When you look me in the eyes

di Owarinai_Yume
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


.When you look me in the eyes.

1.

 

Era l'estate dei miei venticinque anni.       
Il vento soffiava tiepido e leggero, accarezzandomi la pelle e giocando con i miei lunghi capelli corvini; il sole splendeva alto e luminoso, e il cielo era limpido e terso.
Il porto di Yokohama era stracolmo di gente carica di bagagli e in attesa di essere imbarcata.
Dopo aver consegnato le mie valigie e fatto il check in, mi diressi in un piccolo bar, ordinai un caffè e mi rilassai.
Non stavo più nella pelle, non vedevo l'ora di salire sulla nave che mi avrebbe portata lontano dalla monotonia della mia vita per ben quindici giorni.
Era da poco stato il mio compleanno e, i miei genitori, avevano deciso di regalarmi il biglietto per un viaggio in crociera.
Avevo sempre sognato fare un viaggio da sola, visitare posti dove non ero mai stata prima e conoscere persone nuove.
L’itinerario prevedeva lo sbarco in diverse città importanti del Giappone e della Cina, come Osaka, Kagoshima e Hong Kong.
L’idea di scegliere un viaggio del genere era stata di mia madre; lei era giapponese e sosteneva che fosse un mio dovere conoscere alcune delle principali città del suo paese d’origine.
Mio padre, al contrario, era italiano.
S’innamorò di mia madre durante un viaggio di lavoro a Tokyo e l’aveva convinta a seguirlo in Italia, a Firenze.
Per loro le origini erano fondamentali e fin da piccola mi avevano sempre impartito un’educazione caratterizzata dalla fusione di tratti orientali e occidentali; inoltre mi insegnarono sia il giapponese che l’italiano.
Diversamente da mia madre, per me questo viaggio aveva un altro significato.
Finalmente, almeno per un po’, sarei riuscita a staccare la spina da tutto e da tutti. Era da più di un anno che la mia vita era diventata monotona e noiosa, e avevo la sensazione di star pian piano morendo dentro.
Stavo diventando monotona e abitudinaria, mi stavo lentamente spegnendo.
Non ero più la stessa.
I miei genitori se n’erano accorti già da tempo e, con questa vacanza speravano di farmi tornare quella di un tempo.
Il giorno in cui mi dettero il biglietto mia madre disse:
«Quando sarai a metà strada, getta in mare l’oggetto simbolo di questo tuo malessere. È un gesto che può sembrare piccolo e banale ma vedrai che ti aiuterà a tornare quella di prima»
«Basterà così poco?» le chiesi con diffidenza.
«Credimi Kagome. Non sarà così facile come credi. Deve essere qualcosa di estremamente importante e significativo, che racchiuda in sé il motivo del tuo stato d’animo. Ma soprattutto, devi desiderare ardentemente questo cambiamento, più di qualsiasi altra cosa al mondo»
Mentre ripensavo a quella conversazione, stringevo nel palmo della mano l’oggetto che di lì a poco avrei dovuto gettare in mare: un sottile braccialetto d’oro bianco ricoperto da cento piccolissimi diamanti.
Ero immersa nei miei pensieri, quando, all'improvviso, la voce nell'altoparlante mi riportò alla realtà.
«Si informano i signori passeggeri che la nave da crociera “Shizukesa” è appena attraccata. Vi preghiamo di terminare in fretta le procedure di imbarco e di dirigervi sul ponte. Grazie per l'attenzione e buon viaggio».
Il messaggio venne ripetuto più volte in diverse lingue.
Finalmente la nave era arrivata, non ne potevo più di aspettare; mi sentivo come una bambina piccola al suo primissimo viaggio all'estero, emozionata ed impaziente.
Mi diressi verso il ponte di imbarco e da lontano la vidi: “Shizukesa”, che in italiano vuol dire “Serenità”.
Non avevo mai visto una cosa del genere, sembrava un’immensa città galleggiante.
Sul dépliant dell'agenzia avevo letto che la nave era munita di ogni confort possibile ed immaginabile; c'erano quattro piscine, negozi vari, dai più semplici a quelli di gran classe, bar, salottini, cinque ristoranti, di cui due self service, due normali e uno a pagamento; avevo letto che c'era anche una palestra gigantesca e attrezzatissima, un centro benessere, un teatro, un cinema, un casinò e per finire, una pista di pattinaggio. Insomma c'era tutto l'occorrente per trascorrere quindici giorni in totale relax e divertimento.
“Ho la sensazione che quindici giorni siano pochi per visitarla tutta”
Salii piano la lunga scala della nave e quando entrai venni accolta da almeno una ventina di camerieri e cameriere; gli uomini indossavano una divisa color panna costituita da un pantalone lungo e una giacca abbottonata alta fino al collo a maniche lunghe ed erano muniti di guanti intonati alla giacca.
Le donne invece avevano una tipica divisa da maid giapponese, nera con il grembiulino bianco, alla fine della gonna c'era un candido merletto e in testa avevano una cuffietta di pizzo bianca.
Notai immediatamente che, la maggior parte della servitù era costituita da mezzo-demoni, donne e uomini apparentemente normali ma che nascondevano alcuni tratti demoniaci. Li si poteva riconoscere facilmente dalle orecchie, spesso simili a quelle di animali, oppure dal colore e dalla forma degli occhi.
“Caspita, non credo ai miei occhi”
«Benvenuta a bordo signorina, le auguriamo un piacevole soggiorno» dissero tutti in coro facendo un lungo inchino in segno di rispetto.
Il personale parlava metà in giapponese e metà in inglese.
Fortunatamente riuscivo a capirli molto bene.
«Signorina».
Una ragazza minuta, vestita con la divisa da maid, mi venne incontro facendomi un dolce sorriso. Anche lei era una mezzo-demone, aveva la pelle bianca come la neve, lunghi capelli color del grano e dei bellissimi e luminosi occhi rosso rubino.
«Prego, da questa parte, la scorto fino alla sua stanza» .
Mi fece segno di seguirla, prendemmo l'ascensore e salimmo fino al decimo ponte, infine, percorremmo un lunghissimo corridoio ampio e illuminato.
«Ecco Signorina, questa è la sua suite e qui ci sono i suoi bagagli»
Mi indicò le mie valigie appoggiate al muro, fuori la stanza 407.
Appena la giovane aprì la porta e mi fece entrare rimasi a bocca aperta.
I miei genitori questa volta avevano decisamente esagerato.
Era una stanza per almeno una famiglia intera, composta da due camere; una era praticamente un salottino con la moquette bordeaux, un divanetto a penisola di pelle bianco, e di fronte, un televisore a schermo piatto.
In fondo alla stanza c'era un enorme vetrata che dava su un modesto terrazzo dove c'erano delle sedie e un tavolino; la seconda stanza era la camera da letto con la moquette uguale al salottino, un letto matrimoniale a baldacchino affiancato da due comodini e una vetrata leggermente più piccola che dava sempre sullo stesso terrazzo.
Sul lato destro della stanza da letto c'era la porta del bagno; entrai e rimasi stupita di quanto fosse spazioso, tra le varie cose c'era anche un'ampia vasca idromassaggio con doccia.
«Qui ci sono gli armadi signorina »
Mi voltai verso la ragazza che mi stava mostrano una cabina armadio di fronte al letto, talmente grande che neanche la marea di roba che mi ero portata sarebbe riuscita a riempirlo.
«Allora la lascio sola, così può sistemarsi con calma. Questo è il numero del mio cerca persone, per qualsiasi cosa mi chiami pure, da oggi sarò la sua domestica personale»
“Persino la domestica personale...”
«Aspetta!» la fermai
«Mi dica»
«Posso sapere il tuo nome?»
Mi fece un dolcissimo sorriso
«Il mio nome è Yumi, Signorina»
«Piacere Yumi, io sono Kagome. »
«Vuole che l'aiuti a mettere in ordine le sue cose Signorina Kagome?»
«Non ti preoccupare faccio da sola»
«Allora io vado, mi chiami pure quando vuole Signorina» e così dicendo si chiuse la porta alle spalle.
Tirai un grande sospiro e mi accasciai senza forze sul letto.
Mi sarei mai abituata a tutto quel lusso?
“Mamma e papà devono esagerare in ogni cosa”
In quel momento realizzai uno dei tanti motivi per i quali la gente, dopo le crociere, faceva fatica a tornare alla realtà.
Mi feci forza, mi alzai e cominciai a mettere in ordine le mie cose.
Alla fine mi resi conto che, anche se avevo portato mezzo guardaroba c'era ancora un'infinità di spazio.
Finito di sistemare tutto decisi di farmi un giretto per la nave, ma non prima di essermi data una sistemata.
Decisi di andare sul ponte più alto, quello dove c'erano le piscine e, per precauzione, indossai un costume da bagno e un vestitino più adatto.
Quando uscii sul ponte mi resi conto che la nave era partita e che la costa stava pian piano scomparendo all'orizzonte, la mia vita di tutti i giorni, la monotonia, i miei problemi e soprattutto Lui, tutto era ormai lontano chilometri.
Respirai a pieni polmoni quell'aria salmastra e cominciai a guardarmi intorno.
Il ponte era pieno di gente, c'era chi si rilassava assaporando un fresco drink al bar, chi era steso sui lettini cercando di godersi anche quegli ultimi raggi di sole, chi faceva i tuffi dal trampolino e chi preferiva gli scivoli.
Guardando attentamente, notai che la maggior parte dei passeggeri era costituita da coppiette; fortunatamente c'erano pochissime famiglie con bambini e quindi la pace era assicurata.
Mi affacciai dalla ringhiera e rimasi immobile, incantata dallo spettacolo di luci e di colori che, i flebili raggi del sole, creavano in cielo e in acqua.
All'improvviso la voce nell'altoparlante mi riportò nuovamente alla realtà.
«Signore e signori il comandante vi da il benvenuto a bordo della Shizukesa e vi informa che stasera, per tutti i nuovi imbarcati, si terrà un cocktail di benvenuto, con presentazione dell'equipaggio. Vi attendiamo alle ore 20:00 nella sala grande. Grazie per l'attenzione»
Lo stesso messaggio venne poi nuovamente trasmesso in altre quattro lingue.
Guardai l'ora, erano le 17:00.
Fortunatamente era ancora molto presto, motivo per cui decisi di fare un tuffo in piscina.
L'acqua era salata ed era talmente fredda che ci misi un po' a prendere coraggio per tuffarmi; una volta in acqua, però mi abituai quasi subito, avvertendo una piacevole sensazione di freschezza.
Nuotai per un po' assaporando quel delizioso momento.
Quando uscii dalla piscina mi andai a stendere su un lettino per rilassarmi e asciugarmi; mi sentivo veramente bene, ero completamente rilassata, ogni pensiero negativo era ormai lontano.
Quando riaprii gli occhi ebbi una brutta sensazione; alcune luci vicino al bar e alla piscina erano accese e il cielo era diventato leggermente più scuro.
Guardai l'orologio, sperando fosse ancora presto, ma mi resi conto che si erano fatte le 19:00.
“Cavolo!” Mi ero proprio fatta una bella dormita!
Dovevo sbrigarmi altrimenti avrei di sicuro fatto tardi, dovevo farmi la doccia e dovevo ancora decidere cosa indossare.
Corsi in cabina e mi fiondai nella vasca lasciandomi cullare dal getto di acqua tiepida che mi accarezzava la pelle.
Sarei rimasta ore ed ore sotto la doccia, ma purtroppo, pur essendo in vacanza avevo degli orari da rispettare.
Ero appena uscita dalla doccia, mi ero avvolta un morbido asciugamano bianco attorno al corpo, quando sentii qualcuno bussare alla porta con piccoli e veloci colpetti.
Sobbalzai.
“Oddio, chi può essere?”
Con il cuore che batteva a mille andai vicino alla porta e domandai chi fosse non riuscendo a mascherare il tremolio nella voce.
«Sono io Signorina Kagome, sono Yumi»
Tirai un profondo sospiro di sollievo; avevo conosciuto quella ragazza da poche ore e mi aveva già fatto esaurire.
«Signorina Kagome mi perdoni, stava andando a fare il bagno?»
Avrei voluto cacciarla in malo modo, dicendole di lasciarmi in pace, ma la sua vocina dimessa mi faceva troppa tenerezza, era impossibile trattarla male, sembrava un cucciolo impaurito bisognoso di attenzioni.
«Tranquilla Yumi, sono appena uscita da sotto la doccia, stavo per decidere cosa indossare per il cocktail di benvenuto ma sono indecisa» poi mi venne un'idea «Tu sicuramente hai già assistito a tantissimi eventi di questo tipo, in che consiste? E cosa si indossa in occasioni del genere?»
«Bhè...deve sapere che il cocktail di benvenuto e la presentazione dell'equipaggio sono eventi abbastanza importanti. Prima di tutto si arriva fuori alla sala grande e ci si fa la foto insieme al comandante, poi, all'interno della sala, si offre a tutti gli ospiti un bicchiere di champagne, si assiste all'uscita di tutti gli ufficiali e del capitano e, infine si brinda tutti insieme. É un grande evento e tutti si vestono in maniera elegante. Ma ricordi che non è una serata di gala e quindi l'abito giusto non deve essere estremamente esagerato»
«Quindi secondo te, l'abito più adatto dovrebbe essere qualcosa di sobrio, ma comunque elegante, dico bene? »
Cercai nell'armadio, tra i vari vestiti che avevo portato ne scelsi uno molto semplice, color borgogna, di chiffon, corto fino al ginocchio, senza spalline e dalla scollatura dritta. La gonna a pieghe scendeva morbida, mentre il corpetto era leggermente arricciato e impreziosito da un’applicazione laterale di strass e perline che davano un tocco di luce a tutto l’abito.
«Secondo te questo va bene?»
Il volto di Yumi si illuminò in un dolcissimo sorriso «Perfetto!»
Come scarpe ne scelsi un paio nere, con il tacco e delle fasce elastiche che avvolgevano comodamente il piede.
Non mi truccai troppo pesante; un po' d'ombretto borgogna sfumato con uno panna, una sottile linea di eyeliner e un rossetto nude. Contemplai soddisfatta la ragazza dai capelli corvini e gli occhi nocciola che mi fissava dallo specchio.
Mi sentivo allegra e anche leggermente emozionata.
Presi la borsetta, ringraziai Yumi per il suo prezioso aiuto e mi diressi alla sala grande.
"Se non ci fosse stata lei, a quest'ora ero ancora in preda al panico, indecisa su cosa indossare"
Era tutto come aveva detto Yumi; tutti i passeggeri erano vestiti in maniera elegante ma non troppo sfarzosa e, prima di entrare in sala, un fotografo bloccava gli ospiti e li faceva sistemare vicino ad un uomo sulla cinquantina, vestito con un abito bianco elegantissimo.
All’improvviso la mia attenzione venne catturata dalla conversazione di una coppia in fila davanti a me
«Caro, hai visto? Qui intorno è pieno di demoni, secondo te dobbiamo aver paura?»
«Tranquilla amore, anche volendo, non possono farci nulla, conosco molto bene le nostre leggi. Conoscono molto bene le conseguenze delle loro azioni»
Mi guardai attorno ed effettivamente notai moltissime coppie di demoni. Era impossibile non notarli, anche se avevano le sembianze di esseri umani non potevano essere assolutamente paragonati a noi. Si capiva subito che facevamo parte di due mondi completamente diversi.
La maggior parte degli esseri umani era letteralmente terrorizzata dai demoni, al contrario, io le trovavo delle creature misteriose e affascinanti.
Fin da piccola ero sempre stata attratta dall'aura di mistero che circondava quelle creature, per me rispecchiavano l'essenza della perfezione, della grazie e dell'eleganza.
Per questo motivo, spesso le persone mi allontanavano, o mi consideravano strana, per gli altri era inaccettabile il mio pensiero.
Stava per arrivare il mio turno per fare la foto, ma improvvisamente mi bloccai.
Cominciai a sentirmi leggermente in imbarazzo, non era una cosa di tutti i giorni vedere una ragazza della mia età, da sola, su una nave da crociera; in quel momento la cosa mi parve abbastanza triste.
Davanti a me c'erano solo coppie e famiglie.
Pensai che forse sarebbe stato meglio uscire dalla fila e chiedere di entrare direttamente nella sala principale ma, poco prima di andarmene, sentii una mano posarsi sulla mia spalla.
Presa alla sprovvista mi voltai di scatto.
Quel contatto mi fece provare una strana sensazione; il mio corpo fu attraversato da una specie di scossa, ma non era fastidiosa, anzi…
«Perdonami, sei qui da sola? »
Rimasi senza fiato.
Era un ragazzo che poteva avere più o meno la mia età, molto alto, con le spalle larghe e la vita sottile, ma la cosa che saltava subito all’occhio erano le graziose orecchie bianche, da cane sulla sua testa. Era un mezzo-demone.
I suoi capelli erano lunghissimi e avevano lo stesso colore della luna, legati in una coda bassa e morbida, mentre i suoi occhi…
Oh... non dimenticherò mai quei luminosi e magnetici occhi miele che sembravano volermi scrutare l'anima.  
Indossava un elegante completo nero, una camicia bianca e una cravatta nera; portava quell’abito con estrema eleganza e disinvoltura-
Sbattei le palpebre un paio di volte cercando di tornare lucida.
«Si. Sono sola». Risposi
Il misterioso giovane mi sorrise e nel suo sguardo apparve una luce strana; come se la mia risposta lo avesse reso felice.
Il mio cuore perse un battito.
«Posso unirmi a te nella foto?»
