Neverland

di niallssweetsmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***



Capitolo 1
*** Prologue ***




Neverland

 

 

Da che mondo e mondo, tutti i bambini sono destinati a crescere, a diventare adulti, così da trovarsi un lavoro, essere madri e padri di famiglia, avere dei figli a cui dare la propria vita.
Ma ad ogni regola c'è sempre un eccezione.
Tutti i bambini crescono, tranne uno: lui.

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Capitolo 2
*** I ***



1



“E Cenerentola si librò in aria, lontano dall'ordinario e da ogni bruttura, e quando atterrò al ballo si ritrovò circondata in modo inappropriato dai pirati.” raccontò Lyndi, accompagnando le sue parole con gesti ed espressioni davvero realistiche, così tanto da far immedesimare i suoi fratelli, Brandon e Gordon, nella favola.
Si, le piaceva tantissimo raccontare storie, tanto quasi quanto scriverle e, vivendo in una Londra del 1904, poteva definirlo uno dei suoi hobby migliori, che non trattasse di studio o di faccende domestiche.
“C'era Ralf Maison, così brutto che la madre lo aveva venduto per una bottiglia di wisky. Vil Joux, che aveva su ogni centimetro di pelle un tattuggio ed, infine, il più crudele di tutti: Uncino!” gridò, facendo sussultare i suoi fratelli che avevano stampate, sulle loro faccie, espressioni terrorizzate.
“Con occhi blu come i ' non ti scordar di me ', tranne quando ti artigliava la pancia col ferro che aveva al posto della mano destra e, in quel caso, i suoi occhi diventavano rossi” sibilò, mentre Brandon, suo fratello di soli undici anni, brandì la sua spalla di legno, puntandola contro Lyndi.
“Ragazzina, disse Uncino, è per la scarpetta di vostra signoria che siamo qui” urlò, recitando un copione di cui, probabilmente, si era messo d'accordo con la sorella, puntandole il giocattolo alla gola mentre la rgazza contrattaccò con la sua arma improvvisata.
“E chi siete voi per sputare ordini e chiamarmi ragazzina?” sbraitò, iniziando così un vero e proprio duello e, nonostante Lyndi avesse quasi diciassette anni, spesso e volentieri sembrava averne undici come suo fratello.
E, mentre erano impegnati nella loro battagli, non si accorsero neanche che qualcuno li stava guardando dalla finestra, ad esclusione del cane Connie che abbaiò e quando i ragazzi, interrotto il racconto, andarono a controllare videro che non c'era nessuno. Né un uccello, né una foglia, e fu proprio quella notte che iniziarono le loro avventure.

