Katekyo Hitman Reborn! Kiri no Gemini - Battle of Namimori Arc

di Kiri94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - 2 anni dopo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Kokuyoland è sotto attacco! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - L'arrivo di Necro ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - I guardiani della Nebbia ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Geyser e vapore ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Rivali e alleati ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Zero Assoluto ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - La fiamma incompleta ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Al limite della realtà ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - La strabiliante forza di Kurai ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Ricordi e conflitti interiori ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Iarim si scatena! ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Nebbia solitaria ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - Destinate a perdere ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - La principessa del firmamento ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - 0% Chance di vittoria ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - 3 anni in un istante ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - Magnetismo contro Gravità ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 - Follia e Determinazione ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 - La fiamma del Nubifragio ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 - L'X-Burner Zero ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 - Una svolta inaspettata ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 - L'illusione Miracolo! Iarim, difendi Kurai-nii! ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 - Duello fra immortali ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 - La rabbia del Decimo ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 - L'alba dopo la battaglia [Epilogo] ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - 2 anni dopo ***


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Il sole sorse, illuminando una mattina d'autunno apparentemente come tante altre.

Come ogni mattina, il suono di una sveglia interruppe il sonno di una certa ragazza che, come di consueto, la zittì defenestrandola per poi rigirarsi nel letto.

Altrettanto prevedibilmente, il letto accanto a lei era vuoto: il suo proprietario si era svegliato di buon'ora ed era corso ad allenarsi: ma lei, al contrario, dormiva ancora profondamente, come se niente al mondo potesse interrompere il suo sonno beato.

«LASCIATEMI STARE, BYOOOOOOOOON!!!» urlò improvvisamente una voce disperata proveniente dal corridoio attiguo, che fece svegliare la bella addormentata di soprassalto mentre urlava «PORCODAEMONCHECAZZOSUCCED...?!» prima di cadere dolorosamente faccia a terra dal letto.

Inutile dire che quando si rialzò sembrava posseduta dal demonio «Ora ammazzo qualcuno!» sibilò sottovoce rialzandosi per poi spalancare la porta con l'autocontrollo di un orso bruno, scardinandola e colpendo in pieno un disperato Ken che finì così la sua corsa contro un muro.

Non ebbe nemmeno ebbe il tempo di rendersene conto che si ritrovò la ragazza sopra di lui con il pugno puntato in direzione del viso: i capelli spettinati, il fatto che fosse ancora avvolta in un pigiama tutto stropicciato ed il suo sguardo assassino la fecero sembrare ancora di più una psicopatica omicida «M-Mirai-san, ti prego, lasciami stare, byon! Devo scappare, mi inseguono!!» urlò terrorizzato, mentre si udì in lontananza «Eccolo, è lì!» seguito da diversi passi di corsa.

In preda al panico, Ken urlò «EEEEK, NOOO, MI RAGGIUNGERANNOOOO!» spingendo di lato Mirai per poi riprendere la propria corsa in modo maldestro, inciampando e rotolando giù dalle scale finendo faccia a terra per poi rialzarsi nuovamente e continuare la fuga.

Mirai osservò la scena con aria interdetta «Che... cacchio... sta... succedendo...?» mormorò in maniera più confusa che irritata, e ancora intontita dal sonno.

Per sua fortuna, le risposte non tardarono ad arrivare «Oh, buongiorno tesoro mio!» disse una voce gentile il cui tono emanava affetto e familiarità: Mirai sentì il suo nervosismo svanire rapidamente mentre il volto le si distendeva un sorriso «Buongiorno mamma!» disse, sforzandosi di essere allegra.

Chrome le sorrise di rimando, mentre sopraggiungevano di corsa anche Chikusa seguito da Mukuro, il quale rivolse un sorriso alla figlia per poi rivolgersi alla moglie «Nagi, che mi dici, l'hai preso?» le chiese con tono stranamente serio: Chrome scosse la testa «No, purtroppo mi è sfuggito...» rispose lei scuotendo la testa: Chikusa guardò Mirai da dietro gli occhiali «Mirai-san, hai per caso visto quell'idiota di Ken?» domandò con tono apatico. A quella domanda le venette sulla fronte le ripresero a pulsare in maniera eloquente «Sì, se cercate quel cretino di Zio Ken è fuggito di là in preda al panico» rispose indicando le scale dove poco prima era caduto: poi, d'un tratto, domandò curiosa «A proposito, come mai lo state inseguend... oddio, che è questa puzza?!» mormorò disgustata annusando l'aria.

Chrome aggrottò le sopracciglia sorridendo «Ehm, ti sei appena risposta da sola...» disse dolcemente: Chikusa annuì sistemandosi gli occhiali «Puzza da fare schifo, talmente tanto che per un momento ho seriamente pensato che fosse morto. È disgustoso» aggiunse poi, mentre Mukuro sorrideva sadico «Kufufu~ Mi è appena venuta un'idea...» esclamò divertito con un sorrisetto macabro, mentre il kanji del suo occhio destro passava a tre: nello stesso istante, decine di animali selvatici vennero evocati, rimanendo sull'attenti in attesa di ordini.

Il sorriso di Mukuro assunse parvenze diaboliche mentre indicava le scale ordinando con tono autoritario «Portatemi Joshima Ken il prima possibile! Kufufu~» rivolgendosi alle bestiole.

Non appena ebbe terminato la frase, gli animali diedero immediatamente il via alla caccia all'uomo.

Successivamente, Mukuro sorrise chiudendo gli occhi «Kufufu~ tendete le orecchie e tenetevi pronti ad intervenire!» consigliò... ed infatti, dopo appena qualche istante udirono distintamente i toni soavi del fuggitivo «COSA VOLETE?! A-ANDATE VIA! QUESTO E' IL MIO TERRITORIO, AVETE CAPITO?! NO, NON AVVICINATEVI! NOOOOO!!!!» e poi calò il silenzio.

Infine, dopo una breve attesa, le bestie tornarono con Ken, il quale era stato immobilizzato e ammutolito da due Boa costrictor: Mukuro sorrise sadico, evocando spugna e bagnoschiuma «Bene bene... la preda è caduta nella trappola eh?» mormorò divertito, avanzando lentamente in direzione del biondino mentre Chikusa si tirava su le maniche sussurrando apaticamente «Facciamola finita in fretta» avvicinandosi a sua volta.

Chrome li guardò per un po' con un'aria mista tra il divertito ed il preoccupato, ma si limitò a scrollare le spalle e a guardare la figlia «Va bé, a questo punto penso sia meglio lasciarli soli. Andiamo a fare colazione?» suggerì con un sorriso mentre si avviava in direzione della cucina ignorando le urla disperate di Ken.

Sorridendo, Mirai si rialzò e la seguì.


Yamamoto sorrise scrutando con sguardo fiero il suo avversario, un ragazzo quattordicenne dagli occhi eterocromatici alto ad occhio e croce una decina di centimetri in meno di lui, che ricambiò lo sguardo con un sorriso: erano ormai ore che si stavano allenando, e dal sudore sui loro volti si capiva che entrambi erano allo stremo.

Il ragazzo alzò la propria katana urlando «Geminio Kiri!» sdoppiando l'arma nello stesso istante in cui Yamamoto evocava il proprio Vongola Gear, col risultato che ognuno dei due contendenti ottenne una seconda spada: Yamamoto lanciò quindi un'occhiata al proprio allievo, esclamando «Avanti, Kurai-kun, a te l'onore!» assumendo una posizione di guardia.

Kurai abbassò lo sguardo sorridendo beffardo «Come vuole, Yamamoto-sensei, ma non mi tratterrò!» disse in tono serio, prendendo immediatamente l'iniziativa «Shigure Soen Ryu Dual! Nebbia Tagliente!» per poi scomparire nel nulla mentre nello stesso istante una tempesta di fendenti proveniente da ogni dove iniziò a tempestare Yamamoto, il quale però riuscì a parare abilmente ogni fendente senza troppo sforzo finché non urlò «Sei qui!» colpendo con il dorso della katana un punto apparentemente vuoto, ma il tonfo che ne seguì eliminò ogni dubbio: Kurai rotolò a terra portandosi le braccia allo stomaco, mentre le due katane scomparivano.

Yamamoto disattivò il Vongola Gear correndo da lui «Dannazione, ho esagerato... Tutto apposto Kurai-kun?» domandò inchinandosi per assicurarsi della sua salute: Kurai annuì, alzando lo sguardo con un sorriso rassicurante.

Yamamoto si tranquillizzò, riponendo la propria katana «Ottimo! Direi che per oggi ci siamo allenati abbastanza!» disse porgendo la mano al proprio allievo per aiutarlo a rialzarsi.

Kurai afferrò la mano del suo maestro e si rialzò in piedi senza difficoltà: Yamamoto sorrise, poi, improvvisamente, un'idea gli balenò per la testa «Ah! Kurai-kun, ti andrebbe del sushi? Ahahah!» domandò ridendo.

A Kurai si accesero come due fari negli occhi mentre urlava esultante «Assolutamente sì! Sto morendo di fame!» decisamente entusiasta.

Yamamoto ridacchiò di rimando mentre si avviava alla porta «Allora andiamo, ti porto al ristorante del mio vecchio» disse uscendo dal Dojo: Kurai lo seguì allegramente senza perdere tempo.


Yamamoto sorrise fermandosi davanti a un ristorante vecchio solo d'età, dato che nonostante i parecchi decenni di attività pareva ancora come nuovo, facendo un cenno con la testa a Kurai «Siamo arrivati, Kurai-kun, questo è il ristorante di sushi del mio vecchio! Avanti, entra, non farti remore ahahahah» disse allegramente aprendo la porta e varcando la soglia: Kurai non se lo fece ripetere due volte e lo seguì, entrando a sua volta nel locale e rimanendo immediatamente estasiato dall'atmosfera calma e serena che vi regnava «Woah!» esclamò girando entusiasta lo sguardo ovunque, dalla cassa alle decorazioni ai clienti «Che figata, è davvero bello questo postooOODDIONO!» s'interruppe a metà frase diventando bianco come un cencio mentre un brivido freddo gli percorse la schiena, mantenendo lo sguardo fisso su una ragazza dai capelli neri e gli occhi grigi e gelidi come il ghiaccio che si accorse della sua presenza ricambiando lo sguardo con una reazione altrettanto sconvolta mentre il sushi le cadeva dalla bocca: dopo qualche istante, che per loro parve un decennio, ritrovarono all'unisono la parola.

«L'allodoletta! CHE CI FA QUI?!»

«Que... quell'idiota di Rokudo! CHE CI FA QUI?!»

Yamamoto tuttavia non fece caso alla duplice reazione dei ragazzi, occupato com'era a sua volta a fissare l'uomo dai capelli neri seduto al tavolo con la ragazzina, sorridendogli allegro «Hey, Hìbari! Che ci fai qui? Ahahahah! Che bella sorpresa! Vieni, Kurai-kun, sediamoci al suo tavolo!!» propose Yamamoto spingendo Kurai verso una sedia, evidentemente troppo di buon'umore per avvertire la gelida aura omicida proveniente da quel tavolo: in men che non si dica Kurai si ritrovò faccia a faccia con Kumo, al suo stesso tavolo.

Era talmente vicino a lei che poteva specchiarsi nei suoi occhi, carichi fino all'ultima fibra di odio e istinto omicida: Kurai non poté esimersi dal rabbrividire «Come può Yamamoto-sensei essere così tranquillo e a suo agio seduto al tavolo di due pazzi omicidi?!» mormorò fra sé e sé, mentre guardava il suo maestro intavolare allegramente una discussione con l'uomo, che stava in silenzio osservandolo con solenne scocciatura.

«Hey, idiota»

Kurai si girò lentamente con sguardo carico d'ansia incrociando quello di Kumo «Vedi di non farmi fare figuracce.... sono stata chiara?» mormorò piano, e ogni sillaba risultava fredda come una tempesta polare: per qualche strana ragione Kurai si ritrovò in totale soggezione, e si limitò ad annuire senza aggiungere una sola parola.

Sbuffando scocciata, Kumo distolse finalmente lo sguardo iniziando a mangiare il suo sushi, ignorandolo completamente: Kurai invece si accasciò sul tavolo mormorando «Che ho fatto di male...» con aria decisamente abbattuta.

Essendogli passato l'appetito, alzò lo sguardo tornando a fissare Kumo: per qualche ragione, l'immagine dei gelidi occhi di lei era come stampata fissa nella sua mente. Osservò in silenzio la ragazza mangiare elegantemente il sushi, dapprima senza alcun interesse, poi intensamente «Però... è veramente carina...» pensò sovrappensiero «se solo fosse più femminile...» e la sua testa schizzò a velocità interstellare perdendosi in fantasie dove Kumo vestiva delle divise più carine e disparate, da quelle scolastiche a quelle da gattina a quelle da Maid, in pose altrettanto tenere e femminili.

Al solo pensiero avvampò affondando il viso fra le proprie braccia, nascondendosi «Idiota, a cosa stai pensando?!» si disse da solo mentalmente avvertendo il cuore accelerare il battito: non appena si fu calmato, riprese a pensare lucidamente «Tsk... con l'allodoletta... devo proprio essere impazzito. Beh... però è indiscutibilmente carina, forse un innocente pensierin- AARGH MA CHE DIAVOLO MI PRENDEEEH?!» senza accorgersene aveva urlato l'ultima frase.

Nel ristorante calò il silenzio: tutti si erano voltati a fissare il loro tavolo.

Kumo si batté una manata sulla fronte, arrossendo dalla vergogna «Deficiente! Ti avevo chiesto di non farmi fare figuracce!!!» sbraitò sottovoce a Kurai, il quale era talmente rosso dall'imbarazzo che probabilmente di lì a poco si sarebbe incenerito per autocombustione.

Sentendosi sprofondare, si alzò mantenendo lo sguardo basso «Scusate... io vado, mi sono appena ricordato di avere un impegno...» e corse via, ignorando i tentativi di Yamamoto per farlo restare: corse per diversi minuti, finché non si fermò in prossimità del parchetto dove anni prima aveva affrontato un misterioso ragazzo incappucciato, perdendosi nei suoi pensieri.

Cosa diavolo gli era preso? Se l'era domandato a ripetizione nella sua mente, come fosse una sorta di mantra, ma ancora la risposta tardava ad arrivare.

Si accasciò appoggiandosi a un muro, portandosi una mano alla fronte «Sono... un vero idiota» mormorò.

«BYOOOON!! LASCIATEMI STAREEEEEEE!!!!!»

Kurai sussultò dallo spavento improvviso voltandosi di scatto, appena in tempo per vedere Ken completamente nudo e coperto da bollicine di bagnoschiuma fuggire terrorizzato inseguito da suo padre e Chikusa, armati di tutto punto con spugna e spazzolone, che lo rincorrevano seguiti da un'orda di lupi e serpenti, evidentemente anche loro all'inseguimento del fuggitivo.

Kurai osservò la scena con aria sconvolta finché non li vide scomparire dietro l'angolo, continuando a fissare il vuoto per qualche secondo prima di scoppiare a ridere come non gli succedeva da tempo, sentendo il suo naturale buon'umore tornare alla normalità.

Una volta passato l'eccesso di risa si asciugò le lacrime e si avviò in direzione di casa sua, mentre pensava che forse era ancora in tempo per un bel pranzetto preparato da sua madre, sorridendo di cuore a questo pensiero.


Era ormai calata la notte: un uomo si avvicinò di soppiatto alla costruzione diroccata, ben attento a non farsi scoprire.

Sorridendo da dietro il passamontagna, estrasse dalla tasca un Walkie-Talkie e premette il pulsante centrale trasmettendo un messaggio «Draco 147 a rapporto. La situazione è tranquilla, gli abitanti all'interno del distretto Kokuyoland sono profondamente addormentati. La ritengo l'occasione ottimale per procedere alla Fase 1 del piano!» disse parlando nel microfono dell'oggetto, attendendo risposta.

Dall'altro capo un ragazzo sorrise soddisfatto avvolto dall'oscurità della notte: Draco 289 giusto pochi secondi fa l'aveva avvertito della situazione tranquilla a Villa Hibari, il che significava che finalmente il momento era arrivato «Perfetto. Squadra di ricognizione, ritirata. Squadre d'Assalto Drago Minore Rosso, Verde , Giallo e Blu, restate in attesa di ordini. A tutte le altre, tenetevi pronti, la missione avrà inizio fra tre... due... uno... l'Assalto è iniziato!» urlò esultante alla ricetrasmittente, e nello stesso istante la luna venne oscurata da decine di persone in nero, che si alzarono in volo.

Kurai si rigirò nel letto dormendo tranquillo accanto a Mirai nella silenziosa quiete della notte, entrambi ignari della tempesta in arrivo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Kokuyoland è sotto attacco! ***


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La squadra d'assalto Drago Minore Viola atterrò silenziosamente ai confini del distretto Kokuyoland, circondandolo completamente.

La luogotenente, riconoscibile da una divisa differente dalle altre e da un mantello viola, avvicinò alla bocca quello che in apparenza pareva un orologio da polso, ma che in verità era una sofisticatissima ricetrasmittente miniaturizzata, premendo un pulsante nascosto per far partire la comunicazione – Necro-sama, qui Viola. La mia squadra ha già completamente circondato l'edificio: Martin-sama le ha dato l'ok? – domandò, attendendo poi risposta in febbrile attesa, tenendo lo sguardo fisso all'ingresso.

Dopo alcuni interminabili istanti, una voce uscì gracchiante dall'orologio – Ottimo lavoro, Viola. Il capo ha confermato l'ordine di attacco, per cui hai carta bianca: agisci quando e come lo ritieni opportuno – rispose: Viola portò nuovamente l'orologio alla bocca – Ricevuto, Necro-sama. Un ultima cosa: ho il permesso di eliminare gli obbiettivi? – domandò.

Dall'altro capo della trasmittente calò il silenzio, spezzato poco dopo da una risatina di Necro: l'efficienza della sua luogotenente lo spiazzava sempre – Affermativo – rispose.

La donna ascoltò rapita, assaporando la parola come fosse un dolce pregiato, esibendo un sorriso sadico mentre si passava la lingua sulle labbra, per poi fare un gesto con le mani che si rivelò essere il segnale che diede il via all'assalto.

Le truppe irruppero silenziosamente dall'alto della cancellata muovendosi furtivamente nell'ombra, riuscendo con magistrale abilità a celare la loro presenza: superata l'enorme serra decadente dove ormai oltre trent'anni prima s'era svolto lo scontro tra Yamamoto Takeshi e Joshima Ken gli intrusi si suddivisero in gruppi, proseguendo in direzioni diverse in modo da rendere più difficile il rintracciamento da parte degli abitanti di Kokuyoland, ma con un punto di ritrovo già prefissato: l'enorme edificio centrale, la vecchia Scuola Kokuyo.

Purtroppo per loro, avevano commesso un'imperdonabile errore di calcolo.


– Ken. Sia chiaro che se mi hai svegliato nel cuore della notte senza un motivo preciso ti ammazzo – sussurrò in modo apatico Chikusa, con volto inespressivo ma più scuro della notte stessa. Ken rabbrividì leggermente prima di voltarsi verso di lui – Kaki-pii, ti dico che ho sentito puzza di intrusi, byon! Il mio istinto non fallisce mai! – rispose, visibilmente innervosito per la mancanza di fiducia.

Chikusa non ebbe tuttavia la benché minima reazione, limitandosi a mormorare – Quanti nemici ci sono stando al tuo olfatto, bestia? – senza alcuna emozione.

Ken fu tentato di azzannarlo alla gola, ma riuscì a rimanere relativamente calmo – Ho avvertito 150 odori diversi, byon – disse in risposta: Chikusa estrasse gli yoyo dalle tasche della giacca, avviandosi con andatura lenta verso l'esterno – Allora è meglio darci da fare e finire prima che Mukuro-sama si svegli – disse semplicemente.

Ken si infilò il Lion Channel in bocca, sorridendo mostrando i canini estremamente affilati ed urlando – Andiamo a sbranarli, byon! Ho giusto un languorino! – seguendo l'amico.


Le prime cinque sottosquadre si ritrovarono come previsto all'ingresso, riunendosi silenziosamente: l'incaricato al comando estrasse il Walkie Talkie – Viola-sama? Siamo arrivati senza intoppi all'ingresso principale. Possiamo procedere? – domandò con fervore, ottenendo immediatamente risposta – Perfetto, ottimo lavoro. D'ora in poi approfittate dell'effetto sorpresa, siete in netta superiorità numerica, quindi non dovrebbe essere un problema: per quanto forti possano essere i Guardiani Vongola, restano pur sempre degli esseri umani. Contattatemi quando ci saranno novità – ordinò la voce di Viola, chiudendo la comunicazione subito dopo.

L'incaricato si rivolse ai membri della sua immensa squadra – Avanti, è il momento di intraprendere l'attacco vero e proprio! Al mio tre sfonderemo la porta. Pronti? Uno... due... tr...! – ma non riuscì a concludere la frase: con un boato, la porta d'acciaio saltò di netto via dai cardini travolgendo i malcapitati che vi erano di fronte, spazzandoli via: i sopravvissuti osservarono increduli la scena, mentre cercavano di distinguere le figure nascoste dal polverone sollevatosi, ma quest'attimo di esitazione costò loro parecchi uomini, che vennero crivellati da aghi avvelenati sparati da chissà dove nella coltre polverosa.

Tuttavia, questo però servì ad allertare i restanti membri della truppa, che estrassero simultaneamente le armi pronti ad affrontare il nemico: la voce di Ken li raggiunse da un punto non meglio precisato - Ohi, Kaki-pii, non trovi che siano deludenti, byon? Mi aspettavo di meglio da coloro che invadono il nostro territorio... – ruggì il biondino: Chikusa sospirò – Potevi evitare di svegliarmi allora, cane pulcioso – rispose in maniera vagamente seccata quest'ultimo, mentre la nube di polvere finalmente si dissolveva, rivelandoli al nemico ed aggiungendo – In ogni caso ormai sono sveglio, tanto vale fare qualche esercizio mattutino – preparando gli Yoyo a colpire.

Ken sorrise – Avevo giusto voglia di far colazione, byon! – disse sbavando ed estraendo gli artigli, per poi balzare addosso al nemico.


– PORCODAEMONCOSACAZZOSUCCEDEANCORA!?! – urlò Mirai, svegliata di soprassalto udendo il boato assurdo causato dalla porta scardinata da Ken e guardandosi intorno, furiosa per essere stata svegliata ancora una volta.

Ciò che vide le causò un tic nervoso all'occhio.

– Uh? Oh, sei già sveglia, Mirai-nee? Strano, molto strano! –

Kurai era ancora fuori dal letto, seduto sulla sedia personale alla scrivania, a leggere un tomo con aria decisamente intellettuale, cosa accentuata da un paio di occhiali a montatura nera che indossava, che in qualche modo gli conferivano un aspetto da studente universitario – … E questo cosa dovrebbe rappresentarmi...? – riuscì a malapena a mormorare Mirai, troppo rintronata per la sveglia improvvisa: Kurai la guardò stupito – Stavo leggendo – disse con semplicità disarmante.

Mirai si portò la mano sulla fronte – Leggendo? Tu? Alle 3 del mattino? Un... un trattato sulla composizione delle rocce dell'Himalaya?! – sibilò incredula, ma Kurai assunse un'espressione da saputello e sorridendo esclamò – Non esiste orario per la cultura – con tono pomposo.

Seguì una pausa di qualche secondo, dopo la quale Mirai scattò in avanti tentando di soffocare Kurai con un cuscino, il quale si dimenò cercando di opporre resistenza, ma Mirai lo lasciò andare solo quando si mise a implorare perdono – Ok, tornando seri... Sei stato tu? – domandò con espressione corrucciata mentre il gemello riprendeva aria a pieni polmoni – A f... a f-fare cosa? – domandò a sua volta Kurai, ansimando: Mirai alzò un sopracciglio – A fare tutto quel casino, non l'hai sentito? Sembrava lo scoppio di una bomba o qualcosa del genere! – urlò, ancora agitata per lo spavento.

Kurai la squadrò con sguardo incredulo – … Eppure io non ho sentito niente... – mormorò più a sé stesso che alla sorella.

Mirai sospirò: evidentemente era così assorto nella lettura che non se n'era accorto.

Improvvisamente si udirono in lontananza urla e grida soffocate, come se una battaglia stesse infuriando nelle vicinanze.

Mirai e Kurai tesero l'orecchio cercando di capire cosa stesse succedendo per poi guardarsi e annuire con un'intesa che solo due gemelli possono vantare, alzandosi all'unisono per avventarsi ai rispettivi armadi e prendendo le divise, indossandole in tutta fretta per poi infine lanciarsi fuori dalla stanza, in direzione del campo di battaglia.


– Ken, quanti ne rimangono? – domandò Chikusa asciugandosi una goccia di sudore dalla fronte – Ancora parecchi Kaki-pii, risparmia il fiato, byon! – rispose Ken, guardandosi attorno ed annusando l'aria.

Chikusa non apprezzò la notizia – Questa cosa si sta rivelando parecchio noiosa – commentò scocciato, muovendo li yoyo alla sua destra e falciando un gruppo di nemici.

Chikusa e Ken continuavano a mietere vittime, anche se iniziavano a mostrare segni di cedimento: nonostante la loro strenua resistenza, la superiorità nemica si stava facendo sentire.

Nell'infuriare della battaglia, una figura piuttosto malconcia riuscì a strisciare a distanza di sicurezza rannicchiandosi al riparo dietro un albero, estraendo il proprio Walkie-talkie – Viola-sama... è successo un disastro... – mormorò debolmente, guardando con orrore il proprio braccio ricoperto da aghi avvelenati.

La voce femmile rispose praticamente all'istante – ERA ORA, PEZZI DI IDIOTI! E' UN QUARTO D'ORA CHE CERCO DI CONTATTARVI! – sbraitò quella, ignorando palesemente quanto detto dal proprio sottoposto: l'uomo allontanò l'apparecchio d'istinto, per poi tornare a parlare – Viola-sama... s-siamo stati aggrediti dall'uomo chiamato Kakimoto Chikusa e dal suo compagno, Joshima Ken. Stiamo combattendo ma sono più forti della maggior parte di noi e ci stanno annientando... l-la prego... mandi dei rinforzi... – implorò l'uomo.

Ci fu una breve pausa, dopo la quale la donna rispose – Tsk... se falliamo Necro-sama ci punirà duramente... va bene, incapaci, me la vedrò io con loro! – urlò prima di riattaccare la comunicazione.

L'uomo sorrise a fatica, voltandosi con estremo sforzo verso i nemici mormorando – Eh.. eh... godetevi i vostri... ultimi istanti... perché tra poco... verrete spazzati via... – e, sopraffatto dal veleno, si accasciò a terra con lo sguardo vuoto rivolto verso il cielo.


– Mirai-nee, penso che ci siamo quasi, i rumori della battaglia si stanno intensificando! - urlò Kurai, continuando a correre al fianco della sorella, che ribatté – Speriamo di arrivare in tempo... Ah! – esclamò di punto in bianco, fermandosi di colpo: Kurai cercò di frenare bruscamente, ma ottenne solo di sbilanciarsi e spalmarsi faccia a terra – AHIA! Perché ti sei fermata, Mirai-nee...? – mormorò debolmente.

Mirai lo aiutò a rialzarsi, per poi guardarlo con sguardo serio – Non sarebbe meglio svegliare mamma e papà? – propose mordendosi il labbro: Kurai alzò gli occhi al cielo, riflettendo, ma un'esplosione lo riportò alla realtà – Mirai-nee, vado a svegliarli io, tu corri a controllare la situazione, ok? – esclamò, correndo verso la stanza dei propri genitori mentre la sorella annuiva lanciandosi in direzione del cuore della battaglia.


Ken cadde a terra sanguinante, portandosi istintivamente una mano sul braccio squarciato cercando di bloccare la fuoriuscita del sangue: aveva il volto completamente coperto di ferite.

Chikusa giaceva in ginocchio con la mano destra sulla spalla, mantenendo un'espressione apatica che lasciava però trasparire la sofferenza che il dolore gli stava causando.

La gravità delle loro ferite era inoltre aggravata da uno strano fenomeno: sembrava infatti che la pelle attorno ad essa e la carne stessa si stessero liquefacendo, come se fossero già in putrefazione.

Una donna con un mantello viola e una lunghissima frusta in fibre d'acciaio intrise di una stranissima fiamma dall'attributo non meglio identificato si ergeva sopra di loro, ridendo di gusto – Ahahahahah! Pensavate davvero di potercela fare contro di me? Patetici! Siete riusciti a malapena a cavarvela contro quegli incapaci dei miei subordinati, non siete nemmeno degni di farmi la pedicure. Bah... – e nel dire questo, con fare sprezzante calpestò la testa di Ken – Mi state solo facendo perdere tempo... meglio che mi sbarazzi subito di voi – alzando la frusta prima ancora di finire la frase, pronta a colpire, mentre le strane fiamme attorno ad essa triplicavano d'intensità – ADDIO, RIFIUTI! – urlò sorridendo sadica mentre la frusta si abbatteva su un inerme Ken, sollevando un nuvolone di polvere e macerie.

Chikusa con sforzo immane schivò saltando di lato, ma l'impatto lo spedì contro un muro, spezzandoli definitivamente l'osso della gamba destra, già compromesso dagli innumerevoli colpi subiti in precedenza.

Viola ridacchiò con aria di superiorità, mentre avanzava nella polvere per constatare il decesso del suo avversario: peccato per lei che non vi fosse traccia del cadavere – Ma che cosa...?! Com'è possibile?! Hey, cagnaccio rognoso, come OSI sottrarti al mio colpo di grazia? Tsk, e dire che volevo essere misericordiosa con te! Bene – e nei suoi occhi si accese una scintilla d'odio omicida – vorrà dire che giocherò con te prima di sopprimerti. Ahahahah! – ridacchiò istericamente ricoprendo nuovamente le fruste con la fiamma sconosciuta ed iniziando a sferzare l'aria colpendo a caso contro alberi e rovine, che si sciolsero come colpiti dall'acido.

Così presa dalla foga com'era, non si accorse di una catena che spuntò dal terreno legandole saldamente la caviglia, per poi ritrarsi facendola rovinare a terra di faccia.

Mirai osservò compiaciuta un dente saltare via dalla bocca della donna, mentre usciva allo scoperto, circondata da decine di catene avvolte al suo corpo come tante cinture: la donna si rialzò furibonda, come posseduta dal demonio stesso – TU! LURIDA PICCOLA PUTTmpffff! – ma una sferzata in pieno volto provocata da una delle catene di Mirai la zittì prima che potesse finire la frase.

Incredula ed umiliata perse per un attimo il controllo di sé, permettendo quindi a Mirai di colpirla in pieno plesso solare con un pugno avvolto dalle catene che la spedì nuovamente a terra, e stavolta fu Mirai a poggiarle lo stivale in faccia sorridendo sadicamente – Hey tu, cagna. Tua madre non ti ha insegnato che è maleducazione entrare in una proprietà privata senza essere invitati? Eh? RISPONDI! – urlò improvvisamente, sferrando un calcio alla donna che gemette di dolore: Mirai la sollevò, scrutandola con occhi dai riflessi completamente rossi mentre le catene aumentarono di numero fino a ricoprire completamente il suo corpo formando una piccola armatura a maglia metallica, e come successe anni fa durante lo scontro con Hibari una fiamma dirompente Nebbia-0 prese a divampare intensamente dal suo corpo.

In tutto questo, Mirai sembrava divertita alla sofferenza dell'avversaria: vedere coloro che considerava come una sorta di zii feriti e umiliati in quel modo aveva ancora una volta risvegliato la furia omicida latente dentro di lei.

Tuttavia la donna parve improvvisamente tornare in sé, e con flessibilità spaventosa mollò un poderoso calcio in pieno volto destro a Mirai, che rotolò a terra coprendosi di ferite strisciando sulla ghiaia ma rialzandosi nonostante tutto come se niente fosse, coperta di graffi e con una forte contusione allo zigomo come minimo, ma emotivamente indenne. Viola ansimò per la rabbia che avvertiva muoversi impetuosa come un fiume in piena dentro di lei, impossibile da celare: raccolse nuovamente la frusta, rivolgendosi quindi a Mirai – TU! COME HAI OSATO! TI FARO' PENTIRE DI ESSERE NATA, PICCOLO MOSTRO IN MINIATURA! RIFIUTO! – urlò come un'ossessa con occhi iniettati di sangue. Tutta la sua avvenenza era improvvisamente scomparsa.

Mirai sputò sangue, quindi ammiccò ridendo divertita con occhi inespressivi, allargando la bocca in un sorriso spaventoso, mentre con tono anormale e assolutamente non da lei le rispondeva – Fatti sotto, feccia! – e gli anelli di catene fluttuanti attorno a lei si ricoprivano contemporaneamente di fiamma Nebbia-0.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - L'arrivo di Necro ***


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Viola indietreggiò alla vista della prorompente fiamma della ragazza, la quale aveva iniziato ad emanare scintille bianche ad alta densità – Ma.. che razza di fiamma è questa?! – mormorò con tono preoccupato, incapace di identificarne l'attributo – Sembrerebbe Nebbia, ma ha qualcosa di strano! Non.. non ero stata avvertita del fatto che ci fossero fiamme particolari tra le fila dei Vongola! – si morse il labbro, per poi sfoderare un inspiegabile sorriso – Oh beh. Tanto meglio, ci sarà più gusto a farla a pezzi. Eheh! – e, estraendo una seconda frusta in aggiunta a quella che già impugnava, le ricoprì entrambe con la sua fiamma sconosciuta per poi ghignare guardando Mirai – Preparati, stronzetta! Ti concederò l'onore di vedere dal vivo uno dei miei innumerevoli talenti: la danza! – urlò la donna, iniziando a far roteare le fruste nell'aria come fossero dei nastri seguendo dei movimenti regolari e sincronizzati alla perfezione, in modo da non lasciare mai nemmeno un punto cieco, per poi infine concludere con un rapido movimento urlando in italiano – Flashdance omicida! – mentre scattava in tutte le direzioni così velocemente che pareva essersi duplicata molteplici volte, colpendo infine Mirai con velocità quasi sonica che, nonostante la prontezza di riflessi nel generare lo Scudo di Catene, venne comunque sbalzata via finendo con lo schiantarsi contro ad un albero, abbattendolo.

Eppure, con somma sorpresa di Viola, si rialzò come se niente fosse, limitandosi a guardare con interesse lo scudo corroso come dall'acido nel punto in cui era stato colpito – C-cosa... COSA SEI TU?! – sbraitò, perdendo la calma e avventandosi contro Mirai con un balzo felino, commettendo un errore fatale – Addio – disse Mirai in italiano, mentre due delle sue catene penetravano nella carne dell'avversaria, completamente indifesa, trapassandola da parte a parte – Spiedo di scrofa pronto ad essere servito! Chi è il prossimo? Ahahahah! – esclamò subito dopo, canzonandola.

Viola sgranò gli occhi sputando sangue, incredula, mentre le catene si ritraevano, facendola cadere inerme a terra in una pozza di sangue: raccogliendo tutte le sue forze, Viola si portò le mano a coprire le ferite, urlando di dolore.

Mirai sorrise divertita a quella vista, e gli occhi ormai completamente rossi scintillarono alla luce lunare – É divertente. Dannatamente divertente! – urlò completamente in preda alla follia, circondata dalle catene ormai scarlatte poiché ricoperte dal sangue nemico – Lo sai, penso proprio che ti ammazzerò! Ma poco per volta, oh sì! Soffrirai! Proprio come volevi fare a Ken! Ahahahahah! – ormai il suo sguardo aveva perso ogni rimasuglio di senno.

Gli occhi di Viola si riempirono di lacrime, mentre abbandonava ogni dignità – No! Ti prego! Finiscimi! Non torturarmi! Ti prego! Necro-sama! Necro-sama! LA PREGO, MI AIUTI! – urlò disperata, immobile e troppo debole per muoversi per via del sangue perso ed impossibilitata a raggiungere le sue fruste.

Mirai non l'ascoltò: continuò a ridere, mentre le catene si disponevano come serpenti prima dell'attacco – Tu avresti risparmiato Ken e Chikusa se ti avessero implorato? No? E allora perché dovrei farlo io? – sorrise diabolica Mirai, senza pietà... ma proprio un'istante prima dell'attacco, improvvisamente saltò all'indietro, schivando il pugno sferrato da un uomo apparso apparentemente dal nulla.

Nonostante fosse stata a malapena sfiorata, la pelle della minima parte coinvolta si sciolse inspiegabilmente, emanando un fetore come se fosse andata a male: Mirai portò la propria mano destra a coprire la ferita, ma la sua espressione non cambiò di una virgola – Bene bene... e tu chi saresti, una semplice portata successiva? O il piatto principale? Sarai in grado di farmi divertire? – mormorò sfoderando uno sguardo vuoto e privo di esitazione, agitando le catene sporche del sangue di Viola.

L'uomo guardò prima la donna, ormai stesa a terra priva di sensi, poi Mirai, che aveva l'aria di una seriamente intenzionata ad uccidere: infine, si decise a parlare – Oh. Quindi sei tu la responsabile della caduta della mia migliore luogotenente. Sembri forte – mormorò con voce fredda e intrisa di lugubre calma, lo stesso tipo di calma mista ad inquietudine che si può avvertire solo nei cimiteri – I miei complimenti – continuò, spostando i capelli bianchi che gli coprivano leggermente gli occhi per guardarla meglio e rivelando così il volto attraversato da una cicatrice – D'accordo. Accetto di giocare con te – e, con un rapido movimento, estrasse dal fodero la propria arma, una falce completamente differente da quella in possesso di Kumo: l'aspetto era lo stesso narrato nelle leggende, con tanto di lama lunga e leggermente ricurva, impugnatura a croce, un teschio scolpito su di essa e brandelli di tessuto nero che vorticavano al vento attorno all'arma... senza dubbio, insomma, era la rappresentazione più fedele dell'aspetto della leggendaria Falce del Tristo Mietitore che si fosse mai vista – Però... non posso garantirti che ti divertirai con il "gioco" che ho in mente – e con la rapidità di un felino falciò l'aria in direzione di Mirai che per difendersi scagliò decine di catene contro al nemico, che vennero però tagliate di netto, come fossero fatte di carta: Mirai non si scompose affatto – Ma tu guarda... forse non sei inutile come la bimba ai tuoi piedi, vero? – ridacchiò, indicando con lo sguardo il corpo esanime di Viola – Vi siete introdotti in casa mia, nel cuore della notte, e avete ferito gravemente due persone che mi stanno molto a cuore: il minimo che vi meritate è di diventare concime per le piante! – rincarò, ma Necro non reagì alla provocazione – Invece di perdere tempo con chiacchiere futili, perché non giochi seriamente? – mormorò in risposta col solito tono, mentre fendeva nuovamente l'aria.

Mirai evocò nuovamente lo Scudo di Catene, che però finì in pezzi senza il minimo sforzo, completamente corroso dalla strana fiamma dell'uomo, e le schegge residue schizzarono addosso alla ragazza ferendola in più punti facendola deconcentrare per un istante, momento che l'uomo sfruttò per attaccare nuovamente – Buon trapasso! – mormorò mentre la falce arrivava ad alta velocità contro il collo di Mirai...

– LASCIALA STARE! –

Con un assordante clangore metallico, la lama della falce venne deviata da quella della Kirislayer mentre l'uomo, colto di sorpresa, si sbilanciava appena, consentendo a Kurai di di attaccare a distanza con l'altra arma – Shigure Soen Ryu! Terza forma! Yarazu no kiri! – urlò, lasciando cadere la propria arma per poi colpirla con forza con un calcio: tutto ciò accadde in una frazione di secondo.

La seconda Kirislayer venne spedita ad alta velocità contro l'uomo, che riuscì a schivarla per un pelo, venendo però ferito profondamente di striscio sul fianco.

Nonostante ciò, nessuna smorfia di dolore apparve sul volto dell'uomo, che però si lasciò sfuggire uno sguardo sorpreso – Oh? E tu chi sei, ragazzino? – domandò, scrutando curiosamente Kurai, il quale rispose – Sei in casa mia, quindi le domande le faccio io. Chi... anzi, cosa sei? Uno shinigami o qualcosa del genere?! – urlò, mentre la Kirislayer lanciata contro l'avversario evaporava per poi riapparire in mano al ragazzo, il quale la brandì saldamente.

L'uomo sorrise con un sorriso macabro – Oh, perdona la mia maleducazione. Puoi chiamarmi Necro – mormorò col solito tono, inchinandosi ad evidente presa in giro – detto anche Drago Minore della Morte – e il suo sorriso mutò da macabro a, se possibile, qualcosa di ancora più insano.

Kurai sentì la mano della sorella appoggiarsi alla sua spalla, mentre lo spingeva da parte – Kurai-kun, spostati. Lui è la mia preda! – esclamò energicamente nonostante le innumerevoli ferite, sgranando gli occhi rossi come il sangue.

Kurai alzò un sopracciglio sentendosi chiamare "Kurai-kun" da sua sorella, ma decise di non farci troppo caso: cercando di mantenere un tono diplomatico, esclamò in risposta – Ma certo che no, Mirai-nee! Solo, potrei chiederti di unirmi alla caccia? Dopotutto, Anch'io non posso perdonargli l'aver fatto del male alle persone a cui voglio bene – e le fece l'occhiolino.

Sembrò funzionare: la ragazza ridacchiò compiaciuta – Oh beh, se sei tu a chiedermelo non dirò di no – e lo abbracciò da dietro, non accorgendosi del rossore imbarazzato che colorò le guance di Kurai: sebbene negli anni avesse imparato a gestire questo strano "lato anomalo" di Mirai, quando lei perdeva la lucidità mentale in questo modo si comportava come se provasse nei suoi confronti un'adorazione tale da rasentare l'innamoramento.

Scuotendo la testa per non pensarci, tornò a guardare torvo Necro, il quale era stato per tutto il tempo fermo dov'era – Allora, piccioncini, avete deciso cosa fare? – mormorò in tono provocatorio: Kurai divenne rosso di rabbia – É mia sorella, razza di balordo ignorante! – urlò scattando ad alta velocità contro l'uomo.

Necro sorrise e mosse un rapido fedente in direzione di Kurai, il quale venne però spostato improvvisamente di lato a mezz'aria – Ma cosa...?! – mormorò incredulo Necro, colto nuovamente alla sprovvista, mentre Kurai si spostava nuovamente a mezz'aria lateralmente tornando nella traiettoria originaria e colpiva con forza il nemico, il quale in una frazione di secondo riuscì a frapporre fra sé stesso e la lama della Kirislayer il manico della propria falce, che respinse con un clangore Kurai, sbilanciandolo, ma prima che Necro potesse eliminarlo con un rapido colpo di falce, Kurai venne ritratto indietro di colpo ad alta velocità.

Necro colpì a vuoto, per poi voltarsi nella direzione in cui si era allontanato Kurai – Ah! Ora capisco... – mormorò nuovamente con tono lugubre, notando la scintillante catena di Mirai appesa alla caviglia del ragazzo – Lui attacca e lei lo trae in salvo in caso di pericolo. Una tattica niente male, lo ammetto. Ma... se succedesse... – e scomparve di colpo, per poi riapparire al centro fra Mirai e Kurai – … qualcosa del genere? – e con un rapido movimento mosse un fendente circolare attorno a sé, sciogliendo la catena e squarciando le divise di Kurai e Mirai, che tentarono invano di schivare. Subito le grosse ferita sull'addome di Mirai e sulla schiena di Kurai presero a decomporsi provocando un dolore straziante ad entrambi, talmente insopportabile che perfino Mirai tornò in sé e urlò.

Necro alzò l'arma verso i due gemelli, impotenti e sconfitti a terra – É finita. Grazie per il riscaldamento. Devo ammettere che un po' mi piange il cuore a spezzare le vite di due giovani così talentuosi come voi, ma gli ordini sono ordini! – esclamò per poi sferrare un pesante colpo con la falce contro i corpi privi di sensi dei due.

Ancora una volta, tuttavia, si udì un clangore metallico mentre una fitta nebbia si alzava – Oh? E stavolta cosa succede? – mormorò Necro: dalla nebbia emersero due figure, mentre una risata familiare risuonava nell'aria diffondendosi ovunque nel banco di nebbia.

– Kufufu~ –

Necro alzò la falce mettendosi in guardia, guardandosi attorno con sguardo attento ma privo di preoccupazioni – Avanti, mostrati, Rokudo Mukuro. Non ho tempo da perdere. Vediamo di finirla in fretta – mormorò.

Mukuro avanzò emergendo dalla fitta nebbia seguito da Chrome, la quale teneva in braccio i corpi esanimi dei gemelli che appoggiò al sicuro qualche metro più in là, raggiungendo quindi nuovamente il marito: Mukuro evocò il tridente – Già, sono pienamente d'accordo. Hai sentito, Nagi? Iniziamo – l'occhio destro brillò mentre il kanji passava a uno.

Chrome sorrise, un sorriso visibile di rado, sconosciuto perfino a lei stessa fino a pochi anni prima.

Il sorriso di qualcuno pienamente sicuro delle proprie capacità – Mukuro-sama, proprio come ai vecchi tempi? – e mentre pronunciava queste parole la lancia comparve nella sua mano destra, mentre con quella libera intrecciava le dita con quelle del suo Mukuro.

Necro guardò la coppia – Il Duo della Nebbia dei Vongola. Finalmente avrò l'onore di vedervi in azione di persona! – ed il suo tono cambiò lievemente, tradendo l'impazienza di iniziare uno scontro all'ultimo sangue: la falce venne avvolta da una fiamma nera e incorporea, quasi come se in apparenza fosse composta da ectoplasma.

Chrome socchiuse l'occhio – Ma quello è... attributo della Notte? – sussurrò a sé stessa, confusa, ma Mukuro scosse la testa – Oya oya, magari fosse così facile, mia piccola dolce Nagi. Quella è una fiamma sconosciuta e unica al mondo. Mi sbaglio forse? – disse rivolgendosi a Necro, il quale annuì – No, non sbagli, Mukuro Rokudo. La mia fiamma ha un attributo unico al mondo, che prende il nome della più grande paura dell'uomo, colei che colpisce indistintamente ogni essere vivente, dal più buono al più malvagio, nonché colei che rende impossibile il concetto di eterno, di immortalità. Il concetto da cui prendo il mio titolo di Drago Minore: la morte – e con gesto quasi teatrale, si portò sulla testa il cappuccio nero della sua tunica lacera, nera anch'essa, per poi roteare pericolosamente la falce.

Chrome rabbrividì: quell'uomo sembrava l'incarnazione reale della figura mitologica del Tristo Mietitore.

Mukuro non si scompose – Kufufu~ che buffone, tutto questo monologo solo per dirci che il nome del tuo attributo è “morte”? Patetico. Solo uno stolto ha paura della morte. Un saggio la considererebbe solo un meritato riposo. Ma io sono diverso – e il kanji passò a quattro, mentre l'occhio destro veniva avvolto da una fiamma Nebbia – Io non solo non temo la morte, l'ho sconfitta per ben sei volte! – e con velocità spaventosa si lanciò contro il nemico, il quale, seppur reagendo con prontezza straordinaria, ebbe appena il tempo di parare con il manico della falce l'affondo del tridente di Mukuro, che però però non si scompose vedendo il suo attacco vanificarsi, sorridendo anzi di gusto mentre una dirompente colonna di fuoco avvolta dai fiori di loto esplodeva da sotto i piedi del nemico carbonizzandolo.

O almeno, questo sarebbe successo se il nemico non fosse stato Necro, il quale rimase invece immobile e indenne nell'illusione e contrattaccò a sorpresa con un rapido fendente contro Mukuro, fendente che venne intercettato e fermato dalla lancia di Chrome che si frappose fra entrambi, dando a Mukuro il tempo di colpire lateralmente Necro spedendolo a schiantarsi contro un muro dell'edificio della Kokuyo, abbattendolo.

Necro si rialzò comunque quasi subito dalle macerie, con qualche graffio superficiale ma quasi indenne, parlando per la prima volta ad alta voce – Hey voi. Vi andrebbe di fare sul serio? É da tanto che non mi scateno! – urlò dall'altra parte del campo di battaglia, per farsi sentire.

Mukuro sorrise divertito – Oh? Pare non sarà così facile. Che ne dici, mia dolce Nagi? – domandò alla consorte, la quale sorrise – Dico di accontentarlo, mio Mukuro-sama – e con un rapido gesto, si tolse la benda, scoprendo un occhio chiuso.

Mukuro rise – Kufufu~ te la senti di scatenare veramente tutto il tuo potere, Nagi? – domandò, mentre con la mano si perforava l'occhio destro: lei annuì – Certamente. Non posso perdonare chi tocca i miei figli! – rispose decisa mentre apriva finalmente ciò che da sempre aveva celato sotto la benda: un occhio il cui iride rosso era identico a quello di Mukuro, per poi, con un movimento deciso, imitare il movimento del marito perforandolo con due dita in uno spruzzo di sangue.

L'aura nera avvolse anche lei, mentre il lato sinistro del suo corpo veniva coperto da linee nere e l'occhio destro colava sangue, ed un guanto nero pece avvolgeva la mano che impugnava la lancia.

Il kanji del suo occhio passò anch'esso a cinque.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - I guardiani della Nebbia ***


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Necro osservò con interesse i due avversari, ora avvolti dalla stessa, tremenda aura nera – Questo che cosa significa? – domandò con il suo consueto tono freddo e calmo, mentre serrava leggermente la presa sul manico della propria arma: fu Chrome, inaspettatamente, la prima a parlare – Un potere tanto ripugnante quanto formidabile, nato dal più violento fra i sei sentieri del Samsara. Quello in cui viviamo – rispose in tono glaciale, tanto freddo quanto il suo sguardo omicida, mai visto prima sul suo volto e con ogni probabilità influenzato dalle sensazioni estremamente negative del Sentiero degli Umani.

Mukuro completò la frase della moglie – Kufufu~ Esattamente. Dopotutto, l'essere umano è per natura la creatura più violenta e spregevole, e la Mafia ne è una prova tangibile – commentò.

Nell'udire tali parole, Necro accennò un sorriso – Oh? Questa è bella! E perché mai collabori coi Vongola allora, Mukuro Rokudo? – domandò con evidenti intenzioni provocatorie, ma Mukuro si limitò a lanciare all'uomo un'occhiata penetrante con l'occhio destro, di un rosso vivido più che mai – Oya oya, credo ci sia stato un fraintendimento. Io non collaboro affatto con la Mafia. Il mio obiettivo, anzi, è distruggerla – e, dicendo questo, scattò a velocità sonica contro Necro, che parò con riflessi straordinari l'attacco con il manico della falce, ritrovandosi faccia a faccia con Mukuro – Ciò che dici non ha senso! Se la tua intenzione è davvero questa, per quale ragione ti stai schierando contro di noi? Per quale ragione stai proteggendo i Vongola? – domandò, mentre spingeva con forza per spostare l'avversario, la cui forza fisica era però evidentemente superiore: infatti, Necro si ritrovò costantemente costretto ad indietreggiare.

Le labbra di Mukuro s'incurvarono in un sorriso enigmatico – Oya? E perché mai dovrei rispondere alle domande di un cane della Mafia che ha osato introdursi nel mio territorio nel cuore della notte e attaccare la mia famiglia? – disse sferrando subito dopo un pugno a sorpresa che centrò in pieno il plesso solare dell'avversario, il quale si ritrovò sbalzato via con forza riuscendo però in qualche modo a riprendere il controllo a mezz'aria atterrando in piedi, scagliandosi con forza contro Mukuro ma venendo intercettato all'improvviso da un poderoso calcio di Chrome che, cogliendolo di sorpresa, lo scaraventò nuovamente a schiantarsi contro l'edificio, per poi seguirlo con la seria intenzione di non trattenersi. Mukuro osservò la scena con curiosità – Kufufu~ la mia piccola Nagi è diventata una vera guerriera alla fine! Vederla combattere con così tanta foga mi mette sempre di buon'umore – commentò per poi scattare per inseguirla.

Necro si rialzò barcollante, mentre piccoli frammenti di macerie scivolavano a terra dal suo corpo sollevando della polvere.

Chrome, ormai in piedi davanti a lui, gli puntò la Lancia dei Sei Sentieri alla gola – E' finita, Necro! – mormorò con tono nuovamente freddo: Necro la guardò negli occhi in silenzio per qualche istante, prima di proferir parola – Chrome Dokuro. Perché servi i Vongola? – domandò nuovamente, questa volta con una nota d'odio nel tono di voce che per qualche motivo fece sì che un brivido freddo le percorresse la schiena: tuttavia, rispose senza indugi per non farglielo notare – Per prima cosa, il mio vero nome è Nagi, Nagi Hasuhana. Tu non hai il permesso di chiamarmi con il nome che mi ha dato Mukuro-sama! – intimò a denti stretti – Io non servo i Vongola in quanto mafiosa. Io... semplicemente aiuto i miei amici. Voglio essergli utile. Voglio ripagare tutto ciò che loro hanno fatto per me. Mi hanno accettata, mi hanno aiutata e, sopratutto, mi hanno accettata come membro della loro Famiglia. Ed io ripagherò il mio debito, proteggendoli ad ogni costo! – concluse ricambiando lo sguardo d'odio, avvolta sempre più dall'aura nera del 5° Sentiero.

Nell'udire tali parole, Necro perse il controllo di sé – Famiglia! No, tu sei solo una cagna al servizio dei Vongola, quei maledetti, schifosi traditori!! – urlò furioso mentre la falce veniva completamente avvolta dalla fiamma della Morte: in una frazione di secondo, Necro mosse un fendente rapidissimo contro Chrome che lei parò quasi per miracolo con il dorso della lancia senza venire ferita.

Tuttavia, scoprì ben presto che le fiamme della Morte non avevano effetto solo sugli esseri viventi – Ma... cosa diavolo... – mormorò spaventata, mentre la lancia le si scioglieva fra le mani come fosse stata corrosa dall'acido: Mukuro emerse dalla nebbia e tirò via la moglie appena in tempo per schivare un fendente diretto alla sua testa – A quanto pare il becchino si è innervosito – commentò mentre posava Chrome al sicuro – Potrebbe essere pericoloso, Nagi, lascia fare a me – e si voltò pronto a tornare sul campo di battaglia, ma prima che potesse muovere un solo passo la mano di Chrome si strinse sul lembo della sua giacca – Ti prego, Mukuro-sa... No. Tesoro – e un'espressione indescrivibile si dipinse sugli occhi di Mukuro, che tentennò dando a Chrome il tempo di continuare – sono stufa di stare sempre in disparte a guardare! Voglio dimostrarti... che non sono più quella di una volta. Voglio dimostrarti la mia risolutezza. Non devi essere sempre solo tu a proteggermi. Per una volta, lascia che ti protegga io! Perciò, per favore, lasciami combattere! – urlò con le lacrime agli occhi.

Mukuro la guardò intensamente per istanti che parvero interminabili: infine sorrise, afferrando dolcemente il viso della compagna – Kufufu~ E sia, Nagi. Dimostrami ciò di cui sei veramente capace – le rispose avvicinando il viso di lei al proprio per poi unire le loro labbra in un passionale bacio di pochi istanti, ma che a loro parve un'eternità.

Non appena si furono rialzati, nello stesso istante la parete esplose in mille pezzi, quasi come se fosse stata fatta detonare, e ben presto Necro emerse dal polverone, avvolto dal cappuccio e mantello.

Mukuro sorrise – Oh, pare che abbiamo visite. Sei pronta? – domandò, senza distogliere lo sguardo dall'avversario che si avvicinava, partendo all'attacco non appena udì il determinato – Sì! – da parte di Chrome.



Una figura correva nella notte, saltando da un tetto all'altro con agilità felina: egli aveva un chiaro obiettivo in mente, e non si sarebbe fermato davanti a nulla pur di raggiungerlo.

Durante la sua corsa frenetica intravide dall'alto una squadra dei Drago, e con un balzo si avventò sul gruppo di nemici abbattendoli uno dopo l'altro con i propri artigli affilati come rasoi, proseguendo la sua corsa non appena ebbe neutralizzato completamente la pattuglia finché, una volta superata la collina, il panorama delle luci di una città apparentemente tranquilla si diramò dinnanzi ai suoi occhi.

Compiendo un ultimo balzo si fermò sopra un lampione, osservando con sguardo attento e vigile la città: infine, il suo volto si distese in un sorriso, mentre pronunciava con aria soddisfatta – E' qui, nyah! Sento chiaramente la presenza di quell'uomo a Namimori! – per poi riprendere la sua corsa svanendo nel buio.



Necro si avventò carico d'odio contro i due guardiani, che riuscirono a schivarlo a pelo per poi cercare di contrattaccare, ma con impressionante velocità Necro ritrasse la falce ponendola in posizione difensiva, costringendoli a ritirarsi all'ultimo istante per evitare il contatto con essa – Così non va bene... – mormorò amareggiata Chrome: erano in due, e ciononostante non erano riusciti a colpirlo una singola volta da quando si era scatenato. Mukuro sorrise a fatica, tant'era irritato – Oya oya... Nagi, penso sia giunto il momento di usare “quello” – mormorò piano in modo che solo lei potesse sentirlo.

Chrome aggrottò un sopracciglio – “Quello”... cosa? – domandò, confusa: poi, d'un tratto, capì – Ah! Va bene! – esclamò mentre schivava con un salto un fendente basso del nemico, ritrovandosi schiena contro schiena con Mukuro il quale scostò una ciocca di capelli rivelando un paio di orecchini identici a quelli che aveva anche lei.

Perfettamente sincronizzati, esclamarono all'unisono – Cambio Forma! – mentre Mukurowl Version X compariva improvvisamente volando sopra le loro teste per poi scendere in picchiata verso i due.

Immediatamente il tridente si trasformò nel khakkhara, mentre Mukuro veniva avvolto dai soliti due anelli runici: la lancia di Chrome, invece, sviluppò una enorme punta simile a quella di un pugnale ad ogni estremità con lo stesso medesimo anello circondato da punte che circondavano il Gear di Mukuro, crebbe di lunghezza e, infine, gli stessi identici anelli runici attorno al marito avvolsero anche lei.

Chrome roteò la rinnovata arma con maestria, scena che Mukuro osservò con espressione gradita – Kufufu~ Iniziamo, mia piccola dolce Nagi – mormorò piano Mukuro, mentre l'area circostante diveniva un immenso abisso nero il cui buio era contrastato solo dalla miriade di enormi occhi, ognuno di essi con un kanji che andava da uno a sei.

Necro si guardò intorno con aria disorientata – Ma... cosa succede?! – mormorò debolmente, sentendo improvvisamente centinaia di voci provenire da ogni dove.

Scosse la testa come per scacciare via queste orribili sensazioni, perdendo tuttavia nuovamente la lucidità – Non saranno questi trucchetti a fermare la mia ira, cane dei vongola!!! – urlò prima di avventarsi in direzione di un gruppo di occhi, verso i quali mosse una raffica di fendenti nel chiaro intento di distruggerli.

Per sua sfortuna, si rivelò essere uno sforzo inutile: gli enormi occhi potevano anche sembrare concreti alla vista, ma di fatto erano astratti ed impalpabili quanto l'aria.

Necro, constatato l'inutilità della sua azione controffensiva, si fermò tornando a guardarsi intorno – Cosa.. che stregoneria è mai questa...? Mukuro... Rokudo...! Esci fuori, vigliacco! – urlò nuovamente, riuscendo però a mantenere il suo tono freddo e cadaverico di sempre mentre tentava di far uscire allo scoperto il suo nemico.

Mukuro, d'altro canto, non reagì alla provocazione del suo avversario, limitandosi ad un commento tagliente – Oya oya... a quanto pare basta davvero poco a distruggere una mente debole come la tua – con tono quasi deluso.

Necro si voltò di scatto in direzione della voce – Vieni fuori, Mukuro Rokudo! Lo so che sei qui! – ripeté, serrando la presa sulla falce, incapace di identificarne la reale posizione... questo, almeno, finché non la udì chiaramente alle sue spalle.

– Oh? Penso che ti sei lasciato ancora una volta ingannare dalle apparenze –

Necro si voltò nuovamente. Quest'ultima voce non era affatto di Mukuro, anche se la frase pronunciata era tipica di lui: mettendosi in allerta, osservò una figura avvolta dalla nebbia avanzare verso di lui, avente un singolo luccichio rosso visibile nel punto dove sarebbe dovuto esserci l'occhio destro.

