La sorte dei Malfoy

di Lady_Whytwornian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il ritorno del signore oscuro ***
Capitolo 3: *** la battaglia al MInistero ***
Capitolo 4: *** Lucius ad Azkaban ***
Capitolo 5: *** Una vita per un'altra ***
Capitolo 6: *** Il voto infrangibile ***
Capitolo 7: *** La morte di Silente ***
Capitolo 8: *** Draco ad Azkaban ***
Capitolo 9: *** Complotti ***
Capitolo 10: *** La fuga da Azkaban ***
Capitolo 11: *** La punizione ***
Capitolo 12: *** Cambio di piani ***
Capitolo 13: *** L'eredità di Silente ***
Capitolo 14: *** La caduta del Ministero ***
Capitolo 15: *** L'oblio di Lucius ***
Capitolo 16: *** La morte di Severus ***
Capitolo 17: *** Vecchi nemici ***
Capitolo 18: *** Un luogo sicuro ***
Capitolo 19: *** L'ultimo scontro ***
Capitolo 20: *** Il giorno delle verità ***
Capitolo 21: *** Il processo ***
Capitolo 22: *** Il nuovo incarico ***
Capitolo 23: *** Tutto riprende ***
Capitolo 24: *** Aurora ***
Capitolo 25: *** Il marchio nero ***
Capitolo 26: *** Un aiuto inaspettato ***
Capitolo 27: *** Il passato ***
Capitolo 28: *** La festa di Natale ***
Capitolo 29: *** La sorte dei Malfoy ***
Capitolo 30: *** La bacchetta di Lord Voldemort ***
Capitolo 31: *** L'indagine ***
Capitolo 32: *** Nuove e vecchie paure ***
Capitolo 33: *** Il Nuovo Ordine della Fenice ***
Capitolo 34: *** Il culto di Giano ***
Capitolo 35: *** Sospetti ***
Capitolo 36: *** Il Winzegamot ***
Capitolo 37: *** Notizie dal mondo babbano ***
Capitolo 38: *** Il sacerdote di Giano ***
Capitolo 39: *** Fiducia ***
Capitolo 40: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Lucius e il suo adorato figlio Draco stavano passeggiando per Diagon Alley cercando di passare inosservati.
Draco era al suo secondo anno ad Hogswarts, anche se Lucius avrebbe preferito mandarlo a Durmstrang.
Narcissa aveva insistito per non mandarlo così lontano e alla fine lui aveva ceduto.
Si guardò attorno e poi fece cenno a Draco di svoltare a sinistra in un vicolo buio e stretto. Proseguirono ancora per qualche minuto ed entrarono in un negozio che si affacciava su una piazzetta.
Draco si guardava attorno meravigliato. Era pieno di oggetti strani e misteriosi e sicuramente dall’uso non proprio consentito.
La sua curiosità fu attratta da una scatola delle dimensioni di un portagioie. Si avvicinò e fece per aprirla.
- Non…toccare…niente! – scandì Lucius a voce bassa ma ferma, bloccando la mano del figlio con il suo bastone da passeggio.
Draco si ritrasse un po’ deluso: era veramente una scatola interessante, ma le parole e il tono del padre non ammettevano repliche.
- E non farmelo ripetere. Sono stato chiaro?
- Sì padre.
Mentre Draco gironzolava nel negozio, Lucius si avvicinò al bancone e subito un uomo con un occhio solo lo salutò con riverenza: - Signor Malfoy. Quale onore rivederla. Vuole comperare o vendere?
- Vendere. La solita merce – e mise sul tavolo un mazzo di carte.
- Molto belle. Veramente molto belle.
Le rigirò tra le mani. – Sono anche molto pericolose…
- Sì. Soprattutto nelle mani giuste… - replicò Malfoy con un ghigno.
Il proprietario del negozio le stava ancora ammirando quando entrò un’altra persona. Alzò gli occhi e impallidì.
Lucius rimase per un momento interdetto dal cambio di espressione che era avvenuto sul viso dell’uomo.
- Buongiorno signor Borgin, passavo da queste parti e ho pensato di anticipare il controllo periodico della sua merce. E guarda un po’ chi trovo qui… Buongiorno anche a te, Lucius…cosa stai facendo da queste parti?
Con un gesto nascose il mazzo di carte che aveva portato e si voltò cercando di sfoderare il migliore dei suoi sorrisi.
Aveva riconosciuto la voce che lo aveva salutato ed era l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare, soprattutto in quel negozio.
- Buongiorno Elbereth. Sono con mio figlio. Stavo solo curiosando…
Elbereth sorrise. – Lucius, Lucius… non hai mai saputo mentire bene, almeno non a me…La voglia di perquisirti è tanta, ma sono sicura che qualsiasi cosa tu avessi mai portato qui, non è di certo ancora addosso a te.
- Mia cara… adesso mi offendi… io sono un uomo onesto e rispettabile.
- Per cortesia, Lucius… Già: non fare domande e non sentirai menzogne. Dovrei ricordarmelo più spesso - poi cambiando tono della voce ed espressione - Sta attento. Sta molto attento. Passerò più tardi signor Borgin, vedo che ha da fare…
E uscì dal negozio.
Draco si avvicinò al padre: - Chi è quella donna?
Lucius sospirò: - …Una vecchia compagna di scuola. Ma ora è meglio che andiamo.
A Draco però non era sfuggito lo sguardo di terrore che aveva attraversato gli occhi del padre quando Elbereth lo aveva salutato.
Sarebbero passati alcuni anni prima che si fossero incontrati di nuovo. E non lo avrebbe mai più dimenticato…
 

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Capitolo 2
*** Il ritorno del signore oscuro ***


- Bene miei oscuri servitori. Sono tornato!
Lord Voldemort troneggiava in mezzo ai Mangiamorte accorsi al suo segnale.
- Sono ESTREMAMENTE DELUSO da tutti voi. Nessuno, nessuno mi ha mai cercato! Nessuno ha capito i segnali che giungevano da varie parti! Nemmeno tu, Lucius!
- Mio signore. Non mi era giunta alcuna voce. – si tolse il cappuccio - Ho dovuto sopportare in tutti questi anni di Vostra assenza una vita di menzogna, fuggendo, nascondendo la mia vera natura.
Lucius Malfoy non riusciva a reggere lo sguardo di Lord Voldemort, sapeva benissimo che era sfuggito all’incarcerazione ad Azkaban dichiarando di avere agito sotto la maledizione Imperius.
Ovviamente i suoi cospicui finanziamenti al Ministero della Magia e le generose donazioni all’ospedale di San Mungo avevano messo a tacere ogni voce sul suo conto. Comunque agli occhi di molti dei Mangiamorte – a partire dalla sorella di sua moglie - era e rimaneva un traditore o per lo meno un codardo e un vigliacco.
- Non ti preoccupare, mio viscido amico – continuò Lord Voldemort – avrai modo di dimostrarmi se la tua è vera lealtà.
Poi rivolgendosi a tutti i presenti – Miei fedeli! Ho capito che ho fatto molti errori la prima volta che ho affrontato Harry Potter. E io so riconoscere quando sbaglio. Ma non importa, non importa. Adesso le cose cambieranno.
Prima della nascita di Harry era stata fatta una profezia; non ci avevo dato peso, ma ora mi sono reso conto che è importante averla.
Dovete assolutamente recuperarla.
- Mio signore – disse Lucius – le profezie possono essere prese solo da chi sono state destinate.
- Mio caro Lucius – e gli andò così tanto vicino che fu costretto ad arretrare di un passo – ancora una volta mi deludi.
IO farò in modo che Harry Potter vada nell’Ufficio Misteri a prendere la profezia.
TU, Lucius, farai in modo di fartela consegnare.
E vedi di non commettere altri errori. Non sarò sempre così paziente con te.
E poi – Andiamo Nagini, voglio riposarmi. Mi aspettano grandi battaglie. Devo ritrovare tutti i vecchi amici.
E si smaterializzò.
Lucius rimase immobile, pietrificato dal terrore: il Signore Oscuro dubitava di lui e della sua fedeltà, aveva perso ogni fiducia, questo gli era chiaro. Quanto, era da vedere. Avrebbe cercato di ristabilire le cose portandogli la profezia e magari anche Harry Potter.
Ormai la mente di Lord Voldemort e Harry erano collegate malgrado avesse l’anno prima cercato di sviluppare l’incantesimo di occlusione con Piton.
In sogno rivide ancora la stessa scena: Sirius veniva torturato con la maledizione Cruciatus da Voldemort in una sala che fin’ora non era riuscito a riconoscere.
Questa volta però il sogno era più reale che mai, era come se fosse lui in persona a torturare il suo padrino. Questa volta era lui che camminava in quei corridoi scuri e poteva vedere chiaramente ogni suo passo.
Ricordava quando era stato lì: al suo processo per uso improprio della magia contro i Dissennatori. Lui era entrato nella prima porta che si apriva sul corridoio, ma aveva notato Lucius Malfoy che parlava con il Ministro e la porta che era dietro di loro. Ed era la stessa porta.
Finalmente aveva capito dove si trovavano.
Si svegliò tutto sudato e corse nella sala Comune del Grifondoro dove trovò Ron ed Hermione ancora in piedi.
- Ho di nuovo visto Sirius. Voldemort lo stava torturando con la maledizione Cruciatus e questa volta ho capito dove si trovano. Sono al Ministero della Magia – Uffici Misteri
- Come fai ad esserne sicuro Harry? – chiese Hermione – non credi invece che Tu Sai Chi voglia attirarti là?
- Non capisci Hermione. Lo devo salvare, devo andare.
- Beh – continuò Ron – non penserai di andarci da solo, vero?
Harry guardò i suoi due più cari amici: sapeva benissimo che era inutile discutere; sapeva benissimo anche che avrebbe sempre avuto bisogno del loro aiuto.
Stavano per uscire quando si trovarono davanti anche Neville, Luna, Ginny. Avevano sentito tutto:
- Dove pensate di andare senza di noi?
Raggiunsero il Ministero della Magia e cominciarono a guardarsi attorno.
- Harry – chiese Neville – Adesso? Dove dobbiamo andare.
- Non lo so Neville, però riconosco questo corridoio è quello che mi appare in sogno tutte le notti. Andiamo di qua.
Seguirono il lungo e scuro corridoio fino ad arrivare ad una porta.
- E ora? - disse Ginny – che si fa?
- Beh, semplice – rispose Luna – entriamo.
Girarono la maniglia ed aprirono la porta. Davanti a loro un’immensa stanza piena di scaffali su cui erano riposte migliaia e migliaia di sfere luminose, ognuna di diversa grandezza, luce e colore.
- Cosa sono? - chiese Ron
– Ma tu non sai niente? E si che tuo padre lavora qui al Ministero – rispose Hermione – questa è la Stanza delle Profezie. Quelle sfere racchiudono tutte le profezie che sono state fatte ed ognuna può essere presa solo dalla persona alla quale è stata destinata.
Non capisci Harry? Tu Sai Chi voleva che venissi qui perché solo tu puoi prendere la tua sfera.
Ma Harry non stava ascoltando, stava cercando di riconoscere il posto dove Lord Voldemort torturava, nella sua visione, Sirius.
Alla fine si fermò tra due file di scaffali ricolmi di profezie lucenti:
- Ecco, è qui che doveva trovarsi! Sirius, dove sei?
Ma non rispose nessuno. Poi il suo sguardo si pose su una piccola sfera polverosa che aveva il suo nome. La prese e la voce di Sibilla riecheggiò nella stanza buia:
“ Uno non può vivere senza l’altro. Alla fine dovranno morire entrambi”
Harry rimase immobile ad ascoltare la voce che riconobbe essere quella dell’insegnate di Divinazione, poi non avendo ancora ben capito il significato di quelle parole – Eccola, l’ho trovata! Sirius! Dove sei?
 

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Capitolo 3
*** la battaglia al MInistero ***


Improvvisamente dieci Mangiamorte si materializzarono circondandoli.
Avevano delle maschere che nascondevano il loro viso; uno di loro si avvicinò ad Harry e con un gesto fece dissolvere la maschera che portava.
- Harry – iniziò Lucius – molto bravo. Molto bravo davvero. Ma dovresti riuscire a distinguere la fantasia dalla realtà. Hai fatto esattamente quello che l’Oscuro Signore voleva indurti a fare. Ora consegnami quella profezia e noi lasceremo andare te e i tuoi incoscienti amici. Devi solo darmi quella sfera.
- Perché dovrei, signor Malfoy? Finalmente! Finalmente si rivela per quello che è e che è sempre stato!
– Expelliarmus! – disse improvvisamente Harry, ma Lucius con estrema facilità e con un gesto elegante bloccò l’incantesimo che gli era stato lanciato contro.
- Povero…sciocco…illuso! – Sorrise alzando le sopracciglia.
I ragazzi provavano a scagliare tutti gli incantesimi che vennero loro in mente, ma non potevano certo competere con i Mangiamorte che si limitavano a scansarli deridendoli.
- Corriamo via! Urlò Hermione – Da quella parte!
Cercarono di proteggersi la via di fuga facendo cadere gli scaffali ma nulla valse a fermare i Mangiamorte che li avevano bloccati in una stanza senza vie d’uscita.
Solo un arco nero troneggiava in mezzo a quel buio locale.
I ragazzi si strinsero in cerchio spalla contro spalla mentre i Mangiamorte si avvicinavano sempre di più.
Di nuovo Lucius prese la parola: - Ma eravate davvero convinti di batterci? Avete visto quanti siamo? Tu credevi forse di avere a che fare con degli sprovveduti? Potter, DAMMI quella sfera e vi lasceremo stare.
Harry si vide perduto, circondato da maghi e streghe molto più potenti di lui.
Cosa poteva racchiudere quella profezia? Cosa aveva di così importante per l’Oscuro Signore?
Stava per consegnare la sfera nelle mani di Malfoy quando:
- Stupeficium – si sentì da un angolo della stanza e uno dei Mangiamorte volò via sbattendo pesantemente contro il muro.
Il padre di Ron, Sirius, Lupin e altri maghi del ministero avevano raggiunto i ragazzi ed ora la battaglia era tra pari.
- Lucius! – gridò Sirius – prenditela con chi è in grado di tenerti testa! – Stupeficium!
Lucius schivò l’incantesimo, ma perse per un attimo l’equilibrio e la sfera gli cadde di mano andando in frantumi.
Un’espressione di terrore si dipinse sul suo viso mentre osservava quella luce evanescente che si dissolveva; in quel momento si sentì completamente perduto: l’Oscuro Signore non lo avrebbe mai perdonato.
Ma non ebbe il tempo di riflettere sulle conseguenze: la battaglia infuriava e volavano incantesimi di ogni tipo e in ogni direzione.
Appena si riprese si trovò davanti Remus e il signor Wheasly; stava per disarmare il padre di Ron che un incantesimo lo colpì e questa volta cadde a terra senza forze, completamente incapace di muoversi e parlare.
- Bene, bene, guarda chi abbiamo qui! Era un da po’ che non ci incontravamo, vero…Lucius? – la voce di Elbereth entrò nella mente di Malfoy come una maledizione che gli gelò il sangue.
Il viso di Elbereth si avvicinò a quello di Lucius Malfoy fino a quando gli occhi verde smeraldo della strega non si fusero con i suoi.
-Te lo avevo detto di stare attento – gli disse poi – non scappare eh? Che poi riprendiamo il discorso.
E gli diede una pacca sulla spalla facendogli un sorriso.
Mentre gli altri Mangiamorte venivano messi alle strette dagli Auror, Voldemort tentò come ultima mossa di impadronirsi della mente di Harry.
Harry si contorceva a terra, ma la sua mente diventava sempre più lucida e tornava ad essere padrone dei suoi sensi.
Alla fine si rialzò in piedi – Non mi avrai mai! – urlò – Non riuscirai a vincere l’Amore!
Voldemort abbandonò il corpo di Harry e sparì in un vortice nero. La forza fu tale che andarono in frantumi tutti i vetri delle sale attigue.
Caramell e gli altri membri del Ministero che intanto erano sopraggiunti fecero appena in tempo a vedere il volto del Signore Oscuro che svaniva e finalmente si resero conto per la prima volta che era veramente tornato ed era più forte di prima.
I ministri furono raggiunti dagli altri maghi che scortavano i Mangiamorte presi.
Lucius Malfoy era scortato personalmente da Elbereth ed erano un poco più indietro rispetto agli altri.
Quando arrivarono nella sala un silenzio tombale scese su tutti tanto era lo stupore.
Elbereth spinse avanti Lucius che cadde a terra in ginocchio.
- Signor Malfoy! Non può essere – balbettò Caramell.
Poi si girò verso Elbereth – Lady Whytwornian – si inchinò – Quale onore.
I ragazzi rimasero ammutoliti: chi era quella strega che tutti salutavano con reverenziale rispetto?
- IN PIEDI Lucius! E CAMMINA – ordinò Elbereth – almeno questa volta potrai dichiarare la verità, affermando di agire sotto la maledizione Imperius!
Teneva la bacchetta puntata contro la schiena di Malfoy e il suo sguardo di ghiaccio raggelò tutti i presenti che si spostarono in silenzio facendoli passare.
Lucius teneva gli occhi a terra: per la prima volta il suo pensiero non era rivolto a quello che sarebbe potuto succedere a lui, ma a suo figlio. Sapeva che l’ira del Signore Oscuro si sarebbe abbattuta terribile e senza pietà su di lui.
Questa volta non poteva fare nulla. Supplicare Elbereth? Ma lo avrebbe ascoltato? Forse doveva solo sperare che mostrando totale fedeltà a Lord Voldemort, lui lo avrebbe ricompensato risparmiandoli. Ma nemmeno mentre lo diceva a se stesso ci credeva veramente.
 

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Capitolo 4
*** Lucius ad Azkaban ***


Tutti questi pensieri gli stavano annebbiando la mente e quando si riprese si ritrovò improvvisamente a contatto con la dura realtà Era davanti alle porte del carcere di Azkaban.
Il cancello si aprì e mai gli era apparso così immenso e mai si era sentito così piccolo e impotente.
Lo incatenarono e lo misero in fila con gli altri Mangiamorte arrestati. Ad uno ad uno venne impresso a fuoco sul collo il numero che da adesso in poi li avrebbe rappresentati.
Quando fu la volta di Lucius il carceriere lo fece inginocchiare sul ceppo e gli mise un piede sulla faccia. Poi quasi con gusto lo marchiò. Le guardie lo rialzarono di peso: - Un altro! Avanti! Cammina! - E lo condussero nell’altro corridoio dove c’era l’ufficio in cui venivano registrati gli ingressi dei prigionieri. Lady Whytwornian stava compilando la parte di documentazione che la riguardava. Alzò la testa quando vide Lucius che veniva scortato all’interno. Si guardava attorno con terrore completamente smarrito.
Spostò lo sguardo su Elbereth su quegli occhi gelidi che lo fissavano e lo stavano giudicando impietosamente.
Gli stessi occhi che lo avevano stregato, vent’anni prima.
Ma ora era tutto diverso e tutto diventava sempre più reale. E lo divenne ancora di più quando si trovò incatenato nella cella angusta e sporca a lui riservata e con addosso la lurida divisa del carcere.
Rimase in piedi mentre Elbereth se ne andava scortata dai guardiani che lo avevano legato.
- Elbereth, ascoltami! Ascoltami…Ho usato la Maledizione Imperius tante, tante, infinite volte per il mio tornaconto, per il mio interesse, per il mio.... E’ vero. Lo confesso: è vero. Ma non ho mai torturato e non ho mai ucciso nessuno. Ti prego! Credimi!
Sperava che si voltasse almeno una volta. Le voleva chiedere aiuto, aiuto per Draco, ma stava per andarsene senza proferire alcuna parola.
- Elbereth. Ti supplico…Draco…mio figlio… La mia vita! La mia vita per la sua.
Lei si fermò e lo guardò appena con la coda dell’occhio senza girarsi: - Saresti disposto a questo? Daresti la tua vita per quella di Draco?
- E’ mio figlio! Qualsiasi cosa per lui. Qualsiasi…
- Mm… Sospirò, annuì e andò verso la porta che si richiuse alle sue spalle.
Lucius si sedette a terra e per la prima volta in vita sua sentì delle lacrime calde rigargli il viso.
- Consegnatemi la bacchetta di Malfoy che avete requisito. Voglio conoscere tutta la sua storia – disse Elbereth prima di andare via.
I giorni passavano ad Azkaban e Lucius cercava di non perdere la cognizione del tempo per non impazzire. Non aveva più notizie della sua famiglia. L’unica certezza era che se mai fossero stati uccisi glielo avrebbero detto almeno per il gusto di farlo soffrire di più.
Era molto dimagrito ed emaciato, sentiva di avere la febbre da giorni. Nessuno pareva interessarsi a lui per nessuna ragione, tranne i Dissennatori che ogni giorno venivano mandati a tormentarlo. Amava ed odiava questo momento: lo aspettava perché in questo modo aveva la certezza e la prova di essere ancora vivo, ma quello che sentiva… non tanto il dolore fisico, quello si sopportava, ma ciò che provava dentro, lo faceva impazzire. Gli bruciava nel petto. Era come se gli portassero via ogni volta un pezzo di anima. E poi se ne andavano lasciandolo di nuovo solo con le sue pene e le sue paure.
Sembrava che per il resto lo avessero completamente dimenticato. Riceveva solo un pasto al giorno: una sorta di miscuglio di acqua sporca e pezzi di non si sa che cosa. Aveva passato la prima settimana vomitando, poi si era abituato o per lo meno aveva dovuto abituarsi se non voleva morire di fame.
 

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Capitolo 5
*** Una vita per un'altra ***


A Villa Malfoy i Mangiamorte rimasti erano seduti attorno all’immenso tavolo di legno massiccio che occupava la sala da pranzo.
A capo tavola Lord Voldemort li osservava in silenzio uno ad uno e tutti tenevano lo sguardo abbassato temendo che il semplice incontro con i suoi occhi li avrebbe uccisi.
- Dieci! Dieci di voi sono stati catturati ed ora sono rinchiusi ad Azkaban. E’ così che pensate di servirmi? Un fallimento completo! Siete solo degli incapaci.
Draco era seduto tremante. Dopo quello che era successo a suo padre sapeva quale era il prezzo che il Signore Oscuro avrebbe chiesto. Stringeva, nascosta sotto il tavolo, la mano di sua madre che gli era seduta accanto. Anche lei terrorizzata poteva solo aspettare e sperare.
- Draco! – disse alla fine Lord Voldemort – Tuo padre mi ha deluso profondamente per l’ultima volta ed ora devo e voglio essere ripagato. Non puoi nemmeno immaginare quanto mi senta ingannato. Sono offeso e quindi cerco vendetta. Però questa è una scelta che mi darebbe un po’ di sollievo, è vero, ma sarebbe solo temporaneo. Sai – continuò alzandosi dal suo posto e avvicinandosi lentamente a Draco – pensavo di ucciderti, davvero – rise -  ma non proverei la stessa soddisfazione dato che al momento Lucius non è qui che può vederlo, ma faremo in modo di rimediare, quindi ho pensato che intanto mi sarai più utile da vivo che da morto. Quindi nella mia immensa magnanimità ti perdono. Per il momento…Ho perso un Mangiamorte e tu lo rimpiazzerai.
Rise nuovamente – un Malfoy con un altro Malfoy! Lo trovo corretto. No?
Gli prese il braccio e con la bacchetta gli impresse il marchio nero sull’avambraccio sinistro.
A nulla valsero le timide proteste di Narcissa – Mio Signore…è solo un ragazzo….Vi prego…Vi supplico.
Ma la sua voce andò persa nella risata di Voldemort. Bellatrix andò vicina alla sorella: - Narcissa, è un grande onore che viene accordato a te e a tuo figlio.
Lei invece era di parere totalmente contrario. Pur condividendo le idee della nobiltà sulla purezza del sangue non era mai diventata una Mangiamorte come la sorella, e in cuor suo non approvava il fatto che suo marito Lucius lo fosse.
Ora doveva trovare il modo di avvertirlo di quanto era successo. Non riusciva a vederlo da giorni, non le veniva permesso, ma doveva assolutamente fargli sapere della sorte toccata al figlio Draco.
-Bene, Draco – Voldemort riprese a parlare – voglio che mi dimostri la tua fedeltà, voglio vedere se sei un inetto e un codardo come tuo padre, oppure se saprai essere un mio degno servitore. Voglio che tu uccida Silente!
Draco rimase ammutolito. Uccidere Silente! Non era un assassino. Sapeva benissimo di non esserlo. Non ne sarebbe stato capace. Uccidere…Come avrebbe potuto farlo?
Cercò gli occhi pieni di lacrime di sua madre che scuoteva la testa, incredula, incapace di proferire altre parole.
Narcissa riuscì finalmente ad ottenere il permesso di vedere suo marito. Si sedette nella sala di attesa e rimase ad aspettare che lo conducessero nella stanza di fronte. Potevano solo vedersi e parlarsi: le due stanze erano divise da uno specchio incantato.
Quando Lucius si sedette davanti a lei, quasi non lo riconobbe. Aveva la barba lunga, era completamente ricoperto di sporco. Era molto dimagrito e si vedeva chiaramente che era anche ammalato da molto tempo.
- Lucius – disse finalmente quando si riprese dallo shock – come stai? – balbettò.
Le suonò essere una frase ipocrita, ma al momento non sapeva cosa dire, tanta era la sorpresa.
Suo marito la guardò con un eloquente silenzio, poi cercando di schiarirsi la voce – erano mesi che non parlava con un’altra persona se non con se stesso – Come sta Draco?
Persino a lui la sua voce gli suonava strana e quasi sconosciuta.
- Di lui volevo parlarti…
E gli raccontò ogni cosa.
Lucius inorridì al sentire le parole che uscivano dalla bocca di Narcissa: - No! No! Draco no! Non lasciarglielo!
 

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Capitolo 6
*** Il voto infrangibile ***


Il treno per Hogwarts stava sbuffando nella campagna che iniziava a colorirsi con la veste autunnale e come ogni anno percorreva velocemente i binari che avrebbero portato gli studenti verso il loro nuovo anno scolastico.
-Cosa c’è Draco? Sei silenzioso – Chiese Boyle – E’ per tuo padre?
Cosa ne poteva sapere lui!
Suo padre non era prigioniero ad Azkaban!
Lord Voldemort non lo aveva reclutato come Mangiamorte!
Lord Voldemort non gli aveva chiesto di uccidere Silente!
Lord Voldemort non…
- Niente – rispose Draco – non ho niente!
E si chiuse in un silenzio carico di pensieri e di paura.
A Londra pioveva a dirotto.
- Vieni Bellatrix – disse Narcissa – dovrebbe essere qui.
Narcissa bussò ad una delle tante porte che si affacciavano sulla via e dopo qualche minuto il viso di Piton apparve sull’uscio.
- Ah! – disse con il suo solito tono neutro che lo contraddistingueva – sei tu. Entra.
Le due donne entrarono. Piton si sedette nuovamente sulla sua poltrona. Anche Bellatrix si accomodò, mentre Narcissa non riusciva a stare ferma un attimo.
- Mi farai venire il mal di testa – proseguì Piton – se continui a girare intorno. Siediti e dimmi: cosa vuoi da me?
- Severus! Non so più a chi rivolgermi! Ho parlato con Lucius, ma non posso farlo con nessun’altro. Mi sei rimasto solo tu!
- Beh – commentò sarcasticamente Piton – Tuo marito al momento credo che abbia altri impegni e che non possa fare un gran che, anche se lo volesse. Mi pare sia…come dire…trattenuto…Onestamente credo che tu debba essere contenta che sia ad Azkaban: in questo modo è riuscito a sfuggire all’ira del Signore Oscuro.
Gli occhi di Narcissa furono attraversati da un lampo d’ira, poi sospirò e gli abbassò.
- Sì…immagino che in quell’inferno almeno è al sicuro…
- Torniamo a noi, Narcissa. Cosa vuoi?
- Il Signore Oscuro ha affidato un compito a Draco…. Ma è un ragazzo, Severus! E’ solamente un ragazzo. Come può pensare…?
Bellatrix riprese la sorella – non dovremmo essere qui! Se lo venisse a sapere il Signore Oscuro ci punirebbe, tutte e due!
- Non stiamo parlando di tuo figlio. Tu non hai figli. Tu non puoi capire – rispose Narcissa - Io voglio proteggerlo. E si voltò verso Piton con occhi supplichevoli.
Lo sguardo interrogativo di Severus si pose su di lei – E’ stato deciso così, Narcissa. Chi sono io per contestare gli ordini dell’Oscuro? Ero presente anch’io, se non lo hai dimenticato.
- Ti prego Severus, aiutalo, proteggilo. Puoi farlo?
Piton rimase per un attimo in silenzio a guardarla.
- Posso – disse misurando ogni parola – fare di più. Se non lo farà lui, lo farò io.
- Giuralo! – disse Bellatrix – Giura che lo farai tu! Pronuncia il voto infrangibile!
Severus prese il braccio di Narcissa e Bellatrix li unì con un filo evanescente che uscì dalla sua bacchetta.
- Giuro di aiutare Draco a portare a termine il compito affidatogli dal Signore Oscuro e a compiere, se necessario, l’atto finale.
A Piton tornò in mente quanto gli aveva detto Silente l’estate prima: - Severus, la maledizione che mi ha colpito nel tentativo di distruggere l’anello della madre di Riddle è più grave di quanto pensassi. Qual è il tuo parere?
Gli prese la mano e la guardò alzando le sopraciglia – Sì, Preside. E’ grave.
- Quanto mi resta?
- Poco.
- Severus, ti prego – continuò Silente – devo chiederti di fare un’ultima cosa per me. Quando sarà il momento dovrai essere tu ad uccidermi. Il Signore Oscuro cercherà tra i suoi più fidati ed è importante che si rivolga a te.
Lui aveva semplicemente chinato il capo: - Come vuole. Ed era uscito dall’ufficio di Silente.
Draco seguiva svogliato le lezioni quotidiane; ogni giorno passava ore a pianificare un modo diverso di portare a termine il compito assegnatoli e ogni sera si ritrovava al punto di partenza: non sapeva cosa fare. Non aveva la minima idea di come sarebbe riuscito ad uccidere Silente e si ritrovava a piangere disperato.
Una sera ricevette un gufo che gli recapitò un biglietto da visita: quello di Caractacus Burke.
Il pomeriggio successivo trovò una scusa per non partecipare alle lezioni e si recò a Nocturn Alley.
- Bene signor Malfoy – disse Sinister – la stavamo aspettando. Venga, mi segua.
Draco rimase esterrefatto. Lo stavano aspettando? Chi sapeva? Sebbene titubante lo seguì lungo la scala che portava al piano di sopra dove ad attenderlo c’era Piton.
- Era ora – disse – Mi chiedevo per quanto tempo avrei dovuto ancora attendere. Muoviti che abbiamo molte cose da fare e tu ti devi esercitare.
- Professore. Non capisco
- L’Oscuro Signore ti ha affidato un compito molto difficile. Lo sarebbe per chiunque. Albus Silente è uno dei maghi più potenti. Non vedo proprio come pensi di riuscire nell’intento.
Questo è un Armadio Svanitore. La sua copia esatta sarà inviata ad Hogwarts sotto la mia diretta responsabilità. Tu ti dovrai esercitare ogni giorno per riuscire ad usarlo correttamente e senza fare danni.
Quando riuscirai a padroneggiarlo, si aprirà un passaggio tra quello in questa stanza e il suo gemello al castello di Hogwarts.
In questo modo potremo creare, per così dire, un diversivo mentre tu ti occuperai di quanto ti è stato affidato. O almeno ci proverai… Dovrai fare ESATTAMENTE quello che ti dirò: ho pronunciato il voto infrangibile, e ne conosci anche tu le…nefaste conseguenze in caso di inadempienza.
 

