X Agosto di FanficsAngels (/viewuser.php?uid=340)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Stelle Cadenti ***
Capitolo 3: *** Cambiamenti... ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
FF CANE
X Agosto
Prologo
Sono sdraiato in
soggiorno. La freschezza delle federe del divano mi ristora,
mentre percepisco l'odore di pulito che sprigionano. Fa un caldo
torrido. Il sole filtra insistentemente attraverso le persiane
socchiuse. E' già mattino. Mi viene tristezza a pensare di
affrontare un'altra giornata senza lei. In casa c'è ancora un
silenzio inviolabile. Tutti dormono... eccetto me. Troppi
pensieri mi affollano la mente... Non riesco a riprendere sonno,
malgrado mi ostini a serrare gli occhi. Quasi non volessi mai
più svegliarmi... Starete pensando che sono davvero patetico! Ma
l'amore ci riduce a poco più di vegetali. Guardiamo tutti con
quell'aria svampita e beata, e ci perdiamo in sospiri e sguardi
languidi. Chiunque cerchi di infiltrarsi in questa sorta di mondo
parallelo, viene brutalmente respinto dalla nostra assoluta
indifferenza alla sua presenza.
Se poi l'amore, per giunta, non è neanche corrisposto, il mondo
sembra caderci addosso. Passiamo metà della nostra giornata a
pensare a lei, e per la metà rimanente ci chiediamo come mai il
mondo è così meschino con noi. Cosa abbiamo fatto di male?
Perchè siamo nati, se poi dobbiamo soffrire così per il resto
della nostra vita? Bhe... Forse sembrerò un po' troppo
catastrofico... Ma io la vedo così! Anche perchè io sono uno di
quei casi senza speranza che sono la causa dei propri mali.
Perchè quando c'è un lui e una lei, inevitabilmente subentra
anche l'altro. Succede sempre così... Non solo nelle soap da
quattro soldi... Ormai inizio a pensare che sia una regola
naturale... Oppure un teorema geometrico... Comunque sia non me
ne intendo molto di queste cose...
E che dire se proprio grazie a voi è subentrato l'altro? La
prima ipotesi è il suicidio... Ma in effetti è un po' troppo
avventata come considerazione. Quindi non ci rimane che il
suicidio figurato. Ci uccidiamo con le nostre stesse paranoie,
con i nostri problemi amplificati dalla nostra mente. Ed ecco
come un mammifero, può improvvisamente, tramite un lungo
processo tortuoso, trasformarsi in un vegetale.
Se fosse una bella favola, però, ci sarebbe l'antidoto. O una
fata benigna che arriva all'improvviso, ti piomba davanti
passando attraverso muri e porte, e ti fa ritornare allo stadio
iniziale. Magari ti dà anche una qualche pozione d'amore...
Così lei si innamorerà perdutamente di te, e manderà a cagare
quell'altro. E tutti vissero felici e contenti...
Ma come al solito, vi sembrerà retorica, la realtà non è come
la fantasia! Il mio è uno di quei amori impossibili. Quelli che
non si avvereranno mai. Lei è così bella... Con quel suo vitino
esile e le cosce morbide. Gli occhi sono di un nero profondo,
contornati da folte ciglia scure, sempre finemente truccate. I
capelli li tiene lunghi, quasi sempre sciolti, mentre le
accarezzano la schiena ricadendo liscissimi e soffici. Sembra la
perfezione fatta persona con quel visino regolare e il sorriso
splendente. Sembra un angelo che, perdendo le sue candide ali, è
precipitato in questo mondo corrotto, costretto a vivere con i
comuni mortali. Anche il suo nome riflette a pieno la sua
personalità: Angel. Penso che i suoi genitori non avrebbero
potuto scegliere un nome migliore.
E' irragiungibile... Bellissima sotto ogni punto di vista.
Perchè io la conosco bene. Conosco bene il suo carattere così
complicato, pieno di sfumature e allo stesso tempo così
semplice. Sapete perchè la conosco così bene? Perchè vivo in
casa sua da un anno e mezzo ormai. Sarebbe stato facile per me
farla innamorare o almeno interessare a me... Ma voi non sapete
ancora una cosa molto importante... Io sono un cane!
CONTINUA...
