The last light

di standintherain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Note introduttive:
Penso che bene o male tutti abbiate sentito parlare degli amish attraverso il programma Breaking Amish di Real Time, ma per chi non ne avesse sentito parlare o non ricordasse bene vi spiego brevemente: Gli amish sono una comunità di persone molto religiose che rifiutano l’elettricità e tutte le cose moderne, vivono in comunità isolate, indossano i vestiti tipici del 1700/1800, non guidano la macchina, portano i capelli/barba molto lunga, non frequentano la scuola pubblica e non vanno negli ospedali (tranne nei casi gravi), in pratica vivono come si faceva nel 1800. Comunque sia, in molte comunità si pratica il Rumspringa che è un periodo in cui i ragazzi Amish possono sperimentare le cose del mondo normale e se vogliono allontanarsi proprio dalla comunità per qualche mese, alla fine di questo periodo decidono se ritornare nella comunità e diventare amish al 100% o andarsene. Se ne avete voglia vi consiglio di leggere la pagina di wikipedia sugli amish che spiega tutto meglio e più dettagliatamente: http://it.wikipedia.org/wiki/Amish
PS: Non scrivo da secoli, e non so cosa ne sia venuto fuori, quindi fatemi sapere cosa ne pensate, a me non soddisfa molto ma era una bella idea quindi ci ho provato!

 
Vestiti sporchi accantonati su una vecchia sedia, bottiglie vuote ai piedi del letto sfatto ormai da mesi e preservativi usati sul pavimento sporco: la stanza di Louis sembrava ormai una contorta metafora per descrivere la sua vita, o almeno quello che restava di essa.

Dopo 18 anni di continue lamentele e commenti da parte di sua madre sul fatto che Doncaster non fosse un buon posto per tingersi capelli più rossi del sangue di una ragazzina al terzo giorno di ciclo mestruale, avere una ferramenta in faccia e soprattutto per essere frocio, Louis aveva deciso, con non troppo dispiacere, di trasferirsi a Londra.

Purtroppo come qualsiasi altro diciottenne, troppo preso dalla frenesia di allontanarsi da una cittadina che gli andava stretta, si era dimenticato di fare due conti prima di preparare i bagagli ed era finito a dividere quello che lui amava definire ‘una merdosa topaia’ nella periferia londinese con il suo scopa-amico/compagno di canne, Zayn Malik e a lavorare nel negozio di un tatuatore abusivo per 500 misere sterline al mese.

Inizialmente, l’idea di fare tatuaggi lo attirava particolarmente, e poco gli importava del fatto che le condizioni igieniche di quello studio fossero inferiori a quelle di un treno indiano o che il proprietario del negozio non avesse la licenza di tatuatore e che probabilmente non sarebbe riuscito a colorare decentemente neanche uno di quei disegni che si trovano dentro gli album per bambini. Tuttavia, dopo poche settimane si era reso conto che la maggior parte del lavoro che gli toccava consisteva in ridicoli segni dell’infinito o cuoricini per ragazzine palesemente minorenni che volevano fare le trasgressive davanti alle loro amiche più cretine e oche di loro o di qualche scritta in giapponese per il primo coglione di turno che la cosa più orientale che aveva mai visto era il sushi avariato del ristorante sotto casa sua.

Tutto questo lo aveva portato ad assimilare una filosofia piuttosto pessimista, non che in passato fosse stato esattamente la persona più ottimista del mondo, comunque il suo metodo per gestire tutti i nuovi casini che erano piombati nella sua vita recentemente consisteva nell’aspettarsi sempre il peggio da tutto e tutti. Così, amava pensare Louis, nel caso che le cose fossero andate bene o anche solo decentemente per lui sarebbero state grandiose dato che si aspettava solo altre puttanate, e se come sempre fossero andate di merda non sarebbe stata certo una sorpresa. Non che Louis avesse comunque molto da aspettarsi, le sue giornate si svolgevano più o meno tutte nello stesso modo: si alzava dal letto e si sentiva come se fosse appena stato investito da un camion, si faceva la doccia, bestemmiando costantemente per il getto troppo freddo, si recava a lavoro, se così poteva essere definito scarabocchiare disegni coglioni sulla pelle di persone ancora più coglione, si cacciava giù per la gola qualsiasi schifezza anche solo lontanamente commestibile, tornava a casa, si faceva una canna con Zayn, si scopava Zayn, si faceva un’altra canna con Zayn. Ed infine, si rintanava con Zayn nel locale più squallido di tutta Londra: Il Babylon. Zayn definiva il Babylon come ‘l’opzione migliore per tutti i froci londinesi che non hanno una lira ma vogliono comunque farsi un scopata e bere fino a vomitare anche l’anima’ e Louis concordava in pieno.

Tuttavia l’attività preferita di Louis era cercare di rimettere insieme i pezzi della serata precedente. I Flashback sfuocati popolavano la sua mente, ma tutto quello che di solito ricordava chiaramente era una qualsiasi bocca calda intorno al suo cazzo e successivamente l’immagine di  Zayn che gli teneva i capelli mentre buttava fuori qualsiasi cosa ci fosse nel suo stomaco.
Questa era bene o male ciò che era diventata la vita di Louis Tomlinson da circa un anno: una spirale che, come la metà dei suoi vestiti, era intrisa di sperma e alcol.
 
Harry Styles era sempre stato il tipico ragazzo della porta accanto. Anche se la parola ‘’accanto’’ non era esattamente appropriata dato che gli Amish abitavano in abitazioni separate, tutte una piuttosto lontana dalle altre. E specialmente la loro di casa, doveva essere bella grande dato che Harry era il primo di sei figli. Harry non era di certo il migliore dei figli di Anne e Des Styles, chiunque conoscesse la famiglia sapeva che Gemma Styles, era probabilmente la ragazza più bella e intelligente della comunità, nonché una delle più dedicate che si vedessero in giro da molto tempo.

Harry, essendo il fratello maggiore, aveva per molto tempo cercato di eguagliare sua sorella, tuttavia da qualche anno ci aveva ormai definitivamente rinunciato, limitandosi a fare semplicemente quello che un qualsiasi amish degno di essere definito tale dovrebbe fare: pregare, lavorare e rispettare le regole della comunità.

Così a 14 anni, dopo aver terminato la scuola amish, Harry ha iniziato a lavorare insieme a suo padre, il suo impiego consisteva principalmente nel trattare la terra. Ed Harry lo faceva con impegno e dedizione, ma pur sapendo di essere stato fortunato ad essere nato in una famiglia piena di amore e cure non aveva mai smesso di fantasticare su come fosse il mondo al di fuori della bolla in cui era cresciuto.

E questo, spesso lo portava domandarsi se questa fosse davvero la vita adatta a lui. Il sogno dei ragazzi e delle ragazze amish era quello di costruirsi una famiglia, ma il suo di sogno, era vedere il mondo esterno.

Harry del mondo esterno, non sapeva proprio nulla, probabilmente pensava ancora che la terra fosse quadrata, ma da quello che dicevano quei pochi fortunati che avevano lavorato fuori dalla comunità era davvero una figata.

Perciò, quando Harry ha compiuto 16 anni ed era iniziato il periodo del Rumspringa, aveva detto ai suoi genitori che voleva sperimentare questo tipo di vita e dopo raccomandazioni, ansie e preghiere da parte dei loro genitori Harry Styles e i suoi migliori amici: Liam Payne e Niall Horan avevano finalmente ottenuto il periodo di andare a stare a Londra per qualche mese, a casa della sorella di Niall, che aveva lasciato la comunità ormai da qualche anno.

Così Harry, Liam e Niall se ne stavano sul vialetto di casa dell’ultimo dei tre, ciascuno con in mano una valigetta, in cui una persona normale non sarebbe riuscita ad infilare manco le mutande, ma che a loro bastava e avanzava per le poche e –davvero indispensabili- cose che possedevano.

Il viaggio per arrivare da Holmes Chapel a Londra sarebbe durato poco più di 3 ore di macchina. Harry le macchine le aveva viste solo passare sulla strada vicino a casa sua, e francamente lo inquietavano parecchio. Il solo pensiero di stare seduto dentro quella che lui definiva ‘una scatola dura che va troppo veloce’ per tutto quel tempo gli faceva venire la nausea. Ma ormai quel che fatto è fatto e di certo non voleva tornare indietro.

Così quando Hilary, la sorella di Niall, è arrivata dopo averla salutata calorosamente, si sono tutti e tre stretti sul sedile posteriore. La prima cosa che è passata per la testa ad Harry era che la macchina era definitivamente molto più comoda del carretto e dopo qualche minuto di viaggio si è accorto che non era effettivamente così male come pensava, ma non gli andava particolarmente di unirsi ai commenti sconvolti di Niall e Liam su qualsiasi cosa vedessero o pensassero di aver visto dato che, più di una volta, avevano scambiato un cane per un cervo, ma infondo, come tutti gli amish, non erano esattamente le persone più acculturate del mondo.

Harry, semplicemente si è goduto il primo viaggio della sua vita, continuando a fare pensieri e supposizioni su quello che sarebbe successo una volta arrivati a Londra.

E di fatto, Harry era proprio così: un ragazzino con un sorriso caldo, un gran cuore e un sacco di idee che gli fluttuavano per la testa, idee che per troppo tempo aveva dovuto rinchiudere sul fondo della sua mente, e che, era sicuro prima o poi lo avrebbero fatto impazzire.


