Ad maiora semper

di ketyblack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** He's back ***
Capitolo 2: *** Total eclipse of the heart ***
Capitolo 3: *** Toxicity ***



Capitolo 1
*** He's back ***


Ad maiora semper

 

Capitolo 1: He's back

 

 

 

La sveglia suonava tiranna, erano le sette in punto.

 

Una diciassettenne dai capelli azzurri aprì gli occhi e sbuffò pesantemente. Anche quella notte si era ridotta ad andare a dormire tardi, sarebbe stata l'ennesima giornata storta. Si alzò velocemente, altrimenti di sarebbe riaddormentata senza troppi problemi.

 

Al piano di sotto sua madre era già operativa, sfornava brioches proprio come le perfette casalinghe anni '50. ma per Bunny Brief era del tutto normale. Lei era così stravagante e fuori dal mondo...

“Buongiorno, Bulma, forza, fai colazione che è già tardi! Se solo alle sera andassi a dormire a orari decenti!” esclamò la madre porgendole una tazza di tè fumante e una brioche.

“Sì, lo so, mamma. Adesso smettila con la solita predica. Vado se no perdo il pullman” esclamò la ragazza dai capelli azzurri non mangiando nulla e dirigendosi, piuttosto di cattivo umore, verso la porta di casa.

 

Quando uscì dovette percorrere velocemente il vialetto per poter prendere al volo il pullman. Non era per nulla abituata a prenderlo. Maledetti i suoi genitori che insistevano a non comprarle un benedetto scooter come tutti i suoi amici. L'anno prima era stata abituata decisamente bene...

 

Bulma, tesoro, c'è quel bel giovanotto che ti aspetta alla fine del vialetto!” l'avvisò sua madre con il suo solito tono spaccatimpani.

Adesso scendo, arrivo!” urlò la ragazza, appena sedicenne, scendendo le scale a rotta di collo.

Aspetta, tieni, porta una buona colazione anche a lui, saranno dieci minuti buoni che ti aspetta là!E, mi raccomando non andate in motorino in due!” di raccomandò lei.

 

Bulma uscì di casa, lo vide lì, con uno sguardo che più scazzato non poteva essere, con una sigaretta accesa. Appena la vide il suo volto si curvò in un sorriso sghembo appena accennato.

Forza, monta su, siamo già in ritardo!” esclamò lui spazientito. Bulma scosse la testa.

Sai benissimo che mia madre non vuole che andiamo in moto. Andiamo a piedi fino ad una via traversa” disse lei in un tono che non ammetteva repliche mentre gli porgeva il sacchetto con le brioches.

Sapeva che doveva sentirsi onorata, lui avrebbe mandato a quel paese chiunque, tranne lei.

Trascinarono il motorino spento fino alla via dopo e poi ci montarono sopra. Bulma si tenne stretta a lui... non voleva lasciarlo andare. Mai.

 

Dopo mezz'ora di pullman arrivò al suo liceo. Un luogo inospitale che lei odiava con tutta sé stessa, dopo quell'estate infernale non ci voleva più mettere piede. Aveva perso i contatti con tutti gli amici e non gliene importava proprio nulla, stava troppo male per parlarne con qualcuno.

Nell'aria si respirava l'euforia del primo giorno di scuola, chi si ricongiungeva con gli amici che non vedeva da un po', le ragazze che squadravano invidiose il nuovo taglio di capelli di una qualsiasi compagna...

Bulma non era né abbronzata, o diversa e nemmeno vestita particolarmente bene per l'occasione. Si trascinava per la scuola tentando di capire quale fosse il suo armadietto.

“Ehilà! Finalmente ho l'onore di vederti!” sentì una voce a lei molto famigliare provenire alla sue spalle. Si voltò e vide Chichi, una sua compagna di classe, non la vedeva né sentiva da giugno.

“Come stai? Passate bene le vacanze?” le chiese solare l'amica mora andando ad abbracciarla. Non si rese nemmeno conto di aver toccato il tasto dolente, tutti quanti sapevano che la sua estate era stata uno schifo, un delirio totale.

