Innocence

di Klaineinlove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3° Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4° Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5° Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6° Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7° Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8° Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9° Capitolo ***
Capitolo 10: *** Fine ***



Capitolo 1
*** 1° Capitolo ***


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Da quando sua moglie era morta, Burt Hummel aveva cercato di sopravvivere con il suo unico figlio Kurt.

Kurt aveva perso la sua mamma a soli sette anni e da allora lui aveva solo il suo papà.

Burt era diventato iperprotettivo nei confronti del figlio,tanto che lo aveva lasciato studiare a casa, lavorando il doppio solo per pagare degli insegnati privati e raramente lo aveva lasciato uscire dalla loro abitazione.

Kurt non aveva molti amici. Aveva la sua migliore amica, Rachel, che abitava due case di distanza da lui. Erano diventati amici perché un giorno, mentre rincasava, Burt si era ritrovato a parlare con i suoi due papà e scoprirono di avere dei figli della stessa età.

Così Rachel era andata a casa di Kurt all'età di quattordici anni.

Kurt in un primo momento si era nascosto in camera sua, perché incontrare nuove persone (che non fossero idraulici o il fattorino delle pizze) lo faceva sentire a disagio.

Il loro primo incontro fu strano. Kurt non parlò molto e Rachel invece non la smetteva di parlare, però alla fine Rachel gli mostro i dischi che adorava e Kurt scoprì di apprezzare quella musica.

Con il passare dei giorni, Rachel si recava ogni pomeriggio dagli Hummel e insieme a Kurt ascoltavano i cd che Rachel portava. Kurt scoprì di adorare i Musical, ecco perché oltre i pomeriggi insieme spesso Kurt e Rachel facevano dei pigiama Party passando la notte a sgranocchiare schifezze e guardare i film in dvd

Poi Kurt conobbe Tina, Brittany e Mercedes, erano delle amiche di Rachel e divenne un buon amico anche con loro. Purtroppo però le ragazze non volevano sempre restare chiuse in casa. A loro piaceva girare per i centri commerciali e andare a mangiare al ristorante e purtroppo Kurt non poteva uscire perché il padre glielo impediva, quindi a lui non restava altro che studiare o leggere qualche libro preferito.

La prima volta che Burt si convinse di far uscire Kurt di casa era a sedici anni. Burt era consapevole di sbagliare nei confronti di suo figlio. A sedici anni Kurt non era come tutti i ragazzini, era molto ingenuo proprio perché Burt gli aveva proibito parecchie cose: non guardava film vietati oltre ai quattordici anni, usava internet solo per le ricerche e in presenza dei suoi insegnanti. Una cosa che Kurt aveva imparato a farsi da solo, erano i vestiti, stando tanto tempo speso in casa con delle riviste di moda, Kurt aveva spolverato la vecchia macchina da cucire di sua madre e aveva iniziato a fare pratica. Certo, Burt lo portava a comprare dei vestiti, ma non erano mai andati in un centro commerciale.

Quindi sì, Kurt era molto ingenuo, ancora un bambino per la sua età, ignaro di parecchie cose della sua vita e sopratutto della realtà che lo circondava.

Comunque, dopo parecchie preghiere da parte delle amiche di Kurt e dall'intervento dei papà di Rachel, Burt acconsentì a far andare al figlio con le amiche al centro commerciale a patto che gli desse un passaggio lui stesso.

Così un Kurt eccitato si ritrovò circondato da un centinaio di persone in un posto enorme.

 

Quando tornò a casa, Kurt era in uno stato di eccitazione ai massimi livelli.

“...e papà lo sai che c'è un negozio di animali? Cioè tu vai lì e scegli il cane che vuoi, proprio come vedemmo in quel film! E poi c'era un negozio che vendeva caramelle, ci credi? Rachel ha preso una bustina e ha messo tanti tipi di caramelle e poi le abbiamo mangiate seduti su una panchina. Non credevo che potevo stare seduto su una panchina senza fare nulla. Oh e poi nei negozi mettono anche la musica! E c'erano televisori ovunque con tanti programmi, ma ho visto i prezzi delle Tv e non possiamo proprio permettercele . Una aveva addirittura tre zeri, assurdo!”

Burt ascoltava il figlio mentre preparava la cena, era felice per suo lui ma doveva ammettere che per tutta la durata della giornata aveva avuto l'ansia addosso.

“Credi che possa andarci di nuovo papà? Sono stato così bene. Così tanto!”

“Vedremo figliolo. Vedremo. Ora mangia la tua cena e non dimenticare di lavarti subito i denti”

“Certo. Oh grazie. Non ho mai visto così tanta gente sai? Però non ho avuto paura, sono stato bene, Mercedes mi ha tenuto per mano anche se non c'era bisogno, voglio dire...sono abbastanza grande, nemmeno tu mi tieni per mano.”

“Voleva solo assicurarsi che non ti perdessi in mezzo a tutta quella gente” spiegò il padre. In realtà non disse che era stato lui a dire a Mercedes di tenere suo figlio per mano tutto il tempo.

“E poi c'era un gruppo di ragazzi, uno mi ha detto una cosa strana, e Rachel si è arrabbiata e gli ha detto delle parole veramente brutte. Ma tranquillo papà non le ripeterò mai”

Burt smise di cenare e poggiò con troppa forza la forchetta nel piatto “Che ti hanno detto quei ragazzi, Kurt?”

Anche Kurt smise di mangiare, agitandosi sul suo posto, il suo papà non aveva mai alzato il tono di voce in quel modo.

“I-Io non so se ho capito bene. Tina mi ha detto che è una brutta parola, non voglio ripeterla. Il professor Tyler mi farà scrivere una pagina intera di punizione se dico cose di cattivo gusto”

Burt sospirò, doveva ammettere che a volte il modo di comportarsi così infantile di Kurt lo irritava, ma era una cosa che aveva voluto lui e adesso doveva pagarne le conseguenze.

“Non preoccuparti Kurt, sono io che te lo sto chiedendo. Cosa ti hanno detto quei ragazzi?”

“Era una parola strana, l'ho sentita una volta in un film e..”

“Kurt!”

“Frocio” disse Kurt abbassando subito la testa e tenendo le mani strette in grembo.

Burt si alzò da tavola e smise di cenare “Ecco perché non ti lascio uscire. Niente più centro commerciale!”

“Ma papà...”

“Niente ma. Io sto solo cercando di proteggerti Kurt. Queste persone, che ti hanno chiamato in questo modo, fanno cose peggiori che usare solo semplici parole. No Kurt mi dispiace, ma tu lì non ci metti più piede!”

Kurt annuì e poi si diresse al lavandino per lavare il suo piatto.

“Lascia stare finisco io. Vai pure in camera tua”

 

Quella notte, Kurt non dormì. Rimase a pensare a quella parola e a quanto suo padre avesse dato fastidio, purtroppo Kurt, pur non capendo a pieno la parola, aveva intuito dal perché era stata usata. In un certo senso sapeva a cosa si riferiva.

Quando aveva circa tredici anni Kurt non si sentiva bene fisicamente. La notte faceva strani sogni e si svegliava bagnato nelle parti intime. Dopo una settimana di notte insonni si era deciso a parlare con suo padre.

Cominciarono a parlare di pene e erezione. Di quando gli uomini e le donne si eccitavano e gli ormoni. Entrambi furono in imbarazzo e Burt cercò di spiegare al meglio la situazione.

Kurt scoprì che le sue “eccitazioni” avvenivano sempre guardando gli uomini. Aveva trovato una rivista di sport di suo padre e gli uomini sudati e a petto nudo gli diedero una sua prima vera e propria erezione.

Con la “scoperta” della masturbazione Kurt passava più tempo in camera con quella rivista rubata che in cucina a inventare nuove ricette. Con il passare del tempo le acque si calmarono e Kurt era in grado di trattenere la sua eccitazione in situazioni che sarebbero potute diventare imbarazzanti.

Quando ne parlò con suo padre, Burt dovette fargli un discorso sull'omosessualità.

 

**

 

Di pomeriggio erano tutte in camera di Kurt, Tina leggeva una rivista e rispondeva a delle domande di un quiz.

“Ragazze, posso chiedervi una cosa?” Kurt aspettò che tutte annuissero “Perché i ragazzi gay vengono insultati con...quella parola che quel ragazzo ha detto ieri?”

“Oh Kurt tesoro, non devi pensarci” disse Rachel avvicinandosi a lui e cingendogli le spalle.

“Ragazze so che era qualcosa riguardante l'essere gay. Solo che non capisco perché.”

Le ragazze sconsolate spiegarono la situazione tra gli etero e gli omosessuali.

Kurt sapeva che i gay non erano apprezzati in tutto il mondo, ma di certo non si immaginava l'odio descritto dalle ragazze.

 

Con il passare del tempo, purtroppo Kurt non ebbe molte possibilità di uscire, si era allontanato fino a casa di Rachel e lei gli aveva mostrato diverse foto di attori e modelli. A Kurt piacevano, piacevano tanto. Ma poi ci fu un momento in cui Kurt scoppiò in lacrime.

Visto che ormai Rachel lo stava introducendo nel mondo degli uomini, pensò bene di mostrargli dei peni su internet. Alla vista di quelle foto, Kurt scattò via scappando e non parlò con Rachel per due giorni.

Forse il suo papà faceva bene a proteggerlo, lui non voleva vedere queste cose.

 

A diciassette anni, Kurt era un ragazzo ben sviluppato, alto e bello. Molto bello. Tanto che Mercedes aveva iniziato ad avere una cotta per lui, ma che Tina e Rachel le fecero passare dato che per tutti ormai era chiaro che a Kurt piacevano i ragazzi.

 

“Papà, sto per compiere quasi diciotto anni, credi che possa andare al centro commerciale?”

Era una serata tranquilla, Burt stava guardando una partita in tv e Kurt era sulla poltrona di fianco a lui leggendo un libro.

 

“Kurt non lo so...”

“Ma è passato un anno papà.” disse sconsolato il figlio.

“La gente fuori è strana Kurt”

“Ma io sto crescendo papà! Ho bisogno di conoscere il mondo”

Burt abbassò il volume della televisione “Chi ti ha detto queste cose? Rachel? Kurt da quando hai seguito ogni mio ordine non hai vissuto bene? Credi che non ti abbia cresciuto in modo sano?”

“Io non penso questo papà!”

“Beh a me pare proprio di sì! Non ti ho fatto mancare niente, ti ho lasciato studiare e andare a casa di Rachel. Se non ti lascio fare altre cose è solo per proteggerti!”

“E lo apprezzo molto ma-”

“Lo apprezzi? Non mi pare. Kurt io lo sto facendo per il tuo bene!” urlò Burt con il viso rosso dalla rabbia.

Kurt capì che non poteva provare a ribattere così si arrese “Va bene. Hai ragione, mi dispiace tanto. Scusami”

Burt sospirò e bevve l'ultimo sorso della birra. “Va bene”

“Uhm quindi non andrò nemmeno a dormire da Rachel questa sera?”

Burt si alzò dal suo posto “No, non dovresti andare per come ti sei comportato, ma per questa volta lasciamo stare. Ti accompagno”

 

Una volta arrivati a casa di Rachel, Kurt salutò suo padre e entrò in camera di Rachel

“Ho portato il pigiam-Rachel che stai facendo?”

Kurt vide la sua migliore amica indossare dei tacchi altissimi e una gonna corta

“Tuo padre è andato via?”

“Sì ma che signif-”

“Oh bene. Tina, Mercedes Brittany e la sua amica Santana ci stanno aspettando dietro al vicolo. Questa sera ti portiamo a ballare!”

 

 

 

 

Note:

Rieccomi tornata dopo avermi preso una lunga pausa.

Ho passato un periodo che posso definire il peggiore della mia vita, sono in una fase di ripresa e credo che tornare a scrivere forse mi sta aiutando un po'.

La storia è ancora in fase di lavorazione dato che l'ho scritta tre volte, infatti la trama è un po' cambiata rispetto a come l'avevo descritta su facebook. Più che altro a cambiare è stato il personaggio di Blaine che vedremo nel prossimo capitolo.

Vi chiedo di avere pazienza con questo adorabile “piccolo” Kurt, poverino non è colpa sua e sopratutto non arrabbiatevi con Burt, è un brav'uomo.

 

Ringrazio la mia beta Zurry Klainer. Ci rivediamo la prossima settimana:

 

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Capitolo 2
*** 2° Capitolo ***


Kurt era stato letteralmente trascinato via da casa Berry e ficcato nell'auto di Santana, la nuova arrivata nel gruppo.

Una volta in macchina, Kurt aveva cominciato ad andare in panico.

“Il mio papà mi telefonerà e forse telefonerà anche ai tuoi papà, Rachel! Non posso. Io non posso uscire”

“Kurt devi vivere un po' insomma. Sta tranquillo, chiamalo tu e dagli la buona notte, ho detto ai miei papà di coprirci”

Kurt compose il numero di suo padre con mani tremanti. Oh si stava per cacciare in guai grossi.

“Papà? Oh ciao, si tutto bene. Volevo dirti che sto andando a dormire”

Kurt guardò i segnali che Rachel gli stava mandando “uhm sì, Rachel ha mal di testa e noi..sì adesso dormiamo. Notte” Kurt staccò il telefono e sospirò

“Finirò nei guai”

“Mio dio è peggio di come me lo avete descritto!” urlò Santana dal posto di guida.

“Che ne dite di ubriacarlo?”

“Santana lascialo in pace!” urlò Tina.

Quando arrivano fuori dal locale, ci vollero venti minuti per far uscire Kurt dalla macchina e il ragazzo quasi si mise a piangere quando gli dissero che avrebbe finto di essere maggiorenne con un documento falso.

“Ho bisogno di vomitare!” urlò prima di entrare. L'ansia era veramente tanta e lui non era capace di reggerla. Non aveva mai mentito a suo padre e tanto meno non si era mai allontanato così tanto da casa. Voleva tornare indietro e infilarsi sotto le coperte della sua cameretta, protetto da quelle mura che per anni lo avevano tenuto al sicuro. Queste novità lo spaventavano.

Alla fine Mercedes lo convinse ad entrare tenendosi per mano, ma una volta dentro fu peggio.

C'erano coppie che ballavano, si strusciavano e baciavano ovunque.

“Troviamo un posto più tranquillo” propose Tina

“Tranquille ragazze, seguite zia snix che ha prenotato un tavolo solo per noi”

Le ragazze camminavano passando in mezzo alle altre persone che ballavano.

“Uno mi ha toccato il sedere!” urlò Rachel con uno sguardo arrabbiato rivolto alle persone cercando di capire chi le aveva dato un pizzicotto.

