The becoming

di Pontomedusa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Danneggiamento ***
Capitolo 2: *** Mancanza ***
Capitolo 3: *** Consenso ***
Capitolo 4: *** Ottenimento ***
Capitolo 5: *** Connivenza ***



Capitolo 1
*** Danneggiamento ***


 

1. Danneggiamento

 

Tyrone apre gli occhi. Sbatte le palpebre più volte. Non ha idea di dove sia.

“Stia tranquillo. Va tutto bene adesso.”

Tyrone volta la testa verso la voce. È un movimento faticoso; gli sembra che il collo sia bloccato, come intorpidito. In realtà, tutto il suo corpo gli sembra lontano, come se non gli appartenesse più. A parte il braccio. Il braccio gli fa un male da morire.

“Come si sente?” chiede l'infermiera, perché è un'infermiera quella che gli sta parlando.

“Male al braccio,” riesce a sputare fuori Tyrone.

L'infermiera distoglie lo sguardo. Sembra imbarazzata.

“Stia tranquillo. Vado a chiamare la sua fidanzata. È qua fuori. È sempre rimasta qui, sa? Dovevamo insistere per farla andare a riposare almeno qualche ora.”

Ma da quanto tempo sono qui, dannazione?

Tyrone non ricorda niente, non ha idea del perché sia lì.

L'infermiera non torna più. Il dolore al braccio sta diventando insopportabile. Ma che diavolo è successo?

Tyrone si sforza di sollevare il braccio per guardare quale sia il problema. All'inizio, pensa di non riuscire a muoverlo, visto che a lui sembra di compiere l'azione, ma non riesce a vederlo.

Merda. Sono paralizzato?

Ci mette diversi minuti prima di capire che non c'è più nessun braccio.

Non si accorge nemmeno che sta urlando, un lamento ininterrotto e modulato, come quello di un animale ferito. Smette solo quando vede Annie china su di lui, un'espressione angosciata sul viso.

“Caro...” dice. “Caro, ti prego...non fare così.”

Tyrone ha smesso di urlare, ma non è in grado di dire niente.

Annie gli prende la mano,

L'unica mano che mi resta, dannazione

e si volta verso l'infermiera.

“Ma come glielo ha detto?”

“Io non lo avevo ancora informato...ho pensato che fosse meglio che ci fosse lei...” balbetta l'infermiera.

Annie si gira di nuovo verso di lui.

“Tyrone, amore...non avresti dovuto scoprirlo da solo...mi dispiace. Ma lo affronteremo insieme...andrà tutto bene, vedrai. Te lo prometto.”

“Chitarra...braccio...” riesce solo a biascicare Tyrone.

Sono un chitarrista. Come faccio a suonare senza un braccio?

 

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Capitolo 2
*** Mancanza ***


2. Mancanza

 

Non è facile vestirsi con un braccio solo.

Provate a tirare su le mutande con una mano sola, tirando alternativamente un po' da un lato un po' dall'altro.

Poi infilate la maglietta dalla testa, e lottate per mettere l'unico braccio nella manica senza potervi aiutare con l'altra mano. Be', almeno per l'altra manica non c'è problema.

I pantaloni funzionano come le mutande, se sono abbastanza morbidi, e male che vada ci si può aiutare stendendosi sul letto e scalciando con le gambe; ma di jeans non se ne parla.

Tyrone è riuscito a vestirsi da solo, accontentandosi di tuta e maglietta. Ma quando arriva alle scarpe, si rende conto che allacciarle solo con la mano sinistra è davvero impossibile.

Dannazione, devo comprarmi delle scarpe col velcro? Come un bambino dell'asilo, come un vecchio?

Per la rabbia, sferra un pugno sul comodino. In realtà non sferra un bel niente, perché gli viene istintivo usare l'ormai inesistente mano destra.

“Merda!”

In quel momento, entra Annie.

“Che succede?” chiede. “Tutto bene?”

“Sì, sì...tutto a posto. Non preoccuparti.”

“C'è James, è passato a trovarti...vuoi vederlo?”

Vedere il bassista della band in cui non potrà mai più suonare?

E come no. Muoio dalla voglia.

“Sì, certo,” dice invece.

