Unpredictable|| Luke Hemmings

di Elybelieber99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione ***
Capitolo 2: *** 01 L'inizio della fine ***
Capitolo 3: *** 02 E tu? ***
Capitolo 4: *** 03.La pioggia è uno stato d'animo ***
Capitolo 5: *** 04.Nebbia ***
Capitolo 6: *** 05.Uragano ***
Capitolo 7: *** 06.La sorpresa di Josh ***
Capitolo 8: *** 07.Fuoco ***
Capitolo 9: *** 08.Mare ***
Capitolo 10: *** 09.BESIDE YOU ***



Capitolo 1
*** Presentazione ***


UNPRENDICTABLE
 
-LUKE HEMMINGS-
 

 

- Presentazione-
 
Lei nata nel buio e il suo colore preferito è il nero, esprime il vuoto che sente dentro di lei.
Lui nato nella luce ma si nasconde nell'ombra, il suo colore preferito è il bianco, esprime il vuoto che sente dentro di lui.
Entrambi vogliono colmare quel vuoto, lei con un po' di bianco e lui con un po' di nero.
Ma cosa succede se le loro vite sono così diverse da potersi annientare a vicenda?
E se anche il passato li vorrà dividere?
E se tra loro ci mettiamo anche gare, lavoretti sporchi, criminalità e gang dove lei è completamente immischiata?
_______
Se vi ho incuriosito andate a leggere, la storia vera e propria parte dal capitolo 7.

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Capitolo 2
*** 01 L'inizio della fine ***


L'inizio della fine


< Io vado ho da sbrigare alcune "commissioni", al mio ritorno ti voglio trovare qua. Ci siamo capiti? Dobbiamo parlare >
 Mi rimproverò la voce di mio fratello Josh.

< Cretina! Rispondi quando ti parlo. > disse iniziando a tirare i miei lunghi capelli castani.

< S-Si...scusa > Così lasciò la presa su i miei capelli e uscì di casa sbattendo la porta.

Andai subito in camera mia, da dove si poteva vedere il vialetto che portava al cancello di ingresso; Aspettai di vedere andar via Josh.

Uh è uscito, adesso posso uscire anche io, indossai dei skinny jeans neri, le mie converse grige e una felpa nera, presi il mio cellulare e le cuffie.

Aprì la finestra e l'aria invernale mi colpì il viso, salì sul tetto della veranda che si trova proprio sotto la mia finestra e poi scesi dall'albero lì vicino. Mi chiedo sempre perchè non posso avere una vita normale dove si può uscire dalla porta quando non si vuole stare in casa, invece di scappare dalla finestra, beh ma la mia vita non è come tutte le ragazze normali, poi beh io vivo con mio fratello e devo fare quello che dice lui, inoltre insieme a noi c'è il suo amico Jake che gli fa più meno da spalla, in tutti i suoi "lavoretti", e se passo da di li e lui mi vede che disubbidisco lui lo dice da mio fratello, e poi sono nei guai.

Scesi dall'albero e iniziai a camminare per le vie della città con le mie adorate cuffie, la musica mi faceva dimenticare la mia vita, perchè io non dovevo pensare alla mia vita, perchè la mia vita è una vera merda.

Normale io sono... Carter Chloe King.

La ragazza più temuta di tutta Port Angeles, beh non che io voglia esserlo, ma mio fratello è il gangster più temuto da queste parti e io lo devo seguire, Sono nata nell' mondo della criminalità, della droga, della paura, dei fuori legge e ci vivo ancora; ormai sono abituata, nei miei 17 anni di vita sono sempre vissuta così, Quando cinque anni fa ci siamo trasferiti qua pensavo di poter ricominciare da capo, e condurre una vita normale invece conduco sempre la stessa vita. Potrei dire di essere carina, almeno per i lavoretti che mi tocca fare tutti dico che sono figa, dicono che ho un bell'aspetto, anche se nessuno ha ma detto che io sono carina.

Tic tic tic tic

Inizia a piovere, che bello, l'odore di umido, il ticchettio delle gocce sull'asfalto, la pioggia sul viso che si confonde con le mie lacrime, è una sensazione magnifica.

Continuo a camminare fino al parco, poi mi sedetti sulla mia solita panchina, ormai era un'abitudine, con il sole, la pioggia, la neve no perchè qua non nevica mai; quando posso scappare di casa vengo qua e mi perdo nel vuoto. Davanti a me c'è un'altra panchina su cui c'è un ragazzo è sempre qui, tutte le volte che vengo lui è lì, sarebbe anche un bel ragazzo, è biondo, gli occhi non sono mai riusciti a vederglieli bene quindi non so fi che colore sono, poi è con un pearcing al labbro, e abbastanza muscoloso,non ci siamo mai parlati, lui è sempre lì, con lo sguardo a perdersi nel vuoto, come me d'altronde.

Sono seduta qui da un po' ormai sono bagnata fino alle ossa ma non mi interessa. La musica si è spenta ma neanche me ne sono accorta, ma quando mi perdo nei miei pensieri, quando mi perdo nel mio nero, nel mio vuoto, i pensieri sono ad un volume così alto che mi sembra che sono urlati nella mia mente.

Prendo il cellulare e guardo l'ora 18.40.

< Cazzo > Dissi a bassa voce, cavolo meno di 20 minuti e Josh sarebbe tornato a casa.

Iniziai a correre per le vie di Port Angeles, quando mi scontrai con qualcuno e caddi a terra.

< Aia! > disse il ragazzo che avevo urtato e ed era caduto a terra come me.

< Scusa... > dissi mentre ci alzavamo.

< Matteo >disse capendo che non sapevo il suo nome. Era un bel ragazzo moro e con dei magnifici occhi verdi, muscoloso e con una fosseta sulla guancia mentre mi sorrise.

< Scusami Matteo > Dissi riprendendo la mia folle corsa verso casa.

Era veramente carino, ma solo nelle storie che leggo quando mi nascondo sotto le coperte in camera mia, succedono queste cose, che per pura casualità ti scontri con uno e poi magicamente diventa il tuo bello fidanzatino, che ti vuole bene, dice di amarti e che sta solo con te, ti protegge e con cui ci passi il tempo più bello della tua vita; Beh questo era un sogno non succede ,mai nella vita reale, o almeno non nella mia vita!

Sono davanti casa corro all'albero e mi ci arrampico e poi entro dalla finestra. Cavolo sono bagnata fradicia, mi butto in bagno mi tolgo i vestiti bagnati e subito sento bussare alla porta.

< Carter apri immediatamente > sento urlare Josh.

Mi avvolgo in asciugamano e vado subito alla porta.

< scusa ero farmi una doccia > dissi facendo un sorriso falso. Dai una buona scusa ero con asciugamano addosso e i capelli bagnati, non poteva pensare che ero uscita.

< Beh sbrigati a vestirti e poi scendi ti devo parlare. >

< ok >

Mi vestii velocemente,misi una maglia larga nera e degli shorts grigi e andai di sotto.

< Josh? >

< Carter vieni qua in salotto > Andai da lui e mi sedetti nel divano opposto a quello in cui era seduto lui.

< Che mi dovei dire? > chiesi.

< Quest'anno partecipi > a quelle parole mi crollò il mondo addosso, non potevo, non volevo, avrei rischiato tutto, ma perchè?

< Perchè? > dissi ormai con la paura che mi stava mangiando dentro.

< Perchè lo dico io.> disse stringendo i pugni e facendo diventare le nocche bianche.

< Quand'è ?> ormai mi arresi avevo più paura di lui.

< 1 maggio>

< Ok>

Scappai in camera e mi misi sotto le coperte, a piangere.

Mancavano 131 giorni.

3.152 ore

189.120 minuti

11.347.200 secondi e poi sarei morta, perchè nessuna ragazza sopravvive quando partecipa.

________________________

Angolo D'Autore

Ciaoo orsacchiotte ♥♥♥♥

Eccomi qui con la mia nuova storia, spero che vi piaccia. Recensite e se vedo che vi piace continuo.♥♥♥♥

Ciaooo♥♥♥♥♥

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Capitolo 3
*** 02 E tu? ***


E tu?


Driin Driin

La mia sveglia,quanto odio andare a scuola; ma dopo tutto o vado a scuola o seguo mio fratello, e quindi la seconda opzione non è molto allettante, già mi tocca fare dei lavoretti la sera e non mi piace il meno sto in quei posti e meno mi viene da pensare che io sono un mostro.

Scesi le scale dopo essermi vestita, avevo scelto fusò neri con sopra dei pantaloncini di jeans blu scuro e una maglietta grigia e un felpone nero, poi le mie amate vans grige, e dopo essermi tolto il trucco di ieri e fatto quello nuovo, mi sono svegliata che sembravo un panda; andai  in cucina e presi un biscotto al volo e mi incamminai verso la scuola.

Quella gabbia non era molto lontano era a 10 minuti di autobus, ma siccome io preferivo stare sola che in mezzo la gente preferivo andare a piedi e quindi ci impiegavo il doppio del tempo. Indossai le cuffie e tirai su il cappuccio E iniziai a camminare per le vie della città ancora addormentata.

Let it go, let it go

Can’t hold you back anymore

Let it go, let it go,

Turn my back and slam the door

And here I stand

And here I’ll stay

Let it go, let it go

The cold never bothered me anyway

Standing frozen in the life I’ve chosen

You won’t find me, the past is so behind me

Buried in the snow.

E le parole della canzone mi risuonavano nella testa, io adoro questa canzone, come vorrei sbattermi anche io la porta alle spalle, di rimanere bloccata nella vita che vorrei scegliere e non essere più trovata,e lasciarmi il passato alle spalle sotto metri di neve; ma non posso perchè è proprio il passato che sta per seppellire il mio presente e futuro sotto metri di neve.

Senza neanche accorgermene sono già davanti al cancello della grande scuola, così mi dirigo al mio armadietto per prendere le cose che mi servono per la prima lezione, quando la voce della preside risuona negli altoparlanti.

< Tutti gli studenti del quarto anno sono pregati di andare nell'aula magna.>

Bene il mio anno ma che cavolo vogliono.

Andai in aula magna e mi sedetti nel punto più remoto della stanza, vorrei dire che ho passato tutta l'ora che la preside parlava in compagnia della mia migliore amica, ma non la ho più, colpa della mia vita di merda, quindi passai l'ora ad annoiarmi da sola, mentre quella parlava e diceva che noi siamo stati scelti per fare un'esperimento, cioè creavano le classi e noi tutti i giorni e tutte le ore le avremmo passate con gli stessi compagni. Che merda, tanto io sarei stata da sola mi ero ripromessa che non avrei più voluto avere amici dopo quello che successe sei anni fa.