A quella vista Necro impallidì, sempre più confuso – Chrome... Dokuro?! – mormorò mentre la ragazza usciva dalla coltre nebbiosa.

Ciò che più stupì Necro fu il fatto che pareva ringiovanita di vent'anni pur essendo armata del suo personale Gear in mano, elemento decisamente anacronistico: inoltre, l'assenza della benda la rendeva, in qualche modo, diversa.

No, non era solo quello, si disse Necro: ciò che più lo inquietava e confondeva allo stesso tempo, era il sorriso che lei sfoggiava: lo stesso sorriso che comparve sul volto del giovane Mukuro subito dopo lo sterminio degli Estraneo, lo stesso che compariva nei filmati di sicurezza recuperati anni fa dal loro laboratorio.

Ormai completamente disorientato, cercò di indietreggiare in cerca di una ritirata strategica, ma inspiegabilmente più ci provava e più la distanza tra lui e l'anomala Chrome Dokuro si accorciava.

La ragazza sorrise nuovamente, mentre roteava il Gear – Ti vedo confuso – disse, con la voce di Mukuro: sforzandosi di ignorarla, Necro effettuò un ulteriore passo avanti infiammando la falce, ma Chrome parve non farci caso e proseguì, ora con la propria voce – Davvero spaventoso il potere della mente, eh? – mormorò avanzando ancora.

Necro si preparò allo scontro inevitabile, quando ad un tratto Chrome s'arrestò senza preavviso: Necro sgranò gli occhi, non comprendendone il motivo, quando improvvisamente la sua vista si annebbiò ed un dolore lancinante saliva dal suo fianco al cervello. Cercò di urlare, ma si accorse di non riuscirci.

Lentamente, abbassò lo sguardo sputando sangue fino ad incrociarlo con quello di una ragazza a lui fin troppo familiare, la quale aveva trapassato il suo fianco con la stessa arma impugnata dalla strana Chrome – No... non... non è pos...possibi...le... – rantolò debolmente incredulo, mentre cadeva a terra. La ragazza, senza dire una parola, estrasse l'arma dal corpo del ragazzo ridendo dolcemente mentre svaniva nel nulla.

Chrome si avvicinò, inginocchiandosi davanti al suo volto – Kufufu~ a quanto pare è finita, Necro. O forse dovrei chiamarti... Yukio Kuroshi? – mormorò con fredda voce femminile. Necro sgranò gli occhi – C...come... – ma Chrome lo interruppe – Come lo so, dici? Yukio Kuroshi. Guardiano della Palude della famiglia Earthbound, dico bene? – e il suo volto si distese in un sorriso ancora più spaventoso – E colei che ti ha ferito... non era forse la tua boss, Grace Earthbound? – domandò con tono tetro.

Necro spalancò completamente gli occhi – Non avresti dovuto – mormorò con voce gelida quanto il vento artico: la strana Chrome per la prima volta parve sinceramente stupita – Oh? – esclamò osservando l'altro rimettersi in piedi a fatica, coperto di sangue – Non avresti dovuto – continuò, barcollando.

La figura di Chrome iniziò a sfocarsi, mentre mormorava – Oya oya... questo non l'avevo previsto... – e Necro raccoglieva sé tutte le sue forze residue per poi urlare – NON AVRESTI DOVUTO PRONUNCIARE IL SUO NOME! – con tutto il fiato che aveva in corpo mentre dimensione oscura attorno a lui parve incrinarsi come se fosse stata composta da specchi per poi esplodere in mille frammenti oscuri.

Subito dopo spalancò gli occhi, trovandosi faccia a faccia con Mukuro, il cui Gear si infranse sotto i suoi occhi, sconfitto. Tutte le sue ferite erano sparite.

Con un sorriso enigmatico, Mukuro commentò l'evento come se fosse un piacevole extra non programmato – Kufufu~ A quanto pare mi sbagliavo, la tua mente è debole, ma non la tua volontà. Oh? – esclamò infine, guardando gli occhi sbarrati dell'avversario – Oya oya... a quanto pare essere aggredito dalla tua stessa mente non ha fatto bene alla tua lucidità – disse divertito.

Gli occhi di Necro brillarono alla luna – Non avresti dovuto, Mukuro Rokudo. Hai esagerato! – mormorò Necro con voce calma e penetrante roteando la falce mentre la vera Chrome si avvicinava al marito, pronta a combattere con l'ausilio del proprio Gear, ancora attivo.

La ferita sul volto di Necro parve colorarsi di un rosso scarlatto, come se fosse in procinto di riaprirsi – Vi manderò all'inferno – disse piano, privo di espressione, mentre Mukuro con un sorriso inquietante replicava – Non ti basta esserti introdotto nel mio territorio, ora mi rubi anche le battute? – preparandosi allo scontro.

Tuttavia, prima che potesse scagliarsi contro Necro, Chrome lo guardò con occhi intensi e decisi – Mukuro-sama, metti al sicuro i nostri figli – ordinò al marito con tono secco, aggiungendo infine un – me la caverò fino al tuo ritorno, te lo prometto! – che stroncò in Mukuro ogni dubbio sul nascere.

Con un sorriso, l'illusionista rispose – Kufufu~ non ne dubito, mia dolce Nagi – prima di sparire nella nebbia lasciandola sola con il suo avversario.

Necro si avvicinò a passo lento verso di lei – Sembri diversa da poco fa, Chrome Dokuro – mormorò piano: Chrome strinse la presa sulla lancia bipunte – Non so di cosa tu stia parlando, ma se pensi di sconfiggermi facilmente ti sbagli. Non ti permetterò di passare finché respirerò! – intimò lei, guardandolo dritto negli occhi senza vacillare nemmeno per un istante.

Era decisamente cambiata in tutti questi anni: aveva acquisito una fiducia in sé stessa e una sicurezza tali da stupire sé stessa e far breccia nel cuore del suo amato, a divenire una Guardiana a tutti gli effetti e perfino a costruirsi una propria famiglia.

Ispirando profondamente, Chrome effettuò un passo deciso verso Necro – Ho lottato per diventare quella che sono ora! – esclamò senza distogliere lo sguardo da quello del suo avversario, che continuava lento e inesorabile ad avvicinarsi – e non permetterò a nessuno... di distruggere ciò che ho costruito! – urlò scattando verso Necro e affondando con la lancia, ma l'uomo schivò il colpo e contrattaccò con un colpo diretto alla testa della donna, che cadde a terra riuscendo però a rialzarsi velocemente e a parare la lama con la lancia, per poi rotearla per allontanarlo e batterla infine contro il terreno, dal quale scaturirono diverse colonne di fuoco, che costrinsero Necro a schivare da una parte all'altra perdendo di vista Chrome per un attimo, errore a cui apparentemente rimediò in fretta – Ti ho vista! – disse, evitando l'ennesima colonna di lava per dirigersi a tutta velocità contro di lei cogliendola apparentemente di sorpresa – Addio! – urlò muovendo un fendente circolare che tranciò di netto la donna, la quale lanciò un urlo straziante di dolore mentre cadeva a terra senza vita con uno sguardo vuoto e terrorizzato.

– Già, addio –

Non fece nemmeno in tempo ad accorgersi della presenza dell'avversaria dietro di lui che la lancia aveva già oltrepassato il suo fianco, questa volta per davvero: non riuscì nemmeno ad urlare di dolore, semplicemente cadde in avanti in uno spruzzo di sangue. Chrome guardò dall'alto la figura ormai inoffensiva dell'uomo, prima di voltarsi per raggiungere Mukuro, ma qualcosa la costrinse a guardare nuovamente l'uomo sconfitto – Perché... perché deve... finire così? Perché? Non... non ho saputo difendere il Boss... Grace... perdonami... e anche... tutti gli altri... Ho fallito... ho fallito di nuovo... – mormorò con le ultime forze, mentre la luce pian piano abbandonava i suoi occhi.

Poi, improvvisamente, il dolore sparì – Ma... cosa... – mormorò spalancando gli occhi e mettendosi seduto, tastando la propria ferita, che però si era inspiegabilmente rimarginata.

Alzò lo sguardo incredulo in direzione della donna, voltata di schiena, che disse semplicemente – Se questi sono davvero i tuoi sentimenti allora non vivere per la vendetta, ma vivi per coloro che non sono più qui – mentre si rimetteva la benda sull'occhio destro.

Necro la guardò incredulo ancora una volta mentre si allontanava, seguendola con lo sguardo finché anche lei non sparì nella nebbia.

Senza troppi problemi si rialzò in piedi, raccogliendo la propria arma e sorridendo debolmente – Ho perso su tutti i fronti... – per poi avviarsi sovrappensiero senza meta.

Aveva percorso ormai qualche chilometro quando una figura emerse dall'ombra sbarrandogli la strada – Sei tu, nyah? – domandò scrutandolo intensamente con gli occhi color ambra fissi sulla tunica di lui: allertato, Necro si mise in posizione pronto a contrattaccare – Tu chi? – domandò in risposta, non riuscendo a capire le intenzioni di chi aveva davanti.

Senza timore, la figura avanzò – Quel ragazzo... quello che era nel laboratorio dove mi sono svegliato. Aveva la tua stessa tunica – continuò, avvicinandosi sempre più: avvertendo il pericolo, Necro infiammò la falce – Al prossimo passo ti ammazzo, non importa chi tu sia, né cosa tu voglia da me. Non voglio più avere niente a che fare con questa storia! – mormorò piano con la sua solita tonalità.

Il ragazzo misterioso sorrise – Sto solo cercando risposte – rispose con semplicità prima di balzare con agilità sorprendente nell'ombra, lasciando Necro tanto sorpreso quanto scosso, mentre abbassava l'arma grato del fatto che non era stato coinvolto in una nuova battaglia.

Debilitato per lo scontro di poco prima, si accasciò contro un muro di cinta per riposarsi, mentre commentava – Ma... chi diavolo era quello? – per poi sprofondare lentamente fra le braccia di Morfeo.



Il plotone d'assalto Drago Minore azzurro, nel frattempo, aveva completamente circondato una villa in vecchio stile giapponese, ed era in attesa di ordini – Hydro-sama, la fase uno è stata completata con successo! Restiamo in attesa di ordini, passo – disse il luogotenente della squadra, in comunicazione con il proprio capo tramite un walkie-talkie.

Attese solo per qualche istante, poi una giovane voce maschile rispose – Ottimo lavoro, Leonio. Procedete pure con la fase due – gracchiò con voce metallica.

Con un sorriso giulivo, Leonio rispose – Uh uh, con piacere! – evocando una fiamma insolita di colore rosso fiamma ma al contempo dall'apparenza liquida che sparò poi contro il cancello, sciogliendolo completamente nel giro di un secondo – Avanti squadra, all'assalto! – urlò correndo poi all'interno seguito da tutti i membri che facero irruzione da ogni dove circondando la casa.

Ma anche per loro c'era una sorpresa ad attenderli – Benvenuti a casa Hibari, animaletti – commentò la voce di Kyoya con tono divertito, mentre i tonfa scintillavano alla luce lunare illuminando le facce spaventate dei Drago che lo circondavano.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Geyser e vapore ***


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Leonio deglutì a fatica, incrociando il proprio sguardo con quello di Hibari e avvertendo un fortissimo desiderio omicida da parte di quest'ultimo.

Incredulo, indietreggiò di un passo mormorando – Maledizione... questo maledetto bastardi come faceva a saperlo?! – ricambiando con uno sguardo carico d'odio in direzione del guardiano della Nuvola, il quale sorrise serrando la presa sui propri tonfa – Guarda guarda quanti stupidi animaletti... tante pecore che fanno irruzione nella tana del lupo: un comportamento suicida, oltre che codardo. Beh, tanto meglio per me – disse con tono calmo, infiammando i propri tonfa con l'attributo Nuvola – … vi morderò tutti a morte! – concluse scattando ad alta velocità in direzione di Leonio, il quale imprecò riuscendo miracolosamente a parare con il braccio il colpo diretto al viso, che però danneggiò gravemente il suo arto sbalzandolo inoltre all'indietro.

Con tempestività, un gruppetto di subordinati si frappose a protezione del proprio superiore – Dovrà prima passare sui nostri cadaveri! – disse coraggiosamente uno di loro. Nell'udire tali parole, Hibari sorrise sadico – Cos'è, una minaccia o un invito? – prima di colpirlo con forza, spedendolo a cozzare contro un albero nelle vicinanze: nel frattempo, Leonio si era rialzato a fatica, più furioso che mai – Maledetto... non ti permetterò di intralciarmi! – scattando verso l'avversario mentre la mano del braccio ancora integro si ricopriva della stessa strana fiamma con cui aveva distrutto il cancello poco prima.

Hibari sussultò lievemente nel vederla – Ma quella fiamma non è...? – per poi parare senza troppa fatica il pugno avversario con il dorso del proprio tonfa, il quale tuttavia si incurvò nel punto colpito arroventandosi come se fosse stato sciolto da un intenso calore, costringendo Hibari ad indietreggiare con un salto: una volta raggiunta la distanza di sicurezza levò in alto il tonfa, controllando l'entità del danno da esso subito prima di rivolgersi al nemico – Hey tu. Questa fiamma... appartiene alla categoria delle fiamme di Terra, giusto? Sei uno Shimon o qualcosa del genere? – domandò senza mostrare alcuna alterazione, gettando via il tonfa danneggiato e moltiplicando con il proprio attributo quello ancora integro. Leonio digrignò i denti – E a te che importa?! Tanto siamo qui per eliminarti, preoccupati per la tua incolumità! In ogni caso, ci terrei a chiarire una cosa... noi non siamo Shimon. Non osare paragonarci a quei luridi alleati di voi Vongola! – urlò ricoprendo nuovamente il pugno con la fiamma sconosciuta, pronto a colpire, ma inaspettatamente Hibari si voltò dalla parte opposta mormorando serio – Allora non mi interessi – incamminandosi verso la propria abitazione.

Questo fece perdere ogni traccia di razionalità a Leonio – Lurido rifiuto, chi ti credi di essere?! – urlò scattando furiosamente, deciso ad eliminarlo anche a costo di colpirlo alle spalle, ma prima che potesse raggiungerlo la lama di una falce si frappose fra lui e il suo obbiettivo – Ma cosa diavolo...! – mormorò incredulo, virando all'ultimo istante ed evitando il fendente che ne seguì per un pelo, atterrando dolorosamente di schiena per poi però rialzarsi agilmente.

Kumo sorrideva sadicamente ritta in piedi davanti a lui, impugnando saldamente la Satan Sorrow – Non c'è bisogno che mio padre si scomodi. Basto io per una nullità come te! – disse in tono canzonatorio.

Leonio lanciò prima una rapida occhiata ad Hibari, ormai parecchio lontano, poi alla ragazzina, ed infine parlò nella sua ricetrasmittente da polso – … Hydro-sama, l'operazione è fallita: per qualche ragione sconosciuta, l'obbiettivo sapeva già del nostro imminente arrivo – disse con tono serio.

Seppur non vi fosse stata alcuna risposta, sorrise: sapeva che sarebbe arrivato a momenti, doveva semplicemente prendere tempo.

Tornò quindi a rivolgersi a Kumo – Hey ragazzina. Non ho tempo da perdere con le bambine, quindi potresti per favore tornare a giocare con le tue bambole? Sai, ho molto da fare – provocandola deliberatamente caricando il proprio pugno ancora una volta ricoprendolo della fiamma sconosciuta.

Come previsto, Kumo reagì – Cooosa?! Ma chi ti credi di essere, microbo?! Come ti permetti di parlarmi in questo modo!?! – inveendo mentre le dimensioni della falce raddoppiavano.

Leonio sorrise divertito – Sì, così! Fammi divertire, bimba! – scagliandosi contro di lei.

*

Hibari camminava lentamente, dirigendosi verso il cancello in tutta tranquillità e tramortendo pigramente con un colpo di tonfa chiunque gli si parasse davanti.

Aveva appena superato il varco nel cancello creato da Leonio quando avvertì qualcosa: riuscì a spostarsi d'istinto appena in tempo per evitare un getto di acqua rovente, abbastanza caldo da rendere incandescenti i rimasugli del cancello che colpì. Avvertendo nuovamente il pericolo si preparò a contrattaccare, ma il massimo che poté fare fu evitare l'ennesimo getto d'acqua, saltando di lato: dopodiché, senza abbassare la guardia, torno a guardare nella direzione da cui proveniva il getto riuscendo a scorgere una figura avvolta da quella che in apparenza sembrava nebbia camminare verso di lui.

Ma qualcosa era diverso: più la figura diventava nitida man mano che avanzava, più era chiaro che quella non era affatto nebbia.

Era vapore.

Mostrando un po' d'interesse nel nuovo arrivato, Hibari si fermò – Hey tu. Sei per caso Hydro, il tizio che ha menzionato l'animaletto con la fiamma del Magma? – domandò in modo serio, mentre i tonfa luccicarono illuminati dalla luce lunare.

Hydro scoprì i denti in un ghigno – Hibari Kyoya. Il guardiano della Nuvola dei Vongola in persona, uh? Eheheh, sono onorato, finalmente riesco ad incontrarti. Senti, avrei una proposta da farti: che ne dici se... – e, improvvisamente, il vapore parve concentrarsi nel palmo della sua mano – … la finiamo in fretta? – con un rapidissimo gesto, tese il palmo in direzione dell'avversario, mentre una colonna d'acqua mista a vapore incandescente partiva come sparata a razzo in direzione di Hibari, che ancora una volta riuscì a schivare, seppur venendo colpito di striscio, saltando all'indietro e, successivamente, sfruttando il muro per darsi lo slancio necessario a partire al contrattacco caricando coi propri tonfa. Tuttavia, inspiegabilmente, Hydro sorrise – Sei in trappola – esclamò con tono teatrale.

Improvvisamente, attorno a lui si formò una coltre immensa di vapore rovente, che Hibari, colto di sorpresa, non riuscì ad evitare a mezz'aria, venendone investito in pieno.

Ma, inaspettatamente, era tiepido: Hydro lo stava palesemente prendendo in giro – Cosa diavolo credi di fare con questi giochetti, erbivoro? Ti morderò a morte! – mormorò lanciando un'occhiata truce al nemico, che ridacchiò – Ahahah, cosa ti aspettavi? Ho solo voluto umiliarti un po' infradiciandoti, prima di eliminarti in via definitiva – rispose questi, sfruttando un getto d'acqua per spostarsi rapidamente evitando un colpo di tonfa diretto alla sua testa, per poi deviare il getto in modo da sfruttare la propulsione idrica per dirigersi a razzo verso l'alto – Mh, sì, sei spacciato! – disse divertito, mentre a mezz'aria alzava le mani generando sopra la sua testa un immenso ammasso gassoso, visibilmente rovente – Addio! – esclamò ghignando sadico lanciando l'enorme nuvola di vapore.

Hibari alzò lo sguardo, guardando apatico l'ammasso avvicinarsi sempre di più, limitandosi semplicemente a dire – Che delusione. Speravo tu fossi un po' meglio di quell'altro – per poi evocare Roll dal proprio Vongola Gear: senza che lui dovette aggiungere altro, Roll iniziò ad espandersi fino a generare un colossale scudo spinato che prese in pieno l'attacco, proteggendolo da ogni singola goccia. Roll, tuttavia, accusò danni gravissimi: dopo aver lanciato un urlo straziante, tornò in tutta fretta nel bracciale.

Hibari non aveva distolto lo sguardo da Hydro nemmeno un momento – Allora, ti decidi a scendere? Mi stai annoiando a morte – disse sbadigliando.

Hydro, visibilmente nervoso, cercò di provocare a sua volta – Toh, ma guarda un po', sei sopravvissuto indenne alla mia Caldo Bomba... davvero niente male, per un cane dei Vongola – ma prima che potesse accorgersene, il tonfa di Hibari aveva già preso in pienola sua mascella, spedendolo contro ad un muro – Hai frainteso, erbivoro. Io non sono affatto un cane dei Vongola: semplicemente, mordo a morte chiunque mi dia noia. Inoltre, tu e i tuoi piccoli animali avete invaso la mia proprietà, danneggiandola. Ho più di un motivo per farti fuori – spiegò in tutta tranquillità Hibari, avanzando verso Hydro che, tramortito, fissava con odio Hibari. I suoi occhi si ridussero a fessure – Non... sottovalutarmi... stronzo – mormorò a denti stretti e, forse spinto dalla rabbia, si rialzò – Fin'ora... ho solo giocato. Mi basta un solo colpo... per farti fuori – aggiunse, e la sua faccia si contorse in un sorriso folle – E... sai che ti dico? Anch'io mi sono annoiato di te, guardiano più forte dei Vongola di 'sto cazzo – concluse.

Prima che potesse aggiungere altro Hibari si lanciò a tutta velocità verso di lui, ma Hydro schivò rotolando di lato per poi rialzarsi in piedi con agilità, continuando – Ti sei chiesto perché prima mi sono limitato a farti fare un bagnetto caldo anziché cuocerti al vapore? Hai sul serio creduto che volessi semplicemente umiliarti? – domandò, ma Hibari parve ignorare la provocazione, scattando nuovamente intenzionato a colpirlo.

Hydro evitò la raffica di colpi con un agilità spaventosa, per poi ridacchiare una volta a debita distanza – Eheheh... capisco, sei di poche parole. Ok, la faccio finita allora – pronunciò l'ultima parte con tono macabro e stranamente serio, mentre spalancava la mano ricoperta di quella strana fiamma vaporosa puntandone il palmo verso il nemico. Hibari si preparò a saltare di lato, come sempre, per poi contrattaccare.

Ma qualcosa andò storto.

Hydro serrò di colpo la mano a pugno - Bomba Umida! -

In quell'istante, tutta l'acqua presente sul corpo e sui vestiti di Hibari esplose con la potenza di una bomba, in una deflagrazione a cui era impossibile sfuggire.

*

Kumo schivò con un salto mortale all'indietro il pugno incandescente di Leonio, per poi vibrare con manualità eccelsa un fendente dal basso con la propria falce che il nemico prontamente parò, ma ciò le permise, una volta raggiunto l'apice del salto, di attaccarlo nuovamente dall'alto, colpendolo in volto con un calcio poderoso e bloccando poi il pugno sferrato alla cieca di Leonio con il manico della Satan Sorrow, per poi successivamente sfruttare il punto cieco che si era venuto a creare per colpirlo nuovamente con un pugno in pieno occhio destro, dandosi poi la spinta verso l'alto con un calcio atterrandolo mentre riprendeva al volo la Satan Sorrow, scagliandosi nuovamente verso di lui roteando la falce. Leonio, nonostante l'occhio fuori uso, mosse rapidamente la mano come un fendente, generando uno squarcio infuocato che disarmò la ragazza e le scottò il braccio destro. Sbilanciata, Kumo rovinò a terra ruzzolando inerme per parecchi metri.

Leonio sorrise, massaggiandosi l'occhio ormai già gonfio mentre si asciugava con l'altra mano il sangue dal labbro spaccato e si rialzava a fatica – Ti avevo avvertito, stronzetta. Era meglio per te tornare in camera tua a giocare con le bambole e lasciarmi fare. Ah! Bene, meglio che torni da Hydro-sama ora – commentò rivolgendo la schiena a Kumo, avviandosi verso il cancello.

Ma ben presto un rumore lo costrinse a girarsi – Cosa cavolo... – mormorò incredulo, voltandosi: Kumo era in piedi coperta di sangue, ustioni e ferite e si sorreggeva al manico della falce.

Eppure,nonostante tutto, era in piedi.

Improvvisamente, Kumo spalancò gli occhi, le cui vene erano iniettate di sangue – Non... ho... ancora finito... con te... rifiuto... dannazione... come... come hai osato... – e le pupille si dilatarono – COME TI SEI PERMESSO! – urlò esprimendo tutta la sua furia più cieca: nello stesso istante, il nucleo della Satan Sorrow si tinse di rosso sangue, e una fiamma Nuvola si accese al suo interno mentre una fiammata del medesimo attributo ricopriva totalmente l'arma formando uno strato viola protettivo, e gli occhi di Kumo assunsero la medesima sfumatura del nucleo, mentre la sua espressione diventava a dir poco inquietante.

Infine, quando la fiamma dirompente ebbe avvolto anche le sue mani, lanciò un'occhiata penetrante a Leonio, che la fissava con aria disorientata – Cosa.. cazzo... è appena successo?! Hey, bimba! Cosa significa quello sguardo? Non hai imparato la lezione, uh? Bene – mormorò mentre estraeva da un fodero nascosto un coltello da caccia – Vorrà dire che ti eliminerò definitivamente – concluse, infiammando l'arma con il proprio attributo Magma e lanciandosi avventatamente contro la ragazza, che rimase immobile fino all'ultimo istante, spostandosi di lato in un istante e sussurrando nell'orecchio di Leonio – Il tuo errore più grande è stato sottovalutarmi ad un passo dalla vittoria: se non altro, avrai un sacco di tempo per pensarci su quando sarai all'inferno – prima di colpirlo con una devastante gomitata dall'alto che lo atterrò definitivamente a terra in un raccapricciante scricchiolio di ossa infrante.

Assicuratasi che il nemico fosse stato definitivamente reso inoffensivo dalle fratture e dal tramortimento sospirò piano, rilassando la muscolatura mentre disattivava la Hyper Mode Kai.

Si guardò intorno: tutti i Drago erano al tappeto o peggio, oppure scappati: in quel momento, una fitta lancinante la costrinse a portarsi una mano sulla spalla, il cui osso era come minimo incrinato – Cazzo... che male... – mormorò debolmente, mordendosi il labbro inferiore.

Superata la fitta, si avvicinò alla fontana Zen del suo giardino, ormai devastata, per specchiarvisi – Dannazione, sono coperta da ferite, lividi e scottature... che nervi! – commentò frustrata.

Poi, all'improvviso, udì una deflagrazione tremendamente vicina, abbastanza da assordarla momentaneamente, stordendola: dopo qualche istante riprese l'uso dell'udito – E ora cosa diamine è stato!? – urlò girandosi verso la zona del cancello, da dove era provenuto il rumore. Inizialmente parve non farci caso, ma poi un tremendo dubbio l'assalì – Oh, no! Padre!? – esclamò con aria preoccupata correndo immediatamente in direzione della cancellata.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Rivali e alleati ***


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Hydro guardava compiaciuto la nuvola di fumo, mentre si diramava dal punto dove aveva appena fatto saltare in aria Hibari Kyoya: la sua bocca si distese via via in un ghigno malefico, mentre scoppiava a ridere – Ahahahah! Hai visto, cane dei Vongola? Questo è ciò che ti meriti per avermi paragonato ai miei sottoposti incapaci! – commentò con tono esultante.

Improvvisamente udì un rumore di passi alle sue spalle, che lo spinse a voltarsi – E tu chi sei? Identificati o ti colpirò! – intimò con voce seria volgendo lo sguardo verso la figura che correva verso di lui attraversando il cancello, la quale in risposta spiccò un agile salto vibrando un fendente con la falce chiaramente diretto al suo collo.

Hydro balzò all'indietro agilmente, mentre Kumo atterrò con eleganza al suolo mettendosi immediatamente in posizione di guardia – Hey tu, scarafaggio! Questo casino è colpa tutta tua, dico bene?! Sei tu il capo della feccia che ha invaso il nostro giardino?! – urlò furiosa: capendo chi aveva davanti, Hydro sorrise nuovamente – Oh? Ma guarda un po' chi è venuto a trovare lo Zio Hydro! Tu sei Kumo, la figlia di Hibari Kyoya, giusto? Eheh, poveretta... avevi già perso la madre... che cattivo che sono! Quasi mi sento in colpa... quasi – leccandosi le labbra con aria soddisfatta alla vista dell'espressione sconvolta di lei – L-la mamma?! Cosa? Stai farneticando?! E poi io ho mio padr- No... – improvvisamente aveva capito cosa intendesse Hydro: l'esplosione di poco fa, unita al fatto che non vedeva suo padre nei dintorni le fece intuire il peggio.

Il mondo parve divenire in bianco e nero, mentre qualcosa in lei cadeva a pezzi – No... non è possibile... – mormorò incredula con un fil di voce, non riuscendo a trattenere le lacrime mentre il cuore accelerava progressivamente il battito e la presa si fece via via meno salda finché Satan Sorrow scivolò dalle sue mani, cadendo a terra con un tonfo sordo mentre Hydro si avvicinava lentamente verso di lei – Oh, non preoccuparti, piccolina. Non lascerò che tu senta la sua mancanza. Dopotutto, sono una brava persona, ti permetterò di raggiungerlo subito, ok? – disse sorridendo malefico mentre le faceva l'occhiolino.

Kumo cadde in ginocchio in preda alla disperazione: per la prima volta in vita sua aveva perso il desiderio di combattere.

Hydro si fermò dinnanzi a lei, tendendo il palmo della mano verso il suo corpo immobile e impotente – Bye bye – mormorò mentre caricava la mano della consueta fiamma sconosciuta.

Tuttavia, l'attacco non partì mai: una forza sconosciuta ed inaspettata lo spedì a schiantarsi contro la muraglia di villa Hibari, abbattendola in un'esplosione di calcinacci. Hydro si rialzò a fatica, furioso, guardandosi intorno finché non ebbe identificato il colpevole – TU! Come puoi essere ancora vivo?! Che razza di mostro sei, Hibari Kyo- COSACAZZ!? – urlò all'improvviso strabuzzando gli occhi, vedendo qualcosa lo lasciò di sasso.

Udendo il nome del padre, Kumo parve tornare in sé, alzando immediatamente lo sguardo speranzosa – Padr... EEEH?! – urlò anche lei, avvampando mentre gli occhi quasi le uscirono dalle orbite osservando il padre emergere dai residui della nube di vapore.. ma completamente nudo.

Come se le avessero versato dell'aqua gelida addosso, Kumo si ritrovò a farneticare frasi sconnesse per il misto di sorpresa ed imbarazzo che la travolse – C-cosa... cosa c-.... Cosa c-... – tentò di domandare: tuttavia, a modo suo anche Hydro parve turbato – C-cosa credi di fare, Hibari Kyoya!? Pensi che combattere nudo mi distrarrà aiutandoti a sconfiggermi?! Inutile che ci provi, non ho quel tipo di interessi! – urlò ferocemente, evitando con tutto sé stesso di non guardare più in basso del petto.

Hibari parve fregarsene bellamente della cosa, brandendo i tonfa mentre rispondeva con calma – Non ho bisogno dei vestiti per morderti a morte! – e Kumo si copriva gli occhi, talmente rossa che pareva incandescente – T-ti prego padre, vestiti! – riuscì finalmente a mormorare, sebbene venne ignorata.

Hydro parve superare l'imbarazzo con la rabbia di non essere riuscito nel suo intento – T-tu! Come hai fatto a sopravvivere con soltanto qualche scottatura?! Saresti dovuto saltare totalmente in aria! Capisci?! Con le budella che vengono spiaccicate a destra e a manca, hai presente?! – sbraitò additandolo.

Hibari guardò il proprio corpo con nonchalance, quindi rispose – Effettivamente ammetto di essermela vista brutta per un istante: fortunatamente sono riuscito a moltiplicare i miei vestiti sfruttando il mio attributo fino a generare uno strato sufficientemente spesso per sopravvivere. Come vedi però, la cosa non è bastata a proteggermi del tutto, pazienza – per poi iniziare ad avanzare, con un'ombra sopra gli occhi – E comunque non solo hai danneggiato la mia proprietà, ma hai anche osato nominare Kiara. Sappi che non solo non ti lascerò in vita, ma mi assicurerò di eliminarti nei modi peggiori. Ti morderò a morte fino a tingere di cremisi i miei tonfa – intimò con un tono che fece gelare il sangue di Hydro nelle vene, per poi avventarsi sul nemico con uno scatto impressionante verso il suo avversario, che preso alla sprovvista sgranò gli occhi terrorizzato – F-fermo! – urlò preparandosi all'impatto, ma una figura si lanciò su di esso interrompendo l'attacco e lanciandolo contro un muro.

Hibari si rialzò come se nulla fosse, asciugandosi il sangue dal labbro sanguinante con lo stesso interesse che avrebbe un leone davanti ad un piatto di verdure – Hey, chiunque tu sia. Non osare interferire con il mio scontro – intimò ricoprendo i tonfa con un'intensissima fiamma Nuvola.

In risposta, una figura femminile dall'apparenza del tutto simile a Hydro emerse dall'ombra, senza rispondere: i suoi capelli bianchi scalati a caschetto e gli occhi color ghiaccio in qualche modo parvero raggelare l'ambiente.

Hydro, a quella vista, sgranò gli occhi – G-Glacia! Cosa ci fai qui?! – domandò stupito, guardando nella direzione della ragazza.

Il mantello blu della donna ondeggiò al vento mentre lei avanzò limitandosi a guardare per un istante Hydro per poi lanciare una gelida occhiata penetrante a Hibari, che si sentì inspiegabilmente gelare il sangue: aveva riconosciuto perfettamente quello sguardo. Senza la minima reazione alla vista del corpo nudo di Hibari, Glacia spostò lo sguardo a Kumo, che ora tremava appena mentre cercava a tentoni il manico della Satan Sorrow, incapace di distogliere lo sguardo dalla donna.

Cercando di non farsi troppo notare, Hydro si rialzò – Glacia, cosa ci fai qui?! La tua squadra era incaricata di attaccare il dojo di Yamamoto Takeshi! – urlò irritato per l'intrusione, ma Glacia serrò lievemente le labbra per poi replicare con tono dolce e seducente, ma al contempo serio e glaciale come una tormenta di neve – Sono venuta ad aiutarti. Ho già finito, Yamamoto non ci darà più alcun fastidio – disse con semplicità.

*

Mukuro emerse dalla nebbia ritrovandosi in quella che aveva tutta l'aria di essere un'infermeria, seppur piuttosto malmessa e vissuta, tenendo saldamente i figli ancora privi di sensi sottobraccio.

Un uomo sulla cinquantina, sentendo dei rumori nella stanza principale, uscì dal suo ufficio per andare a controllare – Uh, delle belle fanciulle ammalate? Non vi preoccupate gattine, vi curo i- oh – la sua espressione passò da beota a seria in un istante non appena riconobbe Mukuro, che sorridendo depose delicatamente i due gemelli su un letto per poi ordinare con tono deciso – Curali – senza aggiugere altro.

Shamal esitò qualche istante prima di rispondere, quindi raccolse a sé il proprio coraggio – La ragazza sì, ma lui no – disse indicando con un cenno Kurai.

Mukuro evocò istantaneamente il tridente puntandolo alla gola di Shamal, quindi sussurrò con voce penetrante e spaventosamente autoritaria – Oya oya... penso che tu abbia frainteso le mie parole: era un'ordine, non una richiesta – condendo il tutto con un sorriso sadico.

Shamal deglutì, sconfitto: perlomeno ci aveva provato – Tsk... ok, ok, hai la mia parola, li curerò entrambi. In cambio ti chiedo di riporre quell'arma, non ho voglia di altri guai: sono piuttosto impegnato in questo periodo, preferirei evitare contrattempi di qualsiasi tipo – rispose con tono severo.

Mukuro sorrise divertito, mentre il tridente scompariva in un velo di nebbia: poi, improvvisamente, avvertì qualcosa nell'aria – Oh? Questa sensazione... quindi non hanno attaccato solo Kokuyoland? Interessante... – e la sua espressione passò da seriosa a divertita – Kufufu~ Penso di aver appena trovato un passatempo. Te li affido, se non me li rimetti a nuovo entro il mio ritorno ti farò sperimentare qualcosa di così terribile che al confronto la morte ti sembrerà qualcosa di piacevole – aggiungendo alla minaccia un'occhiata penetrante e demoniaca che fece rabbrividire Shamal dall'interno.

Quindi, senza nemmeno attendere una risposta, scomparve nuovamente nella nebbia lasciando solo Shamal coi propri figli.

*

Hibari scrutò torvo Glacia, colpevole di aver interferito col suo scontro, ma da quando si era presentata al suo cospetto non l'aveva degnato della minima attenzione, come se lo ritenesse troppo debole per lei.

Senza il minimo sforzo, aumento l'intesità delle fiamme Nuvola attorno ai tonfa, fino a farle divampare, ma nonostante ciò l'espressione di Glacia non mutò minimamente: con un gesto leggiadro congelò totalmente e all'istante i tonfa di Hibari nonostante le fiamme, il quale si ritrovò preso alla sprovvista.

Approfittando del momento, Glacia fece un passo verso di lui mentre generava dal nulla una lancia di ghiaccio per poi esclamare quasi in un sussurro – Lo eliminerò io, Hydro. Tu sei ferito – rivolta al suo compagno, per poi scagliare l'arma contro Hibari con forza inaspettata che però la schivò nonostante tutto.

Ma, proprio in quell'istante, Hydro contestò quanto detto dalla donna – Eh no, Glacia, non ti prenderai tu tutta la gloria! – replicò scagliando un rapidissimo getto di acqua rovente addosso a Hibari, ancora a mezz'aria, che venne completamente travolto mentre Kumo urlava un – NO! – che echeggiò tra le mura della villa.

Doveva davvero finire così? Era una sitazione senza speranza? Kumo si morse il labbro, furiosa con sè stessa: si rialzò barcollante, mentre del sangue iniziava a colarle dalla spaccatura sullo stesso – Sono davvero... patetica! Perfino quell'idiota di un Rokudo non si arrende mai... sono forse inferiore a lui?! – si rimproverò serrando I pugni, mentre ingrandiva come di consueto il proprio ciondolo evocando la Satan Sorrow – Col cazzo! Io... non vi permetterò di oltraggiare mio padre più di così! VI PIGLIERO' A CALCI SULLE GENGIVE FINO A FARVI SPUTARE TUTTI I DENTI – imprecò con rinnovata determinazione, dirigendosi con un balzo verso Glacia, ma prima che potesse completare l'assalto udì – Kumo, fermati! – pronunciato dalla voce del padre, che la spinse ad interrompersi.

Nonostante l'attacco preso in pieno, anche questa volta Hibari era vivo e vegeto, avvolto ancora una volta da vapore.

Eppure, questa volta c'era qualcosa di strano, qualcosa di diverso...

– Ma questa è... nebbia? – mormorò fra sè e sè, confusa: poi, udì una voce che sembrava provenire da ogni direzione – Oya oya... Hibari Kyoya, penso di averti sopravvalutato. Ti facevo molto più forte di così. Oh ma... – e, anche lui, parve notare il “particolare” di Hibari – Kufufuhahahah!!! Hai perso il piumaggio, Allodola? – domandò in tono ironico facendo un gioco di parole con il cognome di Kyoya, mentre la sua figura iniziava via via a concretizzarsi: lo sguardo che Hibari sfoderò in risposta lasciava trapelare completamente l'intento omicida – Mukuro Rokudo. Nessuno ha chiesto il tuo aiuto, viscido essere ripugnante. Torna nella nebbia da dove sei venuto o ti morderò a morte nel peggiore dei modi! – intimò con insolita veemenza.

Mukuro ghignò, sinceramente divertito – Kufufu~ suvvia, non è il caso di darti tutte queste arie, nelle condizioni in cui sei ora basterebbe uno spiffero a metterti fuori gioco con una bella polmonite. Ma oggi mi sento generoso... tieni – replicò mentre, con un gesto della mano destra, generava dei vestiti nuovi addosso a Hibari con l'ausilio della macchina solidifica-illusioni costruita anni prima da Verde durante la Battaglia degli Arcobaleno. Peccato che...

– Hey, erbivoro, mi stai prendendo in giro? Cos'è questa robaccia?! – commentò furiosamente Kyoya, indicando la divisa Kokuyo apparsa dal nulla a coprire il suo corpo. A quella vista, Mukuro scoppiò nuovamente a ridere – Kufufuahahahah! Ti stà a pennello! Sai, potresti essere un mio perfetto subordinato, se tu non fossi così inutilmente debole e pieno di te – lo provocò nuovamente Mukuro.

Glacia e Hydro osservavano esterrefatti la scena, come d'altronde fece la stessa Kumo. Hibari mormorò – Tsk, non voglio indossare questa robaccia nemmeno per un'istante di più! – strappandosi via maglia e giacca con un colpo secco, furioso: quindi fece per togliersi anche i pantaloni, disgustato all'idea di indossare la divisa del suo storico rivale, ma Kumo lo fermò con un sonoro – NO PADRE! ALMENO QUELLI TIENITELI! – avvampando dall'imbarazzo nuovamente.

Hibari, con lo sforzo più grande che avesse mai fatto, esaudì la richiesta della figlia abbandonando l'idea, quindi digrignò i denti mormorando – ... maledetto odioso animaletto. Sia chiaro, una volta sistemati questi due erbivori, sarà il tuo turno di essere sbranato – mentre riaccendeva attorno ai tonfa la fiamma proropente di poco prima, distruggendo il ghiaccio attorno ad essi.

Mukuro sorrise divertito, evocando il proprio tridente e mettendosi in posizione, pronto a difendersi dai due nemici pronti ad attaccare mentre il kanji sul suo occhio destro passava a “4”.

*

L'agile figura maschile era infine giunta nei pressi di un grattacielo abbandonato fatiscente e pericolante: a prima vista poteva sembrare un rudere come tanti, ma bastò uno sguardo più attento per scorgere delle luci al suo interno – Decisamente fuori luogo per un'edificio abbandonato, nyah – mormorò fra sé e sé.

Sorrise avvolto dalle tenebre mentre i suoi sospetti si rivelavano essere fondati, poiché vide emergere dall'uscio un'uomo dall'aspetto bizzarro, anch'esso sorridente.

Percependo d'istinto una schiacciante sensazione di pericolo estrasse gli artigli, pronto ad attaccare, ma l'uomo inaspettatamente protese il palmo della mano nella sua direzione facendo cenno di fermarsi – Alt. Attenzione, ragazzo, l'accesso a questo edificio è bloccato ai non addetti ai lavori – disse fissandolo negli occhi senza esitazione.

Tuttavia, l'agile figura non si fece ingannare – Sta mentendo, nyah. Sa benissimo che non sono un ragazzino qualunque, sicuramente intende farmi abbassare la guardia per eliminarmi.. in tal caso, non mi resta far altro che eliminarlo io per primo! – pensò appena prima di compiere uno scatto fulmineo, lacerando la giugulare dell'avversario e ritrovandosi alle sue spalle.

O meglio, questo fu ciò che credette: non sentendo i rantolii agonizzanti della sua vittima, si voltò di scatto sgranando gli occhi con aria confusa: l'uomo misterioso era scomparso.

– Oh? Che carino, vuoi giocare con me? Beh, teoricamente sarei ancora in servizio, ma una piccola pausa credo mi sia concesso farla – commentò l'uomo, strizzando l'occhio mentre ridacchiava in maniera decisamente inquietante.

Immediatamente una strana fiamma lo avvolse: pareva fitta come un banco di densissima nebbia, ma concentrandosi un po' risultavano perfettamente visibili i granelli di sabbia che la componevano.

Poi, improvvisamente, si espanse ad onda d'urto costrigendo l'agile figura a chiudere gli occhi d'istinto.

Quando li riaprì, si ritrovò in una specie di dimensione caotica e assurda: il cielo era rosso, non vi era terreno, ad eccezione di chiazze sospese di piattaforme rocciose coperte da erba azzurra, e un fiume marrone scorreva dal basso verso l'alto, formando un lago tendente all'arancione sospeso nell'aria.

Inoltre, cosa che rendeva praticamente insopportabile il tenere gli occhi aperti, il tutto pareva vorticare velocemente, quasi come la ruota di una bicicletta.

Disorientato, il ragazzo si guardò intorno stropicciandosi gli occhi per l'incredulità: guardando meglio, fu in grado di localizzare il suo avversario, rimasto immobile fino a quel momento – Tu..! Ti ho trovato! Sei stato tu ad introdurti al laboratorio quella volta, nyah! – commentò riuscendo finalmente a mettere a fuoco il volto del suo avversario, il quale sogghignò mentre si infilava dei guanti bianchi per poi spalancare le braccia entusiasta urlando – Benvenuto all'inferno... XY121013! – identificando a sua volta l'identità dello strano ragazzino dotato di orecchie feline che nel frattempo era emerso dall'ombra.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Zero Assoluto ***


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La prima a colpire fu Glacia, con una velocità tale che i due Guardiani quasi non la videro arrivare: fu solo grazie ai propri riflessi aumentati dalle potenzialità del 4° Sentiero se Mukuro riuscì a schivare l'attacco in tempo, sebbene venendo colpito di striscio.

Hibari, d'altro canto, reagì altrettanto rapidamente approfittando del momento per sferrare un colpo di tonfa diretto alla tempia della ragazza, che però lei evitò agilmente generando dal nulla un'immensa alabarda di ghiaccio con cui, ancora in volo, sferrò un fendente verticale: Hibari riuscì a spostarsi quel tanto che bastava per venire solo ferito superficialmente, sbilanciando la ragazza e fornendo a Mukuro l'apertura ideale per attaccarla, ma Hydro non gliene diede il tempo, centrandolo in pieno con un getto d'acqua rovente e spedendolo lontano parecchi metri, ma come se niente fosse Mukuro svanì nella nebbia per poi tornare all'attacco, comparendo vicino al suo avversario e vibrando un fendente col tridente che Hydro riuscì ad evitare, abbassando però la guardia quel tanto che bastò a Mukuro per colpirlo in pieno plesso solare con un pugno di incredibile forza. Kumo fissava da lontano la scena, letteralmente sconvolta: in totale soggezione, strinse i pugni rendendosi conto della sua immensa inferiorità all'istante.

Suo padre la guardò con la coda dell'occhio, a distanza di sicurezza da Glacia, prima di tornare a scrutare l'avversaria.

Avvertendo il potenziale pericolo che correva, ordinò quindi alla figlia ad alta voce in tono deciso – Kumo. Vattene da qui. Mi sei d'intralcio – prima di avventarsi contro Glacia, che senza mutare espressione generò dal terreno una barriera di stalatitti accuminate che Kyoya evitò agilmente sfruttando gli appigli per poi, infine, scagliarsi dall'alto contro la ragazza.

Kumo guardò per qualche istante l'incredibile scambio di colpi, sempre più demoralizzata: era quindi questo che suo padre pensava di lei? La vedeva realmente come un semplice intralcio?

Non appena l'autocommiserazione fu divenuta rabbia, Kumo rispose – Obbedisco, padre! – rialzandosi ed avviandosi verso l'uscita, stringendo i pugni, furiosa con sé stessa e chiunque altro avesse intorno – Sono stufa di essere ritenuta solo d'intralcio! Dimostrerò di essere la degna figlia di mio padre... eliminando ogni fottuto nemico alla fonte! – mormorò a denti stretti: quindi, senza aggiungere altro, corse via dalla villa alla ricerca del quartier generale dei Drago, decisa a perseguire l'obiettivo che si era auto-imposta a tutti i costi.

*

Kurai socchiuse gli occhi, ed una luce abbagliante spazzò l'oscurità che fino all'istante prima lo aveva avvolto: con fatica e non poco sforzo, riuscì a riaprirli completamente, rialzandosi di scatto.

Una voce a lui sconosciuta lo chiamò per nome – Oh, Kurai-kun, ti sei svegliato vedo. La tua adorabile sorellina è già sveglia da un po'. Vero, Mirai-ch- – ma quando si voltò verso il letto della ragazza, si accorse che era sparita.

Shamal si guardò intorno, finchè un sonoro “KURAI-NII!” non lo fece voltare di scatto, appena in tempo per vedere una Mirai parecchio bendata saltare agilmente al collo del gemello, felice: suo malgrado, si ritrovò a sorridere – Hey, non dovresti sforzarti, sai? Tuo padre mi darà parecchi problemi se ti succede qualcosa. Avanti, da brava, torna a risposarti! – ma lei non lo degnò della minima attenzione, occupata a guardare con aria ansiosa Kurai – Kurai-nii... sono... preoccupata per mamma e papà... te la senti di andare a controllare la situazione? – domandò in tono implorante, fissandolo con gli occhi gonfi di lacrime.

Kurai guardò le proprie braccia e gambe per assicurarsi dello stato del corpo in generale: fortunatamente, non pareva aver subito ferite gravi – Va bene, Mirai-nee: non perdiamo altro tempo allora, andiamo! – rispose balzando giù dal letto ed afferrando la divisa piegata sul comodino di fianco a lui per indossarla.

Shamal era indeciso sul da farsi: da un lato sentiva che avrebbe dovuto fermarli, ma in cuor suo sapeva già che sarebbe stata fatica sprecata. Sospirando, quindi, si limitò dare due capsule ai gemelli, ricevendo in cambio sguardi curiosi da parte dei due ragazzini mentre calava un silenzio decisamente imbarazzante.

Dato che nessuno sembrava decidersi a parlare per primo, Mirai sospirò e domandò timidamente – Shamal... ehm, san, cos'è esattamente? – mentre Kurai avvicinò la capsuletta per osservarla meglio – E' una specie di antibiotico, per caso? Dobbiamo mangiarlo? – domandò a sua volta.

Shamal sospirò - Non siete nelle condizioni di combattere, ma so anche sarebbe inutile cercare di fermarvi... quindi, vi prego di accettare almeno queste capsule: al loro interno, c'è una rarissima specie di Trident Mosquito, che in caso di pericolo di vita inietterà nel vostro corpo una neurotossina molto particolare il cui principale effetto è decuplicare i vostri riflessi. Ma attenzione, usatela solo in pericolo di vita! Può avere effetti collaterali decisamente gravi, alcuni anche permanenti, sebbene ci siano probabilità relativamente basse. Fatemi un favore e pensateci su due volte prima di usarla – mantenendo un'aria seria mentre indicava ai due la porta.

I due gemelli si scambiarono uno sguardo perplesso, ma alla fine inserirono la capsula in una tasca interna della propria divisa avviandosi verso la porta.

Poi, una volta sull'uscio, inaspettatamente si voltarono a guardare Shamal – Grazie di tutto, Shamal-san! – dissero all'unisono eseguendo un rispettoso inchino, sorridendo di gratitudine prima di uscire e richiudere la porta.

Shamal rimase immobile per qualche istante, quindi sorrise leggermente.

Eppure, un pensiero continuava a tormentarlo: nonostante l'incredibile rapidità di recupero dei due, chiaro segno della loro forza, la sensazione di aver appena commesso un'errore imperdonabile lasciandoli andare via in quelle condizioni non lo abbandonò affatto.

*

Nascosti nell'ombra, due figure osservavano in silenzio dall'alto la città: il loro era un compito parecchio monotono, ma non parevano minimamente annoiati, nonostante si fossero limitato fino a quel momento a tenere lo sguardo fisso sulla strada sottostante senza compiere il minimo movimento.

Fu solo quando videro due ragazzini correre velocemente per la strada deserta che ebbero un lieve sussulto.

Uno dei due estrasse immediatamente una sorta di palmare, cercando tra le diverse facce che scorrevano sullo schermo tattile finchè non trovarono i corrispettivi dei due passanti. Senza esitazione, passò il palmare al compagno mormorando – Ha visto, Aoi? Sono loro. I gemelli Rokudo. Che facciamo? Li eliminiamo? – domandò con tono piuttosto svogliato.

Il compagno invece, praticamente identico a lui, pareva piuttosto iperattivo – E me lo chiedi, Akai? Certo che sì! Ero stufo di stare ad ammuffire qui immobile! Dai, muoviamoci, andiamo ad eliminare quei piccoli insetti! – lanciandosi immediatamente sulla strada con grande agilità. Sbuffando annoiato, Aoi rimise a posto il palmare mormorando – Se proprio devo... – per poi saltare ed inseguire Akai.

*

Kurai e Mirai correvano nella notte con le armi sguainate, pronti a colpire: imboccarono il vialone che portava al centro Kokuyoland senza fermarsi per prendere fiato, troppo preoccupati per pensare a riposarsi – Mirai-nee, che facciamo se lo scontro è ancora in corso? – domandò Kurai affidandosi alla razionalità della gemella: seguendo il proprio istinto sarebbe sceso immediatamente sul campo di battaglia, ma era perfettamente conscio che tale scelta avrebbe potuto produrre esiti disastrosi.

Senza fermarsi, Mirai parve rifletterci su per poi però limitarsi a scrollare la testa – Penso che la cosa migliore sia iniziare ad arrivare a destinazione, una volta lì decideremo il da farsi: dopotutto, può anche essere che riescano a gestirli senza il nostro aiuto, Mamma e Papà sono molto forti dopotutto, non è detto che siano necessariamente in difficoltà – rispose con sicurezza.

Kurai annuì, trovandosi d'accordo con le parole della gemella – Sono d'accordo con te, sbrighiamoci allora! – e nel dirlo accellerò la corsa.

Poi, all'improvviso, Mirai avvertì un pericolo e si fermò di colpo – KURAI-NII, ATTENTO! – urlò lanciando verso il fratello una catena che si avvinghiò alla sua gamba, tirandolo indietro verso di lei proprio un'istante prima che un ragazzo dai capelli rossi apparso dall'alto lo colpisse in pieno con un pugno abbastanza forte da incrinare l'asfalto. Sorridendo soddisfatto, si girò a guardare i gemelli atterriti – Uh, niente male per delle schiappe come voi! – disse in tono divertito.

Immediatamente atterrò dall'alto anche un'altra figura – Akai, usa la testa, non l'istinto – mormorò quest'ultimo, portandosi una mano alla bocca mentre sbadigliava.

Kurai sgranò gli occhi osservando meglio i nuovi arrivati: i due misteriosi ragazzi erano perfettamente identici eccezion fatta per il colore di occhi e capelli, rispettivamente rossi per uno e blu per l'altro.

Avvertendo un pericolo mortale, Kurai attivò fin da subito il Geminio Kiri, ben deciso a non sottovalutare i propri avversari: Akai fischiò impressionato vedendo la katana del ragazzino duplicarsi – Niente male, Rokudo! Ma anch'io so fare un bel trucchetto, sai? Guarda! – esclamò infiammando il proprio pugno con una fiamma composta apparentemente da foglioline incandescenti per poi colpire il terreno: in un solo istante, la strada venne ricoperta completamente da rovi sbucati all’improvviso dal terreno, le cui spine ferirono i gemelli conficcandosi dolorosamente in profondità nella carne delle loro gambe.

Mirai urlò dalla sorpresa e dal dolore, mentre Kurai imprecò digrignando i denti per resistere al dolore: alla fine, l’unico centimetro di strada rimasta priva di rovi fu quello dove poggiavano i due ragazzi misteriosi.

Akai scoppiò a ridere – Ahahahah! Che te ne pare? Dici che è al livello del tuo gioco di prestigio di sdoppiare la katana? – lo canzonò: sul volto di Kurai calò un’ombra, mentre iniziava seriamente ad irritarsi.

Tuttavia, la prima a reagire fu inaspettatamente Mirai – Esercito di Catene! – urlò in italiano mentre decine di catene affilate apparivano dal nulla circondandola e lacerando i rovi attorno a lei, per poi scattare, ad un gesto della sua mano, come proiettili verso i nemici.

Questa volta fu Aoi ad agire – Orogenesi – disse apaticamente in italiano, generando dal terreno qualcosa che aveva tutta l’aria di una catena montuosa in miniatura, dura però in apparenza almeno quanto il diamante, visto che le catene di Mirai esplosero in mille pezzi all’urto – Tsk... maledizione! – mormorò lei evocando nuovamente altre catene, pronta a partire nuovamente al contrattacco, ma Kurai approfittando del momento si era lanciato all’assalto all’alto superando agilmente la piccola montagna, attaccando infine dall’alto – Shigure Soen Ryu Dual! Kurosu Satsujin! – infiammando in un secondo le proprie armi per poi muovere un fendente aereo incrociato in modo da generare una vera e propria croce di fuoco e vento tagliente che si abbattè sugli avversari, ma all’ultimo istante Aoi generò dal nulla una barriera rocciosa che fermò il colpo, seppur finendo in pezzi, mentre Akai, in perfetta sincronia, creava dal terreno radici spinate e liane che intrappolarono Kurai immobilizzandolo.

In breve, Mirai si ritrovò quindi a dover combattere da sola – No... Kurai-nii! Bastardi! Liberatelo!!! – urlò, lanciando le proprie catene all’assalto, che però vennero nuovamente distrutte dall’impenetrabile muraglia rocciosa di Aoi. Disperata, decise di tentare il tutto e per tutto scagliandosi contro i due personalmente, ma improvvisamente udì il suono di una serie di fendenti sferzare l'aria: un’istante dopo, Kurai cadde a terra liberato dalle liane e radici, visibilmente sorpreso.

Davanti a lui, una ragazzina armata di falce lo guadava torva – Ma c'è un limite alla tua inutilità?! – gli urlò contro, guardandolo con odio.

Kurai sgranò gli occhi – Kumina!! Che ci fai qu-UGH! – ma non riuscì a completare la frase, perchè Kumo lo calciò in faccia con forza urlando – NON CHIAMARMI COSI, IMBECILLE – avvampando dalla rabbia.

Kurai si toccò la guancia dolorante, tornando a guardare Kumo: arrossì leggermente nel farlo, ma si autoconvinse che era solo per via dello spavento appena passato del tentato tentacle rape quasi subito.

Lanciandogli un'ultima occhiataccia, Kumo si voltò a fissare i due nemici mentre Mirai correva ad accertarsi delle condizioni del gemello prima di raggiungere Kumo – Hey, Kumo-chan, che ci fai qui? – domandò sorpresa: lei, con sommo stupore di Kurai, le sorrise – Non lo vedi? Sono venuta a darti una mano contro queste due nullità. Tu, piuttosto... stai bene? – domandò poi, seria.

Aoi assistette attentamente la scena in religioso silenzio, mentre Akai non riuscì più a sopportare la situazione – Hey, vermi! Non vi ha insegnato nessuno che abbassare la guardia in combattimento è pericoloso? Bene... – e la sua bocca si deformò in un ghigno – vorrà dire che ve lo insegnerò io! – disse, eseguendo un rapido movimento della mano con cui generò un turbinio di foglie, rami e liane che travolsero i tre ragazzini spazzandoli letteralmente via.

Kumo e Mirai si rialzarono, pronte a contrattaccare mentre Kurai, rimasto in piedi già dal momento dell'attacco, si preparò a caricare il nemico, ma la voce di Kumo lo fermò – Non ci provare nemmeno, questi due sono le mie prede! – gli intimò la sua voce.

Mirai annuì, schierandosi inaspettatamente dalla parte di Kumo – Kurai-kun, per una volta lascia fare a me, ti mostrerò la mia forza! Posso farcela! – mormorò con uno strano sorriso. Kurai esitò, giurando mentalmente di aver visto uno strano riflesso rosso negli occhi della sorella, quindi abbassò le armi sorridendo – D'accordo, come volete...allora io vado a cercare Yamamoto-sensei! – rispose avviandosi di corsa in direzione del Dojo Yamamoto.

Kumo lo guardò allontanarsi con la coda dell'occhio, decidendo che era meglio non riferire ciò che aveva sentito dire Glacia al riguardo, quindi tornò a guardare i due avversari – Scusatemi se ci siamo fatte attendere – disse, mentre Mirai sfoderò un ghigno prima di esclamare – Siete pronti a scoprire come ci si sente a farsi fare il culo da due ragazze? – lasciando leggermente spiazzata Kumo, che tuttavia si preparò allo scontro decidendo di ignorare le stranezze della sua alleata.

*

Mukuro stava facendo letteralmente impazzire di rabbia Hydro: continuava a scomparire e ricomparire nella nebbia, evitando ogni colpo dell'altro senza mai contrattaccare, giusto per il gusto di farlo.

Hydro non ricordava di aver mai desiderato così tanto la morte di qualcuno – Fottutissima testa ad ananas...! Smettila di scappare come un codardo e combatti!! – urlò esasperato dopo l'ennesimo attacco andato a vuoto: in risposta, udì dal nulla la sua risata – Kufufufu~ Ne sei proprio sicuro? Non posso garantirti che ne uscirai vivo – rispose con una voce che pareva provenire da ogni direzione.

Furioso, Hydro cercò un insulto abbastanza pesante che potesse spingerlo ad attaccarlo direttamente, ma poi sorrise ricordandosi un dettaglio – Hey Rokudo. Sei ancora infradiciato per il mio attacco di prima, vero? – mormorò serio, tenendosi pronto ad attuare il suo piano.

