A love like war

di histattooedarms
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pretty little girl ***
Capitolo 2: *** Go to hell, for heaven's sake ***
Capitolo 3: *** We could try to be friends ***
Capitolo 4: *** Even she falls ***
Capitolo 5: *** These thoughts will ruin me ***
Capitolo 6: *** Let's go to the party (we'll dance all night long) ***
Capitolo 7: *** "I could die here, in his arms" ***
Capitolo 8: *** It's snowing! ***
Capitolo 9: *** Promise? Yeah, I promise ***
Capitolo 10: *** We didn't do anything ***
Capitolo 11: *** That little kiss you stole ***
Capitolo 12: *** I love you more than I can ever scream ***
Capitolo 13: *** And all the things will end ***



Capitolo 1
*** Pretty little girl ***


Nota dell'autrice:

Salve Lettori,
l'idea di questa fanfiction mi è nata dall'idea di voler stravolgere i canoni con i quali presentiamo spesso le nostre protagoniste, ma non voglio anticiparvi nulla. Questo capitolo è molto corto, ma serve solo per presentare la protagonista. Spero di non deludere le vostre aspettative e vi auguro una piacevole lettura. (Vi prego di recensire)



Non era per niente il tipo di ragazza che passava inosservata, non perché si vestisse o truccasse in modo eccentrico, anzi, sarebbe stata una ragazza come tutte le altre se fosse dipeso da quello, ma ciò che la distingueva erano il suo atteggiamento e la sua sicurezza, che molti interpretavano inizialmente come arrogante e sfacciato. Erano stati proprio questi due aspetti del suo carattere a renderla una delle ragazze più ammirate di tutta la High School; aveva sempre raggiunto i suoi obbiettivi, lei era un uragano: non si fermava davanti a nulla.
Aveva preso parte ad ogni rivolta, si era battuta per ogni cosa che reputava importante, non si faceva problemi di nessun tipo. Era ammirata da studenti e professori, una studentessa modello; con i voti superiori alla media e una serie di obbiettivi da raggiungere, non c’era mai stata una volta in cui avesse fallito.
Capelli castani lunghi fino alla vita, scuri, ma di un colore caldo, gli occhi erano marroni, vivaci ed espressivi, aveva circa metà testa rasata nascosta dai lisci e lunghi capelli e un piercing alla narice sinistra; non era molto alta, raggiungeva appena il metro e sessantacinque, gambe lunghe e snelle, un fisico invidiabile e la risata contagiosa.
Agli occhi di molti era perfetta, ma a lei piaceva considerarsi normale.
La sua vita era perfetta, una famiglia unita e tremendamente amabile, lei era il loro orgolgio.
Si era trasferita in California da Berlino circa sette anni prima, parlava perfettamente entrambe le lingue e probabilmente fu anche questo che la rese una ragazza così fuori dagli schemi; per i suoi soli 17 anni aveva raggiunto obbiettivi notevolmente alti.
Ragazzi? No, non ne aveva mai avuti, solo alcune esperienze che non aveva mai preso seriamente. Beatrice non ne aveva il tempo, aveva ambizioni e obbiettivi già ben prefissati, ma come poteva immaginare che dopo quella mattina, dopo l’incontro con quei cinque ragazzi la sua vita non sarebbe stata più la stessa, che proprio lei sarebbe cambiata?
Fatto sta che quando entrò nell'edificio si accorse del clima di tensione che si era andato a creare in quella fredda giornata di dicembre e subito raggiunse le amiche che l'avrebbero sicuramente aggiornata.

 

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Capitolo 2
*** Go to hell, for heaven's sake ***


Nota dell'autrice:

Cari Lettori,
ho deciso di pubblicare il secondo capitolo perché sono ansiosa di sapere cosa ve ne pare fino ad ora. Ho messo i dialoghi in grassetto spreando di rendervi la lettura più semplice e piacevole, volevo inoltre ringraziare chi ha aggiunto la storia alle seguite. Non mi resta che augurarvi una buona lettura.


***



«Buongiorno a tutte!» salutò Beatrice come faceva tutte le mattine
«Buongiorno» risposero loro all’unisono.
Quella mattina c’era qualcosa di diverso, i vari gruppetti di persone parlavano a bassa voce ben attenti a non farsi sentire, stavano tutti sulla difensiva e Beatrice non riusciva a capirne il motivo.
«Qualcuna di voi può spiegarmi che succede questa mattina?» sentenziò lei
«Dicono che ieri notte si siano incontrati alcuni ragazzi qui a scuola per scambiarsi la droga, ma uno di loro si sia fatto riconoscere dalla polizia e stanno tutti vociferando sul fatto che potrebbe essere uno del quinto anno, sai, della banda di Sanders» le rispose Scarlet.
«Capirai, fosse la prima volta che li beccano quei cinque. Non ci trovo niente di così “segreto” in questo da dover parlare tutti a bassa voce» le rispose Beatrice, senza dar troppo peso a quello che le aveva appena raccontato l’amica.
Il suono della campanella distolse tutti dai loro pensieri e ognuno si diresse nella propria aula per la prima lezione dell’ultima settimana di scuola prima delle vacanze invernali.

*
*
*

Beatrice si diresse a passo veloce verso l’aula di matematica, voleva evitare di rimanere imbottigliata nel traffico dei corridori del lunedì mattina e senza accorgersene tenendo lo sguardo fisso sul cellulare e le cuffiette nelle orecchie andò a sbattere involontariamente addosso ad un ragazzone alto più o meno un metro e ottanta affiancato dai altri quattro ragazzi alti si e no come lui ad eccezione di uno che era poco più alto di lei. Il più alto, Jimmy, aveva gli occhi cerulei e i capelli corvini, il ragazzo che gli stava affianco, Zacky, detto anche Vee, aveva gli occhi chiari tra il blu e il verde e i capelli sempre neri, mentre il ragazzo più basso era Johnny, detto Christ, portava una piccola cresta che lo faceva assomigliare ad un pollo e aveva gli occhi color nocciola.
«Dovresti guardare dove metti i pedi, dolcezza» la riprese Brian, soprannominato anche Gates, il ragazzo dagli occhi marroni, profondi come il mare.
«Ha ragione, potresti farti male» la prese in giro con un sorrisetto malizioso Matt; il ragazzo dagli occhi verdi, il sorriso invidiabile e due adorabili fossette.
«Scusatemi, vado di fretta» tagliò corto lei, riprendendo le sue cose e dirigendosi verso l’aula.
Non aveva mai sopportato quei cinque, non li poteva proprio vedere; li definiva altezzosi, arroganti e non riusciva a capire perché tante ragazze (comprese le sue amiche) sbavassero per loro, che fossero tutti e cinque dei bei ragazzi non c’era dubbio, ma la loro immagine e reputazione le davano sui nervi.
“Non sopporto quei cinque, ma chi si credono di essere?!” si disse mentre ripensava all’accaduto sedendosi sul suo posto.

*
*
*

Terminate le prime lezioni della mattinata, Beatrice raggiunse le sue amiche in mensa, le quali stavano animatamente spettegolando di qualcuno come facevano spesso.
«Hei Bea, come ti sono andate le lezioni? A me una noia mortale, non hai idea
Le chiese Faith con fare teatrale appoggiandosi il dorso della mano alla fronte.
«Molto bene, mi sono divertita molto soprattutto a matematica» rispose lei sorridendo.
«A matematica? Non capirò mai come ci si possa divertire a matematica» sentenziò la bionda Estelle
«Beh, ragazze volevo dirvi che questo venerdì una della mia classe organizza una festa di  quelle grandiose e mi ha chiesto di portare le mie amiche, quindi vi va?» propose Scarlet già proiettata con la mente a quel venerdì
«IO CI STO!» urlarono in coro Estelle e Faith
«Bea?» chiese Estelle e Beatrice, ritrovandosi tre paia di occhi che la fissavano implorandola di accettare, accettò.
«è deciso allora! Ci mettiamo d’accordo questo pomeriggio perché adesso devo scappare a lezione. A dopo» salutò con un cenno della mano Scarlet per poi scappar via veloce come il vento.

*
*
*

17.00 – Abbey’s Cafè

«Non vedo l’ora che sia venerdì, le feste di Alexandra spaccano sempre e sono così felice che ci abbia invitato!» Scarlet era su di giri per quella festa, era diventata incontenibile.
«Scarlet, spero sia migliore di quella a cui ci hai portato l’ultima volta» la canzonò Beatrice scatenando la risata delle altre due e un espressione di finta offesa si dipinse sul volto di Scarlet per poi scoppiare anch’ella in una fragorosa risata.
«Oddio, guardate chi sta entrando» interruppe ad un certo punto Estelle strabiliata.
«Mmm, cosa non farei a Zacky» disse maliziosamente Faith «…è così fottutamente perfetto»
«Oh no, non li posso vedere, spiegatemi cosa ci trovate in quei cinque di tanto bello e “perfetto”» chiese acida Beatrice
«Sorella, tu non capisci proprio niente» le rispose Scarlet.
«Sssh Scarlet taci, stanno venendo da questa parte»
Beatrice si irrigidì, non li sopportava per nulla al mondo.
«Com’è piccolo il mondo, non è vero ragazzi» disse con fare beffardo il ragazzo dagli occhi marroni, mentre si avvicinava alle ragazze.
«Ci si vede di nuovo» continuò lui rivolto alla ragazza «ho sentito che ci sarete anche voi alla festa di venerdì» concluse sfiorando il mento della rossa, Scarlet, che andò in brodo di giuggiole come si suol dire.
«Ebbene sì, Brian» rispose fredda Beatrice.
«Come sei acida con noi, cara» intervenne Zacky spavaldamente ammiccando a Faith.
Beatrice difficilmente riusciva a trattenersi difronte alle provocazioni, ma con loro non ne valeva la pena e gli sorrise sfacciatamente.
«Dovremmo venire più spesso in questo locale, Matt, non trovi?»
«Oh sì, se troviamo così tante ragazze graziose poi» gli rispose il ragazzo accomodandosi affianco a Beatrice cingendola con il braccio sinistro.
«Se solo fossero più carine con noi» disse Gates lanciando un’occhiata di sfida a Beatrice.
«Aah, va all’inferno Gates» sbottò lei, divincolandosi dal braccio di Matt «Ci vediamo domani ragazze» disse infine dirigendosi verso l’uscita.
“Non posso proprio soffrirli quelli lì, poi Gates è il peggiore di tutti. Pallone gonfiato” si disse tra sé e sé quando qualcuno la strattonò per il polso.

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Capitolo 3
*** We could try to be friends ***


Nota dell'autrice:

Cari lettori,

sono tornata con il terzo capitolo perché questa settimana non sono particolarmente impegnata con la scuola, quindi spero di aggiornare spesso. Spero che questo capitolo non vi deluda. Volevo ringraziare chi mi sta seguendo e continua a leggere la mia fan fiction.
Vorrei tanto sapere che ne pensate e se avete qualche critica da fare.
A presto e, buona lettura




«Dannazione! Cosa vuoi Sanders
«Potremmo almeno provare ad essere amici, e riporre quest’odio reciproco»
A quella richiesta Beatrice si sentì spiazzata, in effetti Matt aveva ragione; non avevano motivo di odiarsi, che non si stessero molto simpatici era palese, ma quell’odio innato non avrebbe portato da nessuna parte, soprattutto per una ragione infondata se non addirittura inesistente.
Che motivo avevano per odiarsi così?! Nemmeno si conoscevano.
La ragazza era disorientata e Matt continuava a stringerla per il polso.
«D’accordo, ma ora mollami» rispose controvoglia.
Non era molto convinta della sua scelta, diventare amica di quei cinque non le avrebbe portato nulla di buono.
«Sì, certamente» le disse mentre le lasciava l’esile polso rivelando uno dei suoi sorrisi migliori.
«Beh, allora ci si vede, Matt» si congedò Beatrice e fu proprio in quel momento che si rese conto di quanto bello fosse effettivamente Sanders vedendolo sotto un punto di vista differente.
«Aspetta, questa sera i ragazzi ed io dobbiamo suonare al Roxy’s, vi va di venire a sentirci? Porta pure le tue amiche così passiamo una serata diversa, ma in compagnia. Tanto per conoscerci un po’» le chiese giocando d’astuzia; tutti erano a conoscenza del fatto che Beatrice, oltre ad avere molti interessi, viveva per la musica e così aveva condizionato anche le sue tre amiche.
A quella richiesta non poté rifiutare, amava la musica che facevano al Roxy’s e sicuramente avrebbe adorato anche la loro.
«Ehm, mi piacerebbe molto, ma dovrei chiedere alle altre se riescono a venire… in questo periodo siamo tutte molto impegnate»
«Oh, capisco…Beh se ci riuscite fate un salto, suoniamo alle 21»
«Perfetto! Allora al massimo ci si vede lì, altrimenti a domani» gli rispose cercando di trattenere l’entusiasmo, ne era certa che le altre avrebbero accettato sicuramente, ma non voleva dargli troppe soddisfazioni; infondo aveva già acconsentito al fatto di poter diventare amici, non voleva farlo sentire troppo “potente”.