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


L’orologio che segnava le 11:47, la televisione che blaterava su quanto fosse indispensabile acquistare immediatamente il nuovo set di pentole Stonwell al vantaggioso prezzo di 53 sterline, l’aria intrisa della solita puzza di fritto che caratterizzava la casa della famiglia Tomlinson.

Tutto normale, fino a che non si faceva caso alla donna sdraiata sul pavimento che stava affogando nel suo stesso vomito.

Ogni notte lo stesso incubo, ogni notte lo stesso fottutissimo incubo.

Quella mattina del 23 Giugno di 4 anni fa Louis Tomlinson si è davvero cagato in mano come mai in vita sua. Non che Louis fosse esattamente pieno di amore e rispetto nei confronti di sua madre, ma sperare che facesse la cosa migliore della sua vita levandosi dai coglioni una volta per tutta era una cosa, trovarsi il suo cadavere in una pozza di vomito era un’altra.

Tuttavia a distanza di anni Louis non poteva evitare di chiedersi cosa sarebbe successo se quella puttana alcolizzata di sua madre fosse morta davvero. Probabilmente sarebbe finito in affidamento come il resto delle sue sorelle o in qualche fottuta casa famiglia, o almeno questa era la risposta con cui liquidava le voci che gli si formavano in testa quando si poneva questa domanda.

Louis era sempre stato una di quelle persone a cui non piace pensare, anzi Louis letteralmente odiava pensare.

I pensieri si collegavano ai ricordi, e ricordare faceva male.

Se fosse dipeso da lui avrebbe resettato tutto, come in uno degli stupidi videogiochi che Zayn amava tanto, tutto cancellato e si riparte da capo, ma la vita non era un videogioco.

Queste erano più o meno le motivazioni per cui Louis era probabilmente l’essere umano più cinico che avesse mai messo piede su questa terra –dopo Dr House- ovviamente.
 
Insomma già svegliarsi e uscire dalle coperte calde per immergersi nel freddo del mondo, sapendo che c’era la possibilità, più o meno concreta, che la giornata potesse essere una merda faceva abbastanza schifo per tutti gli esseri umani, figuriamoci svegliarsi con il costante promemoria di che vita del cazzo ti è toccata, una sbornia che manco Lizzy Lohan nei suoi giorni peggiori e la certezza che la giornata sarebbe stata una merda.

Ma almeno Louis una cosa, a differenza della maggior parte degli altri 6 miliardi di persone che abitavano su questo pianeta del cazzo, l’aveva capita: Dio non esisteva, E se esisteva era davvero un sadico bastardo.

Comunque sia, Louis quella mattina si sentiva anche più scazzato del solito, senza una precisa ragione. E Zayn lo capì non appena lo vide entrare in cucina, e non poteva certo perdere l’occasione di fare quello che lo divertiva di più: provocare Louis.

‘’Ti sei svegliato dalla parte del letto o ieri notte qualcuno te l’ha accidentalmente buttata nel culo?’’ Sputò fuori Zayn, con un ghigno ridicolo stampato sul viso

‘’Vai a farti fottere.’’ Rispose Louis, che in quel momento avrebbe voluto davvero levargli quello sguardo del cazzo dalla faccia a schiaffi.

‘’Con piacere.’’ Replicò l’altro, questa volta tirando fuori una risatina sarcastica.

Louis alzò gli occhi al cielo, afferrando una sigaretta dal pacchetto appoggiato sul tavolo di fronte a lui.

Rimasero in silenzio per quelli che potevano essere minuti o ore, nessuno dei due avrebbe potuto dirlo con certezza. E questo era la cosa che entrambi apprezzavano di più del loro rapporto, non avevano bisogno di parlarsi, entrambi riuscivano a leggere dentro l’altro con un semplice sguardo, infatti le loro conversazioni consistevano più che altro in commenti e battutine acide verso l’altro o nei confronti di qualsiasi persona si trovassero di fronte.
 
***
Harry durante le tre ore di viaggio in macchina aveva scoperto più cose di quante ne avesse probabilmente scoperto in 16 anni di vita. La prima era che quella strana scatoletta che emetteva la musica era davvero la cosa migliore che avesse mai visto. Infatti lui e Niall non avevano fatto altro che commentare ogni singola canzone che veniva trasmessa, Liam la trovava piuttosto fastidiosa, ma a loro non importava davvero. La seconda cosa che aveva scoperto era che,  in quello che lui definiva ‘’il mondo di fuori’’ le donne avevano la stranissima abitudine di indossare i pantaloni e lui non riusciva davvero a capacitarsi del perché. Ed infine aveva appreso che Hilary trovava la loro ignoranza su qualsiasi cosa davvero esilarante. Okay, forse non erano poi così tante cose, ma erano tutte sicuramente più interessanti di quelle che sapeva fino ad ora.

‘’ Quanto ci manca ad arrivare?’’ Chiese Liam con tono annoiato.

Harry e Niall si chiedevano mentalmente com’era possibile che Liam fosse scocciato, insomma di certo salire su una macchina non era cosa da tutti i giorni per loro. Ma Liam era sempre stato quel tipo di persona che si abitua davvero facilmente alle cose, e altrettanto facilmente si stanca. E dopo quasi 3 ore di macchina, si era praticamente abituato a tutto ciò che aveva visto fino ad ora.

‘’Pochi minuti, siamo quasi all’entrata di Londra’’ Rispose tranquillamente la ragazza.

***

Dopo un brevissimo giro della città, i tre ragazzi erano letteralmente sconvolti. Non avevano mai visto niente di simile, la bocca di Harry era così spalancata che qualcuno potrebbe aver pensato che gli si era paralizzata.
Tutta quella gente, così diversa, nel modo di vestire, di parlare e di muoversi era un qualcosa di bellissimo e spaventoso allo stesso tempo per loro.

Harry non capiva davvero in cosa si era andato a cacciare, né come sarebbe sopravvissuto a tutto quello o come sarebbe riuscito ad imparare a usare quelli strani oggetti che la gente maneggiava così facilmente, ma per la prima volta in vita sua non si era sentito sbagliato.
 
 ***
 
Dopo aver passato 10 minuti a fissare la spazzatura ammassata sotto il lavello della cucina, Louis, neanche lui sa come, ha finalmente deciso di alzarsi e andare a buttarla.

Ma di certo quello che vide sulle scale non aveva neanche sfiorato remotamente la sua mente. Hilary, la vicina del terzo piano, seguita da tre ragazzi, sembravano dei contadinelli provenienti dalle campagne, ma indossavano dei cappelli piuttosto strani e allora la realizzazione lo colpì all’istante: erano dei fottutissimi amish.

‘’Ciao Louis’’ Gli disse la ragazza, sorridendogli.

Hilary abitava in quell’appartamento da 8 mesi e Louis ancora non aveva ancora capito se odiasse quella ragazza o se gli stesse piuttosto simpatica, il suo ottimismo del cazzo e quella felicità indesiderata gli facevano veramente ammosciare le palle, ma più di una volta gli aveva dato da accendere, e qualche volta avevano anche fumato insieme. Questo era di sicuro un punto a suo vantaggio,  e in più lo aveva colpito il fatto che nonostante fosse scappata solo da qualche mese  da quella comunità di fanatici religiosi con cui era cresciuta non si fosse sconvolta particolarmente di fronte ai suoi piercing e ai suoi tatuaggi, e neanche di fronte al fatto che gli piacesse il cazzo. Era sicuramente una cosa da ammirare, pensò Louis.

Tornando alla realtà, sorrise leggermente alla ragazza, per poi lanciare uno sguardo indignato ai tre ragazzi che lo fissavano come se avessero di fronte un alieno, o un fantasma, o un cazzo di fantasma alieno.

‘’E voi chi cazzo siete?’’ Sputò fuori Louis, il suo tono era ancora più acido del solito.

‘’Louis! Datti una contenuta, Niall è mio fratello e gli altri due sono Harry e Liam, sono amici di mio fratello, sono amish’’ Lo riprese la ragazza scherzosamente, indicando prima il biondo e poi in ordine gli altri due.

‘’Il gatto vi ha mangiato la lingua o non capite neanche il fottuto inglese? Comunque, ora che siete ufficialmente fuggiti dalla vostra setta psicolabile dovreste trovarvi dei vestiti decenti’’ Continuò Louis, mentre nella mentre progettava già tutti i modi possibili e immaginabili in cui lui e Zayn avrebbero potuto esasperare quei tre poveretti.

Per un momento pensò di star diventando ogni giorno più sadico, ma poi realizzò che infondo anche la vita con lui era stata abbastanza sadica e sfogare le proprie frustrazioni su qualcun altro sarebbe stato piuttosto divertente.

I tre ragazzi erano paralizzati, Liam e Niall abbassarono lo sguardo, ma Harry continuava a fissare quel ragazzo così sgarbato e maleducato, cercando di decifrare i suoi occhi.

‘’Vaffanculo Louis, lasciali in pace, oggi sei davvero più insopportabile del solito, sei in astinenza da cazzo o cosa, esattamente?’’  Disse Hilary alzando gli occhi al cielo, per metà seccata e per metà divertita dal suo battibecco con Louis.

‘’Quello mai, tesoro’’ Rispose Louis, che iniziando a stancarsi della conversazione se ne ritornò in casa.