Bene sarei stata nella 4^D così ritirai l'orario e andai a prendere i libri di matematica siccome avrei avuto questa materia per prima.

Entrai in aula e notai che c'era Miss Sono Cheerleader Quindi Mi Vesto Di Rosa Quindi Sono Importante, poi c'erano ragazzi che non conosco e con mia grande sorpresa c'era anche il ragazzo che avevo incontrato ieri, Matteo mi sembra. Andai a sedermi all'ultimo banco, i banchi erano da due ma nessuno si sedette vicino a me, non avevo una buona fama, diciamo che essendo la sorella di uno dei ragazzi più temuti della città non ero vista di buon occhio.

Entrò il professore e iniziò a spiegare, io ascoltai più o meno dieci minuti poi mi annoiai e iniziai a guardare fuori dalla finestra, aveva rincominciato a piovere, ed io mi persi ancora nel mio vuoto, nero.

< Signorina King! la vedo molto attenta perchè non viene qui e ci mostra quanto attenta era?> mi richiamò il prof.

Che stronzo prendono di mira sempre quelli che pensano che non siano attenti per fargli fare figure di merda, ma non sa che a me nessuno mi fa fare figure di merda!

Andai alla lavagna e risolvetti il problema in un batter d'occhio, diciamo che io sono un po' più avanti degli altri qua dentro, quando mio fratello mi rinchiude a casa io studio, mi sembra di essere una ragazza un po' più brava in questo modo.

Visto stronzo di un prof, io qua dentro potrei fare gli esami di laurea e passarli.

< Signorina noto che lei è capace a svolgere il problema, ma la prossima volta faccia almeno finta di essere attenta, adesso vada al posto.> disse quello cercando di salvare la faccia ma lo sapete una cosa, a me non mi fregava niente delle materie di oggi, fino all'ultima, che era arte quindi sarei rientrata più tardi.

< Lo sa professore io mi annoio e me ne vado a fare un giro.>

< King! Non provi ad andarsene>

< Io me ne vado non mi interessa se lei vuole o no; perchè io non le ho chiesto mica il permesso>

Detto questo presi il mio zaino e uscì di scuola, me ne sarei pentita se fossi una ragazza come le altre, ma non lo sono, io faccio molto di peggio, quindi uscire di scuola quando non me ne fregava niente e che sapevo già quello che avrebbero insegnato, beh allora non me ne pentivo.

Indossai le miei amate cuffie e andai alla mia solita panchina al parco. Non trovai il ragazzo di sempre, ma era mattina quindi sarà stato sicuro a scuola. Mi sedetti e avvicinai le gambe al petto e mi persi l'ennesima volta nel vuoto, pensando a quanto non fossero capaci di insegnare alcuni insegnanti, perchè i prof si che si dovevano far rispettare, ma non facendo gli stronzi.

All'ultima ora tornai in classe e li mi aspettava l'ora di arte, stavamo studiando fotografia, l'adoro avrei voluto fare questo lavoro da grande, se non fosse che il mio futuro è compromesso dalla vita che mi tocca fare adesso.

L'ora volò,  presi il mio zaino e mi avviai verso l'uscita quando Matteo il ragazzo di ieri si mise davanti alla porta bloccandomi l'uscita.

< Vorrei uscire!> esclamai cercando di scansarlo.

< Dove vuoi che ti porti? Al mare?>  rispose Matteo facendomi gli occhi dolci, ma siamo sicuri che questo abbia capito chi sono? 

< Lasciami passare! Sono sicura che quando capirai chi sono non ti andrà più di portarmi da nessuna parte, nemmeno di stare nella stessa classe> dissi mentre lui corrugò la fronte, questo ragazzo è tanto carino, quanto sfrontato.

< Ma sei carina, poi mi è piaciuto come hai trattato il prof, gli sta bene, inoltre io non credo alle voci che girano> non si fa pregiudizi che tenero, ma non sa che quelle voci che girano sono la verità.

< Mi dispiace non posso devo andare a casa> detto questo mi fece passare.

< Ok a domani, la prossima volta però non accetto un rifiuto>

Io annui e uscì dalla scuola e andai subito a casa dovevo preparare il pranzo se no mio fratello si sarebbe arrabbiato, e io non volevo, mi ricordo ancora così vivamente cosa fosse successo l'ultima volta.

Preparai la pasta e poi una frittata, dopo mezzora che ero a casa arrivò Josh e Jake; ed iniziammo subito a mangiare.

< Carter, io oggi mi voglio divertire, quindi andrò da come si chiamava? Jenny..., Jenna, qualunque sia il nome, tanto non mi serve il nome per portarla a letto, le chiamo tutte piccola, tu invece svolgerai la mia commissione, devi andare da Mark portargli un po' di erba, e poi devi saldare il debito della pistola che mi sono preso> disse come se niente fosse, che questo sia un discorso normale che si faccia a tavola.

< Bella fratello, una volta di queste me ne devi prestare qualcuna delle tue .... emh ragazze?>disse Jake.

< Ci penserò> disse Josh.

< Ma... pensavo che siccome già devo partecipare il 1° maggio sarei potuta stare lontana da questa vita> dissi triste.

< Beh pensavi male, tu farai tutto quello che ti dico, o vuoi che succede come l'ultima, io non mi faccio problemi che sei mia sorella.> disse sorridendo quel lurido verme.

< Va bene> dissi abbassando la testa e finendo di mangiare.

**********

< Io esco, tra meno di un' ora tu Carter devi andare mi raccomando, siccome sono gentile oggi ti lascio la macchina andrò in moto > detto questo uscì.

Bene la gentilezza in persona.

E che la fortuna sia sempre a vostro favore, o in questo caso sia a mio favore; sembra veramente azzeccata questa frase, con la vita che faccio è come entrare in un arena ogni volta.

_____________________ 

 Angolo d'autore

Ciao Orsacchiotte♥♥♥
Recensite così so che ne pensate.
Ciao e grazie

 

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Capitolo 4
*** 03.La pioggia è uno stato d'animo ***


-La pioggia è uno stato d'animo-

 


Presi le chiavi di casa e della macchina e il pacchetto che dovevo consegnare e i soldi della pistola. Mi avviai alla macchina e iniziai a guidare verso casa di Mark, ogni minuto che passava e che mi avvicinavo alla via dove ci sono tutti gli amici di mio fratello mi veniva sempre più paura.

Dopo una ventina di minuti di macchina arrivai a casa di Mark, per fortuna la polizia non mi aveva fermato se no sarei stata in guai seri, non parlare del fatto che oltre avere droga in macchina, l'auto era pure rubata.

Presi la mia borsa e maledì mentalmente Josh di non permettermi di portare una pistola con me, tutti qua ne anno una e la usano pure, infatti ho una fifa blu, lui si incazza pure perchè dice che non mi voglio sballare, ma preferisco essere lucida quando vengo qua e anche quando non vengo.

 Arrivai davanti alla porta e suonai il campanello e subito Mark mi apri subito spingendomi dentro.

< Ha mandato la sorellina Josh...> disse iniziando a tracciare il profilo del mio viso con il dito.

< si problemi Mark> sputai fredda.

< Calmina Calmina, si vede che in te scorre il sangue dei King>

< Poche moine, sbrighiamoci che io non ho voglia di stare qui> dissi sempre più fredda, mi sorprendo sempre di più di come riesca a mantenere la calma in queste situazioni.

< Uh qua qualcuno si sta scaldando troppo, meglio che abbassi subito le ali, qua l'unico a comandare è tuo fratello, ma non lo vedo quindi comando io.> replicò quello scemo, c'è, solo uno come lui poteva ammettere di farsi mettere i piedi in testa da mio fratello.

< Si ok allora tieni questa è la roba che volevi, e questi sono i soldi per la pistola di mio fratello.>gli misi tutto in mano iniziando a dirigermi verso la porta. 

< OK grazie, ma... siccome sei qui.... beh...> mi stava spazientendo questo qua.

< Taglia, parla chiaro e senza tanti giri di parole.> sputai, ormai irritata.

< Voglio gli interessi, e tu andrai benissimo.> disse sbattendomi contro il muro e spingendo i suoi fichi verso i miei.

< Togliti Mark> dissi cercandomi di liberare, ma ottenni l'effetto opposto, Mark mi immobilizzo tra lui e il muro.

< Carter Carter Carter, io ora voglio gli interessi e me li prendo.> e iniziò ad baciarmi con foga.

Ormai ero in trappola.

Continuando a baciarmi, con le sue luride mani iniziò a toccarmi d'appertutto. Nel momento che lui si staccò un secondo da me per levarsi la maglietta io cercai di sgaiattolare via, ma non ci riuscì lui premette per l'ennesima volta i suoi fianchi con i miei facendomi sbattere contro il muro.

< No no no, piccola Carter, tu adesso non ti muovi di qui fino a che io non sia soddisfatto.> disse puntandomi la pistola alla testa.

Io annui, non potevo fare altro.

Adesso vorrei dire che venne qualcuno a salvarmi.

Ma non successe, quel verme mi usò, entrò in me, si divertì, ma ormai queste cose erano all'ordine del giorno ormai queste cose succedevano da quando avevo 11 anni, rischiavo la vita, facevo cose illegali, ero usata, a volte anche da mio fratello, potrei dire che ormai ci ero abituata, anche se non ci si abitua mai a cose del genere. Ormai io ero triste,io non vivevo, sopravvivevo, erano da dodici anni che sopravvivevo.

Quando Mark finì, mi rivestii e scappai subito di lì senza neanche proferire parola.

Arrivai a casa e mi feci subito una doccia. Entrai in bagno e andai subito sotto il getto dell'acqua fredda, solo così riuscivo a rilassare i miei muscoli. Mi lavai via l'odore di Mark dalla mia pelle, mi facevano schifo le persone come lui, mi sfruttavano, ma avevo capito che bisognava lasciarli fare se non volevo rischiare la vita, bastava sperare che finissero presto e poi scappare.

Quando finì la doccia, mi vestii, misi dei jeans una maglia nera e una felpa grigia. Poi uscì di nuovo di casa, usai la porta! Miracolo!