“Sono stata meglio. L'estate non ne parliamo...” fece l'azzurra tagliando corto.

“Ehi, lo so che non ti sei più fatta sentire per via di...insomma, quello che è successo con...” a Chichi non venivano le parole, non sapeva proprio come prenderla.

“Puoi dire tranquillamente il suo nome, non si materializzerà qui, tranquilla. Sì, è stato un schifo per quello che è successo con...”

In quell'istante lo vide varcare le porte della scuola, con quell'aria strafottente che adorava, quel meraviglioso ghigno che l'aveva fatta cadere ai suoi piedi, e quegli occhi d'ebano che la tenevano sveglia la notte. Era tornato.

“Vegeta!” bisbigliò lei sgranando gli occhi per la sorpresa.

Il ragazzo non la degnò nemmeno di uno sguardo e si diresse in classe. Proprio come si aspettava. Era cambiato tutto, niente era più come prima, quando era stata felice da morire.

 

“Non pensavo che sarebbe tornato. Certo che è strano, Goku era in classe con lui e non è stato assegnato a quella classe.” intervenne Chichi meditabonda non accorgendosi nemmeno dello stato d'animo di Bulma. Era troppo svampita per capire quello che c'era stato.

“Un momento, quella è la nostra classe! Che sia stato bocciato?” chiese la mora ad alta voce destando Bulma dai suoi pensieri.

“Beh, Chichi, c'è un solo modo per scoprirlo...” disse in tono incerto dirigendosi verso l'aula in cui era entrato prima il ragazzo di nome Vegeta.

 

Avevano appena parcheggiato il motorino, erano in ritardo, come al solito. Vegeta prese la mano di Bulma e corsero a perdifiato fino all'ingresso dell'istituto. Nonostante il ritardo l'accompagnò ugualmente fino in classe dandole un bacio sulle labbra.

Ci vediamo dopo, bimba” e così dicendo corse via con lo zaino in spalla.

 

Quando Bulma lo vide davvero nella sua classe ebbe la conferma dei suoi timori: la sua estate movimentata l'aveva fatto bocciare a scuola. E lei non ne sapeva niente, lui l'aveva tagliata completamente fuori.

Si avvicinò a lui, il moro non la notò nemmeno, aveva le cuffie nelle orecchie con della musica heavy metal decisamente forte, la poteva sentire chiaramente. L'aveva ascoltata migliaia di volte insieme a lui, le lacrime minacciavano di uscire da un momento all'altro.

“ Vegeta...” sussurrò lei avvicinando una mano alla sua spalla. Così vicini ma così lontani. Lui scostò la sua mano bruscamente, stizzito.

“Stammi alla larga. Non voglio parlarti.” disse in tono che non ammetteva repliche. Vuoto, piatto. Quegli occhi non erano più quelli che lei aveva conosciuto.

“Mi dispiace, sono stata obbligata a...” non la fece finire, le facilitò il compito: se ne andò dalla classe.

 

Bulma era già distrutta. Si sedette accanto a Chichi che non faceva altro che ciarlare riguardo alla vacanza fantastica al mare insieme a Goku. Il tatto non era decisamente una delle sue doti. Ma Bulma avrebbe fatto bene a tenersi qualcuno vicino, non poteva continuare in quel modo, stava affogando e nessuno le stava lanciando un salvagente. Forse Chichi lo stava facendo, a modo suo.

 

Durante la giornata cercò di essere più loquace con Chichi, si forzò di non pensare a Vegeta. Sarebbe stato la sua rovina, di nuovo. Quando il moro ritornò in classe lo ignorò. Non poté fare altro, anche se il suo corpo di ribellava a quella decisione. Quello che avrebbe voluto fare sarebbe stato ben altro.

 

“Tesoro, com'è andato il primo giorno di scuola?” chiese sua mamma a cena servendole altro purè nonostante lei non l'avesse richiesto. La ragazza sospirò pesantemente e cercò di sorridere e di non essere troppo brusca.