***
‘’Pensavo fossi caduto nel cassonetto.’’ Gli disse Zayn non appena Louis varcò la soglia, ancora con le buste di spazzatura fra le mani.

‘’Non l’ho buttata.’’ Rispose Louis, mostrandogli le buste, Zayn lo guardava confuso.

‘’Questo lo vedo. Lo sai vero che questa merda ci sommergerà, presto o tardi? Se continuiamo così ci toccherà comprare un altro appartamento solo per riempirlo con tutti i cazzo di rifiuti che abbiamo qui dentro’’ Ribattè.

‘’Lasciare stare ste stronzate, Hilary ha portato tre ragazzini amish quà, sono nel suo appartamento, e sono letteralmente sconvolti da tutto. Mi guardavano come se fossi fatto di plastica o qualche merdata del genere, dobbiamo assolutamente andare a rompergli le palle.’’ Disse Louis, lasciando cadere a terra la mondezza, gli occhi gli si accesero immediatamente, come succedeva ogni volta che qualche idea del cazzo –che lui riteneva assolutamente geniale- gli passava per la testa.

Zayn che ovviamente era anche più coglione di Louis, non poté fare a meno di accettare, e scoppiare a ridere.

Così si appostarono alla finestra aspettando di vedere la bionda uscire dall’edificio per recarsi a lavoro, e radunarono alcol, sigarette, erba e i cd di musica più spacca timpani che avessero in casa, preparandosi a sconvolgere l’esistenza di quei ragazzi.

‘’Prendo anche i preservativi?’’ Disse Zayn, ridendo sarcasticamente.

‘’Penso che siano tutti e tre piuttosto etero, e poi, dai non sono così disperato, anche se sarebbe divertente sfondare i loro culetti vergini, uno per uno.’’ Rispose Louis, scoppiando a ridere come non faceva da tempo, mentre apriva la bottiglia di vodka e ne prendeva un sorso.

‘’Magari, puoi scopartene uno mentre indossa quel cazzo di cappello alla mago merlino’’ Rispose Zayn, ridendo più forte e prendendo un sorso dalla bottiglia

Continuarono a bere, sparando stronzate una dietro l’altra, mentre fissavano la finestra aspettando che la ragazza uscisse.

***
I tre ragazzi trasudavano un misto di agitazione ed entusiasmo, ma dentro di loro scorreva ancora un pizzico di stupore e rabbia a causa dello strano incontro che era capitato loro sulle scale solo pochi minuti prima.

Non avevano probabilmente mai provato così tante emozioni tutte insieme in tutta la loro vita. Cosa anche comprensibile, visto che fino ad ora le uniche novità a cui erano abituati erano la morte di una gallina o qualche nuovo frutto da coltivare, non di certo ad un ragazzo con i capelli rossi tinti, pieno di piercing e tatuaggi e per giunta anche gay.

Harry aveva sempre pensato che queste persone non potessero esiste davvero, insomma qual era il punto di bucarsi o macchiarsi la pelle?

Niall probabilmente pensava che fosse indemoniato o qualcosa del genere.

Liam avrebbe voluto rispondergli a tono, ma non era neanche stato capace di guardarlo negli occhi tanto ne era intimorito.

Tuttavia, dentro ognuno di loro iniziava a formarsi una leggera curiosità nei confronti di quel ragazzo così diverso da loro.

La ragazza, dopo aver frugato per 10 minuti abbondanti dentro il buco nero che era la sua borsa e aver finalmente trovato le chiavi, aprì la porta dell’appartamento.

‘’Forza entrate, vi faccio vedere in fretta che ho da lavorare’’ Disse con voce squillante.

I ragazzi tornando alla realtà si precipitarono dentro, osservando con aria sconvolta la stanza totalmente diversa da quelle a cui erano abituati.

La casa di Hilary non era poi sto granchè, le pareti erano visibilmente consumate e piene di incrostazioni dovute alla muffa e all’intonaco, che lei aveva furbamente coperto con qualche quadro raccattato in uno degli strani mercatini in cui la ragazza amava comprare. Il divano era polveroso, lo aveva recuperato dal cassonetto vicino a casa e probabilmente qualche disgustoso insetto ci aveva cagato dentro più di una volta, ma lei non se n’era mai preoccupata particolarmente. Insomma, non si poteva certo affermare che Hilary fosse un’amante della pulizia.

Tuttavia, quella topaia, ai tre ragazzi sembrava un hotel a 5 stelle, anche se probabilmente non sapevano neanche cosa fosse un hotel, ma questo era secondario.

‘’Allora questa è la luce, la accendete e spegnete cliccando su questo pulsante qui, poi qua c’è il bagno l’acqua scende regolarmente basta solo aprire il rubinetto, e poi questa è la vostra stanza, so che non è molto ma penso che possiate abituarvi, nel frigo c’è qualcosa se avete fame, non uscite per nessun motivo dall’appartamento, Londra è pericolosa se non la si conosce bene, ora devo scappare o mi licenziano e finiamo tutti sotto i ponti, divertitevi!’’ Sputò fuori la ragazza quasi senza prendere fiato, indicando velocemente tutte le cose che aveva nominato e spostandosi come una trottola da una stanza all’altra.

Prima che avessero il tempo di replicare i tre ragazzi si ritrovarono soli nell’appartamento.
***
Hilary era salita in macchina e si era avviata a lavoro, così Zayn e Louis, con il loro sorrisino del cazzo stampato in faccia si alzarono avviandosi verso il terzo piano dell’appartamento, pronti a realizzare il loro piano di merda.

Fare le scale per loro era come scalare l’Everest per uno senza gambe, perché, tanto per cambiare, non era neanche mezzogiorno e loro erano già ubriachi fradici.
***
Hilary se n’era andata da soli cinque minuti e nella casa tutti stavano delirando come non mai: Niall aveva spento e acceso la luce ormai almeno 50 volte, Liam si divertiva ad aprire e chiudere il rubinetto dell’acqua, ed Harry fissava il frigorifero osservando quelli strani cibi che si ritrovava di fronte.

Hilary avrebbe successivamente imparato dalla futura bolletta dell’acqua e della luce che lasciare tre ragazzetti amish in una normale casa da soli non era esattamente la cosa più intelligente da fare.

Anzi era probabilmente una delle più stupide, e quasi quasi sarebbe stato meglio lasciare dei bambini di due anni senza controllo.

Ma ovviamente quello non poteva essere l’unico sbaglio della giornata, e la conferma arrivò quando il campanello cominciò a suonare.

‘’Che cos’è questo rumore?’’ Chiese Harry, chiudendo il frigorifero.

‘’Sembra una sveglia, ma viene dalla porta.’’ Rispose il biondo in tono stupito.

Liam scrollò le spalle e si avviò alla porta per aprirla.

I loro visi impallidirono quando si ritrovarono di fronte Louis e un ragazzo dai capelli scuri, anche lui pieno di piercing e tatuaggi.

I loro occhi si incrociarono per qualche secondo, quelli di Harry incontrarono quelli di Louis, si studiarono attentamente, prima che il moro iniziasse a farfugliare qualcosa, barcollando a causa del troppo alcol che aveva bevuto.

‘’Probabilmente prima ho esagerato, non volevo risultare maleducato, penso che dovremo farvi vedere come funzionano qui le cose dato che siete appena arrivati.’’ Disse Louis, una scintilla nei suoi occhi e un ghigno ambiguo sul suo volto.

I tre ragazzi continuarono a fissarli senza dare cenno di voler rispondere.

‘’Allora ci fate entrare o no?’’ Incalzò il ragazzo, il suo ghigno si allargava sempre di più, risultando quasi spaventoso.

Note autrice: Uhm allora questo è il primo capitolo, nella mia testa era molto meglio di come mi è uscito ma vabbè ahah, stendiamo un velo pietoso che è meglio. Comunque sia, mi farebbe molto piacere se mi faceste sapere cosa pensate della storia e di come scrivo con una recensione perchè a me non sembra che stia uscendo così tanto bene come speravo e boh, volevo sentire cosa ne pensate xx :)

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Il ragazzo dai capelli rossi e gli occhi blu continuava a fissarlo, aspettando una risposta. Nei suoi occhi c’era una strana luce, Harry ne era incuriosito e spaventato allo stesso tempo.

‘’Siete ubriachi?’’ Osservò, rispondendo con la prima cosa che gli passava per la testa.

‘’Non più del solito.’’ Disse Louis, bagnandosi le labbra con la lingua mentre sosteneva Zayn con un braccio per evitare che cadesse.

‘’Non dovremo farli entrare, non sappiamo le loro intenzioni’’ Rispose Liam, senza neanche accorgersi delle parole che uscivano dalla sua bocca.

Louis probabilmente lo scambiò per uno di quei bambini spaventati a cui le madri hanno fatto centinaia di raccomandazioni sul non aprire la porta agli sconosciuti, trovando la situazione piuttosto esilarante.

Zayn ormai era andato, e non ce n’era proprio da stupirsene visto che si era scolato tipo mezza bottiglia di vodka.

Niall che come al solito, non era proprio capace di collegare il cervello prima di fare qualcosa aprì la porta facendoli entrare.

‘’Perchè lo hai fatto?’’ Gli urlarono contro Harry e Liam contemporaneamente.

‘’Non lo so, dobbiamo lasciarci andare, siamo venuti qui per questo e poi sono amici di Hilary che potrebbe mai succedere?’’ Disse il biondo, facendo le spallucce.

