Redemption

di Herm735
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Forgive me for I have sinned ***
Capitolo 2: *** Hold on to Vengeance for it'll be Strenght ***
Capitolo 3: *** Hide the Beast Deeper Inside ***
Capitolo 4: *** Kiss Away the Pain of my Wounded Heart ***
Capitolo 5: *** The Deeper the Lie, the More Truth in its Echo ***
Capitolo 6: *** The Maleficent Spell of the Impure Hearts ***
Capitolo 7: *** She Will Always Find Me (Just Maybe Not Right Now) ***
Capitolo 8: *** The Redemption of the Fallen Queen ***
Capitolo 9: *** If Anybody Could Have Saved Me, It Would Have Been You ***
Capitolo 10: *** Maybe Someday We Will Talk and Not Just Speak ***
Capitolo 11: *** Love Will Have Its Sacrifices ***
Capitolo 12: *** Misery Loves Company ***
Capitolo 13: *** The Damnation of the Fallen Savior ***
Capitolo 14: *** The Only Way Out, Is Through ***



Capitolo 1
*** Forgive me for I have sinned ***


Quando una nuova cattiva minaccia la sicurezza di Storybrooke, sarà compito di Regina ed Emma cercare di tenere la città al sicuro. Regina vuole essere buona e cerca di redimersi, ma per farlo deve aiutare Emma nella lotta contro un nemico che metterà a dura prova entrambe. Quello che non avrebbero mai potuto aspettarsi è che ogni passo di Regina verso la propria redenzione è anche un passo verso la loro sconfitta. Se neanche la redenzione può salvarle dal male, cosa possono fare? Dove il resto fallisce, solo un atto di fede potrebbe riuscire a salvarle.






Forgive me for I have sinned


Regina scese dalla macchina, dopo aver accompagnato Henry a scuola, dirigendosi verso Granny's per prendere il solito caffè, quando vide una piccola folla radunata attorno all'orologio della città, tutti con gli occhi puntati verso le lancette.
Si avvicinò, vedendo Emma Swan ferma davanti alle persone, con le spalle alla torre e le mani alzate, un espressione leggermente nervosa.
“Non c'è niente da vedere, tornate a casa o a lavoro e continuate come se niente fosse.”
Fece qualche altro passo avanti e tutti iniziarono a voltarsi verso di lei, bisbigliando tra loro a bassa voce.
“Che sta succedendo qui?”
“Come se non lo sapesse già” arrivò la risposta mormorata ma rancorosa di Brontolo.
“Le lancette sono ferme di nuovo” rispose Emma con un sorriso.
Lo sguardo di Regina si spostò verso l'orologio, constatando che effettivamente il tempo non stava più scorrendo.
“Abbiamo controllato problemi nel meccanismo o cose del genere, ma sembra che si sia fermato senza motivo” terminò Emma.
Regina si guardò attorno, vedendo tutti gli occhi su di sé.
“Capisco. E ovviamente io sono la prima contro cui puntate il dito” sorrise amaramente. “Dopo tutto quello che ho fatto, è bello vedere che niente è cambiato.”
Sostenne lo sguardo di Emma per qualche minuto, voltandosi e procedendo in direzione della tavola calda a cui si stava dirigendo poco prima.
“Regina, aspetta!”
Quando la bionda la raggiunse, Regina sbuffò, senza rallentare.
“Sceriffo Swan, le assicuro che non ho niente a che fare con qualsiasi cosa stia succedendo alle lancette. Può chiedere ad Henry, se vuole. Ho passato con lui tutto il fine settimana.”
“Regina, sai che non la penso così. Sai che io ti credo, che sono dalla tua parte.”
Le Jimmy Choo nere su cui Emma aveva tenuto lo sguardo fisso si fermarono di colpo quando Regina si arrestò bruscamente, voltandosi verso di lei.
“Dalla mia parte” ripeté. “Solo non abbastanza da farlo sapere alla città. Chi mai si alzerà per stare dalla parte della Regina Cattiva, d'altra parte? Tale madre, tale figlia.”
Emma fu confusa dalle parole di Regina, ma scosse la testa appena lei si mosse, ricominciando a seguirla.
“Dobbiamo trovare chi è stato, capire cosa è successo.”
“No, sceriffo Swan. Lei deve trovare chi è stato. Io non sono più neanche il sindaco di questa città, non vedo come potrei aiutare. Ed ovviamente, oltre a questo, c'è anche il fatto che, beh, non voglio.”
Una risata acuta risuonò nelle strade, tra le case, dentro le macchine.
Regina la conosceva, anche troppo bene. Il sangue le si gelò nelle vene.
Si voltò di scatto, mettendosi tra Emma e la nube di fumo nero che si stava formando tra loro e l'orologio.
“Guarda, guarda. La Regina Cattiva piegata alla sua stessa plebe.”
Regina inspirò. Non poteva essere vero.
“Per tua fortuna sono venuta a salvarti, non sei contenta? Ho solo fermato il tempo finché non riesco ad arrivare a quello che voglio. Staremo di nuovo insieme, amica mia” rise di nuovo, malignamente, poi per un attimo la voce si fermò, la strega finse di trasalire. “Oh, no, aspetta. L'unica cosa che credo terrò di questa città” dalla densa nube di fumo uscì la figura una donna vestita con un abito magenta ed in mano un lungo bastone alto quasi quanto lei, non era altro che fumo, che in un secondo fu abbastanza vicino a Regina da poterle sussurrare l'ultima frase “è il tuo cuore.”
La sua figura sparì subito dopo, non rimase altro che la densa nube nera.
“Presto le tenebre scenderanno, Regina. Avete fatto un terribile errore. Avete portato Aurora con voi.”
La nube esplose, il fumo si sparse per ogni strada della città, ogni via, ogni casa. La voce che prima riecheggiava solo davanti a loro poteva essere sentita in tutta Storybrooke.
“Sto venendo a prendere quello che mi serve e poi sistemerò ogni torto che mi è stato fatto. Fosse l'ultima cosa che faccio.”
Un attimo dopo, il fumo era sparito.
Regina continuò a fissare il cielo, chiedendosi come fosse possibile.
L'aveva intrappolata, ne era così dannatamente sicura. Erano state alleate, molto tempo prima, ma una volta che Regina si era trovata a lanciare per la prima volta la maledizione, l'aveva rinchiusa in una caverna, assicurandosi che non potesse mai trovarne la via d'uscita. E, di sicuro, era ancora nella caverna che si trovava, non poteva essere altrimenti.
Iniziò a camminare a passo svelto in direzione della torre dell'orologio.
“Dove stiamo andando?” domandò Emma, sbrigandosi a seguirla.
Regina non rispose.
Emma capì che le cose erano gravi, perché neanche si prese il disturbo di dirle che tecnicamente era Regina che stava camminando, lei non faceva altro che seguirla senza il suo consenso e ficcare il naso in cose che non la riguardavano. Doveva avere davvero soggezione della donna dentro la nube, se neanche protestava contro la presenza di Emma.
“Perché stiamo andando in biblioteca?” chiese la bionda quando capì che sarebbero andate dentro la torre. Fu quando Regina raggiunse l'ascensore e si voltò verso di lei che capì finalmente cosa stavano facendo. “Oh. Dimmi di no.”
“Dobbiamo scendere. Dentro i tunnel” concluse Regina, rivelando l'ascensore con un gesto secco della mano.
Ad Emma non era piaciuto trovarsi faccia a faccia con il drago che era lì sotto e di sicuro avrebbe volentieri evitato di farlo una seconda volta. Ma il tono di Regina non ammetteva repliche.
Entrarono dentro, tirarono giù la grata e guardando mentre le porte dell'ascensore si chiudevano con una lentezza snervante. Dentro il piccolo spazio della cabina, c'era un silenzio disarmante.
“Allora” iniziò Emma, tentando di rompere il silenzio. “Che avete fatto tu ed Henry questo fine settimana?”
Regina alzò gli occhi al cielo, rifiutandosi di intrattenere una conversazione con la donna al suo fianco. Era l'unico fine settimana che Henry aveva passato con lei da quando era tornato a vivere alla villetta di Regina. Il loro accordo era che stava con lei per la settimana e con i Charmings nel fine settimana, ma quei giorni Bianca e David avevano deciso di prendersi un po' di tempo per sé e Emma aveva dovuto fare da babysitter al piccolo Neal, quindi Henry era rimasto a casa, contento di passare un po' di tempo con sua madre senza preoccuparsi di dover andare a scuola il giorno dopo. Avevano visto dei film, tra cui Lilo&Stich, uno dei loro preferiti di quando suo figlio era pccolo, Henry le aveva mostrato dei nuovi fumetti che aveva iniziato a leggere e Regina lo aveva ascoltato ripetere le materie che doveva studiare. Erano stati dei giorni così normali da essere quasi perfetti.
Quasi.
Sia lei che Emma erano la famiglia di Henry ed entrambe potevano vedere che quando non era con entrambe, una di loro gli mancava. Sempre.
“Si concentri, miss Swan” fu tutto quello che Regina rispose. “Potremmo dover usare la magia, deve essere pronta.”
Emma sospirò. “Sì, vostra maestà” mormorò in modo da risultare quasi inudibile.
L'ascensore si aprì subito dopo.
Regina uscì con passo fiero, alzando la grata. La bionda non sarebbe mai riuscita a capire come poteva risultare così sicura di sé, decisa e fiera anche su un paio di tacchi alti dodici centimetri. Lei sarebbe risultata soltanto ridicola. Ma in effetti, qualsiasi cosa Regina facesse risultava sempre elegante. Regina fu la prima a raggiungere la caverna ed entrarvi, con Emma subito dietro.
Entrambe erano preparate ad affrontare qualsiasi cosa fosse venuto loro incontro, ma quello era fondamentalmente il problema: lì non c'era niente da combattere.
“Vuota.”
Emma non capì bene perché quella singola parola mormorata dalla mora le fece desiderare di abbracciare le persone a lei care un'ultima volta. Regina sì che sapeva incutere terrore con il più piccolo dei gesti.
“È fuggita.”
“Questo spiega la nube di fumo.”
“Dobbiamo andare, trovare Aurora e i tuoi genitori.”
Emma annuì, seguendola appena iniziò a tornare sui propri passi.
“Certo che per una che non vuole aiutare ti stai dando parecchio da fare” le disse, un mezzo sorriso soddisfatto sulle labbra.
“Stia zitta, miss Swan.”
“Regina.”
Il nome era detto con fermezza. La donna si voltò, guardando lo sceriffo negli occhi.
Dopo Neverland, dopo la Regina delle Nevi, dopo tutto quello che avevano affrontato insieme, anche lei poteva ammettere che suonava un po' ridicolo.
“Emma” si corresse.
Erano diventate amiche, grazie alla costanza con cui Emma era riuscita a fare in modo che Regina si fidasse nuovamente di lei anche dopo che aveva riportato la quasi defunta moglie di Robin Hood indietro dal passato.
Emma ricordava distintamente il momento in cui Marian si era svegliata, in cui Hood aveva scelto di tornare insieme a lei, decidendo di lasciare che Regina affrontasse il dolore da sola. Non era giusto. Non era giusto che tutti si dessero per vinti quando si trattava di lei, solo a causa del suo passato. Emma non lo avrebbe fatto. Avrebbe continuato a combattere perché la donna al suo fianco potesse avere il suo lieto fine, qualunque esso fosse.
Quando uscirono dalla biblioteca, il doppio di persone rispetto a poco prima stavano aspettando ai piedi della torre dell'orologio.
Appena le vide uscire, Biancaneve si diresse verso di loro.
“Cosa è successo? Abbiamo sentito la stessa voce in tutta la città. E le lancette dell'orologio si sono fermate.”
Emma si voltò verso Regina.
“È tornata.”
Bianca le guardò in modo confuso, spostando lo sguardo da una all'altra, ponendo loro una muta domanda.
“Malefica.”

