Fenice: le sfumature di un'anima

di Ayano01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


~~                                                            Fenice: le sfumature di un’anima
                                                                 Capitolo 1
39,8. Ben 39,8 di febbre. Ovviamente Maka non poteva trovarsi giornata migliore per sentirsi male.
-“Hey, senzatette sbrigati o arriveremo tardi a scuola”-
-“Sisi Soul, arrivooooooooooo”-
Era rovinosamente caduta a terra. Lei, sempre perfetta e tirata di tutto punto, era inciampata nell’aria ed era atterrata ai piedi di Soul
-“Capisco che la mia bellezza possa scioccare le persone, ma cadermi ai piedi è esagerato no? Senzatette”- ghignò divertito Soul.
-“Ahahah, simpatico già di mattina- disse acida Maka
-“Si, come sempre, e ora torna a letto: si vede a kilometri che stai male.-
-“Ma Soul, non posso tornare a letto. Non oggi.”- Maka aveva ragione. Non poteva abbandonare i suoi doveri, almeno non oggi e non per uno stupido raffreddore. Infondo  si preparava per questo giorno da molto tempo: la sua amica d’infanzia si sarebbe trasferita da loro per tutta la durata del liceo.
-“Eh no, Maka, fila a letto. Anche se oggi arriva la tua amichetta non significa che tu debba strafare.”-
-“Ma non è solo per questo. Ti ricordo che oggi, alla Shibusen, arriva la nuova studentessa e io, da brava rappresentante di classe che sono, la devo accogliere.”-
-“Da brava rappresentante che sono”- le fece voce l’albino –“Ci penso io, non ti preoccupare e fila a letto.”- disse Soul scocciato.

/Classe Luna Crescente/
Stavano aspettando da un’ora. Un’ora era passata e della nuova studentessa manco l’ombra; poi c’era anche il dott. Stein che continuava a guardare l’orologio impaziente.
“Da quando lui tiene così tanto ad una studentessa?” pensò Soul sconcertato.
-“Ragazzi ho una cosa da dirvi, ora io andrò ad accogliere la nuova alunna e voi state in silenzio, ma se siete troppo curiosi potete affacciarvi alla finestra!”- ghignò il prof. con fare sadico.
Erano tutti scioccati. Da quando il prof. abbandona la sua classe per un persona? Tutti corsero alla finestra per vedere quella ragazza misteriosa ma ciò che ebbero era solo un altro assaggio di mistero. Tra le persone affacciate, quelle con il dono di vedere le anime rimasero ancora più scioccati: c’era qualcosa che non quadrava con la sua anima.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


~~                                                                               Capitolo 2

Erano ancora affacciati. Guardavano quella ragazza, con un impermeabile rock e totalmente incappucciata, salire le scale con disinvoltura.
“Cool” pensò Soul sorpreso: non è da tutti camminare per quelle scale rimanendo posati e dannatamente cool. Ma si sa, dove c’è una torta ci vuole una ciliegina ed eccola lì: la ragazza, arrivata alla fine della scalinata, non strinse la mano al dott. Stein bensì continuò sulla sua strada senza degnarlo di uno sguardo.
“Super cool”  pensò di nuovo Soul. La ragazza e il prof. erano arrivati in classe ed in un attimo tutti si sedettero ai loro posti.
-“Questa è Luna Jones Takeshima e studierà qui con voi fino alla fine del liceo.”- disse Stein annoiato dalle formalità scolastiche, mentre per tutta la classe si levò un mormorio di consultazione: tutti si erano accorti che Luna proveniva dalla famiglia più importante di Death City, seconda solo alla famiglia Shinigami.
-“Silenzio ora, silenzio. Su, Luna, siediti dove vuoi”- proferì il prof., impaziente di continuare la lezione e anche seccato, dal precedente comportamento della ragazza, che stava in piedi vicino a lui con la testa abbassata, fino a quando non levò il cappuccio e alzò il capo. Silenzio. In un attimo tutta la classe si zittì, ammagliata dalla figura di Luna: pelle bianca quasi perlacea, capelli biondo oro così chiari da sembrare argento, una postura elegante ma determinata accompagnata da abiti rock e una specie di marsupio sulle anche; ma le cose più spettacolari erano due ciondoli al collo e i suoi occhi, due perle divise a metà: una parte chiara l’altra più scura, azzurro e fucsia scuro, come l’alba e il tramonto, la vita e la morte.
Il dott. Tossì per attirare l’attenzione e poi proferì –“Come ho detto siediti dove vuoi.”-
-“Ne, Fin, dove dovrei accomodarmi?”- chiese Luna quasi sibilando.
-“Ma tu ti senti bene? Sai, parlare da soli non è cool e sicuramente non è normale!”- la derise Soul scioccato e divertito dalla situazione.
-“Solo perché tu non vedi qualcosa, non vuol dire che non è presente.”- constatò Luna col gelo negli occhi, stanca di stare in piedi e frettolosa di sedersi.
-“Okay, ma io comunque continuo a non vedere niente!”- continuò Soul.
-“Fin!!!”- urlò Luna per poi continuare -“mostra la tua magia, mostra te stessa!”-
Un “WOW” impressionato si levò per la classe dopo aver visto comparire, una volpe bianca con due code dalle punte azzurre, sulla spalla della ragazza.
-“Sapete ragazzi, Luna ha la rara capacità di vedere, parlare e “comandare” gli spiriti e le altre creature. Ora se possiamo continuare….Luna vai a sederti!- parlò Stein finalmente ascoltato. Luna si sedette vicino al posto vuoto di Maka che, del resto, non era l’unico: mancavano infatti Black*Star con la sua buki Tsubaki e Liz che era riuscita a trovare un posto nella più famosa SPA di Death City. Senza la tumultuosità di Black*Star la giornata passò silenziosa e veloce, ma nessuno prestò attenzione alle lezione: tutti erano attratti dalla misteriosa alunna, chi per curiosità e chi, come Kid, era perplesso dall’anima di Luna. Nonostante tutto la campanella suonò e tutti si dileguarono.

/5 minuti dopo la campanella, Death Room/

-“Padre, non è che io metta in discussione le vostre scelte…ma siete sicuro che la nuova arrivata possa stare nella Shibusen? Sapete, mi riferisco alla sua anima.”- Kid era evidentemente preoccupato e stranito dalla scelta di Shinigami.
-“Ma certo, figliolo. Sai che io faccio tutto tuttino per il vostro bene!”- canticchiò Shinigami abbozzando dei passi di danza con le sue manone.
-“Almeno, Padre ditemi, il perché l’avete fatta entrare nella scuola. Ho fatto delle ricerche su di lei e…”- non poté finire perché Shinigami lo interruppe.
-“Tutto a suo tempo figliolo, tutto a suo tempo…e ora giochi con me a Backgammon?”- Shinigami finì il discorso e Kid rifiutò la richiesta del padre e si avviò verso Villa Patibolo.

/Appartamento  Albarn-Eater-???

-“Hey, Soul, ti sei comportato bene con la nuova arrivata?”- chiese Maka un po’ intimorita dalla risposta.
-“Beh, si. Diciamo di si.”- rispose Soul con la solita aria da strafigo e poi continuò –“ lei è davvero cool, non come le tue amiche d’infanzia, sempre attente e secchione. Sono sicuro che anche questa sarà così, noiosa e manesca.”-
-“ Ne sei sicuro, cool guy?”- chiese Maka sarcastica e un po’ stizzita.
-“Ne sono sicuro, ne sono sicuro. Sarà noiosa e manesca.”-
_DRIIIIN_
-“OH, eccola. Soul!!! VAI ad aprire.”- urlò Maka dalla cucina.
-“Vado, vado”- biascicò Soul armeggiando con la porta fin quando non la aprì e rimase stupito da ciò che vide. Luna, la stessa Luna, la ragazza cool di questa mattina era davanti alla sua porta con fare annoiato e molto cool.
-“Piacere signor Eater. Io sono Luna Jones Takeshima, la noiosa e manesca amica di Maka.”-


Okay, mi presento: sono Maka01 l’autrice di, questa fanfiction,  questo coso. So di aver pubblicato il mio primo capitolo (se così possiamo chiamare quel obbrobrio) poco fa ma, per paura dei capricci del mio pc, preferisco pubblicare subito il nuovo capitolo. *si asciuga le lacrime e asciuga la tastiera* Volevo ringraziare le 19 persone che hanno avuto il coraggio di leggere sto’ coso e la magnificenza di TEONY che si è buttata nell’impresa di recensire la mia fanfic. Grazie ancora e alla prossima XD

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


~~Capitolo 3 

-Sono Luna Jones Takeshima, la noiosa e manesca amica di Maka.- disse Luna sulla porta di casa Albarn\Eater.
Soul era sconcertato, Luna aveva sentito tutto anche se era fuori casa e ora cosa faceva? Si era forse rovinato con le sue stesse mani?
Stava per rispondere, prima che una risata divertita riecheggiasse dietro di lui. Soul si girò e vide Maka piegata dalle risate e, quando tornò a puntare  gli occhi su Luna, vide che anche lei si stava sbellicando dalle risate.
-Si può sapere perché ridete?- chiese con una faccia tra il sorpreso e il seccato.
-Scusa è che…beh…la tua faccia faceva proprio ridere. Sembravi mezzo sorpreso e mezzo spaventato da Luna- disse Maka, boccheggiando per la mancanza d’aria.
-Beh, mi sembra ovvio. Le ho dato della noiosa e manesca anche se oggi a scuola si era comportata in modo veramente cool.- disse Soul sempre più confuso.
-Scusa. Ricominciamo da capo- disse Luna prendendo un respiro profondo – Sono Luna Jones Takeshima, un’amica di Maka, piacere di conoscerti.- finì le presentazioni con un gran sorriso. Le donava proprio. Anche se ora ricordava più le persone normali, quel sorriso le dava un’aria serena e simpatica. Ma anche così Soul era curioso di sapere dove era finita la Luna fredda e indifferente di quella mattina così chiese:
- Scusa, ma dov’è finita la ragazza fredda e menefreghista di stamattina?-
-Non ci credo, Luna! Hai di nuovo mostrato quel comportamento?- chiese Maka stranamente calma come se sapesse cosa è successo.
-Beh, sai bene Maka, che, quando sono nervosa o in una nuova situazione, mi comporto da acida.- Disse Luna divertita dalla faccia di Soul sempre più sorpreso.
-Comunque- riprese Luna prolungando la "o" in modo smisurato -quanto ancora starò sull’uscio? Qui a Death City fa abbastanza freddo la sera.- finì Luna prendendo la sua valigia e un piccolo sacchetto di velluto.
-Che c’è la dentro?- chiese Soul curioso. In un attimo l’atmosfera si fece pesante e persino Maka, che prima era ancora presa dalle risate, si fece cupa, guardando preoccupata Luna che, abbozzando un sorriso forzato, rispose:
-Beh, è un regalo che devo scartare il giorno del mio sedicesimo compleanno. Ma più che regalo, io lo tratto come ricordo dei momenti felici passati nella mia famiglia.-
-Momenti felice, come se ora tu non ne potessi più vivere.- Disse Soul, non accorgendosi dell’atmosfera creatasi.
-Non penso siano cose di tuo interesse, e se anche fosse, ci sono altri modi per chiederlo.- Concluse Luna, ritornando acida e fredda, e chiudendosi nella stanza preparata per lei.
Soul rimase nel salotto a rimuginare su cosa sia appena successo, quando pensò di chiedere spiegazioni a Maka.
-Divorziati. I suoi genitori hanno divorziato qualche anno fa, ma non è stato reso pubblico. Quel sacchetto gliel’hanno dato il giorno prima della conclusione del divorzio.-  Maka fece una piccola pausa e sospirò -Sin da piccola, ha avuto problemi: i suoi genitori viaggiavano molto e così spesso veniva a casa mia, ma comunque si sentiva sola, poi a scuola tutti si comportavano da grandi amici solo per avvicinarsi ai suoi genitori, e infine il colpo di grazia: nel giorno di uno dei suoi compleanni venne da noi e disse che i suoi genitori hanno divorziato. Mi sorprese il modo in cui lo disse: aveva iniziato ad essere fredda, e quelle parole uscirono dalla sua bocca senza sentimenti; da quel giorno, nelle nuove situazioni o con nuove persone, si è sempre comportata in modo acido, diventando poco a poco sempre più fredda.- Maka finì di raccontare la storia di Luna a Soul, senza sapere che la ragazza, protagonista del discorso, stesse ascoltando rannicchiata dietro la porta della sua stanza.

|Entrata della Shibusen|

Liz, Patty e Kid stavano chiacchierando con Black*Star davanti alla scalinata della Shibusen, e il loro tema non poteva che essere la nuova arrivata, con la grande disapprovazione di Black*Star.
-Il Dio che trascenderà gli Dei non approva la sua popolarità. Vi dò il grande privilegio di essere i testimoni, della sconfitta di quella Luna in un duello contro il grande me.- disse Black*Star esaltato come al solito.
-Black*Star, non prenderla alla leggera, l’apparenza inganna e poi, per te che non riesci a vedere e capire le anime, potrebbe essere un osso duro.- constatò Kid calmo e composto, mentre guardava Liz aggiustarsi le sopracciglia. La fissava, ancora e ancora, e continuava a fissarla imbambolato.
-C’è qualcosa che non va, Kid?- chiese Liz sconcertata e messa a disagio dagli sguardi del ragazzo.
-Si. Mi sono accorto che le tue sopracciglia sono asimmetriche!- strillò cadendo in uno stato di shock: aveva camminato vicino a lei per 15 minuti e non si era accorto di nulla, DI NULLA. Liz e Patty stavano cercando di tranquillizzarlo finché lui non si riprese da solo.
-Sta arrivando Luna.- disse composto come prima.
-Perfetto.- urlò Black*Star – le dimostrerò che c’è solo una persona degna di popolarità. Tsù! Modalità lama incantata.-
-Si, Black*Star.- Disse pacata Tsubaki prima di trasformarsi.
Kid aveva ragione, infatti Luna stava arrivando alla Shibusen insieme a Soul e Maka. Maka e Luna chiacchieravano tranquillamente, mentre Soul, dietro di loro e con le cuffie alle orecchie, ripensava al passato di Luna.
-Ehi, TU! Dico a te, nuova arrivata. Sei nuova eppure hai già l’immenso onore di essere umiliata da me, il DIO che trascenderà gli Dei.- strillò Black*Star puntando l’arma davanti a Luna.
-Maka…chi è lui?- chiese Luna sconcertata.
-Non ti preoccupare, è un mio caro amico anche se è molto orgoglioso. Ma vedo che c’è il prof. Stein, quindi devi per forza accettare il duello con Black*Star.- Spiegò Maka a Luna, che era ancora confusa dalla situazione.
Black*Star e Luna si misero in posizione  l’uno di fronte all’altra, e Luna incominciò a studiare l’avversario, fino a quando Black*Star non urlò:
-Ehi, nuova arrivata! Dov’è la tua buki? Non pensare di potermi battere senza una buki, il grande Me è  comunque imbattibile.-
-Che cos’è una buki?- chiese gridando Luna, ma nessuno la sentì perché un colpo di pistola segnò l’inizio del duello. Black*Star corse verso Luna, che stava ferma immobile, in attesa del momento migliore per attaccare. Black*Star si trovò a pochi centimetri da Luna e alzò la sua arma per sferrare un colpo, lasciando così scoperto il petto, Luna se ne accorse e, tirata fuori una scatoletta d’oro, colpì Black*Star con una specie di bastone, formatosi dopo la trasformazione della scatola. L’impatto con lo scudo d’anima del ragazzo fu così forte che, Black*Star andò a sbattere contro uno dei teschi dell’entrata mentre Luna e Tsubaki, ancora trasformata in lama, vennero spinte in alto, superando persino la torre più alta della Shibusen.
-Luna, Tsubaki! Attente!- gridò Liz spaventata mentre Soul e Kid facevano riprendere Black*Star.
-Professore, la prego faccia qualcosa.- Disse Maka rivolta a Stein che stava osservando la scena calmo e posato.
-Giraffa!- Gridò Patty, non rendendosi conto della situazione
-O mio Shinigami.  Andremo a schiantarci al suolo!- urlò Tsubaki che non riusciva a ritrasformarsi, mentre guardava il cemento avvicinarsi sempre di più.
Stavano prendendo una maggiore velocità e Tsubaki, ad un tratto, si sentì abbracciare da Luna. In quel momento riuscì a vedere l’anima della nuova arrivata e ne rimase scioccata ma anche interessata; ciò non toglieva che stessero per morire schiantate a terra. Mancava poco alla fine delle due ragazze e, prima di toccare terra, Luna urlò il nome di qualcuno.
- Raf, ti prego aiutaci!-  Ad un tratto un piccolo spirito dalla forma di un angelo comparve davanti a loro. Lo spirito si mosse nell’aria e ad un tratto la caduta venne rallentata finché, a pochi centimetri da terra, lo spirito annullò la magia e Luna cadde di peso sul cemento.
 Arrivata a terra, Luna posò dolcemente Tsubaki che riuscì a trasformarsi nella forma umana e subito dopo si girò verso lo spirito con sguardo assassino.
-Raf ti ho chiesto di aiutarci e non farci sbattere come sacchi di patate!- disse Luna allo spirito.
-HeHe, scusa, ma sai che questo è il mio modo di dimostrarti il mio amore.- disse lo spiritello scherzosamente.
-Ehm, scusa Luna. Volevo ringraziarti, se non mi avessi tenuta non so cosa mi sarebbe successo.- Disse Tsubaki sorridendo timidamente. Nel frattempo anche gli altri si avvicinarono a Luna e Tsubaki, sia per vedere se stavano bene, sia per sapere chi ha vinto.
-Per me è un pareggio.- annunciò Stein per poi riprendere – ora andate alla Death Room, Shinigami vi dirà tutto, sia il perché del trasferimento di Luna sia la vostra nuova missione.-
Tutti si avviarono verso la scuola, ma Black*Star venne fermato da una mano sulla spalla.
-Grande duello. Mi piacerebbe rifarlo una volta, ma senza pareggio, che ne dici, Grande Dio?- chiese Luna con un sorriso stampato in faccia e la mano tesa davanti a se.
-Beh, il grande Me non può dire di NO ad una mia fan, quando e dove vuoi.- Black*Star fece segno di OKAY con la mano per poi stringere quella di Luna.
“Pensavo che avresti avuto più problemi Luna, ma alla fine sei sempre la stessa amica di prima.” Pensò Maka con un sorriso sulle labbra per poi raggiungere gli altri ed andare nella Death Room.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


~~Capitolo 4

-Salve salvino, miei ragazzi.- Shinigami salutò il gruppo che era appena entrato nella Death Room.
-Salve Sommo Shinigami- fecero in coro i ragazzi
-Makina, bambina mia. Perché non ti fai mai vedere, su abbraccia il tuo papar…- Spirit non finì la frase, ché un’enciclopedia di 8888 pagine venne lanciata e impressa nel suo cranio.
-Vedo che non siete cambiato Spirit.- disse Luna divertita dal Maka-Chop di routine –Maka continua a farla star male, mi chiedo come faccia la sua testa a stare intatta.-
- Cari ragazzi, è una mia impressione o manca qualcuno- chiese Shinigami attirando l’attenzione di tutti o quasi. Maka contò i presenti:
-5…6…con Tsubaki 7 e con Black*Star- Maka fece una pausa allibita- dov’è Black*Star?-
-Yahoo- un urlò si propagò dall’alto della stanza, e da una minuscola finestra si intravide un puntino azzurro che si stava avvicinando ad alta velocità.
-Quella finestra non è un po’ piccola?- chiese Luna non ancora abituata alle stranezze di quella scuola, anzi di quella città.
-Nah- fece Soul- Black starà bene.
Mai un’affermazione fu più sbagliata: poco dopo, infatti, Black*Star si schiantò contro la finestra che non si aprì, ricevendo così un tatuaggio rappresentante la faccia del ninja.
-O mio Shinigami, non dovremmo aiutarlo?- chiese preoccupata Luna.
-Non ti preoccupare- Risposero tutti in coro.
-Concentriamoci su cosa ha da dirci mio padre.- concluse Kid.
-Oh grazie figliolo. Ora che ci siete tutti, più o meno, vi spiegerò alcune cosette piccine picciò.- iniziò Shinigami preso dal discorso.
“Beh, se persino il preside è strano, non avrò di cosa vergognarmi in questa scuola.” Pensò Luna sentendosi leggermente a disagio.
-Vedo che avete già conosciuto Luna, e so che la sua anima crea scompiglio fra alcuni di voi.- Alle parole di Shinigami, le persone che non potevano vedere le anime si girarono verso Luna sbalorditi, mentre lei sfoggiava un sorriso finto quasi colpevole.
-Ho ricevuto alcune lamentele sul fatto che una persona che non è né una buki e né una master frequenta la Shibusen. Voglio che sia voi, sia tutta la scuola sappiate che la capacità di Luna ci sarà molto utile nelle vostre prossime missioni, e detto questo spero che nessuno si lamenterà più.- Shinigami mise in chiaro le cose, prima di passare alle spiegazioni vere e proprie, con una serietà che non Gli apparteneva.
-Ehm, che cos’ha l’anima di Luna? Prima, il combattimento sono riuscita a vederla ma non l’ho capita bene- sussurrò Tsubaki timidamente.
-Credo sia sigillata.- Non fu Shinigami a parlare bensì la diretta interessata- Prima di venire qui alla Shibusen ho dovuto fare degli esami per verificare le mie abilità, e durante uno di questi è saltato fuori il problema con la mia anima, problema che non possiamo risolvere, e, stando alle parole del dott. Stein, questo problema si presenta sin dalla nascita.-
Nella stanza calò il silenzio: era un’informazione strana, la loro collaborazione si basava sull’unione delle anime e tutti avevano paura  che il problema di Luna potesse condizionare il loro lavoro.
-Se Luna è in queste condizione, come faremo a collaborare con lei, Padre?- chiese Kid facendosi portavoce di tutti.
-Calmino, non preoccupatevi. Luna non sarà un peso, primo perché lei non eseguirà risonanze dell’anima o cose del genere e secondo perché una minima parte della sua anima è intatta e ciò le permette di lavorare come se ne avesse una intera.-
Tutti tirarono un sospiro di sollievo, cosa che fece sentire male Luna: aveva trovato delle belle persone e aveva paura di rovinare il tutto con la sua anima.
-Bene, miei ragazzi, passiamo alle informazioni riguardanti la nuova missione.-
Tutti si fecero seri, persino Black*Star che fino a quel momento scalciava ancora bloccato, con la faccia spiaccicata alla finestra.
-Mi sono arrivate notizie che un’organizzazione chiamata “Bloodland” ha perfezionato il controllo del sangue nero, e grazie a quest’ultimo vogliono risvegliare un antico demone chiamato “Shen”, che presto troverete nei libri di testo. Per fortuna il sangue nero non basta a risvegliare il mostro, bensì servono tre manufatti antichi e il potere della Fenice Celeste.-
- Ho letto qualcosa sia su questo Shen che sui manufatti e sul potere di questa Fenice Celeste.- Disse Maka, presa dal discorso di Shinigami.
-Tanto per cambiare- Sbuffò Soul- La senzatette è informata su un tema, sai che novità.- Constatò sarcastico, ignaro di ciò che l’aspettava.
-Soul…va a raggiungere mio padre.- Sibilò Maka.
-Che intendi dire?- Chiese Soul-
-Maaaaka-Chop!!!- Urlò Maka, prima che un botto si propagasse per la stanza.
-Ora che ho sistemato quello stupido,- Maka fece una pausa per poi rivolgersi a Shinigami- Tutte le cose che Lei ha elencato non sono, forse, collegate a “Quel Popolo”?-
-Esatto piccola Maka. Hai centrato il punto.- Esultò Shinigami , facendo finta di segnare un Goal.
-Scusate ma di cosa state parlando?- Chiese Liz riponendo in tasca il kit per la manicure.
-La vostra compagna ha fatto notare un punto molto importante. Tutto ciò che ho detto prima: l’esistenza di Shen, i tre manufatti e la Fenice Celeste, sono tutti elementi legati al popolo delle Fate Celesti.- Shinigami fece una pausa seguita da un sospiro contenente molte preoccupazioni. –Come studierete in seguito, oltre a noi ci sono altri 6 popoli: le fate, gli spiriti animale, come lo spirito volpe di Luna, i drimer, come lo spiritello alato di Luna, i doki, persone che con l’aiuto dei drimer possono trasformarsi in guerrieri speciali, seguono i Wendigo, i demoni da cui proviene Shen e le Fate Celesti, l’unico popolo che non esiste più.-
-Ma l’esistenza di questi popoli, cosa ha che fare con la nostra missione?- Chiese Kid pacato mentre cercava di sistemare lo specchio della stanza.
-Bella domandina figliolo. Prima di darvi i particolari della missione vi devo informare sulla storia di questo mondo. Fino a quasi 16 lune fa, il popolo delle Fate Celesti era il popolo più bello e potente nel nostro mondo, ma si sa che, da grandi poteri derivano grandi responsabilità, così spesso questo popolo lottava contro le forze del male, ed era anche un grande alleato di Death City. Ma come tutte le città anche quella delle Fate Celesti, Astral, aveva un nemico, difatti il demone Shen, un demone spietato che voleva il potere della fenice e dei tre manufatti per sé. In modo da proteggere il mondo, il popolo decise di donare il proprio potere alla regina, sigillando così Shen ma mettendo fine pure alla loro vita: la città venne distrutta dal troppo potere rilasciato e le fate perirono con lei, tutte, nessuno escluso, persino la figlia appena nata della regina, tutto perì nella lotta contro Shen.-
-Come fa a conoscere così bene la storia?- Chiese Tsubaki.
-Quella notte ero presente. Ho cercato di convincere la regina di trovare un’altra soluzione, ma lei mi disse che solo così poteva salvare il mondo che tanto abbiamo cercato di cambiare. Era una grande donna, devota al suo popolo, era anche forte: l’ho vista piangere solo una volta, proprio durante quella notte, mentre riponeva la sua amata figlia nel lettino e pregava il popolo per l’aiuto.-
L’atmosfera si fece cupa. Troppe informazioni in una volta, troppi racconti, troppa nostalgia, tutti dovevano “archiviare” il tutto nella mente prima di continuare.
-Cooooomunque, miei ragazzi. Passiamo alla missione. Dopo quella notte, i tre manufatti vennero sparsi per il mondo e la Fenice Celeste si disperse, infatti nemmeno io ho sue notizie. So solo che, per risvegliarla, c’è bisogno di quei tre manufatti che si trovano in Egitto, Antartide e “Marsupio di Luna”-
Un “Eh” collettivo si propagò nell’aria e tutti si girarono sbalorditi verso Luna, che tra l’altro era la più sorpresa.
-Come faccio ad averlo io? Non ho nulla a che fare con queste Fate!- Sbottò Luna molto sorpresa.
-La realtà non sempre è spiegabile.- Ammiccò Shinigami giocherellando. –Se allora possiamo continuare…la vostra missione è trovare e portare qui alla Shibusen i manufatti, per impedire di risvegliare la Fenice e Shen prima che passino sedici lune dalla sua ultima sconfitta, e in caso, sconfiggere la BloodLand. E ora vogliate scusarmi, ma ho una partita di Limbo da vincere. Buona giornata.- dicendo questo Shinigami si mise un’orrenda camicia giallo canarino con palme fluorescenti e ordinò a Spirit di fare da sbarra per il gioco.
-Arrivederci, Lord Shinigami!- E così tutti uscirono dalla Death Room.