“Bene, ho ritrovato Chichi... ed è tornato Vegeta a scuola.” disse in modo del tutto innaturale. La madre rimase sbigottita e anche suo padre che aveva giusto avuto il tempo di sentire il nome del ragazzo.

“ E come sta?” chiese la donna in tono decisamente preoccupato. Aveva avuto modo di conoscerlo molto bene l'anno precedente, era praticamente tutti i giorni sotto il suo tetto, gli era molto affezionata.

“Sembrerebbe bene, non mi ha quasi rivolto la parola...” sussurrò Bulma in tono piatto cercando di stoppare le lacrime che stavano per scenderle copiose dalle guance. Non si sarebbe certamente aspettata un abbraccio ma nemmeno tutta quella freddezza e rabbia.

“Ha bisogno di tempo, dopo tutto quello che ha passato” sentenziò suo padre alzandosi da tavola per tornare a lavoro.

 

Dopo cena la ragazza si era rifugiata in camera sua al computer, con la musica che aveva iniziato ad apprezzare l'anno precedente, nella playlist “Vegeta”. C'erano ovunque segni del suo passaggio, dalle fotografie sulle mensole, alla felpa enorme che lei usava come pigiama.

 

Dai, bimba, non fare la fifona, non farà male! Ti tengo la mano! E poi non sei obbligata a farlo...” esclamò Vegeta trattenendo le risate. Bulma era impaurita, in un angolo. L'aveva portata da un suo amico che faceva tatuaggi in casa. La ragazza pochi giorni prima gli aveva confessato che aveva paura che lui la tradisse con qualcun'altra, magari del suo quartiere, o che abitava in casa famiglia insieme a lui. Stava diventando paranoica. L'aveva portata lì per dimostrarle quanto ci tenesse.

Ma smettila di ridere! Voglio proprio vedere te!” disse lei in tono seccato.

 

Vegeta ce l'aveva nella carne, in ogni sua fibra. Si ricordava di lui ogni volta che si guardava allo specchio. Quel giorno dal tatuatore si erano fatti tatuare “Ad maiora semper” verso cose più grandi, un bell'augurio per loro, e su come sarebbe dovuta essere la loro storia, grande, immensa. O, almeno, come avrebbero voluto che andasse a finire.

 

Mentre Bulma si perdeva nei suoi pensieri non si accorse minimamente che qualcuno stava tirando dei sassolini contro il vetro della sua finestra. Si accorse però del cellulare che vibrava proprio a fianco del suo computer illuminando col display la stanza buia.

Scendi, subito.

Un messaggio forte e chiaro che le fece mancare un battito. Era lui. Che cosa voleva?

 

 

Spazio autrice

Ma salve a tutti! Questa è la mia prima fanfiction in Dragonball, adoro Bulma e Vegeta e spero vi piaccia la mia proposta e che la troviate in qualche modo interessante. Ecco, spero in qualche recensione che mi fa sempre piacere, ditemi tutto quello che volete e io risponderò volentieri!

Chi sarà e che cosa vorrà lo sconosciuto alla porta? La scoprirete alla prossima puntata!

 

Un bacio

 

ketyblack

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Capitolo 2
*** Total eclipse of the heart ***


Ad maiora semper

 

Capitolo 2: Total eclipse of the heart

 

Vegeta aspettava fuori di casa con uno scatolone in mano. Lo sguardo basso e schivo, le aveva appena scritto un messaggio. Se non fosse scesa entro dieci secondi se ne sarebbe andato via. Non aveva senso quello che stava facendo.

Sentì la porta d'ingresso aprirsi con uno scatto deciso, la vide subito, un tuffo al cuore. Era esattamente proprio come l'aveva lasciata, non per suo volere, gli venne un colpo quando si ritrovò a pensare che magari si fosse vista con qualcun altro durante quell'estate infernale per entrambi, ma soprattutto per Vegeta.

“Pensavo non mi volessi più vedere...” sussurrò Bulma camminando verso di lui.

Vegeta non le rispose nemmeno, le porse lo scatolone di cartone, deciso a farla finita con quel passato che gli tormentava l'anima.

