Bring me to life di Xenebe (/viewuser.php?uid=68118)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - How can you see into my eyes like open doors... ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - “This pain is just too real” ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - I'm bound by the life you left behind ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Your voice it chased away all the sanity in me ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - ...until you find it there and lead it back home ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - “You won't cry for my absence, I know” ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - There's just too much that time cannot erase ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - “Always confusing the thoughts in my head so I can't trust myself anymore” ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - This truth drive me Into madness ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - I sold my soul just to hide the light ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Bid my blood to run ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - I can't believe I couldn't see ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - ... and though you're still with me I've been alone all along ***
Capitolo 1 *** Prologo - How can you see into my eyes like open doors... ***
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Eccomi
finalmente a postare la mia long su questa fantastica serie che mi ha
fatto letteralmente impazzire! Perché la adoro!
Come avrete capito dalla trama questa storia prende avvio dalla 1x20.
Tre annotazioni: per prima cosa un mega grazie alla mia amica e beta artemide88,
che sarà con me durante questa avventura che, purtroppo, in
alcuni momenti potrebbe non essere troppo piacevole; infatti la seconda annotazione riguarda l'avvertimento "Tematiche delicate"
che ho inserito. Niente di strano: cercherò solo di far luce
sull'infanzia del piccolo Grant e sulle relative conseguenze.
Cercherò di farlo in modo abbastanza cauto e non troppo forte,
ma gli argomenti sono quello che sono, per cui ho dovuto inserire
l'avvertimento.L'ultima annotazione
è quella di carattere decisamente meno importante:
inserirò, come ho già fatto per il titolo della storia e
nel titolo di questo prologo delle frasi scelte dai testi di canzoni
degli Evanescence, inizierò dalle mie preferite, ma non è
detto che non ne scelga altre a seconda della situazione. Da notare che
le parole saranno scelte in base al capitolo e non viceversa.
Questa scelta è stata fatta perché mi trovo
particolarmente in sintonia con le canzoni e i testi di questo gruppo
e, in realtà, questo è anche un modo per darvi degli
indizi, infatti al termine di ogni capitolo vi dirò da quale
canzone è tratto il titolo del capitolo successivo o, in alcuni
casi, il titolo stesso del capitolo.
Bando alle ciance... scusate per le note lunghissime, prometto che non ce ne saranno più di così lunghe.
Buona lettura.
Prologo
“How can you see into my eyes like open doors”*
"Non ho mai usato un paracadute, prima!”
“Lascia perdere, entra in auto!"
“Giù! Stai giù! Allaccia la cintura!” **
L'agente Grant Ward, la spia Grant Ward, osserva tutto aggrappato al
portellone ancora aperto e si sente come un ragazzino avanti alla tv,
che fa il tifo per il suo personaggio preferito.
Solo che questo non è un film o una finzione, è la vita della donna che ama.
Nonostante tutto, non l'affiderebbe a nessun altro che a lui, a
Coulson. No, nemmeno a Garrett, soprattutto non a Garrett: gli deve
tanto, tutto, ma Skye deve essere protetta, il suo animo, il suo cuore
puro.
Il portellone si sta chiudendo, sa che non li vedrà mai
più, sa che arriverà a supplicare Garrett di non
farglieli uccidere e forse lui accetterà, ha tanti agenti per
quel lavoro, lui gli serviva solo a infiltrarsi, ad ingannarli, a
tradirli... Ma non li ucciderà, non loro, non LEI. Mai.
E proprio mentre si volta per tornare nella cabina di pilotaggio, lo
vede. La mano di Skye che, a causa della grossa forza di resistenza
dell'aria, scivola via da quella di Coulson.
Non ci pensa nemmeno, è automatico indossare il paracadute e
lanciarsi; talmente automatico da non pensare che Skye non vorrà
il suo aiuto, che si divincolerà, che proverà a
toglierselo di dosso in ogni modo. È talmente automatico che non
pensa alle conseguenze.
Non capisce quando i suoi piedi atterrano su un tetto e Skye si allontana da lui.
Non capisce quando sente il rumore dell'elicottero e vede la scala di corda calata su di lui.
Non capisce quando si rende conto che Mike ha riaperto il portellone.
Capisce nel momento in cui vede affacciarsi dall'elicottero Garrett e puntare un SCI verso Skye.
Capisce mentre sente l'urlo di Coulson, lontano ma forte.
Voleva salvarle la vita, ma la sta consegnando al mostro. Un mostro che
ha visto il suo sguardo, che conosce i suoi sentimenti, che conosce le
sue paure, un mostro a cui ha giurato fedeltà, un mostro che
è la sua unica famiglia.
Un mostro che la ucciderebbe volentieri.
* Bring me to life, Evanescence
** Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. 1x20
Che
ne pensate di questo inizio? Le citazioni di questo episodio e di
altri, se ce ne dovessero essere, seguono le traduzioni a cura di
Subspedia.
Il prossimo capitolo avrà come titolo: This pain is just too real, tratto da "My immortal".
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 - “This pain is just too real” ***
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Eccomi con il primo capitolo!
Stavolta sarò breve: mi scuso per il capitolo lunghissimo, i
prossimi saranno più ragionevoli; e grazie alla mia amica e
beta artemide88
Buona lettura.
Capitolo 1
“This pain is just too real”*
"... ye.... Skye", questa voce è così rassicurante.
Mi sento accarezzare dolcemente i capelli e so che non vorrei
svegliarmi, non vorrei affrontare tutto quello che so già
dovrò affrontare.
'Cosa dovrò affrontare? Sono al sicuro... Io sono con...'
Mentre formulo questi pensieri riprendo poco a poco conoscenza. Schiudo
gli occhi e inizialmente distinguo solo un'ombra sbiadita, ma so
già chi avrò davanti. I miei occhi ormai sono aperti, sul
sorriso dolce, ma tirato, del mio A.S.
"Ti sei svegliata...", anche il tono particolarmente basso della sua
voce è prudente, come se si aspettasse da un momento all'altro
che io...
Il sorriso che mi stava nascendo sulle labbra muore immediatamente e mi
allontano di scatto da Ward. Mi addosso alla parete e, anche se siamo
entrambi seduti sullo stesso letto, riesco a mettere tra me e ... Il
TRADITORE almeno un metro e mezzo di distanza, quasi due.
"Skye..."
"Dove siamo?!", urlo, come sul Pulmino, poche ore fa, gli ho urlato in
faccia il mio disgusto, per fargli male, almeno la metà di
quanto lo abbia fatto lui a me.
Lui si alza e fa il giro del letto per avvicinarsi.
"Non ti avvicinare!"
"Skye... Per piacere..."
Sono in piedi sul letto e ho la mano alzata, il braccio teso, come se
non potesse avvicinarsi oltre, ma può farlo e lo so, può
arrivare dannatamente vicino, fin sotto la mia pelle.
"Lo sai quello che provo per te."
Lo ho odiato in quel momento, davvero. Come si è permesso,
come ha potuto dirmi una cosa del genere? Perché non può
essere TUTTO una menzogna a questo punto?
"Dove.siamo.", sibilo per poter essere considerata anche solo
lontanamente pericolosa. Ma è inutile. Potrebbe uccidermi in 30
secondi, LUI.
Alza le mani, serio, così dannatamente serio che mi fa solo
incazzare di più, perché non sono una minaccia e mi sento
presa in giro.
"Tieni alta la guardia!"
"Non scoprirti troppo a sinistra."
"Più veloce!"
"Non sottovalutare mai l'avversario."
"Ma tu lo fai sempre con me, mister super-spia..."
"Io ti conosco, conosco tutti i tuoi punti deboli, è il mio compito come tuo A.S."
Ricordo il suo sorriso furbo mentre lo diceva e mi viene voglia di
picchiarlo di nuovo, come ho fatto sul Pulmino, come ha lasciato che
facessi sul Pulmino.
Lo odio.
Odio il suo viso prudente mentre mi scruta, perché mi ricorda perché ha bisogno di essere prudente, cosa ha fatto.
Lo odierei anche se mi guardasse come sempre, perché è stato tutto una menzogna.
'Non tutto', il mio stesso
pensiero si prende gioco di me. Ma è ancora più grave, se
quelli erano i suoi veri sentimenti, allora perché...
Forse non voglio nemmeno saperlo il perché, in realtà.
Saperlo lo renderebbe più umano, mi darebbe un motivo per
cercare di capirlo, e non voglio. Non voglio giustificarlo, non voglio
vederlo umano... Voglio odiarlo, come si odia un soprammobile orrendo,
o lo spigolo contro cui hai sbattuto il mignolo del piede... Un odio
irrazionale, cieco, stupido ed intangibile. Quasi irreale.
Un odio che mi aiuti a fingere che non sia LUI, che sia una sorta di suo gemello cattivo.
Si avvicina e so che dovrei aver paura, ma non ne ho. Sono arrabbiata,
furiosa, vorrei ricominciare a colpirlo, ma so che me lo lascerebbe
fare solo perché sono io, per il nostro legame.
Ma non voglio un legame con questo serial killer, rivoglio la mia
super-spia noiosa e corretta fino all’eccesso. Rivoglio il signor
vi-proteggo-tutti-io. Rivoglio Grant Ward, agente dello S.H.I.E.L.D.
non Grant Ward, agente dell’HYDRA.
Ho paura, paura che quello che ho conosciuto e imparato a voler bene, quel Ward, in realtà non sia mai esistito.
“Skye, non voglio farti del male, lo sai. Lascia che ti spieghi, per il tuo bene.”
“Inizia col dirmi dove siamo, di certo non siamo sul
Pulmino.”, mi rendo conto che, senza volerlo, ho registrato tutto
quello che c’è intorno a me. Le ampie vetrate con le tende
lussuose, l’enorme spazio, il salotto che s’intravede dalla
porta di fronte al letto, e il bagno lussuoso dietro quella che
è alle sue spalle, alla mia destra. Sembra una lussuosa suite.
“Ricorda: una delle cose
fondamentali è capire subito dove ti trovi, individuare le vie
di fuga e registrare come potresti muoverti in un ambiente.
Possibilmente senza guardarti intorno come una liceale in gita.”
Dannazione! Mi ha addestrata anche bene!
"No, non siamo sul Pulmino", mentre parla si è seduto
nell'angolo del letto più vicino a me, "siamo in una suite di un
albergo a sud di Londra."
"È come mai questa 'luna di miele'? Stai ancora giocando a
fingerti il mio 'impaziente fidanzato'?", la mia voce è fredda,
ma le mie parole troppo piene di rancore, per sembrare davvero
distaccate. Si sente solo rabbia, furia.
"No, ci stiamo nascondendo."
"Lo S.H.I.E.L.D. vi ha trovati?", un barlume di speranza, l'unico da giorni.
Perché forse li hanno trovati, forse li hanno sconfitti. Perché se è successo allora sono salvi.
'Perché lui è qui e non in una fossa comune, o a combattere con Garrett.'
Maledizione! In fondo non voglio vederlo morto, anche se è un assassino e un bastardo, sporco traditore.
"Non ci stiamo nascondendo dallo S.H.I.E.L.D.", si alza e mi da le
spalle, se solo non avessi il sospetto che potrebbe ingannarmi ancora,
che tutte le reazioni del suo corpo, persino quelle che dovrebbero
essere involontarie, possano essere studiate, fasulle, penserei che
è preoccupato, dal modo in cui i muscoli delle sue spalle si
sono contratti sotto la maglietta attillata.
'All'HYDRA non hanno magliette meno attillate, o forse non le ha lui?'
Il mio pensiero stupido mi infastidisce: in qualche meandro della mia testa è come se fossi ancora attratta da lui,
'Ma non è accettabile', mi dico e subito ritorno sulla difensiva: 'È il mio nemico'.
"Da cosa ci stiamo nascondendo? E voglio, per cambiare, delle risposte
sincere. Spero di non dover specificare la cosa ogni volta." Il mio
tono è annoiato, nemmeno infastidito, ma la noia non mi sfiora
nemmeno: sono riuscita a fingere, almeno per stavolta. In realtà
sono ancora arrabbiata. Ed odio esserlo. Mi sento come se dovessi
essere arrabbiata ancora per molto.
Per sempre, forse.
'Un altro motivo per odiarlo.'
"Skye ti prego...", ancora non mi guarda, ma il tono è supplicante.
"Non dare la colpa a me. Da chi stiamo scappando?"
"Dall'HYDRA."
Sono a dir poco basita, mi ci vuole qualche minuto per parlare. Persino per pensare in verità.
"Hai tradito anche loro? C'è qualcosa di peggio? Per questo hai tradito quei nazisti?"
Ora mi guarda di nuovo: preferivo quando non lo faceva.
La sua espressione è strana, quasi imbarazzata, è in
difficoltà. Mi guarda con insistenza, si aspetta una domanda che
possa aiutarlo a spiegarsi, credo.
Ormai è tutta una questione di credere di capirlo.
Da quando non lo conosco più.
Ma è inutile, non lo aiuterò, non ne ho alcuna intenzione.
Avrebbe dovuto dirmi prima tutto. Gli avrei creduto? L'avrei ascoltato? L'avrei perdonato? L'avrei seguito? L'avrei aiutato?
Non lo so e questo mi spaventa, da morire.
'Avrei messo da parte la mia morale per lui?', una domanda a cui non voglio nemmeno pensare perché porta dritta ad un'altra: 'Ero legata a tal punto a lui? Da mettere in discussione tanto?'
