Siamo alla Frutta
Capitolo Primo
Una nuova faticosa giornata
“AH!!!! No capisco cosa ci sia di difficile nel concetto vai piano!” sbraita Matteo accanto
a me, lo ignoro e sfreccio per i viali superando un suv.
“Siamo qui per salvare la gente! Non per ammazzarla!!”
continua imperterrito attaccandosi alla maniglia della portiera e guardando
terrorizzato un’utilitaria malmessa che per poco non sfioriamo.
“Ho
il voltastomaco!” dice con voce flebile lo specializzando appollaiato sul
retro.
“Per la miseria Dafne, guidi peggio del
Greco, chi è quel criminale che ti ha dato la patente? E chi ha avuto il coraggio di metterti sotto il
sedere questa roba! Era meglio quando eri convinta che si potesse partire con
la quarta ingranata! Almeno saresti rimasta ferma!”
continua a strillare Matteo con la voce più acuta del solito. Sospiro e gli do un’occhiata sbieca per poi tornare a
guardare la strada “Lo sai Matteo che hai la faccia della stessa
tonalità di arancione della divisa? Dovresti
piantarla con le lampade” lo punzecchio annoiata sorpassando
un’altra auto.
“E i tuoi capelli rossi invece ci fanno a
pugni con la divisa se lo vuoi sapere! Io almeno sono abbinato!” ribatte piccato
lui.
“Ho
il vomito…” pigolano da dietro. Temo che tra poco lo specializzando
rimetterà la colazione, ma un inutile malessere non potrà
fermarci, dobbiamo compiere il nostro sacro dovere, ma
pare che qui la velocità non venga apprezzata.
“E
poi ti vengono le rughe!” proferisco tranquilla.
“Per la miseria! Chi se ne frega della mia faccia! Vedi non
falciare nessuno, e di non finire contro a un
muro!” continua acido evidentemente punto sul vivo da quello che ho detto
sulla sua abbronzatura biscottata.
“Dovrebbero
sentirci arrivare…” replico io senza staccare gli occhi dalla
strada. “I muri anche se ti sentono arrivare non si spostano!”
esclama lui alterato. Alzo le spalle, e mi rendo conto che sto guidando, ma non
so verso cosa.
“Ehi!
Specializzando! Dov’è che dobbiamo
andare?” chiedo dubbiosa. “Mi stai dicendo che stiamo
girando a vuoto da un quarto d’ora?” domanda Matteo con
l’aria di chi in realtà non vuole sapere la risposta. Alzo le
spalle con aria vagamente colpevole senza rispondere.
“Ah!”
Matteo si accascia con le mani nei capelli. “Qui c’è gente che
muore!” urla “Specializzando , glielo dica
lei che…si glielo dica lei quando ha finito di vomitare… che
tragico però che eh…vabbè dopo
pulisca…comunque il disinfettante è là sopra…”
sospira e si rimette seduto al suo posto abbacchiato. Rimane in silenzio per
qualche secondo, prima di rianimarsi e urlare “Di là!!!”
“Dì
là dove?” urlo io nel panico. “Di là dietro!
L’hai già passato!” strilla con la voce tre tacche
più in alto del solito. Nessun problema, giro completamente il volante e
tiro il freno a mano, testacoda. Matteo urla mentre io riparto in quarta verso
la strada che ho perso prima “Questo è senso unico! Specializzando
faccia qualche cosa!!!”.
Imbocco
la strada e individuo subito l’incidente che ci ha portato fin qui, poi
inchiodo. Matteo per tutta risposta si schianta con la faccia contro il
parabrezza per poi scivolare giù lentamente sussurrando roco “Sono
vivo”
“Arrivo
perfetto” esclamo io soddisfatta. Matteo si
rianima e scende scoccandomi un’occhiataccia e urlandomi “Al
ritorno guido io!”
“Gli
sei arrivata a dieci centimetri dalle gambe!” urla lo specializzando.
Appoggio le gambe al cruscotto e mi stiracchio, questa gente ha urgente bisogno
di una tisana di valeriana, chiederò a Lella di fornirmela per il
prossimo turno di volontariato con l’ambulanza.
Oggi
non c’è nulla di grave, la signora che è stata investita si
è rotta una gamba, ma nel complesso sta bene, non ha nemmeno perso
conoscenza. Anzi è più vispa che mai, è lì che
sbraita all’indirizzo della ragazzina neopatentata che l’ha messa
sotto, pare che oltre averla investita, per capire cosa avesse pestato sia
tornata indietro schiacciandola di nuovo in retromarcia. Ma tutto sommato
più che essere uno spettacolo triste è comico.
