Red sunbrust.

di ImBabuPeriwinkle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One. ***
Capitolo 2: *** Two. ***
Capitolo 3: *** Three. ***
Capitolo 4: *** Four. ***
Capitolo 5: *** Five. ***
Capitolo 6: *** Six. ***
Capitolo 7: *** Seven. ***
Capitolo 8: *** Eight(road). ***
Capitolo 9: *** Nine. ***
Capitolo 10: *** Ten. ***



Capitolo 1
*** One. ***


Un rumore martellante le trapassò le tempie, da parte a parte.
Schiuse gli occhi, interdetta, tastando sul comodino alla ricerca di quel aggeggio infernale.
Sul displey della sveglia, erano digitati quei maledetti quattro numeri.
Erano le 07:23
davvero troppo presto. E lei aveva davvero troppo male alla testa per schiodarsi dal suo piumino ed andare a scuola.
Quella della sera prima, era sicuramente una delle peggiori sbronze che avesse preso negli ultimi mesi. Ricordava solamente l'odore acre del vomito misto fumo che si inalzava dal bagno dell'American's Express e poi i suoi capelli sudaticci, appiccicati alla fronte.
Non sapeva nemmeno come avesse fatto a tornare a casa con le sue stesse gambe.
Probabilmente mi avrà trascinato Josh.  
Si, quasi sicuramente era cosi.
Spense la sveglia, con un mugugno e si rigirò nel letto, sperando di riaddormentarsi il più presto possibile.
Chissà se la nonna si era accorta di qualcosa?
Quel pensiero le fece corrucciare le sopracciglia cremisi, da sotto il lenzuolo. 
Ma no, era rientrata tardi. Non sapeva esattamente l'orario, ma era sicura che fossero le due passate.
Sarà già stata sicuramente nel mondo dei sogni.
Maddlene se lo augurò, non voleva farla preoccupare e se l'avessa vista nelle condizioni di ieri, le sarebbe venuto sicuramente un colpo.
La nonna, già. 
La sua amata nonna.
Un timido raggio di sole filtrò tra le persiane abbassate e costrise Maddlene a girarsi verso la porta. 

La testa le faceva male,
tremendamente male.

Poteva ancora sentire il sapore amarognolo dell'alcool, impregnato sulla sua lingua.
Un conato di vomito le risalì le viscere, obbligandola a mettersi a sedere sul letto.
Si guardò intorno alla disperata ricerca di una bottiglia d'acqua, si era improvvisamente accorta di avere la gola completamente secca
Uscì dal letto e fissò speranzosa verso la scrivania, sulla quale erano accatastati vestiti, libri e matite colorate. Ma dell'acqua; nemmeno l'ombra.
Cosi, rassegnata, zampettò fuori da camera sua e, cercando di non fare nessun tipo di rumore, sgusciò giù per la rampa di scale.
Quando fu davanti alla porta a vetri, tuttavia, le fu immediatamente chiaro che la nonna era già sveglia da un pezzo. Lo sfrigolare di padelle antiaderenti e il profumo vellutato di pan cakes al miele, inondava tutto il pianerottolo.
Maddlene si stropicciò gli occhi e fece il suo ingresso trionfale in cucina. 
Sperò con tutto il cuore di non essere sopraffatta da un altro conato di vomito.
-Buongiorno ciliegina- Colette stava impiattando una crepes dall'aria succulenta e teneva un grembiule a merletti, stretto in vita
-stavo per venire a chiamarti-
-non ho sentito la sveglia- borbottò la ragazza, accomodandosi di fronte al suo piatto
-oh non importa, non importa. Capita, quando si lavora tanto- le scoccò un amorevole bacio sulla guancia -ah, oggi pomeriggio passa tuo padre- 
Maddlene per poco non si strozzò con il succo di lampone
-c-cosa?-
La nonna si voltò, con apprensione -non dovresti bere cosi velocemente, Maddlene-
-c-cosa vorresti dire con "passa tuo padre"?- insistè la ragazza, con un filo di agitazione nella voce
-bhe, esattamente quello che ho detto. Sicura di sentirti bene?-
Le era definitivamente passata la fame, fissò corrucciata la crepes ricolma di miele, come se le avesse fatto un torto irrisolvibile
-mi viene a prendere a scuola?-
Colette osservò la nipote, con un velo di tenerezza negli occhi cerulei -ha detto che passerà a casa a salutarci, ma se preferisci lo chiamo e gli dico di venire prima alla East High, cosi pranziamo tutti insieme- la donna si accese in un sorriso entusiasta -preparerò l'arrosto. Il tuo preferito-
-No no, per carità! - si affrettò a rimediare Maddlene -vengo a casa con Josh. Voi aspettatemi qui -
La nonna scivolò alle sue spalle, togliendo il piatto, con quasi tutta la portata intatta
-non hai mai avanzato le mie crepes, sei sicura di star bene?- domandò Colette, osservando circospetta il volto della nipote
La ragazza si affrettò a scoccarle un rumoroso bacio sulla guancia, nella speranza di scampare dal campo visivo di quello sguardo indagatore 
-non ho fame, bellezza. Tutto qua- si spalancò in un sorrisone a trentadue denti
-Ingraziarmi non ti salverà, signorina- la nonna si girò di schiena, verso il lavandino, ma anche da quella distanza si poteva notare l'orlo di un sorriso su quelle guance scarne.
-Vai a prepararti va, che se no farai tardi a scuola-
Lieta di avere una scusa valida per uscire dalla stanza, Maddlene schizzò fuori, con la testa che la tormentava ancora.
"Maledetto alcool"
-Ah, ciliegina- La voce di Colette la richiamò nel pianerottolo
La ragazza si autoimpose di fare un'espressione il meno dolorante possibile. Tuttavia non era propriamente sicura di esserne in grado.
Il giramento di testa la costrinse ad aggrapparsi alla maniglia della porta
-dimmi, nonna-
-fatti una doccia- Maddlene rispose con uno sguardo a metà tra l'interrogativo e lo sbalordito -perchè puzzi orrendamente di vomito-


Ciao a tutti :]
Eccomi quaa!
in questi giorni sono stata malata e la mia mente (malata anche quella) ha partorito questa nuova storia.
Vi dico subito che ho le idee un po' confuse, perchè mi è uscita di getto e non so ancora bene cosa ne verrà fuori.
[Speriamo tante cose belle!]
In ogni caso vi posso dire che il protagonista maschile sarà Niall.
 Cioè, mi dispiace, mi dispiace tanto (no, non è vero, sono felicissima) ma sto scoprendo di amarlo veramente alla follia
 *_____* 
E poi ho notato che è poco quotato per le ff. Non ne capisco il motivo, visto che è davvero qualcosa di meravigliosostupendomeraviglioso.
(magari è quotato e sono io che sono deficiente e non trovo le storie su di lui. u.u Bhe, pazienza.)
Ora la pianto. 
Comunque il mio personaggio femminile è ancora in fase strutturale.
Per ora [come avete notato] so solo che si chiama Maddlene, è una
rossadefuego ed abita con la sua nonnina.
Inoltre, ovviamente ci saranno tanti personaggi interessanti (ehm ehm, altra gente di nostra conoscenza)
Ovviamente, come al solito aspetto le vostre prime impressioni su questa mia nuova storia!
Se volete, recensite, miei cari!
Che per me, leggere il vostro parere, è sempre un g r a n d i s s i m o piacere. 
Ciao a tutti e alla prossima.

Tanti baci xx

B a b ù ( :



 

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Capitolo 2
*** Two. ***


L'acqua calda le scivolava velocemente sul corpo ed era un vero toccasana per il suo mal di testa. Si maledisse mentalmente per non aver sgraffignato un aspirina dall'armadietto in salotto.
Aveva fatto due shampoo, nella speranza di togliersi dalla criniera quel nauseabondo odore di vomito, ma nonostante ciò, quell'olezzo continuava a ripresentarsi sotto al suo naso, sempre con maggior insistenza. Quasi a volerle ricordare la nottata appena trascorsa.
Fece scorrere con un sibilo, il separè della doccia e si piazzò di fronte allo specchio. Due grandi occhi cioccolato ricambiavano il suo sguardo e si facevano largo sopra un piccolo muso da volpe, interamente coperto da macchioline color champagne.
Sbuffò nell'osservare la propria immagine riflessa; la sera prima aveva dimenticato di struccarsi.
E come avrei potuto, ero sfondata di vodka.  
Due grandi chiazze di mascara le colavano sulle guance lattee, mescolandosi con le venose occhiaie.
Sono da buttar via. Pensò sconsolata Maddlene, attaccando lo spinotto del phon.
Il vomito le era momentaneamente passato, forse merito dell'acqua calda, ma una sensazione di nausea l'accompagnava da quando aveva messo piede fuori dal letto.
Chissà se Josh se la passava meglio e se la signora Devine lo aveva beccato come al solito?
Bhe, pazienza. Lui sarebbe andato a scuola e al rientro avrebbe potuto riposare e riprendersi dall'ennesima sbronza, in santa pace.
Maddlene no.
Maddlene avrebbe dovuto fingere di essere felice nel rivedere il padre, e lui avrebbe contraccambiato, fingendo a sua volta, di aver sentito minimamente la mancanza della figlia.
Avrebbero mangiato l'arrosto, in silenzio
o scambiando giusto qualche parola di cortesia, per fare contenta Colette.
Poi Maddlene (come da copione) avrebbe tagliato la corda, con il suo solito "devo fare i compiti" bofonchiato a denti stretti
e Johnatan Hale, dalle cinque di quella stessa giornata, sarebbe tornato ad essere un emerito sconosciuto e a vivere la sua vita, lontano dagli occhi della figlia.
Quegli occhi che somigliavano talmente tanto ai suoi, da sembrare fotocopiati.
Quella era una prassi ormai, una stupida e monotona prassi.
Uno stupido e monotono copione.
Niente più di questo univa Maddlene a suo padre,
quel padre che non sentiva di volere. Semplicemente perchè egli stesso non aveva mai voluto una figlia come lei.
Non importava quanto Lennie fosse brava in chimica o quante A portasse a casa,
non gli importava nemmeno più che si fosse riempita di tatuaggi e girasse con un pitone reticolato per casa.
L'aveva semplicemente messa da parte, come un giocattolo usato e qualsiasi cosa Maddlene facesse o dicesse per attirare la sua attenzione, risultava insopportabilmente inutile.
La ragazza ricordava ancora quella sera d'inverno, 
Quella sera dove tutto era diventato ancora più inutile, dove le parole erano diventate inutili.
La minestra stava cuocendo a fuoco lento e l'orologio a cucù aveva battuto le otto, quando Johnatan era sceso dalle scale con una bottiglia di liquore in mano e nell'altra una valigia rattoppata.
Aveva fissato i grandi occhi della figlia, senza vederli e poi si era girato nella direzione di Colette, dandole le spalle.
Niente di quello che si dissero fu mai detto a Maddlene, 
e dopo cosi tanto tempo e cosi tante lacrime
si era addirittura stufata di chiederselo.
Indossò sbrigativamente una canotta verde petrolio, dei fuseaux e si chiuse la porta del bagno alle spalle, senza nemmeno togliere il mascara colato dal volto.

-devo scappare, bellezza. Sono in mega ritardo, ci vediamo per pranzo-
Colette si affacciò dalla cucina, con una lucente mela rossa nella mano
-portala a scuola, che non hai mangiato niente - Maddlene alzò gli occhi al cielo, con un sorriso intenerito -a scuola esistono le macchinette, nonna. Ti prometto che non morirò di fame-
Afferrò il borsone e sgusciò velocemente fuori dalla porta, schermandosi la faccia dal sole.
Una bmw scintillante era parcheggiata davanti al cancello della villetta color avorio e dentro di essa, un ventenne dagli scompigliati capelli color del cacao, stava trafficando con il cellulare.
La ragazza gli bussò al finestrino
-sei in ritardo- annunciò lui, mentre Maddlene sbatteva la portiera.
-bhe, avresti potuto suonare il clacson invece di startene qui come un perfetto idiota-
-siamo di buon umore stamattina?- 
La ragazza si massaggiò le tempie, con gli occhi socchiusi -non me ne parlare. Credo mi ci vorranno due mesi per riprendermi dalla botta di ieri-
Il moro sbuffò sonoramente -andiamo Hale, abbiamo avuto notti peggiori-
Era vero.
Le notti peggiori
e dannatamente tutte in compagnia di Josh Devine, il suo discutibile vicino di casa.
Insomma, lo era discutibile. Lo era eccome, ma esclusivamente per le comari della periferia di Mullingar,
che lo consideravano "il drogato figlio del sindaco".
Certo, era stata una bella batosta per la carriera di Antony Devine, sapere che il suo amato primogenito si aggirava per i vicoli bui del paese con bustine di stupefacenti, mentre lui era intento a preparare la sua prossima campagna elettorale.
Una bella batosta per davvero.
Era stato talmente un duro colpo, che aveva addirittura ipotizzato di spedire Josh diretto in riformatorio.
La loro vicina di casa; la signora Pimpernel, ovviamente, aveva ascoltato ogni singola parola di quella litigata furibonda. Attaccata alla parete di casa con un bicchiera schiacciato contro l'orecchio e sempre abbastanza ovviamente, aveva telefonato in extemporanea a Mrs Tumbly, che a sua volta aveva chiamato Darcy eccetera eccetera.
Il  boccone era stato davvero succulento per tutte le pettegole del posto. Che non avevano più ascoltato nulla di così sconvolgente, dai tempi del Giurassico.
Ma nonostante tutte queste schiocchezze, Josh era un ragazzo sincero e a Maddlene piaceva.
Gli piaceva perchè era spontaneo, divertente e se ne sbatteva il cazzo di quello che diceva la gente di lui.
Se voleva drogarsi, spacciare, ubriacarsi e ridrogarsi
lo faceva. 
Senza nessun tipo di problema.
-Tua nonna ti ha beccata?- sogghignò Josh, parcheggiando nel grande vialone che anticipava la East High School
-non credo. Ho un certo talento nel non farmi scoprire-
-e a quanto vedo hai anche un certo talento nel truccarti- corrucciò le sopracciglia, indicando le guance di Maddlene, con perplessità -è una nuova moda? Sembri un panda-
La ragazza si chinò sullo specchietto retrovisore del bmw, per vedere a cosa si riferisse l'amico.
Era quel dannatissimo mascara. Maledizione, sembrava uscita da un manicomio.
Bhe, pazienza. Afferrò la borsa con un verso sprezzante.
-almeno il mio trucco da panda va via, la tua faccia da schiaffi è più difficile da cancellare, Devine-
Il moro si mise in tasca le chiavi e le seguì, scuotendo la testa. 
All'interno della East High, un'orda chiassosa  sciamava nei corridoi, in attesa dell'inizio delle lezioni. 
Maddlene si fece largo, spintonando un gruppo di ragazzini ridacchianti
-alla prima ora ho Meller- sbuffò Josh, con gli occhi incollati al suo orario
- io la Hogan ma credo proprio che andrò in infermeria a prendermi un'aspirina. Mi sta scoppiando la testa-
Affiancarono un nuovo gruppo, questa volta composto da ragazze che ridacchiavano, accalcandosi  intorno a qualcosa o meglio qualcuno.
Una disordinata massa di capelli biondi faceva capolino dal centro di quello stormo.
Il proprietario, aveva un'aria spensierata e spavalda e stava appoggiato mollemente ad un armadietto, con il cappuccio della felpa che faceva fuoriuscire solo quello stupido ciuffo ossigenato.
La crocchia intorno a lui stava ridendo di cuore, probabilmente per qualche sua squallida battuta.
Gli si accalcavano intorno come mosche sulla carne cruda e il biondino sembrava godere di tutte quelle frivole attenzioni. 
-mi dai il permesso di vomitare?-  domandò disgustata Maddlene, guardando con aria di superiorità la scena
-solo se lo fai lontano da me-
La ragazza ghignò, superando il gruppo -un giorno mi dovrai spiegare che ci trovano in Horan, quelle. -
L'amico alzò le sopracciglia, con noncuranza -boh, è ricco-
-e stupido- 
-ecco, sarà questo che piace tanto alle cheerleaders- 
Maddlene fece finta di rifletterci su
-si sa, tra cerebrolesi ci si capisce-
Cerebroleso, questo era Niall Horan.
Un cerebroleso e il biondino più slavato e perbene che avesse mai calcato i corridoi della East High.
Credeva di piacere a tutti solamente perchè proveniva dalla famiglia più ricca di Mullingar e organizzava delle feste da paura, nella sua depandance.
Ma in realtà non c'era nulla di peggio.
Anzi, si.
C'era qualcuno che riusciva nell'impresa di sorpassare quel cicciobello, in quanto a stupidità, e questo qualcuno era sua sorella. 
Angelique guardatemitutti Horan.
Una di quelle classiche reginette del 'so tutto io' che pensano di essere personalità di spicco solo per aver vinto qualche patetico concorso di bellezza e le elezioni a rappresentante d'istituto.

Patetico si, 
loro erano patetici.

-ti aspetto all'uscita- le urlò Josh, entrando controvoglia nell'aula di chimica.
-ok. Ci vediamo dopo, faccia da schiaffi-

Rieccomi [:
eh, niente. Mi annoio tantissimo a casa (causa influenza -.-"
cosi ho pensato di andare avanti con la mia nuova storia! 
Alllooorra, bhe che dire. Sto iniziando ad avere le idee chiare e tatatataaa *rullo di tamburi" Niall Horan
ha fatto la sua prima apparizione.
Ed è taanto bello e dolce, come suo solito. Solo che Maddlene ancora non se n'è accorta.
Anzi, il suo personaggio sta diventando un po' più complesso del previsto, da delineare.
Comunque non le piace Niall.
Nemmeno un po'.
E poi un'altra figura i m p o r t a n t i s s i m a è il padre della nostra protagonista.
Ma non vi dico di più!

poi c'è Josh, che non è il solito migliore amico. Anzi, no. Non ho mai parlato di migliori amici ] il loro rapporto è più complicato di quello che sembra. (nessuna lovestory e blablabla. no)
Bhe, comunque non vi anticipo nulla. 