“Vi prego, andiamo via!” mormorò Kurt sperando che le amiche lo ascoltassero. Invece si sedettero tutte sui divanetti e ordinarono da bere

“Rilassati Kurt, goditi la serata” cercò di consolarlo Mercedes

“Godermi? Sono stato trascinato qui e mio padre non lo sa. Non so cos'è questo posto e non mi piace. C'è troppa gente!”

Tieni” si intromise Santana “Assaggia” disse passandogli un drink

“Non mi piace il colore. Non è acqua e nemmeno Coca-Cola”

la ragazza roteò gli occhi. “Sei una noia! Andiamo a ballare!”

Tutte si alzarono, tranne Kurt e nemmeno ci provarono ad insistere, sapevano che sarebbe rimasto seduto sul divano per tutta la serata.

Kurt guardò il suo orologio, era già mezzanotte e lui non stava dormendo. Era stanco e aveva mal di testa a causa della musica alta.

Rimase nell'angolo del divano aspettando le amiche che ritornassero dalla pista. Le ragazze erano troppo prese a ballare e Kurt aveva intenzione di andare via.

Si alzò dal suo posto e uscì fuori.

“Mi scusi signore, può chiamarmi un taxi?” chiese Kurt al bodyguard del locale. Quest'ultimo lo guardò senza rispondergli e Kurt pensò che non fosse un tipo a cui piaceva chiacchierare. Si guardò intorno fino a quando due ragazzi non si accostarono a lui.

“Vuoi divertirti ragazzino?” disse uno dei due ridendo e spalleggiando con l'amico.

“Non rispondi? Dai mostrami quella bella lingua”

Kurt abbassò la testa “Scusatemi, non parlo con gli sconosciuti”

L'altro ragazzo rise “Ma quanti anni hai? Sei un bambino? Dai che hai un bel sedere”

“Lasciatelo andare” disse una terza voce poco lontana da loro.

“Volevamo solo divertirci ma questo moccioso sembra che abbia qualche problema mentale”

I due ragazzi si allontanarono e l'altro invece si avvicinò a Kurt.

“Hai bisogno di un taxi?”

Kurt non alzò la testa e non vide il volto del ragazzo che lo stava aiutando “Sì grazie”

Dopo una telefonata, un taxi arrivò che riportò Kurt a casa.

**

 

Alle due di notte, Kurt sentì Rachel piangere in cucina con i suoi papà.

Per Kurt fu strano vedere che Rachel viveva con due uomini e senza una mamma ma lei gli aveva spiegato che se gli uomini si piacevano tra di loro, potevano formare anche loro una famiglia.

Kurt uscì dal suo letto per raggiungere la cucina, dove la voce di Rachel era sempre più forte.

”Tu non capisci papà! Era con noi, era seduto lì. Dove possiamo cercarlo? Abbiamo chiesto informazioni a chiunque. Papà aiutami ti prego”

Kurt si coprì gli occhi con un braccio a causa della luce

“Rachel, stai male?”

I due uomini e la ragazza si voltarono urlando il nome di Kurt

“Ma sei impazzito? Come hai fatto ad arrivare qui?” urlò l'amica in lacrime stringendo il suo amico.

“Ho preso un taxi. Te l'ho detto che non potevo stare sveglio troppo tempo. Perché piangi?”

“Perché sei un idiota! Con chi sei andato? Ti abbiamo cercato ovunque, stavamo per chiamare la polizia. Sei un irresponsabile Kurt!”

“Non chiamarmi idiota!” urlò Kurt

“Invece lo sei. Sei andato via senza avvisarmi e hai fatto preoccupare le tue amiche. Non ci si comporta così. Tuo padre fa bene a tenerti chiuso in camera”

Il labbro di Kurt cominciò a tremare cercò di trattenere le lacrime ma non ci riuscì

“Voglio tornare a casa” disse con decisione

“Ragazzo, è tardi. Dormi e domani mattina ti riportiamo a casa” disse uno dei due papà

“No. Voglio andare a casa. Adesso. Posso telefonare a mio padre?”

 

Fu inutile cercare di convincere Kurt. Alla fine dovettero svegliare Burt facendolo spaventare e l'uomo corse a riprendersi il figlio. Kurt non gli disse che erano andati in un locale, aveva solo accennato ad un litigio.

Il ragazzo tornò in camera sua e si nascose sotto le coperte. Non gli interessava fare pace con lei, perché lo aveva trattato male.

Il giorno successivo fu inutile cercare di storcere qualche parola dalla bocca di Kurt, sapeva che, se solo avesse iniziato a parlare, avrebbe detto tutta la verità e così si sarebbe giocato anche i suoi miseri pigiama party.

 

Dopo aver fatto le sue lezioni, Kurt stava per andare a sistemare la sua camera quando sentì la porta suonare.

Rachel era venuta per delle scuse e i due si chiusero in camera per parlare.

“Mi dispiace per come mi sono comportata ieri. Mi sono spaventata tantissimo non vedendoti e tu sei andato via poteva succederti di tutto. Kurt questo non si fa!”

“Mi dispiace. Era tardi. Ora ho capito, scusami”

Per fortuna la ragazza subito sorrise e i due iniziarono a chiacchierare come sempre.

“Vorrei chiedere a Finn di uscire” disse Rachel mostrando la foto di Finn dal profilo Facebook. Stavano usando il cellulare di Rachel, il computer di Kurt era solo per studiare.

“E' molto carino” disse Kurt guardando la foto.

“Stai arrossendo?” chiese Rachel, fissano l'amico. “Non ci credo, stai arrossendo”

Kurt saltò per nascondere la testa sotto al cuscino “Lasciami in pace” borbottò

La ragazza rise “Dai Kurt, magari chissà un giorno troviamo un ragazzo carino anche per te”

Kurt scosse le spalle“Non lo so. Non so nemmeno dare un bacio. Ho visto nei film, sembra difficile. E poi papà non mi fa uscire...”

Rachel non rispose perché non sapeva cosa dire, così si limitò ad abbracciare l'amico.

**

 

Blaine Anderson era uno studente del Mckinley, era all'ultimo anno. Non aveva molti amici e sapeva come farsi dei nemici. Questo perché era un tipo molto schietto, diceva sempre la verità anche se a volte questa faceva male. Non ricordava le volte che aveva offeso gli orribili vestiti di Rachel Berry o rispondere a tono alle stranezze di Brittany.

Ma Blaine non era un ragazzo cattivo, ma a volte era come se odiasse il mondo.

“Blaine Anderson, potresti aiutarmi con i compiti di biologia?”

Il ragazzo non alzò gli occhi dal suo libro “Perché?”

“Ho delle carenze e non posso permettermi di prendere un voto al di sotto di una A+”

“Ho altro da fare” disse voltando pagina.

“Ti pagherò”

Blaine alzò lo sguardo “quando ci vediamo?”

 

 

 

**

Rachel aveva chiesto a Blaine di andare a casa sua per le ripetizioni dopo cena.

Inoltre Rachel aveva chiesto a Burt se lei e Kurt potevano avere un altro dei loro pigiama Party. Burt era piuttosto contrariato visto l'accaduto dell'ultima sera, ma poi Kurt era così speranzoso che lo lasciò andare.

Quando Blaine arrivò a casa Berry, Kurt era già lì in pigiama ignaro di tutto. Dopo aver messo a posto i suoi abiti, stava scegliendo un film da Disney per la serata. Di certo non negava che aveva già sonno, di solito il padre lo lasciava andare a dormire davvero presto, quindi non era ancora abituato agli orari dei pigiama party.

“Vieni Blaine, andiamo in camera” Quando la porta si aprì Rachel e Blaine entrarono e Kurt li fissò.

“Oh dimenticavo!” canticchiò Rachel in modo teatrale “Kurt lui è Blaine. Blaine lui è il mio amico Kurt”

Kurt si alzò dal suo posto lisciandosi i pantaloni del pigiama “Buonasera” borbottò con le guance arrossate.

“Blaine resta qui, prendo i libri e qualche stuzzichino” Con un veloce saluto la ragazza uscì dalla stanza lasciando i due da soli.

Blaine girò intorno alla stanza fissando i tremendi colori di quelle pareti

“Vai al Mckinley?” chiese Blaine per rompere quel silenzio imbarazzante. Kurt lo stava fissando con occhi spalancati manco avesse visto un assassino.

“Come?”

“La scuola. Il Mckinley vieni anche tu lì? Non ti ho mai visto”

“Oh no no. Io non vado a scuola. Studio a casa. Mio papà preferisce così”

Blaine alzò un sopracciglio “Da quanto sei amico di quella pazza?” Blaine indicò la porta dove Rachel era uscita.

“Lei non è pazza!” la difese subito Kurt “E' la mia migliore amica”

Blaine alzò le mani in segno di resta “Non volevo offenderla, stavo scherzando”

Kurt mise il broncio e tornò a scegliere i DVD

“Cosa cerchi?” Blaine provò un secondo approccio.

“Sto scegliendo un film da vedere questa sera. E' il nostro pigiama party”

“Scegli Mulan. E' una tipa cazzuta, mi piace” suggerì Blaine.

“A me piace La Bella e la Bestia. E' una fantastica storia d'amore”

“Cosa c'è di bello di innamorarsi della bestia?” domandò curioso Blaine sedendosi accanto a Kurt.

“A Belle non interessa come è fatto la bestia. Non gli importa del suo aspetto fisico. Sa che quell'animale ha un gran cuore.”

Blaine annuì al ragionamento del ragazzo “Hai ragione, non bisogna giudicare dall'apparenza. Chiedo scusa”

Kurt alzò un sopracciglio non comprendendo le scuse, ma non ci pensò molto. Fece una scrollata di spalle e sistemò il cd accanto al lettore dvd.

“Allora...come conosci Rachel?”

“Me l'ha presentata il mio papà quando ha scoperto che vivevamo vicini. Lei mi ha fatto conoscere Brittany, Mercedes e Tina. Sono altre sue amiche, le voglio bene”

Blaine continuava a fissare in modo strano Kurt. Era un ragazzo insolito.

“E cosa fai nel tempo libero? Dove vai di bello?”

A queste domande Kurt arrossì e Blaine lo notò

“Io non esco quasi mai. Cioè proprio mai. A mio padre non piace. Ha paura che possa succedermi qualcosa, quindi o vado con lui al mercato o resto a casa a leggere. Oh ma leggo tanti libri però! E..Aspetta! Una volta sono stato al Centro Commerciale, lo conosci? E' un posto grandissimo ed ero con Rachel e le altre amiche, ci siamo divertiti tantissimo. Ma poi un ragazzo mi ha detto una cosa e papà si è arrabbiato”

“Cosa ti ha detto?”

“Mi dispiace. Non posso ripeterla”

Fu in quel momento che Blaine lo guardò bene in viso rendendosi conto di aver già visto quel ragazzo.

“Ma aspetta. Io ti conosco! Eri in quel locale fuori da Lima! Ti ho chiamato un taxi!”

Kurt cercò di metabolizzare la frase “Mi dispiace, ma non ho guardato nessuno in faccia. Ma ricordo che qualcuno ha chiamato un taxi per me. Ti ringrazio tanto.”

La porta si aprì e Rachel tornò sorridente “Scusatemi, ma papà aveva bisogno di me. Kurt mi faccio aiutare da Blaine e poi guardiamo il film, va bene? Oh Blaine vuoi restare anche tu?”

Blaine batté le palpebre “I tuoi papà ti lasciano stare con due uomini in camera?”

“Sono in camera con due gay, di cosa si dovrebbero lamentare?”

 

Dopo aver studiato i ragazzi misero il film ma Blaine non faceva altro che pensare alle parole di Rachel, al fatto che quel ragazzo accanto a lui, che adesso gli stava sbavando su una spalla perché si era addormentato, era anch'egli gay.

Blaine difficilmente a Lima incontrava ragazzi che erano dichiarati, a meno che non andava allo Scaldals, lì era tutt'altra cosa.

 

“Rachel io dovrei andare e il tuo amico mi sta sbavando sul maglione”

La ragazza si alzò dal letto “Aiutami a sistemarlo, si addormenta sempre prima della fine del film”

Approfittando che Kurt stesse dormendo, Blaine pensò di fare qualche domanda a Rachel.

“Mi sembra... mi sembra un po' strano” Blaine cercò di essere discreto

Rachel alzò le spalle dopo aver rimboccato le coperte al suo amico.

“Non esce mai di casa, praticamente non conosce nulla del mondo esterno, ha solo me come sua amica.”

“E perché?”

“I miei papà mi hanno detto che suo padre, Burt, ha perso la moglie anni fa, e lui è diventato iperprotettivo nei confronti del figlio. Kurt ci sta rimettendo perché ovviamente non sa nemmeno come collegare una connessione internet!”

Blaine si allontanò un po' dalla ragazza, quando cominciava a innervosirsi Blaine teneva il timore che potesse esplodere.

“Capito. Ma rilassati, sembra che ti esca del fumo dalle orecchie”

La ragazza mise il broncio “Sono preoccupata per il mio amico”

“Come vuoi. Ma non atteggiarti così con Finn Hudson o non lo conquisterai mai”

Rachel arrossì Che ne sai tu di-è stata Santana vero?”

Il ragazzo sbuffò “Rach...si vede a metri di distanza. Ora vado via. Salutami il tuo amichetto strambo”

Blaine non ascoltò il saluto di Rachel, uscì via camminando per la strada buia illuminata solo in parte dalla luce del portico di casa Berry.

Diede un ultimo sguardo alla finestra della camera di Rachel, dove Kurt stava dormendo e poi andò via.

Per tutta la notte, Blaine rimase a pensare a quel ragazzo e che forse, avrebbe trovato una scusa per rivederlo.


Continua....

Nel prossimo capitolo avremo una scena dove i nostri Klaine saranno da soli e inizierà questa sorta di "amicizia" 
Grazie a Zurry per aver betato!  

 

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Capitolo 3
*** 3° Capitolo ***


Quando giovedì mattina Kurt si alzò dal letto suo padre gli aveva già preparato la colazione.

“Il tuo professore oggi non può venire. Quindi ripassi stasera con me la lezione. Ti va di andare al mercato?”

Kurt alzò gli occhi dal suo piatto “Sul serio? Usciamo?”

Burt annuì sorridente. Kurt vide un vero sorriso sul volto dell'uomo. Un sorriso che raramente aveva visto.

“Certo. Compriamo un po' di cose per la casa, facciamo la spesa e puoi prendere qualcosa per te”

Il ragazzo saltò dalla sedia. “Vado subito a vestirmi”

 

 

Un'ora dopo, gli Hummel erano al mercato. Kurt aveva già comprato una collanina di cui si era innamorato a vista d'occhio e i due avevano preso un po' di frutta fresca

“Che ne dici di prendere una piantina per la casa? L'altro giorno ne ho viste alcune proprio belle” propose l'uomo e i due entrarono nel negozio di fiori.

“Burt che piacere rivederti!”