Avevano riunito praticamente tutta la città dentro il municipio. Regina se ne stava in disparte con Henry al proprio fianco. La sala era riempita dai brusii di tutti, nessuno capace di tenere le proprie ipotesi per sé.
Quando Bianca si alzò in piedi ed iniziò a parlare, il silenzio calò immediatamente.
“Come molti di voi ormai avranno sentito, le lancette dell'orologio della città si sono fermate.
Siamo nuovamente bloccati.”
Quell'ammissione fece ripartire i sussurri all'interno della stanza, finché la donna si schiarì la voce, facendo cessare ogni rumore.
“Molti di noi si sono chiesti chi fosse responsabile, alcuni sono giunti a conclusioni un po' troppo affrettate” il suo sguardo si fermò più del necessario su Brontolo, che si strinse nelle spalle, distogliendo lo sguardo “in ogni caso” continuò Bianca “ben presto la colpevole si è fatta avanti, rivelandosi all'intera città. È con immenso rammarico che devo comunicarvi che Malefica è di nuovo in libertà.”
All'ennesima interruzione, nessuno osò neanche proferire parola.
“Non ci aspettiamo che agisca contro di noi presto, ma neanche che non si faccia più viva. Vi chiediamo, comunque sia, di tornare con tranquillità alle vostre case, questa sera, ed ai vostri lavori domani mattina. Non c'è niente di cui allarmarsi, per il momento.”
“Quindi dovremmo starcene con le mani in mano” tagliò corto Ruby.
“Sembra più o meno la stessa cosa che abbiamo fatto con la Regina delle Nevi. E Cora. E Peter Pan” elencò Belle. “Non ha funzionato esattamente bene le altre volte.”
“Forse dovremmo agire per primi questa volta” propose la Fatina Blu. “Cercare un compromesso, per evitare una battaglia e delle vittime.”
“Se anche riuscissimo mai a trovarla, penso che incontrarla e affrontarla in sé comporterebbe un sacco di vittime” rispose Aurora. “Credetemi.”
“Quindi le lasciamo scegliere da che parte cominciare, chi far fuori per primo?” chiese incredulo Brontolo. “Io dico” continuò “che restiamo uniti finché non la troviamo.”
Di nuovo nella stanza di alzò un insieme indistinto di voci.
Bianca e David si guardarono, non sapendo cosa fare, come mettere tutti d'accordo.
Ad alzarsi in piedi e parlare, fu Regina.
“Se posso permettermi, vorrei sottolineare che uno scontro diretto con Malefica, nonostante potrebbe risultare l'unica arma efficace nel determinare la sua sconfitta, è anche molto rischioso e potrebbe culminare in una veloce, sebbene dolorosa morte, per chiunque osi avventurarsi all'interno della Fortezza Proibita.”
Per parecchi secondi, nessuno osò parlare.
“Beh, avete sentito che ha detto” incoraggiò tutti Brontolo. “Se la Regina Cattiva dice di non andare ad attaccare Malefica, non c'è dubbio che andare ad ucciderla è esattamente quello che dobbiamo fare.”
Regina alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Henry scattò in piedi, pronto ad intervenire.
“Se non volete ascoltare un consiglio da parte mia, almeno ascoltate la risposta dello sceriffo Swan.”
Emma fu colta di sorpresa. “La mia risposta a cosa?”
“Chi è stata l'unica persona che Malefica ha minacciato questa mattina, signorina Swan? L'unica persona a cui Malefica è interessata, a cui ha minacciato di rubare il cuore, l'unica in pericolo. Chi è?”
Emma esitò. Desiderava, più di ogni altra cosa, di poter mentire o eludere la domanda. Perché sapeva cosa Regina stava cercando di fare. Ma non le aveva lasciato scelta. Non poteva fare altro se non rispondere, tutti gli occhi puntati su di lei non le lasciavano scelta.
“Te, Regina.”
Nessuno sapeva come rispondere a quella ammissione.
“Quindi vedete” concluse la donna come se fosse ovvio. “Potete tornare a dormire tranquilli nelle vostre case, ai vostri lavori, continuare le vostre vite come ha suggerito Biancaneve. L'unica persona in questa stanza che al momento corre alcun pericolo, sono io. Scommetto che nessuno sarà più disposto a combattere adesso, non è vero?”
Dopo un lungo minuto di silenzio, un sorriso beffardo si formò sulle labbra di Regina.
“Come pensavo” mormorò.
“Per me non cambia niente” Ruby si alzò in piedi. “Regina è una di noi, adesso. Merita la nostra protezione, ci ha aiutato a sconfiggere Cora e Pan e Ingrid. È il nostro turno di proteggere lei, adesso.”
“Miss Lucas, si sieda” mormorò Regina. Il suo tentativo di non far partecipare mezza città ad una missione suicida stava per essere rovinato da una ragazzina in minigonna. Frustrante, per una regina.
“Ruby, hai combattuto una guerra contro di lei. Come puoi dimenticare così facilmente?” chiese Ashley.
“Non ho dimenticato la guerra contro di lei” rispose con decisione. “Ma non ho dimenticato neanche le tre che ho combattuto al suo fianco. Se non siete disposti a proteggerla, non siate così felici di accettare il suo aiuto quando è l'unica che può salvarvi.”
“Combattere adesso è comunque assurdo, Ruby” intervenne Bianca. “Possiamo fare dei turni, delle squadre di ricerca, per proteggere Regina” propose. “Ma non inizieremo un'altra guerra.” Il suo tono lasciava intendere che non erano accettate contraddizioni.
“Non ho bisogno del vostro aiuto. So cavarmela benissimo, grazie comunque” intervenne Regina, scuotendo la testa. “Posso trovare Malefica, trattare con lei e nessuno di voi dovrà rimetterci niente, questa volta.”
Bianca scosse la testa, ma Regina era decisa a non trattare.
“Bianca” le disse con fermezza. “Devo farlo. Devo. Non vado fiera di quello che ho fatto in passato, del dolore che ho causato, delle persone che” il suo sguardo si posò brevemente sul ragazzo al suo fianco, ricordandole che non era quello il momento di confessare i propri peccati. “Delle persone che ho ferito. Non potrò mai rimediare a tutti gli errori che ho fatto. Neanche se vivessi altre dieci vite, potrei essere di nuovo la persona buona che un tempo sono stata, che tu hai conosciuto. Non posso tornare indietro. Ma non voglio neanche continuare a vivere con sangue innocente sulle mie mani. Malefica è un mio problema. Lascia che sia io a risolverlo, lasciami questa occasione. È l'unica che avrò mai, forse. È la mia unica possibilità di redimermi.”
Senza aggiungere altro, posò una mano sulla spalla di Henry, facendolo alzare e conducendolo fuori dal municipio, verso la loro macchina.
Quando furono dentro, lui le prese la mano.
“Sono fiero di te, mamma. Sono orgoglioso che tu voglia essere buona. Ma devi sapere che non sei sola. Non te lo lasceranno mai fare.”
“Chi non me lo lascerà mai fare?”
Henry sorrise, proprio mentre qualcuno bussò sul finestrino della Mercedes di Regina dalla parte del conducente. Lei lo abbassò solo per trovarsi davanti Emma.
“Non mi arrenderò con te, Regina. Te l'ho già detto. Non ci arrenderemo” precisò, facendosi di lato, permettendo a Regina di vedere Bianca e David.
La stretta di Henry sulla sua mano si rafforzò.
“Siamo una famiglia, mamma. Nessuno viene abbandonato...”
“...o dimenticato. Lo so” rispose Regina in un sussurro, riconoscendo la citazione da uno dei film preferiti di Henry.
Non si era ancora abituata a come le cose erano cambiate.
“Anche noi vogliamo aiutare” la voce di Ruby attirò la loro attenzione.
Accanto a Bianca e David si erano fermate lei ed una ragazza asiatica che Regina ricordava di aver visto una sola volta, al campo di Robin Hood.
“Ho avuto già a che fare con Malefica” disse loro la ragazza. “Con le sue maledizioni e con le sue vittime. Voglio aiutare voi, come voi avete aiutato Emma e Bianca a tornare dalla Foresta Incantata, se per voi va bene” fece un passo avanti. “Il mio nome è Mulan.”
Il viso di Henry si illuminò.
“Mulan! Sei tipo la mia principessa preferita” ci tenne a precisare.
“Ehi!” protestò incredula Biancaneve.
“Scusa Bianca” mormorò rendendosi conto del suo errore. “Ma Mulan era il guerriero più forte di tutta la Cina” continuò a bassa voce.
“Grazie, Emma” sussurrò Regina. “So che è merito tuo. Anche se dovrò sopportare i due idioti.”
“Ehi” intervenne Biancaneve per la seconda volta. “Sapete che sono ancora qui, vero?”
Emma sorrise alla donna al volante, guardandola mettere in moto la Mercedes, solo per vederla fermarsi di nuovo pochi metri più avanti.
“E, miss Lucas, la prego. Indossi gonne che non lascino vedere la sua biancheria intima, se proprio deve essere presente. La donna vestita come un uomo e il principe dell'impulsività possono venire, a condizione che la spiffera segreti rimanga a casa.”
Emma sorrise, riconoscendo finalmente Regina ed aspettando di sentire quale soprannome avrebbe tirato fuori per lei.
“Mulan, anche lei è la benvenuta, ovviamente” concluse, prima di ripartire verso Mifflin Street.
Emma sbuffò con fare incredulo, appoggiando le mani sui fianchi.
“Quindi io sarei la donna vestita da uomo? Io non vesto affatto...” guardando in basso, verso i propri stivali neri, i jeans stretti, la maglia bianca ed il giacchetto di pelle, che se paragonati alle scarpe con il tacco ed il tailleur grigio di Regina, non erano poi così femminili. Alzando gli occhi al cielo, sbuffò di nuovo, sentendo Ruby ridere. “Non una parola.”




Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito, fatemi sapere cosa ne pensate!




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Capitolo 2
*** Hold on to Vengeance for it'll be Strenght ***






Hold on to Vengeance for it'll be Strenght


Quando Emma entrò nel proprio ufficio, con quindici minuti di ritardo rispetto al suo orario di lavoro, non fu sorpresa di vedere Regina seduta sulla sua scrivania, le gambe incrociate, la schiena perfettamente dritta. Indossava un vestito nero che terminava a circa metà coscia, e che la posizione a gambe incrociate sulla scrivania aveva contribuito a far salire di qualche ulteriore centimetro. Per essere la donna che l'ultima volta aveva suggerito a Ruby delle gonne più lunghe, quel vestito era incredibilmente corto.
“Buongiorno, miss Swan.”
“Vostra Maestà” ritorse lei.
“Preferisco Regina e basta” mormorò. “Quel titolo porta con sé timore, ovunque vada.”
La mente di Regina tornò alla sera prima. Alla sola menzione da parte di Bianca del nome di Malefica, tutti nella stanza avevano fatto silenzio. C'era un tempo in cui il suo nome causava la stessa reazione, mentre adesso ovunque venisse pronunciato non si trascinava dietro altro se non una scia di rancore.
Emma si accorse di aver evocato ricordi poco piacevoli, cercò quindi di distrarre Regina immediatamente.
“Allora, da dove pensi di cominciare?” chiese, con un piccolo sorriso.
Regina sospirò, scendendo dalla scrivania.
“Beh, per prima cosa dobbiamo capire dove si nasconde, no? Il modo più veloce è un incantesimo di localizzazione. Ma ci serve qualcosa di suo.”
“Ma dove possiamo trovare qualcosa di Malefica?” chiese Emma perplessa.
Regina sospirò, abbassando lo sguardo e inclinando la testa di lato.
Fu allora che Emma capì dove quel viaggio sarebbe iniziato.
“Gold.”
Mentre uscivano incontrarono ad aspettarli David, Bianca, Ruby e Mulan. Regina aprì la bocca per protestare contro la presenza della sua figliastra, ma lei la anticipò.
“Non mi importa se non vuoi il mio aiuto, Regina. Non mi arrenderò.”
La donna si morse l'interno di una guancia per non dare una risposta carica di rancore e disprezzo. Iniziò a camminare verso il negozio di Gold senza aggiungere un'altra parola.
Quando entrarono tutti insieme, Tremotino fu abbastanza perplesso.
“Fatemi indovinare. La nostra squadra di salvataggio verso la nuova minaccia di Storybrooke. E qualche intruso” aggiunse, i suoi occhi fissi su Regina.
Lei non si lasciò minimamente turbare dal suo sguardo.
“Ho bisogno di qualcosa di suo. Per un incantesimo di localizzazione.”
Gold sorrise.
“Perché dovrei aiutarvi, perché dovrebbe importarmi?”
“Farò qualsiasi patto tu voglia” intervenne Emma annoiata. “Spara.”
“Qualsiasi? Interessante.”
“No, non faremo proprio alcun patto” disse Regina fermamente. Poi sorrise, appoggiando una mano sul bancone e avvicinandosi a Gold. “Chiedilo di nuovo, Tremotino.”
Lui si guardò attorno, con la tentazione improvvisa di ridere in faccia alla donna davanti a lui. Si chinò verso di lei, un sorriso beffardo sulle labbra.
“Perché dovrei aiutarti?”
Regina sollevò il mento, scandendo ogni parola perché lui la comprendesse bene.
“Chi te lo sta chiedendo?” ritorse. “Sei sposato, adesso. Tutto ciò che possiedi, è tuo soltanto per metà. La domanda giusta da fare è: perché Belle dovrebbe aiutarci?”
Dalla porta che dava sul retro del negozio si affacciò la ragazza che aveva origliato l'intera conversazione.
“E la risposta” continuò Regina “è che ci aiuterà perché stiamo cercando di salvare la città da qualcuno che vuole fare del male agli amici della famigliola felice” con un cenno della testa indicò le persone alle proprie spalle. “Non è vero, Belle?”
“Dagli ciò di cui hanno bisogno Tremo. Ti prego. Fai la cosa giusta” gli si avvicinò, prendendogli le mani. “Per me.”
Dopo qualche secondo di esitazione, lui annuì.
Regina sapeva esattamente dove colpire. La sua unica debolezza. Era ancora così brava a manipolare le persone come voleva, era difficile credere che ci fosse qualcosa di diverso in lei. A Tremotino sembrava la persona che era sempre stata. O meglio, la persona che lui stesso aveva forgiato.
Con un movimento del polso fece apparire davanti a loro una sfera di cristallo. In realtà, quello che ne rimaneva. Era rotta sulla parte superiore e il supporto dorato era scheggiato. Sembrava che stesse per rompersi da un momento all'altro.
Regina la riconobbe immediatamente. Era la sfera che Malefica teneva sempre con sé, sopra il proprio bastone, in cui custodiva la sua maledizione più preziosa. Quella che Regina aveva rotto per rubarle la Maledizione che aveva lanciato su Storybrooke.
La prese cautamente dalle mani di Tremotino. Ma quando con un gesto della mano la incantò affinché trovasse Malefica, qualcosa andò storto. Apparvero davanti ai loro occhi tre sfere tutte identiche.
“Che sta succedendo?” domandò Emma perplessa.
Regina sospirò, lo sguardo adirato.
Tutti automaticamente si voltarono verso Gold.
“Non è colpa sua” intervenne Regina. È Malefica. Sebbene non vi sia modo di eludere un incantesimo di localizzazione senza ricorrere a metodi abbastanza estremi, è possibile riuscire a confondere le proprie tracce.”
“Quindi solo una delle tre sfere porta davvero a dove si trova Malefica” concluse Ruby.
“Esattamente. Le altre due portano a posti in cui è stata ed in cui ha lasciato una traccia di sé, per così dire.”
“Tipo la faccia di fumo che ci ha minacciato davanti la biblioteca?” chiese Emma.
“Esatto. Ma più articolate, più verosimili.”
“Quindi adesso cosa facciamo?” domandò David.
“Ci dividiamo” decise Emma. “Non possiamo sprecare l'incantesimo. Dividiamoci in coppie. Ci rivediamo al mio ufficio appena l'incantesimo finisce. Nessuno affronti Malefica da solo, ancora meglio, nessuno la affronti, punto.”
Appena David voltò lo sguardo verso Bianca lei annuì, apprestandosi a seguire la sfera che per prima lasciò il negozio. Ruby sorrise maliziosamente, afferrando Mulan per un braccio e trascinandola verso la seconda sfera.
“Vieni Mulan. A quanto pare, stiamo formando quel tipo di coppie.”
“Guarda che ti ho sentita, Ruby.”
Lei non fece caso alle parole di Emma, dirigendosi fuori dal negozio.
“Beh, sembra che siamo rimaste noi due” disse a Regina con un sorriso.
Regina seguì immediatamente la terza sfera. “Non perdiamo altro tempo.”