**


Era una sera qualunque quando la zia Millicent andò a fare visita alla famiglia più felice e semplice dell'intera Londra. Il signor Darling, ad esempio, era un bancario che conosceva il prezzo di ogni cosa, persino di un abbraccio; La signora Darling, invece, era la signora più carina di tutta Bloomsbury, con una bocca dolce e biricchina su cui riposava un bacio, un bacio che Lyndi non riusciva mai ad avere. Eppure era lì, poggiato sull'angolo destro, in bella mostra.
Ed infine arrivava la zia Millicent, la quale riteneva che la presenza di un San Bernardo come Clodine abbassasse il livello generale del vicinato.
“Okay, ragazzi, smettetela di fare confusione, non siamo in una fattoria” li ammonì scherzosamente il signor Darling, facendo smettere di ballare in modo strambo i tre ragazzi, mentre la signora Darling finiva di suonare il piano, dissolvendo le ultime dolci note.
“Bravo, George, bravo.Tu si che sai educare bene i tuoi figli” disse la zia, applaudendolo leggermente e facendo imbarazzare il signor Darling.
“Tocca a Lyndi!” annunciò Brandon, seguito a ruota dal fratello “Si, ora Lyndi deve raccontarci una storia!”
“Che ne dici di Checko, che aveva inciso il suo nome sul carceriere di Ghoah?” disse estasiato Brandon.
“O Nudslam, con le mani messe al contrario” gli fece eco Gordon, incrociando le sue di mani per entrare meglio nel personaggio.
“Perbacco, come vengono istruiti i bambini oggigiorno!” gracchiò Millicent, mandando una leggera occhiata all'indirizzo di George, che sembrò sbiancare.
“Si zia, non sono molto colta ma conosco due o tre cosette sui pirati” affermò modestamente la ragazza “E la mia ambizione inappagata è quella di scrivere un romanzo in tre parti sulle mie avventure!”
“Quali avventure?!” disse, sgranando gli occhi per lo stupore e Lyndi non poté fare a meno di arrossire e abbassare lo sguardo.
“Beh, in realtà devo ancora viverle, ma scommetto saranno entusiastmanti” trillò entusiasta, saltellando leggermente sul posto.
“Ma bambina mia, i romanzieri non hanno un alta considerazione nella buona società e poi non c'è nulla di più difficile di dare in moglie una romanziera”disse piccata zia Millicent da quel suo comportamento infantile.
Ormai Lyndi stava crescendo, avrebbe dovuto ricevere un'educazione da signiorina, e poi un giorno chissà... forse futura moglie di alta borghesia – magari, proprio quel fortunato destinatario di quel suo 'bacio' nascosto
“Moglie?” domandarono all'unisono tutti gli uomini della famiglia con leggera sorpresa, si perché Lyndi non era altro che una ragazza di sedici anni che ne aveva ancora da scoprire riguardo la vita e parlare di matrimonio sembrava disturbare la quiete di quell'allegra.
“Ma zia, è ancora troppo piccola” disse la signora Darling, girando il piccolo seggiolino su cui era seduta, per guardare meglio la scena, ma Millicent la ignorò, guardando negli occhi la dolce e pura Lyndi.
“Su, avvicinati affinché io possa soppesarti” ordinò gentilmente la zia, e la ragazza si avvicinò con cautela, leggermente spaventata da quella richiesta.
“Proprio come immaginavo: Lyndi possiede un mento da donna” e tutta la famiglia sussultò, mentre la ragazza si toccava nervosamente il suo mento rotondo “Non l'avevate ancora notato? Guardate la sua bocca, esattamente nell'angolo destro, non è un bacio quello?” sorrise sorniona.
“Come il bacio della mamma” s'intromise Gordon stupefatto.
“E a cosa serve?” chiese Lyndi, con gli occhi che brillavano di curiosità.
“Serve alla più grande di tutte le avventure, coloro che lo trovano sono andati e tornati dal paradiso” e alla voce non poté non mancare quel tocco di teatralità.
“Che trovano cosa?”
“Colui al quale appartiene il bacio.”
“Oh, la mia Lyndi sta diventando donna” disse George, interrompendo quel momento magico.
“Quasi una donna” specificò Millicent.

**


Quando i genitori li spedirono a letto, non poterono fare a meno di trasgredire e fermarsi ad origliare la conversazione tra i loro genitori e la zia Millicent, perché Lyndi sapeva che si stava parlando di lei e, a darle supporto, i suoi fratelli erano lì per darle supporto e, nonostante fossero maschi, erano molto affiatati con sua sorella.
“Deve passare meno tempo con i fratelli e più tempo con me” annunciò Millicent, tenendo in una sua esile mano un bicchierino di Scotch “Inoltre deve avere una sua camera, non può rimanere lì per sempre” borbottò contrariata.
“George, la figlia di un impiegato non può aspirare a sposare bene tanto quanto la figlia di un direttore. Devi frequentare più feste, conversare del più e del meno con i tuoi direttori di banca. L'umorismo va molto di moda in questo momento.” e in quel momento George sperò che quello di zia Millicent forse umorismo, si perché nonostante fosse una impiegato della banca, un padre di famiglia, era anche una persona estremamente timida e parlare con le altre persone lo faceva balbettare.
“Umorismo, eh?” disse con voce tremolante, tracannando il suo bicchierino di Wisky.
E, dopo quello, Lyndi pensò di aver ascoltato abbastanza, trascinando i suoi piedi nudi sul pavimento freddo, fino a raggiungere la sua camera da letto.
Rimase, a differenza dei suoi fratelli, tutto il tempo a fissare il soffitto della loro camera, contando tutte le crepe che potesse trovarci e si addormentò solo quando tutti i componenti della famiglia si ritirarono nelle loro stanze, forse anche qualche minuto dopo.