*
*
*

Dopo aver informato le amiche della serata, si preparò per andare al Roxy’s: leggins neri di pelle, una canotta nera e i suoi amatissimi anfibi, si truccò leggermente poi prese la borsa salì in auto e passò a recuperare le amiche.
«Devi assolutamente spiegarci cos’è successo tra te e quell’altro e perché questa sera stiamo andando al Roxy’s» irruppe Scarlet appena salì in auto
«In poche parole mi ha chiesto di provare a diventare amici e in seguito mi ha invitato a sentire la sua band questa sera dicendo esplicitamente di portare anche voi»
«Mmh, questa cosa mi sa tanto da fregatura. Insomma passate dal lanciarvi frecciatine ogni volta che vi vedete a diventare amici ed, addirittura, uscire. Non è che vogliano solo scoparci?» osservò Estelle
«Giusta osservazione Estelle, ma non potevo rifiutare una serata al Roxy’s. Anche se suonano loro, comunque non credo che sia quello il loro obbiettivo, insomma, pensaci, di ragazze che ci sbavano dietro ne hanno per tutta la vita, perché dovrebbero provarci proprio con noi»
«Perché se ottengono noi, e soprattutto te, si crederanno invincibili perché possono avere tutto quello che vogliono…»
«Ma sappiamo tutte che tu non glielo lascerai fare» concluse Faith.
«Avete ragione, anche se a parer mio non sono quel tipo di persona, che siano degli idioti patentati non c’è alcun dubbio, ma spero abbiano altre ambizioni nella vita invece che passare per stronzi» cercò di giustificarli Beatrice, cosa che non avrebbe mai fatto prima di quel pomeriggio.

*
*
*

20.30 – Roxy’s

«Hei, allora ce l’avete fatta a venire!» corse loro in contro Matt, il cantante
«Sì, nessuna di noi voleva perdersi una serata al Roxy’s» rispose timidamente Beatrice
«Dai entrate così raggiungiamo gli altri»
Il locale era gremito di gente; le quattro capeggiate dal ragazzone raggiunsero il tavolo dove si trovava il resto della band a fatica.
«Finalmente siete arrivate, eravamo così impazienti di vedervi…e wow siete uno schianto!» salutò amichevolmente Jimmy accompagnato da un gesto della mano.
«Grazie, anche voi siete molto…ehm, eleganti. Non so se sia il termine più adatto ma vabbè lasciamo perdere» rispose al saluto Estelle.
«Estelle, ma le altre? Dove sono finite?» chiese Beatrice allarmata
«Sicuramente al bancone» le rispose in tutta tranquillità
“non è possibile, arrivano qui e si precipitano a bere. Non le capirò mai” pensò Beatrice
«Il primo giro lo offro io!» si propose Zacky richiamando l’attenzione di tutti
«Ragazzi regolatevi, soprattutto tu Gates che tra poco si suona» li rimproverò Matt
«Dai Shadows non fare la mammina!» lo apostrofò Johnny scatenando la risata di tutti.
«Ma poi, chi cazzo son ‘sti Avenged Sevenfold?» chiese, urlando, Scarlet un po’ alticcia
«Sarebbe la nostra band, rossa» le rispose Brian con un filo d’amaro in bocca
«Scarlet, CHE FIGURA!» le fece eco l’altra non più molto sana.

Beatrice’s Pov

Mi sto divertendo un sacco, i ragazzi sono davvero molto simpatici, ho sbagliato a giudicarli senza conoscerli prima; sono davvero persone meravigliose e semplici, così alla mano. Ho scoperto che hanno tutti dei nomi d’arte; perché Brian è Synyster Gates, Matt è M. Shadows, Jimmy è The Rev, Zacky è Vee e Johnny è Christ e suonano in questa band chiamata Avenged Sevenfold.
Scarlet e Faith sono già partite, non metteranno mai la testa apposto, ma le amo per quello, poi c’è Estelle che per fortuna si sta trattenendo abbastanza e le sono grata perché non voglio portarle tutte e tre all’ospedale per coma etilico.
Sono così curiosa di ascoltare la loro musica che non sto più nella pelle, penso che questa serata sarà davvero memorabile.

 

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Capitolo 4
*** Even she falls ***


Nota dell'autrice:
Buonasera Lettori! Sono tornata con un nuovo capitolo, ho deciso di riportare i pensieri della protagonista in corsivo. Fatemi sapere se vi piace o/e se avete critiche/consigli da darmi.


Era passata da odiarli con tutta sé stessa a diventar loro amica in un solo pomeriggio e adesso era addirittura impaziente di poterli ascoltare.

Le serate al Roxy’s erano sempre le migliori, continuava a ripeterselo finché le luci non si affievolirono e le voci si fecero più deboli; era il loro momento, gli Avenged Sevenfold stavano per salire sul palco.
Matt era il più nervoso, forse perché quella era la prima volta che desiderava sorprendere qualcuno, aveva invitato delle ragazze tra cui una che aveva una certa popolarità e avrebbe preferito non farla tornare a casa delusa, era a conoscenza dei suoi gusti musicali, ma continuava a farsi mille paranoie.
«Matt, sei pronto? Tra un po’ iniziamo» gli domandò Jimmy entusiasta, non stava più nella pelle, aveva una voglia tremenda di salire su quel palco e far vedere a tutti i presenti la sua bravura con la batteria, voleva scatenarsi.
«Certo, sono un po’ teso…ci sono molte persone oggi» gli rispose cercando di autoconvincersi che il suo nervosismo fosse dovuto alla moltitudine di persone e non ad una stupida ragazzina che fino a quella mattina lo reputava un idiota patentato, che poi cosa aveva tanto di speciale quella per farlo sentire così, non riusciva a trovare una risposta.


*
*
*


*I see you fading away from us.
I'll miss you very much.
Room with empty bottles, broken dreams,
and pride still running high, always on your side.
But I wanted more for you.
You can't go on this way*

Un brivido le percorse la schiena e il cuore cominciò a batterle fuori maniera, era emozionata come mai prima; raramente le era capitato di entusiasmarsi così tanto per un concerto, però, già dal primo accordo aveva provato una sensazione nuova che le avrebbe fatto ricordare quel momento per sempre.
«BEA SONO TROPPO BRAVI! Ma non potevi farteli amici prima
«Hai ragione Faith, mi dovrei mangiare le mani per averli giudicati così senza conoscerli, poi guardali come si muovono bene sul palco...»
In effetti i ragazzi erano davvero bravi, avevano una sicurezza ed erano proprio scatenati quasi non gli importasse nient’altro che la loro musica, e Beatrice se ne era accorta; adorava chi metteva anima e corpo nel proprio operato, sosteneva che così facendo avrebbe ottenuto sempre il massimo.
«Scarlet! IL POGO» urlò Faith trascinandosi dietro l’amica e buttandosi nella mischia.
Incoscienti!” pensò Beatrice “Speriamo tornino tutte intatte”
«Estelle, tu non vai?» le chiese insospettita
«Meglio di no» rispose ridendo «Preferisco stare qui»
Entrambe si trovavano sotto il palco dal lato destro e continuavano a fissare i cinque con ammirazione “oh se solo avessi io il coraggio per salire su un palco ed iniziare a cantare, come li invidio”.
Quella musica le piaceva, era proprio il suo genere, le ricordava molto alcune band che le faceva ascoltare suo nonno quando ancora viveva in Germania, provò una sorta di nostalgia e una lacrima le solcò il viso; quanto le mancava suo nonno, e quanto le mancava la Germania, non che ad Huntington Beach non si trovasse bene, ma le mancavano i suoi amici, le mancava parlare la sua lingua e il freddo pungente degli inverni a Berlino.
Mentre i ricordi si facevano spazio nella sua mente lasciandole un retrogusto dolceamaro, il tempo continuava a scorrere incessante e quando tornò alla realtà il concerto si era già concluso.
Perfetto, mi sono persa quasi tutto il concerto e adesso ho pure nostalgia di casa
Beatrice ed Estelle andarono a recuperare le amiche e raggiunsero i ragazzi per complimentarsi con loro.
Certo che Matt è proprio figo questa sera, anzi lo sono tutti. Ma cosa sto dicendo, ci mancherebbe anche che iniziassi a provare attrazione fisica per uno di loro, allora lì sì che sarebbe la fine perché si trasformerebbe poi in qualcos’altro e DEVO SMETTERLA DI BERE, DEVO ANCHE GUIDARE
Beatrice si perse nuovamente nei suoi pensieri, quando si accorse di aver gli occhi di tutti puntati addosso
«C’è qualche problema?» domandò imbarazzata, sapendo benissimo di aver fatto una delle sue splendide figure
«Che vi avevo detto? Non ci stava ascoltando… Ti è piaciuto il concerto?» la canzonò scherzosamente il bassista
«Oh, sì moltissimo… siete stati grandiosi» rispose lei timidamente rossa in volto suscitando l’ilarità degli altri
“Non si può nemmeno perdersi nei proprio pensieri che qui ti controllano”
Disse tra sé e sé e riprese a pensare al ragazzo dagli  occhi verdi e il sorriso invidiabile senza nemmeno accorgersene, per la prima volta in vita sua stava desiderando di avere un ragazzo, stava desiderando di avere lui; qualcosa quella sera le era scattato dentro, veloce come un flash, così per caso aveva preso parte ai suoi pensieri, ai suoi battiti cardiaci. Non era solo attrazione fisica, c’era qualcosa in più…

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Capitolo 5
*** These thoughts will ruin me ***


Nota dell'autrice:
Buonasera Lettori,
scusate la grandissima assenza, ma non ho davvero avuto il tempo per poter aggiornare. Spero di non deludervi con questo capitolo, in caso contrario fatemelo sapere. Buona lettura.


 

«Cazzo che serata! Era una vita che non mi divertivo così» sbotta Scarlet appena entrata in auto «Bea devi portarci ancora a sentirli, penso di essermi innamorata, non so se avete visto Jimmy come ci dava dentro con la batteria e io ho un debole per i batteristi!» disse infine. Il suo volto appariva sognante, oppure era semplicemente stordita dall’alcool.
Beatrice si limitò a ridere dopo la constatazione di  Scarlet, contenta di aver fatto passare una serata diversa alle sue amiche le quali continuavano a fantasticare un po’ più del solito sui membri della band che avevano appena conosciuto.
Sarà un’infatuazione passeggera, è solo perché è il cantante di una band super talentuosa” cercò di giustificare i suoi continui pensieri sul cantante e alla fine si convinse del fatto che se non fosse stato un cantante probabilmente non lo avrebbe nemmeno notato. Peccato che non fosse così.
«Svegliate Scarlet che siamo arrivate» esordì Beatrice mentre si fermava di fronte all’abitazione della sua amica
«Sono sveglia» rispose con voce più assonnata che mai trascinandosi a fatica fino al portone di casa
«Riposati che tra qualche ora ci dobbiamo vedere ancora» si raccomandò Faith ammiccando
«Eh? Ahn sì. Buonanotte, comunque Jimmy è perfetto, bellissimo e sarà mio
«Sì certo,come no. Buonanotte Scarlet» la canzonò Beatrice ripartendo
«Beh Jimmy sarà anche bello e tutto, ma nessuno batte Zacky» incalzò Faith
«Ma stai scherzando? Hai visto Brian che razza di figo è? Faith
Pulisciti gli occhiali!
» la riprese Estelle
«Ragazze ma vi rendente conto che state dicendo cazzate su cazzate? Che diavolo vi prende, datevi una svegliata và»
«Stai zitta tu, ci siamo accorte tutte di come guardavi Matt e non provare a negare l’evidenza. Ti conosco più delle mie mutande» la zittì Faith, che alla fine aveva proprio ragione
«E questa come ti è uscita? Faith vai a letto pure te che stai delirando. Io Matt, ma stai scherzando spero» rise nervosamente, stava negando l’evidenza
«Sìsì nega, nega e vediamo chi riderà alla fine
«’notte Faith. A domani» tagliò corto Beatrice ripartendo per portare a casa Estelle che per fortuna abitava vicino a lei, era esausta e non vedeva l’ora di infilarsi sotto il caldo piumone e farsi una bella dormita.
«Buonanotte Est, ci vediamo domani»
«Certo! Buonanotte»


*
*
*


Finalmente sono a casa, cavolo che serata! Non mi sono mai divertita tanto e sono distrutta. Adesso mi butto a letto e dormo fino a mezzogiorno
Beatrice si infilò sotto le coperte e dopo pochi minuti stava già sognando, ricordava ogni dettaglio di quella sera e, abbandonata ad uno dei sogni più profondi, sognò Matt; sognò di baciarlo, di baciare quelle bellissime labbra, di sentire il suo respiro sulla sua pelle e le sue mani che le cingevano la vita, sognò baci a fior di pelle e baci intensi come non ne aveva mai provati prima.
Si svegliò di soprassalto molto agitata “oh cazzo” pensò “adesso sono davvero fregata, Faith aveva ragione e non è un’infatuazione passeggera se addirittura lo sogno, o meglio sogno di baciarlo e per fortuna che il mio inconscio non è andato oltre” in effetti non era la prima volta che sognava Shads, ma era di sicuro la prima volta che sognava di baciarlo così intensamente da sembrare quasi reale.