«Cosa?» Rimasi spiazzata da quella richiesta.
Non ci fu neanche il tempo di rispondere che il fotografo ci chiamò per fare la foto. «Avanti i prossimi! Coraggio ragazzi avvicinatevi».
Mi sentivo leggermente agitata ma, per fortuna, il comandante si mise tra me e il ragazzo misterioso.
«Benvenuti a bordo ragazzi. Siete qui per un viaggetto romantico? »
La domanda del capitano, pronunciata con un invidiabile accento inglese, mi fece sussultare, sentii le guance in fiamme, e stavo per spiegare la situazione, ma il ragazzo al suo fianco mi anticipò e sorridendo malizioso rispose di si.
“Voglio morire”
Dopo la foto ci fecero entrare in una grande sala.
Mi voltai,convinta di trovare ancora il ragazzo dietro di me, ma con mia grande delusione non vidi nessuno, era sparito nel nulla.
Mi sentii amareggiata.
Quel giovane era stato anche poco cortese, non si era neppure presentato.
Decisi che non valeva la pena prendersela per così poco e mi diressi verso un cameriere per prendermi un calice di champagne.
In quel momento mi soffermai ad osservare la sala e ne rimasi incantata; il soffitto era ricoperto da piccole lucine, come a formare un magnifico cielo stellato, sul lato c'erano vari tavolini e poltroncine di velluto rosso e, infondo, un grande palco, dove uno ad uno vennero invitati a salire tutti gli ufficiali più il comandante; ci fu un piccolo discorso da parte di quest'ultimo che dava nuovamente il benvenuto a tutti sulla sua nave e dava informazioni sulle varie tappe del viaggio.
«Adesso potete seguire il personale della nave che vi attende per condurvi nei rispettivi ristoranti. Buon appetito a tutti.»
Dalla sala grande venimmo condotti nei vari ristoranti.
La nave ne aveva diversi, ma quelli principali erano essenzialmente uno per esseri umani e un altro riservato esclusivamente ai demoni.
Anche se vivevano a stretto contatto, esseri umani e demoni non amavano mischiarsi tra di loro, infatti era molto raro trovare coppie formate da umani e demoni.
Gli umani consideravano i demoni degli esseri troppo pericolosi, creature da tenere alla larga; i demoni, invece erano dell’idea che noi umani fossimo una razza inferiore.
Per quanto riguardava i mezzo-demoni, per loro la situazione era ancora più complicata.
Nati dall’amore tra un essere umano e un demone, i mezzo-demoni venivano spesso allontanati, rifiutati, guardati con disprezzo o addirittura maltrattati.
Non erano accettati né dai demoni, né dagli esseri umani, e il più delle volte venivano utilizzati come domestici nelle case degli umani.
Seguii la folla di persone fino al ristorante, e solo allora mi venne in mente una cosa: solitamente non ci si trovava mai al tavolo da soli, si veniva sempre messi insieme a qualcun altro.
Quando ero in crociera con i miei genitori non ci davo molto peso, perché comunque ero in loro compagnia; adesso però ero da sola, che cosa avrei fatto se mi avessero messo allo stesso tavolo con una di quelle famiglie con tre figli piccoli e capricciosi che urlano e disturbano l'intero ristorante... il solo pensiero mi fece venire la pelle d'oca, ma cercai di allontanarlo il più possibile.
Mi avvicinai a un cameriere.
«Scusi mi sa dire dov'è il tavolo numero 709?»
«Oh! Prego mi segua, è da questa parte»
Il cameriere mi indicò gentilmente un tavolo per almeno quattro persone, vicino ad un grande oblò coperto da una spessa tenda di velluto bordeaux.
«Si accomodi»
Mi scostò la sedia e mi fece accomodare posandomi il tovagliolo di stoffa sulle gambe.
«La ringrazio» senza dire nulla, il cameriere si congedò con un formale inchino.
Il tavolo era ancora vuoto, apparecchiato con grandissima eleganza con una tovaglia color panna e tovaglioli di stoffa coordinati, le posate erano d'argento, mentre i bicchieri, uno per l'acqua e un calice a testa, erano di cristallo.
“È tutto così lussuoso e raffinato”.
I miei pensieri vennero interrotti da una voce acuta e cristallina.
«Eccolo!!! L'ho trovato, è qui!!!»
Una ragazza all'improvviso cominciò a sbracciare vicino al tavolo, in direzione dell'entrata del ristorante.
Aveva grandi occhi color caffè e lunghi capelli castani ramati legati in un'alta coda di cavallo, che però lasciava liberi due ciuffi che le incorniciavano il volto dai delicati lineamenti.
Guardai nella direzione in cui continuava a sbracciare e mi accorsi di due ragazzi che venivano verso di me.
Non potevano essere loro, sicuramente la ragazza stava chiamando altre persone, non potevo essere stata così fortunata, non lo ero di natura.
Improvvisamente i due ragazzi si fermarono vicino al tavolo dove ero seduta e allora mi mancò il respiro.
Non potevo credere ai miei occhi.
Uno dei due era il giovane mezzo-demone che, poco prima, mi aveva chiesto di fare insieme la foto con il comandante.
“Che strana coincidenza”.
L’altro ragazzo, invece, aveva corti capelli corvini, legati in un piccolo codino basso e profondi occhi blu notte.
Stavo per presentarmi, quando, quest’ultimo si precipitò da me lasciandomi esterrefatta.
«Tu devi essere la nostra compagna di tavolo, è un piacere per me fare la tua conoscenza, il mio nome è Miroku»
Accompagnò l'intera frase con un tono di voce seducente, prendendomi la mano e facendo il gesto del baciamano.
Non ebbi neanche il tempo di rispondere, che la ragazza lo prese per un orecchio tirandolo via.
«Miroku, la devi smettere di fare il cascamorto con ogni ragazza che incontri. Scusalo ti prego, non ti ha dato fastidio vero?»
Feci semplicemente un segno di dissenso.
Quella scena fu talmente strana. Ai miei occhi sembrò leggermente comica ma, non sapendo se la ragazza scherzasse o meno, decisi di non fare nulla e trattenere le risate.
«Meno male, a proposito, il mio nome è Sango» mi fece un grande sorriso che io ricambiai volentieri.
«Il piacere è tutto mio, il mio nome è Kagome»
«Oh Kagome! Che nome splendido»
Quella frase di Miroku, inizialmente mi fece arrossire, poi non riuscii a trattenermi e cominciai a ridere, capendo che quel ragazzo era un vero donnaiolo.
«Ei Tu, non fare il maleducato, presentati come si deve».
Questa volta Miroku si era rivolto al ragazzo dagli occhi ambrati.
«Si papà» lo prese in giro lui, per poi rivolgersi a me con sguardo magnetico.
«Piacere di conoscerti Kagome, io sono Inuyasha».
Non so perché ma venni di nuovo rapita completamente da quello sguardo penetrante, da quella voce calda da quelle labbra carnose e...
scacciai in fretta i pensieri che si stavano formando nella mia mente perversa.
«Come mai sei qui da sola Kagome?»
Fortunatamente Sango mi riportò alla realtà.
«I miei genitori mi hanno regalato questo viaggio per i miei venticinque anni»
«Hai venticinque anni?» Miroku sembrava molto sorpreso
«Scusami Kagome, ero quasi certo che ne avessi al massimo diciotto. Che figura!»
“Che novità…”
«Non preoccuparti, non sei l'unico, in molti dicono che sembro più piccola»
« Bé ma allora siamo quasi coetanei, che fortuna!»
Sango sembrava entusiasta.
«Se penso che potevamo capitare con una di quelle famiglie numerose con i figli rompipalle mi sento male»
Non potevo credere alle miei orecchie, Inuyasha aveva detto la stessa identica cosa che avevo pensato io poco prima.
“Un’altra coincidenza”
«È quello che ho pensato anche io, non vi nascondo che ero abbastanza preoccupata»
«Che coincidenza» Inuyasha mi sorrise e io sentii le gambe molli, fortunatamente ero seduta... “Che fa, mi legge nel pensiero?”
«Signori buonasera, questi sono i menù della serata»
Il cameriere fece il giro del tavolo per consegnare i menù; non avevo nessunissima idea di cosa mangiare quella sera, poi lessi che c'era il menù di pesce, sembrava delizioso, antipasto di sauté di cozze e vongole, risotto e filetto di salmone fresco.
«Posso cominciare a portare un po' di vino se desiderate»
«Perfetto»
In attesa del ritorno del cameriere ci consultammo sulla scelta di cosa mangiare.
«Io stavo pensando di prendere il menù di pesce. Sembra buonissimo»
«Io invece ero molto incuriosita da quello vegetariano»
«Io preferisco il menù di carne. E tu Inuyasha?»
«Io mi fido di Kagome, prendo quello di pesce»
Mi sentii avvampare, Inuyasha non voleva togliermi gli occhi di dosso e continuava a guardarmi come se mi stesse spogliando con lo sguardo.
«Signori, ecco il vino» versò una piccola quantità di vino bianco nel bicchiere di Miroku che lo assaporò attentamente, per poi fare un cenno di assenso al cameriere, che lo versò anche negli altri bicchieri.
«Se i signori sono pronti, posso cominciare a prendere le ordinazioni»
Fu Miroku a prendere in mano la situazione dicendo al cameriere di portarci un menù vegetariano, uno di carne e due di pesce.
«Arrivano subito»
«Sai Kagome, hai dei lineamenti molto particolari. »
«Di dove sei? » mi chiesero incuriositi Miroku e Sango.
«Firenze, mio padre è italiano, mentre mia madre è giapponese»
Con la coda nell’occhio vidi Inuyasha trasalire.
“Forse ho detto qualcosa che non va?”
Sia Sango che Miroku sembrarono affascinati dalle mie doppie origini. Mi chiesero moltissime cose, soprattutto su mia madre, sui miei studi orientali e qualcosa anche sulle tradizioni giapponesi.
«Scusa se te lo chiedo, ma come mai hai scelto questo itinerario?» Sango era curiosissima, voleva sapere tutto, era quasi assillante.
«Essendo nata e cresciuta in Italia, ho avuto pochissime opportunità di visitare città orientali importanti. Posso dire di conoscere bene solo Tokyo, che è quasi una seconda casa per me»
Cominciavo ad essere un po’ stanca di tutte quelle domande.
"Devo cercare il modo per spostare la conversazione su qualcos'altro"
«Ragazzi per caso qualcuno di voi ha letto il giornalino di bordo di oggi? Sa se stasera c'è qualcosa di interessante?»
In realtà non sapevo neanche se lo avessero già distribuito ma almeno ero riuscita a sviare la conversazione.
«A dir la verità quando sono uscita non me lo avevano ancora portato, ma , se non mi sbaglio, dovrebbe esserci lo spettacolo in teatro»
«Tu cosa pensavi di fare stasera Kagome?»
«Devo ancora pensarci...»
«Ho un'idea! Dopo cena vediamo di informarci sul programma e cerchiamo di fare qualcosa tutti insieme, che ne dite?»
«Che idea magnifica Miroku e poi, in questo modo, Kagome non sarà costretta a passare la serata da sola»
Mi sentii presa alla sprovvista.
«Ragazzi guardate che se avete altri programmi non dovete disturbarvi, per me non è un problema»
«A me non dispiace» Rimasi molto sorpresa dalla risposta di Inuyasha che, fino a quel momento, non si era neanche interessato alla conversazione.
«A questo punto siamo tutti d'accordo» Sango era al settimo cielo, sembrava una bimba.
«Ora che ci penso... da qualche parte dovrebbe esserci una discoteca, non sarebbe una cattiva idea andare a vedere, magari è carina»
«Ottima idea Miroku! Allora è deciso, dopo mangiato andiamo tutti insieme in discoteca»
Da un lato, conoscere Sango, Miroku e Inuyasha per me fu una vera fortuna, almeno non avrei passato le vacanze da sola e sarebbe stato sicuramente più facile distrarsi e allontanare tutti i brutti ricordi delle scorse settimane.
Ma dall'altro, mi sentivo leggermente in imbarazzo; tutti e tre, visti insieme, avevano un aspetto straordinario. Inuyasha aveva il fascino di un vero demone, mentre Sango e Miroku, anche se semplici esseri umani, sembravano emanare un’aura particolare.
Tutti gli sguardi dei ragazzi erano concentrati su Sango, che però sembrava non accorgersi di nulla, come se non vedesse nessun altro al di fuori di Miroku.
Le ragazze invece erano incantate da Inuyasha e Miroku, sembravano tante leonesse attorno alle loro prede. Li divoravano con gli occhi.
Anche i due ragazzi però sembravano essere ignari di tutto.
Per quanto riguardava Miroku, anche se sembrava un dongiovanni, era chiaro il suo interesse esclusivo per Sango, mentre Inuyasha... era un tipo piuttosto criptico, di poche parole; per quasi tutta la cena era rimasto in silenzio, aveva parlato in un paio di occasioni esprimendosi il meno possibile. Inoltre da quando ci eravamo presentati mi aveva lanciato continue occhiate, come se volesse studiarmi e questo mi aveva resa nervosa per la maggior parte del tempo.
Finimmo la cena parlando del più e del meno, delle nostre impressioni sulla nave, se era la prima volta che facevamo una crociera e così via.
Dopo un po' ricomparve il nostro cameriere «I signori hanno gradito la cena?»
«Si era tutto buonissimo grazie»
Il mio cuore perse un battito.
Ogni volta che mi guardava o mi parlava mi sentivo strana, agitata e nervosa; non capivo cosa mi stesse succedendo.
«Tutto bene Kagome?»
«Ragazzi devo salire un momento in camera»
«Non ti senti bene? Sei un po' pallida»
«No, sto benissimo, ho dimenticato una cosa in camera e poi voglio approfittare per dare un'occhiata al programma di stasera»
«Sango perché non seguiamo anche noi due il suo esempio e andiamo un po' in camera da soli?» la ragazza per tutta risposta gli assestò una gomitata sul braccio
«Falla finita Miroku! Allora Kagome facciamo tra una mezz'oretta a bordo della piscina grande»
«D'accordo, a tra poco»
Salita in stanza rimasi sorpresa di come Yumi l'avesse sistemata.
Il salottino era impeccabile, tutto era al proprio posto e le luci soffuse creavano un'atmosfera rilassante.
In camera da letto la situazione non era da meno: sui cuscini del grande letto c'erano dei cioccolatini e sul comodino c'era il giornale di bordo di cui avevamo parlato a cena; le luci delle piccole lampade sui comodini erano accese, soffuse come quelle del salotto.
Mi piaceva l'atmosfera che creavano.
Presi il giornale e cominciai a sfogliarlo; c'era scritto di tutto, dai vari spettacoli che si sarebbero tenuti il giorno dopo di mattina e di pomeriggio, tutte le informazioni riguardo la SPA e la palestra, fino al tipo di serata che ci sarebbe stata la sera e l'abbigliamento più consono da usare.
Chiusi il giornale e cominciai a prepararmi per uscire con Sango e gli altri.
A dir la verità ero indecisa se cambiarmi oppure no, i tacchi alti cominciavano a darmi non poco fastidio.
Alla fine, optai per delle scarpe con un tacco più basso, in modo da evitare che i piedi mi facessero troppo male durante la serata.
Uscii dalla stanza e mi diressi verso le ascensori.
Salii fino al ponte della piscina.
"È ancora presto, chissà se gli altri sono già arrivati?"
Sicura di non trovare nessuno, rimasi stupita quando vidi una figura a bordo piscina, seduta su una sdraio e intento a fumare una sigaretta.
Ancora non saprei spiegarne il motivo, ma avrei riconosciuto quella figura tra mille; forse per una questione di chimica, di energie, o forse per quei lunghissimi capelli argentati, che alla luce della luna sembravano ancora più luminosi. 
Rimasi a fissarlo, impalata, a pochi metri, convinta che lui non si fosse ancora accorto della mia presenza.
Sembrava fosse più rilassato rispetto alla prima volta che lo avevo visto, non soltanto nell'atteggiamento, ma notai che si era tolto la cravatta, i primi bottoni della camicia erano sbottonati e la giacca era poggiata con cura sulla sedia accanto a lui.
All'improvviso la sua voce mi fece trasalire.
«Perché stai lì impalata a fissarmi? »
Mi avvicinai a lui restando in silenzio.
«Se vuoi puoi anche sederti, non mordo mica»
Mi sedetti su una sdraio accanto a lui, rimanendo ancora in silenzio, il cuore mi batteva all'impazzata, non ne capivo il motivo e questo mi rendeva ancora più nervosa.
Il silenzio che si era venuto a creare sembrava durare secoli, nessuno di noi aveva intenzione di dire nulla; Inuyasha, nel frattempo, si era acceso una seconda sigaretta, si era disteso, rilassato, tanto da aver chiuso completamente gli occhi; sembrava dormisse.
Decisi di fare anch'io lo stesso.
Mi stesi comoda sulla sdraio e feci un profondo respiro; mi misi a fissare un punto indefinito nel cielo, la mia mente era affollata da mille pensieri che avrei voluto scacciare via, accantonare, mettere da parte, almeno per il periodo del viaggio.
«Mi sa che quei due non arriveranno prima di un'oretta»
Inuyasha ruppe improvvisamente quel silenzio; all'inizio non capii di cosa parlava ma poi ci arrivai.
«Alla fine Miroku l'ha convinta» lui mi guardò per un secondo sorpreso, poi mi sorrise.
«Beh non ci voleva poi molto credimi, ormai sono anni che va così tra quei due»
«Sono fidanzati da molto?»
«La cosa, a dir il vero, è un tantino più complessa»
«Che vuoi dire?»
«Sango e Miroku sono marito e moglie»
Rimasi scioccata da quella notizia, tutto avrei pensato tranne una cosa del genere.
«Scusa ma...non sono un po' troppo giovani?»
«Beh non direi, lei ha ventisei anni e lui ventotto»
“Caspita! Sango è solo un anno più grande di me ”
«Per te sono in età da matrimonio?» chiesi
 
