親友 - Best friends. (Shin'yuu)

di _Roxanne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1. - L'albero dalle mille lucciole. ***
Capitolo 2: *** Parte 2. - Noi. ***
Capitolo 3: *** Parte 3. - Ciò che ci rende speciali. ***



Capitolo 1
*** Parte 1. - L'albero dalle mille lucciole. ***


親友 - Best friends. (Shin'yuu) 

 

 PARTE 1. - L'albero dalle mille lucciole. 
 

L'aria di quella mattina di novembre era alquanto fredda. Il cappotto che indossavo era pesante, ma non riusciva a riparare il mio collo dal gelo che soffiava su di esso costantemente. Avevo le mani affondate nelle tasche e la testa, per quanto possibile, vicino alla calda pelliccia del giubbotto, mentre una canzone rock risuonava nelle mie orecchie.  
Mi maledissi mentalmente per non aver ascolanto la mia cara e adorata madre quando mi aveva detto di prendere una sciarpa. Avrei dovuto ascoltarla un po' di più, forse.  
-"Izumi-chan!"-  
Una voce ovattata mi giunse all'orecchio, attraverso il trambusto della musica. Mi affrettai a togliere una delle cuffie e mi voltai indietro, per constatare se davvero qualcuno mi aveva chiamato. I miei occhi incontrarono immediatamente delle grandi iridi marroni e un sorriso nacque spontaneo sul mio volto.  
-"Ni-chan!"- gridai, contenta, con la voce che si alzò di qualche ottava.  
Corsi spedita indietro, verso quel nanetto con gli occhi marroni da cerbiatto. I suoi capelli parevano essere stati investiti da un tifone e fossero rimasti tirati indietro, come sempre.  
Gli gettai le braccia al collo e lui sembrò pià alto di me, nonostante io avessi dalla mia ben due centimentri e mezzo in più.  
-"Smettila di chiamarmi così, Izumi! Siamo al liceo. Chiamami Noya, come fanno tutti."- disse, spazientito, mentre una risata scuoteva il mio petto. Era così divertente irritarlo.  
-"Perchè? Ni-chan è bellissimo e poi a me non importa che cosa fanno gli altri."- replicai, stringendo forte le braccia intorno al suo collo, ottenendo che lui non ribattesse e mi abbracciasse per altri istanti.  
Una volta che ci staccammo, lo presi per mano e iniziai a correre lungo la strada deserta. Noya sembrava confuso, ma non avevamo tempo perchè la campanella sarebbe suonata entro cinque minuti e noi avevamo ancora un bel pezzo di strada da fare. Mi ero persa ad ascoltare la musica che non mi ero accorta di quanto stessi camminando lentamente e di che ora fosse.  
-"Muoviti, Ni-chan! Dobbiamo arrivare in tempo, la campanella sta per suonare!"- esclamai correndo, perdendo tutto quel fiato che mi rimaneva nei polmoni per avvertirlo.  
La mia corsa rallentò, perchè il mio corpo aveva terminato le riserve di adrenalina, così strinsi più forte la mano di Noya.  
-"Davvero?"- esclamò stupido, mentre io annuivo in preda agli ansimi per lo sforzo.  
In un attimo, però, cominciai a venir trascinata da quel nanetto del mio migliore amico, che correva veloce come un fulmine e allo stesso tempo mi trascinava di peso verso la meta.  
Crollammo davanti al cancello dell'istituto e quando aprii gli occhi, la campanella stava suonando e Noya mi sovrastava, in piedi, tendendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.  
-"Grazie, Ni-chan!"- dissi con un filo di voce.  
Un grande sorriso nacque sulle sue labbra e mi fece arrossire un poco, ma venni salvata dalla marea di studenti che si riversò nel cortile, diretta verso l'entrata. Seguii la massa, insieme al mio migliore amico, finchè non ci ritrovammo davanti alla nostra classe e uscimmo dalla fiumana, che continuò il suo percorso.  
-"Hai visto che ce l'abbiamo fatta?"- domandò Noya, ostentando un'espressione soddisfatta e compiaciuta.  
Gli mollai un schiaffo sul petto, ma prima di varcare la soglia dell'aula mi avvicinai a lui e gli lasciai un morbido bacio sulla guancia, in segno di ringraziamento. Non aspettai di vedere la sua reazione, perchè con la coda dell'occhio avevo notato la professoressa girare l'angolo e venire verso la nostra classe, dunque corsi al mio banco in prima fila, sfortunatamente.  
-"Yuu! Che stai facendo imbambolato fuori dall'aula?! Fila in classe o ti metto una nota!"- 
La voce aggressiva della professoressa risuonò in tutta la classe e si sentì l'eco in tutto il corridoio. Noya schizzò all'interno dell'aula e si sedette al suo banco in ultima fila, ovviamente.  
Mi voltai indietro e con la coda dell'occhio lo vidi stare seduto dritto e composto, con la faccia sconvolta da quell'uscita dell'insegnante. Quest'ultima continuava a lanciargli occhiataccie anche durante la lezione, come per sorprenderlo a parlare o distrarsi, così da avere un pretesto per farlo espellere un'altra volta. Il mio migliore amico, però, restò per tutto il tempo immobile e muto, prese appunti e rispose esattamente a tutte le domande che lei gli pose. Alla fine, la professoressa si stancò di puntarlo e si decise a prestare la sua attenzione a tutta la classe.  
Dopo alcuni minuti, una donna venne a informare l'insegnate che era desiderata in presidenza, perciò fummo lasciati soli. Un lieve brusio si levò dagli ultimi banchi e contagiò tutta la classe, contenta per quegli attimi di respiro. All'improvviso, venni colpita in testa da qualcosa. Mi voltai e osservai il pavimento, ritrovandovi un piccolo aeroplanino di carta, con la punto lievemente accartocciata, a causa dello scontro con la mia nuca. Più per abitudine che perchè mi ero fatta male, mi passai una mano sulla nuca, pettinando anche un po' i capelli, mentre mi chianavo per afferrare l'oggetto di carta che mi aveva colpita e che sembrava contenere un mesaggio.  
Non mi chiesi nemmeno chi fosse, poichè ero abituata a quella scrittura.  
"Brutta lezione, questa. Non mi ha tolto gli occhi di dosso un secondo! Nemmeno fossi un criminale omicida! Meno male che se n'è andata e fra poco suonerà la campanella, perchè, veramente, non riesco più a trattenermi, Izumi-chan.  
Ah, oggi verrai in palestra all'allenamento, vero? Gioco meglio se ho un pubblico che mi guarda! ;) 
Noya." 
Senza volerlo, scoppiai a ridere un po' più forte del dovuto e mi affrettai subito a cercare di reprimere il riso nato così spontaneamente. Frugai nell'astuccio in cerca di una matita per rispondere al messaggio, quando la professoressa rientrò in classe battendo i piedi.  
Accartocciai il piccolo aeroplanino nella mano e lo infilai silenziosamente nella tracolla, mentre la classe si ricomponeva.  
-"Bene, ragazzi, vedo che vi siete dati alla pazza gioia mentre svolgevo delle praticeh in presidenza, eh?! Perfetto, vuol dire che sono costretta a interrogare. Non ho visto chi stava parlando, chi stava giocando o chi stava facendo altro, pertanto sarà la sorte a decidere chi verrà qui alla cattedra e mi esporrà tutto ciò che ho detto durante la lezione."- annunciò, non appena si sedette dietro la cattedra, lanciando occhiate di fuoco a chiunque le capitasse sotto gli occhi.  
Afferrò il registro e lo sbattè sulla superficie, produncendo un forte rumore che scosse tutti. In seguito, lo aprì violentemente e fece scorrere il dito sull'alfabeto, senza distogliere lo sguardo dai noi. Improvvisamente, si fermò e quegli attimi durante i quali abbassò lo sguardo furono davvero intensi e intrisi di terrore.  
-"Numero 5, alla cattedra!"- urlò, arrabbiata, richiudendo il registro.  
Pareva sgorgasse fiamme dagli occhi e fumasse dalle orecchie per quanto era furiosa, nonostante nessuno di noi avesse fatto nulla.  
Per fortuna, il numero 5 era Shiemi, una delle ragazze più intelligenti della classe, ma comunque non riuscì a essere interrogata, perchè quando l'insegnante le pose la prima domanda la campanella trillò e la lezione venne bruscamente interrotta. La professoressa se ne andò a grandi passi, furiosi, dall'aula, lasciandoci godere dela pausa pranzo.  
-"Izumi-chan!"-  
Noya mi si parò davanti al banco, facendomi sobbalzare. Aveva un gran sorriso sulle labbra e gli occhi che luccicavano.  
-"Allora, oggi verrai, vero?"- domandò, mentre io prendevo il mio cestino del pranzo e lo aprivo, scoprendo tutte le meraviglie preparate dalla mia cara nonnina.  
-"Sì, verrò, Ni-chan. E sì, puoi mangiare qualcosa del mio pranzo."- concessi, alzando gli occhi al cielo, quando Noya si avventò sul mio cestino e ne trangugiò metà.  
-"Grazie, sei la migliore."-  
-"Lo so, lo so."- risposi compiaciuta, battendo l'indice sulla guancia, perchè mi desse un bacio. Lui lo fece, ma indugiò più del dovuto, facendo arrossire entrambi. E dopo corse via, prima che potessi proferire parola.  

