Memorie Di Fuoco

di Sel_OdF
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- La Nuova Cameriera ***
Capitolo 2: *** 2- Pirati... ***
Capitolo 3: *** 3- "Quello che non andrà molto lontano sei tu!" ***
Capitolo 4: *** 4- L'Arrivo Dei Pirati Di Barbabianca ***
Capitolo 5: *** 5- L'Inizio Della Fine ***
Capitolo 6: *** 6- Buster Call ***
Capitolo 7: *** 7- La Scatoletta ***
Capitolo 8: *** 8- Tutti i Nodi Vengono Al Pettine... E si Sgarbugliano ***
Capitolo 9: *** 9-Satch ***



Capitolo 1
*** 1- La Nuova Cameriera ***


MEMORIE DI FUOCO

Questa è la mia prima long, non saprei che altro dirvi se non: BUONA LETTURA!!

A Trafalgar Vale, che mi ha dato una sacco di idee, consigliato e scritto con me parti della storia; a Medusino, che mi ha spinto ad andare avanti a scrivere, a loro che hanno sopportata i miei messaggi a orari assurdi perchè sono un'indecisa patologica e non sapevo se era meglio una cosa rispetto ad un'altra; alle mie amiche che sopportano ogni santo giorno me e i miei interminabili attimi di folllia totale!! Vi ringrazio tanto con tutto il cuore!! Non so cosa farei senza di voi!


1- La Nuova Cameriera

Sono in viaggio con mia madre, stiamo cercando un alloggio: è mattina presto. Entriamo in una pensione o qualcosa di simile, parliamo con la proprietaria; mia madre deve servire i tavoli io le persone nelle stanze se vogliamo fermarci a dormire questa notte e le successive.
Una ragazza di circa la mia età mi porge un grembiule, uno di quelli grandi, ricopre quasi tutta la mia gonna blu, nel frattempo la cuoca posa due vassoi sul tavolo e ci chiama. L'altra ragazza, che ho scoperto si chiama Jinny, mi mostra il modo più comodo per portare il vassoio sulle scale tenendo la gonna leggermente alzata per evitare di inciampare.
Sul vassoio c'è un cartellino con un numero "E' il numero della stanza in cui devi portare la colazione!" dice sorridente, ricambio il sorriso e ci avviamo verso le scale, dopo una rampa di gradini c'è la prima camera da servire, la porta è bianca con il numero 207 scritto in oro. Busso.
"Avanti."  risponde la voce di una giovane donna; entro, ci sono due donne anziane, sono a letto e vicino a loro c'è un'infermiera, è lei la proprietaria della voce.
"Buongiorno!" dico con un sorriso che le tre donne ricambiano, appoggio la loro colazione sui tavolini scorrevoli dei letti.
"Grazie! Tu sei nuova qui!" Ringrazia la prima donna.
"E' vero, non ti ho mai vista! -fa eco la seconda- Come ti chiami?"
"Kira. Sì, oggi è il mio primo giorno qui. -rispondo mantenendo il sorriso- voi, invece?"
"Io sono Giselle e lei è Sakura."
"Dai! Ma perchè devi sempre rispondere al mio posto?! -sembra piuttosto seccata- Lei invece si chiama Aika! Ed è la nostra infermiera! E sono stata io a dirlo!" Riprende quest'ultima, ma l'altra sembra non averla sentita.
"Quanti anni hai... Come hai detto che ti chiami?"
"Kira, si chiama! Sei sempre la solita smemorata Giselle!"
Sono due vecchiette simpatiche.
"Ho sedici anni"
"E ascolta, per caso..." Sakura viene interrotta da Aika.
"Credo che ora debba tornare a servire gli ospiti delle altre stanze..."
"Si, lo credo anch'io. Ci vediamo dopo."
Mi salutano. Arrivo al banco, secondo vassoio camera 314.

Mi si presenta una porta aperta più esterna e altre due chiuse all'interno, i numeri sono scritti fuori e visto che sono 314 e 403 penso che la prima sia la 314; ripeto le stesse azioni, altre due donne, trenta-quarant'anni e un'infermiera.
Quella che sembra la più attempata mi guarda in cagnesco, non faccio in tempo a posare il vassoio che chiede "E' per gli inquilini della 314?!"
"Sì, non siete voi?" rispondo chiedendo titubante, non sembra per nulla felice; è la più giovane a prendere la parola.
"NO, noi siamo la 403. -ha la voce dolce- La 314 non è nessuna delle due porte qui fuori, devi fare tutto il giro, ti mostro una scorciatoia."
E' completamente diversa dall'altra, anche se fisicamente si assomigliano abbastanza da poter essere sorelle.
"Perchè la stai aiutando?! Non ci ha neanche portato del cibo e come al solito disturbano perchè sbagliano stanza!" E' un po' alterata.
"Oh smettila! Sei sempre la solita antipatica! Non vedi che è nuova?!"
"Nuova si, nuova no a noi il rancio lo portano sempre per ultime; prima loro, prima loro solo perchè loro sono due pi... -viene interrotta da un colpo di tosse dell'infermiera, poi riprende la donna dai capelli rossi - Si, si, scusa. Tanto poi quando gli porta la colazione vedrà che sono due..."
"Allora! Sai che non possiamo dire niente!" la rimprovera l'altra.
"Mi state confondendo, comunque ora porto la colazione alla 314 e poi vi prometto che la porto a voi."
"Non fare promesse che poi non mantieni, sei come le altre." risponde la scorbutica.
"Lasciala perdere. Guarda se passi di qua -mi dice aprendo la porta-finestra che da sul terrazzo- fai prima. La porta è quella, se bussi uno dei due dovrebbe aprirti."
Ringrazio, mi dirigo verso la mia destinazione e una volta arrivata busso una, due, tre volte ma nessuno risponde.
"Allora?! C'è nessuno?! -ancora niente- Ho portato la colazione!"
Provo ad aprire ma è chiusa a chiave, sto per bussare di nuovo quando sento una voce dall'interno.ù
"Ace, vai ad aprire. Io sono apena uscito dalla doccia!"
"No, Marco vacci tu! Sto decidendo cosa mettere ho solo addosso l'asciugamano... E poi perchè dovrei aprire?"
"Idiota -ribatte quello che dovrebbe essere Marco- Hanno portato la colazione!"
Ma Ace non è ancora venuto ad aprire.
"Ah già, speriamo non sia la stesa ragazzina di ieri, non appena abbiamo aperto si è messa ad urlare come un'oca..."
"Ho capito che devo aprire io... -urla l'altro esasperato- Comunque la "ragazzina" aveva più o meno la tua età!"
"Serio?" Chiede.
"Sì, serio. una ventina d'an..." Non termina la frase, si sente un tonfo.
"Non dovresti correre con i piedi bagnati, Marco e tanto per precisare ne ho diciannove, non venti..."
"Taci!" Sibila il compagno caduto mentre, finalmente, mi apre.
Un uomo sui trenta con uno strano taglio di capelli biondi in testa, che ad essere sinceri ricorda molto un ciuffo d'ananas, gli occhi chiari e un fisico niente male; sul petto ha tatuato uno strano simbolo, una croce con al centro una sorta di sorriso, ho già visto una cos asimile ma al momento non mi ricordo in che occasione, è tutto bagnato e ha indosso solo una salvietta in vita, dev'essere Marco.
"Prego entra pure."
"Grazie." sussurro un po' imbarazzata, sto per entrare quando il ragazzo moro lo frusta su una chiappa con un panno arrotolato e, se non fosse stato per la prontezza di riflessi del biondo che ha afferrato con una mano la salvietta, quest'ultima sarebbe caduta lasciandolo... Sì, insomma... nudo.
L'artefice di tutto ciò esulta. "Sì!! Hai visto, Marco?! Ci sono riuscito!"
La "vittima" fa un respiro profondo e chiude gli occhi, quando li riapre sorride, un sorriso isterico. "Ti dispiacerebbe uscire ancora per un secondo? -lo guardo interrogativa- Faccio veloce."
Annuisco. "No, non mi dispiace affatto. Basta che ti muovi, non ci siete solo voi."
Esco e chiude la porta.
"Pezzo d'asino! Potevo rimanere nudo!" Sbraita.
"E quindi?" replica il moro.
"E quindi?!! Non hai visto che avevo aperto e sulla porta c'era una ragazza?!"
"Ah sì? Hai ragione: non sarebbe stato un bello spettacolo... L'avresti scandalizzata. Ahia!"
La porta si riapre, vedo il moro con un bernoccolo in testa; anche lui ha un bel fisico, addominali scolpiti e bicipiti poderosi, gli occhi sono due pozzi neri e le lentiggini sul viso completano il quadro: è molto carino. Ora ha su i pantaloni.
"Buongiorno, l'appoggio sul tavolo?"
"Sì, grazie. -risponde Marco, dopo si rivolge ad Ace- Vado a vestirmi, non fare danni e nom traumatizzare anche lei, ti prego."
"Io?! Io sono un angioletto!"
"Sì, quando dormi. Forse..."
Sto appoggiando la colazione sul tavolo, sento alitarmi sul collo.
Oh cazzo!
Mi volto lentamente trattenendo il respiro; dietro di me c'è Ace, faccio un passo indietro, lui si avvicina, ne farei volentieri un altro ma il tavolo mi blocca e io ci appoggio le mani sopra andando indietro con la schiena per mettere maggiore distanza tra noi. Lui non sembra intenzionato a fermare la sua avanzata, ormai il suo viso è a un centimetro dal mio, ha appoggiato anche lui le mani sul tavolo all'esterno rispetto a dove le ho appoggiate io. Ci stiamo guardando negli occhi, deglutisce e lancia lo sguardo oltre la mia spalla.
"Tutto qui?" mi sussurra all'orecchio; il mio cuore riprende a battere e trovo le parole per rispondere.
"Sì, mi sembra abbastanza."
Lo spingo leggermente indietro, ha la pelle dura ma allo stesso tempo è liscia, non so come descriverla; nel toccarla provo una piacevole sensazione.
Ho finito di sistemare la colazione sul tavolo.
"Davvero ti sembra abbastanza?! A me sembra poco..." dice grattandosi la testa, sembra un tipo simpatico.
"Sì, siete due e ci sono due brioches, una al cioccolato e una alla crema, due tazze di caffè-latte e dei biscotti, mi sembra più che sufficiente..."
Nel frattempo arriva Marco "Si sta lamentando per il cibo?"
Non faccio in tempo ad aprire la bocca che Ace prende la parola.
"No no, la stavo solo ringraziando."
"Si, si. Certo, Ace... Beh io mangio, scusate."
"No, tranquillo figurati; ve l'ho portata apposta." Dico sorridendo.
"Senti un po' tu, perchè non hai gridato e non tremavi quando ti abbiamo aperto?" Chiede Ace.
Marco lo corregge. "Quando le ho aperto!"
"Si, vabbe."
Questa domanda mi spiazza, sinceramente non lo so. Non mi è passato neanche per l'anticamera del cervello di urlare.
"Perchè avrei dovuto gridare o tremare?"
"Beh, perchè ci hai visti." replica il bel moro.
"Ah scusa, dovrei aver paura di una coppia di fidanzati o scandalizzarmi perchè siete omossessuali?! Se vuoi posiamo rifare... -Marco si ingozza con un pezzo di brioches ed Ace quasi cade a terra- Ragazzi tutto okay?" Gli chiedo preoccupata.
"Noi non stiamo insieme!" Risponde Marco dopo essersi ripreso.
"Ops, scusate..."
"Ora ti faccio vedere io quanto sono gay, tesoro." Sibila Ace con voce sensuale leccandosi il labbro superiore. Si avvicina pericolosamente al mio viso, appoggia una mano sulla mia guancia, lancio un'occhiata a Marco e vedo che sorride divertito, si avvicina sempre di più, è a un soffio dalle mie labbra quando gli pianto un calcio sullo stinco; il suo sguardo da perverso diventa dolorante, io ghigno e il biondo scoppia a ridere.
Questa volta sono ad avvicinarmi a lui sussurrandogli all'orecchio.
"Guarda che se baci bene non significa che tu sia etero..."
L'unico suono che esce dalle sua labbra è un "Ahio" soffocato e si siede sulla sedia.
"Wow, pensavo che ti facessi baciare; nessuna resiste al suo fascino, ovunque andiamo ogni ragazza che lo vede gli cade letteralmente ai piedi!" spiega Marco.
"Beh, non proprio tutte. Io no!" Gli sorrido.
"Ascolta... Ehm... Come ti chiami?"
"Kira. Tu sei Marco e invece il ferito è Ace, giusto?"
"Sì, giusto. Ascolta Kira potresti andare nel cucinino, c'è un frigo-bar dovrebbe esserci dentro del ghiaccio. -annuisco- glielo porti per favore?"
"Sì, certo."
"Io non posso perdermi questo spettacolo!"
Ace si massaggia lo stinco lamentandosi. Vado, prendo il ghiaccio e torno, lo appoggio delicatamente sulla gamba che nel frattempo ha appoggiato su un'altra sedia.
"Allora anche tu sai essere delicata!"
"Un semplice grazie sarebbe bastato."
"Dovrei ringraziarti per avermi tirato un calcio sugli stinchi?!"
"No, per il ghiaccio; comunque è stata solo colpa tua..."
"Colpa mia?!!"
"Si, se tu non ti fosti avvicinato così tanto io non ti avrei tirato quel calcio."
Apre la bocca per ribattere, ma poi la richiude e non sapendo cos adire guarda Marco che si sta godendo il suo "spettacolo".
"Mi spiace per te, Ace, ma ha ragione."
Prendo il vassoio, sto per andarmene ma Ace mi prende per un braccio.
"Ne fuoi un pefzo?" mi chiede con la bocca piena, sorrido.
"No, grazie. Devo finire di portare la colazione agli altri."
"Okay."
Ho raggiunto la porta e prima di richiuderla alle mie spalle alle mie spalle dico "Ah, poi dovete dirmi perchè avrei dovuto gridare!"
"Dofo quandfo?"
"Ace non si parla con la bocca piena!" Lo rimprovera Marco, il diretto interessato per tutta risposta deglutisce.
"Fa niente! Comunque ho detto: dopo quando?"
"Quando passo a ritirare i piatti da lavare."
"Allora ti aspetto, cara!"
"Non mi chiamo Kara!"
"Lo so! Ti chiami Kira, ma era un "cara" come di solito si usa nelle lettere!"
"Aah... Va bene, ciao!"
"Ciao e non metterci troppo tempo!" mi urla quando ormai ho chiuso la porta.




ANGOLETTO AUTRICE:

Ed ecco il primo capitolo!! Che ne pensate?? Lo so all'inizio è un po' noiosetto ma mi serviva per presentare il nuovo personaggio.
Grazie per aver letto.
A presto, baciux Sel

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Capitolo 2
*** 2- Pirati... ***


2- Pirati...

Porto la colazione alla camera 403. "Grazie mille! Sei la prima che mantiene quello che dice! -esclama la più gentile, poi aggiunge- Ti hanno fatto qualcosa?"
"Chi mi ha fatto qualcosa?"
Mi ha preso alla sprovvista, stavo pensando al moro della 314. Caspita se è carino, anche il biondo non era mica male però quelle lentiggini non le batte nessuno. La verità è che sono entrambi molto simpatici, non capisco perchè dovrei avere paura di loro.
"Come chi?! -esclama quella che prima era la più scorbutica- I due della 314!"
"No, non mi hanno fatto nulla; anzi mi sembrano due ragazzi simpatici..."
Rimango vaga, non dico loro che li trovo anche molto carini, soprattutto il moro.
Loro, compra l'infermiera, per tutta risposta fanno una faccia strana: un misto tra lo stupito e il disgusto.
"Vabbe io finisco il giro. Ci vediamo dopo."

Arrivo in cucina e la cuoca mi lancia sul vassoio un cornetto appena sfornato.
"Ecco, questa è l'ultima! E non metterci tre ore, devi anche ritirare i piatti sporchi!"
Faccio roteare gli occhi. "Si, va bene!"
Scorgo mia madre di ritorno con il vassoio vuoto e il biglietto delle ordinazioni in mano, mi sorride e prima di dirigermi verso l'ultima camera ricambio il sorriso.
Tornando verso la cucina con il primo vassoio di piatti sporchi trovo Jinny sule scale.
"Come sta andando il primo giorno?"
Sorrido. "Direi abbastanza bene."
"Ho sentito che ti sei fatta amica Yuno."
La guardo perlplessa. "Ehm... Chi sarebbe Yuno?"
"La donna più scorbutica della 403."
"Ah okay, si più o meno. Le ho solo portat la colazione in fretta come le avevo promesso."
"Ora si aspetta che tutti i giorni la servirai per prima!"
"E' quello che ho intenzione di fare."
"Per caso sai chi ha servito la stanza 314?" Chiede preoccupata.
"Sì. -mi guarda come se mi stesse chiedendo chi?- Io..."
Ha la bocca spalancata e balbetta. "Co-com'è andata?"
Alzo un sopraciglio e la guardo. "Ehm... Bene!? -tira un sospiro di solievo- Non capisco perchè siete tutti così intimoriti dagli inquilini di quella stanza!"
Nel frattempo siamo arrivate alla cucuina. "Ma come?! Non hai visto che..."
Viene interrotta bruscamente dalla cuoca.
"Ciarlate poco voi due e muovete il culo! Finite di portare i piatti che poi li lavate!"
"Non li deve lavare lei?!" Chiedo perplesa, la simpatica cuoca scoppia in una risata e Jinny sbuffa.
"No, cara! Il mi orario di lavoro è finito!" Afferma guardando l'orologio appeso al muro.
"Manca ancora mezz'ora!" Replico indignata.
"Ciao ragazze, ci vediamo all'ora di pranzo. Buon lavoro!" dice appendeno felice il grembiule. Guardo Jinny sperando in un suo aiuto ma lei scuote la mano. "Lascia perdere. Muoviamoci, così riusciamo a sistemare le tue cose in camera e a conoscerci meglio." Mi sorride e ci avviamo verso le scale.
Ci ritroviamo in cucina con l'ultimo vassoio.
"Hai finito?" Mi chiede.
"No, mi manca la 314. Vado e torno."
"Vuoi che venga con te?"
"Se vuoi."