Matt’s POV

È stata una delle serate migliori che potessimo fare, c’era così tanta gente che nemmeno riuscivo ad immaginarmi un tale successo, poi per fortuna sono venute a sostenerci anche Beatrice e le sue amiche, ed è strano perché fino a questo pomeriggio non facevamo altro che insultarci; è stata una gran bella mossa quella di chiederle di fare amicizia, almeno così potrò averla accanto più spesso.
Mi è sempre piaciuta come ragazza, poi ha carattere ed è proprio quello che cerco in una ragazza, peccato che non avrò mai il coraggio di dirglielo e soprattutto ammetterlo con i miei amici; siamo sempre stati cane e gatto con lei e se rivelassi loro che mi è sempre piaciuta farei la figura dell’idiota e io non sono un idiota sono solo un po’ ingenuo e romanticone. Ogni tanto vorrei avere il menefreghismo che tira fuori Brian ogni qualvolta gli serva, lui sa sempre come tirarsi fuori dai casini, del resto spesso e volentieri ha tirato fuori anche me.
Già, Brian ha proprio una bella faccia tosta, e ci credo che tutte le ragazze gli sbavano dietro; con quel fascino da cattivo ragazzo cadono tutte ai suoi piedi, se accadesse anche a lei mi sentirei proprio un fallito; in fin dei conti sono io che ho messo a tacere le nostre dispute non lui.
Mi sa che sto diventando geloso di uno dei miei migliori amici per via di una stupida ragazzina che non mi guarderà mai, è meglio che mi riponga questi pensieri e mi metta a dormire prima che mi portino a rovinare qualcosa.

 

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Capitolo 6
*** Let's go to the party (we'll dance all night long) ***


Era una fredda mattina di dicembre, precisamente era un sabato e Beatrice non era riuscita più a chiuder occhio dopo aver sognato di baciare il ragazzo dalle invidiabili fossette, quasi per paura che potesse accadere nuovamente; questo fatto la spaventava: lei non poteva essersi innamorata, o meglio non poteva essersi innamorata di uno di loro, aveva ben altro da fare che perdersi dietro ad un ragazzo che non l’avrebbe nemmeno considerata e che per di più aveva odiato fino a due giorni prima, ma qualcosa era cambiato; ma cosa?
mi faccio una doccia nella speranza di liberare la mente
Scese al piano inferiore, si infilò nella grande doccia e lasciò che l’acqua le scorresse lungo corpo e si portasse via i suoi pensieri
Non posso dirlo alle altre, mi prenderebbero in giro fino alla morte…ed avrebbero pure ragione. In che casino mi sono cacciata; devo solo aspettare e sperare che passi…e se non passasse? Non posso continuare così, non posso dirlo a Matt e tantomeno a qualcun altro, ma ho bisogno di parlarne” mentre l’acqua le scorreva addosso si rese conto di aver trovato una soluzione
Che umiliazione, devo dirlo alle ragazze e speriamo che oltre a prendermi in giro (il che è molto plausibile) mi aiutino”  anche se non era una delle migliori era sempre meglio di nulla e di reprimere i sentimenti ormai troppo evidenti per i suoi gusti non se ne parlava proprio, magari ne sarebbe potuto nascere qualcosa di bello, chissà.
Erano le 11 quando Beatrice uscì dalla doccia ancora indecisa sul da farsi, ma la sorte volle che le telefonasse la sua amica Faith:
-Dimmi, che succede?-
-Niente, mi sono svegliata e Scarlet mi ha detto di dirti che la festa di Alexandra è questa sera dalle 19.30 e volevamo sapere se potevi portarci tu anche sta sera perché i miei sono via e non ho la macchina; e di Scarlet non mi fido troppo-
-Sì nessun problema, ma ci saranno tante persone?-
-Dal quel che so dovrebbero essere una sessantina di persone, e Scarlet ha detto che ci sarà buona musica-
-Oh, perfetto…passo a prendervi alle 19.15 e vedete di essere pronte altrimenti vi lascio a piedi-
-D’accordo, d’accordo! Comunque ci saranno anche i Sevenfold-
-Lo so, a proposito devo parlarti-
-Riguardo ai ragazzi? Perché se è per loro ho già capito dove vuoi arrivare-
-Ah sì? Sentiamo-
-Ti piace Matt! Amica ti conosco troppo bene-

Il sangue le si gelò nelle vene, come diavolo facesse a capire sempre tutto così al volo Beatrice non lo aveva ancora capito, ma per Faith lei era un libro aperto, le bastavano poche e ben precise parole per arrivare dritta al punto; e non si era mai sbagliata fin ora
-BOOM! Ho indovinato, come sempre del resto-
Beatrice le raccontò per filo e per segno tutto, prestando particolare attenzione al suo sogno e Faith, dopo essersi fatta una fragorosa risata ed averla scherzosamente presa in giro, la incoraggiò a buttarsi; del resto non aveva nulla da perdere.

 

 


 


*
*
*

 

 


La giornata proseguì fin troppo lentamente, Beatrice se ne stava sulle sue passando a rassegna ogni abito che avesse potuto indossare quella sera per attirare l’attenzione e alla fine optò per qualcosa di semplice e sexy, ma non volgare: un tubino nero ricoperto di paillettes sempre nere
Mmm sì può andare, sono abbastanza appariscente. Volevo attirare l'attenzione e questo è il migliore” rise tra sé e sé

Alle 18 iniziò a prepararsi e alle 19 scese al piano inferiore per avvertire sua madre che non sarebbe tornata prima delle due
«Ma Beatrice non uscirai mica così spero» la rimproverò sua madre
«Perché? Cos’ho che non va» chiese preoccupata, ci aveva messo così tanto tempo per scegliere l’abito e sua madre l’aveva appena smontata
«I tuoi anfibi!» sentenziò indicandoli con l’indice come per accusarli di un qualche crimine
«Mamma non cambierai mai» le rispose sorridendo.
«Il vestito è un po’ troppo corto, mi sa che qui c’è qualcosa che non quadra» si intromise scherzosamente il fratello maggiore
«Quello è il male minore» rispose la madre continuando ad osservare i suoi inseparabili anfibi
«Che palle. Ci vediamo domani, ciao» prese la borsa, il cappotto e uscì salutando con un gesto della mano.
Salì in auto e uscì dalla villa
Mi prenderò la morte con questo freddo! Speriamo che da Alexandra faccia abbastanza caldo anche se sono sicura che appena vedrò Matt inizierò a sudare e il mio cuore comincerà a battere fuori maniera”

 

 




*
*
*



 

 


19.27 - Alexandra’s house


«Finalmente siete arrivate, sono felice che siate venute. Spero vi divertiate, e fate come se foste a casa vostra» le accolse calorosamente Alexandra; una ragazza semplice e con una gran voglia di far sempre festa, non a caso le feste da lei organizzate erano le migliori
«Sei stata molto gentile ad invitarci, e non avremmo potuto rifiutare un invito del genere» le rispose Beatrice porgendole la bottiglia di Champagne che avevano appositamente comprato per l’occasione
«Oh grazie mille, non serviva vi disturbaste tanto!» rispose loro con immensa gratitudine «Beh vado ad accogliere il resto degli ospiti, divertitevi!» aggiunse infine

«Bea, c’è Matt di là» notò Scarlet «Magari ci sono anche gli altri, andiamo a salutarli dai»
Le quattro si avviarono verso l’altra stanza ed è inutile dire che le previsioni di Beatrice sul suo stato d’animo si avverarono; Si sentì mancare l’aria e aveva l’impressione di essere diventata rossa quando Matt le sfoderò uno dei suoi meravigliosi sorrisi quando la vide avvicinarsi. Appena si salutarono con i soliti convenevoli sentì le guance andarle a fuoco e provò un imbarazzo che non le apparteneva
Non è possibile, perché mi fa quest’effetto? Io non sono così, nemmeno se incontrassi il presidente degli Stati Uniti mi emozionerei così tanto, che fastidio.
Speriamo che nessuno si sia accorto di come sia diventata rossa in viso appena mi ha sfiorato la guancia perché sarebbe ancora più imbarazzante; e se sé ne fosse accorto lui stesso? Oddio non ci voglio pensare, che figura tremenda, adesso capirà che mi piace e penserà che sono una povera illusa. Ok mi sto facendo troppe paranoie. Beatrice ritorna in te, che ti succede? Chi è lui per farti questo? Nessuno, appunto



Matt’s POV

Eccola che arriva, cavolo è stupenda, anzi, incantevole; quel vestito wow e boh lei in sé è così meravigliosamente perfetta. Vorrei tanto poter condividere l’entusiasmo che sto provando adesso con i ragazzi, ma non mi capirebbero, a dire la verità anch’io mi sento abbastanza patetico a pensare queste cose, ma sono un inguaribile romanticone; dopo la disfatta con Val non pensavo mi sarei mai ripreso, ma lei è arrivata come un fulmine al ciel sereno e mi ha riaperto gli occhi; da quando ci siamo incontrati, o meglio, scontrati quella volta in corridoio l’ho vista in modo diverso, ma sono stato troppo orgoglioso per ammetterlo sia con me stesso che con gli altri. Bel casino eh Matt? Già proprio un bel casino.
Aspetta, le ho appena dato due baci sulla guancia e lei è leggermente arrossita, questo è un buon segno, almeno credo. Devo parlarne con i ragazzi e pazienza se mi prenderanno in giro, ho davvero bisogno della loro opinione.
Gates sta ballando con la rossa, perfetto. Jimmy è appena entrato in pista con Beatrice che mi sembra un po’ alticcia, poi vedo Johnny e Zacky che intrattengono le altre due, e io sono qui da solo come uno sciocco. Finisco la birra e mi butto in pista anch’io



Bea’s POV

Questa festa è davvero una bomba, la musica è buona e ci sono un sacco di persone. Scarlet ha davvero fatto la scelta giusta, questa volta.
Oddio Scarlet si sta lasciando andare alle danze scatenate con Gates, non ci credo sono troppo ridicoli, ma almeno si divertono.
Anche Jimmy mi ha chiesto di ballare, ma ho rifiutato per il semplice fatto che non sono ancora abbastanza ubriaca per lasciarmi andare come si deve, ma rimedio subito e mi unisco ai due in questa danza alquanto imbarazzante.
Non riesco a vedere dove si siano cacciate le altre due, ma vedo Matt che si sta dirigendo verso di me è Jimmy quasi quasi lo invito ad unirsi al nostro quartetto disagiato.








Nota dell'autrice:
Buonasera Lettori,
come promesso sono tornata presto con il sesto capitolo del quale, devo dire, sono abbastanza soddisfatta e voi? Come suggerito da una carissima lettrice ho messo le note alla fine del capitolo, ed ho ascoltato alcuni consigli come riportare più il pensiero della protagonista durante la narrazione. 
Volevo ancora una volta ringraziare tutti voi che continuate a leggere e a recensire.
Aspetto le vostre recensioni in merito al capitolo, alla prossima. Arriverà presto promesso.
 

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Capitolo 7
*** "I could die here, in his arms" ***