“Sono ore che camminiamo” si lamentò Emma.
“A malapena un paio” la contraddisse la mora.
Si erano trovate a vagare per il bosco, erano quasi subito uscite dal sentiero battuto, seguendo la sfera.
Dopo qualche minuto di silenzio, la bionda parlò di nuovo.
“Sai già che saremo noi a trovarla, vero?”
“Cosa te lo fa pensare, Emma?”
“Beh, non avresti mandato Ruby insieme a Mulan se avessi pensato che avrebbero potuto imbattersi in Malefica. Nessuna di loro ha poteri magici e so che non le avresti lasciate andare sapendo che se incontrassero Malefica non avrebbero neanche una possibilità di cavarsela.”
“Neanche i tuoi genitori hanno poteri magici” le ricordò.
“Loro se la cavano sempre in un modo o nell'altro.”
Regina sospirò. “Nessuno lo sa meglio di me, fidati” le disse con un sorriso provocatorio. “In ogni caso, non è esattamente accurato dire che Ruby non ha poteri magici. Al contrario, la sua capacità di tramutarsi in lupo è rara e invidiata da molti” precisò. “Comunque non devi preoccuparti. È solo un trucco, non può essere in tre posti contemporaneamente. Ma deve muoversi molto velocemente tra i luoghi in cui vuole che le sfere si fermino, apparendo e scomparendo in ognuno di essi, finché non siamo dove lei ci vuole.”
“Quindi quello che stai dicendo è che stiamo camminando dritti dentro la sua trappola?”
“Solo io e te, mia cara. Lei cerca me, quindi lascerà in pace gli altri.”
Emma si fermò di colpo quando lo capì. Poi si affrettò per recuperare Regina.
“Li hai lasciati andare perché non volevi che fossero in pericolo, nessuno di loro. Non volevi aiuto dall'inizio” ragionò ad alta voce.
“Mi dispiace, ma non ho intenzione che qualcun altro muoia a causa mia.”
“Allora perché hai portato me?” sorrise beffardamente. “È il tuo modo di dirmi che siamo finalmente amiche?”
Regina rise, scuotendo la testa.
“Chi dice che ti stia portando con me?” chiese enigmaticamente. “Sai il punto esatto del bosco in cui siamo adesso, Emma?”
Lei si guardò attorno attentamente, ma era tutto uguale, non aveva idea di dove si trovassero ed era stata troppo occupata a prestare attenzione a Regina per prestare attenzione alla loro direzione.
“Beh, no, ma sono già qui, quindi non serve.”
Regina si fermò, voltandosi.
“Ci vediamo stasera Emma” le rivolse un sorriso debole. “Ce la farò, ok? Tornerò a casa. Puoi dire ad Henry che l'ho promesso.”
La bionda la guardò enigmaticamente, scuotendo la testa, senza capire.
Poi Regina, la guardò ancora una volta negli occhi, così intensamente, come se volesse aggiungere altro. Ma all'ultimo momento sembrò ripensarci, scuotendo la testa. Mosse il polso in modo deciso ma fluido ed Emma si sentì avvolgere da una sensazione strana, come se il suo intero corpo fosse immerso in un liquido caldo e denso. Si sentì trascinare per qualche istante e, quando riaprì gli occhi, era in piedi nel proprio ufficio.
“Dannazione.”

Sapeva che Emma si sarebbe arrabbiata con lei, ma non le importava. Non era disposta a mettere in pericolo proprio l'unica amica che aveva in quella città, e forse in assoluto, solo perché era l'unica altra persona che possedeva la magia. Beh, a parte Gold. Ma in quale razza di universo parallelo Gold l'avrebbe mai aiutata a sconfiggere Malefica?
Rise con se stessa a quel pensiero.
Doveva continuare da sola, da lì in poi.
Era così e basta.
Doveva farlo da sola.
Era la sua battaglia ed era giusto che fosse lei l'unica a combatterla. Era così che aveva sempre affrontato tutte le battaglie a cui la vita l'aveva costretta.
Dopotutto era la sua redenzione, non quella di Emma.

“Emma?”
“David. Cosa ci fate qui?”
Sia lui che Bianca erano completamente bagnati, seduti sulle sedie dell'ufficio di Emma, ad aspettare di avere notizie dalle altre due coppie.
“Abbiamo seguito la sfera fino al molo, ma poi è caduta a terra, come se l'incantesimo fosse terminato. Ci siamo voltati e Malefica era lì.”
“Cosa?” chiese Emma, confusa. “Credevamo che stesse aspettando noi.”
“Beh, avrebbe senso. Quando ha visto che eravamo noi ci ha spinto verso l'acqua, dicendo che sarebbe andata a rubare la magia che le serviva per colpire Regina da qualcuno di almeno vagamente utile ed è sparita.”
Emma inspirò, chiudendo gli occhi.
“Penso che Regina lo sospettasse, mi ha spedito qui perché non voleva che rischiassi di trovarmi in un loro ipotetico scontro.”
“Pensiamo che Malefica voglia usare i tuoi poteri per fare del male a Regina, ma non abbiamo la più pallida idea di come pensi di poterteli rubare.”
Emma sospirò.
Le cose si stavano complicando sempre di più.

Regina continuò a camminare, immersa nei suoi pensieri.
Sapeva che, senza Emma lì ad aiutarla, stava praticamente camminando verso la propria condanna a morte. Ma non era davvero riuscita a mettere in pericolo la vita della bionda che negli ultimi mesi le era stata sempre affianco.
All'inizio Regina lo aveva considerato fastidioso e inconveniente, ma piano piano si era abituata a quello strano rapporto di amicizia.
Lei e Emma, in fondo, avevano in comune una cosa fondamentale per entrambe: Henry.
Capitava abbastanza di frequente che Emma si fermasse da loro dopo aver riaccompagnato il ragazzo a casa da scuola e che loro tre facessero cena insieme, parlando del più e del meno, senza che fossero tirati in ballo il passato di Regina o le cose che aveva fatto. Doveva ammettere che si era affezionata, sebbene lentamente, alla ragazza che così tanto aveva insistito per essere sua amica.
Si ricordava ancora di quando si erano incontrate alla tavola calda di Granny ed Emma le aveva offerto da bere solo per poi scusarsi del fatto che Robin Hood avesse scelto di tornare insieme a sua moglie. Regina aveva riso, perché era una cosa per cui solo Emma si sarebbe potuta scusare. Le aveva detto che non vedeva come le decisioni di Robin potessero essere colpa sua e che non importava. Che lei non era innamorata di lui.
Camminando per il bosco, Regina rise di se stessa.
Neanche il suo vero amore, era riuscita ad amare. Neanche lui.
Per Regina era un chiaro segno che innamorarsi non faceva per lei, non era il suo destino. Non era mai stata brava nelle storie d'amore. L'unico uomo della sua vita, quello per cui ci sarebbe sempre stata, era Henry. Se Robin le aveva insegnato una cosa, era quella. Nessuno poteva arrivare a riempire il cuore di Regina quanto anche solo il pensiero del suo piccolo principe.
La sua vita senza Henry sarebbe stata priva di significato.
Ed era ironico, perché se non avesse fatto le cose che rimpiangeva così tanto, se Emma non fosse nata e non avesse rotto la maledizione, lei non avrebbe mai avuto suo figlio. Ed era più o meno l'unica persona senza la quale Regina era davvero sicura di non poter vivere.
Eppure.
Eppure qualcosa mancava.
Quell'amore in senso romantico, quello che le faceva venir voglia di vomitare ogni volta che guardava i Charming's. Le dava la nausea, sì, eppure la incuriosiva allo stesso tempo.
Avrebbe voluto provarlo, almeno una volta, avrebbe voluto sentirsi amata da qualcuno in quel modo.
Pensò a Daniel. Erano passati qualcosa come cinquant'anni dalla sua morte. Il ricordo di lui era ancora forte e sapeva che si erano amati. Ma sapeva anche che per quanto forte, quel sentimento non era simile a quello che provavano Bianca e David. Lunghe riflessioni l'avevano portata a concludere che Daniel forse non era stato il suo vero amore, ma neanche Robin lo era.
Si era da tempo ormai rassegnata al fatto che non lo avrebbe mai trovato.
Era così immersa nei propri pensieri che si accorse che la piccola sfera di vetro si era fermata davanti a lei solo quando ci andò a sbattere contro.
Si paralizzò, vedendola cadere a terra.
Alla periferia del suo sguardo vide una figura avvicinarsi, una donna con un lungo abito magenta ed un bastone.
“Malefica.”
“Regina. Finalmente sole.”

Qualche istante dopo entrarono nell'ufficio di Emma Robin Hood e uno dei suoi compagni, Will Scarlet, sostenendo Mulan, che faticava a camminare.
“Che diavolo è successo?” chiese Emma precipitandosi al suo fianco.
“Belle l'ha trovata dentro la biblioteca quando è andata ad aprire qualche minuto fa, stavamo passando lì fuori quando abbiamo sentito le urla.”
“Mulan, stai bene?”
La ragazza annuì. “Ho solo sbattuto la testa e credo che il mio braccio sia rotto.”
“Dobbiamo portarti in ospedale.”
“Le abbiamo detto la stessa cosa, ma lei ha detto che era di vitale importanza arrivare da te il prima possibile.”
Emma appoggiò le mani sulle sue spalle.
Fu allora che capì che c'era qualcosa in tutto quello che mancava. O meglio, qualcuno.
“Dov'è Ruby?”
Mulan inspirò con grande fatica.
“Ha detto” una fitta al braccio la distrasse, fece uno sforzo enorme per continuare a parlare. “Ha detto che le serviva il suo tipo di magia.”
“Le serviva per cosa?” domandò Emma in un sussurro.
Mulan fece qualche respiro mozzato, emettendo un sussurro strozzato.
“Per risvegliare la bestia.”

“Ti ci è voluto un bel po', cara” la provocò Regina, mettendosi le mani sui fianchi.
“Beh, sono stata un po' occupata con la tua bella ragazzina.”
Il sorriso beffardo che aveva indossato fino ad un istante prima sparì dal viso di Regina senza lasciare tracce.
“Che le hai fatto?” chiese con una rabbia nella sua voce che credeva di aver perduto.
“Oh, magnifico, Regina. Ce l'hai ancora. La rabbia, la sete di vendetta. Ti ricordi, cosa ti dicevo sempre? Tieniti stretta la vendetta perché sarà l'unica cosa che riuscirai a tenerti quando chiunque altro al mondo ti avrà abbandonato. Sembra che ci siamo, finalmente. Dimmi, il mio consiglio ti è stato d'aiuto? Aggrappati alla vendetta, perché ti darà forza.”
Regina non rispose, serrò la mascella e cercò di capire quale sarebbe stata una mossa intelligente a quel punto.
“Andrò a privare la bella ragazzina dei suoi poteri magici, adesso. Prometto di restituirtela appena ho finito. So quanto sei gelosa dei tuoi giochi.”
Regina decise di mandare al diavolo la prudenza e alzò le mani nell'aria, cercando di colpire la strega davanti a sé e farla atterrare contro uno degli alberi alle sue spalle, ma lei fu più veloce, dissolvendosi in un fumo prima che la magia riuscisse a raggiungerla.
“Maledizione” urlò Regina in mezzo al bosco. Ma dopo breve la rabbia la lasciò ed i suoi occhi furono offuscati dal rimorso. “Emma” mormorò a se stessa. Se l'avesse tenuta al suo fianco Malefica non l'avrebbe mai raggiunta.
Incrociando le mani si trasportò nell'ufficio dello sceriffo, senza la più pallida idea di come comunicare la notizia ai due idioti.

La prima cosa che vide furono due occhi verdi che la fissavano.
“Emma.”
“Regina, stai bene, grazie al cielo.”
“Credevo che Malefica ti avesse presa. Ha detto” iniziò, bloccandosi subito dopo.
Guardò i presenti, confusa, notando che Mulan e Ruby non erano lì. Il suo sguardo perplesso si fermò sulla bionda.
“Ruby è sparita. Malefica voleva lei fin dall'inizio” mormorò Emma.
E Regina maledisse il proprio nome, per l'ennesima persona innocente persa a causa sua.




Nel primo capitolo ho inserito un banner della storia, fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo. A presto!





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Capitolo 3
*** Hide the Beast Deeper Inside ***








Hide the Beast Deeper Inside


Emma non capiva come le risultasse ogni volta così difficile tenere il passo con Regina, nonostante lei indossasse sempre tacchi alti e scomodi.
Aveva classe, le doveva concedere come minimo quello.
Quando finalmente furono dentro l'ospedale, trovarono Robin, Marian e Will nella sala d'aspetto, Hood scattò in piedi appena vide Regina. Lei lo ignorò, forse neanche facendoci caso, dirigendosi il più velocemente possibile verso la camera dove stava riposando Mulan.
Una volta dentro, Regina si paralizzò.
L'espressione dura che aveva in volto si fece ancora più inespressiva ed Emma capì che era arrabbiata con se stessa, per quello che era successo alla donna che aveva davanti.
“Cosa le è successo?” domandò piano, avvicinandosi al suo letto.
“Ha sbattuto la testa, ha un braccio rotto” elencò Emma “chissà che altro. Conoscendola, avrà lottato contro Malefica fino a perdere conoscenza.”
“Non stento a crederlo. Guarda il suo viso.”
Emma fissò l'occhio, più scuro di quanto avrebbe dovuto essere, il labbro sanguinante, un taglio sulla guancia sinistra, uno sul sopracciglio destro.
Regina alzò la mano nella sua direzione, passandola delicatamente sopra le ferite. La spostò poi sul suo braccio ed Emma vide che non vi era più sangue sulle sue bende, né lividi attorno al suo occhio.
Dopo qualche istante, Regina si voltò verso di lei.
“L'hai guarita.”
“Quello che ho potuto. Il braccio le farà male, ma non è più rotto. Le costole sono di nuovo a posto, ho fermato l'emorragia interna e ho fatto sparire tagli e lividi. Non ho rimedi per guarirla dai suoi ricordi, temo.”
Emma sorrise. “Grazie.”
La mora scrollò le spalle. “Di cosa? Non ho guarito te.”
“Qualcuno doveva dirtelo, ed io sono qui.”
Regina appoggiò le mani sui propri fianchi con fare irritato.
“Miss Swan, non l'ho fatto per avere una sorta di ricompensa, non mi serve che lei indori la pillola per me. Sono abituata a non essere ringraziata per le cose gentili che faccio, sebbene io convenga che sono eventi più unici che rari.”
Emma alzò le sopracciglia al suo tono serio e deciso.
“Quando hai salvato la vita a mia madre il ringraziamento è stata la mano del Re e diventare regina, o sbaglio?”
Qualcosa, un lampo scuro, passò sui suoi occhi. Ed Emma capì di aver detto la cosa più sbagliata che avrebbe mai potuto dire in quel momento.
“Quel ringraziamento, miss Swan, è risultato nella morte dell'uomo che amavo quando avevo solo diciotto anni ed in suo nonno che strisciava dentro il mio letto ogni notte senza mai preoccuparsi di ciò che io avevo da dire a riguardo, in una vita di infelicità e nell'addormentarmi ogni sera tra le lacrime mentre sua madre nella stanza affianco sentiva e non aveva il coraggio di stare dalla mia parte.”
“Regina, io-”
“Se lo risparmi. Le persone come lei, sua madre e suo nonno, miss Swan, sono il motivo per cui ho smesso di fare cose gentili in primo luogo. Perché invece di un ringraziamento non prova a fare un atto gentile a sua volta.”
Senza aggiungere altro superò Emma, spalancando la porta della camera con un gesto della mano e dissolvendosi in fumo appena fu un solo passo fuori dalla porta.
Emma si chiese perché non si era limitata a tenere la bocca chiusa in primo luogo.