**

Anche Connie ronfava quella sera, e il ragazzo non poté fare a meno di entrare di soppiatto dalla finestra per vederla da vicino, molto vicino. Con un leggero saltello si librò in volo, sfiorando quasi, col suo corpo, il corpo di Lyndi, mentre la sua mano percorreva i contorni del suo mento.
Leggermente infastidita, la ragazza, spalancò di scatto gli occhi specchiandosi in due magnetissime pozze blu che, però, fuggirono di scatto dalla sua visuale, facendola sussultare e cadere dal letto, aggrovigliata fra le lenzuola e il ragazzo ne approfittò per lanciarsi dalla finestra. Ma qualcosa andò storto.
Connie aveva afferrato qualcosa, qualcosa di sottile e opaco che si stacco dal ragazzo che andò a spiaccicarsi contro un muro e poi nel cassetto, che si chiuse con un botto.
Il ragazzo, d'altro canto, scappò, non lasciando neanche il tempo a Lyndi di affacciarsi alla finestra che scomparve.
Lyndi guardò fuori ma non c'era nessuno. Ne un corpo, ne un ragazzo.
Bah, il sonno le stava giocando brutti scherzi... forse.




My corner:
ecco il primo capitolo, con un aggiornamento da record per i miei standard,
spero vi piaccia da valere qualche recensione.
Ispirato al film di Peter Pan c: Ringrazio inoltre giulia e le due ragazze gentilissime che l'hanno messo fra le preferite/seguite <3

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Capitolo 3
*** II ***




2



Erano passati giorni da quello strano sogno – ammesso e non concesso che fosse tale – e Lyndi pareva avere la testa da tutt'altra parte. Nell'arco di una giornata si ritrovava sempre più spesso a pensare a quel curioso ragazzo, era diventato una specie di chiodo fisso e persino in classe, durante le lezioni di cucito, si era ritrovata a fantasticare su di lui, usando tutta l'immaginazione che aveva in corpo, immaginazione che poi si era trasformata in disegni che lo ritraevano, anzi scarabbocchi. Già, Lyndi non era mai stata una grande artista.
E mentre era occupata a finire un'altra delle sue 'opere d'arte', una bacchetta di legno colpì la sua pagina di quaderno provcando un schiocco assordante che riecheggiò per la grande aula, squarciando il silenzio e attirando l'attenzione di tutte le ragazza che, da brave qual'erano, stavano ricamando proprio come ordinato.
Ottimo, pensò Lyndi, sono fregata.

 

**

 

Secondo Lyndi, la signora Fulson – oltre ad essere la sua insegnante – era una subdola vecchia megera con la faccia da strega che si divertiva a rovinare le vite altrui perchè – probabilmente – lei non ne aveva una e, dopo averla rimproverata a dovere davanti agli occhietti vispi di tutte le sue compagne, le aveva categoricamente ordinato di fermarsi alla fine delle lezioni, per parlare del suo disegno.
“Se questa nel letto sei tu” iniziò la vecchiaccia con la voce da cornacchia, indicando la bimba – che tra l'altro somigliava più ad un fantoccio – nel letto che lei aveva disegnato “Che cos'è questo?” disse, indicando un secondo fantoccio, vestito con un' abito di foglie e un paio d'ali, esattamente sopra di lei. Insomma, sembrava un po' equivoca come cosa.
“Ehm, un bambino” disse Lyndi, con voce tremolante, e l'espressione che si dipinse sul volto della Fulson la diceva tutta, infatti dopo che ebbe scritto una lettera di indignazione, la spedì al signor Darling – tramite Billy, il baby postino lentigginoso dai capelli rossi – che stabiliva dei parametri di bacchettoneria persino per lei.