/7 minuti dopo, Entrata della Shibusen/

Stavano tutti scendendo le scale, chi pacatamente e chi, come Patty saltellava da uno scalino all’altro. Luna sperava che nessuno avrebbe chiesto della sua anima, speranza quasi subito infranta: le curiosità erano troppe, e le risposte troppo poche.
-Come mai non ci hai detto subito della tua anima?- Chiese Liz interrogativa.
-Che ne dite di un po’ di shopping?- Chiese Luna sperando di cambiare discorso. Se fosse stato per Liz, nessuno di loro sarebbe rimasto ad aspettare, ma purtroppo, sia per Liz che per Luna, non tutti amavano fare compere.
-Eh no, ragazza. Ora rispondi alla precedente domanda. “Come mai non ci hai detto della tua anima?- Chiese Soul sbuffando per mantenere la facciata da Cool Guy, ma infondo anche lui rodeva dalla curiosità.
-Ehm…pensavo non fosse importante.- Disse Luna con una vocina molto stridente e falsa.
-Eh no, cara. Ti conosco da quando siamo nate, quindi non me la fai. Ora sputa il rospo o ti Maka-choppo.- Sorrise Maka; era la prima volta che Luna la vedeva così, così, così sadica?  E mentre Maka continuava a sorridere lugubremente, tutto il gruppo circondò Luna con facce sadiche.
-Va bene, va bene. Vi dirò tutto, ma smettete di guardarmi così e fatemi respirare.- Gridò Luna sotto pressione. – Avevo pura che non mi avreste accettato: sin da piccola ero circondata da falsi amici e avevo trovato nella Shibusen una via di fuga verso un qualcosa di vero, ma dopo aver scoperto che da voi c’era bisogno di un’anima normale cosa dovevo dirvi? “Hey ragazzi, sono una nuova che non ha manco un’anima normale…vi va di essere amici?”…Mi sarei resa ridicola.- Detto questo, Luna riprese la sua faccia fredda e indifferente: che bisogno c’era di fare la simpatica se tanto tra poco le avrebbero riso alle spalle. Infatti aveva ragione: tutti scoppiarono in una fragorosa risata, ma non di scherno bensì di divertimento. Tutti erano divertiti dal fatto che la fredda e cupa “donna di ghiaccio” si è rivelata una gentile e simpatica ragazza timida.
-Carina, ma ci hai visti bene?- Chiese Liz boccheggiando per la mancanza di aria.
-Chi di noi è normale?- Continuò Maka- Liz è una maniaca della bellezza, Kid ha una strana fissa per la simmetria, cosa che non ci aiuta in battaglia, Black*Star si crede un Dio invincibile, Patty ha un tenero comportamento da bambina, Tsubaki…beh Tsubaki è molto timida e Soul è una cavia da Maka-Chop che si crede cool.- Continuò Maka divertita.
-E tu sei una maniaca della violenza, che in età di tre anni ha brevettato i Maka-Chop. Senzatette.- La schernì Soul piegato dalle risate, ricevendo così l’ennesimo Maka-Chop-
Alla fine tutti guardarono Luna con occhi simpatici e bastò lo sguardo per capirsi: aveva trovato una nuova famiglia.

/Da qualche parte su un albero nel cortile della Shibusen/

- Quindi quello è il gruppo Spartoi, eh? E quella sarebbe Luna, carina, meglio di ciò che mi aspettavo…ci sarà da divertirsi, non è vero Gil?- Chiese una voce, sussurrando quasi impercettibilmente.
-HeHe, hai proprio ragione Ikuto. Anche il drimer che ha accanto è molto carino- Un’altra voce, leggermente più acuta rispose a quella che sembrava una persona che conosceva bene, o meglio dire, che sembrava conoscere Luna e i suoi spiriti. Nascosti da qualche parte nel cortile della scuola, su un albero, i due individui osservarono Luna e il gruppo Spartoi ancora per un po’ per poi scomparire nel silenzio.

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Saaalve a tutti quanti. Come procede la vita?
A parte gli scherzi sono davvero contenta dei risultati che sta avendo questo coso…(non posso ancora chiamarlo FanFiction perché offenderei scrittori bravi come la mia senpai Teony). Ciancio alle bande…chi sono questi due individui? Eh non lo so manco io…mi piaceva l’idea di un qualche stalker XD. Vorrei sapere cosa ne pensate di questo coso nei commenti (sempre se volete) e già che ci sono ringrazio Shinear e Teony che commentano la mia storia, senza di loro non sarei sicura di ciò che scrivo quindi grazie mille.
Che i colori della vostra anima siano sempre luminosi.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


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                                                                                         Capitolo 5

/Appartamento Albarn|Eater|Takeshima/

Era pomeriggio e il gruppetto di coinquilini stava barricato in casa per sfuggire dal freddo dell’inverno, chi davanti alla Tv e chi davanti ad un bel libro con una cioccolata calda in mano.
-Senzatette!- Gridò Soul dal salotto- Ho fame, prepara un po’ di ramen in scatola!-
Dopo questa affermazione Soul si beccò due Maka-Chop in testa; uno per il nomignolo e l’altro per aver nominato cibo in scatola nella sua casa.
-Sei impazzito? Sai bene che odio quelle… Cose!- Sbuffò Maka adirata.
Il tutto era adornato da una Luna piegata dalle risate in salotto.
-Ma da voi è sempre così?- Chiese riprendendo aria.
-Beh, questo è niente. Anzi è ancora abbastanza tranquillo. Dovresti vedere quando c’è Blair in giro.- Disse Maka porgendo una tazza di thè a Luna.
-Chi è Blair?- Domandò incuriosita Luna.
-Beh, è solo la gatta più sexy che esiste al mondo. E si sa, per le ragazze sexy servono ragazzi cool.- Disse Soul ammiccando e puntando i pollici verso se.
-Maka-Chop!- Maka piantò il terzo libro della giornata nella testa di Soul che, scioccato dal dolore, strisciò senza forze fino al divano. –Così impari un po’ di modestia idiota.- Concluse felice Maka.
Luna lasciò la stanza per andare in cucina. Entrando trovò un “paesaggio” per i suoi occhi: c’era un bel pavimento con mattonelle color crema abbinate ai mobili color caffè e cioccolata; c’erano un forno a tre piani, due ripiani per preparare il cibo, dei fornelli neri e un tavolo in granito al centro della stanza, con tre sedie da bar nere attorno. Sotto tutte le mensole e i mobili appesi alle pareti, c’erano installate delle luci a sensori e un bel lampadario troneggiava sopra il bancone.
-Stupendo.- Constatò Luna meravigliata.
-Vero, no? Ho risparmiato molto ma ora va davvero bene. Questa è l’unica stanza in cui Soul non può entrare se non per mangiare.- Annunciò Maka, fiera della sua cucina.
-Posso cucinare qualcosa? Ho voglia di mettermi ai fornelli.- chiese Luna fiduciosa.
Alla parola “cucinare”, Soul piombò in cucina estasiato dalla soave melodia che quella parola emanava.
-Per me non c’è problema. Anzi potrò prendermi una pausa dai miei soliti lavori.- disse Maka.
-E io mi prenderò una pausa dagli obbrobri che di solito cucini.- Sbuffò felice Soul.
In realtà non era vero, lui adorava la cucina di Maka. Era una delle poche cucine che gli davano un senso di pace e familiarità, ma questo non l’avrebbe mai ammesso infatti preferì prendere un Maka-chop, che non tardò ad arrivare, invece di dire smancerie del genere e perdere la sua facciata da Cool Guy.
-Beh, io vado a cercare qualche ingrediente per il pranzo di oggi. Ho pensato di fare del pollo impanato. Che ne pensate?-
-Si, perfetto!- Un grido di compiacimento echeggiò per la cucina, interrotto, quasi subito, dallo stridente squillo del telefono. Maka andò nell’ingresso per rispondere.
-Avete mai pensato di mettere più telefoni fissi? Mi pare noioso andare sempre nell’ingresso per rispondere.- chiese Luna raccogliendosi i capelli in una coda scompigliata.
-Beh, io uso il mio cellulare quindi di queste cose si occupa Maka.-
Luna lanciò un’occhiata a Soul di soppiatto: era un bel ragazzo, mascolino e quei capelli albini davano un tocco in più al suo aspetto già perfetto.
“Come fa Maka a non accorgersi di lui” pensò Luna facendo spallucce rassegnata.
-Eh, dimmi un po’, non fai troppo affidamento su Maka?- chiese Luna maliziosa. Da quanto lei sapesse questa storia andava avanti da molto, quindi perché non darle una spintarella? –Non hai paura che un giorno lei si stufi di fare tutto da sola?-
-Maka non se ne andrà, perché le è la mia…maister.- Rispose Soul.
-La TUA maister eh?- Luna calcò la parola “tua”, rise di soppiatto e si girò verso le mensole facendo finta di non aver notato il rossore comparso sulle guance di Soul.
Dalla cucina si sentivano le parole di Maka nell’ingresso, lievi e soffocate dalle spesse pareti di quella casa. Soul si guardò intorno cercando un argomento da intraprendere per cambiare discorso e distogliere le attenzioni di Luna da quel tema poco cool.
-Dove sono finiti i tuoi spiriti? Non li vedo da ieri.- Azzardò Soul.
-Spiriti? Ah, intendi Raf e Fin, giusto? Scusa me per me non sono solo spiriti. Sono dei cari amici, una parte della mia famiglia, della mia vita- Luna disse queste parole con un sereno scintillio negli occhi. –Comunque, sono dietro di te.- finì ridendo per la reazione di Soul che vide materializzarsi i due spiritelli sulle spalle. I due andarono a giocare in salotto affascinati dalla Tv che trasmetteva un qualche scialbo reality show. Luna e Soul stavano ancora in cucina, l’albino si era messo a giocare con la sua giacca mentre la ragazza, trovati gli ingredienti, stava per mettere sul fuoco la padella, quando Maka piombò in cucina.
-Non abbiamo tempo per mangiare. Shinigami vuole tutta la Spartoi e Luna nella Death Room. ORA.- detto questo, sia Luna che Soul che Maka, si dileguarono nelle proprie stanze a mettere dei vestiti più consoni dei pigiama che stavano indossando.

/Entrata della Shibusen/

-Giorno!- Luna urlò solare, salutando tutti con una mano.
Erano già tutti lì: Kid stava sistemando la gonna di Patty che era, secondo lui, spostata di o,oooooooooooo1 mm a sinistra, mentre Liz sistemava lo smalto leggermente rovinato; Black*Star si stava allenando mentre Tsubaki sedeva vicino a lui.
-Ehi, finalmente siete qui. Come avete osato a far aspettare un Dio come me?- sbottò Black*Star imbronciato.
-Ehi, testa azzurra. Cerca di calmarti, o vuoi di nuovo andare a sbattere contro una torre?- chiese Luna con uno sguardo da sfida. Tutti si aspettavano che una guerra sarebbe scoppiata da un momento all’altro mentre Black*Star si avvicinava minaccioso a Luna. Kid e Soul erano preparati a distanziarli, mentre Maka aveva tirato fuori l’enciclopedia da 8888 pagine che, ovviamente, in presenza di Kid, doveva avere copertina e pagine simmetriche. Ma non successe nulla o, per meglio dire, nulla di ciò che si aspettavano: Luna e Black*Star si diedero il cinque come vecchi amici, anche se il giorno prima si erano quasi uccisi. I due andarono avanti saltellando a braccetto sotto gli occhi sorpresi del gruppo e preoccupati di Tsubaki.
-Forse è meglio seguire il loro esempio, no?- Propose Soul con le mani sulla nuca, incamminandosi annoiato.
-Non è che hai paura che Black*Star ti rubi la ragazza?- Chiese Liz maliziosa.
-Che?- Le voci di Soul, Tsubaki e Maka si unirono in un suono acuto e per niente piacevole. Poco dopo Kid e le sorelle si trovarono in cima, seguiti da un Soul imbronciato, una Maka più arrabbiata del solito e una Tsubaki leggermente adirata.
In un silenzio tombale, se le grida rauche di Black*Star si possano chiamare silenzio, tutti si erano ritrovati davanti alla Death Room.
-Chissà cosa vuole Shinigami?- chiese perplesso Soul –Siamo stati da lui ieri e ora di nuovo?-
-Beh, l’unico modo per scoprirlo è entrare no?- propose Maka stizzita dalla precedente affermazione.
E così tutti varcarono la soglia di quella stanza così lugubre e solare. C’era ancora un po’ di tensione ma dopo 5 minuti erano tornati tutti solari e spensierati, per quanto possano essere spensierate delle persone che sterminano mostri.

-Salve a tutti ragazzucoli. Come va la vitaccola?- chiese burlone Shinigami.
-Va tutto bene- iniziò Soul sorridendo in modo palesemente falso- abbiamo fame, non abbiamo dormito bene la notte e ora dobbiamo stare in questa stanza, che sembra la casa dell’omino bianco…va tutto alla perfezione!- Dopo questo sfogo Soul si beccò ben due Chop, uno da Maka e uno da Shinigami.
-Bene, ora che le cose sono sistemate- Shinigami lanciò un’occhiata all’albino, che di bianco ormai aveva poco per il sangue, e poi continuò -vorrei comunicarvi le informazioni sulla vostra prima missione.-
-Ci dica pure.- dissero Luna e Maka in coro.
-Beh, non ho informazion.- Shinigami concluse facendo spallucce mentre tutti i presenti cadevano a terra stremati.
-E cosa dobbiamo fare?- chiesero tutti.
-Beh, so che dovete andare in Egitto più precisamente nella piramide di DeathKammon.- Disse concentrandosi a bere un po’ di tè.
-Mi state dicendo che dobbiamo andare in Egitto, OGGI?- chiese Luna stupita.
-Non ti preoccupare, siamo in posto in cui, sei a casa e tre scene più tardi ti trovi in America, perciò non dovrete sopportare il viaggio.- Detto questo Shinigami diede dei biglietti ai ragazzi e li salutò augurandoli un buon viaggio.

|Qualche minuto dopo, scale della Shibusen|

Erano tutti seduti sugli scalini a pensare alla missione.
-Quindi dobbiamo andare, eh? Non è meglio andare a fare le valigie?- chiese Luna non sapendo niente su come si facessero i viaggi in quel gruppo.
-Non abbiamo tempo- disse Kid -L’autobus, che mio padre ha chiamato, sarà qui tra 3…2…1- Kid non completò nemmeno il conto alla rovescia, che un bus bianco e nero si materializzò davanti a loro.
-Che ne dite…andiamo?- Chiese a tutti, e loro fecero di sì con la testa.
-O mio Shinigami!- Luna urlò ricordandosi di una cosa e attirando l’attenzione di tutti. -Non ho dei biglietti per gli spiriti.- finì preoccupata: non poteva muoversi senza i suoi adorati amici.
-Non ti preoccupare. Loro sono già sull’autobus e hanno un permesso speciale, quindi andranno con noi.- Spiegò Kid pacato.
Così tutti entrarono nel bus e si sedettero ai propri posti: Kid e Soul ai penultimi con dietro Maka e Luna insieme alle sorelle, mentre Black*Star e Tsubaki stavano vicino all’autista che già non poteva sopportare la parlantina di Black*Star. Poco dopo il bus partì.


Ecco qua un altro capitolo del mio sfogo. Questo capitolo può risultare un po’ noioso, ma l’ho scritto solo per dare un seguito al quarto prima di scrivere lo svolgersi interessante della storia. Vi accorgerete (chi conosce la magnifica TEONY) che ho usato una suona parola storpiata e mi scuso se le ho dato fastidio. Passo ai ringraziamenti: grazie per le persone che leggono sto coso e per le due persone che lo recensiscono: Teony e Shinear.
Finendo le formalità, che tra l’altro odio, vi auguro un buon proseguimento di lettura.
P.s: ho aggiunto un disegno di come immagino Luna e gli spiritelli. Questo è un esempio cartaceo mentre la mia amata collega, Teony, sta creando un immagine al computer di Luna insieme a Tsugumi, cosa che mi rende estremamente felice.
Che i colori della vostra anima siano sempre luminosi.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


                                                                                       Capitolo 6

-Tre scene dopo un corno!- Luna stava urlando esasperata, ripensando alle parole del Sommo Shinigami. Ma infondo aveva ragione: erano partiti sette ore fa, in un bus abbastanza stretto e scomodo, e ora stavano aspettando nell’aereo da un’ora e mezza perché si erano accorti che era senza carburante.
-Di grazia, caro Kid,- iniziò Luna stizzita –mi puoi dire quando partiremo?-
-Lo vorrei sapere pure io- Ammise Kid, ormai stanco di aspettare.
Luna si mise con le ginocchia sul sedile e si girò per vedere la sistemazione dei posti: le sorelle Thompson erano sedute vicine con dietro Kid e Soul, mentre Tsubaki cercava di calmare un Black*Star che stava urlando al pilota la sua grande immensità.
-Come fa a stargli vicino?- sussurrò a se stessa Luna.
-Hai detto qualcosa?- Chiese Maka, che era vicino a lei, raggomitolata con un libro in mano.
-Uhm…Niente di niente.- Luna sorrise: erano vicine e da sole, e quel cool guy era abbastanza lontano da non sentirle, quindi era il momento di attaccare.
-Senti…che ne pensi di Soul?- Chiese Luna facendo sputare l’acqua che Maka stava, in quel momento, bevendo.
-Ehm…beh…Soul è…è la mia buki.- Disse Maka, in preda al panico, cercando di asciugare l’acqua che scolava dal sedile avanti.
-Solo una buki?- Continuò Luna intenta nel suo bersaglio.
-S-si, non potrebbe essere altrimenti.- Disse Maka tinteggiandosi di un rosso acceso per poi continuare –Lui è un idiota, imbecille, cavia da Maka-chop, con quei muscoli da palestrato, un carattere stupendo e quei occhi che sono capaci di rapirmi ogni volta che immergo il mio sguardo in quello suo.- Finì la frase imbronciata, gonfiando le guance e cercando di allontanare il rossore dalle sue gote mentre Luna si beffava di quella constatazione da bimba alle prese con la prima cotta.
-La realtà non sempre è spiegabile.- Sussurrò Luna divertita: quanto potevano essere stolti quei due? Ormai che aveva capito i loro pensieri le rimanevano da sistemare Black*Star e Tsubaki, perché, per quanto ne sapesse, Liz preferiva scegliersi da sola i ragazzi, mentre Kid andava fiero della sua fidanzata, una ragazza di un’altra classe: Tsugumi Harudori.
Dopo 5 minuti scarsi, si sentì il rumore del motore dell’aereo che segnò l’inizio di un volo che sarebbe stato stremante.
Erano passate circa due ore e fuori dal finestrino si vedeva un cielo notturno limpido, punzecchiato da qualche stella minuscola, mentre la luna bofonchiava qualche sussurro che usciva come vento in una notte scura e profonda. Luna era l’unica che non riusciva a dormire, o così supponeva: una figura mascolina stava strascicando i piedi, cercando di fare meno rumore possibile.
-Se vuoi sbirciare Maka ti consiglio di verificare che tutte le persone dormano.- Disse Luna maliziosa, mentre la figura inciampava nell’aria colta alla sprovvista e messa in panico da quell’affermazione così pervertita.
-Un figo come me non ha bisogno di sbirciare una senzatette.- Affermò Soul rimettendosi in sesto. Si era svegliato da poco, dopo aver fatto un incubo abbastanza strano: Maka si era trovata un’altra buki e lo aveva lasciato senza pensarci due volte.
-Evita di preoccuparti. Maka non ti lascerebbe mai.- Disse Luna come se gli avesse letto nella mente.
-Due cose: come fai a sapere ciò che penso? E come puoi dire che Maka non mi lascerebbe?- Chiese Soul stupito da Luna, la quale puntò il dito verso il suo drimer Raf.
-Raf percepisce le preoccupazioni e gli incubi delle persone e me lo comunica, però non può sapere ciò che le turba, così sono andata a indovinare.- si fermò un attimo per fare l’occhiolino a Soul che stava arrossendo in modo poco cool e poi riprese –Mentre alla seconda domanda non rispondo, non voglio infrangere il diritto alla privacy di Maka.- Luna finì facendo la linguaccia a Soul che non la prese bene.
Poco dopo, un allarme svegliò le altre persone che si misero subito sull’attenti.
-Ci scusiamo per l’inconveniente.- A parlare fu il pilota  -Vi chiediamo di prendere gli zaini sotto i sedili e prepararsi al volo: siete arrivati a destinazione.-
Tutti sbiancarono immediatamente: zaini,volo…tutto questo poteva significare solo una cosa e cioè, avrebbero fatto paracadutismo.