Si era appena versata il secondo bicchiere di whisky quando sentì bussare alla porta. All'inizio pensò solo di ignorarlo, ma quando la persona lì fuori bussò di nuovo, capì che se non avesse risposto alla porta Henry avrebbe potuto svegliarsi.
La persona che vide ferma nel suo patio la spinse ad un alzata di occhi al cielo da record.
“Miss Swan” sospirò in modo stanco. “Sta cercando di svegliare nostro figlio mentre dorme, per caso?” buttò giù tutto d'un fiato il contenuto del bicchiere che aveva in mano.
Emma sorrise involontariamente.
“Cosa?”
“Hai detto nostro figlio. Nostro” indicò prima sé e poi Regina per un paio di volte, prima di rendersi conto di quanto sdolcinato doveva sembrare che stesse sorridendo per quella cosa.
“Per l'amor di Dio” sussurrò lei in risposta, alzando di nuovo gli occhi al cielo, battendo il record che aveva appena stabilito. “Entra, ho bisogno di versarmi altro whisky per continuare questa conversazione.”
Emma la seguì dentro lo studio.
Regina, dandole le spalle, versò due bicchieri uguali per contenuto a quello che aveva in mano quando aveva aperto la porta. Ne porse uno ad Emma, che lo accettò con un piccolo sorriso.
“Mi dispiace per quello che ho detto prima” si scusò sedendosi sul divano.
Regina sospirò. “Non avrei dovuto risponderti in quel modo. Avrei dovuto soltanto dire prego e stare zitta. D'altra parte non si può pretendere che tu sia dotata di qualche tipo di tatto, a giudicare dal comportamento dei tuoi genitori.”
Fu il turno di Emma di alzare gli occhi al cielo.
“Guarda che hanno notato tutti che hai smesso di cercare di uccidere mia madre. Puoi dirlo, sai? Di averla perdonata e di essere tornata a volerle bene. Sei stata la sua matrigna per tanto tempo.”
Regina fece una faccia disgustata.
“Non mi piacciono queste insinuazioni, io non ho mai provato niente se non disgusto per tua madre. E l'unico motivo per cui non sto cercando più di ucciderla è che è la nonna di Henry” chiarì, sorseggiando il suo whisky, sedendosi a sua volta difronte ad Emma, che scosse la testa e si lasciò sfuggire una piccola risata.
“Sei così testarda.”
“E tu sei così sfacciata.”
Emma si rigirò il bicchiere tra le mani, prendendone un sorso e continuando a guardare in basso mentre si decideva a chiedere.
“Perché pensavi che Malefica avesse preso me?”
Regina fu colta in contropiede.
“Era la cosa più logica da pensare. Ha detto che avrebbe rubato la magia ad una persona che conoscevo ed ho pensato a te.”
“Ma avevi detto poco prima che anche Ruby aveva della magia. Magia invidiata da molti, perfino.”
“La tua è invidiata dai più. Magia bianca, il prodotto del Vero Amore. La Salvatrice. Ho dato per scontato che avesse preso te.”
“L'hai pensato perché ti sentivi in colpa per non avermi fatto rimanere dove potevi vedermi, per non avermi protetta.”
“Non sei mica mia figlia” le disse, ridendo. “Potresti andare tranquillamente a giocare dove non posso vederti ed io dormirei sonni tranquilli, cara.”
“E allora perché hai pensato a me?”
“Sei l'altra madre di Henry, l'unica amica che ho. Era logico pensare che avesse preso te.”
“Il mio superpotere dice che stai mentendo.”
Regina rise amaramente, alzandosi in piedi e dandole le spalle.
“Ha detto che aveva preso la mia ragazzina” pronunciò le ultime due parole con una rabbia che prese Emma alla sprovvista. Fece attenzione ad omettere il 'bella' che Malefica aveva usato. “Che le avrebbe tolto i poteri magici e alla fine me l'avrebbe restituita. So quanto sei gelosa dei tuoi giochi, mi ha detto” Regina rise con marezza. “Non ha ancora visto niente” la sua voce si incrinò leggermente durante quella minaccia, seguita da un altro sorso di whisky.
“Perché Malefica dovrebbe pensare questo di Ruby?”
“Non lo so, onestamente. Penso che abbia osservato l'assemblea, abbia visto che Ruby ha preso le mie difese. Avrà tratto le sue conclusioni.”
“E tu pensavi che si riferisse a me?” chiese Emma, con un filo di voce.
Vide le spalle di Regina abbassarsi.
“Ero soltanto preoccupata per i tuoi poteri. Non illuderti, Swan.”
Guardò Regina mentre si versava dell'altro liquore e si voltava, per passarle la bottiglia. La bionda svuotò il proprio bicchiere in un solo sorso e poi lo riempì nuovamente quasi fino all'orlo, appoggiando la bottiglia sul tavolino basso tra lei e Regina.
“Devi ammetterlo però, la nostra è un'amicizia singolare” le disse Emma con un piccolo sorriso. Ed era vero per così tanti motivi che Regina neanche perse tempo a ripassarli tutti nella propria mente prima di ridere.
Il suono di quella risata alleggerì il cuore di Emma.
“La Cattiva e la Salvatrice.”
Emma svuotò di nuovo il proprio bicchiere e dopo averlo appoggiato accanto alla bottiglia si alzò in piedi, fronteggiando Regina.
“È difficile considerarti la mia cattiva.”
“È difficile considerarti la mia salvatrice.”
Continuarono a guardarsi negli occhi per diversi momenti, c'era a malapena mezzo metro a separarle ed Emma aveva bevuto troppo whisky e Regina era ferita troppo in profondità.
Emma avrebbe semplicemente voluto dirle che anche se non era la sua salvatrice, avrebbe voluto più di ogni altra cosa al mondo esserlo. Avrebbe voluto che Regina abbassasse le sue dannate difese solo il tempo necessario a capire che Emma non avrebbe mai lasciato perdere, non con lei, che quello che voleva era solo che lei fosse felice. Che lei fosse salva.
Ma non poteva dirlo.
Non poteva, dopo tutta la fatica, tutti i suoi sforzi per diventare così amica con la madre di suo figlio, farla fuggire via perché sentiva qualcosa dentro sé che non avrebbe mai e poi mai dovuto sentire. Quindi fece quello che aveva fatto dal giorno in cui avevano sconfitto la Regina delle Nevi, mesi prima, e seppellì nelle profondità di se stessa quel sentimento a cui solo da allora era riuscita a dare un nome, ma che da moltissimo tempo prima aveva iniziato a fiorire dentro lei.
Regina, invece, avrebbe solo voluto dirle di andare via. Di prendere Henry e di fuggire lontano, il più lontano possibile dalla morte che la seguiva ovunque andasse, dall'infelicità che era sempre sulla scia dei suoi passi.
Avrebbe voluto dirle di andare via ed essere felice e smetterla di preoccuparsi per lei, per una stupida amicizia ammaccata e piena di bende. Di smetterla di preoccuparsi di ferirla e di pensare soltanto ad andare avanti. Le persone, Regina lo sapeva, stavano sempre meglio dopo averla superata ed essere andati per la loro strada.
Ma nessuna delle due disse niente di ciò che pensavano. Era troppo difficile.
Regina fu la prima a distogliere lo sguardo e a voltarsi, posando il proprio bicchiere.
“Per prima cosa domani mattina, porto Henry a casa tua. Rimarrà con te, dove potrai proteggerlo, dove la sua vita non sarà messa a rischio dalla mia presenza. Voglio che sia al sicuro.”
“Non c'è posto al mondo in cui Henry si senta più al sicuro che al tuo fianco.”
Regina rise amaramente.
“Non so se lo hai notato, ma il mio fianco è il luogo dove una persona innocente oggi è stata rapita. Se succedesse ad Henry non me lo perdonerei mai.”
“Tu non eri insieme a Ruby. Ma se sei insieme ad Henry, niente di male gli può succedere. So che lo proteggerai a qualsiasi costo, e lo sa anche lui.”
Regina scosse la testa. “Poi sono io quella testarda.”
“Beh, faccio del mio meglio per tenere il tuo passo” scherzò Emma.
“Se qualcosa dovesse succedermi, Emma” si voltò verso di lei, facendo un passo nella sua direzione e guardandola nuovamente negli occhi “devi prenderti cura di lui.”
“Non ti succederà niente. Non lo permetterò.”
“Ma se dovesse succede, devi fare in modo che lui sia al sicuro.”
“Regina, per favore.”
“Promettimelo.”
“Non ti succederà niente di male.”
“Emma, promettimelo e basta, devo saperlo.”
“Non posso promettertelo! Non posso e basta perché se ti succede qualcosa Henry non starà mai più bene, non si sentirà mai più al sicuro. Nessuno può riprendersi dal perdere una madre, e lui ti vuole così tanto bene, Regina. Se ti succedesse qualcosa, lo distruggerebbe. Quindi non fare cavolate e sopravvivi. Se non vuoi farlo per te o per me, fallo per Henry.”
Dicendo il nome di loro figlio Emma le prese la mano con la sua.
La mora annuì, sospirando.
“Ti accompagno alla porta” le disse piano. “È tardi e domani dobbiamo iniziare a cercare Ruby immediatamente.”
Emma annuì, capendo che quello era il suo modo di troncare la conversazione.
D'altra parte quando, come in ogni loro discussione, arrivavano ad un'impasse, non c'era molto altro da fare se non arrendersi al fatto che nessuna delle due avrebbe mai dato ragione all'altra.

Cercarono Ruby per tutta la giornata successiva. Niente sembrava funzionare. Malefica aveva una predisposizione per eludere gli incantesimi di localizzazione e avevano cercato in tutti i posti noti di Storybrooke, ma non avevano trovato niente.
“C'è un libro che mi ha dato Belle” iniziò subito Emma quando Regina aprì la porta. “I centouno modi per trovare una persona.”
La mora le fece cenno di entrare.
“La cena è quasi pronta. Togliti il giacchetto, posa quel libro polveroso e siediti a tavola. Voglio che la vita di Henry continui normalmente, quindi adesso faremo cena come una famiglia normale e poi parleremo del libro. Tutto chiaro?”
L'unica risposta fu un'alzata di spalle.
Quando Regina faceva uno dei suoi discorsi, Emma si trovava spesso in difficoltà a fare altro se non concordare.
La cena trascorse tra i racconti di Henry sulla scuola e le sue domande inquisitorie su Malefica, ma alla fine Regina gli disse che era l'ora di andare a letto, visto che il giorno dopo aveva scuola.
Lei ed Emma si spostarono nello studio, libro alla mano, si sedettero alla scrivania ed iniziarono a cercare qualcosa di utile tra quei centouno modi di rintracciare una persona.
Circa una settimana dopo, avevano messo in pratica tutti gli incantesimi, i trucchi, i consigli scritti in quel libro uno per uno e anche qualcosa in più.
Ma Ruby era introvabile. Sembrava che fosse sparita dalla faccia della terra.
Ogni sera Emma si fermava a cena a casa Mills, cenavano con Henry e poi leggevano i nuovi libri che Belle di volta in volta portava loro. E parlavano. Di qualsiasi cosa venisse loro in mente, dal perché una regina avesse imparato a cucinare la lasagna al forno, al tipo di musica che ascoltavano, c'era solo un argomento che rimaneva intoccabile: il passato di Regina. Il poco che Emma sapeva era ricavato da mezze frasi e frecciatine messe insieme per formare un quadro neanche lontanamente completo.
“Non ne posso più, è completamente inutile!” sbottò Emma, lanciando il libro che aveva in mano sul divano ed alzandosi.
“Per una volta, mi trovo d'accordo. Sono passate due settimane da quando Ruby è sparita, leggere libri non ci sta aiutando a trovarla e di sicuro non la riporterà indietro.”
“Propongo di cambiare tattica.”
“E cosa vorresti fare? Chiamare Malefica e chiederle se per favore riporta qui l'amica di infanzia di tua madre?”
Emma roteò gli occhi. “Tu hai idee migliori?”
Il silenzio di Regina le disse tutto quello che doveva sapere.
“Sono così stanca” ammise la mora, alzandosi dalla scomoda sedia di legno e lasciandosi cadere sul divano su cui Emma aveva gettato il libro. “Voglio solo trovare quella ragazza e salvarla. Non è giusto. Non sarebbe dovuta morire così soltanto per avermi difesa.”
“Regina, per quello che ne sappiamo è ancora viva.”
Emma si mise accanto a lei sul divano, prendendole una mano.
“Sono passate due settimane, Emma. Se avesse davvero avuto intenzione di portarla indietro, lo avrebbe già fatto. Non credi?”
Emma non riuscì a trovare in sé abbastanza convinzione per mettere insieme una mezza verità, quindi si limitò a stringere la mano che teneva con la sua.
“Almeno nessuno prenderà più le mie difese, adesso che Ruby è mancata così tanto tempo da casa. Gli altri saranno tutti al scuro.”
Emma scosse la testa. “Io prenderò sempre le tue difese. Se lo avessi fatto per prima, quel giorno, forse adesso ci sarei io con Malefica.”
“Non dirlo neanche per scherzo, Emma! Se avesse preso te, mi avrebbe ucciso. Ed avrebbe ucciso Henry.”
Senza pensare, Emma si avvicinò all'altra donna, abbracciandola forte per qualche secondo e poi allentando un po' la presa, ma senza allontanarsi da lei.
“Troveremo una soluzione, Regina. Ritroveremo Ruby e la porteremo a casa sana e salva. Te lo prometto.”
“Questo è il motivo per cui non mi piacciono gli abbracci” mormorò Regina, che però lo stava ricambiando.
“Per il contatto fisico?”
“Perché non posso vedere la tua faccia e capire se stai mentendo.”
Emma rise piano, allontanandosi e guardando Regina negli occhi.
“Troveremo una soluzione” ripeté piano. “Te lo prometto.”
E Regina si concesse, solo per quella volta, di crederle.