Gli altri due alzarono gli occhi al cielo esasperati.

‘’Questo è lo spirito giusto.’’ Rispose Louis, con un ghigno ancora più inquietante del precedente mentre trascinava Zayn dentro l’appartamento.

‘’Wow, certo che questo buco fa ancora più cagare del nostro.’’ Aggiunse una volta entrato nel salotto.

I tre ragazzi lo guardarono confusi.

‘’Allora perché non bevete qualcosa? Andiamo siete a Londra, fate qualcosa di normale.’’ Continuò a provocarli.

‘’ Non penso che sia una buona idea.’’ Rispose Harry, tenendo lo sguardo fisso verso il ragazzo.

‘’ Forse dovremo provare, insomma siamo venuti qui per fare le esperienze di cui tutti parlano, no?’’ Abboccò Niall.

Harry e Liam lo guardavano stupiti, di certo non si aspettavano che il biondo lo avrebbe fatto davvero.

Ma quando Louis gli versò la vodka nel bicchiere furono costretti a cambiare idea piuttosto in fretta.

Harry sapeva che non sarebbe andata a finire per niente bene.
***

Hilary si dirigeva verso casa, i capelli che le puzzavano di fritto come mai prima d’ora e il trucco sciolto.

Lavorare in uno squallido fastfood di periferia faceva davvero schifo, ma sicuramente meno schifo che pulire i cessi della stazione, cosa che era toccata alla sua amica Cassandra, questa era l’unica consolazione di Hilary.

Si domandava se accogliere in casa suo fratello e i suoi strani amici fosse stata una buona idea, non poteva certo lasciarli per strada, ma la prospettiva di tenerseli in casa per i prossimi sei mesi non era esattamente allettante.

Così, mentre svoltava nel vicoletto in cui si trovava quel buco di merda che aveva anche il coraggio di chiamare casa, si malediceva per essere così stupidamente ingenua ed incapace di dire un secco ‘no’ o anche semplicemente di riflettere sulle situazioni prima di accettare.
***
L’andito dell’appartamento puzzava terribilmente di alcol, non che fosse una novità considerando che spesso i barboni ci si accampavano dentro la notte e, soprattutto, che al terzo piano abitavano quei fattoni alcolizzati.

Sperava davvero che Liam, Niall ed Harry non si fossero messi in qualche guaio e che non le avessero distrutto la casa.

Purtroppo si dovette ricredere quando si ritrovò davanti Louis e Zayn stravaccati sul divano e Liam ed Harry che guardavano sconvolti suo fratello, che sembrava abbastanza ubriaco.

‘’Che cazzo è successo?’’ Chiese la ragazza, piuttosto infastidita.

‘’Il ragazzo delle scale e il suo amico sono venuti qua, e poi ci hanno detto di bere e Niall voleva provare, e ora sono 20 minuti che ride al muro e parla strano.’’ Rispose Harry, una nota di preoccupazione nel suo tono.

‘’Dio, ma perché li avete fatti entrare? Quanto ha bevuto? E voi avete bevuto? Mi avete incasinato la casa?’’ Hilary ripeteva domande una dopo l’altra ancora prima che la sua mente potesse formularle interamente.

‘’Non abbiamo fatto molto, a dire il vero Niall ha aperto la porta, e noi non abbiamo bevuto.’’ Rispose Liam che aveva passato almeno un’ora buona a fissare il muro, perso nei suoi pensieri.

‘’Alzatevi teste di cazzo e portate il culo fuori da qui’’ Urlò la ragazza ai due corpi ammassati sul suo divano.

‘’Calma, stavamo solo, volevamo, ecco si.. poi abbiamo bevuto anche noi e ora siamo qua…’’ Louis farfugliava, incapace di formare una frase di senso compiuto.

‘’Vi avevo detto di lasciarli stare, non sono abituati a tutte ste cose e lo sapete benissimo, dio santissimo, andatevene da casa mia.’’ La ragazza sembrava sempre più disperata.

Zayn e Louis si avviarono o –per meglio dire- si trascinarono fino alla porta e uscirono dalla casa.
***
Quella sera Harry, passò la cena a fissare il suo piatto stracolmo di cibo che non aveva mai visto, o immaginato, in vita sua. Quella roba lo inquietava parecchio, e per quanto il suo stomaco emettesse dei suoi simili ai lamenti di un gratto stuprato, ficcarsi quella poltiglia ambigua giù per lo stomaco era fuori discussione.

Ne aveva viste abbastanza di stranezze per quella giornata, e si sentiva come se lo avessero preso a martellate sulla fronte per due ore buone.
Così, si infilò a letto prima di tutti gli altri. Dormire, per la prima volta in vita sua, gli sembrava un’impresa impossibile.

La mente di Harry cominciò a vagare su tutto quello che gli era accaduto.

Sapeva che Londra era qualcosa di totalmente diverso da quello a cui era abituato, ma ciò che aveva visto lo aveva davvero sconvolto.

Per non parlare dell’ incontro con quel ragazzo sulle scale. Harry non si era mai sentito così infastidito e allo stesso tempo imbarazzato in vita sua.

Ma non aveva abbassato mai lo sguardo quando i suoi occhi avevano incontrato quelli del ragazzo.

Sentiva di dover dimostrare qualcosa a se stesso, aveva deciso di essere forte, non si sarebbe mai più lasciato mettere i piedi in testa da nessuno.

Tuttavia, non poteva resistere al chiedersi quale fosse la sua storia. Era sicuramente una persona particolare, sembrava quasi crudele, ma i suoi occhi erano così tristi.

Harry, non aveva mai visto degli occhi così tristi in vita sua, non aveva davvero idea di cosa potesse essere accaduto nella sua vita per renderlo così, ma di certo doveva essere qualcosa di davvero serio.

Ma, vedere quel ragazzo oltre ad una strana accozzaglia di sentimenti contrastanti gli aveva anche fatto sorgere un dubbio piuttosto serio.

Per tutta la sua vita Harry aveva sempre avuto il sogno di vedere il mondo esterno, e di provare a vivere come una persona normale, ma ora che lo stava facendo e aveva visto come si stava davvero oltre i campi e la fattoria, si rese conto che questo modo di vivere non gli apparteneva affatto.

Le persone gli erano sembrate tutte così indifferenti, perse in se stesse e per nulla interessate agli altri.

Era davvero questo il tipo di vita che voleva condurre per i prossimi mesi? Quanto avrebbe potuto resistere in una situazione del genere prima di crollare?

Harry era debole, e lo sapeva.

Era come iniziare una gara dieci minuti dopo che gli altri erano già partiti, non aveva speranze.

E soprattutto, anche se avesse resistito cosa sarebbe diventato? Non voleva tornare a casa essendo una persona totalmente diversa da quella che era partita.

E così, si perse nelle ansie e paranoie che la sua mente era solita creare fino a che la stanchezza non prese il sopravvento sulla tristezza e la nostalgia.
***
Louis, giaceva sul pavimento del suo appartamento, in quel tipico stato a metà tra il sonno e la veglia, troppo stanco per alzarsi e infilarsi dentro il letto, ma troppo sveglio per chiudere gli occhi e lasciarsi andare al sonno.

Zayn, pensò Louis, sarebbe probabilmente finito in coma etilico o sotto tre metri di terra sta volta. Non aveva neanche idea di come fosse riuscito a trascinarlo nell’appartamento senza svenire o fracassarsi una gamba, o entrambe le cose.

Fu proprio in quel momento che, tra il pavimento freddo e sporco che gli gelava la schiena e la testa che gli esplodeva che la realizzazione lo colpì: aveva toccato il fondo, e al posto che risalire ci si era comodamente appostati a tempo indeterminato.

E la parte peggiore in tutto questo era che, non gli importava per nulla.

Note: Hey, volevo iniziare ringraziandovi per le recensioni e le visite, mi hanno fatto davvero piacere perchè non mi aspettavo proprio che qualcuno mi cagasse ahah
Mi scuso se questo capitolo è corto e insensato e se ci ho pmesso tanto per aggiornare, ma avevo bisogno di fare questo '''punto morto'' diciamo per arrivare a delle cose più interessanti, il prossimo capitolo vi giuro che verrà molto meglio, sarà più lungo e scritto meglio e succederanno tante cose, ci sto già lavorando. Comunque sia, continuate a lasciarmi delle recensioni per dirmi cosa ne pensate, cercherò di aggiornate il prima possibile e se volete seguirmi su twitter sono @FreavkStyles
Un bacio xx :)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Due settimane, 14 giorni, 336 ore, 20160 minuti, 1209600 secondi.

Ad Harry, stare a contare il tempo passato dal suo trasferimento a Londra quella notte era sembrata un’alternativa piuttosto valida e interessante rispetto al dormire.

E, stranamente, la mattina successiva non se n’era pentito neanche poi così tanto.

Liam e Niall si erano, come al solito, addormentati sul divano.

Non che due settimane potessero considerarsi ‘’al solito’’ ma questo non era il punto.

Il punto era che ormai le loro giornate ruotavano in funzione di qualsiasi stronzata trasmettesse quel rottamente che si ostinavano a chiamare televisione.

Inizialmente, erano rimasti piuttosto sconvolti davanti a quella scatola parlante, ma ci si erano abituati in fretta, troppo fottutamente in fretta.