Poco dopo si trovarono tutti in aria, a volare, anzi a planare coi propri paracaduti. La discesa era abbastanza tranquilla a parte qualche folata di vento e le urla di Black*Star. Poco dopo si ritrovarono tutti coi sederi per terra ad ammirare l’immensa piramide che si protraeva davanti loro.
-Questo è…- Kid era rimasto senza parole davanti a tanta simmetria –Questo è PERFETTO! Devo fare una foto da mostrare alla mia adorata Tsugumi- Urlò in una fase di sfogo mentale.
-Ehi, fissato!- Lo canzonò Luna –Che ne dici di entrare e completare la missione invece di stare ad adorare questa piramide?- Chiese ferma mentre il gruppo si rialzava dal terreno sabbioso e scuoteva la sabbia.
-Uffa, entrare in un magazzino di polvere dopo esser saltati da un aereo, non è esattamente ciò che classifico divertente.- Sbuffò Soul scocciato.
-Maka-Chop- Maka gli tirò un libro prima della solita ramanzina –Siamo qui per una missione non per divertirci.-
Mentre quei due litigavano Luna si avviò verso la scalinata dell’entrata della piramide, ma si fermò poco prima, attenta ad osservare, preoccupata per qualcosa o per qualcuno.
-Ehi Luna- La richiamò Maka –Che ti succede?-
Luna non rispose: era troppo presa a fissare il buio dell’entrata fino a quando non si girò verso gli altri che stavano ancora affrontando la salita.
-Qualunque cosa succeda, non prendete in mano niente che faccia parte del tesoro di questa piramide.- Urlò preoccupata.
-Ehi- Black*Star attirò l’attenzione –Come puoi pensare di dare ordini al grande me?-
Luna non rispose, era troppo presa dall’atmosfera di quella piramide, mentre Raf e Fin erano in subbuglio e si nascondevano nel cappuccio dell’impermeabile di Luna. La nuova arrivata stava ancora fissando il vuoto quando si accorse degli sguardi preoccupati dei suoi compagni.
-Scusate e non vi preoccupate. Fin e Raf mi hanno fatto notare che la piramide è circondata da una forte aura spirituale e, se siamo sfortunati, quest’aura ha origine nel manufatto che cerchiamo.-
Il gruppo era un po’ sorpreso: Luna sembrava preoccupata e indecisa e questo non li portava conforto.
-Beh, se non andiamo non lo sapremo mai.- Esclamò Black*Star risollevando il morale al gruppo.
-Per la prima volta hai detto qualcosa di intelligente.- Maka commentò sarcastica la frase di Black*Star mentre a Luna sfuggiva una risatina di scherno. Poco dopo, tutti erano scomparsi nel buio.

Stavano camminando da un bel po’, e lo scoraggiamento si faceva sentire.
-Ne, Luna. Dobbiamo per forza andare nel cuore di questo posto?- Raf pose la domanda con voce tremante come del resto tremava tutto il corpicino, e come darle torto?
Stavano camminando su un suolo freddo e ruvido, in alcuni tratti dovevano appiccicarsi alle pareti, umide e spalmate di un fluido viscido e gorgogliante, pur di non cadere nelle buche causate dalla vecchiaia di quel posto. Ogni tanto, in punti non corrotti dal tempo, brillavano geroglifici impregnati di antica sapienza e di cultura persa e poco conosciuta. Statue di faraoni, dei e animali si protraevano immense nei corridoi spenti e logori.
-Mooh, mi sono stancata di camminare e poi, questi tunnel, sono raccapriccianti.- Liz era esasperata e spaventata da tutti quei ghirigori di quella piramide.
-Giraffe, giraffe dappertutto!-  Patty era l’unica felice in quel posto, questo perché gli spiragli di luce creavano giochi d’ombra che assomigliavano alle tanto amate creature della buki. Ad un tratto Luna si fermò mettendosi la mano sugli occhi per evitare la luce che stava inondando la stanza.
-Ci siamo.- Esclamarono Luna e Raf insieme facendo sobbalzare Fin che sonnecchiava ancora nel cappuccio.
Poco dopo l’intero gruppo entrò in una stanza che brillava di “luce propria” cioè i riflessi luminosi creati dai molteplici tesori esposti lì. Oro, gioielli, corone, pietre preziose e manufatti d’arte riempivano quella stanza, piena di suggestivi colori che, negli occhi del gruppo, risultavano mescolati. E poi, maestosa al centro della stanza, si ergeva una piccola colonna, adornata da fiori e agghindi dorati e scritte antiche, con sopra, ben definiti e di alta rifinitura, c’erano i resti di una teca mal ridotta.
-WOW!- Il gruppo sospirò abbagliato da tanta lussuria, mentre, cercando con gli occhi, trovarono l’artefatto che stavano cercando. Sulla colonna un piccolo oggetto brillava più degli altri, si muoveva lentamente, compiendo giri su se stesso. L’oggetto in questione era un lucchetto dorato con delle strisce solide impreziosite da gemme incastonate in esse, ma non era finita lì perché una delicata catenina legava il lucchetto ad una chiave con l’apice a forma di stella con astri che partivano dal centro dove, pura e bella, troneggiava una gemma azzurro-violacea.
-Beh, andiamo a prendere quel tesoro.- Black*Star ruppe il silenzio ammiratore che si era creato e si avviò, con passo fermo, verso quel oggetto tanto bello quanto pericoloso.
-Black*Star non farl- Luna cercò di fermarlo, ma non riuscì nel proprio intento perché, prima di riuscire a finire la frase, Black*Star si era già avvicinato alla colonna e aveva incassato una potente scarica di energia spirituale che lo fece volare fino all’entrata della cripta. Luna e Tsubaki corsero verso il malcapitato che, pur respirando, non dava segni di ripresa.
-Ve l’ho detto prima e ve lo ripeto. Non toccate le cose qui presenti, almeno non a mani nude.- Luna si era fatta seria e determinata e, davanti a quella figura così imponente, il gruppo non poté non ubbidire.
-Hei, se non possiamo toccare niente, come facciamo a recuperare quel coso?- Una voce espresse la domanda che tutti si ponevano.
-Soul ha ragione.- Maka interruppe il silenzio –Come facciamo a prenderlo?-
-Non so. Forse…- Kid si interruppe pensieroso, mentre il gruppo pendeva dalle sue labbra –Forse possiamo provare con le buki. Anche se è una teoria azzardata, penso che il potere emesso dalle nostre armi possa mandare in tilt le difese del manufatto.- Kid concluse la spiegazione con una faccia perplessa ma convinta, mentre Luna mandava lo sguardo dal gruppo al manufatto in continuazione.
 Tutti si guardarono e, aspettando che Black*Star si rialzasse ormai ripreso, si prepararono per provare l’ipotesi dello Shinigami.
-Luna stai indietro.- Le intimò Maka, con lo sguardo pieno di preoccupazione.
-Potrei esservi util- Luna non finì la frase, perché Maka le piantò davanti la falce.
-Sei sotto la mia responsabilità e io non voglio che tu ti faccia qualcosa.- Finì sorridendo e mettendosi in posa, pronta a provare.
Luna si rintanò in un angolino tenendo Raf sul palmo della mano mentre Fin le scodinzolava intorno alle gambe.
La ragazza, dal suo angolino, guardava il susseguirsi di colpi sferrati dalla Spartoi, colpi che, per quanto potenti e veloci, non scalfivano nemmeno un po’ le difese spirituali di quel manufatto. Kid e Maka provarono con una risonanza ma, poco prima di colpire delle mani si macchiarono di sangue: Luna aveva fermato la lama di Soul tenendola con i palmi.
-Stupida, che stai facendo?- Maka la riprese in preda al panico.
-Vi sto salvando le vite.- Luna sorrise malinconica tenendosi una mano. –Guardando gli attacchi mi sono accorta che, più gli attacchi erano potenti, più voi venivate feriti, questo perché il manufatto, per quanto abbia capito, rimanda indietro l’energia che voi scagliate contro di lui.-
Cadde il silenzio tra i presenti che, ormai stremati, guardavano Luna avanzare verso la colonna. La ragazza venne fermata da una mano tremante.
-Ma vuoi farti uccidere? Hai visto cosa è successo a Black*Star che si è avvicinato senza arma, hai visto cosa è accaduto a noi che siamo delle armi e poi sei stata tu a dire di non avvicinarsi a queste cose, tanto meno a mani nude!- Soul stava rinfacciando tutto questo a Luna che lo guardava stranita.
-Mi sta chiamando.- Disse la ragazza impassibile, come se fosse normale parlare con gli oggetti.
-Chiamare un corno. Soul ha ragione. Cosa credi di fare?- Maka e Kid erano intervenuti nel discorso mentre Raf guardava la sua padroncina imbronciata: non voleva che le accadesse qualcosa.
-Vi prego. Fatemi provare…abbiate fiducia in me.- Luna era pronta ad implorarli, ma doveva provare ad avvicinarsi a quel lucchetto.
-Va bene.- Maka le diede ragione sotto gli occhi sorpresi di Kid, Soul e tutti gli altri.
-Come puoi permetterglielo?- Black*Star, che si era ripreso da poco si aggiunse alla tematica. –Hai visto cosa è successo ad un Dio come me, pensi che quella lì possa sopravvivere?- Black*Star sbottò sorpreso come tutti gli altri.
-Luna ha bisogno di fiducia e comprensione del resto, in tutti gli anni che la conosco, ho potuto capire una cosa: qualsiasi idea le venga in mente, si realizza quasi sempre senza problemi.- Maka concluse accennando un sorriso di comprensione verso Luna.
-Appunto, hai detto QUASI sempre. E’ quel quasi che non ci convince.- Kid era preoccupato. –Mio padre ha detto che avremo bisogno di Luna nella nostra missione, quindi non possiamo perderla ancor prima di aver iniziato.- A quelle parole tutti si zittirono, persino Maka.
-Va bene così. Non mi succederà nulla, abbiate fiducia.- E, senza dar modo di ribattere, Luna proseguì il “cammino” verso la colonna. Oltre ai passi di Luna, non si sentiva nulla, persino Black*Star cedette al silenzio. La ragazza stava avanzando, non era sicura dell’esito di quella “prova”, ma non voleva darlo a vedere, tutti stavano aspettando il riuscire dell’impresa e lei non poteva fallire, anche se non sapeva bene cosa doveva fare. L’ansia la sentiva anche nelle ossa mentre, a passi lenti e concisi, si avvicinava a quel lucchetto così piccolo eppure così imponente. A pochi passi dalla colonna appoggiò la mano sull’aria e il gruppo vide formarsi una cupola prima invisibile.
La ragazza fece un passo avanti e si ritrovò sotto il “fuoco” di quel manufatto; tante piccole ma potenti scosse la trafiggevano, graffiavano e le entravano fino all’anima procurando ferite minuscole eppure troppo dolorose. Dolore, sì questa era l’unica cosa a cui pensava: come placare quel dolore? Come avanzare senza far preoccupare le altre persone? Come raggiungere l’obbiettivo tenendosi tutto dentro? Mille domande ma nessuna risposta, Luna era così in quel momento. Ancora due, al massimo tre passi e avrebbe raggiunto il tesoro, ma non era così facile questo perché, proprio quei ultimi passi erano i più dolorosi: i muscoli si contraevano, il respiro diventava affannoso e interrotto, la mente le doleva mentre mille anzi, milioni di scariche di energia la trafiggevano da fuori e rimbombavano dentro il suo corpo.
-Luna lascia perdere, troveremo un altro modo.- Qualcuno urlava delle frasi preoccupato, ma quelle parole non sfioravano nemmeno la ragazza che, concentrata su come arrivare alla meta, non faceva avvicinare niente che la potesse distrarre, questo perché, se si fosse distratta, il dolore l’avrebbe sopraffatta e l’unione creatasi con il lucchetto sarebbe scomparsa.
-Ti prego, fammi avvicinare. Non voglio farti nulla, anzi, voglio conoscerti meglio.- Stava parlando, sussurrando rassicurazioni a quel oggetto che pareva avere dello spirito proprio. Le sue dita sfiorarono la parte più densa della difesa e si avvicinarono appena al manufatto e la ragazza, sfinita, si fece trafiggere dalla scarica più potente in cambio però, l’oggetto si “arrese” e Luna riuscì a stringerlo in mano felice, come una madre stringe il figlio, come la Luna stringe il cielo all’alba prima di andarsene, ecco come teneva Luna quel lucchetto: preoccupata ma felice, stanca ma ripagata. Poco dopo la cupola svanì e la Spartoi si poté avvicinare alla ragazza che giaceva a terra.
-Bastava avere fiducia.- Luna sorrise dolcemente, rialzandosi dal pavimento logoro e polveroso.
-Non lo fare mai più, hai capito? Mai più.- Maka la minacciò col dito ma, infondo. Era felice di aver concluso la missione e sollevata della salvezza della sua cara amica.

-Grazie mille, micetta.- Una voce si alzò nella cripta, e il gruppo si ritrovò a cercare con lo sguardo, la persona che aveva pronunciato quelle parole. Erano pronti a combattere in caso di necessità e circondarono Luna, che teneva in mano l’oggetto tanto agognato. Erano in silenzio, aspettavano, pronti a balzare in caso di attacco e non dovettero aspettare molto: una figura un po’ strana si materializzò dietro Luna cingendole subdola i fianchi. Maka stava per avanzare con la falce, ma venne fermata da una donna incappucciata che, oltre a lei, mandò a sbattere anche tutti gli altri componenti della Spartoi, tenendoli poi occupati, mentre Luna se la vedeva con la figura di prima.
Davanti alla ragazza si ergeva in piedi un ragazzo vestito da ninja, con una maschera nera sulle labbra che finiva sotto gli occhi e, stranamente, con delle orecchie da gatto. L’individuo strinse il polso di Luna, cingendola con un altro braccio e avvicinando la pericolosamente la sua faccia a quella di Luna, mentre la ragazza cercava i suoi compagni, che lottavano contro la donna.
-Mi aspettavo una mummia e, invece, trovo un pseudo ninja, cospleyer uscito male di Catwoman.- Luna ringhiò stizzita, cercando un modo per liberarsi dalla stretta.
-L’unica gattina qui presente sei tu, ora se non ti dispiace, mi approprio del manufatto e, magari, delle tue labbra.- L’individuo si avvicinò ancora di più, lasciando a Luna lo spazio per un calcio che lo fece sobbalzare, lanciando il lucchetto in aria. Ad un tratto, mentre l’oggetto brillava falciando l’aria sporca di polvere, la piramide iniziò a tremare, facendo cadere pezzi di soffitto molto pericolosi.
-Ehi, io me la do a gambe, tu recupera il pezzo a ci vediamo.- La donna urlò verso l’individuo scomparendo all’istante, mentre un grande macigno divideva la Spartoi, uscita dalla cripta, da Luna che era rimasta a “lottare” contro il ragazzo che, facendo un balzo quasi felino, si portò sopra una sporgenza e saltò di nuovo, verso il lucchetto. Luna non si diede per vinta e, prendendo un rincorsa, usò una sporgenza per saltare verso l’oggetto che entrambi volevano. I due si trovarono a tendere una mano verso il manufatto, entrambi dalla parte opposta, per poi ritrovarsi di nuovo vicini, pericolosamente vicini. Successe tutto in un attimo: entrambi acchiapparono il manufatto, tirando verso di se e, immancabilmente, attirarono anche l’avversario, si trovarono appiccicati a fissare gli occhi dell’altro; quelli di Luna in quelli del ragazzo, quelli del ninja in quelli di Luna; erano molto vicini, in un abbraccio involontario e continuavano a fissarsi, stringendo la presa attorno al manufatto, mentre intorno a loro, la piramide crollava formando delle cascate di polvere dorata.
-Se fossimo in un altra situazione, non reprimerei la voglia di baciarti.- Il ragazzo sussurrò sbuffandole in faccia.
-Io invece non reprimo la voglia di picchiarti.- Luna si rese conto che stavano cadendo dopo il salto e quindi, per non perdere tempo, strattonò la mano nella quale aveva sia il manufatto che il tocco del ragazzo. La catena che legava il lucchetto alla chiave si spezzò creando un’onda di energia spirituale che fece dividere i due “nemici” e il manufatto: il lucchetto si legò a Luna mentre la chiave accettò il ragazzo. L’onda creatasi però, accelerò il crollo della piramide e così i due ragazzi dovettero precipitarsi fuori. Il ragazzo con due balzi raggiunse un apertura creatasi sul soffitto della piramide, mentre Luna trovò difficoltà a raggiungerla. Poco prima di uscire la ragazza lasciò la presa e sarebbe caduta se non fosse stato per il nemico che la prese al volo.
-Perché mi stai aiutando? Siamo pur sempre nemici.- Luna sbuffò accigliata.
-Per ora chiuderò un occhio! Non mi va di vedere morire le persone.- Il ragazzo le fece l’occhiolino prima di posarla sulla sabbia e scomparire nell’aria.

La Spartoi era uscita da un pezzo dalla piramide, ma di Luna non c’era traccia. Erano tutti preoccupati: avevano perso i contatti con lei da quando il masso li aveva chiusi fuori. Maka, ad un tratto, si alzò dal terreno a si incamminò verso la piramide che continuava a tremare e a cadere.
-Dove stai andando, senzatette?- Soul piombò davanti a lei fermandola.
-Vado a cercar- La parola le morì in gola, quando vide gli ultimi pezzi della piramide accasciarsi a terra. Le lacrime le vennero automaticamente agli occhi, mentre il corpo fremeva di un misto fra rabbia e rassegnazione: l’aveva lasciata a combattere contro un nemico, da sola, e poi l’aveva lasciata in quella piramide convinta che ce l’avrebbe fatta.
-Luna!- Urlò al vento il suo nome, liberandosi dalla presa di Soul e correndo verso le rovine di quel posto. Era seguita da tutta la Spartoi e tutti erano preoccupati, persino Kid smise di lagnarsi per la distruzione della piramide. Maka iniziò a scavare tra le materie, graffiandosi con le scorie, starnutendo per la troppa polvere alzata e asciugandosi le lacrime che stavano per abbandonare il giaciglio che avevano trovato negli occhi. Poco dopo, alla ricerca si aggiunse Black*Star, seguito da Soul, Tsubaki e, a ruota, tutti si misero a cercare la compagna.
-Se state cercando il lucchetto, si trova nelle mie mani.- Una vocina, tossicando, si fece largo da dietro il gruppo. I ragazzi si girarono, per capire chi fosse e, sollevati oltre misura, videro Luna avanzare zoppicando leggermente, ricoperta di polvere e graffiata, ma pur sempre viva e vegeta.
Non farci prendere spaventi del genere mai più, mai più.- Maka calcò le ultime due parole cercando di sembrare minacciosa, ma in realtà sembrava solo sollevata. Subito dopo Luna venne abbracciata da tutte le ragazze mentre i ragazzi le davano delle leggere pacche, per non ferirla ulteriormente.
-Purtroppo c’è un problema: il manufatto è stato diviso a metà, e l’altro pezzo è nelle mani di quel pseudo_ninja, ciò significa che non abbiamo completato la missione- Luna fece vedere il lucchetto rassegnata abbassando la testa.
-Questo lo dirà mio padre. Ora però, torniamo a casa, tutti abbiamo bisogno di riposare.- Kid prese parola e si avviò davanti a tutti.
Seguirono tutti il suo esempio incamminandosi in una buffa fila indiana, sotto le luci dell’alba dove, un sole giocherellone, si divertiva a nascondersi ancora dietro le dune. Luna si girò ancora una volta verso la piramide, ripromettendosi che, una volta incontrato di nuovo quel ragazzo, gli avrebbe tirato un buon gancio destro, subito dopo raggiunse Maka che si era fermata ad aspettarla.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


