X Agosto

di FanficsAngels
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Stelle Cadenti ***
Capitolo 3: *** Cambiamenti... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


FF CANE

X Agosto
Prologo

Sono sdraiato in soggiorno. La freschezza delle federe del divano mi ristora, mentre percepisco l'odore di pulito che sprigionano. Fa un caldo torrido. Il sole filtra insistentemente attraverso le persiane socchiuse. E' già mattino. Mi viene tristezza a pensare di affrontare un'altra giornata senza lei. In casa c'è ancora un silenzio inviolabile. Tutti dormono... eccetto me. Troppi pensieri mi affollano la mente... Non riesco a riprendere sonno, malgrado mi ostini a serrare gli occhi. Quasi non volessi mai più svegliarmi... Starete pensando che sono davvero patetico! Ma l'amore ci riduce a poco più di vegetali. Guardiamo tutti con quell'aria svampita e beata, e ci perdiamo in sospiri e sguardi languidi. Chiunque cerchi di infiltrarsi in questa sorta di mondo parallelo, viene brutalmente respinto dalla nostra assoluta indifferenza alla sua presenza.
Se poi l'amore, per giunta, non è neanche corrisposto, il mondo sembra caderci addosso. Passiamo metà della nostra giornata a pensare a lei, e per la metà rimanente ci chiediamo come mai il mondo è così meschino con noi. Cosa abbiamo fatto di male? Perchè siamo nati, se poi dobbiamo soffrire così per il resto della nostra vita? Bhe... Forse sembrerò un po' troppo catastrofico... Ma io la vedo così! Anche perchè io sono uno di quei casi senza speranza che sono la causa dei propri mali. Perchè quando c'è un lui e una lei, inevitabilmente subentra anche l'altro. Succede sempre così... Non solo nelle soap da quattro soldi... Ormai inizio a pensare che sia una regola naturale... Oppure un teorema geometrico... Comunque sia non me ne intendo molto di queste cose...
E che dire se proprio grazie a voi è subentrato l'altro? La prima ipotesi è il suicidio... Ma in effetti è un po' troppo avventata come considerazione. Quindi non ci rimane che il suicidio figurato. Ci uccidiamo con le nostre stesse paranoie, con i nostri problemi amplificati dalla nostra mente. Ed ecco come un mammifero, può improvvisamente, tramite un lungo processo tortuoso, trasformarsi in un vegetale.
Se fosse una bella favola, però, ci sarebbe l'antidoto. O una fata benigna che arriva all'improvviso, ti piomba davanti passando attraverso muri e porte, e ti fa ritornare allo stadio iniziale. Magari ti dà anche una qualche pozione d'amore... Così lei si innamorerà perdutamente di te, e manderà a cagare quell'altro. E tutti vissero felici e contenti...
Ma come al solito, vi sembrerà retorica, la realtà non è come la fantasia! Il mio è uno di quei amori impossibili. Quelli che non si avvereranno mai. Lei è così bella... Con quel suo vitino esile e le cosce morbide. Gli occhi sono di un nero profondo, contornati da folte ciglia scure, sempre finemente truccate. I capelli li tiene lunghi, quasi sempre sciolti, mentre le accarezzano la schiena ricadendo liscissimi e soffici. Sembra la perfezione fatta persona con quel visino regolare e il sorriso splendente. Sembra un angelo che, perdendo le sue candide ali, è precipitato in questo mondo corrotto, costretto a vivere con i comuni mortali. Anche il suo nome riflette a pieno la sua personalità: Angel. Penso che i suoi genitori non avrebbero potuto scegliere un nome migliore.
E' irragiungibile... Bellissima sotto ogni punto di vista. Perchè io la conosco bene. Conosco bene il suo carattere così complicato, pieno di sfumature e allo stesso tempo così semplice. Sapete perchè la conosco così bene? Perchè vivo in casa sua da un anno e mezzo ormai. Sarebbe stato facile per me farla innamorare o almeno interessare a me... Ma voi non sapete ancora una cosa molto importante... Io sono un cane!

CONTINUA...