E si erano abituati anche agli abiti normali, al cibo normale e anche alle cazzo di persone normali.

Harry non sapeva neanche più cosa ‘normale’ significasse.

E quindi, come il giorno prima e quello prima ancora si limitava a fissare il soffitto della sua stanza in cerca di qualche misteriosa rivelazione che, ovviamente, non sarebbe arrivata.

Non è che stesse perdendo il senso della ragione o chissà cosa, più che altro crescere per 16 anni con un sogno, un ideale, un’aspettativa e poi renderti conto che non è assolutamente come pensavi che fosse è abbastanza destabilizzante.

E, anche se non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, era scattato qualcosa dentro di lui.

Quando i suoi occhi avevano incontrato quelli del ragazzo tatuato, era come se il vaso di Pandora fosse stato appena aperto.

Non che Harry sapesse chi fosse Pandora o gli importasse minimamente qualcosa del suo vaso, ma adesso i suoi pensieri si soffermavano troppo spesso in quell’angolo buio della sua mente che aveva imparato ad evitare il più possibile, perché era sbagliato, semplicemente sbagliato.

Scacciò subito via quelle idee, e si rassicurò ripetendosi che vivere a Londra gli stava mettendo in testa delle cose davvero strane.
***
Fottuta bionda del terzo piano, fottuta sbornia, fottuto Zayn e le sue idee di merda, fottuta vita del cazzo.

La testa pronta ad esplodere da un momento all’altro, la schiena gelata e indolenzita a causa della notte passata sul pavimento e solo 5 minuti prima che iniziasse il suo turno di lavoro.

Era facilmente prevedibile che, come al solito, la mattinata di Louis era iniziata con un paio di bestemmie verso qualsiasi cosa o persona avesse intorno.

Così dopo una doccia che era servita più a riportarlo alla realtà che altro, ritornò in camera e recuperò un paio di vestiti dal pavimento, senza preoccuparsi minimamente che fossero sporchi o puliti.
***
Dopo la sua strana riflessione quotidiana Harry si alzò dal letto e dirigendosi in salotto trovò, come si aspettava, Liam e Niall ammassati sul divano che ancora dormivano.

La televisione era probabilmente rimasta accesa tutta la notte

Harry non si preoccupò di spegnerla, ma alzando le tapparelle della finestra svegliò i suoi amici.

‘’Che ora è?’’ Chiese Niall con la voce ancora impastata dal sonno.

‘’Quasi le 11, credo’’ Rispose Harry.

Liam si stiracchiava sul divano, cercando di svegliarsi ma allo stesso tempo non volendo lasciar andare completamente il sonno.

‘’Stavo pensando che oggi potremo fare qualcosa di diverso dal guardare la tv 24h su 24?’’ Esordì Harry, risultando molto più sarcastico di quanto volesse.

‘’Uhm, potremo andare a fare un giro, anche se non capisco cos’hai contro la tv e soprattutto cosa fai tutto il tempo in camera o in balcone.’’

Harry scrollò le spalle senza rispondere.

Non poteva certo dire loro che se ne stava buttato a letto a fissare il muro mentre si chiedeva se venire a Londra fosse stato il più grande errore che potesse fare, o che si appostava sul balcone per osservare le persone che passavano e immaginare le loro vite, non era mica un ingrato e tantomeno uno psicopatico!

Così, dopo qualche occhiata imbarazzata, vari minuti passati a discutere su dove dovessero andare e un paio di urla per convincere Liam ad alzarsi dal divano ed erano per strada.
***
La luce fredda e piuttosto inquietante, illuminava la stanza in cui risuonava una squallida canzone di qualche anno fa.

Più che un negozio di tatuaggi sembrava il covo di un serial killer, ma quando apri un’attività illegale nella periferia di Londra non ci si può certo aspettare un granché.

Louis se ne stava seduto a fissare l’orologio in attesa del prossimo cliente.

Stan, il suo capo, era alla cassa, stava contando i soldi e, come al solito, imprecava di tanto in tanto contro Louis e la ragazza bionda che si occupava di fare i piercing accusandoli di aver rubato qualcosa.

In realtà, sapeva benissimo che non avevano toccato assolutamente niente, ma gli piaceva mettere su una grande scena per nulla e trovare scuse per ridurre loro il misero stipendio.

In questi momenti Louis si chiedeva seriamente se non avesse fatto meglio a vendere il culo, certo c’era il rischio concreto di finire a pezzi dentro il frigo di qualche maniaco, ma era decisamente meglio che sopportare questo strazio continuo.

Un uomo e una donna entrarono nel locale riportandolo alla realtà.

‘’Vorremmo fare dei tatuaggi collegati’’ Esordì l’uomo.

Fottuti etero del cazzo, quelle sdolcinatezze di merda gli facevano così schifo che in quel momento era arrivato a contemplare perfino il suicidio.

‘’Ok, avete già in mente qualcosa o volete dare un’occhiata?’’ Rispose Louis mettendo su il sorriso più falso che avesse mai fatto in vita sua, tirando fuori un libro con vari disegni.

‘’Stavamo pensando ad un mezzo cuore sul polso, qualcosa di piccolo.’’ Parlò la ragazza, sembrando piuttosto spaventata.

Louis trovava il nervosismo della gente che faceva il primo tatuaggio davvero esilarante.

 Durante la sua breve esperienza lavorativa aveva visto delle reazioni davvero assurde: alcuni urlavano, altri si mordevano le labbra fino a spaccarsele e altri ancora addirittura finivano per piangere, tuttavia la maggior parte dopo pochi minuti si abituava e si rendeva conto che, a differenza di quello che pensavano non era niente di poi così terribile.

‘’Certo, vi faccio vedere qualcosa’’ Rispose Louis, sfogliando le pagine del vecchio libro.

Dopo qualche minuto di indecisione sui vari disegni, iniziò a tatuare il ragazzo.

La sua ragazza se ne stava vicino a lui e gli teneva la mano, manco gli dovessero asportare un rene o qualche merdata del genere.

Louis era convintissimo che l’amore non esistesse e nel caso che si sbagliasse aveva tutte le intenzioni di tenersene bene alla larga, riusciva a malapena a sopportare se stesso, come avrebbe mai potuto sopportare un'altra persona?
***
L’aria fresca e ancora umida di Londra scompigliava i capelli di Harry, mentre lui, Liam e Niall si dirigevano verso il fast food con cui quest’ultimo si era recentemente ossessionato.

Harry si domandava se non avesse fatto meglio a restarsene a casa, pentendosi di aver distolto Niall e Liam dalla tv.

Era sempre stato un ragazzo che amava la compagnia, ma ultimamente tutto quello che voleva era starsene da solo con i suoi pensieri. Tuttavia, allo stesso tempo era l’ultima cosa che desiderava perché sapeva che prima o poi quei pensieri lo avrebbero davvero mandato fuori di testa.

“Non era tutto più facile quando tutto quello che facevi era spalare la terra e piantare qualche frutto qua e là?” Gli ripeteva la vocina nella sua mente.

Certo che era tutto più facile, ma ovviamente lui aveva avuto la brillante idea di mettersi in una cosa molto più grande di lui, pensando che ce l’avrebbe fatta e che si sarebbe naturalmente abituato a tutto, cosa che ovviamente non era successa.

Ed ora si ritrovava a girare per le strade di una città di cui sapeva solo il nome senza la minima idea di cosa ne avrebbe fatto della sua vita in quei 5 mesi e mezzo che gli rimanevano da trascorrere lontano da casa.
***
Dopo 5 ore di lavoro e 40 minuti di camminata verso casa perché, ovviamente, con tutti i momenti possibili e immaginabili in cui la fottutissima metropolitana doveva avere un incidente quel fottutissimo bastardo di Dio, o del destino o di chiunque regolasse il mondo aveva deciso che doveva avvenire proprio quando serviva a lui, Louis era esausto.

Così, salì le scale di casa con l’unico obbiettivo di buttarsi sul divano per un’ora o due prima di cacciarsi addosso la prima maglia che avrebbe trovato e andare al Babylon a spaccarsi fino a dimenticarsi pure come si chiamava.

Ma non appena entrò in casa inciampò nel corpo semi-morto di Zayn, probabilmente ancora in preda ai postumi della sbornia.

‘’Sei vivo?’’ Chiese Louis in tono serio, colpendo leggermente con il piede la gamba di Zayn per accertarsi che fosse sveglio.

‘’Più o meno.’’ Rispose il ragazzo, con la voce di uno che è appena stato investito.

‘’Non sei andato a lavoro?’’ Gli domandò Louis, seriamente interessato al motivo per cui avesse deciso di rimarsene stravaccato davanti alla porta tutto il fottutissimo giorno.

‘’Mi hanno licenziato.’’ Ribatté Zayn, sforzandosi per mettere insieme una frase di senso compiuto.

‘’Che cazzo hai fatto?’’ Lo incalzò l’altro.

‘’ A quanto pare scoparsi un cliente nel magazzino non è esattamente un ‘’atteggiamento professionale’’ o qualche merdata del genere’’ Disse Zayn cercando di alzarsi aggrappandosi alla gamba di Louis.

‘’Sei proprio una troia’’ Lo sfotté Louis, con una risatina acida.

‘’Non credo che ti sia mai dispiaciuto più di tanto.’’ Ripose provocandolo.