~~Capitolo 7

-Quindi, avete recuperato solo una parte del manufatto?- Shinigami pose quella domanda in modo retorico, per poi assumere un volto sconcertato. I ragazzi si erano precipitati subito alla Shibusen. La situazione era soffocante e di certo, per quanto burlone, lo sguardo di Shinigami non era rassicurante; Luna sentiva la tensione acchiapparla con fredde mani e stringere il suo collo fino a farla stare male. Nessuno si azzardava a parlare, tutti erano congelati, con il peso del “fallimento” sulle spalle, non si azzardavano nemmeno a sospirare distrutti.                                                              -Oh beh, che ci possiamo fare? Mezzo manufatto è sempre meglio di niente, no?- Shinigami fece spallucce rassegnato e burlone, mentre tutti si accasciavano a terra, vinti dalla stanchezza.
-Credo che sia meglio andare a casa.- Kid trovò la forza per rimanere composto, anche se arrossiva leggermente all’idea di tornare a casa. Nessuno se ne accorse: erano, tutti, troppo presi a fissare Luna che, stremata e dolorante, sedeva sul pavimento ghiacciato.
-Mi dispiace, ma Luna deve rimanere con me. Le devo parlare, poi la accompagnerete in infermeria.- Shinigami si intromise nello scambio di preoccupazioni della Spartoi, lasciando posto alla sorpresa.
-Ma ha visto in che stato è?- Maka si fece portavoce di tutti mentre, in un comportamento che non le si addice, sbottava preoccupata. Una mano, leggera e tremante, afferrò il cappotto di Maka facendola voltare: Luna stava sorridendo sinceramente, il suo viso si illuminava di luce propria e, per quanto dolorosi, i graffi sulla faccia la rendevano come una bambola preziosa, un tesoro da proteggere.
-Maka- La ragazza fece una pausa guardando la sua amica –Se Shinigami mi vuole parlare, anche se sono in questo stato, ci sarà sicuramente qualcosa di importante sotto.- Luna anche se sorridente, stava intimando con lo sguardo di allontanarsi.
-Sempre la solita, come puoi rubare la scena al grande ME?- Black*Star si intromise rialzando l’umore a tutti.
-Va bene.- Soul prese parola, facendo zittire tutti. Prese per il colletto Maka e, ovviamente, Black*Star gli andò dietro per non farsi rubare la scena. I ragazzi attraversarono l’entrata con le ghigliottine e uscirono, ma Shinigami iniziò a parlare solo dopo qualche minuto.
-Puoi dirmi di più sul nemico?- Chiese serio, rimanendo sempre allegro, Luna invece lo era di meno: le scoppiava la testa, si sentiva mancare e i colori si sfocavano facendola “volare” con la mente.
-Aveva una maschera. Da quanto ho visto, era un doki. Il suo drimer sarebbe una specie di mezzo gatto.- Parlava con frasi concise, cercando di finire al più presto quella conversazione.
-Niente in più?- Shinigami si avvicinò con fare complice, ammiccando con il suo occhio nero, facendo vistosamente arrossire Luna.
-Ciò significa che, in fondo, pure tu sei una ragazza. D’altronde, conferma ciò che ho visto.- Shinigami ammise, in modo non consapevole, di essere una specie di stalker.
-Se ha già visto tutto perché chiede conferma?- Chiese Luna scocciata di quella conversazione, apparentemente, senza senso.
-Devi imparare a fare rapporto. Oramai sei una studentessa di questa scuola- Shinigami disse quella frase calcando, in maniera disumana, la parola studentessa, alla quale Luna rabbrividì momentaneamente, senza farsi scoprire.
-Se non le dispiace, andrò a curarmi.- Luna cercò di finire quella conversazione che la metteva a disagio e, congedatasi, scomparve dietro la porta, venendo avvolta dal corridoio che, dalla postazione di Shinigami, pareva il covo del buio.
La ragazza dallo sguardo vitreo passò dell’infermeria, prendendo in prestito qualche benda, per poi correre verso l’uscita dove l’aspettavano Maka e Soul, curiosi di sapere di cosa aveva parlato col “preside” di quella stramba scuola.
-Niente di importante- Luna, capita la domanda indiretta, che lo sguardo dei due poneva, si affrettò a rispondere in maniera ambigua e si avviò avvilita verso casa.
Nessuno dei tre parlò per tutto il tragitto, e il silenzio regnava indisturbato, creando un’atmosfera magnifica eppure irritante.
-Mi piacerebbe se nevicasse.- Luna ruppe il silenzio, non sopportando i brividi che giocavano ad acchiapparello sulla sua schiena.
-Hai ragione- Maka, cercò di salvare la conversazione , che era morta prima di esser iniziata –Siamo in inverno, gli alberi sono spogli e il vento punge, eppure non si vede nemmeno un fiocco.- La bionda stava farfugliando frasi imbarazzata, messa alle strette dall’atmosfera che regnava fino a qualche secondo prima. Luna sorrise divertita, lasciandosi scappare una risatina di scherno, mentre Soul prendeva in giro la faccia rossa di Maka. Poco dopo, si ritrovarono davanti al portone di casa ed entrarono sollevati, buttandosi chi sul divano, chi in cucina e chi in camera sua. La camera di Luna era spaziosa anche se non molto illuminata, ma questo non le dava problema anzi, nella penombra, si sentiva protetta da occhi indiscreti, occhi che magari potevano leggerle dentro. La camera aveva pareti scure e, una di quelle, era coperta da una tappezzeria nera con dei fiori rampicanti viola in rilievo; su di essa c’era un comodo letto a due piazze, agghindato di cuscini neri, viola e grigi e una coperta nera a mo’ di copriletto. Sul pavimento lucidato di grigio, un tappeto levigato nero troneggiava gigante, ricoprendo buona parte del suolo e finendo sotto la finestra, coperta da leggere, scure e decorate tende. Di un bianco puro, a forma di grande cubo e con un inserto per i libri, una lampa fiancheggiava il letto, illuminando di poco la stanza, mentre, nel lato opposto, la scrivania nera era incasinata, sormontata da pile di foto, libri e quaderni, e poi l’armadio nero e viola, stava attaccato alla scrivania, celando dentro di sé tutti i segreti sui gusti della ragazza. Luna si accasciò stremata sul letto, afferrando le bende e cominciando a medicarsi in malo modo. Non chiese aiuto ai suoi coinquilini, non perché non volesse, ma solo perché era abituata a cavarsela da sola, sin da quando era piccola. Finì di avvolgersi nelle bende e si abbandonò alle braccia di morfeo, facendosi cullare dal tepore delle coperte che si era tirata addosso e, in men che non si dica, la sua vista diventò buia come quella stanza.
Dall’altra parte della città, in una lugubre villa, Kid correva su e giù per la casa aspettando le 03:00 in dolce trepidazione.
-Se non sbaglio, quella persona, torna oggi.- Sussurrò Patty alla sorellona, che si stava arrabbiando senza un valido motivo.
-Già, ma sarebbe più giusto dire che arriverà domani mattina.- Precisò la maggiore delle Thompson, adirata all’idea di vedere di nuovo quella ragazza in casa. Ad un tratto, squillante e fastidioso, il telefono suonò annunciando l’arrivo di un messaggio. Kid accese veloce il cellulare, controllando subito i messaggi e lesse il testo ricevuto. Poco dopo, la sua voglia di festa e la sua allegria, sparirono, lasciando posto alla depressione.
-Ritarda.- Kid pronunciò la parola con disgusto, come se non volesse avere in mente l’idea di non incontrarsi con la persona in questione –Lei ritarda, e non sa, di preciso, a che ora arriverà.- Dopo quelle parole, Kid si allontanò dal salotto, lasciando allibite le sorelle. Qualche minuto dopo, villa Patibolo, cadde nel silenzio della notte.

L’alba, madre del giorno, fata della vita, si dirigeva a grandi passi verso il cielo, portando con sé, i raggi del sole invernale che, stanco di aspettare un po’ di riposo, si faceva cullare dalle nubi che lo avvolgevano. Luna venne solleticata da uno di quei raggi, nonostante tenesse le tende sempre chiuse, barricandosi dentro la camera, sfuggendo da qualsiasi luce naturale indesiderata. La ragazza dagli occhi misteriosi, si alzò di malavoglia, fissando la sveglia e accorgendosi che fossero solo le cinque. La puntualità non era mai stata il suo punto forte, quindi decise di non dormire di più per evitare eventuali ritardi. Si diresse verso la finestra e si sedette sul grande parapetto, appoggiandosi ai cuscini che teneva lì sopra. Appoggiò la testa al vetro e fissò assonnata l’esterno. Le strade erano diventate la dimora dell’acqua che si era accumulata dopo le passate piogge, mentre il vento si divertiva a tendere agguati ai pochi passanti che, di buon mattino, si dirigevano come fantasmi verso il lavoro. Gli alberi, spogli e ossuti, si piegavano sotto al volere di quel cattivo dittatore chiamato “vento”, mentre poche foglie rincorrevano la loro passata vita verde, che sarebbe tornata solo al fine di quella stagione che, di invernale, aveva ben poco. Luna si divertiva a guardare il paesaggio che aveva davanti agli occhi. Per lei, anche se minuscolo, ogni dettaglio aveva un significato che le piaceva scoprire oppure inventare. La ragazza si destò dal momento di pace, sentendo degli scricchiolii provenire dal corridoio. Quatta quatta, si avvicinò alla porta, per poi spalancarla con una forza disumana. Sentì il umore di qualcosa spezzarsi e, girando la testa, scorse delle ciocche albine farsi avanti dalla porta.
-Anche i pervertiti possono essere mattinieri.- La ragazza tirò la sua prima frecciatina, ghignando divertita per la faccia di Soul.
-Non sono un pervertito, semplicemente avevo sentito dei rumori e stavo andando a controllare.- Soul cercò di spiegare in modo meno pervertito possibile, evitando eventuali tematiche che, la sua interlocutrice potesse usare contro di lui.
-Va bene, se lo dici tu.- Luna si arrese prima di iniziare la battaglia, portando le mani in aria e facendo spallucce. A Soul, non sfuggì un particolare abbastanza strano: sotto le lunghe maniche del pigiama azzurro, sulla mano sinistra, Luna portava il suo inseparabile guanto nero.
-Toglimi una curiosità- Soul sospese le parole a mezz’aria –Ma tu, quel guanto non te lo togli mai?- Finì portando un sopracciglio un po’ più in alto dell’altro, assumendo una posa da vincitore di guerra. La ragazza, colta di sorpresa, cercò di liquidare al più presto il ragazzo un po’ troppo curioso, per lei:
-Non vedo come possa interessarti. E anche se fosse non sarebbe un tuo problema.- Luna, in un solo istante, tornò ad essere la ragazza fredda e scontrosa di qualche giorno prima, lasciando Soul perplesso.
-Vedo che, per quanto difficile, non sono l’unica che si sveglia presto la mattina.- La voce squillante di Maka si espanse da dietro le spalle dell’albino, facendolo sussultare in modo poco cool.
-Un figo come me non si alza presto la mattina, stavo solo controllando i rumori che sentivo.- Soul rispose facendo schioccare la lingua con fare figo, cercando di risultare il più maturo possibile.
-Oh, il cool guy viene spaventato dai rumori. Come finirà questa storia? Lo scoprirete nella prossima puntata di “Le mattine con Soul”.- Luna tirò la seconda frecciatina, avviandosi verso il bagno per rinfrescarsi dopo la dormita.
-Dimmi un po’, per quanto lei starà con noi?- Soul chiese con finta rassegnazione, che venne fraintesa da Maka: la ragazza tirò il primo libro della giornata al malcapitato per poi aggiungere:
-Lei è una mia amica, per questo trattala bene.- Se ne andò leggermente indignata, allontanandosi in fretta dal ragazzo.
-Vengo sempre frainteso…mi chiedo se sia per questo che lei non si accorga di me.- Soul sbuffò quelle parole, disgustato dal suo comportamento poco cool eppure, in questo caso, molto normale.
Luna si era chiusa in bagno, precipitandosi subito davanti allo specchio. Non sembrava stare bene: due borse si erano formate sotto gli occhi mentre, anche se sempre perlacea, la sua pelle sembrava graffiata dal tempo e dalla stanchezza, derubata della propria luce. La ragazza si fissò per qualche istante, per poi togliere di malavoglia il pigiama, venendo così travolta dall’aria fredda che dominava quella stanza. Toccò le fasciature che cadevano e non aderivano al busto e alle sue ferite, tolse del tutto le bende e si fiondò sotto la doccia, accettando di buon grado il getto tiepido che partì all’istante. La sua “rinascita” mattutina, più corta del solito, durò una buona mezz’ora, durante la quale Soul si riaddormentò, mentre Maka leggeva i prossimi capitoli che avrebbero affrontato a scuola.
Luna uscì dal bagno pimpante e sorridente, pestando subito qualcosa di ossuto ma muscoloso. Indirizzò lo sguardo verso il basso, accorgendosi di star schiacciando la gamba di Soul il quale era steso sotto una specie di gattona dai troppi “doni”.
-Qualcosa mi dice, che la gatta citata l’ultima volta abbia appena colpito.- Disse Luna seccata dalla situazione, andando avanti e lasciando Soul in balia di una Maka appena arrivata.
-Soul.- Fu l’unica parola uscita dalla bocca di Maka, la quale dilungò le due vocali con una nota di disgusto e offesa, sprizzando rabbia. L’albino non ebbe il tempo di alzare la testa, che si ritrovò con un libro sul cranio, schizzando il solito sangue.
-Maka-chan.- Iniziò la gatta –Sono venuta a salutarvi, domani parto col mio fidanzato.- La gatta ammise la sua conquista e si alzò dal pavimento mentre, in discreto silenzio, Maka e Soul esultavano, per un motivo o per l’altro. La gatta non degnò Luna di nemmeno uno sguardo, si girò e svanì, lasciando dietro di sé ricordi di sfuriate che, da lì a qualche giorno, sarebbero diminuite un poco.
-Non so voi ma io sono affamata. Sorpassando anche sul fatto che, in qualche modo inspiegabile, siano già le 7:30, penso sia ora di sbrigarsi.- Luna risvegliò i due compagni avviandosi in cucina e afferrando il primo toast a portata di mano. I coinquilini si dileguarono alla velocità della luce, ritrovandosi venti minuti dopo, pronti per andare a scuola.
Uscirono di malavoglia, strisciando i piedi a terra, avviandosi piano, quasi immobili. Luna osservava il cielo imbronciato, abbandonarsi alle cure delle nuvole che lo accarezzavano, durante la loro lenta camminata diretta dal vento. La ragazza girò la testa verso i suoi due amici, vedendoli bisticciare allegramente, sorridendo a sua volta. Il vento si insinuò tra i suoi capelli, giocando al parrucchiere, facendoli alzare e scompigliandoli. Luna cercò di sistemarseli ma poco dopo si arrese, vedendo che Raf si era presentata davanti a lei.
-Oh, l’angioletto si è degnato di presentarsi.- Luna commentò sarcastica, accarezzando la testolina dello spiritello che svolazzava davanti al suo viso.
-Sempre simpatica, eh?- Raf disse facendole la linguaccia, e fissando sconcertata Maka e Soul che continuavano a battibeccare come una coppia di novelli sposi.
-Cosa c’è?- Luna chiese a bruciapelo non lasciandola nemmeno respirare.
-Come siamo felici di vedermi.- Raf rise, abituata a quel comportamento da parte della sua padroncina, ormai sapeva che quello era il suo modo di dire “ti voglio bene”.
-Tu, per quanto possa essere facile, non annulleresti mai, e dico mai, la magia di occultamento, che ti permette di non essere vista dagli umani ma che non funziona con me, Quindi, ripeto la domanda…cosa è successo?- Luna spiegò sarcastica tutte le cose che Raf già sapeva, fissandola con una faccia perplessa.
-E va bene, vado dritta al punto.- Raf si rassegnò davanti alla sconfitta iniziando a spiegare il perché della sua comparsa in pubblico. –Percepisco la presenza di un altro drimer, molto simile a me, solo che lui ha un contratto con un doki.-
Luna guardò perplessa Raf, accarezzando Fin che si era materializzato poco fa.
-Penso che dovresti indagare.- Maka si intromise nel discorso, prendendo una pausa dal battibecco con Soul.
-Maka ha ragione, rimetti la magia di occultamento e vedi se riesci a scoprire qualcosa di più.- Luna parlò sbrigativa mentre Raf scomparve dagli occhi di Maka e Soul.
-Conto su di te.- Disse Luna al vento.
-Scusa, ma parli da sola?- Soul prese parola, esiliato fino a quel momento.
-No, aspetta che ti spiego. Sapete che io vedo gli spiriti, no? Beh, loro hanno un potere speciale e cioè la “magia di occultamento”, che gli permette di essere vicino agli umani senza essere visti. Al contrario di voi, io posso vedere e parlare con gli spiriti anche se loro usano quella magia, per questo vi sto aiutando durante questa missione.- Luna finì la spiegazione, togliendo tutti i dubbi a Soul e a Maka, arrivando persino a scuola senza problemi.

La Spartoi era già in classe, immischiata nel chiacchiericcio di tutti, mentre Luna, Soul e Maka entrarono nello stanzone. Le due ragazze appoggiarono i libri sul banco e si sedettero ai propri posti: Maka al centro, con a sinistra Tsubaki e a destra Luna, che aveva preferito sedersi vicino alle scale di quei banchi. Soul e Black*Star si avvicinarono alle ragazze appoggiando i gomiti al banco di Luna, la quale stava parlando con Maka. Ad un tratto, colto di sorpresa, Soul si beccò una gomitata da Luna, che aveva alzato le braccia mettendosi un quaderno davanti alla volto.
-Scusami, non volevo farti male.- Luna disse quelle parole fissando un punto imprecisato del banco mentre Soul si massaggiava il naso.
-E fai bene a scusarti, fa un male cane.- Soul ringhiò arrabbiato.
-Non dicevo a te, anche se mi scuso. Dicevo a lui.- Luna puntò il dito verso il punto che stava guardando, indirizzandolo verso il vuoto.
-Ma lì, non c’è niente.- Dissero quasi tutti in coro.
-Va tutto bene, puoi farti vedere. Loro sono miei amici.- Luna rassicurò il “vuoto” accarezzandolo con fare materno. Poco dopo, sotto la sua mano, si materializzò uno spiritello simile a Raf, solo che con le ali nere e, soprattutto, maschio. Aveva un carnagione un po’ abbronzata, che faceva risaltare i suoi grandi occhi color nocciola, mentre un vispo sorriso compariva sul suo volto. I capelli scuri, erano sormontati da due orecchie da gatto, mentre un grande elastico, decorato da perline e piume, circondava la sua testa. Fissò perplesso il gruppo di ragazzi che lo guardava e poi si rivolse verso Luna:
-Tu mi puoi vedere, anche se sono occultato?- Chiese sorpreso, sbarrando gli occhi.
-Si, diciamo che è un mio talento.- Disse Luna allo spirito, mentre Kid, Black*Star e le loro buki, si facevano spiegare da Maka la cosa dell’occultamento.
-Ma dimmi un po’, come ti chiami?- Chiese Luna.
-Gil- Emise in un sussurro lo spirito. –Mi chiamo Gil, e ho perso il mio padrone.- Ammise dopo, prendendo una posa triste.
Luna rimase perplessa: è insolito che un drimer abbia un padrone senza un contratto magico, che di solito si faceva solo con un doki.
-Va bene, finché non trovi il tuo padrone, puoi rimanere con me.- Luna sorrise allo spiritello e lo fece “accomodare” sulla sua spalla.
Il dott. Stein, macabro e sadico, fece il suo ingresso con la sedia fino alla cattedra, cadendo come di routine. La classe si zittì all’istante, dando la corona del “regno” al silenzio che si era stanziato in quella classe.
-La lezione di oggi prevede…- Il dott. Stein fece un pausa allusiva, ma infondo tutti sapevano il tema di quel giorno. –Vivisezione di airone cenerino.-
In fondo alla classe, anche se soffocato dai bisbigli, qualcuno fece notare che quella fosse una specie in estinzione, beccandosi un coltello chirurgico vicino alla faccia.
-Sei fortunato che abbia una mira da schifo.- Disse il dottore con uno strano sguardo, per poi aggiungere –Prima di iniziare, vi presento il vostro nuovo compagno-
La porta si aprì lentamente e una figura slanciata e mascolina entrò nella classe.
-Lui è Ikuto Kuronuma e studierà qui con voi- Disse il prof. alla classe mentre il ragazzo si posizionava vicino alla cattedra. Il ragazzo era alto e mascolino, con la pelle levigata che contornava i suoi occhi verde acqua. I capelli argentei scorrevano fluidi ma sbarazzini, contornando alla perfezione il suo viso. Indossava una maglietta grigia, con sopra una felpa azzurra con il cappuccio tirato in testa, dal quale uscivano due orecchie da gatto, mentre un cintura fermava sia la felpa che i pantaloni scuri.
Gil si alzò in volo abbracciando Ikuto che stava alzato vicino alla cattedra, mentre tutti fissavano il nuovo arrivato accompagnati dai bisbigli che prendevano il posto del silenzio. Le ragazze, più di tutti, erano estasiate dall’aura che Ikuto era in grado di emanare. Tutti, erano rimasti senza parole davanti a quella figura quasi perfetta, a parte per la faccia menefreghista che segnava il viso del nuovo arrivato, ma nessuno si azzardava a pensare che fosse brutto, o quasi. Luna lo stava fissando, non per la sua bellezza, anzi provava quasi disgusto per lui, come se stesse guardando una bambolina senza difetti, eppure continuava a guardarlo, fissandolo con disgusto, ma comunque fissandolo. Ad un tratto, la ragazza dai comportamenti glaciali, si alzò colta da un’illuminazione e, sotto gli sguardi di tutti, si avviò verso di lui e, come le api cercano il miele, come gli angeli cercano il paradiso lei, per un motivo o per l’altro, lei stava cercando lui. Sul viso del ragazzo si andò a formare un ghigno compiaciuto, mentre anche lui teneva lo sguardo sulla ragazza che, con passo fermo, scendeva le scale delle sedie.
-Una gattina è abbastanza coraggiosa da avvicinarsi?- Chiese azzardando un sorriso falsamente sincero. Luna si fermò a pochi centimetri da lui e, dopo essersi tolta il guanto destro ( quello sinistro non lo toglieva mai ), , sfiorò il viso del ragazzo che, a quel tocco così freddo eppure così gentile, sussultò. Ikuto stava per avvicinare le labbra, così da fare sua la prima vittima, quando la ragazza piantò il pugno nella guancia di lui.
-Me lo sono promessa nella piramide: quando ti avrei rivisto, me l’avresti pagata.- Disse sprizzando acidità e disgusto da quelle parole per poi aggiungere, sotto gli occhi stupiti dei compagni e allibiti del prof. Stein –Non si disturbi a urlarmi contro professore, raggiungerò la Death Room anche senza il vostro “consiglio”.- Finì la frase con un inchino verso il prof. e, mandando un occhiata ad Ikuto dolorante, si avviò verso la porta.

In men che non si dica, arrabbiata e con il pugno dolorante, Luna era arrivata alla Death Room, spalancando le pesanti porte e piombando davanti a Shinigami.
-OH, Luna, cara, come va la vitaccola?- Chiese Shinigami, falsamente stupito di quella visita.
-Proprio bene.- Iniziò sarcastica. –Avete permesso che il nemico entrasse nella nostra scuola…con tutto il rispetto ma è una cosa folle.- Luna finì il di lamentarsi beccandosi un Shinigami-chop in testa.
-Lo so che è difficile da capire, ma prima di tutto calmati. Se lui è qui è solo perché così, anche se in modo indiretto, possiamo controllare le mosse dell’avversario, e tu avrai un compito importante in questa “missione”- Affermò Shinigami.
-Non lo accetto, non farò da balia al nemico. Tantomeno sarò la sua compagna di classe.- Luna non cambiò né sguardo né  tono di voce, fissando Shinigami arrabbiata.
-Sul serio, aiuta in questa impresa. Sono consapevole del fatto che sia azzardato, ma così potremo essere più avanti della BloodLand.- Shinigami assunse una posa fra il serio e il cucciolo bastonato, guardando con sfida Luna.
-Eh va bene, ma se quel pseudo-ninja da quattro soldi attacca la classe, me ne tiro fuori.- Disse Luna alzando le mani e uscendo dalla Death Room.
-Wow!- Sospirò Shinigami –Non mi sarei mai aspettato che assomigliasse così tanto a sua madre.- Sbuffò rassegnato fiondandosi sulla tazza di thè.