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Capitolo 2
*** Stelle Cadenti ***


X Agosto

X Agosto
Capitolo 1

Una ragazza camminava con passo spedito sotto la pioggia. Era uscita di casa senza portarsi dietro nè un ombrello, nè una giacca a vento un po' più pesante. Teneva lo sguardo basso, infastidita dalle gocce che precipitavano dal cielo insistentemente. Le sue dita sottili erano strette attorno a un guinzaglio, mentre un cane trotterellava allegro al suo fianco, senza quasi accorgersi della pioggia. Ogni tanto si fermava, fiutando qualcosa nell'aria, o fermandosi in mezzo al prato del viale per fare i suoi bisogni. La giovane si fermava a sua volta, iniziando a tamburellare il piede per terra, mentre tirava leggermente il cagnolino finchè non si muoveva e ricominciava a seguirla. Non vedeva l'ora di tornare a casa. Era già fradicia e i suoi lunghi capelli corvini erano tutti crespi e gonfi.
Il cane si fermò per l'ennesima volta:
-Charlie! Ti vuoi muovere? Non vedi che piove a catinelle???- il cane non accennava a seguire l'ordine, mentre si impuntava con le zampe posteriori.
La ragazzina diede un ultimo violento strattone, ma l'animale si liberò dal guinzaglio, che era legato a un'imbracatura posta sotto la sua pancia. Con un salto agile riuscì a divincolarsi da quell'intrico di corde. La guardò poi, piegando leggermente la testa di lato. Lei si lanciò verso il cane, ma non riuscì a riprenderlo, sfiorando a malapena il collare. Il piccoletto iniziò a correre, pensando che fosse un modo divertente per giocare con la sua padroncina. La ragazza, dopo un attimo di spavento e sconforto, si lanciò all'inseguimento del cane.
Il beagle era sempre stato veloce, e ormai era lontano. Lei continuava a correre... Vide sbucare la strada, poco distante dal cagnolino. Cercò di correre più veloce che poteva. L'idea che il suo Charlie potesse finire sotto una macchina la faceva stare malissimo. Come avrebbe fatto senza il suo migliore amico? Possibile che fosse così stupido da continuare a correre?! Per quanto potesse correre non sarebbe riuscita a raggiungerlo in tempo! Ma non poteva arrendersi così! Il suo piccolino era in pericolo. Iniziò a urlare a squarciagola a un ragazzo che stava attreversando il viale nella sua direzione, e che era appena stato superato da Charlie:
-Ti prego! Ferma il mio cane!!!-
Lui si guardò un attimo attorno spaesato. Si voltò e vide il cane sfrecciare in direzione della strada. La ragazza lo vide partire all'inseguimento, lasciando cadere l'ombrello che teneva in mano fino a poco prima. In men che non si dica lo raggiunse, fermandolo, tenendo stretto il collare. Lui cercò di scappare, vedendosi tenuto da uno sconosciuto. Ma la sua mano era ferma.
Finalmente la ragazza riuscì a raggiungere il cane, afferrando il collare del cane con uno scatto, risultando quasi scortese. Con le mani tremanti, riaccanciò il guinzaglio. Si era presa davvero un colpo. Il suo piccolino le era scappato e aveva rischiato di perderlo... Per sempre. Al solo pensiero gli occhi cominciarono a pizzicarle, mentre una lacrima cristallina si mischiava alle gocce di pioggia che già numerose le solcavano il viso. Abbassò di scatto lo sguardo per non incontrare quello dello sconosciuto, chinandosi ad accarezzare insistentemente il cane. Vide i piedi del giovane muoversi nella direzione opposta alla sua, probabilmente per recuperare il suo ombrello. Dopo essersi rincuorata della salute del cagnetto, si rese conto di essere stata estremamente sgarbata. Come se si rendesse conto solo in quel momento del luogo in cui era e di quello che aveva fatto, si alzò di scatto. Si diresse con qualche ampia falcata dal ragazzo, che una volta raccolto l'ombrello, lo stava portando sopra la testa, muovendo un passo verso la direzione che stava prendendo prima di essere interrotto.
-Senti. Scusa per la mia reazione di poco fa... Mi è preso un bel colpo!- cercò di giustificarsi lei, ma il ragazzo non accennava a darle ascolto: -Ti ringrazio! Se non ci fossi stato tu a quest'ora chissà dove sarebbe il mio Charlie!-
Lui si voltò squadrandola dall'alto in basso, rispondendo: -Bene... Prego e arrivederci.- Con un tono freddo e scostante.
Lei si morse il labbro inferiore, riducendo gli occhi a due fessure. La risposta l'aveva innervosita e non poco. Cercò di contenersi, ricordando a se stessa che ad aver fatto il primo errore era stata lei. Si sforzò di non reagire troppo duramente, parlando in modo dolce e comprensivo:
-Senti... Mi dispiace veramente! Sono stata una cafona! Ti offro un tè...-
Il ragazzo si girò, con un sorriso immenso stampato in volto.
-Grazie!!!-
La giovane lo guardò sbigottita: "Ma che scroccone è sto tizio??" cercò di non dare troppo a vedere il suo pensiero, sfoderando un sorrisetto di circostanza. Poi spiegò in tono pratico:
-Bhe... Ma prima vado a cambiarmi e portare a casa il cane. Tu aspettami pure qui.-
Il giovane diede una rapida occhiata ai vestiti infradiciati della ragazza, e agli occhioni spalancati del cane, che lo guardava stranito.
Con un passo fu al fianco della ragazza, coprendola con il suo ombrello:
-Ti accompagno... Però assieme al tè, voglio anche un pezzo di torta!- affermò, mostrando poi la punta della lingua.
-Scroccone!- commentò l'altra, rimandandogli l'occhiata. Non sapeva perchè, ma si sentiva di poter subito dare confidenza a quel ragazzo. Era qualcosa che non sapeva come spiegarsi... Una specie di sesto senso.
Il cane sembrò infastidito dalle occhiate che si lanciavano i due. Saltò per attirare l'attenzione, non ottendendo l'effetto sperato. Spinse il suo muso contro il polpaccio della padroncina. Lei lo guardò con due occhi gelidi. Era ancora arrabbiata per prima. Si fece piccolo, piccolo, iniziando a camminare a testa bassa, con la coda tra le gambe. Intanto ascoltava le risate della ragazza, che camminava a fianco al tipo misterioso.

