Il Ritorno

di Raven_394
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 -prima parte- ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 -seconda parte- ***
Capitolo 12: *** AVVISO IMPORTANTISSIMO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Non si era mai sentita così, quella pancia enorme le faceva paura, Soprattutto le faceva paura il fatto che fosse sta creata da un ragazzo maledetto. Quando partorì per lei fu una liberazione, una Regina non poteva mostrarsi in quelle condizioni. 
La lasciò sul fondo del lago, pensando di ucciderla.
Ciò che non seppe è che quella piccola bambina coi capelli blu e gli occhi azzurri poteva respirare sott'acqua e che si salvò, venendo poi adottata da una famiglia di Shadowhunters.
Raven crebbe all'oscuro della sua vera natura.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Quella mattina Raven si svegliò presto. Era un giorno importante, lei e la sua famiglia si sarebbero trasferiti all'istituto di Roma. Raven amava quel posto: le basiliche, le rovine romane, era una città perfetta per lei che amava i libri e la storia. Sarebbero andati in una chiesa abbandonata in periferia, ma avrebbe potuto raggiungere in fretta qualsiasi posto. Era una ragazza tranquilla, taciturna, sia per la sua timidezza sia perché aveva spesso gli occhi incollati su un libro. Era minuta e aveva i capelli neri con le punte blu, le orecchie un po' appuntite e un occhio nero e uno azzurro chiarissimo, per via della sua discendenza di fata. Era stata adottata, lo aveva intuito quando era piccola, per via del suo aspetto, ma la famiglia non ne aveva mai parlato per non ferire i suoi sentimenti. Ma a Raven non interessavano queste cose, spesso non le capiva. Aveva già raccolto tutti i suoi libri negli scatolonied erano già stati trasferiti in quella che sarebbe stata la sua nuova casa. Prese le sue ultime cose e le mise nelle borse, poi scese in cucina, dove incontrò il resto della famiglia. La madre Maryon, bionda con gli occhi verdi, anni trentotto. Il padre Jason, castano occhi chiari, anni trentanove. Charlie e Cheryl, gemelli, castani occhi verdi, anni diciotto. Questa era la sua famiglia adottiva. Erano gentili e dolci con lei, e si volevano bene a vicenda, anche se l'unico che riusciva a capirla realmente era Charlie. Era un bel ragazzo, alto e muscoloso, con i capelli ricci e gli occhi verdi e di ghiaccio. Cheryl era la sua versione al femminile. Erano davvero buffi, si completavano le frasi e a volte dicevano le cose contemporaneamente. -Bene sei -iniziò Cheryl -pronta sorellina?- finì Charlie. Raven annuì. Fecero colazione velocemente e poi andarono al loro istituto dove la stregona Tessa li aspettava, come sempre accompagnata dal marito James, e questa volta con un bel pancino che segnava la gravidanza. Aprì il portale e finalmente la famiglia Ravenclaw arrivò a Roma.

Nella Corte la Regina dormiva. Quella notte, come molte altre notti negli ultimi sedici anni sognò una piccola bambina, con i capelli blu e gli occhi completamente neri. Si svegliò di scatto e si ritrovò davanti una faccia conosciuta -Sera Mia Bellissima-

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Sebastian dormiva apparentemente tranquillo affianco a lei. Era incredibile quanto potesse sembrare un angelo da addormentato, e quanto invece rispecchiasse il demone che abitava dentro di lui da sveglio. Alla Regina erano sempre piaciute le cose belle. Ora se ne stava lì, sdraiata nel letto nuda insieme a lui, e giocava con le bionde ciocche ricce del ragazzo. Anzi del finto ragazzo. Erano passati sedici anni, ma il suo aspetto non era cambiato, sembrava sempre un diciassettenne. La cosa nuova era la grossa e orribile cicatrice sul petto, dove l'aveva colpito Esforos. Le aveva raccontato che, proprio come ogni demone, lui non era morto ma si era rigenerato. Ci aveva messo sedici anni, e visto che anche Lilith si era rigenerata sarebbero stati guai per tutti. Lei non gli aveva parlato della bambina, si era limitata ad ascoltare e poi giocare con lui. Sperava che non notasse la sua ansia, perché se le avesse fatto domande avrebbe dovuto dirgli la verità, come ogni fata. Rimase a fissarlo tutta la notte, per poi sognare, dopo aver preso sonno, la sua bambina, addormentata sul fondo del lago.  

Raven aveva passato tutto il giorno nella biblioteca, non aveva nemmeno pranzato, e ora protestava in braccio a Charlie che la stava portando in cucina. Aveva sfogliato almeno la metà dei libri e ne aveva letti completamente una decina. Stava per iniziare un libro sulle fate, quando Charlie aveva quasi sfondato la porta e l'aveva presa di peso per portarla a cenare. La mise giù arrivati in cucina e chiuse la porta a chiave -Se provi ad uscire ti lego alla sedia, ci siamo capiti?- le disse Charlie in tono brusco, Raven annuì e si sedette a tavola col resto della famiglia. La cucina era più grande di quella della vecchia casa. Era rettangolare, il piano cottura, con le dispense, il forno e il frigo erano nella parete opposta a quella della porta.  Al centro c'era un tavolo tondo già apparecchiato, nella parete di destra c'era un'enorme credenza con stoviglie di ogni tipo, e sulla sinistra molte mensole, colme di libri, intervallate da grandi finestre che lasciavano vedere in lontananza il cupolone di San Pietro. Cogliendo il luccichio negli occhi della ragazza alla vista dei libri, Charlie le disse che parlavano di cucina, il che era vero, e subito l'entusiasmo della sorella svanì. Mangiarono pizza, vera pizza si ritrovò a pensare Raven, non come quella schifezza che mangiava a Parigi, ma vera pizza, e pensare che non si trovava nemmeno nella patria della pizza! Dopo cena andò finalmente in camera, una stanza di forma quadrata, con un letto attaccato alla parete di sinistra e una scrivania su quella di destra. Una porta sulla destra, portava al bagno-cabina armadio. Ci mise poco a sistemare tutto, a lei non interessavano troppo i vestiti, e i libri erano stati sistemati in biblioteca. Si mise il suo pigiama preferito, un grosso golfo grigio e dei leggins con la fantasia dell'universo, si mise sul letto e iniziò a leggere il libro che stava iniziando prima che Charlie la portasse via. La giornata era stata stancante e si addormentò presto.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Raven si svegliò di scatto, e subito si raggomitolò col viso nascosto sulle ginocchia, singhiozzando come una bambina. Quando si fu calmata un po', scese dal letto e andò in camera di Charlie, infilandosi sotto le coperte affianco a lui. -Che ci fai qui?- chiese il fratello assonnato. Vide l'espressione di Raven e gli occhi rossi, da cui scendevano lacrime silenziose -Sempre la stessa storia?- Raven annuì e si strinse a lui -All'inizio è tutto scuro e qualcosa di rosso mi porta non so dove. Poi diventa tutto blu e freddo e vedo qualcosa in alto, come una luce, e poi improvvisamente vedo degli occhi completamente neri, senza pupille nè niente, e un urlo lacera il silenzio- Charlie annuì -Dovresti leggere di meno, tutte le storie di demoni che leggi il cervello le rielabora sotto forma di incubi- poi chiuse gli occhi con faccia da saputello. Raven fece un mezzo sorriso e gli tirò un colpo -Almeno ti ho fatto sorridere - Ci riesci sempre- Charlie la guardò dolcemente e la strinse a sé -Dai non pensarci, ora cerca di dormire, domani affronteremo una giornata pesante. E poi ci sono io con te- le diede un bacio sulla fronte e la strinse ancora -Se stringi un altro po' mi soffochi- entrambi risero, e poco dopo si addormentarono, trascorrendo il resto della notte senza sogni né incubi.