Un bacio xx
 
Babù
 
 

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Capitolo 3
*** Three. ***


La radio del bmw sputava fuori un allegro tormentone estivo che non si intonava per niente con l'umore di Maddlene. Josh stava guidando troppo velocemente mentre lei avrebbe voluto impiegare ore per raggiungere la sua dannatissima casa. Le stradine secondarie schizzavano fuori dai finestrini abbassati.
-ti vedo nervosa- azzardò il ragazzo, svoltando nella sua via -vuoi che ti accompagno? Cosi magari saluto anche tua nonn-
-non c'è bisogno, so camminare da sola e poi non sono tesa. Grazie- replicò asciutta
Non era vero.
Era una tremenda bugia. Una di quelle che sparava verso gli altri, nella speranza di convincere anche se stessa
- non giocare a fare la ragazza mestruata con me- borbottò -volevo solo essere gentile-
Maddlene osservò con preoccupazione la lucente macchina bianca, parcheggiata davanti al loro cancello  -è già arrivato, merda- 
-è solo un pranzo, Hale- lo sguardo di Josh si precipitò nella stessa direzione di quello di lei e alzò un sopracciglio, con l'aria di chi la sapeva lunga -andrà tutto bene-
Già, era facile parlare.
La tensione attanagliava lo stomaco di Maddlene. Sentiva come se qualcuno lo avesse estratto dal suo corpo, per imbottirlo di piombo.
Nonostante ciò, alzò gli angoli della bocca in quello che doveva essere un sorriso rassicurante.
-e poi pensa a stasera-
-stasera lavoro, Josh- sospirò la ragazza, aprendo la portiera controvoglia
-appunto. Ci spacchiamo in metà- 
Maddlene sentiva le gambe farsi sempre più molli, man in mano che si avvicinava alla porta di casa -se sopravvivo- borbottò lugubre
Josh girò la chiave nel quadro -mandami un messaggio appena ti liberi-  le urlò, sporgendosi dal finestrino.
Le sventolò la mano, in segno di saluto.
Il bmw ripartì sfrecciando lungo il vialetto e la ragazza rimase impalata a guardarlo, con l'angoscia che le attanagliava le budelle in una morsa.
"è solo un pranzo, Hale" 
"è solo un pranzo, Hale"
"è solo un pranzo, Hale"
bhe, Josh non aveva tutti i torti. Doveva semplicemente sorridere, mangiare due fette d'arrosto e raccontare come stava procedendo la scuola.
Già, come se a Johnatan fosse mai importato qualcosa. 
Girò la chiave nella toppa, con le ginocchia che minacciavano di cederle
Dentro di sè, sperava ardentemente che i suoi due tatuaggi nuovi fossero ben visibili e a portata di occhiatacce. Forse avrebbe dovuto indossare i calzoncini corti per farli risaltare di più.
Si, non era una cattiva idea cambiarsi prima di pranzo.
Ma poi avrebbe dovuto subire il peso degli sguardi inteneriti della nonna. Quegli sguardi ricchi di significato che la facevano sentire nuda. 
Nuda ed infantile.
Lei capiva praticamente tutto di Maddlene,
ogni sua mossa, ogni suo sguardo, ogni suo pensiero.
La nonna sapeva perfettamente quanto fosse difficile rivedere il  padre, ogni volta e  soprattutto quanto fosse difficile constatare che il suo interesse, nei loro confronti non era aumentato di un centimetro.
Sapeva quanto la ragazza si sforzasse di fare e dire qualcosa che potesse convincerlo a tornare a casa. Sapeva che tutti quei tatuaggi sul petto e sulle braccia, erano la testimonianza palpabile dei suoi sforzi per ricevere un minimo di attenzione. Quella attenzione che non aveva mai avuto l'onore di volegere su di sè. 
-sono a casa- 
un borbottio confuso proveniva dalla cucina, una voce tremendamente familiare si mescolava a quella della nonna.
Maddlene scostò la porta e si affacciò, incerta  -sono a casa- ripetè.
Nella ariosa stanza si sentiva già l'inconfondibile profumo di arrosto e peperoni.
Il tavolo era stato finemente apparecchiato e Colette indossava ancora il suo grembiule a merletti. Armeggiava con un tegame ricolmo di sugo
-eccoti qui, ciliegina- l'accolse, girando appena la testa candida.
Di fronte a lei, seduto su una delle loro sedie traballanti, stava Johnatan Hale.
Bruno quanto lei era rossa e con un paio di baffi a spazzolino che avrebbero fatto invidia a Capitan Uncino -ti aspettavamo- commentò, con un sorriso che tradiva il suo imbarazzo
-ciao papà- Maddlene si sforzò di sembrare tranquilla, ma il cuore aveva iniziato a trottarle nelle orecchie. Era sempre lo stesso
Sempre con quei vestiti perfetti e quelle mani abbronzate, 
sempre con quella posa sicura e quelle rade rughe intorno agli occhi. 
Era sempre lui.
-è quasi pronto. Vai a lavarti le mani- le ordinò la nonna, colando la salsa sopra al pollo con un mestolo
Maddlene si richiuse la porta alle spalle e corse a perdifiato su per le scale, con il cuore che minacciava di esploderle dal petto.
Entrò in camera sua e gettò la borsa sul pavimento.
Sarebbe stata una giornata impegnativa, e già solo nell'osservare suo padre, le era venuto l'immenso terrore del non saper cosa raccontargli.
Bhe, avrebbe potuto dirgli che aveva vinto le olimpiadi di matematica. 
no, avrebbe potuto spiegargli di quanto si drogasse, da quando se n'era andato
e di quanto avesse bisogno di venire considerata da lui.
Di ricevere una sua predica, un suo schiaffo, un suo abbraccio.
Avrebbe potuto dirgli che la pensione della nonna era appena sufficiente a farle arrivare a fine mese e che Maddlene aveva iniziato a lavorare all'American's Express.
Avrebbe potuto dirgli di quanto si spaccava all'American's Express. 
Avrebbe potuto spiegargli di quanto fosse liberatoria la sensazione che provava nell'ingerire un bicchierone di gin, a fine giornata o di quanto fosse diventato grosso il suo serpente.
Già, Kala. Il suo pitone reticolato. Se ne stava con le spire arrotolate contro la parete.
Un paio di indumenti erano a pochi centimetri dalla sua testa schiacciata.
Maddlene recuperò dei calzoncini con un sospiro  e si cambiò.
In cucina, sia Johnatan che Colette erano già seduti a tavola. Maddlene fece il suo ingresso trionfale e si sedette, con lo stomaco in subbuglio
-bene, siamo tutti qui. Mangiamo- esclamò la nonna, gioviale.
La straziante sensazione di disagio iniziava già a farsi sentire. 
Doveva solamente fare un bel respiro e non agitarsi troppo, non doveva essere una cosa poi cosi complicata.
-allora, emh, M-maddlene- balbettò l'uomo -come va la scuola?-
La ragazza rimase con gli occhi concentrati sul suo piatto -tutto okei-  
-vaiancora alla West Sheffield?- La ragazza si irrigidì leggermente, sotto gli occhi ansiosi di Colette -Johnny, l'ho iscritta alla East High- commentò atona, tagliandosi un grosso pezzo di carne
-ah, oh molto bene-
-è un'ottima scuola e Maddlene mi dà grandi soddisfazioni- Gli occhi di Colette si illuminarono, appoggiando una mano sulla spalla della nipote -credo che abbia ereditato il tuo cervello -
Un leggero tic nervoso si intravedeva mentre l'uomo masticava. Ce l'aveva sempre avuto, almeno da quando Maddlene ne avesse memoria 
-oh, no. Era Lilian quella intelligente- sbottò, facendo scivolare una forchetta in terra. 
Era talmente nervoso che non riusciva nemmeno più ad alzare gli occhi dal piatto e Maddlene poteva sentire il suo respiro irregolare
-lascia, faccio io- Colette si chinò , anticipando il figlio. 
Un silenzio pesante era calato sulla cucina. Si udivano solamente i tintinnii delle posate che sfioravano i piatti
-avrà ereditato l'intelligenza da lei- biascicò Johnatan, con gli occhi scuri dilatati in un ghigno indecifrabile. 
Maddlene sentì il cuore accellerare e per non far notare il suo improvviso senso di panico, afferrò il bicchiere e sorseggiò velocemente. 
Perchè doveva essere tutto cosi complicato? 
Quel 'lei' era il peggiore dei taboo, nelle loro rade conversazioni.
Lei, Lilian. La mamma di Maddlene.
-ma non il suo buon gusto-
Colette fissò interrogativa il figlio, che aveva il volto tirato in una smorfia. 
La ragazza tenne gli occhi bassi in direzione del suo arrosto
-cosa vorresti dire, Johnny?- chiese Colette, cordialmente
L'uomo osservò con un cipiglio imbarazzato i gomiti di Maddlene, che spuntavano dalla tavola.
-guardala, mamma. Ti sembra che una ragazza possa andare in giro conciata cosi?-
Conciata cosi?
Gli occhi di Maddlene iniziarono a pungerle ai lati della faccia. Johatan Hale sembrava divertito. 
L'incertezza di poco prima era completamente sparita dal suo volto ordinario. 
-cosa ti è salato in testa?- si rivolse alla figlia, sghignazzando vergognosamente.
Colette avvicinò la mano al braccio del figlio -Johnny- 
-sei volgare-
Le parole rimbombavano nella testa della ragazza, come se fossero state urlate con un megafono.
"sei volgare" 
-e peggiori ogni volta che ti vedo-
Ormai la rabbia si era incanalata nei suoi vasi capillari, offuscandole la vista con grosse lacrime.
Maddlene tenne la testa abbassata, cercando di non farle notare al resto dei commensali.
Non era niente di grave, erano solo stupidi commenti.
Non diceva sul serio, non voleva offenderla. Maddlene continuava a ripetersi lo stesso mantra.
-come hai potuto permettere che si riducesse cosi-  tornò a rivolgersi a sua madre
la sua risata martellava il cervello della ragazza,  la sentiva talmente vivida e sporca da farla vergognare di se stessa. Provò un frustrante senso di disagio, osservando le propria braccia pallide.
-Johnatan credo che tu stia esagerando- annunciò Colette, gelidamente.
L'uomo tuttavia non perse il suo sorriso di scherno. Maddlene lo avvertiva ancora li, stampato su quel volto asettico. Poteva vederne gli angoli, come se fossero stati contornati da luci al neon. Tuttavia non aveva sufficiente coraggio per rialzare lo sguardo.
Ma lo percepiva, 
lo avvertiva.
Finse di essere particolarmente impegnata a tagliare un pezzo di carne troppo duro.
-hai un fidanzato?- le domandò, con ilarità
Maddlene sentì il cuore farsi più stretto, all'interno del suo petto tatuato
-no- disse 
-e non ti chiedi perchè?-
Accadde tutto in meno di un secondo, un rumore di vetri infranti, uno schiocco sordo e poi gli occhi arcigni di Colette puntati sul figlio
-Johnatan smettila- ordinò, affrettandosi nel raccogliere i cocci del bicchiere lasciato cadere da Maddlene
-l-lascia, faccio io- sussurrò la nipote, precedendola. Gli occhi le pizzicavano ancora
Afferrò tutti i pezzi di vetro e li gettò nel lavandino, dando le spalle al padre.
Sentiva gli sguardi su di sè, come abbaglianti di una macchina. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla piangere, non gli avrebbe mostrato quanto ancora soffriva per lui.
-S-scusatemi, ho molto da studiare- annunciò, con freddezza -buona giornata papà-
Maddlene scattò fuori dalla cucina, quando ormai le lacrime avevano preso a scivolarle furiosamente sulle guance.
Si lanciò sul letto. 
Il grosso groppo che aveva in gola, si faceva sempre più opprimente, man in mano che le parole di suo padre le risuonavano nelle orecchie.
"sei volgare"
"peggiori ogni volta che ti vedo"
"come hai potuto permettere che si riducesse cosi"
Ma cosi come? 
Cosi l'aveva ridotta lui. 
Lui, che non l'aveva mai sentita vicina
Lui che aveva preferito sparire, rifarsi una vita.
Lui che ogni volta sembrava provasse piacere nel ferirla
Lui che sapeva distruggere la sua autostima, con poche parole e qualche sorriso gelido.
Maddlene premette il viso contro il cuscino, smossa soltanto da brevi singhiozzi.
Si sentiva cosi stupida, cosi inadeguata. Afferrò il cellulare, asciugandosi bruscamente le guance con il dorso della mano.
Aprì la casella dei messaggi: 
"Ho già finito. Veloce ed indolore. Ci vediamo all'American"
Invio.
Rilesse il testo, con gli occhi offuscati dalle lacrime: "veloce ed indolore". 
Gli uscì un sospiro involontario. Avrebbe regalato tutti i suoi pochi risparmi purchè il messaggio rispecchiasse la realtà.
Non aveva voglia di raccontarlo a Josh, di guardare il suo sguardo comprensivo, non aveva voglia di farsi psicoanalizzare da nessuno.
Quella stessa sera si sarebbero divertiti, avrebbero bevuto alcool e quello stesso alcool  sarebbe stata una medicina sufficiente per  farla dimenticare dell'accaduto. 
Non era morto nessuno, infondo.
La ragazza si alzò, barcollante e aprì l'anta dell'armadio, dove si stagliava un grande specchio.
I capelli cremisi le contornavano il viso arrossato dal pianto.  Sulle clavicole e sulle braccia, i tatuaggi risaltavano contro la pelle diafana.
Bhe, infondo aveva ottenuto una piccola vittoria, l'ombra di un sorriso si affacciò sul suo muso da volpe. 
Finalmente, dopo tanto tempo, Johnatan Hale si era accorto di lei. Si era sentita umiliata, ferita e sfottuta ma allo stesso tempo esaudita perchè quell'uomo, che per tanto tempo l'aveva deliberatamente messa da parte, si era accorto di lei, si era accorto dei suoi tatuaggi.
Era già qualcosa.
Una leggera vibrazione si propagò nella stanza, facendo sobbalzare Kala, che prese a  soffiare irritata. 
Josh: "te l'avevo detto. Stasera si vola" 


Hola (:
la bruttezza di questo capitolo è proverbiale.
Me ne rendo conto solamente adesso, ma va bhe.
Penso e spero che mi perdonerete per questa svista (e carenza di idee!)

Dunque dunque dunque, che altro dire?
Abbiamo conosciuto il padre di Maddlene, ossia Jonhatan.
Sarà un personaggio moolto importante perciò occhi su di lui. Per ora potrà sembrarvi strano il suo comportamento
ed eccessiva la reazione di Lennie, ma tra qualche capitolo (non so esattamente quando) vi verrà rivelata la loro tormentata storiaa! Qui ne abbiamo solo un assaggio.
Niall non si è visto :( 
Perdonatemi, ma tra pochissimo ci sarà un nuovo incontro tra i due. 
Ah, e comunque dovrebbero ritenere illegale il video di Night Changes, non se se l'avete visto ma io per poco non mi strozzo con un Flauto mulino bianco quando c'era la scena di Zayn a cena.

MAASIPUO'?! (*____*)
Anche gli altri non scherzano eh!



Bhe, daaai. Ora bastaa dire cretinate!
Un bacione a tutti


Babù :)
 

  
 

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Capitolo 4
*** Four. ***


-Vado all'American- la voce della ragazza si diramò lungo tutto il pianerottolo. Aveva indossato il vestito più vertiginoso che era riuscita a trovare e ora si spalmava accuratamente del rossetto sulle labbra. 
-devo aspettarti alzata?- Maddlene per poco non prese una testata contro l'anta dell'armadio dallo spavento. Non aveva sentito la nonna entrare. Sapeva essere più silenziosa di un gatto, quando voleva.
-se hai voglia, ma non so a che ora stacco- 
Colette fissava la nipote che si truccava, con un'espressione intenerita -cosa c'è?- le chiese con un sorriso divertito
-ho parlato con tuo padre e-
Gli occhi della ragazza tornarono improvvisamente seri.
-fammi indovinare? Non voleva offendere nessuno, si è sentito in colpa e ti ha detto di chiedermi scusa da parte sua - la voce le tremolò appena. 
La nonna sedette stancamente sul letto -lui ti vuole bene, Maddlene. Solo che non è mai stato bravo con le parole e dopo la-
-no. So già cosa stai per dire. Ed è un discorso che sono stanca di ascoltare- richiuse la trousse con tanta foga da strappare la cerniera lampo -se sono cosi volgare dovrebbe farsi un esame di coscienza per primo-
-tu non sei volgare- gli occhi di Colette si inumidirono appena -ma dovresti smetterla di truccarti cosi, non ne hai bisogno-
Vedere la nonna commossa le faceva stringere il cuore in una morsa ai lati del petto. Non era mai stata brava nel manifestare affetto alle persone, era sempre stata restia ai rapporti umani e Colette era la sola persona con cui si fosse mai sentita al sicuro.
Per questo non voleva che si prendesse responsabilità di ciò che Maddlene era diventata.
Non era colpa sua, anzi si. Aveva coltivato la parte dolce e felice della nipote, era la piena responsabile di un lato della sua vita,
il lato curioso, allegro e spensierato.
Non aveva fatto altro se non amarla e ricucire le pezze, là dove un padre assente aveva strappato dei buchi.
La ragazza era già pronta a controbattere, quando un deciso colpo di clacson irruppe dalla finestra socchiusa.  
-è già arrivato-
Si infilò rapidamente le decoltè e afferrò la borsa nera.
-salutami Josh- Colette l'avvolse in un abbraccio -e chiudi a chiave quando rientri-
Lanciò un rapido sguardo diretto alla figura china dell'anziana. Era seduta sul letto e si fissava le mani raggrinzite. I lunghi capelli argentei stretti in una crocchia dietro alla testa e lo sguardo perso nei suoi pensieri. Era bellissima, di questo Lennie era sempre stata sicura. 
Bellissima e forte.
Ma in quel momento, raggomitolata sul copriletto, pareva una bambina infreddolita.
Un istinto di protezione ed apprensione invase il piccolo cuore della ragazza. Avrebbe preferito non dover lavorare affatto, ma rimanersene sul divano con Colette a mangiare schifezze e guardare film di Richard Gheere. 
Lo facevano molto spesso, quando una delle due si sentiva giù di morale.
Un secondo colpo di clacson la ricatapultò alla realtà.
-ti voglio bene, bellezza
Uscì dalla camera da letto di volata, ma riuscì comunque ad intravedere i vividi occhi della nonna, aprirsi in un sorriso addolcito.
Scese le scale e arrancò verso l'uscita, trascinandosi sopra quei tacchi vertiginosi. 
-abbiamo dimenticato i pantaloni, stasera?- commentò l'amico, quando Maddlene spalancò la portiera. La ragazza si accomodò sul sedile anteriore, con uno sbuffo. 
-ciao non va più di moda?- si tolse le scarpe e appoggiò i piedi sul cruscotto, con noncuranza.
Due secondi dopo, stavano sfrecciando lungo le strade di Mullingar.
-non puoi andare più veloce?- si lamentò lei, guardando con apprensione il cellulare -siamo in ritardo di cinque minuti-
-qualcosa mi dice che per cinque minuti, non rischierai il licenziamento-
Le strade della città erano affollate da branchi di ragazzi, che camminavano sui marciapiedi o sostavano di fronte ai locali. Ogni sorta di insegna luminosa contornava il ciglio dei vicoli.
-com'è andata con tuo padre?- domandò Josh, imboccando una rotonda
-è sempre il solito-
"stronzo" completò mentalmente.
Quando arrivarono di fronte all'insegna dell'American's Express, un folto gruppo di persone era già accalcata nello spiazzo davanti all'ingresso. La scritta baluginava con lettere al neon rosse e bianche e una sagoma di una pin up ammiccante, si stagliava contro l'ingresso già gremito.
Maddlene smontò dal bmw e varcò la soglia del locale, con i tacchi che stavano già iniziando a fare i capricci.
L'American's Express era uno dei locali più frequentati dalla fauna locale, era un ambiente spazioso e moderno, con bassi divanetti bianchi e luci soffuse. 
Quella sera era particolarmente affollato. Orde di ragazzi si accalcavano sui tavolini e chiacchieravano animatamente, con bicchieri di plastica in mano.
Maddlene sparì dietro al bancone e appoggiò la borsa in uno dei guardaroba per il personale
 -sei in ritardo- una tagliente voce la colse alle spalle.
Ainette, la sua datrice di lavoro, entrò nella stanza con un vassoio vuoto in mano.
Aveva i bruni capelli tirati in una lucida coda di cavallo e il volto aguzzo la fissava con impazienza -stasera è una bolgia - spiegò, scostandosi bruscamente un ciuffo di capelli dalla fronte sudata.
-ho visto. Ma Liam non c'è?-  
Liam era il  barista dell'American. Un tipo tutto muscoli e simpatia che flirtava con ogni bella ragazza del locale. Uno di quelli che fa aumentare il flusso di clienti femminili a livelli indicibili.
-si, è andato sul retro a prendere altro succo alla pera- 
Maddlene legò i capelli in un saldo nodo dietro al collo e si riaffacciò al bancone, seguita da Ainette.
La musica era assordante e dopo una buona mezzora, la pista si stava già riempiendo di ragazze ancheggianti. Il barista era ricomparso e trafficava con lo sheker, alla sua destra. Teneva le sopracciglia contratte, mentre agitava con maestria l'aggeggio. 
Josh aveva l'aria di divertirsi un mondo. Vagava per il locale, circondato dalla sua crocchia di amici palestrati, che si spintonavano e ridevano. Aveva già bevuto parecchi shottini e altrettanti parecchi ne aveva bevuti Maddlene.
Sentiva quella impagabile sensazione di leggerezza che solamente l'inizio di una sbronza coi fiocchi, ti sa dare.
Le luci stroboscopiche avevano iniziato ad accendersi e spegnersi, a ritmo di una canzone elettronica.
Maddlene si appoggiò al lavandino, ondeggiando leggermente. Gli occhi le caddero sul profilo di Liam. Aveva una mascella squadrata e pronunciata. Era sexy ma quel taglio di capelli alla Zac Efron dei poveri, gli donava davvero poco. Tuttavia un pensiero ce l'avrebbe fatto volentieri.
Smettila Lennie, sei ubriaca.
Stava parlando con un suo amico e teneva i gomiti tatuati sul bancone. Gli occhi della ragazza guizzarono verso la cinta, dove si intravedeva l'elastico dei boxer.
-Ehi, rossa- Maddlene venne catapultata nuovamente alla realtà. Di fronte a lei, lustro nella sua camicia grigia, c'era quel damerino di Niall Horan.
ehi, rossa?
Ma chi era, un cane? 

