Il re d'Italia

di TheBlackPrincess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** Una grande lezione ***
Capitolo 3: *** Sorpresa ***
Capitolo 4: *** Un nuovo Impero ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


L'inizio

 

Era l'alba, un nuovo giorno stava per iniziare. Questo però non era un giorno come gli altri, ma uno molto particolare, infatti era appena nato il piccolo nipotino di Roma.

Tutti gli antichi si erano diretti a casa del grande Impero per fargli gli auguri, ed alla sola vista della piccola creatura si erano inchinati. Il piccolo aveva i capelli del colore del cioccolato, si poteva notare un piccolo ciuffo ribelle sul lato destro ed i suoi occhi erano due gemme verdi.

Una donna, con una veste molto simile a quella di Roma, prese il neonato e gli bagnò la testa con dell'acqua* poi lo sollevò in aria e tutti esultarono.

 

Il giorno seguente...

Un uomo con uno strano turbante in testa stava giocherellando con un povero topo. Il suo volto era completamente coperto e non si riusciva ad intravedere nemmeno il colore dei suoi occhi.

-Nessuno ti ha insegnato che non si torturano i poveri animaletti?-

-Stupida lupa** che cosa vuoi?- domandò l'uomo infastidito.

-Sono qui per annunciare il grande arrivo di Impero Romano. Quindi è meglio che abbassi la cresta Turchia e che trovi una buona scusa per non essere stato presente alla cerimonia.-

-Hai fatto scappare il mio piccolo topolino.-

-Sarai tu a scappare quando Roma sarà qui. Non hai idea di quanto sia furioso.- la lupa voltò le spalle a Turchia.

-Sto tremando di PAURA!- disse l'uomo con sguardo inquietante.

-Andiamo Turchia non guardarmi in quel modo!- la lupa cercò di scappare ma Turchia la prese per il collo e la sollevò da terra.

-Turchia!- Roma era arrivato -Lasciala stare.- ordinò.

Turchia lasciò andare la lupa e si avvicinò al romano -Ma che onore il grande Roma è venuto a trovarmi.-

-Non ti ho visto alla cerimonia.-

-Il piccolo è già nato?- l'uomo incappucciato tirò fuori una sciabola -Oh... Quanto mi dispiace...- con la sua arma tagliò a metà il topolino che era appena uscito dal suo nascondiglio.

-Per quanto ti dispiaccia non potrai mai farti perdonare.- la lupa ringhiò.

-In futuro sarei stato io a prendere il potere!- Turchia puntò la lama contro l'animale, questi indietreggiò di scatto -Se non fosse nato quel moccioso!-.

-Il moccioso di cui parli è mio nipote.- sottolineò Roma -E probabilmente anche colui a cui dovrai mostrare rispetto!-

-Mh... Io non credo proprio...- rispose il turco mentre se ne andava.

-Turchia non abbiamo ancora finito!- disse il bruno.

-Sì invece che abbiamo finito.- continuò a camminare.

Roma con uno scattò si parò davanti a Turchia -Mi stai sfidando?!- chiese furente.

-Ma cosa? No, non mi permetterei mai di sfidare uno come te.-

-Ah sì?! E perchè no?!- la lupa si mise al fianco del suo "padrone".

-In fatto di astuzia sono messo bene, ma se parliamo di forza militare lo sai.- e così dicendo se ne andò.

 

 

Sei anni dopo...

-Nonno! Nonno!- urlò un bambino corredo verso il letto dove riposava Roma, salì sul materasso ed iniziò a scuotere l'uomo -Nonno! Nonno forza alzati!-

-Perchè non vai a dormire un altro po'? E' ancora l'alba...- rispose sbadigliando il romano.

-Nonno!- il piccolo scese dal letto, si arrampicò su un mobile molto alto e con un balzo saltò giù cadendo proprio sullo stomaco di Roma, quest'ultimo sobalzò -Me l'hai promesso!- disse il fanciullo guardando il nonno con aria di rimprovero.

-Ok ho capito, sono sveglio!-.

I due uscirono dall'enorme villa e andarono sulla cima dell'Esquilino***.

-Romano, riesci a vedere le terre illuminate dal sole?-

-Sì-

-Bene, quello è tutto il nostro territorio.- spiegò l'uomo.

-Wow è enorme!- esclamò il bambino, poi notò una cosa -E le terre all'ombra allora?- domandò.

-Quelle sono oltre i nostri confini, tu e Veneziano non ci dovente mai andare!-

-Ma io pensavo che chi possedesse un potere così grande potesse fare ciò che vuole.-

-Essere un impero così vasto vuol dire molto più che fare ciò che si vuole.- rispose Roma -Vedi io ho sottomesso molti popoli, ma se dovessi perdere una guerra sarei io a dovermi sottomettere e così siamo tutti collegati in questo grande mondo.-

-Buongiorno mio padrone.- la lupa salutò inchinandosi.

-Bungiorno.-ricambiò Roma con un sorriso.

-Ho grandi notizie.- disse l'animale.

-Dimmi.-

La lupa iniziò a parlare a raffica senza fermarsi e non la finiva più! Romano annoiatosi iniziò a dare piccoli calci al terreno, formando così una buca "Uffà ma questo maldetto cagnaccio quando la smette di parlare!" pensò.

Il nonno avendo notato l'espressione annoiata e infastidita di suo nipote gli sussurò all'orecchio -Che ne dici di farle un aguato?-

-Un aguato?- la faccia del piccolo era confusa.

