Il Sodiun

di Defensiveshoe56
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo:Iniziò a Phoenix ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1:Ursula Nicholson ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2:Fili ***



Capitolo 1
*** Prologo:Iniziò a Phoenix ***


Sette. Erano passati sette sono i giorni passati da quando ci eravamo trasferiti a Phoenix, e ancora avevo quella sensazione di malinconia che mi tormentava; eppure la fortuna era stata dalla mia parte per tre lunghi anni.

Amo mia moglie Clara più di ogni altra cosa, anche perché il mio affetto per lei è ricambiato, d'altronde i tempi in cui preferivo la bottiglia a mia moglie non erano stati brevi. Ma l'importante era che in quel momento ero un italo-americano con un lavoro e una casa.

Ero in un taxi mentre venivo condotto verso la mia nuova dimora, la chiamavo così date le dimensioni che avevo visto nelle foto dell'agenzia di viaggi su Internet; eppure avevo ancora questa sensazione come se nel mio passato o nel mia futuro c'è qualcosa di sbiadito e che non si può schiarire, a dirla tutta non credo nemmeno nel destino quindi era meglio che cercassi di ignorare questo strano pensiero.

Finalmente il taxi si fermò e l'autista mi aiutò a tirare fuori i bagagli mentre Clara guardava la cartina, -A quanto pare ci sono tre quartieri di distanza da qui al punto d'incontro con Jeremy- mi disse lei con tono saccente. -Camminare può farci solo bene, tesoro!- gli dissi io ridendo. Lei mi fulmina con lo sguardo per poi fare un piccolo sorriso.

Improvvisamente la pioggia aumentò di intensità costringendoci a correre, ovviamente ero io a portare tutte le borse ma non è il momento di pensarci.

Raggiungemmo una stradina chiamata Stone's Street e intravidimo la nostra nuova casa, vista da là sembrava dell'epoca Vittoriana ma poi quando ci avvicinammo di più ricordava solo un condominio degli inizi anni cinquanta. -Eccolo, lo vedo!- mi urlò Clara come se la pioggia mi impedisse di sentirla -Jeremy! Jeremy! Siamo qua!- strillò lei. -Quasi quasi prendevo un caffè sotto la pioggia da quanto mi avete fatto aspettare, allora piccioncini, come state?- Ci chiese Jeremy -Senti, prima che io ti riempia di citazioni di qualche poeta entriamo in casa!- gli dissi stanco.

Jeremy era un nostro amico di vecchia data ed è stato lui a farmi smettere di bere; sono quattro anni che non lo rincontravamo e mi accorsi solo mentre entravamo in casa, che aveva una folta barba.

-Volevi fare l'uomo duro con Barbara solo con un look da cavernicolo?- Gli sussurrai prendendolo in giro, -Certe cose possono far ridere dette solo da te Dave! Io e Barbara non stiamo più insieme dal 1992...-Disse con calma e tristezza.

Ci fu un silenzio di un paio di minuti sia da parte di Jeremy che di Clara, io invece ero confuso, non sapevo a cosa si riferiva ma sapevo che non era il caso di chiedere.

-Perfetto! Io comincerei dall'ingresso se a voi va bene- Ci disse come se si fosse appena stato ripreso. Cominciò una lunga e noiosa visita della casa che io ignorai per il motivo che preferivo schematizzare la casa a modo mio e quindi ricordarmi le cose come voglio io.

-Io direi che questo è tutto, ricordatevi della lampada in cucina- concluse Jeremy. -Va bene grazie! Ti chiamo se ci sono problemi-Disse Clara.

La porta si chiuse e lei mi guardò con uno sguardo dolce -Visto che abbiamo già mangiato che ne dici se andiamo a letto?- Mi invitò lei. -Okay, dammi un secondo che vado in bagno- Gli dissi contento.