Mi ritrovai per l'ennesima volta per le strade di Port Angeles, con le nuvole grige che coprivano il cielo invernale. Monotono. 

Andai al parco sulla mia solita panchina, e davanti a me c'era il solito ragazzo, era rannicchiato su se stesso con le gambe vicino al petto, mi sedetti anche io nella panchina difronte a lui e mi misi nella sua stessa posizione, e come sempre mi persi nel vuoto, il mio vuoto, il nero.

< Mamma andiamo sull'altalena?> disse una bambina con il cappotto rosso che passava davanti alla mia panchina.

..._______________________...

< Mamma andiamo sull'altalena?> disse  una bambina di più meno quattro anni. Con le treccine e un vestitino giallo.

< Si Chloe, andiamo piccola> disse la madre prendendo per mano la bambina. Sorridevano.

La mamma spingeva la bambina che rideva, con una risata così felice, spensierata, quella che solo i bambini hanno.

< Mamma sai una cosa?> disse la bambina guardando la madre.

< No, dimmi Pulce!>disse la madre, mostrando un tenero sorriso alla bimba.

< Non sono una pulce! Sono Chloe!> disse  la bambina mettendo il broncio.

< ahaha allora dimmi CHLOE!> disse la madre con una risata magnifica, enfatizzando l'ultima parola.

< Mamma ti voglio tanto, tanto bene> disse la piccola sorridendo.

< Anche io ti voglio bene piccola> disse la madre prendendo in braccio la bimba e abbracciandola, quando la bimba da un bacino sulla guancia della madre.

..._____________________...

Non mi accorsi neanche di star piangendo, capitava così raramente di aver ricordi di lei. Mi manca.

I ricordi apparivano sfuocati, lontani, e poi li ricordavo non come se fossi la protagonista.

Mi manca così tanto la mia mamma, neanche i ricordi avevo per sentire di meno la mancanza, li avevo rimossi tutti, non so neanche il perchè. 

Aveva ricominciato a piovigginare le copiose lacrime sul mio viso si mischiavano con la pioggia!

La pioggia è uno stato d'animo, il mio.

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Capitolo 5
*** 04.Nebbia ***


-Nebbia-

 


Sto correndo, sto scappando, ma non so nemmeno da cosa e perchè, corro e basta, ho i vestiti sporchi di sangue e una pistola in mano, posso immaginare già perché, avrò svolto uno dei miei soliti "lavoretti".

È una sensazione strana però quello che sento, di solito quando mi tocca fare del male a gente che mio fratello odia e che io manco conosco sento come un nodo allo stomaco e le lacrime sul mio viso, che si scontrano con l'aria fredda sul mio viso mentre corro ma non percepisco nessun freddo, niente, è tutto così sfuocato, niente è nitido, come se ci fosse la nebbia nei miei occhi.

Non trovo la strada di casa, ma dove sono, svolto l'angolo e mi trovo in un vicolo buio, corro senza mai fermarmi.

< Dove corri, puoi scappare quanto vuoi ma io ti prenderò ugualmente, sarò sempre con te e tu non puoi far altro che avere paura!> disse un uomo incappucciato e vestito di nero, il viso non glielo vedevo, era troppo buio ed troppo sfuocato, per capire chi era, sapevo solo che era molto più forte di me, mi aveva bloccato per un braccio e lo continuava a stringere, quando cercai nella tasca posteriore dei Jeans la mia pistola non la trovai, anche se ero sicura che fino a un secondo prima era lì.

Ero piccola difronte a lui, un moscerino.

Mi dimenavo ma lui non mollava la presa, ad un certo punto mollò la presa.

< Ci rivedremo stanne certa>disse scomparendo.

Ricominciai a correre, il vicolo buio non finiva, non riuscivo ad arrivare alla fine, non riuscivo a trovare la luce. Lo so che io non sono degna della luce ma anche la penombra, mi sarebbe andata bene in questo momento, mi stavo stancando del nero che mi circondava, volevo un po' di luce.

Correvo ma niente aria fresca sul viso, nessuna idea di quello che avevo appena fatto.

Sapevo solo che dovevo correre, come se da questo dipendeva la mia vita. Lo facevo e basta.

Arrivai davanti ad una casa, assomigliava a quelle che ci sono giù al porto, ma non sono sicura che fosse una di quelle, come ho già detto vedevo tutto offuscato. Entrai li dentro, per ripararmi dal temporale che stava per arrivare, mentre correvo nel vicolo avevo sentito dei tuoni.

La casa si presentava spoglia e disabitata, da poco però, era pulita, e con pochi mobili, quelli più grossi e pronti per essere usati dal primo acquirente che avrebbe voluto una casa già arredata.

Salì le scale e andai in una delle camere da letto e li trovai un altro ragazzo questo più piccolo e sembrava meno minaccioso di quello di prima, si trovava seduto su una poltrona, che fissava fuori dalla finestra, aveva incominciato a piovere, sembrava incantato da quelle piccole gocce che si scontravano sul freddo vetro della finestra, come se ognuna di loro fosse importante, ascoltava il piccolo ticchettio che queste facevano quando si posavano sul vetro, e qualche volta si intravedeva un sorriso, quelli scappati per caso, quelli che solo tu sai come siano nati, succedeva spesso anche me quando ancora sorridevo, di far fiorire uno simile sulle mie labbra guardando lo scendere della pioggia, quando vedi due gocce che sembrano fare a gara, per chi arrivi prima alla fine della finestra, e proprio quella che hai scelto vince, ecco perchè mi sembrava così familiare.

D'untratto il ragazzo si alzò e iniziò ad avvicinarsi a me, io istintivamente gli puntai addosso la pistola,che ritrovai esattamente nella tasca posteriore dove ero convinta di averla lasciata; iniziavo ad avere paura, il ragazzo "senza volto"  mi si avvicinava sempre di più ed io arretravo di un passo alla volta, la mia paura più grande era quella dell'ignoto, di non riuscire a capire chi fosse, aveva il volto avvolto in una fitta nebbia.

Ad un certo punto lui fece no con la testa e prese la canna della pistola e l'abbasò con un semplice gesto della mano, io non opposi nemmeno resistenza, ero curiosa, volevo sapere cosa volesse fare, la paura se ne stava andando, ogni suo gesto così delicato e lento stava facendo crollare tutti i muri che mi ero creata in tutti questi anni, non mi fidavo, ma mi stavo lasciando andare, avevo smesso di  far notare le mie incertezze , ero come un pezzo di ghiaccio, niente e nessuno sapeva sciogliermi, ma lui mi stava facendo cedere, sapeva ogni punto debole della mia armatura, sapeva come arrivare a me senza  distruggere niente, mi sbagliavo, lui non stava distruggendo i muri, stava passando tra le fessure e arrivava a me. Come poteva. Lui non poteva riuscirci, è un estraneo, neanche in volto si faceva vedere. Stava arrivando a me, ma non per ferirmi, per accarezzarmi, per infondermi quel calore che a me serviva e da cui facevo a meno ormai da anni.

Lasciai andare la pistola,che fu immediatamente accompagnato da suono sordo soffocato dalla moquette, quando l'arma si schiantò con esso. Un passo dopo l'altro annullai la distanza che c'era tra me e la figura che mi stava difronte, lui allargò le braccia ed mi condusse alla poltrona in cui era seduto prima, lui si sedette e rimasi lì con le braccia aperte pronte a sorreggermi se io avessi voluto crollare. Io rimasi immobile a fissarlo, lui stava seriamente cercando di farmi sentire a mio agio, voleva darmi quel calore, che io tanto necessitavo, pronto a coccolarmi quando ormai non ci speravo più.

Non esitai un secondo di più, mi fiondai in quelle braccia che tanto mi avrebbero confortato. Appena mi sedetti in braccio al ragazzo "senza volto", lui mi strinse in vita, e io affondai il mio viso nell'incavo del suo collo, e lo strinsi di più a me, non  volevo che mi scivolasse via; le lacrime iniziarono a rigare il mio viso, ma questa volta erano per la felicità. Continuavamo a stringerci sempre di più, mi sentivo al sicuro, era come se questo sconosciuto mi stesse rigenerando, mi stava facendo vivere e non sopravvivere.

< Non perdere mai la speranza>

Disse il ragazzo che mi teneva mentre crollavo, mentre tutto quello che avevo dentro usciva, ma la sua voce si faceva sempre più lontana ed io iniziavo a non vedere più niente, era tutto nero.

_________________

Angolo d'autore

Ciaoo Orsacchiotte♥♥♥♥

Vi ringrazio per le visualizzazzioni.  Grazie a tutte le lettrici dell'altra mia storia (IL POTERE PIÙ GRANDE, L'AMORE) e le nuove lettrici che seguono questa storia.

Adesso passiamo al capitolo come vi sembra??? E tutto quello che è successo??? Secondo voi chi sono i due uomini della storia???Rispondete e fatemi sapere che cosa pensate sono curiosa di sapere le vostre deduzioni.

Adesso come promesso vi spiego perché vi chiamo orsacchiotte.  Allora siccome tutti si vedono molti defetti e pensano di non essere mai abbastanza, come me d'altronde, ho iniziato a chiamarvi orsacchiotte, perché pensateci su, il vostro peluche che avevate da piccoli, poteva essere rovinato dal tempo, brutto agli occhi degli altri, ma a noi non importava ogni suo difetto lo rendeva diverso da tutti gli altri peluche, unico, e noi gli volevamo bene per questo.Lo rendevano nostro.

Per questo noi gli volevamo bene, e per lo stesso motivo io ve ne voglio, potete pensare di avere migliardi di difetti ma ogni vostra imperfezione vi rende diversi, e perfetti, anche la famosissima Tour Eiffel, non era aprezzata e doveva essere smantellata e adesso pensate a che simbolo internazionale è.♥♥♥♥

Quindi vi voglio bene Orsacchiotte♥♥♥♥

Alla prossima♥♥♥♥

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Capitolo 6
*** 05.Uragano ***


-Uragano-




< Non perdere mai la speranza>

Disse il ragazzo che mi teneva mentre crollavo, mentre tutto quello che avevo dentro usciva, ma la sua voce si faceva sempre più lontana ed io iniziavo a non vedere più niente, era tutto nero.

No non doveva diventare nero, adesso stavo bene.