-Sì, lascia che un esperto t'insegni come fare.-

Intanto la lupa continuava a parlare -Quindi è per questo ch- WUAAAAAH!!- Romano era saltato adosso al povero canide e gli aveva dato anche una bella testata sotto il muso. Roma rise di gusto davanti a quella scena, mentre Romano gonfiava il petto con aria soddisfatta.

 

 

Note:

*Siccome l'Italia è un paese cristianissimo, il gesto della donna che bagna la testa del bimbo rievoca l'atto del Battesimo.

 

**Poichè la lupa è il simbolo di Roma (leggenda di Romolo e Remo), l'ho scelta come consigliere dell'Impero.

 

***E' il colle più alto di Roma.

 

Nota dell'autrice: Bene, visto che il "Re leone" è uno dei miei cartoni preferiti della Disney ed amo molto anche "Hetalia", ho deciso di unire le due cose (so che molte cose che ho scritto in questo primo capitolo non hanno senso XD). Spero che l'idea vi piaccia ;D.

 

P.s Qual'è il vostro cartone Disney preferito?

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Capitolo 2
*** Una grande lezione ***


Una grande lezione

 

Il piccolo Romano stava giocando con un pallone, quando questi volò in aria e finì sulla chioma di un albero. Il bambino provò ad arrampicarsi sul tronco per prenderlo ma cadde col sedere a terra -Dannazione, stupido pallone proprio là dovevi andare a finire!- urlò mentre si massaggiava il fondoschiena. Un rumore lo attirò, sentiva dei passi che si avvicinavano, si voltò e vide un uomo con uno strano copricapo in testa.

-Hey tu mi prendi il pallone che è finito là sopra?!- urlò. L'uomo si girò, lo guardò per qualche secondo e disse -Ah tu devi essere Romano non è vero?-

-Uh?- "Hey ma questo come fa a sapere il mio nome?" il piccolo guardava l'uomo con aria curiosa -Ma si può sapere chi diavolo sei?! Come fai a sapere chi sono io?!-

-Oh, scusa non mi sono presentato, io sono Turchia.Come faccio a sapere il tuo nome dici? Be' come non si può conoscere il nipotino maggiore di Roma? Sei molto famoso sai e poi tutti ti adorano.-

Romano avendo sentito quelle parole fece il suo solito sorriso da bambino monello, tutti lo adoravano ed era una cosa che lo faceva sentire importante -Sì non per vantarmi ma quando sarò più grande erediterò il patrimonio di mio nonno.-

-Oh davvero? Complimenti.-

-Mio nonno mi ha detto tutto sull'Impero.- Romano incrociò le braccia e il suo viso assunse un'aria un po' da "saputello".

-E ti ha anche parlato delle terre al di fuori dei confini?- chiese il turco. Il piccolo italiano non si aspettava una domanda del genere ed il suo viso si rattristì di colpo -In realtà no. Ha detto solo che non ci posso andare.-

-Oh è una saggia, saggissima decisone, è troppo pericoloso! Solo le popolazioni più forti e coraggiose ci possono andare.- rispose Turchia.

-Ma io sono forte e coraggioso!- ribattè Romano.

-Non lo metto in dubbio! Ma le bellissime terre dell'Est non sono posti per un bambino! Ops!- l'uomo si tappò la bocca.

-Terre dell'Est?!- Romano s'incuriosì parecchio.

-Eh? S-senti piccolo perchè non vai un po' a giocare con gli altri bambini della tua età?-

-Mh... Ok.- sorrise il piccolo mentre se ne andava.

-Un'ultima cosa, promettimi di non andare in quegli orribili posti.-

-Non ti preoccupare.-lo rassicurò il bambino e se ne andò.

 

 

Romano correva correva finchè non raggiunse suo fratello intento a dipingere un quadro.

-Hey Veneziano! Veneziano ho scoperto un posto bellissimo!- disse con entusiasmo il maggiore.

-Aspetta fratellone non vedi che sto dipingendo?- rispose il minore.

-Ah andiamo!- si lamentò l'altro.

-Spero almeno che il posto di cui parli sia bello.- sorrise Veneziano.

-E' proprio uno sballo!-

-E dove sarebbe questo posto da sballo Romano?- domandò una donna.

-Ehm...- Romano si mise a pensare un momento, non poteva certo rivelare le sue vere intezioni -Vicino il territorio mesopotamico.-

-Il territorio mesopotamico? Che c'è di così bello nel territorio mesopotamico?- chiese il fratellino.

-Te lo dirò quando ci arriveremo!- rispose tra i denti quello più grande.

-Allora possiamo andare?- chiese educatamente Veneziano alla donna.

-Bè...?-

-Per favore.- dissero all'unisono entrambi i fratelli mentre sfoggiavano un sorriso a trentadue denti.

-Non ci trovo niente di male.- fu la risposta definitiva della donna.

I due bambini stavano già correndo via quando la donna aggiunse -Basta che con voi ci sia la lupa.-

-No, non la lupa!- esclamò Romano.

 

-Forza muovetevi prima arriveremo in Mesopotamia prima potremo adar via.- disse la lupa.

-Allora dove stiamo andando realmente?- domandò a bassa voce il minore in modo da non farsi sentire dalla lupa.

-Nelle terre dell'Est.-

-WOW!-

-Shhh!- lo zittì Romano -La lupa.-

-Come ce ne liberiamo?-

La lupa notò che i due bambini alle sue spalle bisbigliavano qualcosa fra di loro e gli corse incontro.

