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di _browneyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologue ***
Capitolo 2: *** chapter one. ***
Capitolo 3: *** chapter two. ***
Capitolo 4: *** chapter three. ***
Capitolo 5: *** chapter four. ***
Capitolo 6: *** chapter five. ***
Capitolo 7: *** chapter six. ***
Capitolo 8: *** chapter seven. ***
Capitolo 9: *** chapter eight. ***
Capitolo 10: *** chapter nine. ***
Capitolo 11: *** chapter ten. ***
Capitolo 12: *** chapter eleven. ***
Capitolo 13: *** chapter twelve. ***
Capitolo 14: *** chapter thirteen. ***
Capitolo 15: *** chapter fourteen. ***
Capitolo 16: *** chapter fifteen. ***
Capitolo 17: *** epilogue. ***



Capitolo 1
*** prologue ***


Prologue.
 
Something new.
 
 
 
A Liz, i centri commerciali sono sempre piaciuti. Lo stesso non si può dire della ragazza che si sta trascinando dietro per le corsie del negozio, che, ormai stanca, non fa altro che lamentarsi.
«Dobbiamo stare qui ancora per molto?» sbuffa, mentre la bionda al suo fianco le lascia tra le braccia, ormai cariche, l’ennesimo vestito.
«Guarda che sei tu che domani inizi la tua nuova scuola, io faccio tutto questo per te.» La spinge nel camerino con il primo vestito fra le mani.
«Cambio solo scuola, non è niente di così eccitante» replica la castana da dietro la porta mentre osserva critica la sua immagine riflessa nello specchio, con indosso quel vestito rosso fin troppo attillato e corto per i suoi gusti che Liz le ha imposto.
«Certo e non ti importa minimamente che per caso sia anche la scuola dove va un certo Luke» Kimberly arrossisce violentemente nel sentire quel nome ed esce timidamente dal camerino, esponendosi allo sguardo e ai commenti dell'amica. E, mentre la bionda la osserva, Kim alza le spalle, fingendo che quel nome non le abbia fatto alcun effetto. Certo, la sua recita con Liz non serve proprio a nulla, lei sa benissimo come stanno le cose.
«Ecco, se ti vedesse così penso che morirebbe quel ragazzo» ridacchia, guardando divertita la carnagione chiara della sua migliore amica assumere una sfumatura di rosso; lei alza gli occhi al cielo, sa che lo fa apposta, per poi riprenderla, imbarazzata «Smettila Liz».
Liz alza lo sguardo, infastidita, «Non capisco che problema ci sia» replica, mentre l’altra torna nel camerino per provarsi un secondo vestito, e Liz continua il suo discorso: «voglio dire lui a te piace e tu piaci a lui». Liz si poggia contro l’anta del camerino, attendendo il ritorno dell'amica, della quale già immagina la risposta.
«Non piaccio a Luke, siamo solo amici.» mormora l’altra, come volevasi dimostrare. Si lancia in una descrizione accurata del perché lei e Luke sono, e saranno sempre, solo amici. Intanto Liz, che ha sentito quel discorso tante volte da saperlo a memoria, si è distratta a guardare un ragazzo poco lontano da lei, è bello. Lui si volta verso di lei, scrutandola con gli occhi scuri e Liz abbassa lo sguardo giocherellando con la ciocca blu che risalta tra i capelli biondi e si mordicchia il labbro, torturando così il piercing che ha fatto da poco. Ma il suo, certo, non è affatto imbarazzo.
Sente che l’amica sta ancora parlando, probabilmente ancora di Luke Hemmings, che le piace così tanto da renderla quasi patetica, ma non riesce proprio ad ascoltarla davvero. Quando alla fine rialza lo sguardo trova ancora su di lei gli occhi scuri di quel ragazzo moro che ora le sorride, ha davvero un bel sorriso constata Liz, e le fa l’occhiolino. Liz ricambia il sorriso, quasi un ghigno soddisfatto di chissà cosa, per poi tornare finalmente a dedicare l'attenzione alla sua amica.
«Non hai sentito una sola parola di tutto quello che ti ho detto, vero?» la riprende Kim, che una volta uscita dal camerino con un paio di jeans neri addosso ha notato subito lo sguardo un po' perso dell'amica.
«E’ così evidente?» la bionda rivolge un ultimo sguardo fugace tra le corsie, lo cerca di nuovo, lo vede di sfuggita andare via abbracciato ad una ragazza. Pazienza.
Kim alza le spalle, «Un po', ma ti perdono perché la tua distrazione sembrava degna del tuo interesse».
Liz scoppia a ridere alle sue parole, cingendo le spalle della sua amica con un braccio, con un po’ di difficoltà essendo nettamente più bassa di lei, e le lascia un bacio affettuoso sulla guancia. Le lascia una leggera traccia del rossetto scuro che porta, ma non glielo dice; «Allora, hai detto qualcosa di nuovo nel tuo discorso di adorazione per Hemmings oggi?»
La castana arrossisce violentemente, tirandole un pugno leggero sul braccio e ritorna nel camerino, dopo aver deciso che quei jeans alla fine le piacciono, e sbuffa, «Smettila, Liz».
 
 
Luke è steso sul suo letto con il telefono fra le mani; continua a guardare i messaggi, poi la chat grazie alla quale ha conosciuto Kim, poi Facebook, ma nulla, non ha notizie della ragazza da almeno un'ora e, anche se non è preoccupato, la cosa lo infastidisce parecchio. Sbuffa per l’ennesima volta, frustrato, e lascia finalmente cadere il telefono sul letto, rassegnato al fatto che Kim non la sentirà per un altro po'.
«La vuoi smettere?» sbotta infine il ragazzo dai capelli tinti di rosso fuoco seduto a terra poco lontano da lui, ormai stanco di sentire le lamentele dell'amico. Lo irrita proprio.
«Che ho fatto?» il biondo si volta verso di lui, con un'espressione innocente stampata negli occhi cerulei e un sorrisetto vagamente divertito.
«Continui a sbuffare davanti quel telefono, se proprio ci tieni a sentirla chiamala, cazzo».
Luke scuote lievemente la testa, «Non risponde ai messaggi, è con una sua amica e non mi va di intromettermi», spiega, ma non si aspetta che l'altro capisca.
Infatti Michael non lo fa, non lo capisce proprio. Sono amici da anni, ormai, eppure non sono rare le volte in cui non riesca a capire le sue motivazioni o i suoi sentimenti. Secondo lui il problema è che Luke tende a dover rendere le cose sempre più complicate di quanto non siano, anche nelle situazioni più semplici, come questa. Che poi lui non sia da meno, è un'altra cosa.
«Il tuo problema è che pensi troppo, Luke» borbotta, ricominciando a strimpellare la chitarra che tiene fra le mani, canticchiandoci sopra Lithium dei Nirvana.
Luke non risponde, immerso nei suoi pensieri, che già sono tutti concentrati su di lei; ormai non riesce a concentrarsi su altro. Non riesce a credere che l’avrà nella sua scuola, che riuscirà a vederla tutti i giorni, che magari durante una lezione potrà girarsi e incrociare il suo sguardo. E' semplicemente troppo bello per essere vero, poter averla vicino, finalmente.
«Luke» lo chiama Michael, riscuotendolo dai suoi pensieri, mentre continua a suonare in sottofondo; lo guarda, stranamente troppo serio per i suoi standard:«niente cazzate, okay?»
Il ragazzo dagli occhi blu lo fissa con un’espressione amara «Me l’hai già detto Michael, me lo ripeti in continuazione, non mi va di parlarne ancora» sbotta arrabbiato, in uno scatto d'ira.
L’altro alza le spalle, è abituato agli attacchi di Luke e la cosa non lo disturba; «Volevo solo ricordati che devi chiudere con il vecchio Luke, perché in te c’è qualcosa di nuovo. Lo sai anche tu che devi farlo».
Luke non riesce a sostenere lo sguardo dell’amico, che gli riporta in mente cose che non dovrebbero più esserci nella sua testa, sbagli che ha fatto che nessuno deve sapere. Abbassa la testa, trovando improvvisamente interessante la trama della sua trapunta arancione.
Ma sa benissimo anche lui che ora è tempo di chiudere le porte in faccia al passato, di cambiare, anzi forse sta già cambiando.
E infondo gli va bene così.
 
 
 
 
Writer's wall.
Hola.
Questa è la prima long che scrivo sui 5sos e sono consapevole del fatto che come prologo non sia il massimo (gli altri capitoli saranno più decenti e più lunghi, promesso).
L’idea per questa storia viene da una os che ho pubblicato pochi giorni fa che si chiama Disconnected (se passaste a leggerla sarebbe fantastico) ma in realtà non serve averla letta per capire questa storia.
Vi ringrazio moltissimo se avete letto fin qui
Alla prossima
-Mars

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Capitolo 2
*** chapter one. ***


Chapter One.

 
 
Quando Delilah finalmente si alza dal letto sono le sette e mezzo, segno che lei è terribilmente in ritardo, come sempre. Ormai abituata a fare tutto di corsa, si veste velocemente con i soliti jeans stretti strappati sulle ginocchia, un maglione largo e le immancabili Dr Martens bordeaux che si abbinano al colore dei suoi capelli.
Non si ferma nemmeno a salutare sua madre o suo fratello, che potrebbe anche degnarsi di accompagnare lei invece che i suoi amici, ed esce correndo sperando di non perdere l’autobus anche quella mattina.
E’ una giornata di metà dicembre e sta diluviando e lei, ovviamente, ha dimenticato l’ombrello. Sospira frustrata chiedendosi se le cose potrebbero andare peggio di così e si rende conto che possono quando vede l’autobus passare. 
All’improvviso smette di piovere, o almeno intorno a lei.
«Ciao Delilah» la saluta la voce del ragazzo che si è premurato di dividere con lei il suo ombrello «dai vieni, ti do un passaggio.»
La ragazza sorride riconoscente voltandosi a guardarlo «Grazie»
Camminano fino ad arrivare alla macchina di lui chiaccherando del più e del meno e Michael Clifford si rende conto, per la prima volta dopo quasi una vita intera, che Delilah Irwin è proprio bella.
 
Kim guarda la sua nuova scuola titubante, come se avesse paura di entrarci e forse un po’ ne ha. Certo, cambiare scuola a dicembre inoltrato non era esattamente un’idea brillante ma era così pigra che quando suo padre aveva deciso di cambiare casa, lei aveva deciso di cambiare scuola per non dover prendere l’autobus tutte le mattine.
Già era intimorita dall’idea della nuova scuola, ma dopo aver saputo che anche Luke la frequentava la sua ansia aveva raggiunto livelli assurdi.
Alla fine si fa forza ed entra e per prima cosa decide di andare in segreteria a ritirare il suo orario e a sbrigare quel genere di cose. Arrivata li davanti sente il suo respiro mozzarsi perché davanti a lei c’è proprio Luke Hemmings.
Le braccia del ragazzo la stringono e lei ricambia l’abbraccio, sentendosi andare a fuoco mentre molte ragazze la guardano in un misto tra gelosia e stupore. Com’è possibile che Luke Hemmings, il freddo, l’irraggiungibile, il bellissimo Luke Hemmings stia abbracciando la nuova arrivata?
«Sapevo che saresti venuta qui ancora prima di dirmi che eri arrivata.» le dice lui, scuotendo la testa quasi fingendo disapprovazione. Kim ridacchia «Mi conosci troppo bene Lukey.»
Dopo essere usciti dalla segreteria Luke la trascina quasi, impaziente di farle conoscere i suoi amici; Kimberly sente una strana sensazione nello stomaco, forse ansia, e se ai suoi amici lei non fosse piaciuta?
«Gli piacerai, smetti di preoccuparti» la riprende Luke, lasciando Kim di stucco. Quel ragazzo la conosce così bene che sembra addirittura leggerle nella mente e lei non riesce proprio a capire come faccia e soprattutto perché, lei infondo non è così interessante.
Il biondo si ferma davanti un gruppetto e, dopo aver scambiato un paio di saluti veloci, si affretta a presentare la ragazza «Ragazzi, lei è Kim.» Poi si volta verso di lei, che intanto è diventata color porpora per via di tutti quegli occhi puntati su di lei. Luke le sorride e la trova semplicemente adorabile. «Kim, loro sono Delilah, Ashton, Michael, Claire e Calum» li indica mentre Kim ricollega i nomi alle facce.
Delilah è la ragazza con i capelli rosso scuro e le Dr Martens dello stesso colore, Ashton quello con la bandana, Michael il ragazzo con i capelli rosso acceso, Claire è la bionda (tinta) che sta attaccata al ragazzo accanto a lei, l’unico moro del gruppo, Calum. A Kim sembra familiare, ma non ci fa troppo caso.
«Ciao» saluta, in evidente imbarazzo, cosa di cui nessuno si stupisce dal momento che Luke gli ha raccontato tutto del loro primo incontro, e questo basta.
Calum le sorride perché conosce Luke da una vita ma non l’ha mai visto guardare nessuno così «E così tu sei la famosa Kim, finalmente ti conosco!»
Kim fa una strana espressione, lievemente divertita «Famosa?» il moro scoppia a ridere ‘che quella ragazza già gli piace «Oh si, Luke non fa altro che parlare di te.» Il biondo gli lancia un’occhiataccia mentre la ragazza assume tutte le sfumature di rosso possibili. A salvare entrambi dall’imbarazzo arriva la campanella della prima ora che li costringe a salutarsi e a separarsi per andare nelle rispettive classi.
Delilah si avvicina sorridendo a Kim «Ti accompagno, siamo nella stessa classe di francese.» Le due si incamminano mentre Claire rivolge loro uno sguardo acido, ‘che a lei quella Kim non piace proprio; non le piace come Calum si è subito dimostrato amichevole nei suoi confronti, mentre con lei ci aveva messo settimane, e non le piace nemmeno che Delilah, la sua migliore amica, l’abbia a stento salutata per dedicarsi alla nuova. No, decisamente Kimberly Jones a lei non piace affatto.
 
Ashton cammina con calma per i corridoi, nonostante le lezioni ormai siano iniziate da un buon quarto d’ora, non ha la minima intenzione di stare seduto a seguire un’inutile lezione di biologia. È la prima volta che rimette piede in quella scuola da quasi un anno. Infatti a gennaio aveva capito che non ce la faceva più e che doveva cambiare aria per un po’, così aveva deciso di partecipare a quello scambio culturale a Londra ma questo, contrariamente a quello che lui sperava, aveva solo peggiorato tutto.
In pochi sapevano che sarebbe tornato, cosa che spiegava gli sguardi stupiti che gli venivano rivolti da tutto il giorno e i mormorii che lo seguivano.
«Allora è vero quello si dice in giro, Ashton Irwin è davvero tornato» una voce che conosce a memoria e che, nonostante questo, continua a mettergli i brividi e a scatenare un flusso incostante di pensieri contrastanti, lo fa voltare.
Era da agosto che non rivedeva Lexie Rogers e ora, avendola di nuovo davanti, si rende conto che non è cambiata di una virgola dall’ultima volta. È sempre la solita con i suoi lunghi capelli castani e la carnagione che, inspiegabilmente, conserva sempre una traccia di abbronzatura che fa risaltare i suoi occhi azzurro ghiaccio, così chiari da far venire i brividi.
Dopo un tempo indeterminato, che sembra non finire mai, che Ashton passa guardandola lei gli corre incontro e gli butta le braccia al collo.
«Mi sei mancato tanto Ashton.» sussurra e a lui vengono i brividi, come ormai gli succede da anni ogni volta che vede la sua migliore amica «Anche tu Lexie.» mormora, non capendo nemmeno perché sta dicendo quelle cose, perché la sta perdonando dopo tutto quello che ha fatto, che gli ha fatto.
 
Calum continua a tirare calci alla sedia di Luke, seduto davanti a lui, che però lo ignora e pensa ai fatti suoi pur sapendo che il suo migliore amico odia questo comportamento, ‘che a lui essere ignorato non piace affatto.
Michael ridacchia divertito guardandoli dall’altra parte della classe per poi voltare lo sguardo verso la professoressa e iniziare a prendere appunti, perché è il suo ultimo anno e se vuole andare al college ha bisogno di una borsa di studio e sa che deve impegnarsi con tutto se stesso.
Alla fine Luke si volta irritato dall’insistenza dell’amico «La vuoi smettere?» Calum ride, ottenendo un’occhiataccia dalla professoressa che lo odia e che, infondo, ha i suoi buoni motivi per farlo; quando lei si gira Calum scivola via dal suo banco, lasciando sola Claire, che alza gli occhi al cielo per il fastidio, e si siede nel posto vuoto accanto a Luke, che vuole stare sempre solo perché condividere uno spazio così ristretto con qualcun altro gli sembra proprio impensabile.
Claire osserva la scena e non prova nemmeno a dire qualcosa a proposito del comportamento del suo ragazzo, ormai dopo quasi tre mesi che stanno insieme ci ha fatto l’abitudine; ha sempre più spesso la sensazione di non essere nulla di importante per Calum, di essere solo l’ennesima ragazza per lui, mentre lui per lei è il centro dell’universo ormai. Cerca di trattenere le lacrime, ma non è così facile, e si maledice per non aver dato ascolto agli altri, soprattutto a Delilah che, conoscendolo da una vita, l’aveva avvertita, le aveva detto che lui non le avrebbe portato nulla di buono, che anche se era una delle persone migliori di questo mondo a lei non l’avrebbe mai dimostrato, l’aveva avvertita che Calum Hood non le avrebbe portato altro che problemi, ma lei non le aveva dato ascolto.
Calum, intanto, ignaro dei sentimenti della sua ragazza, sta ascoltando l’ennesimo discorso di Luke sul fatto che non dovrebbe distrarsi, e distrarlo, e che maledizione era il suo ultimo anno e doveva iniziare a prendere sul serio lo studio ed il suo futuro.
Luke lo sa benissimo che è stato troppo duro con Calum ‘che anche lui sa come ci si sente a non avere uno scopo, a voler semplicemente lasciarsi andare e capisce il suo migliore amico ma non vuole continuare guardarlo sprecare la sua vita.
«Scusami, ho esagerato.» mormora dopo un po’ staccando gli occhi dai suoi appunti confusi. Calum lo guarda e alza le spalle «Non fa niente.» una delle cose che Luke preferisce di Calum è che sa perdonare, tutti, sempre subito, o meglio sa perdonare ma non se stesso, quello mai.
«E’ davvero bella» dice il moro dopo essere rimasto assorto nei suoi pensieri per un po’ a chiedersi se l’amico non abbia ragione «Kim, intendo.» specifica all’occhiata interrogativa del biondo al quale, dopo aver sentito quel nome, iniziano a brillare gli occhi ‘che è proprio innamorato e quasi non se ne rende conto ancora. Calum continua a girare la canna fra le mani, sotto lo sguardo di rimprovero dell’amico, e sorride appena perché sapeva di avere ragione.
«Non pensarci nemmeno.» dice Luke duramente, quasi con una punta d’acidità nella voce, perché Calum non deve nemmeno provare a sfiorarla con un dito, la sua Kim.
«Davvero credi che mi spingerei così in basso? Pensi che ti farei questo?» il moro fa una risata amara, ormai nemmeno il suo migliore amico si fida più di lui ed è solo colpa sua.
«Non lo penso Cal, ma i fatti parlano per sé.» Calum lo odia perché ha detto quella cosa, proprio lui, dopo quello che aveva fatto. Certo, lui faceva di peggio, ma non può farci nulla, è fatto così e non può cambiare.
«Tu sai come sono, sai che non sono solo così.» Luke abbassa lo sguardo sulle sue mani e inizia a giocherellare con il piercing, come sempre quando è nervoso.
«Non so se lo so ancora» sospira «stai superando i limiti Calum, te lo dico da amico, perché ci tengo.»
Calum rimane fermo, immobile mentre le parole di Luke gli rimbombano ancora in testa, ‘che anche il suo migliore amico pensa che faccia schifo e sa che è vero, ma gli ha fatto troppo male sentirsi dire quelle cose.
«’Fanculo» mormora per poi alzarsi di scatto e uscire quasi a corsa dall’aula senza nemmeno chiedere il permesso, non gli serve il permesso se ha intenzione di non tornare più.
 
 
 

AWAPUNGAAA

Hola.
Vorrei scusarmi per il mio mostruoso ritardo ma i miei odiosi prof. Hanno deciso di riempirci di verifiche e interrogazioni ultimamente e non ho proprio avuto il tempo di mettermi a scrivere ma comunque ora che iniziano che le vacanze credo di riuscire ad aggiornare ogni uno/due giorni per vostra sfortuna hahah.
Non so che dire, ancora siamo nell’introduzione della storia, fatemi sapere che ve ne pare.
Grazie a chi ha già recensito e aggiunto la storia tra preferiti/seguiti/ricordati, mi fa tantissimo piacere.
Se vi interessa, su twitter sono @xaustinftoned.
Detto questo mi dileguo, un bacio
-Mars

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Capitolo 3
*** chapter two. ***


Chapter Two
 
 

Calum sta seduto sul marciapiede fuori dal Millenium, il locale in cui ha passato la maggior parte delle serate degli ultimi due anni, e gira fra le mani esperte l’ennesima canna. Fissa atono davanti a lui e sente, per la prima volta dopo tanto tempo, di essere completamente solo; forse sarà il litigio con Luke, con il quale non parla da una settimana, sarà che mente ai suoi genitori tutti i giorni e salta la scuola, sarà quella dannata canna che ha tra le mani, sarà che sta buttando via la sua vita e lo sa lui tanto quanto tutti quelli che lo circondano o sarà che due accanto a lui si sono appena detti di amarsi e lui l’amore non l’ha mai trovato e non ci ha mai creduto.
Si odia, odia tutto ma soprattutto se stesso ‘che si sta negando anche solo la possibilità di vivere una vita tranquilla e lo sa e sa che se continuerà con quell’atteggiamento perderà tutti e rimarrà più solo di quanto non si senta già.
Dall’altra parte della strada una ragazza con i capelli biondi gli fa l’occhiolino e lui, che fino ad una settimana prima, avrebbe risposto con un’occhiata maliziosa, ora distoglie lo sguardo. Non può continuare così, non è giusto.
Tira fuori il telefono dalla tasca dei jeans, cerca il numero di Claire nella rubrica e chiama. Bastano due squilli e lei risponde ‘che aspetta che lui la chiami da così tanto che quasi non le pare vero che lui possa pensare a lei tanto da avere il desiderio di chiamarla.
«Ciao Calum» lo saluta con il suo solito timbro argentino, reso appena più acuto dall’agitazione.
«Claire. Dobbiamo parlare» borbotta lui, con la voce arrocchita dal fumo che la ragazza trova dannatamente sexy.
«Sono quasi le due del mattino, non possiamo fare dopo?» chiede Claire che affacciandosi dalla finestra l’ha appena visto sul marciapiede davanti al Millenium, sopra il quale abita, e crede di aver capito perché l’ha chiamata, non certo per parlare. Si odia, perché continua ad andargli dietro e a farsi andare bene tutto quello schifo solo per stare vicino ad uno per il quale conta solo per un motivo.
«Okay» Calum chiude la chiamata.
«Hey Cal» una voce femminile lo saluta e la sua proprietaria gli si siede accanto; lui fa per alzarsi ‘che di stare con qualche ragazza adesso non gli va proprio, poi si accorge di una capigliatura di un rosso che solo la piccola Irwin può avere.
«Ciao Delilah» si sforza di fare un piccolo sorriso e si porta alle labbra la canna, in un gesto che praticamente tutta la popolazione potrebbe trovare decisamente troppo sexy eccetto Delilah ‘che lo conosce da quando avevano tre anni e a lei non fa alcun effetto lui.
«Vuoi?» fa cenno di passargliela ma la ragazza fa cenno di no con la testa «Non fumo, lo sai.»
«Allora perché sei qui?» le chiede il moro sapendo che quello non è il suo genere di locale e che lei preferisce di gran lunga il frusciare delle pagine di un libro o una serata tra amici a guardare film e scherzare più che la musica troppo alta, il pesante odore di alcool e erba, la massa di corpi che ballano l’uno sull’altro di quel tipo di posti.
Lei alza appena le spalle «Sapevo che ti avrei trovato qui» risponde semplicemente, diretta, schietta come sempre.
«Te l’ha chiesto Claire?» il moro sbuffa, annoiato da quella situazione che si è creata da qualche mese.
Delilah scuote lievemente la testa facendo ondeggiare i capelli che le sono sfuggiti dalla coda che le cade sulla spalla sinistra «No, sono solo preoccupata per te Cal.»
Calum ride amaro «Devi farmi il discorsetto come Luke?» il suo cuore si stringe nel pronunciare quel nome ‘che il suo migliore amico gli manca che fa male, ‘che Luke è l’unico che l’abbia mai davvero capito ed è l’unico di cui si fida davvero.
«Voglio darti una mano.» Delilah incastra i suoi occhi verdi magnetici con i suoi e lui riesce a leggervi una sincerità disarmante «Non ne ho bisogno.»
uno dei difetti peggiori di Calum è il suo orgoglio, troppo.
«Calum ti conosco praticamente da sempre, lo vedo» il ragazzo scuote di nuovo la testa.
«Grazie dell’interessamento Lils» il suo sguardo si addolcisce appena quando usa il soprannome che le ha dato quando avevano cinque anni, per poi indurirsi di nuovo ‘che in questo momento il sentimentalismo è l’ultima cosa che gli serve «ma non ne ho bisogno.»
Si alza con un movimento fluido «’Notte» borbotta per poi dirigersi nel locale mentre Delilah rimane seduta con lo sguardo fisso sulle punte delle sue Vans nere chiedendosi cosa fare ‘che vedere Calum in quello stato senza potere fare nulla è inaccettabile per lei, sono amici da così tanto che non può proprio lasciarlo affondare così.
 
Intanto nel Millennium, Ashton Irwin sta buttando giù l’ennesimo bicchiere e non sa nemmeno cosa stia bevendo e francamente non gli importa più di molto. La colpa è di Lexie che da quando l’ha salutato con uno di quei sorrisi che fanno male al cuore l’ha ignorato del tutto per dedicare tutte le sue attenzioni ad un ragazzo con gli occhi verdi. Lo sta lasciando in un angolo dopo tutto quello che è successo ed entrambi continuano a fingere che non sia mai accaduto anche se Ashton, per quanto provi a dimenticarlo e a non pensarci, non ci riesce proprio e questo lo sta logorando.
«Ashton?» una voce stupita lo richiama e lui si volta, stentando a riconoscere chi l’ha chiamato «Paige?» la guarda piacevolmente stupito del cambiamento.
«Wow sei cambiata un sacco, stai benissimo» lei gli sorride rendendo evidente il contrasto tra i denti bianchissimi e il rossetto scuro. In meno di un anno è diventata così diversa che Ashton ha davvero fatto fatica a riconoscerla; è diventata più alta e snella, sostituito gli occhiali “da secchiona” con delle lenti a contatto che fanno risaltare gli occhi blu e tinto i capelli mossi da un banale castano chiaro a rosa.
«Stai davvero benissimo» ripete lui, incantato dalla trasformazione. Paige ride «Grazie. Tu non sei cambiato di una virgola, stai sempre bene.»
Invece anche lui è cambiato, non tanto quanto lei, ma in piccoli particolari e Paige Sullivan i particolari è sempre stata brava a notarli, soprattutto in Ashton Irwin ‘che per lui ha una cotta da quando aveva quindici anni.
«Come stai?» le chiede lui porgendole un bicchiere di cui lei manda subito giù un sorso.
«Non c’è male» beve ancora «e tu?» Ashton si appoggia al bancone e alza appena le spalle, che come Paige ha notato subito sono più muscolose di quando è partito «Si va avanti.»
Rimangono a bere per un po’ in silenzio ‘che in fondo non sono mai stati molto amici.
«Quando sei tornato?» gli chiede lei spostando lo sguardo su di lui, e cavoli se è bello come si ricordava!
«Poco più di una settimana fa, non abbiamo gli stessi corsi a scuola?» si chiede anche lui come avesse fatto a non notarla se avessero seguito le stesse lezioni.
«Se non hai cambiato niente si, ma questa settimana non ci sono stata.» lascia cadere il discorso e Ashton capisce che non ne vuole parlare e così non insiste.
«Riparti o resti qui?» il ragazzo scoppia a ridere anche se lei non riesce a capire perché «Sono appena tornato e già vuoi che vada di nuovo via?» Paige si unisce alla sua risata contagiosa che le è sempre piaciuta tanto «Ma no, era solo per sapere.»
Rimangono di nuovo in silenzio e Ashton ne approfitta per cercare Lexie tra la folla, la vede ballare appiccicata al ragazzo di prima.
«Dovresti farla ingelosire» il ragazzo si riscuote dai suoi pensieri «Cosa?»
«Dico che se vuoi che lei ti consideri devi mostrarle che non è così difficile sostituirla» gli spiega lei con l’aria di chi la sa lunga.
«Tu sai qualcosa che non dovresti sapere?» le chiede sospettoso lui ‘che il tono che ha usato aveva un che di strano.
«Forse» ridacchia lei alzandosi e poi, trovando il coraggio chissà dove, prende la mano di Ashton e lo trascina a ballare mentre lui ride.
Ashton è pessimo come ballerino ed entrambi ridono anche un po’ troppo fino a che lui avvicina il corpo a quello di lei fino a non lasciarle spazio.
Continuano a ballare così finche Paige si alza sulle punte, nonostante i tacchi, per sussurrare all’orecchio del ragazzo «Ecco, ora ci sta guardando.»
Ashton fa fatica a capire di chi sta parlando ‘che una volta tanto di Lexie si è proprio dimenticato.
 