L'occhio rosso di Mukuro fece capolino dalla nebbia dietro di lui, mentre si udiva nuovamente la sua voce – Oya oya, so benissimo cos'hai intenzione di fare, ma per tua sfortuna non ho alcuna intenzione di permetterti di usare la Caldo Bomba – gli sussurrò nell'orecchio mentre emergeva dalla nebbia puntando il tridente sulla sua nuca – E, a proposito: hai appena perso. Un solo movimento e ti faccio saltare la testa – continuò, ma inaspettatamente Hydro non si mosse, limitandosi ad urlare – Onee-san! Usa lo Zero Assoluto, ora! – cogliendo con successo di sorpresa i due guardiani.

Lo stupore della parentela dei due avversari, sebbene durò meno di un secondo, diede a Glacia l'istante necessario ad eseguire la richiesta: circondandosi della propria fiamma, la concentrò in un istante in una sfera fra le due mani esclamando – Zero Assoluto! – in italiano, causando un'onda d'urto simile a un'aurora boreale che investì gli altri tre, seguita da una spessa coltre di nebbia artica e vapore congelato.

Hibari coprì d'istinto gli occhi con il proprio braccio, ma ciònonostante con sua sorpresa si ritrovò parzialmente immobilizzato: cercò più volte di riprendersi, ma nonostante avvertisse gran parte dei suoi muscoli contrarsi, il resto pareva come pietrificato, e ogni movimento gli costava una fitta lacinante di dolore.

Sputando sangue dopo un tentativo di movimento particolarmente brusco, si decise a guardare negli occhi Glacia, immobile davanti a lui: senza perdere la calma, mormorò – Hey, erbivora. Che razza di trucco è mai questo? – infondendo subliminalmente nel suo tono placido tutto l'odio e la rabbia che provava in quel momento.

Senza mutare espressione, Glacia, inaspettatamente, rispose – Zero Assoluto. Sfruttando al massimo le proprietà Ghiacciaio e Nuvola della mia fiamma della Grandine, riesco a generare un'ondata istantanea di gelo a –273,15 gradi Celsius, la più bassa temperatura possibile. In questo modo, qualsiasi cosa sia anche solo vagamente umida diventa istantaneamente terreno per un trattamento criogenico istantaneo, come è successo a Mukuro Rokudo – e nel dirlo indicò con un lieve cenno la direzione dove fino a un'istante prima Mukuro aveva in scacco Hydro.

Ciò che vide non riuscì a non sorprenderlo: Mukuro era lì, immobile e bianco, ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio che scintillava come un cristallo al sole, e con lui era rimasta intrappolata la metà inferiore del corpo di Hydro, il quale si lamentava e gemeva di dolore ad ogni movimento.

Glacia non ebbe la minima reazione nel vedere suo fratello in quello stato, limitandosi a mormorare – Stupido, potevi evitare di farmi usare lo Zero Assoluto se eri tu stesso infradiciato! – prima di tornare a guardare Hibari, che pareva furioso.

Glacia tradì un tono di sorpresa – Oh? Sei forse arrabbiato per quello che ho fatto al tuo compagno? – disse freddamente, senza emozione.

Hibari, in risposta, serrò i pugni, frantumando il ghiaccio che li ricopriva anche se ciò gli costò un doloroso spruzzo di sangue e ferite aperte – Come hai definito quell'essere disgustoso? Compagno? Assolutamente no. Lui... – e spezzò il ghiaccio attorno alle braccia subendo lo stesso effetto collaterale dei pugni – è la mia preda, da quel giorno di 25 anni fa. Sarò io a finire Mukuro Rokudo. E se oserai intrometterti... – con un'ultimo, incredibile sforzo, si liberò ignorando il dolore della carne che si lacerava – ti morderò a morte! – attivando infine il proprio Vongola Gear, pronto a combattere al massimo.

Glacia lo fissò impassibile, quindi generò dal nulla due immense lame di ghiaccio – Come preferisci, Kyoya Hibari. Hai scelto la morte lenta e dolorosa – mormorò lanciandosi all'attacco.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - La fiamma incompleta ***


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XY digrignò i denti, mentre la testa gli iniziava già a girare: era impossibile per lui tenere gli occhi aperti, quindi optò per il chiuderli, rivolgendosi poi al nemico – C'è una domanda che desidero farti da anni, nyah. Chi sei? Che ci facevi nel laboratorio quella volta? – domandò senza giri di parole: sebbene fosse pronto a combatterlo per difendersi, non era quello il motivo per cui aveva fatto tutta quella strada.

Fortunatamente per lui, l'uomo si rivelò piuttosto collaborativo rispondendo senza esitazione – Uh uh, chi sono, mi chiedi? Solo un folle a guardia dei miei padroni. O forse, sono proprio la persona che cerchi. Quanto al nostro incontro nel laboratorio, è avvenuto così repentinamente che mi ha stupito il fatto che ti sia rimasto così tanto impresso. Tuttavia... – e XY notò il repentino cambio di tono nella sua voce – non posso rivelarti nulla riguardo alle motivazioni che mi hanno condotto lì quel giorno. Voglio farti pure io una domanda, comunque: esattamente, chi sei? – domandò con aria improvvisamente interessata.

XY, in risposta, sorrise assicurandosi di mantenere gli occhi ben chiusi – Non ho un vero nome, ma una persona a me molto cara mi chiama "Kuro", per cui anche tu puoi chiamarmi così. E ti ringrazio, nyah! – aggiunse quindi, destando l'attenzione del suo avversario – Sei la seconda persona che mi chiede "chi sono" e non "cosa sono". Posso sapere il nome dell'uomo che sto per sconfiggere? – concluse beffardo, ben deciso a tenergli testa.

Immediatamente udì l'uomo scoppiare ridere, sinceramente divertito – Ahahahah, ne hai di fegato per parlarmi in quel modo, ragazzo! Mi piace la tua follia! Beh, puoi chiamarmi Mad se vuoi, non posso rivelarti il mio vero nome. Ma... – e, ancora una volta, ci fu un cambiamento di tono – Kuro-kun, ho appena avuto un'idea mooolto divertente! Ci sfideremo all'ultimo sangue... e se vinci tu, ti rivelerò il mio nome. Va bene? Uh uh – propose in tono eccitato.

Kuro sorrise di rimando – Combattere contro di te in un posto così assurdo e ad occhi chiusi? Sì, potrebbe essere divertente, nyah! – rispose, sostituendo con una rapida contrazione delle dita le unghia delle mani con degli artigli decisamente bestiali, per poi concentrarsi immediatamente sui rumori circostanti, ben conscio che il duello era iniziato dal momento in cui aveva accettato: eppure, per quanto si concentrasse, ben presto si rese conto di non avvertire assolutamente nulla.

Pochi istanti dopo, tuttavia, avvertì un pugno schiantarsi con violenza sul suo petto fratturandogli come minimo un paio di costole e sbalzandolo via dalla piattaforma su cui poggiava, così che si ritrovò ad avere la sensazione di precipitare nel vuoto finché non atterrò dolorosamente su una delle tante isolette sottostanti: tentò quindi nuovamente di riaprire gli occhi, ma quel vorticare di colori e assurdità gli causarono nausea e disorientamento, obbligandolo a richiuderli rapidamente.

Mad approfittò del momento per colpirlo con un calcio che lo spedì un paio di metri più avanti, facendo rovinare Kuro inerme a terra, coperto di graffi e ferite di varia entità.

La voce di Mad lo raggiunse – La cosa divertente è che sono totalmente disarmato, eppure... – e scoppiò a ridere: era un chiaro tentativo di provocarlo, ma presto gli si sarebbe ritorto contro, pensò Kuro.

Infatti si avventò con agilità felina in direzione della fonte da cui proveniva la voce, ma la sua artigliata finì solo col colpire e abbattere uno dei tanti strani alberi: ancora una volta udì la voce del nemico – Uh, come forza sei davvero niente male, ma come mente sei davvero debole. Però è divertente! Ma possiamo fare di meglio, non sei d'accordo? – e successivamente udì le dita di lui schioccare, e un'istante dopo la piattaforma su cui poggiava si sgretolò facendo precipitare ancora una volta nel vuoto: questa volta, Kuro aprì gli occhi e, sforzandosi di resistere, si aggrappò su uno dei tanti lastroni di pietra sospesi nel nulla e saltò di maceria in maceria fino a raggiungere un nuovo isolotto fluttuante e ottenendo immediatamente uno scroscio di applausi da parte di Mad – Bravo, bravissimo! Ottima esibizione. Eppure non sono ancora soddisfatto... Kuro-kun, stai davvero facendo del tuo meglio? – mormorò con tono quasi deluso.

Richiudendo gli occhi per calmare la sensazione di nausea e disorientamento, Kuro sorrise – Secondo me stai sottovalutando chi hai davanti – lo provocò, deciso a ripagarlo con la stessa moneta.

Udendo tali parole, Mad parve interessarsi – Uh? Cioè? Cosa intendi dire? – domandò, sinceramente curioso: Kuro continuò – Se ti dicessi che fin'ora ho usato il 10% circa della mia forza effettiva, cosa diresti? – domandò a sua volta: Mad parve pensarci un po' su per poi rispondere con tono macabro e inquietante – Penso ti aprirei in tante piccole parti per capire cosa ti renda così potente, in quanto saresti un soggetto estremamente interessante! – e il mondo circostante parve tingersi di toni più cupi.

Kuro sorrise nuovamente, mostrando i canini: aveva intuito la vera natura di colui che aveva davanti – E allora così sia, ti mostrerò il mio vero potere, nyah! – urlò, iniziando a concentrarsi: una fiamma spaventosamente intensa simile a fumo, ma molto più densa, lo avvolse completamente, mentre i capelli si arruffavano e scompigliavano e l'iride si colorava di un giallo molto più intenso di quello che aveva solitamente.

A quella vista, Mad fischiò ammirato – Sei un soggetto parecchio interessante, lo sai? Ma, toglimi una curiosità: che razza di fiamma è quella? Non penso di riconoscerla – domandò con serietà.

Kuro lo guardò intensamente: ora che Mad era concentrato su di lui, la distorsione del paesaggio si era via via attenuata fino a raggiungere una soglia da lui tollerabile, segno che il suo piano stava funzionando alla perfezione – Il mio codice è XY121013, ma tutt'ora non ho idea a cosa si riferisca. Tuttavia... – s'interruppe per un istante nel vedere il volto di Mad eseguire un movimento involontario che gli confermò che l'uomo sapesse ben più di quanto volesse lasciare intendere – ... per quale motivo mi hai fatto una domanda di cui sai già la risposta? – domandò a bruciapelo, cogliendo per la prima volta di sorpresa Mad: ne seguì una pausa di silenzio lunga parecchi istanti, ma poi Mad distese la bocca in un sorriso e si decise finalmente a parlare – Uh uh! Ritiro tutto, Kuro-kun, hai davvero una mente piuttosto sveglia. Ci terrei a precisare una cosa, tuttavia: io non so tutto, so solo quello che so. E quello che so, sono solo informazioni frammentate che ho recuperato involontariamente assieme al "motivo" per cui ero entrato nel laboratorio. Voglio però premiare la scaltrezza che hai dimostrato fin'ora nel tenermi testa, per cui ti dirò quello che ho scoperto. A.V.E., è questo il nome del tuo progetto. Non ho ben chiaro quale fosse il suo scopo primario, so solo che fu abbandonato quando ci si rese conto dell'effettiva impossibilità di realizzare uno dei due obbiettivi primari, ovvero il clonare la Fiamma della Notte, mentre l'altro motivo è probabilmente da attribuirsi al tempo di sviluppo stimato di un soggetto completo, circa... 35 anni – Mad fece una pausa per osservare la reazione di Kuro: dall'espressione che aveva, sembrava quasi che un fulmine lo avesse colpito in pieno – Tu, XY121013, sei un soggetto del Progetto A.V.E. in vita e pienamente sviluppato, e quella fiamma è probabilmente una fiamma della Notte incompleta. Ho indovinato, vero? Uh uh – sfoderando improvvisamente un'espressione terrificante e spaventosa – Lo voglio! Voglio vederla in azione! Kuro-kun... combattiamo! Combattiamo con tutte le nostre forze! Eheheh! – e nel dirlo mosse il braccio destro, indicandolo: immediatamente una pioggia di detriti dalla forma appuntita e affilata si avventarono come uno sciame di api infuriate in direzione di Kuro, che rimase immobile fino all'ultimo istante.

Successe tutto troppo in fretta perché Mad potesse accorgersene: Kuro si tramutò letteralmente in un'ombra una frazione di secondo prima di venire colpito dalle lame, estendendosi oltre di esse ed abbassandosi via via che avanzava fino a divenire un tutt'uno col terreno, muovendosi come un'ombra ad una velocità impossibile da seguire ad occhio nudo fino ad arrivare ai piedi di Mad, per poi riemergere di scatto squarciandolo con un'artigliata prima che questi potesse rendersene conto: tutto questo avvenne in meno di mezzo secondo.

Mad si ritrovò coperto dal suo stesso sangue senza nemmeno capirne il motivo, prima ancora di avvertire il dolore: cadde semplicemente a terra, di schiena, senza nemmeno comprenderne il motivo.

Kuro lo guardò con un sorrisetto che metteva in mostra il canino, sforzandosi di non far notare il fiatone che gli aveva causato l'utilizzo di quella tecnica – Ora non fai più lo sbruffone, eh? Nyahahah! – disse allegramente mentre si avvicinava all'avversario inerme. Mad lo guardò negli occhi, parlando a fatica – T-tu... come hai... cos'è successo? Com'è successo? – domandò incredulo.

Kuro, ben deciso a non abbassare la guardia, preparò gli artigli al colpo di grazia – Ricordi cosa hai detto poco fa? Che quella era una fiamma della Notte incompleta? Beh, non è del tutto esatto – e nel dirlo ricoprì con la sua fiamma misteriosa i propri artigli – è impossibile replicarla tale e quale, ma mentre sperimentavano scoprirono un modo di replicarne alcune caratteristiche e, cosa ancora più interessante, che dentro di essa ce n'erano alcune assopite, e quindi copiabili senza troppi problemi. Risvegliandoli, notarono che quella che avevano creato effettivamente non era la fiamma della Notte, ma una vera e propria nuova fiamma, la Nona Fiamma, se vogliamo includerla in quelle del Cielo. La fiamma dell'Ombra, la quale si differenzia quasi completamente da quella della Notte da cui deriva. Oh! – esclamò, ricordandosi solo in quel momento della scommessa fatta ad inizio battaglia – Devi dirmi il tuo nome, nyah! – aggiunse.

Ma, con sua sorpresa, Mad scosse la testa – Nah. Perché dovrei? Non ho mica perso! Anzi... – e si rialzò agilmente, come se non avesse alcuna ferita – Che ne dici se facessi anch'io sul serio? – domandò con tono sadico.

Kuro sgranò gli occhi incredulo, notando le ferite sul corpo del nemico scomparire nel nulla in un singolo istante – Ma cosa...?! – esclamò percependo il pericolo e mettendosi in guardia: eppure, Mad rimase immobile a sogghignare, abbassando la testa mentre un'ombra inquietante gli calava in viso – Ho giocato abbastanza con te, mio piccolo amico felino. Devo dartene atto, sei davvero forte, ma avevi perso dal momento in cui sei finito qui. Sai perché? – domandò, ma non gli servì una risposta: l'espressione disorientata di Kuro parlava da sola – Perché tutto ciò... è accaduto e sta accadendo solo nella tua mente! – e con un gesto teatrale spalancò il palmo per poi chiudere successivamente le mani di scatto: nello stesso istante, la dimensione parve esplodere in miliardi di schegge di vetro colorato lasciando spazio al vuoto, ad un nero più scuro dell'oscurità stessa.

Ma fu solo per poco: qualche istante dopo infatti, le pareti iniziarono a gocciolare una densa sostanza rossastra.

Sangue.

Atterrito, Kuro si guardò intorno cercando una via d'uscita e al contempo un indizio utile a capire cosa stesse succedendo, ma senza successo: poi, quando le pareti furono completamente coperte di sangue, tutto iniziò a vorticare in tante spirali, che parvero come risucchiarlo ovunque.

Kuro si ritrovò ben presto ad urlare a vuoto, come se fosse impazzito, mentre tentava disperatamente di sfuggire alle spirali – NOOOO! LASCIAMI, LASCIAMI!!! – sbraitò a pieni polmoni in preda al terrore, ma le spirali non furono l'unica cosa che lo spinsero sul baratro della pazzia: poco dopo anche le pareti, pavimento e soffitto compresi, parvero spalancarsi in immense bocche con denti aguzzi e giganteschi come megaliti. Continuando ad urlare, Kuro si aggrappò ad uno di essi per non cadere nel vuoto sottostante, ma di colpo le bocche si richiusero, compresa quella a cui era rimasto aggrappato: il braccio gli fu reciso di netto in uno spruzzo di sangue, ma l'urlo venne soffocato dall'eccesso di dolore.

Subito dopo si ritrovò a precipitare nel vuoto, immerso dall'oscurità e coperto dal suo stesso sangue per quelle che gli parvero ore, finché non scorse qualcosa: facendo appello a tutto il coraggio e la volontà che gli restavano, aprì gli occhi a fatica... ma sarebbe stato meglio per lui che non l'avesse mai fatto.

Migliaia di aghi acuminati lunghi un paio di metri l'uno ricoprivano completamente il pavimento sottostante, pronti a riceverlo – NOOO! NON VOGLIO MORIRE! NOOOO! – urlò con tutto il fiato e l'energia che gli restava, ma fu tutto inutile: il suo corpo si abbatté al suolo con grande forza e tutto finì in uno spruzzo di sangue, senza nemmeno che ebbe il tempo di avvertire le spine dilaniarli la carne.

*

Mad fissò divertito Kuro constatando soddisfatto lo sguardo assente e vuoto del suo avversario sconfitto, come se fosse un fantoccio senza anima: attese qualche minuto per essere sicuro della sua vittoria, quindi si avvicinò afferrandogli il viso – Eeeeh... brutta bestia la mente, vero? Così fantastica e capace di grandi cose... ma anche così terribile. Come ci si sente a perire per mano della propria psiche? Eheheh – ridacchiò – Hai assistito al mio Mindbreaker, mi spiace solo che non capirai nulla di ciò che ti sto dicendo. Pazienza. Ora, se vuoi scusarmi, devo tornare al lavoro, ma è stato divertente! Se mai riuscirai a riprenderti, sarebbe bello rifarlo – affermò con sincerità per poi avviarsi all'interno del palazzo.

Ma prima che potesse farlo, una cosa lo spinse a fermarsi – Hey tu! Sei per caso uno dei Drago?! – echeggiò la voce di Kurai, precedendo l'arrivo fisico del ragazzo.

*

Kurai aveva continuato a correre senza mai fermarsi, ignorando la fatica e la protesta della propria milza, finché non era arrivato al luogo dove si ergeva il Dojo Yamamoto.

Tuttavia, ciò che vide gli causò un duro colpo: l'intero Dojo, infatti, era rinchiuso in una spessissima coltre di ghiaccio – C-cosa... cos'è successo qui?! – urlò evocando la Kirislayer e tentando invano di rompere il ghiaccio, duro quasi come un diamante: dopo parecchi minuti di tentativi andati a vuoto si accasciò per riprendere fiato – Non... non si rompe...! – mormorò demoralizzato, guardando la barriera di ghiaccio: pensò al suo maestro, e alcune lacrime di frustrazione gli rigarono le guance mentre le parole di Kumo risuonavano ancora nella sua testa, tanto crudeli quanto sincere "C'è un limite alla tua inutilità?!"

Ripensò allo scontro con Kumo: se Mirai non fosse arrivata a salvarlo, sarebbe finito molto male, era inutile negarlo.

Ricordò quindi lo scontro con Kyle: anche lì non era stata una questione di abilità, quanto di mera e semplice fortuna.

Cercò di ripensare ad almeno una volta in cui era riuscito a cavarsela da solo, ma ottenne solo di deprimersi di più constatando che non gli veniva in mente assolutamente nulla – Kumo ha ragione... sono davvero inutile: se sono riuscito a cavarmela fin'ora è stato grazie ad enormi colpi di fortuna o perché qualcuno mi ha aiutato... sono patetico! DAVVERO PATETICO!! FOTTUTAMENTE PATETICO!! – urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, battendo con forza un pugno sul terreno e mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare, pieno come non mai di rabbia verso sé stesso.

Perché doveva sempre fallire? Perché non disponeva del potere necessario a difendere coloro che amava?

"Sono stufo di essere debole!"

Ripensò al sorriso della sua sorellina.

"Voglio essere io a proteggerla!"

L'espressione delusa e scocciata di Kumo apparve per un'istante nella sua testa.

"Non sarò inferiore a lei!"

E, infine, ricordò il sorriso rassicurante del suo maestro.

"Non lo deluderò mai più!"

Kurai, finalmente, si rialzò.

Qualcosa era cambiato in lui: attorno a sé, parecchie scintille saettavano di tanto in tanto, impercettibili all'occhio umano tant'erano veloci.

Guardando in direzione del Dojo, urlò – Non la deluderò, Yamamoto-sensei! Mi sente?! Sconfiggerò i Drago anche a costo della vita! Resista fino ad allora!! – e, determinato come non mai, corse via alla ricerca di un obbiettivo.

Vagò per quasi un'ora, finché non giunse davanti un vecchio palazzo decadente, appena in tempo per assistere ad una scena parecchio surreale: un uomo in divisa con lo stemma dei Drago causò con un semplice gesto della mano atroci sofferenze ad un ragazzo misterioso, lasciandolo quindi inerme al suolo come una marionetta a cui sono stati tagliati i fili.

Ma lo sguardo di Kurai rimase fisso sullo stemma: senza nemmeno accorgersene strinse i pugni, gonfio di rabbia, e le scintille parvero aumentare di intensità mentre attivava il Geminio Kiri ed usciva allo scoperto urlando – Hey tu! Sei per caso uno dei Drago?! – con rabbia.

Mad si girò di scatto, mentre il volto si deformava in uno spaventoso sorriso – Ma guarda chi si vede! Sei tu, Kurai Rokudo-kun? – gli rispose guardandolo con l'aria di chi ha appena ricevuto il regalo di Natale tanto desiderato.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Al limite della realtà ***


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Kurai squadrò l'uomo chiamato Mad: immediatamente gli saltarono all'occhio i capelli disordinati ed i lineamenti duri di un uomo che ha vissuto un'esistenza tutt'altro che facile. Inoltre, l'espressione a tratti seria e a tratti folle per qualche strana ragione gli fecero pensare ad uno scienziato pazzo.

Inspirando profondamente per concentrarsi, serrò la presa sulle proprie Kirislayer gemelle, pronto a difendersi, quindi ripeté la domanda – Sei uno dei Drago!? E come sai il mio nome? – urlò in modo da farsi sentire.

In risposta, Mad scoppiò in una risata – Se sono un Drago? E chi lo sa. Potrei dirti che sì, lo sono, e potrebbe essere una menzogna, come potrebbe essere la verità. Non esistono certezze a questo mondo: le eccezioni ne sono la prova – rispose in tono enigmatico, guardando poi Kurai con un ghigno piuttosto sadico che lo fece rabbrividire: Drago o non Drago, quell'uomo era terribilmente inquietante.

Deciso a non lasciarsi sottomettere, Kurai avanzò – Ti ho fatto una domanda. E' buona educazione rispondere in questi casi. Anzi, te ne aggiungo un'altra: chi è lui? Perché l'hai ridotto così? – intimò in tono deciso, accennando a Kuro con un movimento degli occhi.

Ancora una volta Mad si limitò a sorridere in modo inquietante e a mormorare – La paura è come la follia: è inutile nasconderla, alla fine verrà fuori. E, a quanto vedo, tu ne hai in abbondanza – accennò con lo sguardo fisso sulle mani di Kurai, ancora serrate sulle proprie armi ma che tremavano lievemente: Kurai esitò per un attimo, quindi rispose con un sorrisetto – Ma non sei tu quello che poco fa ha detto che non esistono certezze? – guardando l'uomo con aria di sfida.

Mad sgranò gli occhi, quindi scoppiò a ridere di gusto – Ahahahah! Kurai Rokudo-kun, sei davvero un soggetto interessante! – esclamò, per poi mutare nuovamente tono a metà frase – Sarà interessantissimo squartarti e analizzarti pezzo per pezzo! – concluse, condendo il tutto con un'altra risata molto più terrificante della precedente.

Kurai impallidì: quell'uomo non era semplicemente inquietante, e nemmeno definirlo pazzo gli avrebbe reso giustizia... Mad era la follia personificata.

Travolto dalla paura, cercò istintivamente con lo sguardo una via di fuga, ma improvvisamente il ricordo delle lacrime della gemella lo riportò sui sui passi – No. Ho detto che l'avrei protetta... questa volta non scapperò – mormorò fra sé e sé, avanzando deciso di un altro passo per poi intimare in tono risoluto – In ogni caso, se non hai intenzione di rispondere alle mie domande vorrà dire che ti costringerò a farlo! – cambiando la presa sulle katane in modo da essere il più comodo possibile e preparandosi a quello che si prospettava essere lo scontro più difficile a cui avesse mai preso parte.

Udendo quelle parole, Mad sorrise nuovamente – Quindi sei finalmente pronto, Kurai Rokudo-kun? – mormorò, prima di schioccare le dita evocando nuovamente la dimensione distorta e psichedelica con cui aveva sconfitto Kuro poco prima – Ti do' il benvenuto nel mio piccolo inferno personale! – esclamò infine con tono esaltato, esibendosi in un inchino.

*

Aoi schivò pigramente la catena di Mirai, lanciandole un'occhiata apatica prima di colpire il muro con un pugno generando da esso una cancellata in roccia appuntita simile a stalattiti che spezzarono tutte le catene della ragazza con semplicità disarmante.

A quella vista Mirai si morse il labbro inferiore, ansimando: era ormai quasi un'ora che combatteva uno scontro a senso unico, e stava iniziando ad avvertire la fatica.

Aoi, d'altro canto, pareva non avesse mai iniziato a combattere: limitandosi a schivare e a contrattaccare svogliatamente ogni tanto, aveva risparmiato abbastanza energia per poter continuare per ore.

Non che Kumo se la passasse tanto meglio: se è vero che Akai la attaccava incessantemente, consumando parecchie energie, lo era altresì che il divario fra la loro forza era abissale ed evidente.

Kumo riusciva a malapena a difendersi dalla maggior parte dei rovi e foglie taglienti come rasoi, intercettandole con la Satan Sorrow, ma comunque continuava ad incassare incessantemente colpi senza riuscire a restituirli tutti, cosa che la rendeva furiosa e feriva il suo orgoglio molto più di quanto i rovi ferissero il suo corpo.

Finalmente, dopo che l'aveva così tanto attesa, arrivò l'occasione che aspettava: approfittando di un attimo di distrazione da parte di Akai, eseguì il Patto entrando in Hyper Mode Kai lanciandosi successivamente all'attacco, ancora ben lungi dall'essere alla pari con il suo avversario ma comunque finalmente in grado di assestare qualche colpo sporadico.

Mirai osservò con la coda dell'occhio la scena, demoralizzata: Kumo restava, come sempre, più forte di lei.

– NO! – si disse talmente forte che perfino Aoi sussultò dalla sorpresa – Devo smetterla di sottovalutarmi! L'ha detto anche Kumo-chan che il più grande ostacolo per la mia forza sono io con la mia indole disfattista! Ma perché? Non sono sempre stata così... – mormorò fra sé e sé: Aoi si limitò a guardarla, lievemente incuriosito – Mia madre mi ha sempre visto come una speranza... una speranza per il futuro... e allora perché... perché sono diventata così? – si domandò ad alta voce.

Aoi iniziò a mostrare chiari segni di confusione, e per qualche ragione che nemmeno lui riuscì a comprendere a fondo avvertì una sensazione crescente di disagio farsi strada nella sua mente.

"Perché quella non sei davvero tu".

Una voce risuonò come nella sua testa, rispondendo inconsciamente alla sua domanda.

Già, non era lei, non più: era cambiata, e l'aveva fatto per non essere più la ragazzina immatura, per non piangere sempre, per smetterla di fuggire inutilmente... ma aveva ottenuto l'effetto contrario.

"Ti sei frammentata ed hai smarrito te stessa".

Strinse i pugni, furiosa verso sé stessa: come poteva essere stata così stupida? Lei non era la ragazza perfetta e matura che cercava di essere.

Lei era l'irascibile, immatura, gelosa, dolce e solare Mirai Rokudo, tredicenne pasticciona e indolente, ma leale, affettuosa e sincera. Ecco qual'era la realtà.

In quel momento, ebbe come un'epifania: maturare non significava cambiare, bensì imparare ad accettarsi per come si è, valorizzando i propri pregi ed imparando a vedere i propri difetti come parte di sé... e per farlo, era necessaria solo una cosa: essere forti, e non fuggire mai davanti agli ostacoli che la vita ci pone davanti.

Non serve a nulla aggirarli o cambiare strada: per crescere, bisogna trovare dentro di sé la forza necessaria ad abbatterli, a vincerli.

Questo fu ciò che Mirai capì in quel momento.

Senza rendersene conto, era caduta in ginocchio, in lacrime.

Sorridendo umidamente, mormorò a sé stessa – Bentornata, Mirai – mentre si rialzava asciugandosi le lacrime: fatto ciò, lanciò un'occhiataccia ad Aoi, sorridendo – Hey tu! Ora mi hai proprio fatto incazzare! Ti costringerò a fare sul serio! – urlò evocando delle catene che le si avvolsero attorno a mo' di armatura.

Dall'altro lato, Kumo la stava guardando con la coda dell'occhio: restando in Hyper Mode Kai, sorrise sussurrando – Già, bentornata, Mirai-chan! – prima di avventarsi con ferocia su Akai.

Eppure, nonostante questa chiacchierata col suo "io" interiore, qualcosa continuò a turbare Mirai mentre riprendeva il duello con Aoi... se si era realmente accettata per ciò che era, allora perché la sensazione di incompletezza non si era risolta? Perché continuava a sentirsi ancora "frammentata"?

Ma sopratutto, la domanda che più si faceva strada nella sua mente era – ... a chi apparteneva la voce di prima? – continuò a ripetersi Mirai, senza darsi tregua.

*

Non importava quante volte Kurai vi si lanciasse furiosamente addosso: Mad pareva possedere poteri sovrannaturali, in grado di creare e controllare tutto ciò di cui quella dimensione folle e distorta era composta, fino alla più insignificante molecola d'aria, e riusciva sempre a scomparire all'ultimo secondo.

Kurai però non aveva la minima intenzione di darsi per vinto: scattando con velocità impressionante, infiammò le due Kirislayer eseguendo il – Shigure Soen Ryu Dual! Kurosu Satsujin! – sparando a distanza un'onda d'urto tagliente ed incandescente che parve cogliere Mad di sorpresa – Uh? Nonostante la tua giovane età sei già in grado di fare cose di questo tipo? Interessante! – disse con lo stesso tono giulivo di un bambino divertito mentre muoveva un dito da destra verso sinistra con nonchalance: uno degli isolotti volanti si mosse a velocità supersonica frapponendosi nella frazione di un'istante tra l'attacco di Kurai e Mad facendo da scudo a quest'ultimo, che rimase quindi illeso.

A quella vista, Kurai iniziò a perdere completamente la calma – Ohi... mi stai facendo saltare i nervi... – mormorò a denti stretti, mentre si passava velocemente la mano sopra l'occhio destro evocando la Lente dei Sei Sentieri.

Mad osservò sempre più incuriosito la scena – Oooh, interessante! Supplisci alla mancanza dei 6 Sentieri di tuo padre emulandoli tramite la Nebbia-0? Semplicemente geniale! D'accordo, non sono paragonabili agli originali, ma è comunque una cosa fantastica! – commentò in tono sinceramente ammirato, ma con ciò ottenne solo di farlo innervosire ulteriormente – Ok, te la sei cercata! – esclamò furioso perforandosi l'occhio destro della Lente con la mano destra.

Come nello scontro contro Nozomi e Arashi, Kurai entrò in modalità Quinto Sentiero: un'aura nera e negativa avvolse il suo corpo, mentre linee nere ricoprivano il suo volto ed il sangue colava dal suo occhio destro.

Serrando la presa sul manico delle katane con tanta forza da farle quasi deformare, Kurai scattò talmente rapidamente che parve quasi teletrasportarsi, ritrovandosi quasi istantaneamente davanti a Mad come se fosse passato attraverso all'isolotto.

Ed in effetti era proprio così: meno di un istante, l'isola fluttuante si divise in due metà perfette che caddero nei due lati opposti, mentre Kurai puntò una delle due Kirislayer alla gola di Mad – Preferisci una fine rapida e indolore o lenta e dolorosa? – domandò con serietà, faticando a mantenere la lucidità mentale.

Mad, inaspettatamente, sorrise diabolico – E così sei convinto di avermi messo sotto scacco, non è vero, Kurai Rokudo-kun? E se ti dicessi che tutto ciò che hai visto, che vedi e che vedrai è un parto della tua mente? – sussurrò tetro, scrutandolo con uno sguardo completamente privi di qualsivoglia forma di paura.

Kurai sgranò gli occhi: effettivamente, questa dimensione era abbastanza assurda da poter essere un'illusione... ma in tal caso come aveva potuto cascarci?

– Tu menti – disse in tono deciso, spingendo la lama quel tanto che bastò a far uscire una goccia di sangue dal collo dell'uomo, ma Mad rimase impassibile – Come puoi esserne così sicuro? L'immaginazione è l'arma a doppio taglio più potente che esista, ed è anche la più imprevedibile, esattamente come la mente stessa. Vuoi sapere perché? – mormorò con serietà, e mentre pronunciava queste ultime parole il ventre di Kurai si squarciò in un'esplosione di sangue, dandogli appena il tempo di sgranare gli occhi in un misto assurdo di terrore e stupore, prima che collassasse inerme a terra, immerso nel suo stesso sangue.

Con tranquillità, Mad asciugò il sangue dalla ferita al collo prima di concludere la frase – Perché potresti morire senza nemmeno rendertene conto. Bye bye, Kurai Rokudo-kun! – concluse facendo dietrofront ed avviandosi nelle profondità del vuoto, abbandonandolo al suo destino.

Perlomeno fu quello che tentò di fare, finché non vide la lama della Kirislayer spuntare dal suo ventre in uno spruzzo di sangue, strappandogli per un momento un'espressione di sincero stupore.

Tornando impassibile, Mad si girò con calma rivolgendo uno sguardo ammirato all'avversario – Complimenti, Kurai Rokudo-kun, vedo che la tua mente ha iniziato a reagire alla mia! Tuttavia, avrei qualche riserva etica riguardo il finire l'avversario colpendolo alle spalle – concluse, guardandolo con aria divertita.

Kurai, il cui volto e la cui divisa squarciata erano imbrattati del suo stesso sangue, sorrise a sua volta – Non dire idiozie, ormai so benissimo che non bastano certi trucchetti a distruggerti la psiche! – rispose in tono risoluto.

Mad sgranò gli occhi, quindi scoppiò in una risata fragorosa – Ahahahahahahah! Bellissimo! Geniale! Finalmente qualcuno alla mia altezza! – quindi toccò la lama, sporca del suo stesso sangue, leccandosi successivamente il dito mormorando – Si, ne sono sicuro: sarà decisamente divertente sventrarti e farti a pezzi! – volgendo a Kurai uno sguardo colmo d'insana gratitudine.

*

Hibari schivò agilmente un fendente sferrato con grazia da Glacia, la quale rimase impassibile continuando ad assaltare il nemico con le proprie lame di ghiaccio: Hibari aveva provato a parare i fendenti con i propri tonfa, ma aveva solo ottenuto di romperne uno contro l'arma tagliente ed apparentemente indistruttibile dell'avversaria, la cui durezza ricordava più un diamante che del ghiaccio vero e proprio.

Dopo aver visto la propria arma finire in mille pezzi come fosse vetro contro cemento, aveva capito che la sua unica possibilità di concludere vittorioso lo scontro era schivare le micidiali armi nemiche e sfruttare l'unico tonfa rimasto solo per attaccare, ma perfino per uno come lui la cosa alla lunga stava iniziando a diventare un'impresa parecchio ardua: l'affaticamento diventava via via una realtà sempre più completa.

Doveva concludere lo scontro, e in fretta. Ma come?

Sentendosi messo alle strette come non succedeva da anni, Hibari iniziò a mostrare segni di nervosismo – Maledetta erbivora... – mormorò a denti stretti – Mi assicurerò di eliminarti! – per poi lanciarsi all'attacco.

Tuttavia, sebbene le alternative fossero limitatissime, l'impeto spericolato gli costò caro: una lama squarciò il suo braccio fino all'osso, anche se riuscì finalmente a colpire Glacia con forza spedendola a schiantarsi contro un muro della sua villa, ormai in rovina.

Immediatamente si portò la mano sulla ferita cercando invano di arrestare l'emorragia, ma fu un tentativo vano: poi, improvvisamente, udì una voce tremendamente familiare risuonargli nella testa – Kufufu~ Inutile allodola solitaria. Perché non lasci fare a me? – Hibari sgranò gli occhi dallo stupore, stringendo i pugni di riflesso – Tu, essere disgustoso. Cosa ci fai nella mia testa? Esci immediatamente o ti morderò a morte! – rispose Kyoya tenendo lo sguardo fisso su Glacia, ormai nuovamente in piedi.

Mukuro scoppiò a ridere – Kufufufu~ ti assicuro che la cosa disgusta più me che te. Ma, come penso avrai capito, quella non è un'avversaria che puoi sconfiggere con la sola forza fisica – affermò, d'un tratto serio.

Hibari esitò per qualche istante, quindi rispose – Lo so benissimo, ma non accetto l'esistenza di qualcuno superiore a me – visibilmente irritato: Glacia si stava avvicinando a lui con calma, evitando inutili sprechi di energie con movimenti rapidi per raggiungerlo.

Mukuro continuò – Eppure un modo per sconfiggerla c'è. Hai bisogno delle mie illusioni, e tu lo sai – ma prima che potesse arrivare al dunque, Hibari lo anticipò – So cos'hai in mente, schifoso erbivoro. La mia risposta è no – pensò freddamente in risposta Hibari.

Mukuro sospirò – Sapevo che avresti risposto così... ma ti sfugge un dettaglio piuttosto importante, a quanto pare – ed il suo tono divenne serio – I Drago hanno intenzione di sterminare non solo i Guardiani dei Vongola, ma anche tutti i loro famigliari e alleati. Ciò ovviamente, coinvolge Kurai e Mirai, ma anche... – e scandì bene le parole – ...tua figlia – sperando che bastasse a convincerlo.

Hibari sgranò per un'istante gli occhi, poi tornò della sua consueta espressione, anche se Mukuro sorrise compiaciuto vedendo quest'insolita reazione del rivale: tuttavia, Kyoya non rispose.

Nel frattempo, Glacia era sempre più vicina, armata di un'immensa lama gelata: la sua vista spinse Mukuro a sollecitare una risposta – Dunque non t'importa se tua figlia perisce per colpa di questi fottuti mafiosi? E osi definire me un "essere ripugnante"? Kufufu~ – lo provocò deliberatamente.

Hibari strinse i denti, umiliato al solo pensiero: tuttavia, qualcosa lo spinse a soprassedere ai suoi sentimenti personali – E sia, mostro. Ti concederò di usare il mio corpo per 5 minuti: entro tale limite dovrai restituirmelo o lo riprenderò con la forza. Sono stato chiaro? – mormorò con odio.

Nell'udire tali parole, Mukuro sorrise – Oya oya.. 5 minuti? Mi sottovaluti... 5 minuti sono anche troppi. Kufufu~ – e la Nebbia avvolse Hibari, nello stesso istante in cui Glacia scattava e vibrava un fendente nella foschia, aspettandosi uno spruzzo di sangue che le avrebbe confermato la vittoria... ma, con sua enorme sorpresa, udì solo un suono metallico.

Stupita, rimase immobile mentre la nebbia si dissipava: Hibari era fermo, e aveva bloccato il colpo con un grosso oggetto metallico: fu solo dopo qualche istante che Glacia riuscì a distinguere meglio l'oggetto.

Era un enorme tridente, identico a quello usato poco prima da Mukuro.

La bocca di Hibari si deformò in un sorriso malefico che non sarebbe mai dovuto apparire sul suo volto, mentre emetteva una risatina a lei inedita – Kufufu~ Buonasera, Glacia. Ci si rivede – mormorò in un misto tra la fredda voce di Hibari e quella sadica di Mukuro.

Sgranando gli occhi, Glacia balzò all'indietro, evitando per un pelo un colpo col tridente, che però svanì per un'istante permettendo a Hibari/Mukuro di colpirla con il Tonfa sano nell'altra mano, spedendola con forza a terra.

Finalmente, dopo parecchi istanti riuscì a guardare Hibari negli occhi, ma c'era qualcosa di diverso: l'espressione pareva più crudele, ed il sorriso innaturalmente spaventoso. Ma non era solo quello.

Preparandosi a colpire di nuovo, Hibari/Mukuro esclamò – Oya oya, non perdiamo tempo, ho solo 5 minuti per farti fuori - improvvisamente serio come lo era normalmente Hibari.

Glacia, superata la sorpresa, tornò a sfoggiare la sua solita espressione fredda ed apatica mentre mormorava – Mukuro Rokudo... Sei ancora vivo quindi? – senza lasciar trasparire emozioni.

Hibari/Mukuro si limitò a sorridere in silenzio, mentre il Kanji del suo occhio destro di un rosso lucente passava a 6.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - La strabiliante forza di Kurai ***


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Kurai non esitò nemmeno per un'istante: con una velocità che sorprese perfino sé stesso, colpì Mad con un fendente... o almeno fu quello che tentò di fare, poiché l'uomo si dissolse all'istante in una nube di fiamma Nebbia.

Ma era davvero solo Nebbia?

Concentrandosi meglio, Kurai notò dei granelli di sabbia sospetti in essa durante la frazione di secondo in cui rimase sospesa in aria prima di scomparire definitivamente: tuttavia, non ebbe il tempo di perdersi in congetture, poiché Mad riapparve immediatamente dietro di lui sferrando un pugno dalla potenza inaudita, che Kurai prontamente parò col dorso della Kirislayer contrattaccando quindi con l'altra katana, colpo che andò a vuoto consentendo a Mad di sfruttare l'apertura che venne a crearsi per assestare il primo colpo dello scontro, ma incredibilmente Kurai si rese incorporeo per un secondo usando la Modalità Fantasma insegnatali dalla sorella, sfruttando la sorpresa dell'avversario che ne seguì per colpirlo forte col gomito sullo zigomo, il quale finalmente andò a segno.

Mad, stordito, perse l'equilibrio finendo a terra rialzandosi però praticamente all'istante, intercettando il fendente di Kurai e ricambiando con la sferzata di una frusta che generò al momento, ferendo a sua volta Kurai, il quale ignorando il dolore affondò la lama nella carne del nemico, ma anche questa volta Mad scomparve, riapparendo sopra di lui brandendo una colonna immensa a mo' di mazza, strappata dal tempietto di una delle isole galleggianti, che tentò di schiantare in testa al ragazzo, ma Kurai evitò nuovamente il colpo spiccando un salto e tagliando a metà la colonna per poi colpire in pieno volto Mad con un pugno rafforzato dalla propria fiamma Nebbia-0, ma Mad, incassando il colpo, ebbe l'occasione di contrattaccare nell'immediato a sua volta con un pugno in pieno plesso solare, che mozzò il fiato a Kurai quel tanto che bastò a Mad per evocare una lama quasi concreta e dirigerla verso il suo collo, ma Kurai riuscì fortunatamente a riprendersi appena in tempo per bloccare (e distruggere) la lama illusoria con un fendente delle Kirislayer, dopodiché, sorrise guardando negli occhi Mad, ormai disarmato – Sei finito! Shigure Soen Ryu Dual! – esclamò mentre fiamme avvolgevano le due Kirislayer – KUROSU SATSUJIN! – urlò sparando l'attacco a croce infuocata, che stavolta riuscì a colpire in pieno l'avversario, spazzandolo via con forza mentre strabuzzava gli occhi in un'insolita espressione di dolore misto a stupore e la fiamma arroventava la carne: prima che potesse effettivamente rendersene conto, Mad cadde di schiena e rimase immobile con lo sguardo fisso al cielo, mentre Kurai atterrava qualche metro più avanti in piedi, accasciandosi però un'istante dopo reggendosi dolorante la spalla sinistra.

Con sua sorpresa, una volta ritratta constatò che era grondante sangue: ma com'era possibile?

– Cosa... cacchio... – mormorò piano, girando leggermente la testa per poter vedere meglio... e poco mancò che gli salisse un conato di vomito.

Decine di vermi enormi stavano scavando nella carne della sua spalla, nuotando nel sangue.

Urlando, Kurai infiammò il proprio pugno e tentò di afferrarli, arrostendoli, ma il danno ormai era fatto: la sua spalla sinistra era quasi totalmente debilitata – Maledetto stronzo! – urlò mentre arrancava verso Mad, che nel frattempo era scoppiato a ridere volgendo i folli occhi al cielo – STRABILIANTE! KURAI-KUN, SEI STRABILIANTE! – urlava, scosso dai tremiti mentre continuava ininterrottamente a ridere.

Kurai barcollò, sporco del suo stesso sangue, ma non si fermò: continuò ad avanzare inesorabile, finché non arrivò abbastanza vicino da puntare la propria lama al collo dell'avversario, mormorando – è finita... – con voce debole e debilitata.

Udendo quelle parole Mad sospirò, tornando di colpo ad usare un tono serio ed enigmatico – E' finita, uh? E su quali basi poggi questa tua affermazione? – domandò sfoggiando un sorriso beffardo.

Kurai sorrise a sforzo di rimando, per non dargliela vinta – Dal fatto che ho la mia lama pronta a trasformare in spiedino il tuo collo: mi basterebbe una minima pressione, e tu diventeresti concime per le piante – mormorò: al che Mad sorrise, sussurrando – E allora fallo. Che aspetti? Dopotutto sono qui, inerme! – ma Kurai esitò.

A Mad la cosa non sfuggì – Oh? Quindi esiti? Alla fin fine resti un comune essere umano... la morte è ciò che più ci terrorizza e affascina allo stesso tempo: per molti è la fine di tutto, per altri è il vero inizio, e la vita è solo l'antipasto, mentre per altri ancora è il meritato riposo dopo una vita intensa. E per te? – domandò a bruciapelo – Che significato ha? Cosa otterresti con la mia morte? – mormorò con un ghigno malefico.

Kurai si morse un labbro, mentre la lama prese a tremare lievemente: Mad continuò – Sai, Kurai-kun... la debolezza davanti alla morte è ciò che più mi affascina e disgusta dell'essere umano. Perché esitare a togliere la vita a qualcuno che ci è solo di intralcio o pericolo? E, allo stesso modo: come puoi facilmente togliere la vita a qualcuno che tu sai ha vissuto esattamente come hai vissuto tu? Con che motivazioni continueresti a vivere dopo aver sentenziato di tua volontà la scomparsa prematura dell'altro? Eppure, per quanto assurdo possa sembrare... è una legge naturale: vince il più forte, e gli altri periscono garantendoli la sopravvivenza. Ora, Kurai, ti chiedo: predatore o preda? Qual è la tua scelta? – concluse con tono teatrale.

Kurai era bianco come non mai, e i tremiti erano ormai incontrollabili: Mad si leccò le labbra – Capisco... Quindi scegli di essere la preda – e pronunciando tali parole spalancò il palmo della mano, come aveva fatto poco tempo prima contro Kuro – In tal caso, non mi resta altro da fare che divorarti! – urlò, mentre richiudeva la mano di scatto.

L'intera dimensione parve esplodere in milioni di frammenti lucenti, come polvere di diamante dai riflessi arcobaleno, che piovvero ricadendo dolcemente al suolo ormai diventato un lago di sangue.

Kurai si guardò intorno atterrito, per poi tornare a guardare l'avversario ai suoi piedi, ma era sparito: disperato, si mise le mani nei capelli, strabuzzando gli occhi mentre dall'oceano scarlatto emergevano figure distorte dei suoi cari, morenti, i quali lanciavano urla strazianti mentre lo circondavano.

– E' colpa tua, inutile erbivoro! –

– Kurai-nii, perchè mi hai fatto questo?! –

– Oya... oya... che delusione... –

– Già, Mukuro-sama. E' un fallimento... perdonami –

– Tsk, che cucciolo malforme, byon! –

– Ken, abbi pietà delle nullità –

Kurai scoppiò in lacrime – No... io... non è vero... – mormorò in un fil di voce con occhi spenti: le terribili figure erano ormai strette in cerchio – è colpa tua invece! Se moriremo è solamente colpa tua! – esclamarono all'unisono mentre delle braccia fantasma perforavano i loro addomi, tra urla agonizzanti.

Kurai fissò inespressivo la scena, ormai privo di personalità, mentre le figure si dissolvevano e tutto diventava nero: attorno a lui, vide solo scene di sangue e violenza, mentre i Drago sterminavano i Vongola, i suoi amici, la sua famiglia.

La sua famiglia...

– Mirai-nee... – mormorò debolmente, mentre assisteva alla scena che aveva davanti agli occhi: Mad stava torturando sua sorella.

– Smettila... prendi me... ti prego... – mormorò in un fil di voce.

Mad perforò il costato della sorella con un pugnale: lei lanciò un urlo agonizzante.

– Smettila – disse con tono più deciso mentre gli occhi si coloravano leggermente di rosso.

Ma Mad non parve aver sentito: con un ultimo, feroce colpo, tolse la vita a Mirai. Quindi lo schermo esplose.

– No... no... Mirai-nee... no... No...avevo detto di smetterla... io... – strinse i pugni, piangendo – Avevo chiesto di smetterla... ti avevo chiesto di prendere me... ma tu... – mormorò a denti stretti: in quello stesso momento momento, qualcosa parve risvegliarsi in Kurai.

Attorno al suo corpo comparirono saette immense, talmente intense da assumere quasi lo stato di plasma – TU... TU L'HAI UCCISA!!! – urlò a pieni polmoni con voce talmente fragorosa da sembrare un ruggito.

Fu come se tutta la sua rabbia accumulata negli anni e tutta la sua frustrazione si liberassero in quell'istante tutte in una volta: con un'esplosione di energia, la dimensione oscura andò in pezzi.

Disorientato, Kurai spalancò gli occhi, tornati del loro colorito normale: era tornato all'esterno dell'edificio.

Immediatamente si voltò a guardare la spalla, scoprendo con enorme sorpresa che era sana: tutte le ferite erano svanite.

– Tu... sei sopravvissuto al mio Mindbreaker?! – lo raggiunse la voce di Mad alle sue spalle.

Kurai si voltò di scatto, incrociando lo sguardo con quello di Mad, il quale applaudiva entusiasta – Sei il primo che ne esce vivo! Congratulazioni, Kurai-kun! – urlò con voce sorpresa e soddisfatta in egual modo.

Nonostante ciò, Kurai non parve udire una parola: il suo sguardo rimase fisso su di lui – Tu... – mormorò piano, mentre gli occhi tornavano ad essere completamente rossi ed il corpo veniva nuovamente avvolto dalle saette.

Mad parve avvertire il pericolo, poiché cambiò radicalmente espressione, ma saperlo non impedì a Kurai di muoversi con uno scatto disumano e di trapassarlo con un affondo al ventre.

Mad sgranò gli occhi sputando sangue, mentre Kurai spingeva più a fondo la lama – TI AVEVO DETTO DI FERMARTI! DI PRENDERE ME! MA TU MI HAI IGNORATO! TU L'HAI UCCISA! – e finì con l'affondarla fino all'elsa – Hai tentato in tutti i modi di corrompere la mia innocenza... beh, eccoti servito! Ti mostrerò la furia della preda che diventa predatore! – urlo infine mentre con uno strattone secco estraeva la lama dalla carne avversario tutta in una volta, causando un'esplosione di sangue mentre guardava negli occhi l'inerme avversario con un'espressione di indescrivibile odio in volto.

Mad si accasciò coprendosi la ferita aperta con la mano, quindi alzò la testa, guardando Kurai con uno sguardo indescrivibile e totalmente fuori luogo: sembrava l'icona del divertimento – Ahah... Lo riconosco, ho commesso un'errore imperdonabile. Hai vinto, Kurai-kun. Avanti, dammi il colpo di grazia... sarà un'onore perire contro un guerriero dall'anima e dalla mente così potenti – mormorò in un fil di voce.

Kurai si avvicinò lentamente, fermandosi solo quando fu giunto a pochi centimetri da lui: a quel punto, lo guardò negli occhi dall'alto in basso levando in alto la lama, caricando poi il colpo con tutte le sue forze, come se volesse decapitarlo con un sol fendente finché, dopo qualche istante di esitazione, si decise.

La lama sferzò l'aria, diretta verso il collo del nemico: Mad attese la fine ad occhi aperti, immobile, senza opporre resistenza... ma con sua somma sorpresa, il colpo non arrivò mai.

La Kirislayer, infatti, svanì ad un millimetro dal collo del nemico.

Mad alzò gli occhi, incredulo, rivolgendoli a Kurai – Tu... cosa... Mi risparmi? Ma... Perché? – mormorò con tono quasi sconnesso, completamente spiazzato e sinceramente confuso.

Prima di rispondere, Kurai fece svanire anche l'altra arma – Ormai sei inerme, non ho motivo di continuare. E poi... – si girò verso l'avversario, guardandolo con occhi fieri e penetranti – Non sono come voi. Non uccido il nemico che mi si para davanti, nemmeno se questi cerca di eliminarmi con tutti i mezzi. E soprattutto, in questo caso sarebbe stato come un concederti la vittoria, poiché avresti definitivamente contaminato il mio cuore con la vendetta e l'odio – concluse, senza distogliere lo sguardo.

Mad rimase interdetto a guardarlo con la bocca spalancata per un intero minuto, finché non scoppiò a ridere, ma in modo diverso dal solito: questa volta era una risata sincera e di cuore – Ahahahahahaahahahahah! Kurai-kun! Kurai-kun! Tu sei semplicemente eccezionale! E' tutta la vita che cercavo una persona come te! Hai la forza di un barbaro ed il cuore di un nobile paladino. Sei un vero uomo, Kurai-kun. Quindi, ti concedo la vittoria... e questa volta sul serio – annunciò solenne, e nel dirlo schioccò le dita.

Nello stesso istante, la dimensione attorno a loro parve infrangersi nuovamente, anche se lo scenario non mutò: l'unica differenza effettiva fu che le loro ferite e le lacerazioni dei vestiti svanirono completamente.

Questa volta fu Kurai a rimanere interdetto – Che... cosa...?! – urlò sgomento: Mad gli si avvicinò piano, battendo le mani – Sei stato fantastico, Kurai-kun! Anche se si trattava solo di una mia allucinazione, mi avevi messo sotto scacco! Ero lì, all'angolo, morente... e tu mi hai risparmiato! La tua anima risplende di purezza, protetta dal tuo corpo d'acciaio, e il tuo cuore batte più per gli altri che per te stesso. Sei semplicemente fantastico. Motivo per cui, ti concedo questa vittoria – concluse infine con un sorriso.

Finalmente Kurai parve ricordarsi come si parlava – Che... cosa... come?! Era tutta un'illusione... fin dal principio?! – mormorò devastato: quell'esperienza avrebbe richiesto come minimo un paio d'anni di terapia – Quindi... lo scontro e... la mia vittoria.... era tutta un'illusione?! – disse in un fil di voce.

A tali parole, Mad scosse la testa – Allucinazione, non Illusione. La mia è la Fiamma dell'Allucinazione, non della Nebbia... anche se sono parecchio simili a dirla tutta, la differenza sta nel fatto che le illusioni distorcono la percezione della realtà dall'esterno, mentre le allucinazioni spingono al delirio agendo direttamente sul cervello della vittima. Comunque, rispondendo alla tua domanda... sì, era tutta una mia allucinazione fin dal principio: se mi avessi “eliminato” nella realtà alternativa – e la sua faccia si trasformò nuovamente nel consueto ghigno sadico – ti avrei smembrato nella realtà pezzo per pezzo, con le più orribili torture! Ma... mi hai spiazzato. E non succedeva da anni – terminò inchinandosi leggermente, indicando l'entrata del palazzo – Prego, puoi passare – sussurrò in tono improvvisamente rispettoso, quasi servile, ma Kurai non aveva ascoltato a partire da “sì, era tutta una mia allucinazione fin dal principio”.

– Quindi... ero destinato a perdere... vero? – domandò in preda allo sconforto stringendo i pugni, frustrato: Mad si rialzò, guardandolo serio – Non dire fesserie, ragazzo. Hai dimostrato una nobiltà d'animo senza eguali, che non avrei mai pensato di trovare in un mio avversario... specie in un membro della Mafia. Ho tentato in tutti I modi di corromperti, di farti uscire di senno. Eppure, non è servito a niente: la tua purezza e la tua innocenza sono più forti di ogni forma di male. Sei tu che avevi vinto fin dal principio, un folle come me non ha speranza contro una persona come te, come l'oscurità e il raggio di luce che la spazza via. Cammina a testa alta, hai vinto con onore e lealtà – concluse in tono solenne. Kurai si asciugò le lacrime, mentre si rialzava: esitante, si rivolse a Mad – Tu pensi che ciò basti a proteggere le persone che amo? – disse con voce spezzata.

Seguì una pausa di qualche istante.

Poi Mad, inaspettatamente, sorrise in modo enigmatico – Kurai-kun, credo che il tuo più grande pregio sia la capacità di stringere nuovi legami: se la tua forza non basta a proteggere chi ami, perché non provi ad accettare l'aiuto di nuovi alleati? Per esempio, il mio o... il suo – disse con semplicità indicando il corpo esanime di Kuro per poi schioccare le dita.

Kurai osservò immobile lo strano ragazzo con orecchie feline riprendere lentamente conoscenza e riaprire gli occhi, senza riuscire a ben capire le intenzioni di Mad.

*

Aoi era rimasto immobile tutto il tempo, attendendo pazientemente che l'avversaria tornasse in sé.

La sua attesa sembrava finalmente conclusa: Mirai era nuovamente in piedi, e sembrava più determinata che mai – Ti ringrazio per avermi aspettata: prometto che ora farò sul serio, in modo da ricambiare la tua pazienza! – disse provocatoria, circondandosi di catene.

Aoi le lanciò un'occhiata penetrante, quindi mormorò apatico – Capisco... beh, allora sarebbe scortese non fare altrettanto. Spero solo non mi farai rimpiangere di averti aspettata, non mi piacciono le cose noiose – prima di posare una mano sul terreno alzandola poi lentamente: a poco a poco che la mano risaliva, sotto di essa si generava una spada in stile alto medioevo, composta apparentemente dai minerali e metalli contenuti nel terreno.

Non appena fu uscita completamente dal terreno, Aoi la afferrò saldamente per l'elsa per poi puntarla verso Mirai – Ti schiaccerò con tutta la mia forza – annunciò freddo, quasi privo di emozioni.

Mirai continuò a fissare l'avversario, concentrandosi solo su di lui e isolandosi dal frastuono dello scontro tra Kumo e Akai, in modo da non perdere di vista il suo obbiettivo, per poi infine sorridere beffarda lanciandosi all'attacco.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Ricordi e conflitti interiori ***


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Aoi non esitò nemmeno per un istante: non appena vide Mirai muoversi, si lanciò all'attacco sferrando un immediato fendente, che lei riuscì a neutralizzare evocando prontamente lo – Scudo di Catene! – ma l'impatto fu comunque talmente forte da scaraventarla parecchi metri più avanti.

Senza perdere un istante Mirai si rialzò subito, ma Aoi era già sopra di lei, il che le diede solo un istante per evocare delle catene che le avvolsero i pugni permettendole di fermare la lama con le mani senza subire troppi danni, ma Aoi rapidamente le mollò un calcio al diaframma che le mozzò il fiato, con tanta forza da sollevarla da terra.

Mirai rimase stesa al suolo, respirando affannosamente incapace di reagire mentre Aoi le puntava la spada al cuore, pronto ad abbassarla: Kumo dall'altra parte del campo notò la scena, ed il tempo attorno a lei parve fermarsi.

Non avrebbe permesso a nessuno al mondo di eliminare la sua unica amica davanti ai suoi occhi.

Con uno scatto sensazionale, abbandonò momentaneamente lo scontro contro Akai e si lanciò verso Mirai, frapponendosi fra lei e Aoi e parando il colpo con l'impugnatura della Satan Sorrow salvando Mirai, ma ciò le costò caro: Akai sfruttò l'apertura per colpirla con tutta la sua forza al fianco.