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Capitolo 7
*** La morte di Silente ***


I mesi trascorrevano veloci.
Più Draco si esercitava con l’Armadio Svanitore più ne sentiva il peso. I suoi occhi erano spenti ed erano cerchiati da profonde occhiaie scure, segno di molti notti insonni.
Ad Hogwarts intanto il clima era più allegro e festoso. Era iniziata la cena di Natale e tutti chiacchieravano allegramente.
Tutti tranne Harry.
Sapeva che Draco stava tramando qualcosa. Lo aveva seguito più volte senza riuscire a capire cosa stesse facendo. Lo aveva anche sentito piangere una sera nel bagno del terzo piano. Parlava con se stesso, ma non era riuscito a sentire che qualche parola: - Perché?...Non ce la farò mai…
Cosa stava succedendo? Cosa doveva fare? Harry non riusciva a darsi pace.
- Dov’è Draco? – si chiese ad un certo momento.
Era l’unico ad aver notato quell’assenza e facendo attenzione di non farsi notare uscì dal salone per andare a cercarlo.
Improvvisamente la sua attenzione fu richiamata da delle urla che arrivavano dalla sala dei Ricevimenti: - E’ così allora – pensò – E’ questo quello che stavano cercando di fare: riuscire a penetrare le difese di Hogwarts…Ma perché? Cosa cercano?
Voleva tornare indietro, quando vide Draco salire sulla Torre dell’Orologio e facendo attenzione a non fare alcun rumore lo seguì. Draco dal canto suo era così concentrato e assorto nei suoi pensieri non si sarebbe accorto di nulla in ogni caso.
Cercava di ripetere mentalmente ogni singolo passaggio, ogni singola frase, ogni piccolo dettaglio. Ma più ci pensava e più aveva paura.
- Draco – disse una voce nel buio – e così Voldemort ha affidato a te questo ingrato compito. Con che coraggio ha obbligato un ragazzo a sobbarcarsi di un tale peso!
- Preside! – rispose piangendo – devo farlo. Devo farlo io. Non capisce! Mi ucciderà! Ucciderà tutta la mia famiglia!
Alzò con mano tremante la bacchetta e la puntò contro Silente: - Expelliarmus!
E la bacchetta di Silente volò via giù dalla Torre.
- Bravo. Allora coraggio – continuò Silente – ma tu non sei un assassino. Non è vero?
In quello stesso istante Silente vide Harry e con un gesto lo immobilizzò. Non era questo il momento di farsi salvare e non era certo il momento che Harry facesse l’eroe.
Poi una voce nel buio - Avada Kedavra!
Draco rimase con la bacchetta ferma a mezz’aria. Non si era reso conto di cosa fosse successo. Vide solo Silente precipitare nel vuoto.
Poi sentì la stessa voce ordinargli: - Torna nella sala Comune dei Serpeverde e rimanici. Al resto penso io.
Draco corse via, mentre Harry assistette impotente, incredulo.
Piton! E’ sempre stato lui! E’ lui che ha organizzato l’ingresso dei Mangiamorte per creare il diversivo. E’ lui che ha istruito Draco per organizzare la trappola che gli avrebbe permesso di uccidere Silente. Lui! E Silente si fidava di lui. Si era sempre fidato!
Piton lo guardò. – Non puoi sapere e non puoi capire. E si smaterializzò. Contemporaneamente nel cielo apparve il Marchio Nero. Era il segnale per gli altri Mangiamorte che tutto era compiuto ed era il momento di ritirarsi.
L’incantesimo che Silente aveva lanciato ad Harry perse di efficacia nel momento stesso della sua morte. Harry guardò smarrito il corpo ormai senza vita nel cortile della scuola ed iniziò a piangere.
Pian piano insegnati e studenti si riunirono attorno al corpo del Preside. In silenzio. Incapaci di proferire alcuna parola.
Corse giù dalla torre. Si avvicinò incredulo e si inginocchiò vicino all’uomo che aveva sempre ammirato e che riteneva fosse in qualche modo immortale. Lo strinse a sé.
Poi alzò lo sguardo e vide che tra gli studenti c’era anche Draco. Si alzò furibondo estraendo la bacchetta: - Tu! – gli corse incontro. Draco fece dei passi indietro cercando di arretrare, ma inciampò e cadde a terra. Prese la sua bacchetta, ma Harry fu più veloce: - Expelliarmus! E adesso…
Elbereth arrivò in tempo per fermarlo: - Fermo! Non c’è stata abbastanza violenza e morte questa sera? – poi ordinò - Tornate tutti nelle vostre sale comuni!
Il giorno dopo, tutti gli studenti furono radunati nella Sala Centrale. Gli stendardi delle Case erano a mezz’asta in segno di lutto. Gli insegnanti ammutoliti guardavano quei ragazzi con gli occhi bassi e pieni di lacrime non sapendo cosa dire.
Minerva si alzò in piedi e prese parola: - Ieri notte è successo un fatto gravissimo. Il nostro Preside è stato assassinato a sangue freddo a seguito di un complotto organizzato da… – respirò - Voldemort – scandì il nome a voce alta e rimase per una attimo a guardare la reazione degli studenti che la stavano ascoltando ora con terrore.
Poi continuò - Questo dimostra che anche Hogwarts sta diventando un luogo poco sicuro e che il potere del Signore Oscuro sta crescendo.
Ora, per decisione di Silente stesso, Lady Whytwornian sarà la nuova Preside. Per chi non la conoscesse, sappiate che è un Auror Magister, e in questi tempi bui mai persona più adatta potrà essere di supporto alla scuola.
Un brusio si levò dalla sala.
Hermione si rivolse sottovoce ad Harry e Ron – Un Auror Magister? Sono pochissimi. Ora capisco il motivo di tutta quella riverenza.
- Un cosa? – disse Ron
- Ma non sai cos’è un Auror Magister? - guardò Ron sconsolata – Sono gli unici maghi e streghe che hanno il permesso di esercitare anche la magia nera. Hanno una conoscenza TOTALE delle Arti Magiche. Sono potentissimi. E non è facile diventarlo. Devi essere in grado di stare tra la Luce e l’Oscurità. E’ richiesta la totale padronanza della propria mente.
Ma perché Silente doveva designare un altro Preside? – si chiese Harry – Perché lo aveva fermato la notte prima nella torre dell’orologio? Avrebbe potuto aiutarlo. Perché?
Elbereth si alzò e guardò quei ragazzi che ora la osservavano con totale attenzione. Sapeva di non poter dire la verità, doveva trovare delle parole che potessero fornire una qualche spiegazione, ma non poteva tradire la memoria di Silente e la promessa a lui fatta.
Elbereth ricordava quanto era successo solo poco tempo prima nell’ufficio di Silente
- Sei sicuro Albus? Vuoi proseguire secondo i tuoi piani?
- Sì mia cara – rispose – non c’è altro modo. Sappiamo che il compito è stato affidato al giovane Malfoy. Sicuramente Lord Voldemort vuole punire in questo modo il povero Lucius. Sa che non ce la farà mai, ma invece gli procurerà un biglietto di sola andata per Azkaban dove avrà vita impossibile. Invece è di estrema importanza che lo faccia Severus. Non credo che Draco avrà il coraggio di farlo. Non è un assassino e mai vorrei che lo diventasse. In fondo è un bravo ragazzo. Risente ovviamente delle idee della sua famiglia, ma perdonami Elbereth, dopotutto neanche tu mi pare sia diventata un’assassina…
Elbereth abbassò per un attimo lo sguardo.
- Severus farà in modo che tutto si svolga come deve andare. E’ assolutamente necessario che tutto avvenga come ti ho descritto.
A proposito di questo, ho lasciato due righe per il Ministero. Ti anticipo quanto scritto: alla mia morte tu dovrai diventare il nuovo Preside. Devi proteggere Hogwarts. Tu sei l’unica in grado di farlo.
 

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Capitolo 8
*** Draco ad Azkaban ***


Stava per iniziare a parlare quando entrarono due membri del Ministero seguiti da quattro guardie di Azkaban.
Uno dei due si avvicinò agli insegnati e consegnò una pergamena nelle mani di Elbereth: - Questo è l’ordine di cattura per Draco Malfoy. Le accuse sono pesanti: appartenenza ai Mangiamorte e omicidio. Consegnateci senza alcuna rimostranza l’accusato.
Elbereth srotolò lentamente la missiva e con aria severa e seria lesse quanto riportato. Poi la richiuse e alzò gli occhi cercando lo sguardo di Draco.
Tutti si erano voltati a guardarlo. Lui aveva iniziato a tremare dal terrore; spostava gli occhi da una parte all’altra della Sala cercando un qualsiasi appiglio. Alla fine si accasciò sulla sedia e rimase in attesa delle parole della nuova Preside.
- Draco Malfoy – disse alla fine Elbereth – ti prego, alzati e va con loro senza opporre alcuna resistenza. L’ordine di arresto è perentorio e viene dal Ministro in persona. Non ho alcun potere.
Minerva e gli altri insegnati guardarono Elbereth stupefatti, mentre Draco veniva portato via come un pericoloso assassino.
- Prefetti – disse poi – portate immediatamente tutti gli studenti nelle rispettive Sale Comuni e non muovetevi fino a nuovo ordine. Insegnanti: per favore raggiungetemi nel mio studio.
- E’ inaudito – esplose Minerva – il Ministero manda qui in una scuola delle guardie di Azkaban e fa prelevare un ragazzo come fosse un mostro!
Dobbiamo intervenire. Non è ammissibile una simile ingerenza.
- Concordo Minerva – rispose Elbereth – il Ministero sta andando fuori dalle righe. Ma ti assicuro che al momento Draco è più al sicuro ad Azkaban che fuori.
- C Cosa?
- Scusami Minerva, ma al momento non posso aggiungere di più. Non temere per Draco. Oggi stesso mi recherò ad Azkaban e cercherò di fare in modo che non gli accada niente. O almeno poco…
Draco fu condotto direttamente nella sua cella. Poi il Ministro disse – Bene, ora occupiamoci di Lucius Malfoy. Avrà erroneamente pensato che ci siamo dimenticati della sua presenza.
In quel momento arrivò Elbereth: - Ministro, mi dedica cinque minuti prima di procedere all’interrogatorio di Malfoy?
Due guardie entrarono nella cella di Lucius e senza parlare lo prelevarono e lo portarono nella Sala Interrogatori.
Gli fermarono i polsi con delle manette che avevano delle punte acuminate rivolte verso l’interno. Ogni volta che si fosse mosso, gli sarebbero penetrate nella carne.
Elbereth era in disparte, aveva avuto il permesso di assistere all’interrogatorio purché fosse rimasta ferma e in silenzio. Ma non era certo sua intenzione farsi notare. Non per il momento.
- Lucius Malfoy – esordì il Ministro – sei accusato di essere un Mangiamorte e di aver partecipato attivamente e direttamente al suo ritorno. Sei altresì accusato di concorso nell’omicidio dello studente Cedric Diggory durante il Torneo Tre Maghi e del furto di profezia nella Sala Misteri. Ora, puoi tentare di migliorare la già gravissima tua situazione collaborando con il Ministero nella cattura dei Mangiamorte fuggiti. E noi cercheremo di essere misericordiosi con te.
La febbre lo stava divorando, aveva la gola completamente riarsa, ma lo stesso trovò il fiato per parlare: - Non ho nulla da dire – disse con un filo di voce.
- Sai Malfoy, credo che sarà un piacere interrogarti. Vista la situazione attuale, sono state fatte notevoli concessioni per i casi considerati di grave minaccia per il Ministero, e questo lo è. CRUCIO!
Lucius si contorse dal dolore e le punte aguzze delle catene penetrarono profondamente nei polsi e il sangue cominciò a colargli giù dalle braccia. Venne torturato a lungo e con accanimento. Elbereth pensò che in quella cattiveria ci dovesse essere anche qualcosa di personale, ma non volle approfondire.
- Te lo ripeto di nuovo: i nomi!
Lui si rialzò con fatica in piedi e cercando di mantenere il controllo dei suoi sensi ripeté – Non ho nulla da dire.
- Vedremo – sibilò il Ministro. E con gli occhi fece un rapido cenno alle guardie che uscirono dalla sala.
Lucius stava cercando di pensare rapidamente per quanto offuscata fosse la sua mente: non lo avrebbero ucciso, almeno per il momento, questo gli era chiaro, quindi i Dissennatori erano esclusi. Veriatserum? Forse. A quello non sarebbe stato facile resistere. Ma il suo uso era regolato da severe e restrittive disposizioni…certo che se potevano servirsi delle maledizioni senza perdono…Sicuramente il Ministro ne provava un certo piacere…
Tornarono dopo alcuni minuti con un prigioniero al seguito. Aveva il volto coperto da un cappuccio, le manette ai polsi come quelle di Lucius e un bavaglio sulla bocca.
Lo incatenarono al muro di fronte e gli tolsero il cappuccio e il bavaglio.
- Lucius, ti ripeto la domanda: vuoi collaborare?
Lucius Malfoy guardava con orrore il figlio incatenato. Quello che stava per dire gli si strozzò in gola.
- Non potete, siete dei vigliacchi – infine trovò la forza – con che coraggio. E’ solo un ragazzo.
- E’ un Mangiamorte, come te. E quindi merita lo stesso trattamento. Come ti ho già detto, in virtù delle nuove leggi contro i Maghi Oscuri che sono appena state emanate, riconosciuta la gravità della situazione, ho il permesso di spingermi oltre gli interrogatori convenzionali.
Si girò verso Draco: - CRUCIO!
Si piegò in una smorfia di dolore e il sangue iniziò a colargli dai polsi lacerati.
- No! No! Vi prego! – urlò Lucius con tutta la voce e la forza che gli erano rimaste. Si inginocchiò a terra – No! Vi supplico! Non mio figlio! Basta! - e con voce rassegnata - Cosa volete che faccia?
Elbereth chiuse gli occhi davanti a tanta crudeltà. Il Ministero stava davvero andando ben oltre i limiti. Non si sarebbe chiusa lì la faccenda, una volta arrivati alla fine.
- Visto – disse trionfale il Ministro – basta poco per sciogliere anche la lingua più restia. Portate via il ragazzo.
Poi si rivolse a Lucius: - Devi fare in modo di organizzare una riunione con i tuoi amichetti Mangiamorte – disse sprezzante – e ci farai sapere dove e quando. Poi interverrà il Ministero.
Tuo figlio sarà trattenuto ad Azkaban come garanzia che tornerai al più presto e a sprone ulteriore hai due giorni di tempo, poi sarà affidato alle cure dei Dissennatori.
- Due giorni? Come posso farcela in così poco tempo?
- Allora che cosa stai aspettando? Ti consiglio di partire subito. I tuoi abiti sono stati portati nella tua cella.
Poi rivolgendosi alle guardie – Portatelo nella sua cella e poi fatelo uscire. Per il resto saprà benissimo come arrangiarsi.
Quando Lucius passò davanti ad Elbereth, lei gli mise una mano sulla spalla e sotto voce gli disse: - Non temere per tuo figlio. Veglierò io su di lui. Tu però non devi fare nulla di diverso di quanto ti è stato richiesto. Altrimenti non potrò aiutarti anche volendolo.
E sparì prima che lui si girasse per vedere di riconoscere di chi era quella voce.
 

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Capitolo 9
*** Complotti ***


Un’ora dopo Lucius si ritrovò fuori dal carcere, malato, senza forze e disperato.
Doveva riuscire a raggiungere in fretta casa sua.
E poi? Cosa avrebbe fatto? Chiamati gli altri Mangiamorte? Chiamato il Signore Oscuro? E dirgli? Due giorni soltanto e poi avrebbero ucciso suo figlio? Avrebbe riso. No…No, sarebbe stato fortunato se avesse solo riso…
Il suo unico appiglio era quella voce amica che si era rivolta a lui con tanta premura prima di essere fatto uscire da Azkaban. Non ne era sicuro, anche se in cuor suo sapeva di chi era, o almeno sperava fosse così.
Ma la speranza è un sogno, un sogno fatto da svegli e lui ormai non sapeva più dove finiva il suo sogno e iniziava l’incubo.
Finalmente arrivò davanti al suo cancello che gli si spalancò davanti appena mostrò il Marchio Nero che aveva impresso sull’avambraccio sinistro.
Entrò in casa e la trovò fredda e buia. Sua moglie gli corse incontro. Lo abbracciò: - Come hai fatto ad uscire?
Scosse la testa e con una risata quasi isterica – Ah! Uscire…no, no. Mi hanno fatto uscire. Lo sai, hanno arrestato anche Draco. Ho dovuto accettare uno scambio: la sua vita per quella degli altri.
Narcissa si portò le mani sulla bocca cercando di trattenere un singhiozzo. Suo figlio era ad Azkaban con una condanna a morte praticamente decisa; suo marito doveva consegnare i Mangiamorte al Ministero: era anche questa una condanna a morte. Il Signore Oscuro non avrebbe avuto la benché minima esitazione ad ucciderlo. Sarebbe stata solo una questione di tempo.
- Cosa vuoi fare?
- Devo convocarli Narcissa. Devo convocarli al più presto. Ho solo due giorni. Poi devo tornare ad Azkaban per comunicare il giorno e il luogo. Non ho nessuna scelta.
Si tirò su la manica della camicia e mostrò il polso martoriato dalle ferite. Chiuse gli occhi e poi appoggiò le dita della mano destra sul Marchio Nero: in un attimo i Mangiamorte si radunarono nel salone di casa sua.
- Malfoy! Come sei riuscito ad evadere da Azkaban – disse Travers.
- Lucius! – intervenne Bellatrix – come hai fatto?
- Non si esce da Azkaban, a meno che non volessero che tu fossi fuori – disse improvvisamente una voce sibilante – Dimmi Lucius, per quale futile motivo mi hai chiamato? Per cosa hai venduto i qui presenti? Per cosa mi hai tradito ancora una volta?
Aveva esaurito tutte le forze, tremava per la febbre alta, aveva le tempie che gli pulsavano dal dolore, gli pareva che la voce di Lord Voldemort gli facesse scoppiare la testa.
Si buttò ai suoi piedi e sussurrò: - Per mio figlio.
Voldemort con un gesto della bacchetta lo mise in piedi – Voglio vedere cosa è successo Lucius – Fammi entrare nella tua mente - gli prese con le mani la faccia - Di chi è quella voce? – disse quando sentì le parole di Elbereth – Un lontano ricordo iniziava ad affiorare nella mente dell’Oscuro Signore. - Chi è? – Diventava sempre più vivo. Non poteva essere, non poteva essere…LEI!
Quanto tempo era passato; ricordava ancora le sue parole: - In tempi normali, il male si sarebbe combattuto con il bene. Ma in tempi come questi, si deve combattere con un altro tipo di male.
Era lei. Era il suo demone. Ed era tornata.
- Non lo so mio Signore. Lo giuro, non so chi sia. Io… Io non conosco nessuno che … che sia disposto a…
- Ad aiutarti – concluse Voldemort
- Sì. Ad aiutarmi…
- Menti Lucius! – gli disse spingendolo via a forza - La tua vita è una menzogna! Tu sai chi è. Ma lo so anch’io. Sai Lucius, in questo periodo di tua assenza…forzata… ho pensato più volte a come ucciderti. Ora però sto ripensandoci. Credo che tu possa essermi, ancora per un’ultima volta, utile. Dovrai riferire questo messaggio… - sospirò e iniziò a parlare come se lo dovesse fare da un palco davanti ad una folla: - a tutti i traditori del loro sangue…
Lucius ripartì subito. Non aveva tempo da perdere. Non aveva più tempo. Narcissa si racchiuse di nuovo nel suo dolore.
Di nuovo era davanti ai cancelli di Azkaban che si aprirono al suo arrivo. Quattro guardie lo scortarono fino nella Stanza degli Interrogatori dove venne raggiunto dal Ministro.
- Malfoy, vedo che sei tornato in tempo. Allora? Cosa ci puoi dire?
- Mio figlio! Prima voglio vedere mio figlio Non dirò assolutamente nulla se non vedo Draco. Potete anche uccidermi adesso. La mia vita ormai non vale più nulla.
Rimase immobile, fermo nella sua decisione di non parlare fino a quando non gli avessero portato davanti il figlio.
- Va bene. Andate a prendere il rampollo di famiglia Malfoy.
Portarono Draco nella Sala. Non era certo in gran forma, ma almeno era vivo.
Alla sua vista Lucius abbassò lo sguardo e disse: - Queste sono state le parole dell’Oscuro Signore, questo è quanto mi è stato ordinato di dirvi – fece un lungo respiro e poi iniziò lentamente a parlare - … a tutti i traditori del loro sangue. La mia vendetta sarà terribile. Ho sopportato a lungo questo scempio: lo scempio del sapere magico nelle mani di persone indegne di tale potere. Ma nemmeno posso sopportare lo scempio fatto da chi invece dovrebbe proteggere questa conoscenza. Il tradimento che ho dovuto subire da parte miei alleati è ancora più insopportabile. Inizierò da questi! Vi aspetterò, qui, in questa casa. Tutti.
- Per me va bene. Chissà che in questo modo non si tolga del lavoro al Ministero. Ci saremo tutti – disse il Ministro, poi aggiunse – riportateli nelle loro celle. Dobbiamo organizzare al più presto, con gli Auror e le guardie di Azkaban, un piano per catturarli e imprigionarli tutti una volta per sempre. Intanto riportate i Malfoy nelle loro celle. Quando sarà il momento saranno liberati. Intanto hanno del tempo per riflettere. Direi che per adesso può bastare.
Lucius scosse la testa: - Ah! E credete veramente che “possa bastare”? Ve l’ho detto. Vi stanno aspettando…Vi ucciderà, ci ucciderà tutti.
- Staremo a vedere.
Elbereth venne subito informata dei nuovi sviluppi. – Abbiamo guadagnato un po’ di tempo. Devo incontrare subito gli altri membri dell’Ordine per fare in modo che non avvenga un massacro. Il Ministero è in mano ad invasati totali e non sarà facile farli ragionare. I Dissennatori…come possono credere di riuscire a controllarli? Devono essere completamente impazziti.
 

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Capitolo 10
*** La fuga da Azkaban ***


Elbereth prese la parola: - Dovremo fare molta attenzione. Ci sono maghi e streghe che non dovranno essere per nessuna ragione uccisi o catturati. Devono portare avanti quanto è iniziato molti, molti anni fa, quindi il nostro compito sarà solamente quello di essere presenti in modo…discreto…e di intervenire solo per protezione, con delicatezza…
Lasceremo fare ai membri del Ministero. Voi invece sapete tutti chi non deve essere toccato.
Tutti i presenti asserirono con il capo.
Solo Minerva intervenne:– Preside, alcuni però si faranno delle domande…
- E il nostro compito sarà di dare risposte esaurienti che le fermino sul nascere. Quello che maggiormente mi preoccupa adesso è il tempo. Lord Voldemort non resterà ad aspettarci e temo la sua reazione, temo la sua prossima mossa.
Non dovette attendere molto.
Nel cielo si addensarono minacciose nuvole nere e dense; lampi e fulmini squarciavano l’oscurità che era improvvisamente scesa. Un vento impetuoso si era alzato spazzando il suolo e sollevando polvere e foglie secche e grosse gocce di acqua iniziarono a cadere.
- Inizierà con Azkaban, poi verrà qui… - commentò Elbereth mentre osservava, abbagliata dai lampi, l’orizzonte dalla torre dell’orologio del castello di Hogwarts.
Il muro della prigione di Azkaban esplose con un fragore che si sentì a chilometri di distanza.
Le guardie si arresero quasi senza combattere. Gli stessi Dissennatori stavano aiutando i detenuti ad uscire. Tutti si ritrovarono nella piazza centrale della fortezza o di quanto ne restava. Lucius e suo figlio si unirono a tutti gli altri ma nella sua mente stava valutando quale fosse la decisione migliore da prendere: tornare da Lord Voldemort o restare? Per lui significava la morte in ogni caso…
Lord Voldemort in persona si presentò davanti ai suoi fedeli: - Siamo di nuovo insieme miei fidati amici.
Si fermò davanti a Lucius e sospirò degnandolo appena di uno sguardo carico di tutto il disprezzo di cui era capace. Il pallore di Voldemort era ancora più vivo, le sue sopracciglia erano aggrottate, gli occhi erano accesi dal livore e le sue labbra strette e contratte dichiaravano chiaramente l’ira che stava provando in quel momento.
Lucius chinò tremante la testa più per paura che per rispetto.
Il Signore Oscuro si guardò attorno più volte, sulle sue labbra si disegnò un ghigno diabolico: non poteva frenare l’impeto di soddisfazione che stava crescendo in lui.
- Siamo di nuovo insieme! E adesso nessuno potrà più resisterci. I nostri nemici sono deboli adesso. Stanno ancora piangendo Silente. E noi li colpiremo là dove più si sentono forti e sicuri. Non daremo loro tempo per pensare, per organizzarsi. Li prenderemo di sorpresa. La prima fase è già iniziata, lentamente, e non se ne sono ancora resi conto.
Rimase per un momento in silenzio a guardare i volti dei maghi e delle streghe che ascoltavano le sue parole annuendo. Voleva vedere gli effetti nei loro occhi di quanto stava dicendo.
- Ebbene – poi continuò – quello che però adesso più mi preoccupa è il nemico nascosto. Il nemico…tra gli amici. Mm? Mi capite vero?
Lord Voldemort ora camminava lentamente in mezzo a loro; i Mangiamorte liberati si spostavano al suo passaggio inchinandosi: - Mio Signore – si sentiva sussurrare da più parti.
Arrivato al centro del piazzale alzò la bacchetta verso il cielo: - Morsmordre!
Evocò il marchio nero tra l’eccitazione dei presenti.
Poi tornò di fronte a Lucius che se ne stava difilato sperando di essere ignorato il più a lungo possibile: - Lucius…adesso ho bisogno di una nuova casa. La tua…sarà perfetta.
Lucius si limitò ad annuire tenendo gli occhi bassi. Aveva la bocca completamente asciutta e il cuore che gli stava scoppiando nel petto. Aveva paura. Aveva paura anche solo di respirare.
- Bene. Ora miei fidati devo andare. Siete liberi! Ci troveremo tutti nella villa dei Malfoy che, con così tanta generosità, il suo precedente proprietario ci ha donato.
Rise. Risero tutti.
 

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Capitolo 11
*** La punizione ***


Lucius e Draco si smaterializzarono e riapparvero nel lungo viale alberato che conduceva alla loro villa. Si trovarono davanti al cancello che in un attimo si dissolse mentre gli si avvicinavano per poi ricomporsi alle loro spalle perfettamente chiuso una volta passati. Entrarono nel grande salone d’ingresso e lentamente salirono la scalinata che portava al piano superiore nella grande sala da pranzo.
L’immenso camino era acceso ed era l’unica luce presente. In tutta la stanza regnava la penombra.
Lucius si guardò attorno. La sua casa. Apparteneva alla sua famiglia da generazioni. Per quanto tempo ancora? Che ne sarebbe stato di lui, di tutto, una volta arrivati alla fine?
Entrò anche Narcissa e li abbracciò in silenzio. Li poteva rivedere finalmente, anche se non sapeva per quanto ancora.
Nel giro di qualche minuto i Mangiamorte convocati arrivarono e si radunarono attorno al tavolo. Si sedettero lasciando il capotavola libero e rimasero ad aspettare in silenzio.
Dopo poco videro entrare nella sala Lord Voldemort accompagnato dal suo serpente Nagini e seguito da Codaliscia.
- Bene, siete tutti arrivati. Bene…Ora che siamo di nuovo riuniti vorrei portare alla vostra attenzione un nuovo fatto emerso durante lo scontro avvenuto al cimitero: la mia bacchetta e quella di Potter a quanto pare sono gemelle, condividono lo stesso nucleo. Quando vengono incrociate è come se si riconoscessero e si mettono in una posizione di equilibrio: non possiamo ucciderci. Possiamo ferirci certo, ma non mortalmente.
Quindi mi serve un’altra bacchetta. Chi ambisce ad avere questo onore? Chi mi dona la sua bacchetta? Per esempio tu, Lucius.
E allungò la mano.
- Mio Signore – disse tremante.
- Mio signore – ripetè sprezzante Voldemort – La tua bacchetta, Lucius. Sinceramente, non vedo per quale motivo tu debba continuare ad averne ancora una.
Anzi, non vedo nemmeno il motivo per cui tu debba continuare ancora a vivere!
Ora il viso di Lord Voldemort era a pochi centimetri da quello di Lucius che teneva gli occhi chiusi.
- Guardami Lucius! LA TUA BACCHETTA!
Lucius aprì gli occhi anche se non riusciva a guardare il Signore Oscuro, sfilò la bacchetta dal bastone da passeggio che aveva recuperato e con mani tremanti gliela porse.
- Vediamo – disse Voldemort – legno di Olmo direi. Vero?
- Sì – balbettò Lucius.
- E il nucleo…?
- …drago – si schiarì la voce – ehm…corda di cuore di drago.
- Corda di cuore di drago – ripetè Voldemort – Molto bene.
- Torniamo a te, Lucius, non mi sono dimenticato. Stavo dicendo… giusto… perché dovresti continuare a vivere? Rispondimi!
Lucius teneva gli occhi bassi tremante.
- Guardami e rispondi!
Alzò lo sguardo; aveva gli occhi rossi per la febbre ancora alta e due lacrime gli scesero sul viso – Non lo so, mio Signore – disse alla fine.
I presenti quasi godevano di quella scena. I Malfoy erano sempre stati considerati un po’ troppo…nobili…; era convinzione di tutti che in realtà tenevano più al loro status nella società che ad altro.
- Conosci vero la differenza tra vendetta e punizione?
Lucius ora lo stava guardando atterrito. Aveva capito dove sarebbe arrivato l’Oscuro Signore.
- Sarà un piacere per me illustrartela e poi fartela provare. Personalmente. Ecco, vedi: la punizione ha come fine chi la subisce, la vendetta invece chi la effettua, per avere soddisfazione. Dato che la vendetta è mia, non credo che serva spiegarti di chi sarà la punizione.
Lucius chiuse gli occhi. Gli sembrò passasse un tempo infinito: stava solo aspettando di sentire Lord Voldemort iniziare a pronunciare l’anatema che uccide. Aspettava solo che la voce dell’Oscuro Signore iniziasse a parlare, dire: Avada.. Poi… poi non lo sapeva.
- No…No Lucius…No. Ancora non hai capito quale sarà la tua vera condanna? – disse Voldemort con un sorriso ironico - Io tengo in mano la tua vita e te la risparmio nuovamente. Sai perché? Non c’è una pena sufficiente per te, neanche per questo tuo ultimo tradimento! Ma ci sarà tempo…
 

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Capitolo 12
*** Cambio di piani ***


Minerva – disse Elbereth – avevamo molto meno tempo di quanto pensassi e sperassi…I piani nostri e del Ministero sono ovviamente cambiati. Ammesso che ci sia ancora un Ministero almeno come lo intendiamo noi…
Elbereth stava discutendo con Minerva e altri membri del’Ordine dei fatti accaduti e della fuga che c’è stata ad Azkaban.
- La Gazzetta del Profeta non ne fa nemmeno un accenno…E’ già in mano a loro…
- Sì Minerva. Abbiamo…ho commesso un errore. Un errore imperdonabile ed ora ne pagheremo le conseguenze. Non mi sono resa conto di quello che stava succedendo dall’interno.
Intervenne Kingsley: - Ho già avvertito il Primo Ministro Babbano. Cercherà di supportarci per quello che gli è possibile. Sei stata informata della prossima mossa?
- Solo qualche accenno…è pericoloso, lo sai…Cercherà di uccidere Harry. Il suo unico pensiero adesso è questo. Dobbiamo organizzare la sua protezione. E poi… non lo so…onestamente non lo so.
Uscì e incontrò Harry che stava seduto sulla finestra e guardando giù nel cortile.
- Era là a terra – disse con gli occhi pieni di lacrime. – Se Draco non lo avesse disarmato, si sarebbe potuto difendere da Piton. E lo avrebbe ucciso…li avrebbe uccisi…capisce?
- Ma chi sei tu per salire su un piedistallo e dire questo è bene questo è male? Questo deve vivere e questo invece morire? Agire come giudice, giuria e boia non e' la risposta. Perché tu hai già fatto loro il processo ed emesso la condanna. L’avresti anche eseguita? Silente non lo avrebbe mai voluto.
- Ma lei che ne sa di cosa voleva Silente?
- Perché? Tu lo sai, invece?
Elbereth aveva capito dove erano finiti i pensieri di Harry e gli sorrise scuotendo la testa.
- Mio caro ragazzo. Non trarre le conclusioni sbagliate partendo da ipotesi sbagliate. Vieni, facciamo due passi. L’ora è tarda, e agli studenti non sarebbe permesso aggirarsi nel castello. Ma dato che sei con la Preside, credo che per te si possa fare un’eccezione.
Non è un cammino facile quello cui ti accingi ad intraprendere: non è solo una ricerca nel mondo esterno degli oggetti in cui Lord Voldemort ha racchiuso parte della sua anima, ma è anche un viaggio interiore in cui dovrai affrontare i tuoi incubi e le tue paure e per ultima, la paura più grande: quella della morte.
- Non ho paura di morire!
- Oh, ne avrai. Se ne avrai…. Non ho detto che non sarai in grado di affrontarla, ma credimi, portale il dovuto rispetto.
- Bene, ragazzo senza paura – continuò - allora, da dove pensavi di cominciare? Che so: Accio Horcrucx?
Harry guardò Elbereth e per la prima volta si reso conto del compito disperato che gli era stato affidato. Silente non gli aveva mai detto niente: cos’erano, dove erano, come trovarli, come distruggerli.
- Ci sono molte voci al Ministero, l’Oscuro Signore si sta impadronendo del potere lentamente ma inesorabilmente. Dobbiamo organizzare la tua protezione. Verrà a cercare te e tu cercherai lui attraverso gli Horcrucx. Ti prego solo di aspettare ancora un po’…
- Preside, non ho potuto fare a meno di notare l’anello che porta – disse improvvisamente Harry cambiando discorso – ehm…un serpente come sigillo fa nascere molte domande.
Elbereth guardò l’anello, eredità della sua famiglia che passava di generazione in generazione.
- Harry, non è facile, ma non esiste Luce – e fece apparire una fiammella nella mano - senza Oscurità – e con l’altra mano la spense. - Non puoi affermare l’una e negare l’altra.
- Perché da tutto questo mi pare che lei rispetti Voldemort? Quasi lo riverisse.
- Riverirlo? No. Mai. Rispettarlo? Certo. Lord Voldemort è e resta comunque un grandissimo mago.
- E’ solo un assassino…
- Sì. Sì Harry. Ma si può essere entrambi…no?
Rimase per un momento in silenzio, cercando le parole per proseguire: - Avevo, avevamo un piano, ma ora tutto è cambiato. Ascolta Harry: inizierà a colpire le persone che ti sono più vicine. Ho dato lo stesso consiglio alla signorina Granger: mettete in salvo i vostri cari. Poi ci troveremo in un luogo sicuro: una casa di un membro dell’Ordine. Tu sei ancora minorenne, quindi per spostare te dovremo trovare un altro sistema che non sia rintracciabile.
Poi continuò – Domani inizieranno le vacanze pasquali e, da quanto so, il fratello di Ron, Bill, si sposerà la settimana prossima. Temo che sia l’ultima cosa bella cui assisterai…per inciso ci saranno abbastanza Auror da tenere lontano un esercito di Dissennatori.
 