La festa di Alexandra si stava rivelando un successo inaspettato.
Passata la mezzanotte Beatrice cominciò a sentire il peso della stanchezza, probabilmente dall’alto volume della musica che rimbombava nel grande salone gremito di studenti, riuscì a non addormentarsi appoggiata alla spalla di Rev che continuava a raccontare esperienze sulla sua vita e di come fosse cambiato dopo aver conosciuto Matthew. Matt invece, a differenza di tutti stava ad ascoltare il suo amico interagendo con lui e arricchendo di dettagli le situazioni narrate dal batterista con grande enfasi.
«Andiamo a fare un giro!» interruppe ad un certo punto Brian distogliendo tutti dai loro pensieri richiamando a sé l’attenzione
«Bell’idea! Ma…dove?» rispose Johnny
«No ragazzi, seriamente, voi siete fuori di testa, dove volete andare che siamo ubriachi marci da far schifo e per di più qualcuno si sta addormentando» replicò Matt , che si rivelò essere piuttosto responsabile data la situazione
«Dai Shads cosa vuoi che ci succeda, ci facciamo un giretto e poi ce ne torniamo a casa.» gli rispose Zacky
«L’idea non mi convince, guarda in che condizioni siamo. Tu metteresti quella lì al volante?» disse ridacchiando mentre con l’indice indicava Beatrice che continuava a sbadigliare senza sosta da un po’.
«Beh di sicuro non metterei te al volante» gli rispose Rev prendendo le difese della ragazza che sembrava essere del tutto indifferente alle frecciatine lanciate da Matt nei suoi confronti; infatti non se ne curò e tornò a perdersi nei suoi pensieri
«Sapete cosa potremmo fare?! Una gara con le auto. Tipo uno speed race» urlò raggiante Brian battendo le mani con fare teatrale
«Brian ma sei impazzito? Io non ci penso nemmeno a dare in mano la mia auto ad uno di voi» sbottò Beatrice tornata temporaneamente alla realtà dopo aver sentito l’assurda idea del chitarrista.
«No bimba, però si potrebbe fare» intervenne Jimmy «l’idea mi piace»
«No, no, no, e no!» rispose come una bambina viziata
«Dai Bea andremo piano, te l’assicuro» la implorò Faith «siamo tutti d’accordo
«» risposero all’unisono
«Matt? Anche tu sei d’accordo?» chiese Beatrice rivolta al ragazzo.
Matt si sentì avvampare, l’idea della speed race lo attirava, ma date le loro condizioni era pericolosa, troppo pericolosa; Beatrice, in cuor suo, sperava in un briciolo di maturità da parte del ragazzo e in una sua risposta negativa.
Matt annuì con un cenno della testa seppure fosse a conoscenza dei rischi che avrebbe apportato la sua scelta.
Beatrice si sentì tradita, non se lo sarebbe proprio aspettato, ma d'altronde cosa sperava? Che fosse diverso da tutti i ragazzi della sua età? Probabile.
«Allora è deciso…» disse tenendo lo sguardo basso, aveva perso e non le stava bene.
Tutti esultarono e uscirono dall’abitazione ringraziando Alexandra per la bellissima serata dirigendosi verso le proprie auto.
Beatrice non disse una parola per tutto il tragitto, fino a quando non si ritrovarono in un vecchio, trascurato, tetro ed enorme parcheggio che si trovava affianco al vecchio cimitero di Huntington Beach.
Era il posto ideale avevano detto gli altri.
La prima gara voglio farla io contro Jimmy aveva preteso Scarlet e senza ringraziare l’amica aveva preso il posto di guida ed aveva premuto l’acceleratore fino a superare il batterista di qualche metro.
Mi piace il tuo senso di irresponsabilità, rossa, l’aveva apostrofata Jimmy e lei aveva sorriso senza nemmeno rendersene conto.
Zacky e Johnny vollero prendere parte alla seconda sfida, ma poco dopo essere partiti udirono delle sirene.
«Merda! Merda, merda, merda. Adesso che cazzo facciamo?» i due si fermarono ad qualche centinaio di metri dalla partenza, gli altri corsero loro incontro e sgommarono via più veloci del vento, ma le sirene erano ormai vicine, si udivano perfettamente.
Cazzo, lo sapevo! Non mi danno mai ascolto, adesso come facciamo… non posso crederci di essermi cacciata in questo guaio! Cazzo!”
Beatrice dentro era preoccupata come non mai, ma non voleva darlo a vedere; si limitò a serrare i pugni e fissare l’asfalto delle strade di periferia.
Ti prego fa che non succeda nulla” si disse alzando gli occhi al cielo e in quel momento Zacky, che stava al volante della sua Mercedes nera, svoltò a destra con una tale violenza da farla spaventare, si nascose in un vicolo stretto e spense in fretta il motore, scese dall’auto e controllò se sull’asfalto ci fossero dei segni lasciati dalle gomme, fortunatamente non c’era nulla e soddisfatto tornò dagli amici.
Beatrice durante la svolta si era aggrappata alla maglia di Matt con un gesto del tutto innaturale, ma puramente istintivo ed aveva affondato il volto nel suo torace ed era rimasta in quella posizione fino al ritorno di Zacky.
«Ci è mancato poco, ma li abbiamo seminati» disse rientrando nell’auto, Faith dopo un momento di puro terrore si era tranquillizzata, invece Beatrice continuava a rimanere aggrappata al ragazzone che le cinse le spalle con il braccio destro e la tranquillizzò dicendole che era tutto finito.
A mal in cuore si staccò da lui che le sorrise e si scusò per quel gesto dettato dalla paura, gli disse che non c’era bisogno che si scusasse e continuò ad abbracciarla.
“Potrei morire qui, adesso, tra le sue braccia. Mi sento tremendamente al sicuro. Mi sono gettata su di lui perché ho provato una paura incredibile e non sembra gli abbia dato fastidio, per fortuna. Vorrei ringraziare Zacky per questo suo gesto estremo perché è solo grazie a lui se adesso sono qui a farmi coccolare da Matt, ma allo stesso tempo vorrei picchiare tutti e soprattutto me stessa per aver acconsentito a questa bravata. Per fortuna noi quattro stiamo bene, bisogna sentire gli altri.”
“Zacky ha telefonato a Brian e per fortuna anche nessuno di loro si è fatto male, hanno solo bucato una ruota imbucandosi in una specie di fattoria, non ho ben capito; comunque sia ci siamo dati appuntamento a casa di Matt tra mezz’ora. Speriamo non succedano altri brutti inconvenienti.”











Nota dell'autrice:

Carissimi Lettori,
come promesso sono tornata con il capitolo 7. e devo ammettere che mi piace come è riuscito; voi cosa ne pensate? (se recensite non vi mangio eh).
So che il capitolo si svolge tutto nella stessa sera che è già iniziata nel precedente, ma ho avuto quest'idea della corsa con le auto e mi andava di incentrare il capitolo su quello. Spero vi sia piaciuto e alla prossima.
 

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Capitolo 8
*** It's snowing! ***


01.17 - Casa Sanders

Dopo una buona mezzoretta si ritrovarono tutti quanti a casa del cantante come stabilito, erano ancora tutti un po’ scossi, soprattutto Beatrice che continuava ad oscillare tra i sensi di colpa per aver consentito e per essersi fidata, da un lato però si sentiva sollevata perché non era successo nulla di grave a nessuno dei presenti.
Entrarono nella grande villa e si stravaccarono tutti sul divano di Matt, quest’ultimo invece andò in cucina e prese due confezioni di birra ghiacciata dal frigorifero e tornò in cucina
«Allora, chi vuole una birra?» chiese alzando le braccia teatralmente verso l’alto come se avesse un trofeo stretto nelle mani; fortunatamente i suoi non erano in casa per via di un viaggio di lavoro e la sorella, Amy, era a dormire da un’amica.
«IO!» urlarono in coro tutti alzando un braccio ad eccezione di Gates che li alzò entrambi, scontato.
Beatrice non si unì ai “festeggiamenti”, ultimamente si perdeva spesso nei suoi pensieri e non aveva molta voglia di festeggiare, lo faceva solo per non deludere le sue amiche e per evitare che si preoccupassero inutilmente perché, nemmeno lei, sapeva il perché si sentisse così da qualche tempo.







*
*
*






 

«Bene, io vado a fumarmi una sigaretta, chi viene?» chiese Brian dopo essersi scolato la seconda birra interrompendo i discorsi degli amici
Matt si alzò e seguì Brian sul portico, finalmente poteva parlare faccia a faccia con il suo amico riguardo al “problema Beatrice” di cui non gli aveva ancora accennato granché; prese dalla confezione una Marlboro e se la portò alla bocca lasciandola pendere da un lato della bocca mentre cercava l’accendino, la accese e inspirò a lungo cercando di trovare le parole più adatte per tirar fuori il discorso, ma Brian lo conosceva fin troppo bene e lo anticipò:
«Allora Matt, so per certo che vuoi parlarmi di questa ragazza che a detta tu è così perfetta da farti sentire insicuro» iniziò espirando il fumo dalla sua Marlboro
«Sì lei è perfetta, fin troppo credo e…non so neanch’io cosa dirti, ho come l’impressione si piacerle anch’io, ma non ne sono sicuro» gli rispose timidamente, parlare di una ragazza con lui non gli era mai stato più difficile, Gates la sapeva lunga su di loro e Matt si sentiva leggermente imbarazzato.
«Intanto potresti dirmi come si chiama, perché se la conosco potrei sempre darti il mio parere» esordì Brian incoraggiando l’amico a raccontargli tutto, Brian poteva essere anche il ragazzo più stronzo della Terra, ma sapeva ascoltare e dare davvero ottimi consigli.
«Mi prenderai per il culo» gli rispose Matt con un mezzo sorriso volgendo lo sguardo verso il lampione che illuminava la villa, il labret in acciaio scintillò al contatto con la luce «Comunque è Beatrice»
«Sei serio Matthew?» chi chiese perplesso l’amico, poi capì che non stava scherzando e scoppiò in una fragorosa risata «Non posso crederci, hai sempre detto anche tu che con quella sarebbero stati cazzi...vabbè non ha importanza ormai, ma da quanto
«Mmm, non lo so, sarà una settima, due» gli rispose timidamente
«Oh, beh, amico sai che non ti mentirei mai, però penso che anche tu potresti piacerle, devi solo attirare la sua attenzione. Ok che non sei me, però non sei tanto male» gli disse ed entrambi scoppiarono a ridere.
«Quindi cosa credi che dovrei fare, signor sonodiointerra?»lo canzonò Matt
«Non saprei cosa dirti, ma per oggi potremmo rimanere a dormire tutti da te, non trovi?» gli rispose indicando il cielo.
«Ma sta nevicando! Dai torniamo dentro e diciamo agli altri di fermarsi qui»
«Potresti invitare Beatrice a dormire nel tuo letto e dirle che se ha freddo la riscalderai» gli disse Brian accennando un sorriso malizioso
«Idiota» lo riprese Matt tirandogli una gomitata amichevole nel fianco
Non succedeva spesso che ad Huntington Beach nevicasse, la neve scendeva con grossi fiocchi, era uno spettacolo






 

*
*
*







«Ragazzi, questa sera penso che sarebbe meglio se vi fermaste a dormire qui da me, sta nevicando» annunciò Matt eccitato come un bambino
“Oddio, dormire qui, con lui? No, non posso, il mio cuore non regge”
«Sei sicuro Matt? Siamo in tanti, magari io e le ragazze è meglio se ce ne torniamo a casa» azzardò Beatrice, ma tre paia di occhi la incenerirono
“Mamma mia! Mi hanno ammazzato con un’occhiata. Va bene, per questa volta le accontenterò; forse perché l’idea di dormire qui un po’ mi spaventa, ma allo stesso tempo mi attrae…Magari Matt si accorge di me”
«Ok, come non detto
«Sapevo avresti accettato, non è prudente guidare con questo tempo» le rispose sprizzando gioia da tutti i pori mentre la abbracciava
“Va bene, qualcuno qui vuole farmi venire un arresto cardiaco
«Dai Matt, ti aiuto a preparare le stanze» si offrì Zacky e dopo di lui tutti si alzarono per dare una mano
Maledetto Zacky! Perché dovevi interrompere questo abbraccio inaspettato per preparare degli stupidi letti.”







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*
*






«Matt, bella mossa quella dell’abbraccio, lei si è letteralmente sciolta tra le tue braccia da Macio» gli confidò Brian mentre finivano di preparare il grande salone dove avrebbero dormito tutti insieme
«Tu dici? A me non è sembrata proprio molto felice, e io mi sono sentito parecchio in imbarazzo»
«Amico tu ti fai troppe paranoie, fidati di me, ho occhio per queste cose»




«Da quando te e Matt siete così affiatati? Ti ha anche prestato una sua maglia per dormire» le chiese Faith mentre si infilava la felpa che Zacky le aveva gentilmente presto per dormire quella notte, a patto che dormissero affiancati, e lei senza nemmeno pensarci aveva accettato.
«Mio dio non lo so, mi sono proprio sciolta nelle sue braccia, non mi pareva neanche vero, è stato fantastico…peccato che Zacky abbia rovinato il momento» le rispose Beatrice ancora seccata dall’azione compiuta da Vee
«Bea sembri una quattordicenne in piena crisi ormonale» la schernì Scarlet che fin ad allora se ne era rimasta zitta, cosa che non era da lei provocando le risatine delle altre due
Oddio, sono cotta. Non è da me questo comportamento, ma cosa mi sta succedendo? Io non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, ma con lui è tutto così diverso. Però il fatto che mi abbia abbracciato prima in auto e poi nel salotto mi fa pensare che anche lui possa nutrire qualcosa nei miei confronti, oppure è solo la mia immaginazione
«Simpatica… dai andiamo in salone che gli altri ci aspettano, poi sono quasi le tre e io sto morendo dal sonno»
Le ragazze si incamminarono verso il salone dove le attendevano già i ragazzi, prima di addormentarsi si raccontarono ancora qualche divertente aneddoto per poi addormentarsi con estrema facilità accoccolati sui grandi materassi accanto al caminetto.
Beatrice dormiva affianco a Matt, il quale, ancora sveglio, la cingeva in una sorta di abbraccio per poi lasciarsi andare ai sogni anche lui.
Quei due si piacevano reciprocamente; se ne erano accorti tutti, a differenza di loro.






Nota dell'autrice:

Carissimi,
ebbene ecco qui l'ottavo capitolo, ci tenevo ancora una volta a ringraziare tutti coloro che continuano a leggere i capitoli e li recensisce. Oggi da me sta nevicando e quindi ho deciso di inserire questo particolare nella narrazione anche se non penso che ad Huntington Beach possa nevicare tanto, but questa è una ff e tutto è possibile no? Che dire, i due ragazzi si stanno, finalmente, avvicinando grazie all'aiuto dei loro amici e si stanno pian piano accorgendo che i loro sentimenti sono reciproci attraverso piccoli gesti, che possa succedere qualcosa? Ci rivediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 9
*** Promise? Yeah, I promise ***


Nota dell'autrice:
Buonasera! Allora anticipo già che questo capitolo è molto più lungo dei precedenti e ci sono molti dialoghi, a me è piaciuto un sacco scriverlo e spero possa piacere anche a voi. Siccome la narrazione rimane in terza persona, ma sono riportati anche i pensieri dei personaggi ho messo l'iniziale del nome per capire chi pensa cosa. Detto questo vi lascio alla lettura. Fatemi sapere se vi è piaciuto o meno.


 

M: "Non riesco a dormire, mi sono già svegliato tre volte nell’ultima ora. Non faccio che pensare a lei, lei che è qui affianco a me e dorme beatamente, qui tutti dormono e io invece non ci riesco, ha ragione Brian quando dice che mi faccio troppe paranoie. Penso mi alzerò e andrò a bere un bicchiere d’acqua oppure mi farò un tè e poi mi siederò alla finestra a guardare la neve nella speranza che il sonno mi venga a prendere."