Driin Driin

Spalancai gli occhi di scatto, era tutto un sogno, un maledetto sogno, la sensazione di essere al sicuro tra braccia di quel ragazzo era solo una illusione, il ragazzo che stringevo era solo il cuscino bagnato dalle mie lacrime e la sensazione di essere abbracciata erano solo le coperte. Niente era vero, nessuno era arrivato al mio cuore, nessuno aveva distrutto le mura, ecco cosa provavo dopo un sogno bello, rimpianti, il rimpianto di essermi svegliata, quella sensazione di vuoto che ti ritrovi in petto quando niente di quello che speravi era vero, anche se all'inizio poteva sembrare un incubo alla fine si è rivelato un sogno un bel sogno uno di quelli che ti lasciano quella sensazione strana alla bocca dello stomaco per tutto il giorno. Io odio fare bei sogni perchè questo voleva dire stare male tutto il giorno, sentirsi tristi perchè nulla di quello che sognavi era vero, per questo preferivo non fare sogni affatto, o se no fare incubi, perchè con questi sarebbe significato, avere la consapevolezza che almeno la realtà fosse un pochino più bella.

Basta non serviva a nulla rimanere a pensare ad una cosa che non accadrà mai, meglio vivere la vita come viene senza avere troppe speranze e sogni, perchè quando si frantumano si sta solo male.

Mi alzai e mi preparai per andare a scuola, quando ero pronta scesi giù in cucina e trovai mio fratello intento a prepararsi la colazione, un miracolo, di solito devo preparargliela sempre io.

< Passami lo zucchero> disse come mi sentì arrivare in cucina.

< Oh si ciao Josh, come va? Divertito ieri sera? Io non molto, sai Mark mi ha usata? Però a te interessa, a te piace solo usarmi come marionetta,non sei più quello di 10 anni fa; ti voglio bene anche io>dissi sarcastica.

Spense il fuoco, e si avvicinò a me, iniziai tremare lui sapeva farmi male sia psicologicamente che fisicamente.

< Uh la mia sorellina è arrabbiata, ma sai che certi lavoretti li devi fare te, io non posso, e poi sei nata e morirai, facendo questa vita, poi ti stavo facendo i pancake per tirati su di morale, so che ti piacevano tanto tanto quando eri piccolina. E poi sotto sotto ti voglio bene, se non no avresti fatto la fine di quelli che odio.> mi abbracciò. Potevano sembrare parole cattive ma dette da un tipo come lui erano dolci.

Oggi era dolce, oggi sembrava tornato quello che quando avevo cinque anni e lui dodici, mi teneva la mano e mi accompagnava all'asilo per poi andare a scuola, quello che mi abbracciava quando ero triste, quello che piangeva con me la morte della mamma, ma poi con gli anni ha seguito la vità di papà ed è diventato peggio di lui, più assetato di potere, soldi e rispetto.

Mi lasciai abbracciare, sapendo che quei momenti in cui ritornava ad essere il fratellone dolce erano rari, e che dovevo godermeli al meglio.

< Aww la piccola Carter ha voglia di coccole!Ma adesso mangia che poi ti accompagno a scuola in macchina> disse lasciando la presa e facendomi segno di sedermi.

Finì di cucinare e mi mise davanti un piatto fumante della mia pietanza preferita, mangiai tutto e di gusto, non mi ricordavo neanche quanto fossero buoni i pancake di mio fratello.

Quando eravamo entrambi pronti, uscimmo di casa e mi accompagnò fino a davanti all'entrata della scuola, lo salutai e poi entrai in quella gabbia.

Entrai e andai subito al mio armadietto il 103, presi i libri che mi sarebbero serviti per la prima ora e poi iniziai ad avviarmi verso il giardino siccome mancavano più meno venti minuti alla prima lezione. Arrivai sotto un albero e mi sedetti, quando delle figure mi si materializzarono davanti.

< King?> disse un ragazzo,con che aveva tanto l'aria da bulletto dei corridoi che si crede tanto forte solo quando a vicino quei due che gli fanno da spalla.

< Si sono io> dissi fulminandoli, tanto che i due leccapiedi fecero un passo in dietro.

< Allora gira voce che tu sia un lupo solitario e che per tutta Port Angeles comandi.>

< beh allora?> dissi stringendomi nelle spalle.

< Noi vogliamo il potere sulla scuola e tutto il resto, e non vogliamo una ragazzina tra i piedi, quindi fatti da parte e diventa una suora come tutte le altre ragazze, se no vedrai che ti facciamo> disse stringendo i pugni e facendo diventare le sue nocche bianche.

< Che paura, io sono più forte di tutti voi messi insieme.> risi, alzandomi e lanciandogli uno sguardo di sfida. Io ero sicuramente più forte di tre bulletti, so battermi bene e poi sono nel campo da quando sono nata.

< Adesso la pagherai> disse quello cercando di darmi un pugno, ma io lo schivai senza problemi, e la sua mano andò a schiantarsi contro il tronco dell'albero, procurandosi molti tagli.

Detto questo anche i due idioti iniziarono a scalciare e a fare volare pugni a destra e a manca, era esilarante, non mi beccavano mai e si stavano colpendo a vicenda, io colpii con il mio gancio sinistro  ognuno, li stesi tutti a tre a terra erano conciati maluccio, ma ne fregavo la mia era stata legittima difesa, poi erano tre contro uno, che scemi, una ragazza anche se non è forte può essere furba e agile.

Raccolsi i miei libri e notai che quello che mi aveva sfidato aveva gli occhi lucidi e si soffiava i taglietti sulla mano, risi di gusto.

< Quando il gioco si fa duro, i duri come voi iniziano a piangere> dissi recandomi in classe.

Le ore volarono, e continuai a chattare con mio fratello mentre i prof parlavano, gli dissi che io ero riuscita a stendere quelle mammolette, e lui mi disse che ero un uragano, e che mi sarebbe venuto a prendere alle fine delle lezioni e che poi ci sarebbe stata una sorpresa.

Quanto era vero che ero un uragano, mi persi l'ennesima volta nel grigio del cielo, pensando alle parole di Josh, sono un uragano, semino panico e distruzione ovunque passo, tutto quello che si vede di me è quello che ho distrutto che gira in tondo distruggendo altro, ma il vero fatto è che all'interno sono come un uragano vuota, un buco nero.

 

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Capitolo 7
*** 06.La sorpresa di Josh ***


-La sorpresa di Josh-


Appena suonò la campanella, mi affrettai all'uscita, la sorpresa che Josh mi doveva fare mi stava letteralmente mangiando dalla curiosità.

Non avevo ascoltato una, che sia una sola parola di quello che avevano spiegato oggi in classe, le prime due ore le ho passate a chattare con mio fratello, ad un certo punto mi ha pure chiesto per quale motivo fossi a scuola, tanto stavo chattando con lui; ma era ovvio il motivo per picchiare quelle mammolette. 

Dopo lui, ha smesso di scrivere perché doveva organizzare delle cose, per il colpo che dovevamo fare settimana prossima, per mettere paura a persone che vogliono il potere sulla città.

Poi c'è stato l'intervallo e in fine mi sono messa a fantasticare sulla sorpresa di Josh.

Potrebbe portami al cinema,  questa settimana rimettono in onda i film di Hunger Games e lui sa che adoro quella storia, mi rispecchia molto, sarebbe fantastico entrambi al cinema, a mangiare caramelle, popcorn e altre schifezze. Poi anche se io quei film li ho visti cinquantamila volte, aspettando di vedere Hunger Games, il canto della rivolta, parte 1; sarà bellissimo vederlo con Josh, mi ricordo l'ultima volta che mi ha accompagnato al cinema, mi sono divertita un casino, era sempre a fare battute sulla storia e mi ha fatto venire le lacrime agli occhi per il troppo ridere, era meglio lui del film.

Se no mi potrebbe portare al poligono di tiro, adoro un casino andarci con lui, si finisce sempre per fare qualche gara, è una gara ad armi pari siamo entrambi bravi, è una guerra all'ultimo colpo, la cosa brutta solo è che ogni hanno i bersagli diventano persone vere.

Poi non so dove mi potrebbe portare d'altro, quelle rarissime volte in cui torna quello di una volta, mi porta sempre in questi posti. Oggi spero che mi porti al cinema allora.

Però potrebbe anche non venirmi affatto a prendere, potrebbe essere tornato stronzo, secondo me è bipolare mio fratello, uno più lunatico di lui non lo ho mai conosciuto, e dire che io sono lunatica, e molto.

Ho appena fantasticato su cosa potremmo fare insieme io e Josh, e poi mi rattristo pensando se Josh non sarebbe venuto, ecco la prova sono lunatica, anzi no sono pazza,folle,assolutamente svitata, ho perso la zucca...ma tutti i migliori sono matti!

Oggi verrà, me lo sento oggi Josh verrà, perchè niente ha più senso,niente è com'è, perchè tutto è come non è, perchè ciò che è non è come non è!

E' impossibile non verrà!

-E' impossibile solo se tu pensi che lo sia-mi risuonarono nella testa le parole che la mamma mi diceva sempre, mi manca tanto; però aveva ragione è impossibile solo se lo credo quindi io credo il contrario.

Dopo essermi ricordata quelle dolici parole,suono la campanella e corsi fuori da scuola per controllare con i miei occhi  se Josh era realmente venuto.

Ero all'entrata della scuola setacciai con lo sguardo tutto il parcheggio finchè non trovai l'auto di Josh. Era venuto, aveva mantenuto la promessa, iniziai a correre verso la sua auto, poi quando fui vicina a lui gli saltai addosso, e lo abbracciai.

< Hai mantenuto la promessa>lo strinsi a me.

< Qualche dubbio?>ricambiò l'abbraccio.

< Nah> dissi in modo sarcastico.

< Ah veramente?Ma lo sai che sei ancora tra le mie braccia?> disse guardandomi negli occhi.

Corrugai la fronte non capendo.

< Sì perchè?> chiesi.

< Per questo>iniziò a farmi il solletico, io cercai di divincolarmi ma lui continuava, ormai avevo le lacrime agli occhi.

< Lasciami!> dissi in tono serio, anche se poi scoppiai a ridere.

< Ok> comunque aveva funzionato, salimmo sull'auto e uscimmo di scuola.

Dopo qualche minuto di silenzio in auto, che sembravano interminabili, siccome non sapevo ancora dove fossimo andando, chiesi;

< dove mi porti?>mi misi comoda sul sedile.

< Per ora a mangiare, poi il resto è sorpresa> disse girandosi verso di me per poi riportare lo sguardo sulla strada.