-COSA??- queste sono le uniche parole che uscirono dalle labbra di Sebastian prima che i suoi occhi diventassero completamente neri e iniziasse a rompere tutto, facendo tremare tutta la Corte Seelie. La Regina aveva cercato di nascondere in tutti modi l'ansia, ma la sua natura di fata la tradì, e suscitò sospetto in Sebastian, costringendola poi a rivelare tutto. Era molto spaventata e cercava di dirgli parole che pensava potessero calmarlo, ma l'ira del ragazzo si placò solo dopo molte ore - Come puoi non avermelo detto? - Eri morto, come avrei potuto dirtelo? - Primo, non ero morto, ma mi stavo rigenerando. Secondo, intendo subito - Temevo la tua reazione - rispose la Regina sotto pressione - Ma non devi preoccuparti, l'ho uccisa! - Sebastian fissò la regina pensieroso - Ne sei sicura? Ti sei accertata che il suo cuore non battesse più e che il suo corpo non scomparisse? - No. L'ho solo lasciata nel lago...- Sebastian scosse la testa e iniziò ad armarsi

- Dobbiamo trovarla e ucciderla -

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Raven cadde a terra come un sacco di patate tenendosi il fianco -Così non vale però... - Devi impegnarti, non puoi stare tutto il tempo in biblioteca, sei una Shadowhunters non una semplice mondana secchiona! - Raven si rialzò a fatica, maldicendo Christopher, il suo nuovo "allenatore", come gli piaceva definirsi. Christopher era il figlio dei famosissimi Clarissa e Jace Herondale, che l'avevano chiamato così in ricordo del fratello maledetto di Clary, Jonathan Christopher, conosciuto come Sebastian. Raven conosceva benissimo la loro storia.Christopher era più grande di lei di pochi giorni. Aveva capelli castani, tendenti al rossiccio, e strabilianti occhi castano chiarissimo, con lievi riflessi verdi. Aveva dei muscoli invidiabili distribuiti in un corpo di un metro e novanta, che nonostante l'altezza si muoveva con grazia e agilità. "Troppa agilità" penso Raven, che si rimetteva in posizione davanti al ragazzo e agli sguardi increduli dei fratelli. Christopher partì subito all'attacco, cercando di colpirla con un pugno, che Raven schivò per un soffio, girandosi e tirandogli una gomitata. Ma lui le afferrò il gomito e la strattonò per poi tirarle un colpo alla pancia. Raven si piegò in due. Le ultime cose che riconobbe prima di svenire furono un pugno e un urlo.

- Hai evidentemente esagerato - Non pensavo che fosse così debole! - È una ragazza! - Raven ascoltava confusa la conversazione. Riconosceva la voce di Christopher, nella quale, sorpresa, trovava una sfumatura di preoccupazione. -Basta vi prego, mi state facendo venire il mal di testa- disse in preda al capogiro. - Rav! - Questo era Charlie, che subito si sedette affianco a lei, stringendole la mano. La sorella aprì gli occhi e si spaventò: erano tutti chinati su di lei, tranne Christopher che non aveva il coraggio di guardarla. - Come ti senti? - chiese Cheryl, che aveva lo stilo ancora fumante in mano - Come se un elefante mi si fosse seduto sopra - si mise seduta, e vide l'iratze disegnato sull'avambraccio - Comunque mi ha messa al tappeto solo perchè sono fuori allenamento, non perchè sono una ragazza - continuò punta nell'orgoglio, rialzandosi nonostante il capogiro. Charlie le mise un braccio intorno alla vita per aiutarla, ma lei lo scansò - Ce la faccio, ho solo bisogno di... prendere un po' d'aria - e uscì di corsa, per chiudersi poi nella biblioteca. Si sedette in una nicchia vicino al camino e scoppiò a piangere. - Una bella ragazza come te non dovrebbe piangere...- Raven avampò, alzando lo sguardo e vedendo niente meno che Jace Herondale, i capelli biondi e gli occhi ambrati che ricordavano il sole, un sorriso spavaldo e la figaggine in persona. Avrebbe dovuto incontrarlo a pranzo, di certo non in quel modo, piangendo come una bambina e con un occhio nero. Jace le si sedette accanto e le prose un fazzoletto - Io sono Jace, tu devi essere Raven - lei annuì imbarazzata - Chi ti ha ridotta così? - chiese Jace accennando all'occhio nero e all'iratze - I-io... non credo che lei voglia davvero saperlo... - lo Shadowhunter riflettè qualche secondo, per poi aggiungere - Per prima cosa dammi pure del tu. Secondo è stato Christopher? - Raven annuì, sempre più imbarazzata. Jace si alzò e le prose la mano. Lei la prese e si fece aiutare ad alzarsi, poi Jace le passò una mano sulla guancia e le asciugò le lacrime. - Andiamo a parlargli? - Ma non l'ha fatto apposta, cioè sono io che... - Sei una ragazza, non si trattano così le ragazze - Ma... okay - si avviarono verso la stanza degli allenamenti. Poco prima di giungervi sentirono delle urla e si precipitazione dentro la stanza, per trovare Charlie accanito contro Christopher e Cheryl che cercava di allontanarlo - Sei solo un idiota! - gli diceva tirandogli pugni in faccia.

Jace lo allontanò e lo tenne fermo, mentre Cheryl aiutava un Christopher gonfio in faccia, con diversi lividi e sangue che gli volava dal naso, a rialzarsi. Jace lasciò Charlie, che nel frattempo si era calmato, e si mise un braccio del figlio intorno alle spalle per portarlo in infermeria. - Ma cosa diamine ti è saltato in mente? - chiese Raven scioccata avvicinandosi - Io... lui... ti ha picchiata, e tu sei scappata via... Se l'è cercata! - Charlie... - Nessuno tocca la mia sorellina! Nessuno! - Raven sorrise e si fece stringere dal fratello, che le diede un bacio sulla testa - Ma vi rendete conto? Quello... QUELLO ERA JACE HERONDALE! - disse Cheryl emozionata. Raven e Charlie riesero, mentre la sorella prendeva il gemello per un braccio e lo trascinava verso la direzione presa dagli Herondale - Vieni Charlie, ora andiamo da lui e gli chiediamo scusa -