Dopo aver accompagnato Emma alla porta si diresse in cucina per appoggiare i loro bicchieri dentro il lavandino quando sentì una sensazione a dir poco agghiacciante, un brivido gelido le percorse la schiena.
Fu allora che la porta d'ingresso si spalancò, un rumore assordante proveniente dalla porta principale invase la casa.
Henry corse immediatamente fuori dalla sua camera. Regina urlò nella sua direzione per assicurarsi che lui la sentisse.
“Devi dire ad Emma che cosa sta succedendo. Dille che sarò io a raggiungerla quando tutto sarà finito, probabilmente dovrebbero aspettare in ospedale” suggerì al figlio. Poi lo avvolse in una nube porpora e lo trasportò via.
Uscì correndo dalla porta di ingresso, trovandosi davanti una scena agghiacciante.
Ruby era stesa a terra poco distante dai gradini di ingresso, priva di sensi. Il corpo era pieno di lividi e tagli e stava perdendo sangue.
Alla fine del vialetto, c'era lei, nel suo abito magenta, immobile.
“Che le hai fatto?” le urlò contro.
“Oh, cara, non essere arrabbiata con me. Ho soltanto tirato fuori quello che mi serviva di lei.”
“Non puoi averlo fatto. Non puoi aver separato il lupo dalla ragazza senza averla uccisa.”
Fu mentre lo diceva che si rese conto che probabilmente era esattamente quello che aveva fatto per ottenere ciò che voleva.
“Rilassati, il tuo furetto è ancora vivo. Non per molto se non fai qualcosa, però.”
Regina mosse una mano, lanciando una pioggia di fuoco contro la donna difronte a lei. Ma il fuoco si dissolse con un simile movimento della mano della sua rivale.
“Cosa l'ho risparmiata a fare, se tu sei comunque così arrabbiata con me, mia cara?”
Regina non la stava ascoltando. Voleva solo proteggere le persone che amava e l'unico modo che aveva per farlo era eliminando la donna davanti a sé.
Materializzò delle frecce di metallo e le scagliò contro Malefica, che ne causò l'esplosione. Quando mosse di nuovo il polso, Regina roteò in aria e finì addosso all'albero alla sua destra.
“Non combatti da molto tempo, Regina. Sicura di sapere ancora come si fa?”
Nonostante un dolore lancinante alla metà sinistra del proprio volto e alla spalla destra, si alzò nuovamente in piedi.
“Stai attenta, Malefica. La bestia sta iniziando a vedersi.”
Con un gesto secco spezzò il bastone della donna, che si distrasse il tempo necessario a Regina per spedirla indietro di una decina di metri e mandarla a sbattere contro una macchina dall'altro lato della strada, il cui allarme partì all'istante.
Si rialzò in piedi, sollevando Regina a mezz'aria. Ma stavolta lei si fece trovare preparata, trasportandosi alle spalle della donna in magenta spingendola verso lo stesso albero su cui poco prima aveva sbattuto lei.
“Beh, attenta cara. Perché sta iniziando a vedersi anche la tua. Nascondi la bestia più in profondità, Regina. Continua a fingere di essere buona e un giorno potresti perfino convincere te stessa. Ma non me.”
Fu allora che una pioggia di corvi le si abbatté contro, beccandola e ferendola ovunque. Mentre sentiva i loro becchi e ali sulla propria pelle, qualcosa di freddo le tocco il petto. Una mano attraversò il proprio torace e si avvolse attorno al suo cuore. Ogni battito le rimbombò nelle orecchie.
Uno. Due. Tre.
Poi la mano si era ritratta, portando quel cuore con sé.
Dopo qualche secondo di panico, Regina si lasciò avvolgere dal fuoco, incenerendo i volatili che aveva intorno riapparendo subito dopo sui gradini di casa propria, accanto al corpo di Ruby.
Stringendo una mano nell'aria, afferrò per la gola la donna a qualche metro da lei. Lei fu sollevata di qualche centimetro da terra, ma sorrise beffardamente.
“Puoi scegliere, cara. Puoi salvare il tuo furetto, oppure puoi provare ad uccidere me e riprenderti il tuo cuore.”
Poteva vedere la rabbia cieca negli occhi di Regina.
Riusciva a percepire quanto sarebbe stato facile per lei mettere fine alla sua vita semplicemente chiudendo le dita. Ma lo stile di Regina era molto più sofisticato e doloroso.
Bastò quell'attimo di esitazione, per permetterle di spostarsi magicamente per essere di nuovo alla fine del vialetto.
“Scegli. Lotta e lasciala morire. Oppure sii una codarda e salva la sua vita.”
Fu allora che lo sguardo di Regina si spostò sulla ragazza svenuta ai suoi piedi.
“Questa è la scelta più facile del mondo” rispose, abbassandosi e sollevando Ruby tra le braccia, sentendo una fitta lancinante alla spalla destra, iniziò a respirare affannosamente. “Avrò altri giorni per scegliere di essere coraggiosa. Ma solo questo momento per salvare la sua vita.”
Senza aggiungere altro, una nube di fumo porpora la circondò, trasportando entrambe nella sala d'attesa dell'ospedale.
Vide Henry, ancora in pigiama, che aveva trascinato tutti lì in fretta e furia. Vide Emma camminare verso lei e la ragazza tra le sue braccia prese conoscenza proprio mentre Regina cadeva in ginocchio.
La sua spalla era ferita, il viso, le braccia, le gambe. Ogni parte di lei sanguinava a causa dell'assalto dei corvi. Ruby non era messa meglio.
Alzò una mano, sfiorando il viso di Regina. Le sue dita incontrarono sangue ed il viso della donna più grande si contorse per un solo istante con dolore.
“Mi hai salvata” mormorò debolmente.
La adagiò piano a terra, mentre la sua visuale iniziava ad annerirsi.
“Non ho salvato abbastanza.”
L'ultima cosa che riuscì a registrare, furono due braccia forti avvolte attorno al proprio busto e due occhi verdi fissi dentro i suoi.
“Emma” chiamò piano.
Poi il mondo attorno si fece buio.




Penso che il prossimo capitolo arriverà venerdì prossimo, cercherò di continuare ad aggiornare una volta a settimana. Se volete, fatemi sapere che ne pensate!





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Capitolo 4
*** Kiss Away the Pain of my Wounded Heart ***




Buon Natale a tutti!



Kiss Away the Pain of my Wounded Heart


Emma rimase seduta al fianco di Regina, osservando le sue ferite, fino a perdere la cognizione del tempo.
Aveva un taglio profondo sulla guancia sinistra, quello che Ruby aveva sfiorato, ma ne aveva uno anche appena più n alto, che le attraversava l'estremità della palpebra, dal sopracciglio alla tempia. C'erano dei tagli profondi sulle braccia e sul torso, sembravano quasi dovuti a dei morsi, o meglio a delle beccate, quasi come se fosse stata attaccata da uno stormo di uccelli.
Il cuore di Emma si strinse dentro il suo petto quando si rese conto che quella era, di fatto, un'ipotesi più che probabile.
Quando le palpebre di Regina vibrarono e si aprirono, Whale ancora non era venuto a visitarla, era impegnato con Ruby.
“Regina” mormorò Emma, stringendole una mano. “Piano, hai delle ferite abbastanza profonde.”
Sentì una risata sarcastica lasciare le sue labbra tremolanti e quella fu la conferma che non solo era sveglia, ma sapeva esattamente dov'era e con chi stava parlando.
“Non ne hai idea” mormorò, cercando di tirarsi a sedere.
“Piano, piano” ripeté Emma, aiutandola immediatamente. “Come ti senti?”
Non c'era bisogno di una risposta, le bastò l'occhiata che Regina le lanciò, con l'occhio sinistro semi chiuso a causa della ferita.
“Portami da Ruby.”
“Dovresti riposare. Non sanno se si riprenderà presto e non si è ancora svegliata.”
“Emma. Portami da Ruby” chiese di nuovo, con decisione. Ma poi la sua voce si fece incerta e si ridusse a poco più di un sussurro quando disse le uniche parole che Emma non avrebbe mai pensato di sentire uscire dalla sua bocca. “Per favore.”
Emma la aiutò ad alzarsi con un sospiro, conducendola verso la stanza di Ruby. Regina riusciva a camminare da sola, ma era visibilmente debole. Quando entrarono, la prima cosa che Emma vide fu che Whale se n'era andato da un pezzo e non si era neanche disturbato a fingere di controllare Regina.
“Stai lontano da lei” disse gelidamente Granny osservando mentre la mora, con lo sguardo fisso su Ruby, si avvicinava al suo capezzale.
Bianca e David scattarono in piedi, pronti a placare gli animi di tutti. Regina sembrò non sentirla neanche, si limitò a proseguire e ad appoggiare entrambe le mani sul viso della ragazza. Emma riconobbe la tristezza dentro i suoi occhi mentre sfiorava il suo viso, quella sensazione di impotenza contro quello che le era stato fatto.
“Deve saperlo” mormorò Regina. “Deve sapere che mi dispiace.”
“Allontanati da lei” ripeté la nonna della ragazza.
Ma Regina chiuse gli occhi, inspirando. Le sue dita scivolarono lente sulla pelle del suo viso e poi si spostarono sul collo, le spalle, le braccia, fino a prenderle le mani. Quello che successe lasciò di stucco tutti i presenti, tranne Emma, che lo aveva già visto succedere qualche settimana prima con Mulan. Le mani di Regina si spostarono, adagiandosi una sul suo petto ed una sul suo stomaco, una luce tenue tra le sue mani ed il corpo della ragazza attirò l'attenzione di David.
“Bianca” iniziò con tono incerto. Lei capì al volo.
“Sì. Sta usando la magia bianca” mormorò.
Ed Emma si chiese come aveva fatto lei a non accorgersene la prima volta.
Lo sforzo che richiese guarire le sue ferite, fece oscillare Regina di lato. Prontamente, Emma avvolse le braccia attorno al suo busto, sostenendola.
“Ti tengo. Ci penso io, ti tengo” mormorò. Regina le permise di sostenere parte del proprio peso.
Ruby aprì lentamente gli occhi.
“Mi dispiace.”
“Regina, l'hai guarita, va bene così” sussurrò nuovamente Emma. “L'hai salvata.”
“Non ho salvato abbastanza” ammise con voce rotta. “Mi dispiace, Ruby, per non aver potuto salvare il lupo.”
La ragazza incrociò il suo sguardo con aria stanca, ma riuscì a sorridere debolmente.
“Regina” sussurrò “non le avrei mai permesso di prenderlo, lo sai. È una parte troppo grande di me.”
La regina continuò a guardarla con aria confusa. Entrambe erano stanche e deboli, così Ruby cercò di dirle l'essenziale con meno parole possibili.
“Quando ha compreso che non sarebbe riuscita a strapparlo via senza uccidermi, ha aspettato che mi trasformassi sotto la luna piena ed ha preso soltanto un po' del mio pelo. Ha detto che ci sarebbe voluto più tempo, ma che non importava. Sapeva che se mi avesse uccisa tu avresti fatto rotolare via la sua testa, l'unico motivo per cui sono viva è che tu sei dalla mia parte, Regina.”
“L'unico motivo per cui sei viva è la paura che quella donna ha di me” la corresse in un sussurro, scuotendo la testa. “Mi dispiace per quello a cui ti ha sottoposto a causa mia.”
“Non era a causa tua” la corresse. “Il suo piano non ha te come obbiettivo, ha te come vittima” le spiegò Ruby.
Emma trasalì.
“Le serve il tuo cuore per qualcosa di più grande. Siamo tutti in pericolo, Regina, e tu sei l'unica che può salvarci.”
Emma percepì le sue gambe farsi ancora meno stabili, si impegnò per continuare a tenere Regina in piedi, ma il compito stava diventando difficile.
“Andiamo, Regina. Devo portarti a casa.”
Dopo qualche altro secondo in cui il suo sguardo rimase incollato a quello di Ruby, finalmente annuì, permettendo ad Emma di portarla verso l'uscita e poi verso la macchina.

“Perché hai guarito le sue ferite e non le tue?” le chiese appena Regina fu sistemata comodamente sul divano.
“Non avevo abbastanza energia per fare entrambe le cose” spiegò velocemente, mentre Emma si sedeva accanto a lei. “E poi, per me le cicatrici sono importanti. Mi ricordano delle battaglie che ho vinto, dei nemici che ho sconfitto.”
La mano della bionda si spostò involontariamente sul labbro superiore di Regina, sfiorando con il pollice la piccola cicatrice sulla parte destra, prima di rendersi conto di quello che stava facendo e ritrarre la mano come se si fosse bruciata.
“C'è un kit di primo soccorso dentro il bagno del piano superiore” le dette istruzioni Regina. “Non penso di riuscire a salire le scale al momento.”
Emma annuì, salendo velocemente al piano superiore e scendendo di nuovo appena trovato quello che voleva. Cercando di usare il massimo della delicatezza iniziò a disinfettare i tagli sul viso di Regina, vedendole fare una smorfia ogni volta che si spostava verso la ferita successiva.
“Quello che hai fatto oggi è stato molto coraggioso.”
“Certo” rimarcò ironicamente. “Fuggire via da una battaglia che stavo perdendo, molto coraggioso senza dubbio.”
“Intendevo non cedere alla rabbia. Alla voglia di vendetta cieca che so che hai provato guardandola, alla tentazione di finirla lì e in quel momento. Ma invece hai scelto di salvare Ruby, di mettere la vita di una ragazza che conosci a malapena davanti alla rabbia che hai coltivato per così tanto tempo.”
“La rabbia era tutto quello che avevo” sussurrò. “Ora non lo è più” disse in modo semplice e disarmante allo stesso tempo, spostando lo sguardo per incontrare quello di Emma. “Voglio di più per me stessa, altri sentimenti con cui riempire il mio cuore.”
Quasi si morse la lingua appena si ricordò che non aveva neanche più un cuore da riempire.
E forse fu il bisogno di Emma di salvare tutti, di guarire tutti, o quel vizio della famigliola felice di dover sempre ricompensare ogni buona azione, ma la mano di Emma che stava disinfettando il taglio sul suo mento si fermò e la bionda le prese gentilmente il viso tra le mani.
“Non guardarmi così, non voglio la tua pietà.”
Emma scosse appena la testa, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi neanche per un istante, accarezzando piano le sue guance.
“Voglio essere io la causa di qualsiasi sentimento riempie il tuo cuore.”
Regina scosse la testa, ma Emma strinse la presa sul suo volto, impedendole di distogliere lo sguardo dal suo.
“Non puoi salvare tutti.”
“Non voglio salvare tutti.”
Due mani fredde e tremanti si posarono su quelle calde e ferme di Emma.
“Non puoi salvare me, Emma, lo sai. Ho fatto troppa strada, troppi passi mi hanno allontanato da quella ragazza di diciotto anni così ingenua e buona. Non potrò mai più essere lei.”
“Non voglio salvare lei” spiegò sorridendo, con una semplicità disarmante. “Voglio salvare te.”
Regina scosse la testa. “Sono troppo difficile da salvare.”
Ma Emma sapeva che gli eroi non vengono chiamati così perché lasciano mance abbondanti ai ristoranti o salvano gattini dagli alberi. Vengono chiamati così perché salvano anche chi si rifiuta di essere salvato. E, per la prima volta in vita sua, Emma quasi desiderò meritarsi quel titolo che Henry le aveva attribuito innumerevoli volte.
“Non smetterò mai di provare” disse piano.
Si avvicinò lentamente a Regina, guardando dentro i suoi occhi pieni di lacrime che era così allenata a trattenere. Inclinando la testa di lato la baciò lentamente sulla guancia, lasciando che le sue labbra rimanessero attaccate alla sua pelle per parecchi secondi.
Sentì una sensazione calda nel punto in cui le loro mani si toccavano, in cui toccava il suo viso e tutto quel calore sembrava provenire dalle sue labbra. Lentamente si allontanò, guardando Regina con un misto di confusione e incertezza.
“Il tuo viso.”
“Mi hai guarita” mormorò Regina, sorpresa più di lei.
“No, io non ho fatto nulla.”
“Ma lo hai fatto, eppure. Perché non sono stata io. E tu se quella che ha meno controllo sulla propria magia.”
Le sopracciglia di Emma si avvicinarono in un cipiglio confuso. Chissà che altre cicatrici era riuscita a guarire, con un semplice bacio sulla guancia. Chissà quanto in profondità poteva arrivare, quante delle ferite di Regina poteva riuscire a riparare con un bacio.
Quando si avvicinò di nuovo per provarci, però, Regina abbassò il viso, chiudendo gli occhi.
“Non devi farlo per forza, perché hai pietà di me.”
“Smetti di dirlo, non ho pietà di te.”
“Allora perché continui a cercare di guarirmi?”
“Chi dice che lo sto facendo per te, Regina? Sto cercando di guarire anche me stessa.”
Regina si rifiutò di alzare il viso, chiudendo gli occhi con più forza e continuando a scuotere lentamente la testa.
Emma allora la abbracciò, avvolgendo le braccia attorno a lei, cercando di farle capire che voleva solo proteggerla.
“Le ferite sulle tue braccia e sul resto del tuo corpo ci sono ancora?”
Percepì Regina scuotere la testa. “Sono guarite. Grazie.”
“Non ho fatto niente.”
“Mi hai guarita.”
“Ti ho baciata.”
“È la stessa cosa.”
Emma stava per rispondere che non era affatto la stessa cosa, che aveva desiderato baciarla, mentre guarirla le era venuto spontaneo nel momento in cui era avvenuto quel contatto, ma poi si rese conto che era esattamente quello che Regina stava cercando di spiegarle.
Continuò a tenere abbracciata Regina, finché gli eventi estenuanti della giornata si fecero sentire e la mora si addormentò sul proprio divano. Emma la stese gentilmente, posando su lei una coperta che di solito stava sulla poltrona e spostandole i capelli dal viso.
“Buonanotte, Regina” mormorò baciandola delicatamente sulla fronte.
“Emma” un suono simile al suo nome uscì dalle labbra della donna ormai addormentata, gli occhi chiusi, un'espressione pacifica in volto.
Quella visione le strappò un sorriso.
Uscì senza fare rumore, chiedendosi se mai sarebbe riuscita a superare le difese di Regina abbastanza da riuscire a guarire con un bacio non solo le ferite aperte ma anche tutte le cicatrici che la mora si portava dietro.