Mi riscuoto a forza da queste mille, pericolose domande, più
pericolose di lui, e penso a quello che mi ha detto: stiamo scappando
dall'HYDRA.
Lo guardo, cercando di capire se posso credergli, se mi sta dicendo la
verità e per un solo istante, mentre provo a credergli sono
sorpresa. La mia espressione deve tradire quello che provo, glielo
leggo in faccia, sta cercando di capire perché la mia
espressione sia prima sorpresa, poi scettica quando finalmente mi rendo
conto che è inutile: non gli credo.
‘Poche ore fa avrei creduto ad ogni sua parola’.
Scuoto la testa per cacciare quel pensiero. Porterebbe solo ad altro dolore odio.
"Mi credi così scema? Pensi che ci cascherò di nuovo? "
Il mio sguardo, dritto nei suoi occhi, è di sfida, ma forse
preferirei che mi desse un motivo per far sì che possa fidarmi
ancora di lui, tanto da farmi anche ingannare di nuovo. Forse il mio
sguardo non lo sta sfidando, ma supplicando.
"Skye non voglio ingannarti... io sono tutto il peggio a cui puoi
pensare, non un nazista però. Ma devi capire una cosa, devi
credere una cosa... non mentivo quando parlavo dei miei sentimenti per
te, sono veri, sono l'unica cosa vera in un mondo fatto di bugie. Il
mio mondo. Ti ho persino detto la verità su di me, non tutta,
non ancora, ma lo farò, anche se dovessi odiarmi ancora di
più. Solo Garrett conosce tutta la verità e non certo
perché gliel'ho detta io", sposta lo sguardo e fa una smorfia
infastidita poi torna a guardarmi negli occhi, "ma questo per ora non
è rilevante, lo è solo che voglio proteggerti, che avrei
preferito che tu fossi con Coulson: lui ti avrebbe tenuta al sicuro, ma
dovevo, DOVEVO, fare qualcosa. Lo capisci, vero? Ora c'è un solo
modo per tenerti al sicuro, devi essere sempre con me. Appena
raggiungeremo Garrett non dovrai allontanarti da me se non su mio
preciso ordine e mentre sono con Garrett. Nessuno ti toccherà,
perché nessuno è abbastanza in gamba per sopportare le
ripercussioni", il suo sguardo è fisso e i suoi occhi sono
freddi,"l'unico pericolo per te è Garrett. Ci siamo capiti?"
Mi guardo intorno, come per cercare la persona a cui si sta rivolgendo...
"Skye!", annuisco meccanicamente.
Quindi vuole portarmi con lui, da Garrett, dall'HYDRA. Non so ancora
cosa possa significare tutto questo, perché dovrei fidarmi,
perché dovrei credere che vuole proteggermi.
"Bene. E ora dovremo creare una linea sicura per avvertire Coulson che
l'HYDRA non sa che sei uno 0-8-4 e non deve saperlo per nulla al mondo."
Ed ecco che mentre annuisco ancora meccanicamente e lo vedo sospirare
ed allontanarsi a spalle chine, mi rendo conto che me lo ha dato, il
motivo per fidarmi di nuovo di lui, ed è un sollievo
dolorosissimo.
Ora può ferirmi di nuovo, di più.
"Come l'hai scoperto?", quasi balbetto.
"Skye io ero lo specialista, io ero lì per proteggervi, dovevo
sapere da cosa, nel tuo caso forse avrei dovuto proteggerti persino da
te stessa."
"È il perché, non il come."
"Non credo..."
"Io sì.", voglio che mi ferisca, di nuovo. Ancora e ancora,
finché potrò smettere di preoccuparmi che possa esserci
in me anche una sola minima speranza di potermi fidare, di nuovo, di
lui. Che una parte di me possa smettere di odiarlo.
È la soluzione migliore. Per tutti.
'Per me.'
Se lo odio mi ferirà di meno. Spero.
"Me l'ha detto May"
"Siamo timidi, agente Ward?", lo provoco.
Mi guarda negli occhi, serio, consapevole, poi sul suo volto un sorriso di sfida, prima di tornare serio.
"So quello che vuoi fare, ma non credo ti riuscirà. Andavo a
letto con Melinda May, la Cavalleria, per avere informazioni e lasciare
che si fidasse di me, era tutto calcolato. Tutto tranne te, Skye. Non
ti avevo previsto, non avrei potuto. Se solo ci fossi riuscito forse
avrei potuto evitare questi sentimenti."
Poi prende un respiro prima di continuare.
"Vuoi odiarmi? Fa pure, ma non fingere che i miei sentimenti siano finti, solo perché era finto tutto il resto."
Detto questo si allontana ed esce dalla suite sbattendo la porta.
'Ha anche la faccia tosta di fare delle ramanzine e delle uscite di scena ad effetto!'
Tutto pur di non pensare a quello che ha appena detto. Pur di fingere di non averlo sentito, di nuovo.
Non posso credergli davvero, non voglio e, soprattutto, perché dovrei?
Potrebbe essere il suo ennesimo schema, il suo ennesimo piano per...
'Cosa?'
Distruggermi.
* My immortal, Evanescence
Che
ne pensate?
Il prossimo capitolo avrà come titolo un altro verso tratto da "My immortal".
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 - I'm bound by the life you left behind ***
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Eccomi! Scusate il ritardo!
Annuncio:
credevo di riuscire ad arrivare più in là con la storia
prima che iniziasse la s2 di questa bellissima serie, ma lo studio mi
sta uccidendo, quindi ho bisogno di specificare che la trama di questa
storia è stata ideata prima dell'escita della 2x01 quindi non ci
sarano spoiler riguardanti la seconda serie, almeno non intenzionali, i
produttori potrebbero sempre avermi hackerato il tablet e copiato la
mia trama XD A parte gli scherzi, se dovesse esserci qualche sviluppo
in comune con la serie è esclusavamente da imputare alle
possibilità dei personaggi, così come sono stati
presentati e costruiti dalla Marvel.
Come sempre ringrazio alla mia amica e
beta artemide88 e vi lascio alla lettura.
Capitolo 2
“I'm bound by the life you left behind”*
Ward è via da più di tre ore ormai. Non vorrei, ma sono
preoccupata: stiamo scappando dall'HYDRA, mi ha detto. Potrebbero
averlo trovato? Non gli farebbero mai nulla. Non a lui. Non al
soldatino di Garrett. Ma mi sento inquieta lo stesso.
Mi rannicchio su quell'enorme letto, stringendo le ginocchia al petto.
Non so che fare, non ho la forza di credere di nuovo in lui; la
realtà è che vorrei ma non posso, o forse non vorrei
nemmeno perché è anche troppo facile non farlo.
C'è una sola cosa che è semplice: odiarlo, essere furiosa
con lui. È più difficile farlo se non è qui a
prendersi i miei insulti, se sono preoccupata per la sua
incolumità.
Mi alzo di scatto e mi precipito alla porta, prima di cambiare idea.
Appena aperta sono a dir poco confusa. Ward è lì, seduto
a terra, appoggiato al muro di fronte alla mia/nostra porta e mi
guarda. Non ho mai visto un volto così tormentato, le ginocchia
solo piegate e sostengono le braccia che altrimenti ricadrebbero a
terra. Quando il suo sguardo sale nel mio, diventa incredibilmente
triste ed implorante. È automatico per me inginocchiarmi accanto
a lui e sfiorargli una guancia. Come un riflesso in condizionato. Come
la memoria muscolare in chi soffre di amnesia.
Quello che non mi aspetto è che, dopo essersi voltato verso di
me ed avermi osservato attentamente, mi baci. Disperatamente. Mentre
dai suoi occhi cadono calde lacrime. Ricambio il bacio, esitante,
perdendomi per un attimo. Come se non fosse successo niente, come se
tutto il resto del mondo non esistesse, ma è sbagliato e dopo
qualche secondo mi sottraggo. Non è giusto.
Restiamo in silenzio per diversi minuti.
"L'HYDRA ci cerca, hai detto? È meglio rientrare.", mi alzo e
mentre sto varcando la vostra porta mi rendo conto che lui è
ancora lì, fermo, immobile, che mi guarda. Torno indietro e gli
tendo la mano, lui la prende e si alza. Rientriamo in silenzio nella
suite, mentre mi chiedo dove, negli ultimi minuti, sia finito tutto il
mio odio.
Ora siamo in camera ma non è cambiato molto, il silenzio regna sovrano.
Sono di nuovo rannicchiata sull'enorme letto e lo osservo mentre
collega un minuscolo dispositivo ad un portatile nuovo di zecca.
-Questa camera è enorme...-, non l'ho perdonato, niente affatto,
e non mi fido di lui. Ma odio questo silenzio teso. Parlare è
meglio, posso rilassarmi, fingere di essere me stessa, mentre continuo
ad odiarlo, perché sono stanca mentalmente e almeno la finzione
può aiutarmi. Vorrei chiudere gli occhi e riaprirli su un mondo,
uno scenario, diverso. Uno in cui l'HYDRA non esiste, in cui non devo
mettere in discussione questi mesi, i migliori della mia vita, e
soprattutto i miei sentimenti; uno in cui non devo fare attenzione ad
ogni mia mossa, in cui posso dormire tranquilla, perché tanto a
pochi metri da me c'è il mio A.S. pronto a darmi una mano, a
proteggermi in ogni modo. Un mondo in cui la cosa peggiore che mi sia
capitata, da quando ho questa nuova famiglia, sia essere stata ferita
da Ian Quinn.
-Sì, è la più grande che hanno.-, risponde alzando
la mano e muovendo le dita per mostrarmi la vera sul suo anulare
sinistro,-Non hai notato la tua?-
Mi guardo la mano. È vero, c'è una fede all'anulare. Ma
è leggerissima, molto più leggera che se fosse d'oro. Sin
troppo leggera, chiaramente falsa. Solo poche ore fa avrei fatto
qualche battuta sul nostro sembrare un coppia, cercando di metterlo in
imbarazzo. Ora so che è solo un espediente tattico.
-È la suite "luna di miele": siamo il signor e la signora John,
inglesi, in luna di miele qui a New York.- mentre spiega il suo accento
diviene un perfetto accento londinese, automaticamente sorrido e lui mi
fa l'occhiolino. Poi mi rendo conto che è sbagliato. Questo mio
rilassarmi, questa finzione che mi sono imposta, mi sta facendo
comportare come se potessi davvero fidarmi ancora di lui.
Mi alzo e lo raggiungo per capire che sta facendo. Non ha ancora finito
di collegare quel micro aggeggio al computer. Quando mi avvicino al
tavolo dove sta lavorando vedo il suo distintivo, ha completamente
rimosso la parte in pelle con un coltello, probabilmente con la stessa
semplicità con cui ha rimosso dal suo cuore e dalla sua mente i
mesi passati insieme.
Lo prendo e lo osservo.
-Il mio distintivo dello S.H.I.E.L.D.-, spiega.
-Lo vedo.-, annuisce e senza guardarmi continua.
-Dentro c'era un localizzatore, in modo che Garrett sapesse sempre dove
fossi: l'ho fatto cadere in acqua poco dopo averti salvata.-, lo dice
come se fosse logico, come se dovessi essergli grata. Prendo una sedia
e mi siedo accanto a lui.
-Posso chiederti una cosa?-
-Dipende, Skye...-, ignoro volutamente il sottinteso... per un attimo,
voglio sperare solo per un attimo, che sarà completamente
sincero con me: in realtà però so che nemmeno lui
può assicurarmi una risposta. Una sincera per lo meno.
-Sei mai stato davvero un agente dello S.H.I.E.L.D.?-, finalmente mi
guarda, bloccando per un attimo tutto quello che sta facendo.
-Sono stato reclutato direttamente da Garrett in riformatorio...-
-Quindi no.-, concludo, secca.
-In realtà dopo il suo addestramento ed essere entrato
nell'accademia dello S.H.I.E.L.D., l'unica cosa che dovevo fare era
diventare un buon agente. Quindi sì, sono stato per gran parte
della mia vita un agente dello S.H.I.E.L.D., almeno fino alla battaglia
di New York.-, distolgo lo sguardo da lui.
-Da allora invece hai solo voluto prenderci in giro...-, nella mia voce
c'è tanta amarezza, forse in questo momento non m'interessa
nemmeno fingere di essere forte.
-Skye non è così, lo sai. È vero, sono stato
mandato per scoprire la verità su Coulson e mi sono guadagnato
la vostra fiducia sul campo per questo, ma poi ero io... Quello che
viveva con voi, quello che giocava a battaglia navale o a poker, quello
che ti allenava... Ero io Skye, non era tutto falso. Solo io...-, la
sua voce si affievolisce, come se si fosse reso conto per la prima
volta di quello che ha fatto. Come se finora avesse considerato il suo
ruolo, se stesso, solo un particolare trascurabile, perdonabile.
Sento il suo sguardo su di me. . Sospira.
-Per quanto può valere, è la prima volta che non volevo
portare a termine la missione: tradirvi, abbandonarvi.- lo guardo negli
occhi per la prima volta dal nostro scontro sul Pulmino.
-Non vale nulla, perché alla fine l'hai fatto, ci hai traditi...