Arrivate alla porta busso. "Chi è?" chiede Ace.
"Sono io."
"Io chi?"
"Quella che ti ha tir..." Non finisco la frase perchè la porta si apre.
"Avanti, cara!" dice con un sorriso.
"Grazie"
"Ma prego!"
"Marco?"
"Marco dovrebbe arrivare, era uscito un secondo sul terrazzo. Eccolo!"
"Ciao Kira. -saluta il biondo- Sei venuta a sapere perchè avresti dovuto gridare?"
"Si, anche per quello."
Finisco di mettere le tazze sul vassoio. Jinny non ha mosso un piede oltre la porta. Marco mi porta via il vassoio dalle mani e lo appoggia sul tavolo.
"Di solito le altre urlano perchè noi siamo pirati." afferma tranquillo.
"E non siamo pirati qualunque. -aggiunge orgoglioso Ace- Noi siamo i comandanti della prima, lui, e della seconda, io, divisione della flotta dei pirati di Barba Bianca che è anche uno di Quattro Imperatori."
Ecco, ora capisco perchè i loro tatuaggi e i loro nomi non mi erano nuovi. Alla parola "pirati" mi sono venute in mente tutto quello che mi diceva mio zio:
"I pirati sono tutti dei bastardi, sporchi assassini e ladri! Non sono degni di vivere e di arricchirsi in una società giusta come la nostra! Dovrebbero essere sterminati, cancellati dalla faccia della terra! Sono solo feccia che inquina il mondo! Tuo padre... Ah se tuo padre fosse qui..."

Poi le parole della nonna:
"Ogni persona è diversa da tutte le altre, ha i suoi pregi e i suoi difetti; non è importante la razza, la classe sociale, la provenienza e il sangue che ci scorre nelle vene. Tutti, a modo loro, sono speciali e rendono il mondo in cui viviamo bellissimo, non fa nessuna differenza essere un pirata, un soldato della marina o un civile, siamo tutti speciali e degni di vivere in questo mondo. Ricodatelo piccola mia."

"Ti prego, non urlare." chiede Marco, scuoto la testa, non ho intenzione di farlo; sono rimasta scioccata da questa notizia, fatico a realizzare che sono pirati. Ace si avvicina e mi mette le mani sulle spalle. "Noi siamo diversi dagli altri. -ci guardiamo negli occhi- Lascia che ti dimostri che non sono come gli altri, cioè che non siamo come gli altri." Continuo a fissarlo, io non lo so; non sono mai stata brava a scegliere, mi sento sempre a disagio per paura di ferire qualcuno. Da un lato lo zio e dall'altro la nonna. Sono confusa, forse questo ragazzo mi piace anche, in fondo ed è un pirata; ah no, aspetta: un comandante! Grandioso... "Io... Boh..."
"Io... Boh..."?! Ma cosa stai dicendo!? Boh è l'unica cosa che riesci a dire, Kira?! Dovresti dirgli tutt'altro non "boh"!
Si avvicina di più. "Per favore, dammi questa opportunità. Solo per questa volta: fidati."
"E' vero, mi costa ammetterlo ma... ha ragione. Almeno tu non giudicarci senza neanche conoscerci." aggiunge Marco. I miei occhi non si scollano da quelli del moro; annuisco, non ho più dubbi.
"Si, va bene."
Le labbra di Ace si aprono in un sorriso. "Grazie!" mi abbraccia e io ricambio sorridendo.
"Va bene -mi stacco da Ace- torno al mio lavoro, non voglio rischiare di dormire per strada!"
"Sono contento che anche tu non sei come gli altri!" afferma Marco.
 "Mi avete preso per una di quelle persone fatte con lo stampino!?"
Ridiamo, solo dopo mi ricordo che c'è Jinny sulla porta.
"Che scema! Scusate. -mi batto una mano sulla fronte- Lei è Jinny, la mia "collega". Jinny, loro sono  Marco ed Ace."
"Piacere di conoscerti."
La vedo titubante. "Il piacere è mio..."
"Allora ci vedimo." dice Ace.
"Sì, certo. Ah, mi stavo dimenticando: cosa volete per pranzo?"
E' Marco a rispondere. "Non ci siamo per pranzo, non credo che facciamo in tempo. Al limite se ci siamo vi facciamo sapere!"
"Okay"

Mentre laviamo i piatti Ginevra, detta Jinny, non spiaccica una parola neanche per sbaglio, da quel poco che la conosco mi ha dato l'idea di una ragazza che parla sempre e non sta mai zitta; molto probabilmente ora c'è qualcosa che la turba o è arrabiata.
"C'è qualcosa che non va?" le chiedo titubante. Al massimo mi manda a quel paese.
"Tu dici?! -è un po' alterata- Ti sei appena fatta convincere da quel pirata!"
"A me non sembrano cattivi."
"Io comunque non mi fido di quei due..."
"Fa' come ti pare. Io ho deciso, ho fatto la mia scelta. Comunque loro hanno girato il mondo, hanno visto un sacco di isole, animali strani, piante. Hanno visto sorgere e tramontare il sole in posti meravigliosi, hanno guardato le stelle brillare nel cielo senza che niente ofuscasse la loro bellezza. Loro, solo loro, possono raccontarmi tutto questo, le avventure che hanno vissuto, che vorrei vivere... Invece siamo bloccate su queste due zolle di terra buttate a caso in mezzo all'oceano con due villaggi in croce, tra l'altro tutti uguali."
Ha smesso di sciacquare i piatti e mi sta ascoltando.
"Vorresti imbarcarti e girare il mondo?!"
"Si, sarebbe il mio sogno, ma non ne ho mai parlato con nessuno e poi mia madre non vuole che parli del mare, di navi, di viaggi, di uomini di mare."
"Perchè?"
"Non ne ho idea, me ne era venuta in proposito ma la verità è che non ho abbastanza informazioni." Sorrido amaramente e lancio uno sguardo nella sua direzione.
"Tuo padre cosa dice?"
"Non dice niente. Io non ho un padre..."
"Mi spiace. E' morto?"
"Non credo, non mi hanno mai detto nulla al suo riguardo; so che mio a zio,il fratello di mia nonna, non andava molto a genio. Ho sempre pensato, forse sperato, fosse un pirata o comunque un uomo di mare, uno che viaggia insomma. Ti immagini? Sarebbe troppo bello!!"
Si volta verso di me con occhi fiduciosi.
"Magari Ace e Marco lo conoscono. Dovresti chiederglielo..."
"Non so neanche come si chiama."
"Però non sono mica brutti, anzi direi carini, molto carini!"
"Chi?"
Ci guardiamo. "Come chi?! I 314! -vede la mia faccia perplessa- Sveglia, Kira! I pirati della 314! Ace e Marco, il moro e il biondo!"
"Ah loro! Sì, molto carini. Soprattutto "il moro"!"
Ridiamo mentre continuo a passare lo stesso piatto con la spugna da poco meno di cinque minuti, una voce ci interrompe. "Ancora un po' che strofini quel piatto si consuma!"
Sobbalziamo, mi volto di scatto. "Ace!"
"Sì, in persona!" sorride divertito.
"Da-da quanto sei qui?" Balbetto.
"Abbastanza da sapere che ti piacerebbe girare il mondo... e capire che non ti sono indifferente!" Afferma sfiorandomi con l'indice il naso che io puntualmente arriccio acquistando un leggero colore rosso sulle guance.
"Beh?! Che ci fai qui?"
"Volevo dirti una cosa..."
"Dimmi."
"No!"
"Perchè no?!"
"Perchè sei impegnata, te lo dico dopo..." dice portandosi le mani dietro la nuca e chiudendo gli occhi per poi aprirne uno affinchè possa sbirciare la mia reazione.
"Okay, come ti pare..." Lo guardo di sottecchi.
"Quindi non ti interessa quello che devo dirti!" Abbassa le braccia offeso.
"Non ho detto questo... -passo un piattino a Jinny- Al contrario di quello che pensi mi interessa sì quello che hai da dirmi, sei tu che non me lo vuoi dire!"
Brontola qualcosa che non capisco e poi la indica con un cenno dle mento. Chiamalo stupido il ragazzo...
"Jinny, vai pure. Finisco io di asciugare i piatti, ti raggiungo subito." Le sorrido.
"Eh? Ah, ops! Ti aspetto in camera!" mi fa l'occhiolino e se ne va.
Ace prende anche lui un asciugamano e comincia ad asciugare le tazze.
Prendo coraggio. "Cosa volevi dirmi?"
"Noi oggi a pranzo non ci siamo."
"Questo lo so..."
"Aspetta, fammi finire. Se vuoi, stasera, quando hai finito il giro puoi venire da me, cioè noi. Così se vuoi sapere qualcosa di particolare..." Mi sorride nervoso.
"D'accordo. Se vengo dopo le nove va bene??"
"Si, si. Anche prima se puoi."
"No, prima non posso. Devo mangiare anch'io e volevo stare un poco con mia madre."
"Ah si, mi sembra giusto. -sorride di nuovo- Mi ha reso davvero felice che tu mi abbia dato la possibilità di conoscerci meglio e che stasera hai accettato di venire."
Siamo entrambi un po' in imbarazzo, le guance hanno preso nuovamente quel leggero rossore di poco fa.

"Tesoro, va tutto bene? Ho visto Jinny andare in stanza credevo che anche tu avessi finito... -mia madre entra in cucina- Pensavo fossi sola."
"Va tutto bene, mamma. -le sorrido- Lui è Ace."
"Ah sì, Ace... Ace?! Ace Pugno di Fuoco?!" sgrana gli occhi.
"E' una brava persona. Non è come diceva lo zio!" Cosa stai dicendo?! E' una brava persona?! Ma se neanche lo conosci!
"Non metto in dubbio tuttto questo; i non lo conosco, non ho il diritto di giudicarlo. Ma lui, lui è un pirata, un uomo di mare, uno che viaggia. Un uomo che gira il mondo, uno che... che non ha una casa se non il mare stesso, non ha una famiglia e se anche avesse tutto questo l'ha abbandonato! Non sa neanche che volto ha sua figlia, se sta bene... se è ancora viva dopo tutto quello che è successo!"
Si è seduta su sedia, ha lo sguardo fisso nel vuoto e gli occhi lucidi. Io mi inginocchio vicino a lei mentre Ace le prende un bicchiere d'acqua. "Tenga."
"Ma'... ti-ti riferisci a papà?" le chiedo titubante.
"Grazie, ragazzo. -beve- No, non mi riferisco a tuo padre."
Lancio uno sguardo ad Ace, ha intuito la mia domanda. "A chi si riferisce allora?"
"All'uomo che amo ancora ma che vorrei, dovrei, odiare. Torno al bancone, magari Zaira ha bisogno con gli altri clienti. -si alza- Ti voglio bene bambina mia, non dimenticarlo." Mi dà un bacio sulla fronte e se ne va come se non fosse successo nulla. Sto per fermarla ma Ace ferma me. "Aspetta. Lasciale un po' di tempo, quando sarà pronta ti dirà tutto."
Ho solo voglia di prendere a pugni qualcuno. "Aspettare... Dovrei aspettare?! Sono sedici anni che aspetto! SEDICI annni!"
"Beh, almeno sai che è ancora vivo. -lo guardo con gli occhi lucidi dalla rabbia- Dai, ora non piangere. Vedrai che un giorno lo incontrerai." Mi sorride fiducioso appoggiandomi una mano sulla spalla. Annuisco e lo ringrazio.
"Ace... Dobbiamo andare." E' Marco.
"Sì, arrivo... -torna a rivolgersi a me- Devo andare... Ci vediamo stasera. Se ti va possiamo parlare di uo padre..." viene interrotto da Marco. "Ace!"
"Arrivo!" Lo vedo esitare.
"Vai, ci vediamo stasera. Non avrò una caduta emotiva per così poco. Lo giuro"
Annuisce. "A stasera allora!"
"Ciao Kira!" mi saluta Marco.
Sono appena usciti dalla cucina quando sento il biondo chiedere "Cosa le hai fatto?"
"Assolutamente niente! Sta così per un'altra cosa..."
"Okay. Mi è simpatica."
"Già anche a me."
"Solo simpatica?!" lo prende in giro.
"Finiscila, Testa d'Ananas! E' lì in cucina, magari ti sente! Scemo..." poi Marco replica nuovamente ma non riesco a sentire.
Quindi neanche io gli sono indifferente... Beh mi sembra quasi logico altrimenti non mi avrebbe chiesto di andare da lui...
Forse Jinny ha ragione, forse loro sanno chi è mio padre. Però non so neanche il suo nome... Sicuramente ha i capelli neri e sono ricci o mossi, perchè mia madre ha i capelli biondi e lisci e io neri e mossi perciò avrò preso da lui, anche perchè tutti i parenti che ho conosciuto hanno o avevano i capelli chiari e la maggior parte lisci, a parte mia cugina che aveva un cespuglio al posto dei capelli.


Ho passato il giorno a riordinare la mia roba in stanza, molto probabilmente sarà la nostra nuova casa finchè non troveremo una sistemazione migliore, a servire le stanze e lavare la cucina con Jinny.
Non vedo l'ora che siano le nove, ogni secondo guardo l'orologio. Nove meno cinque, mancano solo cinque minuti; deciso di andare, busso, questa  volta la porta si apre subito.
"Buonasera!" mi sooride.
"Permesso. - mi guardo intorno e non vedo Marco- Marco non c'è?"
"No, è fuori. Voleveva fare un giro al villaggio."
"Ah okay. Tutto bene oggi?"
"Si si, tutto a posto... Ti va di andare sul balcone? Si vede il mare."
Annuisco, ci spostiamo sul terrazzo: si vede i mare come ha detto, è bellissimo, calmo. La luce della lune e delle stelle si riflette in esso.
"E' stupendo!" mormoro estasiata.
"Già. In mare aperto è ancora più bello. Vedi tutte le luci che ci sono sulla costa?"
"Sì, sono le case e i negozi."
"Ecco, loro rovinano un po' l'effetto finale. Nell'oceano non ci sono e le stelle si vedono molto meglio!"
"E' come quando sei in una stradina deserta di campagna in mezzo al nulla...?"
Scuote la testa. "Ni. Più o meno l'idea è quella. -ci sediamo sulla panchina- Per caso sai dove posso trovare un negozio che vende delle batterie per i lumacofonini qui in paese?"
"Non ne ho idea... Io non sono di qui."
"Da dove vieni?"
"Dalla costa dell'isola opposta a questa. Vivevo in piccolo villaggio con pochi abitanti."
"Posso chiederti perchè ve ne sieta andate?"
"Lo hai già fatto -gli sorrido- E' stato praticamente distrutto due anni fa, messo a ferro e fuoco da alcuni pirati."
"Ora capisco l'avversione tua e di tua madre verso i pirati."
"Beh sì. Ma non è una vera e propria avversione altrimenti non sarei qui, non credi?!"
"Giusto, è sopravvissuto qualcuno oltre a voi?"
"Sì, altre persone. Però se ti riferisci alla mia famiglia nessuno. Mia nonna e suo fratello erano ormai troppo vecchi e mia cugina era troppo piccala, non sono riusciti a scappare" alzo le spalle.
"Mi spiace -risponde Ace realmente dispiaciuto- Ma, come vedi, non tutti i pirati sono così... Io infatti sono bello, attraente, affascinante ed assolutamente irresistibile"
Ho sorriso, per una volta dopo tanto tempo non mi sento fuori posto; mi sento serena, libera, come se potessi fare qualsiasi cosa. Lui, è lui che mi fa sentire così. Non lo conosco da tanto, forse non lo conosco proprio, eppure è come se lo conoscessi da una vita.
"Sei anche molto modesto, mi dicon    o!" lo prendo in giro.
"Sì, certo! E' una delle mie più grandi qualità!" ridiamo.
"Bene. Ora vado a dormire, ho un po' sonno. Domani devo anche alzarmi presto..." sbuffo: non mi è mai piaciuto alzarmi presto.
"Come mai devi alzarti presto?"
"Mi stai prendendo in giro?!"
"Ahahahah! No."
"Che scemo! -gli do una leggera spinta sulla spalla- Se non mi alzo io chi ti porta la colazione domani?!"
Fa una faccia scandalizzata "No! Verrà una delle solite galline urlanti!"
Ridiamo di nuovo, ci avviamo verso la porta-finestra quando mi ferma.
"Mi fa piacere che tu mi abbia dato questa possibilità -sto per dirgli che me lo ha già detto ma mi appaggia un dito sulle labbra- lo so che te l'ho gia detto, ma ci tenevo a ricordartelo... e so che può sembrare strano ma..."
Ha spostato la mano sulla mia guancia, avvicina il suo volto al  mio, le nostre labbra sono a un soffio le une dalle altre; non so cosa provo per lui, in fin dei conti lo conosco solo da questa mattina. Quando sono con lui posso dire e fare quello che voglio, sento che posso essere me stessa, con lui posso confidarmi; lui non mi giudica per ciò che sono. Manca pochissimo spazio, ci stiamo guardando negli occhi, sembrano due pozzi neri; sono bellissimi...

"Ace, sei sul terrazzo?! -Marco ha appena richiuso la porta- Sono tornato! Ho anche comprato le batterie per il lumacofonino, così domani chiamiamo papà e lo aggiorniamo!"
Ace fa roteare gli occhi "Scusalo..." sussurra, io guardo da un'altra parte, ci siamo allontanati.
"Senti, Kira è venuta? Di cosa avete parlato? L'hai salutata da parte mia? -continua imperterrito il suo monologo- Scusa ma se vieni dentro non è meglio?! Così parliamo come due persone normali ed evitiamo agli altri di far sapere i fatti nostri!"
Aspetta invano che Ace gli risponda "Scusalo..."
Gli sorrido "Tranquillo... Però dovresti rispondergli..."
"Allora vuoi entrare o no?! -mette la testa fuori dalla porta-finestra- Ah... Scusate... Non credevo che fossi ancora qui" il suo volto è inespressivo, come al solito, il nervosismo lo si coglie solo dalla voce. Il moro si passa una mano tra i capelli e guarda a terra, sono io a rispondergli.
"Ho notato... Non è succeso niente... Io me ne stavo andamdo... Buonanotte ragazzi!"
"Buonanotte e scusa ancora" dice Marco.