Kumo volò inerme, mentre sentiva le costole andare in pezzi e la vista le si appannava di rosso, ma perlomeno ciò sembrò sufficiente a Mirai per riprendersi – KUMO-CHAN! – urlò evocando uno stormo di catene che spazzò via i due gemelli, rialzandosi di scatto e correndo verso Kumo... ma non ci arrivò mai: con prontezza, infatti, Akai evocò un tralce di rovi dal terreno che le ferì gravemente una gamba, facendo crollare Mirai a terra a metà strada ruzzolando per diversi metri prima di fermarsi dolorosamente contro un muro, finendo col perdere momentaneamente i sensi.

Kumo si rialzò raccogliendo tutte le sue energie, tentando invano di ignorare il dolore lancinante al fianco: respirando a fatica, arrancò di un passo in avanti – No... non può finire... così... Non perderò! – si disse con fermezza, ma priva di energie com'era finì inevitabilmente col crollare inerme a terra, mentre tutto attorno a lei diventava un insopportabile turbinio di colori.

E, in quell'istante, ebbe come un flashback.

*

Una donna dai capelli albini e occhi azzurri dai tratti confusi era davanti ad una bambina dai lunghi capelli neri: a primo impatto, le si sarebbero potuti attribuire circa 5 o 6 anni di età – Kumo-chan, eccoti! Ti ho cercata dappertutto! – disse lei, correndole incontro.

Kumo rimase immobile a fissarla: per qualche strana ragione, sentiva una dolorosa fitta al petto man mano che la donna si avvicinava.

In un primo momento parve non farci caso: poi, improvvisamente, si sentì come colpita da una scossa elettrica. Possibile che...?

Finalmente, dopo qualche istante, la donna arrivò dalla bambina – Kumo-chan, ti ho detto un sacco di volte di non allontanarti! – disse con tono di rimprovero: sembrava preoccupata.

In risposta, la piccola Kumo girò la testa di lato – Scusami... volevo allenarmi un po' da sola... – rispose con aria colpevole.

Kumo sentì una nostalgia immensa, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime – Mamma.. – mormorò debolmente, mentre la donna abbracciava la sua versione bambina. Dopo qualche istante, la donna si separò dalla sua versione passata e la prese in braccio – Kumo-chan, apprezzo il tuo impegno ma sei ancora una bambina, dovresti pensare a divertirti! – le disse con voce dolce e amorevole, ma la piccola Kumo scosse la testa – Ma io voglio diventare forte come il mio papà! – rispose imbronciata, guardando la madre negli occhi.

Inaspettatamente, Kiara sorrise, un sorriso amorevole in grado di riscaldare il cuore – Sono sicura che anche a papà piacerebbe vederti giocare felice con gli amici! – rispose, accarezzandole la testa.

La mini-Kumo arrossi e sorrise, chiudendo gli occhi: nonostante agisse da maschiaccio, era una bambina molto dolce e coccolona – Mamma... questo ciondolo che mi hai regalato... – e indicò la Satan Sorrow – E' davvero bello, ma... cos'è? – domandò, guardandola con occhioni curiosi – A volte sento come una voce chiamare il tuo nome, e altre volte chiama il mio... sono sicura che nasconde un segreto! – disse con convinzione.

Kiara le lanciò uno sguardo sorpreso, pronunciando un nome che Kumo non conosceva e sorridendole subito dopo – Kumo-chan, la tua acutezza mi stupisce a volte! Sì, è un bellissimo ciondolo... in apparenza – disse in tono misterioso, tentando di destare la curiosità della figlia.

Funzionò – Cosa intendi? Che ho ragione e nasconde un segreto? E di chi è la voce? – domandò, pendendo dalle sue labbra: Kiara ridacchiò – Sei davvero curiosa, Kumo-chan! Bene, te lo dimostrerò: prestami il ciondolo per un attimo – disse con calma, porgendo la mano destra alla figlia: Kumo annuì senza esitare, sganciando il ciondolo e consegnandolo nelle mani della madre.

Kiara lo strinse nel pugno, quindi mormorò – Ora stai a vedere, Kumo-chan – avvolgendo il pugno per un istante con fiamme trasparenti e prive di colore, seppur ad alta densità, e che svanirono subito dopo come assorbite, mentre contemporaneamente apriva la mano. La Satan Sorrow crebbe di dimensioni fino a diventare una falce lunga due metri, che lei fece roteare come un bastone da majorette dimostrando grande abilità.

Kumo sgranò gli occhi, meravigliata, mentre Kiara con un rapido movimento tagliava di netto un macigno di modeste dimensioni, per poi far tornare l'arma in forma di ciondolo, porgendolo alla figlia: lei esitò, guardandola negli occhi, quindi afferrò il ciondolo senza distogliere lo sguardo da quello della madre domandandole in tono eccitato – Mamma, insegnami! – con gli occhi che le brillavano.

Kiara sorrise dolcemente, quindi annuì, senza aggiungere altro.

Kumo assisté alla scena a bocca aperta, senza il coraggio di proferire parola, temendo che potesse interrompere questa visione: poi, improvvisamente, ci fu come un bagliore arcobaleno e la scena cambiò.

La sua versione in miniatura, in quella che lei interpretò come la Hyper Mode Kai, maneggiava con destrezza la Satan Sorrow in forma falce mentre la madre la guardava sorridendo: dopo qualche istante, concluse rimpicciolendo l'arma e tornando normale, vedendo Kiara avvicinarsi applaudendo – Bravissima, Kumo-chan, sono orgogliosa di te, e sono sicura che anche tuo padre lo sarebbe! – disse allegramente, abbracciandola.

Kumo sorrise felice, quindi domandò – Mamma, ora cos'altro mi insegnerai? – domandò impaziente.

Il sorriso di Kiara si trasformò in un'espressione semiseria – Come sarebbe a dire, Kumo-chan? Ti ho già insegnato tutto quello che potevo... – rispose alzando un sopracciglio.

Quasi all'istante, il sorriso di Kumo si trasformò in un'espressione delusa – Eeeeh? Davvero? Peccato... – mormorò amareggiata.

Kiara restò a guardarla per qualche istante.

La Kumo ragazza osservò la scena, sentendosi come in un deja vu: ricordava perfettamente questa scena, in quanto si trattava dell'ultimo ricordo che avesse della madre prima che succedesse “l'incidente” che le causò la perdita di gran parte della memoria... ma perché riviverlo proprio ora?

Poi, con sua sorpresa, successe qualcosa di totalmente inaspettato – Kumo-chan... non fare così... – sospirò, per poi continuare – ... a pensarci bene, effettivamente c'è una cosa che ancora non ti ho spiegato ma... è molto pericoloso. Se lei non ti accettasse... – disse dolcemente, volgendo l'ultima frase a sé stessa e pronunciandola sottovoce.

Per Kumo fu come se qualcuno le avesse infilato dei cubetti di ghiaccio dietro la schiena – N-non è possibile... non ricordo di aver mai vissuto questa parte! – mormorò incredula, fissando atterrita la scena.

La sua versione in miniatura guardò negli occhi la madre – Perché è pericoloso? – domandò confusa.

Kiara scosse lievemente la testa, ma continuò – Perché... beh, scatena un potere talmente elevato da essere difficilmente controllabile, specialmente per te... il tuo corpo non reggerebbe. E poi è lei a scegliere il suo proprietario, non dipende da me. No, non posso insegnartela – concluse rivolgendosi più a sé stessa che alla figlia, lasciando Kumo visibilmente delusa.

Poi, improvvisamente, la piccola parve avere un'idea – Mamma, perché non mi spieghi solo di che si tratta e come si usa? Non la userò mai, ma almeno lo saprò! – propose, affamata di conoscenze.

Kiara si morse il labbro, esitante, ma alla fine la fiducia nei confronti della figlia ebbe il sopravvento – Kumo-chan, prometti che non la userai mai? – domandò con un'espressione insolitamente seria: Kumo annuì senza esitare – Lo prometto! – rispose la bambina, altrettanto seria.

Al che Kiara le si avvicinò – Bene, Kumo-chan. Ti parlerò del vero “Patto” con la Satan Sorrow... la Full Hyper Mode Kai – annunciò con improvvisa fermezza.

*

Kumo spalancò gli occhi, ansimando affannosamente: ora ricordava tutto.

Si guardò intorno, appena in tempo per vedere ed evitare Akai che stava per darle il colpo di grazia, contraccambiando con un calcio in faccia che lo spedì ad un paio di metri di distanza, atterrandolo.

Akai si pulì il sangue sulle labbra con la lingua, per poi provocarla con un ghigno – Buongiorno principessa, ti sei svegliata? – avvicinandosi di nuovo con calma.

Kumo si sentiva ancora debole.

Si guardò intorno: Mirai era a terra, e a quanto pareva l'altro ragazzo dai capelli blu stava per finirla.

Non aveva molto tempo per decidere – Madre... mi dispiace... – mormorò stringendo la Satan Sorrow, tornata ciondolo, e legandola al proprio collo – Non posso più mantenere la promessa... – sussurrò sorridendo debolmente, mentre calde lacrime presero a rigarle il volto – Sono costretta ad infrangere... il tuo ultimo desiderio... – e strinse il pugno più saldamente attorno al ciondolo – Sono costretta... ad usare la Full Hyper Mode Kai... – continuò infiammandolo con tutta la fiamma che le restava – E lo faccio... per salvare un'amica! – concluse debolmente, cadendo in ginocchio, sfinita, con lo sguardo vacuo come se fosse caduta in uno stato di trance.

Akai si era fermato a guardarla, stupito – Ohi, cosa pensi, che ti lascerò suicidare? – mormorò a denti stretti, evocando quella che sembrava una frusta di rovi – Ti farò vivere parecchi momenti di terrore prima! – e senza esitare mosse la prima sferzata.

Ma Kumo, improvvisamente, afferrò il tralcio con riflessi straordinari bloccandolo – Hey, ma cos- – cercò di esclamare Akai non riuscendo a concludere la frase: quello che vide lo stupì al punto che sgranò gli occhi, incredulo.

Una fiamma viola intenso brillava sopra la testa di Kumo mentre la medesima fiamma avvolgeva il ciondolo al suo collo, ma non era questa la cosa scioccante: i capelli di Kumo erano diventati bianchi e gli occhi viola chiaro, ma non era solo quello a renderli diversi.

In un certo senso, era come se nell'insieme non sembrasse nemmeno lei.

Con uno strattone lanciò verso sé Akai, colpendolo con un pugno talmente forte che lo spedì a razzo contro Aoi, il quale venne travolto finendo dolorosamente a terra.

Mirai socchiuse gli occhi con sforzo inimmaginabile, mettendo a fuoco quel tanto che le bastò a vedere la metà inferiore di Kumo davanti a lei – Kumo-chan...? – mormorò debolmente, dubitando che lei potesse sentirla – Scusami... se sono così inutile... – finì con un fil di voce, ma lo sforzo la costrinse a chiudere gli occhi.

Non poteva svenire, non poteva permetterselo! Doveva rimanere cosciente, ed aiutarla... ma non le rimaneva più un grammo di forza.

Lentamente scivolò in uno stato d'incoscienza, in un mondo oscuro a metà fra sogno e realtà... e fu allora che sentì nuovamente la voce di prima.

– Ahahahah! Povera, piccola Mirai! Sei ridotta piuttosto male, vero? - ghignò la voce nella sua testa.

La sorpresa fu tale che il suo cuore saltò un battito, soprattutto perché la riconobbe: era la sua – C-chi sei...? – domandò debolmente nella sua mente, troppo debole per parlare.

Per sua fortuna, la voce ridacchiò confermando definitivamente la sua presenza – Chi sono io? Che domande! Sono nella tua mente, ho la tua stessa voce... chi potrei essere se non te? – rispose con tono provocatorio.

Mirai ebbe la sensazione che tutto iniziasse a girarle intorno: non aveva più energie, e anche sostenere una conversazione di quel tipo le richiedeva uno sforzo non indifferente – Ah, capisco... sto impazzendo per lo sforzo di rimanere cosciente, tutto qui... – si disse per tranquillizzarsi, ma la voce non era d'accordo – Hey, stronzetta, non osare liquidarmi così! Sono anni che aspetto questo momento, l'occasione di parlare con te faccia a faccia, e guai a te se mi svieni ora! – replicò l'entità nella sua mente con tono aggressivo.

Mirai sentì il cuore accelerare dallo spavento: era davvero impazzita, dunque?

– Chi... chi sei? – domandò ancora una volta, al che la voce parve spazientirsi – Cos'è, hai problemi di udito? Ho detto che sono te! Anzi, ripensandoci io non sono così patetica, decisamente no... facciamo che puoi chiamami Iarim, d'accordo? – ordinò senza troppi giri di parole.

Mirai si sentì sprofondare: ora perfino la sua mente la definiva patetica.

Decidendo che peggio di così non poteva andare, decise di continuare questo suo folle dialogo interiore – Iarim... ehm, quando dici che sei me... cosa intendi di preciso? – domandò con cautela: evidentemente qualcosa nella sua frase ferì Iarim, poiché rispose in modo aggressivo e stizzito – Tanto per iniziare, è tutta colpa tua se sono nata – senza aggiungere altro.

Mirai era più confusa e sfinita che mai: ormai non avvertiva nemmeno i suoni della battaglia che infuriava attorno a lei – C-cosa intendi dire? – domandò ancora una volta.

Questa sua ostentata ignoranza fece letteralmente imbestialire Iarim – COME SAREBBE “COSA INTENDI DIRE”?! – urlò – TU, STUPIDA MOCCIOSA INCAPACE DI ACCETTARE TE STESSA, HAI RINNEGATO COSÍ A LUNGO I TUOI LATI NEGATIVI E I TUOI SENTIMENTI POCO NORMALI PER TUO FRATELLO DAL CREARE ME, UNA TUA SECONDA PERSONALITÀ! – sbraitò Iarim, completamente fuori di sé: in qualche modo, Mirai parve non sentire l'ultima parte della frase – Eeeeh?! Cosa intendi con “sentimenti poco normali per tuo fratello”?! Cosa c'è di sbagliato nel volere bene a Kurai-nii?! – reagì lei, iniziando a sua volta ad arrabbiarsi.

Iarim, cogliendo la palla al balzo, decise di sfogare anni e anni di rancore tutti in una volta – E HAI PURE IL CORAGGIO DI CHIEDERMELO?! DI MALE C'É CHE QUELLO CHE IN REALTA' PROVI, O MEGLIO, CHE MI COSTRINGI A PROVARE, É BEN PIU' DI “SEMPLICE AMORE FRATERNO”, LURIDA MANIACA! – sbottò inviperita: anche Mirai, dimenticandosi del fatto che era in stato di semincoscienza e che stava discutendo con sé stessa, perse la calma – COME TI PERMETTI DI INSULTARMI IN QUESTO MODO, LURIDO ABORTO DELLA MIA MENTE!? HO DI MEGLIO DA FARE CHE DISCUTERE CON TE, SAI?! – replicò furiosa, ma Iarim non si fece saltare la mosca al naso – AH, MA DAVVERO? E SENTIAMO, COSA VORRESTI FARE NELLO STATO PIETOSO IN CUI SEI?! – domandò in tono ironico, ma nemmeno Mirai esitò nel rispondere – PER ESEMPIO, VOGLIO SALVARE LA MIA AMICA! – esclamò, ormai sull'orlo delle lacrime.

Per qualche motivo, Iarim parve troppo interdetta dall'affermazione per controbattere: infine, dopo qualche istante, mormorò – … Kumo, uh... lo sai che hai racchiuso in me l'odio che provavi per lei? – domandò Iarim, seria.

Mirai scosse la testa – M-mi dispiace... davvero... io... l'ho odiata, sì, ma era prima che la conoscessi davvero... I-in realtà lei è una ragazza dolcissima – singhiozzò – Ma ha troppa paura che rivelando le sue debolezze la gente se ne approfitti e la faccia soffrire! Capisci?! Lei ha paura di mostrarsi per come è davvero agli altri! – urlò, mentre le lacrime le inondavano le guance – Lei è come me! – concluse, facendo calare un silenzio di tomba rotto solo dai suoi singhiozzi.

Iarim rimase ad ascoltarla in silenzio, senza osare interromperla, aspettando che finisse: poi, dopo una lunga pausa, mormorò – Già... avverto anche la sincerità di questi tuoi sentimenti. Sai, io ti odio, ti odio davvero tanto, ma sei comunque me. Avverto il tuo desiderio profondo di salvare Kumo... e anche se odio pure lei, non posso ignorare il bene che le vuoi. Bah... sei solo un problema. Uno schifoso, inutile problema. Sei patetica, tutto questo è successo perché non hai saputo accettarti per quello che sei, ed è da ciò che deriva la tua debolezza! Se solo tu imparassi a riconoscere come parte di te anche i tuoi difetti... se solo tu li accettassi davvero... allora potresti sprigionare una forza senza paragoni! – mormorò Iarim a denti stretti – Ecco perchè ho deciso di dimostrarti coi fatti ciò che intendo. Lasciami combattere, di dimostrerò come la vera Mirai Rokudo può combattere... la tua vera forza! – concluse Iarim, incredibilmente seria.

Mirai rimase a bocca aperta, riflettendo per un po' sulle parole di Iarim: poi, improvvisamente, prese a ridacchiare debolmente – Hey, Iarim... per caso tu racchiudi anche il mio orgoglio? – domandò Mirai, ormai abbastanza cosciente dal riuscire a vederla nitidamente in volto.

Un sorriso fugace spuntò sul viso di Iarim mentre rispondeva – Può darsi – prima che tutto divenisse nuovamente nero pece.

*

Il corpo di Mirai si rialzò improvvisamente in piedi, nonostante le ferite parecchio gravi sparse su tutto il corpo.

Kumo, Akai e Aoi, impegnati in uno scontro all'ultimo sangue, si voltarono a guardarla stupefatti – Mirai-chan...? – domandò incerta Kumo, sfinita: lo stato di Full Hyper Mode Kai le richiedeva una quantità spropositata di energie.

Mirai aveva qualcosa di diverso in volto, qualcosa di spaventoso: Aoi e Akai parvero accorgersene, perché smisero di combattere e si voltarono a loro volta a guardarla.

Di colpo, una moltitudine spaventosa di veri e propri piccoli fulmini bianchi presero a saettarle attorno, mentre l'aria attorno a lei pareva saturarsi di elettricità: subito dopo spalancò gli occhi, le cui iridi erano diventate di un rosso intenso, e nello stesso istante due enormi catene avvolte da fiamma Nebbia-0 ad altissima densità si unirono in due anelli simili agli anelli runici dei Vongola Gear.

A tale vista, Kumo sgranò gli occhi: conosceva questa abilità di Mirai, eppure questa volta sentiva che c'era davvero qualcosa di diverso in lei, qualcosa di terribilmente spaventoso, come se quella non fosse la Mirai che conosceva.

Mirai rialzò la testa, guardando i due nemici: un ghigno simile ad un sorriso demoniaco le deformò il volto.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Iarim si scatena! ***


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Iarim rialzò la testa, lanciando un'occhiata penetrante ai due nemici mentre un ghigno simile ad un sorriso demoniaco le deformava il volto: Kumo, stupita, la guardò con cautela, mentenendo lo stato di Full Hyper Mode Kai – Mirai... chan? Va tutto bene? – domandò confusa.

Come se non l'avesse sentita, Iarim si limitò a sorridere in modo macabro, come fosse un maniaco omicida in procinto di assalire la propria vittima – Hey, mocciosi! Siete voi i miei avversari? – domandò con voce piuttosto sadica, rivolgendosi ai due gemelli i quali si scambiarono sguardi interrogativi prima che Akai le urlasse in risposta – Ci pigli per il culo?! Chi credi ti abbia ridotto in quello stato, stronzetta? – furioso: fuori da ogni logica, Iarim si abbandonò ad una risata folle – Ahahahah! Mirai, ma come hai fatto a perdere contro due imbecilli come loro? Beh... – e nei suoi occhi rosso vivido brillò una strana luce – Vorrà dire che per stavolta rimedierò io ai tuoi errori. Tu mettiti comoda... e goditi lo spettacolo! – disse fra sé e sé, mentre quello che pareva acciaio avvolgeva le sue mani formando due guanti estremamente flessibili quanto duri che usò per bloccare un rovo che Akai le aveva scatenato addosso, riducendolo in polvere per poi rivolgere al ragazzo dai capelli rossi una chiara occhiata provocatoria.

Akai, che di suo era una gran testa calda, perse la calma – Tu... chi ti credi di essere! – ringhiò, scatenando un'intensa fiamma composta apparentemente da minuscole foglioline infuocate che avvolse le sue mani – Me la pagherai! Ti farò imparare a stare al tuo posto, cagna dei Vongola! – colpendo poi con forza il terreno.

Per un istante parve non succedere nulla: poi, improvvisamente, colossali steli spinati emersero con forza dal terreno attorno a Iarim, circondandola e stringendosi poi sempre più attorno a lei bloccandole ogni via di fuga, fino a stritolarla.

Per qualche istante, Akai credette davvero di aver vinto, ma non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca: con nonchalance, Iarim tagliò con un fendente della mano ferrata le piante, riemergendo indenne.

Akai la guardò sconvolta per qualche secondo, e perfino Aoi e Kumo interruppero lo scontro per guardare cosa stava succedendo: Iarim avanzò finché non fu a circa 5 metri da Akai, quindi si fermò e rivolse un ghigno all'avversario – Beh? Tutto qui? – mormorò con voce suadente – Davvero deludente... – infierì, alzando le spalle come se tutto fosse andato come previsto.

Akai restò interdetto qualche secondo, quindi la sua espressione mutò: ora era straordinariamente serio – … chi sei? – domandò cupo: Iarim scoppiò a ridere, una risata insolitamente dolce – Oooh, te ne sei accorto, piccolo! – rispose in tono comprensivo, come se si stesse rivolgendo ad un bambino molto piccolo – Non sei così stupido allora! Già, chi sono dici? – e sorrise nuovamente, lo stesso ghigno che aveva sfoderato al suo risveglio di poco prima – Sono l'altra Mirai. Ma tu puoi chiamarmi signora Iarim, moccioso di merda – rispose, guardando negli occhi l'avversario.

Akai rimase straordinariamente impassibile alla provocazione, come se la cosa non lo riguardasse: paradossalmente, invece, fu Aoi a reagire male – Tu... come hai osato chiamare mio fratello, puttana? – mormorò sottovoce, serrando la presa sulla propria spada di minerali.

Kumo sgranò gli occhi, definitivamente in crisi – Ma cosa cavolo... – mormorò fra sé e sé – Mirai-chan sembra impazzita, e questi due ora sembra si siano scambiati le personalità! Ma si può sapere che che cazzo sta succedendo qui?! – si disse sconvolta: poi, scosse la testa come a darsi un contegno, tornando seria.

La fiamma sulla sua testa raddoppiò di intensità, mentre con scatto fulmineo si avventava su Aoi, che stava già per scattare contro Iarim, afferrandolo per la collottola e sollevandolo – Sono io la tua avversaria – intimò seria – Non osare nemmeno pensare di abbandonare il nostro scontro: non ti lascerò andare finché non avrò usato la tua testa di cazzo come scopino per pulire il cesso! – minacciò, concretizzando il tutto con un pugno devastante che fece strabuzzare gli occhi ad Aoi mentre veniva scaraventato con forza parecchi metri più avanti.

Tuttavia, non toccò il suolo: ripresosi a metà del volo, evocò una mano di terra che lo frenò e rispedì contro Kumo a tutta velocità, permettendogli di colpirla con un diretto, che lei fermò tranquillamente con il palmo della propria mano, sfruttando in un secondo la forza d'inerzia dell'altro per proiettarlo a terra e sferrando un pugno che lui evitò, e che fu abbastanza potente da aprire un piccolo cratere nel terreno.

Durante tutto questo scambio di colpi impressionante Akai non aveva stranamente battuto ciglio: sembrava stranamente riflessivo e posato, mentre Iarim si era limitata a guardarlo negli occhi con atteggiamento provocatorio.

Dopo qualche istante di silenzio, rotto solo dai suoni dello scontro fra Aoi e Kumo, Akai si decise ad aprire bocca – Iarim, uh? Una seconda personalità quindi... molto interessante – disse con calma, alzando lentamente la mano, ricoperta da quella strana fiamma.

Iarim, a sua volta, iniziò a circondarsi di catene spessissime – Ho detto che per te sono la SIGNORA Iarim! – esclamò con un sorriso beffardo mentre le catene ricadevano infilzando il terreno scomparendo sotto terra come fossero radici.

Quella che in apparenza sembrò una mossa azzardata si rivelò invece una tattica vincente: Akai, individuato un punto cieco di Iarim, sfruttò come diversivo una parete di tralci neri e ricoperti di spine per focalizzare lì la sua attenzione in modo da spiccare un balzo senza farsi vedere, per poi lanciarsi dall'altro contro la sua avversaria.

In maniera totalmente imprevedibile, però, le catene precedentemente lanciate sottoterra riemersero dirigendosi verso un unico punto comune sopra di lei, fino a formare una cupola di catene che fermò l'attacco di Akai, il quale si ritrovò sbilanciato a mezz'aria e finì con il schiantarsi dolorosamente a terra rompendosi come minimo un paio di costole: cogliendo l'attimo, Iarim spalancò la mano verso l'alto, ed ecco che la cupola si aprì e le catene presero a vorticare come in un tornado argenteo, per poi sbocciare ricadendo come affilate gocce di pioggia tutt'attorno, colpendo in più punti il terreno e tutto ciò che vi si trovava sopra.

Akai tentò di schivare la cascata letale, ma venne comunque ferito di striscio da più catene accorgendosi troppo tardi che esse avevano formato un reticolo intricatissimo: l'espressione di Iarim era di puro sadismo mentre afferrava un'estremità e la tirava a sé, stringendo via via la morsa che avvolgeva l'avversario prima di infiammare di colpo le catene, arroventandole.

Akai urlò di dolore, lottando per liberarsi dalla stretta incandescente, ma non poteva fare nulla: le piante che evocava venivano carbonizzate ed incendiate al contatto.

Determinato a non arrendersi, continuò ad evocare arbusti via via più spessi, ma il risultato non cambiò di una virgola: ghignando, Iarim si rivolse a lui – Allora, moccioso di merda, come ci si sente ad essere la vittima? Ohi, cos'è quella faccia? – aggiunse, irritata dall'espressione calma e razionale dell'avversario – Fino ad un secondo fa sembravi uno psicopatico sotto steroidi, cos'è quell'espressione da topo da biblioteca?! Mi prendi per il culo? – urlò aumentando la stretta.

Akai strinse I denti, mentre dei rami avvolgevano i suoi arti come a formare un'armatura, permettendogli quindi di concentrarsi sulle catene tendendole con forza fino a spezzarle in un'esplosione di roventi lamine metalliche, quindi con velocità sorprendente colpì il terreno, evocando radici colossali che intrappolarono Iarim, per poi scattare addosso a lei prima che potesse reagire, spaccandole il labbro inferiore con un calcio poderoso: nonostante ciò, lei non si mosse di mezzo millimetro.

Limitandosi a sputare sangue di lato, Iarim mormorò – Tutto qui? – prima che le catene spuntassero da tutto il suo corpo, squarciando le radici e dirigendosi come proiettili verso Akai che, impreparato e colto di sorpresa, non fece in tempo a schivarle: una delle catene lo trafisse al fianco destro da parte a parte causando sul suo viso la comparsa di un'espressione mista fra il sorpreso e l'agonizzante.

Iarim esibì dunque un folle sorriso, ritraendo la catena con forza in modo da danneggiare ulteriormente i tessuti dell'altro, facendolo crollare in ginocchio portandosi una mano al fianco con respiro affannoso.

Aoi, parecchi metri più in là, vide la scena con la coda dell'occhio: terrorizzato per le condizioni critiche del gemello, non vide arrivare il pugno di Kumo, che lo stese a terra con un chiarissimo scricchiolio che non lasciava alcun dubbio sullo stato del suo zigomo colpito.

Kumo non abbassò la posizione per qualche istante, accertandosi dell'effettivo KO del proprio avversario, quindi si voltò a guardare Iarim, incredula – No... Lei non è Mirai-chan... quindi anche tutte quelle volte non era lei? – mormorò sottovoce fra sé e sé: Iarim, sentendosi osservata, le rivolse un'occhiataccia urlando – Hey, che hai da guardare?! Finisci il tuo avversario, prima che lui ti dia motivo di pentirti della tua esitazione! – per poi avvicinarsi ad un sofferente Akai che alzò debolmente lo sguardo, inerme.

Kumo sgranò gli occhi, fissando Iarim: aveva avuto troppo a che fare con la mafia per non riconoscere un reale istinto omicida... eppure, lo sapeva, Mirai non era un'assassina.

E le avrebbe impedito ad ogni costo di diventarlo.

– Mirai-cha... no, ha detto che si chiama Iarim mi pare... Iarim, fermati! – urlò con espressione seria ed autoritaria: Iarim non le badò, continuando ad avanzare fermandosi infine davanti ad Akai, puntando la punta affilata di una catena alla testa – Ultime parole? – mormorò con un'ombra calata sul viso, illuminato solo dallo scintillio degli occhi rosso sangue.

Impotente, Akai abbassò lo sguardo – Non... fare del male a mio fratello... lui... uccidi me, ma non lui... è tutto ciò... che ti chiedo... – rispose debolmente quest'ultimo, mentre avvertiva le forze abbandonarlo via via che il sangue fuoriusciva dalla ferita: Iarim si portò una mano alla bocca, assumendo una falsa espressione pensierosa – Hmm... vediamo... NO! – e il suo volto si illuminò d'odio – Avete tentato di uccidere Mirai, quindi perché diavolo dovrei risparmiarvi?! Senza contare che siete stati VOI ad attaccare noi, dovevate tenere in conto che c'era la possibilità che faceste questa fine! Ma, tranquillo – aggiunse improvvisamente seria – Credo di averti fatto soffrire abbastanza, per cui se non altro ti darò il colpo di grazia cercando di non farti agonizzare troppo! – urlò d'un tratto mentre la catena scattava con la punta inesorabilmente diretta alla testa di Akai, che chiuse gli occhi, preparandosi al momento...

– TI HO DETTO DI FERMARTI! –

Il pugno di Kumo spezzò di netto la catena, spedendo la parte affilata simile ad un kunai a schiantarsi parecchi metri più avanti: Akai aprì debolmente un occhio, confuso, mentre mille luci esplodevano nella sua testa.

Iarim spalancò gli occhi – TU! NON OSARE FERMARMI! – urlò a Kumo, portandosi a distanza di sicurezza con un salto all'indietro.

Kumo lanciò un'occhiata gelida e imperturbabile a Iarim, ma le lacrime agli occhi tradivano le sue reali emozioni di quel momento – Mirai-chan! Tu non sei un'assassina! Fermati, finché sei in tempo! – urlò frapponendosi fra lei ed Akai, ormai al limite dell'incoscienza.

Iarim s'infuriò – TU. Sappi che se non ti faccio fuori è solo perché ho promesso a Mirai di proteggerti, ed ciò implica che non posso farti del male. Perciò, spostati! – intimò a Kumo, aggressiva.

Ma lei non si spostò – Pare che dovrai infrangere la promessa allora, dato che io non mi muovo da qui! – le rispose, tornando poi a rivolgersi a Mirai – Che ti è successo?! Torna in te! La Mirai che conosco io non è un'assassina! Riprendi il controllo! – disse implorante, sperando che la sua voce la raggiungesse.

Iarim strinse i pugni – Ohi. Ti avverto. O ti togli con le buone... – e nel frattempo avvolse le proprie mani con quello che aveva tutta l'aria di essere acciaio puro – O ti obbligherò a farlo con le cattive! – lanciandosi alla carica mentre decine di catene spuntavano da dietro di lei come tentacoli le cui punte erano inequivocabilmente rivolte verso Kumo, che strinse i denti – Mirai-chan... ti farò tornare in te... – la fiamma attorno al ciondolo della Satan Sorrow raddoppiò, in perfetta risonanza con quella della testa – Anche a costo di pigliarti a schiaffi! – e si lanciò a sua volta all'attacco: i loro pugni scattarono all'unisono, colpendosi esattamente nella metà perfetta l'uno con l'altro, generando un boato che echeggiò nell'aria.

Iarim scrutò Kumo con odio crescente riflettendosi nei gelidi occhi di lei, cristallini come le lacrime che continuò a versare mentre afferrava il polso dell'amica roteando poi su sé stessa per proiettarla lontano, scattando subito dopo aver mollato la presa per attaccarla a mezz'aria, decisa a farla finita con un solo pugno, ma Iarim reagì prontamente sfruttando lo Scudo di Catene, sferrando poi un calcio in piena faccia alla ragazza che si sbilanciò e cadde a terra.

Iarim tentò quindi di colpirla nuovamente, ma Kumo riuscì a rialzarsi appena in tempo per schivare la sferzata di una delle catene, che frantumò subito dopo con un pugno poderoso prima di lanciarsi con un salto per attaccarla dall'alto: Iarim diresse delle catene verso l'alto, ma quella di Kumo si rivelò essere una finta, e con una piroetta schivò in volo la catena e si diede la spinta in aria, precipitando in caduta libera e sfruttando la forza cinetica accumulata per potenziare il proprio pugno, che colpì la terra con la forza di un piccolo meteorite sollevando una nube di polvere e schegge di roccia frantumata che oscurarono la visuale di Iarim per un istante, dando modo a Kumo, finalmente, di colpirla in pieno stomaco con un pugno nel quale racchiuse tutta la propria forza.

Iarim strabuzzò gli occhi, annaspando, mentre veniva sollevata da terra dalla forza dell'impatto atterrando sgraziatamente come una marionetta a cui son stati tagliati i fili qualche metro più in là.

Kumo si avvicinò ansimante, per accertarsi di averla messa KO, ma non fece in tempo a finire il primo passo che questa era già in piedi, coperta di ferite e graffi ma ancora piena di energie.

Inaspettatamente, sorrise – Niente male... davvero niente male! Inizi quasi a starmi simpatica! Ma dimmi una cosa... perché? – ed improvvisamente parve diventare più lucida – Perché ti sto affrontando? Io dovrei proteggerti e... loro... – iniziando a parlare con voce spezzata: le lacrime che le rigarono il volto stupirono più sé stessa che Kumo – Loro... volevano ucciderci... allora perché dovremmo... – la sfumatura rossa degli occhi iniziò a svanire – P-perchè... ARGH! – con un urlo di dolore si portò le mani alla testa, mentre Mirai urlava – Basta, Iarim-san! É sufficiente così! – cercando di riprendere il controllo del suo corpo.

Iarim scosse la testa, cadendo in ginocchio – N-No! Non puoi farmi questo, maledetta! Proprio ora... che ero così vicina... allora perché? Perché volete risparmiare quei piccoli mostri!? – domandò quasi in tono di supplica, ormai incapace di trattenere le lacrime.

Mirai cercò in tutti I modi di farla ragionare – Iarim-san! Iarim-san! Ricordi il patto!? Dovevi dimostrarmi la tua forza! E l'hai fatto! Guarda Akai: non può più nuocerci, e probabilmente non guarirà mai del tutto! Perché ucciderlo a tutti i costi, quindi?! – urlò disperata, ma Iarim sembrava fuori controllo – NO! Lui... Loro... HANNO CERCATO DI UCCIDERCI! E UCCIDERANNO ANCHE KURAI-KUN SE NON LI FERMIAMO! – esclamò con voce insolitamente acuta.

Quest'ultima affermazione parve lasciare Mirai interdetta per qualche istante, ma riuscì subito a tornare in sé – Iarim-san! Ti prego! Ascoltami! Capisco i tuoi sentimenti, ma davvero non- – ma non fu in grado di finire la frase – NO CHE NON PUOI CAPIRLI! IO SONO I TUOI SENTIMENTI CHE HAI RINNEGATO, COME PUOI CAPIRMI SE TE NE SEI PRIVATA?! – la interruppe urlando Iarim, con la testa che le pulsava.

Mirai ammutolì, incapace momentaneamente di rispondere: quindi inspirò profondamente – Già... hai ragione... – affermò con calma.

Questo parve scuotere Iarim, che sgranò gli occhi: come nel loro primo dialogo, erano faccia a faccia in una dimensione creata dalla mente di Mirai, che proseguì – Io... sono stata ingiusta ed insensibile nei tuoi confronti... T-ti ho rinnegata... perché pensavo che quelle mie emozioni... rabbia, gelosia, odio... fossero solo dei difetti superflui che rovinavano la mia esistenza... sai, ci stavo male... perché... sembra stupido, ma volevo essere perfetta... – e nel dirlo scoppiò in lacrime, senza però distogliere lo sguardo dagli occhi di Iarim – Volevo... volevo essere più forte... volevo sconfiggere le mie debolezze... ero... ero stufa di essere solo un peso! Ma... – e senza preavviso si lanciò verso Iarim, stringendola in un abbraccio – … Come posso essere perfetta... se sono incompleta? – mormorò singhiozzando, abbozzando un sorriso.

Iarim era a dir poco incredula: esitò qualche istante, quindi alzò piano le braccia, stringendola a sua volta.

Poi, come riprendendo il controllo di sé, si staccò bruscamente – E-ehy, cosa sono queste smancerie?! Se davvero mi capisci come dici, dovresti sapere che odio queste cose! – disse con un tono aggressivo decisamente poco convincente.

Mirai la guardò per qualche istante, quindi scoppiò a ridere, cosa che confuse Iarim – O-ohy! Cos'hai da ridere?! Devo spaccarti la faccia!? – intimò con la stessa poca convinzione di poco prima.

Mirai cercò di contenersi – Niente, niente... solo, pensavo che... sono fortunata ad averti... sarai anche una mia personalità alternativa, ma ti vedo quasi come una sorellina... – e le fece la linguaccia con aria innocente.

Per qualche, interminabile istante, Iarim parve quasi commossa dall'affermazione... poi riassunse il cipiglio – Tch... vedi di riprendere subito il tuo corpo e di lasciarmi da sola, prima che me ne penta! – e se ne andò, dandole le spalle.

Mirai giurò di aver visto un sorrisetto spuntarle prima che riaprisse gli occhi riprendendo conoscenza.

*

– Cos... – mormorò mentre si rifletteva in un bel paio di occhi azzurro intenso: Kumo sussultò tirandosi di scatto all'indietro per darle modo di rialzarsi, quindi le sorrise – Bentornata in te, Mirai-chan! – disse porgendole la propria mano per aiutarla a rialzarsi. Mirai la scansionò con lo sguardo per un istante: era anche lei coperta di ferite, ma fortunatamente non in modo grave – Grazie, Kumo-chan! – rispose sorridendo di riflesso, afferrando la mano e rialzandosi.

– Ma che bella scenetta – esclamò una fredda voce femminile.

Le due ragazze si voltarono immediatamente di scatto nella direzione da dove proveniva la voce – Chi sei?! – domandarono all'unisono, ma non riuscirono ad aggiungere altro: una donna bellissima dai lunghi e lucenti capelli biondi e gli occhi verde smeraldo avanzò con grazia verso di loro: distratte dall'aura di bellezza e autorità che pareva avvolgerla, non notarono subito lo stemma dei Drago, di colore arancione, attaccato alla destra del suo petto.

Vedendo che le due ragazze non intendevano aggiungere altro, la donna parlò – Allora... siete state voi? – domandò con voce calma, quasi angelica, eppure al contempo agghiacciante: constatando che le due ragazze non accennavano a risponderle, troppo intimorite, avanzò ulteriormente – Vi ho fatto una domanda... siete state voi a ridurre così I miei figli? – domandò nuovamente.

Mirai era troppo in soggezione per rispondere: Kumo, invece, fece un passo avanti guardandola dritta negli occhi in segno di sfida – E anche se fosse? – domandò di rimando.

La donna non disse niente, limitandosi ad estrarre dalla giarrettiera quella che pareva una frusta (ma non come quella usata da Viola, pensò Mirai): come la donna, sembrava emanare un'aura di potenza e superiorità.

Il tono di voce della donna apparentemente non mutò, ma si poteva notare una chiara nota di profondo risentimento – Se così fosse? Devo davvero risponderti? – rispose lei sferzando l'aria, e in quel momento Kumo e Mirai capirono che erano finite in un guaio più grande di loro.

*

Hibari/Mukuro guardò Glacia dritta negli occhi, con un chiaro sorriso divertito che lei non ricambiò: dopo ore di combattimento ininterrotto erano entrambi allo stremo delle forze, eppure nessuno osava cedere per primo, poiché nessuno dei due era minimamente intenzionato a perdere questa battaglia estremamente importante.

Fu Glacia a rompere il silenzio – I miei complimenti. Ti sei dimostrato più abile oltre ogni mia ogni mia più rosea aspettativa. Ammetto che la fama di voi Vongola è tutto fuorché immeritata. Quindi... Avrai l'onore di vedere tutta la mia forza alla massima potenza. Preparati – mormorò piano, chiudendo gli occhi per concentrare la propria fiamma e venendo avvolta da un vapore gelido che man mano andò a concretizzarsi attorno a lei, formando una vera e propria semi-armatura di ghiaccio puro mentre una tiara le si formava in testa, finendo l'opera con un paio di immense ali glaciali.

A quel punto, riaprì gli occhi – Quello che vedi ora... sei il primo all'infuori di Alexia-sama e Martin-sama a vederlo. In quanto capo dei Draghi Minori, ti eliminerò ad ogni costo: sei una minaccia per I miei signori – disse gelida, avanzando con passo leggiadro verso Mukuro/Hibari: a dispetto dell'apparenza imponente, il peso della sua Armatura Glaciale era quasi nullo.

Mukuro/Hibari, che aveva assistito alla trasformazione e al monologo senza interromperla, scoppiò in una risata – Kufufufufu~ Impressionante... allora forse... è il caso che anch'io faccia sul serio, o non sarebbe corretto nei tuoi confronti... – e senza dare il tempo a Glacia di replicare, evocò entrambi i Gear tutti in una volta, il cui effetto per qualche ignoto motivo si mescolò mentre una fitta nebbia e quella che aveva tutta l'aria di una vera e propria nuvola calavano a nasconderlo: infine, dopo qualche istante, emerse dalla foschia mentre due anelli runici sfumati a metà fra l'indaco e il viola roteavano attorno a lui, intrecciandosi nel simbolo dell'infinito.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Nebbia solitaria ***


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I due anelli runici del Vongola Gear della Nuvola e di quello della Nebbia ruotavano attorno all’improbabile unione dei due guardiani Vongola, fondendosi a formare ciò che sembrava una sorta di 8 orizzontale: le armi reagirono a loro volta fondendosi tra loro, e ne risultò un’arma mai vista prima.

La base era chiaramente quella di un tonfa, ma la parte corta, usata solitamente per colpire, era stata sostituita da una lama terribilmente simile a quelle roteanti attorno al khakkhara del Gear di Mukuro, mentre il manico vero e proprio si era allungato e ingrandito e presentava gli stessi solchi in rilievo presenti sull’arma potenziata di quest’ultimo: infine, attorno ad essa roteavano 3 anelli dal dubbio scopo, sospesi come su cuscinetti d’aria.

Hibakuro, questo fu il nome che Glacia gli attribuì mentalmente per comodità, sorrise divertito – Oh? Niente male davvero, questo ha stupito perfino me. Però non so combattere coi tonfa… ma poco male. Mi servirò del Secondo Sentiero. Kufufu~ – disse con le due voci all’unisono, mentre il Kanji sull’occhio passava a due: nello stesso istante si sentì come se i tonfa fossero parte di lui, ed il suo cervello si limitò ad ideare schemi d’attacco e a cercare punti deboli dell’avversaria, lasciando al corpo il compito di limitarsi ad eseguirli.

Hibakuro parve sorpreso – Quindi è questo che si prova a combattere nei panni di Hibari Kyoya. Non usa solo la forza bruta, ma analizza la situazione per trovare il punto migliore di sfondamento. Sono stupito, non avrei mai pensato che fosse così tattico. Kufufu~ tanto meglio per me – si disse, rivolgendosi poi alla donna in armatura – Per quanto intendi farmi aspettare? Ho promesso al legittimo proprietario di questo corpo che avrei fatto in fretta! – disse in tono provocatorio, ma Glacia rimase imperturbabile, guardando in apparenza qualcosa che loro non potevano vedere.

Hibakuro assunse un cipiglio che era solito apparire sul volto di Hibari, mentre individuava a colpo d’occhio i cambiamenti dall’attivazione dell’armatura dell’avversaria: una lente di ghiaccio quasi invisibile ad occhio nudo scintillò alla luce, ed in quel momento capì – A quanto pare avevi ben più di semplici poteri trattenuti da nascondermi: questo cambiamento… ricorda molto i Vongola Gear – disse, diventando per la prima volta serio – Come avete fatto a copiare le tecnologie dei Vongola? I Gear sono stati possibili solo perché formati da elementi della Trinisette… il fatto che voi siate riusciti a copiarne le caratteristiche implica l’utilizzo di un elemento altrettanto potente – concluse, scrutando Glacia come in attesa di una conferma che non arrivò.

Poi, improvvisamente, un piccolo sorrisetto le si dipinse sul volto – I miei complimenti, Mukuro Rokudo, la tua mente è davvero più brillante di quanto mi aspettassi. Tuttavia, permettimi di correggere una falla nel tuo ragionamento – rispose, con il suo consueto tono freddo e imperturbabile – Non è per forza necessario disporre di un elemento della Trinisette, se si dispone del genio di Mad-san e del nostro Boss. Tuttavia, questo Proto-Gear è ben lungi dall’essere perfetto, ma non ha nulla da invidiare ai vostri Vongola Gear. Vuoi una dimostrazione pratica? – aggiunse infine con una gelida occhiata penetrante, un istante prima di alzare la spada di ghiaccio al cielo: in un istante, immense colonne acuminate di ghiaccio bucarono con forza il terreno trasformando l’area dello scontro in un’immensa distesa di colossali iceberg aguzzi.

Fortunatamente, Hibakuro riuscì a saltare appena in tempo aggrappandosi poi ad una sporgenza su una di quelle colonne glaciali, ma servì a ben poco: Glacia apparve dietro di lui sferrando un calcio talmente potente da spedirlo attraverso la colonna acuminata, ma Hibakuro fu abbastanza svelto di riflessi da appendersi alla parete di uno degli iceberg, evitando danni ben peggiori.

In un istante, però, Glacia fu sopra di lui ed affondò la spada nel ventre di Hibakuro in uno sprazzo di sangue, ma immediatamente dopo l’illusione svanì e Hibakuro la colpì forte con il Gear sul volto, frantumandole parte della protezione in ghiaccio che comunque le evitò danni più gravi limitando la ferita a una leggera contusione: Glacia superò in fretta la sorpresa e con agilità sfruttò un iceberg per poi darsi la spinta con le gambe lanciandosi contro Hibakuro con un fendente che venne però intercettato da quest’ultimo e che inoltre contrattaccò con la mano libera, ma questa volta l’armatura di ghiaccio respinse il colpo, come se di colpo si fosse rafforzata.

Hibakuro evitò quindi il colpo successivo portandosi a distanza di sicurezza con un salto all’indietro, quindi lanciò un’occhiata a Glacia mentre sfoderava uno dei suoi soliti sorrisi – Kufufu~ ora è tutto chiaro. Finalmente ho compreso i poteri del tuo Gear. Innanzitutto, quella lente – e indicò con un cenno la lente di ghiaccio sospesa sopra gli occhi di lei – ti permette di vedere attraverso le colonne di ghiaccio che tu stessa hai generato, altrimenti la tua tecnica si rivelerebbe un’arma a doppio taglio, in quanto forniresti all’avversario parecchi nascondigli. Seconda cosa, ti fornisce una difesa multistrato ed intelligente, la quale si adatta ai tipi di attacchi che sferra il nemico diventando più o meno dura o elastica per resistere al meglio. Terza e ultima cosa, velocità. Generi di continuo ghiaccio, che viene poi trasformato in un getto di vapore che ti permette di spostarti a velocità elevata, per questo prima sei riuscita a sorprendermi alle spalle. Ma, come ogni arma, hai i tuoi punti deboli, ed il più grande è costituito proprio dalla tua difesa intelligente – affermò con sicurezza.

Glacia ascoltava, restando apparentemente fredda e impassibile ma senza distogliere l’attenzione nemmeno per un secondo – e quale sarebbe? – domandò gelida: Hibakuro sorrise divertito - Kufufu~ mi sembra ovvio. Mi riferisco al fatto che uno stile misto la mette in seria difficoltà. E’ vero, può comunque adattarsi ad ogni tipo di attacco subito, ma… non può specializzarsi in un tipo di difesa differente senza prima subirlo. In altre parole… – disse trasformando il proprio Gear rendendolo più affilato e sottile per poi lanciarsi improvvisamente contro Glacia, trapassandola al fianco dall’arma – Subirai sempre il primo colpo di uno stile differente. Alla fine, non mi sembra granché come potere – concluse atterrando alle spalle della nemica, che cadde di schiena zuppa del suo stesso sangue con un'espressione incredula.

Hibakuro sorrise sadico, guardandola negli occhi – E ora riposa in pace all’inferno. Kufufu~ – ma, inaspettatamente, Glacia scoppiò a ridere in maniera delicata e tranquilla – Ma pensi davvero che noi Drago siamo così deboli? – mormorò mentre il ghiaccio ricopriva la sua ferita, fermando l’emorragia – Davvero avete ancora il coraggio di sottovalutarci? Non vi basta il male che ci avete fatto? Non vi basta che io abbia visto la mia famiglia venire massacrata davanti ai miei occhi? Non vi basta… – e la voce le si incrinò – averci distrutto? Ora volete anche umiliarci? – esclamò tremando in preda alla rabbia e all’odio, e si vedeva che era difficile per lei trattenersi.

Hibakuro alzò un sopracciglio – Oya oya, ma che stai dicendo? Conosco Tsunayoshi Sawada, ed è schifosamente debole e inadatto ad essere uno dei pilastri di quello schifo che è la mafia: l'essere spietati è quanto di più lontano possibile dalla sua indole. Tuttavia, ciononostante sa essere coraggioso, a modo suo... e con questo intendo dire che morirebbe piuttosto che ordinare un massacro come quello da te descritto, e non ho dubbi in quanto odio proprio questa sua attitudine a risparmiare la vita a coloro che cercano di ucciderlo. É proprio questo il punto: ti stai sbagliando: i Vongola sono troppo deboli emotivamente per eseguire un tale genocidio – concluse guardando serio Glacia.

Lei rimase in silenzio, mordendosi le labbra fino a sanguinare – Tu… osi… negare a parole… io… tu definisci… ciò che ho visto… il dolore… il terrore di quei momenti… PER TE SONO TUTTE MENZOGNE?! – urlò, all’improvviso, mentre le lacrime prendevano a cadere dai suoi gelidi occhi bagnandole le guance – CON CHE CORAGGIO RINNEGHI LA REALTA' DEI FATTI?! COME POTETE NEGARE LE MORTI DEI MIEI COMPAGNI, VOI VONGOLA?! MA CERTO, ORA CAPISCO: PREFERITE INSABBIARE LA FACCENDA COME SE NON FOSSE SUCCESSO NIENTE IN MODO DA NON INFANGARE LA VOSTRA REPUTAZIONE! – con fatica, cercò di riprendere il controllo di sé – Ma… io non dimentico. NOI non dimentichiamo… le vite dei nostri fratelli… delle nostre madri… dei nostri compagni… MUKURO ROKUDO! HIBARI KYOYA! IN QUANTO MEMBRI DEI VONGOLA, VI ELIMINERO’ A COSTO DELLA MIA STESSA VITA! – concluse, mentre la Fiamma Grandine avvolgeva il suo corpo circondandola di un’aura artica simile all’aurora boreale.

Hibakuro non fece nemmeno in tempo a replicare: vide Glacia scattare e tentò di intercettarla con il proprio Gear, ma un istante prima che potesse farlo vide una lama glaciale spuntare dal terreno, diretta al suo collo, che lo costrinse a deviare il colpo per proteggersi lasciando, di fatto, via libera al fendente di Glacia: l'arto destro fu reciso di netto appena sopra il gomito, con il sangue che prendeva a sgorgare a fiotti dalle arterie squarciate, ma l'urlo di dolore non uscì mai dai polmoni: la lama proseguì per inerzia concludendo la corsa contro il torace, sventrandolo e concludendo in un sol colpo la battaglia.

Il corpo senza vita di Hibari Kyoya cadde con un'angolatura innaturale, con solenne banalità, fradicio del proprio sangue.

Glacia tremava ansante, lo sguardo vuoto: dopo pochi istanti mollò la presa e cadde in ginocchio, mentre la lama ricadeva davanti a lei.

Dopo parecchi istanti di silenzio, spezzati solo dal vento gelido che a tratti soffiava sul campo di battaglia, ebbe come un fremito – Ah... Ahah... Ahahahah.... – rise istericamente con il volto coperto dalle lacrime, ed ecco che la risata divenne un urlo straziante: si portò le mani sporche di sangue al volto, mentre le lacrime traditrici scendevano senza sosta – Odio… combattere il dolore… con altro dolore… – mormorò a denti stretti, osservando a sforzo il corpo esanime dell’avversario, asciugandosi poi le lacrime con un rapido gesto della mano – No… devo essere forte… questo è niente in confronto a quello che i Vongola ci hanno fatto… – si disse cercando di calmarsi, e ci riuscì: la sua espressione tornò fredda e impassibile – Già… i miei compagni… la mia famiglia… devono pagare, è giusto così – si ripeté, raccogliendo la propria arma e rialzandosi, dando la schiena al cadavere del suo avversario e dirigendosi verso il corpo privo di sensi del fratello.

– Kufufu~ non dimentichi qualcosa? –

Glacia sgranò gli occhi fermandosi sul posto come pietrificata dall'orrore, per poi voltarsi lentamente, quasi avesse i movimenti paralizzati – No... è... impossibile... io... – balbettò incredula, mentre Hibakuro si rialzava nonostante la ferita mortale con il sorriso sadico di Mukuro stampato in volto ed il braccio destro che ritornava integro lentamente – Oya oya, non lo sapevi? Io sono molto peggio del più crudele dei demoni... non per niente ho viaggiato indenne attraverso il loro Regno. E ti assicuro, questo è niente... – il kanji del suo occhio passò ad 1 – … in confronto all'inferno! – decine di fiori di loto ricoperti di fiamme roventi avvolsero il corpo di Glacia che, atterrita, non riuscì ad evitarli in tempo: si lasciò sfuggire un gemito di dolore mentre le fiamme ardevano a contatto con la pelle.

Hibakuro si avvicinò a lei: ormai le ferite non perdevano più sangue, come se ormai fosse finito.

Glacia sentì il terrore pervadere ogni sua cellula: cercò in sé un'ultima briciola di razionalità, e vi ci si aggrappò disperata – Q-Questo non può essere reale! – urlò cercando di calmarsi e di ragionare – Il colpo che ti ho inferto poco fa era sicuramente letale! Ho visto chiaramente la lama della mia spada fendere le tue carni e la vita abbandonare i tuoi occhi! Tu non puoi essere realmente vivo! – e la risposta giunse spontanea e benefica come un balsamo: il solo pronunciarla, parve calmarla completamente.

Rimase immobile, mentre tornava al suo consueto tono freddo e apatico: i fiori non scottavano più – Questa è, senza ombra di dubbio, una tua illusione, Mukuro Rokudo! – mormorò piano con decisione: nel preciso istante in cui pronunciò queste parole, l'intero mondo parve infrangersi in una colorata esplosione di vetro, come se l'intera volta celeste fosse andata in pezzi, poi di colpo i frammenti cristallini parvero ricomporsi riformando totalmente l'ambiente circostante, rivelando la realtà.

Mukuro Rokudo era in piedi davanti a lei, con il Gear della Nebbia impugnato saldamente nella mano destra senza traccia del ghiaccio che lo imprigionava: alla sua destra c'era in attesa Hibari Kyoya, il corpo risultava assolutamente privo di ferite.

Glacia si guardò intorno disorientata – Cosa... come... no... lo Zero Assoluto... io... io... – biascicò confusa: poi, improvvisamente, capì – E-era... era tutto un'illusione... fin dal principio? – mormorò debolmente, tastando il proprio corpo: il Proto-Gear era stato attivato realmente, ma non presentava alcuna ferita a parte quelle riportate nello scontro antecedente all'inizio dell'illusione – Non... posso crederci... Per tutto questo tempo... – cadde in ginocchio, priva della forza di continuare – Sono stata sconfitta... su ogni fronte... eppure non è possibile, Martin-sama ha ricontrollato i vostri dati più e più volte, e ci siamo allenati sfruttando le illusioni di Mad-san a vostra immagine e somiglianza... e nonostante questo... siamo così impotenti rispetto a voi Vongola? DANNAZIONE! – e batté con forza il pugno a terra – Dannazione! MALEDETTI! – urlò alzando lo sguardo verso Mukuro – TU! LURIDO CANE DEI VONGOLA! – ma, mentre stava per avventarsi sul Guardiano della Nebbia, intravide con la coda dell'occhio una figura esanime di fianco a Hibari – Hydro! Cosa... No... non anche lui... – la sua voce tornò a tremare, ma questa volta dalla rabbia: come se avesse ritrovato in sé la voglia di combattere, si rialzò – Bastardi... vi eliminerò... in nome di Martin-sama... dei Drago... e dei miei compagni... CHE SONO MORTI A CAUSA VOSTRA! – e si lanciò all'assalto verso i due Guardiani.

Mukuro la guardò arrivare verso di lui con aria annoiata – Oh? Penso di avere esagerato... ha completamente perso la ragione. Bene, come promesso, lascio a te il vero scontro, Kufufu~ – sussurrò a Kyoya, scomparendo poi nella nebbia.

Hibari accennò un sorrisetto – Dannato demone erbivoro dalla testa blu, prima o poi ti morderò a morte. Ma questa volta... – e parò un feroce fendente dell'avversaria con l'ausilio di un tonfa – ...devo proprio ringraziarti! – contrattaccò diretto al volto di Glacia, ma vide il suo colpo bloccato dalla corazza a protezione dell'avambraccio di Glacia mentre lei eseguiva in contropiede una spazzata che fece sbilanciare Hibari, il quale però sfruttò l'impatto a terra per dare più slancio al calcio che mollò alla zona del plesso solare, coperto dall'armatura, che riuscì a spedire in aria Glacia, permettendo al guardiano di scattare in avanti e mitragliarla di colpi che incrinarono l'armatura, ma nemmeno questo bastò a fermarla: Glacia reagì con un pugno che Hibari riuscì a parare a malapena, facendolo però indietreggiare, e quei preziosi secondi guadagnati consentirono a Glacia di sfoderare la sua vera arma.

In un istante, le spade svanirono e la fiamma Grandine ricoprì le sue mani, quindi scattò verso di lui sferrando un pugno, per poi eseguire un fendente con la mano generando ad ogni colpo affilatissime schegge di ghiaccio, abbastanza dure da danneggiare i tonfa.

Dopo una combo di colpi abbastanza stancante, Glacia si allontanò con un salto portandosi a distanza di sicurezza – Perché... perché ricorrere alle illusioni se il tuo livello combattivo è abbastanza alto da tenermi testa? – domandò gelida.

Un sorrisetto spuntò nuovamente sulla bocca di Hibari – Non è forse ovvio? Odio combattere contro animaletti indifesi, lo trovo noioso e poco stimolante... è di gran lunga molto meglio mordere a morte le bestie feroci – rispose lanciando un'occhiata alla nemica. Glacia, inaspettatamente, sorrise – Capisco... interessante. Che ne dici allora se decidiamo chi è il predatore e chi la preda con la prossima mossa? – mormorò, mentre caricava tutta la propria fiamma Grandine sul pugno destro.

Hibari ricambiò il sorriso – Perché no? Mi sono divertito abbastanza. Preparati ad essere sbranata! – esclamò mentre caricava il Distruttore Nebula.

I due si fissarono per qualche frazione di secondo, in silenzio, preparandosi alla mossa che avrebbe deciso le sorti della battaglia: infine, Glacia urlò – Ora! Prendi questo, schifoso Vongola! Questo è per i miei compagni! VAMPATA GLACIALE! – sparando il colpo nello stesso istante in cui Hibari scattava ed intercettava l'attacco con il proprio Distruttore Nebula, causando un flash intenso di energia che per un tenue attimo rese totalmente bianco il quartiere.