Anzi, sai cosa? È anche peggio perché significa che
qualcosa per te abbiamo significato, che forse hai provato dei
sentimenti per noi...-, vuole parlare, forse difendersi o ribadire che
i suoi sentimenti per me sono veri, non mi interessa,-No, risparmiati
le spiegazioni o le parole in tua difesa. Qualsiasi cosa provassi per
noi, per me, l'hai distrutto per sempre, non esiste più, Ward.-
Deglutisce e torna al suo lavoro, in silenzio.
Mezz'ora dopo mi comunica con il tono con cui non si rivolgeva a me da
mesi, quello semplicemente freddo, concentrato ed efficiente, che ha
finito: ora possiamo contattare Coulson senza essere intercettati
dall'HYDRA.
* My immortal, Evanescence
Il prossimo capitolo avrà ancora come titolo un altro verso tratto da "My immortal".
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 - Your voice it chased away all the sanity in me ***
Shield_BML_00
Mi scuso per il ritardo, ma gli impegni universitari non si possono ignorare XD
Per chi segue la programmazone americana... sarete in astinenza come me, dopo la scorsa puntata a maggior ragione.
Grazie a chi ha inserito la storia tra le ricordate, seguite e preferite.
Come sempre ringrazio alla mia amica e
beta artemide88 e vi lascio alla lettura.
Capitolo 3
“Your voice it chased away all the sanity in me”*
Sono seduta di fronte allo strano apparecchio che Ward ha montato.
"Quindi anche la tua incompetenza tecnologica era un'altra bugia."
È così che interrompo il pesante silenzio che è
calato subito dopo la 'telefonata' a Coulson (in realtà qualcosa
di molto più simile a un telegramma).
Volevo essere casuale, ma ancora una volta le mie parole sono uscite fuori dure, d'accusa.
Forse in realtà volevo fossero proprio così.
Forse dovrei fare una visita dallo psicologo anche io, lui ne ha di
certo bisogno. Quale serial killer non avrebbe bisogno di un bel po' di
analisi?
"Non proprio una bugia, non sono certo un ingegnere come Fitz,
né un hacker bravo come te, ma me la cavo con l'elettronica e ho
qualche nozione avanzata d'informatica. Quello che basta per costruire
questo coso
e settarlo su frequenze irrintracciabili da Garrett, conoscendo di che
attrezzatura dispone e come e quando la mette in funzione."
Annuisco lentamente come per assorbire in pieno il significato delle
sue parole, mentre devo impedirmi a forza di non sorridere nemmeno per
un momento al "coso".
"E perché hai mentito su una cosa del genere?"
"Sono uno specialista, non ho bisogno di sapermi occupare di questa
roba, lo S.H.I.E.L.D. ha un mucchio di gente che lavora e copre queste
competenze.", sospira, "C'è un motivo per cui le varie accademie
non hanno contatti, Skye. È più sicuro
compartimentalizzare, così si possono tenere meglio d'occhio i
propri agenti. Le mie conoscenze unite al mio ruolo di specialista mi
rendono troppo competente: un pericolo."
È serio. E parla ancora al presente, come se stesse ancora
lavorando con noi, con me, con lo S.H.I.E.L.D. e non ho modo di capire
se la sua sia una valutazione oggettiva o meno, perché
nonostante quello che sta insinuando, il tono è lo stesso di
quando mi spiegava perché il protocollo era importante o che non
dovevo sottovalutare Quinn.
È così abituato a fingere che assume senza accorgersi
quell'atteggiamento da 'Grant Ward, agente dello S.H.I.E.L.D.', anche
mentre mi recita il suo 'c'è del marcio in Danimarca'.
Lo osservo in silenzio per qualche secondo, ma non riesco ad essere
pienamente obiettiva, né a capire se possa avere anche in minima
parte ragione.
Da quando sono entrata allo S.H.I.E.L.D. ogni volta che avevo un
dubbio... Chiedevo consiglio a lui, perché mi fidavo ciecamente
del suo giudizio. Ora non so se il problema tra noi è la fiducia
o il suo giudizio e mi sento tradita, ancora una volta, l'ennesima
volta.
"Dimentichi due cose", dico dura e lui mi guarda curioso,"tu sei
realmente un pericolo e non per le tue competenze. E non fai parte
dello S.H.I.E.L.D., quindi non parlarne come se fosse il contrario."
Intanto ha completamente smontato il comunicatore. Si appoggia al
mobile di fronte a me, a braccia conserte, e sbuffa guardando per un
attimo in alto, prima di puntare gli occhi nei miei, in cerca di non so
che cosa.
"Per anni ho lavorato per lo S.H.I.E.L.D., nonostante lavorassi con
Garrett; le mie missioni sono sempre state assegnate da e portate a
termine per lo S.H.I.E.L.D.: questa è stata la mia vita
per anni."
"Che schifo...", lui? La sua vita? La verità? Questa situazione di merda? Tutto.
"Skye...", è quasi una supplica.
"Quali altre cose ci hai tenuto nascoste?"
Mi guarda contrariato, ma probabilmente mi legge in faccia che me lo
deve, o forse lo sa da sé, sa che me lo deve e vuole essere
sicuro che lo ascolti per bene... Io, semplicemente, non so più
nulla a questo punto, ma in qualche modo lo pretendo, pretendo che mi
dia qualche briciola di verità.
"Poche, per di più piccole cose. Quando si va sottocopertura la
cosa migliore è essere il più autentici possibili, il
più credibili possibili, quindi se stessi il più
possibile, ma una versione più neutra nel mio caso. Per esempio
ricordi la chiacchierata sull’identità cancellata? Tom
Brady?”, annuisco, “al contrario di me, 'Grant Ward, agente
dello S.H.I.E.L.D.', non odia i Patriots".
Questo tono, odio questo tono. Probabilmente non lo usa di proposito.
Se dovessi credere a quello che mi ha appena detto, vorrebbe dire che
questo per lui è semplicemente naturale, fa parte di quel se
stesso più... Neutro, come ha appena detto.
"Smettila di parlare come se mi stessi ancora insegnando, come se fossi
ancore il mio A.S. per favore," aggrotta le sopracciglia, e prima che
possa dire qualcosa continuo, "Quindi ci hai mentito su mille piccole
cose, sulle mille piccole cose che rendono una persona tale."
"Non mi chiamavi Robot?", mi prende in giro.
'Cosa gli fa pensare che lo possa ancora fare?'
Non ho voglia di scherzare e i miei lineamenti restano duri. I suoi occhi diventano tristi.
"Skye, per favore, sono solo briciole. Piccole cose che ho acquisito
mentre viaggiavo, che ho incontrato lungo le mie missioni e sono
diventate parte di me. Cose tipo il tipo di pizza che preferisco o, non
so... I biscotti che amo, cose insignificanti, che non
caratterizzerebbero nessuno. Cose che, se vuoi, puoi ancora imparare."
I suoi occhi mi supplicano. Mi sta chiedendo ancora una volta di far parte della sua vita.
Rido, ma purtroppo questa è una risata secca, amara, velenosa, per me ancora più che per lui.
È colpa sua.
"Una manciata di ore fa,"dico mentre distolgo lo sguardo dal suo," sarei stata felicissima di accettare la tua proposta, ora..."
Mi interrompe brusco:
"Ora l'idea ti fa vomitare!", lo guardo.
I lineamenti duri, la mascella contratta, gli occhi stretti.
Ora è arrabbiato con me. Si sente in diritto di essere arrabbiato con me. Lo ho ferito. Si sente tradito. Lui!
Mi volta le spalle.
Se potessi credere di averlo conosciuto almeno un po' forse mi starei
dando dell'idiota per averlo ferito, anche dopo quello che ha fatto.
Perché saprei che quel leggerissimo movimento delle spalle verso
il basso sono il segno che l'ho deluso in qualche modo, in un modo a
lui poco congeniale: dal punto di vista umano... Se potessi sperare di
conoscerlo davvero un po', ma ormai so.
So che ogni piccola cosa potrebbe essere una bugia, un'illusione. E
nonostante io sappia che ora sta rischiando per la mia
incolumità, sta mentendo a quel mostro di Garrett ( e la mia
testa continua ad urlare e chiedersi perché non l'abbia tradito
se per salvare me, ora, gli sta mentendo... Perché ha dovuto
tradire noi?), non riesco proprio a credergli, a fidarmi, a perdonarlo
quel po' che mi permetterebbe di chiedermi se sia giusto o meno ferirlo
con le mie parole. Per questo non dico niente, non emetto un fiato, non
faccio un passo.
Resto ferma, immobile alle sue spalle mentre mi parla con la sua voce dura, risentita.
"Preparati, tra mezz'ora devo contattare Garrett, tra un paio d'ore sarai circondata da 'maledetti nazisti'".
E poi si chiude nella camera da letto.
* My immortal, Evanescence
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 - ...until you find it there and lead it back home ***
Shield_BML_00
Ormai io e il ritardo siamo fidanzati ufficialmente :(
Come vedrete, da qui ci sarà un cambiamento netto e spero che possiate gradire la cosa.
Come sempre, insiemne a chi ha messo la storia tra ricordate, seguite e preferite, ringrazio la mia amica e
beta artemide88 e vi lascio alla lettura.
Capitolo 4
“...until you find it there and lead it back home”*
Da quando siamo in questa specie di base-laboratorio ho fatto solo una
cosa: star chiusa nella cabina di Ward, da sola per di più, ed
è quasi passata una settimana da quando siamo arrivati.
Un arrivo che è stato decisamente diverso da quello che Ward si
aspettava: quando ha contattato Garrett, questi si è mostrato
molto felice di riavere indietro il suo Golden Boy e ancora più
felice di avere me come sua "ospite".
Questo entusiasmo non è affatto piaciuto al "mio A.S.", che ha
pensato ad un modo per correre ai ripari e ridurre al minimo i pericoli
per la mia incolumità. Dopo aver pensato attentamente a come
muoversi, ha deciso che la cosa migliore fosse spararmi con un ICER e
poi nascondermi nella sua stanza. Ovviamente non ero d'accordo!
Lasciarmi sparare avrebbe significato fidarmi, in qualche modo, di lui
e questo era impossibile. Abbiamo passato quasi un'ora a discutere,
alcuni momenti anche in modo comico! Un po' come ai vecchi tempi. Anche
perché non riuscivo a capire quale fosse il motivo di questa
farsa, ma non ero riuscita a cavargli di bocca niente se non
farfugliamenti sulla pericolosità di Garrett e su come gli
sarebbe bastato distrarlo.
“Si può sapere quale sarebbe il problema?”
“Che Garrett è troppo entusiasta di incontrarti, Skye!
Potrebbe volere qualcosa da te, ma se riesco ad evitare che vi
incontriate, poi potrei riuscire a distoglierlo da qualsiasi
curiosità abbia nei tuoi confronti. E Garrett sarebbe
l’unico pericolo per te in quella maledetta base,
perché nessun altro si permetterebbe di alzare un dito su di te,
se dico che sei sotto la mia protezione. Quindi mi serve un diversivo
per evitare il vostro incontro. Poi lui sarà troppo occupato per
pensare a te!”
Alla fine, appena mi sono distratta, contro il mio volere, mi ha
sparato. Prima di perdere i sensi ho sentito solo uno "scusami", che
ovviamente vale meno di zero detto da lui.
Eppure devo ammettere che odio stare da sola tra queste quattro mura,
quasi più di quanto odi essere in compagnia di Ward. Essere da
sola significa pensare. Pensare significa cercare di dare un senso a
tutto. A tutti quei ricordi. Anche a quel bacio.
A quel bacio a cui non voglio pensare, perché non solo mi fa
male, come quelli che ci sono stati prima che scoprissi la
verità; non solo mi provocano disgusto, come quelli che gli ho
dato mentre fingevo; quel bacio, quello che ci siamo scambiati davanti
alla porta della suite "luna di miele"... Quel bacio mi spaventa.
Tre giorni fa un'agente giovanissima ha bussato alla porta e ha portato
delle scatole: all'interno c'erano effetti personali di Ward. Speravo
ci fosse qualcosa di diverso dai libri, il mazzo di carte e il foglio e
la penna che aveva sul Pulmino. In realtà ci sono solo altri
libri, molti dei quali gli ho visto tra le mani. I libri che gli ha
assegnato Garrett, mi disse una volta.
Nel piccolo frigo il cibo che ha portato qui per me, mentre ero ancora
svenuta a causa dell'ICER. Sulla scrivania i dati dell'hard drive, che
Coulson ci aveva detto di proteggere, alcuni fascicoli in cui sono
descritti i gadget progettati da Fitz e Simmons e tutta la strategia
con cui è riuscito a portarsi a letto May. Chi è Grant
Ward?
È un pupazzo. È un insieme di dati e di propositi di
altri. È il nulla. Non è nemmeno un mostro, non è
nemmeno un nazista o un assassino. È un guscio vuoto. E sono
abbastanza certa che lui lo sappia.
Sono passati altri quattro lunghissimi ed interminabili giorni. Inizio
a sentirmi davvero una prigioniera. E probabilmente lo sono.
Probabilmente tutta la storia della protezione è solo una scusa
per farmi rimanere qui, buona.
Ieri mattina c'è stato un cambiamento. Mi sono svegliata con
l'odore di un dolcissimo cornetto sulla scrivania, accanto al
caffè, che però, di solito, mi portano più tardi,
quando sono sveglia da un bel po'. Inizialmente ho pensato fosse una
trappola, fosse avvelenato o un modo per sedarmi. Una sorta di cavallo
di Troia dal profumo irresistibile.
Forse Garrett voleva finalmente incontrarmi.
