Lei vive

di ___Darkrose___
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova vita ***
Capitolo 2: *** Dimenticare ***
Capitolo 3: *** L'arrivo di Naraku ***
Capitolo 4: *** Un'inquietante rivelazione ***
Capitolo 5: *** Dolore ***
Capitolo 6: *** Andare avanti ***
Capitolo 7: *** Ritorno nell'epoca Sengoku ***
Capitolo 8: *** Puro spirito ***
Capitolo 9: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 10: *** Il cristallo bianco ***
Capitolo 11: *** Sesshomaru ***
Capitolo 12: *** Perdono ***
Capitolo 13: *** Izuko ***
Capitolo 14: *** Lontani ***
Capitolo 15: *** Un imbarazzante malinteso ***
Capitolo 16: *** La proposta di Sesshomaru ***
Capitolo 17: *** Paura ***
Capitolo 18: *** Di nuovo in trappola ***
Capitolo 19: *** Battaglia finale ***
Capitolo 20: *** Casa è dove è il cuore ***



Capitolo 1
*** Una nuova vita ***


Eh già, ero di nuovo da sola in quella grande casa.
Chris aveva finalmente portato via quasi tutta la sua robaccia e per un po’ non avrei più dovuto vederlo.
Per la precisione Chris era il mio ex ragazzo, che aveva deciso che sarebbe stato divertente cornificarmi con quella troietta che gli girava sempre intorno.
Soffocai le lacrime e le ricacciai indietro. Non era il momento per farsi prendere dallo sconforto.
Uscii dalla porta finestra della sala per andare nel piccolo giardino.
Abitavo in una casa isolata in collina, raggiungibile con un solo autobus che passava ogni quaranta minuti in centro e la maggior parte delle volte ritardava anche.
Però alla fine mi piaceva quella lontanaza dalla città, mi donava la privacy che tanto desideravo. I miei genitori me l’avevano regalata quando mi ero trasferita per l’università. Lavoravo e studiavo, riuscivo a conciliare le due cose, ma questo mi portava via un sacco di tempo per la vita privata, e forse era anche per quello che Chris se n’era cercato un’altra.
Scacciai il pensiero.
Non era il momento di pensare a quelle cose tristi.
Il giardino aveva un pozzo vecchio e malconcio in pietra. Ricordava quello del film di The Ring, ma le cose macabre mi erano sempre piaciute, quindi non avevo problemi ad averlo in casa.
A Chris aveva sempre messo un po’ di paura…
No, basta! Non dovevo pensarci.
Una mela cadde dall’albero accanto al pozzo, rimbalzando sull’erba bagnata dalla rugiada della sera.
La presi e mi feci cullare dai ricordi. Quell’albero gli era sempre piaciuto…una volta aveva anche preparato una torta di mele perché sapeva quanto mi piacesse.
Lanciai la mela dentro il pozzo con rabbia; forse avrei fatto abbattere quell’albero solo per smettere di pensare a lui.
La luna splendeva alta e piena in cielo e mi incantai a fissarla per un tempo indeterminato, fino a quando una scia luminosa catturò la mia attenzione.
Vorrei che arrivasse nella mia vita una persona che mi ami davvero e non che finga, mi ritrovai ad esprimere quel desiderio senza neanche accorgermene.
Decisi che era meglio andare a dormire, domani mi sarei dovuta svegliare presto per andare in biblioteca a studiare.

Mi sembrava di essere in un sogno, perché sentivo gente che parlava, eppure sentivo il calore delle mie coperte e l’odore di casa mia e…odore di cane bagnato?
No, doveva essere sicuramente un sogno.
- Secondo voi è umana o è un demone? –
- Non sento alcuna presenza maligna, deve essere umana –
- Oppure la sta nascondendo –
- Oppure siamo finiti nel posto sbagliato, come al solito –
- Se continuate a parlare così forte la sveglierete! –
Una goccia d’acqua mi cadde sulla guancia e aprii gli occhi.
Nel buio vidi tre figure stagliarsi davanti a me.
Rimasi immobile, con il cuore colmo di terrore. Dovevano essere per forza dei ladri! Ma ancora non si erano accorti che ero sveglia. Dovevo chiamare la polizia, se avessi urlato non mi avrebbe sentita nessuno.
Mannaggia a me e alla casa isolata!
I tre continuavano a blaterare tra di loro e, non appena furono troppo presi dalla loro discussione per accorgersi di me, corsi veloce come una gazzella fuori dalla stanza, stupendomi della mia velocità.
In tre millesimi di secondo avevo recuperato il cellulare e mi ero chiusa nel bagno.
I tre però erano già fuori dalla porta e il mio cellulare era scarico.
Ero in trappola.
- Dannata, apri la porta o la sfondo! – gridava una voce maschile.
- Inuyasha! – lo riprese una voce femminile. – Così la spaventerai -.
Sentii qualcosa che mi tirava la tuta dei pantaloni e abbassai lo sguardo.
Accanto a me c’era un bambino, ma aveva delle zampe e le orecchie da volpe, insieme a due piccoli canini che gli sbucavano dalle labbra.
- Ciao – sussurrò con voce dolce.
Cacciai un urlo che spaventò il bambino, facendolo correre verso la porta e aprirla.
Si buttò tra le braccia di una ragazza vestita con una strana tuta nera e che portava dietro la schiena un’enorme boomerang.
Ma non fu lei ad attirare la mia attenzione, quanto uno dei ragazzi che stava con lei.
Aveva i capelli argentei che risplendevano nella tenue luce della luna, un paio di orecchie bianche in cima alla testa e…una gigantesca spada!
Urlai più forte di quanto non avessi gridato prima, cercando di aprire la finestra del bagno che dava anche quella sul giardino.
Prima che l’altro ragazzo potesse afferrarmi ero già fuori e mi ero arrampicata in cima all’albero di mele.
I quattro strani tipi erano arrivati in giardino, ma ancora non mi avevano notata.
Il cuore mi martellava nel petto e avevo il fiato corto per il terrore.
Quei pazzi mi volevano fare fuori!
Rimasi in silenzio e cercai di capire di cosa stessero parlando.
- Sei sempre il solito! – sbraitava il ragazzo moro. – L’hai spaventata, se va bene pensa che volessimo ucciderla! -.
- Tzè. Cosa mi importa? Siamo qui per i frammenti, di quello che pensa lei poco mi importa! – rispose il ragazzo dai capelli argentei.
Il bambino stava piangendo. – Mi ha spaventato -.
La ragazza lo teneva in braccio e lo accarezzava. – Tranquillo Shippo, magari ha avuto più paura lei di te -.
Puoi dirloi forte! Pensai, mentre cercavo di arrampicarmi sul ramo che sporgeva fuori dalla staccionata; in quel modo sarei potuta arrivare in strada e magari fermare qualche macchina di passaggio.
- Ad ogni modo riponi Tessaiga, non mi sembra che ci siano pericoli in zona – disse il ragazzo.
Ormai ero a pochi passi dalla libertà, quando un lugubre scricchiolio mi fece gelare il sangue nelle vene.
Il ramo si stava spezzando.
Prima che potessi pensare ad una soluzione stavo già cadendo nel vuoto.
Non ci sarebbe potuta essere morte più comica; spiaccicata dal ramo di un albero, mentre cercavo di scappare.
Non ebbi neanche il tempo di urlare; ma poco prima che mi schiantassi al suolo, un paio di braccia mi cingevano il busto ed ero di nuovo a terra miracolosamente illesa.
Aprii gli occhi e davanti a me trovai il ragazzo dai capelli argenteii e le orecchie da cane.
La mia mano ragionò più velocemente del mio cervello e ritrovai il mio pugno stampato sulla sua guancia, catapultandolo a terra.
- Ahi, questo ha fatto male mi sa – mormorò il bambino, ormai senza più lacrime.

Dopo venti minuti e una buona dose di urla mi ero finalmente calmata.
Mi ero decisa a farli entrare in casa per spiegarmi tutto, anche se per sicurezza tenevo la scopa in mano come arma (probilmente inutile) di difesa.
- Allora, potete spiegarmi? – chiesi.
Ora che li osservavo meglio i quattro erano fradici e sembravano parecchio stanchi. I loro vestiti mi ricordavano quelli giapponesi e dalla loro aria smarrita, capivo che anche loro erano parecchio confusi.
- Ma allora sei stupida! – esclamò il ragazzo, che avevo capito chiamarsi Inuyasha. – Ti abbiamo detto che siamo qui per… -, un pugno si abbattè sulla chioma argentea del ragazzo, zittendolo.
Il pugno era arrivato dal ragazzo moro, Miroku. – Quando imparerai le buone maniere? Questa gentile ragazza ci offre ospitalità e tu la insulti? –
- Stammi a sentire bonzo… -, prima che Inuyasha potesse dire altro Sango, la ragazza con la strana tuta nera, lo bloccò con un cenno.
- Noi veniamo da lontano, dall’epoca Sengoku. Siamo qui alla ricerca dei frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti – disse con voce calma e pacata la ragazza.
- Anche se non sappiamo esattamente dove sia qui – aggiunse il piccolo bambino di nome Shippo.
Rimasi un secondo di sasso, chiedendomi se fossero solo dei pazzi oppure se fossero veramente convinti di quello che stavano dicendo.
- Ehm, scherzate? – chiesi, il mio cervello si rifiutava di credergli.
Inuyasha stava di nuovo per adirarsi, ma prese un lungo sospirò e parlò. – Ti sembra che stia scherzando? – chiese, visibilmente irritato. – Io sono un demone! -.
- Mezzodemone – lo corresse Miroku, suscitando ancora di più l’ira del già nervoso Inuyasha.
Sango prese la parola, era l’unica che sembrava essere normale. – Stiamo dicendo il vero. Lui è un mezzodemone, mentre Shippo è un demone-volpe. Come puoi ben notare, non hanno proprio caratteristiche umane -.
In effetti aveva ragione. Ma non riuscivo razionalmente a credere a tutta quella storia.
Mi avvicinai al ragazzo, tirandogli le orecchie per capire se fossero finte.
Ciò che otteni fu un verso di disappunto e un tuffo al cuore.
- Quindi…voi? E lui…? E quello…? -, non riuscivo materialmente a completare una frase, riuscivo solo a spostare lo sguardo su ognuno di loro sempre più disperata.
Miroku parlò interrompendo il mio confuso balbettare. – Siamo arrivati qui da quel pozzo. Stavamo seguendo il corso del fiume dove ci avevano detto esserci un frammento. Shippo è caduto in acqua e quando abbiamo cercato di riprenderlo siamo stati trascinati dalla corrente fino ad una grotta e poi…beh il resto credo che lo sappia Samantha-chan -.
Ero incredula.
Tornai dal mezzodemone e ripresi a toccargli le orecchie. – Ma allora sei davvero un mezzodemone -.
- Certo che lo sono stupida! – sbraitò. – Ti sembrano finti questi? –, mi mostrò gli artigli sulla mano e per poco non ebbi un mancamento.
Ok, era tutto vero.
Ok, non era un sogno.
Ok, ero nei casini.
Ok, non era ok un cazzo!



Salve a tutti beli e brutti!
Ok, questa è la prima fanfiction che scrivo e solo dopo attente riflessioni mi sono decisa a pubblicarla!
Come avete potuto notare c'è un nuovo personaggio nella storia e credo che molti di voi si stiano chiedendo dove sia Kagome...mi dispiace ma lei in questa storia non esiste...NON UCCIDETEMI VI PREGO *si mette in ginocchio*
Comunque andando avanti con la storia capirete come mai è stato necessario eliminarla.
Vi prego commentate e ditemi cosa ne pensate!
Al prossimo capitolo ^^
 

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Capitolo 2
*** Dimenticare ***


~~Il mattino dopo mi svegliai nel mio caldo letto, stiracchiandomi e sentendo i muscoli intorpiditi.
Forse tutto quello che era successo la sera prima era solo un sogno, non poteva essere possibile che quattro persone fossero magicamente sbucate fuori dal pozzo in giardino e due di loro fossero delle specie di mostri. Ancora più impossibile era che venissero da un’era lontana e per di più dal Giappone! Come diavolo sarebbero potuti arrivare in una cittadina della California?
No, era veramente tutto troppo insensato, doveva per forza essere stato un sogno, anzi un incubo dal quale ero felice di essermi svegliata.
Scesi dal letto e mi infilai le ciabatte di Pluto che avevo ai piedi del letto e uscii, percorrendo il corridoio che portava fino alla sala.
Rimasi di sasso quando appallottolati sul pavimento vicino al divano trovai quei quattro pazzi che dormivano beatamente.
No, non era stato un sogno.
Mi avvicinai cercando di fare il minor rumore possibile e infilandomi nella cucina che dava proprio sulla sala.
Cercai di tirare fuori la caffettiera, stando attenta a fare il minor rumore possibile, ma era proprio sotto una pentola che avevo messo ad asciugare la sera prima.
Spostai la pentola, ma cadde a terra con un tonfo sordo e metallico che svegliò tutti.
- Hiraikotsu! -, la voce di Sango rimbombò nella casa e prima che potessi voltarmi per dire che andava tutto bene, ritrovai l’enorme boomerang piantato nel muro a pochi centimetri dal mio viso.
Sango si coprì la bocca con una mano visibilmente dispiaciuta. – Mi dispiace Samantha-chan, non volevo! -.
Rimasi immobile con la caffettiera in mano e le ginocchia che mi tremavano. – Il…il…muro – mormorai, notando l’enorme buco che quel coso aveva lasciato.
Inuyasha e Miroku si erano tirati in piedi e cercavano di trattenere le risate.
Direi che quello era un risveglio del tutto fuori dal comune.
Misi su il caffè, rendendomi conto che loro non sapevano neanche di cosa si trattasse.
Sango si era offerta di riparare il muro, ma le dissi che avrei chiamato qualcuno al più presto per riparare il buco. Fortunatamente il danno era minore di quello che sembrava e non aveva passato la parete da parte a parte; se no in casa ci sarebbe stata un’altra finestra.
Il mezzodemone era seduto a gambe incrociate e braccia conserte dalla finestra, intendo a meditare su qualcosa, mentre guardava fuori dalla finestra.
Miroku continuava a toccarsi la mano destra con aria sofferente, mentre Shippo si era infilato in camera mia per dormire ancora un po’.
Presi quattro tazze e servii il caffè a tutti quanti.
- E’ amaro – disse Inuyasha stizzito. – Non mi piace -.
Strinsi le labbra in una smorfia cercando di mantenere la poca calma che mi era rimasta. – Allora non berlo – sibilai.
Miroku e Sango invece si gustarono la bevanda in un religioso silenzio, consapevoli della mia irritabilità causata dalla loro irruenta presenza.
Restammo in silenzio per un tempo infinito, fino a quando non decisi di romperlo. – Allora, per quanto tempo avete intenzione di rimanere? – chiesi.
Loro sembrarono parecchio imbarazzati. – Non lo sappiamo, sembra che il passaggio da dove siamo arrivati sia chiuso e non sappiamo come tornare indietro – rispose Miroku, che però non sembrava a disagio nel scroccare ospitalità.
Chi era veramente a disagio in quella situazione era Inuyasha, che sembrava insofferente al dover stare chiuso in casa.
- Ah… - mormorai esausta. – Beh, ma quella sfera di cui parlavate, può avere il potere di mandarvi indietro? – chiesi speranzosa.
Sango sospirò. – Non sappiamo neanche questo; però potrebbe anche darsi! – provò a dire con  aria turbata.
L’idea di essere bloccati in un posto che non conoscevano non doveva piacere a nessuno di loro e nemmeno a me piaceva l’idea di essere costretta ad ospitare quelle persone.
- Ma se conoscete un monastero nel quale farci dare ospitalità potremmo andare lì, così non vi recheremo più alcun disturbo – disse Miroku.
Monastero? A Edenville? Sì certo, sarebbe stato più facile trovare quel benedetto ago nel pagliaio piuttosto che un monastero buddista nel raggio di chilometri. E se anche ci fosse stato non avrei potuto certo mandarli la, avrebbero causato il panico e si sarebbero ritrovati in qualche prigione o in qualche circo come fenomeni da baraccone.
Sospirai. – No, potete rimanere – mormorai. – Fino a quando non troverete il modo di tornare a casa vi ospiterò io -.
Il giovane monaco si inginocchiò ai miei piedi e mi prese le mani tra le sue. – Oh dolce Samantha-chan, siete una donna di cuore – disse. – Vorrei chiedervi l’onore di fare un f… -, prima che finisse la frase Sango gli aveva tirato un pugno sulla testa.
- Non finire la frase se non vuoi che ritiri la sua gentile offerta – sibilò Sango al monaco dolorante.
Inuyasha si alzò da terra. – Ti ringraziamo, ma non possiamo restare qui; dobbiamo cercare i frammenti -.
Quel ragazzo era proprio fissato con quei benedetti frammenti, cominciava a darmi sui nervi, quasi più del monaco ninfomane.
Miroku si ricompose, mentre si continuava a massaggiare la testa dolorante.  – E da dove vorresti cominciare? Non credo che qualcuno in questo luogo conosca l’ubicazione esatta dei frammenti e senza una sacerdotessa che li possa localizzare è un’impresa impossibile -.
Il mezzodemone sembrò scoraggiato e si rimise seduto a terra sconsolato. – Allora cosa pensi di fare? –
- Tutto a tempo debito, ora cerchiamo di vedere se durante il corso della giornata il passaggio si riaprirà – disse Sango, mentre prendeva le tazzine e le metteva nel lavandino.
Forse oggi in biblioteca avrei trovato qualche informazione riguardante quella Sfera di cui tanto parlavano.
- Oh no la biblioteca! – gridai, correndo nella mia stanza.
Erano ormai le dieci e le lezioni mattutine erano ormai andate, avevo perso una delle mie lezioni preferite con il mio professore preferito.
Dannazione!
Buttavo all’aria tutti i vestiti fino a quando non trovai un paio di jeans e un maglione pesante.
Saltellai per casa mentre cercavo di infilarmi le scarpe e raccattavo i libri sparsi per la sala.
- Samantha-chan, dove vai? – chiese Shippo, sfregandosi gli occhi ancora assonnati.
Mi misi la borsa in spalla e gli accarezzai la testa; a primo impatto mi aveva spaventata, ma quel cucciolo era davvero dolcissimo. – Vado a studiare Shippo, torno per l’ora di cena – risposi.
- Cosa? – esclamò Inuyasha. – E noi dovremmo restare qui? –
Alzai gli occhi al cielo, quel ragazzo era isterico quanto affascinante. – Sì, per oggi va così. Appena tornerò a casa discuteremo su cosa fare -.
Il mezzodemone sembrò finalmente rassegnarsi, ma qualcosa lo fece arrossire. – Senti, ehm, per…per il bagno uso il giardino? -.
Sgranai gli occhi e diventai quasi paonazza per l’imbarazzo.
- No! Il giardino non è un bagno! – esclamai.
Lo presi per un braccio e lo trascinai nel mio bagno, mentre lui si guardava intorno spaesato. Gli spiegai velocemente i fondamentali di come si usava un cesso e poi tornai in cucina.
- Dentro il frigo -, ma dalla loro aria perplessa capii che non afferravano ciò che intendevo.
Mi avvicinai al frigorifero e lo aprii. – Questo – spiegai. – C’è del pollo -, indicai il pacchetto di carta stagnola che conteneva il pollo arrosto che non avevo mangiato la sera prima. – Mettetelo nel microonde e accendetelo, così potrete scaldarlo e almeno a pranzo avrete qualcosa da mangiare -.
Gli spiegai come si usava il microonde prima di ritrovarmi il giardino in fiamme, dato che loro credevano di dover mettere il pollo nel macchinario e poi mettere quest’ultimo su una fiamma.
Uscii finalmente di casa e potei prendere finalmente una boccata d’aria.
Ormai di andare in biblioteca non se ne parlava, quindi andai il più in fretta possibile a prendere l’autobus per andare alla caffetteria dove lavoravo.
Forse sarei riuscita a distrarmi un po’.


Ovviamente il lavoro non riuscii a distrarmi.
Era difficile lavorare, mentre continuavo a pensare che a casa mia c’erano quei quattro pazzi scatenati che, con la loro poca conoscenza degli oggetti in casa mia, potevano combinare un vero disastro.
Dovevo anche pensare a trovargli dei vestiti adatti, qualcosa per nascondere le orecchie di Inuyasha e quelle di Shippo, e anche le zampette del piccolo demone.
Che numero di scarpe poteva portare?
Mentre pensavo a tutte le cose che avrei dovuto fare quel giorno, mi rovesciai sulla mano il caffè bollente, facendo cadere a terra la tazza e lanciando un urlo disumano.
- Cristo santo! – gridai disperata, correndo a buttare la mano sotto l’acqua fredda.
Callie mi si avvicinò preoccupata. – Sam tutto bene? Forse è meglio che tu oggi vada a casa, mi sembri distrutta. È successo qualcosa? -, mi tempestò di domande e io non sapevo cosa rispondere.
Tutto bene, a parte il fatto che ho un mezzo demone in casa, una cacciatrice di demoni, un monaco depravato e un cucciolo piagnone
Ok, non potevo rispondere in questo modo, mi avrebbe fatta rinchiudere sicuramente.
- Sì tutto bene, solo che…ehm… -, cosa potevo inventarmi? La mia mente era del tutto occupata da quello che era successo la sera prima.
Improvvisamente il viso della mia amica si illuminò. – Ho capito! Ti è venuto a trovare per una “visitina” quel ragazzo di cui mi hai tanto parlato vero? -.
Diventai paonazza. – Cosa? – esclamai. Poi capii che forse rispondere in modo affermativo era l’unico modo per levarmi da quell’impiccio. – Ehm sì, sì, in effetti è venuto proprio lui, ehm, sì lui! -.
Maledizione non mi ricordavo neanche il suo nome! Era vero, avevo incontrato un ragazzo in caffeteria qualche giorno fa, ma alla fine non l’avevo neanche richiamato.
La mia amica sorrise beffarda. – Eh Sammy, Sammy! – mi pungolò. – Vai a casa dal tuo bello! Ti copro io! -.

In due secondi ero su un autobus per tornare a casa. La mano era fasciata a causa della bruciatura e la gente sull’autobus continuava a scontrarmi, accrescendo il mio nervosismo.
Dopo mezz’ora riuscii ad arrivare davanti alla porta di casa, ma avevo paura ad entrare. Chissà cosa avrei potuto trovare la dentro.
- Maledizone ti avevo detto di non toccarlo cucciolo pestifero! –
- Ma avevo fame! –
- Non me ne frega niente brutto scemo! -.
Le voci di Inuyasha e Shippo si sentivano da fuori dalla porta e mi fecero gelare il sangue.
Infilai la chiave nella toppa ed aprii, quello che trovai mi lasciò a bocca aperta.
Sango e Miroku cercavano di trattenere Inuyasha dal picchiare il povero cucciolo, mentre Shippo era in un angolo che inveiva contro il mezzodemone.
Ma non fu quello che mi fece preoccupare.
Il mio microoende.
Il mio povero microonde.
I vetri erano sparsi dovunque e dal macchinario veniva un fumo che riempiva tutto il piano cucina.
- Che cazzo avete fatto?! – gridai, lasciando cadere a terra la borsa.
I quattro si voltarono tutti verso di me, bianchi per la paura.
Quando ero arrabbiata sarei riuscita a mettere paura al più incazzato dei demoni.
Inuyasha si liberò dalla presa dei due e alzò le mani in aria. – Non è colpa mia! È colpa sua! – e indicò il cucciolo che si era nascosto dietro ad una sedia.
Strinsi i pugni fino a far diventare le nocche bianche. – Vi voglio tutti fuori! -.
- Oh no la prego Samantha-chan, non sapremmo dove andare! – mi supllicò il monaco inginocchiandosi davanti a me.
Lo attraversai con lo sguardo. – Intendo in giardino – sibilai.
I quattro si dileguarono immediatamente uscendo dalla porta finestra; potevo distintamente sentire Shippo che gridava, mentre Inuyasha gli riempiva la testa di pugni, ma in quel momento dovevo assolutamente riuscire di pulire quel disastro.
Shippo aveva infilato il pollo, ancora fasciato nella carta stagnola, dentro il microonde, causandone l’esplosione.
Quella era la mia fonte di sostentamento, ero troppo pigra per cucinare e quella era l’unica maniera veloce per prepararmi qualcosa da mangiare senza faticare troppo.
Presi dallo sportello un sacco nero dell’immondizia e ci infilai il microoende e raccolsi i pezzi di vetro da terra con la scopa e infine richiusi il sacco, portandolo fuori.
I tre erano seduti in terra, mentre Inuyasha era sull’albero di mele.
Shippo aveva ancora gli occhi lucidi e me lo trovai abbracciato alla gamba implorante. – Scusami Sam, scusami non volevo! È che avevo tanta, tanta fame! -.
Era impossibile riuscire a resistere a quegli occhioni dolci e a quelle orecchie da volpe, così lo presi in braccio e lo strinsi. – Tranquillo tutto a posto, ne prenderò un altro. Ma prometti che non lo toccherai senza il permesso questa volta! -.
Shippo si strinse forte a me. – Promesso, promesso! -.
- Tzè, ruffiano! – sibilò Inuyasha.
Alzai gli occhi al cielo, mettendo il cucciolo in terra. – Dai, entrate – ordinai, tornando dentro casa. – Ho delle cose per voi -.

- E secondo te dovrei uscire in questo modo?! Sono ridicolo! –
Inuyasha sbraitava da ore perché i vestiti che gli avevo portato non gli piacevano. Non era mica colpa mia se il mio ex aveva lasciato solo delle vecchie tute e avevo solo quelle da dargli.
Però non stava neanche così male, il grigio gli donava e la T-Shir nera aderente gli stava a pennello. Gli infilai un cappellino da basseball per nascondere le orecchie e la mia opera era completa.
- Piantala di gridare! Questo è quello che c’è e ti accontenti! – sbuffai, tornando ad aiutare Miroku che osservava le All Star nere in maniera curiosa.
- Strano tipo di calzature – commentò, mentre le infilava.
A Sango avevo dato un paio dei miei jeans e una delle mie maglie, per fortuna avevamo la stessa taglia e lo stesso numero di scarpe.
Shippo era seduto a terra, faceva i capricci perché a lui non avevo ancora avuto il tempo di prendere nulla. Allo stesso tempo, però, non poteva lamentarsi esplicitamente dopo il danno che aveva fatto quel pomeriggio.
- Sembro uno stupido – commentò Inuyasha guardandosi allo specchio.
- Sembri? – domandò Miroku con aria furba, mentre si osservava anche lui allo specchio.
Sango continuava a toccare il tessuto dei jeans stranita. – Che tipo di seta è? – mi chiese.
- Ehm, non è proprio seta, si chiama jeans – risposi, dato che neanche io ero molto esperta al riguardo. Era dura spiegargli certe cose, perché io le davo per scontate e non mi facevo quindi tutte quelle domande.
Almeno ora sarebbero potuti uscire senza destare troppi sguardi.
Avrei voluto lavare i loro vestiti, ma avevo anche paura che la mia lavatrice potesse rovinarli. Li avrei lavati a mano il giorno dopo.
Li buttai dentro la lavanderia, con grande disappunto del mezzodemone per come avevo trattato la sua roba.
- E’ proprio necessario vestirsi così? – chiese Sango, decisamente a disagio.
Le sorrisi – Sì, in questa epoca credo che sareste considerati strani se foste usciti con i vostri abiti -.
Miroku fissava il fondoschiena di Sango, particolarmente interessato. – Non preoccuparti, stai molto bene! -.
Cinque dita si stamparono sul viso del monaco.
- Il solito depravato – mormorò Shippo.


Era l’ora di cena e si misero tutti a mangiare voracemente la pizza che avevo ordinato. Dopotutto non avevo voglia di mettermi a cucinare e non disdegnavo sicuramente una buona pizza calda.
- Come hai dettto che si chiama? – chiede Inuyasha, divorandone un pezzo dopo l’altro.
Sango ed io lo guardammo un po’ disgustate per il modo in cui continuava ad ingurgitare il cibo. – Pizza – risposi, distogliendo lo sguardo.
Shippo si era steso sulla sedia con la pancia gonfia per quanto aveva mangiato, mentre Sango ed io ripiegammo i cartoni della pizza e li buttammo nel cesto.
Aprii una birra e la buttai giù, cercando di non farmi notare. Non sapevo se fossero abituati a bere e non volevo che mi chiedessero di provarne un po’. Già da sobri mi avevano quasi distrutto casa, non sapevo cosa avrebbero potuto combinare da ubriachi.
La buttai giù tutta, stupendomi di quanto sentissi il bisogno di sentirmi rilassata quella sera, ma forse non era neanche così strano. Credo che per chiunque sarebbe stato difficile gestire una situazione di quel genere.
Per di più sembrava che non si riuscisse a tornare indietro dal pozzo dal quale erano usciti e non potevo rispedirli tutti a casa.
Nonostante tutto mi faceva piacere averli in casa, un po’ di movimento mi faceva piacere. Ma per quanto sarei riuscita a tenerli chiusi in casa?
- Miroku, come la mettiamo con i frammenti della Sfera? – chiese Inuyasha.
Ti pareva pensai. Proprio ora che pensavo di essere riuscita a tenerli calmi.
- Non lo so, eppure gli indizi che avevamo ci hanno guidati fin qui, è possibile che un pezzo sia nascosto proprio in questa casa? – chiese il giovane monaco.
- Potrebbe, se no perché saremmo arrivati fin qui? -, anche Sango si era unita alla conversazione.
Inuyasha si era alzato. – Allora dobbiamo setacciare la casa da cima a fondo! – esclamò.
- Ehi, ehi, ehi! – sbottai. – Si da il caso che questa sia casa mia e non abbia mai visto nessun frammento! Quindi non pensare di metterti a ficcanasare dovunque! – esclamai, puntando in modo accusatorio il dito contro il mezzodemone.
Inuyasha incrociò le braccia e sbuffò innervosito. – Va bene, va bene! -.
Qualcuno suonò insistentemente il campanello e io mi sentii morire.
Andai a guardare dallo spioncino e mi si gelò il sangue nelle vene. Chris era fuori dalla porta, era venuto a riprendersi i vestiti.
Merda, merda, merda, merda! Adesso come potevo spiegargli la presenza di tutta quella gente a casa? E non potevo neanche ridargliela dato che parte dei suoi vestiti erano indosso a Miroku e Inuyasha.
- Samantha-chan perché non apre? – chiese Miroku. – Qualche problema? -.
- Sssssh! – intimai a tutti.
- E’ inutile Samantha so che sei in casa! – gridò Chris da fuori dalla porta, battendo i pugni.
Si riunirono tutti intorno a me. – Ma chi è? – chiese Sango.
- Un demone? – domandò Inuyasha, già pronto a correre nell’altra stanza per prendere la sua spada.
Dovevo sembrare un fantasma, perché tutti mi squadravano con aria preoccupata. – Peggio di un demone, è Chris! – esclamai, come se loro potessero sapere chi era Chris.
Mi guardarono con aria interrogativa, più confusi di prima.
- Se non è un demone cos’è un Chris? – domandò Shippo, nascosto dietro le gambe di Sango.
Sospirai disperata. – E’ il propietario dei vestiti che hanno addosso Miroku e Inuyasha, non posso farlo entrare e spiegargli tutta questa faccenda! -.
- Ho le chiavi Sam e aprirò che tu lo voglia o no! – continuava a sbraitare fuori il ragazzo.
Presi sotto braccio Sango e Miroku e li infilai in giardino insieme a Shippo, intimandogli di non farsi ne vedere ne sentire.
- E perché io dovrei rimanere qui? – domandò Inuyasha perplesso.
Gli sistemai alla svelta il cappello sulla testa, così che non si notassero le orecchie. – Tu stai qui con me, non fiatare e asseconda tutto ciò che dico, ok? -.
Il mio sguardo minaccioso sembrò convincerlo.
Mi avvicinai alla porta poco prima che Chris aprisse, ritrovandomelo davanti.
- Perché non aprivi? – domandò seccato.
Lo guardai con aria torva. – Ero impegnata, non pensavo che avresti avuto il coraggio di ripresentarti – sbuffai.
Si voltò per guardare dietro le mie spalle e si stupì nel vedere Inuyasha, che era rimasto imbambolato in mezzo alla cucina con un’espressione confusa.
- E quello chi è? Perché ha i miei vestiti? -, Chris sembrava parecchio incazzato.
Decisi che sarebbe stato bello prendermi una piccola rivincita. – Lui è Inuyasha, è venuto a trovarmi e alla fine è rimasto per la notte, e dato che non aveva altri vestiti puliti ho pensato di dargli i tuoi – risposi, cingendogli i fianchi suscitando uno scatto del mezzodemone, che però sembrò recepire il messaggio e anche lui mi cinse la vita.
- Ciao – mormorò, a quella distanza riuscivo a vedere le sue gote arrossate per l’imbarazzo.
Chris non lo degnò neanche di uno sguardo. – E ti è sembrata una buona idea dargli i miei vestiti?! Sei impazzita?! Per di più ti tieni in casa uno con cui hai avuto una botta e via? -.
- Botta e…? – chiese Inuyasha evidentemente imbarazzato, probabilmente aveva intuito cosa intendeva Chris.
Mi staccai dal ragazzo e mi avvicinai a lui infuriata. – Ma come ti permetti! Prenditi la tua robaccia ed esci immediatamente da casa mia! – gridai.
Non era il massimo farlo assistere ad una litigata tra me e il mio ex, ma cos’altro potevo fare? Dovevo far sloggiare Chris al più presto.
Corsi in camera e tirai fuori i suoi ultimi vestiti rimasti e li buttai in una borsa e gliela lanciai.
- Esci immediatamente adesso! -.
Chris, però, mi bloccò il polso costringendomi ad avvicinarmi. – Avanti Sam, piantala! Lo so che ti manco, butta fuori questo coglione e ripensiamoci! -.
- Coglione a chi, bastardo? – sbraitò Inuyasha.
La situazione stava degenerando velocemente, e i due erano ormai uno davanti all’altro e si prospettava una brutta gatta da pelare.
- Adesso basta! Inuyasha rimane e tu vai fuori oppure chiamo la polizia! – esclamai, sperando di spaventarlo.
Inuyasha ghignò. – Non c’è bisogno di chiamare nessuno, lo posso fare a pezzi con una mano! -.
Sbarrai gli occhi e mi misi in mezzo. – Nessuno fa a pezzi nessuno! Tu fuori, tu a cuccia! -, come se avessi pronunciato non so quale potentissima formula magica, Inuyasha cadde a terra picchiando con il viso sul legno del pavimento.
Prima che Chris potesse fare una qualsiasi domanda lo avevo già sbattuto fuori di casa e avevo chiuso la porta.
Devo assolutamente far cambiare la serratura pensai, sentendomi sollevata non appena il rumore dei passi di Chris svanì.
- Mi spieghi come hai fatto, dannata? – gridò Inuyasha, che non era ancora riuscito a rialzarsi da terra.
I tre rientrarono attirati dal rumore della caduta e rimasero sbigottiti.
- Inuyasha, che ci fai a terra? –


Effettivamente neanche io sapevo cosa avevo combinato. So solo che alle parole a cuccia Inuyasha era crollato a terra come se la forza di gravità sotto di lui fosse improvvisamente aumentata.
Il giovane monaco osservava il rosario che il demone portava al collo e sembrava intento a riflettere.
- Nessuno era mai riuscito a far funzionare questo coso, e non pensare che non ci siano mai stati tentativi da parte mia e di Sango – disse Miroku. – Anche perché tenere a bada questo qui non è facile -.
Inuyasha sembrò irritarsi. – Tzè, ci vuole molto di più di questo per tenermi buono -.
Shippo giocherellava con una pallina anti-stress che aveva trovato in giro per casa e la lanciò contro Inuyasha. – Lo aveva detto la divina Kaede che avremmo trovato qualcuno che lo avrebbe fatto funzionare, stupido! – lo insultò il cucciolo.
Inuyasha stava per colpirlo e istintivamente gridai. – A cuccia, Inuyasha! -.
Il mezzodemone crollò a terra nuovamente, ringiando nervosamente qualcosa tra i denti.
- In effetti Shippo ha ragione, ma ha detto che sarebbe stata una secerdotessa a farlo funzionare, significa che Samantha-chan è… ? -.
Li bloccai immediatamente. – Fermi un attimo! – sbottai. – Io non sono una sacerdotessa, ho vent’anni e non mi è mai capitato qualcosa di simile -.
Inuyasha riuscì finalmente a tirarsi su da terra. – Tu una sacerdotessa? Tzè, se tu sei una sacerdotessa io sono un pesce rosso -.
- Ho detto a cuccia! – sbraitai.
Di nuovo a terra.
Shippo riprese la pallina e tornò a giocare, mentre Miroku e Sango sospirarono rassegnati.
- Parliamo d’altro per favore – supplicai, per quel giorno direi che ne avevo subite abbastanza.
I quattro sembrarono d’accordo, addirittura Inuyasha non obbiettò. Forse perché aveva paura che lo rispedissi a terra.
Presi una sigaretta. Era da un sacco che non fumavo ma in quel momento ne avevo davvero bisogno.
I quattro mi guardarono interessati. – Cos’è? – chiese Sango incuriosita.
E adesso come glielo spiegavo?
Cercai velocemente una spiegazione. – Ehm, conoscete le pipe vero? – domandai.
I quattro annuirono.
- Ecco, qui dentro c’è quello che c’è dentro la pipa, solo fasciato nella carta riso – risposi, sperando che potessero comprendere.
Sembrarono felici della mia spiegazioni e io potei finalmente accenderla.
L’olfatto di Inuyasha, che era particolarmente sensibile a qualsiasi odore forte, fu subito irritato dal fumo. Così fu costretto a ritirarsi in giardino.
- Ma come vi siete incontrati voi quattro? – chiesi incuriosita dalla loro storia.
Sango si mise a sedere in modo più composto, pronta a raccontare la storia. – Io e Miroku ci eravamo incontrati al mio villaggio, era venuto in cerca di rifugio dato che si era ferito durante uno scontro con un demone in possesso di un frammento. Come tu sai io sono una cacciatrice di demoni, e il nostro villaggio era colmo di sterminatori e per questo spesso rischiavamo di essere attaccati. Mi ero allontanata a cercare insieme a Miroku delle erbe medicinali e quando siamo tornati… -, la sua voce si incrinò per le lacrime.
Il monaco le poggiò una mano sulla spalla. – Continuo io – le sussurrò dolcemente. – Quando siamo tornati il villaggio era ormai distrutto. Siamo dovuti fuggire per non essere presi, da soli non saremmo mai riusciti a sconfiggere il demone che aveva attaccato il villaggio – raccontò il monaco. – Così ci siamo messi in viaggio per trovare i frammenti restanti e nel viaggio abbiamo fatto la conoscenza di Inuyasha e Shippo. Inuyasha lo aveva salvato dagli attachi dei demoni del tuono Heiten e Menten, che già avevano ucciso il padre del cucciolo -.
Mentre ascoltavo quelle parole mi veniva una voglia irrefrenabile di abbracciarli tutti. Quei poveretti ne avevano passate tante per trovare quella Sfera.
Avrei voluto aiutarli, ma cosa potevo fare?
- Mi dispiace – sussurrai.
Sango prese un po’ d’aria nei polmoni e cercò di sorridere di nuovo. – Se prenderemo i frammenti potremmo vendicare i nostri cari, e comunque ormai è andata così. Un giorno li rivedremo -.
Miroku appoggiò ancora la mano sulla spalla di Sango; quei due nonostante i litigi dovevano volersi bene.
- E di Inuyasha che mi dite? – chiesi, prendendo ancora una boccata di sigaretta.
Miroku sembrò sconsolato. – Lui è un mezzodemone scontroso, vuole assolutamente la sfera dei quattro spiriti per diventare un demone completo. Peccato che per recuperarla… -
Il racconto del monaco venne interrotto dall’improvviso arrivo di Inuyasha. – Non è necessario che conosca la mia storia bonzo – sibilò. – L’unica cosa importante è che ci ospiti fino a quando andremo via, poi potrà dimenticarsi di tutta questa storia -.
Certo, ma sarà mai possibile dimenticare?




Ciao, ciao!
Partiamo subito con i ringraziamenti a Sheeta99 per la sua gentilissima recensione, ho aggiornato il più in fretta possibile e spero che anche questo capitolo ti piaccia ^^
So che è ancora tutto molto confuso, ma dai prossimi capitoli la trama prenderà consistenza. Prometto che nei prossimi capitoli arriveranno tutte le spiegazioni necessarie :)
Grazie anche a chiunque abbia letto la mia storia!
A prestissimo :*



 

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Capitolo 3
*** L'arrivo di Naraku ***


Quella mattina potevo finalmente rilasarmi, non dovevo andare in università o al lavoro, non dovevo correre per prepararmi o altro. Ero solo contenta di poter poltrire a letto finchè volevo.
Ok, forse dire che avrei potuto passare una giornata tranquilla era una parola grossa.
Mi voltai e trovai il cucciolo di demone volpe abbracciato a me, mentre Sango dormiva su un fianco poco lontana. Avere un letto a due piazze ci era tornato comodo, almeno non avevano dovuto dormire in terra, poiché il mio divano-letto era occupato da Miroku e Inuyasha.
Mi alzai, lasciando dormire ancora gli altri due.
Quando arrivai in sala vidi che era rimasto solo Miroku a dormire, mentre Inuyasha si trovava sull’albero di mele a riflettere.
Quei quattro giorni li avevano dovuti passare chiusi in casa, dato che i miei impegni mi impedivano di poterli portare fuori dove volevano. La loro unica fortuna era che avevo un giardino spazioso e un bosco dietro il recinto di casa mia, la maggior parte del tempo lo passavano lì quando io ero fuori.
Uscii in giardino per raggiungere il mezzodemone e lo trovai appisolato sul ramo dell’albero.
Mi arrampicai per andare a parlargli. Lui era decisamente il più insofferente a quella situazione così precaria e spesso lo trovavo dal pozzo, come se stesse cercando una via d’uscita, ed erano solo quattro giorni  che si trovava a casa mia. Non immaginavo cosa sarebbe successo se li avessi dovuti tenere lì per mesi.
Si accorse immediatamente della mia presenza e senza dire una parola mi aiutò ad issarmi sul ramo dove si trovava.
- Come mai sei qui? – mi chiese freddamente.
Non poteva neanche immaginare quanto odiassi il suo comportamento scorbutico. – Lo so che non ti piace stare qui, ma non posso farci nulla, neanche io so come potrei risolvere questa situazione -, cercai di essere accomodante, nonostante la crescente irritazione che provavo nel vedere il suo sguardo superiore.
- Tzè, se veramente volessi aiutarci ci accompagneresti da qualche parte o cercheresti informazioni sui frammenti in giro, invece non fai nulla! Ti impegni solo sui tuoi dannati impegni e probabilmente passi il tuo tempo a pensare a quel Chris! -.
La sua reazione mi mandò su tutte le furie, ma come si permetteva?!
- Stammi bene a sentire! – cominciai a gridare. – Tu non sai nulla di me e non ti devi permettere di commentare la mia vita! Credi che per me sia facile?!  Cazzo, siete sbucati da un dannato pozzo! Come puoi anche solo pensare che non pensi a darvi una mano! -.
Lui mi guardò furioso. – Eppure non fai nulla, stai solo sui libri oppure chiaccheri con Sango! Sei inutile! -.
- A CUCCIA! -.
Inuyasha cadde dal ramo e si schiantò a terra, provocando un profondo solco nel terreno.
Scesi dall’albero e richiusi la finestra, in modo che non potesse rientrare.
Miroku nel frattempo si era svegliato e doveva aver sentito tutta la nostra discussione.
- Samantha-chan, sono sicuro che Inu… -, interruppi la sua frase sul nascere.
Mi limitai a prendere la mia roba e andare via, ma prima di uscire mi fermai e guardai il giovane monaco. – Il cane oggi rimane fuori, non importa quanto sbraiti o faccia il matto. E digli che se rompe il vetro della finestra, gli farò raggiungere il centro della terra a suon di spedirlo a cuccia! -, un nuovo tonfo che proveniva da fuori, mi fece capire che anche lui doveva aver recepito il messaggio.
Miroku non osò contraddirmi, si limitò ad annuire.
Chiusi la porta sbattendola ed andai via.

Girai per il centro tutta la giornata a comprare qualcosa per i miei nuovi coinquilini, soprattutto per il piccolo Shippo, al quale non avevo ancora dato niente di diverso dai suoi vestiti.
Quando entrai a prendere qualcosa per Inuyasha mi sentii ribollire il sangue nelle vene.
Però, mentre pagavo alla cassa quello che avevo preso, mi resi conto che forse ero stata troppo dura con lui. Era difficile per me come per loro, e non avevo fatto molto per aiutarli nella ricerca di quella Sfera che tanto desideravano, ma in qualche modo qualcosa dentro di me mi spingeva a non cercarla e a starne il più lontana possibile. Era qualcosa che neanche io mi sapevo spiegare.
Capivo anche il nervosismo che poteva provare nel dover stare rintanato in casa tutto il giorno, senza poter fare nulla. La televisione e i libri non erano cose che lo potessero tenere impegnato e io effettivamente sviavo sempre il discorso quando cominciavano a fare congetture su come fossi riuscita a far funzionare il rosario di Inuyasha.
Sì, la mia reazione era stata davvero esagerata.
Uscii da uno dei negozi di intimo che avevo incontrato sulla mia strada. Quella roba l’avevo comprata più per me che per Sango, ma era un sacco di tempo che non mi compravo qualcosa e quel completino mi aveva stregata, lo sentivo chiamarmi dalla vetrina.
Mentre camminavo, sentii qualcuno gridare il mio nome e quando mi voltai dietro di me vidi Callie.
La salutai affettuosamente, ma dal suo sguardo capii che c’era qualcosa che non andava.
Callie contivuava a fissare il pacchetto della Chicco ad occhi sgraniti e capii immediatamente cosa stava pensando.
- Sam, c’è qualcosa che devi dirmi? – chiese visibilmente preoccupata, ma prima che potessi rispondere gridò. – Sei incinta?! -.
La zittii subito, dato che ormai tutti i passanti ci fissavano. – Ti sembro incinta per caso? – sussurrai innervosita.
La mia amica cominciò a squadrarmi. – No, non mi sembra – rispose. – Ma magari non sei ingrassata -.
- Callie, questi sono vestiti per, per… -, non avevo fratelli, non avevo sorelle, non avevo assolutamente parenti più piccoli di me. – Per il mio cuginetto -, adesso dovevo solo sperare che mi credesse.
Rimase perplessa. – Non mi hai mai parlato di un cuginetto -.
Mi affrettai ad inventare qualcosa. – Eh no perché viveva in Canada ed è venuto da poco a trovarmi. Ero sicura di avertene parlato – dissi balbettando.
Callie finalmente sembrò convincersi e il sorriso tornò sulle sue labbra rosee. – Però c’è una cosa che non posso perdonarti, non hai notato che mi sono tinta i capelli! -.
Mi accompagnò a prendere le altre cose che mi servivano, cercando di nascondere i sacchetti che contenevano la roba da uomo, non volevo che mi facesse altre domande a cui non avrei saputo dare una risposta immediata.
Entrammo nell’ennesimo negozio e aiutai Callie a cercare qualche vestito elegante.
Erano anni che ci conoscevamo, praticamente da quando eravamo nate. Quando io mi ero trasferita ad Edenville per l’università non era passato molto tempo che anche lei mi aveva seguita, diceva per il suo stage, ma io non le credevo; sapevo che l’aveva fatto perché entrambe sentivamo la mancanza l’una dell’altra.
- Di questo che ne pensi? – chiese, mostrandomi un vestito nero con una profonda scollatura nella schiena.
- E’ fantastico! – esclamai.
- Bene, provalo! – esclamò, infilandomi a forza dentro un camerino. – Se dovrai uscire di nuovo con quel tipo che hai incontrato dovrai mettere qualcosa di sexy -.
Rimasi di sasso, io quel tipo non lo avevo più chiamato e mi ero anche dimenticata della balla che mi ero inventata per uscire prima dal lavoro.
Alla fine lo provai e mi resi conto che mi stava bene. Risaltava il colore candido della mia pelle e i capelli neri erano lunghi fino quasi a metà schiena, nascondendo in parte l’apertura del vestito.
Quando uscii, Callie si era infilata un vestitino rosso stretto in vita e morbido lungo le gambe e risaltava il biondo dei suoi capelli.
- Sei una favola! – esclamò la mia amica, squadrandomi.
Io arrossii. – Ma non è esagerato? -.
- Piantala e compralo! -.
Girammo ancora per una buona mezz’ora in centro, dove le dissi che in realtà non avevo più chiamato il tizio del bar e il motivo per cui ero così distratta era Chris.
Ovviamente mi rimproverò, ma alla fine mi disse che capiva che per me fosse difficile dimenticare una persona con cui ero andata a convivere per ben due anni. Forse il mio errore era stato farlo entrare nella mia vita a quella velocità. L'avevo conosciuto poco dopo essermi trasferita e in ancora meno tempo avevamo deciso di andare a convivere e così si era trasferito a casa mia. Callie, però, riuscì a farmi dimenticare quel brutto periodo.
Mi aveva fatto piacere stare un po’ con lei e tornai verso casa con il sorriso di nuovo sulle labbra.

Arrivai finalmente a casa piena di sacchetti, dispiaciuta per aver fatto lasciare Inuyasha sotto la pioggia per ben due ore.
Entrai in casa e tutti erano seduti sul divano che mi aspettavano, e non appena mi videro mi salutarono a bassa voce.
- Tutto bene? – chiesi preoccupata.
Miroku si voltò verso di me. – Samantha-chan, abbiamo fatto come ci hai ordinato e abbiamo lasciato Inuyasha fuori, ma credo abbia fatto un disastro -.
Le parole del monaco risuonarono nella mia mente come un lugubre avviso. Quel pazzo scatenato avrebbe anche potuto avermi distrutto l’intero giardino.
Corsi fuori e aprii la finestra, ma fuori era tutto tranquillo, non c’era niente di strano o fuori posto.
Inuyasha era seduto su uno dei rami degli alberi e non si degnava neanche di guardarmi, perché sicuramente si era accorto della mia presenza.
Mi voltai verso il monaco senza sapere perché mi avesse giocato quel brutto tiro.
I tre stavano ridendo sotto i baffi, probabilmente si divertivano a vedere la mia faccia terrorizzata, o forse quello scherzo era l’unica cosa che erano riusciti a tirare fuori in tutta la giornata, che per loro doveva essere stata molto noiosa.
Risi anche io, ma tornai subito seria nel capire che Inuyasha doveva essere su tutte le furie. – E’ molto arrabbiato? – chiesi.
Shippo alzò le spalle. – Non lo sappiamo, da quando sei andata via non si è più avvicinato -.
Sango si avvicinò a me e mi appoggiò una mano sulla spalla. – Tranquilla, fa lo scontroso, ma probabilmente sa di aver sbagliato – disse. – Non te lo dirà mai, ma lo pensa -.
Capii che se volevo farlo rientrare dovevo per forza andare per prima.
Uscii sotto la pioggia senza ombrello, bagnandomi i capelli che mi si appiccicarono subito al viso.
Andai sotto l’albero e vidi che stava dormendo. Aveva tutti i vestiti e i capelli bagnati e sembrava non volermi neanche degnare di uno sguardo.
Durante la giornata avevo avuto modo di riflettere e di capire che la mia reazione era stata molto esagerata. Dopotutto lui non conosceva la situazione per capire davvero cosa stava dicendo, non conosceva la mia storia tanto quanto io non conoscevo la sua.
Presi un profondo respiro e lo chiamai. – Inuyasha! -, non si voltò neanche quando lo chiamai.
Forse avrei peggiorato la situazione, ma c’era un unico modo per farlo scendere da quell’albero.
- A cuccia – lo richiamai.
Cadde giù dall’albero e si schiantò a terra.
Mi acccucciai subito vicino a lui e mi accucciai a terra e prima che potesse parlare cominciai io. – Senti mi dispiace -.
Probabilmente il mezzodemone stava per dire qualcosa, ma venne bloccato dalle mie parole.
- Non dovevo lasciarti fuori dalla porta al freddo, non dovevo lasciarti sotto l’acqua e non dovevo chiamarti cane -, buttai fuori tutto quello che dovevo dire tutto d’un fiato.
Inuyasha riuscì finalmente a tirarsi su da terra, aveva il viso sporco di terra e mi allungai per pulirgli il naso e le guance con la maniche della mia giacca.
Rimase immobile e arrossì non appena lo sfiorai.
Prima che potessi dire altro mi prese la mano e finalmente, dopo un tempo che mi sembrò interminabile disse. – Hai la mano fredda, entriamo -.
Non era molto, mi aspettavo che mi dicesse che dispiaceva anche a lui, ma forse quello era il massimo che potevo ottenere.
Entrammo di nuovo, gli altri tre erano appoggiati alla porta finestra che cercavano di ascoltare quello che dicevamo e dai loro volti si capiva che speravano che non ce ne fossimo accorti, ma nessuno dei due aveva voglia di arrabbiarsi in quel momento.
Sembrava tornata di nuovo la pace, fino a quando Inuyasha non si scrollò dall’acqua bagnando tutto il pavimento e tutti i presenti.

Dopo aver asciugato in terra mostrai a Shippo i vestiti che gli avevo preso e gli occhi del cucciolo si fecero grandi per la curiosità.
Per mia fortuna le scarpe erano della sua taglia e pure il resto dei vestiti che gli avevo preso. Era ancora più tenero con la camicia azzurra e i pantaloni blu. Forse avevo preso degli abiti troppo formali per un cucciolo, ma era troppo adorabile per farlo cambiare.
Diedi i vestiti anche a Sango e Miroku che non smisero di ringraziarmi neanche per un attimo.
L’ultimo a cui consegnai i vestiti fu Inuyasha.
- Ti ho preso una felpa dello stesso colore dei vestiti che porti ora, magari ti piacerà di più – dissi, tirando fuori dal sacchetto il felpone che gli avevo preso.
Prese la felpa tra le mani e la studiò. Era rossa con le maniche bianche, simile a quella che andavano tanto di moda tra i giocatori di football del liceo. In tinta c’era anche il cappello da basseball e i pantaloni di jeans.
Li prese e si ritirò in camera mia per cambiarsi, senza neanche dire una parola.
- Non si vede, ma ti è grato – disse Miroku, ancora intento a scartare tutti i sacchetti con i loro vestiti.
Annuii poco convinta, Inuyasha doveva essere ancora molto arrabbiato per come lo avevo trattato oggi.
Ero talmente intenta nei miei pensieri che non vidi che Miroku stava anche aprendo la borsa in cui avevo comprato la mia biancheria. Prima che potessi fermarlo aveva tirato fuori i reggiseni e le mutande e mi sentii sbiancare.
- E questi cosa sono? – chiese Shippo, mettendosi un reggiseno in testa. – Un nuovo tipo di copricapo? – domandò.
- No! – gridai, prendendo tutto e ributtandolo dentro la borsa. – Queste cose sono solo per me e per Sango – provai a dire.
Il telefono mi salvò dall’imbarazzo di spiegare che cosa fossero gli indumenti che avevano appena trovato.
Il numero che apparve sul display era sconosciuto e risposi senza darci troppa importanza, mentre i quattro continuavano a chiedersi da dove provenisse quel suono.
- Pronto? – domanda.
- Samantha? -  chiese una voce maschile che mi sembrava di conoscere al telefono.
Rimasi perplessa, mentre cercavo di allontanarmi da quei tre curiosi. – Sì sono io, chi parla? -.
- Sono Cameron, il ragazzo della caffetteria -.
Mi si gelò il sangue nelle vene. Quello era il ragazzo che mi ero dimenticata di richiamare qualche giorno fa, il ragazzo che Callie credeva si trovasse ancora a casa mia.
Feci finta di niente e continuai a parlare. – Oh sì certo! Scusa se non ti ho più richiamato è che… -.
Prima che potessi continuare il ragazzo mi aveva già interrotto. – Lo so, lo so hai perso il foglio con il mio numero, la tua amica Callie mi ha spiegato tutto! È lei che mi ha dato il tuo numero! -.
Callie io ti uccido pensai fuori di me per la rabbia.
- Oh meno male che ci ha pensato lei -, dalla mia voce era palese che ero a disagio, ma il ragazzo sembrò ignorarlo.
Lo sentii ridere. – Sì, lo so. Ci tenevo molto a rivederti, sai? -.
Sapessi io pensai ironicamente. – Anche io ci tenevo a rivederti, è che in questi giorni sono stata molto impegnata -.
- Ma con chi sta parlando secondo voi? – chiese Shippo, guardando nella stanza.
Sango fece lo stesso. – Forse c’è uno spettro che può vedere solo lei? -.
Gli feci cenno di stare zitti, mentre Cameron continuava a parlare ininterrottamente.
- Senti stasera c’è una festa, non accetto scuse! Ci vediamo a Renmore Road 17 alle nove e mezza -, suonava più come un ordine che come un invito e prima che potessi replicare aveva già riattaccato.
Come facevo ad andare ad una festa con quei quattro? Non potevo certo portarmi un bambino dietro, conoscendo il tipo di feste che si organizzavano in quella zona non era proprio il posto per lui.
- Samantha-chan ci puoi spiegare? – chiese Shippo, che proprio non riusciva a non intrommettersi.
Sospirai. –Stavo parlando con un mio amico -.
- Ma qui non c’era nessuno – disse Sango perplessa.
Ci misi qualche tempo a spiegargli il funzionamento di un comune telefono cellulare, ma alla fine riuscii a spiegargli cosa era successo.
- Se vuoi potete andare Samantha-chan, io mi sto abituando a stare in casa e nel frattempo potrò badare al piccolo Shippo – si offrì gentilmente Sango.
Capii dalla sua aria triste che non voleva venire solo perché non voleva vedere Miroku provarci con le altre ragazze.
Shippo non sembrava felice all’idea di stare di nuovo in casa, ma gli promisi che il giorno dopo sarei tornata a prenderlo.
Miroku praticamente mi costrinse a portarlo con lui, probabilmente anche alle feste dell’epoca Sengoku c’erano molte ragazze.
Inuyasha arrivò con i vestiti che gli avevo portato e dovetti ammettere che era veramente molto bello, quei jeans gli stavano a pennello. Mi sentii fiera di essere riuscita ad azzeccare tutte le taglie.
- Grazie – mormorò, quando andai a sistemargli il cappellino.
Io sorrisi. – Figurati -.
I nostri sguardi rimasero piantati l’uno in quello dell’altra finchè Miroku non interruppe quel momento magico.
- Inuyasha, vieni anche tu alla festa stasera? – domandò gongolante, mentre si sistemava la felpa nera.
Il mezzodemone sembrò perplesso. – Festa? -.
- Potrebbe essere un ottimo posto per cercare quei frammenti; alle feste c’è sempre tanta gente e magari troverete qualcosa – provai a dire, non volevo andare da sola con quel depravato di Miroku, almeno Inuyasha avrebbe potuto aiutarmi a controllarlo.
Dal suo sguardo capii che l’avevo convinto. – Bene! Però con questi vestiti non so dove mettere Tessaiga -.
- Non pensare neanche di portare quella cosa! -.
Cucinai un piatto di pasta per tutti, poi corsi a sistemarmi e mi infilai il vestito che avevo comprato con Callie quel pomeriggio, mi truccai gli occhi, rendendoli ancora più scuri di quanto già non fossero. Quando uscii dalla camera lo sguardo di Inuyasha si posò su di  me a lungo e questo mi fece sentire davvero felice, abbastanza da ignorare i commenti sconci del monaco, che fu prontamente colpito da Sango e deriso da Shippo.
Era Settembre e il tempo mi permettava di uscire solo con una giacca di pelle leggera.
Uscimmo di casa e cominciò la loro prima avventura fuori dalla mia casa.