 
Il telefono di Luke continua a squillare ma lui non risponde, sapendo che tanto sono Michael e Ashton che gli chiedono di ragionare e risolvere con Calum oppure è Claire che gli chiede perché Calum sia così strano nei suoi confronti.
Non ce la fa più a sentire parlare di Calum come di qualcuno a cui deve qualcosa, perché non gli deve proprio nulla; è stanco di essere sempre la sua ombra, di dover sopportare tutti i suoi errori, di dover uscire di casa alle quattro del mattino per recuperarlo da qualche parte, di dovergli suggerire nei test perché crede che studiare non sia utile e soprattutto è stufo di vederlo usare le ragazze e sentirlo commentare ognuna di esse, soprattutto Kim. Ecco, quello che è successo quel giorno è stato solo la conseguenza della goccia che ha fatto irrimediabilmente traboccare il vaso.
Non che non sia minimamente dispiaciuto, certo non è ne contento ne tantomeno orgoglioso di quello che è successo, ma forse è giusto che stiano separati per un po’ perché quando stanno insieme in quelle condizioni finiscono solo per trascinarsi giù a vicenda come è già successo in passato. È solo colpa sua se Calum è ridotto in quello stato e Luke sente che, anche senza mostrare che è lui, forse deve aiutarlo in qualche modo ‘che in fin dei conti è pur sempre il suo migliore amico.
Il cellulare riprende a squillare finche non parte la segreteria telefonica.
«Ehy Luke sono Kim. Tutto bene? Non rispondi al telefono ed è strano visto che non ti ci stacchi praticamente mai. Comunque ti avevo chiamato per sapere come stai, da quando hai litigato con Calum mi sembra che tu non stia così bene  –si Liz, Calum è il moro del centro commerciale ma ti pare il momento? – e insomma dicevo, sono davvero preoccupata per te. Non mi piace vederti triste, dimmi se posso essere d’aiuto in qualche modo – Lizzie ti sembrano cose da dire? Oddio speriamo che non abbia sentito, che figure che mi fai fare – vabbè fatti sentire e fammi sapere come va, un bacio.»
La chiamata finisce e Luke sorride ‘che in fondo una delle cose che preferisce di Kim è la sua spontaneità che lo fa sorridere sempre più del dovuto così prende il telefono e compone il numero che ormai sa a memoria.
 
 
 
Writer's wall (Natalizio)
Ehyla
Se state leggendo qui vuol dire che siete sopravvissute a questo schifo qui che non so con che coraggio sto postando; purtroppo essendo i capitoli introduttivi sono un po’ così tra poco diventeranno molto più interessanti.
Non so cosa dire riguardo questo capitolo quindi vi saluto e vi auguro buon Natale perché non credo di riuscire ad aggiornare prima, quindi auguri, spero che riceviate un abbraccio da quel tonto Michael, una specie di pinguino chiamato Luke Hemmings sotto il vostro albero, uno di quei sorrisi bellissimi di Calum e di sentire la risata di Ash.
Grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la storia a preferite/seguite/ricordate, siete un sacco, a chi recensisce e a chi legge silenziosamente, GRAZIE.
Un bacio,
-Mars

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Capitolo 4
*** chapter three. ***


Chapter Three.
 


Ashton bussa alla porta della camera di sua sorella ‘che sa che sicuramente si è dimenticata della festa a cui devono andare e ancora non ha iniziato a prepararsi.
Non ricevendo alcuna risposta entra comunque e la trova adorante davanti allo schermo del computer con gli auricolari e sorride a quell’immagine ‘che nonostante tutto il tempo che hanno passato lontani sua sorella non è cambiata affatto.
«Dels?» la chiama senza che lei si accorga della sua presenza, così le toglie gli auricolari e lei lo fulmina con un’occhiataccia «Era la mia parte preferita» sbuffa, distogliendo suo malgrado lo sguardo da Harry Potter e dal primo piano di Tom Felton.
Ashton ride e le toglie il computer dalle mani «Su vestiti, o faremo tardi per la festa, dobbiamo anche passare a prendere Cal perché lui non vuole andare con Luke».
Delilah annuisce mentre cerca qualcosa da mettersi, ‘che nonostante il guardaroba che straripa le sembra sempre di non avere niente da mettersi «Ancora non parlano?»
Suo fratello scuote la testa e lei maledice la testardaggine degli amici.
«Mettiti questo» Ashton le indica un vestito, che Delilah ha comprato e mai messo, fino a scordarsi della sua esistenza; lei annuisce, poco convinta, ‘che quel vestito le sembra davvero troppo attillato.
«Mi vesto e torno, hai più o meno venti minuti»
Appena suo fratello esce dalla stanza, Delilah fa partire il cd dei The1975, band che ha scoperto da poco e che già adora, e si prepara il più velocemente possibile.
Quando Ashton torna lei ha appena finito e lui resta senza fiato ‘che proprio non ci crede che quella lì sia la sua sorellina.
«Sei bellissima Dels, cerca di non fare strage di cuori stasera» Delilah ride distraendosi dalla sua immagine allo specchio.
«Non mi piace, dovrei cambiarmi» mormora critica, tornando a scrutarsi attentamente mentre suo fratello la guarda dolcemente ‘che sa che lei ha sempre avuto problemi di autostima e che non si è mai piaciuta.
«No, dobbiamo andare che è tardi e poi sei bellissima» lei alza gli occhi «e non lo dico solo perché sono tuo fratello.»
«Si invece» Ashton la abbraccia, in un impeto di affetto ‘che forse Delilah è quella che gli è mancata più di tutti in quei mesi, anche se a lei non lo direbbe mai. «Andiamo su.»
 
«Kim! Sono arrivati i tuoi amici.»
Kim si riguarda l’ennesima volta allo specchio, quasi non riconoscendosi dopo che Liz ha passato quasi un pomeriggio intero a prepararla per quella festa.
«Andiamo, Hemmings aspetta» ride Liz trascinandola lontano dallo specchio, al quale poi sii avvicina ‘che è una serata un po’ strana per lei e vuole apparire al meglio. Si sistema il rossetto che intanto si era sbavato «Hai detto che ci sarà quello del centro commerciale?»
Kim ridacchia per la sua sfacciataggine, che a volte un po’ le invidia «Si, ma ha una ragazza e poi non credo che abbia la testa apposto.» Liz ride mettendo il rossetto in borsa, non si sa mai «Lo dici solo perché ha litigato con il tuo angioletto biondo.»
Kimberly scoppia a ridere per poi recuperare dal letto la borsa e il giacchetto.
«Su andiamo»
«Attenta a non cadere quando vedrai Luke» la ragazza diventa di tutte le sfumature possibili di rosso per poi rimproverare l’amica «Liz! La devi smettere» scatenando le sue risate.
Una volta superato l’ostacolo scale, Kim sulla porta vede un Luke Hemmings più bello che mai, con i soliti skinny jeans neri e una canottiera che Kim non gli ha mai visto, ma che gli sta dannatamente bene. L’unico punto dolente di quell’immagine, per Kim, è sua sorella, più piccola di un anno, che sta flirtando senza ritegno con il biondo.
Kim si schiarisce timidamente la voce per farsi notare e, mentre Luke le sorride raggiante, Eileen le lancia un’occhiata incendiata di fastidio.
Luke la sente a stento dirgli di chiamarla, ma in verità è troppo concentrato su Kimberly che quella sera con quel vestito è proprio bellissima, non che non lo sia normalmente, ma quella sera particolarmente.
«Sei bellissima» mormora senza volerlo, senza nemmeno salutarla e lei diventa rossa come mai mentre sente il cuore perdere un battito. A salvare entrambi dall’imbarazzo interviene Liz «Lo dici come se fosse qualcosa di cui meravigliarsi» il ragazzo distoglie malvolentieri lo sguardo da Kim per rivolgerlo sulla bionda che gli tende «E così tu sei il famoso Hemmings, io sono Liz piacere» le stringe la mano, leggermente frastornato; poi tutti percorrono il vialetto per entrare in macchina dove ci sono Michael e una ragazza con i capelli rosa che Kim non ha mai visto prima ma, con grande disappunto di Liz , non c’è Calum e Kim sa che quel posto lasciato vuoto accanto a Luke è il suo.
 
Michael è seduto su uno dei divanetti del locale, di cui ha già scordato il nome, sorseggiando l’ennesima birra. Odia le feste, odia l’alcool, odia essere solo.
Non ce la fa proprio più, è stanco, nemmeno lui sa esattamente di cosa, forse solo di quella vita, forse non ce la fa più a essere solo. Ora sta lì e nessuno ci ha fatto caso, nessuno se n’è accorto, a nessuno è interessato , tanto per cambiare.
Qualcuno gli ruba la bottiglia dalle mani per bere un sorso e un profumo familiare lo investe. Sorride involontariamente.
«Ciao Delilah» la sua risata dolce lo circonda e lo fa sentire a casa ‘che è così abituato a sentirla, quella risata, che ormai lo fa stare bene.
«Stai qui da solo?» lei lo guarda mentre lui tiene lo sguardo a terra e capisce subito che c’è qualcosa che non va. Lui annuisce e lei rimane ferma e in silenzio, senza sapere cosa fare o cosa dire.
Dopo un po’ Michael alza lo sguardo, sa che Delilah odia quando le si parla senza guardarla in faccia, ma le parole gli muoiono in gola e ogni cosa che aveva pensato di dire gli sparisce dalla mente ‘che è la prima volta che quella sera vede l’amica e ora l’ha lasciato letteralmente senza fiato. È così bella e Michael non capisce come abbia fatto a non accorgersene per anni; vorrebbe dirglielo ma non sa che parole usare ‘che lui a parlare non è mai stato bravo.
«Ti andrebbe di ballare?» Delilah gli sorride e prende la mano che lui le aveva teso aspettando che Michael la porti sulla pista da ballo, ma lui non lo fa. E lei sorride di più, forse perché hanno appena messo un lento e a lei piace più ballare i lenti che altro, forse perché è una delle sue canzoni preferite, forse perché stanno ballando lì da soli, forse perché sta guardando negli occhi Michael Clifford e non si era mai resa conto quanto questi siano profondi, forse perché lui indossa la camicia quella rossa a scacchi che le piace tanto e che le ricorda uno dei tanti pomeriggi che hanno passato insieme, o forse perché è felice e basta.
 
Ashton sente la musica proveniente dalla pista da ballo anche dal bagno, dove ora sta fumando e che, stranamente, è vuoto.
«Dovresti smettere» dice una voce familiare seguita da una mano che toglie la sigaretta dalla sua. Non si gira, non può, non vuole.
«Sai che non lo farò Lexie» sbuffa lui ‘che in questo momento vuole solo stare da solo e non pensare, soprattutto non a lei.
«Vieni a ballare?» lui si volta a guardarla e gli si stringe il cuore anche lei non si rende conto di quello che gli sta facendo e quanto male quella situazione gli stia procurando.
Ashton scuote la testa, deve smettere di fare sbagli «Dai, ti ricordi in Inghilterra quanto ci siamo divertiti?» gli sorride e lui scuote di nuovo la testa, anche se quello che è successo quando lei è andata a trovarlo se lo ricorda fin troppo bene «Ero ubriaco» mente.
Lexie ridacchia e a lui quel suono piace più del dovuto «Sono sicura che qualcosa te la ricordi.» lui scuote la testa per l’ennesima volta e lei ancora non l’ha capito che non vuole stare lì con lei a parlare di quello.
Lei si avvicina pericolosamente a lui e gli cinge il collo con le braccia dopo aver condotto quelle di lui sui suoi fianchi, inizia a ballare a ritmo di musica «Ora ti ricordi Ash?»
Ashton non ce la fa, sta cedendo ancora nonostante tutto «No»
Lei si avvicina di più fino a poggiare le sue labbra su quelle del ragazzo.
«Ora ti ricordi?» lui non ha il tempo di rispondere perché Lexie si è già fiondata di nuovo sulle sue labbra e lo sta baciando, ancora, e Ashton non tuo fare a meno di ricambiare il bacio, ancora. Sente le viscere rimescolarsi e il cuore fargli male ‘che lui è una vita che la ama e lei lo tratta come un giocattolino.
«Nessuno deve sapere di questo» mormora lei prima di staccarsi da lui «chiaro? Né di questo né di quello che è successo a Londra».
Lexie corre via e lui scivola a terra ‘che di essere trattato così non ce la fa proprio più, ma nonostante questo alla fine la perdona sempre e si odia per questo, quasi quanto odia lei.
«’Fanculo Lexie» mormora accendendosi un’altra sigaretta.
Qualcuno si siede accanto a lui «Non dovresti stare male per quella stronza.»
Ashton si volta e trova i capelli rosa di Paige accanto a lui «Non lo dirò a nessuno, promesso» lui annuisce e si perde nei suoi occhi blu, che trova di gran lunga più belli di quelli di Lexie.
Il cuore di Paige si stringe alla vista di Ashton che sta così male e per il dispiacere dovuto alla scena alla quale, suo malgrado, ha appena assistito ma in quel momento non importa, non più di lui.
 
Calum non riesce a staccare gli occhi dalla ragazza che gli hanno presentato, Liz, e pensa che sia davvero bella, in modo particolare. Gli piace la ciocca blu elettrico che risalta tra i capelli biondo scuro, del tutto naturali, e il piercing al labbro e il modo di vestire che la rendono del tutto diversa dalle decine di ragazze tutte uguali presenti a quella festa.
Claire continua a ballargli troppo vicino con un vestito troppo corto e lui non ce la fa davvero più.
«Dobbiamo parlare» lei annuisce per poi seguirlo fuori dal locale, in una stradina deserta dove non aspetta un attimo a baciarlo. Lui si allontana subito da lei «No dobbiamo parlare, davvero.»
Lei incrocia le braccia e si appoggia con la schiena ad un palazzo «Okay, ti ascolto» non sa più cosa deve fare con lui, come deve comportarsi, anche perché ogni volta che fa qualcosa sembra quella sbagliata anche se fa di tutto per cercare di far funzionare quella relazione.
«E’ finita.» diretto, schietto, senza giri di parole ‘che a Calum non sono mai piaciuti.
Lei spalanca gli occhi «Cosa?»
«E’ finita» ripete lui «mi dispiace Claire.»
Lei stringe gli occhi perché non vuole piangere davanti a lui, non vuole dargli anche quella soddisfazione, non vuole mostrargli quanto fosse importante per lei, anche se sente come se il mondo le fosse crollato addosso.
«Dispiace a me, essermi impegnata per un coglione come te Calum, ma sappi che per me non è finita qui, mi hai illusa e usata solamente e ti giuro che non ti dimenticherai di me facilmente.» Calum vorrebbe ridere a quell’affermazione ‘che lui non ha proprio nulla da dimenticare, ma è umano e sa che non sarebbe giusto visto che l’ha appena lasciata e come si è comportato nelle ultime settimane con lei.
«Mi dispiace Claire» ripete solamente prima di allontanarsi e lei lo vede, poco dopo, ridere con una che ha una ridicola ciocca blu in un modo che lei si sarebbe solo potuta sognare, sta ridendo davvero.
Claire stringe di nuovo gli occhi perché, no, non deve piangere ma Calum Hood non la rimpiazzerà così facilmente.
 
 
 
Writer’s wall
Ciaao
Sono riuscita ad aggiornare nonostante la connessione tremenda (grazie al mio vicino che ha una password del wifi ridicola yee).
Andrò veloce perché non ho molto tempo perciò vi ringrazio tantissimo per le recensioni e per aver aggiunto la storia tra preferite/seguite/ricordate e se leggete, GRAZIE.
Fatemi sapere che ve ne pare,
noi ci vediamo presto con il nuovo capitolo (che ho quasi finito)
un bacio
-Mars

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Capitolo 5
*** chapter four. ***


Chapter Four.
 


Paige è seduta sul divano di casa Irwin ed è felice; è contenta di aver ricevuto quella chiamata da Ashton in cui lui le ha chiesto, con una timidezza che lei non gli avrebbe mai attribuito, se avesse qualcosa da fare quella sera.
Sono in pochi, non è quello che ci si potrebbe aspettare da una serata organizzata da Ashton Irwin ma a lei va bene così, anzi adora il fatto che tra quei pochi lui abbia voluto anche lei.
La ragazza stessa, se un paio di anni prima gliel’avessero detto che sarebbe successo, non ci avrebbe creduto; si ricorda quando si limitava a guardarlo da lontano, da dietro un libro, senza mai avere il coraggio di parlargli se non prendeva lui l’iniziativa, cosa che succedeva raramente; si ricorda che guardava sua sorella Delilah con i suoi capelli rosso scuro che spiccavano fra le tante teste bionde e ricorda che le invidiava la sicurezza con cui li portava, come ignorava gli sguardi, si ricorda delle loro serate alle quali avrebbe voluto andare e ora è lì e si sente bene.
Ashton si siede sul divano tra Paige e Kim che stanno chiaccherando e Paige sente il suo profumo troppo vicino e il suo calore contro la sua pelle e deve ammettere che le piace quasi quanto il braccio muscoloso del batterista che sente attorno alle sue spalle. Sorride.
Lui la guarda. Stasera è bella, con i capelli tirati su in una coda alta che le lascia scoperto il profilo del collo, il top nero in contrasto con la pelle diafana che lascia scoperto qualche centimetro di pancia piatta e i pantaloni bianchi che su di lei stanno proprio bene.
«Ti stai divertendo?» le chiede lui avvicinando troppo il viso a quello della ragazza, che sente i brividi pervaderla. Paige sfila la birra dalle mani di Ashton e beve un sorso «Si» Lui le sorride e a lei quel sorriso piace decisamente troppo «Sono felice che tu abbia accettato l’invito» lei ridacchia «Beh non capita tutti i giorni di essere invitata da Ashton Irwin no?» lui scoppia a ridere e Paige trova che lui abbia una risata proprio bella, di quelle che ti mettono allegria e voglia di ridere per ore.
«Vieni, voglio farti vedere una cosa» si alza allungando una mano verso Paige che la prende, piacevolmente sorpresa e si alza.
Il cellulare di Ashton squilla ma lui lo lascia sul divano e fa finta di niente ‘che ha riconosciuto la suoneria che aveva assegnato a Lexie e non vuole parlare con lei, non vuole che lei rovini anche questa serata ‘che ora sta proprio bene.
 
Michael sta seduto in un angolo e sente le voci dei suoi amici, Delilah che strilla che vuole vedere Frozen o Il signore degli anelli mentre Calum dice che dovrebbero vedere un horror, e sorride appena ‘che loro sono l’unica cosa che lo tiene ancora in piedi.
«Michael mi hanno mandato a chiamarti» dice una voce mischiata ad una risata, lui alza lo sguardo per trovare la ragazza che gli hanno presentato alla festa, Liz.
«Non mi va molto di venire, vi raggiungo fra un po’» forza un sorriso stanco.
Lei annuisce «Ti si sta sbiadendo la tinta, comunque» Michael non capisce cosa c’entri in quel momento, ma non importa ‘che lui sa che i suoi capelli si stanno scolorendo ma al momento è l’ultimo dei problemi.
«Non importa» alza debolmente le spalle. Liz si siede accanto a lui e lui che a stento la conosce si sente in imbarazzo «Sai che dicono che come appari è lo specchio della tua anima?» Michael la guarda senza capire cosa voglia dire «Scusa?»
«Stai male» l’ha capito, l’ha capito senza conoscerlo e con uno sguardo solo «E’ così evidente?» mormora lui arrossendo e Liz lo trova dolcissimo.
«No è che ne so qualcosa» lui annuisce «Se hai bisogno, anche se non ci conosciamo, ci sono» continua. Il ragazzo le sorride sincero «Grazie».
Rimangono in silenzio finche lei non parla di nuovo «Le muori dietro eh?»
Michael la guarda spaesato, spalancando stupito gli occhi «Cosa?»
Liz sorride appena «Parlo di Delilah» Michael diventa rosso quasi quanto i suoi capelli e gli occhi gli brillano solo nel sentire quel nome e Liz sa di aver fatto centro.
«No, non lo so… cioè la conosco da un sacco e non mi ero mai reso conto…Ashton mi ammazzerebbe…io non lo so» balbetta lui a mezza voce ‘che si sta proprio innamorando senza rendersene nemmeno conto.
 
«Kim!» la ragazza si volta già sorridendo ‘che ha riconosciuto la voce che l’ha chiamata «Ciao Luke»
Lui le si avvicina titubante, ‘che lei gli fa proprio uno strano effetto che lui a stento sa spiegare, nonostante con le parole sia sempre stato bravo «Come mai da sola?»
Lei alza le spalle «Volevo solo prendere un po’ d’aria» il ragazzo annuisce mentre si tortura il piercing con i denti per il nervosismo e per lo stesso motivo continua a infilare e sfilare le mani dalle tasche dei pantaloni.
«Perché sei così nervoso?» lui sorride ‘che lei lo capisce come se fosse un libro aperto e lui adora questa cosa «Devo chiederti una cosa» lei gli sorride facendogli cenno di parlare «Puoi chiedermi quello che vuoi Luke» Luke sorride a quell’affermazione.
«Ecco, come sai, io e i ragazzi siamo una band anche se tu non ci hai mai sentiti» lei annuisce «domani è l’ultimo dell’anno e suoniamo in un locale per la prima volta. Ti andrebbe di venire? Sarebbe molto importante per me» Kim arrossisce imbarazzata e lusingata allo stesso tempo ‘che il pensiero che Luke la voglia vicino per un’occasione così importante è qualcosa che non ha nemmeno mai osato sognare.
«Mi piacerebbe molto, ma purtroppo devo stare con mia sorella, la festa a cui doveva andare è stata annullata» sospira amaramente, troppo triste di perdersi quell’evento così speciale.
«Porta anche lei» Luke la guarda supplichevole ‘che se lei non ci sarà, non sa se riuscirà a salirci su quel palco e dare il meglio, che è lei che tira fuori il meglio da lui.
Kim sorride raggiante «Sarà un piacere esserci» Luke sorride felice e la stringe a sé e, come sempre, si intenerisce nel sentirla così bassa rispetto a lui.
«Grazie, non sai quanto significhi per me» lei sorride, ancora premuta contro il suo petto «E’ un piacere»
Lui la stringe un po’ di più «Grazie per esserci sempre» lei ringrazia che sia buio e che lui non possa vederla in faccia con chiarezza ‘che se no avrebbe visto le sue guancie diventare rosse «Io ci sarò sempre per te, grazie a te piuttosto. Per tutto.»
 
Calum legge l’ennesimo messaggio in cui Claire gli chiede di parlargli, anche se lui non capisce cosa ci sia da dire ancora, dopo tutto quello che è successo.
Gli ultimi giorni sono stati un incubo. Claire continua a stargli addosso, sua madre ha scoperto non solo che saltava la scuola ma anche trovato una canna in camera sua e gli manca Luke. Continua a pensare a quello che è successo anni prima e non vuole che si separino di nuovo ‘che nessuno lo capisce come fa Luke e in questo momento vorrebbe solo avere il suo supporto.
Così esce ‘che ha deciso che questa situazione deve risolverla. Luke sta parlando con Kim e si vede lontano un miglio che è davvero felice e Calum è felice per lui. Vede che lei si alza sulle punte dei piedi per dargli un leggero bacio sulla guancia e vede entrambi arrossire, poi lei rientra lasciando il biondo da solo e Calum capisce che è il momento di parlargli.
Si avvicina a lui «Luke, possiamo parlare?» il ragazzo lo guarda stranito ‘che sa quanto Calum sia orgoglioso «Certo.»
Si spostano dall’altro lato del giardino, dove si siedono entrambi sull’amaca e Luke aspetta che Calum si accenda la sigaretta e gli dica quello che deve.
«Sono un coglione» Luke rimane in silenzio «mi dispiace, avevi ragione tu» l’amico lo guarda stupito ‘che sa quanto gli sia costato.
«No, ho esagerato anche io» il biondo scuote la testa, perché non è solo Calum che ha qualcosa da rimproverarsi.
«Ma io non dovevo fare quel commento su Kim, non dopo quello che è successo con Charlotte» entrambi abbassano lo sguardo sentendo quel nome, mentre il senso di colpa si fa strada nei loro cuori ancora una volta «Però ti giuro Luke che non succederà anche con Kim perché dopo aver visto come la guardi non potrei mai portartela via» Luke alza lo sguardo verso Calum e lui nota che ha gli occhi lucidi «Grazie»
«Stai pensando a Charlotte?» gli chiede il moro, tentando di indovinare l’espressione enigmatica dell’amico che però scuote la testa «No, a quello che abbiamo fatto»
«Kim lo sa?» Luke scuote piano la testa «Come potrei guardarla e dirglielo?» mormora amaramente mentre Calum alzo lo sguardo verso il cielo dopo aver gettato a terra quanto rimaneva della sigaretta «Non lo so» sussurra cercando di non pensare a quello che è successo tempo prima.
 
Ashton sta guardando Paige che sta seduta lì accanto a lui, nel posto che a lui piace definire “suo” visto che Delilah soffre di vertigine e i suoi non ci salirebbero nemmeno pagati. La ragazza sta parlando al telefono animatamente e sembra frustrata per quella conversazione.
«Tutto bene?» le chiede il ragazzo non appena lei attacca; la ragazza annuisce «Scusami se ci ho messo così tanto» Ashton scuote la testa «Non fa niente, era importante?» Paige scuote la testa ridendo «No, era solo mia madre che insiste per il college». Lui se la ricorda vagamente la madre di lei, ma ricorda che è sempre stata molto pretenziosa dalla figlia.
«Sei ancora una secchiona come quando sono partito?» domanda lui ridacchiando ‘che sa quanto le da fastidio essere chiamata così «Io non sono una secchiona!» sbotta fintamente offesa e tira un pugno leggero contro la spalla del ragazzo.
Rimangono in silenzio e Paige guarda le stelle ‘che Ashton l’ha portata sul tetto di casa sua, cosa per la quale si sente molto lusingata.
«Perché mi hai portata qui?» chiede spezzando il silenzio e sente lo sguardo di Ashton su di sé «Perché pensavo che ti sarebbe piaciuto» alza le spalle «mi sbagliavo?»
«No» sorride.
«Sei la prima persona in assoluto che porto qui» mormora lui dopo un po’ lasciando Paige di stucco a quella rivelazione.
«Non hai portato nemmeno Lexie?» lui sospira ‘che quella sera a lei non ci voleva pensare «No, lei non capirebbe, non mi capisce mai.»
Gli occhi di Ashton catturano magnetici quelli di Paige che sente il suo cuore accelerare irrimediabilmente il battito «Tu capisci invece» sussurra e lei arrossisce appena, piacevolmente sorpresa. Anche Ashton è sorpreso per quello che ha appena detto ‘che non se lo aspettava, gli è sfuggito, ma forse va bene così.
Si alza camminando sulle tegole, casa sua è una villetta un po’ antica, una di quelle che sono fatte di mattoni e hanno ancora il tetto di tegole, leggermente spiovente.
Paige rimane seduta e torna a guardare le stelle, l’astronomia l’ha sempre affascinata, mentre canticchia Teenage Dream, che è una delle sue canzoni preferite.
«Canti bene» sorride Ashton tornando a sedersi accanto a lei.
«Grazie» lo guarda e si accorge che lui sta fissando le sue labbra e, contro la sua volontà, arrossisce.
«This is real so take a chance and don’t ever look back*» canticchia Ashton, riprendendo la canzone che lei stava cantando prima.
Prima che Paige possa rendersi conto di quello che sta succedendo sente le labbra di Ashton sulle sue e sorride ricambiando quel bacio che aspettava da anni. Non le importa che forse poi lui farà finta che non sia successo nulla, non le importa se è solo una sostituta vista l’assenza di Lexie, non le importa nulla; le uniche cose che hanno importanza sono le labbra del ragazzo sulle sue e le sue mani sui suoi fianchi ‘che lei in questo momento non sente altro.
La suoneria, con un tremendo tempismo, si fa sentire e lei si stacca di mala voglia dalle labbra di Ashton per rispondere.
«Devo andare» sospira dispiaciuta mentre un’ombra di dispiacere passa sugli occhi del ragazzo «Ti accompagno»
«Non c’è bisogno» gli sorride e si alza dirigendosi verso la porta che conduce alle scale.
Lui rimane seduto ma poi pensa che, al diavolo Lexie!, lui vuole rivedere Paige «Ci sarai domai?» lei si volta e gli dedica un sorriso che non dimenticherà facilmente «Non me lo perderei per niente al mondo»
Ashton rimane con un sorriso che sua sorella avrebbe definito da ebete e la guarda andare via.
«Però, non perdi tempo Irwin!» lo chiama una voce dal giardino
«Fottiti Clifford».
 
 
 
Writer’s wall
Rieccomi qui a rompere (eh si mi dispiace per voi ew)
Come al solito sono di fretta, ad un orario improponibile ma vabbè.
In questo capitolo finalmente succede qualcosa e io sto fangirlando per Ash e Paige, ho taaaante cose in serbo per loro (muhaha), Lexie come reagirà secondo voi?
Poi si inizia a scoprire qualcosa su quello che è successo a Luke e Cal e c’è di mezzo una certa Charlotte, chi sarà e cosa sarà successo?
Oddio sembro un telegiornale scadente
Vabbè, ci si vede dopodomani con il capitolo di capodanno (ne vedrete delle belle mahaha)
Un bacio
-Mars

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Capitolo 6
*** chapter five. ***


Chapter Five.
 