Ma era un cornetto al cioccolato, con l'aggiunta di morbida panna
montata. Poteva essere stata solo un'idea di Ward e a quel punto,
già nella tana del lupo, potevo anche permettermi di assaggiare
quella leccornia.
Proprio mentre mi gustavo la colazione, mi resi conto che c'era una
coperta perfettamente piegata sulla sedia della scrivania e che i
fascicoli erano aumentati. Ce ne era uno su ognuno di noi, oltre che
sulle specifiche del Pulmino. E poi uno che raccontava come, dopo il
mio salvataggio, l'intervento dell'esercito avesse spinto Ward a far
perdere le nostre tracce, finché non aveva chiamato Garrett. In
effetti mi ero chiesta come fossimo sfuggiti all'HYDRA, ma devo
ammettere -almeno con me stessa - che avevo preferito concentrarmi su
cose molto più essenziali, come odiare intensamente Ward e
tenerlo a distanza. Emotivamente più che fisicamente.
Con tutte queste prove sparse per la stanza avevo dovuto ammettere che
era più che ovvio che Ward fosse venuto in camera proprio mentre
dormivo e avesse deliberatamente deciso di non svegliarmi. Stava
evitando la mia compagnia. Lui. Ovviamente.
Proprio mentre cerco di non farmi montare la rabbia a quel ricordo,
finalmente, dall'altro lato della porta, sento qualcosa di diverso
rispetto al nulla e dai passi lenti a cui mi sono abituata negli ultimi
dieci giorni. C'è trambusto, agitazione. AC sarà venuto a
prendermi, ne sono sicura.
Tempo cinque minuti e la porta di fronte a me si spalanca.
Il volto di Jemma si apre in un enorme sorriso appena mi vede. E riesco
appena a vederlo prima che mi ritrovi la mia amica addosso, mentre mi
stritola in un abbraccio soffocante. Un paio di secondi e sento la voce
di Fitz che ci dice che dobbiamo andarcene velocemente. Coulson se la
sta vedendo con Garrett e noi dobbiamo correre ad aiutare May che sta
cercando Ace, così da avere Mike di nuovo dalla nostra parte.
Mentre corro fuori dalla stanza trascinando Simmons con me nella
direzione indicatami da Fitz, vedo quest'ultimo tornare indietro e mi
blocco.
"Devo trovare Ward!", urla, mentre scompare alla mia vista.
"È stato Ward a dirci dove trovarti.", spiega, alla mia
espressione dubbiosa, la biochimica, mentre inizia a correre,
finalmente di nuovo collaborativa, verso l'uscita.
Quando finalmente usciamo dai labirintici corridoi di quella base,
Jemma mi trascina al punto d'incontro, dove troviamo May e Ace.
La donna mi accoglie con un'espressione leggermente serena mentre mi
stringe il braccio ed annuisce, poi ci comunica che noi resteremo con
il figlio di Mike, mentre corre ad aiutare AC. Un attimo prima di farlo
però ci chiede dove sia Fitz.
- È con Ward.-, rispondo preoccupata e vedo l'espressione della Cavalleria fare da specchio alla mia.
E proprio mentre osserviamo May correre verso l'edificio da cui noi
siamo appena scappate, una scena sul tetto cattura la nostra
attenzione: ci sono Fitz e Ward. Poi si sente uno sparo e Fitz cade a
terra.
Non sappiamo che fare. Vorremmo correre da lui, ma non possiamo
lasciare Ace da solo in quella che è una vera e propria guerra.
Mentre ragiono su come raggiungere il mio amico e cerco di convincere
Jemma a riprendere a respirare, un elicottero atterra a pochi metri da
Fitz e qualcuno esce a recuperarlo, poi risale sul mezzo che
velocemente ci raggiunge.
Impossibile, ma vero. Il direttore Fury non solo è vivo, ma è qui per aiutarci.
Lascia il nostro amico alle amorevoli cure di Jemma, ripresasi dopo
essere quasi divenuta cianotica, e vola, letteralmente, da AC. Intanto,
sullo stesso tetto da cui è precipitato Fitz, vediamo combattere
May e Ward.
* Bring me to life, Evanescence
Nel prossimo capitolo ci sarà un bel salto temporale, il titolo sarà "You won't cry for my absence, I know", tratto da "Missing".
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 - “You won't cry for my absence, I know” ***
Shield_BML_00
Finalmente un nuovo capitolo, ebbene sì! Un capitolo che si colloca dopo un salto temporale considerevole...
Come sempre, insiemne a chi ha recensito e messo la storia tra ricordate, seguite e preferite, ringrazio la mia amica e
beta artemide88 e vi lascio alla lettura.
Capitolo 5
“You won't cry for my absence, I know”*
A svegliarmi sono la luce, il calore e il profumo del sole, già,
il classico profumo che hanno le giornate calde, in cui sembra che il
sole cocente faccia evaporare anche i profumi e gli atomi della
materia, delle foglie verdi, delle bucce dei limoni, dei fili d'erba
del prato. In questo momento sembra che il sole voglia far evaporare
anche me.
Mi muovo tra le lenzuola bianche, ma sono troppo fresche, allungo un
braccio a cercare Lucas, il mio dolce, comprensivo e ignaro ragazzo, ma
non è accanto a me. Apro gli occhi e vedo che non è nella
stanza, anche se ne ero già certa: i miei sensi oramai sono
molto affinati, avrei captato la sua presenza.
Mi alzo lentamente dal letto, sono completamente nuda dopo la notte con
Lucas, ma ho bisogno di un espresso. Recupero l'intimo e lo indosso
velocemente, poi prendo il mio chimono corto di seta rosa (solo uno
come Lucas poteva regalami qualcosa di rosa) e me lo faccio scivolare
addosso, la sensazione di leggerezza e freschezza sulla pelle è
immediata. Scalza vado nella cucina ed inizio a preparare il
caffè.
Adoro il fatto che questa casa sia talmente lontana dal resto del mondo
da far sembrare che la classica atmosfera surreale e sospesa delle
fresche mattine estive possa portarsi fino alle... Guardo l'orologio:
alle 11,30.
Ho dormito davvero troppo persino per i miei standard, in mia difesa mi
sono stancata parecchio stanotte con l’atleta svedese che ho
incontrato all'aeroporto di Londra due mesi fa, dopo aver portato a
termine una missione. Sento nascere sulle mie labbra un sorriso
malizioso e furbo al pensiero delle notti con il mio boy-toy. Peccato
che, già lo so, quel sorriso non arriverà mai ad
illuminarmi lo sguardo. Da anni ormai è così. Trip,
durante le nostre rimpatriate annue, mi prende sempre in giro per
questo, dice che somiglio alla Gioconda e scoppia a ridere; Fitz invece
si alza e lascia la stanza, per tornare solo dopo parecchie boccate di
aria fresca; Simmons sorride tirata e ridacchia alla battuta di quello
che, nonostante le previsioni, è il suo ex.
Il silenzio della casa non mi dispiace, anche se significa che il
ragazzo con cui ho passato la notte se ne è andato. Chiunque
altro si offenderebbe per questo, a me non importa: lo
sostituirò presto, sperando di trovare qualcuno altrettanto
bravo a letto. Questa qualità sì, che mi mancherà.
Del resto non m'importa, non ho bisogno di una relazione sentimentale,
ho la mia famiglia: il nuovo, più serio e segreto che mai,
S.H.I.E.L.D., con il direttore AC e i suoi bracci destri Melinda May,
la Cavalleria, e Maria Hill.
Fitz, dopo essersi completamente ripreso dalla sua temporanea e
piccolissima perdita di memoria ai tempi della battaglia con l'HYDRA e
Garrett, ora è a capo della divisione tecnologica, e
Simmons invece a capo di quella scientifica... Che, visto che quei due
non ne avevano voluto sapere di non lavorare insieme, sono collocate
nella stessa base supersegreta. Forse è questo uno dei motivi
per cui la relazione tra Jemma e Trip è deragliata, anche se
amichevolmente, in poche settimane. La mia amica non può
rinunciare al suo gemello di laboratorio.
Degli altri non so molto, la loro collocazione è per lo
più supersegreta e in realtà non m'interessa, mi bastano
un paio d'ore all'anno con loro per sapere che stanno tutti bene.
Sono seduta a sorseggiare il mio caffè quando sento le chiavi girare nella toppa.
C'è qualcuno dietro di me, non m'importa chi sia, nessuno
potrebbe nemmeno riuscire a colpirmi, sono la leggendaria Libellula,
naturalmente è stata la Fitzsimmons a creare questo soprannome.
Io avevo pensato a la Cimice, soprattutto per la mia innegabile
abilità informatica, ma secondo Simmons era proprio brutto come
soprannome. Sono a capo del reparto informatico e sono anche la
Specialista migliore dell'agenzia, naturalmente dopo gli Avengers.
-Tesoro...-, Lucas posa una busta sul tavolo e, prima di sedersi di
fronte a me, si abbassa a darmi un leggero bacio sulle labbra.
- Sono andato a prendere la colazione...-, spiega sorridendo.
- Credevo te ne fosti andato...-, la mia voce non ha alcuna inflessione, sto solo constatando ed illustrando un dato di fatto.
- E ti stava bene?-, mi chiede un po' stranito, la sua voce,
solitamente calda e vellutata, ha una nota fredda e ferita. Credo che
non abbia capito davvero cosa voglio da questo rapporto, nonostante io
sia stata molto chiara.
Poso la tazzina e lo osservo mentre apre la busta bianca e ne tira fuori due croissant caldi al cioccolato.
- Senti... Sapevi che per me questa storia non significava nulla... Ci divertiamo e basta.-
S'immobilizza e mi guarda, so che non apprezza questo mio modo
sfrontato di parlare, dice che gli fa sembrare che non ci sia dolcezza
tra di noi.
-Speravo... Credevo che fosse cambiato qualcosa.-
Il mio cellulare suona. Lo S.H.I.E.L.D. naturalmente, un agente sta per
raggiungermi a casa, non so perché, deve essere successo
qualcosa.
Mi alzo in silenzio e vado a raccogliere tutta la roba di Lucas, deve andarsene. Velocemente.
Dopo qualche secondo mi raggiunge.
- Che stai facendo?-
- Devi andartene.-, gli rispondo continuando a raccogliere la sua roba.
- È per quel commento... Ok, ho capito, non è cambiato
nulla, non mi aspetterò più che succeda, ma non credo sia
il caso...-
- Non hai capito, devi andartene immediatamente, non riguarda quello
che ti aspetti o che pensi. È il mio lavoro. Devi andartene.-,
sono calma e irremovibile.
- Tutti abbiamo un lavoro... E credimi nessuno più di me
può capire cosa significhi dedicarsi al proprio lavoro ed
amarlo, ma questa reazione... Semplicemente non la comprendo...-,
sbuffo: il ragazzo è davvero tenero e carino, ma tutto sta
durando davvero troppo. Gli porgo la borsa con tutte le sue cose, ma
lui non le prende.
- Non devi infatti. Non puoi capire e non devi, non m'interessa che tu
capisca, e sinceramente questa storia è già durata troppo
per le mie abitudini, di solito tronco prima, ma sei un bravo
ragazzo... E anche per questo è meglio che tu vada. Non ci
potrà essere altro tra di noi se non sesso e simpatia.-
- Ma ... Non puoi saperlo...-
Proprio mentre biascica queste parole sento la serratura d'emergenza
scattare. L'agente che hanno mandato deve essere il titolare del
protocollo di sicurezza, è l'unico ad aver accesso a tutte le
entrate e uscite di sicurezza tramite riconoscimento per DNA.
Questa mia idea è stata alquanto geniale: ogni agente impegnato
su campo ha un protocollo di sicurezza, il cui titolare è un
solo altro agente, in questo modo se qualcuno dovesse essere in
pericolo, il titolare del suo protocollo di sicurezza saprebbe come
raggiungerlo in ogni momento per portarlo in salvo.
Naturalmente per evitare che qualcuno potesse arrivare al titolare del
protocollo mettendo in pericolo l'agente a lui assegnato, nessun agente
conosce il titolare del proprio protocollo, ma solo l'agente di cui
è titolare. Per esempio io sono la titolare del protocollo per
la Hill, la Hill per May e May per Coulson. Conosco solo questi
titolari, soprattutto perché ovvi, non so nemmeno chi sia il mio
titolare. Anche la scelta è casuale, ho creato un software che,
analizzando una serie di variabili (come le relazioni interpersonali,
le schede personali degli agenti, l'importanza all'interno dell'agenzia
e la possibilità che il titolare del protocollo ha di offrire
protezione superiore a quella che l'agente stesso potrebbe procurarsi
da solo), assegna automaticamente i protocolli di sicurezza, e ogni
agente può essere il titolare del protocollo per un solo agente
e può avere un solo titolare.
Visto che le persone a cui sono più legata, oltre a Fitzsimmons,
sono persone come AC e May troppo importanti per l'agenzia, e io sono
il loro miglior specialista sul campo dopo gli Avengers... L'agente
titolare del mio protocollo deve essere uno di loro, probabilmente la
Romanov. In effetti è da parecchio che non la incontro,
precisamente dalle sessioni d'allenamento che ho dovuto fare con lei e
May poco dopo la costruzione di questo nuovo S.H.I.E.L.D. per passare
dal mio misero livello 1 ad un più appropriato livello 8.
Mi rendo solo ora che Lucas sta aspettando una mia risposta e non ha ancora preso la borsa dal pavimento.