L'esito dello scontro era stato deciso.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - Destinate a perdere ***


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La frusta della donna misteriosa sferzò l'aria, ma inspiegabilmente non emise alcun suono – Questo è un bel problema... – mormorò fra sé e sé Kumo – Se la frusta non emette nessun suono, sarà impossibile per noi schivarla se attacca da un punto cieco, e affidarsi alla sola vista è fuori discussione – sussurrò quindi, alzando leggermente la voce in modo che Mirai potesse sentirla.

Nonostante l'istinto suggerisse loro di fuggire, sapevano benissimo di non avere scelta: lei e Mirai dovevano affrontarla. Ma quante possibilità avevano di uscirne vincitrici?

Kumo guardò lo stato del suo corpo e di quello dell'amica: erano completamente coperte di ferite, che seppur non gravi erano decisamente troppe per poter combattere al pieno della forma.

Inoltre, la loro avversaria aveva l'aria di essere un pezzo grosso, e non solo gerarchicamente parlando: emanava un'aura di forza schiacciante da ogni poro, e pareva anche molto, molto alterata.

Kumo si morse il labbro pensierosa: provò a simulare sommariamente qualche situazione di combattimento basato sui dati ottenuti, e ciò servì solo a sbatterle in faccia la pura, amara verità – No... non c'è via di scampo! – mormorò, in modo che Mirai la sentisse – … EH?! Cosa diav... cosa stai dicendo, Kumo-chan...? Cosa intendi con “non c'è v-”-- ma Kumo la interruppe praticamente subito – Intendo dire che... non siamo in condizioni fisiche adatte per tenerle testa: anche se usassi la Full Hyper Mode Kai e tu chiedessi di nuovo aiuto a Iarim, non riusciremmo comunque a tenerle testa... – rispose amaramente: nonostante lei fosse normalmente impulsiva e irascibile come suo padre, col tempo aveva imparato a valutare la situazione, e ciò implicava anche il capire quando era il momento di ritirarsi.

La donna bionda non era un avversario che potevano sperare di battere, ne era certa, come sapeva che non avrebbe mai potuto sconfiggere suo padre in combattimento con le capacità di cui disponeva al momento.

Mirai guardò l'amica, sconvolta – Come sarebbe...Kumo-chan! Questo non è da te! – rispose senza distogliere lo sguardo dall'avversaria, che si stava avvicinando lentamente.

Kumo strinse i denti – Mirai-chan... dammi retta, riconosco quello sguardo: se quella ci prende, non avrà pietà di noi, anche se siamo solo ragazzine... ci ucciderà se gliene diamo l'occasione! – ogni parola era come una coltellata al suo orgoglio – Se l'attacchiamo, siamo spacciate, non possiamo combatterla, non in queste condizioni... dobbiamo... – e pronunciare ciò le costò il più grande sforzo della sua vita – dobbiamo... fuggire – concluse con tono tetro.

Mirai sgranò gli occhi terrorizzata: cos'aveva notato l'amica che a lei era sfuggito?

Deglutì piano, quindi sussurrò – E come conti di farlo? Ci inseguirà! – spingendo Kumo a rifletterci per qualche secondo – Allora... per prima cosa, direi che ci serve una delle famose cortine di nebbia che voi detentori di fiamma Nebbia amate tanto usare, ciò dovrebbe essere sufficiente a garantirci quella manciata di secondi necessari a fuggire. Dopodiché ci separeremo, non potrà inseguirci entrambe.... – guardò con la coda dell'occhio l'amica: si reggeva a fatica in piedi – ... Anzi. Mirai-chan... ascolta. Non appena la cortina ci coprirà la fuga... fuggi. Vai in cerca di Kurai, oppure di tuo padre, di chiunque possa aiutarci... io sono quella conciata meglio, la cosa più sensata è che faccia da esca – concluse, annuendo.

Mirai strinse i pugni – Non ci pensare nemmeno. Hai detto tu stessa che non abbiamo possibilità contro di lei, giusto?! Cosa conti di fare allora, mentre io corro a cercare aiuto? – rispose duramente.

Kumo inspirò profondamente e disse – L'attirerò da mio padre. Non ho altra scelta... tu intanto cerca i soccorsi, io correrò per la zona Est di Namimori passando davanti all'ospedale e alle Medie Nami per poi dirigermi a casa mia: non appena avrai trovato i soccorsi, fai questo percorso, così mi troverai sicuramente. Tutto chiaro? – concluse in un tono che non ammetteva repliche.

Mirai strinse ulteriormente i pugni fino a farsi conficcare le unghie nelle mani, quindi le ridistese abbozzando un sorrisetto – Quando ti impunti su qualcosa niente al mondo ti farà cambiare idea... ormai ti conosco, sei fatta così. E sia, dammi tu il segnale quando devo far partire la cortina – disse, tenendosi pronta.

Kumo le sorrise – Grazie, Mirai-chan – quindi si concentrò sulla donna: in questa manciata di secondi spesa alla stesura del piano di fuga, lei non aveva battuto ciglio né cambiato andatura, camminando con calma e determinazione, senza fretta, come se avesse la certezza che le due ragazze non avrebbero mai osato tentare la fuga.

Lo sguardo di Kumo si concentrò sui piedi della donna, osservandone I passi: dieci metri rimanenti... nove... otto...

– ORA, MIRAI-CHAN! – urlò, mentre nello stesso istante Mirai evocava una densa nebbia che avvolse lei e Kumo, facendole svanire dalla vista dell'avversaria che, colta di sorpresa, aggrottò un sopracciglio – Oh... quindi dopotutto non si vogliono arrendere. Che seccatura... – e con un movimento istantaneo della frusta disperse la nebbia... ma le due ragazze non c'erano.

– Tch... dannazione – mormorò impassibile, guardandosi attorno finché non notò Kumo saltare di tetto in tetto – Eccone una... inizierò da lei! – si disse, scattando al suo inseguimento.

Poco più avanti, Kumo guardò dietro di sé con la coda nell'occhio notando la donna, per poi sorridere compiaciuta: il piano stava funzionando.

*

Mirai si accovacciò dietro il muro, nascondendosi nell'ombra del vicoletto mentre guardava la donna bionda allontanarsi dietro Kumo, finché entrambe non sparirono dal suo campo visivo: solo allora si decise ad uscire.

Accasciandosi su un palo lì vicino, sospirò di sollievo, cercando di rimettersi in piedi, ma non ci riuscì: un dolore lancinante alla gamba la costrinse nuovamente a terra.

Mirai guardo il punto incriminato, con gli occhi gonfi di lacrime per il dolore: uno squarcio profondo fino al muscolo si estendeva da sotto il ginocchio fino a un paio di centimetri più in basso – Cazzo... non ci voleva... in queste condizioni non posso camminare... devo trovare una soluzione provvisoria... – si disse, respirando profondamente per resistere all'imminente dolore.

Stringendo i denti, generò dalla propria fiamma un piccolo filo dall'aspetto parecchio resistente ed un ago, con in quale si mise a ricucire sommariamente la ferita mordendosi la maglia per resistere al dolore intenso: quando finì, generò delle bende illusorie e se le mise attorno alla ferita prima di provare a rialzarsi: ci riuscì.

Esalando un sospiro di sollievo, Mirai mormorò – Bene... come soluzione provvisoria è più che sufficiente, devo solo prestare attenzione a non perdere i sensi, o la cucitura svanirà... – avviandosi poi, zoppicando, in direzione del Dojo Yamamoto, nel disperato tentativo di trovare qualcuno a cui chiedere aiuto.

Dopo parecchi minuti che le parvero ore si ritrovò dinnanzi ad una spiacevole sorpresa: l'intero Dojo era completamente avvolto da una spessissima coltre di ghiaccio – NO! – urlò lei disperata – Dopo tutto questa fatica... il Dojo è... – le parole non le uscirono – Ma... perché... – si accasciò sul ghiaccio – Perché... perché tutto questo...? Che senso ha tutta questa sofferenza? – singhiozzò in lacrime – Perché dobbiamo soffrire così...? – domandò a nessuno in particolare, disperata.

– Perché voi Vongola avete fatto di peggio –

Una voce inaspettata era giunta dalle sue spalle: lentamente, Mirai si voltò terrorizzata, incrociando lo sguardo con un uomo biondo dagli occhi di un rarissimo blu grigiastro ed avente uno stemma arancione raffigurante un drago nero rampante appeso al lato destro della propria veste, e una spada in un fodero nero sulla schiena.

L'acconciatura era decisamente giovanile e arruffata, cosa che contribuiva a farlo sembrare più giovane, attraente, eppure al contempo spaventoso: l'uomo avanzò di un passo – Heilà! Sei Mirai Rokudo-chan, vero? Figlia di Chrome Dokuro, guardiana della Nebbia dei Vongola. Dico bene? – domandò sorridendo.

Mirai rabbrividì: quell'uomo la terrorizzava – C-cosa vuoi da me?! – domandò aggressiva raccogliendo a sé tutto il coraggio rimasto.

“Dalla padella alla brace” pensò Mirai, constatando che il nuovo avversario pareva, se possibile, ancora più forte della donna di poco prima.

L'uomo a quella domanda si portò una mano dietro la testa – Ahia, che domanda scomoda... non penso la risposta ti piacerà. Sto cercando di eliminare ogni forma di vita correlata ai Vongola, e in quanto figlia di un Guardiano rientri perfettamente nella categoria... devo continuare? – rispose con tranquillità.

Mirai si rannicchiò terrorizzata e in lacrime: non ce la faceva più a combattere.

A quella vista, l'uomo sfoderò la spada guardandola per un attimo con occhi di pietà, quindi sussurrò tranquillo – Cerchiamo di finirla con un colpo, va bene? In fondo sei solo una ragazzina, non è mia intenzione farti soffrire... – e, con un rapido fendente, pose fine alla vita della ragazza.

O, almeno, queste erano le sue intenzioni.

– Ma che cos- – mormorò incredulo e stupito quando vide la lama della propria arma venire fermata a mani nude dalla ragazza: subito dopo, un'immensa aura Nebbia-0 prese ad avvolgerla, mentre le sue mani venivano ricoperte da qualcosa che assomigliava a dei densi guanti metallici e gli occhi le diventavano rosso sangue, e delle catene si unirono ad anello attorno a lei – NON OSARE TOCCARLA, LURIDO BASTARDO! – urlò Iarim, furiosa come non mai, mentre faceva saettare le catene come serpenti cercando di infilzare l'avversario, che però si portò con un salto a distanza di sicurezza fischiando ammirato – Bene bene, ti ho sottovalutata, pare proprio che mi divertirò parecchio con te... – disse sorridendo mentre portava la spada in posizione di guardia, pronto a contrattaccare alla furia omicida della ragazza.

*

Kumo continuò a saltare incessantemente di tetto in tetto fingendo di non accorgersi di essere inseguita, avanzando in direzione di Villa Hibari dove sperava che suo padre l'avrebbe aiutata a liberarsi della nemica... ma purtroppo i suoi piani avevano un'immensa falla: non aveva previsto che la bionda potesse prendere l'iniziativa di fermarla.

E questo le costò caro: senza preavviso, la Drago sferzò l'aria con la propria frusta, la quale non emise alcun suono.

Kumo non realizzò di essere stata colpita finché non avvertì un dolore bruciante alla caviglia destra e si ritrovò a mezz'aria fra il tetto ed il terrazzo sottostante: reagendo prontamente, attivò la Full Hyper Mode Kai in modo da atterrare indenne e di contrattaccare con un pugno micidiale al terreno, sfondando le lastre di cemento sottostanti per poterle poi usare come scudo istantaneo alle devastanti frustate della donna per poi darsi la spinta con la gamba sana fino alla parete dietro di lei, afferrando e strappando un tubo di scolo pronta ad usarlo come arma.

La donna si fermò ad osservarla qualche metro più avanti, apparentemente impassibile – Lo riconosco, hai una forza mostruosa... ma con tutte queste ferite non hai speranze contro di me. Arrenditi, non è nelle nostre intenzioni dare ai figli dei Guardiani una morte dolorosa... continuando a combattermi prolungherai solo le tue sofferenze – disse freddamente.

Kumo abbozzò un sorrisetto di sfida – Non ci penso nemmeno a sottostare alle regole di una puttana come te – rispose aggressiva mentre le fiamme sulla sua testa ed attorno al ciondolo della Satan Sorrow si ingrossavano ardendo violentemente – Farò fuori te e i tuoi leccapiedi, non mi importa di quante ferite riporterò – continuò con voce risoluta provocando l'avversaria nel tentativo di crearsi l'occasione di fuggire, ma la donna si limitò ad alzare il braccio destro al cielo e a mormorare in Italiano – Gravità Controllata! – mentre compariva dal nulla un piccolo globo nero pece: nello stesso istante, Kumo avvertì come un'irresistibile forza magnetica che l'attraeva verso l'altra – Cosa... diavolo... – disse a fatica, cercando invano di resistere, ma ben presto le sue gambe cedettero attratte dalla piccola sfera levitante e la bionda approfittò dell'impossibilità di Kumo di difendersi a mezz'aria per colpirla con tutta la sua forza con una frustata, che lei riuscì solamente ad attutire usando le proprie braccia come scudo avvertendo un sinistro “Crack!” alle proprie ossa nel momento dell'impatto.

Il dolore le mozzò il fiato al punto che l'urlo non uscì mai dalle sue labbra, mentre avanzava in aria per inerzia a diversi metri dal terrazzo precipitando giù sul vicolo sottostante: sopravvisse solo grazie al potenziamento fisico che la Full Hyper Mode Kai le provocava... tuttavia, risultava comunque talmente ricoperta da ferite da non riuscire a muoversi, cosciente al limite.

Vide la donna avanzare lentamente verso di lei, con una fredda soddisfazione percepibile solo nel suo sguardo.

Kumo implorò mentalmente che finisse in fretta, il dolore era insopportabile.

La bionda si fermò a circa un metro da lei: muoveva le labbra, ma Kumo era troppo stordita per sentire cosa dicesse.

Alzò un braccio, la frusta vibrò a mezz'aria, e poi più nulla: tutto era una macchia rosso sangue.

Ma non era quello di Kumo.

La ragazza rimase interdetta per qualche secondo, poi si sforzò di alzare lo sguardo: la donna aveva la mano destra a coprirsi una ferita molto profonda sulla spalla sinistra, e guardava in direzione di un vicolo buio.

Lentamente, Kumo riprese il controllo dell'udito.

– … chi sei? Fatti vedere! – urlò furiosa la donna, abbandonando ogni cautela.

Lentamente, emergendo dall'ombra, apparve una figura indistinta, mentre una giovane voce femminile rispondeva piano – Oh? Chi sono, dici? Ecco... cosa dovrei risponderti... Ah sì! Ho trovato! – a mano a mano che avanzava alla luce, nuovi dettagli di lei venivano allo scoperto: indossava un mantello bianco sopra a dei pantaloncini e una maglietta a mezza vita neri, la corporatura lasciava intendere che avesse più o meno 15 anni ed aveva un corpo esile e fianchi stretti.

Le mani, dalle unghie curate e dipinte con uno smalto blu, stringevano due strane pistole: una presentava il castello di color verde elettrico ed un'impugnatura arancio tramonto, mentre l'altra aveva i medesimi colori ma invertiti.

La ragazza misteriosa proseguì finché non fu completamente illuminata dalla luce dei lampioni: aveva due intensi occhi blu petrolio e dei i capelli a caschetto di un verde particolare con una lunga coda raccolta dietro la schiena, ma ciò che più spiccava di lei era il ciuffo biondo al lato destro del volto, poco più in là del piccolo tatuaggio floreale arancione sotto l'occhio.

Le labbra sottili e lucide di lei si incurvarono in un sorriso decisamente cattivello, in totale contrasto all'aria di fanciulla angelica che emanava – Che ne dici di chiamarmi “vostra maestà”, piccola plebea? – disse in tono palesemente provocatorio, puntando la pistola destra ad altezza testa della donna: abbandonato ogni ritegno, la bionda urlò – Fanculo, levati di mezzo!! – lanciandosi all'attacco della nuova arrivata.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - La principessa del firmamento ***


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La donna bionda si lanciò furiosamente contro la nuova arrivata, la quale si limitò a schivarla di lato con un movimento elegante – Oooh? Tutto qui quella che la Boss dei Drago sa fare? Deludente... davvero deludente! – commentò in tono canzonatorio colpendola forte alla nuca con l'impugnatura della pistola ed eseguendo una spazzata con la gamba sinistra sbilanciandola ulteriormente.

La Boss dei Drago cadde a terra di faccia, in un modo talmente comico e surreale che Kumo, nonostante tutto, non riuscì a trattenere una risata interna: la ragazzina misteriosa stava umiliando la sua carnefice, e tanto le bastava.

Eppure, una sensazione sgradevole si era impadronita di lei: era come se l'incauta fanciulla stesse giocando ingenuamente con una pericolosissima cassa di nitroglicerina pronta ad esplodere senza preavviso, e la sensazione si rafforzò ulteriormente quando la vide mettere lo stivale nero in testa alla donna distesa a terra – Allora, Alexia-san. Mi stai deludendo: davvero basta così poco ad abbatterti? Perché non fai sul serio? O mi stai dicendo che il tuo piano d'azione prevede il farti calpestare? – esclamò con cattiveria. All'improvviso Alexia, forse riscossa dall'ultima provocazione, si alzò di scatto sbilanciando la ragazza, che mulinò in fretta le braccia per non cadere all'indietro – Wooo! Hey, da dove ti è uscita tutta questa grint- – ma si bloccò a metà frase: aveva incrociato lo sguardo furibondo e omicida della donna che, unito al volto sporco di sangue e ai capelli spettinati, le donavano un'aria particolarmente pericolosa: la fanciulla impallidì e deglutì – … Ah... ehm... sì... E-effettivamente potremmo parlarne... Anzi, meglio di no, mi sono ricordata di avere un impegno improrogabile, eh sì, è proprio meglio che vada! – e fece dietrofront, camminando in fretta cercando di allontanarsi quando fu raggiunta dalla voce di Alexia – TU! DOVE PENSI DI ANDARE? – sibilò lei in un tono quasi demoniaco.

Trasalendo, la ragazza trasalì e si voltò bianca come un cencio – Ah... Come immaginavo, devo combattere per forza... – mormorò, quasi scocciata.

 

Kumo, nonostante la fatica, inarcò leggermente le sopracciglia con aria confusa: non capiva se la sua salvatrice fosse totalmente pazza o si stesse semplicemente divertendo a sfottere allegramente Alexia, il che implicava un'altissima confidenza nelle proprie capacità o quantomeno la certezza di avere una qualche possibilità di vittoria.

La risposta arrivò quando Alexia sferzò l'aria con la frusta talmente velocemente che Kumo non ebbe nemmeno il tempo di notarla, eppure la ragazza schivò il colpo quasi con nonchalance – Dannazione... mi pento di averla provocata, ora mi tocca andare fino in fondo... – si disse, puntando le pistole contro la donna: Alexia, sebbene stesse cercando di darsi un contegno, era ancora troppo alterata per poterci riuscire, e non notò il sorrisetto da “sta' cadendo dritta nella mia trappola” che era comparso per una frazione di secondo sul volto della ragazza, limitandosi a generare una sfera gravitazionale con Gravità Controllata lanciandola poi contro la ragazza, che ebbe appena il tempo di dire – … Oh ca- – prima che una moltitudine di oggetti nelle vicinanze le piombassero addosso come ferro attratto da una calamita.

Kumo assistette inerme ai lampioni della via, pezzi di muro e decine di altri oggetti solidi di vario tipo centrare in pieno la sua salvatrice senza darle apparentemente una possibilità di fuga, finché non si fu formata una vera e propria immensa palla di detriti tenuti assieme dalla gravità a formare una letale prigione: eppure, dopo appena qualche istante, si udì uno sparo che Alexia deviò distorcendo la gravità.

La ragazza era riuscita a mettersi in qualche modo in salvo – Hey... cosa significa questo potere? – la sua voce ora era seria, come se avesse capito qualcosa di sconvolgente.

 

Alexia non si scompose minimamente, mentre senza che la necessità di muovere un muscolo alcuni detriti iniziarono ad orbitarle attorno come piccoli satelliti per poi, comandati da un semplice gesto degli occhi della bionda, scagliarsi addosso alla ragazza, che fu costretta a sparare a raffica fino ad abbattere i detriti veloci come piccole meteore uno ad uno, ma erano troppi: optò quindi con l'evitare i restanti saltando di lato, ma si accorse solo all'ultimo del globo gravitazionale appena lanciato.

Sparando a mezz'aria, riuscì a distruggerlo appena in tempo, atterrando poi in piedi con entrambe le pistole puntate contro Alexia – Qualcosa non quadra... – disse ad alta voce affinché Alexia potesse sentirla – Mi risulta che voi Drago siate dotati di fiamme appartenenti al gruppo del Firmamento, come i Vongola. Cosa significa questo potere? E' molto simile all'attributo della fiamma della Terra. Come ne sei venuta in possesso? – domandò mordendosi piano il labbro.

Evidentemente, pensò Kumo, l'inaspettato potere di controllare la gravità aveva rovinato il piano che la ragazza aveva minuziosamente costruito nella sua mente, facendo così crollare la sua sicurezza di vittoria.

 

E, effettivamente, era proprio così – Dannazione... – pensò lei – Questo mi coglie del tutto impreparata! Quando ho saputo che a causare problemi erano i Drago, ho pensato che avrei potuto dare una mano ai Guardiani Vongola a gestire la situazione d'emergenza come “zio” Reborn mi ha insegnato, ma questo... i Drago sono sempre stati una famiglia dal potenziale mediocre. Da dove hanno attinto tutto questo potere? Inoltre, cosa li ha spinti ad iniziare questa vera e propria crociata contro i Vongola? Devo saperne di più! – si disse con fermezza.

Deciso il da farsi, abbassò le armi – Ok, Alexia-san. Ti chiedo perdono, non avrei dovuto sottovalutarti... ho commesso un'errore da principiante – disse in tono deciso.

 

“E infatti se Reborn lo scopre mi fa fuori!“ pensò fra sé e sé mentre attendeva una qualche reazione dalla donna, che si limitò a lanciarle un'occhiata omicida – Ma si può sapere chi sei?! – ringhiò serrando la presa delle dita attorno al manico della propria arma, mentre con l'altra si asciugava il sangue delle ferite sul volto.

La ragazza indugiò nel rispondere: doveva dire la verità?

 

Ci pensò per un momento su – Se voglio carpirle le informazioni che mi servono, è meglio ammorbidire le trattative... una menzogna, se individuata, la porterebbe a considerarmi solo una seccatura da schiacciare con tutte le proprie forze e a chiudere definitivamente ogni forma di dialogo: in questo momento l'unico motivo che la spinge ad ascoltarmi è la curiosità, vuole sapere chi sono... svelandole la mia identità non ci sarebbe più nulla a trattenerla dal combattermi all'ultimo sangue, né avrei la certezza che prima di combattermi risponda alle mie domande... – poi, inaspettatamente, sorrise – … e sia... in fondo, che ho da perdere? Mi sono comunque cacciata in un bel guaio – mormorò per poi alzare lo sguardo incrociando quello di Alexia, la quale attendeva impazientemente una risposta – Il mio nome è Yuniko Lily, erede della famiglia Giglionero – rispose infine con voce improvvisamente elegante, inchinandosi – Piacere di conoscerti, Alexia-san, VII° Boss dei Drago – per poi concludere il tutto con un sorriso.

Alexia parve irritarsi ulteriormente – E così affermi di essere la futura candidata come Boss Giglionero? – mormorò piano – Dimmi... come ci si sente ad essere dalla parte di quei mostri... che hanno eliminato senza pietà I membri della mia famiglia? – domandò, mentre i suoi occhi perdevano lucidità ed espressività e la sua voce diventava calma, quasi apatica – Come ci si sente... ad essere dalla parte dei carnefici? – continuò.

 

Kumo avvertì distintamente la tensione celata dalla falsa calma: sembrava di assistere alla quiete prima della tempesta.

Tentò di rialzarsi almeno quel tanto che bastava per godersi meglio l'imminente scontro da cui dipendeva anche la sua stessa vita, ma un dolore lancinante a braccia e gambe la costrinse a rimanere immobile, limitandosi ad imprecare.

Nel frattempo, Yuniko aveva sgranato gli occhi, incredula – Cosa... cosa intendi dire? – domandò piano: Alexia non batté ciglio mentre rispondeva – Quindici anni fa... i Vongola hanno assaltato senza motivo la nostra sede principale in Italia. All'epoca ero solo una ragazzina, ma ciò non è importato ai Varia, i quali su ordine dei Vongola hanno sterminato senza pietà ogni uomo... donna, o bambino, che fosse correlato ai Drago. Mio padre riuscì a nascondere me, mio marito e pochi altri poco prima di venire ucciso davanti ai nostri occhi. E sai cos'è peggio? – gli occhi spenti di Alexia si gonfiarono di lacrime – Ha... sofferto. Sai, ai Varia piace giocare con le proprie prede. E noi... non abbiamo potuto fare nulla. Eravamo impotenti. Ma ora... ora cambieremo tutto. Elimineremo voi Vongola... e chiunque accorra in loro difesa. Stermineremo la stirpe dei Vongola come loro hanno tentato di fare con noi Drago – la pressione dell'aria parve appesantirsi fino a limiti insostenibili – Io... vendicherò mio padre. E ogni uomo, donna o bambino dei Drago... che ha perso la vita nell'immondo tradimento dei Vongola. Da questo momento, non mi tratterrò più – e, per un istante, un sorriso crudele apparve sul suo apatico volto rigato dalle lacrime – Vediamo per quanto tempo riuscirai a sopravvivere! – urlò infine, distorcendo la gravità attorno a sé fino a creare una sorta di forza invisibile che respinse Yuniko all'indietro, come due calamite dalla stessa polarità.

La ragazza restò in piedi a fatica, ma non appena alzò lo sguardo capì che era troppo tardi per evitare il colpo: con una rapida frustata in pieno diaframma, Alexia si era aggiudicata il primo, micidiale colpo dello scontro.

Yuniko sgranò gli occhi dal dolore mentre sentiva in bocca il ferroso sapore del sangue, per poi cadere di schiena a terra ma, avvertendo il pericolo, rotolò subito d'istinto di lato, evitando una lastra metallica sparata via dalla donna a tutta velocità contro di lei per poi rialzarsi agilmente in piedi ed iniziare a mitragliarla con una tempesta di colpi impressionanti con ambedue le pistole: i proiettili, di origine sconosciuta, parevano trapassare ogni sorta di materiale si ponesse loro davanti, assumendo nell'atto un lieve bagliore arancione.

Alexia si limitò a deviarli generando un campo gravitazionale, senza prestarci la minima attenzione, concentrandosi ad assaltare Yuniko a suon di frustate infondendo nell'arma una rovente fiamma appartenente all'attributo Cielo.

Kumo, costretta dalle ferite a limitarsi a guardare lo scontro, pensava in compenso incessantemente, in modo da capire il più possibile della situazione – Stando alle parole di quella ragazza, la donna è la Boss dei Drago... e i Drago, in base alle informazioni in suo possesso, posseggono le fiamme del Cielo, come quella che sta' usando ora... eppure ha continuamente dimostrato di possedere caratteristiche di Terra... che abbia una doppia fiamma? No... la sua è più come... come un... – improvvisamente, fu come attraversata da una scossa elettrica mentre la sua mente concludeva l'elaborazione: sgranò gli occhi, incredula – No... non è possibile! Non è concretamente fattibile! … o forse... sì? – mormorò, letteralmente sconvolta – fiamme ibride... come... come diavolo ci sono riusciti? – mormorò debolmente, mentre lo scontro fra le due diventava sempre più cruento e senza esclusioni di colpi.

Yuniko schivò appena in tempo una devastante frustata che si schiantò contro al marciapiede riducendolo ad un'esplosione di calcinacci, sollevando una nube di polvere che lei sfruttò per nascondersi e contrattaccare con un'altra raffica di proiettili, che Alexia deviò inconsciamente con il proprio campo gravitazionale, ormai perennemente attivo, voltandosi nella direzione da dove provenivano i colpi – Ti ho vista! – esclamò prima di lanciare un globo gravitazionale contro Yuniko che riuscì a schivarlo, seppur a fatica e ferendosi nel tentativo – Merda... di questo passo... – mormorò debolmente, mordendosi il labbro senza concludere la frase.

Kumo, intanto, guardava la scena con aria atterrita.

Yuniko era in evidente difficoltà, lo vedeva chiaramente: la sua forza non era minimamente paragonabile a quella di Alexia, apparentemente intoccabile per via della sua aura che deviava i proiettili, ma Yuniko non volle rinunciare.

Concentrandosi, tentò di attaccarla con un'altra doppia scarica di colpi che vennero tutti deviati in automatico, mentre Alexia scattava verso di lei e la colpiva con un pugno in pieno stomaco che le fece sputare un pò di sangue mentre ricadeva all'indietro qualche metro più in là, immobile.

Alexia le si avvicinò lentamente – Ti avevo detto che non mi sarei più trattenuta... hai scherzato troppo col fuoco, mocciosa. Avevo intenzione di occuparmi di voi Giglionero dopo aver smantellato i Vongola, ma a quanto pare dovrò eliminarti subito... Ultime parole? – domandò gelida.

Yuniko respirava a fatica per via del colpo subito, giacendo immobile a terra – Tu... non... toccherai... la mia... famiglia... – mormorò, prendendo in mano una delle due pistole e avvicinandola alla propria testa, ma Alexia le mollò prontamente un calcio al fianco che la spedì rotolando contro un muretto lì vicino – Eh no, il suicidio non è un'opzione, morirai per mano mia. Riguardo alla tua famiglia... certo che la toccherò, feccia. E sai una cosa? Mi divertirò come i Vongola hanno fatto con noi Drago... voglio vedere fino a che limite arriva la sopportazione umana al dolore fisico, prima di ucciderli... esattamente come hanno fatto i Vongola e alleati in passato contro noi famiglie minori. Ma tu no... mi sei stata utile come riscaldamento, per cui avrò pietà e ti eliminerò adesso – mormorò con sguardo folle, estraendo dalla divisa un coltello da guerra che punto dall'alto alla fronte di Yuniko: prima di affondare la lamma, si bloccò di colpo – Ah, dimenticavo: come ultime parole, avresti potuto dire di meglio al posto di una promessa che non riuscirai a mantenere. Ci si vede all'inferno, stronza! – ma quell'attimo di esitazione bastò a Yuniko per premere il grilletto: ci fu un abbagliante luce verde e il colpo partì diretto alla sua testa.

Alexia d'istinto, saltò all'indietro accecata dalla luce improvvisa per qualche secondo. Quando la vista tornò normale, osservò il corpo inerme della ragazza – Tsk... alla fine mi hai tolto pure la soddisfazione di eliminarti – e sputò sangue per terra, quindi si voltò verso una terrorizzata ed impotente Kumo – Ed ora, ragazzina... è il momento di riprendere da dove siamo state interrotte... sei d'accord- uh? – si fermò di colpo prima di finire la frase: aveva udito quello che pareva il rumore di una scintilla – Ma... che diavolo... – esclamò voltandosi: il corpo di Yuniko aveva iniziato a muoversi piano piano – MA CHE COSA STA SUCCEDENDO STANOTTE!? – urlò sconvolta, mentre il corpo della ragazza iniziava ad emettere scintille verdi tipiche di una fiamma Fulmine purissima, sempre più frequenti e dense finché il corpo non fu completamente avvolto da fulmini e saette.

Yuniko si rialzò senza usare le mani, con gli occhi coperti dai capelli scompigliati: poi, di colpo, tutta l'aura elettrica esplose.

I capelli si elettrizzarono e divennero statici, scompigliandosi in ciuffi appuntiti e disordinati mentre apriva gli occhi in un'espressione determinata ed apparentemente calma, lasciando però trasparire tutto l'odio ed il risentimento racchiuso in lei, riflesso chiaramente nelle iridi ora non più blu bensì verdi: rivolse dunque la sua attenzione ad Alexia, parlando con voce leggermente metallica quasi come se tutta quell'elettricità attorno a lei fosse così forte da distorcergliela – Tu non toccherai nessuno della mia famiglia, perché morirai, qui ed ora, per mano mia. Da adesso non mi tratterrò più nemmeno io: ti schiaccerò con la mia massima forza, il Kaminari Hime. Preparati! – urlò con una sicurezza e determinazione tale che perfino Alexia avvertì un brivido freddo percorrerle la schiena. Kumo impallidì, ma non aveva nulla a che fare con le ferite che le costellavano il corpo: avvertiva chiaramente che il divario di forza fra le due avversarie si era improvvisamente rovesciato.

 

*

 

Martin indietreggiò di qualche passo in modo da poter meglio evitare i letali affondi delle catene di Iarim, ormai completamente fuori di sé – NON SCAPPARE, CODARDO! – urlò lei avanzando, avvolta dalle scintille della Nebbia-0 più intense che mai.

Ignorando l'evidente provocazione, Martin continuò a studiarla evitando i colpi e guardandola con gli stessi occhi di un bambino curioso – Oh! Questa personalità... è ciò che viene definito “Yandere”, vero? È fantastico, fantastico davvero. Perlomeno sembri divertente. Hey, ragazzina. Ti andrebbe di giocare un po'? Chi muore perde. Unica regola? – e nel dirlo estrasse la propria spada, ricoprendola di fiamma che all'apparenza risultava essere di attributo Cielo ma che era avvolta da qualcosa che pareva terra bruciata – Non trattenerti – mormorò improvvisamente serio, come se fosse entrato nello spirito di combattimento.

Iarim, improvvisamente, ghignò – Trattenermi? IO? Non preoccuparti, pezzo di merda: mi divertirò a ridurti in un modo talmente osceno che nemmeno tua madre saprà più riconoscerti – rispose mentre veniva circondata da centinaia di catene affilate.

Martin sgranò per un istante gli occhi, quindi sorrise – Questo è lo spirito giusto, piccola! – esclamò lanciandosi all'attacco.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 - 0% Chance di vittoria ***


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Iarim lanciò un'occhiataccia al sorridente Martin, squadrandolo coi propri occhi rosso sangue mentre le catene attorno a lei si dimenavano come serpenti.

Poi, improvvisamente, una vampata di Nebbia-0 per un attimo le avvolse le mani, lasciando poi alla sua scomparsa dei guanti di ferro dall'aspetto molto pesante e solido segno che era pronta a prendere l'iniziativa di attaccare in qualunque momento.

La tensione dell'aria era quasi tangibile, ma per qualche ragione il volto di Martin era sorridente e rilassato, come se tutto ciò fosse per lui solo un piacevole passatempo: non ci fu quindi niente da stupirsi quando Martin la provocò con un irritantissimo – Prima le signore – pronunciato con una tale sicurezza e calma che fece perdere completamente le staffe a Iarim – Te ne pentirai, biondino del cazzo! – ringhiò ferocemente prima di indirizzare con un gesto delle mani le catene addosso a Martin, il quale si limitò pigramente a tagliarle di netto con un fendente talmente rapido che lei non ebbe nemmeno il tempo di vederlo estrarre la spada.

Iarim osservò la scena con una freddezza mista a stupore – Uh? Niente male, stronzetto. Ma non cantare vittoria così facilmente! – urlò sferrando un pugno al terreno mentre Martin osservava rilassato la scena qualche metro più in là.

Evidentemente aveva però ancora tutti i sensi bene all'erta, e lo dimostrò il fatto che evitò indenne una massa di catene affilate come rasoi spuntate improvvisamente sotto i suoi piedi, ma per sua sfortuna Iarim aveva previsto quest'evenienza: immediatamente evocò un'altra catena che usò come frusta per sferzare l'aria e colpire le gambe di Martin, che per la prima volta dall'inizio dello scontro si ritrovò nell'impossibilità di reazione, a mezz'aria: l'unica cosa che poté fare fu afferrare al volo la catena, ferendosi lievemente al palmo della mano nel tentativo per poi spezzarla facilmente con un calcio poderoso, atterrando infine in piedi con un largo sorriso – Oh? Bella mossa, ragazzina. Ma ti chiedo di metterci tutta te stessa: più tempo mi intratterrai, più a lungo vivrai – disse con semplicità.

 

Iarim si ritrovò, suo malgrado, sinceramente stupita per la prima volta nella sua esistenza: poteva capire che una spada potesse tranciare le sue catene, ma addirittura a mani nude! Doveva cambiare tattica – Oh? Sei parecchio arrogante, biondino. Chissà se questo lato del tuo carattere resterà anche quando sarai diventato uno spezzatino! – lo provocò, cercando di guadagnare tempo prezioso mentre la sua mente lavorava frenetica ad una strategia.

ùMartin scoppiò a ridere fragorosamente – Ahahahahahah! Sei fantastica, ragazzina! Dovresti fare la cabarettista! Peccato che sei stata sfortunata: ho propria voglia di divertirmi un po', quindi non credo che ti concederò una morte rapida e indolore... mi dispiace, davvero. Ma spero che questo non ti impedisca di fare del tuo meglio come mio giocattolino... ok? – e le fece l'occhiolino, finendo con il mandarla su tutte le furie facendole dimenticare la paura – Tu... stronzo... – tremava dalla rabbia – SMETTILA DI PRENDERMI PER IL CULO! – urlò mentre il terreno attorno a lei si frantumava facendo scaturire migliaia di catene.

Martin osservò la scena sbadigliando – … ma sai solo basare i tuoi attacchi sulle catene? Che noooia. Pensavo che voi portatori di attributo Nebbia foste più divertenti... Mad lo è! – mormorò annoiato ed impassibile mentre un vero e proprio Tsunami formato da catene si abbatteva su di lui.

 

Rimase immobile fino all'ultimo istante, venendo seppellito da quel mare di anelli d'acciaio: poi, di colpo, fu come se tutto fosse attraversato da un fascio di luce orizzontale, senza rumore, ed un secondo dopo Martin emerse dal centro delle due metà, volgendo lo sguardo deluso a Iarim – Tutto qui quello che sai fare, ragazzina? – sbuffò dandosi qualche pacca sulla propria veste impolverata ignorando lo sguardo spaventato di Iarim – Io... io... non è possibile... erano circa diecimila catene affilate come rasoi... come puoi... esserne uscito indenne? Non sei umano! – mormorò quasi in un sussurro.

Per la prima volta, Iarim provava una sensazione tutta nuova: l'impotenza.

Martin si passò una mano nei capelli – Io non ti capisco proprio... disponi di un potere al di là di ogni immaginazione, eppure limiti te stessa in questo modo vergognoso. Ma perché? Hai un qualche motivo, come una promessa da rispettare o qualcosa del genere? – domandò, d'un tratto serio.

Questa domanda lasciò interdetta Iarim: poco a poco, i suoi occhi iniziarono a divenire sempre meno scarlatti – … eh? – riuscì a malapena a mormorare, disorientata.

Martin continuò ad avvicinarsi inesorabile, con passo lento e rilassato – Stammi a sentire, signorina. Il mio obiettivo è vendicare i miei cari ed i miei compagni estirpando il cancro dei Vongola dal mondo. Ma... non voglio farlo in modo vigliacco: io voglio eliminare ogni persona o animale sia correlata ad essi mentre sono al massimo della loro forza. Voglio che mi combattano giocando tutte le loro possibilità, non mi accontento di vederli morire e basta. Sai... sarò pure accecato dalla vendetta, ma non dimentico mai l'onore. Non posso finire qualcuno che non ha fatto sul serio, non con le mie mani. Io rispetto il tuo potere: anche ora che ti stai trattenendo inconsciamente, lo sento fluire nelle tue vene, ed è... qualcosa di maestoso, senza limiti e superbo. Ma è proprio questo che non riesco a capire... non sai come usarlo? O lo temi? – e nel dirlo la guardò con un improvviso sguardo di ghiaccio, facendo rabbrividire Iarim che restò in silenzio.

Martin fece un sospiro, poi continuò – Sarò onesto con te: ora come ora, le tue possibilità di vittoria sono inferiori allo 0%. Se non ti deciderai a combattere al massimo del tuo potenziale, non ne potrai uscire viva se non con un miracolo. In altre parole, hai due possibilità: morire da codarda... o morire da eroe. Cosa scegli, ragazzina? – mormorò con un sorrisetto divertito, avvicinandosi.

 

Iarim chinò il capo, guardando il vuoto: rilasciare il suo vero potere? Che diamine significava?

 

Ormai definitivamente in crisi, Iarim mormorò come in trance – Io... io non ho combattuto al mio massimo fin'ora...? Com'è possibile? Il... il mio vero potere ha detto... qualcosa di così potente e senza limiti da risultare maestoso. Ma... cosa intendeva...? Cos'ha visto che io non ho? – l'ansia e il terrore la stavano lentamente divorando, dissetandosi delle sue lacrime – Io... io... – sussurrò, ma non riuscì a finire la frase. Martin era ormai davanti a lei – Capisco... scegli la morte da codarda, dunque? Che delusione... un potenziale del genere... sprecato così. E sia: ho di meglio da fare, mi è passata la voglia di giocare – e pronunciando tali parole si preparò a colpire – Addio! – urlò colpendola con un fendente laterale che l'attraversò da parte a parte.

 

Ma successe qualcosa di imprevisto.

 

– Ma cosa...? – sussurrò Martin alzando un sopracciglio: non aveva avvertito alcun impatto.

Iarim era ancora lì, immobile e integra, sorridente e con le guance gonfie e rosse nel tentativo di trattenere il respiro: non appena la lama l'ebbe attraversata, riprese subito a respirare normalmente, ed un ciuffo di capelli cadde a coprirle gli occhi – Sai... dici cose veramente senza senso. O forse, sono io che non ti capisco. Non capisco di quale potere tu stia parlando, non penso di avere racchiusa in me una forza del genere... eppure... di una cosa sono certa... – disse sicura di sé alzando la testa: il suo occhio sinistro era ritornato azzurro, segno che Iarim se n'era andata, ma il destro era completamente diverso, coperto dalla Lente dei Sei Sentieri – … se devo morire, scelgo la morte da eroe – mormorò poi seria mentre il Kanji sul suo occhio passava a 1.

 

Martin sorrise nuovamente – Hai fatto la scelta giusta, ragazzina... benissimo! Mostrami quello che sai fare, allora! – disse in tutta semplicità, guardandola negli occhi.

Mirai sorrise, cercando di seppellire la propria paura sotto uno spesso strato di coraggio, mentre chiudeva gli occhi – Iarim... dammi forza! – pensò intensamente mentre evocava una lancia simile a quella di sua madre, ma dai colori invertiti – E' ora di smettere di frignare! – urlò roteandola e colpendo con forza il terreno: immediatamente, tutta l'area attorno a lei esplose in un vero e proprio oceano di fuoco e fiamme blu, mentre frammenti di roccia venivano proiettati in alto dalla forza d'urto della deflagrazione.

Martin sgranò gli occhi evitando poi di essere investito dal calore delle colonne di lava che si sprigionavano attorno alla ragazza portandosi a distanza di sicurezza con un salto. Guardò l'orlo della sua giacca: era carbonizzato.

– Queste non sono illusioni... questa è... la realtà – mormorò Martin a sé stesso, e le sue labbra passarono da un'espressione stupita ad una divertita – Maledetta... racchiudevi una forza così incredibile in te. Peccato solo non sia sufficiente! – urlò l'ultima parte della frase, mentre appoggiava una mano a terra – Come posso generare gravità attrattiva posso anche crearne una che respinga! – e a conferma delle sue parole fu come se un'onda d'urto sotterranea si fosse propagata in circolo attorno a lui, spazzando via tutto quello che travolgeva come un terremoto controllato, arrivando a seppellire, infine, anche le colonne di fuoco.

Mirai riaprì gli occhi stringendo la Lancia, per poi lanciarsi improvvisamente contro Martin, che reagì prontamente sguainando la spada – Corpo a corpo, eh? Non esaltarti troppo, ragazzina! – urlò cercando di colpirla con un fendente, ma Mirai trattenne il respiro per sfruttare la Modalità Fantasma in modo da passargli attraverso per poi colpirlo forte sulle ginocchia una volta arrivata alle sue spalle, eseguendo infine una spazzata che però non andò a segno: Martin fu abbastanza veloce da respingerla con la stessa tecnica di prima. Mirai venne scaraventata via con forza, ruzzolando malamente sull'asfalto finché non riuscì ad alzarsi in piedi con un agile movimento, ma Martin era già davanti a lei pronto a colpire.

D'istinto, frappose fra lei e la lama del nemico la lancia, che riuscì ad assorbire efficacemente l'impatto, quindi tentò di contrattaccare venendo però preceduta ancora una volta da Martin: il calcio la colpì in pieno diaframma, mozzandole il fiato mentre volava per inerzia contro una roccia nelle vicinanze.

Il colpo la stordì e le ruppe come minimo una costola, ma nonostante ciò si rialzò praticamente subito: non poteva permettersi di perdere.

Roteò e batté nuovamente la lancia sul terreno, scatenando un vero e proprio finimondo: il terreno sotto i loro piedi iniziò a sgretolarsi, rivelando un vortice di pura oscurità e fiamme che formavano una sorta di grottesco ed etereo teschio dalle fauci spalancate.

Martin reagì freddamente seppellendo la voragine con uno strato di Terra e al contempo scaraventando in aria Mirai con un – Impulso Terrestre! – per poi scattare in direzione di lei, sguainando la spada.

 

Nonostante la situazione sembrasse disperata, in quel momento Iarim prese improvvisamente il suo posto, sfruttando la propria capacità di freddezza e valutazione per parare con la Lancia il fendente subendo così il minimo dei danni: nuovamente a terra, Mirai, tornata in gioco subito dopo la parata, cercò di rialzarsi subito, ma un calcio alla gola la ributtò a terra.

Sentì il sapore ferroso del sangue farsi strada in bocca mentre ricadeva di schiena al suolo, ritrovandosi la faccia di Martin che la guardava sorridendo dall'alto – Molto brava, ragazzina. Se solo tu non fossi stata una Vongola ti avrei chiesto di entrare a far parte della mia Famiglia, come potenza sei poco sotto un Guardiano credo... beh, pazienza. Anche se ammetto che è un peccato sprecare un talento come il tuo... mi sono divertito molto più del previsto, e pertanto ho deciso di non farti soffrire – mormorò tenendola sotto tiro puntandole la lama al collo – Voglio concederti una morte istantanea, nemmeno te ne accorgerai. Per quanto ai tuoi occhi potrebbe sembrare un pensiero malato, è il mio regalo d'addio in rispetto di una giovane guerriera come te – continuò con tono inaspettatamente esitante.

In quel momento, Mirai, nonostante pensasse "è finita", ebbe abbastanza lucidità da notare gli occhi di Martin spegnersi mentre due perlacee lacrime scendevano a bagnare il suo volto.

Mirai chiuse gli occhi, ormai troppo malridotta per tentare di scappare – Kurai-nii... spero... che almeno tu stia bene. Almeno tu... salvati. Kurai-nii... Kurai-nii... quanto vorrei rivederti... giocare con te... sei il mio adorato fratellone... se mi senti... se la mia voce potrà in qualche modo raggiungerti... ti prego... almeno tu... salvati – sussurrò con le sue ultime forze.

Martin si preparò a colpire – Buon riposo... principessa... te lo sei proprio guadagnato – mormorò dolcemente appena prima di affondare la spada.

Eppure, con sorpresa di Mirai, il dolore non arrivò.

– ... Uh...? E' già... finita? – si disse mentalmente Mirai, mantenendo gli occhi ben chiusi dalla paura.

Ma non poteva essere così, si disse con fermezza: sentiva ancora chiaramente il dolore delle fratture, ed avvertiva voci distorte, segno che era inequivocabilmente viva.

Lentamente si fece coraggio e riaprì gli occhi... e ciò che vide la rese felice come mai era stata in tutta la sua vita – Kurai... nii... – mormorò debolmente con la vista offuscata.

Kurai era in piedi davanti a lei come uno scudo umano, e scrutava il volto di Martin con sguardo furioso, il quale era a terra qualche metro più avanti.

Eppure, Mirai percepì inspiegabilmente anche un'altra presenza con lui, come se ci fossero due persone davanti a lei: eppure, a parte la strana aura nera come la notte che lo avvolgeva e che sembrava dotata di vita propria, Mirai non notò nessun altro.

Nel frattempo, l'uomo si era rialzato con tranquillità, e stava osservando il nuovo arrivato con curiosità – E tu saresti... ah, sì. Kurai Rokudo, figlio di Mukuro Rokudo e Chrome Dokuro. Dico bene? – disse con calma: poi, lo sguardo gli cadde sul corpo martoriato di Mirai – Ciò significa che probabilmente sei venuto a dare il cambio di turno a tuo sorella, giusto? Ottimo, sei arrivato giusto in tempo a ravvivare la festa! – e sorrise, con l'evidente intenzione di provocarlo... ma l'espressione di Kurai non cambio – Tu... hai fatto questo a mia sorella, vero? – domandò serio.

Martin sospirò – Perché poni domande di cui conosci già la risposta? – domandò in risposta.

Kurai evocò le due Kirislayer all'istante – Non si sa mai, non gradirei ammazzare un innocente per un semplice disguido – rispose con fermezza, rivelando al contempo un bracciale dall'aspetto incompleto.

Questo causò un'espressione estremamente stupita sul volto di Martin per qualche istante, quindi tornò a sua volta a ricambiare lo sguardo più serio che mai – Capisco... e così Mad ci ha traditi, uh? Pazienza. Mostrami cosa sai fare, ragazzino – intimò.

Kurai lo guardò con uno sguardo ricolmo di furia celata da un falso velo di calma apparente, quindi rispose – Non hai molta fiducia nei tuoi sottoposti, uh? Chi ti dice che non gliel'ho preso con la forza dopo averlo sconfitto? – per poi esclamare con decisione – Proto-Gear... rilascio! – causando l'attivazione del braccialetto.

Nello stesso istante, una fitta nebbia calò attorno a lui nascondendolo alla vista: quando riemerse, la sua divisa era mutata rendendola una veste tradizionale ottimizzata per non rallentare i movimenti, come del resto le due Kirislayer, ora molto più grandi e leggere oltreché più lunghe, in modo da aumentarne gittata e velocità.

La lama e l'impugnatura erano completamente cambiate, lasciando al loro posto quella che all'apparenza era un'arma incompleta, seppur già temibile: Martin osservò il tutto con un fischio di ammirazione – Niente male... qualunque sia la verità, bisogna ammettere Mad ha fatto proprio un bel lavoro. Sai che ti dico? Forse con te potrò scatenarmi, non vedo l'ora! – sorridendo freddamente.

Kurai serrò la stretta sulle impugnature, non riuscendo a controllarsi abbastanza da ricambiare al sorriso provocatorio – Lo spero. Non c'è alcun gusto ad ammazzare un codardo che sceglie di morire senza sfruttare tutta la propria forza – mormorò tetro.

Martin scoppiò a ridere, mentre si preparava a sferrare il primo attacco – Divertente, ho quasi la sensazione di trovarmi davanti ad uno specchio! – commentò assumendo una posizione di guardia.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 - 3 anni in un istante ***


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Kurai guardò Martin dritto negli occhi, senza distogliere lo sguardo, come una fiera davanti alla sua preda: minaccioso, sembrava aver perso ogni indulgenza, ed aveva il freddo sguardo che precede un omicidio.

L'uomo lo guardò con un sorriso beffardo, come a dire “inizia pure quando vuoi”, sfoggiando un volto rilassato e incontaminato dalla minima traccia di paura.

Kurai serrò la stretta sulle proprie Kirislayer, deciso a farlo pentire di quell'atteggiamento arrogante: senza bisogno di aggiungere alcuna parola, partì all'attacco senza risparmiarsi fin dall'inizio.

Mentre caricava l'avversario, una fiamma Nebbia-0 lo avvolse, man mano che aumentava velocità, finché non si abbatté con forza sul nemico urlando – Scontro del Gufo! – scatenando un'onda d'urto abbastanza forte da spazzare via ciò che si trovava nelle sue immediate vicinanze: eppure, a quanto poté constatare immediatamente dopo, non sortì alcun effetto.

Martin era rimasto immobile, e Kurai non l'aveva colpito... o meglio, non era proprio riuscito ad avvicinarsi, ma Mirai ci mise qualche secondo a mettere a fuoco la scena, e ciò che vide riuscì a sconvolgerla: era come se la gravità attorno a Kurai si fosse decuplicata, impedendogli ogni movimento – Tutto qui? – disse provocatorio Martin, quasi annoiato – Dopo tutte quelle parole, speravo di meglio... o è un modo gentile per dire che è il mio turno? – domandò sorridendo divertito.

Kurai non si scompose, limitandosi ad intimare – Taci – prima di spiccare un salto verso di lui – Shigure Soen Ryu Dual: Assalto Aereo della Doppia Rondine! – lanciando le katane contro l'uomo.

Mirai sgranò gli occhi: che tecnica era? Aveva assistito a molti scontri del fratello, ma quest'ultima mossa le era sconosciuta, senza considerare che, almeno all'apparenza, sembrava completamente inutile. Che aveva in mente?

Anche Martin aggrottò un sopracciglio – … cosa? Vuoi consegnarmi le tue armi? E' un modo alternativo di dire “mi arrendo”? – allungando una mano per afferrarle al volo, ma prima che potesse farlo le lame deviarono improvvisamente evitando la sua mano, per poi fendere da sole l'aria, con un colpo che l'uomo evitò per un pelo, ferendolo alla guancia e lasciandolo stupefatto – Ma... cosa... – esclamò incredulo, ma prima che potesse rendersene conto le katane erano sparite nella nebbia per poi riapparire in mano a Kurai, che subito urlò – Shigure Soen Ryu Dual: Fendente Fantasma della Rondine Gemella! – svanendo nel nulla per poi riapparire proprio davanti a Martin, attaccandolo con un fendente incrociato che l'uomo subito si prodigò a parare con la propria lama, ma a metà dell'attacco Kurai si dissolse come se evaporato, giusto un istante prima che Martin avvertisse il dolore della carne lacerata al fianco destro.

 

Si girò terrificato a guardare il punto dolente costatando uno squarcio molto profondo. Kurai era dietro di lui, a guardare le proprie lame intrise del sangue nemico gocciolare sinistramente sull'asfalto: Martin giurò di aver visto con la coda dell'occhio una figura umana con orecchie feline tuffarsi nell'ombra e svanire nel nulla, ma diede la colpa alla stanchezza.

Il volto di Martin mutò radicalmente espressione – Tu... piccolo stronzo... – mormorò voltandosi lentamente a guardarlo – Non montarti la testa... sono stato incauto, ti ho sottovalutato solo perché sei un moccioso... e perché odio dovermela prendere coi più deboli, questo è un onere che lascerei volentieri ai Vongola. Ma... – puntò lentamente la lama al viso di Kurai – Il sangue della mia stirpe versato per colpa di voi Vongola di merda invoca vendetta... da adesso in poi non mi tratterrò nemmeno se implorerai pietà. Più combatterai, più soffrirai prima di morire... anche se apprezzo il tuo coraggio e la tua forza. Ti combatterò come se tu fossi il più formidabile dei miei rivali. Preparati! – e senza preavviso generò un campo di antigravità che proiettò un sorpreso Kurai con forza contro il muro dietro di lui, facendogli sfuggire un gemito di dolore.

Kurai si rialzò, sentendo un dolore fitto al petto, segno che almeno una costola si era incrinata: ma si rialzò lo stesso, rimettendosi in guardia – Quindi hai deciso finalmente di piantarla con la recita, eh? – commentò con occhi intrisi di determinazione, ma Martin era sparito.

Stupito, Kurai si guardò intorno alla ricerca del nemico, ma fu solo quando udì – Sono qui, piccolo idiota – che riuscì a vederlo: Martin era sospeso a circa 3 metri da terra – Niente male l'attributo della Terra, vero? Oltre a generare una gravità tale da generare buchi neri, posso anche annullarla e volare. Oppure... fare questo – e nello stesso istante chiuse la mano a pugno: immediatamente Kurai cadde a terra, con talmente tanta violenza che si sentì come se tutte le ossa si fossero frantumate, non riuscendo a muovere nemmeno un muscolo.

Con calma, Martin esclamò ad alta voce – Ti piace? Quella che stai provando ora è una gravità circa 8 volte superiore a quella terrestre. E non è finita qui... – dirigendo poi la lama verso di lui avvolta da una fiamma Cielo purissima – Questo è il secondo attributo della mia fiamma ibrida, che credo tu conosca bene: con questo, mi assicurerò che le tue ferite non si possano rimarginare tanto facilmente – per poi sorridere – Ti pentirai di avermi sfidato, ragazzino! – esclamò avventandosi contro di lui.

Kurai, nonostante fosse immobilizzato dall'eccessiva gravità, sfoggiò un largo sorriso – Come pensavo, sei caduto dritto nella mia trappola! – gridò, lanciando un'ultima occhiata al suo avversario prima di dissolversi, mentre quello reale appariva davanti a Martin – Shigure Soen Ryu Dual: Inganno della Rondine! – squarciando il ventre del nemico, che boccheggiò dalla sorpresa e dal dolore senza avere il tempo di urlare, ricadendo quindi di schiena con uno schianto secco.

Kurai atterrò, ma subito avvertì le proprie ossa scricchiolare – Argh... con la mente potrò anche essere diventato più forte... ma mi chiedo se il mio corpo riuscirà a stare al passo... – mentre il dolore lo costringeva a cadere in ginocchio.

Martin, ferito e sanguinante, rimase disteso – Perché... – mormorò – ... Il rapporto di Necro... aveva detto che eri più debole di Viola! Mi ha mentito anche lui...? Anche Necro ha tradito la nostra causa? – domandò debolmente rivolto a nessuno in particolare.

Kurai, con enorme sforzo, si rialzò in piedi guardandolo dall'alto a distanza di sicurezza – Non ho idea delle intenzioni di Necro, ma posso rivelarti di essere stato aiutato da Mad-san, ormai non è più un segreto. Il suo potere... è qualcosa di sensazionale: penso potrebbe batterti facilmente se solo lo volesse. La sua fiamma dell'Allucinazione ha un potere secondario che supera ogni immaginazione, ovvero l'accelerazione dei sensi. In pochi istanti, la mia mente ha vissuto... circa 3 anni. E' stato allora, credo, che ho ideato tutte queste tecniche: ho ricordi estremamente confusi, ma è un po' come andare in bicicletta, una volta che impari è impossibile scordartene. Certo, tra la teoria e la pratica c'è una differenza abissale, ma sostanzialmente ho sviluppato un potere abbastanza forte da tenerti testa senza troppe difficoltà... perlomeno a livello mentale. Anche se... – ma Mirai, che aveva capito tutto, si portò le mani alla bocca e continuò al suo posto – Kurai-nii... ma... ciò non vuol dire forse... che il tuo corpo... – e sgranò gli occhi, spaventata – No! Non usare più quelle tecniche, ti prego! – ma nel panico fu comunque abbastanza cauta da non svelare al nemico il suo punto debole.

Martin, rimasto in silenzio ad ascoltarlo, improvvisamente scoppiò a ridere – Ah... ahah... Ahahahahahahah! E così tu sostieni... che Mad potrebbe battermi se solo lo volesse? Che assurdità! – qualcosa nel suo sguardo cambiò: l'espressione vacua trasmetteva ora solamente rancore ed odio – Quel traditore... l'ho affrontato innumerevoli volte, sconfiggendolo sempre senza troppe difficoltà. Vuoi forse insinuare che mi ha sempre nascosto la sua vera forza?! Aahahahah! Certo che ne dici di cazzate, moccioso! Ma ora... – e mentre parlava le fiamme Cielo avvolsero tutte le sue ferite, cicatrizzandole tramite Pietrificazione – ... mi hai fatto... – le ossa si risaldarono grazie alla gravità, divenendo inoltre estremamente più compatte e resistenti – veramente... – le due fiamme si unirono assieme mentre si rialzava senza usare le mani – INCAZZARE – una nuova fiamma, a metà fra quella del Cielo e della Terra ardeva dalle sue ferite.

Con un gesto, estrasse una seconda e terza spada dal fodero, lasciandola cadere: tuttavia, esse non toccarono terra, mettendosi invece ad orbitare attorno a lui come se l'intensa gravità distorta lo rendesse un piccolo pianeta circondato dai suoi satelliti.