“Prendi. E ora rientra, ti prenderai un'accidente. Non che me ne importi.” sbottò lui in un tono strano, sembrava quasi affettuoso, si stava sempre parlando di Vegeta, lui e la dolcezza vivevano su due pianeti differenti.

 

Era la prima volta che le veniva concesso di andare a vedere dove Vegeta abitava, dopo tre mesi di richieste declinate in modo brusco eccola lì.

La casa famiglia in cui abitava Vegeta era decisamente malconcia, dominata dal grigiore ma all'interno sembrava di respirare speranza tra quei corridoi così simili a quelli di un'ospedale. Erano pressappoco tutti ragazzi della sua età, decisamente meno fortunati, ma che grazie a quella struttura avevano potuto condurre una vita quantomeno normale.

Vegeta l'accolse all'entrata, un po' imbarazzato, con le mani affondate nelle tasche dei jeans, si stringeva nel giubbotto di pelle per non far notare le sue guance arrossate.

Finalmente, sei in ritardo!” la rimbeccò lui dandole un bacio veloce prima che tutti quanti cominciassero a fare domande.

Scusa, mia madre ha insistito che ti portassi un regalo. È solo una torta di mele, ma mi sembrava carino...” venne interrotta da uno stuolo di ragazzini esaltati. Con la bava alla bocca.

Bene, addio torta!” esclamò lui porgendola a un bambino che non doveva avere più di dodici anni.

La fece entrare in camera sua. Bulma l'aveva sempre immaginato in una camerata enorme, con almeno dodici persone, come nei film. Invece la camera di Vegeta era una singola, abbastanza luminosa, anche se un po' stretta. Regnava il disordine e il letto era da rifare.

Un po' vuota ma mi piace molto. Forse potrei ravvivarla in qualche modo...” rifletté la ragazza qualche istante. Poco dopo tirò fuori dalla borsa una fototessera che per caso aveva con sé.

Non sarà granché ma almeno hai qualcosa che ti ricorda di me anche quando non ci sono!” esclamò lei contenta baciandolo aggrappandosi alle sue spalle possenti.

Come se ce ne fosse bisogno. Siamo nella stessa scuola.” fece lui in tono brusco, ma si poteva capire perfettamente quanto fosse felice. La prese per le spalle e l'accompagnò al suo letto, continuando a baciarla.

Ehi, no... non posso...” sussurrò lei imbarazzata all'inverosimile.

Lo so, bimba, aspetteremo...” fece lui dolcemente.

 

“Vegeta, non te ne andare, ti prego, parlami!” esclamò l'azzurra sul vialetto di casa. Il ragazzo era già diretto verso il suo scooter. Non aveva più nulla da sbrigare con lei. Bulma lo raggiunse con uno scatto di corsa, lo prese per un braccio.

“Non ho più nulla a che fare con te. Queste sono le tue cose. Non posso più stare qui, non vicino a te, sai, ora sono maggiorenne, mi hanno sbattuto fuori dalla casa famiglia dopo quest'estate. E sono stato definito “soggetto pericoloso e inavvicinabile” sono una bestia.” esclamò lui con la voce che sembrava che stesse per incrinarsi. Ma Vegeta era troppo orgoglioso per quello.

“Ma, allora lasciami spiegare, è colpa mia. Hai solo reagito per provocazione e perché avrebbero fatto del male a me...era autodifesa...” sussurrò Bulma. Mille lame affilate stavano conficcandosi nel suo cuore. Non aveva mai avuto il coraggio di dire ad alta voce quello che era successo. Poteva testimoniare, l'avrebbe aiutato. D'altronde il processo sarebbe stato di lì a tre mesi, non poteva perderlo di nuovo, non da innocente.

“A loro non frega un cazzo. Nappa è morto! E l'ho ammazzato io!” urlò lui in preda alla disperazione. Era davvero fuori di sé.

“Lo so. Ed è terribile. Ma era drogato, aveva tentato di violentarmi. E di accoltellare te! Chiunque avrebbe reagito così!” disse Bulma in tono sensato. In uno slancio lo abbracciò stretto, forse era solo quello che voleva in quel momento, ma Vegeta non l'avrebbe mai ammesso.