Si sporse dal bancone, in direzione del ragazzo.
Aveva i biondi capelli, acconciati verso l'alto e sfoderava il suo miglior sorriso da schiaffi.
Maddlene lo guardò, interrogativa.
-due sex on the beach e un cosmopolitan-
"quanto beve, questo stronzo?" pensò adirata, mentre versava la vodka bianca in due bicchieri identici.
Horan tamburellava le dita sul banco, irritando notevolmente il sistema nervoso della ragazza.
ci sputo dentro, se non la pianta. 
Però doveva ammettere che quel damerino da strapazzo non sfigurava, strizzato in una camicia elegante. I bicipiti si intravedevano sotto la stoffa tirata. 
Non era muscoloso, Horan.
Non lo era mai stato.
Aveva semplicemente due braccia sexy e un bel torace.
Non che Maddlene l'avesse mai visto svestito, era soltanto una sua supposizione, alimentata da quella camicia distrattamente sbottonata sul davanti.
Lennie sei ridicola. Niall Horan fa schifo, è un biondo tinto che si crede un dio in terra e tu lo vedi cosi sensuale semplicemente perchè sei ubriaca marcia. 
Afferrò tre cannucce e le dispose in ognuno dei cocktails.
Niall lanciò una banconota da cinquanta sul tavolo e afferrò solo i due sex on the beach, riscomparendo nella folla. Non la degnò nemmeno di uno sguardo.

Stronzo. 

Liam le si avvicinò, fissando il bicchiere di plastica abbandonato sul tavolo.
-è tanto cretino che si è dimenticato il cosmopolitan- spiegò Maddlene, avvicinandosi pericolosamente all'orecchio del ragazzo.
-e anche il resto- afferrò le cinquanta sterline e con un gesto morbido, se le infilò nel reggiseno.
Liam fissò come un automa il percorso della mano di Maddlene, per poi distogliere lo sguardo, inebetito.  
-ma chi?- fece rauco
-Horan-
-bhe, pazienza. ce lo beviamo io e te- Liam Payne sorrise malizioso, afferrando il cocktail dal tavolo.

Io e te
si, poteva andare.  
Improvvisamente una voce si librò da dietro il bancone, facendo sobbalzare sia Maddlene che Liam. Quest'ultimo si rovesciò metà del cosmopolitan sulla t shirt aderente e imprecò.
-Mi piacerebbe che tu facessi ciò che ti pago per fare, invece di flirtare con Payne- Ainette li fissò, con gli occhi bruni contratti. Reggeva un vassoio pieno di bibite e frutta nella mano sinistra -e tu smettila di fare il cascamorto con tutte, te ne prego-


Ciao angioletti.
Ieri mi sono sentita tremendamente in colpa per il capitolosceno che vi ho pubblicato e cosi ho cercato di rimediare,
ripubblicandone subito un altro.

Ho poco da dire, solo che ha fatto la sua comparsa LIAM (Taaaaaantaroba)
e poi boh, un N
iall Horan in camicia, fresco fresco per voi! 

Ditemi cosa ne pensate (del capitolo) se vi vaa! 

Bacioni,

xx Babù.
 


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Capitolo 5
*** Five. ***


Maddlene non sapeva come aveva fatto ad arrivare li.
L'unica cosa che ricordava con vivida chiarezza era la caduta di Josh.
Si erano fumati una canna, o forse erano due, e poi erano sgusciati fuori, spinti da un'estremo bisogno d'aria fresca.
Ricordava di averlo visto scivolare sopra una chiazza di vomito e di aver trovato la scena molto divertente.
Ricordava anche di aver smesso la sua scarica di risate, dopo aver fatto la stessa magra fine dell'amico. Si era ritrovata sul marciapiede, con un tacco spaccato e il vestito sporco di vomito.
La testa aveva ricominciato a girarle forsennatamente e un fastidioso rumore le martellava le tempie.
Santodio, chi era che urlava in quel modo?
Aprì i grandi occhi cioccolato e davanti a lei, intravide la sagoma di due gambe.
Due gambe? 
Si, due gambe.
Si stropicciò gli occhi, sicura di aver visto male e il dolore alla testa si intensificò. 
Un ragazzo dai capelli colore del miele spettinati in un ciuffo, se ne stava in piedi di fronte alla figura di Maddlene. Le sue gambe fasciate da aderenti jeans neri, le arrivavano esattamente a livello del volto. Poteva scrutare gli strappi irregolari di quei pantaloni
-stai bene?-  Reggeva in mano un bicchiere di plastica, colmo di un liquido azzurro e la fissava coi vivaci occhi chiari, colmi di curiosità.
Maddlene l'aveva già visto in giro, probabilmente frequentava la East High.
-che vuoi?- abbaiò in risposta, la ragazza
Il nuovo arrivato non parve intimidito dal suo tono scontroso -non voglio niente. Solo sapere se ti sei ripresa-
Maddlene si sforzò di ricordare cosa fosse successo nell'ora precedente ma con scarsi risultati. L'unica cosa che le era rimasta impressa nella mente era la musica avvolgente e le luci intermittenti che illuminavano il suo volto. Aveva iniziato il suo spettacolo di lap dance con la testa che le girava come una trottola e poi era stata colta alla sprovvista da una fitta al costato.
Era uscita con Josh, avevano fumato, erano caduti e poi più nulla.
Non riusciva a ricordare
-sta benissimo- sbottò, cercando di rimettersi in piedi
Lui alzò una mano nella sua direzione, con tranquillità daisarmante -tranquilla tigre, volevo soltanto aiutarti- 
Il peso del suo corpo cedette e ricadde nuovamente sull'asfalto freddo.Il ragazzo si affrettò a soccorrerla. Le afferrò un braccio, con delicatezza -ce la fai?-
Maddlene scosse la testa, lentamente
-non c'è fretta. Rimani seduta ancora un po' se ti gira la testa- I grandi occhi azzurri del ragazzo indugiarono sul suo abito sporco di vomito
-d-devo lavorare. Ainette si infurierà- protestò debolmente
lo sconosciuto sorseggiò un po' del suo cocktail, facendo spallucce -di sicuro non puoi risalire su quel cubo in queste condizioni- 
Non aveva tutti i torti. Se nemmeno era in grado di alzarsi in piedi, figuriamoci di sculettare attorno a quel palo, sopra quella piattaforma minuscola. Sarebbe caduta sicuramente.
Eppure già vedeva nella sua testa la reazione isterica di Ainette, i suoi occhietti cisposi e le prediche che le avrebbe rivolto
-posso farti una domanda?- La voce tagliente del ragazzo la prese in contropiede.
-Le domande le faccio io. Dov'è Josh?-
-Josh chi? Devine?-
-si-
i grandi occhi cerulei di lui si assottigliarono leggermente e un sorriso sghembo gli affiorò sulle guance -l'ultima volta che l'ho visto, era coperto di vomito- 
Ah perfetto!
Maddlene indugiò sul corpetto del proprio vestito e sospirò pesantamente.
Nemmeno lei era messa tanto bene. 
-Comunque sono Louis, ehm Tomlinson-
Tomlinson. Ecco chi era.
Il figlio belloccio del farmacista di Mullingar. 
-allora - sputò Maddlene-questa domanda?-
-non fraintendermi - l'espressione del ragazzo era cauta. -non voglio di certo farmi gli affari tuoi- la rossa si incuriosì ancora di più. 
-ma come hai fatto a ridurti cosi?-
Osservò confusa il viso di Louis. Ma che voleva? Mica era sua madre.
Loro due non si erano mai nemmeno parlati.  
O forse solamente un "ciao" nei corridoi, qualche volta.
Nulla di più.
-ehm, ho bevuto qualcosa di troppo. Non è chiaro?- sbottò, asciutta.
La curiosità che si dissipava dal suo corpo, come elio che fuoriesce da un palloncino bucato.
-ma no, intendevo. Cosa ti ha spinto a diventare, emh, una spogliarellista?-
Si vedeva lontano un miglio che aveva dosato le parole, per non sembrare offensivo.
Maddlene avrebbe dovuto sentirsi offesa e mandarlo a quel paese.
Ma c'era qualcosa nell'insicurezza della voce di Louis che le faceva una tenerezza assoluta. 
Le aveva ricordato quando la nonna provava a scriverle sms per sembrare più giovanile o quando aveva tentato a riprodurre fedelmente il Mc Chicken del Mc Donald's, ottenendo un pasticcio colossale.
Corrucciò la fronte.
Cosa l'aveva spinta verso quella direzione? Cosa l'aveva spinta verso i "soldi facili"? Quando era iniziato tutto ciò e perchè?
Erano tutti quesiti che non si era mai posta. Forse perchèle risposte le facevano più paura delle domande stesse. 
-soldi- bofonchiò, scostando bruscamente lo sguardo sul suo tacco rotto.
In parte era vero. Ne aveva bisogno e non voleva che Colette utilizzasse tutta la sua pensione per mantenerla. 
Era perfettamente consapevole di avere di fronte un futuro in salita e perdere il posto all'American avrebbe significato dire "ciaociao" ai suoi studi al College.
-bhe si può guadagnare in altri modi-
Maddlene iniziava veramente ad irritarsi -voglio dire, non ti sto giudicando- disse Louis -ma trovo sia davvero stupido trattarsi cosi male per del denaro-
Ma cosa voleva quello? Non la conosceva, non si erano mai rivolti la parola. Non sapeva nulla di lei e della sua situazione. Chi si credeva di essere per venire a farle la morale?
Soprattutto dopo una giornata come quella. 
-bhe, se un'alternativa me la procuri tu, ti seguo a ruota - disse gelidamente
-il posto dove lavoro io sta facendo richiesta di personale- Il tono del ragazzo era fermo, tuttavia Maddlene dovette voltarsi nella sua direzione per accertarsi che non la stesse prendendo in giro. 
Louis rispose allo sguardo, con un mezzo sorriso 
Il livello di attenzione della rossa si alzò notevolmente -e quale sarebbe questo posto?-
-L'icefire country club- rispose con un filo di voce.
L'icefire country club era uno di quei centri esclusivi che veniva aperto ogni estate, poco distante da Mullingar e richiamava a sè tutti i ceti più abbienti del luogo.
Era un enorme complesso di bar, suite residenziali, piscine, idromassaggi e giganteschi campi da golf. 
Tomlinson continuò -se ti interessa, dopodomani alle cinque fanno alcuni colloqui d'assunzione- 
il moro tese una mano nella sua direzione, per aiutarla ad alzarsi
Aveva ripreso a sorseggiare il liquido -è un lavoro stagionale, niente di più. Ma pagano bene- si era aperto in un grande sorriso -e potrai smetterla di farti toccare da chiunque-
Maddlene fissò lungamente quelle cinque dita tese.
Poteva fidarsi di Tomlinson? 
Stava dicendo sul serio o era solamente un modo per prenderla in giro?
Forse era l'effetto dell'alcool che la rendeva cosi accondiscendente e facile da convincere.
Non lo conosceva, non poteva sapere se fosse una stupida bugia oppure no.

Osservò dubbiosa il suo volto armonioso, mordicchiandosi il labbro inferiore.

Strinse i denti e afferrò quella mano affusolata, con un ultimo sguardo incerto verso i suoi occhi luccicanti. 

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Capitolo 6
*** Six. ***


Lanciò il cicco di sigaretta sul marciapiede e sbuffò rumorosamente. Non sapeva dove aveva trovato il coraggio per dare corda ad un affare simile.
Doveva essere impazzita del tutto.
Era una giornata soleggiata e su Mullingar volteggiavano solamente pochi riccioli di nuvole.
Un vento frizzante carezzava morbidamente gli alberi di Hightrose street.
Maddlene inforcò i suoi occhiali da sole e fissò impazientemente nella direzione della strada.
Era accaduto tutto cosi in fretta da quella famosa sera all'American; aveva scritto velocemente il numero di Louis su un tovagliolino di carta e l'aveva richiamato il pomeriggio seguente per informarsi sul nuovo lavoro, spinta da chissà quale forza ultraterrena.
Era stata una telefonata scettica e senza nessuna pretesa.
Probabilmente era ubriaco come me e farneticava.
Probabilmente non si ricorda nemmeno di avermi proposto di tentare il colloquio all'Icefire Country Club.
Probabilmente era una patetica scusa per rimorchiarmi.
E invece no.
Aveva riattaccato la cornetta con la convinzione sempre più solida di non essersi immaginata tutto. Louis le aveva spiegato la modalità del colloquio con estrema precisione e i requisiti che cercavano e in quattro e quattrotto si era presentato a casa sua a bordo di una ford, per accompagnarla.
Era successo tutto in una giornata calda, proprio come quella e Maddlene aveva riflettuto che forse quel sole cocente era un chiaro sintomo di buon auspicio. Se n'era convinta maggiormente dopo che quel distinto signore castano l'aveva assunta senza troppe pretese nè domande. L'aveva semplicemente squadrata come se fosse un quadro di arte moderna piuttosto bruttino e le aveva rivolto qualche quesito in merito alle sue precedenti esperienze lavorative.
Maddlene aveva rigorosamente omesso di essere stata una spogliarellista per circa due anni della sua vita ed evidentemente era stata una scelta saggia visto che quell'uomo aveva scribacchiato qualcosa sul suo blocco e l'aveva assunta senza troppi giri di parole.
Forse le cose stavano iniziando ad andare per il verso giusto.
Forse non avrebbe più dovuto conciarsi nel peggiore dei modi per strusciarsi contro il palo dell'American.
Forse Louis Tomlinson aveva ragione. 
Forse, si.
Avrebbe aspettato di calcare la soglia dell'Icefire per scoprirlo con certezza.
Lanciò una rapida occhiata al suo orologio da polso, erano le due meno un quarto e avrebbero dovuto presentarsi al Club tra più di un'ora. Ma Maddlene andava sempre in iperventilazione quando si rischiava di arrivare in ritardo, e questa sua mania peggiorava notevolmente quando si trattava del primo giorno di lavoro. 
Non le andava di iniziare con il piede sbagliato.
Aveva fatto tutto quello che era in suo potere per sembrare una ragazza seria e sobria.
Una leggera camicetta copriva alla bellemeglio i vistosi tatuaggi sulle braccia e sul petto e gli indomati capelli della ragazza erano stati costretti in una treccia sfilacciata, che le ricadeva sul seno.
Un minuscolo puntino nero si materializzò dal fondo della strada rovente, illuminata dal sole di Giugno. Maddlene si alzò dal marciapiede e osservò la macchina di Louis farsi sempre più vicina, di fronte ai suoi occhi.
Il finestrino nero si abbassò con un rumore meccanico, rivelando il guidatore nell'abitacolo.
-scusami, c'era traffico- il ragazzo indossava una canotta larga e un cappellino degli Yankes con l'aletta rossa.
'Eh io che mi preoccupavo tanto di non sembrare un'idiota' pensò malignamente.
-coraggio sali- le sorrise incoraggiante -ma non hai caldo?-
-in effetti si- borbottò lei, allacciandosi velocemente la cintura -ma non sapevo se pretendessero un tipo di abbigliamento sobrio o che so io-
Louis sgommò ridacchiando.  
Okei, se voleva farla sentire una completa idiota con una camicia lunga in pieno Giugno, c'era riuscito in pieno
- Gli Horan sono persone alla mano, non gliene frega niente di come stiamo vestiti. A loro interessa che ci diamo da fare e basta-
Maddlene per poco non si strozzò con il chewingum.
Aveva capito bene? 
Gli Horan.
La ragazza mise tutta la sua buona volontà per non mostrarsi troppo in preda al panico.
 