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Capitolo 2 *** Stelle Cadenti ***
X Agosto
X Agosto
Capitolo 1
Una ragazza camminava con passo spedito
sotto la pioggia. Era uscita di casa senza portarsi dietro nè un
ombrello, nè una giacca a vento un po' più pesante. Teneva lo
sguardo basso, infastidita dalle gocce che precipitavano dal
cielo insistentemente. Le sue dita sottili erano strette attorno
a un guinzaglio, mentre un cane trotterellava allegro al suo
fianco, senza quasi accorgersi della pioggia. Ogni tanto si
fermava, fiutando qualcosa nell'aria, o fermandosi in mezzo al
prato del viale per fare i suoi bisogni. La giovane si fermava a
sua volta, iniziando a tamburellare il piede per terra, mentre
tirava leggermente il cagnolino finchè non si muoveva e
ricominciava a seguirla. Non vedeva l'ora di tornare a casa. Era
già fradicia e i suoi lunghi capelli corvini erano tutti crespi
e gonfi.
Il cane si fermò per l'ennesima volta:
-Charlie! Ti vuoi muovere? Non vedi che piove a catinelle???- il
cane non accennava a seguire l'ordine, mentre si impuntava con le
zampe posteriori.
La ragazzina diede un ultimo violento strattone, ma l'animale si
liberò dal guinzaglio, che era legato a un'imbracatura posta
sotto la sua pancia. Con un salto agile riuscì a divincolarsi da
quell'intrico di corde. La guardò poi, piegando leggermente la
testa di lato. Lei si lanciò verso il cane, ma non riuscì a
riprenderlo, sfiorando a malapena il collare. Il piccoletto
iniziò a correre, pensando che fosse un modo divertente per
giocare con la sua padroncina. La ragazza, dopo un attimo di
spavento e sconforto, si lanciò all'inseguimento del cane.
Il beagle era sempre stato veloce, e ormai era lontano. Lei
continuava a correre... Vide sbucare la strada, poco distante dal
cagnolino. Cercò di correre più veloce che poteva. L'idea che
il suo Charlie potesse finire sotto una macchina la faceva stare
malissimo. Come avrebbe fatto senza il suo migliore amico?
Possibile che fosse così stupido da continuare a correre?! Per
quanto potesse correre non sarebbe riuscita a raggiungerlo in
tempo! Ma non poteva arrendersi così! Il suo piccolino era in
pericolo. Iniziò a urlare a squarciagola a un ragazzo che stava
attreversando il viale nella sua direzione, e che era appena
stato superato da Charlie:
-Ti prego! Ferma il mio cane!!!-
Lui si guardò un attimo attorno spaesato. Si voltò e vide il
cane sfrecciare in direzione della strada. La ragazza lo vide
partire all'inseguimento, lasciando cadere l'ombrello che teneva
in mano fino a poco prima. In men che non si dica lo raggiunse,
fermandolo, tenendo stretto il collare. Lui cercò di scappare,
vedendosi tenuto da uno sconosciuto. Ma la sua mano era ferma.
Finalmente la ragazza riuscì a raggiungere il cane, afferrando
il collare del cane con uno scatto, risultando quasi scortese.
Con le mani tremanti, riaccanciò il guinzaglio. Si era presa
davvero un colpo. Il suo piccolino le era scappato e aveva
rischiato di perderlo... Per sempre. Al solo pensiero gli occhi
cominciarono a pizzicarle, mentre una lacrima cristallina si
mischiava alle gocce di pioggia che già numerose le solcavano il
viso. Abbassò di scatto lo sguardo per non incontrare quello
dello sconosciuto, chinandosi ad accarezzare insistentemente il
cane. Vide i piedi del giovane muoversi nella direzione opposta
alla sua, probabilmente per recuperare il suo ombrello. Dopo
essersi rincuorata della salute del cagnetto, si rese conto di
essere stata estremamente sgarbata. Come se si rendesse conto
solo in quel momento del luogo in cui era e di quello che aveva
fatto, si alzò di scatto. Si diresse con qualche ampia falcata
dal ragazzo, che una volta raccolto l'ombrello, lo stava portando
sopra la testa, muovendo un passo verso la direzione che stava
prendendo prima di essere interrotto.
-Senti. Scusa per la mia reazione di poco fa... Mi è preso un
bel colpo!- cercò di giustificarsi lei, ma il ragazzo non
accennava a darle ascolto: -Ti ringrazio! Se non ci fossi stato
tu a quest'ora chissà dove sarebbe il mio Charlie!-
Lui si voltò squadrandola dall'alto in basso, rispondendo:
-Bene... Prego e arrivederci.- Con un tono freddo e scostante.
Lei si morse il labbro inferiore, riducendo gli occhi a due
fessure. La risposta l'aveva innervosita e non poco. Cercò di
contenersi, ricordando a se stessa che ad aver fatto il primo
errore era stata lei. Si sforzò di non reagire troppo duramente,
parlando in modo dolce e comprensivo:
-Senti... Mi dispiace veramente! Sono stata una cafona! Ti offro
un tè...-
Il ragazzo si girò, con un sorriso immenso stampato in volto.