 

James è seduto sul divano ma, appena lo vede, scatta in piedi. Il suo sguardo va automaticamente alla manica vuota della maglietta di Tyrone, per poi distogliersi, completo di espressione imbarazzata, il che rende tutto ancora più evidente per Tyrone.

“Ehi, ciao amico...come va?”

“Ah, benone, non vedi?”

“Sì...in effetti...ti trovo bene.”

“E come no. Ho appena perso dieci chili. Nel giro di un minuto, fra l'altro. Nessuna dieta è così efficace.”

James ride, una risata falsa e piena di disagio.

“Ahah...divertente, amico.”

“Sì, da spanciarsi,” dice Tyrone.

Ma perché non se ne va? È più penoso per me che per lui.

“I ragazzi ti salutano,” dice James. “Ci manchi.”

Ah, immagino. Gli manco così tanto che non hanno nemmeno avuto il fegato di venirmi a trovare...James avrà pescato il legnetto corto.

James oscilla sui tacchi. Il silenzio è pesante come le lamiere di un'auto che si accartocciano sul vostro braccio, sbriciolandolo.

Tyrone decide di salvarlo.

“Sono molto stanco,” dice. “Se non ti dispiace...”

“Certo, certo,” dice James. “Volevo solo dirti...Be'...Abbiamo ottenuto un ingaggio...Un tour di sei mesi in Sud America.”

Grande! Dopo tante serate nei locali più schifosi dello Stato, finalmente possiamo sfondare...Possono. Possono.

E infatti James sgancia la bomba.

“Capiamo che tu nelle tue condizioni...Ecco...abbiamo chiesto a Kenny Davis di...”

“Merda! Mi avete sostituito con Davis?”

Tyrone deve avere alzato un po' troppo la voce, perché James fa un passo indietro.

“Be', dobbiamo partire la settimana prossima...è la nostra occasione...siamo certi che tu ci capirai...”

“Vaffanculo, James.”

James non risponde all'affettuoso commiato, e si limita a uscire.

“Tyrone...” Annie fa capolino dalla porta della cucina.

“Ah...stavi ascoltando?”

“No, per carità...ma quando hai urlato, è stato inevitabile.”

“Scusa amore. Ma sono dei dannati coglioni. Davis, capisci? Davis! Una scimmia con l'ukulele sarebbe stata un sostituto migliore!”

“Tyrone...penso che chiunque avessero scelto, avresti reagito così.”

“Sì, è vero. E allora? Alla prima occasione, si liberano di me. Quelli erano i miei migliori amici, cazzo!”

“Caro, io ti capisco, ma anche tu cerca di comprendere...”

“Ma certo. Ormai sono un handicappato. Che se ne fa il mondo di uno come me?”

Annie si precipita ad abbracciarlo.

“Amore, ti prego...non dire così...sono così felice che tu sia vivo...Per me l'importante è che tu sia qui con me, capisci? Non importa come.”

Sono così inutile che se la mia ragazza mi abbraccia non posso nemmeno ricambiare.

“Sono un peso anche per te, Annie.”

“No!”

Annie si stacca da lui, e lo fissa con sguardo feroce.

“Non sei un peso. Sei l'uomo che amo. Se non puoi fare quello che facevi prima, farai altre cose. O imparerai a farle in un altro modo. Puoi ancora vivere una bellissima vita...Possiamo viverla, io e te. Insieme.”

Quando Annie lo prende per mano

L'unica mano

e lo porta in camera da letto, Tyrone deve ammettere che in certi frangenti anche un braccio solo può bastare.

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Capitolo 3
*** Consenso ***


3. Consenso

 

Aperta. Chiusa. Aperta. Chiusa.

È lì da dieci giorni, e l'unica cosa che riesce a fare è aprire e chiudere la mano.

L'altra mano. Quella che non ha più.

Ha passato una settimana in quella clinica solo per fare la protesi, adattarla, perfezionarla. Negli ultimi tre giorni, ha imparato ad usarla.

In teoria. Perché riesce solo ad aprire, chiudere, aprire, chiudere.

Dannazione.

Fare il musicista non garantisce una grande copertura sanitaria. Annie ha un buon contratto, con degli ottimi benefit; peccato che lui non sia incluso nella copertura, perché non sono sposati.