Dopo pochi minuti Matt si alzò e si diresse in cucina, prese il bollitore e iniziò a scaldarsi l’acqua, nel frattempo anche Beatrice si era svegliata, aveva una gran sete e vedendo uno spiraglio di luce provenire dalla grande cucina si alzò con cautela e si diresse verso la stanza adiacente.
Non si era minimamente accorta che mancava Matt, era convinta di trovare Jimmy nell’altra stanza per un qualche motivo; infatti appena varcò la soglia rimase sorpresa di trovarci il cantante.
«Oh, ciao Matt!» lo salutò con un cenno della mano; il povero Matt pensando di esser solo si spaventò e non poco
«Oddio! Ciao, mi hai spaventato» la salutò venendole incontro «Hai bisogno di qualcosa?» domandò infine un po’ imbarazzato
Cazzo, perché è così bello anche appena svegliato alle quattro del mattino? Oddio chissà io come sono presa, con i capelli in confusione e il trucco tutto sbavato visto che ieri non mi sono struccata…Che imbarazzo!”
«Ehm sì, avevo sete e siccome ho visto la luce accesa mi sono alzata per prendermi un bicchiere di acqua» disse tutto d’ un fiato.
«Io mi sto facendo un tè, lo vuoi anche tu
«Sì grazie, molto volentieri»
Si accomodò sulla penisola della cucina e rivolse il suo sguardo al ragazzo, non ce lo vedeva proprio ai fornelli e quell’immagine la fece sorridere.
«Perché sorridi?» le chiese sorridendo a sua volta
“Merda! Che figura di merda
«Ehm…No niente stavo solo constatando che non ti ci vedo proprio come cuoco» ammise
«Ah beh, dubiti delle mie capacità?» le rispose a tono ed entrambi si misero a ridere «Comunque il tè e pronto, spero che ti piaccia il tè verde, e se non ti piace pazienza perché qui ho solo quello» concluse porgendole la tazza sedendosi di fronte
«Oh grazie, è il mio preferito»
B: “Che occhi che ha, maledizione mi ci potrei perdere in questo colore… Ok, sono proprio cotta
M: “Perché è bella anche appena svegliata, con i capelli arruffati e il trucco leggermente sciolto? Non è legale essere belli appena svegliati
«Ti sta bene la mia maglia, è enorme, ma ti da un aspetto molto…punk» le fece un complimento per evitare che la conversazione finisse lì
«Oh beh, grazie… Poi amo i Pantera, sono cresciuta con loro quando ero in Germania» gli rispose arrossendo
«Te la regalo» le disse «Sta molto meglio a te che a me, e poi potrai venire ai nostri concerti con quella così riuscirei a riconoscerti subito» concluse.
«No, Matt non posso accettare… i ragazzi mi hanno detto che è la tua preferita ed è strano che tu l’abbia data proprio a me»
«Preferisco che la abbia tu, davvero, tienila» le rispose allungando la mano verso la sua fino a sovrapporla del tutto.
«Beh, allora grazie… sei un tesoro»
B: “Non ci credo! Mi ha regalato la sua maglia, la sua maglia preferita dei Pantera… che amore di ragazzo
M: “Bella mossa Matt, ha gli occhi che brillano per la felicità. Se Jimmy viene a sapere che le ho dato la mia maglia invece che a lui mi uccide, ma è per una buona causa… non ha ancora levato la mano da sotto la mia e continua a guardarmi negli occhi
«Beh, io non penso riuscirò a prender sonno, ti va di andare a sederci sulla panca sotto la vetrata e guardare la neve
M: “E questa da dove mi è uscita?”
B: “Me lo ha chiesto sul serio?! È un ragazzo così dolce e anche romantico a quanto pare… bleah come sono diventata smielata
«Sì, certo»







*
*
*








*Nel frattempo nell’altra stanza*


«Chi cazzo è che ha acceso la luce in cucina? Maledetto Shads» sbottò Zacky svegliato dallo spiraglio di luce che entrava dalla cucina, fece per alzarsi ed andare a dirne quattro a Matthew quando qualcuno lo strattonò per il braccio
«Zacky! Stai fermo idiota, se vai a disturbarli ti spacco la testa hai capito? Non puoi interromperli, forse è la volta buona che Matt dimentica quella stronza di Valary» lo aggredì Brian che si era già accorto dell’assenza dei due
«Okok, ma calmati. Chi è che c’è con lui
«Beatrice»
«Scherzi? Matt, con lei? Ma dai non ci credo»
«Nemmeno io, ma sono due pesci lessi… se non sono innamorati loro non so chi lo sia»
«Saranno cazzi con quella, già ce lo vedo che le fa da cagnolino...proprio come a Val»
«Mmm non credere sai, secondo me Matt  ha smesso di farsi mettere i piedi in testa»
«Lo spero, lo spero davvero… ‘notte Brian»
«’notte Vee»







*
*
*







«La neve è così bella, sai che a Berlino quando nevicava ci trovavamo io e mio fratello con tutti i bambini del quartiere e facevano degli enormi pupazzi di neve, poi c’era una mia amica che era davvero brava e faceva delle piccole sculture… ci divertivamo un  mondo» gli confidò lei con il cuore che le piangeva
«Ti manca vero? Vivere lì intendo»
«Non immagini quanto, partirei anche adesso»
«Quando saremo abbastanza famosi da fare un tour in Europa ti ci porto io a Berlino»
«Promesso
«Promesso.» le disse con speranzoso, sarebbe davvero diventato abbastanza famoso da raggiungere l’Europa e mantenere la sua promessa?
Calò un silenzio tra i due, Beatrice era immersa nei ricordi e Matt era proiettato verso il futuro, già si immaginava con la sua band a fare tour mondiali di mesi e mesi lontano da casa.
«Hai freddo?» le chiese dopo qualche minuto
«Un po’» ammise
«Dai, vieni qui» le disse traendola a sé e abbracciandola.
Lei si abbandonò nuovamente tra le sue braccia, quelle braccia ancora poco tatuate e muscolose che la facevano sentire protetta.
Rimasero così per un tempo che parve loro interminabile, in silenzio a guardare la neve che continuava a ricoprire il grande parco dietro casa Sanders.
B: “Basta, io rimango qui per sempre e non mi stacco più, è meraviglioso, è tutto così silenzioso e l’unico rumore che sento è il suo cuore che batte. Potrei rimanere ad ascoltarlo per ore.
M: “Non posso crederci di averlo fatto davvero. Lei è qui tra le mie braccia e non da segno di volersi staccare. Sento il suo profumo delicato che mi inebria le narici, è meraviglioso.”

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Capitolo 10
*** We didn't do anything ***


Nota dell'autrice:
Salve lettori,
scusate per la grande assenza, ma ho provato a buttar giù più volte qualcosa di carino, ma non ci sono riuscita; infatti non sono per niente soddisfatta di questo capitolo, ma non me ne voliate, non ho potuto fare di meglio. Spero di regalarvi qualcosa di migliore la prossima volta.



Erano ormai le nove del mattino, i due si erano addormentati in quella posizione davanti alla grande vetrata, gli altri si erano già svegliati e assonnati si erano diretti in massa verso la cucina per assaltare la dispensa dei Sanders, nessuno aveva fatto caso all’assenza del padrone di casa eccetto Johnny
«Scusate tanto, ma Matt l’avete visto voi?» ancora assonnato domandò all’improvviso
«Ehm no, e adesso che mi ci fai pensare non ho visto neanche Bea» rispose dubbioso Jimmy, nel frattempo Zacky e Brian, i quali stavano trattenendo da un po’ le risa, scoppiarono in una sonora risata, il resto del gruppo li guardarono con uno sguardo interrogativo
«Che diavolo avete da ridere voi due?» chiese Jimmy sempre più confuso al che i due indicarono la panca che stava sotto la grande vetrata nella stanza affianco
«Guardate dove sono quei due» rise Zacky indicando il finestrone
«Cos’è sta storia?» sbottò Jimmy rigirando tra le dita le sue amate bacchette
«Io andrei a svegliarli» propose perfidamente Faith
«Già, dovremmo, ma sono così teneri» le rispose Scarlet
«Ho un’idea migliore» intervenne Zacky

 

 

 

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«Sveglia ragazzi, dobbiamo andare a scuola!» urlò Jimmy nell’orecchio del suo migliore amico il quale si svegliò di soprassalto cadendo dalla panca e trascinandosi dietro pure la ragazza che dormiva con lui, una scena comica che fece ridere tutti a crepapelle: Johnny si contorceva a terra dalle risate, Brian e Zacky erano piegati su se stessi, e le tre ragazze avevano le lacrime agli occhi, non capita tutti i giorni di vedere una scena del genere, Jimmy invece cercò di rimanere impassibile, con molte difficoltà
«Rev che cazzo dici! Oggi è domenica, razza di idiota ci hai spaventati! Bea tutto apposto?» chiese lui massaggiandosi la testa per la caduta
«Dovevo farlo amico, è stato troppo divertente… Bea scusami» gli disse tra le risa
«Va, va tut-to be, be-ne… scusatemi non ce la faccio mi viene troppo da ridere.» e si unì alle risa.
Matt era l’unico che non aveva trovato affatto divertente lo scherzo dell’amico e rimase seduto a terra a guardare gli altri otto che continuavano senza sosta a ridere come dei bambini
«Eddai Matt, ridi anche tu, ammetti che è stato un risveglio alquanto, ehm… originale» lo stuzzicò Beatrice tirandogli un’ affettuosa gomitata
«Ho degli amici idioti» rispose lui fingendosi arrabbiato
«Dai Matt che palloso»
«Come mi hai chiamato, nanetto?» Matt si alzò in piedi di scatto e si parò davanti a Johnny che sembrava un bambino al confronto, tutti scoppiarono nuovamente a ridere. Si preannunciava una bella giornata, anche se non per tutti

 

 


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«Sarebbe meglio che togliessimo il disturbo, non vi pare?» chiese Estelle dopo il pranzo rivolta alle sue amiche
«Già, lasciamoli ai loro impegni» la appoggiò Faith
«Ve ne andate già?» chiese Johnny
«Siamo insieme da venti ore Johnny» ironizzò Beatrice «Di sicuro avrete i vostri impegni da rispettare» concluse ammiccando al bassista
«D’accordo, d’accordo… allora ci sentiamo» le rispose sconfortato
«Certo, poi ci vediamo a scuola… allora grazie di tutto Matt, e buon pomeriggio» fece da portavoce lei
«Oh, non c’è di che… è stato un vero piacere» le rispose arrossendo, mentre alle sue spalle i ragazzi stavano facendo dei gesti poco eleganti per schernirlo un po’.


«BEA! Esigo, cioè esigiamo, delle spiegazioni» le urlò in faccia Faith «Allora, vogliamo tutti i particolari, com’è stato? È bravo? Dai su racconta
«Ma che diavolo stai blaterando? Guarda che non è successo niente di quello che pensi tu, e se intendi se è stato bravo a fare il tè, beh, sì lo è stato» le rispose acida, non ne capiva il motivo; si era alterata per una curiosità che era più che capibile date le circostanze, ma lei era così: riservata e non raramente raccontava le sue cose, aveva forse paura che i ricordi potessero sbiadire se li avesse raccontati?
«Non posso crederci che non hai fatto niente con Matt Sanders. Ci sono ragazze che venderebbero l’anima solo per avere le attenzioni che ti da. Ma sei una brava ragazza, lo ammetto, io al tuo posto non ci avrei pensato due volte»
«Non ne avevamo dubbi, Faith» la schernì Estelle scatenando una risata generale.

 

 

 

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«Dove sei stata?» la aggredì sua madre appena varcò la soglia di casa
«Ero a casa di amici» rispose vaga
«Non mi piace che passi la notte fuori, a casa di persone che non conosco e non chiami per avvisare, mi avevi detto che saresti tornata per le due, a non del giorno dopo»
«Scusa mamma, mi dispiace ma ieri abbiamo bevuto un po’ troppo, poi nevicava e non era prudente guidare fino a qui…» si giustificò
«Potevi almeno chiamare! Ricordati che non uscirai fino alle vacanze di Natale per questa tua azzardata» la punì sua madre
«Stai scherzando vero? Mamma ti ho già detto come sono andate le cose e mi dispiace di non aver avvertito
«Potevi pensarci prima di fare certe stupidaggini, non mi piace il tuo comportamento da quando hai iniziato ad uscire con quei ragazzi del quinto anno. Li ho visti sai, non sono per niente dei tipi affidabili»
«Ti prego non iniziare a basarti sulle apparenze, lo so che sembrano dei disgraziati, ma sono le persone più brave del mondo, oggi ho dormito con loro e come vedi sono ancora viva e sana»
«CHE COSA HAI FATTO? HAI DORMITO CON DEI RAGAZZI?! SEI IMPAZZITA?» iniziò ad urlare Anne
Ops, perché gliel’ho detto. Maledetta me adesso non mi farà uscire fino ai miei diciott’anni
«Mamma sono ancora viva, V I V A… e poi, c’erano anche i suoi, si sono offerti di ospitarci per la notte per via del tempo» mentì
«Non mi interessa! Tu fino alle vacanze di Natale non esci, punto e basta» sentenziò alla fine
«Perfida» sussurrò
«Incosciente» urlò


*
*
*

 

 


«Matt, vogliamo i dettagli» esordì James mentre sorseggiava una birra ghiacciata
«Di cosa stai parlando Rev
«Non fare il tonto, anche se a volte penso che tu lo sia seriamente.» lo punzecchiò Brian
«Dai Matt, siamo curiosi» gli fece eco Zacky
«Forza, non tenerci sulle spine» concluse Johnny
«Non so di cosa stiate parlando, fatto sta he sto cercando di scrivere una cazzo di canzone e se non mi disturbate è meglio, grazie» rispose loro acido
«Mi sa che non è andata bene, per niente proprio se il ragazzone qui è così acido» ghignò Zacky
«Piantatela!» urlò
«Tu dicci quello che vogliamo sapere e noi la finiamo» propose Johnny
«Siete insopportabili quando fate così, comunque non è successo niente perché non doveva succedere niente, ok
«Povero Matt… ci dispiace, però adesso non reprimere il tuo dispiacere nelle canzoni» lo prese in giro nuovamente Johnny
«Ma taci Christ, è stato molto meglio di tutto il sesso che potessi avere» ammise lui continuando a scarabocchiare il foglio di carta con frasi senza filo logico
«Quindi niente sesso, beh ci tieni proprio a quella ragazza» disse Jimmy con aria compiaciuta
«Certo che ci tengo» ammise «però adesso basta parlarne» concluse imbarazzato, non gli piaceva esternare i suoi sentimenti con i suoi compagni.