Tossicchiò, disorientata: -H-horan chi?-
-Gli Horan. Gli unici Horan di Mullingar, i genitori di Niall e Angelique- il tono di Louis era di un'ovvietà disarmante -Niall e Angelique sai chi sono?- si affrettò a chiederle.
-ehm, ma cert- gli occhi cioccolato di Maddlene si affrettarono ad osservare il paesaggio che saettava da dietro il finestrino -voglio dire, si. Ho una vaga idea di chi siano-
Perfetto.
Quei due completi deficienti sarebbero stati i suoi datori di lavoro.
Perfetto.
Veramente perfetto.
Si immaginava già a servire bevande a quelle oche delle amiche di Angelique, mentre loro sghignazzavano beatamente sul bordo di una piscina o, ancora peggio, a portare birre e panini a quei trogloditi della squadra di calcio di Niall, dopo una partita particolarmente faticosa e sudaticcia.
Maledizione a Tomlinson, non poteva dirlo prima?
Maddlene sperò segretamente che i genitori di quei due biondi da strapazzo avessero almeno un quarto di cervello in più rispetto ai loro deliziosi pargoli.
Ma dubitava seriamente.
-Ehi non fare quella faccia, tigre. So a cosa stai pensando- Louis aveva un piccolo sorriso stampato sul volto, mentre guidava.
Maddlene si ricompose immediatamente. Non aveva intenzione di fare nessuna smorfia ma evidentemente dal suo tono erano fuoriuscite anche troppe sue considerazioni che Louis aveva afferrato al volo. 
Era un ragazzo acuto. Acuto e maledettamente sveglio.
-sto pensando che Niall e Angelique Horan saranno dei pessimi datori di lavoro- confessò
Una leggera risata si levò dalla bocca di Louis -sono okei- proclamò cercando di tornare serio -insomma pensò che Angelique non abbia abbastanza cervello da riempirci un portauovo e che Niall sia esageratamente pieno di sè, ma davvero sono okei se ci fai l'abitudine-
Louis girò la testa nella sua direzione, mordendosi il labbro inferiore per nascondere l'ombra di un nuovo sorriso.
-ti rendi conto di non esser stato per niente convincente?- ricambiò lo sguardo, alzando entrambe le sopracciglia.
-tanto li vedremo molto poco, di solito stanno in piscina o sui campi da golf, avrai tempo per odiarli a distanza- 
-bhe tipico dei viziatelli figli di papà. Piscina e golf, non male- commentò Maddlene, aprendosi in un sorriso ironico.
-certo, si trattano bene- i grandi occhi azzurri del ragazzo si assottigliarono leggermente.
-siamo arrivati-  la macchina di Louis accostò di fronte ad un grande ingresso a volta. Un cancello in ferro battuto era dischiuso e di fronte a loro una barra meccanica impediva l'accesso alla macchina. Il ragazzo scivolò fuori dall'abitacolo, reggendo una tessera nella mano destra. Circumnagivò l'automobile, avvicinandosi ad un congegno posto al termine della barra e questa si aprì miracolosamente.
Louis zampettò velocemente in macchina, e ripartì attraversando il cancello.
Se le avessero descritto accuratamente l'Icefire Country club, probabilmente Maddlene avrebbe pensato che si trattasse di uno scherzo.
Ma quel luogo non era affatto uno scherzo.
Un imponente viale di sabbia rossa si inerpicava tra due prati all'inglese finemente curati. 
Al termine di esso, un basso edificio a vetrate si adagiava nel verde della vegetazione e alle spalle di essa, Maddlene intravide una complessa struttura di scivoli d'acqua che si tuffavano in innumerevoli enormi piscine.
La ragazza strabuzzò gli occhi. Le dimensioni di una di quelle vasche poteva contenere tranquillamente tutto il perimetro di casa sua. Si ripromise di andare a darci un'occhiata, dopo la fine del turno.
Niall e Angelique Horan erano due viziati e finalmente Maddlene riusciva davvero a capirne il motivo.
Quel posto era incredibile. 
 Louis parcheggiò la macchina sotto un porticato ombreggiato.
-benvenuta all'Icefire- annunciò, fissando con allegria gli occhi meravigliati della ragazza.
Vedendo che Maddlene non rispondeva, le sventolò lentamente una mano davanti agli occhi -loso, non ci si abitua mai del tutto-  
-questo posto è-
-assurdo, si- annuì Louis, aprendo la portiera con un gran sorriso -ti troverai bene qua, tigre-
-non ne dubito-più camminavano e più gli occhi di Maddlene si dilatavano per lo stupore.
Gli ospiti del club passeggiavano animatamente in divisa da golf o in copricostume ed infradito e  nessuno sembrava fare caso a loro.
Oltrepassarono anche innumerevoli campi da tennis e addirittura un'area ombrosa dove sostavano pigramente due gigantesche vasche ad idromassaggio.
Louis le faceva da guida turistica, indicandole le varie aree con un entusiasmo sorprendente per chi era abituato a lavorare in quel posto notte e giorno.
-e questo è il luogo preferito di Niall- le mani affusolate di Louis indicarono un grande salice piangente che si tuffava in uno specchio d'acqua contornato da massi irregolari.
Maddlene notò che un'amaca dai colori tenui era stata legata al tronco dell'abero.
-quindi se vuoi stargli alla larga, ti consiglio di non di venire spesso qua- una risata roca di alzò dalla gola di Louis.
La ragazza prese mentalmente nota. Tenersi lontano dall'amaca.
Alla fine arrivarono al bordo di una delle piscine e Maddlene osservò un dettaglio che le era sfuggito. Al centro della vasca era posizionata una piccola piattaforma ricoperta da un tettuccio che si affacciava verso l'acqua. Al suo interno si trovava un bancone da barman e qualche ragazza era morbidamente seduta su sgabelli mezzi sommersi.
-un bar in mezzo alla piscina!?- lanciò uno sguardo indeciso nella direzione di Louis, come a voler chiedere conferma di ciò che vedeva. 
-puoi dirlo forte, rossa- le schiacciò l'occhio con complicità -questa è la nostra reggia-
Un robusto uomo sulla quarantina sgusciò fuori dalla vasca, facendo leva con le braccia sul muretto davanti a loro. 
Goccioline d'acqua colavano sul suo petto abbronzato. Lo sconosciuto afferrò un asciugamano candido che gli era stato posto da una ragazza in divisa e si avvicinò a loro, tenendo la mano in direzione di Maddlene.
-sono Bobby Horan, tanto piacere. Tu devi essere-
La ragazza ricambiò la stretta, energicamente -Maddlene Hale-
-Maddlene basterà- aveva un'aurea autoritaria nella voce. Quasi come se reclamasse l'attenzione di tutti i presenti, nonostante fosse un uomo mediamente giovane.
Decise che Bobby Horan le piaceva, dopotutto.
-Lou ti avrà sicuramente già spiegato tutto-
-a dire la verità- Il ragazzo lo interruppe con uno sguardo colpevole -le ho fatto vedere solo un po' la zona-
Bobby Horan si aprì in un sorriso canzonatorio e scosse il dito indice, a mò di rimprovero. Tuttavia sciupò l'effetto, dandogli una sonora pacca sulla schiena - cosa devo fare con te, ragazzo. Bhe, non importa non importa, vorrà dire che vi accompagnerò io stesso-
Passò nuovamente l'asciugamano alla ragazza e gli fece strada, lungo un passaggio che divideva la vasca della piscina in due fasce distinte.
-Dovrai semplicemente portare da bere ai clienti di questa zona. Attenti, si scivola- la vasca era gremita di donne e uomini, molti di essi sostavano al bordo della piscina reggendo cocktail dall'aria elaborata. -e saltuariamente anche nella zona ristorante, avrai una divisa e un cartellino da timbrare che ti darà Janet, quando passerai dalla reception-
-Signor Horan-
-ti prego, chiamami Bobby - si aprì in un sorriso affascinante -Signor Horan mi fa sentire più vecchio di quanto non sia già-
Maddlene fissò indecisa nella direzione di Louis -ok, ehm Bobby- si sentiva ufficialmente una completa idiota -per l'orario dei turni a chi devo chiedere?-
L'uomo si grattò la rada barba sul mento -non ne ho la minima idea - Senza preavviso, Louis scoppiò in una grassa risata che cercò successivamente di mascherare con un colpo di tosse -probabilmente a Janet, lei sa sempre tutto. Bhe ma sono turni molto vari, spesso organizziamo eventi e feste e ci occorre del personale anche fino a tarda notte-
Un sorriso consapevole increspò il volto di Louis.
-Ovviamente vengono tutti considerati come extra nella vostra busta paga-
-e per la scuola, signor emh Bobby?-
-quando la finite?-
Louis si passò distrattamente una mano nei capelli color del miele -se non sbaglio tra due giorni-
-allora fino ad allora il vostro orario rimane quello di oggi, successivamente ne discuteremo meglio-
Maddlene annuì.   
-bhe, se non c'è altro, vi saluto. Ho un figlio da stracciare a golf- Bobby diede una ultima pacca di incoraggiamento sulla spalla della rossa -buon lavoro ragazzi e di nuovo benvenuta all'Icefire Contry club, Maddlene- girò i tacchi verso l'uscita della piattaforma e scomparve dalla vista di entrambi.


Ciao bellezze! Rieccomi con un nuovo capitolo di Red sunbrust (chee, non so se lo sapete ma significa l'apparizione rossa del sole) aww. Bhe ringrazio nuovamente tutti quelli che hanno messo questa storia tra le seguite, preferite e ricordate! Siete tutti molto gentili e vorrei invitarvi a recensiree, perchè in questo modo riesco a farmi un'idea chiara  su questa ff. Visto che non so se devo migliorare in qualcosa o se va già (abbastanza) bene cosii. Su suu! Aspetto le vostre critiche e i vostri pareri (: 
Del capitolo ho poco da dire, Louis (*_*) e Lennie sono arrivati all'Icefire Country Club e la nostra protagonista ha già fatto un incontro molto interessante e tra poco ne avrà un altro (mooooltissimo interessante). Vorrei sapere i vostri pareri anche su come sto caratterizzando la protagonista perchè è un personaggio complesso da delineare per molte questioni (che capirete presto) e quindi nonsocomemelastocavando! Ditemi voi :)

e grazie ancora a tuttiii.

Un bacione
Babù
xx

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Capitolo 7
*** Seven. ***


Louis era un compagno di lavoro ideale.
Era perennemente spensierato ed entusiasta di tutto e sembrava avesse infinite risorse di energia. Trovava il tempo di scherzare e intavolare conversazioni con i clienti, anche quando la mole di lavoro era considerevole.
Maddlene arrivò alle sette con i piedi che minacciavano vendetta e la fronte madida di sudore.
Ma nonostante tutto, nonostante la fatica, le espressioni snob dei clienti, il caldo e la divisa maledettamente larga; era soddisfatta.
Il primo giorno di lavoro era miracolosamente andato come si era immaginata dovesse andare. Era riuscita a memorizzare abbastanza velocemente la piantina di quel posto e Louis le aveva addirittura presentato un paio di bagnini simpatici.
Tutto secondo i piani.
Lanciò la divisa sul ripiano dello spogliatoio e sospirò pesantemente. Era stata una giornata faticosa e le gambe le doloravano leggermente.
-credo che mi ci vorrà della fisioterapia dopo la sfacchinata di oggi. Ma qui è sempre cosi?- 
Louis si sfilò pigramente la canotta rimanendo a petto nudo
-ti conviene farci l'abitudine, tigre. Non ti lasceranno scappare facilmente, credo che tu abbia fatto colpo sul capo- sbuffò divertito nel pronunciare l'ultima parola
-e a me piace lui- la ragazza alzò maliziosamente gli occhi al cielo, prima di scoppiare a ridere -non sembra il padre degli Horan, ma quanti anni ha?- 
-non so, è giovane- commentò Louis sciaquandosi la faccia e il petto da sopra al lavandino.
-se ti piace lui, dovresti vedere la moglie. E' una figa da paura-  gli occhi azzurri gli si levarono in uno sguardo sognante
Maddlene si riavviò i capelli, mordicchiandosi il labbro inferiore.
-la moglie di chi è una figa da paura?- Una voce rauca colse di sorpresa sia Louis che Maddlene, che per lo spavento sobbalzò sulla panca -dovresti avvisare il tuo superiore quando avvisti della gnocca in questo posto, Tomlinson-
Louis era sbiancato notevolmente alla vista della figura slanciata di Niall Horan che si affacciava nello spogliatoio con uno sguardo divertito.
Aveva un piccolo asciugamano appoggiato sulle spalle e il suo impeccabile ciuffo, era mollemente afflosciato sulla fronte. 
Lou rise nervosamente, cercando di sembrare disinvolto.
Da quanto tempo era dietro alla porta? Li aveva sentiti parlare? A giudicare dall'espressione rilassata che aveva, no.
Si girò verso Maddlene con l'aria di essersi accorto solamente ora di non essere solo.
-tu sei?-
-nuova- gli occhi nocciola guizzarono in direzione di quelli azzurri di lui.
Il ragazzo sostenne lo sguardo e alzò visibilmente il sopracciglio destro. Non sembrava infastidito
-sono Niall- le tese una mano che strinse, incerta -e io Maddlene-
-lo so. Sei la rossa dell'American
Sperò mentalmente che Horan non ricordasse delle sue precarie condizioni di quella famosa sera o che non l'avesse vista ballare sul cubo.
Non voleva fare brutta impressione, specialmente ora che sapeva fosse il figlio del suo capo.
-balli bene- 
Balli bene. 
Le parole le rimbombarono nella testa come un tuono e cercò inutilmente di non vergognarsi eccessivamente.
Il volto del biondino era una maschera imperscutabile ma Maddlene intravide l'ombra di un ghigno stampato su quelle labbra perfette.
Era un commento sincero o voleva farla a sentire a disagio con quel sottile sarcarsmo? La ragazza non riusciva a capirlo. Si limitò a stamparsi un sorriso a trentadue denti e ringraziarlo con spavalderia.
Sentiva i grandi occhi azzurri di lui scrutarla in maniera indecifrabile.
-Avete da fare stasera?-
Louis posò lo sguardo su Niall Horan, disorientato. Evidentemente non c'erano state molte conversazioni del genere tra di loro, prima d'ora -ehm, no. Io no- gli occhi del moro saettarono interrogativi verso Maddlene.
-n-non credo- ribattè la ragazza con scarsa convinzione.
-perchè io e mia sorella diamo una festa e-
Perfetto, altro lavoro. Avrei dovuto dire che ero impegnata, avevo da studiare o chesoio.
-mi piacerebbe che veniste anche voi-
-dobbiamo venire in divisa o-
Niall lo interruppe con un brusco gesto della mano -tu alle feste ci vai vestito da pinguino, Tomlinson?-
Maddlene era sempre più confusa e a quanto pareva anche Louis non aveva la minima idea di cosa volesse Horan da loro. 
-no ma-
-ecco stasera siete miei ospiti, fatevi trovare al 26 di Eightroad alle nove emmezza e non ve ne pentirete-
Una festa? A casa Horan?
Doveva aver sentito male.
-non fare quella faccia  Tomlinson- gli diede una sonora gomitata nelle costole -potete portarvi chi volete-
Si aveva sicuramente sentito male. Niall Horan stava invitando lei e Louis ad una delle sue feste in depandance? Era pura fantascienza, pura immaginazione.
Annuì poco convinta.
Non ci avrebbe messo piede nemmeno per tutto l'oro del mondo.
Questo era certo. 
Niall si aprì in un sorriso compiaciuto -perfetto, allora ci vediamo là. Se non trovate la casa, chiamatemi. Hai il mio numero, vero?-
Louis lanciò una rapida occhiata allo schermo del suo i phone -si-
-ottimo- 
Sferrò un'ultima occhiata assassina in direzione di Maddlene e risparì dalla porta con uno sguardo soddisfatto dipinto sul volto.

*
-Non metterò piede a quella maledetta festa nemmeno sotto tortura-
Josh la fissava con uno sguardo a metà tra il compassionevole e il rassegnato
-perchè devi sempre essere cosi prevenuta-
-perchè sarà pieno di arrogantelli, spocchiosi e cheerleaders. Mi sembra un motivo più che valido per rifiutare-
-le feste degli Horan sono assurde, Lennie- i grandi occhi del ragazzo la fissarono esasperati -ci sono ragazze, alcool, ancora ragazze-
Era vero. Le feste degli Horan erano sempre state al centro di grandi scandali e tutti quelli che c'erano andati, successivamente ne parlavano estasiati.
Ma l'idea di venire trascinata in una di quelle bolgie con gente iper viziata ed oche starnazzanti, non la tentava più di tanto.
Maddlene sbuffò spazientita -nel caso non te ne fossi accorto io non me ne faccio nulla delle ragazze-
Appoggiato sul letto c'era il vestito che aveva scelto di indossare nel caso la serata fosse andata in porto. Ma l'idea le sembrava assolutamente bislacca.
L'unica condizione che avrebbe potuto convincerla nel partecipare a quella maledettissima festa era la presenza di Josh.
-se venissi tu non avrei problemi. Ma senza di te non se ne parla- sbottò, convinta.
-chi verrebbe con te?-
-Tomlinson-
-Tomlinson chi?-
-il figlio del farmacista, quello che lavora con me-
Josh annuì, corrucciando le sopracciglia -sei un'oca. Scommetto che ti divertiresti molto anche con Tomson o come diavolo si chiama-
-io non mi muovo da qui senza di te-
il ragazzo si fece improvvisamente serio e posò gli occhi tra quelli di Maddlene -sai che verrei volentieri-
c'era qualcosa di solenne nel tono con cui pronunciò quelle quattro semplici parole  -siamo una squadra-
la ragazza si riavviò nervosamente i capelli dietro le orecchie -appunto. Siamo una squadra. Io non ci vado da sola, punto e stop- 
Afferrò il vestito che sembrava osservarla pigramente da sopra il copriletto  e lo lanciò brutalmente nell'armadio. Kala soffiò infastidita da sotto la scrivania.
-stasera ho una di quelle assurde cene coi colleghi dei miei ma se mi libero presto, ti prometto che faccio un salto-
-ti rendi conto che mi stai chiedendo di andare ad una festa a casa di-
-un damerino ossigenato? si-
-ti rendi conto che mi annoierò da morire e-
-darai la colpa a me? si-
-ti rendi conto che sei uno-
-stronzo? si-
Maddlene si sciolse in un caldo sorriso e si lanciò sul letto. 
Era decisamente uno stronzo e lei  doveva essere impazzita se pensava anche solo vagamente di assecondarlo in quella follia. 
Si, era sicuramente cosi. Il sole dell'Icefire l'aveva stordita definitivamente.
Non c'era altra spiegazione valida.
Sbuffò d'impazienza, ripescando dall'armadio il suo abitino blu elettrico e si fissò preoccupantemente allo specchio.
-non credo che mi divertirò- osservò pensierosa i suoi voluminosi capelli rossi.
-che palle che sei. Che fine ha fatto la mia vicina di casa festaiola?-
-sta per essere gettata nella fosse dei leoni-
Si spruzzò una noce di schiuma sul palmo della mano e frizionò i ricci con cura, per farli aumentare di volume. Si infilò nel vestito e tirò con fatica la zip.
-sei talmente bella che mi viene da vomitare-
Josh accarezzava pigramente con il dorso della mano le squame di Kala che nel frattempo si era acciambellata al bordo del letto.
-se questo è un complimento, è il più strano che tu mi abbia mai fatto- Maddlene si spolverò velocemente un pizzico di fard sulle gote.  
-Dove vi trovate con Tomlinson?-
Cazzo, Louis!
Gli aveva detto che non sarebbe andata. 
Ma ora che ci rifletteva non era una brutta idea mandargli un messaggio per informarlo del cambio di programma.
Avrebbero potuto entrare insieme e Maddlene non avrebbe fatto l'entrata trionfale da sola.
Con tutti gli invitati snob che ci sarebbero stati, il pensiero di avere con sè un volto amico era a dir poco rassicurante.
Digitò velocemente un messaggio a Tomlinson e inviò, con una strana stretta allo stomaco.
Ora non poteva più disdire, fingere un mal di pancia, improvvisare una broncopolmonite o una frattura al braccio. 
Il cellulare le vibrò nella mano. 
"Ti passo a prendere tra dieci minuti. Portati il costume xx"
Era fatta.
Maledizione ad Horan, Tomlinson, Josh e a tutti quelli che l'avevano messa in quel pasticcio colossale!
*
-non mi avevano mai invitato ad una delle loro feste e io lavoro li da tre anni- Louis imboccò una curva a tutto gas, obbligando Maddlene a reggersi alla portiera per non scivolare sul sedile del guidatore.
Al contrario della ragazza, non aveva avuto nessun dubbio sull'accettare la proposta o meno. Sembrava un bambino a Natale e si era spruzzato talmente tanto profumo da provocarle un piccolo conato di vomito appena entrata nell'abitacolo dell'automobile.
-mi porti fortuna, tigre-
Bhe in fondo anche lui le aveva portato un po' di fortuna; ci riflettè mordicchiandosi il labbro per reprimere un sorriso.
-cosa ti ha fatto cambiare idea all'ultimo?-
-un amico insistente-
Si, ecco.
Mannaggia a lui e alle sue idee "geniali".
A quell'ora sarebbe potuta essere sul divano con il suo pigiama di pile a guardare qualche stupida commedia romantica.
-ci divertiremo, non fare quella faccia-
Mannaggia anche a Tomlinson che mi interpreta le smorfie e mi legge cosi bene nel pensiero. Di tutti i ragazzi poco svegli che c'erano, proprio quello perspicace doveva capitarmi? 
-Penso che la casa sia quella- annunciò entusiasta Louis, indicando una maestosa villa due piazzole davanti a loro.
Si, era decisamente quella.
La musica si udiva fin dall'esterno del cancello e il prato all'inglese era gremito di ragazzi che ballavano scatenati. Dalla stradicciola riuscivano quasi a scorgere i contorni illuminati di una piscina, anch'essa strabordante di adolescenti in costume.
Attaccate ad una delle porte finestre del secondo pieno, c'erano alcuni faretti intermittenti che creavano giochi di luce sull'intero giardino -se questa è solo la depandance- esclamò sbigottita -non oso immaginare come deve essere casa dove vivono-
Ringraziò mentalmente di non essere sola perchè varcare il cancello con tutti quegli occhi puntati addosso, sarebbe stata un'esperienza a dir poco imbarazzante perfino per una come lei.
Entrarono nel giardino, un po' impacciati e si fecero largo tra la miriade di ragazzi che ballavano. La maggior parte di loro, notò Maddlene, aveva l'aria di averci già dato dentro con i drink.
Louis era semplicemente estasiato -maledetti, hanno iniziato senza di noi- ridacchiò quando una ragazza in bikini lo sorpassò munita di una pistola d'acqua -ciò significa che dobbiamo recuperare-
superarono un immenso soggiorno dalle pareti bianche, dove i mobili erano stati spostati contro il muro per dare vita ad un'altra pista da ballo.
Anche all'interno della casa, i faretti a scatto erano l'unica fonte di luce. Maddlene riusciva a malapena a vedere dove mettesse i piedi.
La musica era assordante e tutti sembravano divertirsi un mondo.
Sarebbe il tipo di festa perfetta per Josh
Con immenso sollievo di Maddlene, nella folla non individuò nemmeno una delle sghignazzanti cheerleaders amiche di Angelique.
Anzi, a dir la verità in quella baraonda non riuscì ad invidividuare nemmeno un volto conosciuto.
Meglio cosi. 
Louis la prese per un braccio e la condusse verso la cucina. Su un ripiano parecchie bottiglie di alcoolici erano state stappate e venivano versate ingordamente in bicchieri di plastica.
-cosa prendi?-
-a lei ci penso io, Tomlinson-
una mano afferrò inaspettatamente il braccio di Maddlene, obbligandola a voltarsi. 
Davanti ai suoi occhi increduli si era materializzata la figura di Niall Horan.
Indossava una t shirt nera aderente e portava un cappellino calcato sul ciuffo biondo, con l'aletta voltata verso la nuca.
Il sorriso era quello di sempre, insopportabilmente compiaciuto e spavaldo.
-sono contento che siate venuti- urlò nella loro direzione, cercando di sovrastare la musica.
i grandi occhi azzurri si individuavano perfettamente, anche in mancanza di luce.
Maddlene si limitò ad un breve sorriso e abbassò lo sguardo sulle mani di Niall, che reggevano due bicchieri colmi di un liquido biancastro.
-cosmopolitan?- le tese un cocktail, con un sorriso sornione.
La ragazza afferrò bruscamente la bevanda bofonchiando un "grazie" a denti stretti.
Louis si era versato una generosa dose di vodka alla menta e aspirava dalla cannuccia con tanta voracità da farla passare per succo di frutta.
-ci avete messo molto per trovare la casa?-
-è stato sufficiente seguire la musica- 
-bravo Tomlinson, ti avevo sottovalutato- gli diede un'amichevole pacca sulla schiena.
Ma Louis era troppo impegnato a finire la sua vodka per prestargli attenzione.
Ma chi si crede di essere quel cretino? 
"Ti avevo sottovalutato" ma fammi il favore!