 
Le ore pomeridiane passarono in fretta e senza che Noya mi rivolgesse la parola.  
Quel bacio, quel piccolo gesto innocente... Io e lui non eravamo tipi da fare cose simili, ma in quel momento era arrivato così spontaneo, da entrambe le parti, che non ce ne siamo resi conto.  
Nonostante ciò, quel pomeriggio decisi di andare comunque ad assistere agli allenamenti del mio migliore amico.  
Arrivai con qualche minuto di ritardo, perciò tutti si stavano già allenando.  
-"Permesso!"- gridai, per farmi sentire sopra il trambusto dei palloni che venivano scagliati contro il pavimento lucido della palestra. Daichi, il capitano della squadra, bloccò la sua battuta a metà, voltandosi verso di me.  
-"Izumi. E' un vero piacere rivederti. Adesso che Noya è rientrato dalla sospensione, verrai a trovarci più spesso?"- domandò, sorridendomi educatamente, mentre Suga si avvicinava a noi due.  
-"Izumi!"- mi salutò, allegramente.  
-"Suga-kun! Che piacere! Come stanno andando gli allenamenti?"- domandai, mentre Daichi sorrideva e si allontanava per continuare il suo allenamento.  
-"Molto bene, direi. Abbiamo due nuove matricole spettacolari, Kageyama e Hinata. Eccoli, sono laggiù."-  
Mi indicò con la mano due ragazzi che si stavano allenando in fondo al campo. Uno di loro due aveva un'espressione alquanto concentrata e seria, l'altro era raggiante e spensierato. Pensai fossero un bel duo, ma quando vidi che cosa fecero, mi ricredetti. Erano un duo incredibile.  
Il piccoletto, quello dai capelli rossi, aveva schiacciato l'alzata veloce del suo compagno ad occhi chiusi, e, nonostante questo, era potentissima e, soprattutto, velocissima.  
-"Wow... non so che altro dire, davvero."- dissi, a bocca aperta, mentre li osservavo ripetere quella veloce.  
-"Lo so. Hinata si fida così ciecamente dell'alzata di Kageyama che non la guarda neppure. E Kageyama è un alzatore eccezionale. Gli fa arrivare la palla dritta in mano."- disse Suga, spiegandomi chi fossero quei due ragazzi.  
Dopo aver rivisto ancora una volta la loro tecnica, però, ebbi la strana sensazione di essermi abituata a quel veloce movimento 
-"Però, rimane un problema. Non possiamo usarla per molto. Dopo un po' ci sia abitua ai movimenti di Hinata e si riesce a prevedere la schiacciata. Te ne sei accorta, vero?"- domandò, risvegliandomi dalla trance che era sopraggiunta osservandoli.  
-"Oh, sì. Penso che sia una buona arma segreta, ma che non si possa fare troppo affidamento su questa tecnica, è comunque un rischio..."-  
-"Ah, Noya lo dice sempre che tu sei una buona osservatrice, non che intelligente..."- esordì Suga, interrompendomi.  
Le sue parole mi spiazzarono e dovetti attendere qualche secondo prima che il mio cervello le elaborasse, ma, quando feci per chiedere spiegazioni, Sugawara era tornato ai suoi allenamenti. 
Brontolando cose senza senso, mi avviai verso la panchina dove sedeva il professore. Mi sedetti accanto a Kiyoko, la cosiddetta manager della squadra, che era taciturna, come al solito.  
Osservai per alcuni minuti gli allenamenti dei vari componenti, finché la mia attenzione non fu attirata dalla porta della palestra che si apriva, facendo apparire un Noya decisamente esausto. 
-"Scusate il ritardo! Sono andato a fare una corsa e mi sono allontanato più del previsto!"- disse ad alta voce, dopo che tutto il trambusto dovuto ai palloni si era affievolito.  
Il capitano Daichi gli sia avvicinò e gli diede una sonora pacca sulla spalla.  
-"Tranquillo, non c'è problema, ma ora vai ad allenarti."- lo incitò, facendo comparire di nuovo quel sorriso beffardo, e che mi piaceva tanto, sulle
labbra del mio migliore amico. 
Mentre andava a posare la borsa poco distante da me, non riuscii a trattenere l'impulso di correre e abbracciarlo. Restai con le braccia strette intorno al suo collo, prima che lui ricambiasse il mio abbraccio e mi stringesse forte a sé. Mi mozzò quasi il respiro, ma fui felice ugualmente, perché mi fece capire che era tutto a posto, anzi, era tutto fantastico.  
-"Ora va' ad allenarti, su, se no Daichi ti sgriderà."-  
Noya stirò le labbra in un sorriso, fino a chiudere gli occhi, e ripeté il gesto che quella mattina era risultato così tanto imbarazzante, ma che in quel momento era il modo più bello del mondo per dimostrare il suo affetto. Comunque, arrossii e l'imbarazzo mi fece andare in panico per un attimo, però, quando vidi le gote color del fuoco del mio migliore amico, scoppiai a ridere, dimenticando l'imbarazzo.  
L'allenamento procedette molto bene e la tecnica delle due matricole era sempre più perfetta. Entrambi erano motivati ed energici, ma la cosa iniziava a stancarli parecchio. Così, per fare in modo che si riprendessero un po', presi due bottiglie d'acqua e mi diressi verso il bordo del campo dove quei due si stavano riposando per qualche minuto.  
-"Ehi, voi due, tenete!"- dissi ad alta voce, attirando la loro attenzione, per poi lanciargli le bottiglie dritte in mano. Sembravano alquanto confusi, ma io mi limitai ad alzare un pollice nella loro direzione e tornare a sedermi.  
-"Grazie per l'aiuto, Izumi. Si stanno impegnando davvero molto."- esordì Suga, avvicinandosi alla panchina, mentre gli porgevo una bottiglia d'acqua anche a lui.  
-"Sì, si vede. Migliorano sempre di più! C da dire, che con quel piccoletto forma proprio una bella squadra, nonostante si azzuffino ogni momento."- dissi, scoppiando a ridere per la piccola zuffa che si era creata fra quelle matricole.  
Erano davvero buffissimi, nonostante in campo avrebbero potuto essere quasi una persona soltanto.  
-"Hai ragione, ci vorrebbe qualcuno in grado di tenerli a bada..."-  
-"Ah, non guardare me, Suga-kun, io ho già un nanetto da tenere a bada!"- replicai, indicando con un cenno del capo Noya che stava saltellando allegramente per il campo, come Heidi sulle montagne.  
-"Oh, capisco."- disse, scoppiando a ridere anche lui, mentre Tanaka si avvicinava alle due matricole e gli dava una bella strigliata. -"E poi abbiamo Tanaka."-  
-"Che fa anche fin troppo!"- aggiunsi, riportando lo sguardo su Noya che in quel momento mi stava osservando. Non appena i nostri occhi si incontrarono, però, lui distolse lo sguado e lo puntò a terra.  
Poco dopo, l'allenamento terminò e mi accorsi di quanto fosse tardi. Il cielo fuori dalla palestra era già scuro e il mio stomaco mi avvertiva che l'ora di cena era arrivata. Tutta la squadra si impegnò a pulire per bene tutta la palestra, come alla fine di ogni sessione, e poi il capitano fece il solito discorso di congedo, dopo il quale tutti furono liberi di uscire.  
Appena uscita, mi accorsi che il piccoletto dai capelli rossi mi si era avvicinato e pareva volesse chiedermi qualcosa. 
-"Che c'è?"- chiesi gentilmente, voltandomi completamente verso di lui, cosa che lo mise ancora più in imbarazzo.  
Aprì la bocca, ma nessun suono ne uscì. In seguito, Kageyama, l'alzatore prodigio, lo affiancò ed ebbe il coraggio di rivolgermi la parola.  
-"Ci chiedevamo chi fossi. Non ti abbiamo mai vista agli allenamenti."- esordì, all'inizio vagamente incerto.  
Un sorriso furbo mi stirò le labbra e sembrò metterli in soggezione. A volte mi capita di mettere inquietudine alla gente, l'unico immune era Noya che non cedeva mai alle mie provocazioni.  
-"Diciamo che sono la fan numero uno della squadra e la migliore amica del vostro amato libero. Mi presento: sono Izumi Shinoyara, ex-giocatrice di pallavolo della squadra femminile della Karasuno. E voi due, matricole, siete Hinata e Kageyama, giusto? Il duo su cui si basa l'attacco della squadra."- dissi, indicandoli entrambi, prima di completare la mia presentazione con un occhiolino, diciamo di circostanza.  
Sia il piccoletto che Mister serietà rimasero sbigottiti e spiccicarono due parole a testa, forse, prima allontanarsi velocemente. Scoppiai a ridere, mentre Noya mi raggiungeva.  
-"Izumi-chan! Che hai fatto?! Hai messo in soggezione quelle due povere matricole?"- mi domandò, con un ghigno furbo sul volto.  