Non era decisamente il posto adatto dove portare quei due pazzi, proprio per niente, ma me ne ero resa conto troppo tardi.
Durante il viaggio in autobus Miroku e Inuyasha avevano fatto commenti sul mio strano “kimono” per tutto il viaggio, pensando ovviamente che non li sentissi.
Arrivammo finalmente a Renmore Road e cominciai a cercare il numero dell’abitazione.
I due si guardavano intorno come bambini in un negozio di caramelle, mi dovetti fermare parecchie volte per spiegargli cosa era una macchina, un lampione, un secchio dell’immondazia e, cosa più difficile di tutti, spiegargli perché la terra era così dura.
Ci vollero ben venti minuti per percorrere neanche dieci metri.
- Comunque non capisco perché mettere questo cemento sulle strade, è orribile – commentò Inuyasha.
Alzai gli occhi al cielo. – Per l’ennesima volta, è più comodo per l’andamento delle automobili, delle moto e anche delle bici -.
Miroku rimase perplesso. – La macchina è quel coso di metella con quattro ruote? – chiese.
- Sì – sbuffai, era impossibile portarli in giro, mi sembrava di dover spiegare tutto come a dei bambini.
Arrivammo al numero civico indicato e quello che mi trovai davanti mi lasciò di stucco.
Già da fuori la musica era ad un volume inimmaginabile. A quanto pare Cameron aveva dei bei soldi da spendere, perché aveva prenotato il locale più in voga di Edenville.
Prima di entrare fermai i due, che già sembravano perplessi. – Allora, adesso vi spiego due o tre cosette -, Inuyasha sembrava starmi poco a sentire, ma con una gomitata lo riportai con i piedi per terra. – Per pirma cosa non continuate a fare domande a tutti chiedendogli cosa siano gli oggetti che non conoscete, sembrereste dei pazzi. Secondo, cerchiamo di stare vicini, non è un bel posto e non è sicuro per voi girare da soli -.
- Tzè, se mi avessi fatto portare la mia spada saremmo stati tutti più al sicuro – si lamentò il mezzodemone.
Lo fulminai con lo sguardo. – Non farmi assolutamente pentire di averti portato. Anche perché il terzo avvertimento è importante soprattutto per te. -, Inuyasha mi guardò confuso. – Se provi a far scoppiare una rissa con qualcuno o ti scopri quelle benedette orecchie, io te le strappo! – sibilai.
Non fiatò neanche, si limitò ad annuire con la testa.
Il monaco cominciò a sorridere. – Visto Inuyasha? Se ti comportassi bene non dovresti essere sempre ripreso -.
- Ma senti un po’ chi parla! Sei tu quello che corre dietro ad ogni donna sul pianeta, brutto monaco deviato! – sbraitò.
- Oh giusto – esclmai. – Miroku – cominciai con voce gentile. – Se provi a fare un figlio con una qualsiasi di queste donne, io farò in modo che quello sia l’ultimo che proverai a concepire -.
La mia voce dolce aveva reso la frase ancora più inquietante per il giovane monaco, che ingoiò la saliva a fatica.
- Sì, Samantha-chan -.
Tirai un lungo sospiro prima di entrare. – Adesso cercate di comportarvi come me -.
Non ero assolutamente pronta per quello che mi trovai davanti dopo aver varcato la soglia.
Più che “piccola festa”, dava l’idea di un rave-party.
C’erano bottiglie di birra, di vodka e di qualsiasi tipo di alcolico esistente dovunque. La musica era sparata ad un volume inimmaginabile e l’odore di fumo impregnava l’aria.
Se il volume della musica e la puzza davano fastidio a me non volevo immaginare come si sentisse Inuyasha, che aveva un’aria particolarmente sofferente.
- Che posto è?  - chiese Miroku spiazzato.
Sospirai. – Questa è…una festa -.

Sarebbe stata dura tenerli lì dentro, Inuyasha storceva il naso ad ogni folata di fumo che sentiva, mentre dovevo recuperare Miroku per un orecchio ogni volta che passava una ragazza con il vestito più corto del normale.
- Samantha-chan mi fa male – mugugnava Miroku, mentre lo riprendevo per il codino scuro.
- Se non la smetti giuro che ti prendo a schiaffi! – sibilai. – A quel punto sì che farà male, cosa ti avevo detto prima di entrare? -.
Mi sentii toccare una spalla, ero convinta che fosse Inuyasha che cercava di farmi calmare, ma davanti a me trovai Cameron. – Sam! – gridò, abbracciandomi.
Puzzava già di alcool, doveva essere bello annaffiato.
Vidi gli sguardi perplessi degli altri due, che sembravano parecchio spiazzati nel vederlo così disinibito e allegro, quella sarebbe stata un’altra cosa che avrei dovuto spiegargli.
Il monaco, però, non si lascià sfuggire l’occasione e prese Inuyasha per un braccio sparendo tra la folla.
Miroku! Gridai mentalmente.
- Cam – esclamai, cercando di mantenere un sorriso convincente. – Come stai? -.
Cominciò a biascicare qualche parola, ma a era impossibile distinguere cosa stesse dicendo.
Decisi di portarlo a prendere una boccata d’aria, ma in quel momento passò una ragazza bionda con la tipica gonna raso-chiappa, al quale il ragazzo si appiccicò subito.
Limonavano così intensamente che sembrava volessero succhiarsi la faccia a vicenda.
Ero davvero spiazzata, ma dopotutto non mi infastidiva. Non avevo molta voglia di averlo incollato tutta la sera, soprattutto se era così brillo.
Lo lasciai con la biondona e mi fiondai nella mischia a cercare quei due, ma sembravano svaniti nel nulla. Rinunciai, anche perché vidi Callie sventolare una mano in aria per richiamare la mia attenzione, un po’ di svago era decisamente quello che ci voleva.
Quando mi avvicinai notai che aveva gli occhi lucidi come due sfere e le pupille completamente dilatate, doveva avere trovato qualcuno con dell’erba e in quel momento non avrei disdegnato un tiro.
- Sammy! Questa festa è mitica, vero? – disse con voce impastata.
Le sorrisi. – Sì, bella davvero -.
Mi portò al piano di sopra, nella stanza c’erano parecchi ragazzi e ragazze seduti su dei tappeti in stile arabo e al centro c’era un narghilè.
Callie mi fece sedere, accanto a me c’era un ragazzo che dava lunghe boccate e sputava il fumo bianco dal naso dondolando con la testa ad un ritmo che sembrava seguire solo lui.
Mi passò il narghilè e tirai anche io. Il fumo mi raschiava la gola e sentii subito la testa farsi leggera e nebulosa.
Tirai ancora parecchie volte, mentre la testa si faceva sempre più leggera e alla fine cominciai a tossire e passai il tubo a Callie, che cominciò a tirare avidamente.
- Callie esco, ho bisogno d’aria -.
Lei sembrò non sentirmi e capii che sarebbe rimasta lì ancora parecchio tempo prima di uscire.
Mi sentivo come in trance e scendere le scale fu una vera impresa.
In meno di due minuti avevo preso un gin tonic e mi dimenavo sulla pista da ballo con Callie, che non so come mi aveva raggiunta.
Era tutto confuso e sentivo la musica che pompava nella mia testa e l’odore di fumo impestare l’aria.
Avevo bisogno di prendere aria, perché cominciavo a sentire il fiato corto e le palpitazioni cardiache.
Provai a chiamare Callie, ma si stava sbaciucchiando con un tipo con cui stava ballando fino a qualche istante prima.
Mi trascinai fino nel giardino e mi misi seduta su una delle sedie. C’erano già un sacco di ragazze in uno stato peggiore del mio, erano stese sull’erba e si passavano una canna, oppure erano nascoste dietro ai cespugli a scopare con qualche ragazzo. Mi sembrò di riconoscere il vestito rosso della tipa che aveva abbordato prima Cameron, ma non mi avvicinai, rimasi immobile su quella sedia.
Guardai l’orologio e mi resi conto che era già passata un’ora e mezza e non avevo ancora trovato Inuyasha e Miroku. Il fumo mi aveva completamente fatto dimenticare di loro.
Non avrei mai dovuto portarli a quella festa e non ci sarei dovuta andare nemmeno io. Non era il posto per loro e forse neanche per me. Però avevo veramente bisogno di rilassarmi e di non pensare. Dovevo dimenticare quello che era successo in questi giorni e quel relax mentale che cominciava a svanire mi mancava, avevo bisogno di sentirne ancora, non volevo ancora dover tornare alla realtà.
Mi avvicinai alle ragazze che fumavano sull’erba e chiesi loro se avevano qualcosa da vendermi.
Con tre dollari ricavai un mezzo grammo scarso, abbastanza per girarmi una canna decente; almeno era erba e non fumo.
Tornai a sedermi e dopo aver finito di girare accesi la canna.
Tiravo spasmodicamente come se ne andasse nella mia vita e, finalmente sola, cominciai a tirare le somme di quello che era successo in questi giorni.
Mi ero comportata come se nulla fosse, come se quella fosse solo una piccola avventura, ma ora mi rendevo sempre più conto che forse sarebbero potuti rimanere per parecchio tempo nella mia vita. Che Inuyasha era un demone, non un cucciolo smarrito e anche Shippo lo era. Venivano dal passato e solo ora mi rendevo veramente conto dell’assurdità di tutta quella storia.
Dovevo tirarmene fuori, dovevo mandarli da qualche altra parte, non riuscivo a rimanere con loro. Dopotutto, cosa centravo io con tutta quella storia?
- Samantha? -.
Una voce familiare mi richiamò alla realtà.
Inuyasha mi si era parato davanti e sembrava parecchio preoccupato, ma ero troppo stordita per riuscire a rispondere.
- Hai pianto? – chiese, avvicinando il viso al mio per guardarmi meglio.
Mi rendevo conto solo in quel momento di quanto fosse bello. Aveva due occhi color ambra che sembravano risplendere con qualsiasi luce, capelli argentei e morbidi e il fisico di un’atleta.
Non riuscivo a smettere di guardarlo con la bocca semi-apereta e la canna che si consumava nella mia mano. Sentivo in me la fortissima tentazione di baciarlo e mi tornò in mente la frase di Wilde che mi era sempre piaciuta così tanto.
L’unica cosa a cui non posso resistere è la tentazione
Quanta verità in quella frase così breve.
E la tentazione di impossessarmi delle sue labbra stava diventando sempre più insostenibile.
- Sei così stupida che non sai più parlare? -.
Quella frase era riuscita a far svanire ogni briciolo di voglia che potevo avere di quelle labbra e la mia furia si accese come una miccia.
- A cuccia! -.

Eravamo seduti sull’erba sotto uno degli alberi del parco che circondava la discoteca. Nessuno dei due parlava, gli avevo spiegato che prima dovevo farmi passare la botta e che poi avrei ricominciato a parlare.
Presi un lungo respiro. – Ora sto meglio, sai dov’è Miroku? – chiesi, cercando di non pensare alla sensazione di nausea che mi si stava formando nello stomaco.
Inuyasha alzò le spalle. – Gli hanno chiesto se voleva una pasta, io ho risposto che non avevo fame, ma dato che ce l’aveva offerta una bella donna è sparito con lei con la scusa di avere molto appetito -.
Mi sentii mancare. – Cosa?! – gridai. – Ma con pasta non intendevano quella che vi ho fatto prima di uscire, pezzi di cretini! -.
Lo trascinai dentro il locale e cominciammo a cercarlo.
Inuyasha non riusciva a sentire il suo odore, dato che era confuso da tutti quelli che lo circondavano, mentre io non riuscivo a vedere ad un palmo dal mio naso.
Salimmo al piano di sopra, sperando che dall’alto saremmo riusciti a vedere meglio dove si nascondeva quel monaco.
Al piano di sotto non si trovava e fummo costretti a cercare in tutte le stanze dei privè.
Beccammo un sacco di gente che fumava o che cercava un po’ di privacy per scopare.
- Certo che vivete in  un’epoca parecchio promiscua – commentò il mezzodemone, mentre ci incamminavamo verso l’ennesima stanza.
Sospirai. – Forse, ma dal comportamente del tuo amico Miroku non si direbbe che nella vostra sia diverso -.
- Secondo me Miroku lo fa solo perché ha paura di morire e vuole vivere la vita fino all’ultimo. Con quel vortice sulla mano il rischio di andarsene prima del tempo è veramente alto – rispose.
Lo guardai perplessa. – Vortice? -.
Inuyasha aprì una delle porte, ma la richiuse subito sconvolto e immaginai cosa avesse visto. Si riprese e finalmente rispose alla mia domanda. – Sì, sulla mano destra ha un vortiche che risucchia al suo interno qualsiasi cosa. Un giorno il vortice si aprirà a tal punto da risucchiare anche lui. Non hai notato che non leva mai il rosario che ha sulla mano destra? – chiese.
Altra buona notizia.
Avevo portato ad una vesta un monaco che poteva spazzare via quel posto e che per di più si era appena impasticcato.
Presi Inuyasha per una mano e comincia a cercare Miroku dovunque, e finalmente lo trovammo.
Era in una stanza con due punkettone più strafatte di lui.
Erano stesi su un divanetto rosso e sembravano chiacchierare di sconcerie varie, tanto che diventai rossa per la vergogna.
- Miroku! – gridai.
Le due si voltarono e una chiese. – Chi è quella? La tua ragazza? -.
- Samantha-chan! – biascicò con un sorriso ebete. – Da quanto hai la coda? -.
Alzai gli occhi al cielo, quello forse era il peggio che potesse capitare.
- Cos’hai qui sotto? – chiese una delle ragazze, cercando di spostargli il rosario che aveva sulla mano.
Mi lanciai letteralmente su lei come una furia, atterrando sul monaco, che non perse tempo e mi diede una bella tastata al fondoschiena.
Ero furiosa, non solo si era impasticcato e aveva rischiato di distruggere quel posto, ma aveva anche avuto il coraggio di palparmi il culo!
- Sei un fottuto depravato! – cominciai a gridare schiaffeggiandolo.
Ero talmente occupata a pestarlo, che non mi resi conto che una delle ragazze aveva offerto ad Inuyasha una bel bicchiere di vodka, che lui aveva scambiato per acqua.
Dopo averla buttata giù tutto d’un fiato aveva cominciato a tossire e le sue guance si erano fatte purpuree.
- Oh no, ti prego Inuyasha non anche tu – supplicai allo stremo delle forze. Non avevo neanche una macchina per riportarli a casa.
Il mezzodemone cominciò a strabuzzare gli occhi. – Non ti preoccupare, va tutto b… -, cadde a terra nel vano tentativo di appoggiarsi al divano.
Bene, quella era decisamente la fine della festa.

Li portai nel grande giardino e li feci stendere lontano dalla folla e dal rumore, sperando che l’aria fredda li avrebbe fatti riprendere.
- Cagnaccio – biascicò Miroku rivolto ad Inuyasha.
- Stai zitto bonzo – disse per tutta risposta l’altro, che si era steso a pancia in giù sull’erba, il viso piantato nel terreno.
Miroku fissava il prato e di colpo sgranò gli occhi. – Inuyasha un drago! – gridò.
Il mezzodemone, però, non lo ascoltava, era troppo stordito dall’alcool, non doveva essere molto abituato a bere.
Avrei voluto riportarli a casa, ma non potevo portarli in giro in quelle condizioni, dovevo aspettare che si riprendessero almeno un po’.
Stavo seduta tra i due per evitare che si azzuffassero, dato che poco prima avevano già cominciato una discussione su chi avrebbe dovuto tenere i frammenti.
Respiravo l’aria fredda della notte e presi la mia decisione, avrei trovato il modo per farli tornare tutti quanti a casa, non potevo sostenere più quella situazione.
Improvvisamente Inuyasha si alzò barcollando e annusando insistentemente l’aria. – Miroku lo senti anche tu? -.
Il monaco aprì gli occhi. – Cosa? La nausea? -.
- No stupido bonzo! Quest’aura maligna! – rispose il demone innervosito.
Come evocato dalle parole di Inuyasha, davanti a noi si parò una figura vestita con una pelliccia di babbuino bianca; sembrava un fantasma.
Sentii il cuore che batteva forte e cominciai ad avere veramente paura, mi sembrava di poter sentire il male che emanava quella creatura e mi parve anche di riuscire a sentirlo ghignare.
- Inuyasha, Miroku, che riprovevole comportamento avete tenuto questa sera – commentò la figura, tenendosi a distanza. – Però devo ringraziarti ragazzina, se tu non li avessi portati qui sarebbe stato molto più difficile recuperare da loro i frammenti della Sfera -.
Inuyasha cominciò a ringhiare, ancora adesso non so se mi fece più paura quel suo ringhio lugubre o la figura bianca che si stagliava davanti a noi.
- Naraku, maledetto bastardo come sei arrivato qui?! – gridò il mezzodemone.
- Proprio come siete arrivati voi – rispose. – Il pozzo era aperto anche per me, ma come voi non so ancora come tornare indietro, ma ho la fortuna di notare che con te hai comunque un frammento della sfera, consegnamelo -.
Inuyasha strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche. – Scordatelo!  Ti ridurrò in pezzi! -.
Come un fulmine si era lanciato all’attacco, ma era inciampato a causa dell’alcool che gli rendeva impossibile muoversi con la sua solita agilità.
Miroku, che non si rendeva conto della situazione, cominciò a ridere. – Guarda Samantha-chan, non sa neanche camminare! -.
Lo fulminai con lo sguardo. – Invece che fare il coglione, dagli una mano o si farà uccidere! -.
- Tzè, non ho bisogno del suo aiuto, posso farcela benissimo da solo! – disse Inuyasha, cercando di rialzarsi a fatica.
Corsi nella sua direzione per aiutarlo, ma venni afferata da un tentacolo che sbucò improvvisamente da sotto la veste del demone.
- Ma quale nobiltà d’animo ti spinge a salvarlo? – chiese, nella sua voce c’era un tono ironico che non riuscii a capire.
Cercai di liberarmi, ma più mi muovevo più i tentacoli si stringevano intorno a me e cominciai ad urlare, ma il mio non fu l’unico urlò che riuscì a sentire; c’era anche quello di un’altra persona.
Guardai alle spalle di Naraku e dietro di lui vidi Callie, anche lei avvolta in uno dei suoi tentacoli. Stava piangendo, era disperata e ferita e sentii la rabbia crescere dentro di me.
- Lasciala andare, maledetto bastardo! – cominciai a gridare.
Inuyasha, nel frattempo, si era rialzato e fendette il tentacolo che mi teneva legata, prendendomi tra le sue braccia senza lasciarmi andare.
- Stai bene? – mi chiese visibilmente preoccupato.
Annuii senza guardarlo, i miei occhi erano puntati sulla mia amica che si dimenava e perdeva sangue da una spalla.
- Lasciala andare! – sbraitai nuovamente, ma Inuyasha mi impediva di correre contro la mia amica.
Anche Miroku si era alzato, ma a malapena riusciva a capire dove si trovasse.
- Monaco stai indietro, rischi di farci uccidere – sibilò il mezzodemone.
Callie continuava a gridare e la distrazione di Inuyasha fu il momento adatto per correrle incontro.
Fu una mossa stupida, ma me ne resi conto solo a cose fatte.
Un tentacolo si stava già dirigendo nella mia direzione, pronto a trafiggermi.
Improvvisamente sentii un terribile dolore al braccio e il tentacolo che mi stava venendo incontro era distrutto.
Inuyasha aveva cercato di proteggermi, ma l’alcool che gli scorreva in corpo gli aveva fatto sbagliare di poco la mira, ferendomi il braccio che era teso in direzione della mia amica.
- Chi è che rischia di farci uccidere? – biascicò Miroku, che in quella situazione era solo un peso morto.
- La vuoi piantare! – sbraitò Inuyasha.
Naraku cominciò a ridere, mentre io mi ero accasciata per il dolore. – Siete degli sciocchi! In queste condizioni non avete possibilità! -, si voltò verso di me e vidi la sua bocca da sotto la maschera piegarsi in un sorriso. – Samantha, prendi il frammento e libererò la tua amica -.
Ero disperata, non sapevo cosa fare. Ero quasi certa che non avrebbe mantenuto la promessa, ma cos’altro potevo fare? Callie era in pericolo e rischiava di morire per colpa mia.
Guardai Inuyasha con le lacrime agli occhi. – Ti prego, dagli il frammento – mormorai al mezzodemone, con la disperazione nell’anima.
Inuyasha mi fulminò con lo sguardo. – Sei completamente impazzita? Sai cosa significherebbe dargli un frammento? –
- Ti prego –, la voce questa volta era quella di Callie, che era in preda ad un dolore lancinante dato dai tentacoli che la avvolgevano.
Il mezzodemone strinse i pugni, ma alla fine si avvicinò a me e mi consegnò un piccolo pezzo di cristallo che risplendeva di luce. – Non sarò io a darglielo – sibilò.
Avvertii tutto l’odio che provava nei confronti di quel mostro, ma io non potevo fare nulla, dovevo aiutare la mia amica.
Presi il frammento dalla sua mano e, con il suo aiuto, mi alzai, andando verso il demone.
- Prima di dartelo, lascia andare Callie o da me non avrai nulla – dissi.
Naraku sorrise. – Sei una sciocca -.
Questa volta ero troppo vicina. Inuyasha non sarebbe arrivato in tempo per salvarmi.
Chiusi gli occhi e pregai di non sentire troppo dolore prima di morire.
Mi sentii preda di una forza spaventosa, che mi cresceva dentro come la rabbia che provavo per quel mostro.
Un urlo squarciò il silenzio.
Aprii gli occhi e vidi che il demone si era dissolto. Callie era stesa a terra inerme e di fronte a me si era formata una barriera.
Ero stata veramente io? Non riuscivo neanche a pensare.
Callie, Inuyasha e Miroku mi guardavano con la bocca spalancata e sembravano spaventati quanto me.
Lasciai cadere il frammento a terra e in quel momento la barriera si dissolse nel nulla.
Caddi a terra stremata, mentre respiravo a fatica.
Inuyasha provò a toccarmi ma si ritirò subito, come se avesse preso la scossa.
- Il tuo corpo brucia – esclamò tenendosi la mano ferita.
Ero spaventata e solo quando riuscii a calmarmi Inuyasha riuscì a toccarmi di nuovo.
Mi aiutò ad alzarmi e mi avvicinai a Callie per aiutarla, ma lei si allontanò spaventata. – Stammi lontana! Siete dei mostri! – gridò con le lacrime agli occhi e poi scappò via.

Tornammo a casa, ma mi sembrò di essere sempre rimasta nel giardino della discoteca.
Ero in trance, mi sembrava di essere morta.
Non riuscivo a spiegarmi cosa fosse successo, ma la cosa che mi faceva più paura era stata la reazione di Callie, l’amica che conoscevo da anni, che avevo cercato di salvare, che mi aveva chiamata mostro.
Quando arrivammo a casa non parlai, non salutai nessuno, non risposi quando Sango mi chiese cosa mi fosse successo.
Mi chiusi in camera e, capendo che volevo stare sola, nessuno venne a cercarmi.
Mi stesi sul letto senza neanche spogliarmi, senza curarmi dei tagli al braccio.
Chiusi gli occhi e piansi finchè non mi addormentai.



Rieccomi!
Sto riuscendo ad aggiornare a questa velocità solo perchè gran parte dei capitoli erano già pronti e dovevo solo revisionarli, non garantisco di riuscire a mettere il prossimo alla stessa velocità.
Mi dispiace solo che nessuno abbia commentato il capitolo precedente *piange*, ma l'importante alla fine è che almeno qualcuno la legga ^^.
Finalmente la storia comincia a prendere forma, ma chi sarà veramente Samantha? Come faceva Naraku a conoscere già il suo nome e a non essere stato notato quando uscì dal pozzo?
Non date nulla per scontato, perchè nulla è come sembra :P
Alla prossima!

 

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Capitolo 4
*** Un'inquietante rivelazione ***


~~
Stavo sognando. Ero nel buio, ma qualcosa continuava a chiamarmi insistentemente. C’erano tante creature mostruose che gridavano.
 - Sei tornata! Sei tornata! -.
 Io cercavo di scappare, ma non potevo muovermi. Non avevo gambe, non avevo voce, non avevo corpo. Ero il nulla, ero quel buio. Ero quei demoni.
Mi svegliai sudata e spaventata e con le lacrime che mi rigavano il viso. Provai un dolore atroce al braccio e quando lo guardai vidi che i tagli erano profondi e che avevo perso parecchio sangue, sporcando tutto il letto e anche il mio vestito.
 Mi alzai e andai nel bagno a prendere delle garze e del disinfettante, ma sulla mia strada trovai Inuyasha.
 Rimasi in silenzio a fissarlo; neanche lui si era cambiato. Aveva ancora addosso i vestiti della festa, si era solo tolto il cappello e le orecchie si muovevano nervose.
- Stai bene? – chiese il mezzodemone, guardando il mio braccio.
 Annuii. – Sì -, stavo mentendo spudoratamente, ma non volevo farlo preoccupare.
 Ovviamente non mi credette e mi lasciai guidare da lui nel mio giardino.
 Ci sedemmo all’ombra dell’albero di mele e lui osservò la ferita. – Mi dispiace tanto – mormorò, sinceramente dispiaciuto.
- Non fa niente, non è stata colpa tua – risposi.
 Mi prese il braccio e cominciò a leccare la ferita, ma lo ritirai preoccupata. – Cosa diavolo stai combinando? Non sono uno spuntino! – esclamai.
 Lui mi guardò innvosito.  – Scema! Sto solo cercando di curarti -.
Mi sentii dispiaciuta per aver sbraitato in quel modo, così gli diedi il braccio e lui continuò a curarmi.
- Quello era il demone malvagio di cui parlavano Sango e Miroku? – chiesi.
 Inuyasha annuì.
- Quel bastardo, ha usato Callie per avere i frammenti. – sibilai. – Per colpa sua, lei si è ferita e ora non vorrà mai più avere nulla a che fare con me -.
Senza dire nulla, Inuyasha mi prese tra le sue braccia e mi strinse forte, affondando il viso nei miei capelli.
- Mi dispiace – disse. – Se non fossimo arrivati qui, non avresti avuto tutti questi problemi, forse dovremmo andare via -.
Sentii la sua presa allentarsi, ma io lo presi per le maniche della felpa e mi strinsi ancora di più a lui, lasciandomi andare ad un  pianto disperato. – Non andare via. – lo supplicai. – Se quel mostro dovesse tornare…io…io non voglio rimanere sola -.
Il mezzodemone rimase spiazzato, ma alla fine tornò a cingermi la vita con le sue braccia e ad accarezzarmi i capelli. – Non ti lasceremo sola, io rimarrò qui a proteggerti. Te lo prometto -.
Rimanemmo abbracciati senza più parlare fino a quando l’alba non ci illuminò, ma ormai entrambi stavamo dormendo.
 Quando mi svegliai mi ritrovai nel mio letto. Inuyasha doveva avermi messa lì perché non prendessi freddo.
 Il sole era alto e io sarei dovuta andare a lavorare, ma non ci riuscivo. Non volevo vedere lo sguardo inorridito di Callie, non volevo vedere la sua faccia spaventata.
 Mi alzai e andai in cucina e trovai i quattro ad aspettarmi in silenzio.
 Sango mi corse incontro e mi abbracciò forte. – Mi dispiace, sarei dovuta venire con voi per aiutarvi -.
La abbracciai anche io. – No, non è colpa tua -.
Anche Shippo si unì all’abbraccio, ma quello più mortificato di tutti era Miroku, che sentiva ancora i postumi della pasticca che gli avevano rifilato ieri.
- Sono mortificato per il mio comportamente, Samantha-chan. Prometto che non accadrà mai più e che farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarvi a capire cose è successo ieri notte -.
Già, ieri notte.
 Non avevo più pensato a quello che era successo, forse perché neanche io volevo trovare una spiegazione e volevo solo archiviare l’accaduto.
 Ben presto, mi resi conto che sarebbe stato impossibile farlo.
 Avevo respinto un demone solo con la forza del pensiero, il mio corpo era diventato incandescente. Ero stata capace di mandare Inuyasha al tappetto facendo funzionare il rosario che avevo al collo.
 Dovevo capire per forza cosa fosse successo e anche trovare un modo per uscire da quella situazione di cui stavo lentamente perdendo il controllo. Ora che ci penso, ho veramente mai avuto il controllo?
 Abbassai lo sguardo, probabilmente Inuyasha si era accorto del mio disagio e sviò subito il discorso.
- Quanti frammenti abbiamo? – domandò a bruciapelo, risvegliando tutti da una specie di trance.
 Sango si avvicinò al sacco che si era portata dietro dal primo giorno in cui era arrivata. Prese un piccolo contenitore dove dentro c’era qualche scheggia luminosa come quella che avevo visto ieri.
 Avrei voluto avvicinarmi di più a vederle, sentivo un desiderio spasmodico di toccarle, ma mi allontanai ricordandomi cosa era successo il giorno precedente.
 Inuyasha rimise apposto il frammento che aveva con sé e si mise a contare. – Sei – mormorò. – Soltanto sei -.
- Non essere pessimista Inuyasha! Almeno Naraku non li ha ancora tutti – disse Miroku, appoggiando una mano sulla spalla del mezzodemone.
- Ma come? Naraku non è morto? – chiesi perplessa, mi ricordavo distintamente che ieri notto lo avevo dissolto nel nulla.
 Sango si voltò nella mia direzione. – No Samantha-chan, quella era solo una copia, quel vigliacco non si presenta mai di persona! -, sentivo la sua voce incrinarsi per la rabbia e io mi sentii impotente.
 Speravo che almeno lui fosse fuori gioco e l’unico problema fosse recuperare i pezzi che mancavano, ma mi sbagliavo di grosso.
 Shippo, nel frattempo, si era avvicinato a me e mi guardava con gli occhi dolci. – Dai Samantha, ci siamo noi -.
Presi in braccio il cucciolo di demone e lo strinsi forte a me, mentre anche il piccolo si stringeva alle mie spalle.
 Si erano riuniti tutti intorno a me, e non sapevo se la cosa mi facesse piacere oppure se mi facesse sentire oppressa.
- Sappiamo che siamo entrati nella tua vita in modo un po’ burrascoso, ma ti aiuteremo e non ti lasceremo sola, promesso – disse Sango, sorridendo candidamente.
 Inuyasha li guardò di sbieco. – Scusate, ma per caso stavate ascoltando il nostro discorso di prima? -.
I tre impallidirono. – Ehm, assolutamente no – dissero in coro.
- Maledetti spioni! – si mise a gridare.
 Era vero, erano entrati in modo burrascoso nella mia vita, ma adesso non sarei riuscita ad imparare a stare senza di loro.
Decisero di lasciarmi stare, di cercare di non farmi stressare troppo almeno in quei giorni. Ovviamente Inuyasha non era d’accordo perché voleva mettersi subito alla ricerca di Naraku, ma un paio di bastonate da parte di Sango lo fecero ragionare e si decise a zittirsi e seguirmi come gli altri durante la giornata.
 Inuyasha mi convinse almeno a portare con sé Tessaiga e i frammenti quando andavamo in giro, così da poterci proteggere. Così avevo tirato fuori la custudia della mia vecchia chitarra e avevamo riposto lì la spada, così che passasse il più inosservata possibile.
 Il giorno dopo la fatidica sera in discoteca, decisi di tornare finalmente in università. Erano parecchi giorni che non andavo e sapevo di aver perso molte lezioni e di dover recuperare gran parte del programma.
 Inuyasha, Sango, Miroku e Shippo mi seguivano per le strade, mentre Inuyasha e Miroku spiegavano ai due cosa fosse una macchina, una strada e i palazzi che si vedevano davannti a loro.
 Arrivai in università e li mollai nel giardino, pregandoli di non andare in giro e di rimanere lì, così almeno sarei riuscita a ritrovarli subito.
 Passai tutta la mattina in università, cercando di non pensare a quello che era successo nelle giornate precedenti e mi buttai a capofitto nello studio della psicologia di mercato, anche se mi sembrava che le parole mi ballassero davanti agli occhi.
 Dopo due ore corsi in biblioteca, avevo una ricerca da fare.
 Mi infilai nella biblioteca e cominciai a cercare qualche informazione sulle leggende dell’opoca Sengoku, nel tentativo di scoprire cosa potesse essermi successo.
 Cercai per mezz’ora, fino a quando non mi accorsi di tutto il tempo che era passato, così presi il libro e uscii, sperando che quei quattro non avessero combinato qualche disastro.
 Arrivai nel giardino e li trovai sulle panchine, circondati da una marea di gente.
 Cominciai a sentire il cuore che mi batteva a mille, che Inuyasha si fosse messo ad attaccare briga?
 Gli corsi incontro e trovai il piccolo Shippo circondato da una marea di ragazze che lo coccolavano.
- Com’è bello! – esclamavano tutte abbracciandolo e strizzandogli le guance.
 Il cucciolo di volpe non sembrava molto contento di ricevere tutte quelle attenzioni e quelle tirate di guance.
 Sango si avvicinò a me con aria disperata. – Miroku ha sfruttato il povero Shippo per circondarsi di donne, quel maledetto monaco! – sibilò la ragazza.
 Indietreggiai, dovevo ammettere che quando era arrabbiata faceva davvero paura.
Avevo preparato la cena a tutti e poi avevo indicato a Sango un posto tranquillo dove andare ad allenarsi con il suo Hiraikotsu e per stare lontana da Miroku. Vicino alla mia abitazione c’era un boschetto tranquillo dove qualcuno andava a fare delle scampagnate, ma in quel periodo era praticamente vuoto.
 Il monaco, invece, si era ritirato in giardino in meditazione, anche se secondo me aveva solo voglia di stare solo coi suoi pensiero e trovare un modo per farsi perdonare.
 Shippo invece si era incollato davanti al televisore e non c’era verso di farlo staccare di lì, mentre Inuyasha si era ritirato in mezzo al bosco con Sango, neanche lui riusciva più a stare fermo.
 Dopo molti giorni avevo qualche momento solo per me.
 Mi infilai in camera e cominciai a sfogliare il libro che avevo preso in biblioteca.
 Era un libro di antiche leggende giapponesi che risalivano all’epoca Sengoku.
 C’erano immagini di demoni che somigliavano ad enormi insetti e altri simili ad umani, ma che alla fine si rivelavano essere più mostruosi degli altri.
 Alla fine trovai la leggenda che mi interessava.
 Trattava di quella che era la sfera Shikon. Era un antico manufatto che poteva accrescere a dismisura i poteri del demone che la utilizzava e cominciai a capire perché Inuyasha la desiderasse tanto.
 Una sacerdotessa di nome Kikyo era incaricata di proteggere la sfera e a quel punto la storia si fece molto interessante.
 La sacerdotessa si era innamorata di un mezzodemone che desiderava avere la sfera dei quattro spiriti per diventare un demone completo.
 Quando arrivai a leggere il nome del mezzodemone, il libro mi cadde dalle mani.
 Il nome del mezzodemone era Inuyasha.
Non riuscii ad andare avanti con la storia. Mi sembrava di intromettermi in affari che non mi riguardavano. Inuyasha non voleva che si parlasse della sua storia, e non potevo farmi gli affari suoi in quel modo, anche se la curiosità mi stava davvero uccidendo.
 Sicuramente le sue parole sgarbate sul mio odore non mi aiutavano ad essere più rispettosa e a sopprimere la mia curiosità, ma decisi di essere buona e andai avanti fino alla parte che riguardava la sfera.
 Non ci capii molto, dato che probabilmente avevo saltato gran parte della storia. Arrivai al punto in cui c’era scritto che a causa di una freccia la sfera si divise in mille pezzi e che nessuno riuscì mai più a ritrovarla.
 Mi resi conto che questa storia era stata scritta molto tempo fa e forse il fatto che loro si trovassero con me, poteva aver modificato l’andamento della storia nel corso dei secoli.
 Le domande che mi affollavano la mente erano infinite e avrei desiderato con tutto il cuore trovare un modo per aiutarli, ma non sapevo neanche come aiutare me stessa in quel momento.
 Chiusi il libro e mi stesi a pancia in su sul letto, fissando il soffitto. Qualche settimana prima quei quattro si erano infilati in casa mia e li avevo trovati proprio di fianco a me che discutevano e da quel momento la mia vita era completamente cambiata.
 Era ormai buio quando smisi di leggere l’enorme volume riguardante l’epoca Sengoku e mi era venuta un improvvisa fame notturna.
 Mi alzai, facendo molta attenzione a non disturbare Miroku e Shippo che si erano addormentati sul divano-letto, mentre l’acqua che scorreva mi fece capire che Sango si stava lavando.
 Mi resi conto che Inuyasha non era in casa e capii che doveva ancora essere nel boschetto. Saltai la staccionata sul retro di casa mia e mi misi a cercarlo, tenendo il cellulare in mano e usandolo come torcia.
 Era molto inquietante girare per il bosco durante la notte e mi aggiravo guardinga in cerca di quel mezzodemone testardo.
- Inuyasha! – lo chiamai a squarciagola, sperando che mi sentisse.
 Continuavo ad inciamparmi e cominciavo anche a sentire freddo, uscire in pigiama non era stata proprio una buona idea, soprattutto con quel pigiama anti-sesso che mi ero comprata in un momento di follia.
 Sicuramente se c’era qualche guardone in quel bosco, non avrebbe trovato molto da guardare se non un pigiama larghissimo con dei conigli disegnati sopra.
 Continuai a camminare fino a quando non mi resi conto di essermi persa e cominciai ad avere paura.
 Quella notte non c’era neanche la luna ad illuminare il bosco e ogni rumore mi sembrava qualcosa di inquietante pronto ad attaccarmi.
 Quando credevo che sarei rimasta lì per sempre, sentii qualcosa toccarmi la spalla e cominciai ad urlare. Davanti a me c’era un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi viola che mi fissava e la mia rezione fu semplice; gli tirai un forte pungo sul naso.
 Il ragazzo si piegò in due, ma nei suoi mugolii trovai qualcosa di familiare e invece che scappare mi fermai per qualche secondo a guardarlo.
- Ma sei diventata completamente scema?! Stupida che non sei altro! – cominciò a sbraitare il ragazzo e solo in quel momento mi resi conto di chi fosse.
- Inuyasha, ma sei proprio tu? – domandai.
- Certo e chi vuoi che sia?! –, Inuyasha non faceva che gridare, mentre aveva gli occhi lucidi a causa della botta appena presa.
 Lo fulminai con lo sguardo. – Piantala di sbraitare, è stato solo un piccolo incidente -.
- No che non la pianto mi hai fatto male! -.
- Inuyasha, vuoi che ti mandi a terra? – lo minacciai.
 Il ragazzo sbiancò e smise subito di brontolare. – Sei insopportabile -.
- La ragazza insopportabile ti era venuta a cercare perché era preoccupata per te! – lo rimproverai puntandogli l’indice contro.
- Tzè, sono benissimo in grado di cavarmela da solo! – rispose secco, voltandosi dall’altra parte.
 Respirai profondamente nel tentativo di non prenderlo a sberle. – Va bene uomo forte e coraggioso, mi potresti riportare a casa? Mi sono persa -.
Inuyasha rimase paralizzato e si voltò verso di me. – Beh…veramente…io non tornavo a casa perché senza il mio fiuto non sapevo orientarmi -.
- Io ti uccido! – cominciai a gridare. – Ma si può sapere cosa cazzo ti è successo? Non hai neanche più le orecchie! -.
Mi mise una mano sulla bocca costringendomi a tacere. – Gracchi più dei corvi, vuoi piantarla di urlare come una pazza? -.
Rimasi ferma fino a quando non mi levò la mano dalla bocca e poi pronunciai le fatidiche parole. - A cuccia -.
- Quindi vuoi dirmi che durante le notti di luna nuova diventi completamente umano? – domandai.
 Ci eravamo seduti sotto un grande albero lì vicino, in attesa del sorgere del sole o dell’arrivo di Miroku o di Sango. Non aveva senso inoltrarci ancora di più nel bosco per poi rischiare di allontanarci ancora di più da casa.
 Inuyasha si massaggiava ancora il viso e mi guardò di sbieco. – Sì, ci vuole tanto a capirlo? -.
- E a te costerebbe tanto cercare di essere un po’ più garbato? Certo che no, eppure continui a infastidirmi – risposi, dandogli le spalle e prendendomi le gambe tra le braccia per il freddo. – Non ti ho fatto nulla di male, eppure continui a trattarmi malissimo senza ragione, vorrei proprio sapere perché sei così scontroso con me; facendo così ferisci solo le persone! -.
Non mi arrivò nessuna risposta sarcastica, nessun rimprovero per quello che avevo appena detto. Sentii soltanto qualcosa appoggiarsi sulle mie spalle e mi resi conto che il mezzodemone si era levato la sua felpa per metterla sulle mie spalle e scaldarmi.
 Ci guardammo negli occhi senza pronunciare una parola.
 Fu Inuyasha a interrompere per primo il silenzio. – Non volevo ferirti con le mie parole – disse. – E’ solo che… -, non continuò la frase, si limitò ad abbracciarmi, mentre io mi accoccolavo al suo petto.
 Mi piaceva stare con lui, è vero erano più le volte in cui litigavamo che quelle in cui riscivamo a parlare come persone civili, eppure quando ero con lui mi sentivo protetta e sicura.
 Mi domandai se non fosse il momento giusto per chiedergli chi fosse la sacerdotessa Kikyo e cosa fosse successo tanti anni fa.
 Presi coraggio e mentre ero ancora con il viso appoggiato alla sua spalla gli feci la domanda che mi ronzava in testa da quando avevo cominciato a leggere quel libro. –Inuyasha, chi è Kikyo? -.
Lo sentii irrigidirsi e spostarmi quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi, che avevano assunto un’espressione irritata. – Chi ti ha parlato di lei? È stato Miroku? Giuro che lo uccido quel maledetto bonzo! -.
- Nono, nessuno mi ha detto nulla! – esclamai, spostandomi a malincuore dal suo abbraccio. – Oggi quando ero in biblioteca ho cercato un libro che parlasse della sfera dei quattro spiriti, per capire anche quello che mi sta succedendo. Però ho trovato anche la storia che parlava di Kikyo e…anche di te -.
Inuyasha mi guardava con rabbia. – E tu ovviamente l’hai letta vero? Ti sei fatta gli affari miei? – gridò furioso.
- No! – gridai più forte di lui. – Per chi mi hai presa? Ho chiuso il libro e non ho voluto leggere oltre. È per questo che sono venuta a chiedere a te -.
Finalmente smise di guardarmi con rabbia, probabilmente era sorpreso che avessi smesso di leggere.
- Grazie – mormorò, senza guardarmi negli occhi.
 Io non smisi di guardarlo. – Non mi sarei mai permessa di farti questo -.
- Vuoi sapere cosa è successo? – chiese a bruciapelo.
 Annuii, preparandomi ad ascoltare la storia.
 Lui si mise a gambe incrociate e continuò a guardare a terra. – Devi sapere che molti anni fa io volevo impossessarmi della sfera dei quattro spiriti per diventare un demone completo, fino a quando non incotrai lei, Kikyo -, fece una piccola pausa. – Alla fine, mi convinse che potevo usare la Sfera dei Quattro Spiriti per diventare un essere umano e…vivere la nostra vita insieme per sempre -, un’altra pausa, sembrava diventare sempre più triste e gli presi la mano, facendolo sussultare.
 Rimase in silenzio a guardare la mia mano per qualche secondo, poi andò avanti. – Ma quel bastardo di Naraku è riuscito a metterci l’uno contro l’altra. Kikyo mi improgionò per cinquant’anni fino a quando non venni risvegliato da sua sorella Kaede. Mi raccontò cosa aveva fatto Naraku, del fatto che ci avesse messi l’uno contro l’altra, e che aveva bisogno del mio aiuto. Voleva vendicare la morte della sua sorella e per farlo doveva trovare i frammenti della Sfera che erano andati distrutti in uno scontro. Decisi che avrei vendicato la morte della donna… - si bloccò in quel momento, non riusciva ad andare avanti e dire quelle parole.
- La donna che amavi – continuai io per lui, stringendogli la mano.
 Inuyasha annuì. – Da quel momento mi sono messo in viaggio alla ricerca dei frammenti della sfera e non avrò pace fino a quando non avrò distrutto quel bastardo. Devo farlo per Kikyo -.
Non riuscii a trattenermi e questa volta fui io a stringerlo a me, senza dare peso al suo corpo che si irrigidiva a contatto col mio.
- Mi dispiace tanto per quello che ti è successo, non ti meritavi nulla di tutto questo – dissi. – Però non puoi privarti della vita e degli affetti solo perché Kikyo ha sofferto, lei non vorrebbe che tu ti privassi della tua stessa esistenza. E penso che sia per questo che tieni tutti a distanza da te, pensi di non meritare di andare avanti per essere caduto in un tranello, ma non è così -.
Sentivo che Inuyasha avrebbe voluto reagire e darmi torto, ma non si muoveva, si godeva il calore del mio abbraccio.
 Ci addormentammo fino a quando il sole non fu alto, dormendo così profondamente da non accorgerci del mutamento del mezzodemone.
La mattina ci accolse con i raggi caldi che ci picchiavano sul viso. Mi ero resa conto che durante tutta la notte io ed Inuyasha avevamo dormito abbracciati. Io avevo avuto freddo e lui, oltre a mettermi la sua felpa, mi aveva tenuta stretta, infatti il suo corpo sembrava un pezzo di ghiaccio e mi sentii in colpa.
 Lui ancora non si era svegliato e io non sapevo se muovermi o rimanere ancora un po’ accoccolata al suo corpo. Non mi importava del dolore atroce al collo, volevo godere ancora un po’ di quella sensazione.
 Un rumore poco lontano svegliò il mezzodemone, che drizzò le orecchie morbide. Solo in quel momento si rese conto di avermi ancora tra le sue braccia e quando ci guardammo ci allontanammo subito imbarazzati.
 Sentivo il viso in fiamme, probabilmente lui non aveva gradito quella vicinanza, al contrario di me.
 Vidi da un cespuglio il piccolo Shippo, che si catapultò verso di noi affannato. – Inuyasha, Samantha, meno male che vi abbiamo trovati! Quando questa mattina non vi abbiamo visti ci siamo preoccupati! – esclamò.
 Arrivarono anche Sango e Miroku con il fiatone. – Samantha-chan, menomale eravamo tanto in pena per te! – esclamò la ragazza.
- Tzè, grazie della preoccupazione – commentò Inuyasha tra i denti.
 Miroku guardò Inuyasha con un sorrisetto furbo. – Allora Inuyasha, a quanto pare tu e la divina Samantha… -, lasciò intendere il resto e io diventai paonazza, anche perché avevo ancora addosso la sua felpa.
- Ma cosa stai dicendo depravato di un monaco?! – scattò Inuyasha alzandosi in piedi. – Ci siamo persi e abbiamo dormito qui, in attessa che recuperassi il mio olfatto e potessi portarla indietro! -.
- Eppure l’alba è sorta ormai da parecchie ore e non mi sembravate ancora intenzionati a tornare – commentò il monaco.
 Sango lo fulminò. – Piantala Miroku, non vedi che la stai mettendo in imbarazzo -.
- Scusate Samantha-chan, effettivamente quello che è successo è un argomento molto privato, volevo solo complimentarmi con il cagnaccio per la sua conquista -.
- Come devo dirti che non è successo niente! – continuò a gridare Inuyasha, diventando sempre più rosso per la furia.
 Shippo sospirò. – E’ ovvio che non sia successo nulla, Inuyasha è troppo stupido per poter essere l’uomo di Samantha -.
- Shippo non è carino – provai a dire.
 Inuyasha cominciava ad avvicinarsi minacciosamente al cucciolo. – Cosa hai detto? -.
- Ora basta – ordinò Sango, sistemandosi Hiraikotsu sulle spalle. – Adesso torniamo a casa. Samantha-chan, quel coso-portatile con cui riesci a parlare con le persone a distanza non fa che suonare, come si spegne? -.
- Oh cazzo, sarà sicuramente mia madre! – cominciai a gridare.
 Inuyasha mi prese sulle spalle. – Vieni con me. Arriveremo prima e mi allontanerò da questo dannato bonzo -.
Arrivammo in pochi secondi nel mio giardino e mi catapultai a cercare il cellulare. Come avevo previsto era mia madre che mi aveva cercata ben otto volte, probabilmente le stava per venire una crisi isterica.
 Riuscii a rispondere e la prima cosa che sentii fu la sua voce preoccupata. – Sam? Ma si può sapere cosa stavi facendo? Perché non mi rispondevi? -.
- Ehm scusa mamma ero nel…nella doccia – mi corressi, non potevo dirle che ero nel bosco, le sarebbe venuto un infarto.
- E non hai sentito il cellulare? Va beh non importa, cosa fai in questi giorni? All’università tutto bene? Quello stronzo di Chris si è più presentato? -.
- Mamma! – esclamai, stupita dal linguaggio di mia madre. – No, Chris non si è più fatto vivo -.
- Ma se l’altro giorno è venuto q… -, prima che Inuyasha potesse parlare ancora gli avevo tappato la bocca con una mano.
- Tesoro chi è? – chiese mia madre, quella donna quando voleva aveva un udito fin troppo fino.
 Alzai gli occhi al cielo disperata. – Niente mamma, era solo Callie -.
Dall’espressione di Inuyasha capii che non era così felice di essere paragonato ad una donna.
 Mia madre cominciò a parlare per ore di quanto fosse felice dei miei risultati scolastici e di quanto le mancassi. Del fatto che mio padre fosse partito ancora per il Sud Africa e che questa volta era rimasta a casa per sistemare le ultime cose. Mi chiese se avessi trovato un ragazzo e continuai a ripeterle che non c’era nessuno che mi interessasse, anche se mentre dicevo quelle parole la mia mente continuava a volare a quella notte.
- Sai bambina mia, avrei tanta voglia di vederti – disse mia madre con voce triste.
 Sorrisi. – Anche tu mi manchi mamma, davvero tanto -.
- Sai che ti dico? Adesso prendo un bel biglietto aereo e vengo a trovarti! -.
Caddi dalla sedia quando sentii quella frase e mi si gelò il sangue nelle vene.
 - Tesoro tutto bene? -, probabilmente aveva sentito il rumore e anche gli altri, che nel frattempo erano arrivati, mi guardarono storditi.
 Cominciai a sudare a freddo. – Mamma non mi sembra il caso, come fai a venire qui? -.
- Semplice compro un biglietto aereo e vengo da te! Sono mesi che non ti vedo piccola mia, e poi ti abbiamo preso un divano letto apposta per poter venire a dormire da te! -.
- A quindi più che un regalo era un pretesto per fermarvi da me! – commentai, tralasciando il fatto che quel divano letto era occupato e che anche il mio letto a due piazze era occupato da Sango e Shippo, dove l’avrei messa a dormire?
- Piantala di essere così scontrosa! Ormai ho deciso, sabato arrivo da te! Corro a fare i biglietti, ci vediamo sabato, ti voglio bene! -.
- Ciao mamma – bisbigliai, chiudendo la telefonata.
 I quattro erano seduti sul divano e aspettavano che gli spiegassi il perché della mia reazione.
- Adesso come faccio? – dissi, senza rendermi conto che avevo parlato ad alta voce.
 Miroku mi guardava sorridente. – Avanti Samantha-chan, sappiamo che Inuyasha è un tipo scontroso ma sua madre apprezzerà il fatto di avere una progenie così forte, anche se magari un po’ canina -.
- Piantala dannato monaco! – sbraitò Inuyasha, facendo piombare sulla sua testa un forte pugno.
 Avrei voluto prenderlo a schiaffi anche io, ma ero troppo terrorizzata all’idea di presentargli quei quattro pazzi.
 Tra tutti quelli che mi preoccupavano di più erano Inuyasha e Shippo. Si sarebbe insospettita a vederli girare con un cappello tutto il giorno e soprattutto la coda di Shippo poteva risultare tenera se vista come un costume che per capriccio non si voleva togliere, ma prima o poi si sarebbe accorta che era vera!
 Sango si avvicinò a me e mi scrollò per farmi riprendere. – Samantha-chan avanti, cosa sta succedendo? Ci sono problemi con sua madre? -.
La guardai con uno sguardo disperato. – Vuole venire qui tra quattro giorni -.
- E dove sarebbe il problema? – chiese Inuyasha.
 Mi voltai verso di lui ad occhi sgranati. – Tu mi chiedi qual è il problema?! – esclamai, guardando prima loro e poi la casa.
 Da quando erano arrivati erano stati pochi i momenti in cui ero riuscita a pulire qualcosa e sembrava che in casa fosse arrivata una tromba d’aria.
 Shippo si guardò intorno. – Effettivamente credo che sarà difficile spiegare una cosa del genere a sua madre -.
- Samantha-chan, sua madre soffre di cuore? – chiese Miroku.
 Scossi la testa.
- Fiù! Allora magari non morirà dallo spavento -.
Questa volta gli tirai anche io un pugno sulla testa. – Piantala di dire certe idiozie, devo inventarmi qualcosa! -.
Passai la giornata a correre per casa insieme a Sango per ripulirla nel modo migliore possibile, lasciando i tre ragazzi fuori in giardino a farsi i fatti loro, anche se poco dopo erano spariti nel bosco.
 Sango ed io eravamo sfinite, avevamo pulito da cima a fondo tutta la casa e ancora non avevamo lavato tutti i piatti e rimesso a posto il bagno, dove i capelli argentei di Inuyasha avevano invaso tutta la doccia.
 Come farò a spiegargli che a vent’anni suonati quello ha già i capelli grigi?
 La povera sterminatrice di demoni cercava di darmi una mano come poteva, ma era più il tempo in cui le spiegavo come funzionava l’aspirapolvere o la lavatrice che quello in cui riuscivamo effettivamente a pulire.
 Le affidai il compito di lavare i piatti e io andai fuori a stendere i panni..
 Appena finito mi misi seduta sotto l’albero a prendere una boccata d’aria, non avevo neanche pranzato ed erano già le quattro del pomeriggio. Dovevo andare al lavoro, ma non ne avevo la forza.
 Era dalla sera della festa che non ci andavo e ormai erano già passate due settimane. Se fossi tornata il capo mi avrebbe mandata a quel paese, ma non era quello a preoccuparmi, quanto Callie.
 Non ci eravamo più viste, non aveva risposto alle mie chiamate o ai miei messaggi. Era completamente sparita dai radar.
 Sospirai e mi spostai i capelli di lato, dovevo farmi anche io una doccia, anche se sporcare la doccia che avevo appena finito di pulire mi innervosiva.
I quattro giorni seguenti li passai tra i preparativi della casa e il tentare di trovare una scusa per spiegarle come mai quei quattro si trovassero lì.
 Gli mostrai per un sacco di ore immagini di Tokyo e mi sarei inventata che Sango era una ragazza alla pari e che avevamo legato moltissimo in quei mesi e l’avevo invitata a rimanere ancora per qualche periodo da me. Così alla fine aveva chiesto se poteva invitare anche il suo ragazzo, Miroku, il fratellino Shippo e Inuyasha che era…beh a lui non avevo ancora pensato. Non somigliava proprio a nessuno di loro; non potevo neanche invetarmi che era il mio ragazzo, mia madre mi avrebbe uccisa se avesse scoperto che c’era già uno nuovo a vivere da me, già non sopportava l’idea che Chris vivesse da me.
 Shippo però era un vero problema, la coda non si riusciva a nascondere sotto i pantaloni e non me l’ero sentita di vestirlo da ragazza, non potevo sottoporlo ad una simile umiliazione infilandogli una gonna.
 Mancava solo un giorno all’arrivo di mia madre e i quattro erano intenti a studiare le ultime cose sulla città di Tokyo, mentre io preparavo ad ognuno di loro i vestiti da infilare in quei giorni in cui mia madre si sarebbe fermata da me.
 Continuavo a pensare a quante cose ancora dovevo preparare, a cercare di trovare un posto dove far dormire mia madre.
 Magari Inuyasha poteva fare finta di andare via e poi dormire nel bosco, ma mi dispiaceva farlo dormire lì in mezzo, anche se sembrava più a suo agio lì che nel letto.
 Sentii il campanello suonare e pregai che mia madre non fosse arrivata con uno dei suoi soliti anticipi.
 Aprii velocemente la porta, mentre tutti trattenevano il fiato per paura che mia madre fosse già sulla soglia di casa.
 - Ciao Sam -.
 Non potevo crederci. Era proprio lì davanti a me. Dopo tutti quei giorni, dopo tutto quel tempo.
 Callie, la mia amica d’infanzia era proprio vicina a me, era tornata, non mi aveva dimenticata.
 Chiusi la porta dietro di me, non mi sembrava il caso di fargli vedere ancora i demoni che l’avevano terrorizzata la sera prima. Per me in quel momento la cosa più importante era che lei stava bene, che era davanti a me e che mi voleva ancora bene, tanto da venirmi a cercare ancora.
- Callie, stai bene? – le chiesi tutto d’un fiato.
 Lei annuì, ancora non mi guardava negli occhi. – Sì, posso parlarti? -.
- Certo che puoi! – esclamai, forse con un po’ troppa enfasi.
 Lei provò a sorridere, ma si vedeva che il suo sorriso era forzato. – Quella sera -, la sua voce era solo un flebile sussurro. – mi hai lasciata mentre stavo baciando quel ragazzo, peccato che quel ragazzo altro non era che quel mostro che mi ha rapita e portata da voi per farsi consegnare quel pezzo di cristallo che avevi in mano. Io ero spaventata, non sapevo cosa stesse succedendo e poi…e poi non capisco cosa sia successo. Hai distrutto quel demone riducendolo in polvere, il tuo amico aveva le orecchie da cane e aveva artigli che tagliavano qualsiasi cosa! Mi ha fatto paura, mi avete fatto paura -.
Era difficile ascoltare senza intervenire, ma capivo che se avessi provato ad interromperla forse avrebbe avuto più difficoltà ad esprimere quello che voleva dirmi, quindi rimasi in silenzio e la lasciai parlare.
- Mi dispiace per quello che ti ho detto, mi dispiace per essere scappata e per non averti mai risposto, ma avevo bisogno di riflettere e di capire cosa intendevo fare rispetto a quello che era successo. Ma più ti stavo lontana, più capivo che non volevo abbandonare una mia amica, non posso lasciarti sola in questo momento, voglio darti modo di spiegarmi cos’è successo. Sono qui Sammy -.
Mi venne quasi da piangere, ma mi trattenni.
 Cominciai a raccontarle tutto dal principio, dal momento in cui loro erano piombati nella mia vita come un’uragano, di quanto in poco tempo mi sia affezzionata a loro, di come mi sentivo confusa nel non riuscire a capire come avessi potuto sconfiggere un demone, come ogni giorno mi sentivo sempre più combattuta tra il volere riavere una vita normale e il non poter abbandonarli.
 Callie mi ascoltò, rimase anche lei in silenzio per darmi il tempo di poterle raccontare e cercare di darle tutte le spiegazioni possibili.
- Sam, perché non me ne hai parlato prima? Avrei cercato di aiutarti – disse quando smisi di raccontarle.
 Sospirai. – Non pensavo che potessi credermi, non ci credevo neanche io! -.
- Ma Sammy! Sono la tua migliore amica, è vero forse all’inzio ti avrei presa per pazza, ma poi avrei provato ad ascoltare e capire quello che volevi dirmi, non ti avrei mai lasciata sola! Mi sarei fidata -.
Mi abbracciò forte e mi lasciai cullare dall’abbraccio che conoscevo da quando ero piccola.
 - Forza, fammeli conoscere! -.
 Quando entrammo in casa erano attaccati alla porta che cercavano di captare qualche parola del nostro discorso.
 Li fulminai con lo sguardo e con gli occhi gli intimai di comportarsi bene e di non spaventarla.
 Callie era ferma sulla soglia, evidentemente in imbarazzo.
- Ehm…loro sono Inuyasha, Sango, Miroku e Shippo – dissi, indicandoli uno per uno.
 I quattro abbassarono il capo in segno di rispetto.
 Callie mosse la mano per salutare. – Ciao a tutti, io sono Callie -, il suo sguardo cadde sul piccolo cucciolo di demone volpe e si catapultò su di lui cominciando a coccolarlo e dando le spalle agli altri.
- Ma come sei carino! – gridò, cominciando a tirargli le guance e strizzandogli la coda.
 Miroku non perse l’occasione e facendo finta di niente le palpò il sedere, facendola sbiancare.
 Sango gli tirò un forte ceffone sul viso, lasciandogli stampata la mano.
- Ma…ma… - mormorò Callie sconcertata, e sulla guancia non ancora colpita si stampò la mano della mia amica.
- Miroku, sei sempre il solito – sbuffò Inuyasha.
La portai dentro casa e preparai il thè per tutti, ormai mi ero abituata a fare quello piuttosto che il caffè.
 Callie continuava a fare domande a raffica ad ognuno di loro, mentre continuava a tenere in braccio il piccolo Shippo che sembrava stufo di essere strizzato come un pupazzo.
 Inuyasha si teneva in disparte e la mia amica continuava a trattenere l’istinto di correre a strizzare le sue orecchie bianche e morbide.
- Da quanto tempo tu e Samantha-chan vi conoscete? – chiese Sango, mentre sorseggiava il suo thè.
 Callie lasciò finalmente andare il cucciolo di volpe. – Da quando siamo nate! – esclamò con un sorriso. – E volevo cogliere l’occasione per scusarmi con Inuyasha per averlo chiamato mostro -.
Inuyasha non le rispose neanche, si voltò dall’altra parte.
- Non fare lo scontroso dai! – dissi, dispiaciuta per il suo comportamento.
 Il mezzodemone si voltò verso la mia amica. – Scuse accettate -, poi aprì la porta finestra ed uscì a fare un giro.
- Ma è sempre così scorbutico? – chiese la mia amica.
 Miroku alzò le spalle. – Quasi sempre -.
- Solo con Samantha-chan ogni tanto è tenero – disse Shippo, mentre si concedeva un dolcetto al miele.
 Sbiancai non appena Callie si voltò con sguardo accusatorio verso di me. – Quindi adesso stai con il mezzodemone eh? – disse, dandomi una gomitata amichevole.
- Ma cosa dici! Non è assolutamente vero! -.
Miroku sorrise beffardo. – Eppure sembravate così felici di stare da soli la scorsa notte -.
- Ci hai scopato? – esclamò Callie.
 Io diventai paonazza. – Ma siete tutti impazziti?! Ci eravamo persi! P-E-R-S-I! -.
Sango rideva di gusto. – Effettivamente non vedo cosa potrebbe nascere tra Samantha-chan e Inuyasha, sono troppo diversi -.
Finalmente una persona mi dava ragione!
 Riuscii a sviare il discorso e avere lì Callie mi fece nascere una grandiosa idea. – Senti Callie, vorrei chiederti un favore -.
I suoi occhi si illuminarono. – Tutto quello che vuoi, così mi farò perdonare -.
- Mia madre domani verrà qui e non posso tenere Shippo a casa, come vedi non passa proprio inosservato – cominciai, indicando la sua coda. – Quindi non è che potresti ospitarlo a casa tua? -.
- Ma certo! -, dalla sua risposta sembrava che le avessi appena detto che aveva vinto un milione. – E’ troppo dolce! -.
Shippo sembrava disperato, ma capì che non poteva fare nulla per evitarlo.
- Magari potresti portare a casa tua anche Inuyasha – provai a dire.
 Il mezzodemone piombò di nuovo dentro la stanza come una furia. – Non ci pensare neanche! Se Naraku arriva qui cosa pensi di fare? Non è detto che riuscirai di nuovo a proteggerti! -.
- Oh come siete carini, si preoccupa per te il tuo ragazzo – sorrise Callie.
 - NOI NON STIAMO INSIEME! -.
Mia madre arrivò puntuale come un orologio. Avevamo rifinito gli ultimi dettagli della nostra scenettta, avevo sistemato un sacco a pelo nel bosco, cosicché Inuyasha potesse dormire lì senza problemi.
 Non appena entrò mi riempì di baci e abbracci e quasi non notò neanche i tre alle mie spalle.
 Non appena li vide passò per parecchie volte lo sguardo da loro a me, in cerca di spiegazioni.
 Sango interruppe quel gioco di sguardi avvicinandosi e facendo un piccolo inchino con la testa. – Buongiorno Susan-chan, io sono Sango Hitari, un’amica di sua figlia -.
L’educazione di Sango e Miroku conquistò mia madre e, nonostnate il suo carattere scontroso e silenzioso, anche Inuyasha riuscì a conquistare la sua simpatia.
 Riuscimmo a farle credere che erano studenti di Tokyo e che li avrei tenuti lì ancora per un mese, mentre Inuyasha si era trasferito ad Edenville dalla loro stessa città per continuare gli studi.
 Nonostante fosse ormai Ottobre riuscimmo ad apparecchiare fuori in giardino, data la bella giornata.
- Ma come mai il tuo amico ha già i capelli bianchi? – chiese mia madre perplessa.
 Io continuai a tenere gli occhi fissi sull’insalata che stavo mescolando, se l’avessi guardata negli occhi si sarebbe accorta che mentivo. – Oh sai, è così da quando è nato, però non gli stanno male non trovi? -.
- No, affatto! Sembra simpatico – commentò, prendendo i piatti. – E credo che tu gli piaccia -.
La guardai basita. – Mamma smettila, non è assolutamente vero! -.
Lei mi sorrise e mi accarezzò la guancia. – Sai bambina mia, io sento le persone. A differenza di Chris, credo che lui potrebbe proteggerti il giorno che io non ci sarò più -.
- Mamma! Ma ti sembra il caso di fare certi discorsi? A me no, quindi finiscila, tu vivrai ancora per moltissimi anni e tra me ed Inuyasha non c’è nulla! -.
- Samantha, stai crescendo così in fretta – mormorò, e poi uscì fuori a portare i piatti.
 Non disse altro riguardo a quell’argomento, mi lasciò in cucina a pensare alle sue parole.
 Mia madre faceva spesso questi discorsi, quindi alla fine non ci diedi troppo peso e uscii a portare il cibo mancante.
 Finalmente ci sedemmo a tavola e mia madre fece il terzo grado a tutti quanti, per fortuna riuscirono a sostenere l’interrogatorio al meglio.
- E voi due, da quanto tempo state insieme? – chiese, rivolta a Sango e Miroku.
 Sango diventò paonazza, mentre Miroku ne approfittò per avvicinarla a sé. – Io e la mia Sanguccia? Ormai anni! -.
L’espressione di Sango era una maschera di imbarazzo, ma mia madre non ci diede troppo peso. – Oh, quanto vorrei che anche Samantha trovasse qualcuno con cui passare la vita – esclamò, lasciandomi di stucco. – Inuyasha, tu sei fidanzato? -.
- Mamma! – sibilai, tirandole un calcio sotto la sedia.
- Che c’è? -.
- Chi vuole il caffè? – esclamò Sango, alzandosi e cercando di sorridere.
 - Io -.
 Quella voce dietro di me mi fece gelare il sangue nelle vene, la conoscevo fin troppo bene. Dannazione, mi ero dimenticata di cambiare la serratura, con tutto quello che era successo non ci avevo pensato.
 Inuyasha sembrava parecchio nervoso e gli sguardi d’intesa che si lanciavano lui e Miroku mi mettevano in agitazione.
- Chris, che diavolo ci fai qui? – chiesi, voltandomi nella sua direzione.
 Lui sorrideva, un ghigno che avevo già visto e che mi fece rabbrividire. - Ora puoi anche smetterla di chiamarmi Chris, chiamami con il mio vero nome -.
 Sbarrai gli occhi, perché non volevo credere a ciò che mi stava passando per la mente. – Quale…quale è il tuo vero nome? -.
Sorrise ancora, in un modo che mi spaventò più di qualsiasi incubo mai fatto.
 - Naraku -.
 