Arrivo nella stanza che divido con Jinny "Com'è andata?" chiede ansiosa
"Ti racconto domani, ora ho molto sonno. Notte." metto il pigiama e mi infilo sotto le coperte sbadigliando, mi addormento pensando a tutto quello che è successo oggi, sono davvero contenta.





ANGOLETTO AUTRICE:

Non ho molto da dire: ringrazio chi ha letto e chi ha recensito e scusatemi se qui i lumacofonini hanno le batterie, non credo che nell'originale le abbiano...
CERCHERO' di aggiornare a intervalli di tempo abbastanza regolari. NON VI ASSICURO NIENTE!
A presto, baciux Sel

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Capitolo 3
*** 3- "Quello che non andrà molto lontano sei tu!" ***


ATTENZIONE: In questo capitolo è presente una scena non-con (tag per rapporti non consensuali).


3- "Quello che non andrà molto lontano sei tu!"

Nelle settimane successive ci siamo visti quasi tutte le sere e a volte anche dopo pranzo; mi ha raccontato di lui, dei suoi fratelli e di suo padre, o meglio dei suoi padri: Roger e Barbabianca, e gli racconto di me; le sere che Marco non esce si ferma lì con noi e parliamo, scherziamo tutti insieme.

Un pomeriggio io e Jinny stiamo servendo il bar ma non c'è quasi nessuno e i pochi clienti sono già stati serviti; Ace e Marco sono seduti al bancone, stiamo chiacchierando del più e del meno quando Jinny espone una delle sue grandi idee.
"Dopodomani è il nostro giorno libero, se voi due non avete niente da fare potremmo andare al mare tutti insieme, non è neanche lontano. Vi va di andarci? Possiamo prendere il sole e fare il bagno... Che ne dite?"
Cerco di essere più vaga possibile e spero che non faranno domande "Io dico di no."
"Come mai?" domanda Marco, mi guardano perplessi. Ecco, lo sapevo che qualcuno lo avrebbe chiesto, devo trovare una scusa che sia abbastanza credibile...
"Perchè... Perchè non ho un costume..." resto molto vaga, è la prima cosa che mi è venuta in mente; è vero non è molto originale ma è anche una parte di verità.
"Te ne presto uno dei miei. Non mi dà fastidio, anzi..." Jinny è sempre così gentile e Marco il solito
genio "Beh volendo prima di andare in spiaggia possiamo fermarci a comprarne uno."
"Esatto! -gli fa eco Ace. Ma cos'è questa?! Una coalizzazione?!- A meno che il fatto che tu non abbia il costume sia solo una scusa... -mi fissa sospettoso e io mi sento a disagio- Guarda che se hai le tue cose puoi dirlo tranquillamente, non devi essere imbarazzata sai? E' una cosa normale, quando si cresce..."
Lo interrompo prima che il discorso degeneri "Non ho le mie cose! -lo fulmino attraverso gli occhi- La verità è che non so nuotare, non so stare a galla, ho paura per sino ad entrare nella vasca da bagno, va bene?! E' così difficile da capire?! Ho paura e basta!"
"Calmati, poi scusa tu una sera hai raccontato che con i tuoi amici facevate le gare a chi arrivava per primo alla boetta al porto..." Accidenti a me e alla mia lingua lunga! E anche a te, Marco, perchè oggi sei così ficcanaso?! Solitamente te ne stai sempre sulle tue! Mi sto arrampicando sugli specchi.
"Prima, ora non più!"
"Non puoi disimparare a nuotare! Come fai?"
"E' stata una conseguenza, Jinny. Non l'ho voluto io..."
"Potresti dirci la verità, per favore?" chiede Ace. Sì, gli devo qualche spiegazione. Sarebbe meglio dire la verità invece di cercare scuse senza senso... "D'accordo..."
Alzo il braccio destro e chiudo gli occhi; lascio che l'acqua prenda il sopravvento sulla carne, il mio braccio diventa acqua, pura acqua fluttuante. Ho mangiato un frutto del diavolo, il frutto MizuMizu, per sbaglio; un pomeriggio, quando ero in spiaggia con dei miei amici lo abbiamo trovato in mare, pensavamo fosse un frutto come un altro invece...
Apro gli occhi , uno alla volta, li guardo: Jinny è spaventata, Ace e Marco sono stupiti "Wow... Hai mangiato un frutto del diavolo!" esclama il più giovane.
"E' il frutto MizuMizu? -Chiede il biondo, annuisco mentre  il mio braccio torna di carne e ossa- ne avevo sentito parlare, anzi a dire il vero me ne ha parlato Teach. Era uno dei frutti che avrebbe voluto mangiare... Ace ti immagini la sua faccia quando verrà a sapere che anche questo è stato mangiato, e per di più da una ragazzina che ha la metà dei suoi anni!!" Ridono.
Jinny sospira "Ah un frutto del mare... Perchè non puoi nuotare?"
"Perchè appunto ho mangiato un frutto del diavolo."
"E ho capito. Ma perchè?!"
"Ma dove vivi?! Da sempre chi mangia un frutto del diavolo non può nuotare e non chiedermi il perchè perchè non lo so."
I due comandanti hanno smesso di ridere "Non devi preoccuparti non sei l'unica tra noi ad averne mangiato uno, lo sai. -sorride- Guarda... -il suo corpo ora è avvolto dalle fiamme, si me ne aveva parlato ma vederlo è meraviglioso. Torna 'umano'-  Meno male che non siamo nemici, altrimenti avrei avuto dei seri problemi con te!" scherza, stiamo ridendo tutti quando puntuale come un orologio svizzero, mezz'ora di ritardo, arriva la cuoca.
"La finite di ridere o no?! Mi avete acceso il forno, ragazzine?" Jinny mi guarda preoccupata: ce ne siamo dimenticate.
"No, non lo abbiamo acceso" le rispondo.
"E come mai non lo avete acceso?! Alle 19 si comincia a servire e manca solo un quarto d'ora! Dimmi: cosa gli portate da mangiare?!"
"Boh, non lo so è lei la cuoca..."
"Ti faccio licenziare!"
"Si, certo. Faccia pure poi le serve lei le stanze!"
Sta per replicare ma Ace prende parola "Senta, io tra un quarto d'ora voglio la cena in camera se non arriva in orario sarà lei ad essere licenziata su due piede. -si volta a guardarla in faccia- Ah! Cerchi di arrivare puntuale d'ora in poi, chiaro?!"
La cuoca lo guarda con un misto di odio, rispetto e terrore "Si, chiarissimo!" e si rifugia in cucina, Ace mi strizza l'occhio "Grazie, comandante!" gli sussurro all'orecchio sporgendomi dal bancone, sorride "Al vostro servizio, signorina."
Nel frattempo Marco si è alzato e si è avviato verso la porta "Dai Romeo andiamo. Saluta la tua Giulietta e vieni via." Romeo e anche Giulietta arrossiscono, Ace si volta per lanciargli un'occhiataccia poi si alza e mi dà un bacio sulla guancia "Ciao bella, ci vediamo domani."
"Ciao ragazze." saluta la Fenice
"Ciao, a domani."

La serata passa tranquilla, io e Jinny siamo rimaste giù per chiudere il bar insieme a mia madre perchè Zaira si sente poco bene ed è andata a letto. Quando anche l'ultimo cliente se n'è andato abbiamo riordinato; stiamo solo aspettando che arrivi il guardiano e poi ce ne possiamo andare a dormire, ho i piedi distrutti. Vediamo arrivare un'ombra, non è il guardiano; tre loschi individui si avvicinano al bancone del bar dietro il quale ci sono Jinny e la mamma; io sono vicino a un tavolo da cui sto finendo di tiraere giù le sedie. Uno di loro ha un pugnale alla cintola oltre a un revolver che hanno anche gli altri due.
"Mi spiace ma il locale è chiuso. Non avete visto il cartello sulla porta?" dico cercando di stare calma alla vista di quegli armadi pieni di alcool. "Capo, ha detto che dobbiamo andarcene!?" sbotta l'armadio pelato.
"No -risponde quello con la barba- Ha detto che è chiuso non che dobbiamo andarcene... Giusto, piccola?"
"Il locale è chiuso" ripete mia madre.
"Appunto, ho detto che è chiuso di conseguenza non potete entrare; dal momento che però siete entrati ugualmente, ora, vi pregherei di girare i tacchi e uscire dalla porta che avete usato per entrare" rispondo nascondendo il tremore presente nella voce.
"Capo?" chiede il pelato.
"Hai la lingua lunga, ragazzina. -poi si rivolge hai suoi uomini- Procedete! Io intanto controllo se la ragazzina sa usare bene la lingua solo per parlare o anche per fare altro, magari anche più piacevole della sua voce..."
"Lasciala stare!" urla mia madre ma gli altri due sono già dietro la bancone e puntano le pistole in testa alle due donne "Vi conviene fare silenzio..." le imbagliano e le legano su due sedie.
Grandioso, perchè devo sempre parlare per niente?! Accidenti, adesso cosa faccio?! Sto andando nel panico. L'uomo si avvicina sempre più velocemente, arretro di un passo, lui scatta. Mi è addosso, sono schiacciata tra lui e il tavolo, le braccia bloccate sopra la testa da una delle sue mani. Puzza di alcool in una maniera allucinante, arriccio il naso disgustata. "Che hai non ti piace il mio profumo?! Peccato, a me il tuo piace..." sussurra con voce roca con la testa nell'incavo del mio collo mentre inspira.
"Fai schifo, puzzi peggio di un porco!" gli urlo in faccia dimenandomi. Ride, ride forte. Ho paura. "Che cazzo ridi?! Lo trovi divertente?! -ancora una volta la mia boccaccia ha la meglio- Sei solo un stronzo..." sussurro, mi arriva un cefone in pieno volto, sento il sapore del sangue sulle labbra.
Bastardo. Ho gli occhi pieni di lacrime per la rabbia, per la paura, per il dolore. Cazzo, non immaginavo così la mia prima volta, su un tavolo in un bar, insieme a un lurido maiale che mi spoglia e mi mette le mani addosso. A dire il vero non l'ho mai immaginata la prima volta... Forse mi sarebbe piaciuto con Ace, si Ace. Chissà dov'è adesso... In fondo tra di noi non c'è stato niente se non un semplice e profondo bacio qualche sera fa.
Mi riscuoto dai miei pensieri quando sento la mano libera di quell'uomo insinuarsi sotto la mia gonna e percorrere la mia coscia fino ad arrivare al mio sedere di cui stringe una chiappa, a quel punto non ci vedo più e gli sputo in faccia "Piccola mocciosa insolente! Come ti sei pemessa?!" tira via la mano e si pulisce la faccia, dopo di che con uno scatto inaspettato mi strappa via la gonna e la getta lontano. Avvicina il suo volto al mio e mi bacia con violenza, provo a girarmi di lato ma con la mano mi tiene fermo il viso, si stacca con un ghigno compiaciuto. Che schifo. Sputo di fianco, ride. Prende il pugnale lo fa passare sotto la maglietta e tira tagliandola dove c'è la lama e strappandola dove non c'è, così anche la maglietta va a far compagnia alla gonna. Mi accarezza la pancia fino ad arrivare ai seni, li tocca da sopra il reggiseno per poi baciarli appena dove termina. "Mi fai schifo!" ghigna "Tu no! Mi piaci invece..."
Mi accarezza il fianco. Mi balena in testa l'idea peggiore che potessi avere in questo momento, abbasso lo sguardo sul cavallo dei suoi pantaloni: sono stretti, troppo stretti. Sono terrorizzata, schifata all'idea di essere da un energumeno ubriaco fino all'osso. Si accorge dove lo sto guardando e del fatto che io sia terrorizzata, guarda le mie intimità fortunatamente ancora coperte, istintivamente stringo le gambe; sposta lo sguardo sui miei occhi, ha uno sguardo perverso e ghigna, ghigna incessantemente.
"Nervosa?! Beh è normale, dopo tutto è la prima volta, no?! -lo guardo con odio- Mi sa che il mio intuito non sbaglia" comincia a giocare con l'elastico delle mutande. Ho solo voglia di piangere, provo a liberarmi ma non riesco, mi tiene inchiodata a quel maledetto tavolo. Ride "Hai un bel caratterino, mocciosa. Ma non andrai da nessuna parte, almeno non questa sera!" sto per scoppiare in lacrime, ho paura, le formiche alle mani e la schiena dolorante. Comincio a pensare che sia giunta la fine, chiudo gli occhi e calde lacrime mi scorrono sulle guance. Ho perso ogni speranza. E' la fine, basta non c'è più niente che io possa fare. Ora mi leverà anche l'intimo e poi... poi ciao...
Una voce ferma i miei pensieri "Quello che non andrà lontano, per lo meno tutto intero, questa sera sei tu!" Ace! E' Ace, sto sognando; apro gli occhi e lo vedo, è proprio lui. Lo prende per il colletto dietro della maglia che indossa, molla la presa sui miei polsi e viene scaraventato via. L'uomo si rialza ma Ace lo colpisce prima allo stomaco e poi al volto con un pugno, quest'ultimo tenta di rialzarsi nuovamente, non riesce: Ace gli è addosso, lo colpisce ancora e ancora, sputa sangue. Ace non si ferma, smette solo quando Marco lo richiama. E' a terra privo di sensi, i suoi uomini lo raccolgono e lo portano via.

Ho le mani premute sulla bocca e gli occhi sbarrati, Ace viene verso di me, mi stringe forte a sè e comincio a piangere come una bambina sul suo petto, mi bacia una tempia "Ssh. E' tutto finito, ci sono qua io adesso" mi accarezza i capelli mentre mi stringo di più a lui.
In un momento di lucidità mi accorgo di essere in biancheria intima e mi sento in imbarazzo; qualcuno, come se potesse intuire cosa provo, mi mette qualcosa sulle spalle, mi volto e vedo Marco senza camicia. Mia madre e Jinny con le facce rigate si avvicinano "Tutto bene, tesore?" mi chiede la più anziana accarezzandomi la guancia che non è appoggiata al petto del ragazzo di fuoco, annuisco senza staccarmi da lui; mi sento protetta e al sicuro, ora, tra le sue braccia. Il petto è caldo e la pelle morbida profuma di legna bruciata; la mia testa dolorante comincia a girare, ho i nervi a pezzi e prima di perdere i sensi sussurro un grazie.



ANGOLO AUTRICE:

Buonsalve!!! Questo capitolo è un po'... come dire... crudo e intenso(?), spero vi sia piaciuto lo stesso. E' vero sono un pochino stronza ma succede, non siamo tutti degli angioletti u.u
A presto, baciux Sel

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Capitolo 4
*** 4- L'Arrivo Dei Pirati Di Barbabianca ***


4- L'Arrivo Dei Pirati Di Barbabianca

Il mattino seguente la prima cosa che faccio dopo acer aperto gli occhi è guardarmi intorno. Questa non è la mia stanza. Alla scivania c'è seduto Marco. Marco?! Sento un peso sulle gambe, è il braccio di Ace. "Do-dove sono?" Marco si gira e mi sorride, Ace si sveglia e fa altrettanto "Ben svegliata, sei nella nostra camera. Come ti senti?" mi tiro seduta e mi porto una mano alla testa abbassando gli occhi: sono in reggiseno. Oh vacca!! Afferro il lenzuolo e mi copro alla velocità della luce.
Panico, panico, panico. Okay, ora calmati Kira. Respira. COSA CI FACCIO NEL LETTO DI ACE IN REGGISENO?! Sono bordeaux, Marco trattiene una risata guardando prima la faccia di Ace poi la mia, decide comunque di salvare la situazione.
"Ti ricordi qualcosa di quello che è successo ieri sera?" ci penso un attimo, così su due piedi non mi ricordo niente ma poco dopo mi viene un flash: le ombre, quegli uomini, il loro capo, le sue mani viscide che mi toccano e infine l'arrivo di Ace, le sue braccia, il suo profumo e poi tutto buio.
Annuisco "Si, ricordo tutto e vi ringrazio. -rabbrividisco al solo pensiero di quello che è accaduto- Se non foste arrivati voi..." la voce mi muore in gola.
"Beh, non ti devi più preoccupare di questo, noi siamo arrivati e non si è spinto oltre." Ace mi appoggia una mano sulla coscia, involontariamente mi irrigidisco e la sposta subito "Scusa, non volevo..."
"No, scusami tu. Non l'ho fatto apposta... è che mi sento ancora le sue mani addosso, è una sensazione orribile che non so bene definire. Mi sento, come dire... sporca; mi ha taccoto, mi ha messo le mani addosso! Nessuno mi aveva mai toccato così! Cioè nessuno che io non volessi, ma neanche con Law eravamo arrivati a tanto. Non so se mi spiego?! Mi fa schifo..." mi sto agitando inutilmente.
"Hey, calmati. E' tutto finito. Senti, ora ti preparo la vasca così ti lavi. Intanto Marco va a dire a tua madre che ti sei svegliata e ti porta dei vestiti."
"Okay, grazie" si alza e si dirige verso il bagno, ad un tratto si gira "Fermi tutti! Chi è Law?!"
Marco ride "Sei geloso, Ace?!"
"IO?! No no..." dice con finta indifferenza, sorrido "Trafalgar Law. E' un ragazzo che ho conosciuto in uno dei paesini in cui sono stata."
"E?" chiede Ace.
"E niente, ci siamo frequentati per un po' poi ognuno ha preso la sua strada: io sono partita con mia madre e lui ha preso il mare con due suoi amici, sta formando la sua ciurma. La sua famiglia."
Un po' mi manca, mi piacerebbe sapere cosa sta facendo ora e soprattutto come sta...
Annuisce e sparisce in bagno. Marco si avvicina "E' geloso - sussurra porgendomi qualcosa da mangiare- Mangia qualcosa, ti farà bene. 'Sta notte hai vomitato, eri anche parecchio agitata. Credo, comunque, che sia normale."
Annuisco "Grazie, posso chiederti una cosa?" mi passa una maglietta "Tieni, metti questa. -si volta- E' di Ace, ma come puoi notare lui non la usa. Chiedimi tutto quello che vuoi."
"Intanto grazie per la maglietta anche se è di Ace. Perchè sono qui? -vedo la sua faccia perplessa- con qui intendo la vostra stanza"
"Ah okay. Ha insistito Ace, ha detto che così riposavano anche tua madre e Jinny e che si sarebbe occupato lui di te, così ha fatto."
Mangio uno dei biscotti "Ne vuoi un paio?"
"No no, grazie. Ho già fatto colazione. Vado a prenderti i vestiti e ad avvertire tua madre."
"No, non dirle niente. Altrimenti piomba qui e comincia con le sue paranoie e i suoi discorsi su quanta fortuna abbiamo avuto quando siete arrivati voi e altre cose del genere. Vado dopo io."
"Come preferisci. Arrivo subito"
Ace esce dal bagno "E' pronto"
"Ho bisogno un favore -annuisce- mi abbracci?" si siede sul letto di fronte a me e mi abbraccia, non so perchè glil'ho chiesto; forse avevo bisogno una dimostrazione che non tutti sono qui per nuocer e fare del male, o forse più semplicemente volevo sentirmi al sicuro. "Non devi neanche chiederlo. Dai, ora vai se no l'acqua diventa fredda" sorride, mi alzo  e vado a farmi il bagno.
Che gentile, oltre a prepararmi il bagno è stato sveglio tutta notte per me quando poteva benissimo fare altro e fregarsene altamente. Devo pensare a qualcosa per sdebitarmi, per ringraziarlo.