Ashton irrompe frettolosamente nel locale, dove i ragazzi lo stanno già aspettando per iniziare le prove, è in ritardo come sempre.
Ha il fiatone e le bacchette della batteria che spuntano dalla tasca posteriore dei jeans e nessuno degli amici fa commenti ‘che Ashton non è cambiato ed è un bene, ‘che a loro piace proprio così com’è.
«Sei in ritardo» sbuffa Luke, che odia i ritardatari visto che lui è sempre così puntuale. Il batterista alza le spalle «Dobbiamo togliere Heartbreak girl dalla scaletta» dice solamente e gli altri spalancano gli occhi ‘che è uno dei loro pezzi migliori e, oltretutto, è stato scritto proprio da Ashton.
«L’hai scritto tu» gli ricorda Calum, riportandolo ad un pomeriggio dell’anno prima, quando ancora non aveva idea di chi fosse Lexie e di quello che gli avrebbe fatto «L’ho scritto per Lexie» sottolinea «non voglio cantare per lei stasera» lo dice con una forza, con una sicurezza nella voce e una durezza negli occhi tali che nessuno, nemmeno Calum, osa ribattere.
«Okay» annuisce Michael, prendendo il foglio strappato dal quaderno di Luke durante l’ora di letteratura su cui è scritta la loro scaletta e cancella la canzone «Cosa mettiamo al suo posto?» i ragazzi si scambiano un paio di sguardi ‘che ci sono un paio di bei pezzi che potrebbero cantare «Una cover?» suggerisce Ashton, con un’idea ben precisa in mente. Luke annuisce «Cosa?» Il batterista non ci pensa un attima «Teenage dream»
Tre paia di occhi stupiti gli si posano addosso «Katy Perry? Sei serio?» chiede Calum ‘che Ashton non ha mai ascoltato quel genere di musica, figurarsi se l’aveva mai suonato.
«Non vi ha raccontato di Paige?» ridacchia Michael, avendo capito l’amico che gli da un pugno leggero sul braccio mentre gli altri si uniscono alla risata.
 
Kim sta in prima fila tra sua sorella Eileen e Paige, che non conosce bene ma che già le piace.
Le luci nel locale si abbassano e si accendono dei deboli riflettori su quattro ragazzi, Luke la guarda e lei gli rivolge un sorriso di incoraggiamento ‘che lui sta torturando il piercing per il troppo nervosismo; alla sua sinistra Paige rivolge un sorriso ad Ashton che la sta fissando e le fa l’occhiolino e Lexie, dalla sua terza fila, l’ha notato come ha notato gli occhi di Delilah fissi su Michael.
Iniziano a suonare e si scatenano tutti al ritmo di Don’t stop, What I like about you e Social casualty.
«La prossima canzone l’ha scritta Luke» inizia Michael indicando il biondo «e tocca a me dirlo perché si vergogna troppo, ma è per una persona che l’ha cambiato e senza la quale non può stare.» Le prime note di Disconnected si diffondono e gli occhi di Luke sono fermi su Kimberly, che cerca di non mostrarsi troppo incantata da lui e dalla sua splendida voce.
«Ti sta fissando» sussurra Paige al suo orecchio e lei alza lo sguardo, fino a trovare gli occhi incredibilmente blu di Luke nei suoi.
«You are my getaway, you are my favorite place» canta Luke e Kim non potrebbe trovare parole più vere per descrivere cos’è lui per lei.
Dopo altre cinque canzoni (Liz non ha potuto fare a meno di notare gli occhi lucidi di Calum durante Try hard) sono arrivati alla fine e durante Teenage dream, ultima canzone che Ashton ha suonato con gli occhi puntati in quelli di Paige, Delilah si è accorta di non aver staccato gli occhi da Michael per un attimo dall’inizio. Non capisce perché si sente così strana, ha sempre trovato Michael un ragazzo carino ma da quando è diventato così bello da togliere il fiato? Lui le rivolge un sorriso dal palco e lei ricambia alzando i pollici, si complimenterà meglio dopo. Lexie le si avvicina «Hey Deli» una cosa che Delilah odia del suo nome è che tutti riescono a trovare i soprannomi più strampalati, che lei odia uno più dell’altro.
«Ciao Lexie» una volta erano amiche, prima di quello che lei aveva fatto ad Ashton, poi per quel motivo la rossa si era allontanata.
 Lexie le sorride «Sono stati bravi, non trovi?»
«Sono stati bravissimi» sorride Delilah. L’altra ridacchia ‘che ha sempre trovato l’entusiasmo della piccola Irwin un filo infantile «Strano che Clifford non si sia consumato dopo tutti quegli sguardi» l’altra sgrana gli occhi ‘che non pensava che qualcuno l’avesse notato «Come?»
«Ti prego, l’hai guardato tutto il tempo» alza gli occhi al cielo la ragazza mentre Delilah diventa rossa.
«Ora se vuoi scusarmi, devo parlare con Ashton» Lexie si volta con un sorrisino vittorioso già stampato sulle labbra «Lascia in pace mio fratello» le intima la rossa mentre l’altra ride.
«Non credo, noi abbiamo un conto in sospeso» dice prima di sparire fra la massa di corpi l’uno attaccato sull’altro.
 
Liz beve seduta accanto a Michael e Delilah, che le sta simpatica senza un motivo particolare. Calum si unisce a loro e gli altri due, dopo essersi scambiati un’occhiata d’intesa, li lasciano soli ‘che sanno entrano che una come Liz ci vorebbe proprio nella vita del moro.
«Siete stati molto bravi» sorride la ragazza bevendo un altro sorso dal bicchiere ancora colmo. Il ragazzo prende il suo bicchiere e lo manda giù tutto in una volta «Grazie.»
«Sbaglio o ti ho visto con gli occhi lucidi durante Try hard?» Liz aveva programmato di arrivarci poco a poco ma, invece, diretta com’è le è sfuggito subito.
Il moro scuote la test «Non sbagli»
«E sbaglio se dico che non vuoi parlarne?» lo guarda di sottecchi, giocherellando con l’anello che porta sempre al pollice, un po’ come un porta fortuna.
Calum beve ancora «Di nuovo, non sbagli»
Liz alza le spalle ‘che tanto prima o poi lo scoprirà «Okay»
Il moro la guarda sorpreso ‘che abituato con Claire non si aspettava che sarebbe stato così facile «Non insisti?» lei ride per la sua espressione «Sono fatti tuoi, se non vuoi parlarne»
Rimangono un po’ in silenzio a bere e intanto Calum cerca le sigarette e l’accendino nelle tasche.
«Però da te non me lo sarei mai aspettato» sorride Liz mentre sistema il bordo della canottiera degli AC/DC  ‘che lei a stare ferma non ci riesce proprio.
«Perché?» ride lui spostando lo sguardo su di lei, che alza le spalle «Non hai una buona fama» dice, scatenando le risate del moro.
«Non dovresti credere a tutto quello che si dice in giro, Elizabeth» le dice e lei fa una smorfia nel sentire il suo nome per intero.
«Non chiamarmi così, lo odio» sbotta, sorprendendolo per la seconda volta nel giro di un quarto d’ora «Di solito voi ragazze adorate questi nomi»
Stavolta è Liz a ridere «Sono un po’ diversa dalle altre ragazze» alza le spalle lei e sorride, mettendo in risalto il piercing simile a quello di Luke.
«Allora forse dovremmo uscire insieme qualche volta».
 
Ashton sta poggiato al bancone, aspettando i drink che hanno scelto lui e Paige, che intanto è andata in bagno. Lexie lo raggiunge e gli si siede accanto rivolgendogli il suo miglior sorriso ‘che lo sta perdendo e non può permetterselo.
«Ciao Ash» Ashton rabbrividisce a quella voce ma non deve cedere, non ancora, ora basta.
«Lexie» risponde quanto freddo può ‘che le ha dato fin troppe opportunità.
Lei si guarda intorno «Paige Sullivan? Davvero?» ride e lui la fulmina con lo sguardo «Perché qual è il problema?» sbotta con rabbia.
Lexie ride, ancora, e Ashton la trova tremendamente fastidiosa «Cerchi di dimenticarmi con la prima che capita?» lui prova una stilettata di odio dopo quel commento, che di veritiero non ha proprio nulla.
«Non ho niente da dimenticare» le ragazza alza un sopracciglio, scettica, e lo fulmina con gli occhi azzurro ghiaccio «e Paige non è la prima che capita» sbotta con rabbia prima di alzarsi per cercare Paige ‘che non vuole perdere un altro secondo con Lexie.
«Se pensi che sia finita qui, ti sbagli di grosso Ash» sussurra lei sorridendo.
 
Mezzanotte.
Luke cerca Kim fra le folla ‘che è lei che vorrebbe baciare in questo momento ma non la vede; sente una mano intrecciarsi alla sua e spera con tutto se stesso che sia lei ma, invece, è sua sorella Eileen che si alza sulle punte e sfiora le sue labbra con le proprie. Lui non sa cosa fare, così si allontana per cercare la sua Kim, senza smettere di pensare quel bacio. Se Eileen l’avesse raccontato alla sorella? Le sue già minime chance con Kim sarebbero diminuite ancora di più.
Non riesce a credere che siano sorelle ‘che sono proprio agli antipodi.
 
Michael e Delilah stanno ballando, goffi ed un po’ imbarazzati, quando arriva la mezzanotte e lui, guardando le labbra rosse della ragazza non vorrebbe altro che baciarle per ore. Ma non può, non può permettersi di perderla come amica ‘che senza di lei sarebbe proprio perso.
Anche Delilah si trova a voler con tutta se stessa sfiorare le labbra rosee del ragazzo con le sue, ma non può ‘che la affliggono le stesse paure e gli stessi timori.
Così Michael a mezzanotte le sussurra «Auguri» e avvicina le labbra alle sue, per poi cambiare idea e baciarla sull’angolo della bocca, a metà strada fra le labbra e la guancia.
Forse non sarà quello che entrambi desideravano ma, certamente, è bastato per far accelerare il battito cardiaco ad entrambi.
 
Paige ed Ashton sono nel camerino che il locale ha messo a disposizione della band e si stanno baciando da un po’ e lei potrebbe giurare di non essersi mai sentita meglio. È premuta contro il muro e sta baciando il ragazzo per cui ha una cotta da troppo tempo a mezzanotte e niente potrebbe andare male per lei ora.
La maglietta del batterista è a terra, Paige ha notato di avere ragione riguardo all’aumento della sua muscolatura, le gambe di lei gli circondano i fianchi e, nonostante tutto, anche Ashton si sente proprio bene.
Paige sente le mani di lui sulla sua schiena, da sotto la canottiera, e i brividi che si propagano lungo ogni nervo del suo corpo.
Ashton ritrae le mani da lei tornando a stringerla per evitare che cada.
«Aspetta» sussurra portandole con delicatezza una ciocca che le copriva il viso dietro l’orecchio, in un gesto dolce che lei non si sarebbe mai aspettata. Lo guarda negli occhi, perdendosi per l’ennesima volta nella profondità di questi e si chiede come mai lui, adesso, con tutte le ragazze che ci sono, sia proprio con lei.
«Voglio andare piano, non voglio che ci sia fretta» mormora lui ‘che Paige se lo merita, di essere trattata come una principessa e lui la tratterà così «Non voglio metterti fretta» sottolinea a mezza voce lasciando senza parole la ragazza. L’ha stupita, un’altra volta, e lei adora il fatto che lui non sia scontato e che riesca sempre a sorprenderla.
«Grazie» sussurra dolcemente lasciandogli un piccolo bacio a fior di labbra e questa volta anche lui sta sorridendo.
 
 
 
Writer’s wall
BUON ANNO NUOVO!
Auguri bellezze, eccoci qui con il primo capitolo del 2015 yeee
(perdonate lo sclero, è l’ora)
Certo che ne succedono di cose in questo capitolo eh? (non odiatemi per Eileen ew), ma quanto sono dolcini Paige e Ash? E Mike e Delilah? E vogliamo parlare di Liz e Cal (siete libere di sclerare)
No okay qui l’unica a sclerare sono io, quindi vado
Grazie per aver letto, per le recensioni e per tutto
Un bacio
-Mars

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Capitolo 7
*** chapter six. ***


Chapter Six.
 
 

Lexie ha sempre  pensato di avere una vita niente male; vive da quando è nata in un appartamento spazioso in centro, la sua famiglia non le ha mai fatto mancare nulla, a scuola è sempre andata bene ed è sempre stata popolare, bella, al centro dell’attenzione. Una vita quasi perfetta, eppure ora si sente come se le andasse troppo stretta.
È sdraiata sul letto e sta osservando con occhi vacui i muri dipinti di un eccentrico arancione intenso su uno dei quali risaltano scritte, dediche, firme, disegni e testi di canzoni e ogni cosa che a qualcuno potesse saltare in mente ‘che a ogni persona che vede camera sua chiede di aggiungere qualcosa sul muro; le ha sempre dato la sensazione di avere tante persone attorno, di essere amata, o almeno l’ha illusa di questo.
Si alza e apre la finestra, poi cerca nella borsa il pacchetto di sigarette e l’accendino che deve ancora ridare a Jamie Newton. Subito l’odore di fumo la rilassa e lei si siede sul davanzale, accavallando le gambe abbronzate. È ancora in pigiama e sono le tre del pomeriggio, ha saltato la scuola fingendosi malata ‘che il pomeriggio prima non aveva avuto voglia di studiare per il compito di storia, e tutto questo non è assolutamente da lei.
Aspira l’ultima volta dalla sigaretta e lascia cadere giù quanto rimane, tanto è assorta nei suoi pensieri. Deve fare qualcosa, deve avere quello che vuole anche adesso e questa volta quello che vuole è Ashton Irwin. Sa che finche avrà intorno i suoi amici e Paige non riuscirà a combinare niente, ma forse c’è una persona che può aiutarla, che in fondo ha uno scopo simile al suo. Così prende il suo Samsung dal comodino e cerca il numero in rubrica, chiama e aspetta che risponda.
 
Luke è seduto sul divano del salotto di Calum con una birra in mano, hanno appena finito di provare e non c’è sensazione che gli piaccia di più. Gli piace come vanno questi pomeriggi così, gli piace la routine ‘che gli dà un senso di sicurezza e lui, ora più che mai, ha bisogno di certezze.
«Che hai?» gli chiede Ashton, vedendolo così silenzioso e riflessivo. Lui scuote la testa ma tutti e tre glielo leggono negli occhi che sta così per Kim, che sembra faccia il possibile per evitarlo da una settimana a questa parte. Loro lo sanno, il perché e vorrebbero dirglielo, ma non possono ‘che i sentimenti di Luke si sono complicati fin troppe volte. Calum si mostra indifferente ‘che sa che complicherebbe solo tutto, che rischierebbe di fare qualche cazzata, di nuovo. Si accende la sigaretta che ha appena finito di girare e la porta alle labbra, incurante dell’odore di fumo che impregnerà la casa.
«Dovresti smettere» Michael si risolleva dai suoi pensieri. È l’unico del gruppo a non fumare, gli dà proprio fastidio anche solo l’idea; beve poco, è stato davvero ubriaco solo tre o quattro volte, e la sua vita è sempre stata basata su delle semplici certezze. Michael Clifford è sempre stato razionale, con la testa sulle spalle, con le sue sicurezze che ora stanno crollando una ad una, e lui con loro.
Il moro scoppia a ridere, con la risata resa appena più roca dal fumo «Quante volte dobbiamo ancora discuterne?» poggia i piedi sul tavolino, a sua madre prenderebbe un colpo se lo vedesse, con indifferenza.
«Passando a cose serie» li interrompe il batterista «dopodomani è il compleanno di Delilah e noi dobbiamo finire di organizzare la festa» tre teste annuiscono meccanicamente ‘che Ashton negli ultimi giorni li sta stressando con quella storia. «Sei sicuro che non sospetti niente?» chiede il biondo, che odia perdere tempo per cose inutili.
«Sicurissimo» conferma l’altro. «Allora chiamate le ragazze»
«Erano insieme questo pomeriggio» ricorda Calum ‘che Liz gliel’aveva detto quando lui le aveva ricordato che gli deve  ancora un’uscita. «Oh probabilmente mia sorella le avrà costrette a riguardare Harry Potter per l’ennesima volta» ride Ashton e tutti si uniscono alla risata con affetto ‘che adorano questo lato di Delilah.
Ashton prende il telefono e compone il numero di Paige, aspettando  che risponda mentre Luke sta supplicando Calum di chiamare Kim al posto suo, ‘che non ce la fa proprio a sentirla tutto d’un tratto così fredda nei suoi confronti. Gli fa proprio male al cuore.
Michael resta fermo e poi si alza, dirigendosi verso l’ingresso. Prende la sua felpa nera larga, ormai vecchia ma che gli piace troppo per poterla buttare e mette le chiavi della macchina in tasca «Dove vai?» lo richiama Luke «Da Delilah, non mi sembra giusto lasciarla da sola».
 
Il cellulare di Claire squilla, interrompendo una delle scene che Delilah ama di più di Harry Potter e i doni della morte, e la ragazza viene fulminata con lo sguardo da quest’ultima. Si alza ed esce in cortile. Fa leggermente freddo e lei ha solo una maglietta leggera, ma non importa. Risponde, stupita da chi l’abbia chiamata.
«Pronto?»
«Ciao Claire, sono Lexie» non capisce il perché di quella telefonata ‘che loro non sono mai state amiche, solo compagne di scuola con qualche amicizia in comune, solo qualche sigaretta condivisa sul muretto della scuola, ma nulla di più.
«Ciao» Claire non è mai stata di molte parole, li ha sempre odiati quelli che parlano troppo, a dire il vero, e sa che Lexie è così.
«Dobbiamo vederci» le dice, stranamente senza riempirle la testa di chiacchere inutili, come è successo le poche volte che si sono trovate a stare vicine.
«Perché?»
Sente Lexie sospirare dall’altra parte della cornetta «Sei sola?»
«Si» risponde Claire, aggrottando le sopracciglia.
«Vogliamo entrambe una cosa simile. Io rivoglio Ashton e tu Calum. Ho un piano, ma mi serve il tuo aiuto»
Claire aveva giurato a se stessa che avrebbe dimenticato Calum Hood, che gli sarebbe stata indifferente, ma che non gli avrebbe dato la possibilità di dimenticarsi di lei. E non se l’era dimenticato, per niente, e lo rivoleva, come nient’altro. E allora, pensa, chi se ne fotte se Lexie non la conosco, se parla troppo, se non la sopporto.
Sospira «Dove ci vediamo?»
 
Ashton apre la porta trovandosi davanti tre ragazze che gli sorridono, una più delle altre «Claire ha detto che ci raggiunge dopo, doveva fare qualcosa di importante» dice Kim, superando con Liz l’ingresso.
«Ciao» Ashton saluta Paige con il sorriso sulle labbra e lei sente sempre quella strana sensazione nello stomaco, però le piace. «Ciao» ricambia il sorriso per poi alzarsi sulle punte dei piedi e lasciare al batterista un bacio all’angolo della bocca.
«Non mi baci più?» fa una finta smorfia delusa lui, facendola ridere. Gli piace che lei rida anche quando lui fa queste stupidaggini, anche perché Lexie non l’ha mai fatto, lei gli ha sempre detto di smetterla, di fare il bambino.
«Non avrai pensato che sia così facile? Te lo devi meritare, Irwin» ride di nuovo Paige, alla sua espressione stranita. Incastra la sua mano con quella del ragazzo «Dai, andiamo» Lui lascia che lei lo trascini quasi «Sei impossibile» scuote appena la testa lui ma con il sorriso sulle labbra «Lo so» gli risponde lei sorridendogli. E ad Ashton piace il suo sorriso e gli piace che lei sia così e gli piace anche il modo in cui lo fa sentire. Lo fa sentire strano, si, ma bene.
«Avete finito?» ride Calum quando li vede entrare in salotto, mano nella mano. Liz gli tira un leggero pugno sul braccio «Lasciali in pace, mi piacciono insieme».
All’affermazione della bionda, il batterista scoppia a ridere mentre Paige diventa rossa, cosa che in realtà non le capita molto spesso e vorrebbe dirlo, che loro non stanno insieme e che non sa nemmeno lei cosa sono davvero, ma forse è meglio lasciarle così, le cose, almeno per il momento.
Iniziano con i preparativi ‘che hanno deciso che la festa dei diciannove anni di Delilah deve essere bellissima.
«Dobbiamo decidere la scaletta» tutti si voltano verso Luke, straniti dal fatto che finalmente abbia staccato gli occhi da Kim, che sta il più lontano possibile da lui, e abbia prestato attenzione ai loro discorsi «Non possiamo senza Mike» borbotta Ashton e Calum alza le spalle «Poi la rivediamo con lui, intanto buttiamola giù».
Si rivelano tutti d’accordo con la proposta del moro e iniziano dopo che Calum malamente un foglio dal quaderno di matematica (Paige inorridisce a quella vista ‘che i suoi quaderni sono ordinatissimi, è come una mania per lei).
«Secondo me dovreste fare una cover dei Green Day, a Delilah piacciono un sacco» decreta Liz, tornando dalla cucina con una birra in mano «Ottima idea, Elizabeth» ride Calum, per l’espressione che gli è stata riservata dalla bionda «Non chiamarmi così, ti ho già detto che lo odio»
«Dovremmo fare quella nuova canzone che ha scritto Mike, è bella» si inserisce Ashton «Daylight?» chiede il moro e il batterista annuisce «Okay»
«Fate What I like about you» suggerisce Paige sorridendo ‘che quella canzone le è piaciuta tanto, l’ultima volta.
Luke parla di nuovo «Facciamo Disconnected» e non lo domanda, lo afferma e non accetterebbe un no come risposta, ne ha bisogno, di cantargliela un’altra volta quella canzone, a Kim.
Kimberly si volta verso di lui, pietrificata e stupita ‘che lo sa che quella canzone, in qualche modo, è per lei. Sente le lacrime arrivare e si alza di scatto per uscire quasi di corsa e rifugiarsi in giardino, lasciando tutti basiti.
Si siede sul prato, incurante di rovinare i jeans nuovi, e lascia che le lacrime cadano, senza nemmeno avere le forze per asciugarle. È una settimana che piange ‘che ha visto sua sorella baciare Luke e ha quell’immagine marchiata a fuoco nella mente e ogni volta che chiude gli occhi la rivede. Ha allontanato Luke e sua sorella pensando che avrebbe bruciato di meno, quella ferita, ma in realtà è solo peggio. Perché, per quanto vorrebbe negarlo, lei è fottutamente innamorata di Luke Hemmings e anche se l’ha ferita le manca così tanto, averlo accanto, abbracciarlo, parlare con lui fino alle tre del mattino, le manca e non riesce a colmare il vuoto.
«Kim» la chiama una voce che lei riconosce essere di Calum. Non risponde, non ce la fa. «Ehy Kim» ripete lui con più dolcezza mentre si siede accanto a lui.
«Mi dispiace essermene andata così è che, insomma…io…» Calum la interrompe ‘che ha già visto Luke in quello stato pochi giorni prima e non ce la fa, a vederli stare male così tanto «Non devi scusarti, non per quello che provi»
Kim sgrana gli occhi, colmi di lacrime «E’ così evidente che mi piace?» chiede timorosa, non volendo che qualcuno lo venga a sapere «No Kim» scuote la testa il ragazzo «Ma è evidente che lo ami» e vorrebbe dirglielo, che anche Luke la ama, ma non può ‘che forse complicherebbe le cose ancora di più, quella è una cosa che solo il suo amico può dirle.
La stringe a sé con dolcezza, accarezzandole la schiena cercando di tranquillizzarla; era da un po’ che Calum non dava un abbraccio così, affettuoso, dolce, da amico. Un gesto del genere però può essere frainteso, proprio come lo è in questo momento da Luke Hemmings che si è affacciato e li ha visti così. Si volta, arrabbiato, ferito, deluso dall’amico e inizia a camminare, senza nemmeno rendersi conto che una lacrima solitaria gli sta rigando la guancia. ‘Che vedere Kim, la sua Kim, fra le braccia di un altro ha fatto un male cane.
 
Michael bussa al campanello di casa Irwin, Delilah lo sente ma lo ignora ‘che sta guardando la scena che più ama di quel film ma che allo stesso tempo odia di più.
Il ragazzo lo intuisce ‘che la conosce da anni, ormai, e cerca la chiave di casa Irwin nel portachiavi (una volta Ashton gliel’aveva data perché si era scordato la chitarra da lui e lui doveva vedersi con Lexie e poi gli era rimasta). Fa scattare la serratura e trova la casa avvolta nella penombra, segue il rumore della televisione fino al salotto dove trova Delilah rannicchiata sul divano con un cuscino stretto tra le mani. Vi affonda il viso ‘che sa cosa sta per succedere e pure sa che odierà quella scena, come sempre.
«Ehy» lei sobbalza, colta di sorpresa, poi si volta verso di lui e gli sorride «Ciao Mike» gli fa spazio sul divano e lui si siede accanto a lei.
«E’ i doni della morte parte due?» le chiede, riconoscendo la scena. La rossa annuisce mentre una piccola lacrima le scende lungo la guancia come conseguenza alla morte di Severus Piton. Michael non se ne accorge, preso dal film, finche non la sente reprimere un singhiozzo durante la serie di flashback dedicati a quel personaggio. Si era promessa di non piangere, ma lo fa tutte le volte per poi finire sempre nella stessa condizione. È sentimentale e non ci può fare niente.
«Shh Delilah» sussurra lui stringendola a se con dolcezza. «E’ così ingiusto» mormora tra i singhiozzi mentre lui le accarezza i capelli «Lo so»
Non le dice di non piangere, che è solo un film, perché sa che per lei non lo è affatto e infondo va bene così, anzi la trova una cosa adorabile.
«Lui la amava, l’ha sempre amata» sussurra ancora tra i singhiozzi mentre Michael continua a stringerla e ad accarezzarle con dolcezza i capelli e la schiena.
«Lo so, ma va tutto bene Dels» lei soffoca un altro singhiozzo nella felpa del ragazzo, una di quelle che gli ruba ogni volta che ne ha l’occasione.
«Voglio qualcuno che mi ami come Piton amava Lily» sussurra così piano che Michael quasi fatica a sentirla. E pensa che lui potrebbe, amarla in quel modo, ma qualcosa lo blocca perché, accidenti, sta parlando di Delilah! La bambina con cui quando avevano cinque anni costruiva i castelli di sabbia, la ragazza che gli ha fatto scoprire i Blink-182, quella che l’ha convinto a chiedere a Sheila Brooks di uscire quando erano in secondo, la sorella del suo migliore amico. Sta pensando a Delilah e gli vengono certi pensieri che non capisce, certe sensazioni che non dovrebbe avere e non sa come affrontare tutto ciò.
Intanto il film è finito e Delilah è ancora stretta contro il petto dell’amico e non sa com’è, ma per la prima volta da sempre, finendo Harry Potter non si sente vuota. Anzi, sta proprio bene, stretta tra le braccia di Michael Clifford e non saprebbe dire da quanto, ma va bene così ‘che non ha alcuna fretta di staccarsi da lui.
 
 
 

Writer’s wall
Sono tornataa.
La scuola mi sta letteralmente massacrando (ed è iniziata da solo tre giorni oddio) e tra interrogazioni e compiti da fare, scrivere questo capitolo è stato un vero e proprio parto (a proposito, probabilmente visto che è iniziata la scuola, aggiornerò una volta la settimana, due se va bene).
Un altro capitolo denso di avvenimenti. C’è Lexie che ha un piano che non promette bene, cosa vorranno fare lei e Claire? E Luke e Kim risolveranno? E Luke si arrabbierà di nuovo con Calum o capirà? (Dio, sembro il presentatore di qualche reality show haha). Siete libere di fangirlare per Michael e Delilah (anche perché io lo sto facendo), la loro scena non era prevista, lo ammetto, ma stasera ho riguardato Harry Potter e ho avuto la reazione e mi è venuta l’idea.
So che volete sapere di Charlotte, lo so, ma non manca molto, giuro.
Un immenso grazie a tutte quelli che hanno aggiunto la storia tra i preferiti/seguiti/ricordati, a quelli che recensiscono (mi fanno un sacco di piacere le vostre recensioni) e a quelli che leggono in silenzio.
Alla prossima, un bacione
-Mars

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Capitolo 8
*** chapter seven. ***


Chapter Seven.
 