-Grazie!!!-
La giovane lo guardò sbigottita: "Ma che scroccone è sto
tizio??" cercò di non dare troppo a vedere il suo pensiero,
sfoderando un sorrisetto di circostanza. Poi spiegò in tono
pratico:
-Bhe... Ma prima vado a cambiarmi e portare a casa il cane. Tu
aspettami pure qui.-
Il giovane diede una rapida occhiata ai vestiti infradiciati
della ragazza, e agli occhioni spalancati del cane, che lo
guardava stranito.
Con un passo fu al fianco della ragazza, coprendola con il suo
ombrello:
-Ti accompagno... Però assieme al tè, voglio anche un pezzo di
torta!- affermò, mostrando poi la punta della lingua.
-Scroccone!- commentò l'altra, rimandandogli l'occhiata. Non
sapeva perchè, ma si sentiva di poter subito dare confidenza a
quel ragazzo. Era qualcosa che non sapeva come spiegarsi... Una
specie di sesto senso.
Il cane sembrò infastidito dalle occhiate che si lanciavano i
due. Saltò per attirare l'attenzione, non ottendendo l'effetto
sperato. Spinse il suo muso contro il polpaccio della padroncina.
Lei lo guardò con due occhi gelidi. Era ancora arrabbiata per
prima. Si fece piccolo, piccolo, iniziando a camminare a testa
bassa, con la coda tra le gambe. Intanto ascoltava le risate
della ragazza, che camminava a fianco al tipo misterioso.
Ed è così che le mie sofferenze sono
raddoppiate. Mi ero ormai abituato a guardarla da lontano.
Sorridere nella mia mente quando la vedevo felice. Quando sentivo
la sua mano delicata sfiorarmi il capo e scivolarmi lungo la
schiena. Guardarla come un sogno irragiungibile...
Irrealizzabile. Tutto questo aveva un nonsochè di romantico. In
fondo io non potevo averla, ma nessun altro fino a quel momento
aveva avuto il privilegio di starle a fianco. O perlomeno non
l'avevo mai visto in faccia. Non li avevo mai visti insieme,
ridere. Scherzare... Abbracciarsi. Non so cosa sia successo
quella sera, quando si sono seduti a un tavolino di un qualsiasi
bar. Senza sapere niente l'uno dell'altra.
Fatto sta che quel tizio si è attaccato come una cozza a casa
MIA. E' sempre qui, sul MIO divano. Abbracciato alla MIA Angel.
Se penso che su queste stesse federe, dove adesso sono sdraiato,
inondato dalla luce mattutina che filtra attraverso le persiane,
sono stati loro, solo ieri. Avvinghiati uno all'altro... Sento il
mio piccolo cuore che si spezza. Non so se i cuori, nel momento
in cui si spezzano, in cui una piccola crepa si allarga sulla
superficie rossastra, facciano qualche rumore. Ma mi sembra quasi
di sentirlo, quel suono brusco, tutte le volte che li vedo
insieme.
Sento un rumore provenire dal piano di sopra. Angel si è
svegliata. Mi decido a svegliarmi del tutto da quello stato di
dormiveglia e salto giù dal letto con un balzo agile. Percorro
le scale il più velocemente possibile. Ed ecco quella sottile
porta di legno che mi separa da lei. Inizio a grattare
insistentemente sulla superficie marrone, aspettando che da
dentro mi apra.
-Ma ciao Charlie!-
Esclama guardandomi mentre apre la porta, riservandomi una fugace
carezza. E' già vestita e sta riordinando la sua camera, che è
sempre in super disordine. Riesco a capirlo anch'io, che sono un
cane! Finito qualche piccolo e veloce rassestamento, vola come
una farfalla verso lo specchio, dandosi una rapida sistemata ai
capelli lunghi. Canticchia. Lo fa da quando sta con quel tipo. Si
mette davanti allo specchio e canticchia. Va a fare la doccia e
canticchia. Si prepara e canticchia. Questo mi fa pensare. Che
questo ragazzo la renda davvero felice? Come mai io avrò
l'occasione di fare. La cosa mi addolora moltissimo, ma non posso
farci niente. Posso solo stare lì a guardare.
Ecco. Mi sono distratto un attimo, perdendomi nei miei pensieri,
e lei è scomparsa!!! Corro giù per la tromba delle scale,
mentre sento la sua voce che discute con sua madre.
-Mamma! Non fare storie! Stasera esco con Clive! E' il 10 agosto!
La notte delle stelle cadenti!-
-Ma ormai esci tutte le sere! Non vorrei che diventasse
un'abitudine! Quando andrai a scuola....-
-Non potrai più comportarti a questo modo!- le fece il verso
Angel, ripetendo la frase con cui sua madre concludeva le sue
ramanzine da un po' di tempo a questa parte.