“Che cosa cazzo ne potevi sapere tu che sarebbe morto, era solo un cazzotto in faccia. È morto perché la ketamina che aveva preso funzionava come anestetico e quando l'effetto è finito il cervello è andato in tilt.” spiegò Bulma cercando di mantenere la calma. Lui non l'allontanò, sembrava quasi rilassato da quel contatto.

“Tsk. Sei solo una ragazzina.” sbottò lui cercando di liberarsi dal suo abbraccio.

“Possiamo provarlo. Raccogliere testimoni a nostro favore. Io non ne so molto a riguardo ma credo che in questo caso si possa ricorrere in nostro favore ad alcuni articoli del codice legislativo. Fidati di me, Vegeta” il suo tono era quasi una supplica.

“E va bene. Ma voglio che la cosa rimanga tra noi e... noi non stiamo più insieme.” disse in tono duro. Bulma annuì in silenzio. Cercò di non piangere.

“Ma adesso dove vivi? Se ti hanno buttato fuori dalla casa famiglia per via del processo dove dormi?” il ragazzo non rispose. Dove capita. Sarebbe stata la risposta giusta.

“Tu non preoccuparti, me la so cavare” rispose in tono risoluto montando sullo scooter e andandosene.

 

Era un mese che stavano insieme. Vegeta l'aveva portata al vecchio parchetto in cui giocava da bambino, prima che ci fosse quel maledetto incidente che gli portò via entrambi i genitori. Aveva bei ricordi era uno dei pochi luoghi a cui era veramente legato.

Vegeta! Ehi, smettila di fumare almeno per un attimo, sai che mi da' fastidio!” esclamò Bulma per sottrarsi ad uno sei suoi baci al sapore deciso di tabacco.

Lo fai solo perché fa figo, lo dicono tutti a scuola,a un sacco di ragazze piaci proprio per questo!” disse lei in tono gioviale sdraiandosi tra l'erba umida malgrado fosse ottobre inoltrato.

Donne, le più stupide da sempre. Che avrà mai di più figo uno che ha i polmoni neri come i miei...”disse lui in tono pensieroso raggiungendola in quel comodo giaciglio umidiccio.

Sai che mi ha chiesto Chichi ieri mattina?” Vegeta scosse il capo con fare disinteressato, non sopportava la stupidità di quella ragazza, era proprio uguale al suo ragazzo, quell'idiota che aveva in classe, un tale Goku.

Se noi l'abbiamo già fatto, io le ho detto di no e lei è rimasta stupita ha detto che...” venne zittita da un bacio del ragazzo che l'avvicinava urgentemente a sé. Era così indifesa e tenera. Sembrava sprecata vederla lì, tra le sua braccia. Eppure quelle braccia erano il posto più bello in cui stare, per lei.

 

Bulma tornò in camera con il cuore meno pesante, aveva parlato con lui e sapeva che l'avrebbe fatto di nuovo. Vegeta non l'avrebbe mai ammesso ma aveva bisogno di aiuto e dio solo sapeva da quanto non dormiva in un letto, almeno da una settimana, conoscendo la data del rilascio dal carcere. I suoi vestiti stavano diventando un po' laceri, ma solo l'occhio attento di Bulma se ne era accorto, per il resto Vegeta era sempre stato un po' trasandato.

La blu aprì lo scatolone che il ragazzo le aveva portato e trattenne il respiro. Quanti ricordi. Troppi, sembrava passato un secolo e invece erano solo pochi mesi. Le foto, un ciondolo tribale che gli aveva regalato per il compleanno, il poster del suo gruppo preferito e perfino una, ormai vecchia, sottoveste con una piccola macchia di sangue. Sì, poteva sembrare inquietante, ma Bulma vide lì, tra le sue mani, quello che era rimasto del suo frutto più prezioso. Era un'onore per Vegeta essere stato il primo e quella sottoveste la conservava gelosamente e ora era ritornata al mittente, proprio come tutti i ricordi.