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Capitolo 13
*** L'eredità di Silente ***


Si ritrovarono a casa di Harry, in Pivet Drive, ormai deserta. Avevano organizzato tutto: cosa usare per il trasporto, come ingannare gli avversari, come comportarsi in caso di attacco, dove ritrovarsi. Ma non bastò: appena partirono furono circondati dai Mangiamorte.
- Potter è mio – urlò Voldemort apparendo all’improvviso in mezzo a loro. Lo affiancò - Harry…Harry… - la sua voce risuonava nella testa di Harry – Harry…sei mio. Questa notte finirò quanto ho iniziato a Godric’s Hollow più di sedici anni fa. Questa volta non ci sarà la tua madre babbana a proteggerti.
Voldemort puntò la bacchetta di Lucius contro Harry. Ma qualcosa non funzionò: la bacchetta di Harry rispose a alla minaccia e mandò in frantumi quella che era in mano a Voldemort.
- No! Non è possibile! Doveva funzionare! Doveva funzionare! Me lo aveva giurato!
La sorpresa che seguì il fallimento creò un attimo di incertezza che diede il tempo ad Harry e agli altri di fuggire e di arrivare alla Tana.
Era il giorno del matrimonio. Harry e Ginny erano in cucina a fare colazione. – Sembra una cosa assurda: un matrimonio – disse Ginny in questi tempi.
- Forse è proprio perché siamo in questi tempi che serve un matrimonio per fare capire che si deve sempre avere speranza.
Ginny lo guardò e Harry si affrettò ad aggiungere – Me lo ha detto la Preside. Serve la speranza. Ora più che mai. Mi ha anche detto che dovevo assolutamente essere presente oggi dato che per lungo tempo potrebbe essere l’ultima cosa bella a cui avrei partecipato.
Stavano ancora discutendo che entrò il signor Wheasly accompagnato dal Ministro della Magia.
- Harry, Ron, Hermione – disse – per voi…
- Ministro – chiese Harry – cosa la porta qui?
- Non lo sapete?
I tre ragazzi scossero contemporaneamente la testa. – Il testamento di Silente – continuò il Ministro.
- Cosa? – chiesero all’unisono.
Il Ministro si sedette e aprì la sua borsa. Ne uscì una pergamena scritta con la sottile e fitta grafia di Silente.
Una voce iniziò lentamente a parlare: - queste sono le ultime volontà di Albus Percival Wulfric Brian Silente.
A Ronald Billius Weasley lascio il mio deluminatore. Possa fargli trovare la strada quando tutto sembrerà avvolto dalle tenebre.
A Hermione Jean Granger lascio la mia copia delle fiabe di Beda il Bardo. Possano essere istruttive al di là del loro significato.
A Harry James Potter lascio il boccino d’oro catturato durante la prima partita di Qudditch. Rappresenta la perseveranza e il coraggio. Di entrambe le cose avrà molto bisogno.
I tre ragazzi si guardarono stupiti.
Il Ministro riprese a parlare: - Silente ti ha lasciato un’altra cosa, Potter, la spada di Godric Grifondoro. Non era in suo potere farlo, dato che la spada appartiene…
Hermione intervenne – Appartiene ad Harry. Gli è sempre apparsa nel momento del bisogno.
- No signorina Granger, la spada appartiene alla casa di Grifondoro e ha il potere di mostrarsi a qualsiasi Grifondoro degno di tale onore. In ogni caso la spada è sparita.
Non so cosa state tramando, non so perché Silente vi abbia lasciato quegli oggetti nel suo testamento, ma qualsiasi cosa vogliate fare sappiate che è molto pericolosa. Vi state scontrando con forze che vanno ben oltre le vostre capacità.
Spero solo che abbiate il buon senso di capirlo. Spero anche di vedervi ancora…
Con queste ultime parole il Ministro si congedò.
La festa era al culmine: Bill e Fleur stavano ballando in mezzo alla sala sotto il tendone che era stato allestito per il matrimonio. Tutti sorridevano e plaudevano il lieto evento. Il male era stato racchiuso fuori. Ma per poco. Improvvisamente tutto cominciò a prendere fuoco.
- Harry! Vattene! – Urlò Remus.
- Va a Grimmauld Place. Ti raggiungerò là. Adesso va via! – gli disse Elbereth.
Era ormai quasi l’alba quando Elbereth si fermò davanti ad una fila di facciate di case tutte uguali. Nessuno aveva mai notato una discrepanza sui numeri civici, ma del resto - si disse - nessuno nota i dettagli. Tutti sono attratti dalle cose grandi ed evidenti.
Si guardò attorno. Nessuno pareva l’avesse seguita. Con un gesto della bacchetta fece apparire l’ingresso che era nascosto non solo agli occhi dei Babbani, ma anche a quelli di coloro che ne ignoravano l’esistenza.
Il suo arrivo venne accolto con apprensione da Harry: - Cosa è successo agli altri? A Ginny? Remus?
- Harry adesso devi pensare a te e soprattutto a quanto ti ha lasciato in eredità Silente. Ascoltami bene, perché non c’è più tempo. Sono già stati distrutti due horcrucx: il diario di Tom Riddle da te e l’anello della madre da Silente. Ora bisogna trovare il medaglione che è stato sostituito con la copia che avete trovato tu e Silente. Il passo successivo sarà individuare gli altri. Credo che il collegamento che esiste tra te e Lord Voldemort possa tornarci utile a questo scopo. So che ti sei esercitato a chiudere la tua mente al Signore Oscuro, ora devi imparare ad entrarci senza nefaste conseguenze.
Non è banale quello che ti sto chiedendo di fare. Ma dobbiamo assolutamente capire quanti sono e soprattutto cosa e dove si trovano. Partiremo dal medaglione: almeno sappiamo cosa cercare.
Cercherò di aiutarti per quello che mi sarà possibile e per quello che tu mi concederai di fare. Temo che tu te la dovrai vedere da solo ma, come credo, i tuoi amici non ti abbandoneranno mai. Tieniteli stretti.
Harry rimase un attimo in silenzio. Sapeva benissimo cosa voleva dire: lui aveva già deciso che sarebbe andato avanti da solo e lei lo aveva capito.
Sospirò e rispose: - Va bene.
- Ora io mi devo occupare di altri che pur sapendo di essere in grande pericolo, tuttavia ci stanno aiutando.
Il giorno dopo Harry si ritrovò da solo con Ron ed Hermione.
- Dobbiamo trovarli e distruggerli. Credo che saremo soli. Non siete obbligati a venire con me
Rimasero a guardarlo in silenzio. – No Harry, è vero, noi non siamo obbligati a te, ma tu sei obbligato a noi.
Allora cominciarono a spostarsi dalla realtà alla speranza e iniziarono il loro viaggio. Avrebbero dovuto cercarli uno ad uno e ogni volta avrebbero compiuto un passo avanti.
 

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Capitolo 14
*** La caduta del Ministero ***


Elbereth raggiunse Hogwarts la mattina presto e andò direttamente nello studio di Silente, che ora era diventato il suo.
Gli ultimi rapporti che aveva ricevuto dal Ministero erano inquietanti. Erano sempre di più i maghi e le streghe che o sparivano o iniziavano ad abbracciare le idee di Voldemort. Vi erano sempre più segnali che la Maledizione Imperio veniva regolarmente usata sui più alti dirigenti del Ministero; era solo questione di tempo e l’intero mondo magico sarebbe caduto nelle mani dei sostenitori del Signore Oscuro. Il Primo Ministro Babbano era tenuto continuamente aggiornato dell’evolversi della situazione: ci sarebbero state gravi ripercussioni anche nel suo mondo.
Dopo l’attacco dei Mangiamorte al matrimonio avvenuto poche sere prima era chiaro che ormai era solo questione di giorni, se non di ore.
Quella mattina ricevette un gufo che la mise al corrente che anche il Ministero della Magia era caduto e il Primo Ministro era stato ucciso.
Accartocciò la lettera con un gesto misto di stizza e preoccupazione e lo guardò mentre bruciava nel suo palmo. Osservava distratta le fiamme rosse e gialle che le danzavano in mano e i pezzi di carta carbonizzata che salivano in alto per poi ricadere mollemente a terra.
- E’ iniziata…
- Bene – prese la parola Pius O'Tusoe – Un nuovo corso ha inizio! Riporteremo questo Ministero agli splendori degli inizi. Cedo la parola a miss Dolores Umbridge, da oggi Presidente della Commissione per il Censimento dei Nati Babbani, che illustrerà meglio il nuovo programma.
Dolores si schiarì la gola e con la sua voce melliflua iniziò a parlare: - A partire da oggi la mia commissione verificherà i natali di ognuno dei maghi e streghe censite. Non avrete nulla da temere…se non avete nulla da nascondere…
E sorrise facendo un passo indietro e guardò Yaxley che iniziò a parlare: - Il Ministero invece si occuperà con forza di tutti i traditori del loro sangue, e sapete molto bene a chi mi riferisco: i purosangue che hanno rinnegato le loro origini e gli Auror; in particolare voglio sottolineare la pericolosità di uno di loro. Lady Whytwornian che si è unita ai membri dell’Ordine della Fenice: è un Auror Magister, per cui voglio fare presente a tutti che è in grado di padroneggiare anche le Arti Oscure come e, purtroppo devo ammetterlo, meglio degli stessi Mangiamorte. Inoltre voglio rendere pubblico anche il fatto che essere stati fedeli un tempo non significa nulla. Deve essere dimostrato con i fatti. Chi è più onorato speri di più, ma non tema meno degli altri di violare quei patti con i quali è sollevato sopra gli altri!
Come sapete – si fermò per dare maggior enfasi a quanto stava per dire - la famiglia Malfoy è già stata punita…
Un mormorio di stupore si levò dalla folla di maghi e streghe riunita nella piazza centrale antistante il palazzo del Primo Ministro e che stava ascoltando il discorso: - I Malfoy?... Come è possibile?
- Silenzio, prego – riprese Yaxley alzando le mani per tacitare le voci che diventavano sempre più rumorose – Silenzio. Il Signore Oscuro ha già tolto la bacchetta a Lucius, mentre il figlio Draco è poco più di un servo nelle sue mani. Questo sia di esempio per tutti: non ha alcuna importanza il proprio censo o il proprio stato, presunto o reale che sia. Un traditore verrà trattato come merita: giudicato e condannato come tale.
Harry Potter è già stato segnalato come persona indesiderabile numero uno. I manifesti con la sua faccia ormai tappezzano ogni muro. E’ solo questione di tempo e verrà trovato, catturato e consegnato a questo Ministero. Il Signore Oscuro poi si occuperà personalmente di lui.
Non dovettero aspettare troppo perché fosse messo in atto quanto promesso.
Harry proseguiva nella sua caccia agli Horcrucx: anche il medaglione alla fine era stato trovato e distrutto.
- Uno di meno. Ed adesso? – chiese Ron.
- Adesso non lo so. Non so quale potrebbe essere il successivo e nemmeno dove andare a cercarlo. Ma sento che qualcosa ci verrà in aiuto…non chiedetemi come e quando o perché io abbia questa sensazione, ma ne sono certo.
- Se lo dici tu… - disse
Stavano preparandosi per passare la notte che furono raggiunti da un gruppo di ghermidori.
- Guardate un po’. Tre ragazzini a passeggio in questi boschi… Ma non lo sapete che sono pericolosi? Non vi hanno insegnato niente i vostri genitori?
Cercarono di fuggire, ma furono ben presto raggiunti e accerchiati.
Hermione quando vide che erano perduti lanciò una fattura pungente in modo da sfigurare il più possibile il viso di Harry sperando così che non venisse riconosciuto.
- Come vi chiamate? – chiese uno dei ghermidori.
- Dudley. Dudley Vernon – rispose prontamente Harry.
- E tu fiorellino?
- Penelope Light – disse Hermione seguendo così il suggerimento di Harry.
- Non ci sono questi nomi sulla lista…
- Controllate meglio…
- Fatti vedere tu. Cosa ti ha ridotto in questo modo?
- Un’allergia all’edera velenosa – disse Harry
Scabior si avvicinò maggiormente ad Harry e lo guardò più da vicino: - Fermi… - disse dopo averlo osservato a lungo – cambio di programma. Questi non vanno al Ministero. Se ho ragione avremo una lauta ricompensa. Se ho torto…beh, mi dispiace per voi…
 

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Capitolo 15
*** L'oblio di Lucius ***


- Portateli dentro! Fateli vedere a Draco!
Quando entrarono nel grande salone si trovarono davanti ad una stanza che era stata quasi completamente spogliata dei mobili e dei preziosi tappeti che un tempo vi si trovavano. Videro a terra in un angolo quello che sembrava un mucchio di stracci. Si accorsero che si muoveva; i lineamenti si confondevano con il gonfiore del viso. Aveva le palpebre chiuse e dei larghi cerchi rossastri contornavano gli occhi. Le labbra contratte per il dolore che aveva provato erano semichiuse. A stento riconobbero Lucius. Poi spostarono gli occhi verso il camino e quasi non riconobbero Draco: era pallido, molto dimagrito, gli occhi incavati e pieni di terrore.
Bellatrix gli si avvicinò, lo tirò per un braccio e lo portò davanti ai tre ragazzi: - Allora Draco? Li riconosci? Dimmi, è Harry Potter? Guardali bene. Sai benissimo che se chiamiamo il Signore Oscuro per niente saremo tutti…morti…!
Draco rimase ad osservare il viso di Harry: - Cosa gli è successo? Da cosa è stato ridotto così? Io… - guardò suo padre a terra, sapeva che gli sarebbe toccata la stessa sorte – vorrei esserne più sicuro.
Bellatrix rise: - Certo caro! Li possiamo rinchiudere nei sotterranei finché rifletti. Sicuramente un giorno non farà la differenza. Codaliscia, portali giù.
Scabior guardò Bellatrix: - Non ci dimenticheremo vero di chi li ha consegnati?
- Non ti preoccupare. Nessuno se ne dimenticherà…sicuramente…Avada Kedavra! – E lo uccise all’istante.
Gli altri due ghermidori guardarono atterriti. – Ma cosa vi è preso?
- Andate via subito! – urlò Bellatrix.
- Codaliscia! Portali giù.
Draco si stava avvicinando a suo padre: - Lascialo lì. – Gli intimò Bellatrix – Se ne occuperà il Signore Oscuro.
Gli occhi di Lucius incrociarono per un attimo quelli del figlio. Mosse appena le labbra. Sussurrò qualcosa di incomprensibile. E poi la sua mente tornò nell’oblio.
Draco aveva riconosciuto Harry e gli atri due compagni di scuola, ma sapeva che più a lungo Lord Voldemort stava lontano, maggiori possibilità c’erano di salvare suo padre.
Grande fu la loro sorpresa quando videro rinchiusi nelle stanze sotterranee anche Luna, Olivander e il folletto della Gringott Unci Unci.
- Harry? Ron? Hermione? Siete voi?
- Luna! Come mai ti trovi qui? – chiese Harry.
- Non gli è piaciuto l’ultimo articolo di papà…
- Dobbiamo assolutamente uscire da qui. – Disse Ron.
- Non è possibile – rispose Unci Unci – abbiamo provato di tutto, ma è incantata.
- Harry – continuò Hermione – dobbiamo fare qualcosa, qualunque cosa.
Harry si guardò intorno smarrito. Non era possibile fare nulla. Non avevano più le bacchette. Non avevano nessuna possibilità. Quando l’incantesimo di Hermione avrebbe perso il suo effetto, Bellatrix si sarebbe resa conto che aveva a portata di mano Harry Potter e avrebbe chiamato il Signore Oscuro. Si sentiva finito.
- Potter! – Harry si girò di scatto. Aveva riconosciuto la voce di Draco. Non era possibile.
- Potter. Ascoltami. Tu vuoi uscire da qui, Io voglio salvare mio padre. Ti aiuterò, ma mi serve anche il tuo appoggio.
Ron lo guardò esterrefatto – Non fidarti Harry. E’ un Mangiamorte. Ti consegnerà a Tu Sai Chi.
- Potter. Non hai altra scelta. E non abbiamo più tempo. La fattura è sparita e tu hai nuovamente il tuo viso. A Bellatrix basteranno pochi secondi per riconoscerti ed allora lo chiamerà.
Harry guardò i suoi amici. Doveva decidere in fretta.
- Ron. Ha ragione. Dobbiamo fidarci. Poi rivolgendosi a Draco: - Qual è il tuo piano?
- Dovremo trovare un modo per distrarre Bellatrix e poi uscire da castello. Appena passato il cancello potremo smaterializzarci.
Harry rimase per un attimo a pensare poi disse: - Beh, sicuramente se vedrà me sarà abbastanza distratta. Non credete?
- No Harry – ripose Ron – non se ne parla nemmeno. Troveremo un altro modo.
- Ron. Ascoltami! Ha ragione Draco: non c’è più tempo. Allora, faremo così: Luna tu puoi pensare al signor Olivander? Unci Unci: tu ce la fai da solo?
Il folletto annuì.
- Bene – continuò Harry –Draco tu penserai a tuo padre. A proposito, spero che tu abbia anche le nostre bacchette con te.
- Sì – rispose – eccole!
- Va bene. Appena fuori dai cancelli ci smaterializzeremo e andremo a… - pensò un attimo – a Grimmauld Place.
Ron non voleva crederci. – Harry hai detto a Malfoy dove si trova la casa di Sirius. Non sarà più un posto sicuro! Sei impazzito?
Draco spazientito rispose – Ma sei proprio senza cervello?! Non hai visto cosa siamo diventati per l’Oscuro Signore? Siamo stati condannati ancora da quella notte al Ministero.
- Avanti – disse Harry – usciamo.
Salirono le scale cercando di mantenersi nascosti il più a lungo possibile.
Sarebbero arrivati nella sala dove si trovavano ancora Bellatrix e Narcissa. Come avrebbero potuto passare inosservati? – A questo ci penseremo al momento – disse loro Harry.
Narcissa era seduta su una delle poltrone con gli occhi pieni di lacrime; guardava Lucius sapendo che non poteva fare più niente per lui. Alzò lo sguardo e vide Harry vicino a Draco che stavano salendo le scale. Draco fece cenno a sua madre di stare ferma, ma la sua espressione non sfuggì a Bellatrix che si voltò di scatto: - Bene, bene… guarda un po’ chi abbiamo qui. Harry Potter. Pronto per l’Oscuro Signore
- Bellatrix – disse Harry – questa volta non sarà come l’ultima.
- Dici? Chiamalo Draco. Chiamalo!
Draco rimase immobile per qualche momento.
- Allora? Cosa stai aspettando? – urlò spazientita Bellatrix.
Ma questo diede il tempo ad Harry ed ai suoi amici di uscire di corsa e di smaterializzarsi.
Bellatrix era furiosa, ma almeno adesso non avrebbe osato chiamare Lord Voldemort: non avrebbe punito solo Draco e Lucius. Sicuramente non l’avrebbe mai perdonata di essersi lasciata sfuggire Harry Potter.
 

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Capitolo 16
*** La morte di Severus ***


- Che ne sarà di Draco e di suo padre? – chiese Hermione
- Che te ne importa? – le disse Ron
- Siamo liberi grazie a Draco – continuò Hermione – lo ha fatto correndo un grande rischio. Dobbiamo fare qualcosa per aiutarlo.
- Non mi dirai che adesso provi simpatia per loro…
Hermione incrociò le braccia e scosse la testa: - Non capisci…
- Sì. Ha ragione Hermione – disse Harry – dobbiamo salvarli, dobbiamo fare qualcosa.
- Siete impazziti entrambi? Volete tornare là dentro?
Harry era combattuto dalla decisione che avrebbe dovuto prendere. Ma di una cosa era certo. Non avrebbe lasciato Draco al suo destino. Non dopo quello che aveva fatto per loro.
Ritornarono a Grimmauld Place e con grande sorpresa trovarono Elbereth ad aspettarli.
- Preside…come mai è venuta qui?
- Prima di tutto non sono più la preside di Hogwarts. Come sapete il nuovo corso ha apportato…alcune modifiche…ed ora è Piton. Poi attualmente questo è uno dei pochi posti sicuri rimasti… Sono anch’io nella lista delle persone ricercate, e credetemi, non mi stanno cercando per scambiare quattro chiacchiere.
- Draco e suo padre sono in grave pericolo – esordì Hermione – è stato lui a farci fuggire ed ora è nelle mani di Bellatrix. Quella è completamente pazza…
Elbereth si voltò verso la ragazza: - Credo che sia meglio che mi raccontiate quello che è successo.
Le dissero di come erano stati catturati dai ghermidori e di come erano riusciti ad uscire dalle segrete di Villa Malfoy. Le raccontarono poi della distruzione del medaglione e di come pensassero che un altro Horcrucx fosse nella camera blindata di Bellatrix.
- Va bene. Voi continuate a pensare agli Horcrucx, io mi occuperò dei Malfoy…
Uscì dalla casa e si diresse verso un angolo buio nella via accanto e improvvisamente sparì.
Rimase nell’ufficio di Piton ad aspettare, nascosta in un angolo e mantenendo il suo aspetto animale.
Piton rientrò nell’ufficio a sera tarda e si sedette pensieroso. Elbereth fece passare ancora qualche minuto per essere sicura che non ci fosse nessun altro, poi riprese la sua forma umana.
- Che ci fai qui? – chiese Severus – Sei impazzita?
- Sai benissimo che le mie capacità di occultarmi sono piuttosto avanzate…ho dovuto comunque dare fondo a tutte le mie abilità per riuscire ad entrare qui. Meno male che avevi lasciato la finestra aperta quel poco perché una farfalla ci potesse entrare.
- Non pensi che l’Oscuro Signore potrebbe percepire la tua presenza?
- No. Adesso è impegnato altrove. In ogni caso sono un occlumante abbastanza abile da impedirgli di leggere nella mia mente. Ascolta, Severus. Ho bisogno del tuo aiuto.
- Cosa devi fare?
- Devo entrare a Villa Malfoy. So che un incantesimo impedisce a chiunque di entrare a meno che non sia un Mangiamorte. Ma devo assolutamente entrarci.
- Vuoi salvare i Malfoy dalla sua vendetta? Elbereth, lasciali al loro destino…non mi dirai…
- Draco ha rischiato la vita per salvare Harry Potter. Silente non ha voluto che fosse lui ad ucciderlo per potergli rendere salva l’anima. Tu hai ucciso Silente per evitare che Draco diventasse un assassino. Non possiamo vanificare tutti questi sacrifici. Piton la guardò in silenzio, poi – ed io cosa dovrei fare?
- Farmi passare…
Piton si avvicinò alla finestra dello studio e rimase a guardare il sole che stava tramontando. Pensava a quanto gli aveva detto Silente, sapeva che Elbereth era a conoscenza di ogni cosa. Era certo che sarebbe venuto il giorno in cui avrebbe dovuto espiare tutte le sue colpe e probabilmente quel giorno era arrivato.
Elbereth riusciva a percepire i pensieri di Severus. Sospirò.
- Sì, Severus. Posso capire. Temo le conseguenze di quello che andremo a fare, potrebbe essere molto pericoloso più per te che per me… Temo che Lord Voldemort vedendoti voglia assicurarsi che la bacchetta di sambuco diventi definitivamente e solamente sua. Temo, Severus, temo fortemente che vorrà ucciderti.
- La mia sorte è stata segnata ancora quando ho obbedito a Silente. L’Oscuro Signore pensa che la bacchetta di Sambuco ora obbedisca a me, hai ragione, quindi per me non è questione di se, ma di quando – poi voltandosi – Sì. Ti aiuterò.
Voldemort spostò lo sguardo da Lucius a Draco che rimase incredulo con gli occhi spalancati dal terrore.
- Mio figlio deve scontare il castigo che dovrebbe essere mio. E’ questa la mia punizione?
Lord Voldemort fece un sorriso di compiacimento.
- No! Vi prego! Prendete me. Sono io l’unico responsabile!
- Non temere Lucius, poi mi occuperò anche di te, ma alla fine!
Narcissa urlò – No! Mio figlio no!. Voldemort si girò verso di lei e quasi con noncuranza – Avada Kedavra!
Lucius ora era a terra vicino al figlio e guardava inorridito il corpo di sua moglie privo di vita. Gli restava solo Draco; sapeva che ora li avrebbe uccisi entrambi: lo avrebbe protetto ad ogni costo.
Lucius fece per prendere la sua bacchetta ma la cercò invano.
Voldemort non ci pensò due volte e con un gesto lo schiantò. Sbattè la testa contro lo spigolo del camino e un profondo taglio si aprì sul sopracciglio sinistro.
Voldemort si stava avvicinando loro ora ridendo apertamente per mostrare tutto il suo disprezzo, quando quello che vide lo lasciò senza parole.
- Severus…cosa fai tu qui?
Elbereth ne approfittò per avvicinarsi a Lucius: - Porta via Draco! Vattene subito! Vai a Grimmauld Place. Lì per il momento sarete al sicuro. Tu devi essere assolutamente curato.
- Narcissa…Non può stare qui…
- Ci penso io, non ti preoccupare.
- Se ci sono gli incantesimi di protezione non ci si può materializzare… – disse Lucius.
- Fallo e basta! – ripose Elbereth – E ora va via! SUBITO!
Lord Voldemort ebbe così la conferma di aver riconosciuto quella voce. Un suo vecchio nemico era tornato veramente. Bene, sarebbe stato più interessante.
- Vostra Malvagità – disse Elbereth portando al viso la bacchetta in segno di saluto.
- MyLady – disse Voldemort facendo altrettanto – sono contento che tu sia tornata. Devi proiettare fiducia in te stesso, benessere totale – quasi declamando e accompagnando con ampi gesti delle braccia ogni singola parola - ... e salutare i tuoi nemici come fossero vecchi amici. Renderai la mia vittoria ancora più schiacciante. Vedo che ti interessi ancora a quel perdente di Malfoy. Ma per me non ha più alcuna importanza. Invece trovo interessate questa nuova situazione: come sei riuscita ad entrare?
Poi si voltò verso Severus: - …Tu?
Severus si avvicinò – Elbereth. Pensa al corpo di Narcissa. Resto io qui.
- No Severus. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Adesso andiamo. Lascia stare. Sono altri che ci devono pensare. Abbiamo anche altre cose di cui occuparci… E guardò il corpo di Narcissa.
- Va via Elbereth. Va via. Hai promesso a Lucius… Va via!
Lord Voldemort rise: - Mi pare di assistere ad un battibecco tra innamorati…Molto, molto divertente…
Poi continuò – Bene Severus. In questo modo mi dai anche un motivo più valido per ucciderti…La bacchetta di Sambuco non mi obbedisce completamente perché in realtà appartiene a chi ha ucciso il suo precedente proprietario, quindi obbedisce a te. Questo tuo tradimento mi dà il pieno diritto ad accelerare il passaggio di proprietà...
- Ti prego Elbereth…racconta ad Harry la verità…
- Sì Severus. Harry saprà tutto
Elbereth si smaterializzò portando con sé il corpo di Narcissa facendo in tempo a sentire Lord Voldemort pronunciare l’anatema che uccide.
- Avada Kedavra!
- Severus…

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Capitolo 17
*** Vecchi nemici ***


Elbereth si materializzò nel cortile interno della casa a Grimmauld Place. Prese la bacchetta e lentamente iniziò a pronunciare un antico incantesimo. Il corpo di Narcissa venne avvolto da un sottilissimo e candido tessuto che alla fine divenne più duro della pietra. Poi lo sigillò.
Harry e i suoi compagni accorsero al piano di sotto quando seppero che i Malfoy erano stati fatti entrare.
Si fermarono improvvisamente: nel corridoio davanti alla porta della camera dove era stato portato Draco e videro un Lucius Malfoy completamente distrutto; era seduto e si contorceva le mani attendendo che qualcuno gli venisse a dire qualcosa.
- Mi fa pena – disse Hermione – mi fa veramente pena.
- Scusa Hermione? – disse Ron – Ripeti. Forse non ho capito bene. Ti fa pena? Hai già dimenticato chi è? Che ha tentato di ucciderci al Ministero?
- Ma lo non vedi stasera? Non riesci proprio a capire? E’ un genitore che ha visto torturare il proprio figlio. No. Nessuno merita questo.
Il signor Wheasly che era dietro, mise le mani sulle spalle di Ron. Capiva benissimo cosa Lucius potesse provare in quel momento.
Poi si aprì la porta della camera e ne uscì la signora Wheasly. Lucius si alzò in piedi di scatto.
- Venga signor Malfoy – gli disse – gli ho dato un sedativo per calmarlo: adesso sta dormendo.
Lucius si avvicinò al letto del figlio – Mi dispiace – sussurrò – Mi dispiace. E lo baciò in fronte.
Cercò di trattenere le lacrime e spostò gli occhi verso il corridoio. Vide Elbereth arrivare accompagnata da altri due Auror. Uscì e le corse incontro.
- Lady Whytwornian…Elbereth – le disse – Ti posso parlare? Ti prego…
- Andiamo là – gli rispose – ed indicò il corridoio che dava poi su un cortile interno.
Lucius rimase per un attimo immobile ad osservare il cortile illuminato dalle torce. Mise le mani sul davanzale della finestra come se cercasse di riprendere le forze; soprattutto stava cercando le parole giuste.
Vide il sarcofago e si voltò verso Elbereth: - Narcissa?
Elbereth annuì senza aggiungere altro.
Chiuse gli occhi e sospirò: - Già…- poi continuò - Cosa ne sarà adesso della mia famiglia? Che succederà a Draco?
Gli costava molta fatica a parlare, era sempre più debole. Una terribile commozione lo scosse interamente, le forze lo stavano abbandonando e con voce strozzata dall’emozione ripetè la domanda: - Che fine ci aspetta? Elbereth, il Ministero mi ha condannato, gli Auror mi hanno condannato. Il Signore Oscuro mi ha condannato. Sto solo aspettando che uno di questi…
Aveva ancora in mano la bacchetta del figlio, allungò le mani e gliela offrì.
- E’ tua Elbereth. Fanne quello che vuoi. Ti prego solo di proteggere Draco. E’ ancora un ragazzo, solo un ragazzo. Si è trovato coinvolto in qualcosa di molto più grande di lui.
Elbereth gli prese le mani e gliele racchiuse sulla bacchetta – No Lucius. Verrà il tempo per discutere anche di questo. Ascoltami, sei molto malato e hai bisogno di cure. Ti chiedo, no, ti ordino di restare in questa casa con tuo figlio fino a nuove disposizioni. Non prendere alcuna decisione, non uscire per nessuna ragione al mondo. La signora Wheasly saprà prendersi cura di entrambi. Resta qui.
Ron rimase sbalordito – Ma cosa sta succedendo?
- E’ una cosa mai vista – rispose Hermione – quello è il più grande gesto di sottomissione che può fare un mago. Malfoy deve essere proprio disperato.
La signora Wheasly gli andò incontro e gli disse: - signor Malfoy, per cortesia si metta su quel letto. Troverà un pigiama. I suoi polsi sono ridotti molto male, per cui aspetti a mettersi la casacca. Devo prima medicarla.
Dopo poco arrivò con una serie di boccette. Gli prese il braccio sinistro e quando lo girò vide con orrore il Marchio Nero. Per un attimo rimase in silenzio e spostò lo sguardo verso Malfoy che abbassò gli occhi. Poi disse: - Ah Al diavolo! Ora, signor Malfoy, le farò molto male, ma devo assolutamente mettere questo.
Lucius scosse appena la testa e sopportò il tutto in silenzio. Poi la signora Wheasly gli diede un sonnifero in modo da farlo dormire tutta la notte.
Elbereth entrò a notte inoltrata nella stanza e trovò la signora Wheasly ancora sveglia.
- Ancora in piedi?
- I nostri due ospiti sono ridotti piuttosto male. Almeno per questa notte preferisco vegliarli. Se la passeranno tutto sommato tranquillamente, domani potrò essere più serena.
- Sono contenta che si trovino in buone mani.
- Non so se se lo meritano però – disse la signora Wheasly, sorprendendo non poco Lady Whytwornian.
Elbereth rimase per un attimo in silenzio e poi disse: - Tutti hanno diritto ad un’altra possibilità.
- Che io sappia il signor Malfoy se l’è già giocata la sua.
- Vero – sospirò Elbereth – ma questa notte era disposto a morire per suo figlio. C’è ancora speranza. E in questi tempi bui e per quelli che verranno, è proprio della speranza che abbiamo bisogno.
Poi si avvicinò al letto dove Lucius stava dormendo un sonno apparentemente tranquillo e lo baciò. – Dormi amore mio, c’è ancora molto da fare e tu devi recuperare le forze.
 