-Sei davvero maleducata signorina! Oh signore mio, cosa ho
sbagliato nell'allevarla?- si chiese roteando gli occhi al cielo.
-Lascia in pace il signore che avrà cose più importanti da
fare!-
-Vedi di cambiare tono con me signorinella!!! Sei ancora una
bambina! E esci con un giovane che hai conosciuto qualche mese
fa! Non sai niente di lui! Cerca di non affezionarti troppo, che
potresti rimanere delusa!-
-Non sono più una bambina! So badare a me stessa e prendere le
mie decisioni!- urlò, sentendosi punta nell'orgoglio.
-Fa un po' quello che ti pare!- sbottò la donna, mentre gli
occhi scurrissimi si incendiavano, incenerendo la figlia.
La ragazza uscì dalla camera sbattendo la porta, come suo
solito.
Si avvicina lentamente a me con il viso imbronciato. Mi accarezza
e mi scocca un bacio in fronte.
-Preparati! Stasera vieni via con me.-
Iniziai a scondinzolare senza ritegno. Bhe... che ci volete fare.
Sono un pelo trasparente nei miei attegiamenti.
La sera sembrava non arrivare mai. Aspettavo e
aspettavo. Ma le lancette sembravano non muoversi mai. Non avevo
niente da fare. La casa era deserta. Avevo provato a commuoverli
con la mia solita scenata: una grattatina alla porta, mugugnii
struggenti e qualche ululato. Ma non era servito a niente. Erano
uscite tutte e due comunque, come al solito. Odio la solitudine.
Il tempo che non passa mai. E odio Clive! Con tutto me stesso!
Ah... è vero. Non vi avevo detto come si chiama il mostro.Mi
assopisco. Dormirò una mezz'oretta e poi troverò qualcos'altro
da fare. Sono un cucciolo pieno di risorse io!
... E pieno di sonno. Mi sono alzato... Una
bella stiracchiatina, e giù dal divano, pronto a mettermi in
moto. Ecco che mi cade l'occhio sull'orologio, dai colori
sgargianti, che troneggia in salotto. Non è possibile. SONO GIA'
LE NOVE!!!! Devo prepararmi! Che scemo... Sono solo un cane. E lo
rimarrò per sempre. Vengo preso da un attacco di sconforto
improvviso. La mia natura non può cambiare. Per carità. Mi
piace essere cane. Meglio che uomo sicuramente. Troppe
preoccupazioni, troppo affanno. Superata una faticosa giornata,
devi rimboccarti le maniche e affrontarne una peggiore della
precedente. E poi certe persone sono davvero orrende, e forse è
meglio essere un cane, sicuramente meno intelligente e dotato, ma
con un cuore infinitamente più grande!
Però... Se fossi un ragazzo... Potrei tenerla al mio fianco e
farle tante coccole. Riempirla di baci e carezze.
Sento il rumore metallico della chiave che gira dentro la
serratura. E' Angel! La riconosco da come la apre, delicatamente,
come per non fa rumore. Le corro subito incontro, facendole le
feste.
Però mi sembra strana. Ha un'aria quasi assente. Un'espressione
preoccupata. Sale di corsa in camera, senza degnarmi di uno
sguardo. Mi porto velocemente ai piedi della scala e la vedo
scendere con uno zaino esageratamente grosso per una serata con
il proprio ragazzo. Di solito le donne in queste occasioni
portano borsette minuscole, in cui al massimo entrano un mazzo di
chiavi e un pacchetto di fazzoletti. Mentre la presenza di quello
zaino mi inquieta. Non ne capisco il motivo. E quello che non
capisci ti fa sempre un po' paura. Prende il guinzaglio da una
zuppiera di ceramica, finemente decorata, che adorna il tavolo
della cucina. Mi viene vicino con passo svelto. Di solito mi
metto a correre intorno al tavolo, per giocare un po' con lei. Ma
adesso è diverso. C'è qualcosa che mi preoccupa. Non riesco
quasi a muovere le zampe. Ho un brutto presentimento. Mi mette il
guinzaglio e mi strattona fino alla porta, abbandonando una busta
bianca sul mobile in soggiorno. Chiude seccamente la porta e
scende le scale. La seguo, senza bisogno di essere tirato.
Cammino per abitudine. In questo momento vorrei poterle dire
qualcosa, chiederle chiarimenti. Ma non posso. Non potrò mai
parlarle. In un momento come questo, vorrei poter fare
qualcosa...