-"Affatto, Ni-chan. Mi sono soltanto presentata. Non lo faccio apposta a mettere in soggezione le persone!"- esclamai fintamente stizzita, mentre ci scambiavamo un'occhiata complice.  
La squadra imboccò la strada per la città e verso la metà io e Noya ci fermammo per girare e tornare a casa insieme. Salutammo tutti e svoltammo a sinistra, immergendoci nella campagna.  
Io e Noya ci eravamo conosciuti perché abitavamo in case vicine. Quando eravamo piccoli, non vi era nessun'altra famiglia con dei figli nelle vicinanze, così, andando a scuola, iniziammo a incontrarci e parlare. Spesso finivamo per giocare in mezzo ai campi e i nostri genitori dovevano venirci a recuperare per riportarci a casa, ma noi scoppiavamo sempre a piangere, perchè non volevamo separarci. Con il tempo, il nostro rapporto è divenuto solido e il nostro affetto si è intensificato. Era davvero difficile vederci litigare seriamente o non parlarci per un giorno, avremmo finito per impazzire.  
-"Ehi, Izumi-chan, ti va di venire a vedere una cosa?"- domandò, all'improvviso, Noya, bloccandosi nel sentiero.  
Mi voltai confusa, ma con uno scintillio di curiosità nello sguardo, che lui sembrò captare. Mi afferrò la mano e mi trascinò nel bel mezzo dei campi, finchè le luci della strada non furono molto fievoli.  
-"Dove mi stai portando?"- chiesi, spazientita ed eccitata allo stesso tempo.  
-"Vedrai, vedrai."-  
Senza più rispondere alle mie lamentele, Noya mi portò fino alla piccola foresta ai piedi della collina vicina a casa sua. Si voltò per un secondo e mi sorrise, facendomi intuire fossimo molto vicini. Mi scortò fino al centro della piccola foresta, dove si stagliava un enorme albero... illuminato. Sì, proprio illuminato.  
Milioni di lucciole svolazzavano intorno a quest'albero altissimo e creavano una luce soffusa, dolce e che pareva avere un effetto calmante. Noya mi portò fin sotto la pianta dove la luce era più intensa, ma l'atmosfera molto più bella.  
-"Wow... è meraviglioso!"- esclamai, senza parole, mentre il mio migliore amico sorrideva.  
Continuai a osservare le lucciole che creavano quella bellissima luce, finchè non fui risvegliata da Noya che mi prese e sbattè, non troppo forte, con le spalle sulla corteccia dell'albero. Sgranai gli occhi per la sopresa, che, però, non fu nulla in confronto allo stupore che provai quando realizzai di avere le labbra del mio migliore amico sulle mie.  
Uno strano calore si irradiò dal mio cuore martellante in tutto il corpo ed ebbe un effetto soporifero sui miei sensi. La mia mente cominciò ad annebbiarsi e le mie labbra iniziarono a muoversi insieme alle sue.  
Noya mi stava baciando. E la cosa mi stava facendo sentire tremendamente bene.  
Senza fiato, ci staccammo dopo poco e la delusione fu più grande di quanto mi aspettassi. Il freddo sulle mie labbra mi fece desiderare di posarle ancora e ancora su quelle del mio migliore amico, perchè la sensazione era stata una delle più belle della mia vita. 
-"Io... beh, insomma... scusa, non..."- balbettò, in preda al panico e all'imbarazzo, ma ancora vicinissimo al mio viso. Quando, però, se ne accorse, fece per allonarasi, ma io lo trattenni per il bavero della maglia, arrivando a sfiorare le sue labbra.  
-"E' stato un primo bacio fantastico, vedi di farmi stare ancora così bene."- mormorai, un po' minacciosa, riportando le nostra labbra a contatto, mentre lui sgranava i suoi grandi occhi castani.  
Questa volta i miei sensi esplosero totalmente e la sensazione fu più ampia. Pareva che il mio cuore potesse scoppiare, perchè aspettava da troppo tempo una cosa simile. E, forse, era anche vero.  
Le sue mani si posarono delicate sui miei fianchi coperti dalla spessa felpa che stavo indossando ed ebbero la funzione di avvicinarmi ancora di più a lui. I nostri petti vennero a contatto, ma, finchè non si stacco dalle mie labbra e il freddo mi fece tornare lucida, non mi accorsi che eravamo molto più vicini di quanto eravamo mai stati in tutta la nostra vita, se non forse da piccoli. Nessuno dei due era il tipo da smancerie e romanticismo, ma quel bacio racchiudeva tutto l'affetto possibile immaginabile.  
-"Scusa."- mormorò Noya, a voce così bassa che faticai a sentirlo. Incrociai il suo sguardo, lui, però, abbassò gli occhi, arrossendo.  
-"Per cosa, stupido?"- chiesi retorica, sfoggiando un sorriso raggiante, che lo soprese più di quanto mi aspettassi. Sgranò gli occhi e le guance, se possibile, gli divennero ancora più rosse per la felicità.  
Con un gesto molto dolce, portò la mano sul mio viso e lo accarezzò lievemente, prima di tornare alla carica con un altro bacio. Sembravamo due animali affamati che, nonostante stessero abbondantemente gustando la loro preda, parevano non averne mai abbastanza. I nostri baci erano frenetici ed elettrici, perchè dalle nostre bocche unite partiva gran quantità di scintille e scosse che si irradiavano anche all'interno del mio corpo. La sensazione che mi davano era meravigliosa e non avrei mai voluto svanisse.  
-"Cavolo, Izumi-chan, è tardissimo! Tua madre mi ucciderà se non ti trova a casa fra dieci minuti!"- disse, all'improvviso, Noya, guardando per caso l'orologio che portavo al polso e che si era illuminato per segnalare l'inizio di una nuova ora. Mi affrettai a guardarlo anche io e il panico prese possesso di me, quando realizzai che ora fosse.  
-"Andiamo, muoviti!"- disse più impaziente, afferrando la mia mano.  
Prese in spalla anche la mia tracolla e iniziammo a correre a perdifiato lungo il sentiero che ci riportava sulla strada sterrata e, da lì, sfrecciammo sulla terra, finchè non vedemmo le fievoli luci delle nostre case a poca distanza. Smettemmo di correre arrivati al bivio che divideva il terreno della famiglia di Noya da quello della mia famiglia.  
Mi piegai sulle ginocchia, totalmente sfinita, e tentai di riempire il più possibile di aria i miei polmoni. Una volta che ebbero smesso di farmi male e che la mia gola cessò di bruciare, mi rialzai e trovai il mio migliore amico a tendermi una mano per aiutarmi. Non rifiutai e una volta in posizione eretta, gli gettai le braccia al collo, un po' per la stanchezza e un po' perchè mi andava di abbracciarlo. Dapprima, lui rimase impietrito, ma in seguito sentii i suoi muscoli rilassarsi e le sue braccia mi cinsero un tenero abbraccio.  
-"Su, va' a casa. I tuoi genitori ti staranno aspettando."- mi sussurrò all'orecchio, mentre un lungo sospiro usciva dalle mie labbra.  
-"Va bene, Ni-chan. Ci vediamo domani, okay? Cerca di svegliarti presto, così andiamo a scuola insieme, capito, stupidone?"-  
Gli scompigliai leggermente i capelli e, senza rendermene conto, mi ritrovai a pochi centimetri dal suo viso. La tentazione di quel momento era fortissima ed entrambi cedemmo quasi subito. Il sapore delle sue labbra, che sapevano di cioccolato, la loro morbidezza e il fatto che si incastrassero alla perfezione con le mie mi riportò alla sensazione che avevo provato poco prima.  
Strinsi forte la sua mano, ancora intrecciata alla mia, perchè non volevo separarmi dal quel nanetto.  
Noya, in tutta risposta, approfondì il bacio, portandomi le mie sensazioni a livelli mai visti e, una volta che il bacio era terminato, si diresse verso casa sua, lasciandomi pietrificata davanti al bivio.  
Quando riuscii a riprendermi, lo chiamai a gran voce e lui si voltò per farmi un malizioso occhiolino, che nel "nostro linguaggio" significava che il giorno dopo non sarebbe mancato per nessun motivo.  
-"Izumi!"-  
Una voce acuta mi riscosse dai miei pensieri e mi voltai verso casa mia, dove mia madre era sull'uscio in attesa del mio ritorno. Afferrai immediatamente la borsa e, prima di cominciare a correre verso l'abitazione, diedi un'ultima occhiata alla strada accanto, dalla quale il mio migliore amico era già sparito.  
Mentre correvo verso casa e l'aria gelida sferzava il mio viso, tornai alla realtà, ma non simisi di sorridere, nemmeno durante la serata, perchè ciò che era successo era stato qualcosa di unico e delle conseguenze me ne importava ben poco.  