 
Il fatto che sia il compleanno di Delilah, lo si capisce già dal fatto che Ashton abbia insistito per accompagnarla a scuola in macchina, nonostante di solito sia costretta a prendere l’autobus ‘chè di solito è Luke Hemmings ad occupare il suo posto. Ma Luke e Calum non parlano, di nuovo, da due giorni e nessuno sa perché. Sono strani quei due, come se nascondessero a tutti un qualcosa che solo loro sanno e, nonostante si conoscano tutti da un vita intera, non sembrano intenzionati a parlarne e da Luke, si, se lo sarebbe aspettato ma non da Calum, che le dice sempre ogni cosa.
«Che hai?» le chiede quasi ridendo suo fratello per il nervosismo, reso evidente un po’ dal fatto che stia cambiando in continuazione stazione alla radio, saltando canzoni che a entrambi piacciono da impazzire, un po’ dal fatto che stia tamburellando le dita sul cruscotto, un po’ perché Ashton la conosce e basta.
Delilah scuote la testa «Niente» mormora distraendosi a guardare fuori e lui non commenta ‘chè ha capito che forse non ne vuole parlare e basta.
Arrivano a scuola ascoltando i Blink-182, e Ashton non può fare a meno di sorridere ‘chè sua sorella ha i suoi stessi gusti.
Il primo a travolgere Delilah con un abbraccio è Calum Hood, che è venuto a scuola a piedi pur di non stare in macchina con Luke, che per qualche motivo a ricominciato a non parlargli. Lei ride perché lui è così alto rispetto a lei che per abbracciarlo deve alzarsi sulle punte dei piedi.
«Auguri Lils» le dice, ridendo anche lui ‘chè Delilah, come suo fratello, ha quel tipo di risata che ti fa stare bene e che ti contagia, obbligandoti quasi a ridere.
La macchina di Michael si ferma accanto a loro e il primo a scendere è Luke che saluta Ashton e rivolge solo un cenno distratto a Calum, che fa lo stesso. Che poi, in realtà, Calum mica l’ha ancora capito perché di botto Luke abbia ricominciato a comportarsi così.
La abbraccia anche lui, facendola sentire di nuovo estremamente bassa.
«Auguri piccolina» ride, usando quel nomignolo proprio per la sua statura e lei non può fare a meno di tirargli un pugnetto affettuoso sul braccio «Guarda che adesso sono più grande di te, Lucas». Si trattiene dal non ridere ancora, Luke, liberandola dall’abbraccio.
«Mike» sorride Delilah, quasi correndo verso il ragazzo con i capelli rossi che ancora non ha salutato. Lui sorride e la stringe in un abbraccio protettivo e Luke potrebbe giurare di aver visto brillare gli occhi, a Michael.
Nessuno in realtà l’ha mai capito il rapporto speciale di Michael e Delilah che, da quando le loro mamme li portavano tutti a giocare allo stesso parco, hanno sempre avuto un legame diverso, tutto loro. Si sono sempre capiti con uno sguardo, con un sorriso e si sono sempre stati accanto, senza mai litigare in diciannove anni. Nessuno li ha mai davvero capiti i loro sguardi d’intesa e i loro sorrisini complici, e forse non hanno nemmeno mai capito cosa li tenga così tanto legati, ma a loro va più che bene così.
 
Claire sbatte con forza l’anta del suo armadietto, frustrata.
Odia il fatto che Delilah, che una volta era la sua migliore amica, ora passi il tempo più con Calum, quello stronzo, che con lei. E hanno anche litigato, per questo.
Ma oggi è il suo compleanno e, come le ha detto Lexie, deve fare “buon viso a cattivo gioco” se vuole riavvicinarsi a Hood e riprenderselo.
A dire il vero, Claire non trova che attuare il piano di Lexie sia una buona cosa, anzi lo trova davvero meschino ed esagerato, ma se vuole giungere al suo scopo, sa che avere un’alleata come Lexie è ciò che le serve.
«Allora?» la sorprende quest’ultima, da dietro le sue spalle.
«Allora cosa?» chiede la bionda, con i libri di letteratura sotto il braccio, mentre si dirige verso la classe e spera ardentemente che l’altra non abbia troppo da parlare.
«Hai parlato con la Irwin?» Lexie rivolge un sorrisino a Daniel Bolton passandogli davanti, consapevole del fatto che le muore dietro da quando avevano quindici anni.
Claire scuote la testa «Lo farò a pranzo»
«Ti hanno invitata alla sua festa “a sorpresa”?» raggiungono la classe intanto, ma la campanella ancora non è suonata. Claire annuisce.
«Fatti accompagnare da Elijah Wood» le suggerisce l’altra mentre, con lo specchietto fra le mani, ne approfitta per sistemarsi il rossetto.
«Perché?» la bionda aggrotta le sopracciglia ‘chè non capisce proprio come questo possa aiutarla con Hood. «Intanto perché ti squadra da settembre e poi Hood deve capire che non è così difficile sostituirlo» alza gli occhi azzurrissimi al cielo, quasi esasperata che l’altra non ci sia arrivata da sola.
«E tu chi porti?» Lexie ridacchia «Oh no, con Ashton non ce n’è nemmeno bisogno, con lui sotto questo punto di vista è davvero troppo facile».
 
Kim è seduta sul letto di Liz e aspetta che quest’ultima esca dal bagno.
Appena uscita da scuola, l’ha trovata fuori dal cancello e si è fatta trascinare a casa sua, per prepararsi insieme alla festa.
Le piace lo stile di Liz, le è sempre piaciuto, ‘chè è particolare e diverso, esattamente come lei.
La bionda esce con delle Dr Martens nere, ormai quasi da buttare ma che lei adora proprio per quello, delle calze nere semitrasparenti che le arrivano sotto il ginocchio, lasciando scoperte le gambe, e una canottiera dei Guns’n’Roses che le arriva a metà coscia.
«Allora?» chiede Liz raccogliendo i capelli in una treccia di lato, lasciando fuori il ciuffo blu che, però, sta iniziando a sbiadirsi.
«Stai benissimo» risponde una voce dietro di loro, che Liz riconosce subito essere di sua sorella. Corre ad abbracciarla ‘chè non la vede da più di un anno.
«Kath» sorride stringendo la sorella maggiore «Non dovevi tornare la settimana prossima?» l’altra ricambia il sorriso «Già dovevo, ma ho finito prima del previsto».
Vedendole una vicina all’altra, nessuno avrebbe mai potuto immaginare la parentela, essendo agli antipodi. Liz era bionda, mentre Katherine aveva ereditato una capigliatura mora dalla madre, la prima era come un ciclone mentre la seconda era più calma e riflessiva, sostanzialmente le uniche cose che avevano in comune erano il cognome e gli occhi azzurro-verdi che i molti invidiavano.
«Come stai, Liz?» le chiede apprensiva Katherine, quasi preoccupata per la sorella e la risposta che potrebbe darle «Bene».
La mora pianta gli occhi in quelli dell’altra «Sicura? O lo dici giusto per dire?» Liz sospira, sentendosi quasi riportata a due anni prima «No, davvero sto bene» ripete, usando pur non intenzionalmente un tono più secco.
«Scusa, è che ne hai passate così tante e io non c’ero e quando c’ero non mi ero resa conto di quello che stava succedendo» scuote lievemente la testa e Liz si morde piano il labbro «Lo so, ma non mi va di parlarne Kath» mormora, cercando di far rimanere salda la voce nonostante quello sia un argomento ancora delicato, per lei.
«Lo so, scusami» abbozza un sorriso Katherine ed esce dalla stanza «Finisci di prepararti, parleremo meglio domani».
Liz annuisce tornando davanti lo specchio, mentre la porta della stanza si chiude e Kim fa per aprire la bocca «Non voglio parlarne, Kim» la blocca la bionda e la ragazza capisce.
«Sei bellissima» le dice solo, dopo un po’ e Liz scuote la testa ‘chè lei bella non ci si è mai sentita.
«Solo una cosa» le dice l’amica, prima di uscire «stai attenta, con Calum».
La bionda alza appena gli occhi al cielo «E’ un bravo ragazzo, Calum, solo che non vuole mostrarlo.»
Kim sospira ‘chè ha paura che Liz si faccia spezzare il cuore «E tu come lo sai?»
Liz la guarda con una sincerità e una serietà che non le appartiene «Gliel’ho letto negli occhi».
 
Calum incontra Luke per la prima volta nella serata fuori dallo Starlight, mentre fuma.
«Luke» lo chiama, ma il biondo lo ignora di nuovo.
«Mi dici cosa cazzo hai?» alza il tono il moro, che questa volta non ha proprio intenzione di lasciargliela passare, a Luke.
Luke alza gli occhi azzurri, fulminandolo quasi «Io? Cosa cazzo ho io?» sbotta, guardandolo quasi schifato e lasciandolo per un attimo senza parole.
«Perché, che cosa ho fatto di male?» sbotta Calum, accendendosi un’altra sigaretta dopo aver buttato a terra quanto restava della precedente.
«Pensavo che ne avessi abbastanza dopo Charlotte, pensavo che non l’avresti rifatto anche con Kim, pensavo che saresti cambiato. Ma tu non cambi mai, Calum, mai»
Calum sente quelle parole come uno schiaffo sulla pelle, uno di quelli che ti lasciano il segno rosso per giorni «Che cazzo stai dicendo?» mormora, sorpreso ‘chè non gli pare di aver fatto nulla di male, con Kim.
«Ti ho visto, l’altro giorno, in giardino» sbotta Luke, buttando a terra la sigaretta ancora a metà e prendendo la bottiglia di birra, per bere un altro sorso. «Kim non mi parla e tu devi approfittartene, ovvio».
Calum capisce di cosa stia parlando e si chiede come faccia Luke, ad essere così stupido e ad avere una così bassa opinione di lui «Io stavo facendo l’amico Luke, mentre tu stai facendo una tragedia per nulla perché non sei nemmeno in grado di accettare quello che provi e così facendo ferisci tutti, Kim per prima».
«Ora non fare il santo, devo ricordarti di Charlotte?» alza il tono, Luke, ferito dalle parole di Calum.
«Devi smetterla con questa storia, Luke, continui a parlarne come se io fossi il responsabile ma sei colpevole quanto me» quasi urla il moro, stressato e ferito dall’atteggiamento dell’amico, e non resta nemmeno per ascoltare quello che il biondo ha da rispondere.
 
Ashton e Paige sono da soli.
Anzi, deve ammettere che preferisce quando sono solo loro due, Ashton.
Gli piace sapere che i suoi sorrisi sono rivolti solamente a lui, che ride per quello che dice, che nei loro gesti non ci sia niente di forzato e, soprattutto, gli piace che non ci siano gli occhi di Lexie su di loro. Si sente sempre un po’ a disagio quando c’è lei ‘chè Paige, lo sta capendo, gli piace davvero tanto.
Sono andati via dalla festa, anche Ashton si sente un po’ in colpa verso sua sorella, ‘chè nè lui né Paige avevano una gran voglia di stare lì a bere.
Sono a casa di Paige, vuota, e stanno guardando una di quelle commedie un po’ demenziali che però fanno sorridere. In realtà Paige cerca di concentrarsi sulla televisione mentre il batterista gioca con i suoi capelli, facendole venire i brividi.
A Paige piace stare tra le braccia di Ashton, un po’ perché lo sogna da anni e ancora quasi non le pare vero, un po’ perché sono forti e la fanno sentire protetta e poi le piace poggiare la testa sul suo petto e sentire il suo cuore che batte e adora il suo profumo, tanto che è quasi un dispiacere farsi la doccia e lavarlo via.
Però c’è sempre, quella paura, quella di essere solo un rimpiazzo a Lexie perché, diciamocelo, lei è davvero bellissima e Paige è convinta di non poter competere.
«Dimmi una cosa» richiama l’attenzione del ragazzo e sa che potrebbe rovinare tutto, ma deve farlo, perché non può aspettare più di così, dopo più di mese che si “frequentano”. Lui la guarda interrogativo «Sono solo un rimpiazzo a Lexie, un modo per farla ingelosire?» Ashton la guarda perplesso e un po’ ferito «Ti ho dato quest’impressione?»
Paige si affretta a scuotere la testa «No, no, assolutamente no Ashton» lui accenna un piccolo sorriso, rincuorato.
«Paige, se avessi fare ingelosire Lexie adesso saremmo a quella festa e ti starei baciando proprio davanti a lei, ma siamo qui. E siamo solo noi. Non sei nemmeno un rimpiazzo, perché proprio nulla da rimpiazzare.» Paige lo guarda, rimanendo incantata dai suoi occhi «Mi piaci davvero, Paige». Paige sorride perché glielo legge negli occhi che è del tutto sincero e si sporge per baciarlo.
Lo sente sorridere sulle sue labbra e sorride istintivamente anche lei, non sa quanto tempo passino a baciarsi e forse nemmeno le importa più di tanto. Ci sono i loro vestiti buttati a terra e le labbra di Ashton ancora sulle sue, e Paige sente quasi come se il mondo avesse smesso di girare o forse sono solo loro ad aver smesso per un attimo di girare con lui.
 
Liz sta seduta al bar con Calum, Michael e Delilah e stanno ridendo tutti. Stanno bevendo l’ennesimo bicchiere di qualcosa che in realtà non sanno nemmeno cosa sia, eccetto Michael, a cui l’alcool non piace quasi per niente, e che quindi è l’unico ad essere davvero sobrio. In realtà sia Liz che Calum reggono abbastanza bene l’alcool mentre Delilah no ed è l’unica davvero ubriaca tra i quattro in quel momento. Continua a dire frasi sconnesse e ridere per qualunque cosa e, si, Michael la trova adorabile.
La rossa fa per prendere un altro bicchiere ma Michael decide che forse è meglio fermarla. Così le toglie il bicchiere dalle mani «Su basta Dels» lei ridacchia «No, perché?» sbuffa poi, facendo il broncio come una bambina.
«Andiamo, su» il rosso si gira ma non trova Calum e Liz, che intanto sono andati a ballare senza dirgli niente.
«Ma io mi stavo divertendo» borbotta Delilah cercando di mettersi in piedi sui tacchi su cui non sa camminare da sobria, figurarsi da ubriaca. Lui ride a quella vista, prendendola poi in braccio.
«Ti porto a casa, su» lei poggia la testa sulla sua spalla «Okay» sbadiglia appena. Michael non l’aveva mai vista ubriaca Delilah e deve ammettere che la trova tenera.
Si fa strada fino a giungere alla sua macchina. Aiuta la rossa a sedersi e si siede al posto di giuda, facendo per mettere in moto. «Aspetta» biascica lei «devo fare una cosa, prima che mi dimentichi» borbotta e lui la guarda interrogativo.
Prima che possa rendersene conto sente le labbra di Delilah sfiorare lievi le sue e sente tutto il suo corpo andare a fuoco e sa che non dovrebbe, ricambiare il bacio, ‘chè lei è ubriaca ma non ce la fa proprio. Sente il suo cuore aumentare il battito e non capisce, è Delilah e lui non puoi essere innamorato proprio di lei, complicherebbe tutto.
Sa che domani lei si sarà già scordata tutto, e forse è meglio così.
Con le mani che tremano mette in moto e, dopo dieci minuti, si accorge che lei si è addormentata e sorride e lui non può non fare lo stesso.
Con lo sguardo a metà fra le sue labbra rosee e la strada continua a guidare, dicendosi che probabilmente ha fatto quello che ha fatto solo perché è ubriaca.
Solo che non si ricorda che le azioni fatte da ubriachi sono solo le azioni che non si ha il coraggio di fare da sobri.
 
 
 
Writer’s wall
Ehyla.
Sono riuscita ad aggiornare finalmente e quindi eccomi qui (ovviamente in ritardo).
Sinceramente non so che dire su questo capitolo (lo so che mi odiate perché continua a saltare fuori Charlotte, ma tra poco saprete chi è, giuro) eccetto il fatto che io sto sclerando tanto per Michael e Delilah (penso di essere l’unica demente che sclera per i suoi stessi personaggi).
Seriamente non so che dire, quindi vado a imbottirmi di medicine, ho l’influenza ew, e forse riesco a scrivere un altro capitolo.
Fatemi sapere cosa ne pensate e vi ringrazio tantissimo per le recensioni e tutti quelli che leggono e mettono nei preferiti/seguiti/ricordati
Un bacio
-Mars
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** chapter eight. ***


Chapter Eight.
 
 

La sveglia di Delilah continua a squillare insistentemente e lei voglia di alzarsi non ne ha per niente. È ancora distrutta per la festa di due giorni prima ‘chè poi una sbornia del genere non se la prendeva da tanto tempo ormai.
Ha pochi ricordi sfocati della serata, e alcuni di quelli non riesce a capire se sono cose successe davvero o solamente sognate; soprattutto ricorda vagamente di aver baciato Michael ma, sinceramente, non saprebbe dire se è accaduto realmente o è stato solo un bel sogno. Che poi, se non si sentisse così maledettamente strana nei suoi confronti, glielo chiederebbe, a Michael ‘che sa che lui non beve e, quindi, se lo deve ricordare per forza. E, fino a tre mesi fa, non si sarebbe fatta problemi a chiederglielo ma, ora, teme che se fosse successo realmente potrebbe complicare tutto ‘che continuerebbe a passare il tempo cercando di ripescare dai meandri della sua memoria ogni singolo particolare di quel bacio.
Finisce di prepararsi, immersa nei suoi pensieri e, nonostante tutto, con tutta se stessa Delilah vorrebbe sapere che quel bacio è successo davvero.
 
Paige non lo capisce proprio, il motivo per il quale Lexie si seduta accanto a lei a matematica invece che, come al solito, con Bethany James. Deve ammettere che è parecchio a disagio al momento, anche perché, nonostante quello che dica Ashton, Paige la trova nettamente più bella di sé.
Sta seduta rigida, mentre risolve con pazienza gli esercizi assegnati dalla professoressa. Le piace la matematica, a Paige, ‘che è tutta una questione di logica e meccanismi e lei si ripete sempre che forse sarebbe più facile capire le persone, se in loro ci fosse un po’ più matematica, perché lei gli altri non le ha mai capiti.
«Rilassati, non ti mangio mica» ridacchia sottovoce Lexie, distogliendola dall’equazione. Paige non riesce a fare altro che accennare un sorrisino ‘che, deve ammetterlo, Lexie le mette proprio soggezione.
«E’ per Ashton?» le chiede dopo aver finito l’esercizio ed essere passata al successivo, mentre l’altra sta scarabocchiando distrattamente ai margini del libro.
Lexie la guarda, gelandola con gli occhi azzurri «Scusa?»
Paige si schiarisce appena la voce, cercando di non fare trasparire alcuna emozione «Sei qui perché vuoi dirmi qualcosa riguardo ad Ashton? Non so, che magari ti da fastidio che…» fa una pausa, cercando la parola adatta, ‘che ancora non lo sa mica cosa sono, lei ed Ashton «…che ci vediamo?» conclude vaga.
Lexie sfodera il sorriso più falso che in grado di inscenare «No! Anzi volevo dirti che sono contenta che Ashton abbia trovato una ragazza come te».
Paige rimane spiazzata per un attimo prima di ricambiare il sorriso «Grazie».
L’altra sorride di nuovo, soddisfatta, e prende il telefono per scrivere ad Ashton, con il quale rifarà la stessa scenetta. Già sa che cadranno entrambi nella sua rete, Paige già l’ha fatto; è stato uno sforzo, essere gentile con lei, ma se vuole che il suo piano funzioni deve fare dei piccoli sacrifici.
Perché, come si dice, bisogna tenersi vicini gli amici, ma i nemici ancora di più.
 
Michael ha evitato Delilah tutto il giorno ‘chè si sente così in imbarazzo, pur sapendo che lei non se lo ricorda quello che è successo. L’ha vista di sfuggita nel parcheggio e ha sentito il cuore accelerare inevitabilmente il battito e il respiro farsi meno. E lui è sempre più convinto che deve farsela passare, qualunque cosa sia; perché in fin dei conti è Delilah e lui non avrebbe mai alcuna chance con lei.
È arrivato per primo, al locale dove suoneranno sabato e dove adesso dovrebbero provare,  seguito da Calum e mentre aspettano Luke ed Ashton, Calum continua a mandare messaggi a chissà chi e Michael sta strimpellando distrattamente la chitarra.
«Secondo me dovresti dirglielo, a Delilah» esordisce il moro. L’altro è così sconvolto dalle sue parole che quasi gli cade la chitarra a terra «Dirle cosa?» mormora con lo sguardo basso.
«Che ti sei innamorato di lei» risponde Luke, alle loro spalle.
Michael diventa immediatamente rosso, quasi quanto i suoi capelli «No..io..no» balbetta, incapace di formulare un pensiero o una frase di senso compiuto.
«Il problema è che è la sorella di Ash?» chiede Calum ‘che lo sa che Michael è quel tipo di ragazzo che se li fa, questi problemi.
Ashton li raggiunge, aspettandosi un rimprovero per il disastroso ritardo, e invece li trova a parlare, di sua sorella per di più! «Che problema c’è con mia sorella?»
Calum e Luke guardano insistentemente il rosso, che si limita ad abbassare lo sguardo e rimanere in silenzio, senza sapere minimamente cosa dire.
Il più grande sospira a quella vista ‘chè già lo sospettava da un po’, che Michael si fosse preso una cotta per Delilah «Mike» lo chiama «Non è un problema se ti piace mia sorella. Meglio tu che altri, comunque» Michael si morde il labbro ‘chè vorrebbe dirlo, ad Ashton, che no, non gli piace Delilah, ma non può, non ci riesce.
«Sei sicuro…che non sia un problema?» mormora con gli occhi bassi.
Ashton gli sorride «No davvero ma» la sua espressione si fa leggermente più minacciosa «se la fai soffrire, ti ammazzo Clifford»
Luke soffoca una risata ‘chè Ashton è sempre stato un po’ iperprotettivo nei confronti della sorella.
«Dovresti dirglielo, insomma è evidente che lei ricambi» gli dice il biondo, supportato dal moro.
«Senti da che pulpito» ironizza Michael, riferendosi a Kim, e Luke non può fare a meno di arrossire lievemente alle sue parole.
Scuote seccamente la testa «E’ diverso, io non le piaccio»
Calum scoppia a ridere «Luke, cazzo, sembri una ragazzina, smettila di fare il coglione e diglielo» il moro si accende una sigaretta e, anche se non si potrebbe fumare lì, non gli importa.
«Ha ragione» annuisce Michael, contento che la discussione si sia sollevata da lui e dai suoi sentimenti per Delilah, mentre Ashton ruba una sigaretta a Calum, ormai ha perso anche il conto di quante gliene deve.
«Visto che fai così Mike, facciamo una scommessa» propone il biondo «scommettiamo che entro questa settimana dobbiamo confessare i nostri sentimenti a Kim e a Delilah, scommetto che non ce la farai».
 
«Paige?» la chiama sua madre bussando alla porta della sua stanza.
«Avanti» risponde la ragazza, mentre raccoglie i capelli rosa in una coda disordinata e distoglie lo sguardo dal libro di fisica. Domani ha un compito importante e vuole prendere un buon voto.
Sua madre le somiglia molto, tranne che per gli occhi di quel blu così profondo, che ha ereditato dal padre.
A dire il vero, non è che lei e Paige abbiano proprio un ottimo rapporto; sin da quando ha iniziato ad andare a scuola l’ha pressata affinché prendesse sempre il massimo dei voti, senza mai usare una carezza, un tono dolce, un incoraggiamento. Suo padre è del tutto diverso, o almeno questo è ciò che Paige ricorda; non lo vede da sei anni, da quando ha deciso di andare a vivere a Parigi con la sua nuova ragazza e lei ha deciso di troncare tutti i rapporti, si sentiva tradita, da lui.
Paige, a differenza della maggior parte dei suoi coetanei, ha accumulato con il tempo e con le pressioni della madre un certo amore per lo studio e la grande ambizione di entrare ad Harvard.
Sua madre quando entra in camera sua ha una busta in mano e Paige nota, non solo che è una raccomandata, ma anche che ha lo stemma di Harvard stampato sul retro.
«Ti hanno presa» le dice lei, con tanto orgoglio nella voce, e Paige quasi non riesce a dire o pensare qualcosa che abbia minimamente senso.
 
Luke bussa alla porta di casa Jones, pronto a parlare con Kim.
Forse a spingerlo a proporre quella scommessa è stato il desiderio di rivelare i suoi sentimenti, cosa che da solo non aveva il coraggio di fare, o forse è che cercava una scusa qualunque per riavvicinarsi alla ragazza, che ormai lo evita da più di un mese.
La porta si apre, rivelando la figura di Eileen che tira fuori il suo miglior sorriso riconoscendo il biondo. È davvero bellissimo, secondo lei, e ha deciso che lo vuole.
«Ciao Eileen» la saluta lui, accennando un piccolo sorriso nervoso.
L’altra sorride «Ciao Luke» lui si mordicchia il labbro ‘chè questo è l’unico momento che ha per ripensarci e tirarsi indietro «Vorrei parlare con Kim».
Eileen si sforza di non sbuffare ‘chè non lo capisce proprio come uno come Luke Hemmings possa essere anche minimamente interessato a sua sorella, che lei ha sempre trovato estremamente noiosa e con cui, c’è da dire il vero, non ha mai avuto un buon rapporto.
Così nonostante Kim sia al piano di sopra, in camera sua, scuote appena la testa «E’ uscita» mente e Luke annuisce «Sai dov’è andata?»
Eileen fa cenno di no con la testa «Non la disturberei, se fossi in te, è uscita con un ragazzo». Luke sente il suo cuore sprofondare a quelle parole e sente salire una voglia impellente di spaccargli la faccia, a quello, chiunque sia.
«Okay» riesce a mormorare soltanto, facendo per uscire ma venendo fermato dalla ragazza «Dai facciamoci un giro, non ho niente da fare» e prima che Luke possa ribattere la piccola Jones, che poi a diciassette anni tanto piccola non è, l’ha preso per mano e se lo sta praticamente trascinando dietro.
Intanto da camera sua, a Kim è parso di sentire la voce di Luke ma, quando sente la porta di casa chiudersi, immagina che sia solo uno degli ammiratori di Eileen. Guarda distrattamente fuori dalla finestra e ciò che vede la blocca. Perché lì fuori, che attraversa il suo giardino, c’è Eileen che tiene per mano Luke, il suo Luke.
Kim sente il respiro mancarle e il cuore fermarsi di un battito, prima di sentirlo frantumarsi irreparabilmente in un milione di schegge tagliente e, senza nemmeno rendersene conto, sta piangendo.
 
Alla fine è stata Liz a chiederglielo di uscire, a Calum.
Gli ha mandato un messaggio appena dopo le prove chiedendogli se avesse qualcosa da fare quella sera e lui non ha potuto fare a meno di sorridere. Gli piace, Liz, perché lo prende per il verso giusto e, soprattutto, perché ancora non ha davvero capito che tipo è.
Così adesso è davanti casa sua, aspettando che lei scenda e, sulla base di tutti i suoi appuntamenti precedenti, è possibile che dovrà aspettare un po’. Invece Liz scende subito, non appena lui le manda un messaggio per avvertirla, e Calum non è nemmeno un po’ stupito dal fatto che abbia delle vecchie Vans verdi.
«Ciao» gli sorride mettendo in risalto il piercing che a Calum piace tanto.
«Ehy» risponde il moro, ricambiando il sorriso cercando di ignorare quella strana sensazione allo stomaco che nemmeno sa cosa sia, ancora.
«Che si fa?» chiede Liz con le mani nelle tasche dei jeans blu rotti sulle ginocchia e Calum accenna un piccolo sorriso «Cosa ti andrebbe di fare?» le chiede, sperando ardentemente che lei non scelga di andare in uno di quei ristoranti che lui odia e poi lo trascini a guardare un film estremamente melenso, di quelli che lui non sopporta.
«Vuoi la risposta che ti darebbe una ragazza normale o devo essere sincera?» ridacchia Liz rivolgendo lo sguardo sul moro ‘chè, se n’è accorta che lui la sta fissando.
«Devi essere sincera» le dice lui, che in realtà non l’ha davvero capito il senso di quella domanda, ma forse è solo uno dei tanti enigmi di Liz.
«Allora, fosse per me, io mangerei da McDonald’s e poi giocherei a FIFA o guarderei un horror» Calum rimane quasi senza parole ‘chè non ci crede che lei per un appuntamento voglia davvero questo «Davvero?» le chiede quasi sorridendo e lei ride per la sua espressione stranita «Lo so non è il massimo del romanticismo, ma a me piace questo» alza leggermente le spalle e il moro la prende sollevato per mano.
«Ma dove sei stata tutto questo tempo?» chiede, un po’ ridendo e un po’ seriamente.
 
 
 
 
 
Writer’s wall.
Hola.
Sono riuscita ad aggiornare ad un orario decente, siate fiere di me ew, con un capitolo che a me non è piaciuto scrivere, ma vabbè.
Abbiamo Delilah che non riesce a capire se ha baciato davvero Michael, che la evita; abbiamo Lexie che diventa sempre più stronza e Paige che cade nella sua trappola; abbiamo una scommessa e una Eileen così stronza che riesce a frantumare i cuori di Luke e Kim, (riusciranno a chiarirsi o si allontaneranno sempre di più?) e poi ci sono Calum e Liz che finalmente escono insieme e che io amo con tutta me stessa.
Volevo ringraziare tantissimo Ed Sheeran ‘chè mi ha dato la voglia di scrivere mentre ero sull’autobus alle sette e venti di mattina e ascoltavo Afire Love.
Volevo ringraziare tantissimo quelli che recensiscono, quelli che sono lettori silenziosi e chi ha messo questa storia fra le preferite/ seguite / ricordate, significa tantissimo per me.
E, infine, volevo dedicare questo capitolo a C. ‘chè mi fa sentire come Michael fa sentire Delilah e a Claudia e Giuls che si sorbiscono i miei scleri su di lui e, quasi, sclerano più di me.
Un bacio
-Mars

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Capitolo 10
*** chapter nine. ***


Chapter Nine.
 