Dopo avermi portato in macchina (la macchina
dell'odiato Clive per precisare), aver percorso strade
sconosciute e aver percepito odori diversi dai soliti che sono
abituato a sentire, ci siamo fermati. In mezzo a un boschetto,
disperso tra le verdi campagne. Un posto assolutamente
sconosciuto e buio. Si sono seduti su una coperta, che Angel ha
tirato fuori dallo zaino... Uno zaino troppo grosso per una
serata galante. Un posto troppo strano per un appuntamento
romantico. Sentii un brivido lungo la schiena, ma non c'era
neanche un filo di vento. I due bisbigliavano... La voce di lui
era un pelo più alta:
-Angel! Che ti è saltato in testa? Questo cane ci sarà
d'impiccio?!-
-Non potevo scappare senza portarlo con me! E se non vuoi lui
vuol dire che non vuoi neanche me!-
Tipica mossa da fidanzata trascurata. Non badai a questo. Neanche
le smancerie di lui, che seguirono l'affermazione di Angel, per
dimostrare che gliene fregava eccome di lei. Badai alle loro
parole. Angel era scappata di casa con un ragazzo che conosceva
da pochi mesi. Aveva abbandonato sua madre, da sola in
quell'appartamento. In quel momento si spalancarono due strade di
fronte a me. Cercare la via di casa, rischiando di morire di
stenti o per mezzo di uno di quegli esseri infernali chiamati
macchine, oppure rimanere con Angel, finchè morte non ci separi
in tutti i secoli dei secoli... Amen.
Logicamente i due piccioncini hanno già fatto pace... Stanno
teneramente abbracciati. Uno accocolato tra le braccia
dell'altro. Quanto li invidio. Quanto LO invidio! Sono qui,
accovacciato di fianco alla mia padrona, anche se mi sembra di
essere anni luce distante da lei. Ogni tanto mi rivolge uno
sguardo o una carezza fugace... Ma ha ben altro da fare...
In questi casi ci si pone la fatidica domanda: MA COS'HA LUI CHE
IO NON HO? Lui ha due gambe... Cammina bene eretto su due piedi.
Ha delle labbra umane, da baciare. E delle braccia che possono
tenerla stretta a sè, che possono proteggerla e coccolarla. Io
non posso neanche lontanamente sperare che qualcosa tra noi
accadrà. Ma questo è il mio più grande desiderio. Nascosto
negli antri più bui del mio piccolo cuore, che batte interamente
per lei... Per un suo gesto, una sua parola, una sua carezza!
Non so cosa darei per poterle sfiorare il viso, con dita umane.
Per poter assaporare il gusto delle sue labbra, e affondare il
mio viso tra i suoi capelli.
Una scia luminosa attraversa il cielo, improvvisamente. E' stata
bellissima e magica, anche se è durata un attimo. Come tutte le
cose preziose è durata pochissimo, lasciando comunque una
sensazione di stupore per la sua incredibile bellezza. Sento la
voce meravigliata della mia piccola Angel alle mie spalle:
-Guarda Clive! Una stella cadente!-
Oggi è il 10 agosto! Me l'ero dimenticato! La notte magica, in
cui ogni desiderio può diventare realtà. Come sarebbe bello. Se
un desiderio, a cui aspiro con tutta la mia anima e con tutto il
mio cuore, si avverasse nella notte di S.Lorenzo, sarei la
creatura più felice del mondo. Non chiederei nient'altro dalla
vita.
Devo essere svelto. Il cuore mi batte a mille. E' un'operazione
delicata. Voglio vedere un'enorme e stupenda stella cadente,
mentre esprimo con tutte le mie energie un desiderio... Quel
desiderio.
"Voglio diventare un essere umano e poter stare anche se per
poco al fianco di Angel!"
L'ho vista! Una stella stupenda, che ha deciso di abbandonare il
suo posto nel firmamento, lassù. Per darmi una piccola speranza.
La più grande che abbia mai visto. Sento a malapena le
esclamazioni di meraviglia di Clive e Angel... Sono troppo
concentrato. Chissà se la stella mi ha sentito? Chissà se chi
sta lassù e tutto decide, è riuscito ad udire la mia richiesta
disperata e speranzosa, al tempo stesso.
Trattengo il fiato.. Non succede niente. Altre stelle. Ma nessuna
è bella come quella... Nessuna. Ho quasi timore a riformulare un
simile desiderio, anche se solo nella mia mente.
Dopo qualche istante di calma piatta, sento un dolore lancinante.
Non capisco da dove provenga. Forse hanno deciso che ho preteso
troppo. Che ho sfidato le naturali leggi umane e fisiche. Che
sono stato arrogante. Per questo vogliono forse la mia vita in
cambio?! Ho osato così tanto, da scatenare l'ira di Dio?! Emetto
un uggiolio sommesso, attirando così l'attenzione dei due
ragazzi. Il dolore si fa sempre più forte. Sembra che qualcosa
stia crescendo dentro di me, e che non trovi spazio all'interno
del mio piccolo corpicino. Che lo voglia dilaniare dall'interno?!