“Buongiorno Carole!” Salutò Burt “Questo è mio figlio Kurt. Vogliamo prendere una pianta per la casa”

Kurt si guardava intorno tra i vari fiori scegliendo la pianta giusta da sistemare sul marmo della finestra

“Quindi è questo tuo figlio. E' davvero un bel ragazzo”

“Scelgo questa signora” Kurt porse alla donna un vasetto con una piantina

“Ottima scelta e chiamami Carole tesoro, sono un'amica di tuo padre”

“Oh.. uhm ok. Va bene Carole”

Gli Hummel restarono a parlare ancora un po' con Carole che raccontò a Kurt di avere un figlio della sua stessa età e che sarebbe stato bello magari giocare ai videogame in casa. Così Burt organizzò una cena in modo che Kurt e il figlio di Carole potessero incontrarsi.

“Papà perché sei arrossito tutto il tempo mentre eravamo da Carole?”

“Cosa ti fa pensare che stavo arrossendo? E' un piccolo negozio e faceva caldo”

“A me sembravi in imbarazzo. Lei ti piace?”

“Cosa? No Kurt. No. Cosa te lo fa pensare. Vieni andiamo che devo tornare in officina.”

 

 

Blaine stava tornando a casa, l'auto era rimasta nel parcheggio del Mckinley. Aveva litigato con dei ragazzi nel cortile della scuola e quando questi avevano iniziato ad inseguirlo, lui era scappato via cercando di perdere le loro tracce. Stava prendendo una strada decisamente troppo lunga per i suoi gusti. Non aveva dei fazzoletti con sé e il suo sopracciglio stava sanguinando. Non era troppo, ma una goccia era scesa giù sul suo viso.

Blaine non era un ragazzo ribelle, era soltanto un ragazzo perso. A scuola aveva buoni voti e i suoi genitori non gli stavano troppo addosso, in più non avevano problemi con la sua sessualità, però a Blaine mancava qualcosa. Non prendeva in giro nessuno, ma se c'era una rissa per mezzo gli piaceva immischiarsi. Forse cercava azione, voleva sentire l'adrenalina. Voleva provare qualche emozione.

Blaine ne aveva ricevute di sospensioni, sopratutto causate dai litigi con i giocatori di football della sua scuola. Bastava un'occhiataccia, una battuta poco carina e Blaine gli saltava addosso senza pensarci due volte e il preside Finggins era già pronto lì a chiamare i suoi genitori.

Nonostante questo, i genitori cercavano di lasciarlo in pace il più possibile. Forse era il passaggio dell'adolescenza che gli faceva tenere questo comportamento e loro non volevano peggiorare le cose. Sapevano benissimo che Blaine non era un cattivo ragazzo.

 

“Blaine?”

Sentendosi chiamare, Blaine si voltò verso una villetta recintata. Sul portico seduto su un'altalena in legno, c'era Kurt, l'amico di Rachel.

“Stai bene?” domandò il ragazzo. Mise il segnalibro in mezzo alle pagine che stava leggendo.

Blaine passò le dita sul sopracciglio e poi le guardò, c'era ancora del sangue.

“Sì, va bene.” Sorrise imbarazzato il moro cercando di pulirsi le mani, stava quasi per strofinarle sul pantalone, ma poi si ricordò che era chiaro e la macchia avrebbe avuto problemi ad andare via.

“A me non sembra che stai bene, ti esce il sangue dalla fronte. Vuoi chiamare qualcuno?”

Blaine notò che Kurt non si era mosso dall'altalena. La postura era rigida e i piedi ben fermi a terra.

“No, credo...credo che andrò a casa”

“Ho un kit di pronto soccorso. Ne ho uno in tutte le camere”

Kurt praticamente lo stava invitando ad entrare e Blaine pensò che fosse un ottima idea, almeno così non avrebbe dovuto dare spiegazioni a sua madre.

Una volta dentro, Blaine si sedette in cucina *(stava per sedersi sul divano del salotto ma Kurt aveva il terrore che si macchiasse di sangue)

con le sue dita delicate, Kurt pulì la ferita di Blaine: con le guance arrossate aveva balbettato qualche parola su quanto suo padre si preoccupava di avere tutti questi kit in casa.

Blaine chiuse gli occhi e si lasciò pulire affidandosi a quelle mani esperte.

“Sei bravo, ti sarai tagliato tante volte per essere così pratico” scherzò Blaine

“No, in realtà papà mi ha insegnato a curarmi le ferite, in caso mi capitasse qualcosa. Ma non uso mai coltelli o accendini quando lui non c'è.”

“E' a lavoro?”

Kurt annuì “Sta facendo dei turni in più, studiare a casa comporta tante spese, allora io passo la maggior parte del tempo da solo. Ma sto ben attento a quel che faccio.”

Kurt mise un cerotto sul sopracciglio di Blaine e gettò via i batuffoli d'ovatta che aveva usato per ripulire la ferita.

“Non ti annoi?” chiese l'altro ragazzo pulendosi le dita sporche del suo stesso sangue

“Un po'” ammise Kurt scrollando le spalle.

“Rachel viene a farmi compagnia a volte, ma poi vanno al centro commerciale e quindi io leggo o disegno o guardo un film.”

“E c'è qualcosa che a te piacerebbe fare?”

Kurt ci pensò qualche momento “Mi piacerebbe andare al cinema. Quando ero più piccolo non appena al cinema programmavano un film d'animazione i miei genitori mi portavano lì. Mi compravano il più grande secchiello di pop-corn e poi andavamo insieme a cena. Ora non lo facciamo più da quando mia mamma è morta. Era bello” il tono malinconico di Kurt fece stringere il petto di Blaine in una sensazione che mai aveva provato.

“E se vedessimo un film insieme?” sputò velocemente il moro senza nemmeno rendersi conto delle sue stesse parole “Possiamo andare al cinema quello vicino al teatro. Non è lontano da qui”

“Oh non posso. Te l'ho detto la volta scorsa, papà non mi lascia uscire.”

“E non dirglielo. Non dobbiamo andarci per forza di sera, possiamo andare il pomeriggio quando tuo padre non c'è.”

Kurt si sedette sulla sedia accanto a quella di Blaine e si mordicchiò l'indice.

“Non posso. Non posso proprio. Non so mentire, e non so nemmeno scappare di casa. L'ho fatto una volta ed è stato un disastro”

Blaine si alzò e poggiò le mani sulle spalle di Kurt. Quest'ultimo tremò sotto quel tocco.

“Hey calma, nessuno ti sta dicendo di scappare. Vedi un film e torni a casa. Kurt, hai la mia stessa età, dovresti pensare a divertirti e non chiuderti in quattro mura. Andiamo, fidati di me”

Kurt deglutì, le sue mani avevano iniziato a sudare, non era una buona idea lo sapeva. Ma cavolo: aveva così tanta voglia di uscire.

“P-Possiamo andarci...domani?”

Blaine sorrise “Domani allora. Mi dai il tuo numero di telefono?”

“Non ce l'ho. Non uso il telefono. Cioè quello di casa, per le emergenze”

“Va bene, allora ci possiamo dare un orario? A che ora va via tuo padre?”

“Lui esce la mattina presto, torna verso le quattordici e un'ora dopo va via. Io finisco le lezioni alle sedici.”

“Perfetto, posso aspettare che il professore va via, e andiamo al cinema. Sarà divertente”

Kurt continuava a mordicchiarsi il dito “Non ne sono sicuro”

Blaine si avviò verso la porta “Non voglio sentire altro. A domani” e così se ne andò.

 

 

 

Blaine tornò a casa con un senso di leggerezza ma allo stesso tempo di preoccupazione. Sperava che il giorno seguente Kurt non si sarebbe spaventato troppo per uscire e allontanarsi da casa.

Blaine rientrò e subito sentì sua madre chiamarlo

“Ciao tesoro, come è- che hai sull'occhio? E' gonfio?” la donna si avvicinò per ispezionare il volto di suo figlio, quest'ultimo scivolò via come una biscia dalle sue mani.

“Sto bene”

“Non mi sembra, hai bisogno di ghiaccio. E non ho sentito che parcheggiavi dov'è l'auto?”

Blaine sospirò passandosi una mano sull'occhio sano “A scuola. Ho litigato con dei ragazzi e sono scappato via. E no. Non azzardarti a dire che verrai a scuola per parlare con il preside.”

La donna si sedette sul divano, arresa dalle parole del figlio. “Blaine non sappiamo cosa dobbiamo fare con te e sopratutto, non sappiamo cosa ti abbiamo fatto. Capisco che l'adolescenza porta molti cambiamenti, ma tu sei sempre rigido e freddo. Non sappiamo più come trattarti. Se hai un problema, parlane con noi. Abbiamo accettato bene la tua omosessualità giusto?”

“Oh grazie” disse Blaine ridendo in modo sarcastico

*“Sai che voglio dire, solo che ci dispiace che tu ti comporti in questo modo”

“Mamma chiamami quando è pronta la cena”

 

 

Era vero che Blaine era cambiato. Era successo il secondo anno di liceo, un ragazzo ci provò con lui facendogli credere di essere interessato, ma era solo uno stupido scherzo.

 

Al secondo anno di liceo Blaine Anderson era gay dichiarato. Questo perché dopo una festa raccapricciante a casa di Rachel Berry e dopo aver baciato, da ubriaco, suddetta ragazza, Blaine aveva detto a tutti di essere gay.

La voce era circolata, a Blaine non dispiaceva seppur a volte era costretto a scansarsi gli spintoni di alcuni giocatori della scuola. Ma il bullismo non era così grave, fin quando teneva la testa china e non si faceva notare, poteva andare tutto liscio. Poi arrivò Arnold, ultimo anno di liceo, alto e bello dai capelli corti e scuri e un paio di occhi verdi. Arnold era la cotta di tutti, l'idolo di molti e il cocco degli insegnanti. Un biglietto infilato nel suo armadietto diceva di incontrarsi a mensa per organizzarsi la sera del ballo. Era firmato da Arnlod stesso.

Le guance di Blaine si arrossirono, tanto che dovette poggiarle sul metallo freddo dell'armadietto.

Il ragazzo più seguito dalla scuola voleva uscire con lui. Con Blaine Anderson del secondo anno.

Così una volta arrivato a mensa, Blaine si avviò con il suo vassoio verso Arnold che era seduto con i suoi amici.

Ciao Arnold, posso sedermi?”

Il ragazzo gli rise in faccia “E perché?”

Mi hai lasciato il biglietto, volevo prendere accordi per il ballo.”

Sfigato, io non sono gay, era uno scherzo, non l'avevi capito?”

Una mano fece volare il vassoio addosso a Blaine e gli altri in sala risero.

Blaine rimase immobile per qualche minuto mentre risuonavano nelle orecchie le prese in giro degli studenti.

Da quel momento in poi avrebbe odiato tutti in quella scuola.

 

 

Note. Questa ultima scena mi sono ispirata in parte al film 134 modi per innamorarsi.

 

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Capitolo 4
*** 4° Capitolo ***


Burt chiuse la sua officina alle 19:00. Sapeva che avrebbe potuto lavorare qualche ora in più, ma voleva comprare un regalo a Kurt prima che gli altri negozi chiudessero.

Aveva visto lo sguardo triste di suo figlio negli ultimi giorni, sopratutto quando Rachel era corsa al centro commerciale per lo sconto del 40% sui capi firmati. O quando un amico di Mercedes aveva festeggiato al Bel Grissino il suo compleanno e Kurt era rimasto a casa a studiare storia.

Quindi Burt sperava che con un piccolo dono avrebbe portato il sorriso sul volto di suo figlio.

Quando rientrò suo figlio era seduto sul pavimento mentre ritagliava dei cupon da alcune riviste.

“Hey ragazzino, tutto bene?”

Kurt annuì “Ho trovato dei cupon interessanti. Potresti risparmiare un sacco con questi se vai al supermercato vicino la chiesa”

Burt si liberò della giacca e si avvicinò al figlio sedendosi però sul divano.

“Ho un regalo per te” diede a Kurt una scatola che dentro conteneva una spilla

“E' bellissima” Kurt saltellò sul posto tenendola stretta tra le mani

“Perché mi hai fatto un regalo?”

“Perché sei mio figlio”

“Ma non è il mio compleanno”

Burt rise “Kurt. Prendi la spilla e vai. E fai attenzione con queste forbici , la prossima volta aspetta me per ritagliare qualcosa, ora vado a preparare la cena.”

Kurt si concentrò sulla spilla dimenticando i cupon, magari l'avrebbe indossata il giorno seguente per andare al cinema con Blaine. E a proposito di cinema, Kurt doveva provare a non fare uscire questa notizia dalla sua bocca.

 

 

 

Blaine si svegliò con un mal di testa terribile, scese in cucina per fare colazione così avrebbe potuto prendere un'aspirina. Il taglio gli faceva ancora male anche se non era così grave. Kurt gli aveva messo un cerotto colorato, probabilmente l'avrebbe tolto prima di andare a scuola, non gli servivano altre scusanti per litigare con qualcuno.

Sua madre arrivò in cucina, aveva appena finito di pulire il salotto e stava sistemando i prodotti sotto al mobiletto.

“Buongiorno tesoro”

Blaine borbottò un saluto con un croissant in bocca

“Per che ora torni a casa? Volevo andare dal medico, sai per controllare questo taglio”

“Mamma non è niente, non fa male e poi dal medico posso andarci da solo, non ho mica bisogno che mi accompagni. Comunque torno tardi, ho da fare”

La donna fu sorpresa “Oh e posso sapere dove vai?”

“Devo vedermi con una persona”

“Ti servono soldi, sono sicura che ho dei spiccioli” Suzanne prese la borsa per poi tirare fuori il suo borsello

“Non ho bisogno di soldi. Ho dato delle ripetizioni a Rachel Berry e lei mi ha pagato. Sto bene così. Ci vediamo”

 

 

Erano le 15:50 e Kurt non riusciva più a tenersi sulla sedia. Si era distratto parecchie volte e non aveva saputo dare le risposte giuste durante un quiz.

“Kurt, abbiamo quasi finito ma ti stai distraendo troppo” gli fece notare il suo insegnante

“Mi dispiace. Mi dispiace”

“Sei troppo irrequieto”

“Lo so”

“Qualcosa non va?”
“Niente!” quasi urlò Kurt gettando un altro sguardo sull'orologio appeso alla parete del suo salotto.

“Va bene, puoi almeno rispondere all'ultima domanda?”