 
Salve, salve!
 Rieccomi dopo pochissimo tempo.
 Milioni di grazie a Sheeta99 per recensire sempre la mia storia, mi fa davvero piacere!
 Ditemi cosa ne pensate, a prestissimo spero :*
 

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Capitolo 5
*** Dolore ***


~~Tutto sembrava immobile, tutto era fermo e le parole di Chris continuavano a risuonarmi nella mente.
Lo conoscevo da due anni, lui non poteva essere quel mostro, doveva mentire per forza. Lo avrei scoperto, vivevamo insieme da anni, era impossibile che lui fosse un demone, o forse soltanto non volevo credere ad una cosa del genere.
Mi sembrava di non riuscire a respirare, continuavo a tenere la bocca semi aperta, ma non entrava aria.
- Naraku dannato! – gridò Inuyasha, mettendosi in posizione d’attacco.
Mia madre si mise davanti a me, proteggendomi con un braccio. – Stai lontano da mia figlia – sibilò.
Io mi aggrappai al suo braccio e la trascinai dietro di me, dovevo proteggere mia madre. – Sango ti prego porta via mia madre -.
- Nessuno andrà da nessuna parte – disse Naraku, avanzando verso di noi. – Adesso voi rimarrete tutti qui e da bravi mi consegnerete i frammenti della Sfera, lo farai Sam non è vero? Per l’uomo che ami -.
Sentii lo stomaco rivoltarsi a quelle parole. Per due anni avevo tenuto in casa mia quell’affare, avevo baciato quelle labbra e abbracciato quel corpo.
Mi sembrò improvvisamente che gli ultimi due anni della mia vita fossero spariti.
- Devi lasciarla stare! – gridò Inuyasha, lanciandosi contro di lui, ma fu respinto da uno dei tentacoli.
Volò contro l’albero di mele e rimase steso a terra.
- Inuyasha! – gridai, cercando di corrergli incontro.
Fui afferata per la caviglia da quel mostro e trascinata verso di lui.
Le armi dei miei amici erano chiuse nel ripostiglio e non potevamo difenderci e io non sapevo come sconfiggerlo. Non sapevo come difendere me stessa, non sapevo come difendere mia madre e i miei amici, eravamo impotenti.
Inuyasha non riusciva a rialzarsi, il colpo doveva essere stato davvero forte.
- Allora, Sam, che ne dici di dirmi dove sono i frammenti? – sussurrò, avvicinandomi a lui e accarezzandomi il viso. – Avanti piccola -.
Trattenni il conato di vomito che stava salendo e gli tirai un pugno, ma lui non sembrò neanche sentirlo.
Cominciò a stringere il tentacolo attorno alla mia gola.
- Fai la brava bambina, non ti conviene sfidarmi – sibilò, stringendo sempre di più la presa.
Miroku e Sango si stavano lanciando all’attacco, ma furono colpiti anche loro e intrappolati.
I tentacoli vennero tagliati, Inuyasha si era svegliato.
- Dannato, credevi di avermi sistemato così facilmente? – rise il mezzodemone, prendendomi e nascondendomi dietro di lui insieme a mia madre.
- Inuyasha, alla fine anche tu e i tuoi amici siete riusciti a raggiungere questo luogo, sono piacevolmente sorpreso – disse Naraku.
Ero furiosa, ma non riuscivo a sprigionare l’energia dell’ultima volta, ma mi parai davanti ad Inuyasha, puntando il mio sguardo di fuoco negli occhi del demone. – Come sei arrivato qui? Perché proprio da me? Perché? – gridai, mentre sentivo un groppo formarsi nella gola.
Naraku sorrise, non riconoscevo più i lineamenti di Chris, sembrava essere diventato un’altra persona, non era il ragazzo che conoscevo. – Oh Sam, non sei tu ad essere speciale, ma il luogo in cui vivi. Tu eri solo una pedina insignificante, anche se mi hai stupito quando hai rivelato i tuoi poteri spirituali; non me lo sarei mai aspettato -.
Ascoltavo le sue parole e nel frattempo Inuyasha mi teneva saldamente per un braccio per impedirmi di commettere qualche imprudenza.
- Sono arrivato qui proprio come voi, cercavo i frammenti della Sfera. A quanto pare essa si è dispersa non solo nello spazio, ma anche nel tempo, formando questo varco. Sono rimasto qui in attesa che il varco si riaprisse, e il modo per stare più vicino al pozzo era tenermi accanto la propietaria di questo posto, per questo sono venuto a vivere qui, per questo sono rimasto il più possibile. Poi è successo quello che è succeso e tu mi hai cacciato e sono passate queste nullità. A quanto pare il tempo scorre in modo diverso, nella mia epoca è passato solo qualche giorno, dato che loro non sono cambiati. Ma ora non è più un problema, mi sono accorto che il varco funziona solo in una direzione, ma con solo un altro frammento potrò crearne uno per tornare indietro e non avrò più bisogno di te, piccola sciocca -.
Ogni parola di quel mostro era una stilettata al cuore, sentivo morire sempre più una parte di me. Era stata veramente una sciocca a non essermi accorta di nulla, avevo commesso uno sbaglio enorme e adesso ne stavo pagando le conseguenze.
- Cos’hai Samantha? Hai paura? – ghignò Naraku.
Inuyasha si lanciò all’attacco. – Pagherai per avere ingannato un’altra persona, maledetto! -.
Continuava a tagliare tentacoli, ma questi crescevano sempre di più accerchiandolo.
Improvvisamente mia madre mi prese per un braccio. – Prendi il frammento – mi intimò.
- Co-cosa? – mormorai.
Lei mi guardò sempre più seria e mi mostrò il piccolo pezzo di vetro che teneva nella sua mano. – Prendilo Sam, devi farlo adesso, è tuo -.
Io non riuscivo a muovermi e gli altri nel frattempo combattevano e venivano feriti da quel mostro. Provavo paura e rabbia e il mio cervello non riusciva ad elaborare velocemente quello che stava accadendo.
- Guardami maledizione! – gridò mia madre, costringendomi a guardala negli occhi.
Io mi voltai verso di lei, con lo sguardo appannato per le lacrime. – Mamma..ma tu come sai? -.
Lei mi accarezzò ancora il viso e sorrise, lo stesso sorriso che faceva per rassicurarmi quando ero piccola e avevo paura dei mostri. – Non c’è tempo per le spiegazioni piccola mia, prendi il frammento, adesso -.
Rimasi immobile, fino a quando non sentii l’urlo di Inuyasha. Era stato ferito gravemente ed era steso a terra ricoperto di sangue, come lo erano Sango e Miroku.
Presi il frammento e la forza che avevo sentito già una volta invadermi tornò nel mio corpo e mi sentii forte come un leone.
Non mi voltai indietro e camminai verso il demone.
- Samantha, scappa – mormorava Inuyasha, cercando di alzarsi.
Io non lo ascoltai, continuavo a dirigermi verso il demone che mi guardava e ghignava, non si rendeva conto che lo avrei distrutto.
- Cosa pensi di fare ragazzina? -.
Sentivo il mio corpo bruciare, ma non mi rendevo conto che ero davvero incandescente e quando il tentacolo si lanciò verso di me, non provai alcuna paura.
Il corpo del demone andò in fiamme in pochi secondi, riempiendo il cielo delle sue urla di dolore.
Io ero immobile e lo guardavo bruciare, non provavo pietà per quel mostro che mi aveva ingannato.
L’uso di troppa energia, mi stava facendo perdere i sensi e l’ultima cosa che sentii fu il grido disperato di Naraku.

- Samantha, Samantha svegliati! – gridava Inuyasha, scrollandomi.
Io aprii gli occhi, sentivo un forte odore di bruciato e mi resi conto che adesso ci trovavamo nel bosco.
Sango mi stendeva una pezza bagnata sulla fronte e anche lei era ferita. Le presi la mano e la fermai.
- Dov’è mia madre? – chiesi, ricordandomi cosa era successo.
Lo sguardo della ragazza volò alla sua sinistra e voltai il viso a fatica. Mia madre era a terra e mi guardava sorridendo, ma il suo corpo sembrava lentamente svanire, diventava sempre più trasparente.
Ignorai i segnali di dolore che il mio corpo mi mandava e mi diressi verso di lei.
Provai a prenderle la mano, ma era come cercare di afferrare l’aria.
Le lacrime scesero lungo le mie guance inesorabili. – Mamma, ma cosa succede? Ti prego non andare – singhiozzai.
Lei sorrise ancora, il suo ultimo sorriso. – Sarò sempre con te, sarò sempre parte di te. Ora tocca a loro proteggerti, ti voglio bene Samantha. Non avere paura, sii forte -.
Svanì nel nulla. La sua figura sparì e venne portata via dal vento. Io rimasi immobile, con la mano tesa verso il punto dove prima c’era il suo viso. Mi lasciai cadere a terra e strinsi la terra tra le mani e gridai con tutto il fiatto che avevo in gola, picchiando con i pugni sul terreno.
Inuyasha cercava di tenermi per impedire di ferirmi, ma io non volevo nessuno vicino e cominciai a dimenarmi e a piangere.
Mia madre era andata via per sempre. Era morta.
- Samantha-chan, calmati ti prego – mi scongiurò Sango, cercando di avvicinarsi a me.
- No, no! -, gridavo con tutto il fiato che avevo in gola. – Fate qualcosa! Fate qualcosa vi prego, riportatela da me! -.
Alla fine mi calmai, cullata dalla stretta di Inuyasha, anche se le lacrime non volevano sapere di fermarsi.
Davanti ai miei occhi c’era il suo sorriso dolce, il momento in cui avevo visto che tra le mani aveva un frammento e mille domande mi fluttuarono nella mente.
Gli altri si addormentarono, ma io rimasi sveglia tutta la notte.
Riuscii a liberarmi dalle braccia di Inuyasha e mi diressi velocemente verso casa mia, ma quello che trovai fu la sagoma bruciata di quella che era. Tutto era andato distrutto nell’incendio che io stessa avevo provocato.
Mi lasciai cadere sulle ginocchia e guardai quello che era stato andare in fumo.
Troppe cose stavano accadendo e credevo che non sarei riuscita a sostenerle.
Chris in realtà era quel mostro di Naraku e mia madre aveva un frammento, lei sapeva più di me. Forse me ne sarei dovuta accorgere fin dall’inizio, quando Inuyasha si era lanciato all’attacco e lei non aveva battuto ciglio.
Mi strinsi le braccia al petto e restai al limitare della staccionata.
Non avevo più lacrime da piangere.
Il mio primo istinto era quello di fuggire e andare il più lontano possibile, ma non potevo. Avevo bisogno di risposte e solo andando avanti sarei riuscita a trovarle.
Cercavo di farmi forza, ma in quel momento mi sembrava tutto privo di senso e logica. Avrei voluto che la verità si presentasse davanti ai miei occhi, ma sapevo che nulla sarebbe stato semplice, nulla lo è mai.
Un rumore mi fece sobbalzare e indietreggiai contro la staccionata, terrorizzata al pensiero che potesse essere ancora Naraku.
Dalla boscaglia uscì Inuyasha, era visibilmente preoccupato e affanato e quando mi trovò tirò un sospiro di sollievo. – Ma dove diavolo volevi andare? Della casa non è rimasto nulla. Abbiamo salvato in tempo i nostri vestiti e le armi e…anche questo -.
Dalla felpa tirò fuori l’album di foto che tenevo sul comodino. Me lo porse gentilmente e io lo strinsi al petto commossa.
- Ho visto che in questi giorni lo sfogliavi spesso, così ho pensato che fosse speciale per te – commentò, sedendosi accanto a me.
Strinsi forte l’album di foto e sentii le lacrime scendermi lungo il viso.
Lui si voltò verso di me quasi terrorizzato. – Oh no, ti prego non piangere -.
Ricacciai indietro le lacrime, ma ancora non riuscii a parlare.
Il mezzodemone sembrava parecchio a disagio e continuava a scrollare le orecchie, probabilmente non sapeva cosa dirmi, ma averlo lì mi bastava.
Mi era venuto a cercare e si era preoccupato per me tanto da accorgersi che quello per me era importante.
Presi un lungo respiro e buttai fuori l’unica parola che mi uscii in un sussurro. – Grazie -.
- Figurati – rispose. – Mi dispiace per…per tua madre -.
Mi si strinse ancora una volta un groppo in gola e cercai di mandarlo giù per parlare. – Inuyasha…io non so cosa stia succedendo -, la mia voce era un flebile suono rotto dalle lacrime. – Non so se sono veramente una sacerdotessa o come mai mia madre avesse un pezzo di quella dannata Sfera, non sono più sicura di nulla. Ma ora devo andare avanti e cercare di salvare il salvabile, devo andare da mio padre prima che lo trovi Naraku, forse anche lui ha un pezzo della Sfera ed è in pericolo -.
Mentre parlavo lo guardavo fisso negli occhi e non mi importava di farmi vedere mentre piangevo, volevo che capisse che non avevo intenzione di arrendermi e che sarei stata forte, non mi sarei fatta abbattere.
Volevo che il sacrificio di mia madre non fosse vano, volevo vivere per lei.
Il mezzodemone mi asciugò le lacrime e mi sorrise. – Andiamo da tuo padre -.

Dopo aver spiegato la situazione a tutti ci eravamo subito messi in viaggio. Avevamo deciso di partire per il Sudafrica.
Andai a prendere dei vestiti nuovi per tutti quanti e presi Shippo da Callie.
Ero entrata da lei senza darle spiegazioni del perché fossimo così malconci e di come mai avessi quello sguardo triste. Lei sembrò capire e non fece domande, mi lasciò andare.
Gli altri parlavano tra loro di studiare un piano per sconfiggere Naraku, ma io non riuscivo a partecipare. Nessuno mi fece domande e nessuno provò a coinvolgermi nell’argomento, tutti capivano il modo in cui mi sentivo.
Dopo due giorni eravamo sull’aereo; avevo chiamato mio padre e l’avevo avvertito del nostro arrivo senza dargli troppe spiegazioni. Dal suo tono si capiva che era preoccupato, ma gli dissi che gli avrei spiegato tutto non appena fossi arrivata a Johannesbourg.
Saliti in aereo dopo molti giorni riuscii a dire una frase che non comprendeva solo poche sillabe.
- Allora, siete pronti per il vostro primo volo? – chiesi, abbozzando un sorriso.
Gli altri mi guardarono stupiti, non avevo parlato per così tanto tempo che sentire la mia voce li aveva lasciati di sasso.
Miroku sorrise. – Non vediamo l’ora di volare su questi famosi uccelli di metallo Samantha-chan -.
Anche gli altri annuirono, erano a disagio a dover parlare con me dopo quello che era successo e quell’aria tesa mi sconvolgeva ancora di più.
Ci spedirono ai nostri posti e mi resi conto che non ci avevano messi tutti vicini. Sango e Miroku erano finiti qualche fila dietro me Inuyasha e Shippo. Sembravamo due genitori in viaggio con il figlio.
Shippo era parecchio spaventato e guardava fuori dal finestrino, scrollando la coda nervosamente.
Lo costrinsi a sedersi e gli allacciai le cinture, non potevamo rischiare di farci notare ancora, già in aeroporto ci avevano guardato in maniera strana a causa di quella coda batuffolosa.
- Tzè, fifone – disse Inuyasha.
Shippo lo guardò e gli fece la linguaccia. – Zitto botolo ringhioso! -.
- Ma come ti permetti! –
- Alt! – esclamai, io ero in mezzo a loro due e non volevo sentirmi urlare nelle orecchie per tutto il viaggio. – Shippo adesso stai seduto e fai il bravo e anche tu Inuyasha, non posso mandarti a terra in aereo, quindi non costringermi a prenderti a schiaffi -.
- Ma… - provò a balbettare.
Lo fulminai con lo sguardo. – Niente ma, ti prego godiamoci il viaggio in santa pace -.
I motori dell’aereo cominciarono a muoversi emettendo un forte rumore e il veicolo cominciò a muoversi sulla pista prendendo sempre più velocità.
Tenevo la mano al piccolo Shippo, che era sempre più terrorizzato, mentre Inuyasha continuava a muoversi sul sedile nervoso, forse anche lui non si sentiva a suo agio a viaggiare in quel modo.
Mi si tapparono le orecchie non appena l’aereo prese quota e anche Inuyasha doveva avere qualche problema, dato che il cappello sulla sua testa non faceva che muoversi.
Il viaggio cominciò e spiegai al cucciolo come usare il televisore piazzato nel bracciolo del suo sedile e gli diedi le cuffie per sentire.
Poco dopo si era già addormentato mentre guardava un cartone animato.
La hostess pasò a darci i cuscini e le coperte e a chiederci cosa volessimo da mangiare. Inuyasha prese un pezzo di pizza, mentre io solo un bicchiere di latte, ancora non riuscivo a mandare giù qualcosa.
Il volo aveva avuto qualche turbolenza e il mezzodemone era parecchio preoccupato, non lo voleva ammettere ma anche lui aveva un po’ di paura.
Senza dire nulla gli presi la mano, mentre mi stringevo nella mia coperta.
Si voltò verso di me, rosso per la vergogna, ma non ritirò la mano, anzi la strinse più forte.
Dopo neanche mezz’ora anche lui si era addormentato e gli sistemai la coperta perché non prendesse freddo.
Quando dormiva sembra un angelo, aveva la bocca semi aperta e un ciuffo di capelli gli cadeva sugli occhi e avrei tanto voluto tenerlo stretto a me, ma avevo paura che si svegliasse.
Mi alzai per andare a vedere come stavano Sango e Miroku, ma anche loro dormivano.
Erano teneramente abbracciati sotto la stessa coperta e lei teneva la testa appoggiata sulla spalla del monaco.
Sorrisi e tornai al mio posto e trovai Inuyasha di nuovo sveglio che si guardava intorno e il suo sguardo si rilassò solo quando mi vide.
- Dov’eri andata? – chiese, mentre mi sistemavo di nuovo al mio posto.
Presi la coperta e me la piazzai addosso, spegnendo l’aria condizionata sopra di noi. – A vedere come stavano Sango e Miroku, avevo paura che anche loro fossero spaventati all’idea di volare -.
Lui mi guardò storto. – Io non sono affatto spaventato -.
Gli sorrisi divertita. – No, tu non sei mai spaventato – risposi ironicamente. – Posso appoggiarmi? – gli chiesi indicando la sua spalla.
Lui tenne lo sguardo basso, ma alla fine annuì.
Mentre mi stavo addormentando mi sembrò anche di sentirlo sussurrare qualcosa al mio orecchio.
- Io ho paura solo per te -.

Quando arrivammo in aeroporto mio padre ci attendeva all’uscita vicino alla sua macchina.
Mi accolse con i suoi occhiali tondi e il sorriso allegro che mi fece salire le lacrime. Gli corsi incontro e mi buttai tra le sue braccia stringendolo forte.
Mio padre ricambiò il mio abbraccio e le mie lacrime non smisero di scendere.
Gli altri si tennero in disparte e aspettarono che mi calmassi per poi presentarsi a mio padre.
Per tutte le ore di viaggio avevo cercato il modo giusto di dire a mio padre cosa fosse successo, che mia madre non c’era più e chi fossero loro, ma quando provai a parlare lui mi disse di rimanere in silenzio e mi strinse ancora.
Non capivo perché volesse impormi quel silenzio, ma il suo sguardo mi fece capire che lui in realtà sapesse già qualcosa, proprio come mia madre.
Disse un’unica frase prima di farci salire in macchina: - Tutto a tempo debito -.
Mio padre era sempre stato lapidale nelle sue frasi e quando diceva qualcosa, non lo si poteva contraddire.
Feci salire gli altri in macchina e ci dirigemmo a tutta velocità verso la casa in affitto dove viveva mio padre quando doveva andare in quel posto.
Era piccola, ma molto accogliente. Ci ero stata parecchie volte e mi sembrò che nulla fosse cambiato.
Vedere la piccola piscina fuori mi fece velare gli occhi di lacrime, era in quella piscina che mia madre mi aveva insegnato a nuotare quando ero molto piccola. Diceva sempre che avevo imparato prima a nuotare e poi a camminare.
Ci fece mettere i bagagli in quella che era la mia stanza nei periodi in cui lo raggiungevo con mia madre.
Ci ritrovammo seduti al tavolo della cucina con il capo chino sul tavolo, nessuno di noi parlava o emetteva alcun fiato.
Mio padre si era messo a preparare qualcosa da mangiare e a parte il rumore delle pentole, non si sentiva volare una mosca.
Non resistevo più avevo bisogno di sapere e improvvisamente sbottai. – Accidenti papà! – esclamai. – Mi vuoi dire come diavolo fai? Come diavolo fai ad essere così tranquillo? Sono piombata qui con della gente che nemmone conosci e a malapena gli hai chiesto come si chiamano! Non mi hai chiesto dov’è mamma, non mi hai praticamente parlato! Accidenti papà dimmi qualcosa! -.
- Io non sono tuo padre! – gridò.
Silenzio, fu solo silenzio quello che riuscii a sentire subito dopo e un vento gelido nel cuore.





Rieccomi!
Ci ho messo più del solito ad aggionrare ma tra scuola ed esame della patente non ho avuto neanche un attimo di respiro XD
Quante rivelazioni per la nostra Sam vero? Non vorrei sinceramente essere nei suoi panni!
Spero che questa storia vi piaccia e se è così per favore fatemelo sapere *fa gli occhi dolci*  *.*
Continuate a seguirmi perchè ancora non avete visto il meglio.
A presto :*

 

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Capitolo 6
*** Andare avanti ***


~~Non so per quanto tempo rimasi immobile a fissare gli occhi gelidi di mio padre, non so per quanto tempo non riuscii a muovere la bocca per dire una frase.
So solo che sentivo la tensione crescere nella stanza, fino a quando Inuyasha non mi prese la mano da sotto al tavolo e la strinse forte, come per farmi coraggio come avevo fatto io sull’aereo.
Non potevo credere che quelle cose stessero capitando a me, non potevo credere che in così poco tempo la mia vita potesse essere stravolta fino a quel punto.
Dopo l’ennesima stretta del mezzodemone riuscii finalmente a respirare senza rischiare di piangere e, continuando a fissare gli occhi di quello che credevo fosse mio padre, parlai. – Cosa? -.
L’uomo si levò gli occhiali e li pulì sulla camicia chiara che portava, continuando a guardare il terreno, ma non provò neanche a proferire parola.
Picchiai i pugni sul tavolo facendo tremare tutti quanti e cominciai a gridare sempre più forte ad ogni parola. – Parla santo cielo! Chi sei, chi diavolo sei? -.
Inuyasha dovette prendermi per le braccia per impedirmi di andargli in contro e gridargli in faccia, ma lui non si muoveva. Teneva gli occhi bassi e continuava a respirare profondamente.
Io non sapevo più cosa fare e cominciai a sperare che quello che aveva appena detto fosse solo uno stupido scherzo di cattivo gusto.
Finalmente si avvicinò a me, facendo cenno ad Inuyasha di lasciarmi andare e, lasciandomi di sasso, mi strinse tra le braccia.
Sentivo che tremava e forse stava trattenendo il pianto. – Sam, la mia piccola e fragile Sam. – sussurrava. – Avrei tanto voluto che questo giorno non arrivasse mai, avrei tanto voluto tenerti stretta a me ancora per un po’ di tempo, ma quei giorni sono finiti. Sono finiti e devi prendere la strada che ti è stata destinata -.
Io non capivo, stringevo le spalle di mio padre e non riuscivo a parlare o fare altre domande. Perché diceva che il suo tempo era finito? Perché parlava come se sapesse tutto quello che era accaduto in quei giorni?
- Papà… - mormorai.
Gli altri sembrarono capire e si allontanarono, uscendo fuori e lasciandomi sola con quello che credevo fosse mio padre.
Mi allontanò quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi e vidi una lacrima che gli scendeva lungo la guancia. – Tu non devi essere triste per noi, perché siamo parte di te. Io e tua madre non ti abbandoneremo mai, saremo sempre parte del tuo spirito. Ti abbiamo protetto da quando sei nata e sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato, ora ti prego va con loro, vai con Inuyasha e gli altri e lascia che ti proteggano e ti conducano dove devi -.
Quelle parole mi lasciarono a bocca aperta. – Ma cosa stai dicendo? Dove dovrei andare? Cosa sanno loro e cosa sai tu? Non capisco quello che vuoi dirmi -.
Lui mi accarezzò la guancia come aveva fatto la mamma prima di andarsene e provò a sorridere. – Loro non sanno ancora, ma sapranno e anche tu saprai. Ora devi prendere le cose per come sono. Torna dove tutto è cominciato piccola mia, torna dove sei nata -.
- Ma io sono nata a… -
Mi interruppe. – Nulla è come sembra, tu sei molto di più di quello che pensi  e di quello che credi -.
Rimasi bloccata e continuai a parlare, anche se mi sembrava tutto irreale. – Papà, io chi sono? -.
Mi fece vedere la sua mano e su di essa vidi di nuovo un frammento e mi sentii morire, non volevo credere che anche lui sapesse qualcosa di quella Sfera che mi stava tormentando la vita.
- Io non posso dirtelo, sarai tu a decidere quando sarà il momento in cui vorrai sapere – rispose. – In questo sarai sola, ma sarà l’ultimo momento in cui lo sarai. Quando saprai chi sei potrai scegliere e so che sceglierai sempre per il meglio piccola mia -.
Io rimasi immobile, sapevo che voleva che prendessi il frammento, ma non volevo farlo perché in cuor mio sapevo che anche lui si sarebbe dissolto come mia madre e non volevo perdere anche lui, così lo abbracciai.
- Samantha, non puoi rimandare, devi prenderlo – mi sussurrò, stringendomi ancora.
Io lo guardai. – Chi sei tu veramente? -.
- Sono parte di te, e  quando saprai chi sei potrai capire la mia frase – rispose, e mi posò il frammento nella mano.
Lo guardai svanire e questa volta non piansi. Era stato uno dei suoi ultimi desideri chiedermi di non essere triste per loro e almeno questa promessa volevo mantenerla.
Ero arrivata lì per proteggerlo ed era stato lui a salvare me dal cadere a terra e lasciarmi andare.
Avevo una missione e uno scopo, sapere chi veramente fossi e rendere onore al loro sacrificio. Questo era il mio compito e non mi sarei tirata indietro, avrei fatto ciò che entrambi mi avevano chiesto.
Uscii dagli altri e mi misi seduta sull’erba vicino a Sango e Miroku, di fronte a me avevo Inuyasha che mi guardava preoccupato; sapevo che aveva sentito tutto grazie al suo straordinario udito.
Mostrai ai miei amici il frammento che avevo nella mano e gli altri capirono cosa volevo dire. – Anche mio padre aveva un frammento, anche lui è andato via. Ora non voglio perdermi in convenevoli. Dobbiamo trovare il modo per tornare nell’epoca Sengoku perché non ho altra scelta, so che le risposte che mi servono sono lì. Mi ha detto di tornare dove tutto è cominciato, la Sfera è stata creata lì. Dobbiamo tornare indietro -.
Miroku sospirò. – Lo so che è dura per te Samantha-chan, voglio che tu sappia che ti siamo vicini e che ti aiuteremo -.
Io sorrisi, sapevo che le sue parole erano sincere, ma non riuscivo a ringraziarli e a perdermi in grandi dimostrazioni di affetto, mi sentivo fredda e svuotata, avevo bisogno di stare ancora un po’ da sola e di riflettere.
- Potreste darmi il frammento di mia madre? – chiesi.
Sapevo che Sango lo aveva tenuto separato dagli altri per farmi un favore e me lo consegnò. Lo chiusi dentro una piccola busta di carta che avevo preso da dentro casa insieme a quello di mio padre. Volevo avere vicino qualcosa di loro.
Presi da parte Sango per parlarle. – Ho bisogno di stare un po’ da sola, vorrei potervi portare da qualche parte, ma ora proprio non me la sento -.
Sango provò a parlare, ma la interruppi. – Qui accanto c’è una gentile signora che fa da guida turistica, se le chiedete di farvi vedere il posto sarà felice di accompagnarvi anche senza compenso. Comportatevi in modo normale e andrà tutto bene -.
La ragazza capì che non poteva discutere e mi sorrise, stringendomi forte a sé. – Sarà dura, ma starai meglio, ci sono già passata -.
Le sorrisi e risposi al suo abbraccio, anche Shippo si avvinghiò a me e Miroku mi diede un’amichevole pacca sulla spalla, almeno per una volta aveva evitato i suoi comportamenti da maniaco, doveva aver capito come stavo.
Inuyasha accennò un sorriso da lontano e non so per quale motivo, ma quello era il gesto che mi scaldò di più il cuore.
Mi lasciarono  sola e io mi infilai dentro il letto di mio padre, stringendo la sua camincia e ricordandomi il profumo di dopobarba che sentivo tutti i giorni in cui venivo da lui.
Mi tonrò in mente il pensiero di Chris, o meglio di Naraku e mi ricordai di uno strano episodio accaduto poco prima che lo cacciassi di casa.

- Sam vieni via di lì, finirai per cascarci dentro – mormorò Chris, stringendomi tra le sue braccia, mentre mi sporgevo verso il pozzo.
Sorrisi e mi appoggiai con la testa al suo petto. – Non credo proprio, non ci passerei mai -.
Si mise a ridere, cercando di allontanarmi. – Non mi piace questo pozzo, vorrei che stessi lontana da qui, è troppo inquietante -.
Lo strinsi a me, sorridendogli malignamente. – Hai paura? -.
Chris mi guardò ironicamente. – Non credo proprio, solo che se sparisci lì dentro, come farei senza di te? -.
Lo baciai e lo strinsi più forte. – Non sarà così facile sbarazzarti di me -.
- Dici? – sorrise.
- Sì, non ti libererai mai di me -.

Sentii lo stomaco rivoltarsi mentre mi rendevo conto che ero stata con quel mostro per ben due anni della mia vita. Avrei voluto poterli cancellare dalla mia mente e non aver mai provato quel sentimento per lui.
Mia madre e mio padre mi dicevano che non era il ragazzo adatto a me, che sapessero che in realtà lui era un demone?
Ormai non potevo più chiederglielo, dovevo trovare le risposte che mi servivano da sola.
Guardai la piscina fuori dalla finestra e decisi di infilarmi a fare un bagno. Ne avevo proprio bisogno.
Potevo anche farlo in biancheria intima, tanto non c’era nessuno che mi potesse vedere. Mi misi a mollo e infilai la testa sott’acqua.
I miei genitori si stupivano sempre di quanto riuscissi a trattenere il fiato.
Immersa lì mi godevo il silenzio che mi circondava e il riuscire a poter stare da sola con i miei pensieri e riuscii a riflettere più razionalmente.
Ormai non potevo più fare niente per riportare indietro i miei genitori e autodistruggermi non mi avrebbe portata da nessuna parte. Dovevo andare avanti proprio per loro, per poterli ricordare ogni giorno e far valere il loro sacrificio.
Mi ricordai che Naraku aveva parlato di riuscire ad aprire un portale con i frammenti della Sfera e forse anche noi saremmo riusciti a farlo, anche se non sapevo in che modo. L’unico libro che avevo trovato sulla Sfera non parlava di come poterla usare, diceva solo che poteva avverare i desideri.
Improvvisamente mi sentii tirare sul fondo. Qualcosa mi stava trascinando e quando guardai vidi un orribile serpente bianco che si era avvinghiato alla mia caviglia e mi trascinava sul fondo.
Provai a scalciare, ma non riuscii a liberarmi. Quel serpente, però, sembrava volermi indicare una direzione, voleva farmi arrivare da qualche parte. Non voleva farmi del male, mi guardava come per comunicarmi qualcosa.
Di nuovo mi sentii afferrare, ma questa volta da qualcuno che cercava di riportarmi in superficie.
Fui tirata fuori e finalmente riuscii a prendere una boccata d’aria e davanti a me trovai Inuyasha, che mi spostava i capelli bagnati dal viso e mi guardava terrorizzato.
- Sei diventata completamente pazza? – gridò. – Dannata scema volevi ammazzarti? -.
- No assolutamente – balbettai, infreddolita dal vento e dallo spavento. – C’era…c’era qualcosa sul fondo che mi trascinava -.
Lui si sporse immediatamente verso la piscina e tornò a guardarmi perplesso. – Sul fondo non c’è nullla -.
Corsi a guardare e effettivamente c’era solo il pavimento di piastrelle azzurre e niente di più.
Il volto del mezzodemone si fece paonazzo e si voltò dall’altra parte, passandomi la sua maglia e mostrandomi il suo fisico scultoreo.
Mi resi conto di essere in biancheria intima e mi infilai subito la maglia, rimanendo seduta accanto a lui. Quando mi fui rivestita tornò a guardarmi.
- Samantha, non è che cercavi di ucciderti? – chiese Inuyasha, visibilmente preoccupato.
Io lo guardai furiosa. – Cosa ti salta in mente?! Assolutamente no! Ti giuro che c’era qualcosa la in fondo e poi tu che ci fai qui? -.
Anche Inuyasha cominciò ad irritarsi. – Ero preoccupato, ok? Dopo quello che è successo non volevo lasciarti sola, stupida! -.
Rimasi interdetta, non sapevo se prenderlo a schiaffi o abbracciarlo, ma alla fine scelsi per la seconda e lui rimase con le braccia larghe, senza sapere cosa fare.
- Perché ti preoccupi sempre per me? – chiesi, senza spostarmi dal suo petto.
Anche lui mi abbracciò. – E’ normale…è gratitudine – mormorò.
Sentii un vento gelido passarmi nel cuore, forse avevo sperato che la sua non fosse solo gratitudine, ma anche affetto. – Beh…allora ti ringrazio Inuyasha -.
Mi lasciò andare e si sporse con il viso verso l’acqua. – Ma come fa a piacerti stare qui dentro? -.
Sorrisi, quella posizione era perfetta per giocargli un piccolo scherzetto. – A cuccia! -.
Finì dentro la piscina e quando riemerse i capelli argentei erano appiccicati alla faccia e le orecchie erano tirate all’indietro e vibravano per il nervosismo.
- Dannata – sibilò.
Subito lo vidi sorridere impercettibilmente, e sul mio viso apparve un sorriso sincero, il primo da molti giorni.

 

Salve a tutti!
Finalmente sono riuscita ad aggiornare!
So che il capitolo non è molto lungo, ma devo riuscire a dividerli in modo che non succedano troppe cose in uno solo ^^
Voglio ringraziare Heart e BluTsunami per le loro recensioni! :)
Spero che anche questo capitolo vi abbia soddisfatti; so che non succede molto, ma non dovrete aspettare tanto per avere altri colpi di scena!
A presto :*

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Capitolo 7
*** Ritorno nell'epoca Sengoku ***


Il giorno dopo mi svegliai prima degli altri e preparai la colazione per tutti. Il loro sostegno per me era stato molto importante e volevo ripagarli in qualche modo.
Sapevo che la vicina aveva parlato a Miroku di andare a vedere gli animali della savana e lui e Shippo erano molto interessati, quindi prima di partire avevo deciso di portarli a fare un safari tutti insieme. Sarebbe stata l’ultima occasione per fare qualcosa di normale, poi sarei dovuta andare nell’epoca Sengoku, se mai fossi riuscita a trovare il passaggio, e avrei dovuto dire addio alla vita che avevo conosciuto, anche se agli altri non avevo ancora detto che poi sarei rimasta per sempre nella loro epoca.  Dopotutto, cosa mi rimaneva qui?
Miroku e Shippo furono i primi a svegliarsi e corsero ad abbuffarsi, facendo fuori in men che non si dica la metà dei muffin che avevo portato.
- Lasciate qualcosa anche per gli altri – li rimproverai, portando via i piatti.
Miroku abbassò il capo. – Scusate Samantha-chan, stavo morendo di fame -.
Sorrisi e gli porsi una tazza di thè appena fatto e a Shippo una tazza di latte e cioccolato.
Shippo sorrise contento. – Grazie Samantha-chan, sei molto dolce -.
Gli scompigliai i capelli con una mano e gli sorrisi a mia volta. – Non c’è di che, è il minimo -.
Avevo legato molto di più con Sango e Inuyasha che con Miroku e stare con lui mi metteva a disagio, non sapevo cosa dirgli e anche lui era molto silenzioso.
- Allora…oggi vi porto a vedere gli animali della savana, siete contenti? – dissi, mentre preparavo altro thè per Inuyasha e Sango.
Gli occhi di Shippo si fecero grandi per la gioia. – Evviva! -.
Anche Miroku sembrava contento. – Grazie Samantha-chan, per tutto quello che state facendo – disse.
- Figurati, sono io che dovrei ringraziare voi -.
Lui mi guardò perplesso. – Ma da quando siamo arrivati abbiamo creato solo scompiglio -.
Tenni lo sguardo puntato sul pavimento e continuai a parlare. – Sì, forse è vero, ma se non foste arrivati, forse avrei vissuto tutta la vita senza sapere chi realmente sono e voi mi avete dato la possibilità di scoprirlo e vi devo molto -.
Miroku mi si avvicinò sorridendo. – Beh, allora sono felice di esservi stato utile Samantha-chan  -.
Gli sorrisi a mia volta e mi voltai per versare il thè, ma sentii la sua mano toccarmi il sedere e mi girai per tirargli un sonoro ceffone sul viso. – L’unico modo in cui vi ringrazierò sarà con la mia gentilezza e disponibilità, non sono previsti pagamenti in natura! -.
Sango e Inuyasha si erano svegliati e sospirarono rassegnati. – Non cambierà mai -.

In poco tempo avevo recuperato dei vestiti adatti per portarli a fare quella scampagnata e come al solito era stato faticoso convincere Inuyasha a non fare storie per venire con noi e rimandare di un po’ la sua estenuante ricerca di un modo per tornare nel suo tempo.
Un minimo di relax dopo tutto quello che era successo avrebbe fatto bene a tutti e alla fine lo trascinammo fino alla zona safari tra lamenti e un’infinità di “a cuccia”.
Miroku si guardava intorno sognante, dato il caldo tutte le ragazze avevano i pantaloncini e molte di loro li portavano fin troppo corti.
- Lo sapevo di essere nato nell’epoca sbagliata, dovevo vivere qui! – continuava a mugugnare il giovane monaco.
Sango lo prese per un orecchio, trascinandolo verso la nostra guida. – Piantala o giuro che ti do in pasto ad un leone -.
- Non dirai sul serio – mormorò.
- A me sembra molto seria – commentò Shippo, arrampicandosi sulla spalla del monaco.
Presi Sango sottobraccio e la riportai verso la nostra guida, che ci indicava una gabbia, dove dentro c’erano dei cuccioli di leone.
Nonostante fossero cuccioli erano grandi quasi quanto Shippo e il piccolo demone volpe si arrampicò sulla spalla di Inuyasha preoccupato.
- Tzè, sei davvero un fifone – commentò il mezzodemone, anche se dalla sua faccia neanche lui gradiva molto la vicinanza degli animali.
In fondo cani e gatti non erano mai andati molto d’accordo.
Sango, Miroku ed io coccolammo i cuccioli, fino a quando i lamenti di Shippo ed Inuyasha non diventarono insopportabili e andammo verso la gabbia dove c’erano gli struzzi.
Adesso ero io ad essere irrequieta. Quei tacchini giganti non mi piacevano per niente.
Shippo, invece, si sporse per dare loro da mangiare, peccato che fu preso per la coda e tirato dentro il recinto.
- Oh no Shippo! – gridammo io e Sango.
Inuyasha, da bravo incosciente quale era, si buttò a sua volta nel recinto e l’unica cosa che riuscì ad ottenere fu di essere rincorso da quegli animali per tutto il recinto con in braccio Shippo.
La nostra guida fu costretta a chiamare il propietario della zona zoo per farli uscire.
I due erano sfiniti e si misero seduti a terra non appena furono finalmente fuori.
- Quei dannati polli giganti! Se potessi li avrei già messi su uno spiedo – si lamentò Inuyasha, mentre ci allontanavamo dal recinto.
Miroku gli diede una pacca sulla spalla. – A quanto pare anche loro avevano la stessa idea -.
- Tzè, non sono certo quei cosi che possono mettermi ko! – cominciò a sbraitare.
Shippo lo guardò torvo. – Eppure eravamo in due a scappare se non mi sbaglio -.
- Piccolo insolente.. -, lo acchiapai per la maglia prima che potesse cominciare a prenderlo a schiaffi.
Miroku, nel frattempo, aveva rivolto le sue attenzioni ad un gruppo di turiste svedesi dalle gambe lunghe e magre e Sango cominciò a farsi rossa dalla rabbia.
La punizione divina non tardò ad arrivare, una scimmia, che era nella gabbia vicino a dove era appostato Miroku, lo afferrò per il codino cominciando a strattonarlo, mentre emetteva delle urla divertite.
- Aaaaaah! – gridò il monaco. – Sango, potresti aiutarmi per favore? -.
La ragazza si voltò dall’altra parte. – Sbrigatela da solo, così impari a correre dietro tutte le donne che ti passano vicino -.
Il povero Miroku rimase a farsi strapazzare da quella scimmia per dieci minuti buoni, anche perché Sango ci impedì di andarlo ad aiutare, fulminandoci con uno dei suoi soliti sguardi di fuoco.
Capii che era il momento di farli salire sulla jeep per il giro nella savana, almeno in macchina non avrebbero potuto combinare guai…o almeno così speravo.
Mi misi seduta davanti, mentre gli altri tre si sistemarono dietro e Sango tenne il piccolo Shippo in braccio.
La nostra guida si chiamava Sean e ci mostrava ed elencava tutti gli animali che incontravamo nel nostro giro turistico.
- Le iene fanno parte della famiglia dei canidi – commentò Sean, mentre passavamo davanti ad un gruppo di quegli animali.
Miroku diede una gomitata ad Inuyasha. – Noto una certa somiglianza – commentò, causando una risata da parte del gruppo.
- Ti sembro simile a quei cosi?! – sbraitò.
Arrivammo fino alla zona dei leoni albini, che erano grandi quanto la jeep e vederli passare vicino a noi ci mise i brividi.
- Gatti troppo cresciuti, ecco cosa sono – mormorò Inuyasha, spostandosi verso il centro della macchina e schiacciando Sango e Miroku.
Io sorrisi divertita.
La guida continuava a parlare ininterrottamente e ci portò sempre più al centro della savana, uscendo anche dal sentiero segnato.
- Scusi, dove stiamo andando? -  chiesi, ma lui continuò a parlare, senza darmi retta.
Gli toccai la spalla e ripetei la domanda, ma ancora una volta non mi ascoltò e continuò a blaterare a proposito della zona e dei vari tipi di animali che ci vivevano.
Inuyasha, che si era ormai spazientito del suo parlare, cominciò a scrollarlo, ma quando lo fece il corpo cadde sul volante, scoprendo che quello non era altro che un fantoccio.
Sgranai gli occhi e cominciai a tremare, mentre il piede del manichino continuava a premere sul pedale dell’accelleratore.
- Samantha, dannazione ferma questo coso! – cominciò a gridare il mezzodemone, mentre dietro venivano sballottati avanti e indietro.
Io mi sganciai la cintura, cercando di prendere il volante. – Ti sembra una cosa facile? – sbraitai.
- Odio questo coso! – urlò Shippo tenendosi alle braccia di Sango.
- Samantha-chan attenta! – gridarono in coro Sango e Miroku.
Davanti a noi c’era un albero, provai a svoltare, ma tutto ciò che riuscii ad ottenere fu che la macchina sbandò, capottandosi e rotolando fino a quando non colpì l’albero davanti a noi.
I vetri andarono in frantumi e mi tagliai e colpii violentemente la testa. Gli altri erano allacciati alle cinture di sicurezza, ma io fui sbalzata su e giù fino a ritrovarmi piantata sul volante con la testa.
Avevo la vista annebbiata e facevo fatica a sentire. Mi sembrava che ogni cosa fosse diventata ovattata e faticavo a tirarmi in piedi.
Gli altri erano riusciti ad uscire dalla macchina e Inuyasha e Miroku mi aiutarono ad uscire.
Fortunatamente avevamo solo qualche graffio e lentamente io stavo cominciando a riprendermi dalla botta che avevo preso; ora capivo cosa provasse Inuyasha ad essere spedito a terra.
- A quanto pare quella non era esattamente una guida turistica – commentò Sango, pulendosi i vestiti dalla terra.
Shippo si era avvicinato all’uomo-manichino e lo toccò con un bastone che aveva trovato lì vicino. – Sembra uno dei fantocci usati da Naraku – commentò.
Anche Miroku si avvicinò. – A quanto pare Naraku non deve essere lontano se ci ha fatti portare fin qui -.
Mi sentii mancare. – Potrebbe davvero essere qui? – chiesi, ero costretta ad appoggiarmi a Sango per tenermi in piedi.
La ragazza mi aiutò, mentre cercavamo di dirigerci verso il bagagliaio della macchina dove tenevamo la nostra roba. – Sì, speriamo solo che ti riprenda abbastanza in fretta da affrontarlo -.
Inuyasha strappo di netto lo sportello del bagagliaio e recuperò le armi che avevamo nascosto nelle borse. Si rimisero i vestiti della loro epoca, tanto sarebbe stato molto difficile essere visti da qualcuno nel bel mezzo della savana.
Io ero l’unica a non avere un’arma per difendermi, anche se a quanto pare fino a quel momento non  ne avevo avuto affatto bisogno.
Seguimmo le tracce lasciate dalla jeep, il piccolo Shippo si era messo sulla mia spalla e si guardava intorno con circospezione.
Mentre camminavamo sotto il sole sentii un rumore che mi gelò il sangue nelle vene. Un branco di leonesse ci aveva puntati, ma sembravano molto più grandi di quelli che avevamo visto e non volle molto per capire che alcuni di loro erano sotto il controllo di Naraku.
Toccai la spalla di Inuyasha, che nel frattempo aveva continuato a camminare insieme agli altri. – Inu…Inuyasha – mormorai.
Lui si voltò seccato. – E adesso cosa… -, rimase allibito nel vedere quell’enorme branco proprio dietro di noi.
Sango e Miroku si misero subito in posizione di attacco e insieme ad Inuyasha si lanciarono contro il branco.
Shippo ed io fummo costretti a rimanere in disparte, fino a quando due leoni non ci trovarono.
- Sam…Samantha-chan, riesci ad evocare la barriera? – balbettò il demone tremante.
Io scossi la testa. – No…ma ho un altro piano -.
- Quale? -.
- Corri! – gridai.
Scappammo fino a raggiungere un albero e alla velocità della luce riuscimmo ad arrampicarci. I leoni cercavano di arrampicarsi a loro volta, ma con scarsi risultati, anche se non ci avrebbero messo molto a trovare un modo per raggiungerci.
Non sentivo nessuna forza fluire dentro di me, provavo una paura cieca, ma non era nulla pragonata a quella che provavo contro Naraku e non riuscivo ad evocare i miei poteri spirituali.
Non potevamo neanche chiamare gli altri, perché erano troppo impegnati a difendere loro stessi, così cominciai a tirare i rami che riuscivo a staccare sulla testa degli enormi felini, con l’unico risultato di farli arrabbiare ancora di più.
- Ho un’idea! – esclamò il piccolo demone volpe. – Fuoco fatuo! –.
L’attacco del demone riuscì a spaventare i leoni, che fuggirono velocemente, dandoci il tempo di riprendere fiato.
I leoni sembravano continuare ad aumentare e per la prima volta vidi il famoso Vortice del Vento di Miroku.
Dalla sua mano sembrava formarsi un buco nero che risucchiava tutti i leoni al suo interno.
In quel momento vidi avvicinarsi una nube nera e rumorosa e mi resi conto che erano enormi insetti che si stavano lanciando di proposito nel vortice della mano del monaco.
- Miroku attento! – gridò Shippo.
- Che cosa sono? – chiesi.
Il piccolo demone si voltò verso di me. – Sono insetti velenosi, evocati da Naraku per impedire a Miroku di usare il Vortice del Vento -.
Il giovane monaco fu infatti costretto a richiudere il sigillo e si inginocchiò a terra per lo sforzo.
Sango si mise davanti a lui per proteggerlo scagliando il suo Hiraikotsu contro i leoni e Inuyasha continuava a battersi valorosamente e io mi sentivo impotente e inutile in quella battaglia. Quando il mezzodemone cadde a terra e perse Tessaiga non riuscii più a trettenermi.
Mi lasciai alle spalle le urla preoccupate di Shippo e corsi ad aiutare i miei amici, ma solo quando fui a terra mi resi conto di quanto inutile e stupido fosse stato il mio gesto. Inuyasha si era già rialzato e aveva ripreso Tessaiga e io ero di nuovo circondata da quelle bestiacce.
- Samantha-chan attenta – gridò Shippo.
Quando i leoni si lanciarono su di me, la barriera si era di nuovo eretta e gli animali furono sbalzati lontano da me in men che non si dica.
Mi alzai stordita, ma felice. – Ora sì che si ragiona – dissi fiera.
- Dannata scema scappa, ne arrivano altri! – gridò Inuyasha, mentre continuava a colpirli uno dopo l’altro.
Ora sì che ero nei guai, ero troppo lontana dall’albero per risalire e non riuscivo ancora a ricreare la barriera, avevo speso troppe energie e ancora non sapevo controllare i miei poteri.
L’unica soluzione fu mettersi a correre più veloce che potevo, mentre quelle bestiacce mi rincorrevano affamate.
- Ma perché? Cosa mi è saltato in mente?! – continuavo a gridare, mentre correvo.
Ero veramente nei guai, non potevo fare praticamente nulla per difendermi e se Inuyasha o Sango si fossero distratti per aiutarmi, rischiavano di essere feriti, dovevo inventarmi qualcosa alla svelta.
Un leone mi balzò addosso e mi buttai a terra appena in tempo per schivare il suo attacco.
I leoni mi accerchiarono e ruggirono affamati. Erano molto più grandi di me e cominciavo a provare una fifa nera e cominciai a pregare che la barriera si ricreasse a mia insaputa, ma sapevo che non sarebbe successo.
Chiusi gli occhi e cominciai a sudare freddo, ma quando non sentii arrivare il colpo fui costretta a riaprire gli occhi. Dei rami pieni di spine si erano avvinghiati attorno agli animali e li trattennero fino a soffocarli.
Ok, adesso sì che comincio ad avere paura di me stessa pensai.
I leoni rimasti si ritirarono e anche i rami tornarono sotto terra, lasciando le carcasse degli animali morti vicino a me.
- Samantha-chan, ma come hai fatto? – mormorò Sango.
- Che io sappia, questo non fa parte dei poteri spirituali di una sacerdotessa – mormorò Miroku, che ancora non riusciva a tenersi in piedi a causa degli insetti velenosi.
Shippo scese dall’albero e mi corse incontro, anche se appena mi arrivò vicino non osò sfiorarmi, forse preoccupato che potessi ancora evocare quei rami.
Inuyasha aveva rimesso Tessaiga nel fodero e si era avvicinato a me e sembrava l’unico a non avere paura di sfiorarmi, così mi aiutò a tirarmi in piedi, dato che le mie gambe tremanti mi impedivano di reggermi.
Solo quando alzai lo sguardo dietro le spalle dei miei amici, mi resi conto che le cose potevano solo peggiorare.
- Oh, a quanto pare i tuoi poteri crescono, Samantha -, la voce lugubre di Naraku raggiunse i miei compagni, che si voltarono a guardarlo esterrefatti, era riuscito a trovarci anche qui.
Inuyasha mi prese e mi nascose dietro alla sua schiena. – Dannato, cosa ci fai qui? – gridò.
- Mi sembra ovvio, sono venuto a prendere i frammenti della Sfera e voi me li consegnerete – ghignò.
Io strinsi i frammenti che avevo legato ad una collana e fissai quel dannato con odio, sentendo montare la rabbia dentro di me.
- Samantha, a cosa devo quell’espressione? Dopotutto un tempo ero l’uomo che amavi -.
Stavo per buttarmi contro di lui, ma Inuyasha mi strinse ancora di più impedendomi di commettere qualche altra sciocchezza. Anche se avevo scoperto nuovi poteri, non sapevo ancora come usarli.
- Naraku, preparati a morire, questa volta non hai scampo! – esclamò Sango, che cercava di nascondere il monaco dietro di lei.
Il demone sorrise divertito, questa volta non era un fantoccio, perché mi resi conto di poter vedere i frammenti proprio posizionati vicino al suo cuore.
Volevo correre a strapparli dal suo maledetto corpo, ma i mezzi a mia disposizione erano relativamente pochi e dovevo prima studiare un piano.
- Sciocca, se non fosse stato per la vostra nuova amica l’altra volta sareste stati sconfitti anche da un mio fantoccio, cosa vi fa pensare di avere qualche speranza contro di me? – esclamò, i suoi occhi si stavano riempiendo di rabbia mista ad un sadico divertimento.
Questa volta non mi lasciai spaventare, non sarei rimasta in disparte a guardare, volevo fare qualcosa.
La linea dei miei pensieri fu interrotta, perché il mostro aveva appena evocato molti dei suoi demoni, che si scagliarono contro di noi, pronti a distruggerci.
Inuyasha lanciò la cicatrice del vento, ma riuscì a spazzarne via solo una piccola parte; più ne distruggeva più sembravano arrivarne.
Naraku era distratto, intento a controllare i suoi demoni e decisi che era il mio momento per attaccare.
Strisciai fino a poco distanza da lui e prima che si potesse accorgere della mia presenza mi scagliai contro di lui, ma non mi resi conto di un dettaglio molto, molto importante.
Naraku non era da solo, c’era qualcuno con lui, che si scagliò contro di me e mi buttò a terra, strappandomi dal collo i frammenti dei miei genitori.
La figura era incappucciata e non riuscii a vederla in volto.
Consegnò i frammenti a Naraku, che sorrise compiaciuto e le disse qualcosa all’orecchio, ma non riuscii a capire di cosa si trattasse.
- Dannato! Ridammi i frammenti dei miei genitori! – gridai, scagliandomi all’attacco, ma prima di poterlo raggiungere fui costretta ad evitare un nuovo attacco della figura incappucciata. Indietreggiai fino a raggiungere gli altri.
- Naraku ha preso i miei frammenti! – esclamai.
Inuyasha fece a pezzi un altro dei demoni e fu in quel momento che la scena sembrò rallentare.
La figura incappucciata si stava scagliando contro Inuyasha ed era pronta a colpirlo con la sua spada.
Sango non riuscì a fermarmi, io mi ero già lanciata davanti ad Inuyasha per proteggerlo. Sentivo che la barriera si era creata, ma questa volta fu oltrepassata e distrutta dalla spada.
Il tempo sembrò fermarsi. Mi sembrò di non avvertire neanche la spada che trapassava la mia spalla. L’urlo di Inuyasha sembrava ovattato e quando la spada uscì dal mio corpo, caddi in ginocchio.
Non riuscii neanche ad urlare dal dolore, non mi sarei dimostrata debole davanti a loro.
- Sango, prendi Samantha e portala via! – gridò Inuyasha.
La ragazza stava correndo verso di me, ma io non avevo alcuna intenzione di scappare, non questa volta.
- Come ha fatto ad oltrepassare la barriera – mormorai tra i dolori.
Sango mi teneva in piedi, ma non c’era verso di portarmi via dallo scontro.
Non lo so Samantha-chan, non ne ho idea -, Miroku si era materializzato vicino a noi, era debole, ma anche lui si stava riprendendo.
- I miei sospetti allora erano fondati – mormorò Naraku, appoggiando una mano sulla spalla del suo nuovo alleato. – Ti faccio i miei complimenti, le tue informazioni erano corrette -.
- Chi è? Una nuova emenazione del tuo corpo, dannato bastardo? – gridò Inuyasha.
Naraku lo guardò con sufficienza. – Non ho tempo per discutere con te -.
I frammenti della sfera dei miei genitori si unirono ai suoi.
Avvertii una forte energia confluire nel corpo del demone, tanto che un portale si materializzò davanti ai nostri occhi.
Mi ricordai di quello che aveva detto, gli mancavano pochi frammenti per riuscire a ricreare il portale che ci avrebbe riportati nell’epoca Sengoku.
Neanche Naraku, però, poteva immaginare quale energia avrebbe potuto sprigionare la creazione di quel portale, poichè tutti fummo catapultati all’interno di esso a causa della forza sprigionata.
Una luce abbagliante mi colpì, fino a quando non mi ritrovai in acqua, trascinata dalla corrente di un fiume.
Non vedevo i miei compagni, ero sballottata dalla corrente e sentivo l’acqua che cominciava a riempirmi i polmoni.
Provai a tenere gli occhi aperti, ma l’unica cosa che trovai davanti a me, furono due serpenti, uguali a quelli che avevo visto nella piscina a casa di mio padre.
Provai a nuotare fino alla superfice per fuggire, ma la spalla mi faceva un male terribile e il fiato mi mancava sempre di più.
Chiusi gli occhi, convinta che ormai quel fiume sarebbe diventato la mia tomba.