-Ma guardateli piccoli statarelli che crescono in Europa. Vostro nonno sarà entusiasta, senza contare che voi siete un'unica cosa.-

-Una che?- chiese Romano.

-Uniti. Inseprabili. Unici.- rispose la lupa.

I due bambini erano chiaramente confusi -Un giorno voi due sarete un unico stato.- disse l'animale.

-COSA?!- urlarono i piccoli.

-Non possiamo essere un unico stato!- dichiarò Romano.

-Sì, sarebbe troppo strano!- aggiunse Veneziano.

-Bè mi dispiace di dovervi deludere piccoli, ma voi due fanciulli non avete altra scelta.- intanto che la lupa parlava il maggiore le faceva i versi -E' una volontà del grande Roma.-

-Allora quando sarò grande deciderò io cosa fare.- Romano fece l'occhiolino al fratellino.

-Non finchè ci sono io!- ribattè la lupa con aria di superiorità.

-In questo caso sei licenziata!- rispose l'italiano meridionale.

-Non funziona, solo Roma può licenziarmi.- il canide leccò la faccia di Romano.

-Ma noi siamo i suoi eredi.- intervenne quello del nord.

-Certo così dovrai fare quello che diciamo noi!- il maggiore spinse via la lupa.

-Non ancora miei cari! E per come vi vedo adesso direi che sarete una nazione patetica!- ringhio l'animale.

-Io non la vedo così!- e così dicendo Romano diede una testata fortissiama allo stomaco della lupa, che rimase a terra tramortita.

I due bambini scapparono.

-L'abbiamo seminata fratellone.- sorrise Feliciano.

-Tutto grazie a me!- si vantò Lovino.

-Adesso non esagerare, tutto ciò che hai fatto è dare una testata!-

-Tu invece non hai fatto un bel niente!-

-Ah sì- il più piccolo si buttò adosso al fratello e insieme rotolarono su un prato. Ridendo e scherzando arrivarono in una terra arida e deserta. I due si guardarono intorno, non avevano mai visto un paesaggio così secco e quasi privo di vegetazione.

-Siamo arrivati fratellino...- Romano iniziò ad esplorare la zona, dietro di lui c'era Veneziano che tremava un po' di paura. Il maggiore si girò e notando il fratellino terrorizzato lo prese per mano e disse -Non ti preoccupare ci sono io qui con te. Ti prometto che non ci succederà niente.-.

Feliciano guardò negli occhi il fratello e sorrise, le sue parole gli avevano dato coraggio.

-Hey cosa ci fate qui?!- improvvisamente comparve quel maledetto cagnaccio non si sa da dove -Cosa state facendo?! Ma sapete almeno che avete superato di gran lunga i confini dell'Impero?!- la lupa era preoccupatissima -Siamo tutti in estremo pericolo!-

-Pericolo?!- ripetè Romano -Ah! Io rido in faccia al pericolo!- si mise a ridere fragorosamente, ma smise subito quando sentì altre risate oltre alla sua.

Apparvero tre brutti ceffi col viso coperto, erano due uomini ed una donna: un uomo era vestito di verde, l'altro di giallo e la donna di nero.

-Bene bene chi abbiamo qui?- chiese la donna rivolgendosi ai suoi compagni.

-Belle prede suppongo.- rispose ghignando il verde.

I tre ignoti circondarono i due Vargas e l'animale -Allora cosa ci fate qui? Non è certo un posto per poppanti questo.- disse la donna.

-Non sono affari che vi riguardano bastardi!- rispose prontamente Romano.

-Oh abbiamo una piccola peste dalla lingua biforcuta.- osservò il verde.

-Sì e adesso se non vi dispiace noi ce ne andiamo.- la lupa prese per i vestiti i due bambini e se li trascinò, ma la donna le si parò davanti -Aspetta un momento, io ti conosco cagnaccio tu sei la consigliera di Roma.-

-E quindi voi dovreste essere i loro nipotini.- sorrise maleficamente il suo compagno.

Romano sbuffò -A me non fate proprio paura!-

-Attento a come parli Romano ora siamo nel loro territorio.- gli disse a bassa voce la lupa.

-Ma lupa tu dici sempre che i barbari* sono dei deboli, inutili e puzzolenti individui.-

-Shhh zitto non chiamarli barbari.-

-Mi hai chiamato barbaro?!- domandò con tono un po' stizzato l'uomo vestito di verde.

-No, ma cosa?! Non oserei mai!- rispose il canide.

-Perchè non ci facciamo quattro chiacchiere assieme?- chiese la donna.

La lupa tremava e ringhiava contro quei tre individui -Non ci teniamo grazie!- rispose, ma poi le venne un'idea -Ci ho ripensato perchè non ci parlate dei vostri successi militari?- quell'animale conosceva troppo bene la mentalità di quelle persone e sapeva che quando iniziavano a parlare di loro stessi non la finivano più e così fu. Romano, Veneziano e la lupa approffitando della loro distrazione se la diedero a gambe, ma per loro sfortuna il giallo se ne accorse e avvertì gli altri.

I tre cattivi iniziarono ad inseguire le loro prede e riuscirono ad acciuffare la povera lupa intanto i due bambini continuavano a scappare -Aspetta fratellone!- Veneziano si fermò improvvisamente -Dov'è la lupa?!- chiese. Romano si guardò intorno ma dell'animale non c'era traccia -Andiamo dobbiamo tornare indietro a prenderla!- tornò indietro e il più piccolo lo seguì.