 

È quasi mezzanotte e Delilah non riesce ancora a dormire. Continua ancora a tormentarla, il pensiero di Michael, il fatto che forse non l’ha solo immaginato, quel bacio. Ma ha troppe domande, a cui non potrà mai trovare delle risposte. Perché lei continua a ripeterselo, che Michael è troppo e che lei è un tale casino che non potrebbe mai piacere a nessuno, figurarsi a lui.
È a letto, con l’Ipod sulla pancia e gli auricolari nelle orecchie ma, questa volta, nemmeno Ed Sheeran è in grado di rilassarla.
Ashton entra in camera sua senza nemmeno bussare ‘chè lo sapeva, lui, che probabilmente lei avrebbe fatto finta di dormire. Delilah si toglie gli auricolari e guarda interrogativa il fratello. Lui ricambia il suo sguardo, accorgendosi per la prima dopo che ha saputo ciò che prova Michael per lei che, effettivamente, sua sorella è davvero bella.
«Mi serve un favore, Dels» la guarda negli occhi e lei capisce che è estremamente preoccupato per qualcosa «Cosa succede?» lo guarda, preoccupata anche lei, ‘chè era da un po’ che non lo vedeva con quello sguardo e non lo sentiva parlare con quel tono.
Lui deglutisce «Quanto siete amiche, tu e Paige?» Delilah sgrana gli occhi, stupita, ‘chè non si aspettava proprio che lui sarebbe stato di nuovo male per una ragazza, non per Paige comunque.
«Abbastanza» continua a guardarlo interrogativa ‘chè non capisce proprio cosa stia succedendo.
«Potresti parlarle? Mi sta evitando da un paio di giorni e stamattina l’ho vista parlare con Lexie» Ashton abbassa lo sguardo e la rossa si sposta per abbracciarlo.
«Ash, senti, Paige è cotta di te e si vede a un miglio di distanza e probabilmente sarà successo qualcosa e ha bisogno di stare un po’ da sola ma non credo riguardi te» il ragazzo annuisce poco convinto con lo sguardo basso «Paige è una ragazza intelligente, non si farà condizionare da Lexie».
Ashton annuisce appena, sperando con tutto se stesso che Delilah abbia ragione «Io la odio, a Lexie» mormora e lei potrebbe giurare di aver visto i suoi occhi diventare lucidi.
Lei sospira, quasi sollevata «Finalmente, pensavo che non avresti mai smesso di amarla» lui stira un sorriso forzato «Forse non l’ho mai nemmeno mai amata davvero, forse non sapevo nemmeno cosa significasse amare qualcuno».
Lei sorride ‘chè Paige se lo merita, l’amore di Ashton, quanto lui si merita il suo, secondo Delilah sono una coppia giusta, loro due.
«E adesso lo sai?» lui guarda fuori dalla finestra di Delilah, che dà sul loro giardino «Forse» sussurra, così piano che spera di non essere sentito e lei sorride alla sua risposta.
«E tu, piccola Dels?» la rossa storce un po’ il naso a quel nomignolo, ma lo sa che sarebbe inutile discuterne ancora ‘chè lui tanto le dirà come al solito che lei sarà sempre “la sua sorellina”.
«Cosa vuoi dire?» lo guarda interrogativa, ‘chè stasera non riesce proprio a capirlo. Ashton si lascia sfuggire una piccola risata «Pensi che non mi sia accorto di come guardi Michael?»
La piccola Irwin ringrazia che ci sia poca luce ‘chè altrimenti suo fratello l’avrebbe vista diventare completamente rossa e si sente andare a fuoco e nemmeno sa cosa dire «Io non lo so cosa sia, Ash, davvero» lui le sorride dolcemente perché, nonostante ne sia un po’ infastidito, forse non c’è nessuno che meglio del rosso potrebbe starci, con Delilah «Forse non ti aiuta, ma sappi che Michael, in ogni caso, non ti farebbe mai soffrire».
La ragazza non ha nemmeno il tempo di chiedersi cosa significhi quello che le ha appena detto il fratello che lui le bacia la fronte e si alza dal suo letto «Adesso dormi, buonanotte Dels»
«’Notte» mormora lei, stupita.
 
Kim sta ancora cercando di trattenere le lacrime, ma non ci riesce proprio.
A cena ha a stento toccato cibo, solo qualche foglia di insalata, ma nemmeno e non ha parlato, ‘chè rischiava di scoppiare a piangere; poi il fatto che Eileen, invece, non ha fatto altro che parlare tutta allegra di Luke e della loro uscita, non l’ha aiutata affatto, tanto che ad un certo punto ha dovuto alzarsi e andare in bagno.
Non ci crede proprio, non ci vuole credere.
Non che abbia mai pensato che tra lei e Luke sarebbe potuto succedere qualcosa, a lui non sarebbe mai potuta piacere una come lei, ma fa comunque male. Non gliel’ha nemmeno detto, Luke, di Eileen e adesso continua a mandarle messaggi che lei continua ad ignorare. L’ha anche chiamata, ma non ha avuto la forza di rispondere. Non vuole vedere o sentire nessuno, adesso, nemmeno Liz, figurarsi proprio lui.
Ha la testa affondata nel cuscino, cercando di non fare rumore ‘chè non vuole che qualcuno la veda piangere, soprattutto Eileen, che i fatti suoi proprio non se li sa fare. A dire il vero non lo biasima, Luke, di aver preferito sua sorella, che è così bella, così estroversa, solare, così spontanea mentre lei è un disastro che si fa problemi per tutto, che è troppo timida, che si vergogna di tutto e, si, un po’ la capisce la scelta di Luke. Ma fa comunque male come un coltello piantato proprio al centro del petto.
Sua madre entra in camera sua e, senza dire una parola, la stringe fra le sue braccia e Kim proprio non ce la fa a trattenere ancora le lacrime. ‘Chè poi gliel’avevano detto che l’amore fa male, ma lei non avrebbe mai immaginato così tanto.
«E’ per Luke?» le chiede con dolcezza sua madre, che le somiglia così tanto, mentre Eileen ha preso dal padre.
Kim soffoca un singhiozzo nel sentire quel nome «Tu come lo sai di Luke?» la donna la stringe di più a sé, ‘chè lo sa, la sua Kim è sempre stata sensibile e ora si vede proprio che le è crollato il mondo addosso «Lo sospettavo da giorni e oggi a cena ne ho avuto la conferma»
«Si nota tanto?» mormora la ragazza preoccupata e la madre scuote la testa «Non così tanto» la castana annuisce.
«Perché non glielo dici, ad Eileen? È tua sorella, non continuerà ad uscirci se ti fa così male» le sussurra la madre con dolcezza e lei fa cenno di no con la testa. In realtà ci aveva pure pensato, di dirle tutto, ma non può essere così egoista «Non posso. Se lei rende felice Luke e se lui rende felice lei, io non posso essere così egoista» mormora tra un singhiozzo e l’altro.
La donna la stringe e si alza «Vado a farti una tisana, magari ti farà stare meglio» Kim annuisce.
Il suo telefono continua a squillare e lei, infine, si alza per dirglielo, a Luke, che non ha proprio voglia di parlare. Ha ventiquattro messaggi non letti e diciassette chiamate perse.
Dieci messaggi da Luke, quattro chiamate.
Dodici messaggi da Liz, tredici chiamate.
Un messaggio di Paige.
E, infine, sorpresa, trova un messaggio da un numero sconosciuto. Apre solo questo.
“Ciao Kim, sono Sean. Non ci sentiamo da un po’ eh? Comunque volevo chiederti se un giorno di questi ti va di uscire, fammi sapere”
Se lo ricorda, Sean, erano amici l’anno prima, finche lei non aveva cambiato scuola, lui è stato sempre gentile con lei, sempre dolce. In un’altra situazione gli avrebbe subito detto no, senza nemmeno pensarci, ma adesso, forse deve rassegnarsi al fatto che Luke non la vorrà mai e che, comunque, lui adesso esce con sua sorella. Forse deve solo andare avanti, forse deve solo provare a dimenticarlo o, almeno, distrarsi dal costante e doloroso pensiero di lui, anche perché ci sta seriamente troppo male. Così gli risponde che, si, le farebbe piacere con lui. Mente, perché che lui non è Luke e nessuno non sarà mai come lui, ma non può continuare a piangere così, ‘chè ormai anche solo sentire il suo nome le fa dannatamente male.
 
È passata la mezzanotte e Delilah non riesce ancora a dormire. È immersa nella penombra della sua camera, nel silenzio e continua a girarsi fra le coperte ‘chè non ce la fa proprio a dormire questa notte.
Sente qualcosa colpire la sua finestra, sarà un ramo, immagina. Lo stesso rumore, una, due altre tre volte. Si alza e apre la finestra e trova dei sassolini sul davanzale e lì, nel suo giardino c’è Michael Clifford e lei, quasi non ci crede.
«Ti ho svegliata?» le chiede lui e lei scuote la testa, incapace di parlare.
«Puoi scendere un attimo? Devo dirti una cosa» Delilah annuisce e sente il cuore accelerare esageratamente quando lui le sorride. Secondo lei, Michael ha un sorriso di quelli che potrebbero illuminare tutto il mondo da soli.
Scende le scale, cercando di non care rumore ‘chè se i suoi la beccano è seriamente nei guai. Si infila le Vans ed esce.
Si avvicina a Michael e il suo sorriso quasi le fa dimenticare come si fa a parlare.
«Ciao» la saluta e lei ricambia il sorriso «Ehy»
«Devo dirti una cosa» le dice incredibilmente serio e la guarda dritto negli occhi, facendole tremare le ginocchia.
Lei annuisce, sorpresa «Dimmi tutto»
Michael sospira ed abbassa gli occhi prima di riportarli nei suoi. Il coraggio che aveva accumulato sta svanendo e non sa se dirlo, a Delilah, ma forse ormai è davvero troppo tardi per tornare indietro, forse deve farlo e basta.
«Tu lo sai…io con le parole non sono mai stato bravo, però» lei annuisce e gli sorride, incoraggiante ‘chè davvero troppo curiosa «Io non lo so cosa mi sta succedendo, Delilah ma...mi sento così…strano quando ci sei tu. E…io non lo so cosa significhi…o forse lo so e non voglio nemmeno rendermene conto…ma forse è pure inutile che te lo dica…tu sei così bella e io sono un disastro…e tu hai avuto sempre cotte per cantati e attori e…e io non posso competere…e tu sei la sorella di Ashton» balbetta e poi sospira, guardandola negli occhi, che le sono diventati lucidi «Quello che sto cercando di dirti, Delilah, è che…non lo so come, ma ti sei presa tutto il mio cuore…e stasera sono qui ad offrirtelo…e a pregare con tutto me stesso che tu lo accetti»
Delilah sente il suo cuore battere così forte che teme che il rosso possa sentirlo, sente i brividi cospargerle ogni singolo centimetro di pelle, sente le ginocchia farsi molli e gli occhi diventare luci e il sorriso spuntare inequivocabilmente sulle sue labbra. Forse avrebbe voluto fare qualcosa, ma l’unica cosa che, d’istinto, riesce a fare è alzarsi sulle punte per dargli un piccolo bacio.
Ed è in questo momento che se lo ricorda, che alla sua festa è successo davvero, ‘chè se lo ricorda il sapore di quelle labbra, la loro morbidezza sulle sue, se lo ricorda come si adattano perfettamente alle sue, si ricorda ogni minimo dettaglio.
Michael la guarda, stupito ‘chè quasi non ci crede che lei l’abbia fatto davvero, invece che chiedergli cosa diavolo gli fosse saltato in mente.
«Cosa significa?» mormora quasi, guardandola negli occhi verdi che lo fanno impazzire «Significa che non mi importa di attori o cantanti o di nessun altro, se ci sei tu. Significa che tu hai tutto il mio cuore, Michael Clifford»
Lui le sorride e sente il cuore aumentare e si abbassa, per baciarla lui questa volta. E quasi non ci crede ‘chè non si è mai sentito così bene e così completo prima d’ora e si sente anche stupido, ‘chè prima non se n’era mai accorto che forse il suo posto è sempre stato accanto a Delilah. Lo sente, se lo sente che forse la ama, ma per dirglielo ci sarà tempo, non c’è alcun bisogno di correre; anzi non vuole proprio correre, Michael, vuole solo che questo momento si congeli per farli rimanere così per sempre.
Delilah sente il cuore di Michael battere contro il suo e forse lui sente il suo e sorride, perché ora lo capisce, che questo è tutto ciò di cui ha sempre avuto bisogno.
«Sarà meglio che vada» mormora dispiaciuta, dopo essere rimasta un po’ fra le braccia accoglienti del ragazzo, dove resterebbe anche tutta la vita.
Lui annuisce e le lascia un bacio sulla guancia «Ci vediamo domani» la guarda andare via, Michael e non riesce a togliersi il sorriso dalla faccia.
Pochi minuti dopo Delilah torna da lui, trattenendo quasi le risate «Mi sono chiusa fuori» Michael scoppia a ridere e intreccia la mano con la sua «Forza andiamo» ride ancora, ridono insieme mentre vanno verso la sua macchina e forse questo è il momento più bello delle loro vite.
 
Sono le quattro del mattino quando Calum Hood apre la porta di casa sua e trova sull’uscio Luke, con gli occhi rossi e lucidi di pianto.
«Luke?» chiede stupito senza capire perché sia lì, soprattutto perché ancora non gli parla «Scusami, io non sapevo dove altro andare» mormora il biondo, in imbarazzo ‘chè si è comportato da vero coglione con Calum e lo sa.
«Entra dai» il moro chiude la porta alle loro spalle, incurante di fare rumore ‘chè tanto i suoi genitori sono fuori città.
Si siedono entrambi sul divano e Calum non sa cosa fare ‘chè non sa quanto Luke abbia voglia di parlarne adesso.
«Perché sei qui?» gli chiede dopo averlo osservato guardare per una decina di minuti il vuoto, con occhi vacui, perso nei suoi pensieri.
«I miei stavano litigando di nuovo, non riuscivo a dormire» mente il biondo, anche se in realtà nonostante sia vero, non è quello che lo fa stare così male. E anche Calum lo sa, ‘chè lo conosce come sé stesso «Qual è il vero motivo, Luke?»
Gli occhi del biondo si fanno lucidi di nuovo «Avevo così tanta paura che succedesse quello che è successo due anni fa ed ero così tanto occupato a preoccuparmi di te che ho fatto il coglione e l’ho persa da solo» una lacrima solca il viso del biondo che non si sforza nemmeno di nasconderla ‘chè Calum l’ha visto in condizioni anche peggiori.
«Cosa intendi dire?» gli chiede il moro, apprensivo.
Un’altra lacrima scende dagli occhi di Luke «Esce con un altro» sospira «ed è solo colpa mia, che non ho avuto il coraggio di fare nulla prima che fosse troppo tardi» risponde lui amaro, mentre sente il dolore propagarsi nel petto.
«Lei era diversa, lei era un nuovo inizio e io me la sono lasciata sfuggire senza nemmeno accorgermene» Calum non parla, sa che non ce n’è bisogno in questi casi, sa che Luke ha solo bisogno di essere ascoltato e capito e non c’è nessuno che meglio di Calum lo capisca, a Luke.
Adesso il biondo sta proprio piangendo «Ho fatto il coglione e l’ho persa».
 
 

Writer’s wall
Salve.
Stranamente sono riuscita ad aggiornare in settimana (benedetta la prof di latino che si è scordata di darci i compiti) e così ho dedicati questo pomeriggio a scrivere un paio di capitoli e a finire di scrivere la trama.
E così ecco qui questo capitolo in cui, finalmente!, Michael e Delilah si danno una svegliata e riescono a dichiararsi a vicenda quello che provano (non potete immaginare quanto sto sclerando da sola ew) e poi perché Paige evita Ashton? Sarà per Harvard? Lexie? O qualcos’altro? E poi abbiamo dei dolcissimi Kim e Luke che stanno male l’uno per l’altro ‘chè non hanno il coraggio di dirsi cosa provano ma riusciranno a risolvere? Oppure continueranno ad evitarsi e complicheranno ancora di più le cose?
So che vorreste sapere di Liz, di Charlotte, di Liz e Calum e giuro che tra poco si saprà tutto, abbiate pazienza.
Volevo dedicare questo capitolo ad Ed Sheeran ‘chè lunedì il suo concerto qui a Roma è stato qualcosa di incredibile, a C. ‘chè oggi mi ha detto che per lui sono insostituibile (e che mi fa sentire davvero come Delilah nei confronti di Michael) e a L. e M. ‘chè finalmente dopo sette mesi ci siamo riabbracciati.
Grazie tante per le recensioni e per aver letto fin qui e per aver aggiunto la storia tra preferite/seguite/ricordate, se vi va fatemi sapere cosa ve ne pare del capitolo.
Un bacio,
-Mars

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Capitolo 11
*** chapter ten. ***


Chapter Ten.
 
 

Che Michael e Delilah stanno insieme, ormai, lo sanno anche i muri. Da quando, due settimane prima, si sono presentati a scuola con le mani intrecciate e Delilah con addosso una maglietta di lui, i compagni ne hanno parlato quasi fino a farsene venire la nausea. Che poi adesso lo sappiano pure gli insegnati e la preside, che li ha beccati a baciarsi in corridoio tra una lezione e l’altra, è un altro conto.
Sono felici, entrambi, e Michael non ce l’ha più, quella sensazione di vuoto con cui si è trovato a dover convivere per mesi, o forse è semplicemente troppo felice per notarla.
«Smettila di fissarlo» ridacchia Claire, dando una gomitata leggera a Delilah che, da dieci minuti ormai, ha perso l’attenzione per il professor Smith e la sua spiegazione di letteratura ed è ferma ad osservare minuziosamente il rosso.
Arrossisce appena, imbarazzata per essere stata colta in flagrante, ma non dice nulla. Non ha ancora risolto, con Claire, che ha dei cambiamenti di umore così strani che nemmeno lei riesce a starci dietro.
Claire sospira alla reazione dell’ ex? migliore amica, che una volta sarebbe scoppiata a ridere e le avrebbe dato un colpetto affettuoso sul braccio e le avrebbe intimato di tacere, mentre adesso si limita ad arrossire e a stare in silenzio è lei.
«Dobbiamo continuare ancora per molto?» chiede sospirando mentre la rossa le scocca un’occhiata interrogativa, smettendo, suo malgrado, di osservare Michael che ride con Calum.
«A fare cosa?» le chiede Delilah, rivolgendole finalmente la parola. È ancora arrabbiata con Claire, ‘chè non avrebbe proprio dovuto chiederle di smettere anche solo di parlare con Calum perché l’ha lasciata, non è stato giusto e la rossa l’ha trovato un comportamento davvero scorretto ed infantile.
La bionda alza gli occhi al cielo «Ci stiamo ignorando da settimane, mi stai ignorando da settimane, Dels e so di aver sbagliato ma ero arrabbiata» Lexie le ha detto di fare pace con Delilah settimane fa e lei non l’ha fatto, ma ora, dopo aver saputo da Jenna Marin, da Jenna!, di Delilah e Michael si è resa conto che le manca davvero, la rossa. E quindi, nonostante l’orgoglio, sta cercando di risolvere, ma non lo sta facendo per Lexie, lo sta facendo per se stessa. Che poi non è nemmeno più sicura, di voler aiutare Lexie. Forse deve solo rassegnarsi al fatto che lui non l’ha mai amata, forse deve solo andare avanti.
«Anche io sono arrabbiata, Claire» mormora la rossa, sinceramente confusa da quell’improvvisa dichiarazione ‘chè non si aspettava proprio che sarebbe stata la prima a scusarsi, la bionda. Lei sospira ‘chè lo sa, quanto probabilmente abbia ferito Delilah quello che ha fatto «Mi dispiace» la rossa rimane in silenzio, ancora.
Non lo sa, se può perdonarla.
Non lo sa, se potrebbe far soffrire Calum in qualche modo, proprio adesso che qualcosa sembra finalmente andare bene per lui.
 
Luke la vede in corridoio, a metà della terza ora.
Kim è arrivata in ritardo in classe e la professoressa non si è fatta problemi a spedirla fuori.
Tanto non le importa.
Odia andare a scuola, odia dover vedere Luke tutti i giorni, odia salutarlo solo con un cenno e rivolgergli solo qualche parola, odia non essere in grado di comportarsi come prima e, soprattutto, odia sentire le lacrime salire ogni volta che lo vede e sentire terribilmente la sua mancanza.
Sta davanti al suo armadietto, intenta a cercare i libri che le servono per la prossima, impresa ardua, visto il disordine che regna sovrano.
Luke è fermo, la guarda e vorrebbe poterla sorprendere da dietro facendole il solletico, come avrebbe fatto un paio di mesi fa, ma non può ‘chè sono due mesi che lo sta ignorando, Kim e lui non sa nemmeno il motivo.
«Ciao Kim» la saluta debolmente, avvicinandosi a lei, che solo al suono di quella voce sente il cuore aumentare il battito e gli occhi diventarle lucidi.
Non ce la fa.
Si gira lentamente, cercando di fare un sorriso «Ciao Luke»
Gli fanno male al cuore parole, quelle parole. È stato un saluto così freddo, che non se lo sarebbe aspettato da lei, un saluto da quasi sconosciuti.
Lo sta allontanando sempre di più, sta erigendo un muro e lui non è in grado di scavalcarlo.
Smettila di allontanarmi” vorrebbe dirle, ma si limita solamente ad un banale «Come va?»
Kimberly rivolge gli occhi castani verso il pavimento ‘chè lo sa di non potergli mentire, se lo guarda negli occhi.
«Bene, direi. Tu?»
Luke giocherella con il piercing al labbro, come sempre quando è nervoso, e sente di stare per scoppiare a piangere come un bambino, come ha fatto due settimane prima a casa di Calum.
Si schiarisce la voce «Bene direi».
La campanella suona e Kim chiude il suo armadietto, pronta a dirigersi verso l’aula di matematica.
«Ciao Luke» lo saluta esattamente come prima, cercando con tutta se stessa di non far tremare la voce.
Ogni giorno diventa sempre più difficile, per lei, stargli lontano ma, purtroppo, lo ancora di più stargli vicino.
«Kim» la chiama lui mentre si sta già incamminando «possiamo vederci stasera? O se no, posso chiamarti?» lei quasi fa cadere i libri a terra per lo stupore e per qualche secondo rimane ferma, senza sapere davvero cosa rispondere.
«Okay» riesce sono a mormorare alla fine, accennando un piccolo sorriso.
È così vicina che potrebbe toccarla solo allungando il braccio, Luke, eppure lui la sente così maledettamente lontana.
 
Paige si è dovuta alzare, a metà della seconda ora consecutiva di letteratura, nonostante il professore stia parlando di Orgoglio e pregiudizio, libro che lei adora.
È andata in bagno e sente come se stesse per esplodere e non ce la fa più, a tenere quel segreto così importante.
Delilah la raggiunge dopo una decina di minuti e la trova seduta sul pavimento del bagno. Si siede accanto a lei e tace, aspettando che sia lei a parlare.
L’ha notato da qualche giorno, Delilah, che Paige ha qualcosa che non va. L’ha notato che la tinta rosa si sta sbiadendo e si vede un po’ di ricrescita castana, che è più silenziosa, spesso immersa nei suoi pensieri, che mangia poco, che non va nemmeno più tanto bene a scuola e che sta evitando suo fratello.
«E’ tutto okay?» le chiede, distogliendola dai suoi pensieri e Paige scuote la testa.
Delilah si mordicchia il labbro «Vuoi parlarne?»
Paige vorrebbe rispondere che no, non ha bisogno di parlarne, ma non ce la fa. Ha bisogno di dirlo a qualcuno, anche perché tanto, prima o poi, sarà costretta a farlo. E Delilah è un’amica e ci si può fidare di lei, comunque.
Così Paige annuisce «Devo dirti una cosa, Delilah, ma ti prego, non devi dirlo a nessuno»
Delilah annuisce «Certo, io non direi mai una cosa tua a qualcuno».
Paige le sorride, riconoscente per essere lì e per l’aiuto che le sta dando «Sai che sono stata ammessa ad Harvard, no?» Delilah annuisce e rimane in silenzio «Non posso andarci» continua Paige, sospirando.
La rossa sgrana gli occhi ‘chè se non ci va lei, allora, chi altro può andarci? «Perché?»
Paige sospira di nuovo e Delilah vede i suoi bellissimi occhi blu riempirsi di lacrime, Paige la guarda negli occhi e si lascia sfuggire qualche lacrima «Sono incinta, Delilah» mormora, sperando quasi che l’altra non l’abbia sentita, e involontariamente scoppia a piangere. Delilah la stringe a se, rimanendo in silenzio, troppo scossa e troppo sconvolta per dire qualcosa.
Paige odia piangere davanti agli altri, non lo fa mai, ma questa è un’eccezione. Perché dirlo ad alta voce, per la prima volta, ha reso tutto ancora più reale e spaventoso. Ha solo diciotto anni, a sento è in grado di badare a se stessa, figurarsi a qualcun altro. Ed Ashton? Come cazzo glielo dice ad Ashton?
«Ashton lo sa?» chiede Delilah, dopo essersi ripresa dallo shock.
«No» mormora Paige, trattenendo un singhiozzo «e non so come dirglielo, ho paura di dirglielo».
Delilah scioglie l’abbraccio per guardarla negli occhi «Devi dirglielo, più tempo aspetti, peggio sarà».
L’altra sospira asciugandosi le lacrime con la manica della felpa «Lo so»
«Ashton non ti lascerà da sola, Paige. Ci sei di mezzo tu quanto lui, si prenderà le sue responsabilità».
Paige lascia che Delilah la abbracci di nuovo, cercando di non piangere, cercando di essere forte e di pensare positivo.
Nessuna delle due, però, potrebbe immaginare che da dietro la porta di un gabinetto, Lexie Rogers ha appena sentito tutta la conversazione.
 
Michael sblocca il telefono, trovando due messaggi non letti da Liz.
“Michael emergenza!”
“MICHAEL AIUTO”
Lui aggrotta appena lo sguardo e trattiene una risata a quei messaggi.
Sono diventati molto amici, lui e Liz, si trova bene con lei e poi gli piace ‘chè è un po’ strana e particolare, lo capisce e poi fa sorridere Calum.
“Che succede?” digita, facendo attenzione a non farsi beccare dal professore.
“Stasera esco di nuovo con Calum” risponde subito lei, che forse non aspettava altro, seduta sul pavimento della palestra senza far nulla ‘chè si rifiuta di giocare a pallavolo. Lo odia lo sport, lei.
Michael accenna un sorriso ‘chè, cazzo, era ora che Calum si mettesse la testa a posto.
“E qual è il problema?”
Liz ignora il ragazzo che le si è appena seduto accanto, forse vuole solo stressarla riguardo a Kim, come fa ogni giorno da quando l’ha convinta ad uscire, e risponde al messaggio.
“Secondo te gli piaccio? O è solo un passatempo?”
Michael vorrebbe sorridere ‘chè ci si potrebbe immaginare di tutto, ma non che una come Liz sia insicura per un appuntamento.
“Perché non dovresti piacergli?”
“Non lo so, è che lui è abituato a ragazze molto più belle di me, o almeno è questo che si dice.”
Il ragazzo non fa in tempo a rispondere che gli arriva un altro messaggio “E poi non ha nemmeno provato a baciarmi le altre due volte che siamo usciti…”
“La gente non conosce Calum, davvero. E se non ti ha baciata è un ottimo segno, vuol dire che gli piaci tanto da volerci andare piano”
Lui non potrebbe immaginarselo, ma lei dall’altra parte del telefono, appena letto il messaggio, ha sorriso ‘chè non le è mai piaciuto qualcuno come le piace Calum Hood.
 
 
Writer’s wall
Ehyla
Eccomi qui, sopravvissuta all’interrogazione di greco e di latino, a pubblicare.
Intanto perdonatemi se questo capitolo fa schifo, personalmente non mi piace, ma comunque.
Allora abbiamo Delilah e Michael che ormai stanno insieme ufficialmente (aw) e Claire che cerca di risolvere con la nostra rossa, che però non è così ben disposta a perdonarla; poi ci sono Kim e Luke che si stanno allontanando e ci stanno male tutti e due, come andrà quando usciranno? E poi c’è la notizia bomba di questo capitolo, Paige è incinta (l’avreste mai immaginato?) come lo dirà ad Ashton? Come reagirà lui? E soprattutto cosa succederà visto che Lexie lo sa?
E poi ci sono Calum e Liz che si piacciono troppo a vicenda e boh, li adoro.
Vi ringrazio tantissimo per aver letto fin qui, ora scappo ‘chè domani ho la versione di latino.
Dedico questo capitolo a C. ‘chè oggi è tornato a scuola e mi ha sorriso in un modo che mi ha fatta fantasticare tutto il giorno, come una bambina.
Alla prossima,
-Mars

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Capitolo 12
*** chapter eleven. ***


Chapter Eleven.
 
 

Non si è ancora ripresa dalla notizia che ha appreso quella mattina a scuola, Lexie. Non ci può proprio credere che sia incinta, Paige.
Sta per perdere Ashton per sempre e non è pronta.
Si, è vero, lei l’ha trattato in un modo che non si meritava per anni, ha fatto cose che non si dovrebbero fare, al proprio migliore amico. E lo sa, Lexie, che Ashton ha sempre provato qualcosa per lei e ha sempre creduto che perciò non l’avrebbe mai perso. Come si sbagliava.
Sente le lacrime riempirle gli occhi, ma si sforza di non lasciare cadere ‘chè, cazzo, lei non è debole e non piange per certe cose!
Ha sbagliato tutto, lo ammette, ma non lascerà Ashton senza combattere, è una promessa che fa a se stessa.
Chiama Claire e, appena risponde, senza nemmeno salutarla, sgancia la notizia bomba «La Sullivan è incinta» dice, atona.
Claire rimane in silenzio un attimo «Quindi la smetterai di cercare di riprenderti Ashton?»
Lexie cerca di trattenere una risata, per l’ingenuità della ragazza «No, al contrario. Dobbiamo fare in modo che Paige non glielo dica e intanto farli lasciare»
«Se vuoi fallo, io non ti aiuterò, Lexie. Non ho intenzione di rovinare la vita a qualcuno che non c’entra nulla con i tuoi capricci, non lascerò che quel povero bambino cresca senza un padre o con una brutta situazione familiare, non è giusto e spero vivamente che tu te ne renda conto prima di fare qualcosa di sbagliato».
Claire attacca senza nemmeno aspettare la rispostaccia di Lexie, ha fatto la sua scelta ormai.
Lexie fissa il telefono, arrabbiata.
Ora è completamente sola e ha bisogno di tutte le sue forze per farcela.
 