«Per te ne esiste una?»
 
Quella risposta mi lasciò spiazzata. Non risposi.
Lui intanto fece l'ultimo tiro dalla sigaretta prima di buttarla e continuare il discorso.
«Per me non esiste una regola precisa, se due persone sono attratte fisicamente, si rispettano a vicenda e si amano, possono sposarsi tranquillamente. Non esiste un'età fissa per sposarsi, è una cosa soggettiva»
Non l'avevo mai vista da quel punto di vista, il discorso di Inuyasha non era poi così sbagliato...
«Cambiando discorso... scusami per prima»
 
Non capii a cosa si stava riferendo e notando la mia espressione evidentemente perplessa decise di continuare.
«Quando eravamo in fila per fare la foto. Non mi sono comportato in modo molto educato.»
«Ma no, figurati» "In fondo non mi è dispiaciuto così tanto"
«Non mi ero neanche presentato. Il fatto è che non mi andava di dover fare quella stupida foto da solo»
«A chi lo dici! Avevo una voglia matta di saltare la fila ed entrare direttamente in sala. La gente si fa strane idee quando vede una ragazza da sola in circostanze come questa.»
Ebbi la sensazione che Inuyasha mi volesse chiedere qualcos'altro ma non riuscì neanche a formulare la domanda che una voce in lontananza richiamò la nostra attenzione.
«Inuyashaaa, Kagomeee siamo qui»
Il ragazzo si alzò e andò incontro ai suoi amici.
«Ce ne avete messo di tempo!» disse prendendoli in giro «Alla faccia della mezz'oretta»
«La tua, caro Inuyasha è tutta invidia» disse con un sorriso beffardo Miroku
«Ma sta un po' zitto»
«Dai non lamentarti, in fondo eri in buona compagnia» lo canzonò l'amico
Sango, nel frattempo, era arrossita visibilmente e se ne stava in disparte con il capo chino.
Mi avvicinai a lei sorridendole «Inuyasha mi ha raccontato di te e Miroku, congratulazioni»
«Ah! Te lo ha detto... »
«Cosa c'è che non va?» sembrava preoccupata
«Niente, anzi scusaci se non te lo abbiamo detto prima, siamo stati molto maleducati»
«No affatto! Ammetto di essere rimasta un po' stupita, non pensavo che tu e lui...» Non riuscii a finire la frase. Non mi sembrava educato commentare la loro decisione. Inuyasha aveva ragione e poi ognuno aveva il diritto di prendere le decisioni che reputava più giuste.
«Non sei l'unica che lo pensa, non preoccuparti. All’inizio tutti hanno pensato che fossi rimasta incinta e che era per questo motivo che ci sposavamo»
«Lo devi amare molto»
Vidi Sango illuminarsi e sorridere in modo diverso da prima
 
«Si, è la mia ragione di vita»
"La sua ragione di vita..."
Sentendo quelle parole mi venne un nodo in gola.
Anche io, come lei, in passato avevo pensato che il mio fidanzato fosse la mia ragione di vita. Lo pensavo sul serio.
 
In passato avrei fatto qualsiasi cosa per lui, per proteggerlo e per non farlo allontanare da me, fino a quando però...
«Kagome, Kagome ti sei incantata?»
La voce di Sango mi fece tornare alla realtà.
«Eh? No scusa, stavo solo pensando ad una cosa, non ci far caso»
«Ragazze ma allora si è capito dov'è questa discoteca?»
Fortunatamente mi ero ricordata di dare un'occhiata alla piantina della nave.
«Io lo so, bisogno percorrere tutto questo ponte, entrare dal lato opposto della nave e in fondo ad un corridoio dovrebbe esserci la discoteca»
«Perfetto allora cosa stiamo aspettando? Su andiamo!»
Percorremmo tutta la strada indicata dalla piantina fino a trovarci davanti ad una porta di legno di noce, con un oblò al centro che lasciava intravedere le luci psichedeliche della pista da ballo, infine, in alto, c'era una grande scritta al neon di colore azzurro che indicava il nome della discoteca: Kyōki
 
“Persino la discoteca ha un nome”
Entrammo e ci trovammo davanti una discoteca in piena regola, con la consolle del dj sulla sinistra, subito seguita da un lungo bancone, dove quattro camerieri si occupavano di servire da bere, al centro c'era questa enorme pista da ballo con il pavimento fatto, niente di meno che da schermi ultra piatti che trasmettevano immagini astratte di luci, laser e cose del genere, infine, attorno alla pista, c'erano una serie di tanti divanetti e poltroncine nere e argentate.
«Io ho voglia di un drink, che ne dite?»
 
«No io questa volta passo»
«No grazie»
«Ti tengo compagnia io, mi è venuta sete»
Sango e Inuyasha andarono vicino al bancone e ordinarono da bere, mentre io e Miroku  decidemmo di andare sulla pista da ballo.
Ogni tanto mi voltavo verso il bancone e vedevo Sango bere come una spugna, mentre Inuyasha sorseggiava della vodka liscia come se fosse del nettare prezioso, con calma e assaporando ogni singolo sorso.
Mentre ero intenta a fissarlo, Inuyasha si voltò verso di me.
Il suo sguardo intendo e luminoso non si staccava dal mio.
Un brivido mi attraversò tutta la schiena; era lui che mi provocava quella piacevole e inebriante sensazione.
«Kagome, vieni fuori con me un attimo, per favore»
Seguii Miroku sul ponte appena fuori la discoteca.
«Cosa c’è Miroku?»
Aveva un’espressione indecifrabile «Kagome, a te da fastidio che Inuyasha sia un mezzo-demone?» Rimasi a bocca aperta “Ma che razza di domanda mi fa?”
La sua domanda mi dette molto fastidio, mi sentii quasi offesa.
Forse Miroku pensava che fossi una di quelle persone che odiano i mezzo-demoni a causa della loro natura. «Perché dovrebbe darmi fastidio? »
Miroku a quel punto mi fece un sorriso dolce ma allo stesso tempo malinconico
«Già… perché mai dovrebbe dar fastidio una cosa del genere»
Ci guardammo complici.
Capii che Miroku non si era fatta nessuna idea negativa su di me, ma era solo preoccupato per il suo amico. “Probabilmente Inuyasha ha sofferto moltissimo a causa della sua condizione”
Rientrammo, raggiungendo Sango e Inuyasha al bancone del bar.
Sango aveva ancora un bicchiere di uno strano cocktail colorato tra le mani.
«Su avanti Kagomeeeee!!!! Balliamoooooo!!!!»
La ragazza ci trascinò tutti sulla pista da ballo.
Non ero tranquilla, non sembrava più la stessa, era completamente ubriaca.
«Sei sicura di stare bene?»
«Mai stata meglioooooo»
Cercai di tenerla quanto più è possibile vicina ai ragazzi ma sembrava avesse perso completamente il controllo.
Decisi allora di trascinarla con la forza su una poltroncina, in modo da farla riprendere.
«Ti prego Sango non ti muovere da qui. Vado a chiamare i ragazzi»
Corsi al centro della pista in cerca di Miroku e Inuyasha ma non fu facile trovarli a causa della folla. Dopo qualche minuto finalmente li vidi.
«Mirokuuu!!!» Sbracciai e urlai con tutto il fiato che avevo per sovrastare il suono della musica.
«Dovete venire con me. Sango non sta molto bene. Credo sia ubriaca»
Mi seguirono di corsa ma quando uscimmo dalla pista mi bloccai di colpo.
Sul divanetto dove l'avevo lasciata poco prima non vi era traccia di Sango.
Sbiancai.
"Dove può essere finita?"
«Era qui! Ne sono certa!»
«Andiamo a cercarla!»
Setacciammo da cima a fondo l'intera discoteca ma di Sango nessuna traccia.
Pensando che non si fosse sentita bene, andai a cercarla anche nei bagni, ma senza risultato.
La cercammo anche sul ponte esterno alla discoteca, ma sembrava sparita nel nulla.
"Sango... maledizione dove sei?”
Venni invasa da un brivido di terrore; la scena di Sango che, ubriaca si sporgeva troppo da una ringhiera, per poi scivolare e cadere in mare aperto, non voleva lasciare la mia mente.
I due ragazzi, al contrario di me, stavano reagendo alla situazione con sangue freddo, cercando di ragionare e riflettere sui diversi posti dove poteva trovarsi la ragazza.
Alla fine decidemmo di dividerci per cercarla all'interno, nelle varie sale, sui divanetti dei diversi bar; se fosse stato necessario avremmo setacciato l'intera nave, da cima a fondo.
Dovevamo trovarla.
"Dannazione! Mi sono allontanata solo un minuto, non può essere andata troppo lontano"



Avviso:
Questa è una fan fiction che pubblicai poco tempo fa e che ho deciso di riscrivere riadattandola ai personaggi di ”Inuyasha”

                              

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


2.