I tre barbari stavano torturando la povera lupa predendola a bastonate -Com'è divertenete!- esclamò la donna.

-Hey!- i tre individui girarono la testa verso il luogo da dove proveniva la voce -Idioti! Perchè non ve la prendete con qualcuno alla vostra altezza?!- urlò Romano.

-Come te!- rispose la donna. I tre lasciarono stare la lupa e ricominciarono ad inseguire i due fanciulli. L'inseguimento non durò molto perchè i Vargas presero un piccolo sentiro formatosi da alcune rocce ed alla fine si ritovarono in un vicolo ceco. I tre sghignazzarono -Che c'è non fai più lo spavaldo ora?- la nera fece un balzo intenta a buttarsi su di loro, i due bambini si abbracciarono chiudendo gli occhi aspettando che la donna li colpisse. Per loro sorpresa non successe nulla, Impero Romano era lì e tirava pugni e calci violentissimi ai tre barbari, questi essendo a conoscenza del fatto che non sarebbero mai riusciti a battere il loro avversario scapparono via.

Romano e Veneziano si avvicinarono lentamente al nonno -N-nonno?- disse Romano a bassa voce.

-Silenzio Romano!- Roma era davvero molto arrabbiato -Andiamo a casa!-.

 

Il sole stava tramontando e loro erano quasi arrivati alla grande villa di Roma quando questi si fermò -Lupa!- l'animale si avvicino al suo "padrone" con le orecchie abbassate -Sì mio signore?-

-Porta a casa Feliciano! Devo dare una lezione a Lovino.- ordinò l'Impero mentre guardava severamente il nipote maggiore, il bambino si nascose dietro il fratellino.

-Veneziano andiamo.- disse la lupa -Romano...- sospirò -Buona fortuna.- e detto questo si allontanò insieme a Feliciano.

-Romano.- Roma lo chiamò con tono autoritario. Il piccolo si avvicinò al nonno giocherellando con le mani e tenendo lo sguardo basso, solo quando gli fu vicino lo alzò per guardare l'uomo.

-Romano mi hai molto deluso.- Roma rivolse uno sguardo a suo nipote.

-Lo so...- rispose Romano con tono mortificato.

-Avrebbero potuto ucciderti, mi hai dissubedito deliberatamente e quel che è peggio hai messo tuo fratello in pericolo!-

-Stavo solo cercando di essere coraggioso e forte come te!- si giustificò.

-Io sono coraggioso e forte solo quando devo esserlo. Romano essere coraggiosi e forti, non significa andare in cerca di guai.- gli spiegò il nonno.

-Ma tu non hai paura di niente?- chiese il piccolo.

-Oggi ho avuto paura.-

-Davvero?-

-Sì. Temevo di doverti perdere.- rispose Roma prendendo il nipote in braccio.

-Ma allora anche i più potenti hanno paura?- chiese Romano sorridendo, il nonno annuì.

-La sai una cosa?- aggiunse il bambino.

-Che cosa?-

-Credo che quei barbari abbiano avuto una paurissima.-

L'Impero rise -Perchè nessuno può permettersi di sfidare tuo nonno. Vieni qui!- iniziò a grattare la testa di Lovino, quest'ultimo si dimenava ed alla fine diede una bella testata sullo tomaco del suo vecchio liberandosi dalla presa.

Roma corse e Romano lo inseguì, poi quando gli fu abbastanza vicino saltò -Ti prendo!- esclamò.

Il nonno lo prese al volo e si buttò di sua spontanea volontà a terra ridendo.

-Nonno, noi siamo amici vero?- chiese il fanciullo.

-Certo!.-

-E staremo sempre insieme vero?-

A quella domanda Roma si mise seduto come facevano gli indiani e mise il piccolo sulle sue gambe -Lovino, lascia che ti dica una cosa che Etruria** disse a me. Guarda le stelle.- i due alzarono i loro occhi verso il cielo -I grandi Antichi ci guardano da quelle stelle.-

-Davvero?-

-Sì. E ricordati che quegli Antichi saranno sempre lì per guidarti. Un giorno ci sarò anch'io.-.

 

Note:

 

*Il modo in cui i romani chiamavano coloro che erano al di fuori dell'Impero.

 

**Zona antica dell'Italia centrale dove vivevano gli etruschi.

 

Nota dell'autrice: Allora che ne pensate fino ad esso? Vi piace :D?

 

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Capitolo 3
*** Sorpresa ***


Sorpresa

 

I tre ceffi mascherati si erano recati nel loro nascondiglio segreto e discutevano dell'accaduto di quella giornata.

-Ah!- sbuffò la donna mentre si toglieva la maschera -E' tutta colpa vostra se ce li siamo fatti scappare!-

-Be' tu non è che abbia fatto tanto per evitarlo Ungheria!- rispose l'uomo vestito di verde mentre si toglieva anche lui il travestimento.

-Stai zitto! Che è meglio, se Turchia lo viene a sapere saranno grossi guai!-

-Turchia... ah! Lo odio così tanto...- il ragazzo si passò una mano tra i capelli biondo cenere.

-Già è così antipatico.- ribattè Ungheria.

-E brutto!- Romania guardò la ragazza negli occhi ed insieme a lei gridò -Accidenti se è un gran puzzolente!- poi entrambi risero.