Mi diressi al piano superiore, superai la camera da letto ed entrai nel bagno; era piuttosto piccolo con delle piastrelle esagonali grigie e un soffitto bianco, era anche presente una finestra rotonda e semiaperta, Aprii l'armadietto vicino allo specchio dove era già stati riposti tutti i prodotti. Presi il mio spazzolino e il dentifricio, mi lavai i denti lentamente per poi passare un asciugamano bagnato sulla faccia per rinfrescarmi ed infine mi misi il pigiama quando mi cadde il contenitore dello shampoo per terra, i chinai subito per raccoglierlo quando notai una cosa, non avevo sentito il rumore del barattolo cadere.

Pensai fosse stato solo una coincidenza e quindi provai a muovere una ciotola vicino al lavandino, ma non riuscii a sentire nemmeno quella, cominciavo a pensare di avere qualcosa nelle orecchie, stavo per cercare di stapparmele quando cominciai a sentire uno strano rumore, sembrava quasi quello di una radio che non era sintonizzata su nessuna frequenza, mi sembrava provenisse da fuori ma non ne ero certo essendo un rumore molto basso. Uscii immediatamente dal bagno e con passo veloce entrai in camera -Dì qualcosa- Ordinai a Clara, -Cosa?- Mi chiese.

Riuscivo a sentirla, e lo strano suono era sparito -Ah niente- Le risposi mentre mi infilavo nel letto insieme a lei.

-Sai oggi è stata una giornata stressante, senza contare la storia del bar con quella stronza ubriaca!- Disse Clara mentre cominciavo ad accendere la luce del comodino.

-E pensare che non ti sei nemmeno incazzata come al solito!- Ammisi divertito io -Tesoro, oggi non ho voglia di leggere che ne dici di spegnere la luce e farci una bella dormita?- Mi chiese. -D'accordo- Gli dissi mentre mi infilavo sotto le coperte -Cercherò di non abbandonarmi alla tentazione- dissi -Buonanotte amore mio-. E spensi la luce.

La finestra esplose.

-Che cazzo?!- Esclamai

-Cos'è stato?- chiese lei con ansia. Accesi la luce e vidi subito decine di schegge per terra. -Clara resta sul letto- Gli dissi preoccupato. Mi alzai a piedi nudi e evitai il vetro pezzo per pezzo per poter raggiungere la finestra. -Cosa diamine sono questi?-

Nella parte inferiore della finestra erano presenti dei fili neri che pendevano giù per metri, istantaneamente li buttai uno per uno nel bidone in cucina, tornai in camera per togliere le schegge e dissi a Clara -Ne parleremo domani. Ora sono troppo stanco e confuso- Lei annuì e spense la luce.

Dopo cinque minuti già dormiva mentre io non riuscivo a chiudere occhio, era colpa di quei fili, per qualche motivo mi avevano fatto tornare quella strana sensazione malinconica; però stavolta non me l'ha toglievo dalla testa.

La sveglia suona.

Sbadigliai più volte e dissi tra me e me -Evviva... Primo giorno lavorativo.- E proprio mentre mi stavo alzando Clara entrò dicendo con tono spiritoso -Lavorare può farci solo bene, tesoro!- -Spiritosa- Le dissi io annoiato.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1:Ursula Nicholson ***


Uscii di casa e sorpassai l'incrocio fra Stone's Street e Trost Road, ero agitato, non avevo idea di che genere di colleghi avrei incontrato; avrebbero potuto essere degli idioti senza speranza o dei depressi di bassa autostima, però preferivo quest'ultimi.

Camminavo su un marciapiede di una strada molto grande, composta per lo più da pub e si connetteva con la tangenziale che portava al centro di Phoenix.

C'era tanta umidità e cominciavo a pensare che sarei arrivato in ritardo a causa dei troppi semafori. Camminando guardavo il terreno, mi aiutava a concentrarmi, stavo pensando all'evento della sera precedente ma sopratutto a quel dannato suono misterioso; “Doveva esserci qualcosa fuori” mi suggeriva il mio cervello, ma anche dandola per buona, come si collega alla finestra che esplode ricoperta di fili scuri?