< Daii, un indizio??> chiesi.

< No, reprimi la tua curiosità>

< Siamo arrivati.> continuò.

Eravamo davanti ad un locale di nome Star Light, ci avvicinammo ed entrammo dentro, l'interno molto carino, c'erano tavoli di alluminio, e sedie rosse imbottite, molto anni 80', poi il soffitto era colorato di blu con tante piccole luci che sembravano stelle.

< Che bello> dissi.

< Già> rispose,

Andammo a sederci e ordinammo due pizze e due coca cola.

Per tutto il tempo del pranzo cercai di avere qualche indizio, ma niente era irrivomibile.

Quando finimmo di mangiare, mi riportò in macchina e mi bendò gli occhi, aveva organizzato tutto per far rimanere tutto una sorpresa, passarono ancora una decina di minuti, poi Josh mi fece scendere dall'auto e ancora  bendata, sentì il rumore del bagagliaio aprirsi e chiudersi, poi mio fratello mi prese per le spalle ed iniziò a spingermi per farmi camminare.

< Ma non mi puoi togliere la benda così riesco camminare>  chiesi iniziando a mettere le mani davanti a me.

< Nah, mi diverto a vedere come cammini strana, senza vederci> rise.

< Non farmi andare a sbattere contro qualcosa però> esclamai.

< Non ti fidi??>chiese ridendo.

< No>dissi anche io ridendo.

< Brava ragazza, allora cammina da sola> staccò le mani dalle mie spalle e lo sentì camminare più veloce e superarmi.

< No dai Josh torna qui!> dissi cercandolo con le braccia.

< Però adesso ti fidi di me!> disse Josh rimettendo le sue grandi mani sulle mie spalle.

< Shii> dissi ridendo.

Percorremmo ancora qualche metro e poi sentì rumore di ruote da skate e pattini. Josh mi levò la benda dagli occhi e guardai dove mi aveva portato.

Eravamo in fondo al parco in cui vado sempre, la parte riservata agli skate e ai rollers, dove ci sono piste e rampe. È un posto carino questo, gli alberi fanno da sfondo alle bellissime acrobazie dei più bravi, tutto illuminato dal sole, si proprio lui, i nuvoloni neri di oggi se ne erano andati, il cielo sembrava avere il mio stesso umore.

Però avevo un dubbio perché Josh mi aveva portato qui? Mi girai verso di lui, penso di avere gli occhi a forma di punto interrogativo, non ci capisco proprio niente lui non mi aveva portato mai qui.

< Perchè qui?>chiesi facendo scontrare i miei occhi castani con i suoi neri.

< Per farti ricordare> sussurrò continuando a sostenere lo sguardo.

< Cosa?> chiesi inclinando la testa, ma che cosa dovrei ricordare?

< Hai rimosso tutto è?>continuò ma cosa avrei dimenticato, non ricordo, ovvio ho dimenticato!

< Beh non pensarci, adesso divertiamoci> tirò fuori dal borsone che presumo avesse titato fuori prima dal bagagliaio due paia di rollers, me ne porse uno e li indossai.

< Su alzati> si avvicinò Josh alla panchina di marmo in cui mi ero seduta per mettere i pattini.

< Ma io non sono capace!>quasi urlai.

< Si che lo sei!>mi porse una mano per aiutarmi.

< Fratellone ma se non ci sono mai andata> continuai a rimanere seduta.

< Non te lo ricordi, ma ci andavi>replicò.

< Mi fido>afferrai la sua mano e mi tirai in piedi.

< Brava sorellina>

Iniziammo a girare per il parco, all'inizio sembravo un pinguino sulle rotelle, ma poi ci presi la mano e andavo abbastanza bene, aveva ragione Josh. sapevo andarci.

Ad un certo punto passammo davanti alla mia panchina ed al ragazzo della panchina difronte, lui era sempre li con le gambe strette al petto e lo sguardo a perdersi nel vuoto, mi rattristai un po' a vederlo, io oggi mi stavo divertendo ma lui era sempre li solo e triste, avrei voluto parlargli ma non ne avevo il coraggio.

Quindi tirai avanti e continuai a seguire Josh.

****

< Dai facciamo una gara, a chi arriva per primo a quell'albero>disse Josh aspetando che arrivassi vicino a lui.

< 3...2...1...VIA!> iniziò a correre ma io non gli stavo dietro non ero ancora così brava.

< Joshy!! Fermati!>

~~~~~~~~~

< Joshy! Felmati!>

< Mamma! Anche tu corli! Non è giusto io sciono lenta!> disse una bimba di quattro anni massimo con i pattini rosa ed lunghi capelli castani che le ricadevano sulle spalle, indossava dei pantaloncini di jeans e una magliettina verde. Stava rincorrendo un bambino e sua mamma.

Quando la bimba arrivò si guadagnò un forte abbraccio dal fratello e dalla sua mamma. Tutti ridevano ed erano felici

~~~~~~~~~

Sbattei più volte gli occhi, ritornando alla vita reale, ecco cosa voleva Josh che ricordassi, il pomeriggio con mamma, io non ricordo niente di mamma se non quei piccoli frammenti che raramente mi ricordavo.

Josh si era fermato vicino a me.

< Ti ricordi?>chiese scrutando ogni mio movimento.

Annui e mi lasciai abbracciare, sapendo che i ricordi erano l'unica cosa che rimaneva di mamma e che io li dovevo ritrovare tutti perché persi in chissá quale parte del mio cervello.

Passammo ancora un oretta al parco a ridere ed a scherzare, poi tornammo a casa.

Andammo in cucina dove trovammo Jake mangiare un panino.

< Hey ti sei divertito questi giorni da Jennifer?> chiese Josh sedendosi vicino a lui.

< Si certo, ma adesso dobbiamo parlare di sai tu cosa> cambiò discorso Jake.

< Del primo maggio?> chiesi.

Loro annuirono.

Parlammo un po'delle strategie da usare e mi diedero qualche consiglio, anche se nessuna ragazza poteva sopravvivere. Si era fatta l'una e avevo sonno quindi chiesi.

< Un ultimo consiglio?>

< Resta viva>

Dopo quelle parole, dette da mio fratello me ne andai a letto.

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Capitolo 8
*** 07.Fuoco ***


-Fuoco-



Oggi sembra che lo ieri non vi sia stato, ieri era una virgola in un fiume di parole, una semplice pausa, ma la vita non può essere solo virgole e punti, la storia deve andare avanti bella o brutta che sia.

Le virgole e punti ci fanno apprezzare un testo, non devono essere loro i protagonisti. Qui non ci vorrebbe ne un punto ne una virgola ma una rivoluzione mettere la parola fine e girare pagina, e scrivere qualcosa di nuovo, ma non sono così forte da girare pagina, la mamma era così forte, lei aveva girato pagina anche se in peggio, lo aveva fatto alla mia età.

Quindi oggi si ricomincia la solita routine, sveglia, litigata con mio fratello,si perché lui tornò a fare lo stronzo e poi scuola, piano per mettere paura a Terence e ai sui compagni, dopo io vado alla mia panchina, casa, cena,dopo a volte qualche lavoretto e poi a letto. Ecco cosa comprendeva il mio testo.

****

Il giorno del attuare il piano

7:55 a.m.

Erano passati ormai una decina di giorni da quando ero uscita con Josh.

Febbraio era ormai alle porte mancava poco meno di una settimana prima che arrivasse.

Il tempo volava, più volevo che rallentasse, più andava veloce.

Ormai mancavano poco più di tre mesi al Heart Broken, ma niente cuori spezzati per amore, lì non c'era amore, solo odio e sete di potere.

Lì vince chi perde, e perde chi vince.

Solo questo.

Mi venivano i brividi solo a pensarci, avevo paura del futuro, ormai vivevo alla giornata non mi aspettavo di niente.

Stavo camminando per le strade di Port Angeles, ero diretta a scuola. Il cielo era nuvolo. Una tipica giornata invernale.

8:15 a.m.

Arrivai davanti al grande cancello della scuola.

Non c'era già più nessuno.  Ero in ritardo di quasi un quarto d'ora, ma non mi interessava più di tanto. Avevo fatto una piccolissima e innocua sosta nei parcheggi. Avevo una piccola questione in sospeso con il prof di matematica, aveva fatto la scelta sbagliata, mettersi contro Carter King.

Avevo preso un chiodo lungo quasi 15cm e inserito nella ruota.

Avrei potuto benissimo tagliarli tutte e quattro le ruote, ma così si sarebbe notato troppo che era stato un alunno, meglio una ruota sola.

Tanto scemo come è non è capace a cambiarla, poi è da giorni che dice che oggi, appena dopo scuola, ha appuntamento al buio con una donna conosciuta in uno di quei siti di incontro. Così non si presenterà e ho salvato una signora.

< Che brava ragazza che sono!> pensai tra me e me.

Andai nella mia classe.

8:25 a.m.

< Guardate ragazzi chi è venuta a deliziaci, della sua presenza, Signorina King, buongiorno è questa l'ora di arrivare? Venti minuti di ritardo?> mi rimproverò Mrs Smith, la vecchietta che insegna storia.

< Mrs Smith, sicuramente non sono venuta qui per ammirare la sua faccia, o per ascoltare lei che racconta la sua infanzia. Tanto lei è nata nel paleolitico giusto?> riposi a tono.

< Signorina due ore di punizione dopo scuola. Adesso in silenzio ripartiamo con la lezione> si girò verso la lavagna e cominciò a scrivere le nozioni di storia che avremmo dovuto imparare. 

Farmi mettere in punizione non era stato molto difficile, non mi ci ero dovuta neanche impegnare molto. 

Da Carter a Josh:

Josh la prima parte della missione è completata. Sono riuscita a farmi mettere in punizione.

Dopo qualche minuto rispose.

Da Josh a Carter:

Di già? Ma la scuola è iniziata da venticinque minuti, e tu sei entrata tardi per farti rispettare dal prof di matematica. Io ho trovato la bolletta dell'acqua dopo per l'alibi andrò a pagare quella.

Da Carter a Josh:

Non mi ci vuole niente per farmi mettere in castigo.

13:00 p.m.

Le ore volarono e arrivó subito l'ora di pranzo.

  Io uscii da corsa da scuola e li fuori c'era già mio fratello.

Come fui dentro l'auto Josh mise in moto e andammo al covo della gang di Terence. Il piano era quello di creare una specie di incendio, ma che si attivava da solo quando noi eravamo in punti diversi della città.