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Capitolo 18
*** Un luogo sicuro ***


La signora Wheasly stava rifacendo la medicazione a Lucius, mentre Draco era sveglio e guardava il padre che cercava di nascondere il dolore che stava provando.
- Buongiorno – disse Elbereth entrando nella camera – vedo che siete entrambi svegli. Meglio così.
- Elbereth – disse Lucius, facendo una smorfia
- Mi scusi signor Malfoy – disse subito Molly – ma la avevo già avvertita che non sarebbe stato piacevole.
- No. Non fa nulla – si affrettò a dire Lucius.
- Signora Wheasly – continuò Elbereth – dovrei parlare da sola con entrambi. Lei meno sa, meglio è. Nel suo interesse.
Molly guardò con aria spaventata Lady Whytwornian ma si limitò a dire – Certamente. Ho finito. Ed  uscì.
- Dovete venire via con me senza fare alcuna domanda. Oggi stesso. Questa casa potrebbe non essere più sicura. Purtroppo aver abbassato le difese per permettere a voi di entrare ha avuto delle ovvie nefaste conseguenze.
Lucius guardò Elbereth poi annuì con la testa. – Sì. Sì. Immagino che sia meglio.
- Pensi di farcela?
- Ce la farò.
Elbereth guardò il volto molto pallido, gli occhi incavati e ancora rossi e gonfi, soprattutto il sinistro dove il taglio che aveva non era ancora completamente cicatrizzato.
- Vestitevi. Ho fatto preparare degli abiti puliti per entrambi. Fra dieci minuti andremo via.
- E dove andremo? – Draco aveva ascoltato fino ad ora senza dire alcuna parola, ma adesso era troppo: dovevano obbedire senza fare nessuna domanda? Senza ricevere nessuna spiegazione? Essere spediti come dei pacchi?
- Le spiegazioni a dopo. In un posto più sicuro.
Draco la guardò allibito. In un posto più sicuro? Dove? Poi vide che il padre aveva cominciato a vestirsi e fece lo stesso.
- Dove andiamo? – gli chiese.
Lucius lo guardò e rispose – Non lo so. Mi devo fidare di lei. Dobbiamo. Non ci è rimasto nessun’altro.
Elbereth tornò dopo poco e disse loro – Seguitemi.
Uscirono attraversarono un passaggio segreto che collegava la casa dei Black a Diagon Alley.
- Perché non ci smaterializziamo? – chiese Draco.
- Troppo pericoloso e poi sia tu che tuo padre non siete abbastanza in forze per farlo – disse Elbereth con un tono che non ammetteva repliche.
Arrivarono al villaggio di Hogsmeade e si diressero, attraverso strade secondarie, verso una vecchia casa decadente che si trovava al limitare del bosco. Entrarono ed Elbereth si diresse verso le scale che portavano in cantina. Lucius e Draco la seguivano senza parlare. L’odore della muffa e dell’aria stantia era forte e penetrante. Aprì una porta che conduceva in un buio e lungo corridoio che sembrava scavato nella roccia. – Lumos! – disse Elbereth alzando la bacchetta. Draco, che aveva ripreso la sua, fece altrettanto. Lucius si ricordò con grande rammarico che non ne aveva più una quindi seguì le deboli luci che aveva davanti.
Sentivano come un rumore di acqua corrente sopra le loro teste. Dovevano essere sotto il fiume che entrava o usciva dal lago oscuro. Finalmente una scala che saliva. Un’altra porta si aprì e si trovarono in una casa su una scogliera.
- Qui sarete al sicuro – disse Elbereth – Non uscite, non contattate nessuno, non fate magie neanche per passare il tempo, non fate nulla! Vi lascio uno dei miei elfi domestici per le faccende di casa. Vi consiglio di trattarlo con rispetto: vi ricordo che risponde a me, non a voi.
Draco stava per andare su tutte le furie, ma Lucius lo fermò: - Grazie. – si limitò a dire, ma dietro c’erano moltissime parole che solo Elbereth poteva capire.
- Ma è come se fossimo nuovamente in prigione, solo che è dorata questa volta e non abbiamo le catene ai polsi.
- Sarà anche una prigione – disse Lucius – ma qui rimarremo vivi. E, almeno per il momento, non saremo torturati – aggiunse poi sottovoce.
- Stasera cenerò qui con voi – disse poi Elbereth – domani mattina uscirò presto e poi sarà questione solo di tempo.
Oliver, l’elfo domestico che sarebbe rimasto nella casa sulla scogliera, preparò una cena sontuosa: una zuppa di funghi porcini, un agnello arrosto con patate, una crostata di fragole e rabarbaro. Il tutto accompagnato da ottimo vino.
- Prego, siete mie graditi ospiti – disse Elbereth – non credo che siate in vena di fare i complimenti.
Lucius e Draco si sedettero a tavola: avevano quasi dimenticato cosa volesse dire fare un pasto degno di quel nome.
La buona cena e l’ottimo vino per un attimo avevano riscaldato gli animi e per alcune ore il mondo era rimasto chiuso fuori.
Alla fine del pasto Draco si alzò e andò verso il camino. Aveva da tempo notato l’anello che portava Elbereth, ma la vista dello stemma lo aveva completamente sorpreso: il grifone che sormontava tre torri era piuttosto comune, ma il serpente che ne abbracciava nelle fondamenta lo lasciò stupefatto.
Si girò verso il padre con uno sguardo interrogativo.
Lucius lo raggiunse vicino al caminetto acceso – Questo dovrebbe chiarirti molte cose.
- Mi faccio molte domande, invece.
- Vedi Draco – iniziò a parlare Elbereth – Non esiste un netto confine tra quello che è giusto e quello che è sbagliato, tra la magia praticata dagli Auror o dai Mangiamorte, tra la Magia Bianca e le Arti Oscure.
Non puoi esercitare l’una e negare l’altra. Quello che fa la differenza è il controllo che puoi avere su te stesso. Una volta che si capisce la potenza della Magia Nera ci si rende anche conto di quanto sia facile fare il passo e perdersi in essa. L’essere umano brama il potere e le Arti Oscure ti fanno vedere quanto sia facile impossessarsene. La mia famiglia è da generazioni sul confine tra Luce e Oscurità. Non siamo mai stati però servitori del Male. Al contrario, abbiamo sempre cercato di conoscerlo e capirlo per poterlo affrontare.
Non è facile Draco, credimi, molti si sono persi nell’illusione che veniva fatta loro vedere.
Sorrise – no Draco, tuo padre è ancora molto lontano dall’esserne pervaso. Nessuno di voi due ha veramente idea di cosa possa voler dire entrare nella spirale che ha inghiottito Tom Riddle.
Elbereth ad un certo punto si alzò e disse – Lucius, ti devo rifare la medicazione. Oliver, per cortesia prepara tutto l’occorrente. Ricorda che poi dovrai farlo tu ogni giorno.
- Sì MyLady – e si inchinò fino quasi a toccare la terra con la fronte.
Tutti gli eventi erano improvvisamente tornati. Lucius ebbe una stretta allo stomaco ripensando a tutto quello che era successo. Tutto era tornato terribilmente reale.
Draco si alzò dicendo che era molto stanco e si diresse verso quella che era stata indicata come la sua camera: era molto bella, ampia e riccamente arredata, ma lui non vedeva nulla di tutto ciò. Pensava solo a sua madre.
Lucius ed Elbereth invece si sedettero davanti al camino e lentamente gli svolse le bende. Entrambi i polsi erano ancora molto gonfi e rossi, ma almeno l’infezione era stata fermata.
Di nuovo quel dolore quasi insopportabile; questa volta Lucius chiuse gli occhi. Non voleva che Elbereth lo vedesse piangere. Quando ebbe finito gli si avvicinò e lo baciò dolcemente.
- Vedo quanto stai soffrendo, sai?
- Perché lo fai? Perché ci stai aiutando?
- Credo che sia stato andato perso fin troppo sangue magico e purtroppo ne sarà versato ancora. Lucius, tu sai benissimo qual è sempre stata la posizione mia e della mia famiglia sui purosangue.
Non ci siamo mai apertamente schierati dato che abbiamo sempre ritenuto questa discussione di poca importanza rispetto alle più alte questioni magiche.
Non abbiamo mai seguito la follia dell’Oscuro Signore e le sue guerre contro i Nati Babbani e i Mezzosangue.
Ma questo non significa che abbiamo posizioni diverse o che non condividiamo alcune visioni.
Quello che non abbiamo mai accettato è la persecuzione: come hai potuto vedere ho elfi domestici al mio servizio, ma li rispetto, come rispetto i folletti e la loro conoscenza della lavorazione dei metalli: non sono secondi a nessuno in quest’arte.
Era la prima volta che Elbereth dichiarava apertamente le sue idee, anche se ai più erano ben note, e questo le procurava a volte delle “incomprensioni” specie nelle votazioni di alcune leggi che coinvolgevano anche il mondo Babbano e la divulgazione del sapere magico.
- Buonanotte Lucius – disse poi – ci aspettano giorni molto difficili ed è meglio riposare finché ci è possibile.
 

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Capitolo 19
*** L'ultimo scontro ***


Più il tempo passava più le visioni di Harry erano frequenti; era come se la sua mente e quella di Lord Voldemort fossero ormai diventate una cosa unica. Poteva provare tutto quello che il Signore Oscuro sentiva ed ora una preoccupazione sempre maggiore stava crescendo il lui.
Aveva continue visioni di oggetti che ruotavano attorno a lui in maniera sempre più vorticosa e alla fine si univano fino a formare una cosa sola.
Cominciava a capire…
Era sera inoltrata ed erano seduti tutti e tre attorno al tavolo in silenzio al lume di alcune candele. Stavano giocherellando con le fiamme facendole fluttuare nell’aria; doveva essere qualcosa di divertente, in realtà si limitavano a guardarle svogliatamente.
Harry alzò gli occhi con aria triste.
- Cosa c’è Harry? – chiese Hermione.
Si alzò ed iniziò a camminare avanti e indietro. Poi si risedette sbuffando.
- Stavo riflettendo. Abbiamo distrutto il diario, l’anello, il medaglione, la coppa, il diadema. Voi-Sapete-Chi è sempre più arrabbiato. Lo sento. E credo di iniziare a capire il perché…
- Non devi lasciarlo entrare. Lo sai. E’ pericoloso – gli disse Hermione – Silente ha fatto di tutto perché tu lo tenessi fuori.
- Non posso farci niente Hermione. E poi la preside mi ha…
Si fermò, non era sicuro di voler raccontare ai suoi amici quanto Elbereth gli aveva detto. Probabilmente non avrebbero capito.
- Cosa ti ha detto di fare? – chiesero quasi in coro Ron ed Hermione.
Harry si alzò di nuovo: - Mi ha fatto capire che sono un collegamento diretto con la sua mente; ma indirettamente mi ha anche fatto capire che anch’io faccio parte della sua anima. Sono io che dovrò concludere. Sono io che chiudo il cerchio…
- Cosa vorresti dire? Harry? Cosa stai dicendo?
- Non capite? – era arrabbiato, ma più con se stesso che con i suoi amici – Faccio anch’io parte di lui…
- No Harry. No! Ci deve essere un’altra strada… - disse Hermione piangendo – Non posso credere che Silente ti abbia fatto arrivare fino a questo punto senza dirti nulla. Non è possibile che sia questa la soluzione…
Harry la guardò sospirando.
- Sentite. Un passo alla volta… Abbiamo ancora il serpente da uccidere. E poi vedremo.
Una grande tristezza si impadronì dei tre ragazzi. Harry li abbracciò: sapeva che doveva comunque portare a termine il compito che gli era stato assegnato, in un modo o nell’altro. Era pronto. Si sentiva pronto a concluderlo.
Era passata da poco l’ora di pranzo quando Harry raggiunse il castello. Attorno a lui vide solo rovine. Entrò da quello che restava del portone principale che era divelto e bruciato e lo spettacolo che gli si aprì fu orribile.
L’atrio principale era stato trasformato in un ospedale improvvisato; decine di letti erano stati preparati per depositarci i feriti. A terra invece erano stesi i morti, pietosamente coperti da delle lenzuola.
Tutti si voltarono a guardarlo. Harry era ancora incredulo davanti a tanta violenza.
Si mise ad urlare: - Tom! Tom Riddle! E’ me che vuoi! Perché tutti questi morti? Loro non ti hanno fatto niente!
Un sussurro iniziò a sollevarsi nell’aria e divenne sempre più distinto: - Harry! È un trucco tra disonesti l'offrire sacrifici che non sono necessari, o non sono possibili, per evitare di fare quelli che sono richiesti. Guardati attorno. Sono morti per colpa tua…
Uscì dal castello. Enormi nuvoloni erano tutto attorno al castello e correvano per il cielo spinti dal vento.
- Tom Riddle! Ti sto aspettando – disse poi fermandosi in mezzo alla piazza del castello, proprio davanti al ponte.
Passeggiava avanti e indietro con la fronte aggrottata e gli occhi pieni di rabbia. Aveva ancora davanti a sé le immagini dei morti e dei feriti dentro il castello, le immagini di amici che non avrebbe mai più rivisto.
- Allora? Che aspetti?
Stringeva la bacchetta nelle mani, ricordando solo in quel momento che non era la sua. Di chi era? Non lo ricordava più. Quante cose erano successe in così poco tempo.
Guardò poi verso la collina che sovrastava la piana di fronte ad Hogwarts e vide un uomo avvolto in un mantello che lo stava osservando. Poi un fischio stridulo e secco ed erano uno di fronte l’altro.
Una densa pioggia iniziò a cadere e ben presto entrambi erano fradici.
- Ebbene? – disse Harry cercando di nascondere l’ansia che lo attanagliava – sono qui. Io sono pronto. Tu lo sei?
- Harry. Finalmente dopo tutto questo tempo. Finalmente il mondo saprà chi è il più grande mago di tutti i tempi, e nessuno si ricorderà più di te.
- Allora avanti! Cosa stai aspettando?
Rimase immobile davanti a lui fissandolo negli occhi.
Voldemort alzò la bacchetta con un gesto elegante cercando di enfatizzarlo al massimo: - Avada Kedavra!
Harry cadde a terra travolto da un lampo di luce.
Anche Voldemort si ritrovò a terra. Provava un grande dolore al braccio destro; la bacchetta stava ancora tremando: si stava ribellando. Bellatrix corse ad aiutarlo: - Mio signore…Vi aiuto…
Voldemort si rialzò furioso. Poi guardò il corpo di Harry e si mise a ridere.
- Arrendetevi! Ormai non avete più scampo. Arrendetevi! E unitevi a me. E’ la vostra sola e unica possibilità di avere salva la vita.
Gli insegnati e gli studenti di Hogwarts uscirono e rimasero attoniti, increduli. Alcuni piangevano. Altri scuotevano il capo sconsolati.
Anche Elbereth uscì sul piazzale e guardò Voldemort.
- Come vedi, mia cara, il tuo protetto, il prescelto, l’eroe di Silente giace qui a terra…morto…!
- Dici? – gli chiese Elbereth.
Voldemort si voltò e il ghigno che aveva sul viso gli si spense lasciando posto ad un’espressione di orrore che si stava trasformando in pura ira.
- Cosa???
Il corpo di Harry era sparito nel nulla.
- Come puoi vedere…non c’è nessun corpo a terra, mio caro… E adesso vediamo di concludere.
Iniziarono a duellare; Elbereth si limitava a difendersi. Tutto quello che stava facendo era per avvicinarsi sempre di più al serpente.
Dovette dare fondo a tutta la sua capacità nell’occlumanzia per evitare che capisse cosa in realtà stava cercando di fare. Appena arrivata vicino a Nagini urlò: - Harry! Adesso Voldemort è tuo!
E nello stesso istante prese il dente di basilisco che aveva tenuto nascosto nello stivale e lo piantò in testa a Nagini. L’enorme serpente si divincolò e poi stramazzò a terra morto.
- Noooooo! – esclamò Voldemort provando un profondo ed intenso dolore.
Elbereth lo salutò con un sorriso e si smaterializzò.
Riapparve nel salone di ingresso: - Minerva! Coraggio. Noi dobbiamo occuparci degli altri Mangiamorte. Voldemort non è affar nostro. Non lo può essere.
Raggiunsero il salone principale dove i membri dell’Ordine della Fenice, i professori di Hogwarts e tutti gli studenti che erano in grado di farlo si stavano scontrando con i seguaci di Voldemort.
Lucius era rimasto a Grimmauld Place; camminava inquieto nella sua stanza. Poi prese una decisione e andò da suo figlio: - Draco, prestami la tua bacchetta.
- Cosa vuoi fare? Dove vuoi andare?
- Non farmi domande. Prestami la tua bacchetta. E imperiosamente allungò la mano.
Si smaterializzò e ricomparve ad Hogwarts: ormai non c’erano più difese per cui si poteva facilmente entrare. Si guardò attorno e cercando con gli occhi Elbereth. Si voltò di scatto e fece appena in tempo a ripararsi dietro alcune macerie: riuscì ad evitare l’anatema che gli era stato scagliato contro. Si infranse contro una colonna facendo partire delle schegge che gli ferirono il viso.
- Dannazione!
Si asciugò il sangue che colava con la mano. Poi si voltò di scatto: aveva sentito qualcuno ripararsi nello stesso posto.
Puntò la bacchetta e l’altro fece altrettanto
- Cosa fai qui Lucius? – chiese Elbereth con un tono carico di sorpresa.
- Vi do una mano…
- Lucius! – urlò stupefatta Bellatrix - Cosa fai? Cosa stai facendo? Il Signore Oscuro doveva ucciderti subito! E’ stato magnanimo con te e tu adesso lo tradisci. Cos’è? Il tuo vecchio…AMOOORE…ti ha convertito?
- Bellatrix. Ha ucciso Narcissa…torturato me e mio figlio…Come posso servirlo ancora?
- Ha avuto quello che si meritava. Prima ha sposato un incapace smidollato come te…poi ha cresciuto un bambino viziato e capriccioso. Cosa mai trovasse in voi, me lo sono sempre chiesto. Io sono gli sono sempre stata fedele, io gli sono sempre stata accanto, io non ho mai rinnegato il suo nome. Tu cosa hai fatto? Ti sei nascosto nella tua villa. Ti sei sempre nascosto dietro Narcissa. E lei te lo ha sempre permesso…Se lo meritava di morire. Ha disonorato a sufficienza i Black! E ha raggiunto quell’infame traditore di mio cugino Sirius.
- Avada Kedavra! – disse improvvisamente Lucius – Addio Bellatrix…
Harry e Voldemort si trovarono nuovamente a confronto.
- Harry Potter…il ragazzo che è sopravvissuto ancora una volta…il ragazzo che è venuto a morire. Definitivamente,  mi auguro…
- Harry… Riguardo a sacrificio e a spirito di sacrificio le vittime la pensano diversamente dagli spettatori; ma da tempo immemorabile non si è mai data loro la possibilità di dirlo…- continuò Voldemort – se vuoi, prima di morire, puoi darmi il tuo parere…
Rise.
- Il compromesso non è altro che il sacrificio di una cosa buona o giusta fatto nella speranza di conservarne un'altra; tuttavia troppo spesso si finisce per perderle entrambe. Tu perderai la tua vita e non avrai potuto salvare nessuno, Harry…
Harry si alzò in piedi. Si sentiva incredibilmente calmo.
- Nulla si ottiene senza sacrificio e senza coraggio. Se si fa una cosa apertamente, si può anche soffrire di più, ma alla fine l'azione sarà più efficace. Chi ha ragione ed è capace di soffrire alla fine vince. E tu morirai…
Quasi contemporaneamente evocarono l’anatema che uccide. Ma la bacchetta di sambuco si stava rifiutando di combattere contro il suo reale proprietario.
Lentamente ma inesorabilmente la maledizione che Voldemort stava scagliando contro Harry gli si stava ritorcendo contro rafforzata anche da quella che lo stesso Harry gli aveva lanciato. Le sue forze stavano venendo meno. Alla fine la bacchetta si disintegrò e Voldemort con lei.
Ron ed Hermione corsero fuori: - Ma eri morto. Eri là a terra…
- No. Quello che è morto era il suo Horcrucx. L’ultimo rimasto. E Lady Whytwornian ha fatto in modo che mentre distraeva Voldemort, il mantello di mio padre mi ricoprisse.
Furono raggiunti anche da Elbereth e Lucius. – Ma cosa è successo? – le chiese.
- La bacchetta di sambuco non voleva uccidere il suo reale possessore, quindi ha preferito autodistruggersi, portandosi dietro in questo modo anche Voldemort. Spero per sempre.
 

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Capitolo 20
*** Il giorno delle verità ***


Era passato ormai un mese dalla battaglia finale e dalla caduta di Lord Voldemort. La ricostruzione delle parti del castello andate distrutte durante lo scontro era quasi ultimata e tutti si stavano organizzando per l’imminente inizio del nuovo anno scolastico.
- Harry, volevo raccontarti alcuni fatti che sicuramente ti faranno cambiare idea su alcune persone. L’ho promesso al professor Piton ed ora è il momento che io ti racconti la verità:
era un Mezzosangue e la sua famiglia non aveva mai versato in buone condizioni economiche. La cosa più bella che gli fosse mai capitata è stato l’incontro con Lily… sì Harry, tua madre.
E l’ha amata, per tutta la vita.
Era un solitario e particolarmente attratto dalle Arti Oscure, forse per compensare il fatto di non essere particolarmente amato dagli altri ragazzi. Tuo padre non gli ha certo reso la vita facile…
E così fu spinto ancora di più verso il baratro e si unì ad un gruppo di simpatizzati delle Arti Oscure, si unì ai Mangiamorte.
Tua madre l’aveva capito, ma non riuscì a dissuaderlo. L’amore che lui provava per Lily non fu sufficiente: il loro rapporto di amicizia finì e lui precipitò lungo la pericolosa china delle Arti Oscure.
Quando comprese che Lord Voldemort avrebbe dato la caccia ai tuoi genitori con il preciso intento di ucciderli, sentendosi responsabile per quanto gli aveva riferito su di una Profezia fece un gesto di grandissimo coraggio: si recò da Silente e gli raccontò tutto. Da allora ha continuamente messo in grave rischio e pericolo la sua vita per riferire all’Ordine della Fenice ogni mossa di Voldemort e dei suoi seguaci. Erano in pochi che sapevano del suo reale compito. Era fondamentale che il suo segreto fosse ben custodito.
Continuò a rimanere a fianco di Silente anche dopo la caduta di Voldemort, avvenuta grazie a te, sapendo che sarebbe ritornato e avrebbe portato a termine quello che non era riuscito a fare.
Tu per lui sei sempre stato una croce: gli ricordavi ogni giorno la donna che aveva amato. L’unica donna che avesse mai amato…e che era morta per colpa sua, per quanto lui aveva riferito all’Oscuro Signore.
Poi Voldemort riesce a riprendere corpo, quella sera in quel cimitero e Severus riprende il suo posto accanto a lui eseguendo ancora ordine di Silente stesso.
Purtroppo è accaduto un fatto imprevisto: Silente si era spinto un po’ troppo in là quando riuscì a trovare l’anello dei Gaunt. La sua voglia di conoscere questa volta gli era stata fatale. La maledizione che lo aveva colpito che gli lasciava pochi mesi di vita. Si è quindi nuovamente rivolto a Severus e gli ha ordinato di ucciderlo. Voleva preservare l’anima di Draco, incaricato dall’Oscuro di compiere tale delitto per punire Lucius sia per errori commessi che per la sua vanità.
Si Harry, hai ragione quando dici che ho sempre avuto un occhio di riguardo per i Malfoy, ma credimi, hanno pagato a caro prezzo le loro scelte.
Piton quindi si è trovato a dover compiere un doloroso dovere e uccide l’unica persona che abbia mai creduto in lui. Ti assicuro che questo gesto gli è costato più di quanto tu possa immaginare. Poi, alla fine, ha anche sacrificato la sua vita, sempre per proteggerti, impedendo a Voldemort di capire che non era lui il vero padrone della bacchetta di Sambuco, ma tu. Lo eri diventato, come hai capito alla fine, quando hai disarmato Draco, la notte in cui Silente fu ucciso. Draco lo aveva disarmato e così ne era diventato il proprietario. Poi tu ti sei confrontato con lui e quindi da quel momento rispondeva a te. Ma era essenziale che questo Voldemort non lo venisse a sapere.
Severus ti voleva bene, Harry. Gli ricordavi tua madre, Lily. E si è sacrificato per te e per tutti. Ricordalo con onore e pensa a quello che ha dovuto sopportare in silenzio e in totale solitudine.
Ora, se non ti dispiace, devo parlare con Lucius e suo figlio, prima che vengano condotti ad Azkaban in attesa di essere processati.
Harry la guardò stupito: - Ma come?
- Non sono mai stati processati. Sono stati entrambi arrestati, è vero, ma non hanno mai subito un processo. Gli sono stati contestati formalmente quattro reati e le accuse a loro carico sono ancora in corso.
- Ma…
- Buona giornata, Harry.
In questo modo aveva lasciato chiaramente intendere che la conversazione era finita. Harry si alzò ed uscì dall’ufficio.
Elbereth guardava in piedi dalla finestra il lago che si stendeva ai piedi del castello.
- Perché Lucius? Perché sei venuto qui a combattere?
- Non avevo scelta Elbereth…Nessuno può capire il peso di quanto porto dentro. Nessuno può comprendere cosa voglia dire essere quello che sono e che sono diventato. Tutti mi vedono per come appaio, io per gli altri sono come i loro occhi mi vedono: un opportunista, un nobile ricco e viziato.
- Potevi scegliere…
- Sì. Hai ragione. Ma non avevo più niente da perdere. Io non sono più quello che ero e ho scelto il mio destino.
- In questo modo hai scelto anche per Draco…
- Lui aveva già fatto la sua scelta.
- Va bene. Fidatevi di me… Adesso resterete qui, in questa stanza. Io ho da fare. Devo preparare un paio di discorsi.
Uscì dal suo ufficio, mentre Lucius e Draco rimasero seduti senza riuscire a pronunciare alcuna parola.
Attendevano in silenzio che le guardie del Ministero li venissero a prendere per portarli in tribunale. Elbereth aveva lasciato detto loro che li avrebbe raggiunti in aula in tempo per il processo.
Bussarono alla porta ed entrarono sei guardie accompagnate dal Guarda Sigilli. Questi prese il rotolo di pergamena che aveva ancora la ceralacca, lo aprì e cominciò lentamente a leggere:
- Lucius Malfoy. Draco Malfoy. Siete stati convocati dal tribunale della Magia per rispondere dei seguenti reati:
siete accusati di appartenere ai Mangiamorte
siete accusati del concorso in omicidio di Albus Silente
siete accusati del concorso in omicidio di Cedric Diggory
siete accusati di cospirazione contro il Ministero
Alzatevi, consegnate le vostre bacchette e seguiteci senza opporre resistenza.
Si misero in piedi e Draco con mani tremanti consegnò la sua bacchette al Guarda Sigilli. Lucius invece disse – La mia è andata spezzata. Ma questo lo sapete già…
Poi due delle guardie si avvicinarono e fecero per mettere loro le catene.
- Non serviranno – disse Lucius – vi seguiremo…
Le guardie guardarono il Guardia Sigilli che annuì: - Va bene così. Andiamo.
Lucius e Draco uscirono scortati in silenzio.
 