“Signora
si calmi” sento dire a Matteo e allo specializzando “Ma quella
maledetta, idiota mi ha investito! E tu di che cavolo di colore sei giovanotto?
Dovresti smetterla di drogarti!”
“Ma
cosa sta dicendo signora!” sbraita interdetto Matteo da dietro, lo sapevo
che quel dannato color arancione gli avrebbe dato dei problemi oltre a
intonarsi perfettamente con il colore della divisa da volontario della croce
rossa.
“Ma
io ti conosco! Sei quel teppistello di Matteo Frangiamore!” esclama a un certo punto e io tendo le
orecchie “AH, non hai mai avuto voglia di studiare! Maledetto succhiasangue a tradimento! Lo sai come soffriva a venire
ai colloqui tua madre nel sapere che andavi male in tutte le materie!”.
Mi viene da ridere nel riconoscere nella voce della sconosciuta, la preside
della mia scuola, sento Matteo sbuffare e la porta chiudersi mentre lei continua
a sbraitare “Disgraziato!”.
Lui
si siede pesantemente sul sedile accanto a me e si allaccia la cintura con
l’intento di non finire nuovamente contro il vetro come è successo
all’andata.
“Signora ha le travelgum? Ne avrà bisogno” fa strafottente mentre
l’aggancio della cintura schiocca. Ridacchia mentre la preside
ricomincia a strillare e lo specializzando si domanda ad alta voce se non sia
meglio darle un sedativo.
“Frangiamore un
po’ di rispetto! Io ti boccio!” urla mentre parto e imbocco i viali di circonvallazione
a tutta birra.
Matteo
sbuffa sonoramente tra lo scocciato e il divertito “Preside, mi hanno
bocciato due volte…allora l’anno scorso mi sono ritirato da
scuola… è da due anni che non mi si vede più!”spiega
appoggiando i piedi al cruscotto.
“Vorrà
dire che bocceremo la signorina Bianca!”strilla a mo’ di ripicca. Ci
metto un paio di secondo per capire che cosa sta dicendo. Subito mi lancio nel
sedile posteriore chiedendo spiegazioni. “Preside! cosa sta dicendo io
non ho fatto niente!”
Davanti sento urlare Matteo che dice qualche cosa come “Oddio Dafne non
mollare il volante!”. Lo specializzando si copre gli occhi e comincia a
recitare l’ave Maria.
Poi
qualcuno, che si dimostra essere Matteo, mi riporta seduta al mio posto.
“Tieni
il volante per la miseria! E guarda avanti!”sbraita con gli occhi fuori
dalle orbite e il fiatone come se avesse corso.
“Non
voglio essere bocciata!” piagnucolo.
“E
io non voglio morire!” ribatte lui poco comprensivo. Spero tanto che sia
una minaccia dettata dall’odio per Matteo.
Arriviamo
all’ospedale accompagnati dalle imprecazioni della preside e quelle di
Matteo che continua a dire che non devo distrarmi mentre guido. Parcheggio a
una velocità decisamente superiore di quella consentita e
un’infermiera adibita all’accoglienza delle ambulanze si unisce al
coro di insulti contro la mia persona.
Accosto
ad un’altra ambulanza e sospiro mentre lo specializzando barbuto e magro
come un chiodo aiuta l’infermiera sclerotica a far scendere la preside
infortunata che per tutta risposta tenta di strappare i capelli a
un’infermiera che non si sa cosa le abbia fatto.
Mi
appoggio al poggia testa e sospiro. Quanto manca alla
fine del turno?
“Mezz’ora”
risponde Matteo come se mi avesse letto nel pensiero. “Se non si fa male nessuno per
mezz’ora possiamo anche prenderci un cappuccino…” e
probabilmente questa è la proposta più allettante che mi è
stata fatta negli ultimi sei mesi. Sono davvero disfatta.
Ma
probabilmente il mio simpatico angelo custode è al bar insieme a quello
di Matteo, a giudicare dal fatto che dopo neanche trenta secondi ci arriva una
chiamata.
Non
è un’urgenza, c’è stato un altro incidente stradale
sui viali, ma pare che il ragazzo infortunato si sia
solo slogato un polso e stia abbastanza bene. Ma se sta bene perché
portarlo all’ospedale?
Accendo
lo stereo e parto a palla con le sirene accese.
“Da
quando mettono lo stereo nelle ambulanze?” domanda lo specializzando
spaesato dal retro.