13:12 p.m.

Arrivammo davanti ad una grande villa bianca, con un portico sorretto da due colonne in stile ionico, sembrava una casa di quei ricchi, snob so tutto io, e di sicuro non immischiati nella vita illegale. L'apparenza inganna.

Arrivammo davanti la casa, era vuota, avevamo studiato i loro movimenti ed a quest'ora loro erano sempre in giro.

< Carter apri la porta> sussurrò Jake.

Mi sfilai una forcina dai capelli e la inserì nella fessura, era un metodo che funzionava sempre per aprire le porte. Qualche secondo a smanettare e di scatto la porta si aprì.

13:19 p.m.

Entrammo velocemente in casa e io tirai fuori dallo zaino di mio fratello la farina ed io iniziai a fare piccole linee che portavano in tutte le stanze e Jake fece lo stesso.

La farina è come la benzina incendia facilmente e poi dopo con il controllo dei pompieri la farina si sarebbe disintegrata, o al massimo sarebbero rimasti piccolissimi granelli a cui i pompieri nel sopralluogo non avrebbero fatto a caso siccome normale trovare dei granelli di farina in casa. Josh invece aveva il compito di creare l'innesco del fuoco.

Aveva  preso un lungo filo di spago e ne posò un capo sui fornelli e l'altro nella farina. Dopo quando tutto lo spago si fosse bruciato il fuoco sarebbe andato sulla farina e prima che succedesse noi avevamo un ora buona. Ed ad aiutarci a far andare a fuoco tutto c'era il parquet.

13:36 p.m.

< Ragazzi avete finito con la farina?> gridò Josh dalla cucina.

< Quasi!> urlammo dalle camere da letto. Avevo l'adremalina in tutto il corpo, faceva un po' paura, anzi no, paura non più lo avevo fatto già tante volte, era solo una sensazione strana.

13:42 p.m.

Incrociai gli occhi grigi di Jake, che mi annui all'istante, ormai avevamo incendiato tante di quelle case che avevamo una sintonia perfetta per coordinarci nei lavori. Ci muovevamo senza intralciare il lavoro dell'altro, conoscevamo il significato di ogni singolo gesto dell'altro, non avevamo nemmeno più bisogno di parlare.

< Fatto!> urlai mentre Jake mi sorrise, sapevo bene cosa voleva dire,più che sorriso ghigno, stava in lavoro bene svolto. Sorrisi anche io a mia volta.

< Ok uscite che io accendo il gas>io e Jake corremmo fuori dalla porta ed Josh ci seguì subito.

13:46 p.m.

Saltammo in macchina.

< Bravi ragazzi!> disse Josh davanti a me dando una pacca sulla spalla a Jake seduto difianco a lui.

< Si fratello> disse Jake facendo scontrare il suo pugno con quello di Josh.

Si girarono entrambi e fecero la stessa cosa con me. Mi trattarono proprio come un maschio ma non mi dava per niente fastidio ero abituata.

13:47 p.m.

Partimmo.

< Josh ma perchè non ci sono mai gli altri cinque componenti della gang?> chiesi. Lui era una specie di boss ed io e Jake venivamo subito dopo di lui. Poi c'erano gli altri, non mi ricordo neanche i nomi se è dire il vero.

< Perchè non servono!Loro devono solo venire il 1° maggio! E stare ai miei ordini o al massimo ai vostri quando servono>disse serio.

13:56 p.m.

< Basta fare domande corri in classe!> si fermò davanti al cancello.

 Mi riportarono a scuola io entrai ed andai nell'aula di punizione. Loro andarono subito in banca per pagare le bollette.

14:00 p.m.

< Allora ragazzi se siete qui vuol dire che avete fatto qualcosa che mi ha fatto arrabbiare. Quindi adesso vi interrogo.> disse mrs Smith.

< Serio prof, tutti quelli dentro quest'aula Sono qui per colpa sua?> chiese un ragazzo da infondo l'aula.

< Si gli altri prof sono troppo bravi.> rispose acida.

< Che scema che è sarebbe potuta già essere a casa a quest'ora a dormire, questa vecchietta invece sta con noi> scherzai.

< Siete tutti interrogati! King lei rimarrà un ora in più degli altri>esclamò la vecchietta.

Partì un buh di gruppo, che la fece diventare rossa di rabbia.

15: 00 p.m.

La casa dovrebbe essere già a fuoco, quindi Josh sarà sicuramente in fila in banca. Oggi è giorno di pensione e a quest'ora il vecchietti si accalcano in banca per la pensione quindi lui è a posto come io, a scuola ci sono telecamere dappertutto  e la Smith quindi anche io tranquilla.

< King adesso sarà lei interrogata!> mi alzai ed andai a rispondere alle sue domande.

Risposi esattamente ad tutte le sue domande, ero l'unica che avrei preso anche A in punizione gli altri tutti F.

16:00 p.m.

< Ragazzi voi potete andare la King rimarrà ancora qui!>

Tutti se ne andarono ed io rimasi in silenzio davanti alla vecchietta.

16:26 p.m.

< Polizia! E' qua Carter King> spalancarono la porta due poliziotti in uniforme.

< S-signore è lei, era in punizione che succede!> chiese la signora ad uno dei poliziotti mentre l'altro mi fece alzare.

< E' accusata di aver appiccato un incendio,insieme a due ragazzi. La dobbiamo portare in centrale> rispose conducendomi all'uscita di scuola e portandomi in macchina.

'Merda' pensai se è stato Terence a chiamare la polizia ed a fare il nostro nome giuro che l'incendio glielo metto tra i capelli, e se mi tocca stare in centrale glielo appicco anche in un posto che non batte il sole. Ha solo acceso la scintilla in me.

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Capitolo 9
*** 08.Mare ***


-Mare-


Entrai nel retro dell'auto scortata dal poliziotto che non conoscevo mentre l'altro ci seguiva.

I due agenti si sedettero e poi partimmo. Io mi sdraiai nei sedili posteriori.

Nel posto del guidatore c'era Billy, un uomo sulla quarantina con capelli neri un po' brizzolati. Lui mi stava veramente simpatico. Era il poliziotto che era sempre assegnato al mio caso. 

Poi di solito c'era un signore che avrà avuto sui sessant'anni sempre con lui, ma oggi non c'è. Di fianco a Billy c'era un altro uomo molto più giovane del primo, sembra appena uscito dall'accademia, avrà l'età di mio fratello. È castano con i capelli tirati su con un ciuffo.

< Billy hai pulito l'auto> passai un dito sui sedili che odoravano di pulito.

< Ragazzina, si li ho puliti, e tira giù i piedi> mi guardò dallo specchietto.

< Billy contento?> mi misi composta.

< Va meglio Carter, e poi mi devi chiamare agente Scott, non ti sei stancata di fartelo ripetere ragazzina?> parlò Billy.

< Billy, e tu non ti sei stancato di ripeterlo?> chiesi ridendo, mi sta simpatico lui.

< E tu non ti sei stancata di farti portare in centrale?> continuò.

< Billy adesso sto un po' in centrale e poi se ne ho voglia mi riporti a casa, sei meglio di un Taxi, non ti devo pagare > risi.

< Carter sei salita su quest'auto più te che i miei figli quando vogliono venire a lavoro con me> scherzò.

< Ragazzina stai parlando con un ufficiale della polizia? Ti potremmo mettere dentro.> parlò l'altro poliziotto.

< Sei nuovo, vero? Non mi conosci?> parlai con l'altro poliziotto.

< Si inizio oggi, ho preso il posto di mr Brown, ragazzina sei strana tutte le altre adolescenti starebbero piangendo> secondo me lui vuole fare la parte del poliziotto cattivo.

< Uno, bene piacere inizia bene il suo lavoro, due, io non sono come tutte le altre ragazze, tre ed io perché dovrei avere paura di venire con voi?Non ho fatto niente! Io sono brava, vero Billy?> alzai un dito ad ogni punto.

< Carter io sulla tua innocenza ho qualche dubbio, so solo che non ci sono mai prove > rise Billy.

< Ragazzina siamo arrivati adesso stai zitta fino all'interrogatorio.>disse il poliziotto nuovo.

< Lo sai che mi stai antipatico agente...>mi accorsi di non sapere il nome.

< Agente Boo , la cosa è reciproca.> rispose.

Scesi dall'auto e guardai l'imponente struttura davanti a me. Aveva le pareti con mattoncini rossi e le finestre con spesse inferiate. C'erano una decina di scalini che portavano al grande portone in vetro. Sopra di esso c'era un grande insegna con scritto polizia. Entrammo, al primo piano del grande edifico, c'erano i banconi dell'accettazione dove i cittadini andavano per chiedere informazioni o per denunciare, era il piano più accogliente, con uffici dalle pareti gialle e in stile newyorchese. Ma a me mi portarono al secondo piano, quello dalle pareti bianche, e le stanze con tavolini bianchi, con telecamere dovunque, e  con le porte blindate, perchè era il piano dove venivano interrogati i sospettati, era il piano in cui andavo sempre a finire io.

L’agente Boo mi spinse dentro ad una di queste stanze, mi stava veramente antipatico, Billy era più gentile, non mi trattava come se fossi una delinquente.

"E tu non sei una delinquente?" chiese la vocina nella mia testa.

Non aveva tutti i torti, è vero che sono una delinquente però dai,che mi tratti meglio quello la!

< Hey Fratellino, Jake.> feci un cenno con la mano a mo' di saluto.

< Quindi li conosci?> chiese Boo.

< Si vivono tutti insieme!> rispose Billy per me.

< Allora sta volta per cosa ci accusate?> chiese Jake. mettendo in scena la solita scenetta dei ragazzi perfettini e angioletti.

< Noi di niente, Terence vi incolpa di aver incendiato casa sua.> rispose Billy. 

Entrò Terence. 

< Allora le dinamiche del caso Agente Scott?>chiese l'agente Boo.