- Scusatemi, non so davvero come sia potuto succedere! - Non preoccuparti Maryon, se l'è meritato - Christopher stava zitto con lo sguardo basso, lasciando che la madre gli disegnasse degli iratze. I tre fratelli entrarono in infermeria, e Maryon fulminò subito Charlie con lo sguardo - Ehm... ciao mamma - Noi due facciamo i conti più tardi. Rav... ti fa molto male? - Maryon si avvicinò alla figlia e l'abbracciò-  Tranquilla mamma, sto bene - Christopher, sotto lo sguardo torvo della madre, alzò lo sguardo - Rav... scusa ho.. ho esagerato - Tranquillo, mettiamoci una pietra sopra - Cheryl, incantata guardando Jace, tirò una gomitata al gemello - Ahi! Oh.. già... ehm... Scusa Christopher, anche io forse... ho un po', come dire...? Esagerato - Il ragazzo annuì, tenendo lo sguardo fisso su Raven - Bene, ora che abbiamo fatto tutti pace, che ne dite se andiamo a mangiare? - propose Jace. Tutti approvarono, e si recarono nella cucina dell'Istituto.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Raven's POV

Finalmente addestramento con i coltelli. Certo non sarà la mia arma preferita, ma almeno non è quel saputello di Christopher ad "allenarci" oggi. Cheryl è al settimo cielo, non vede l'ora di sbagliare posizione per farsi correggere da Jace, nonostante nessuno abbia una mira come la sua... Ah no, quella sono io. Le frecce del mio arco non mancano un bersaglio. E poi l'arco è l'arma più bella mai inventata, e lo ritrovi in tutti i libri!

Mi metto velocemente la divisa, e mi guardo allo specchio. L'occhio nero, e il livido sempre nero che lo circonda, che poi non è nero ma violaceo, si abbinano alla perfezione. Mi dirigo verso la porta e aprendola quasi non mi viene un infarto: mi ritrovo il faccione di Christopher davanti, con una mano a mezz'aria come se volesse bussare. Tutte sarebbero felici di ritrovarsi un figo del genere davanti alla porta della propria camera, ma io no. Cioè, in fondo non è così brutto, ma è un saputello, e qui io sono l'unica che può permettersi di esserlo!

-Buongiorno - Giorno...- lo scanso e mi dirigo verso la cucina, ho fame e non voglio che quest'elemento mi rovini la colazione

-Come va?-

-Abbastanza bene- tralasciando te che rompi le scatole di prima mattina...

Mi segue fino alla cucina ed entrando vedo l'occhiataccia di Charlie quando ci vede entrare insieme. Mangio un panino quattro strati alla Nutella, e lo accompagno con un buon succo alla pera. Dopo un po' entra Jace nel suo splendore, vedo quasi la bavetta scendere dalla bocca di Cheryl, seguito dalla moglie e dalla figlia, Valentina, gemella diversa di Christopher, che discutono tranquillamente. Valentina è la ragazza perfetta. Alta, magra, bionda, occhi verdi, lentiggini, intelligente, simpatica e... l'ho già detto. 
Perfetta.

E infatti ora la bava la vedo scendere dalla bocca di Charlie.

Improvvisamente mi viene un nodo allo stomaco... non capisco perché... vabbè, meglio non esagerare, anche se dobbiamo solo lanciare coltelli, mangiare troppo fa male.

Quando tutti finiscono, Jace si alza e prende la parola -Bene dopo questa splendida colazione, possiamo andare a lanciarci coltelli- ridiamo tutti, e noto che Christopher non mi toglie gli occhi di dosso... credo che questo abbia problemi seri.

In palestra i ragazzi posizionano i bersagli, a distanze e di grandezze diverse. -Secondo te tradirebbe Clary per una più giovane e molto più bella?- mi chiede quella matta di mia sorella. Rido, ma contemporaneamente le tiro una gomitata, non voglio che si crei false illusioni.

Quando finiscono a turno iniziamo a lanciare. Il primo è Christopher, che non sbaglia un colpo e muove ogni singolo muscolo perfettamente. Valentina. Si, sono ripetitiva, ma lei è sempre perfetta, muove con grazia il braccio, e in un battito di ciglia il coltello è al centro del bersaglio. Charlie la fissa incantato, e quel nodo si fa risentire. Ma che diamine mi prende? Jace lo chiama, e lui si scuote distratto, andando al bersaglio e sbagliando. È risaputo, la sua arma è la spada, però dobbiamo allenarci in tutto... Ne sbaglia sette su dieci, e torna al posto demoralizzato. Gli scompiglio i capelli andando verso il bersaglio. Jace mi sorride e mi indica il bersaglio da colpire passandomi due coltelli. È un bersaglio rotondo, abbastanza vicino. Metto il piede sinistro avanti, e mi porto indietro con le spalle, caricando il braccio destro. Lancio e il coltello colpisce il centro. Ripeto il movimento, e il secondo coltello si posiziona affianco al primo. Per ogni bersaglio faccio sempre lo stesso movimento, aggiungendo un po' più di forza e velocità, e colpisco dieci bersagli su dieci. Torno al posto soddisfatta, ma trovo sempre gli occhi di Christopher che mi osservano e mi mettono a disagio. Tocca a Cheryl, che andando mi guarda complice e io rido. Mette il piede destro avanti. -Sei mancina per caso?- La mia amata sorella scuote la testa con aria innocente -E allora stai sbagliando metti la sinistra davanti e il peso indietro. Poi quando ti senti carica lancia il coltello, ovviamente prendendo la mira- Jace spiega mettendo le mani sopra le sue per farle "ricordare" la posizione esatta, e lei lo guarda estasiata. Lancia e il coltello colpisce il segno. Il secondo se fosse stata una freccia avrebbe diviso perfettamente in due la prima. Cheryl continua, e fa il massimo dei punti.

L'ora finisce e siamo liberi.

Torno in camera e mi faccio una doccia veloce. Amo la sensazione dell'acqua sulla pelle. Mi metto dei jeans e uno dei miei amati felponi. Prendo al volo l'astuccio e un quaderno e vado in biblioteca. Mi piace riassumere e segnarmi le frasi più belle dei libri che leggo, anche se sono testi storici e non racconti. Scelgo un libro a caso, e mi siedo su una poltrona vicino al camino. Non pensavo potesse fare così freddo in Italia! Apro il libro, ma non faccio in tempo a leggere il titolo che mi ritrovo davanti Christopher.

Ma cos'è? Uno stalker? Un assassino pagato per uccidermi?

-Sapevo che ti avrei trovata qui-

Il suo viso si apre in un grande sorriso. È più bello quando sorride in questo modo, e non con quel sorrisetto straffotente che ha di solito.

-Bè, mi hai trovata. Per quale motivo mi cercavi?-

-Oh bè... niente, volevo solo parlare un po'...-

-Ah...-

-Di che parla quel libro?-

-Stavo per scoprirlo, poi sei arrivato tu...-

-Che ne dici di leggerlo insieme?-

Leggere insieme? Che domanda è? Cioè un libro è soggettivo, e poi c'è chi legge più velocemente, e non voglio la sua faccia affianco alla mia.

-...okay-

I suoi occhi mi stavano implorando, non potevo rufiutare!

