Peccato

di Mai Valentine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Danza con me ***
Capitolo 2: *** Altare ***
Capitolo 3: *** Vivi ***
Capitolo 4: *** Redenzione ***
Capitolo 5: *** Errore ***
Capitolo 6: *** Buon Compleanno ***



Capitolo 1
*** Danza con me ***


Danza con me
 
 
 
 
I believe in you,
I can show you
that I can see right
through all your empty lies
 
La pioggia batteva sui corpi delle due giovani ragazze. I loro sguardi s’incontravano e scontravano. Il petto si alzava e abbassava a ritmo incostante. Le loro bocche erano chiuse in un bacio voluttuoso, frenetico, desiderato. Il corpo esile di Christa spingeva contro quello longilineo e nerboruto di Ymir. Le mani scivolarono, facilmente, sugli abiti bagnati. Le dita fredde del soldato senza cognome s’intrufolarono sotto la camicia bianca della sua compagna; il contatto con la pelle calda le procurò un brivido di piacere. Lenz gemette. Ymir spaventata ritrasse le mani, allontanandosi dal corpo e dalla bocca di Christa. La ragazza dai capelli biondi come il grano guardò con sorpresa la ragazza che aveva di fronte.
         «Perché?» domandò con voce flebile. Ymir ebbe paura di rispondere, non poteva dirle la verità, era troppo presto, presto per entrambe per svelare  i loro segreti più intimi.
«Perché?» insistette Christa afferrando la maglia zuppa d’acqua della compagna. Cercava una risposta, aveva paura di essere rifiutata, ancora una volta.
«Perché io non sono quello che sono e non posso portarti nel mio inferno. Sarebbe una colpa sporcare con il peccato una dea e questo non posso permetterlo» rispose con voce suadente, a tratti tremante, mentre accarezzava il volto della ragazza. Per quanto desiderava possedere Christa, sentirla tremare e gemere di piacere, mentre urlava il suo nome, non voleva, non poteva a condannarla in un incubo senza fine, non ancora, almeno.
                   Gli occhi color ambra si rifletterono in quelli chiari di Christa. Lenz sorrise. Era un sorriso sconosciuto ai più, perfino a Ymir stessa. In quel ghigno vi si poteva leggere malizia, solitudine, terrore … La giovane dalla pelle chiara come il latte tirò a sé la cadetta dalla pelle scura, la sua bocca incontrò l’orecchio dell’altra.
«Io sono figlia del peccato» gli occhi chiari brillarono nell’oscurità della notte. Ymir abbandonò ogni difesa, strinse tra le sue braccia, con forza, Christa e rispose.
«E allora danza con me».
         Nascoste dagli sguardi degli uomini consumarono il loro peccato.
 

Say goodbye,
As we dance with the devil tonight. 
Don't you dare look at him in the eye,

As we dance with the devil tonight?



 
Angolo Autrice:
Salve a tutti, questa storia doveva essere una flashfic fatta e finita e invece mi ha dato l'opportunità di pensare e costruirci sotto una raccolta, di sette, massimo dieci storie dedicate a Ymir e Christa. Il tema principale sarà il peccato.  Un abbraccio, Mai Valentine.
 
P.S: le note iniziali appartengono a Breaking Benajamin , la canzone è Dance with Devil.



 
 

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Capitolo 2
*** Altare ***


Altare
 
 
I passi lievi di una giovane ragazza attraversarono la navata centrale della grande Cattedrale della città. Christa raggiunse il centro della  Chiesa e si fermò. Volse lo sguardo alla sua compagna; era una richiesta muta di accompagnarla. Ymir, appoggiata a una delle colonne marmoree, scosse il capo. Innanzi a se aveva una creatura divina, un angelo e lei, in quel posto sacro, si sentiva un mostro, un demone.  «Vieni con me» la voce di Lenz rimbombò per la sala vuota.
         «Non fa per me» rispose con un sorriso mesto.
         Christa diede le spalle all'altare e si avvicinò alla ragazza dalla pelle scura. Erano viso contro viso. Ymir sentì la gola aggrovigliarsi in un nodo inestricabile. La ragazza dai capelli chiari afferrò la mano dell'altra.
         «Seguimi» non era una richiesta, ma un ordine pronunciato sottovoce. Ymir si lasciò guidare dalla sua compagna. Raggiunsero l'altare, le dita erano intrecciate. Christa alzò gli occhi verso l'alto, quelle immagini sacre le mettevano soggezione, paura. Si sentì giudicata, peccatrice. La sua compagna le cinse i fianchi con un braccio e con la mano libera la costrinse a  guardarla negli occhi.
         «Ci osservano».
         «Hai paura di peccare?» chiese Ymir con un ghignò beffardo.
         «No, perché ho già peccato». Christa si alzò sulla punta dei piedi e le sue labbra sfiorarono quelle di Ymir. Quando si allontanarono per riprendere fiato erano rosse in volte, sia per l'imbarazzo, sia per il desiderio che aveva risvegliato in loro quel bacio. La mora fece passare le dita, intrecciandole, nei capelli d'oro di Christa e seria in volto giurò.
         «Innanzi a Dio o innanzi al diavolo ti sposerò».
         Christa appoggiò il viso sul petto di Ymir, lo sentiva pulsare con forza e velocità e solo il battere costante dei loro cuori produceva rumore.
 