Quando aprii gli occhi era notte fonda e ad illuminare la radura dove mi trovavo c’era solo un fuoco.
Miroku dormiva, mentre Sango e Inuyasha erano svegli.
Quando videro che mi ero ripresa mi si avvicinarono, sorridenti e felici. – Oh Samantha-chan, finalmente vi siete ripresa! – esclamò Sango.
Le sorrisi a mia volta. – Già, se non mi aveste tirata fuori da quel fiume sarei morta affogata -.
In quel momento vidi il volto dei due farsi straniti.
- Non ti ricordi cosa è successo? – chiese Inuyasha.
Lo guardai perplessa. – No…mi ricordo di essere svenuta e…oh santo cielo la mia spalla è guarita! Ma come avete fatto?! -.
Sango mi sorrise. – Sai Samantha-chan, non siamo stati noi a salvarti -.
Rimasi ad ascoltare quello che era successo e alla fine del racconto i miei occhi si erano fatti umidi per le lacrime.
Quei serpenti che avevo visto prima di svenire, in realtà erano le anime dei miei genitori.
Quando stavo ormai per affogare mi avevano riportata in superfice e avevano guarito la mia ferita. Poi erano scomparsi. Gli altri avevano visto tutta la scena.
Guardai la mia spalla e trovai conferma di quello che mi stavano dicendo. Al posto della mia ferita, c’erano due frammenti della Sfera, quelli dei miei genitori.
Mi ricordai della loro frase e non riuscii a non commuovermi.
Saremo sempre parte di Samantha, per sempre.

La mattina dopo gli altri mi condussero al portale per la mia dimensione. Naraku era sparito insieme al misterioso personaggio che aveva oltrepassato la mia barriera e di loro non sembrava più esserci traccia; dovevano essere tornati al castello di quel dannato.
Non gli dissi subito perché volevo che mi ci portassero, ma alla fine dopo pochi passi arrivammo.
Il portale si trovava nel tronco di una grossa e antica quercia.
Mi voltai verso Inuyasha. – Se tu colpissi con Tessaiga l’albero e lo distruggessi, il portale si chiuderebbe? – chiesi.
Il mezzodemone mi guardò perplesso. – Beh,  credo proprio di sì – mormorò.
- Allora distruggilo -.
- Cosa?! – esclamarono i quattro esterrefatti.
Li guardai con un misto di tristezza e serenità. – Non possiamo rischiare che qualcuno del mio mondo lo oltrepassi -.
- Ma se lo distruggiamo non potrai più tornare nella tua epoca – disse Shippo.
- Shippo ha ragione, non sappiamo se sarà possibile ricrearlo – mormorò Miroku, che ormai si era ripreso del tutto.
Abbassai lo sguardo. – Io non ho più niente per cui tornare. La mia famiglia è morta e la mia vita a quanto pare è sempre stata solo una menzogna. Le risposte che cerco sono qui, ho deciso che voglio ricominciare proprio da questo luogo. Nella mia epoca non troverei mai un posto adatto a me...questo è l’unico posto in cui potrei vivere -.
Sango si avvicinò a me e mi sorrise. – Ti aiuteremo a ricostruirti una vita qui, ma è davvero quello che vuoi? -.
La guardai seria, non sapevo se fosse la scelta giusta, ma sicuramente era l’unica possibile. – Sì, è quello che voglio -.
Mi voltai verso Inuyasha, facendogli cenno di distruggere l’albero.
Lo guardai lanciare la cicatrice del vento e con quel colpo dissi addio al mio passato e diedi il benvenuto al mio futuro.




Salve, salvino!
Mi prendo un momento per ringraziare di cuore chi mi sostiene recensendo o anche solo leggendo la mia storia, grazie mille! *.*
Ecco  qua il nuovo capitolo della mia storia, ci ho lavorato due giorni! Continuavo a revisionarlo perché non ero mai soddisfatta del risultato e questo è il meglio che sono riuscita ad ottenere! Spero che vi piaccia, ditemi cosa ne pensate ^^
Finalmente i nostri eroi sono riusciti a tornare nell’epoca Sengoku, dove Samantha troverà finalmente le risposte che cerca…ma saranno buone notizie?
Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Puro spirito ***


Ci eravamo accampati in una radura nel bosco, da quello che aveva detto Inuyasha non eravamo lontani dal villaggio della divina Kaede, che a quanto pare era una sacerdotessa che forse poteva darmi alcune delle risposte che cercavo, o almeno così speravo.
Mentre gli altri dormivano io ero appoggiata al tronco di un albero che continuavo ad osservare la cicatrice lasciata dalla spada della figura incappucciata e i due frammenti che vi erano incastonati.
A quanto pare le anime dei miei genitori erano all’interno di essi e quando mi ero trovata in difficoltà mi avevano raggiunta e salvata, portando con loro anche i frammenti che mi erano stati rubati.
Alzai lo sguardo verso il cielo e rimasi a fissare le stelle per un bel pezzo. In città non si riuscivano mai a vedere così chiaramente e quello era uno spettaccolo davvero suggestivo.
Shippo, che era steso vicino a me, cominciò ad agitarsi nel sonno e gli accarezzai la fronte nel tentativo di calmarlo; per fortuna funzionò.
- Come mai sei sveglia? -.
La voce di Inuyasha mi colse di sorpresa e mi fece sobbalzare. – Non ho molto sonno, e tu? -.
Si avvicinò e si mise seduto a gambe incrociate vicino a me. – Preferisco controllare che non ci siano pericoli, Naraku si sarà sicuramente accorto di aver perso due frammenti e questo lo avrà reso furioso e quindi più pericoloso, dobbiamo prestare molta attenzione -.
Annuii e avvicinai le mani al fuoco. I miei vestiti leggeri da caldo africano non erano molto adatti per il clima di quel posto e il mio zaino con i vestiti più caldi era andato disperso nel fiume. Non mi dispiaceva di aver perso i vestiti quanto di aver perso il mio album di foto.
Inuyasha continuava a muovere nervosamente le orecchie e avevo imparato a capire che, quando si comportava in quel modo, c’era qualche pensiero che lo tormentava. – Che hai? – gli domandai.
Il mezzodemone sembrò riscuotersi da un sogno. – Niente…stavo pensando -.
- Non fare cose che non sei abituato a fare – dissi per prenderlo in giro.
Ovviamente non capì lo scherzo e andò subito su tutte le furie. – Ehi! Guarda che non sono uno stupido! Se c’è una stupida qui sei tu! -.
Lo guardai torvo. – E’ perché sarei stupida? Sentiamo! -.
- Perché ti sei buttata davanti a me per proteggermi! –
Lo guardai allibita. – Beh…io l’ho fatto solo perché ero preccupata per te! Sei proprio stupido a non capirlo! -.
- E’ stato più stupido il tuo gesto! Il mio corpo non è come quello degli esseri umani, non mi sarei fatto molto! – sbraitò.
Mi alzai adirata. – Benissimo! Allora d’ora in poi non mi preoccuperò mai più per te! Hai ragione, sono stupida perchè solo una grandissima stupida potrebbe… -, rimasi improvvisamente in silenzio, rendendomi conto di non poter proseguire con la mia frase.
- Potrebbe? – domandò incuriosito.
- A CUCCIA! -.
Mi allontanai dall’accampamento, inoltrandomi nel bosco senza pensare a tutti gli avvertimenti che mi avevano fatto gli altri. Dicevano che di notte il bosco era pieno di demoni, ma allontanarmi era una questione di vita o di morte.
Solo una grandissima stupida potrebbe innamorarsi di te, era quella la frase che stava per uscire dalle mie labbra.
Era da un po’ che mi ero resa conto che Inuyasha non mi era del tutto indifferente, ma con tutto quello che era successo non ci avevo mai riflettuto molto. Ma quelle parole non stavano uscendo solo dalla mia bocca, ma anche dal mio cuore.
Mi misi seduta sotto le fronde di un albero e cominciai a giocare con una ciocca dei miei capelli, mentre pensavo a tutte le volte che Inuyasha si era comportato in modo dolce con me e quanto quei momenti mi avessero scaldato il cuore.
Mi ricordai di quando gli avevo chiesto perché fosse così premuroso nei miei confronti e il ricordo della sua risposta mi fece veramente male.
E’ normale…è gratitudine, erano state queste le sue esatte parole, lui non provava nulla per me.
Purtroppo non potevo dire lo stesso di me; io qualcosa provavo per quel mezzodemone facilmente irritabile, ma non volevo che lo sapesse.
Per questo lo avevo mandato a cuccia, sapevo di non potergli mentire. Quando mi guardava con quegli occhi color ambra non ci capivo più nulla e non ero più capace di mentire.
Lui era il primo ragazzo che mi aveva fatto dimenticare Chris; ogni aspetto del suo carattere mi faceva impazzire, mi piaceva persino quando ero arrabbiato.
Scacciai il pensiero, in quel momento avere una relazione non era proprio la mia priorità, ora dovevo solo pensare a scoprire chi fossi e perché quelli che credevo i miei genitori fossero in possesso dei frammenti della Sfera.
Mi alzai in piedi per tornare all’accampamento, ma mi resi conto di non sapere da che parte fosse.
Camminai fin quasi all’alba e mi ritrovai nei pressi del fiume e decisi di fermarmi. Ormai mi ero resa conto di essermi persa e l’unica possibilità che avevo era che Inuyasha fiutasse il mio odore e mi trovasse.

Il mattino dopo mi svegliai sentendo qualcosa che mi toccava.
Quando aprii gli occhi il piccolo Shippo mi stava scrollando per svegliarmi. – Ci hai fatto preoccupare! Non sapevamo dove fossi – mormorò, avvinghiandosi alla mia spalla.
Inuyasha mi guardò innvervosito. – Tzè, la prossima volta ci penserai due volte prima di allontanarti solo per un capriccio -.
Miroku mi guardò perplesso. – Ora che ci penso, come mai siete andata via? Inuyasha vi ha infastidita? -.
- Ehi! Perché deve essere per forza colpa mia?! – sbraitò il mezzodemone.
Shippo lo guardò sorridente. – Perché la maggior parte delle volte è effettivamente colpa tua -.
- Shippo, vieni qui così posso ammazzarti! -.
- Samantha-chan? – mi chiamò Sango, sapevo esattamente cosa voleva che facessi.
Guardai Inuyasha torva. – Inuyasha -, il suo sguardo si fece preoccupato. – A cuccia! -.
Dopo che mi ebbero recuperata ci incamminammo verso il villaggio.
I miei occhi vagavano da un punto all’altro. Ogni cosa per me era nuova e volevo imparare quanto più fosse possibile a proposito di quel luogo e ora capivo come si dovevano essere sentiti gli altri quando erano arrivati nella mia epoca.
Ogni suono, ogni odore, ogni cosa era una novità e tutto mi stupiva; era come tornare bambina ogni volta.
Inuyasha mi stava dietro per evitare di perdermi di nuovo, anche se la sua vicinanza era l’unica cosa che non desideravo in quel momento.
Quando arrivammo nei pressi del villaggio rimasi imbambolata. Si sentiva odore di legna bruciata e di fiori freschi e le capanne di legno riempivano il paesaggio insieme al fiume e agli alberi. Per i miei occhi quello era uno spettacolo del tutto nuovo. In quel luogo anche il cielo sembrava più azzurro.
Mi incamminai a passo spedito verso il villaggio, volevo vedere le botteghe degli artigiani, i contadini nei campi e le coltivazioni di riso. Quel mondo per me era tutto nuovo e volevo vedere tutte le cose di cui sentivi parlare solo nei libri di storia.
Le donne mi guardavano stranite mentre camminavo per le vie del villaggio e le potevo ben capire. Portavo un paio di pantaloncini e una cannottiera con una felpa, era un abbigliamento decisamente diverso da quello che portavano loro.
Nelle narici sentivo l’odore di frutta fresca, che mi fece aprire immediatamente lo stomaco e mi fece venire voglia di mangiare qualcosa, ma purtroppo non avevo soldi.
- E tu chi sei? – mi chiese una voce femminile, anche se un po’ roca.
Mi voltai e davanti a me trovai una signora anziana dai capelli lunghi tenuti in una coda e una benda sull’occhio. – Io, ehm…io sono con loro – dissi, indicando il gruppo che finalmente mi stava raggiungendo.
- Divina Kaede! – esclamarono Sango, Shippo e Miroku per salutarla.
La donna si voltò verso di loro con un sorriso. – Finalmente siete arrivati, siete stati via quasi un giorno! -.
Tutti quanti sgranammo gli occhi, nella mia epoca era passato quasi più di un mese da quando erano arrivati.
Kaede si voltò verso di me e poi di nuovo verso i miei amici. – Chi è questa ragazza dallo strano kimono? -.
Sango sorrise. – E’ una storia lunga divina Kaede -.
Andammo nella capanna dell’anziana donna e ci volle la sua grande paziena per stare ad ascoltare gli altri mentre io continuavo ad aggirarmi curiosa per casa.
Inuyasha fu costretto a tirarmi per la felpa e farmi sedere a forza.
La divina Kaede sembrò non credere alle sue orecchie quando Miroku e Sango terminarono di raccontare la storia.
- Se non avessi davanti a me questa ragazza, non vi crederei! – esclamò. – Però il suo comportamento svampito mi fa capire che non deve essere di questo tempo -.
Mi sentii offesa da quel commento, non era colpa mia se ero così curiosa, dopotutto dovevo imparare alla svelta dato che sarei rimasta a vivere lì.
Miroku prese un sorso del thè che la donna aveva preparato. – Abbiamo solo un dubbio riguardo Samantha-chan -.
Smisi di fissare i vestiti della donna e la guardai negli occhi non appena si voltò verso di me. – Se mi stai per chiedere se è una sacerdotessa ti rispondo subito che non lo è -.
Quelle parole mi delusero, anche se già sospettavo che i miei poteri non derivassero dal fatto che fossi una sacerdotessa.
La divina Kaede si avvicinò a me. – Però ciò non toglie che abbia dei grandi poteri spirituali, sei anche in grado di localizzare i frammenti? -.
Annuii. – Sì – mormorai, mi sentivo a disagio vicino a quella donna.
Lei abbassò il volto cominciando a riflettere. – Allora, se ti hanno detto di andare dove tutto è cominciato, direi che devi andare nel luogo in cui la Sfera è stata creata -.
Io la guardai. – E dove quindi? -.
- Vicino al villaggio degli sterminatori, non ci vorrà più di un giorno per arrivare – rispose Sango. Il pensiero di tornare al suo villaggio doveva averla messa a disagio, perché vidi il suo sguardo rabbuiarsi.
Inuyasha si alzò. – Bene, allora partiamo subito -.
Lo guardai disperata. – Ma…ma sono stanca! Sono giorni che non ci fermiamo! -.
Mi guardò innvervosito, ma alla fine si accucciò. – Sali sulla mia schiena ti porterò io. Prima scopriamo qualcosa prima potremo tornare alla ricerca dei frammenti -.
Non ne potevo più della sua ossessione per i frammenti, ma non potevo certo biasimarlo, nella mia epoca aveva perso parecchio tempo e Naraku era un pericolo costante nella sua esistenza e ormai anche nella mia.
Non ebbi neanche il tempo per salutare la divina Kaede, poiché Inuyasha era già partito e solo dopo poco tempo mi resi conto che Sango e Miroku non ci stavano seguendo.
- Come mai gli altri non sono venuti? – chiesi.
Inuyasha continuò a correre nella direzione del villaggio degli sterminatori. – Forse Sango non se la sente di tornare al villaggio, ci sono troppi brutti ricordi lì per lei -.
Annuii, capivo Sango e non la biasimavo se non voleva venire. Capii anche che Miroku doveva essersi fermato con lei solo per non farla sentire sola, chissà se prima poi le avrebbe confessato il suo amore. Secondo me quei due si piacevano davvero tanto.
Peccato che non fosse lo stesso tra Inuyasha e me.
Pensare di fare un viaggio con lui da sola mi terrorizzava, non volevo rimanere con lui, avevo quasi paura di quello che avrei potuto fare.
Calmati Samantha, sei una persona matura e responsabile e saprai tenere il tuo istinto sotto controllo, continuavo a ripetermi, peccato che all’ennesimo salto mi strinse più forte per non farmi cadere e sentii il cuore perdere un colpo.
Ci accampammo poco lontano dal villaggio, lo avevo costretto a fermarci solo perché non ne potevo più di stare così vicino a lui.
Praticamente ero rimasta muta per tutto il viaggio e anche in quel momento non avevo molta voglia di parlare.
Continuavo a torturarmi le dita e non osavo neanche posare lo sguardo su di lui e anche Inuyasha non sembrava essere a suo agio.
In quel momento avrei tanto voluto avere con me Sango, Miroku e Shippo, mi avrebbe fatto stare decisamente meglio.
Alzai lo sguardo e trovai il mezzodemone che mi fissava e non appena vide che lo avevo notato distolse lo sguardo e arrosì violentemente, voltando il viso dall’altra parte.
Sorrisi impercettibilmente, non capivo perché mi fissasse, ma mi piaceva quando mi guardava e poi arrossiva, lo faceva sembrare più dolce.
Mi misi stesa a terra per dormire e gli diedi la buonanotte.
- Mi dispiace – mormorò, mentre mi stavo addormentando.
Mi voltai intontita. – Per cosa? -.
-Beh, per quello che ti avevo detto l’altra notte…noi sei stata stupida ad aiutarmi…sei stata dolce – disse e dalla sua voce si sentiva che era imbarazzato nel dirmi quelle cose.
Mi avvicinai a lui e mi appoggiai alla sua spalla come avevo fatto in aereo. – Non ti scusare, ormai lo so quando non dici sul serio e mi insulti solo perché sei testardo -.
Lui arrossì violentemente. – Ah…mi conosci davvero così bene? -.
Mi accoccolai ancora di più sulla sua spalla. – Sì Inuyasha, fin troppo -.

Il giorno dopo arrivammo davanti alla grotta dove era stata creata la Sfera e la cosa mi spaventò a morte. Forse non ero ancora pronta per sapere la verità, ma allo stesso tempo non potevo continuare a vivere nell’ignoranza. Se avessi scoperto qualcosa sul mio passato, avrei anche potuto decidere cosa fare del mio futuro.
Strinsi un lembo della veste di Inuyasha per farmi forza e lui mi poggiò una mano sulla spalla, incitandomi ad andare nella grotta. – Andrà tutto bene – mi disse.
Io ingoiai il groppo che avevo in gola e mi avvicinai alla grotta con al mio fianco Inuyasha.
Io riuscii a passare, ma Inuyasha rimase bloccato all’esterno e sentii l’ansia crescere nel mio animo.
- Non voglio andare da sola – esclamai, dirigendomi di nuovo nella sua direzione.
Lui mi spinse indietro. – Sciocca, sapevi che questa parte del viaggio avresti dovuto affrontarla da sola, ti era già stato detto da tuo padre -.
Rimasi interdetta. Inuyasha aveva ragione, ma io non volevo andare in quel luogo da sola, provavo veramente troppa paura.
- Al tuo ritorno sarà qui ad aspettarti, te lo prometto Samantha – mi sussurrò, cercando di sorridermi in modo sereno.
Io cercai di ricambiare il sorriso e mi voltai, percorrendo il sentiero buio della grotta.
Continuavo a respirare profondamente nel tentativo di farmi forza e ogni tanto mi voltavo indietro per guardare Inuyasha, anche se ormai era solo un puntino veramente lontano.
Il buio si faceva sempre più intenso e mi accostai alla parete per non inciampare.
La grotta era fredda e umida e ogni rumore che sentivo mi faceva sobbalzare, eppure quel luogo mi sembrava familiare, mi sembrava di essere già stata lì.
Camminai per parecchio tempo, fino a quando non inciampai e caddi a terra rovinosamente.
Mi pulii il viso dalla terra e quando alzai lo sguardo rimasi a bocca aperta.
Davanti a me c’era una statua di moltissimi demoni, avvinghiati al corpo di una bellissima donna che aveva un buco al centro del petto.
Sentii la spalla pulsare e quando mi voltai a guardarla mi resi conto che i frammenti stavano risplendendo. Capii che doveva essere quel luogo a renderli ancora più attivi.
Mi prostrai a terra e cominciai a sperare che accadesse qualcosa, che qualcuno rispondesse al mio desiderio di sapere del mio passato e chi realmente fossi.
Sentii uno strano rumore e quando alzai il viso mi resi conto che uno dei demoni si era risvegliato e si stava avvicinando a me minacciosamente.
Cominciai ad indietreggiare, ma quel demone era molto più veloce di me e si scagliò contro la mia spalla per impossessarsi dei frammenti.
Una figura dai lunghi capelli scuri si parò davanti a me e distrusse il demone.
Rimasi ferma al mio posto, mentre le mie membra erano scosse da forti tremiti e sentivo il cuore pompare il sangue ad una velocità impressionante.
La figura si voltò verso di me e mi resi conto che si trattava di Midoriko, la sacerdotessa che, da quello che mi aveva raccontato Miroku, aveva creato la Sfera dei Quattro Spiriti.
Si voltò verso di me e sorrise. – Finalmente sei tornata -, la sua voce aveva un suono melodioso, sembrava quasi una canzone.
La osservai stupita. – Tu mi conosci? – domandai.
Lei si accucciò vicino a me. – Deve essere passato davvero molto tempo nel luogo in cui ti trovavi, sei una giovane donna ormai -.
Mi avvicinai al suo viso con il cuore in gola. – Tu sai chi sono? Ti prego raccontami -.
Sorrise ancora una volta e mi prese la mano.- Perché raccontare quando posso mostrartelo? -.
I miei occhi si oscurarono e in pochi secondi capii cosa voleva dire con quella frase.

Ero come uno spettatore seduto davanti alla televisione. Vedevo di nuovo quella grotta, solo che ora i demoni e la sacerdotessa Midoriko erano vivi e stavano combattendo fino allo stremo delle forze.
Alla fine la sacerdotessa sigillò i demoni, uccidendo perfino se stessa, e in quel momento nacque la Sfera dei Quattro Spiriti.
Brillava di una luce intensa e pura e mi sentivo scaldata da quella luce, come se facesse parte di me.
Vidi i viaggi che la Sfera fu costretta a fare e quanti esseri umani e demoni la sfruttarono per i loro scopi malvagi e più quell’oggetto veniva usato, più mi sembrava che la sua luce si spegnesse. All’inizio quella luce era così pura e raggiante, fino a che non si spense quasi del tutto.
Fu a quel punto che accadde.
Durante uno scontro la Sfera fu fatta in mille pezzi a causa di una freccia sacra scagliata da una sacerdotessa. I frammenti si dispersero per tutto il mondo e alcuni di essi finirino addirittura in un’altra dimensione, la mia. Ma per quel luogo non passarono soltando i frammenti della Sfera, ma anche la luce stessa che essa possedeva.
I due frammenti che oltrepassarono la barriera si trasformarono in due figure che io conoscevo bene; mia madre e mio padre, mentre in braccio tenevano quella piccola e flebile luce che era uscita dalla Sfera e giuravano di proteggerla.
Quella luce si incarnò in una bambina.
La bambina ero io.

Aprii gli occhi e cominciai a tossire, come se vedere quelle cose fosse stato uno sforzo enorme.
Mi allontanai dalla sacerdotessa Midoriko, mentre la mia mente sembrava rifiutarsi di recepire quello che aveva appena visto, nonostante sapessi che non era una menzogna.
- Shikon no Tama – mormorò Midoriko, sorridendomi.
La guardai esterrefatta. – Cosa? -.
- E’ il tuo nome, Shikon no Tama, Sfera dei Quattro Spiriti -.
Sentivo il sangue battermi dentro le tempie, mentre il respiro sembrava dimezzarsi sempre di più, come se qualcuno si fosse seduto sul mio petto.
La guardavo e sentivo la voglia di piangere farsi sempre più forte dentro di me. – Io…io non posso essere la Sfera, io sono viva…ho un corpo…non è possibile! – gridai.
La sacerdotessa continuava a mantenere uno sguardo sereno e questo mi mandava sempre più in bestia. – Ogni anima ha un corpo. Tu sei l’anima della Sfera, che si è incarnata in un corpo per sfuggire al suo destino, per non essere mai più intrappolata o costretta a fare qualcosa che non desiderava, tu sei uno spirito ribelle ed è per questo che sei fuggita. I tuoi genitori erano emanazioni della Sfera che tu stessa hai creato per proteggerti; loro non erano veri e propri esseri viventi -.
- Allora neanche io lo sono – mormorai, più che una frase quella che avevo pronunciato mi sembrò una condanna.
Mi appoggiò una mano sulla spalla. – Non sei un vero essere vivente, ma non sei neanche un’emanazione. Tu sei puro spirito, e per questo più libera di qualunque altra creatura sulla terra -.
Le lacrime mi scendevano dagli occhi incontrollabili. – Ma io voglio essere umana, una semplice umana -.
La sacerdotessa sparì nel nulla e l’unica cosa che rimase fu la sua voce. – Sei stata chi volevi essere, è tempo di tornare ad essere ciò che sei -.
Uscii dalla grotta quasi in trance. Camminavo senza rendermi conto di camminare veramente, fino a quando il sole non colpì i miei occhi e la stretta di Inuyasha mi riportò alla realtà.
- Samantha? – mi chiamò il mezzodemone. – Samantha dimmi cosa è successo! -.
- Shikon no Tama – mormorai.
Lui mi guardò esterrefatto. – Cosa? -.
- Io non mi chiamo Samantha…mi chiamo Shikon no Tama -.

Dopo che mi fui finalmente ripresa Inuyasha mi portò nel luogo dove ci eravamo accampati la sera prima e accese il fuoco. A quel punto si mise seduto di fronte a me e ascoltò quello che era successo in religioso silenzio.
Alla fine del racconto mi sentii più svuotata di prima. Dopo aver raccontato quella storia ad Inuyasha mi sembrò tutto ancora più assurdo. Io ero lo spirito che dimorava nella Sfera dei Quattro spiriti, liberatosi per smettere di dover subire un destino che sentivo non appartenermi, che aveva dimenticato tutto per proteggersi e che ora era costretto a tornare al suo originale aspetto.
Io non volevo tutto questo, non volevo tornare ad essere solo un oggetto magico, volevo essere viva, volevo poter avere una vita normale e non essere costretta a dimorare dentro la Sfera.
Cominciai a piangere e Inuyasha mi strinse forte tra le sue braccia. – Non devi piangere, troveremo una soluzione -.
- E quale? Io sono la Sfera, non c’è modo di scappare – mormorai.
Lui mi prese e mi costrinse a guardarlo. – Tu non sei la Sfera! Tu sei Samantha! Tu sei la ragazza che quando si arrabbia mi manda a cuccia, che mi compra vestiti orribili e mi fa la predica quando sono arrabbiato -.
Lo guardai torva. – Quanti complimenti -.
- Non mi hai lasciato finire! – disse irritato. – Sei la persona più irritante che io conosca…ma sei anche la persona più forte e coraggiosa che abbia mai visto. Sei andata avanti nonostante tutte le avversità che ti hanno colpita in così poco tempo, hai preso in mano le redini della tua vita e non hai badato alle avversità, sei solo andata avanti! Sei la ragazza che mi ha fatto sorridere e che mi ha fatto capire che dimenticare non è sempre una cosa negativa…e per questo si è meritata la mia stima e il mio affetto -.
Quelle parole mi scaldarono il cuore e strinsi forte le mani del mezzodemone, mentre le lacrime di dolore si mischiavano a quelle di gioia per le sue parole. – Inuyasha – mormorai.
- Samantha -, solo nelle sue labbra il mio nome aveva senso. Solo quando lui diceva il mio nome sentivo di poter andare ancora avanti, che non ero solo un oggetto, che ero umana e che avrei trovato un modo per rimanerlo, che tutto si sarebbe risolto, perché accanto a me avevo lui a darmi forza.
Mio padre aveva ragione, nello scoprire chi ero sarei stata sola, ma dopo non lo sarei stata più e finalmente capii cosa voleva dire con quelle parole. Scoprirlo era compito mio, ma farmi capire chi ero e chi volevo essere era un viaggio che avrei intrapreso con lui al mio fianco.
Non dissi nulla, chiusi solamente gli occhi e mi avvicinai alle sue labbra e finalmente, dopo averlo desiderato e pensato, riuscii a baciarlo.
Lui rimase interdetto, fino a quando non ricambiò il mio bacio lasciandomi senza fiato.
Quel bacio fu solo per noi e la luna fu testimone della nascita di quel sentimento che ci avrebbe legati per sempre.





Salve!
Allora? Sorpresi?
Non vedevo l’ora di arrivare a questo punto per poter rivelare chi era veramente Samantha *.*
Spero che questo non vi abbia sconvolti troppo e che la mia idea vi sia piaciuta ^^
Non smettere di leggere, perché ci sono altre cose che devono essere chiarite e per il nostro gruppo di amici tutto devo ancora cominciare ^^
A presto!

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Capitolo 9
*** Un nuovo inizio ***


Il mattino dopo i raggi che mi colpirono gli occhi mi scaldarono e quando li aprii sorrisi, convinta che accanto a me avrei trovato Inuyasha.
La notte precedente, dopo il nostro bacio, ci eravamo addormentati uno nelle braccia dell’altro. Dopo quel bacio non ci eravamo detti nulla, ci eravamo abbracciati e poi addormentati.
Mi voltai per trovarmi davanti il viso addormentato di lui, ma era sparito. Non era più vicino a me, ma appoggiato all’albero e ancora dormiva.
Non capii perché si fosse allontanato da me e gli tornai vicino, ma quando avvertii la mia presenza sobbalzò immediatamente.
Lo guardai senza capire perché stesse tenendo quel comportamento con me. – Inuyasha, va tutto bene? – gli domandai.
Non si voltò neanche a guardarmi, continuava a tenere lo sguardo puntato a terra. – Mi dispiace Samantha – disse.
Io non capivo quelle sue parole e provai a prendergli la mano, ma lui la scostò da me. – Ho fatto qualcosa di sbagliato? -.
Inuyasha continuò a tenere lo sguardo basso e la cosa cominciava a darmi sui nervi. – Samantha, io…io non volevo baciarti l’altra notte, cioè non è che non volevo, è che non potevo -.
Una nuova stilettata al cuore aggiunse altro dolore a tutto quello che era già presente nel mio animo a causa di quello che era successo.
Strinsi forte i pugni, avrei tanto voluto prenderlo a schiaffi, io avevo sperato che anche lui provasse qualcosa nei miei confronti e invece era tutta una menzogna.
Lo guardai con odio e forse quel mio sguardo gli fece veramente del male.
- Samantha tu non sai quanto mi dispiace – disse, e nel suo tono di voce si sentiva davvero il dolore che stava provando. – E’ che io sto ancora combattendo per vendicare Kykio, io faccio ancora fatica a dimenticarla e finchè non avrò sconfitto Naraku non potrò avere pace, anche se combatto anche per proteggere te – mi disse.
Il mio sguardo si fece ancora più buio e furioso e mi alzai in piedi. – Prendi una decisione Inuyasha, io non ti aspetterò, non ne sono capace. Decidi se combattere per Kykio, che ormai è morta da anni, o per me, che per ora sono ancora viva -.
Era ovvio che quella metafora significava decidere se amare me o amare lei.
Me ne andai ì, intimandogli di non provare a seguirmi e che la strada per il villaggio l’avrei ritrovata da sola.
Ero sconvolta per quello che era appena successo. Lo odiavo per quello che mi aveva appena detto e odiavo me stessa per esserci cascata come una povera idiota.
Mi dispiaceva di avergli detto quelle cose su Kykio, sapevo che per lui quella donna doveva essere stata davvero importante, ma ormai lei non c’era più. Ero stata cattiva nei suoi confronti, me ne rendevo conto. Non doveva essere facile, probabilmente si sentiva davvero in colpa per quello che era successo, ma cosa c’entravo io in tutta questa storia? Non era colpa mia quello che era successo…o forse lo era?
Dopotutto la Sfera ero io, loro avevano lottato proprio per causa mia e per lo stesso motivo era stato ingannato. Possibile che lui non mi volesse solo perché io rappresentavo gran parte della motivazione della morte di Kykio?
E poi non era vero che non lo avrei aspettato, mi rendevo conto che se fosse stato utile, lo avrei aspettato per tutta la vita.
Mi fermai dopo aver camminato per chissà quanto tempo e cominciai a prendere fiato e riflettere.
Forse era possibile che Inuyasha non sapesse se stare con me oppure no solo perché io ero la Sfera dei Quattro Spiriti e non me lo avesse detto solo per non ferirmi.
Dovevo imparare a riflettere prima di agire, dandogli quel bacio avevo complicato tutto quanto. Dovevo solo sperare che quella storia passasse in secondo piano e che la sua priorità rimanessero i frammenti della Sfera.
Cominciai a chiedermi se sarei riuscita ad aiutarli nella loro ricerca. Se li avessero riuniti tutti quanti avrei rischiato di essere di nuovo imprigionata all’interno di essa e io non lo volevo.
Non riuscivo a riflettere a mente fredda, c’erano troppe cose che mi passavano per la testa e continuavano a preoccuparmi.
Ripresi il mio cammino, sperando che l’aria mattutina e una camminata avrebbero chiarito almeno un po’ i miei pensieri, ma non fu così.
La preoccupazione che Inuyasha continuasse a riflettere troppo sul mio gesto mi terrorizzava e ancora di più mi preoccupava il pensiero di essere di nuovo rinchiusa.
Avevo camminato per ore ed ore, eppure non sentivo la stanchezza come mi capitava prima. A quanto pare più accumulavo frammenti, più il mio corpo diventava forte. Forse questa era una delle uniche cose positive che mi stessero capitando. Questo spiegava anche perché i miei poteri si fossero rivelati nel momento in cui Inuyasha mi aveva consegnato uno dei frammenti.
Una strana sensazione mi attraversò il corpo e mi bloccai poco prima dell’uscita dal bosco. Era notte fonda eppure avevo percorso molto più della metà della strada che mi avrebbe riportata al villaggio della divina Kaede.
Mi guardai intorno e in quel momento mi pentii di essermi mossa da sola. Continuavo a scordarmi che non stavo facendo una bella gita nei boschi vicino casa, ma mi trovavo in un luogo infestato da demoni e spiriti maligni, che non si sarebbero fatti scrupoli ad attaccarmi per impossessarsi dei frammenti che portavo sulla spalla.
Mi incamminai verso il villaggio con circospezione, fino a quando davanti a me non vidi sbucare una figura che mi fece sussultare.
Doveva essere un demone, da quando avevo i frammenti in corpo avevo imparato a percepirli.
Mi scrutava interessato, ma la poca luce che c’era non mi permettava di vedere bene i suoi lineamenti. Riuscii solo a percepire che aveva due frammenti nelle gambe.
Sapere che una parte di me era in possesso di qualcun altro mi faceva innervosire fino all’inverosimile.
- Chi sei? – esclamai innervosita. – Possiedi due frammenti della Sfera! -.
- Tu riesci a vedere i frammenti? – esclamò il ragazzo, dalla sua voce si sentiva che era davvero stupefatto da quella mia affermazione.
Lo guardai attentamente e vidi che aveva dei lunghi capelli scuri tenuti in una coda, i canini lunghi e le orecchie a punta.
Era davvero molto veloce, riuscivo a seguire i suoi movimenti solo affidandomi alla percezione dei suoi frammenti.
Continuava a muoversi fino a quando non mi si parò davanti lasciandomi di sasso. – Chi sei? Rispondi -, stavo evidendemente balbettando e sicuramente non dovevo sembrare molto minacciosa.
Il demone cominciò ad annusare l’aria e mi continuò a fissare interessato. – Non sei un demone, mi sembri umana – commentò. – Mi tornerai utile -.
Mi afferrò per un braccio, ma non appena lo fece si bruciò.
La paura doveva aver risvegliato i miei poteri e questo mi diede il tempo per cercare di scappare, ma lui era decisamente più veloce e ovunque mi voltassi me lo ritrovavo davanti, fino a quando non scivolai in un fosso, prendendo una storta e picchiando la testa contro un sasso.

Quando mi svegliai avevo le caviglie e i polsi legati e mi trovavo dentro una grotta, circondata da un branco di lupi che sembravano essere lì per farmi la guardia.
Cercai di muovermi, ma non appena lo feci i lupi si misero a ringhiare e mi fermai, mentre sentivo i sudori freddi lungo la spina dorsale.
Non era sicuramente una bella situazione e cominciai a darmi dell’idiota per non essermi fatta riportare indietro da Inuyasha. Se continuavo a mettermi nei guai ritornare nella Sfera non sarebbe più stato un problema, dato che sarei morta molto prima.
Il demone che mi aveva catturata tornò indietro. Sembrava un ragazzo, se non fosse stato per quelle orecchie e per quei denti appuntiti.
Lo osservai da lontano senza dire nulla, mi aveva rapita perché potevo percepire i frammenti della Sfera e questa non doveva essere una dote comune a tutti, quindi lui probabilmente non sapeva che due di essi erano nella mia spalla, poiché li sentivo ancora.
Il ragazzo non mi guardava, osservava fuori dalla grotta con circospezione.
- Quei dannati – mormorò.
Lo guardai sospettosa. Di cosa diavolo stava parlando? Sicuramente non avevo intenzione di rimanere lì per sempre, dovevo assolutamente fuggire.
Il ragazzo si voltò verso di me. – Allora sei finalmente sveglia. Non sei un demone eppure sei riuscita a creare una barriera per proteggerti da me, dimmi chi sei -.
Rimasi interdetta, non potevo certo dirgli che ero l’essenza della Sfera, quindi mentii spudoratamente. – Sono una sacerdotessa -.
Lui mi osservò poco convinto, non ero mai stata molto abile nel mentire. – Le tue vesti non sembrano quelle  di una sacerdotessa -.
Lo guardai torva. – Le mie vesti non sono affari che ti riguardano, hai capito? -.
Certo che con il mio comportamento non miglioravo certo la situazione, ma cosa altro potevo fare? Se quelle dovevano essere le mie ultime parole almeno che fossero sincere.
Si avvicinò a me, prendondomi il viso tra le mani e osservandomi. – Però, sei una bella sacerdotessa -.
Lo guardai esterrefatta e la mia reazione fu istintiva quanto le mie parole, gli tirai una testata per tenerlo lontano, tanto forte da fare male persino a me.
- Stammi lontano! – esclamai.
I lupi si innervosirono subito e cominciarono a ringhiare, ma lo strano demone li fermò.
- Calmatevi – esclamò. – Non è un problema, la ragazza è determinata e sa anche vedere i frammenti della Sfera, mi piace -.
Diventai paonazza; ero appena arrivata e avevo già fatto una conquista?
Non era il momento pensare a quelle sciocchezze, dovevo tornare al villaggio della divina Kaede e trovare gli altri, in quel momento non potevo proprio permettermi altre distrazioni, quella dell’altra sera era bastata e non avevo intenzione di commettere altre sciocchezze.
Lo guardai con disprezzo. – Beh tu non mi piaci quindi liberami subito e fammi tornare a casa mia! -.
- E dove sarebbe casa tua? – mi chiese.
Rimasi in silenzio, effettivamente io non sapevo dove fosse casa mia, non avevo neanche una vera casa in quel luogo così nuovo per me. Fino a quel momento avevo considerato i miei amici la mia dimora e il mio rifugio sicuro. Peccato che come una povera idiota mi ero allontanata.
- Al villaggio della divina Kaede, prima che tu mi portassi mi stavo dirigendo verso nord per arrivarci – risposi.
Lui mi guardò perplesso. – Tu conosci Inuyasha per caso? -.
Diventai paonazza e nascosi il viso tra le spalle. – Sì… - mormorai.
- Quel cagnaccio pulcioso, mi sembrava di aver sentito il suo odore su di te! -.
Dalla faccia furiosa di quel demone capii che non dovevano andare molto d’accordo e mi pentii immediatamente di aver detto quelle parole e mi apprestai a cambiare argomento.
- Piuttosto, tu chi sei? – domandai.
Lui mi guardò con fierezza. – Sono Koga, il capo della tribù Yoro -.
- Yoro? – domandai perplessa.
Koga mi guardò stupito. – Davvero non sai chi siamo? Ma da che mondo vieni? -.
Da uno molto diverso da questo pensai. – Sono originaria di un villaggio lontano, mi stavo facendo condurre da Inuyasha al villaggio della divina Kaede per farmi insegnare meglio le arti di sacerdotessa -.
Il demone sembrò convito della mia risposta. – Comunque gli Yoro sono una tribù di demoni-lupo, come credo tu abbia notato -, effettivamente il fatto che fosse circondato da lupi avrebbe dovuto farmi capire qualcosa, ma ero troppo spaventata per farci caso. – In che rapporti sei con quel cagnaccio? -.
Avvampai per l’imbarazzo, sarebbe piaciuto anche a me saper rispondere a quella domanda.
- Siamo…siamo conoscenti, niente di più – risposi.
Mentre lui sorrideva contento e si allontanava si voltò verso di me. – Bene, perché sarei felice se alla fine della ricerca dei frammenti per sconfiggere Naraku, tu diventassi mia sposa -.
Ecco, quella era la ciliegina sulla torta di una giornata davvero umiliante. Non solo ero stata rifiutata da Inuyasha, ma adesso quello si era messo in testa di farmi diventare sua moglie; ma dove diavolo ero andata a finire? Stavo improvvisamente pensando che forse eliminare il passaggio per la mia epoca era stata una scelta davvero troppo avventata.
Il demone-lupo uscì dalla caverna, lasciandomi sola con i suoi fedeli compagni lupi.
Ero in una situazione che poteva solo peggiorare, non sapevo se Inuyasha sarebbe stato in grado di trovarmi e se quel ragazzo mi avrebbe mai lasciata andare.
Cominciai a muovere i polsi per slegarmi, ma i lupi mi accerchiavano e ringhiavano.
Chiusi gli occhi e cominciai a prendere dei profondi respiri nel tentativo di ricreare la mia barriera, dovevo riuscire a fuggire.
Dopo momenti che mi sembrarono eterni riuscii a ricreare la barriera. I lupi ululavano perché non riuscivano ad avvicinarsi e ne approfittai per liberarmi dalle corde e scappare.
Koga nella caverna aveva lasciato una spada e la presi, non ero in grado di usarla, ma era sempre meglio averla con me.
I lupi mi seguivano e ululavano per avvertire il loro padrone della mia posizione e alla fine non riuscii a mantenere la barriera e mi misi a correre più veloce che potevo.
Mi trovavo su una montagna e cercavo di trovare un passaggio per scendere.
Mentre correvo scivolai e caddi dal dirupo.
Gridai mentre precipitavo, fino a quando non mi sentii afferrare e mi ritrovai in groppa ad un grande animale dal pelo chiaro e lunghe zanne affilate.
- Oh no un altro demone no! – gridai disperata, ma dietro di me vidi subito Sango che cercava di calmarmi.
Mi sorrise. – Samantha-chan, finalmente ti abbiamo trovata! -.
Rimasi a bocca spalancata, mentre l’immenso felino volava in mezzo al dirupo. Senza parlare lo indicai per chiedere spiegazioni.
- Oh questa è Kirara, non ti preoccupare Samantha-chan è innocua! -.
Dagli enormi denti che aveva non si sarebbe detto, ma mi fidai. In fondo al dirupo Miroku e Inuyasha ci stavano seguendo.
Non appena vidi il mezzodemone diventai purpurea, che gli avesse raccontato quello che era successo tra noi?
- Come mai Inuyasha è venuto a chiamarvi? – domandai.
Sango si sistemò Hiraikotsu sulle spalle e poi mi rispose. – E’ arrivato al villaggio e non ti ha trovata, così siamo tornati con lui a cercarti e ha fiutato il tuo odore fin qui, ma come ci sei arrivata? – mi domandò, mentre Kirara atterrava.
Inuyasha era ancora lontano, ma il suo imminente arrivo mi preoccupava. – Ecco vedi… -.
- Samantha! -.
Quell’urlo furioso mi fece rabbrividire.
- Ma come ti è venuto in mente di scappare fino a qui? Me lo vuoi spiegare? Mi hai fatto preoccupare da morire! -, mentre mi rimproverava Inuyasha mi stringeva per le spalle e quel contatto fisico mi metteva evidentemente a disagio, così mi allontanai.
Lo guardai con uno sguardo glaciale. – Sto bene, non c’è bisogno di farmi la predica. So badare a me stessa -.
- Era con me cagnaccio! -.
Ora la situazione stava nuovamente degenerando;  quel demone-lupo si era accorto della mia fuga e mi aveva nuovamente raggiunta e si parava davanti a noi per impedirci il passaggio.
- Koga?! – esclamò Miroku, che era finalmente arrivato.
Il demone sorrise. – Ho trovato questa splendida fanciulla vicino al limitare del bosco e ho scoperto che può percepire la presenza dei frammenti; così l’ho portata con me e ho deciso che lei d’ora in poi è la mia donna -.
L’unico rumore che si sentì fu il vento passare per le montagne, poiché a quelle parole tutti erano rimasti impietriti e in silenzio, persino io non sapevo cosa dire.
- Divina Samantha, dice la verità? – domandò Miroku.
Io lo guardai ad occhi sgraniti. – Ovvio che no! Io non ho certo accettato! -.
Inuyasha sguainò Tessaiga. – Come osi dire certe sciocchezze? -.
Mi stupii nel vedere Inuyasha geloso proprio di me, dopotutto era stato lui a dire che non sapeva cosa voleva e ora voleva persino battersi per me.
Koga lo guardò divertito. – Cosa pensi di fare botolo ringhioso? Pensi di mettermi paura? –
- Io ti ammazzo, bastardo! -.
Cominciò così uno scontro tra i due, che fu difficile da seguire a causa dei movimenti veloci che i due facevano.
Li guardavo saltare da una parte all’altra, fino a quando non mi voltai verso Sango e Miroku, che si erano seduti a terra, come se ormai ci fossero abituati.
- Da quanto tempo va così? – domandai perplessa.
Miroku alzò gli occhi al cielo. – Da mesi ormai, da quando si sono incontrati non si sono proprio andati a genio e da quel momento non c’è più stato verso, ogni volta che si vedono si azzuffano -.
- Miroku ha ragione, solo che questa volta Inuyasha sembra parecchio irritato, pensi che sia per Samantha-chan? -.
Il monaco annuì, mentre io diventavo sempre più rossa. – E’ naturale, Samantha-chan è una bella donna, anche io sarei pronto a… -.
Lo sguardo gelido e terribile di Sango mise paura anche a me. – Non ti ho chiesto un giudizio fisico, brutto monaco depravato -, la sua voce era un lugubre sibilo, che terrorizzò Miroku.
- Avanti Sango, stavo scherzando! -.
I due continuarono per non so quanto tempo, fino a quando non mi stufai.
- Inuyasha a cuccia! – gridai, facendolo precipitare e cadere a terra.
Lui rimase con la faccia piantata al suolo. – Dannata, cosa stai facendo? -.
- Lo scontro era inconcludente, nessuno dei due aveva la meglio e ora voglio andare a casa – risposi, sperando che il giovane demone-lupo non avesse intenzione di rapirmi di nuovo.
Koga corse nella mia direzione prendendomi le mani. – Oh Samantha, che nome meravigliso, l’ho udito prima – mi disse. – Per tornare a casa intendi venire via con me? -.
- Scordatelo lupastro – sibilò Inuyasha, che cercava di alzarsi.
- A cuccia! – esclamai, ero ancora furiosa con lui. – No Koga, devo tornare dalla divina Kaede per il mio addestramento da sacerdotessa, non posso venire con te -.
Lo sguardo del demone diventò pieno di speranza. – Allora quando avrò sconfitto Naraku e tu sarai diventata una sacerdotessa ti porterò via con me, e sarai la mia sposa -.
Inuyasha era riuscito a rialzarsi e si stava avvicinando minaciosamente a Koga. – Sogna dannato -.
- Inuyasha ti ho detto a cuccia! – gridai.
Koga mi stampò un bacio sulla fronte e scappò via. – A presto Samantha, verrò a prenderti -.
- Dannato – mormorò il mezzodemone.
Tornammo al villaggio, gli altri ancora non conoscevano la verità su chi fossi ed erano curiosi di sapere cosa avessi scoperto in quella grotta.
Avevo voglia di parlarne con loro, forse qualcuno avrebbe saputo darmi una soluzione per non tornare a dimorare nella Sfera.
Inuyasha non si avvicinò neanche alla capanna, non appena arrivammo si allontanò verso la foresta circostante e non si fece vedere per tutto il tempo del mio racconto.
Kaede, Shippo, Miroku e Sango erano esterrefatti dal mio racconto, quasi non ci potevano credere, ma i fatti erano quelli e in effetti erano parecchi gli indizi che confermavano i loro sospetti.
- Essendo puro spirito si spiega perché Samantha-chan possa avere anche dei poteri spirituali – commentò Miroku, rivolto alla divina Kaede.
L’anziana donna annuì. – Sì questo è vero, ma non credo che Samantha abbia dei veri e proprio poteri spirituali -.
La guardai perplessa. – Cosa intende dire? -.
- Mi avete raccontato che hai bruciato la mano di Inuyasha e sei stata in grado di evocare delle piante rampicanti; questo significa che hai un controllo sugli elementi e non è certo parte dei poteri di una sacerdotessa – sentenziò la donna.
Mi sentii stranamente sorpresa. Sapevo di avere degli strani poteri, ma credevo si limitassero alla mia protezione, non credevo di avere un vero e proprio controllo sugli elementi; la cosa però mi sarebbe potuta tornare molto utile se avessi imparato a controllarli.
La guardai con aria felice. – Potete insegnarmi ad usarli? -.
Scrollò il capo. – No mi dispiace, non ho di queste capacità, solo tu puoi imparare ad usarli -.
Rimasi delusa, speravo davvero che la divina Kaede potesse darmi aiuto. -  E…sa se c’è un modo per liberarmi dalla Sfera? Per non tornare al suo interno? -.
L’atmosfera sembrò improvvisamente gelarsi. Nessuno sapeva effettivamente come potermi aiutare, fino a quando il piccolo Shippo non saltò in piedi contento.
- So dove possiamo andare! – esclamò contento.
Lo guardai con uno sguardo felice. – Chi? -.
- Totosai! -.
Gli altri sembrarono delusi, ma non ne capivo il motivo.
- Perché proprio lui? – domadò Kaede.
Il piccolo demone sorrise. – Perché lui conosce quasi tutti gli oggetti magici e sicuramente saprà dirci qualcosa anche riguardo alla Sfera e allo spirito che la abita! Magari c’è anche un modo per distruggerla completamente, in modo che Samantha non debba tornarci! -.
Improvvisamente sentii una strana felicità invadermi, esisteva davvero la possibilità che potessi essere libera per sempre!
Presi Shippo tra le braccia e lo strinsi forte. – Oh grazie Shippo! -.

Si fece buio e mi resi conto che Inuyasha non era ancora tornato. Durante la giornata ero andata a fare un giro per il villaggio, ma non lo avevo trovato, chissà dove si era diretto.
Al mio ritorno trovai Sango fuori dalla capanna, anche lei stava rientrando in quel momento.
- Samantha-chan, tutto bene? – mi chiese.
Annuii. – Sì, ma sai dove potrebbe essere andato Inuyasha? – domandai.
Lei scrollò le spalle. – Non ne ho idea, ma stai tranquilla tornerà. Era solo offeso perché hai difeso Koga, vedrai che appena avrà sbollito la rabbia tornerà -.
Speravo sinceramente che Sango avesse ragione.
Rientrai anche io, ma non riuscivo a dormire e continuavo a muovermi sul futon che la divina Kaede mi aveva preparato.
Feci talmente tanto rumore che svegliai l’anziana donna.
- Mi dispiace – le dissi.
Lei sorrise. – Non preoccuparti, sei in pensiero per Inuyasha? – domandò.
Annuii. – Sì, ho paura che possa essergli successo qualcosa -.
La donna si mise seduta. – Inuyasha sa cavarsela molto bene e credo di aver capito perché si è allontanato, Shippo mi ha raccontato cosa è successo con il demone lupo -.
Abbassai lo sguardo, mi vergognavo a parlare di quelle cose proprio con lei.
- Sai, io sono la sorella minore di Kykio, la donna di cui Inuyasha si era innamorato -.
A quelle parole sentii un tonfo al cuore. Che lei mi odiasse perché stavo cercando di prendere il posto di sua sorella?
Kaede si avvicinò a me senza perdere quel sorriso dolce e saggio. – Tranquilla, non ti odio per il sentimento che Inuyasha prova per te -.
- Quale sentimento? – esclamai perplessa.
- Non te ne sei accorta? – mi chiese.
Scrollai la testa. Non mi ero accorta proprio di nulla, anche perché la sua rezione di quel giorno mi aveva fatto capire che per lui non dovevo essere molto importante.
L’anziana donna animò il fuoco che scaldava la capanna. – Oggi quando si è accorto che non eri ancora arrivata era davvero in pensiero e a nulla è servito dirgli di stare tranquillo, alla fine è partito e gli altri lo hanno seguito per evitare che commettese imprudenze. Era davvero preoccupato -.
Rimasi quasi a bocca aperta nel sentire quelle parole pronunciate dalla sua bocca, non credevo che lui provasse qualcosa per me.
La donna rise di gusto. –Sul serio non ti eri accorto di nulla? Mi sembra davvero strano, anche perché penso che anche tu possa provare qualcosa per lui -.
Piantai lo sguardo sui miei piedi nudi senza guardarla più negli occhi. – Ma cosa dice? Non è vero…e poi lui prova ancora qualcosa per sua sorella -.
- Lui prova affetto per un ricordo, che male può farti un ricordo? -.
Sospirai. – Beh, può farne se quel ricordo diventa un pensiero fisso e impedisce di andare avanti -.
- Non ti creerebbe incertezza avere davanti la causa di tutto il dolore provato e sentire dei sentimenti per lui? – domandò.
Lei non aveva tutti i torti, d’altro canto ci avevo pensato anche io oggi, io ero la causa della morte di Kykio e del suo essere stato imprigionato per cinquant’anni. Dovevo andare a cercarlo e parlargli, anche perché sapevo che lui non avrebbe mai fatto il primo passo per venirmi a parlare.
La donna sembrò capire il mio desiderio di voler parlare con Inuyasha e mi indicò dove trovarlo.
Dovevo dirigermi verso il dio albero Goshinboku, aveva detto che quando Inuyasha era nervoso si rifugiava sempre lì.
Non camminai, corsi come un fulmine per raggiungerlo il più in fretta possibile. Volevo arrivare da lui e parlargli.
Quando però lo vidi voltato di schiena mi mancò il coraggio e mi nascosi dietro un albero. Sembrava che stesse pregando, ma poi mi resi conto che stava facendo un vero e proprio discorso. Sapevo che non era carino ascoltare, ma volevo assolutamente capire cosa stesse dicendo.
- Vedi, lei è la causa della tua morte -, mi resi conto che stava parlando di me e che probabilmente stava cercando conforto. – Però…però se lei non fosse esistita non ci saremmo mai incontrati, e poi è speciale, davvero. Mi sento così in colpa, perché tu sei morta e io adesso mi sto rifacendo una vita e mi sembra così ingiusto tutto questo -.
Ora capivo i suoi veri sentimenti, non era solo per me, lui si sentiva davvero in colpa per la morte di Kykio ed era per questo che non se la sentiva di ricominciare una nuova vita.
Non resistevo più, corsi vero di lui e lo abbraccia e affondai il viso tra i suoi capelli argentei.
- Non farlo, Inuyasha – mormorai.
Lui si voltò verso di me e mi costrinse a guardarlo. – Cosa intendi? -.
- Non distruggerti così, ti prego -, sentivo le lacrime che mi scendevano lungo il viso. – Non distruggere la tua vita per il passato. E’ dura, ci si sente in colpa, ma io non voglio che tu ti faccia del male. Non mi interessa se il tuo futuro non sarà con me, perché per me l’importante è che tu sia felice, ma ti prego smettila di farti del male -.
Lui mi accarezzò la guancia, eliminando le lacrime dal mio viso. – Non piangere, ti prego…odio vederti piangere -.
Mi allontanai dal suo abbraccio. – Non ti costringerò ad avere un futuro con me perché so di essere stata forse anche la causa delle tue sofferenze, ma ti prego promettimi che andrai avanti con la tua vita e sarai felice -.
Andai via senza guardarlo correndo verso la capanna, ma prima che potessi uscire dal bosco mi afferrò per un braccio e mi portò vicino a sé.
Mi guardava sorridendo e mi baciò la fronte. – Non c’è nessun’altra persona che potrebbe rendere il mio futuro felice, se non te. Ora ho capito -.
Lo guardai con un sorriso. – Hai capito cosa? -.
- Per chi combattere, e io combatterò per te Sam, ti proteggerò per sempre -.





