2/3 di lievito e un pizzico di follia

di ___Page
(/viewuser.php?uid=663813)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Biscotti allo zenzero ***
Capitolo 2: *** Panna, fragole e cannella ***
Capitolo 3: *** Pasta frolla ***
Capitolo 4: *** Cedro candito ***
Capitolo 5: *** Lime e zenzero ***



Capitolo 1
*** Biscotti allo zenzero ***


BISCOTTI ALLO ZENZERO
 




A Violet i biscotti dicevano poco.
Amava i dolci ma preferiva torte e cupcake, i biscotti non l'avevano mai estasiata particolarmente.
Li mangiava ogni tanto, inzuppandoli nel caffè a colazione o nel the a metà pomeriggio, ma più per abitudine o per fare compagnia alla zia Jora che altrimenti diventava pesante.
Perciò in quel momento, sveglia nel cuore della notte a causa di una fame improvvisa non poté fare a meno di chiedersi perché stesse mangiando proprio dei biscotti.
E non dei biscotti qualunque.
Biscotti allo zenzero.
Erano duri, difficili da spezzare, dolci al primo assaggio ma dal retrogusto piccante che rimaneva sulla lingua anche dopo parecchi minuti.
Eppure le piacevano. Erano la sua eccezione, i biscotti allo zenzero.
Sospirò addentandone un altro e tornando con la mente al problema che non la faceva dormire,  che non era la fame, lo sapeva fin troppo bene.
Quello era solo un effetto collaterale, a tenerla sveglia era il ricordo di quanto successo poche ore prima, fuori da teatro.
Erano andati a vedere quello spettacolo insieme, da amici. Lo aveva chiesto a lui perché di tutti quelli che conosceva sapeva che lui avrebbe potuto apprezzare davvero.
Poi, poco prima di salutarla era successo.
L'aveva afferrata e stretta tra le sue braccia e baciata con ardore, sconvolgendola.
-L'amicizia non mi basta più Violet-chan-
Così aveva soffiato sulle sue labbra prima di andarsene.
Chiuse gli occhi rievocando le sensazioni provate.
Erano forti e rassicuranti le braccia di Sanji e il suo petto così caldo. Nonostante la sua snella figura bastava accostarsi un po' di più per rendersi conto che nulla lo avrebbe mai potuto spezzare.
E il suo sapore.
Oh il suo sapore!
Sapeva di tabacco, dolciastro e penetrante e di spezie, piccante e avvolgente. E aveva continuato a sentirlo sulle labbra e sulla lingua per parecchio dopo che se n'era andato.
Riaprì gli occhi puntandoli sul tubo di biscotti posato sulla tela cerata lavanda che ricopriva il tavolo della cucina.
Sanji era come i biscotti allo zenzero.
Era rimasta scottata così tante volte Violet, il suo cuore si era spezzato così spesso e violentemente. Non si fidava più degli uomini.
Ma Sanji era come i biscotti allo zenzero.
Sorrise.
Sì, Sanji era la sua eccezione.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Panna, fragole e cannella ***


 
PANNA, FRAGOLE E CANNELLA




Perona adorava i lecca-lecca.
I suoi preferiti erano quelli alla panna e fragola e ne mangiava almeno uno al giorno.
Non le importava di sembrare una bambina, a lei quelle caramelle infilzate sul bastoncino bianco che diventava un fischietto quando ormai il dolce si era disciolto tutto sulla sua lingua facevano impazzire.
Li rigirava in bocca, li usava come microfono, li faceva scivolare su e giù sulla lingua quando rifletteva.
Poi, a volte, quando erano già lucidi di saliva e un po' appiccicosi, li passava sulle labbra come un balsamo, rilasciandovi un sottile strato zuccheroso che leccava via con un rapido movimento della lingua.
Ace diceva sempre che sapeva di fragola e se quello era il suo sapore allora non era poi così male.
Ma, quasi sempre, prima di rubare con le sue papille la patina appiccicaticcia che il lecca-lecca rilasciava, intingeva un polpastrello nella cannella in polvere e se lo passava sulle labbra per poi assaggiare.
Perché il suo sapore mischiato a quello di Ace era mille volte meglio. Perché quando assaggiava Ace non si sentiva affatto una bambina. E perché dire che Ace la faceva impazzire era decisamente un eufemismo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Pasta frolla ***