Ed è così che le mie sofferenze sono raddoppiate. Mi ero ormai abituato a guardarla da lontano. Sorridere nella mia mente quando la vedevo felice. Quando sentivo la sua mano delicata sfiorarmi il capo e scivolarmi lungo la schiena. Guardarla come un sogno irragiungibile... Irrealizzabile. Tutto questo aveva un nonsochè di romantico. In fondo io non potevo averla, ma nessun altro fino a quel momento aveva avuto il privilegio di starle a fianco. O perlomeno non l'avevo mai visto in faccia. Non li avevo mai visti insieme, ridere. Scherzare... Abbracciarsi. Non so cosa sia successo quella sera, quando si sono seduti a un tavolino di un qualsiasi bar. Senza sapere niente l'uno dell'altra.
Fatto sta che quel tizio si è attaccato come una cozza a casa MIA. E' sempre qui, sul MIO divano. Abbracciato alla MIA Angel.
Se penso che su queste stesse federe, dove adesso sono sdraiato, inondato dalla luce mattutina che filtra attraverso le persiane, sono stati loro, solo ieri. Avvinghiati uno all'altro... Sento il mio piccolo cuore che si spezza. Non so se i cuori, nel momento in cui si spezzano, in cui una piccola crepa si allarga sulla superficie rossastra, facciano qualche rumore. Ma mi sembra quasi di sentirlo, quel suono brusco, tutte le volte che li vedo insieme.
Sento un rumore provenire dal piano di sopra. Angel si è svegliata. Mi decido a svegliarmi del tutto da quello stato di dormiveglia e salto giù dal letto con un balzo agile. Percorro le scale il più velocemente possibile. Ed ecco quella sottile porta di legno che mi separa da lei. Inizio a grattare insistentemente sulla superficie marrone, aspettando che da dentro mi apra.
-Ma ciao Charlie!-
Esclama guardandomi mentre apre la porta, riservandomi una fugace carezza. E' già vestita e sta riordinando la sua camera, che è sempre in super disordine. Riesco a capirlo anch'io, che sono un cane! Finito qualche piccolo e veloce rassestamento, vola come una farfalla verso lo specchio, dandosi una rapida sistemata ai capelli lunghi. Canticchia. Lo fa da quando sta con quel tipo. Si mette davanti allo specchio e canticchia. Va a fare la doccia e canticchia. Si prepara e canticchia. Questo mi fa pensare. Che questo ragazzo la renda davvero felice? Come mai io avrò l'occasione di fare. La cosa mi addolora moltissimo, ma non posso farci niente. Posso solo stare lì a guardare.
Ecco. Mi sono distratto un attimo, perdendomi nei miei pensieri, e lei è scomparsa!!! Corro giù per la tromba delle scale, mentre sento la sua voce che discute con sua madre.
-Mamma! Non fare storie! Stasera esco con Clive! E' il 10 agosto! La notte delle stelle cadenti!-
-Ma ormai esci tutte le sere! Non vorrei che diventasse un'abitudine! Quando andrai a scuola....-
-Non potrai più comportarti a questo modo!- le fece il verso Angel, ripetendo la frase con cui sua madre concludeva le sue ramanzine da un po' di tempo a questa parte.
-Sei davvero maleducata signorina! Oh signore mio, cosa ho sbagliato nell'allevarla?- si chiese roteando gli occhi al cielo.
-Lascia in pace il signore che avrà cose più importanti da fare!-
-Vedi di cambiare tono con me signorinella!!! Sei ancora una bambina! E esci con un giovane che hai conosciuto qualche mese fa! Non sai niente di lui! Cerca di non affezionarti troppo, che potresti rimanere delusa!-
-Non sono più una bambina! So badare a me stessa e prendere le mie decisioni!- urlò, sentendosi punta nell'orgoglio.
-Fa un po' quello che ti pare!- sbottò la donna, mentre gli occhi scurrissimi si incendiavano, incenerendo la figlia.
La ragazza uscì dalla camera sbattendo la porta, come suo solito.
Si avvicina lentamente a me con il viso imbronciato. Mi accarezza e mi scocca un bacio in fronte.
-Preparati! Stasera vieni via con me.-
Iniziai a scondinzolare senza ritegno. Bhe... che ci volete fare. Sono un pelo trasparente nei miei attegiamenti.