- Lucas... Addio.-
- Potresti pentirtene. Potresti innamorarti di me...-
Scoppio a ridere.
- Mi spiace, non potrei mai. Mi hanno spezzato il cuore e non sono
più riuscita a riaverne indietro tutti i pezzi.-, Lucas è
stranito, posso vederlo chiaramente, è la prima volta che mi
vede mostrare apertamente un sentimento, ed è un dolore misto a
rabbia. È anche la prima volta che mostro di aver avuto un
passato, forse è la prima volta che addirittura mostro di essere
umana, non contando i momenti dell'orgasmo.
- Devi averlo amato parecchio.-
Abbasso lo sguardo in maniera impercettibile, ma subito lo rialzo per
mantenere il contatto visivo ed ostentare sicurezza. In realtà
non so cosa rispondere, la sua frase appena sussurrata, che dovrebbe
avermi lasciato indifferente, mi ha colpito. Nessuno parla mai di
questo, nessuno mi chiede mai di quello che devo aver provato. Nessuno.
Questa frase quindi è stata come un urlo assordante, tanto che
non mi sono accorta che alle mie spalle la porta della mia cabina
armadio, in cui è nascosta una delle entrate di sicurezza, si
è aperta. Me ne accorgo solo quando sento la sua voce.
- Piacerebbe anche a me saperlo.-
* Missing, Evanescence
Di chi sarà la voce misteriosa? Lo scoprirete nel prossimo capitolo, il cui titolo sarà "There's just too much that time cannot erase ", tratto da "My immortal".
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 - There's just too much that time cannot erase ***
Shield_BML_00
Lo so, sono in ritardo, scusate.
Un mega grazie a chi ha recensito, messo la storia nelle preferite, le seguite e le ricorate.
Vi lascio alla lettura!
Capitolo 6
“There's just too much that time cannot erase”*
Mi volto a guardarlo. Sono chiaramente scioccata.
Provo più volte a spiccicare parola, ma tutte e 7 le volte che
ho aperto le labbra l’ho dovuta chiudere e inghiottire una saliva
che non c’era … Anche le mie mucose si sono bloccate.
- Che diamine ci fai qui?-, è più forte di me.
Questa e’ l’unica cosa che mi frulla in testa e, appena
riavute salivazione e uso delle corde vocali non ho potuto fare a meno
di dar voce ai miei pensieri arrabbiati… come una novellina, con
zero addestramento, ma non sono riuscita a trattenermi.
Di fronte a me, con i suoi soliti abiti quasi attillati e il suo solito
sorriso, a metà tra i furbo e il saccente, appoggiato al telaio
della mia cabina armadio, Grant Ward mi osserva, chiaramente divertito
dalla mia reazione.
-Ciao anche a te, Skye! Non ci vediamo da quasi cinque anni, ti sembra
il modo giusto di accogliermi?-, contrariamente al tono divertito che
usa e alla posa apparentemente disinvolta, noto nel suo sguardo
serietà e preoccupazione, come per altro sono tesi i muscoli
delle braccia conserte.
Potrebbe voler essere prudente? Potrebbe aver paura della mia reazione? Forse.
Potrebbe essere intimorito dalla presenza del biondo alto un metro e ottantadue, tutto muscoli, nella mia stanza? Impossibile.
Io intanto potrei aver dimenticato che il suddetto biondo è a
pochi centimetri da me, distratta dall’assurda apparizione?
Molto, molto probabile.
Lucas si schiarisce la voce per ricordarci che c'è anche lui nella stanza.
-Dovresti andare.-, dico e non sono sicura di star parlando con l’atleta.
-L'hai sentita, amico. Ciao.-, dice Grant in perfetto svedese, facendo un gesto di saluto.
-Non credo parlasse con me.-, Lucas risponde in inglese, con un forte
accento. Se la sua intenzione era d'intimorire Ward in realtà lo
ha fatto solo sorridere.
-Lucas, vai.- gli dico, senza voltarmi a guardarlo.
-Perché? Perché devi parlare col tuo ex ragazzo?-, Ward
ridacchia muovendo lentamente la testa, come per uno scherzo di cattivo
gusto.
Volto il viso, quel tanto che basta a lanciare allo svedese un'occhiataccia.
- No, per i motivi che ti ho detto prima. Per me non sei stato altro che del buon sesso e una piacevole compagnia. Addio.-
Lucas, deluso, raccoglie la borsa e io torno a guardare Ward. Questi ha
sul volto una smorfia che mi dice che non ha apprezzato molto il mio
scambio di battute con l'altro ragazzo, che proprio in quel momento
cattura la sua attenzione.
-Ti conviene andare, amico, se non vuoi che ti conficchi un proiettile
in una spalla!-,lo dice scherzando, allungando lo sguardo oltre la mia
spalla sinistra, ma ovviamente si riferisce alla ferita che gli ho
inferto quattro anni fa.
Lucas se ne va, ma noi restiamo fermi e in silenzio.
È Ward a smuovere la situazione quando mi sorpassa e si dirige
in cucina, a passo sicuro, come se conoscesse bene la casa … ora
che il suo sguardo indagatore si è spostato da me e la vista
della sua faccia da schiaffi non mi fa fremere di rabbia riesco a fare
due più due.
È lui il titolare del mio protocollo di sicurezza! Naturalmente!
E secondo il mio sistema deve aver accesso a tutte le informazioni
riguardanti ogni alias e ogni alloggio dell'agente che deve proteggere,
inoltre chiaramente il sistema di riconoscimento del DNA non gli
avrebbe permesso di entrare se non fosse stato lui il titolare.
-Il caffè si raffredda.-,mi urla dalla mia cucina, e finalmente
lo raggiungo, anche se non voglio ammetterlo è stato uno shock
vederlo.
Forse avrei dovuto pensarci prima …
‘L’hanno capito anche le pareti che mi ha shockato vederlo, a causa della mia prima reazione.’
Entro in cucina stringendomi il kimono addosso. Una parte di me si
sente ancora l'hacker che allenava, ma è una parte piccola ed
ininfluente. Insignificante. Già.
È seduto al tavolo, si è versato del caffè e lo
sorseggia lentamente, osservandomi mentre mi siedo di fronte a lui.
-Che ci fai qui?-
Alza un sopracciglio.
-Hai inventato tu questo sistema... Perché sono qui?-
-Il sistema si mette in moto quando un agente è in pericolo.-
-Giusto. Quindi appena ti sarai messa addosso qualcosa di meno... Rosa, ce ne andremo, perché sei in pericolo.-
Mi aspettavo un commento su quanto poco fossi vestita, non sul colore del mio abbigliamento.
-La mia domanda era: perché proprio TU sei qui?-
-Skye sono il titolare del tuo protocolla di sicurezza.-, mi parla come
si farebbe ad una bambina, o ad un'agente appena reclutata a cui sta
insegnando tutto.
-Vuoi giocare a questo gioco? D'accordo Ward-, sputo il suo nome come
fosse una parolaccia,- Perché sei qui e non rinchiuso a marcire
in una orrenda cella, sotto terra?-
Sul suo viso sparisce ogni tipo di sorriso e intenzione di scherzo, ma non sembra ferito o arrabbiato, solo... Assente.
-Vai a prepararti, dobbiamo andarcene il prima possibile.-, bene! Mi
mancava il tono da ‘Fai quello che dico alla svelta e non
perderti in chiacchiere inutili.’
Come farmi tornare indietro di sei anni con una frase!
Torno in camera mia, afferro i vestiti che uso in missione e mi chiudo
in bagno. Faccio una doccia velocissima, mi vesto, lego i capelli umidi
in una coda ordinata ed afferro un piccolo borsone già pronto
nell'armadio.
Sono un’efficientissima agente di livello 8, ma mi sento anche
come un adolescente che sbuffa perché costretta a fare qualcosa
che non vuole.
Vado in cucina e dopo aver scambiato un'occhiata veloce con quello che
è stato il mio A.S., usciamo. Fuori, parcheggiata ad un
centinaio di metri dalla casa, nel boschetto sul retro, ci aspetta una
Ducati nera con bauletto e due caschi. Ward me ne passa uno.
"Mettilo e tieniti forte."
Dopo trenta secondi sono aggrappata a lui e, invece di correre
sull'asfalto, stiamo volando. Sembra la versione due ruote di Lola.
Qualcuno dovrà spiegarmi un mucchio di cose, Ward, Coulson, May e la Hill... Forse anche la Fitzsimmons.
Ho come l’impressione di essere stata l’unica a non sapere,
di essere tornata nel mio camper. Solo che stavolta non sono nemmeno
andata a cercarla la verità, me ne sono stata beatamente in
silenzio ed all’oscuro … e forse era meglio così.
Chi sono diventata?
E stavolta non posso dare la colpa all’uomo in moto con me.
* My Immortal, Evanescence
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto... Al prossimo (che ancora non ha un titolo)!
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 - “Always confusing the thoughts in my head so I can't trust myself anymore” ***
Shield_BML_00
Sono imperdonabile, ma tra influenza, esami e un mega blocco che non voleva essere superato...
Ho riscritto e cambiato questo capitolo quindici volte, questa versione
non mi convince al 100%, ma ho deciso che era meglio postare questa che
nulla!
Un mega grazie a chi ha recensito, messo la storia nelle preferite, le seguite e le ricorate.
Vi lascio alla lettura!
Capitolo 7
“Always confusing the thoughts in my head
so I can't trust myself anymore” *
L'enorme casa in cui Ward mi aveva portata era nella bocca di un
vulcano spento, coperta da una cupola progettata per nasconderla ed
allo stesso tempo allontanare gli uccelli. Opera di Fitz a quanto pare,
come sua era stata la progettazione di Jeleis, un assistente-coscienza
integrato nella casa super tecnologica. Una sorta di omaggio allo
Jarvis di Stark, a quanto pare. L'arredamento della casa e delle camere
invece era merito di Jemma. Così come la presenza dei miei
vecchi vestiti in questa cabina armadio, del mio vecchio portatile e
del mio tablet.
Tutte informazioni che mi erano state fornite da Jeleis
ovviamente, perché Ward non sembrava in vena di chiacchierare.
Come se fossimo stati estranei. E lo eravamo in realtà, ora che
non stava recitando, o stava recitando una nuova parte.
Appena entrata nella mia stanza, dopo aver seguito un percorso
illuminato di azzurro tramite i corridoi della casa, ero stata accolta
dalla voce di Leo.
Benvenuta
Skye, ho progettato all'interno di Jeleis una serie di protocolli
segreti rivolti a te, a cui non può accedere nemmeno Ward, sono
di vari tipi e li scoprirai un po' alla volta. Per prima cosa ci
dispiace di non averti detto nulla del reintegramento di Ward.
All'interno di questa stanza Jemma ha raccolto tutte le tue cose e
tutto quello che può esserti utile. Jeleis è programmato
per esserti d'aiuto. Ma c'è una cosa in cui non può
aiutarti...a capire. Jemma ha lasciato nascosti in un baule nella
cabina armadio una serie di diari. Grant non ne sa nulla, a te la
scelta di leggerli o meno. Ad ogni modo Jeleis è programmato per
contattarci automaticamente in casi prestabiliti in cui potresti aver
bisogno di noi... e non preoccuparti, sai meglio di chiunque altro che
Grant non ti farebbe mai del male.
Ero ferma, immobile. Seduta a gambe incrociate nell'armadio di legno all'interno della cabina armadio. Da non so quanto tempo.
Accanto a me un piccolo bauletto di legno pieno zeppo di lettere, ben
ordinate in ordine cronologico. In grembo, abbandonata, la prima.
Mi ero rifugiata qui per permettermi, almeno per un momento di essere
solo me stessa, solo Skye che legge le parole scritte dalla sua
migliore amica. Ora mi rendevo conto che era stato un bene.
Non avrei dovuto permettere a nessuno di vedermi così. Non avrei
dovuto dare nemmeno la possibilità a Ward di scorgermi
così. Indifesa.
Ricordavo fin troppo bene cosa fosse successo il giorno dopo quello a
cui Jemma accennava in quelle poche righe. Quello stesso giorno invece
era ancora avvolto da un alone di incertezza. Di irrazionalità.
Eravamo riusciti ad isolare molte
cellule Hydra grazie ai suggerimenti di Ward e ad informazioni che
avevo fatto pervenire direttamente nel computer di Talbot, facendogli
ben capire che erano opera nostra ovviamente e questo aveva fatto
sì che riguadagnassimo punti agli occhi dell'opinione pubblica:
potevano finalmente riprendere possesso delle vecchie basi. Era ora di
tornare al Fulcro, una base importante sia dal punto di vista tattico
che dal punto di vista ufficiale, d'immagine. Ovviamente avremmo
portato Ward con noi, nonostante molti di noi avessero suggerito di
lasciarlo da solo chiuso nel vault D, con poche provviste di cibo e
acqua, per qualche tempo. Così da non rivedere la sua faccia...
Almeno per qualche mese. Ma il Direttore non era stato d'accordo.