 
Controllammo tutti i bar e tutti i salottini della nave, ma nulla, provammo anche a chiedere in giro, ma nessuno aveva visto una ragazza che corrispondeva alla descrizione di Sango.
«Ragazzi voi rimanete qui, io vado a chiedere di fare un annuncio con l'altoparlante» Miroku lasciò me e Inuyasha da soli.
Se neanche l'annuncio avesse funzionato allora...
Senza che me ne rendessi conto iniziai a tremare.
«Kagome? Hai freddo?» Inuyasha non aspettò la mia risposta, si tolse la giacca e la posò sulle mie spalle scoperte.
«Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace» Non riuscivo a dire altro, mi sentivo come se fossi caduta in trans.
«Ma...di cosa?» a quel punto crollai e iniziai a piangere convulsamente.
Strinsi con forza i lembi della sua giacca.
«Se non l'avessi lasciata sola adesso lei...» riuscii a biascicare tra i singhiozzi.
Non riuscivo a calmarmi, il mio corpo era come in preda alle convulsioni.
Improvvisamente Inuyasha mi appoggiò le mani sulle spalle, stringendomele con forza.
«Non pensare che sia stata colpa tua»
“Lo dice solo per consolarmi, ma se non l’avessi lasciata sola, Sango non sarebbe…”
«Però Inuyasha…»
A quel punto il ragazzo mi prese il viso tra le sue calde mani e lo avvicinò al suo; a quel gesto mi si fermò il respiro in gola, ero in apnea. A separarci c’erano solo pochi centimetri. Mi accarezzò le guance, asciugandomi le lacrime, per poi sussurrarmi «Potrei dire la stessa cosa di me e Miroku. Se fossimo stati con voi, adesso non ci troveremo in questa situazione. Kagome, darci la colpa, non ci aiuterà di certo a trovare Sango»
«Ma se fosse cadut» Non mi fece continuare la frase, inaspettatamente mi posò un dito sulle labbra.
Quel tocco mi provocò, ancora una volta, una strana, inebriante scossa lungo tutto il corpo.
«Non pensarlo nemmeno lontanamente! Chiaro?» mi disse secco.
Per la prima volta, da quando Sango era scomparsa vidi Inuyasha evidentemente agitato; anche lui era molto preoccupato. 
Io annuii lentamente.
Inuyasha mi guardò in modo rassicurante, facendomi un dolce e lieve sorriso «Tu sei una persona molto buona, Kagome» lo guardai confusa «Sei capace di piangere per una persona conosciuta poche ore prima» detto questo mi prese per mano e iniziò a camminare.
«Mentre Miroku fa fare l'annuncio noi continuiamo le ricerche. Ricontrolliamo il ponte della piscina. Ti va?»
Risposi semplicemente con un debolissimo si.
"La mano di Inuyasha è così calda..."
«Se Sango si trova qui, come spero, dobbiamo guardare bene sui lettini e sulle sdraio, può essersi addormentata»
Cominciammo a guardare su ogni lettino e su ogni sdraio, urlando il nome della ragazza a squarciagola, con tutto il fiato che avevamo in corpo; Inuyasha non lasciò mai la mia mano, la tenne salda nella sua per tutto il tempo.
«Signorina, mi scusi»
Mi voltai e vidi un uomo sulla quarantina che dall'abbigliamento doveva essere un addetto alla manutenzione e alla pulizia delle piscine.
«Se state cercando una ragazza, io ne ho vista una addormentata su quel lettino lì in fondo»
Indicò un lettino in un angolo dall'altra parte del ponte.
Sentii il cuore in gola; immediatamente io e Inuyasha ci precipitammo dove ci aveva detto l'uomo e la vedemmo.
Sango era profondamente addormentata, l'espressione sul suo viso era serena. 
Non poteva immaginare quello che era successo in quelle ore.
«Vado a chiamare Miroku, tu resta qui»
Anche se avessi voluto, non sarei riuscita a muovermi di un solo centimetro, sentivo le gambe cedermi e mi lasciai cadere in ginocchio  accanto al lettino, mentre lacrime silenziose cominciarono a rigarmi nuovamente il viso.
«Sei capace di piangere per una persona conosciuta poche ore prima»  
Già… Avevo appena conosciuto quella ragazza e già la sua scomparsa mi aveva fatta sprofondare nel panico.
Forse perché mi sentivo in colpa.
“No, non è così”
Poteva sembrare strano, ma sentivo di essermi già affezionata a Sango… anzi, non solo a lei, ma a tutti loro.
Quando Inuyasha tornò mi prese per un braccio e mi aiutò a rialzarmi e restare in piedi.
«Hai visto? Che ti dicevo? È andato tutto bene.»
«Si» gli dissi sorridendo tra le lacrime.
Miroku ci raggiunse subito, e quando arrivò notai che aveva gli occhi lucidi, segno che anche lui aveva pianto; prese in braccio Sango, che non si accorse di nulla, le fece posare la testa contro il suo petto e le diede un leggero bacio sulla fronte.
«Grazie di tutto ragazzi» e così dicendo si allontanò.
«Vieni Kagome, ti accompagno in cabina, sarai stravolta».
Feci un segno di dissenso con il capo.
Inuyasha mi guardò confuso ma poi probabilmente capì che se fossi andata a letto, agitata com'ero, non sarei riuscita a chiudere occhio.
«So io cosa ci vuole»
Mi prese nuovamente per mano e non me la lasciò fino a quando non arrivammo ad uno dei piccoli bar ancora aperti.
"Non vorrà farmi bere?"
Nella sala non c'era anima viva, solo un barman che stava mettendo in ordine dei bicchieri.
«Mi scusi, possiamo ordinare?»
«Prego Signore, mi dica»
Inuyasha non mi chiese nulla ma ordinò uno sherry per lui e una cioccolata calda per me. «Può sembrare che in estate non sia adatta, ma credimi ,quando si è giù di morale, non c’è niente di meglio che una buona cioccolata calda»
Era così dolce e comprensivo; mi sentii coccolata come una bimba piccola.
Era da tempo che non mi capitava.
«La cioccolata va benissimo, grazie»
Si limitò a sorridermi
«E poi... con quest'aria condizionata così alta non mi dispiace riscaldarmi un po'».  Ridemmo all’unisono; in effetti la differenza di temperatura fra l’interno e l’esterno era impressionante. Molte persone giravano per la nave persino con giacchettine e felpe.
«Finalmente sorridi»
Abbassai lo sguardo imbarazzata, non sapevo cosa dire, ma finalmente arrivarono le nostre ordinazioni.
«Grazie ancora Inuyasha... per tutto»
«Figurati, è stato un piacere, Kagome»
Ad un tratto si creò una strana atmosfera, entrambi rimanemmo in silenzio, assaporando le nostre bevande, nessuno dei due aveva intenzione di distogliere lo sguardo dall’altro; il suo era così intenso, sentii uno strano calore invadermi tutto il corpo. Doveva essere colpa della cioccolata.
In quel momento mi accorsi di avere ancora la giacca di Inuyasha sulle spalle.
«Grazie infinite per la giacca» dissi porgendogliela.
«Prego» mi sorrise e la mise piegata su una sedia.  
Poco dopo si fece sfuggire una piccola risata sommessa.
«Cosa c'è?» chiesi pensando di aver fatto qualcosa di buffo.
«Niente, ho solo notato che da quando ci siamo conosciuti, la cosa che mi hai detto più spesso è stata "grazie"»
Ora che me lo faceva notare, era vero.
A tavola, durante la cena non avevamo parlato molto; erano stati Sango e Miroku a tempestarmi di domande, ma lui era stato quasi sempre in silenzio. L'unica conversazione che avevamo avuto era stata a bordo piscina, mentre aspettavamo l’arrivo dei due ragazzi.
«Tu Inuyasha, di dove sei?»
Si lasciò sfuggire ancora una volta quel sorriso divertito.
«Firenze»
Rimasi di sasso. Non era possibile. Mi stava prendendo in giro.
«Stai scherzando?!»
«Sono serissimo» ma nel frattempo mi mostrava un meraviglioso sorriso largo, da togliere il fiato.
«Sono stato per tre anni all’estero, in Francia»
Improvvisamente mi venne voglia di sapere molte più cose sul suo conto.
Perché aveva trascorso tutto quel tempo in Francia, che cosa faceva nella vita, in quale zona di Firenze abitasse. Ma non solo, volevo sapere tutto, ma proprio tutto di quel mezzo-demone così criptico, misterioso, bello da mozzare il fiato ma che quella notte si era dimostrato così dolce e premuroso.
All’improvviso la sua voce mi riportò alla realtà «Si è fatto veramente tardi. Ora ti porto in cabina, non voglio sentire storie»
Gli sorrisi divertita «Ai suoi ordini, signore» dissi in tono sarcastico.
Mi accompagnò fino alla porta della mia cabina, ma quando arrivò il momento di separarci, cominciai a sentirmi strana, come se qualcosa mi turbasse; non volevo separarmi da lui. “Basta dannazione! Devo farla finita con queste sciocchezze!”
«Inuyasha, tu non stai nella stessa cabina con Sango e Miroku?»
In realtà non pensai prima di formulare quella domanda, e subito mi resi conto della stupidaggine che avevo detto.
«Ti pare che mi facevo mettere nella cabina insieme a due neo sposini...»
mi disse ironico. «Ne ho prenotata una tutto da solo, almeno così lascio a quei due la loro privacy»
«Già in effetti... » Mi sentivo tremendamente in imbarazzo. Non riuscivo a non pensare a tutto quello che era accaduto quella sera e a come mi ero comportata nei confronti di Inuyasha.
«Ti senti meglio adesso?» la sua voce era calda e profonda come la cioccolata bevuta poco prima.
«Si, ora si» stavo per aggiungere un "grazie" ma la cosa mi sembrò abbastanza divertente «Beh allora… non ti dirò grazie, per oggi te l'ho già detto a sufficienza»
Scoppiammo entrambi a ridere.
«Credo proprio di si» e così dicendo, si portò la mia mano, che teneva ancora ben salda nella sua, al viso, per poi baciarne il dorso. A quel gesto avvampai.
«Oyasumi piccola Kagome» lo disse sussurrando, provocandomi mille brividi lungo la schiena.
Senza aggiungere altro Inuyasha si allontanò.
Entrata in stanza avevo ancora il cuore che mi batteva all'impazzata.
Quel giorno era stato sicuramente il più lungo della mia vita; erano successe veramente troppe cose: l'arrivo sulla nave, l'incontro con Sango, Miroku e Inuyasha, la scomparsa della ragazza e poi...
Mi venne in mente il momento in cui ero scoppiata a piangere; non credevo che Inuyasha potesse rassicurarmi così tanto. In fondo lo avevo conosciuto quella sera stessa.
Il fiume di lacrime che avevo versato quella sera mi aveva veramente spossato, mi sentii mancare le forze e, non appena mi stesi sul morbido materasso, sotto le soffici lenzuola, crollai in un sonno profondo, fra le braccia di Morfeo.
 
 
«Non sarebbe bello se umani, demoni e mezzo-demoni fossero trattati allo stesso modo? Se potessimo abbattere la barriera che ci divide? »
«Non dire sciocchezze! Umani e demoni appartengono a due mondi troppo diversi»
«Ma che dici?»
«I demoni sono creature spietate e assetate di sangue.
Non hanno un cuore, né tantomeno un’anima.
Il loro unico scopo nella vita è quello di uccidere.
Abbiamo permesso ai demoni dalle sembianze umane di sopravvivere e di mescolarsi a noi, ma è stato l’errore più grande che potessimo fare. Loro sono quelli più pericolosi.
Fosse per me, li farei sparire dalla faccia della terra.
Kagome, diventa una sterminatrice di demoni insieme a me.»
 