La sera sembrava non arrivare mai. Aspettavo e aspettavo. Ma le lancette sembravano non muoversi mai. Non avevo niente da fare. La casa era deserta. Avevo provato a commuoverli con la mia solita scenata: una grattatina alla porta, mugugnii struggenti e qualche ululato. Ma non era servito a niente. Erano uscite tutte e due comunque, come al solito. Odio la solitudine. Il tempo che non passa mai. E odio Clive! Con tutto me stesso! Ah... è vero. Non vi avevo detto come si chiama il mostro.Mi assopisco. Dormirò una mezz'oretta e poi troverò qualcos'altro da fare. Sono un cucciolo pieno di risorse io!

... E pieno di sonno. Mi sono alzato... Una bella stiracchiatina, e giù dal divano, pronto a mettermi in moto. Ecco che mi cade l'occhio sull'orologio, dai colori sgargianti, che troneggia in salotto. Non è possibile. SONO GIA' LE NOVE!!!! Devo prepararmi! Che scemo... Sono solo un cane. E lo rimarrò per sempre. Vengo preso da un attacco di sconforto improvviso. La mia natura non può cambiare. Per carità. Mi piace essere cane. Meglio che uomo sicuramente. Troppe preoccupazioni, troppo affanno. Superata una faticosa giornata, devi rimboccarti le maniche e affrontarne una peggiore della precedente. E poi certe persone sono davvero orrende, e forse è meglio essere un cane, sicuramente meno intelligente e dotato, ma con un cuore infinitamente più grande!
Però... Se fossi un ragazzo... Potrei tenerla al mio fianco e farle tante coccole. Riempirla di baci e carezze.
Sento il rumore metallico della chiave che gira dentro la serratura. E' Angel! La riconosco da come la apre, delicatamente, come per non fa rumore. Le corro subito incontro, facendole le feste.
Però mi sembra strana. Ha un'aria quasi assente. Un'espressione preoccupata. Sale di corsa in camera, senza degnarmi di uno sguardo. Mi porto velocemente ai piedi della scala e la vedo scendere con uno zaino esageratamente grosso per una serata con il proprio ragazzo. Di solito le donne in queste occasioni portano borsette minuscole, in cui al massimo entrano un mazzo di chiavi e un pacchetto di fazzoletti. Mentre la presenza di quello zaino mi inquieta. Non ne capisco il motivo. E quello che non capisci ti fa sempre un po' paura. Prende il guinzaglio da una zuppiera di ceramica, finemente decorata, che adorna il tavolo della cucina. Mi viene vicino con passo svelto. Di solito mi metto a correre intorno al tavolo, per giocare un po' con lei. Ma adesso è diverso. C'è qualcosa che mi preoccupa. Non riesco quasi a muovere le zampe. Ho un brutto presentimento. Mi mette il guinzaglio e mi strattona fino alla porta, abbandonando una busta bianca sul mobile in soggiorno. Chiude seccamente la porta e scende le scale. La seguo, senza bisogno di essere tirato. Cammino per abitudine. In questo momento vorrei poterle dire qualcosa, chiederle chiarimenti. Ma non posso. Non potrò mai parlarle. In un momento come questo, vorrei poter fare qualcosa...