Angolo Autrice:
 
Salve e Buona Domenica a tutti. Eccomi qui con una nuova flshfic, spero che vi piaccia.  Se vi va lasciate un commento. 

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Capitolo 3
*** Vivi ***


 Vivi
 
 
 La luce della candela illuminava lo scantinato. La fiamma ballava accarezzata dal vento freddo che proveniva dagli spifferi della porta.  Christa appoggiò la schiena alla parete di legno, con occhi vigili controllava la maniglia d'ottone della porta. Sapeva che non sarebbe giunto nessuno, era un luogo isolato, perfetto per ciò che doveva fare. Afferrò il manico del coltello da cucina che aveva rubato dalla mensa; lo aveva nascosto tra il pantalone  e la camicia. Lo guardò esaminando la lama che luccicava sotto la fiamma della candela. Trasse un profondo respiro, il petto si abbassava e alzava, iniziava ad avere paura, a chiedersi: "quanto sangue si spargerà? Troveranno mai il mio cadavere? Oppure penseranno che sono morta divorata da un Titano?" non aveva tenuto conto, prima, di tutte quelle considerazioni perché a lei interessava solo morire.
         «Quello che va fatto, va fatto».
         Prese coraggio. Spinse la punta del coltello con la mano destra, tremante. Guardò la lama affondare nella carne bianca, le prime gocce di sangue macchiarono la pelle candida. Un duro contrasto. Christa sentì il cuore battere più velocemente, era pronta a proseguire in quel macabro intento, ma  fu un attimo: la porta venne aperta, abbattuta con un calcio. Il coltello venne strappato dalle sue mani e lanciato contro il muro di legno. Due tizzoni ardenti di rabbia e collera la fissavano. Le braccia alzate verso l'alto, i polsi bloccati da mani più forti e più grandi.
         «Ymir»  pronunciò il nome dell'amica con felicità, sorpresa, rammarico di non aver concluso prima il lavoro.
         «Cosa avevi intenzione di fare? Non credo pregare in silenzio» ringhiò la ragazza più alta.
         «Non sono affari che ti riguardano» per la prima volta nella suo tono di  voce era scomparsa tutta la gentilezza che la contraddistingueva.
         «Certo che mi riguarda perché tu sei affare mio». Strinse di più i polsi . Christa si morse il labbro per il dolore. «E poi non bisogna sprecare la propria vita... ». Ymir la lasciò andare. Lenz abbassò lo sguardo.
         «Anche se sei frutto di un errore, di un tradimento, di un peccato?» domandò con voce lieve stringendo i pugni. Ymir le baciò la fronte, le afferrò la mano e la portò all'altezza del cuore.
         «Non è peccato nascere, ma togliersi la vita si. In questo  mondo il nostro unico dono per cambiare le cose è vivere».
 
 

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Capitolo 4
*** Redenzione ***


Redenzione
 
 
 
Le parole del vescovo si profusero nella Chiesa a voce alta, come segno di monito ai fedeli. Le vene del collo erano gonfie e rosse, la mano stretta a pugno inveiva contro i peccatori.  I credenti ascoltavano annoiati l'uomo. Ad un tratto il silenzio. Ymir sfregò le mani sul pantalone strappato, aspettava l'entrata del coro. Dodici giovane ragazze, vergini e votate a Dio salirono sul pulpito, la voce soave delle fanciulle riscaldò i cuori degli ascoltatori che si svegliarono dal loro torpore. Ymir odiava la messa, odiava quella ipocrisia e tanto più odiava i suoi compagni di recupero: ex drogati ed alcolisti. Lei era lì solo per guardare la più piccola delle suore che spiccava su tutte le altre per bellezza e bravura. Era la punta di diamante, Christa.
         A fine funzione Ymir aspettò l'uscita della ragazza fuori la chiesa. La neve cadeva sui capelli, sui vestiti, sulle mani che si screpolarono a causa del freddo. Sapeva che le giovani sorelle prima di rientrare nel convento dovevano attraversare il giardino, quella era la sua occasione per parlarle. Nella confusione e nei saluti nessuno avrebbe badato alla sparizione di una suora. Arrivò. Era l'ultima che chiudeva la fila. Ymir nascosta dietro a una colonna l'afferrò per il polso e la spinse contro di lei. Christa si trovò innanzi a quella ragazza che aveva salvato più di un anno fa e che da sei mesi il loro rapporto si era trasformato da salvatrice ad amante. La suora fissava la sua antitesi dagli abiti larghi e dal sorriso malizioso. Ymir strinse tra le sue braccia la giovane, le bastava quello. Christa scosse il capo, non avevano molto tempo prima che notassero la sua scomparsa. Agì. La baciò. La donna più alta sorrise, approfondendo quel bacio voluttuoso partito dalla casta suora.
         «La mia anima sarà condannata alla dannazione» prese fiato.
         «Il mio compito è redimere i peccatori» annunciò rossa in viso mentre la mano di Ymir si intrufolava sotto la gonna dell'abito monacale.
         «E allora lascia che per una volta sia io a redimerti».
 