Louis non ribatté e si buttò sul divano, cercando di recuperare le forze.
***
Liam e Niall avevano passato almeno una buona mezz’ora ad ingozzarsi di ogni schifezza che venisse venduta in quel fast food, e a commentare ogni singolo programma tv che avevano visto nelle ultime settimane.

Harry annuiva e sorrideva, fingendo di apprezzare il cibo e di essere interessato alla conversazione, in realtà si era pentito di quell’uscita nell’esatto secondo in cui aveva messo piede fuori di casa, e ora, tutto quello che voleva era ritornarci il più presto possibile.

Così, dopo la cena, sempre se così poteva essere definita quella poltiglia unta e bisunta che aveva finto di mangiare insistette così tanto per rientrare subito a casa che gli altri due dovettero cedere solo per non dover stare a sentire ulteriormente le sue suppliche.

Harry non era il tipo di persone che si lamentava troppo, ma quando voleva una cosa sapeva di certo come ottenerla, e in quel momento voleva infilarsi dentro le coperte e addormentarsi più di ogni altra cosa al mondo.
***
Dopo qualche ora di riposo, un paio di sigarette e 20 minuti passati a mettere sottosopra la casa per riuscire a trovare qualche spicciolo, giusto per la soddisfazione di comprarsi un drink in più, Zayn e Louis erano per strada, pronti a devastarsi più della sera prima e meno di quella dopo.

Fortunatamente il Babylon era abbastanza vicino a casa loro perché, nelle loro condizioni camminare per più di 10 minuti sarebbe stata una bella impresa.

Il locale era sporco e abbastanza rovinato, appariva molto peggio di quello che era in realtà; il che era sicuramente attribuibile al fatto che probabilmente non veniva pulito dal 1980, anno della sua apertura.

Era una delle più vecchie discoteche gay di Londra ed in passato era considerata una discoteca di classe, riservata alla gente dei bei quartieri che non voleva o non poteva urlare la sua sessualità ai quattro venti.
Ora sembrava più che altro un magazzino abbandonato ed era frequentata dai poveracci che pur di farsi una scopata e una bevuta avrebbero ammazzato, insomma la feccia della società.

Non che a Louis fottesse qualcosa di cosa facevano i froci negli anni 80 o di più o meno qualsiasi altra cosa.

Una delle solite trashate risuonava mentre entrarono nel locale, la gente ubriaca fradicia ballava sulla pista, o almeno ci provava e le luci riflettevano al centro della stanza.

Louis e Zayn, come al solito, si diressero verso il bancone richiedendo il solito, che per significava il drink più economico e alcolico che vendessero.

Dopo 3 drink erano già andati e di tanto in tanto ci provavano con i ragazzi che si avvicinavano per prendere da bere.

Non gli importava se fossero cessi o strafighi, era talmente cotti che non sarebbero riusciti a distinguere neanche uno spaventapasseri da un essere umano, quindi figuriamoci un bel ragazzo da uno che non lo era per nulla.

Quella sera però gli era andata male, così dopo essersi blaterati una delle loro solite cazzate iniziarono la loro abituale pomiciata.

A fatica, si alzarono in piedi e si gettarono sulla pista, Louis guardava Zayn come se se lo volesse mangiare, mentre quest’ultimo gli si strusciava addosso.

Entrambi potevano facilmente prevedere come sarebbe andata a finire quella serata, tuttavia Louis sentiva una strana fitta allo stomaco fin da quando era entrato nel locale.

Doveva essere quel fottuto hamburger scaduto, si era decisamente quello, continuava a ripetersi, mentre scacciava via i pensieri che gli affluivano in testa su quanto fosse caduto in basso.

Infondo, che cazzo si poteva aspettare dalla vita? Era ovvio che quello era il massimo a cui poteva aspirare, e se lo doveva pure far andare bene senza troppe lamentele di merda.

Meglio che te la godi finchè puoi ‘che tanto a fra 10 anni sarai in lista per il trapianto di fegato o di rene o di qualsiasi altra merdata ti rovinerai a furia di bere così, la voce nella sua testa continuava a ripetergli, e, come al solito decise di dargli ascolto.
***
Dopo aver passato due ore a girarsi e rigirarsi nel letto, nel tentativo di trovare la posizione ideale per dormire, Harry ci aveva rinunciato e si era semplicemente messo a fissare il soffitto, cosa che negli ultimi giorni gli riusciva davvero bene.

Avrebbe voluto dormire più di ogni altra cosa al mondo, era stanco, anzi esausto, ma semplicemente non ci riusciva, era come se ci fosse qualcosa che glielo impedisse.
***
La dark room del Babylon era illuminata da una luce scura che rendeva tutto opaco.

I gemiti di Zayn si mischiavano con quelli di Louis mentre quest’ultimo metteva il cazzo dentro il suo culo, di fronte a loro un ragazzo biondo fissava Zayn con un ghigno perverso.

Louis affondava in lui, il suo corpo era abituato ad incastrarsi con quello di Zayn, ma la sua mente era in un altro luogo, di solito l’eccitazione prendeva il sopravvento su di lui, ma quella sera qualcosa lo turbava, e non riusciva neanche lui a capire cosa fosse.

Era passato molto tempo dall’ultima volta che la sua situazione lo rattristasse o gli causasse qualsiasi emozione oltre l’indifferenza più totale, ma quella sera si sentiva incredibilmente malinconico.

I pensieri si dissolsero dalla sua mentre veniva dentro Zayn.
***
La stanza era buia e silenziosa, Harry era stanco morto, ma ancora non riusciva a dormire.
***
Dopo la sveltina nella dark room Louis se ne era dovuto tornare a casa da solo perché Zayn che non ne aveva mai abbastanza, era col ragazzo biondo per il secondo round.

Louis camminava a testa bassa, con la sigaretta in mano per la periferia di Londra.

Poi, mentre entrava nel palazzo, improvvisamente il suo telefono squillò.

Erano le 4 di notte chi cazzo si permetteva di rompergli i coglioni a quell’ora?

Sfilò il cellulare dalla tasca per scoprire la risposta alla sua domanda.

Il nome sul display fece sparire immediatamente tutta la sua rabbia, trasformandola in ansia.

‘’Lottie’’

Perché mai lo avrebbe dovuto chiamare alle 4 di notte?

Le era sicuramente successo qualcosa.

Accettò subito la chiamata.

‘’Stai bene?’’  Disse, cercando di assumere un tono calmo, ma la sua preoccupazione lo tradì.

Nessuna risposta, solo singhiozzi.

‘’Lottie?’’ Ripetè Louis.

‘’Perchè non hai chiamato?’’ Disse la ragazza, disse la ragazza in tono freddo, cessando i singhiozzi.

‘’Eh?’’ Rispose Louis, senza la minima idea di cosa intendesse.

‘’E’ il mio compleanno, avevi promesso che avresti chiamato, e non lo hai fatto.’’ Ribattè in tono ancora più duro.

‘’Merda, me ne sono proprio dimenticato, scusa Lottie, è solo che-‘’ Iniziò Louis.

‘’Non ho tempo per le tue giustificazioni del cazzo, quando sei partito per Londra mi avevi giurato che non ti saresti dimenticato di noi, invece lo hai fatto.’’ Disse la ragazza tutta d’un fiato, Louis intuì che stesse per ricominciare a piangere, ma prima che potesse replicare chiuse la chiamata.

Louis cercò di richiamarla, 1, 2, 3 volte, nessuna risposta.

Prese il telefono e lo buttò per terra, sperando che questo gesto potesse farlo sentire anche solo leggermente meglio.

Iniziò a urlare, ma in poco tempo le urla si trasformarono in un pianto straziato.

Era da così tanto che non piangeva, mesi o forse anni, tutto nella sua testa era così confuso.

Quella telefonata era bastata per far scoppiare tutto lo stress che teneva accumulato da tanto tempo.
***
Il silenzio della stanza, venne improvvisamente spezzato da delle urla, e poi da un pianto.

Harry pensò che provenissero dalla strada, ma diventavano sempre più forti così si decise ad andare a vedere che stesse succedendo.

Si precipitò in salotto e senza accendere la luce uscì nell’andito del palazzo, scese le scale seguendo il rumore.

Di certo non era preparato per ciò che si ritrovò di fronte: Louis, quel ragazzo pieno di piercing e tatuaggi che gli lanciava sguardi omicidi quando lo incrociava sulle scale, piangeva accovacciato vicino alla porta.

Non sapeva davvero cosa fare, gli amish non piangevano quasi mai, e quando lo facevano non era di certo davanti agli altri.

Così se ne rimase sull’ultimo gradino delle scale, aspettando che il ragazzo si accorgesse della sua presenza.

Quando successe, la sua reazione non fu esattamente delle migliori.

‘’Che cazzo stai facendo?’’ Sputò il ragazzo contro di lui.

‘’Nulla, non riuscivo a dormire e ho sentito il pianto e ho pensato di venire a controllare che stesse succedendo.’’ Disse Harry come se fosse la cosa più naturale del mondo, ma allo stesso tempo ancora incerto su cosa fare.

‘’Si ma ora te ne puoi anche andare.’’ Louis lo guardò con lo sguardo più carico d’odio che potesse fare.

Non è che odiasse Harry o altro, era solo che non voleva essere visto così.