E pensare che Annie glielo aveva chiesto, adducendo anche queste motivazioni pratiche: ma lui si sentiva troppo artista maledetto per una cosa così borghese come il matrimonio.

E così, adesso, Annie è stata costretta a chiedere un anticipo dal suo borghesissimo fondo pensione per pagare a lui, l'artista maledetto, una protesi.

Ed è lo stato dell'arte delle protesi. Non si potrebbe chiedere di più. Annie si è ipotecata il futuro per quel maledetto braccio di plastica, e quello non riesce a fare altro che aprirsi e chiudersi.

“Non devi scoraggiarti,” dice Paul, il fisioterapista.

“Scoraggiato io? Ma va'. Sono tutto entusiasmo.”

Paul finge di non cogliere il sarcasmo nella sua voce.

“Prova a prendere quel bicchiere,” dice.

Aprire, chiudere. Per prendere il bicchiere, non serve altro. Sì, può farcela.

Tyrone tende la mano artificiale verso il bicchiere. È strano, sentire il proprio braccio (perché lo sente ancora), e al tempo stesso, al suo posto, avere un pezzo di plastica estraneo, senza sensibilità. Deve usare gli occhi per giudicare le distanze e la precisione dei movimenti.

Aprire. Con cautela, avvicinare la mano di plastica al bicchiere, fino a sfiorarlo. Chiudere. Sollevare il bicchiere dal tavolo...

Ma la dannata mano si apre senza preavviso, e il bicchiere cade a terra.

“Merda!”

“E su, non è niente... Il bicchiere è di plastica apposta. Riproviamo.”

“Fanculo! No!”

Con la mano sinistra, Tyrone armeggia finché non riesce a sfilare la protesi dal moncone, e la getta lontano.

Tutti quei soldi, il futuro di Annie, per un dannato uncino che si apre quando non deve. Perché alla fine è solo quello, un uncino, ricoperto da una manina di bambola.

“Io me ne torno a letto,” dice Tyrone, e si dirige verso la sua camera.

Si butta sul letto, si infila le cuffie, e chiude gli occhi, mentre la musica gli riempie le orecchie.

Poteva andar peggio. Sarei potuto diventare sordo.

Ma il pensiero non lo consola più di tanto.

 

“Signor Rust?”

Il tocco dell'infermiera lo fa trasalire. Con la musica nelle orecchie e gli occhi chiusi, non si era accorto di lei.

Tyrone toglie le cuffie dalle orecchie.

“Che succede?”

“Il dottor Mach, il primario, la vuole vedere.”

“Adesso?”

Mi sa che ho combinato un bel casino.

Si sente come uno studentello convocato nell'ufficio del preside. In effetti, quella sceneggiata completa di lancio della mano di plastica è stata forse un po' esagerata.

“No, domattina,” dice l'infermiera. “Ha un appuntamento per le nove. Si faccia trovare pronto, per favore.”

“Certo.”

“Bene. Arrivederci.”

L'infermiera se ne va. Tyrone rimette le cuffie, ma non riesce più a concentrarsi sulla musica.

Il primario lo vuole cacciare? Non saprebbe dargli torto, nel caso. Ma restituiranno i soldi a Annie? Ne dubita. La protesi ormai è fatta, ed è su misura; non si può certo mettere su eBay per recuperare qualcosa, come un paio di scarpe che non servono più. E dieci giorni di ricovero li ha fatti, anche se non hanno portato i progressi che sperava.

Merda! Deve assolutamente convincere Mach a non mandarlo via. Per Annie. Di idiozie ne ha già fatte abbastanza. Deve darsi una calmata, accettare la situazione, seguire la corrente, fare quello che gli dicono.

Per Annie.

Col pensiero di Annie nella mente, Tyrone chiude gli occhi, e nel giro di pochi minuti si addormenta.

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Capitolo 4
*** Ottenimento ***


4. Ottenimento

 

Quando Tyrone, seduto sul bordo della sedia della sala d'aspetto del dottor Mach, finisce di rosicchiarsi le unghie della mano sinistra, trova spontaneo portarsi alla bocca la destra.