In segno di amicizia l'esercito si
era offerto di accompagnare personalmente il direttore e qualche altro
agente, viaggiando via terra. May non era molto entusiasta della
proposta, ma Il nuovo direttore non poteva negare questa concessione al
nuovamente benevolo governo americano. Aveva quindi deciso di creare
una piccola squadra, un estratto del vecchio team, per affrontare quel
viaggio. Io, lui, Fitzsimmons e il prigioniero Ward: Coulson sembrava
intenzionato a non perderlo d'occhio, soprattutto con May occupata ad
aiutare Koening nel coordinamento delle operazioni di ridistribuzione
all'interno delle vecchie basi e Hunter, Morse e Trip in giro ad essere
l'equivalente di tassisti per recuperare gran parte delle risorse
sparse per il mondo. Inoltre ci sarebbero stati uomini extra in quel
furgone militare e, quando si trattava di sorvegliare Il mio ex AS,
delle braccia in più non potevano che far comodo.
Il viaggio procedeva abbastanza bene.
Non c'erano risate, come c'è ne sarebbero state poco più
di un anno prima, ma da allora era tutto cambiato.
Fu un momento. Il furgone si
arrestò inchiodando e si sentirono boato di bombe esplose e
fischio di proiettili. Immediatamente i militari uscirono per capire
cosa stesse accadendo. Coulson era pronto a raggiungerli quando si
sentirono delle voci urlare un insieme di numeri e lettere. I miei
occhi non avevano mai abbandonato il viso del prigioniero che sedeva di
fronte a me, accanto al direttore, tanto da riuscire a notare i suoi
lineamenti contrarsi in una espressione tesa e preoccupata.
Un'espressione così veloce e fugace che mi costrinsi di averla
immaginata. Un'espressione così tipica della maschera che era
stato Grant Ward, agente dello S.H.I.E.L.D.
- Mi liberi.- aveva detto Ward ad AC con un'espressione seria e concentrata, come se mesi prima non ci avesse tradito.
- Non siamo stupidi Ward!- avevo
sputato quasi automaticamente, intromettendomi, ma quegli occhi color
nocciola non avevano abbandonato il viso del Direttore.
- Signore quelle urla indicavano che
hanno ucciso tutti i militari e sono pronti a prendere in consegna il
loro obiettivo. Sono agenti Hydra.-, Coulson ci pensò
attentamente per qualche istante, mentre sentivamo gli agenti
accerchiarci.
- Non ho bisogno di liberarti Ward...-, disse criptico mentre il nostro prigioniero annuiva.
-No... Ma avrò bisogno di un'arma.-
-No!- avevamo urlato io e Jemma.
- Prendi l'ICER di Fitz-
- Ne è certo, signore?- chiese
il mio dolce amico, mentre sentivamo lo stesso rumore che ci aveva
spiazzato mentre eravamo legati nel Pulmino durante la seconda missione
del team: un polso che si rompeva per liberare le mani.
-Non abbiamo scelta.-
In quel momento un agente dell'Hydra
aprì il portellone e intimò a tutti e cinque di uscire.
Ward finse di avere ancora le manette mentre Fitz gli faceva scivolare
la pistola tra le mani.
Nel momento in cui tutti fummo fuori,
iniziarono a volare pallottole. C'erano dodici agenti. Io, Coulson e
Ward stavamo sparando e, grazie alla sorpresa dalla collaborazione di
Ward con lo Shield, i soldati dell'HYDRA cadevano a terra morti o
svenuti, uno dopo l'altro.
Fu un attimo, un agente riuscì
ad agirarmi e arrivare alle spalle di Fitz, Ward si buttò a
terra trascinando con se l'ingegnere, facendogli scudo.
Dopo questo era stato come spegnere
il cervello. Non sapevo cosa fosse accaduto, ma era scattato qualcosa
nella mia testa. Come se stessi rivedendo la scena di mesi prima: Fitz
aggredito dal suo rapitore. Mi ero voltata e mentre Coulson faceva
fuoco sull'ultimo agente Hydra avevo sparato alla schiena di Ward. Con
proiettili veri, non ICER.
Non ricordavo come, ma eravamo riusciti a raggiungere il Fulcro e,
mentre Simmons medicava la ferita di Ward e qualche graffio di Fitz,
avevo sentito Coulson e May discutere tra di loro. Quando due ore dopo
erano usciti da quello che era il nuovo ufficio di Coulson mi avevano
comunicato di aver deciso di mandarmi al Triskelion ad occuparmi dei
possibili problemi informatici e della creazione di un archivio.
Lì, con il tempo ero riuscita a creare un'ottima squadra
informatica e a progettare i protocolli di sicurezza.
Quando il giorno dopo Trip era venuto a prendermi, un attimo prima di
partire, mentre mi voltavo a salutare tutti, avevo visto Simmons
controllare il cercapersone ed assumere un'espressione allarmata, poi
era corsa verso di me e mi aveva abbracciato.
-Scusa, devo andare.-
Avevo annuito ed ero salita sull'aereo mentre lei correva via.
Sarebbero passati mesi prima che avessi rivisto quella che era diventata la mia famiglia.
Anche di questo avevo incolpato Ward.
* Going Under, Evanescence
Ed
eccoci alla fine di questo capitolo... ora sappiamo cosa è
successo ai nistri personaggi e a cosa si riferisse Grant parlando con
Lucas.
I prossimi capitoli potrebbero essere più brevi. Nel capiolo 8
leggeremo la lettera che Skye ha appena finito di leggere. Cosa ci
sarà scritto da averla colpita tanto?
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 - This truth drive me Into madness ***
Shield_BML_00
Regalo di Pasqua, nonostante il mega blocco che non voleva essere superato...
Un mega grazie a chi recensisce, mette la storia nelle preferite, le seguite e le ricorate.
Buona lettura!
Capitolo 8
“This truth drive me
Into madness ” *
15 marzo 2017
Ciao Skye,
Sono
certa che questo sarà il primo diario che aprirai, amica mia, e
non perché è riportata la data più vecchia, ma
perché il primo che troverai. La curiosità è la
tua caratteristica più bella ed è anche l’unica che
non è cambiato in questi anni e che, spero, non
cambierà…
Se
dovesse essere passato tanto dal momento in cui sto scrivendo senza che
io sia riuscita a spiegarti, mi dispiace. Gli ho promesso di non dirti
nulla per non interferire con la tua vita.
In realtà credo che, ora come ora, abbia solo, ancora, paura dei suoi sentimenti.
Spero di riuscire a convincerlo.
Detto
questo, ti prego non saltare le conclusioni e sappi che lui non sa
nemmeno di questi diari, o meglio non sa che sono destinati a te. Sa
che tutto il suo materiale e accessibile ad ogni membro di livello 8,
quindi solo alla nostra cerchia ristretta: io, tu, Leo, Trip, Coulson e
May, Fury e Hill, Romanoff e Burton, Bobby e Hunter, Mack e i Koening.
In
realtà nemmeno io sapevo, quando ho iniziato a scrivere, che
questi quaderni, questi diari, fossero per te. Ho iniziato
perché ne sentivo il bisogno.
Questo
è anche il motivo per cui ho preso quella laurea in psicologia,
me lo hai sempre chiesto ed ora lo sai… Volevo comprendere,
capirlo ed aiutarlo e credo di esserci riuscita un parte. Di essere
riuscita ad essere quel supporto che la sua analista sperava lui
potesse avere.
Io e
Fitz gli siamo stati vicini in ogni momento e, o lui o io, siamo stati
presenti a tutte le sedute: quelle che ho descritto tramite le
telecamere di sorveglianza sono state arricchite con delle note di Leo,
che in quel momento era presente.
Per
gran parte del suo difficile e lungo cammino siamo stati in questa
base, ecco perché Fury gliel’ha regalata, Grant invece ha
deciso di trasformarne gli interni in modo che fosse una casa
più che una base.
Di ogni singola seduta ci sono anche le registrazioni ma queste dovresti chiedere a lui, se volessi vederle.
Cerca
di ricordarti che, se non vuoi, se non riesci a fidarti di lui, puoi
almeno fidarti di me per capire chi sia realtà Grant Douglas
Ward.
Con affetto,
Jemma.
Continuavo a leggere quella lettera e mi sembrava assurda.
Agente Skye vuole che la metta in contatto con l’agente Simmons?
-No, grazie Jeleis.-
Detto questo raccolsi i 5 diari e le lettere e tornai nella mia stanza.
Un attimo prima di sedermi sul letto, con ancora tutti i diari e le
lettere – probabilmente pagine di appunti- tra le braccia,
mi guardai intorno.
Non ero sicura di chi avesse scelto la mia stanza. Saevo che se fosse
stata Jemma ci sarebbe stato più colore, invece quei mobili
bianchi, candidi, che spiccavano sulle pareti color terra di Siena
chiaro, con delle piccole margherite stilizzate bianche, che coprivano
per un quarto la parete, come un piccolo quadro accanto al
letto… Il mio addestramento e la mia capacità analitica
mi dicevano che non sembrava opera di Jemma. Eppure doveva esserlo,
vero?
Sbuffai sedendomi: era una sciocchezza.
Ero seduta a gambe incrociate sul letto da trenta minuti, ma non
riuscivo ad aprire un’altra lettera ne a chiudere tutto in un
cassetto, ero bloccata. Volevo decidere cosa fare, ma non ci riuscivo,
era difficile: difficile da far paura.
Già paura. Da quanto tempo non mi permettevo di aver pura? Non
ne ero sicura, sapevo solo che non mi ero mai sentita totalmente al
sicuro e che questa sensazione che avrebbe spaventato chiunque altro
era diventata familiare, conosciuta, persino confortevole.
Mi ero mai sentita totalmente al sicuro? Mi chiesi. Forse, sì:
sì, sapevo cosa volesse dire sentirsi al sicuro ed ero certa che
la sensazione mi avrebbe spaventa. Perché sentirsi al sicuro
quando basta un attimo, un singolo momento, un’azione
inaspettata, una rivelazione odiosa, a far crollare tutto?
Alla Provvidenza: il tempo di un bacio. Due minuti dopo ero in un
bagno, a piangere, distrutta. Non per l’uomo morto. Per me stessa.
Maledizione! Odiavo ricordare quei momenti, mi facevano sentire di
nuovo quell’ingenua agente di livello 1 e non ero più
quella ragazza.
Decisi finalmente di alzarmi e uscire dalla mia stanza, ma, non avendo
ancora deciso cosa fare di tutti i diari, li lasciai dove erano. Anzi,
scendendo dal letto feci particolare attenzione a non sfiorarli
nemmeno, come se fossero una bomba pronta ad esplodere e rovinare tutto.
Aprii la porta facendo automaticamente un passo fuori e trovandomi ad un paio di centimetri dal mio carceriere salvatore pronto a bussare alla mia porta.
Senza fare una piega lo guardai in faccia, attendendo che si spiegasse.
Lui non dissolse lo sguardo, ma lo ammorbidì, non come se stesse
osservando qualcosa di bello o familiare, ma come se stesse evitando di
mettermi a fuoco, come se cercasse un modo per non distoglierlo, quello
sguado, e insieme evitare di affrontare il mio.
-È pronta la cena.-, disse soltanto, sorridendo leggermente.
* Whisper, Evanescence
Ecco la famosa lettera... Che ne pensate?
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 - I sold my soul just to hide the light ***
Shield_BML_00
Super in ritardo come sempre... per favore fatemi sapere cosa ne pensate!
Buona lettura!
Capitolo 9
“I sold my soul just to hide the light ” *
Mi stavo seriamente odiando.
Erano due giorni che evitavo di sfiorare i diari che Jemma mi aveva
lasciato. La sola idea di leggerli mi faceva sentire debole. Come se
avessi voluto un motivo per giustificare Ward. E non lo volevo. Non mi
interessava affatto: avevo vissuto benissimo anche senza di lui. Anzi!
Avevo vissuto meglio senza di lui!
Ero diventata una vera agente dello S.H.I.E.L.D., una specialista.
Qualcuno che non aveva bisogno di indugiare in una speranza inutile e
fallace, una speranza che nemmeno voleva.
In compenso il mio comportamento, nei pochi istanti in cui incontravo
il mio ex A.S., era stato irreprensibilmente coerente, quelle poche
volte che ero uscita dalla mia stanza e lo avevo visto. Poche parole,
poca familiarità, fredda cortesia. Ero professionale e seria,
niente di più, niente di meno. Certo, ci sarei riuscita meglio
nei miei abiti, piuttosto che in quelli della ragazzina infatuata di
lui che ero stata. Sembrava una sciocchezza... Forse ero io ad essere
paranoica... O nevrotica... O forse stare a contatto con lui mi aveva
reso psicopatica: avevo letteralmente distrutto ( con delle forbici) la
mia vecchia camicia di jeans, quella che avevo indossato quando l'avevo
baciato la prima volta, e la stessa sorte era toccata alla camicia
grigia che avevo addosso il giorno che avevo scoperto la verità
su di lui.
Ed era stupito e infantile. Lo sapevo. Ma non avevo potuto evitarlo.
Per questo mi odiavo. Sentivo che la mia ostinazione a non voler
conoscere la verità era qualcosa di infantile. Di debole.
Come potevo arrendermi alla mia indecisione? Come potevo accettare
quella parte di me? Come, senza accettare di avere ancora un briciolo
della vecchia me? Non avevo mai voluto liberarmi del tutto di quella
piccola hacktivista, altrimenti avrei cambiato anche il mio nome;
sarei diventata Daisy Johnson e non Skye Johnson.
Eppure odiavo dovermi sentire ancora così. E odiavo fosse colpa di Ward.
Forse la soluzione era semplice, forse potevo lasciarmi guidare dalle
persone che amavo, ma non potevo prendere in considerazione Jemma e
Leo. Erano proprio loro il problema.