Niall sorseggiava il suo cosmopolitan con un' espressione indecifrabile. I jeans erano chiazzati sul davanti di qualcosa che sembrava vodka alla fragola e qualcuno, una ragazza probabilmente, gli aveva lasciato un evidente segno di rossetto sul collo.  
-voglio vederti ballare stasera- il viso angelico di Horan si avvicinò pericolosamente all'orecchio di Maddlene, che aspirava distrattamente dalla sua cannuccia -come all'American- un sorriso malizioso si materializzò sulle labbra del ragazzo.
Doveva essere ubriaco. Da quella distanza poteva avvertire l'odore di alcool e menta impregnato nella sua bocca. 
La ragazza prese seriamente in considerazione l'idea di versargli l'intero contenuto del bicchiere su quel cappellino ridicolo.  
-certo, se mi dai cinquanta bigliettoni ballo come all'American, anche per tutta la sera- una piccola smorfia compiaciuta si arricciò sul suo volto.
Horan pareva inebetito, come se qualcuno gli avesse appena dato una botta in testa.
Si, era sicuramente ubriaco. Aprì la bocca per ribattere quando un ragazzo dall'aria avvenente irruppe in quel quadretto, ridestando il biondo dal suo stato di trance  -Niall, devi venire subito di sopra- urlò con una voce troppo emozionata per provenire da una gola sobria. Il nuovo arrivato aveva folti capelli ricci e indossava una camicia vistosamente sporca di alcool e completamente slacciata sul davanti.
Probabilmente si sarà rovesciato addosso qualcosa.
Forse vogliono lanciare un nuovo trend.
Lo sconosciuto afferrò Niall per le spalle e lo scosse leggermente -devi venire subito- ripetè sottolineando l'ultima parola con enfasi  -c'è Katrina che sta vomitando dal naso- aveva tutta l'aria di aver appena rivelato l'ora della fine del mondo.
Sia Maddlene che Louis si morsero la lingua per trattersi dallo scoppiare a ridergli in faccia.
Ma chi erano quelle persone?
Che ne avevano fatto degli amici snob ed educati del principino di Mullingar?
Niall si voltò nella loro direzione con uno sguardo confuso dipinto negli occhi blu.
-devo andare-
il riccio lo afferrò per le spalle e cercò di spingerlo insistentemente su per le scale. 
Ma il volto del ragazzo era ancora puntato su di loro.
Maddlene riuscì ad individuare solo qualche frase, prima di vederlo scomparire dal pianerottolo.
"Dovere"
"vomita dal naso"
"non posso perdermelo"   
-siamo capitati in una gabbia di matti. Dobbiamo stare uniti- affermò la ragazza, afferrando il braccio di Tomlinson che stava già dando fondo al suo secondo bicchiere di vodka.
-Chissà come dev'essere- biascicò Louis, brandendo il suo drink come un trofeo 
-che cosa?- disse con una smorfia confusa  
-vomitare dal naso-
Maddlene osservò preoccupata il contenuto della bottiglia che lentamente spariva nella bocca del ragazzo e si augurò segretamente di scoprirlo il più tardi possibile.
Due ore emmezza più tardi e molti bicchieri di vodka dopo, sia Maddlene che Louis ancheggiavano avvolti da emeriti sconosciuti sulle note di una canzone dance.
Il ragazzo era stato arpionato da almeno  dodici fanciulle durante tutto l'arco della serata e ognuna di loro si era rivelata ben disponibile nel infilargli la lingua in bocca.
Maddlene si era inizialmente stupita dell'effetto domino che provocavano i grandi occhi celesti di Louis, ma dopo le prime quattro ragazze aveva smesso di preoccuparsene più di tanto.
Era davvero carino, dopotutto. 
Con quella maglietta, le bretelle nere e i capelli acconciati in un ciuffo impomatato e Maddlene era felice che si divertisse cosi tanto. Sembrava trovarsi esattamente nel suo elemento, avvinghiato a ragazze con striminziti vestitini o con le braccia cinte sulle sue spalle, mentre cantavano e barcollavano contemporaneamente.
La ragazza aveva più volte tentato di mandare un messaggio a Josh, per sapere a che punto stava con la cena ma l'eccesso d'alcool nel sangue le rendeva difficoltoso pigiare quei tastini cosi fottutamente piccoli e ravvicinati.
Avevano anche fatto amicizia con una crocchia di ragazzi dall'aria simpatica che saltellavano intorno a loro, creando una specie di corona. Maddlene non ricordava nemmeno un nome ma era quasi sicura che uno si chiamasse Dean o Derk.
Come se non bastasse, dopo il quarto shot di fila aveva iniziato ad avvertire una strana e immotivata voglia di rivedere gli occhi di Horan che era misteriosamente sparito dalla circolazione. Quando aveva informato Louis del suo desiderio, aveva annuito con solennità e l'aveva condotta in una pirouette che aveva fatto perdere l'equilibrio ad entrambi. Si erano ritrovati con il culo sul pavimento e uno sciame di ragazzi ridacchianti intorno a loro. 
Voleva rivedere gli occhi di Horan.
Erano occhi carini.
Maledizione, non era affatto occhi carini, erano occhi belli.
Belli come la sua dannata depandance.
Belli come la sua dannata festa.
Belli come il suo dannato padre.
Quando finalmente li rivide, risaltavano in quel crogiolo di folla come saette a ciel sereno. Per la sorpresa per poco non fu sul punto di inciampare nei piedi di Derk (o Dean).  
Quegli occhi, stavano scrutando la pista da ballo con un'espressione assente e orgogliosa, mentre il loro padrone sorseggiava qualcosa da un bicchiere di plastica rossa.
Affrontare tutta l'orda di ragazzi per raggiungerlo a bordo della pista senza inciampare, sembrava un'impresa ciclopica.
Abbandonò Louis, che nel frattempo aveva trovato un'altra intrattenitrice e si fece largo tra la folla con la bocca asciutta e la testa che gli girava vertiginosamente.
Non riusciva a vedere praticamente nulla, le luci a scatto mescolate con l'effetto dell'alcool la facevano arrancare più del previsto.
Quando riuscì ad uscire da quella massa informe di corpi, gli occhi di Niall erano ancora lì ma ora erano puntati verso una coppia di ragazze sorridenti. Una di esse gli aveva rubato il cappellino, se l'era calcato sui capelli bruni e chiacchierava animatamente con il biondo.
Una leggera fitta (probabilmente merito dell'alcool) si impossessò dello stomaco di Maddlene.

Quegli occhi
Quegli occhi.
Quegli occhi.


Spinta da qualche forza sconosciuta, si incamminò barcollante in direzione del padrone di casa.
-Niall devi venire subito- Maddlene afferrò bruscamente il braccio muscoloso del ragazzo che si girò di scatto. I grandi occhi da bambino si accesero di sorpresa quando invidivuarono chi l'aveva braccato. Le due ragazze di fronte a lui si scambiarono un'occhiata al metà tra il perplesso e l'infastidito  -Louis sta vomitando dal naso-
Lo sguardo sorpreso del biondino si trasformò a velocità sorprendente. Maddlene gli lesse in faccia una serie di stati d'animo che si susseguirono alla velocità della luce.  Confusione, sorpresa, divertimento, consapevolezza. Poi, fece un rapido sorriso di scusa in direzione delle due ragazze e si lasciò trascinare da Maddlene, come un bambino a cui sono stati promessi dei dolcetti.
La rossa non sapeva esattamente dove lo stesse portando. La sua testa offuscata dall'alcool aveva tutta l'intenzione di individuare un luogo dove ci fosse sufficiente luce per fissarlo negli occhi. Ma dentro di lei, quella piccola parte rimasta sobria le stava meticolosamente ricordando che avrebbe fatto la figura della maniaca con il figlio del suo nuovo datore di lavoro, e questa non era affatto una buona cosa.   
Nonostante ciò, Niall pareva divertito e seguiva Maddlene con un sorriso spaesato dipinto sul volto.
Alla fine la ragazza optò per un divanetto sotto al portico dove le luci della piscina e i lampioni rendevano la visuale accettabile.
Lo fece sedere sul divanetto con eccessiva foga e si inginocchiò sul pavimento di fronte a lui. 
Rivedi quegli occhi.
Si, ma ne valeva la pena.

In tutti quegli anni di scuola non si era mai accorta della profondità degli occhi di quel cretino di Horan.

Erano dello stesso colore del copriletto che le aveva fatto la nonna, all'uncinetto.
Un celeste sporco, con delle seghettature blu mescolate nel mezzo.
Come l'involucro della confezione dei biscotti Millesogni.
Di una tonalità più scura rispetto agli orli del suo maglione preferito.
Lo stesso colore dei nontiscordardime che la nonna aveva piantato in giardino, la primavera passata. 
Una sfumatura più chiara del suo anello di plastica dura. 

Afferrò la testa del ragazzo, con entrambe le mani e avvicinò il viso al suo per osservarli più da vicino.
Niall non sembrava confuso, stava fermo con un sorriso indeciso stampato sulle labbra e i capelli scompigliati.
-per caso stai aspettando che sia io a vomitare dal naso?- le sussurrò, allontanandosi leggermente.
Anche la forma era perfetta. Erano grandi ed eleganti ma anche con un nonsoche di rotondo che le ricordavano quelli di Timmy, Il fratello minore di Josh.
 -ti sto guardando gli occhi- spiegò con semplicità, cercando di riavvicinare il volto di Niall al suo. Il ragazzo non si oppose. Allungò le mani nella direzione della testa di Maddlene e le appoggiò morbidamente sulla sua nuca. Dipinto in quello sguardo c'era un senso di indecisione che la ragazza non riuscì ad interpretare. Sembrava combattuto e glielo si leggeva chiaramente dal viso.
-e io ti sto guardando la bocca
Maddlene osservò la traiettoria dello sguardo di Niall e si accorse che era la verità. Fissava  con smania disarmante la bocca dischiusa della ragazza. 
Tutto si tramutò in pochi secondi. Un improvviso conato di ansia la spinse ad allontanare il volto dal suo. Una scarica di adrenalina si sprigionò dal suo petto, provocandole una vampata di calore sulle guance. 
Si sentiva spiacevolmente osservata e gli occhi di Niall non accennavano a voler cambiare inquadratura.
La musica si udiva ovattata dal retro della casa e l'espressione seria del ragazzo stava incominciando a pesare su Maddlene. Era un vero strazio sentirsi esaminare da quei due occhi celesti. 
La ragazza avrebbe preferito non averlo trascinato affatto fino a li. 
Era talmente sfacciato e sicuro di sè, che non provava nemmeno un minimo di vergogna o ritegno nel fissarla in quel modo e il calore e l'irruenza di quello sguardo pulsavano sulle guance di Maddlene come una fiamma brulicante.
Che fine aveva fatto l'innocente e tondo sguardo da bambino, di poco prima?
I grandi occhi azzurri, i nontiscordar di me e i biscotti Millesogni? Tutti scomparsi per far spazio a quel nuovo luccichio bramoso che si era acceso in quelle iridi perfette.  
-i-il tuo cappello- balbettò la rossa, alzandosi incertamente in piedi.
-che cosa?- l'espressione del ragazzo si tramutò 
-il tuo cappello- ripetè. Cazzo, era una scusa pietosa ma ubriaca com'era, non le era venuto in mente nulla di meglio per scrollarsi di dosso quello sguardo assassino. 
-ce l'ha Sophia- la voce di Niall era rauca e incredula.
-a-appunto, vado a prendertelo-  la mano guizzò bruscamente intorno al polso di Maddlene.
Nella penombra di quel portico riusciva a vedere quel viso supplichevole e maledettamente angelico -resta qui-
Teneva la fronte corrucciata e i grandi occhi felini si specchiavano in quelli della ragazza, mortificati.
La situazione le sembrava cosi surreale, cosi pericolosamente distante dalla realtà. Era sempre stata abituata ad immaginarsi Horan tronfio e spavaldo e vederlo che le afferrava la mano, implorandola di rimanere con lui era a dir poco paradossale.
Ma alla fine non si era mai premurata di conoscerlo a fondo, aveva semplicemente dato ascolto alla sua parte cinica e poco fiduciosa verso l'umanità e aveva declissato quel ragazzo troppo biondo ed espansivo come un "completo cretino in cerca di attenzioni";
ed era dai tempi di Aidan che si era ripromessa di non aver più a che fare con quel tipo di ragazzo.
Anzi, aveva alzato una barriera verso qualsiasi tipo di contatto maschile,  che non includesse Josh, da quando suo padre se n'era andato.
I maschi erano sempre stata una parte dolente della sua tormentata vita di diciottenne. Li prendeva, ci passava qualche ora e poi li gettava via come ritagli di giornale. Era fermamente convinta che fossero animali da compagnia, creature troppo distanti dal mondo sensibile delle ragazze. Cosi distanti da non riuscire a trascorrerci più di qualche istante, da non riuscire ad aprirsi, abbracciarli, ascoltarli. 
Non aveva mai sentito una scossa, un tremito, una palpitazione.
Non aveva mai sentito nulla dopo Johnatan 

e dopo Aidan.
Con Josh era diverso. Lui era l'esatta metà della mela, non doveva fingere di essere la persona dolce e affettuosa che tutti si aspettavano che fosse. Con lui poteva mostrare tutta la sua disillusione e il suo cinismo, poteva manifestare tutto il suo dolore e la sua repulsione senza paura di venir giudicata.
A volte si sentivano cosi vicini da mescolarsi come due tubetti di colori differenti. Altre volte si sedevano sulla giostrina del parco, con una paio di canne in mano e ognuno di loro rimuginava sulle cose per sè. Senza inutili parole di conforto o frasi di circostanza. 
Lo aveva accettato perchè la rispecchiava, era il suo contrappunto di sesso differente. Il rapporto con il padre, la droga, le insicurezze, le aspettative della famiglia. Lo aveva accettato perchè sentiva che poteva provare, con meticolosa precisione, le stesse snervanti sensazioni che provava lei. Lo aveva accettato perchè era come un barattolo di marmellata vuoto, coi vetri ancora sporchi.
 
Era come lei. 
Si mostravano al mondo come persone festaiole, vitali, e ricche di cose da dire ma all'interno erano cavi e spenti. 
-resta qui- ripetè Niall Horan, ridestandola dai suoi pensieri -vorrei avere una buona scusa per convincerti ma sono ubriaco e non ne ho-si mise la mano libera dietro al collo, imbarazzato.
Perchè si sentiva cosi piccola sotto quello sguardo spavaldo? Doveva essere per via dell'alcool, in circostanze normali avrebbe tirato due ceffoni a quel damerino ossigenato e se ne sarebbe tornata dentro con Louis.
Ma c'era qualcosa dietro quel volto, che la teneva coi piedi inchiodati al selciato rendendole impensabile l'idea di staccarsi da li. Sospirò rassegnata e si sedette sulla panchina, mentre Horan mollava la mano con soddisfazione
-solo dieci minuti però, inizio ad avere freddo-
-non puoi sfuggire al leone se entri nella sua stessa tana- Niall si sedette mollemente da parte a lei e contro ogni sua aspettativa, appoggiò stancamente la testa nell'incavo del suo collo. La sorpresa fu talmente tanta che Maddlene si sarebbe tirata un pizzicotto per essere sicura di non sognare.
Sembrava stanco. Accucciò la testa sul suo collo, socchiudendo i grandi occhi. Il suo fiato le solleticava la pelle sensibile da parte alle clavicole.
Non puoi sfuggire al leone se entri nella sua stessa tana? Le parole le ronzavano nelle orecchie e Maddlene cercò di analizzarle con gli occhi concentrati, ma l'alcool rendeva l'operazione davvero difficoltosa.
-ti credi invincibile vero?- Niall  sembrava essere sul punto di addormentarsi. 
-in questo momento ti sembro invincibile?-
-in questo momento mi sembri un ragazzo che ha esagerato coi cosmopolitan- Maddlene si riavviò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Alzò lo sguardo verso lo spicchio di cielo che si intravedeva dal portico. Una miriade di stelle estive si erano affacciate e un vento frizzante fece rabbrividire le gambe nude della ragazza.
-a quanto ho visto nemmeno tu sei una novellina- un sorriso malizioso increspò quel volto da bambino. Ma Niall Horan non era affatto un bambino, era uno spocchioso e viziato che sapeva quali erano le sue carte vincenti e soprattutto sapeva sfruttarle al momento giusto.
-non credo tu abbia visto proprio niente, visto che sei sparito praticamente per tutta la festa- il tono irritato le uscì dalla bocca prima ancora che potesse rendersene conto
-ah ma allora stai attenta a cosa faccio-

Colpita ed affondata.

Un senso di crescente disagio si propagò nel suo petto. Cretina cretina cretina e ancora cretina. Questo è giù pieno di sè come un uovo, non ha proprio bisogno di ulteriori conferme sul quel suo stupidissimo fascino.
Fascino? Ma che fascino? Niall Horan non possiede nessun fascino.
Maddlene Hale torna in te, per cortesia.
-sei presuntuoso e montato-
-e tu balli come una zoccola- sentiva l'arricciatura delle sue labbra, premere flebilmente contro il collo, lasciando respiri leggeri sull'epidermide. La ragazza represse a stento un brivido che nulla aveva a che fare con la temperatura. Poteva avvertire la sua bocca aprirsi in un ghigno soddisfatto. 
Niall Horan sei un povero cretino se pensi di riuscire a innervosirmi.
La ragazza sbuffò soddisfatta.
-ah ma allora anche tu stai attento a cosa faccio-
-per forza, sono il tuo capo da oggi in poi- la mano tastò nel grembo della ragazza alla ricerca di qualcosa -cerca di non dimenticartelo- il fiato le si spezzò in gola fino ad arrivare in uno stato di apnea, che sciolse solo quando le dita fresche di Niall Horan si intrecciarono inaspettatamente con le sue.