>>> WRITER'S SPACE. §

Konbawa, minna-san!
Mi presento: sono _Roxanne (o più semplicemente Roxy/Rox) e sono una Noya's girl accanita, al limite della follia. 
Questa è in assoluto la prima storia che scrivo su questo fandom (che amo da morire, per la cronaca) e quindi... boh, spero solo vi piaccia. 
Ho iniziato a scriverla pochi giorni fa e inizialmente la mia mente malata si chiedeva "Ma che diavolo sto scrivendo?", ma poi finiva pre crogiolarsi nel fargirlamento (?) più assoluto, perciò è uscita così. Gomen, non è una Shonen-ai, lo so, mi vorrete uccidere perchè shippate tutti Yuu con Asahi, ma ho da dire una cosa a mia discolpa: volevo soltato far sognare le Noya's girl come me! Così ho creato questo OC ed è venuto fuori in qusto modo, anche se non so quanto renda veramente. 
By the way, questo vaneggiamento della mia mente malata è di vostro gradimento, cari lettori e lettrici di EFP? Sì, no, forse? BOOOH. O^O
Spero solo di aver reso Noshinoya più IC possibile, quindi non ho messo l'avvertimento OOC, ma se così fosse ditelo, urlatelo pure. xD Duuunque, se mi lasciaste una recensione, commento, pensiero, parola, verbo, insulto, vaneggiamento, fangirlamento o qualsiasi cosa simile sarei la presona più contenta di questo universo. 
Bene OwO ho finito (credo/spero) con i miei scleri e per oggi vi lascio. *ignora i cori "Siiii, finalmente!"
Addio, mortali. Pff. *sparisce con un floscio POOP*

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Capitolo 2
*** Parte 2. - Noi. ***


親友 - Best friends. (Shin'yuu) 
 

PARTE 2: Noi.