< I pompieri hanno stimato che più o meno l'ora in cui è divampato l'incendio sia verso le 15:15, non hanno trovato nessun innesco ritardato come bombe o inneschi artigianali. Però può essere in questo caso sia colposo che doloso. In primo caso può essere colposo, da parte del proprietario della casa, Terence, siccome si è trovato il fornello del gas acceso nella stanza in cui è nato l'incendio. In secondo caso doloso da parte degli accusati per aver dato fuoco a qualcosa in cucina.  Ora non ci resta che procedere nel vedere se i ragazzi hanno un alibi, se lo hanno si faranno alcune ricerche per vedere se sono attendibili, o che in qualche modo loro centrano nel caso, se loro sono completamente innocenti, si procederà con una multa per falsa testimonianza a Terence, o se come al solito non ci sono prove si chiuderà il caso anche se non risolto.Se invece loro non hanno un albi si procederà a trovare delle prove che li incastrino> spiegò Billy.

< Bene procediamo>.

Iniziarono con le loro solite domande, ci chiesero dell'alibi, che noi subito demmo, ci volle quasi un ora prima che i video furono arrivati e lo confermassero, cercarono anche prove che ci incolpassero nel frattempo, anche se noi non avevamo lasciato prove.

Dopo due ore che eravamo dentro uscimmo erano già le sei e mezza, e io avevo passato ogni singolo minuto li dentro a  pensare di far prendere fuoco qualcos'altro di Terence.

Uscimmo dal grande edificio e seguimmo Terence fino ad un punto appartato della città.

< Terence non dimentichi niente?> disse Jake avvicinandosi a Terence e facendolo fermare.

< Abbiamo sprecato anche fin troppo tempo con te, e gli sbirri, ti meriti una lezione> disse Josh prendendolo dal colletto.

< Fermi> urlai.

< Carter non ci diventare una hippie nel mezzo di una rissa!> disse Jake con tono lagnoso.

< Che hippie e hippie, niente coroncine di fiori o canzoni di pace e amore, è solo che l'ultima volta lo avete picchiato voi e adesso tocca a me> dissi guadagnandomi uno sguardo da mio fratello come per dire adesso che veniva la parte bella.

Terence iniziò ad allontanarsi a passi veloci per allontanarsi da noi. Ma lo presi per il colletto e lo sbattei al muro.

< Che fai scappi, paura>canzonai alla mia vittima. Mi guadagnai solo uno sputo fa parte di questo.

< Abbiamo un lama qui!>risi facendo ridere anche gli altri due.

< Allora da dove iniziamo>tracciai con la mano libera il contorno della sua mascella, lui si dimenava sotto la mia stretta, ma così facendo non faceva altro che far aumentare da me la stretta sul suo collo.

Dopo un minuto così sferrai il primo pugno, glielo assestai dritto in faccia, gli colpì il naso e questo per la botta iniziò a sanguinare.  Poi sferrai un secondo pugno questa volta sulla bocca, e il labbro inferiore si ruppe, colorando ancora di più quel viso di rosso. Continuai così con tre, quattro, cinque pugni finché non persi il conto e sferravo sempre pugni più forti. Le mie nocche iniziarono ad avere piccoli taglietti, niente al confronto al ragazzo che avevo davanti. Aveva le mani che cercavano di levare la mia dal suo collo, gli occhi lucidi e gonfi, con lacrime pronte a scendere appena sarebbe stato solo. La sua faccia ormai era piena di sangue e gonfia, lui aveva acceso il fuoco in me, non doveva fare quello che ha fatto, in quel momento forse non ero neanche più io, era solo la mia rabbia e l'adrenalina in corpo a ridurlo così, mi stavo sfogando su di lui, per tutte le volte che sono stata picchiata sfruttata e aver fatto cose che non volevo, per essere sempre con gli sbirri alle calcagna. Ormai il suo viso era con i ricci che gli ricadevano sulla fronte inzuppati dal proprio sangue, un taglio sul sopracciglio che gli faceva ricadere il sangue su un occhio che per questo semi aperto, e naso e labbra con il sangue che usciva, e per completare tutto il viso gonfio. Decisi di non colpirgli piu il viso, iniziai con lo stomaco, lo stavo usando come fosse un sacco di quelli in palestra, dopo vari pugni nello stomaco lo lasciai e lui so accasciò a terra.

< C-chiamerò l-la p-polizia> riuscì a dire tra un lamento e l'altro.

< Joooosh...> cantai, tirando su Terence e sbattendolo al muro.

< Caaaarteer..>disse con il mio stesso tono, e mostrandomi un sorriso compiaciuto per il mio lavoro.

< Tira fuori il cellulare, e leggi che ore sono e che giorno è> ordinai.

< Sono le 18:43 del 20 gennaio> disse.

< Quindi cosa è scattata da 3 minuti?> mi girai verso Terence.

< La regola dei 100 giorni! Dalle 18:40 ora di inizio, in cui i partecipanti si devono far trovare nel punto di incontro prefissato il primo maggio, le varie gang per 100 giorni a partire dalle 18:40 del 20 o 21 gennaio, a seconda che l'anno sia bisestile o no, non dovranno chiamare la polizia o farsi beccare, altrimenti non parteciperanno e gli sarà portato via tutto ciò in loro possesso.> recitai la regola a memoria.

< Quest'anno non è bisestile quindi parte da oggi! Quindi zitto. > e diedi una ginocchiata alle sue parti basse, si accasciò nuovamente a Terra. Avrei voluto picchiarlo ancora o far spegnere il fuoco dentro di me, ma non potevo più un altra regola era non uccidere o non ferire gravemente in modo che gli avversari non possano partecipare, prima del primo maggio.

< Carter quello fa male> rise Jake.

< Grande lo hai messo a KO da sola, sei forte!> mi batté il cinque Josh.

< Andiamocene a casa!> dissero dopo essersi complimentati con la sottoscritta.

< Io vengo più tardi> annunciai, e mi allontanai da loro.

Andai a alla mia solita panchina, avevo un po' di rabbia da smaltire e solo li, perdendomi nel vuoto riuscivo a calmarmi.

Arrivai al parco,  e notai che c'erano un sacco di bimbi che stavano per andare via, alla fine era uscito il sole oggi, e i genitori avevano portato i figli al parco.

Percorsi il vialetto e andai verso la panchina davanti al ragazzi di sempre. Ero ancora arrabbiatissima e con l'adrenalina a mille, tirai un calcio alla gamba della panchina e mi lasciai cadere sopra.

Appena mi sedetti un pallone rosa mi arrivò vicino, lo raccolsi e lo rilanciai alla bimba dal cappotto rosso che la aveva persa. Mi sorrise e tornò a giocare con la mamma. Io cercai di calmare la mia rabbia stringendo le miei gambe al petto e perdermi nel vuoto.  Ma dopo soli cinque minuti fui distratta ancora dalla bimba di prima, oggi mi era difficile estraniarmi, sarà per la rabbia in corpo.

< Mamma perché questi due ragazzi sono sempre qua soli, zitti e non si parlano? Sembra che hanno la stessa età> chiese la bimba, mentre passava davanti a me per uscire dal parco.

< Non lo so piccola> rispose la mamma.

Appena passarono alzai lo sguardo verso il ragazzo davanti a me, ma lo abbassai subito quando notai che stava per fare lo stesso. Passarono qualche secondo e rialzai lo sguardo e lo vidi alzasi, e prendere coraggio, e iniziò ad avvicinarsi verso di me. Erano anni che eravamo sempre in due mondi diversi, distanziati da un vialetto di un parco, e serviva solo una bambina per farci iniziare a parlare?

Mi alzai di scatto e mi ritrovai il ragazzo ad un passo da me. Era alto, magro e con un filo di muscoli, indossava skinny jeans neri, vans e una felpa grigia come il berretto che copriva parte dei suoi capelli biondi. Piano piano spostai lo sguardo sul suo viso. Aveva labbra rosee, fatte risaltare ancora di più dal piercing nero all'angolo della bocca. Alzai ancora di più lo sguardo e se prima bruciavo dentro adesso stavo affogando in quel mare azzurro, i suoi occhi non sorridevano come la sua bocca, erano come in tempesta. Ne rimasi stregata, di solito mi perdevo nel mio vuoto ma stavolta nei suoi occhi.

_______________

Angolo d'autore

Ciaoo Orsacchiotte♥♥♥♥

Tatadan ... ecco a voi il nostro piccolo pinguino fa la sua apparizione.  *Applausi* contente?

Allora per questo capitolo ho cercato di fare qualcosa di nuovo, ho messo una parte in cui la nostra Carter fa a pugni. Se non vi piace la parte con un po' di violenza ditemelo, sia qua nei commenti o nei messaggi privati, che non ne metto più o li descrivo meno.

Poi volevo chiedervi un altra cosa, secondo voi cosa è l' Heart Broken del primo maggio?

Vi prego orsacchiotte rispondete alle mie domande mi sarebbe di enorme aiuto per andare avanti con la storia. 

Ciaooo♥♥♥♥

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Capitolo 10
*** 09.BESIDE YOU ***


-Beside you-
 
Erano anni, che ero nel mio mondo, e una bambina stava causando tutto questo? Oggi che sono scattati i 100 giorni? Forse il destino voleva che passassi bene i miei ultimi 100 giorni prima del Heart Broken? Quindi voleva che conoscessi gente? Nah impossibile! È una coincidenza che mi parli proprio adesso. No domani torna tutto a posto!

In un minuto sta succedendo l'imprevedibile.

Ho un biglietto per un altro mondo.

Non ci voglio andare.

Sto bene tra miei pensieri e il nero.

Eravamo così vicini, ma così lontani!

Io nel mio mondo, il nero è il colore che ci prevale.

Lui nel suo, forse il colore che ci prevale è il bianco, perchè lui sembrava così innocente e incapace di far soffrire.

Gli esatti opposti ma divisi da un vialetto di un parco.

Non poteva essere.

Mi stava bene essere così vicini, ma così lontani.

Eravamo entrambi con gli occhi incastrati in quelli dell'altro, io mi stavo perdendo in quel mare in tempesta, e lui stava fissando i miei color cioccolato.

Stava diventando un po' imbarazzante tutto questo guardarsi e squadrarsi. Infatti iniziai a sentire un leggero calore sulle guance; ma non abbassai mai lo sguardo, avevo imparato in questi anni che se abbassi lo sguardo dai segno di debolezza, e io non sono debole!

Dopo un tempo che sembrava interminabile il ragazzo fece un passo indietro e si passò una mano nei sui bei capelli biondi.

< Sono Luke, Luke Hemmings> disse porgendomi la sua mano. Mi sembrava famigliare questo nome, ma non vi feci caso,magari questo cognome è molto diffuso qua in America.

< Carter, solo Carter>gli strinsi la mano, non serviva altra gente che sapesse che io sono King, il terrorre di tutta Port Angeles.