 

Vegeta si sedette su una panchina poco distante dalla chiesa, si chiuse bene il giubbotto di pelle e sentì un briciolo di speranza dentro di sé. Ora aveva la certezza di non essere solo, se solo Bulma avesse saputo che in quei tre mesi in carcere era andato avanti solo grazie a lei, a quella piccola fototessera che si portava con sé e che ora era custodita come un tesoro all'interno del suo portafoglio.

 

Spazio autrice

 

Ed ecco il secondo capitolo di questa storia che sinceramente sta prendendo anche me. Sono molto felice di come sta venendo, anche se mi piacerebbe avere qualche recensione in più, giusto per sapere se piace anche a voi e se vi interesserebbe un eventuale seguito. Spero di sentire i vostri pareri. Un bacio grande e alla prossima!


 

Grazie a tutti coloro che seguono la storia o l'hanno messa tra i preferiti, e anche a chi legge ma non recensisce! Un grazie in particolare a coniglietto 94 mi ha fatto molto piacere la tua recensione, e come ti ho già detto spero che continuerai a leggere la mia storia! Un bacione!


 

Che cosa ne sarà di Bulma e Vegeta? Si scopriranno altre cose della loro storia passata? Si ameranno di nuovo o sarà solo l'inizio della fine? Alla prossima puntata!

 

ketyblack 

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Capitolo 3
*** Toxicity ***


Ad maiora semper

 

Capitolo 3: Toxicity

 

L'indomani Vegeta fu svegliato dal freddo pungente, così strano per essere settembre. Pure il tempo ce l'aveva con lui. Si era addormentato su una panchina, proprio vicino ad un viale. Guardò l'ora, erano le sette e mezza. Sentì lo stomaco contorcersi per la fame, non aveva cenato, e non aveva nemmeno qualche spicciolo per poter fare colazione. Decise di dirigersi a scuola, almeno lì sarebbe stato al sicuro dal freddo, dal momento che minacciava pure di piovere da un momento all'altro. Aveva pure finito le sigarette. Buongiorno, mondo!

 

Bulma stava prendendo il pullman, per niente pronta per ritornare a scuola, aveva il cuore pesante, non riusciva a non pensare a Vegeta chissà dove, senza un tetto sopra la testa. Doveva cercare una soluzione, non voleva leggere il suo nome tra i necrologi dovuti alle risse notturne tra vagabondi. Ma sapeva che il ragazzo era troppo orgoglioso per lasciarsi aiutare, doveva escogitare una strategia, e alla svelta.

 

“Ciao Bulma!” la salutò Chichi mentre scendeva dalla macchina di Goku. Provò un moto d'invidia nei loro confronti, per loro era tutto così facile, così normale.

“Buongiorno, Chichi!” la salutò lei di risposta agitando una mano in aria. Non si fermò a chiacchierare, doveva andare in classe e vedere se c'era Vegeta.

 

Il moro era seduto già da mezz'ora al suo banco, in ultima fila, vicino alla finestra, aveva la testa appoggiata al banco sulle braccia, conserte. Stava decisamente dormendo. Bulma si ritrovò a sorridere senza nemmeno rendersene conto.

“Ehi, Vegeta! Svegliati, tra poco comincia la lezione!” lo scosse lei piano. In realtà voleva solamente cercare in pretesto per parlargli. Riuscì nel suo intento, ora il ragazzo era sveglio, piuttosto incazzato, ma sveglio.

“Ma che cazzo c'è? Non sono nemmeno le otto! Bimba, lasciami stare!” al suono di quel nomignolo rimase pietrificato e con lui pure Bulma. Gli cadde dalle mani la brioche che gli aveva portato da casa.

“Scusa, è che... l'abitudine” cercò di raffazzonare una spiegazione invano. Maledetta, l'avevo colto alla sprovvista.

“Senti, stavo pensando...so che non hai un posto dove andare, sei vestito esattamente come ieri...” constatò lei. Colpito nel segno.

“Mio padre si ostina a tenere da anni un laboratorio che non usa più. Potresti dormire lì, credo che per i miei non ci sia alcun problema.” provò a dire Bulma. Lui si voltò dall'altra parte, pensieroso.