Si siede affianco a me, la poltrona è gigante e io sono piccolina, quindi in due ci stiamo. Appoggia il mento sulla mia spalla e iniziamo a leggere.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Raven non immaginava che Christopher potesse essere tanto intelligente e appassionato di libri. Lo stava rivalutando. Avevano letto insieme tutto il libro e poi ne avevano letto un altro e un altro ancora. Dopo erano andati a pranzo, e poi a fare allenamento con l'arco, e aveva notato che anche in quello era perfetto, non quanto lei, ma era vicino. I muscoli si tendevano insieme alla corda dell'arma, formando linee forti e allo stesso tempo delicate. La luce pomeridiana si rifletteva sui suoi occhi evidenziando le sfumature verdi. Dopo cena l'aveva accompagnata in camera e le aveva dato il bacio della buona notte -in guancia ovviamente. Ora Raven stava stesa sul letto a riflettere su quella giornata. Sospirò "Bè in fondo non è così idiota come sembra... cioè è solo un po' arrogante, ma si vede che è anche dolce... e anche figo, già molto... ma che diamine sto dicendo?"  Raven si alzò per andare dalla sorella, aveva bisogno del suo aiuto per capire quelle strane sensazioni, ma davanti alla porta trovò ancora il ragazzo -Christopher... che ci fai ancora qui?- chiese Raven sorpresa -Chiamami pure Chris, Christopher è troppo lungo. Ehm... senti, non so te, ma io sono ancora ben sveglio, e non riuscirei ad addormentarmi subito, quindi... che ne dici di stare ancora un po' insieme?- Raven sentiva il cuore battere forte, molto forte, troppo forte -Uhm... okay- Chris sorrise a trentadue denti bianchissimi, e Raven si sentì scaldata da quel sorriso. Lui le prose il suo braccio muscoloso, e lei lo prese, quasi aggrappandosi. -Dove la porto signorina?- Raven ci pensò molto: non voleva andare di nuovo in biblioteca, cioè ci voleva andare, ma non voleva sembrare noiosa, così propose la terrazza. 

La terrazza era una piccola striscia di cemento che girava intorno alla cupola della vecchia chiesa. Quella sera c'era un forte vento che fece rabbrividire Raven appena uscita dalla porta. -Freddo? - Perchè tu no?- Chris fece spallucce -A me piace il freddo, e non lo sento particolarmente. Però se tu hai freddo sarà meglio portarti al caldo- e così dicendo la strinse a sè, appoggiando il mento sulla sua spalla e sfregandole le braccia. -Come va adesso? - Me...meglio, grazie- Lui sorrise e la strinse di più a sè. Raven si sentiva svenire, e il cuore rischiava di rompere sterno e costole da quanto batteva forte. Era molto imbarazzata, nessun ragazzo l'aveva mai stretta così, ovviamente escludendo Charlie, ma lui era suo fratello, quindi non contava. Dopo un po' di incertezza si abbandonò all'abbraccio e si sentì riscaldata e protetta da quelle braccia forti che la circondavano. 

-Posso chiederti una cosa?- 

-Certo-

-Che origini hai? Sai i capelli per metà blu, gli occhi di due colori diversi, le orecchie un po' appuntite...- 

Raven esitò un momento: poteva fidarsi di quel ragazzo? In fondo non aveva mai parlato nemmeno con Charlie e Cheryl del fatto che pensasse di non essere imparentata con loro, o che sospettasse di essere figlia di solo uno dei genitori. Christopher si accorse dell'indecisione, e la strinse ancora. -Guarda che se non te la senti non è un problema, in fondo ci conosciamo da soli due giorni e non devi svelarmi tutti i tuoi segreti- 

-Bè se stringi ancora, non avremo più tempo di spettegolare- disse Raven con voce strozzata. -Ops- Christopher sciolse l'abbraccio imbarazzato, mentre Raven, dopo aver preso un po' d'aria, scoppiò a ridere. Anche il ragazzo, dopo l'inizale imbarazzo, si lasciò andare ad una risata. A Raven piaceva la sensazione di essere riscaldata dal suo abbraccio, ma non sapeva se e come chiedergli di stringerla di nuovo. Dopo ancora pochi attimi di indecisione si decise -Guarda che ti ho solo chiesto di allenatore un po' la presa, non di sciogliere l'abbraccio...- mormorò timida. Christopher rise, la strinse di nuovo a sé, e le scoccò un bacio sulla fronte. Raven affondò la faccia nel suo petto nascondendo un sorriso e il rossore che le saliva alle guance. Non capiva cosa le stava succedendo, non riusciva a pensare lucidamente e a non sorridere in modo idiota. Fra quelle braccia si sentiva sicura.

-Questo posto è bellissimo!- sottolineò Chris, come ad accrescere l'intensità del momento -Quasi quanto te- aggiunse mormorando, pensando di non essere sentito. Raven si strinse di più a lui in imbarazzo e osservò le luci della città, che ricordavano il cielo stellato di notte. Fosse stato per lei sarebbe rimasta con abbracciata all'amico tutta la sera ad osservare quello spettacolo bellissimo, ma purtroppo arrivò l'ora di andare a dormire, anche se intuiva che avrebbe passato una notte insonne. Tornarono di sotto tenendosi per mano, e anche stavolta Christopher lasciò a Raven un bacio sulla guancia. -Buonanotte mia piccola fatina- 

Raven chiuse la porta e si buttò sul letto, incapace di comprendere quelle strane emozioni che la circondavano. Si addormentò pensando agli occhi di Chris

-Credo di averla trovata.-

-Così in fretta?- chiese Sebastian al suo servo

Lui annuì -Si da il caso che abitiamo molto vicini.- 

-Perfetto- esclamò Sebastian compiaciuto del buon lavoro dell'allievo -Portala da me- 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Sebastian era sdraiato sul sontuoso letto della Regina, che faceva finta di dormire affianco a lui. Pensava alla figlia: probabilmente se non avesse avuto il sangue di Lilith che lo divorava sarebbe stato felice di essere padre e allevare una figlia, ma non era così. La parte "buona" che era in lui era morta, come il suo corpo quando Esforos l'aveva colpito; dopo ben sedici anni era rinato, ma il suo corpo e la sua mente erano il corpo e la mente di un demone; la parte umana non esisteva più. Odiava la figlia con tutto il cuore, era un essere troppo potente, e per certi versi lo spaventava la sua potenza.

Osservò la Regina, pensando a quanto fosse bella e allo stesso tempo crudele. Le fate l'avevano sempre affascinato, erano creature incredibilmente furbe e aggraziate, belle fuori e marce dentro. Un po' come lui, bellissimo e sexy fuori, dannato e divorato dentro. Faticava ad ammetterlo, ma gli mancava giocare con lei, osservare il suo corpo e assaporarlo... Ma non voleva avere altri inconvenienti. 

I suoi pensieri tornarono a lei, quella creatura di cui aveva paura. Pensò a com'era, se fosse alta, bassa, bionda come lui, o rossa come la madre. L'allievo gli aveva solo detto che abitava a Roma e che era appassionata di libri, ma presto gli avrebbe fatto avere una sua foto. Una ragazza acculturata... se aveva preso la furbizia della madre sarebbe stato difficile rapirla e ucciderla. Uno strano pensiero gli balenò nella mente: e se non fosse stato in grado di ucciderla, riconoscendo in lei suoi tratti, sentendo ciò che li legava? No, non poteva essere, non provava più sentimenti e desideri umani, non si capacitava nemmeno del fatto che un tempo fosse stato innamorato della sorella, quella piccola traditrice... L'amore e l'amicizia non esistevano per lui, solo rabbia e sete di vendetta. Se davvero fosse successo sarebbe stato un problema ma, e qui gli venne un'altro pensiero strambo, forse ci sarebbe potuta essere una soluzione. 