Quando uscii dalla palestra quella sera, l'aria era più fredda del solito e dal mio collo partirono un infinita serie di brividi di freddo. Mi strinsi nel cappotto e respirai quell'aria pulita per alcuni istanti, prima di rabbrividire ancora e fare rientro nella struttura.
All'interno c'era tutto il calore che si poteva desiderare. L'impianto era stato aggiustato solo pochi mesi prima e molta aria calda si diffondeva per lungo tempo per tutto l'edificio e, inoltre, c'era un'atmosfera di amicizia e unità, che da altre parti sarebbe stata difficile da notare.
-"Izumi-san!"-
Una voce, ormai conosciuta, mi chiamò da dietro e quando mi voltai vidi Hinata corrermi incontro.
-"Sì?"- domandai, sorridendo.
-"Scusa, potresti portare queste palle nel ripostiglio, per favore? I senpai mi stanno facendo sgobbare."- disse sottovoce, afflosciando le spalle per la stanchezza.
-"Certo, Hinata. Sarà il nostro segreto."- accettai, rivolgendogli un innocente occhiolino d'intesa.
Sul volto del piccoletto nacque immediatamente un sorriso raggiante e la sensazione di averlo aiutato mi fece sentire rinvigorita. Così presi il carrello con i palloni e lo spinsi fino al ripostiglio immerso nella semi oscurità. I suoi della palestra arrivavano ovattati e aleggiava un'atmosfera inquetante. Nonostante adorassi le storie horror, mentre ero lì, strane sensazioni mi fecero battere forte il cuore e quando venni sbattuta contro il muro quasi urlai.
Quasi, perchè due labbra soffici vennero premute contro le mie con un po' di violenza e il grido che stavo per lanciare mi morì in gola, soffocato dalla ormai familiare sensazione di calore. I miei sensi stavano facendo i fuochi artificiali e la delusione di quando si spensero fu un duro colpo.
-"Gomen, non sono riuscito a resistere!"- disse Noya, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più belli e innocenti. Io, in tutta risposta, scoppiai a ridere e afferrai il bavero della sua maglietta.
-"Beh, se questo è ciò che succede nei film horror alle ragazze sole e abbadonate nell'oscurità, farò in modo di trovarmi al buio più spesso."- soffiai sulle sue labbra, prima di prenderlo alla sprovvista, come al solito, e baciarlo con forza.
Il mio migliore amico si riprese in pochi istanti e poggiò le mani sul muro ai lati della mia testa, cercando di entrare più in contatto con il mio corpo. Di conseguenza, l'altra mia mano volò sempre al bavero della sua maglia e lo attirai più vicino. Era tutto un'esplosione di sensazioni ed emozioni che nessuno dei due era in grado di controllare e che, quando scoppiavano, non c'era modo di fermarle, se non aspettare che si placassero da sole, anche se non si spegnevano mai del tutto.
-"Izumi! Noya! Dove siete? Stiamo per andare via!"-
La voce di Tanaka arrivò dal corridoio che portava al rispostiglio dove ci eravamo, diciamo, imboscati. Ci separammo subito l'uno dall'altro e un filo di saliva colò sul mento di entrambi. Ci affrettamo a pulirci e, dopo che Noya ebbe posato l'ultimo pallone nella cesta, Tanaka fece la sua apparizione, squadrandoci con aria sospetta.
-"E voi due... che ci fate qui... da soli?"- domandò, con fare interrogatorio, assottigliando gli occhi e contraendo il viso nella sua solita espressione di quando tentava di incutere timore.
-"Nulla, Tanaka-kun. Hinata, poverino, mi ha chiesto se potevo portare gli ultimi palloni qui e ho deciso di aiutarlo."- spiegai, con calma e fermezza, mentre tentavo di placare i miei bollenti spiriti e aspettavo che la botta di adrenalina si smorzasse almeno un poco.
-"Ah beh, va bene. Ora sbrigatemi, Suga-san sta per chiudere. Se non fate in fretta rimarrete chiusi qui dentro tutta la notte."-
Detto ciò, il pelato si mise le mani in tasca e uscì, fischiettando. Mi voltai repentina verso Noya, che pareva avesse avuto la mia stessa idea. In fondo, forse, non ci sarebbe dispiaciuto rimanere chiusi lì dentro...
Scossi la testa e cacciai fuori quel pensiero, prima che si potesse insinuare troppo nella mia mente. Spinsi la cesta in fondo alla stanza e afferrai la mano del mio migliore amico, trascinandolo fuori dal corridoio, nonostante tutte le sue lamentele. Alla fine, lo lasciai andare una volta che arrivammo nel palestra, dove tutti erano già pronti per uscire.
Cinque minuti e qualche grida dopo, eravamo tutti fuori, a subire il freddo di novembre, mentre Sugawara-san chiudeva con le chiavi di cui era responsabile.
-"Bene, chi è ha voglia di mangiare?"- domandò con il suo solito sorriso, dopo aver riposto attentamente le chiavi nella tracolla, così da non prederle.
-"Noi dobbiamo scappare, mi dispiace. Prometto che ci saremo la prossima volta!"-
Noya mi afferrò per un braccio e, con forza impressionate, mi trascinò velocemente lungo la strada del ritorno, ma facendo una deviazione. Invece che prendere il sentiero che ci avrebbe portato in mezzo ai campi, prese una piccola stradina che termianva in un piccolo parco deserto. I giochi erano in buone condizioni, ma si notava quanto fossero vissuti. Inoltre, l'erba spuntava in ogni punto dove fosse possibile crescere.
-"Potevamo andare a mangiare con loro. Ho detto a mia madre di non aspettarmi per..."-
Le labbra del mio migliore amico assorbirono le ultime parole che uscivano dalla mia bocca. Avrei dovuto essere contrariata perchè lui mi avesse interrotto in quella maniera brusca, ma in realtà non mi dispiaceva affatto.
-"Vuoi ancora andare con loro?"- domandò, dopo essersi staccato, con un ghigno furbo che gli stirava le labbra. Nessuna parola uscì dalla mia bocca, un po' perchè ero troppo stupefatta un po' perchè non volevo assolutamente perdere tempo in chiacchere. Come al solito, lo afferrai per il bavero della giacca e premei le labbra sulle sue, con violenza questa volta. La botta di adrenalina di prima mi aveva fatto tremare le mani per tutto il tempo e i miei spiriti bollenti non si sarebbero placati finchè non avessi avuto di nuovo la bocca di Noya che si incastrava perfettamente con la mia.
Nonostante il freddo di quella serata, l'aria tra di noi era bollente. I nostri fiati si mescolavano tra di loro ogni volta che ci separavamo per alcuni istanti, al fine di riempire i polmoni e raffreddare le nostre labbra arrossate e scaldate dall'urgenza dei nostri baci. La sua mano indugiò sulla cerniera della mia giacca per alcuni minuti, prima che prendesse coraggio e la aprisse fino a metà. In seguito, infilò la mano in quello spiraglio e la posò sul mio fianco, ormai coperto soltanto da una maglietta di cotone. Percevivo la sua insicurezza anche oltre quell'ostenta spavalderia che stava cercando di mostrare, perchè lo conoscevo troppo bene. Ci staccammo ancora una volta per riprendere fiato e puntai lo sguardo nel suo, riuscendo nel mio intento di infodergli coraggio. Perciò, dopo che tornammo a baciarci, la sua mano scivolò sotto la mia maglietta e accarezzò gentilmente la mia pelle, mentre le sue labbra si spostavano lungo la mia mascella. Nonostante odiassi quando le persone mi toccavano i fianchi o la pancia, in quel moemento desideravo sempre di più il tocco di Noya.
-"Noya..."-
Il suo nome uscì dalla mia bocca con un ansimo e immediatamente le mie guance si incendiarono. Il mio miglire amicò di bloccò sul mio collo e mi rivolse un fugace sguardo, ghignando. Poi, lavorando sempre più freneticamente, arrivò vicino al mio orecchio e, con voce roca, sussurrò: -"Sei così carina e dolce..."-
Una nuova sensazione prese possesso della mia mente e la lucidità mi abbandonò ancora un poco. Non avevo mai sentito fare complimenti simili da parte di Noya a una ragazza. Di solito, si limitava a dire che era bella e la guardava, ma quelle parole le aveva pronuciate con tale enfasi che io quasi non ci credevo.