Hola chicass! (: Alloraa, finalmente *squillanoletrombeedell'amoorrre* Niall e Maddlene hanno avuto un sacrosanto contattoo! Certo, non è ancora nulla di sostanzioso ma lui è talmente stragnocco e stradolce che indubbiamente qualcosa capiterà (MASPERIAMOPRESTO! Cosa dite voi?) 
 Allorraaa, è un periodo di esami e tantecosepallose da fare, quindi spero di riuscire ad aggiornare con un minimo di decenza in questo mese, se cosi non sarà so già che mi perdonerete.
[:
Ringrazio ancora tutti i lettori ee vi mando un bacio
Se volete commentate (non.siate.timidii) perchè nonsso ancora se sta storia può andare avanti o se è da cestinare senzapietà.
Ora vado cariii,
vi ringrazio ancoraaa vi salutoo e me ne vado a mangiare!

Babù
xx

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Capitolo 8
*** Eight(road). ***


Maddlene aveva richiuso l'ennesima porta con un tonfo sordo e un acuto senso d'imbarazzo. Stava cercando Louis da un quarto d'ora buono e aprendo le innumerevoli camere di quel labirinto di depandance, era incappata in almeno quattro coppie intente a strusciarsi su qualunque superficie orizzontale riuscissero a trovare. La ragazza iniziava veramente ad irritarsi. Erano le quattro in punto e in quella villa dimenticata da dio, sembrava che nessuno avesse la ben che minima voglia di sgomberare le tende. Maddlene era stanca, la testa le faceva male e non vedeva l'ora di lanciarsi sul suo morbido letto ma Tomlison sembrava essersi volatilizzato nel nulla.
Sarà sicuramente imboscato con qualche ragazza. 
Lo aveva cercato in ogni anfratto del giardino, della zona giorno e addirittura negli sgabuzzini ma delle sue bretelle nere non c'era traccia. Spinta da un'improvviso senso di disperazione, aveva incominciato a spalancare le camere ma le sorprese al loro interno l'avevano lasciata disgustata e imbarazzata al tempo stesso.
Si appoggiò alla parete di quel corridoio con un sospiro sconsolato. 
Erano le quattro e cinque e il giorno seguente sarebbe stata una vera e propria impresa alzarsi per andare a scuola. Per non parlare del secondo giorno di sfacchinate all'Icefire Country Club. Doveva trovare quel dannato ragazzo il più preso possibile.
Si lasciò scivolare lungo la parete e si sedette con la schiena contro al muro. 
La sbronza le era fortunatamente passata ma sentiva un senso di intorpidimento lungo tutto il corpo e le sue ghiandole salivari sembrava essersi rinsecchite del tutto. Si massaggiò le tempi con le mani, sperando di alleviare il dolore.
-stai male, rossa?- una voce pericolosamente familiare la colse di sorpresa.
Niall Horan e i suoi occhi perfetti.
Ancora lui.
Era sbucato dal pianerottolo delle scale e aveva di nuovo il suo dannato cappellino calcato sul ciuffo.
Lo sguardo di Maddlene cadde inevitabilmente sulla figura che teneva per mano. Era una ragazza dai lucenti capelli biondi che sorrideva vistosamente strizzata in un abitino di paiettes.
Stavo meglio prima di vedere miss truccosoft&sobrietà.
Mise tutta la sua buona volontà per non sembrare troppo irritata alla vista di quei due.
QUEI DUE PER MANO.
-bhe se devi vomitare, cerca di non sporcarmi troppo la moquette- 
Quel tono divertito e strafottente le fece desiderare un vaso da notte da lanciargli ripetutamente su quella testa vuota.
-tranquillo, se mi verrà un conato ho già deciso che il tuo letto sarà il primo posto a cui penserò. La moquette è salva-
Arricciò il labbro superiore in una smorfia 
-bho, mi sa che il mio letto tra poco sarà occupato- il ragazzo le fece un vistoso occhiolino, prima di trascinare quella sottospecie di barbie dentro una camera oscurata -cerca di non fare tardi domani pomeriggio. Mio padre non sopporta i ritardatari- 
Ma chi si credeva di essere? 
-mio padre non sopporta i ritardatari- scimmiottò tra sè. 
Ma perfavore.
Quel ragazzo doveva avere seri disturbi della personalità. Un'ora prima le era sembrato cosi dolce e angelico con il viso illuminato dalla luna estiva. 
Probabilmente era stata tutta colpa dell'alcool e di "quegli occhi"
si, avrebbe tanto voluto rivederli quegli occhi, ma gonfi di lividi a suon di sberle.
Si sentiva cosi stupida. Aveva davvero pensato, anche solo per un momento, di potersi far rubare un bacio da quelle labbra perfe- emh bugiarde.
Chissà quante altre ragazze si sarà fatto lungo tutto l'arco di questa sua stupidissima festa. 
Baciare Niall Horan era fuori discussione.
Non avrebbe più cambiato idea in merito. Era un donnaiolo, un montato e Maddlene aveva fatto ciò che Josh le aveva suggerito di fare; aveva messo da parte i suoi pregiudizi e aveva cercato di conoscerlo al di là del sentito dire. Si era gettata addosso quell'abitino troppo corto e troppo stretto ed era schizzata alla festa. Ma ora che aveva scoperto di non essersi affatto sbagliata, si aspettava come minimo una colazione pagata da parte dell'amico per averla buttata nella fossa dei leoni senza nessun rimorso.
Un donnaiolo, un montato.
Un donnaiolo, un montato.
Un donnaiolo, un montato 
e allora perchè sentiva un mostriciattolo nel suo stomaco contrarsi all'idea di essere al posto di quella barbie tettona?
Cazzate, Lennie. Cazzate.
Digitò velocemente il numero di Josh.

"sei ancora vivo? Qua è un macello. Sono stanca, vienimi a salvare"

Invio.
Sperò vivamente che fosse ancora sveglio.
Tornò a massaggiarsi stancamente le tempie, per fortuna la nausea le stava leggermente passando.
"mi sa che il mio letto tra poco sarà occupato"
sentiva quelle parole risuonarle nella testa come un mantra. Le sembrava di veder  galleggiare di fronte a sè, quell'espressione strafottente.

"mi sa che il mio letto tra poco sarà occupato" 
bhe, sai cosa ti dico ?un motivo in più per vomitarci dentro.

Improvvisamente un urlo squarciò il pianerottolo e le orecchie di Maddlene, come un colpo di pistola. 
Era una voce femminile proveniente dal piano inferiore. Sembrava spaventata.
La ragazza si alzò velocemente in piedi, mentre diverse teste si affacciavano incuriosite dalle porte delle camere.
Il rumore si fece più acuto e qualcuno a piano terra, spense improvvisamente la musica.
Maddlene corse giù per le scale, seguita da alcuni ragazzi.
La scena che le si parò davanti le fece completamente dimenticare dove si trovasse.
Louis Tomlinson era sdraiato per terra, supino e il suo intero corpo era attraversato da spasmi incontrollati. Gli occhi azzurri erano sbarrati ma sembrava non vedessero nulla di ciò che aveva intorno. Vorticavano impazziti nelle orbite.
Le gambe e le braccia erano abbandonate sul pavimento e digrignava la mascella.
Di fronte a lui, alcuni ragazzi osservavano la scena impauriti mentre altri sembravano sul punto di intervenire.
-Lou- sussurrò Maddlene, incapace di fare alcun chè -Lou- ripetè sperando di ricevere una risposta.
-che cazzo succede qui?- Niall Horan scostò bruscamente un paio di persone. Era a petto nudo e il cappellino rosso era ancora al suo posto.
La ragazza bionda era comparsa dietro di lui con un'espressione indecifrabile dipinta sul volto truccato.
-Stavamo ballando- una moretta con gli occhi colmi di paura si avvicinò istericamente a Niall -e ad un certo punto ci siamo abbracciati, l'ho visto un po' disorientato, sembrava non riuscisse più a stare in piedi e poi ha iniziato a far-
-si, molto interessante- la interruppe ansiosamente Niall -qualcuno chiami un'ambulanza. Non state li impalati- ruggì, prima di avvicinarsi al corpo dimenante.
Subito venne raggiunto da una crocchia di ragazzi che afferrarono un paio di cuscini dal divano per posizionarli sotto al collo di Louis.
Maddlene digitò furiosamente le cifre dell'ambulanza sul display del suo telefonino.
L'ansia cresceva ad ogni "tuu" che ascoltava.
Horan e altri due reggevano la testa e gli arti di Louis, per non farli sbattere contro il pavimento. La scena era agghiacciante.
-Pronto 118, possiamo aiutarla?-
-Si c'è un ragazzo, sta male..penso che si trat-
- una crisi epilettica- gli urlò Horan, con le mani avvolte intorno alla nuca di Louis 
-u-una crisi epilettica- 
-indirizzo?- domandò la gracchiante voce della donna, dall'altra parte della cornetta.
-26 di Eightroad, faccia presto-
Maddlene riattaccò con il cuore a mille e il riflesso degli occhi ciechi di Louis, impressi nella memoria come inchiostro fresco.

*
-Si riprenderà, non è vero?- L'ansiosa voce di Maddlene rimbalzò contro il vetro dell'ambulanza. Teneva le mani e il volto spiaccicati e fissava l'interno del mezzo di trasporto, dove Louis era coricato e inerme. Aveva una mascherina di plastica posizionata sul viso e i grandi occhi azzurri erano serrati. Intorno a lui erano posizionati due paramedici che trafficavano con una flebo.
La ragazza mora che aveva urlato, ora fissava con vacuo terrore la barella su cui era posizionato Louis -c-certo, cioè credo di si- tirò su con il naso.
Niall e una bionda che Maddlene non riconobbe, stavano discutendo poco distanti da loro con un uomo in camice.
Il display del suo cellulare brillava nel buio. Erano le 4 e 40 ma la stanchezza le era definitivamente passata.

Tre messaggi non letti. 

Da parte di Josh.
"Sono ancora vivo, ma ho usato tutte le mie energie per far vergognare i miei davanti ai coglioni dei loro colleghi. Se mi dai l'indirizzo vengo a salvarti, Biancaneve."
 
il secondo, venti minuti più tardi.

"Mi sono dimenticato di domandarti se anche tu sei ancora viva. Mi devo preoccupare?"

l'ultimo.
"Lennie, tua nonna mi ha telefonato. E' preoccupata e lo sono anche io. Dove sei? Biancaneve muoviti a tornare dai tuoi nanetti."

Si rinfilò il cellulare in tasca con uno sbuffo.
-maledizione a Tomlinson e a quello che mi combina- mormorò tristemente.
Vederlo immobile e zitto, legato ai macchinari era addirittura peggio dell' averlo visto dimensarsi sul pavimento con gli occhi spiritati.
-T-tomlinson?- singhiozzò brevemente la mora-s-si chiama cosi?-
Il lampeggiante  dell'ambulanza sparì da dietro la curva e anche dagli occhi di Maddlene. La maggior parte dei ragazzi era rimasta a vedere come stesse Louis, fino all'arrivo dei soccorsi ma successivamente la crocchia di persone si era notevolmente dimezzata. I pochi rimasti fissavano l'esatto punto in cui cinque minuti prima c'era l'ambulanza.
-sì, si chiama Louis, Louis Tomlinson-
qualcuno era riuscito a spegnere i faretti della villa e ora la strada era illuminata solamente dalla luce dei lampioni. Un leggero vento accarezzava le cime dei pioppi che contornavano Eighroad street.
-Niall dobbiamo dirlo con mamma e papà, se succede qualcosa a Tomlins- la ragazza bionda alla destra di Horan aveva iniziato ad urlare istericamente, facendo voltare tutti i presenti nella sua direzione.
Maddlene finalmente la riconobbe, chioma bionda e lucente e un viso che sarebbe potuto appartenere tranquillamente a qualche modella di cosmetici. Angelique Horan  fissava scontenta il fratello, frustando l'aria coi lunghi capelli.
-non succederà un bel cazzo di niente a Tomlinson- ribattè nervosamente Niall.
Anche da quella distanza, Maddlene non potè fare a meno di notare che sembrava molto più stanco rispetto ad un'ora prima e parecchio più nervoso -gli faranno una tac, lo imbottiranno di calmanti e doman-
-qualcuno lo ha drogato- la voce della bionda era talmente acuta da penetrare nella testa di Maddlene come un coltello gelato. Era fuori di sè -e se qualcuno viene a sapere che è successo qui, sai cosa potreb-
-nessuno lo verrà a sapere- Niall la interruppe ferocemente con un tono che non ammetteva repliche.
La ragazza era furiosa. Ormai sembrava sul punto di scoppiare a piangere e si attorcigliava nervosamente una ciocca di capelli sul dito.
-mamma e papà lo scopriranno comunque e allora saranno cazzi amari anche per te- strillò isterica. Ormai tutti i presenti fissavano i due fratelli con circospezione e occhi colmi di curiosità.
-Horan- la flebile voce di Maddlene risuonò in mezzo a quel fracasso come un tuono nel silenzio.
Entrambi i ragazzi si voltarono di gettò nella sua direzione.
Non l'aveva previsto, la sua intenzione era quella di chiamare solamente Niall.
Ma, inaspettatmente, aveva attirato su di sè quattro paia di occhioni azzurri che ora erano puntati su di lei come abbaglianti di una macchina.
-cosa c'è?- abbaiò il biondo.
-ha ragione tua sorella- le parole frustarono l'aria intorno ai ragazzi e rimbalzarono nelle orecchie di Maddlene, come se fossero state pronunciate da un'altra persona. 
-senti rossa, non ti ci mettere anche te- Niall scosse stancamente la testa -il tuo amichetto sarà come nuovo entro un paio di giorni-
Lo stupore per le parole che aveva appena pronunciato si tramutò in un batter d'occhio in irritazione vera e propria.
-il mio amichetto- sottolineò velenosamente -per poco non ci lascia le penne sopra quella tua preziosissima moquette- 
-non gli ho detto io di bere come una spugna- protestò Niall -e per di più non sapevo soffrisse di questi attacchi. Se l'avessi saputo..-
-Niall sei uno stupido! Papà lo scoprirà comunque, visto che Louis lavora al Club- Angelique teneva le braccia conserte con uno sguardo di pura disapprovazione.
Maddlene iniziava a riavvertire la stanchezza, voleva andarsene a letto e la cosa peggiore era che senza Louis non aveva nessun passaggio per tornare a casa.
-EH VA BENE-Niall urlò esasperato, aprendo le braccia in segno di resa -digli quel cazzo che vuoi ma se poi vengono a perquisirti la camera, non venire a lamentarti con me-
Angelique sembrava aver appena ricevuto uno schiaffo in pieno volto. Guardava ferita la sagoma del fratello che entrò in casa sbattendo la porta. 
Maddlene lanciò una rapida occhiata nella direzione della ragazza che sembrava essersi ammutolita improvvisamente. Il cellulare nella sua tasca prese a vibrare insistentemente. Sullo schermo, a lettere cubitali, era impresso il nome della nonna.
Dannazione.
Rispose alla chiamata, allontanandosi dalla massa di persone.
-Maddlene, nel nome di dio, dove sei?- la voce filtrata dall'autoparlante risuonava ancora più apprensiva alle orecchie della ragazza.
- sono ancora alla festa, è successa una complicazione-
-complicazione? Stai bene? Josh mi ha detto che non gli hai più risposto ai messaggi- l'agitazione crescente della voce di Colette provocò una fitta di sensi di colpa nel suo petto.
-hai idea di che ore siano? Potevi chiamarmi. Sono stata in pensiero tutta notte- 

Poteva chiamarla. Poteva avvisare Josh. Poteva tirare un destro sul muso di Horan. Poteva fare un milione di cose che non  aveva fatto perchè la vista di Louis che si dimenava sul pavimento le aveva fatto perdere il senso della realtà.

-hai ragione ma ti spiegherò a casa, va bene?- si passò stancamente una mano sul viso -arrivo tra dieci minuti-
-ti aspetto- la nonna riagganciò con freddezza. Era arrabbiata e aveva tutte le buone ragioni per esserlo.
Era una settimana di fila che non faceva altro se non uscire, andare a feste, ubriacarsi e tornare tardi. Era una settimana di fila che si risvegliava con il mal di testa e i conati di vomito. Era una settimana di fila che cercava di cancellare il ricordo del pranzo con Johnatan.
"Arrivo tra dieci minuti" 
Già. Il punto non era quando sarebbe arrivata ma piuttosto il come
Come avrebbe fatto a farsi quattro isolati in dieci minuti, alle cinque del mattino?

*

Quando entrò nel soggiorno, Niall Horan era intento a lanciare ferocemente dei bicchieri di plastica dentro un sacco della spazzatura.
I capelli biondi arruffati e un paio di violacee occhiaie che gli contornavano gli occhi angelici.
Tre ragazzi lo stavano aiutando a riordinare i rimasugli della festa. Maddlene fissò una gigantesca chiazza di vomito sul divano immacolato. Sembrava che in quel posto fosse appena scoppiata una bomba.  Bicchieri rovesciati erano sparpagliati sul pavimento, insieme a resti di patatine, piatti di plastica accartocciati e qualche festone che era stato strappato dagli stipiti delle porte.
Avrebbe preferito strapparsi un rene con le sue stesse mani piuttosto di fare quello che era in procinto di fare, ma che altra scelta aveva?!
Cercò di prendere coraggio e si avvicinò al biondino, indecisa.
Niall non alzò nemmeno lo sguardo, continuava a strofinare insistentemente un tavolo dall'aria costosa con una pezza umida.
-ehm- si riavviò nervosamente una ciocca di capelli dietro le orecchie -Horan-
-che vuoi?- sembrava stesse sfogando tutto il suo nervosismo contro quel povero strofinaccio.
Il tono gelato della sua risposta intimidì ulteriormente Maddlene.
Prese fiato e cercò di far suonare la domanda il più decisa possibile -sono senza passaggio e mi chiedevo se-
-le chiavi della macchina sono sulla mensola all'ingresso- sbottò senza alzare lo sguardo dal tavolo.
-Horan io-
-dai rossa, non ho voglia di discutere. Prendi su la mia macchina e sparisci, me la riporterai oggi pomeriggio al Club- 
Sparisci? 
Ma sparisci a chi?

Non era colpa sua se era successo tutto quel putiferio. Quel ragazzo era impossibile, un vero stronzo coi fiocchi.
-non ho la patente- confessò, stringendo le braccia al petto.
Gli occhi azzurri di Niall finalmente si alzarono in direzione dei suoi. 

Azzurro nel cioccolato.
Come faceva un tipo cosi strafottente ad avere occhi talmente innocenti?

Quello sguardo cosi serio iniziava a provocarle uno strano formicolio alla nuca.
Era abituata a vedere Horan sempre allegro e sorridente, circondato da schiere di amici e cheerleaders urlanti e questo lato sconosciuto riusciva ad innervosirla parecchio. Specialmente ora che erano faccia a faccia.

Azzurro nel cioccolato.

-e non c'è qualche tuo amichetto che può venirti a prendere?- domandò esasperato
- ovvio che no, sono le cinque emmezza del mattino- 
Brutto cretino, ma l'hai capito o no che mi devi portare tu?
Niall fece un sospiro rassegnato e si passò stancamente una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più.
-va bene, vado a buttare questi- indicò il sacco da parte a lui -e ti accompagno- 
il volto del ragazzo si era sciolto e la tensione sembrava essersi momentaneamente prosciugata da quegli occhi blu -aspettami in macchina-
Maddlene diede un'ultima rapida occhiata al profilo perfetto di quell'odioso biondo da strapazzo. La linea della mascella, il naso all'insù, il ciuffo ribelle e quegli zigomi leggermente arrossati.
Era quasi sicura di aver capito cosa trovassero tutte le cheerleaders in lui. 
Era schifosamente e ingannevolmente bello.