-Oh andiamo...- si udì la voce di Turchia, quest'ultimo era seduto sul trono posto alla cima di una colonna, da cui si poteva accedere tramite delle scale – io non sono così male.-.

Sia Ungheria che Romania sudavano freddo, non avrebbero mai dovuto dire quelle cose del loro "padrone", il quale li guardava con aria fredda.

Il terzo ragazzo si avvicinò alla colonna e, come avevano fatto i suoi compagni prima, si tolse la maschera.

-Vostro onore...- disse rivolgendo un inchino al turco – i miei fedeli compagni stavano semplicemente scherzando. Sappiamo bene che non ci è permesso parlare sul vostro conto e soprattutto in modo negativo, ma vede loro la considerano un amico.-

-Capisco...- Turchia alzò un sopracciglio.

-Sì, esatto! Come ha appena detto Egitto lei per noi è un amico.- cercò di tirarsi fuori dai guai Romania.

-Non mi interessa! Non sono arrabbiato per quello! Vi ho lasciato due bambini su un vassoio d'argento e non siete stati capaci di sistemarli a dovere!-

-Be' sai non è che quei due bambini siano proprio soli Turchia.- rispose con tono leggermente irritato Ungheria.

-Infatti c'era Roma!- aggiunse il biondino.

-Aaaah...! Non dire quel nome ti prego, mi basta sentirlo per tremare.- la giovane si strinse nelle spalle e chiuse gli occhi.

Romania si avvicinò al viso della ragazza, le scostò una ciocca di capelli dal viso, poi le sussurò all'orecchio -Roma...-

Ungheria ebbe un brivido -Ti prego dillo di nuovo.- rise stuzzicando il rumeno, quest'ultimo ripetè -Roma, Roma, Roma!-

-Ah...! Mi fai venire i brividi!- tremò l'ungherese.

-Sono circondato da un branco di idioti...- sospirò Sadiq.

-Oh! Ma come potevamo fare?! Uccidere Roma?!- Elizabeth stava perdendo la pazienza.

Gli occhi del "capo" si illuminarono di una luce inquietante -Esattamente...- la sua voce sembrava il sibilio di un serpente.

I tre scagnozzi si guardarono tra di loro senza capire, Turchia scese giù dalla colonna con un balzo -Ascoltatemi!- gridò per chiamare l'attenzione -Ho un piano uccideremo Roma e Romano con noi!-

Vladimir si toccò il mento sorridendo malignamente -Già a che serve un imperatore.-

-Idiota! Un imperatore ci sarà!- lo riprese il turco mentre ritornava alla sua postazione iniziale.

-Ma tu hai detto...!- la donna non ebbe il tempo di ribattere che Turchia rispose a tutti i suoi dubbi.

-Io sarò l'imperatore! Seguitemi e non sarete sottomessi al dominio di Roma!-

-Sì evviva lunga vita all'Imperatore! Lunga vita all'Impero!- urlarono Egitto, Romania e Ungheria.

 

Era un nuovo giorno e Turchia aveva deciso di fare una passeggiata con Romano.

-Tuo nonno ha una bellissima sorpresa per te.- disse Sadiq al bambino.

-Wow che cos'è?- domandò questi incuriosito.

-Se te lo dicessi non sarebbe più una sorpresa non trovi?- i due si erano fermati sotto la fronda di un albero, Turchia si guardò attorno poi si voltò verso Lovino -Bene ora devo andare.- stava per andarsene quando il fanciullo lo rincorse urlando -Vengo con te!-

-No!- l'uomo lo bloccò -Nooo, tu aspetta qui, non vorrai mica rovinare la sorpresa ed avere un'altra bella ramanzina.-

-Sai che cosa ho combinato...?- Romano si mise ad osservare i suoi piedi con aria dispiaciuta.

-Andiamo Romano tutti sanno che cos'hai combinato.-

-Davvero?-

-Oh sì.- sorrise il turco -Ora devo andare tu resta lì.- Sadiq si stava allontanando ma si fermò quando il piccolo gli chiese -Hey Turchia, mi piacerà la sorpresa?-

-Romano.- sorrise sotto i baffi -Credo proprio che ti piacerà da morire.-.

 

-Allora possiamo abbattere il muro?- chiese Romania.

-No!- rispose Ungheria -Dobbiamo aspettare il segnale di Turchia.-

In quell'istante apparve Sadiq da dietro una roccia.

-Eccolo lì, sono arrivati forza.- esclamò Elizabeth, insieme ai suoi compagni sollevò il tronco di un albero e con esso i tre iniziarono a colpire il muro. Mattone dopo mattone questi crollò.

 

"Non vedo l'ora, chissà qual'è la sorpresa di nonno!" pensò il bambino mentre se ne stava seduto appoggiato al tronco dell'albero giocherellando con una pietra. Una piccola lucertola gli si avvicinò -Che cosa vuoi bastardo?- domandò il piccolo guardandola, l'animale si era posizionato su un piccolo masso dove toccava il sole. Romano smise di giocare con la pietra e guardò il rettile con una certa malizia giocosa, gli lanciò la pietra addosso, niente l'animale non si mosse. Un'altra pietra... niente. Decise di prenderne una più grande e la lanciò di nuovo, questa volta l'animale scappò. Romano rise soddisfatto, ma osservò le pietre che aveva lanciato e vide che si stavano muovendo, eppure lui non stava facendo niente. Sentì un rumore, simile a quello che fanno i cavalli quando galoppano, si alzò in piedi, si guardò attorno ed improvvisamente vide della polvere che si alzava all'orizzonte. Socchiuse gli occhi per cercare di vedere meglio ciò che stava accadendo e vide centinaia di migliaia di ombre umane a cavallo. Non ci fece molto caso per i primi 15 secondi, poi capì che stavano venendo contro di lui. Spaventato Lovino si mise a correre più veloce che potesse per non essere raggiunto, ma ovviamente fu inutile. Come poteva un bambino fuggire da una miriade di cavalieri oscuri.