Stavo per formulare una risposta ma ero appena giunto nel complesso in cui avrei lavorato.

Salii le scale di fretta anche se ero molto in anticipo e scrutai il cielo che ormai era pronto per una nuova pioggia.

Attraversai un corridoio con diverse porte bianche numerate, poi decisi di tirare fuori il cellulare e controllare la mia sezione.

-753 sezione B... Dunque, dovrebbe essere proprio a questo piano-

Dissi tra me e me.

-Precisamente!-

A parlare fu un uomo alto, in giacca e cravatta e con un cappotto nero vintage.

Aveva la barba piuttosto corta e dei capelli castani arruffati.

-Piacere io sono Roland, tu sei Dave O'Connor giusto?- Mi chiese con un sorriso smagliante.

-Sì, esatto, potresti accompagnarmi qui per favore?- E gli indicai il display del cellulare.

-Certamente! Sai anch'io devo incontrare il signor Philips, ma immagino che tu debba farlo perché sei nuovo- Mi disse con gentilezza.

-Sì, devo firmare le carte di entrata- Gli risposi mentre mi conduceva alla stanza con passo veloce.

Dovemmo attraversare due corridoi grigi e pieni di piante finte prima di giungere alla sala d'attesa della camera 753.

-A quanto pare c'è un po' di fila, ma non importa sono ancora le sette e mezza- Mi disse annoiato mentre si sedeva vicino ad una donna con gli occhiali.

Ci vollero venti minuti prima che la ragazza dell'altoparlante chiamò il mio nome.

Entrai con un po' di esitazione, probabilmente era colpa dell'ansia.

-Dave O'Connor, trasferito da circa una settimana, sposato e laureato in lettere...-

Un uomo seduto su una sedia di pelle chiara mi stava guardando con un largo sorriso. Aveva una giacca blu con sotto una camicia bianca, gli occhi azzurri e dei capelli bianchi.

-Salve, sono qui per il colloquio e le firme delle carte-

Dissi io timido.

-Lo so bene figliolo, ma non devi preoccuparti dovrai solo firmare questi due documenti-

Disse mentre mi allungava delle carte rivestite in pelle.

-Sai sono felice di averti qui con noi; ho visto le tue prestazioni nel test di ammissione e inoltre posso finalmente avere qualcuno con qui affrontare il caso di Ursula Nicholson-

Mi spiegò mentre firmavo.

-Comunque sarò breve, voglio solo sapere come ti muovi nel settore della criminologia-

Disse allungandomi una tazza di caffè.

-Deve sapere che ho già il certificato di aspettative logiche e che mi trovo bene con i complotti e gli omicidi di massa nelle grandi città-

Gli spiegai per filo e per segno i casi che avevo affrontato in precedenza e la conversazione si concluse con il signor Philips che mi strinse la mano e mi augurò buona fortuna.

Uscii dalla stanza glorioso e Roland mi disse avvicinandosi.

-A quanto pare ho dei nuovi ordini, vieni ti accompagno nel tuo nuovo ufficio-

Dovetti salire al secondo piano ed andare in una grossa sala piena di persone davanti al computer.

-Vedi quella porta là in fondo? La 202, quello è il tuo nuovo ufficio- Mi disse per poi andarsene velocemente.

Entrai eccitato nella mia nuova postazione di lavoro, era pulita e ordinata, c'erano solo una scrivania con un dossier sopra e un computer.

-Presto sarai pieno di quadri-

Dissi al mio ufficio.

Per prima cosa posai la mia borsa per terra e mi sedetti sulla sedia della scrivania. Estremamente pronto a cominciare il mio lavoro, aprii il dossier alla prima pagina e cominciai a leggere.