 

**

 

Intanto il signor Darling, seduto dietro la sua scrivania, si era esercitato a conversare per tutto il pomeriggio e adesso era giunta la sua ora. Nella sua direzione stava arrivando Ser Edward Curch, nonché presidente della banca, un uomo ben distinto dai capelli bianchi e dei folti baffi a cui piacevano le chiacchiere tanto quanto un bilancio ben riuscito, e il suo piano era davvero semplice: doveva solo scambiare qualche parola con lui, e sarebbe andato tutto alla perfezione se non fosse stato per le sue stupide gambe che, a quanto pareva, non ne volevano sapere di dar ascolto agli impulsi che il suo cervello le stava mandando.

 

**

 

Lyndi, seguita da Clodine – che, oltre ad essere un cane, era anche una tata – e i suoi fratelli, camminava a testa bassa come stesse andando al patibolo, ma poi il destino, sotto la forma di una bicicletta nera lucente, le sfrecciò davanti e in sella ad essa, un ragazzino dai capelli rossi e un berretto da postino.
“La lettera!” gridò Lyndi, guardando Billy sfrecciare dalla parte opposta che, dopo averla guardata e lanciato un occhiata furbetta, aveva iniziato a correre più velocemente e Lyndi, senza indugiare, iniziò a correre nella sua direzione ignorando i fratelli che le supplicavano di fermarsi.
In meno di due minuti, Billy – inseguito da Lyndi – si era ritrovato davanti a quell'imponente edificio, mentre sul suo volto si disegnava un sorriso spavaldo, un sorriso di chi sapeva d'aver già vinto, ma si ricredette dopo essersi accorto che la diciassettenne Lyndi era alle sue calcagna, e così aveva avanzato il passo. Okay, diciamo pure che aveva iniziato a correre. Insomma, non capita tutti i giorni di essere inseguiti da una ragazza, un cane e due ragazzini.
Nel frattempo, George si avviava a passo lento verso Ser Edward, mentre ripeteva cosa dire – neanche fosse stata un'interrogazione di greco antico – scaricando tutta la tensione sul foglio che aveva fra le mani e quando si era ritrovato faccia a faccia con lui, aveva iniziato a balbettare frasi sconnesse e solo la voce di Lyndi lo fece risvegliare da quella specie di coma ad occhi aperti.
“Papà, posso spiegarti tutto!” urlò a squarciagola, entrando come una furia nella banca, cercando di afferrare il ragazzino dispettoso e, perché no, dargli anche una bella lezione, ma Lyndi non fu l'unica a fare un ingresso trionfale.
Un San Bernardo correva a perdi fiato verso la sua padrona, ma ci fu un piccolissimo imprevisto: i gommini sotto le sue zampe, a contatto con il pavimento liscio e lucidato, la fecero sbandare e chi fu investito? Ovviamente George, seguito da Ser Edward e tutti gli altri.

 

**

 

“Sono stato umiliato!” sbottò George, strattonando il cane per il collare e trascinandolo in giardino, sotto le suppliche dei suoi figli che l'imploravano di farla rimanere, ma fu un tentativo del tutto vano, era troppo arrabbiato.
“Devo diventare un uomo temuto dai bambini e rispettato dagli adulti, altrimenti finiremo tutti sull'astrico” gridò, paonazzo in viso, mentre legava il cane con una catena, sotto lo sguardo triste e supplichevole di Gordon e Brandon.
“George, ti sentirà tutto il vicinato!” l'ammonì zia Millicent, contrariata da quel comportamento a dir poco infantile.
“E che sentano, che tutto il mondo sappia, questo non è un'animale da compagnia. Questo è un cane!” dichiarò sprezzante, strappando via quel fiocco che aleggiava sulla testa di Clodine, facendo dipingere espressioni scandalizzate da parte dei suoi familiari.
“E da domani cominci la tua istruzione con la zia Millicent. E' ora che diveneti adulta, ormai.” concluse rivolgendosi a Lyndi, che era troppo scandalizzata per dire qualcosa di concreto.