 

Impero romano era sulla terrazza della sua bellissima dimora in compagnia di una bella donna, la quale lo coccolava con dolcezza -Tu sei la fanciulla più bella che abbia mai incontrato.- disse Romulus.

-Ma ti pare che questo deve stare sempre a rimorchiare? Un po' di contegno no, eh?- bisbigliò la lupa tra sè e sè. Il canide rivolse il suo sguardo al panorama della terrazza -Oh, guardi Sire, c'è una specie di nube di terra lì.-

Roma si allontanò un'attimo dalla ragazza per vedere meglio -Strano...- sospirò.

Turchia fece la sua apparizione, aveva il fiatone e sudava -Roma! I barbari sono riusciti ad oltrepassare i confini! Ho visto Romano laggiù!-

-Romano?!- l'Imperatore era visibilmente preoccupato, in quel momento non gli importava nulla che i barbari fossero entrati nel suo territorio, anche se avesse perso un gran bel patrimonio l'avrebbe potuto tranquillamente recuperare, inoltre sapeva che i barbari erano lì principalmente per distruggere, ma se avesse perso suo nipote sarebbe stato per sempre.

 

Lovino correva, continuava a correre, ma fu travolto da un cavallo e cadde, non poteva muoversi, se lo avesse fatto probabilmente sarebbe stato colpito da uno zoccolo. Si coprì la testa con le mani ed iniziò a singhiozzare.

Il romano era arrivato insieme a Turchia ed alla lupa. I barbari avevano già raso al suolo un villaggio, fortunatamente per loro c'era una casetta ancora in piedi dal tetto della quale era possibile osservare qualunque cosa -Dov'è?! Dov'è Romano?!- gridò in piena ansia l'Imperatore. Il suo cuore galoppava esattamente allo stesso ritmo di quei cavalli -Romanoo!!- gridò nuovamente. La lupa cercava di fiutare l'odore del fanciullo, ma l'odore degli equini copriva tutto.

-AAAAAAAH!!- si sentì un urlo infantile.

-ROMANOO!!- il nonno muoveva freneticamente lo sguardo a destra e a sinistra, di suo nipote nessuna traccia.

-Eccolo padrone è laggiù!- urlò la lupa mentre cercava di indicare col muso il punto in cui si trovava il piccolo. Roma lo notò, non si vedeva molto bene, ma quel ricciolo di capelli che sbucava a stento dalla polvere era un buon indizio -RESISTI ROMANO!-

Uno zoccolo colpì con violenza la testa di Lovino -AAAAAAAH!- si mise a piangere pesantemente.

Roma lasciò di corsa la sua postazione per poter raggiungere il nipote. Non riusciva a vedere quasi niente, fortunatamente lo guidarono i lamenti di Romano. Adesso riusciva a vederlo, gli corse incontro e lo prese in braccio, il bambino aveva i capelli sporchi di sangue, probabilmente a causa della botta ricevuta dal cavallo. Romulus si diresse verso il tetto della casa per portarlo al sicuro, ma prima che ciò accadesse, una lancia nemica gli forò una gamba, inciampò. Cadde in modo tale che il fanciullo non potesse essere calpestato dai cavalli, cercava di proteggerlo col suo corpo. Romano piangeva "Ho paura! Non voglio morire! Non voglio che nonno muoia!".

Romulus era stato calpestato varie volte, ma il suo corpo possente ed allenato era riuscito a resistere "Non posso restare qui devo portarlo almeno sul tetto". Con uno sforzo immane l'Impero si alzò e riuscì a portare i nipotino al sicuro. Solo 5 secondi, furono solo 5 secondi l'arco di tempo in cui Romano riuscì ad osservare il viso di suo nonno. L'uomo sanguinava da una tempia, era sporco di terra e teneva un occhio chiuso, ansimava -Roma...- fu di nuovo trascinato nel caos.

-NONNO!- urlò Romano ancora con gli occhi lucidi, anche se aveva finito di piangere. I suoi due smeraldi si muovevano nella stessa maniera frenetica in cui si erano mossi in precedenza quelli del nonno. Non riusciva a vederlo. Dov'era?! Dov'era?!

-NON PENSARE DI SCAPPARE ROMA, LA TUA FINE E' VICINA!- urlò una voce proveniente dalla folla, ma, eccolo che con un balzo si aggrappò alla colonna di un tempio ancora eretta cercando di arrivare in cima, il punto più sicuro in quel momento. Il bambino decise di cambiare postazione e di sceglierne una più alta per vedere meglio la scena. Notò che la casa aveva un altro piano ed iniziò ad arrampicarsi verso una finestra.

In quel momento la colonna cadde, però Roma era riuscito a raggiungerne la cima, infatti questa precipitò sopra il tetto di un'altra casa in condizioni simili a quella dove era Romano. Dopo 2 secondi il resto della colonna crollò e Roma scivolò -Turchia!- era troppo debole -Aiutami!- Sadiq corse verso il romano, salì sul tetto della casa e lo guardò con aria fredda, finché all'improvviso non lo prese per le mani e lo sollevò, si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò -Lunga vita all'Impero!- poi lo lasciò andare. Roma cadde urlando insieme a Romano urlò.