Cosa avrebbe fatto May?
May se ne sarebbe infischiata, forse.
E Coulson? Non avrebbe permesso che lui ferisse nessuno, ma gli avrebbe dato un'altra possibilità?
Che sciocca che ero! Gliela aveva realmente già data, quella possibilità!
Sbuffai rumorosamente scendendo dal letto e mi abbassai per prendere
tutte quelle "relazioni" che avevo nascosto lì sotto. In fondo
non stavo facendo altro che fidarmi di Simmons e di Fiz e questa non
era mai stata una cattiva idea. Tutt'altro.
Posai in un cassetto del comodino la prima lettera, quella che avevo
già letto, quella che mi spiegava tutto, e aprii quella dopo.
Sul foglio la grafia piccola, tonda e chiara di Fitz, con poche
aggiunte della grafia elegante e affusolata di Simmons. In alcuni punti
i margini dei 5 fogli, tenuti insieme da una graffetta,forse
riguardanti la prima seduta di Ward con lo psicologo, erano molto
sgualciti e quasi sbiaditi. Alcune scritte erano irregolari,
frenetiche, o spezzate, come se Leo non fosse riuscito a scrivere
alcune parole. Fogli pienissimi di annotazioni, su entrambi i lati.
Due ore dopo avevo riletto di quella prima seduta già due volte.
Ward, avevo scoperto dalle pagine, non era d'accordo nel vedere un
terapista, ma era stata un richiesta di Coulson, dopo moltissime
pressioni dell'ingegnere.
La prima domanda che la terapista aveva fatto al mio ex AS era molto semplice e chiara.
"Perché Grant - posso chiamarla per nome vero?- non voleva partecipare a questa seduta?"
La risposta riportata su quei fogli era abbastanza semplice: sapeva di
non meritare nessuna seconda possibilità, mentre quella
situazione sembrava volergliene fornire una.
"E perché ha permesso agli agenti Fitz e Simmons di assistere?"
Voleva mostrare ai due scienziati che non c'era nessun motivo per
'salvarlo', anche se aveva salvato Fitz più di una volta. Era un
killer professionista, pronto ad uccidere e a eseguire gli ordini, e
nessuna seduta psichiatrica avrebbe potuto dimostrare il contrario.
Tutta la seduta si era svolta in questo modo, domande veloci e precise
sulla sua percezione della situazione. Fitz aveva annotato ogni minimo
dettaglio del volto, del comportamento e delle espressioni di Ward
durante quelle due ore, ma la cosa più interessante che avevo
scoperto era il motivo per cui c'era stato tutto quello. A quanto
pareva con la botta ricevuta durante il viaggio di ritorno al Fulcro,
Leo aveva ricordato dei particolari del momento in cui era stato
colpito quando avevamo sconfitto Garrett, tali da mettere completamente
in discussione tutta l'incarcerazione del suo "amico".
Non ci credevo in realtà, ma sul retro dell'ultimo foglio c'era
una parte interamente scritta da Jemma, datata come l'altra lettera 15
marzo 2017, in cui la mia amica spiegava che mettendo tutto in ordine
si era accorta che non avevano mai spiegato cosa fosse davvero successo
a Fitz su quel tetto.
A quanto pareva Garrett aveva dato l'ordine di uccidere l'ingegnere,
così Ward aveva fatto un cenno all'amico e sparato invece
all'agente Hydra che era accanto a Fitz; Leo però era stato
colpito da un altro agente alle spalle di Ward.
"Quindi non è stato lui a colpirlo...", dissi tra me e me. Proprio in quell'istante sentì bussare alla mia porta.
"Skye volevo chiederti cosa volessi mangiare domani a pranzo."
Scesi dal letto e buttai una coperta su fogli e quaderni, prima di andare alla porta.
"Da quando ti piace giocare alla massaia felice?"
Gli chiesi sinceramente incuriosita. Lui sembrava spiazzato,
probabilmente era la prima volta che mi rivolgevo a lui con un tono
diverso da quello freddo e professionale da agente e, anche se avevo
parlato con un tono annoiato con una punta di ironia, questo
cambiamento probabilmente doveva sembrare strano.
Si riprese subito, però. Del resto era una delle migliori spie al mondo!
"Non sono una massaia, sai?"
"Ah, no? Spiegherebbe come mai non sapevo della tua reintegrazione. Non mi occupo del personale non militare."
"Più che altro spiegherebbe perché sono il titolare del tuo Protocollo di Sicurezza, visto che non sai cucinare!"
Mi fece un occhiolino e un sorriso furbo prima di avviarsi verso il soggiorno.
Lo guardai allontanarsi, mentre mi dicevo che in altre circostanze, se
solo non fosse accaduto tutto quello che era accaduto, l'avrei seguito
e punzecchiato ancora, come era stato tipico di noi.
Ma era successo tutto e insieme alla mia spontaneità avevo perso anche quel "noi".
* Farther Away, Evanescence
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 - Bid my blood to run ***
Shield_BML_00
Lo so, lo so...
No, non sono morta, non ancora...
Spero che il cap vi piaccia!
P.S.: i corsivi sono ricordi
Capitolo 10
“Bid my blood to run ” *
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio, dritto.
Rovescio, dritto, rovescio.
Ancora.
Appena mi ero svegliata avevo capito che sarebbe stata una di quelle
mattine che poteva iniziare bene solo con un sacco da boxe. Mattina...
Era una parola forte. Mi ero svegliata alle quattro, un po' presto
anche per me, agitata e sudata come se avessi fatto il più
brutto incubo della mia vita. In realtà avevo solo rivisto, no,
non è vero… Rivissuto il tempo passato sul bus, non tutto
il tempo: solo quello, e solo era un eufemismo, con Ward. Ed era stato
orrendo. Non avevo potuto evitare di provare di nuovo tutto, ma sapendo
che lui stava fingendo, che ci avrebbe traditi. E lo avevo odiato. E mi
ero odiata.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio, dritto.
Rovescio, dritto, rovescio.
E ancora.
La prima cosa che avevo visto appena sveglia erano stati quei quaderni.
Per un attimo avevo avuto la voglia, la tentazione di strapparli. Come se fossi stata una ragazzina!
Maledizione!
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio, dritto.
Rovescio, dritto, rovescio.
E ancora.
Fortunatamente Fury aveva messo una palestra in questa casa, avrei dovuto ringraziarlo.
No, forse era stato Ward.
Meglio lasciar perdere i ringraziamenti.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio, dritto.
Rovescio, dritto, rovescio.
E ancora.
Il mio cellulare ormai era scarico, ma non ero ancora riuscita a
fermarmi per togliere gli auricolari dalle orecchie. Quando ero
arrivata in palestra avevo sentito bisogno di isolarmi e, come sempre,
la musica era stata un'ottima soluzione.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio, dritto.
Rovescio, dritto, rovescio.
Mi ero fermata un attimo, avevo tolto gli auricolari e messo il
cellulare su una panca poco distante. Avevo poi preso un asciugamani,
asciugato il sudore e ricominciato.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio, dritto.
Rovescio, dritto, rovescio.
E ancora.
La palestra era enorme e si trovava nello scantinato della villa.
Purtroppo quando permettevo al mio sguardo di vagare, la mia rabbia
rimontava. Era assurdo quanto fosse simile alla rampa del Pulmino. Si
accedeva da una porta in alto, con relativo lungo balconcino per
osservare, proprio come quello da cui spesso ci aveva guardato
allenarci May, poi una scala a chiocciola, come quella del Pulmino,
portava direttamente in palestra, appena scesi, alle proprie spalle,
proprio dove sarebbe stata la porta del laboratorio della Fitzsimmons
c'era lo spogliatoio, compreso di docce, come quelle delle normali
palestre.
Il fatto che, mentre mi stavo asciugando il sudore, avessi notato che qualcuno mi stesse osservando non mi interessava.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio, dritto.
Rovescio, dritto, rovescio.
E ancora.
Non mi interessava per nulla.
I miei colpi erano diventati più forti, e uno mi
sbilanciò in avanti, rompendo la perfetta sequenza di movimenti
fluidi che stavo ripetendo da quasi due ore.
A malapena sentii i passi scendere dalle scale, alle mie spalle.
Ma non me ne curai.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio, dritto.
Rovescio, dritto, rovescio.
E ancora.
Ward mi stava girando intorno, come per controllare i miei movimenti, ma non diceva nulla, continuava solo a girare.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio, dritto.
Rovescio, dritto, rovescio.
E ancora.
-Ti sei svegliata presto...-
Aveva smesso di girare ed ora era alle mie ore due.
-Sono un tipo mattiniero.-
-Leo ha detto che sei in piedi dalle quattro e mezza di stamattina.-
-Leo?-, gli chiesi senza distrarmi.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio, dritto.
Rovescio, dritto, rovescio.
E ancora.
Lo vidi passarsi una mano tra i capelli.
-Ci sono delle funzioni particolari, non so quali, ne per quale motivo
si attivino, che sono come... Dei messaggi di Jemma e Leo. Si
riconoscono perché sono video o messaggi vocali direttamente
registrati. E questo messaggio diceva che avevi dormito poco ed eri in
palestra.-
-E ti sei sentito in dovere di raggiungermi?-
-No, io... Beh doveva esserci un motivo per il messaggio.-
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio.
Dritto, rovescio, dritto.
Rovescio, dritto, rovescio.
E ancora.
-Ti tengo il sacco?-
A quella domanda persi il ritmo.
Rovescio... Dritto, rovescio.
Rovescio, dritto.
Rovescio, dritto, rovescio.
Maledizione!
"È un allenamento per la forza relativa: si inizia dalle basi."
-No, io... Davvero ho finito.-
Nella mia voce non c'era risentimento o rabbia, solo distanza.
"Posizione: un bel diretto, fai così."
-D'accordo, ma se qualche volta volessi allenarti in compagnia...-
"Sai qual è la parte dura? Tenere su le mani."
- Non credo...- dissi, prima di scappare praticamente via.
Dovevo calmarmi, mi dissi mentre l'acqua calda mi cadeva tra le scapole e cercavo di rilassarmi. Ero troppo agitata.
Quello della notte prima era solo un sogno, non significava niente.
Alzai la testa, che tenevo bassa, e mi feci scorrere l'acqua sul viso:
dovevo lavare via quelle sensazioni e quei ricordi. Ricordi piacevoli,
ma potenzialmente molto pericolosi, perché lo erano le
sensazioni che risvegliavano. Non l'odio e il tradimento che sentivo
con il senno di poi, non il gelido rancore a cui ero abituata. Non
verso Ward per lo meno.
Ero arrabbiata con me stessa, perché avevo ricordato come mi
sentivo con lui, come lui mi faceva sentire: importante, preziosa, ma
soprattutto protetta. Sapevo, ne ero certa, non mi sarei fermata
neanche un momento a rifletterci, che accanto a lui non mi sarebbe
accaduto niente di male, che mi avrebbe fatto scudo con il suo corpo
piuttosto che permettere che qualcuno potesse ferirmi.
E sapevo, allo stesso tempo, che era pericoloso, che poteva essere letale, ma non per me, mai per me.
E amavo prenderlo in giro e vederlo sorridere solo a me, o flirtare con lui mentre ci allenavamo.
"Ho dovuto imparare a proteggerci, così come cerco di proteggere te."
Il tutto senza tener conto della chimica straordinaria che avevamo.
Dio! Avevo fatto un mucchio di missioni in cui dovevo sedurre qualcuno,
mi ero divertita in questi anni, ma anche prima di conoscerlo non ero
mai stata una santarellina, nemmeno una poco di buono, ma la chimica
che avevo con lui... Era come sentire la sua presenza pizzicare
direttamente sotto la pelle, un brivido fresco e piacevole e allo
stesso tempo insidioso e inevitabile come una folata di vento fresco
mentre passeggi al sole, che ti accarezza l'addome riuscendo ad
insinuarsi sotto la T-shirt.
E quella sensazione l'avevo sentita di nuovo mentre mi allenavo e lui
mi girava intorno. Era ancora tutta lì, anche se avevo provato
ad ignorarla fino ad ora.
Che fossi o meno una delle migliori specialiste dello S.H.I.E.L.D.
quella sensazione c'era e non potevo mentire anche a me stessa. Ma
potevo continuare a tenere le distanze da lui.
Forse, con questa consapevolezza, ancora più di prima.
* (Ordina al mio sangue di scorrere), Bring me to life , Evanescence
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 - I can't believe I couldn't see ***
Shield_BML_00
Eccomi tornata.
Un ringraziamento ad Annalisa94 per la bella recensione (visto? Come promesso ho aggiornato :) )
Capitolo 11
“I can't believe I couldn't see” *
Ero maledettamente certa che non fosse giusto! Che dovesse esserci una
specie di legge che proibisse che i miei migliori amici manipolassero
in quel modo le mie decisioni.
Perché dovevo ritrovarmi ad essere dispiaciuta per Ward? Certo
in passato avevo avuto per lui una piccola cotta e tra noi c'era ancora
tanta di quella chimica da alimentare un'intera galassia, ma non volevo
avere nessun legame emotivo... No, legame non era DECISAMENTE la
parola. Stavo sentendo dell'empatia, stavo cercando di capirlo, ecco.
Tutto era iniziato una settimana dopo l'inizio dei miei allenamenti mattutini in palestra.