La mattina dopo si incontrarono dentro l'ufficio di Emma, per cercare di capire quale sarebbe stata la loro prossima mossa.
“Non possiamo trovarla, questo è poco ma sicuro, ci abbiamo provato per due settimane” osservò Bianca con un sospiro.
Ruby aveva detto loro che l'unico rumore riconoscibile che riusciva a distinguere quando Malefica non era con lei era il rumore dell'acqua che scava la terra. Avevano pensato immediatamente al fiume, cercando per tutto il bosco in lungo ed in largo, ma non avevano trovato niente. Quindi avevano provato anche a cercare per tutta la spiaggia e al molo, ma senza alcun risultato.
“Non possiamo neanche aspettare che si venga a prendere il cuore di Regina però” puntualizzò Emma.
“L'unica cosa da fare è cercare di capire a cosa servono il pelo di un lupo mannaro ed un cuore, così possiamo trovare un modo per neutralizzare qualsiasi pozione stia preparando.”
“Regina, questo presuppone che lei arrivi al tuo cuore e lo usi per qualcosa di poco carino. Che fine ha fatto tutta la storia del prevenire è meglio che curare?”
“Beh, non possiamo prevenire qualcosa se non sappiamo cos'è, non è vero?”
Emma sospirò. “Non mi piace questa storia.”
“Oh, perché io invece non vedevo l'ora che una pazza psicopatica che se ne va in giro a maledire la figlia della tizia che ha sposato l'uomo di cui era innamorata mi strappi il cuore dal petto e lo aggiunga come ingrediente ad una zuppa di lupo.”
“Regina.”
“Emma.”
Le due erano impegnate da diversi secondi ormai in quella sorta di sfida a chi fissava l'altra più a lungo, quando Bianca si schiarì la voce.
“Cercare di capire il suo piano, come diceva Regina, è più o meno l'unica cosa che possiamo sperare di fare al momento, quindi iniziamo da lì e vediamo dove ci porta, ok? Chiederò a Belle se ha mai letto di un incantesimo simile e magari potrà prestarci i libri in cui cercare.”
Nessuna delle due annuì, ma nessuna delle due protestò.

Quando aprì la porta di casa dopo almeno mezzo minuto di insistente bussare, Regina capì che avrebbe dovuto immaginarsi che Emma non avrebbe lasciato cadere quella discussione così facilmente.
“A cosa devo il piacere-”
La bionda entrò in casa senza neanche salutare o chiedere permesso, facendosi strada dentro la cucina.
“Dobbiamo proteggere il tuo cuore.”
“Noi” Regina pose un forte accento su quella parola “non dobbiamo fare niente.”
“Invece sì.”
“Solo perché mi ha baciato su una guancia non ha il diritto di dirmi cosa è meglio che io faccia con il mio cuore, miss Swan.”
“Non ha niente a che vedere con quello. Voglio solo proteggerti. Il tuo cuore è importante.”
Regina scosse la testa.
“Dove tengo il mio cuore non è affar tuo.”
“Beh, Regina, spero vivamente che tu non lo abbia affidato di nuovo a qualche ladro da quattro soldi.”
Lo sguardo di Regina si rabbuiò sentendo quell'accusa.
“Pare proprio che io lo abbia fatto, no?” mormorò piano, in modo che la bionda non riuscisse a capire bene le sue parole.
“Cosa?”
“Lascia stare, per favore. Lascia stare tutta questa idea, questa tua inspiegabile pretesa di proteggere il mio cuore e pensa a cosa faremo quando Malefica inizierà ad usarlo.”
“Regina, ti prego! Non ha senso il modo in cui ti stai comportando. Dimmi cosa c'è che non va e basta, ok?”
Regina odiava Emma Swan.
Odiava il modo in cui capiva quando le persone stavano mentendo, odiava il fatto che sapeva sempre come metterla alle strette, odiava che non riusciva ad odiare Emma neanche un centesimo di quanto odiava se stessa.
“Perché è troppo tardi” urlò contro la donna che le stava facendo saltare i nervi. “Perché potevo scegliere tra salvare Ruby o riprendermi il mio cuore dalle mani di Malefica e salvare forse l'intera città, ma non potevo lasciarla morire. No, non volevo lasciarla morire! Volevo essere buona. Volevo fare la cosa giusta” scosse la testa, la sua voce si incrinò. “E adesso che quella maledetta cosa non è più dentro di me posso vedere che scelta incredibilmente stupida ho fatto. Le mie emozioni mi hanno annebbiato. Volevo essere buona, invece ho condannato tutti e adesso non so come rimediare.”
Malefica le aveva restituito Ruby in cambio del proprio cuore. E Regina si sentiva una stupida ad aver accettato quello scambio.
Si appoggiò una mano sulla bocca, rilasciando un respiro tremolante, chiudendo gli occhi e sentendosi impotente, indifesa, sconfitta.
Fu allora che percepì due braccia avvolgerla.
“Non osare mai più parlare del tuo cuore così.”
Regina lasciò andare una risata tremolante. Era quasi ovvio che di tutte le cose che aveva appena detto, quella era stata scelta da Emma come argomento di discussione.
“Tu non l'hai mai visto” appoggiò la fronte sulla spalla della bionda. “È così nero” la sua voce era ridotta a meno di un sussurro. “Come le tenebre.”
“Forse non ho mai visto il tuo cuore, Regina, ma ho visto te e ti conosco. Stai cambiando, ogni giorno fai qualcosa che mi fa capire che non solo stai provando a redimerti, a fare del bene, ma ci stai riuscendo meglio della maggior parte delle persone che conosco.”
Regina scosse la testa.
“Tu sei buona, Regina Mills” le disse Emma, scandendo ogni parola.
E come ultimamente spesso le succedeva, Regina decise di credere alle parole di Emma, di fidarsi del suo giudizio più che del proprio.
Le piaceva di più vedersi attraverso gli occhi di Emma che attraverso i propri, perché la propria immagine riflessa in quegli occhi verdi era di gran lunga la versione migliore di sé che avesse mai visto.

Caddero facilmente in una routine, quasi fosse la cosa più ovvia del mondo. Regina accompagnava Henry a scuola ogni mattina, visto che il ragazzo aveva insistito per tornare a stare a casa sua già pochi giorni dopo lo scontro con Malefica. Poi lei ed Emma rimanevano tutto il giorno alla biblioteca a cercare insieme a Ruby e Belle dei possibili incantesimi che coinvolgessero del pelo di un lupo mannaro ed un cuore, con scarsi risultati. Beh, a meno che Malefica non stesse mettendo su tutta quella storia solo per fare un filtro d'amore per far innamorare Ruby e Regina, ovviamente. Facevano pranzo inseme da Granny oppure Ruby portava loro qualcosa dalla tavola calda e passeggiavano tutte e quattro fino al molo per mangiare guardando l'oceano.
Nel frattempo Bianca e David stavano di giorno in giorno parlando con tutti gli abitanti di Storybrooke nel tentativo, dovevano ammetterlo, disperato, di riuscire a carpire qualche informazione su dove potessero trovarsi Malefica o la sua Fortezza Proibita. Anche loro però avevano raggiunto scarsi risultati.
Quando Henry usciva da scuola Emma andava a prenderlo e lo accompagnava a casa di Regina, dove lui faceva i compiti mentre loro continuavano a cercare di ricapitolare le loro informazioni e leggevano libri di incantesimi, cercando di trovare qualcosa che gli permettesse, se non di localizzare Malefica, almeno di poter comunicare con lei. Ma anche da quel fronte ancora non avevano ottenuto risultati.
Quando arrivava il momento Regina preparava la cena mentre Emma per lo più la osservava, parlavano del più e del meno e poi mangiavano tutti e tre insieme. Ogni sera Emma chiedeva almeno tre volte a Regina se era sicura che non fosse un problema che si fermasse da loro così spesso, sentendo ogni volta una risposta ironica diversa.
“Non preoccuparti, è l'oro del Reame di tua madre che ha riempito il mio conto in banca quando ho lanciato la maledizione, quindi tecnicamente sono soldi tuoi quelli che uso per la spesa.”
Ed Emma ogni sera rideva, rimanendo a cena.
Nei fine settimana, o se le cose erano più caotiche in città comunque almeno per un giorno, mettevano tutto quanto in pausa e spendevano il loro tempo come una famiglia comune, insieme a Bianca e David. Facevano colazione tutti insieme alla tavola calda e poi passeggiavano o facevano gite in barca, oppure Bianca insegnava ad Henry a tirare con l'arco o David gli insegnava ad usare la spada.
“Sta crescendo in fretta, non è vero?” chiese Regina alla bionda al proprio fianco, guardandolo con la spada di legno in mano mentre sorrideva.
“Già. Dovremmo sempre trovare momenti come questo, per stare tutti insieme, anche nei giorni più bui.”
“Non sarà sempre possibile, purtroppo. Ho la sensazione che presto saremo di nuovo in guerra.”
“Saremo sempre in qualche tipo di battaglia, Regina. Sono quattro anni che non facciamo altro, o sbaglio? Dobbiamo cercare di fare tesoro di questi momenti, non voglio perdermi tutta la sua vita a causa dei cattivi. Non serve sopravvivere se poi ci perdiamo” fece un cenno della testa verso David che rideva, mentre insegnava ad Henry come fare un affondo e a Bianca che lo incoraggiava, cullando Neal tra le proprie braccia “se ci perdiamo questo. Non dovremmo mai essere troppo occupate per fermarci e ricordarci che siamo felici, che abbiamo una famiglia che ci ama.”
Sei felice” la corresse Regina “e questa è la tua famiglia.”
Emma scosse la testa. Regina abbassò lo sguardo.
“Sai come ha iniziato a chiamare la domenica mia madre?”
“Il giorno della settimana in cui io ed il mio maritino perfetto insegniamo a mio nipote come combattere anche se sappiamo che se mai lo lasciassimo partecipare ad una battaglia le sue due mamme ci ucciderebbero?” domandò sarcasticamente. “Forse è un po' lungo.”
“Il giorno della famiglia” replicò Emma con tono deciso. “Tu sei inclusa nelle nostre domeniche quando lei le programma, Regina, e fai parte di questa famiglia come tutti noi.”
Gli occhi di Regina si alzarono immediatamente per incontrare i suoi.
Emma le sorrise, cercando di esprimere tutta la propria sincerità.
“La mia idea di famiglia è una sedia vuota” mormorò la mora, scuotendo la testa. “Dopo che mio padre è morto, ho continuato a tenere il suo posto a tavola. Il suo posto, il posto migliore, doveva sempre rimanere vuoto. Come se fosse ancora lì. Questa è la mia esperienza di famiglia, come potrei mai essere all'altezza dei Charming's?” chiese sospirando ed abbassando nuovamente lo sguardo.
“Non devi farlo per forza, ovviamente. Non posso costringerti a voler far parte della nostra famiglia” le disse, appoggiando una mano sulla sua. Quando la mora alzò nuovamente lo sguardo le sorrise. “Ma lasceremo sempre la tua sedia vuota, Regina. Aspettando anche se sappiamo che non verrai, perché questo è quello che fanno le famiglie. Quindi direi che la tua idea non è poi così lontana dalla nostra.”
Furono distratte quando gli altri si avvicinarono alle rocce su cui erano sedute.
“Mamma, Bianca dice che possiamo fare la pizza in casa per la cena di stasera e vuole sapere se possiamo andare a comprare gli ingredienti mentre loro portano Neal a riposarsi per un po'.”
“Certo” rispose Emma, sorridendo ed alzandosi.
“Mamma, va bene anche per te?” chiese poi a Regina.
“Oh, non so se dovrei venire anche io” guardò verso Bianca in modo esitante.
“Ma devi venire, Regina, è una cena di famiglia!” rispose lei, sorridendole.
“Chiedevo per la pizza, mamma” chiarì Henry. “Era scontato che saresti rimasta con noi. Su, andiamo prima che il negozio chiuda” incoraggiò le sue mamme, poi avvicinandosi a David e incamminandosi con lui verso la macchina.
“Che ti avevo detto?” mormorò Emma, colpendola delicatamente con la propria spalla contro la sua e sorridendole di nuovo.
“Voi Charming's e il vostro continuo sorridere. Mi sono sempre chiesta se vi facessero male i muscoli della faccia, dopo le prime dodici ore di fila.”
“Beh” la provocò Emma facendo qualche passo solo per poi voltarsi a guardarla di nuovo. “Penso che un giorno sarai in grado di rispondere a quella domanda in prima persona. Appena decidi di lasciar andare l'armatura e di cedere al mio brillante umorismo.”
Emma si voltò nuovamente, ricominciando a camminare.
Dietro di sé sentì una risata cristallina che le toccò il cuore e poi dei passi veloci, poco dopo l'altra donna fu al suo fianco.
“Prima o poi dovrebbe proprio decidere di iniziare ad usare quest'umorismo di cui si vanta sempre, miss Swan” le disse sorridendo mentre la superava.
“Oh mio Dio, Regina. Hai appena fatto una battuta?”
“Cosa posso dire? Hai una pessima influenza su di me.”
Raggiunsero la macchina ridendo e, anche se solo per quella giornata, tutti gli altri problemi furono messi da parte.
Regina pensò che Emma aveva ragione.
Avrebbero sempre dovuto trovare il tempo per fermarsi e ricordarsi che, nonostante tutto, erano felici.