Mi faccio forza. In un attimo sono in piedi. Corro il più veloce
possibile. Corro e corro... Non mi fermo. Il dolore si fa sempre
più forte, ma io mi concentro sulla corsa. Devo pensare a
correre. A far muovere le mie gambine il più in fretta
possibile. Perchè sento la sua voce. Mi sta chiamando. Urla.
Chiama il mio nome. Ma io non posso tornare indietro. Non voglio
che mi veda morente...
Non so per quanto abbia corso. Mi fermo all'improvviso, come se
avessi esaurito tutte le mie energie. Come se il mio corpo non
potesse muoversi mai più. Cado a terra spossato... Mi si
chiudono gli occhi, malgrado lotti con tutto me stesso per
tenerli spalancati. Il buio mi inghiottisce... E' questa la
morte?!
CONTINUA...
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Capitolo 3 *** Cambiamenti... ***
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X Agosto
CAPITOLO 2
Cambiamenti...
Apro gli occhi, così... All'improvviso! Una luce abbagliante
mi accieca. Socchiudo le palpebre più volte mentre mi abituo
piano a quel dolce bagliore. Dove mi trovo? Sono davvero morto?
E' questo il famoso aldilà, di cui tutti parlano? Facendomi
coraggio un'ultima volta, spalanco gli occhi costringendomi a
guardarmi intorno.
La prima cosa che rivedo, dopo quel buio infinito, è il cielo.
Stupendo nella sua immensità, nei suoi colori freddi, ma che
riempiono il cuore di gioia. Qualche nuvola candida decora
l'azzurro, come morbidi batuffoli di cotone. Delle fronde, di un
verde acciecante, coprono parte del cielo, facendomi ombra,
donandomi un po' di ristoro. Sembra il bosco di poco prima. Non
c'è niente di diverso... eppure... eppure c'è qualcosa che non
mi quadra... Sono io che mi sento diverso! Come se non fossi al
mio posto. Sento dolore ovunque, nel mio piccolo corpo
imperfetto. Cosa mi è capitato. Provo ad alzarmi in piedi, ma
non ci riesco. Mi sembra di essere una piccola tartaruga, che una
volta sdraiata sul guscio non trova più il modo per rialzarsi.
Il mio corpo non risponde ai miei comandi, come se si ribellasse.
Mi sento goffo e impacciato.
Lì, sdraiato in mezzo all'erba, che mi solletica e mi punge allo
stesso tempo, ripenso. Ripenso alla sera prima. Quel desiderio
così intenso e forte, che per un'istante avevo pensato persino
che si potesse avverare. E poi quella fitta intensa, in qualsiasi
angolo del mio corpo. L'impressione di morire. Eppure sono ancora
vivo, osservo guardando il mio petto che si abbassa e si rialza
regolarmente.
QUESTO E' IL MIO PETTO?
Senza neanche rendermene conto mi ritrovo in piedi, preso da uno
scatto e uno spavento improvvisi. Non vedo tutto dalla
prospettiva di un semplice cane ma... di un... Non è possibile!
Sto sognando! Mi prendo parte della faccia, dandomi un fastidioso
pizzicotto. Reprimo un urlo notando le mie zampe... Non ci sono
più le mie zampette massicce e un po' pelose... Ma due grosse
mani rosa... Due palmi enormi. Io sono... Sono... Mi sono
trasformato in un uomo!!!
Non ho neanche il tempo di riordinare i miei pensieri. Sono un
uomo. Nudo in mezzo a un bosco. Conosco le abitudini degli
umani... Loro si coprono con degli abiti... Quindi non mi
stupisco quando sento un urlo femminile alle mie spalle. Un urlo
acuto che riecheggia nel bosco, rimbalzando sugli alberi. Mi
volto di scatto, peggiorando la situazione. Riesco appena a
scorgere la chioma corvina di Angel che scappa via urlando.
Cerco disperatamente qualcosa per coprirmi. QUALSIASI COSA! Non
ho neanche il tempo per fare questo. Dal cespuglio sbuca proprio
lui: l'odiato Clive! Non dev'essere la mia giornata fortunata...
-Sporco maniaco! Cosa hai fatto alla mia ragazza? Copriti!-
sembra fuori di sè e la cosa, malgrado la situazione disperata,
mi diverte alquanto.
Il mio cervello viaggia velocissimo alla ricerca di una scusa.
Sposto gli occhi sul bastone che tiene in mano Clive, mentre si
dirige verso di me con gli occhi azzurri infuocati.