 
Mi svegliai di soprassalto, accorgendomi poco dopo di essere seduta su un grande letto matrimoniale a baldacchino.
Avevo il fiato corto e la fronte madida di sudore
Mi guardai intorno, cercando di focalizzare l'ambiente che mi circondava.
All'improvviso, come un flash, ricordai tutto.
Il giorno precedente mi ero imbarcata su una nave da crociera per un viaggio di quindici giorni che i miei genitori mi avevano regalato per il mio venticinquesimo compleanno.
Andai vicino al balconcino, aprii le imposte e, con ancora indosso la camicia da notte, uscii fuori lasciandomi accarezzare dalla fresca brezza marina del mattino.
Il mare era abbastanza calmo ed era di un azzurro chiarissimo, ogni tanto in lontananza e vicino alla nave, si vedevano delle piccole increspature bianche, dovute alle piccole onde; il cielo era limpido, senza alcuna nuvola e, all'orizzonte, si poteva vedere una leggera striscia rosa che sfumava nell'azzurro, segno che il sole era sorto da pochissimo, tanto che i suoi raggi erano ancora molto flebili.
"Perché ho fatto quel sogno?"
Quel sogno, anzi più precisamente, qual ricordo, risvegliò in me tutte quelle sensazioni negative che da tempo cercavo di dimenticare.
Il ragazzo con il quale ero cresciuta, che mi era stato sempre vicino, e che col tempo avevo imparato ad amare, era diventato improvvisamente un estraneo.
Pensai di non conoscerlo affatto.
Quando Hojo mi disse che, secondo lui i demoni e i mezzo-demoni non avevano neanche il diritto di esistere, rimasi scioccata.
I suoi principi erano totalmente diversi dai miei.
Per tutti quegli anni non mi ero mai accorta dei suoi veri sentimenti, avevo sempre dato per scontato il fatto che lui la pensasse come me.
Fu però la sua proposta a farmi crollare il mondo addosso, fu quando mi volle convincere a diventare una sterminatrice di demoni, che raggiunsi il mio limite.
Non potevo stare con una persona del genere. Non volevo.
Anche se lo amavo ancora, eravamo troppo diversi per stare insieme.
“Se solo non mi avesse detto quelle cose…”
Guardando l'orizzonte, mi resi conto di una cosa straordinaria; in lontananza si poteva cominciare a vedere la terra ferma, anche se ancora molto lontana.
Quella doveva essere Osaka, la nostra prima tappa
Sapevo che le ore a disposizione non erano tantissime, sicuramente non avrei avuto il tempo di visitarla tutta, ma comunque sia mi ero fatta un bel programmino dei posti più importanti da visitare.
Rientrai in cabina e mi feci una bella doccia rinfrescante per liberarmi del sudore e della sensazione che quell'incubo mi aveva lasciata.
"Non devo pensarci, almeno non qui"
Per andare a fare colazione optai per un paio di pantaloncini molto corti neri e una semplice t-shirt rosa pesca, legai i capelli in una lunga treccia morbida che mi ricadeva sulla spalla destra e indossai un paio di scarpe comode da ginnastica.
Scelsi di mangiare al ristorante self service all'aperto per ammirare a pieno il panorama.
"Cosa posso mangiare stamattina?"
Ero veramente indecisa, quel ristorante offriva una varietà di cibi impressionante: c'era la colazione all'americana,  con frutta, cereali, caffè, tè caldo, toast imburrati, uova al tegamino, bacon, pancake con sciroppo d'acero e muffin al cioccolato; la colazione all'italiana, con caffè, succhi di frutta, cornetti, brioche, fette biscottate, marmellate varie, crema al cioccolato spalmabile; la colazione alla francese con caffè o tè caldo, succhi, croissant, baguette, marmellata, i famosi panini al cioccolato e crepe da guarnire in mille modi diversi.
Dopo essere stata più di mezz'ora incantata da tutta quella roba da mangiare, presi un semplice caffè e un cornetto al cioccolato bianco.
Mentre ero seduta al mio tavolino, con lo sguardo fisso verso il panorama, sentii una voce familiare in lontananza che chiamava il mio nome.
Mi voltai e vidi Sango, Miroku e Inuyasha, i ragazzi che avevo conosciuto la sera prima, grazie al fatto che a cena condividevamo lo stesso tavolo.
«Buongiorno ragazzi»
«Buongiorno Kagome»
Il primo a sedersi fu Miroku; non appena mi resi conto di cosa aveva sul vassoio impallidii letteralmente.
Il ragazzo aveva optato per la colazione all'americana, ma non si era limitato a un paio di cose, aveva preso l'intero menù, sia dolce che salato.
«Vedo che sei andato sul leggero stamattina»  gli dissi sarcastica
«Diciamo che ha solo approfittato del fatto che è tutto gratis» 
A parlare era stato Inuyasha, che si era seduto alla mia destra con il suo caffè e il suo croissant.
«Bé la verità è che ho sempre sognato fare una colazione completamente americana e dato che ero molto indeciso... » 
«Hai saccheggiato l'intero buffet»  dicemmo in stereo io e Inuyasha che ci guardammo per poi scoppiare a ridere.
Mi voltai verso Sango e, non appena la vidi la mia risata si bloccò di colpo; aveva un'aria triste e abbattuta, lo sguardo fisso sulla sua tazza di tè ormai tiepida e la brioche ancora intatta.
«Sango... che cos'hai? »
Sentendosi chiamare alzò lo sguardo verso di me ma non disse una parola.
«Sango per caso non ti senti bene? »
«Hai mal di mare? »
Solo Miroku non le chiese niente, probabilmente perché conosceva bene il motivo di quello strano comportamento.
«Inuyasha, Kagome vedete, Sango vuole dirvi qualcosa. Vero amore? »
Sango era visibilmente in imbarazza e dopo qualche secondo di silenzio iniziò a parlare con voce flebile.
«Ragazzi io... devo farvi le mie più sentite scuse, soprattutto a te Kagome»
Ero incredula ma rimasi in silenzio per permettere a Sango di continuare
«Ieri sera non mi sono comportata nel migliore dei modi. Miroku mi ha raccontato tutto. Mi avete cercata ovunque, vi ho fatto spaventare molto e...Kagome so che anche tu hai pianto per me. Mi dispiace soprattutto perché quella che hai visto ieri non sono veramente io, raramente mi comporto in questo modo. »
Vidi che Sango aveva gli occhi lucidi e non sapeva più in che modo doversi scusare.
«Perdonatemi»
«Sango, non ti devi scusare, è vero, mi sono preoccupata da morire, ammetto di aver pensato al peggio e non puoi immaginare quanto mi sia sentita sollevata dopo averti trovata. Ma adesso è tutto finito, tranquilla »
«Non vorrei che pensassi che sono una ragazza che si ubriaca e fa pazzie di continuo»
Scossi la testa sorridendole
«Non ti devi preoccupare, non lo penso affatto, a tutti può capitare di fare cose del genere»
Sango finalmente sorrise e ricambiò il mio abbraccio.
In quel momento provai una piacevole sensazione di calore, sentii che tra me e quella ragazza non sarebbe stata una semplice conoscenza.
«Kagome, che programmi hai per oggi?»
«A dir la verità...avevo intenzione di scendere a Osaka»
«Non ci sei mai stata? »  Mi limitai ad un semplice segno di dissenso.
«Se ti fa piacere, Kagome, possiamo accompagnarti noi» disse all'improvviso Miroku con la bocca piena, intromettendosi nella conversazione.
«Dici sul serio Miroku? »
«Certamente! Io e Sango ci siamo già stati una volta, possiamo mostrarti i posti più belli di Osaka»
«Sicuro! E ovviamente Inuyasha verrà con noi»
Sango ci guardò in modo strano, come se tramasse qualcosa.
«Ragazzi, non so che dire... »
«Accetta, ti prego» le parole di Inuyasha mi colpirono e sentii le guance in fiamme.
«Bé... allora...va bene» dissi sorridendo cercando di non balbettare.
Dopo avere fatto colazione ci separammo dandoci appuntamento all'uscita non appena la nave fosse arrivata in porto.
“Quasi quasi approfitto di questo tempo libero per visitare la nave.
Da quando sono imbarcata non ne ho ancora avuto il tempo“
Naturalmente sapevo che non avrei avuto il tempo materiale per visitare tutto, per questo decisi di concentrarmi sulla zona benessere.
Era curiosissima di vedere la SPA.
Sull’opuscolo dell’agenzia c’era scritto che era un centro attrezzatissimo, munito di ogni servizio possibile ed immaginabile; era divisa in più sale, e tutto era curato nei minimi particolari.
Quando arrivai all’entrata del centro benessere, trovai un grande bancone di legno, dietro il quale vi erano due giovani ragazzi, vestiti con un elegante completo nero, e tre ragazze vestite con eleganti tailleur neri composti da una giacca a mezze maniche e una gonna che arrivava appena sopra il ginocchio.
«Buongiorno, benvenuta Signorina»
Uno dei due ragazzi mi venne incontro sorridendo «Posso fare qualcosa per lei?» mi chiese con estrema gentilezza.
Risposi al suo sorriso «Ero curiosa di visitare la SPA, è possibile?»
«Ma certo! Venga, mi segua»
Mi fece strada lungo un ampio corridoio dalle pareti verde acqua, illuminato da piccole luci soffuse, posizionate lungo tutto il percorso.
«La nostra SPA è dotata di tre sale»
Mi fece accomodare nella prima stanza.
«Questa è la sala principale»
Quando la vidi, non riuscii a credere ai miei occhi.
Era una sala quadrata, enorme, con una serie di lettini di pelle bianca separati, gli uni dagli altri, da tende bianche semitrasparenti.
Un corso d’acqua con piccole cascate percorreva tutta la sala, e in acqua galleggiavano ninfee e candele profumate.
«In questa stanza ci si può rilassare dopo aver compiuto il percorso benessere; abbiamo una vasta scelta di particolari tè e tisane provenienti da tutto il mondo»
Nella seconda sala c’era tutto il necessario per un percorso benessere completo, in più, una piscina riscaldata con idromassaggio. 
La cosa che mi colpì di più di quella sala fu il pavimento, che era fatto di finissima sabbia bianca.
Per finire, nella terza e ultima sala, si effettuavano trattamenti estetici di vario tipo; c’era l’estetista, il parrucchiere e molto altro.
Mentre guardavo sbalordita tutte quelle stanze, la cura per i più piccoli particolari, i ruscelli, le ninfee, la sabbia e le candele, mi riusciva difficile credere che mi trovavo all’interno di una nave.
Quel giorno, inoltre, il mare era talmente una tavola, che non si avvertiva nessun dondolio o minima oscillazione.
Bisognava guardare fuori dagli oblò, per rendersi conto di trovarsi in mezzo al mare.
“Sarebbe bello venirci con Sango. Scommetto che questo posto la farebbe letteralmente impazzire”
«Signorina, mi segua»
Attraversammo un lungo corridoio, per poi giungere ad una porta a vetri, dalla quale si poteva intravedere l’interno di una palestra.
«Questa, come vede, è la nostra palestra super attrezzata»
«Fantastico» ero letteralmente a bocca aperta.
Mi accorsi che ci trovavamo esattamente sulla prua della nave; in fondo alla sala c’era una vetrata che prendeva tutta la parete; posizionati in fila, lungo tutta la vetrata, vi erano almeno una quindicina di tapis roulant.
La palestra aveva veramente ogni genere di attrezzo; cyclette, step, panche per addominali, una parete attrezzata per i pesi e tanto altro.
«Se le interessa, signorina, abbiamo anche dei personal trainer professionisti»
Non mancava proprio nulla.
«Ora devo andare, le lascio questa brossure con tutte le informazioni su quello che le ho mostrato »
«Grazie mille, è stato molto gentile»
«Il piacere è stato tutto mio. Spero di rivederla presto» e così dicendo, fece un leggero inchinò e si allontanò.
Il giro turistico durò meno di quanto avessi immaginato, per cui avevo ancora un po’ di tempo libero.
Pensai che sarebbe stato utile, e anche divertente, provare qualche attrezzo e optai per una bella corsa sul tapis roulant.
Fortunatamente portavo sempre con me un piccolo mp3, e mentre iniziai l’allenamento, mi immersi completamente nelle note della mia canzone preferita: 
I don't want to miss a thing degli Aerosmith
Quando ascoltavo quella canzone riuscivo a liberare completamente la mente, a scacciar via tutti i pensieri negativi. Era come se fossi protetta da una campana di cristallo, e riuscivo a dimenticarmi completamente del mondo che mi circondava. 
Don't want to close my eyes, I don't want to fall asleep cause I'd miss you baby. And I don't want to miss a thing
Quando la canzone terminò ero già esausta, senza fiato; era da molto che non facevo attività fisica, e non ero molto allenata.
Scesi dal tapis roulant, e solo allora mi accorsi della presenza di Inuyasha.
Anche lui stava correndo sul tapis roulant, ma era molto distante da me, per questo motivo non lo avevo visto prima.
Mi avvicinai, mantenendo comunque una certa distanza; non si era ancora accorto della mia presenza, e questo mi dava la possibilità di contemplare ancora per un po’ il suo fisico perfetto.
Indossava una semplice canottiera e dei pantaloncini lunghi fino al ginocchio.
Fu come trovarsi di fronte al David di marmo di Michelangelo.
I suoi muscoli erano contratti a causa dello sforzo fisico, e le spalle e le braccia erano imperlate di piccole gocce di sudore; era così sexy, così virile. Il ritratto della perfezione. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
Improvvisamente, dal mio mp3 partì Radar di Britney Spears
Ascoltare quella canzone, mentre osservavo Inuyasha, mi fece sfuggire un sorriso malizioso. Si addiceva perfettamente alla situazione.
When you walk and when you talk I get the tingle.
I wanna mingle. That’s what I want.
Quando Inuyasha smise di allenarsi, finalmente si voltò nella mia direzione, notandomi.
Ci fissammo per qualche istante, poi lui mi venne vicino, sorridendomi.
«Ciao» aveva il fiato corto, i capelli bagnati, incollati al volto; era bello da mozzare il fiato. Mi ci volle tutta la mia volontà e il mio autocontrollo per non saltagli addosso in quel determinato istante.
«Ciao» gli risposi semplicemente
«Cosa fai? Mi segui?» sembrava divertito da quella situazione
«Stavo per farti la stessa domanda»
Scoppiammo a ridere all’unisono.
«Guarda, Inuyasha»
La nave si stava lentamente avvicinando al porto di Osaka.
Ci sarebbe voluto ancora del tempo, prima di poter scendere, ma già si potevano vedere chiaramente i numerosi grattaceli che sovrastavano la città.
Non stavo più nella pelle. Rimasi immobile, con lo sguardo fisso, rivolto verso la città; anche Inuyasha, nel frattempo era rimasto in silenzio, e guardandolo di sottecchi, notai che era rimasto affascinato anche lui dal panorama davanti a noi.
Poi improvvisamente, ruppe quale silenzio.
«Hai detto di non essere mai stata a Osaka» 
La sua sembrava più un'affermazione, che una domanda; come se volesse ricordarlo a se stesso...
«Non conosco quasi nessuna città del Giappone. A parte Tokyo, dove sono nata e dove vivono i parenti di mia madre»
«Capisco... Cambiando discorso...mi spieghi una cosa? Come mai hai deciso di venire qui, su questa nave enorme, tutta sola? Come mai non hai deciso di fare questo viaggio insieme a qualcuno, al tuo fidanzato per esempio?»
Quella domanda, fatta così, di getto, mi sorprese e mi scosse allo stesso tempo.
Ogni volta che si nominava la parola "fidanzato", dentro di me scattava qualcosa; quella parole era come un pugno nello stomaco.
Probabilmente Inuyasha notò subito il mio cambio di umore, perché cercò di consolarmi.
«Scusa, non volevo mettere in mezzo un argomento doloroso, perdonami»
Vedendo che però le sue parole non avevano avuto l'effetto sperato, continuò. «É stato uno stupido»
«Scusa?» ero stranita
«Il tuo ex, è stato un vero stupido a lasciarsi scappare una come te»
Sgranai gli occhi.
“Come ha fatto a capire?”
Probabilmente era stata colpa mia, avevo dato io quell'impressione
Anche se avevo deciso di lasciare io Hojo, la verità era che mi sentivo ancora molto legata a lui. Non riuscivo a lasciarlo andare completamente e questo mi faceva star male.
Ma che voleva dire Inuyasha con “una come te” ? Comunque sia, non avevo nessuna intenzione di inscenare la parte della ragazza abbandonata.
“Non mi va di fare la parte della vittima”
Decisi di mentire.
«Inuyasha ascolta tu... hai frainteso tutto.»
«Cioè?»
«Il mio ragazzo non mi ha lasciata. »
Nei suoi occhi lessi una vena di delusione.
«Peccato»
«Eh?»
«Non mi sarebbe dispiaciuto consolarti da una delusione d'amore».
Ma che stava dicendo?
Forse Inuyasha si divertiva solo a prendermi in giro; forse gli avevo dato l'impressione di essere una ragazzina ingenua e stupida, che si lascia abbindolare dal primo che capita.
Beh si sbagliava di grosso.
«Perché mi stai dicendo tutto questo? Che cosa vuoi da me Inuyasha?»
Il suo sguardo cambiò improvvisamente, diventando più serio e penetrante; allungò una mano e cominciò a sfiorarmi un braccio con la punta delle dita, iniziò dalla spalla, per poi scendere giù, fino al polso e risalire di nuovo verso la spalla, tutto con una lentezza esasperante.
Poi avvicinò il suo viso perfetto al mio e mi sfiorò l’orecchio con la punta del naso.
«Voglio che tu sia mia. Voglio averti sotto di me. Voglio ammirare il tuo corpo e sprofondare dentro di te. Ecco cosa voglio, Kagome» disse con voce roca, quasi sussurrando.
Mi si bloccò il respiro.
Rimasi basita da quelle parole, da quel modo schietto e diretto; quelle parole mi sembravano un’offesa, ma allo stesso tempo, il complimento più bello che mi potesse fare. Avvertii una fitta improvvisa nel basso ventre, e dovetti appoggiarmi alla parete per non perdere l’equilibrio.
Mi guardai attorno, imbarazzata; fortunatamente eravamo rimasti gli unici all'interno della palestra.
«Non scherzare»
«Sono serissimo»
Feci per andarmene ma Inuyasha mi prese per un polso e mi trascinò di nuovo vicino a lui.
«Ora basta Inuyasha. Non sopporto le persone che si prendono gioco di me»
«Sei tu che prendi in giro te stessa comportandoti in questo modo. Pensi che non mi sia accorto di come mi guardi, e del fatto che non riesci a togliermi gli occhi di dosso?» Fece una pausa «Tu vuoi esattamente le stesse cose. Ammettilo.»
Era vero. Era tutto vero, ma ero anche troppo orgogliosa per ammetterlo.
Dal primo momento in cui il mio sguardo si era posato su di lui, ero stata totalmente attratta da Inuyasha.
Quando lui mi guardava negli occhi, mi sentivo come trasportata in un altro mondo.
Non mi ero mai sentita così. 
Ma non potevo, non riuscivo a lasciarmi andare completamente, ero ancora troppo legata a Hojo.
«Non hai preso in considerazione il fatto che magari non sono interessata? E poi come ti ho già detto, sono fidanzata. »
Cercai di assumere un tono convincente.
Sorrise e iniziò a sfiorarmi il collo con la punta del naso.
Quella dolce e seducente carezza mi provocò una piacevole scossa che invase tutto il mio corpo, concentrandosi soprattutto sul basso ventre.
«Vuoi dirmi che non ti faccio nessun effetto?» sussurrò.
Improvvisamente e fortunatamente, fummo interrotti dalla voce del capitano nell’altoparlante. «Informiamo i passeggeri che hanno prenotato le escursioni, che possono cominciare a dirigersi verso le uscite sul ponte 5, mentre per tutti coloro che vogliono scendere liberamente, l'uscita è dal ponte 6 »
«Credo sia meglio cominciare ad andare, ormai siamo quasi arrivati » dissi scostandomi in modo brusco dalla parete e facendo sobbalzare Inuyasha.
«Hai ragione e poi... ho bisogno di farmi una doccia. Miroku e Sango hanno detto che è meglio aspettare che quelli dell'escursione scendano, quindi abbiamo ancora un po' di tempo.»
Cercai di riprendere il controllo delle mie facoltà mentali.
«Già, anch'io devo farmi una doccia»
«Cos'è? Una proposta?» disse malizioso.
Mi allontanai divertita facendogli un cenno con la mano «A dopo, Inuyasha»
 