Paige è seduta in veranda e sta strimpellando la chitarra. Non che abbia mai avuto uno spiccato talento musicale ma, comunque, le piace da morire quel suono, la rilassa.
È praticamente scappata lì fuori, per sfuggire alla madre e alle sue chiacchere su Harvard, ormai in casa non si parla d’altro, e lei non ha avuto il coraggio di dirle la verità.
Non è riuscita a dirla a nessuno, eccetto Delilah, nemmeno ai suoi genitori o, tantomeno, ad Ashton. E ha una dannatissima paura a farlo, soprattutto ha paura di come potrebbe reagire Ashton.
Insomma, sono così giovani, e lo capirebbe se volesse la sua vita, se volesse andare al college, se volesse abbandonarla, si, lo capirebbe; ma lei ha così paura di essere lasciata sola, ancora, e così paura che suo figlio debba crescere senza un padre come ha fatto lei e, soprattutto, ha così paura di stare senza Ashton.
Quasi l’avesse chiamato sul pensiero, vede il batterista passare davanti casa sua e sorriderle non appena la nota.
«Che ci fai qui?» gli chiede lei mentre lui la raggiunge.
«Stavo andando da Michael e ho pensato di fare una deviazione per salutarti» lei sorride con dolcezza, lusingata da quel pensiero. L’ha sorpresa di nuovo, non se la aspettava proprio una casa del genere.
«Non sapevo che suonassi» le dice lui, indicando la chitarra che lei tiene ancora fra le mani.
Lei scuote appena la testa «Non suono, mi limito a strimpellare».
Ashton ride, tutto d’un tratto, e a Paige piace da morire, il suono di quella risata «Finirai mai stupirmi?» le chiede, un po’ per scherzo e un po’ per davvero.
Paige si unisce a quella ristata e, per un attimo, dimentica il peso di quel segreto che tiene da settimane, dimentica Harvard e sua madre, dimentica tutto e si sente così bene, così leggera.
E lei non se n’è mica accorta che gli occhi di Ashton, guardandola ridere, hanno iniziato a brillare come se lei fosse la cosa più bella che abbia mai visto.
 
Sono le nove e mezzo quando, perfettamente puntuale, Luke Hemmings bussa alla porta di casa Jones, pregando che non sia Eileen ad aprire e che Kim non abbia cambiato idea.
Ad aprirgli, comunque, non è nessuna delle due sorelle, ma la madre che, Luke non può fare a meno di notarlo, somiglia tantissimo a Kim.
Li raggiunge pochi secondi dopo Kim, bellissima, secondo il biondo, anche con i suoi soliti jeans e una normale canottiera.
Eileen non c’è, è da un’amica, e Kim ne è contenta ‘chè, comunque, di litigare con la sorella non le va proprio.
Luke non riesce quasi e dire nulla ‘chè è semplicemente troppo impegnato a rendersi conto che stia succedendo davvero, che forse sta smettendo di evitarlo, Kim. La madre di lei lo nota subito, il modo in cui il biondo la guarda, sua figlia, e sorride involontariamente ‘chè un ragazzo che guardi così la propria figlia è quasi una rassicurazione.
«Andiamo?» riesce a chiedere il biondo, finalmente, e la ragazza annuisce, salutando velocemente la madre.
«Cosa facciamo?» chiede Kim, senza notare lo sguardo di Luke su di lei mentre camminano fianco a fianco e lui adesso non vorrebbe altro che prenderle la mano.
Lui alza appena le spalle chè, a dire il vero, nemmeno ci aveva pensato a questo «Facciamo un giro?» propone e la castana annuisce e lo sente, che deve dirle qualcosa, Luke, ‘chè lei lo conosce e lo capisce subito.
Camminano, in silenzio, senza che nessuno dei due abbia il coraggio di spezzare il silenzio, sono troppo tesi.
Vorrebbe fumarsi una sigaretta, Luke, per calmarsi ma non lo fa ‘chè sa che a Kim da tremendamente fastidio l’odore del fumo e così continua a torturarsi il piercing.
«Dobbiamo parlare, Kim» si ferma d’un tratto lui e lei, di conseguenza, fa lo stesso trovandosi a fissare da troppo vicino gli occhi azzurri del biondo che le fanno tremare le ginocchia.
Lo guarda, interrogativa «Di cosa?»
Luke sospira ‘chè avrebbe davvero voluto evitarlo quell’argomento, ma dopo più di due mesi così non ce la fa più. Si siede, sul bordo del marciapiede e Kim fa lo stesso, senza capire l’improvvisa indecifrabile espressione del ragazzo.
La guarda negli occhi «Di noi»
Sente il cuore accelerare e i brividi che le arrivano fin dentro le ossa, Kim, ‘chè le piace troppo quel noi detto da Luke riguardo loro due.
«Cosa intendi dire?» distoglie lo sguardo da quello di lui per portarlo sulle sue vecchie Converse blu ormai da buttare.
Luke sospira ‘chè ha paura di dire quello che vorrebbe, ma deve «Che mi manchi, cazzo, Kimberly. Mi ignori e io non so nemmeno perché, che cosa ho fatto?»
Kim sente un peso sullo stomaco e le lacrime riempirle gli occhi ‘chè l’ultima cosa che avrebbe mai voluto è far stare male Luke ma non può proprio dirglielo il motivo per cui si comporta così, non può mica dirglielo che lo ama.
Rimane in silenzio, con lo sguardo a terra «Non è colpa tua, Luke» mormora dopo un po’ e lui non sa proprio come reagire a quelle parole.
«E allora di chi è?» quasi urla, tanta è la frustrazione, tanto è il dolore.
Kim continua a tenere lo sguardo basso ‘chè forza di guardare il biondo non ha proprio, crollerebbe «Mia, solo mia».
Rimangono in silenzio, ancora, ognuno immerso nei propri pensieri, nel proprio dolore «Ti sto perdendo?» le chiede lui e lei, a quella richiesta, non può fare a meno di scoppiare in lacrime ‘chè lei non avrebbe mai voluto perderlo, Luke.
È un attimo prima che le braccia di lui la circondino e lei si trovi a piangere senza ritegno sul suo petto senza riuscire a smettere.
“Ti amo” vorrebbe dirgli, ma invece rimane immobile fra le sue braccia, senza avere il coraggio di pensare a quanto le mancheranno quando non la stringeranno più.
 
Calum è seduto su una panchina, rigorosamente con i piedi dove bisognerebbe sedersi ed il sedere sullo schienale ‘chè sta più comodo, così. Liz è seduta accanto a lui, con il beanie del moro sui capelli biondi ed è così vicina che lui quasi riesce a sentire il suo profumo.
«Hai freddo?» chiede, vedendola rabbrividire appena e lei alza appena le spalle, portandosi nuovamente la sigaretta alle labbra. Ha un modo tutto suo di dire le cose, Liz, e a Calum piace da impazzire.
Così le passa un braccio sulle spalle, portandola ancora più vicino a sé e, anche se nessuno dei due lo ammetterebbe, il freddo è solamente una scusa per stare abbracciati.
«Ti fa male quella merda» borbotta Liz, accennando allo spinello che il moro tiene in mano. Lui scrolla le spalle «Fumi anche tu» la rimbecca, cercando di sembrare serio, per una volta.
«Si, ma quella fa più male» alza appena gli occhi la bionda portandosi la sigaretta alle labbra.
Calum la guarda scettico «Ti preoccupi per me?»
Non risponde, Liz, ‘chè non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura che, si cazzo, certo che si preoccupa per lui «Dovresti smettere, davvero» ripete, buttando a terra la sigaretta ormai finita.
Il moro alza le spalle «Mi serve, mi fa dimenticare un po’ di cose» borbotta vago e sente lo sguardo di Liz su di sé.
«Che cosa hai bisogno di dimenticare?» gli chiede ‘chè è così curiosa che proprio non ci riesce a mettersi un freno.
Calum la guarda «E tu?»
Lo sa, Calum, l’ha capito da un po’ di tempo, che dietro Liz c’è molto di più di quello che vorrebbe lasciare intendere e, sinceramente, muore dalla voglia di sapere di cosa si tratta.
«Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda» mormora Liz, senza rispondere alla domanda.
Il moro rimane in silenzio, immerso nei suoi pensieri. Forse lo può dire a Liz, forse di lei può davvero fidarsi ‘chè lei lo capisce, lei non è come tutte le altre. Solo che ha una dannata paura che lei possa andarsene da lui, dopo aver saputo.
«Lo sanno solo Luke, Michael e Ashton» dice, rompendo il silenzio «e potrebbe davvero farti avere un’opinione di me, vuoi saperlo lo stesso?»
La guarda negli occhi e lei annuisce che, tanto, qualunque cosa le racconterà lei non cambierà opinione su di lui o, comunque, non potrà evitare a sé stessa di provare quello che prova.
«Si chiamava Chalotte» comincia il moro e, Liz, lo nota, i suoi occhi sono diventati lucidi tutto d’un tratto «credo di averla amata veramente». Liz rimane in silenzio e aspetta che lui continui, non vuole interromperlo, non vuole dire parole di troppo.
«Due anni fa, d’estate, ero fuori città e ho conosciuto questa ragazza. Abbiamo iniziato ad uscire insieme ma non sapevo una cosa, non sapevo che uscisse anche con Luke, altrimenti non l’avrei mai fatto» sospira ‘chè rievocare certi ricordi, anche a distanza di anni, fa malissimo «Quando l’abbiamo scoperto, Luke ha dato tutta la colpa a me, anche se ne aveva quanta me, e abbiamo iniziato a farle pressione perché scegliesse uno di noi. Inutile dire che tra me e Luke è iniziata quasi una concorrenza, alcune parti di Try hard le ho scritte per lei. Ha scelto Luke».
Calum sospira nuovamente e sente gli occhi farsi ancora più lucidi. Sente la mano di Liz intrecciarsi alla sua e la stringe, quasi fosse un’ancora di salvezza.
«Poi se n’è andata, dicendo che c’era troppa tensione, troppa pressione. È andata via e ci ha lasciati entrambi. Due settimane dopo si è suicidati e io e Luke pensiamo sia solo colpa nostra» si sforza con tutto sé stesso, ma un lacrima gli scivola comunque lungo la guancia. Trattiene le altre.
«Non è stata colpa tua, Calum, né di Luke, come potevate sapere che sarebbe successo questo?» mormora Liz, asciugandogli con dolcezza la guancia e, forse, adesso le piace pure più di prima.
«E’ per questo che sono diventato così, non volevo sentirmi più così per nessuna ragazza, non volevo provare più qualcosa per nessuna» mormora con lo sguardo a terra.
«E poi sei arrivata tu» sussurra, piano come un sospiro, ma Liz lo sente lo stesso e sorride.
Calum rivolge lo sguardo verso la bionda «E tu, invece?»
Liz non ne ha mai parlato con nessuno, a stento con Kim e solo perché l’ha conosciuta appena dopo è successo tutto, ma a Calum vuole dirlo. Lui si è fidato di lei, lui la capisce.
«Io non sono affatto come sembro. Non sono allegra, non sono solare, non sono ironica o, almeno, certo che lo sono, ma non del tutto. A volte è solamente una maschera» il moro la guarda, quasi senza capire.
«Quattro anni fa, io ero totalmente dalla ragazza che sono adesso. Non ero bella, ma quello non lo sono nemmeno adesso, ma loro mi facevano così inadeguata, così brutta, così grassa, così fuori posto e io glielo permettevo» Liz si sforza di non piangere ‘chè lei davanti agli altri non piange, mai, nemmeno davanti a Kim.
«Ho quasi smesso di mangiare, ho cercato di fare qualunque cosa per essere accettata, ma loro hanno continuato a farmi sentire così male. Sono entrata in depressione, sono diventata bulimica, anoressica per colpa loro e non se ne sono mai nemmeno resi conto» sospira, di nuovo, perché fa davvero troppo male «E lo so che ti sembra una storia banale perché, andiamo, mica sono stata l’unica ad aver sofferto di bullismo, ma mi ha fatto così male che anche adesso quando mi guardo allo specchio quei commenti odiosi me li sento nella testa. Ma non lo do a vedere e cerco di essere allegra perché è così che voglio essere, ma a volte è difficile».
Tiene lo sguardo a terra e stavolta è Calum a prenderle la mano ed è lei a stringere la sua come se fosse un’ancora.
«Posso dirti una cosa Liz?» lei annuisce, alzando appena gli occhi lucidi nei suoi.
«A me piaci così come sei».
Lei gli sorride, lui potrebbe tranquillamente giurare che questo sia il sorriso più bello del mondo, e Calum muore dalla voglia di baciarla, ma non lo fa.
Ora che sa quanto è fragile, ci andrà ancora più piano con lei ‘chè farle male è proprio l’ultima cosa che vuole.
 
 
 
Writer’s wall
Ehyla.
Questo capitolo è stato difficilissimo da scrivere, ci ho messo quasi tre giorni pieni, soprattutto la parte finale.
Finalmente le storie di Calum e Liz, sono così tristi, scusate se vi faccio salire la depressione! Ma loro sono così carini, così adorabili che io sto quasi per piangere (o forse è solamente l’effetto del film di Romeo e Giulietta che ho appena finito di vedere?) per non parlare di Luke e Kim.
Non so che dire su questo capitolo, perciò è meglio se sto zitta, anche perché ho appena raggiunto le otto pagine di word e non vorrei diventare pensante.
Dedico questo capitolo a Michael ‘chè i suoi capelli blu mi hanno migliorato la giornata, a G. ‘chè è forte e manco lo sa, a C. che io e lei abbiamo superato tutto insieme.
Grazie mille per le recensioni, grazie a chi ha aggiunto il capitolo tra preferite, seguite e ricordate e grazie a chi legge e basta.
Un bacio
-Mars

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Capitolo 13
*** chapter twelve. ***


Chapter Twelve.
 
 

A Kim, Sean non piace per niente.
Non che abbia qualcosa di sbagliato, è bello, simpatico, gentile, intelligente, il problema è lei, non lui.
Il problema è lei, che continua a paragonare gli occhi castani di Sean a quelli azzurri di Luke, che continua a preferire il sorriso del biondo, che continua a confrontare ogni singolo gesto, trovandosi sempre e comunque a preferire Luke.
Si sente stupida, adesso, il giorno di San Valentino ad essere in giro con lui e non sa nemmeno perché ha accettato di vederlo di nuovo. Forse sarà stato che ha visto Luke ed Eileen insieme di nuovo, sarà che dopo essere uscita con Luke sta ancora più male ‘chè lui le manca così tanto che a volte si sente talmente oppressa da ciò che sente quasi di non riuscire più a respirare, o forse sarà semplicemente che per quanto provi a smettere, è completamente e incondizionatamente innamorata di Luke Hemmings.
«Tutto bene?» la voce del castano la richiama e lei scuote debolmente la testa «Scusami, non mi sento molto bene».
Si alza di scatto dalla panchina sperando ardentemente che Sean la lasci sola, almeno per qualche minuto.
Cosa stava pensando quando credeva che avrebbe potuto dimenticarlo così facilmente?
Perché, cazzo, come si fa a dimenticare uno come Luke Hemmings?
 
Sono sul divano, abbracciati, Delilah con la testa sul petto di Michael e stanno in silenzio. Non parlano, a volte non ne hanno nemmeno bisogno, loro due.
È San Valentino e, nonostante tutti facciano cose in grande durante il giorno degli innamorati, loro hanno deciso di passare una giornata come tante, senza nemmeno farsi un regalo. Perché, come dice Delilah, se ami una persona, la ami tutto l’anno, mica solo a San Valentino.
Michael, poi, la asseconderebbe in qualunque cosa. Sta così bene da quando stanno insieme, sembra quasi rinato e l’hanno notato tutti.
«Dels?» la chiama dolcemente e lei si volta, in modo da guardarlo negli occhi, un po’ perché odia parlare qualcuno senza guardarlo, un po’ perché gli occhi di Michael sono così belli che li guarderebbe tutto il giorno, senza mai stancarsi.
E Michel, con gli occhi verdi della ragazza nei suoi, quasi si dimentica cosa doveva dirle e si trova anche a pensare che, forse, quello che vuole dirle è un po’ stupido.
«Ho una cosa per te» lei lo guarda interrogativa e lui, prima di poter cambiare idea, tira fuori dalla tasca degli skinny jeans neri un foglio un po’ sgualcito piegato in quattro.
La rossa lo guarda un po’ stranita e sorride prendendo il foglio «Cos’è?»
Michael sorride, un po’ imbarazzato «Aprilo»
Delilah scuote appena la testa, sapeva che non gliel’avrebbe detto, comunque, così lo apre, trovandosi davanti note e parole.
«E’ una canzone» mormora meravigliata, mentre sente gli occhi diventare quasi lucidi, anche solo leggendo il titolo.
Wrapped around your finger.
Il ragazzo annuisce, titubante «L’ho finita ieri sera»
Vorrebbe proporle di sentirla, ma lei lo sta già abbracciando «Grazie, la adoro» mormora nel suo orecchio, con la voce che trema un po’.
Michael ridacchia «Ma non l’hai ancora sentita»
Delilah scuote piano la testa «Fa niente, la adoro lo stesso».
 
Lexie non lo sa, perché ha chiesto ad Ashton di vederla, non sa che dirgli, aveva solo una voglia matta di vederlo.
Ashton, dal canto suo, non è affatto contento, non ce la fa più, con Lexie.
Fino a qualche mese prima avrebbe adorato il fatto di essere cercato da lei ma, dopo tutto quello che gli ha fatto, non lo sa, se può riuscire a perdonarla davvero, non sa nemmeno più se l’ha mai amata davvero.
«Cosa fai stasera?» gli chiede lei, spezzando il silenzio mentre Ashton finisce di bere il suo caffè, ha dormito pochissimo la notte scorsa, ne ha bisogno.
Lui alza appena le spalle «Ancora non lo so»
Lexie gli sorride, quasi melensa, e lui la trova estremamente falsa e nemmeno lo sa, a che sta giocando «Magari possiamo vederci» gli propone.
Lui scoppia a ridere «Non passerò San Valentino con te, Lexie»
Lei gli sorride ancora, mordendosi appena il labbro inferiore «Perché? Ci divertiremmo tanto insieme» lo guarda e Ashton lo sa, che crede di farlo cedere con i suoi occhi azzurri.
Scuote la testa «No, Lexie. Adesso basta, non sono il tuo giocattolino, non ci sono solo quando vuoi tu» lei spalanca gli occhi ‘chè non si aspettava proprio una risposta del genere «sai, è divertente, una volta eri tu a respingermi, adesso sono io a non volere te, smettila per favore».
Non le da nemmeno il tempo di rispondere e si alza per uscire con velocità dal bar, preso dalla rabbia e dalla frustrazione.
E, incredibile a dirsi, seduta al tavolo Lexie Rogers non riesce a trattenere le lacrime, ha sbagliato tutto e l’ha perso.
 
Paige ha deciso che deve dirlo a sua madre e poi, soprattutto, deve dirlo ad Ashton, è passato quasi un mese da quando lo sa e deve dirlo, non può aspettare ancora.
È seduta di fronte a sua madre, che ha la fissa di prendere il thè tutti i pomeriggi.
Si schiarisce la voce e posa la tazza sul tavolo «Non andrò ad Harvard» dice, secca, senza giri di parole ‘chè sa che sarebbe solamente peggio girarci intorno.
Lo sguardo della madre la congela «Ma certo che ci andrai, io e tuo padre ci siamo andati, i tuoi nonni ci sono andati, anche tu ci andrai, è una tradizione di famiglia»
Paige scuote la testa «Non ci andrò mamma»
Tiene lo sguardo basso per evitare di confrontarsi con quello, già lo sa, acceso dalla rabbia della madre «E’ quel ragazzo che frequenti che ti ha messo in testa quest’idea?» le chiede, acidamente ‘chè lei Ashton non l’ha mai visto come una buona compagnia per sua figlia.
Paige scuote ancora la testa, continuando a tenere gli occhi bassi e senza avere il coraggio di dire una parola mentre la donna la guarda con rimpianto, chiedendosi dove abbia sbagliato con lei.
«E allora perché?»
La ragazza alza leggermente lo sguardo e sa che deve dirglielo, lo sa.
Sente i palmi delle mani sudati e sta tremando per l’ansia, sa che dopo tutto sarà tremendo «Sono incinta mamma»
La donna rimane in silenzio qualche minuto, assimilando la notizia mentre guarda la figlia.
Paige si sarebbe aspettata urla, pianti, forse anche di ricevere uno schiaffo, invece quello che riceve fa più male di uno schiaffo. Perché sua madre la guarda glaciale, quasi schifata da lei.
«Fuori da casa mia» le intima.
 
«Stai uscendo?» Liz viene sorpresa da sua sorella, ancora le viene difficile credere che sia finalmente a casa dopo cinque anni, mentre si sistema i capelli allo specchio.
Si volta annuendo «Anche tu?» le chiede poi, notando l’abbigliamento elegante della sorella.
«Rivedo un vecchio amico, tu il moro che ti ha riaccompagnata l’altra sera?» le chiede accennando un sorriso quasi malizioso e Liz, non può fare a meno di notarlo, diventa rossa.
Comunque, come fa sempre, cerca di non darlo a vedere quanto Calum le piaccia davvero «Calum, si».
Katherine sorride ‘chè a sua sorella, nonostante finga, sono brillati gli occhi «Complimenti sorellina, è proprio figo» scoppia a ridere, contagiando anche la sorella, intenta a rifinire il tratto di eyeliner nero.
«Ci vediamo stasera» la saluta Katherine dandole un bacio sulla guancia prima di uscire di casa.
Liz è nervosa e questo lo si potrebbe vedere da kilometri di distanza; continua a fare avanti e indietro per la stanza, poi si ricontrolla allo specchio, i capelli, il trucco, i vestiti. Cerca di convincersi che, a crearle quello stato d’animo non è certo il moro, bensì il fatto di essersi aperta con lui. Si, deve essere quello.
Le arriva il messaggio, di Calum, che le chiede di scendere e lei cercando di respirare normalmente scende le scale, stando attenta a non inciampare per poi giungere in giardino e trovarsi la figura di Calum davanti.
«Cosa hai fatto al labbro?» gli chiede, ancor prima di salutarlo, notando il taglio, abbastanza profondo, a lato della sua bocca.
Il moro scuote la testa «Niente. Andiamo?»
Inizia a camminare ma Liz non lo segue, non si muoverà finche non saprà «Che cazzo hai fatto al labbro, Calum?» ripete seccamente.
Calum non ne vuole parlare, non con lei, non oggi comunque «Niente, ho litigato con mio padre, lascia stare» alza le spalle, cercando di minimizzare la cosa.
«Vieni» lo chiama la bionda, dirigendosi nuovamente in casa e lui la segue, stranito.
«L’hai disinfettata?» gli chiede e lui è stupito, ancora.
Alza le spalle ‘chè, sinceramente, non gliene importa un cazzo di disinfettarla, la ferita.
«Siediti» alza gli occhi al cielo Liz, perché Calum è così irresponsabile e la farà impazzire un giorno, lo sa.
Quando torna con il disinfettante in una mano e un batuffolo di cotone nell’altra, il moro non può fare a meno di ridere «Fai sul serio? Non c’è mica bisogno»
La bionda si sforza di rimanere seria «Si, potresti prenderti un’infezione»
Calum sorride «Adoro quando ti preoccupi per me»
Liz scuote la testa, abbassandosi per tamponare il cotone sul labbro del moro e non dice nulla.
«Almeno siediti, così non stai scomoda» le dice, rassegnato, facendole segno di sedersi sulle sue gambe e lei fa cenno di no con la testa.
«Dai» la incita per ricevere solamente un altro no come risposta.
Alla fine è lui a prenderla per i fianchi e, praticamente, obbligarla a sedersi.
«Dai Calum, peso» cerca di opporsi lei.
Lui le sorride «Nemmeno ti sento»
Cerca di alzarsi, Liz, con scarsi risultati ‘chè Calum tiene le braccia attorno alla sua vita, rendendole impossibile qualunque movimento.
Guardandoli da vicino si rende conto che gli occhi di Calum sono belli di morire e non capisce nemmeno come abbia fatto a non notare la loro bellezza prima, la catturano, le fanno addirittura dimenticare del disinfettante e del labbro spaccato di lui.
E poi, prima che Liz possa rendersene conto, le labbra del moro sono sulle sue e si stanno baciando, finalmente.
 
Sono quasi le otto quando il campanello di casa Irwin squilla.
Ad aprire è Ashton che, tutto si sarebbe aspettato, tranne che trovarsi davanti Paige in lacrime.
«Ehy» la saluta in un sussurro facendola entrare in casa prima di stringerla fra le sue braccia protettive.
Paige cerca di darsi un contegno, perché deve mantenere i nervi saldi «Ash, posso stare qui per un po?» lo guarda con gli occhi blu, resi ancora più evidenti dalle lacrime ed Ashton sente quasi il suo cuore spezzarsi a quella visione.
«Certo, stai quanto vuoi» si siedono sul divano, un Ashton stranito e una Paige distrutta.
Lui la guarda negli occhi ‘chè, se proprio deve vederla così, almeno vuole sapere il motivo di tanta disperazione e, soprattutto, se può aiutare «Cosa succede?»
La ragazza abbassa lo sguardo «Mia madre mi ha cacciata da casa quando le ho detto che non andrò ad Harvard» dice, sapendo bene che il motivo non è quello.
«Cosa? Perché non ci vai?» chiede lui, stupito, perché sa quanto fosse importante per lei.
Paige sospira, deve dirglielo, non può aspettare di più. Deve dirgli la verità e accettarne le conseguenze, non può davvero più tenere questo segreto.
Alza lo sguardo fino a far combaciare il suo sguardo con quello carico di preoccupazione del ragazzo «Sono incinta, Ashton» mormora con la voce tremante e gli occhi che minacciano lacrime.
Ashton si sente come se qualcuno gli abbia tirato un pugno allo stomaco inaspettato.
Lui, padre? Lui, che non è in grado nemmeno di badare a se stesso? Lui?
Rimane in silenzio, cercando di assorbire la notizia, guardandosi le mani con occhi vacui e assenti, non riesce a crederci. Vorrebbe piangere, un po’ per la tensione un po’ perché ne sente il bisogno e basta, ma non può. Deve essere forte, per Paige.
«Senti Ashton, io lo capisco se…insomma ..non vuoi questa responsabilità» mormora lei torturandosi le mani per il nervosismo.
«No» la interrompe velocemente lui «No, Paige, le cose si fanno in due ed è giusto che mi prenda le mie responsabilità» asciuga dolcemente le lacrime dal viso della ragazza «Lo supereremo insieme, promesso» le sussurra stringendola in un abbraccio protettivo, di quelli che a Paige son sempre piaciuti.
Sente la mano di Ashton posarsi sulla sua pancia e qualche lacrima scenderle, forse per la gioia dovuta alla reazione del ragazzo, forse per la tristezza.
Quello che non sente è che ad Ashton, alla fine, una lacrima solitaria è sfuggita.
 
 
 

Writer’s wall.
Poteva forse mancare il capitolo di San Valentino? Ma certo che no (perdonatemi, ma visto che il massimo che farò sarà guardare Ed Sheeran a Sanremo, lasciatemi almeno sognare con questa ff haha).
C’è Kim che, ormai, l’ha capito di amare Luke, cambierà forse la situazione fra loro?
Poi ci sono Michael e Delilah che io amo da morire, ma già lo sapete, che boh sono così dolci che quasi piango (forse ho dei problemi).
E CAZZO FINALMENTE CI SONO RIUSCITA A FAR BACIARE LIZ E CALUM (vi prego sclerate con me e non fatemi sentire una povera demente, vi prego).
E, alla fine, finalmente Paige dice ad Ash del bambino, non è troppo dolce lui? Aw.
No, okay dopo questo spazio autore mi rendo conto di non stare mentalmente bene, quindi vi saluto e ci vediamo presto (settimana prossima ho autogestione quindi potrei anche essere capace di postare ogni giorno, temete)
Un grandissimo grazie a chi legge, a chi recensisce e a chi ha aggiunto la storia fra seguiti, preferiti e seguiti, mi fa davvero tantissimo piacere.
A C. che mi ha spezzato il cuore.
A Michael e alla sua nuova tinta.
Ai 5 Seconds Of Summer che mi hanno fatta sorridere.
Un bacio,
-Mars

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Capitolo 14
*** chapter thirteen. ***


Chapter Thirteen.
 


Eileen si sente davvero male, ‘chè lo sa, di essere una brutta persona.
Lo è sempre stata.
È egoista, è capricciosa e testarda, quasi ancora un po’ bambina, nonostante i diciassette anni suonati.
Spesso le capita di desiderare di essere come sua sorella Kim, ma non riesce, non è proprio nella sua natura.
Lo sa perfettamente, che uscire con Luke Hemmings non è affatto giusto, perché sua sorella ci sta male e si vede e, lei, vede anche che anche il ragazzo non sembra così felice.
Il problema, per Eileen, è che, nonostante tutto, a lei Luke piace parecchio; le piace perché non è il solito stronzo di turno, è davvero una bella persona, al contrario di lei.
Dovrebbe smettere, Eileen, ma come?
Come si fa a lasciare andare uno come Luke Hemmings?
Si odia profondamente ‘chè con il suo egoismo sta ferendo tutti, se stessa compresa.
 