Luna, in quel momento, non aveva la pazienza per tornare in classe, quindi passeggiò arrivando fino al giardino posteriore della scuola. Si guardò intorno e sbuffò rassegnata: non le andava di seguire le lezioni con quel Ikuto, ma da questo dipendeva l’andazzo della missione. Si sedette sotto un albero, forse una quercia, guardando la radura davanti a sé. L’erba ballava diretta dal vento che, giocando al direttore, comandava felice tutte le piante in quei dintorni. Gli alberi erano quasi tutti spogli, a parte qualche chioma colorata che risaltava in quel grigio panorama. Il cielo, diventato oramai grigio, era agghindato da tristi nuvole che iniziavano ad accumulare lacrime.
-Che giornata di merda.- Luna si lasciò scappare un’imprecazione, ripensando al discorso affrontato con Shinigami-sama, facendosi prevalere dalla rabbia. Si alzò e diede un sonoro pugno al tronco dell’albero, smuovendo alcune foglie che si ostinavano a rimanere attaccate alla propria casa. Fin, da poco tornato dalla sua passeggiata, si era rannicchiato sulle radici, e si faceva massaggiare dalle vibrazioni che i pugni di Luna creavano.
-Non pensi di dover risparmiare quel povero albero?- Una voce dura eppure calda, prese il posto del soffio del vento, sussurrando quelle parole nascosta tra le poche foglie di quella quercia.
-Chi sei?- Chiese Luna allarmata, assumendo una posizione di attacco.
-Calma calma, non sono un nemico.- La figura saltò giù dall’albero, posizionandosi davanti alla nostra eroina. Era abbastanza alta e fiera, portava una divisa delle missioni più pericolose un po’ malandata, ma ciò sottolineava la sua importanza. I capelli lunghi e con una frangetta, circondavano il viso dai tratti determinati ma gentili. La frangetta finiva poco sopra due grandi occhi color ametista, che sprizzavano determinazione e sicurezza, mista ad un dolce sensazione di pace.
-Una gatta?- Luna sussurrò ammagliata dalla bellezza di quella persona, non accorgendosi di aver detto quelle parole facendosi sentire.
-Non ci siamo mai incontrate, eppure conosci metà del mio soprannome che utilizzano qui a scuola.- Disse la figura abbozzando un sorriso divertito.
 Luna rimase perplessa per qualche secondo, riflettendo sugli “indizi” che la ragazza le aveva dato, poi qualcosa illuminò i suoi occhi:
-Ho capito. Tu sei Tsugumi Harudori, la gatta nera, la ragazza di Kid.- Esclamò fiera di essere arrivata ad una conclusione.
-Esatto, e tu devi essere Takeshima, la nuova arrivata.- Disse Tsugumi.
-Esatto, ma Luna andrà bene.- Ammise la ragazza ammiccando verso la sua interlocutrice.
-Comunque…perché picchiavi un povero albero?- Chiese Tsugumi curiosa, prolungando in maniera disumana la “o” della parola “comunque”.
-Diciamo che non mi va giù un’idea del Sommo Shinigami.- Ammise Luna.
-Oh, ti capisco. Anche io non vado pazza di lui. Sto qui perché vengo pagata bene, ma il solo concetto di una “scuola” che insegna a uccidere non mi va tanto giù. Per carità, lo faccio pure io, ma con la differenza che io lo faccio per istinto di sopravvivenza, necessità di cibarsi.- Disse Tsugumi tra l’arrabbiato e l’eccitato di potersi confidare con qualcuno che la potesse capire.
-Infondo, in un certo senso, hai ragione. Io sono qui su richiesta del Sommo Shinigami, pensando anche ad un mio tornaconto: di tornare dai miei genitori, non mi va proprio.- Disse Luna sorridendo: aveva conosciuto Tsugumi da pcoco, ma sembrava di capirla molto bene.
-Mi piaci. Sai il fatto tuo. Ma dimmi un po’, cos’è che ti dà fastidio?- Chiese la gatta nera vinta dalla curiosità.
-Beh, non mi va di avere un cosplayer di catwoman tra i piedi.- Disse Luna scherzandoci su, per smorzare la tensione che aveva accumulato.
-Beh, allora perché non usi un duello S? Sai quelli senza regole, dove puoi persino uccidere o ferire mortalmente l’avversario.- Tsugumi, che in quel momento stava scherzando, aveva appena dato il via ad una folle idea nella mente di Luna.
-Non sembra male. Perché non provare?- Si chiese Luna a sé stessa, facendosi sentire anche da Tsugumi.
-Ne sei sicura? Può essere pericoloso.- La avvertì la gatta.
-Se non c’è pericolo, non c’è gusto, no?- Chiese allusiva Luna, sorridendo sadicamente. Tsugumi fece spallucce aggiungendo:
-Se ne sei convinta…Ora io vado, è arrivata l’ora di dileguarsi.- Disse Tsugumi sentendo la campanella della pausa pranzo.
-Attenta a non farti vedere da Kid: è da sta mattina che delira pensando al tuo ritardo.- La avvertì Luna divertita, vedendo che Tsugumi alzava una mano in segno di okay. A tutte e due scappò un dolce sorriso: avevano trovato una persona molto simile a sé stesse, che sembrava simpatica e che capiva al volo i pensieri dell’altra, in poche parole, senza accorgersene, erano diventate amiche.

La Spartoi era uscita in cortile, cercando Luna, la quale stava comodamente seduta su un muretto a leggere il regolamento della scuola. Il gruppo salutò la compagna da lontano venendo ricambiato, ma la ragazza stava seguendo qualcos’altro con lo sguardo: Ikuto era appena uscito, già circondato dal solito gruppetto di oche della scuola. Luna si alzò e, ignorando le domande del gruppo su cosa era successo in classe, si diresse verso il ragazzo da cui era disgustata.
-Ehi, catman. Ti sfido ad un duello S! Sta a te accettare o rifiutare.- Luna urlò in faccia quella sfida, ascoltata sia da Ikuto che dal prof. Stein che stava passando di lì.
-Pensaci bene, Ikuto. Sei sicuro di voler accettare?- Chiese il prof, Stein che conosceva le regole  dei duelli S a memoria.
-Ho letto il regolamento, e questa mi sembra un proposta interessante. Accetto.- Disse Ikuto ghignando pieno d sé.
I due sfidanti si avviarono nel campo di sfida, seguiti dal prof. e da un grande pubblico. Poco dopo comparì anche il Sommo Shinigami, sotto gli occhi stupiti dei presenti.
-Padre, come mai siete qui?- Chiese Kid allibito dalla presenza del proprio padre.
-Sono qui perché e da tanto che non avveniva un duello S.- Ammise il “preside” di quella scuola.
-Che cos’ha di speciale questo duello?- Chiese annoiato Black*Star, che aveva perso il suo podio nella piramide di interessamento.
-Questo duello è solo il più pericoloso duello della scuola.- Maka iniziò la sua esauriente spiegazione. –La nostra scuola ha due tipi di duello: il duello Alfa, cioè quello più conosciuto e il duello S, che sta per “special”. Il duello S è un duello poco conosciuto in quanto pericoloso e estremo: durante questo duello, gli sfidanti, hanno il diritto persino di uccidersi, ovviamente entrambi devono essere d’accordo. Per fortuna, un duello S può essere eseguito una volta all’anno, non sono ammessi poteri magici o abilità speciali  ed entrambi gli sfidanti devono accettare di morire e sacrificare la propria vita durante questo.- Maka finì la spiegazione proprio prima dell’inizio del duello. I due sfidanti erano già posizionati, pronti ad attaccare, stavano entrambi valutando il proprio avversario, scrutando i suoi difetti e le sue perfezioni, perdendosi in alcuni dettagli, come la metà di manufatto che entrambi portavano al collo. Il dott. Stein buttò la sigaretta a terra, schiacciandola a terra per poi urlare l’inizio del duello.
Ikuto si scagliò su di Luna con la spada che aveva a disposizione, pensando di aver la vittoria in tasca: la ragazza stava immobile, apparentemente senza arma, ma lui non sapeva, non conosceva il modo di fare, di attaccare, di sottomettere della ragazza. Luna schivò tutti i colpi di Ikuto, mentre questo cercava sempre di trovare un punto debole, cercò persino di distrarla con le parole:
-Come mai non usi un’arma? Non mi dire che la mia bellezza ti farebbe pentire di avermi ferit?- Chiese sarcastico, sperando di distoglierla dal combattimento. Oltre ai colpi, susseguirono pochi minuti di silenzio, nei quali si potevano avvertire tutti gli sguardi del pubblico che fissava il combattimento in apnea.
-Non ti preoccupare…ti squarterei proprio come trofeo per la tua bellezza- Rispose Luna balzando all’indietro e afferrando la scatoletta che teneva sulle anche. Qualche secondo dopo, la scatola cambiò in asta, frapponendosi tra Luna e la spada di Ikuto. La punta della lama sfiorava le labbra di Luna, tagliandole un poco, mentre l’asta, che aveva una parte affilata, graffiò la gamba del ragazzo, sfracellando i suoi pantaloni. Luna era veloce e agile, quindi non aveva problemi a colpire punti strategici, mentre Ikuto era forte e muscoloso, questo gli permetteva di sferrare colpi secchi e dolorosi. Stavano combattendo da una quindicina di minuti, e lo sfinimento si faceva pesante sulle spalle di entrambi, il respiro diventava sempre più affannato e il sangue trovava sempre più vie per lasciare il corpo dei due. Ad un tratto, Luna e Ikuto, iniziarono una lotta di resistenza: l’asta e la spada erano incrociate e due forze spingevano in direzione dell’opposta. Luna fece finta di scivolare, spostando il peso di Ikuto in avanti, potendo così utilizzare la mancanza di equilibrio per farlo cadere. La spada scivolò lontano dai due, mentre Luna bloccò Ikuto a terra, mettendo un piede sulla sua mano e posizionando un ginocchio sul suo petto: il ragazzo era senza via di scampo. Luna fece girare l’asta che, in un attimo, divenne un piccolo ma affilato pugnale e lo mise sotto il mento di Ikuto. Il respiro dei presenti si fece pesante, l’atmosfera divenne pungente, mentre l’ansia assiliva tutti, soprattutto Ikuto che, consapevole dell’aver accettato il duello, era pronto ad accogliere la fredda lama del coltello.
-Perché?- Chiese Luna –Perché stai dalla loro parte?- Chiese secca, fissandolo disgustata eppure curiosa di sapere le sue motivazioni.
-MI hanno dato una casa, un motivo per cui vivere ma soprattutto mio drimer Gil.- Ammise il ragazzo, spostando lo sguardo verso il suo spiritello. Luna, anche se capiva un po’ Ikuto, rimase stupita: non conosceva il motivo per cui lui combatteva, ma non si capacitava di come qualcuno combattesse per il male. Facendo quei pensieri, guardò il suo avversario e subito dopo affondò il coltello.
Il silenzio venne squarciato dal sonoro battito del ferro contro il suolo, mentre Ikuto apriva gli occhi sorpreso del respiro che usciva dalla sua bocca. Luna aveva appoggiato la sua testa al petto di lui, rimanendo in silenzio.
-Allora anche tu hai dei sentimenti.- Gli disse la ragazza rialzandosi da terra e scuotendo la polvere.
-Perché non hai fatto niente? Sono un tuo nemico, avevi il diritto di uccidermi eppure non l’hai fatto.- Ikuto le stava ponendo domande a raffica allibito dal comportamento della ragazza.
-Prima di essere nemici siamo umani. Questo duello mi è servito per capirti un po’.- La ragazza sorrise al suo “nemico” porgendoli la mano e un dolce sorriso che solcava le sue labbra, precedentemente tagliate dalla spada, e questo gesto fece muovere qualcosa nel freddo cuore del doki.
-Ciò non toglie che, se mi metti i bastoni tra le ruote, non avrò più pietà.- Aggiunse la ragazza scherzosamente, ma con uno sguardo di sfida, girandosi poi, per andare incontro alla Spartoi che si era precipitata preoccupata verso di lei.
Ikuto accarezzò il suo spiritello, che stava svolazzando davanti a lui.
-Sai Gil, credo di aver trovato un nuovo posto dove stare, un nuovo motivo per combattere.- Sussurrò Ikuto a Gil, voltandosi e incamminandosi verso casa.
-Prima però devo finire la missione che ho iniziato per la BloodLand.- Si ricordò rassegnato. Ikuto si incamminò verso casa, mentre Luna fissava la sua possente schiena da lontano, abbozzando un sorriso sincero.
“Non è solo un stupido cosplayer, infondo.” Pensò la ragazza, distogliendo lo sguardo e incamminandosi verso casa con Maka e Soul.

 


Angolo autrice
Sono sempre io. Mi scuso per eventuali errori, ma l’ho scritto di getto, di notte e con mia madre alle calcagna, quindi lo stress può giocare brutti scherzi.
Che i colori della vostra anima siano sempre luminosi.
Ayano 01

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


~~Capitolo 8

Il sole stava salendo a grandi passi verso il cielo mentre la luna, stanca dopo aver vegliato sulla notte, stava abbandonando la sua postazione, diventando sempre più pallida come la pelle di una ragazza portante il nome del corpo celeste.
Nella stanza della ragazza in questione, anche se non molto differente, il buio dominava più del solito mentre Luna stava immersa nei propri pensieri. Non riusciva a togliersi dalla mente gli occhi di Ikuto, verde acqua, dominati dalla malinconia, ma con qualcosa di speciale, qualcosa come una scintilla, una scintilla di determinazione e speranza. Che miscuglio pericoloso quello, la determinazione non dovrebbe mai morire mentre la speranza è l’ultima a farlo. La ragazza si rigirò nel letto, scacciando quei pensieri poco adatti ad un nemico e si sistemò seduta sul bordo del suo giaciglio. Gli occhi le si appannarono per qualche attimo, mentre lei squadrava il display della sveglia: le 7:20.
-Forse è meglio alzarsi- Disse a sé stessa.
Non le piaceva arrivare ultima, qualsiasi cosa affrontasse non poteva, anzi non doveva, arrivare ultima. Non le importava il primo posto, ma non riusciva a sopportare l’idea di arrivare ultima e quindi, per come lo intendesse lei, essere una perdente, eppure in quel momento si sentiva così: pensando ad Ikuto, si sentiva una perdente per aver ceduto alla tentazione di ripensare a quegli occhi così simili ai suoi.
Uscì dalla camera attraversando la fredda aria che regnava nei corridoi: erano in pieno inverno, a Gennaio. Continuò la sua camminata verso la cucina, trovando Maka a fare i pancake, mentre di Soul non c’era traccia.
-Dov’è quell’albino narcisista?- Chiese Luna, facendo sussultare Maka.
-Sta sistemando la moto.- Rispose la bionda, facendo cenno con la testa verso la direzione della porta. Luna si avvicinò alle finestre e vide Soul armeggiare con la pesante carrozzeria della sua “bimba”, o come la chiamava lui.
“Ma non muore di freddo?” Si chiese la ragazza assonnata.
Luna lasciò la coinquilina in cucina ed, addentando un pancake, si avviò verso il bagno per la sua doccia da routine. Entrò nel bagno scalza, accettando svogliatamente il freddo che si avvinghiava intorno ai suoi piedi. Fissò di nuovo lo specchio, non notando miglioramenti nella sua immagine, fiondandosi sul fondotinta che tanto odiava. Le sapeva di falsità, truccarsi per sembrare più bella agli occhi di chi, probabilmente, non voleva conoscere la vera lei. Prese i vestiti che teneva sempre in bagno e, controllando prima le ferite, si tolse finalmente le bende che le davano fastidio.
“Almeno ora non sembro imbottita” Pensò di nuovo tra sé, abbandonandosi di nuovo alla malinconia di quel giorno. Il frenetico bussare alla porta la destò dai suoi pensieri, facendola sussultare e intimidendola a finire la sua preparazione. Uscì dal bagno e scorse delle ciocche bianche, ghignando felice.
-Hai bussato?- Chiese in modo innocente, cercando un po’ di svago durante quella mattina noiosa.
-Ma Va, ho solamente dato calci alla porta.- Disse sarcastico, facendole la linguaccia.
Maka si intromise nello scambio di frecciatine, sorridendo e attaccando bottone:
-Suvvia, oggi è domenica e dobbiamo vederci con gli altri del gruppo.-
-La senzatette che vuole uscire…mi sa tanto di imbroglio.- Soul non tentò di nascondere lo stupore, beccandosi un Maka-chop in piena fronte.
-Mi pare ovvio.- Iniziò la biondina. –Mentre voi giocate, io posso studiare i prossimi capitoli di letteratura giapponese.- Concluse fiera, innalzando la testa con fare superiore.
-Te pareva.- Sbuffò Soul rassegnato, entrando in bagno.
Luna e Maka andarono in salotto, buttandosi di peso sul divano grigio. La ragazza con le ciocche colorate squadrò la stanza in modo assente: non si era ancora abituata ai gusti dei coinquilini. Davanti al divano in pelle, si protraeva un tavolino bianco rettangolare e basso, ricoperto da una tovaglia rossa con delle candele grigie e bianche a forma di roccia sopra. Vicino alle parete di entrata si esibiva maestoso, un quadro raffigurante dei fiori bianchi su sfondo rosso. Proprio sotto il quadro era stata appesa una piccola e lucidata mensola nera, portante delle piccole pietre da collezione assieme ad una foto della Spartoi. Sulla parete opposta c’erano una grande finestra e delle piante poggiate su svariate mensole. Luna guardò davanti a sé per squadrare la parete di fronte: la televisione, attaccata da sostenitori fatti apposta, era sospesa sulla parete, mentre sotto di lei c’era un comodino molto lungo, bianco e ricoperto da un drappo rosso. La cosa più stravagante in quel salotto,  finora ben arredato, era uno scaffale giallo che circondava l’intera tivù, sul quale erano sistemati, molto diligentemente, i libri che Luna aveva visto leggere a Maka.
-Perché non ti decidi a buttare quello scaffale? Rovina troppo l’arredamento del salotto.- Chiese Luna, volendo capire il perché di quella scelta così stravagante.
-Beh, vedi…- Maka arrossì iniziando il discorso –Soul mi costruì questo scaffale quando iniziammo a vivere insieme. Ha un grande valore sentimentale.- Concluse sciogliendosi dall’imbarazzo, sotto gli occhi complici di Luna.
Seguirono attimi di silenzio finchè, nell’arguta mente di Maka, non balenò un’idea che parve disturbare  la sua coinquilina:
-Come stanno Kei e Yuriko?- Chiese Maka, spolverando dei ricordi che Luna teneva gelosamente segreti nel proprio cuore.
-I miei genitori stanno bene, sempre a lavorare, perfettamente e con grandi risultati. Mi chiedo se i miei nonni sapessero del loro futuro quando diedero i nomi.- Confessò malinconica, con lo sguardo perso tra i ricordi, azzardando un sorriso più per rispetto che per amore.
-“Kei” significa “eccellente e saggio”, mentre “Yuriko” significa “mille perfezioni”. Mi dimentico sempre che i tuoi nonni fossero giapponesi.- Disse Maka, cercando di non far morire la conversazione.
-Ti sbagli. I genitori di mia madre erano giapponesi, mentre quelli di mio padre erano Europei con conoscenze giapponesi. Due grandi famiglie, tanto grandi quanto diverse. Non mi sorprende che si sia alzato un polverone intorno al matrimonio dei miei genitori e, tantomeno, mi sorprende che il divorzio dei miei genitori venga tenuto segreto.- Disse Luna assumendo una posa leggermente disgustata.
-Oh beh, l’importante è che ora la tua famiglia sia in pace.- Maka stava provando a rimediare all’errore fatto.
-Ci credo che siamo in pace, sono rimasti solo i miei genitori e alcuni lontani famigliari.- Disse Luna stanca del discorso così intimo e fastidioso.
-Quindi hai una famiglia problematica?- Questa volta, con la sorpresa delle ragazze, fu Soul a parlare.
-Da quando sei lì?- Chiese Luna nervosa e infastidita dalla presenza del ragazzo.
-Sto qui in piedi da quando Maka ha specificato il significato dei nomi dei tuoi genitori. Ci stanno proprio bene.- Aggiunse Soul schivando le varie cose che Luna gli tirava addosso. Ad un tratto Soul venne colpito da un libro lanciatogli con molta forza.
-Ora, oltre ai Maka e ai Shinigami-chop, esistono anche quelli di Luna?- Chiese sarcastico massaggiandosi la nuca. I tre coinquilini esplosero in una fragorosa risata, abbandonandosi alle emozioni di allegria che si insinuarono in quell’atmosfera.
-A che ora ci dobbiamo vedere con gli atri?- Chiese Maka boccheggiando per la mancanza di aria.
-Alle 12- in punto.- Disse Soul tenendosi la pancia e aggiustandosi i candidi capelli.
-Quindi, per la precisione, fra 20 minuti dobbiamo essere al campetto di basket?.- Chiese Luna sbirciando l’orologio che segnava le 11:40.
Tutti e tre sbiancarono all’istante, guardando i propri vestiti sgualciti e non adatti al gioco. Corsero verso le proprie  camere e buttarono fuori dagli armadi tutti i vestiti che contenevano. Fra la fretta e l‘agitazione, in dieci minuti, erano già usciti e stavano andando verso il campetto. Soul stava correndo, trascinandosi dietro Maka: le stava tenendo la mano per un motivo sconosciuto.
-Ehi, non pensate di essere un po’ audaci?- Urlò Luna, che era rimasta dietro, non volendo correre. I due “piccioncini” si fermarono di colpo, ritraendo le mani e diventando rossi.
-Non fatevi venire strane idee. Non volevo arrivare in ritardo per colpa di sta’ qui, sarebbe stato poco cool. E poi, io non mi innamorerei mai di lei.- Per l’ennesima volta, Soul, mentì a sé stesso e, per l’ennesima volta, venne frainteso da Maka, la quale, presa sottobraccio Luna, se ne andò urlando, offesa:
-Non ti creerei mai tali problemi, preferirei trasformarmi in kishin.-
Soul guardò le due ragazze allontanarsi verso il campetto, imprecando sottovoce qualche parola sconosciuta e in capibile.
Poco dopo erano arrivati al campetto, trovando Kid e le sorelle ad esercitarsi.
-Non mi sarei mai aspettata di vedere Liz giocare.- Disse Luna punzecchiando la maggiore delle sorelle.
-Era l’unico modo per smuovere quel fissato lì. Da quanto la sua ragazza ha scritto il messaggio del ritardo, lui non vuole muoversi senza autocommiserarsi.- Confessò Liz, lasciandosi scappare un sospiro di rassegnazione mentre Luna ghignava ricordandosi di aver incontrato Tsugumi.
-E cosa avresti detto per convincerlo?- Chiese Soul.
-Semplice, gli ho detto che, se vinco io, la casa viene rimodernata e sistemata in modo asimmetrico.- Annunciò Liz, puntando il pollice verso di sé con aria superiore.
-Aspetta a cantar vittoria, se quel montato di Black*Star non viene, possiamo dire addio alla partita.- Disse Luna, con l’approvazione di Soul e l’okay di Maka che guardava dagli spalti. Finita la frase però, come per magia, un urlo attirò l’attenzione di tutti mentre, dai tetti di Death City si protraeva una figura muscolosa ed eccentrica.
-Il grande ME è qui per voi.- Urlò la figura buttandosi a capofitto verso il campetto, finendo però sul recinto, dopo aver calcolato male l’atterraggio.
-Black*Star.- Urlò Tsubaki in pensiero.- Stai bene?- Chiese preoccupata.
Il corpo dell’assassino era piegato a metà, mentre lui si teneva la pancia in preda al dolore, così Tsubaki si avvicinò a lui con fare materno sollevandolo di peso e riportandolo in posizione dritta.
-Il grande ME è pronto per la partita.- Annunciò l’azzurro, massaggiandosi la pancia, ancora sostenuto da Tsubaki.
-Mi sbaglio, oppure oggi è la giornata “Abbracciamo i nostri partner”?- Luna fece notare a Black*Star la posizione in cui si trovava facendo arrossire sia lui che a sua buki. I due partner si allontanarono con modi meccanici, strisciando i piedi e facendo ridere tutti i presenti.
-Va bene, ora che ci siamo tutti, possiamo iniziare la partita. I capitani saremo io e Kid. Nella mia squadra voglio Black*Star e Patty.- Disse Soul autoritario, cercando di creare la squadra migliore, cosa che fece arrabbiare Kid:
-Ma così noi non possiamo vincere, a parte che Liz e io abbiamo una sfida in corso!- Urlò sbracciando in preda alla rivolta.
-Facciamo così, Soul e Black*Star saranno i capitani, mentre la scelta delle persone avverrà col principio che Kid e Liz devono essere rivali.- Luna pose fine ad un battibecco che non era nemmeno iniziato, evitando così inutili rotture di timpani e spreco di tempo. La nuova arrivata fece una conta che stabilì il primo ragazzo che doveva scegliere una persona tra le rimaste. Dopo svariati minuti di attesa, perché tutti e due i capitani volevano avere una squadra vincente, si arrivò ad una decisione: Liz, Soul e Patty in una squadra, mentre nell’altra c’erano Kid, Black*Star e Tsubaki.
-Ma ora rimane Luna, dato che Maka non vuole giocare.- Kid fece notare la presenza della persona rimasta, che fece un piccolo segno con la mano, per simulare un “ciao” abbastanza sarcastico.
-In quale squadra dovrebbe andare?- Chiesero Black*Star e Soul in strana sintonia.
-Non vi preoccupate, non ho molta voglia di giocare. Andrò a sgranchirmi le gambe.- Confessò Luna, liquidando in fretta qualsiasi domanda da parte delle due squadre. La ragazza si allontanò verso gli spalti e, presa la borsa, disse un veloce “vado a fare due passi”, rispondendo alle domande che stavano nascendo in Maka. Andò con passo lento verso il parco, assaporando il freddo pungente dell’aria, ricordandosi di aver visto Soul in maniche corte e pensando che quel tipo avesse molta resistenza. Girò la testa e si guardò intorno: il marciapiede in ciottoli pareva freddo e vecchio, graffiato dall’inverno ormai inoltrato e segnato dai numerosi passi delle persone che l’hanno sfruttato. Ai margini di quel viottolo si estendevano i prati del parco, con l’erba rinsecchita e maleodorante, eppure era proprio quella sensazione di vecchio e logoro che riappacificava la mente della ragazza. Era sola in quell’immenso parco, non volendo essere vista da nessuno, quel posto faceva al caso suo. Passò ancora qualche attimo a guardare il paesaggio del parco, assaporando quel tempo solitorio, come per tenerlo stretto a sé, come se un tesoro la stesse circondando. Ad un tratto si destò dal momento di pace quando il manufatto che teneva al collo iniziò a bruciarla. Cercò di allontanarlo dalla pelle, strofinando poi il punto ferito in preda alle scottature. L’oggetto cadde a terra, iniziando a illuminarsi. Luna, per quanto dolorante, avvertì qualcosa di pericoloso nell’aria, qualcosa che stava turbando il suo momento di pace, e di certo non poteva perdonare quel qualcosa o qualcuno. Si mise sull’attenti, dopo aver raccolto il lucchetto, aspettando in apnea, concentrandosi per capire se ci fossero degli spiriti in giro. Ad un tratto sentì un fruscio vicino ad un cespuglio, dal quale saltò fuori Gil.
-Ma ti pare modo di spaventare le persone?- Chiese Luna allo spiritello che iniziava ad avere paura di lei.
-Ti chiederei di non spaventare il mio amico.- Una voce a lei conosciuta e da lei odiata, attirò la sua attenzione. Luna si girò verso la fonte del suono, scorgendo delle ciocche biondo cenere molto scure, che confermarono l’appartenenza di quella voce.
-Dicono che gli spiriti vengono condizionati dal proprio padrone. Pensando a Gil, mi dispiace proprio per lui, non deve essere facile avere te come padrone.- Luna guardò disgusta la figura di Ikuto, che uscì dal suo appostamento dietro l’albero.
-OH, andiamo. Cosa ti ho fatto di male?- Chiese il ragazzo in modo innocente.
-Niente di che. Hai solo fatto fallire la mia prima missione, sei un mio nemico e condanni un povero spirito a starti dietro.- Luna pronunciò ogni “qualità” con un sorriso sarcastico e malizioso stampato in faccia, mentre Ikuto portava le mani in aria pronto a ribattere:
-Gil può benissimo rompere il contratto se non vuole stare con me, mentre tu non hai molti motivi validi per criticarmi. Tu stai dalla parte di un tizio con una scuola per assassini, mentre io sto dalla parte degli assassini. Facendo due più due, siamo nella stessa posizione.- Ikuto disse quella provocazione avvicinandosi a Luna e prendendole il mento fra un mano.
-Potremmo anche collaborare.- Aggiunse sussurrandole nell’orecchio.
-Nei tuoi sogni.- Luna fracassò, non solo i timpani di Ikuto, ma anche la sua guancia, dopo avergli tirato uno schiaffo.
-Se non te ne sei accorto, io non combatto per Shinigami, come fai tu per quell’organizzazione. Io combatto per me stessa, in modo abbastanza egoistico e lo ammetto, ma se combatto ho un motivo valido.- Urlò Luna cedendo alle provocazioni del ragazzo che la guardava stranito ma interessato. Calò il silenzio, il vento si levò nel parco mentre le foglie danzavano sorrette dall’aria pungente.
-E quale sarebbe il tuo motivo?- Chiese Ikuto, curioso di sapere di più sulla ragazza, anche se non ne capiva il perché.
-Non vedo perché dovrei dirtelo. Vero è che ho detto che siamo umani, ma vuoi o non vuoi, in questo momento siamo nemici. Non capire male, ma non voglio darti vantaggio.- Disse Luna impassibile, recuperando la calma e aiutando Ikuto a rialzarsi, senza una valida scusa per spiegare il suo comportamento.
-Facciamo così io ti dico la mia motivazione e tu mi riveli la tua. Saremo in parità, no?-  Ikuto ammiccò verso la ragazza che stava rimuginando sulla proposta del ragazzo, nemmeno fosse un giuramento d’amore.
“Dare una mia informazione per avere notizie sul nemico, può tornarmi utile infondo”, pensò Luna schietta e ragionevole.
-Mi sta bene, ma devi iniziare tu.- Luna concluse in fretta la frase, cercando di liberarsi dell’interlocutore il prima possibile, sentendo la pressione farsi forte sulle sue spalle. Passarono dei secondi, che parvero infiniti e pesanti. Mentre Luna fissava Ikuto, lui  stava cercando un modo per spiegarle le sue motivazioni.
-Diciamo che sono in debito con loro. Tocca a te.- Disse Ikuto, affrettandosi a cambiare discorso.
-E no…mi dovevi dire la tua motivazione, non darmi degli indizi. Mica sono Sherlock Holmes.- Luna riportò il discorso al punto di parte, infrangendo le speranze di Ikuto.
-Va bene. Ma non lo ripeterò due volte. Quando ero bambino, mio padre si mise nei guai e scappò, affidandomi al caso. Una notte, mentre ero inseguito dalle persone con le quali mio padre aveva avuto problemi, il capo della Blood Land mi salvò, accorgendosi che ero compatibile con Gil. Mi hanno salvato per proprio tornaconto, ma li devo comunque la vita. Per questo li aiuto.- Ikuto, confessando il tutto si sentì più leggero, come se parlare con Luna lo rendesse vivo e con una vita propria.
-Ma quanto eri piccolo? E quanti anni hai ora?-  Chiese Luna interessata a tutto quel discorso.
-Avevo si e no, sette anni, forse otto. Ora invece ne ho sedici, fra due mesi diciasette.- Ikuto lo disse incurante della situazione e della persona con cui stesse parlando.
-Se più grande di me di un anno!!! Non contando che a Gennaio farò sedici anni.- Luna sbottò sorpresa e anche un po’ infastidita, anche se non era a conoscenza del motivo. Poi riprese a fare la costatazione:
-Li stai aiutando da circa dieci anni. Non pensi di averli ripagati abbastanza?- Luna era incerta delle parole che stava dicendo, ma le sembrava sensato chiedere tutte quelle cose.
-Potresti avere ragione, ma sono stato addestrato a combattere e non avrei dove andare. Sarebbe dura ricominciare, anche per Gil.- Confessò Ikuto.
-Non ci sono cose troppo dure da affrontare. Sta a te decidere se è possibile o meno. Credo di dover andare sennò mi cercheranno troppo.- Luna sperò di non doversi spiegare ma venne afferrata per un polso e Ikuto, immancabilmente, la avviccinò a sé.
-Ti ricordo che anche tu devi mantenere la tua parte di promessa.- Le ricordò con la malizia negli occhi.
-Come puoi pensare che me lo sia dimenticato?- Luna cercò di fare la finta tonta riprendendo poi il discorso –Se mi lasci forse parlerò di me.-
Ikuto lasciò il polso all'istante, allontanandosi di poco dalla ragazza.
-Io sto dalla parte del “bene” per un mio tornaconto personale. Prima di tutto, Shinigami mi ha chiesto un aiuto e io non vedo problema ad accettare. Secondo, mi sento in debito con la famiglia di Maka, perché, quando ero piccola, mi hanno aiutato molto. Terzo, non ho molta voglia di tornare dalla mia famiglia.- Luna fece pesare la parola “famiglia” un po’ di più e Ikuto non stentò a notare l’avversità della ragazza verso la sua infanzia.
-Ma i tuoi genitori sono tra i più ricchi del mondo, con un lavoro e una reputazione impeccabili. Non vedo perché non dovresti essere con loro.- Ikuto non si capacitava della scelta della ragazza, quindi passò a chiedere altre informazioni.
La ragazza sospirò rassegnata: alla fine, qualche precisazione, non le costava granché, infondo si era aperta anche troppo, oramai le sembrava che Ikuto fosse più un amico che una persona da combattere.
-I soldi non possono comprare o compensare tutto. La mancanza di affetto rende diverse le persone, per questo, certe volte, sono impassibile davanti ad alcune scene.- Luna confessò le ultime precisazioni, allontanandosi da Ikuto, senza troppe cerimonie, lasciandolo solo nel parchetto.
-Possibile che una persona riesca a farti sentire a casa?- Ikuto pose quella domanda al vento, perché Gil non lo stava affatto ascoltando.