L'iride di Martin ora presentava sfumare dal marrone terra all'arancione – Ti presento il mio vero potere: la fiamma del Collasso. Non confonderla con la Fiamma del Patto, che il tuo sporco boss usò per sconfiggere Daemon Spade vent'anni fa, la mia è esponenzialmente più potente, poiché alimentata dal rancore, e non si limita ad unire Cielo e Terra, ma trae anzi la sua forza dal conflitto e rivalità tra il cielo e la terra. Probabilmente non riuscirai più nemmeno a renderti conto di quello che succederà da questo istante in poi... ma va bene così. In ogni caso, nonostante sei piuttosto irritante hai il mio più totale rispetto in quanto guerriero: così giovane, eppure così terribilmente forte... ma questa è anche una ragione in più per eliminarti dall'esistenza! – urlò lanciandosi con slancio inumano contro Kurai – Addio, piccolo Vongola! – colpendolo con 3 fendenti in rapida successione, che lui parò incrociando le proprie Kirislayer avvertendo però fitte di dolore alle costole incrinate dopo ogni impatto.

Con enorme sforzo (Mirai trattenne il respiro dalla paura) si preparò al contrattacco – Shigure... Soen... Ryu... Dual: Difesa della Rondine Gemella! – roteando poi pericolosamente il polso, facendolo quasi disarticolare, in modo da roteare le katane mentre si ricoprivano di una scintillante fiamma Nebbia-0, facendo così sbilanciare Martin prima di abbassarsi e caricarlo con un doppio affondo al ventre che però venne intercettato e deviato dalle due spade che orbitavano attorno a lui, permettendo a Martin di realizzare in un istante la posizione del nemico per poi colpirlo con un calcio poderoso allo stomaco.

Kurai rimase senza fiato, venendo poi colpito dal piatto della lama che lo spedì malamente qualche metro più in là dopo una serie di capriole all'indietro.

Sputando sangue, Kurai tentò di riprendere fiato mentre Martin si avvicinava – Sei stato sfortunato... volevo ucciderti, ma nella fretta ti ho colpito col piatto della lama anziché con il filo, e ciò ha solo prolungato la tua agonia di qualche istante... mi dispiace, ma finisce qui. Addi- Oh? – alzò un sopracciglio, vedendo Kurai rialzarsi a fatica – Hai ancora la forza di muoverti? Sensazionale! Sei un prodigio, ragazzo! – disse sorridendo – Ma così prolungherai solo la tua sofferenza... vorrei darti una morte istantanea e indolore, te la sei guadagnata... per cui stai fermo, ok? – ma Kurai, ignorandolo, mormorò con un fil di voce – Kuro... è il momento! Furia del Doppelganger! – mentre il suo corpo si dissolveva nella nebbia, trasformandosi in ombra per poi dividersi.

Fu così che pochi istanti dopo dalla coltre di nebbia oscura emersero due Kurai, ma non era l'unica cosa insolita: sebbene le ferite fossero identiche in entrambe le copie, un'aura che pareva più nera della notte avvolgeva i loro corpi.

Mirai rimase a bocca aperta, e anche Martin parve sinceramente confuso – Ma... cosa... Kuro? E cosa cazzo sarebbe questo “Kuro”? – constatando che le due copie avevano movimenti indipendenti, come se fossero persone a sé stanti: dopo essersi scambiati uno sguardo d'intesa, i due Kurai attaccarono sincronizzati da entrambi i lati, costringendo Martin a sfruttare le due spade nella sua orbita per parare il colpo.

Il suo errore fu dare per scontato che le due copie fossero un'illusione o una sorta di riflesso nello specchio: all'ultimo istante, uno dei due Kurai schivò lateralmente la spada nemica mentre l'altro incrociò le proprie Kirislayer con la lama avversaria, ritrovandosi faccia a faccia con Martin, il quale si ritrovò spiazzato – Ma... cosa... – ebbe appena il tempo di mormorare mentre Kurai approfittava dello stupore del nemico per sferrare il suo attacco – Shigure Soen Ryu Dual: Requiem delle Rondini Gemelle! – esclamò con decisione mentre le due lame attraversavano la carne dell'uomo formando due squarci a forma di X tra le urla di quest'ultimo, che indietreggiò all'indietro dal dolore.

Ma non cadde.

– Tu... piccola... merda... adesso... adesso... adesso basta! FINISCILA DI INTRALCIARMI! – imprecò Martin a pieni polmoni mentre la propria fiamma cauterizzava istantaneamente quelle che avevano tutta l'aria di essere ferite mortali -- Mi hai davvero stancato! Ora ti faccio a pezzi! – ringhiò in maniera quasi bestiale, cogliendo talmente tanto allo sprovvista Kurai da farlo rimanere immobile come fosse paralizzato con gli occhi sgranati dallo stupore: quella che aveva appena usato era la sua ultima risorsa.

Per la prima volta dall'inizio dello scontro, si sentì sconfitto e impotente: indietreggiò nel panico, mentre la sua copia gli urlava – Che stai facendo, Rokudo-san? Attaccalo, nyah! Finiscilo prima che ti uccida! – con tono preoccupato e una voce per niente familiare a Mirai.

L'espressione di quest'ultima divenne un ibrido fra il confuso ed il terrorizzato – Rokudo... kun? Ma che... – disse sottovoce, ma scosse subito la testa tornando in sé – Ma che cazzo mi metto a pensare...?! Come se fosse questa la mia priorità! – mormorò debolmente – Lui... lui... devo... devo ucciderlo prima che lui... prima che... – cercò di rialzarsi, ma cadde subito: tuttavia, senza perdersi d'animo, ci riprovò ancora.

E ancora.

E ancora.

Dopo l'ennesima caduta rimase immobile, con le lacrime a rigarle il volto irrigando i solchi delle ferite – Sono patetica... Non riesco nemmeno ad aiutare la persona che... mi è più cara al mondo... – mormorò, resistendo stoicamente al dolore alle ossa, talmente intenso che era quasi disumano pensare di restare ancora coscienti provando un dolore simile. Una voce dentro di lei le rispose – Hey... Mirai... vuoi che ti dia il cambio? Non so cosa potrei fare con il corpo in queste condizioni, ma... – ma fu bruscamente interrotta da Mirai – No. No, Iarim... apprezzo, davvero... ma questa è una sfida... che devo vincere da sola... – rispose lei, riprovando ad alzarsi ancora una volta.

Nel frattempo, Kurai si trovava in uno stato di shock: paralizzato dal panico, non riusciva a fare altro che indietreggiare mentre Martin avanzava, brandendo saldamente la propria spada: l'altro Kurai, vedendo che i propri incitamenti si dissolvevano al vento, decise di attaccare di sua iniziativa lanciandosi alla carica contro il suo nemico.

Martin lo guardò arrivare con la coda dell'occhio – Sai... ancora mi sfugge il trucco dietro questa mossa. Sei tu l'originale? Disponi di una discreta velocità e un'immensa forza, ma la tua copia, seppure meno forte, dispone di una velocità maggiore. O forse è l'esatto opposto? Oh beh... – ed alzò una mano al cielo – ... non importa. Non più. Ho sprecato troppo tempo con te... è ora di finirla! – mormorò, attendendo qualche istante finché l'altro Kurai non fu a portata di tiro, quindi urlò – Adesso! IMPULSO TERRESTRE! – abbassando la mano alzata fino a colpire il terreno con il proprio palmo, scatenando un'onda d'urto colossale che squassò la terra e spazzò via tutto ciò che era nel proprio raggio, mentre un piccolo cratere si formava nel suo epicentro.

I due Kurai furono letteralmente spazzati via: quello vero fu lanciato diversi metri attraverso la via, abbattendo diversi lampioni sulla sua traiettoria per poi ricadere inerme di pancia, immobile, mentre una piccolissima sferetta rotolava fuori da uno squarcio della sua tasca, finendo davanti a lui.

L'urlo di terrore di Mirai fu tale da coprire il frastuono che fece la sua copia schiantandosi contro un tir parcheggiato lì vicino con un'impressionante boato metallico, perdendo definitivamente i sensi in una pozza di sangue mentre poco a poco l'illusione attorno a lui iniziò a dissolversi rivelando il volto di Kuro, il quale era sempre stato fin dall'inizio dello scontro al fianco di Kurai combattendo nascosto nella sua ombra.

Finito l'urlo, Mirai rimase come paralizzata mentre Martin si avvicinava furioso a suo fratello – E' finita, moccioso. Questo... è per avermi intralciato così tanto! – e nel mentre puntò la lama al suo collo – Ti mozzerò la testa di netto. Nonostante tutto, non riesco a non provare rispetto nei tuoi confronti – levò in alto la lama, caricandola all'impatto – Addio!! – urlò in tono definitivo, abbassando con forza la lama.

Con una potenza polmonare che nemmeno lei sapeva di avere, Mirai urlò – NOOOOOO!!! BASTARDO!! – in un grido che echeggiò per tutto il quartiere propagandosi nella notte: come per miracolo, raccolse a sé le sue ultime forze in un ultimo disperato tentativo, rialzandosi di scatto ignorando il dolore atroce che la pervadeva e lanciandosi verso Martin, scatenando attorno a sé una miriade di catene che si lanciavano e contorcevano come serpi furiose, precedendola e fermando la lama dell'uomo che non riuscì a raggiungere Kurai tanto fu avvolta e strattonata, lasciando a Mirai un punto scoperto che lei sfruttò per mollare un pugno con tutte le sue forze residue che però non andò a segno: colpendo una specie di campo di forza invisibile, l'impatto le venne respinto amplificato sbriciolando tutte le ossa del suo braccio.

Questa volta l'urlo non le uscì mai dalla gola tanto era forte il dolore: Mirai cadde riversa di schiena, senza fiato e priva di sensi.

Martin le si avvicinò – Tu... cosa credevi di fare, piccola stronza? – e le mise il piede sul braccio fratturato – Vuoi che finisca te per prima? E sia... – con la gravità, puntò le 3 spade alla sua gola – Questa volta, niente e nessuno mi fermerà... – mormorò con sguardo vitreo ed assente.

Kurai riaprì lentamente gli occhi, tentando di muoversi, ma non ci riuscì – Mirai... nee... s-scusami... non... sono... riuscito... a proteggerti... e dire che... – singhiozzò, scoppiando in lacrime – E dire... che per te avrei dato la vita... – disse con un fil di voce, provando più rabbia ed odio verso la sua impotenza che nei confronti di Martin stesso.

Fu allora che la vide.

Lentamente, si sforzò di mettere a fuoco l'oggetto sferico davanti i suoi occhi – Ma quello... che... che sia... – e come in un flashback, ricordò il momento in cui anni prima aveva ottenuto quella pastiglietta sferica arancione dopo la battaglia di allenamento contro Nozomi e Arashi.

Immediatamente, le parole di avvertimento di Reborn risuonarono nella sua testa: "Usala solo se l'altra tua scelta è la morte certa".

Quale momento poteva essere se non questo?

Con uno sforzo immenso, riuscì a muovere il braccio quel tanto che bastò ad afferrarla --- Resisti... Mirai-nee... – mormorò con le ultime forze, infilandosi la pastiglietta in bocca mentre la vista iniziava ad offuscarsi – Questo... è il mio ultimo desiderio: salvarti... anche a costo della vita! – e fu pronunciando tali parole che la inghiottì in un sol colpo.

Martin aveva già caricato l'affondo di grazia quando avvertì alle sue spalle un rumore strano, che lo costrinse a fermarsi – ... Cazzo, chi è stavolta!? – urlò scocciato, voltandosi: ciò che vide lo sconvolse a dir poco – Tu... come fai... ad essere... come fai ad essere ancora vivo?! Non sei umano! – urlò mentre Kurai si alzava completamente in piedi con la testa chinata verso il basso ed un sorriso demoniaco stampato in volto.

Poco a poco, il suo corpo iniziò ad essere circondato da piccole scintille bianche, le stesse che attorniano le fiamme tipo-0, mentre lui si limitava a ghignare e mormorare – Ah... ahah... quindi... questa è l'Hyper Mode...? Che... che bella sensazione... mi fa... mi fa... – e poi, improvvisamente, l'aria sembrò esplodere tanto fu la violenza dell'improvvisa fiamma Nebbia-0 che avvolse completamente il suo corpo – MI FA SENTIRE FOTTUTAMENTE BENE! – urlò in preda all'estasi spalancando gli occhi color rosso fiamma e arancione, appena distinguibili sotto l'immensa fiamma indaco intenso che lo avvolgeva – AHHAHAHAHAH! HYPER MODE! BELLISSIMA! SENTO DI POTER FARE QUALSIASI COSA... COMPRESO APRIRTI IN DUE IL CULO! – urlò Kurai con sguardo bestiale, scoprendo i denti come un predatore affamato davanti ad una succulenta preda portandosi poi un dito alle labbra – SEI PRONTA, PUTTANELLA? TI RIDURRO' TALMENTE MALE CHE DOVRANNO RACCOGLIERTI COL CUCCHIAINO! – scoppiando poi in una risata asennata.

Martin rimase a bocca aperta, tanto incredulo quanto confuso – Ma che... sta'... succedendo?! E' come per la ragazza? – mormorò, ricordandosi il mutamento di personalità, ma scartò subito l'ipotesi in quanto questa volta più che una personalità alternativa pareva che il ragazzino avesse perso completamente la lucidità mentale. Soffermò quindi lo sguardo sulla fiamma che lo ricopriva: indubbiamente era la stessa causata dall'Hyper Mode, ma in proporzione titanicamente maggiore, e a differenza dell'Hyper Mode che conosceva lui era distribuita attorno all'intero corpo, come se fosse una vera e propria aura

Avvertendo chiaramente la tensione nell'aria, per la prima volta tremò appena mentre mormorava fra sé e sé – Questa è... una specie di “Hyper Overflow”... – inventandosi al momento un nome con cui definire il fenomeno: aveva appena intuito a grandi linee cosa fosse successo, ed il pensiero di un potere di tali proporzioni in mano ad un folle lo fece rabbrividire.

Kurai inclinò la testa di lato sgranando gli occhi, le cui iridi risultavano terribilmente dilatate – HEY, CAGNA! CI SEI? PARLO CON TE, ABORTO! GUARDA CHE CONTERO' FINO A TRE PRIMA DI ATTACCARTI, CAPITO? PREPARATI! POI NON DIRE CHE NON TI HO AVVERTITO EH! UNO... DUE... – ma prima di concludere il conteggio svanì all'improvviso, riapparendo una frazione di secondo dopo davanti a Martin sferrandogli un pugno in pieno stomaco, il quale avvertì il dolore prima ancora di riuscire a vederlo tant'era veloce – ... TRE. CAZZI TUOI CHE NON MI HAI DATO RETTA! – urlò quindi spedendo Martin a schiantarsi con forza contro un'automobile ribaltandola in un'esplosione di lamiere, per poi avvicinarsi piano verso di lui.

Boccheggiando, sputando sangue e con più di un osso completamente distrutto, Martin realizzò di essere veramente in pericolo mortale per la seconda volta nella sua vita.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 - Magnetismo contro Gravità ***


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Alexia osservò Yuniko con interesse, apparentemente indifferente allo sguardo freddo e penetrante che le lanciò la sua avversaria: sforzandosi di mantenere la mente lucida, tentò di capire quale fosse l'origine di quello strano potere sfoderato dall'avversaria alla ricerca di un punto debole, sicuramente esistente per quanto ben celato.

La sua mente si soffermò istintivamente sulle nozioni base degli attributi: la fiamma del Fulmine doveva avere la capacità di Indurimento, caratteristica che spiegava piuttosto chiaramente l'aumento di potenza offensiva che avvertiva nell'avversaria, ma ciononostante intuiva di esserle ancora superiore in quanto forza fisica.

Eppure, questa sua certezza non riuscì a spazzare via la pressione ed il pericolo che avvertiva nell'aria: furono queste sensazioni che scatenarono la sua curiosità, inducendola ad abbandonare ogni cautela – Hey tu, Giglionero! Questo Kaminari Hime... cosa sarebbe? – domandò in tono minaccioso tentando di ribaltare la situazione di pressione psicologica... con scarsi risultati.

Yuniko si limitò infatti a sorridere in maniera inquietante, per poi rispondere – Perché sprecare fiato quando posso dimostrartelo a fatti? – scomparendo all'istante in un bagliore di scintille per poi ritrovarsi alle spalle di Alexia, la quale si ritrovò sbalzata a mezz'aria senza nemmeno rendersene conto, ed avvertì il dolore al plesso solare solo una volta che la ragazza le fu nuovamente dietro la schiena, dove la colpì con un calcio rapidissimo facendola barcollare in avanti sputando sangue, stupefatta.

Alexia le lanciò un'occhiataccia furente con la coda dell'occhio – Quella... troia... è velocissima... Dannazione! – rantolò fra gemiti di dolore, per poi tentare di colpirla di sorpresa con una gomitata che tuttavia andò a vuoto, mentre Yuniko spariva nuovamente fra le scintille riapparendo in una frazione di secondo davanti a lei e colpendola con una ginocchiata ricoperta da fiamma Fulmine, dura come la roccia, che riuscì finalmente a sbilanciarla del tutto facendola cadere all'indietro: per sua sfortuna, però, quel colpo fu ciò che servì ad Alexia a comprendere la portata del suo potere – Ma... certo... Non si limita ad usare la fiamma per potenziare la propria resistenza e a potenziare I propri attacchi... alla fine, ciò che attraversa i nervi sono semplici impulsi elettrici, e lei si serve dell'elettricità per raddoppiare... no... decuplicare I propri riflessi e le prestazioni del suo corpo, bypassando il suo stesso sistema nervoso! – barcollando, riuscì a rialzarsi in piedi, per poi sorridere non appena quel dato pensiero le balenò in testa – Ecco il suo punto debole... la durata! Una tecnica del genere, oltre a richiedere un controllo delle fiamme magistrale, a lungo andare può comportare danni permanenti... e sono pronta a scommettere che lei ha limitato la fiamma al minimo indispensabile per poterla usare senza subire danni di alcun tipo. Niente male, davvero... ma quando l'effetto finirà, si ritroverà debilitata e scoperta, e quello sarà il momento che sancirà la sua sconfitta. Si! Mi basta resistere per vincere! – pensò soddisfatta di sé stessa lanciando alla ragazza un'occhiata indagatrice – Volendo elaborare grosso modo una teoria, direi che ne avrà per almeno 5 minuti... posso farcela – quindi si preparò mettendosi in una posizione di guardia – Se sfrutto bene la gravità... posso sia attaccarla a distanza che proteggermi. Non le permetterò di avvicinarsi! – mormorò circondandosi con la fiamma del Patto e, contemporaneamente, di diversi detriti che iniziarono ad orbitarle attorno – Gravità Repulsiva! – urlò in italiano, invertendo il flusso gravitazionale in modo da spedire i detriti attorno a lei come proiettili in tutte le direzioni e a velocità supersonica: Yuniko rimase immobile, concentrando la propria fiamma del Fulmine nei nervi ottici in modo da accelerarne esponenzialmente le capacità riuscendo a far muovere il corpo in perfetta sincronia con quel che vedeva: individuata la traiettoria di un ciottolo, ridistribuiva la fiamma in tutto il corpo ed evitava il colpi con precisione assoluta per poi concentrarsi nuovamente negli occhi, riuscendo così a schivare tutti i detriti finendo con il ritrovarsi faccia a faccia con un'ignara Alexia, che non ebbe nemmeno il tempo di accorgersene – Folgorazione! – urlò in italiano, scatenando a distanza ravvicinata una vampata di elettricità avente un voltaggio di parecchi Gigawatt che tuttavia andò a vuoto: Alexia era riuscita appena prima di essere colpita ad invertire la propria gravità con quella di un muro alla sua destra, venendone attratta con una forza tale da spostarla appena in tempo.

Una volta lì, invertì nuovamente la gravità prima di sfracellarcisi contro, toccando la parete e sgretolandola in migliaia di detriti che poi sparò con forza contro la ragazza: l'intero scambio di colpi avvenne in una manciata di secondi.

Yuniko tentò di riutilizzare la tecnica precedente, ma con suo stupore notò che i punti ciechi stavolta erano limitatissimi, ed il rischio di essere colpita da almeno un paio di detriti era praticamente una certezza inevitabile.

Stringendo i denti, notò qualcosa che le diede un'idea: in un istante, ridistribuì la fiamma nel corpo andando incontro ai calcinacci che volavano come sospinti da un'onda d'urto di un'esplosione, verso una macchina che si frapponeva come una linea di confine fra lei e la nemica: fu solo quando toccò la macchina che le sue intenzioni divennero improvvisamente chiare ad Alexia – CANNONE MAGNETICO! – urlò a pieni polmoni Yuniko trasferendo gran parte della propria fiamma all'automezzo, il quale si caricò di ioni positivi per poi venire spedito a velocità talmente elevata da abbattere il muro del suono, distruggendo nel suo istantaneo tragitto tutto ciò che incontrò sulla sua strada per poi schiantarsi nel punto dove fino ad un istante prima c'era Alexia e proseguire la sua corsa per un chilometro circa per inerzia prima di esaurire la sua carica cinetica e fermarsi , esplodendo in un mare di lamiere che schizzarono via in tutte le direzioni.

Alexia si nascose dietro l'angolo di una delle vie del quartiere in costruzione, ansimando dalla paura con le pupille dilatate – Ho... ho fatto appena in tempo... s-se non mi fossi mossa non appena iniziato l'attacco... quella mossa mi avrebbe uccisa senza possibilità di appello. Quella ragazzina... è un mostro! – balbettò fra sé e sé, terrorizzata.

Quanto tempo era passato dall'inizio dello scontro?

Ansimando dall'ansia, si sforzò di guardare l'orologio: solo 45 secondi – C-cosa?! Non ce la farò, morirò prima! – pigolò, iniziando a tremare senza nemmeno rendersene conto: fu solo per miracolo che riuscì a riprendere la propria lucidità mentale prima di superare il punto di non ritorno – No... aspetta. Sos... sostanzialmente ha agito come un Railgun, un'arma sperimentale militare in grado di sparare proiettili magnetici ad alta velocità, e per fare una cosa simile deve aver usato un'enorme quantità di energia... se prima aveva 5 minuti disponibili, ora il tempo sarà stato sicuramente dimezzato. Se ho ben capito come funziona il suo Kaminari Hime, il superare la limitazione che si è autoimposta senza saper esercitare il controllo necessario significherebbe morte certa o perlomeno la paralisi a vita, e sono sicura che non sia così incosciente da aver fatto qualcosa di simile. No, non è ancora finita: posso comunque vincere. Proverò a guadagnare secondi preziosi restando nascosta, tenendomi pronta a difendermi non appena attaccherà – sorridendo sollevata – Se prima le mie chance di vittoria erano basse... ora sono esponenzialmente aumentate. Fatti sotto, mocciosa! – mormorò sottovoce, nascondendosi nell'ombra pronta a proteggersi.

Anche tutto questo accadde in pochissimi secondi.

Yuniko guardò attentamente il profondo solco lasciato dal passaggio dell'automezzo: fortunatamente, non aveva coinvolto nessun civile, essendo quella una zona in fase di costruzione e pertanto disabitata.

Sorridendo rassicurata, tornò a concentrarsi sullo scontro – Vieni fuori, codarda! So per certo che non sei morta per così poco – ma come previsto, non ottenne risposta.

Sospirando, chiuse gli occhi ed alzò una mano al cielo – Che scocciatura... Radar Elettrico! – esclamò solenne in italiano, emanando impulsi elettrici a bassissimo voltaggio che si diramarono in tutta l'area circostante rivelandole ogni essere vivente nel suo raggio di azione: rimanendo con gli occhi chiusi, li passò in rassegna uno ad uno – No... no... no... ancora un civile... no... Eccola! Dietro quell'angolo! – urlò riaprendo gli occhi e scomparendo ancora una volta in un bagliore di scintille riapparendo un istante dopo davanti ad Alexia – Ti ho trovata! – esclamò sorridendo malignamente, ma questa volta fu Alexia a sfruttare l'effetto sorpresa – Sei caduta nella mia trappola, cagna! – urlò la donna afferrandole con un movimento fulmineo entrambe le braccia – Ti spappolerò gli arti! Zona del Collasso! – avvolgendo i punti afferrati con la propria fiamma: in preda al dolore più atroce e intenso che avesse mai provato, Yuniko capì in fretta la situazione – S-sta creando una zona ad alta gravità nell'epicentro delle mie braccia! Vuole farmele implodere! Ah! – cadde in ginocchio dal dolore, impotente, mentre Alexia continuava con espressione sadica la sua opera – Questo è per avermi ridotta così! Per aver intralciato la nostra vendetta! Ma soprattutto... per aver difeso quegli sporchi Vongola! – ed aumentò la pressione della propria fiamma.

Yuniko quasi si sentì mancare per il dolore, ma il suo istinto di sopravvivenza la portò ad elaborare in tutta fretta un'idea – Devo... devo interrompere... le trasmissioni di dolore ai miei nervi! – pensò agendo immediatamente di conseguenza: immediatamente il dolore svanì, dandole la possibilità di pensare lucidamente – Bene... non se n'è accorta! – pensò guardandosi le proprie braccia con una smorfia disgustata – Argh... mi ci vorranno minimo 3 mesi di ospedale finita questa battaglia... ma ne vale la pena. Devo... devo fermarla ora! – pensò con fermezza.

Alzando lo sguardo ed incrociandolo con quello di lei, notò con piacere l'orrore prendere nuovamente possesso di lei – Ma... come... – mormorò Alexia, presa alla sprovvista – Come puoi guardarmi in modo così risoluto pur provando un dolore simile?! – urlò senza mollare la presa.

Yuniko sorrise con aria furba – Sai... mi hai stancata. Tu... devi... smetterla... DI TIRARTELA COSI' TANTO! – esclamò colpendola con un calcio a sorpresa talmente rapido e potente da mozzarle il fiato e costringerla finalmente a mollare la presa, e che inoltre la spedì ad un paio di metri di distanza rimbalzando sul terreno e lasciandola stordita ed inerme sull'asfalto.

Yuniko, finalmente libera, constatò nel dettaglio lo stato dei propri arti, e notò su entrambe due ematomi decisamente preoccupanti – Che bello... quella stronza mi ha distrutto le arterie... ghn... rischio di rimanerci... – mormorò debolmente cadendo nuovamente in ginocchio: anche senza dolore, il suo corpo iniziava a dare segni di cedimento in seguito a tutti i danni riportati.

Eppure, non poteva arrendersi proprio adesso – Devo... devo... finirla... ora... – rantolò, rialzandosi a fatica per poi avanzare barcollando verso di lei – Se non posso... usare le mani... devo usare... le gambe... – continuò, avvicinandosi sempre di più.

Finalmente, Kumo riuscì a seguire la scena – Ma... cosa è successo? – pensò confusa, senza capire nulla dell'andamento dello scontro: solo un minuto prima le due contendenti sembravano essere al pieno delle proprie forze, mentre ora erano ambedue sul punto di soccombere, ed era successo tutto così in fretta che i suoi occhi provati dal dolore e dallo sfinimento non avevano avuto la lucidità necessaria per individuare con precisione il terribile scambio di colpi.

Per sua fortuna, comunque, ora riusciva a vedere in maniera piuttosto nitida la scena, abbastanza da distinguere la figura di Yuniko ad ormai pochi metri di distanza da Alexia.

Yuniko si stava preparando a lanciarsi contro ad Alexia quando avvertì nuovamente il dolore alle braccia, che svanì immediatamente dopo – AHI! Ma... cosa... – mormorò dolorante, capendo però subito cosa stesse succedendo – No... il... il Kaminari Hime... ho sprecato più energie di quanto pensassi, non sono ancora in grado di controllarlo al massimo, e ora è prossimo ad esaurirsi... dannazione... devo fare presto! – si disse piano, continuando ad arrancare verso l'avversaria.

Purtroppo per lei, comprese il terribile errore commesso solo quando fu a distanza ravvicinata – Ah... ahahaha! Sai, mocciosa... sei forte, lo riconosco. Ma sai... mi sei superiore solo in velocità. E guardati ora: sei così ridotta da faticare a camminare, mentre io ho ancora abbastanza forza da poterti sopraffare. E' finita. Hai combattuto con onore e hai perso – disse ridacchiando Alexia, mentre con orrore di Yuniko si rialzava in piedi – Avevo previsto che il tuo punto debole sarebbe stata la durata limitata del tuo potere, ma ti avevo sopravvalutata: non pensavo di poterti comunque ridurre così. A quanto pare, anche in tattica ti sono superiore, pur riconoscendoti un'intelligenza nettamente superiore alla media, considerando la tua giovane età. Ti sei guadagnata il mio rispetto, e preferirei risparmiare la tua vita: odio sprecare dei talenti. Unisciti a noi, e ti curerò prontamente le ferite mettendoti subito a capo di una squadra. Ah, si, e prometto che non verrà torto un singolo capello ai membri della famiglia Giglionero. Mi sembra vantaggioso, no? – disse con serietà.

Yuniko a tali parole sgranò gli occhi, quindi abbassò lo sguardo – Tu.. tu non sei veramente così, vero? Non sei realmente senza scrupoli – mormorò in un tono più da affermazione piuttosto che da domanda.

Alexia spalancò gli occhi, rabbrividendo: si sentiva letta nell'animo – C-cosa ne sai tu!? Sei solo una ragazzina, dopotutto! – urlò, indietreggiando – Limitati a decidere se accettare o meno la mia proposta, senza giocare a fare la psicologa! – esclamò con aria improvvisamente tentennante, ma Yuniko rialzò lo sguardo incrociandolo con quello di lei – Ne sono sicura... tu... sei diventata così per un motivo reale e concreto. Fermati ora, ti prego, sei ancora in tempo... capisco che tu abbia sofferto, ma non è un motivo valido per tormentare degli innocenti! – mormorò con voce debole ma risoluta.

Il viso di Alexia parve congelarsi – Mi... capisci? No... come potrebbe mai una ragazzina capire la mia sofferenza? COME POTRESTI CAPIRE COSA SI PROVA A VEDERE LA PROPRIA FAMIGLIA STERMINATA DAVANTI AI TUOI OCCHI?! HO DECISO CHE STERMINERO' I VONGOLA, E NON SARANNO LE TUE PAROLE A FERMARMI! – urlò fuori di sé.

Yuniko scosse debolmente la testa – Capisco... ormai il desiderio di vendetta ti impedisce di pensare lucidamente... bisogna fermarti. E' necessario. Ma io... non posso più combattere... sono allo stremo, ormai... – disse a bassa voce con la vista a tratti appannata: poi, senza preavviso, si voltò verso Kumo – Ecco perché... sarà lei a finirti – mormorò infine con espressione sicura di sé, sorridendole.

Kumo sgranò gli occhi, confusa e stupita, riuscendo solo ad esprimersi con un sorpreso – … Eh?! – mentre Alexia fissava Yuniko con espressione attonita chiedendosi se fosse impazzita.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 - Follia e Determinazione ***


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Kurai avanzò con passo inesorabile, sfoderando un ghigno malefico sgranando gli occhi che lasciavano trasparire perfettamente la sua sete omicida mentre i capelli vorticavano sospinti dalla fiamma indaco che avvolgeva completamente il suo corpo: più si avvicinava, più Martin avvertiva un'opprimente sensazione di pressione, come se qualcosa lo schiacciasse al suolo.

Fu così che una bufera di emozioni contrastanti lo travolse: avvertì paura, paura di morire, ma al contempo eccitazione, dato che l'idea di tanta potenza contro cui scontrarsi lo esaltava.

Eppure, sebbene fremesse dalla voglia di duellare con lui, non riusciva a smettere di tremare: scostando le lamiere si rialzò, sorridendo a sua volta in una sanguinante ma decisa espressione di sfida – Che razza di mostro... – mormorò dolorante ripulendosi con la manica del braccio destro il sangue fuoriuscito dal labbro spaccato.

Kurai arrestò la sua avanzata a pochi metri da lui, sogghignando per poi abbandonarsi ad una folle risata – AHAHAHAHAHAH! QUAL'E' IL PROBLEMA, SCHERZO DELLA NATURA? TE LA SEI FATTA ADDOSSO? VUOI CHE FACCIAMO UNA PAUSA COSì TI PUOI CAMBIARE IL PANNOLINO? – urlò in un tono privo di una qualsiasi lucidità: poi, improvvisamente, divenne serio – ...Scordatelo. Combatterai con me fino a che l'ultima particella di ossigeno non abbandonerà quell'involucro di merda che con tanto orgoglio hai definito "corpo" – intimò freddamente scoprendo i denti.

Nonostante il tono fosse perlopiù arrogante, la sgradevole pressione che Martin avvertiva la rese terribilmente reale.

Senza aggiungere una parola Kurai evocò le due Kirislayer, quindi il suo volto venne nuovamente sfigurato da un'espressione assennata mentre la fiamma attorno a lui esplodeva raddoppiando di dimensioni.

Istintivamente, Martin portò la spada davanti al proprio volto, appena in tempo per parare un fendente che altrimenti l'avrebbe decapitato senza sforzo: la sua lama vibrò per parecchi istanti successivi all'impatto, ma almeno ebbe il tempo di allontanare l'avversario con un calcio e di portarsi a distanza di sicurezza, eppure inspiegabilmente si ritrovò faccia a faccia con Kurai – CHE FAI, SCAPPI? AHAHAHAH! PATETICO! – commentò quest'ultimo, e con queste parole si avvento su di lui con velocità e forza straordinarie, tant'è che Martin riuscì a malapena a vedere la lama della katana di Kurai sfregiargli il volto di striscio.

Per sua fortuna, era riuscito a deviare il colpo evitando danni ben più gravi, ma Kurai non parve nemmeno accorgersi del colpo andato a vuoto poiché subito vibrò il fendente successivo con l'altra Kirislayer, riuscendo stavolta a squarciare il braccio di Martin in profondità.

Gemendo dal dolore, l'uomo emanò un campo di anti-gravità che spedì Kurai a schiantarsi contro il cancello di una villa qualche metro più in là, ma senza nemmeno finire la corsa Kurai si diede la spinta in avanti con le gambe e partì a gran velocità in direzione di Martin, il quale prontamente tese dritta la spada davanti a sé con l'evidente intenzione di trasformarlo in uno spiedino, ma prima che potesse riuscire nel suo intento Kurai deviò la corsa a mezz'aria con la sola forza dei muscoli e si abbatté con forza su Martin, lacerando brutalmente il suo petto con un doppio fendente sincronizzato a forma di X.

In quel momento, fu come se il tempo avesse bruscamente rallentato di colpo: Martin guardò come al rallentatore lo spruzzo di sangue fuoriuscire dalle ferite, inondando l'espressione di pura e sadica soddisfazione del folle ragazzino mentre avvertiva la vita abbandonare il proprio corpo, le forze svanire e il suo corpo ricadere volgarmente di schiena con le braccia spalancate come in un abbraccio.

Fu solo quando ebbe toccato terra che il tempo sembrò riprendere a scorrere regolarmente.

Kurai osservò dall'alto il cadavere, leccando il sangue del nemico dalle proprie labbra con espressione soddisfatta – TANTE PAROLE PER NULLA. RIDICOLO. SPERO TI PIACERA' LA TUA PERMANENZA ALL'INFERNO – quindi puntò la spada alla gola – NON TI FINIRO'. VOGLIO VEDERTI AGONIZZARE. OH SI, SARA' DIVERTENTE! AHAHAHAH! ESATTAMENTE COME VOLEVI FARE TU CON NOI – urlò ridendo come un pazzo.

Martin rantolò qualcosa, ma era troppo flebile per essere udita: chiuse quindi gli occhi, non per rassegnarsi bensì per riflettere – Maledetto... schifoso... moccioso... di merda... Me la pagherai... io non morirò qui...! Ho... ho ancora una missione... – ed inspiegabilmente parve recuperare il dono della parola – No... non... posso... perdere... La... la mia famiglia... i miei cari... aspettano... che il guardiano dell'Aldilà... li traghetti verso il loro... riposo eterno... ma non potranno... non finché il sangue dei Vongola... non riempirà il canale... lo stesso sporco sangue... che ha posto fine alle loro vite... – con la forza della disperazione riuscì ad afferrare la lama della Kirislayer puntata al collo da Kurai, il quale si scoprì essere troppo poco lucido e curioso per finirlo con una semplice spinta – E... non importa... se perirò... nell'eseguire... la mia vendetta... ma ti assicuro... ti assicuro... – sebbene la sua mano tremasse, spalancò gli occhi intrisi di una determinazione ferrea – TI ASSICURO CHE VENDICHERO' I MIEI CARI A COSTO DELLA VITA!! – e con un tono deciso ed innaturalmente energetico, una fiamma arancione e dai riflessi marroni comparve sulla sua testa mentre aumentava la stretta al punto che la lama iniziò ad incrinarsi.

Sgranando gli occhi, Kurai ritrasse la katana e si allontanò d'istinto dall'uomo che si rialzò come se nulla fosse nonostante le ferite chiaramente mortali sul proprio petto – Da ora... supererò... i miei limiti... non m'importa di quel che mi accadrà dopo, voi Vongola... DOVETE MORIRE! – urlò con tutto il fiato che aveva in corpo mentre le ferite si cicatrizzavano istantaneamente in quella che aveva tutta l'aria di essere pietra, fermando immediatamente l'emorragia.

Kurai, rimasto per tutto il tempo immobile con aria quasi apatica, scoppiò a ridere senza preavviso – AHAHAHAH! QUINDI LE HAI LE PALLE DI FARE SUL SERIO, EH? – commentò leccando la lama della propria arma, ancora intrisa del sangue di Martin – PECCATO CHE SIA TUTTO INUTILE! – esclamò svanendo in una nuvola di nebbia.

Fu un istante: una frazione di secondo prima Kurai era a circa 8 metri da Martin, quella dopo era già davanti a lui con la lama pronta a colpire... e quello dopo ancora era a mezz'aria, proiettato da un titanico pugno formato da sassi e detriti contro un traliccio che non resse l'impatto e si spezzò di netto in un'esplosione di schegge di legno e scintille. Kurai atterrò brutalmente sull'asfalto, che si incrinò all'impatto, ma ancora una volta senza nemmeno arrestare la propria inerte avanzata si lanciò con la forza delle gambe verso Martin, che con un poderoso ed istantaneo fendente fermò l'affondo altrimenti letale sferrato da Kurai, il quale sorrise e con un calcio mirò al collo, venendo tuttavia intercettato dalla guardia di Martin che fermò il colpo riportando però seri danni: senza nemmeno lasciar trascorrere un altro istante, Martin tentò di colpire Kurai con una ginocchiata, ma questi afferrò il braccio dell'uomo e lo usò come leva per lanciarsi alle spalle del nemico e colpirlo con un devastante calcio all'indietro che Martin riuscì a parare al pelo girandosi appena in tempo, ma la cui forza lo lasciò interdetto per qualche frazione di secondo, durante i quali Kurai con velocità disumana lo colpi forte al volto con un pugno abbastanza forte da frantumare l'acciaio, ma che Martin incassò senza battere ciglio prima di contrattaccare con una ginocchiata in pieno stomaco del ragazzino, che vomitò sangue mentre veniva sparato in aria.

Ripresosi quasi subito, scomparve nella nebbia riapparendo sotto Martin, che venne colto di sorpresa e barbaramente sfregiato in due dalla lama vedendo la sua pelle lacerata dalla coscia della gamba destra alla fronte mancando l'occhio per un pelo: senza lasciarsi sfuggire neppure un gemito di dolore, cicatrizzò anche questa orribile ferita pietrificandola con la propria fiamma del Cielo per poi ricambiare con un affondo che lacerò il fianco sinistro di Kurai in profondità, il quale a sua volta ignorò il dolore impuntandosi davanti a Martin con lo sguardo carico di adrenalina ed eccitazione – Shigure... Soen... Ryu... Forma speciale... – le fiamme attorno a lui avvolsero completamente anche le due Kirislayer – VENDETTA DELLA RONDINE FANTASMA! – esclamò iniziando ad assaltare Martin con una sfilza inimmaginabile di fendenti rapidissimi, durante ognuno dei quali la Kirislayer interessata pareva moltiplicarsi un'infinità di volte per poi abbattersi assieme alle proprie copie sulla lama della spada che un'impotente Martin ormai usava praticamente solo come scudo.

Kurai attaccava senza sosta compulsivamente, ed ogni volta che una Kirislayer veniva sbalzata via senza esitazione ne afferrava un'altra e riprendeva l'attacco.

Dopo quasi un minuto di assalto senza sosta Martin cadde in ginocchio, allo stremo delle forze, ma la volontà di portare a termine la sua vendetta gli donò la forza necessaria a reagire: continuando a parare i colpi, con la mano libera caricò una sfera di fiamma arancione dalle sfumature molto più intense e scure del normale – Finiscila di intralciarmi! CREPA! – urlò scaraventandola addosso a Kurai, troppo preso dall'assalto per poterla schivare: Kurai venne sbalzato con violenza dal globo fiammeggiante, che disintegrò la lama della Kirislayer con la quale venne al contatto e buona parte del suo vestito per poi deflagrare con un rumore assordante spedendo Kurai rovinosamente a terra qualche metro più in là per via dell'onda d'urto che venne a crearsi.

Nonostante il suo stato attuale lo rendesse praticamente superiore a qualsiasi essere umano, parve avvertire comunque seriamente il colpo: nel punto colpito si vedeva chiaramente la carne viva, a tratti ustionata, e per la prima volta la sua espressione lasciò trasparire il dolore.

Martin abbassò il braccio – Sono stanco di giocare... non usavo questa fiamma da anni... e avrei voluto usarla solo nel mio scontro finale contro il Decimo... ma è ora di finirla. Tu devi morire. Arrenditi – mormorò con la calma e la serietà tipiche dell'Hyper Mode – Hai combattuto con onore, ma ti sono superiore, è inutile per te continuare! Quindi? Qual è la tua risposta? – domandò infine con tono solenne.

Kurai rimase immobile, questa volta senza sorridere – ABBASSA LA CRESTA, BASTARDO! MI SONO APPENA RISCALDATO! – urlò furiosamente in risposta lanciandosi a tutta velocità contro il nemico.

Martin sospirò – E così sia. L'hai voluto tu! – disse semplicemente, caricando ancora una volta quella fiamma Cielo dai riflessi molto più scuri ed intensi del normale – Addio! – e con un rapido e potente movimento preciso scagliò nuovamente la fiamma contro Kurai, il quale tentò di fermare il colpo con le proprie katane, ma essa all'impatto ne deformò le lame con il calore per poi distruggerle subito dopo: Kurai ebbe appena il tempo di schivare di lato prima che la sfera di fiamma esplodesse nuovamente in un boato paragonabile a quello di un fulmine, spazzandolo via e distruggendogli la pelle di metà del braccio e della gamba destra fino alla spalla, lasciando ancora una volta la carne viva scoperta.

Questa volta fu troppo anche per lui: Kurai lanciò un urlo straziante di dolore, mentre si contorceva inerme per terra.

Martin non si mosse di un passo, limitandosi a guardarlo – Ti avverto: il prossimo colpo ti eliminerà per sempre, che tu lo voglia o no. Implora pietà e farò in modo che sia il più veloce e indolore possibile. Non te lo chiederò un'altra volta. Qual è la tua risposta? – domandò ancora una volta.

Kurai smise di muoversi, rannicchiandosi, per poi scoppiare a ridere in modo diverso da prima, quasi isterico – Ah... ahahah... ahahahah! Ahahahahahah! AHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAH! Hai... ragione... – ormai era così debole e ferito che non riusciva nemmeno ad alzare la voce: anche la fiamma attorno a lui era ormai ridotta ad un sottile stato superficiale – Il prossimo attacco... sarà l'ultimo... per te – mormorò a voce bassa raccogliendo le ultime energie e riuscendo a rialzarsi in piedi guardandolo con occhi vacui tanto folli quanto furiosi – Faresti meglio a pregare il tuo dio, se ne hai uno... PERCHE' STO PER SPEDIRTI DRITTO A CASA SUA! – urlò con tutte le sue forze, facendo ardere a nuova vita la fiamma attorno al suo corpo.

Martin sospirò – Non mi hai lasciato altra scelta... devo annientarti senza lasciarti alcuna possibilità di sopravvivenza, oppure il nostro piano... – disse in tono rassegnato tendendo le braccia davanti a sé ed iniziando a concentrare le fiamme in un unico punto – Sei spacciato, ragazzino. Sappi che mi dispiace davvero che tu sia rimasto coinvolto: prenditela con il destino, è colpa sua se sei nato dalla parte dei Vongola – continuò a bassa voce, mentre ormai la sfera di fiamme aveva superato il metro di diametro.

Il sorriso di Kurai, improvvisamente, svanì, rimpiazzato dalla lucidità che tornava a dominare i suoi pensieri – Cosa... cosa mi era preso...? Che è successo? Ricordo solo di aver preso quella pillola e poi... e poi tutto è diventato rosso... – esclamò disorientato, ma proprio nel mezzo di questi pensieri vide l'enorme sfera di fiamme – Cazzo... questo mi fa fuori davvero... non riuscirò mai a schivarla, e anche se lo facessi morirei nell'esplosione... inoltre sono al limite, e anche l'effetto della Pillola dell'Ultimo Desiderio è agli sgoccioli dato che ho ripreso il controllo... Sto... sto davvero vivendo miei ultimi attimi...? – sospirò, mordendosi poi il labbro inferiore – No... non... non lascerò che vinca! Non m'importa di quel che succede! Se quella sfera scoppia... coinvolgerà anche Mirai-nee e Kuro, che mi ha aiutato mettendo a rischio la sua vita anche se mi ha appena conosciuto... non posso permettere che degli innocenti paghino la mia codardia. Lotterò... lotterò fino alla fine. Questo... è il mio vero ultimo desiderio! – e mentre pensava ciò, sorrise debolmente – ... già... belle parole... ma come faccio a respingere un attacco del genere...? La mia unica possibilità sarebbe di disintegrarlo prima che esploda... ma come posso far- – ed improvvisamente, come l'arcobaleno alla fine di un violento diluvio, ebbe finalmente l'illuminazione – ... HO TROVATO! – esclamò avvertendo una scarica di adrenalina in tutto il corpo.

Nel frattempo, Martin aveva completato di caricare il globo, ora somigliante ad un piccolo sole la cui circonferenza si aggirava attorno ai tre metri – Ultime parole? – domandò con espressione seria e decisa.

Kurai non rispose subito: si limitò a sorridere, mentre con un gesto della mano evocava la Lente dei Sei Sentieri il cui Kanji passò istantaneamente a 2, quindi alzò lo sguardo verso l'uomo – Le mie ultime parole, dici? – mormorò con un ghigno mentre si metteva in posizione rivolgendo le braccia e i palmi in direzione opposta, divaricando le gambe per avere una maggiore stabilità.

Infine, Kurai guardò Martin dritto negli occhi mentre urlava forte e chiaro – Operation X! – iniziando ad emettere la fiamma morbida dal palmo della mano opposto alla direzione in cui guardava Martin con occhi colmi di determinazione e speranza.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 - La fiamma del Nubifragio ***


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Kumo fissò immobile e stupefatta Yuniko, non riuscendo a proferir parola come se il sorrisetto sicuro della ragazza le impedisse di parlare.

Non che Alexia avesse un'espressione migliore: le parole di Yuniko l'avevano sorpresa parecchio.

Fu solo dopo un minuto buono che Kumo parve ritrovare la parola – I-io...? Stai... stai scherzando... vero? – domandò debolmente sgranando gli occhi, ma Yuniko, con somma sorpresa di entrambe, scosse la testa in un gesto che mise nuovamente a tacere Kumo.

Questa volta fu Alexia a rompere il silenzio – … Sei forse impazzita? Guarda in che stato è! Cade a pezzi, ha avuto la sfortuna di incontrarmi prima e non si è minimamente dimostrata alla mia altezza. Anzi, te lo dico senza giri di parole: se non sei riuscita a sconfiggermi tu, lei nemmeno a piena forma potrebbe farcela – disse seria, in un tono stranamente privo di vanità e in cui si poteva notare una nota di tristezza.

Kumo strinse i denti, furiosa verso sé stessa: dopo aver visto Yuniko combattere, si ritrovò costretta ad ammettere che Alexia stava dicendo il vero, e per lei non esisteva umiliazione più grande.

Serrò i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne: voleva combattere.

Voleva dimostrare loro che non era così, che avevano torto: il suo orgoglio si era risvegliato, e voleva ribaltare ogni pronostico.

Così, con un'energia che sorprese perfino sé stessa, urlò – STAI ZITTA, BASTARDA! – lasciando Alexia sbigottita prima di rivolgersi a Yuniko approfittando del momentaneo silenzio dell'altra – Senti... hai davvero qualche idea in mente? Perché sebbene muoia dalla voglia ridurla ad uno spezzatino... non sono proprio in forma, diciamo... - mormorò abbozzando a sua volta un sorriso.

Yuniko le fece l'occhiolino, nonostante il dolore insopportabile che avvertiva alle braccia – Certamente. Ma... è molto rischioso. Il successo del mio piano dipende da una questione genetica a dire il vero... dimmi solo se te la senti – disse d'un fiato, terribilmente seria.

Kumo non ci pensò su nemmeno un secondo – Si! Qualsiasi cosa, pur di non perdere contro quella... tanto stando ferma qui morirei comunque, per cui non m'importa dei fattori a rischio che prevede il tuo piano – rispose in maniera piuttosto decisa.

Alexia, ripresasi dalla sorpresa, guardò Kumo negli occhi parlandole con tono calmo e serio – Senti, ragazzina... apprezzo il tuo coraggio e il tuo orgoglio, e sono felice di vedere una giovane donna con un carattere deciso come il tuo, ma devi capire quand'è il momento di fermarti. Hai il mio rispetto, proprio per questo ho deciso di lasciarti vivere... ma solo se non ti intrometterai. Ho un obbiettivo, e non posso permettere che nessuno m'intralci. Non m'importa se uomo, donna o bambino: schiaccerò chiunque tenti di opporsi alla mia vendetta. Non hai speranze contro di me, e questo lo sai anche tu, ragione per cui ti chiedo, ora, di arrenderti: se lo farai, vi risparmierò. Esatto, ho detto vi – e il suo sguardo si spostò su Yuniko – Risparmierò anche te. Voi due siete estranee alla faccenda, non è certo colpa vostra se siete nate figlie di membri dei Vongola, e a differenza loro io non sono un mostro sanguinario. Toglietevi di mezzo, dunque, sono i Vongola il mio obiettivo! – intimò con tono autoritario.

Seguirono una serie di istanti di silenzio, dove Yuniko guardò Kumo attendendo la sua risposta, che con sua sorpresa non si fece attendere a lungo – Allora è anche affar mio – rispose determinata – Io sono Kumo Hibari... figlia di Hibari Kyoya, il guardiano della Nuvola dei Vogola! – urlò fissando negli occhi Alexia con aria di sfida, il cui volto alla parola “Vongola” era stato come coperto da un'ombra.

Serrando i pugni, Alexia mormorò a denti stretti – Hai fatto la tua scelta, eh? E sia: ti considererò a tutti gli effetti come un obbiettivo allora! – scagliandosi verso di lei, ma Yuniko fu più veloce: caricando Alexia con tutto il corpo, sfuttò la sua stessa energia cinetica per proiettarla a terra, quindi puntò la pistola verso Kumo – Ottima scelta, Hibari-san. Preparati, potrebbe farti un po' male! – commentò caricando l'arma con lo stesso proiettile che si era sparata prima e saturandolo con la propria fiamma Fulmine residua, ma Alexia avendo intuito le intenzioni della ragazza urlò – NO! NON TE LO PERMETTERO'! – tentando di disarmare Yuniko con la frusta, la quale fu costretta a mollare la presa lasciando cadere la pistola mentre si spostava di lato per evitare il colpo, ma questo non le impedì di colpirla col tacco facendola volare verso la propria testa, alzando quindi il braccio destro di scatto per riprenderla al volo in un movimento che le costò un dolore ben oltre la soglia della tolleranza e puntarla nuovamente contro Kumo, ma si scoprì essere solo una finta: prevista la reazione di Alexia di usare la propria gravità per attrarre l'arma dell'avversaria, Yuniko rotolò di lato uscendo fuori dal raggio d'effetto della Fiamma nemica per poi caricare il colpo e lanciare nuovamente la pistola in aria, evitando agilmente l'ennesima frustata concludendo il tutto sparando alla propria arma ancora in aria con l'altra pistola e colpendo con precisione millimetrica il grilletto: il proiettile colpì in piena fronte Kumo, la quale cadde distesa a terra di schiena con occhi vitrei.

Lo sforzo di Yuniko era stato immenso: non provò nemmeno a recuperare l'arma, e lasciò cadere priva di forze l'altra pistola mentre le cedevano le gambe.

Alexia fissò prima Kumo, poi Yuniko, quindi accennò un sorriso – Aspetta... credevo volessi... Ah, non importa: evidentemente hai sbagliato qualcosa e hai finito con l'eliminarla tu stessa. Oh, poco importa: mi hai solo facilitato il lavoro! – disse camminando con calma in direzione di Yuniko, roteando la frusta – Mi hai dato parecchi fastidi, mi hai umiliata e irritata... eppure non posso fare a meno di rispettare la tua forza. Lascia che te lo dica, è un peccato che debba finire così: saresti potuta essere un'alleata preziosa... ma il destino aveva in serbo altri piani, a quanto pare. Ora stai immobile, se non posso risparmiarti vorrei almeno evitare di farti soffrire ulteriormente – disse con voce fredda ma con gli occhi inspiegabilmente lucidi – Hai delle ultime parole, Giglionero? – domandò con fermezza, ma Yuniko non rispose.

Restando in ginocchio, col capo chinato, scoppiò a ridere di cuore – Sai, Alexia... sei proprio sfortunata. Se solo tu ti fossi informata sulla defunta compagna di Hibari Kyoya... se solo tu sapessi la caratteristica quasi unica che contraddistingueva Kiara dagli altri... capiresti perché ho colpito Kumo con quel colpo. Dimmi, hai mai sentito parlare della Fiamma Incolore? – ed alzò lo sguardo con espressione felice e furba allo stesso tempo, coronata dal sorriso di chi è sicuro di aver vinto.

Alexia sgranò gli occhi con orrore – NO! Non è... lei ha la fiamma Nuvola, l'ho vista prima! – urlò terrificata – Non può aver ereditato anche QUELLA fiamma! – continuò, alternando lo sguardo fra il corpo disteso ed immobile di Kumo a quello di Yuniko – Stai bluffando! – esclamò cercando di calmarsi, ma l'espressione di Yuniko non cambiò – Tecnicamente parlando è possibile eccome: la fiamma Incolore è l'eccezione alla “regola del Conflitto fra Fiamme” che voi stessi avete sfruttato per la creazione delle vostre fiamme ibride. Perché è questo che avete fatto, dico bene? Comunque, diciamo che ho approssimativamente il 50% di possibilità che sia come nei miei calcoli. Se così non fosse, beh... le ho risparmiato una fine dolorosa, ed accetterò la morte senza rimpianti. Eppure... qualcosa mi dice che ho appena vinto la scommessa, sai? – continuò, mentre la vista le si annebbiava: aveva definitivamente raggiunto il limite.

Sconvolta dal fatto che Yuniko avesse indovinato il segreto dietro le loro fiamme Ibride, Alexia rimase in silenzio come fosse pietrificata – Vai... Hibari-san... ferma la sua sete... di vendetta... – mormorò Yuniko prima di perdere definitivamente i sensi.

Il tonfo parve riscuotere Alexia, che si voltò terrorizzata a guardare Kumo, ancora distesa: questo tranquillizzò in parte Alexia – Uff... per un'istante ho pensato... se la fiamma Fulmine venisse integrata e sostituisse un'eventuale fiamma Incolore sarebbe un problema, anche se nemmeno in quel caso è detto che lei sopravviva allo shock del conflitto... per mia fortuna, però, pare che abbia perso la scommessa: la ragazza non dà segni di vita. Beh, meglio così. Ho perso già troppo tempo, meglio andare – e si voltò per incamminarsi verso il suo obbiettivo quando un rumore alle sue spalle la costrinse a fermarsi.

– ...cazzo... – mormorò piano, senza nemmeno aver bisogno di voltarsi per capire cosa fosse successo: Yuniko aveva vinto.

Il rumore di scintille ed elettricità statica si fece più intenso, lo sguardo di Kumo tornò a vivere ed il suo corpo venne avvolto da intense saette, che balenarono attorno al suo corpo alternandosi nei punti che Alexia riconobbe subito come fasci nervosi.

Dopo qualche istante, Kumo si alzò in piedi di scatto senza usare le mani e con agilità sovrumana: sopprimendo il dolore e bypassando gli impulsi nervosi era riuscita in qualche modo contrarre e rilassare i muscoli necessari al movimento usando la sola elettricità.

Sebbene lo stesse facendo mossa dal mero istinto, era entrata in usa sorta di modalità Kaminari Hime incompleta.

Alexia indietreggiò portandosi a distanza di sicurezza da Kumo, la quale osservò le scintille attorno al proprio corpo e le possibilità che esse offrivano con crescente curiosità. Ignorando Alexia, provò a controllarle a piacimento e scoprì di riuscirci in maniera relativamente facile con un po' d'impegno, cosa che la pervase di autostima: finalmente rivolse lo sguardo ad Alexia, la quale aveva ritrovato tutta la sua compostezza – Bene bene... non pensavo avrebbe funzionato... ma a quanto pare mi sbagliavo e la fortuna è dalla tua parte... ma ricorda, la fortuna non batte necessariamente l'impegno, e te lo dimostrerò! – disse concentrata, rilassandosi con un respiro profondo prima di mettersi in posizione da combattimento mentre Kumo faceva altrettanto – Ed io... ti mostrerò che il mio orgoglio e la mia volontà sono in grado di ostacolarti con o senza fortuna! – mormorò in risposta Kumo con un riflesso azzurro elettrico negli intensi occhi viola un istante prima che le due si avventassero violentemente l'un l'altra.

Alexia era sicuramente veloce, ma la possibilità di Kumo di sfruttare l'elettricità al posto degli impulsi nervosi le donava riflessi sovrumani: parò ed evitò ogni colpo che Alexia le diresse contro, e contrattaccò con attacchi così veloci che Alexia riuscì ad avvertirne il dolore solo parecchi istanti dopo essere stata colpita.

Il primo, impressionante scambio di colpi si concluse quindi con la vittoria incontrastata di Kumo, che infine sferrò ad Alexia un calcio poderoso e ad altissima velocità facendola strisciare a terra per diversi metri.

La donna alzò lo sguardo dolorante, incrociandolo con quello di Kumo la quale era già in piedi davanti a lei – Beh? Tutto qui? Non dovevi mica eliminarmi in quanto figlia di un Vongola? Alzati, codarda! – urlò Kumo, furiosa: a quanto pare, il Kaminari Hime aveva amplificato la sua aggressività, sebbene non avesse influito minimamente sulla sua lucidità mentale, un probabile segno del fatto che non disponeva del pieno controllo della tecnica.

Attese immobile che Alexia si rialzasse, quindi continuò – Voglio che tu combatta al massimo delle tue capacità. Annientarti ora non mi darebbe alcuna soddisfazione: io voglio vincere contro la tua massima Volontà. FATTI SOTTO, VIGLIACCA! Ci hai attaccato di notte perché speravi di coglierci di sorpresa, eh?! Non ho ancora ben capito il perché tu ce l'abbia così tanto coi Vongola... ma sappi che, a differenza loro, non hai onore! – la provocò con l'intenzione di farle perdere le staffe.

Le ultime parole pronunciate parvero ottenere l'effetto sperato: il volto di Alexia si contorse in un'orribile espressione di furia – Cosa... hai... osato...dire!? L'onore... dei Vongola? – gli occhi le si iniettarono di sangue, mentre una crescente furia le montava dentro – TU... COME OSI... QUEI MOSTRI... – i suoi occhi erano puntati su Kumo, ma il suo sguardo era diretto a frammenti d'immagini del passato che solo lei poteva vedere – QUEI MOSTRI NON HANNO ONORE!! E HO GIURATO DI ELIMINARE VOI RIFIUTI DALL'ESISTENZA! Se chiudo gli occhi le sento! Sento ancora le urla dei miei cari morire uno ad uno! NON VI PERDONERO' MAI! – urlò mentre la sua furia esplodeva ed una fiamma divampante arancione e dai riflessi marroni iniziava ad ardere intensa sulla sua testa, sgretolando il terreno accanto a lei come fosse sottoposto ad un'altissima forza di gravità – VOI VONGOLA SIETE DEI FOTTUTI MOSTRI! E LA VOSTRA CRUDELTA' NON MERITA PERDONO! – sbraitò fuori di sé.

Kumo rimase impassibile alla scena, ma in verità suo cuore era combattuto: e se Alexia le stesse dicendo la verità? Se i Vongola avessero davvero fatto del male ai Drago?