Dopo avermi portato in macchina (la macchina dell'odiato Clive per precisare), aver percorso strade sconosciute e aver percepito odori diversi dai soliti che sono abituato a sentire, ci siamo fermati. In mezzo a un boschetto, disperso tra le verdi campagne. Un posto assolutamente sconosciuto e buio. Si sono seduti su una coperta, che Angel ha tirato fuori dallo zaino... Uno zaino troppo grosso per una serata galante. Un posto troppo strano per un appuntamento romantico. Sentii un brivido lungo la schiena, ma non c'era neanche un filo di vento. I due bisbigliavano... La voce di lui era un pelo più alta:
-Angel! Che ti è saltato in testa? Questo cane ci sarà d'impiccio?!-
-Non potevo scappare senza portarlo con me! E se non vuoi lui vuol dire che non vuoi neanche me!-
Tipica mossa da fidanzata trascurata. Non badai a questo. Neanche le smancerie di lui, che seguirono l'affermazione di Angel, per dimostrare che gliene fregava eccome di lei. Badai alle loro parole. Angel era scappata di casa con un ragazzo che conosceva da pochi mesi. Aveva abbandonato sua madre, da sola in quell'appartamento. In quel momento si spalancarono due strade di fronte a me. Cercare la via di casa, rischiando di morire di stenti o per mezzo di uno di quegli esseri infernali chiamati macchine, oppure rimanere con Angel, finchè morte non ci separi in tutti i secoli dei secoli... Amen.
Logicamente i due piccioncini hanno già fatto pace... Stanno teneramente abbracciati. Uno accocolato tra le braccia dell'altro. Quanto li invidio. Quanto LO invidio! Sono qui, accovacciato di fianco alla mia padrona, anche se mi sembra di essere anni luce distante da lei. Ogni tanto mi rivolge uno sguardo o una carezza fugace... Ma ha ben altro da fare...
In questi casi ci si pone la fatidica domanda: MA COS'HA LUI CHE IO NON HO? Lui ha due gambe... Cammina bene eretto su due piedi. Ha delle labbra umane, da baciare. E delle braccia che possono tenerla stretta a sè, che possono proteggerla e coccolarla. Io non posso neanche lontanamente sperare che qualcosa tra noi accadrà. Ma questo è il mio più grande desiderio. Nascosto negli antri più bui del mio piccolo cuore, che batte interamente per lei... Per un suo gesto, una sua parola, una sua carezza!
Non so cosa darei per poterle sfiorare il viso, con dita umane. Per poter assaporare il gusto delle sue labbra, e affondare il mio viso tra i suoi capelli.
Una scia luminosa attraversa il cielo, improvvisamente. E' stata bellissima e magica, anche se è durata un attimo. Come tutte le cose preziose è durata pochissimo, lasciando comunque una sensazione di stupore per la sua incredibile bellezza. Sento la voce meravigliata della mia piccola Angel alle mie spalle:
-Guarda Clive! Una stella cadente!-
Oggi è il 10 agosto! Me l'ero dimenticato! La notte magica, in cui ogni desiderio può diventare realtà. Come sarebbe bello. Se un desiderio, a cui aspiro con tutta la mia anima e con tutto il mio cuore, si avverasse nella notte di S.Lorenzo, sarei la creatura più felice del mondo. Non chiederei nient'altro dalla vita.
Devo essere svelto. Il cuore mi batte a mille. E' un'operazione delicata. Voglio vedere un'enorme e stupenda stella cadente, mentre esprimo con tutte le mie energie un desiderio... Quel desiderio.
"Voglio diventare un essere umano e poter stare anche se per poco al fianco di Angel!"
L'ho vista! Una stella stupenda, che ha deciso di abbandonare il suo posto nel firmamento, lassù. Per darmi una piccola speranza. La più grande che abbia mai visto. Sento a malapena le esclamazioni di meraviglia di Clive e Angel... Sono troppo concentrato. Chissà se la stella mi ha sentito? Chissà se chi sta lassù e tutto decide, è riuscito ad udire la mia richiesta disperata e speranzosa, al tempo stesso.
Trattengo il fiato.. Non succede niente. Altre stelle. Ma nessuna è bella come quella... Nessuna. Ho quasi timore a riformulare un simile desiderio, anche se solo nella mia mente.
Dopo qualche istante di calma piatta, sento un dolore lancinante. Non capisco da dove provenga. Forse hanno deciso che ho preteso troppo. Che ho sfidato le naturali leggi umane e fisiche. Che sono stato arrogante. Per questo vogliono forse la mia vita in cambio?! Ho osato così tanto, da scatenare l'ira di Dio?! Emetto un uggiolio sommesso, attirando così l'attenzione dei due ragazzi. Il dolore si fa sempre più forte. Sembra che qualcosa stia crescendo dentro di me, e che non trovi spazio all'interno del mio piccolo corpicino. Che lo voglia dilaniare dall'interno?! Mi faccio forza. In un attimo sono in piedi. Corro il più veloce possibile. Corro e corro... Non mi fermo. Il dolore si fa sempre più forte, ma io mi concentro sulla corsa. Devo pensare a correre. A far muovere le mie gambine il più in fretta possibile. Perchè sento la sua voce. Mi sta chiamando. Urla. Chiama il mio nome. Ma io non posso tornare indietro. Non voglio che mi veda morente...
Non so per quanto abbia corso. Mi fermo all'improvviso, come se avessi esaurito tutte le mie energie. Come se il mio corpo non potesse muoversi mai più. Cado a terra spossato... Mi si chiudono gli occhi, malgrado lotti con tutto me stesso per tenerli spalancati. Il buio mi inghiottisce... E' questa la morte?!