 

**

 

Quella stessa sera, i ragazzi non esitarono ad andare in camera loro e a lanciarsi nel loro letto, a caldo, protetti da qualunque male e la signora Darling, dopo essersi vestita di tutto punto per il galà di quella sera, salì al piano di sopra, pronta ad accendere i lumini e a dare la buona notte ai suoi adorati figlioli.
“Mamma, ma se i lumini sono accesi qualcosa può farci del male?” chiese innocentemente Gordon, sollevandosi appena dal cuscino, con lo sguardo vispo di chi non aveva per niente sonno.
“No, tesoro. Sono gli occhi che una mamma lascia per vegliare sui suoi bambini” disse lei, con un tono talmente dolce da far invidia al miele stesso, prima di accendere il lumino di Lyndi e spegnere il fiammifero ma, prima che potesse girarsi, la ragazza l'afferrò per il vestito, trattenendola.
“Mamma, devi per forza andare a questa festa?” chiese lei, sollevandosi e mettendosi a sedere, ricevendo dai fratelli un assoluta approvazione mentre correvano verso il suo letto, prima di sedersici sopra.
“Infatti, papà non può andare da solo?” sbuffò contrariato Brandon correndo fuori dal suo letto e mettendosi comodo su quello di Lyndi, mentre di tanto in tanto spingeva le gambe della sorella che lo infastidivano.
“Può andarci da solo? Vostro padre è un uomo coraggioso, ma avrà bisogno di un bacio speciale per affrontare i suoi colleghi” sorrise, sollevando il piccolo Gordon sulle sue ginocchia e stringendolo a lei stessa in un dolcissimo abbraccio.
“Papà, coraggioso?” chiese stupita Lyndi, la quale sgranò gli occhi a quelle parole, mentre una risatina di Brandon si librava nell'aria, come a dire che tutto quello era
impossibile.

“Ci sono molti modi di essere coraggiosi: c'è il coraggio di pensare agli altri prima che a se stessi e, certo, vostro padre non ha mai brandito una spada o impugnato una pistola, grazie al cielo, ma ha compiuto molti sacrifici per la sua famiglia. Messo da parte tanti sogni.”
“E dove li ha messi?” chiese ingenuamente Gordon, alzando il capo verso l'alto per guardare meglio la madre che gli sorrise dolcemente.
“Li ha messi in un cassetto. Certe volte, nel cuore della notte, li tiriamo fuori e li ammiriamo. Ma diventa sempre più difficile richiuderli di nuovo, eppure lui lo chiude. Ecco perché è coraggioso” disse in un sospiro, fissando gli occhi verdi – e umidi – della sua bambina, che le sorrideva tristemente.

 

**

 

Zia Millicent non aveva esitato a buttarli – letteralmente – fuori di casa, in balia di una tempesta di neve, liquidandoli con la sua solita frase “non tutto il male viene per nuocere” e penso sia un'inutile perdita di tempo elencare tutti i sotterfugi che George Darling stava cercando di trovare solo per rimanere a casa. Beh, comunque sia, la zia Millicent ebbe – come sempre – la meglio e, salutandoli con un gesto della mano, richiuse l'enorme portone con un tonfo sordo.
Finalmente, pensò zia Millicent, posso finalmente ritornare al mio libro.

 

**

 