Si sentiva come una di quelle fottute quattordicenni che puzzano ancora di latte ma frignano come una fontana perché dopo ben due giorni e mezzo di relazione il loro ragazzo le ha scaricate per la migliore amica più carina e popolare.

‘’Che ti è successo?’’ Chiese Harry, ignorando le parole del ragazzo e il suo sguardo omicida.

‘’Che cosa ti porta a pensare che racconterei i cazzi miei ad uno sconosciuto?’’ Gli urlò contro Louis, cercando di risultare ancora più minaccioso.

Poteva dare la colpa della sua scenata al fatto che fosse ancora abbastanza ubriaco, certo probabilmente l’essersi scolato qualsiasi schifezza altamente alcolica non aiutava, ma dentro di se sapeva benissimo di essere semplicemente stressato e sconvolto come poche volte in vita sua, e il fatto che qualcuno lo vedesse in quelle condizioni lo mandava fuori di testa.

‘’Perché non dovresti?’’ Chiese Harry, scrollando le spalle con aria rilassata.

Per la prima volta in quella sera Louis alzò lo sguardo dal pavimento, i suoi occhi erano gonfi e la faccia era piuttosto arrossata a causa del pianto o dell’alcol, o probabilmente di entrambi.

In quel momento Louis lo avrebbe voluto prendere a schiaffi, ma quando quello stupido e odioso ragazzino dai capelli ricci si sedette vicino a lui, le parole, o per meglio dire gli insulti, gli si bloccarono in gola.

C’era qualcosa in lui che in qualche modo era riuscito a calmarlo, almeno leggermente.

Rimasero seduti sul pavimento ghiacciato a fissare il muro per ore, senza dire una parola.

Louis non riusciva ad impedire l’uscita delle lacrime dai suoi occhi, ed Harry sentiva il suo cuore battere incontrollatamente.

Per un momento Louis pensò di aver pianto ogni singolo millilitro d’acqua nel suo corpo ed Harry che il cuore gli sarebbe esploso da lì a pochi minuti, tuttavia, tra una semi-disidratazione e un quasi infarto entrambi si addormentarono.
Note
Ecco qua il terzo capitolo! Ci ho messo un secolo ad aggiornare ma volevo scriverlo per bene, anche se il risultato non è sto granchè almeno è bello lungo, anche troppo mi sà ma non potevo dividerlo ahah. Non so che dire, spero vi sia piaciuto il momento larry e vi ringrazio per tutte le visite/recensioni/preferiti/seguiti/ricordati/ecc
AGGIORNO APPENA RICEVO QUALCHE RECENSIONE, VOGLIO PROPRIO SAPERE CHE NE PENSATE XX
Twitter: FreavkStyles

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


AGGIORNO A 2 RECENSIONI

Svegliarsi sul pavimento non era certo una novità per Louis, ma svegliarsi sul pavimento con gli occhi gonfi a causa del pianto e soprattutto vicino ad un fottuto ragazzino con dei vestiti orrendi, e dei capelli ancora peggio era sicuramente una cosa inaspettata anche per lui.

Louis quella notte non aveva bevuto tantissimo, quindi si ricordava abbastanza bene della telefonata con sua sorella, del pianto e della mezza conversazione con Harry. Sapeva che se si fosse svegliato avrebbe iniziato a triturargli i coglioni su quello che era successo e a rifilargli un mucchio di stronzate su quanto dio lo amasse e su quanto questo stile di vita non fosse appropriato e altre merdate del genere. Non che Louis conoscesse Harry, ma questo era quello che i fanatici religiosi come lui fanno di solito, e non poteva certo stare a sentire quell’ammasso di stronzate di prima mattina, quando non aveva neanche preso il suo caffè.

Così, si tirò su silenziosamente e cercando di non svegliarlo si diresse verso il suo appartamento.

Gli lanciò un’occhiata veloce dalle scale, sembrava spaventato, come se qualcuno lo stesse torturando. In un’altra occasione lo avrebbe trovato esilarante, ma quella mattina Louis era così stanco che non aveva neanche la voglia di pensare una delle sue solite battutine acide.
***
Era mezzogiorno quando Harry si svegliò, aveva probabilmente dormito di più quella notte sul pavimento sporco e freddo che nell’ultima settimana a letto.

Notò subito che Louis se ne era andato e ne era in parte sollevato perché sapeva che lo avrebbe insultato e in parte deluso perché quel ragazzo era davvero incomprensibile, ma gli sarebbe piaciuto sapere cosa gli passava per la mente.

Era la persona più strana che Harry avesse mai visto, certo per le strade di Londra girava gente davvero incredibile, ma non era esattamente lo stesso visto che incontrava Louis sulle scale quasi tutti i giorni.

Hilary gli aveva detto che i tatuaggi raccontano una storia, Louis era pieno di tatuaggi ed Harry non poteva fare a meno di chiedersi quale fosse la sua storia, visto che per lui quei disegni non avevano nessun senso. Tuttavia aveva immaginato che non fosse una storia molto bella visto che lo aveva portato a diventare così insensibile nei confronti delle persone.
***
Quella sera a Londra aveva piovuto che manco nel fottuto diluvio universale, e lo stesso era successo per i giorni seguenti.

La cosa non aveva infastidito particolarmente Niall e Liam che, come al solito, avevano tranquillamente continuato a mangiare e a guardare la tv. Harry si era rintanato nella sua stanza, rifilando loro la scusa di stare male e di aver bisogno di riposo.

Non capiva cosa ci fosse di sbagliato in lui, perché non poteva semplicemente divertirsi a non fare nulla come i suoi amici? Perché doveva ossessionarsi e sentirsi fuori posto dovunque? Era come se ci fosse qualcosa dentro di lui che lo stesse divorando, e non riusciva proprio a capire cosa fosse per quanto si sforzasse di farlo. Per tutta la vita si era sempre sentito come se non appartenesse al posto in cui viveva, e dava la colpa al fatto che essere amish non facesse per lui; ma ora era a Londra e continuava a sentirsi nello stesso modo, iniziava a sentirsi come se non appartenesse a nessun posto, e non poteva fare più niente per scacciare quei pensieri.
***
Louis amava guardare Zayn preparare le canne, il modo in cui armeggiava con l’erba, l’avvolgeva nella cartina, la leccava leggermente per chiuderla ed infine l’accendeva riportandosela alla bocca per fumarla lo affascinava.

‘’Ieri era il compleanno di Lottie ‘’ Disse Louis, senza rifletterci troppo.

‘’Oh’’ Rispose Zayn, senza sapere bene cosa dire, mentre il fumo usciva dalla sua bocca.

‘’Lo avevo dimenticato e lei mi ha chiamato in lacrime, sono proprio una merda.’’ Continuò Louis.

Non amava parlare della sua famiglia, o di sentimenti, o di qualsiasi altra di queste merdate, ma in quel momento aveva davvero bisogno che qualcuno gli dicesse che non faceva così schifo come essere umano, e Zayn era la sua unica opzione.

‘’ Hai provato a richiamarla?’’ Chiese Zayn, mentre faceva un altro tiro.

‘’Non mi risponde, penso che mi odi per essermene andato e tutto quanto, e cazzo fa proprio bene, sono sicuro che anche Fizzy mi odia.’’ Rispose Louis, gli occhi pieni di rabbia e la bocca serrata.

‘’Non ti odiano e non è colpa tua, abbiamo fatto bene ad andare via, lo sai.’’ Disse Zayn in tono calmo, cercando di rassicurarlo.

‘’Se solo quella puttana-‘’
Il bicchiere che Louis teneva in mano si frantumò contro il muro, il solo pensiero di sua madre lo mandava fuori di testa.

‘’Shh, va tutto bene, non ci potevi fare nulla.’’ Zayn lo strinse a se, premendo le sue labbra su quelle di Louis. Le loro lingue si intrecciarono, il sapore dell’erba sulla lingua di Zayn fece rabbrividire Louis.

Zayn non era bravo con le parole, quello era l’unico modo che conosceva per confortare Louis, oltre all’alcol, ovviamente.
‘’Fai un tiro che ti calma.’’ Aggiunse Zayn.

Louis prese la canna e la porto alla bocca, facendo come gli aveva detto il ragazzo.

‘’Avrei dovuto tirarle fuori da quella merda di istituto o quello che cazzo è.’’ Sospirò Louis.

‘’Non potevi, non sei in grado di mantenerle e viviamo di merda, i servizi sociali non te l’avrebbero mai lasciato fare, lo sai.’’ Disse Zayn, cercando di scuoterlo dai suoi pensieri.

Louis non rispose.

Un altro bicchiere contro il muro.

Aveva lo sguardo fisso in un punto preciso, ma sembrava che la sua mente fosse altrove.

A volte gli capitava che i suoi pensieri tornassero in quel posto buio che cercava di evitare costantemente con tutte le sue forze, si sentiva debole e spaventato come quando era piccolo e non poteva permetterselo.

Scosse via i pensieri che stavano già iniziando a condizionarlo fin troppo e afferrò la bottiglia di vodka che stava sul tavolo portandosela alla bocca.

‘’Ho bisogno di spaccarmi.’’ Disse semplicemente a Zayn, facendo le spallucce.

L’amico non gli rispose e annuì semplicemente, facendo l’ultimo tiro dalla canna ormai quasi finita.
***
Harry, quella sera aveva deciso di far finta di dormire, così nessuno lo avrebbe infastidito.