La sua mano scivolò un po' più in su sulla mia pelle e finì dietro la mia schiena. Facendo forza sul braccio, mi spinse verso di lui, facendomi inarcare la schiena. I nostri petti si scontrarono e, finalmente, anche le guance di Noya assunsero una sfumatura quasi violacea. Una piccola risata scosse il mio petto, mentre le labbra del mio migliore amico tremolavano contro la pelle del mio collo. In quel momento, in preda a un impeto di istinto, portai le labbra vicino al suo orecchio e baciai la pelle. Era morbida come avevo sempre sentito, ma assaporarla con le labbra era una cosa totalmente diversa. Era una sensazione di completezza che non avevo mai provato prima che la nostra scintila scoppiasse. Questa "faccenda dei baci" era cominciata circa due settimane prima e in quel poco tempo avevo sviluppato uno strano attaccamento a quel nanetto. Per me i suoi baci erano divenuti una droga e se non riuscivo a passare del tempo con lui diventato isterica. Passavano tutto il tempo possibile insieme e mi ero sorpresa quando avevo capito di provare qualcosa di più forte e profondo. Non facevamo mai parola della cosa, ma il nostro tipo di relazione non aveva una vera e propria definizione. Cosa eravamo? Fidanzati? Migliori amici? Amici di baci? L'argomento non era mai stato nemmeno sfiorato, però io non riuscii più a trattenermi.
-"Noya..."- dissi lentamente, tornando a guardarlo negli occhi, mentre una nube scura si stagliava nel cielo, come stava accadendo nel mio sguardo. -"Noi... che cosa siamo?"-
Quella domanda mi aveva tormentato per giorni interi e, finalmente, avrei avuto una risposta. Ma, forse, non era quella che mi aspettavo.
-"Cosa?"- domandò Noya, sgranando gli occhi, mentre piano piano il volto diventava esangue.
Si allontanò di qualche passo da me e il freddo tornò incombente sul mio corpo, ma poco mi importava.
-"Noi due... c-che cosa siamo? E' da tempo che me lo cheido, non ce la faccio più a restare nel dubbio!"- spiegai, tutto un tratto esasperata.
-"Noi due...?"- ripetè, con una nota di sarcasmo cattivo nella voce. -"Noi due... non siamo nulla."-

Nulla. Noi due non eravamo nulla.

La pioggia iniziò a cadere fitta, creando uno spesso divario tra di noi. Il freddo che portava quella pioggia non era nulla in confronto a quello che stavo provando. Il gelo non era nulla in confronto alla desolazione che sentivo in quel momento. Il dolore che avevo provato in sedici anni di vita non era nulla in confronto a quello. L'amore... faceva davvero così male? In sole due settimane, poteva cambiarti, cambiarti per sempre?
-"C-che cosa significa: nulla?"- balbettai, tremante.
-"Significa nulla! Nulla, niente, nessuna cosa, non siamo un NOI, ci siamo TU ed IO, nessun NOI!"- gridò, con gli occhi che lanciavano fiamme gelide nella mia direzione.
Perchè stava urlando così? Perchè era così arrabbiato? Perchè doveva farmi sentire così male con le sue parole?
La mia testa iniziò a vorticare e il suolo sembrò svanire da sotto i miei piedi. In pochi secondi mi trovai a terra. No, non stavo svenendo dal dolore, semplicemente il freddo mi aveva indirizzato sulla strada dell'ipotermia. Mi sentivo debole e gelida, sia dentro che fuori, finchè una scossa calda non si irradiò dalla mia mano. Spostai lo sguardo verso il basso e vidi la mano di Noya intrecciata con la mia, mentre la sua figura appariva nel mio campo visivo, urlando il mio nome.
-"Izumi! Izumi, che ti succede?!"- gridò, preoccupato, affrettandosi a chiudere la zip della mia giacca. Si tolse la sciarpa che gli copriva il collo e la attorcigliò intorno al mio, dandomi una sferzata di calore. Cominciavo a sentirmi leggermente meglio, perciò mi alzai e spisi via le sue mani.
-"Sto benissimo."- sputai a denti stretti, essendo comunque poco credibile, date le lacrime che scorrevano a fiumi sulle mie guance.
-"Sei sicura di...?"-
-"Ho detto che sto bene, vattene via!"- urlai, con gli occhi che bruciavano per il pianto e il cuore che scoppiava di dolore. Nonostante le mie parole, però, Noya non si mosse, così fui io a voltargli le spalle e uscire dal piccolo parco, in un gesto che era anche simbolico.
Non cercò di seguirmi, non mi chiamò a squarciagola, non si presentò a casa mia il giorno dopo. No, non fece nulla di tutto ciò. Non era un film quello che stavo vivendo, era la realtà e la realtà era crudele e stronza.

-"Izumi, come stai?"-
Mia madre entrò nella mia stanza con una tazza di latte caldo e una marea di biscotti al cioccolato, i miei preferiti. Lo poggiò sul comodino alla mia destra e mi sorrise dolcemente.
-"Sto bene, mamma. Non ti devi preoccupare. Sono stata stupida a non coprirmi come si deve."- esordii, prima che lei potesse dire qualsiasi cosa. E non erano parole di circostanza. Mi sentivo veramente in colpa, per tutto ciò che era accaduto e per averla fatta preoccupare tanto.
Dopo le mie parole, il suo sguardo divenne lucido e si abbassò verso di me per lasciarmi un bacio sulle fronte, mentre cercava di sfilarmi la sciarpa che avevo al collo, ma opposi resitenza. Lei mi guardò interrogativa, però non insistè e mi lasciò di nuovo sola a riposare sotto uno spesso strato di coperte. Mi girai dall'altra parte e strinsi tra le mani la sciarpa. Dalla sera precedente, in cui ero arrivata a casa in preda a uno svenimento, non l'avevo tolta. Non l'avevo tolta perchè profumava di lui. E lui mi mancava da morire. 