Sono quasi due settimane che Paige sta a casa Irwin e, nonostante, si trovi molto bene qui, ha costantemente un senso di non appartenenza.
Sua madre non si fa sentire da quando l’ha mandata via, quasi si fosse dimenticata di avere una figlia, mentre suo padre l’ha chiamata subito e lei, nonostante i sei anni di silenzio, alla fine ci ha parlato.
I genitori di Ashton l’hanno presa con molta più razionalità dei suoi, comunque.
Paige entra in cucina per farsi un thè trovando la signora Irwin, che è quella in casa con cui si sente meno a suo agio, impegnata a cucinare.
«Vuole una mano?» le chiede timidamente mentre la donna si volta verso di lei sorridendole amichevolmente.
«No grazie, e te l’ho già detto tante volte tesoro, dammi del tu»
Paige si limita a ricambiare il sorriso, troppo imbarazzata per dire qualcosa; si sente quasi un’intrusa.
«Come stai cara?» le chiede la donna, tornando ad affettare i pomodori mentre Paige mette l’acqua a bollire.
«Bene grazie, lei?»
Non può vederla, ma la donna ha alzato leggermente gli occhi al cielo sorridendo per quel tono così formale. Le piace Paige, comunque; la trova una ragazza molto dolce ed intelligente e, soprattutto, vede che lei sa prendere Ashton per il verso giusto.
«Bene grazie» le risponde infine.
Paige si alza per prendere la tazza «Vuole una tazza di thè?»
La donna le sorride con una dolcezza quasi materna «Volentieri grazie»
È contenta, che Ashton abbia lasciato perdere Lexie e abbia trovato Paige, anche perché, ad essere sinceri, a lei, Lexie non è mai andata a genio.
Si siede davanti alla ragazza, che sta osservando attentamente la sua tazza pur di non guardarla dritto negli occhi.
«Grazie» le dice, ad un certo punto, alzando gli occhi e la donna la guarda interrogativa «E di cosa?»
Paige arrossisce leggermente, e la cosa è evidente per via della sua pelle diafana «Per aver accettato la cosa. So che probabilmente aveva delle aspettative diverse del futuro di Ashton, ma a differenza di mia madre lei ha accettato la cosa» abbassa nuovamente gli occhi, in imbarazzo.
«Si, avevo delle aspettative diverse del futuro di Ashton, ma non significa che se le cose vanno diversamente da come si era progettato, siano brutte. E poi, Paige, non devi sempre soddisfare le aspettative degli altri, dopotutto è la tua vita».
 
Luke strappa l’ennesimo foglio, preso dalla frustrazione e dalla rabbia.
Non riesce a scrivere una canzone senza metterci troppo di sé, senza dimostrare quanto stia male.
Calum apre la porta di casa sua e lo raggiunge in salotto, seguito da Michael; Ashton non c’è, è andato con Paige in ospedale, probabilmente per un controllo.
«Luke, stai bene?» si azzarda a chiedere Michael, notando il nervosismo del ragazzo e tutti i fogli strappati o appallottolati che lo circondano, per non parlare per i due pacchetti di Lucky Strike che giacciono vuoti sul tavolino.
Il biondo alza lo sguardo verso di lui, fulminandolo con gli occhi, arrossati e lucidi «Ti sembra che io stia bene?» sputa acidamente, distogliendo subito lo sguardo ‘chè mica lo vuole fare notare che sta per scoppiare a piangere.
«E’ per Kim?» chiede il moro, cercando di leggere le note scritte su un foglio appena preso da terra.
Luke si alza per andarsi a prendere una birra «Fatti i cazzi tuoi» risponde poi, ancora acidamente.
Da quando Kim esce con quel ragazzo, è diventato seriamente intrattabile. Ha anche cominciato ad andare male a scuola, non fa più nulla se non fumare, bere e cercare di scrivere qualcosa che sia vagamente decente; nemmeno la musica lo aiuta più ‘chè, ormai, Kim la sente in ogni nota di ogni canzone che ama.
Il fatto che, poi, la ragazza continui ad evitarlo nonostante tutti i suoi sforzi lo sta distruggendo ancora di più.
Si era ripromesso che non l’avrebbe fatto di nuovo, che non si sarebbe lasciato distruggere di nuovo dall’amore, eppure sta cadendo a pezzi senza poterci fare nulla.
È in cucina, ma non sta cercando una birra nel frigorifero, sta seduto a terra cercando di reprimere le lacrime.
Sente Michael sedersi accanto a lui «Basta, Luke. Avevi detto niente cazzate, ricordi?»
Il biondo resta fermo mentre, intanto, anche Calum si unisce a loro, tenendo fra le mani un foglio sgualcito.
«Dovresti fargliela leggere» gli dice solamente, passandogli il foglio.
Luke scuote la testa «Non posso».
Michael gli passa il telefono «Scrivile».
Il biondo scuote nuovamente la testa ed entrambi i ragazzi sbuffano, esasperati ‘chè non ce la fanno a vederlo crollare e rimanere impotenti.
«Vuoi Kim? Allora devi combattere e prendertela, cazzo».
 
Kimberly è seduta sul bordo del marciapiede, aspettando che Delilah e Liz passino a prenderla per andare allo Starlight, dove i ragazzi suoneranno stasera. In realtà non vorrebbe proprio andarci, non crede di farcela con Luke, ma deve.
La prima a raggiungerla è la rossa che le si siede accanto senza dire una parola. Gliel’ha letto nello sguardo, Delilah, che sta male e non sa proprio cosa potrebbe fare per attenuare il dolore «Come va, Kim?»
La castana alza leggermente le spalle, senza staccare gli occhi dalle punte rovinate delle sue All Star «Come al solito».
Delilah le passa un braccio dietro la schiena, cercando di confortarla in qualche modo, anche se, ultimamente, nemmeno gli abbracci funzionano più tanto bene.
«Dovresti tornare a parlare con Luke» le dice mentre l’altra continua a tenere gli occhi bassi ‘chè sa di non poter riuscire a celare il dolore.
Kim scuote la testa «Farebbe troppo male» sussurra tenendo dentro le lacrime ‘chè, cazzo, è pure stanca di piangere.
La rossa la stringe di più sé, facendole poggiare la testa sulla sua spalla «Perché, ora come stai?»
«Troppo male» mormora debolmente la ragazza, affondando il viso nella spalla dell’altra «Mi ha spezzato il cuore»
Delilah sospira abbracciando la ragazza, vorrebbe aiutare sia lei che Luke, ma non sa come.
Sa solo che stanno davvero troppo male, tutti e due.
 
«Balli con me?» due braccia forti la attirano da dietro, prendendola dai fianchi.
Liz sorride, voltandosi e trovandosi con gli occhi incastrati in quelli magnetici di Calum Hood. Le piacciono da morire, gli occhi di Calum, così profondi, così indecifrabili; le piace come guarda le cose, con attenzione, studiandone ogni singolo dettaglio, le piace come guarda lei.
La bionda scuote la testa sorridendogli e mettendo così in risalto il piercing, che lo fa impazzire proprio «Non ballo».
«Peccato, avevo proprio voglia di ballare» Calum ricambia il sorriso ironicamente, continuando a tenere le mani sulla vita di lei.
Liz si sente rabbrividire, ma si dice che comunque sarà per il freddo, mica per quel sorriso «Mi spiace, ma guarda quella mora lì, potresti chiedere a lei di ballare» gli indica una ragazza con un cenno della testa.
Il moro si volta a guardarla «Niente male» torna a guardare la ragazza davanti a sé «però io voglio te».
La bionda si sente arrossire, ma di nuovo si dice che non è certo l’effetto che le fa Calum «E di quella lì che te ne pare?» gli indica un’altra ragazza.
Il moro alza leggermente le spalle, perché sarà anche bella quella ragazza, ma con Liz proprio non c’è paragone «Carina, ma io voglio te»
Liz sente lo stomaco in subbuglio ma cerca di ignorare la sensazione e scuote la testa sorridendo «Ma io non ballo».
Calum trattiene una piccola risata, diventando poi improvvisamente serio e la guarda negli occhi cristallini «Ma io voglio te lo stesso».
Poi, improvvisamente com’è successo la prima volta, le loro labbra si incontrano di nuovo. Si cercano, si completano.
Liz non lo ammetterebbe mai, ma erano due settimane che non pensava altro al bacio di Calum e adesso, con le labbra di lui sulle proprie, si sente così bene, così completa.
Ecco, forse è questo l’effetto che le fa Calum Hood che sta cercando di celare anche a se stessa, senza successo.
 
Hanno fatto un gran bel concerto, secondo Ashton, che può dirsi soddisfatto. Stasera, poi, si sentiva particolarmente carico.
Sta andando in bagno quando una mano sulla sua spalla lo ferma, ed è una mano che conosce bene «Dobbiamo parlare»
Sbuffa, quasi esasperato «Cosa c’è ancora, Lexie?»
Lei gli fa cenno di seguirla in bagno, dove la musica giunge meno forte e si può parlare senza dover stillare; Ashton si poggia al muro con le braccia incrociate, lontano da lei e la guarda, quasi spazientito «Allora cosa c’è?»
La ragazza si schiarisce la gola, sistemandosi i capelli con un gesto secco della mano «Ho sbagliato con te Ash, lo ammetto, ma se magari mi dessi un’altra chance, le cose andrebbero diversamente» si avvicina a lui, sorridendogli innocentemente e guadandolo fisso negli occhi. Non lo lascerà andare avanti così facilmente, non si farà dimenticare da lui, questo è poco ma sicuro.
«Te ne ho date fin troppe» risponde lui, tagliente, arrabbiato con se stesso per tutta la stupidità che ha avuto perdonandola.
Lexie si avvicina ancora di più a lui, continuando a tenere gli occhi fissi in quelli del ragazzo «Ma tu mi ami Ash, e io amo te»
Il ragazzo scoppia a ridere, una risata amara e scuote la testa «Oh no Lexie, io non ti amo e non so se l’ho mai fatto» lei aggrotta le sopracciglia ‘chè sentirsi dire una cosa del genere le ha fatto male «e tu non ami me, perché se mi amassi non ti saresti comportata in questo modo e mi lasceresti vivere, mi lasceresti essere felice».
Lexie si avvicina ancora, finche i loro petti quasi non si sfiorano «Ma tu non sei felice e io nemmeno. Io ti manco e tu manchi a me».
Ashton ride ancora, amareggiato dalla situazione e sinceramente stanco di discutere con Lexie «Non mi manchi, Lexie»
Lei lo guarda negli occhi con una sincerità disarmante «Tu a me si».
Poi, cogliendolo totalmente di sorpresa e lasciandolo basito per qualche secondo, poggia le sue labbra su quelle del ragazzo.
Ed è in questo momento che la porta del bagno si apre, prima che Ashton abbia il tempo di staccarsi da Lexie, ed è in questo momento che Paige Sullivan vede tutto e sente il mondo crollarle addosso.
 
Sono quasi le due quando Michael torna a casa.
Stranamente trova le luci del salotto accese e i suoi genitori che parlano concitati sul divano e lo sente, che le cose non promettono bene.
«Michael, sei tornato finalmente, vieni» lo chiama suo padre alzandosi dal divano e dirigendosi verso il ragazzo, che lo guarda stupito.
«Cosa succede?» chiede preoccupato, sedendosi sulla poltrona, di fronte ai suoi genitori che lo guardano, apprensivi.
Sua madre si schiarisce la voce «Tesoro, sai che ultimamente abbiamo avuto dei problemi economici» Michael annuisce mentre i suoi genitori si scambiano un’occhiata «tuo padre ha avuto un’offerta di lavoro che per questo non può rifiutare» il ragazzo li guarda, senza sapere cosa dire ‘chè non gli pare affatto una brutta notizia.
«Questo implica che dovremo trasferirci, Michael, tra un mese».
Michael deglutisce, capendo dov’è la brutta notizia e guarda supplichevole i suoi genitori «Dove?» mormora giocherellando con i numerosi braccialetti per il nervosismo.
Sua madre lo guarda negli occhi e lui vede un velo di dispiacere calare su questi «New York».
 
 
Writer’s wall
Dovevo aggiornare tanto questa settimana ma non l’ho fatto perché scrivere questo capitolo è stato un vero e proprio parto (ha richiesto cinque giorni pieni di scrittura).
Mi odiate, so che adesso mi odiate e forse vi sta venendo voglia di tirarmi addosso qualcosa per uccidermi (non vi biasimo, mi odio tantissimo anche io). Ho fatto un disastro, lo so, questo capitolo è tremendo, tra Lexie ed Ashton che si baciano (o meglio Lexie bacia Ashton) e Paige li vede, e Michael che deve trasferirsi a New York (dall’altra parte del mondo praticamente), e Kim e Luke che stanno così male.
Sono così triste per questo capitolo che quasi (quasi eh!) non riesco a sclerare per la dolcezza infinita di Calum e Liz.
Il prossimo capitolo sarà più allegro, lo giuro.
Vi ringrazio tantissimo, siete tantissime a leggere (più di 1000 visualizzazione al prologo, ma scherziamo?!), grazie a chi si ferma a lasciarmi una recensione, mi sempre tantissimo piacere sapere cosa ne pensate e grazie a chi ha aggiunto la storia tra le preferite, seguite o ricordate.
Se vi interessa, su twitter sono @fivesecofaustin.
Dedico questo capitolo a C. che mi ha ridotto come Luke e Kim e a M. che mi fa ridere.
Alla prossima, un bacione
-Mars

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Capitolo 15
*** chapter fourteen. ***


Chapter Fourteen.
 


«Paige, mi apri per favore?» ripete ancora Ashton, forse per la quinta volta, davanti alla porta chiusa della sua camera degli ospiti.
Paige dall’altra parte della porta cerca di non far tremare la voce «Ti ho già detto di andartene Ashton».
È tardi, ma sta sperando che il ragazzo vada a dormire per andarsene. L’ultima cosa che vuole è vederlo.
«Paige, non è come credi, lasciami la possibilità di spiegare» sbatte un pungo contro il muro per la frustrazione, Ashton, ‘chè deve spiegare cos’è successo, mica lascerà andare Paige così.
La ragazza si siede a terra, con la schiena contro la porta, sospirando «Non c’è niente da spiegare, avrei dovuto capirlo comunque» cerca di non piangere, solamente perché non vuole farsi vedere debole, anche se lo è.
Sta davvero male, ‘chè stava vivendo un po’ un sogno con Ashton, nonostante tutti i problemi, a lei andava bene.
«Cosa avresti dovuto capire?» sbuffa il ragazzo, sedendosi anche lui a terra, dall’altra parte della porta.
Paige sospira «Che ami lei, l’hai sempre fatto» e, nonostante tutti i suoi sforzi, lo sente il tremolio nella voce, Ashton.
«No» la interrompe duramente lui, odiandosi profondamente per averle dato quell’impressione ‘chè, diciamocelo, per Ashton tra Paige e Lexie, proprio non c’è paragone.
Paige rimane in silenzio, non ha niente da dire se non insulti che preferisce di gran lunga tenersi per se.
«Io amo te, Paige» dice lui e lei sente le lacrime riempirle di nuovo gli occhi, ‘chè non sa se può credergli e, comunque, fa male in ogni caso.
Scuote la testa «No, tu ami lei» mormora coprendo il viso con le mani per asciugare le lacrime che continuano a cadere copiose.
«No, non la amo. Quando la vedo, adesso, sento solo odio, sento solo che vorrei scomparisse, vorrei non averci nulla a che fare. Tutte le volte che la vedo, sto male» sospira, senza sapere bene cosa dire «Tu, invece, mi fai bene al cuore, Paige e quando non ci sei vorrei solo averti vicina, anche solo per guardarti di nascosto mentre studi».
Ashton sente i singhiozzi di Paige dall’altra parte della porta, ma mica sente quello che lei sussurra fra le lacrime «Anche io ti amo, Ashton e non sai quanto vorrei crederti».
Vorrebbe solo fare qualcosa ‘chè non può perdere Paige, non può proprio.
 
Sono le otto del mattino quando Delilah arriva a scuola, in ritardo come al solito. Dovrebbe prendere i libri e andare a storia, ha pure la verifica, ma sente di dover fare una cosa nettamente più importante.
Cammina speditamente nel corridoio, fino ad arrivare all’armadietto di Lexie, che sta prendendo i quaderni con un’aria fin troppo soddisfatta.
«Sei una stronza» le sibila astiosa, non può proprio lasciar correre quello che ha fatto a suo fratello e a Paige.
La trafigge con i suoi occhi di ghiaccio, Lexie, e un sorrisino tanto falso quanto odioso le si apre in viso «Ciao Delilah».
Fa finta di niente e Delilah la odia, anche per questo «Come hai potuto?» scuote la testa, quasi schifata dal comportamento infantile della ragazza.
L’altra la guarda sgranando innocentemente gli occhi «Non capisco di cosa tu stia parlando».
La rossa alza gli occhi al cielo, ancora più infastidita «Sto parlando di mio fratello»
Lexie scrolla leggermente le spalle «Gli ho fatto un favore. E poi Ashton è mio»
Delilah si lascia sfuggire una risata amara, proprio non riesce a capirla, Lexie «Non è tuo e soprattutto non puoi comportarti così, non è un giocattolino mio fratello».
Adesso è la castana a scoppiare a ridere «Allora forse non dovrebbe farsi trattare da tale».
È in questo momento che Delilah non ci vede più dalla rabbia e, senza manco pensarci, le da uno schiaffo «Dovresti vergognarti di te stessa».
Ma prima che Lexie possa ribattere una voce interrompe entrambe «Irwin, in presidenza, subito».
 
Eileen ha deciso, lo deve fare.
Farà male, sa che farà male, ma c’è in gioco la felicità di due persone contro la sua e lei deve smetterla, di fare l’egoista.
Lo vede già, seduto sulla panchina del parco, la sta aspettando e sente lo stomaco stringersi a quella vista.
Deve farlo, per Kim.
«Ciao Luke» lo saluta, forzando un sorriso che lui, si vede, ricambia con poco entusiasmo.
Si siede accanto a lui e sospira «Devo parlarti».
Il biondo si volta verso di lei, guardandola interrogativo «Dimmi»
«Non dobbiamo più vederci, io e te».
Luke rimane in silenzio, interdetto dalle sue parole, e poi annuisce. Sa bene che, comunque è la cosa migliore per entrambi «Hai ragione» dice solamente.
Eileen sente un peso nel petto, forse per la facilità con cui il ragazzo ha accettato la cosa «Mi fai un favore però?» Il biondo annuisce «Torna a parlare con Kim, non sai quanto le manchi»
Luke scuote la testa, non può mancarle, in fondo è stata lei che ha cominciato a non rivolgergli la parola, lui si è solamente adattato «E’ lei che non mi parla»
La ragazza sospira, cercando di non dare a vedere quanto le dia fastidio indirizzarlo verso sua sorella, ‘chè comunque lui le piace davvero tanto «Lo so, ma devi farlo, state male entrambi, per questa cosa».
Luke non può fare altro che annuire, lo sa che Eileen ha ragione, come hanno ragione Calum e Michael, deve darsi una mossa. Non importa se Kim si vede con un altro, non gli importa niente, hanno ragione tutti, deve fare qualcosa ‘chè Kim è sua, che cazzo.
 
«E così mi hanno sospesa per una settimana» alza leggermente le spalle Delilah mentre Michael si sforza di sopprimere una risata per tutta la faccenda. Poi si fa immediatamente serio, ‘chè non ce la fa più a tenersi dentro quel segreto, deve dirglielo.
La guarda negli occhi «Devo trasferirmi, Delilah», lo dice senza giri di parole, che a lui non sono mai piaciuti e, comunque, sa che girarci intorno non porterebbe a nulla.
La rossa lo guarda, senza quasi sapere cosa dire «Dove?»
Il ragazzo abbassa lo sguardo, ‘chè proprio non ce la fa a guardarla negli occhi e dirle che deve andarsene dall’altra parte del mondo «A New York».
Delilah rimane in silenzio mentre sente in cuore farsi immediatamente pesante, ma non piange ‘chè la decisione è immediata «Vengo con te». Non ci ha dovuto riflettere un attimo, perché l’idea di stare senza Michael è proprio impensabile e, se lui non può rimanere, sarà lei a seguirlo.
Lui sgrana gli occhi, scuotendo la testa «Delilah ti rendi conto di quello che dici? i tuoi non ti lascerebbero mai trasferirti dall’altra parte del mondo e poi dovresti lasciare tutto» sposta lo sguardo di nuovo negli occhi della rossa «Io non valgo tanto».
Lei alza leggermente gli occhi sbuffando lievemente, ‘chè proprio non la capisce l’insicurezza di Michael «Tu vali più di quanto immagini e sinceramente non ho bisogno di stare in un posto dove non ci sei tu»
«Adesso la pensi così, ma magari fra un paio di anni ti stancherai di me e ti pentirai di aver lasciato tutto quanto per me. Non voglio essere un rimorso per te, Delilah» fa per abbassare lo sguardo ancora, ‘chè mica le vuole fare vedere il dolore nei suoi occhi, ma lei porta una mano sul suo viso, obbligandolo quasi a continuare a guardarla «Non posso dirti certamente che questa storia finirà e nemmeno mi importa adesso. Non voglio vivere la vita avendo paura del futuro Michael e tutto quello che voglio adesso sei tu e non ho intenzione di lasciarti andare».
«Non vorrei mai andare via da te, lo sai Delilah» Michael sospira, ‘chè vorrebbe davvero che lei andasse con lui, ma gli sembra davvero troppo egoista come cosa.
«E allora lascia che venga con te, Michael» sbuffa, quasi esasperata la ragazza, perché già la notizia è stata difficile da apprendere, figurarsi discutere pure.
«Non voglio che tu ti senta obbligata a farlo» si mordicchia leggermente il labbro, per il crescente nervosismo, ‘chè sa di stare per cedere e ammettere che sa di non poter evitare se lei non gli sarà ancora accanto.
La rossa scuote la testa «Non mi sento obbligata, voglio farlo, semplicemente perché stare senza di te è impensabile».
Michael la stringe con dolcezza a sé, senza sapere cosa dire, perché in realtà di cose da dire ne ha fin troppe ma non sa se è il momento giusto per farlo.
«Ti amo Delilah» mormora solamente.
 
Sono le undici di sera, quando finalmente Luke decide di scrivere a Kim.
La sua prima intenzione era quella di, semplicemente, scriverle un normalissimo messaggio, ma, visto che loro si sono conosciuti grazie ad una stupida chat di un sito, decide di scriverle lì.
Deve ricominciare da capo e stavolta non deve sbagliare, non deve farsi condizionare dal passato.
 
Hemmo1996: Kim, ci sei?
 
KimJ è connessa
 
KimJ: Hey Luke
Hemmo1996: Ho bisogno di dirti una cosa
KimJ: Dimmi
Hemmo1996: Mi manchi, Kim, e non so più cosa devo fare
KimJ: Anche tu mi manchi, Luke
Hemmo1996: E allora perché continui ad ignorarmi?
KimJ: E’ complicato…
Hemmo1996: Spiegami
KimJ: Rovinerei tutto
Hemmo1996: Perché, è rimasto qualcosa da rovinare?
KimJ: Non lo so, forse ho sbagliato tutto
Hemmo1996: Ti sto perdendo Kim?
KimJ: Non vorrei mai perderti, è che fa male Luke
Hemmo1996: Sto perdendo tempo cercando di sistemare le cose o c’è speranza?
KimJ: Non lo so, Luke
Hemmo1996: E’ per lui?
KimJ: Lui chi?
Hemmo1996: Sean, è per lui?
KimJ: No, non mi importa di lui
Hemmo1996: E di chi ti importa allora?
KimJ: Mi importa di te, Luke
 
KimJ è disconnessa.
 
 

Writer’s wall.
So che lo scorso capitolo è stato terribile e che mi odiate per quello, ma questo è un po’ meglio, no?
Dai eccetto Ashton e Paige (quanto angst, scusatemi), c’è Eileen che finalmente fa una cosa buona e lascia Luke e c’è una conversazione fra lui e Kim (otp) e Michael e Delilah che, nonostante, il trasferimento di Mike hanno trovato una soluzione (non potevo separarli, capite?).
Penso di avervi già lasciato il link all’inizio di questa ff, comunque vi rilascio il link di Disconnected, che è la os sul primo incontro di Kim e Luke che poi ha ispirato questa long, se vi va di leggerla mi fa piacere.
Vi lascio anche il link della nuova long che ho cominciato Fobie, mi farebbe tantissimo piacere se passaste e mi faceste sapere cosa ve ne pare.
Vi lascio, un bacio
-Mars

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Capitolo 16
*** chapter fifteen. ***


Chapter Fifteen.
 

Ashton sospira e bussa alla porta della camera di sua sorella. Sa già tutto, ha già sentito la discussione fra Delilah e i loro genitori, ma vuole sentirselo dire da lei comunque.
Apre la porta, trovando la rossa cha guarda fuori con gli auricolari nelle orecchie e una morsa di tristezza lo attanaglia; gli mancherà tantissimo, Delilah.
Si siede accanto a lei, aspettando che sia lei a fargli capire se ne vuole parlare o meno.
«Cosa succede Ash?» si volta a guardarlo, lasciando cadere le cuffiette a terra, troppo pigra per chinarsi a raccoglierle.
«New York eh?» la rossa abbassa lievemente lo sguardo, senza avere il coraggio di guardare suo fratello negli occhi ‘chè, alla fine, lo sta lasciando in un momento in cui avrebbe proprio bisogno di tutto l’appoggio possibile.
«Già», mormora debolmente, improvvisamente investita dalla tristezza e dalla nostalgia, le mancheranno tutti, tantissimo. Sa che Michael capirebbe se decidesse di non partire più, lo sa, ma non ha intenzione di tirarsi indietro, nonostante tutto.
Ashton annuisce senza sapere cosa dire, non vuole farle pesare la cosa, «Mi mancherai» le dice solamente e lei lo stringe in un abbraccio, un po’ anche per nascondere gli occhi lucidi, «Anche tu, Ashton».
«Parti fra un mese vero?» la ragazza annuisce, rimanendo comunque abbracciata al fratello e Ashton, anche se cerca di far finta di nulla, ha bisogno quanto lei di quell’abbraccio.
«Ashton» lo richiama, facendosi più seria e allontanandosi da lui per guardarlo negli occhi «non arrenderti, con Paige. Sta solamente attraversando una fase difficile e crede che tenendoti da parte risolverà tutto, ma non è così. Ha bisogno di te, Ash, per quanto cerchi di nasconderlo».
Ashton si sforza di fare un piccolo sorriso «Non lo farò, Dels e lo sai anche tu. Ho aspettato senza motivo Lexie per anni, sono più che disposto ad aspettare Paige tutto il tempo che vuole».
 
«Luke, lo stai praticamente fulminando con lo sguardo» cerca di trattenere una risata, Calum, guardando l’amico che da un po’ troppo ha lo sguardo fisso su Kim e quel certo Sean con cui si vede.
Il biondo alza le spalle, indifferente, staccando finalmente lo sguardo dai due, «E’ che non riesco a sopportare l’idea che lui possa guardarla in un certo modo, possa parlarle in un certo modo, possa toccarla in un certo modo» sbuffa, portandosi alle labbra l’ennesima sigaretta, in un tentativo fallito in partenza di rilassarsi.
«Devi solo aspettare fino a stasera Luke, solo fino a stasera» cerca di rassicurarlo il moro «e se la cosa può consolarti, lei non sembra così contenta di ricevere certe attenzioni da lui», continua guardando con un po’ di divertimento la scena davanti a lui; Kim, davvero, sembra preferirebbe essere in tutt’altro posto.
«Forse sono stanco di aspettare» sbotta frustrato, abbassando lo sguardo per impedire al moro di capire tutto quello che gli sta passando per la testa ‘chè sarebbe davvero troppo da fargli sapere.
«Lo so» annuisce Calum, senza fare domande ‘chè sa che è meglio non fare troppe domande, con Luke.
«E’ che credo proprio di amarla, intendo sul serio» mormora il biondo, con lo sguardo ancora per terra e la sensazione di aver davvero detto troppo; Calum accenna un sorriso ‘chè, a dire il vero, aspettava da un po’ che Luke lo ammettesse «Più di Charlotte?» si azzarda a chiedere, aspettando poi la sfuriata del biondo che, però, non arriva. Lui si limita ad annuire e il moro gli indica Kim con lo sguardo, forse per spronarlo, ‘chè vorrebbe davvero la felicità di Luke «Mi sa che lo stai dicendo alla persona sbagliata però, Luke».
 