-Quanti anni hai detto che ha la creatura?- la Regina non rispose, facendo finta di niente. Non le piaceva il modo in cui riusciva ad aggirare i suoi giochi di parole fino a farle dire la verità. -Lo so che sei sveglia- aggiunse Sebastian. La Regina si girò e lo fissò, per poi rispondere: -Sedici, perchè ti interessa?- lui fece cenno con la mano di lasciar perdere. La regina avrebbe voluto insistere, ma sapeva che era pericoloso, perciò si zittì.

-Cosa ti ricordi di lei?- la fata aggrottò la fronte, ma dopo pochi istanti rievocò quei ricordi dolorosi per lei, non perchè aveva abbandonato la bambina, ma per la paura e l'imbarazzo provati. -Bè era piccola, però iniziavano a crescerle pochi capelli scuri sulla testa, e poi aveva gli occhi neri, tutti, completamente neri- Sebastian annuì e provò ad immaginarsela, ma non ci riuscì. La Regina, presa dalla curiosità, parlò: -Come mai ti interessa tanto Jonathan? Non starai mica pensando di allevarla?- Sebastian rise di cuore -Cara mia bellissima Diana, ti sembro il tipo adatto ad essere padre? No, no, stavo solo pensando che ancora non ha finito l'addestramento, e che forse potremmo controllare la sua forza, invece di eliminarla...- Diana ci pensò un po' su -Uhm... non pensi che prima dovremmo conoscere le sue capacità?-

-Potrei sempre andare a controllarla di persona...- la Regina scattò a sedere -Non credo sia una buona idea...- Sebastian si girò e la fissò -Invece lo è, e tu non puoi controllarmi, perciò quando l'allievo mi avrà consegnato tutte le informazioni, andrò da lei. Che ti piaccia o no- Diana annuì, anche se avrebbe voluto togliergli quel maledetto ghigno dal viso rinfilandogli Esforos nel petto. Si sentiva inutile ed usata, lei era la Regina della Corte Seelie, ma la sua forza si basava soprattutto sulla furbizia, e Sebastian era troppo potente per lei, soprattutto con quel pugnale di ferro che nascondeva sotto il cuscino, perciò aveva deciso di assecondarlo e approfittare della sua momentanea potenza e giovialità, per poi vendicarsi in un secondo momento. 

-Allora è deciso, presto conoscerò la mia cara figliola-


Intanto a Roma, nel chiostro della chiesa in cui viveva, Raven rifletteva osservando le stelle sdraiata sul prato umido. Negli ultimi giorni aveva passato molto tempo con Chris, per loro era quasi diventata una tradizione leggere un libro insieme e passare un po' di tempo sulla terrazza a chiacchierare prima di andare a dormire. Le piaceva passare il tempo con lui, ma si sentiva in colpa perchè le sembrava di trascurare il fratello: prima dell'arrivo di Christopher, Raven non aveva mai parlato con un ragazzo diverso da Charlie; i ragazzi che abitavano con loro nell'Istituto di Parigi non la calcolavano, e se le parlavano era per prenderla in giro, e lei quindi si rintanava in biblioteca, dove puntualmente Charlie l'abbracciava e la consolava. 

Non aveva mai pensato che un ragazzo si potesse innamorare di lei, o che lei stessa potesse provare simili sentimenti per un ragazzo diverso dal fratello: per lei Charlie era sempre stato il tutto che le rendeva la vita un po' meno difficile. Non che non volesse bene a Cheryl, ma passava molto più tempo con Charlie e Cheryl era sempre impegnata a farsi notare dai ragazzi. 

La cosa che però le rodeva di più era che lui non sembrava essere dispiaciuto della loro "lontananza", anzi, si consolava benissimo con Valentina, che lo seguiva come un cagnolino e faceva di tutto per farsi notare: magliette scollate, pantaloncini corti, faceva addirittura finta di non saper maneggiare una spada per farsi aiutare da lui!

Raven aveva una parola per definirla, ma qui non la ripeteremo, perchè non era un aggettivo troppo carino. 

Era ancora immersa nei suoi pensieri quando qualcuno le coprì la visuale -Buuuh- "Parli del diavolo, e spuntano le corna" Charlie si sedette affianco a Raven, mentre lei si alzava a sedere e appoggiava la schiena alla quercia che stava dietro di lei. -Ciao- disse fredda, mentre continuava a guardare il cielo stellato. Charlie aggrottò la fronte, colpito da quell'insolita freddezza -Hey Rav, che ti prende?- fece spallucce -Niente, cosa mi dovrebbe prendere?- lui la strinse a sè -Bè sei fredda... - Logico, c'è freddo- Charlie alzò gli occhi al cielo -Non intendevo fredda di temperatura, ma fredda di sentimento!-

Raven sospirò -Non ho proprio niente, semmai dovrei chiedere a te cosa ti prende, sono giorni che non mi rivolgi la parola nemmeno per salutarmi! Oh bè, ma cosa posso pretendere, sei troppo impegnato a farti notare da Valentina...- Raven si morse la lingua per essersi lasciata sfuggire quell'ultimo pensiero. Charlie la fissò, poi scoppiò a ridere, mentre Raven, imbarazzata ma anche molto adirata, avrebbe voluto sprofondare. Il fratello la strinse di più a sè e le scoccò un bacio sulla fronte. Sospirò e scosse la testa ancora divertito -Non posso credere che tu sia gelosa!-

-Non sono gelosa! Solo che da quando quella t.. brava ragazza è arrivata, tu non mi hai più degnata di uno sguardo...- Charlie si rabbuiò -Da che pulpito! Spiegami, da quando passi più tempo con un ragazzo che con i libri?- Raven lo allontanò con uno spintone -Almeno io parlo anche con gli altri, e poi non è vero che passo più tempo con Christopher che a fare altro!- Charlie si alzò adirato -Ah no? Ma se proprio cinque minuti fa vi ho visto in terrazza appiccicati come due cozze!- Anche Raven si alzò, rossa in faccia di rabbia -C'era freddo, ci stavamo solo scaldando col calore dei nostri corpi! E poi tu come fai a saperlo? Per caso ci spii? Poi sarei io quella gelosa, no?- Anche Charlie era rosso, e le loro voci iniziarono ad alzarsi -Non ti stavo spiando, volevo solo prendere un po' d'aria fresca, e trovo voi in procinto di fare cose sconce-

Raven riuscì a trattenere le lacrime, ma non riuscì a trattenere uno schiaffo, che risuonò nel silenzio della notte, lasciando un segno rosso sul bel viso di Charlie.

Lui si mise una mano sulla guancia, triste e visibilmente mortificato per le parole che aveva detto -Rav, scusa io... non so cosa mi è preso...- la sorella scosse la testa -Lascia perdere.-

Corse in camera sua, e si rintanò sotto le coperte piangendo. Aveva paura di aver perso il suo fratellone, e lei aveva bisogno di lui più di chiunque altro, non l'avrebbe scambiato per nessun Christopher.