Ci mette qualche istante, per ricordarsi che, da quella parte, non c'è più nulla da rosicchiare.

Cristo.

“Signor Rust?” lo chiama l'assistente del dottore. “Tocca a lei. Si accomodi pure.”

Tyrone si alza, ansioso e spaventato al tempo stesso, all'idea di vedere il primario.

Il dottor Mach è ben diverso dall'autorevole professionista dai capelli grigi che Tyrone aveva immaginato: un uomo biondo, sui quarantacinque anni, che ricorda più un ufficiale di un esercito irregolare che un luminare della medicina.

“Si sieda, signor Rust,” gli dice.

Tyrone esegue, e comincia subito a parlare, accavallando le parole per il nervosismo.

“Mi dispiace di aver perso la pazienza, ieri,” comincia. Il braccio, quello destro, comincia a pulsare, facendogli male da morire. “Il fatto è che non ho ancora accettato la...situazione. Non mi mandi via, per favore. Prometto che sarò più collaborativo. Seguirò la fisioterapia...”

Mach scoppia a ridere.

“Non abbiamo nessuna intenzione di mandarla via, signor Rust! Non si preoccupi. Reazioni come la sua sono assolutamente comuni...In questa struttura, trattiamo tanti pazienti come lei; abbiamo visto ben di peggio. No, al contrario...l'ho fatta chiamare qui, oggi, perché è stato selezionato per una nuova protesi sperimentale.”

“...Oh.”

“Si tratta di nanomolecole ibride...metalliche e organiche. Non sarà una protesi, in realtà. Sarà integrata nel suo organismo. Una volta innestata, non sarà più removibile.”

Tyrone non si sente molto a suo agio, all'idea di trovarsi incollato al corpo un uncino che non è neppure in grado di chiudere e aprire.

“Io...non saprei. Non me la sto cavando molto bene, nel controllo della protesi. Non...”

“Oh, no, signor Rust! Questa è completamente diversa. Piazzeremo degli elettrodi all'interno della scatola cranica, che comunicheranno con la protesi a livello wireless...”

Cioè, dovrete operarmi al cervello?!

“Non c'è niente da temere, signor...posso chiamarti Tyrone?”

“...Certo,” risponde lui, colto di sorpresa.

“Come per tutti gli interventi, ci sono dei rischi...ma non più di quelli legati ad una banale appendicectomia, ti assicuro. E questo ti permetterà di controllare la protesi come faresti con un arto naturale.”

“Cioè, dovrò solo pensare di aprire la mano...?”

“Non dovrai nemmeno pensarlo...dovrai farlo, e basta. E non si tratta solo di chiudere e aprire. Potrai fare qualunque tipo di movimento.”

“...Potrò riprendere a suonare?”

“Certamente! È uno dei motivi per cui ti abbiamo selezionato. Sarà di grande interesse, seguire il recupero di un musicista.”

“...Accidenti.”

“Come detto, è una terapia sperimentale. Ci sarà quindi un bel po' di carta da firmare...Il mio assistente ti darà i moduli, appena avremo finito qui.”

“Io non so...”

“Capisco che tu ci voglia riflettere...Ma questo progetto è finanziato da società che pretendono riscontri in breve tempo...Dobbiamo iniziare la sperimentazione al più presto. Posso darti solo ventiquattr'ore per pensarci...Poi, offrirò quest'opportunità a qualcun altro. Sono certo che tu capisci...”

Dieci minuti dopo, Tyrone ha già firmato. Per quanto si possa chiamare firma lo scarabocchio che riesce a fare con la sua mano sinistra.

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Capitolo 5
*** Connivenza ***


5. Connivenza

 

“Come ti è venuto in mente di accettare una cosa del genere, senza nemmeno parlarmene prima?” strilla Annie.

È la prima volta che litigano, dal giorno dell'incidente. A dire il vero, è uno dei primi litigi da quando stanno insieme; Annie in genere è una persona paziente, e anche Tyrone preferisce evitare i conflitti, ogni volta che è possibile.

“Il fatto è che...non mi hanno dato molto tempo per pensarci, e non volevo perdere questa possibilità. È un'occasione unica, capisci? Pagheranno tutto loro, e...”