Sfioro l'interno del polso sinistro, non è perfettamente liscio come il destro: leggere cicatrici lo percorrono, sento l'impulso di crearne altre; non posso, non devo, io voglio... NO! Ho combattuto contro me stessa e ne sono uscita vincitrice, non posso cedere ancora al dolore e alla paura, non devo! Non voglio vivere ancora con l'ansia che qualcuno mi possa scoprire, non voglio più legarmi delle bandane al polso per nascondere una parte di me che è sconfitta, ma purtroppo mi rendo conto che è sempre pronta a tornare.
Mi immergo nell'acqua e non penso a niente, per lo meno ci provo. Questi segni ormai fanno parte del passato, di un passato che non c'è più ma a cui sono ancora legata da un leggero filo che rappresenta questa isola e mia madre.
Non so per quanto tempo rimango sdraiata in quella vasca, so solo che nell'acqua sto bene, mi sento finalmente libera, come il mare e le sue creature.

Mi sto rivestendo quando sento delle voci "Hey! Ben arrivati!"
"Ti sono mancato, tesoro?!" la prima voce è di Marco la seconda non so di chi sia.
"Si, moltissimo Satch caro!" risponde la voce nota, una terza voce si aggiunge, è Ace "Finitela di fare gli idioti. Abbiamo un sacco di cose da fare."
"Cos'hai, Ace? Sei geloso perchè ho salutato prima lui?!"
"Questa volta, mi costa ammetterlo, ha ragione il nostro Fiammifero. -una voce più profonda- Ti vedo stanco, che hai combinato questa notte?"
"Ho dormito poco, Jaws."
Ritorna a parlare la seconda voce "Marco, dov'è il bagno?"
"Vai in camera, dentro c'è un'altra porta. Lì è il bagno"
La mainglia si abbassa, io sono vestita cioè mi sto infilando la maglietta; la porta si apre nel momento in cui Ace e Marco urlano "SATCH, ASPETTA!!" troppo tardi, Marco richiude la porta di colpo
"Uoh oh oh! Ora ho capito perchè hai dormito poco, Ace! E bravo il mio fratellino!!" esclama Satch.
Un'altra voce rauca -Ma quanti sono?!- seguita da una risata "No, non è possibile; dopo una notte passata in quel modo anche se non ha dormito sarebbe di buon umore, non è così comandante?!"
Esco dalla stanza appena in tempo per vedere Ace che lo fulmina con lo sguardo.
"Wow... Ace non ci presenti la tua amica?!" chiede quello che prima ha aperto la porta dopo avermi squadrato da capo a piedi.
"No! Se non la smetti di fare battute cretine e insinuazioni che non stanno nè in cielo nè in terra! -alza le mani in un gesto di arresa, Ace annuisce- Bene, lei è Kira. Kira loro sono..." viene interrotto dal castano "Io sono Satch, il comandante della quarta flotta dei pirati di Barbabianca" mi prende le salviette di mano e le passa ad Ace che rimane dietro di lui e mi bacia la mano, io la ritraggo subito dopo, mi dà fastidio che qualcuno mi tocchi.
"Piacere di conoscervi" sono un po' nervosa, riprendo le salviette e sorrido ad Ace.
"Grazie, Satch, vuoi proseguire tu o posso continuare io?"
"Continua, continua pure."
"Lui è Jaws, il comandante della terza divisione; Izo, della sedicesima e lui è Teach, un mio sottoposto. Marco già lo conosci, ci sono altri uomini dei nostri e il comandabte della nona flotta, Blenheim, in giro per il paese" annuisco sorridendo.
"Sarà contenta la padrona."
"Tu no?" chiee Teach.
"Beh più o meno; sono contenta che siate tutti insiema ma così mi tocca servire più stanze. -fanno una faccia perplessa- Io lavoro qui come cameriera. Lui è quello "Ace immaginati la sua faccia se venisse a sapere..." eccetra eccetra?"
Marco ha una memoria migliore ed è lui a rispondermi "Sì, è lui. Ah! Quasi mi dimentico: abbiamo parlato con la padrona, ha detto che oggi ti puoi, anzi DEVI, riposarti. Non lavori."
"Ma il mio giorno libero è domani..."
"Sia oggi che domani." annuisco.
Satch sta parlottando con Teach, quest'ultimo chiede indignato "Quale faccia?!"
Sto per rispondergli ma la Fenice mi ferma "Gli spiego io, tu va' da tua madre. Era molto preoccupata ieri sera."
"Sì, preoccupata che rimanessi incinta..."
"Ti vuole bene."
"Certo; forse da un paio d'anni, massimo tre. -Marco scuote la testa- Va beh, vado. Ciao e grazie ancora per avermi evitato di farmi camminare come una appena scesa da cavallo per una settimana."
"Aspetta -mi chiama Ace- Ti accompagno" gli sorrido, nel frattempo Marco ha riassunto in due parole quello che è successo ieri sera. Siamo sulla porta "Quindi sei vergine?!" chiede Satch, ci fermiamo, Ace ha stretto i denti.
"No. Cancro -mi volto a guardarlo- Tu?" rimane interdetto, gli altri ridono e noi ce ne andiamo.

"Che tipa..."
"Sì, lei è quel tipo di persona che la notte piange in silenzio e di giorno nasconde tutto con un sorriso, qualche battuta e una risata. Forse avrete modo di conoscerla meglio."
"Cioè? Cosa intendi, Marco?"
"Ace vuole chiederle di venire con noi."




ANGOLO AUTRICE:

Chiedo venia!!! Non picchiatemi, vi prego!!
Lo so, sono super in ritardissimo!! (che italiano)
Scusate, davvero è che in queste settimane eravamo pieni di roba da fare per la scuola e dovevo andare a comprare i regali di Natale (che tra l'altro non ho ancora finito di incartare)Finalmente sono arrivate le vacanze e io riesco ad aggiornare!!
Oltre al clamoroso ritardo devo anche ammettere che questo capitolo non è che sia di 'sta grande bellezza ed è anche piuttosto corto... Perdonatemi, mi rifarò coi prossimi ;)
A pretso, baciux Sel

Ps. per farmi perdonare vi lascio i link di un paio foto di Amy Lee, la cantante degli Evanescence. Io Kira la immagino simile a lei...
http://img.9apps.com/image/f7b8aaee-e36c-5107-9dc9-74c1fe33c80f/com.teenybop.wallpaper.amyleewallpaper_v1.0_1_en-us_normal_2.jpg
http://images1.fanpop.com/images/image_uploads/Amy-Lee-evanescence-853599_1280_1920.jpg
http://wallalay.com/wp-content/uploads/2014/09/Amy-Lee-14.jpg

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Capitolo 5
*** 5- L'Inizio Della Fine ***


5- L'Inizio Della Fine

Nonostante ci siano qui gli altri suoi fratelli la sera ci siamo visti sul terrazzo come al solito,la serata è passata tranquilla; ad un certo punto Ace diventa strano come se qualcosa gli pesasse.
"Ace -lo chiamo- va tutto bene?" mi guarda e sorride "Sì, no... non lo so... -si fa serio, più del solito- devo dirti alcune cose."
"Mi devo preoccupare? -scuote la testa- Dimmi, ti ascolto."
Annuisce "Beh, io... Non so, sarà colpa tua. Tua e dei tuoi occhi, dei tuoi capelli, delle tue mani, della tua bocca, della tua voce, del tuo modo di parlare, del tuo modo di ridere,del tuo sorriso, della tua determinazione nel vedere sempre del bene, un lato positivo, nelle cose che, a volte, non lo so. Non so il perché ma mi sono innamorato di te. Mi sto innamorato di te sempre di più e non posso smettere. Non mi interessa sapere cosa sono quei segni che hai sulle braccia o sulle gambe, non mi interessa sapere come te li sei fatta o il perchè; fanno parte del tuo passato e se vorrai parlarmene io sarò pronto ad ascoltarti, solo se tu vorrai. Io invece voglio chiederti una cosa... -annuisco- Noi tra qualche giorno dobbiamo andarcene e... e vuoi venire con me?" l'ultima frase la dice tutto d'un fiato.
Non mi aspettavo cosa del genere, mi ha lasciato senza parole. Sto per dirgli che non lo so, ho bisogno di tempo, ma mi mette un dito sulla bocca.
"Aspetta. Prima che tu dica qualcosa -apre il suo "marsupio da gamba blu" e tira fuori qualcosa che mi mette al polso- Promettimi che non lo toglierai e che qualsiasi cosa sceglierai non mi dimenticherai mai, io farò altrettanto."
Mi guardo il polso destro; c'è un braccialetto di perle rosso fuoco, come il suo fuoco. Lo guardo e gli sorrido teneramente "Grazie -gli sfioro la collana, solo ora mi accorgo che è più corta- non dovevi..."
"Sì invece. Volevo che tu avessi qualcosa di mio."
"Credo che anch'io mi sia innamorata di te, vorrei venire ma non so, qui c'è mia madre... E... Ti voglio bene, Ace. Non voglio perdere anche te."
"Non devi rispondermi subito. Prenditi del tempo per decidere, ma per favore non lasciarti influenzare dagli altri."
"Quindi neanche da te..." gli metto le braccia intorno al collo.
"No da me sì! Solo da me puoi lasciarti influenzare..." mi circonda la vita con le braccia guardandomi con sguardo malizioso.
"Ah beh. Allora..."
"Finiscila di parlare!"
"Ma sei tu che hai parlato fin..." mi bacia, un bacio casto e puro, all'inizio, poi diventa un bacio vero che ricambio. Sento la sua lingua in bocca cercare la mia che non tarda a farsi sentire; è una lotta ad armi pari, senza né vincitori né vinti.
La sua mano sale sul mio fianco fino ad arrivare al seno.
No, non come quella sera.
Mi stacco bruscamente da lui, lasciandolo di stucco, mi circondo il corpo con le braccia "Scusa..." mormoro.
"No scusami tu. Non ho pensato che avrebbe potuto turbarti. Sono un sciocco, mi sono lasciato trasportare dalle emozioni."
"Ed è bello che un uomo segua le sue emozioni. La colpa è mia, tu non sei lui."
"Con un po' di tempo, poco spero, passerà. Per il momento mi limiterò ad abbracciati."
Sorrido, riesce sempre a risolvere tutto. Lo abbraccio e sento il suo cuore martellargli il petto.
"Cos'ha?" non ho mai sentito un cuore battere tanto forte.
"Chi?"
"Il tuo cuore."
"Ah il mio cuore... È innamorato. Cotto al punto giusto, anzi, quasi bruciato."
"Siamo in vena di dichiarazioni?"
"No, ti sto influenzando." ci siamo staccati e ridiamo.
Forza, dirglielo! Cosa aspetti, Kira!? Sì, glielo chiedo. Tanto anche se arrossisco non vede, c'è buio.
"Domani ti va di passare un po' di tempo con me? Cioè mangiamo insieme, facciamo un giretto, qualcosa..."
"Come due fidanzati?"
"Sì! Cioè volevo dire no. No, come un ragazzo e una ragazza che si vogliono bene e passano del tempo insieme... Se ci sarà qualcosa in più seguiremo l'onda."
"D'accordo, ma non so se domani..."
Marco sbuca fuori dalla finestra interrompendolo.
"Domani sei libero. Fa' quello che vuoi, non abbiamo bisogno di te! Però ora vieni che ha chiamato il babbo." e com'è arrivato se ne va.
"Allora ci vediamo domani. A che ora?" mi guarda.
Accipicchia non ci avevo pensato.
"Facciamo per le dieci?"
"Si, va benissimo. Buonanotte."
Fa per darmi un bacio sulla fronte ma io alzo il viso e ci lasciamo un leggero bacio sulle labbra "Buonanotte anche a te" mi sorride e ognuno se ne va nella propria camera.

Sono nel mio letto ma non riesco a dormire; sono agitata, contenta.
Mi vuole bene per davvero.
Guardo il braccialetto che mi ha regalato, ha disfatto parte della sua collana le farlo.
Non vedo l'ora che sia domani. Quando se ne andranno, ho deciso: partirò con loro; in fondo ho sempre sognato di prendere il mare e viaggiare. Potrei cercare anche mio padre. Beh domani comincerò a dirlo a mia madre, ne verrà fuori un putiferio ma non importa.

La mattina seguente io e Jinny stiamo facendo colazione in cucina quando le altre ragazze che devono servire le stanze sbuffano.
"Oh no... la 314. È quella dei pirati e anche questa..."
"Vacci tu, io non gliela porto, mi fanno paura!"
"Cosa credi, che a me non ne facciano!?"
Jinny mi guarda e io annuisco "La portiamo io e Kira ai pirati..."
La cuoca la interrompe "Sì, ci vanno loro, perché loro vanno d'accordo con quei delinquenti, dico bene?!"
E' insopportabile quella donna.
Mando giù l'ultimo boccone e prendo il vassoio sorridendo allegra.
"Sei di buon umore oggi Kira?" una gallina che non si fa mai i fatti suoi.
"E tu?" mi dileguo prima che possa replicare.
Sono sulle scale quando sento gridare "Dov'è... Bocciolo!?"
"Chi?" chiede la cuoca.
"Sulle scale con la colazione per Ace e Marco" risponde in fretta Jinny.
"Ferma!! -urla Satch- Fermati Bocciolo!" mi raggiunge.
"Che c'è?"
"Ci penso io. Ace è un po', come dire... Agitato. -lo guardo senza capire- Non ti preoccupare" e se ne va col vassoio.

Torno in cucina e ogni due minuti guardo l'orologio, finalmente arrivano le dieci e con loro anche Ace. Salutiamo e andiamo via.
Tra una passeggiata, qualche battuta, un bacio e un sorriso si è fatta l'ora di pranzo.
"Hey tu non hai fame?" lo guardo di sottecchi.
"No, non molta..." mento, voglio vedere cosa fa.
"Ah, io sì. Un pochino ma si" mi viene da ridere.
"Vuoi che ci fermiamo a mangiare?" mi guarda con poca convinzione nega.
"No, no. Continuiamo pure..." il mio stomaco brontola e a quel punto scoppiamo a ridere.
"Sicura di non avere fame?!" ghigna.
"Se ci fermassimo a mangiare i panini tra le palme della spiaggia?"
"Certo!"