La Spartoi aveva finito la partita da una quindicina di minuti e si erano messi a cercare Luna, che tardava ad arrivare.
-Mica mi perdo, sono abbastanza grande.- Disse Luna comparendo nel campetto, lasciando tutti sorpresi.
-Ma dove eri finita, dovevi fare solo qualche passo.- Liz chiese stanca di aspettare al freddo.
-Non mi dovevate mica aspettare. Comunque sono stata al parco ed ho incontrato Ikuto.- Luna disse senza dar troppo peso alle parole, mentre tutti gli altri si rizzavano tesi.
-Ti ha fatto qualcosa?- Maka chiese preoccupata, mentre Luna arrossiva, ripensando alle svariate volte in cui erano stati vicini.
-Niente, forse non sono speciale come voi, ma so proteggermi.- Liquidò alla svelta ogni preoccupazione. Si diresse verso casa, salutando gli altri, non curante del fatto che Maka e Soul non la stessero seguendo.
-Noi rimaniamo ancora un po’ a giocare, magari vuoi aggiungerti?- Chise Soul con aria da sfida, mantenendo il ghigno sprezzante sulla faccia.
-No grazie, non vado matta per il basket.- Luna cercò di allontanarsi, ma venne fermata da un’affermazione di Black*Star:
-Non dirmi che hai paura di essere umiliata dal grande me!-
Luna si arrestò all’istante, colpita all’orgoglio che la teneva sempre in allerta.
-Semmai, non vorrei farti imbarazzare troppo.- Anche la ragazza colpì l’orgoglio dell’assassino.
Si guardarono con sfida, sprizzando superiorità da tutti i pori, non volendo lasciare l’altro vincere, non poterono far altro che cambiare un po’ le squadre: Soul, Luna e Liz contro la squadra di Black*Star che, al posto di Tsubaki stanca, si era presa Patty.
Maka. Con un cenno disinteressato della mano, segnò l’inizio della partita. Black*Satr prese possesso della palla quasi all’istante, girandosi verso Soul per fargli la linguaccia ma, quel momento di disattenzione, gli costò la perdita della palla, la quale fu presa da Luna che sfrecciò vicino all’assassino.
-Non togliere mai gli occhi dal tuo tesoro.- Pronunciò Luna allontanandosi da Black*Star, calcando la parola tesoro, come se quella partita le potesse cambiare la vita. Non era mi stata brava a perdere, per questo non aveva intenzione di darla vinta a Black*Star un’altra volta, ancor di più se tirato in ballo, era l’orgoglio.
Proseguì la sua corsa verso il canestro, schivando Patty e lanciando la palla a Soul se si trovava in difficoltà. In poco tempo aveva creato un gran bel gioco di squadra con l’albino e questo, per uno strano motivo, creò ansia nel cuore di Maka che guardava, finalmente interessata, la partita dagli spalti. Per la prima volta, la maister si trovò a pensare di non essere all’altezza di qualcuno, per la prima si sentì nervosa guardando Soul sorridere in compagnia di qualcuna che non fosse lei, per la prima volta, anche se lei non ne sapeva niente, si sentì come Soul che deve esse testimone di come le viene chiesto, da qualche altra arma, di essere la loro maister. Maka guardò ancora una volta la squadra creata da Soul e Luna, e, per la prima volta, preferì che Luna non si fosse mai trasferita da loro, ma subito scacciò quei pensieri, pensando all’infanzia che lei passò insieme alla ragazza dai capelli colorati.
Maka si concentrò di nuovo sul gioco, che stava avanzando a vantaggio della squadra di Soul: ora come ora erano sette a cinque. Il gioco non era affatto semplice, per quanto Luna cercasse di giocare perfettamente, ad ogni suo punto, Black*Star ne faceva due, anche se dopo i tre punti di vantaggio, era diventato difficile raggiungere la sua squadra. Un altro fattore a vantaggio di Luna era la stanchezza dell’assassino: stava giocando due partite di seguito e non si reggeva più in piedi, stava continuando solo grazie agli incitamenti di Tsubaki.
“Perché non sono una coppia?” Si chiese mentalmente, guardando gli occhi di Black*Star che brillavano ogni volta che Tsubaki gli faceva i complimenti. Fissò Maka che segnava i punti e cercò di avere un altro vantaggio prima che scadesse il tempo: rimanevano due minuti.
-Rendiamola più divertente, chi perde dovrà abbracciare il nuovo arrivato e, durante il ballo di domani, dovrà ballare insieme a lui.- Black*Star propose una sfida nella sfida, per riprende l’attenzione di tutti, ma soprattutto di Luna che sembrava assente, la quale si ricordò del ballo per i nuovi arrivati solo in quel momento.
-Mi sta bene.- Disse Luna, togliendo per l’ennesima volta la palla dalle mani dell’azzurro e passandola a Soul che era il più vicino al canestro. L’albino stava per segnare il canestro che li avrebbe portato a vittoria sicura, quando Maka urlò sorpresa. Soul si distrasse per un attimo, che bastò per permettere a Black*Star di segnare un canestro di tre punti, canestro che fece finire la partita e vincere la squadra di Black*Star. Soul e Luna si precipitarono da Maka, che si era graffiata molto profondamente un ginocchio scendendo dagli spalti.
-Non importa come, ma ho vinto. Buona fortuna per domani, Luna.- Disse Black*Star allontanandosi con Tsubaki, seguito da Liz, Patty e da un Kid felice di non dover vedere la sua casa asimmetrica.
-L’importante che Maka stia bene.- Bofonchiò Luna rassegnata alla perdita, anche se quel senso di sconfitta bruciava, le stava più a cuore l’amica e questo si poteva capire dallo sguardo che rivolse alla maister mentre l’aiutava. Maka vide quello sguardo preoccupato e gentile posarsi sul suo ginocchio e si sentì immancabilmente in colpa per aver voluto allontanare Luna. Soul notò la strana espressione di Maka, ma lasciò le domande per dopo, intuendo che la sua partner non volesse parlarne in presenza di Luna. Soul sorresse Maka e si incamminò verso casa, seguito da Luna che aveva avvertito l’atmosfera pesante che gravava sul cuore di Maka, ma l’unica cosa che fece è stare in silenzio, per non peggiorare il tutto. Guardò Make e Soul parlare e punzecchiarsi, allontanandosi verso casa e si sentì estraniata, tagliata fuori da un mondo che non avrebbe mai potuto raggiungere. Anche per Luna arrivò una prima volta: per la prima volta si sentì triste non per colpa dei genitori.
Si morse il labbro inferiore, cercando di scacciare i pensieri e si affrettò a tornare allegra e pimpante. Continuò ad ascoltare il discorso dei due partner, rimanendo ammaliata dalle avventure che avevano passato come squadra. Li ascoltava interessata, concentrata sulle sue parole, ma rimaneva in silenzio e, soprattutto, in distanza, fin quando Maka non si girò verso di lei e porse la mano, invitandola a partecipare alla conversazione. Tra scambi di battute e punzecchiamenti tra Soul e Luna, i tre arrivarono a casa, entrando e sedendosi sfiniti. Soul medicò il ginocchio di Maka, per poi allontanarsi in camera sua e chiudere dietro di sé la porta. Seguirono attimi di silenzio tra le due ragazze, che si erano ritrovate da sole in cucina.
-Ho scoperto qualcosa di interessate sul manufatto.- Luna cercò di rompere il disagio creatosi, dopo essersi ricordata di cosa era successo al suo colo prima di incontrare Ikuto, -A quanto pare, il manufatto ha uno spirito proprio, che percepisce se l’altra parte del pezzo è vicino.- Luna disse questo, aspettando una risposta da parte di Maka, che però non soddisfò le sue aspettaive.
-Interessante.- Bofonchiò Maka, sorseggiando il thè appena fatto. Il silenzio calò di nuovo, rendendo difficile  respirare, nessuna delle due si guardava negli occhi.
-Sai.- Maka iniziò un discorso. –Oggi, vedendoti con Soul, sono stata invidiosa di te.- Ammise leggermente imabarazzata.
-Io sono invidiosa del rapporto intimo che avete. Sembrate davvero felici.- Ammise Luna per poi continuare:
- Ma se hai paura che Soul ti possa abbandonare allora ti sbagli.-
-Come fai ad esserne certa?- Maka era stranita dalle affermazioni di  Luna.
-Semplicemente vi osservo. Lui può essere freddo, pervertito, fastidioso, indecente, ingombrante e può far arrabbiare con la sua aria da cool guy, ma quando sorride, lo fa sinceramente solo se ci sei tu tirata in ballo. Credo che tu gli stia molto a cuore, e credo anche che sia lo stesso per te. Voi due create una grande squadra.- Luna finì il discorso abbracciando Maka, come per farle capire che non era arrabbiata per ciò che la maister aveva pensato.
-Stai dicendo che non dovrei sentirmi insicura?- Chiese Maka.
-No. Se tu sei insicura, lui sarà imperterrito. Vi completate a vicenda, per questo ero invidiosa del vostro rapporto.- Luna non cercò di nascondere i suoi pensieri.
Le due ragazze si abbracciarono, per poi salutarsi accorgendosi dell’ora tarda: le 21:47.
-Credo che andrò a dormire.- Luna salutò la sua amica e si chiuse in stanza, prese posto sul davanzale della finestra e fissò per un po’ la porta chiusa, finché non le luci spente. Appoggio la testa alla finestra e si concesse qualche minuto di relax. Passò le dita sul collo, sfiorando la bruciatura che era ancora leggermente presente. Posò poi, lo sguardo fuori dalla finestra, scontrando gli occhi con il buio della notte invernale. Le stelle stentavano a farsi vedere, mentre dei nuvoloni ricoprivano il cielo nero e possente. A Luna si illuminarono gli occhi all’idea che quelle nuvole potessero contenere la neve che lei amava. Purtroppo il luccichio sfumò appena una goccia d’acqua sfiorò la finestra. Tante piccole gocce, ad intermittenza, segnavano il vetro come delle vene, trasportando nuove fragranze, che Luna accolse nella propria stanza, dopo ver aperto leggermente la finestra. Guardò di nuovo fuori, accorgendosi di una figura familiare, e cercò subito di collegarla a qualcuno. Arrivò presto ad una soluzione, spalancando la finestra e usando un tubo massiccio, attaccato al muro della casa, per scendere sotto e abbracciare la figura incappucciata.
-Stavolta sei tu ad arrampicarti.- Disse la figura allegramente, fingendo un leggero spavento.
-So che i gatti sono solitari, ma non pensi di torturare troppo Kid?- Chiese Luna sorridendo alla figura che si tolse il cappuccio, mostrando degli occhi color ametista stupendi.
-Come sai che sto facendo soffrire Kid?- Chiese la gatta nera, sorridendo di rimando.
-Oh, andiamo. Oggi, per tutta la partita era depresso, tanto depresso che non si è nemmeno accorto di avere due calze diverse, cosa che rovinava la sua adorata simmetria.- Luna imitò uno sfogo di Kid, facendo ridere Tsugumi.
-Beh, è uke, quindi è abituato a queste cose.- Tsugumi riprese la calma, nonostante il suo respiro fosse rotto dalla risata.
-Ti sei accorta di conoscermi solo da un giorno?- Chiese la gatta nera ad un tratto.
-Lo so, eppure mi sento bene in tua compagnia. Riesci a farmi stare allegra.- Luna non ,ascheròi suoi sentimenti, facendo impercettibilmente arrossire Tsugumi. Le due ragazze chiacchierarono del più e del meno, per ben venti minuti, incuranti delle gocce che solcavano i loro abiti. Ad un tratto un tuono infranse il momento di relax, facendo sobbalzare Luna, che iniziò a tremare, anche se impercettibilmente.
-Che succede?- Tsugumi si accorse del disagio della bionda, chiedendole spiegazioni preoccupata.
-Non è niente. Ho sempre avuto timore dei fulmini, forse perché sono stata sempre sola durante i temporali, oppure perché i fulmini mi ricordano il fuoco.- Luna sorrise debolmente cercando di rassicurare Tsugumi.
-Sei sicura di stare bene?- Neanche il tempo di finire la domanda, che tutt’e due le ragazze starnutirono all’unisono, per poi scoppiare a ridere.
-Credo sia meglio andare a casa.- Disse Tsgumi soffiandosi il naso e porgendo un fazzoletto a Luna.
-Beh, credo tu abbia ragione.- Luna prese il fazzoletto e si avvicinò al tubo vicino al muro, pronta ad arrampicarsi, prima però fece una domanda:
-Ma almeno domani, alla festa per i nuovi arrivati, ci sarai?-
-Beh, se ti rende tanto felice vedermi, allora mi sacrificherò per te.- Tsugumi rispose con sarcasmo, abbozzando un inchino da gentleman e salutando l’amica, mentre pensava al momento in cui avrebbe rivisto Kid, il giorno, anzi la sera dopo, alla festa. Luna continuò a guardare le spalle di Tsugumi, finché quest’ultima non scomparve, inghiottita dal buio delle stradine poco illuminate. La ragazza dal nome celestiale, fece forza con le braccia e si arrampicò fino alla sua finestra, per poi entrare in camere, chiudere la sua “porta di uscita” e stendersi sul letto. Ripensò all’intera giornata, lasciandosi scappare un sorriso dopo aver constatato di aver trovato un posto in cui stare bene. Poco dopo, anche lei si abbandonò alle braccia di morfeo.