Mi sedetti nuovamente sulla panchina,avvicinando le gambe a me, pensando che se ne stesse andando.
Beh c'è un fattore positivo nell'averlo "conosciuto", (dovrebbero creare un nuovo termine perché una persona non si conosce solo dal nome, fa niente, andiamo avanti) è che ho dimenticato la rabbia che avevo in corpo mi sentivo più tranquilla e serena. Come non tranquillizzarsi vedendo un mare in tempesta, in quei occhi, lo avevo avuto davanti a me da cinque anni e non avevo mai notato i suoi occhi...

< Posso sedermi accanto a te?> chiese con la sua bellissima voce.

"Hey io stavo pensando,non è che arrivi te e interrompi i miei pensieri sui tuoi occhi" dissi nella mia mente, solo lì perché sembrerei matta, se no.

< Accanto a me?> ripetei quando mi tornò in mente la sua domanda e lo guardai incredula, vedendolo davanti a me, nessuno mi chiedeva mai se poteva stare con me o vicino a me. Io, o ero sola, o con la mia gang. O lupo solitario o in branco! Mi s'addice la parte del lupo.

< Accanto a te> confermò, agrottantando le sopracciglia, non capendo la mia incredulità.

< Certo> mi spostai di lato e gli feci posto. Imitò la mia posizione.

< Sembri un ragazzo a posto, perché sei sempre solo?> chiesi curiosa, iniziai a credere che forse lui sia un dono del  
destino, e poi che male gli posso fare se lo conosco, e gli parlo solo quando sono qui.

Forse dovrei andare avanti, quello che è successo è successo, Emily non tornerà più; però 100 giorni e la rivedrò, ecco la cosa bella degli Heart Broken, rivedrò la mia migliore amica con cui scherzavo e divertivo a dodici anni, e la mamma che non vedo da quando avevo cinque anni. Loro ora sono in cielo perché troppo coinvolte; ma nessuno arriverà più così vicino a me.

< Sembri una ragazza a posto, perché sei sempre sola?>mi pose la stessa domanda.

< Touchè, però avevo fatto prima io la domanda> risi. Mi stupisco di me, non pensavo di saper ancora ridere.

< Non sono molto bravo a socializzare,tu?>

< Più o meno lo stesso motivo>risposi sinceramente.

< Dai un passo avanti lo abbiamo fatto entrambi, stiamo socializzando> puntualizzò.

< Che bello da questa panchina si vede tutto il parco, si riesce quasi a vedere gli skater saltare!> esclamò, guardando il parco che aveva sempre avuto alle spalle.

< Già> annuì.

 disse.

< È?cosa? no! Lui non è il mio ragazzo> quasi urlai.

< oh scusa, non sapevo che vi fosse lasciati!> disse dispiaciuto. Serio ma quanto ingenuo e dolce è?

< No no guarda che ti sbagli, noi non stiamo insieme! Quello era mio fratello, avevamo deciso di passare un pomeriggio insieme; se no di solito sono sempre qui da sola> chiarì.

< Oh ok,..> sorrise togliendosi quel l'espressione corrucciata dal viso< guarda si sono accesi già i lampioni, è tardi.> ne indicò uno.

< In effetti sono già le sette> guardai l'orologio.

< Beh a domani. Tanto ti trovo qua giusto?> disse alzandosi.

< Dai vado anch'io, si sono sempre qua, sono su questa panchina da cinque anni, non cambio abitudini.> mi alzai.

< Ciao>salutò Luke e prese la strada per le strade giù al porto.

Salutai anche io e mi incamminai verso casa.

Qualche minuto per le strade buie di Port Angeles e arrivai subito a casa.

Bussai alla porta siccome avevo dimenticato le chiavi.

< Arrivo, chi è?> si sentiva la voce attutita di Jake dietro la porta.

< Jake, sono Carter ho dimenticato le chiavi!> urlai per farmi sentire dentro.

< Hey! Ciao> mi aprì la porta e si scostò per farmi passare.

< Ciao Carter, arrivi giusto in tempo, sono appena arrivate le pizze> disse Josh dalla cucina, preparando la tavola, erano stranamente gentili questi due.

< Arrivo> andai ad appoggiare il mio felpone che usavo come giubbotto, siccome qua grazie al mare non faceva tanto freddo ma in compenso pioveva, spesso.
Mi lavai le mani e andai a tavola.
Mi sedetti e iniziai ad addentare un trancio della mia pizza con le patatine.

< Carter vuoi la coca-cola?> mi chiese Jake,annui e mi versò la coca nel bicchiere.

< Ragazzi perché siete così gentili? Mi nascondete qualcosa?>chiesi incuriosita dal loro comportamento.

< No no tranquilla> risposero in coro. Ma non sarà che sono così per... No, impossibile!

< È per quello... che ho fatto prima!> esclamai. Vedendoli sgranare gli occhi.

< Ehm no no> balbettarono.

< Avete paura di me!> mi alzai facendo la posa per mostrare i muscoli.

< Contaci! Paura! Bah non esagerare, teniamo solo molto ai nostri amichetti!> esclamò puntando il dito verso il basso.  

< Sembri allegra, è successo qualcosa?> parlò Josh. O certo te lo vengo a dire a te se conosco qualcuno, così tu lo fai
entrare in gang come Emily! Mai ti direi di qualcuno, e poi con Luke ci ho scambiato solo due parole al parco!

'E ti ha già fatto ricordare come sia bello sorridere' parlò quella dannata voce nella mia testa.Beh aveva ragione

< Uh guarda sorride!> esclamò Jake indicandomi! Non me ne ero neanche accorta.

< Guarda che se poi mi incazzo, ti picchio> scherzai.

< O mio dio no! Josh salvami! Prendi la pistola>Jake saltò in braccio a mio fratello, facendolo strozzare.
Risi.

< Levati>urlò Josh schifato.

Lasciarono perdere l'argomento e continuammo a mangiare la pizza.

< Da lunedì al posto di andare in palestra andiamo al poligono di tiro> annunciò dopo qualche minuto Josh. Io e Jake annuimmo.

< Carter te prima di venire lunedì, porta un po' di ecstasy a Robert.>

< Ok> dissi ormai tranquilla, sapevo che quello che facevo era sbagliato, però se non ci pensavo la vita era un po' più semplice. Tanto tra poco era tutto finito.

Appena finì di mangiare andai a farmi una bella doccia rigenerante, mi lavai i capelli e li asciugai con il phon. Appena dopo aver asciugato o capelli ancora avvolta nell'asciugamano mi misi davanti all'armadio.

La mia camera era con le pareti bianche e il letto era con la testiera grigia con le casse per la musica incastrate dentro.

Le lenzuola e il piumone erano grige con stampato un giaguaro in bianco e nero. Il comodino e l'armadio invece erano neri, lucidi quasi si ci si poteva specchiare. La scrivania invece era dello stesso grigio del letto. E la sedia bianca.

Un giorno di questi avrei dovuto mettere un pò di colore in quella stanza!

Attaccai il mio iPhone alle casse e feci partire DNA delle Little Mix. Guardai l'ora della sveglia sul comodino, erano solo le nove. Con l'armadio ancora aperto mi sdraia sul letto, o almeno il corpo era sul letto ero in testa in giù, non sapevo se mettermi il pigiama o uscire a farmi una passeggiata.

Girai di poco la testa e vidi spuntare da sotto il letto la mia scatola con le bombolette colorate, ecco cosa potevo fare! Potevo andare a fare un graffito. Mi rifiondai nell'armadio e presi un paio di jeans neri e una maglia grigia o almeno era grigia, adesso era piena di schizzi e colori. Usavo sempre quella quando uscivo a fare graffiti. Presi lo zaino rosso a fantasia scozzese e ci buttai dentro le bombolette colorate. Staccai il cellulare e presi le cuffie.
Scesi le scale e mi misi le mie all stars alte nere con le borchie bronzo.
Infilai la mia felpa nera e tirai su il cappuccio e nella tasca misi cellulare e cuffie.

< Carter dove vai?> chiese Josh aprendo il mio zaino.

< Uh vandalismo! Brava! Poi fai una foto, mi piacciono i tuoi graffiti> esclamò ridandomi lo zaino.

< Ok ciao> e andai.

< Le chiavi!> me le lanciò e le afferrai al volo.

< Grazie!> uscì di casa.

Misi le cuffiette alle orecchie e uscì nell'aria umida e camminai per le strade ormai illuminate solo dai lampioni e dalla luna. Andai in una via vicino al porto, dove era pieno di graffiti colorati. In quella via c'erano un sacco di lampioni. Ed era veramente lunga. C'erano scritte, disegni e qualunque cosa che i ragazzi avevano in mente. Era tutto di mille colori, si
passava dai toni pastello ai colori fluo, c'erano strani abbinamenti di colori, che però si risaltavano a vicenda. Sembravi di essere nel paese delle meraviglie, ma al posto di giganteschi fiori colorati, animali strani, c'erano scritte colorate e disegni.
Andai davanti un muro bianco. Non avevo in mente un disegno in particolare. Aprì lo zaino e presi le varie bombolette. Lasciando che le mani andassero da sole. Con la musica nelle orecchie lasciai la fantasia volare e mischiare i vari colori. Lasciai che il nero si mischiasse con il bianco, e viceversa. Poi presi la bomboletta azzurra e la mischiai con il bianco e il nero. Quando la musica nel cellulare finì levai le cuffie e feci un passo indietro. Guardai l'orario sul mio orologio da polso, era già mezzanotte, sarebbe ora di tornare a casa.
Alzai lo sguardo sul mio disegno. E vidi realmente che avevo fatto.
Il mio graffito, era un grande lupo nero. Ecco cosa voleva che facessi la mia fantasia. Un lupo solitario, aveva la bocca socchiusa e ringhiava, mostrando i suoi grandi e affilati denti bianchi. Il tutto i bianco e nero, l'unico colore era, negli occhi. Era il disegno di quei occhi azzurri, quelli di Luke, mi avevano stregato quegli occhi azzurri in tempesta. Li vedevo ormai dappertutto, un po' come quando in Shadowhunters, Clary, in modo quasi autistico disegna il simbolo sconosciuto; circondandosi di quel disegno. Io stavo diventando ugualmente matta. Dei suoi occhi, però.
Quelli che domani avrei rivisto. Anche se da lontano, divisi nuovamente da il vialetto del parco.


 

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