>>> WRITER'S SPACE§

Ohayo/Konniciwa/Konbawa, minna-san!
Eccomi ritornata con i miei vaneggiamenti/scleri vari. ^-^ Che succede? Non siete contenti? Sì, no, forse. BOOOH. O^O
Beh, lasciando da parte i miei momenti di follia quotidiana (sì, sono così tutti i santi giorni, infatti mi chiedo come facciano quelle sante delle mie amiche a sopportare un elemento del genere. xD): cosa ne dite della seconda parte di questa mini-long? Lo so, è lievemente corta, soprattutto rispetto alla parte precendente (che, oltretutto, mi pare un papiro, ma vabbe'), ma avevo giù avvertito >.<
L'unica cosa che spero è di non aver sforato nell'OOC, specialmente con il mio amuruccio Nishinoya. :3
Detto ciò, posso dileguarmi, ma non prima di avervi dato una grandiosa (spero xD) notizia_: a breve, penso che inizierò a scrivere un'altra fic su questo fandom, dato che mi sta piacendo parecchio, ma non ho idea se sarò in grado di portare avanti una long, quindi la mia prospettiva è di dedicarmi per lo più a delle OneShot o, al massimo, a delle mini-long, simili a questa. 
Ecco, dopo questo annuncio (di cui non importa a nessuno) posso farvi ciao ciao con la manina e lasciare per altri giorni sospeso il finale. OwO
Addio, mortali. *sparisce stile Dracula*


 

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Capitolo 3
*** Parte 3. - Ciò che ci rende speciali. ***


親友 - Best friends. (Shin'yuu) 


PARTE 3: Ciò che ci rende speciali.

Il giorno seguente decisi di andare a scuola, nonostante mia madre insisté per farmi restare a casa almeno un altro giorno, dopo ciò che mi era successo.
-"Starò bene, mamma. Non è nulla di grave, l'ha detto anche il dottore."- le dissi, esasperata, quando tentò di gettarmi addosso una coperta per non farmi stare al freddo. Alzai gli occhi al cielo e, prima di indossare il cappotto, mi infilai un grande maglione di lana. In seguito, cercai nell'armadio un paio di guanti e una sciarpa da mettere. Non era esattamente ciò che voleva, ma non disse più nulla e mi premise di andare a scuola da sola.

Uscii di casa molto presto, un po' perchè non avevo voglia di rimanere in casa e un po' perchè non volevo rischiare di incontrare lui. Sarebbe finita in una sola maniera: con io che lo avrei preso a cazzotti sulla faccia, mentre piangevo in modo isterico.
Per tentare di coprire il brusio dei miei tanti pensieri partoriti dalla mia mente iperattiva, infilai le cuffie nelle orecchie, facendo partire una delle canzoni più metal che avessi. La mia tattica funzionò finchè non arrivai a scuola. Davanti al cancello, salutai tutti i suoi compagni di squadra e, nonostante mi sentissi molto meglio, qualcuno comprese, in qualche modo, che qualcosa non andava.
-"Ohayo!"-
Un voce acuta e, apparentemente, felice salutò la squadra di pallavolo, mentre ero poco distante e parlavo con alcune mie compagne di classe. In realtà, non le stavo davvero ascoltando, così sentii inevitabilemente quella voce. E non ci poteva essere cosa peggiore.
-"Ehi, Izumi, che succede?"- domandò Shiemi, sporgendosi verso di me per suqadrarmi la faccia. Deglutii a disagio e la sua espressione mi mise un po' di inquietudine. -"Stai bene? Cioè, ho sentito ciò che ti è successo, ma..."-
-"Non ti preoccupare, sto bene. Vado in classe."- dissi con voce spenta, mentre le loro faccie passavano dalla preoccupazione allo stupore. Probabilmente appena sparii, si misero a sparlare alle mie spalle, ma poco mi importava. A dire il vero, quel giorno quasi tutte le cose mi stavano scivolando addosso e la cosa era alquanto irritante.
-"Ohayo."- salutai cordialmente il professore che si trovava all'ingresso dell'aula e lui mi rivolse un grande sorriso, prima di chiedermi di fermarmi un secondo.
-"Izumi, ti dispiace, andare in un ultima fila per oggi? Ho bisogno di tenere sotto controllo alcuni elementi e farlo quando sono in fondo alla classe è più difficile."- spiegò tranquillamente, mentre alcuni miei compagni ci sorpassavano e, senza degnarci di uno sguardo, si sedettero ai loro posti.
-"Oh, beh... certo."- risposi, incerta.
In seguito, entrai a passo lento all'interno della classe e mi sedetti in ultima fila, accanto alla finestra. Non ero mai stata in un posto simile, quindi mi sorpresi quando mi accorsi di quanto fosse facile distrarsi a osservare il paesaggio. Era strano quanta tranquillità mettesse il paesaggio dei campi, di come il cielo poteva trasmetterti tanta pace.

La paura pranzo arrivò prima di quanto pensassi. Il suono della campanella mi ridestò dai miei pensieri e ripiombai nella realtà stronza con un pizzico di delusione nel cuore.
Avendo fame, mi alzai dal mio posto, fadendo stridere la sedia sul pavimento, e uscii dalla classe con il mio pacchetto del pranzo in mano, diretta sul tetto dell'edificio. Era proibito stare lassù, ma io e Noya ci andavamo spesso, per fuggire dal supplizio della scuola e per parlare. Pensai che andare lì mi avrebbe fatto sentire meglio, però... fu tutto il contrario. La vista di quel paesaggio, l'odore dell'aria e le scritte sulla ringhiera mi ricordarono lui. Senza che me ne accorgessi, un fiume di lacrime presero a scorrere sul mio viso e mi accasciai davanti alla righiera, stringendo i pugni intorno al ferro. I miei occhi parevano andare a fuoco e tutto ciò che riuscivo a sentire era il battito del mio cuore nelle orecchie. Singhiozzai in silenzio per un tempo che mi sembrò infinito e, quando pensai di essermi ripresa, lui arrivò per darmi il colpo di grazia.

-"Izumi-chan...?"-
Spalancai subito gli occhi al richiamo della sua voce. Le lacrime si riversarono sul cemento, prima che potessi nasconderle.
-"Nani...? Perchè sei..."-
-"NON E' AFFAR TUO... STRONZO!"-
Quell'insulto uscì naturalmente dalle mie labbra, prima che potessi fermarmi. Mi resi conto di ciò che avevo detto soltanto quando vidi l'espressione sul viso di Noya.
-"Izumi..."- mormorò, con gli occhi lucidi, mentre le sue mani tremavano lungo i suoi fianchi, così come le sue labbra.