Salve!
Sono bloccata a casa e ora che ho passato anche la patente *saltella felice*, ho un sacco di tempo per scrivere e devo dire che questi capitoli stanno uscendo come un fiume in piena!
Finalmente il nostro mezzodemone si è deciso, ma riusciranno a vivere la loro storia d’amore appena sbocciata?
Un grazie sincero ad Heart e BluTsunami per recensire sempre la mia storia ^^
A presto :)

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Capitolo 10
*** Il cristallo bianco ***


~~Il giorno dopo ci eravamo fatti trovare nella capanna uno lontano dall’altra, avevamo deciso di tenere segreta la nostra storia, avrebbe solo causato battute da parte di Miroku e forse ci avrebbe messi più in pericolo.
Era stata dura dormire lontana da lui, perché ora che l’avevo trovato avrei voluto tenerlo vicino a me il più possibile, ma dovevo fare buon viso a cattivo gioco.
Il risveglio fu dolce, perché vidi Inuyasha che, appoggiato alla parete dall’altra parte della stanza, vegliava su di me e mi sorrideva.
Gli sorrisi di rimando, facendo attenzione a non farmi notare dagli altri che erano nella stanza, anche se l’aria così calma li insospettiva.
- Ieri avete fatto pace? – chiese Shippo contento.
Io annuii, cercando di sembrare disinvolta. – Certo -.
Il cucciolo di demone guardò prima me e poi Inuyasha. – Eppure mi sembra strano che Inuyasha non tenga il broncio…c’è qualcosa che dovete dirci? -.
Il mezzodemone ed io sbiancammo, ma prima che potessi fare qualsiasi cosa, un pugno si era riversato sulla testa del piccolo, buttandolo a terra.
- Ehi ma che fai?! – sbraitò.
Inuyasha lo guardò torvo. – Piantala di dire idiozie, è ovvio che non sto dicendo niente solo perché non voglio sentirla rompere! -.
Lo fulminai con lo sguardo. – Non costringermi a mandarti a cuccia! -.
Peccato che, nonostante non fosse mia intenzione, l’avevo spedito a terra, facendogli picchiare il viso.
- Dannata… -.
- Non cambieranno mai – mormorarono Sango e Miroku.
Mangiammo qualcosa e ci preparammo per metterci in viaggio verso il luogo dove si trovava l’anziano demone Totosai, a quanto pare lui poteva dirci come liberarmi dalla Sfera.
Nel frattempo Sango mi aveva consegnato gli altri frammenti, che si erano uniti a quelli sulla mia spalla. Ogni volta che se ne aggiungeva uno, mi sentivo sempre più forte e piena di energie.
Nonostante mi sentissi nel pieno delle forze, Inuyasha insistì per portarmi sulle sue spalle, affermando che in quel modo saremmo arrivati più in fretta.
Non riuscii a riufiutare la sua offerta per molto tempo, il pensiero di stare abbracciata a lui e bearmi del suo profumo non mi dispiaceva affatto, e poi era l’unico modo per stare un po’ vicini.
Partimmo già di primo mattino, ci sarebbero voluti solo pochi giorni per arrivare fino alla caverna del demone, anche se a quanto pare era molto difficile farlo ragionare e non sempre era così disposto a dare una mano a tutti. In poche parole dovevo sperare di essergli simpatica.
Arrivammo fino ad una sorgente di acqua calda e ci accampammo lì vicino.
Sango ed io decidemmo di farci un bel bagno caldo per rilassarci, era proprio quello che ci voleva dopo una giornata del genere.
Eravamo immerse nell’acqua termale e ci godevamo il calore e il relax di quel posto, fino a quando Sango non ruppe il silenzio.
- Samantha-chan, dove andrai a vivere quando tutto sarà finito? – mi chiese.
Io rimasi interdetta, ormai era ovvio che avrei seguito Inuyasha dovunque fosse voluto andare, ma non potevo dirglielo. – Ancora non lo so, forse rimarrò con la divina Kaede e la aiuterò a proteggere il villaggio -.
- Non pensi di rimanere con Inuyasha? -, quella domanda a bruciapelo mi fece sussultare.
Sgranai gli occhi imbarazzata. – Ma cosa dici? No, tra me e lui… -.
- Sono una donna anche io, certe cose le capisco. È ovvio che voi due vi piacete, lo vedo da come vi guardate; sembra che viviate uno negli occhi dell’altro -.
Il rossore del mio viso diminuì, con Sango mi sentivo di poter parlare di quelle cose, e poi era l’unica amica che avevo. – Beh…è vero sta nascendo qualcosa tra noi, ma ho paura -.
- Di cosa? -.
Sospirai. – Di come andrà a finire; se io dovessi sparire a causa della Sfera lascerei un nuovo vuoto nel suo cuore e non vorrei mai che soffrisse ancora, perciò se il mio destino sarà quello di lasciare questa terra, semplicemente gli dirò che ho sbagliato e che non lo amo, così per lui sarà più facile dimenticarmi -.
Sango mi guardò perplessa. – E non credi che questo lo farebbe soffrire ancora di più? -.
- Forse...anche se non ne sono certa -.
- Miroku torna subito qui! Dannato bonzo -.
Entrambe avvertimmo il sibilo di Inuyasha che stava inseguendo Miroku, forse era venuto a spiarci.
Sango lanciò prontamente un sasso nella sua direzione, colpendo qualcosa. Quando ci avvicinammo, però, ci rendemmo conto di aver preso il piccolo Shippo.
- Ahi – mormorò il cucciolo.
Sango si scusò subito. – Ma tu che ci facevi qui? -.
- Ero venuto a portare via Miroku insieme ad Inuyasha – disse.
Sango ed io sbiancammo e ci girammo, vedendo che dall’altra sponda Miroku stava venendo trascinato via da Inuyasha che lo rimproverava.
- Guardala ancora una volta e ti cavo gli occhi! – gridava Inuyasha.
Miroku non sembra per niente intenzionato ad andare via e teneva gli occhi puntati su me e Sango.
Io diventai paonazza e cacciai un urlo disumano. – A cuccia! A cuccia! A cuccia! -.
Inuyasha cadde su Miroku, così i due rimasero piantati a terra per un bel pezzo, dando a me e Sango il tempo di rivestirci.
- Non capisco perché avete picchiato anche me…io non c’entravo nulla – si lamentava il mezzodemone.
Miroku, nonostante le botte, sembrava ben felice di essere riuscito a vedere qualcosa.
Stava per aprire bocca, ma Sango lo fulminò. – Dì una qualsiasi sciocchezza delle tue e giuro che te ne prendi ancora! -.
Era ovvio che quei due si piacevano, ma litigavano più di me ed Inuyasha e non era mica facile.
- Inuyasha – lo chiamo divertito Miroku. – Come mai ti sei scaldato tanto prima per Samantha-chan? -.
Tanti cari saluti al bel segreto pensai, sfregandomi il viso con le mani.
Il mezzodemone lo guardò innervosito. – Era solo perché questi tuoi comportamenti mi infastidiscono e poi non mi interessa se la guardi, non c’è molto da… -.
- A cuccia! – sbottai.
Quella mia reazione aveva ovviamente rovinato ogni tentativo di tenere la cosa segreta, ma proprio non lo sopportavo quando si ostinava a fare il freddo e distaccato, anche se lo faceva per eliminare i sospetti.
Shippo rise. – Allora avevo ragione! Samantha e Inuyasha si piacciono! -.
- Piantala cucciolo pestifero! – sbraitò Inuyasha. – Non è il caso di gridarlo ai quattro venti -.
- Ti da solo fastidio perché come al solito avevo ragione! -.
- Non è vero! -.
- Sì che è vero! -.
- Non è vero! -.
- Eh basta! – sbraitai. – Tutti e due a nanna -.
Certe volte Inuyasha si comportava proprio come un bambino, ma mi piaceva lo stesso.
Sango si tenne ben lontano dal giovane monaco, ancora offesa per essere venuto a spiarci durante il bagno.
Aspettai che tutti si fossero addormentati, poi allontanai Shippo da me, sistemandolo sotto la coperta e avvicinandomi ad Inuyasha, che dormiva sul ramo di un albero.
Mi arrampicai fino vicino a lui, cercando di non fare rumore e mi accoccolai al suo petto. Ovviamente si era accorto della mia presenza e mi strinse tra le braccia, affondando il viso tra i miei capelli.
Ero imbarazzata, perché mi aveva vista svestita e stargli vicina adesso mi metteva un po’ a disagio.
Continuò a tenermi vicina a lui, fino a quando non parlai. – Eri così geloso di Miroku? -.
Lui diventò paonazzo. – Beh sì…ora io ti considero la mia donna -.
Sentirgli dire quella frase era meraviglioso e mi strinsi ancora di più a lui.
- Però ho anche sentito quello che dicevi a Sango – mormorò triste.
Il cuore smise di battere per un secondo, non avrei mai voluto che sentisse quello che avevo detto. – Non ti arrabbiare…devo essere pronta a tutto, non posso permettermi di vivere solo un sogno, devo essere pronta anche al peggio -.
Lo sentii stringermi ancora più forte. – Non dire mai più una cosa del genere, io non permetterò mai che ti accada nulla, non permetterò a nessuno di portarti via da me o di farti del male -.
Affondai il viso nei suio capelli e assaporai il suo profumo. – Lo so Inuyasha, grazie -.
Purtroppo io sapevo che tutto questo sarebbe potuto non durare per sempre, ma non volevo caricarlo di quella paura e decisi che sarebbe stato un peso che avrei portato da sola.
Lo baciai sulle orecchie morbide, sentendolo irrigidirsi, sapevo che quello era un punto particolarmente sensibile.
Si impossessò delle mie labbra e mi addormentai cullata dal suo dolcissimo sapore.

Arrivammo il pomeriggio seguente nel luogo dove si trovava Totosai e cominciai a tormentarmi le mani. Se non gli fossi piaciuta sarebbe stato difficile farmi aiutare.
Inuyasha sembrava più impaziente di me, voleva scoprire assolutamente se era possibile aiutarmi e sapevo bene che il suo temperamento sarebbe potuto essere d’intralcio.
Da quello che mi avevano detto aveva già avuto qualche discussione in passato con Totosai per Tessaiga, ora dovevo sperare che facesse il bravo.
Mi incamminai verso la sua grotta e già dall’esterno si poteva sentire il calore della fornace, probabilmente il demone stava forgiando qualche spada.
Fui accolta da un bue con tre occhi, che mi spaventò a morte.
Mi voltai verso gli altri. – E’ lui Totosai? -.
Mi guardarono come se fossi diventata pazza. – No Samantha-chan, quello è solo un bue – rispose Sango divertita.
- Solo un bue? Ha tre occhi santo cielo! -.
- E allora se ha tre occhi dovrei essere io? Mi insulti ragazzina -, la voce proveniva da dentro la caverna e mi resi conto di essermi rovinata la possibilità di essere simpatica al fabbro.
In quel momento mi sarei voluta seppellire sotto un enorme tumulo di terra. Ma perché non tenevo mai la bocca chiusa?
Miroku stava trattenendo a stento le risate, ma fu prontamente ripreso da Sango con uno schiaffo dietro la nuca.
- Inuyasha, hai di nuovo problemi con Tessaiga? Me lo aspettavo – commentò Totosai.
Il mezzodemone cominciò subito ad adirarsi. – Ehi! Cosa vorresti dire vecchieto?! -.
Lo fermai prima che potesse andargli incontro e prenderlo a sberle, se lo avesse fatto mi sarei giocata l’ultima possibilità di farmi aiutare.
- Sono io che ho bisogno di aiuto – dissi.
Il demone mi osservò. – Tu chi sei? Non ti ho mai visto prima di oggi -.
Cercai di essere il più dolce possibile nella mia spiegazione. – Vengo da lontano e sono venuta qui perché sto cercando un modo per distruggere del tutto la Sfera dei Quattro Spiriti -, ovviamente nella mia spiegazione evitai di dire che io ero lo spirito della Sfera e che provenivo da un’altra dimensione.
Rimasi in attesa di una risposta e alla fine il demone scoppiò a ridere. – E’ ovvio che lo conosco, ma c’è solo un piccolo problema – disse.
- Di che si tratta? – chiese Shippo.
Sembrava che il demone ci stesse per prospettare un problema insormontabile dall’aria che aveva. – Mi mancano gli ingredienti e non ho voglia di andarli a prendere -.
Ora capivo perché Inuyasha andasse su tutte le furie ogni volta che lo vedeva.
- Ma si può sapere cosa ti passa per la testa?! Ci hai fatto venire un colpo! – continuava a gridare Inuyasha e sia io, che Miroku e Sango ce la mettemmo tutta per non fargli commettere qualche sciocchezza.
- Di quali ingredienti si tratta? – domandai.
L’anziano demone ci fece sedere dentro la sua caverna e cominciò a spiegarci cosa gli serviva. – Il metallo non è un problema, ne ho a sufficienza, dovete trovare una cosa con il quale sarà possibile forgiare l’arma in grado di distruggere la Sfera; il cristallo bianco -.
Capii immediatamente che quello che ci stava chiedendo non era certo una cosa che si poteva trovare facilmente lì vicino.
Ci disse che dovevamo dirigerci fino sulle montagne e poi, in cima, avremmo trovato una caverna e lì il cristallo bianco. Disse che non ne sarebbe servito molto, ma che era essenziale per creare l’arma.
Sango, Miroku e Inuyasha sembravano già pronti a partire, ma io ero nervosa all’idea di dover ripartire, avevo paura di distruggere la Sfera per sempre perché non sapevo cosa avrebbe comportato per me.
Cercai di rassicurarmi, per ora dovevo solo trovare qualche ingrediente per preparare qualla famosa arma, poi avrei potuto riflettere su cosa questo avrebbe potuto comportare e avrei deciso il da farsi.
Avremmo lasciato Shippo con Totosai, così che nel frattempo lo aiutasse a preparare i metalli che servivano e attuare già gran parte del lavoro, il tempo cominciava a stringere e Naraku non avrebbe certo aspettato molto per attaccare ancora.
Shippo non era molto felice di dover rimanere, ma alla fine si convinse a lasciarci andare senza fare troppe storie.
Inuyasha sembrava più ansioso di me e voleva partire il più presto possibile e risolvere una volta per tutte la situazione. Probabilmente il discorso della sera precedente lo aveva messo in allarme e non aveva alcuna intenzione di rischiare di perdermi per sempre. Questo suo comportamento mi riempiva di gioia, ma anche di preoccupazione, come avrebbe reagito se avesse scoperto che non si poteva fare nulla per salvarmi?
Mentre ci dirigevamo ad una velocità inimmaginabile verso i monti di cui Totosai aveva parlato, io mi godevo la sensazione di stare abbracciata al mio mezzodemone, mentre affondavo il viso nei suoi capelli morbidi.
Ogni volta che mi stringevo di più a lui muoveva le orecchie e non potevo fare a meno di sorridere, ma dovevo limitare tutte le effusioni, ora dovevo concentrarmi su altro.
Inuyasha aveva così tanta fretta di arrivare che nella notte eravamo già lì. Non ci eravamo fermati neanche per un momento e Kirara era esausta, ma decidemmo comunque di entrare nella grotta indicata dal demone.
Era buia e umida e mi metteva paura il doverci entrare.
- Samantha avanti muoviti! -, con quel suo comportamento cominciava a darmi sui nervi, capivo che dovevamo muoverci, ma non tutti avevamo la sua foga, anzi più mi avvicinavo, meno voglia avevo di entrare.
Lo guardai torva. – Piantala! Non è necessario essere così acidi! – lo rimproverai e mi mossi velocemente verso l’entrata, ma qualcosa mi blocco e mi respinse.
Provai e riprovai, ma ero l’unica che non riusciva ad entrare.
- Forse i frammenti di Samantha-chan le impediscono di entrare, non sarebbe strano. In questo luogo c’è ciò che li può distruggere, sarà una spece di protezione – disse Miroku.
Inuyasha si voltò verso di me. – Allora voi andate, io rimango fuori con lei -.
- No vai con loro, dentro potrebbe essere pericoloso, qui fuori non c’è niente di cui aver paura – risposi, cercando di tranquillizzarlo.
Sango si avvicinò a Kirara. – Lascerò Kirara con lei a proteggerla, sarà al sicuro vedrai -.
Il mezzodemone si convinse ed entrò insieme agli altri, lasciandomi sola con il demone gatto.
Era tornata un’innocua gattina e la tenevo in braccio.
Mi strinsi nelle spalle, mentre il vento ululava tra le montagne. Faceva freddo e l’idea di stare da sola non mi faceva impazzire. Era vero, avevo imparato a proteggermi abbastanza bene, ma dopo l’incontro con Koga ero terrorizzata all’idea di essere rapita di nuovo o di incontrare Naraku.
Presi un lungo respiro e aspettai.
Sembrava che fossero passate ore e i miei amici non tornavano ancora. Io non potevo entrare a cercarli e non potevo eliminare i frammenti dalla mia spalla perché in caso di pericolo mi sarei trovata senza protezione.
- Kirara, valli a cercare e quando torni fammi capire se stanno bene o no – le dissi.
Il piccolo demone non sembrava molto convinto all’idea di lasciarmi da sola e dissubidire a Sango, ma il mio sguardo non ammetteva repliche e così andò.
Ora ero davvero sola e cominciai a muovermi nervosamente avanti e indietro davanti all’entrata della grotta. Ero talmente agitata che mi lanciai parecchie volte contro quella barriera invisibile per cercare di entrare, ma l’unica cosa che riuscii ad ottenere fu un livido sul fondoschiena per tutte le volte che caddi a terra.
- Cavolo! – cominciai a gridare.
Kirara non tornava e neanche gli altri. Avevo paura che potesse essere successo qualcosa agli altri e cominciai a tirare pugni su quella dannata barriera.
Era buio e cominciavo ad avere davvero paura. Non ne potevo più e l’ansia cominciava a crescere sempre di più.
Stavo per impazzire, fino a quando non capii che avevo un altro problema a cui pensare, dati i versi lugubri che provenivano da dietro alla mia schiena.
Mi voltai e vidi che dietro di me c’erano delle creature da incubo, dei demoni-ragno giganteschi, che mi osservavano con quegli otto occhi enormi e rossi.
- Carne – mormoravano. – E frammenti della Sfera -.
Indietreggiai, fino a quando non trovai dietro di me quella dannata barriera. Il cuore batteva ad un ritmo inimmaginabile e, anche se mi concentravo, non riuscivo ad evocare la mia barriera. Quel luogo bloccava i miei poteri, dovevo fuggire alla svelta.
Cominciai a correre come il vento, infilandomi nelle aperture strette delle rocce, dove quegli enormi ragni non potevano raggiungermi.
Ero terrorizzata all’idea che Inuyasha e gli altri fossero stati presi dai quei maledetti e che stessero rischiando la vita solo per uno stupido pezzo di cristallo.
L’ansia era troppa e non riuscivo a ragionare razionalmente, ero così spaventata che riusicivo solo a nascondermi e non mi ero allontanata abbastanza da quel luogo in modo da poter usare di nuovo i miei poteri.
- Dove sei ragazzina? -, quelle voci mi perseguitavano e rimbombavano per quelle rocce, dandomi i brividi.
Non potevo rimanere lì o avrei rischiato di perdere la vita e i miei amici. In quell’insenatura c’erano molte piccole rocce appuntite, ne presi una che riuscivo a tenere in una mano così da potermi difendere in caso di attacco e mi preparai ad andarmene.
Uscii dalle rocce e cominciai a correre più veloce che potevo, mentre sentivo i passi di quei maledetti demoni sempre più vicini.
Fui afferrata da qualcosa per una caviglia e caddi a terra, uno di quei demoni mi era riuscito a prendere con una ragnatela e mi stava trascinando verso di lui.
Provai a tagliarla, ma era troppo rigida e quando fui abbastanza vicina al ragno, piantai la roccia in uno dei suoi occhi, provocando solo maggiore ira da parte sua.
- Stupida! Ti mangerò insieme ai tuoi dannati frammenti! – gridò furioso l’enorme ragno.
Chiusi gli occhi e il mio ultimo pensiero volò ad Inuyasha e alla paura che avevo per la sua sorte.
- Non la toccare! -.
L’urlo che sentii non era quello di Inuyasha, come avevo sperato, ma quello di Koga.
Distrusse facilmente il demone che mi teneva legata e mi portò via alla svelta da quel luogo, mentre i demoni ci inseguivano.
- Torna indietro Koga, Inuyasha è in quella grotta! – gridai disperata.
Lui mi osservò perplesso. – Che ci fa lì dentro? -.
I demoni ragno continuavano ad inseguirci, ma più ci allontanavamo più sentivo i miei poteri tornare.
Ci fermammo al limiti di enorme dirupo, Koga sarebbe potuto saltare facilmente dall’altra parte, grazie al potere dei frammenti, ma lo costrinsi a fermarsi.
- Cosa hai intenzione di fare? – mi domandò, mentre aspettavo che i ragni arrivassero il più vicino possibile.
Lo guardai seria. – Se tutto va bene dovrei ucciderli tutti in un colpo solo, stai il più vicino possibile al bordo e al momento giusto prendimi e salta dall’altra parte -.
Koga sembrava parecchio confuso e avrebbe voluto obbiettare, ma l’avanzata di quei cosi lo zittì. Mi tenne per un braccio, mentre io mi concentravo sulla terra sotto i miei piedi.
Se veramente avevo il controllo sui quattro elementi, avrei fatto in modo di sfruttarlo.
Quando furono abbastanza vicini, con grande sforzo, riuscii a far spaccare la terra sotto i nostri piedi.
Koga fortunatamente fu rapidissimo e mi afferrò prima che cadessimo nel dirupo insieme a tutti gli altri demoni.
Arrivammo all’altro lato e mi sentii stanchissima. Avevo praticamente distrutto gran parte di quel versante della montagna solo per far cadere quei ragni giganti e mi aveva portato via un sacco di energie.
Mi accucciai a terra, riprendendo fiato, mentre Koga cercava di reggermi.
- Come diavolo hai fatto? – esclamò il demone.
Mi alzai, cercando di reggermi sulle mie gambe. – Non ho tempo di spiegare, ti prego riportami in quella grotta, devo salvare Inuyasha e i miei amici, ti prego Koga -.
Non era molto felice all’idea di andarlo a salvare, ma riuscii a convincerlo in ogni caso.
Anche lui sembrava stanco a causa dell’influenza di quel luogo e sarebbe stato un problema entrare, poiché entrambi eravamo in possesso di alcuni frammenti della Sfera.
Mi resi conto che però i demoni che avevo incontrato non erano usciti da quell’entrata, perché se no li avrei visti.
- Posso percepire il loro odore e trovare l’altro luogo da cui sono usciti, devono per forza arrivare da questa grotta e magari da lì riusciremo a passare – disse.
Mi affidai al suo fiuto e alla fine riuscimmo a trovare il passaggio. Era un tunnel buio e mi spaventava l’effetto che avrebbe avuto su di me entrare, ma la mia priorità era salvare Inuyasha.
Si poteva solo scivolare per entrare e mi sembrò di essere finita in un enorme scivolo ad acqua, dove più scendevo più mi sentivo oppressa.
Sbucammo finalmente all’interno della grotta, ma non fu una bella sensazione. Mi sentivo oppressa e mi sembrava di non riuscire a respirare. La vista si appannava e muovere le braccia e le gambe sembrava quasi impossibile.
Koga sentiva meno l’influsso di quel luogo, ma cominciava comunque a sentirsi stordito.
- Leva i frammenti dalle gambe – gli sussurrai a fatica.
Mi guardò perplesso. – Perché dovrei? –
- Koga fidati, ti prego – lo scongiurai.
Mi accontentò e subito cominciò a sentirsi meglio non appena i frammenti furono lontani da lui.
- Non posso lasciarli qui, se ci fossero altri di quei bastardi potrebbero portarli via – disse.
Li presi io, anche se farlo rese ancora più difficile stare in quel luogo. – Li porterò io, ti prometto che te li restituirò -.
Senza farmi notare mi levai i frammenti dalla spalla, che nel frattempo si erano uniti in uno solo. Nonostante li avessi levati, facevo comunque fatica a muovermi e questo perché io ero parte integrante della Sfera.
Provai a camminare da sola, ma inciampavo ogni volta per la stanchezza.
Koga si voltò verso di me e mi sorrise. – Ti porto io in braccio -.
Non incontrammo nessun demone, dovevano essere usciti tutti dalla tana quando avevano avvertito la presenza dei miei frammenti. Fortunatamente Koga era arrivato tempestivamente a salvarmi, altrimenti sarei già stata dentro la pancia di quel mostro.
Ero sempre più stanca e la vista mi si annebbiava sempre di più, ma non mi sarei arresa.
Arrivammo in una stanza colma di quei cristalli. Erano piccole pietre chiare e luminescenti e più ci stavo vicino, più mi sentivo debole.
I miei amici erano intrappolati in dei bozzoli e cercavano di dimenarsi per liberarsi, ma quelle ragnatele dovevano essere molto resistenti. I ragni dovevano averli attaccati in un momento di distrazione.
- Samantha cos’hai? – mi domandò il demone lupo quando cominciai a tremare dal dolore.
Cercai di trattenermi. – Non ti preoccupare, sto bene. Aiutami a liberare gli altri -.
- Samantha-chan, come sei arrivata qui? – domandò Sango.
Mentre Koga liberava gli altri, io mi avvicinai ad Inuyasha. – E’ lunga da spiegare – mormorai, cercando di riprendere fiato.
Provavo a tirare la ragnatela dal suo corpo, ma non avevo forze e mi accasciai a terra.
- Samantha! Samantha rispondi! – gridò Inuyasha.
Io, però, non riuscivo a parlare. Non riuscivo neanche più a respirare. Stavo perdendendo i sensi e lo sforzo che stavo facendo nel tentativo di tenermi sveglia era immenso.
Fui costretta a chiudere gli occhi, mentre tossivo a causa della mancanza di fiato.
Ero venuta lì per salvare Inuyasha e non riuscivo neanche a liberarlo da un paio di ragnatele.
Mi sentii prendere in braccio e il vento forte sul viso poteva significare solo una cosa, stavamo correndo velocemente fuori da quel luogo.
Provai a rimanere sveglia, ma il buio mi accolse in un attimo.

Quando mi svegliai ero tra le braccia di Inuyasha ed eravamo di nuovo a valle. Mi doveva aver portata via davvero velocemente, perché gli altri ancora non erano arrivati.
Mi sentivo stordita e avevo ancora qualche difficoltà a respirare, ma ero di nuovo sveglia e la cosa più importante era che lui stava bene ed era di nuovo con me.
- Oddio Samantha, credevo non ti svegliassi più -, il suo volto era una maschera di paura, dovevo averlo fatto preoccupare sul serio. – Ma come ti è saltato in mente di entrare? -.
Con grande difficoltà alzai le braccia per stringerlo a me. - Avevo paura per te, avevo paura che non tornassi più -.
Evitò di stringermi ancora, dato le difficoltà che avevo a respirare, ma sentii le sue labbra sulla mia fronte e mi rilassai subito. – Non farlo più hai capito, non rischiare mai più la vita per me, non sopporterei l’idea di perderti -.
Non potei replicare, perché arrivarono tutti quanti.
Koga fu il primo ad arrivare, e prima che potesse dire qualsiasi cosa gli restituii i suoi frammenti, li avrei ripresi in un momento più opportuno.
- Samantha-chan ma cosa fai? – esclamò Miroku.
- Il bonzo ha ragione, non puoi ridarglieli – esclamò Inuyasha.
Koga lo guardò con disprezzo. – Leva subito le braccia dalla mia donna! – esclamò.
Oh no, non di nuovo pensai disperata, mentre mi alzavo e Koga mi afferrava per trascinarmi verso di lui.
Inuyasha diventò una furia e in un attimo ero di nuovo tra le sue braccia. – Vorrei dirti che lei non è la tua donna, perché lei è la MIA donna! Hai capito? -.
Il demone lupo lo guardò divertito. – Ma piantala di dire certe idiozie -.
- Sì sono la sua donna -, interruppi la discussione e il viso di Koga diventò bianco latte in meno di due secondi.
- C-cosa? – domandò. – Ma cosa? Come? Perché? -.
Lo guardai, cercando di sorridere. – Non c’è un perché, non si possono spiegare certe cose –.
Mi guardò dispiaciuto. – Oh…peccato -.
Mi avvicinai e lo abbracciai, suscitando un ringhio da parte del mio mezzodemone. – Però ti ringrazio per avermi salvata, davvero Koga, grazie di tutto quello che hai fatto oggi per me. Senza di te la vita di tutti noi sarebbe potuta finire -.
Il demone lupo mi tenne stretta tra le sue braccia per un bel pezzo, fino a quando Inuyasha non lo costrinse a lasciarmi andare.
- Giù le zampe lupastro – ringhiò. – Sei stato ringraziato e ora puoi andare, fino a quando non ci serviranno i tuoi frammenti -.
Koga sorrise spavaldo. – Sarà un vero piacere prenderti a calci quel giorno – rispose. – E comunque se mai ti stancherai di questo cagnaccio, sarò ben felice di essere il tuo uomo. A presto Samantha! -, e come era arrivato svanì senza lasciare traccia.
- Quel dannato, se lo prendo io… -
Lo fermai. – Per favore, invece che discutere possiamo andare a riposarci? Sono davvero stanca -.
Ci accampammo poco lontano e Inuyasha mi tenne per tutto il tempo vicino a sé.
Quando gli altri si furono addormentati presi la decisione di finire il discorso di oggi.
- Inuyasha, devo dirti una cosa – gli dissi.
Lui mi guardò perplesso. – E’ successo qualcosa? -.
Mi misi di fronte a lui per guardarlo negli occhi. – Oggi hai detto che non avrei dovuto rischiare la vita per salvarti, ma non avrei mai potuto non farlo. Sarebbe come se chiedessi la stessa cosa a te…io non voglio perderti, voglio rimanere al tuo fianco per sempre -.
Mentre parlavo gli tenevo le mani nelle mie e lui mi guardava serio.
Lasciò le mie mani per accogliermi tra le sue braccia. – Grazie, sei stata fantastica Sam – sussurrò. – Ma non posso pensare al fatto che stavi per rischiare la vita per me, perché l’idea di perderti mi uccide. È per questo che volevo correre a prendere quel cristallo, così da poter eliminare la Sfera e renderti libera, così che tu potessi essere mia per sempre -.
Quando parlava in quel modo aveva il potere di commuovermi e lo baciai fino a quando non ebbi più fiato.
- Non mi perderai mai – sussurrai. – E sei stato dolcissimo a dire a Koga che ero la tua donna -.
Lo sguardo del mio mezzodemone diventò serio e preoccupato allo stesso tempo. – Vorrei che tutti sapessero che sei mia, vorrei che si capisse subito – mi disse.
- Beh io farò sapere a tutti che sono solo tua e non voglio essere di nessun altro – risposi, sfregando il mio naso contro il suo.
Abbassò lo sguardo diventando rosso. – Ci sarebbe un modo per far capire che sei mia a tutti i demoni -.
- Quale? – chiesi, guardandolo perplessa e preoccupata. Avevo paura di scoprire quale potesse essere il metodo.
- Ti fidi di me? – domandò.
- Certo – risposi convinta.
Mi fece girare così da dargli la schiena e mi scosto i capelli dal collo. – Non ti farà male –mi sussurrò.
Mi baciò la parte posteriore del collo e poi diede un piccolo morso, facendomi sussultare.
Mi voltai stupita. – Ma che diavolo stai facendo? – esclamai.
- Ti ho fatto male? – chiese preoccupato. – E’ che questo è un segno per far capire che sei mia, il mio odore si mischierà al tuo e tutti sapranno -.
Lo guardai stranita. – Davvero? – chiesi.
Annuì convinto. – Sì…non volevi? Ho sbagliato? Mi dispiace se… -
Non gli diedi il tempo di repilicare perché gli tappai la bocca con un bacio. – Non potrei essere più contenta di essere definita la tua donna -.
Il mattino dopo ripartimmo per la fornace di Totosai e mi legai i capelli, felice di poter mostrare il simbolo dell’amore di Inuyasha.
Lui se ne accorse e sorrise fiero. Oltre al sole, c’era il suo sorriso ad illuminare quel giorno.





Rieccomi!
Ci ho messo un po’ più del solito ad aggionare ma in questi giorni sono stata parecchio impegnata!
Spero vi sia piaciuto ^^

 

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Capitolo 11
*** Sesshomaru ***


~~Non appena arrivammo alla fucina del fabbro il vecchio sembrò sorpreso di vederci.
Inuyasha era già nervoso, voleva spaccargli la faccia da quando avevo rischiato la vita per salvarlo. Lo reputava colpevole di averci quasi fatti morire tutti quanti, ma io volevo pensare per il meglio e sperare che in realtà il suo errore non fosse stato in cattiva fede.
- Ancora non capisco perché hai lasciato i frammenti a Koga – disse Sango, mentre stavamo per raggiungere l’interno della grotta.
- Gli avevo promesso che glieli avrei restituiti e non volevo mancare alla parola data – risposi.
Miroku rise. – E’ stato impagabile vedere l’espressione di Inuyasha mentre Koga ti abbracciava, avrei voluto avere uno di quei cosi che bloccano i momenti, come si chiamavano Samantha-chan? -.
- Macchina fotografica – risposi divertita.
Inuyasha lo fulminò con lo sguardo. – Piantala bonzo -.
Entrammo nella fucina e trovammo Shippo steso a terra esausto. – Ragazzi, che faticaccia –
Sango tirò fuori qualche pietra recuperata dalla grotta e io mi allontanai, protetta dal caldo abbraccio di Inuyasha. Il ricordo di come ero stata in quella grotta era ancora vivido nella mia mente e non avevo intenzione di ripetere l’esperienza.
- Mi stupisco di vedervi tornare tutti interi, i demoni ragno non perdonano – commentò Totosai.
Sbiancammo tutti quanti e quella frase fece esplodere tutta l’ira che Inuyasha aveva trattenuto fino a quel momento.
- Dannato idiota tu sapevi che c’erano quei mostri  e non ci hai avvertito? – sbraitò innervosito, mentre lo prendeva a pugni.
Questa volta non lo fermai, perché se avessi potuto lo avrei preso a schiaffi anche io. Quel pazzo aveva rischiato di farci uccidere tutti quanti.
Anche Miroku si unì, doveva essere stato in pena per la sorte di Sango e questo sembrò lusingare la sterminatrice di demoni, che sorrise impercettibilmente.
Decidemmo di attendere fuori che finissero di litigare, così Shippo, Sango ed io ci godevamo i tiepidi raggi del sole.
Shippo si mise a giocare con Kirara, mentre Sango ed io chiacchieravamo del più e del meno.
Alla fine decisi di farle la fatidica domanda. – Ma come mai non dici a Miroku quello che provi? – chiesi.
La donna diventò paonazza e abbassò lo sguardo. – Perché io non provo nulla -.
- Come mi hai detto tu una volta, sono una donna, le capisco queste cose – dissi ridendo.
Il piccolo demone volpe si fermò e si voltò verso di noi. – Eppure l’ho capito anche io che sono un bambino, sia di Miroku e Sango che di Inuyasha e te -.
Diventammo entrambe viola per l’imbarazzo, non ci rendevamo conto che i nostri sentimenti erano così palesi e che gli unici che non se ne accorgevano erano Inuyasha e Miroku. O meglio, soltanto Miroku dato che finalmente io avevo guadagnato l’agognato titolo di sua donna.
Sango continuava a torturarsi le mani e a guardare l’erba. – Io, io non credo che io e Miroku potremmo mai stare insieme, lui è un donnaiolo e non starà mai con una donna soltanto -.
La guardai ironicamente. – Per favore, questa è una scusa! In fondo lo sai che il tuo sì è l’unico sì che vuole sentire dire, dopo quello non avrebbe occhi se non per te -.
Le miei parole sembrarono sortire l’effetto desiderato, perché Sango alzò gli occhi verso di me con sguardo sognante. – Lo pensi davvero? -.
Sorrisi. – Ne sono certa -.
- Futili discorsi da umane -.
Una voce glaciale interruppe il nostro discorso e quando alzai il viso mi sembrò di avere davanti a me una sorta di Inuyasha più grande e perfido.
Gli occhi erano glaciali quanto la voce, i capelli lisci e morbidi, mentre il viso non faceva trasparire nessuna emozione.
Sango si apprestò a prendere il suo hiraikotsu e questo mi fece capire che quel demone non doveva essere un demone amichevole.
Inuyasha, come attirato dalla mia paura, uscì dalla caverna e si parò davanti a me, sussurrandomi di coprirmi il collo.
Quel suo gesto mi mise in allarme. Desiderava così tanto che si sapesse che ero la sua donna e poi mi nascondeva a quel demone?
- Fratellino, è inutile che le fai nascondere il segno, si sente benissimo che lei è la tua donna – mormorò il demone.
Quando capii che quello era il fratello di Inuysha rimasi esterrefatta. Per quanto si somigliassero sentivo che in lui c’era qualcosa di malvagio a differenza di suo fratello.
- Sesshomaru, maledetto cosa ci fai qui? – domandò.
Il demone piantò il suo sguardo nel mio, suscitando in me molta paura. – Voglio lei -.
Calò il silenzio, Inuyasha mi strinse tanto da farmi male e mi nascose dietro di lui. – Scordatelo bastardo -, la sua voce era un ringhio, non lo avevo mai visto così.
Sesshomaru sembrò non sentire quello che aveva detto e si avventò su di me, cercando di strapparmi alla presa del mezzodemone.
Mi ritrovai con la sua spada appoggiata alla gola e il respiro corto, il demone era riuscito a prendermi ed era stato tutto così veloce che non mi ero neanche resa conto che avesse scaraventato Inuyasha a terra.
Sango e Miroku stavano venendo verso di me per aiutarmi, ma Sesshomaru li minacciò. – Se qualcuno osa avvicinarsi di un altro passo le taglio la gola e lascerò il suo sangue scorrere a terra, sai che ne sarei capace -, il suo sguardo era puntato su Inuyasha che non riusciva ad alzarsi da terra.
- Perché vuoi che venga via con te? – chiesi, da quando era arrivato non ero ancora riuscita ad aprire bocca e non fu facile far muovere ancora le mie labbra.
Il demone non smise neanche per un secondo di puntare la lama contro la mia gola. – Non sono affari che ti riguardano, umana -.
Inuyasha si scaraventò su di lui, ma fu ferito dalla lama della sua spada, mentre io continuavo a essere trattenuta per il collo. Non appena vidi il mio mezzodemone steso a terra con un profondo tagli su un braccio sentii una tale rabbia crescere dentro di me che feci fatica a controllarla.
- In questo ti sbagli – sibilai. – Io non sono affatto umana -.
Il mio corpo cominciò a bruciare di nuovo, tanto da riuscire quasi a incenerire l’erba sotto i miei piedi e tanto da farmi lasciare andare dal demone.
Mi parai davanti ad Inuyasha, sapendo che la mia barriera sarebbe stata in grado di proteggermi senza problemi. – Toccalo ancora, e giuro che ti ammazzo –.
Purtroppo, il demone non si lasciò spaventare così facilmente, poiché il suo sguardo rimase glaciale e serio. – Ti porterò con me in ogni caso, che tu lo voglia o no -.
Non avevo intenzione di mettere a rischio la vita di Inuyasha e se avessi saputo perché doveva portarmi via, avrei valutato se accettare o meno la sua risposta.
- Dimmi perché dovrei e forse verrò di mia spontanea volontà a e ti creerò meno problemi – dissi, cercando di calmarmi prima di causare un incendio.
Sango, Miroku e Shippo erano dietro di me, che aiutavano Inuyasha a tirarsi in piedi. Sesshomaru era un avversario che non perdonava e doveva essere parecchio pericoloso, ma ora che cominciavo a capire come usare i miei poteri ero molto più sicura di me stessa e non mi lasciai spaventare.
- Tu non sei un demone e non sei una sacerdotessa, come fai ad avere certi poteri? – domandò il demone.
Lo guardai con aria di sfida. – Mi sembra di essere stata la prima a porre la domanda -.
- Conferirò solo con te in privato – disse.
Inuyasha si alzò e sguainò Tessaiga. – Scordatelo, non ti darò la possibilità di farle del male, se vuoi la sua vita per un odio nei miei confronti, ti consiglio di rinunciare, perché la proteggerò fino a quando avrò fiato in corpo -.
Il fratello rise di gusto. – Povero sciocco, non ruota tutto attorno a te, la vendetta non c’entra nulla e ormai verso di te provo solo indifferenza -.
Questa risposta sembrò irritare ancora di più il mezzodemone, che si lanciò all’attacco.
Cominciò lo scontro tra i due, le spade cozzavano e mi sembrò di assistere ad una danza mortale.
- Samantha-chan state bene? – chiese Miroku, avvicinandosi a me. – Dovete allontanarvi mentre Inuyasha lo tiene occupato -.
Ovviamente, da brava testa dura quale ero, mi rifiutai. – Assolutamente no! – esclamai. – Perché Sesshomaru e Inuyasha sono in questi rapporti? -.
- Perché Inuyasha è un mezzodemone, mentre Sesshomaru è un demone completo, vede suo fratello come un insulto al sangue puro della famiglia e il fatto che loro padre abbia donato Tessaiga ad Inuyasha invece che a lui non ha certo migliorato i loro rapporti – rispose Shippo.
Guardai lo scontro. – Ma perché dovrebbe volere me? Io non c’entro nelle loro discussioni tra fratelli -.
Sango era perplessa quanto me. – Avete notato che non è seguito da quella ragazzina che è sempre con lui? – disse. – Chissà dove è finita -.
Miroku sembrò illuminarsi. – Forse gli serve la divina Samantha proprio per recuperarla, forse si trova in pericolo -.
Sentii una stretta al cuore, mi ero rifiutata di dargli aiuto e forse la sua preoccupazione era pari a quella che avevo provato io quando temevo per la sorte del mio Inuyasha.
Mi sembrava di avere capito che genere di persona fosse Sesshomaru; doveva essere un tipo che non amava mostrare i propri sentimenti e che probabilmente non ne era neanche capace. Forse avrei dovuto aiutarlo, sapevo come ci si sentiva quando si rischiava di perdere qualcuno a cui si teneva sul serio.
Mi allontanai dai miei amici e lo chiamai. – Sesshomaru! -.
Entrambi i due si voltarono verso di me, smettendo di combattere.
- Dimmi il motivo per cui vuoi portarmi con te! -, suonava più come un ordine che come una gentile domanda e questo sembrò irritarlo.
- Non darmi ordini, ragazzina –, il suo volto adesso era una maschera di rabbia e mi sentii morire. I suoi occhi facevano davvero paura.
Abbassai il capo, per una volta dovevo cercare di essere meno testarda e adeguarmi alla situazione. – Per favore, smettete di combattere e spiegami perché hai bisogno di me -.
Questa mia semplice forma di rispetto sembrò calmarlo e renderlo più amichevole, se la sua ritrovata calma poteva definirsi così.
Inuyasha, al contrario, era furibondo e non sembrava intenzionato a smettere di combattere. – Non ci sarà bisogno di parole da parte sua, perché sarà morto in meno di due secondi! -, si preparò ad alzare la spada per colpirlo e riprendere lo scontro.
- A cuccia Inuyasha! -.
Il mezzodemone cadde a terra, non fu un gesto simpatico da parte mia, ma forse avevo trovato il modo di parlare con Sesshomaru e non potevo farmi scappare l’occasione.
- Vedi? La tua donna sa chi è meritevole di rispetto e chi no – lo canzonò il fratello.
Fortunatamente Inuyasha era bloccato a terra e non potè reagire alle sue provocazioni. Lo guardai con uno sguardo dispiaciuto, che implorava perdono per averlo messo in ridicolo, ma sapevo che non sarebbe bastato quello a farmi perdonare.
Il demone mi guardò fisso negli occhi e cominciò a parlare. – Sono venuto qui per scambiarti con la vita di Rin, una ragazza che viaggia con me -, mi resi conto che Sango e Miroku avevano ragione, Sesshomaru era in pena per la vita di qualcuno. – E’ stata rapita da una donna incappucciata che sta con Naraku. Non sono riuscito ad inseguirla e l’unica maniera che ho di riprenderla e portarle te entro domani all’alba, non è stato difficile trovarti, è bastato seguire l’odore di mio fratello -.
Naraku, di nuovo quel maledetto. Aveva usato la vita di una povera bambina per perseguire i suoi scopi.
Per un secondo mi sembrò di vedere una scintilla di tristezza negli occhi dell’imperturbabile demone e questo mi fece prendere una decisione.
- Verrò con te – dissi.
Inuyasha, Sango, Miroku e Shippo sbiancarono a quella mia risposta, mentre Sesshomaru si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto.
- Sei completamente impazzita? – gridò Inuyasha. – Non ti lascerò andare da sola con lui! – gridò.
Mi avvicinai e lo abbracciai. – Tranquillo amore, ho un piano -.
Il piano consisteva nel farci seguire da Inuyasha, Sango e Miroku. Totosai ci avrebbe messo qualche giorno per finire di preparare il pugnale che ci serviva e questo ci dava il tempo di aiutare Sesshomaru.
Inuyasha non era molto felice all’idea di dover aiutare il suo odiato fratello, ma mi avrebbe seguita dovunque, quindi alla fine acconsetì alla mia richiesta.
Partimmo subito, lasciando Shippo di nuovo con il fabbro demoniaco. Gli promisi che era l’ultima volta che lo lasciavamo indietro e che da ora in poi non lo avrei fatto mai più.
Dovevamo fare in fretta, poiché la vita di Rin era in pericolo e non riuscivo a non sentirmi in colpa per questo. Se io non fossi stata in quella dimensione, non sarebbe successo nulla.
Allo stesso tempo mi resi conto che se Naraku mi voleva, doveva aver scoperto chi ero.
Il pensiero aveva messo in allarme tutti e quindi partire era l’unica soluzione per risolvere il problema alla svelta.
Sesshomaru mi fece salire in groppa ad Ah Un, un enorme drago a due teste, in modo che non fossi d’intralcio e fossi abbastanza veloce da stare dietro a loro. Sembrava l’unico a non sapere che fossi parte della Sfera dei Quattro Spiriti e poco gli importava perché Naraku mi volesse, per lui l’importante era recuperare Rin.
Non appena partimmo sembrò che Inuyasha e Sesshomaru facessero a gara a chi era più veloce, tanto da lasciare indietro Sango, Miroku, Kirara e me.
I due demoni facevano il possibile per stare dietro ai fratelli in competizione, ma non era assolutamente facile. Alla fine rinunciammo, avremmo seguito la scia del loro odore.
Sango e Miroku sembravano stare molto vicini mentre erano in groppa a Kirara e parlavano animatamente. Forse il discorso che avevo fatto a Sango aveva ottenuto qualche effetto e mi apprestavo a capire di cosa stessero parlando.
Ah Un sembrò capire le mie intenzioni ed emise un ringhio di disappunto per la mia curiosità.
Lo guardai innervosita. – Ehi, ho fatto da Cupido in questa storia ho il diritto di sapere come va – commentai. -  Oh ma che ne parlo a fare con te -.
Mi bastò vedere il modo in cui Sango si appoggiò alla spalla di Miroku per capire che avevo fatto c’entro. Forse si erano finalmente confessati ciò che provavano.
In fondo, nonostante l’oscurità che sembrava prospettarci il futuro, riuscivamo sempre a crearci il nostro piccolo angolo di luce, che fosse con una persona speciale o gli amici.
Io avevo trovato il mio piccolo angolo di Paradiso e non lo avrei lasciato per nulla al mondo.
Era per questo che volevo aiutare Sesshomaru, capivo i suoi sentimenti e se mi avesse detto tutto subito, avremmo anche evitato uno scontro.
Arrivammo a poche ore dal luogo dell’incontro e decidemmo di fermarci, in modo che non si accorgessero della presenza di Inuyasha e degli altri.
Ci scaldammo vicino al fuoco, ma Sesshomaru non si mise seduto con noi, ma si allontanò non appena ci fummo sistemati.
Inuyasha ancora non mi parlava, stava in disparte e teneva il broncio per come lo avevo fatto vergognare vicino al fratello.
Sango e Miroku si lanciavano sguardi complici e con la scusa di fare la guardia si allontanarono per stare un po’ da soli.
Il mezzodemone non accennava a volersi avvicinare a me, sembravano i primi tempi in cui ci eravamo conosciuti. Nessuno dei due parlava ed evitavamo di incrociare gli sguardi.
Quella situazione diventò insostenibile e decisi di parlare. – Ti prego Inuyasha non essere arrabbiato con me -, ovviamente non mi degnò di uno sguardo, ma continuai a parlare. – Capisco i sentimenti di Sesshomaru e capisco come si possa stare a pensare di poter perdere una persona a cui hai donato il tuo cuore e… -.
- Lui non ha un cuore Samantha, non lo capisci? – esclamò lui adirato. – TI avrebbe consegnata senza battere ciglio, ti sembra un comportamente umano questo?! -.
- Sì! – sbottai. – Tu non faresti lo stesso? Se io fossi in pericolo sappiamo tutti e due che faresti qualsiasi cosa per salvarmi e forse anche io…nonostante sia un demone quando si toccano le cose che ama è debole quanto me e te, solo che il tuo odio non ti permette di vederlo -.
Odiavo quando voleva fare di testa sua e non ascoltare ciò che avevo da dire, tanto che mi avvicinai a lui e lo costrinsi a guardarmi negli occhi. – Rispondimi! -.
- Sì è vero lo farei! -, sembrava che calmare la sua ira fosse impossibile. – Ma ciò non ti dava il diritto di mettermi in ridicolo proprio davanti a lui! -.
Abbassai lo sguardo. – Ti ho già detto che mi dispiace… - mormorai.
- Vado a fare anche io la guardia, i demoni di Naraku potrebbero essere in giro. Non commettere imprudenze in mia assenza ti prego – disse serio e se ne andò, lasciandomi sola e arrabbiata.
Strinsi i pugni dalla rabbia, perché non mi voleva mai dare retta quel testone?
Sesshomaru tornò indietro e si mise vicino a me. – Il mezzodemone fa i capricci? – domandò.
Lo guardai furiosa. – Piantala, è anche per come ti sei comportato che è successo tutto questo -.
Abbassò lo sguardo e capì che c’era qualcosa che non andava. – Sei pura come lei, sai Samantha? Anche tu ti sacrificheresti per gli altri, anche per uno come me, le somigli molto e mi dispiace così tanto -.
Mi fece tenerezza quel suo sguardo triste e abbassai la guardia. – Per cosa ti dispiace? -.
Dopo aver pronunciato quella frase mi colpì dietro la nuca e mentre perdevo i sensi lo sentii sussurrare. – Per questo -.

Mi ritrovai stretta tra le braccia di Sesshomaru, era ormai l’alba e ci trovavamo in una radura e lui sembrava attendere qualcuno.
Capii che ci aveva traditi, che aveva aspettato la distrazione di Inuyasha e gli altri per potermi portare via e questo spiegava perché avesse accettato così di buon grado la mia offerta.
Lo guardai esterrefatta. – Come hai potuto? Noi abbiamo cercato di aiutarti -.
Il suo sguardo aveva ormai perso la sua solita freddezza e sembrava preoccupato. – Non posso perdere Rin, lo capisci? Tu stessa hai detto che faresti la stessa cosa per Inuyasha -.
A sentir pronunciare quel nome sentii il segno che avevo sul collo pulsare, come se essere troppo lontana da lui fosse diventato doloroso, ma sapevo che era solo uno scherzo della mia mente.
Abbassai lo sguardo, era vero, sarei stata capace di fare la stessa cosa. – Chi ti dice che Naraku non ti ha mentito? E chi ti dice che Inuyasha non seguirà il mio odore fin qui? -.
Il demone sorrise. – Siamo entrati in una barriera, potrà anche cercarti per tutta la foresta, ma non si accorgerà mai dell’esistenza di questo luogo – disse. – E niente mi da la certezza che Naraku non mi abbia mentito, ma questa è la mia unica speranza -.
Il mondo mi crollò addosso, Inuyasha non sarebbe riuscito a trovarmi, mi ero fidata di suo fratello e avevo commesso un grandissimo sbaglio.
Sentii un ronzio provenire dal folto del bosco e la figura incapucciata arrivò, circondata dagli enormi insetti velenosi di Naraku.
Teneva per mano una bambina che portava un kimono dai colori sgargianti e che, non appena vide il volto del demone, sorrise felice e radiosa.
- Signor Sesshomaru! – gridò contenta.
Io la guardai, era solo una bambina ed era così indifesa. Come potevo non aiutarla? Quegli occhi scuri e pieni di vita erano gli occhi di chi è senza colpa, perché avrebbe dovuto pagare lei per la mia paura di morire?
Io non ero comunque umana e in ogni caso sarei tornata nella Sfera, non potevo permettere che morisse al posto mio.
Sesshomaru sembrò capire che non avevo cattive intenzioni e mi lasciò il braccio, spigendomi verso la figura incappucciata. – Ti ho portato ciò che volevi, ora consegnami la bambina -.
La figura portava una maschera bianca di porcellana, che le nascondeva il volto.
Nonostante capissi che il mio sacrificio era giusto, provai lo stesso ad alzare la barriera per proteggermi, forse più per istinto che per volontà.
Quella che sembrava una ragazza oltrepassò la barriera come se non ci fosse e non capii come fosse possibile, chi era veramente?
Il cappuccio le nascondeva gli occhi, ma mi sembrò di vederla sorridere.
Schioccò le dita non appena mi ebbe stretta saldamente per un braccio e fu l’Inferno.
Demoni che non avevamo visto sbucarono dal bosco e si lanciarono contro la piccola Rin, ma Sesshomaru fu veloce e le fece da scudo con il suo corpo.
Quel momento di distrazione le serviva per portarmi via, ma non mi sarei arresa ora che sapevo che Rin era quasi al sicuro.
La colpii al viso e la maschera cadde a terra.
A quel punto non sentii più le grida della bambina, non sentii più la spada di Sesshomaru che si faceva strada tra i demoni, ci fu solo il silenzio.
Quei capelli biondi e lunghi, quella faccia da bambina che ora era completamente cambiata.
Io conoscevo quella persona da quando ero nata.
Dalla mia bocca uscii solo un sussurro: - Callie -.




Aggiornamento super veloce ^^
Ho visto che 5 persone seguono la mia storia, grazie milleee *.*
A presto!

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Capitolo 12
*** Perdono ***


Rimasi impietrita a guardare il viso della mia compagna d’infanzia, che ormai non sembrava più neanche umana. Mi guardava come se fossi insignificante e aveva perso quel dolce sorriso che aveva sempre stampato sul viso.
Mi strinse il polso fino a farmi inginocchiare dal dolore. – Stai zitta -, la sua voce era un sibilo lugubre che mi mise una folle paura nel cuore.
Il mio sguardo vagava da lei alla piccola Rin, che fortunatamente era protetta da Sesshomaru. – Callie, ma cosa ci fai qui? -.
Strinse ancora il polso. – Cosa ti ho detto, Sammy? -.
La guardai sconvolta, ma cosa diavolo le era successo? Come era possibile che fosse arrivata fin qui? E perché si era alleata proprio con Naraku? Eppure le avevo spiegato chi era e cosa aveva fatto ai miei amici, e nonostante questo lei era diventata una dei suoi alleati.
- Rin, scappa! – gridò Sesshomaru, mentre continuava a distruggere demoni.
La bamina non sembrava voler lasciare il suo demone in quelle condizioni, ma eseguì il suo ordine senza discutere. I demoni cercarono di inseguire la bambina, ma Sesshomaru non li lasciò passare.
Callie, nel frattempo, cercava di trascinarmi via, ma io non accennavo a volermi muovere. Ora che Rin era in salvo non avrei ceduto al ricatto di Naraku. Speravo che la bambina trovasse Inuyasha, ma con quella barriera non sarebbe stato facile localizzarci di nuovo.
Quella che era la mia amica sembrava non essere intenzionata a lasciarmi andare, così presi una decisione veloce.
Nella cintola che portava c’erano due spade e ne estrassi una, costringendola a lasciarmi andare.
Era ovvio che non fossi brava con la spada, ma quello era l’unico metodo per fuggire.
Provai a correre nella direzione della foresta, ma un sacco di demoni mi si pararono davanti, facendomi cadere a terra. Dietro di me Callie cercava di nuovo di raggiungermi, questa volta con la sua spada sguainata.
Sesshomaru si mise davanti a me, proteggendomi dai demoni.
Mi alzai alla svelta e, senza neache rendermene conto, parai il colpo di Callie. Sapevo usare la spada e non ne avevo preso neanche una in mano!
Callie rise. – Come me hai mantenuto la memoria di certe tecniche – disse.
La guardai esterrefatta, mentre cercavo di parare i colpi e stupendomi di quanto fossi brava. – Cosa intendi? -.
Continuava a sorridermi in modo divertito e la cosa mi spaventava sempre di più. – Non sono solo due i frammenti che sono passati nella tua dimensione, erano tre Sammy -.
Bloccai un altro dei suo affondi, rimanendo con il mio sguardo puntato nel suo; lei era un’altra emanazione della Sfera, era un’altra persona che io avevo creato e che si sarebbe distrutta non appena avessi ripreso i frammenti.
Ora capivo perché entrambe sapevamo usare la spada con quella maestria, avevamo visto troppe battaglie per non imparare.
- Tu…tu sei un’emanazione? – chiesi esterrefatta.
Lei continuò a ridere. – Tra poco non lo sarò più! – disse ridendo. – E’ per questo che mi sono alleata con Naraku, lui non mi distruggerà, mi darà una nuova vita! E io non voglio morire -.
Mi spinse a terra e nel cadere lasciai andare anche la spada, che volò via, lontano da me. – Non ti fidare Callie, lui non manterrà mai la parola! – esclamai, rotolando verso Sesshomaru nel tentativo di parare uno dei suoi colpi.
Il demone, nel frattempo, continuava a combattere contro i mostri dell’esercito di Naraku e ne distruggeva uno dopo l’altro.
- Lui non mi tradirà, perché io gli servo, come gli servi tu -, la sua voce sembrava quasi folle. – E quando tutto sarà finito io potrò continuare a vivere! -.
Fu un secondo, sfilai una delle spade che Sesshomaru aveva e lo vidi sbiancare non appena lo feci e mi lanciai contro Callie per colpirla e ferirla.
- Non farlo! – gridò Sesshomaru.
Ormai l’avevo colpita e vidi la mia amica cadere a terra, il frammento che avevo visto sulla sua spalla stava volando via.
Ora si sarebbe dissolta e tutto sarebbe finito, anche lei sarebbe tornata nella Sfera.
Mi accasciai vicino a lei e la strinsi forte. – Scusa, scusami ti prego! – la supllicai. – Non posso permettere che Naraku ti sfrutti, mi dispiace, mi dispiace davvero -.
- Sciocca! – gridò Sesshomaru riprendendosi la spada. – Tenseiga non uccide! Riporta in vita, le hai appena dato quello che voleva! -.
Il mio sguardo era rivolto verso il demone e non mi accorsi del pugnale che si piantò sulla mia schiena.
Era vero, Callie non era morta nonostante avessi staccato il frammento, l’avevo resa viva per sempre.
Mi accasciai al suolo e vidi la ragazza rialzarsi in piedi con un ghigno trionfante sul viso. – Oh, credevo di doverla rubare a Sesshomaru con la forza, a quanto pare grazie a te ho preso due piccioni con una fava, grazie mille. Naraku aveva ragione, Tenseiga mi ha salvata dalla morte -.
Callie era distratta e non si accorse che il fratello di Inuyasha si era lanciato contro la barriera, distruggendola. Ora il mio mezzodemone sarebbe riuscito finalmente a trovarmi.
Mi sfilai il pugnale dalla schiena, non appena Inuyasha avesse sentito l’odore del mio sangue sarebbe diventato una furia.
Avevo rischiato di perdere Callie una volta, ma ora che c’era la possibilità che rimanesse con me e tornasse normale dovevo farla ragionare, prima che Inuyasha la uccidesse.
Mi alzai e mi parai davanti a lei. – Callie, ti prego ascoltami. Naraku ti sta usando, devi rendertene conto, puoi ancora salvarti -.
La ragazza fece roteare la sua katana tra le lunghe dita e continuò a sorridere. – Ma io sto bene nella parte della cattiva -, poi il suo sguardo si fissò nel mio. – Da quando mi hai creata ho dovuto pensare che sarei morta per te, che mi sarei sacrificata per te, dannazione l’intero mondo girava intorno a te! -, ora gridava. – Io non ho intenzione di proteggerti, non farò come quegli idioti dei tuoi finti genitori, io non ti salverò mai! -.
Più la sentivo parlare, più sentivo il dolore crescermi nel petto. Tutti si erano dovuti sacrificare per me e non era giusto, capivo quanto fosse ingiusto nei suoi confronti e sentivo quanto tutto questo l’avesse resa ansiosa e impaurita. Era la stessa paura che provavo io al pensiero di tornare nella Sfera, e lei l’aveva provata per tutta la vita.
Sentivo il sangue colarmi sulla schiena, eppure non mi sentivo debole, i poteri della Sfera mi avevano rafforzata.
- Callie, io non volevo farti questo – dissi. – Io non volevo… -.
- Sì che lo volevi! La mia creazione è stata una tua volontà, dannata! – gridò. – Appena il tuo spirito è scappato ha pensato egoisticamente solo a se stesso, senza pensare a come ci saremmo sentiti ad essere usati come protezione e poi dispersi per sempre! -.
Callie aveva ragione, ero stata io a desiderare tutto questo, ma non me lo ricordavo neanche. Sapevo che non l’avevo fatto con l’intento di fare del male, di questo ne ero certa, ma spesso le cose peggiori sono fatte con le migliori intenzioni.
La ragazza si avvicinò a me. – Ora verrai con me da Naraku, e affronterai il tuo destino! – sbraitò.
Quello che mi aveva detto mi aveva ferita a tal punto, che non mi importava più di nulla e mi sarei fatta portare dovunque volesse.
- Non la toccherai! -.
Quell’urlo mi riaccese una fiamma di speranza nel cuore, era Inuyasha, il mio Inuyasha. Era venuto a salvarmi.
Si parò davanti a me, proteggendomi da Callie. – Non la toccare, maledetta! Lei non è ciò che dici -.
Alzai lo sguardo verso di lui, che, con il suo sguardo di fuoco, sembrava voler incenerire Callie. – Lei ha cercato di scappare da questo mondo di guerre perché per tutta la vita è stata sfruttata da tutti, e non ne poteva più di guerre, di massacri e di omicidi. Così facendo non ha salvato solo se stessa, ma ha cercato di donare la pace anche a tutti noi; tu sei nata per sua volontà, ma sei stata fortunata! Hai potuto godere della vita e senza di lei non avresti mai potuto farlo! -.
Le parole di Inuyasha mi scaldavano il cuore e mi facevano pensare che, dopotutto, non ero stata malvagia, perché dentro al mio cuore sapevo di aver agito per il meglio, ma non solo per me, anche per il resto del mondo.
Erano pochi i ricordi della mia vita passata, ma sapevo che il mio gesto non era stato egoistico, sapevo di essere la causa della morte di molti demoni ed esseri umani e non volevo più essere sfruttata per scopi malvagi, era solo per questo che ero fuggita.
Naraku aveva manipolato il pensiero di Callie e attraverso quello, cercava di farmi credere di meritare la morte e quindi il ritorno nella Sfera.
Sango e Miroku andarono ad aiutare Sesshomaru, ma i demoni stavano fuggendo.
Callie rise e mi guardò, prima di sparire in una nube di fumo, coperta dagli insetti velenosi. – Ci rivedremo Sammy, e sappi che adesso che sono viva, non potrai più fermarmi -.
Inuyasha cercò di inseguirla, ma sembrava completamente sparita. A quel punto, la sua furia si riversò su Sesshomaru, che stava in disparte a guardarci.
- Dannato bastardo! – gridò.
Il frattello evitava i colpi del mio mezzodemone e io cercai di fermarli. – Inuyasha no! Fermati! -.
Lui non mi ascoltava, continuava a cercare di uccidere il fratello senza darmi ascolto. – Non lo perdonerò mai per averti quasi uccisa, mai! -.
Non potevo più sopportare di vederli combattere, così mi parai davanti a Sesshomaru e creai la barriera, lasciando Inuyasha senza parole.
Anche il demone sembrò sorpreso di quella mia reazione.
- Avrebbe potuto abbandonarmi, ma è rimasto – dissi, sperando che Inuyasha capisse le mie parole. – Quando i demoni hanno attaccato, avrebbe potuto portare via Rin e abbandonarmi qui, ma è rimasto con me e ha distrutto la barriera, così tu sei riuscito a trovarmi -.
Sesshomaru non aveva detto nulla, ma sapevo che era rimasto perché sapeva che se mi avesse lasciata sola, non sarei riuscita a sconfiggere tutti quei demoni e Callie, così aveva fatto scappare Rin ed era rimasto con me fino a quando non era arrivato Inuyasha.
Il demone mi guardava come se fossi la cosa più impossibile che avesse mai visto. Forse non si aspettava il mio perdono, ma ero stufa di tutto quell’odio che il mio ritorno in questo mondo aveva creato, non volevo che un errore fatto solo per amore creasse maggiori sofferenze.
Inuyasha abbassò Tessaiga. – Ma ti ha comunque portata qui e hai rischiato di morire! -.
Abbassai la barriera a mia volta, andandogli incontro. – Io sono qui, sono viva. Ricorda che chi perdona è più forte di chi odia, e io so che tu sei il più forte -, forse avevo toccato il tasto giusto, l’orgoglio di Inuyasha era grande quanto il Giappone e forse così lo avrei calmato.
Infilò Tessaiga nel fodero e guardò con sguardo arrogante il fratello. – Devi la tua salvezza solo a lei, ma non farti mai più rivedere, hai capito? -.
Sesshomaru rimasi impassibile, fino a quando non si voltò verso di me con un sorriso. – Grazie -.
Svanì nel nulla.
Sapevo che non sarebbe tornato per farci del male, aveva ottenuto la sua Rin e ora era felice, anzi, forse gli avevo insegnato ad essere una persona migliore.
Sorrisi felice di essere stata capace di perdonarlo, ma il mio cuore era preoccupato. Callie era una mia emanazione ed era furiosa. Aveva portato via con sé il suo frammento e non sapevo quando avrebbe attaccato di nuovo. Ora capivo come mai Naraku sapesse chi fossi io, e questo ci dava davvero sempre meno tempo per distruggere la Sfera.