 
PASTA FROLLA





Lui non era goloso.
Non di dolci almeno, su questo non c'erano dubbi, preferiva il salato.
Entrare in casa e sentire le narici riempirsi di profumo di biscotti appena sfornati non gli faceva alcun effetto né gli provocava l'acquolina.
Anzi quasi quasi gli dava fastidio. Troppo dolciastro quell'odore, non faceva per lui.
Ma quando l'occhio gli era caduto sul mantino aperto sul  tavolo, chiaramente a protezione di qualcosa, la curiosità aveva avuto la meglio e aveva sollevato un angolo della stoffa a quadri, scoprendovi una crostata.
Una crostata alla marmellata di arance.
Ghignò di sghembo girandosi furtivo a controllare che nessuno fosse nei paraggi poi, lesto, allungò una mano bronzea verso il dolce staccando un pezzo di frolla che creava uno spuntone lungo la crosta del dolce.
Fu con un gesto rapido che se lo mise in bocca ma fu poi con calma che lo assaporò.
No, non era goloso, Zoro. Non era per gola che lo faceva. Di mangiare la crostata in sé non gli importava.
Ma la pasta frolla, quella sì che gli piaceva.
E mica quella dei biscotti. Quella delle crostate gli piaceva e non era mica la stessa cosa.
Quella pasta frolla, ancora un po' tiepida, era friabile e cedevole sotto i denti, proprio come il corpo della mocciosa. Chiuse gli occhi per assaporare meglio il burro che la rendeva così morbida e gustosa e tanto gli ricordava la sua bianca pelle liscia e le sue curve perfette.
Ridotta ormai in briciole sulla lingua non aveva alcuna fretta di mandare giù. Si rigirò in bocca quei residui di dolce, gustandone il sapore deciso se mangiato da solo ma delicato se accostato alla giusta farcitura.
Proprio come lei.                                                                     
-Marimo?! Che stai facendo?!-
Sollevò lo sguardo sul loro coinquilino, fermo sulla porta della cucina, la sigaretta già tra le labbra.
-Non avrai toccato la crostata che Nami-swan mi ha chiesto di cucinarle!- lo ammonì con sguardo omicida.
Il verde ghignò, tornando a strofinarsi i capelli ancora umidi con l'asciugamano che portava sulle spalle, mentre usciva dalla cucina con una fraterna pacca sul braccio dell'amico.
-Tranquillo cuocastro. Sai che la crostata non mi piace- gli ricordò allontanandosi diretto in camera.
Era vero, la crostata non gli piaceva.
A lui piaceva solo la pasta frolla.
Per quanto riguardava la marmellata lui preferiva di gran lunga quella di mandarini.
E sapeva che anche quella sera, come quelle precedenti e le successive, ne avrebbe avuto la propria meritata razione.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cedro candito ***


CEDRO CANDITO
 





Staccò un morbido boccone dalla sua fetta di dolce portandolo alla bocca e masticando piano.
La pasta morbida e gialla si scioglieva quasi sulla lingua, non fosse stato per quel piccolo lucido quadratino giallo-verde, traslucido e zuccheroso che scricchiolava sotto i denti. Un po' di cedro candito.
Quando era bambina Nojiko toglieva tutti i canditi e tutta l'uvetta dal panettone prima di mangiarlo ma, crescendo, aveva imparato ad apprezzare anche quelle perle colorate e un po' appiccicose, che si nascondevano nella mollica del dolce.
Mangiata da sola, la pasta del panettone aveva un sapore difficile da definire, a tratti amaro, né dolce né salato, che per Nojiko si sarebbe accompagnato splendidamente a un po' di liquore.
Sorrise a quel pensiero.
Sorrise nel ritrovarsi a considerare quanto quel dolce somigliasse a lui, che stava diventando così importante, contro ogni pronostico.
Non era certo la morbidezza il tratto che glielo faceva accomunare a lui.
Tanto nel carattere quanto nel corpo, Kidd era solido e forte, tutto d'un pezzo.
Ma in quei mesi Nojiko aveva imparato che Kidd nascondeva dentro di sé un' insospettabile dolcezza.
Glielo aveva già dimostrato in più occasioni, erano piccoli gesti, difficili comunque da interpretare, che si nascondevano per bene dietro la corazza da duro che il rosso sempre esibiva.
E sorrise ancora di più al pensiero di essersi innamorata di lui proprio grazie a quelle piccole scorze di cedro candito, che un tempo scartava con estrema attenzione e che ora moriva dalla voglia di sentire sotto i denti. 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Lime e zenzero ***


 
LIME E ZENZERO





Seduta sul muretto fuori dalla gelateria faceva dondolare le gambe nel vuoto, quasi avesse ancora cinque anni, portandosi ripetutamente il cono gelato alle labbra e assaporandolo con calma.
Diversamente dal solito, non aveva alcuna fretta di arrivare alla cialda.
Era entrata lì con l'intento di prendere i soliti gusti, yogurt e variegato all'amarena ma quella massa cremosa e verde aveva attirato la sua attenzione, incuriosendola.
Lime e zenzero le aveva detto la gelataia e Lamy ne aveva chiesto un cucchiaino di assaggio.
Non appena il gelato aveva incontrato le sue papille non aveva avuto dubbi e aveva chiesto un cono tutto con quel gusto.
Ora mentre lo assaporava soddisfatta era finalmente riuscita a capire cosa l'avesse tanto colpita di quel gelato.
Perché era fresco e caldo al tempo stesso.
Era estate e inverno in un unico gusto.
Era una piccola parentesi di piacere che ci si poteva concedere ogni giorno dell'anno.
E, anche se da appena tre giorni, aveva scoperto che oltre al gelato c'era anche qualcuno che incarnava tutte quelle qualità nella sua vita.
Era successo quasi per caso, uscendo dal cinema, quando l'aveva prontamente salvata da quella caduta e lei si era ritrovata stretta tra le sue braccia e senza nessuna voglia di allontanarsi da lì.
Si passò il pollice sul labbro inferiore nel ricordare come il suo sapere di menta l'avesse stordita e rivitalizzata al tempo stesso.
Come il gelato al lime, le faceva venire voglia di correre e saltare, regalandole nuove energie ad ogni assaggio.
Eppure al tempo stesso non voleva muoversi di un solo centimetro quando stava tra le sue braccia, perché ci stava divinamente al caldo lei. Ed era caldo Pen, come la nota di zenzero finale di quel gelato, che faceva pizzicare la lingua.
Una nota insospettabile e decisa proprio come lui.
E Lamy lo sapeva bene, ne portava il segno sulla clavicola destra.
Alzò una mano a sfiorate attraverso la stoffa il piccolo marchio violaceo che Pen le aveva lasciato la sera prima e sorrise tra il malizioso e il perso.
Mentre finiva di godersi il suo gelato, pregustandosi il momento in cui lo avrebbe visto quella sera, considerò che poteva essere una buona idea prendere una vaschetta di gelato al tiramisù per Law.
Ne avrebbe avuto bisogno quando, a cena, avrebbero comunicato la bella notizia.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2922478