Il pendolo dell'orologio era solito oscillare a destra e sinistra provocando un ticchettio davvero sinistro, ma zia Millicent era troppo occupata a leggere il suo noioso romanzo per accorgersi che – proprio quest'ultimo – aveva smesso di far rumore. Non si accorse neanche della finestra al piano di sopra che, magicamente, si era aperta, lasciando che qualcosa di luccicante e microscopico facesse capolinea nella stanza dei ragazzi e mettendo tutto in soqquadro, rimbalzando da una parte all'altra in cerca di qualcosa. Prima aveva controllato la cuccia del cane, poi sotto i letti, e aveva persino fatto cadere tutti i libri dalla libreria – rischiando anche di far svegliare Lyndi – ma non aveva trovato nulla.
Ma poi, uscendo in corridoio, notò un mobiletto e – senza farselo ripetere due volte – svolazzò fino ad esso, dando un'occhiata al suo interno attraverso la toppa e un sorriso malandrino si dipinse sul suo volto.
Nel frattempo, anche un'altra persona era entrata dalla finestra dei ragazzi e in punta di piedi aveva raggiunto la sua piccola amica che, facendo un verso simile ad uno squittio, gli indicava il cassetto.
“Shh” le intimò il ragazzo, prima che potesse svegliarli, e posando le sue mani su i due pomelli laccati d'oro inizò il conteggio. L'avrebbe colto di sorpresa.
“Uno, due... tre” contò, prima di aprire di scatto il cassetto, lasciando che qualcosa che somigliasse ad una sagoma – solo molto più opaca – uscisse fuori, ma lui l'afferrò a volo, solo che non andò tutto come pensava.
La piccola personcina luminosa – che era anche munita di ali – venne catapultata nel cassetto dove fino a qualche minuto prima di ritrovava la sagoma ed il ragazzo,che con dei riflessi perfetti aveva afferrato il piede dell'ombra, si ritrovò sbattuto a destra e a manca contro le pareti.
“Vieni qui tu!” ordinò, seduto sul mobiletto, le mani che stringevano la sagoma e i piedi che cercavano di far leva “Ti ho preso!”

 

**

 

Zia Millicent, che era piano di sotto, notò che il lampadaio di cristallo che aleggiava esattamente sopra la sua testa aveva preso a tremolare e senza indugiare si alzò dalla poltrna e salì le scale, pronta a fare una ramanzina ai suoi nipoti che erano ancora svegli sapendo che stavano trasgredendo al coprifuoco.
Quando si ritrovò difronte alla parete, rimase leggermente scandalizzata nel vedere un ombra che non sembrava la sua. Aveva i capelli spettinati, era magra e non era della sua altezza!
Ovviamente zia Millicent si preoccupò più dei suoi capelli che di quelle altre stranezze e, dopo essersi tastata la testa, si girò verso lo specchio, sospirando nel notare che la sua pettinatura era apposto ma, quando andò a girarsi, l'ombra era cambiata e questa la spaventò non poco.
Gettò uno sguardo all'interno della camera dei ragazzi e dopo aver notato che era tutto apposto, lanciò uno sguardo al libro.
Forse non dovrei leggere a quest'ora della notte.

 

**

 

Il ragazzo era seduto sul pavimento della stanza dei ragazzi mentre con un cubo giocattolo martellallava sul suo piede quella che – a quanto pareva – doveva essere la sua ombra, ma quella non ne voleva sapere di rimanere attaccata anzi, sembrava l'avesse appiattita ancora di più.
L'ombra gli strappo di mano il proprio piede, sventolandolo e facendogli notare cosa aveva combinato e il ragazzo, stizzito, gli lanciò il cubo in faccia. Ma si poteva colpire un ombra? No, ovviamente no, infatti quella non esitò a prenderlo in giro e a lui gli si inumidirono gli occhi. Che stupido!
“Ragazzo, perché piangi?” una voce femminile, quella di Lyndi ad essere sinceri, arrivò alle sue orecchie facendolo spaventare e senza che se ne rendesse conto si ritrovò sospeso in aria, mentre cercava di appiattirsi contro il soffitto per nascondersi meglio dietro il lampadario.
“Oh cavolo! Tu sai volare!” esclamò lei, portandosi le mani davanti alle labbra, cercando di nascondere un'espressione meravigliata.






Angolo autrice:
Ecco il secondo capitolo che - detto fra di noi -
non mi piace neanche un pò, ma serve per andare 
avanti quindi non prendetemi a badilate, sia per il
ritardo sia per lo schifo.
Inoltre voglio ringraziare ehjniall che ha fatto questo splendido banner e
che si è messa completamente a disposizione. Grazie cutie c:
alla prossima 
bye c:

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