A Death City, in una parte non precisata, forse in una villa logora o nei sotterranei della città, Ikuto stava andando ad incontrare il capo della BloodLand.
Il ragazzo si fermò davanti ad un’immensa porta, costruita in legno, lucidata in nero e decorata da immense borchie grigie. Intorno ad essa, la pietra era scheggiata e rivestita da rampicanti, viscidi e maleodoranti che scendevano fino al pavimento marmoreo e vecchio. Ikuto picchiò la porta, come se bussare non bastasse a farsi sentire. Un “avanti” sordo e flebile si propagò da dietro quell’entrata, così Ikuto spinse la porta ed entrò in quella sala. La poca illuminazione, creata dai candelabri, permetteva di scorgere solo il pavimento nero e un grande trono in pietra dove, vestita di rosso e nero, sedeva una figura composta e dal portamento elegante.
-Cosa ti porta qui?- A parlare non fu la figura, bensì una ragazza in piedi vicino al trono. Si fece vanti, togliendosi il cappuccio e lasciando che i capelli rossi corressero lungo le spalle e le braccia. Gli occhi marroni, stonavano con la pelle chiara, mentre la bocca prendeva la forma di un ghigno di sfida.
-Non sono venuto a parlare con te, Roxy.- Ikuto la liquidò alla svelta, inginocchiandosi davanti alla figura seduta.
-Tu, dovresti portare un po’ di rispetto.- Roxy ringhiò arrabbiata, ma venne fermata dalla mano alzata della figura. La ragazza capì di dover stare zitta e tornò al suo posto, sotto gli occhi compiaciuti di Ikuto.
-Mi spiace disturbarla, ma avrei una richiesta alquanto urgente.- Ikuto cercò di essere il più formale e lusinghiero possibile anche se, per una persona del suo genere, era abbastanza difficile.
-Parla pure.- La figura rispose impassibile, pronunciando quelle parole come se stesse sfiorando velluto.
-Ecco, io sono infinitamente grato per il vostro sostegno, ma penso di voler vivere la mia vita in modo diverso,. Ikuto cercò di contenere le emozioni, sembrando calmo e resonsabile.
-Quanto sei impertinente. Dopo tutto quello che abbiamo fatto per te, pensi che questo basti per sdebitarti?- Rozy, al contrario, non si trattenne.
-Va bene.- La figura parlò di nuovo, attirando lo sguardo grato di Ikuto e quello stupito e interdetto di Roxy.
-Potrai allontanarti dall’organizzazione, ma solo dopo ver finito la missione che dovrai svolgere domani.- La figura finì l’accordo, allontanando Ikuto con un segno della mano, come per scacciare le mosche. Appena Ikuto uscì dalla stanza, Roxy fece molte domande alla figura:
-Non pensa che Ikuto possa tornarci utile? Perché lo ha allontanato? Potevamo usarlo ancora un po’!- La rossa sembrava arrabbiata e stava dimenticando con chi aveva a che fare. Ad un tratto la figura si alzò, uscendo dall’ombra e puntando gli occhi sulla ragazza.
-Non penso che, nella posizione in cui ti trovi, puoi avere da ridire sulle mie decisioni. Comunque ho pianificato tutto: faremo in modo che la missione di domani scombussoli così tanto la Shibusen, che Ikuto non avrà più posto in quella scuola e nemmeno quella ragazzina, quella Luna, vorrà rivolgergli la parola. Poi potremo attuare il nostro piano.- La figura, parlando, ghignava maligna, mentre nel suo sguardo balenava una luce di follia.
-Si, mia signora.- Roxy si inginocchio davanti a quella persona, chinando la testa in segno di rispetto.
Poco dopo, anche quel posto venne pervaso dal silenzio

 

 

*L’angolo dell’autrice*
Eccomi qua con questo coso…come vedete i cappy sono più lunghi del solito U.U E ne sono immensamente fiera. So di non aver aggiornato per molto, o aver recensito o risposto ai messaggi, ma ero in punizione…Ringrazio Shinear e Teony per il supporto che mi danno con le recensioni, senza di loro avrei cancellato la ff taaanto tempo fa. In questo cappy non si vede Shinigami, anche se, se ne parla…e vediamo Ikuto aprirsi a Luna, mi chiedo se starebbero bene come coppia? Ora ho bisogno di voi: mi serve un nomignolo per Luna, dato che bionda si confonde con Maka e “la nuova ragazza” no sta più molto bene. Aspetto vostri suggerimenti.
Che i colori dell’anima siano sempre luminosi.
Ayano01

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***



Capitolo 9
La pioggia scrosciante, bagnava incessantemente i vetri dell’appartamento di IKuto. Era una casa abbastanza umile, basata su una cucina, un bagno e una stanza, divisa in salotto e camera da una parete scorrevole. Le pareti bianche erano segnate dai riflessi delle gocce che, come ruscelli sulle montagne, scorrevano libere sui vetri. Il colore della stanza non era molto allegro, o almeno era oscurato dai nuvoloni che solcavano il cielo. Ikuto, dopo aver fatto una doccia mattutina, si accasciò sul divano e guardando il display dell’orologio, che segnava le sette di mattina, si accorse di dover rinfrescare l’appartamento, non che ce ne fosse primario bisogno, ma non gli piaceva l’arredamento scialbo e monotono, composto da: una tivù appoggiata su un comodino, un divano, un tavolino, con delle scatole dei ristoranti take-away sopra, e delle mensole con il necessario per rendere quella stanza un “salotto”.
Il ragazzo si sdraiò sul divano che, sotto il suo peso, scricchiolò debolmente. Ikuto si portò un braccio sugli occhi socchiusi, quasi a riprendere fiato da pensieri pesanti.
-Cosa c’è?- Chiese lo spiritello al suo padrone.
-Stavo pensando alla nostra missione. Mi chiedo cosa succederà dopo averla completata?- Ikuto rispose alla domanda di Gil in modo indifferente, sospirando ogni qualvolta ne avesse la possibilità. Si lasciò andare di nuovo tra le braccia di morfeo, non curandosi della puntualità e della scuola.

Luna si era preparata da una buona mezz’ora e stava aspettando in cucina i suoi coinquilini. Posò lo sguardo fuori dalla finestra, rendendosi conto che il tempo non era dei migliori. La pioggia si era rafforzata, come se cercasse di entrare nelle case in modo prepotente, le gocce picchiavano i vetri di tutte le finestre, lasciando intravedere solo il grigio del cielo mattutino.
-Siamo sicuri di essere in inverno?- Soul era appena entrato nella stanza, destando la ragazza dalla sua ispezione.
-Beh, credo che sia un inverno capriccioso.- Luna sbuffò stanca e svogliata, consapevole che quell’anno, molto probabilmente, non sarebbe caduta la neve. La ragazza si passò una mano fra i capelli, sorridendo dolcemente, al pensiero di voler vedere quei candidi fiocchi cadere dal cielo altrettanto bianco.
“Mi sento una bambina.” Pensò Luna, rendendosi conto di aver visto la neve molte volte, eppure le faceva sempre effetto venire circondata dal candore di quei piccoli fiocchi bianchi, simili a pezzi di cielo, come se quest’ultimo andasse in frantumi per rendere felici le persone del mondo. Si svegliò dai quei pensieri nostalgici, notando che Maka la guardava stranita.
-Voglio vedere la neve.- Disse, non preoccupandosi di sembrare una bambina viziata o capricciosa, in quel momento voleva semplicemente dire ciò che sentiva.
-Anche a me non dispiacerebbe vederla.- Iniziò Maka, aggiustandosi la divisa –Da tanto tempo non nevica. Mi mancano le sfide a palle di neve.- Finì la ragazza, indossando i guanti e mettendosi il giubbotto.
-Quindi ti manca la sconfitta?- Chiese Soul sarcastico, stuzzicando la sua maister.
-Hai ragione, mi manca vedere te, sconfitto dai miei tiri.- Maka ribatté pronta, innescando in Soul un moto di risposte. Luna li guardò battibeccare, divertita, constatano che i suoi coinquilini non volessero smetterla quindi ci pensò lei:
-Capisco che amate prendervi in giro ma, sono convinta, che non volete arrivare in ritardo alle lezioni del prof. Stein.- Disse lanciando un’occhiata in direzione dell’orologio in cucina. “Ma quanto corre il tempo?” Si chiese mentalmente, accorgendosi dell’orario tardo per quella mattina: le otto passate.
-Forza, prenderemo la moto.- Disse Soul convinto delle proprie parole.
-Ma se siamo in tre, in questo momento. E poi le strade saranno scivolose.- Maka sbottò sorpresa, preoccupata per la sua incolumità
-Possiamo anche andare a piedi, ma arriveremo in ritardo e bagnati fradici.- Soul ammiccò verso le ragazze, convinto di averle fatte ragionare. Le due ragazze si guardarono in cerca di soluzioni, ma alla fine accettarono il passaggio a dir poco spericolato. Salirono in moto tremanti, preoccupandosi di quello che le sarebbe successo.
-Sarà sicuro?- Chiese Maka, più per rassicurazione che per certezza.
-Andiamo, non è la prima volta che guido.- Soul cercò di sembrare maturo e subito dopo partirono.
La strada non durò molto, ma anche con la moto, il tempo non era stato clemente: i nuvoloni si erano rafforzati, come se stessero facendo dei dispetti, proprio per bagnare i tre coinquilini. Arrivarono in fretta alla Shibusen, prendendo una scorciatoia passante per una strada sconnessa e piena di pozzanghere. Ad ogni scossone per colpa di una buca, le ragazze saltavano, perdendo l’attrito del sedile. Maka e Luna, arrivate a scuola e sedute sulle panche, si lasciarono ad un silenzio sconvolto, rimpiangendo la decisione presa.
-Non salirò mai più su una moto. Mai più.- Disse Luna, asciugandosi il mantello, bagnato dall’acqua delle pozzanghere.
-Quanto la fate lunga. Non è stato così pauroso.- Soul disse indifferente, beccandosi occhiate di rimprovero da tutte e edue le ragazze.
-La moto non sarà l’unico tuo incubo.- Black*Star, da poco arrivato, si intromise malizioso nella conversazione. Dietro di lui, sorridente e gentile, spiccava Tsubaki, che salutò i presenti con un timido e silenzioso “ciao”.
-Che intendi dire, testa azzurra?- Chiese Luna scherzando e stringendo la mano dell’assassino in un saluto tra amici.
-Ieri hai perso la sfida. Oggi devi adempire alla punizione.- L’assassino era in visibilio all’idea di vedere Luna, la ragazza al suo pari, umiliarsi davanti al nemico.
-Peccato che Ikuto non sia in giro.- Disse Luna, cercando di scappare da quella situazione sconveniente. Ma, come per dispetto, il ragazzo in questione comparì sull’uscio della porta, circondato da ragazze, alcune non appartenenti alla classe.
-Questo sarà divertente.- Ammise Soul, non trattenendo un ghigno di scherno.
-Ma siete tutti contro di me??- Sbraitò Luna, disgustata dall’idea di addentrarsi in quella folla di oche che circondavano il ragazzo dai capelli argentei.
-Luna, diciamo che per colpa delle sfide, tutti siamo stati umiliati.- Ammise Maka, cercando di consolare l’amica.
-Maka, una volta, dovette camminare mano nella mano con Black*Star, tutto il giorno.- Disse Liz, appena arrivata, trascinando Kid, ancora depresso per il ritardo di Tsugumi.
-Che cosa hai, Kid?- Chiese Tsubaki titubante, accorgendosi del pessimo stano dello shinigami, il quale non si era accorto di un bottone mancante nella giacca.
-Sta così da due giorni, cioè da quando la gatta nera ha mandato un messaggio riguardante il suo ritardo.- Parlò la minore delle Thompson, in quanto il ragazzo dai capelli corvini non volle proferire parola. A Luna scappò un sorriso divertito, al pensiero di aver incontrato Tsugumi durante quei due giorni.
-Torniamo a noi.- Black*Star interruppe quel momento di preoccupazione nei riguardi del “povero” figlio di Shinigami.
-Luna deve compiere una cosa molto importante.- Ricordò Black*Star, calcando la parola “cosa”, come se stesse nascondendo un messaggio molto importante, che tutti capirono al volo, scorgendo subito della titubanza nella figura di Luna.
-Sei sempre stato così petulante?- Chiese Luna sarcastica, inviando uno sguardo malizioso e pungente all’assassino, che si crogiolava nel divertimento.
-Per te, sempre e comunque. Ora vai.- Proferì, mandando un occhiolino alla ragazza.
-Quindi mi darai pace se ci vado?- Chiese speranzosa di trovare veramente la pace in quel giorno già tumultuoso.
-Poi dovrai anche ballarci al ballo di benvenuto.- Ricordò Black*Star, divertito dalla reazione della ragazza che, scordatasi del ballo, si era lasciata al panico.
-Ora vai.- La incitò l’assassino, appoggiato da Soul, Patty e tutti i presenti che, chi più e chi meno, volevano vedere Luna in azione.
Luna iniziò a scendere le scale delle sedie,  con passo lento e fermo, cercando di prendere più tempo possibile: non voleva avvicinarsi ad Ikuto.
“Maledetta sconfitta”, imprecò nella mente, maledicendo una presenza astratta che era la causa del tormento della ragazza.
-Forza, non sei mica una lumaca.- Black*Star urlò dal suo posto, attirando l’attenzione di tutta la classe su Luna.
“Giuro che, se non muoio di imbarazzo, uccido quel montato da strapazzo”, si disse mentalmente, stringendo i pugni e posizionandosi davanti al nemico.
-Oh, un’altra gattina vuole parlarmi.- Disse il ragazzo ammiccando verso Luna.
La ragazza strinse ancora di più il pugno, chiudendo gli occhi in cerca di tranquillità per poter affrontare quell’impresa. Sì, per lei era un’impresa. Si era data pace con la sconfitta, ma dover pure subire una punizione, così imbarazzante, non le andava giù. Avrebbe preferito scappare, almeno si sarebbe inventata qualche scusa, ma come poter spiegare un abbraccio che, di lì a poco, avrebbe avuto luogo?
Per la prima volta, con parole invisibili, mai dette, maledisse il proprio orgoglio, suo compagno da molto tempo. Piegò le braccia, alzandole in modo impercettibile, sotto gli occhi confusi di Ikuto e sotto quelli divertiti delle persone che erano a conoscenza della situazione. Luna si mosse di poco, facendo un passo titubante, quando la campanella suonò e il professore Stein si presentò nella classe, cacciando tutte le ragazze intorno ad Ikuto e fermando quella punizione.
-Per la prima volta sono felice di vederla, prof. Stein.- Disse Luna pimpante, felice di esser scappata da quell’imbarazzo pressante.
-Ne sono lieto, ma non posso dire di ricambiare il sentimento.- Disse il professore, liquidando la ragazza gioiosa.
Luna si affrettò a sedersi, non accorgendosi di essere scrutata da Ikuto il quale, incuriosito dal comportamento della ragazza, voleva capire il perché di quella situazione.
Luna si sedette al suo posto, mandando un occhiata vittoriosa nei confronti dell’assassino che, intento nello scrivere su un foglio, non si accorse di quello sguardo.
La lezione procedette noiosa, con il solito tema della vivisezione che, nonostante sia stato praticato già molte volte, fece iniziare un chiacchiericcio di disgusto. Una mano tra la folla di alunni, attirò l’attenzione del professore.
-Ma perché non cambiamo argomento di lezione?- Un ragazzo, molto coraggioso, pose la domanda al professore che, oltre ad un bisturi, si limitò a lanciare delle occhiate sadiche verso la direzione del ragazzo.
-Se non vi piace potete pure uscire.- Disse con un sorriso angelico, troppo diverso dalla sua figura medica. Il professore aggiunse un’altra frase, quando notò che molti alunni si apprestavano ad uscire:
-Ovviamente, chi esce, non sarà presente al Grande Ballo.- Disse inviando una minaccia sottointesa, alla quale, tutte le persone, si arrestarono e tornarono al loro posto.
La Spartoi non si mosse dai posti, quindi non ci dovette tornare, mentre Luna guardava la scena sorpresa di come, semplici e veloci parole, potessero diventare delle intimidazioni minacciose. La lezione durò altri venti minuti nel silenzio totale, mentre tutti i ragazzi si annoiavano a sentire il professore proferire su animali sconosciuti. 

Luna si stiracchiò per bene, durante la pausa pranzo, alzandosi dalla sedia.
-Non vedevo l’ora che si finisse.- Confessò stremata.
-Sei stata davvero fortunata.- Le disse l’assassino che si era avvicinato al suo banco con tutta la Spartoi. –Ti ha salvato la campanella, sennò avresti abbracciato quel ninja davanti a tutti.- Constatò seccato, sedendosi su un muretto.
-Non mi dire che ti ho fatto arrabbiare.- Luna gli sorrise con fare innocente, abbozzando un sorriso divertito.  Il gruppo si divertì a parlare animatamente, proprio perché Black*Star e Luna continuavano a battibeccare sulla punizione, fin quando la ragazza non fece una domanda:
-Ma voi ci andate al ballo?-
-Ovvio!- Confermarono tutti insieme. In un coro scomposto di voci.
-Che ci vedete di bello?- Chiese annoiata, non convinta di volerci andare.
-Questo ballo è uno dei pochi eventi in cui ci possiamo rilassare. Ovvio che tutti ci vogliamo andare.- Disse Maka, squadrando la ragazza dai capelli biondo acceso.
-Ma i balli sono solo balli.- Luna cercò di rendere ovvia la cosa, destando dei sorrisi divertiti nei presenti.
-Non hai visto quelli della Shibusen.- Le anticipò Kid, ripresosi per un momento dalla sua “assenza” mentale.
-Non lo so, ci penserò su.- Disse Luna, facendo sorridere tutti.
-Aspetta un attimo. Ho capito il tuo gioco.- Urlò Black*Star colto da un’idea che incuriosì tutti ma fece sobbalzare Luna. –Stai cercando di scappare dalla tua punizione.- Urlò convinto, assumendo una posizione vittoriosa, tra le risate di tutti.
-Hai proprio ragione, infondo la mia vita gira sempre intorno a te, grande Dio.- Disse Luna sarcastica, abbozzando un inchino che fece scoppiare una risata tra il gruppo.
Ad un tratto, quel momento di ilarità venne interrotto dallo stridente suono della campanella, che accompagnò l’entrata del professor Stein, più scorbutico di prima.
-La lezione non verrà continuata. Il motivo? Devo occuparmi della sala per il ballo.- Annunciò Stein arrabbiato, provocando delle grida di felicità negli alunni.
Tutti si affrettarono ad andare a casa, a parte la Spartoi e Ikuto, che era indaffarato a parlare con una ragazza che non frequentava quella classe. Luna mandò un’occhiata disgustata verso quella coppietta, sperando di non doversi avvicinare a quei due. Si diresse verso la porta con un obiettivo in mente: scappare da Black*Star
-Dove intendi andare?- Chiese Black*Star, bloccandole il passaggio.
-A fare una passeggiata.- Disse Luna senza troppe cerimonie, sistemandosi meglio la borsa.
-Non ci sarà nessuno a salvarti stavolta. Ora vai e abbraccialo.- La incitò l’assassino maliziosamente. La ragazza gli mandò un’occhiataccia carica di parole non dette, poi però si avviò verso il ragazzo dai capelli d’argento convinta che così, almeno per un po’, l’assassino le avrebbe dato pace. Sorpassò la ragazza estranea e si posizionò davanti al ragazzo, fissandolo negli occhi.
-Stavamo parlando.- Le disse la ragazza estranea, che venne congelata da un solo sguardo e delle parole di Luna:
-Penso che non ti dispiacerà parlargli pure dopo.- Le disse indifferente, colta di sorpresa dal comportamento da oca che quella ragazza assunse. L’ estranea si allontanò mandando un bacio a Ikuto e uno sguardo di odio verso Luna, che la salutò con un sorriso di scherno sul volto.
-Cosa c’è, la gattina vuole giocare?- Chiese Ikuto sedendosi su un banco.
-Guarda, se questo fosse un gioco mi annoierei a morte.- Gli disse, liquidando in fretta qualsiasi domanda e avvolgendolo in un abbraccio. Era stato un abbraccio frettoloso, indifferente freddo, come se la ragazza si fosse avvicinata sotto costrizione, cosa che era alquanto vera.
-Non fare domande. Ho perso una scommessa. Questa è la mia punizione.- Formulò tre frasi concise per spiegare il suo comportamento, mentre Ikuto la guardava stranito.
-Dovrebbero darti più spesso delle punizioni.- Il ragazzo si divertì a prenderla in giro.
-Allora cercherò di fare la brava bambina.- Lo ammonì stanca e frettolosa di finire quella conversazione. Lo vide cadere nel silenzio, cosa che la fece sorridere. Si girò verso il gruppo di amici e si affrettò ad uscire dalla classe, che cadde nel silenzio quando anche Ikuto uscì.
La Spartoi si ritrovò all’entrata della scuola, accorgendosi che il tempo era leggermente migliorato. I nuvoloni erano ancora presenti e stavano ancora graffiando il cielo dal quale non cadeva più pioggia. Ora, tra quelle nuvole grigie, un sole stanco e debole, cercava di portarsi in alto.
-Noi andiamo da quella parte.- Disse Liz, trascinandosi dietro Kid, e Patty li seguì giocando nelle pozzanghere che segnavano ancora la strada.
-Io vado con Black*Star.- Si affrettò a dire Soul, incamminandosi verso una meta sconosciuta alle ragazze.
-Io vado in biblioteca e libreria, venite con me?- Chiese Maka, rivolgendo un sorriso alle due ragazze rimaste.
-Io andrò a casa, voglio sistemarmi un po’.- Disse Tsubaki con un filo di voce.
-Io invece andrò a casa.- Disse Luna, salutando le due ragazze e prendendo la strada diversa.

Stava camminando da diversi minuti, percorrendo la strada per il centro, dato che non aveva intenzione di andare direttamente a casa. Era circondata da case pittoresche, abbellite da murales di diverse dimensioni ma tutti con colori sgargianti e caldi. Si aggiustò il colletto del giubbotto, continuando la sua camminata verso un posto sconosciuto. Arrivò ad una piazza, abbellita da varie aiuole e panchine, sistemate intorno ad una statua della Spartoi.
“Alle persone che sconfissero il Kishin”, lesse mentalmente Luna, sedendosi poi su una delle numerose panchine. Appoggiò la testa allo schienale, scivolando inevitabilmente in giù, guardando verso il cielo incolore: il grigio non le dava nessuna sensazione. Si divertì a dare un senso alle varie nuvole che solcavano il cielo, organizzando le idee nello stesso tempo.
“Andare o non andare, è questo dilemma.” Rise, cambiando un passo dell’“Amleto” a suo favore.
-Non si ride sotto i baffi.- Una voce ormai conosciuta alla ragazza, si propago da dietro le spalle.
-Non si dovrebbe spaventare la gente in questo modo, Gatta Nera.- Luna si girò verso Tsugumi, sorridendo e calcando le due parole che costituivano il soprannome dell’amica.
-Si deve sempre cogliere di sorpresa.- Annunciò Tsugumi, come per spiegare il comportamento e scusarsi.
-Per te la vita è una battaglia?- Chiese Luna, non capendo le parole di Tsugumi.
-Ho visto molto anche se ho solo 18 anni.- Confessò Tsugumi, con una voce seria ma confortante.
-Aspetta.- Luna interruppe le parole della gatta sorpresa. –Tu sei più grande di me, di quasi tre anni.- Urlò Luna sorpresa, alzandosi dalla panchina.
-Oh, hai solo quindici anni?- Chiese stupita la gatta, convinta che Luna fosse più grande.
-Beh, questo mese ne faccio sedici.- Confessò Luna, lasciando che una smorfia le attraversasse la faccia all’idea del compleanno.
-Mi aspetto di essere alla festa.- Tsugumi ammiccò giocherellona verso Luna.
-Se ne farò una.- Precisò la bionda rassegnandosi alla forza di persuasione che la gatta aveva. Le due ragazze continuarono a chiacchierare per un tempo imprecisato, accorgendosi che il cielo aveva tutta l’intenzione di mandare un temporale.
-Sarà meglio andare.- Luna si alzò dalla panchina, porgendo una mano a Tsugumi, che la usò come leva per alzarsi.
-Aspetta, prendi questo.- Tsugmi fermò la ragazza, porgendole una busta rossa. Luna esaminò subito il contenuto, trovando un abito semplice ma di impatto: era un abito arrivante alle ginocchia, leggermente più lungo dietro e dominato dal colore argento, interrotto solo dal blu notte, quasi nero, del corpetto.
-Mi sono arrivate voci che, una certa persona, non vuole andare al ballo.- Disse Tsugumi giocosa, dando una pacca sulla spalla. –Ora non hai modo di rifiutare.- Finì la gatta ammiccando verso Luna, che era affascinata da quell’abito.
-Dove l’hai trovato?.- Chiese in visibilio, affascinata dai colori così inaspettati.
-Volevo comprare qualcosa per me ma, appena visto quell’abito, ho subito. pensato a te, finendo per comprarlo. - Ammise Tsugumi, incosciente della felicità che pervadeva Luna in quel momento.
-Grazie.- La bionda sussurrò una semplice parola, sorridendo felice, convinta di voler andare al ballo. –Credo proprio che ci vedremo sta sera.- Ammise facendo comparire un sorriso sul volto di Tsugumi
-Allora va a casa, mentre io continuo a cercare qualcosa per me.- Tsugumi fece per andare ma venne trascinata nella direzione opposta da Luna, che era stata colta da un’idea, a parer suo, perfetta. Corsero lungo una via affollata, dirette verso una meta conosciuta solo a Luna. Tsugumi si fece trascinare per tutta la corsa, assillando la sua compagna di varie domande, chiedendo spiegazioni sul suo comportamento.
Ad un tratto, Luna si arrestò davanti la vetrina di un negozio molto piccolo, rispetto ai grandi negozi che dominavano quella via.
-Eccoci, andiamo.- Luna incalzò la gatta ad entrare, portandola immediatamente nei camerini, dopo aver letteralmente afferrato un abito. Luna chiuse Tsugumi nel camerino, in “compagnia” dell’abito che la gatta si ritrovò a provare.
Poco dopo, la gatta uscì dal camerino con indosso quel vestito:
-Perfetta.- Disse meravigliata Luna, facendo un applauso a Tsugumi.
-Perché me l’hai fatto provare?- Chiese Tsugumi, guardandosi allo specchio.
-L’avevo notato mentre venivo qui. Prendilo come un ringraziamento per quello che mi hai comprato tu.- Le disse la bionda, ancora stupita della figura di Tsugumi che, in quel vestito, pareva una dea.
-Non pensavo ti sarebbe stato così bene.- Ammise Luna, facendo girare Tsugumi verso lo specchio e facendole le vedere quanto fosse bello il vestito: lungo fino alle ginocchia e rosso. Il colore dominante era il rosso, che andava a sfumarsi nel bordeaux verso la fine della gonna e sul corpetto, che non lasciava troppi spazi scoperti.
-Sono a conoscenza delle tue imprese, quindi penso che questo vestito ti renda bella senza esporti troppo.- Le disse Luna, andando a pagare il conto.
-Grazie.- Sussurrò Tsugumi leggermente rossa sulle gote, pensando al gesto dolce e premuroso di Luna.
-Ma perché mi stai ringraziando? Io ti ho dato solo un vestito, sei tu che l’hai reso così bello indossandolo.- Ammise Luna con le mani in aria, in una posa di assenso.
-Quanto siamo modesti.- Tsugumi rise, rimettendosi i vestiti di prima e prendendo la busta con l’abito.
-Ora è meglio andare. Qualcuno si deve preparare per incontrare un certo shinigami.- Luna provocò l’arroventarsi delle gote di Tsugumi, la quale era felice di rivedere Kid .
-Ciao ciao.- Luna si congedò da Tsugumi, salutandola con un amichevole segno della mano, ricambiato da un gesto altrettanto amichevole.
Le due ragazze presero due strade diverse, dirigendosi verso le proprie case.