“Non sono cazzi tuoi, è la mia vita, lasciami in pace!” rispose in tono scontroso.

 

Vegeta non le parlò più per tutto il giorno. Si girava letteralmente dalla parte opposta.

 

Quando Bulma vide per la prima volta Vegeta pensò che fosse proprio uno stronzo pantentato. Le sue compagne di classe la prendevano in giro perché lui non era esattamente il belloccio di turno. Ma a lei non interessava, adorava tutto di lui.

Quel giorno stava tornando in classe dopo la pausa pranzo, stava parlando con Chichi e Marion, delle solite cose, della scuola, del nuovo film in uscita sabato al cinema.

E così mia madre ha detto che posso venire con voi!” disse Bulma gesticolando come suo solito.

Ma è fantastico, magari dopo possiamo andare al bar in centro, Chichi si deve vedere con Goku, quello del quarto anno!” esclamò Marion raggiante.

Oh, guardate quello! Dev'essere Prince, quello è un'attaccabrighe allucinante, l'hanno espulso l'anno scorso dalla sua scuola, dicono di averlo trovato in bagno a sniffare cocaina!” disse Chichi sottovoce. Bulma inarcò il sopracciglio, le solite stupide voci di corridoio.

Ma figuratevi, ha solo diciassette anni, ma dove l'ha trovata la cocaina poi?” commentò Bulma con reticenza. Non credeva ai pettegolezzi, odiava giudicare le persone senza conoscerle. Così, a caso, andò da quel Prince e gli si presentò tranquillamente.

 

Vegeta di solito pranzava da solo, scrutando dall'alto in basso tutta la mensa. Gli piaceva considerarsi superiore agli altri, adorava incutere timore. Assunse un'espressione contrariata quando vide una strana ragazza dai capelli azzurri avvicinarsi con fare deciso al suo tavolo. Ma che diavolo voleva?

Ciao! Le mie amiche mi hanno detto che sei nuovo, io mi chiamo Bulma, felice di conoscerti, ehm... tu sei?” gli chiese sorridendo distesa e tendendogli una mano.

Scusa, ho ben altro da fare adesso, vai pure a giocare con le tue amichette, e va' a farti fottere.” scontroso e antipatico.

 

Bulma era appena tornata da scuola, continuava a pensare a Vegeta, tutto solo, al freddo, senza nessuno su cui contare, oltre a lei non aveva nessuno, nessun amico che potesse ospitarlo, nessuna famiglia.

“Mamma, posso andare dopo cena a fare i compiti da Chichi? Torno presto, è che quello di letteratura quest'anno ci vuole tutti morti!” chiese la ragazza alla madre in tono supplicante. Odiava mentire ma era l'unico modo per far ragionare Vegeta.

“Bulma, non serve che mi dici le bugie, so dove vuoi andare e per me va bene, stai un po' con lui. Portagli un po' di polpettone!” disse sua madre con un sorriso. Per lei Vegeta era davvero come un figlio, un po' problematico, ma sempre uno di famiglia.

“Grazie, mamma, torno presto, te lo prometto!” esclamò lei abbracciandola, grata.

 

Uscì di casa senza nemmeno aver cenato, aiutare Vegeta era più importante. Doveva convincerlo a venire da lei, non gli chiedeva di tornare insieme ma solo di stare al sicuro sotto un tetto e non su una panchina.

Dopo venti minuti di ricerche lo trovò, su una panchina, vicino alla chiesa. Ricordò che l'anno prima si fermavano spesso lì a chiacchierare mentre lui si fumava una sigaretta.

 

“Ehi! Allora sei qui...” disse in tono poco convinto mentre si sedeva a fianco a lui. Vegeta a stento alzò lo sguardo. Non ce la faceva a guardarla dritta negli occhi, si sentiva davvero patetico, un fallito.

“Allora non demordi, eh? Senti, sbattitene anche tu di me, non mi importa, davvero. Tra tre mesi finirò al processo e andrò in carcere, stavolta quello vero.” rispose lui in tono sconfitto.