Pochi minuti dopo sentì la porta della sua stanza aprirsi e richiudersi, e un peso sul letto. Un braccio le passò attorno stringendola. Riconobbe il profumo di Charlie, che affondò il viso dell'incavo del collo, sui suoi capelli.





Buongiorno a tutti 
Per prima cosa volevo augurarvi buone feste, come seconda volevo porgervi una domanda:
Chi pensate che sia l'allievo/servo di Sebastian?
Se pensate di saperlo ditemelo, e vedremo se avete azzeccato 
Baci vostra
~Rสv

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Sebastian's POV

Ormai erano due settimane che spiavo mia figlia.

Anche se, a dir la verità, non sembrava mia figlia... bassa, rachitica, capelli lunghi neri con le punte blu, un occhio blu ed uno nero. Quell'occhio nero era l'unico segno rivelatore della mia paternità. Non era forte, ma era molto intelligente, e aveva una mira eccezionale, le sue armi erano arco, coltelli e pugnali. Forse lavorandoci un po' sarebbe diventata una buona guerriera.

Ma c'erano comunque molti problemi: era troppo emotiva, troppo buona, e soprattutto piangeva così tanto che pensavo fosse strano che quella casa non fosse allagata. Diana ed io avremmo dovuto lavorare davvero tanto.

Mi stavo tingendo i capelli di un rosso orribile, il nero l'avevo già usato e avrebbero potuto riconoscermi, quando entrò nella stanza in tutta la sua regalità. Si sdraiò sul divano e mi fissò con un sorriso divertito. -Come mai tutto questo compiacimento?- chiesi irritato -Lo faccio anche per te sai...- Diana continuò a sorridere -Oh, lo so bene, ma è comunque divertente vederti tutto dipinto di rosso- prese un acino d'uva e lo mangiò -il rosso è un bellissimo colore- Lo faceva apposta: le piaceva irritarmi sapendo che non le avrei fatto nulla perché avevo bisogno di lei nell'addestramento della creatura. Maledizione a me e alla mia intelligentissima idea di accordare la nostra alleanza con il sesso, ma dico io si può essere più idioti di così? 

Finii di tingermi i capelli e mi guardai allo specchio: proprio come aveva detto Diana, ero tutto dipinto di rosso, c'era quasi più tintura sulla mia pelle che sui capelli. Sospirai e andai a farmi una doccia, ne avevo proprio bisogno. Il mio pensiero, come spesso in quegli ultimi giorni, andò a Raven. Già, si chiamava Raven.. Sinceramente era un nome orribile, ma dovevo accontentarmi. Se l'avessi cresciuta io, l'avrei chiamata Geneviève. 

Il giorno seguente avrei seguito l'allegra combriccola verso Anzio, perché avevano registrato una strana attività demoniaca. In realtà non c'era niente, ma avevo chiesto al mio allievo di manomettere le loro apparecchiature. Era arrivato il momento di incontrarla. 

Uscii dalla doccia e mi stesi sul letto, accanto alla regina che mi aspettava, sempre con quel sorriso compiaciuto. Appena mi stesi si alzò sui gomiti e mi passò una mano sulla guancia, accarezzandola. Ai piani bassi sentii un certo fermento, ma cercai di ignorarlo. Diana sorrise, questa volta più dolcemente (da quando è dolce?) si avvicinò e mi baciò. Rimangiai tutti i pensieri di qualche minuto prima: maledizione a me alla mia intelligentissima idea di non usare protezioni! La cinsi con le braccia e l'attirai a me, intrecciando la lingua alla sua. Andammo avanti così a lungo, poi mi misi sopra di lei continuando a baciarla -Mi sei mancata mia bellissima- sussurrai sulle sue labbra riprendendo fiato. Lei sorrise e mi posò le mani sul petto -Anche tu-

Credo che non ci sia bisogno di raccontare come continuò la serata. 

Il giorno seguente mi svegliai appagato e compiaciuto, mentre Diana dormiva ancora, col viso appoggiato al mio petto. Sorrisi inconsapevolmente. Mi alzai controvoglia: avrei preferito di gran lunga aspettare che si svegliasse e giocare con lei, ma mi aspettava l'incontro con Raven. Feci una doccia veloce e mi vestii: stupidi pantaloni mondani, camicia bianca ingiallita e scarpe che mi stavano troppo piccole. Nascosi un pugnale, dei coltelli e delle corde in una cintura sistemata sotto la camicia, e mi avviai verso l'uscita. Diana mi bloccò, non mi ero nemmeno accorto che si fosse svegliata, mi fece girare e mi baciò, poi passò un pennellino finissimo sulle guance. Alzai un sopracciglio confuso e lei sorrise ancora, era bellissima quando sorrid... ma che diavolo sto dicendo? -Ti ho disegnato un po' di lentiggini, così sei meno riconoscibile- annuii -Grazie, ora... devo andare, ci incontriamo più tardi- lei annuì a sua volta e mi baciò ancora, poi si allontanò. Adoravo quella sua indifferenza nell'andare in giro nuda.

Un po' inebetito uscii dalla Corte, e mi ritrovai come sempre in mezzo a delle rovine romane, di poco fuori la città. M’incamminai verso la chiesa dove stava la mia creaturina e mi fermai dietro al muro di un palazzo vedendola insieme ai miei nipoti e ai fratellastri... non avrei incontrato la mia cara sorellina e il mio adorato cognato. Pazienza, a loro avrei pensato più in là. Mi nascosi meglio, poi, quando erano a qualche metro di distanza, iniziai a seguirli, mentre loro avanzavano pensando che nessuno potesse vederli. Dopo poco presero un taxi per arrivare alla chiesa, ed io, che conoscevo già tutto il percorso, presi una scorciatoia a piedi, anticipandoli di pochi minuti. 

Mi nascosi nella cripta dell'edificio, sedendomi comodo su una vecchia poltrona e attesi. Mi ero preparato un discorso da fare a Raven, ma ero comunque inspiegabilmente in ansia. Presi una botte piena d'acqua e me la rovesciai sopra: volevo che mi vedesse nel mio vero aspetto. 

Dopo poco sentii la porta aprirsi e finalmente Raven entrò. Spalancò gli occhi appena mi vide, mentre Christopher chiudeva la porta alle sue spalle.

-Finalmente ci incontriamo figliola.-

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 -prima parte- ***


Caro diario,

scrivo a te perché non riesco a parlare con nessuno di ciò che è successo.

Io mi fidavo... pensavo che ci fosse davvero qualcosa tra di noi. E invece mi sbagliavo.

Ha spezzato il mio cuore, e non pensavo potesse fare così male.

Avevo sempre accettato la mia natura, ma adesso la cosa mi pesa. Sono un mostro... sono figlia di un ibrido e di una fata, sono qualcosa che non si è mai visto prima: un po' angelo, un po' fata, un po' demone e un po' umana.

Ho paura, paura di far del male alle persone che amo, paura che lui faccia del male alle persone che amo perché mi vuole con sé.

Probabilmente sarai molto confuso; credo sia meglio cominciare dall'inizio...