“Questo perché è una sperimentazione,” lo interrompe Annie, con una nota di esasperazione nella voce. “Non sanno cosa accadrà. Lo fanno su di te proprio per scoprire quali possano essere i problemi, gli effetti collaterali...”

“Be', ormai è fatta,” dice Tyrone. “L'intervento sarà lunedì prossimo. Ti avevo chiamata per chiederti di venire. Vorrei che fossi qui, quando...”

Tyrone si interrompe. Sa che, in realtà, Annie ha ragione.

“...Ho paura, Annie. Dimmi che sarai qui quando entrerò lì dentro...e quando mi sveglierò.”

Se mi sveglierò.

Il silenzio che arriva dall'altra parte della linea telefonica riempie Tyrone di ansia, e il dolore al braccio che non c'è più si risveglia, prepotente.

“Certo che ci sarò,” dice Annie, finalmente, con voce più calma. “Ci vediamo lunedì mattina. Ti amo.”

“Ti amo,” risponde Tyrone, sollevato.

 

Ronzio.

Un dannato ronzio che sembra provenire dal suo stesso cranio.

E fili.

Fili rossi e blu che partono dal suo cervello e si diramano per tutto il suo corpo, lungo gli arti, fino alla punta delle dita, al posto di vene e arterie ormai inutili.

Tyrone si preme la mano

(La mano destra)

sul petto, e non sente alcun battito. Solo un sordo rollio, come quello di un motore.

Tyrone cerca di fare un respiro profondo, ma si rende conto di non respirare più.

Non ne ha più bisogno, perché i suoi polmoni sono stati sostituiti da pistoni d'acciaio.

 

Tyrone spalanca gli occhi, e impiega qualche secondo per rendersi conto che l'urlo terrorizzato che sta sentendo sta uscendo dalla sua bocca.

Solo quando smette di gridare, si accorge della mano di Annie sulla sua fronte, e del viso di lei sopra di lui.

“Tyrone, amore...”

“Scusa, Annie, sto bene...sto bene. È stato solo un incubo.”

“Pensavo stessi urlando di dolore, per via dell'operazione.”

“L'operazione...?”

Solo adesso la mente di Tyrone inizia a schiarirsi, e i dettagli dell'incubo cominciano a sfumare, mentre i ricordi delle ultime ore si fanno più definiti.

Non stava semplicemente dormendo; si è appena svegliato dall'anestesia.

“Allora...è fatta? È andata bene?”

Annie, finalmente, sorride.

“Guarda tu stesso.”

A Tyrone viene naturale alzare il braccio destro...e incredibilmente, il braccio si solleva, fino ad arrivare all'altezza dei suoi occhi. Un braccio di lucido metallo, ma così simile a un arto umano da dare più l'idea di un guanto cromato.

Tyrone prova a muovere le dita, timidamente, e gli sfugge un'imprecazione quando il guanto metallico esegue.

“Va tutto bene?” chiede Annie, preoccupata.

“Benissimo,” dice Tyrone, ora quasi euforico. Tende la nuova mano verso il viso di Annie e glielo sfiora. Sotto i polpastrelli cromati, la pelle della sua guancia è morbida e calda.

“Riesco a sentirti, Annie! Perfettamente. È come riavere la mia mano! È come...”

Annie è a bocca aperta.

“Davvero? Di già? Pensavo avresti dovuto fare della fisioterapia...”

“Il recupero è immediato...è uno dei vantaggi di questa tecnica,” dice il dottor Rust, entrando nella stanza. “Allora, Tyrone,” continua, con un sorriso bonario, “mi sembra di vederti molto bene.”

“Direi!” esclama lui. “È perfetto. È così naturale. È...”

“Bene, mi fa piacere. Ad ogni modo, ti terremo qui in ospedale per qualche giorno, in osservazione. Poi, potrai tornare a casa e venire qui solo per i controlli. All'inizio saranno più frequenti, poi, se tutto va bene...”

Tyrone smette di ascoltare, troppo concentrato sul miracolo che gli è stato appena concesso, e la voce del dottore si riduce a un piacevole ronzio, mentre usa la sua nuova mano per prendere quella di Annie e portarsela alle labbra.

 

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