Istintivamente mi accuccio per terra, nascondendo il viso tra le
mani. Inizio a tremare, malgrado ci sia davvero caldo. Sento il
rumore del pesante bastone che cade a terra. Il contatto con la
terra umida. E poi un silenzio... Pesante. Non ho abbastanza
coraggio per guardare come sia la situazione. Stringo
maggiormente le mani attorno al mio viso. Se sapessi come
muovermi con questo corpo, sarei già scappato. Invece sto lì,
nudo, sotto gli occhi di Angel e Clive... Aspettando col cuore in
gola una loro reazione... Qualsiasi cosa pur di rompere questo
silenzio agghiacciante. Sento avvamparmi le guance... Un senso
di... di... imbarazzo! Mai provato prima in vita mia. Vivendo in
un corpo umano, probabilmente è impossibile non provare
sensazioni umane! Mi vergogno della mia nudità. Rimango lì
tremolante.. Un secondo dopo l'altro, mentre il tempo scorre con
una lentezza inaudita. Sento il tocco lieve di una mano sulla mia
spalla... La riconosco ma non oso alzare gli occhi. Mi rannicchio
ancora più in me stesso.
-Non ti preoccupare non ti facciamo del male!- la voce dolce di
Angel mi rincuora. Cosa potrò dire adesso? E se mi chiedesse
come mi chiamo o dove abito? Vengo preso dal panico... Non so
proprio che fare.
Clive in fondo è un bravo ragazzo... Mi ha prestato i suoi
vestiti, che mi vanno un po' stretti, ma meglio che rimanere
nudi. Non mi hanno ancora chiesto niente... Io non ho ancora
aperto bocca, anche se vedo le occhiate che si scambiano,
dubbiosi. Non sanno se fidarsi di me e li capisco. Ma per ora mi
tengono con loro... Devo fargli davvero molta pena.
Siamo seduti per terra, pronti a pranzare. Mi mettono davanti un
piatto... Non so cosa ci possa essere dentro, ma ho una fame da
lupi. Inizio a mangiare voracemente prendendo il cibo con la
bocca, direttamente dal piatto. Di nuovo quel silenzio
opprimente. Alzo lo sguardo. Clive mi guarda con gli occhi
spalancati, mentre Angel con un'aria alquanto schifata, mentre
arriccia il nasino perfetto in una smorfia disgustata. Appena si
rende conto che la sto guardando ricambia l'occhiata, accennando
un sorrisino tirato. A un tratto mi sento tremendamente ridicolo.
Appoggio il piatto per terra, senza far rumore, mordendomi il
labbro inferiore. Prendo un tovagliolo e mi pulisco accuratamente
la bocca. Poi inizio a fissarmi insistentemente le scarpe... Non
voglio affrontare di nuovo il loro sguardo. Clive si schiarisce
la voce e poi inizia a parlare:
-Ehm... Bhe! Come ti chiami?- Non rispondo continuando a fissarmi
la punta delle scarpe, leggermente consumata.
-Ce l'avrai un nome!- esclama, non nascondendo il suo
divertimento.
Mi sta prendendo in giro. Ma io non so come ribattere. Se fossi
ancora nei miei panni di cane, gli avrei morso una mano o un
piede, ma ho già fatto non poche stranezze, non ammesse nel
mondo umano. Devo abituarmi a comportarmi come loro. Mi costringo
a non rispondere... Non so che suono potrebbe avere la mia
voce... Non so che aspetto ho e che impressione faccio. Nel
complesso devo sembrare davvero patetico.
-Clive dacci un taglio! Non vedi com'è spaurito?- sento la voce
seccata della mia padroncina, e la cosa mi fa davvero piacere.Mi
sta difendendo, proteggendomi dal suo ragazzo. Lui sembra
piuttosto infastidito dalla mia presenza e la cosa non può che
farmi piacere.
Continuo comunque a fissarmi i piedi, mentre attoriciglio
freneticamente le mani. La manina chiara di Angel si appoggia
delicatamente sulle mie. Improvvisamente mi calmo, sentendo una
pace improvvisa e piacevole. Noto che le mie mani sono grosse e
molto più scure rispetto alla sua. La voce docile ma allo stesso
tempo profonda si fa largo fra i miei pensieri:
-Che ti è successo? Cosa ci facevi nudo in mezzo al bosco?-
quella domanda era rimasta sospesa nell'aria fino a quel momento.
Tutti e due volevano promela, ma non sapevano come chiedermelo.
Avevo pensato a mille scuse... Ma in quel momento sentii la mente
completamente vuota. Il mio cuore batteva freneticamente. Un
battito... E poi un altro... E un altro ancora... A una velocità
spaventosa. Come se avessi fatto una corsa a perdifiato lungo i
campi.