Una volta terminato il pranzo ci stendiamo nella penombra di una palma; rutta, gli tiro una pacca sul costato.
"Sei un maiale!" finge di essere offeso e mette il broncio.
"Era solo per affermare che i panini erano buoni."
Quando vede che non faccio nulla comincia a guardarmi con la coda dell'occhio per poi passare a farmi il sollecito.
Dopo quindici minuti buoni siamo di nuovo a guardare il cielo, poco dopo mi tiro a sedere e mi chino su di lui fino ad arrivare a sfiorare il suo orecchio con le labbra.
"Ho deciso -sussurro- Verrò con voi." mi tiro su e vedo che sorride a trentadue denti.
"Dici sul serio!?" annuisco, lo bacio e Ace poco soddisfatto di quel semplice bacio mi divora le labbra, ad un tratto mi ritrovo sotto di lui; è tutto come la sera prima con la differenza che questa volta non mi ritraggo.
È lui, è Ace non quell'uomo e questo rende tutto diverso. Sento qualcosa di duro che mi preme sulla schiena.
"Aspetta. Fermo." si tira su dando le spalle al mare.
"Tutto okay?"
"No, ho un sasso sotto la schiena" mi siedo e il mio sguardo è rivolto al mare.
"A-Ace... -balbetto- Girati..." vede che sono spaventata, guarda nella mia stessa direzione.
Non ho mai visto una cosa simile, è uno spettacolo che mette i brividi: dieci navi da guerra della marina; non sono navi normali, sono molto più grandi.
"Siamo nella merda..." bisbiglia.
Tira sulle spalle lo zainetto, mi prende per un polso e cominciamo a correre verso la pensione intanto le navi circondano la parte più piccola dell'isola.
Quest'ultima, infatti è tagliata in due da un corso d'acqua piuttosto grande da poter "ospitare" almeno due di queste navi; arriviamo alla pensione bagnati di sudore e ansimanti, Ace prende subito le scale.
"Marco! Marco! Dobbiamo andarcene!" urla.
Jinny mi viene incontro "Che succede?!"
Riprendo fiato "Ci sono... Dieci navi... Della Marina."
"Cosa ci fa qui la Marina? -chiede stupita- La Marina non viene mai qui e quando viene ci sono pochi soldati, giovani che vengono soprattutto per divertirsi."
Io sto bevendo un bicchiere d'acqua e non faccio tempo a risponderle ma al mio posto ci pensa quella simpaticona della cuoca.
"Secondo te!? Il suo amico pirata -mi indica con un cenno del mento- ti dice qualcosa!?"
Le tirerei volentieri un calcio in bocca, c'è gente che la sa usare solo per farsi gli affari degli altri.
Mia madre è venuta li con noi "Cosa sta succedendo!? Va tutto bene, Kira?"
Mentre dice così i pirati di Barbabianca sono arrivati all'ingresso "Ciao, ciao!"
"Ciao! Ci vediamo!" stanno andando fuori di fretta.
Marco lancia un sacchetto di monete che la cuoca prende, per ultimi ci sono Ace e Satch; il moro si ferma.
"Tornerò a prenderti!" lo abbraccio.
"Ti aspetto." mi bacia.
"Muoviti Romeo, altrimenti i familiari di Giulietta ti fanno la pelle!" urla Satch, poi spariscono.
Mi sfioro le labbra con una mano mentre inseguono i miei pensieri.
"Si proprio Romeo e Giulietta. Alla fine va a finire male, si suicidano entrambi prima ancora di riuscire a vivere insieme..."
Perché quella donna non tiene la bocca chiusa!?
"Tutta invidia" e me ne torno nella mia stanza, quando ad un tratto si sente un botto.

NEL FRATTEMPO SULL'IMBARCAZIONE DEI PIRATI

"CHE COSA!? UN BUSTER CALL!!?"
"Si, Ace"
"No..." sussurra.
"Distruggerà l'intera isola e tutti i suoi abitanti" spiega Satch.
"Devo andare a riprendermela! Non la lascerò lì morire!"
"Ace, aspetta! Non fare idiozie!" ma lui se n'è già andato.



NOTE DELL'AUTRICE:
Eccoci qua!!! Questa volta ho pubblicato in tempo!!! Ma non dovete ringraziare me ;)
Dovete ringraziare LITTLE MAKOTO (nyanemma)perchè ha ricopiato lei questo capitolo a computer, io ho il brutto vizio di scrivere tutto a mano e poi compiarlo u.u
Cooooomunque... GRAZIE NYANEMMA!!! <3
Ringrazio chi legge e chi recensice ;)
A presto, baciux Sel

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Capitolo 6
*** 6- Buster Call ***


6- Buster Call

Sono stesa sul letto quando sento un altro botto, come lo sparo di un cannone. Mi affaccio alla finestra, la nostra stanza è all'ultimo piano, le navi della marina hanno cominciato a bombardare.
Non ha senso. Non capisco il motivo. Se continueranno così distruggeranno tutta questa parte di isola e con essa tutti i civili presenti.
Vado giù, oggi c'è anche la proprietaria "Sbrigati, cosa stai facendo ancora qui?!" e se ne va correndo.
Per strada è l'inferno: case che bruciano, donne, uomini, bambine e anziani che corrono, o ci provano; c'è chi chiama i propri familiari, chi urla, chi piange e si dispera. Non c'è via di scampo se non raggiungere il corso d'acqua che divide l'isola e con un po' di fortuna arrivare sull'altra sponda, è impossibile sopravvivere ormai.
"Vieni, Kira, andiamocene!" è mia madre.
"Dove?" le chiedo ormai rassegnata, ha in mano la sua solita scatoletta, ricordo che quando ero piccola cercavo di scoprire cosa ci fosse dentro e anche oggi nel vederla non posso fare a meno di chiedermelo.
"Proviamo ad andare verso il... KIRA!" mi spinge di lato facendomi cadere, mi alzo massaggiandomi il sedere "Ma si pò sapere che razza di idee ti... -blocco la frase a metà- MAMMA!!"
Una trave le è caduta addosso schiacciandole le gambe e impedendole di muoversi. Provo a sollevarla ma è troppo pesante.
"Vattene!" urla.
"No! Non ti lascio qui!"
Non siamo mai andate d'accordo ma in fondo ci siamo sempre volute bene.
Scorgo la cuoca seduta su una panchina che sta fumando una sigaretta, mi vede "Dov'è il tuo pirata adesso?!" c'è della rabbia nella sua voce.
"Sono qui."
Mi volto verso la voce. Ace. Comincio a pensare che sia diventato anche una specie di angelo custode, il mio.
"Vieni, dobbiamo andare via di qui. Se rimaniamo qui moriremo. La marina sta distruggendo l'isola."
Guardo prima lui e poi mia madre stesa a terra "Non posso lasciarla qui..."
Proviamo di nuovo a spostare la trave ma niente, non si muove.
"Lasciate perdere, salvatevi! Anche se riusciste a spostarela non potrei comunque correre o camminare, vi sarei d'intralcio."
"Ti porterò io, sulle mie spalle" dico in un ultimo tentativo di spostare il peso dalle sue gambe. Mia madre si rivolge ad Ace "Portala via, ti prego! Salvala... Almeno lei... Prenditi cura di lei, promettimelo."
Io continuo a provare, mi sono graffiata tutte le braccia e le mani.
"Si, te lo prometto."
"Grazie, grazie. Forse voi uomini di mare non siete tutti uguali. Metti quella scatoletta nel tuo zaino."
"Vieni, andiamo" dice toccandomi una spalla. Faccio segno di diniego con la testa.
"Si, vai. Andate! Nonostante quando tuo padre è partito io non ti volessi più, mi ricordavi che lui ci aveva abbandonato... Non era colpa tua, nonostante tutti i nostri litigi per sciocchezze e non, ti voglio bene, Kira. Tanto. Sono fiera della donna che stai diventando, bambina mia. Quando sarai in salvo apri la scatoletta. Tu hai la chiave."
Sento una lacrima scorrermi sul viso "Ti voglio bene anch'io, mamma" lei sta piangendo ma sorride.
"Ora andate, prima che sia troppo tardi."
Annuisco, Ace mi prende la mano e cominciamo a correre; non so dove stiamo andando, lui lo sa, io mi fido e questo mi basta.
Mi fermo di colpo "La scatola!" gli urlo .
"Non ti fermare, è nello zaino!"

Continuiamo a correre fino a che un promontorio non mette fine alla nostra corsa, sotto c'è il mare che a dispetto di tutto e tutti, per ora, è ancora calmo. Ci guardiamo.
"E ora che facciamo? Non possiamo buttarci, c'è il mare!" la terra trema sotto i nostri piedi.
"Ti fidi di me?" mi sorride, un sorriso che ti spinge a fidarti anche quando a fartelo è un pirata pazzo che non sa nuotare.
"Sì, ma che vu..." non termino la domanda, mi prende il polso e mi trascina con se mentre si butta; stiamo precipitando nel vuoto, sotto di noi l'acqua pronta ad accoglierci, il problema è che ne nessuno dei due è in grado di stare a galla e tano meno di nuotare "SEI UN PAZZO! -gli urlo, lui come risposta ride- COSA RIDI, DEFICIENTE?! COSì MORIREMO LO STESSO!"

Grandioso, non siamo morti sull'isola per morire in mare. Forse avrei preferito morire con i piedi all'asciutto. In fin dei conti, però, è un bel modo per morire; siamo insieme.
Cosa sto pensando?! Io non voglio morire! Voglio vedere il mondo e perchè no, magari anche avere dei figli! Ho sedici anni, non mi va proprio di morire, neanche se sto stringendo la mano di Ace.
Aveva ragine la cuoca: Romeo e Giulietta, finisce male; Ace e Kira... A quanto pare cambiano soltanto i nomi e i fatti precedenti ma la fine è la stessa...


L'impatto con l'acqua è forte; le braccia e le mani, per via delle escoriazioni, a contatto col mare mi bruciano ma non gli lascio la mano e lui continua a stringere la mia.

Beh, almeno lasciamo questo mondo insieme. Magra consolazione...

Sento qualcosa che ci trascina verso l'alto, dopo di che ci ritroviamo seduti sul ponte di un'imbarcazione sulla quale ci sono Marco e gli altri.
"Grazie, ragazzi!" esclama felice Ace, che come risposta riceve un bel pugno in testa da Satch "Idiota! Se noi non fossimo passati di qua sai che fine avreste fatto?!"
Mi alzo e strizzo la cannotiera e i capelli "Beh, ma tanto sapevi che loro erano qua, no?! -lui fa un sorrisino da innocente- Fammi capire, tu non lo sapevi ma ti sei buttato lo stesso?! -anuisce- E mi hai trascinato con te?!"
"Esatto" risponde semplicmente alzandosi.
"Io ti ammazzo!"
"No! Cioè io lo sapevo ma non lo sapevo, non ne ero sicuro al cento per cento, diciamo al settanta. -uno sguardo di Marco gli fa cambiare idea- Okay, forse era cinquanta e cinquanta... -un'altra occhiataccia- Forse un po' meno..."

Un boato più forte, mi appoggio al parapertto e ilmio isolotto, quello che per anni è stato casa mia, tremare e bruciare sotto i colpi di cannone sferrati dalla marina.
Piango in silenzio come a volte mi capita la notte quando sono sola, con le mani stringo il legno sotto le mie dita sento bruciare, di nuovo, ma non smetto; continuo a farmi male fino a quando qualcuno non mi appoggia qualcosa sulle spalle, di scatto mi giro e gli mollo un pugno sulla mascella, lui mi ha salvato e io lo prendo a pugni: comportamento molto maturo da parte mia.
"Tu! Voi! Loro! -sto urlando- E' tutta colpa tua!! Solo tua! Se tu non fossi mai venuto sull'isola ora non verrebbe bombardata e quelli che sono morti e che stanno morendo sarebbero ancora vivi! -riprendo fiato e infine sussurro- E io non ti avrei mai incontrato..." mi lascio cadere in ginocchio mentre le lacrime continuano a scivolarmi sul viso.
"Hey..." lo fermo con un gesto della mano.
"Scusa -mi asciugo le guance- scusatemi anche voi" dico con voce più alta.
"Tranquilla, va tutto bene. Ora però dobbiamo allontanarci prima che sprofondi e di conseguenza si alzino le onde."
Mi sono alzata "Se ti metto questa sulle spalle mi tiri un altro pugno?" chiede Ace scherzosamente, gli sorrido imbarazzata.
"No... Ti ho già chiesto scusa... -poi mi rivolgo a Marco- Come sprofonda,non si limitano a prenderla a cannonate?!"
"No. Questo è un buster call, cara..."
A quanto pare lui crede che io sappia cosa sia questo buster call e se ne va a manovrare l'imbarcazione.
"Co-cos'è un buster call?"
"E' la distruzione totale di un'isola e di tutti i suoi abitanti, vengono praticamente cancellati dalla faccia della terra. - sono perplessa quindi Satch riprende a spiegare- Solo i vertici delle strutture governative hanno la possibiltà di richiederne l'attivazione. Gli unici marine che possono attivarlo sono gli ammiragli e il Grand'ammiraglio, attualmente Sengoku, oppure il Comandante Supremo delle forze armate e gli Astri di Saggezza che fanno parte del Governo Mondiale. In questo caso è l'ammiraglio Kizaru a dirigere il tutto."
"Una volta che il segnale viene captato -continua Jaws- cinque viceammiragli, con dieci navi, vengono inviati sul posto. Non è possibile cancellare l'ordine, purtroppo, tutto il resto passa in secondo piano. Questo tipo di attacco si basa sul concetto di giustizia assoluta; elimina tutti coloro che sono o che potrebbere diventare una minaccia per il Governo Mondiale e/o la Marina senza preocuparsi dei civili, innocenti, che rimangono coinvolti.
Arrivati sul posto cominciano a sparere colpi di prova per regolare la mira e coordinare gli attacchi, in modo tale da essere il più efficaci possibile. Hai capito?"
Annuisco allibita "Che schifo... E poi loro sarebbero i buoni, hanno il coraggio di dire in giro che sono la giustizia; cosa c'è di giusto nello sterminare intere isole, con tanto di cittadini innocenti, per salvare il mondo dai cattivi?! E gli abitanti delle isole distrutte non avevano anche loro il diritto di essere salvati, di vivere? Arrivati a questo punto comincio a chiedermi chi siano i buoni e chi siano i cattivi, ma forse esistono solo le scelte che facciamo e i punti di vista che abbiamo..."

Mi volto un'ultima volta verso casa, sta sprofondando, sta sprofondando lentamente. Sono di nuovo vicin alla ringhiera, Ace mi circonda le spalle e io appoggio il capo sulla sua. "Non hai tutti i torti, anzi... Ora, però, devi lasciarti il passato alle spalle e ricominciare da capo."
Non distolgo lo sguardo da ciò che rimane dell'isola "Tu starai con me?"
"Certo!" sorride.
"Per sempre?"
"Ovvio, non ti lascerò mai. Sarò sempre con te."
"E' una promessa?"
"Sì, è una promessa." mi stringe più forte a se, un'ultima lacrima cola dai miei occhi. La mia isola è sprofondata.







ANGOLO AUTRICE:
Salveee!!!! Eccomi qui, sono tornata! Pensavate di esservi liberati di me, ma non è così! Che dire di questo capitolo??! L'isola non c'è più, sua madre anche e Kira è libera di seguire il suo sogno (con Ace *sguardo complice e un po' malizioso*)
Forse ha reagito in modo un po' esagerato quando gli ha tirato un pugno però vabbe... io volevo che gli tirasse un pugno... u.u
Oks, ho finito di annoiarvi,  ci vediamo al prossimo capitolo!! ;)
baciux Sel

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Capitolo 7
*** 7- La Scatoletta ***


7- La Scatoletta

"Ahi! -esclamo- Mi stai facendo male, Izo..."
"Scusa, non lo sto facendo apposta. Dobbiamo disinfettare altrimenti fa infezione."
Mi sta medicando le braccia che prima sanguinavano anche.
"Ecco fatto!" sorride soddisfatto.
"Grazie mille!... Per caso sai dov'è Ace? -mi lancia uno sguardo malizioso- Lui ha la mia scatoletta... Cioè la scatoletta che prima era di mia madre..." sono negli affanni, il suo sguardo mi ha messo a disagio.
Ride. "Tranquilla, è carino che tu ti sia imbarazzata. Lui ti piace?"

Oh si, certo... Molto carino, bellissimo direi... Ma per favore?

Mi sento arrossire e comincio a tormentarmi le mani.
“Sì! Cioè no… Io…”
Mi interrompe.“Se vuoi puoi non rispondermi -me lo dici ora!?- ma a giudicare dal tuo comportamento direi di sì, comunque credo che a quest’ora sia in cucina a mangiare.”
Mi mette una mano sulla spalla e poi se ne va.

Raggiungo la cucina, è seduto al tavolo che si sta abbuffando e Marco, come ogni volta, lo rimprovera ma alla fine si arrende.
“Non riuscirò mai a farti cambiare modo di mangiare -poi mi vede e si alza- Io no, ma forse qualcun altro sì! Ciao a dopo."
Ace si gira con la bocca ancora piena.
“Vfoi qualfcofa?” chiede indicando il tavolo pieno di roba da mangiare.
“No grazie. Ho gia dato di stomaco, vorrei evitare di farlo nuovamente.”
Deglutisce. “Mal di mare?”
“Ora non molto, ma sta’ mattina appena alzata…” Mi siedo di fronte a lui.
“Poi ti passerà. Le braccia?”
“Mi bruciano un pochino, Izo mi ha appena cambiato le bende. Scusa se interrompo il tuo pasto, potresti darmi la mia scatoletta, per favore?”
“Vado a prendere lo zaino.”
“Posso sparecchiare?”
“Se mi aspetti ti do una mano!”

Quando arriva? Ci vuole così tanto tempo per andare dove ha messo lo zainetto e tornare?! Sono nervosa… Come faccio ad aprirla, la chiave ce l’ho io. Ma io non ho nessuna chiave! Dannazione! Calmati Kira, calmati… Fai un bel respiro e rilassati… Eccolo!

Appoggia lo zaino sul tavolo “Ti avevo detto di aspettarmi… Vabbè… Tieni, prendila pure, è lì dentro”
“Grazie! -se ne sta per andare- Aspetta dove vai? Non stai qui con me?”
Si gratta la nuca. “Pensavo volessi rimanere sola…”
“Se ti fa piacere puoi restare.” si siede di fianco a me, io sono davanti alla scatoletta.
“Non la apri?” chiede curioso.
“Sì, ma non so come.”
“Se la brucio?”
“No! Rischi di bruciare anche quello che c’è dentro!”
I dieci minuti seguenti li passammo a fissare il misterioso contenitore.
“Tua madre ti aveva detto qualcosa su come aprirla?”
“Sì, aveva detto che la chiave ce l’ho io, ma io non ho nessuna chiave…”
Appoggio i gomiti sul tavolo e il mento alle mani sconsolata e la mia catenina penzola nel vuoto. “Ma certo! -esclama facendomi sobbalzare- La tua catenina, Kira.”
Mi guardo il collo “Hai ragione, sei un genio!”
Prima di tirarla via gli prendo il volto [tra le zanne e lo divoro perché in realtà sono una risvegliata] tra le mani e lo bacio a stampo.
"Beh, si. Modestamente sono un vero genio."

Ora che ho la scatoletta qui davanti ho paura.
Ho paura di aprirla e di trovarci dentro ciò che non vorrei, non ho più nessuno e se volessi dei chiarimenti? A chi chiederei?! Ho paura di ritrovarmi da sola con mille domande e nessuna risposta. In poco tempo la mia vita è stata stravolta; non ho più una casa , una famiglia. Ho solo lui, l'unica certezza in questo momento. Ho paura di perdere anche lui, la promessa di una vita insieme.
Un per sempre che deve rimanre tale.