Dieci minuti più tardi entrambi erano seduti nell'abitacolo del lucente Range Rover di casa Horan. Fuori dai finestrini, l'alba stava facendo la sua entrata trionfale, dipingendo il cielo di una tinta più chiara che si mischiava con la lattea oscurità notturna.
Il motore della macchina si accese facendo le fusa e Maddlene sperò segretamente che quel viaggio durasse il meno possibile. Da quando Niall l'aveva raggiunta a bordo dell'automobile era calato un silenzio imbarazzante tra i due e il ragazzo sembrava non aver nessuna voglia di far conversazione. 
"Forse è meglio cosi" pensò la rossa fissando ostinatamente fuori dal finestrino.
Dal loro incontro ravvicinato nel portico non erano più rimasti soli nemmeno per cinque secondi.
Maddlene sperò con tutta se stessa che Niall fosse stato sufficientemente ubriaco da essersi già dimenticato tutto l'accaduto.
Stupidastupidastupida ma che ti salta in mente di fare?!
-se mio padre ti chiede qualcosa di Louis..-
-gli dirò la verità- il tono di sfida uscì spontaneamente dalla bocca di Maddlene.
Niall aveva uno sguardo a metà tra l'indispettito e lo scocciato -che gran bella idea del cazzo -I grandi occhi erano dilatati in un'espressione arrabbiata -cosa gli dirai ? Tomlinson non c'è perchè è stato drogato alla festa che i tuoi figli hanno fatto abusivamente ieri notte?- inchiodò bruscamente di fronte al vialetto di Hightrose street -non ho bisogno di te per finire nei guai- le lanciò un'occhiata assassina -mia sorella basta e avanza-
Maddlene era talmente stanca che non aveva più voglia di discutere nè tantomeno di litigare con quel principino viziato e indisponente -va bene, Horan - aprì la portiera -non dirò nulla. Ma ti consiglio di darti una calmata quando parli con me- scese dalla vettura e la richiuse con un tonfo sordo.

-perchè io non sono una delle stupide cheerleaders con cui sei abituato ad avere a che fare- completò la frase tra sè, mentre osservava il Range Rover sparire con un rombo.

Quando fece il suo ingresso nel soggiorno di casa Hale, Colette stava seduta sul divano con indosso la sua vestaglia di seta, i capelli bianchi scopigliati e sciolti e una tazza fumante nella mano.
Non sembrava arrabbiata ma un cipiglio nervoso della palpebra faceva trapelare tutta la sua agitazione. Maddlene si sfilò i tacchi e la fissò, con sguardo colpevole.
Colette ricambiava lo sguardo senza dire una parola.  
-okei, so cosa stai per dire- cominciò cercando di assumere il suo miglior tono dispiaciuto
-no, non lo sai- la donna si alzò dal divano e la superò, diretta in cucina. Maddlene la seguì con lo sguardo -posso spiegarti tutto, non l'ho fatto prima perchè non volevo agitarti-
-oh bhe, ottimo modo per non agitarmi quello di ignorare il cellulare e tornare alle sei del mattino- sbottò asciutta -spero che almeno sia stata una bella festa-
-è successo un imprevisto- Maddlene non vedeva l'ora di togliersi quel maledetto vestito e infilarsi nel suo pigiamone -Louis, il ragazzo che mi ha accompagnato è stato male-
Il viso appuntito di Colette si riaffacciò dalla cucina con serietà disarmante -cosa intendi con "è stato male"?-
-ha avuto una crisi epilettica e abbiamo dovuto chiamare l'ambulanza perciò se-
La donna si portò una mano davanti alla bocca con apprensione -avete avvertito i suoi genitori?-
-io credo che s-
-ma si è ripreso?- 
-nonna si ma-
-avete parlato con un medico o qualcuno?- 
Maddlene era esausta ed esasperata -nonna, Louis starà meglio. E' andato via con l'ambulanza e dall'ospedale informeranno i genitori- sbuffò -io sono viva e vegeta ma mi sono dovuta far riaccompagnare a casa e non ti ho chiamata perchè-
Colette fissava la nipote con gli occhi ridotti a due fessure -è successo tutto cosi in fretta che ho perso la cognizione del tempo-
La palpebra della donna vibrava leggermente e non sembrava aver udito nemmeno una parola pronunciata dalla nipote -Maddlene- sospirò pesantemente come se volesse rilasciare tutta la tensione accumulata durante la notte -non mi interessa se non ti sei accorta di che ore fossero- sembrava invecchiata di dieci anni in un colpo solo. Improvvisamente non era più la Colette allegra e arzilla che andava a far spesa con il motorino -mi hai fatta preoccupare tantissimo. Sarebbe potuto succederti di tutto e ti sei comportata da irresponsabile-
La ragazza non era abituata alle prediche, non ne aveva mai ricevute nè dalla nonna nè tantomeno da Johnatan -io mi fido di te, ti lascio tutta la libertà di questo mondo ma l'unica cosa che voglio è sapere dove sei, cosa fai e se stai bene- sorseggiò brevemente il suo the -mi hai fatto spaventare da morire-
Maddlene avvertì i sensi di colpa lievitare lentamente dentro il suo stomaco -che tu sia drogata, ubriaca, incinta non fa nessuna differenza. L'importante è che per qualsiasi cosa, telefoni- Colette stava evidentemente cercando di assumere un tono severo, ma la voce rotta da qualche rado singhiozzo tradiva il suo reale stato d'animo -se ti fosse successo qualcosa io..- la voce le si spense mentre si lasciava cadere su una sedia.
La ragazza si avvicinò intimidita alla figura ricurva della donna e la strinse in un abbraccio incerto. Non voleva farla impensierire, preoccupare o rattristire. Non se lo meritava, era la persona che le stava più a cuore al mondo ed era la sua sola famiglia. Deluderla o farla soffrire erano due incubi per Maddlene. Due incubi veri e propri -ma non mi è successo niente- cercò di farle un sorriso impunito -sono viva, stanca ma viva e ti prometto che non accadrà mai più, bellezza mia- sciolse l'abbraccio e fissò il volto raggrinzito della nonna.
I grandi occhi umidi si arricciarono in quella che doveva essere una smorfia d'assenso -ora ti conviene andare a letto- disse Colette, stropicciandosi gli occhi come una bambina -o farai tardi al lavoro-

Niente da dire :')
 










Ciao bellezze (: 

Niente da diree,
il capitolo (e soprattutto la foto)
parlano da sè.


Vi saluto, 

La vostra •Babù• xx

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Capitolo 9
*** Nine. ***


Maddlene abbassò lo sguardo da quella scena pietosa, il nervoso che si accavallava inesorabilmente con la gelosia. Inforcò il suo toast con tanta ferocia da farlo schizzare fuori dal piatto. Avrebbe voluto avere dei tappi per le orecchie o degli auricolari per non dover ascoltare quella stridula e insopportabile risata. Lavorare senza Louis era un vero strazio e in più sembrava che Niall Horan avesse deciso di fare bella mostra di sè, proprio durante la sua pausa. La ragazza si era seduta sotto un ombrellone del bar pregustandosi già il toast che la nonna le aveva preparato; roast beaf e maionese, il suo preferito. Quando, con un impeccabile tuffo a capriola, Niall aveva fatto il suo ingresso trionfale in piscina.

Esibizionista.

Come se non bastasse, era da più di mezzora che galleggiava in piscina con una tettona in bikini che si era letteralmente gettata tra le sue braccia.

Esibizionista e pervertito

La risatina stridula di quella stupida oca riecheggiava nella testa di Maddlene, facendole desiderare di aver a portata di mano un phon acceso.
Niall sembrava godersela un mondo, le mani stringevano i fianchi prorompenti della ragazza che gli aveva avviluppato il bacino con le gambe abbronzate. Entrambi ridevano in mezzo all'acqua.
Nonostante la media distanza che separava l'ombrellone dalla piscina, gli spostamenti della coppia erano ben evidenti e i loro schiamazzi le stavano facendo perdere l'appetito.
Evidentemente non era la prima volta che accadeva una cosa del genere, perchè il resto degli ospiti del resort non aveva battuto ciglio di fronte agli atteggiamenti bollenti di quei due.
Sembrava che fossero invisibili agli occhi di tutti, tranne che a quelli di Maddlene. 
Che li vedeva anche troppo bene.
Forse nessuno diceva nulla perchè il responsabile era l'arrogante figlio del proprietario?
Era davvero ingiusto, Maddlene era sicura di non essere l'unica innervosita da quel comportamento.
Addentò un pezzo di toast con rabbia, come se gli avesse appena fatto un torto personale e sbloccò lo schermo del cellulare per controllare l'orario.
Mancavano dieci minuti alla fine della sua pausa ma avrebbe ricominciato volentieri a sfacchinare su e giù per il Club, piuttosto che star li ad osservare Niall e quella gatta morta che se la spassavano alla faccia sua.
-sono fastidiosi, non è vero?- una voce la investì da dietro le spalle, una voce calda e rilassata che la ragazza non conosceva.
Una briciola le andò di traverso per lo spavento. Maddlene tossicchiò leggermente prima di voltarsi verso il proprietario della voce.
Un tipo dalla pelle caramellata e dei felini occhi d'ambra la fissava con una lattina di coca cola in mano. Indossava dei calzoncini da bagno rossi e un fischietto gli pendeva dal collo, ciondolando su quel petto cosparso di tatuaggi. 
La rossa mise tutta la sua buona volontà per non spalancare la mascella di fronte a quello spettacolo della natura.
Lo sconosciuto sorrise affabile -I-i due ragazzi, intendevo-  
ti prenderà per una maniaca se non smetti di fissarlo cosi.
-hai ragione- cercò di ricomporsi -credo che qualcuno debba dirgli qualcosa-
Il ragazzo sedette sulla sedia vuota da parte a lei. Possedeva una bellezza inusuale, avvolgente, esotica e i capelli erano acconciati in un ciuffo perfetto. Non l'aveva mai visto in giro 
-comunque sono Zayn- gli tese una mano ambrata -il bagnino- fece un cenno in direzione della piscina.
-io sono Maddlene
e tu sei dannatamente bellissimo, santo cielo!
-la cameriera- indicò con rassegnazione la divisa azzurra.
-non ti ho mai vista al Club, sei nuova?- 
-lavoro qui da due giorni e basta- spiegò -ma sono stati sufficienti per farmi già premeditare l'assassinio del principino di casa - lanciò un'occhiata carica di odio in direzione della piscina.
il ragazzo scoppiò a ridere e Maddlene si sciolse nell'ascoltare un suono tanto melodioso -bhe la sorella è peggio, credimi. Se c'è qualcuno da eliminare, quella è lei- disse sorridendo  -almeno Niall è bello- 
La rossa fissò disorientata il volto aguzzo di Zayn. Forse aveva capito male -mi sarei aspettata un discorso inverso da un tipo come te-
-sono gay, Maddlene- le strizzò l'occhio -e anche se le loro urla urtano pesantemente il mio sistema nervoso, non mi dispiacerebbe affatto essere al posto di quella- 
I grandi occhi ambrati di Zayn si immobilizzarono sognanti sulla figura di Horan, che avanzava nella loro direzione con un paio di occhiali da sole da infarto.
Il cuore di Maddlene fece una capovolta quando il biondo li raggiunse, scostò una sedia e si sedette da parte a loro. L'espressione del bagnino si era tramutata e ora giocherellava con il fischietto, apparentemente indifferente -posso unirmi alla festa?- la sua solita espressione arrogante era parzialmente coperta da quegli occhiali da sole a specchio -avete l'aria di divertirvi un mondo-
-siamo in pausa- sbottò la ragazza, azzannando con ferocia il toast.
-ho notato,ma vedi rossa- allungò una mano nella direzione di quella di Maddlene -vorrei due analcolici sotto al gazeebo e li vorrei tra cinque minuti quindi tu sei l'unica che mi possa aiutare- 
-il mio nome è Maddlene, nel caso ti fosse sfuggito- 
Un ghigno attraversò il volto lentigginoso di Horan -a me non sfugge mai nulla, rossa-
Zayn tamburellava nervosamente un dito sul tavolo. Aveva l'aria di chi avrebbe preferito venir inghiottito dal pavimento piuttosto che rimanere lì un momento di più. 
-e lo sai Malik che le persone non si salvano da sole dall'annegamento?- gli occhi ambrati del ragazzo guizzarono velocemente su quelli azzurri di Horan -vado subito- dichiarò, prima di alzarsi in tutto il suo splendore.
Maddlene era semplicemente furiosa. Sia per come si era rivolto a lei sia per il tono strafottente che aveva usato con Zayn.

Quel ragazzo era impossibile

-ti conviene abbassare la cresta, Horan o potrei incazzarmi sul serio- ringhiò.
Per un attimo l'ombra di qualcosa che assomigliava allo stupore, accese gli occhi incredibilmente azzurri di Niall. Ma due secondi dopo, quel baglione si era già completemente affievolito per far posto al solito sguardo impertinente -e cosa farai? Sputerai nel mio caffè?- ritirò la mano -che cattiva ragazza- il suo tono di finta apprensione fece desiderare a Maddlene di avere una padella da fracassargli sulla testa -io pensavo a qualcosa come il ricatto, ma la tua idea è addirittura migliore- Niall si rimise gli occhiali da sole con spavalderia e fece uno sbuffo noncurante. Riusciva ad essere insopportabilmente sensuale anche quando le calpestava i piedi in quel modo. Era davvero irritante, tutto di lui lo era: da quei capelli insopportabilmente radiosi anche dopo la piscina, fino ad arrivare ai denti candidi e regolari e le innocenti lentiggini che si mischiavano con la carnagione irlandese.
-Ah comunque carina la tua amica, poteva scegliersi un bikini un po' più piccolo intanto che c'era- commentò acida Maddlene, alzandosi dalla sedia e indicando con noncuranza la figura ondeggiante che stava attraversando il prato, diretta verso uno sdraio. 
-sai che è la stessa cosa che le ho suggerito anch'io?- le strizzò l'occhio -vedo che iniziamo a ragionare allo stesso modo, rossa-
Maddlene gettò la lattina ormai vuota nel bidoncino e fece per allontanarsi, furiosa. Quando, improvvisamente, il fulmineo braccio di Horan si aggrappò al suo. Si girò disorientata, mentre la mano ancora bagnata del ragazzo la stringeva morbidamente. Maddlene lottò con tutte le sue forze per non sentirsi imbarazzata da quel contatto cosi inaspettato. Ma un leggero torpore iniziava a inerspicarsi sulle sue guance -che vuoi?- si sarebbe applaudita da sola per il tono freddo e scocciato che era riuscita ad utilizzare nonostante le stesse andando a fuoco la faccia.
Niall fece una smorfia -s-stasera vado a trovare Tomlinson- per qualche strano motivo sembrava più imbarazzato di lei -se ti va di venire, posso passarti a prendere- La voce strafottente e ironica aveva lasciato posto ad un'innocente tono da bravo ragazzo.  Un tono che si intonava ben poco alla sua espressione impunita.  
La mano di Horan si sganciò dal suo braccio e rimase a fissarla, in attesa. I grandi occhi si abbassarono di colpo, deviando lo sguardo indagatore di Maddlene.
Sembrava nervoso
Niall Horan nervoso? 
-Oh, emh okey-
Tutto si sarebbe aspettata tranne quella domanda. Quel ragazzo doveva aver davvero dei seri problemi di personalità multipla eppure riusciva sempre a stupirla, sia in positivo che in negativo.
Tuttavia era felice che ci avesse pensato, Maddlene voleva sapere come stesse Louis e in più quella era un' ottima scusa per passare una serata tutta sola con Hor- 
Okei. Ora smettila. Devi esserti fritta il cervello del tutto!
Al solo pensiero le gote le si ritinsero di una sfumatura rosastra. Si augurò che Niall non l'avesse notato -okei, allora alle nove passo da te- l'espressione dipinta sul viso del biondino era di puro gaudio e sollievo.   
Girò i tacchi e si avviò nella direzione dal gazeebo, lasciando Maddlene piacevolmente stupita e imbarazzata.