“Non ricordo la risposta. Giuro che ho studiato, ma non la ricordo. Non la ricordo”

Il professore alzò un sopracciglio “Kurt, per caso hai mangiato un pacco di zucchero?Sei troppo iperattivo”

“Niente zucchero. Giuro”

Con un sospiro deludente, l'insegnante chiuse il libro “Va bene, per oggi lasciamo perdere. Domani non farti trovare così impreparato o farò rapporto a suo padre”

“Va bene, mi dispiace. Domani sarò preparato”

L'insegnante fece una smorfia non troppo convinto poi lo salutò. Kurt corse al telefono per avvisare a suo padre che aveva finito gli studi e che probabilmente sarebbe andato a fare un pisolino. Stava per dirgli che aveva mal di testa, ma sapeva quanto suo padre si preoccupasse per lui e probabilmente sarebbe tornato a casa rovinando il piano di Kurt.

Alle sedici in un punto il ragazzo si sistemò sul portico di casa guardandosi intorno e sperando che nessuno dei vicini lo notasse.

Un'auto nera si fermò fuori al suo vialetto, quando il finestrino si abbassò, Kurt vide Blaine e corse verso di lui.

“Sei pronto?” domandò il moro aprendogli la portiera dall'interno dell'auto.

“Prontissimo”

Una volta partiti, Blaine abbassò il volume della radio così da potersi concentrare sull'altro ragazzo “Hai avuto problemi per la fuga?”

Kurt teneva le mani in grembo fissando la strada difronte a sé “No. Credo. Sono solo un po' in ansia”

“Prima sul cellulare controllavo i film al cinema. Lima non credo sia ben fornita purtroppo.”

Kurt lo guardò fisso “Come hai potuto vedere dal cellulare?”

“Con internet, come sennò”

“Oh già...anche Rachel disse di avere una connessione che cosa strana”

“E perché tu non hai un cellulare, ma almeno in tv sentirai le notizie delle nuove uscite?”

“Non sempre. Non guardo quasi mai la tv. A parte per i film. Però ascolto la cronaca e la politica, bisogna essere informati su questo” spiegò Kurt con tono da chi vuole dare un insegnamento.

“Giusto” disse Blaine sorridendo.

Una volta arrivati al cinema (ci misero venti minuti d'auto) i due si fermarono a guardare i manifesti per scegliere i film.

“Non c'è niente di interessante” costatò Blaine “Il documentario sugli animali marini te lo scordi, io mi ci addormento”

Kurt fissava i cartelloni indeciso. Non sapeva cosa guardare, nessun poster attirava la sua attenzione.

“Che ne dici di guardare l'alba dei morti viventi? Pare che l'abbiano rimesso al cinema per qualche giorno”

Kurt fissò il manifesto del film che Blaine voleva scegliere “Non lo so, non mi piace, perché ha quel viso orribile l'uomo? E c'è del sangue”

Blaine tirò Kurt per un polso “Andiamo su non è così terribile come sembra. Prendo i biglietti e poi il più grande secchiello di pop-corn che hanno, che ne pensi?”

Kurt sorrise all'idea dei pop-corn, sperava che a Blaine piacessero quelli zuccherati.

“Ci sto”

Una volta in sala, i due condividettero la ciotola, nel cinema c'erano solo altre quattro persone, due di loro erano anziani, ma a loro non importava, si stavano divertendo dopo aver mischiato i pop-corn con gli m&m's

Purtroppo le cose poi non furono così belle dal momento in cui nel film la bambina era diventata uno zombie e aggredisce il compagno della protagonista. Kurt lanciò un urlò facendo cadere il secchiello dei pop-corn e nascose la sua faccia nella spalla di Blaine.

“Cofa è sufesso” borbottò malamente Kurt non avendo il coraggio di guardare lo schermo, poteva sentire le urla della donna e con una sola piccola occhiata aveva visto sangue ovunque.

“Kurt è tutto finto. Non esiste niente”

“Non voglio vedere. Non voglio vedere”disse continuando a trovare un modo adatto per nascondersi bene sotto il braccio di Blaine.

Non videro tutto il film e Kurt ne uscì terrorizzato.

“Mi dispiace tanto” disse sinceramente Blaine “Non credevo che avessi davvero così paura”

Kurt continuò a camminare verso l'auto guardandosi furtivamente intorno.
“Kurt gli zombie non esistono. E' tutto finto”

Il ragazzo non rispose, si allacciò la cintura e si mise a guardare scrupolosamente la strada durante il tragitto verso casa.

Una volta arrivati fuori all'abitazione Hummel, Blaine tirò la sua cartella dai sedili posteriori e strappò un foglio dal suo quaderno a righi.

“Ti dispiace se ti lascio il mio numero? Puoi telefonarmi quando vuoi”

Kurt prese il foglietto tra le mani di Blaine e lo mise in tasca “Grazie per oggi, mi è piaciuto uscire con te.”

Blaine fece mezzo sorriso “A me dispiace che tu ti sia spaventato”

“Sto bene” rispose Kurt ricambiando il sorriso. Salutò Blaine e tornò in casa.

 

Quando Burt rientrò la sera vide Kurt tirare un sospiro di sollievo.

“E' successo qualcosa? Hai una faccia...”

“No!” urlò Kurt, poi si portò le mani alla bocca “Volevo dire..niente. Hai chiuso bene la porta?”

Burt si accigliò. “Kurt che hai?”

“La sicurezza non è mai troppa, lo dici anche tu” il ragazzo si avvicinò alla porta per controllare che fosse ben chiusa e poi diede un ultimo sguardo alla finestra, dietro le tende.

“Figliolo che ti succede?”

“Ho solo...ho fatto un incubo, mi sono un po' spaventato”

“Vuoi parlarne?”

Kurt scosse la testa. “Sto bene”

 

 

 

 

Erano passate le undici, Blaine aveva cenato con i suoi e poi si era rintanato in camera a studiare, aveva fatto una doccia e con un pigiama pulito si era sistemato comodamente nel suo letto. Era stanco e la testa pulsava ancora un po', ma più che altro era dispiaciuto per quello che era successo a Kurt.

Spense la luce della sua cameretta e si sistemò il cuscino quando poi il suo cellulare iniziò a vibrare. Era un numero di casa e non era salvato nella sua rubrica.

“Sono Blaine, chi parla?”

“Blaine? Sono Kurt”

La voce agitata dall'altro lato del telefono lo spaventò “Kurt, hey. Tutto bene?”

“No”

“Cosa c'è?”

“Io...ho...paura.”

“Paura?”

“Blaine e se mi attaccano?”

“Chi ti attacca, Kurt?” Blaine stava cominciando a chiedersi se Kurt soffriva di quello strano sonnambulismo, quello che ti fa dire e fare cose senza rendersene conto

“Gli Zombie, Blaine!” sussurrò Kurt ma con fare agitato “Blaine non sappiamo se qualcuno è stato morso che allo stesso tempo ha morso qualcun altro e poi un altro ancora e-”

“Kurt fermati! Ti ho già detto che non esistono”

“Non puoi provarlo!”

“Certo che posso. Non esistono. E' qualcosa di inventato solo per creare film e telefilm su qualcosa di apocalittico”

“Come la fine del mondo? Può venire la fine del mondo?”

Blaine scosse la testa “Piantala, sul serio. Pensa a cosa belle”

“Uno zombie morto” rispose Kurt

“E' già morto lo zombie” gli fece notare Blaine

“Ecco siamo fregati! Lo sapevo, lo sapevo!”

“Shh Shh ascolta, c'è qualcosa che ti fa dormire?”

“Ricordo che mia mamma cantava per me”

“Uhm...posso cantarti qualcosa? Fin quando non ti addormenti? Metto giù io la chiamata, non preoccuparti”

Kurt sentì dei rumori provenire dall'altro capo del telefono

“Eccomi, dovevo prendere la mia chitarra. Buonanotte Kurt”

e poi iniziò a suonare :

 

https://www.youtube.com/watch?v=jEOz6_WvIzc

 

I bet this time of night you’re still up
I bet you’re tired from a long, hard week
I bet you’re sitting in your chair by the window, looking out at the city
And I bet sometimes you wonder about me

 

Scommetto che a quest’ora della notte sei ancora sveglio
Scommetto che sei stanco a causa di una lunga, faticosa settimana
Scommetto che sei seduto sulla poltrona vicino alla finestra, a guardare la città
E scommetto che qualche volta ti sei chiesto di me

 

And I just want to tell you
It takes everything in me not to call you
And I wish I could run to you
And I hope you know that
Everytime I don’t,
I almost do, I almost do

 

E voglio solo dirti
Mi costa parecchio non poterti chiamare
E vorrei poter correre da te
E spero che tu sappia che
Ogni volta che non lo faccio,
è come se lo facessi, è come se lo facessi

 

Blaine continuò a suonare fino a quando non sentì solo il calmo respiro di Kurt. Provò a chiamarlo e non rispose. Con un sorriso, Blaine chiuse la chiamata.

 

Continua...

 

Canzone: Taylor Swift - I almost do

 

 

Note: ecco che i due hanno avuto il loro “primo appuntamento” ma non sarà l'unico. Le cose si svilupperanno e poi...vedrete :)

Scrivere di Kurt spaventato dagli zombie mi ha divertito tanto, lo immaginavo fissare la finestra con questi due occhioni e niente era una scena che volevo inserire. 

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Capitolo 5
*** 5° Capitolo ***


Blaine stava studiando in un'aula vuota. Aveva un'ora di buca e non aveva voglia di vedere gli altri ragazzi mentre si allenavano e le ragazze che facevano il tifo per loro. Sicuramente sarebbe finito col litigare con qualcuno.

Nell'aula lo raggiunse Rachel.

“Berry di nuovo qui. Ti servono altre lezioni? Guarda che potrei aumentare la mia paga.”

“Oh davvero?” lo canzonò Rachel “Quanto mi costeresti?”

“Quando è grosso il tuo ego”

La ragazza irrigidì la mascella e alzò il viso, ma non voltò le spalle, anzi lisciò la sua gonna e si sedette al banco davanti al moro.

“Che ti serve?”

“Hai portato fuori Kurt. Lo hai portato al cinema”

Blaine scrollò le spalle “E allora?”

“Perché?”

Blaine chiuse il suo libro “Mi ero ferito e mi ha aiutato. Volevo solo cambiargli il favore.

“Blaine non ti azzardare”

Il ragazzo la fissò con occhi spalancati “A fare cosa per la precisione?”

“Non prenderlo in giro. Non è un ragazzo forte. Tutt'altro come avrai ben potuto osservare”

“Penso tu lo stia sottovalutando e comunque non voglio prendere in giro nessuno Rachel”

“E vedi di non farlo. Io ti conosco, sei un bravo ragazzo ma per qualche ragione dai contro a tutto il mondo”

“Ho una ragione ben chiara se odio questa scuola e chi ci studia”

“Blaine è successo due anni fa! Ormai nessuno più pensa a quella storia, dovresti andare avanti. Arnold si è diplomato da un pezzo”

“Non posso andare avanti quando mi ritrovo quei ragazzi fratelli degli amici di Arnold che mi prendono ancora in giro”

“Ed è una buona ragione per usare la violenza?”

“Sono sempre loro ad iniziare. E comunque Kurt non fa parte di questa cerchia”

Rachel notò come il tono di Blaine si era addolcito solo a pronunciare il nome di Kurt

“E di quale cerchia fa parte?”

“Nessuna”

La ragazza si alzò “Ho capito. Mi raccomando Blaine. Comportati bene con lui”

 

**

 

Erano le 16:30 e Kurt e Blaine si trovavano in un fast food.

“Blaine non vivo nella preistoria, ho sempre mangiato il panino con le patatine”

Blaine scosse la testa mentre fissava il menù “Ma lo hai mangiato mai a quest'ora? E poi le patatine di questo posto sono le più buone di Lima. Certo dopo ti conviene evitare di mangiare per due giorni ma comunque...”

“Perché? Posso ingrassare molto?”

“Sto scherzando, Kurt”

Quando i loro piatti vennero serviti Kurt per poco non tirò un urlo “Ma è enorme Blaine. Non posso mangiarlo, non entra nemmeno nel mio stomaco”

“Ci entra eccome”

“Forse se lo taglio” mormorò Kurt

“No. Arrotolati le maniche e affonda le mani in questo panino. Io ti metto il ketckup”

Kurt fece come gli era stato detto e poi con titubanza afferrò il panino con entrambe le mani e diede un piccolo morso.

“Su andiamo! Un morso bello grosso!” lo incoraggiò l'altro.

Kurt masticò e poi addentò di nuovo il panino con più forza prendendo un boccone molto più grande.

“Dio è buoniffimo!” disse con la bocca piena facendo scoppiare a ridere Blaine.

“Questo si metterà sullo stomaco per una settimana”

Blaine continuò a ridere vedendo un Kurt affamato afferrare con grinta il panino per poi divorarlo ritrovandosi il volto sporco fino alla punta del naso. Blaine gli passò dei fazzoletti e lo aiutò a pulirsi e poi insieme finirono le patatine.

“Sono strapieno” disse Kurt una volta usciti dal fast food. Erano appena le 18:00 e Blaine sperava di poter passare almeno un'altra mezz'oretta con questo ragazzo strano e adorabile (adorabile è l'aggettivo che Blaine non avrebbe mai detto ad alta voce)

“Fai attenzione frocetto” la voce arrivò da un ragazzo poco più alto di Kurt che per entrare nel locale diede una spallata a Kurt facendolo sbandare.

Kurt si lamentò massaggiandosi la spalla e poi i suoi occhi catturarono il gesto di Blaine.

Quest'ultimo si spostò verso il ragazzo e lo piazzò al muro mentre con il braccio gli teneva stretto il collo facendolo tossire.

“Non azzardarti mai più mi hai capito!” urlò con rabbia

“Lasciami andare” sbraitò con forza il ragazzo spingendo Blaine e liberandosi dalla sua stretta. Per fortuna un amico del tipo lo tirò dentro mormorando un *“Lasciali perdere”

Blaine si voltò per vedere Kurt come stava ma quest'ultimo si stava allontanando da solo. Blaine lo inseguì.

“Kurt, l'auto è dall'altra parte!”

“Lasciami in pace” urlò Kurt cercando la direzione giusta dove girare per tornare a casa.”
“Cosa ti ho fatto?” Blaine riuscì a piazzarsi davanti a lui fermandolo

“N-Non mi piace la violenza”

“Io...non-” Blaine stava per dire che non era un ragazzo violento, ma sapeva che non era proprio la verità

“Mi dispiace Kurt. Ma non ti farei mai del male. Mai. Volevo difenderti”

“Non farlo più. Intendo usare la violenza. Ti prego”

Blaine allungò le mani: voleva abbracciarlo, accarezzarlo, assicurargli che non l'avrebbe fatto, ma poi evitò il contatto fisico.
“Va bene. Lo prometto. Scusami”

Kurt sospirò e si voltò per tornare alla macchina.

Non parlarono più.

 

 

Il giorno seguente, Blaine aspettò che il professore di Kurt uscisse di casa per poi andare a bussare la porta.