Mentre penso lui mi guarda con i suoi occhi fiammeggianti, con la sua sicurezza, con la sua tranquillità. Mi prende la mano, è calda. "Qualsiasi cosa accada io sarò con te... Sempre." annuisco e inserisco la chiave nella serrature.

Sono ancora in tempo a fermarmi e togliere la chiave. Non sono ancora del tutto sicura di volerla aprire.

Sorride. Giro la chiave, si sente un rumore sordo, a occhio e croce sono due anni che non viene aperta: mia madre mi diede questa collana quando il nostro villaggio venne distrutto.
Apro il coperchio trattenendo il fiato e poi le vedo: due scarpette lilla fatte a maglia e sotto delle foto.
"Avevi dei piedini davvero piccoli!" sorride.
"Già, stai insinuado che ora non è così?!"
"Ma no... Non volevo dire in quel senso... nel senso che..."
"Ma stavo scherzando!!" ridiamo.
Le appoggio sul tavolo e guardiamo le foto: io con la nonna, lo zio, i miei cugini, insieme a lei; sono le foto della mia infanzia. E' l'ultima foto ad attirare maggiormente la nostra attenzione, più delle altre: una donna dai capelli rossi con una bambina piccola in braccio, è sicuramente mia madre e... Beh, la bimba sono io, viene abbracciata da un uomo, i capelli afro sono neri e ha la barba che termina con una treccina non molto lunga.

Mio padre. Quell'uomo è mio padre... Sì dev'essere sicuramente lui, chi altri se no?!

Mi volto verso Ace, ha uno sguardo strano quasi sconvolto ma dura solo un secondo, un attimo solo,io però sono troppo emozionata per accorgermene.
"E' tuo padre?"
"Sì, credo di sì. Non mi viene in mente nessun altro..."
"Aspetta, c'è una scritta sul fondo. Posso?" indica la scatoletta.
"Si, certo."
L'avvicina al volto e legge:
Per il mio Tesoro, un cofanetto per contenere tutte le belle foto della nostra bambina.
Ti amo.                                               Con Affetto il tuo Marine S.

"Solo questo? -annuisce- Un marine... E' un marine e io mi sono innamorata di un pirata. Tu... Tu lo conosci? -scuote il capo- Giurami che se sai chi è me lo dici, per favore."
"No, non lo conosco. Mai visto uno così. Ti prometto che se dovessi sapere chi è te lo dico."
"Ace, lui è un marine e tu... tu insomma sei un pirata... Ma io non voglio che le cose tra noi cambino..."
Sorride "Vieni qui, scema... -mi tira tra le sue braccia- Non ti devi preoccupare, non permetterò che le cose tra di noi cambino; il sangue che scorre nelle nostre vene non ce lo siamo scelti noi."

Rimetto via tutto e la collana torna al suo posto. Sicuramente continuerò a cercare di scoprire chi è mio padre, il fatto che ora abbia una sua foto mi permette di mostrarla in giro e dal momento che è un marine è probabile che qualche pirata lo conosca; è un marine ma la cosa non mi impedirà di stare con Ace e di diventare un pirata, sempre se Barba Bianca mi accetterà come sua figlia.





NOTE AUTRICE:
Come al solito sono in ritardo, ormai ci avrete fatto l'abitudine... Tra l'altro in questi giorni ho avuto anche l'influenza :\
Parlando del capitolo direi che può essere considerato un capitolo di passaggio, ringraziamo tutti quanti NYAN EMMA che ha copiato metà capitolo e questa volta anche TRAFALGAR VALE che ha scritto il monologo interiore (non so se i pensieri di Kira che inseriamo ogni tanto possano essere considerati monologhi interiori ma vabbe) prima di aprire la scatoletta e niente, ho finito di annoiarvi con le mie note ;)
GRAZIE NYAN EMMA & TRAFALGAR VALE!!!! <3 e naturalmente ringrazio anche chi legge e recensice!!
A presto, baciux Sel

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Capitolo 8
*** 8- Tutti i Nodi Vengono Al Pettine... E si Sgarbugliano ***


8- Tutti i nodi vengono al pettine... e si sgarbugliano

Abbiamo raggiunto la nave di Barba Bianca, appena saliti sento gli occhi di tutti puntati addosso; io li guardo a mia volta, sono veramente tanti: chi sorride, chi mi guarda sospettoso e chi ha un'espressione che non so decifrare, l'unica cosa che mi lascia perplessa è che non ci sono donne, o meglio io non ne ho vista nessuna.
Barba Bianca è seduto sul suo "trono", non immaginavo che fosse così grande, è un uomo enorme. Quando ci vede ride "Bentornati figlioli! Siete ancora tutti interi?! -un'altra risata- Ah! Tu devi essere Kira. Ace mi ha parlato molto di te, anche Marco, ma soprattutto Ace. Ora Haruta ti mostrerà la tua stanza; solitamente solo i comandanti hanno una cabina personale, gli latri stanno nei dormitori comuni ma dal momento che tu sei una donna, e qui oltre ad Haruta non ce ne sono, anche tu avrai la tua stanza, non puoi dormire con i ragazzi. Non credi anche tu?!"
"No, non credo sia proprio il caso..."
Nel frattempo alcuni uomini sono tornati ai loro compiti.
"Bene, vedo che siamo d'accordo. Sicuramente converrai con me che dobbiamo decidere sul da farsi: quindi direi che dopo pranzo puoi venire da me e parliamo."
"Certamente" sorrido.
Haruta mi mostra la stanza, non è molto grande ma per me va bene. Il letto da una piazza e mezza è in un angolo e occupa gran parte della stanza, la scrivania posta sotto l'oblò e un armadio di medie dimensioni completano l'arredamento.
"Lì c'è il bagno. Vuoi che ti dia una mano a mettere a posto le tue cose? -chiede gentile- Ti chiami Kira, giusto?!"
"Sì. Non c'è bisogno che tu mi dia una mano, grazie. A dire il vero oltre quello che ho addosso non ho niente." lei sorride felice.

Perchè sorride così?! Non ci trovo niente di divertente.

"Perfetto! Allora un giorno di questi andremo a fare shopping! Per il momento se hai bisogno di qualche maglietta o pantaloni puoi prendere i miei; per l'intimo, più che altro quello superiore non so se riesco a spiegarmi -annuisco- Beh per questo non ti posso aiutare. Tu sei, come dire, più... formosa rispetto a me..."
Non mi sono mai sentita così a disagio per le forme del mio corpo, non che sia grassa ma neanche magra striminzita, diciamo che sono una via di mezzo e come ha detto lei "formosa" ma non mi ero mai sentita a disagio forse anche perchè non me lo hanno mai fatto notare troppo; ci sono un sacco di ragazze con il seno più grande del mio e i fianchi più larghi. Insomma è lei che il contrario di me: magra con un corpo atletico, fianchi inesistenti e poco seno; a essere sinceri ricordava molto un ragazzo.
"Okay, grazie comunque. Ma tu sei davvero l'unica donna? Oltre a me intendo..."
"No, ci sono anche le infermiere di Papà ma loro non sono dei pirati. Le uniche donne ad essere dei pirati qui siamo noi."
"Ti sbagli. L'unica sei tu, io..." mi interrompe.
"Ma sei qui per questo, no?!"
"Beh si. Ma non è sicuro che..." mi blocca di nuovo.
"Non preoccuparti se sei arrivata fin qui tutta intera è già un punto in più per la tua adozione. Capisci cosa intendo? -annuisco sorridendo- Okay, ti lascio riposare in pace. Fa' quello che vuoi, ormai qui sei a casa."

Raggiungo Barba Bianca, il quale mi chiede di me, dei miei genitori, del mio passato, quali sono i miei sogni; nessuno mi aveva mai chiesto quali erano i miei sogni o cosa volessi fare da grande (a parte le maestre della scuola elementare, l'unica che c'era nel nostro villaggio) nemmeno mia nonna o mia madre, erano tutti fermamente convinti, forse rassegnati, che le nostre vite si sarebbero dovute svolgere nel luogo in qui eravamo sempre vissuti. Io gli ho risposto sempre con sincerità e gli ho chiesto alcune curiosità, abbiamo parlato di tutto e di niente, mi sento compresa da quest'uomo che fino a poco tempo era ignorante della mia esistenza, non sapeva neanche chi fossi e ora è qui ad ascoltarmi; alla fine aggiunge "Ti chiedo solo una cosa, figliola."
"Dimmi, Papà."
Nel pronuciare la parola "papà" e rivolgerla a qualcuno, e non all'aria come avevo fatto tante volte, il cuore mi si è riempito di gioia. Entrambi sorridiamo.
"So che tu e Ace... si, insomma hai capito. -annuisco legermente rossa in viso- Ti chiedo di dormire nella tua stanza."
"Sì, certo! Non era mia intenzione dormire con lui..."
"Lo so. -ride- Tu no, ma lui... Ci avrà già fatto qualche pensierino, credimi. Vieni, ora diciamo ai tuoi fratelli che fai parte della famiglia!"
Apre la porta: Satch, Ace e Marco cadono ai nostri piedi, subito si rialzanocon una faccia da angioletto che ha fatto qualcosa che non doveva fare, Satch si spolvera i vestiti e pronto a giustificarsi esclama "Volevamo vedere se avevate finito per radunare gli altri!"
"Andiamo a dirgli che siete pronti" aggiunge Marco e tutti e tre spariscono. Arrivati sul ponte il Babbo richiama l'attenzione su di se "Figlioli, d'ora in poi lei srà vostra sorella. Si chiama Kira e più o meno tutti sapete chi è, se volete sapere qualcosa che la rigurda chiedete a lei. Non appena raggiungeremo la prossima isola trascorreremo tre giorni di festa. Detto questo: tornate pure a fare quello che stavate facendo."

La sera sono sul punte con il Babbo. "Tieni, questa è l'unica foto che ho di mio padre." L'allontana e l'avvicina più volte al viso.
"Beh, ora non vedo molto. Se so chi è te lo dirò. Ora vai a riposarti e cerca di dormire se riesci, so che è difficile in un ambiente che non si conosce e sicuramente avrai anche un sacco di pensieri che ti frullano in quella testolina ma se vuoi ascolta il consiglio di un vecchio: non farci troppo caso, sei giovane cerca di goderti al massimo la tua vita, di seguire i tuoi sogni, non devi arrivare alla fine con dei rimpianti. La vita che abbiamo a disposizione è una sola, dobbiamo fare delle scelte sagge perchè poi non ci sono seconde possibilità ma abbiamo anche tutto il diritto di sbagliare; non dare troppo peso al sangue che ti scorre in corpo, come ho già detto qualche anno fa a una persona di tua conoscenza, alla fine siamo tutti figli del mare. Dormi pure tranquilla, cara."
"Grazie -sussurro- Buonanotte Babbo."
"Buonanotte anche a te"

Nel corridoio incontro Ace che sta parlando con un uomo dai lunghi baffi neri, un cilindro sulla testa, un orecchino tondo su entrambe le orecchie e due spade alla cintola.
"Ciao, non ho ancora avuto modo di presentarmi; io sono Vista, il comandante della quinta divisione" mi porge la mano che stringo.
"Tu ormai saprai chi sono."
"Già, Ace mi stava appunto parlando di te."
"Chissà cosa ti avrà detto..." sussurro arrossendo, vedo che anche Ace è un po' in imbarazzo, il quinto comandante gli dà una pacca sulla spalla e ride.
"Non ti preoccupare, mi ha detto solo cose belle. Beh vi lascio, io vado a dormire ormai non ho più la vostra età. A domani."
Salutiamo Vista, rimaniamo immobili a fissarci per alcuni secondi per poi scoppiare a ridere come due disagiati.
"Vabbe... Io vado a dormire, ci vediamo domani" gli do un bacio sulla guancia.
"Vai già... Non resti con me ancora un po'? Oggi non siamo stati tanto insieme" dice leggermente dispiaciuto mentre ci avviamo verso la mia stanza.
"Lo so. Staremo insieme domani, ora sono stanca."
"Ti faccio compagnia mentre ti addormenti allora!"
"Ace..." sorrido divertita.
"Che c'è?!" mi guarda confuso.
"Niente. Ti voglio bene" lo abbraccio, all'inizio rimane perplesso poi ricambia l'abbraccio.
"Come vuoi; domani però mattina ti voglio tutta per me, chiaro?!" nel frattempo siamo giunti davanti alla porta.
"Chiarissimo, comandante -imito il saluto militare- Buona notte"
"Buona notte, Tesoro" mi bacia sulle labbra.
"Come mi hai chiamato?!" chiedo accenando un sorriso.
"Tesoro. Perchè, non vuoi che ti chiami tesoro?"
"No, no. Se ti fa piacere puoi, a me fa piacere... E' che mi ha fatto, come dire, effetto."
"Il fatto che ti abbia fatto effetto -alla parola 'effetto' accompagna un gesto delle dite come ad indicare le virgolette- è bello, Tesoro" ghigna accentuando l'ultima parola.
Ci diamo nuovamente la buona notte e appena entrata in camera mi lancio sul letto addormentandomi come un sasso. Non posso dire di aver dormito così bene per tutta la notte ma tutto sommato ho riposato decentemente.
La mattina seguente siamo scesi su un'isola, rimaremo qui per i prossimi tre giorni e come avevo promesso a Ace sono stata con lui. Durante il pomeriggio io e Haruta abbiamo fatto compere, la sera e buona parte della notte l'abbiamo trascorsa tra risate, balli e musica così come la sera successiva e quella dopo ancora; abbiamo ripreso il mare dopo il pranzo del quarto giorno.

"Bocciolo, ti tatuo?!" mi volto raggiante verso Satch.
"Davvero?!! -annuisce sorridendo- Uh, andiamo!" lo prendo a braccetto e ci avviamo.
"Non vuoi aspettare il tuo Ace?"
"No, è a parlare con papà. Penso che ci metterà un po', mi sembrava abbastanza serio... In effetti il fatto che il Babbo era così serio mi preoccupa un pochino..."
"Sta' tranquilla, non credo sia qualcosa di grave altrimenti avrebbe convocato anche gli altri. -mi rassicura- Bene, allora cominciamo. Via la maglia" mi metto a cavalcioni sulla sedia.
"Prima te lo disegno col pennarello" annuisco, sento il pennarello tracciare linee sulla schiena. Ho un po' paura di sentire dolore quando userà l'ago, non è il primo tatuaggio che faccio, ne ho un altro di medie dimensioni in basso a sinistra sulla schiena che mi ero fatto insieme a Law, ma questo è molto più grande. Ad un tratto Satch si ferma "No! Io mi rifiuto di tatuarti! -lo guardo senza capire- Sai cos'è quello che hai sulla schiena a sinistra?!"
"Sì, è un tatuaggio. Ce l'ho da circa due anni. Ha qualcosa che non va?"
"Ti dico io che cos'è! Questo è il jolly roger dei Pirati Heart, capitanati da Trafalgar Law!"
"E con questo' E' un ricordo del mio amico -scoppia a ridere- Cosa ridi?!"
"No, niente. Non c'è nessun problema, volevo solo vedere come reagivi."
"Scemo..." sussurro, lui ride nuovamente.
"Papà lo sa?"
"No, è meglio che glielo dico?"
"Si, anche se non avrà nulla in contrario."
"Per corretezza; mi accompagni? Non mi so ancora bene orientare sulla Moby Dick."
"Sì, certo. Tra un po' la girera anche ad occhi chiusi!"
Arriviamo davanti allo 'studio' del babbo, la porta è chiusa. "Forse sta ancora parlando con Ace..." dico a bassa voce.
"Forse si, andiamocene. Torniamo dopo" annuisco, stiamo per andarcene quando sentiamo Ace urlare.
"NO! Non ho intenzione di dirglielo!"
"Tu devi dirglielo! -questa è la voce del babbo, resta calma anche se si coglie una leggera irritazione in essa- E' suo padre, o glielo dici tu o glielo dico io!"
"Sì, certo vado la e le dico 'Ciao Kira, sai che tuopadre è vivo?! E' il Grand'ammiraglio Sengoku, una delle più alte cariche della marina. Io lo sapevo ma non te l'ho detto.' Vado da lei e le dico così, va bene?! Ma per favore!"
"Prima di tutto abbassa la voce..."
"Si, scusa -lo interrompe Ace- Voglio stare un po' da solo per pensare a cosa fare. Ci vediamo."
Apre la porta e io sono lì, in piedi davanti a lui delusa, allibita, forse arrabbiata non lo so nemmeno io. Satch e il Babbo si  lanciano uno sguardo senza sapere come comportarsi; Ace è fermo, non si muove, non sa cosa fare e cosa dire. "Kira... Io..."
"Non me lo aspettavo... Non da te. -scuoto la testa- Mi hai deluso..." sussurro prima di girare i tacchi e chiudermi nella mia stanza.
"Kira, aspetta! Lascia che ti spieghi!" lo sento urlare.
"Ace, calmati. Lasciala sbollire, poi le parlerai" prova a calmarlo Satch.
"Dannazione!"

Ormai è quasi sera e sono ancora chiusa nella mia stanza, qualcuno bussa. "Vattene! Non ti voglio nè vedere nè sentire e tanto meno farti entrare!"
"Credo tu abbia sbagliato persona, sono Haruta. Posso entrare? -le apro la porta- Hey... Come va? -alzo le spalle- E' ora di cena, vieni a mangiare?"
"No, non mi va. Comunque c'è il rischio che lo veda."
"Non potrai evitarlo per sempre..."
"Lo so, ma in questo momento non mi va proprio."
"Come vuoi, se mi chiede qualcosa?"
"Digli la verità -sta per chiudere la porta- Haruta!... Grazie."
"Di cosa?!"
"Per essere venuta a chiamarmi."
"Figurati. Secondo me dovresti almeno ascoltare quello ha da dirti" annuisco e poi lei se ne va.
Mi butto sul letto e comincio ad ascoltare i miei pensieri che poco dopo non sento più.