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Capitolo 21
*** Il processo ***


Entrarono in una sala dove erano presenti molte persone e vennero incatenati a due sedie poste di fronte al Giudice.
Lucius cercò di rincuorare il figlio: - Draco, farò tutto quello che posso per salvarti. Tutto.
Vennero ripetute le accuse:
- Lucius Malfoy. Draco Malfoy
siete accusati di essere dei Mangiamorte
siete accusati del tentato omicidio di Albus Silente
siete accusati di concorso nell’omicidio di Cedric Diggory
siete accusati di cospirazione contro il Ministero
Come vi dichiarate?
- Posso parlare? – chiese Lucius
- Siamo tutti interessati a quanto ci vorrai dire – replicò il Giudice
- Mi dichiarerò colpevole di ogni reato che mi verrà contestato. Non cercherò attenuanti. Accetterò la condanna che mi verrà inflitta, qualunque essa sia. Vi prego, vi prego solo di risparmiare mio figlio. E’ stato costretto…
- Stai chiedendo tanto Lucius – replicò il Ministro – le accuse contro tuo figlio sono gravi tanto quanto le tue.
- Una mia completa confessione chiuderebbe la faccenda. Adesso.
Il Ministro si alzò pieno di ira e si avvicinò ai due imputati. Prese loro il braccio e sollevò la manica ad entrambi: - Questo marchio e questo sono già una prova. Non ne avremmo bisogno di altre! Le leggi ti tormentano perché sei reo, perché puoi essere reo, perché voglio che tu sia reo!
Si alzò uno dei presenti e iniziò a parlare con calma.
- Signori , vi ho già presentato le prove e le testimonianze a favore di Draco Malfoy e non credo che sia necessario soffermarsi ancora.
Lucius riconobbe Elbereth ancora prima di vederla, dalla sua voce, tranquilla ma ferma con cui proferiva quelle parole.
- Sono state depositate e visionate a lungo; i testimoni sono stati controinterrogati e sono stati dichiarati assolutamente attendibili e inconfutabili.
Per quanto riguarda la posizione di Lucius Malfoy: tenete presente quanto ha dovuto affrontare in quest’ultimo anno. Alla fine ha avuto anche il coraggio di rivoltarsi contro il suo Signore nel momento in cui stava per uccidergli il figlio dopo averlo torturato davanti ai suoi occhi. Non dimentichiamo poi che anche sua moglie Narcissa è stata uccisa sempre nel tentativo di proteggere il figlio Draco e sempre da Lord Voldemort. Infine di sua spontanea volontà è venuto a combattere ad Hogwarts. Nessuno glielo aveva chiesto. Poteva restare tranquillo nella casa in cui lo avevo portato.
La prima volta che il Signore Oscuro era caduto non aveva avuto il coraggio di dichiarare la sua colpevolezza e aveva addotto l’attenuante di essere stato colpito dalla maledizione Imperius. Oggi è qui davanti a questa Corte ad ammettere le sue colpe. Si è consegnato senza opporre resistenza.
Sappiamo che Lord Voldemort è stato nuovamente sconfitto e forse per sempre, ma non dobbiamo anche dimenticare che il male conosce sempre la strada del ritorno.
Oggi molti dei Mangiamorte sono stati uccisi o sono ad Azkaban, ma non tutti.
- Infatti. Ne abbiamo due davanti – disse il Ministro con aria sprezzante.
Elbereth continuò come se neanche avesse sentito quelle parole: - Credo quindi che potremmo accordare una specie di salvacondotto al signor Lucius Malfoy in cambio di un suo impegno al Ministero a fianco degli Auror come esperto nelle Arti Oscure per riconoscere e catturare i Mangiamorte rimasti.
- MyLady – intervenne il Giudice – credo che la Vostra competenza sia più che soddisfacente nel ricoprire il ruolo.
- Vi ringrazio della stima, ma Vi ricordo anche che sono da sola. Nessuno al momento mi può affiancare per conoscenza e competenza. Il signor Malfoy potrebbe essere la persona adatta.
Ricordo ai presenti che è un mago molto abile.
- Cosa?! Cosa?! – disse il Ministro strabuzzando gli occhi e quasi ebbe un colpo nel sentire quelle parole.
- Un Mangiamorte che lavora con gli Auror? Un Mangiamorte nel Dipartimento più delicato di tutto il Ministero?
- Sentiamo cosa ha da dire questo Mangiamorte in proposito - replicò Elbereth – Lucius, ebbene?
- Stiamo aspettando tutti, Lucius. – Disse, questa volta con voce grave, Elbereth.
Lucius aveva seguito incredulo l’intero dibattito.
- Qualsiasi cosa. Qualsiasi. Vi giurerò totale fedeltà.
- Come quella che hai giurato al Signore Oscuro? - Ghignò il Ministro
- Lord Voldemort ha ucciso mia moglie, mi ha torturato, quasi ucciso, avrebbe ucciso mio figlio davanti ai miei occhi. La mia lealtà verso di lui è stata ripagata in questo modo.
- Questo tribunale si ritira per deliberare – disse con tono cupo il Giudice – abbiamo ascoltato i testimoni e gli imputati. Torneremo per emettere la sentenza definitiva.
E i giurati si alzarono e uscirono in silenzio.
Lucius e Draco rimasero incatenati alle sedie. Il tempo pareva infinito. Non passava mai.
- Cosa ci succederà? – chiese Draco tremante.
- Non lo so.
Dopo un paio di ore che erano parse eterne, la porta della Camera di Consiglio si aprì e ne uscirono i Giurati seguiti dal Giudice e dal Ministro.
Quattro guardie si avvicinarono a Lucius e Draco e gli sciolsero i polsi dalle catene.
- In piedi – disse agli imputati il Guarda Sigilli
Vennero tirati su di forza da due guardie ciascuno.
Draco ripeteva continuamente nella sua mente: non voglio morire, non voglio morire. Lucius invece non aveva più pensieri, la sua mente era completamente svuotata. Attendeva ormai rassegnato la sentenza.
Avrebbe solo chiesto la grazia di assistere al funerale di Narcissa che si sarebbe svolto l’indomani.
- Draco Malfoy: questa è la sentenza:
Per l’accusa di appartenenza ai Mangiamorte: COLPEVOLE
Per l’accusa di cospirazione contro il Ministero: COLPEVOLE
Per l’accusa del tentato omicidio di Albus Silente: INNOCENTE
Lucius sentendo questo aveva iniziato a sperare almeno per suo figlio.
- Lucius Malfoy: questa è la sentenza:
Per l’accusa di appartenenza ai Mangiamorte: COLPEVOLE
Per l’accusa di cospirazione contro il Ministero: COLPEVOLE
Per l’accusa di omicidio di Cedric Diggory: INNOCENTE
Bene – continuò il Giudice – il riconoscimento della vostra colpevolezza per i primi due capi di accusa sarebbe sufficiente per mandarvi ad Azkaban per sempre. Tuttavia vi sono state riconosciute delle attenuanti.
Quindi, in base a quanto emerso, la condanna è SOSPESA – badate bene – SOSPESA. Vi viene accordato un temporaneo salvacondotto che sarà oggetto di continua valutazione.
Siete liberi di tornare nella vostra casa.
Le bacchette vi verranno riconsegnate dopo che verranno marchiate. Se dovessero venire usate per qualsiasi cosa che sia al di fuori di quanto vi sarà permesso fare, lo verremmo a sapere immediatamente. Il vostro salvacondotto in questo caso verrà annullato e la condanna messa in atto.
Vi è tutto chiaro?
Entrambi annuirono in silenzio.
Il giudice riprese a parlare:
- Non ho finito. Lucius Malfoy. Resta ancora aperta la questione di aver fatto entrare dei ricercati al Ministero e del furto di profezia all’Ufficio Misteri.
Lucius impallidì: - Ho pagato! Ad Azkaban! Sei mesi ad Azkaban subendo le più inimmaginabili sevizie! Ho pagato per quello!
Spostò lo sguardo terrorizzato su Elbereth: - Ho fatto tutto quello che mi avete chiesto. Tutto! E a che prezzo…
- A mio avviso, Malfoy – continuò il giudice - te la cavi comunque troppo a buon mercato e non lo meriti. E poi non sei uscito da Azkaban, sei evaso…
Elbereth intervenne in sua difesa:
- Ha ammesso la colpa, ha ammesso di meritare la pena. Le vicende avvenute al Ministero – Ufficio Misteri e il conseguente tentato furto della profezia non erano nell’ordine di arresto.
- Lady Whytwornian, nuovamente prende le difese dei Malfoy… Adesso si sta aggrappando a cavilli legali.
- No. E’ la legge. Non c’era nessun riferimento né ai fatti dell’Ufficio Misteri né riguardo l’evasione da Azkaban. Dovrete intentare un nuovo processo in cui le accuse siano chiaramente definite.
Lucius guardò Elbereth stupito. Un nuovo processo? Con nuove accuse? Non voleva crederci. Aveva appena assistito alla lettura della sentenza che gli concedeva la libertà e adesso si stava parlando di un nuovo processo dal quale questa volta non avrebbe avuto facile assoluzione.
- Wheasly – disse Lucius – è venuto a godere delle mie disgrazie?
- Malfoy – disse il padre di Ron – non mi è mai stato simpatico. Non lo nascondo. Questo non significa che io approvi quello che le hanno fatto. Sono venuto a vedere come stava. Ma vedo che dopotutto non è cambiato.
Lucius stava per replicare poi sospirò e abbassò lo sguardo scuotendo la testa. Il signor Wheasly rimase per un momento fermo in piedi indeciso su cosa dire, poi aggiunse: - No. Va bene così. Buonasera Elbereth. Malfoy…
- Ce la fai a tornare a casa? – chiese Elbereth vedendo che si sorreggeva a stento in piedi.
- Sì. Ce la faccio. Sarà molto più dura domani.
- Mi dispiace per Narcissa – disse infine Elbereth.
- Non avrebbe dovuto morire lei – disse solamente Lucius.
Il giorno dopo una folla di maghi e streghe attendeva in silenzio l’arrivo del corteo funebre.
La bara era portata da sei maghi a piedi, dietro seguivano da soli Lucius e Draco. Pensavano che nessuno avrebbe partecipato al funerale e quando alzarono gli occhi e videro tutta quella gente, la loro sorpresa fu enorme.
C’erano tutti gli studenti e gli insegnanti di Hogwarts, gli impiegati del Ministero della Magia, i membri dell’Ordine.
Lentamente entrarono nella tomba di famiglia e calarono Narcissa nella fossa che era stata preparata. Uno alla volta, tutti i presenti passarono davanti in silenzio facendo cadere un fiore sopra la bara. Draco aveva cercato in tutti i modi di mantenere il contegno, ma non resistette più e si lasciò andare in un pianto liberatorio tra le braccia del padre che lo abbracciò con gli occhi lucidi e rossi.
Quando fu la volta di Hermione a passare, depose una rosa bianca e tutto quello che riuscì a fare fu di scuotere la testa e andare via piangendo. Anche Harry aveva portato un fiore e quando fu il suo turno disse – Lo so, Draco, fa male. Molto.
Poi tutti i presenti alzarono al cielo le loro bacchette in segno di onore e rispetto.
Piano piano ognuno tornò verso la propria casa e verso la sua vita. Anche Lucius e Draco rientrarono a Villa Malfoy che trovarono più buia e fredda che mai.
 

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Capitolo 22
*** Il nuovo incarico ***


Il giorno dopo sia Lucius che Draco ricevettero un gufo: il primo doveva recarsi al Ministero della Magia, il secondo prendere l’espresso per Hogwarts. Il nuovo e, almeno per lui, ultimo anno scolastico sarebbe comunque iniziato ed era sottolineata l’importanza che si presentasse regolarmente a scuola.
Lucius invece arrivò all’ingresso del Ministero e si fermò: dove sarebbe dovuto andare? I dipendenti andavano e venivano senza prestargli molta attenzione.
Si avvicinò all’impiegato del Bureau Centrale e disse: - Mi hanno convocato. L’impiegato senza alzare lo sguardo chiese: - Nome?
Lucius ebbe un guizzo d’ira negli occhi. Stava per dire: - Non mi pare necessario. Ma dopo aver ripreso fiato disse semplicemente: - Lucius Malfoy.
Solo l’anno prima avrebbe chiesto una punizione disciplinare all’impiegato dell’ingresso che si fosse permesso di rivolgersi a lui in quel modo.
Scorse l’elenco dei convocati della giornata e si limitò a dire: - Quarto livello, stanza cinque.
Entrò nell’ascensore e dopo poco arrivò al dipartimento Arti Oscure e Magia Nera.
Non erano molti i maghi che potevano accedere a quel livello e soprattutto che ci lavoravano.
Venne accolto da un altro impiegato che lo guardò e gli disse: - Prego, mi segua.
Lo fece accomodare nella stanza cinque: - Prego entri. Si voltò, uscì e chiuse la porta.
Si tolse il mantello e iniziò a guardarsi attorno: davanti a lui un tavolo scuro con tre sedie; appesi alle pareti una serie di ritratti in cui riconobbe dei Mangiamorte, altri Maghi Oscuri di cui ricordava di aver studiato quando frequentava il corso di Difesa contro le Arti Oscure ad Hogwarts e altri visi completamente sconosciuti.
Si aprì un’altra porta a lato del tavolo ed entrarono il Ministro della Magia, il Direttore del Dipartimento ed Elbereth.
Lo guardarono con aria severa e poi dissero:
- Lucius Malfoy: sa perchè è stato convocato?
- Ditemelo voi – rispose Malfoy. Anche se non era più quello di prima, non poteva certo cambiare completamente il suo carattere.
- Vedo che la sua alterigia non si è modificata con gli eventi.
- Signori, vi prego – intervenne Elbereth – Lucius, sei qui per parlare del tuo futuro. La tua condanna è stata sospesa. Questo ovviamente non significa che tutto tornerà come prima e che tutto sarà dimenticato.
- Ovviamente – commentò Malfoy
- Ci siamo consultati e abbiamo a lungo discusso su quanto è stato proposto in tribunale durante il tuo processo e siamo giunti alla decisione che è nel tuo interesse, se non vuoi tornare ad essere un inquilino di Azkaban per il resto della tua vita, essere sotto stretto controllo; d’altra parte la tua conoscenza…diretta…delle Arti Oscure potrebbe essere interessante anche per il Ministero stesso e quindi pensiamo che sia utile averti ancora tra noi.
- Credo che per quanto riguarda la conoscenza delle Arti Oscure, tu non sia seconda a nessuno.
- Grazie – sorrise Elbereth – ma la tua esperienza sui Mangiamorte supera di gran lunga la mia. Non credi? Quindi la proposta che ti facciamo ora in modo ufficiale è la seguente: continuerai a lavorare al Ministero ma nel Dipartimento Arti Oscure e Magia Nera, alla diretta dipendenza degli Auror. Sarai loro di supporto e risponderai direttamente a me.
Lucius ascoltò incredulo. Avrebbe davvero mantenuto un posto al Ministero e in un dipartimento come quello che non era di libero accesso a tutti.
- Questa è un’offerta che ha sicuramente il suo prezzo, un prezzo molto elevato: quale?
- Signor Malfoy – disse il Direttore del Dipartimento – non le nasconderò che avevo espresso parere contrario al suo trasferimento in questo settore. Non cambierò la mia idea: lei per me resterà sempre un Mangiamorte e per quanto mi riguarda il suo posto è ad Azkaban. Ma la maggioranza del Consiglio degli Auror si è dichiarata favorevole, quindi mi limiterò a prenderne atto.
Lei chiede il prezzo? La sua totale assoluta incondizionata fedeltà. E una lista di nomi.
Durante il processo lei ha detto che avrebbe fatto qualsiasi cosa le fosse stata chiesta. Ora vogliamo che mantenga tutte le sue promesse.
- Lucius – aggiunse Elbereth – ti faccio presente che se dovessi mancare solo uno dei tuoi doveri, sarò io stessa ad eseguire la condanna.
- Sia – rispose inchinando il capo.
Il Ministro e il Direttore del Dipartimento uscirono. Rimase solo Elbereth.
- Come stai? Sono stati giorni difficili questi…
- Sono ancora vivo.
Elbereth alzò le sopracciglia: - E’ una risposta anche questa – poi continuò - credo che adesso ti serva una bacchetta nuova. Andiamo.
Si recarono a Diagon Alley da Olivander.
- Bene – disse Elbereth – vedo che ha riaperto e che tutto cerca di tornare come prima.
Entrarono nel negozio. Olivander alla vista dell’Auror si inchinò – MyLady – poi vide Lucius. Ebbe un attimo di esitazione, aveva ancora vivi i ricordi dei giorni di prigionia a Villa Malfoy e poi – Signor Malfoy.
- Buongiorno signor Olivander – continuò Elbereth – siamo qui per una bacchetta nuova per il qui presente Lucius Malfoy.
- Ah. Bene – disse il signor Olivander – Allora signor Malfoy, la sua precedente bacchetta era legno di olmo e corda di cuore di drago.
– Io ricordo tutte le bacchette che ho venduto e a chi – rispose vedendo il volto sorpreso di Lucius
- Ma le cose a quanto pare cambiano e probabilmente lei avrà bisogno di una bacchetta diversa. Mi faccia provare con questa. Ebano e Corda di Cuore di Drago
Lucius la prese in mano ma non ci fu nessuna reazione. Poi Olivander guardò Elbereth e aggiunse – Ho un’idea. Folle, ma ho un’idea.
Prese un’altra bacchetta e appena la consegnò a Lucius questa si illuminò. Olivander sorrise – Questo sì che è interessante…
Elbereth lo guardò con aria interrogativa e lui continuò: - Questa è legno di biancospino e piuma di fenice. E’ una combinazione molto, molto rara. Richiede una forte personalità e un carattere capace di dominare, sulle persone e sulle cose, ma soprattutto una volontà in grado di comandare a se stessa.
Olivander era felice di poter disquisire sull’Arte delle Bacchette Magiche, dato che spesso non trovava interlocutori preparati per farlo.
Quindi continuò: -  Gregorovitch scrisse un ampio trattato sulle bacchette e sul loro carattere. In particolare del legno del biancospino ne ha così descritto le proprietà: "la bacchetta ricavata dal legno di biancospino riflette esattamente le caratteristiche del legno da cui è generata. E’ un albero con proprietà curative, ma può essere mortale."
In genere io e Gregorovitch, pur stimandoci reciprocamente, non siamo mai stati molto allineati sulle proprietà di alcune bacchette, ma per entrambi quelle fatte con il legno di biancospino sono molto, molto complicate da usare. E, se mi permettete anche un commento personale, sono complesse tanto quanto la personalità del proprietario che scelgono. Il biancospino è una pianta curativa, e quindi la bacchetta sarà molto efficace in queste pratiche magiche, ma essendo anche una pianta velenosa sarà altrettanto efficace nelle maledizioni. Si deve essere molto cauti nel suo utilizzo. Infine ho notato che queste bacchette scelgono sempre persone che hanno un carattere contraddittorio, una vita turbolenta, una personalità in bilico…
Spostò uno sguardo eloquente su Lucius.
Poi riprese: - Non è una bacchetta facile da dominare, come vi dicevo e oserei anche dire che solo maghi e streghe di grande talento possono permettersi di utilizzarla sfruttando pienamente la sua potenza; le conseguenze sarebbero nefaste: maneggiate con superficialità si ritorcerebbero contro il proprietario.
Anche il nucleo dice molto riguardo al futuro possessore: è il più raro, dato che le fenici non producono molte piume. A volte addirittura una soltanto. Si impiega molto più tempo a comprendere la complessità di magie che questo nucleo è in grado di produrre, e si impiega molto più tempo ad imparare a padroneggiarle. Questo non le rende molto apprezzate da streghe e maghi “ordinari”.
Provengono da creature che fanno molta fatica a concedere la loro fiducia. Parimenti le bacchette con questo nucleo possono essere, passatemi il termine, ribelli. Spesso la loro volontà tenta di sopraffare quella del proprietario, specie se sentono di non potere fidarsi.
Non la darei volentieri ad uno del primo anno e tanto meno ad un… Mangiamorte, ma viste le circostanze…
- Che sarebbero? – chiese Lucius.
- Come dicevo prima ricordo tutte le bacchette vendute. Solo gli Auror Magister hanno questa particolare combinazione. Questo fa sperare bene per lei, signor Malfoy.
 

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Capitolo 23
*** Tutto riprende ***


Il nuovo anno scolastico stava iniziando e la cerimonia di smistamento nelle varie case era giunta al termine.
La professoressa McGrannit prese la parola e disse:
- Benvenuti. Questo sarà un anno nuovo in tutti i sensi. Sono successe molte cose in questi mesi e molti dei presenti le hanno vissute in prima persona. Sono morti amici, parenti, genitori, fratelli – disse posando gli occhi su Draco e poi su Ron - ma non inutilmente.
Anche Hermione era tornata a scuola. Solo Harry non si era fatto vedere. Cosa avrebbe fatto?
- Come sapete – continuò Minerva – il corpo insegnanti purtroppo ha dovuto subire qualche modifica: il professor Lumacorno continuerà ad insegnare pozioni, Sibilla divinazione, la professoressa Sprite erbologia. Avremo ancora tra noi il professor Vitius e ovviamente la sottoscritta che continuerà con Trasfigurazione.
Il corso di Difesa contro le Arti Oscure sarà tenuto da Lady Whytwornian che continuerà anche ad essere la Preside secondo le ultime volontà di Silente.
Si scusa di non essere qui, ma è impegnata al Ministero.
Ed ora che il banchetto abbia inizio!
E battendo le mani le tavole si riempirono di piatti colmi di ogni cibo.
Elbereth non aveva potuto partecipare alla cerimonia dello smistamento e al banchetto di inizio anno, ma quello che aveva avuto da fare al Ministero era molto più importante. Ora era tornata a casa nel suo castello di famiglia. Anche se non condivideva i metodi dei Mangiamorte e le loro teorie sui purosangue, tuttavia anche lei apparteneva con orgoglio ad un’antica famiglia di maghi purosangue. Certo, non avrebbe mai ucciso babbani, figli di babbani e condannato al rogo i mezzosangue, ma il suo stemma di famiglia era ben in vista nel salone centrale sopra il camino.
Mentre stava bevendo un bicchiere di vino davanti al fuoco, le si avvicinò una giovane ragazza esile con gli occhi grigi e biondissima che le chiese: - Quando pensi di dirglielo? Meglio, pensi di dirglielo mai?
- Non lo so Aurora, non lo so.
I giorni passavano ad Hogwarts. Tutto sommato il clima era sereno, anche se non sempre tutti dormivano sonni tranquilli. Draco si svegliava spesso urlando nella notte facendo incubi su Azkaban, altre volte invece si accorgeva che stava piangendo ripensando a sua madre. Ron rivedeva il fratello morto durante gli scontri con i Mangiamorte, mentre Hermione spesso sospirava pensando ai suoi genitori: aveva cancellato loro la memoria. Ora lei non esisteva più nei loro ricordi era come se fosse orfana.
Le feste di Natale si stavano avvicinando e lei non sarebbe tornata a casa per passarlo con la sua famiglia. Non aveva più una famiglia.
Lo avrebbe passato con i Wheasly ora era quella la sua famiglia. Poi lei e Ron adesso erano insieme e questo rendeva tutto un po’ più semplice da accettare.
- Ron, ci pensi? Era solo l’anno scorso quando è iniziato tutto. Sembra che sia passata un’eternità.
Hagrid attraversava il cortile con l’albero che anche quest’anno avrebbe allestito con nuovi addobbi.
- Mi sembra di essere tornato indietro, non pare anche te di rivivere un deja-vu? – disse rivolgendosi ad Hermione.
- Mi piacerebbe Ron, davvero, mi piacerebbe.
Elbereth quella mattina andò al Ministero. Era stata impegnata per tutto il tempo a scuola, tra lezioni e impegni istituzionali, quindi in vista delle vacanze di Natale, dato che le attività alla scuola erano più ridotte, aveva deciso di andare in ufficio.
Arrivò di buon’ora al dipartimento Arti Oscure e si diresse senza indugio verso l’ufficio di Malfoy.
Bussò alla porta: - Avanti – una voce dall’interno. Fu sorpresa di vederlo già al lavoro. – Buongiorno Lucius – disse – vorrei parlarti. Hai un attimo?
- Buongiorno Elbereth. Ma certo – disse lui alzandosi in piedi quando la vide entrare.
- Uno di questi giorni vorrei che venissi a casa mia. E’ importante.
- E sei venuta qui stamattina per dirmi questo? Non potevi mandarmi un gufo? – chiese un po’ sorpreso. Doveva essere una cosa veramente importante e seria.
- No. Dovevo chiedertelo di persona.
Mantenevano rapporti formali solo quando si trovavano in compagnia di altri maghi, mentre quando erano soli i loro toni erano molto più colloquiali.
- Se vuoi, posso venire già stasera.
- Perfetto. La strada la conosci.
E se ne andò.
Rimase in piedi a guardare la porta chiusa. Erano anni che non si recava nel castello dei Whytwornian, una delle più nobili e antiche famiglie di maghi che esistevano e di discendenza completamente pura. Lui rimaneva comunque fedele ai suoi ideali. Questo non potevano farglielo rinnegare. Quindi il rispetto per quella nobile casata era totale.
 

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Capitolo 24
*** Aurora ***


Era ormai sera inoltrata quando arrivò davanti ai cancelli della residenza di Elbereth. Questi si aprirono appena lui pronunciò il suo nome: era atteso.
Entrò nel salone di ingresso dove un elfo domestico gli venne incontro a prendere il mantello e il bastone.
- La mia signora Vi sta aspettando nel salotto- Vi faccio strada – disse poi inchinandosi.
- Entra Lucius, accomodati. Un bicchiere di vino?
Un altro elfo prontamente riempì una coppa e la offrì all’ospite.
- Elbereth – disse alzando il calice
- Alla tua salute – rispose la strega.
- Non credo che tu mi abbia chiesto di venire qui dopo tutti questi anni solo per offrirmi un bicchiere di vino. Il tuo invito mi ha sorpreso parecchio. Deve essere qualcosa di molto serio se non potevi dirmelo in ufficio, e visto quanto successo in quest’ultimo anno, non ti nascondo la mia preoccupazione. Il Ministero ha cambiato idea sul mio conto? Crede che tutto sommato non sia stata una così bella idea restituirmi al mondo e lasciarmi vivo?
- Sei cambiato molto, Lucius, da quando ti preoccupi?
Egli abbassò gli occhi. Era davvero cambiato? Oppure stava recitando ancora per convenienza? Tutto quello che faceva era dettato da un nuovo vero corso oppure semplicemente dalla paura di perdere tutto, i suoi beni, il suo status, di tornare ad Azkaban?
Elbereth sorrise - Lo prenderò per un: ci sto pensando. –
- Volevo farti conoscere una persona – disse poi – Elphium – fece rivolgendosi all’elfo domestico - per cortesia puoi chiedere ad Aurora di raggiungerci?
Questi si inchinò e sparì. Poco dopo una giovane ragazza entrò nella stanza:- Mi volevi, mamma?
Lucius si voltò e rimase ammutolito; davanti a lui vide una giovane alta e snella, ma la cosa che lo lasciò ancora più esterrefatto era il suo aspetto: gli occhi grigi e i capelli lunghissimi di un biondo quasi bianco. Era la sua copia esatta.
Le si avvicinò senza smettere di guardarla e quando le fu davanti le accarezzò il viso – Perché me lo hai tenuto nascosto? Elbereth, perché non mi hai mai detto niente in tutto questo tempo.
- Non potevo permettermi che tu lo sapessi; non potevo permetterti di trasformarla in uno come te.
Lucius chiuse un attimo gli occhi. Stupore, rabbia ma anche tristezza stavano in quel momento crescendo nel suo animo.
- Sì, certo. Immagino sia così. Dunque ti chiami Aurora, giusto? – chiese poi rivolgendosi alla ragazza.
- Esatto. Io sono Aurora e da quanto mi ha detto mia madre, tu sei mio padre. Finalmente ti posso conoscere.
- Cosa sai di me? Immagino che tua madre ti abbia fatto un ritratto non proprio edificante della mia persona.
- Mi ha detto la sua verità. Certo. Ma mi ha anche sempre detto che se mai si fosse presentata l’occasione avrei potuto chiedere direttamente a te la tua versione dei fatti.
Lucius non riusciva a staccare gli occhi da quel viso che tanto gli assomigliava. – Ho anche una figlia – disse. E poi continuò – No. Credo che tua madre non ti abbia nascosto nulla. Per come la conosco ti avrà detto esattamente come sono andate le cose tra noi due. Vorrei solo poter passare del tempo con te per conoscerti. Pensi di averne?
- Può darsi. – Gli diede un bacio sulla guancia e poi tornò alle sue occupazioni.
- Ti assomiglia molto sai? – disse Elbereth – Molto di più di quello che credi.
Poi abbassando un attimo gli occhi - Pensi di parlarne con Draco?
- Devo farlo. Non so come prenderà la cosa, spero solo che non si chiuda ancora più in se stesso. Dopo la morte di sua madre è molto cambiato. Viviamo sotto lo stesso tetto, ma quasi non ci parliamo. Non ha ancora accettato quanto è successo.
- Non è facile. Ha dovuto vivere in poco tempo quanto altri passano forse in una vita intera.
 

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Capitolo 25
*** Il marchio nero ***


Hermione aveva iniziato a lavorare da qualche mese in uno stage al ministero, dato che avrebbe voluto intraprendere quella carriera una volta diplomata.
Lavorava nell’ufficio Relazioni con i Babbani, data la sua origine.
Due giorni prima del Natale, Lucius arrivò in ufficio, come sempre di buon’ora. Non aveva niente e nessuno che lo trattenesse a casa che adesso era vuota. Trovò sul suo tavolo un pacco. La cosa lo sorprese non poco: chi poteva averglielo portato di mattina presto? Ieri sera nessuno aveva consegnato nulla. Era dunque arrivato nella notte? Ma come?
Istintivamente tirò fuori la bacchetta e lentamente ruppe il sigillo di ceralacca.
Una voce sinistra si levò: - Mi hai tradito per l’ultima volta, Lucius! Adesso mi supplicherai di ucciderti!
E il Marchio Nero apparve in tutte le sale del Ministero. In un attimo due Auror entrarono subito nell’ufficio di Malfoy – Expelliarmus! – disse il primo.
- Cosa è successo? Chi è stato? – Entrò terrorizzato il Ministro
Lucius si era ritrovato di colpo seduto sulla poltrona davanti al suo tavolo. Stava per rialzarsi e per dire qualcosa che il secondo Auror gli puntò la bacchetta in faccia – A cuccia, Malfoy, non muovere neanche un muscolo!
Elbereth venne chiamata d’urgenza: lasciò Hogwarts e si recò subito al Ministero.
- Colto in flagrante! L’ho sempre detto – disse il Direttore del Dipartimento Arti Oscure che nel frattempo era giunto anche lui.
- Non ho fatto nulla! – protestò Lucius – verificate  pure la bacchetta. Non sono stato io.
Lady Whytwornian entrò nell’ufficio di Malfoy – Cosa è successo? Sono stata convocata d’urgenza.
- E’ stato evocato il Marchio Nero – disse il Ministro.
Guardò Lucius – Malfoy?
- No – rispose seccamente.
- La bacchetta è integra – disse l’Auror che intanto aveva verificato il sigillo che era stato messo sulla bacchetta di Malfoy. – Per sicurezza intanto la tengo io. Vuoi illustrarci cosa è successo?
Malfoy si alzò stizzito – Stamattina quando sono venuto in ufficio ho trovato un pacco sulla mia scrivania. Ieri sera non c’era e non è possibile che sia stato consegnato nella notte. Mi sono insospettito e ho preso la mia bacchetta. Poi l’ho aperto ed è uscita la voce del Signore Oscuro.
- E cosa ha detto? – chiese il Direttore
- Che lo avrei supplicato di uccidermi – disse abbassando lo sguardo – Elbereth, ti prego, io mi so arrangiare…
Era la prima volta che si rivolgeva in presenza di altre persone a Lady Whytwornian in modo così personale.
Elbereth si avvicinò alla scrivania e si mise ad osservare quanto rimaneva del pacco.
Prese la bacchetta e con molta cautela rigirò la carta con cui era stato preparato. Nulla di particolare ne usciva. Poi prese il sigillo e lo visionò più da vicino: era molto strano. Da un lato c’era un serpente – Beh – pensò – prevedibile. Ma dall’altro lato c’era un disegno a lei sconosciuto.
- Signori – disse nel frattempo – suggerisco che ciascuno di voi torni alle proprie occupazioni. Qui bastiamo noi due. Ed indicò Malfoy e se stessa. Ehm – aggiunse – restituitegli pure la sua bacchetta. E’ stato appurato che non ha infranto nessuna delle limitazioni che gli sono state imposte.
- Lucius, il sigillo è molto particolare. E’ un mix di cultura magica e cultura babbana. Di questo ne sono certa. Il serpente è chiaramente identificabile con il nostro mondo, ma il volto che è rappresentato sull’altro lato non è nostro.
Suggerisco di farti aiutare dalla signorina Granger. Sta facendo uno stage al Ministero ed è molto brava e preparata.
Malfoy rimase un po’ seccato: farsi aiutare da una mezzosangue. Ma si limitò ad un cenno del capo.
Elbereth mandò una richiesta di presenza immediata ad Hermione. Quando le arrivò il messaggio pensò: - Ufficio Arti Oscure – stanza tre. Immediatamente. Io, in quel Dipartimento?
Un po’ titubante si diresse verso l’ascensore e premette il tasto che la avrebbe portata al Quarto Livello.
Si avvicinò alla porta della stanza tre che era aperta e il suo stupore di vedere Malfoy ed Lady Whytwornian fu massimo.
- Entra Hermione – disse Elbereth – accomodati.
- Preside – disse e poi aggiunse – signor Malfoy.
- Signorina Granger.
- Credo che sia giunta anche nel tuo Dipartimento la voce di quanto è successo stamane.
Hermione asserì atterrita
- E’ tornato dunque? Ma come?
- Aspettiamo a trarre le conclusioni. Vorrei che tu guardassi più da vicino questo sigillo. Dimmi cosa vedi. Puoi toccarlo, l’ho già verificato – aggiunse subito Elbereth vedendo lo sguardo perplesso della ragazza.
Hermione lo prese e lo voltò più volte nelle mani osservandolo.
- Su un lato c’è un serpente, ma direi che il collegamento è banale. Sull’altro lato c’è un viso bifronte. Non è di questo mondo. L’ho studiato a “Miti e Mitologia dei Babbani”. Devo solo verificare alcuni dettagli.
- Ottimo – signorina Granger – continuò Elbereth. – Chiederò che per qualche giorno, almeno fino a quando non sarà stata chiarita la provenienza e il significato di questo, lei lavori in questo ufficio a supporto al signor Malfoy
- Cosa?! – chiesero entrambi
- Problemi? – disse Elbereth con un tono che non ammetteva repliche.
Hermione guardò Malfoy e poi disse – Nessuno. Signor Malfoy – continuò - vado in biblioteca a raccogliere le informazioni di cui parlavo e gliele faccio avere al massimo questo pomeriggio.
- Va bene – disse Lucius.
Hermione uscì e andò direttamente in biblioteca. Sapeva già cosa cercare, ma, come sempre, voleva esserne sicura.
 