Kurt lo aprì con uno sguardo timoroso. Blaine perse quasi le parole.

“Io mi chiedevo, non so, se ti andava di andare a fare un giro? Conosco una gelateria che-”

“Mi dispiace. Devo studiare e devo fare il bucato. Non posso uscire” rispose Kurt tenendo la testa calata.

“Oh, va bene. Non c'è problema. Passo domani? Possiamo andare dove vuoi...”

“Io non credo. Ho-ho da fare tante cose. In-in tanti giorni” Blaine riuscì a vedere le guance di Kurt arrossarsi.

“Kurt se è per quello che è successo ieri a me-”

“Scusami Blaine. Devo andare”

Kurt alzò la testa e provò a fare mezzo sorriso ma poi tornò dentro e chiuse la porta lasciando Blaine sul portico.

 

 

**

 

Blaine tornò a casa imprecando ad alta voce “Sono un idiota” continuava a dire non riuscendo a stare fermo.

“Blaine, che succede?” domandò il padre uscendo dalla cucina con un piatto con sopra un tramezzino.

“Succede che sono un idiota, ecco cosa succede!”

“Vuoi parlarne?”

“No”

Il padre scrollò le spalle “Va bene. Ma vieni e siediti, dai ti do metà del mio tramezzino, sta iniziando una partita”

Blaine stava per urlargli contro, voleva dirgli che se ne fregava del panino e della partita. Voleva urlargli dicendo di aver trovato un briciolo di interesse nella sua vita e lo aveva distrutto nelle sue stesse mani, ma invece di dire tutto questo sospirò e si sedette accanto a suo padre, afferrando metà del suo tramezzino, allungò la mano verso la birra fredda poggiata sul tavolino ma il padre la tirò via prima di lui.

“Questa non la divido”

 

 

 

**

 

Durante la cena, Kurt era piuttosto silenzioso.

“Qualcosa non va? Non mi hai detto come sono andate le lezioni e non hai toccato cibo”

“Non ho fame” mormorò Kurt con la testa poggiata sulla mano mentre fissava il suo piatto pieno.

“Problemi con il tuo insegnante?” Burt cercò di capire il problema

“No. Mi ha detto che sono stato bravo come sempre”

“E allora? Che cos'hai?”

Kurt roteò gli occhi “Pensi mai che voglio tenere alcuni pensieri per me? Non devo raccontarti sempre tutto”

“Beh non che possa succederti molto restando in casa”

“Tu mi ci fai stare in casa!” urlò Kurt spostandosi dal tavolo “Se mi facessi uscire un po' di più almeno non avrei il terrore di ogni singola cosa!”

Burt si alzò facendo rumore con la sedia “Kurt, calmati”

“No!” urlò Kurt “Io ho il terrore di qualsiasi cosa per colpa tua”

“Cosa ti ha terrorizzato da farti stare così male?”

Kurt si ammutolì. Di certo non poteva confessare al padre cosa gli era successo oggi.

“N-Niente”

“Non è niente, visto il modo in cui ti sei comportato”

“Mi dispiace. Sono solo stanco. Posso andare a letto?”

Burt si passò una mano sulla testa togliendosi il capello “Vai”

 

 

 

**

 

Erano circa le quattro e venti di notte quando il cellulare di Blaine vibrò per la quarta volta. Senza guardare nemmeno il display, il ragazzo rispose

“-onto”

“Blaine?”

Il nominato scattò dal letto liberandosi delle coperte

“K-Kurt?”

“Scusami se ti ho svegliato, ma non riesco a dormire”

“Che succede?”

“Ho sognato che uno di quei zombie ti mordeva un braccio. Stai bene vero?”

Kurt di certo non si sarebbe aspettato dall'altra parte del telefono una risata di Blaine.

“Ancora con questa storia eh?” disse Blaine con un tono calmo e un sorriso sul volto

“Non prendermi in giro, sono serio”

“Ed io ti ho detto che non esistono. Se mai dovessi trovarne uno colpiscilo alla testa”

ci fu un momento di silenzio poi Kurt parlò “Sei serio?”

Blaine rise “No. Sto scherzando. Kurt mi dispiace per come mi sono comportato al fast food. Solo che mi succede che questi ragazzi mi fanno arrabbiare e-”

“Dispiace anche a me” lo interruppe Kurt “Ho reagito in modo eccessivo. E lo so che sembro e sono molto immaturo per la mia età ma io-”

“Kurt. Non devi giustificarti, ho capito che non è colpa tua. Ma possiamo ancora rimediare, giusto?”

“Come?” domandò Kurt cercando di nascondere quel pizzico di speranza racchiuso in sé.

“Accettando di venire con me e trascorrere un altro pomeriggio insieme. Cosa ti piacerebbe fare?”

Kurt si ritrovò a riflettere di nuovo su quella domanda.

“Mi piacerebbe bere qualcosa di...alcol”

“Vuoi ubriacarti?”

“No...cioè sì, forse. Sembrano tutti scatenati quando lo fanno”

“Kurt ubriacarsi non è poi così divertente, sopratutto il giorno dopo. Mal di testa, vomito e cose così”

“Sì ma Santana si diverte sempre! O almeno, così ha detto”

“Non sai nemmeno se ti piace-”

“Appunto voglio provare” ribatté Kurt

“E' stupido”

“E' da adolescenti!”

“E se poi inizia a piacerti? Vorrai bere sempre? No, non te lo lascio fare”

“Sei un amico cattivissimo”

“Usando il termine cattivissimo mi convinci ancora meno a farti bere”

“Bene” si impuntò Kurt “Parlerò con Rachel! Buonanotte Blaine, ti voglio bene” disse con tono arrabbiato Kurt, da sembrare un perfetto bambino che fa i capricci.

Blaine non rispose e la chiamata terminò. Il moro era tra un misto di divertimento e emozione.

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Capitolo 6
*** 6° Capitolo ***


“Non farmi cadere! Non farmi cadere!”

Kurt urlava sovrastando la risata di Blaine.

“Te l'ho detto, non ti spingo troppo in alto. Forse solo un pochino”

“AHH” Kurt continuò ad urlare mentre stringeva le mani intorno alle corde dell'altalena di legno su cui era seduto e che Blaine stava spingendo.

Quando Blaine fermò la giostra Kurt saltò giù divertito

“Sei stato cattivo” urlò ridendo cominciando ad inseguire Blaine.

Nel parco in cui si trovavano c'erano molti bambini bambini, ma a loro non interessava, continuavano a correre e a cercare di acchiapparsi a vicenda. Alla fine caddero a terra stremati.

“Non. Respiro.” cercò di pronunciare Kurt

“Non sei abituato a correre eh?”

“Non venivo in questo parco da quando avevo sette anni. Mi mancava tutto questo”

Blaine rotolò sullo stomaco per guardare bene il viso di Kurt

“Perché non parli con tuo padre? E' ingiusto quello che fa”

“Non è ingiusto. Lui è il miglior padre, vuole solo proteggermi”

“Fino a quando? Vuoi vivere qua per sempre? Non vuoi viaggiare? Prendere un treno o un aereo? Non vuoi poter uscire con un gruppo di amici, fare tardi la sera, uscire la mattina a correre, seguire un corso, andare in palestra?”

Kurt cambiò posizione incrociando le gambe “Certo che lo voglio. Ma mi spaventa.”

“Devi affrontare queste paure, devi diventare forte come l'uomo che immagino che sei”

Kurt fissò Blaine “E tu? Che vuoi fare? Quando finirai la scuola intendo. Rachel mi dice sempre che andrà a NY”

“Io non lo so. Non ho mai riflettuto bene su quello che volessi fare dopo il mio diploma” spiegò il moro strappando un fiore dal prato e girandolo tra le mani, Kurt lo tirò via e lo sistemò dietro l'orecchio di Blaine.

“Sei una bella donzella così!” lo prese in giro ridendo

“Andiamo, la donzella ti riporta a casa prima che tuo padre torni” disse Blaine alzandosi e accompagnando Kurt a casa.

 

Una volta andato via da casa Hummel, Blaine stava per tornare a casa, ma svoltò per un'altra strada fino ad arrivare all'officina di Burt.

Fu proprio l'uomo ad avvicinarsi alla sua auto “Hai bisogno di aiuto?”

“Mi chiedevo se poteva controllare i freni” mentì Blaine.

“Certo, apri il cofano anteriore” Burt si mise subito a lavoro.

“Il suo cognome è Hummel?” domandò Blaine fingendosi serio

“Sì”

“Oh quindi lei abita vicino casa degli Berry? Sono un amico della loro figlia, Rachel”

Burt rise “Sei innamorato di quella ragazza? E' brava, è amica di mio figlio”

“Suo figlio?” ripeté con finto tono sorpreso, Blaine

“Sì, si chiama Kurt”

“Kurt Hummel? Non l'ho mai sentito. Che classe frequenta? Immagino vada al Mckinley”

“No. Lui studia a casa”

“Oh, come mai?”

Burt non rispose continuò a controllare i freni del ragazzo

“Mi dispiace, non volevo essere scortese, magari suo figlio ha qualche problema e-”

“No. E' sanissimo in salute e comunque i tuoi freni sono a posto. Non mi devi niente, puoi andare. Buona giornata”

Burt si voltò lasciando Blaine impalato e senza aver concluso nulla.

 

 

La mattina seguente, Kurt tornò al mercato con Burt, i due si fermarono di nuovo da Carole, la donna dei fiori: Kurt era certo che in casa avessero abbastanza piante, ma a quanto pare Burt non la pensava allo stesso modo.

“Kurt che piacere rivederti!” Sorrise la giovane donna abbracciando il ragazzino.

“Vieni ti faccio conoscere mio figlio. Finn vieni qui!”

Quando il ragazzone si presentò, Kurt lo riconobbe dalle foto che Rachel gli aveva fatto vedere.

I due oltre a presentarsi non si scambiarono molte parole, fino a quando Burt e Carole non si allontanarono.

“Mia madre mi ha detto che sei amico di Rachel Berry, è vero?” Domandò Finn gongolando sul posto

“Sì. E' la mia migliore amica”

“E lei ti ha mai parlato per caso di me?”

“Sì. Tu le piaci molto”

Finn spalancò gli occhi “Davvero?”

“Sì, guarda sempre le tue foto e immagina un futuro con te. Dovresti chiederle un appuntamento”

“Forse lo farò. Grazie amico!”

Alla parola amico Kurt si rallegrò “Di nulla...amico”

 

 

 

 

Blaine stava tornando a casa, aveva appena messo i suoi guantoni da boxe nel cofano della macchina quando il suo cellulare squillò.

Rachel Berry lo stava telefonando e per un momento Blaine pensò bene di evitare di rispondere, ma poi ripensò che magari la ragazza voleva delle ripetizioni quindi altri soldi sarebbero arrivati nelle sue tasche.

“Berry che vuoi?” domandò con tono poco gentile, sapeva che quella ragazza era petulante e doveva prenderla con arroganza.

“BLAINE!” Urlò una voce che non era quella stridula della ragazza

“Kurt?”

“OH MIO DIO. HO RICORDATO IL TUO NUMERO. CIAO BLAINE!”

Blaine allontanò il telefono dall'orecchio e poi lo riavvicinò “Kurt, stai bene?”

“BENISSIMO. CIAO BLAINE. SONO KURT!”

“Kurt chi hai telefonato? Dammi il telefon-Kurt! Smettila di saltare. Santana aiutami”

Blaine sentì diverse voci tra cui urla in spagnolo, probabilmente della Lopez, la cheerios. Blaine stava provando a dire qualcosa ma poi sentì le urla di Rachel e un botto enorme. Alcuni lamenti successivi erano quelli di Kurt.

“Cosa succede? Qualcuno può rispondermi?”

Nessuno dall'altro lato del telefono gli diede una risposta. Così Blaine invece di andare a casa deviò per casa di Rachel.

Quando arrivò alla porta, Rachel aprì spalancandola completamente “Cosa vuoi?”

Aveva i capelli fuori posto e una bretella le cadeva dalla spalla.

“Kurt mi ha chiamato, era....strano”

“Sta bene!” urlò la ragazza con troppa agitazione

“FA MALE, SMETTILA DI TOCCARE SANTANA!”

La voce di Kurt arrivò dritto alle orecchie di Blaine

“Dov'è?”

Rachel fece spazio e entrarono nel salotto, Kurt aveva i capelli scompigliati e le guance rosse e bagnate dalle lacrime, si manteneva il polso. Alzò lo sguardo e vide Blaine.

“Oh Blaine. Aiutami Blaine, io ti ho aiutato, ora tu aiuti me. Vero? Vero?”

“Ma è...ubriaco?”

“Gli abbiamo fatto bere qualche bicchierino. Ce l'ha chiesto lui”

Blaine guardò scioccato Rachel “Di pomeriggio? Ma siete impazzite? Potevo aspettarmi una cosa del genere da Santana, ma non da te Rachel”

“Oh zitto a aiutaci!” urlò l'altra ragazza “Il problema è che il bambino qui si è messo a saltare sul letto e poi è caduto con il suo corpo sul suo stesso braccio. Non è rotto, ma forse ha bisogno di una stecca”

Blaine scosse la testa “Siete due pazze. E tu Kurt, ti sei giocato anche l'uscita fino a casa di Rachel quando tuo padre vedrà cosa ti sei fatto”

“No ti prego. Diremo che ho salvato un gattino da un albero. Sarò un eroe!”

“Certo, certo. Rachel portami dell'acqua, facciamolo riprendere e poi lo portiamo all'ospedale”

Le ragazze cominciarono a muoversi per la casa mentre Blaine si era seduto di fronte a Kurt.

“Ti fa male?”

Kurt annuì.

Rachel arrivò con una bottiglia d'acqua mentre Santana aveva preso le loro giacche.

Blaine aiutò Kurt a bere e poi lo fece distendere facendo attenzione alla mano

“Devi vomitare?”

“Non credo”

“Bene”

 

Poco dopo, Kurt sembrava essersi ripreso, così lo infilarono in auto.

“Il dolore sta passando, non devo andare all'ospedale” spiegò Kurt in preda al panico.

Santana gli prese il polso e lo strinse nella sua mano facendo urlare Kurt dal dolore

“No, ti fa ancora male”

Kurt non rispose, rimase a piagnucolare sul posto mentre Blaine lo osservava dallo specchietto retrovisore.

Arrivati in ospedale, un infermiere portò Kurt in un'altra stanza, lasciando attendere gli altri ragazzi.

“E' stato carino da parte tua...prenderti cura in questo modo di quel bambinone” spiegò Santana sedendosi accanto a Blaine accavallando elegantemente le gambe.

“Che vorresti insinuare?” rispose Blaine in modo brusco tanto che Rachel intervenne per calmare le acque.

“Santana voleva solo trovare un modo per ringraziarti, vero Santana?”