“L’ha
montato Matteo, ha detto che senza non si poteva fare nulla” spiego
mentre lui con un ghigno si gira e mostra i pollici alzati.
“Ma
è legale?” domanda mesto. Storco la bocca “Temo di no, ma tu
non badarci…”.
Lo
specializzando sospira e aspetta che mi accosti al motorino incidentato.
Questa
volta l’infortunato è un ragazzo che avrà sì e no la
nostra età, forse un anno in più e se ne sta tranquillamente
seduto sul ciglio della strada con il polso in mano. Sale di sua spontanea
volontà lasciando il suo scooter alla mercé della polizia e
saluta gentilmente tutti senza sbraitare, senza lamentarsi, o senza minacciare
bocciature a destra e a manca.
Sento
giusto un singulto quando partiamo e lo specializzando che lo rassicura
“Tranquillo, ti verrà un po’ di mal di mare, ma non ci siamo
mai schiantati”.
Do
un’occhiata al ragazzo in questione, è alto, forse un po’
troppo, e da l’impressione di potersi rompere da
un momento all’altro. Indossa una maglietta con disegnato sopra Snoopy , e ha i capelli un po’ lunghi sulle orecchie. Sembra
decisamente a suo agio a parte il fatto che si trova su un’ambulanza che
sfreccia verso l’ospedale a velocità vertiginosa.
Nel
frattempo Matteo si lamenta come suo solito “e tu che ti lamentavi del
Greco…a confronto in auto con Alexis sembra di viaggiare su un
transatlantico!”
Parcheggio
e la solita infermiera stizzita si sposta con un balzo. Ma io dico, se sai che
arrivano le ambulanze perché devi stare per forza lì in mezzo?
Sarà per avere una scusa per insultarmi? Comincio a credere sia
così! Non c’è altra soluzione…
Snoopy
scende con un balzo atletico dalla vettura, seguito a ruota dallo
specializzando che lo raggiunge in modo molto meno sciolto. Mio nonno
novantenne in confronto è vispissimo. Glielo
faccio notare e lui ribatte dicendo che è colpa mia e che adesso ha il
mal di mare. Mi stiracchio diretta alla hall, finalmente io e Matteo ci
prenderemo il nostro agognato cappuccino. Snoopy ci segue come se nulla fosse.
“Credo
che tu debba andare a farti vedere la mano…” fa Matteo tra lo
svogliato e il sorpreso.
Lui
alza le spalle “l’infermiere mi ha già steccato durante il
viaggio, non mi va che mi ingessino, sabato ho una partita di calcio, e non
riuscirei a giocare…” spiega piegando la testa da una parte mentre
continua a seguirci.
“E
allora perché hai chiamato l’ambulanza?” chiede Matteo
visibilmente scocciato dal fatto che ci abbia fatto fare del lavoro in
più per nulla.
Snoopy
alza ancora le spalle “Io non volevo, ma una vecchietta ha cominciato a
urlare al morto e non
c’è stato verso di non farle telefonare al pronto
soccorso…insomma, mi è solo venuto addosso un
piccione, non è mica la fine del mondo!”. Ridiamo. Un frontale con
un piccione? Ma cose si fa ad essere così invorniti?
“Voi dove andate? Un altro lavoro?” .
Credo che abbia intenzione di conversare. Gli sorrido “No, adesso solo il
cappuccino” esclamo gioviale. Nessuno può privarmi di un cappuccino
dopo ore di volontariato come questo. “Ti unisci a noi?”. Snoopy fa
spallucce. Sembra che stringersi nelle spalle sia il suo modo preferito per
comunicare.
“Tanto
dobbiamo aspettare che ci vengano a prendere…”fa Matteo biascicando
prima di urlare “Barista! Il solito!”.
“Un
po’ di rispetto per chi lavora!” urla quello di rimando “Non
siamo mica scaricatori di porto, per la miseria!” brontola. Ma so
già che ci porterà i cappuccini.
Anche
Snoopy si lascia cadere al tavolino imitandoci. Matteo si massaggia la testa
borbottando lamentele come tutte le volte che finiamo il turno.
Fanno
appena in tempo a raggiungerci le nostre ordinazioni (condite con qualche
bestemmia del barista) che appare un allampanato Cavaliere leopardato. Ci guarda mogio e con la voce da citofono
dice a Matteo che lo guarda gioioso “Sono passato qui per dirti che non
posso passare a prenderti” dichiara stentoreo.