Gli strumenti quel maledetto giorno avevano rilevato energia demoniaca intorno alla città, il campo si estendeva per centinaia di kilometri, e il fulcro era ad Anzio, una cittadina sul mare.

Ovviamente niente era vero.

Le due coppie di gemelli ed io ci incamminammo diretti fuori dalla città, poi salimmo su un taxi. Christopher si sedette dietro con me, mentre Charlie si mise in mezzo tra Cheryl e Valentina, che gli stava attaccata peggio di una cozza. Mi prese la mano e la strinse, sorridendo teso. Davanti i ragazzi scherzavano, Cheryl e Valentina erano diventate migliori amiche.

Capii che la giornata sarebbe stata orribile quando Charlie e Valentina si baciarono. Christofer mi strinse la mano e distolse lo sguardo, evidentemente geloso della sorella, mentre se io fossi stata uno degli X-Men avrei bruciato i capelli biondi di Valentina solo con lo sguardo.

Arrivammo ad Anzio, e la nuova coppia s’incamminò mano nella mano, Valentina era tranquillissima, ma notavo una certa ansia di Charlie. Ci fermammo davanti ad una chiesetta a poche centinaia di metri dalla città. Non sembrava molto grande, ma in realtà nascondeva una grandissima cripta. Entrando lo sguardo veniva subito rapito dall'altare in oro, ormai rovinato dal tempo, che rifletteva ancora, anche se debolmente, la luce del sole che entrava da una finestrella posta sopra il portone d'ingresso; si divideva in una navata centrale e due ai lati, divise da alcune colonne semidistrutte e pericolanti; non c'erano panche e, oltre all'oro dell'altare, tutto ciò che anticamente poteva esserci di prezioso era stato rubato. Attraversai la navata col naso per aria, osservando il basso soffitto a volta rovinato dai segni di un incendio.

Ancora intenta ad osservare il soffitto, inciampai sugli scalini dell'altare, e sbattei il gomito a terra. Un brivido mi attraversò la schiena, non tanto per il dolore, ma per una strana sensazione che si propagava in me, qualcosa di maligno che mi annebbiò il cervello, facendomi venir voglia di rompere tutto e tutti. Charlie mi tirò su ed io barcollai un po', ancora presa da quella strana sensazione, che così com'era venuta, se ne andò.

-Tutto bene?- domandò Charlie premuroso? Annuii cercando di nascondere l'imbarazzo, mentre Valentina ridacchiava e Christopher sorrideva intenerito. Allontanai malamente Charlie (lo sai, ho sempre odiato fare la figura della debole e bisognosa, della secchiona imbranata) e dissi che stavo bene, mentre tenevo teso il braccio e nascondevo il dolore che provavo. Si avvicinarono tutti e Christopher mi mise un braccio attorno alle braccia attirandomi in seguito a sé e beccandosi un'occhiataccia di Charlie: in quel momento provai un'immensa felicità, ma se ci ripenso adesso, mi fa solo schifo.

-Ho trovato delle scale- disse Cheryl di ritorno dalla sagrestia -Scendono molto in profondità... da sola lì non scendo!- Valentina si avvicinò dicendo -Io vengo con te, voi che fate?-

-Io ho trovato un passaggio sotto l'altare, dobbiamo dividerci.- disse Christopher, stringendomi la spalla. Notai che era nervoso, così gli presi la mano e la strinsi, prendendo poi in mano la situazione: -Allora, i gemelli e Valentina vanno nelle segrete della sagrestia, mentre Chris ed io scendiamo sotto l'altare. Ci ritroviamo qui fra un'ora, e se uno dei due gruppi non vede arrivare l'altro entro dieci minuti va a cercalo. Teniamoci in contatto con i messaggi di fuoco, se succede qualcosa ad un gruppo, deve avvertire subito l'altro e tornare in superficie, per poi abbandonare il luogo assieme. Siamo d'accordo?- tutti annuirono stupefatti della mia presa di posizione, io sorridetti soddisfatta (e che cavolo ero e sono stufa di farmi trattare come una bambina indifesa) e mi avviai verso l'altare, tenendo per mano Christopher.

Mai l'avessi fatto!

Scendemmo almeno un milione di scale, sempre mano nella mano, con la sensazione maligna che cresceva in me scalino dopo scalino, fino a ritrovarci in una saletta austera, con una porta nella parete opposta. M’incamminai cauta verso di essa, quando Christopher mi attirò a sè sorridendo -Abbiamo un'ora intera prima di tornare dagli altri, godiamocela un po'- così dicendo chiuse gli occhi e mi baciò, eliminando la sensazione oscura che si stava impossessando di me. Provai un tripudio di sensazioni, mentre lui mi cingeva con le sue braccia spingendomi verso il muro e ci baciavamo con crescente intensità. Attorcigliai le mani sulla sua nuca, mentre le sue erano ovunque. Mi staccai per respirare un momento, appoggiando la fronte alla sua. -Wow... niente male per essere una secchiona- sussurrò Christopher vicino al mio orecchio. Ridacchiai e lo baciai di nuovo, assaporando le sue labbra vogliose. Scivolai contro il muro, e lui con me, e ci ritrovammo seduti a baciarci come se ogni bacio fosse l'ultimo.

Ero così felice... era il mio primo bacio, la prima volta che qualcuno al di fuori della mia piccola famiglia mi voleva bene... o almeno così pensavo.

Restammo in quella situazione per non so quanto, quando sentimmo un rumore provenire dalla stanza affianco, come di acqua che cade dall'alto creando una cascata. Ci alzammo immediatamente e accorremmo alla porta.

Prima di aprirla Christopher mi bloccò e mi diede un bacio.

-Qualunque cosa succeda, sappi che ti amo-

Quelle parole mi colpirono, soprattutto perché ho sempre pensato che l'amore nascesse dopo un po' di tempo che ci si conosce, non dopo poche settimane.

Aprii la porta e vidi qualcuno che non mi sarei mai aspettata di vedere: una visione angelica, ma allo stesso tempo peggiore di qualsiasi demone superiore. Spalancai gli occhi, mentre Christopher chiuse la porta, poi mi strinse a sé, come per proteggermi.

-Finalmente ci incontriamo figliola-

___________________________________________________

TO BE CONTINUED

Cosa succederà tra Raven e Sebastian? Riuscirà la nostra eroina a fuggire?

Lo scopriremo nella prossima puntata.

Okay lo so, era orribile, ma non sono riuscita a resistere alla tentazione. So già che mi pentirò amaramente di quello che ho fatto e che ritroverò minacce di morte nei commenti.

Lo so, sono cattiva a lasciarvi così, di nuovo col fiato sospeso, ma vi prometto che la seconda parte di questo capitolo arriverà molto presto, e non ci metterò un mese come con questo capitolo.

Vi chiedo scusa per l'enorme ritardo, ma avevo un blocco.

Spero che questo capitolo via sia piaciuto, anche la scena Ravenstopher e la nascita della Charlina(?). Vabbè ci siamo capiti. Probabilmente è un po' depresso come capitolo, ma credo che possiate capire come si sente la nostra povera Raven.

Ho una domanda per voi:

Chi preferite tra Christopher e Charlie e perché?

Io sinceramente non saprei,e nemmeno Rav lo sa, è molto confusa a riguardo.