Avevo iniziato a passare ore al sacco e a rilassarmi completamente,
tanto da riuscire ad ignorare anche la presenza di Ward quando mi
"raggiungeva". In realtà, durante le prime mattine, lui arrivava
in palestra, mi osservava per qualche minuto, poi tornava in casa.
Quando quindi me lo ritrovai dall'altro lato del sacco fui sorpresa.
Decisamente molto sorpresa, tanto che per un attimo anche i poteri, che
ormai da anni tenevo perfettamente sotto controllo, mi erano
letteralmente sfuggiti di mano, mandandolo a sbattere al muro, quattro
metri più in là.
Ricordavo bene come avevo avuto quei poteri...
Un giorno, semplicemente, durante una missione, un uomo si era
presentato dicendo di essere mio padre e mi aveva pregata, gentilmente,
di seguirlo: mi avrebbe portata da mia madre. Ero decisamente stranita!
Anni a cercare i miei genitori e poi -puff- mio padre si presenta
dietro una porta di servizio di una base dell'Hydra e chiede di potermi
portare da mia madre, Jiaying, che avevo sempre voluto conoscere.
Nonostante la riluttanza naturale, avevo deciso di fidarmi dell'uomo e
avevo conosciuto mia madre, che mi aveva chiesto di passare un po' di
tempo a casa sua, ma senza specificare che, come avevo scoperto poi,
era un luogo nascosto, pieno di Inumani. Dopo solo due giorni, e dopo
aver scoperto che il nome che avevano scelto per me era Daisy, mi ero
trovata circondata da una fitta nebbia, poi da un bozzolo che, rotto,
mi aveva permesso di uscire come Inumana. Avevo solo in seguito
scoperto che era un modo per forzarmi a schierami nella guerra contro
gli umani che mia madre voleva condurre.
Guerra che si era conclusa prima del previsto, anche grazie ad
un'insospettabile Raina, che aveva ricevuto il dono della preveggenza.
Ironico! Proprio lei che inizialmente aveva seguito Garrett
perché lo credeva in vero chiaroveggente. Raina mi aveva
dimostrato, sacrificando la sua stessa vita, la vera natura di Jiaying.
Grazie a questo avevo potuto bloccare una guerra inutile prima che
fosse coinvolto lo S.H.I.E.L.D. Il risultato di tutta quella faccenda,
a parte i miei poteri sismici, era che mio padre aveva dovuto uccidere
la sua amata moglie, prima che questa uccidesse me, e alla fine, per
permettergli di recuperare un po' di sanità mentale, sacrificata
negli anni per rendersi degno di nota agli occhi a mia madre tramite
strani intrugli chimici che aumentassero le sue potenzialità,
avevo dovuto chiedere a Coulson di sottoporlo al protocollo T.A.H.I.T.I.
Comunque, dopo aver fatto volare via qualcuno, il mio primo istinto
sarebbe stato quello di scusarmi, ma era Ward, non mi sarei -MAI-
scusata con lui.
"Non ero all'erta.", dissi solo, a mo' di spiegazione, senza neanche togliere gli auricolari.
Ward si era alzato, aveva appena annuito, aveva fatto quel sorriso
cortese che mi riservava da quando eravamo arrivati in questo buco, ed
era tornato in casa.
Nei giorni successivi non era sceso in palestra.
Eppure non sembrava arrabbiato. Sembrava tranquillo, quasi sereno addirittura!
Dieci giorni dopo avevo sentito degli strani rumori nel corridoio.
Erano quasi le due di notte e sembrava che qualcuno entrasse ed uscisse
continuamente dall'armeria, che era la porta di fronte a quella di
camera mia.
Chiesi a Jeleis cosa stesse accadendo, ma ricevetti come risposta solo la conferma che quel trambusto fosse opera di Ward.
Infilai allora una vestaglia rosa di spugna ed uscii a piedi nudi,
arrivando nella stanza più lontana dalla mia, quella di Ward.
-Che stai facendo?-, gli chiesi appoggiata allo stipite della porta, mentre lui, di spalle, preparava il bagaglio.
-Siamo qui da parecchio e il protocollo prevede che intanto qualcuno
indaghi sulla minaccia, ma a quanto pare non ci sono novità
nelle indagini, quindi da questo momento me ne occuperò io.-,
nel parlare non si era girato, continuava a infilare caricatori in un
borsone che era poggiato sul letto.
Sbuffai e feci in giro intorno al letto per salirci e sedermici a gambe incrociate, giusto di fronte a Ward.
-Il protocollo prevede che tu resti qui, sai?-
-Hai bisogno della mia protezione?-, mi chiese Ward guardandomi per un attimo solo.
-Non sto dicendo questo...-
-Qui con Jeleis sarai al sicuro.-
Aveva messo le ultime cose nel borsone e un attimo prima di girarsi ed
uscire dalla sua stanza mi aveva guardata dritta negli occhi, senza
sorridere, senza dire niente. Era uno sguardo strano, ma non era la
prima volta che glielo vedeva negli occhi. Era lo sguardo che aveva
avuto quando, una vita prima, mi aveva raccontato, prima della missione
a Malta, della sua infanzia difficile. Ero certa che stesse per dirmi
qualcosa, ma scosse leggermente la testa, sorrise e soffiò un "a
presto!" Prima di uscire da quella camera.
Erano passati 5 giorni dalla partenza di Ward e mi ritrovavo ad essere
arrabbiata con Leo e Jemma e a chiedermi dove diavolo fosse finito
Ward: se lui non fosse partito io non avrei passato tutto il tempo a
leggere queste maledette lettere-diari! E soprattutto ero triste,
irrimediabilmente triste.
La testa mi sembrava sin troppo pesante e nell'abbandonarla indietro mi
sentivo quasi intorpidita in generale ed infastidita. Come quando si
cammina scalzi al buio, di notte, in casa, ci si muove tranquillamente,
perché in fondo si è a casa propria, ma anche in modo
lento e silenzioso, perché si è con un piede nel regno di
Morfeo e neanche il pavimento freddo può liberare dal torpore.
Non può nulla, finché , mentre si cammina senza far
attenzione, non si inciampa in qualcosa. Una scarpa che non è
stata messa a posto, una sedia, una porta mezza aperta... E non ci si
fa male, non davvero. L'unico sentimento è una forte
frustrazione che, piano piano, cade in un fastidio non meglio
definito...
Ed ero stufa di quel fastidio che durava da un paio di giorni, stufa di dover aspettare delle spiegazioni.
-Jeleis?-
-Sì, agente Johnson?-
-Chiamami Fitz e Simmons.-
* (Non riesco a crede di non essere riuscita a vedere), Bring me to life , Evanescence
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 - ... and though you're still with me I've been alone all along ***
Shield_BML_00
Scusate il ritardo! Sono imperdonabile, lo so... ma non sono stata in panciolle: intanto mi sono laureata! ;)
Prima di riprendere da dove abbiamo lasciato comunque un ringraziamento
ad yogia_02 per i complimenti che mi ha lasciato in recensione. Vi
lascio, finalmente, alla storia.
Capitolo 12
“... and though you're still with me I've been alone all along” *
Fitz era occupato. Stava cercando di capire come rimpicciolire la
maledetta tecnologia aliena del maledetto Rabdomante per usarla come
sistema di riconoscimento genetico innocuo e poi trapiantarla su
piccolissime sonde in grado di essere piccole e agili come zanzare per
riuscire a rintracciare Inumani in tutto il mondo. Ma la maledetta
tecnologia aliena sembrava non volersi innestare sulle sue fibre di
carbonio protodermico. Stava impazzendo.
Per questo, quando la piccola sirena blu, che aveva istallato diversi
anni prima, iniziò a lampeggiare e suonare, mancò poco
che tirasse un sospiro di sollievo. Si guardò intorno e, sapendo
cosa preannunciava la sirena, mandò i suoi 17 "assistenti", come
li definiva lui (in realtà erano solo scienziati di livello 5 e
6), in un altro laboratorio, chiedendo ad uno di loro di passare a
chiamare Jemma.
Esattamente 75 secondi dopo, con al suo fianco Jemma, Fitz si stava
identificando per dare inizio al protocollo di comunicazione Omega.
- Salve agente Fitz, agente Simmons. Mi è stato chiesto di contattarvi.-
- Salve Jeleis, tutto bene alla Villa?-
- Certo. Ho una videochiamata per voi. Da parte dell'agente Skye.-
Fitz e Simmons non sapevano che pensare.
- Apri pure il collegamento.-, disse Jemma dopo una decina di minuti di silenzio e sguardi preoccupati con Leo.
Stavo facendo avanti e indietro nel salotto in attesa che Jeleis mi mettesse in contatto con i miei amici.
- Gli agenti Fitz e Simmons sono pronti ad aprire la comunicazione...-
- Grazie, Jeleis...-
Finalmente sul mega schermo apparvero i miei amici.
- Skye ciao!-
- Come vanno le cose alla Villa?-
- Ciao anche a te Jemma... Tutto tranquillo Leo, ma non è per chiacchierare che vi ho contattato...-
- Ok...- la voce della mia amica era titubante.
- Come diavolo vi siete permessi? Chi vi ha chiesto di farmi sapere
tutta la storia di Ward? Io stavo benissimo continuando a crederlo in
cella e continuando ad odiarlo in santa pace!-
-Skye... - stava per rispondermi Jemma.
- No, ora palo io! Perché diavolo dovevate mettermi al corrente
di tutto? Già sarebbe stato difficile convivere con lui,
sopportarlo, ma sapere anche che non è il mostro che credevo?-
-Skye, era giusto che tu sapessi...-
- No, sai cosa sarebbe stato giusto, Fitz? Che vi foste fatti gli
affari vostri! Sapete quanto mi ha ferito il suo tradimento e, visto
che conoscete tutta la sua vita, sapete perfettamente anche
perché... Quale fosse il nostro legame, quale stesse diventando!-
-Infatti!- interruppe urlando l'ingegnere, -E sappiamo anche che
è per questo che non riesci ad avere un rapporto sano con un
uomo... Certo a meno che non sia un rapporto d'amicizia! Quando
è stata l'ultima volta che ti sei innamorata?- al mio silenzio
continuò, con voce più calma, - Volevamo restituirti
tutto quello che ti manca, perché sappiamo che ti manca.-
Annuii piano mentre mi facevo cadere sul divano.
-E ora dove l'hai mandato?-, questa volta a parlare era Simmons.
- Da nessuna parte... È andato, di sua spontanea volontà
e senza che io gli dessi spinte, indicazioni o permessi, ad indagare
sul pericolo che corro, che a questo punto potrebbe anche essere tutta
una frottola inventata da voi due per costringermi a venire qui.- dissi
sbuffando.
- Ha fatto cosa?-, l'urlo fu improvviso, unanime è spaventato.
- Oh, mio Dio!-
-Calmati, Jemma...-
- Ma l'hai sentita...-
- È pericoloso lo so, ma...-
- È vero, lui saprà cavarsela...-
-Ma bisogna agire subito...-
-Già altrimenti sarà stato tutto...-
-Inutile.-
Tossii per bloccare i miei amici ed attirare l'attenzione su di me.
- Potete spiegarmi? Fitz?-
-Devi prepararti a partire, Skye.-
- Scusate, ma... Non ero in pericolo?-
-Vedi... Oddio, Fitz, come glielo dico?-
- Lo faccio io: non eri tu quella in pericolo... In realtà ...-
-Era lui.- conclusi.
-Beh, sì, vedi... Fitz, tu intanto cerca di rintracciarlo, io le
spiego.- e il mio amico sparì dal monitor -Praticamente abbiamo
scoperto che l'HYDRA lo cerca, anche se non sappiamo perché e
lui non è nel programma di protezione perché è una
risorsa recuperata, inoltre lo conosci, sai che non avrebbe mai
accettato di farsi proteggere da qualcuno, nemmeno dalla Romanoff,
mentre se avesse pensato che doveva proteggere qualcuno sarebbe stato
meglio, perché avrebbe dovuto restarsene in casa con quel
qualcuno... E poi, essendo il titolare del tuo protocolla di sicurezza
avremmo preso tre piccioni con una fava: lui sarebbe stato protetto; tu
avresti finalmente saputo che era tornato allo SHIELD e forse si
sarebbero anche aggiustate le cose tra ...-
- Jemma scusami!- la interruppe Fitz, appena tornato,- Ho trovato
Grant! Non è molto lontano da lì, Skye! Puoi andare a
recuperarlo?-, ci pensai un attimo prima di rispondere.
- Andrei, ma ho idea che tutti i mezzi di locomozione siano sotto chiave tramite letture biometriche basate sul DNA.-
-È così- rispose una Simmons efficace,- ma Grant ha
autorizzato ognuno di noi all'uso di ogni oggetto e mi fece inserire
anche il tuo DNA...-
-Jeleis?-
-Sì, agente Fitz?-
-La moto di Grant è nell'hangar?-
-Sissignore.-
-E l'agente Skye è autorizzata ad utilizzarla?-
-L'agente Skye ha autorizzazione totale.-
-Bene, grazie Jeleis.-
-Dovere, signore.-
Annuii allo schermo prima di correre all'hangar: dovevo correre a salvare il mio ex SO.
Se qualcuno me l'avesse detto un mese fa gli avrei riso in faccia.
* (... anche se sei ancora qui con me, io sono sempre stata da sola), My immortal , Evanescence
Arrivederci al prossimo capitolo "Maybe someday you'll look up", di cui troverete uno spoiler nei prossimi 10 gioni sul mio profilo facebook.
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