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Capitolo 11
*** That little kiss you stole ***


Nota dell'autrice:
Mi scuso subito per tutto il tempo che ci ho messo per aggiornare, ma voglio essere sincera e dirvi che non avevo più alcuna idea e questo capitolo mi è costato un certo sforzo, quindi se vi fa schifo non ditemelo per favore, no scherzo; se avete annotazioni in merito fatemelo sapere così provvederò nel rimediare nel migliore dei modi; detto questo vi auguro una piacevole lettura. Al prossimo capitolo.




Mancavano due settimane alle vacanze di Natale, fortuna volle che le giornate di Beatrice fossero piene di compiti in classe, interrogazioni e vari laboratori che le portarono via la maggior parte del tempo libero così da non trovar alcun tempo per la sua vita sociale; le giornate trascorsero così molto più velocemente di quello che si sarebbe mai aspettata.

«Beatrice, vedi di prepararti la valigia entro lunedì che dobbiamo partire per Berlino!» la informò sua madre accorrendo dal piano inferiore in camera sua «E abbassa questo casino, ma che cos’è sta roba!»
«Come sarebbe a dire che andiamo a Berlino?» la sua voce era un misto di eccitazione, ma allo stesso tempo di tristezza
«Il nonno ci ha gentilmente chiesto se per almeno quest’anno potevamo passare il Natale con lui dato che non vede ne te ne Oliver da un po’ di tempo, e poi è sempre da solo pover uomo; da quando è morta la nonna non è più lo stesso» l’ultima frase apparve più come una dichiarazione personale piuttosto che una spiegazione al perché sarebbero dovuti partire così in fretta per la Germania.
«Ma perché non mi avete avvisata prima?» Beatrice era sempre più contrariata e si sentiva uno schifo, come poteva preferire rimanere in California, solo perché voleva passare le vacanze con i suoi amici e soprattutto con Matt, che tornare a Berlino dal suo amato nonno che non vedeva da circa cinque anni, da quando era morta sua nonna.
«Pensavamo di farti una sorpresa, ma sarebbe stato impossibile… comunque sia adesso lo sai; non sei contenta? Rivedrai tutti i tuoi amici» concluse sua madre, avrebbe voluto risponderle che i suoi amici si trovavano in California, lei in Germania non aveva più nessuno se non suo nonno, aveva perso tutti i suoi amici quando si era trasferita, ma per non provocare alcuna sofferenza alla sua amata madre si limitò a sorriderle, si alzò e cercò la valigia.
«Pensi che faccia freddo?» le chiese dopo qualche minuto di silenzio, sua madre era visibilmente eccitata all’idea di tornare a casa ed era già proiettata coi pensieri  ai giorni successivi.
«Il nonno ha detto che ci sono -7°C, quindi direi di sì»
«Come -7! E io come faccio, non ho nulla di così pesante!» sbottò preoccupata
«Andiamo a fare shopping!» esclamò esaltata sua madre
«Quando mamma? Io oggi non posso, ho un impegno con i ragazzi e non posso rimandare dato che poi non li vedrò più fino al prossimo anno…»
«Mmm, ok allora andiamo domani e non mi interessa se hai altri impegni, altrimenti vieni via con quello che hai, o ti metti i vestiti di tuo fratello, vedi cosa ti conviene» sentenziò sua madre, Beatrice fece una smorfia piena di disapprovazione «No, va benissimo domani… si è fatto tardi, io esco. Ciao Ma!» le rispose uscendo dalla sua stanza senza nemmeno voltarsi.

 

 

 

*
*
*

 

 


Casa Sanders

«Eccole le nostre fans numero uno!» esordì Matt aprendo la porta appena le quattro si presentarono all’uscio.
«Chi non muore si rivede» inveì Brian squadrando Beatrice «come mai quest’oggi ci degni della tua presenza
«Gates non cominciare a fare lo stronzo, lo sai che aveva i suoi impegni» lo zittì Matt prendendo le difese della ragazza che si era già presa parole e non aveva neppure varcato la soglia dell’abitazione
«Taci Brian, non è il momento» gli rispose lei leggermente alterata «Piuttosto,di che sorpresa stavate parlando?» chiese cambiando discorso; sapeva che avrebbe dovuto dir loro che sarebbe partita per Berlino, ma non ne aveva la forza, sapeva quando ci tenevano al concerto e contavano anche sul suo sostegno e dir loro che non ci sarebbe stata avrebbe comportato sicuramente qualche nota negativa nella compagnia.
«Abbiamo un nuovo pezzo!» esclamò radiante Jimmy, quel ragazzo non faceva altro che tirarti su il morale, anche involontariamente, con quel suo sorriso sincero che ti metteva allegria.
Gli occhi di tutti si illuminarono d’entusiasmo, i ragazzi erano ansiosi di provarlo e le ragazze lo erano altrettanto per ascoltarlo.
«E ce lo fate sentire vero?» chiese impaziente Scarlet
«Per forza rossa, altrimenti perché vi avremmo chiamate? A parte per Matty che freme da settimane nel rivedere Beatrice!» rispose Brian, rendendosi conto di aver fatto l’ennesima cazzata; Matt infatti lo avrebbe volentieri picchiato per quella rivelazione, ma si limitò ad un semplice, ma conciso «Gates, ma ti fai i cazzi tuoi
«Scusa amico, ma questa telenovela sta andando avanti da troppo tempo, era ora che qualcuno vi svegliasse fuori; pesci lessi
Matt era visibilmente alterato, stava cercando di trattenere la rabbia nel modo migliore possibile, non poteva fare casini con lei lì che continuava a guardarlo con due occhi che avrebbero fatto innamorare anche il più maligno degli uomini, era leggermente arrossita alla dichiarazione fatta da Brian, ma non poteva fare a meno di ringraziarlo.
Se non lo faccio ora non troverò mai il coraggio di farlo” mentre questo pensiero le attraversò la mente si diresse verso Matt, quel ragazzone alto, muscoloso, con gli occhi verde brillante e le simpatiche fossette, quel ragazzo che aveva giudicato male senza prima conoscerlo; lo raggiunse e con grande stupore dei presenti e dello stesso Matt, gli saltò al collo e lo abbracciò per quanto riuscisse, lo guardò negli occhi e si disse “Fallo. Non avrai  altre occasioni”, fu così che lo baciò per la prima volta.
Un bacio che parve durare un’eternità ad entrambi, un bacio dolce e innocente, all’inizio insicuro, ma appena lui lo ricambiò prese ad essere più intenso. Il mondo attorno si era letteralmente fermato, gli amici rimasero interdetti e increduli, Brian assunse un’espressione soddisfatta e le ragazze rimasero immobili per alcuni secondi per poi dar via ad un applauso fragoroso.
«FINALMENTE!» urlò Faith alla fine, ma i due non se ne curarono; continuavano a guardarsi negli occhi e a sorridersi vicendevolmente.
«Non sai quante volte ho sognato questo momento...» le sussurrò all’orecchio «Anche se nei miei sogni ero io che ti baciavo per primo» confessò per poi scoppiare a ridere stringendola a sé con più forza
«Anche nei miei, ma sono una donna che prende l’iniziativa nella realtà» ribadì lei unendosi alla risata e abbandonandosi all’abbraccio.
«Ehm… Allora sta canzone?» interruppe il dolce quadretto romantico Johnny
«Christ!» lo rimproverarono gli altri con disappunto.
Matt e Beatrice iniziarono a ridere seguiti a ruota dagli altri, dopodiché si trasferirono nel garage per provare la nuova canzone.
«Si chiama Unholy Confessions, spero vi piaccia» preannunciò Matt prima di iniziare a cantare.

 

 

 

*
*
*

 

 


«Ragazzi, mi dispiace non avervelo detto prima, ma io parto per Berlino lunedì e torneò il prossimo anno… io non ne sapevo nulla e me l’hanno detto questo pomeriggio; so che ci tenete al concerto e volevate che venissi anch’io, ma mi hanno già fatto i programmi per queste vacanze e non ho potuto trovare nessun compromesso» confessò lei sentendosi terribilmente in colpa. Nessuno rispose, tutti la guardarono increduli e indecisi su cosa dire o fare.
«Sarà per un’altra volta» rispose ad un tratto Matt cercando di mantenere un tono fermo e controllato, ma si capiva benissimo quanto gli costasse questo sforzo e quanto ci fosse rimasto male, forse anche più degli altri.
«Mi dispiace davvero tanto, se solo lo avessi saputo prima avrei trovato una soluzione, ma adesso ho le mani legate»
«Tranquilla Bea, abbiamo ancora tanti giorni da trascorrere insieme… vedrai che l’estate arriverà presto.» cercò di rincuorare i cuori Faith, ma con scarsi risultati; ottenne un sorriso sforzato dalla ragazza e nessuna risposta dagli altri.
«Dai non fatela così tragica, sta via solo una settimana dall’altra parte del mondo… di concerti ne farete un milione dopo di questo e verremo a tutti, adesso toglietevi quell’espressione da cane bastonato che la fate sentire ancora più in colpa di quello che già si sente… dobbiamo fare un po’ di festa prima che se ne vada» Scarlet prese in mano la situazione e riuscì con fermezza a tirar su il morale di tutti e a strappare un sorriso a Beatrice.
«Roxy’s?» chiese Jimmy
«Roxy’s!» risposero all’unisono

 

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Capitolo 12
*** I love you more than I can ever scream ***


Nota dell'autrice:
Con grande dispiacere vi annuncio che siamo quasi giunti alla fine, questo è il penultimo capitolo e sono davvero triste di aver concluso questa fan fiction perchè mi ero particolarmente affezionata ai personaggi e alla storia in sé. Colgo l'occasione per ringraziarvi ancora una volta di aver seguito questa storia e spero di avervi appassionato almeno quanto mi sono appassionata io. Che altro, mi auguro che questo capitolo vi piaccia e mi piacerebbe lasciaste qualche recensione.



Quella sera si erano dati appuntamento al’ Roxy’s attorno alle 21 così da festeggiare l’inizio delle vacanze invernali, non che fosse un evento di importanza rilevante, ma “ogni occasione è buona per poter fare festa” aveva dichiarato Gates con fermezza; le sue motivazioni non erano del tutto infondate e fecero sorridere tutti i ragazzi.
Appena le ragazze avevano lasciato la villa del cantante, questo non aveva smesso di ringraziare il cielo per quello che gli era appena successo, era triste che Beatrice partisse, ma in fin dei conti sarebbe passata solo una settimana e dopo avrebbe potuto riabbracciarla e passare più tempo con lei adesso che si erano finalmente dichiarati.
«Povero Matt, passerà davvero delle brutte vacanze senza la sua ragazza» disse Brian ad alta voce così da attirare l’attenzione del cantante che era completamente assorto nei suoi pensieri, ma questo non se ne accorse nemmeno tanto pensieroso era
«Hai ragione Brian, povero MATT!» incalzò Zacky calcando il nome dell’amico, ma non ottenne alcun risultato.
«Non posso crederci, ci snobba proprio… Comunque io vado a prepararmi per questa sera. Ciao ragazzi, ciao Matt!» si congedò Jimmy
«Ciao Rev» rispose Matt senza staccare gli occhi dalla vetrata del salotto
«Allora la tua amica non ti ha mangiato la lingua, Shads» intervenne Johnny scatenando una risata generale «vado anch’io comunque» concluse
«Sì anche noi andiamo Matt, ci vediamo dopo al Roxy’s. Passiamo a prenderti noi, principe azzurro, non vorrei mai che ti rincoglionissi al volante perché pensi alla tua principessa» lo schernì affettuosamente Zacky
«Simpaticone… non sono così scemo» gli rispose Matt
«Ho detto innamorato, infatti» ribatté Zacky
«Che è più o meno la stessa cosa comunque» concluse Brian, un’espressione di disappunto dipinse sul volto di Shadows e gli altri due sgattaiolarono via «A dopo Matt» dissero ancora ridendo chiudendosi la porta d’entrata alle spalle.