CONTINUA...

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Capitolo 3
*** Cambiamenti... ***


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X Agosto
CAPITOLO 2

Cambiamenti...

Apro gli occhi, così... All'improvviso! Una luce abbagliante mi accieca. Socchiudo le palpebre più volte mentre mi abituo piano a quel dolce bagliore. Dove mi trovo? Sono davvero morto? E' questo il famoso aldilà, di cui tutti parlano? Facendomi coraggio un'ultima volta, spalanco gli occhi costringendomi a guardarmi intorno.
La prima cosa che rivedo, dopo quel buio infinito, è il cielo. Stupendo nella sua immensità, nei suoi colori freddi, ma che riempiono il cuore di gioia. Qualche nuvola candida decora l'azzurro, come morbidi batuffoli di cotone. Delle fronde, di un verde acciecante, coprono parte del cielo, facendomi ombra, donandomi un po' di ristoro. Sembra il bosco di poco prima. Non c'è niente di diverso... eppure... eppure c'è qualcosa che non mi quadra... Sono io che mi sento diverso! Come se non fossi al mio posto. Sento dolore ovunque, nel mio piccolo corpo imperfetto. Cosa mi è capitato. Provo ad alzarmi in piedi, ma non ci riesco. Mi sembra di essere una piccola tartaruga, che una volta sdraiata sul guscio non trova più il modo per rialzarsi. Il mio corpo non risponde ai miei comandi, come se si ribellasse. Mi sento goffo e impacciato.
Lì, sdraiato in mezzo all'erba, che mi solletica e mi punge allo stesso tempo, ripenso. Ripenso alla sera prima. Quel desiderio così intenso e forte, che per un'istante avevo pensato persino che si potesse avverare. E poi quella fitta intensa, in qualsiasi angolo del mio corpo. L'impressione di morire. Eppure sono ancora vivo, osservo guardando il mio petto che si abbassa e si rialza regolarmente.
QUESTO E' IL MIO PETTO?
Senza neanche rendermene conto mi ritrovo in piedi, preso da uno scatto e uno spavento improvvisi. Non vedo tutto dalla prospettiva di un semplice cane ma... di un... Non è possibile! Sto sognando! Mi prendo parte della faccia, dandomi un fastidioso pizzicotto. Reprimo un urlo notando le mie zampe... Non ci sono più le mie zampette massicce e un po' pelose... Ma due grosse mani rosa... Due palmi enormi. Io sono... Sono... Mi sono trasformato in un uomo!!!
Non ho neanche il tempo di riordinare i miei pensieri. Sono un uomo. Nudo in mezzo a un bosco. Conosco le abitudini degli umani... Loro si coprono con degli abiti... Quindi non mi stupisco quando sento un urlo femminile alle mie spalle. Un urlo acuto che riecheggia nel bosco, rimbalzando sugli alberi. Mi volto di scatto, peggiorando la situazione. Riesco appena a scorgere la chioma corvina di Angel che scappa via urlando.
Cerco disperatamente qualcosa per coprirmi. QUALSIASI COSA! Non ho neanche il tempo per fare questo. Dal cespuglio sbuca proprio lui: l'odiato Clive! Non dev'essere la mia giornata fortunata...
-Sporco maniaco! Cosa hai fatto alla mia ragazza? Copriti!- sembra fuori di sè e la cosa, malgrado la situazione disperata, mi diverte alquanto.
Il mio cervello viaggia velocissimo alla ricerca di una scusa. Sposto gli occhi sul bastone che tiene in mano Clive, mentre si dirige verso di me con gli occhi azzurri infuocati. Istintivamente mi accuccio per terra, nascondendo il viso tra le mani. Inizio a tremare, malgrado ci sia davvero caldo. Sento il rumore del pesante bastone che cade a terra. Il contatto con la terra umida. E poi un silenzio... Pesante. Non ho abbastanza coraggio per guardare come sia la situazione. Stringo maggiormente le mani attorno al mio viso. Se sapessi come muovermi con questo corpo, sarei già scappato. Invece sto lì, nudo, sotto gli occhi di Angel e Clive... Aspettando col cuore in gola una loro reazione... Qualsiasi cosa pur di rompere questo silenzio agghiacciante. Sento avvamparmi le guance... Un senso di... di... imbarazzo! Mai provato prima in vita mia. Vivendo in un corpo umano, probabilmente è impossibile non provare sensazioni umane! Mi vergogno della mia nudità. Rimango lì tremolante.. Un secondo dopo l'altro, mentre il tempo scorre con una lentezza inaudita. Sento il tocco lieve di una mano sulla mia spalla... La riconosco ma non oso alzare gli occhi. Mi rannicchio ancora più in me stesso.
-Non ti preoccupare non ti facciamo del male!- la voce dolce di Angel mi rincuora. Cosa potrò dire adesso? E se mi chiedesse come mi chiamo o dove abito? Vengo preso dal panico... Non so proprio che fare.