Caso: 41

Nome: Ursula

Cognome: Nicholson

Data di nascita: 8 novembre 1985

Causa del decesso: Emorragia, mutilazioni multiple

Data del decesso: 2 settembre 1992

Voltai pagina e continuai a leggere.



Ritrovamento del corpo e dettagli:


Il commissario Jhon Donovan era in pausa venerdì 2 settembre e alle 10:46 ed era in un pub con un amico, secondo le testimonianze, Donovan aveva assunto cinque bicchieri di whisky che gli avevano provocato vomito e incapacità di ragionare.

Sempre secondo le testimonianze, Donovan è uscito dal pub attorno alle 11:01

e si è diretto verso il bosco di Lock Lake con passo goffo e lento, esso dopo essere scomparso tra gli alberi avrebbe urlato e corso per più di cinque minuti secondo degli abitanti locali.

Quando la polizia giunse, Donovan era sotto shock e confuso e le uniche parole che pronunciò nella stanza degli interrogatori furono:

-È stato lui! L'ha massacrata con i suoi stessi arti! Non tornate in quel posto... Lasciatelo sordo! Lasciatelo sordo! O vi ucciderà!-

Si ipotizza che l'uomo abbia visto l'assassino in modo confuso a causa dell'alchol

assorbito.

Il corpo di Ursula Nicholson è stato ritrovato nel bosco alle 11:45 smembrato in più punti come si può notare nella foto sottostante.”



Guardai l'immagine e rimasi sconcertato a vedere una bambina di sette anni senza arti e con la faccia irriconoscibile.

Decisi quindi di accendere il mio computer e cominciare le prime ricerche, aprii il browser e digitai “Ursula Nicholson teorie abitanti Phoenix”.

Mi apparvero molti siti ed il primo mi colpì parecchio; si trattava del sito ufficiale delle leggende metropolitane di Phoenix, anzi, sembrava più una community e le sezioni presenti nella home page erano tante. Scorrei i vari argomenti finché sotto la sezione U.F.O trovai “L'omicidio di Ursula Nicholson è stata la prima comparsa del mostro di Lock Lake”.

Cominciai subito a leggere.

Esistono molti nomi che vengono attribuiti al mostro di Lock Lake: Il Sodiun, Il ladro della conoscenza, o anche Il Costrim.

Ma la particolarità di questa creatura non sono i nomi ma l'anatomia, molti dicono che sia del tutto nera, altri invece grigia.

Dicono anche che non abbia tratti somatici e che al posto degli arti abbia lunghe lame affilate.

Si regge in piedi pur avendo delle gambe inadatte e attacca le sue vittime caricandole a quattro zampe, si pensa non abbia articolazioni secondo gli avvistamenti della popolazione mentre si muoveva e che sia alta circa due metri”


Mentre leggevo mi dissi.

-Forse è meglio che approfondisca a casa, intanto devo concentrarmi sulle prove certe-

Poi guardai il mio orologio da polso e decisi che era ora di pranzare, uscii dall'edificio e mi diressi alla prima tavola calda che vidi.

Entrai notai che c'erano pochissime persone e la maggior parte erano vicino al bancone a bere.

Mi sedetti e feci un cenno alla cameriera che ero pronto ad ordinare, lei si avvicinò e io dissi.

-Una zuppa verde della casa, grazie-

Prima che la cameriera se ne andasse con la mia ordinazione guardai il suo braccio destro, dove era presente una grossa cicatrice.

-Cosa le è successo al braccio, se posso chiedere?-

Le dissi con paura che si potesse offendere.

-Oh questa... Me la sono fatta quando ero alle medie nel 1992-

Mi rispose per poi andarsene.

Proprio mentre cominciai a rimuginare sulla risposta della cameriera mi ricordai che avevo lasciato la borsa in ufficio, non era un problema visto che ci sarei tornato subito dopo pranzo ma all'interno c'era il mio cellulare.