Luna era pronta da mezz’ora: aveva fatto tutto con calma. Si guardò nello specchio dell’ingresso storcendo leggermente il naso: era abituata a portare pantaloni, ma il vestito che Tsugumi le aveva dato le piaceva molto. La ragazza non perse tempo nell’acconciare i capelli, volle lasciarli sciolti, lisci ma pettinati, e non si curò di nascondere le ciocche colorate del ciuffo o dei capelli, che provvide a sistemare ai lati del viso. Si mise degli stivaletti argentati, richiamando i suoi coinquilini, ancora intenti a prepararsi. Aspettò nell’ingresso per altri cinque, o forse sei, minuti, utilizzando quel tempo per sistemarsi il ciuffo colorato. Vide Maka comparire sull’uscio della porta del salotto, intenta nell’aggiustare la gonna viola.
-Dov’è Soul?- Chiese Luna distrattamente, provocando l’apparizione dell’albino nella stanza.
-Mi cercavate?- Chiese ironico, sfoggiando un ghigno compiaciuto.
-Convinto tu.- Lo zittì Maka, facendogli la linguaccia.
Uscirono accompagnati dal rumore cigolante della porta. Per tutta la strada parlarono del più e del meno, ridendo di gusto sui vari battibecchi che prendevano piede in quell’atmosfera. Arrivarono in fretta alla Shibusen, non accorgendosi del freddo pungente di quella sera. Luna, prima di entrare, diede un’occhiata al cielo, accorgendosi di come esso inviasse minacce di temporale attraverso le grigie nuvole.
Si affrettò ad entrare percossa da un brivido, che si insinuò nel giubbotto percorrendo la schiena della ragazza.
La sala era immensa, circondata da un porticato di colonne barocche, abbellite agli apici da scene di danza o giochi. Il parquet era lucidato e curato, mentre un palco per la musica era affiancato da un buffet ben ideato. Luna, non contenta di ciò che si trovava a terra, controllò anche il soffitto della sala, venendo travolta da affreschi delle più svariate immagini, accomunate da colori caldi e ben stesi.
-Non badate a spese. Si lasciò scappare, provocando la risata della Spartoi, che era appena arrivata.
-Anche i tuoi genitori non lo fanno.- Le ricordò Maka, facendola arrossire.
-Ma è la prima volta che vedo uno stile barocco così raffinato.- Ammise Luna, affascinata da quella sala immensa. Si spostò verso un luogo appartato insieme al gruppo, non volendo disturbare tutte le persone intente nel ballare. Stettero in disparte per qualche minuto, poi tutti presero le proprie strade: Black*Star si fiondò sul buffet, accompagnato da Tsubaki che cercava di calmarlo, Liz andò a ballare con un ragazzo mentre Patty consolava Kid ancora depresso. Soul e Maka andarono a ballare, dopo che Maka riuscì a convincere l’albino. Luna si guardò intorno, raggiungendo poi Tsubaki, con l’idea di parlare con qualcuno.
-Che te ne pare del ballo?- Chiese l’arma, sfoggiando un caldo sorriso.
-Beh, è caotico.- Ammise Luna, sorridendo di rimando, sentendosi a suo agio in quell’ambiente tanto caldo. Un suono di tromba fece cessare la musica e attirò l’attenzione dei presenti, che si girarono verso il palco che accoglieva Shinigami.
-Sono lieto di vedervi tutti. Vi auguro un buon divertimento.- Il discorso durò poco e niente, dando spazio al divertimento.
-Dovresti iniziare a cercare Ikuto.- Black*Star prese una pausa dal buffet, ricordando la punizione a Luna.
-Quando lo vedo, glielo chiederò.- Disse Luna, stanca di sentire il peso della punizione sulle spalle: voleva solo levarsela di torno.
Ad un tratto, gli occhi di Luna, vennero attirati da delle ciocche argentee, spiccanti tra la folla. Luna si avvicinò ad Ikuto, nel momento in cui non era circondato da ragazze, per non dare troppo nell’occhio.
-Ti va di ballare?- Chiese riluttante, facendosi notare da Black*Star, cosicché quello strazio finisse.
-Ancora in punizione?- Chiese ironico il doki.
-Si nota tanto? Ora, vuoi ballare?- Luna rifece la domanda, abbozzando un inchino di gentilezza.
-Va bene.- Ikuto acconsentì al ballo, invitando la ragazza con una mano. Iniziarono una sequenza di passi, mischiandosi nella folla, perfettamente sincronizzati.
Kid guardava quella coppia, sovrapponendo a loro, la figura sua e di Tsugumi.
-Sono abbastanza carini insieme. E il vestito che ho scelto per Luna, le sta davvero bene.- Una voce echeggiò dietro le spalle del corvino, facendo si che gli occhi di quest’ultimo si illuminassero.
-Tsugumi.-  Kid emise solo un suono che si tramutò in quel nome che tanto amava, abbracciando subito dopo a persona che si chiamava in quel modo. La gatta nera ricambiò quell’abbraccio carico di emozioni, fatto in silenzio, perché a loro bastava quel silenzio per dirsi “mi manchavi”.
-Ti va di ballare?- Propose Tsugumi, afferrando le redini della situazione. Kid accettò di buon grado e si diressero verso la pista, affiancandosi a Ikuto e Luna, la quale non nascose un sorriso, vedendo la coppia finalmente insieme.
-Sorridi alla vista di un altro ragazzo. Non hai riguardo per i miei sentimenti?- Chiese Ikuto falsamente affranto, asciugandosi una lacrima inesistente.
-Perché, tu hai dei sentimenti?- Chiese di rimando Luna, pronta ad affrotare un nuovo battibecco. La ragazza si sorprese vedendo che Ikuto non cercava di ribattere.
-Cosa c’è, il tuo drimer ti ha mangiato la lingua?- Chiese lei burlona, facendosi cullare dalle note del lento che stavano ancora ballando.
-No, stavo pensando a come siamo simili.- Ammise Ikuto per poi continuare:
-Io ho i capelli argentati, mentre il tuo nome fa pensare alla “luna” argentata, non ti pare destino? Dovremmo collaborare.- Le disse Ikuto, cercando di convincerla della sua idea.
-Possiamo anche essere simili, ma abbiamo due concezioni diverse del nostro lavoro. Penso che non potremmo mai collaborare, almeno non nelle posizioni in cui ci troviamo .- Lo rimbeccò lei, incapace di pensare ad un accordo tra i due.
-Hai ragione. Il lavoro può rovinare tutto, in qualsiasi momento.- Disse Ikuto, inchinandosi a fine ballo e dicendole parole incomprensibili, almeno in quel momento. I due si allontanarono lasciando posto alle altre coppie che avevano intenzione di ballare, tra le quali, ancora piena di energie, si trovava la coppia di Tsugumi e Kid.
Stavano ballando in perfetta sincronia, guardandosi negli occhi, mandando dolci parole all’altro, senza dover dire niente.
-Spiegami una cosa. Hai detto di aver scelto il vestito per Luna, ma perché ne hai scelto uno così semplice?- Kid interruppe il silenzio creatosi, curioso della spiegazione.
-Cosa ti colpisce nel vestito?- Gli chiese a sua volta Tsugumi, facendo anche attenzione alla complicata sequenza di passi.
-Non vedo cosa c’entra, ma credo che sia il colore argentato.- Ammise Kid, lanciando uno sguardo veloce a Luna, che chiacchierava con Maka.
-Esatto. Ti sei fornito la spiegazione da solo.- Lo incitò la gatta nera.
-Credo di non capire.- Confessò Kid, confuso dalle parole della partner.
-Vedi, anche a me ha colpito il colore argentato del vestito, e ho subito pensato a Luna. L’argento è un colore inaspettato, sembra spento e comune, eppure può brillare più degli altri colori, un po’ come Luna.- Cercò di spiegare Tsugumi.
-Ma allora non era meglio comprarle un vestito tutto argentato, senza quel corpetto blu, ma più elaborato?- Chiese Kid, facendo fare a Tsugumi una giravolta.
-Il blu è un altro dei fattori che mi hanno influenzata. La “luna” splende argentata solo la notte, dove domina su un cielo blu scuro apparentemente comune. Penso che Luna rappresenti perfettamente quel momento. Lei ha in sé qualità comuni, sulle quali domani la sua personalità argentea. Sì, lei è argentea come la vera luna.- Tsugumi finì quell’esauriente spiegazione, mandando un’occhiata furtiva all’argentea ragazza di cui stavano parlando, e sorrise: aveva dato un soprannome alla ragazza, una cosa comune, ma che in quel momento aveva qualcosa di “argenteo”*.
La musica si arrestò sfumando in note più dolci, facendo intendere che fosse l’ora di dare spazio a nuove coppie. Tsugumi e Kid scesero dalla pista di malavoglia, facendo intendere che avrebbero continuato all’infinito, l’importante che fossero stati insieme.
-State davvero bene insieme.- Disse Maka, dando un’amichevole gomitata a Kid, che sembrava rinato.
-Questo è tutto merito della mia partner.- Azzardò Kid rosso in faccia, facendo arrossire anche Tsugumi.
-Voi potete anche essere belli, ma io e la mia fidanzata siamo divini.- Urlò Black*Star, sorprendendo la Spartoi che si girò verso la coppia.
-Ma come? Quando?- Chiese Maka, abbracciando Tsubaki rossa.
-Black*Star me l’ha chiesto durante un ballo.- Spiegò Tsubaki timida, colorandosi di rosso ad ogni parola.
-Mi pare ovvio. Un grande dio come me, ha bisogno della sua grande dea.- Black*Star urlò una seconda volta, attirando l’attenzione di tutti i presenti in sala, che si congratularono con i fidanzati. Ad un tratto, quel momento di gioia, venne infranto da delle frecce che, frantumando le finestre, si conficcarono nel pavimento della sala. Gli ospiti, consapevoli del pericolo, si lasciarono andare al panico mentre le coppie maestro e arma presenti in sala, si abilitavano per proteggere gli invitati.
-Che succede?- Urlò Luna, schivando una freccia che le sfregiò l’abito, tagliandone un pezzo vicino alla coscia. “Sarò più libera”, pensò sarcastica, tirando fuori la scatoletta che teneva nascosta sulla gamba e tramutandola in un’asta con la punta tagliente.
-Un attacco a sorpresa. Dobbiamo proteggere gli ospiti che non sono in grado di combattere. Dividiamoci in più gruppi.- Maka afferrò la sbarra di Soul, consigliando un piano di difesa che venne ben accettato. Luna guardò tutti mettersi in moto, rimanendo colpita dalla molteplicità di armi che si trovavano davanti a lei.
Vide le “truppe” dividersi in due gruppi: uno faceva uscire gli ospiti dalla sala, mentre l’altro si era appostato per proteggere le persone che non erano ancora uscite. Luna si aggregò al secondo gruppo, notando tra le persone Maka, Kid e Tsugumi.
-Combatti da sola?- Luna ebbe il tempo di porre quella domanda a Tsugumi, prima di difendersi da una freccia.
-Ovviamente, si imparano molte cose combattendo da soli, e poi è figo.- Le rispose Tsugumi, tramutando un braccio nella lama di un’alabarda, per rimandare indietro una freccia diretta verso Kid, che stava proteggendo un gruppo di signore.
Luna fece roteare la sua asta, creando così un piccolo scudo che protesse Maka, intenta nel liberare un signore che si era ritrovato bloccato da una freccia.
-Grazie Luna…- Maka, cercò di ringraziare l’argentea, ma si fermò notando che la ragazza correva verso il centro dell’attacco, dove un pezzo di soffitto si stava staccando. –Luna!- Cercò di richiamarla senza risultati, quindi pensò di raggiungerla, ma la sua strada venne bloccata da una freccia e da un pezzo di affresco, il quale si stava a poco a poco sgretolando.
-Maka, che stai facendo?- La ammonì Soul. –Luna se la caverà.- Le ricordò poi, per farsi impugnare con più determinazione.
-Hai ragione.- Maka assentì, tornando a proteggere la sua parte di sala, che stava crollando.
Nel frattempo, l’argentea stava correndo verso un punto imprecisato della sala, schivando macerie, mentre rimandava indietro delle frecce con la sua asta. Arrivò alla sua meta, buttandosi a terra e spingendo una bambina che, troppo spaventata, sarebbe rimasta schiacciata da una colonna che stava crollando. La bambina si riscosse timorosa, guardando verso la direzione di Luna, che era stata ferita dalle macerie della colonna.
-Sorellona!- La bambina si avvicinò all’argentea, ricevendo un sorriso in risposta.
-Sono contenta che stai bene.- Le disse, tossendo per colpa della polvere.
-Mi dispiace.- Sussurrò la bambina, sentendosi colpevole della ferita di Luna, che aveva posto sul fianco sinistro.
-Come ti chiami?- Chiese Luna, rialzandosi dolorante.
-Angelina.- Rispose la bambina, lasciando che Luna le asciugasse una lacrima.
-Bene, come vedi non mi sono fatta niente.- Iniziò a tranquillizzarla, scorgendo poi una figura a lei ben nota. –Sai Angelina, la mia amica Raf ti riporterà dalla mamma.- Disse Luna, facendo comparire lo spiritello, che portò la bambina al sicuro dai genitori, mentre Luna si dirigeva verso una figura ben nota.
-Se cerchi l’artefatto ce l’ho al collo.- Disse, cogliendo di sorpresa il ninja, che stava cercando qualcosa nella borsa dell’argentea.
-Beccato. Anzi, non hai visto la parte migliore della storia.- Le annunciò girandosi.
-E non la voglio vedere.- Gli disse l’argentea, attaccandolo con l’asta, cercando di colpire punti strategici. Ikuto, di rimando, colpì il fianco della ragazza, facendola piegare dal dolore.
-Ups, ti ho fatto male?- Le chiese con finta preoccupazione.
-Ti piacerebbe.- Sputò la ragazza, attaccandolo di nuovo e continuando a farlo.
Continuarono ad attaccarsi o a parare colpi, finchè Ikuto non bloccò l’asta di Luna, finendo per bloccare l’intero combattimento.
-Cosa intendevi fare?- La ragazza pose la domanda con disprezzo, incolpandolo del suo malumore. Quel ragazzo aveva rovinato la festa, aveva ferito un numero imprecisato di persone e aveva cercato di rubare la metà di manufatto appartenente a Luna. Ikuto ghignò, arretrando e portando le mani in alto, come per ammettere di essere colpevole.
-Ripeto la domanda: cosa intendevi fare?- Luna gli rivolse un altro sguardo colmo di sentimenti negativi, minacciandolo con la scatola che si era trasformata in pugnale. Era riuscita a fermarlo in un angolo, mentre gli ospiti uscivano aiutati dai maister, che non dovevano più fermare le frecce, che cessarono di arrivare. Luna guardò di nuovo il ragazzo: era trasformato nella sua forma di doki e indossava la divisa di ninja come la prima volta che si erano incontrati e, come la prima volta, lei stava provando una sensazione di disgusto vedendolo davanti ai suoi occhi.
-Eddai, è solo lavoro.- Disse Ikuto, rendendo la situazione stranamente ovvia.
-Al diavolo il lavoro. Tu e la BloodLand avete messo in pericolo svariate persone con questo attacco.- Luna gli rinfacciò l’accaduto, sperando di renderlo sensibile a ciò che stava accadendo.
-Non mi dirai che ti ho tradito.- Disse lui roteando gli occhi.
-Si può tradire solo in un rapporto di reciproca fiducia. E siamo sinceri, tra di noi non c’è mai stato un rapporto, tantomeno uno basato sulla fiducia.- Luna sprizzava rabbia da quelle parole, come se del veleno stesse colando dalle sillabe di quella frase. La ragazza mandò un’occhiata a Ikuto, il quale rabbrividì vedendo lo sguardo di lei. Era ormai abituato a qualsiasi emozione delle persone, persino l’odio non lo smuoveva, eppure quello sguardo trasportava qualcosa di nuovo, che lo sorprese e gli fece aprire gli occhi. Lo sguardo di Luna era nuovo, gli occhi erano dominati da una scintilla nuova, mai vista dal ragazzo e sorprendentemente spenta: era l’indifferenza. Luna non provava niente in quel momento. Troppe cose erano successe in quella sera e lei aveva capito una cosa: aveva fatto uno sbaglio a parlare in modo aperto con Ikuto Lo guardò un’altra volta con quello sguardo freddo, con il quale lui rabbrividì, prima che un esplosione non destò entrambi.
-Vedo che le frecce funzionano.- Ghignò Ikuto, facendo un salto felino, e liberandosi dalla posizione di svantaggio. Luna si girò verso di lui, vedendo che non c’era più nessuno nella sala e che le frecce avevano iniziato a prendere fuoco, come per magia.
L’argentea, ben presto, si trovò paralizzata dalla paura: non riusciva a sopportare il fuoco. Spalancò gli occhi, capendo di essere rimasta sola, mentre Ikuto cercava di avvicinarsi a qualche finestra che lo portasse su un balcone. L’argentea cercò di muoversi, ma gli arti non sottostettero ai suoi comandi. Si coprì la bocca con un braccio, iniziando a respirare male per il fumo, cadendo sulle ginocchia, e tremando, nonostante la sala ardeva nel fuoco. Aveva gli occhi socchiusi, eppure vedeva quelle lingue infuocate nitidamente, riconoscendo ogni singolo avvicinamento da parte dell’incendio.
Nel frattempo, Ikuto era riuscito a raggiungere il balcone, e si girò per vedere Luna, trovando uno spettacolo tremendo: la ragazza si era accasciata a terra in una pozza di sangue, tremante, singhiozzando, forse per la paura o per la mancanza di ossigeno.

Tutti i presenti al ballo erano usciti dalla scuola e si erano sistemati in uno dei giardini annessi alla costruzione, tutti tranne Luna e Ikuto.
-Dov’è la sorellona?- Angelina si era ritrovata con la madre, fuori dalla Shibusen, e ora stava strattonando il suo cappotto, cercando Luna titubante, guardando l’incendio che si propagava nella sala.
-Starà bene, tra poco sarà qui.- Maka si avvicinò alla bambina, ricordandosi di aver visto come essa veniva salvata da Luna. Le accarezzò la guancia sorridendo, vedendo poi scendere una lacrima, quando gli occhi della bambina rifletterono l’esplosione che si propagò dalla sala da ballo. La maister si girò verso la scuola, lasciando che gli occhi si colorassero di nuove sfumature: panico e paura.
-Maka!- Soul strattonò la sua partner, alla quale si avvicinò tutta la Spartoi.
-Non vedo nessuna anima.- Confessò Maka, sgranando gli occhi, come per accertarsi che essi non mentivano.
-Hai ragione.- Kid confermò ciò che Maka aveva detto, abbassando il capo.
-Non è possibile. Quella ragazza non si sarà data vinta.- Urlò Tsugumi, attirando l’attenzione di tutti.
-In condizioni normali no, ma lei è sempre stata terrorizzata dal fuoco.- Maka confessò le sue preoccupazioni, trattenendo una lacrima in bilico.
I presenti stettero a guardare in silenzio, trattenendo le emozioni, persino le persone che non la conoscevano, avevano avvertito la tristezza.
Ad un tratto, il silenzio venne infranto da alcuni passi e Maka si girò, avvertendo un’anima, e sentendosi sollevata.
-Luna!- Urlò, facendosi strada fra la folla e arrivando a un corpo accasciato sull’erba, ustionato in più parti del corpo, ferito ma tremante, e ciò la fece felice: Luna era viva. Una squadra di soccorso si occupò della ragazza, mentre Maka arretrava verso Kid:
-Confermami una cosa. Poco fa c’era un’altra anima, vero?- Chiese la maister convinta di non essersi sbagliata.
-Hai ragione. Ikuto non è così cattivo come pensavo.- Lo shinigami confermò la supposizione di Maka, mentre il vero dio della morte cercava si apprestava a spegnere l’incendio coi professori.

In un’altra parte della città, Ikuto si era ritrovato al cospetto del capo della BloodLand.
-Signora, credo che lavorerò per l’organizzazione ancora per un po’.- Ammise facendo un inchino, sperando di essere accettato. La signora ghignò compiaciuta, non venendo vista dal ragazzo che aveva il capo chino.
-Cosa ti ha fatto cambiare idea?- Chiese maliziosa, già consapevole della risposta.
-Oggi ho incontrato un sentimento diverso da quelli conosciuti. Non penso di poter cambiare finché esso è presente.- Confessò Ikuto, consapevole di non poter mentire a quella persona. I suoi servigi vennero accettati, e Ikuto si congedò, uscendo da quella sala.
-Vedo che le mie frecce non hanno ferito solo quella ragazza.- Una voce maliziosa sibilò da un angolo poco illuminato del corridoio, facendo notare a Ikuto la scottatura che aveva sul braccio.
-Devo ammettere che in questo sei stata brava, Roxy.- Rispose Ikuto, pressando il nome della ragazza, come se schiacciando quel nome, potesse fare altrettanto con la ragazza. Roxy uscì dall’oscurità lanciando della fasce a Ikuto:
-Vedi di abituarti alle mie magie, perché non rimedierò più ai danni che ti procuri.- La ragzza si allontanò salutandolo con un gesto freddo della mano.
-Dannata strega.- Imprecò il ragazzo, sistemando le ferite e scomparendo nel buio.

 

Angolo autrice
*per chi non avesse capito, ho usato quella parola per dire che il soprannome era speciale, come speciale è l’argento secondo Tsutsu.*
Ed eccomi qua, alle 00:15 a pubblicare un nuovo cappy. Mi volevo liberare di questo coso che mi ha creato non pochi problemi, Siate clementi e perdonate eventuali errori, perché, come ho detto, l’ho scritto darti, e stanca XD.
Che i colori della vostra anima siano sempre luminosi.
Ayano01
P.s: nel prossimo capitolo aggiungerò Un’immagine di Tsugumi e Luna, insieme ad una del ballo U.U

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