Se volete, fatemi sapere che ne pensate!





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Capitolo 5
*** The Deeper the Lie, the More Truth in its Echo ***


Grazie a tutti coloro che hanno recensito la storia o che l'hanno aggiunta tra le seguite o tra le preferite.
Questa storia dovrebbe avere più o meno sui 15 capitoli, è venuta un po' più lunga di quello che avevo pensato, spero non vi dispaccia.

Buona lettura!





The Deeper the Lie, the More Truth in its Echo


Certo, Regina era decisamente bellissima da guardare.
“Cosa c'è?”
Emma fu riportata bruscamente alla realtà.
“Cosa?”
Regina continuò a guardare il libro che stava fingendo di leggere e si schiarì la voce.
“È la terza volta che mi fissi oggi. Sto iniziando a pensare che ci sia del dentifricio sul mio viso.”
“Solo tre. È una buona media” mormorò la bionda tra sé e sé.
“Cosa?” chiese nuovamente Regina, alzando lo sguardo nella sua direzione.
“Niente” si affrettò a rispondere Emma. “Scusami. Sono solo distratta. Tutto questo leggere sta diventando estenuante.”
“Lo immagino, vista la tua attitudine per i libri.”
“Divertente” rispose ironicamente, sospirando e cercando di concentrarsi nuovamente sul libro che aveva in mano.
Regina fece lo stesso.
Dopo qualche minuto però, Emma si distrasse nuovamente dal testo.
Non era sicura di cosa passasse per la testa di Regina la maggior parte del tempo e, poco ma sicuro, non aveva la più pallida idea di cosa provasse per lei. Ammesso che provasse qualcosa e non fosse semplicemente e completamente indifferente nei suoi confronti.
I suoi occhi, senza che lei lo volesse, tornarono a studiare i suoi lineamenti eleganti.
D'altra parte, lei cosa provava?
Attrazione, quello era sicuro. Ma anche affetto. Erano diventate così amiche nelle ultime settimane, passavano praticamente ogni momento della giornata in cui erano sveglie insieme. Ed Emma doveva ammettere che se avessero deciso di iniziare a passare insieme anche quelli in cui erano addormentate, a lei non sarebbe dispiaciuto affatto.
“Quattro, Emma.”
I suoi occhi scattarono nuovamente verso il basso, sul libro che stava leggendo.
Era qualcosa che andava oltre l'affetto per una semplice amica o per una persona per cui provava attrazione, però. Ma Emma non sapeva, o forse non voleva, forse non era ancora pronta a dargli un nome. Ma era qualcosa che andava dannatamente vicino a quello che vedeva ogni giorno negli occhi dei propri genitori quando si guardavano.
Chiuse il libro in modo deciso e scattò in piedi.
“Vado da Ruby a prendermi del caffè. Ne vuoi?”
“Sì, ti ringrazio.”
Senza aggiungere altro uscì dalla biblioteca il più velocemente possibile.
Qualsiasi cosa quel sentimento fosse, la spaventava a morte. Non perché lo provasse, ma perché era praticamente sicura che Regina non sentisse lo stesso per lei.

Henry scese le scale solo quando Regina ripeté per la terza volta che la cena era pronta.
“Scusa mamma, stavo finendo i compiti.”
“A meno che i compiti non fossero finire di leggere l'ultimo numero di Superman per domani, tesoro, dubito che tu stia dicendo la verità.”
Henry arrossì leggermente, sorridendo quando si accorse che Regina stava facendo lo stesso. Gli piaceva vedere sua madre così rilassata.
“Emma non c'è?” chiese, guardandosi attorno.
“No, è dovuta andare in città. Brontolo ha alzato il gomito e sta causando un po' di problemi. Forse potrebbe raggiungerci più tardi.”
Lui si mise seduto a tavola mentre Regina appoggiava i loro piatti.
“Allora” iniziò con tono casuale. “Tu ed Emma state passando un bel po' di tempo insieme ultimamente. Senza litigare.”
“Io ed Emma abbiamo messo da parte le nostre divergenze per cercare di lavorare insieme e trovare una soluzione al problema che abbiamo con Malefica, tesoro.”
“Sì, ma quello poteste farlo senza che lei venga qui ogni giorno, no?” chiese, iniziando a mangiare.
“Suppongo di sì, ma così riusciamo a procedere più velocemente.”
“Ma Ruby è tornata da un mese e ancora non sappiamo niente su dove sia Malefica, no?”
“Henry, stai dicendo che io e tua madre siamo delle incompetenti o soltanto che non vorresti che passasse così tanto tempo qui da noi?” domandò a quel punto Regina guardandolo negli occhi e posando la forchetta, non del tutto pronta ad affrontare quella conversazione.
“No, nessuna delle due” chiarì lui in fretta, alzando le mani. “Ma, vedi, questo è esattamente quello di cui stavo parlando: qualche mese fa non avresti mai chiamato Emma mia madre” si difese.
Regina fu presa in contropiede. “Ma lei è tua madre. Sei stato molto chiaro a riguardo ed io non voglio altro che offrirti qualsiasi cosa desideri.”
“Prima eri gelosa di lei. Adesso sia tu che lei mi incoraggiate a passare tempo con entrambe, a volervi bene allo stesso modo. Deve pur significare che qualcosa sta cambiando.”
“Beh, ma è ovvio che qualcosa sta cambiando. Stiamo tutti facendo del nostro meglio per crescere ed adattarci a quello che ci sta succedendo.”
“Sì ma” lui distolse lo sguardo, cambiando posizione, come se fosse a disagio. “Guardando ad un ipotetico futuro” continuò, sempre evitando lo sguardo di sua madre. “Voglio mettere in chiaro la mia posizione” si fece coraggio “se sia tu che Emma doveste decidere di risposarvi e avere altri figli, a me andrebbe benissimo” Regina sgranò gli occhi a quelle parole “e di sicuro vorrei ancora vedere Emma così spesso, ma voglio rimanere a vivere qui con te, anche se adesso siete amiche voglio che tu combatta ancora per tenermi con te, mamma. Questa è casa mia, sono cresciuto tutta la tua vita con te.”
“Henry, in nessun caso io rinuncerei a tenerti con me, sei mio figlio! Non potrei mai sostituirti o smettere di combattere per te, neanche se mi risposassi.”
“Potrebbe succedere, quindi?” chiese lui, come se fosse la domanda più casuale del mondo.
E Regina si sentì come se suo figlio avesse pilotato la conversazione per arrivare finalmente a fare la domanda che aveva in mente fin dall'inizio.
“Perché me lo stai chiedendo, Henry?”
“Sono solo curioso.”
Regina lo osservò attentamente per parecchi secondi, cercando di capire dove suo figlio stesse cercando di andare a parare.
“Henry, i ricordi del mio primo matrimonio non sono esattamente felici. Sposare qualcuno è una cosa molto più complicata della passeggiata verso l'altare con il vestito bianco. Richiede di avere fede cieca in un'altra persona ed io non so se sarò mai più in grado di amare qualcuno abbastanza da fidarmene a tal punto.”
Lui rimase in silenzio per qualche minuto, pensando a quelle parole, mentre continuavano la loro cena.
“Lo capisco, mamma.”
“Perché questa domanda, tesoro? Senti la mancanza di” Regina faticò non poco a trovare le parole adatte “una figura maschile o qualcosa del genere?”
“No, niente del genere. Voglio solo che tu sia felice.”
“Ma io sono già felice, Henry” gli disse, prendendogli la mano e sorridendo.
“Va bene. Ma se si presentasse l'occasione tu non rinunciare solo perché in passato è andata male, ok?”
Regina cercò di dare un senso a tutto quel discorso, ma non ci stava capendo molto.
“Va bene, tesoro.”
Henry sorrise, tornando a mangiare.
In quel momento qualcuno bussò alla porta, così Regina si alzò, facendogli cenno di continuare mentre lei apriva.
“Emma. Entra, abbiamo appena iniziato a mangiare, ti preparo un piatto.”
Lei sorrise, annuendo e baciando velocemente Regina su una guancia prima di andare verso la cucina. La mora si sfiorò il punto in cui le labbra di Emma l'avevano toccata e chiuse gli occhi, sospirando.
Il ricordo delle sensazioni che provava quando ancora aveva il cuore dentro il petto si stava affievolendo, ma era più che sicura che non fosse quella la sensazione che di solito veniva evocata ogni volta che qualcuno la baciava sulla guancia.
Scosse la testa, dandosi della stupida.
Lei non provava assolutamente niente di diverso per Emma Swan di ciò che provava un mese prima, ovvero un sentimento di amicizia per una persona con cui aveva un passato turbolento.
“Regina, tutto ok?” chiese l'oggetto dei suoi pensieri affacciandosi dalla cucina verso l'ingresso.
Lei si voltò, ricominciando improvvisamente a funzionare.
“Certo, ero solo sovrappensiero.”
Preparò un piatto per Emma con il cibo avanzato e poi si unì a lei ed Henry a tavola.
“Di cosa stavate parlando?” domandò innocentemente la bionda.
Regina fu paralizzata per un momento.
“Stavo giusto dicendo a mamma che ultimamente voi due sembrate andare molto d'accordo.”
“Oh, Henry, chiedile quello che vuoi sapere e basta” lo incoraggiò Regina. “Tutta la premessa mi ha solo confuso, tesoro.”
Emma spostò il proprio sguardo perplesso da Regina ad Henry, che senza farselo ripetere due volte arrivò al punto.
“Stavo chiedendo a mamma se tu e lei abbiate intenzione di sposarvi.”
Emma arrossì visibilmente, iniziando a fissare il proprio piatto.
“E pensavo che se dovesse succedere io vorrei rimanere comunque a vivere qui con mamma, alla fine ho vissuto tutta la vita in questa casa, senza contare che l'appartamento dei nonni è un po' affollato, e mi sembra la cosa migliore per tutti.”
La bionda da imbarazzata diventò decisamente confusa. Ci mise diversi istanti per capire, e quando ci arrivò disse la cosa più stupida che avrebbe mai potuto dire.
“Oh, intendevi, sposarci con altre persone.”
A Regina andò di traverso il boccone che stava masticando, iniziò a tossire ed Emma le versò subito dell'acqua, le sue guance tinte di porpora quando si rese conto di quello che aveva appena detto.
“Beh, sì, mamma, non puoi mica sposare te stessa” scherzò Henry con una risata. Ma quando Emma continuò a guardare altrove capì il vero significato di quella frase. “Oh” disse solo, arrossendo a sua volta. “Beh, poter vivere con entrambe sarebbe bello” offrì lui. “Ma non penso che sia quello che vogliate.”
“Henry, finisci di mangiare” disse piano Regina. “Devi ancora finire i compiti. E non intendo il fumetto di Superman.”
Lui sorrise colpevolmente, finendo di cenare e poi aiutando in silenzio sua mamma a caricare la lavastoviglie prima di correre al piano superiore.
Una volta che fu sparito alla loro vista Regina si diresse verso lo studio ed Emma, senza dire una parola, la seguì, bloccandosi però sulla porta e guardando mentre la mora versava da bere in due bicchieri.
“Siediti, mi stai facendo agitare” disse Regina senza voltarsi, percependo la presenza di Emma sulla soglia che temporeggiava nervosamente.
Senza farselo ripetere, entrò nella stanza, mettendosi seduta sul divanetto.
Regina prese i due bicchieri e si fermò davanti a lei, porgendogliene uno. Emma lo prese con una mano, mentre con l'altra intercettò quella di Regina prima che potesse ritrarla.
Alzò il viso, guardandola dal basso verso l'alto. Gli occhi della donna però erano fissi sulle loro mani unite.
“So che lo hai capito” mormorò piano la bionda.
“Emma, ti prego” scosse la testa, ritraendo la mano e voltandosi.
La bionda si alzò di nuovo, avvicinandosi a lei.
“Regina, sei una donna intelligente. So che vedi come ti guardo, so che lo hai capito.”
La mora sospirando si voltò di nuovo.
“Cosa vuoi che ti dica, Emma?”
“La verità. Sai che provo qualcosa per te, è lì ogni volta che ti tocco o ti prendo la mano, è in ogni bacio sulla tua guancia, in ogni volta che ti accorgi che ti fisso mentre leggi. Sai che provo qualcosa per te e quello che ti sto chiedendo è se provi qualcosa anche tu.”
Regina fu inizialmente presa in contropiede.
Ma poi Emma vide qualcosa cambiare nei suoi occhi, la sua espressione divenne più dura.
“La verità” rise sarcasticamente “è che io non provo niente” fece un passo verso di lei “per te” forzò ogni parola “Emma” concluse con tono duro. Si sporse verso di lei, i loro visi a pochi centimetri di distanza. “Non provo niente di niente” scandì ogni parola.
Emma inspirò e poi deglutì, cercando di alleviare il nodo che sentiva alla gola.
Voleva la verità, beh, l'aveva avuta.
Quello era ciò che si meritava per aver ceduto a dei sentimenti che sapeva non essere ricambiati.
Poi l'espressione di Regina cambiò di nuovo, lasciando spazio ad uno sguardo confuso e disorientato. Una delle sua mani scattò verso il proprio petto, chiuse gli occhi con forza.
Emma, preoccupata, si affrettò a sostenerla.
“Regina, stai bene?”
“Non ho la più pallida idea del perché ho appena detto quelle cose” si scusò, sentendo le gambe che le cedevano.
Emma aprì e richiuse la bocca almeno quattro volte, senza avere la più pallida idea di cosa dire. Alla faccia dei cambi d'umore.
“Qualcosa non va” mormorò. “Sta” riusciva a parlare con affanno. “Sta facendo qualcosa al mio cuore. Un incantesimo, credo.”
Emma la aiutò a sedersi sul divano.
“Guardami” ordinò, prendendole il viso tra le mani, cercando di assicurarsi che nei suoi occhi non avvenisse lo stesso repentino cambiamento d'umore di poco prima. “Guardami e non ti azzardare a lasciarmi, Regina” ordinò con decisione.
Vide paura e incertezza farsi strada dentro gli occhi castani, ma era sicura che Regina fosse ancora lì, ed era intenzionata a tenercela e non lasciare che succedesse di nuovo.
“Sei più forte di lei. Puoi sconfiggerla. Io credo in te.”
“Emma” sussurrò debolmente. “Sta facendo qualcosa al mio cuore. Posso sentirlo cambiare mentre parliamo, posso sentir cambiare la sua forma. È strano, come se riuscissi a malapena a percepirlo, ormai.”
La bionda scosse la testa con decisione.
“No, non può succedere, non adesso, non stanotte. Non posso perderti.”
La sensazione dentro il suo petto era alquanto strana. Sentiva caldo, come se il suo corpo stesse prendendo fuoco dall'interno, lo sentiva battere ad un ritmo allucinante, ma allo stesso tempo lo percepiva così leggero, come non lo era stato più da anni ormai.
“Emma, devi” disse piano “devi fare una cosa per me.”
“Tutto, qualunque cosa tu voglia è tua.”
Regina, sentendo quelle parole, ebbe una fitta ancora più forte delle altre. Non era doloroso o pericoloso, era solo una sensazione nuova e strana, oppure da tempo dimenticata.
“Devi prendere Henry. Prendilo e andiamo via da qui.”
“Non voglio lasciarti.”
“Starò bene. Farai in fretta. Dobbiamo andare.”
Emma, dopo un lungo momento di indecisione, annuì.
“Torno subito. Non muoverti.”
Si alzò dal divano, correndo verso le scale.
“Mi dispiace” sentì Regina mormorare alle proprie spalle.
Ma quando si voltò per chiederle di cosa fosse dispiaciuta, non vide altro che una stanza vuota. Si era trasportata via. Regina se n'era andata.