“Ma
come, sei qui?” esclama Matteo con l’aria di chi sente puzza di
bruciato. “E’ che ho portato anche Dio…” spiega
vergognoso abbassando il capo. “E in tre sul motorino non ci
stiamo”.
Meccanicamente
ci giriamo tutti quanti a guardare Dio che fa da psicologo a un vecchietto in
sala d’aspetto. Istintivamente ci facciamo tutti il segno della croce e
ci aspettiamo che qualcuno inizi a recitare l’atto di dolore.
Ma passati pochi celestiali secondi
l’attenzione di Matteo torna all’amico leopardato “Ma insomma! Ti ho chiesto di venirmi a
prendere perché il mio motorino è rotto e tu ti porti Dio?”
esclama scocciato, mentre Snoopy alza la mano urlando “Anch’io ho
il motorino rotto, anche io!” senza alcun senso logico.
“Puoi sempre venire a casa con me e
Claudia… mi viene a prendere in bici. Di solito sto sul portapacchi, però se
vuoi ti ci puoi mettere tu e io vado a sedermi nel cestino sul davanti”
propongo, lui aggrotta le sopracciglia nere e mi guarda poco convinto.
Nel mentre arriva anche la mia salvatrice, che tra l’altro mi ha anche
portato una delle famose tisane di Lella. Oh…queste ragazze mi viziano.
Ma
l’entusiasmo finisce in fretta. In men che non
si dica fa amicizia con Snoopy, troppa amicizia, e non c’è modo di
staccarli.
E
così inequivocabilmente a me e Matteo tocca tornare a casa a piedi,
mentre i due continuano beatamente a conversare davanti hai nostri cappuccini,
e Dio a confessare la gente in giro per l’ospedale.
Quando
finalmente apro la porta di casa, inferocita come non mai per aver dovuto fare
a piedi mezza Bologna mi trovo nel bel mezzo di una delle più ferrate
Babilonie.
Mia
cugina Xeni se ne sta seduta imbronciata sul nostro divano, il Greco la guarda
curioso, mia zia Eleni urla e strepita senza un senso logico, mia madre
continua a dire cose del tipo “Tranquilla, tranquilla Eleni, la ospitiamo
noi”, che non mi garbano nemmeno un po’. Non è possibile, se
ne va il Greco e arriva sua sorella! A occupare un letto che non abbiamo!
Ad
allietare la situazione c’è parò Panino in accappatoio che
gira per casa come un’anima in pena cercando il phon.
“Scusami
Dafne, sono passato solo a farmi la doccia, lo sai che i miei mi hanno cacciato
e dormo in una tenda…”. Gli sorrido sciogliendomi, lo sai che sei
l’uomo della mia vita vero Panino?
No.
Decisamente non lo sa.
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Chiacchiere inutili e senza senso
che potete evitare di leggere , ma che io tengo a
scrivere:
ho
ripreso in mano Siamo alla Frutta
dopo qualche millennio. La verità è che la scarsità di
commenti mi ha sempre un po’ frenato, so che non dovrebbe essere
così, ma purtroppo sono una mente semplice. Ma nonostante tutto non
avevo avuto l’intenzione di abbandonarla, volevo solo finire prima Il Potere delle Pesche, che come storia
mi è più semplice da scrivere.
Comunque,
questa fic dovrebbe essere molto più lunga di Striped Lobster, in
quanto ricopre un intero anno scolastico, e i primi capitoli dovrebbero essere
addirittura tutti per descrivere l’ambiente… insomma , spero di riuscire a finire (speriam
bene!!)
Comunque
ringrazio tanto SummerBreez(devo chiedere perdono per il ritardo davvero
intollerabile…ci ho messo davvero una vita ad aggiornare, ma ora eccomi
qua a ringraziare tantissimo. Sì i personaggi sono sempre più
schizzati. Spero di riuscire ad aggiornare regolarmente d’ora in poi!! )e The Corpse Bride(hai visto, alla fine ho ripreso in mano
anche questa! L’unico problema è che dato lo scenario moooolto allargato ci saranno davvero molti personaggi,
spero di riuscire a gestirli tutti!!) che hanno
commentato e _NovemberThree_
che ha messo la fic tra i preferiti.
Ultima
avvertenza di servizio: a giorni dovrei aggiornare anche Stupid Cupid, il capitolo è quasi
ultimato, ci vorrà poco.
E
grazie ancora a tutti a quelli che hanno aspettato il ritorno di questi
sconclusionati, e a chi è anche solo arrivato a leggere fin qui.
Al
prossimo capitolo, Aki_Penn