 
Inuyasha aveva detto che avevamo ancora abbastanza tempo prima di scendere dalla nave, e che avremmo aspettato che la maggior parte dei passeggeri scendesse, così da evitarci la calca.
Decisi quindi di riempire la vasca e farmi un bel bagno caldo.
 da quando sono entrata in questo bagno la prima volta, che ho voglia di farne uno"
Mi immersi nell'acqua calda e mi lasciai coccolare dalla schiuma che mi accarezzava la pelle e dal dolce profumo del bagnoschiuma alla vaniglia. 
Accesi l'mp3, precedentemente collegato alle casse, e mi lasciai trasportare dal melodico suono del pianoforte di Yiruma; le note di Hope riempirono la stanza., ma la mia mente era affollata da talmente tanti pensieri, che non riuscii a godermi completamente quel momento e a rilassarmi come avrei sperato.
Forse il problema era proprio quello; pensavo troppo, rimuginavo ore e ore, senza un attimo di respiro. Mi facevo sempre troppi problemi.
"Come vorrei staccare la spina del mio cervello, almeno per un po'..."
Dopo il bagno, mi preparai velocemente per raggiungere Sango e i ragazzi; indossai un semplice jeans aderente e una Blouse asimmetrica di chiffon, color panna, con sotto un top nero.
Quando uscii dalla cabina, mi resi conto di non avere la più pallida idea di dove incontrare Sango e gli altri.
"Cavolo! Ci manca solo che mi perda!"
Ricordai però le parole del comandante, ascoltate dall'altoparlante in palestra: i passeggeri che non avevano prenotato alcuna escursione, sarebbero dovuti scendere dal ponte 6.
Mi incamminai lungo il corridoio che, sfortunatamente era ancora affollato e a fatica, finalmente riuscii ad arrivare al ponte; iniziai a guardarmi intorno in cerca dei ragazzi.
«Kagomeeee Eccoci! Siamo qui!» da lontano vidi Sango sorridere e sbracciare. Le sorrisi di rimando; per fortuna la tristezza di quella mattina sembrava essere sparita del tutto dal suo volto.
Nel vedere Inuyasha il mio cuore fece una capriola e il respiro mi si fermò in gola; deglutii agitata.
Non riuscivo a togliermi dalla testa quello che mi aveva detto in palestra.
«Voglio che tu sia mia. Voglio averti sotto di me. Voglio ammirare il tuo corpo  e sprofondare dentro di te. Ecco cosa voglio, Kagome»
Scossi il capo per scacciare quei pensieri.
 
Appena scesi dalla nave, fummo fermati da un fotografo che ci fece una serie di foto di gruppo.
Sango era la più eccitata, e ci fece mettere tutti in posa, sorridenti; noi ragazze avanti e i ragazzi dietro.
Lei era capace di trasmettere a tutti la sua allegria, il suo entusiasmo, e presto mi resi conto di essere emozionata quanto lei.
"Sono stata fortunata ad incontrare una ragazza come Sango"
«Ragazze basta perdere tempo» esordì improvvisamente Miroku «Abbiamo un mucchio di cose da vedere e non possiamo perdere tempo»
Sango mi prese da parte, e mi confidò che Miroku aveva passato gran parte della mattina a fare un programma super dettagliato di tutto quello che dovevamo visitare «Preparati Kagome, sarà una luuunga giornata»
L'itinerario di Miroku prevedeva la visita al famoso Castello di Osaka, all'Acquario Kaiyukan e un giro sulla famosa ruota panoramica.
La nostra prima tappa fu il Castello.
Era piuttosto lontano, e fummo costretti a prendere diversi mezzi pubblici; fortunatamente sia Miroku, che Sango, erano già stati a Osaka e quindi fecero da guida.
Arrivati al castello, Miroku iniziò a raccontarci tutto quello che sapeva; era come avere una guida turistica personale.
«Il Castello di Osaka è uno dei più famosi ed importanti edifici del paese, ed ebbe un ruolo fondamentale nell'unificazione del Giappone nel XVI secolo, durante il periodo Azuchi-Momoyama.
Il castello è situato all'interno del Parco del Castello di Osaka, uno degli spazi verdi più grandi della città.
È stato costruito sull'estremità settentrionale del piccolo altopiano Uemachi-daichi, ed il suo basamento si trova quindi rialzato dal resto del parco e dell'intera città.
La superficie su cui è stato eretto l'edificio è di circa un chilometro quadrato. Appoggia su due piattaforme di terra rialzate supportate da due alti muri a perpendicolo di roccia tagliata del pianoro, ognuno sovrastante un fossato. L'edificio centrale del castello è alto cinque piani all'esterno e otto piani all'interno».
Rimasi affascinata da quella spiegazione così dettagliata; non immaginavo che Miroku conoscesse così tanti particolari.
Ci raccontò anche diversi aneddoti storici e tante piccole curiosità.
«Miroku, mi stupisci. Non credevo sapessi così tante cose»
«Grazie, Kagome. Tutto merito della mia passione»
In quella occasione scoprì che, tutti e tre i ragazzi erano grandi appassionati ti tutto ciò che riguardava il Giappone.
Erano affascinati dalla sua storia, dalle sua tradizioni, e anche dalla lingua.
Ecco perché, quando seppero che ero per metà giapponese, si erano così interessati, e mi avevano inondata di domande.
«Se vi fa piacere, qualche volta posso raccontarvi qualcosa sul mio paese d’origine. Anche se non ho visitato molte città, grazie a mia madre, sono abbastanza ferrata in materia. Posso raccontarvi qualsiasi cosa vogliate, su qualsiasi argomento, e magari, farvi anche qualche piccola lezione di lingua giapponese»
I volti di Sango e Miroku s’illuminarono, erano entusiasti, sembravano due bambini ai quali è stato promesso loro un gigantesco cono gelato.
Di sottecchi notai Inuyasha che mi sorrideva; era un’espressione pura, senza malizia. Ricambiai il suo sorriso, cercando di non far trasparire il fatto che il cuore mi batteva talmente forte, che sembrava dover scoppiare.
Dopo la visita al castello, notammo che si era fatto veramente tardi; l’ora di pranzo era passata da un pezzo, ma eravamo stati talmente presi, da non avvertire la fame.
Decidemmo di fermarci a mangiare qualcosa di veloce, così da non perdere altro tempo. Optammo per dei takoyaki, delle polpette di polpo fritte, tipiche della cucina di Osaka.
Lo spuntino ideale.
Finalmente, dopo aver preso altri mezzi pubblici, arrivammo all’acquario.
Ero veramente impaziente di vederlo, mia madre me ne aveva parlato molto bene, assicurandomi che sarei rimasta a bocca aperta.
Quando lo vidi con i miei occhi, non riuscii a credere che potesse esistere un posto del genere; sembrava di essere entrati in un mondo incantato, un luogo magico, abitato solo da creature marine
Anche in quell’occasione, Miroku ci dette prova della sua enorme cultura.
«L’Acquario Kaiyukan si sviluppa, attraverso 14 grandi vasche, che ricreano l’ambiente naturale di 10 zone dell’Oceano Pacifico,
Il viaggio all’interno dell’Acquario Kaiyukan si sviluppa girando 2 volte intorno all’Oceano Pacifico, dal fondo marino fino alla superficie terrestre, iniziando dal “Passaggio attraverso i pesci - Passaggio nell’acqua”, una vasca a forma di tunnel, proseguendo per la “Foresta del Giappone”, dove filtra la luce solare e arrivando alla vasca “Oceano Pacifico”, dove nuota lo squalo balena. Anche le vasche sono collocate nella posizione più fedele a quella geografica naturale. L’Acquario non esibisce solo pesci, ma anche anfibi, rettili, uccelli, mammiferi, invertebrati e piante riproducendo la natura dell’Oceano Pacifico»
Rimasi ammaliata dall’atmosfera suggestiva che si respirava.
Ero intenta ad ammirare un’enorme vasca a parete, piena di pesci colorati e altre creature straordinarie, quando ad un tratto fui affiancata da Inuyasha.
«Che spettacolo. Vero?»
Il mio sguardo continuava a rimanere fisso sulla vasca.
«Già… Non sembra reale»
«Non credevo che esistesse un posto del genere. Ne avevo sentito parlare, ma non pensavo che fosse così straordinario»
In quel momento la mia attenzione era focalizzata su un branco enorme di pesci gialli, che nuotavano in circolo, creando uno spettacolare vortice colorato.
«Guarda, Kagome»  Inuyasha mi indicò due pesci dalle sfumature rosse, uno più grande e uno più piccolo, che giocavano a rincorrersi; mi sembrò una scena piuttosto buffa e mi sfuggì una risata. «Sono buffissimi»
Notai Inuyasha sorridermi; era lo stesso sorriso di prima, puro, dolce, e senza alcuna traccia di malizia, un sorriso bellissimo, da togliere il fiato.
L’atmosfera che si venne a creare tra noi era leggera, come se fossimo semplicemente una coppia di amici che si conosce da tempo; non avevo neanche più pensato al discorso imbarazzante avvenuto in palestra. Mi sentivo tranquilla e serena come non lo ero ormai da molto tempo.
«Ragaaazziii» La voce di Sango ci fece trasalire entrambi  «Venite presto! C’è una cosa che vi devo mostrare. Non crederete ai vostri occhi»
La ragazza ci portò in una sala pazzesca, incredibile, un lungo tunnel subacqueo dalle pareti e dal soffitto di vetro, dal quale si potevano ammirare diverse specie di cetacei; avevo la sensazione di stare sott’acqua e nuotare nell’oceano.
Nessuno di noi aprì bocca, eravamo tutti a bocca aperta, con il naso per aria o con le mani appoggiate ai vetri.
Altra particolarità di quel posto, era che, attraverso degli speciali altoparlanti, era possibile ascoltare i suoni prodotti dalle diverse creature marine.
Sarei rimasta in quel posto magico per ore e ore, ma purtroppo si fece tardi, e dovemmo lasciare a malincuore l’acquario.
Quando uscimmo all’aria aperta ci accorgemmo che il sole era quasi tramontato del tutto; mi sentii improvvisamente avvolta da una strana tristezza, mista a malinconia.
Mi resi conto che la nave sarebbe ripartita tra poche ore, e avremmo dovuto abbandonare quel posto meraviglioso.
«Kagome, andiamo! Abbiamo ancora una cosa da vedere» Sango mi fece l’occhiolino e mi trascinò con il suo solito entusiasmo, in direzione della grande ruota panoramica.
Miroku aveva conservato quel posto per ultimo, ci aveva assicurato che lo spettacolo sarebbe stato mille volte meglio dopo il tramonto.
Non potei dargli torto.
La ruota era completamente illuminata di arancione, e dall’alto si riusciva a vedere quasi tutta la città, anch’essa illuminata.
«Questa ruota ha un'altezza di 112,5 metri. Durante il tragitto di 17 minuti, offre una vista della baia di Osaka e delle zone circostanti. La particolarità di questa ruota panoramica, è il fatto di avere delle luci colorate che forniscono previsioni del tempo per il giorno successivo. Luci arancioni indicano una giornata di sole, luci verdi un giorno nuvoloso e luci blu indicano pioggia»
«Guardate! Si vede addirittura la nostra nave»
Era uno spettacolo unico ed emozionante; avrei serbato dentro di me il ricordo di quel momento per tutta la vita.
«Kagome…» guardai Inuyasha, in attesa che continuasse
«Ti piace quassù?»
Ebbi la sensazione che Inuyasha mi stesse per chiedere qualcos’altro, ma non volli insistere, mi limitai a sorridergli e a rispondergli con un segno di assenso.
Tornati a bordo, decidemmo di andare ognuno nella nostra cabina; quella giornata ci aveva letteralmente distrutti, avevamo bisogno di dormire.
«Buonanotte, ragazzi. A domani»
«Aspetta Kagome!»
Inuyasha mi fermò afferrandomi per un braccio; trasalii a quel gesto così improvviso
«Prendi questo»
Mi porse un piccolo foglietto di carta, ripiegato più volte; lo guardai interrogativa. «Aprilo quando sarai in cabina»
 
Finalmente nella mia stanza, mi feci una rapida doccia e mi cambiai, poi decisi di accendere il portatile e mandare una mail ai miei genitori, nella quale raccontavo i primi giorni sulla nave e l’intensa giornata a Osaka; li ringraziai per avermi permesso di fare un’esperienza simile , e conclusi dicendo che mi mancavano da morire.
Spensi il pc e uscii fuori il terrazzino per godermi l’uscita dal porto.
Guardando Osaka, che si allontanava sempre di più, ripensai a tutti i meravigliosi ricordi che avevo collezionato in quelle poche ore, e mi accorsi che, grazie alla compagnia di Sango e dei ragazzi, la mia mente era riuscita a scacciare i brutti pensieri che la tormentavano. “Spero di riuscire ad allontanarli del tutto, prima o poi”
Mentre pensavo questo, stringevo con forza il braccialetto di diamanti tra le mani; presto sarebbe arrivato il giorno in cui lo avrei gettato nel fondo degli abissi, e con esso avrei lasciato andare anche il grosso peso che mi portavo dentro ormai da tempo.
In quel momento mi ricordai del bigliettino di Inuyasha; lo aprii lentamente, con il cuore che batteva a mille e sgranai gli occhi quando lessi il contenuto:
 
Perdonami per oggi.
Quello che ti ho detto ti ha scossa, è stato evidente
ma è la pura verità.
P.S.
Il momento all’acquario è stato il più bello di tutta la giornata.