“E smettila per una volta di piangerti addosso. Tira fuori le palle! Ti sei proprio rammollito.” disse lei in tono schifato. Gli lasciò vicino la cena preparata da sua madre e se ne tornò a casa. Forse quella era davvero una causa persa.

 

Vegeta?” lo chiamò Bulma dolcemente non guardandolo in viso. Lui grugnì per farle capire che era in ascolto.

Ma noi stiamo insieme?” chiese speranzosa afferrandogli una mano. Lui sorrise a mezza bocca e alzò gli occhi al cielo.

Non sono ancora così rammollito. Sono un uomo con le palle, io!” esclamò lui orgoglioso ma dandole ugualmente un bacio a fior di labbra.

 

La ragazza tornò a casa sconfitta. I buoni propositi ce li aveva messi. Ora stava a lui. Doveva fare la sua scelta, se piangersi addosso come un reietto o se reagire in qualche modo.

Erano ormai le dieci passate, Bulma si stava preparando per andare a letto, si sentiva decisamente spossata, stanca mentalmente.

 

Alle undici suonarono alla porta, Bulma era già crollata a letto, ancora col cellulare in mano, aspettando una chiamata che non era ancora arrivata, nemmeno un messaggio.

“Buonasera, signora Brief, mi scusi per l'ora...” fece il ragazzo sull'uscio. Si torceva le mani nervosamente. Non sapeva che dire, non aveva nemmeno pensato all'evenienza in cui non fosse stata Bulma a venire alla porta.

“Vegeta... sono contenta che ti sia ricreduto, vieni dentro, forza!” esclamò la donna in tono commosso abbracciandolo e mettendolo in imbarazzo.

“Mi chiedevo se fosse possibile parlare con Bulma. Devo scusarmi con lei per stasera.” disse lui in tono piatto. Cercò di mascherare l'imbarazzo.

“Caro, mi dispiace ma credo si sia già addormentata, potrai parlarle domani, se vorrai.” rispose la donna in tono caloroso.

“Ok. Allora le dica che sono passato...” fece per andarsene.

“Rimani qui, solo per qualche giorno, siamo tutti preoccupati per te. Ti preparerò la camera degli ospiti.” la donna non volle sentire repliche, gli sfilò il giubbotto di pelle dalle spalle e lo appese vicino all'entrata. Vegeta non reagì, era il segno della sua resa.

 

 

Ti immagini come sarebbe bello poter dormire sotto lo stesso tetto? Eh, Vegeta?” glielo chiedeva in continuazione, anche a lui avrebbe fatto tanto piacere ma purtroppo i signori Brief erano decisamente rigidi sotto quell'aspetto.

Lo so che non mi puoi stare lontano!” sorrise lui baciandola sulla fronte.

 

Vegeta non si sarebbe mai aspettato che nel giro di un anno in quella casa ci avrebbe vissuto anche lui. Non aveva mai pensato che avrebbe lasciato la casa famiglia o che avrebbe compiuto tali nefandezze da causarne l'espulsione.

Il ragazzo si addormentò non appena toccò il morbido cuscino e si lasciò cullare dal tepore delle coperte e della totale assenza di quel vento gelido che accompagnava le sue notti da lì ad una settimana.

 

Spazio autrice:

Ed ecco anche il terzo capitolo compiuto, sono molto felice di questa storia, nonostante non stia riscuotendo molto successo, ma ho intenzione di mandarla avanti ugualmente, sono personaggi a cui sono davvero affezionata e non posso lasciare la cose a metà.

Ringrazio tutti coloro che la seguono, mettono tra i preferiti, la ricordano, davvero, di cuore, ragazzi! Ma spendete un minutino per farmi felice, dai!

 

Un grazie speciale sempre a coniglietto 94, che mi segue sempre, e sono molto contenta di questo, le sue recensioni contano molto per me!

 

Allora non mi resta che dirvi che ci sentiamo al prossimo aggiornamento! Vi bacio tutti quanti!

 

ketyblack

 

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