Clive in fondo è un bravo ragazzo... Mi ha prestato i suoi vestiti, che mi vanno un po' stretti, ma meglio che rimanere nudi. Non mi hanno ancora chiesto niente... Io non ho ancora aperto bocca, anche se vedo le occhiate che si scambiano, dubbiosi. Non sanno se fidarsi di me e li capisco. Ma per ora mi tengono con loro... Devo fargli davvero molta pena.
Siamo seduti per terra, pronti a pranzare. Mi mettono davanti un piatto... Non so cosa ci possa essere dentro, ma ho una fame da lupi. Inizio a mangiare voracemente prendendo il cibo con la bocca, direttamente dal piatto. Di nuovo quel silenzio opprimente. Alzo lo sguardo. Clive mi guarda con gli occhi spalancati, mentre Angel con un'aria alquanto schifata, mentre arriccia il nasino perfetto in una smorfia disgustata. Appena si rende conto che la sto guardando ricambia l'occhiata, accennando un sorrisino tirato. A un tratto mi sento tremendamente ridicolo. Appoggio il piatto per terra, senza far rumore, mordendomi il labbro inferiore. Prendo un tovagliolo e mi pulisco accuratamente la bocca. Poi inizio a fissarmi insistentemente le scarpe... Non voglio affrontare di nuovo il loro sguardo. Clive si schiarisce la voce e poi inizia a parlare:
-Ehm... Bhe! Come ti chiami?- Non rispondo continuando a fissarmi la punta delle scarpe, leggermente consumata.
-Ce l'avrai un nome!- esclama, non nascondendo il suo divertimento.
Mi sta prendendo in giro. Ma io non so come ribattere. Se fossi ancora nei miei panni di cane, gli avrei morso una mano o un piede, ma ho già fatto non poche stranezze, non ammesse nel mondo umano. Devo abituarmi a comportarmi come loro. Mi costringo a non rispondere... Non so che suono potrebbe avere la mia voce... Non so che aspetto ho e che impressione faccio. Nel complesso devo sembrare davvero patetico.
-Clive dacci un taglio! Non vedi com'è spaurito?- sento la voce seccata della mia padroncina, e la cosa mi fa davvero piacere.Mi sta difendendo, proteggendomi dal suo ragazzo. Lui sembra piuttosto infastidito dalla mia presenza e la cosa non può che farmi piacere.
Continuo comunque a fissarmi i piedi, mentre attoriciglio freneticamente le mani. La manina chiara di Angel si appoggia delicatamente sulle mie. Improvvisamente mi calmo, sentendo una pace improvvisa e piacevole. Noto che le mie mani sono grosse e molto più scure rispetto alla sua. La voce docile ma allo stesso tempo profonda si fa largo fra i miei pensieri:
-Che ti è successo? Cosa ci facevi nudo in mezzo al bosco?- quella domanda era rimasta sospesa nell'aria fino a quel momento. Tutti e due volevano promela, ma non sapevano come chiedermelo. Avevo pensato a mille scuse... Ma in quel momento sentii la mente completamente vuota. Il mio cuore batteva freneticamente. Un battito... E poi un altro... E un altro ancora... A una velocità spaventosa. Come se avessi fatto una corsa a perdifiato lungo i campi.
-Ecco... Io...- sento la mia voce finalmente. E' molto profonda e leggermente rauca. Non so come terminare la frase... Mi fa un effetto strano sentir uscire dalla mia gola parole e suoni... Frasi che anche Angel può capire! Mi sento pervaso da una gioia infinita, perdendo di vista la domanda che mi è appena stata posta. Clive si schiarisce nuovamente la voce insistentemente. Vuole che parli... Ma io non so che dire...
Improvvisamente un'idea mi illumina... Si vede che ho messo in funzione anche il mio cervello umano.
-Mi... Mi hanno derubato... E svestito... Mi ricordo solo questo...-
-Splendido...- commenta acido Clive.