Queste domande la tormentavano nel profondo, ma fortunatamente riuscì a riprendere il controllo di sé appena in tempo per evitare un pezzo d'asfalto sparatogli contro da Alexia, sfruttando i propri riflessi amplificati dalla fiamma Fulmine per poi lanciarsi all'attacco, ma la gravità la respinse senza difficoltà cogliendola di sorpresa e consentendo ad Alexia di avventarsi contro di lei con un pugno a gravità decuplicata che sfondò l'avambraccio che Kumo usò istintivamente per parare come fosse di burro, con un seguente dolore talmente intenso che non riuscì a sopprimerlo totalmente, finendo poi con l'essere completamente respinta dalla gravità opposta a schiantarsi contro un cantiere lì vicino: Kumo soppresse nuovamente il dolore, ma non poté evitare di vedere con orrore un chiodo di parecchi centimetri perforarle il braccio da parte a parte in uno spruzzo di sangue.

Sgranò gli occhi terrificata mentre si rialzava dalle macerie stringendo i denti e cercando di richiamare a sé la propria fiamma Nuvola in modo da estendere la pelle quel quanto che bastava a fermare l'emorragia, ma con sua terrificante sorpresa non ci riuscì: l'attributo Fulmine pareva aver sostituito quello della Nuvola.

Alexia arrivò davanti a lei, sospesa a mezz'aria da un campo di anti-gravità – Sorpresa, vero? A quanto pare nemmeno tu eri consapevole di possedere anche la Fiamma Incolore. Ti svelerò un segreto: due fiamme non possono coesistere e al contempo essere entrambe al loro 100%. Sorpresa? Non lo metto in dubbio, sicuramente ora starai pensando “impossibile, la mia fiamma Nuvola è pura al 100%!” – mormorò seria.

Kumo si sentì impallidire: le aveva forse letto nella mente?

Come a confermare (e al contempo negare) i suoi sospetti, Alexia continuò – No, non ti sto leggendo il pensiero: semplicemente sono una persona molto logica che ha studiato per anni il funzionamento delle Fiamme dell'Ultimo Desiderio. E posso dirti che sì, è vero, la tua è una fiamma Nuvola pura al 100%, ma è comunque vero anche ciò che ti ho detto sulla coesistenza di due o più fiamme, dato che la stessa Giglionero me l'ha confermato poco fa... quindi, secondo te che possibilità rimane? – domandò.

Kumo si morse nervosamente il labbro mentre la sua mente lavorava freneticamente: sentiva che Alexia la stava come aiutando a vincere... ma perché?

– Forse... la regola non si applica con l'attributo Incolore? – rispose in tono incerto.

Alexia accennò un sorrisetto – Din don! Sei più sveglia di quanto pensassi, sai? Esatto, non si applica perché la fiamma Incolore rifletterà il tuo attributo principale, assumendone momentaneamente le caratteristiche. Ora, una fiamma Incolore, se sottoposta ad uno stimolo molto forte di un altro attributo, si trasformerà completamente in esso, e a quel punto... – ma fu Kumo, sgranando gli occhi come colta da un'illuminazione, a concludere la frase per lei – … la regola tornerà attiva – disse seria.

Alexia sorrise – Esattamente. E tu hai appena tentato di richiamare la fiamma Nuvola, giusto? Ora, visto che sei così sveglia voglio farti un'ultima domanda: secondo te perché sono così tranquilla a parlare con te? – domandò ridacchiando piano.

Kumo sbiancò – No... se la regola torna attiva... significa che le due fiamme... – ma fu interrotta da una fitta indescrivibile allo stomaco che la piegò in ginocchio mentre sputava sangue.

Alexia osservò dall'alto la scena, continuando – Esattamente: una volta che la fiamma Incolore ha completato la trasformazione nell'altro attributo, le due fiamme andranno i conflitto fra loro... e questo causerà una morte atroce, tra sofferenze indicibili. Oh, ma non disperarti: hai una possibilità di sopravvivere, sta a te capire come. Sappi che noi Drago abbiamo indotto artificialmente questo processo per ottenere le nostre fiamme Ibride, quindi sono piuttosto ferrata sull'argomento – e detto ciò si sedette con eleganza sopra un'automobile parcheggiata – Io aspetterò, per darti il colpo di grazia... o concederti lo scontro al pieno delle forze che tanto desideri. La mia vendetta contro i Vongola inizierà con la tua morte, poi passerò a tuo padre e agli altri Guardiani... ma il bastardo, Tsunayoshi Sawada, morirà per ultimo... quando si ritroverà da solo, dopo che tutti i suoi amici l'avranno preceduto. Solo così potrà capire la sofferenza che ci ha causato! – sospirò, cercando di trattenere un impeto di rabbia e tornando a guardare Kumo, che aveva iniziato a sputare sangue sempre più frequentemente tenendo le mani strette al ventre nel vano tentativo di tenere a bada il dolore: il Kaminari Hime incompleto svanì completamente, lasciandola immobile con nuove ferite ed il dolore quintuplicato rispetto a poco prima: sentì le forze abbandonarla ed il corpo divenire sempre più freddo.

Stava lentamente morendo.

*

Mentre sprofondava nell'oblio eterno, la mente di Kumo parve risvegliarsi – No... no... dannazione! Non può finire così! Pensa, Kumo, pensa! Quale può essere il modo per sfuggire al conflitto fra due attributi...? Maledizione... se solo il dolore non fosse così... intenso... potrei pensare più lucidamente... Merda... mi gira la testa... No, no, non devo arrendermi! Devo pensare! De... – un dolore indescrivibile pervase il suo corpo, mentre sentiva il cuore fermarsi – … No... ti... prego... – come in un film, iniziò a rivivere alcuni dei ricordi più intensi della sua vita: le frasi tipiche che suo padre le diceva da bambina, il dolce tocco della mano di sua madre quando le accarezzava la guancia...

– Mamma... almeno... ti rivedrò... – pensò mentre tutto diventava nero e le voci dei ricordi sempre più flebili, ma, per qualche ragione uno di essi spiccò nitidamente nel torpore che l'avvolgeva – Kumo-chan, sai qual è l'unico modo per concludere una battaglia in modo veramente positivo? Far coincidere gli ideali dei due contendenti: in questo modo, non ci sarà nessun perdente, e le loro forze diverranno un'unica cosa, in modo da poter sconfiggere qualsiasi avversità. Non trovi che questo punto di vista sia bellissimo? – disse nitidamente la voce di Kiara.

Fu quello che la sua mente cercava disperatamente di capire – ...! Si! Forse... forse... – pensò intensamente mentre la sua mente stava perdendo completamente la propria coscienza di esistere – Non... mi arrenderò... senza combattere! – fu il suo ultimo pensiero.

*

Nel frattempo, Alexia stava osservando il corpo di Kumo con interesse, ormai apparentemente privo di vita da quasi un minuto: sospirando, si alzò senza distogliere lo sguardo – Mi spiace... a quanto pare, non eri abbastanza forte da essere degna della mia vendetta. Pazienza... non avercela con me, ragazzina: hai semplicemente avuto la sfortuna di finire invischiata in qualcosa di più grande di te. Riposa in pace. – disse infine quasi sottovoce prima di voltarsi ed incamminarsi.

– Ti sbagli – esclamò la voce di Kumo alle sue spalle: Alexia si voltò – Ooh? Sei ancora viva? – domandò freddamente tornando in Hyper Mode ed incrociando lo sguardo di Kumo, la quale ricambiò con un'occhiata satura di determinazione – Che esista o meno il destino è irrilevante... la mia volontà cambierà il mio domani! – urlò Kumo, mentre eseguiva il patto con la Satan Sorrow entrando in Full Hyper Mode Kai.

Tuttavia, questa volta la fiamma che apparve era completamente diversa dalla precedente: ora era composta da un viola più intenso che mai e scintille verde elettrico, ma i bordi erano perlacei ed il nucleo di un viola tendente al blu.

Inoltre, gli occhi della ragazza erano ora viola ma dai riflessi verdi intenso, e pareva ancora in grado di sfruttare l'exploit di usare l'elettricità al posto dei propri nervi per contrarre e rilassare i muscoli, senza però alcun particolare vantaggio escluso il fatto di riuscire nuovamente a muoversi come se non avesse alcun osso rotto ed attenuare il dolore.

Alexia, per la prima volta dall'inizio della battaglia, sorrise veramente divertita, con sguardo carico di ammirazione ed odio in egual misura – Complimenti, ragazzina. Sei riuscita ad arrivare con la logica al risultato che noi Drago e gli Estraneo hanno agognato per anni, anche se a differenza tua noi non disponevamo di una fiamma Incolore su cui lavorare, dettaglio che ha complicato non poco le nostre ricerche... comunque poco importa: questo renderà solo più interessante il nostro scontro. Non trattenerti, combatterò per uccidere – disse lanciando via la propria frusta per poter prendere saldamente dei pugnali tenuti nascosti in una tasca segreta della propria veste, impugnandoli al contrario dopo averli roteati con abilità degna di un maestro di una qualche arte marziale a Kumo sconosciuta.

La ragazzina, tuttavia, rimase impassibile, limitandosi a dire – Stai tranquilla, farò altrettanto anch'io: non ti permetterò di toccare né mio padre, né i Vongola... a costo della vita – con voce calma e seria, strappandosi via il ciondolo dal collo – Non ci sono mai riuscita prima... ma ora capisco finalmente perché. Se voglio mantenere questo stato e al contempo impugnare la mia arma, ho bisogno che la Satan Sorrow passi al livello successivo, esattamente come me... il motivo per cui non ci sono mai riuscita era solo perché la mia inesperienza ostacolava la sua vera forma, e di conseguenza la sua vera potenza... – e detto ciò, infuse metà del proprio potere nell'arma, la quale si ingrandì cambiando completamente aspetto: ora era una vera e propria falce, di quelle spesso viste nelle rappresentazioni folkoristiche della Morte, ma dai colori simili a quelli contenuti nella fiamma sopra la sua testa e con spuntoni di ferro che ricoprivano il lato altrimenti non affilato della lama, per non parlare poi del nucleo rosso in prossimità della lama, ora più vivido che mai e coronato da un riflesso verdognolo al centro che lo rendeva spaventosamente simile ad un inumano, orrendo occhio.

Senza sforzo, Kumo infiammò la falce guardando poi dritta negli occhi Alexia – Ti presento la Hell Judegment, il mezzo attraverso cui proteggerò le persone che amo... quelle che mi hanno restituito il sorriso... e con cui annienterò ogni pericolo per la mia Famiglia – sussurrò piano, riuscendo perfino ad ascoltare i suoi stessi battiti del cuore, più lenti del normale come se fosse stata svuotata da ogni ansia o preoccupazione.

Kumo non era mai stata così sicura di sé...ed Alexia non si era mai sentita così messa alle strette.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 - L'X-Burner Zero ***


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Kurai guardò Martin dritto negli occhi pronunciando forte e chiaro le parole – Operation X! – mentre Lente dei Sei Sentieri si illuminava di un rosso più vivido ed il Kanji corrispondente al due lentamente mutava in una schermata con due barre di calcolo di energia, ed una fredda ma familiare voce elettronica rispondeva meccanicamente – Ricevuto! Inizio bilanciamento energia! – e quasi contemporaneamente la mano sinistra di Kurai iniziava ad emanare una fiamma dolce di attributo Nebbia purissimo, sebbene non di tipo Nebbia-0.

Una volta stabilizzata la prima fiamma protese il palmo della mano destra in direzione di Martin, il quale era apparentemente troppo sorpreso per riuscire anche solo a muovere un muscolo, ma poco importava: ormai il suo attacco era quasi completo – Complimenti, moccioso, mi hai fregato: riconosco quella posizione, purtroppo... ma basterà? Guarda! – e la sfera si ingrandì di un altro mezzo metro – Ho accumulato abbastanza potenza di fiamma da distruggere l'intero quartiere, perfino io non ne uscirò illeso... ma non importa! Sei pericoloso, e se è necessario perdere un braccio per eliminarti... lo farò! Non importa quanti sacrifici occorreranno... la mia sete vendetta abbatterà ogni cosa le sia d'ostacolo! – urlò con occhi umidi per via lacrime trattenute troppo a lungo, mentre la sfera era ormai di quasi quattro metri: Martin stava concentrando in essa tutta la sua energia.

Kurai, senza perdere la concentrazione durante il caricamento della seconda fiamma, urlò in risposta – Perché! Dimmi il perché di tutto questo odio! Che ti hanno fatto i Vongola?! Che senso ha essere disposti a morire pur di compiere la tua vendetta?! Finiscila ora, ti prego! Non hai ancora superato il punto di non ritorno... non hai ancora ucciso nessuno! Sei ancora in tempo... per tornartene a casa... – la voce di Kurai si spezzò sul finale della frase: poteva realmente perdonarlo per quello che aveva fatto a sua sorella...?

Ma non ce ne fu bisogno: Martin strinse i denti ed urlò con tutto il fiato che aveva in corpo – NO! ORMAI NON POSSO NE' VOGLIO FERMARMI! NON CAPISCI? IO LE SENTO! SENTO LE VOCI CHE IMPLORANO PIETA', LE URLA STRAZIANTI DEI MIEI CARI AGONIZZARE FINO ALLA MORTE, LE STESSE DI QUEL GIORNO! NON POSSO PERDONARE I VONGOLA, O LORO NON POTRANNO RIPOSARE IN PACE, E DI CONSEGUENZA NEMMENO IO! ED ORA... SPARISCI! – per poi, facendo appello ad ogni residuo di forza che gli rimaneva, lanciare l'enorme sfera il cui diametro finale era di circa quattro metri e mezzo.

Nel bagliore accecante emanato da essa, che illuminò a giorno la notte, Kurai vide chiaramente le lacrime bagnare il viso del suo avversario, il che fu un duro colpo alla sua risolutezza – Martin... tu non sei malvagio... ma ormai... la vendetta ha corroso il tuo animo... – mormorò fra sé e sé – Io... non so sinceramente il motivo del tuo odio... ed anche se lo sapessi, probabilmente non lo capirei, né sarei in grado di approvare le tue azioni... ma... – e nel suo sguardo si accese una rabbia mai provata prima, mentre guardava con la coda dell'occhio il corpo esanime della sua gemella – NIENTE AL MONDO GIUSTIFICA IL METTERE IN MEZZO DEGLI INNOCENTI! DIFENDERO' NAMIMORI E I SUOI ABITANTI DALLA TUA FOLLIA! – e, con quest'ultimo urlo liberatorio, lanciò finalmente l'X-Burner con tutta la fiamma Nebbia-0 che aveva in corpo: con un boato simile a quello di un'esplosione, una fiamma titanica color blu indaco ed avvolta da scariche elettriche bianche simili a tuoni proruppe dalla sua mano con una potenza talmente devastante che la fiamma dolce non bastò a bilanciarlo ed il ritorno di fiamma lo trascinò indietro di diversi metri.

Tuttavia, ciò non deviò né fermò l'avanzare della fiamma impetuosa, la quale durante il suo tragitto sfondò l'asfalto senza nemmeno sfiorarlo per via della pressione emanata, mentre i detriti venivano attratti dalla forza cinetica della stessa finendo inevitabilmente disintegrati: incurante, il vortice mortifero di fiamme proseguì la sua avanzata imperterrito verso la colossale sfera di Martin, dotata di una gravità talmente immensa che perfino la luce sembrava distorcersi al suo passaggio.

Con ogni probabilità, l'implosione di un simile affare sarebbe stato in grado di generare una forza esplosiva paragonabile a quella di una piccola bomba ad Idrogeno miniaturizzata: doveva impedirlo ad ogni costo.

Cercando di non pensare al dolore avvertito alla mano destra, ormai al limite dell'ustione, Kurai aumentò ancora di più la pressione dell'X-Burner in vista dell'impatto con la sfera: non c'erano altre scelte, né possibilità alternativa.

Doveva vincere, ad ogni costo, e c'erano troppe vite in ballo per preoccuparsi di uscirne illeso.

D'altro canto, anche Martin sembrava deciso di non avere nulla da perdere, motivo per cui si concentrò ed emise un campo di anti-gravità talmente potente che respinse perfino le molecole di aria generando un'onda d'urto che sospinse l'enorme sfera a velocità elevatissima contro l'attacco del suo avversario: l'impatto fu più violento del previsto.

Paragonabile alla caduta di un tuono, l'energia statica venutasi a creare nel momento della collisione si diffuse con onde sature d'elettricità ognuna di essa carica di parecchie migliaia di volt, mentre la sfera e l'X-Burner parevano equipararsi al millesimo in potenza, ferme esattamente a mezz'aria, apparentemente immobili mentre il terreno sotto il punto d'impatto si arroventava fino a diventare quasi magma tanta era l'energia in gioco.

Ma quando la situazione di stallo sembrava insormontabile, Martin ghignò a sforzo – Eh... eheheh... E' finita... per te... – e pronunciate tali parole, aprì il palmo della mano in direzione della sfera per poi richiuderlo lentamente urlando – COLLASSO! – serrando il pugno fino a far affondare le unghie nel palmo della mano.

L'effetto fu immediato: la sfera iniziò ad incrinarsi, quindi prese a collassare dentro sé stessa mentre la luce della sfera sparì, come se fosse stata risucchiata al suo interno: lentamente, lo spazio attorno ad essa parve distorcersi, muovendosi piano fino a contorcersi in una sorta di spirale.

Il terreno venne brutalmente attirato come fosse ferro da un potentissimo magnete e la Fiamma attorno al globo divenne un vortice, finché il tutto non svanì in un turbinio di nulla, lasciando al suo posto quello che era inequivocabilmente un vero e proprio buco nero in miniatura.

Kurai non volle credere ai suoi occhi – No... non... non è possibile... dai... è ridicolo... – mormorò piano, assistendo impotente al proprio attacco venire pian piano risucchiato nel nulla.

Sentì quindi le gambe cedergli: quell'attacco gli stava costando tutte le forze.

Come avrebbe fatto a sostenere un'eventuale scontro, ammesso che riuscisse a sopravvivere a questa situazione?

Impallidì iniziando a sudare freddo: ormai la mano destra era quasi ustionata, le ossa incrinate dall'eccessiva pressione e le energie quasi esaurite, e come se non bastasse il suo attacco stava andando apparentemente a vuoto.

Ormai era evidente che la situazione aveva preso una piega nettamente svantaggiosa per Kurai – No... non... ce la faccio... dannazione... – sentì la vista annebbiarsi e il braccio cedere lentamente: ormai era al limite, e le palpebre erano troppo pesanti per restare aperte...

– Non arrenderti! – urlò una voce a lui familiare mentre contemporaneamente avvertiva il braccio rialzarsi da una forza non sua, come se qualcuno lo stesse sostenendo: lentamente riaprì gli occhi, ed un viso dai contorni sfocati comparve al suo fianco, illuminato dal bagliore dell'X-Burner.

Anche se vedeva poco nitidamente, le ferite del suo compagno erano troppo evidenti per non essere notate: un occhio era chiuso e coperto dal sangue colato da una ferita sulla testa, ed escoriazioni di varia gravità ricoprivano il suo corpo, ma nonostante tutto quei capelli cioccolato arruffati e quei caratteristici occhi gialli erano inconfondibili – K-kuro... sei vivo allora... – mormorò Kurai con un fil di voce sorridendo a fatica, ma l'espressione dell'altro si contorse in una smorfia di dolore – Così pare, nyah... ma per miracolo, aggiungerei: quella roba là... Pulso Terreno o come diamine l'ha chiamato, è stato veramente un colpo inaspettatamente potente... senti, non so per quanto riuscirò a rimanere cosciente... devi distruggere a tutti i costi quel buco nero, o sarà la fine... puoi farcela – aggiunse, anticipando le parole di Kurai – Puoi farcela, nyah! Ma... sarà molto difficile... non è garantita la vittoria, ma puoi farcela. Io... ti aiuterò, nyah! Ecco! – e serrò la presa delle mani sul braccio di Kurai – Potenzierò per un istante la tua fiamma con la mia, ma funzionerà solo se sarai abbastanza concentrato da rilasciare tutte le energie che ti rimangono nello stesso istante! Altrimenti saremo spacciati, nyah... – concludendo con un colpo di tosse mentre il corpo veniva scosso per un attimo da brividi: anche lui era al limite, pensò Kurai.

Eppure, sapere che c'era ancora qualcuno in grado di aiutarlo lo confortò incredibilmente – D-d'accordo! Possiamo... farcela... – rispose sorridendo con sforzo non indifferente: Martin, rimasto in silenzio durante tutta la scena, guardò i due ragazzi – Voi... cosa sperate di fare? Anche in due, non riuscirete a fermarmi... Ammetto che mi hai messo alle strette, ragazzino – ammise rivolgendosi a Kurai – E tutt'ora ignoro chi sia costui – e lo sguardo si spostò su Kuro – Ma ciò non ha importanza, non più: compirò la mia vendetta... e non sarete voi a fermarmi! – e pronunciando queste parole usò la propria fiamma residua per alimentare il buco nero, il quale aumentò la propria attrattiva gravitazionale: ora Kurai avvertiva come se la fiamma gli stesse venendo risucchiata via, assorbendo perfino la fiamma inutilizzata.

Guardò con orrore Kuro, il quale capì al volo – No! Non c'è più tempo! Ora o mai più, nyah!! – urlò quest'ultimo, avvolgendo il braccio di Kurai con la Fiamma dell'Ombra con tutte le forze che gli restavano: alla Nebbia-0 pura che componeva l'X-Burner si aggiunse quindi un anello di fiamma simile al fumo, nera come la notte, che lo circondò.

Fu allora che, con sincronizzazione quasi perfetta, Kurai diede fondo a tutte sue energie: una fiamma potente come mai vista prima venne sparata fuori, nera dai riflessi blu e circondata da fulmini bianchi.

Sebbene durò solo una mera frazione di secondo, la sua forza fu talmente elevata che il buco nero parve esplodere dall'interno mentre Kuro e Kurai cadevano esanimi a terra, per poi collassare nuovamente fino a richiudersi facendo calare un silenzio tombale su tutta la zona.

Martin cadde in ginocchio con le braccia lasciate a penzolare inermi ed un'espressione disperata dipinta in volto, adornata da calde lacrime che cadevano senza che lui potesse fermarle – Io non capisco... finisce davvero così...? Fermato... da dei ragazzini...? La mia vendetta... finisce davvero così? Ah... – si portò le mani alla faccia – Aaaaaah.... ahah... – alzò il volto, contorto da un'espressione folle – Aahahahahah! No! Non lo permetterò! – esclamò rialzandosi mentre con l'ultima fiamma rimasta riuniva i frammenti che trovava in giro in maniera da ricreare una spada – E' il momento... devo finirlo... – si disse con decisione, arrancando lentamente in direzione di Kurai trascinandosi dietro l'arma.

Nel frattempo, Kurai aprì gli occhi: il suo istinto gli disse che non era ancora finita.

Con il più grande sforzo che avesse mai fatto, si rialzò in piedi evocando una singola Kirislayer dirigendosi verso l'uomo, mormorando – Ora... la farò finita... tutto... tutto finirà... – ma fu Martin a concludere la sua frase – … con quest'ultimo colpo! – avventandosi su Kurai nello stesso istante in cui lui si lanciò all'attacco: dopo una collisione poco chiara, in cui entrambi mossero contemporaneamente un fendente, i due avversari si oltrepassarono trovandosi l'uno alle spalle dell'altro.

Seguirono istanti carichi di tensione finché uno spruzzo di sangue uscì dal fianco di Kurai, il quale lasciò cadere l'arma mormorando – Merda... ho... perso... – prima di cadere faccia a terra privo di sensi.

Subito dopo Martin abbassò a sua volta la propria arma, mentre sul volto compariva un sorriso – Hai perso... dici? Ahah... magari fosse così, piccolo... – sussurrò piano mentre una larga ferita sul ventre si apriva zampillando sangue: Martin oscillò, quindi cadde a sua volta disteso, esanime, con il volto in mezzo ai detriti.

Una fresca brezza accarezzò i loro corpi martoriati, muovendo le vesti strappate di Kuro e svegliando delicatamente Mirai, mentre sorgeva l'alba a segnare la fine di una notte cruenta e colorata di sangue.

Mirai aprì finalmente gli occhi, ma non riusciva ancora a muoversi: tuttavia, le fu subito chiaro ciò che era successo – Kurai-nii... ha... vinto...? – mormorò incredula, guardandosi intorno: non riconobbe Kuro e non vide Kurai, nascosto da dei detriti, ma il corpo immobile di Martin bastò a farle capire tutto.

Sorrise piena di gioia, ma la sua felicità non durò che pochi, brevi istanti – Wow... ci ha dato dentro, il ragazzino! Pare che Kyle quella volta avesse spudoratamente mentito nel rapporto definendolo “non pericoloso”, anche se non mi spiego il motivo... beh, è il momento di eseguire gli ordini. Zero-sama mi ha ordinato di eliminarlo talora l'avessi ritenuto un potenziale pericolo, e l'aver sconfitto il Boss dei Drago lo rende sicuramente tale. Oh! – disse d'un tratto, voltandosi verso Mirai – Buongiorno, signorina! – esclamò inchinandosi elegantemente: il cappuccio non le permise di vederlo in volto.

Superato lo shock iniziale, Mirai riuscì finalmente a mormorare un debole – Chi... chi sei...? – con tono atterrito.

L'uomo le sorrise da dietro il cappuccio, quindi si inchinò nuovamente presentandosi – Che maleducato che sono! Piacere, puoi chiamarmi Nova... e sono qui per uccidere tuo fratello – rispose con semplicità, come se fosse la cosa più ovvia e normale del mondo: il ghigno terrificante che comparve nel suo volto fu in qualche modo ben visibile nonostante fosse coperto dal cappuccio, mentre lo sguardo di Mirai diveniva vitreo.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 - Una svolta inaspettata ***


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Kumo iniziò a roteare l'Hell Judegment in un turbinio di fiamme viola e scintille verdi mantenendo lo sguardo fisso su Alexia, la quale avvertiva in qualche modo la tensione del momento come fosse tangibile.

Dopo qualche istante, sorrise in maniera indecifrabile – Quindi a quanto pare hai optato per lo scontro al nostro 100%? E sia: direi che te lo sei meritato... – quindi estrasse da sotto il mantello una seconda frusta per poi lasciarle cadere a terra entrambe, in un gesto apparentemente senza significato.

Kumo aggrottò un sopracciglio – Che stai facendo? Hai deciso di arrenderti? – domandò in tono deciso, non capendo il gesto dell'avversaria.

Alexia, in risposta, ridacchiò – Perchè non vieni qui a scoprirlo? – la provocò guardandola con occhi di sfida: Kumo non si fece ripetere l'invito – Non importa se è una trappola, non perderò certo l'occasione di deformarti la faccia a suon di pugni! – rispose lanciandosi con scatto fulmineo caricando con tutto il corpo, ma si scoprì essere una finta: infatti Kumo, al primo movimento sospetto di Alexia, saltò in alto infondendo la propria fiamma nell'Hell Judegment che triplicò di dimensioni abbattendosi dall'alto sulla donna, la quale sfoderò nuovamente un sorriso furbo – ILLUSA! – urlò evocando una bolla di gravità che respinse l'attacco per poi venire come assorbita dalle due fruste, che da quel momento parvero prendere vita: come due lunghissimi serpenti senza volto, iniziarono a roteare attorno ad Alexia la quale, senza mutare espressione, urlò – Ahahahah! Ti annienterò senza nemmeno muovere un muscolo, ragazzina! – senza pensarci, per poi ammutolire subito dopo in un'espressione stupita – Cosa... cosa succede? – pensò sconvolta – Io... mi sto... divertendo...? Ohi, ma stiamo scherzando...? Io? Divertirmi... a combattere? Che mi succede...? – ma non riuscendo a rispondere a questa domanda tornò a guardare Kumo, la quale era tornata all'attacco: ingigantendo ancora una volta la falce, attaccò con un fendente laterale che lei bloccò usando le due fruste, senza muovere un muscolo – Possibile che... sia perché in fondo mi rispecchio in lei? – mormorò impercettibilmente guardando dritta negli occhi di Kumo, ma fu solo per una frazione di secondo dato che subito dopo lei schivò l'attacco di una delle due fruste con un salto mortale all'indietro, scagliandosi nuovamente non appena toccò terra: in breve tempo, l'assalto si fece così veloce da rendersi quasi impercettibile all'occhio umano.

Kumo continuava a menare fendenti a destra e a manca cambiando ogni volta potenza e traiettoria ed usando perfino delle finte, ma niente riusciva a passare attraverso la difesa apparentemente impenetrabile e infallibile delle fruste, le quali ogni volta contrattaccavano, costringendo Kumo ad indietreggiare e ripartire all'attacco – Ma com'è possibile? Quella non sta facendo nulla! Come possono delle armi agire di propria volontà?! – si domandò dopo l'ennesimo assalto fallito.

Nel frattempo, Alexia era come sprofondata nei suoi ricordi: le passarono in mente i momenti felici della sua vita, il suo incontro con Martin, la sua famiglia, i suoi amici...

Si ricordò di quando anche lei era una ragazzina come Kumo: dall'animo nobile, capace di sacrificare tutto per il bene delle persone amate ma con una personalità troppo forte per rendere evidenti questi lati di sé, finendo con l'apparire scontrosa ed antipatica.

Ricordò anche la solitudine e la freddezza che questo le comportava, di come solo “lui” fosse riuscito a vedere oltre le apparenze, e di come fosse cambiata da allora rivivendo con una fitta al cuore il momento in cui si era innamorata di Martin.

Senza accorgersene, era ormai persa nell'oblio delle memorie... ed inevitabilmente, la sua mente arrivò a quella notte di quindici anni fa.

*

Era stata una giornata faticosa per lei, poiché l'aveva spesa ad allenarsi come di consueto: era appena ventenne, ma aveva già le idee chiare.

Voleva essere forte, abbastanza da poter proteggere le persone che amava, ma nessuno l'avrebbe mai saputo: alla domanda "Perché lo fai?" soleva rispondere "Non sono il tipo di ragazza tutta fronzoli e trucchi, che c'è di male?"

Non che lo facesse apposta, semplicemente non le riusciva facile aprire i suoi sentimenti agli altri.

Nonostante ciò, tutti nella Famiglia le volevano un gran bene, e lei ne voleva a loro: i Drago erano diversi da ogni altra famiglia Mafiosa: rifiutavano da sempre atti vigliacchi come il chiedere il pizzo oppure il traffico di droga o di armi: al contrario, si limitavano a gestire traffici di denaro sporco “ripulendolo” per conto delle altre famiglie, ricevendone infine una percentuale che prontamente veniva divisa nuovamente in due parti, una usata per mantenere la famiglia e l'altra donata anonimamente in beneficenza.

Era per questo che i Drago non erano né ricchi, né potenti eppure rispettati dalle altre famiglie, in quanto indispensabili.

Ed era questo il principale motivo per cui Alexia era così orgogliosa di farne parte: riuscire a fare del bene usando denaro sporco di sangue non era forse eticamente corretto, ma non le importava: era pur sempre denaro, e quindi spendibile, meglio ancora se per fare del bene ai meno fortunati.

I giorni trascorrevano sempre in allegria, e che fosse una giornata d'allenamento o di studio non le pesava affatto: amava la sua vita.

Almeno, finché non giunse quella particolare, fatidica notte.

Sfinita, Alexia uscì dal bagno dopo una doccia rigenerante, decisa ad andare a dormire: non poteva certo aspettarsi di trovare qualcuno appena fuori dalla porta.

Eppure il faccione sorridente di Martin era inconfondibile – Buonasera, mia soave fanciulla: è forse uscita dalla doccia, Madame? So che potrebbe parle strano, ma non ho ricevuto alcun invito al riguardo: ritenetemi offeso – e detto ciò mise su una poco credibile espressione corrucciata.

Alexia scoppiò a ridere, arrossendo senza nemmeno rendersene conto – Dai, scemo, smettila ahahahah – facendo sciogliere l'espressione di Martin: adorava vederla ridere, più di ogni altra cosa.

Con un sospiro sereno, le domandò – Stai andando a letto, bimba? – sorridendo anche lui lievemente rosso in volto: dopotutto erano diventati una coppia vera e propria "solo" da un anno, e non si erano ancora abituati all'idea.

O forse sì ed il sentimento era troppo forte per essere attenuato: entrambe valide spiegazioni, ma preferivano non indagare troppo al riguardo.

Alexia annuì, quindi si avvicinò il volto a quello di lui, sussurrando senza malizia – Martin-sama, futuro erede dei Drago, concederebbe l'onore alla sua dolce metà di darle la buonanotte? – arrossendo di nuovo: Martin, rosso come un pomodoro, si girò di lato e tossicchiò con nonchalance – Ehm... s-sicuro, questo ed altro per la mia futura compagna di vita – e pronunciate tali parole avvicinò a sua volta fino ad incontrare le proprie labbra con quelle di lei, in un dolce ed intenso bacio.

Dopo pochi istanti si separarono, talmente rossi che sembravano quasi incandescenti – O-ok, io vado allora, buonanotte amore – disse lei un'ultima volta prima di voltarsi ed avviarsi verso la camera, salutandolo.

Martin sorrise, ancora rosso, quindi le urlò dietro – Notte, bimba! – avviandosi a sua volta in camera per coricarsi, cosa che avvenne praticamente nello stesso istante in cui si lanciò sul letto: un secondo prima era vispo e sveglio, quello dopo ronfava.

Era una tranquilla notte di fine estate: mite, né fredda né calda, di un silenzio quasi innaturale, e perfino i grilli, il cui canto rallegrava la vita notturna del giardino della villa, parevano addormentati.

Fu questo il campanello d'allarme che svegliò di soprassalto Alexia – No... qualcosa non va. É calmo. TROPPO calmo. Dove sono finiti i grilli? Che ci sia qualcosa che li ha spaventati? – mormorò piano fra sé e sé alzandosi dal letto ed affacciandosi alla finestra: le ci volle un po' ad abituarsi al buio, ma poco a poco iniziò a vederci meglio, ma anche così non notò nulla di sospetto – Mah... mi sarò sbagliata... – concluse, allontanandosi dalla finestra appena in tempo: qualcosa esplose, devastando la parete della finestra in una pioggia di calcinacci e vetri.

Alexia fu sparata via attraverso la stanza dalla potenza dell'esplosione, finendo la propria corsa contro al muro e rimanendo stordita qualche istante.

Le ci volle un po' a riacquistare completamente la lucidità, e quando lo fece si guardò intorno: la parete dove fino a poco prima c'era la sua finestra era stata completamente spazzata via, sostituita da un grosso buco.

Ormai in pieno panico, si guardò attorno cercando di capire cosa fosse successo: non notò subito la figura in piedi davanti alla breccia che si stagliava alla luce della luna, incappucciata, ma quando la vide cacciò un urlo che risuonò nella notte, avvertibile nitidamente anche a molti metri di distanza.

Da sotto il cappuccio il misterioso individuo allargò un sorriso – Buonasera, signorina. Ci Perdoni l'intrusione, ma non siamo qui in visita di piacere ed il lavoro non ha orari – disse egli con voce profonda.

Alexia lo guardò come paralizzata dall'orrore: voleva parlare, ma la voce sembrava scomparsa, e anche scappare era fuori discussione dato il fatto che era come paralizzata.

Dopo qualche istante, però, riuscì a mormorare un – C-chi s-sei? – guardandosi attorno senza attendere la risposta per poi tornare a rivolgersi nuovamente a lui – Sei... sei stato tu a fare questo? – mormorò con occhi gonfi di lacrime per la paura e il dolore, ma senza distogliere mai lo sguardo.

L'uomo si portò una mano sulla fronte – Ah... che sbadato, dimenticavo le buone maniere!

Sono il Guardiano della Tempesta dei Vongola, Hayato Gokudera. Piacere mio! Sono venuto qui coi miei compagni per eseguire l'ordine di Tsunayoshi-sama e sterminare voi Drago: qualcosa in contrario? – disse con tranquillità per poi ridacchiare: un ciuffo di capelli rossi balenò per un'istante illuminato dai raggi lunari, ma l'uomo sembrò non accorgersene: tuttavia, quell'ultima frase risvegliò in lei l'istinto combattivo – Cosa... hai... osato... dire? – mormorò piano con sguardo vitreo e privo di emozioni.

Gokudera si avvicinò lentamente di qualche passo – Che il Boss ci ha ordinato di usarvi come bestie da macello. Qualcosa in contrario? – ghignando nuovamente.

Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso – Nessuno... nessuno... deve osare... TOCCARE I MIEI AMICI! – urlò Alexia, rialzandosi di scatto con occhi carichi di determinazione – Li difenderò tutti! TUTTI! – urlò – SE SOLO TU OSERAI SFIORARLI, TI AMMAZZERO' NEL MODO PIU' CRUDELE CHE RIUSCIRO' A CONCEPIRE! – minacciò serrando i pugni.

"Facile a dirsi, ma sono disarmata" penso poi subito dopo, ma dileguò il pensiero scuotendo la testa: doveva almeno provarci.

Sfruttando l'effetto a sorpresa, raccolse una maceria e la scagliò contro l'uomo, per poi lanciarsi subito fuori dalla stanza alla ricerca di un'arma da usare nel combattimento: il diversivo, miracolosamente, funzionò, e lei riuscì a scappare venendo tuttavia fermata da un'altra figura incappucciata, che con delle illusioni la costrinse a fermarsi – Hey hey, dove vai, signorina? – disse con voce femminile – Nessuno sfugge a noi Varia, tantomeno a Mammon. Siamo qui per ordine del Decimo Boss dei Vongola, e stiamo aiutando i Guardiani nella loro missione di sterminio... ne consegue che se una piccola mocciosa come te sopravvivesse la nostra fama d'infallibilità ne risentirebbe, capisci? – disse con voce melliflua mentre scatenava orripilanti illusioni: il sangue iniziò a colare dal soffitto, il pavimento si aprì in una voragine che affacciava su un lago di lava rovente e serpenti velenosi l'attorniarono.

Ma Alexia era tutto fuorchè stupida – Pensi davvero che dei trucchetti come questi funzionino con me?! Muori, puttana! – urlò correndo nel vuoto del precipizio riuscendo per un attimo a cogliere di sorpresa Mammon – NO! Non è possibil- – ma non finì la frase: le nocche di Alexia si fecero strada prepotentemente attraverso la mascella di della donna incappucciata, fratturandogliela: l'aver sottovalutato Alexia le era costato caro.

Scavalcando quindi il corpo inerme dell'avversaria i cui capelli blu dalle punte indaco fuoriuscivano dal cappuccio, Alexia continuò la sua fuga, ma il rallentamento subito dalla donna le era costato caro: ormai Gokudera le era alle calcagna, con il braccio ben teso e a pochi centimetri da lei...

Ma improvvisamente una porta si sfondò travolgendolo, mentre dalla polvere emergeva la furiosa figura di Martin – TU! NON OSARE TOCCARE LA MIA DONNA! – urlò estraendo la sua spada d'allenamento dal proprio fodero: non era affilata, ma era in acciaio temperato e poteva comunque fare parecchio male.

Gokudera rimase però immobile, sorridendo – Tsk... povero idiota – ridacchiò lasciando che la katana di Martin gli si abbattesse addosso: ciò che accadde, sconvolse letteralmente i due ragazzi.

La lama, infatti, impattò contro il corpo dell'uomo, ma non rimase integra: senza alcun motivo apparente, la Katana s'infranse in mille pezzi, o per meglio dire, schegge, mentre la maggior parte venne completamente disintegrata.

L'uomo sorrise da sotto il cappuccio, estasiato dall'espressione di puro terrore e panico che comparì nel giovane uomo alla vista della propria arma, unica possibilità di salvezza, andare in frantumi.

Fortunatamente per lui, Alexia riprese lucidità appena in tempo – ATTENTO! - urlò afferrandolo per la giacca e tirandolo a sé proprio nell'istante in cui il pugno dell'uomo incappucciato scattava diretto alla testa di lui, colpendo fortunatamente il vuoto.

Approfittando dell'attimo di smarrimento successivo che lo colse, iniziarono a correre mentre Alexia urlava chiedendo aiuto, ma non fecero in tempo a fare qualche metro che Gokudera li ebbe già raggiunti – Maledetti figli di puttana... pensavate davvero di potermi seminare? – urlò ricoprendo la propria mano destra con una fiamma rossa intensa e circondata da saettanti scintille bianche – Vedremo se resisterete a questo! DEFLAGRAZIONE ZERO! – urlò in italiano, lanciando dalla stessa mano una sfera fiammeggiante che si abbatté un paio di metri dietro di loro: dopo una frazione di secondo di calma apparente, il punto colpito esplose con una potenza devastante, in una maniera simile alla finestra di Alexia.

I muri si sbriciolarono come grissini, il pavimento tutto attorno venne divelto e crollò ridotto in cenere, e l'onda d'urto che travolse la coppia fu tale che vennero sparati attraverso la parete di fronte a loro, sfondandola e venendo proiettati all'esterno perdendo i sensi e finendo poi la loro corsa con un volo di circa 5 metri d'altezza che si concluse dentro il container della spazzatura.

Dopo di che, Alexia non era mai stata in grado di ricordare più nulla, se non le urla disperate appartenenti ai suoi familiari massacrati che sentiva in lontananza: non avrebbe mai saputo dire quanto tempo fosse passato prima che si risvegliassero, se minuti, ore o addirittura giorni.

Purtroppo, il doloroso ricordo successivo a quel momento era invece rimasto ben impresso nella sua retina: la devastazione della villa della sua famiglia, ormai ridotta in macerie, ed i corpi senza vita dei suoi famigliari sparsi per il giardino e le rovine, alcuni mutilati con crudeltà più che bestiale.

Erano gli unici Drago sopravvissuti.

*

Sgranando improvvisamente gli occhi, il respiro di Alexia divenne incredibilmente affannoso – No... perché... PERCHÉ DEVO RIVIVERE QUESTI DANNATI RICORDI PROPRIO ORA?! – urlò, riportata bruscamente alla realtà da una dolorosa fitta di rabbia e disperazione – PERCHÉ!? – continuò, ormai priva di qualsivoglia senno.

Senza nemmeno accorgersene, cadde in ginocchio con occhi vuoti e rivolti al cielo, invasi dalle lacrime – Perché... perché... perché l'hanno fatto... perché... – ripeté come in un mantra: le fruste seguirono la sorte della loro padrona, accasciandosi inermi al suo fianco.

Kumo, a metà di un attacco, si fermò sconvolta – Hey... hey tu! Che cazzo stai facendo?! Ti sei scordata che sei nel bel mezzo di uno scontro?! – le urlò, ma le sue parole non la raggiunsero: la volontà di combattere di Alexia era scomparsa.

In un misto di confusione ed irritazione, Kumo mormorò irritata – ...dannata donna... – disattivando la propria arma e riallacciandosela al collo per poi avvicinarsi a passo calmo verso di lei, fermandosi improvvisamente colta da un pensiero improvviso – Ma che sto facendo?! E se fosse un suo sporco trucco per attaccarmi di sorpresa? – si disse lanciandole un'occhiataccia: eppure non appena il suo sguardo ebbe incrociato l'espressione svuotata di Alexia, si rese conto che la battaglia era davvero conclusa, in quanto la donna aveva perso ogni intenzione bellica.

Con cautela, Kumo decise quindi di iniziare la battaglia definitiva, quella psicologica – Hey... – esordì cercando di rimanere calma ed assicurandosi di essere a debita distanza – Pensi... pensi davvero che questo basterà a fermarmi? – strinse i pugni – Tu... e i tuoi scagnozzi... avete attaccato mio padre... i miei... amici... e ora pensi che mi fermerò? – avanzò di un passo – Pensi che ti risparmierò solo perché hai perso la tua voglia di combattere? Dov'è finita la tua volontà di vendicare i tuoi cari? Che poi... – Kumo si morse le labbra dalla rabbia – QUALE VENDETTA?! COSA MAI HANNO FATTO I VONGOLA ALLA TUA FAMIGLIA?! – urlò a pieni polmoni, incapace di trattenersi oltre.

Quest'ultima frase parve riportare definitivamente Alexia nel mondo reale – ...sei sicura di volerlo sapere? – mormorò debolmente, fissandola improvvisamente negli occhi: Kumo notò chiaramente le lacrime bagnarle improvvisamente le guance, e ormai era nella confusione più totale.

Nonostante ciò, si sforzò di non cedere – Pensi... che piangere risolverà tutto...? – mormorò Kumo, afferrando nuovamente la propria arma in un impeto di rabbia e facendola crescere a dimensioni spropositate – Pensi che le tue lacrime di coccodrillo placheranno la mia rabbia? CHE SANERANNO LE FERITE CHE HAI INFLITTO AI MIEI AMICI?! – la rabbia era tale che le tremava la mano – Ti dico una cosa. Io non ti... – ma non riuscì a finire la frase: lo sguardo di dolore che Alexia le rivolse placò ogni traccia di rabbia presente in lei.

Kumo lasciò cadere la propria arma a terra, mentre il suo volto veniva a sua volta inondato dalle lacrime – No... non posso attaccarla... quelle lacrime... le sue lacrime... sono sincere... – mormorò piano fissando l'avversaria – Sono come... le stesse lacrime... di mia madre... quella volta. Non posso attaccarla... – continuò a ripetersi, scossa da tremiti mentre le lacrime scendevano inesorabili.

Quella vista fu ciò che serviva ad Alexia per placare in parte il proprio spirito e riprendere il controllo di sé stessa: con un rapido gesto, si asciugò le lacrime, guardando esterrefatta Kumo in lacrime – Tu... stai piangendo... per me? – domandò piano, soffermando lo sguardo sulle contusioni di Kumo.

Poi, si guardò intorno, e vide il corpo privo di sensi e coperto di ferite di Yuniko: fu come se la sua razionalità si fosse risvegliata dopo un sonno durato anni – Che cosa... che cosa ho fatto!? Io... io... – alzò gli occhi al cielo, inspirando profondamente – IO SONO UN MOSTRO! NON SONO DIVERSA DAI VONGOLA! – urlò più forte che mai, per poi scoppiare nuovamente in lacrime fra i singhiozzi – ME LA SONO PRESA... CON DEI RAGAZZINI INNOCENTI! LORO NON HANNO COLPE! Cos'ho fatto.. – si morse il labbro fino a farlo sanguinare, cercando di mantenere il controllo – Però... però... quell'uomo dai capelli rossi... Gokudera Hayato... i Varia... i Vongola... non posso perdonarli... che cosa devo fare... cosa devo fare... – borbottò sottovoce, disperata.

Kumo fu come colpita da un fulmine a ciel sereno – C-cosa hai detto?! – urlò improvvisamente, sgranando gli occhi e lanciando un'occhiata esterrefatta ad Alexia – Hai detto... capelli rossi?! Ma... Gokudera Hayato, il guardiano della Tempesta dei Vongola... Non ha i capelli rossi! E' albino! – urlò, più sconvolta e confusa che mai.

Alexia rimase come pietrificata, fissando negli occhi Kumo con l'aria di un bambino che aveva appena scoperto la non-esistenza di Babbo Natale.

In in primo momento fu colta da un nuovo impeto di rabbia: come si permetteva quella fottuta mocciosa di prenderla in giro così spudoratamente?!

Ma le bastò un semplice sguardo allo sguardo sincero di kumo per capire che non solo non mentiva, ma che al contrario era stupita quanto lei per questa nuova rivelazione.

La sua faccia si contorse in un'espressione impossibile da definire a parole, quasi caricaturale, mentre il silenzio veniva finalmente rotto da un sonoro – Cos'hai... appena... detto? – di Alexia, che si vide il mondo crollargli addosso.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 - L'illusione Miracolo! Iarim, difendi Kurai-nii! ***


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Mirai rimase a bocca aperta in un'espressione letteralmente agghiacciata – C-come sarebbe.. uccidere... Kurai-nii?! – furono le uniche parole che riuscì a pronunciare in pieno shock: fortunatamente, un impeto di rabbia le ridiede vigore – Tu... pensi davvero che te lo permetterò?! – reagì alzando a fatica la voce: era troppo debole perfino per urlare.

Nova si girò a guardarla – Tu? Pfff... ahahahahah! E come pensi di riuscirci, principessina? Dubito tu abbia le forze perfino per muovere un muscolo... anzi! Mi stupisce che tu riesca a rimanere cosciente! Hai un tendine reciso, vero? – disse quindi ghignando, indicando la caviglia insanguinata della ragazza – Sono... o meglio, ero un medico, sai? Riesco a capire le condizioni fisiche di chi ho di fronte meglio di quanto tu possa aspettarti. Se vuoi un consiglio, non tentarci nemmeno: ti risparmi solo una sofferenza atroce. Su, su, non essere triste: non mi diverto con dei giocattoli rotti, quindi la farò finita in fretta, devi solo restartene lì ferma ed attendere il tuo turno pazientemente – e ridacchiando si voltò in direzione di Kurai – Iniziamo dal nostro piccolo samurai – ed una fiamma simile a quella del sole, ma molto più intensa e circondata da saette bianche avvolse le sue mani – Bene bene, mio caro Kurai Rokudo... pare che la tua grande disavventura chiamata "vita" si concluda qui. Devo ammettere però che sei fortunato: morire nel sonno! Nemmeno te ne accorgerai, indubbiamente avrai una sorte migliore di quella che spetta alla tua adorata sorellina! – e ridacchiò ancora una volta, soddisfatto.

Mirai tentò invano di muoversi – N-no! Fermati! Ti prego! Lascialo stare! AH! – non appena provò ad alzare il braccio, avvertì una fitta dolorosissima che le annebbiò la vista per qualche istante – D-dannazione... ma non... non posso arrendermi! Se lo faccio... Kurai-nii... No! Non glielo permetterò! – e con uno sforzo indescrivibile tentò di rimettersi in piedi, ignorando il dolore lancinante che le pervase il corpo ed i sinistri scricchiolii della colonna vertebrale: ma non appena ci riuscì, il tendine cedette definitivamente.

Mirai cadde a terra lanciando un urlo straziante, mentre le lacrime causate dal dolore le ostruivano la visuale.

Nova si fermò, voltandosi verso di lei – Ooooh? Quindi hai deciso di non darmi ascolto, signorinella... pensi che abbia mentito sul fatto che ero un dottore, uh? Beh, affari tuoi: imparerai a tue spese che non si deve mai ignorare un parere medico. Ora, con permesso, devo effettuare un autopsia su tuo fratello, non disturbarmi: se sbaglio, potrebbe svegliarsi e soffrire, sai. Eheheh – e si girò di nuovo, avanzando inesorabilmente verso il corpo inerme di Kurai.

Mirai tentò di muovere almeno un muscolo, disperata, ma il corpo aveva smesso di rispondere ai suoi ordini – No... no... NO! KURAI-NII! – urlò sforzandosi più che poteva, ma il massimo che riuscì a fare fu muovere la mano ed afferrare un po' di terra: se non altro, i suoi nervi parevano intatti, e nonostante la colonna vertebrale avesse subito danni ingenti il midollo sembrava ancora indenne.

Ma ciò non la rincuorò per nulla – NO! KURAI-NII! TI PREGO! SVEGLIATI! SCAPPA! – urlò con voce implorante senza però ottenere alcuna risposta, quindi voltò lo sguardo in direzione del ragazzo misterioso che poco prima aveva aiutato suo fratello – Ti prego... almeno tu... svegliati... salvalo... salva... Kurai-nii... – mormorò con un fil di voce mentre scoppiava in lacrime – Ti prego... non può finire così... salva... qualcuno... QUALCUNO SALVI KURAI-NII! – urlò con tutte le sue forze, disperata, ormai scossa dai singhiozzi, ma nessuno rispose al suo appello disperato... tranne una voce al suo interno.

– Ho perso il conto di quante volte te l'ho ripetuto oggi, ma... Mirai-chan, hai forse intenzione di arrenderti? – mormorò una voce a lei molto familiare.

Dalla sorpresa Mirai smise immediatamente di piangere, quindi chiuse gli occhi ed iniziò a pensare.

*

– Iarim-chan! Kurai-nii... lui... quell'uomo... vuole... vuole ucciderlo! – disse in preda al panico, ma Iarim si limitò a sbuffare digrignando i denti – LO SO BENISSIMO! Che aspetti quindi?! Andiamo a fargli il culo, no?! – urlò, visibilmente nervosa.

Mirai prese un forte respiro, quindi disse – Non... non ci riesco! I muscoli non rispondono ai miei comandi! Non posso rialzarmi... non posso combattere! – esclamò scoppiando nuovamente in lacrime.

Iarim alzò gli occhi al cielo – Oh, cristo, MIRAI! DATTI UNA CAZZO DI CONTROLLATA! – sbraitò mollandole uno schiaffo con forza e lasciandola spiazzata e silenziosa prima di continuare – Non puoi rialzarti? Non puoi combattere!? Da quando sei così rammollita!? Solo perché non puoi muoverti... non vuol dire che non puoi combattere! – urlò afferrandola per le spalle e scrollandola con forza fino a farle girare la testa.

Mirai, frastornata e confusa, disse – M-Ma come faccio allora se non posso alzarmi? – guardandola con occhi sinceramente disperati.

Iraim si fermò – … tu mi stai prendendo per il culo, non è vero?! Dai, confessalo almeno! "Sì, Iarim-chan, ti sto prendendo per il culo!" DILLO, ALMENO LA SMETTO DI SPRECARE LA MIA RABBIA CONTRO LA TUA OTTUSAGGINE! – imprecò irata, quindi sbuffò per poi inspirare profondamente cercando di darsi un contegno – … Mirai-chan... tu sei un'illusionista. Te ne sei dimenticata?! Non ti serve muoverti per combattere efficacemente! – disse con semplicità, ma ottenne solo che Mirai abbassasse lo sguardo – Non... non ne sono in grado... sono priva di energie... sono arrivata al mio limite... mi odio! MI ODIO! Avrei... avrei dovuto allenarmi di più... I-Iarim-chan! WAAAH! – e abbracciò Iarim iniziando a piangere in modo esagerato.

Iarim, superato il momento iniziale di smarrimento, la separò in modo secco da sé e la guardò dritta negli occhi – Ferma, ferma, ferma... ma allora fai sul serio! – mormorò incredula.

Ci fu una pausa, dopo la quale Iarim esclamò – Mirai-chan... smettila di sottovalutarti. Tu sei fortissima... disponi di una potenza illusoria senza eguali: Kurai-kun ti supera in forza fisica, ma nelle illusioni non è nulla se paragonato a te. Devi solo... tirar fuori questa forza, ecco – disse sospirando e prendendole la mano.

Mirai ricambiò lo sguardo con le lacrime ancora al bordo dell'occhio – Grazie dell'incoraggiamento Iarim-chan... ma io... io non ci riesco! – disse tremando.

Iarim la guardò fissa negli occhi per qualche secondo, quindi sbuffò e si girò a guardare altrove – ... E se ti dimostrassi la tua vera forza? – disse infine.

Mirai sgranò gli occhi – Se servirà a salvare Kurai-nii... si! Farò qualunque cosa! Ti prego! – disse lei, implorante.

Iarim sospirò nuovamente, quindi tornò a guardarla – In tal caso, devi concedere alla mia personalità l'accesso totale a tutte le tue risorse energetiche: sta tranquilla, nel peggiore dei casi finirai con il perdere i sensi, non corri alcun rischio. Allora? Te la senti? – mormorò seria.

Mirai parve rifletterci un attimo, ma annuì praticamente subito stringendo i pugni – L'hai detto tu, no? Che mi sottovaluto, e tutto il resto... beh... dimostramelo! Mostrami la fantomatica forza che affermi essere in mio possesso, e salva Kurai-nii! – esclamò decisa in risposta.

Dopo un leggero spiazzamento dovuto al tono di Mirai Iarim le sorrise, per poi annuire con fermezza – Certo. Te lo prometto, Mirai-chan... lo salverò! – promise, incrociando il mignolo della mano con quello di lei.

*

Nova era ormai arrivato al cospetto di Kurai.

S'immobilizzò davanti a lui, quindi rivolse lo sguardo alle escoriazioni che ricoprivano il suo corpo martoriato – Certo che... con queste ferite, forse sarebbe morto anche senza il mio intervento. Oh beh, per sicurezza è meglio finire il lavoro – commentò estraendo dalla tasca un bisturi ed avvolgendone la lama con la propria fiamma – Addio, figlio della Nebbia! – ed abbassò la mano, pugnalandolo alla tempia.

Se non fosse che il colpo non arrivò mai al bersaglio.

– Uh? – mormorò stupito, non capendo cosa l'avesse fermato per poi abbassare lo sguardo: una ragazza identica a Mirai ma con guanti e stivali in ferro circondati da lunghe catene affilate si era frapposta fra il suo attacco ed il corpo del fratello.

Il volto della ragazza si trasformò in un ghigno sadico, mentre spalancava gli occhi rosso sangue – Ciao, figlio di puttana! Sei contento di vedermi?! – sibilò colpendo il plesso solare di Nova con un pugno intriso di una forza tale da costringerlo a piegarsi in due, creando un'apertura che lei sfruttò per colpirlo sotto al mento con una ginocchiata poderosa e sorridendo soave al rumore della mascella che si fratturava per poi, infine, colpirlo con un calcio laterale che lo spedì a terra qualche metro più in là.

Mirai, parecchi metri più indietro, assisteva alla scena con le lacrime agli occhi: questa volta, tuttavia, ciò che irrigava dolcemente il suo viso era commozione allo stato puro – Iarim... Tu... hai un corpo... tutto tuo... – senza nemmeno accorgersene stava sorridendo – Che bello... lascio tutto nelle tue mani... sorella mia... difendi... Kur... ai... nii... – mormorò un attimo prima di stramazzare esausta al suolo con un sorriso radioso, ancora cosciente ma troppo sfinita perfino per mantenere aperti gli occhi.

Iarim evocò una barriera di catene con il quale circondò il corpo senza sensi di Kurai, nascondendolo alla vista e proteggendolo – Riposa sonni tranquilli, Kurai-kun... a questa scimmia incappucciata ci penso io – mormorò con voce più dolce e femminile del solito, quasi identica a quella di Mirai, per poi avanzare in direzione di Nova, che giaceva ancora disteso.

Non era ancora arrivata a metà strada che, inaspettatamente, quello scoppiò a ridere – Ah ah ah! Fantastico! Hey, ragazzina... tu non sei Mirai Rokudo, vero? – domandò rialzandosi di scatto – le somigli... anzi, sei identica, ma non sei lei! Chi sei? – domandò sfoggiando un sorriso inquietante.

Iarim si fermò, sorpresa, ma non lo fu abbastanza da mutare espressione – Uh? La mascella... ero convintissima di avertela fratturata... bah, non è da me commettere simili errori – mormorò fra sé e sé, ignorandolo.

Nova sorrise, rialzandosi e pulendosi i vestiti dalla polvere e dal sangue – Ehm... non so cosa tu stia borbottando, ma nel caso tu te lo stessi chiedendo... sì, hai ragione, effettivamente con la ginocchiata di prima mi hai colto di sorpresa fracassandomi la mascella... eppure, come vedi, sono già tornato come nuovo. Sai che significa, vero? – domandò divertito, atteggiandosi come fosse il presentatore di un qualche quiz televisivo.

Iarim, fingendo di pensarci su, rispose – … che sei un giocattolino più resistente del previsto e che non ti romperai tanto facilmente? Sinceramente credo sia meglio così: la tua faccia da schiaffi è troppo invitante per finire il divertimento con un solo colpo. Fatti sotto, Cappuccetto Rosso – in tono palesemente provocatorio.

Nova, in tutta risposta, scoppiò a ridere – Eheheheheh! Sei una tipetta divertente, lo sai? In ogni caso non ho ancora ben capito chi tu sia, ma sappi che hai appena firmato la tua condanna a morte. Solo, cerca di farmi divertire, ok? – per poi generare la strana fiamma Sole di prima su mani e piedi venendo spinto dalla forza di propulsione come un razzo contro il nemico, attacco che però Iarim evitò semplicemente aspettando il momento giusto e spostandosi un istante prima per poi colpirlo alla schiena con una gomitata a piena potenza che gli spezzò di netto la spina dorsale – Tch... come non detto: ti ho già rotto. Patetico... veramente patetica – sbuffò annoiata mentre Nova cadeva a terra, paralizzato.