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Capitolo 26
*** Un aiuto inaspettato ***


Ad Hogwarts intanto i preparativi per il Natale erano al culmine della frenesia: c’era soprattutto la voglia di lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare.
Elbereth non era più tornata in ufficio dopo l’incontro con Malfoy ma si era recata a scuola per seguire più da vicino le attività.
Minerva entrò nel suo ufficio e le disse – Preside, pensavo di organizzare per queste feste natalizie, qualcosa che permetta di ampliare i legami che si sono costruiti dopo le vicende appena trascorse, pensavo di organizzare la cena di Natale qui alla scuola e di invitare i genitori dei ragazzi.
- Va bene Minerva, potrebbe servire a fare conoscere quanto è successo e a fare vedere che lo spirito della scuola è rimasto non solo intatto, ma si è rafforzato e questo grazie soprattutto agli studenti stessi.
Il giorno successivo, durante il discorso che precedeva come ogni sera la cena, venne comunicato a tutti gli studenti la decisione di ospitare per la festa di Natale anche i loro genitori. Tutti, o quasi, appresero la notizia di questo evento con molta gioia. Draco si rinchiuse in un silenzio di disapprovazione, non poteva di certo condividere l’euforia comune mentre Hermione, che ricevette il gufo con l’invito al Ministero, si rattristò parecchio. Aveva infatti cancellato la memoria ai suoi genitori il Natale prima e non conosceva il contro incantesimo, non era riuscita a trovarlo. Una lacrima le scese lungo il viso. Si asciugò velocemente la guancia. Poi fece un profondo respiro per raccogliere tutte le sue forze. Aveva trovato quello che stava cercando: raccolse tutta la documentazione e tornò nell’ufficio di Lucius. Bussò delicatamente alla porta: - Avanti!
- Signor Malfoy – entrò cercando di essere un po’ spavalda e un po’ professionale, cercando soprattutto di nascondere un certo timore che aveva sempre mantenuto nei suoi confronti
- Ho trovato quello che mi ha chiesto.
E gli mostrò i trattati di mitologia babbana.
- Grazie signorina Granger – disse alla fine Malfoy.
Hermione era soddisfatta del suo lavoro e questo riconoscimento da parte di Lucius la rese ancora più orgogliosa. Spostò lo sguardo dai faldoni che aveva portato e alzando gli occhi vide che sul tavolo aveva una foto del figlio Draco. Questo la sorprese non poco.
Lucius se ne accorse e disse - Quando vedi tuo figlio torturato davanti ai tuoi occhi, vedi che non puoi fare niente se non implorare di prendere il suo posto, ti rendi conto di cosa è per te veramente importante.
- Signor Malfoy – disse Helbereth – L’ho vista a Grimmauld Place quel giorno. Credo che nessun genitore dovrebbe mai vedere quello che ha subito lei.
- E’ passato – cercò di tagliare corto Lucius – o almeno cerco di farmene una ragione.
- Almeno Draco ha ancora un padre che lo ama…
- Che vuol dire signorina Granger? Non mi risulta che i suoi genitori siano morti.
- E’ come se lo fossero – disse con un sospiro Hermione – lo scorso Natale quando mi sono unita ad Harry e Ron per la ricerca degli Horcrucx ho cancellato loro la memoria per proteggerli da qualunque cosa fosse successa. Certo, sono ancora vivi, ma io per loro non esisto, non sono mai esistita. In un certo senso è come se fossero morti…
Lucius rimase un attimo in silenzio, poi prese una pergamena e scrisse delle parole.
- Il fatto di essere stato…– si fermò un attimo - un Mangiamorte mi ha dato il privilegio di conoscere alcuni incantesimi che mi permettessero di recuperare informazioni anche da chi fosse stata cancellata la memoria, proprio per evitare che le rivelasse. Provi con questa. – le disse piegando in due il foglio e consegnandoglielo - Credo però che prima debba chiedere l’autorizzazione. Non è una magia permessa. Deve essere fatta da chi ha cancellato la memoria e per questo spesso viene utilizzata insieme alla Maledizione Imperius.
Nel suo caso non penso che le solleveranno problemi. Lady Whytwornian, sono certo, le concederà il permesso.
Hermione prese tremante il foglio e l’aprì. Non aveva mai sentito quell’incantesimo. Sembrava una formula molto complicata solo a leggerla.
- Grazie signor Malfoy. Grazie.
Ed uscì dall’ufficio. Lucius intanto prese il materiale che le aveva portato e iniziò a studiarlo.
Nella sua mente continuava a sentire quelle parole – Mi supplicherai di ucciderti!
 

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Capitolo 27
*** Il passato ***


Era sera inoltrata quando decise che era meglio rientrare a casa. Aveva chiesto a Draco di tornare a villa Malfoy un paio di giorni prima delle feste e ormai doveva essere arrivato. Stasera gli avrebbe raccontato un capitolo della sua vita che era sconosciuto ai più e - disse tra sé – era in parte sconosciuto anche a se stesso.
Trovò Draco davanti al camino acceso con lo sguardo perso nel vuoto ad osservare il fuoco.
- Ciao Draco. Siediti, ti vorrei parlare.
- Stavo pensando che solo l’anno scorso eravamo tutti qui e c’era anche la mamma…
- Lo so Draco, lo so. Non credere che io abbia dimenticato…
Ti prego, adesso siediti e ascoltami.
Draco lo guardò sorpreso. Non aveva mai sentito suo padre rivolgersi a lui con quel tono accorato.
- Credo che ti sia accorto che Lady Whytwornian ed io non siamo degli sconosciuti e nemmeno dei semplici avversari.
- Sì – rispose Draco – mi sono sempre chiesto cosa c’era tra voi. Lei ha sempre avuto un occhio di riguardo nei tuoi confronti e in tribunale la cosa mi è stata palese. Però non ho mai capito il motivo. Non credo si tratti di semplice rispetto tra avversari, corretto?
Lucius si versò un bicchiere di vino e si avvicinò al camino. – Eravamo ancora dei ragazzi. Ci siamo conosciuti a scuola. Ovviamente io ero nella casa dei Serpeverde e lei era una Grifondoro, anche se lei stessa mi aveva detto che tutto sommato se fosse stata messa nei Serpeverde si sarebbe trovata a suo agio lo stesso se non di più.
Condividevamo infatti alcune idee. La sua casata è più antica e nobile di quella dei Malfoy. E hanno sempre mantenuto il sangue puro, anche se non si sono mai apertamente schierati in favore di questo.
A scuola eravamo in aperta competizione. A pozioni, difesa contro le Arti Oscure, Incantesimi. Eravamo sempre testa a testa e ne eravamo entrambi orgogliosi. E poi la competizione si è trasformata in qualcosa di più profondo.
Draco lo guardò incredulo – non è di odio che mi stai parlando, vero?
- No. Ci siamo innamorati. Un Grifondoro e un Serpreverde – sorrise - Eppure rappresentavamo le due facce della stessa medaglia. Non siamo molto diversi lei ed io, te lo assicuro. Sa essere spietata come e più di un Mangiamorte. Non farti ingannare dai suoi occhi angelici. Le scorre il ghiaccio nelle vene. E padroneggia le Arti Oscure come se non meglio dell’Oscuro Signore in persona.
Draco si sedette senza parole. Sapeva che non era ancora finita.
- Non sto qui a raccontarti i dettagli – continuò Lucius – ma un giorno venni avvicinato da un uomo che iniziò a parlarmi di quanto fosse importante mantenere la conoscenza del mondo magico tra i nati maghi, di quanto fosse pericoloso che anche i Babbani potessero accedere al nostro mondo e ai nostri segreti, di quanto fosse importante che il sapere magico restasse ai Purosangue. Non credo che serva che ti dica chi fosse. Mi fece vedere la potenza delle Arti Oscure. Mi ripeteva che la debolezza cui si stava avviando il nostro mondo era dovuta al fatto che la Magia Nera era negata, era stata confinata come Male. Doveva essere insegnata ai Purosangue perché la mantenessero viva. Io abbracciai subito le sue idee e divenni un suo fedele servitore.
Elbereth si era resa conto che qualcosa era cambiato in me e quando lo capì, mi lasciò.
Quello che non mi aveva detto era che – cercò di trovare le parole per spiegarlo – non mi aveva detto che aspettava un figlio da me.
Draco adesso non sapeva se essere infuriato con il padre. Aveva un altro figlio e per giunta con un’altra donna. Infangava l’onore di sua madre.
Si alzò furibondo.
- Cosa vorresti che ti dica adesso? Cosa vuoi sentirti dire? Va tutto bene, papà? Mamma è morta da un anno e tu hai anche già pronta un’altra famiglia?
- No Draco, non è questo che chiedo. Volevo solo che sapessi anche tu quanto ho appena saputo anch’io che riguarda il mio passato e forse il futuro della nostra famiglia. Nulla di più. Se vorrai conoscere tua sorella, sarà solamente una tua decisione.
- Sorellastra – precisò Draco
Lucius finì il bicchiere che aveva in mano e disse – Buonanotte figlio mio. Non disprezzarmi per le mie scelte. Credimi, le ho sempre fatte pensando solo al tuo bene. Tu per me sei sempre stato ciò che di più importante avessi. Il Signor Oscuro lo ha sempre saputo e sapeva anche che avrebbe potuto usarlo contro di me in qualsiasi momento. Spero che almeno provi a capirmi. Cerca di comprendere le decisioni che prenderò in futuro. – e andò a dormire.
 

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Capitolo 28
*** La festa di Natale ***


Finalmente era arrivata la festa di Natale. Ad Hogwarts erano arrivati anche i parenti degli studenti. Hermione sorrideva felice in mezzo ai suoi: l’incantesimo aveva funzionato. Avevano ancora ogni tanto dei vuoti di memoria, ma lentamente i ricordi sarebbero tornati tutti – le aveva promesso Lady Whytwornian che ne aveva consentito l’uso.
- Signorina Granger – le aveva chiesto il giorno prima – Cosa pensa del signor Malfoy?
- Mi ha sorpreso questo suo gesto. Io sono babbana, e non credo che malgrado tutto, abbia modificato il suo pensiero su Babbani e Mezzosangue. Certe convinzioni sono radicate ormai da decenni nella sua famiglia.
- In molte più famiglie purosangue di quanto tu possa immaginare – pensò Elbereth.
- Sono felice che ci potranno essere anche i suoi – disse invece – ci vediamo al banchetto.
Fu molto bello vedere che anche Harry aveva deciso di partecipare con Ginny. Aveva lasciato la scuola dopo la sconfitta di Lord Voldemort con l’intenzione di non tornarci mai più.
Arrivarono i signori Wheasly sorridenti accompagnati da Ron, mentre Hermione arrivò insieme ai suoi.
- Non voglio andarci – diceva intanto Draco – non mi interessa.
- Figlio mio, ascolta, siamo riusciti a mantenere un certo status; io ho ancora un lavoro al Ministero e una posizione ancora di prestigio. Non siamo ad Azkaban e godiamo di una certa protezione.
- E’ questa la tua principale preoccupazione? – gli chiese quasi con disgusto – Essere ancora considerati? Il potere è tutto quello che ti interessa?
Lucius gli diede uno schiaffo. Subito fece un passo indietro alzando le mani – No. Perdonami Draco. Non volevo.
Draco si portò una mano alla guancia: - Mi fai schifo! E fece per andarsene.
Lucius lo afferrò per un braccio: - Aspetta. Ascoltami.- e gli raccontò cosa era successo una settimana prima al Ministero.
- Quindi – continuò -  ti chiedo di venire. E’ per la nostra sicurezza…
- Una sola domanda, papà – disse con tono polemico – hai mai amato veramente la mamma?
Lucius si voltò a guardare il fuoco. L’aveva mai amata? Credeva di no. Aveva mai amato qualcuno oltre a se stesso? Forse.
Intanto ad Hogwarts arrivarono anche Elbereth ed Aurora.
Quando Harry le vide rimase senza parole: Aurora era il ritratto dei Malfoy.
- Chi è la ragazza? –chiese a se stesso.
Non si era accorto di aver parlato a voce alta.
Il signor Wheasly che aveva sentito si avvicinò e gli rispose: - Da quanto si dice è la figlia di Lady Wythwornian.
- E’ il ritratto dei Malfoy – continuò Harry che cominciava a capire molte cose.
Il signor Wheasly rimase in silenzio; aveva visto anche lui la somiglianza, ma gli pareva impossibile. Era un Auror Magister, cosa aveva a che fare con i Malfoy? Era solo una coincidenza?
La somiglianza però era impressionante.
Furono raggiunti anche da Hermione e Ron. – Non riesco a crederci. Mi sembra di avere la versione femminile di Draco davanti agli occhi.
Improvvisamente tutte le voci tacquero: erano arrivati anche Lucius e Draco. Al loro ingresso un silenzio quasi imbarazzante calò nel salone dei Ricevimenti.
- Buonasera – disse Lucius
- Signor Malfoy, Lucius – disse con un sorriso smagliante Elbereth andandogli incontro – mi fa piacere che tu sia venuto e che ci sia anche tuo figlio. Buonasera Draco.
- Preside – disse il ragazzo volgendo lo sguardo da un’altra parte.
Poco dopo una musica invase la sala: il ballo di apertura.
Lucius si avvicinò ad Elbereth – Mi concederesti l’onore? – chiese con un inchino
Lei fece un altro sorriso e insieme si diressero verso la pista da ballo.
Harry, Ginny, Hermione e Ron andarono a prendersi da bere: - Avete visto? – disse Ron – Non è che i Malfoy hanno trovato un altro modo per salvarsi di nuovo?
Hermione rispose – Non so. Però – e gli raccontò di come era riuscita ad annullare l’incantesimo Oblivium.
Stavano ancora commentando la scena quando videro Aurora avvicinarsi al banco del bar per chiedere qualcosa da bere. Draco era già lì che sorseggiava il suo drink.
- E così – le disse – tu saresti la mia sorellastra.
Aurora si voltò e rispose – A quanto pare. Almeno questo è quanto mi ha detto mia madre. Ma se guardo te o tuo padre, onestamente ho pochi dubbi che questa non sia la verità.
Harry e gli altri a queste parole si guardarono allibiti e cercarono di mettersi in modo da riuscire ad ascoltare quanto più possibile.
Draco alzò le sopraciglia e commentò – Anche questo è vero.
- Credo che nostro padre abbia trovato un modo per evitare nuovamente il carcere. Non pensi? – disse poi Aurora con un tono cinico.
Draco per la prima volta guardò suo padre che ballava con Elbereth e rispose – Può essere. Però una cosa posso dirtela: non ho mai visto mio padre guardare mia madre come ora sta guardando la tua.
E uscì dalla sala.
Uscirono anche Elbereth e Lucius e andarono verso il cortile interno.
Lucius la guardò e per un attimo il passato cominciò a scorrergli davanti agli occhi.
- Perché mi hai lasciato senza dirmi niente? Te ne sei andata via. Sparita per tutti questi anni.
- E’ vero Lucius, io ti ho lasciato. Ti ho lasciato scegliere, e tu lo hai fatto.
- Comunque ho anche visto che non sei rimasto solo e inconsolabile. Non ti è andata poi tanto male la scelta che hai fatto. La famiglia Black rimane un legame piuttosto importante.
Lucius abbassò lo sguardo e disse: - E’ stato un matrimonio di convenienza. Lo hai sempre saputo e lo sapevano benissimo anche i Black. Entrambe le nostre famiglie hanno sempre voluto mantenere il sangue puro, e in tutta sincerità Narcissa era la migliore.
- Almeno in questo sei sincero.
- Non ti nascondo che mio padre avrebbe fortemente voluto l’unione delle nostre famiglie. Non mi ha mai perdonato che mi fossi fatto lasciare da te. Questo me lo ha anche ribadito sul letto di morte.
- Adesso però stai cercando di rimediare: dimmi, per amore o perché ti conviene?
Lucius rimase per un attimo in silenzio e poi con un filo di voce: - Entrambi.
- Ho sempre ammirato questo aspetto del tuo carattere. Di una cosa posso essere certa: non ci siamo mai mentiti l’un l’altro; magari non ci siamo detti tutto, ma tutto quello che ci siamo detti invece è sempre stata la verità.
Poi cambiando completamente discorso – Credo che abbia trovato il modo di tornare e non so in quale forma. Qualcosa deve essere sopravvissuto allo scontro con Harry. Non è ancora finita. Come ho già detto: il male trova sempre la strada del ritorno.
Lucius, mi serve il tuo aiuto, ora più che mai. Molti Mangiamorte sono stati presi o identificati. Chi è rimasto fuori? A chi può rivolgersi l’Oscuro Signore per riprendere corpo?
- Gli servirà sicuramente qualcuno pratico di Arti Oscure, non un mago qualunque. Elbereth, non vorrei fare illazioni, ma hai sotto controllo tutti gli Auror Magister? Hai detto bene. Dalle mie liste ti posso dire che sono pochi i Mangiamorte ancora in libertà e nessuno che può vantare certe conoscenze. Sono ben oltre le possibilità della maggior parte dei maghi e streghe.
Elbereth guardò pensierosa e con grande preoccupazione Lucius. Gli aveva detto quanto temeva.
- Proporrò di incontrarci con il Wizengamot, ufficialmente per discutere dei nuovi eventi e le possibili ripercussioni. Ci sarai anche tu – non ne saranno entusiasti – ma il tuo compito sarà osservare le reazioni degli Auror.
- Come vuoi. E si inchinò
Elbereth sorrise a quel gesto. Poi disse – Penso di lasciare la festa. Aurora è grande abbastanza per tornare a casa da sola ed io voglio riflettere sui miei colleghi per valutare dove potrebbe esserci una falla o un punto debole.
- Quanti hanno figli? – chiese a bruciapelo Lucius.
Elbereth spostò lo sguardo all’interno della sala del ricevimento su sua figlia: cosa sarebbe disposta a fare per proteggerla? Uccidere? Certo. Tradire? Permettere il ritorno di Lord Voldemort? Sarebbe stata disposta a sacrificarla? No.
- Torno a casa – disse solamente.
Lucius le prese il braccio – Aurora è anche figlia mia. Ed io ho anche Draco. Non usarmi…
- No, Lucius, non temere. Il tuo coinvolgimento sarà più profondo di quello che credi. Ho paura tanto per Aurora quanto per Draco. Noi due ci sappiamo arrangiare, ma dobbiamo prima mettere al sicuro i nostri figli. Avremo le idee più chiare dopo la riunione.
Lucius guardò Elbereth e poi: - Senti, come hai detto, Aurora è grande e sa tornare a casa da sola; lo stesso posso dire per Draco. Non voglio restare da solo stanotte. Lo sono da troppo tempo.
Sorrise – Andiamo – disse poi.
 

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Capitolo 29
*** La sorte dei Malfoy ***


Il giorno dopo andarono al Ministero e mentre Lucius lavorava con Hermione per capire per quale motivo un simbolo babbano era stato inserito nel sigillo, Elbereth discuteva con il Ministro della Magia per poter organizzare la riunione plenaria del Wizengamot con gli Auror e gli Auror Magister.
- Ministro è importante che discutiamo insieme di quanto è successo e delle possibili conseguenze. Malfoy sta ancora lavorando al simbolo babbano con la Granger e ormai la lista dei Mangiamorte ancora in libertà è agli sgoccioli. Dobbiamo assolutamente capire da dove è venuto quel pacco e perché adesso.
- Va bene Elbereth – disse il Ministro – faccio preparare le convocazioni. Credo che prima della settimana prossima non sarà possibile fare la riunione.
- Facciamo tutto quello che possiamo. L’importante è che vengano tutti, a costo di andarli a prendere personalmente.
Si recò nell’ufficio di Lucius e incrociò Hermione che ora lavorava costantemente allo studio del sigillo.
- Ciao Hermione, vedo che stai procedendo con le analisi e le ricerche sulle immagini trovate.
- Sì Preside. Ho trovato alcuni dettagli che volevo discutere con il signor Malfoy. Lo sa che mi ha fatto assegnare un ufficio qui? Almeno temporaneamente, fino a quando non avrò finito, ma questo mi semplifica l’attività dato che ho accesso a tutta la documentazione e non devo continuare ad andare su e giù.
- Ti piace lavorare qui?
- Beh, è sicuramente più interessante che occuparsi degli usi e costumi dei Babbani, che conosco molto bene data la mia origine…
- Come ti trovi con il signor Malfoy? Lo so, te l’ho già chiesto, ma come credo tu sappia, la sua condanna è solo sospesa ed è costantemente valutato e controllato. Non possiamo permetterci di avere il benché minimo dubbio sulla fedeltà di chi lavora qui, specie di un Mangiamorte.
- Ma non lo è più – disse Hermione. – Lo ha dimostrato più volte. Grazie a lui sono stati arrestati quasi tutti seguaci di… di… Voldemort – disse con fatica.
- Lo è stato e lo sarà per sempre, Hermione.
- Non capisco, davvero – disse sconsolata Hermione – in questi giorni, lavorando a stretto contatto, ho avuto occasione di rivalutare completamente quanto pensavo di lui. E’ cambiato. Non è la stessa persona che ho conosciuto.
- Mi fa piacere sentire questo, davvero. Anche perché la sua esecuzione sarebbe di mia responsabilità.
Hermione spalancò gli occhi allibita: - La sua esecuzione?
- Te l’ho detto Hermione, la sua condanna è sospesa, non annullata. Non ha mai ricevuto la grazia e non la riceverà mai.
- Lo sa?
- Sì.
Hermione si voltò verso l’ufficio di Lucius. Era un uomo che avrebbe trascorso la sua intera esistenza con la consapevolezza che sarebbe bastato il minimo errore, il più piccolo sospetto o anche solo l’ombra di un dubbio per essere condannato.
- Non è giusto – disse – non si può fare vivere una persona con questo incubo costante.
- Paga solo le sue scelte – disse con freddezza Elbereth.
- Non la capisco Preside – il suo comportamento nei confronti del signor Malfoy è molto diverso sul lavoro e nel privato. Alla festa ad Hogwarts in molti abbiamo interpretato allo stesso modo i vostri rapporti personali, che vanno ben oltre la semplice conoscenza. Qui sul lavoro invece pare quasi che
sia un pericoloso criminale.
- Vedi Hermione, il mio ruolo mi impone di tenere divise vita privata e vita lavorativa. Mi sono esposta molto per difendere Lucius e Draco, non mi posso permettere che facciano il minimo sbaglio. In quel caso dovrò essere io ad eseguire la condanna di Lucius, e subito dopo sarei processata per aver lasciato un Mangiamorte in libertà e per giunta averlo lasciato lavorare al Ministero.
 

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Capitolo 30
*** La bacchetta di Lord Voldemort ***


Stavano ancora parlando quando due guardie di Azkaban entrarono nell’ufficio di Malfoy: - Lucius Malfoy, ci deve seguire. Subito – gli dissero.
- Dove lo state portando? – chiese Elbereth alle guardie.
- Nella sala degli interrogatori. Sono emerse nuove accuse a suo carico.
Lucius si alzò tremante. Incrociò lo sguardo preoccupato di Elbereth.
- Credimi. Non ho fatto nulla. Non ho violato nessuna delle restrizioni che mi sono state imposte. Non lo farei mai.
Elbereth rimase per un attimo a guardarlo poi rispose: - Ti credo. Va con loro.
- Va bene – rispose lui – Eccomi, vengo.
Lei rimase in silenzio e poi li seguì.
Lucius venne portato in una sala dove si trovavano già il giudice, il Ministro e alcuni membri del Wizengamot. Non c’erano sedie ma solo delle catene al centro della stanza dove lo legarono.
Il respiro di Lucius era diventato affannoso, non sapeva chi o cosa lo accusava, ma una cosa era certa: la condanna sarebbe stata messa in atto; bastava solo che le prove contro di lui si fossero dimostrate anche appena attendibili.
- Bene – iniziò a parlare il giudice – sapevo che era solo questione di tempo. Riconosci questa bacchetta?
- Dove l’avete trovata? – chiese atterrito.
- Rispondi solo con un sì o con un no. Riconosci questa bacchetta?
- Sì – disse abbassando gli occhi.
- Riconosci il proprietario?
- Sì. E’ la bacchetta di Lord Voldemort.
Un brusio si alzò dalla stanza. – La bacchetta dell’oscuro signore? Come è possibile?
- Dove l’hai vista l’ultima volta?
Lucius scuoteva la testa – no, no. Non è possibile…
- Rispondi! - Intimò il giudice
I polsi iniziavano a sanguinare dato che man mano che procedeva l’interrogatorio le catene si stringevano sempre di più e penetravano nella carne.
- A casa mia – disse infine con un filo di voce.
Anche Hermione era riuscita ad entrare nella sala dove si svolgeva l’interrogatorio e a questa riposta guardò Elbereth sconcertata.
- E’ una barbarie! Non possono…
- Credo – iniziò a parlare Elbereth – che sia giusto chiedere anche delle spiegazioni del perché quella bacchetta era a casa Malfoy e chiedersi perché sia riapparsa adesso dopo tutto questo tempo.
Lucius, puoi dunque chiarire la tua posizione?
Si inumidì le labbra prima di iniziare a parlare. Si sentiva sopraffare dalla rabbia. Avrebbe voluto urlare tanta era la tensione in lui. Ma con voce calma iniziò: - Durante la riunione che il Ministero mi aveva chiesto di convocare, il Signore Oscuro disse che la sua bacchetta e quella del signor Potter condividevano lo stesso nucleo e che per questo non si potevano scontrare fatalmente.
Ora le sue mani erano interamente coperte di sangue che colava anche a terra e il dolore era quasi insopportabile. Hermione voleva intervenire, ma il giudice alzò impercettibilmente una mano dicendole: - in questo modo il signor Malfoy saprà essere molto presente. Continua…
- Lord Voldemort mise la sua bacchetta sul tavolo dicendo che non avrebbe potuto usarla contro Harry Potter dato che e poi mi ordinò di dargli la mia.
- E gliela desti?
Lucius alzò lo sguardo verso il giudice e con un cinico sorriso disse: - Non si dice di no all’Oscuro Signore…- poi continuò - Gli consegnai la mia. Non ho preso io la sua: mi avrebbe ucciso all’istante se solo avessi osato toccata. E nemmeno un altro Mangiamorte avrebbe avuto il coraggio di farlo.
Non ho più visto la sua bacchetta. Credevo l’avesse sempre avuta con se. Quella sera successero molte cose… ci fu lo scontro con le guardie del Ministero e gli Auror. Quella sera mia moglie fu uccisa, io e mio figlio torturati. Non ho certo avuto tempo di guardare che fine avesse fatto quella bacchetta.
- Stai facendo un’accusa molto pesante: affermi dunque che chi ha preso la bacchetta dell’Oscuro è un membro del Ministero o un Auror?
- Ho solo fatto una considerazione basandomi sui fatti.
- I fatti sono che quella bacchetta era a casa tua.
Elbereth prese di nuovo la parola: - Giudice, come mai ispettori del Ministero si sono recati a casa Malfoy? Era stata formulata una precisa richiesta? Una perquisizione in genere è programmata e preparata…
- Queste sono informazioni riservate.
- Non lo sono più dal momento che è stata formulata una precisa accusa nei confronti di Lucius Malfoy che è alle mie dipendenze.
- Abbiamo ricevuto l’informativa dal tuo ufficio, Elbereth. Ovviamente anonima.
- Ovviamente… Come intendete procedere? Non credo che il signor Malfoy abbia tenuto quella bacchetta sul tavolo di casa sua per tutto questo tempo. E non ha mai avuto il tempo materiale di impadronirsene. Suggerisco, se Vostro Onore vuole la certezza di questo, di rivolgere nuovamente la domanda al signor Malfoy dopo avergli somministrato il VeritaSerum. Noto con rammarico che invece gli interrogatori sono più spesso basati sulla tortura fisica. Non vorrei pensare a motivazioni più personali che legati alle indagini.
- Elbereth, vedo che prendi nuovamente le difese di Lucius Malfoy. Non vorrei pensare a motivazioni personali…
- Non ho nulla da nascondere. Chiedo che l’imputato venga interrogato con il VeritaSerum. Gli è stato concesso un salvacondotto sotto la mia responsabilità quindi è mio pieno diritto avanzare questa richiesta.
Il giudice a malincuore dovette acconsentire, e Lucius sotto l’effetto del siero confermò quanto aveva già detto.
- Alla base delle rivelazioni fatte l’imputato è assolto dall’accusa di possesso della bacchetta di Lord Voldemort. La seduta è tolta.
Gli vennero sciolte le catene; rimase però immobile dov’era al centro della stanza. Guardava la macchia di sangue che spariva sotto i suoi occhi. Poi alzò lo sguardo verso Elbereth che gli stava venendo incontro.
- Perché? Prima quel pacco nel mio ufficio, adesso questo. Perché?
- Lucius, senti, prima andiamo in infermeria: è meglio che ti faccia medicare. Avremo così un po’ di tempo per parlarne. Signorina Granger, vuoi cortesemente seguirci?
Hermione rimase alquanto sorpresa di questo invito.
 

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Capitolo 31
*** L'indagine ***


Mentre veniva medicato nell’infermeria del Ministero Elbereth gli chiese: - a cosa stai lavorando oltre che al sigillo del pacco che ti è stato recapitato e alla lista, che credo ormai agli sgoccioli, dei Mangiamorte rimasti in libertà?
Lucius rimase per un attimo in silenzio, avrebbe voluto dire a nient’altro, ma dopo l’interrogatorio subito, non se la sentiva di affrontare da solo quello che stava portando avanti anche con l’aiuto di Hermione.
L’aveva coinvolta in questa sua indagine dopo aver condiviso alcuni dubbi su dei fatti avvenuti sia al Ministero che fuori e che non potevano essere delle semplici coincidenze.
Hermione lo guardò e gli disse: - signor Malfoy, credo che Lady Whytwornian dovrebbe esserne informata. Dopo quello che le hanno fatto oggi è evidente che l’indagine che sta svolgendo ha preso una brutta piega.
- Lucius?
- Vengo a casa tua stasera. Credo che sia il posto più sicuro per parlare.
- Va bene. Signorina Granger, dato che ha quanto pare sei coinvolta, l’invito è esteso anche a te.
Era ormai pomeriggio inoltrato quando Lucius ed Hermione si materializzarono davanti al cancello della villa di Elbereth. Rimase stupefatta di ciò che vide.
- I Whytwornian sono una delle famiglie più antiche della nobiltà dei maghi – spiegò Lucius – e che tu ci creda o no, sono molto fieri della purezza del loro sangue. Capirai meglio quando entreremo.
Disse i loro nomi e il cancello si aprì.
Un elfo domestico li accolse davanti al portone di ingresso: - Buonasera – disse inchinandosi – la mia signora vi sta aspettando.
Hermione continuava a guardarsi attorno. Le pareva di essere entrata in un museo.
Vennero fatti accomodare nel salotto dove il camino era già acceso e due enormi alani erano tranquillamente accovacciati sul tappeto.
Appena videro i due ospiti si alzarono in piedi pronti a scattare.
- Non temete – disse Elbereth – attaccano solo su comando. Seduti!
E si rimisero tranquilli a terra pur seguendo con lo sguardo la loro padrona e i nuovi arrivati.
- Prego, accomodatevi. Volete bere qualcosa? Lucius per te immagino un bicchiere di vino. Hermione?
- Del succo di zucca, grazie.
L’elfo domestico che si trovava nel salotto sparì e tornò con un vassoio e dei bicchieri pieni.
- Raccontatemi di questa indagine.
Iniziò a parlare Lucius: - qualche mese fa stavo verificando le liste che avevo preparato e confrontandole con gli arresti, gli interrogatori e i processi.
Mi era parso che ci fosse qualcosa di non chiaro, ma non riuscivo a trovare il nesso. Poi ho collegato Mangiamorte, membri del Ministero, giudici con arresti e rilasci ed è uscito uno schema che si ripeteva.
Ne ho parlato con la signorina Granger che ha fatto ulteriori controlli e alla fine tutto combaciava: nel caso di interrogatori “pilotati” e rilasci erano sempre le stesse persone ad essere coinvolte.
Ho ritenuto che sarebbe stato importante partecipare ad almeno uno di quegli interrogatori, ma non sapevo come fare per evitare di essere coinvolto apertamente. Non sapevo come sarebbe stata presa la mia…intrusione… Ho pensato quindi che la signorina Granger…
Elbereth spalancò gli occhi: - hai deliberatamente coinvolto una stagista in…
Non fece tempo a finire la frase: - Aspetti signor Malfoy, non si prenda la responsabilità di una mia decisione. Vede Preside, quando il signor Malfoy mi ha fatto vedere i risultati cui era giunto io mi offrii per fare da segretaria al prossimo processo che avrebbe visto quelle persone coinvolte. Il fatto che sono una stagista mi permetteva di dare una spiegazione plausibile per il mio interesse. Poi c’è stato un intoppo: il segretario per quel procedimento era già stato nominato, ma avrebbero accettato ben volentieri la mia candidatura per quello successivo.
Dovevo assolutamente partecipare a quello e quindi, beh, il segretario designato si è improvvisamente ammalato e quindi mi hanno chiamata.
- Si è improvvisamente ammalato? – chiese Elbereth – Cosa avete fatto? No, meglio di no. Non lo voglio sapere. Andate avanti…
Hermione si alzò – Il processo era una farsa. Si vedeva chiaramente. Inoltre ho fatto in modo che il verbale venisse in doppia copia e poi sono riuscita ad avere quello depositato. Sono completamente diversi. Legga.
E consegnò ad Elbereth i due verbali.
Mentre Elbereth leggeva le due copie, Hermione si avvicinò al camino: voleva osservare meglio lo stemma che tanto l’aveva colpita.
Anche Lucius si alzò: - Illuminante, non trova signorina Granger? Un grifone che sovrasta le torri e un serpente che le abbraccia. La Luce e l’Oscurità racchiuse nello stesso stemma.
- Cosa significa? – chiese Hermione.
- Puoi appartenere ad entrambe e a nessuna. La sua famiglia ci è sempre riuscita. Lei non ha la minima idea del potere che ha Elbereth. Con lei le Arti Magiche hanno raggiunto livelli cui ben pochi possono aspirare.
E guardò Elbereth che aveva alzato gli occhi e li stava osservando.
- Ho letto sia il verbale redatto da Hermione che quello ufficiale depositato dal giudice e devo dire che sono molto preoccupata. E’ chiaro che si sta cercando di tenere fuori da Azkaban certi maghi piuttosto che altri. Dobbiamo capire chi e perché.
Lucius: chi è dentro e chi è stato dichiarato innocente?
- Ho fatto lo stesso ragionamento e questi sono i nomi. Quello che sorprende è che esiste un legame sia tra quelli che sono stati rilasciati che tra quelli che sono stati incarcerati.
A prima vista non è così evidente, ma se consideriamo prima di tutto i loro impieghi, vediamo che chi è stato incarcerato era alla diretta dipendenza del giudice, mentre chi è stato liberato era alle dipendenze del Ministero. Nessuno di questi era marchiato come Mangiamorte – il Signore Oscuro lo faceva solo con i suoi più fidati – abbassò per un attimo gli occhi, poi riprese – anche perché se avessero avuto il marchio nero non sarebbero stati di certo liberati. Però erano sicuramente maghi e streghe che collaboravano con i Mangiamorte, passando informazioni sulle attività del Ministero. Inoltre ricoprivano ruoli non determinanti ma importanti nel far passare alcune notizie invece che altre. Per esempio il referente stampa del Ministero per la Gazzetta del Profeta e per la stampa babbana. Oppure il responsabile medico che manteneva i rapporti con il San Mungo.
In pratica sono stati liberati quelli che possono gestire le informazioni senza ricoprire ruoli di comando. In questo modo è meno evidente.
- Va bene – disse Elbereth – in questo modo sia il mondo magico che quello babbano avranno solo certe notizie. Mentre quelli in carcere?
- Qui è più difficile da trovare il legame: sembrerebbe che in carcere siano finiti membri del tribunale, delle forze dell’ordine. Che senso ha avere queste persone ad Azkaban? Poi mi sono chiesto cosa farei se volessi organizzare una rivolta in prigione…
- Ci sta anche questo – commentò Elbereth – hai avuto modo di diventare un esperto durante la tua permanenza? – disse poi con sarcasmo.
Lucius respirò prima di rispondere a questa provocazione. Non aveva dimenticato, non ci sarebbe mai riuscito – Tutti i giorni quando mi guardo allo specchio vedo questo marchio – disse spostando il colletto della camicia.
- Lucius…nulla atterrisce di più uno specchio che una coscienza non tranquilla…
- Non provocarmi! Elbereth – si voltò di scatto con uno sguardo pieno d’ira, poi cambiando tono di voce –  non lo fare, per favore… Azkaban è nei miei incubi, tutte le notti. Nessuno può capire veramente se non ha provato quello che mi hanno fatto. Ti resta dentro e ti annienta.
A quel pensiero strinse con mani tremanti il bicchiere che aveva in mano e finì in un sorso il vino che era rimasto. Poi si spostò verso la finestra che guardava il parco della villa.
Hermione credette che stesse piangendo e guardò Elbereth che si limitò ad alzare un sopracciglio.
Il silenzio che era sceso nella stanza fu interrotto da un elfo domestico: - chiedo scusa mia signora, al cancello c’è Harry Potter che chiede di poterla vedere.
- Harry è qui? – disse Hermione con enorme sorpresa.
Lucius si voltò di scatto: Potter? Per quale motivo avrebbe dovuto venire lì?
Elbereth rimase un attimo a pensare. – Fallo venire – disse infine.
 