Mi rimangio quello che ho detto... Non è per niente un bravo ragazzo!
-La vuoi piantare Clive?!- il tono sempre più innervosito della mia padroncina mi diverte. Abbozzo un sorriso, distendendo finalmente il viso, contratto fino a poco prima in un'espressione incerta e preoccupata.
-Allora anche tu riesci a sorridere?- il viso dolce di Angel si rivogle a me... Per un attimo lei ha guardato solo me. Mi ha guardato come uomo... Come ragazzo... Chissà che aspetto ho?! Ha riservato un piccolo, dolce istante della sua vita, posando i suoi occhi nei miei. Mi sento invincibile. Niente ormai mi spaventa.
Clive la guarda con quell'aria gelosa ed esclama in modo burbero che sarà il caso di andare a letto. Tira fuori il suo sacco a pelo e vi si rannicchia, isolato in un angolo, senza calcolare minimamente che io dovrò dormire sul terriccio umido, non avendo il sacco a pelo.
Angel non sembra intenzionata a dormire. Mi scruta con la coda dell'occhio, mentre riordina, riponendo tutto negli zaini.
-Allora non ti ricordi neanche come ti chiami?- chiede con un'aria disinteressata, senza voltarsi.
-No...- mi sento quasi in colpa a mentirle. E comunque se le dicessi la verità non mi crederebbe. Abbasso nuovamente lo sguardo... Chissà che opinione si è fatta di me?! Sento uno scalpiccio alla mia destra. Alzo lo sguardo di scatto... Davanti a me non c'è più nessuno. Sento ancora il suo odore nell'aria. Mi giro a destra e vedo scomparire il suo piede in mezzo al folto della foresta. Mi affretto a seguirla, come un cagnolino fedele.
-Cosa ci fai in mezzo al boschetto?- per una volta sono io a porre una domanda. Sembra quasi stupita.
-Cerco il mio cane... Ieri sera non è tornato alla tenda...- ha la voce più acuta del solito. Sembra che stia trattenendo le lacrime... Impossibile che pianga per me... Il piccolo insignificante Charlie! Adesso sono sicuramente più interessante. Sono come lei... Presto si dimenticherà di quell'ammasso di pulci che ero.
In questo momento, non so come aiutarla. Io, meglio di chiunque altro, so che non troverà mai più il piccolo Charlie. Sento una fitta improvvisa al cuore... Che sensazione strana... Di... Dispiacere... Nostalgia. Possibile che mi manchi il mio piccolo corpicino peloso? Adesso, proprio adesso che ho ottenuto quello che volevo di più al mondo? Essere come Angel...
Improvvisamente, fissando il viso assorto e rattristato della mia padrona, mi rendo conto di una cosa... Lei amava proprio quella creaturina insignificante che ero prima... Quel piccolo ammasso di peli, un po' sovrappeso. Quel muso buffo e sporco. Adesso sono come lei. Ma non mi rivolge le stesse attenzioni... Per lei non sono nessuno... Non valgo niente. Mi tiene con sè solo perchè è mossa dalla compassione. La mia struggente storia deve averla colpita, deve aver attirato la sua attenzione... Ma niente di più. Io rimango uno sconosciuto per ora. Si è persino dimenticata della mia presenza... E' troppo occupata a cercare in mezzo ai cespugli, sporcandosi e tagliandosi le manine perfette e pallide. Non so cosa fare. Mi sento nel posto sbagliato... Preso da uno strano impulso, la prendo per le mani, costringendola a fermarsi e a prestarmi attenzione. Lei mi guarda con gli occhi lucidi, impotenti. Mi costringo a parlare:
-Così ti farai male Angel... Lascia cercare a me!-
Le stringo un'ultima volta le mani prima di lasciarle definitivamente. Inizio a rovistare nei cespugli, ben sapendo che non troverò nessun cane...

CONTINUA...

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