La porta che si apre mi sveglia, vedo un'ombra entrare e richiudere subito dopo con un giro di chiave, mi alzo in piedi di colpo e prima che io possa aprire la bocca l'ombra parla.
"Non mandarmi via e non urlare, per favore. Fammi spiegare."
Lo guardo, mi fa rabbia che non mi abbia detto niente "Avanti, parla" dico con tono freddo e distaccato.
"Io non ti ho detto niente, è vero... Ma poi lo avrei fatto."
"Si, certo -dico ironicamente- Stavi giusto dicendo questo a papà, no?! -lui resta in silenzio- Perchè non me lo hai detto, Ace? Perchè?! Sapevi quanto ci tenevo a sapere chi è mio padre! Dimmi perchè!" urlo alla fine, si avvicina e sussurra "Avevo paura..."
"Di cosa avevi paura?" c'è una pausa di silenzio che mi sembra infinita.
"Avevo  paura di perderti, ecco di cosa avevo paura! Avevo paura che se te l'avessi detto te ne saresti andata, mi avresti lasciato per andare da lui! Paura che quello che stiamo che stiamo costruendo cada tutto a rotoli! -a messo ancor meno distanza tra noi e ha inchiodato i suoi occhi color pece nei miei- Vuoi che cada rtutto a rotoli?! Se è così non devi far altro che dirlo e non andiamo neanche avanti! Tuo padre è un marine e io, NOI, siamo pirati; sai cosa fanno i marines ai pirati?! -sta gridando- LO SAI O NO?! Ma se sei troppo sciocca da poter credere che ciò che fanno siano solo dicerie va' pure! -deglutisco- Vai, cerca tuo padre, fatti uccidere. Sappi solo che se tu morirari ucciderai anche a me. Ti voglio bene, Kira. Mi sono innamorato di te, non ci posso fare nulla."
"Proprio perchè stiamo costruendo qualcosa avresti dovuto dirmelo! Io mi fido di te, tu dovresti fare altrettanto! Ma a quanto pare tu non ti fidi, sbaglio?! E visto che siamo qui a mettere i puntini sulle i, non te l'ho chiesto io di innamorarti di me. Hai fatto tutto da solo!"
"Io avrei fatto tutto da solo, tu non provi niente?! Sei solo una ragazzina che non capisce le cose ma vuole avere ragione! Sei solo una ragazzina che con quella faccia che si ritrova, anche da arrabbiata con le rughette in mezzo alla fronte mi fa impazzire!" mi bacia, mi stacco da lui spingendolo verso la porta.
"NO! Cosa credi di risolvere facendo così!?" mi spinge contro la parete schiacciandomi con il suo corpo.
"Taci. Sta' zitta, chiudi quella bocca" mi bacia con fogo, con passione e, nonostante all'inizio ponga resistenza a quel bacio, ricambio: immergo le mani nei suoi capelli, le sue mani stringono i miei glutei. Mi alza da terra, la schiena appoggiata alla parete, le gambe strette intorno ai suoi fianchi e le nostre labbra unite; ci stacchiamo solo per respirare "Scusami tesoro, scusa se non ti ho detto nulla. Sono io lo sciocco qui."
"Non che abbia reagito bene, ti devo anch'io delle scuse."
"Sì, ma se io te lo avessi detto..." gli appoggio un dito sulla bocca.
"Taci tu adesso" sussurro a un soffio dalle sue labbra, questa volta sono io a baciarlo.
Mi stende sul letto per poi cominciare a lasciare una scia di baci sul collo, arriva ai seni e poco dopo mi ritrovo in biancheria intima.
"Aspetta, il babbo ha detto che non avrei dovuto dormire nella tua stanza, con te..."
"Non siamo nella mia stanza, siamo nella tua... -ghigna- E poi non stiamo mica dormendo" mi lascio convincere non che prima non lo fossi.
Mi torna in mente quella sera al locale, cancello subito quel ricordo; ora sono qui col ragazzo che amo, che mi ama e il resto non conta.
Siamo completamenti nudi sotto un lenzuolo, Ace è sopra di me "Ti farò il meno male possibile..." annuisco, cerca un'ultima volta il mio sguardo per avere un'ulterire conforma a quello che stiamo per fare, dopo non potremo più tornare indietro. Ci scambiamo un bacio casto e puro in una situazione che di casto e puro non ha neanche il nome.
"Mi fido di te" gli sorrido e lui ricambia. Entra lentamente per far si che mi abitui alla sua presenza ma nonostante ciò fa male.
E' dentro di me, sento dolore e brucia; metto una mano sulla pancia, appena sotto l'ombelico e premo leggermente, se ne accorge "E' tutto okay?!" chiede allarmato, mentra annuisco chiudo gli occhi e una lacrima mi riga il viso, l'asciuga con un bacio.
"Perchè stai piangendo allora?"
"Non sto piangendo, è solo una lacrima. Va tutto bene."
"Mi hai fatto preoccupare" sorride e riprendiamo da dove ci eravamo fermati.
Arriva la prima spinta, fa male, così come la secondae la terza, poi il dolore soarisce e raggiungiamo il piacere insieme; si stende di fianco a me e io mi accoccolo tra le sue braccia.
"Come stai?"
"Finchè starai con me starò bene"
Dopo avermi dato un bacio sulla tempia ci addormentiamo abbracciati, ormai consapevoli del fatto di non poter più vivere l'uno senza l'amore e il calore dell'altra e viceversa.









Note Dell'Autrice:
Bene, eccoci qui con l'ottavo capitolo in ritardo come al solito! (so che mi odiate per questa puntualità)
Spero vi sia piaciuto!
A presto, baciux Sel

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Capitolo 9
*** 9-Satch ***


9- Satch
 
Il mattino seguente mi sveglio con un Ace che mi fissa dolcemente e una colazione vicino.
“Buongiorno!” esclama, gli sorrido e lo saluto con voce ancora assonnata.
Durante la mattina non ho incontrato il Babbo... Okay, diciamo che l'ho volutamente evitato; non tanto per la storia del tatuaggio più per quello che è successo con Ace, era stato abbastanza chiaro al riguardo.
Dopo pranzo decido di andare da lui per chiedergli del tatuaggio, penso che possa anche non dirgli subito di Ace, anzi credo che potrei anche evitare di dirglielo in fondo è una cosa personale. Lo trovo sul ponte a guardare il mare, lo chiamo.
“Sapevo che saresti venuta a parlarmi. -mi sto attorcigliando una ciocca di capelli sulle dita- Non sapevo quando ma ero certo che prima sarebbe successo.”
Ma allora già lo sa! No, è impossibile. Aspetta, non andare subito nel panico... Ma sì! Logico, si sta riferendo al fatto che sarei venuta a parlargli.
“Kira?!” torno alla realtà biascicando un 'Eh?' il Babbo ride “Si tratta del tatuaggio, no? -annuisco- Satch me ne ha già parlato. Fai parte di quella ciurma?”
“Certo che no!” rispondo sicura. Io e Law siamo stati molto amici, in qualche anno fa avevo preso anche in considerazione l’idea ma subito l’avevo accantonata, ero troppo legata alla mia famiglia per lasciarla. Ad oggi, libera da ogni vincolo, non mi sono posta problemi: il mio sogno è quello di girare il mondo e farlo con la mia nuova famiglia, anche se sono pirati, mi riempie il cuore di gioia.
“Va bene, allora come ti aveva detto tuo fratello non c'è nessun problema. C'è altro che dovevi dirmi?” mi chiede girandosi.
“N-no!” balbetto poco convinta.
Ecco, mi ha già beccata. Non sono in grado di mentire. Potrei sempre provare ad inventarmi qualche scusa… non mi viene in mente niente che sia abbastanza credibile.
“Sei sicura?!” mi guarda dall’alto, sono troppo presa a cercare una scusa o un nuovo argomento di conversazione per accorgermi che sta sorridendo sotto i baffi.
“S-sì, certo! Cos'altro dovrei dirti?!” non avrei mai dovuto fargli questa domanda.
Brava, Kira. Se volevi cambiare argomento sei proprio sulla buona strada.
“Boh. Non lo so. Per esempio: Ace è bravo a letto?!” chiede con aria così seria da sembrare davvero arrabbiato, sgrano gli occhi non sapendo cosa dire, arrossisco visibilmente. Provo a balbettare una cosa tipo ‘Sì, no... Ma tu... Come... Insomma...’ mentre riprendo a giocherellare con una ciocca dei miei capelli, l'unica cosa che ottengo è farlo ridere.
Oh sì, fantastico... Ora qualcuno mi spieghi come fa a saperlo e perché fino a un secondo fa sembrava arrabbiato e adesso sta ridendo!
“Non ti preoccupare, mi interessa relativamente quello che fate: l'importante è che siate felice e facciate attenzione gurarahahah!”
“Ma come fai a saperlo?!” le parole sono uscite da sole dalle mie labbra, non so nemmeno io come sia riuscita a porgli la domanda con tanta sicurezza e senza mettermi a balbettare come ho fatto fino a qualche secondo fa.
“Io sono il papà, so sempre tutto! -dice contento per aggiungere in seguito- E poi questa mattina ho visto Ace prendere la colazione e camminava ad un metro da terra, tu mi hai evitato fino ad ora quindi era successo qualcosa. Sono solo contento che sia qualcosa di positivi, mi sarebbe dispiaciuto il contrario.” Sorride dolcemente mentre mi sistema una ciocca ribelle dietro l’orecchio.
“Ah, è per questo...” mormoro nuovamente a disagio, se ci fossimo comportati con normalità non se ne sarebbe accorto.
“Non solo, anche il segno rosso che hai sul collo... Parla da sé!” ride nuovamente e contagia anche me.
 
Nel pomeriggio finalmente Satch mi ha tatuata, non tutti sanno che sono la figlia naturale di Sengoku ma non importa qui siamo tutti figli di BarbaBianca, un'unica e grande famiglia.
Questo senso di unione è così forte che lo si può respirare nell’aria che ci circonda, è un sentimento così forte che mi riempie il cuore di gioia, finalmente sento di aver trovato il mio posto nel mondo. Mi sento a casa, non mi sono mai sentita così accettata come ora. In ogni sguardo, in ogni gesto che questi uomini compiono c’è amore; un amore così fraterno e puro che mai avrei pensato potesse esistere davvero. Sono felice con loro.
Ho cominciato ad allenarmi sia per imparare a controllare i poteri del Frutto del Diavolo, che fino ad ora sono stati inutilizzati, sia perché in futuro avrei dovuto difendermi ma anche attaccare.
Ci sono stati giorni belli, altri un po' meno ma nonostante tutto ho passato dei mesi fantastici; sono già passati quasi dodici mesi, mesi in cui abbiamo viaggiato, visitato nuove isole, conosciuto gente nuova, fatto l'amore e incontrato il Grand'Ammiraglio Sengoku. Sì, per la prima volta ho visto mio padre.
Stavo camminando per la strada di un'isola sulla quale ci siamo fermati per far rifornimento quando lui mi passa di fianco insieme ad un uomo coi capelli grigi e una cicatrice vicino all'occhio sinistro.
Sengoku è alto e massiccio, i capelli afro sono neri proprio come nella fotografia, la barba lunga è intrecciata; indossa un buffo copricapo con un gabbiano impagliato sopra e porta gli occhiali, nella foto non c'erano, riesco comunque a vedere gli occhi: freddi come il ghiaccio, sembra non trasmettano alcuna emozione. È un uomo che mette inquietudine ma allo stesso tempo trasmette sicurezza, forse sono solo io che mi sto facendo influenzare dalle mie emozioni. Lo fisso per alcuni istanti senza rendermene pienamente conto.
 
Cosa faccio?! Lo fermo e gli dico che sono sua figlia! No. Non posso.
 
Mi sono fermata, ora anche lui mi sta guardando.
 
Lui è un marine, io un pirata.
 
“Sengoku, perché ti sei fermato?” volge il suo sguardo all'uomo che lo accompagna e io colgo l'occasione per andarmene camminando più velocemente senza voltarmi; sgattaiolo via come una ladra e decido di nascondermi dietro ad una casa lì vicino, li sento parlare.
“Garp guarda questa ragazza… La sua collana…”
Com’è possibile che sia riuscito a vederla? Non eravamo così vicini, non credevo nemmeno che mi avesse notata. Cosa faccio adesso?
“Quale ragazza? Qui non c’è nessuno.” chiede il viceammiraglio, guardandosi intorno con aria confusa e si porta il mignolo di una mano nel naso, gesto che gli conferisce un’aria buffa e terribilmente tenera: ogni tanto sorprendo Ace fare la stessa cosa quando è confuso o annoiato.
“Non c’è più! Eppure, potrei giurare fosse qui fino a un attimo fa…” Vedo che anche il grand’ammiraglio adesso si guarda intorno con aria attenta, si toglie quel suo strano cappello e si passa una mano tra i ricci.
“Sì, certo e ora si è volatilizzata. Andiamo. L’ho sempre detto che lavori troppo…” sospira scuotendo appena il capo e continua a brontolare fin quando Sengoku non gli intima di tacere.
 
Arrivo di corsa sulla Moby Dick, Ace è sul ponte che sta parlando con Teach e Satch
“Ace!” ho il fiatone, i polmoni mi bruciano e sento le gambe molli.
Mi guardano perplessi.
“Tutto okay? Avevi il diavolo alle calcagna?” chiede Teach con quel suo tono che sembra nascondere sempre del sarcasmo, lo ignoro.
Io e Teach non riusciamo proprio ad andare d’accordo, è come se tra di noi ci fosse un’antipatia reciproca che non riusciamo a superare. Credo di non essergli mai piaciuta e lui ha cominciato a non piacermi per via delle battutine sessiste e al limite della decenza che mi rifila ogni volta che ne ha l’occasione.
“Ace… -Mi prende per le spalle- Ace. Ho visto mio padre!” deglutisco mentre a poco a poco riprendo fiato.
“E beh cosa c’è di male? L’ho visto anch’io papà, è seduto al solit-…”
Ace interrompe Teach e si scusa posando una mano sulla spalla dell’uomo “Ragazzi, ce ne andiamo! Spiegate le vele!” urla mentre si allontana da noi per dare ordini agli ragazzi della ciurma.
“Satch, cosa sta succedendo?” chiede il ragazzo dalla testa ad ananas un po’ confuso.
“Marco!” esclama il ragazzo con l’acconciatura a banana e rivolge un sorrisone al comandante della prima flotta mentre gli va incontro.
“No, tuo nonno. Allora?! Cos’ha da sbraitare il fiammifero?”
“Sengoku è sull’isola… -Satch fa spallucce, portandosi le mani in tasca- meglio evitare problemi per il momento.”
“Kira lo sa?” l’espressione di Marco si fa preoccupata, forse teme la mia reazione.
“Si, l’ho visto io. Comunque, se tu non te ne fossi accorto, io sono qui…” rispondo al posto di Satch con voce apparentemente pacata e accenno un sorriso al biondo per rassicuralo.
 Sorride a sua volta nel vedermi tranquilla “Giusto, lui ti ha visto?”
“Sì, ma non credo mi abbia riconosciuto. Insieme a lui c’erano una capra e Garp.”
“Il nonno di Ace” annuisce sorridendo appena.
 
Prendiamo il largo, è sera ormai, vedere il mio vero padre mi ha lasciata un po’ scossa, mi ero scordata della sua esistenza. Mi ero messa l’anima in pace e avevo rinunciato a cercare un contatto con lui ma ora…
“Kira devo chiederti una cosa.” La voce di Ace interrompe i miei pensieri, mi volto a guardarlo
“Dimmi.” Accenno un sorriso, guardandolo mentre mi scosto dalla ringhiera del parapetto.
“Ne ho parlato con papà ed è d’accordo. Se vuoi stanotte puoi dormire con me, cioè trasferirti nella mia cabina. Vuoi? Ti lascio del tempo per pensarci. Vado, quando hai deciso sai dove sono…” parla velocemente e le sue guance assumono una leggera sfumatura rossa per l’imbarazzo.
È bello vedere come nonostante il tempo che stiamo insieme ogni volta che dobbiamo confidarci qualcosa di tenero entrambi arrossiamo come ragazzini, come se ogni volta fosse la prima. Non ho mai amato qualcuno come amo lui, è una sensazione meravigliosa.
Gira i tacchi e fa per andarsene, gli metto una mano sulla spalla e lo rigiro verso di me.
“Vieni qui, scemo -Lo bacio- certo che voglio, devi anche chiedermelo?!”
Sorride felice “Hai ragione. Sai che ti bacerei fino a consumarmi le labbra?!” il suo viso è così vicino al mio, sento il suo respiro accarezzarmi dolcemente la pelle.
“E tu sai che ti preferisco tutto intero?” sfrego la punta del mio naso sulla sua in un gesto affettuoso e porto una mano ad accarezzargli una guancia.
Ci scambiamo un altro bacio.
“Ti aiuto a portare le tue cose nella mia cabina.”
 