Stupida, stupida. Fottutamente stupida.

Vidi la delusione nel suo sguardo, la tristezza. Vidi il dolore nella sua espressione e percepii l'impatto che le mie parole avevano avuto su di lui. Ma non cercai di rimediare, perchè sepavo che era troppo tardi. Pertanto mi limitai a voltarmi nuovamente e osservare il cielo all'orizzonte, mentre il vento mi spattinava i capelli e alcune ciocche mi ofuscavano la vista. In realtà, ero... tranquilla. Non so il motivo, ma la tranquillità aleggiava intorno al mio cuore e nemmeno io sapevo se fosse soltanto una corazza o fossi divenuta veramente apatica.
-"No."- disse, all'improvviso, Noya, scandendo bene le lettere di quella parola. -"NO."- ripetè, subito dopo, ottenendo la mia attenzione. Mi voltai verso di lui, ma il suo sguardo era coperto dal ciuffo di capelli che a causa del vento e dell'inclinazione del suo volto era caduto sui suoi occhi.
-"Che cosa...?"- chiesi, non sapendo realmente che cosa dire.
-"NO. Basta, non fare così!"- gridò, esasperato, sorprendendomi alquanto. -"Non chiudere il mondo fuori da te, non smettere di far battere il tuo cuore!"-
Sgranai gli occhi a quelle parole e, istintivamente, mi portai la mano sul petto, all'altezza del cuore. Il battito che percepivo era fievole, spento, che rispecchiava perfettamente il mio stato d'animo, quello che avevo provato negli ultimi giorni. Stavo davvero tagliando fuori il mondo e le persone? Il mio cuore stava davvero cessando di battere come prima?
-"Ti prego, non farlo di nuovo!"- urlò, ancora, questa volta incontrando il mio sguardo. Le sue iridi marroni erano infiammate, ma non di rabbia, bensì di sentimento, di emozioni. Non erano fiamme gelide quelle che mandavano, no, erano calde, fiamme piene di calore, calore che gonfiò il mio cuore come un palloncino che improvvisamente riprendesse vita. I miei occhi si riempirono di lacrime e una fitta di dolore sconvolse il mio petto. Strinsi forte la giacca che portavo, cercando di placare quel dolore che stavo provando. Dolore causato da lui, dolore che aveva riportato il mio cuore a battere.
-"E' già successo, ma non so se te lo ricordi."- continuò, con un sorriso allo stesso tempo malinconico e amaro sulle labbra. -"Successe quando i tuoi genitori si separarono. Tu diventasti apatica e totalmente disinteressata al mondo e a te stessa. Mangiavi e bevevi solo perchè il corpo te lo richiedeva, ma non gustavi davvero il sapore di quelle cose. Andavi a scuola soltanto perchè tua madre ti spingeva a farlo, ma non provavi davvero piacere a giocare con i tuoi compagni. Stavamo ore e ore insieme, ma tu non eri davvero presente. E io mi sono sentito così solo... Non voglio sentirmi di nuovo così, Izumi! E tu, nemmeno, dovresti. Hai fatto una promessa, a me e a te stessa, non avresti mai più permesso al tuo cuore di smettere di battere, che saresti mai più caduta in quella condizione! Forse tu non te ne accorgi, ma a me è bastato vederti cinque minuti questa mattina, perchè la consapevolezza di ciò che ti stava accadendo mi colpisse in pieno. Il tuo sguardo spento, la tua distrazione in classe, il tuo isolamento, la tua disattenzione alle parole altrui, la tua passività e la mancanza di trucco sul tuo bel viso. Quando ti ho vista così, ho creduto che il mio cuore stesse per sgretolarsi in un milione di pezzi..."-
Alcune lacrime solcarono il suo viso interamente, mentre stringeva sempre di più i pugni e il suo corpo si irrigidiva e tremava.
-"E' tutta colpa mia! E mi dispiace di averlo capito così tardi, mi dispiace di averti fatto rientrare in quella condizione, perchè... !"-
La sua voce si affievolì, quando le mie braccia lo strinsero a me, e non riuscì a terminare la frase perchè forse stavo stringendo troppo al collo, ma non importava né a me né a lui.
Le mie lacrime inzupparono la divisa di Noya e le sue scivolarono sulla mia giacca. In seguito, entrambe si mescolarono con la pioggia che iniziò a cadere su di noi. Dopo poco, la sua mano arrivò tra i miei capelli bagnati e inziarono ad accarezzarli, mentre il mio cuore continuava a gonfiarsi. Avevo la sensazione che avrebbe continuato a gonfiarsi fino a scoppiare per farmi sentire di nuovo male, ma quando scoppiò non sentii affatto dolore, tutto il contrario. Quelle labbra, che sapevano di cioccolato, quel profumo, quelle sensazioni... era tutto ciò che potevo desiderare. Improvvisamente, il mio cuore prese a battere in modo martellante e fu come una un ritorno alla vita, alla rinascita a una vita nuova e raggiante, nonostante la pioggia che stava cadendo sulle nostre teste. In fondo, quello stupido nanetto aveva ragione: escludermi dal mondo, diventare apatica e permettere al mio cuore di smettere di battere non mi avrebbe portato mai a nulla; cadere e restare a terra non avrebbe risolto nulla, perchè non basta attendere perchè qualcosa cambi, bisogna agire, alzarsi, impegnarsi e fare in modo che le cose vadano come si vuole.
-"Sai, non ci serve una definizione..."- esordii, sollevando il mento dalla sua spalla.
-"Cosa?"-
-"Non ci serve dire di essere amici o fidanzati, noi siamo semplicemente NOI, e questa è la cosa più bella, ciò che ci rende speciali."- 



>>> WRITER'S SPACE§

Ohayo/Konniciwa/Konbawa, minna-san!
Sono tornata a sclerare con voi! Non siete contenti? *Ma quanto ci hai messo ad aggiornare?!*
Ecco... emh... mi dispiace. Avevo la parte pronta, ma non ho avuto il tempo nemmeno di aprire il mio maledetto pc. Ma ora sono, non è questo l'importante? BOOOOH. O^O
Vabbe', sorvoliamo ancora una volta sui miei vaneggiamenti/momenti di follia vari e passiamo alle cose serie (come se io potessi essere seria PUAHAHAHA xD): ecco a voi il finaleeeeee! *^* Come vi sembra questo finale? Sì, forse un po' banale e forse vi aspettavate mooolto di più dopo tutti questi  giorni di attesa (ma a chi importa?!) , ma questo è ciò che il mio cervellino è stato in grado di elaborare e buttare giù. >.< 
Cooomunque, spero di non esser caduta nell'OOC (ma forse l'ho fatto), perchè ho cercato di immaginare il solito Nishinoya rumoroso e alimentato da forti sentimenti in una situazione diversa dal solito. In ogni caso, se ho sforato nell'OOC mi scuso e fatemelo presente, pleeeaseee! 
Bene, ora che ho sclerato male anche qui, posso dileguarmi e farvi ciao ciao con la manona da stadio. OwO
Addio, mortali. *sparisce in una colonna di fumo blu.*

 

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