«Ciao Paige» la voce di Lexie Rogers le fa alzare lo sguardo dal libro di letteratura. Lei alza lo sguardo al cielo, cercando di ricordare a sé stessa che è in una biblioteca e non può urlare contro la ragazza né darle uno schiaffo come vorrebbe, nonostante lei non sia mai stata una persona violenta. Vorrebbe anche piangere, un po’ per la rabbia e un po’ per la vera e propria tristezza che le attanaglia lo stomaco. Sta davvero male e la causa è proprio è la ragazza che si sta sedendo accanto a lei.
La fulmina con lo sguardo «Non ti ho detto che quella sedia è libera e che puoi sederti» sibila, stupendo addirittura sé stessa per la bile che le serpeggia in corpo. È incazzata, incazzata nera.
Lexie le sorride con una dolcezza così finta che non le appartiene nemmeno e si sistema meglio sulla sedia «A cosa devo tutta quest’acidità?»
Paige stringe le mani ai bordi della sedia ‘chè davvero si sta irritando un po’ troppo e alza nuovamente gli occhi al cielo «Davvero hai bisogno di chiederlo?»
La castana alza lievemente le spalle, come se non fosse importante «Dobbiamo parlare» le dice, ignorando totalmente gli sguardi degli altri studenti puntati addosso e le loro orecchie tese che cercano di captare ogni singola parola; quello che succede fra loro, ormai, lo sa tutta la scuola e tutti sono assetati di gossip.
«Non voglio ascoltare quello che hai da dirmi» sbotta l’altra chiudendo di scatto il libro e iniziando a raccogliere le sue cose per andarsene. Lexie la ferma prendendole il polso quando è già in piedi ed alza il tono, in modo che possa essere sentita anche dagli altri «Invece devi, riguarda Ashton».
Paige cerca di tenere i nervi saldi nel sentire quel nome e, mentalmente, benedice il fatto che la bibliotecaria sia una vecchia professoressa che a stento sente, sarebbe stato troppo umiliante altrimenti.
«Non voglio sentire niente da te, specialmente su Ashton» sbuffa, liberando con uno strattone il polso dalla stretta dell’altra, voltandosi poi per andarsene. Ha sentito fin troppo.
Lexie si sforza di trattenere una risata, è davvero troppo facile «Allora vorrà dire che non ti dispiacerà se ci provo con lui visto che adesso è, come dire, libero. Sbaglio?»
Paige si volta, invasa dalla rabbia «Non mi sembra che ti sia mai servito il mio permesso». L’altra ridacchia e Paige deve davvero fare appello a tutte le sue forze per non coprirla di insulti. Non riesce nemmeno a capire come faccia ad essere così meschina ed infantile, come faccia a non capire che il mondo non le gira attorno.
«Mi sembrava brutto provarci senza dirti nulla, appena dopo la vostra rottura, sarebbe stato da vera stronza» la castana fa un sorriso innocente, credendo forse di essere anche dalla parte della ragione.
Paige fa un passo verso di lei, ormai furente «Ma tu sei una stronza, Lexie. Sei infantile, egoista e francamente insopportabile, sei convinta che tutto ruoti intorno a te e che tutto debba andare come vuoi tu e pur di arrivare ad ottenere quello che vuoi sei disposta a ferire tutti. Pensi che il mondo sia ai tuoi piedi e che tutti devono adattarsi a quello che fai e che quello che vuoi sia un ordine, ma non è così» sospira, avvicinandosi ancora alla ragazza, con gli occhi lampeggianti puntati in quelli di Lexie «E a me questo non sta bene. Perciò te lo ripeterò una volta sola Lexie, non azzardarti mai più a toccare Ashton, perché lui è mio».
 
«Allora, cosa c’era di così importante da farci venire tutti qui di corsa, Irwin?» sbuffa Liz, sedendosi alla loro solita panchina al parco, dove Ashton li ha chiamati tutti in gran fretta. È una cosa che gli preme molto e, soprattutto in questo periodo, ha bisogno di sicurezze.
«C’è una cosa che devo chiedervi» risponde lui, sedendosi fra Delilah e Kim, che come al solito è costretta a stringersi contro Luke, al suo solito posto, quello centrale sullo schienale. Ci entrano appena, loro tre seduti lì e Michael, Paige e Calum seduti dove normalmente bisognerebbe sedersi, mentre Liz sta sulle gambe del moro. Stanno un po’ stretti ma, comunque, è quello il loro posto e a loro alla fine va bene così.
«Allora?» insiste Michael, infastidito dalla troppa curiosità.
«Sapete tutti che Mike e Delilah partiranno fra un mese» tutti annuiscono, cercando di nascondere la malinconia, e lo incitano con lo sguardo a continuare.
«Questo mi ha fatto pensare che tra poco finisce. C’è chi andrà al college, chi no, ma comunque ci separeremo, inevitabilmente».
Rimangono in silenzio per qualche secondo, senza capire veramente dove vuole andare a parare il batterista, «E quindi?» sbuffa Calum, irritato dalla lentezza del batterista.
«E quindi voglio che mi promettiate che, non importa cosa stiamo facendo o dove siamo, tra due anni esatti ci rivedremo qui. Tutti».
 
«Paige, ho bisogno di parlarti» sente la mano di Ashton sulla spalla, Paige, e si volta, cercando di fingere un’indifferenza che, però, nei confronti del ragazzo non riuscirà mai ad avere. Evita di guardarlo negli occhi cangianti a cui sa fin troppo di non riuscire a resistere, nemmeno facendo appello a tutta la sua forza di volontà, «Non dovreste cominciare a suonare fra dieci minuti?», con la testa accenna al palco dello Starlight, il nuovo locale in centro nel quale, ormai, suonano tutti i venerdì.
Ashton alza le spalle, indifferente, non può mica aspettare tutta la sera per dirle quello che deve «Dieci minuti bastano e avanzano».
Paige annuisce, aspettando che lui inizi a parlare, e poggia la schiena contro il muro freddo del locale «Dimmi, allora».
«Ho saputo della tua discussione con Lexie, oggi in biblioteca» comincia lui, titubante, timoroso di peggiorare ancora di più la situazione, ma deve sapere.
La ragazza sospira, pentendosi già della sua troppa impulsività e delle conseguenze che certamente le sue parole hanno avuto, «Certo che corrono in fretta, le notizie» commenta sarcastica, in un vano tentativo di mascherare il nervosismo.
«Mi hanno detto che sei stata fantastica» ridacchia Ashton, ripensando al racconto dettagliato che Charlie Stevens gli ha mandato per messaggio non meno di venti minuti prima.
Lei alza lievemente le spalle, forzando un sorriso ‘chè, per la prima volta, si sente davvero a disagio con Ashton, «Era ora che qualcuno le dicesse come stanno le cose».
«Mi hanno anche detto un’altra cosa», Paige lo guarda, stavolta stupita sul serio ‘chè oltre quello, a suo avviso, non c’era davvero nulla da dire; «Mi hanno anche riferito che non mi si deve toccare perché io sono tuo».
Paige sente le guance colorarsi irrimediabilmente di rosso per l’imbarazzo e abbassa il capo, facendo scivolare qualche ciocca rosa davanti al viso per coprire il rossore; stringe le labbra sottili, senza sapere cosa dire ‘chè, effettivamente, non ha giustificazioni, «E’ stata una cosa impulsiva, non avrei dovuto dirlo, scusami».
Alza il viso, girandosi per andarsene ‘chè non ha nulla da dire ad Ashton a questo punto e non vuole che la situazione peggiori ancora di più, per quanto possibile. Sta davvero per andare via e poi la sente, la mano di Ashton che si intreccia alla sua, bloccandola.
«Volevo solo dirti che a me sta bene» le sorride e sente la stretta della mano di lei farsi più forte attorno alla sua, un attimo prima di lasciarla.
Paige lo guarda negli occhi, seria «Ho bisogno di un po’ di tempo però, Ashton».
Lui annuisce e la guarda andare via, fermo ed impotente.
 
«Io esco un po’, vieni con me?» deve quasi urlare, Sean, per farsi sentire da Kim sopra le note di Never be e lei scuote la testa, urlando un “no” di risposta. ‘Chè, diciamocelo, anche se poco parla con Luke, sentirlo cantare è sempre un’emozione così grande che non vuole proprio rinunciarci.
«Pensavo saremmo stati insieme stasera, solo noi due», sottolinea lui, avvicinandosi di più a lei per farsi sentire.
«Luke mi ha chiesto di venire, ha detto che era davvero importante» risponde lei, voltandosi per tornare a rivolgere le sue attenzioni al biondo che sta cantando proprio davanti a lei.
Sean non è stupido e l’ha capito, già da un po’, che Kim, per lui, non prova nulla e che esce con lui solamente per cercare di dimenticare quel Luke con il quale, lo sa, non potrà mai competere ‘chè Kim non lo guarderà mai in quel modo. È solo che lei gli piace da un bel po’ di tempo e, finche dura, non ha intenzione di lasciarla andare.
«La prossima canzone è una canzone veramente importante per me» annuncia Luke al microfono, cercando di trattenere l’emozione e di mantenere i nervi saldi, «Se non fosse per Calum, probabilmente, ora sarebbe nella spazzatura ed è una canzone scritta fra alti e bassi, momenti in cui mi sono sentito davvero perso e ore di storia passate a guardare questa ragazza», sospira, torturando il piercing con i denti e, alla fine, sposta lo sguardo in quello di Kim «E’ una canzone che ho scritto per la ragazza che amo e credo che sia giunto il momento che lei lo sappia, quindi, Kimberly Jones, questa canzone è per te».
Kim quasi non sente le note iniziali della canzone, quasi come se i suoni fossero ovattati. Non riesce a sentire niente, o a generare un pensiero che abbia, anche lontanamente un senso compiuto.
Luke Hemmings la ama.
Luke Hemmings ama lei.
Non riesce nemmeno ad alzare lo sguardo, che non riesce ad andare oltre le Vans del biondo, non ce la fa a guardarlo, tanto è l’imbarazzo e tanta è la sorpresa.
Cerca di calmarsi, di respirare regolarmente, di controllare i suoi battiti cardiaci.
«Oh everyday you feel a little bit further away and I don’t know what to say, are we wasting time talking on a broken line?»
Kim quasi deve sforzarsi di non scoppiare in lacrime ‘chè, davvero, con Luke lei ha sbagliato tutto, comportandosi in quel modo, che ora capisce essere stato totalmente incoerente ed infantile, per evitare di soffrire, senza risultato comunque.
Ma come può una come lei, una come Kimberly Jones, anche lontanamente, ad uno come Luke? Non ha senso, ‘chè lei è un tale casino e lui è una tale meraviglia.
«Won’t give up even though it hurts so much»
Come può non arrendersi con lei? Dopo il modo in cui l’ha trattato? Come può?
Alza gli occhi e, alla fine, lo sguardo di Luke incontra il suo e non lo lascia andare più e le viene da sorridere, spontaneamente.
Sente il braccio di Sean circondarle i fianchi e vede il biondo fare un’espressione delusa; non può lasciare andare Luke, non così, non appena si sono ritrovati e, per una volta, Kim metterà i suoi sentimenti prima di quelli degli altri. Così spinge via Sean, facendogli cenno di no con la testa e, potrebbe giurarci, Luke sta sorridendo di nuovo. Poi, all’improvviso, nonostante la canzone non sia ancora finita, lascia la chitarra e scende dal palco, raggiungendo Kim. Cerca la sua mano e la intreccia con la propria, quasi fossero state fatte apposta per stare insieme. I loro sguardi si cercano, anche loro, e si incastrano, blu nel castano, quasi non servissero nemmeno più le parole.
«Ti amo, Kim», sussurra Luke e in quel momento sparisce tutto, per Kim; spariscono gli alti che stanno finendo di cantare, sparisce il locale e la folla, sparisce tutto tranne Luke ‘chè, al momento, non c’è null’altro che conti veramente.
«Ti amo anche io, Luke».
Ed è un attimo, il tempo di un sorriso appena accennato ed uno sguardo di occhi brillanti, e poi le labbra di Luke sono su quelle di Kim.
 
 

Writer’s wall.
Scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi.
Sono in un ritardo catastrofico, lo so, ma sono stata sommersa da compiti ed interrogazioni questa settimana, quindi la scrittura di questo capitolo è stata molto lenta e difficile.
Comunque credo che potete perdonarmi per il ritardo visto che, rullo di tamburi, Kim e Luke finalmente si sono dichiarati (sto per mettermi a piangere, capite? Cioè, loro sono i miei piccoli e sono così dolci).
E poi c’è Ashton che diventa sempre più dolce, un po’ per Delilah e un po’ per Paige che in questo capitolo si sfoga un bel po’ (quanto mi sono divertita a scriverlo!) e sembra anche che le cose fra lei e Ash si stiano sistemando, no?
Comunico che questo è l’ultimo capitolo prima dell’epilogo, io comincio a piangere da adesso ma vabbe.
Grazie tantissimo a tutti quelli che recensiscono, che hanno inserito la storia fra le preferite, le seguite e le ricordate e grazie anche a chi legge semplicemente.
Ai 1975 ‘chè mi ispirano mentre scrivo, a C. che mi rende felice.
Alla prossima,
un bacio
-Mars

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Capitolo 17
*** epilogue. ***


Epilogue.
 
 

«Calum, dai, svegliati che è tardi», la voce di Liz lo chiama per l’ennesima volta, anche se lui non sembra essere toccato da nessuno dei suoi richiami, continuando a dormire beato sul fianco destro. Liz non può fare a meno di notare quanto sia bello, così tranquillo, ancora nel mondo dei sogni, con le labbra increspate in un piccolo sorriso spontaneo, ‘chè lei mica lo sa che in realtà Calum è sveglio e che sta semplicemente fingendo solo per poter godere più a lungo della presenza della ragazza accanto a sé.
E poi la coglie di sorpresa, perché è quello che fa in continuazione, la sorprende sempre, ‘chè lei ride tutte le volte e Calum la trova proprio meravigliosa quando ride. Così, mentre lei sta per alzarsi esasperata, la stupisce avvolgendole i fianchi con il braccio e la tira di nuovo a letto con lui, la schiena di lei contro il suo petto.
«Sono sveglio», le mormora all’orecchio, causandole una serie infinita di piccoli brividi sulla colonna vertebrale, quel tipo di brividi che ti senti pure dentro le ossa. Perché Liz, Calum, se lo sente proprio dentro, sotto la pelle, nelle vene e nelle ossa.
«Me ne sono accorta», gli sorride pur sapendo che lui non può vederla e rabbrividisce di nuovo, quando la mano del moro va a poggiarsi sulla sua coscia scoperta accarezzandola con la punta delle dita fino ad arrivare sotto la maglietta dei Nirvana che Liz gli ruba sempre, ad accarezzare la curva del fianco.
«Cal, è tardi», ripete lei nuovamente, con l’autocontrollo che va via via scemando e sempre meno convinzione nella voce, mentre le barriere che si era imposta si sgretolano sotto il tocco delizioso dei polpastrelli un po’ incalliti per via del basso.
«Sei bellissima», risponde invece lui, ignorando del tutto le parole della ragazza ‘chè, per come la vede lui, il mondo lì fuori può anche aspettare; «Sei bugiardo», risponde lei, scuotendo leggermente la testa mentre si volta per poterlo guardare negli occhi e lui serra il braccio, possessivo adesso, contro il suo fianco, spingendola tanto vicino a sè che i loro nasi quasi si sfiorano.
«Non stavolta», e nello sguardo di Calum non c’è ombra di dubbio o di ripensamento, solo una sincerità così disarmante da lasciare Liz senza parole, per la prima volta. Non gliel’aveva mai detta nessuno, una cosa del genere, non si era mai sentita così impotente come si sente ora con gli occhi del moro addosso. Lui lo sa, glielo legge negli occhi che non si aspettava di sentirsi dire una cosa del genere e, ad essere sinceri, nemmeno lui si sarebbe aspettato di arrivare a dire una cosa del genere ad una ragazza. Non si sarebbe aspettato di riuscire a guardare oltre un bel sedere, o di arrivare a conoscerne i difetti, amando quasi da impazzirci pure quelli; e cose del genere non le aveva mai provate nemmeno per Charlotte, che oggi non è  
Calum si sente quel “ti amo” proprio sulla punta della lingua, che lotta per sfuggirgli dalle labbra ‘chè sarebbe forse l’unica cosa che vorrebbe dirle al momento, ma non vuole accelerare troppo le cose. «A cosa pensi?», la voce della ragazza lo distoglie dai suoi pensieri e lui scuote leggermente la testa, accennando un piccolo sorriso, «A nulla, ti stavo solo guardando». Allunga una mano per scostarle una ciocca di capelli da davanti il viso, ciocca che da blu elettrico è stata tinta di nero pece; quando Calum le aveva chiesto il perché di quella scelta, lei aveva solo alzato un po’ le spalle e semplicemente detto “perché è un colore che mi ricorda i tuoi occhi”.
«Sono già le otto, Calum» mormora lei, con evidente disappunto nella voce, senza però muoversi di un solo millimetro dalle braccia del ragazzo, «Il mondo può aspettare cinque minuti in più, resta un po’ qui con me».
 
Luke sta guardando Kim da cinque minuti buoni, senza essersi nemmeno reso conto del tempo che scorre e del fatto che lui la sta osservando senza nemmeno accorgersi del fatto che non ha ascoltato una sola delle sue parole.
È bellissima ed è sua e nemmeno a distanza di quasi un mese, ormai, riesce a rendersene conto.
«Luke, ma mi stai ascoltando?», lo riprende Kim con la risata nella voce per via dell’espressione quasi persa del suo ragazzo, che si riscuote subito dai suoi pensieri sentendola ridere e si trova a rivolgerle un piccolo sorriso. «Scusami», scuote leggermente la testa, mentre si gratta la nuca, leggermente imbarazzato per essere stato colto in flagrante, perso.
«Dovremmo iniziare ad avviarci, sai, la campanella suona fra tre minuti», mormora Luke, con evidente disappunto nel tono ‘chè, fosse per lui, starebbe tutto il giorno nella sua nuova macchina a godersi le risatine sommesse e le chicchere di Kimberly, a perdersi nei suoi occhi castani per ore, e ripeterle “ti amo” in un sussurro allo sfinimento, tra un bacio e l’altro finche non diventa quasi una litania, tanto elementare da sembrare quasi una filastrocca per bimbi. E lui, a dire il vero, un po’ bambino, un po’ alla scoperta di nuovi sentimenti che lui manco  sapeva fossero possibili per davvero, quel tipo di sentimenti che compaiono sempre nelle canzoni e che lui, solo adesso, sta imparando ad apprezzare.
Le loro mani si cercano, un attimo dopo fuori dalla macchina, dita che si incastrano e si stringono e le guance di Kim che diventano, inevitabilmente, rosso fuoco ‘chè, nonostante sia passato un mese, mica se ne rende ancora conto del fatto che Luke sia veramente il suo ragazzo e, nonostante dovrebbe essere ormai abitata alla pelle del ragazzo al contatto con la propria, ogni volta è la solita vecchia storia. Ma forse, ci sono cose che, nemmeno con la forza dell’abitudine, potranno mai cambiare.
Ormai non attirano più gli sguardi su di sé, ormai è perfettamente normale per tutti vederli girare mano nella mano, abbracciati qualche volta o che si scambiano un bacio veloce a fior di labbra nel cortile, mai di più, comunque, ‘chè a nessuno dei due piace dare spettacolo. Sono cose loro, quelle, e sono dei piccoli momenti che dovrebbero essere per loro due solamente.
«Cos’hai adesso?», Luke abbassa leggermente lo sguardo per incontrare quello di Kim, che lo sta scrutando dal basso verso l’alto e stavolta, ad essere persa, è lei. ‘Chè Luke è così tremendamente bello da essere quasi incredibile e, in realtà, lei stenta a crederci che quella non sia solo una sua fantasia bambinesca, pronta a svanire.
«Letteratura, tu?», in realtà, la risposta di Luke viene coperta da una Delilah, ancora più esuberante con la sua nuova tinta viola, esperimento di Michael, che si butta addosso a loro, travolgendoli in un abbraccio. Il suo ragazzo, ormai, è abituato a vedere certe scene ma, comunque, non può evitare di sciogliersi in una piccola risata, mentre raggiunge gli amici, col sorriso stampato in volto. È un attimo prima che Delilah si stacchi da Kim e Luke per tornare ad abbracciare Michael, il braccio di lui che le circonda le spalle, protettivo.
«Scusate per l’interruzione piccioncini, ma è il nostro ultimo giorno qui e non ho intenzione di passarlo senza di voi».
 
«Paige, posso parlarti un attimo?», la voce di Lexie la sorprende in corridoio, facendole quasi cadere di mano i libri che era intenta a riporre ordinatamente nell’armadietto, che chiude con forza prima di voltarsi verso la castana, guardandola glaciale, «Credevo di essere stata chiara, l’ultima volta che abbiamo parlato», stringe le labbra, cercando evidentemente di trattenere la rabbia che le bolle in corpo. Tanto stress non le fa bene, glielo ripete sempre il medico, ma comunque non può farci nulla. Lo stress, comunque, è inevitabile con una come Lexie fra i piedi.
«Sarò breve», promette quest’ultima cominciando poi a camminare  verso il bagno delle ragazze, aspettandosi sicuramente che Paige la segua, cosa che alla fine fa, troppo pressata dalla curiosità che la sta attanagliando. ‘Chè, comunque, anche se fosse per dirle che ce l’ha fatta, a riprendersi Ashton, preferisce comunque saperlo per certo da subito. Anche se, a dire il vero, se fosse quello, uno schiaffo bello forte a Lexie non lo leverebbe nessuno ‘chè Ashton è roba sua.
«Allora?», la guarda aggrottando lievemente le sopracciglia mentre l’altra si appoggia con la schiena al muro, scrutandosi con noncuranza le unghie laccate di nero, per poi sollevare lo sguardo in quello di Paige, «Quel bacio non è stato nulla. Io ho baciato Ashton, lui non ha ricambiato, fossi arrivata un attimo dopo l’avresti notato anche tu. Lui non ti ha mai mentito, comunque, è stata solo colpa mia». Parla velocemente, forse troppo, ma è una delle cose più difficili e altruiste che abbia mai fatto, e le buone intenzioni potrebbero scemare subito. Si sarebbe aspettata ogni reazione, Lexie, ma non un silenzio tombale, come quello di Paige, che si limita a fissare le mattonelle azzurrine del pavimento, con occhi vacui. È sconvolta, quasi. Ashton non le ha mentito.
Non le ha mai mentito e lei, forse, ha buttato tutto all’aria per nulla.
Alza lo sguardo tremendamente blu in quello azzurro ghiaccio di Lexie, senza capire dove voglia andare a parare con quella dichiarazione, «Perché me lo stai dicendo?». Lexie sapeva che comunque avrebbe fatto difficoltà a crederle, ‘chè non avrebbe proprio motivo di fidarsi, ma si limita ad alzare le spalle, «Perché Ashton ha bisogno di te e tu di lui e quel bambino di te e lui insieme», abbassa lo sguardo, quasi imbarazzata, «Non avrei dovuto mettermi in mezzo e mi dispiace averlo capito così tardi». Vorrebbe crederci, Paige, anche perché quelle parole sembravano così sincere, il problema è che con Lexie non si può mai dire. Che sia solamente l’ennesimo trucco?
«Tu che ci guadagni?», Lexie forza un sorriso amaro a quella domanda ‘chè, si, quella se la aspettava. Lei, infondo, è solamente la stronza egoista, per tutti, e non cambierà mai, «La felicità di Ashton». E se ne va, mollando Paige lì, sola e sconvolta avvolta nel silenzio del bagno, rotto solo dal rumore delle suole delle All star di Lexie che si allontanano veloci, forse per impedire a qualcuno di notare le lacrime che hanno preso a solcarle le guance. È finita.
 
«Ashton», Paige lo sta cercando da una giornata intera, sta aspettando solo di parlargli, ‘chè sente di aver aspettato troppo a lungo. ‘Chè, si, ha finto per davvero troppo tempo di potercela fare anche senza di lui, di poter andare avanti senza quello che ormai era diventato il suo punto fisso, ma non può e sente davvero di non potere aspettare un attimo in più senza di lui. Lexie ha dannatamente ragione, lei ha bisogno di lui e l’unica cosa che le dispiace è averlo dovuto perdere per rendersene conto. Ma, forse, per loro non è ancora troppo tardi, c’è ancora una possibilità, deve esserci.
«Ehy», la saluta lui, con quel sorriso che dedica solamente a lei, uno di quelli che lo illuminano proprio, uno di quelli che fanno brillare gli occhi, che di oggi sono di quella particolare sfumatura caratteristica delle giornate di sole, che Paige adora. Lei cerca di non far tremare la voce e di scegliere bene le parole, ‘chè non deve assolutamente sbagliare, «Ho bisogno di te»; avrebbe voluto dire tutt’altro in realtà, ma le parole le sono sfuggite rapide come sabbia fra le dita. Ed è un attimo prima che il libro che Ashton teneva in mano sia a terra, mentre le mani e le braccia di lui sono improvvisamente troppo occupate a stringere a sé il corpo della ragazza, con una forza quasi disperata, quasi abbia paura che qualcuno possa strappargliela da un momento all’altro. Ma Paige, comunque, non la minima intenzione di andare da nessuna parte.
«Mi sei mancato così tanto», mormora lei con la voce tremante mentre tenta di tenere a bada tutte le lacrime contro le quali ha combattuto stoicamente per un mese, ‘chè doveva essere forte, per sé stessa. Le braccia forti li lui la stringono tanto da sollevarla quasi da terra, attento comunque a non stringere troppo per non fare male né a lei né al bambino, di cui ormai si sente la presenza vista la pancia della ragazza che sta lentamente iniziando a gonfiarsi, ormai quasi al quinto mese.
«Anche tu», le risponde affondando il viso nei capelli fini della ragazza, dai quali ormai il colore rosa sta sparendo per lasciare spazio al biondo quasi bianco della decolorazione, lasciandole un bacio sulla fronte.
«Mi dispiace così tanto, Ashton, avrei dovuto fidarmi di te e invece mi sono comportata come una tale deficiente», non riesce proprio a tenere salda la voce, che si incrina irrimediabilmente ‘chè Paige non si era mai davvero resa conto quanto Ashton fosse diventato importante per lei in quei mesi, che fosse diventato una costante necessaria. Ciò che non immagina è che lui, per lei, prova esattamente lo stesso, «Non pensarci, dimentichiamoci del passato, Paige». E a lei, quella proposta, va proprio bene, ‘chè al momento il presente le basta e le avanza.
 
«Delilah non devi farlo, se non ti senti pronta», mormora Michael, osservando le lacrime che continuano a scendere copiose sul viso della sua ragazza, sentendosi così impotente mentre lei scuote la testa, asciugando le lacrime con la manica della felpa nera del ragazzo che ha addosso, «E’ okay, Michael, ne abbiamo già parlato». Scende dalla macchina di Calum, dove lui e Liz li hanno lasciati poco prima, sbattendo la portiera.
Michael sospira, non ce la fa a vedere Delilah stare così male per lui e non può assolutamente permettere che la cosa vada avanti, così mentre lei entra in aeroporto per raggiungere gli altri che li stanno aspettando, prende il telefono dalla tasca dei jeans e compone a memoria il numero della madre, nonostante a New York, per quanto ne sa lui, potrebbero essere le sei del mattino.
«Tesoro, c’è qualche problema con il volo?», non lo saluta neppure, estremamente stranita da quella telefonata, che non si aspettava affatto.
«Mamma, potresti mandare indietro le mie cose e quella di Delilah?», mormora aspettando la sfuriata della madre, «Michael che sta succedendo?», lo riprende infatti con un tono quasi aspro. Sapeva che non avrebbe capito, non l’ha mai fatto, comunque.
«New York non è il posto per me e nemmeno per Delilah, mi dispiace mamma, ma ho diciannove anni e sono abbastanza grande per prendere delle decisioni da solo. Troverò un lavoro e un modo, ma di qui non mi muovo», chiude la chiamata senza nemmeno aspettare la risposta della madre, ‘chè tanto già sa come sarebbe andata quella discussione ed è stanco di sentirsi dire che non è in grado di prendere decisioni così importanti. Lui è benissimo in grado.
Scende con rapidità dalla macchina, lasciando il suo borsone lì e raggiunge a passi veloci l’ingresso dove lo stanno aspettando tutti, con il primo vero sorriso sincero da un mese a questa parte in viso. Delilah ha il viso affondato nella spalla di Claire, probabilmente cercando di trattenere i singhiozzi e lui sente il cuore stringersi a quella visione e sa di aver fatto la decisione più giusta, per entrambi.
«Beh cosa sono quelle facce tristi?», esplode, guadagnandosi così un’occhiataccia da parte di Liz e sguardi interrogativi dagli altri, straniti dal suo evidente entusiasmo.
«Cosa ti aspettavi?», sbuffa Luke alzando gli occhi blu al cielo, senza capire davvero anche se, per lui, capire Michael è sempre stato un gioco da ragazzi.
«Un po’ più d’entusiasmo, visto che non partiamo più», tutti lo guardano, ancora più sorpresi, Delilah più di tutti. «Ho chiamato mia madre e le ho detto che da qui noi non ci muoviamo».
Ed è un attimo prima che sia lui che Delilah siano travolti dagli abbracci.
 
 

Writer’s wall
So che non posto un capitolo da tantissimo tempo ma ha avuto moltissimi e, inoltre, ci ho messo un mese a scrivere questo epilogo. Perché scrivevo e cancellavo, non ero mai convinta, mi sembrava sempre il modo sbagliato di farla finire, spero che sia decente, io ho fatto del mio meglio.
Non riesco a credere che questa storia sia già finita e al pensiero che appena finirò di scrivere questo spazio autore sarà finita, mi viene quasi da piangere. Perché questa storia è stata davvero importante per me e mi sono affezionata ad ogni singolo personaggio, e fa un po’ parte di me.
Volevo ringraziare tantissimo tutti quelli che hanno letto questa storia e che l’hanno recensita, che mi hanno messo la voglia di scrivere e di andare avanti con questa storia; grazie a chi l’ha inserita tra le preferite, le seguite o le ricordate, grazie davvero, senza il vostro supporto questa storia forse non sarebbe nemmeno qui, ora.
Grazie tantissimo.
Grazie anche a Claudia, che mi ha ascoltato nelle mie crisi peggiori mentre scrivevo e che c’è sempre, probabilmente sarei un casino senza di lei.
Dedico questo capitolo a C. che mi fa stare bene e a voi, che avete letto fin qui.
L’ultima cosa e poi vado davvero, se volete sto scrivendo una nuova storia Fobie e mi farebbe davvero se passaste e mi diceste cosa ve ne pare.
Un bacio,
-Mars
 

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