Baci e enormi abbracci a tutti ❤❤

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Capitolo 11
*** Capitolo 9 -seconda parte- ***


"Figliola."

Se non ci fosse stato Christopher a sorreggermi, le mie gambe avrebbero ceduto.

Quello davanti a noi era Sebastian Morgenstern, il più temibile nemico che gli Shadowhunters abbiano mai avuto, peggiore persino del padre Valentine. E doveva essere morto...

"Finalmente ci incontriamo, figliola"

Figliola. Non avendo mai conosciuto i miei genitori, quella parola, pronunciata in quella situazione, fece sorgere un sacco di domande e dubbi, fece viaggiare la mia fantasia.

Fantasia che poi si rivelò realtà. 

Distolsi lo sguardo perché non riuscivo a reggere il confronto, e lo fissai su uno specchio posto sulla parete che dava le spalle alla sua sedia. Mi guardai negli occhi: uno azzurro, l'altro nero. Nero come la notte, un pozzo d'oscurità che t’inghiotte dentro di sé.

Nero come i suoi...

-Bé...? Per caso un demone ti ha mangiato la lingua?- cercava di fare lo spiritoso lui... Si alzò e ci venne incontro. Io cercai di indietreggiare, ma Christopher mi teneva stretta, un po' troppo stretta... Sebastian colmò la distanza fra di noi e aprì le braccia, mentre un ghigno gli si formava sulla faccia. -Lasciala andare Christopher, mi piacerebbe abbracciare mia figlia.- la conferma dei miei filmini mentali mi sconvolse a tal punto che non mi resi conto del fatto che Christopher obbedì immediatamente per lasciare che mio padre mi stringesse in un abbraccio. 

Mi stringeva forte ed io non riuscivo a muovermi. Ero paralizzata, perché non volevo che fosse vero... speravo fosse tutto un sogno... anzi, un incubo!

Nel frattempo Christopher era andato a sedersi dove prima c'era Sebastian ed io riuscivo a intravederlo, mentre fissava la schiena del mostro: sorrideva soddisfatto, mentre il mio cuore smettava di battere. Reagii in modo molto diverso da quello che mi sarei aspettata... -Stronzo- mormorai, e ovviamente il coso (si coso, è l'aggettivo migliore che mi venga in mente, perché non so come definirlo, se non come coso!) mi sentì. Si allontanò un poco, tenendomi per le spalle -Stronzo?- alzò un sopracciglio e rise. Avrei anche potuto definirlo figo se non fosse stato mio padre e un mostro!

-Si, stronzo. Sai cos'ha fatto il tuo nipotino?- pensai che se avessi fatto finta di reagire in modo positivo, sarei riuscita in qualche modo a scappare -prima mi ha mandato in infermeria a suon di pugni, poi ha iniziato a provarci con me, e proprio poco fa mi baciava come se avesse intenzione di portarmi a letto!- lo so, ero alquanto ridicola, ma fu l'unica cosa che mi venne in mente in quel momento. Pensai che, nonostante non mi avesse vista per sedici anni e fosse un coso, possedesse un po' di spirito paterno o almeno provasse un po' della solita gelosia che possiedono tutti i padri nei confronti delle figlie femmine. 

Bè, diciamo che ci avevo quasi azzeccato. Il sorriso morì sul volto di entrambi, solo che su quello di Christopher apparve la paura, mentre quello di Sebastian fu rimpiazzato da un ghigno arrabbiato. 

Lo so, lo so caro Diario, l'aggettivo arrabbiato si usa solo sugli animali, specialmente quelli affetti da rabbia, sarebbe più corretto adirato, ma lui era proprio arrabbiato

-Cosa hai fatto tu?- Christopher alzò le mani in segno di difesa -TI AVEVO DETTO DI NON TOCCARLA!- urlò mio padre. Avevo paura, forse non era stata una buona idea... 

Sebastian estrasse una spada e fece per infilzarlo, ma lui si toccò un dito e sparì. 

Nel frattempo tracciai sul braccio molto frettolosamente, e infatti non funzionò, una runa creata da Clary: due estremità di una linea curva che si inseguivano e attorcigliavano creando molteplici simboli simili a tanti otto, in modo circolare, senza però incontrarsi. Avrebbe dovuto rendermi invisibile, invece non funzionò, e mi creò un grande dolore. 

Mi accasciai a terra tenendomi il braccio, trattenendo lacrime e urla. Lui si girò, aveva la faccia contratta dall'ira, le vene di tempie e collo pulsavano. Si avvicinò con grandi falcate, mi prese di peso e mi sbatté al muro. 

Tutto il mio coraggio si spense.

-Ti ha toccata? Se l'ha fatto, lo uccido. Tu sei mia... ti ho creata io e nessuno può toccarti apparte me!- 

Caro Diario, pensa se fossi stata una di quelle troiette che rimangono incinte a sedici anni, invece di una secchiona rachitica...  

Scossi la testa, il dolore aveva annodato le mie corde vocali, e lui mi stringeva così forte che mi mancava ancora il respiro. -Dimmi la verità!- mi urlò in faccia. Le lacrime iniziarono a rigarmi il volto, perché ovviamente io non riesco mai a non piangere come una bambinetta di cinque anni, ma se pensi che questo l'abbia impietosito ti sbagli di grosso. Mi strinse ancora più forte, e iniziò a sbraitare un sacco di cose, molte delle quali nemmeno riuscii a capire. -Sei mia figlia... una Morgenstern, non può essere così debole...- la mia testa si riempì di aggettivi attribuitimi come danno, pericolo, inutile... Le lacrime continuavano a scendere sul mio viso, mentre il dolore dal braccio si diffondeva e lui continuava ad urlarmi contro e sbattermi contro il muro. 

Persi la cognizione del tempo, che sembrava non passare mai. 

Non so quanto rimasi lì, cosa lui continuò a fare dopo che svenni... so solo che mi sono risvegliata all'Istituto. 

Ora ti devo lasciare caro Diario, non riesco più a scrivere, la mano mi trema e mi da fastidio bagnarti di lacrime. 

A domani, buona notte caro amico 

 

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Eccomi, finalmente ho aggiornato. Lo so, lo so, vi avevo promesso che avrei aggiornato prima, però sapete la scuola, lo sport... vabbè alla fine ho pubblicato, ed è questo l'importante, no?

Spero che questo capitolo vi piaccia, se invece succede il contrario mi piacerebbe leggere le vostre critiche per migliorare. 

Al prossimo capitolo <3<3

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Capitolo 12
*** AVVISO IMPORTANTISSIMO ***


Lo so, è da tanto che non scrivo e voi sperate che questo sia un capitolo, ma dal titolo avete capito che non lo è. Ho iniziato a scrivere per gioco, poi mi sono appassionata, e quindi riguardando i capitoli mi da un po' fastidio vederli così corti e confusi. Ho pensato così di revisionare la storia. La revisione non avverrà qui, ma in un altro file che troverete qui nel mio account e si chiamerà "Clockwork Fairy". 
Non spaventatevi, ci saranno molte, moltissime modifiche: nomi, personaggi, eventi, cambierò molto, ma la trama di base rimarrà quella. Spero vi piaccia, aspetto i vostri consigli, a presto. 

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