Decisi comunque di lasciar perdere e di aspettare la mia zuppa, quando qualcuno mi toccò la spalla.

-Anche a te piace mangiare guardando la pioggia, vero?-

Mi voltai di scatto e vidi che c'era Roland che stava prendendo posto nel divanetto da tavola calda di fronte a me.

-Roland! Stavo proprio pensando ad una cosa di cui volevo parlarti-

Gli dissi.

-Dimmi pure-

-Sai oggi ho cominciato a leggere il dossier sul caso affidato a me, quello di Ursula Nicholson, dopo aver letto i primi tre paragrafi ho cercato su Internet delle informazioni sulle testimonianze degli abitanti della periferia di Phoenix e ho trovato un argomento.

Probabilmente non ci crederai, ma in me ha stuzzicato molta curiosità-

-Scommetto che si tratta del Sodiun-

Mi disse Roland come se fosse una cosa scontata.

-Bhè, d'altronde Phoenix ha tante leggende e questa è una delle più celebri, è una delle poche che incuriosisce anche me-

Io stupito gli chiesi.

-Potresti parlarmene di più?-

-Okay, dunque immagino che tu sappia come le persone pensano che sia fatto quindi ti parlerò del caso della scuola Jefferson E.C.

Devi sapere che il caso di questa scuola è accaduto nel 1992 quando alcuni studenti erano nel cortile della scuola, ti dico i nomi di tre in particolare:

Stephania Smith, Dennis Brown e Clara Jhonson-

A quest'ultimo nome il mi si bloccò il cuore.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2:Fili ***


Stava parlando di Clara.

Non potevo crederci, ero confuso ma decisi comunque di continuare ad ascoltare il racconto di Roland.

-Dunque, era una calda giornata e gli studenti erano in cortile durante la pausa ricreativa, quando verso le 14:15 questi tre ragazzi si avvicinarono alla recinzione che separava la scuola da Lock Lake-

Mi spiegò Roland mentre la mia zuppa veniva appoggiata sul tavolo.

-Secondo la storia avevano scavalcato la rete e si erano avventurati nel bosco e non si erano ripresentati durante l'inizio delle lezioni del pomeriggio.

Solo verso le 16:00 Clara e Stephania ritornarono ma di Dennis non c'era traccia, gli insegnanti scesero in cortile seguiti da alcuni studenti per chiedere dove fossero state tutto quel tempo ma loro erano in lacrime e soprattutto bagnate dalla testa ai piedi. La scuola chiamò la polizia denunciando la scomparsa di Dennis ma nel tempo che essa ci mise ad arrivare successe qualcosa che la Jefferson E.C non dimenticò mai.-

-Cosa?-

Gli chiesi con le gambe e il cucchiaio che mi tremavano per l'ansia e la curiosità.

-Dennis... Bhè lui... Spuntò dagli alberi con la faccia coperta di fili neri, sembravano capelli secondo gli insegnanti. Era anche lui bagnato e si contorceva come se fosse in preda ad un attacco epilettico.-

-Roland ma tu eri alla Jefferson?-

-Sì-

Mi rispose con freddezza.

-Ogni studente che era allla Jefferson può ricordare quella mostruosità. Comunque, Dennis scomparve di nuovo nel bosco e non venne mai più ritrovato-

Concluse tristemente.

-Okay... Ma tutto questo cosa ha a che fare con il Sodiun?-

Gli domandai.

Roland guardò l'orologio e si affrettò ad uscire.

-Aspetta Roland!-

Gli urlai andandogli dietro.

-Vai a casa. Come primo giorno lavorativo si finisce prima.-

Mi disse con un lieve disagio.

Poi prese il cappotto e corse via.

Rimasi lì imbarazzato e confuso poi mi ripresi dalle ultime parole di Roland e pagai il conto.

Uscii dalla tavola calda e tornai nella sede per prendere la borsa che era appesa nel mio ufficio.