 

Tutto si era placato i barbari erano andati via.

Romano scese dalla montagna e si mise alla ricerca del nonno -Nonno!- tossì, l'ambiente era pieno di povere e non si vedeva niente -Nonno!- il piccolo si guardò intorno e vide una sagoma scura in lontananza, si avvicinò -Nonno?-.

Non si era sbagliato quello era proprio suo nonno, il suo corpo era disteso a terra, il suo volto era completamente rilassato "Forse sta dormendo, perché è stanco.".

-Nonno... nonno svegliati...- lo scosse un poco -nonno... dobbiamo tornare a casa...!- gli afferrò una mano e la tirò, lo scosse nuovamente, gli tirò i capelli. Niente non si svegliava. Provò anche con la sua tecnica segreta, ovvero la testata nello stomaco, niente. A quel punto gli occhi di Romano diventarono lucidi, non era possibile quella tecnica aveva sempre funzionato.

-Aiuto! Qualcuno mi aiuti!- le sue gemme verdi ora erano bagnate -Aiuto...- si stese di fianco al corpo e piano piano si strinse tra le sue braccia, nascondendo il viso sul suo petto.

Si sentirono dei passi in avvicinamento -Romano...-.

Il piccolo si voltò indietro e vide Turchia -che cos'hai fatto...?- chiese quest'ultimo. Il fanciullo si alzò di scatto e cercò di discolparsi -Non è stata colpa mia, lo giuro! N-n-non l'ho fatto apposta!- affogò nelle lacrime.

-No... ma certo che no...- il turco strinse l'italiano a sè -lo so, nessuno vorrebbe che accadesse una cosa del genere... ma l'Impero è morto.- Lovino guardò Sadiq che ricambiò lo sguardo -Se non fosse stato per te sarebbe ancora vivo. Che cosa penserà Veneziano?-

-Che cosa posso fare adesso?!- Romano strinse i vestiti di Turchia e tirò su col naso.

-Devi scappare Romano. Scappa, scappa lontano e non tornare mai più...!-

Il bimbo lasciò la presa e si allontanò dal turco, poi si voltò e si mise a correre.

-Cosa dobbiamo fare Turchia?- chiese Romania.

-Uccidetelo.-

 

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Capitolo 4
*** Un nuovo Impero ***


Un nuovo Impero

 
Romano iniziò a correre più veloce che poté, doveva andarsene, nessuno doveva venire a conoscenza che la cause della fine dell’Impero fosse lui. “Devo scappare! E’ colpa mia! Colpa mia!”  le sue piccole lacrime gli bagnarono le guance. Oramai si era inoltrato nella foresta senza voltarsi un attimo, ma improvvisamente un tronco d’albero caduto gli bloccò la strada.
-Ah ah ah!- sentì delle risatine alle sue spalle, si voltò e si accorse che tre sconosciuti lo stavano pedinando.
“Ecco!” pensò “Lo sapevo, hanno già ricevuto la notizia della morte del nonno e sanno che sono io l’assassino!” Romano fece tre passi indietro finendo con le spalle appoggiate contro la corteccia del tronco “Vogliono punirmi! Sarò giustiziato!”
-Oh! Ma guardate che carino, trema tutto.- esclamò Ungheria portandosi le mani al petto.
-Già, proprio carino.- Romania si avvicinò al bambino e con una mano gli sollevò il mento in modo da guardarlo bene negli occhi –Sai, mi fai tenerezza.- sorrise –E’ un vero peccato che un bambino con un nome simile al mio debba essere eliminato, inoltre, io sarei tuo fratello*. Esatto Romano siamo parenti, perché non lo vuoi ammettere.- ghignò malignamente –Gli ordini sono ordini però.-
“Aspetta un momento! Queste voci non mi sono nuove…” il piccolo cominciò a ricordare, nella sua mente apparvero le ombre dei tre brutti ceffi mascherati che, in precedenza, lo avevano aggredito assieme al fratello.
-Oh! Voi…!- grugnì l’italiano.
-Vedo che finalmente ci hai riconosciuti.- Vladimir si leccò il labbro superiore.
Romano senza pensarci due volte diede un morso alla mano del biondino, questi la ritirò immediatamente urlando. Approfittando di quell’occasione Romano si arrampicò sul tronco e lo superò, riprendendo, in questo modo, la sua fuga.
-Idiota!- Ungheria tirò un ceffone al suo compare rumeno –Te lo sei fatto scappare!-
-Tu non hai fatto niente per fermarlo!- fece notare il ragazzo.
-Invece di stare qui a commentare, io direi di inseguirlo.- intervenne Egitto che aveva già oltrepassato l’albero.
Romano era arrivato in un punto della foresta pieno di piante spinose ed ogni tanto era costretto a mettere le mani a difesa del volto. Inciampò sulla radice di una pianta e per non finire con la faccia a terra posò le mani sul suolo ma si punse con una spina. Iniziò ad urlare di dolore e a piangere, ma si rialzò in piedi e si rimise a correre fino a quando un fiume non gli bloccò la strada. Ungheria, Romania ed Egitto grazie alle urla dell’italiano riuscirono ad individuare la sua posizione.
Il bambino provò a tornare indietro ma si trovò davanti Vladimir –No, no, no…- disse questi mentre faceva con la mano il gesto del “no” –Non si fa Lovino, è così che tratti i parenti tu?- passo dopo passo spinse il fanciullo ad indietreggiare fino alla riva del fiume.
“Sono in trappola ed ora cosa faccio?” pensò il piccolo guardando tremante il biondo dal basso verso l’alto.
Il più grande si stava piegando lentamente a braccia tese per prendere il fanciullo -Dai, vieni ad abbracciare il tuo fratellone Romania.-
Romano con le lacrime agli occhi guardò il corso d’acqua alle sue spalle e decise di buttarcisi dentro sotto lo sguardo incredulo di Romania.
Il bambino cercava di mantenersi a galla ma la corrente del fiume, troppo potente, lo spingeva sul fondo.
-Aiuto! Aiuto!- gridava –Qualcuno mi aiuti!- le sue grida divenivano sempre più lontane alle orecchie del rumeno man mano che il fiume lo trascinava via.
Ungheria ed Egitto raggiunsero il loro compagno.
-Allora dov’è?- chiese l’egiziano.
-Si è buttato nel fiume.-
-Cosa?! Ma è pazzo?!- esclamò la ragazza.
-Tanto meglio a quest’ora sarà già morto.- il biondo incrociò le braccia.
 