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Capitolo 32
*** Nuove e vecchie paure ***


Poco dopo Harry entrò nel salotto dove la sua sorpresa di vedere anche Malfoy e Hermione fu grande.
- Hermione? Signor Malfoy?
- E’ una lunga storia – si limitò a dire Hermione.
- Dimmi Harry, immagino che non tu non sia qui per discutere dei prossimi programmi scolastici.
- La cicatrice – rispose Harry con voce preoccupata – ha ripreso a farmi male. Ginny mi ha convinto che la cosa migliore da fare era parlare con lei, anche se avrei preferito farne a meno.
- Ginny ha più buon senso di te – continuò Elbereth – molti pezzi del puzzle iniziano ad andare a posto e temo che sia quasi completo.
- Non può essere tornato! – disse Harry con tutta la voce che aveva – L’ho ucciso! E’ morto. Deve essere morto!
Guardò i presenti con aria terrorizzata. Non poteva essere. Non poteva ricominciare tutto di nuovo.
Elbereth si avvicinò ad Harry e gli disse: - siediti, è meglio. Il signor Malfoy ti spiegherà a che conclusioni sono arrivati lui e la signorina Granger in questi mesi di indagini. Poi credo che sia doveroso contattare i sopravvissuti dell’Ordine.
- Quali indagini?
Lucius si sedette e aiutato da Hermione, spiegò ad Harry tutto quello che avevano scoperto sui processi, i Mangiamorte rimasti in libertà, il Ministero e tutto il resto.
Alla fine Harry si alzò e disse: - allora si ricomincia…
- Si ricomincia – fece eco Hermione sospirando.
- Voglio essere coinvolto, in tutto e da subito. – disse Harry con una grande rabbia.
- Meno male che non ne volevi venire a parlare – commentò Elbereth – ma non ti preoccupare. Abbiamo bisogno di bacchette. Domani farò in modo che vengano qui tutti i membri dell’Ordine. Se volete, potete restare qui stanotte. Forse è anche più sicuro.
- Non vorremmo disturbare – disse Hermione.
- No, nessun disturbo. Credo che sia meglio che rimaniate. A cena potremmo discutere in modo più dettagliato quanto è emerso oggi e iniziare anche a fare delle ipotesi per domani.
Chiamò uno degli elfi domestici: - saremo in cinque a cena stasera. Per cortesia, provvedi per tutti. Inoltre sono da preparare tre camere per questa notte.
L’elfo si inchinò – Sarà fatto mia signora – ed uscì.
Hermione continuava ad essere sdegnata della presenza degli elfi domestici nelle case dei maghi e faceva fatica a nasconderlo.
Elbereth la guardò e si limitò a dire: - voi babbani non avete le, come le chiamate, ah sì, le colf? Non è nulla di diverso.
Lucius fece un sorriso di compiacimento: dopo tutto lei rimaneva comunque e sempre una purosangue con tutte le sue convinzioni.
Hermione ebbe un moto d’ira, stava per ribattere, ma si controllò e si voltò a guardare il fuoco nel camino.
Harry le si avvicinò – Tutto bene Hermione? – disse sottovoce per non essere sentito.
- No Harry. Non va tutto bene! Come può andare tutto bene? Prima Voldemort, i Mangiamorte, poi la Preside. Non riesco a capirla.
Harry vide per la prima volta lo stemma sul camino: - Beh, di cosa ti meravigli? Visto lo stemma…Se poi pensi all’anello che porta al dito…
Poi si guardò attorno: - E’ impressionante questo posto. Mi ricorda Villa Malfoy, solo che è più vivo.
Poi improvvisamente Hermione chiese: - senti Harry, tu sai cosa hanno fatto ad Azkaban al signor Malfoy? – guardò in direzione di Lucius sperando di non essere sentita.
- No… – disse Harry alzando le spalle – Posso però immaginare…Sirius…Ne era ancora terrorizzato quando me ne parlava…
Il suono del gong che indicava che la cena stava per essere servita riecheggiò nelle stanze.
Un elfo domestico li invitò a recarsi nella sala da pranzo dove tutto era pronto.
L’elfo invitò il signor Malfoy a mettersi a capo tavola e poco dopo Elbereth ed Aurora li raggiunsero. La padrona di casa si sedette all’altro capo e poi tutti gli altri si accomodarono.
Vennero riempiti i bicchieri e Lucius si alzò in piedi: - volevo fare un brindisi a Lady Whytwornian. Le devo tutto.
Tutti alzarono i calici in onore di Elbereth che sorrise e ringraziò con un cenno della testa.
Iniziarono a mangiare e ben presto la conversazione si spostò sull’indomani. Elbereth aveva già organizzato la riunione con i membri dell’Ordine. Si sarebbero aggiunti anche alcuni insegnati di Hogwarts. Si prospettava una giornata molto pesante.
Finita la cena tutti si ritirarono nelle loro stanze. Elbereth si era appena seduta al tavolo da toeletta e si stava sciogliendo i capelli che sentì un lieve bussare alla porta. – Avanti – disse – Immagino sia tu, Lucius.
- Posso? - chiese con voce bassa.
- Certo, entra.
Era scalzo e aveva solo la camicia e i pantaloni. Le si avvicinò in silenzio e le si inginocchiò davanti posando la testa sulle sue gambe.
Lei gli accarezzò teneramente i lunghi capelli biondi.
- Ho paura Elbereth…
- E’ giusto, Lucius. Solo chi ce l’ha può affrontarla.
-. In realtà mi sta già uccidendo…ogni giorno…lentamente. Non so quanto riuscirò ancora a sopportare questo stillicidio: vivo costantemente nel terrore di rivivere tutto quello che è successo. Draco rappresenta tutto per me e sa che morirei per lui. Non mi ucciderà almeno non subito; prima mi farà patire il dolore più grande: vedere ucciso il proprio figlio…
Mi ucciderà solo dopo che l’avrò supplicato di farlo. Forse… E’ questa la punizione che mi ha riservato.
Lo guardò con tristezza: dov’era finito l’uomo spavaldo che aveva conosciuto?
 

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Capitolo 33
*** Il Nuovo Ordine della Fenice ***


Il mattino dopo si ritrovarono tutti di buon’ora in sala da pranzo per la colazione. Dopo poco furono raggiunti anche dai membri dell’Ordine.
C’era il signor Wheasley e sua moglie, Fred, Bill e Fleur, Percy, Ron, la professoressa Mc Grannit. Venne anche Draco con enorme sorpresa da parte di tutti.
- Bene – prese parola Elbereth – ci siamo quasi tutti. Finché aspettiamo gli altri siete invitati a fare colazione. Si ragiona meglio a stomaco pieno.
Quando il signor Wheasley vide Lucius si avvicinò facendogli un cenno con la testa: - Malfoy - e aggiunse - questa volta dalla stessa parte.
- Wheasley – si limitò a rispondere Lucius. Poi raggiunse suo figlio.
- Draco…cosa ci fai qui? – gli chiese.
- Ucciderà me per colpire te, l’hai dimenticato? A questo punto è meglio fare parte dell’Ordine. Avrò maggiore protezione qui che ad Hogwarts o a casa. Non posso restarmene chiuso ad aspettare che…
Non fece tempo a finire il discorso che fu interrotto dall’arrivo di Neville e Luna.
Elbereth li guardò: - Siamo rimasti in pochi. Ma è tutto quello che adesso abbiamo. Spero che vorrete accogliere senza troppe riserve Lucius e Draco nella squadra.
Gli occhi di tutti si rivolsero ai Malfoy. Poi Lucius disse: - Io e mio figlio abbiamo una condanna a morte pendente. Vorremo poterci difendere. Non abbiamo nulla da perdere: per il Signore Oscuro siamo già morti.
Harry si avvicinò a Lucius, gli allungò la mano e gli disse: - Benvenuto tra noi.
Lucius gliela strinse: - Grazie.
Ron si voltò verso Hermione spalancando gli occhi in un’espressione di enorme sorpresa: - Malfoy conosce questa parola?
- Prego – disse Elbereth – sedetevi, prendete pure posto. Ci sono molte cose di cui discutere.
Si sedettero tutti attorno al tavolo e aspettarono che Elbereth parlasse.
- Ci sono dei segnali che fanno pensare che Lord Voldemort possa essere in grado a breve di ritornare. Se non lui, qualcuno a lui simile. Come avevo detto dopo l’ultimo scontro, il male conosce sempre la strada del ritorno.
Un brusio si levò dalla sala:- No, non è possibile. Harry lo ha ucciso. Non è vero Harry? – chiese la signora Wheasley sperando di sentirsi rispondere di sì.
- Signori, prego, procediamo con ordine, dall’inizio. Direi che è partito tutto dal pacco ricevuto dal signor Malfoy in ufficio. Lucius, vuoi riassumere per i presenti?
- Lo scorso mese fa ho ricevuto un pacco in ufficio. La sera prima non c’era nulla, per lo meno non è arrivato nulla fino a quando non sono uscito. La mattina dopo era sulla mia scrivania. L’ho aperto con attenzione, dato che non aspettavo nulla e comunque era piuttosto strano. Ne è uscito il Marchio Nero e la sua voce.
- E cosa le ha detto? – chiese con voce tremante la professoressa Mc Grannit.
- Che l’avrei supplicato di uccidermi.
Minerva si portò una mano alla bocca e guardò gli altri terrorizzata.
- C-Come sarebbe a dire? Cosa significa?
- Che mi torturerà fino a quando non lo implorerò di farla finita. Il modo in cui lo farà sarà totalmente a suo piacimento. Oppure torturerà Draco davanti a me e io dovrò pregarlo di uccidere me per salvare mio figlio – ammesso che accetti lo scambio. O Aurora, o qualcun altro. Come vede Mc Grannit, le possibilità sono molteplici.
- Comunque, a questo ci penserò quando sarà il momento – continuò Lucius mostrando un’eccessiva temerarietà  – Tornando al pacco, quello che aveva attirato l’attenzione era il sigillo. Su un lato c’era un serpente, e questo è parso ovvio. Sull’altro un simbolo babbano. Credo ora che possa proseguire la signorina Granger che ha portato avanti gli studi sulle immagini.
E lasciò la parola ad Hermione.
- Non ho approfondito il serpente, dato che, come ha detto il signor Malfoy, il riferimento era ovvio. Invece era molto strano il simbolo appartenente alla mitologia babbana: Giano bifronte.
Giano è il dio degli inizi, materiali e immateriali, ed è una delle divinità più antiche. Di solito è raffigurato con due volti, poiché il dio può guardare il futuro e il passato. E’ il principio degli dei. Presiede infatti a tutti gli inizi e i passaggi e le soglie, materiali e immateriali, come le soglie delle case, le porte, i passaggi coperti e quelli sovrastati da un arco, ma anche l'inizio di una nuova impresa, della vita umana, della vita economica, del tempo storico e di quello mitico, della religione, degli dèi stessi, del mondo, dell'umanità, della civiltà, delle istituzioni.
Ron rimase a bocca spalancata: - non ho capito niente – disse – cosa c’entra una divinità babbana antica con... con.. Voi Sapete Chi?
 

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Capitolo 34
*** Il culto di Giano ***


Prese parola Aurora: - Giano vede il passato – quello che è stato – e il futuro – quello che sarà. La scomparsa di Lord Voldemort e il suo ritorno. Governa gli inizi, materiali e immateriali – la vita e i passaggi. Credo che sia piuttosto chiaro invece. Qualcuno del mondo babbano che è un adoratore del culto di Giano è riuscito ad aprire un collegamento tra l’essere e il non essere.
- Questo complica maggiormente le cose – disse Elbereth – il coinvolgimento del mondo babbano nelle nostre guerre è pericoloso. Comunque resta da capire come ci sia riuscito: non è comunque Arte Magica alla portata di un babbano qualsiasi. Deve essere stato aiutato. E qui entra in gioco l’indagine che ha portato nuovamente Lucius in tribunale.
E guardò Malfoy.
Lucius ebbe un fremito di terrore nel ricordare quel nuovo processo. Si era sentito finito.
- La notte dello scontro tra i Mangiamorte e il Ministero, Voldemort aveva chiesto la mia bacchetta. Aveva capito che non avrebbe mai potuto usare la sua contro Potter in modo…definitivo.. perché condividevano lo stesso nucleo. Aveva lasciato la sua sul tavolo; nessuno avrebbe avuto il coraggio di toccarla. Non ho mai saputo che fine avesse fatto, non so nemmeno chi avesse potuto prenderla. Nessuno dei Mangiamorte l’avrebbe mai fatto: di questo ne sono certo. Non credo che serva che racconti tutto di nuovo: sapete tutti cosa è successo. E improvvisamente qualche giorno fa un membro del Ministero perquisisce la mia casa e trova la bacchetta dell’Oscuro Signore. Ovviamente per me questo voleva dire un sommario processo, Azkaban e l’esecuzione in tempi brevi.
- Come è riuscito a dimostrare la sua innocenza? – chiese il signor Wheasley.
- Lady Whytwornian ha testimoniato a mio favore e, dato che la mia esecuzione è… - si fermò dato che era un’informazione riservata - …Elbereth aveva la facoltà di chiedere al Giudice che venissi interrogato con il VeritaSerum.
Solo pochi dei presenti avevano capito il vero senso della frase e se ne rattristarono.
- Tornando alle motivazioni della perquisizione, crediamo che ci fosse un collegamento tra una mia indagine che stavo portando avanti in seguito ad alcune “strane “ coincidenze che avevo trovato analizzando i verbali dei processi dei Mangiamorte. Ne avevo parlato con la signorina Granger ed è riuscita ad essere nominata segretario per redigere il verbale di un particolare processo. Gli sviluppi sono stati interessanti.
Hermione prese nuovamente la parola – Non sto qui ad entrare nel dettaglio ma ho fatto in modo di tenermi una copia dell’originale e poi sono riuscita ad entrare in possesso di quella depositata. E’ completamente diverso dalla mia.
Pensiamo che ci sia un collegamento tra Ministero, alcuni Giudici, alcuni processi e le condanne o meno emesse.
Kingsley che fin’ora aveva sempre e solo ascoltato disse: - E’ un’accusa molto grave quella che state facendo. Vi rendete conto? La parola di un Mangiamorte e di una stagista contro quella del Ministero, dei Giudici, del Tribunale.
- Ma è la verità – protestò Hermione – la sostituzione del verbale ne è la prova!
- Questo può andare bene tra noi – continuò l’Auror – ma come fai a dimostrare che la tua copia è quella che hai effettivamente redatto e che quella depositata è un falso?
Elbereth intervenne – Al momento basta che vada bene a noi. Facendo un breve riassunto:
1: il Ministero e tutto l’apparato giudiziario non è più sicuro
2: qualcuno nel mondo babbano è riuscito ad accedere alla conoscenza delle Arti Oscure
3: qualcuno sospetta già qualcosa dato che hanno cercato di fare tacere Malfoy per sempre
4: ipotizzo che un Auror Magister stia orchestrando il ritorno di Lord Voldemort. Noi siamo i soli a questo punto con il potere di farlo.
E’ chiaro a tutti? Avete qualcosa da aggiungere? Concordate oppure dissentite? Siamo qui per parlare apertamente.
Tutti rimasero in silenzio. Non sapevano cosa dire o cosa pensare.
- Harry, vuoi aggiungere qualche piccolo dettaglio che possa convincere i qui presenti? – chiese Elbereth.
Harry guardò Elbereth e poi disse – La cicatrice. Ha ripreso a farmi male un paio di giorni fa.
All’inizio pensavo un effetto psicologico, ma poi il dolore ha iniziato ad essere costante e sto iniziando di nuovo a vedere la mente di Voldemort. Al momento sono solo immagini sfocate e senza senso, ma stanno diventando sempre più nitide e reali.
- Qualche altro dubbio? – il commento di Elbereth era più un’affermazione che una domanda.
- Come pensiamo di agire – chiese il signor Wheasley – non possiamo andare ad interrogare giudici, ministri così come se nulla fosse. Poi i rapporti con gli Auror Magister sono ancora più delicati.
- Ho chiesto al Ministro della Magia di convocare una riunione plenaria del Wizengamot in presenza di tutti gli Auror e Auror Magister – rispose Elbereth – ufficialmente per l’apparizione del Marchio Nero al Ministero, in realtà sarà un modo per valutare le reazioni dei singoli. Verranno poste domande le cui risposte richiederanno delle azioni. In base a quello che verrà deciso e soprattutto a quello che alcuni faranno di conseguenza, poi noi ci muoveremo. Voglio essere chiara: sarà pericoloso, specie per alcuni. Non fate gli eroi. Non possiamo permetterci di perdere persone: siamo rimasti in pochi e non è facile nemmeno trovare maghi e streghe sicuramente fedeli che possano entrare a fare parte dell’Ordine. Prima di agire, prima di fare qualsiasi cosa, consultatevi tra voi o con me. Se avete un sospetto, anche il più piccolo, non esitate a chiedere aiuto. Non metterò in pericolo la vita di tutti per uno: spero che questo sia chiaro. Chiunque esso sia.
Un silenzio generale scese nella stanza. Era chiaro che la situazione era molto grave e la presenza di possibili traditori tra gli Auror la rendeva ancora più difficile.
Elbereth continuò: - Appena avrò notizia della data della riunione vi informerò. Purtroppo non tutti voi potranno partecipare e onestamente avrei voluto che ci foste per poter avere più occhi a disposizione. Lucius verrà con me: in qualità di mio assistente, ha il permesso di partecipare senza diritto di voto e di parola alle riunioni degli Auror. A me importa solo che si limiti a guardare.
Sorrise e aggiunse: - Sarà divertente: un Mangiamorte in una riunione di Auror. Sì…divertente…
Lucius fece per ribattere: pensava ormai di aver dato prova che la sua fedeltà ora era riposta nell’Ordine e non più nell’Oscuro Signore. Elbereth, che aveva colto la sua espressione, alzò una mano verso di lui e rispose: - Te l’ho già detto Malfoy. Tu sei stato un Mangiamorte, lo sei e lo resterai per sempre.
Nessuno ebbe il coraggio di ribattere. Il tono di Elbereth non era scherzoso: quella per lei rimaneva la sola verità ed era ciò che realmente pensava di Lucius.
Arthur ruppe un silenzio che era diventato imbarazzante: - E quale sarà la relazione che vorrai presentare?
- Pensavo di partire con l’esposizione dei fatti così come si sono svolti e questo non dovrebbe creare nessun commento e nessuna reazione particolare. Poi passerò alla descrizione del sigillo. Qui mi aspetto invece di ottenere qualcosa. Almeno lo spero. La mia idea è di comunicare l’intenzione di fare una serie di indagini approfondite sul culto di Giano e di coinvolgere lo stesso primo ministro babbano. E poi aspetteremo…
 

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Capitolo 35
*** Sospetti ***


Il giorno dopo Elbereth si recò al Ministero per verificare lo stato della sua richiesta di riunione plenaria al Wizengamot. I tempi iniziavano a diventare stretti.
Si attardò qualche minuto a discutere con il ministro dell’istruzione: dovevano essere definiti i nuovi incarichi ad Hogwards e, dato che l’anno scolastico era in pieno corso, erano necessarie misure urgenti per completare il corpo insegnati. Il ministro continuava a parlarle inondandola con fiumi di parole riguardanti l’istruzione, la sua importanza, l’effetto sulle giovani menti e così via. Lei lo stava ascoltando più per educazione che per altro, ma questo la face tardare un po’ all’appuntamento con il Ministro e questo le permise di assistere ad una scena che la lasciò pensare molto.
Dall’ufficio del Primo Ministro vide uscire un Auror Magister che credeva si fosse ritirato. Era stato il suo maestro, ma in seguito ad alcuni incidenti che gli erano occorsi, aveva scelto di continuare la sua carriera accademica e si era dedicato quasi interamente agli studi delle antiche pratiche magiche. Aveva quasi dimenticato il suo nome, ma adesso non la riteneva una mera coincidenza: - Arrhenius…e tu che cosa ci fai qui? – pensò.
Voleva fargli un cenno di saluto, ma il suo atteggiamento la insospettì e si fermò.
Si spostò, continuando ad ascoltare il discorso che le stava facendo il ministro, facendo in modo di essere nascosta alla vista ma in grado invece di vederli. Osservava il gesticolare del suo vecchio mentore e non gli sfuggì la parola che riuscì a vedere pronunciata dalle sue labbra: - Imperio…
- Dunque è così…Tempi diversi…Stessi giochi…
Annuì. Aveva molto su cui riflettere.
Fece passare ancora qualche minuto, fingendo di ascoltare con molto interesse il ministro che nel frattempo non aveva mai smesso di parlarle.
- Certamente ministro. Comprendo appieno le sue giustissime preoccupazioni. E’ estremamente importante che i giovani maghi siano il più possibile guidati sulla strada della rettitudine. Gli eventi da cui siamo appena usciti ne sono la prova. Le assicuro che Hogwards resterà fedele ai suoi principi di integrità e rettitudine. Il nostro primo pensiero è il bene del nostro mondo. Ora se mi vuole scusare, il Primo Ministro mi sta aspettando.
E si congedò senza troppi fronzoli.
Bussò alla porta dell’ufficio ed entrò.
- Ministro…che piacere.
- MyLady. Immagino che sia qui per la sua richiesta di riunione plenaria del Wizengamot. Io ancora non sono convito della sua necessità. Non abbiamo elementi…
- Ministro, vorrei solo discutere con i più alti esponenti e i maghi più qualificati di quanto è avvenuto qui al Ministero prima di Natale. C’è una certa apprensione…mi capirà…
- Sì…sì…naturalmente…anche se…
- E’ pura formalità…- insistette Elbereth – vorrei semplicemente condividere i miei dubbi con chi ha certamente più esperienza di me…
- Lady Whitwornian…le sue competenze non sono mai state messe in discussione…la sua esperienza come Auror Magister è ineccepibile…
- Certo, grazie…mi riferivo più alle questioni di politica interna e di relazioni con i babbani…in questo sicuramente lei è più che qualificato, meglio di me…
Il Ministro sorrise schernendosi con un gesto della mano: – In ogni caso non riusciamo ad avere le presenze di tutti fino alla settimana prossima – le rispose il Ministro della Magia – Alcuni degli Auror sono impegnati in altre attività che devono essere assolutamente portate a termine nei tempi previsti. La riunione è fissata per giovedì prossimo. Mi dica MyLady, siete proprio sicura? Insomma quello che è successo nell’ufficio di Malfoy non potrebbe essere dovuto a qualcuno che vuole farci credere che il Signore Oscuro è pronto per tornare un’altra volta.
Elbereth lo fissò incredula: – Ministro, e chi si prenderebbe la briga di questa messa in scena che comunque costa non poca fatica e sicuramente comporta rischi molto seri?
- Ci pensi, MyLady, qualcuno che ha interesse a sviare i sospetti da se stesso impegnandoci in ricerche verso tutt’altra direzione.
- Ministro – replicò Elbereth – come lei benissimo sa la bacchetta di Malfoy è sigillata. Non può nemmeno usarla per accendere il fuoco nel caminetto che noi lo verremmo a sapere. E dubito fortemente che si sia procurato un’altra bacchetta. E’ terrorizzato all’idea di tornare ad Azkaban e sa che la condanna a morte sarebbe eseguita all’istante. Tiene troppo a suo figlio per fare qualcosa al di fuori di quello che gli è stato permesso. No, Ministro. Non credo che sia responsabile di tutto questo in nessun modo. Invece credo che altri abbiano lavorato alle spalle degli Auror per tutto questo tempo, carpendo informazioni grazie alle loro posizioni di rilievo e di potere e usandole per l’unico scopo che è quello di richiamare Lord Voldemort e la sua schiera di seguaci dall’oblio. Lucius Malfoy è solamente un ottimo capro espiatorio.
- Lady Whytwornian…le sue parole sono un affronto: implicitamente accusano il Ministero e chi ci lavora.
- No Ministro. Non mi permetterei mai. I miei sono solo sospetti…
Non proseguì la frase: le sue erano certezze. Certezza di una rinvigorita alleanza tra le forze del male che ora coinvolgeva il mondo magico e il mondo esterno.
Poi sorridendo, proseguì: - Sono certa che il Ministero è impegnato nella sua totalità a combattere e proteggere i cittadini dalle forze oscure. Non abbiamo il controllo di ciò che succede nel mondo babbano…
Cercò in questo modo di fare capire che i suoi dubbi erano rivolti soprattutto a persone estranee al loro mondo.
- Le suggerisco, Ministro, di organizzare una riunione con il primo ministro babbano. Magari dalle loro indagini è emerso qualcosa riguardanti gli ultimi avvenimenti. Il mio intento sarà invece di approfondire questa vicenda. Come ben lei sa, i miei esperti stanno ancora studiando il sigillo che era stato messo su quel pacco e stanno prendendo informazioni sul culto di Giano e sulla sua eventuale estensione presso i babbani. Farò anche qualche interrogatorio ad Azkaban per capire se ci sono adepti tra i prigionieri.
- E tra i suoi esperti c’è il signor Malfoy…
- Sì. In ogni caso, le posso assicurare che Lucius Malfoy è costantemente tenuto sotto controllo. Ci vediamo giovedì.
Elbereth salutò il Ministro e tornò ad Hogwarts con molte più preoccupazioni di quando lo aveva lasciato il mattino prima.
L’anno scolastico procedeva comunque, anche se alcune voci iniziavano a girare tra gli studenti.
Durante la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure Elbereth venne tempestata di domande: gli alunni del primo anno avevano solo sentito i racconti di quelli più grandi che avevano vissuto lo scontro ad Hogwarts tra i Mangiamorte e gli Auror. Volevano conoscere tutto, sapere cosa avrebbero dovuto fare se l’Oscuro Signore fosse tornato nuovamente.
- Mi scusi professoressa. Ma Harry lo ha ucciso per sempre? Non è vero?
Chiese una ragazzina minuta seduta in prima fila. I suoi occhi cercavano di avere la risposta che voleva sentirsi dire, ma Elbereth scosse la testa.
- Vedete, il Male, inteso come la malvagità, è sempre presente. Non dorme mai. Aspetta nell’ombra. Attende. Aspetta solo un nuovo servo attraverso il quale agire. Potrebbe essere chiunque, anche chi meno te lo aspetti. Potrebbe essere ancora Lord Voldemort? Forse. Ma non è questo il punto.
 