La cheerios fece spallucce e non rispose.

Kurt uscì dopo quindici minuti con un braccio fasciato

“Hanno messo una stecca e devo portarla per dieci giorni”

Blaine lo fissò preoccupato “Dai, un po' è passerà. Ti accompagno a casa”

Proprio mentre stavano uscendo dall'ospedale, Carole Hudson apparì dinanzi a loro.

“Kurt, ciao! Cosa ci fai qui?”

Kurt guardò alla sua destra le due ragazze e poi Blaine alla sua sinistra

“Mi sono fatto male”

“Oh mio dio, cosa hai fatto? Stai bene? Tuo padre lo sa?”

“No. Lui non sa nulla, ma sto bene”

“Vieni figliolo, so come tuo padre è protettivo nei tuoi confronti, meglio che ti riaccompagni a casa”

 

I ragazzi seguirono Carole che riaccompagnò Kurt a casa. Aspettarono il ritorno di Burt che ovviamente gli prese un colpo vedendoli tutti nel salotto ad aspettarlo.

Carole spiegò con calma cosa era successo (i ragazzi avevano spiegato già in precedenza l'accaduto alla donna, evitando di parlare della storia dell'alcol)

Burt esaminò il braccio di suo figlio e Kurt gli rassicuro che non gli faceva poi così male.

Alla fine tutti andarono via, tranne Carole che rimase a parlare con Burt, da soli in cucina.

Burt diede un'occhiata a Blaine ricordando di averlo visto nella sua officina, avrebbe chiesto informazioni in seguito a Kurt.

Carole cercò di calmare l'uomo che sembrava particolarmente agitato.

“Quando non conosceva quelle ragazze, lui era al sicuro, ora vado a prenderlo a casa loro alle due di notte, risponde male e vedi? Si è fasciato il braccio”

“Burt tu sai che Kurt sta diventando un uomo, vero? Non puoi lasciarlo chiuso in casa”

“Devo proteggerlo. Nessuno capisce Carole. Mi dispiace”

Carole annuì dispiaciuta. “Va bene, fai come meglio credi, sei suo padre”

 

Burt entrò in camera di suo figlio trovandolo già dormendo, evitò di svegliarlo e lo coprì con una copertina. Avrebbero parlato il giorno seguente.

Burt tornò in cucina riflettendo sulle parole di Carole, e forse avrebbe dovuto dare una possibilità a suo figlio, di fargli vivere l'adolescenza che meritava 

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Capitolo 7
*** 7° Capitolo ***


Blaine aspettò che l'insegnante di Kurt uscisse di casa prima di andare a bussare il campanello, come faceva sempre ormai.

 

Kurt ci mise un po' ad aprire ed era in pigiama

“Oh ciao”

“Volevo sapere come stavi”

“Vuoi entrare? Non posso stare sul portico”

Blaine fece spallucce e entrò seguendo Kurt.

“Scusami, sono un po' stordito. Ho appena preso un antidolorifico che però mi da un po' di sonnolenza.”

“Va tutto bene” gli rispose Blaine “Tuo padre ti ha detto qualcosa?”

“In realtà sì, non vuole che vada da Rachel fino a quando non guarisce il braccio.”

Blaine cercò di rianimare un po' la situazione.

“Va bene. Cosa vogliamo fare?”

Kurt si guardò intorno “Io ho alcuni giochi di società, o possiamo guardare un film, ma non ti assicuro che rimanga sveglio per tutta la durata”

Blaine sorrise “Un gioco di società andrà più che bene”

 

 

Blaine si stava annoiando da morire, Kurt non sembrava da meno, così il moro cercò di prendere in mano la situazione

“Ti dispiace se cambiamo gioco? Non sono molto bravo in questo”

Kurt lo fissò “Anche io mi sto annoiando, se è quello che stai pensando”

Blaine si lasciò andare in una risata e entrambi andarono a sedersi sul divano.
“Okay, obbligo o verità, ci stai?”

Blaine lo fissò “Davvero? Chi te lo ha insegnato questo gioco?”

“Le ragazze” spiegò Kurt

Blaine si mise comodo “Ci sto. Verità!”

Kurt ci pensò un po' “Hai mai avuto un ragazzo?”

Blaine si morse il labbro “Non precisamente”

“Cioè?”

“Sono uscito con dei ragazzi, ma non ho mai trovato qualcuno di cui potessi davvero fidarmi. Diciamo che non ho avuto una bella esperienza gli anni passati al liceo”

Blaine scrollò le spalle e Kurt lo fissò con un'aria triste

“Mi dispiace”

“Va tutto bene. Ora tocca a me!”

Kurt attese la domanda di Blaine “Verità”

“Vorresti evadere da questa casa?”

“Oh no. Evadere è una parola troppo grossa. Non sto male qui in casa, sono protetto. Lo so che non tutti possono capire questa situazione, ma io e papà ci siamo trovati soli dopo la morte di mamma. Vuole solo proteggermi, te l'ho già detto. Però ecco, sì preferirei uscire di più. Mi sento molto bambino a volte”

Blaine sorrise “Risposta molto esaudiente, signorino Hummel”

Kurt arrossì passandosi le mani sul volto. “Andiamo scegli”

“Obbligo” disse Blaine

“Baciami” sospirò Kurt.

Blaine lo fissò “C-Cosa?”

“Baciami. S-Solo se vuoi”

“Ma questo è 'obbligo o verità' non 'solo se vuoi o verità'”

Kurt nascose il viso tra le mani “Perdonami. Sono stato inopportuno” borbottò con le mani in faccia.

Un altro paio di mani coprirono le sue che lentamente si allontanarono dal viso arrossato e umido di lacrime di Kurt. Blaine si avvicinò a lui e gli baciò le labbra. Un bacio leggero.

“Oh...wow”

Blaine stava per dire qualcosa, ma Kurt si fiondò sulle sue labbra. Il loro bacio fu molto più approfondito questa volta che Blaine dovette poggiare la schiena sul bracciolo del divano, per non scivolare dalle braccia di Kurt.

Kurt stava provando il gusto di un bacio. Un vero bacio. Quello che aveva visto nei film, sognato la notte e immaginato nelle sue fantasie.

Il collo pizzicava, e capì che il brivido di sentire le labbra di un'altra persona sulle sue. Le mani gli sembravano intorpidite e non riusciva a connettere il cervello con i suoi stessi arti che si muovevano alla ricerca di Blaine. Non sapeva se stava facendo la cosa giusta e non sapeva se essere emozionato o meno che la lingua di Blaine stava accarezzando la sua. Dio le loro lingue si stavano sfiorando e Kurt non sapeva se stava facendo bene oppure faceva schifo e Blaine sarebbe scappato a gambe levate con i conati di vomito. Continuò a baciarlo fin a quando non sentì il bisogno di staccarsi.

“Oddio. S-Scusami Blaine”

“Non scusarti” questa volta fu Blaine a provare ad attaccarsi alle sue labbra ma Kurt si allontanò

“Aspetta. Aspetta! Io- uhm ecco. Il mio...non adesso-oddio”

Involontariamente, Kurt abbassò per un secondo gli occhi e Blaine seguì quel movimento e vide Kurt leggermente eccitato.

“Oh-capito. Va tutto bene Kurt. Tranquillo”

“P-prendo un po' d'acqua”

Con un altro sospirone Kurt si alzò e scappò in cucina. Questo probabilmente era stato il primo bacio di Kurt e non era riuscito a controllarsi. Per Blaine invece, nonostante non fosse stato il suo primo bacio, era comunque scombussolato.

“Va tutto bene Kurt?” Blaine lo raggiunse in cucina.

“Tutto bene” Kurt si asciugò le lacrime

“Cosa c'è?”

“E' solo...Non ho mai dato un bacio. Non pensavo fosse così...”

“Strano? Disgustoso? Non tutti i baci sono-”

“Magico” lo interruppe Kurt “Mi dispiace essermi approfittato di te ma è stato bellissimo, perché tu sei una persona veramente bella Blaine. Dentro e fuori”

Le guance di Blaine arrossirono appena. “Forse è meglio che vada”

Blaine si voltò e si avviò verso la porta d'uscita

“Ti prego dimmi che non sei arrabbiato con me, non posso perderti. Sei il mio migliore amico Blaine”

Blaine deglutì cercando di trattenere le lacrime, poi avvolse Kurt in un abbraccio.

“Ci rivediamo domani”

 

 

Blaine tornò a casa con la testa frastornata di pensieri. L'effetto di quel bacio lo aveva reso incapace di ragionare. Era ovvio che Kurt gli piaceva, ma quella fortezza che si era costruito nel corso degli ultimi due anni era stata creata per non farsi illusioni, per non avere altre delusioni.

“Blaine, va tutto bene?”

La mamma lo guardò

“Sì, perché?”

“Sei sul ciglio della porta da qualche minuto, non ti smuovi da lì”

“Scusa” rispose ancora distratto il ragazzo.

“A scuola tutto bene? C'è qualcuno che ti importuna?”

“Mamma. Sto bene. Lasciami in pace”

La donna annuì “Stasera esci?”

“Sì, credo che tornerò tardi, non preoccuparti”

Sarebbe andato al bar gay di Lima.

 

 

Kurt stava sistemando i piatti in tavola quando il suo telefono suonò

“Ciao Rachel”
“Che hai combinato Kurt?”

“Cosa ho fatto?”

“Finn Hudson! Mi ha detto che tu gli hai detto che io ti ho detto che lui mi piace”

“Tu hai detto così” spiegò con calma il ragazzo

“Sì, ma non puoi andare a dirglielo?”

“E perché?”

Sentì il grugnito della ragazza “Perché non funziona così! E ora se che lui mi piace”

Kurt era confuso “Non capisco. Lui ti piace, ora lo sa. Non è meglio così? Se vuole chiederti di uscire sa già che accetterai”

Rachel non sapeva come replicare.

“Posso raccontarti una cosa Rachel?”

“Certo”

Kurt stava per dirgli del bacio con Blaine, era la sua migliore amica e si raccontavano sempre i loro segreti. Ma poi Kurt ci ripensò: ascoltare il parere di qualcun altro lo avrebbe semplicemente confuso le idee e sopratutto influenzato, specialmente se Rachel avrebbe detto qualcosa di poco carino nei confronti di Blaine.

“Lascia stare, papà è a casa. A domani”

 

“Kurt! Sono tornato”

“Papà! Ho messo a scongelare la carne e-”

“Vestiti, andiamo a cena fuori”

Kurt era sorpreso “Come?”

“Chiacchieravo con Carole, te la ricordi? E abbiamo pensato di andare tutti a cena, con suo figlio Finn pure. Sarà divertente, puoi prendere il dolce se ti va”

Kurt sorrise “Questa giornata va migliorando ogni minuto”

“Come mai migliora? Che hai fatto?”

“Oh niente” le guance di Kurt arrossarono “Ho solo messo in ordine la mia camera e fatto tutte le mie faccende in tempo e avuto l'opportunità di iniziare un nuovo libro”

“Mi sembra magnifico”

 

 

Cenare con gli Hummel fu divertente, Finn faceva delle battute che facevano ridere tutti (alcune Kurt non le aveva capite ma aveva riso per educazione) e Kurt non poté far a meno di vedere come suo padre e Carole si guardavano.

Quando tornarono a casa, Kurt crollò sul divano, tanto che Burt dovette tirarlo su per aiutarlo ad andare in bagno a cambiarsi. Dopo essersi indossato i pantaloni da solo, Kurt fece aiutarsi da suo padre con la maglia, a causa del braccio.

“Papà, Carole ti piace, vero?”

Burt stava sulla soglia della porta e si fermò

“Cosa vuoi dire?”

“Lei ti piace. Come ti piaceva la mamma”

“No-Kurt non-”

“Non è una cosa brutta. E' passato tanto tempo papà”

Burt si passò una mano sul volto, tornò indietro e si sedette accanto al figlio.

“Mi fa stare bene la sua presenza.”

“Lo so. Si vede” sorrise Kurt “Dovreste uscire qualche sera. Voglio dire, solo voi due. Un appuntamento”

“E' troppo presto”

“Troppo presto per uscire con lei o troppo presto per la mamma? Papà sono passati tanti anni. Lei resterà sempre con noi, lo sai. Ma dobbiamo andare avanti”

“Come fai ad essere così saggio?” chiese Burt

“Sono tuo figlio, giusto?”

Burt rise e gli diede una pacca sulla spalla.

“Buonanotte figliolo”

 

 

 

Note:

Volevo informarvi che la storia è completa di 10 capitoli. Dal momento che sono stati già betati (Grazie Zurry!) li pubblicherò per il resto della settimana alternando i giorni :)

Prossimo appuntamento: giovedì

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Capitolo 8
*** 8° Capitolo ***


Dopo quel giorno del bacio, erano passati altri giorni, altri giorni composti da altri timidi baci da Kurt e da baci rubati da Blaine.

Kurt si liberò della fasciatura al braccio una settimana dopo, e i due ripresero ad uscire all'insaputa di Burt.

Un pomeriggio andarono in biblioteca e Kurt si lasciò andare un urletto, ricevendo un'occhiataccia dalla bibliotecaria, quando Blaine lo aveva sorpreso sistemando un libro davanti ai loro volti e poi lasciarsi andare in un lungo bacio.

A Kurt piaceva baciare. A Kurt piaceva baciare solo Blaine, era capitato anche di sognare di baciarlo e il risveglio fu piuttosto duro nelle parti basse.

Un altro giorno i due rischiarono di tornare a casa Hummel in ritardo, perché erano finiti in una gelateria e avevano condiviso un gelato e dopo un frullato, erano tornati dieci minuti prima del rientro di Burt.

Le telefonate si erano allungate, parlavano per ore nonostante si fossero visti per tutto il pomeriggio, ma Kurt faceva battute stupide e Blaine non la smetteva di ridere, cosa che faceva sorridere la madre di Blaine che lo sentiva ridere forte da dietro la porte

e aveva anche ascoltato qualche “buonanotte piccolo mio” cosa che le aveva fatto sciogliere il cuore ma che non avrebbe mai ammesso di aver ascoltato.

 

**

 

“...mi chiedevo: c'è una festa nella mia scuola tra due settimane, ti va di venire?”

Kurt e Blaine erano seduti all'interno di un bar, Kurt mangiucchiava delle patatine mentre Blaine si godeva una bibita

“A che ora sarebbe?”

“E' dalle nove di sera.”

“Blaine non posso uscire a quell'ora, mio padre è in casa”

Blaine sorrise malizioso “Eh no. E' il giorno in cui tuo padre e Carole escono per la loro cena. Venerdì!”

Gli occhi di Kurt si illuminarono “Ricordi quando escono?”

“Certo! Ti ascolto quando parli”

Kurt sorrise e poi rubò la bibita di Blaine bevendo dalla sua cannuccia

“Lasciamene un po'” si lamentò in modo scherzoso Blaine.