        
 
 
Angolo Autrice:
Salve e buone feste a tutti voi cari lettori. Spero che anche questa breve storia vi sia piaciuta. Come scrittrice mi farebbe piacere sapere se la mia raccolta vi piaccia, accetto qualsiasi tipo di recensione, sia positive, sia negative (se costruttive, sono sempre pronta a migliorare e ad imparare). Fatemi sapere cosa ne pensate. A presto, Mai.

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Capitolo 5
*** Errore ***


 Errore 

Due corpi nudi erano avvinghiati su un piccolo letto. La neve cadeva al di fuori della finestra, la terra era ricoperta da un manto bianco e morbido. Ymir sbadigliò rumorosamente. Christa si svegliò di soprassalto.
         «Che ore sono?» chiese la ragazza bionda.
         «Tardi» rispose la seconda alzandosi e vestendosi. Diede le spalle alla giovane che ancora restava nel letto.
         «Perché già ti rivesti?»
         «Perché non avremmo dovuto. È stato un errore» rispose Ymir afferrando la sua maglia scura. Non avrebbe dovuto cedere al vino, alla lussuria, al desiderio di possedere Christa almeno una volta soltanto nella vita. No. Era stato un errore che non doveva permettersi. Questo avrebbe complicato tutto il resto. Si era resa conto di amarla mentre Lenz gridava il suo nome nell'atto dell'estremo piacere. Lei era un mostro. Christa si alzò e si avvicinò alla sua amante. Era ancora nuda. Corpo contro corpo. La più piccola delle due spingeva il suo basso ventre contro quello di Ymir.
         «Ti sbagli, io sono come te».
         «Un mostro?» un sorriso sarcastico si dipinse sul volto della ragazza dalla pelle scura. Christa si leccò le labbra, fece scivolare le mani nel pantalone di Ymir. Trasalì.
         «In questo giorno di Natale il peccato ci attende».
         Ymir comprese e mentre il resto dei compagni giocava a palle di neve, dopo aver ottenuto un permesso speciale di Keith Shadish, l'istruttore; loro tornarono sotto alle lenzuola. Riscaldandosi l'una con il corpo dell'altra.
 
 
Angolo Autrice:
 
Due aggiornamenti in pochissimo tempo, fantastico! Dopo Redenzione questa piccola storia non mi convince molto, tuttavia ho voluto provarci lo stesso =). Sono qui per migliorare e crescere ed accetto ogni tipo di recensione.
 TANTI AUGURI DI BUON NATALE DA MAI VALENTINE!

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Capitolo 6
*** Buon Compleanno ***


Compleanno
 
 
Guadava la data sul calendario, triste. Odiava quel giorno, il quindici gennaio, il giorno della sua nascita. Avrebbe dato qualunque cosa per non  essere nata. Per non essere sulla terra. Per non vivere. In fondo a chi importava di lei? Lei era solo un fantasma. Un peso per gli altri, anche per i suoi compagni. Chi avrebbe pianto la sua morte? Nessuno. Si allontanò dal muro con sguardo cupo e tetro. La sua mente vagava verso oscuri pensieri. Christa, ignara di essere seguita con lo sguardo, lasciò la sala mensa mentre i suoi compagni continuavano la loro cena. Non voleva passare un minuto di più in quel luogo, con quelle persone che non si meritavano la sua compagnia e che non sapevano o che avevano dimenticato il giorno del suo compleanno. Era nata sola. Avrebbe vissuto sola. Sarebbe morta sola. Raggiunse la camerata. Si spogliò degli abiti piegandoli sul letto. Si raccolse sotto le lenzuola. Non aveva lacrime da versare. Un peso affondò il materasso. Ymir, scostò i capelli biondi di Chrsta, le baciò le labbra rosse come il sangue.
         «Buon compleanno Christa».
         Lenz chiuse gli occhi.
         «Io non merito questo. Io non merito nulla. Il peccato della mia nascita...» Ymir impresse il dito indice sulla bocca.
         «Tutti gli uomini nascono nel peccato. Non crederti speciale o diversa» ribatté il soldato dalla pelle scura. Christa non rispose e lasciò che le mani dell'altra si intrufolassero sotto la sua gonna.
         «Grazie, Ymir».
 
 
 
Angolo Autrice:
 
Che fatica scrivere in questo periodo, tutta colpa degli esami! Spero che questa breve storia vi sia piaciuta. Forse perché a me non convince troppo mi farebbe davvero piacere ricevere una vostra opinione. Un abraccio, Mai.
 
 
 

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