Eppure, contro ogni previsione e logica, Nova si rialzò di scatto colpendola con un pugno a metà fra lo stomaco ed i seni che le fecero strabuzzare gli occhi dal dolore, quindi con un movimento da esperto di arti marziali strinse le gambe sul suo collo e la proiettò parecchi metri più in là: Iraim cadde di testa, ma riuscì a mettere davanti le mani un istante prima di impattare, quindi si diede un'agile spinta ed atterrò in piedi, portandosi infine una mano sul punto colpito cercando di regolarizzare il vestito: qualcosa decisamente non quadrava.

– No... non è possibile... ti ho spezzato la colonna vertebrale, ne sono certa! – ringhiò lei – Come cazzo fai ad essere ancora in piedi?! – urlò evocando decine di catene che emersero da sotto terra devastando l'asfalto della strada e dirigendosi tutti verso Nova, il quale, sorrise senza alcun motivo apparentemente logico, non muovendo un singolo muscolo e lasciandosi colpire.

Le estremità affilate come pugnali delle catene trapassarono il suo corpo da parte a parte, ledendo organi vitali come il cuore, i polmoni ed il fegato... eppure, Nova non si scompose, limitandosi a compire una lieve smorfia di dolore – Ohi ohi... questo ha fatto un po' male. Ma... vedi, piccola... questo con me non funziona – mormorò, evidentemente divertito per qualche ragione nota solo a lui.

Iarim, sconvolta, ritirò rapidamente le proprie catene, le quali scorrendo in senso opposto peggiorarono i danni agli organi interni di Nova causandogli ferite letali per qualunque essere umano... ma quello scosse nuovamente la testa – Ancora non l'hai capito ragazzina? – ed iniziò a camminare, mentre le emorragie si arrestavano e le ferite si rimarginavano in un istante emettendo dei tenui bagliori gialli – Io... sono immortale! Eheheh! – senza fermarsi, caricò nuovamente le mani con quella strana fiamma – Ed ora ti eliminerò, come punizione per la tua incoscienza nell'aver sottovalutato la Famiglia Zero! – ed in seguito a quelle parole generò una sfera che venne subito avvolta da anelli di lava emanando un calore ed una luce insopportabili, come fosse un piccolo sole – Addio! Supernova Blaster! – esclamò scagliando lo strano attacco contro Iarim, la quale ebbe a malapena il tempo di urlare – DANNAZION...! – prima che la sfera esplodesse in un catastrofico mini-fungo atomico di fuoco che ridusse in cenere ogni cosa nei paraggi.

Nova assistette allo spettacolo scuotendo la testa con disappunto – Peccato, davvero peccato... mi stavo divertendo. Che abbia esagerato? Oh beh, fa niente. Alllloooora, mio caro Kurai: perdona l'interruzione, dov'eravamo rimasti? – disse, avviandosi verso la barriera di catene che proteggeva il corpo di Kurai.

Ma un fruscio dietro di lui lo costrinse a fermarsi – Bene bene... quindi sei ancora viva, uh... sei un osso duro. Mi piace! – commentò senza nemmeno voltarsi.

La figura di Iarim emerse dalle fiamme: era coperta da gravissime ustioni, i capelli erano bruciati per metà e le mancavano grossi pezzi di carne: inoltre, qua e la fuoriuscivano pezzi di ossa, e dal fianco destro era ben visibile l'inizio della cassa toracica per via di un grosso pezzo mancante, ma inspiegabilmente non v'era traccia di sangue.

Iarim sorrise divertita, spalancando l'unico occhio che le era rimasto dopo l'esplosione – Sai una cosa? Sei un tipo simpatico. Quasi quasi mi dispiace doverti usare come carta igienica. Sai... – mormorò in tono lugubre, mentre Nova si girava a guardarla divertito ed una fiamma della Nebbia-0 avvolgeva le sue ferite risanandole completamente senza lasciarne traccia – Essendo una mera illusione... sono anch'io immortale! – esclamò con solennità.

Nova spalancò la bocca, sbalordito.

Infine, sorrise estasiato come un bambino davanti al suo più bramato regalo di compleanno.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 - Duello fra immortali ***


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Iarim guardò negli occhi Nova con espressione beffarda, mentre anche i capelli avvolti dalla fiamma Nebbia-0 finivano di rigenerarsi, quindi schioccò le dita: una quantità immensa di catene comparve dal nulla iniziando a vorticare attorno a lei, come milioni di serpi in attesa di avventarsi sulla propria preda.

Senza nemmeno muoversi, con un semplice cenno degli occhi Iarim aizzò lo stormo affilato contro Nova, il quale ghignò fischiando stupito – Wow, niente male! Queste potrebbero davvero fare tanto male... O forse no? – ed alzando la mano al cielo, creò nuovamente quello strano sole in miniatura – Supernova Blaster! – urlò scagliando la palla di fuoco al centro del vortice di catene, il quale, dopo un istante di totale silenzio, esplose con forza dirompente mentre l'onda d'urto distruggeva qualsiasi cosa sul suo cammino, riducendo le catene ad incandescenti schegge acuminate che vennero sparate in ogni dove colpendo sia Iarim che lo stesso Nova e procurando ad entrambi ferite decisamente dolorose e profonde: eppure, nessuno dei due diede segno di avvertire il dolore – Ah... ooops! Non avevo considerato che l'esplosione potesse ritorcermisi contro in qualche modo – mormorò scocciato, togliendosi con nonchalance le schegge roventi e lasciando così la possibilità al proprio corpo di rigenerarsi all'istante.

Iarim invece, furiosa, fece sparire i frammenti conficcati a fondo nel suo corpo e si riparò con la fiamma-0, digrignando i denti dalla rabbia – Non capisco. Quel mostro è fortissimo, e non è solo per via del suo potere rigenerativo... ma da dove diavolo è saltato fuori?! Oltretutto... – pensò – Io posso ricreare le parti che perdo e le ferite che subisco attingendo dalla fiamma di Mirai-chan essendo io stessa un illusione, ma lui... come fa?! DANNAZIONE! – urlò, e la sua furia esplose in una tempesta di catene grossa il triplo della precedente: un immenso tsunami di ferro e lame si abbatté su Nova, il quale fu colto alla sprovvista, venendo travolto mentre le punte delle singole catene laceravano e trapassavano il suo corpo: un braccio venne reciso di netto, e l'altro subì una ferita profonda fino all'osso.

Addirittura, una catena colpì frontalmente la sua testa, trapassandola da parte a parte, e dopo parecchi istanti di attacchi il suo corpo era ormai ridotto ad un ammasso quasi informe di carne, ed i suoi vestiti certamente non se la passavano tanto meglio.

Iarim, finito l'attacco, cadde in ginocchio ansimando, stremata dall'immenso sforzo che le era costato poter eseguire un attacco di tali proporzioni.

Alzò quindi la testa, per osservare quello che fino a pochi secondi prima era un uomo – Eh... eheh... immortale 'sto cazzo! Questo è ciò che ti meriti per esserti sopravvalutato così tanto! C'è da ammettere però che come spezzatino hai un fascino tutto particolare – esclamò rialzandosi per andare a dargli l'eventuale colpo di grazia... ma non fece in tempo nemmeno a fare due passi che immediatamente i resti di Nova vennero avvolti da un'intensissima fiamma gialla, densa come non se n'erano mai viste e con vere e proprie saette bianche attorno ad essa: con orrore della ragazza, lentamente l'ombra informe al centro della fiamma parve assumere l'aspetto di una figura umana.

Quando essa si dissipò, poté constatare con orrore che nemmeno un simile attacco era bastato: Nova era vivo, e sorrideva beffardo sotto al capo chinato – Oh, grazie per il complimento, ma credo tu sia un po' troppo piccola per i miei standard – affermò scoppiando poi a ridere.

Iarim per la prima volta in vita sua avvertì terrore puro invadere il suo corpo – No... non è... non è possibile! TU NON SEI UMANO! DIMMI CHI SEI, MOSTRO! – urlò indietreggiando.

Nova, a quelle parole, alzò la testa per guardarla: il cappuccio era stato strappato, come la maggior parte della sua uniforme, rivelando quindi il suo volto ed un mucchio di folti capelli biondi che ricoprivano la sua testa.

Sebbene scompigliati, nel complesso erano comunque stranamente ordinati, eccezion fatta per un ciuffo tendente all'arancione che svettava ribelle al centro della chioma.

Nova fissò Iarim con i suoi penetranti occhi dai riflessi grigio-argento, mentre con la mano puliva il sangue rimasto sulle ferite completamente rimarginate – Un mostro, hai detto? No, hai frainteso: noi Zero... siamo esseri umani, come te. Ma c'è una sostanziale differenza fra noi e il resto del mondo: il destino ha voluto elevarci ad un livello superiore... un potere in grado di sbaragliare qualunque avversario, ovvero la fiamma-0. Ora capisci? Io sono il portatore della fiamma del Sole-0: le capacità naturali di Attivazione sono centuplicate, donandomi la caratteristica unica di Rigenerazione! Non puoi sconfiggermi, per quanto tu possa provarci, ma non perché tu sia debole... semplicemente sono io che sono troppo forte rispetto a te! Capisci, piccola? – e a seguire tali parole sul suo volto discese un'inquietante ombra – Ed ora ho un piccolo quesito per te, piccola Rokudo. Sai perché mi sono preso la briga di raccontarti il funzionamento della mia fiamma? – e mentre parlava tese il palmo della propria mano verso Iarim – Non ho problema a svelare i miei segreti a qualcuno che ha già un posto prenotato al cimitero! – urlò all'improvviso – TEMPESTA SOLARE! – scatenando il caos.

L'enorme fiammata che seguì quelle parole, infatti, fu paragonabile all'eruzione di un piccolo vulcano: il fuoco travolse tutto ciò che si trovava in linea retta rispetto al palmo di Nova, Iarim compresa, e venne lui stesso sbilanciato dal contraccolpo della deflagrazione: ogni cosa venne carbonizzata dall'altissima temperatura dei lembi di fiamme: che fossero cemento o lamiere di automobili, ogni cosa andò in pezzi o si sciolse.

Eppure, inspiegabilmente un ombra dalle sembianze umane apparve proprio al centro della fiamma, apparentemente correndo verso la fonte dell'attacco: a mano a mano che si avvicinava, s'ingrandiva, finché con un ultimo, esasperato balzo, Iarim emerse dalla fiammata, completamente sfigurata: la pelle, quella rimasta, era carbonizzata come del resto ciò che vi si trovava sotto; ed addirittura in alcuni punti erano rimaste solo le ossa, annerite dal calore, ed i vestiti erano completamente carbonizzati, così come il volto era quasi completamente sfigurato ed il teschio per metà visibile... eppure, nulla poté impedire a Iarim di sfoderare un'espressione di assoluta determinazione e indomabilità: nonostante le ferite mortali, nonostante sentisse il corpo vaporizzarsi lentamente, niente di tutto ciò riuscì a fermare il suo pugno ricoperto da fiamma Nebbia-0 allo stato puro che si schiantò contro lo zigomo di Nova frantumandone l'osso e spedendone il corpo parecchi metri più in là, mentre la fiammata perdeva potenza fino ad esaurirsi completamente.

Iarim, sferrato il pugno, perse l'equilibrio priva di energie e cadde a terra ridotta quasi ad un morto vivente, toccando il suolo nello stesso istante in cui atterrò anche un inerme Nova.

Dopo un paio di secondi, però, la fiamma Nebbia-0 l'avvolse nuovamente, rigenerando ancora una volta tramite illusioni tutte le ferite ed i tessuti andati distrutti nell'attacco di poco prima: in silenzio, Iarim si rialzò, mentre anche i vestiti si ricomponevano, ed evocava delle catene che si unirono tra loro, formando due cerchi affilati attorno a lei simili agli anelli runici sprigionati dai Vongola Gear: senza proferire parola, avanzò verso il corpo apparentemente inerme di Nova. Ma...

– Wow! Incredibile! Ahahahahah! – urlò improvvisamente l'uomo mentre si rimetteva in piedi con la sola forza delle gambe, completamente privo di ferite – Fantastica! Fenomenale! Sei sublime, fortissima, pericolosa! O meglio... la Rokudo lo è, tu sei solo una sua illusione, no? L'hai detto tu prima! E' fantastico! Sai, come qualità sei quasi ai livelli delle illusioni di Azrael-san... il che è tutto dire! Ahahahah! Spettacolare! – era fuori di sé dalla gioia.

Oppure, probabilmente, era uscito di senno del tutto.

Iarim non si lasciò distrarre: continuò ad avanzare verso di lui, il quale scosse la testa con disappunto – E' quasi un peccato doverti eliminare quando il tuo potenziale è ancora così acerbo... purtroppo gli ordini sono ord... – non riuscì a finire la frase: una catena perforò il suo stomaco, mozzandogli momentaneamente il respiro.

Nova sputò sangue, stupito, per poi sorridere mentre i tessuti si rigeneravano attorno alla catena, come se non la considerassero un ostacolo, spezzandola poi con un rapido gesto – ... dicevo. E' un peccato doverti eliminare quando il tuo potenziale è ancora così acer... – ed un'altra catena perforò la sua gola, costringendolo ancora una volta a tacere – ... Zitto. Non dire una parola. Sono stufa dei tuoi cazzo di giochetti. Immortale o no, ora ti ridurrò in uno stato talmente pietoso che nemmeno tu saprai ricomporti come prima! – mormorò furibonda: aveva avvertito la lucidità di Mirai venire meno, e sapeva che era questione di attimi prima che la ragazza perdesse definitivamente i sensi – Dannazione... dannazione... dannazione! – pensò Iarim – Se Mirai-chan va KO ora... non potrò più attingere fiamme per rigenerarmi! – si morse il labbro – La mia unica speranza è eliminare questo pallone gonfiato nel minor tempo possibile... Ma come?! – si disse più volte, senza però arrivare alla tango agognata soluzione.

Nel frattempo, Nova aveva incenerito la catena alla gola e si massaggiava la parte appena rigenerata con aria scocciata – Uff... stai diventando noiosa, sai? Sei forte e tutto, ok, ma l'educazione non è il tuo forte. Tua mamma non ti ha insegnato che bisogna ascoltare le persone fino alla fine? – disse avvicinandosi a Iarim, la quale indietreggiò temporeggiando per pensare ad una strategia – Allora... se ciò che ha detto prima è vero, l'immortale ha un punto debole, che poi è identico al mio: la dipendenza dalle fiamme. Se queste si esauriscono, perderebbe ogni potere rigenerativo! Ma lui non deve attingerle da una fonte secondaria... su questo sono in netto svantaggio. A meno che... – un'idea le balenò nella mente – ... E sia. Non ho nulla da perdere, dopotutto. Giocherò tutte le mie carte, e userò questo rifiuto come carta igienica! – si disse con fermezza.

Quindi, una volta presa la sua decisione, Iarim urlò – Mirai-chan... perdonami, ma dovrò prendere completamente il controllo della situazione. Mi farò perdonare appendendo al muro di camera tua la testa di questa bestia! – mentre chiudeva gli occhi per concentrarsi: improvvisamente, un'esplosiva aura fiammeggiante di Nebbia-0 l'avvolse completamente fra fulmini e saette bianche, per poi scomparire con la stessa velocità con cui era apparsa, con l'eccezione per le saette bianche, che continuarono invece a balenarle attorno.

Contemporaneamente, ma nessuno lo notò, Mirai perse completamente i sensi, sprofondando in un mondo d'oblio.

Nova, stupito, guardò Iarim – Hey, che cos'è stato? – domandò curioso.

In risposta, Iarim sorrise – Ho semplicemente deciso di smettere di giocare e di usare il mio 100%! – rispose in tono provocatorio: il suo piano aveva funzionato, ed era riuscita a racchiudere in sé tutta la fiamma residua di Mirai, così da essere pronta a combattere fino alla fine.

Senza dare il tempo a Nova di elaborare la cosa, svanì nella nebbia per poi ricomparirgli davanti in maniera talmente veloce che lui non riuscì nemmeno a vederla: ciò le costò una discreta dose di energia, ma le consentì di coglierlo alla sprovvista e di tranciarlo a metà con una catena affilata come un rasoio, dandole quindi quel prezioso secondo che attendeva fin dall'inizio dello scontro.

Evocando i guanti di ferro, andati distrutti durante la Tempesta Solare di qualche minuto prima, lo colpì forte sul viso spingendolo contro al proprio ginocchio, in modo da formare una sorta di pressa istantanea che aumentò il danno: quindi, senza fermarsi, lo avvolse con delle catene, immobilizzandolo completamente, ed iniziò a tempestarlo di pugni urlando – NON TI DARO' NEMMENO IL TEMPO DI RIGENERARTI! VEDREMO CHI LA SPUNTERA', DIVINITA' DEI MIEI STIVALI! TI MOSTRERO' COSA SA' FARE UN COMUNE "ESSERE UMANO"! – e detto ciò le catene che le roteavano attorno sotto forma di anelli si spezzarono ed attaccarono come serpenti Nova, ferendolo.

Ma Iarim, totalmente concentrata nel tempestare l'avversario di colpi, non si era accorta che Nova aveva già terminato di rigenerare la metà inferiore del corpo... e questo le costò caro.

Dislocandosi con un movimento brusco il ginocchio, Nova riuscì a far assumere alla gamba una posizione innaturale consentendo al calcio di raggiungere Iarim e di atterrarla.

Fatto ciò, si rialzò in piedi e spezzò le catene rigenerando all'istante le rimanenti ferite, quindi rivolse a Iarim un sorriso radioso – Come ho già ammesso prima, sei fantastica. O meglio, lo è colei che ha evocato un illusione potente come te. Il punto è... che anche se fai sul serio, non potrai mai battermi... perché... io sto solo giocando con te – e si avvicinò lentamente a lei – Pensi che non sapessi fin dall'inizio il modo per batterti in un solo istante? – e nei suoi occhi balenò un riflesso crudele.

Iarim, ormai stanca e debilitata per via della poca fiamma residua, mormorò – ... Di che stai parlando? Non puoi sconfiggermi, sono anch'io immortale in quanto illusione, e te l'ho dimostrato più volte durante lo scontro, no? – serrando i pugni: in realtà, lei sapeva che lui aveva veramente compreso il suo reale punto debole, glielo leggeva chiaramente in faccia... ed era pronta a proteggerlo con il proprio corpo.

Nova sorrise, puntando il palmo contro Mirai – Sei un illusione, anche se dotata di una volontà propria... puoi esistere solo finché l'illusionista che ti ha creato è vivo. Quindi, se elimino la piccola Rokudo come da programma... tu scomparirai. Anche perché l'ho rivalutata, sai? – e con la coda dell'occhio guardò il corpo privo di sensi di Mirai – ... lei sotto alcuni aspetti è molto, molto più pericolosa del fratello. Beh, che dire... – mormorò tornando a rivolgersi a Iarim con un sorriso divertito – Devo ringraziarti, è stato piacevole finché è durato, ma è ora di mettere la parola fine a questo gioco. Grazie di tutto... Rokudo illusoria! – per poi, in un istante, caricare e sparare dritto contro Mirai la Tempesta Solare. Iarim, prevedendo ciò che stava per accadere, si era mossa l'istante prima che l'attacco partisse, correndo verso Mirai: tutto attorno a lei sembrava muoversi al rallentatore.

Vide l'immensa fiamma avanzare inesorabile, distruggendo tutto ciò sul suo cammino come già era successo una manciata di minuti prima.

La vide avvicinarsi a Mirai, ed il bagliore già le illuminava il volto.

– No... –

L'attacco era ormai più avanti di lei, non ce l'avrebbe fatta.

– No... no... –

Ormai l'impatto era imminente: non c'era speranza.

– No... non può finire così!! –

Evocò delle catene in modo da togliere Mirai dalla traiettoria del colpo, ma fu tutto inutile: l'attacco di Nova era più veloce.

– NO! NO! NON PUO'.... NON PUO' FINIRE TUTTO IN QUESTO MODO! – urlò, ed istintivamente si voltò verso Kurai disperata, nonostante fosse anch'esso esanime – Kurai-kun... salvala! Fai qualcosa! – in una richiesta irrazionale ed irrealizzabile.

Ormai l'attacco era quasi arrivato al bersaglio: il calore già faceva sudare inconsciamente la ragazza...

– Sistema C.A.I.! –

Una voce a lei sconosciuta, eppure vagamente familiare, distrusse improvvisamente il mondo in slowmotion che si era creato e, contemporaneamente, degli scudi circolari con ossa di contorno ad una barriera si frappose fra la Tempesta Solare e Mirai, bloccando completamente l'attacco.

Nello stesso istante, due figure adulte emersero dall'ombra – Siamo arrivati appena in tempo, Decimo! – disse la stessa voce di prima, appartenente ad un uomo albino vestito in smoking e camicia rossa mentre portava una mano al fianco, posandola sulla cintura.

L'uomo di fianco a lui, invece, le risultò più riconoscibile, avendo qualche ricordo residuo "preso in prestito" da Mirai: vestito anch'esso in smoking, indossava il mantello appartenuto al primo Boss dei Vongola, Giotto, ed al dito indossava uno strano anello arancione come il cielo al tramonto: Tsunayoshi Sawada, l'attuale Boss dei Vongola, era intervenuto appena in tempo assieme al suo braccio destro Hayato Gokudera.

Nova, interrotto l'attacco, si voltò a guardare i due nuovi arrivati squadrandoli con stupore.

Poi, un largo sorriso si allargò sul suo volto – Non ci credo! Il Decimo Boss dei Vongola in persona! – urlò – Che bella sorpresa! Sai, il piano prevedeva che voi Vongola e i Drago vi distruggeste a vicenda, ma a quanto pare il piano è fallito. E poi... – esclamò leccandosi le labbra – ... eliminarti personalmente sarà molto, molto più divertente! – disse mettendosi posizione, ignorando totalmente Iarim che corse quindi da Mirai ad assicurarsi che stesse bene.

Gokudera sbottò irritato – HEY TU, TESTA DI CAZZO! COME OSI RIVOLGERTI COSI' AL DECIMO?! – pronto a colpire, ma un gesto di Tsuna lo calmò all'istante.

Con tono calmo, Tsuna si rivolse a Nova – ... hai detto che il piano prevedeva che noi e i Drago ci eliminassimo a vicenda. Quindi tutti questi feriti sono colpa vostra? – domandò, pur sapendo già la risposta.

Nova, ghignando, annuì – Esattamente, Sawada-kun. E' tutta opera nostra. Vuoi sapere altro? – domandò con tono arrogante.

Un'ombra calò sul volto di Tsuna, mentre mormorava – ... No. Questo è tutto ciò che volevo sapere... – ed una fiamma arancione vivida compariva sulla sua testa.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 - La rabbia del Decimo ***


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La fiamma del Cielo ardé fiera sulla testa di Tsuna mentre rilasciava gli X-Gloves infiammandoli: nonostante fosse rimasto calmo tutto il tempo, l'espressione nascosta dall'ombra del volto era di pura rabbia.

Nova aveva infranto un tabù, commettendo l'unica azione in grado di far perdere le staffe al Decimo Boss: aveva toccato delle persone a lui care.

Ed era con questo pensiero in testa che Tsuna si preparava a combattere: lui, che da sempre ripudiava le lotte, nonché il ragazzino che era divenuto Boss dei Vongola quasi controvoglia, ora era invaso da una rabbia mai provata prima.

Poi, improvvisamente, senza nemmeno dire una parola, si lanciò a velocità sorprendente contro Nova, urlando – Cambio forma! Mitena di Vongola Primo! – in italiano, colpendo in pieno stomaco l'avversario con la Mitena che venne a crearsi in sostituzione al guanto frantumandogli le ossa della cassa toracica, quindi con l'altro pugno colpì il volto per poi afferrarlo approfittando del suo momentaneo stato di tentennamento per poi concludere proiettandolo con forza contro il terreno.

Senza nemmeno dargli il tempo di respirare si mise in posizione puntando il proprio palmo destro verso Nova ed il sinistro in maniera diametralmente opposta, disattivando la Mitena mentre il palmo dietro iniziava ad emanare una fiamma tenue, quindi urlò – X-Burner: Air! – sparando con un boato la fiammata della sua tecnica più famosa, così rovente da incendiare l'aria e da causare una discreta esplosione di fiamme e polvere nel momento dell'impatto col terreno, centrando in pieno Nova il quale non ebbe nemmeno il tempo di rendersene conto.

Attendendo che il polverone si diramasse, Tsuna scrutò il vuoto alla ricerca della prova che Nova fosse stato sconfitto: ma poi, improvvisamente, il suo intuito gli suggerì di attivare lo Zero Chiten Toppa Kai, cosa che eseguì appena in tempo dal momento che un rigenerato Nova aveva appena scagliato un Supernova Blaster dall'aria parecchio letale.

Tsuna, già pronto, provò ad assorbirlo, ma qualcosa andò storto – Cosa diavolo... non riesco ad assimilarlo alle mie fiamme! Guah! Sembra quasi come quella volta con Kurai-kun...! – urlò dolorante, mentre la fiamma appena assorbita fuoriusciva incontrollabile.

Concentrato com'era nel tentare invano di controllare la fiamma nemica Tsuna non vide arrivare la Tempesta Solare, ma fortunatamente gli scudi del Sistema C.A.I. si frapposero nuovamente fra l'attacco e il bersaglio, neutralizzandolo in tempo – Tutto a posto, Decimo? – domandò Gokudera dal basso, ricevendo in risposta – Certo, grazie Gokudera-kun! – da parte di Tsuna, prima che questi si rivolgesse all'avversario – Se non posso assorbire le fiamme... te le ritorcerò contro! X-Burner Solare!! – urlò sparando l'ennesima variante di X-Burner Air a velocità quasi disumana, solo che questa volta ciò che ne uscì stupì perfino lui: con una potenza così assurda da far vibrare l'aria circostante, ne scaturì una fiammata grande quasi il doppio dell'X-Burner precedente e dalla colorazione arancio/gialla avvolta da scintille bianche.

Questo sembrò spaventare perfino Nova – ... merda – fu l'unica cosa che riuscì a borbottare prima di tentare di schivare l'attacco, cosa che non gli riuscì particolarmente bene: la fiamma lo colpì di striscio, incenerendogli il braccio sinistro e buona porzione del fianco per poi finire spazzato via dall'onda d'urto generata dall'esplosione che devastò l'area circostante, infliggendo danni anche a Gokudera, Iarim e ai corpi privi di sensi di Mirai, Kurai e Martin.

Tsuna stesso fu catapultato fuori controllo a schiantarsi contro un muro per poi ricadere stordito sul terreno sottostante: fortunatamente l'area dove si stava svolgendo lo scontro era il nuovo cantiere di Namimori ancora in costruzione e quindi disabitato, e di conseguenza nessun civile venne coinvolto.

Tsuna si rialzò dolorante, stupito più di tutti – Ma che... che è successo?! Sapevo che il rilevatore di fiamma di Verde aveva segnalato la presenza di una fiamma-0 estranea a quella dei figli di Chrome e Mukuro Rokudo... ma non mi aspettavo certo qualcosa del genere! – mormorò fra sé e sé, cercando di scorgere il proprio avversario: confidava nel fatto che Gokudera avesse protetto gli altri, e quest'ultimo non aveva certamente tradito la sua fiducia.

Stavano tutti bene.

Nova si rialzò in mezzo alle macerie, imprecando – Che diamine era quell'attacco?! – stupito come non mai, ma per lui le sorprese non erano finite.

Ben presto, infatti, si accorse di essere più leggero del solito – Hey... come mai sento la parte sinistra così... vuota? – disse piano voltandosi lentamente e notando con orrore che la parte colpita dall'attacco di prima non solo non si era rigenerata, ma nemmeno accennava a farlo.

– AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH! – l'urlo che cacciò fu udibile anche a grandissima distanza – N-no, calmiamoci – si disse, cercando di riprendere il controllo della situazione – E' la prima volta che mi succede, eppure ho abbastanza fiamma da rigenerarmi ancora completamente a partire da un singolo arto, quindi il problema non è quell... oh! – esclamò notando un particolare residuo quasi "pietroso" a ricoprire la ferita – Questo sembra... l'effetto causato dall'attributo della fiamma-0 del Cielo: la Pietrificazione! Ma com'è possibile? – mormorò concentrandosi: poi improvvisamente, arrivò alla soluzione – Ma certo! Quella usata dal Vongola era la sua famosa Zero Chiten Toppa Kai, la sua personale variante della leggendaria tecnica di Vongola Primo la cui capacità è assorbire la fiamma avversaria... ma apparentemente ha avuto difficoltà a gestire la mia fiamma-0 in quanto il suo fisico rischierebbe uno shock mortale: in altre parole, l'attacco di prima... era un X-Burner avente la sua fiamma, del Cielo, unita alla mia, una fiamma-0! Ecco perché! Dannazione, le ferite da Pietrificazione sono una delle poche cose che non posso rigenerare... – sbuffo, per poi sorridere con aria straordinariamente rilassata – ... peccato che io abbia i miei metodi... personali. Eheheh – esclamò estraendo un bisturi che avvolse con la propria fiamma, quindi con un rapido movimento recise di netto la parte pietrificata che immediatamente tornò a rigenerarsi: tempo un istante e Nova era di nuovo intero – Fiù, c'è mancato poco... dannato Vongola. Eheheh – ridacchiò mentre il polverone causato dall'esplosione di prima finalmente si diradava.

Tsuna, già in volo. finalmente scorse Nova – Eccoti lì! – esclamò scagliandosi verso di lui sfruttando a piena potenza la propulsione della propria fiamma in modo da colpirlo in piena faccia, atterrandolo e proseguendo per inerzia fino a fermarsi a mezzo metro da lui puntandogli il palmo praticamente attaccato alla faccia – X-Burner! – mormorò dunque, sparando il colpo a distanza talmente ravvicinata che Tsuna stesso accusò danni per via del rinculo, ma strinse i denti e resistette al dolore mentre la vampata distruggeva il terreno sottostante e sollevava macerie: ad attacco concluso, si era formato un piccolo cratere.

Nova, o meglio, i suoi resti, giacevano al suo interno in uno stato talmente malridotto che nessuno avrebbe mai pensato che fino a pochi istanti prima fossero stati il corpo di un uomo... ma poi, com'era prevedibile, la fiamma Sole-0 avvolse nuovamente il resto del corpo rigenerandolo: a quel punto, Nova alzò lo sguardo rivolgendolo a Tsuna – Hey, Vongola! Ti ho detto che sono immortale? Eheheh – prima di appoggiare il palmo sul terreno – Ed ora direi che è corretto mostrarti qualcuna delle mie tecniche, dopo che tu hai avuto l'accortezza di mostrarmi le tue migliori. Iniziamo con... Eruzione Solare! – esclamò in Italiano mentre il terreno circoscritto a lui saltava letteralmente in aria, sollevato come dall'esplosione di una bomba e sospinto da alte fiamme e lapilli incandescenti: una vera e propria eruzione, che investì in pieno Tsuna.

Fortunatamente, Gokudera intervenne in tempo generando ancora una volta gli scudi del Sistema C.A.I. e proteggendo il proprio Boss per poi evocare il proprio Vongola Gear e puntare l'arma verso Nova, contro cui sparò a raffica ondate esplosive di Fiamma che ferirono gravemente il suo corpo, ferite prontamente rigenerate dalla fiamma – Siete noiosi... – sbuffò scocciato – Continuando ad attaccarmi con colpi banali e inutili come questi non riuscirete a farmi nemmeno un graffio! – commentò aprendo il pugno destro come per caricare la sua Supernova Blaster, solo che non la sparò subito: concentrandosi, la caricò ulteriormente d'energia, fino a che il globo fiammeggiante non iniziò ad emettere un'abbagliante luce bianca e l'aria attorno ad essa a distorcersi – Vedremo come te la cavi contro questo, Vongola! Ipernova! – e con un rapido gesto tentò di lanciare la sfera contro Tsuna, ma non fu abbastanza veloce.

Nello stesso istante, infatti, Tsuna rilasciò il proprio Vongola Gear, sfruttandolo per muoversi talmente velocemente che Nova nemmeno riuscì a scorgerlo: e quest'errore di valutazione gli risultò fatale.

Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che Tsuna era scomparso... che se lo ritrovò davanti – Pensi davvero che non abbia capito il tuo punto debole, "immortale"? Se non posso assorbire le tue fiamme... non mi resta altro da fare che congelarle! – e prima che l'altro potesse aprire bocca, mise le mani a formare una sorta di ovale con i pollici e gli indici, i quali vennero avvolti da una fiamma tenue e sempre più chiara finché urlò – Zero Chiten Toppa: First Edition! – congelando all'istante l'avversario il quale non riuscì mai a cacciare fuori l'urlo, che venne come scolpito in volto per l'eternità.

Non appena Tsuna si fu separato dalla figura congelata, subito avvertì tutta la fatica derivata dallo scontro, e la sua fiamma sulla testa svanì mentrecadeva in ginocchio, sfinito.

Gokudera, esultante, gli si avvicinò – Decimo, è stato fantastico, eccezionale come sempre! – con sguardo adorante: Iarim, invece, si limitò a tirare un sospiro di sollievo e ad accorrere alle figure inermi di Kurai e Mirai, ancora privi di sensi.

Sospirando, si concentrò per capire quanta energia le restava: ad occhio e croce, ne aveva per circa un'ora, dopo la quale sarebbe svanita e tornata ad essere una semplice porzione della mente di Mirai.

Sorridendo dopo aver constatato che i due gemelli erano fuori pericolo, lanciò uno sguardo a Martin: una compassione che non sapeva di poter provare la pervase.

Si avvicinò dunque in direzione dei due uomini – ... tu sei Tsunayoshi Sawada, l'attuale Boss dei Vongola, vero? – domandò quindi all'uomo dai capelli castani, il quale sorridendo debolmente, annuì, mettendo a tacere le proteste di Gokudera riguardo il "come osi rivolgerti a lui con un tono così confidenziale, mocciosa?!" per poi risponderle – Sì, sono io. Stai bene, piccola? Sei la figlia di Rokudo Mukuro e di Chrome Dokuro, vero? – domandò con aria preoccupata.

Tuttavia, la sua risposta li lasciò parecchio confusi – No... cioè, sono una porzione della mente di Mirai-chan proiettata fuori attraverso un'illusione, quindi tecnicamente sono un'illusione, ma ho una personalità tutta mia. Cioè, ammetto che oggi mi sento diversa dal solito ma... oh, fanculo. Dicevo, cosa ci fa qui? Mi è sembrato un intervento troppo tempestivo per essere casuale... ah, sì, grazie per aver salvato Mirai-chan, Gowadera o comediaminetichiami – aggiunse quindi scatenando la furia di Gokudera, il quale era tentato dal pigliarla a calci ma al contempo non osava disubbidire agli ordini del suo Boss.

Tsuna, ripresosi dallo stato di trance causato dalla confusionaria presentazione di Iarim, annuì e disse – Hai ragione: Yamamoto mi ha contattato circa tre ore fa, non appena il suo Dojo è stato liberato dal ghiaccio generato da una certa... mmm... Glacia? Beh, fortunatamente ero a Tokyo per svolgere una commissione, e quindi mi è bastato salire sul Jet privato della famiglia Vongola ed arrivare qui in meno di un'ora. Una volta giunto a destinazione sono subito corso a soccorrere i Guardiani, ma a quanto pare stavano tutti bene: Yamamoto, una volta dato l'allarme, è andato a soccorrere i feriti, ma a quanto pare tuo padre e Hibari-san sono riusciti a cavarsela senza ferite troppo gravi, quindi mi ha contattato nuovamente chiedendomi cosa fare dei nostri avversari sconfitti ed ovviamente ho detto di portarli immediatamente all'ospedale più vicino, quindi suppongono che ora stiano ben... – ma per Iarim questa fu la goccia che fece traboccare il vaso – MA SEI SCEMO? QUESTI HANNO CERCATO DI ELIMINARCI PER UNA CAZZO DI VENDETTA DI MERDA FACENDOSI MANIPOLARE COME UN BRANCO DI IDIOTI... E TU LI HAI SALVATI!? DOVEVI FINIRLI! – urlò furiosa, ripensando a ciò che avevano appena passato in questa notte insonne – NOI... SIAMO VIVI PER MIRACOLO, TE NE RENDI CONTO?! – era talmente fuori di se che nemmeno si accorse di star piangendo – Kurai-kun... Mirai-chan... hanno combattuto con onore, ma sono vivi per miracolo! E tu... e tu... vorresti perdonare questi... mostri?! SEI UN COGLIONE, TSUNAYOSHI SAWADA! UN PERBENISTA INUTILE ED IMMERITEVOLE DI ESSERE AL COMANDO DI UNA FAMIGLIA MAFIOSA! – inveì per poi crollare a terra in lacrime, sfogando tutta la tensione accumulata da Mirai durante la notte e trasferitasi a lei.

Tsuna rimase in silenzio, lasciandola sfogare, quindi con un sospiro, le disse – Solo perché sono nostri nemici non significa che dobbiamo lasciarli morire. Riceveranno le cure adeguate e, dopo aver ascoltato le loro ragioni, sconteranno la loro pena... ma uccidendoli ci abbasseremmo semplicemente al loro livello – e sorrise, mentre delicatamente accarezzava la guancia umida di Iarim – E tu, non devi più pensare a nulla ora: puoi riposarti, per il resto ci siamo noi. Hai detto che sei un'illusione, giusto? Quanto tempo ti resta? – domandò a bruciapelo a Iarim, la quale si prese qualche secondo per fare i dovuti calcoli – Vediamo... penso... 50 minuti circa... – rispose asciugandosi le lacrime.

Tsuna si rivolse a Gokudera – Gokudera-kun! Porta i due ragazzini in ospedale, va bene? Io resterò qui con lei e mi farò raccontare tutto – ordinò, ed Hayato prontamente annuì sorridendo – Certamente, Decimo! Lasci fare al suo braccio destro! – issandosi sulle spalle i due gemelli ed affrettandosi in direzione dell'ospedale.

Quindi Tsuna fece per rivolgersi nuovamente a Iarim, ma una voce lo fermò: una sorta di debole rantolio, quasi un sospiro impercettibile – Tsunayoshi... Sawada... la mia nemesi... l'artefice... della rovina... della mia vita... – disse quasi a sforzo.

Immediatamente i due si voltarono in direzione della fonte sonora, scoprendo che quelle parole le aveva pronunciata Martin, i cui occhi, socchiusi, erano fissi su di loro.

Con più fatica di quanto chiunque possa anche solo immaginare, mormorò – Fi...niscimi... ti... prego... – e le sue lacrime luccicarono illuminate dalle prime luci dell'alba.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 - L'alba dopo la battaglia [Epilogo] ***


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Le lacrime di Martin luccicarono illuminate dalle prime luci dell'alba – ... finiscimi. Ho fallito... ho perso tutto... ancora una volta. La mia sofferenza è iniziata da te... e solo tu puoi porvi la parola fine. La mia vita è rovinata, e la mia vendetta... pure. Ormai non ho più scopo di vita. Decimo Boss dei Vongola... poni dunque fine alla mia sofferenza – disse con sforzo, mentre lacrime di rabbia ricadevano sul suo volto, così calde da sembrare quasi rivoli di lava.

Tsuna si avvicinò lentamente verso di lui – Sofferenza... causata da me!? Ma di che parli?! – domandò parecchio sconvolto.

Martin, udendo tali parole, strinse la mano a pugno, furioso – T-tu... dopo tutto questo... osi mentire? VUOI NEGARMI PERFINO LA MORTE ?! – tentò di rialzarsi stringendo i denti per resistere al dolore atroce, ma subito cadde riverso sulla schiena – LO VEDI!? Non ho nemmeno le forze per rialzarmi. Sono patetico, eh? Davanti a me c'è la causa del mio odio, ma non riesco... non riesco nemmeno a guardarlo... da pari a pari. Dannazione. DANNAZIONE! UCCIDIMI SUBITO! – urlò a pieni polmoni strizzando le palpebre mentre le lacrime iniziavano a sgorgare senza sosta.

Tsuna, rimasto in silenzio a testa bassa, mormorò – ... No. Io... non so esattamente cosa stia succedendo... né tanto meno quale sia la causa del tuo odio nei miei confronti. Però ho un'unica certezza... e cioè che la vita è meravigliosa, e che non importa quali sofferenze tu abbia patito, né il motivo per cui mi odi, tutto ciò perde significato nel momento in cui una mano amica volge in tuo aiuto... ed è per questo, e per i tuoi cari, che vale la pena di vivere e combattere – e pronunciando tali parole tese la mano all'uomo, che sgranò gli occhi – Posso essere la tua mano amica...? – domandò sorridendo.

Dopodiché, seguirono alcuni istanti di silenzio, rotto poi da Martin – T... tu... con quale... coraggio... MI CHIEDI DI ESSERE TUO AMICO?! I miei cari... li hai sterminati TU! Hai dato TU l'ordine di sterminare la mia famiglia, i miei amati! – ma poi, il suo sguardo incrociò gli occhi sinceri di Tsuna – ... no? – le parole gli sfuggirono di bocca senza nemmeno che se ne accorgesse, ma resosi conto scosse la testa – No... no... NO! Non rendere tutto così difficile! Maledetto... maledetto Vongola! – urlò furioso tra i singhiozzi – La mia gente non tornerà indietro con le tue menzogne! – avvertì una fitta al petto, ma non vi diede peso – Rivoglio la mia vita! RIVOGLIO LA MIA FAMIGLIA! – ormai non riusciva più nemmeno pensare alla vendetta.

Tsuna rimase lì, immobile con il palmo teso, ma i suoi occhi, avevano qualcosa che prima non c'era.

Lacrime.

Martin sgranò per la seconda volta gli occhi, incredulo – Che fai, piangi? Pensi che questo cambierà qualcosa? – mormorò piano, digrignando i denti – Non voglio la tua piet... – ma fu interrotto dall'urlo di Tsuna – NON HO ALCUNA PIETA' PER TE, LO CAPISCI?! NON PROVO COMPASSIONE, NON CI RIESCO, HAI FATTO DEL MALE AI MIEI AMICI! MA... MA SO BENE COSA SI PROVI A PERDERE UN PROPRIO CARO! – e subito frammenti del sacrificio di Gamma e Yuni durante lo scontro con Byakuran nel futuro balenarono alla sua mente – E NESSUNO... NESSUNO... DOVREBBE MAI PROVARE UN DOLORE SIMILE! – e suo malgrado, le sue guance si bagnarono di lacrime a loro volta.

Martin, superato lo shock iniziale, urlò di rimando – Ma li hai uccisi tu!!! E' colpa tua se io ho dovuto patire un simile dolore!! - rivolgendogli uno sguardo carico di rabbia: Tsuna, persa la pazienza, mollò uno sguardo furente all'uomo – IO NON HO FATTO PROPRIO NULLA! –

– TU MENTI! –

– NO! DICO SEMPLICEMENTE IL VERO! –

– Ah sì!? E allora che spiegazione hai riguardo la tragedia accaduta a noi Drago?! – urlò – Come... come puoi negare di aver ucciso degli innocenti?! –

– La colpa non è né mia, né della mia famiglia! Da quando sono diventato il Boss dei Vongola non ho MAI ordinato un solo, singolo massacro di famiglie, anzi, se proprio vuoi saperlo ho imposto il divieto di simili azioni a tutte le nostre famiglie alleate come condizione sine-qua-non, pena la rottura dell'alleanza stessa! – concluse Tsuna con tono gelido che non lasciava spazio a repliche.

Al ché, Martin perse definitivamente le staffe – E CHI SAREBBE IL COLPEVOLE ALLORA?! DI CERTO NON SI SONO SUICIDATI IN MASSA DA SOLI! – urlò in maniera vagamente ironica – Spiegamelo! Dammi le prove... che voi Vongola siete innocenti!!! – era talmente furente da dimenticarsi momentaneamente del dolore, riuscendo a rialzarsi – I tuoi guardiani hanno detto fin dal principio che erano lì per ordine TUO! – ed afferrò per la collottola Tsuna – Avanti, Vongola! Chi è stato?! – urlò nuovamente.

Ma prima che Tsuna potesse replicare, qualcuno li interruppe – Indubbiamente non i guardiani del Decimo Boss dei Vongola, caro – disse una voce femminile a Martin molto familiare.

Voltandosi di scatto vide arrancare verso di lui, sfinita, Alexia, sorretta nientepopodimeno che da Kumo, anch'essa ormai al suo limite.

Lo stupore fu tale che Martin mollò la collottola di Tsuna – Ah... tu... stai bene... meno male... – e per un solo, singolo istante, la felicità ed il sollievo furono tali da farlo sorridere, sentimento tuttavia soppresso subito dopo, quando il mondo gli crollò nuovamente addosso – No... come? Cosa... cosa stai dicendo? I Vongola... sono loro che ci hanno portato via tutto! ... no? – domandò confuso cercando una conferma: ormai le sue convinzioni stavano crollando poco a poco.

Alexia, lentamente, scosse la testa – No... Durante il combattimento contro questa piccola peste – e lanciò una strana occhiata a Kumo, un misto tra il divertito e il rimprovero – Mi sono ricordata degli eventi di quella notte. Non... è... stato piacevole... ma mi ha permesso di notare alcuni dettagli. Ricordi il falso Gokudera Hayato? – domandò con tranquillità.

Martin la guardò in modo totalmente confuso – ... intendi l'uomo incappucciato dai capelli rossi, ver... uh? Falso?! Che cosa intendi dire?! – urlò d'un tratto Martin, con l'espressione più disorientata che mai.

Tsuna alzò lentamente la mano – Permetti? Ehm... Gokudera-kun ha i capelli bianchi... quindi se affermi che l'aggressore della tua famiglia aveva i capelli rossi, già da qui si capisce che il mio amico è da considerarsi scagionato, dato che non mi risulta abbia il Cosplay tra gli hobby. In altre parole... – e lanciò un'occhiata carica d'odio all'uomo – Hai fatto deliberatamente del male ai miei amici perseguendo una motivazione che non ti sei nemmeno degnato di verificare. Mirai... cioè, Iarim, ha avuto ragione a definirti un'idiota. Pensi forse che ti perdonerò? – mormorò freddamente Tsuna.

Ma Martin, con la testa fra le mani, sembrava in preda ad un turbinio di disperazione, tanto che nemmeno udì le parole del Decimo – No... non può essere... non... non posso essermi sbagliato! Chi volete prendere in giro?! CHI E' STATO ALLORA?! – ormai la sua lucidità mentale era al limite: era come in caduta libera in un baratro senza fondo fin dal momento in cui aveva perso il suo unico appiglio, la vendetta.

La sua ultima luce nel vortice di disperazione era appena svanita: cosa gli restava ora?

– Eheheheh... Martin-kun, sei proprio ridotto male, uh? –

La voce familiare riportò Martin ad un furioso stato di semi-lucidità – TU! TRADITORE! – urlò voltandosi di scatto verso Mad, che se la rideva alla grande – Suvvia, non darmi simili appellativi. Non puoi definirmi traditore solo perché ho puntato tutto sul vincitore! Martin-kun, tu eri nel torto e la giustizia ha trionfato: non hai diritto di criticare la mia decisione di schierarmi dalla parte che più ho reputato giusta – ghignò beffardo in risposta all'espressione esterrefatta di Martin, quindi continuò – In un conflitto il concetto di giusto o sbagliato com'è inteso nella società attuale è sbagliato: nessuna delle due fazioni sarà mai nella ragione o nel torto all'inizio dello scontro. La ragione è il premio esclusivo dei vincitori. Per questo, la frase “la giustizia trionferà sempre” è una verità assoluta. Se tu hai perso, è perché eri nel torto – e detto ciò si voltò verso Tsuna – Oh, Tsunayoshi Sawada! So bene che in quanto vincitore desideri punire il tuo avversario, ma prima posso renderti partecipe del perché questa notte si sia svolta questa battaglia? Avendo collaborato con entrambe le fazioni posso ricostruire bene o male ciò che è successo, e anche gettare luci su alcuni punti fin'ora rimasti nascosti nell'ombra. Ah, Martin-kun, ascolta anche tu: servirà a farti capire chi sia il vero colpevole della tragedia avvenuta anni fa – aggiunse poi con una sfumatura tetra.

Martin abbandonò ogni tentativo di parlare: conosceva Mad abbastanza bene da capire quando aveva intenzione di parlare sul serio, motivo per cui non osò interromperlo quando egli iniziò a spiegare – Se guardo il puzzle che ho composto mettendo insieme i tasselli recuperati questa notte, ottengo una linea temporale piuttosto chiara degli eventi. Anno indefinito: gli Zero, se così si chiamano, hanno in mente un piano a noi sconosciuto, piuttosto grosso, che sconvolgerà il futuro a loro vantaggio. Ma c'è un problema: i Vongola. L'equilibrio che i Vongola hanno creato è un ostacolo troppo rischioso per loro e va eliminato: ma basterebbe sterminarli? – s'interruppe per prendere fiato.
Quindi continuò – La risposta è... no. Annientare i Vongola sarebbe sì un duro colpo, ma allerterebbe le altre famiglie, forse prive della potenza diplomatica dei Vongola ma indubbiamente dotate di un potere militare paragonabile, basti solo pensare agli Shimon: è quindi un'idea da scartare a priori, dal momento che moltiplicherebbero gli ostacoli e basta, ed è impensabile sterminare ogni famiglia mafiosa esistente al mondo. Quindi... cosa fare? Beh, in situazioni simili, l'unica scelta sensata è minare la stabilità della pace, causando una guerra interna fra famiglie della stessa alleanza ed agire mentre sono impegnate a combattersi e a distruggersi a vicenda. Per questo motivo gli Zero, spacciandosi per i Vongola e lo squadrone Varia, attaccarono noi Drago, una famiglia dalla bassa potenza militare ma caratterizzata da un'importanza diplomatica seconda solo ai Vongola stessi. Inoltre, sono anche loro alleati, pertanto era un po' come prendere due piccioni con una fava. L'idea è provocarli e scatenare una guerra, ma qualcosa va storto: i Drago non sono all'altezza degli Zero, e nel furore della battaglia vengono completamente sterminati. Come può scatenarsi il conflitto se una delle due fazioni non c'è più? E quindi, il piano degli Zero è da considerarsi fallito. Eppure, per un fortuito frutto del caso, il figlio del Boss dei Drago e la sua compagna, oltre che ad esponenti della famiglia fuori sede nel momento del massacro come me, ad esempio, sopravvissero. Fu solo questione di tempo: i sopravvissuti crebbero, nutrendosi di odio e vendetta, e bramando la distruzione dei Vongola, reclutando membri su membri fino a mettere insieme un esercito di tutto rispetto, con il quale è stato ordito l'attacco di oggi. In qualche modo la voce giunse fino alle orecchie degli Zero, i quali non potevano credere alle loro orecchie: il loro piano stava per realizzarsi a distanza di anni! Il fato aveva loro donato una seconda chance: non potevano permettersi di fallire di nuovo – altra pausa, altro respiro.
Questa volta si guardò intorno assicurandosi di avere l'attenzione di tutti i presenti prima di continuare – Ed ecco che quindi decisero di mandare sul campo il cui presente Nova – e con un cenno indicò la figura imprigionata dal ghiaccio – ad assistere e supportare la battaglia, oltre che ad agire come ulteriore forma di sicurezza eliminando eventuali “testimoni scomodi”: se i Drago ed i guardiani dei Vongola si fossero eliminati a vicenda sarebbe stato l'ideale, ma non hanno mai osato abbandonarsi ad una speranza così ottimistica, limitandosi a bramare una violenta lotta interna fra le famiglie “di pace” all'interno della mafia. Eppure, nonostante la presenza di Nova, qualcosa è andato storto... ed il merito, signori, è dei ragazzini. Loro hanno imbracciato le armi per non morire, lottando con coraggio e ferocia, ed in questo modo hanno via via distrutto l'illusione che stava per sfociare in una tragedia immane: una guerra interna fra le famiglie. Inoltre, hanno anche fermato i piani degli Zero, almeno per il momento, portando a galla la verità. Ed ora abbiamo tutti ben chiaro chi è il vero nemico di entrambi. Per cui, mi rivolgo a te, Tsunayoshi Sawada: saresti disposto a rimandare la pena di noi Drago? – domandò lanciando a Tsuna uno sguardo penetrante.

Martin era senza parole: abbandonò inerme il capo, piangendo silenziosamente – Quindi... tutta la sofferenza che abbiamo subito... e che abbiamo inflitto... è stato solo per permettere scatenare una guerra fra noi e i Vongola...? Io... che cosa ho fatto... – questo pensiero rimbombava all'infinito nella sua testa, come in un loop continuo.

Anche Alexia, d'altra parte, si sentì mancare: questo era molto più di quanto si aspettasse.

Tsuna, invece, rimase a guardare Mad confuso – Cosa... cosa intendi con “rimandare la vostra pena”? – domandò sinceramente interessato.

Mad sospirò, quindi sorrise enigmaticamente – Come dire, gli Zero non sono assolutamente dei nemici comuni da affrontare, e penso te ne sia reso conto affrontando Nova: un solo loro membro, da solo, ha messo in difficoltà tutti noi e, dolente dirlo, hai vinto solo perché l'arroganza del tuo avversario l'ha portato a sottovalutarti... ma questo costringerà per forza gli Zero a venire finalmente allo scoperto. Ora, quello che ti propongo è un accordo: noi Drago ti offriremo la nostra potenza militare, che come hai potuto verificare ormai è di tutto rispetto, ed il supporto per l'imminente battaglia contro gli Zero, al termine della quale sarai libero di fare di noi ciò che vuoi. Non sono io il Boss, è vero, ma dubito che Martin-kun rifiuterà l'occasione di vendicarsi contro i veri colpevoli, giusto? – e guardò divertito Martin, ancora a capo chinato.

Lentamente, l'uomo si rialzò, con un'imponente ombra dipinta in volto – … Mi conosci troppo bene, Mad-san. E sia: offrirò la mia vita allo scopo di aiutare i Vongola come forma di punizione per i miei peccati, anche se sono cosciente che ciò non basterà a lavare via il male che ho fatto – quindi, si voltò verso Tsuna – Decimo. Metto a tua totale disposizione me stesso ed i miei uomini per questa battaglia, al cui termine potrai disporre dei sopravvissuti come meglio credi. Credo sia il minimo che io possa fare... che possiamo fare... per essere stati così idioti – si morse il labbro con sguardo umiliato: non per essere stato spinto ad umiliarsi offrendosi come carne da macello ai Vongola, ma per essere stato ingannato dagli Zero.

Alexia aveva ascoltato tutto, sebbene sull'orlo dello svenimento: da terra, inspirò profondamente per poi mormorare – Io, Alexia Drago, in quanto seconda in comando, accetto e sostengo quanto proposto da mio marito, sperando umilmente che il Decimo dei Vongola accetti – dichiarò con solennità, sentendo che era la cosa giusta da fare.

Mad, invece, si inchinò rispettoso ridacchiando – Decimo, io metto a sua disposizione la mia forza e la mia esperienza nel forgiare armi di qualsiasi tipo. Eheheh – quindi tutti gli occhi puntarono verso Tsuna, il quale era rimasto a bocca aperta.

Il sentirsi osservato, però, lo riportò alla realtà: chiuse gli occhi, concentrandosi su quanto detto.

Infine, parlò – … Va bene. Organizzeremo una riunione fra tre mesi, il tempo necessario a radunare le forze alleate e decideremo come muoversi. Fino ad allora, vi chiedo solo di riprendervi, le cure mediche le pagheremo noi Vongola. É tutto – e si voltò, dando le spalle a Martin mentre mormorava a bassa voce – E così è merito dei ragazzi se questa notte la situazione si è risolta nei migliori dei modi... dovrò premiarli in qualche modo – quindi si voltò a guardare Kumo, sorridendole – Tu sei la figlia di Hibari-san, vero? Grazie per l'aiuto che ci hai dato questa notte! – le disse con gratitudine, quindi legò a sé la figura congelata di Nova entrando in Hyper Mode per poi spiccare il volo usando la fiamma sulle proprie mani come propulsore, mentre Kumo arrossì lievemente borbottando burbera – … non c'è di che – prima di rivolgersi a Martin, Mad ed Alexia – Allora... io vado in ospedale. Riesco a camminare sulle mie gambe, quindi non serve che mi accompagniate. Ah, i due gemelli erano i vostri figli? Non sono feriti in modo grave, quindi potete stare tranquilli. Dite loro che mi dispiace, è stata solo legittima difesa e nulla di più, nessun rancore. Che altro? – ci fu una tetra pausa – Niente. Statemi bene – disse gelida avviandosi in direzione dell'Ospedale Namimori.

Proseguì senza voltarsi, finché non udì un – Ragazzina! – di Alexia che la fermò, senza però che si voltasse – … Che vuoi? – sbottò irritata Kumo – Ho detto che non... – ma il contatto della mano di Alexia con la sua la fermò a metà frase, facendole sgranare gli occhi dallo stupore – Grazie... grazie per aver fermato la nostra follia. Noi Drago forse non riusciremo mai ad espiare le nostre colpe per quello che è successo questa notte... ma è merito di voi ragazzi se tutto si è risolto nel migliore dei modi. La nostra gratitudine nei vostri confronti è così immensa che mai riusciremo a dimostrarla pienamente... Grazie – aveva gli occhi pieni di lacrime – Finalmente abbiamo capito chi è il vero nemico... e lavoreremo duramente per ripagare i nostri errori – continuò.

Kumo sentì la sua mano tremare leggermente, quindi rispose – Va bene, ho capito. Ora posso andare? – con un'ombra in volto, ma Alexia la trattenne nuovamente – Aspetta... voglio chiederti un piccolo favore. Se in ospedale vedrai quella ragazza... Yuniko o come si chiama... potresti ringraziarla da parte mia...? Io... – ma questa volta fu Kumo a fermarla – Non dire altro. Le porterò le tue scuse, ed in ogni caso ho tutta l'intenzione di ringraziarla anche per l'aiuto che mi ha dato. Ora è meglio che vada... ci si vede – concluse, accelerando il passo in modo da allontanarsi da lì il prima possibile.

Alexia sorrise ed allentò la presa, con le lacrime agli occhi ad inumidirle un grato sorriso – Già... stammi bene, Kumo-san... diventerai una splendida donna, ne sono sicura – per poi voltarsi e dirigersi verso Mad e Martin.

Kumo proseguì quindi il suo cammino verso l'ospedale, camminando verso il sole che sorgeva segnando l'alba di un nuovo giorno, con un radioso sorriso che poco a poco si fece strada sul suo viso.

*

Una bambina di circa 8 anni osservava dal tetto di un palazzo la scena, avvolta in un mantello incappucciato: al polso aveva una trasmittente a forma di bracciale, su cui era inciso un simbolo simile ad uno zero.

Non appena anche Martin, Alexia e Mad se ne furono andati, premette il simbolo parlando con voce allegra ed infantile – Zero-sama! Zero-sama! Ame-tan a rapporto! Nova è stato catturato, inoltre i Drago ed i Vongola hanno scoperto la verità e hanno formato un'alleanza contro di noi. Come pensi di muoverti? - concluse la frase sorridendo divertita da sotto il cappuccio, attendendo risposta.

Dopo qualche istante, una voce maschile rispose in modo rilassato – Ah... peccato, sarebbe stato divertente vedere i nostri due maggiori ostacoli distruggersi a vicenda. E va bé, vorrà dire che useremo la forza bruta. Come prima cosa, libereremo quell'idiota di Nova però. C'è altro? – domandò quindi in tutta tranquillità.

Ame si premette il dito indice contro le labbra, pensandoci un po' su, per poi risponderein tono concitato – Ah, si! Hanno parlato di una riunione fra qualche mese! Tre, per l'esattezza! – aggiunse con entusiasmo.

Zero mormorò dapprima un – ooh? - per poi scoppiare a ridere – Ahahah, perfetto! Ottimo lavoro, Ame-chan, torna pure alla base. Passo e chiudo! – rispose allegro l'uomo all'altro capo prima di chiudere la comunicazione, mentre Ame sorrideva fieramente – Yeah! Sono stata brava! – alzando il pugno al cielo per poi alzare gli occhi all'orizzonte – E va bene: Ame-tan torna a casa! – e con agilità impressionante si mise a saltare di tetto in tetto, dirigendosi nella direzione opposta a quella dove si era diretta poco prima Kumo, urlando – Godetevi la vostra pace apparente, Vongolotti! Presto scopriremo di che colore è il vostro sangue! Te-eheheh! – ridendo di cuore finché non scomparve nell'accecante luce di un nuovo giorno.

SI INFORMANO I LETTORI CHE LA ARC "BATTLE OF NAMIMORI" DI KIRI NO GEMINI TERMINA QUI.
Troverete il 1° capitolo dell'Arc successiva cliccando QUI!

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