Matt rimase solo con i suoi pensieri; era tremendamente felice, ma un tantino malinconico per via della sua partenza “Adesso che è mia devo lasciarla partire, che destino crudele” pensò e si rese conto di aver avuto un pensiero puramente egoista: lui tra una settimana avrebbe riabbracciato la sua ragazza, ma c’erano persone che non si sarebbero mai più viste per varie ragioni. Questo lo sollevò e un sorriso si stampò sulle sue labbra. La cosa migliore che avrebbe potuto fare per ingannare il tempo sarebbero state delle grandi partite all’Xbox che aveva appena comprato, avrebbe potuto scrivere delle canzoni e provare ogni giorno con gli Avenged Sevenfold che sentiva di aver trascurato un po’ da qualche tempo.
Il tempo trascorse velocemente per Matt che, perso nei suoi pensieri, non si era accorto che i suoi amici sarebbero arrivati a momenti; doveva correre a prepararsi.


Contemporaneamente a Matt, Beatrice, stava andando fuori di testa da quando aveva lasciato la casa del ragazzo, era su di giri come mai prima e si stava scervellando per trovare un vestito per quella serata prima di lasciare la California e tornarci l’anno prossimo, era davvero in ansia. Aveva chiamato Faith almeno cinque volte perché non sapeva cosa indossare e la poverina, esasperata, era accorsa a casa sua per darle una mano, dopo circa tre ore di ricerche Beatrice era ancora in mutande.
«Vengo via in pigiama. Non ho niente da mettere!» aveva esclamato alla fine, ma Faith l’aveva guardata in cagnesco, aveva preso il cellulare e aveva chiamato al rapporto le altre due che erano ancora in fase di preparativi; “è un’emergenza! Se non alzate il culo questa la ammazzo ok? Ok” aveva urlato Faith alla cornetta, per poi riattaccare. Le due si precipitarono immediatamente.
«Non puoi venire in pigiama! Matt si pentirà di averti baciata e quando tornerai avrà già qualcun’altra. E poi sei la protagonista della serata» la prese in giro Scarlet, ma aveva soltanto reso maggiore l’ansia di Beatrice, Estelle se ne stava in silenzio quando ebbe un lampo di genio: si ricordò di una gonna che l’amica aveva indossato qualche anno prima alla festa d’istituto così se ne uscì con quella trovata che salvò la situazione dato che l’ora dell’incontro si stava avvicinando.
«Estelle io ti amo!» aveva urlato Beatrice saltando giù dal letto per nascondersi nell’armadio alla ricerca della gonna
«Estelle tutte noi ti amiamo… io ero sull’orlo di una crisi di nervi» aveva detto Faith convinta e Scarlet annuì pensierosa.
«TROVATA!» esclamò dopo una decina di minuti sventolando una splendida minigonna in pelle nera super aderente.
«Grazie al Cielo! Ora muoviti che dobbiamo andare» le aveva ordinato Scarlet, che poi era l’unica ad essere sempre in ritardo, Beatrice le fece la linguaccia e scappò in bagno a prepararsi.
Faith indossava uno splendido abito rosso con il corpetto in pizzo e la gonna a campana, Scarlet invece aveva optato per un abito nero, aderente e con uno scollo profondo sul decolté infine Estelle indossava un abitino nero di pizzo molto elegante.
Beatrice uscì dopo dieci minuti abbondanti completamente vestita e truccata, portava la gonna e una maglietta nera con le maniche in pizzo; la cosa che la fece sorridere fu che lei e Faith portavano le Tuk, mentre Scarlet e Estelle indossavano un paio di anfibi
«Siamo proprio sorelle!» Aveva esclamato mentre entravano nel locale, le altre avevano annuito sorridendo e si erano abbracciate.

Stranamente erano arrivate loro prima dei ragazzi e Beatrice colse l’occasione per sottolineare il fatto che, anche in ritardo, lei era pur sempre in anticipo; le altre allora le fecero le boccacce; si divertivano come delle bambine quando erano assieme. Beatrice constatò che le sarebbero mancate davvero tanto quella settimana.
Finalmente arrivarono i ragazzi elegantissimi: Johnny indossava una camicia nera e un paio di jeans del medesimo colore, Zacky e Brian portavano una camicia bianca infilata nel Blue-jeans, Jimmy invece portava una camicia nera stampata infilata nei jeans scuri e una cintura borchiata scintillante e Matt un’altra t-shirt dei pantera e dei jeans scuri, tutti portavano un bellissimo chiodo nero (particolare che le ragazze notarono subito e lo identificarono come simbolo di riconoscimento). Forse Matt era il meno elegante dei cinque, ma di sicuro questo alla protagonista della serata non importava, lui eri lì per lei ed era bello come mai prima.
«Non ci credo! Siete arrivate prima voi, questo ci rende le femmine della serata?» scherzò Jimmy salutando con un cenno della mano le ragazze
«In un certo senso» confermò Scarlet sorridendogli
«Scusateci, è tutta colpa di Shads; il principino non si è accorto dell’ora e ci ha impiegato anni per prepararsi» si intromise Zacky accusando il povero ragazzo del loro ritardo. Tutti risero alle parole del chitarrista, la serata era già iniziata piacevolmente.
Matt si avvicinò a Beatrice, chiuse i suoi splendidi occhi verdi, sentì il suo respiro sulla pelle farsi più forte e allora le lasciò un bacio a fior di labbra, il gesto più dolce e romantico che avesse potuto compiere. Dei brividi le percorsero la schiena, il suo battito cardiaco era accelerato come la prima volta, si abbandonò al bacio ricambiandolo e rendendolo più passionale, adrenalinico.
Continuarono a baciarsi senza alcuna preoccupazione, come se ci fossero solo loro due e nessun’altro.
B: “Non credevo sarebbe mai stato possibile provare tanta felicità in una giornata sola
M: “Non ho mai desiderato così tanto una persona in tutta la mia vita, lei è davvero speciale
«Guardateli! Ma quanto sono teneri?» esclamò Scarlet alla vista di quel bacio intenso e terribilmente romantico. Si girarono tutti a guardare la nuova coppia che dava spettacolo del loro amore, come se volesse urlare a tutto il mondo quanto si amassero e si fossero amati in silenzio precedentemente a quella giornata.
Ammirati, i loro amici rimasero a fissarli quasi commossi e un pensiero comune attraversò le loro menti: “Quei due si amano veramente, non ho mai visto nessuno comportarsi così”.

 

 

 

*
*
*

 

 

 

La serata continuò piacevolmente tra scherzi, baci, alcool e sigarette. Erano quasi le due del mattino quando uscirono dal locale, Beatrice e Matt mano nella mano come una vera coppia, Brian ci stava provando spudoratamente con Estelle che non sembrava infastidita, Scarlet stava cercando di attirare l’attenzione del batterista che però non sembrava interessato, a differenza di Johnny che le dedicava tutte le attenzioni; Zacky e Faith si stavano scambiando qualche occhiata maliziosa da qualche giorno, ma nessuno era mai andato oltre, forse per timore o forse perché nessuno dei due si sentiva realmente interessato.
La coppia migliore della serata però rimanevano loro; apparentemente così distanti caratterialmente, così diversi eppure il destino aveva deciso di unire le loro strade, in fin dei conti è così che si dice: gli opposti si attraggono.

«Che serata fantastica, davvero… ora è meglio che vada perché domani ho un’entusiasmante giornata di shopping sfrenato con mia madre!» ironizzò Beatrice. La serata stava per concludersi e già sentiva la mancanza dei suoi amici.
«Oh, ci salutiamo di già? Beh allora fai buon viaggio e portaci qualche specialità tedesca» salutò Jimmy
«Sì, tipo la birra!» continuò Johnny salutando la ragazza per l’ultima volta perché non avrebbero potuto accompagnarla in aeroporto.
Matt la salutò stringendola a sé, le augurò un buon viaggio e le disse scherzosamente che avrebbe contato le ore che mancavano al suo ritorno.
Non si era mai sentita così amata da qualcuno, non era vero che di ragazzi non ne aveva mai avuti, lo faceva credere perché le costava ammettere quante volte le avessero spezzato il cuore e quante volte si era promessa che non le sarebbe capitato ancora, ma questa volta era diverso; lei non era mai stata una di quelle ragazze che si faceva mettere i piedi in testa, lei era sempre stata sicura di se stessa, non aveva mai avuto paura di niente, ma questa volta era diverso perché quando si trattava di lui riponeva le armi, abbassava la guardia e si lasciava andare a qualsiasi cosa, lei sentiva che in quel ragazzo c’era qualcosa di speciale, sapeva di potersi fidare di lui. Lui era il suo tutto.

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Capitolo 13
*** And all the things will end ***


L’indomani Beatrice si svegliò di buon umore. Quella sera stessa sarebbe partita per la Germania e non poteva far altro che essere felice.
«Dai Beatrice alzati che abbiamo una giornata impegnativa, tu devi ancora prepararti la valigia» la svegliò sua madre mentre le apriva le imposte e le scaraventava addosso gli abiti.
«Sì mamma, LO SO!» sbottò acida
«Allora alzati, cosa fai ancora a letto! Alle 6 abbiamo l’aereo» iniziò ad urlare sua madre sempre più in prede all’agitazione, era una maniaca del controllo.
«Mamma rilassati, sono le dieci del mattino. Se parti così arriviamo a Berlino che sei già ben che schizzata» le schernì lei e andò a vestirsi per la grande giornata di shopping che la attendeva.
Dopo aver fatto colazione si diresse con sua madre al centro commerciale per comprare dei vestiti che potessero tenerla al caldo dall’altra parte del mondo dato che ad Huntington Beach le temperature invernali giravano attorno ai 20°C.
La giornata passò così velocemente che ad Julia, la madre di Beatrice, venne quasi un infarto perché non erano ancora arrivati in aeroporto.
«Mamma rilassati, siamo in orario. Mi fai venire il mal di testa» sbottò Oliver ad un certo punto del viaggio
«Sì Julia, calmati perché qui mi fai fare un incidente, dannazione!» continuò Joseph, suo marito.
Beatrice si stava tranquillamente ascoltando la musica con il suo lettore CD portatile e non stava ascoltando una parola di quello che le stava succedendo attorno, era così emozionata che quasi non stava nella pelle.

 

 


*
*
*

 

 

 

Dopo l’imbarco Beatrice e Oliver si addormentarono e dormirono fino all’arrivo a Berlino.
Arrivati alla casa del nonno, Beatrice e suo fratello si sentirono di nuovo bambini e corsero fuori a giocare con la neve.
Quante volte avevano sognato di tornare a Berlino, quante lacrime avevano sprecato appena trasferitisi. Sarebbe stato il natale più felice di tutta la loro vita.
Beatrice telefonò ai ragazzi in California e disse loro che il volo era stato tranquillo e che si stava divertendo un mondo; c’era molto freddo, ma era tutto così fiabesco e meraviglioso, gli amici erano felci di sentirla e le augurarono un buon Natale.
Quella notte Beatrice e Oliver non riuscirono a dormire, adrenalina e fuso orario continuavano a tenerli svegli così decisero di fare il gioco del “Ti ricordi” al quale non giocavano più da molti anni.
Quel viaggio fu un’esperienza grandiosa per entrambi perché riscoprirono il piacere di fare le cose insieme come dei veri fratelli: le mattine andavano in giro per negozi o ai musei, la sera uscivano e andavano nelle Kneipe più famose della città o al cinema a vedere film in tedesco che non esercitavano più tanto spesso.
Quando arrivò il giorno della partenza a Beatrice le si strinse il cuore, come poteva abbandonare tutto quello che amava ancora una volta.
Salutò suo nonno con le lacrime che continuavano a rigarle il viso, le mani che le tremavano, il respiro che si faceva sempre più debole e i singhiozzi che diventavano sempre più regolari.
Che strazio, come può essere già finito tutto. Rimarrei qui per sempre se avessi anche i miei amici non tornerei mai più in California.”

 


*
*
*

Giunti in aeroporto i due ragazzi si erano calmati, avevano pianto tanto quanto avevano lasciato la città per la prima volta. Il susseguirsi di emozioni che avevano provato in quei pochi giorni li avevano resi due persone nuove, diverse e giurarono a loro stessi che non avrebbero mai più perso tempo inutilmente.
Faceva un gran freddo e il loro volo partiva tra poche ore, erano eccitati all’idea di tornare in California e rivedere i propri amici per raccontargli della splendida vacanza appena trascorsa.