Durante la notte trovai Inuyasha che mi medicava con attenzione la ferita sulla spalla, mentre io stavo dormendo.
Non appena capì che ero sveglia rizzò le orecchie. – Scusa, non volevo svegliarti -.
Era da quando eravamo arrivati che non mi parlava e sentirlo di nuovo mi riempii il cuore di gioia.
Mi voltai ad abbracciarlo, non volevo lasciarlo andare. – Ti prego perdonami, ti prego -.
- Io non sono arrabbiato, ho paura – sussurrò e mi allontanai per guardarlo negli occhi. – Quando non ti trovavo mi sono sentito perso e ho veramente avuto paura di non poterti mai più stringere tra le mie braccia o di non averti mai più solo per me, mi sentivo impazzire e quando ho sentito l’odore del tuo sangue ho sentito il mio cuore andare in pezzi…perché ti amo, ti amo davvero Sam -.
Mentre parlava piangevo. L’avevo fatto preoccupare di nuovo con il mio comportamento, nonostante avessi cercato di agire per il meglio. Non era arrabbiato con me o con Sesshomaru, era arrabbiato con se stesso per non avermi protetta.
Lo baciai fino a perdere il fiato. – Ti amo Inuyasha, ti amo con tutto il cuore e ti amerò per sempre – sussurrai. - Non mi perderai mai, perché il mio cuore ti apparterrà per sempre, sei il mio unico amore -.
- Non è vero che non ti perderò mai, un giorno potrei perderti a causa di tutto questo – mi disse, stringendomi forte. – Vorrei poterti portare via e proteggerti da qualsiasi cosa amore mio -.
Lo costrinsi a guardarmi. – Non dire così, se mi succederà qualcosa non sarà mai colpa tua. Ora smettila di farti del  male hai capito? Finchè possiamo godiamoci questi momenti, ti prego -.
Il suo sguardo cambiò in un istante, tornando sereno. – Hai ragione, finchè posso voglio godermi ogni singolo secondo del tempo insieme, finchè potrò non ti lascerò andare via -.
Sorrisi prendendolo in giro. – Bravo cucciolo! -.
- Ehi non trattarmi come un cane – disse ridendo e cominciando a farmi il solletico.
Era stato tutto così veloce che non mi ero neanche resa conto che Inuyasha mi aveva detto che mi amava e quel pensiero mi fece volare il cuore, alleggerendolo per una notte da tutte le sue preoccupazioni.

 

Salve, salve!
Ho aggiornato perché volevo vedere come avreste reagito alla notizia di Callie XD
Lo so che è corto, ma l’ho fatto solo per non far diventare troppo lungo il prossimo.
Ringrazio di cuore tutti quelli che leggono e recensiscono la mia storia.
A presto :*

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Capitolo 13
*** Izuko ***


Il mattino dopo ci dirigemmo velocemente verso la grotta del vecchio fabbro, sperando che avesse completato quello che ci serviva.
Adesso che aveva rischiato di perdermi due volte in poco tempo, Inuyasha aveva deciso di trasportarmi in ogni luogo e continuava a tenermi stretta, mentre ero sulla sua schiena.
Ero felice di tutte quelle attenzioni e mi beai della sensazione di stargli così vicina.
Sango e Miroku non dicevano nulla, ma io ero sicura che si fossero detti quello che provavano e non vedevo l’ora di chiederlo a Sango.
Inuyasha notò che ero incuriosita dal loro comportamento e mi guardò perplesso. – Cosa stai fissando? -.
Il mio mezzodemeno sembrava essersi innervosito, forse perché pensava che le mie attenzioni fossero rivolte solo a Miroku. – Oh no, ma cosa stai pensando?! – esclamai. – Stavo solo cercando di capire se Miroku e Sango avessero parlato -.
Il suo sguardo diventò ancora più curioso. – Parlato di cosa? -.
Rimasi di sasso. – Viaggi con loro da più tempo di me e non ti sei mai accorto del fatto che si piacessero? -.
- Secondo te si piacciono? – domandò.
- Ma è possibile che tu non capisca niente?! Mi stupisco che tu abbia capito ciò che provavo nei tuoi confronti! – esclamai.
Inuyasha si fermò e mi mise a terra, dato che ormai eravamo arrivati. – Beh, io l’ho capito solo perché mi hai baciato…se no non lo avrei mai sospettato -.
Rimasi in silenzio a fissarlo. – Vuoi dire che se non lo avessi fatto non ti saresti accorto mai di niente? -.
- No -.
Per poco non mi cedettero le gambe dallo stupore. Lo aveva notato anche Shippo e lui non ci sarebbe mai arrivato? Non sapevo se offendermi o no.
Mi infilai dentro la grotta e trovai Shippo che immergeva quello che mi sembrava un pugnale dentro una tinozza di acqua fredda, mentre il vecchio Totosai si asciugava il sudore dalla fronte.
Inuyasha, nel frattempo, mi inseguiva. – Aspetta, ho detto qualcosa di sbagliato? Volevo solo dire che se non fossi stata così intraprendente non lo avrei capito, perché sarei stato preso a pensare alla Sfera, ma sono felice che tu lo abbia fatto -.
- Inuyasha a cuccia! – gridai.
Shippo si spaventò a causa del mio urlo, facendo cadere a terra il pugnale.
- Piano! Non possiamo rischiare di romperlo! – esclamò il fabbro, prendendo il pugnale ormai fredo.
Inuyasha cercava di rialzarsi per scusarsi, ma io non lo guardavo neanche e mi avvicinai al pugnale per capire a cosa ci sarebbe potuto servire.
Shippo si mise in braccio a me. – E’ qua da due secondi e già ti ha fatto arrabbiare Samantha-chan? – chiese.
Annuii. – Sì, è un bene che sia così sincero, ma ogni tanto potrebbe anche evitare -.
- Guarda che io sono ancora qui – sbuffò il mezzodemone.
Lo guardai ironicamente. – Lo so -.
- Invece che discutere prendete questo pugnale oppure no? – chiese Totosai, cosegnandomelo.
Non appena lo toccai mi sentii quasi scorrere una corrente elettrica tra le dita. Feci scorrere il pugnale tra le dita e mi resi conto che la lama era colma di quel cristallo bianco che mi aveva fatta stare così male.
Sango si avvicinò per vederlo e glielo consegnai, anche perché non riuscivo a tenerlo per troppo tempo tra le mani.
La ragazza lo prese e se lo rigirò tra le mani. – E quindi con questo potremmo distruggere per sempre la Sfera? – chiese.
Totosai annuì. – Si dice che la Sfera sia indistruttibile, ma non potrà certo resistere a questo -.
Sfilai dalla mia spalla i frammenti uniti e li misi a terra, suscitando lo stupore di Totosai. – Quanti frammenti, eppure il tuo aspetto non sembra mutare come succede ad altri esseri umani -.
Avrei voluto rispondergli che era perché io non ero umana, ma lasciai perdere. – E’ una lunga storia – risposi solamente.
Se avessimo distrutto almeno quella parte di Sfera, avremmo potuto evitare che Naraku si imposessasse di tutti i frammenti .
Io non avevo il coraggio di distruggerli per prima, così avevamo dato il pugnale al più impulsivo di noi; Inuyasha.
Appoggiammo i frammenti a terra e cosegnammo il pugnale al mezzodemone.
Eravamo tutti in cerchi, che osservavamo i frammenti che sembravano risplendere sempre di più. Cominciavo a sentirmi nervosa, cosa sarebbe potuto succedermi?
Inuyasha mi guardò, come a cercare una motivazione per non compiere quel gesto, ma io cercai di mostrarmi tranquilla, se i frammenti fossero andati distrutti sarei anche potuta non sopravvivere, ma avrei salvato la vita di innumerevoli persone.
Guardai la mano di Inuyasha scendere verso i frammenti mentre impugnava l’arma, fino a quando non arrivò vicinissimo alla Sfera.
Una luce accecò tutti i presenti, catapultandoci contro i muri della caverna.
In quel momento mi mancò l’aria e mi sembrò che tutte le mie energie mi fossero state portate via.
Cercai di prendere fiato, ma mi sembrava impossibile. I frammenti della Sfera continuavano a brillare, come se avessero paura, mentre i miei muscoli sembravano non rispondermi più.
Non appena la luce si fu spenta, Shippo provò a scuotermi per aiutarmi. – Samantha, stai bene? -.
Provai ad annuire, ma più cercavo di muovermi più provavo dolore.
Totosai mi si avvicinò e mi scrutò attentamente. – Tu fai parte della Sfera stessa – disse.
Io lo guardai ad occhi sgranati, come faceva a capirlo.
Inuyasha e gli altri nel frattempo cominciarono a rialzarsi e mi si avvicinarono.
Totosai li allontanò - Lasciatela respirare e tenetele lontano quel pugnale – disse serio. – Dovevate dirmi chi era, vi avrei impedito di commettere una simile sciocchezza -.
Miroku lo guardò perplesso. – Di cosa state parlando? -.
- Del fatto che se distruggete i frammenti, anche lei morirà -.
Non furono le parole di Totosai a farmi del male, ma lo sguardo disperato di Inuyasha, poiché era stato proprio lui ad alzare il pugnale verso i frammenti. Cercavo di alzarmi per rassicurarlo, ma lui lasciò cadere il pugnale e si diresse all’esterno della caverna.
Avrei voluto seguirlo e rassicurarlo, ma il mio corpo me lo stava impedendo con tutte le forze.
Sango mi costrinse a rimanere ferma. – Samantha-chan non puoi muoverti, rimani qui. Tornerà presto, lo conosci -.
Quelle parole non mi consolavano per niente. Se avessi potuta sarei corsa da lui a vedere come stava, perché ero davvero preoccupata per lui, ora aveva perso per sempre la speranza di tirarmi fuori dalla Sfera.
- Come mai il pugnale non ha funzionato? – chiese Shippo perplesso.
Tutti ci voltammo verso Totosai, sperando di trovare una risposta esaudiente a quello che mi aveva detto. – Non ne ho idea -.
Rimanemmo tutti a bocca aperta, senza riuscire a balbettare una parola.
- Allora perché hai detto che avrebbe sicuramente funzionato?! – sbraitammo tutti quanti.
- Perchè ero davvero convinto che ci saremmo riusciti, non ho davvero idea di come esso possa essere distrutto allora – rispose il vecchio fabbro come se niente fosse. – Non ero neanche sicuro che ci fossero ancora cristalli bianchi, quindi è andata bene almeno per metà del lavoro -.
Il bastone di Miroku volò sulla testa del vecchio fabbro, seguito dall’hiraikotsu di Sango e, se ne avessi avuto la possibilità, lo avrei preso a schiaffi anche io.
Shippo mi riportò la parte della Sfera e io la riposizionai sulla mia spalla, così mi sentii subito un po’ meglio e recuperai un po’ di forze.
Ci volle la pazienza di Sango per riuscire a tenermi buona a riposo, perché io volevo correre dal mio Inuyasha.
Durante la notte Sango, Miroku e Shippo lo andarono a cercare, mentre io fui costretta a rimanere ancora ferma. Quel dannato colpo mi aveva davvero messa ko.
Mi misi seduta, mentre il vecchio Totosai animava il fuoco nella caverna.
Ero frustrata, avrei voluto avere più risposte e soprattutto avrei voluto trovare qualcuno che potesse insegnarmi come usare meglio i miei poteri, anche perché sapevo che ero che Naraku conosceva la mia vera identità, sarebbe stato necessario imparare a sfruttare al meglio le mie doti.
Mi voltai verso Totosai e gli feci la fatidica domanda. – Totosai, conoscete qualcuno che possa insegnarmi a controllare i quattro elementi? – domandai.
Il vecchio fabbro mi guardò esterrefatto. – Ragazzina, nessuno ha un tale potere da poter controllare i quattro elementi, è una cosa impossibile -.
- Non per me – risposi secca. – Credo che abbia già capito chi sono, quindi non facciamo tanti giri di parole, c’è qualcuno che può aiutarmi? -.
Totosai si grattò la fronte pensieroso. – Beh, c’è una vecchia strega che potrebbe insegnarti come usare i poteri al meglio, non conosce esattamente come esercitare il controllo sui quattro elementi, ma può insegnarti ad accrescere i tuoi poteri – rispose.
Mi avvicinai a lui con le poche forze che avevo. – Come si chiama e dove si trova? -.
- Si chiama Izuko, vive oltre le montagne a nord da qui – rispose.
Cominciai a pensare che dovevo per forza dirigermi da quella Izuko per farmi insegnare ad usare i miei poteri, dovevo imparare a proteggermi al meglio, dato che l’opzione di distruggere la Sfera si era dissolta. Ora l’unica speranza che avevamo era distruggere Naraku e recuperare i frammenti rimanenti, in modo tale che potessi custodirli io per sempre.
Totosai mi guardò stranito, mentre mi alzavo. – Cosa hai intenzione di fare? – chiese.
Lo guardai seria. – Devo partire al più presto e trovare la strega Izuko -.
- Fai attenzione, la strada è lunga e pericolosa, sulle montagne potresti incontrare altri demoni ragno – mi disse.
Alzai le spalle. – Li ho già distrutti una volta, posso farcela ancora -.
Salutai il fabbro dopo che mi ebbe consegnato una delle tanto katane che aveva nella grotta. Era leggera e facile da maneggiare, sicuramente adatta alla mia corporatura.
Quando uscii era già notte e gli altri stavano tornando dalla ricerca di Inuyasha senza grande successo, dato che lui non era con loro.
Mi avvicinai ai miei amici con un sorriso spento, dato che sapevo che la notizia che gli stavo per dare non gli sarebbe mai piaciuta.
-  Samantha-chan, non siamo riusciti a trovare Inuyasha, ma sicuramente entro domani mattina sarà di ritorno – disse Sango, squadrandomi. – Ma dove pensate di andare? -.
Abbassai lo sguardo. – Parto per andare dalla strega Izuko – risposi.
Tutti mi guardarono perplessi. – Va bene, volete partire adesso? Scoviamo Inuyasha e partiamo subito – disse Miroku.
Mi piangeva il cuore a dirgli quelle parole, ma dovevo. – Partirò da sola questa volta -.
Sango mi prese per le spalle costringendomi a guardarla. – Ma sei completamente impazzita?! Non puoi andare da sola -.
- Anche perché se Inuyasha sapesse che ti abbiamo fatto partire senza protezione ci ucciderà tutti – mormorò Shippo disperato.
Io sapevo che quel viaggio avrei dovuto affrontarlo da sola, dovevo imparare ad usare i miei poteri e la preoccupazione di Inuyasha e degli altri mi avrebbe solo distratta, dovevo andare da sola per imparare al meglio e tornare più forte di quanto Naraku potesse aspettarsi.
Lo spiegai a tutti gli altri e alla fine acconsentirono a  lasciarmi partire, promettendomi che non avrebbero detto ad Inuyasha il luogo in cui ero.
Sango mi abbracciò forte, facendomi promettere di fare attenzione e mi consegnò un unguento che avrebbe nascosto il mio odore, almeno Inuyasha non sarebbe riuscito a seguirmi. Mi disse anche che Kirara mi avrebbe accompagnata fin dove avessi ritenuto opportuno.
Miroku mi diede una pacca sulla spalla, mentre cercava di abbozzare un sorriso. Shippo era quello più triste, così lo strinsi forte tra le braccia. – Stai tranquillo, tornerò presto. E se Inuyasha ti da fastidio, digli che non appena torno me lo verrai a dire così potrò dargli una lezione – disse scherzando e cercando di frenare i lacrimoni del piccolo.
Misi a terra il piccolo demone e li guardai, mentre salivo in groppa a Kirara. – Dite ad Inuyasha che… - mi bloccai. – Che starò bene, e che tornerò presto da lui -.
Avrei anche voluto dirgli di riferirgli che lo amavo, ma dire di nuovo quelle parole avrebbe potuto fermarmi. Era anche per quello che non avevo voluto aspettare il ritorno di Inuyasha per partire, non mi avrebbe mai permesso di andare via.
Kirara partì e io potei finalmente lasciar scorrere le lacrime sulle mie guance.
Avrei voluto che lui fosse con me a darmi forza, ma sapevo che non sarei mai riuscita a concentrarmi vedendo il suo sguardo distrutto.
Oggi, quando aveva rischiato di essere proprio lui ad uccidermi, avevo visto il suo volto diventare una maschera di dolore e avrei visto quello sguardo ogni giorno. Avrei voluto poterlo consolare, ma non avevamo tempo. Naraku non avrebbe aspettato molto per venirmi a prendere e completare la Sfera.
Mi mancava già immensamente, ma ora non potevo più tornare indietro. Toccai il segno dietro al mio collo e cercai di calmarmi.
Inuyasha avrebbe capito, certo sarebbe stato una furia, ma avrebbe capito che lo facevo per il bene di tutti quanti.
Volevo tornare per poter sconfiggere quel mostro e poter passare il resto della mia vita come sua donna.
Mi sentivo male, perché non ero riuscita a dirgli che lo facevo per tutti noi, per garantirci un futuro migliore, dove magari sarei potuta esserci anche io. Non volevo che si sentisse responsabile per quello che stava succedendo, perché lui non aveva colpa di nulla, ero io che dovevo scoprire quale era la mia strada e il modo giusto per sconfiggere quel mostro, perché tutto era cominciato per causa mia.
Quando fu l’alba mi feci lasciare da Kirara oltre le montagne e ripresi il mio cammino a piedi, inoltrandomi nella foresta.
Totosai aveva detto che l’avrei trovata nei pressi del lago e che sarebbe stato impossibile non riconoscerla. Non capivo cosa intendesse con quella frase, ma sperai che il mio istinto mi guidasse nella direzione giusta.
Il sole era sorto da ormai molto tempo e sapevo che a quest’ora Inuyasha stava sicuramente impazzendo nel tentativo di trovare il mio odore senza successo.
Al tramonto trovai finalmente il lago e mi misi a cercare nella boscaglia circostante un indizio che potesse condurmi dalla strega, ma non trovai nulla. Il lago rifletteva gli ultimi raggi del sole illuminando tutta la radura, ma della donna nemmeno una traccia.
- Izuko! – cominciai a gridare il suo nome in riva al lago, sperando che succedesse qualcosa, ma non vidi nessuno.
Cominciai a prendere a calci i sassi vicino al lago, ero davvero furiosa. Non avevo trovato nulla, quel Totosai mi aveva mentito.
Stavo per tornare indietro delusa e afflitta, ma sentii una voce chiamarmi.
- Sono Izuko, la strega del lago, chi mi sta cercando? – domandò una voce femminile alle sue spalle.
Mi voltai e capii perché Totosai aveva detto che l’avrei riconosciuta subito.
La donna era una figura evanescente e bellissima, diversa dalla streghe delle fiabe, ma il suo sguardo era glaciale quasi quanto quello di Sesshomaru.
La guardai a bocca spalancata, poi riuscii a parlare. – Sono Samantha, sono  qui per imparare ad accrescere i miei poteri, il fabbro Totosai ha detto che tu potevi aiutarmi -.
La donna prese consistenza e si avvicinò a me osservandomi. – Non sei un demone e non sei umana, cosa sei? – mi chiese, prendomi il viso con una mano e squadrandomi attentamente.
Mi allontanai. – Mi serve solo sapere se mi aiuterai -.
Lo sguardo di Izuko diventò glaciale. – Non ho interesse per il potere e la vita terrena, quello che voglio è vivere in pace, come lo vuoi tu, Shikon no Tama -.
Sbiancai, lei sapeva chi ero. – Come…come fai a saperlo? -.
La donna sorrise. – La tua energia è identica a quella della Sfera e l’unica spiegazione è che tu sia parte di essa -.
Non sapevo più se fosse stata una buona idea andare da quella donna che mi metteva così paura, così cominciai ad indietreggiare.
- Non avere paura, non provo alcun interesse nel farti del male, ma devi dirmi cosa intendi fare con i poteri che ti insegnerò a controllare – disse.
La guardai fissa negli occhi. – Voglio sconfiggere Naraku – risposi.
A quelle parole gli occhi della donna persero freddezza. – Naraku? Quel bastardo… - mormorò, mentre stringeva i pugni fino a far diventare le nocche bianche. – E’ colpa sua se sono costretta a vivere ancora sulla terra e se il mio spirito non riesce a raggiungere il regno dei morti -.
La guardai incuriosita. – Perché è successo tutto questo? -.
- Mi sono rifiutata di indicargli come utilizzare al meglio la Sfera e infine l’ho distrutta, perché ho sentito il pianto del tuo spirito da dentro di essa -.
Rimasi scioccata, ero sicura che la freccia fosse stata distrutta da una sacerdotessa, ma la forza spirituale che avevo avvertito doveva essere sua, era per quello che ero riuscita a liberarmi.
- Così Naraku mi ha uccisa e maledetta, in modo che il mio spirito non possa lasciare questa terra, fino a quando non morirà. Ero una sacerdotessa e adesso, a causa del mio aspetto, devo vivere sotto il nome di strega -.
Improvvisamente mi ricordai del suo viso e mi ricordai di tutto quello che aveva detto. Naraku aveva già un tempo ritrovato la Sfera, ma era stato grazie ad Izuko che essa era andata distrutta e io ero stata liberata
Vedevo la rabbia della donna crescere nei suoi occhi, e anche questa volta sentii i sensi di colpa invadermi. Un’altra vita che era andata distrutta per causa mia.
- Mi dispiace – mormorai.
La donna mi guardò seria. – Non sei tu che ti devi scusare, la colpa è solo di Naraku -, mi appoggiò una mano sulla spalla. – Ti aiuterò Shikon no Tama, come ho già fatto in passato. Ma voglio un pagamento -.
- Io non soldi – mormorai.
La donna sorrise. – Io non voglio soldi, voglio la morte di Naraku, così potrò essere libera. Questo è l’unico pagamento che accetterò -.
La guardai fissa negli occhi. – Va bene, non mi arrenderò fino a quando non lo avrò ucciso e tu sarai libera -, glielo dovevo, dopotutto era grazie a lei che ero stata liberata.
- Durante questo allenamento non ti sarà permesso di uscire dalla barriera che nasconde la tua presenza per non correre pericoli, non potrai vedere nessuno fino alla fine e l’allenamento potrebbe durare parecchio tempo, sei disposta ad accettarlo? -.
Pensai ad Inuyasha, al pensiero di lasciarlo solo per un tempo così lungo. Pensai all’angoscia che avrei potuto provocargli, ma sapevo che quella era l’unica soluzione per sconfiggere Naraku e per vivere con lui per sempre. Così presi la decisione.
- Sì, lo accetto -.





Ciao, ciao!
Eh già, Sam ha abbandonato il gruppo.
Ma come la prenderà Inuyasha? E Sam riuscirà ad imparare a controllare i suoi poteri?
A presto :*

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Capitolo 14
*** Lontani ***


Izuko mi fece cenno di seguirla in acqua e io la guardai perplessa. La donna si fermò quando aveva il busto ormai immerso nell’acqua.
- Tranquilla, non pretendo ancora che tu possa respirare sott’acqua, ma puoi spostare l’acqua del lago – disse con un sorriso.
La guardai ad occhi sgranati, forse Izuko non era la persona adatta per farmi insegnare a controllare le mie doti. – Ma io non ne sono capace – mormorai.
- Continuando così non imparerai mai – mi rimproverò. – Concentrati e fallo -.
Sospirai e guardai il lago. Non ero in pericolo e non dovevo proteggere qualcuno, non riuscivo a sfruttare al meglio i poteri che avevo. Rimasi ferma sulla sponda per almeno mezz’ora e alla fine rinunciai, ormai esausta.
- Affidi il controllo dei tuoi poteri alle emozioni – disse Izuko. – Questo mi serviva a dimostrarti quanto lavoro ci sia da fare -.
Mi aiutò ad alzarmi e mi guidò ad una barca di legno nascosta dietro le rocce. Toccò a me remare fino al centro del lago, dove non vedevo assolutamente nulla.
Izuko abbassò la fronte e pronunciò alcune parole che non riuscii a capire. Alla fine di quella che sembrava una formula magica, davanti a me apparve un’isola proprio al centro del lago. Doveva essere protetta da una barriera, così da impedirne la vista. Ecco perché Izuko diceva che non sarei potuta uscire.
Continuai a remare verso l’isola e vidi la barriera chiudersi dietro di noi. Mi resi conto che noi potevamo vedere l’esterno, ma gli altri non potevano vedere noi.
Scendemmo dalla piccola barca e mi fece strada fino ad una capanna, lei probabilmente viveva lì.
Mi guardò e mi fece cenno di sedermi all’interno con lei. – Per usare al meglio i tuoi poteri, non devi affidarti solo alla paura e all’odio, ma anche a emozioni che producono sensazioni positive – mi spiegò, mentre versava del thè. – Per questo dovrai sottoporti ad un periodo di meditazione, così da scoprire meglio la tua interiorità -.
- Cosa intende? – domandai, mentre soffiavo sulla bevanda per raffreddarla.
La donna appoggiò la teira. – Ora sei spaventata, ti trovi in un luogo che non conosci e ben poco ricordi di ciò che eri prima. Ricordi la sensazione di terrore e angoscia che provavi quando eri chiusa nella Sfera ed è per questo che quelle sensazioni risvegliano i tuoi poteri; per questo ti scusi per azioni che non sono state commesse da te -, probabilmente si riferiva alle scuse che le avevo fatto prima. – Ricordi solo il male, io ti aiuterò a ricordare il bene, a rievocare altre emozioni che possono risvegliare i tuoi poteri -.
Mi resi conto che effettivamente aveva ragione, io mi affidavo alla paura e all’angoscia per sfruttare i miei poteri, quando ero tranquilla non erano mai venuti allo scoperto. La prima volta che avevo creato la barriera, infatti, era stata la prima notte in cui avevo incontrato Naraku.
Sorseggiai il thè e poi la guardai fissa negli occhi. – Devo imparare il prima possibile -.
La donna si alzò e cominciò ad accendere degli incensi. – L’allenamento sta già cominciando – sussurrò. – In quel thè c’erano delle erbe che ti faranno cadere in uno stato di trance, in modo che tu possa esplorare al meglio il tuo inconscio, quando ti sveglierai potremmo cominciare i veri esercizi -.
Cominciavo a sentirmi stordita e mi resi conto che lei non aveva bevuto. Ero spaventata, ma lei mi guardò cercando di rassicurarmi. – Non ti farò del male, non ne avrei motivo -.
Cercai di rilassarmi e respirai profondamente.
Il buio cominciava ad avvolgermi e ora potevo cominciare il viaggio dentro me stessa.

Nel frattempo Inuyasha…

Ero furioso, quella stupida mi aveva lasciato indietro e quei tre l’avevano aiutata a scappare senza dirmi niente. Ero arrabbiato soprattutto con Sango, che le aveva dato quell’intruglio per nascondere il suo odore.
Ero così arrabbiato che mi ero rifiutato di andare con loro a cercare gli ultimi frammenti.
Continuavo a pensare al momento in cui avevo rischiato di uccidere Sam, la mia Sam.
Una barriera aveva respinto il pugnale e fortunatamente la Sfera si era protetta, solo per questo si era salvata. Non volevo pensare a cosa sarebbe potuto succedere se non si fosse creata quella barriera; avrei perso Sam per sempre.
Guardai l’unica cosa che aveva lasciato, il suo maglione.
Non sapevo se lo avesse fatto apposta per farmi ricordare di lei o solo perché era un’inguaribile smemorata.
Colpii con un pugno l’albero che mi stava accanto. Quella scema non mi aveva neanche salutato, era soltanto partita. Avevo passato quattro giorni a cercarla e non l’avevo trovata, il suo odore era sparito.
Ora mi trovavo oltre le montagne, non volevo stare con Sango, Miroku e Shippo; ritenevo anche loro responsabili di averla lasciata andare. Dovevano fermarla, in modo che potessi accompagnarla.
Ora non sapevo neanche se fosse viva o morta, o peggio, se Naraku l’avesse catturata. Era andata via per accrescere i suoi poteri, ma dove? Perché non potevo andare con lei?
Provavo una preoccupazione folle nei suoi confronti ed era passata solo una settimana dalla sua partenza.
Non appena l’avessi vista le avrei gridato contro tutto quello che pensavo, poco importava se in realtà per prima cosa avrei voluta abbracciarla più forte che potevo, non avrei ceduto ai suoi occhi scuri e dolci.
Avrei fatto qualsiasi cosa per sentirmi mandare a cuccia ancora una volta da lei.
Era stato così fortuito il nostro incontro e all’inizio proprio non la sopportavo, ma poi avevo scoperto quanto potesse essere forte e piena di vita, con quel sorriso che mi apriva il cuore ogni volta che lo vedevo. Mi aveva insegnato che alla fine non c’era nulla di male a dare fiducia, tanto che avevo deciso di raccontarle di Kykio.
Decisi che sarei tornato al villaggio della vecchia Kaede, magari era già tornata indietro e io non lo sapevo. Anzi, forse ci tornavo perché non volevo stare solo e tornare da Miroku e gli altri mi avrebbe fatto bene, anche se ero ancora molto arrabbiato con loro.
Stavo per partire, quando improvvisamente mi arrivò quell’odore che conoscevo fin troppo bene. Il leggero odore di pesca che proveniva dalla sua pelle e che solo io riuscivo ad avvertire.
Corsi come non avevo mai corso in vita mia e mi ritrovai vicino ad un lago, ma lei non c’era.
Setacciai tutta la zona, ma non la trovai. L’odore era lieve, ma io riuscivo a percepirlo.
Sentirlo di nuovo mi diede speranza, se era passata di lì forse stava tornando a casa e l’avrei ritrovata ad aspettarmi con quel sorriso ironico che aveva sempre quando mi vedeva.
Purtroppo la scia del suo odore svaniva lì, ma averlo sentito mi aveva reso più tranquillo.
Stava bene, era ancora viva. E speravo che presto sarebbe tornata da me.

Quando riaprii gli occhi mi sembrò di essermi risvegliata da un lunghissimo sonno. La mente era ancora un po’ stanca, ma il corpo era completamente rinvigorito.
Mi guardai intorno e trovai Izuko intenta a prepararmi qualcosa da mangiare.
Quando mi tirai a sedere sentii la testa girarmi vorticosamente e fui costretta ad appoggiarmi con la schiena alla parete.
La donna mi si avvicinò. – Hai dormito per quattro giorni, non mi aspettavo che ti ci volesse così tanto per calmare il tuo spirito – disse, mentre mi portava il cibo. – E’ normale che tu sia stanca -.
Ero stupita di aver dormito per tutto quel tempo, mi sembrava di essermi addormentata solo pochi secondi prima.
Izuko però aveva ragione, quella trance mi aveva calmata. Mi sembrava di essere tornata a qualche mese prima, quando i pensieri che mi preoccupavano erano così pochi che ero sempre serena e sorridente. Mi alzai in piedi, rinvigorita dal cibo che la donna mi aveva servito e andai fuori a godermi un po’ di sole.
Quando guardai fuori, quasi persi la calma che avevo riacquistato.
Su una delle sponde del lago c’era Inuyasha che annusava l’aria. Mi aveva trovata, era riuscito a sentire il mio odore.
Fortunatamente non si era accorto della barriera che nascondeva l’isola e alla fine era andato via.
Vederlo mi aveva fatto male, ma allo stesso tempo mi aveva resa felice. Durante quella trance Inuyasha era stato sempre nei miei pensieri ed era tra le uniche cose che ricordavo. Ora sentivo una strana pace dentro di me, Izuko aveva proprio ragione, ripulire il mio spirito tormentato era stata la cosa migliore di tutte.
La donna uscì dalla capanna e mi guardò. – Sei pronta? – mi chiese.
- Per cosa? -.
Lei sorrise. – Beh, comincia l’allenamento – disse, invitandomi a sedermi vicino a lei.
Le obbedii e mi sistemai accanto a lei, con lo sguardo rivolto verso il lago.
- Adesso vediamo se sei in grade di aprire le acque –, la guardai spaventata, non sapevo se ne sarei stata capace. – Congiungi le mani e concentrati, più di così non posso aiutarti -.
Feci come mi aveva detto, così chiusi gli occhi e mi concentrai.
Sentivo qualcosa smuoversi dentro di me, mi sembrava di poter avvertire ogni increspatura dell’acqua, ogni movimento dei pesci dentro di essa.
Era una strana sensazione e fu a quel punto che lo sentii. Il potere che confluiva dentro di me, la possibilità di governare l’intero lago.
Allargai le mani, forse con troppa forza. L’acqua si allargò a tal punto che allagai gran parte della foresta e quando me ne accorsi lasciai andare tutto, riuscendo a far tornare l’intero lago al suo posto.
Izuko mi guardò divertita. – Beh, già meglio di prima, non credi? -.
Cercai di sorridere a mia volta, ma alla fine non riuscii a resistere alla tentazione di farle una domanda che mi aveva tormentata. – Divina Izuko, perché mi ha salvata? E perché Naraku la cercava? -.
La donna abbassò lo sguardo e cominciò a raccontare. – Ero una sacerdotessa molto potente e Naraku sapeva che avrei potuto insegnargli ad usare la Sfera non solo per esprimere un desiderio, ma anche per controllare i poteri che tu stessa stai imparando ad usare adesso. Ovviamente mi rifiutai, non volevo dare aiuto a quel demone. Se ne stava andando senza farmi alcun male, fino a quando non udii il tuo pianto, eri così disperata al pensiero di essere di nuovo costretta a fare del male…così ho scagliato la freccia che ti ha liberata, il resto lo puoi ben vedere -.
Avrei voluto provare a dirle qualche parola di consolazione, ma lei mi fermò. – Ora basta, continuiamo a provare -.
Gli allenamenti erano estenuanti, ogni giorno dovevo sottopormi a qualche prova snervante e sfiancante. Sia il corpo che la mente subivano la stanchezza di tutto quello sforzo, ma alla fine di ogni giorno ero felice, perché avevo fatto qualche piccolo miglioramento. La stanchezza si faceva sentire sempre di più, ma sapevo che ogni sforzo mi portava un passo più vicino al mio obbiettivo e ad Inuyasha.

Tre settimane dopo, Inuyasha…

Ero steso vicino al fiume con Miroku. Di lì a qualche ora saremmo partiti per arrivare a prendere uno dei pezzi della Sfera, che praticamente era uno degli ultimi mancanti.
Avrei voluto prendere quelli del lupastro, ma mi dovevo accontentare; almeno avrei potuto sfogare il mio nervosismo su qualcuno.
Shippo si avvicinò a noi con aria triste. – Quanto tempo è passato da quando è andata via? -.
Quella domanda riuscì solo ad accrescere il mio nervoso. Reagii tirandogli un pugno sulla fronte. – Non parlare di lei, è chiaro?! -.
- Sai che è un po’ irritabile sull’argomento – disse Miroku, cercando di sorridere.
La verità era che erano più di tre settimane che Samantha non tornava ed eravamo tutti preoccupati. Gli avevo dato un limite di tempo, se entro un mese non fosse tornata, avrebbero dovuto dirmi dove si trovava, così da poterla andare a cercare e sapere almeno se stava bene.
Mi voltai dall’altra parte, rifugiandomi su uno degli alberi lì vicino.
Non avevo più avvertito da nessuna parte il suo odore da quando l’avevo sentito vicino a quel lago. Prima di andare via avevo setacciato tutta la zona, ma non avevo trovato nulla.
Provai a chiudere gli occhi per rilassarmi, ma davanti a me trovavo sempre il suo viso allegro. Da quando era andata via quasi non riuscivo a dormire.
Improvvisamente avvertii di nuovo quel leggero odore di pesca e pensai che fosse l’ennesima allucinazione. Questa volta, però, non svanì. Rimase ad impregnare l’aria e scesi dall’albero, rischiando di atterrare sul bonzo.
- Inuyasha, ma sei impazzito?! – sbraitò Miroku.
Gli feci cenno di fare silenzio. – E’ qui, è tornata – mormorai.
Corsi verso la direzione dal quale proveniva il suo odore, con il cuore che batteva così forte da uscirmi quasi dal petto.
Ero sicuro che fosse lei, non poteva essere nessun’altra.
Arrivai davanti al Goshinboku e la vidi.
Sam, la mia Sam.

Avvertii dei passi veloci alle mie spalle e quando mi voltai lo vidi.
Inuyasha, il mio Inuyasha.
Rimasi immobile a guardarlo, nessuno dei due si muoveva e ci limitavamo a guardarci negli occhi senza proferire parola.
Mi era mancato così tanto in quelle settimane e avevo immaginato come sarebbe stato rivederlo di nuovo dopo così tanto tempo. Mi ero immaginata che mi corresse incontro gridandomi che mi amava, oppure che mi avrebbe solamente stretta tra le sue braccia.
Eppure non si muoveva, mi guardava come se non potesse credere che fossi davvero davanti a lui, forse anche lui aveva sognato così tanto questo momento, che ora non sapeva cosa fare.
Provai ad aprire la bocca per dire qualcosa, ma uscii solo un lieve sibilo. Ero così felice di vederlo che mi non riuscivo ad esprime cosa significasse a parole.
Prima che potessimo dirci qualsiasi cosa, Sango, Miroku e Shippo ci avevano raggiunti e mi avevano accerchiata.
Il piccolo demone volpe mi era saltato in braccio piangendo. – Samantha! -.
Sango mi aveva stretta tra le braccia e anche Miroku si era unito a quella grande manifestazione di affetto.
Io li abbracciai sorridendo, ero così felice di rivedere anche loro.
- Mi siete mancati tutti quanti – dissi ridendo, mentre gli altri mi riempivano di domande.
Fu solo una voce quella che sentii sopra a tutte.
- Stupida! – gridò Inuyasha.
Gli altri si spostarono e vidi il mio mezzodemone con uno sguardo furioso, che teneva i pugni chiusi per la rabbia. – Brutta demente, mi hai fatto preoccupare e torni come se nulla fosse? Tzè sei davvero una stupida – sbraitò.
Lo guardai ancora più furiosa, avvicinandomi a lui e puntandogli l’indice contro. – Ehi! Mi aspettavo un po’ più di accoglienza da parte tua! D’altro canto non ero la tua donna? -.
Mi guardò adirato. – Mi hai mollato qui! Chi dice che tu sia ancora la mia donna? -.
- A cuccia! -.
Prima che potessi prenderlo a botte gli altri mi bloccarono.
- Samantha-chan non farlo! – gridò Miroku.
- Da quando te ne sei andata era disperato e continuava a guardare l’orizzonte per cercarti, è solo arrabbiato ma non pensa davvero quello che ha detto, ogni notte ti cercava! – esclamò Sango.
- Sì è vero! – aggiunse Shippo.
Inuyasha si alzò in piedi. – Quindi mi avete spiato? – sibilò furioso. – Cominciate a scappare, adesso! -.
Era bello tornare, ora sì che mi sentivo di nuovo a casa.
Bloccai Inuyasha e, a differenza di come mi ero immaginata, fui io la prima ad abbracciarlo. – Mi sei mancato, idiota -.

Quando tutti si furono calmati tornammo nei pressi del fiume, tutti erano curiosi di vedere cosa avevo imparato e io non vedovo l’ora di mostrarglielo, anche perché Inuyasha era molto scettico al riguardo.
Mi misi seduta vicino al fiume con gli altri dietro di me. Posizionai le mani in avanti e presi fiato, sapendo che lo sforzo sarebbe stato grande.
Cominciai a prendere lunghi respiri, fino a quando non sentii di nuovo la forza che avevo sentito tante volte fluirmi in corpo. A quel punto una parte dell’acqua del fiume venne bloccata, formando un muro davanti a me.
Mossi le mani in modo che essa si raggruppasse in un’enorme bolla sopra di me e la feci roteare, causando lo stupore di tutti quanti.
La feci volare fino a farla arrivare sopra la testa di Inuyasha e la lasciai cadere, lasciandolo bagnato e arrabbiato.
- Ehi! Ma che diavolo fai? – sbuffò, mentre l’acqua gli scendeva lungo il viso e il corpo.
Io sorrisi divertita. – Dicevi che non potevo avere imparato così tanto, ti ho dato solo una piccola dimostrazione di ciò che ho imparato – risposi contenta.
Inuyasha mi fulminò con lo sguardo. – Non bastava mandarmi a cuccia, vero? -.
Mi avvicinai e gli schioccai un bacio sulla guancia. – No -.
Sango, Miroku e Shippo erano sbigottiti. – Wow! La strega Izuke deve avervi insegnato molto! – esclamò il monaco.
- Non mi sarei mai aspettata di vedere una cosa del genere – commentò Sango.
Sorrisi. – Il mio allenamento non è ancora finito – risposi. – Ancora non sono in grado di creare gli elementi e Izuke ha detto che un giorno ne sarò capace, ma che lei non può insegnarmelo -.
Shippo rimase a bocca spalancata. – Davvero ci riuscirai? -.
- A quanto pare sì -.
Decisi di omettere il fatto che avevo deciso di concludere in anticipo il mio allenamento per tornare da Inuyasha, anche perché secondo Izuke già così avevo buone probabilità di sconfiggerlo. Aveva anche aggiunto che, controllando il vento, avrei potuto potenziare la tecnica di Tessaiga.
Ero fiera di tutti i miei miglioramenti e mi feci accompagnare dalla divina Kaede per concedermi un po’ di cibo e di riposo.
Inuyasha ancora non mi aveva perdonata del tutto, ma vedevo dal suo sorriso appena accennato che era molto contento ora che ero tornata.
Trovammo la divina Kaede che lavorava nel giardino e decisi di farle una sorpresa.
Mi concentrai e i fiori che stavano per morire tornarono a nuova vita in un attimo. Quelle che Izuke mi aveva insegnato non erano tecniche semplici, ma ormai avevo imparato a padroneggiarle con maestria. Adesso potevo estendere anche di molto la barriera che prima proteggeva solo me.
Quando l’anziana donna vide quello che ero riuscita a fare rimase di sasso. – Ma è sbalorditivo! Allora la sacerdotessa Izuke non ha perso la sua forza – commentò.
Miroku rimase perplesso. – Ma non era una strega? -.
- No – risposi al posto di Kaede. – A causa di una maledizione di Naraku è stata costretta a rimanere su questa terra anche se morta, per questo è stata rinominata strega dalla gente del luogo -.
Entrammo in casa, sarebbe stato bello poter creare il fuoco che avrebbe scaldato il thè, ma ancora non ne ero in grado, così mi limitai ad animarlo di tanto in tanto.
Ormai per me era quasi un gioco e facevo roteare una fiammella tra le dita, suscitando l’iralità di Kirara che ci giocava.
- In cosa consisteva l’allenamento? – domandò la divina Kaede.
Spensi la fiammella e tornai seria. – In lunghissime ore di uso degli elementi e di meditazione per controllare il mio spirito – risposi.
Miroku sembrava molto interessato. – E la divina Izuke è bella come si dice? -.
Sango lo colpì sulla testa. – Non cambierai mai -.
E io che avevo pensato che quei due si fossero chiariti, ma a quanto pare non era proprio così.
Shippo mi tirava la maglia. – Mi fai vedere ancora quella cosa con l’acqua? – mi chiese divertito.
Sorrisi e cominciai a controllare l’acqua del thè per versarla dentro le tazze che la divina Kaede aveva portato.
Inuyasha sbuffò. – Tzè, tre settimane per imparare a fare dei giochetti da quattro soldi, saresti anche potuta tornare prima – commentò.
Lo guardai innervosita. – Scusa se ho preferito imparare ad usarli per non essere costretta a farmi sempre difendere -.
Il mezzodemone se ne andò ringhiando, anche se era felice del mio ritorno proprio non riusciva a perdonarmi per averlo lasciato solo tutto quel tempo.
Kaede rise. – I demoni cane sono molto protettivi nei confronti delle proprie donne -.
Mi ricordai del segno che avevo sul collo e istintivamente lo toccai. –Però non è neanche giusto che si comporti in questo modo – commentai.
- Gli sei solo molto mancata ed è stato tanto in pena per te. È il suo modo per dimostrare che è felice che tu sia tornata Samantha-chan – disse Sango.
Sarà stato anche il suo modo di fare, ma la sua freddezza mi faceva davvero soffrire.

Durante la notte mi ritirai in mezzo al bosco, Izuke aveva detto che se avessi continuato a meditare sarebbe stato possibile accrescere ancora di più i miei poteri.
Mi misi seduta sotto il grande dio albero e chiusi gli occhi.
Mi sentii subito sollevare da terra e il vento mi avvolse. Quello era l’elemento che facevo più fatica a controllare a causa della sua imprevedibilità. Era decisamente complicato.
Sentii dei passi e aprii gli occhi, ritornando seduta a terra.
Inuyasha era davanti a me che mi squadrava. – Cosa stavi facendo? – chiese.
Mi alzai in piedi pulendomi dalle foglie. – Mi stavo esercitando – risposi.
- Tzè, e per un po’ di meditazione sei dovuta andare così lontano? -.
Lo guardai furiosa. – Adesso basta! – sbottai. – Sono andata perché sarebbe stato meglio per entrambi! Voglio potermi difendere e voglio distruggere Naraku, così da poter essere tua per sempre! Ancora non lo hai capito? -.
Inuyasha abbassò lo sguardo, puntandolo a terra. – Potevi dirmelo subito, avrei almeno voluto salutarti, invece te ne sei andata da me con troppa facilità -.
Gli presi il viso tra le mani, costringendolo a guardarmi negli occhi. – Tu credi che per me sia stato così semplice andarmene? Sei così stupido da pensarlo? -, stavo quasi gridando. – Da quando sono andata via non ho smesso neanche per un attimo di pensarti, avrei voluto raggiungerti in un milione di occasioni e non ho mai potuto, ti ho sognato ogni notte e se sono riuscita a resistere è solo perché sapevo che lo stavo facendo per garantirci un futuro insieme! -.
Il mezzodemone continuava a spostare lo sguardo altrove, incapace di guardarmi negli occhi.
- Piuttosto sei tu che devi esserti fatto passare la mia mancanza molto velocemente – dissi. – Da quando sono arrivata a malapena mi hai abbracciata o sei stato con me, so di averti fatto arrabbiare, ma vuoi capire che l’ho fatto solo per te?! -.
Inuyasha mi prese per le spalle e cominciò a scrollarmi. – Sono io che dovrei proteggere te e non ne sono ancora capace, capisci quanto sia frustrante per me?! -.
Rimasi immobile a fissare quelle pozze color ambra che erano piegate in un’espressione disperata. – Tu non puoi proteggermi da qualsiasi cosa – mormorai. – Le persone devono anche sapersi difendere da sole -.
- Io vorrei solo che bastasse la mia protezione – rispose.
Mi abbracciai a lui, anche se non ricambiava il mio abbraccio. – Arriverà il tempo in cui sarai tu a proteggermi, senza bisogno dei miei poteri. Per ora siamo in un tempo dove la forza di uno solo non basta, per questo serve anche il mio aiuto per sconfiggere Naraku, solo tutti insieme potremmo sconfiggerlo, lo capisci questo? –, finalmente mi abbracciò, scaldandomi il cuore. – E poi il tuo abbraccio è l’unico luogo dove mi senta realmente protetta, non ti basta questo? -.
Mi baciò il collo dove aveva impresso il simbolo del suo amore. – Alla fine di questa guerra ti giuro che non dovrai mai più combattere, te lo prometto -.
Mi guardò negli occhi e mi diede un bacio che mi lasciò senza fiato.
- Ti amo, Inuyasha – dissi, mentre mi rendevo conto che le sue braccia erano l’unico luogo in cui mi sentivo a casa.
Mi strinse ancora più forte. – Ti amo anche io Sam, più della mia vita -.
Restammo a dormire abbracciati sotto l’albero che ci aveva visti confessare per la prima volta il nostro amore, cullati dal rumore del vento e dai reciproci battiti dei nostri cuori.



Rieccomi!
In questa parte ho voluto aggiungere anche i pensieri di Inuyasha perché mi sembrava che rendessero la storia un po’ più completa. Spero che vi sia piaciuta l’idea. Purtroppo sarà solo in questo capitolo XD
Ci sentiamo presto!

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Capitolo 15
*** Un imbarazzante malinteso ***


Il mattino dopo mi svegliai ancora nell’abbraccio di Inuyasha, avevamo dormito sotto il Goshinboku per tutta la notte.
Provai ad allontanarmi dal lui di qualche millimetro, ma lui mi strinse ancora più forte, riportandomi sul suo petto.
- Sam, Sam non andare via -, stava ancora dormendo e sognava di me e che io scappassi.
Mi avvicinai alle sue orecchie e le baciai. – Non andrò mai più via, te lo prometto -.
Inuyasha si svegliò e mi baciò sulla fronte, mentre io mi accoccolavo nell’incavo della sua spalla. Mi sembrava che il suo corpo fosse stato fatto per combaciare alla perfezione con il mio e mi resi conto di non essere mai stata così felice.
Il mezzodemone annusò i miei capelli. – Mi è mancato il tuo odore -.
Sorrisi. – I primi tempi dicevi di odiare il mio odore -.
Mi guardò di sbieco. – Ma cosa c’entra? All’inizio proprio non ti sopportavo -.
- A cuccia -.
Si schiantò a terra e mi guardò irritato. – Ehi, neanche tu mi sopportavi -.
- Mah, chi lo sa cosa pensavo di te – risposi divertita. – Per saperlo dovrai venire a prendermi -.
Approfittai del fatto che fosse ancora bloccato a terra per mettermi a correre e scappare da lui, ma in pochi secondi mi riuscii a prendere e cademmo a terra, ritrovandoci uno sopra all’altro.
- Presa – sussurrò, baciandomi sulle labbra. – Adesso dimmi cosa pensavi di me all’inizio -.
Lo guardai con aria di sfida. – Persuadimi -.
Solo dopo mi resi conto dell’effetto che le mie parole avevano avuto su di lui. Cominciò a baciarmi il collo, suscitando mille brividi lungo la mia spina dorsale, mentre trattenevo il respiro per non far vedere quanto mi piacesse quando mi stuzzicava.
Presi a baciarlo in modo sempre più profondo, fino a quando non cominciai a sentirmi accaldata e con una voglia tremenda di lui.
Mi bloccai e lo guardai negli occhi e vi lessi il mio stesso desiderio.
Dopotutto, cosa c’era di male se fosse successo qualcosa tra noi? Io volevo essere sua per sempre e in quel momento il desiderio mi stava offuscando la mente.
Riprendemmo a baciarci, fino a quando un colpo di tosse dietro di noi non ci fece sobbalzare.
Ci voltammo e trovammo la vecchia Kaede che faceva nascondere i bambini dietro di lei. – Questa non è una scena adatta ai bambini -.
Catapultai Inuyasha lontano da me e mi alzai in piedi, sistemando la maglia e i pantaloncini. – Beh ecco…noi stavamo solo…solo… -, il mio balbettare non fece altro che produrre l’iralità di tutti i bambini che erano intorno e un forte rossore sul viso di Inuyasha.
Ci alzammo entrambi e, scortati dall’anziana donna, tornammo al villaggio. Sia il mezzodemone che io stavamo dietro il gruppo con lo sguardo basso e il capo chino.
Eravamo tutti e due imbarazzati, forse perché ci rendevamo conto di quello che stava per succedere e ci sentivamo parecchio imbarazzati.
Non sapevo se avrei dovuto dire qualcosa, cosa potevo dirgli? Non ero abituata a quelle situazioni, così decisi di rimanere in silenzio.
Arrivammo nella capanna, dove Sango e gli altri si erano appena svegliati e stavano mettendo su il thè.
Speravo che la divina Kaede non parlasse di quello che era successo, e per un bel po’ nella stanza regnò il silenzio.
- Samantha – mi disse l’anziana donna. – Non giudico le scelte degli altri, ma sei sicura di voler portare un figlio in grembo con tutto quello che sta succedendo? -.
Ecco, ora mi sentivo male.
Lo sguardo di tutti era puntato su di me e Inuyasha, che eravamo diventati viola per l’imbarazzo.
Miroku non perse l’occasione per fare battute. – Vecchio volpone, i miei complimenti, le hai fatto proprio un bel regalo per il ritorno! – esclamò, sfregandogli un pugno sulla nuca.
Non riuscii a resistere, così presi una scarpa poco lontana e la lanciai addosso al monaco. Purtroppo la schivò abilmente e finì sul viso del povero mezzodemone.
- Oddio scusami! – esclamai.
Sango si voltò verso di me. – Vuoi un figlio allora Samantha-chan? -.
- Sarebbe bello, potrei avere qualcuno con cui giocare – disse felice Shippo.
- Fermi tutti! – sbottai. – Non stavamo cercando di avere un figlio, siamo scivolati e in quel momento è arrivata la divina Kaede, è tutto un malinteso! In questo momento i figli sono il mio ultimo pensiero –.
Shippo sembrò deluso. – Ma quindi niente fratellini? -.
Inuyasha gli tirò un pugno sulla testa. – Piantala di dire certe idiozie -.
Guardai Sango, sperando che mi aiutasse a cambiare argomento. – Allora, quando partiamo per prendere il frammento? – chiese la sterminatrice, salvandomi dall’imbarazzo.
Miroku prese un sorso di thè. – Prendiamo qualche proffista e partiamo, dopotutto le donne che possono essere in stato interessante hanno bisogno di molto cibo -.
Non fu necessario l’intervento di Inuyasha o Sango, perché fui io a prenderlo a schiaffi. – Piantala di dire certe cose, mi hai capita?! -.

Partimmo poche ore dopo e, per l’imbarazzo di poco prima, Inuyasha ed io stavamo particolarmente lontani, infatti io viaggiai per gran parte del tempo su Kirara con Sango.
Mentre eravamo in volo verso il luogo che ci era stato indicato per trovare il frammento cominciai a chiederle di lei e Miroku.
- Non c’è niente – rispose in modo evasivo.
La guardai ironica. – Non dire sciocchezze, prima di partire vi ho visti piuttosto affiatati! -.
Sango mi tirò una gomitata. – Non è vero -.
- Ti conosco quando menti, stai diventato tutta rossa! – esclami divertita.
Alla fine cedette e mi raccontò tutto. – Quando siamo andati a fare il turno di guardia abbiamo parlato e alla fine mi ha chiesto di essere la madre dei suoi figli non appena Naraku sarà sconfitto e io ho accettato -, il suo racconto fu frettoloso, ma dal suo sguardo capii che doveva esserne davvero felice.
- Lo sapevo! – esclamai contenta.
Sango poi si voltò verso di me. – Ma tu oggi avevi intenzione di provare ad avere un bambino con Inuyasha? -.
A quel punto sbiancai, anche perché Shippo era vicino a noi e ascoltava rapito il nostro discorso. Le lanciai uno sguardo allusivo, cercando di farle capire che non era esattamente quella la mia intenzione. Nella mia epoca ero ancora molto giovane per avere dei figli, ma in quell’epoca dovevo avere l’età giusta.
- Non proprio Sango, ecco è difficile da spiegare -, mentre dicevo quelle parole la ragazza sembrò recepire il messaggio e allora smise di chiedere, anche se sapevo che presto o tardi l’argomento sarebbe saltato di nuovo fuori.
Mi voltai verso Inuyasha, che ogni tanto mi lanciava occhiate furtive per poi diventare rosso non appena lo vedevo. Era bello sapere di fargli questo effetto, però non sapevo cosa dirgli; così decisi di lasciar correre, sfoggiando ogni tanto un sorriso allegro.
Dentro la mia mente cominciai ad immaginarmi cosa sarebbe potuto succedere se Kaede non ci avesse interrotti, ma alla fine mi fermavo sempre, vergognandomi un po’ di quello che avevo pensato. Lo guardavo così spesso che mi preoccupai che potesse capire a cosa stavo pensando.
Ci accampammo poco lontano dal villaggio dove si diceva che ci fosse il frammento che ci interessava.
Mi sistemai e cercai di dormire. Inuyasha era andato a controllare la zona per controllare che non ci fossero pericoli, mentre gli altri si erano già addormentati.
Io facevo fatica a prendere sonno, il pensiero di oggi mi stava martellando.
Quando finalmente stavo riuscendo a prendere sonno, sentii che Inuyasha si stava sistemando accanto a me e mi stava prendendo tra le braccia delicatamente, probabilmente pensava che dormissi. Mi sentii avvampare e comincia a prendere fiato. La sua vicinanza cominciava a farmi uno strano effetto.
Mi mossi cercando di allontanarmi, sperando che non si accorgesse che fossi sveglia. Cominciò a baciarmi il viso e poi scese sul collo e in quel momento spalancai gli occhi.
Mi guardò sorridente. – Scusa, non volevo svegliarti -.
Magari riuscissi a dormire pensai, mentre mi nascondevo tra le sue spalle, sperando che smettesse di torturarmi. Probabilmente neanche lui si rendeva conto dell’effetto che mi faceva.
Avrei voluto potermi cacciare dentro il fiume per prendere un po’ di fresco, ma mi resi conto che lanciarmi in piena notte dentro un fiume non sarebbe stato proprio un comportamento così normale.
Inuyasha mi prese il viso e mi baciò sulle labbra e a quel punto non riuscii più a resistere. Mi abbracciai ancora più stretta a lui, mentre mi rendevo conto che il pensiero che accanto a noi c’erano anche i nostri compagni, non mi sfiorava neanche.
Chissà se anche io gli facevo lo stesso effetto, ma capii dalle sue reazioni che probabilmente era così.
Si fermò improvvisamente e mi guardò negli occhi senza dire nulla. Avrei voluto che mi dicesse una qualsiasi frase, perché io veramente non sapevo cosa dirgli.
In realtà quello che volevo non si poteva certo esprimere a parole, così mi avvicinai di nuovo a lui per baciarlo, ma mi fermò.
Mi sentii crollare il mondo addosso, avevo completamente frainteso i segnali e cominciai a darmi della stupida.
Avrei voluto dire qualcosa, ma non ne ebbi il tempo, poiché lui si alzò correndo al centro della foresta. Mi tirai a sedere e rimasi a bocca aperta; era davvero appena successo o me lo ero solo sognata?
Avrei voluto seppellirmi sotto terra, come potevo essere stata così stupida da pensare che volesse la mia stessa cosa? Mi presi la testa tra le mani e mi allontanai i capelli dal viso.
- Lupastro! Lo sapevo che eri qui! -, il grido di Inuyasha era ben riconoscibile.
Andai nella direzione dell’urlo e trovai Koga e Inuyasha intenti a tirarsi insulti, nulla di nuovo in poche parole.
- Koga? – esclamai non appena lo vidi.
Il demone lupo si voltò verso di me con un sorriso. – Oh Samantha! Che meraviglia poter vedere il tuo viso -.
Inuyasha diventò paonazzo. – Piantala con tante smancerie, dannato! -.
- E tu piantala di interrompermi! Sto parlando con Samantha! -, Koga cominciò ad annusare l’aria incuriosito, fino a quando non si avvicinò di più a me cominciando a fiutarmi.
Il mio mezzodemone lo prese e lo tirò via. – Cosa diavolo stai facendo? -.
Koga si liberò dalla presa e mi spostò i capelli, trovando il segno che mi aveva lasciato Inuyasha.
Rimasi immobile, mentre il demone mi guardava esterrefatto. – Avete ufficializzato allora? Sei davvero la sua donna? -.
- Mi sembra che te l’avesse già detto non molto tempo fa lupastro! – sbraitò Inuyasha.
Io abbassai lo sguardo, fortunatamente si era accorto della presenza di Koga, non so come avrebbe potuto reagire se ci avesse trovati.
Lo guardai negli occhi abbozzando un sorriso. – Sì -.
Koga sembrò molto deluso, poi si voltò verso Inuyasha. – Con il tuo puzzo di cane hai coperto il suo profumo, ecco perché non riuscivo quasi a distinguerli -.
Trattenni Inuyasha prima che potesse saltargli al collo. – Vieni qui a ripeterlo! -.
- Come mai sei qui? – domandai, ma il mio mezzodemone non stava fermo neanche un attimo e fui costretta a mandarlo a cuccia.
- Credo per il vostro stesso motivo, sono venuto a cercare il frammento della Sfera – rispose, mentre guardava Inuyasha dall’alto in basso. – Comunque se lo desideri te lo riporterò per primo -.
Inuyasha si era tirato di nuovo in piedi e si era parato davanti a me. – Ehi, piantala con queste smancerie, ha scelto me e qui finisce la storia! -.
- Chissà, magari un giorno si renderà conto di chi ha scelto e cambierà idea – commentò.
Mi intromisi tra i due. – Allora, volete continuare a fare i bambini o vogliamo collaborare? _.
- Con lui? Mai! -, dissero entrambi questa frase a tempo e rinunciai a farli andare d’accordo.
Koga decise di andare via, promettendo come sempre di tornare a trovarmi e suscitando l’ira di Inuyasha, che fu inevitabilmente spedito a cuccia.
Tornammo verso l’accampamento, gli altri non si erano neanche svegliati.
Inuyasha continuava a muoversi nervoso, non doveva essergli andato giù il comportamento di Koga, tanto che decise di rimanere sveglio per fare la guardia.
Non sapevo se volere che riprendesse il “discorso” interrotto poco prima oppure se continuasse a fare finta di niente.
Avevo una voglia tremenda di riavere ancora le sue labbra sulle mie, ma chiusi gli occhi e mi misi a dormire.