Intanto Turchia aveva riunito tutti coloro che facevano parte delle terre di Roma all’interno del Colosseo per dare il triste annuncio.
-Cos’è successo di così grave da essere stati convocati così urgentemente?- domandò un uomo biondo abbastanza robusto e dagli abiti fatti per gran parte di pelle animale.
-Purtroppo neanche io so per certezza cosa sia accaduto- rispose un uomo dai lunghi capelli, il quale indossava un grande mantello e portava con sé un bastone –ma ho sentito gli spiriti- guardò il cielo –ed erano molto turbati.-
-Andiamo Britannia! Non c’interessano le tue pratiche spiritiche!- sospirò l’altro.
-Non rivolgerti così a mio nonno, capito?!- un bambino dai capelli chiari e dagli occhi verdi s’intromise nella discussione.
-Oh, tuo nonno? Quel vecchio rincitrullito?- intervenne un altro fanciullo –Il mio è nettamente superiore al tuo e come tale ha il diritto di rivolgergli la parola come gli pare e piace.- indicò Britannia –Inoltre tu e lui avete proprio bisogno di un buon estetista, con quelle sopraciglia che vi ritrovate.-
-Cos’hai detto?!- l’altro piccolino strinse i pugni –Non ti permetto di parlarci in questo modo!- si fiondò sul suo rivale ed iniziò a tirargli i capelli biondi.
-Molla i miei capelli sopraciglione!-
-Manco per idea!- tirò ancora più forte.
-Inghilterra!- lo riprese Britannia –Smettila subito!-
-Ma nonno…- Inghilterra rivolse i suoi occhi al nonno.
-Arthur …- questi ricambiò con uno sguardo di rimprovero. Il piccolo lasciò la presa –Ti è andata bene questa volta barbaro dei miei stivali.-
-Bada a come parli, io sarò la futura Francia.- Francia si accarezzò la testa esattamente dove l’inglese gli aveva tirato i capelli.
-Gallia, Britannia non vorrei disturbarvi, ma non notate che ci sia qualcosa di strano?- domandò un omaccione biondo con due ciocche raccolte in due trecce.
-Mh? Cosa?- chiese Gallia.
-Guardate la seduta dell’Imperatore. Roma non c’è.-
-Hai ragione.- rispose Britannia.
-Ascoltate!- Turchia al centro dell’arena alzò una mano per chiamare l’attenzione –Oggi è un giorno molto triste per noi. Sono qui per annunciare la morte di Impero Romano.-
Si levarono bisbiglii confusi che poco a poco aumentavano di volume creando grande confusione.
-E’ morto?!-
-Non può essere vero…!-
-Roma caduto…?-
-Silenzio!- gridò il turco, nel Colosseo ritornò il silenzio –Ma le cattive notizie non sono ancora finite…-sospirò Sadiq –Romano, il nipote, è scomparso, non si hanno sue notizie da ore…-
-C-c-cosa?- pronunciò il piccolo Feliciano tremante e con le lacrime agli occhi –Nonno Roma… Romano…-
Turchia si portò una mano al cuore abbassando la testa –Quello che è successo è una terribile tragedia, ma perdere Romano… che si era appena affacciato alla vita. Per me è una grave perdita personale. Perciò e con la morte nel cuore che quest’oggi vi parlo…- alzò la testa al cielo- ma dalle luci di questa tragedia non disperate!- spalancò gli occhi ed alzò il tono di voce in modo che tutti potessero sentirlo –Perché sorgerà l’alba di una nuova era!- i presenti lo guardarono sconvolti a bocca aperta, quell’uomo aveva intenzione di usurpare il posto di Roma.
-Nella quale un nuovo vasto Impero** sorgerà per costruire un grande e glorioso futuro!- Sadiq lentamente uscì dall’arena per sedersi sul posto riservato a Roma.
 
Note:
*La Romania è un paese latino come Francia, Italia, Spagna e Portogallo ciò, a parer mio, la rende imparentata con Romano e Veneziano (Inoltre con il termine “Romània” s’identifica il territorio nel quale sono parlate le lingue romanze).
**Riferimento all’Impero Ottomano.

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