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Capitolo 36
*** Il Winzegamot ***


Il Wizengamot era al completo: tutti i membri del Ministero erano seduti nei posti assegnati. A parte poi c’erano gli Auror e infine gli Auror Magister.
Quando entrò Elbereth seguita da Lucius si levò un brusio di disapprovazione che ebbe il culmine con la presa di parola del Ministro: - Lady Whytwornian, il suo rango le consente di prendersi molte libertà, ma non questa. Un Mangiamorte non sarà mai ammesso in questa sede.
- Il signor Lucius Malfoy è qui in qualità di mio collaboratore ed è sotto la mia responsabilità. Risponderò personalmente di qualsiasi mancanza fatta da lui durante tutta la riunione.
- Di nuovo si espone per i Malfoy. Non crede che la sua reputazione possa essere messa in pericolo? – ribatté il Ministro.
- Ho piena fiducia nelle persone che lavorano con me. Altrimenti non le vorrei.
- E sia. Sarà ammesso, ma è meglio che gli spieghi bene cosa può e cosa non può fare. Nel suo caso è solo cosa non può.
Elbereth prese da parte Lucius: - Ascoltami bene. Non puoi sederti con me. Vedo che ti hanno preparato uno sgabello vicino alla porta. Non parlare, non rispondere a nessuna provocazione, non fare domande. Non fare nulla. Nemmeno un gesto. Osserva con attenzione i presenti, soprattutto gli Auror. Prendi nota delle loro reazioni durante la discussione, anche della cosa più insignificante.
Un’ultima cosa: da questo momento e per tutta la durata del conclave non mi rivolgerai più la parola. Non è concesso.
Finita la riunione puoi tornare a casa. Domani sera ci ritroveremo nuovamente da me con tutti gli altri. Discuteremo allora di ogni cosa. Ti è tutto chiaro?
- Sì Elbereth. – chinò la testa e andò a sedersi nel posto che gli avevano assegnato. Ripensava ai giorni in cui invece era seduto a fianco del Ministro della Magia. Come gli parevano ormai lontani. Quante cose erano cambiate. Allora non sarebbe mai stato considerato un nulla come adesso, poco più di un servo.
Poi la mente tornò ai suoi giorni ad Azkaban e ai suoi aguzzini. Era meglio essere morti per restare fedeli ad un’ideale o essere vivi? Qualunque cosa lo avesse reso quello che ora era diventato gli aveva lasciato molte domande senza risposta.
La voce del Ministro che apriva la riunione lo riportò alla realtà.
Ora doveva concentrarsi su quanto avrebbe visto. La sua strada era ormai segnata e non aveva nessun’altra scelta se non quella di onorare gli impegni presi in cambio della vita, sua e di suo figlio.
Il Ministro iniziò riportando i fatti che avevano preceduto l’apparizione del Marchio Nero al Ministero. Lesse i rapporti che erano stilati dai due Auror accorsi e la relazione finale preparata da Elbereth.
- Ora inizia il bello – disse tra sé la strega. Chiese la parola: - Illustri colleghi. Onorati membri di questo Wizengamot. Ci troviamo per discutere nuovamente di cose che pensavamo fossero state sepolte per sempre. Ingenuamente pensavamo. Il Male non smette mai di lavorare nelle pieghe dello spazio e del tempo. Il Male conosce infiniti modi per riapparire nelle forme più impensate. E a quanto pare il Male è tornato.
Elbereth rimase un attimo in silenzio per permettere che quanto aveva appena finito di dire entrasse nella mente di ciascuno.
- Ora – riprese – siamo nuovamente tutti minacciati da una nuova ombra che sta crescendo e questa volta il mondo babbano è coinvolto direttamente.
E con lo sguardo abbracciò l’intero collegio.
Anche Lucius passò in rassegna i singoli volti per vedere se ci fosse stata qualche reazione inaspettata.
Tutti si guardavano l’un l’altro: - E’ coinvolto il mondo babbano – questa era la frase che maggiormente passava di bocca in bocca.
Elbereth chiese silenzio e continuò – qualcuno del mondo babbano molto pratico di Arte Magica è in contatto con il nostro mondo. Qualcuno che conosce molto bene il culto di Giano. E’ magia molto antica, che va ben oltre le nostre conoscenze. Per lo meno, ben oltre le conoscenze della maggior parte di noi…
Tutti con aria stupita, tutti tranne uno che non passò inosservato né a Elbereth né a Lucius. L’Auror Magister più anziano, il venerabile Arrhenius, il maestro di Elbereth, aveva avuto come un guizzo che gli era passato negli occhi veloce come un lampo, ma non era stato ignorato. E lui non era così stupido da non accorgersene.
Il Ministro si alzò nuovamente in piedi: - E, MyLady, cosa dovremmo aspettarci?
- Temo che sia stata trovata la strada per aprire il collegamento tra l’essere e il non essere. Temo che sia stata trovata la strada per permettere all’Oscuro Signore di tornare nuovamente. E questa volta non ci sono Horcrucx da distruggere per indebolirlo. Questa volta dovremo affrontarlo apertamente senza sapere di cosa adesso è capace.
Dobbiamo preparaci. Dobbiamo trovare chi sta dirigendo tra noi e tra i babbani. E dobbiamo fare presto.
Nessuno volle controbattere quanto aveva esposto Elbereth. Arrhenius si alzò in piedi: la sua figura imponente incuteva timore e rispetto. – Mia cara giovane Auror Magister, Lady Whytwornian, tutti noi conosciamo e rispettiamo te e la tua famiglia. La tua discendenza è pura come pochi Maghi o Streghe possono ancora vantare. La tua famiglia ha sempre, anche se non apertamente, condiviso le opinioni dei Purosangue, e sappiamo benissimo che la maggior parte di loro è diventata fedele proprio al Signore Oscuro. Tu stessa sei molto vicina ad una famiglia di Mangiamorte, la presenza di Lucius Malfoy in questa sala ne è la conferma. Non trascuriamo nemmeno il fatto che è il padre di tua figlia Aurora. Quindi se cerchi tra noi chi ha legami con Lord Voldemort e i suoi seguaci, ti dovrei dire di guardare prima dentro di te.
Quello che dici è molto grave: il culto di Giano è molto antico, hai ragione, ed è anche molto potente. Pochi di noi lo hanno studiato con la dovuta attenzione, dato che abbiamo sempre pensato che trattandosi di magia del mondo babbano non ci dovesse riguardare.
Certo, quello che è successo al Ministero non è da sottovalutare: il Marchio Nero, il sigillo con il serpente e il volto di Giano. Spero che il signor Malfoy sia estraneo a tutto questo, le conseguenze per tutti e due sarebbero molto gravi.
Il Ministro annuì a queste parole. Era quello che voleva sentirsi dire.
Elbereth si alzò – Mio venerabile Maestro, lo sai che non ripongo la fiducia in persone che non la meritano. Lucius Malfoy ha dimostrato di non avere nulla a che fare con quanto accaduto. Non siamo qui per discutere della lealtà mia o di Malfoy, dobbiamo prepararci ad affrontare un pericolo ben più grande di quanto possiamo immaginare.
Dobbiamo trovare chi è il babbano che è in contatto con il nostro mondo.
Il Ministro si alzò nuovamente in piedi – Non possiamo ignorare quanto accaduto e quindi dispongo che venga avviata un’indagine accurata che possa mettere in relazione quanto è stato esposto. Contemporaneamente incontrerò il Primo Ministro babbano e gli esporrò i fatti. Cercheremo una linea comune per poter svolgere gli accertamenti in entrambi i nostri mondi.
Condivido le perplessità del venerabile Arrhenius, come pure capisco i timori di Lady Whytwornian. Farò in modo che ogni dubbio venga chiarito e agiremo di conseguenza. Nel frattempo raccomando a tutti la massima cautela.
La seduta è tolta.
Lentamente i membri del Wizengamot sfilarono attraverso le porte di uscita. Elbereth passò a fianco di Lucius ignorandolo, mentre lui aspettava che tutti fossero andati per poter uscire.
Quando Arrhenius passò vicino a Malfoy si fermò a guardarlo. Lucius sostenne lo sguardo inquisitore che pareva gli attraversasse il cervello. Voleva rispondere: - Non ho nulla da nascondere. Le mie azioni sono alla luce del sole.
Ma sapeva che era una provocazione. Rimase fermo.
 

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Capitolo 37
*** Notizie dal mondo babbano ***


- Lucius, vestiti in maniera poco vistosa per i babbani. Dobbiamo andare a discutere con il loro Primo Ministro. Poi dovremo fare una ricerca storica nella loro biblioteca.
Lui guardò il suo abbigliamento stupito: non gli pareva che i suoi abiti fossero così sgargianti. Alzò gli occhi con aria interrogativa.
- Intendevo…non troppo elegante…non andremo ad una Prima a teatro…- continuò prontamente Elbereth sorridendo alla vista della sua espressione.
Alzò uno sopracciglio: - Ah… - fu il suo laconico commento.
- Signorina Granger, a te non servono di certo suggerimenti… Ci troveremo nella saletta antistante l’ufficio del Primo Ministro.
Uscirono dagli uffici del Ministero della Magia che era quasi notte. Avevano passato l’intera giornata a discutere di quanto era successo durante la riunione del Wizengamot. Elbereth non nascose la sua preoccupazione. Il venerabile Arrhenius era un mago molto, molto potente e godeva di grande stima all’interno del Ministero. Se avessero appurato un suo coinvolgimento non sarebbe stato facile né dimostrarlo né tantomeno farlo accettare.
Il giorno dopo si alzarono tutti di buon’ora e si prepararono per recarsi a Londra. Anche se non avrebbero avuto contatti diretti con i babbani durante i vari trasferimenti che avevano programmato, di certo li avrebbero incontrati al ministero.
Lucius raccolse i capelli in una coda e poi indossò un completo scuro. Lasciò a casa il bastone da passeggio e nascose la bacchetta nella tasca interna della giacca.
Elbereth non ebbe particolari problemi con l’abbigliamento dato che il suo si confondeva tranquillamente. Hermione era ovviamente a suo agio.
Quasi contemporaneamente si materializzarono in una piccola saletta senza finestre e completamente spoglia di ogni arredo; aveva solo un'unica porta che comunicava direttamente con l’ufficio del Ministro.
Una spia rossa si accese sul telefono che si trovava sul tavolo dell’ufficio adiacente. L’uomo fece un profondo respiro: ogni volta che apriva quella porta ne uscivano sorprese sempre poco gradite. Poi si alzò, si sistemò la giacca e cercando di sfoderare il migliore dei suoi sorrisi li fece accomodare.
Rimase piacevolmente sorpreso: una volta tanto pareva che fossero venute persone almeno in apparenza “normali”.
Si sedettero e il Ministro babbano non si perse in preamboli: - C’è stata una crescita di un nuovo culto – disse – so benissimo che non posso coinvolgere nessun altro in questa storia. Ma le autorità di pubblica sicurezza sono preoccupate…
- Immagino che abbia a che fare con Giano… - commentò Elbereth.
- Come fa a saperlo? - chiese il Primo Ministro babbano evidentemente sorpreso.
- Purtroppo si sono rivelati anche a noi. Sanno del nostro mondo, quindi devono avere per forza un contatto anche tra di noi – rispose Lady Whytwornian non celando la sua apprensione.
Il Primo Ministro si accasciò sulla sua poltrona. Si stava già figurando nella sua mente i titoli sui giornali
- Non posso permettermi che venga rivelato quanto è stato tenuto nascosto fin’ora. La stampa mi farebbe a pezzi.
- Mi creda signor Ministro – rispose Elbereth – è l’ultima cosa che vogliamo anche noi. Il nostro mondo deve restare invisibile agli occhi dei più. Nemmeno noi possiamo permettercelo.
Per questo siamo venuti qui a discutere su come procedere. Non vogliamo che ci siano ulteriori coinvolgimenti, quindi vorrei che mi facesse avere tutte le informazioni possibili sulle attività dei seguaci di Giano. E’ più facile per lei che per noi accedere a queste informazioni. Dopo le garantisco che ce ne occuperemo noi, tenendola informata su ogni sviluppo. E in questo modo, la terremo anche fuori da ogni scandalo giornalistico…
Quest’ultima affermazione di Lady Whytwornian fece illuminare il viso al Ministro: loro avrebbero fatto il lavoro, lui si sarebbe preso il merito…
- Al momento le posso dare solo un nome che ci è stato segnalato: si tratta di un Lord…-. poi abbassò la voce come se temesse che nominandolo potesse apparire in quella stanza – Lord Charlson…
- La ringrazio Ministro. Avesse altre informazioni, la pregherei di non esitare a farcele avere.
Si alzarono: una visita rapida ma che aveva raggiunto il suo scopo.
- Certo. Farò in modo di mantenere aggiornato il vostro Ministro di ogni dettaglio – sorrise.
- Ecco - gli rispose Elbereth - a proposito di questo…le sarei grata se restasse in contatto solo con me. Meno persone sono coinvolte, maggiore è la possibilità che la cosa resti segreta. Penserò io a tenere informato chi di dovere.
- Sì, certo…certo…meno…Ma sicuramente…
Era evidentemente sollevato di questo; non gli piaceva per niente contattare quella gente e tutto sommato la donna che aveva davanti invece sembrava una persona proprio per bene. Sì – pensò tra sé - avrebbe di certo preferito stare in contatto con quella donna. La trovava la soluzione migliore. Gli altri di solito si presentavano con improbabili vestiti che lo mettevano sempre in imbarazzo di fronte al personale degli uffici.
- Allora togliamo il disturbo – e senza aggiungere altro tutti e tre si smaterializzarono lasciando il ministro attonito: non era mai riuscito bene a capacitarsi di questo loro modo di apparire e scomparire.
Riapparvero in un sottoscala di un enorme edificio al centro di Londra.
- Ah, Lucius…niente magia eh? Utilizzeremo i mezzi babbani per cercare libri e notizie.
Si registrarono come utenti esterni e poi si diressero verso le sale lettura.
- Bene, e adesso andiamo alle postazioni dove ci sono registrati tutti i volumi presenti.
Elbereth guardò Lucius sorridendo. Era evidentemente in imbarazzo.
- Non sei molto a tuo agio, direi…
- In genere io non frequento babbani…
- Già…
- Signorina Granger, anche se io vivo abbastanza a contatto con i babbani, credo che tu si possa muovere meglio di chiunque altro qui dentro. Ti dispiace se ti faccio fare tutto il lavoro? Io e Lucius intanto prendiamo un posto dove poterci sedere e discutere tranquillamente.
Hermione digitò rapidamente delle chiavi di ricerca e in meno di un minuto tutti i volumi, articoli disponibili in biblioteca sul culto di Giano apparvero sullo schermo.
Stampò la ricerca in modo da avere tutti le posizioni dei libri e poi si diresse tra gli scaffali mentre Elbereth e Lucius si sedettero ad un tavolo in un angolo molto discreto e lontano dagli altri.
Una delle signore che stava leggendo un libro di cucina lanciò un’occhiata languida a Lucius che rimase interdetto.
Elbereth se ne accorse: - Guarda che non sei così male sai? Anche per le babbane… - e si mise a ridere.
Poco dopo Hermione tornò con un paio di libri piuttosto voluminosi.
- Questi secondo me sono i più dettagliati…
- E adesso cosa cerchiamo? – chiese Lucius.
- Non lo so…acculturiamoci un po’…- disse Elbereth sollevando le spalle.
Hermione iniziò a leggere: - Il culto di Giano non presupponeva un flamen a lui dedicato, ma veniva celebrato dallo stesso rex e, in età repubblicana, da un sacerdote particolare che aveva assunto le antiche prerogative regie: il Rex Sacrorum. Costui apriva per primo le processioni e le cerimonie religiose, precedendo lo stesso flamen Dialis, sacerdote di Giove.
Le porte del tempio di Giano si aprivano in tempo di guerra. Nel tempio del dio si usava offrire sacrifici per avere vaticini riguardo le imprese militari in corso. In onore di Giano, il 9 gennaio si celebravano gli Agonalia, per propiziare il benessere del popolo romano.
Hermione alzò la testa dopo aver letto l’ultima frase:- Dunque in gennaio si tenevano dei riti propiziatori…quindi non a caso tutto è iniziato prima delle vacanze di Natale…
Elbereth la guardò con aria preoccupata: - Già.. E si parla di due persone: il Rex Sacrorum e il flamen Dialis. Potrei azzardare che uno appartiene al nostro mondo e uno al mondo babbano…
- Già. Ma quale l’uno e quale l’altro? – chiese Hermione.
- Soprattutto: chi? – fu il commento di Lucius.
 

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Capitolo 38
*** Il sacerdote di Giano ***


Lady Whytwornian rientrò al suo castello e cercò informazioni su Lord Charlson.
- Esponente alta società…va bene…socio onorario del club…va bene…bla bla bla…membro del parlamento…ecco questo va meno bene…
Rimase a pensare a lungo. Era una situazione molto delicata. Già sarebbe stato difficile gestire a livello politico internamente al mondo magico le notizie e le azioni da portare avanti. Ma adesso veniva coinvolto anche il parlamento babbano. Doveva essere certa di ogni suo sospetto prima di intraprendere qualsiasi azione.
Il giorno dopo tornò al ministero per la riunione che si teneva periodicamente. Aveva alcune pratiche in sospeso, ma soprattutto doveva parlare con Lucius per decidere come proseguire senza incappare in spiacevoli conseguenze.
Bussò alla porta dell’ufficio di Malfoy che, come sempre, era già presente di prima mattina.
- Buongiorno Lucius. Mattiniero…
Annuì con un mesto sorriso: - Buongiorno Elbereth.
Le fece cenno di accomodarsi e poi tornò a sedersi anche lui.
- Non ho buone notizie… il nostro caro Lord Charlson è un politico babbano. Questo complica notevolmente le cose.
Lucius sospirò. Il coinvolgimento del mondo babbano negli affari del loro mondo era sempre poco auspicabile. Fare entrare anche la politica era deleterio.
Qualcuno bussò delicatamente alla porta.
- Avanti! – disse Lucius.
Era Hermione che portava con sé un giornale babbano in cui si parlava della festa di ballo per Carnevale che si sarebbe tenuta nella residenza di Lord Charlson.
- Bene…questo è proprio quello che ci serviva… - commentò sorridendo Elbereth.
Prese il giornale e lesse con attenzione l’articolo. Come ogni anno nel castello del Lord che si trovava fuori Londra ci sarebbe stato il ballo in maschera cui venivano invitati tutti gli esponenti dell’alta società: industriali, politici, nobili.
- Vedremo di riuscire ad avere un invito anche noi. Dovremo però usare dei nomi diversi. Non possiamo presentarci con i nostri. Verremmo immediatamente riconosciuti se ci fosse presente qualcuno del mondo magico.
Lucius la guardò dubbioso. Cosa voleva fare? Presentarsi ed usare la maledizione Imperius sui babbani per far loro credere che erano stati invitati?
Elbreth sorrise: aveva colto il pensiero di Lucius.
- No..no. Usare la magia in un luogo dove potremmo trovare altri maghi non è saggio. Ho un’altra idea. Molto più “babbana”
Sia Hermione che Lucius rimasero sorpresi e le volsero uno sguardo interrogativo.
- Il Primo Ministro babbano farà in modo che due esponenti dell’ambasciata francese siano nella lista degli invitati…Madame e Monsieur De LaCroix. Ti piace?
Hermione abbassò gli occhi in un momento di sconforto. Era chiaro dal discorso di Lady Whytwornian che lei non ci sarebbe stata.
Elbereth si accorse dello sguardo deluso di Hermione: - No signorina Granger. Questa volta non puoi venire con noi. Non dubito né del tuo coraggio né della tua bravura, ma il livello di conoscenza delle arti magiche richiesto per poter affrontare questo incontro va ben oltre le tue capacità.
Hermione annuì. Avrebbe dovuto saperlo, si disse tra sé. Il rischio di incontrare un potente mago oscuro era molto alto e lei non era certo preparata a sostenere uno scontro di tale portata.
La sera del ballo era ormai arrivata e Lucius e Elbereth si presentarono adeguatamente vestiti presso la residenza del Lord. La pozione polisucco aveva fatto il resto.
Passarono tranquillamente come i signori De LaCroix e si mescolarono indisturbati agli altri ospiti.
Elbereth si guardava attorno cercando di assumere un’aria tra l’annoiato e il divertito. La sua attenzione fu attratta da uno degli invitati che stava sorseggiando una coppa di champagne.  Era chiaro che stava cercando il momento giusto per sparire senza andare nell’occhio. Lo aveva riconosciuto. Non aveva dubbi. Raggiunse Malfoy che si trovava nell’altro salone.
- Lucius. Ho visto Arrhenius. Sta aspettando qualcosa o qualcuno. E noi non abbiamo comunque molto tempo. Dobbiamo trovare qualcosa prima che finisca l’effetto della pozione. Anche se siamo mascherati potremmo venire comunque individuati.
Lucius le strinse un braccio e le fece un breve cenno.
- A quanto pare c’è del movimento dietro quella porta.
- Andiamo a vedere anche noi.
Con la più grande indifferenza aprirono la porta e si trovarono davanti una scalinata illuminata che scendeva presumibilmente nelle cantine. Elbereth fece il primo gradino e poi si voltò verso Malfoy. - Lucius. Come sei messo con l’occlumanzia? Da questo momento in poi sarà di vitale importanza…
- A sufficienza per l’occasione…
- Lo spero proprio. Non ci sarà concessa una seconda prova. Deve essere buona la prima. Chiudi la tua mente completamente. Chiunque sia presente sarà anche molto potente. Non ci devono sentire.
Scesero lungo la scala fino poi ad arrivare ad una scaletta a chiocciola che scendeva ulteriormente.
- Dove stiamo andando? – chiese Lucius – siamo almeno una decina di metri sottoterra ormai…
Alla fine dell’ultimo giro si trovarono in una cripta.
Sentivano delle voci provenire dal corridoio che si apriva davanti a loro. Era illuminato da torce e l’odore del legno bruciato che si mescolava a quello di muffa impregnava interamente il passaggio.
Avanzarono cautamente fino ad arrivare ad un ballatoio che dava sopra un’ampia stanza. Si nascosero dietro le balaustre e ciò che videro li lasciò ammutoliti.
Lord Voldemort era in mezzo ad una dozzina di persone tutte incappucciate e stava parlando con la sua solita enfasi: - Sono già stato morto. E più di una volta. Sono portato a consigliarlo…
Camminava tra loro sorridendo. Un ghigno terrificante era dipinto sul suo volto. Tutti abbassavano la testa quando li guardava negli occhi. Solo uno osava sostenere lo sguardo dell’oscuro signore.
Arrhenius – gli disse – tu non sei un codardo come gli altri. E questo mi piace. Sei l’unico che ha avuto il coraggio di aprire le porte del tempio di Giano per permettere a chi era passato di tornare.
Lord Charlson intervenne: - Spero che il mio contributo non venga dimenticato…io sono il sacerdote di Giano. A me, e solo a me competono le celebrazioni in suo onore. Ed è grazie a me che le porte del suo tempio sono state aperte.
- No temere. A tempo debito sarai ricompensato come meriti…
Una risata che ben conoscevano accapponare la pelle ad Elbereth e Lucius.
- E così anche lei è tornata… Bellatrix…
Lucius ricordava bene i giorni in cui Lord Voldemort aveva stabilito il suo quartier generale a Villa Malfoy dove lei spadroneggiava come se fosse casa sua. Sospirò. Dolorosi pensieri iniziarono ad attraversarli la testa e la sua concentrazione per un momento divenne meno.
Arrhenius ebbe un sussulto: - Non siamo soli…pare… mio signore
Lucius riprese subito il controllo della sua mente.
- Io non percepisco nulla…Sei diventato sospettoso nel tempo…
- Forse mi sono sbagliato, mio signore…
Ma continuò a guardarsi attorno. La sensazione che aveva provato non lo lasciava tranquillo.
Elbereth mise una mano sulla spalla di Lucius e gli fece un cenno con la testa.
Sgattaiolarono via senza fare il minimo rumore.
- C’è mancato poco, Lucius…
- Sì – disse lui – la vista di Bellatrix…
- Va bene. E’ andata comunque bene. Ora sappiamo chi sono gli attori principali. Dobbiamo radunare i membri dell’ordine e raccontare quanto abbiamo visto. E’ nostro compito fermare tutto questo prima che sia troppo tardi.
- Sempre che non lo sia…
- La pozione sta finendo l’effetto. Dobbiamo andarcene.
Riuscirono a lasciare indisturbati la festa con la consapevolezza che una rinnovata malvagità era già al lavoro nell’ombra e che presto si sarebbe rivelata.
 

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Capitolo 39
*** Fiducia ***


Elbereth guardò ad uno ad uno i presenti seduti attorno al tavolo del grande salone ad Hogwarts. Aveva deciso che quella sarebbe stata la sede del Nuovo Ordine della Fenice.
Non avrebbe mai permesso che il castello cadesse di nuovo.
Tutti sapevano cosa stava per dire: le vicende accadute nei giorni precedenti erano note.
Si alzò ed iniziò a camminare; cercava di mettere ordine al caos che regnava nei suoi pensieri. Prima di iniziare qualsiasi discorso e prendere qualsiasi decisione, voleva trovare la serenità e la concentrazione necessaria per poter pensare in modo normale e regolare. Le forti emozioni che aveva vissuto in quei giorni le impedivano di riuscire ad avere pensieri logici.
Sospirò. - Per prima cosa vorrei chiedere a tutti i presenti di fare una lunga riflessione su quanto è accaduto. E’ importante. Ci confronteremo con chi è in grado di controllare il tempo passato e futuro, quindi ogni ricordo, ogni attaccamento creerà un turbinio di pensieri, di desideri, di ambizioni. Tutto questo è punto di origine e fonte di un disordine che si autoalimenta nelle nostre menti. E’ nella nostra natura pensare, sognare. La nostra mente non si ferma. E tutto questo continuo susseguirsi di pensieri ed emozioni che potrebbe essere incontrollabile da parte nostra, potrebbe invece risultare facilmente utilizzabile da altri per i loro scopi.
Elbereth sapeva che stava per chiedere molto, molto di più di quanto alcuni potessero gestire. Non vi erano presenti solo maghi e streghe preparati per affrontare il mondo delle Arti Oscure; tra di loro vi erano anche dei ragazzi, o poco più.
Harry la guardò: - Preside. Sta dicendo che dobbiamo controllare le nostre emozioni e i nostri pensieri, altrimenti verranno usati contro di noi?
- Sì. Una cosa del genere…
Harry si accomodò meglio sulla sedia. Voleva ostentare una sicurezza che non era più certo di possedere.
Replicò: - Ho fatto pratica con il professo Piton per riuscire ad occludere la mia mente e sono riuscito ad entrare nella mente di Voldemort.
- Mio caro – sorrise Elbereth – Il fatto che tu potessi entrare i contatto con il Signore Oscuro era legato al fatto che tu eri parte del Signore Oscuro. Tu non hai nemmeno idea di cosa ti aspetta…Di cosa, in realtà, aspetta tutti noi…
Harry si alzò in piedi furioso. Non voleva essere considerato un ragazzino. Voldemort era stato sconfitto da lui, da lui soltanto. Perché pareva che tutti se ne fossero dimenticati? Il terrore che aveva provato nella foresta proibita. Il panico che lo aveva assalito mentre guardava Lord Voldemort negli occhi. Possibile che non contasse più nulla?
- Il panico che ho vissuto era reale! Non è stato solo un incubo durante il sonno! E’ stato un fatto reale. L’ho affrontato nella Foresta Proibita e poi di nuovo al castello di Hogwards. E non ho mai ceduto. Sono riuscito a controllare la mia paura. Perché adesso mi state dicendo che potrei non farcela? Era Lord Voldemort il mago che ho affrontato.
Hermione guardò Harry. Era alquanto sorpresa della reazione che aveva avuto. Come pensava di riuscire a mantenere la stabilità e la freddezza necessarie se solo il flusso di emozioni creato dagli eventi passati lo agitava ancora in quel modo? Fino a che punto – si stava chiedendo ora – si riesce ad avere ordine nei propri pensieri?
Elbereth annuì.
- L'ordine mentale è fondamentale per tenere il Chaos sotto controllo permettendoti di controllare e soprattutto dirigere gli eventi. Devi mettere in discussione ogni cosa ed essere pronto ad iniziare un nuovo ciclo ogni volta per poter alla fine raggiungere uno stato di tranquillità dove ogni pensiero ed ogni emozione emergono solo quando lo desideri e lo cerchi.
Poi guardando direttamente Harry continuò: - Non devi essere aggredito dai tuoi sentimenti e non devi usarli per aggredire gli altri.
Non continuò oltre. Non voleva urtare ancor di più la suscettibilità di Harry. Ma aveva ben chiaro nella mente chi era il loro avversario: Giano, il dio della pace e della guerra, del caos e del cielo, della luce solare e del tempo. Non avrebbe esitato un attimo ad impadronirsi delle loro menti. E lo avrebbe fatto con estrema facilità se solo avesse intravisto la minima debolezza.
Il Signore Oscuro e alcuni dei suoi più fedelissimi tra cui Bellatrix Lestrange erano stati richiamati da un Auror Magister. Il Ministero, il Wizengamot, gli Auror erano quindi sotto il suo controllo. E, se nessuno fosse intervenuto, si sarebbe impossessato anche dell’Ordine delle Fenice.
- Prima di continuare, voglio portare alla vostra attenzione un fatto: Lucius e Draco hanno le bacchette sigillate. Qualsiasi uso al di fuori di quello consentito verrà immediatamente segnalato al Ministero con le nefaste conseguenze che tutti sapete. Se tutti siete d’accordo la mia proposta è di sostituire le loro bacchette con due uguali ma non segnate. Alla fine, se questo sarà possibile – e vi prego non fatemi commentare questa frase - le restituiranno. La pena è nota…
Un brusio si levò nella sala. I presenti si guardarono l’un l’altro, alcuni erano perplessi, alcuni scuotevano la testa anche se la maggior parte annuiva.
Lucius alzò lo sguardo e disse: - Almeno dateci una possibilità. Diversamente non potremo essere di nessun aiuto.
Alla fine prese parola Minerva. Si alzò e si avvicinò ai Malfoy.
- E chi ci può garantire che, se ne avrete l’occasione, non tornerete ad essere un suo servitore?
Lucius si alzò in piedi e mise una mano sul braccio di Draco ad indicargli di rimanere seduto.
- Spero di parlare anche a nome di mio figlio. Gli ultimi anni hanno portato enormi cambiamenti nella mia vita. Io non sono, non posso più essere lo stesso. Ci sono segni che non se ne andranno mai. Non parlo delle cicatrici delle torture fisiche che ho subito, ma di quelle che porto dentro e che non guariranno. La fiducia che mi vorrete, che ci vorrete concedere – si corresse guardando verso Draco – non verrà tradita. Se siete d’accordo, io vorrei restare, vorrei continuare a lavorare con voi, qui, nell’Ordine, con gli Auror. Il male conosce sempre la strada del ritorno, queste sono parole tue, Elbereth. E, diversamente da voi, il Signore Oscuro non mi concederà mai la grazia.
Elbereth sorrise. E sebbene i suoi occhi fossero tristi era consapevole che tutto questo avrebbe portato comunque a qualcosa di buono.
Pensava tra sé. E’ vero. Spesso è proprio nelle situazioni più disperate che emergono delle qualità positive ed è proprio grazie a queste che si trova l’unico modo per procedere in mezzo al caos evitando il disastro. Il coraggio di affrontare l’ignoto lo si trova quando si supera il proprio egoismo andando oltre i limiti imposti a volte anche da se stessi.
Grande mistero, l’animo umano. Vi sono gesti che danno una grande forza a chi li riceve e, ancora di più, a chi li fa.
Elbereth diede loro le copie delle bacchette: - Fatene l’uso che vi verrà richiesto.

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Capitolo 40
*** Epilogo ***


Arrhenius stava osservando il sole tramontare dietro le montagne innevate. Ripensava a quello che era stato e quello che era diventato. Sì – si disse – Fino ad allora aveva finto molto e molto bene. Ma adesso non ne era più certo. La sua allieva, Elbereth, era più brava e perspicace di quanto pensasse. Aveva sbagliato a sottovalutarla. Ora lei sapeva. Annuì. Sì. Elbereth aveva capito tutto. Il suo sguardo freddo al Wizengamot era stato più eloquente delle sue cortesi parole.
Sarebbe stata un avversario difficile e soprattutto preparato. L’effetto sorpresa era svanito ben prima di quanto avesse sperato.
- Hai sottovalutato la tua allieva – commentò una voce sibilante alle sue spalle.
- E tu non hai imparato dai tuoi errori! Hai sottovalutato l’amore di un genitore per i propri figli. L’hai fatto con Harry e sua madre e lo hai ripetuto con Lucius e Draco.
Lord Voldemort stava per ribattere. Come si permetteva quel vecchio mago a trattarlo in quel modo. Eppure sapeva che c’era un fondo di verità nelle sue parole. Il tradimento di Lucius era non previsto e alquanto inaspettato. Piegò leggermente di lato la testa e fece un profondo respiro.
- Gli esseri umani bramano potere e prestigio più di ogni altra cosa. Non importa se alcuni dei vecchi “amici” ora sono nemici. Adesso ho una fonte di sostenitori ben più guarnita.
Arrhenius alzò il calice che teneva in mano. Già. I babbani. Gli uomini. Trovava divertente che proprio un antico dio adorato dagli uomini stesse per diventare la loro rovina.
I suoi moderni adoratori erano riusciti ad invocarlo. Una sorta di magia molto potente aveva aperto delle porte che erano chiuse da secoli.
Trovava invece seccante che Voldemort si ritenesse nuovamente il signore del mondo magico. Non aveva ancora compreso che sarebbe stato solo un suo strumento. Ma per il momento poteva anche andare avanti nella sua convinzione. Il suo signore, Giano, è un dio eccelso, è il caos. Il caos che contiene in se il principio d'ordine. Ed era lui il suo servitore. Voldemort alla fine era un retaggio del passato. Si sarebbe servito di lui per raggiungere prima i maghi e poi gli uomini.
I primi avrebbero richiesto sforzi notevoli, ed era per questo che aveva richiamato il Signore Oscuro.
Lui avrebbe impegnato Elbereth e l’intero Ordine della Fenice; li avrebbe distratti e tenuti lontani dal mondo dei babbani.
Con i babbani infatti sarebbe stato tutto più facile: essi bramano il Tempo perché vogliono restare per sempre giovani, bramano il Denaro perché vogliono circondarsi di ogni futile cosa, bramano il Potere perché vogliono poter comandare e disporre delle vite altrui; bramano il Successo perché vogliono sentirsi osannati.
Gli uomini sono deboli e proprio per questo vogliono raggiungere il Potere: in esso cercano la forza che non trovano in se stessi. E Giano avrebbe dato loro ciò che volevano, perché il Male non muore mai e gli uomini di ogni epoca e luogo sono disposti a tutto pur di ottenere il suo potere oscuro.

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