*
-e questo cosa diavolo sarebbe?- Maddlene smontò dal Range Rover, preceduta da Niall Horan che reggeva un volteggiante palloncino rosso legato alla mano sinistra.
-un regalo di pronta guarigione- spiegò come se fosse la cosa più banale di questo mondo.
La ragazza fissò preoccupata la villetta a schiera davanti a loro. Forse avrebbe dovuto pensare anche lei ad un pensiero simile e invece non aveva portato niente con sè.
Niall suonò al campanello e successivamente guardò l'orologio da polso. Una voce dall'autoparlante gracchiò: -chi è?- 
-Siamo amici di Louis- rispose Maddlene
Un rumore metallico fece scattare la serratura del cancelletto che si aprì davanti ai loro occhi.
I due ragazzi attraversarono il piccolo giardino di fronte alla villa e vennero accolti da una donna sulla cinquantina, dai fluenti capelli bruni. Era avvolta in una vestaglia di seta azzurra.
Aveva gli stessi occhi magnetici del figlio e un'espressione cordiale dipinta sul viso finemente modellato -venite pure ragazzi- li accolse nel soggiorno con un gran sorriso -siete nuovi amici di Louis? - Maddlene annuì con un gran sorriso -è di sopra, ve lo chiamo- 
L'interno della casa era accogliente e sobrio, mobili di legno decoravano l'ingresso e qualche quadro colorato era agganciato alle pareti color panna.
La donna deambulò fino ad una rampa di scale -Lou, tesoro hai visite!- urlò attraverso il pianerottolo.
La televisione era rimasta accesa e due minuscole bambine di quattro anni fissavano ipnotizzate un cartone animato, avvolte in pigiamini identici.
-cosa state guardando piccolette?- domandò Niall con dolcezza, sedendosi accanto a loro. Una delle due bambine si voltò a fissarlo con curiosità. I grandi occhi verdi guizzarono immediatamente sul palloncino rosso -Barney and friends, non vedi?- indicò la televisione con un ditino.
-è il mio cartone preferito- sentenziò Niall sorridendo estasiato
-davvero? Anche il mio!- rispose entusiasta la bambina, studiando lo sguardo del biondino come per verificare se stesse mentendo. 
In quel momento Louis varcò la soglia del salotto, preceduto dalla madre.
Indossava un paio di pantaloni della tuta e un'espressione stupida gli attraversò lo sguardo. 
-Len!-poi i suoi occhi si volsero su Niall -ragazzi! non-non vi aspettavo-
Sua madre lo fissò con uno sguardo di rimprovero -che bell'accoglienza che riservi ai tuoi amici- 
Louis fissò spaesato il palloncino nella mano di Horan -ehm, volevo dire grazie della visita ma p-perchè siete qui?-  si sedette sul divano e prese in braccio una delle due bambine.
-siamo venuti per sapere come stavi- spiegò Maddlene -e farti un po' di compagnia-
-che gentili- commentò la signora Tomlinson -in questo caso vi lascio soli. Volete un caffè, un the, qualche biscotto?-
-no, grazie mille signora- rispose Niall con uno dei suoi affascinanti sorrisi a trentadue denti. 
La mamma di Louis fece un cenno alle due bambine che la seguirono in fila indiana come una coppia di paperelle, lasciandoli soli nel salotto. La più bassa delle due si voltò in direzione di Niall per salutarlo con la manina.
-ti sei ripreso?- chiese Maddlene, accomodandosi su una poltrona accanto al caminetto
Louis gli riservò uno sguardo incerto -diciamo di sì, mi hanno tenuto in osservazione solo una notte- poi i suoi grandi occhi si posarono sul palloncino legato alla mano del biondo-e quello?- domandò indicandolo.
il ragazzo glielo porse con un velo d'imbarazzo -ehm, è per te- si riavviò il ciuffo -un regalo di pronta guarigione-
Louis sembrava non credere alle proprie orecchie, afferrò il palloncino con entrambe le mani come se fosse qualcosa di prezioso e incommensurabile -Niall ti ringrazio. N-non dovevi- balbettò
-in realtà sta cercando di comprare il tuo silenzio- dichiarò Maddlene, spezzando l'imbarazzo di quel momento. Sia Horan che il moro scoppiarono a ridere, scaldando l'atmosfera del salotto di casa Tomlinson.
-beccato- commentò Niall, alzando le mani in segno di resa
-quando torni a lavorare?- domandò Maddlene sporgendosi nella direzione di Louis e ravviandogli una ciocca di capelli che gli era finita davanti agli occhi -senza di te è una vera noia-
Lui rispose con un sorriso imbarazzato -ma manco solo da un giorno- ridacchiò
-lo so, ma è dura comunque-
-tornerò molto presto- disse -devo fare solo un altro paio di visite- alzò stancamente gli occhi al cielo.  
-non fare quella faccia Tomlinson. Ti è andata anche troppo bene- esclamò gravemente il biondo -un altro paio di ore e mi schiattavi in salotto-
-grazie Niall, sei molto confortante- sibilò ironica Maddlene -comunque ha ragione Lou. Perchè non mi hai detto che soffrivi di crisi epilettiche?-
il moro si morse il labbro, visibilmente a disagio -n-non lo so. Io volevo solamente divertirmi e comunque non credevo che qualche cocktail in più potes-
-okei ma la prossima volta non prendere bicchieri senza sapere cosa c'è dentro- Niall fece uno sguardo schifato -dio, ma mi avete sentito? Parlo come mia madre-
Gli altri due ridacchiarono divertiti.
La ragazza si impose di tornare seria -a proposito di mamme, cos'hai detto alla tua?- 
-la verità- un sorriso consapevole increspò le sue labbra sottili -e non sapete quanti nomi mi è costata-
-ha fatto bene a riempirti di nomi Tomlinson- ribattè Maddlene fissando il crepitio delle fiamme nel camino -avrei fatto la stessa cosa. Ci hai fatto prendere un bello spavento-
-mi dispiace- sussurrò colpevole -non volevo rovinarti la festa- tornò a rivolgersi al biondo, che giocherellava con il suo braccialetto di cuoio. Niall alzò lo sguardo, come riassorto nei suoi pensieri -ma non dirlo nemmeno per scherzo. Di feste ne possiamo fare quante cazzo vogliamo- Maddlene annuì -l'importante è che stai bene e che si sia risolto tutto-
-grazie ragazzi- 
Niall si alzò in piedi, dando una rapida occhiata al suo orologio -adesso riposati-
-ve ne andate?- chiese Louis, levandosi a sua volta dal divano.
il biondo annuì -si, devo andare a prendere Angelique ad un pigiama party- un'espressione di disgusto si dipinse tra i bei lineamenti del ragazzo -stammi bene Lou- gli diede una gentile pacca sulla schiena
A Maddlene venne una gran voglia di ridere.
Si riavviò una ciocca di capelli dietro le orecchie e si avvicinò a Louis, con un velo di disagio.
Non era mai stata brava nei contatti fisici, specialmente quando coinvolgevano dei ragazzi. Cercò di sembrare meno impacciata possibile nello stringerlo in un abbraccio incerto-ci vediamo presto, tigre- le sussurrò all'orecchio
Maddlene rispose con un sibilo -cerca di rimetterti alla svelta-

*

Quando furono nuovamente in macchina, la ragazza avvertì la solita immotivata tensione che l'attanagliava tutte le volte che restava da sola con Niall.
Dopo quella serata, aveva conquistato almeno quattro punti. Era stato gentile, divertente e inaspettatamente tenero eppure quando rimanevano loro due, Maddlene non sapeva mai cosa aspettarsi. Per questo era sempre cosi angosciata durante i loro incontri tete a tete: la metteva a disagio e si sentiva sempre e costantemente sotto esame, come se una parola detta fuori posto fosse più che sufficiente per sguinzagliare il Niall Horan spocchioso e insopportabile di sempre.
-devi andare a casa subito?- Niall alzò la rotellina della radio e una canzone di Eminem invase l'abitacolo.
Maddlene guardò lo schermo del suo cellulare, erano solamente le dieci emmezza. La sua mente venne investita da un paio di colonne di pro e contro che lampeggiavano potentemente di fronte ai suoi occhi cioccolato.


Contro: se rimango un'altra mezzora in questo stato di tensione, rischio di andare incontro ad un collasso.
Pro: sì, ma Niall Horan è bellissimo
Contro: ok, ma la nonna è a casa da sola
Pro: si, ma staresti via solamente un'altra mezzoretta, non un minuto di più
Contro: si, ma domani è l'ultimo giorno di scuola
Pro: si, però Niall Horan è davvero bellissimissimo
Contro: ed è un vero troglodita
Pro: ma non può succedere nulla di male
Contro: invece può succedere eccome!



-ma non devi andare a prendere tua sorella?- chiese contenta di aver trovato un modo per temporeggiare
-bhe si. Ma mancano quaranta minuti e per arrivare a Medison's road ce ne metto venti al massimo- 
Quegli occhi azzurri, quella mano ferma sul cambio, quei polsi magri, la linea della mascella, i capelli biondi, la t shirt nera che evidenziava il fisico asciutto.
-ehm, c-credo di poter stare fuori ancora mezzoretta- balbettò -se ti va-
Niall alzò gli occhi al cielo -mi va eccome, rossa. Altrimenti nemmeno te lo chiedevo-
Stupida Maddlene. Stupida che non sei altro.
Il Range Rover schizzò per le stradine secondarie di Mullingar. La ragazza non aveva idea di dove la stesse portando ma era felice che la radio fosse accesa e che non dovesse subire il peso di quel silenzio imbarazzante. Niall parcheggiò davanti ad un giardino pubblico. Sebbene fossero le dieci emmezza, era costipato di persone che passeggiavano mano nella mano, probabilmente a prendere un po' di aria fresca in quel Giugno cosi afoso. Al centro del piccolo parco si stagliava una fontana che lanciava spruzzi d'acqua con un complicato motivo ad incastri. Maddlene scese dalla macchina, incerta.  
Il contorno del giardino era delineato da alberi dalla folta chioma e un paio salici piangenti erano stati posizionati vicino ad uno stagno dalle medie dimensioni.
Niall le fece segno di seguirlo. Illuminato dalla rada luce dei lampioni che filtrava attraverso le chiome degli alberi, era ancora più bello.
Le gambe di Maddlene si facevano molli ad ogni passo che eseguiva a fianco a lui. Horan si fermò davanti ad una panchina particolarmente nascosta, all'ombra di un grande faggio. Da quella posizione era ben visibile sia lo stagno che la fontana davanti a loro.
Niall le fece cenno di accomodarsi da parte a lui -Eyesrun Garden- annunciò, indicandole il panorama davanti a loro -uno dei posti più belli di questo schifo di città-
-Eyesrun?-
-la corsa degli occhi-
-come mai si chiama cosi?- domandò Maddlene, lieta di aver trovato un argomento di conversazione per spezzare quel dannato silenzio
-perchè tutte le coppie si affrettano a cercare il posto più bello del giardino- gli occhi di Niall si aprirono in uno sguardo malizioso -per correre a farci l'amore
La ragazza sbuffò rumorosamente -mi aspettavo qualcosa di un po' più romantico-incrociò le braccia al petto
-cosa c'è di più romantico del sesso?- si morse il labbro inferiore in una smorfia di pura seduzione. Maddlene fece un respiro profondo, cercando di mantenersi lucida
-non lo so- fece spallucce -non sono particolarmente esperta in materia-
Niall si girò nella sua direzione, perforandola con quegli occhi da colpo al cuore-non si direbbe- mise con noncuranza una mano dietro allo schienale della panchina -almeno non da come ti muovi all'American-
Ecco tornare quella sensazione di puro disagio e vergogna.
Ma lo faceva apposta a farla sentire cosi? 
Si maledisse mentalmente, lei e quel dannatissimo posto troppo frequentato. Le scorse un brivido ghiacciato lungo la spina dorsale al solo pensiero di quello che Niall avesse visto.
Lei che si strusciava contro ad un palo,
lei che ballava suadentemente sul cubo
lei che cadeva dalla piattaforma, barcollante.
Dannazione, che figuracce di merda.

Cercò di non farsi vedere troppo preoccupata -non c'è nulla di romantico o erotico in quello- sbottò irritata.
Horan alzò un sopracciglio, il suo viso perfetto era pericolosamente vicino a quello di Maddlene. Riusciva a contare le leggere lentiggini sul suo naso nonostante la rada luce della sera -non sono d'accordo con te- la ragazza finse di non aver capito, ma il calore afoso di quella serata di Giugno stava tornando a farsi sentire -era tutto molto romantico ed erotico- si morse nuovamente il labbro -eccome se lo era-
Maddlene fu enormemente grata al grande faggio per l'ombra che inondava tutta la panchina, poichè l'imbarazzo e la soddisfazione furono quasi impossibili da mascherare.
Il suo stomaco ballava la samba piuttosto violentemente e un involontario sorriso si manifestò sulle sue guance scarne.
-attento, la tua fidanzata potrebbe arrabbiarsi- sventolò un dito davanti al viso di Niall, a mò di rimprovero.
Lui si aprì in un ghigno soddisfatto -non so di cosa tu stia parlando- il braccio si mosse  dallo schienale della panchina fino ad avvolgere le spalle di Maddlene. Il movimento fu spontaneo e lento ma la ragazza venne pervasa comunque da una sensazione di stupore quando la mano di Niall si appoggiò dolcemente sulla sua spalla  -quella non è la mia fidanzata- disse atono -mi diverte e basta- il volto del ragazzo si accese di malizia -e non c'è nessun motivo di fare la gelosona, rossa
Alzò gli occhi per replicare, ma rimase di stucco nell'osservare lo sguardo volitivo di quel ragazzo troppo bello e troppo sicuro di sè -mi piacciono le tue labbra-
Successe tutto in pochi secondi, avvertì una morsa allo stomaco più violenta delle altre, un brivido attraversarle la schiena e poi la bocca di Niall Horan schiacciata caldamente contro la sua.



Hola bellezze! Tatatataaaammm! Rieccoci qua con un altro capitolo di Red sunbrust aww. Alloraa, finalmente sta uscendo la parte di Niall dolce e tenera (che tutti amiamo) peròò questo ragazzo sta dando un bel po' filo da torcere alla nostra Lennie. Ma la cosa più importante è che finalmenteeeee si sono baciati! *-* (BACIO AL PARCO CON NIALL HORAN, Ok. POTREI CREPARE!) E inoltre in questo capitolo *rullo di tamburi* compare anche un Zayn Malik in versione bagnino! (bellissimo meravigliosissimo fighissimo)
Grazie a tutti quelli che leggono e stanno dando una possibilità alla mia storiella :) Vi adorooo. 
Ditemi se vi piace, cosa devo migliorare e cosa va cestinato senza pietà! :]

Tanti bacioni e tanti
pan di stelle (?) 


dalla vostra Babù.
xx

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Capitolo 10
*** Ten. ***


E' tutto cosi surreale, la guardo mentre fissa smaniosamente i miei occhi. Li guarda con adorazione e, se è possibile, incertezza. Li guarda nello stesso modo con cui li osservava la sera della festa. Rimane ferma, un po' rigida in quella felpa troppo grande che le cade mollemente sulle cosce. Posso avvertire ogni suo stato d'animo, posso sentire il suo nervosismo scorrere sotto le vene mentre le appoggio una mano sulla spalla. Le piaccio ma non mi sopporta e il modo innaturalmente composto che ha di sedersi, ne è un chiaro sintomo. I raggianti capelli rossi sono scomposti in un ciuffo che lascia libero il collo da cigno. Ma lei non è un cigno, certo che non lo è. E' un leone e lo percepisco dal bagliore indispettito dei suoi occhi e dal fastidio che l'attanaglia ogni volta che la sovrasto.
Le sorrido, alzando leggermente la mano e afferrandole il retro della piccola nuca -e non c'è nessun motivo di fare la gelosona, rossa
Il suo sguardo si alza verso la chioma del faggio che ci copre dagli occhi indiscreti dei passanti. Sono soddisfatto del posto che ho scelto e il fatto di essere nascosti mi rende ancora più sicuro di me ed eccitato. I grandi occhi da leonessa si incastrano coi miei e posso leggere attraverso quelle iridi l'apprensione e l'incertezza. Se solo sapesse quanto è esaltante il suo modo di imbarazzarsi e di resistermi cosi stupidamente. Non vorrei essere troppo irruento ma la voglia di baciarla sta cancellando tutta l'indecisione. E' agguerrita, insofferente e mi odia, potrebbe respingermi e farmi fare la figura dell'allocco. Tuttavia c'è qualcosa nel suo modo di scrutarmi che mi infonde coraggio. Possibile che mi voglia nello stesso snervante modo in cui la voglio io?
-mi piacciono le tue labbra-
Mi piacciono davvero, sono acerbe, rosse, piene, esaltanti.
 Esattamente come ogni singolo centimetro del suo piccolo corpo. Quel corpo che sembra mi stia implorando di stringere. 
Con un piccolo slancio e il cuore che corre a perdifiato, mi fiondo sulla sua bocca dischiusa.
Posso avvertire lo stupore e l'incertezza scorrerle sotto la felpa, poi i grandi occhi scuri finalmente si rilassano e fa passare la piccola mano dietro al mio collo. La sua lingua e la mia si stanno assaggiando per la prima volta e l'adrenalina mi entra in circolo come una dose di droga particolarmente potente. E' calda, avvolgente e la rigidità di poco prima è totalmente scoparsa per lasciar posto ad una creatura smaniosa di me. Afferro il suo piccolo volto e la trascino nella mia direzione, per aumentare la nostra vicinanza.
Credevo di infastidirla invece fa le fusa come una gatta ad ogni mia carezza. Le sue mani chiuse contro il mio collo e i suoi deboli respiri affannosi mi rendono incapace di tornare alla realtà.
Colto da un'improvviso lampo di genio, mi sposto verso di lei e le afferro i fianchi coperti dal pesante strato di felpa. Ma non ha caldo? Dio solo sa cosa darei per toglierle quell'indumento di dosso, ma non voglio essere troppo avventato. Penso mi creda un pervertito e non posso darle modo di confermare questa sua ipotesi (anche se è la pura e semplice verità). La faccio mettere a cavalcioni su di me, azzannando con le mani i centimetri di pelle lasciati scoperti dagli shorts. Mi stacco per riprendere fiato e la vedo sfilarsi morbosamente la felpa, lasciandola con solo una canottiera che lascia poco spazio all'immaginazione. Forse sto sognando?
Il tessuto bianco avviluppa le sue forme e una catenina d'argento le penzola assassina proprio al centro del petto. Se la sua intenzione è quella di dannarmi l'anima, ci sta riuscendo pienamente. Mi sforzo di non seguire la traiettoria del ciondolo e ritorno ad agganciarmi alle sue labbra. Improvvisamente un rumore ovattato esce dalla tasca dei suoi pantaloni. Ignorandolo, faccio abbracciare la mia lingua alla sua, esplorandole la schiena bollente con le mani tiepide.
Di nuovo quel rumore insopportabile.
-non rispondere-
-s-scusa, devo- si stacca dalle mie labbra arrossate e guarda colpevole lo sfondo del suo cellulare che fa lampeggiare la scritta "Josh".
Con uno sbuffo rumoroso, mi passo una mano tra i capelli mentre lei si aggancia alla cornetta. Sono irritato e non ho intenzione di far nulla per mascherarlo.
-Josh sono fuori- 
dall'altra parte dell'altoparlante si sente la voce appena percettibile dell'interlocutore
-si, cioè tra mezzora all'incirca- 
non riesco a sentire le risposte di quel cretino di Devine ma ormai il momento si è del tutto dissolto. Guardo il volto avvolto nella penombra della Hale: quelle labbra incandescenti che poco prima erano spalmate sulle sue, quegli occhi felini e gli zigomi di porcellana.
-bhe, okei. Ti faccio uno squillo, va bene?-
mi alzò in piedi, scostandola buscamente da me e mi accendo una sigaretta. Di solito non fumo, a meno che non siano occasioni particolari. Ma questa è in tutto e per tutto un'occasione particolare
Chi si crede di essere quella? Si fa dare un bacio da pura perdizione dei sensi e poi risponde a quel suo maledetto fidanzatino, come se nulla fosse. Stringo il pugno all'interno della tasca dei jeans 
-va bene, okei. Ciao-
Finalmente chiude la telefonata.
Sento i suoi occhi su di me. Un paio di coppie sta attraversando il prato, probabilmente sono diretti alla fontana. Fingo di essere particolarmente interessato ai loro spostamenti per non farmi vedere troppo irritato.
Non mi piace che la gente mi veda nervoso o agitato, tutto questo dà un'immagine di me che deve rimanere ben nascosta sotto il mio ciuffo biondo, lontana da occhi indiscreti.
Lontana in particolare da quegli occhi da leonessa che sento perforarmi la nuca. 
-Scusami era Josh che aveva bisogno di-
scuoto la mano con noncuranza per zittirla -si ma non mi interessa niente dei tuoi fidanzatini, rossa- mi sforzo di non sembrare troppo deluso dall'epilogo della nostra serata.
Da quella posizione non posso vederla negli occhi, ma ormai ho imparato a leggerla abbastanza bene e sono sicuro che si sta mordicchiando l'interno della guancia.
-non c'è bisogno di fare i gelosoni, Horan- mi stuzzica facendo riferimento alla mia frase di poco prima.
Pensa di avermi sotto scacco.
Pensa di essere più sveglia e dispotica di me
ma si sbaglia di grosso.
Lancio via il cicco di sigaretta e mi giro nella sua direzione con un sorriso sprezzante -sii realista- mi fissa indecisa -come faccio a essere geloso di una che bacia cosi da bambina?!-  
Posso sentire la rabbia montarle dentro come una molla, osservo con con ghigno quell'espressione ferita e quei capelli svolazzanti nella brezza estiva. Libera la sua criniera dallo chignon e si ricompone in un sorriso senza allegria -gentiluomo come sempre-
Bingo
La gelosia nei confronti di Devine riesce appena ad acquietarsi mentre la guardo precedermi in direzione della macchina. Fa del suo meglio per nascondere la delusione, ma quello sguardo scuro ed offeso mi lampeggia davanti agli occhi come un insegna al neon.
Cerco di trattenere il sorriso, anche se dentro di me il sapore della vittoria si sta facendo largo tra la passata eccitazione e il nervosismo di poco prima.


Ciaaoo bellezze! :]
Eccomi finalmente ritornata ad aggiornare la mia piccolapiccolissimamodestissima storiella! Allora veniamo subito al dunque, in questo capitolo c'è la descrizione ( dalpuntodivista del nostro biondo preferito *-* ) del fantomatico bacio all'Eyesrun garden! Qui veniamo a conoscenza di un altro lato del carattere del nostro Niall che è davvero tenerissimo, ma anche insicuro di sè stesso e per questo tratta male la povera Lennie ed è geloso fino alla morte della chiamata di Josh
:| 
Inoltre mi scuso per le dimensioni di questo capitolo (microminuscolo) ma rimedierò con il prossimo! GIURRO.
Bhe, comunque ringrazio tutti coloro che leggono, scrivono, mettono tra le preferite ecc ecc.. Non siete tanti ma qualcuno c'è e io sono ugualmente felice! 
Grazie, un mega bacione.

Babù
.

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