-Ecco... Io...- sento la mia voce finalmente. E' molto profonda e
leggermente rauca. Non so come terminare la frase... Mi fa un
effetto strano sentir uscire dalla mia gola parole e suoni...
Frasi che anche Angel può capire! Mi sento pervaso da una gioia
infinita, perdendo di vista la domanda che mi è appena stata
posta. Clive si schiarisce nuovamente la voce insistentemente.
Vuole che parli... Ma io non so che dire...
Improvvisamente un'idea mi illumina... Si vede che ho messo in
funzione anche il mio cervello umano.
-Mi... Mi hanno derubato... E svestito... Mi ricordo solo
questo...-
-Splendido...- commenta acido Clive.
Mi rimangio quello che ho detto... Non è per niente un bravo
ragazzo!
-La vuoi piantare Clive?!- il tono sempre più innervosito della
mia padroncina mi diverte. Abbozzo un sorriso, distendendo
finalmente il viso, contratto fino a poco prima in un'espressione
incerta e preoccupata.
-Allora anche tu riesci a sorridere?- il viso dolce di Angel si
rivogle a me... Per un attimo lei ha guardato solo me. Mi ha
guardato come uomo... Come ragazzo... Chissà che aspetto ho?! Ha
riservato un piccolo, dolce istante della sua vita, posando i
suoi occhi nei miei. Mi sento invincibile. Niente ormai mi
spaventa.
Clive la guarda con quell'aria gelosa ed esclama in modo burbero
che sarà il caso di andare a letto. Tira fuori il suo sacco a
pelo e vi si rannicchia, isolato in un angolo, senza calcolare
minimamente che io dovrò dormire sul terriccio umido, non avendo
il sacco a pelo.
Angel non sembra intenzionata a dormire. Mi scruta con la coda
dell'occhio, mentre riordina, riponendo tutto negli zaini.
-Allora non ti ricordi neanche come ti chiami?- chiede con
un'aria disinteressata, senza voltarsi.
-No...- mi sento quasi in colpa a mentirle. E comunque se le
dicessi la verità non mi crederebbe. Abbasso nuovamente lo
sguardo... Chissà che opinione si è fatta di me?! Sento uno
scalpiccio alla mia destra. Alzo lo sguardo di scatto... Davanti
a me non c'è più nessuno. Sento ancora il suo odore nell'aria.
Mi giro a destra e vedo scomparire il suo piede in mezzo al folto
della foresta. Mi affretto a seguirla, come un cagnolino fedele.
-Cosa ci fai in mezzo al boschetto?- per una volta sono io a
porre una domanda. Sembra quasi stupita.
-Cerco il mio cane... Ieri sera non è tornato alla tenda...- ha
la voce più acuta del solito. Sembra che stia trattenendo le
lacrime... Impossibile che pianga per me... Il piccolo
insignificante Charlie! Adesso sono sicuramente più
interessante. Sono come lei... Presto si dimenticherà di
quell'ammasso di pulci che ero.
In questo momento, non so come aiutarla. Io, meglio di chiunque
altro, so che non troverà mai più il piccolo Charlie. Sento una
fitta improvvisa al cuore... Che sensazione strana... Di...
Dispiacere... Nostalgia. Possibile che mi manchi il mio piccolo
corpicino peloso? Adesso, proprio adesso che ho ottenuto quello
che volevo di più al mondo? Essere come Angel...
Improvvisamente, fissando il viso assorto e rattristato della mia
padrona, mi rendo conto di una cosa... Lei amava proprio quella
creaturina insignificante che ero prima... Quel piccolo ammasso
di peli, un po' sovrappeso. Quel muso buffo e sporco. Adesso sono
come lei. Ma non mi rivolge le stesse attenzioni... Per lei non
sono nessuno... Non valgo niente. Mi tiene con sè solo perchè
è mossa dalla compassione. La mia struggente storia deve averla
colpita, deve aver attirato la sua attenzione... Ma niente di
più. Io rimango uno sconosciuto per ora. Si è persino
dimenticata della mia presenza... E' troppo occupata a cercare in
mezzo ai cespugli, sporcandosi e tagliandosi le manine perfette e
pallide. Non so cosa fare. Mi sento nel posto sbagliato... Preso
da uno strano impulso, la prendo per le mani, costringendola a
fermarsi e a prestarmi attenzione. Lei mi guarda con gli occhi
lucidi, impotenti. Mi costringo a parlare:
-Così ti farai male Angel... Lascia cercare a me!-
Le stringo un'ultima volta le mani prima di lasciarle
definitivamente. Inizio a rovistare nei cespugli, ben sapendo che
non troverò nessun cane...
CONTINUA...
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