Angolo dell’autrice:
 
Prima di tutto voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito o solo letto il primo capitolo di questa storia. 
I vostri commenti sono importantissimi per me, mi aiutano e mi sostengono.
Infine, un grazie anche chi ha messo la storia tra i preferiti
Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto.
Aspetto con ansia i vostri commenti. Mata ne!!! A presto!!!


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


3.


Per il terzo giorno di viaggio non era prevista alcuna tappa, il programma prevedeva un intero giorno di navigazione.
Giornate come quelle, erano perfette per rilassarsi completamente o godersi a pieno i numerosi servizi che la nave offriva ai suoi passeggeri.
Il giorno prima ero riuscita a visitare la SPA e la palestra, ma non avevo avuto il tempo di provare nulla, e comunque c’erano tantissime altre cose che non vedevo l’ora di godermi. Il cinema, il teatro, i campi da tennis, la pista di pattinaggio, e tanto altro ancora, insomma sarebbe stato impossibile annoiarsi.
Ora che ci penso… chissà se gli altri hanno già in mente qualcosa…”
Mi sentii felice, non vedevo l’ora di vedere Sango, Miroku e Inuyasha e stare in loro compagnia.
Uscii in fretta, diretta al ristorante self service per fare colazione, sperando che anche loro avessero deciso di mangiare lì.
Quando arrivai, con gioia notai Sango, intenta a fare la fila vicino al ricco buffet.
«Buongiorno, Sango!»
La ragazza si voltò immediatamente verso di me, sorridendomi
«Kagome! Buongiorno anche a te!»
Dei ragazzi non c’era ancora l’ombra.
«Stamattina i ragazzi si sono svegliati molto presto e sono andati a correre. Quando sono uscita dalla stanza Miroku non era ancora tornato»
Cominciammo a prendere da mangiare, decidendo di aspettarli sedute; dato il bel tempo, optammo per un tavolino all’esterno.
Ci sedemmo comodamente al sole, gustandoci la nostra colazione; Sango aveva scelto un cappuccino e un cornetto, mentre io non potei rinunciare al caffè che accompagnai con dei pancake ricoperti di sciroppo d’acero.
Squisiti.
Approfittai del fatto di trovarmi sola con la ragazza, per farle alcune domande.
La prima sera, a cena, sia lei che Miroku mi avevano letteralmente tempestato di domande per tutto il tempo, mentre io non ero riuscita a sapere quasi nulla su di loro; anche il fatto di essere sposati, in realtà mi era stato detto da Inuyasha.
Ora tocca a me farle l’interrogatorio” pensai ridendo tra me e me.
«Sango, anche tu e Miroku siete di Firenze?» dissi a bruciapelo.
Sango inizialmente sembrò sorpresa, ma poi le dissi di aver parlato con Inuyasha.
«Siamo entrambi nati e cresciuti a Firenze, ma poi, dopo il matrimonio, ci siamo trasferiti a Roma per motivi di lavoro»
«Che genere di lavoro?»
«Siamo entrambi sterminatori di demoni»
Quella frase fu come un fulmine a ciel sereno.
Sobbalzai letteralmente, facendo rovesciare la tazzina di caffè, fortunatamente vuota.
Sango e Miroku… Sono ster..mi..na..tori di demoni.”
Da quando la società umana aveva permesso ai demoni di vivere in mezzo agli esseri umani, fu creato uno speciale codice di leggi, riservato esclusivamente alle creature demoniache. Erano leggi che ovviamente tutelavano noi esseri umani.
Gli sterminatori di demoni erano delle guardie speciali, ingaggiate dallo Stato; il loro compito era quello di punire i demoni che infrangevano il codice.
La punizione, nella grande maggioranza dei casi, consisteva nell’abbattimento del demone.
Fin da piccola ero sempre stata contraria a metodi di quel genere.
Ai miei occhi, i demoni non erano così tremendi da meritare un trattamento simile.
Non riuscivo a credere che proprio Sango e Miroku facessero una cosa del genere.
È una cosa assurda”
Sango mi guardò preoccupata, aveva capito che c’era qualcosa che non andava.
«Kagome, cos’hai? »
Non sapevo cosa dirle, avevo paura di ferire i suoi sentimenti.
In quel momento, però, la nostra conversazione venne interrotta da una voce familiare che richiamava la nostra attenzione.
Sango ed io ci voltammo, ed entrambe rimanemmo scioccate nel vedere Miroku e Inuyasha avanzare verso di noi, accompagnati da tre ragazze mai viste prima.
Miroku era affiancato da due giovani ragazze, entrambe dai lunghi capelli castani e gli occhi neri; a giudicare dalla straordinaria somiglianza dovevano essere sorelle.
La ragazza che invece era insieme a Inuyasha era un mezzo-demone; aveva lunghi capelli argentati, luminosi occhi ametista e la carnagione color caramello.
Era una ragazzina esile, dal portamento elegante e sofisticato, ma si vedeva che era più piccola; ad occhio e croce avrà avuto circa diciotto anni.
«Buongiorno ragazze» esordì Miroku con un largo e luminoso sorriso.
Sango ed io rispondemmo, ma la nostra espressione rimase alquanto perplessa, ci guardammo complici, cercando di capire chi fossero quelle ragazze.
«Sango, Kagome, vi presento Shima e Satsuki»
«Molto piacere» dissero in coro le ragazze
« Ci siamo incontrati stamattina presto, mentre facevamo jogging » spiegò Miroku.
Di sottecchi notai l’espressione estremamente infastidita di Sango; era la prima volta che le vedevo rivolgere a Miroku uno sguardo così duro.
«Caro, posso parlarti un momento in privato?»
I due si allontanarono ed io rimasi da sola con le tre ragazzine e Inuyasha
Non so perché, ma non mi piace questa situazione”
«Kagome, lei invece è Shiori. Lei, Shima e Satsuki condividono lo stesso tavolo a cena»
Con mia grande sorpresa, Shiori mi fece un piccolo inchino, per poi rivolgermi un dolcissimo sorriso «Piacere di conoscerti, Kagome»
«Piacere mio, Shiori»
Mi sentivo a disagio, ero ancora sconvolta per la conversazione avuta con Sango poco prima, avevo solo voglia di starmene un po’ da sola.
«Mi dispiace, ma ora devo andare»
Cercai di essere più cortese possibile e mi allontanai, evitando in tutti i modi di incrociare lo sguardo di Inuyasha.
Non avevo una meta precisa, per questo mi fermai sul ponte di prua.
Ero affacciata alla ringhiera, con lo sguardo basso.
Mi lascia ipnotizzare volontariamente dalle onde che s’infrangevano contro la nave.
«Perché sei andata via in quel modo?»
La voce di Inuyasha era dolce e calda, come il caramello fuso.
«Cosa ci fai qui tutta sola?»
Alzai lo sguardo e incontrai le sue profonde iridi color miele.
Che cosa mi succede?”
Il mio cuore iniziò a battere sempre più forte, il mio respiro si fece più pesante, e le mie gambe divennero improvvisamente molli.
Dovetti appoggiare tutto il peso alla ringhiera per non cadere.
Perché Inuyasha mi fa questo effetto?”
Inuyasha rivolse lo sguardo verso il mare, tenendolo fisso davanti a se.
«Oggi sei strana, è successo qualcosa?»
Scossi la testa senza guardarlo.
Restammo entrambi in silenzio per un po’, osservando l’orizzonte davanti a noi.
Fu Inuyasha a parlare all’improvviso.
«Sai, anche Shiori si è imbarcata da sola, come te»
Lo guardai di sottecchi, inarcando un sopracciglio; ero confusa, non capivo perché mi stesse dicendo quelle cose.
Perché dovrebbe interessarmi?”
«Shiori ha solo diciotto anni, ma ha deciso di vivere da sola già a sedici.
Ha perso il padre quando era ancora in fasce e, per proteggere la madre, ha deciso di trasferirsi, lontano da lei.»
Fece una breve pausa, per poi rivolgere il suo sguardo direttamente verso di me.
«Per una donna umana è difficile, quasi impossibile, crescere un figlio mezzo-demone. Soprattutto senza il sostegno del compagno»
Perché mi sta dicendo tutto questo? Non capisco”
«Per averla conosciuta solo stamattina, sai veramente tante cose su Shiori» la mia voce era fredda e atona.
Lui, per tutta risposta, mi guardò sorpreso, per poi rivolgermi uno sguardo irritato, quasi esasperato. La mia frase lo aveva infastidito.
Per quale motivo sta reagendo in questo modo?”
Ad essere sincera, all’inizio, io stessa rimasi sorpresa da quella mia reazione, ma poi capii. In quel momento stavo provando una serie di sensazioni negative; mi sentivo triste, delusa, infastidita e adirata.
Era successo tutto troppo in fretta.
Prima Sango, che mi aveva rivelato di essere una sterminatrice di demoni, e poi Inuyasha, che non aveva fatto altro che parlarmi di Shiori.
Non avevo neanche voglia di trovare una risposta al comportamento del mezzo-demone, l’unica cosa che volevo fare in quel momento, era andarmene via da lì.
Senza dire nulla mi allontanai, ma Inuyasha mi afferrò con forza il polso, trattenendomi.
«Kagome, si può sapere che cos’hai?» nel tono della sua voce lessi una vena di preoccupazione.
«Per favore, lasciami stare Inuyasha. Oggi non è proprio giornata» dissi cercando di restare calma.
«Cos’è? Per caso sei in quel particolare periodo del mese?»
Rimasi sbalordita. Non mi sarei mai aspettata una frase del genere da lui, soprattutto, detta con tono quasi derisorio.
Sentii bollire il sangue nelle vene e gli occhi pizzicarmi a causa di alcune lacrime, che prepotenti cercavano di uscire.
Aveva oltrepassato il limite.
«TI HO DETTO DI LASCIARMI IN PACE! Non Sono Affari Che Ti Riguardano»
Dissi l’ultima frase, scandendo ogni singola sillaba.
Dovevo averlo scosso parecchio, perché Inuyasha lasciò di scatto il mio polso, assumendo un’espressione indecifrabile.
Corsi via, più in fretta che potevo, mi fiondai nella mia cabina chiudendo la porta a chiave, per poi buttarmi a peso morto sul letto e scoppiare in un pianto quasi disperato.
Mi rannicchiai, come una bimba, con le ginocchia al petto, abbracciando forte un cuscino, coprendomi il volto e inondandolo di lacrime.
Piansi per un tempo che mi parve infinito.
Piansi per Sango, per Miroku, ma soprattutto, piansi per come avevo trattato Inuyasha.
Sono una stupida. Sono una stupida senza speranza”
Non c’erano giustificazioni per il mio comportamento.
Avevo trattato male Inuyasha senza un motivo particolare; lui era semplicemente venuto a cercarmi perché mi aveva vista strana, e io, gli avevo urlato contro.
Cosa penserà di me adesso?” Ero seriamente pentita del mio comportamento, volevo scusarmi, ma avevo paura che Inuyasha non mi avrebbe ascoltata.
Improvvisamente sentii bussare alla porta.
Mi alzai controvoglia e andai ad aprire; ero sicura che fosse Yumi, ma quando aprii la porta, con mia grande sorpresa, mi trovai davanti Sango; appena mi vide assunse un’espressione preoccupata, anzi, quasi allarmata.
«Kagome! Ma che ti è successo?»
In quel momento mi accorsi di avere un aspetto orribile. Avevo gli occhi rossi,ancora lucidi e sulle guance i segni delle numerose lacrime versate.
Sango aspettava ansiosa una mia risposta, ma dalla mia bocca non riuscii a far uscire neanche il più flebile dei suoni.
All’improvviso avvertii nuove lacrime pungermi gli occhi, la vista appannarsi e il respiro diventare sempre più irregolare.
Istintivamente, senza pensarci, mi gettai tra le braccia di Sango, abbracciandola forte e scoppiai nuovamente in lacrime.
Sentii Sango trasalire, stupita da quella mia reazione improvvisa, ma poi mi ricambiò il mio abbraccio, accarezzandomi dolcemente la testa.
La ragazza rimase in silenzio per tutto il tempo, l’unico rumore che si sentiva nella stanza era quello dei miei singhiozzi.
In quell’abbraccio mi sentii al sicuro, fu come trovarsi avvolta dal calore di una madre amorevole.
Finalmente, dopo qualche minuto, riuscii a calmarmi «Perdonami, Sango»
«Che succede Kagome?» la sua voce era flebile e dolce
«Poco fa, con Inuyasha, io… Oh Sango! Sono stata una vera idiota»
Feci un respiro profondo e inizia a raccontare, per filo e per segno, tutto quello che era successo dopo che lei e Miroku si erano allontanati.
«… e alla fine non ce l’ho fatta, sono esplosa. Gli ho urlato di lasciarmi in pace e che non erano affari che lo riguardavano»
Sango, per tutta risposta, mi fece un dolce sorriso complice, a farmi capire che aveva inteso perfettamente la situazione.
«Questo è proprio tipico di Inuyasha. Certe volte non si rende conto di quello che dice o che fa»
Rimasi abbastanza stupita, ero sicura che Sango avesse dato ragione al ragazzo e invece, era come se avesse detto che la colpa di tutto fosse proprio del mezzo-demone.
Ero confusa.
«Sango, non so proprio cosa fare. E se mi odiasse?»
«Sono sicura che non ti odia. Credimi, è una sciocchezza. Comunque sia, ti consiglio di andare da lui e chiedergli scusa il prima possibile»
La abbracciai di nuovo, ma questa volta le feci un largo sorriso di gratitudine.
«Prima di andare da Inuyasha, ti va di venire con me in un posto?»
La guardai con espressione interrogativa «dove?»
Il viso di Sango s’illuminò e vi comparve un sorriso a quattrocento denti. «sorpresa»
Seguii la ragazza per diversi corridoi, poi in ascensore, e ancora per altri corridoi, fino a quando non ci fermammo di fronte ad una gigantesca porta dai vetri satinati; in alto, spiccava la scritta “boutique”, in corsivo, grande e luminoso.
«Cosa c’è niente di meglio dello shopping, per tirarsi su di morale?»
«Beh ecco… la cioccolata calda ad esempio» le dissi sorridendo, ripensando alla sera in cui Inuyasha, dopo il ritrovamento di Sango, per consolarmi, mi portò a bere la cioccolata calda. “Quella volta, se Inuyasha non fosse rimasto con me…”
Notai l’espressione perplessa di Sango «niente, niente, non ci far caso»
«Dai su, entriamo!»
Varcata la soglia, ci trovammo in quello che, ogni donna, avrebbe descritto come il paese dei balocchi.
C’erano negozi di ogni genere, per lo più di abiti eleganti, per ogni occasione, da cocktail, o da serata di gala; inoltre vi erano vari negozi di scarpe, borse e tanto altro.
«Kagome, ti ho portata qui, perché abbiamo una missione»
«Ehm… che genere di missione? »
«Poco prima di venire da te, ho incontrato un mio amico, che lavora su questa nave come ufficiale. Mi ha confessato che tra qualche giorno ci sarà una serata molto importante. Un ballo in maschera.»
«Un ballo in maschera? Fantastico!»
«Si! L’avviso uscirà domani sul giornale di bordo.»
L’idea del ballo mi entusiasmava, ma non capivo tutto quel discorso sulla “missione”
Non capisco dove vuole arrivare?”
Notando la mia espressione confusa, la ragazza si rassegnò, fece un profondo respiro e mi rivelò il suo piano.
«Oggi, mia cara, compreremo tutto il necessario per il ballo»
«Perché proprio oggi?»
«Domani ci sarà il caos. Tutti verranno a conoscenza del ballo, si precipiteranno qui e prenderanno le maschere migliori. Dobbiamo batterle sul tempo!»
Istintivamente scoppiai in una fragorosa risata.