Non è che stesse diventando una specie di asociale depresso, ma semplicemente aveva bisogno di un po’ di tempo per  fatti suoi e poi i suoi amici ultimamente non lo capivano, o almeno questo era quello che continuava a ripetersi. Gli era pure toccato ascoltare Hilary che chiedeva se avesse qualche problema a Niall e Liam, la loro risposta era stata  che  semplicemente gli ci voleva più tempo per abituarsi, Harry avrebbe davvero che le cose stessero così.
***
Qualche litro di vodka dopo tutti i problemi di Louis erano spariti, almeno temporaneamente. Zayn, ancora mezzo rincoglionito dalla canna se ne stava buttato sul divano a fissare il muro, occasionalmente blaterando cose senza senso e lanciano strani sguardi a Louis, che finivano con una risata.

Di poggiare la bottiglia Louis non voleva proprio saperne, non che di solito fosse esattamente bravo a controllarsi, ma quella sera le cose andavano peggio del solito.

‘’Non finirtela tutta’’ Esclamò Zayn, ridendo e strappando la bottiglia dalle mani di Louis che non si reggeva in piedi senza barcollare.
Louis continuò con il suo discorso totalmente privo di senso.
***
Dopo aver passato la sera prima, e quella prima ancora a vegetare nel letto Harry aveva finalmente deciso di uscire di casa. Sapeva che se fosse rimasto per altri cinque minuti in quelle quattro mura sarebbe letteralmente impazzito.

L’aria di Londra era ancora umida a causa della pioggia ed Harry era sicuro che si sarebbe preso un malanno.
***
La tavoletta del cesso era ghiacciata contro le guance di Louis mentre vomitava.

Scolarsi mezza bottiglia di qualsiasi cosa fosse il liquido che aveva ingerito improvvisamente non gli sembrava più un’idea così buona.

Era abituato ai postumi, ma quella mattina i reni gli facevano così male che non riusciva neanche a stare bene in piedi e la gola gli bruciava da morire.
***
Come aveva giustamente previsto quella sera Harry si era beccato la febbre.

Se ne stava avvolto nelle sue coperte con una tazza di thè vicino al comodino, ma non importava davvero quanto caldo fosse il suo letto o il suo thè, quello che gli serviva davvero era il calore della sua casa e della sua famiglia.

Non c’era nessuno in casa perché Hilary stava ancora lavorando e Niall e Liam erano usciti poco prima che lui rientrasse, così semplicemente si lasciò andare in un pianto disperato che tratteneva da tantissimo.

Pianse perché gli mancava la sua vecchia vita, pianse perché si sentiva fuori posto, pianse perché non aveva nessuno e pianse perché non riusciva a capire perché si sentisse così sbagliato e cosa ci fosse che non andava in lui.
***
Louis era sicuro che lo avrebbero licenziato, era già la seconda volta che saltava il lavoro quella settimana e, ovviamente, non si era minima preoccupato di avvisare.

Non che gli importasse granché, era un lavoro di merda, con uno stipendio ancora più di merda. E in più quella volta aveva una giustificazione per saltare il lavoro, non aveva mai avuto dei postumi peggiori in vita sua.

Sentiva i reni stringersi ed era certo che gli sarebbero esplosi.

Si era accovacciato nel divano sperando che i dolori gli si potessero almeno calmare, ma non era stato utile più di tanto.

Accese la tv in cerca di un programma decente da guardare, ma come ogni volta trovava solo merda pura.

Louis odiava la televisione, la definiva spesso ‘una cosa fatta da coglioni per altri ancora più coglioni’.

Lui e Zayn ne avevano una solo perché a Louis piaceva vedere strani film da psicopatico.

Decise quindi di spegnerla e si alzò a fatica dal divano, dirigendosi verso quel rottame scassato che chiamava stereo.

Le casse erano sporche e impolverate perché nessuno lo aveva mai pulito, Louis e Zayn lo avevano trovato vicino ad un cassonetto e avevano deciso di prenderselo, perché è pur sempre uno stereo gratis, no?

Infilò il cd dei Ramones alzando il volume al massimo e si ributtò nel divano, aspettando che la musica riempisse la stanza.

Gli sembrava quasi di essere tornato indietro di un paio d’anni, nella sua stanzetta a Doncaster con la musica sparata a mille per non sentire quello che succedeva al piano di sotto, quando si faceva le seghe su qualsiasi essere maschile del pianeta, ma continuava a ripetersi mentalmente di non essere frocio, quando lui e Zayn si erano fatti il loro primo tatuaggio da soli perché non avevano i soldi per andare da un tatuatore.

Un sorriso malinconico si formò sul suo viso al pensiero di quei ricordi, per un momento le sue sorelle gli ripassarono per la mente, ma scacciò il pensiero perché non era fottutamente dell’umore giusto per iniziare a deprimersi ricordandosi di quanto era stato stronzo.
***
Erano passate tre ore quando Zayn entrò nell’appartamento interrompendo la quiete che Louis si era creato.

‘’Che hai? Sembri uno che sta per morire’’ Gli chiese, ridendo leggermente e accendendosi una sigaretta.

‘’Nulla, i fottuti postumi.’’ Rispose Louis, con un filo di voce, ma subito se ne pentì e afferrando uno dei fazzoletti che aveva vicino a sé ci sputò un liquido scuro misto a del sangue, poi gettò il fazzoletto nel cumulo che si era formato ai piedi del divano.

Zayn lo notò e fece un faccia disgustata.

‘’Stai sputando sangue?’’ Chiese in tono, la sua voce era un misto di preoccupazione e schifo.

Louis annuì, tossendo nuovamente e stringendosi in direzione dei reni, per far capire a Zayn che gli facevano male.

‘’Ieri ti sei proprio spaccato, è un miracolo che non sei finito in coma etilico o qualche merdata del genere.’’

Louis scrollò le spalle, ma tossì di nuovo.
***
La febbre di Harry continuava ad aumentare, così si alzo dal letto per procurarsi una pastiglia.

Non era abituato alle medicine, non ne aveva mai preso in vita sua. Sua madre di solito gli preparava la camomilla o qualche infuso strano dal sapore disgustoso che però riusciva sempre a fare miracoli.

Ma di certo ora la tacchipirina era la sua migliore opzione, la cosa lo rattristò.

Harry era emotivo quando era malato, e in questi giorni era emotivo anche quando era sano, quindi la combinazione non avrebbe portato a nulla di buono e lo sapeva.

Si rinfilò a letto, cercando inutilmente di prendere sonno.
***
Questa volta, il sangue non smetteva di uscire dalla bocca di Louis, sembrava quasi che lo stesse vomitando.

Zayn gli aveva fatto bere dell’acqua, ma il risultato non era stato quello desiderato, visto che aveva solo peggiorato le cose.

‘’Porca puttana, dobbiamo andare all’ospedale.’’ Aveva esclamato Zayn, parzialmente in preda al panico, ma cercando di restare calmo per non spaventare troppo Louis.

Louis, continuava a tamponare tutto con i fazzoletti e faceva segno di no con la testa a Zayn, e cercava di dirgli che stava bene, ma i suoni che emetteva sembravano più che altro quelli di un cane che sta per essere ammazzato.

‘’Cazzo, smettila di cercare di parlare, ora chiamo l’ambulanza, riesci a respirare?’’ Urlò Zayn, ormai i buoni propositi di restare calmo erano andati a farsi fottere.

Louis annuì, ma cercava con le mani di bloccare Zayn dal prendere il telefono.
***
Harry, dopo qualche ora passata a rigirarsi nel letto era riuscito ad addormentarsi.

Tuttavia si era svegliato quando Niall e Liam erano rientrati in casa, ma aveva finto di continuare a dormire.

Il suo corpo era congelato e aveva le convulsioni a causa della temperatura che gli si era alzata.

Non passò molto prima che Niall e Liam se ne accorsero e non avendo la minima idea di cosa fare, iniziarono ad andare nel panico.
 
***
Quando Hilary ritornò a casa mise un panno freddo sulla testa di Harry e gli diede delle medicine per dormire, mentre Niall e Liam continuavano a sclerare non capendo cosa stesse succedendo.
 
***
Erano le 4 di notte quando Harry si svegliò tutto sudato e in preda alle convulsioni, tremava e la febbre gli era probabilmente salita ancora di più.

Le pareti di quell’appartamento erano praticamente fatte di carta, perciò non ci volle molto prima che Hilary lo sentì e decise che era il caso di portarlo all’ospedale.
Liam e Niall si svegliarono e iniziarono a farle domande su quanto grave fosse la situazione.
***
Quando arrivarono al pronto soccorso Harry aveva ancora la coperta avvolta intorno al corpo ed era tutto sudato, ma nonostante ciò stava morendo di freddo.
Dopo poco tempo, un’infermiera si avviò verso di loro.

‘’Che cosa è successo?’’ Chiese la donna, armeggiando verso di lui.

‘’Ha la febbre, e le convulsioni e sta sudando da morire, ma dice di avere freddo.’’ Rispose Hilary, cercando di mantenere un tono calmo.

La donna annuì e condusse Harry in un’altra stanza, chiedendo agli altri tre di aspettare.

Note:
Scusate tantissimo per aver aggiornato dopo così tanto, ma non avevo idee e tempo, spero che non ve ne siate tutte andate e che questo capitolo vi piaccia, nel prossimo succederanno un sacco di cose fra Harry e Louis xx :)
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