Poi mi diressi verso casa pensando sempre a quel racconto, stavo camminando velocemente e non badavo ai passanti, per poco non fui investito.

Passai l'incrocio con Trost Road e la pioggia smise lasciando però il cielo nuvoloso.

Arrivai davanti a casa così presi le chiavi ed entrai.

-Sono a casa!-

Urlai.

-Eccoti! Come è andato il primo giorno lavorativo?-

Clara mi stava sorridendo mentre finiva di pulire il pavimento.

-Benone! Solo... Potremmo parlare di una cosa non appena ho finito di lavorare?-

Le chiesi timido.

-Certo, devo anch'io andare a lavorare tra poco, sai come primo giorno comincio nel pomeriggio.-

Mi disse questo prima di rincominciare a pulire.

Mi diressi nel mio nuovo studio dove finalmente l'agenzia aveva finito di trasportare i mobili.

Appoggiai la borsa e la giacca su una sedia vicino ad uno scaffale e mi sedetti alla scrivania, era presente davanti a me un riquadro di legno dove avrei appeso i miei dati materiali. Staccai le prime due pagine del dossier sul caso 41 e le attaccai con delle puntine verdi.

Poi aprii il dossier davanti al computer e cominciai a leggere da dove mi ero fermato.


Testimonianze:


Elisabeth McKaene: La signora McKeane avrebbe visto un'ombra incappucciata nella zona Est di Lock Lake. Era nel suo cottage a cucinare per una amica quando notò del movimento tra gli alberi e una finestra del salotto si ruppe improvvisamente. Non ci sono ulteriori descrizioni dalla signora McKeane e l'amica.

George Swift: -Ho sentito solo un uomo urlare tra gli alberi e mi è parso di vedere un uomo con due coltelli tra le mani che saltava tra i rami- Questa è stata l'unica confessione del signor Swift.



Solo due testimonianze riguardanti l'assassino? Mi domandavo.

-Sarà meglio che sabato faccia una visita ad Elisabeth.-

Sussurai tra me e me.

Provai a cercare informazioni più esplicite o utili, ma niente, nel dossier c'erano solo pagine riguardanti gli interrogatori della polizia a persone che abitavano nel centro di Phoenix.

Mi alzai e cominciai a guardare la lastra di legno dove avevo attaccato solo la foto di Ursula e le prime due pagine.

Dopo cinque minuti di analisi notai che nella foto era presente sullo sfondo una striscia grigia, decisi quindi cosa avrei fatto il giorno dopo e andai a riposare un po' sul letto in camera.

La finestra era stata riparata e i vetri erano stati rimossi, ma era completamente bagnata all'esterno, non ci feci caso così mi sdraiai e mi addormentai.

-Amore. Amore sveglia sono le sette.-

Aprii gli occhi e li sbattei per mettere a fuoco.

-Buonasera principino, vedo che devi ancora riprendere conoscenza quindi ti aspetto di sotto con la cena-

Clara uscii dalla stanza e io la seguii istantaneamente per la fame.

Eravamo muti mentre addentavamo il rosbif ed io ero nervoso.

-Clara ma tu hai fatto le medie alla Jefferson?-

-Sì ero qui a Phoenix prima del liceo.-

Mi rispose sorridendo e addentando un'altra fetta di rosbif.

-E conoscevi Dennis Brown?-

Le cadde la forchetta dalla mano e si alzò di colpo.

-Sono stanca, vado a dormire.-

Disse con freddezza.

-Ho saputo di quel che è successo nel 1992, se vuoi possiam-

-No Dave. Vado a dormire.

-Ma...-

-Ho detto no!-

I suoi occhi erano iniettati di sangue e con fare pesante salii le scale e andò a dormire.-

Non dovevo parlarne con lei, dovevo lasciare perdere quella storia assurda, ero sul punto di salire a parlare quando sentii un urlo.

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