«Ebbene si parte» disse Joseph appena si sedette al suo posto affianco alla moglie
«Mi mancherà questa città» rispose sospirando e facendo trasparire una tristezza tipica del ritorno a casa, una tristezza mista a nostalgia.
«Dai Julia, possiamo sempre tornarci l’anno prossimo… i ragazzi sono grandi e sapranno autogestirsi.» concluse il marito poggiandole la mano sulla spalla «Te lo prometto».
La donna si rincuorò, prese alcune pastiglie per conciliare il sonno e si addormentò.
Nello stesso momento, pochi posti indietro stavano Beatrice e Oliver che avevano già iniziato a discutere su quello che avrebbero potuto fare il giorno seguente; lei invitò il fratello ad uscire con la sua compagnia dato che i ragazzi ed Oliver avevano la stessa età e il fratello non aveva più molti amici.
«Ho messo la maglia dei Pantera che mi ha regalato Matt, così appena mi vedrà capirà che l’ho pensato durante tutto il viaggio e che ho voluto tenerlo accanto a me»
«Certo che tu sei proprio strana, sai… Ti voglio bene, sorellina
«Anch’io Oli»
Eccitato all’idea di conoscere nuove persone e conoscere il ragazzo della sorella, Oliver si addormentò poche ore dopo la partenza da Berlino, come Beatrice.
Il volo trascorse tranquillo per la maggior parte del viaggio, mancavano ormai pochissime ore all’aeroporto di Huntington Beach quando la voce dell’hostess svegliò i passeggeri per avvisarli di una turbolenza improvvisa, niente di pericoloso aveva assicurato, erano in buone mani.
Senza alcuna preoccupazione i passeggeri avevano seguito le istruzioni dettate dall’assistente di volo, ma quando si addentrarono la turbolenza era assai più violenta di quello che si pensava: improvvisamente l’aereo perde 600 piedi di quota; nell’aereo si scatena il panico. Le assistenti di volo continuano a ripetere di mantenere la calma, ma era impossibile. Il mezzo era soggetto ad una turbolenza severa, il comandante cercava di mantenere il sangue freddo, ma le condizioni continuavano a peggiorare, il mezzo era diventato quasi ingestibile; la pioggia imperversava sull’aereo e il vento era talmente tanto forte da far sbandare a destra e a sinistra il mezzo. La situazione cominciava ad aggravarsi.
«Dobbiamo girare a destra, 30 gradi» ordinò il capitano al copilota, questo malgrado fosse stupito dalla richiesta del maggiore si limitò agli ordini
«Qui South Jet 224 dobbiamo rigare 30 gradi a destra per il meteo
«30 gradi approvati, riportare il South Jet 224  in linea» la voce del ente di controllo del volo approva la richiesta del copilota.
«Stiamo lasciando  novemila, ci avviciniamo alla massima velocità»
«Capitano siamo in overspeed!» la voce del copilota giunge terrorizzata, ma il capitano cerca di tranquillizzare il compagno di volo.
Dopo svariati minuti di puro terrore durante i quali uno dei 102 passeggeri sviene la situazione torna alla normalità e i passeggeri applaudono al capitano per il lavoro svolto con grande professionalità.


Il capitano annuncia dalla cabina di comando che stanno per raggiugere la meta
«Atterreremo ad Huntington Beach tra meno di quaranta minuti, rilassatevi e godetevi il viaggio».

«Oli, Oli sei sveglio? Tra quaranta minuti arriveremo»
«Ho sentito Beatrice! Lasciami dormire in pace, cazzo» le risponde sgarbatamente.
Odio quando mi risponde così, cosa gli avrò mai fatto?! Proprio non capisco, a volte è peggio di una donna col ciclo!”
“Non vedo l’ora di atterrare ad Huntington così posso riabbracciare i miei amici e Matt, cavolo quanto mi è mancato. Non avrei mai immaginato di potermi innamorare così di una persona, se questo è l’amore voglio che duri per sempre. Appena arriverò in aeroporto gli dirò che lo amo e che non voglio perderlo per nulla al mondo, devo dirgli tutto quello che provo perché è diventato una parte troppo importante per me. Io ho bisogno di lui
.”

«Nessun controllo comandante, nessun controllo!» annuncia con voce angosciata il copilota
«Fate allacciare le cinture di sicurezza!» ordina il capitano alle assistenti di volo
«Capitano, il mezzo non risponde! Stiamo precipitando»
«Huntington Beach South Jet 224, siamo in una discesa non controllata. Stiamo perdendo quota. Il mezzo non risponde» la voce del capitano riecheggia nella cabina di pilotaggio, la tensione cresce.
«Signori e signore mantenete la calma e allacciate le cinture di sicurezza, dobbiamo optare per procedura di emergenza, abbiamo un guasto» la voce della hostess cerca di riportare la calma, ma le urla dei passeggeri la sovrastano.
«Oliver, ho paura. Che sta succedendo»
«Non lo so, non lo so. Dannazione!» Oliver stringe la mano della sorella che scoppia in un pianto isterico, l’aereo comincia a perdere quota sempre più velocemente. È la fine.
«South Jet 224 abbiamo perso il controllo verticale, stiamo precipitando» annuncia il capitano all’ente di controllo «Dobbiamo rallentare» si rivolge poi al compagno.

«Posizione di emergenza. Giù la testa e piegatevi in avanti» ordina l’hostess.
Il panico è crescente e incontrollabile, i passeggeri sanno che la fine è vicina. Sarà una catastrofe inevitabile. Beatrice si rassegna, sa che la sua vita è finita. Manca poco alla fine.

«Stiamo lasciando i quindicimila, capitano non ho controllo dalla mia parte.» urla terrificato il copilota
«Dobbiamo riprendere quota e atterrare all’aeroporto più vicino»
«Capitano non ce la facciamo, il prossimo aeroporto è tra… oddio no! Vedo solo case»
«Dobbiamo rallentare la picchiata, molla il carburante!»
«Carburante»
«Ok, abbiamo guadagnato tempo. Vedo un campo. Huntington Beach qui South Jet 224 vedo un campo, atterreremo lì»
«South Jet 224 atterraggio consentito»
I passeggeri iniziano a pregare, ogni singola persona su quell’aereo inizia a pregare, rivolge i loro ultimi saluti ai propri cari per poi lasciarsi andare a quel triste destino.
«Stiamo planando, continuiamo a planare» annuncia il comandante «Posizione di emergenza!»
Pochi secondi dopo l’aereo si schiantava al suolo, un guasto meccanico. Sei morti in totale: quattro passeggeri e due dell’equipaggio, 96 vite salvate e tre famiglie distrutte.
«Oliver! Beatrice!» fu l’urlo straziato di Julia quando vide i corpi dei suoi due figli trasportati sulla barella
«Signora se ne vada, lasci fare ai medici» fu la richiesta di un uomo addetto alla sicurezza.
Julia e Joseph ne uscirono illesi, qualche ferita più o meno grave, ma i suoi due figli furono trasportati d’urgenza all’ospedale più vicino.

 

 


*
*
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La notizia si diffuse capillarmente in tutto il Paese nel giro di pochi minuti, gli amici di Beatrice accorsero all’ospedale dove erano ricoverati Beatrice, Oliver e altri passeggeri del South Jet 224.
In sala d’attesa più in ansia che mai c’erano già Julia e Joseph, la sorte dei loro due figli era appesa ad un filo sottile come una ragnatela. Julia piangeva ininterrottamente da qualche ora e Joseph cercava di fare del suo meglio per consolarla, ma come poteva; erano anche i suoi figli, il sangue del suo sangue.
«Ecco Julia e Joseph» disse indicando i genitori dell’amica, Estelle.
Gli otto amici si precipitarono dai due genitori chiedendo informazioni, ma apprendendo di essere nella stessa barca; nessuno sapeva nulla.
Gli occhi di tutti iniziarono ad inumidirsi, l’attesa era straziante. Ognuno continuava a ripetersi che non poteva essere successa veramente una disgrazia del genere. Non a loro, non adesso.
Nessuno aveva il coraggio di parlare; Estelle piangeva abbracciata a Scarlet che non aveva smesso un secondo di singhiozzare, le lacrime di Faith sgorgavano dagli occhi come due cascate, lei stringeva la mano di Brian e di Zacky pregando che quello non fosse realmente accaduto. Johnny e Jimmy se ne stavano in piedi con gli occhi gonfi, stanchi di chi ha pianto per ore ma non smette di sperare. Matt era seduto affianco a Scarlet che fissava il vuoto davanti a sé, le lacrime scendevano dai suoi occhi che iniziavano a bruciargli ormai appannati, iniziava ad accusare un gran mal di testa, lentamente le sue palpebre si chiusero lasciando scendere ancora lacrime di disperazione.
“Le avevo promesso che l’avrei riabbracciata. Dio, se realmente esisti, non portarcela via. Tutti noi abbiamo bisogno di quella persona che sia sincera con te. Dio ti supplico, non strapparla via da questa vita, lei non lo merita”

 

 


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«I signori Schölter?» domandò un medico dopo sei ore di straziante attesa
«Sì, siamo noi» rispose il padre, Julia scoppiò in lacrime nuovamente.
«Suo, cioè vostro, figlio ha riportato notevoli lesioni agli arti, tre costole rotte e una fratturazione alla tibia sinistra. Siamo riusciti a stabilizzarlo ed è fuori pericolo.» informò il medico
«Santo cielo. E mia figlia invece? È stata trasportata qui assieme ad Oliver» chiese ansioso il padre.
Il medico sfogliò la cartella che teneva stretta in grembo e la richiuse dopo una breve lettura
«Beatrice, lei aveva molti più danni rispetto al fratello. Ha perso moltissimo sangue ed inoltre aveva un femore spezzato, colonna vertebrale spostata ed un polmone forato a causa di una costola rotta. Abbiamo fatto il possibile, ma purtroppo non siamo riusciti a fare molto per poterla salvare. Mi dispiace molto, ma Beatrice non ce l’ha fatta.» spiegò il medico e poi si congedò lasciando amici e familiari soli col proprio dolore.
Le urla di Julia riempirono il corridoio della sala d’attesa, urla spezzate solo dai singhiozzi e da varie imprecazioni, un dolore troppo grande per essere descritto.
Gli amici si strinsero tutti in un grande abbraccio, piangendo, singhiozzando e maledicendo ogni cosa per aver distrutto un’altra famiglia, per aver privato il mondo di una persona così altruista, così buona e semplice, una persona così speciale che non si meritava altro che la vita. Lei con il suo ottimismo aveva reso le persone che le erano state accanto delle persone migliori. Lei che era il ritratto della felicità non si meritava per nulla una fine così tragica.

 

 

 

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I funerali delle sei vittime si svolsero tre giorni dopo l’incidente aereo. La cattedrale era gremita di gente sia all’interno che all’esterno. Giornalisti e fotografi stavano in ogni angolo pronti a scattare foto per completare l’articolo migliore di ogni giornale di tutta l’America. Non c’era più rispetto nemmeno per coloro che soffrono e che si portano sulle spalle un dolore talmente grande da non poter essere nemmeno immaginato. I ragazzi arrivarono quasi alle mani con alcuni giornalisti che senza alcun ritegno cercavano in ogni modo di ottenere più informazioni possibili.
Nei primi banchi sedevano i parenti delle vittime, poi amici e conoscenti. Tutti avevano gli occhi stanchi, gonfi e arrossati di chi ha pianto per molto tempo e che continuerà a farlo per altrettanto tempo.
C’era chi aveva perso una madre e una moglie, chi una fidanzata, chi un figlio o una figlia e chi aveva perso un’amica.
Amici e parenti recitarono alcuni versi in memoria dei loro defunti, per Beatrice recitò Faith, forse perché tutti compresa lei stessa credevano che non sarebbe scoppiata a piangere dopo la prima parola, a nome di tutti e otto
«Abbiamo scritto un elogio funebre per Beatrice, ma non riuscirò a leggerne nemmeno una parola senza scoppiare in un pianto isterico, quindi mi limiterò a dire che era una persona meravigliosa, e chiunque le sia stato accanto può confermarlo. Lei era il ritratto della felicità, del divertimento; l’unica persona che io abbia mai conosciuto che ti spronasse così tanto per raggiungere i tuoi obbiettivi. Lei poteva tirarti su il morale anche solo con uno dei suoi sorrisi, era anche tremendamente testarda e forse è anche grazie a questo che è arrivata così in alto. Noi tutti la ammiravamo. Era un’amica, una figlia, una fidanzata ed una sorella speciale, ma soprattutto era una persona che non avrebbe mai dovuto essere privata della vita perché lei sì sapeva come vivere.» iniziò a piangere «Scusatemi, ho finito» concluse lasciando libero il posto ad un’altra persona.
Si precipitò tra le braccia delle amiche e tutti ricominciarono a piangere.
Quando una persona ti viene strappata via senza una ragione precisa lascia una voragine attorno a chi rimane in vita, una ferita che difficilmente potrà rimarginarsi. Questa era la fine, la fine di un amore iniziato come una guerra, e finito con una catastrofe.
Se si muore una sola volta, io sono già morto. Il mio cuore è in quella bara con lei, il mio più grande amore che mi è stato strappato via.”



The End
 

 

Nota dell'autrice:

Ebbene sì, siamo giunti alla fine, la tristezza sta prendnedo piede nel mio cuore perchè concludere una storia mi mette sempre una gran malinconia e, inoltre, spero tanto di non venir odiata da tutti voi, ma la fine di questa storia era già scritta da molto tempo, forse è stata l'unica parte certa di tutta la fanfiction. Per descrivere la scena dell'incidente aereo mi sono ispirata ad un film che ho visto a scuola e che mi ha lasciato notevolmente affascinata.
Volevo ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa storia perchè mi avete spronato ad andare avanti; torneò presto con un'altra delle mie fan fiction, ma per adesso è meglio che vada a rifugiarmi in un luogo isolato. Ho deciso all'ultimo di non pubblicare l'epilogo perché mi piace il fatto che la storia si sia conclusa così senza dover aggiungere altro. Grazie ancora per il sostegno e spero vogliate ancora leggere le fan fiction che pubblicherò in seguito.
- Beatrice
 

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