Dopo una buona mezz’ora trascorsa a provare decine e decine di maschere, cominciai a perdere le speranze.
Poi, improvvisamente, le vidi.
All’interno di una piccola vetrina di cristallo, c’erano due maschere nere, di metallo estremamente leggero, traforate a laser e impreziosite da cristalli Swarovski e diamanti; per fissarle avevano un nastro di seta nero.
Che meraviglia, non ne ho mai viste di così belle”
«Le piacciono? Sono pezzi unici»
Erano perfette. Eleganti e uniche.
Richiamai l’attenzione di Sango e le mostrai le maschere che, non appena le vide, sembrò entusiasmarsi ancora più di me.
«Kagome sono…perfette» Non c’erano altre parole per descriverle.
La commessa ripose ogni maschera in un raffinato sacchetto di velluto nero, per poi riporla in una scatola bordeaux scuro, chiusa con un elegante nastro di velluto e raso nero.
Nel frattempo, notai Sango intenta a girare per il negozio in cerca di qualcos’altro.
Dopo qualche minuto la vidi porgere alla commessa qualcosa.
Non volevo sembrare troppo impicciona, ma, appena fummo fuori dal negozio, non seppi resistere.
«Cos’altro hai comprato?»
«Ho pensato di prendere due maschere anche per Miroku e Inuyasha. Conoscendoli, comprerebbero due maschere all’ultimo momento, scegliendo quelle più scialbe.
Ci accompagneranno al ballo, quindi devono essere alla nostra altezza»
Quell’ultima affermazione mi fece mancare un battito.
Sango sarebbe sicuramente andata al ballo con Miroku, ma non era scontato che io andassi con Inuyasha.
«Tranquilla Kagome, sono certa che farete presto la pace. Inuyasha è un po' permaloso, ma non è tipo da portare rancore per sciocchezze del genere»
Dopo aver fatto un altro giro per negozi, decidemmo di andare a pranzo.
«Sango, sei sicura di non voler chiamare anche i ragazzi?»
«Sicurissima»
Mi rispose immediatamente, senza neanche pensarci
«Almeno per un po' preferisco non averli intorno»
Avevo l'impressione che Sango fosse ancora arrabbiata con Miroku; probabilmente questa volta il ragazzo aveva proprio oltrepassato il limite.
Ripensandoci, anche io avevo esagerato quella mattina.
Sapere che Sango e Miroku erano sterminatori di demoni mi aveva sconvolta a tal punto da diventare un'altra persona.
Inuyasha non era il solo al quale dovevo delle spiegazioni.
Mi schiarii la voce, cercando di attirare l'attenzione di Sango, e quando ci riuscii, iniziai subito a parlare evitando troppi giri di parole.
«Sango, in realtà devo una spiegazione anche a te. Tutto il mio comportamento di questa mattina è stato condizionato da quello che mi hai detto riguardo al lavoro tuo e di Miroku.»
Sango mi sorrise «Lo sospettavo. È da quando abbiamo parlato del mio lavoro che hai iniziato a comportarti in modo strano»
«Perdonami, ma ero veramente sconvolta. Sono sempre stata contraria ai metodi usati dagli sterminatori, per questo motivo, quando ho saputo che voi eravate... »
La ragazza mi guardò come se già avesse capito tutto e, in quel momento le parole mi morirono in gola.
«Capisco perfettamente la tua reazione, Kagome. Anch’io tempo fa la pensavo esattamente come te. »
Fece una breve pausa.
«Ma lascia che ti spieghi il motivo della mia scelta. »
Fece un’altra pausa, come se stesse cercando le parole più adatte; poi, dopo un lungo respiro, iniziò a raccontare
«Nella mia famiglia eravamo tutti sterminatori di demoni,
Avevo solo dieci anni quando mio padre iniziò a istruirmi, ma ti confesso che Da piccola credevo che esseri umani, i demoni e i mezzo demoni potessero vivere in pace.
Ma crescendo ho capito che quella era solo la fantasia di una bambina ingenua che credeva troppo nelle favole.»
Il suo sguardo si fece improvvisamente cupo
«Un giorno, la mia famiglia venne attaccata da un demone diverso dal solito, un demone dalle sembianze umane.
Non avevo mai visto una creatura simile; tanto bella, quanto crudele.
Mio padre mi ripeteva continuamente che quelli erano i demoni più potenti e più pericolosi.
Non dimenticherò mai gli occhi rosso sangue di quel demone, che senza pietà, senza una ragione ben precisa, sterminò tutta la mia famiglia.
Rimasi da sola, fino a quando, a sedici anni, mi iscrissi all'accademia degli sterminatori.
Fu proprio lì che conobbi Miroku.
Iniziammo a frequentarci e, con mia enorme sorpresa, scoprii che condividevamo lo stesso passato.
Anche il padre di Miroku fu ucciso da un demone dall'aspetto umano, lo stesso che sterminò la mia famiglia quando ero piccola.
Da quel momento giurammo di diventare dei potenti sterminatori e di vendicarci di quel demone.»
Il racconto di Sango mi colpì a tal punto che rimasi senza parole.
Non sapevo cosa dirle.
Era una storia tristissima, ma allo stesso tempo la trovai anche molto romantica.
Lei e Miroku sono legati da un passato e da un destino comune, è un qualcosa che niente e nessuno potrà mai spezzare”
«Capisco i tuoi sentimenti nei confronti degli sterminatori, ma sappi che non siamo tutti uguali. Sia io che Miroku non pensiamo sia giusto sterminare tutti i demoni e i mezzo demoni, indistintamente. Entrambi lottiamo per fare in modo che l’equilibrio, che si è creato tra umani e creature demoniache, non venga distrutto.»
Non avrei mai pensato che dietro la loro scelta ci fosse una motivazione del genere.
«E poi, se la pensassimo come la maggior parte degli sterminatori, non saremo mai diventati amici di Inuyasha.»
È vero, che stupida che sono, ho paragonato Sango e Miroku a Hojo senza pensarci”

Quella sera non vedevo l’ora di vedere Inuyasha; volevo assolutamente scusarmi con lui.
Ma purtroppo non fu facile come pensavo.
Durante la cena non ci fu l’occasione, anche perché preferivo parlargli in privato, ma ogni volta che cercavo di rimanere da sola con lui, Shiori sbucava fuori dal nulla interrompendomi e attirando l’attenzione di Inuyasha verso altro.
Comincio a pensare che lo faccia di proposito. Anzi, ne sono certa”
Non sapevo come fare e così, decisi di chiedere consiglio a Sango
«Ma come? Non sei ancora riuscita a parlargli?»
«Non è così facile. Ogni volta che cerco di rimanere da sola con lui, Shiori salta fuori e rovina tutto. Cosa posso fare? »
«Tranquilla, stasera ci sarà uno spettacolo con il fuoco a bordo piscina; può essere l'occasione perfetta per chiamarti Inuyasha in disparte.» .
«Lo spero tanto»

Dopo cena andammo tutti sul ponte principale, a bordo piscina, per assistere allo spettacolo dei mangia-fuoco, organizzato da un gruppo di animatori specializzati in questo genere di discipline.
All'inizio ero emozionata all'idea di assistere ad un'esibizione così spettacolare quanto pericolosa, ma poi il mio entusiasmo svanì non appena seppi che al nostro gruppo si sarebbero aggregate anche Shima, Satsuki e Shiori.
Notai che anche Sango era abbastanza infastidita dalla presenza delle tre ragazze;
fissava continuamente Miroku lanciandogli delle occhiate che avrebbero fatto venire la pelle d'oca a chiunque.
Spero solo che Shiori non mi impedisca ancora di parlare con Inuyasha”
Purtroppo, però, la mia preghiera non fu ascoltata.
Per tutto il tempo dello spettacolo, i due mezzo-demoni, non fecero altro che stare appiccicati, a ridere e a scherzare.
Guardarli mi provocava una strana e sconosciuta fitta al cuore.
Che cosa mi sta succedendo? Basta devo smetterla!”
Decisi di andare via; non mi andava più di stare in mezzo a tutta quella gente, avevo solo voglia di starmene in pace, per conto mio.

Ero sul ponte, con lo sguardo rivolto verso il mare, ad osservare un punto indefinito dell’orizzonte.
Ero completamente immersa nei miei pensieri, anzi, più precisamente, la mia mente era concentrata su una cosa sola: Inuyasha e Shiori.
Fin da subito si era creata una strana sintonia tra i due.
Inuyasha e Shiori erano entrambi mezzo-demoni, e quindi era normale che tra loro ci fosse un feeling speciale; entrambi conoscevano molto bene le spiacevoli conseguenze della loro condizione.
È come se ci fosse un muro tra me e loro”
La barriera tra umani e creature demoniache era così impenetrabile come dicevano?
Cominciavo a credere che fosse veramente così.
All'improvviso sentii un rumore di passi avvicinarsi e fermarsi poco distante da me.
Quando mi voltai vidi la giovane Shiori che mi scrutava con uno sguardo strano, quasi accusatore.
Cosa è venuta a fare?”
«Voi umani avete il brutto vizio di immischiarvi in affari che non sono i vostri»
Sgranai gli occhi «Che intendi dire?» “Cosa vuole da me?”
Il suo sguardo era glaciale, metteva i brividi.
«Demoni, mezzo-demoni ed esseri umani fanno parte di mondi diversi.
Gli esseri umani non potranno mai entrare a far parte del mondo dei mezzo-demoni, né tanto meno di quello dei demoni. Voi esseri umani non potrete mai capire quello che proviamo noi mezzo-demoni.
Non siamo né l’uno, né l’altro, non siamo demoni, ma non siamo neanche esseri umani.
Abbiamo lottato tanto per trovare un posto che sia solo nostro e non vogliamo dividerlo con nessuno»
Il suo sguardo si addolcì improvvisamente.
«Guardati attorno, Kagome. I demoni stanno con i demoni, gli esseri umani con gli umani, e i mezzo-demoni con i mezzo-demoni»
«Ma voi mezzo-demoni siete nati proprio dall’amore tra un essere umano e un demone.
Come puoi parlare così? In questo modo è come se rinnegassi i tuoi stessi genitori»
«Lo vedi? Non riesci proprio a capire»
Nei suoi occhi, in quel momento, riuscii a vedere solo un’immensa tristezza.
Gli esseri umani,non devono immischiarsi negli affari dei demoni”
Senza dire più una sola parola la giovane mezzo demone si allontanò
«Shiori aspetta!» ma lei era già sparita nel nulla.
Perché mai ha voluto farmi quel discorso?”
Quel discorso mi aveva fatto innervosire.
Shiori voleva che stessi lontana da Inuyasha, era palese, ma tutto quel discorso non aveva alcun senso.
«Kagome? Che ci fai qui?»
Sobbalzai nel sentire la voce di Inuyasha.
Dall'espressione sorpresa, che aveva in volto, non doveva essersi accorto del fatto che mi ero allontanata dal gruppo. “Eppure sono qui da quasi un'ora”
«Volevo prendere un po' d'aria. Attorno a quella piscina c'era troppa gente»
«Hai visto Shiori? Si è allontanata all'improvviso»
Shiori, sempre lei. Ormai è diventata la sua ossessione”
«No. Non l'ho vista» mentii
Rimanemmo per qualche secondo in silenzio. Quello era il momento perfetto per chiarire la situazione con lui. Forse non ci sarebbero state altre occasioni come quella.
«Inuyasha, ascoltami ti prego. Stamattina io…»
«Tranquilla. Non è successo niente» Non mi fece neanche finire la frase.
«Ma io non mi sono comportata bene nei tuoi confronti e…»
«Non ha importanza» disse interrompendomi ancora una volta.
Pensai che fosse tutto sistemato “forse Inuyasha non se l’è presa come pensavo”
Ma poi le sue labbra pronunciarono qualcosa che mi devastarono completamente:
«Non sono affari che mi riguardano»
Così dicendo, il mezzo demone se ne andò senza neanche guardarmi in faccia.
Ero paralizzata.
Il tono della sua voce era talmente glaciale, che mi procurò un brivido di freddo lungo tutta la schiena.
In quel momento mi tornarono in mente le parole di Shiori.
Gli esseri umani,non devono immischiarsi negli affari dei demoni




Maschera di Sango”



Maschera di Kagome”








Angolo dell’autrice:

Sono consapevole del fatto che è da tantissimo tempo che non aggiorno.
Le cause della mia assenza sono state diverse: mancanza di tempo, mancanza di ispirazione...
Sono stata molto impegnata con lo studio e, quest'estate, con il lavoro, quindi non mi è stato proprio possibile mettermi a scrivere.
Ammetto che è merito vostro se oggi sono riuscita a riprendere in mano questa storia e a pubblicare un altro capitolo. Devo veramente ringraziare tutti voi dal profondo del cuore.
Leggere i vostri commenti mi ha fatto tornare la voglia di scrivere.
Ringrazio quindi tutti coloro che commentano, ma anche chi si ferma solo a leggere.
Grazie di cuore a tutti.
Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto.
Aspetto con ansia i vostri commenti. Mata ne!!! A presto!!!

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