Con il tempo passato insieme aveva iniziato a notare il cambiamento di Kurt: se prima era un ragazzo insicuro che non trovava le giuste parole da dire, adesso era un ragazzo molto più sicuro di se, capace di provocare anche un tipo come Blaine.

“Abbiamo altre due ore, cosa facciamo?” si chiese Kurt ridando la bevanda a Blaine

“Dobbiamo fare qualcosa che non hai mai fatto”

Kurt roteò gli occhi “Ne sono tante. Non ho mai guidato l'auto, non ho mai cantato su un palco con un pubblico che mi applaude, non metto piede in un museo da circa dieci anni...”

“Forse posso soddisfare una delle tue richieste!” lo interruppe Blaine alzandosi e uscendo di corsa seguito da un Kurt confuso.

 

**

“Che ci facciamo nella tua scuola?” Chiese Kurt guardandosi intorno mentre erano nei corridoi del Mckinley.

“A quest'ora il professore Will Shuester tiene il glee club”

“E quindi?”

“Volevi esibirti su un palco? Forse possiamo fare qualcosa”

Blaine si avvicinò ad una porta e bussò

“Salve scusatemi se vi interrompo, volevo chiedere una cosa al professore”

Blaine si avvicinò a Will Shuester e sussurrò qualcosa nell'orecchio, poi il professore si rivolse ai suoi alunni.

“Ragazzi c'è un piccolo cambiamento di programma, vorrei che voi ascoltaste questo ragazzo”

Blaine si girò e tornò alla porta “Kurt, entra!” lo tirò per un braccio e lo sistemò al centro dell'aula coro.

Kurt guardò con occhi sbarrati stile bambi tutti quei ragazzi che lo fissavano. Vide le sue amiche e c'era anche Finn.

“Blaine...pss cosa devo fare?”
“Volevi un pubblico? Allora canta. Loro ti ascolteranno”

Kurt deglutì e le sue mani cominciarono a sudare, si voltò vicino al pianista e sussurrò la canzone...

“Salve, mi chiamo Kurt Hummel e canterò Memory dal musical Cats”

Le note di Memory risuonarono nella sala, la voce di Kurt partì con note basse, poi prese forza e la sua voce si stabilì, chiuse gli occhi e cantò di fronte al suo pubblico che applaudì con forza, alzandosi in piedi a fine canzone.

Una lacrima cadde dagli occhi di Kurt e il ragazzo per la prima volta si sentì vivo. Fissò Blaine, era lì immobile che lo guardava, senza applaudire, poi si allontanò ed uscì.

“Sei stato spettacolare Kurt!” urlò il professore, ma il ragazzo uscì dalla sala per cercare il moro

“Blaine!” lo trovò con la testa contro un armadietto e una mano sugli occhi

“Stai bene?”

Blaine alzò la testa e sorrise “Sì...certo che sì! Solo che...mi hai commosso Kurt, mi hai commosso e no-non volevo che gli altri mi vedessero”

“Non devi vergognarti di esprimere i tuoi sentimenti Blaine”

Blaine annuì, poi tornò serio “Devo dirti una cosa. Dopo il nostro primo bacio, la sera sono stato al bar gay di Lima. Lì c'erano alcuni ragazzi e adulti”

Kurt annuì per nulla preoccupato

“Un ragazzo mi si è avvicinato, mi ha offerto un drink e ho accettato”

“Oh...va bene”

Blaine si passò una mano sulla fronte “Kurt, quel ragazzo ci ha provato con me”

Lo sguardo di Kurt si incupì.

“Ma io sono andato via. Non è successo niente”

“Perché allora mi stai dicendo questo?” chiese con tono calmo l'altro ragazzo

“Perché voglio che ci sia sincerità nel nostro rapporto.”

Il cuore di Kurt perse qualche colpo “Vuoi che siamo una coppia fissa? Fidanzati?”

Blaine sorrise “Se vuoi”

 

**

 

La sera quando Burt tornò a casa, sentì un odore provenire dalla cucina.

“Papà ciao! Lavati le mani, è quasi pronto. Spero ti piaccia, ho preso delle ricette da Internet. E' pollo con della salsa particolare, ma non avevamo limone e-”

“Cos'è tutto questo?” urlò Burt “Kurt non devi mettere le mani vicino al fuoco e sopratutto...internet? Come hai avuto l'accesso?”

“Papà abbiamo il wifi e ho imparato ad usare il pc durante le lezioni. Sei troppo duro con me, rilassati non è successo niente” disse Kurt con noncuranza mentre assaggiava la salsa che aveva preparato.

“Kurt! Ti ho proibito delle cose e tu devi ascoltarmi”

Kurt poggiò il mestolo sul marmo della cucina e si voltò verso Burt

“E' così? Devo stare lontano dal mondo esterno, lontano dai fornelli, dal computer...dalla vita, solo perché tu hai paura? Mi dispiace papà ma io non voglio stare più a queste regole. Mi stai rovinando l'adolescenza.

Cosa succederà quando morirai eh? Io sarò un adulto idiota che non sarà nemmeno capace di allacciarsi le scarpe!”

“Chi ti ha fatto fare questi ragionamenti eh? Chi ti ha detto queste cose? Kurt io devo proteggerti-”

“Oh ma piantala papà! Vuoi sapere cosa succede? Mi sono innamorato. Sto insieme ad un ragazzo”

“Kurt ma cosa stai dicendo...” Burt si sentì le gambe tremare tanto che dovette mantenersi sullo schienale della sedia.

“Ogni giorno, dopo le lezioni io esco. Vado in giro con il mio attuale ragazzo. Lui mi vuole bene, mi ha insegnato tante cose e mi fa sentire libero”

“E' il ragazzo dell'officina, vero? Quello stronzetto”

“Sì papà è lui e sono così felice di averlo conosciuto, non mi sono mai sentito così vivo, mi hai fatto sentire come un animale chiuso in gabbia per colpa tua. Ti odio!”

Kurt corse verso la porta l'aprì e uscì senza guardarsi le spalle.

 

**

 

Camminò per un po', ma il freddo cominciò a gelargli le ossa, era passata forse mezz'ora così decise di rientrare in casa.

Quando arrivò vide fuori il vialetto di casa sua un'ambulanza e c'erano i due anziani vicini.

Kurt si avvicinò e vide i paramedici portare sulla barella suo padre.

“Papà!” Urlò avvicinandosi a lui.

“Dobbiamo portarlo subito in ospedale, ha avuto un infarto” disse uno dei paramedici

“Abbiamo sentito le sue urla, ti chiamava figliolo, e poi è caduto a terra” spiegò la vicina ma Kurt ormai non riusciva a sentire più niente, la sua testa era frastornata e lui non sapeva cosa fare.

 

Mentre l'ambulanza si allontanava, Kurt tornò in casa e prese il cellulare componendo il numero di Blaine.

“Ti prego, vieni a casa mia”

 

 

Un'ora e mezza dopo, Kurt era in ospedale con Blaine cercando la stanza di Burt. Attesero nella sala fino a quando il dottore non arrivò comunicando a Kurt che suo padre era in coma e non sapevano con certezza quando si sarebbe svegliato.

 

“E' tutta colpa mia. Tutta colpa mia. Ho urlato contro di lui, l'ho spaventato confessando di essere uscito tutti i giorni. E se...se-”

“Non pensarlo nemmeno, Kurt!” Blaine lo tirò in un abbraccio. “Si sveglierà e avrai la possibilità di scusarti con lui”

“Ho sbagliato tutto. Non dovevo uscire di casa, non dovevo fare queste cose” blaterò in lacrime il ragazzo.

“No, hai fatto solo quello che desidera ogni adolescente”

“Non so stare senza di lui in casa, come faccio? Oggi è stata la prima volta dopo anni che ho acceso il gas della cucina. Sono un incapace e sono un idiota perché ho fatto avere un infarto a mio padre”

Blaine passò le mani sul volto di Kurt asciugandogli le lacrime.

“Ci penserò io a te, andiamo a casa”

“Voglio stare con lui”

“E' inutile stare qui, domani mattina prometto che verremo da lui”

 

Una volta tornati a casa Hummel, Kurt si rannicchiò sul divano senza vedere cosa stesse facendo Blaine. Immaginò che gli stesse preparando un bagno o mettendo a posto il casino che avevano lasciato in cucina. Invece Blaine tornò con una borsa, che Kurt ricordava di avere nel suo armadio, piena di vestiti.

“Vieni, ti porto a casa con me”

 

**

 

Quando Blaine rientrò a casa, sua madre era sul divano a leggere un libro. Non aveva mai detto a Blaine che l'aspettava, preoccupata, ogni volta che usciva e quando Blaine la beccava sveglia, lei fingeva di dover fare uno spuntino notturno o che quel libro era troppo interessante per interromperlo.

“Sei a casa presto” disse la donna appena lo vide.

“Mamma, ho bisogno del tuo aiuto” Blaine si voltò e prese Kurt per mano.

“Lui è Kurt, il mio ragazzo. Ha bisogno di stare qui con noi per un po'” 

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Capitolo 9
*** 9° Capitolo ***


La madre di Blaine rimase per qualche istante immobile sul posto.

Il suo ragazzo era tornato a casa e aveva portato quello che apparentemente era il suo fidanzato.

La donna fissò il ragazzo accanto a suo figlio: aveva due grandi occhi celesti, al momento erano gonfi e rossi, aveva pianto e a quanto pare, pure parecchio. Era alto, poco più alto di suo figlio ed era davvero un bel ragazzo.

“Non c'è problema” disse la donna sorridendo e avvicinandosi a Kurt prendendogli le mani

“Tesoro, ti vedo molto scosso, posso preparati una tazza di tè caldo?”

Kurt annuì tirando su con il naso e poi si lasciò portare dalla madre di Blaine, in cucina.

Meredith iniziò a preparare la bevanda, sentì Blaine entrare nella cucina, quando si voltò vide che i due ragazzi si tenevano per mano e Kurt teneva poggiata la testa sulla spalla di suo figlio.

Di suo figlio. Il suo Blaine. Suo figlio Blaine innamorato.

“Ecco a te. Non voglio essere indiscreta, ma posso sapere cosa è successo? Le vostre facce mi preoccupano parecchio.

Kurt provò a parlare di nuovo ma scoppiò di nuovo a piangere, così strinse forte la T-Shirt di Blaine e affondò la testa nel suo collo. Blaine gli accarezzò una spalla e lo strinse forte a sé.

“Il papà di Kurt ha avuto un infarto. Ora è in ospedale, è stabile ma in coma”

“Oh tesoro. Mi dispiace tantissimo. C'è qualcosa che possiamo fare?”

Blaine scrollò le spalle “Domani mattina posso saltare la scuola e andare in ospedale con lui?”

“Ma certo. Perché non lo accompagni in bagno? Gli prendo degli asciugamani puliti. Io vado nello studio da tuo padre”

 

Blaine trascinò Kurt fino in bagno “Riesci a fare da solo?”

Kurt ci mise qualche minuto ma annuì liberandosi della maglia, Blaine uscì per lasciarlo solo “Sono qui fuori, ti aspetto”

Blaine si sedette sul letto di fronte al bagno della sua camera, quando suo padre entrò nella stanza.

“Disturbo?”

Blaine sussultò ma gli fece cenno di entrare.

“Tua madre è venuta a parlarmi. E' una cosa terribile. Come sta?”

“Penso abbia scollegato il cervello, non so che fare”

L'uomo poggiò una mano sulla spalla del figlio “Ci siamo noi, e sono fiero di te, perché sei venuto da noi a cercare aiuto, anche se ultimamente avevi chiuso i ponti con noi”

“Lo so papà e mi dispiace, è solo che-”

“Non preoccuparti, sei un adolescente, ne ho fatte di cavolate alla tua età, va tutto bene. Solo una cosa: lascia che domani venga con voi in ospedale, vorrei vedere la situazione, sopratutto perché Kurt è un minorenne.”

Blaine si morse il labbro.

Era stato così stupido per tutto questo tempo. Aveva allontanato i suoi genitori mentre loro lo avevano sempre amato e sostenuto e volevano solo aiutarlo.

“Grazie papà, lo apprezzo”

 

**

 

Erano passati venti minuti e Kurt non era ancora uscito dal bagno, Blaine stava ancora aspettando ma cominciò ad avere dei dubbi, si avvicinò alla porta e stava per bussare quando sentì un singhiozzò provenire dal bagno. Aprì la porta senza pensarci due volte e trovò Kurt avvolto su se stesso a terra sul pavimento freddo.

“Kurt hey!”

“Voglio il mio papà Blaine. Ti prego, lo rivoglio”

“Kurt ti prego, alzati da qui”

Kurt scosse la testa “Voglio il mio papà” singhiozzò con la voce ormai consumata

“Kurt, domani andremo da lui, si sveglierà. Non ti lascerà, non può.”

Blaine prese Kurt e lo tirò fino a portarlo sul letto “Ti tengo io, va bene? Lui si sveglierà te lo prometto” disse Blaine baciandolo dietro al collo e stringendolo sul letto. Non si preoccupò di togliersi i suoi vestiti o le scarpe, in quel momento Kurt aveva bisogno di lui e Blaine non si sarebbe allontanato.

 

Quando Blaine si svegliò, erano le sei del mattino e Kurt non era con lui. L'ansia salì per tutto il suo corpo e di getto corse in bagno, ma non lo trovò. Scese le scale di fretta non curandosi di far rumore e stare a piedi nudi e si diresse nel salotto e poi si bloccò: Kurt era disteso sul divano con la testa poggiata sulle gambe di sua madre che stava parlando a bassa voce mentre con una mano gli accarezzava i capelli.

Kurt sembrava rilassato nonostante avesse ancora gli occhi rossi.

“Tutto bene?

“L'ho incontrato nel corridoio e ci siamo messi a chiacchierare” spiegò la donna

“Blaine...” mormorò Kurt ad occhi chiusi.

“Sì?”

“Mi piace tua madre. E' una brava mamma”

Blaine guardò sua madre e sorrise “Sì, lo è!”

“Bene! Kurt ha promesso di mangiare qualcosa prima di andare in ospedale, sveglio tuo padre e preparo la colazione”

Kurt si alzò dalle gambe della donna facendola passare

“Mamma...grazie” disse Blaine per poi abbracciarla.

Meredith non poté far a meno di farsi scappare una lacrima, diede un bacio a suo figlio e filò via.

“Come ti senti?” Domandò Blaine sedendosi accanto a Kurt e baciandogli la fronte.

“Stanco. Triste.”

“Andrà tutto bene, promesso”

 

**

 

Quando andarono all'ospedale, la situazione clinica di Burt era rimasta la stessa. I due ragazzi si sedettero accanto all'uomo, mentre il padre di Blaine cercava di convincere un medico a farsi dire qualcosa in più, dato che comunque lui non faceva parte della famiglia Hummel.