Sono passati parecchi giorni da quando ho visto mio padre ed è tornato tutto alla normalità, abbiamo passato un felice Natale tutti insieme, in seguito festeggiato l’anno nuovo e il compleanno di Ace in un’unica grande festa; è vero che in quanto a feste nessuno batte BarbaBianca!
Da quando dormo con Ace la notte non sento più freddo, nemmeno ai piedi, oltre che da comodo cuscino funge anche da stufetta umana.
È una bella mattina, o così sembra, di circa metà gennaio, ci siamo svegliati presto ma siamo rimasti nel letto al calduccio a farci le coccole. Mi piace quando rimaniamo così; solo io e lui, se siamo insieme agli altri solitamente non ci scambiamo troppe pomiciate, magari qualche bacio veloce ma nulla di più.
“Hai dormito bene, piccola?” mi chiede dolcemente.
“Si, tu sei un ottimo cuscino!”
“Ah, un ottimo cuscino?! – annuisco, ridacchiando sotto i baffi - te lo faccio vedere io il cuscino!”.
Comincia a farmi il solletico, io lo soffro tantissimo. Mi rannicchio contro di lui e cercando di proteggermi mi circondo il corpo con le braccia. Poco dopo mi ritrovo stesa sotto di lui, i miei occhi azzurri fissi nei suoi neri; ci scambiamo un bacio, si sposta leggermente con le testa a baciarmi il collo.
Ad un tratto la porta si spalanca “Comandante Ace! – ci tiriamo su di scatto, Ace lo sta fulminando con gli occhi - Satch! Teach! È un disastro!” ha il volto scosso.
Ci scambiamo uno sguardo preoccupato senza capire cosa sta succedendo.
“Venite sul ponte …” sussurra ansimante e corre a chiamare gli altri, per quanto riguarda noi corriamo fuori in pigiama, o meglio io in pigiama e recupero al volo la mia vestaglia Ace in boxer, lui non ha l’abitudine di usare un pigiama.
Arrivati sul ponte ci sono alcuni dei comandanti e dei componenti delle varie flotte, hanno tutti il viso sconvolto, a qualcuno gocciolano anche gli occhi; quando ci vedono si spostano permettendoci di vedere il corpo di Satch steso a terra con il pugnale di Teach conficcato nella schiena, il sangue è ovunque: sul pavimento della nave, sui suoi vestiti, sul suo volto, a lato della sua bocca e anche sui suoi capelli, lui adorava i suoi capelli.
Siamo senza parole, mi porto le mani a coprire le labbra e scuotendo il capo.
“No, non è possibile” sussurra Ace.
“Sa-Satch…” lo chiamo con voce strozzata.
“Non può risponderti. È… è… morto” Haruta scoppia a piangere.
 “È stato ucciso” la corregge Ace, abbraccio forte Haruta trattenendo le lacrime.
So come ci si sente quando si perde qualcuno a cui si vuole bene, forse lo so anche fin troppo bene e la perdita di Satch la sentiamo tutti fin dentro le ossa. Fa davvero male.
“Lo ha ucciso Teach. Teach l’ha ucciso. Suo fratello, nostro fratello. Come si è permesso!? Perché ha fatto commesso un gesto così vile?!” ha cominciato ad urlare.
“Ace, Calmati adesso! Anche noi siamo pieni di rabbia per quello che è successo. – Lo rimprovera BarbaBianca – Non sappiamo ancora perché lo ha fatto.”
Ace non sembra volergli dare ascolto “Dov’è?! Dov’è ora quel traditore!? Lo uccido con le mie stesse mani!” tira un pungo ad uno degli alberi della nave.
“Ace!” anche papà ha alzato la voce ma il suo tono non permette repliche ed Ace tace.
“Io credo di sapere perché lo ha fatto… - sussurro lasciandoli stupiti – Ieri, durante il raid ero con Satch e pare che Teach ci abbia seguiti quando abbiamo fatto irruzione nella stanza del terzo piano, ma non ce ne siamo accorti… Non subito.”
“E con questo?” Marco ha pazienza solo quando fa comodo a lui, mi guarda come a volermi spingere a continuare. Non è il momento di lasciarli sulle spine.
“Se magari la lasciassi di finire di parlare – Poi il babbo si rivolge a me con voce gentile – Continua pure, cara…”
“Quando siamo entrati non c’era nessuno, solo un vecchio baule. Mentre Satch controllava se c’era qualcuno io ho controllato cosa contenesse e abbiamo trovato così un frutto del diavolo, dal momento che ne ho già uno l’ho lasciato a lui; non era sicuro di volerlo mangiare e mi ha chiesto di non dire a nessuno, lo avrebbe fatto lui quando… quando avrebbe deciso. – deglutisco, sentendomi lo sguardo di tutti addosso - Eravamo sicuri che nessuno ci avesse visto. Stavamo mettendo il frutto nella sacca e Teach è apparso sulla soglia, ci ha chiesto se avessimo trovato qualcosa ma noi abbiamo negato. Forse abbiamo sbagliato a non dirvi nulla…” senza accorgermene ho cominciato a piangere, ho il viso rigato dalle lacrime, Haruta mi stringe la mano e io ricambio la sua stretta. Il suo gesto mi dà un poco di conforto.
 
Mi sento terribilmente in colpa, magari se lo avessi detto anche agli altri Satch sarebbe ancora vivo perché avremmo fatto tutti più attenzione e… e non lo so nemmeno io…
 
BarbaBianca sembra intuire i miei pensieri e cerca di rassicurarmi “Non devi sentirti in colpa, figlia mia. Hai fatto solo quello che ti ha chiesto di fare tuo fratello, ti ha di aiutarlo a tenere nascosto un frutto del diavolo e tu l’hai aiutato, è così che si fa tra fratelli: ci si aiuta. – fa un piccolo sospiro - piccola, sai che frutto era?”
“Satch ha detto che era un frutto di categoria Rogia, il frutto Dark Dark.”
Ognuno è chiuso in sé stesso, chiuso nel suo dolore. Mi avvicino al corpo ormai senza vita di Satch, mi abbasso vicino a lui, con una mano gli sposto una ciocca di capelli dal viso e gli accarezzo una guancia, non riesco a trattenere le lacrime. “Ti voglio bene… mi mancherai moltissimo, Satch – sussurro piano poi mi giro verso i miei fratelli che sono rimasti lì - è congelato… portiamolo via da qui…” tiro appena su col naso, asciugandomi una guancia con la mano.
 
Vado in camera e vedo che Ace sta preparando il suo zaino a strisce, lo guardo perplessa mentre mi siedo sul letto a peso morto e mi stringo le ginocchia al petto.
“Cosa stai facendo?” azzardo, piegando appena la testa di lato.
“Sto preparando lo zaino, non si vede?” mi risponde con un tono abbastanza freddo, senza guardarmi.
“Si, lo vedo. Ma perché?” mi alzo, provando ad avvicinarmi a lui.
“Perché? Secondo te? –mi lancia un’occhiataccia- perché vado a prendere quel traditore e lo faccio fuori!”
“Lo sai che papà non vuole che tu vada a cercarlo… e poi è pericoloso, non puoi andare da solo…” sussurro, guardandolo. Non voglio che vada, che si allontani da me, ho paura di perderlo e mai come in questo momento ho bisogno di lui. Tutta la sua famiglia ha bisogno di lui e lui di loro. È così pieno di rabbia che temo possa fare qualche sciocchezza.
“E sai a me cosa importa?! Non merita vendetta Satch?!” alza la voce, venendo verso di me.
Resto ferma e tengo gli occhi fissi nei suoi “Sì ma merita anche un funerale!  Rimani almeno fino a quando non avrà ricevuto un degno saluto!” alzo la voce a mia volta, mi dà fastidio quando fa così.
“E va bene, d’accordo. Hai vinto, si contenta?! –mi guarda negli occhi visibilmente irritato, gettando a terra lo zaino - Ora voglio rimanere solo…”
Questo è un chiaro invito ad andarmene, recupero i miei vestiti e anche se non vorrei lasciarlo solo proprio ora devo pur sempre rispettare la sua volontà “Come vuoi… - sussurro - ma se ti va di parlare o altro io ci sono…” lo guardo, restando sulla porta e sperando che mi dica di restare ma non lo fa, si limita a rispondermi con un secco “Lo so!” e io esco dalla stanza, lasciandolo solo, senza dire niente. Respiro a fondo per evitare di tornare indietro e urlargli addosso. Non ho il diritto di sfogare su di lui le mie emozioni negative, se solo riuscissimo a parlare come due adulti.
 
Crede di essere l'unico a soffrire?! Anche noi siamo arrabbiati, anche noi ci sentiamo come svuotati. Non è il solo a stare male, tutti quelli che sono rimasti stanno male e soffrono. L'idiota però non lo capisce, è un egocentrico quando soffre o è arrabbiato; esiste solo lui e quello che prova. Vorrei davvero poter vomitargli addosso tutto quello che mi viene in mente ma tengo troppo a lui per farlo e so per certo che poi me ne pentirei. Mi fa venire il nervoso quando si comporta così, è vero che se ne rende conto e chiede scusa ma intanto litighiamo... È vero anche che io ci metto del mio e insieme è un vero macello.
 
Si respira aria tesa durante la cena, nessuno ride o scherza come al solito, c'è silenzio e due posti vuoti: quello di Satch e quello di Ace.
“Ha deciso di rimanere a dieta?” chiede Marco indicando con un cenno del mento il posto del Fiammifero mentre si porta alle labbra una polpetta di polipo.
“Non so neanche dov'è... Voleva rimanere da solo, lui. Perché lui soffre, lui è arrabbiato, gli altri no. Solo lui.” rispondo con un tono più duro di quanto avrei voluto.
Fa un mezzo sorriso “Ormai lo conosci, è Ace... Comunque, se ti interessa, è seduto sul ponte.” La sua affermazione nasconde un invito a raggiungerlo, conoscendo starà morendo di fame, adesso che ci penso anche a pranzo non ha mangiato con noi.
“No, non mi interessa. Si arrangia, la mensa la trova da solo se vuole e poi sa dov'è.”
Poco dopo mi alzo e vado fuori, non riesco a far finta di nulla.
“No, non le interessa” prova a scherzare papà ma con scarso risultato e il suo tentativo di tirar su il morale alla ciurma va a vuoto.
 
“Noi stiamo mangiando, tu non vieni?” gli chiedo una volta che l’ho raggiunto.
Rimane fermo a fissare il vuoto con la schiena contro la ringhiera, tiene in mano una bottiglia di non so quale bevanda alcolica ormai piena solo per metà “No -risponde secco abbassando lo sguardo- Non ho fame” gli brontola piano lo stomaco.
“Sei sicuro? – mi chino di fronte a lui e allungo una mano verso il suo mento per alzargli il viso– dovresti provare a mangiare qualcosa, non ti fa bene st-…” mi interrompe spostando bruscamente la mia mano dal suo viso.
“Sì, lo so! E tu puoi mangiare benissimo senza di me. Adesso vai, non mi va di parlare né con te né con nessun altro. - mi guarda serio - Ciao!” replica con un tono freddo e seccato che non è da lui. Resto ferma a guardarlo, incapace di dire qualcosa di sensato, non vedendo una mia reazione sbotta “Lasciami in pace! Cosa vuoi ancora?” perdo l’equilibrio e il mio sedere finisce a terra.
“Perché fai così, Ace? Non mi sembri neanche tu...” arretro di poco senza alzarmi da terra.
“Forse non ti sembro più io perché in realtà non mi hai mai conosciuto! In fondo tu sei partita con me senza farti troppe domande, cosa sapevi di me?! – fissa gli occhi nei miei, non riesco a leggere nient’altro che rabbia - Ah già, me ne ero dimenticato: il Buster call...” sospira amaramente e si porta la bottiglia alle labbra.
“Sarei venuta con te anche se non ci fosse stato il Buster call perché io credevo e credo nei sentimenti che provo per te! Cos’hai?! Credi essere il solo a stare male?! - alla fine alzo la voce con le lacrime agli occhi – e non tirare in ballo cose che adesso non c’entrano!” mi alzo stringendo i denti.
“No… certo, certo. Hai ragione tu… - mi guarda con gli occhi socchiusi e uno strano ghigno sul viso – Adesso cosa farai, eh, Kira? Il tuo amichetto non viaggia più con noi e non puoi correre da lui a piangere… - fa una risatina tanto ironica quanto amara - Ci sei andata a letto? Peccato che non sia qui a consolarti…” beve un altro lungo sorso svuotando la bottiglia.
“Non dire idiozie, sai benissimo che non ci sono andata a letto!” si riferisce ad un ragazzo che ha viaggiato con noi fino a poco tempo e a detta sua aveva un debole per me, a causa sua avevamo anche discusso ma pensavo fosse un argomento chiuso ormai. Avevamo parlato e avevamo chiarito anche il malinteso che si era creato. Lo guardo, ha in faccia un sorrisetto da schiaffi e gli occhi offuscati dall’alcool, scuoto appena e stringo i pugni. “Sei ubriaco marcio e io come una povera idiota sono qui a darti retta!” mi passo le mani sul viso.
“Penso che sia meglio finirla qui e ora, non credi anche tu?! E poi non ti scaldare tanto...” alza le spalle, accompagnando il gesto con un’altra risatina odiosa.
“VAI AL DIAVOLO!” gli urlo addosso, mi ero promessa di restare calma ma non ci sono riuscita, me ne vado offesa e arrabbiata.
“D'ACCORDO MA PRIMA FAMMI IL FAVORE DI ANDARCI TU COSI MI FAI VEDERE LA STRADA!” ride, appoggiando anche la testa al parapetto.
Mi blocco “LA STRADA TE LA TROVI DA SOLO, DOVRESTI RIUSCIRCI, IN FONDO SEI DESTINATO A PERCORRERLA!” torno sui miei passi, mi guarda andare via poi sposta lo sguardo sulla bottiglia e sorride amaramente passandosi una mano tra i capelli, si sente un infrangersi di vetri: la bottiglia è andata in frantumi ed insieme a lei forse anche il nostro rapporto.
 
Rientro e mi fermo sulla porta della sala da pranzo, Marco mi vede e mi raggiunge quasi subito. Ho gli occhi rossi e gonfi, passo il resto della serata in stanza con mio fratello a piangere e sfogarmi, tiro fuori tutto: la rabbia per la lite con Ace, le mie insicurezze e il dolore che proviamo per la morte di Satch.
Torno nella mia stanza che ormai è tardi, una parte di me sperava di trovare Ace qui ma non c’è. Forse è ancora fuori o magari ha deciso di mangiare qualcosa.
Ho deciso comunque di dormire nel nostro letto, se a lui non va di dormire con me andrà da un'altra parte: io non ho intenzione di cambiare letto, ci sono voluti sì e no due mesi per far sì che mi svegliassi la mattina senza torcicollo.
Durante la notte mi sveglio, non che sia riuscita a riposare, e lui non è ancora venuto a dormire, vado al bagno.
Sto per aprire la porta per tornare in stanza quando questa si apre e mi trovo davanti Ace: lui, i suoi occhi arrossati e il viso stravolto.
Rimango a guardarlo per un tempo che non so definire.
“Ace...” mormoro sfiorandogli una guancia, si morde il labbro inferiore e appoggia la sua mano sulla mia per poi spostarla e baciarla. Sono sollevata nel vedere che non ce l’ha con me e non sembra più essere arrabbiato come prima.
“Pensavo dormissi già...” ha la voce rotta, mi alzo in punta di piedi e lo abbraccio, comincia a piangere. Finalmente si sta lasciando andare.
È la prima volta che lo vedo piangere, piange sulla mia spalla; ad un certo punto si blocca e si stacca da me.
“Scusa, scusami Kira!” mi sposta e si chiude in bagno.
“Ace, aspetta! -appoggio una mano sulla porta- Aspetta…” mi siedo sul letto con le gambe a penzoloni ormai rassegnata: mezzo passo avanti e due indietro.
 
 
È troppo orgoglioso per piangere tra le mie braccia.
Non so neanche come ha fatto a farsi vedere così... oh, Tesoro, se solo capissi che con me puoi mostrare tutte le tue debolezze senza dovertene vergognare…
 
 
POV ACE (prima e spero ultima volta che cambio punto di vista)
 
Mi sono chiuso in bagno, lei mi chiama un paio di volte ma poi, non sentendo risposta, smette. L’ho delusa. Ho deluso anche lei.
 
Non ci posso credere, mi ha visto piangere e io ho pianto sulla sua spalla. No, non è possibile... Dov'è finito il mio orgoglio, che fine ha fatto la mia dignità di uomo?!
Sarei io a doverla consolare e invece poco fa è successo esattamente il contrario. Non solo non le sono stato vicino, le ho urlato contro cose senza senso solo per ferirla.
Capirei se mi odiasse. Se non volesse più stare con me.
 
Mi guardo allo specchio: che spettacolo orribile. Come ho fatto a cadere così in basso? Mi lavo il viso riacquistando più lucidità e bevo un sorso d’acqua per cercare di cancellare il sapore del rum. Una notte ricordo di aver sentito Kira piangere e l'ho abbracciata fingendo di muovermi nel sonno, poco dopo si è calmata ed è riuscita ad addormentarsi probabilmente perché si sentiva al sicuro.
 
Quando mi ha abbracciato anch'io stavo bene. Sì, mi sentivo bene tra le sue braccia, non c'è nulla di male se condivido con lei emozioni anche negative. Non devo aver paura di mostrarmi debole, non hai suoi occhi.
 
Ho il viso bagnato dalle lacrime che continuano a scendere, prendo coraggio ed esco. Non appena mi sente arrivare alza gli occhi che incrociano i miei, rimane ferma e aspetta seduta che io faccia qualcosa. Ma cosa?! Mi inginocchio a terra e appoggio la testa sulle sue gambe, lei asciuga le mie lacrime ma non serve a molto perché questa volta comincio a piangere come un bambino.
Le circondo la vita con le braccia nascondendo il viso, mi accarezza i capelli e la schiena.
“Va bene così, Ace. Piangi pure, sfogati… Non avere paura tesoro, ci sono io qui con te.” Sussurra con infinita dolcezza senza smettere di coccolarmi; mi sembra davvero di essere tornato bambino, quando è morto Sabo mi sentivo nello stesso modo ma non potevo mostrarmi debole, Rufy aveva bisogno di me e non avevo nessuno che mi confortava e stava vicino, invece ora c'è lei.
Per una notte ci invertiamo i ruoli: sono io a dormire sul suo petto ed è lei ad accarezzarmi il capo fino a quando non mi addormento.




ANGOLO AUTRICE:
Ehi! Si, ci ho messo anni a pubblicarlo e dire che era pronto da tanto ma vabbè.
Non sarò molto costante (come si è potuto notare) ma spero che qualcuno legga ancora e magari mi lasci detto ciò che ne pensa.

Un baciux, Sel

 

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