Arrivammo al villaggio che ci era stato indicato e ovviamente Miroku riuscii a scroccare ospitalità con uno dei suoi solito finti esorcisimi.
- Non cambierai mai, vero? – commentò Sango.
Miroku nel frattempo si godeva il pasto. – Mi sembra che non ci sia nulla di cui lamentarsi, noi abbiamo una casa e un pasto caldo e la proteggiamo da eventuali attacchi, ci guadagnamo tutti! -.
- Continua a ripetertelo bonzo – commentò Inuyasha.
Io sorrisi, non mi dispiaceva per niente dormire in una casa così grande con un bel letto ad accogliermi. Il problema era che non me la sentivo di rimanere completamente sola con Inuyasha, avevo paura di quello che avrei potuto combinare.
Il piccolo Shippo si era addormentato tra le mie braccia e io lo coccolavo.
Quando fu l’ora di andare a dormire, Sango si avvicinò a me. – Vuoi che lo porti nella stanza con me e Miroku? Voi due vorrete stare soli magari -.
Diventai paonazza quasi quanto il mezzodemone, così trovai una scappatoia per calmare i miei bollenti spiriti.
- No! Lo tengo io, non c’è alcun problema! – risposi, forse con un po’ troppa enfasi.
Inuyasha rimase perplesso e Miroku gli lanciò un sorriso malizioso. – Mi sa che questa sera rimani a secco – commentò.
Sango lo prese per un orecchio e lo portò via. – Piantala! -.
Andammo nella camera, dove un futon ci attendeva. Mi sistemai nel letto, stringendo il piccolo cucciolo di demone vicino a me.
Inuyasha era nervoso e continuava a muovere le orecchie, si vedeva che c’era un pensiero che lo tormentava.
Mi voltai con la testa quel tanto che bastava per guardarlo. – C’è qualcosa che non va? – domandai.
Lui sembrò riscuotersi dai pensieri che lo tormentavano e si voltò verso me. – Come mai non volevi stare da sola con me? -.
Rimasi ammutolita e guardai il cucciolo che stavo stringendo tra le braccia, doveva essersi notato molto che non volevo stare con lui.
- Non è così, solo che Shippo dormiva e non volevo che si svegliasse – sussurrai.
Mi costrinse a guardarlo negli occhi, quando faceva così per me era quasi impossibile mentirgli. – Dimmi la verità Sam, ti conosco -.
Cercavo di far vagare lo sguardo da qualsiasi altra parte, ma lui lo catturava sempre e tirai fuori la prima scusa che mi venne in mente. – E’ che non volevo che Miroku facesse i suoi soliti commenti, tutto qui -.
Era ovvio che non ci era cascato, la mia voce balbettante era l’inconfondibile segno che mentivo, ma decise di non costringermi a parlare oltre. Si limitò ad abbracciarmi e addormentarsi insieme a me. Mentre eravamo messi così mi venne in mente come sarebbe potuto essere avere una famiglia con Inuyasha e il pensiero mi sconvolse. Non sarebbe stato possibile fino a quando non avessimo sconfitto Naraku, non avrei mai pensato di mettere al mondo un figlio in quel momento, non immaginavo cosa sarebbe potuto accadergli.
Strinsi Shippo e il braccio di Inuyasha, sperando che il domani ci avrebbe riservato un futuro dove il pensiero di una famiglia non sarebbe stato così impossibile.

Passamo l’intero giorno in giro per il villaggio e Inuyasha ed io praticamente non parlammo neanche per un secondo, ci limitavamo a lanciarci alcune occhiate di sfuggita.
A quanto pare un demone stava tormentando il villaggio da parecchio tempo, ma nonostante avessimo cercato in lungo e in largo non avevamo trovato nulla.
Per Miroku non fu una cosa così grave, dato che riuscì a scroccare un altro giorno in quella grande casa e questa volta decisi di evitare di portare Shippo con noi e dormii da sola con Inuyasha.
Questa volta, però, invece di abbracciarmi si girò su un fianco dandomi le spalle.
Ero dispiaciuta di averlo ferito, forse aveva frainteso il fatto che avessi portato con noi Shippo.
Mi accoccolai alla sua schiena e comincia a toccargli le orecchie dolcemente.
Si mosse come se attraverso il suo corpo fosse passata della corrente elettrica, così si voltò verso di me, appoggiando la testa su una mano.
- Ora che non c’è più nessuno, mi dici perché non volevi stare da sola nella stanza con me? È per Koga? -.
Quella domanda mi lasciò basita, pensava davvero che io volessi Koga e non lui? Doveva essere davvero pazzo quel ragazzo. – Ma sei diventato scemo? Io voglio essere sola la tua donna! -.
Cominciò a muovere le orecchie nervoso. – Eppure ieri lo abbiamo visto e il giorno dopo non hai voluto dormire soli -.
E adesso? Come gli spiegavo quello che pensavo?
Presi un profondo respiro e parlai. – Ecco…ho pensato a quello che ha detto la divina Kaede e…e io non credo che potremmo rischiare di avere un figlio proprio adesso, insomma è un perido orribie e… -.
Inuyasha mi bloccò. – Aspetta, tu pensavi che volessi avere un figlio? -.
Rimasi impietrita. – Cioè…ho frainteso? -.
Cominciò a ridere di gusto. – Direi proprio di sì, avevo solo voglia di coccolarti un po’ dato che non ti vedevo da così tanto tempo -.
In quel momento avrei voluto morire, avevo completamente sbagliato ad interpretare i segnali, lui voleva solo essere dolce con me.
Nascosi il viso sotto le coperte e diventai paonazza. – Scusami! Scusa! – esclamai.
Mi prese tra le braccia e mi baciò. – Non fraintendermi, non è che non ti voglia -.
Questo pensiero non mi sollevava per niente, avevo appena fatto una figuraccia.
Fortunatamente (o forse non così tanto) delle urla interruppero il nostro imbarazzante discorso e saltammo fuori dal letto per correre a vedere cosa era accaduto.
Anche Sango, Miroku e Shippo erano corsi fuori ed erano pronti a combattere.
Dalla reazione di Inuyasha alla vista del demone capii che si conoscevano. Voleva nascondermi dietro la sua schiena, ma rifiutai. – Se sono andata ad allenarmi ci sarà un motivo! -.
- Ti sembra il momento di mettersi a discutere? – sbraitò Inuyasha.
Lo guardai torva. – Sì perché ce la faccio benissimo a difendermi! -.
- Ragazzi! – gridarono i nostri tre amici. – Ci sarebbero cose più importanti al momento! -.
Sentii una risata e finalmente riuscii a vedere il demone. Era una donna con un ventaglio e sembrava che con quello stesse controllando alcuni cadaveri.
- Kagura, dannata! – gridò Sango, brandendo il suo hiraikotsu.
La demone continuò a ridere. – Qual buon vento – commentò. – Vedo che avete aggiunto un nuovo membro al vostro gruppo, sei fortunata ragazzina, sarai l’unica a sopravvivere -.
Nonostante quello che gli avevo detto, Inuyasha mi nascose. – Sam scappa! – gridò.
- Ma ti sembra?! – sbraitai.
In quel momento mi resi conto del perché avesse gridato quella frase, delle lame di vento si stavano dirigendo nella nostra direzione. Mi buttò a terra e si mise sopra di me, così che esse non mi colpissero. La casa dietro di noi venne praticamente rasa al suolo.
Mi alzai in piedi e mi preparai a combattere, questa volta non sarei stata nelle retrovie.
- Se ti vedo combattere mi senti! – sbraitò il mezzodemone.
Gli diedi una spinta. – Ehi! Non provare a dirmi cosa devo fare! -.
- Piantatela! – gridò Miroku. – Qui ci serve aiuto! -.
Lo guardai seria. – Ne riparliamo più tardi! -.
Corsi nella direazione dei miei amici e cominciai finalmente a combattere e a mettere in azione i miei poteri.
Inuyasha si era lanciato contro Kagura e io avevo paura che potesse accadergli qualcosa, ma la mia distrazione mi costò una ciocca di capelli.
Fortunatamente Sango fu veloce a proteggermi. – Samantha-chan, ci sarebbe utile vedere i tuoi miglioramenti! -.
Sorrisi. – Non dovrai aspettare molto -.
A causa della distruzione che la demone aveva provocato, molte case stavano andando a fuoco e capii cosa fare.
- Abbassatevi subito! – gridai ai miei tre amici.
Agitai le mani in direzione della fiamma ed esse si raggrupparono attorno a me. Tenni la concentrazione quel tanto che bastava per incrementarle, poi le scagliai contro i nostri avversari, incenerendoli.
- Wow – mormorò Shippo. – Forse hai ragione quando dici ad Inuyasha che puoi difenderti da sola -.
- Shippo taci o ti ammazzo! – gridò Inuyasha.
Non ci eravamo accorti che, oltre ai morti radunati da Kagura, c’erano anche i demoni di Naraku. Il mezzodemone si stava battendo da solo contro tutti loro.
Ci lanciammo ad aiutarlo, ma purtroppo non era facile prendere abbastanza concentrazione per potermi battere contro tutti quei demoni, quindi alzai la barriera e cominciai a menare fendenti con la katana che Totosai mi aveva dato. A differenza di Tessaiga non aveva grandi poteri, ma era abbastanza affilata per farli a fette.
Kagura, però, non si lasciò scappare l’occasione per cercare di attaccare i miei compagni mentre stavano combattendo.
Le sue lame di vento li stavano per raggiungere e di nuovo provai una paura immensa.
Non ci fu bisogno di concentrazione; come un nuovo braccio che avevo appena scoperto di avere, la barriera si materializzò davanti a tutti loro, proteggendoli dall’attacco.
Non appena le lame toccarono la mia barriera, sentii di poterle controllare, così le lanciai di nuovo contro la demone, che però le evitò con grazia.
- Dannazione! – sibilò Kagura.
I demoni sembravano infiniti e non riuscivo a prendere abbastanza tempo per poter radunare le forze. I demoni sapevano librarsi sopra il suolo e cercare di controllare la terra era inutile e non c’erano fonti d’acqua che io potessi usare.
Come un lampo nella mia mente, capii cosa dovevo fare. Non avevo abbastanza tempo per aumentare il fuoco che avevo intorno, così capii cosa fare.
Mostrai ai demoni i frammenti che avevo sulla spalla e mi misi a gridare. – Ehi! – cominciai a gridare. – Li volete? Venite a prenderli! -.
I demoni furono subito attirati e si lanciarono contro di me.
- Samantha-chan no! – gridò Shippo.
Presi Inuyasha, mentre mi mettevo a correre. – Corri verso il fiume forza! – gridai.
Mi prese sulle sue spalle e si mise a correre, mentre i demoni ci inseguivano.
- Cosa vuoi fare? Sei completamente impazzita? – sbraitò Inuyasha, mentre cercavamo di non farci prendere.
- Stai zitto e fidati di me una buona volta! -.
Arrivammo verso il fiume e mi misi davanti ad esso, cercando di prendere concentrazione.
- Trattienili finchè puoi! – gridai.
Lui si voltò verso di me esterrefatto. – Ti sembra facile?! -.
I demoni erano centinaia e stavano correndo tutti verso di noi.
Dovevo sbrigarmi, non potevo prendermi tutto il tempo che mi serviva.
L’ansia mi stava paralizzando, dovevo cercare di calmare le mie emozioni, se no non saremmo riusciti a sconfiggerli tutti.
Inuyasha cercava di fermarli, ma erano tantissimi.  – Sam, dannazione sbrigati! -.
Ero pronta.
L’acqua del fiume fuoriscì dagli argini, radunandosi sotto il mio controllo. La scagliai contro i demoni, intrappolandoli dentro una bolla d’acqua. Era difficile trattenere il controllo su tutto e mi misi in ginocchio per controllarla.
- Cosa pensi di fare?! Affogarli?! – sbraitò.
Lo fulminai. – Piantala di fare il cretino e lancia la cicatrice del vento! -.
Ora aveva finalmente capito. Li avevo radunati tutti in un unico punto, così che potesse colpirli tutti in un colpo solo.
Lanciò l’attacco i demoni furono abbattuti. Purtroppo, l’energia sprigionata fece crollare il mio controllo su quell’enorme quantità di acqua e non riuscii a trattenerla. La bolla che era sopra di noi esplose e si riversò a terra, rischiando di travolgerci come un’enorme tsnunami.
Inuyasha fu rapido e mi prese e mi portò via prima che fossimo colpiti.
Eravamo fradici, ma fortunatamente salvi.
Stavo prendendo lunghissimi respiri per cercare di recuperare energia, era stato sfiancante usare una coì grande quantità di potere.
- Ok, forse non hai così bisogno della mia protezione – commentò Inuyasha.
Sorrisi divertita, ma una voce alle nostre spalle mi fece rabbrividire.
– Non dirlo troppo presto, cagnolino -.





Direi che Sam ha fatto una bella figuraccia con il nostro Inuyasha, non credete?
Chi sarà arrivato adesso a mettere i bastoni tra le ruote ai nostri eroi?
Ci sentiamo al prossimo capitolo :*

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Capitolo 16
*** La proposta di Sesshomaru ***


Callie era arrivata ed era pronta per riprendere lo scontro che avevamo interrotto qualche tempo prima.
Sapevo già che Inuyasha non avrebbe mai voluto che mi battessi con lei, ma non aveva altra scelta, dato che Kagura ci aveva raggiunti. Anche i nostri compagni erano arrivati, ma seguiti da altri morti controllati dalla demone.
Decisi che avrei affrontato la mia migliore amica, ma Inuyasha mi prese per un braccio. – Sei impazzita? La tua barriera non funziona con lei -.
- Kagura non ti permetterà di proteggermi, concentrati sul tuo scontro e stai attento – risposi, mostrandomi tranquilla e sicura.
La realtà, però, era che dentro sentivo tutto il contrario. Dovevo combattere contro la mia migliore amica, quella con cui avevo giocato fin da piccola e con cui ero cresciuta.
Tirai fuori la katana e mi misi in posizione di difesa e, nonostante sapessi che non sarebbe servito a molto, creai la barriera.
Con quel mio gesto, suscitai la risata della ragazza. – Ancora non lo hai capito? Non ci si può difendere da se stessi Sammy -.
Rimasi immobile, ora capivo perché la mia barriera non funzionava. Lei era parte di me, era ovvio che potesse oltrepassarla. Eppure, nonostante quella fosse una parte del mio essere, si era rivoltata contro di me e si era alleata con Naraku.
Ci girammo attorno come squali attorno una preda, senza levarci gli occhi di dosso. Alle mie spalle sentivo il duello dei miei compagni e non poter correre in loro aiuto mi metteva paura. Dovevo distrarre Callie. Non volevo ucciderla, nonostante quello che mi aveva fatto.
La mia amica si lanciò all’attacco e io mi difesi.
- Callie torna in te! Non puoi davvero voler stare al fianco di quel mostro! – esclamai.
Lei cercò di nuovo di affondare la spada nella mia carne. – Stai zitta e combatti seriamente! Io non ti farò uscire vincitrice da qui! -.
Era uno scontro inutile, nessuna delle due voleva o poteva uccidersi. Saremmo rimaste in una posizione di stallo fino a quando alcuni di noi non avessero vinto.
La battaglia imperversava e io continuavo a menare fendenti inutili che non volevano veramente colpire il bersaglio.
Provavo ad evocare la barriera facendo forza su tutta me stessa, ma era sempre inutile, lei poteva sempre passarci attraverso.
L’urlo di Shippo mi mise in allarme e mi voltai verso il piccolo demone, che stava per essere attaccato da uno dei non morti.
- Shippo spostati! – gridai.
Colpii il terreno con un pugno e si creò una spaccatura che arrivò fino all’avversario, che cadde nel fosso.
Salvai il cucciolo, ma non evitai il fendente di Callie, che mi colpii alla gamba.
Mi lasciai sfuggire un urlo e Inuyasha si distrasse e fu colpito da una delle lame di Kagura.
Così non potevamo andare avanti. Quella mia e di Callie non era una vera battaglia, era solo uno scontro a chi si ferisce di più.
Dovevo muovermi a fare qualcosa prima che andasse tutto in malora.
Callie cercò di colpirmi ancora, ma riuscii a schivare il suo attacco, riuscendo a colpirla dietro la testa con l’elsa della spada e facendola crollare a terra stordita.
Corsi nella direazione di Inuyasha e mi parai davanti a lui per proteggerlo dalle lame di Kagura.
- La vuoi piantare di metterti in mezzo? – sbottò la demone.
Non la considerai e mi rivolsi ad Inuyasha. – Occupati di Callie, ma non ucciderla ti prego! -.
Sembrò riluttante all’idea, ma alla fine mi diede retta.
Mi ritrovai di fronte alla demone e mi resi conto che aveva uno dei frammenti con sé. Dovevo riprenderlo. Non fu difficile cercare di controllare i miei poteri, data la rabbia che provavo nei suoi confronti per aver ferito il mio compagno.
Kagura mi squadrava attentamente. – Non riuscirai a controllare il vento meglio di me -.
Effettivamente il vento era l’unico elemento che avrei potuto usare in quel momento. In quel momento avrei pagato per poter creare gli elementi.
Kagura mi lanciò contro le sue lame di vento, che furono respinte dalla mia barriera, ma per proteggermi non mi resi conto che intorno a me aveva creato un vortice che mi stava imprigionando, togliendomi l’aria.
- E adesso come farai Shikon no Tama? Il vento è troppo difficile da controllare per te – ghignò Kagura.
Mi trovavo in mezzo a quel turbine e non riuscivo ad uscirne. Provavo a controllarlo, ma il vento sembrava non ascoltarmi. Respiravo sempre più a fatica e la vista si appannava.
Quando ormai credevo che non ne sarei mai uscita viva, trovai la forza per fermare il turbine e metterlo sotto il mio controllo.
Kagura rimase di sasso. – Com’è possibile? Il vento è il mio dominio! -.
Io mi alzai da terra con un sorriso. – Tu parli troppo -.
Fui io a lanciare delle lame di vento questa volta e la colpirono, facendola cadere al suolo ormai priva di vita.
- State indietro, userò il vortice! – gridava Miroku.
Gli insetti, però, non glielo avrebbero permesso. Ormai però mi sentivo potente come non mai e quasi mi sembrava di essere ubriaca di quel potere che mi scorreva nelle vene.
Lanciai di nuovo l’attacco, distruggendo tutti gli insetti.
Il monaco potè usare il vortice in piena libertà e mi sentii fiera del mio operato.
Quando mi voltai per vedere come andava la lotta per Inuyasha, fui colpita da qualcosa allo stomaco. Era un coltello, ed era di Callie.
Mentre mi feriva e si bagnava del mio sangue sorrideva contenta. – Fa male, Sammy? -.
Mi accasciai al suolo stremata e ormai senza più quella forza che mi aveva invasa fino a qualche secondo prima.
Riuscii a sentire l’urlo furioso di Inuyasha e fu in quel momento che lo vidi.
Vidi il demone che lui poteva essere e mi spaventai a morte.
I suoi artigli erano diventati più lunghi e i suoi occhi erano la cosa più spaventosa che avessi mai visto, addirittura Callie rimase impietrita a quella vista.
Quello che emetteva era un lugubre ruggito che mi fece tremare tutto il corpo già scosso da fremiti per la ferita.
Ormai non era più il mio Inuyasha e dovevo fare qualcosa per fermarlo. Prima che potessi agire si era già lanciato contro Callie, mordendola al collo e buttandosi su di lei.
Le urla di Callie si mischiarono alle mie e, nonostante il dolore, mi buttai su Inuyasha per cercare di fermarlo. Lei era una parte di me, era una mia amica, non avrei permesso che morisse per mano mia o di qualcuno che conoscevo.
Cercai di fermarlo, ma la sua furia si rivolse verso di me. Mi si buttò addosso e mi ringhiò contro.
- Inuyasha sono io! – gridai.
Lui sembrava non sentirmi e continuava ad emettere quei lugubri versi.
Nonostante la paura mi allungai verso il suo viso e gli toccai la guancia. – Amore mio sono, sono Samantha -, mi veniva quasi da piangere a vederlo ridotto in quello stato.
Il demone cominciò ad annusare l’aria e in quel momento sembrò placarsi, guardandomi negli occhi senza più rabbia. Aveva capito chi ero, mi aveva riconosciuta.
L’ultima cosa che vidi prima di svenire a causa del troppo sangue perso e forse anche dalla paura, furono i suoi occhi di nuovo color dell’oro.

Quando mi sveglia mi tirai a sedere, ricordandomi cosa era successo poco prima che svenissi.
Fui bloccata da una forte fitta allo stomaco e mi buttai di nuovo a terra. Quando allontanai la mano trovai del sangue e attorno al mio busto delle bende.
Davanti al mio viso c’era Sango, che si era precipitata non appena aveva udito il mio lamento. – Samantha-chan non muoverti, rischi di riaprire la ferita -.
Non ero tanto preoccupata per me, nel mio soggiorno dalla divina Izuko avevo imparato che le mie ferite si rimarginavano molto velocemente e che non avevo bisogno di grandi cure.
- Dov’è Inuyasha? – domandai disperata.
Sango sorrise e mi indicò un punto dietro la mia schiena. Mi resi conto di aver dormito appoggiata alle sue gambe e che lui era ancora addormentato.
- Dopo l’attacco ti ha portata fin qui e curata, adesso credo stia riposando, la battaglia è stata dura per tutti quanti – mi disse. – Riposati ancora un po’ anche tu, ti farà bene -.
Anche gli altri stavano già dormendo e tornai ad accoccolarmi accanto al mio mezzodemone.
Ripensai a quello che era successo e sentii ancora i brividi lungo la mia schiena. I miei continui movimenti dovevano averlo risvegliato e mi guardò preoccupato.
- Stai bene? La ferita come va? -, non appena si mosse, mi resi conto che anche lui era ferito.
Gli scostai la sua veste rossa e vidi che aveva ancora una profonda ferita sulla spalla.
Nonostante la mia ferita facesse male, mi apprestai a prendere alcune erbe che la divina Kaede mi aveva consegnato prima di partire.
Inuyasha avrebbe voluto impedirmi di muovermi, ma ormai sapeva quanto potessi essere testarda. Cominciai a spalmargli l’impacco di erbe sulla spalla, ma non proferii parola. Ero ancora scossa per quello che avevo visto.
Inuyasha se ne rese conto e mi prese la mano. – Mi dispiace di averti spaventata, non era mia intenzione -.
Tenni lo sguardo puntato sul terreno. – Cosa ti è successo? -.
Lo sentii sospirare. – Quando ti ho vista colpita, ho visto la possibilità che tu morissi davanti ai miei occhi, così si è liberata la furia cieca che avevo dentro, insieme alla mia essenza di demone -, mentre diceva quelle parole quasi stentavo a crederci. – Se non ci fossi stata tu, probabilmente non sarei mai tornato in me, ma quando ho sentito il tuo odore e ho capito chi eri, sono tornato normale. Ti chiedo scusa per averti spaventata -.
Rimasi in silenzio per qualche istante, poi riuscii a recuperare la facoltà di parlare. – Perché non mi hai mai detto che puoi diventare così? -.
- Non volevo che ti preoccupassi, di solito riesco a tenerlo sotto controllo anche grazie a Tessaiga, ma ora ho una motivazione in più, perché ci sei tu qui con me -.
Ero comunque sconvolta da quello che era successo, ma non volevo dargli pensiero con le mie preoccupazioni, così preferii chiudere lì l’argomento.
Curai la sua ferita e poi controllai la mia.
Mi sembrava impossibile avere un buco di quelle dimensioni sul ventre ed essere ancora viva. Mi passò nella mente il pensiero che, se avessi avuto un figlio in grembo, a quest’ora sarebbe già morto.
Dovevo smetterla di pensare a queste cose, non facevano bene alla mia sanità mentale, anche perché non c’era pericolo, non c’era possibilità di avere figli in quel momento.
Mi ricordai del discorso che stavamo facendo Inuyasha ed io poco prima che venissimo attacati e il mio viso diventò purpureo. Meglio così, non volevo riaprire quel tipo di argomento, anche perché ora mi rendevo conto di quanto fossi ancora debole, dovevo ancora migliorare molto perché ancora non ero in grado di tenere testa a Callie.

Tornammo al villaggio della divina Kaede delusi e stanchi. Avevo ucciso Kagura, ma il frammento in suo possesso era stato portato via da Callie mentre Inuyasha si prendeva cura di me.
Mi sentivo una stupida perché nonostante l’allenamento fatto ero ancora un peso e avevo fatto perdere un frammento ai miei compagni. Nessuno me ne dava la colpa, solo io infierivo su me stessa con quei pensieri.
Arrivata al villaggio decisi che volevo un po’ di tempo da passare da sola a riflettere. Andai vicino al fiume a guardare l’acqua che scorreva lenta e veloce. Mossi le dita e un piccolo rivolo d’acqua si alzò, cominciando a creare piccoli cerchi a seconda di come muovevo le dita. Mi sarebbe piaciuto poter tornare dalla divina Izuko, ma lei stessa aveva detto che non aveva altro da insegnarmi e che il resto lo avrei dovuto imparare da sola.
Mio padre prima di morire aveva detto che dopo aver scoperto chi ero non sarei più stata sola, ma si sbagliava. In quel momento mi sentivo più sola che mai.
Quegli allenamenti erano serviti a ben poco, ancora non ero in grado di difendermi da me stessa.
Mentre la rabbia e la frustrazione crescevano dentro di me, cresceva anche la quantità di acqua che controllavo, tanto che fui costretta a smettere per non allagare l’intera vallata.
Izuko mi aveva detto che emozioni di quel tipo potevano accrescere i miei poteri in modo negativo e mandarli fuori controllo, era per questo che dovevo comunque sottopormi a regolari momenti di meditazione e in quei giorni non ne avevo avuto il tempo.
Incrociai le gambe e cominciai a respirare profondamente.
Nella mia mente si accavallavano pensieri orribili; il momento in cui Inuyasha era diventato un demone, Callie che cercava di uccidermi, il pensiero dei miei compagni uccisi per la mia debolezza.
Mi risvegliai improvvisamente e mi resi conto che, a causa di tutti quei pensieri, stavo rischiando di far esondare il fiume e la terra aveva cominciato a tremare.
Cercai di calmarmi e mi resi conto che Izuke poteva anche avermi insegnato a controllare i miei poteri, ma non era riuscita ad insegnarmi a controllare le mie emozioni. Nonostante provassi a reprimerle, durante la lotta queste venivano fuori nel momento meno opportuno e rischiavano di portarmi alla follia.
Dietro di me arrivò Inuyasha, aveva il fiatone per la corsa. – Stai bene? – esclamò. – C’è appena stato un terremoto -.
Abbassai lo sguardo e lui capii che ero stata io a crearlo. Mi alzai in piedi, tenendomi la testa tra le mani. – Non sono in grado di controllare le mie emozioni in battaglia e questi poteri non posso controllarli senza quel tipo di concentrazione, rischierei di fare del male anche a voi. Finchè non avrò più controllo, non sarò in grado di sconfiggere Callie -.
Inuyasha non era la persona migliore con cui parlarne, lui quando combatteva non controllava le sue emozioni, diventava una furia. Questo, però, non influiva sul suo controllo su Tessaiga.
Mi riaccompagnò al villaggio, dicendomi che forse con l’aiuto della divina Kaede sarei riuscita a controllare meglio le emozioni.
Quei giorni furono estenuanti. Per poter controllare i miei poteri prima di tutto dovevo accettare gli sbagli che avevo commesso e non era facile perdonarmi. Dovevo smettere di rimproverarmi solo perché esistevo o perché grazie alla mia presenza alcuni avevano commesso atti ignobili. La scelta di come usare il mio potere era stata solo loro.
Quando finalmente riuscii ad accettare tutto questo, sembrò che le mie emozioni furono di nuovo sotto controllo, ma in quel modo la potenza dei miei attacchi diminuiva. Sapevo che scatenare tutta la mia potenza avrebbe potuto avere risultati disastrosi, ma in quel modo avevo fatto solo dei passi indietro, ero ben lontana dal poter creare di mia spontanea volontà gli elementi.
Gli altri, mentre io mi sottoponevo a quelle estenuanti ore di meditazione, erano andati in cerca degli ultimi frammenti rimasti. Ormai la battaglia era imminente e dovevamo anche trovare Koga per farceli consegnare.
Inuyasha non era molto contento di lasciarmi da sola e sia io che la divina Kaede lo avevamo dovuto cacciare a calci, anche perché con lui la mia concentrazione sarebbe andata a farsi friggere.
Mi trovai per l’ennesimo giorno vicino al fiume. Ormai avevo imparato ad accendere anche un fuoco per esercitarmi con tutti gli elementi, ma sembrava tutto inutile. Rimanevo al mio solito livello e la cosa stava cominciando a diventare snervante.
Mi stesi sull’erba e guardai il cielo e le nuvole che passavano sopra la mia testa.
Stavo per chiudere gli occhi e riposarmi, quando un’ombra passò sopra di me e mi alzai, pronta ad attaccare.
Mi trovai davanti un viso che conoscevo bene. Era Rin, la ragazzina che viaggiava con Sesshomaru. Mi guardava con un sorriso allegro e mi salutò con la mano.
Io abbozzai un sorriso e feci altrettanto, chiedendomi come mai lei si trovasse qui e dove fosse Sesshomaru.
Non dovetti attendere molto, perché il demone si presentò davanti a me. Ora che lo guardavo bene dovevo ammettere che era davvero bello, nonostante quegli occhi glaciali mettessero paura.
Anche se ormai si era dimostrato una specie di alleato, appoggiai la mano sulla katana che portavo sempre con me. – Sesshomaru, come mai sei qui questa volta? -.
Un specie di piccolo ranocchio sbucò da dietro la schiena del demone. – Come osi rivolgerti in questo modo al grande Sesshomaru? Porta rispetto ragazzina! -.
Dopo aver detto quella frase il piccoletto ricevette uno sguardo glaciale dal suo padrone. – Jaken, stai zitto -.
Il demone si zitti immediatamente, tornando a nascondersi. Rin nel frattempo si era messa ad accarezzare il muso di Ah Un, ascoltando il nostro discorso con attenzione.
- E’ vero che hai imparato a controllare gli elementi? – mi domandò il demone.
Rimasi perplessa da quella domanda e mi spaventai, che volesse di nuovo rapirmi per qualche motivo? Nonostante la paura, annuii.
Sesshomaru si voltò verso il demone, facendogli cenno di venire avanti. – Mostramelo -.
Mi misi subito sulla difensiva. – Perché dovrei? -.
Jaken doveva aver intuito qualcosa dallo sguardo di Sesshomaru e dal bastone che aveva in mano uscì una fiamma che si diresse verso di me.
Fui costretta ad abbassarmi prima che mi colpisse. – Sei impazzito?! Volevi uccidermi? -.
- Voglio solo assicurarmi che il mio consiglio non sia dato a vuoto -, parlava con una calma quasi glaciale, che fece tremare ogni fibra del mio corpo.
Mi alzai in piedi e mi sistemai, prendendo respiri profondi. Gli feci capire che ero pronta e lui fecce cenno a Jaken di riattacare.
Il piccolo demone ubbedì e usò di nuovo quello strano bastone che provava con sé. Non appena la fiamma mi arrivò a pochi centimetri dal viso, la schivai e la catturai tra le mani girando su me stessa. La fiamma che mi stava per colpire ora era sotto il mio controllo e la feci passare tra le mani. Messa sotto pressione i miei poteri erano davvero formidabili e mi lasciai scappare un sorriso. Chiusi le mani e le fiamme svanirono.
Rin e Jaken rimasero a bocca aperta, mentre il demone non si scompose e la cosa non mi stupii più di tanto.
- Bene – disse Sesshomaru. – Allora adesso posso offrirti il mio aiuto -.
Lo guardai esterrefatta, mi ricordavo i racconti che Inuyasha aveva fatto riguardo Sesshomaru, lui non era uno che offriva aiuto, anzi. – E come mai? -.
Lo sguardo del demone si spostò su Rin e capii tutto. Voleva ripagarmi per essermi offerta di aiutarlo l’ultima volta, era un suo bizzarro modo di sdebitarsi.
- In che modo vorresti aiutarmi? – domandai.
- Dandoti modo di incrementare il tuo potere – rispose. – Izuke avrà anche potuto insegnarti ad evocarli, ma non aveva le doti per insegnarti a combattere e tanto meno può aiutarti mio frattelo -, mi dava fastidio il commento che aveva fatto su Inuyasha, ma decisi di rimanere in silenzio e ascoltare quello che aveva da dirmi. – Io non temo Naraku ne tanto meno ho paura della morte, ma temo per la vita di qualcuno che mi è vicino e piuttosto che metterla a rischio, voglio commissionarti la sua uccisione -.
Mi sembrava così strano sentire Sesshomaru fare un discorso del genere, forse Inuyasha si sbagliava quando parlava così male di lui, aveva un cuore e aveva messo al primo posto Rin invece del suo orgoglio. In quel momento quei due si somigliavano più di quanto volessero far vedere.
Nonostante tutto ero molto diffidente riguardo la sua offerta. – Come pensi di allenarmi? -.
- Combattendo contro di te fino al ritorno di mio fratello e mostrandoti come combattere contro la tua stessa emanazione – disse.
Nei suoi occhi si leggeva l’odio che provava nei confronti di Callie e Naraku per avergli quasi portato via ciò che aveva di più prezioso. Quella ragazzina per lui doveva essere davvero speciale.
- Inuyasha tornerà tra qualche giorno, giusto? – mi domandò.
Io annuii, quando era davanti a me perdevo quasi ogni facoltà di parola.
- Perfetto, oggi riposati, domani cominceremo ad allenarti -.
Si allontanò da solo, lasciandomi con Rin e Jaken.
Ero esterrefatta dal suo comportamento, non mi sarei mai aspettato un atteggiamento del genere proprio da parte sua.
La piccola Rin si avvicinò a me titubante, ma senza mai perdere il suo sorriso. – Signorina Samantha – mi chiamò. – Puoi farmi vedere ancora quella cosa di prima? -.
Quella bambina mi trasmetteva una serenità mai provata e ora capivo perché un demone come Sesshomaru la volesse con sé.
Le donai un sorriso sincero e la presi per mano, conducendola vicino al fiume.
Ci accucciammo vicino all’acqua e presi il controllo di una piccola quantità di essa. Con molta concentrazione feci in modo che prendesse la forma di un piccolo drago lungo e affusolato, che cominciai a far volare sopra la testa della ragazzina, che cominciò a fare una risata fresca e cristallina come l’acqua di quel fiume.
Giocai con lei facendo roteare per un po’ il drago e poi facendo nascere piccoli fiori con il quale potè creare una collana di fiori per il suo Sesshomaru.
Era bello stare in suo compagnia e guardandola così trovai una nuova ragione per combattere. Volevo riuscire a creare un mondo dove poter crescere una bambina come lei e farla giocare con quei fiori e con quell’acqua, volevo creare un posto dove il più grande pericolo sarebbe stato un ginocchio sbucciato. Per la prima volta in vita mia desiderai una famiglia e piena di quella gioia, rimasi a giocare con lei per tutta la giornata.
La sera Sesshomaru tornò a prendere la sua Rin e la tenne a dormire vicino a sé.
La guardava come si guarda la cosa più preziosa del mondo e mi ricordò gli sguardi che ogni tanto Inuyasha mi riservava.
Li osservai per qualche tempo. Avevo detto alla divina Kaede che mi ritiravo da sola in meditazione, non volevo fare tanta pubblicità su quello che stavo facendo.
Sesshomaru notò che lo stavo osservando così mi voltai e arrossii.
- Come mai hai scelto di essere la donna di mio fratello? – domandò il demone.
Io rimasi spiazzata da quella domanda, così continuai a fissarmi le scarpe da ginnastica ormai logore. – Beh, non c’è un vero e proprio motivo -.
Il demone per un momento abbandonò il suo sguardo glaciale e mi osservò perplesso, in quel momento sembrava proprio Inuyasha.
Provai a spiegarmi al meglio delle mie possibilità. – Ci sono persone che ti entrano nel cuore e neanche te ne accorgi all’inizio, poi ti rendi conto che il suo sorriso è il tuo sorriso, il suo dolore il tuo dolore e piano piano ti accorgi che non puoi più vivere senza di loro. È questo che ho provato per Inuyasha e questo mi ha fatto capire che volevo essere sua per sempre -.
Sesshomaru sembrò capire quello che intendevo e il suo sguardo si posò su Rin.
Era strano stare così a contatto con un tipo come lui, era così raro che lasciasse trasparire le sue emozioni, ma in alcuni rari momenti si poteva scorgere un barlume di umanità in lui.
Forse lui e Inuyasha non si erano mai capiti così a fondo perché erano più simili di quanto pensassero. Entrambi erano orgogliosi e non si volevano mai mostrare deboli.
Presi coraggio e gli feci anche io una domanda. – Come mai ti sei affezionato così tanto a lei? -.
Il demone non mi guardò neanche mentre parlava. – Credo che più o meno sia quello che è successo tra te ed Inuyasha. È stato il primo essere umano a non avere paura di me, che nonostante il mio rifiuto verso di lei ha continuato a venirmi a cercare. A quel punto ho deciso di farla viaggiare con me e più passava il tempo più questa piccola ragazzina umana diventava fondamentale nella mia giornata -, rimase in silenzio per qualche istante poi riprese a parlare. – Quando Naraku l’ha rapita ho capito che il mondo dei demoni non è cosa per lei e che è troppo giovane per decidere dove stare, ha vissuto così poco nel mondo degli esseri umani. So solo che fino a quando quel maledetto non sarà sconfitto io rimarrò a proteggerla, poi la lascerò in questo villaggio fino a quando non sarà cresciuta e a quel punto le chiederò cosa ha scelto -.
Si vedeva che aveva fatto molta fatica a parlarmi così apertamente, tanto che non appena finì di parlare prese un respiro e il suo viso tornò inespressivo. Avrei tanto voluto che tutti avessero sentito il discorso che aveva fatto a me, perché lo reputavano tutti un mostro senza cuore e io avevo avuto l’onore di vedere il buono che c’era in lui, quel buono che solo Rin era riuscita a vedere e che l’aveva fatta affezionare a lui.
Sapevo che non avrei mai risolto il dissidio familiare tra Inuyasha e Sesshomaru, ma mi sarebbe piaciuto un giorno poterli vedere insieme come dei veri fratelli e non più come dei nemici, ma per ora quello non era il desiderio di nessuno dei due. La prova di questo era il fatto che Sesshomaru si era presentato quando non c’era Inuyasha, non voleva avere nulla a che fare con lui, o perlomeno non in quel momento. Aveva voluto avvicinarsi solo a me, forse perché era vero che gli ricordavo Rin.
- Ora dormi, non pensare che sarò dolce negli allenamenti. Non mi risparmierò e poco mi importa se sei una donna – disse, tornando ad assumere un’aria quasi malvagia.
Mi girai su un fianco e chiusi gli occhi, ma il sonno proprio non voleva arrivare. Avrei voluto dire a Sesshomaru che se avesse voluto, mi sarei presa cura io di Rin fino a quando non fosse cresciuta, ma era finito il momento delle confessioni, era tornato il demone freddo che era e non sarebbe mai tornato sull’argomento e conoscendolo avrebbe addirittura negato di averne mai parlato.

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Capitolo 17
*** Paura ***


Sesshomaru aveva ragione. Non fu assolutamente gentile con me durante gli allenamenti. In confronto a questo i giorni con la divina Izuke erano stati un passeggiata tra i fiori.
Quel dannato ranocchio mi attaccava con il suo bastone e riuscire a catturare la fiamma diventava sempre più difficile.
All’ennesimo attacco mi bruciai una mano e mi cacciai un urlo disumano.
Sesshomaru scosse il capo. – Debole – sussurrò. – Se non diventi più veloce nel corpo e nella mente non sarai mai in grado di battere nemmeno un avversario -.
In quel momento lo odiai. Come si permetteva di dirmi una cosa del genere? E poi non doveva essere lui stesso ad allenarmi? Stava facendo fare tutto a quel demone rompi scatole e dalla voce insopportabile.
Ogni volta che combattevo gli occhi di Rin si facevano preoccupati, ma non osava discutere gli ordini del suo demone e stava in disparte con Ah Un.
Mi alzai e aspettai un attacco di Jaken, questo affronto glielo avrei fatto pagare.
La fiamma arrivò di nuovo verso di me e la catturai, lanciandola contro Sesshomaru.
Lo evitò rimanendo impassibile, come se quello che era appena successo non lo avesse neanche sfiorato.
Gli occhi di Rin e di Jaken erano spalancati, il mio gesto li aveva lasciati senza fiato.
- Adesso che hai dato sfogo alle tue frustrazioni da bambina possiamo continuare? – domandò.
Lo guardai con disprezzo. – Dovevi essere tu ad allenarmi oppure no? Allora vieni qui e battiti! -.
Sesshomaru rise divertito. – Sei ancora troppo debole per pensare di poterti battere con me  -.
La mia frustrazione era ai massimi storici. – Battiti! – gridai.
Jaken si avvicinò a me furioso. – Impara ad avere rispetto ragazzina! -, scagliò un nuovo attacco e questa volta lo fermai con una mano sola, lanciandolo indietro. Il demone si buttò a terra, tremando terrorizzato.
- Non prendertela con lui per le tue frustrazioni, se è quello che vuoi mi batterò con te – disse.
Sorrisi compiaciuta, finalmente lo avevo convito.
Si mise davanti a me e senza aspettare neanche un secondo mi attaccò. Cercava di colpirmi a mani nude con gli artigli e io usai la barriera come protezione.
Sesshomaru mi guardò con disappunto. – Contro una tua emanazione questo stupido trucchetto non ti servirà a nulla! Smettila di usarla! -.
Mi costava ammetterlo, ma aveva ragione. Ero abituata a difendermi con quella e non tanto schivando i colpi o contrattaccando.
Mi allontanai e mi preparai ad un nuovo colpo. Quello era l’ultimo giorno di allenamento perché Inuyasha sarebbe tornato tra poche ore.
Usavo il vento per allontanarlo, i rami che sbucavano dalla terra per distrarlo e il fuoco per colpirlo. Finalmente stavo imparando qualcosa di nuovo, stavo imparando ad usare degli attacchi combinati, come ad usare il vento per incrementare le fiamme o cercare l’acqua sotto la spaccatura della terra per spaventare l’avversario.
Sesshomaru era davvero un avversario difficile e, nonostante ci provasi, venivo sempre colpita. La cosa non mi dava fastidio, in quel modo ormai avevo imparato anche ad incassare i colpi.
Finalmente un ramo lo sfiorò graffiandogli la guancia e mi sentii fiera di me stessa. Sembrava poco, ma era fantastico essere riuscita a scalfire un avversario del suo calibro.
La mia felicità durò poco, perché il pugno di Sesshomaru mi colpì la guancia facendomi cadere a terra.
A quel punto Rin intervenne. – Signor Sesshomaru basta la prego, così fate troppa male a Samantha-chan -.
Sputai a terra e vidi del sangue, quel colpo era stato davvero forte. Mi alzai e posai la mano sulla testa della piccola Rin. – Sto bene, non preoccuparti -.
La ragazzina non sembrava convinta, ma decise di credermi.
Sesshomaru cominciò ad annusare l’aria e si voltò verso di me. – Sta tornando, ora devo andare. Spero che questi due giorni ti siano serviti a qualcosa e ricorda, se non sconfiggerai Naraku per conto mio, perderai quel minimo briciolo di rispetto che provo nei tuoi confronti -.
Fece cenno a Rin e Jaken di muoversi, ma la ragazzina mi porse una collana di fiori prima di salire su Ah Un.
La abbracciai e la ringraziai, poi li guardai sparire all’orizzonte.
Mi resi conto che Inuyasha stava per tornare e il mio cuore fece una capriola. In quei giorni mi era mancato sul serio.
Non dovetti attendere molto per trovarlo, ma il suo sguardo diventò furioso non appena mi vide.
In quel momento mi ricordai di come dovevo essere ridotta. Avevo graffi su tutte le braccia e la guancia mi faceva un male cane, probabilmente dovevo avere un bel livido.
Inuyasha si mise ad annusare l’aria e cominciò a gridare furibondo. – Dov’è quel bastardo? Dov’è? Non gli è bastato quello che ti aveva già fatto ha anche dovuto ridurti in questo stato -.
Prima che potesse partire al suo inseguimento lo fermai prendendolo per un braccio. – No Inuyasha non è come pensi -.
Il suo sguardo sembrò calmarsi per qualche secondo. – Spiegati prima che vada a farlo a pezzi -.
Gli raccontai quello che era successo e lui stesso stentò a crederci, il comportamento di suo fratello lo aveva lasciato senza parole e raccontandolo di nuovo mi resi conto di quanto fosse strano quello che aveva fatto.
Si mise a curarmi i tagli sulle braccia leccandoli e poi mi passò una mano sulla guancia, ma fui costretta ad allontanarmi per il dolore.
- Mi dispiace – disse, tirando indietro le orecchie. – Quel demente però poteva andarci più piano! Se lo vedo lo concio per le feste -.
Sospirai. – Non dire così, grazie a lui ho imparato molto e adesso riesco a controllare i miei poteri quasi alla perfezione e so combattere benissimo -.
Mi fulminò con lo sguardo. – Dopo quello che ti ha fatto la tua amica pensi ancora che ti farò combattere? -.
- Ehi! Non ricominciamo, io faccio quello che voglio – esclamai.
- Non ci pensare neanche! -.
- A cuccia! -.
Si piantò con il viso nel terreno. – Dannata, non mi darai mai retta vero? -.
- No cucciolo – risposi e gli stampai un bacio sulle labbra.

Dopo aver mangiato gli altri mi dissero quello che avevano scoperto. Gli ultimi frammenti erano quelli di Koga, ma purtroppo non l’avevano trovato.
- Forse se fosse attirato dall’odore di Samantha-chan non dovremmo neanche scomodarci per cercarlo – commentò Miroku.
Inuyasha cominciò ad urlargli contro. – Non userai la mia donna come esca sono stato chiaro?! -.
- Però questa volta Miroku ha ragione, Koga non si farebbe scappare l’occasione di vedere Samantha-chan – commentò Shippo.
Prima che Inuyasha lo colpisse lo bloccai, guardandolo negli occhi seria. – Sai anche tu che è il modo migliore per trovarlo, quindi piantala di fare il geloso -.
Il mezzodemone sbuffò innervosito, incrociando le braccia come era solito fare.
Sango smise di pulire il suo hiraikostu e ci guardò. – Però se vogliamo prendere quei frammenti dobbiamo sbrigarci, Naraku non perderà altro tempo e poi verrà sicuramente a prendere quelli che sono in nostro possesso -.
Istintivamente toccai i frammenti che avevo sulla spalla. Recuperati i frammenti di Koga sarebbe cominciato il vero scontro finale e adesso tutto era così vicino che mi sembrò di sentire il fiato di Naraku sul collo.

La mattina seguente partimmo subito verso i monti dove viveva la tribù Yoro. Volevo mettermi in cammino a piedi come gli altri, ma i colpi inferti da Sesshomaru cominciavano a farsi sentire ed ero molto lenta.
Non volevo che Inuyasha lo notasse, così mi avvicinai a Sango per chiederle di farmi salire in groppa a Kirara. La ragazza capì e salii in groppa al demone.
Non ci volle molto per arrivare sotto le montagne e ci accampammo in uno dei villaggi lì vicino. Ovviamente Miroku organizzò una delle sue solite messe in scena.
Questa volta eravamo tutti in un’unica stanza, ma Inuyasha si mise a dormire abbracciato a me in ogni caso.
- Fa ancora male? – mi chiese, accarezzandomi la guancia.
Cercai di trattenere il rantolo di dolore, il livido era diventato violaceo e si vedeva molto sul bianco della mia pelle.
Scossi la testa e mi accoccolai nell’incavo della sua spalla, inspirando il suo odore. – Mi sei mancato in questi giorni – sussurrai.
Mi strinse ancora di più, ma facevo davvero fatica a trattenere i mugolii di dolore, così mi lasciò andare.
- Quel bastardo, se lo vedo giuro che lo riduco in brandelli! – sibilò.
Gli accarezzai la guancia. – Piantala, ha solo cercato di aiutarmi -.
- C’è modo e modo di aiutare le persone e il suo è davvero poco convenzionale – commentò, osservando i lividi e i graffi che avevo su tutto il corpo. – Odio vederti ridotta in questo stato -.
Sospirai. – Dormiamo per favore? – domandai. – Non voglio che ti preoccupi così per me -.
- Piantala Sam, io mi preoccupo sempre per te – disse.
Lo guardai negli occhi. – Beh adesso sono qui con te, quindi stai tranquillo, nessuno potrà dividerci -.

Il piano di Miroku era semplice, mi avrebbero lasciata in cima alla montagna e io avrei dovuto cercare di convincere Koga a darci i frammenti, cosa che non sarebbe stata affatto semplice.
- Non mi piace questo piano – commentò Inuyasha innervosito.
Alzai gli occhi al cielo esasperata. – Hai qualche idea migliore? Non mi sembra quindi vai con gli altri e non preoccuparti -.
- Samantha-chan sa difendersi, qui non corre alcun pericolo e poi Koga non permetterà a nessuno di farle del male – disse Sango, ma questo suscitò ancora di più il nervosismo di Inuyasha.
Lo spinsi via. – Forza, vai! -.
Continuò a seguirmi con lo sguardo fino a quando non svoltai in una delle tante vie di quelle montagne. Faceva freddo e si stava anche alzando la nebbia. Non eravamo sicuri che Koga si sarebbe presentato, anche perché ormai il mio odore era impregnato di quello di Inuyasha ed erano pochi i demoni che si avvicinavano alla compagna di qualcun altro.
Fortunatamente quello non era il caso di Koga, dato che dopo alcuni minuti di cammino avvistai un turbine venirmi incontro.
Mi sentii prendere le mani e davanti a me trovai il giovane demone. – Oh Samantha! Che bello rivedere il tuo dolce viso – esclamò.
Cercai di sorridergli amabilmente, ma subito il suo sguardo si posò sui miei lividi e quello fu l’inizio di un grandissimo malinteso.
- Il tuo viso! – esclamò. – E qui non vedo il cagnolino, ho capito tutto! -.
Lo guardai perplessa. – Cosa hai capito? -.
- Quel bastardo ti ha piacchiata, lo vedo dal tipo di graffi sul tuo corpo! Allora sei tornata da me per cercare protezione, non temere lo ridurro in briciole quel dannato! -.
Spalancai gli occhi e provai a spiegargli la situazione, ma lui ormai aveva tratto le sue conclusioni e non voleva neanche ascoltarmi.
Dietro di noi arrivarono correndo due compagni di Koga, ormai stremati per la folle corsa.
- Ginta, Hakkaku, prendetevi cura di Samantha e portatela al sicuro, io ho una faccenda da sistemare! -, e prima che potessi fermarlo era già sparito.
I due demoni si fermarono per riprendere fiato e mi squadrarono da capo a piedi. – Allora devi essere tu la ragazza di cui ci ha tanto parlato Koga – disse Ginta.
Hakkaku si asciugò il sudore dalla fronte. – Ma non eri la donna di Inuyasha? -.
Li guardai perplessa, a differenza di Koga non sembravano molto potenti e non possedevano nessun frammento della Sfera.
Mi misi seduta vicino a loro sperando che il malinteso che si era creato venisse risolto e non risposi neanche ad una delle loro domande.
- Sorella Samantha stai bene? – domandò Ginta.
Io lo guardai perplessa. – Sorella? -.
- Sì, diventerai la donna di Koga quindi sei nostra sorella – rispose Hakkaku.
Rimasi impietrita. – C-cosa? Ma io non sono la sua donna accidenti! Portatemi da lui prima che quei due si facciano male -.
Ginta e Hakkaku si guardarono perplessi. – Ma se dissubidiamo, Koga ci ammazzerà, non possiamo farlo -.
- Vi ho detto di portarmi subito lì avete capito o no?! -, urlai così forte che la mia voce rimbombò per tutte le montagne.
I due sbiancarono e cominciarono a tremare. – V-va bene – disse Hakkaku.
- Ora che ci penso, fai anche più paura di Koga quando ti arrabbi sorella Samantha – aggiunse Ginta.
Sospirai rassegnata, quei due erano l’unica possibilità di rintracciare Koga e Inuyasha prima che si mettessero le mani addosso e dovevo chiarire quello che era appena successo.
Ginta mi caricò sulle spalle per arrivare più velocemente o con il mio passo sarei arrivata a scontro già concluso.
- Sorella Samantha, come mai tutti quei lividi? – chiese Hakkaku.
Mi risvegliai dai pensieri che mi stavano attraversando la mente. – Beh ecco diciamo che il fratello di Inuyasha ci va giù pesante quando si tratta di insegnare a combattere -.
I due impallidirono. – Hai incontrato Sesshomaru? -.
Possibile che fossi l’unica tra di loro a pensare che fosse buono?
Arrivammo dopo mezz’ora e non ci volle molto a capire che non erano lontani, le urla piene di insulti si sentivano da chilometri.
Quando arrivai Miroku, Sagno e Shippo erano in disparte rassegnati, ormai sapevano che era inutile mettersi tra loro. Non appena mi videro arrivare mi corsero incontro.
- Samantha-chan tutto bene? – mi chiese Sango.
- Perché hai detto a Koga che Inuyasha ti ha fatto male? – chiese Shippo.
- E’ stato davvero lui e hai inventato la scusa di Sesshomaru per proteggerlo? – aggiunse Miroku.
Passai lo sguardo da uno all’altro. – Ma pensate veramente che Inuyasha sarebbe capace di una cosa del genere?! -.
- Effettivamente mi sembrava strano – commentò Shippo, volgendo lo sguardo verso lo scontro.
I due se le stavano dando di santa ragione e non sembravano intenzionati a smettere. Lo sguardo di Koga si posò su di me e poi sui suoi due compagni. – Deficenti, vi avevo detto di portarla al sicuro! Appena finisco con il cagnolino vi gonfio! -.
- Ma è stata lei a ordinarcelo Koga! – provarono a scusarsi.
Fu inutile cercare di richiamare la loro attenzione, i due erano troppo presi nel loro scontro. Esasperata usai il mio potere sul vento, racchiudendoli in un turbine di vento che li teneva sospesi su un dirupo.
- Samantha, sei impazzita?! – gridò Inuyasha.
- Non provare più a rivolgerti a lei cagnaccio! -.
- Appena ti prendo io… -.
- Adesso basta! – gridai, minacciando di farli cadere di sotto. – Se non la piantate vi ritroverete con la faccia stampata la in fondo, avete capito?! –.
I due degluttironoa fatica e annuirono, così decisi di riportali a terra, uno ben lontano dall’altro.
- Koga è stato tutto un malinteso, Inuyasha non mi ha fatto questo e io non sono venuta a cercarti per avere protezione – dissi.
Inuyasha sorrise fiero. – Tzè, te l’avevo detto -.
- Taci! – sbraitò Koga.
Li fulminai tutti e due con lo sguardo. – A cuccia tutti e due! -, purtroppo l’unico che finì a terra fu Inuyasha ovviamente. – Scusami, non volevo! -.
Koga incrociò le braccia irritato, dato che Inuyasha continuava a stringermi tra le braccia di proposito.
- Ti sembra il caso? – sussurrai, guardandolo male.
Infastidito mi lasciò andare e potei avvicinarmi a Koga. – Caro Koga -.
- Caro?! – sbraitò il mezzodemone.
- A cuccia Inuyasha! -, Sango e Miroku trattennero a malapena le risate, quella scena per loro doveva essere esilerante, ma per me cominciava a diventare pesante.
Presi un lungo respiro. – Io, io non sono umana, ma questo credo che tu lo abbia già capito -, gli mostrai la mia spalla e Inuyasha si spazientì di nuovo,mentre lo sguardo di Koga si fece smarrito. – Io sono lo spirito che dimora nella Sfera, quelli che tu porti con te sono come una parte del mio corpo e per questo ti chiedo di restituirmeli -.
Il demone era senza parole e continuava a tenere la bocca semi aperta. – Ma come è possibile? -.
- Questi discorsi sono davvero una noiai -.
Alzammo tutti lo sguardo e qualche metro sopra di noi trovammo Callie con una faccia spazientita, mentre giocava con una ciocca dei suoi capelli.
Koga mi nascose dietro la sua schiena, cominciava ad essere stufa di dover essere protetta come i bambini e di essere strattonata da Inuyasha in preda ai suoi raptus di gelosia.
Dietro di lei si materializzarono di nuovo i demoni di Naraku e quando guardai dietro di me mi sentii gelare il sangue, combattere su quel dirupo sarebbe stato molto difficile e rischioso.
Istintivamente strinsi il braccio di Inuyasha, anche se sapevo che il suo equilibrio era dieci volte migliore del mio.
Callie balzò davanti a noi. – Allora, vediamo se riesco a fare un discorso dolce come quello della mia amica Sammy – cominciò. – Datemi i frammenti della Sfera, oppure vi uccido…no, la dolcezza non è cosa mia. Attacate pure -.
I demoni si lanciarono contro di noi ad una velocità impressionante. Mi parai davanti ai miei amici e i demoni si scontrarono contro la mia barriera. Accusai il colpo come se fosse arrivato proprio a me.
Non fu di grande aiuto, dato che Callie la oltrepassò e si lanciò addosso a me. Rotolammo per terra, mentre gli altri combattevano tra loro.
L’urlo di Inuyasha mi fece tremare. – Samantha attenta! -.
Non ci eravamo accorte che mentre ci stavamo battendo, eravamo arrivate vicinissime al bordo.
Scaraventai Callie lontana da me, ma prima di cadere di sotto mi prese per la caviglia e rimasi aggrapa con una mano al bordo.
- Se io cado tu vieni giù con me – sussurrò e mi strattonò.
Sentii la terra mancarmi da sotto i piedi e caddi nel vuoto.

 


Ciao ciao!
Siamo agli sgoccioli, la battaglia finale sta per arrivare!
Samantha e Callie riusciranno a sopravvivere?
A presto!