“Dovrei chiamare la signora Carole?” domandò Kurt mentre stringeva la mano di suo padre, rivolgendosi a Blaine “Lei ci tiene molto al mio papà”

“Sì, credo che dovremmo avvisarla. Potremmo chiamare Finn e parlare con lei”

Kurt annuì concordò con lui, poi si sistemò sul letto, accanto a suo padre, tenendolo stretto.

“Ti aspetto qui, papà”

 

**

 

Dopo l'orario di visite, Kurt e Blaine si fermarono per comprare del cibo da asporto, Kurt era rimasto in macchina mentre Blaine era andato a ritirare la cena che precedentemente aveva ordinato a telefono.

Avevano avvisato anche Carole Hudson, che scioccata dalla notizia, aveva promesso a Kurt che il giorno seguente sarebbe andata in ospedale da Burt. Aveva chiesto al ragazzo se voleva stare da lei, ma Kurt si sentiva a sicuro con Blaine così declinò l'offerta.

Una volta arrivati a casa, Kurt andò in bagno per farsi una doccia, mentre Blaine, insieme a sua madre, sistemavano la tavola.

“E' carino, sai” disse lei con un sorriso.

“Mamma” la richiamò Blaine.

“Lo so, lo so che non è un buon momento. Solo...è carino. Buono, gentile.”

“E' rimasto chiuso in casa da quando aveva otto anni. Raramente è uscito. Lo so che adesso è fragile, ma ho imparato a conoscerlo. Ha davvero una grande forza”

“Sono felice per te. I tuoi occhi si illuminano mentre parli di lui”

Blaine guardò sua madre e sorrise “Grazie”

 

**

 

A cena, Kurt non mangiò molto e filò subito a letto dopo aver provato a togliere un piatto da tavola.

Blaine lo raggiunse e scivolò sotto le coperte accanto a lui.

“E' bello stare così” mormorò Kurt tenendo la testa poggiata sul petto di Blaine.

“Lo facevo anche con la mia mamma, ma l'affetto è diverso.”

“Meglio così” provò a scherzare Blaine e per fortuna Kurt lo capì. Sì allungò verso Blaine e lo baciò

“Mi piace baciarti” borbottò sulle labbra di Blaine “Mi fai stare bene. Mi fai stare al sicuro”

Blaine lo baciò prima sulle labbra, poi dietro l'orecchio fino a scendere giù sul collo. Sentì un forte gemito di Kurt

“Shh, non devi fare tutto questo rumore”

Kurt rise, e Blaine ne fu grato “Scusami. Posso farti una domanda?”

Blaine borbottò un sì tra un bacio e l'altro.

“Però devi fermarti, non voglio avere un...e-e”

“Kurt, erezione. Puoi dirlo”

“Sì scusa. Non voglio avere un erezione mentre ti parlo”

Blaine si voltò per guardarlo meglio.

“Dimmi tutto”

“Se..se mio padre non dovesse farcela, io sarò maggiorenne tra parecchi mesi. Cosa mi succederà?”

“Tuo padre si sveglierà Kurt-”

“E' solo un ipotesi!”

Blaine roteò gli occhi “Okay. Per ipotesi, non lo so...non hai parenti?”

“Ho una zia ma vive molto lontano da qui”

“Troveremo una soluzione. Ma ti assicuro che tuo padre si sveglierà.”

Kurt lo guardò dritto negli occhi, tanto che per un attimo, Blaine si sentì a disagio.

“Sarai paziente con me?”

“Che vuoi dire?”

“Io non sono come gli altri ragazzi, Blaine. Sono parecchie le cose che non conosco, le esperienze che vorrei fare e quelle che vorrei avere tipo...”

“Tipo?”

“Tipo...”Kurt sospirò “Il sesso. Per me è un mondo sconosciuto, totalmente!”

Blaine rise “Sarò molto paziente. Te lo prometto”

“Grazie” rispose Kurt e poi si addormentò.

 

 

Il giorno seguente tornarono all'ospedale, senza però che il padre di Blaine li seguisse.

Kurt si era addormentato sulla spalla di Blaine dopo l'ennesima crisi di pianto, e Blaine aveva gli occhi socchiusi quando vide che Burt lo stava fissando.

Era sveglio.

“Da...da quanto tempo è sveglio?” domandò incapace di fare una domanda più sensata.

Burt ci mise un po' a parlare “Da. Un. Po'”

“Blaine si alzò scuotendo Kurt che quest'ultimo aprì gli occhi agitandosi sul posto, poi fissò il padre.

“Papà! Oddio papà” Si gettò su di lui mentre Blaine uscì per chiamare i dottori.

“Mi dispiace così tanto papà, perdonami. Ti prego perdonami”

“Va tutto...bene Kurt. Stai tranquillo”

I medici arrivano e fecero ogni controllo necessario per Burt, quando l'uomo si riprese arrivò anche Carole a fargli visita.

“Con chi sei stato tutto questo tempo?” domandò Burt a suo figlio.

Kurt si morse il labbro “Tu ricordi la nostra conversazione?”

“Certo che me la ricordo, e ricordo pure questo ragazzino qui, che si presentò nel mio garage e poi a casa nostra” disse Burt indicando Blaine.

“Ho conosciuto Blaine a casa di Rachel. Poi un giorno è passato davanti casa nostra e aveva un taglio sulla fronte. Da lì abbiamo iniziato a chiacchierare e poi lui mi ha invitato a vedere un film al cinema. Dopo essermi accertato che gli Zombie non esistono, sono continuato ad uscire con Blaine di nascosto. Lo sapevo che non avresti mai accettato. Ma papà sono grande, ho bisogno di vivere la mia adolescenza e so che hai paura di me, ma sono stato bene. Sto bene. Io posso cavarmela”

Burt iniziò a piangere, cosa che commosse anche Carole

“Mi dispiace averti rovinato. Mi dispiace Kurt. Ero solo terrorizzato da questo mondo, ma dopo il mio infarto ho capito che hai ragione. Perdonami figliolo”

“Lei non ha rovinato suo figlio” Intervenne Blaine “Kurt è molto più forte di quando lei creda”

Burt annuì mentre suo figlio lo stringeva forte. “Grazie”

Kurt si alzò e sorrise “Quando ti sentirai bene dovremmo andare tutti a cena. Così papà e Carole possono avere un appuntamento tutto loro!”

“Kurt!”

“Che c'è! Vi piacete, dovreste uscire come una vera coppia”

Burt sorrise fissando la donna e Carole gli stinse la mano.

 

**

Quando l'orario di visite terminò, Kurt e Blaine si stavano dirigendo all'auto quando incontrarono lo stesso ragazzo che videro al Fast Food.

“Rieccoli la bella coppietta di froci”

“Lasciaci in pace, Kurt vai in macchina”

“Che hai, la principessa ha paura”

Blaine cercò di non guardarlo.

“Hey principessa, succhiagli l'uccello quando tornate a casa, magari lo stronzetto si calma”

“Piantala!” Urlò Blaine fissandolo

“Perché che mi fai?” il ragazzo spinse Blaine.

“No Blaine” sussurrò Kurt agitandosi dall'altro lato della macchina.

E dopo un'altra spinta, Blaine non riuscì più a trattenersi. Prese a pugni il ragazzo fino a quando entrambi non sanguinarono.

“Vaffanculo” Urlò il tipo prima di andare via.

Blaine si toccò il labbro, che non era poi così grave e poi fissò Kurt.

Era di nuovo terrorizzato da lui.

“Mi dispiace”

“Blaine, non provare a seguirmi. Me ne torno in ospedale.”

Blaine si mosse

“Non seguirmi!” urlò Kurt che tornò indietro non guardandosi alle spalle.

Continua...

 

 

Note: Il prossimo capitolo, che sarà l'ultimo arriverà Mercoledì

 

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Capitolo 10
*** Fine ***


Erano passati quattro giorni dalla quale due Blaine aveva provato a parlare a Kurt in ospedale e quest'ultimo si rifiutò. Altri due giorni li aveva passati fuori casa Hummel dal momento che Burt era stato dimesso dall'ospedale, ma non aveva avuto risposte da Kurt. Una sera era stata Carole ad uscire fuori casa e chiedere a Blaine di andare via.

“Kurt, non ti va di uscire fuori al portico, almeno a leggere?” Propose Carole un pomeriggio quando Kurt aveva già finito le sue lezioni.

“Sto bene qui dentro”

La donna sorrise e si sedette accanto a lui “Tesoro, Blaine da quello che ho visto e che mi ha raccontato Finn, non è un cattivo ragazzo”

“Odio la violenza. Non voglio vederla”

“Hai perfettamente ragione, però potresti aiutarlo a cambiare. Il vostro rapporto è in fioritura”

“Cambiarlo?Io? Fino a poco tempo fa non sapevo accendere il gas, ora mi metto a cambiare le persone”

“Aiutatevi insieme no? Penso che lui voglia solo proteggerti”

“Beh non lo fa nel modo giusto!” urlò Kurt arrabbiato.

Burt, che sonnecchiava sul divano, aprì gli occhi.

“Figliolo, posso parlarti?”

Kurt si avvicinò a lui “Lo so che vuoi dirmi: avevi ragione, uscire di casa è pericoloso, fidarsi degli altri è pericolo. Mi sono fatto confondere da quei occhi terribilmente belli”

Carole rise forte ascoltando il tono simpatico, ma che voleva risultare arrabbiato, di Kurt.

“Io volevo dire che forse Carole ha ragione-”

“Oh adesso solo perché siete una coppia non potete dare consigli sull'amore a me. Sono ancora un adolescente”

Burt roteò gli occhi “Kurt. Non te ne sei accorto? Hai appena cambiato me”

“No. E' l'infarto che ti ha cambiato...aspetta: mi stai dicendo che devo far venire un infarto pure a Blaine?”

“Oh dio” urlò Carole dalle risate, lui l'accigliò con lo sguardo

“No Kurt. Blaine è un adolescente come te, se sono cambiato io alla mia età può farlo anche lui. Dagli una possibilità”

 

**

 

Kurt aveva appena spento la lucetta sul suo comodino, si mise a pancia in giù pronto a dormire.

Suo padre era a casa ed era la cosa più importante. Per quanto riguardava Blaine, lui era dispiaciuto, ma semplicemente non sapeva come comportarsi. Non era bravo in queste cose, non aveva esperienza.

Chiuse gli occhi cercando di trovare il sonno quando sentì il suono di una chitarra.

Il suono proveniva da sotto casa sua.

Si alzò e si affacciò alla finestra e vide Blaine sotto la finestra di Burt con una chitarra in mano.

“Idiota, la mia finestra è qui!” Urlò Kurt agitando le mani.

Blaine smise di suonare e si spostò dall'altro lato della villetta.

“Che cosa ci fai qui?” Urlò Kurt cercando di sembrare arrabbiato, ma vedere Blaine dopo quattro giorni gli aveva fatto dimenticare tutto o quasi.

“Volevo dedicare una canzone a tuo padre ma tu mi hai chiamato qui”

Disse Blaine con un sorriso che contagiò anche Kurt.

“Kurt voglio chiederti scusa e invitarti ufficialmente e come si deve, al ballo della mia scuola”

Abbracciò di nuovo la chitarra

 

 

Loving can hurt, loving can hurt sometimes

But it's the only thing that I know

When it gets hard, you know it can get hard sometimes

It's the only thing that makes us feel alive

 

We keep this love in a photograph

We made these memories for ourselves

Where our eyes are never closing

Our hearts were never broken

And time's forever frozen, still

 

So you can keep me

Inside the pocket of your ripped jeans

Holding me close until our eyes meet

You won't ever be alone, wait for me to come home

 

Kurt si portò le mani alla bocca e sorrise. Aveva ascoltato questa canzone in macchina con Blaine e lui gli aveva scritto il testo su un pezzo di carta

 

“Avanti, sai cantare...continua tu”

 

Loving can heal, loving can mend your soul

And it's the only thing that I know

I swear it will get easier, remember that with every piece of ya

And it's the only thing to take with us when we die

 

Poi cantarono insieme:

 

We keep this love in a photograph

We made these memories for ourselves

Where our eyes are never closing

Our hearts were never broken

And time's forever frozen, still

 

So you can keep me

Inside the pocket of your ripped jeans

Holding me close until our eyes meet

You won't ever be alone

And if you hurt me

That's okay baby, there'll be worse things

Inside these pages you just hold me

And I won't ever let you go

Wait for me to come home

 

Finirono la canzone e si sentì alcune mani battere le mani, era la sua vicina emozionata da questa performance.

“Su Kurt. Perdonami. Aiutami a cambiare. Aiutami a crescere”

Kurt rimase a fissarlo pensieroso.

“Andiamo figliolo, vai da lui”

Kurt si voltò e trovò Burt che gli sorrideva “vai!”

 

Kurt uscì dalla stanza fino ad arrivare fuori dove abbracciò Blaine e lo baciò con forza chiudendo gli occhi e gustando sulle labbra il sapore del suo primo amore.

“Ti aiuterò a crescere se tu aiuterai me”

“Ci sto”

 

Ed è questo l'amore. L'amore non è solo l'affetto che si dimostra ad una persona. L'amore non è solo baci o sesso. Amare qualcuno significa crescere con lui, cambiare con lui. Diventare grandi e responsabili conservando quel briciolo di fanciullezza che ti permette di divertirti con la persona che ami. E così avrebbero fatto loro due.

 

Fine.

 

NOTE:

La canzone è Photograph di Ed Sheeran volevo inserirla già da tempo ma mi serviva il momento giusto.

Allora, questa storia è finita. Ammetto che non è stata una storia dove mi sono concentrata particolarmente, anche perché la mia situazione non me lo permetteva, però era un modo per tornare a scrivere. Se non avessi scritto adesso, probabilmente non avrei scritto più. Purtroppo quando nella vita ti accade una cosa come è successa a me, la voglia di vivere si riduce al minimo. Per fortuna ho avuto persone accanto che mi hanno aiutata a superare questo brutto momento che la notte ancora non mi fa chiudere gli occhi.

Volevo ringraziare prima di tutto Zurry che si è occupata di betare tutta la storia (grazie mille), ringrazio chi ha recensito e chi ha letto.

Un grazie particolare va anche a quelli che qui su EFP e su facebook mi hanno contattato dandomi i loro incoraggiamenti. Ogni vostra singola frase per me è stata importante. Lo giuro.

Nonostante su facebook probabilmente non appaia più, qui su EFP non sparisco: al momento mi sto occupando di un'altra ff dove regna di nuovo l'angst (lo sapete, fa per me)

Chi vorrà ancora seguirmi, mi troverà sempre qua!

Grazie. Hanna. 

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