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Capitolo 18
*** Di nuovo in trappola ***


Sentivo il cuore che mi batteva a mille, le vertigini farsi sempre più forti e il vento che mi sferzava il viso. Provavo una paura pronfoda e mi passò tutta la mia vita davanti. Io non volevo ancora morire, nella vita avevo ancora troppo da fare, ancora tanto da vedere e tanti bei momenti da trascorrere.
Nonostante avessi la mente offuscata da mille pensieri riuscii ad evocare dei rami che uscirono dalla roccia, prendendomi prima che cadessi di sotto e senza rendermene conto salvarono anche Callie. Ci feci adagiare su una sporgenza lì vicino.
Lei era svenuta, mentre il mio cuore batteva all’impazzata. Mi avvinai e in quel momento riuscii a riconoscere finalmente la mia amica, in quel momento mi sembrava di rivederci di nuovo nella mia stanza quando dormiva da me e aveva paura del buio. Avrei voluto poter tornare a quei momenti, quando la mia vita era ancora normale.
Si svegliò improvvisamente e sbarrò gli occhi, così mi allontanai spaventata.
Si tirò in piedi squadrondomi sconvolta. – Mi hai salvata? – domandò.
Annuii, sperando che recuperasse un barlume di umanità e che tornasse ad essere quella che era. – Sì – mormorai. – Tu sei la mia migliore amica Callie, io vorrei che tornassimo amiche, non voglio perdere anche te. Ti prego non è troppo tardi. Alleati con noi e sconfiggeremo Naraku -.
Mi avvicinai a lei per prenderle la mano, sembrava quasi che l’avessi convinta e mi lasciai sfuggire un sorriso. – Ti prego -.
Solo in quel momento mi resi conto che lei si era fatta avvicinare, solo per strapparmi il frammento dalla spalla. Mi buttai a terra, rendendomi conto che era come se mi avessero appena strappato un  braccio.
Callie cominciò a ridere di gusto. – Sei sempre la solita ingenua, credevi bastassero le tue belle parole per farmi rinunciare al mio intento? Non sono uno dei tuoi stupidi amici e tra poco ucciderò il tuo bel mezzodemone -.
Fu in quel momento che una furia cieca mi invase, mi scagliai contro di lei e ripresi il frammento. Nel farlo, però, l’avevo spinta più vicina al bordo. Provai ad avvicinarmi per salvarla, ma lei scivolò e rimase sospesa poco più giù su una delle sporgenze.
Mi sporsi per prenderle la mano, mentre le lacrime mi rigavano il viso. – Callie ti prego dammi la mano -.
Si voltò verso di me e il suo sguardo mi colpì come una stilletata al cuore. Era carico di odio e rancore nei miei confronti e le mie lacrime scesero ancora più copiose.
- Spero che mi avrai sulla coscienza per sempre -.
Si lasciò cadere nel vuoto, seguita dal mio urlo. Il suo corpo scomparve nella nebbia sottostanze e io mi lasciai andare ad un pianto disperato, continuando a gridare il suo nome.
Mi ritirai più indietro e fu in quel momento che vidi i miei frammenti a terra. Averli persi mi aveva resa quasi pazza. Avrei voluto poter tornare indietro nel tempo per impedirmi di colpirla.
Rimasi attaccata al bordo per un sacco di tempo, piangendo e disperandomi per la perdita della mia migliore amica. Non mi importava se si era alleata con Naraku e aveva cercato di uccidermi, lei era l’unica persona che conoscevo da così tanto che mi rimaneva.
Strinsi le ginocchia al petto e affondai il viso in esse, lasciandomi andare ad un pianto disperato. Ero così presa nel mio singhiozzare che non mi resi conto dell’arrivo di Inuyasha vicino a me.
Mi toccò la spalla e io lo guardai con gli occhi gonfi per le lacrime. – Callie è morta Inuyasha, è morta -.
Per tutto il tempo mi mossi come in una specie di trance. Mi aveva riportato dagli altri e Koga mi aveva consegnato i suoi frammenti, ma io non riuscivo a parlare, tanto che fu Inuyasha a ringraziarlo per me. Mi riportarono al villaggio e nessuno provò a parlarmi, ero ancora sconvolta.
Continuavo a darmi la colpa per non averla salvata e non mangiai neanche. Passarono due giorni e ancora non avevo ripreso a parlare. Shippo si accoccolava a me nel tentativo di consolarmi, ma io lo accarezzavo meccanicamente, come se non fossi veramente lì. La notte Inuyasha mi stringeva, ma io non riuscivo a rispondere alle sue carezze.
Due giorni dopo gli altri stavano mangiando e io ero in un angolo della stanza che fissavo il vuoto.
A quel punto Inuyasha esplose e batte i pugni a terra adirato. – Adesso basta! – gridò.
Tutti lo guardarono esterrefatti, ma io non riuscii quasi a reagire, neanche quando mi arrivò addosso e cominciò a scrollarmi violentemente.
- Riprenditi dannazione! – cominciò a gridare.
Sango gli arrivò addosso e lo allontanò da me. – Sei impazzito? Lasciala stare! -.
- Sango ha ragione, ti stai comportando da folle! – esclamò Miroku.
Inuyasha si voltò verso di loro furioso. –Non sono impazzito, ormai Naraku è debole, ha appena perso l’unico alleato che poteva sconfiggere Samantha, dobbiamo attaccarlo ora finchè è debole! -.
Dopo tutto quel tempo riuscii a pronunciare finalmente qualche sillaba. – Ha ragione – bisbigliai.
Tutti si voltarono verso di me esterrefatti. Dopo tutti quei giorni avevo finalmente parlato e quasi nessuno riusciva a crederci. Continuavano a guardarmi come se fossi un fantasma.
- Domani studieremo un piano, ora però vado al fiume. Per favore non seguitemi – dissi, allontanandomi dagli altri.
Uscii dalla capanna della vecchia Kaede e andai al fiume.
Davanti alla mia mente continuava a passarmi l’immagine dello sguardo di Callie e nelle mie orecchie continuavano a risuonare le sue parole contro di me. Avrei voluto salvarla e riportarla a casa con me.
Guardai a terra e mi resi conto che mi trovavo nel punto in cui io e Rin avevamo giocato non molto tempo fa, c’erano ancora alcuni fiori di quelli che avevo fatto crescere e in quel momento capii.
Il mio più grande desiderio era creare un mondo adatto a lei, adatto a tutti i figli che un giorno avrei voluto avere e che fosse giusto per me e Inuyasha, un luogo dove avremmo potuto avere una casa e stare insieme per sempre. Callie in quel futuro non poteva esserci, il suo rancore non le avrebbe permesso di vivere in pace con gli altri e non avrebbe neanche voluto. Lo leggevo nei suoi occhi e anche se ci avessi provato con tutte le mie forze lei non avrebbe cambiato idea.
Non avrei potuto cambiare le sue decisioni, ci avevo provato e dovevo smetterla di incolparmi. Ci era voluto tantissimo a capirlo e la sfuriata di Inuyasha mi aveva risvegliata.
Guardai il sole tra gli alberi e finalmente riuscii a dormire sonni tranquilla.

Venni svegliata da un caldo bacio che si posava sulla mia fronte. Aprii gli occhi e davanti a me trovai Inuyasha. Il sole ormai stava per tramontare e lui era venuto a cercarmi per vedere come stavo.
Lo guardai e sorrisi e questo sembrò scaldargli il cuore, ero finalmente tornata in me dopo quel brutto momento.
Mi prese tra le braccia e mi strinse fino a farmi perdere il fiato. – Mi dispiace Sam, mi dispiace davvero -.
Gli accarezzai una guancia. – Non è stata colpa tua, non volevo comportarmi in quel modo, ma ero sconvolta -.
Mi baciò senza darmi il tempo di parlare. Lo strinsi tra le braccia e mi lasciai cullare dalla sua dolcezza. Ero tornata finalmente viva e avevo smesso di darmi la colpa per quello che era successo. Ora vedevo la luce in fondo al tunnel. Naraku aveva perso il suo alleato più potente e ora saremmo riusciti a sconfiggerlo, c’era di nuovo speranza per il nostro futuro e ora potevo guardare più avanti di qualche giorno. Potevo guardare avanti negli anni e vedermi ancora insieme al mio Inuyasha.
Il sole tramontò e Inuyasha tornò nella sua forma umana, quella notte era la sua notte di debolezza. Lo guardai e per me era sempre il mio mezzodemone, quello che amavo alla follia e per il quale avrei sacrificato qualsiasi cosa.
Lui mi sorrise e mi spostò i capelli da davanti al viso. – Voglio passare il resto della mia vita con te Sam, voglio che tu rimanga al mio fianco per sempre – mi disse a fior di labbra.
Gli sorrisi. – Non me ne andrò mai da te, sarò sempre con te -.
Fu in quel momento che mi resi conto di quello che stava per accadere tra noi e questa volta non avrei fatto nulla per impedirlo. Mi ero resa conto che dovevo smetterla di precludermi delle gioie solo per delle colpe che non erano mie. Tutti avevano provato a farmelo capire in qualsiasi modo, ma avevo dovuto vivere un’esperienza come la morte di Callie per rendermene conto e ora avevo intenzione di godermi quello che la vita mi stava offrendo. Ora esisteva la vera possibilità che il mio futuro potesse essere più roseo di quanto pensassi.
Mi lasciai andare e mi stesi a terra e Inuyasha non perse tempo e cominciò a baciarmi. Avrei voluto che quel momento durasse per tutta l’eternità. Mi resi conto che non solo il mio desiderio stava aumentando, ma anche il suo.
Inuyasha si fermò e mi guardò serio. – Sei sicura di voler andare avanti? – mi sussurrò. – Mi ricordo cosa hai detto l’ultima volta -.
Gli baciai il naso e sorrisi. – Le cose sono cambiate, hai detto tu stesso che ormai riusciremo a sconfiggere Naraku e io con te voglio una famiglia, perché sei l’unico che vorrò per sempre nella mia vita -.
Mi diede un casto baciò sulle labbra. – Tu sei unica amore mio -.
I suoi baci ripresero più profondi e sensuali, tanto che cominciai a boccheggiare per il desiderio. Le sue mani cominciarono a esplorare il mio corpo e io feci lo stesso. Lo desideravo come non avevo mai desiderato nessuno.
Fu la notte più bella della mia vita. I nostri respiri e i nostri battiti si fusero in uno solo e raggiugemmo il piacere più volte quella notte.
Guardavo nei suoi occhi e vedevo riflessa la stessa felicità che provavo anche io in quel momento, lo amavo. Non potevo ancora credere di avere avuto la fortuna di avere incontrato una persona come lui nella mia vita e non potevo desiderare nulla di più.
Il nostro amore era ciò che mi aveva dato la forza per superare le difficoltà che avevo incontrato in quel periodo e mi resi conto che non mi importava di quello che era successo, perché ogni difficoltà e ogni dolore mi avevano portata a lui, a ricevere il dono più bello che avrei mai potuto desiderare.
Come un flash mi ricordai della stella cadente che avevo visto la notte in cui sbucò fuori dal pozzo. Avevo chiesto di incontrare una persona che mi amasse davvero e il mio desiderio era stato esaudito.
Quella notte piansi, ma di felicità e lui asciugò le mie lacrime con i suoi baci.
Nel cielo passò una nuova stella cadente, ma questa volta non avevo altro da chiedere. Il mio mondo ora era perfetto.

Durante la notte mi svegliai, Inuyasha era accanto me e io dormivo sul suo petto nudo. Mi accarezzava il viso e le labbra e mi guardava con occhi pieni d’amore.
Gli accarezzai il viso e sorrisi. – Tutto bene? -, non sapevo bene cosa dire, perché era stato tutto così bello che non c’erano parole per descriverlo.
- Non potrei stare meglio – mi sussurrò.
Mi coprii il corpo con la sua veste per evitare che prendessi freddo e a quel punto mi ricordai del fatto che dovevamo tornare presto o gli sarebbero potuti venirci a cercare.
Inuyasha sembrò capire il mio discorso e cominciammo a rivestirci. Sentivo il suo sguardo che mi scrutava e arrossi.
Quando ormai eravamo di nuovo vestiti mi abbracciò da dietro la schiena, affondando il suo viso nei miei capelli. – Dobbiamo proprio tornare? – mi domandò ironicamente.
Sorrisi divertita. – Sì se non vogliamo che Miroku venga a cercarci e cominci a fare i suoi commenti -.
Inuyasha sbuffò. – Non vedo l’ora di avere una casa tutta per noi, lì non potranno venirci a disturbare – disse.
Lo guardai con gli occhi luccicanti di emozione. – Davvero un giorno avremo una casa? – chiesi.
Mi guardò come se fossi impazzita – E’ ovvio, cosa c’è di strano? -.
Gli buttai le braccia al collo rischiando di farlo cadere a terra. – Ah non vedo l’ora! -.
Improvvisamente Inuyasha si irrigidì e sbarrò gli occhi. Lo guardai stranita e poi lui cadde a terra. Vidi un insetto di Naraku volare via da lui e nella sua schiena c’era piantato uno dei suoi pungiglioni.
- Oh no! -, ero disperata, sapevo che erano velenosi, ma io non avevo idea di cosa fare. Inuyasha era umano e se non agivo in fretta sarebbe morto, ma non sapevo come aiutarlo. Cercai di levare il pungiglione, ma questo si era già infilato sotto la sua pelle ed era impossibile estrarlo.
Inuyasha cominciò a tremare per il dolore, mentre i suoi occhi erano sbarrati.
- Ti prego non morire – mormorai tra le lacrime. – Cosa posso fare? Cosa posso fare? -.
- Lo so io -.
Non potevo credere di sentire di nuovo quella voce e il sangue mi si gelò nelle vene, mentre Inuyasha cercava a fatica di tenere la mia mano.
Callie era dietro di me ed era viva. – Sorpresa? – mi domandò divertita. – Naraku aveva ragione, bastava farvi credere che ci volesse così poco a sconfiggermi e vi sareste distratti. Devo ammettere che è davvero un genio -.
Mi lanciai contro di lei furiosa, questa non gliela avrei mai perdonata. – Maledetta bastarda! -, lei mi respinse buttandomi a terra.
- Piantala di fare la melodrammatica, ho un patto da proporti, io posso salvarlo – disse.
Alzai lo sguardo verso di lei e cominciai a respirare affannosamente. Ero disperata e Naraku sapeva che avrei accettato qualsiasi cosa pur di salvarlo e in quel momento lo odiai dal profondo del mio cuore.
Callie mi mostrò un mazzo di erbe curative che teneva nel palmo della mano. Mi lanciai contro di lei per prenderle, ma mi scansò facendomi lo sgambetto e facendomi cadere di nuovo a terra.
Sbuffò innervosita. – Piantala con le sciocchezze e vediamo di essere veloci o tra poco quello sarà morto e ciao, ciao patto -, la sua voce era sprezzante e non so cosa avrei dato per levarle quel sorrisetto dalla faccia. – Vieni con noi, e ti darò le erbe per curare il tuo tesoruccio -.
Mi avvicinai di nuovo ad Inuyasha, tenendogli la testa sulle mie gambe. – N-non f-farlo – balbettò scosso dai tremori della malattia.
Non dovetti neanche rifletterci. – Lo farò -, lo avevo detto tutto d’un fiato, non lo avrei lasciato morire in quel modo per colpa di una stupida distrazione. Nessun’altro sarebbe morto per causa mia.
Callie sorrise. – Sapevo che avresti fatto la scelta giusta -.
Inuyasha mi tirò la mano. – Io, io non ti lascerò andare via, non ti m-muoverai da q-qui -.
Più lo sentivo parlare più il mio cuore mi gridava di salvarlo. Con le lacrime agli occhi lo baciai e mi allontanai dalla presa della sua mano.
La ragazza mi consegnò le erbe che mi servivano e lo aiutai a masticarle. Dopo averlo fatto svenne e io cominciai a temere il peggio.
- Stai tranquilla, senti il suo battito. Tra meno di mezz’ora sarà di nuovo in piedi – disse Callie.
Ascoltai il battito del suo cuore e notai che stavano tornando regolari e calmi. Tirai un sospiro di sollievo, lui era salvo.
Non mi accorsi del colpo che mi raggiunse alla nuca e le cose lentamente cominciarono a farsi sfocate.
- Scusa Sammy, solo una piccola precauzione -.

Quando mi svegliai ero in una stanza buia ed ero legata per i polsi e per le caviglie, i frammenti erano spariti dalla mia spalla. Ero di nuovo impotente e imrpigionata.
Pensai ad Inuyasha e tornò quella preoccupazione che mi aveva attanagliato il cuore. Speravo che fosse guarito e che stesse di nuovo bene. Non mi interessava di aver rischiato la vita o di essere nelle mani di Naraku, se lui era salvo quello era un sacrificio che ero ben felice di aver fatto.
Su di me sentivo ancora il suo profumo e mi si strinse un nodo alla gola. Avevamo cantato vittoria troppo presto e avevo cominciato a sognare prima del tempo, ero stata una stupida. Mi maledissi per non essermi accorta di quell’insetto maledetto che lo aveva colpito e mi sentii terribilmente sola. Volevo rivedere il mio Inuyasha e mi mancava terribilmente quel senso di protezione che mi dava stare tra le sue braccia.
In quella disperazione, però, sentivo un senso di felicità infinita per averlo salvato. Sapevo che almeno lui avrebbe continuato a vivere e in quel momento provai un senso di pace e serenità.
Callie entrò nella stanza e mi prese in malo modo, portandomi fuori. Ci trovavamo in una grandissima villa padronale dell’epoca e c’erano milioni di stanze e la ragazza mi scortò fino ad una di esse, aprendo la porta scorrevole.
Davanti a me trovai Naraku.
Era dal giorno in cui eravamo arrivati nell’epoca Sengoku che non lo vedevo più. Mi sentii il sangue gelarmisi nelle vene.
Non appena mi vide sorrise e fece cenno a Callie di farmi sedere di fronte a lui. Non potevo evocare la barriera e mi sentivo inerme di fronte a quel demone.
Tra le sue mani c’era la Sfera intera e mi immobilizzai a fissare l’oggetto. Cominciai a sentirmi in trappola e priva di via di fuga, una sensazione che avevo provato in quei secoli imprigionata in quel dannato oggetto.
Provai a divincolarmi dalle corde che mi stringevano i polsi, ormai presa dal panico che mi stava invadendo sempre di più.
Naraku mi guardava divertito, come un gatto che gioca con il topo che ha appena catturato. – Samantha, sono felice che tu sia venuta qui di tua spontanea volontà, mi hai reso la cosa molto meno difficile -.
Ero disgustata e come ultimo segno di ribellione sputai sul viso del demone, quello era ormai l’ultimo gesto che avrei potuto fare da viva e lo sapevo.
Si pulì il viso con la mano e subito dopo mi afferrò per i capelli sollevandomi da terra.
- Tu adesso esaudirai il mio desiderio e non c’è nulla che tu potrai fare per rifiutarti – sibilò a pochi centimetri dal mio viso.
Lo guardai con profondo disprezzo. – Io non lo farò mai -.
Il suo ghignò mi paralizzò e fece risvegliare tutte le paure che avevo avuto da quando ero stata creata. – Non hai scelta – sussurrò. – Desidero che la tua coscienza torni nella Sfera, adesso! -.
Fu come se fossi strappata dal mio corpo e, anche se cercavo di ribellarmi, non potevo scapparare.
Il buio mi avvolse e da quel momento fui circondata dalle tenebre che mi avevano cullata per tutti quei secoli, smettendo di esistere.

 

 

Eh già.
Naraku è riuscito ad intrappolare di nuovo Samantha dentro la Sfera. Come farà Inuyasha a liberarla? Riusciranno ad arrivare in tempo?
Comunque auguro a tutti quanti uno splendido Natale e spero che lo passiata nel migliore dei modi ^^
A presto!

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Capitolo 19
*** Battaglia finale ***



Il risveglio di Inuyasha
Mi svegliai di colpo e mi sentii come se non fossi riuscito a respirare per ore e cominciai a tossire.
Davanti a me trovai il viso della vecchia Kaede che mi metteva una pezza bagnata sulla fronte, ma il pensiero che mi stava martellando in testa era uno solo.
- Dov’è Sam?! – esclamai tirandomi in piedi, ma venni colto da un capogiro e fui costretto ad appoggiarmi alla parete.
Miroku mi si avvicinò, cercando di aiutarmi a tenermi in piedi. – Stai calmo Inuyasha o rischi di non riprenderti -.
Lo guardai fisso negli occhi, preso dalla preoccupazione. – Ho detto, dov’è Sam -.
Gli sguardi dei miei amici mi fecero capire che non lo sapevano.
Quella scema aveva accettato il patto e tutto per salvare me. Come le era saltato in mente dannazione? Non poteva essersi veramente consegnata a Naraku.
Ignorai i consigli dei miei amici e presi Tessaiga, nonostante mi mancassero ancora le forze. Cominciai a dirigermi verso l’uscita della capanna usando la spada come appoggio, non l’avrei lasciata nelle mani di quel mostro un secondo di più.
Shippo provò a fermarmi. – Inuyasha ridotto così non potrai aiutarla lo capisci? -.
Io lo ignorai, allontanandolo in malo modo. – Non la lascerò, anche se dovesse costarmi la pelle -.
Miroku mi fermò. – Almeno prendi le erbe della vecchia Kaede, altrimenti non avrai alcuna speranza -.
Ero riluttante all’idea di dover aspettare ancora per partire, ma in fondo avevano ragione. Se Naraku aveva completato la Sfera dovevo essere nelle migliori condizioni nel minor tempo possibile.
Tornai dentro, anche se non riuscivo a stare fermo a causa dell’ansia.
Gli altri tenevano lo sguardo basso, anche loro erano preoccupati per Samantha, ma nessuno di loro poteva capire cosa stavo provando. Mi sentivo enormemente in colpa, se fossi stato più attento e non mi fossi lasciato andare mi sarei riuscito ad accorgere della presenza di quell’insetto e lei non sarebbe stata costretta a consegnarsi.
Prima di lasciarmi avevo potuto leggere nei suoi occhi la paura che stava provando per me e per la sua sorte e la cosa mi faceva ancora più male.
- Allora è pronto quest’intruglio o no vecchia?! – sbottai improvvisamente, mentre la donna mescolava le erbe.
Mi guardò innervosita. – Piantala, non puoi chiedermi più di quello che sto già facendo -.
Sango mi appoggiò una mano sulla spalla. – Vedrai che Samantha-chan sta bene, è una ragazza forte e non si farà controllare così facilmente -.
Cercavo di pensarla come Sango, ma mi riusciva davvero difficile. Davanti ai miei occhi continuava ad apparirmi il suo viso terrorizzato e le sue lacrime che mi bagnavano il viso quando mi aveva dato il suo ultimo bacio.
Finalmente la bevanda fu pronta e non appena ebbi finito di berla mi sentii subito meglio. Adesso ero finalmente pronto a partire.
Shippo si stava preparando per venire con noi, ma fu fermato da Miroku. – Questa volta è davvero troppo pericoloso -.
Il cucciolo di demone aveva le lacrime agli occhi. – Mi dite sempre così solo perché sono un cucciolo, ma io voglio aiutare Samantha-chan! -.
- La aiuterai rimanendo qui e preparando delle pozioni curative con la divina Kaede, quando torneremo ne avrà sicuramente bisogno  - disse Sango, ma solo dopo si rese conto dell’effetto che quelle parole avevano avuto su di me. Il pensiero che Samantha potesse essere ferita o in fin di vita mi mandava fuori di testa.
Miroku e Sango salirono in groppa a Kirara e io seguii l’odore di Samantha.
Non ti preoccupare amore, stiamo arrivando

Seguii il suo odore, era l’unica cosa che in tutta una vita non sarei mai riuscito a dimenticarmi. La mia Sam mi era stata portata via per un dannato imbroglio di Naraku e l’avrei trovata anche in capo al mondo e salvata, non avrei permesso che morisse o che quel bastardo la sfiorasse anche solo con un dito.
- Inuyasha rallenta! Rischi di arrivare già stremato! – provò a dire Sango, mentre lei e Miroku mi seguivano in groppa alla fida Kirara.
Non li ascoltai, non volevo rischiare di perderla, dovevo trovarla al più presto; il suo odore era sempre più debole e al suo si stava mischiando il dannato puzzo di Naraku e temetti il peggio.
Il sangue mi ribolliva nelle vene, non mi sarei mai fermato. Era la cosa più bella che mi fosse mai capitata in tutta la mia vita e non avrei permesso a nessuno di portarmela via.
Quando ormai l’odore di Samantha era diventato più forte, fui bloccato da una barriera che mi impedii il passaggio e mi resi conto che conosceva bene quel tipo di barriera.
Sango la osservò attentamente. – E’ opera di Samantha-chan – commentò.
Miroku si avvicinò ad essa. – Inuyasha devi abbatterla – disse.
Il mio sguardo si fece visibilmente contrariato. – Non rischierei di ferire Samantha? -.
- Forse, ma abbiamo qualche altra scelta? -, lo sguardo del monaco era serio e in un lampo mi resi conto che distruggere la barriera era l’unico modo per raggiungerla, anche se avrei rischiato di ferirla.
Usai Tessaiga per rompere la barriera ed essa si ruppe,permettendoci finalmente di entrare nel castello di Naraku.
Prima che potessi fiondarmi all’interno della reggia, Miroku mi fermò. – Dove vai? Ti rendi conto che potrebbe trattarsi di una trappola? -.
A me non importava, io volevo trovare la mia Sam. – Lo so benissimo! Voglio solo trovarla e farò a pezzi chiunque mi si metta davanti -.
Una delle porte si aprì e davanti a noi apparve la figura di Naraku seguito dall’amica di Samantha, ma di lei neanche una traccia. Nella mano di quel bastardo c’era la Sfera ormai completa e brillava di una luce scura e inquietante. Cominciai a temere per la sua vita e  una furia cieca cominciò ad invadermi, il demone che avevo dentro stava cercando di risvegliarsi. Ci volle tutta la mia buona volontà per trattenerlo, perché sapevo che se avessi perso il controllo non sarei mai riuscito a riavere Sam.
- Cosa le hai fatto maledetto mostro? – gridò Sango, brandendo il suo hiraikotsu.
Naraku sorrise malignamente. – Niente di male, ma la sua coscienza è di nuovo nella Sfera, la ragazza che conoscevate non c’è più – disse. – E io ora sono un demone completo -.
Il mondo mi crollò addosso. Samantha era di nuovo intrappolata lì dentro, i suoi incubi peggiori si erano avverati e io non avevo potuto fare niente per salvarla. Non avrei mai più sentito il suo profumo o visto il suo sorriso più dolce. Trattenni le lacrime, non mi sarei mostrato debole perché volevo continuare a pensare che per lei ci fosse una possibilità.
Non avrei lasciato che marcisse per sempre all’interno di quel maledetto oggetto.
- Lei non è morta! – gridai, lanciandomi contro Naraku, ma venni respinto da un colpo di Callie, che mi buttò a terra.
La ragazza ghignava soddisfatta e mi guardava con ironia. – Era facile prevedere che si sarebbe sacrificata per salvarti, povera stupida -.
Mi sembrava di non avere le forze per muovermi, il pensiero che fosse chiusa lì dentro mi uccideva. Sembrava quasi che quella luce mi stesse chiamando chiedendomi aiuto e di poter sentire il suo pianto disperato.
Mi alzai in piedi, pronto a lanciare la cicatrice del vento e mandare la Sfera nuovamente in pezzi, così da poterla liberare. – Preparati a morire Naraku, quando lei sarà libera ti rispediremo all’Inferno insieme -.
- Inuyasha fermati! – gridò la voce di Miroku. – Guarda dietro le sue spalle! -.
Fu in quel momento che la vidi. Dal buio di una stanza stava avanzando una figura che conoscevo bene.
Era Samantha, ma il suo sguardo era vuoto e privo di ogni qual tipo di emozione e fissava nel vuoto, come se non ci vedesse neanche. Rimasi immobile, non potevo scagliare la cicatrice del vento se lei era lì o l’avrei uccisa.
Oltre a lei, però, stavano avanzando i demoni di quel mostro, che si erano radunati dietro alla sua schiena in attesa di un comando per andare all’attacco.
- Sai, non mi interessava solo essere un demone completo, mi interessavano i veri poteri della Sfera, e ora grazie a questa dolce ragazza posso controllarmi come voglio. Sapevo che non avresti mai combattuto contro questo dolce visetto -, quando le sfiorò la guancia con una mano persi ogni briciolo di controllo e mi scagliai contro di lui pronto ad ucciderlo.
Samantha si parò davanti a lui creando una barriera e proteggendolo.
Non potevo crederci, lei aveva veramente protetto Naraku, si era completamente dimenticata di me.
Callie rideva di gusto. – Siete fatti proprio l’uno per l’altra, come stupidità siete sullo stesso livello – commentò. – Lei ormai non sa più chi sei, non ha pià una vera e propria coscienza. È solo un guscio vuoto! -.
Continuavo a guardare quella che era stata la ragazza che amavo, ma ormai non era più lei, la sua anima era sparita e ormai era completamente sotto il controllo di Naraku.
Il demone si voltò verso di lei sorridendole. – Beh, direi che puoi cominciare a dare una dimostrazione di quello che hai imparato, non credi anche tu? -.
Samantha non rispose, si limitò ad avvicinarsi a noi e fu in quel momento che vidi cosa era in grado di fare. Aveva imparato a creare gli elementi dal nulla e dalla sua mano si era creata una fiamma che ardeva senza bruciarla. Era spaventoso vederla ridotta in quello stato e senza possibilità di riprendersi.
Stava per attacarci, ma Naraku la fermò. – Aspetta Samantha, prima di cominciare, elimina chi è di troppo -.
La fiamma non fu più rivolta verso di noi, ma verso Callie, che rimase a bocca spalancata senza più dire una parola. Era pietrificata dalla paura e non riusciva quasi a respirare.
- Naraku, ma cosa? – bisbigliò.
Il demone non le diede neanche una risposta, ordinò soltanto a Samantha di colpirla. La fiamma la colpì in pieno viso, sfregiandola. A quel punto estresse la katana e colpì Callie al ventre senza avere pietà e senza alcun rimorso nel suo sguardo.
La ragazza si riversò a terra, ormai priva di vita.
- Sei un mostro! – gridò Miroku. – Pagherai per tutto il dolore che hai creato! -.
I demoni si lanciarono all’attacco e cominciarono a cercare di colpire senza pietà i miei due compagni. Avrei voluto poter correre in loro soccorso, ma Naraku aveva preparato per me lo scontro peggiore di tutti. Io avrei dovuto affrontare Samantha, che si era parata davanti a me in modo da non lasciarmi più passare.
- Inuyasha, non ti ricorda qualcosa questa scena? – rise di gusto Naraku.
Digrignai i denti furioso. – Maledetto bastardo – sibilai.
Non sarei riuscito a battermi proprio con lei, piuttosto mi sarei lasciato uccidere. Non gli avrei dato la soddisfazione di vederci scontrare come era successo con Kykio cinquant’anni prima. Riposi Tessaiga nel fodero e aspettai l’attacco di Samantha.
Fui imprigionato dai rami che erano evocati da lei e cominciai a non riuscire più a respirare.
- Inuyasha! – gridarono Sango e Miroku, ma non potevano venirmi a salvare, poiché i demoni gli impedivano il passaggio.
Ero pronto a morire, non avrei mai potuto ferirla, anche se provavo una furia cieca nei confronti di Naraku che, ancora una volta, aveva deciso di ferirmi attraverso la donna che amavo.
Prima che Samantha mi potesse dare il colpo di grazia si bloccò e in quel momento mi voltai verso Naraku, che aveva lanciato un grido tale da far tremare anche la terra.
Callie non era morta, era riuscita a sopravvivere e aveva tagliato di netto la mano di Naraku che teneva sotto controllo la Sfera, che rotolò vicino a Samantha.
- Inuyasha – mormorò Callie, che era ormai in fin di vita. – Chiamala prima che torni sotto il controllo di Naraku, libera la sua coscienza, presto! -.
Capii che lo spirito di Samantha era riuscito ad essere rinchiuso, ma c’era ancora la possibilità di salvarla ora che non era più tenuta sotto il diretto controllo di quel bastardo che non le permetteva di vedere o capire quello che stava succedendo.
- Samantha! – cominciai a gridare. – Sono io! Sono Inuyasha! Ti prego svegliati torna in te Sam! Avevi detto che non mi avresti mai lasciato brutta stupida! Sam!! -.
Ci fu una luce abbagliante che illuminò il luogo e finalmente sentii di nuovo il suo profumo.

Ero in trappolo in quel buio e non potevo muovermi. Avrei voluto poter gridare, ma non avevo voce. Non vedevo ne sentivo nulla in quelle tenebre che mi erano così familiari. Ero stata lì dentro per così tanti secoli e aver assaggiato quella libertà mi aveva cambiata. Quel buio ora mi sembrava ancora più stretto e opprimente, tutto era orribile, più di quanto non fosse stato in passato. Ero stata costretta di nuovo ad esauidire desideri che non volevo che si avverassero e in quel momento avrei solo voluto non essere mai venuta al mondo.
- Samantha! –
Quella voce la riconoscevo.
Era Inuyasha, era venuto a salvarmi, era lì per me.
Avrei voluto potergli rispondere, ma non riuscivo a parlare.
- Avevi detto che non mi avresti mai lasciato solo brutta stupida! -.
Io non volevo lasciarlo solo, io avrei solo voluto essere lì con lui e poter scappare da quel luogo, ma come?
Fu in quel momento che mi sembrò di vedere una crepa in quel buio. C’era un passaggio, potevo scappare!
Fu difficile muoversi , mi sentivo pesante e le mie gambe quasi non volevano rispondermi.
Non sarei rimasta in quel luogo un minuto di più, perché io non ero solo la Sfera, io potevo essere altro, potevo vivere libera e niente mi avrebbe mai più costretta lì dentro.
La luce diventò abbagliante e in quel momento sentii di nuovo il vento sulla pelle e il mio corpo.
Cominciai a tossire perché il respiro mi era mancato per tanto tempo e mi ritrovai a terra, con le mani sporche di sangue e la vista che piano, piano mi tornava.
La luce si diradò e davanti a me trovai Inuyasha, imprigionato proprio dentro i rami che io stessa avevo evocato.
In quel momento ricordai tutto quanto, tutto quello che era successo e provai disgusto per quello che ero stata costretta a fare.
Mi alzai in piedi e vidi Callie che finalmente mi sorrideva, era di nuovo se stessa.
Inuyasha era imprigionato nei miei rami e li feci scomparire, liberandolo.
Gli andai incontro e lui mi strinse fino a farmi perdere il respiro.
- Sam – sussurrò. – Sei tornata, credevo di averti persa -.
Frenai le lacrime. – Te l’ho detto, tu non mi perderai mai -.
- BASTA CON QUESTE SCIOCCHEZZE! -, la voce di Naraku era tonante e mi fece gelare il sangue nelle vene.
Era furioso e la sua figura sembrava farsi sempre più grande e possente davanti a noi. – Sapevo che non potevo fidarmi di te, tu ti saresti ribellata al mio controllo, ma ora che il mio potere è stato aumentato grazie ai desideri che ho espresso, nessuno potrà più fermarmi! -.
Evocò altri demoni più spaventosi di quelli che avevamo visto fino a quel momento e mi assalii la paura.
Eravamo in trappola e con i poteri accumulati era impossibile fermarlo e non potevo ritirare indietro i desideri che aveva espresso.
Presi la Sfera, mentre gli altri si raggruppavano vicino a noi. Ci guardammo, avremmo combattuto fino alla fine, non avremmo mai permesso a quel mostro di vincere.
Ci lanciammo all’attacco e uccisi più demoni che potevo, ricordandomi gli insegnamenti che avevo appreso grazie a Sesshomaru. I demoni, però, non morivano. I poteri accumulati da Naraku erano immensi, non si poteva sconfiggerlo.
Sango venne colpita da un demone e Miroku corse in suo aiuto. Era svenuta e lui si batte per difenderla, rimanendo ferito a sua volta.
Inuyasha usava la cicatrice del vento, ma era tutto inutile.
Se non fossi mai esistita tutto questo non sarebbe mai successo.
Fu in quel momento che capii e ricordai le parole di Callie.
Non ci si può difendere da se stessi
Corsi verso Sango, erigendo la barriera per poter passare tra i demoni e arrivare da lei.
Sapevo che con sé portava il pugnale di Totosai e sapevo anche come usarlo.
Non appena lo trovai le forze cominciarono a farsi meno e presi la Sfera dei Quattro Spiriti dal mio corpo.
Inuyasha si voltò verso di me, aveva capito le mie intenzioni.
Voleva raggiungermi e fermarmi, ma i demoni glielo impedivano e Naraku, troppo preso dalla sua sicurezza di vincere, non si era accorto delle mie intenzioni.
Rimasi a guardarlo e le lacrime cominciarono a scendere senza che potessi fermarle.
Ora non avevo rimpianti. Se li avessi salvati tutti sarei potuta andare in pace e questo era l’unico desiderio che avevo.
Avevo desiderato quel respiro di vita per tanto tempo e quello che avevo ottenuto andava oltre tutto quello che mi sarei mai sognata di poter avere. Avevo trovato l’amore.
Distruggendo la Sfera, anche il desiderio di Naraku sarebbe andato in fumo e sarebbe tornato vulnerabile e gli altri sarebbero riusciti a distruggerlo.
- Quando la colpirò, non esistare e uccidilo – dissi ad Inuyasha, che mi era quasi arrivato vicino.
Misi la Sfera a terra e mi inginocchiai davanti ad essa, pronta ad uccidere me stessa. Guardai ancora una volta il mio amato mezzodemone e toccai il segno che avevo dietro al collo, sapendo che quella era la cosa giusta da fare.
In quei mesi mi sembrò di aver vissuto una vita intera, avevo esaudito il mio desiderio, ero riuscita a vivere un’amore così potente che era riuscito a liberarmi dal vincolo della Sfera, avevo conosciuto degli amici preziosi e avevo visto cose che nessuno sarebbe mai riuscito a vedere. Mi sentivo finalmente completa, come l’oggetto dal quale provenivo.
Anche se con le lacrime agli occhi, sorrisi al mio Inuyasha, che mi guardava con occhi disperati cercando di raggiungermi per fermarmi. – Ti amo – sussurrai.
Alzai il pugnale e colpii la Sfera.
La barriera di essa non funzionò.
Il colpo arrivò anche al mio corpo e provai un dolore inimagginabile, come se il corpo fosse stato dilaniato da mille pugnali e non riuscii a non gridare.
La luce mi stava avvolgendo e avvertii il mio corpo svanire, stavo morendo.
Questa volta ero felice di andarmene, potevo morire in pace.
L’ultimo ricordo che lasciai al mio mezzodemone fu il mio sorriso.

 


Ed eccoci qua.
Eh già, il penultimo capitolo è arrivato.
Ora che la Sfera è distrutta per sempre cosa succederà?
Vi lascio in sospeso, ma prometto di aggiornare al più presto!
Un bacio a tutti quanti e ancora buon Natale! ^^

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Capitolo 20
*** Casa è dove è il cuore ***


Inuyasha, due anni dopo...

Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte.
L’avevo sognata ancora una volta, la mia Sam.
Avevo sognato di nuovo della notte in cui era morta, e ormai erano passati ben due anni da quel giorno e tante cose erano cambiate.
La Sfera dei Quattro Spiriti era andata distrutta per sempre e con lei anche l’anima di Samantha. Avevo cercato per un anno dei segnali che potessero confermarmi che in realtà era solo andata da un’altra parte, ma nel mondo non c’era più neanche un frammento, questa volta non sarebbe tornata.
Non appena si era uccisa Naraku aveva perso potere e avevo riversato la mia furia su di lui, ma averlo ucciso non aveva risanato il mio dolore, perché lei era comunque morta. A nulla erano servite le imprecazioni, le lacrime e la rabbia, nulla avrebbe mai potuto riportarla indietro.
Ora vivevo in una casa al limitare del villaggio della vecchia Kaede, sperando di vederla sbucare all’orizzonte come se nulla fosse successo, con quel suo sorriso ironico e gli occhi pieni di gioia nel rivedermi. Sapevo che era solo una vana speranza, ma era l’unica cosa che mi permetteva di andare avanti.
Nel frattempo avevo cercato di far vivere il suo sogno. Avevo cercato di creare un ambiente pacifico per quel villaggio, dove non ci fosse alcun pericolo per nessuno.
Sesshomaru aveva lasciato Rin lì con noi perché potesse imparare a vivere nel mondo degli umani, in modo che potesse scegliere dove vivere quando fosse stata più grande.
Dopo l’anno trascorso alla sua ricerca mi ero stabilito nel villaggio e mi prendevo cura di quella ragazzina come aveva fatto Samantha, era un modo per farla vivere ancora.
Per il resto del tempo aiutavo la vecchia Kaede con le erbe medicinali e i contadini nei campi.
Quel mattino andai al villaggio, percorrendo la strada che portava nel luogo dove avevamo fatto l’amore l’ultima notte che era rimasta viva. Ancora crescevano i fiori che aveva creato per Rin. Io e lei avevamo deciso di prendercene cura e in quello era diventato come un luogo di sepoltura. Non avevamo neanche potuto crearle una vera tomba, dato che il suo corpo si era dissolto insieme alla Sfera.
Rimasi per qualche minuto ad osservare quei piccoli fiori viola che tanto me la ricordavano. Gli altri dicevano che non avrei dovuto passare così tanto tempo in quel luogo, mi facevo solo del male. Avevano ragione, ma non riuscivo proprio a non farlo, avevo bisogno di trovare un luogo dove poterla sentire vicina.
Arrivai al villaggio e trovai Sango, Shippo e Miroku che erano appena tornati da un villaggio dove avevano combattuto dei demoni. Anche loro avevano continuato a combattere dopo la sua morte. Nonostante Sango e Miroku si fossero sposati da ormai un anno, avevano deciso di aspettare a mettere su famiglia. Come se attendessero anche loro il suo ritorno per godere di quella gioia con lei. Era una follia, lo sapevamo tutti, ma non riuscivamo proprio a dimenticarla.
Mi accolsero con un sorriso sincero e mi arrivarono incontro.
- Allora, tutto bene qui? – mi chiese Sango.
Quella domanda era sempre un tasto dolente. Non sapevo più  definire il mio stato d’animo, riuscivo solo ad andare avanti cercando di vivere al meglio delle mie possibilità.
Miroku mi posò una mano sulla spalla. – Dai vieni in casa, Sango ha preparato il pesce! – esclamò, cercando di essere cordiale.
Mangiammo tutti insieme, mentre loro mi raccontavano del demone che avevano combattuto. Ogni volta speravo che i demoni più forti possedessero un frammento della Sfera, ma le mie speranze venivano puntualmente calpestate.
Shippo notò il mio sguardo affranto e mi passò il suo pesce. – Lo vuoi? – mi domandò cercando di essere dolce.
Io scossi il capo. – No, grazie -.
In quel momento lo sguardo di Sango si illuminò. – Inuyasha, abbiamo trovato una cosa nel villaggio nel quale siamo andati – mi disse.
Dalla borsa tirò fuori una specie di libro consumato dall’acqua che io conoscevo molto bene.
Era l’album di foto di Samantha.
- Lo aveva trovato un’anziana signora che credeva fosse una strana reliquia, è rovinato – disse Miroku. – Ma pensavamo che fosse giusto che lo avessi tu -.
Lo presi tra le mani titubante, aprendolo e cercando di non rovinarlo. Molte fotografie erano andate perse, ma ne erano rimaste altrettante.
Erano le foto di quando lei era nel suo mondo e il suo sguardo sereno mi scaldò il cuore. Era così che volevo ricordarla. Felice e allegra, come l’ultimo sorriso che mi aveva riservato prima di andarsene.
Accarezzai una foto che la ritraeva sotto l’albero di mele dove l’avevo toccata per la prima volta, impedendole di sfracellarsi al suolo.
Sei sempre stata così sbadata pensai, lasciandomi scappare un sorriso.
Alzai gli occhi verso i miei amici. – Grazie – mormorai.
Si radunarono attorno a me, cercando di consolarmi. – Manca a tutti noi – sussurrò Sango.
- Ma sarebbe felice di vedere cosa stai facendo – aggiunse Shippo, osservando la sua foto.
Già, probabilmente era così.
La sera tornai a casa stringendo forte quell’album a cui tanto teneva. Ora avevo due cose che le appartenevano. Il suo maglione giallo e le sue foto. Lo misi nel cofanetto nel quale tenevo il maglione e il suo odore mi invase le narici.
Non riuscii a trattenere le lacrime che mi solcavano il viso. Perché era dovuta morire per salvarci? Non si meritava una fine del genere. Lei era così pura, forse troppo per quel mondo. Era stata creata dal dolore, ma era riuscita a donarmi una felicità che mai nessuno sarebbe riuscito a farmi provare di nuovo.
La sua presenza era quasi riuscita a farmi riconciliare con mio fratello, che alla scoperta della sua morte mi aveva addirittura detto che mi sarebbe stato vicino.
Chiusi gli occhi, addormentandomi con il suo maglione stretto tra le mani.

Era davanti ai miei occhi e sorrideva.
Era la notte in cui era morta.
Volevo gridarle di fermarsi, ma non avevo voce. Lei continuava a guardarmi con quel sorriso sereno e dolce, che mi sarebbe rimasto impresso per tutta la vita.
- Ti amo – mi continuava a sussurrare. – Non è colpa tua amore mio, io sto bene. Sarò sempre con te -.
Io volevo afferrarla, ma più cercavo di raggiungerla più lei si allontanava, fino a svanire del tutto nel buio.

Mi svegliai di nuovo completamente madido di sudore e con le mani che stringevano convulsamente quello che un tempo indossava.
Sapevo che non sarei più riuscito a riprendere sonno, così mi alzai e camminai fino a quando non mi ritrovai davanti al Goshinboku.
Abbassai il capo e presi un lungo respiro.
In quel luogo mi aveva detto che sarei dovuto andare avanti e non rimproverarmi per quello che era successo a Kikyo, e che avrei dovuto vivere la mia vita anche se non sarebbe stata con lei.
Quanto era stata stupida, come avrebbe potuto pensare che volessi passare la mia vita con qualcuno che non fosse lei?
- Sei sempre stata una testa matta Sam – dissi, come se fosse davanti a me. – Eppure nessuno riuscirà mai a prendere il tuo posto nel mio cuore, perché sei l’unica che mi ha donato quella pace che non ho più provato da quando sei andata via -.
Parlavo come se fosse davvero davanti a me. Toccai la corteccia dell’albero con la mano, come se fosse il suo viso.
Solo in quel momento mi rendevo davvero conto di quanto si potesse amare una persona. In quel luogo ero stato confinato per cinquant’anni e dopo essere stato risvegliato mi ero ritrovato nella sua epoca. Non avrei cambiato una virgola di quello che era successo con lei. Preferivo soffrire così ora, piuttosto che non averla mai incontrata.
Una stella cadente passò nel cielo notturno e mi ricordai di quando mi aveva confessato che la sera che eravamo arrivati dal suo pozzo aveva espresso il desiderio di incontrare qualcuno che l’amasse e che era stata esaudita.
- Torna da me ti prego – mormorai. – Samantha voglio che tu torni da me! -.
Una forte luce si propagò dall’albero per tutta la foresta impedendomi di vedere.
La prima cosa che sentii fu un forte odore di pesca, poi una mano che afferrava saldamente la mia.
Una ragazza dal vestito a fiori e la lunghissima treccia nera sbucò fuori dal tronco del vecchio albero e io la trattenni per non farla cadere.
Quando la guardai negli occhi rimasi impietrito.
Il mio cuore non aveva mai battuto così forte.

- Andrea, dove stai andando? – gridò mia madre, mentre mi infilavo nel bosco.
Alzai gli occhi al cielo. – A fare un giro mamma! – risposi annoiata.
Odiavo fare i pic-nic e almeno volevo passare qualche minuto da sola.
Venivamo lì da quando ero piccola, nella foresta vicino al quale c’era il grande dio albero Goshinboku. Mia madre mi aveva insegnato che quell’albero aveva addirittura cinquecento anni e che aveva visto un sacco di cose meravigliose.
Io mi ero sempre sentita a casa sotto quelle fronde.
Non so per quale motivo mi toccai dietro il collo e ritrovai quella cicatrice che avevo da quando ero nata. Mia madre e mio padre non sapevano a cosa fosse dovuta, sembrava quasi un morso.
Ogni volta che la toccavo provavo uno strano calore e una gioia profonda si ridestava nel mio animo, come se in una vita precedente fosse significata qualcosa.
- Ti ho trovata finalmente – disse una voce alle mie spalle.
Quando mi voltai davanti a me trovai una ragazza dai capelli biondi e il viso segnato da una profonda bruciatura.
All’inizio mi spaventai, ma il mio istinto mi diceva di non andare via, perché io conoscevo quella ragazza, anche se non l’avevo mai vista prima.
- Callie? – mi stupii di essermi ricordata quel nome, io non la conoscevo neanche quella ragazza.
Lei sorrise amabilmente. – Sono felice che ti ricordi chi sono – disse. – Eppure, nonostante tutto il male che ti ho fatto, ancora non provi paura quando mi vedi. Sei davvero una persona fantastica Sam -.
- Sam? – domandai perplessa. – Credo che tu ti sia sbagliata, io mi chiamo Andrea -.
Scosse il capo. – Giusto, ci metterai un po’ a ricordare la tua vita passata, ma per fortuna il tuo corpo non è cambiato, altrimenti sarebbe stato davvero difficile ritrovarti, ci ho messo due anni! Mi hai fatto sudare sette camice, eh Sammy? -.
Indietreggia spaventata, ma di cosa stava parlando quella strana ragazza. – Senti, lasciami perdere, non ho soldi come -.
Alzò gli occhi al cielo e allugò la mano, racchiusa in esso c’era un piccolo frammento di cristallo e ricordai cos’era; la Sfera dei Quattro Spiriti.
Me lo posò in mano e sorrise. – Per fortuna quando hai distrutto la Sfera, io ero ancora in vita. Se l’emanazione non era morta, neanche la Sfera poteva andare del tutto distrutta -.
Più parlava, più ricordavo. Mi ricordai di me che piantavo un pugnale dentro un cristallo e questo veniva distrutto e poi il nulla.
- Cosa? Ma come è possibile? – balbettai.
Mi fece sedere davanti a lei e cominciò a raccontarmi. Mi disse che quando io avevo colpito la Sfera questa si era distrutta, ma il frammento dal quale lei era stata creata non poteva andare distrutto se era ancora viva. In quel modo io ero sopravvissuta, anche se ero molto debole. Così ero scappata di nuovo in quella dimensione, ricominciando una nuova vita e dimenticando quella passata. Mi confessò anche che nel momento in cui fossi passata dall’altra parte lei sarebbe sparita per sempre. In punto di morte il frammento si era legato a lei, diventando di nuovo la sua fonte di vita come era stato in passato.
Mi strinse la mano, cercando di tranquillizzarmi. – Non avere paura, davvero. Va tutto bene – mi sussurrò. – Ma c’è una persona che ti aspetta dall’altra parte, tu devi andare -.
- Dove dovrei andare? – esclamai.
Mi prese e mi condusse davanti all’albero. – Tu sei soppravvissuta grazie a questo frammento, che non è andato distrutto perché io ero ancora viva. Sei scappata di nuovo in questa dimensione e mi hai portata con te. Ci ho messo tanto a trovarti, ma ora non posso perdere tempo. Addio -.
Callie stava svanendo, ma prima di scomparire mi spinse contro l’albero e prima che potessi sbatterci il viso contro, lo attraversai.
Prima di cadere a terra afferrai una mano, che a sua volta mi strinse e rimasi scioccata nel trovarmi di nuovo nello stesso bosco nel quale ero prima.
Tenevo lo sguardo basso e ancora non riuscivo a cogliere chi fosse la persona che mi aveva afferrata e immaginai fosse la stessa ragazza che mi aveva buttata a terra.
Alzai lo sguardo e davanti a me trovai un ragazzo dagli occhi color ambra e i lunghissimi capelli bianchi e ciliegina sulla torta…un paio di orecchie da cane!
- Sam – mi sussurrò, quasi come se non potesse credere a quello che aveva appena visto.
Gli lasciai la mano e lo guardai perplessa. – Perché tutti insistete a chiamarmi Sam?! Io sono Andrea! A-n-d-r-e-a! Mi capisci? -.
Mi resi conto solo in quel momento che in quel posto era notte e che non mi trovavo più nei parchi con i miei genitori, ma completamente in un altro posto.
- Non ti ricordi? Sono Inuyasha – mi disse, avvicinandomi a lui e abbracciandomi.
Io mi allontanai spaventata, rendendomi conto che avevo ancora la possibilità di scappare da dove ero venuta, con quel tipo strano non volevo rimanerci un minuti di più.
Cercai di scappare, ma lui si parò davanti all’albero. – No, questa volta non ti lascerò andare via, devi ascoltarmi! -.
Gli tirai un pugno e questo mi fece venire in mente una scena. Già una volta avevo colpito quel ragazzo e di colpo mi tornarono in mente alcune cose.
Nella mia mente apparve il viso di una ragazza, di un monaco e di un piccolo cucciolo di demone volpe. Mi strinsi la testa tra le mani per il dolore dei ricordi.
- Sango…Shippo…Miroku – sussurrai, mentre lo strano ragazzo mi guardava preoccupato.
Provò ad avvicinarsi a me, ma io arretrai. – Lasciami stare per favore -, avevo paura, in pochi minuti erano successo così tante cose che mi sembrava di aver vissuto una vita intera in pochi attimi.
- Di me non ti ricordi? -, il suo sguardo disperato mi fece stringere il cuore, così lo guardai attentamente cercando di vedere se per caso mi ricordavo.
Alla fine abbassai lo sguardo tenendomi di nuovo la testa. – No, non mi ricordo. Ti prego…troppe cose.. – mormorai.
Lui mi prese per le spalle costringendomi a voltarmi e mi scostò i capelli dal collo. – Allora non avevo sentito male! Hai ancora il mio odore e il mio segno! – esclamò esterrefatto.
Lo allontanai bruscamente. – Ti ho detto di lasciarmi stare hai capito?! – sbraitai.
Mi bloccava il passaggio per tornare indietro, così scappai nel bosco con il terrore di essere ancora inseguita da lui.
Corsi fino a quando arrivai nei pressi di un fiume e lì cominciai a piangere.
Il dolore alla testa era insopportabile, come un flash mi tornavano alla mente un sacco di visi familiari; Sesshomaru, Rin, la divina Kaede e Koga.
Mi accasciai a terra continuando a versare un mucchio di lacrime. Come era possibile? Perché sapevo tutte quelle cose? Era come se una parte di me volesse tornare alla luce, ma io avevo troppa paura per farle prendere il sopravvento, così continuavo a reprimerla.
Io non volevo ricordare, perché in quel luogo sapevo che mi era successo qualcosa di orribile, io non volevo essere quella Sam di cui tutti parlavano.
Presi fiato e mi guardai intorno cercando di ricordare da dove ero venuta per poter tornare indietro e fu in quel momento che vidi dei fiori viola a terra.
Non riuscii più a controllare quella parte di me, che prese il sopravvento come un’onda anomala.
Ricordai tutto quanto, tutto quello che era successo e come mai era accaduto.
Io non ero Andrea, io ero Samantha.
Mi toccai il viso come se non potessi credere di essere di nuovo in quel luogo. Guardai il mio riflesso nel fiume. Avevo gli occhi rossi e rigati dalle lacrime, ma ero di nuovo tornata. Ringraziai Callie con il cuore per avermi salvata e avermi riportata di nuovo nell’epoca Sengoku. Mi aveva cercata per tutto quel tempo solo per riportarmi indietro e farsi perdonare per tutto quello che era accaduto.
Ti perdono amica mia, spero che tu possa essere felice adesso pensai, mentre stringevo il suo frammento tra le dita.
- Scusami -.
Quella voce alle mie spalle, io sapevo chi era. Adesso me lo ricordavo, era il mio Inuyasha. Come avevo potuto non ricordarmi di lui? Come era stato possibile di dimenticarmi colui a cui avevo donato per sempre il mio cuore?
Rimasi immobile voltata di schiena, mentre lui continuava a parlare. – Hai ragione, non ho il diritto di tenerti bloccata qui, se vuoi tornare indietro sei libera di farlo. Non ti tratterrò -.
Anche dopo tutto questo tempo lui continuava a stupirmi, il suo amore era così grande che piuttosto che costringermi a ricordare preferiva vedermi felice anche senza di lui.
Mi alzai, voltandomi verso di lui con le lacrime che mi rigavano il viso.
Era ancora lì, proprio come me lo ricordavo. I suoi occhi color ambra, i capelli argentei e le sue orecchie. Rimasi a contemplare il suo viso, mentre teneva gli occhi bassi e le sue labbra erano piegate in un’espressione dispiaciuta.
Gli andai incontro titubante, avevo paura che quello fosse tutto un sogno e che in realtà lui non fosse davvero davanti ai miei occhi. – Hai ragione – mormorai. – Non devi costringermi a rimanere -.
Le sue orecchie si piegarono all’indietro come era solito fare quando era dispiaciuto.
Arrivai davanti a lui e con la mano tremante gli accarezzai la guancia, quasi come se avessi paura che toccandolo svanisse per sempre. – Non devi costringermi perché non c’è altro posto dove io stessa vorrei rimanere. Casa è dove è il mio cuore, e il mio cuore sei tu – bisbigliai.
I suoi occhi si illuminarano di felicità e quando mi strinse di nuovo tra le sue braccia mi sembrò di poter toccare di nuovo il cielo con un dito. Lo strinsi convulsamente a me, mentre entrambi mormoravamo i nostri nomi, nessuno dei due poteva credere di essere di nuovo insieme.
- Sei qui, sei davvero qui – mormorò, mentre continuava a tenermi stretta tra le braccia.
Io mi scostai quel poco che bastava per poterlo guardare negli occhi. – Te l’avevo detto, nessuno ci avrebbe potuti dividere e io sono qui -.
- Non sei un sogno, vero? – mi chiese, mentre tratteneva le lacrime.
Il mio mezzodemone, ancora non si era abituato a mostrarsi debole, anche se era davanti a me. – No Inuyasha, sono davvero qui e nessuno potrà mai portarmi via te lo giuro -.
Gli raccontai quello che era successo, di come Callie si fosse sacrificata per riportarmi indietro e farmi vivere insieme a lui. parlammo tutta la notte, raccontandoci quello che avevamo fatto. Mi sentii lusingata nel sapere che lui si era preso cura di Rin e del villaggio solo perché era quello che avrei voluto e che anche Sango, Miroku e Shippo avessero fatto lo stesso.
Quando mi raccontò della notte in cui ero “morta”, si sentiva che faceva ancora fatica a ricordarlo. Mi disse che avevano ucciso Naraku e che questa volta era scomparso per sempre.
- E’ impossibile che la Sfera ricompaia, vero? – mi chiese preoccupato.
Io sorrisi. – E’ come se improvvisamente fossi libera da un vincolo, quello che lega me e questo frammento è solo la nostra natura, il resto della Sfera non potrà più essere creato. Sono libera – sussurrai commossa.
Mi baciò sulle labbra fino a farmi perdere il fiato e l’alba ci accolse e ci illuminò mentre eravamo ancora abbracciati.
Aver ricordato tutto in così poco tempo mi aveva stancata e così mi addormentai alle prime luci dell’alba.

Quando mi svegliai poche ore dopo Inuyasha mi teneva appoggiata con la schiena al suo petto. Era rimasto sveglio tutto il tempo.
Mi voltai e lo guardai perplessa. – Come mai non hai dormito, c’è qualcosa che non va? – gli domandai.
Inuyasha sorrise divertito. – E’ solo che non riuscivo a dormire, avevo paura che al mio risveglio saresti sparita -.
- Pensi di non dormire mai più allora? – scherzai.
Cominciò a farmi il solletico. – Tu guarda, appena tornata e già prendi in giro! – esclamò.
Delle voci in lontananza bloccarono quel nostro momento di gioco.
- Inuyasha! Inuyasha, dove sei? – chiamava una voce femminile che ricordavo bene.
Mi alzai estasiata. – Sango! – esclamai.
Quando la ragazza mi arrivò davanti rimase paralizzata e continuò a fissarmi esterrefatta.
Anche Miroku, Shippo e Rin arrivarono ed ebbero la stessa reazione, come se non potessero credere di vedermi lì.
Sango fu la prima ad avvicinarsi a me, toccandomi un braccio per avere conferma che fossi reale. – Samantha-chan, sei proprio tu? – mi chiese.
Le buttai le braccia al collo sorridendo. – Sì sono io, sono davvero qui – esclamai estasiata.
Shippo mi corse incontro piangendo e buttandosi tra le mie braccia. – Sei tornata, sei tornata! -.
Miroku e Rin guardavano la scena ancora perplessi ma felici, tanto che fui io ad andargli incontro per confermare quello che avevano appena visto.
Ci fu una grande cena tutti insieme, dove ci raccontammo tutto quello che era successo e come avevamo trascorso quegli anni.
- Che peccato, mi sono persa il matrimonio – dissi dispiaciuta, mentre mi ingozzavo del riso cucinato da Sango.
La ragazza sorrise. – Rifaremo la cerimonia! – esclamò.
Miroku sbiancò. – Cosa?! Di nuovo? -.
Sango lo fulminò con lo sguardo. – Hai qualcosa in contrario? – sibilò.
- Nono assolutamente! -.
La piccola Rin e Shippo mi stavano vicini e continuavano a riempirmi di domande su cosa avevo fatto prima di tornare nel Sengoku.
- Samantha-chan, stasera posso dormire con te? – mi chiese Shippo felice.
Inuyasha cominciò a ringhiare. – Ma non ci pensare neanche cucciolo pestifero! -.
- Inuyasha non essere così cattivo – lo rimproverai.
Lui incrociò le braccia sul petto e mosse le orecchie innervosito. – Beh avrò il diritto di passare un po’ di tempo da solo con te -.
Sorrisi e lo baciai. – Adesso abbiamo tutta la vita per stare un po’ da soli -.
E cullati da quel pensiero, potemmo finalmente sorridere al nostro futuro.

 


Finita!
La prima storia che completo, che emozione *.*
Beh che dire? Ringrazio chiunque abbia letto, messo tra le seguite o le preferite e commentato la mia storia!
Ma un ringraziamento speciale va a BluTsunami che mi ha sostenuta fino alla fine e mi ha seguita per tutto questo tempo, sei stata davvero fantastica e ti ringrazio con tutto il cuore!
Spero che abbiate gradito tutti quanti la mia storia.

P.S. HO GIA’ UN SEGUITO
E sì, tornerò con un seguito della storia per raccontare come se la caveranno i nostri eroi!
Spero di risentire tutti anche in quella storia.
Grazie di tutto e a presto
!

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