Osservò la ragazza bionda dal suo specchio, vista con gli occhi di Regina.
“La verità. Sai che provo qualcosa per te, è lì ogni volta che ti tocco o ti prendo la mano, è in ogni bacio sulla tua guancia, in ogni volta che ti accorgi che ti fisso mentre leggi. Sai che provo qualcosa per te e quello che ti sto chiedendo è se provi qualcosa anche tu.”
Malefica sorrise della sfacciataggine della ragazza, sollevando con delicatezza il cuore che stava stringendo in mano, pronta a sfruttare l'Incantesimo dell'Eco che aveva lanciato sul cuore parecchi giorni prima.
“Mentile” ordinò con fermezza. “Dille la cosa più lontana dalla verità” sussurrò sul cuore che aveva rubato.
“La verità” sentì parlare Regina, guardando la scena attraverso uno specchio che mostrava ciò che vedevano gli occhi della persona di cui Malefica stringeva il cuore “è che io non provo niente per te, Emma. Non provo niente di niente.”
Malefica sorrise a sé stessa.
Il cuore di Regina iniziò a battere più forte e la voce di Regina riecheggiò nella stanza.
Niente se non amore.
“Dovresti averlo imparato ormai, Regina” mormorò Malefica a se stessa con soddisfazione.
Amore.
“Più grande è la menzogna, più verità c'è nell'eco.”
Amore.
Il cuore iniziò a battere velocemente nella sua mano, riusciva ad ascoltare distrattamente i dialoghi che provenivano dallo specchio, ma continuò a fissare il cuore.
Ad ogni battito il sangue che circolava tornava indietro più rosso, anche se in realtà non aveva un circolo sanguigno a cui pompare, continuò a battere all'impazzata, diventando sempre più chiaro, l'oscurità lentamente svaniva, finché tornò del suo colore originale: soltanto rosso.
“Mi dispiace” un sussurro spezzato proveniente dallo specchio riempì la stanza.
Malefica alzò di nuovo lo sguardo, sorridendo.
“Non incolpare me, Regina. Ti sei fatta tutto questo da sola.”
Appoggiò il cuore delicatamente nella scatola in cui lo teneva e poi si diresse verso l'uscita della caverna in cui si trovava, pronta, dopo settimane di lunga attesa, a portare finalmente a compimento il suo piano.

Regina si era trasportata alla biblioteca.
Era stata così stupida e cieca, si maledisse per non aver capito prima.
Prese uno dei primi libri che avevano letto da uno scaffale e lo appoggiò sulla scrivania, aprendone l'indice ed iniziandone la consultazione.
Quando trovò quello che stava cercando andò alla pagina giusta e rilesse tutto quanto da capo, solo per vedere perfettamente confermati i propri ricordi.
Le rimaneva soltanto un altro interrogativo che aveva bisogno di risposta.
Cercò un altro libro ancora, uno degli ultimi che avevano deciso di sfogliare in un tentativo disperato.
Per la seconda volta cercò la pozione che aveva in mente e lo rilesse, rendendosi conto che a grandi linee era come se lo ricordava.
“Ma certo” mormorò a se stessa. “Ha perfettamente senso.”
Stanca e a corto di speranza, si sedette su una delle sedie e piegò gli angoli delle pagine della pozione e dell'incantesimo che era andata lì per cercare, richiuse i libri e si mise ad aspettare.
“Sarà questione di minuti ormai” valutò ad alta voce.
Pensò a cosa avrebbe fatto Emma, per prima cosa. Di certo avrebbe portato Henry in un posto sicuro, con tutta probabilità a casa dei suoi genitori. E poi si sarebbe messa a cercarla in lungo ed in largo, noncurante del fatto che avevano già tentato di scovare il nascondiglio di Malefica insieme per settimane.
Sospirò, appoggiando il gomito al tavolo e poi posando il mento sulla propria mano.
Passò una mano sui libri, facendoli sparire entrambi in una nuvola di fumo viola.
Forse se avesse cercato meglio, pensò. Se avesse capito prima dove si trovava la sua nemica oppure perché aveva scelto proprio Ruby. Ma, senza ombra di dubbio, la cosa che li aveva mandati più fuoristrada era stato il fatto che Malefica volesse rubare proprio il cuore di Regina.
Lei ed Emma avevano provato di tutto, dagli incantesimi con i cuori magici a quelli con i cuori corrotti, a quelli con i cuori rubati. Niente che coinvolgesse peli di lupo, né altro che avesse un minimo di logica.
Ma Regina ci era arrivata, alla fine.
Tutto aveva perfettamente senso.
Perché Ruby, perché i peli di lupo.
Perché il suo cuore.
Perfino il luogo in cui adesso era sicura che l'avrebbe trovata.
Tutto aveva una logica disarmante.
Sentì un rumore alle proprie spalle. Delle porte che si aprivano. Una grata che si alzava.
“Ti stavo aspettando” disse con voce calma Regina.
“Scusa per il ritardo. Il tuo cuore doveva buttare fuori un bel po' di oscurità, di vendetta, di rabbia, di rancore. Ci è voluto il suo tempo.”
Con estrema fatica, si alzò in piedi, voltandosi verso la donna alle sue spalle.
“Ci sono voluti anni, ci è voluta così tanta pazienza, così tanto impegno. E quando finalmente potevo sentirlo succedere, il mio cuore non era dentro il mio petto. Non pensavo che ce l'avrei mai fatta, ma eccomi qui. Il mio cuore si è redento. E tu mi hai tolto quel momento. Mi hai portato via quella sensazione.”
“A malapena, mia cara. Lo hai sentito comunque, non è vero? Solo un po' più attenuato” le sorrise beffardamente.
Regina serrò la mascella, cercando di non perdere il controllo.
“Avevi programmato tutto. Tutti questi anni, hai aspettato. Hai aspettato che io imparassi a volere bene a mio figlio, che combattessi contro i cattivi, che diventassi una dei buoni, che infrangessi una maledizione, che in me nascesse questo desiderio infinito di redenzione. E poi hai pianificato tutto. Hai fatto in modo che salvassi la vita di Ruby, che mi riavvicinassi a Bianca e la perdonassi per la morte di Daniel, per la morte di Cora, della mia stessa madre. Hai perfino aspettato che perdonassi me stessa per ciò che ho fatto a mio padre, che mi convincessi che la sua morte non è stata invano, perché io adesso sono finalmente felice. Hai aspettato e aspettato e aspettato. In silenzio, nascosta nell'ombra.”
“E tu, mia cara, non mi hai deluso. Questa è la tua gloriosa redenzione, Regina Cattiva. Che vi sia gioia in ogni angolo di questo Regno” proclamò ad alta voce con una risata a dir poco inquietante, alzando le braccia verso l'alto. “Perché tra poco questo Regno sarà mio, e non esisteranno più sciocchezze come la gioia” sputò fuori l'ultima parola con disprezzo.
“Solo una cosa non capisco. Come ti sei liberata? Credevo che dopo la morte del tuo amato non fosse rimasto di te altro che un fantasma.”
“Ma è semplice. Sei stata tu a farlo. Beh, per l'esattezza Biancaneve, ma poco cambia. Vedi, io mi ero incatenata al cuore del mio amato, per poter vivere finché fosse vissuto in qualche forma il suo amore. Quando mi hai portato in questo mondo ogni ricordo che lo racchiudeva è rimasto indietro, trasformandomi in un'eco.”
“Quindi com'è possibile che tu adesso sia qui?” domandò, sinceramente curiosa.
Malefica le rivolse un mezzo sorriso beffardo, rispondendo con una sola parola.
“Aurora.”
Regina la guardò con espressione confusa.
“La seconda maledizione l'ha portata qui con noi” comprese Regina.
“Esattamente. Quella ragazzina è impregnata dell'amore che suo padre aveva per la sua figlia perfetta. Dal momento esatto in cui ha messo piede qui ho iniziato a nutrirmi di quell'amore, fino a riuscire a rompere le mie catene e liberarmi dalla prigione in cui mi avevi rinchiusa.”
“Ed io avevo già fatto metà del lavoro per te, a quel punto.”
“Conveniente, non credi?”
“L'Incantesimo dei Cuori Impuri” continuò Regina. “Molto audace.”
“Cosa posso dire? Ho il cuore perfetto a disposizione, tanto vale provare e vedere cosa succede, non credi?”
Regina annuì.
“Brillante, davvero.”
“Detto da te, è davvero terrificante.”
“C'è solo una cosa con cui non hai fatto i conti” le ricordò Regina, iniziando a passeggiare per la stanza.
“E cosa sarebbe, mia cara?”
“Se io muoio, Malefica, il mio cuore morirà con me.”
“Ma io non ho mai avuto intenzione di ucciderti” le disse come se fosse ovvio. “Non prima di averti tolto la magia, o se proprio devo, mentre te la sto togliendo.”
“Oh, lo so questo. Ma vedi, forse non ti è molto chiara tutta questa cosa della redenzione, amica mia. Lascia che te lo spieghi io. Redimersi significa raggiungere la pace morale, liberandosi dalle proprie colpe e dai propri motivi d'infelicità.”
“Che è esattamente quello che hai fatto tu” concluse Malefica, senza lasciarsi intimorire minimamente dal discorso di Regina.
“E allora cosa di fa pensare che rovinerò adesso il cuore che mi sono impegnata così tanto per redimere? Preferirei di gran lunga morire che ricominciare da capo adesso” disse con amarezza. “E tu potrai non volerlo fare, cara, ma conosco giusto la persona che non aspetta altro che liberarsi di me. La persona che ha più paura di me in assoluto.”
“E chi sarebbe?”
Regina le sorrise, facendo apparire del fumo sulla propria mano destra. Quando si dissipò Malefica vide l'oggetto che aveva evocato: un pugnale.
“Me, mia cara.”
Senza neanche un secondo di esitazione Regina sollevò la mano che stringeva il pugnale, facendola poi ricadere con forza contro il proprio petto.
Il suo ultimo pensiero prima di colpirsi andò verso Emma, che l'aveva pregata di non lasciarla. Non era pronta.
Ma Regina lo era. Non voleva morire, ma non aveva più paura. Perché sapeva che c'erano persone che l'avrebbero ricordata e amata anche dopo.
E che avrebbero lasciato un posto per lei, continuando a tenere vuota la sedia che un tempo le era appartenuta.
Regina Mills se ne andava sapendo di essere amata.
Sapendo di aver avuto la sua Redenzione.




Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima!


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Capitolo 6
*** The Maleficent Spell of the Impure Hearts ***






Grazie di cuore a chi sta leggendo e commentando questa storia.
Buona lettura!






The Maleficent Spell of the Impure Hearts


La punta del pugnale che aveva in mano sfiorò a malapena la sua pelle quando con un gesto secco della mano la donna davanti a lei lo fece volare dall'altra parte della stanza.
Regina evocò una sfera di fuoco nell'altra mano, cercando di portarsela contro, ma si ritrovò bagnata da capo a piedi.
Si trasportò allora lontano da quella stanza, ma sentì una mano aggrapparsi a lei giusto in tempo per riuscire a seguirla nel salto verso la foresta di Storybrooke.
Appena arrivata si voltò verso il pendio alle sue spalle, saltando. Ma delle funi spesse le si avvolsero attorno, tenendola sollevata a mezz'aria.
“Lascia che mi tolga la vita in pace, Malefica” urlò, spazientita.
“Puoi scordartelo, non sono arrivata fino a questo punto perché un tuo attimo di debolezza rovinasse tutto” rispose, facendola atterrare di nuovo delicatamente a terra, davanti a sé.
Le funi si allentarono e la lasciarono libera.
“Benissimo” concesse Regina. “Se proprio non vuoi permettermi di fare del male a me stessa, me la prenderò con te.”
Due scie di fuoco volarono verso la donna con il lungo vestito magenta, ma lei si trasportò dietro Regina, mettendo una mano attorno al suo collo e parlandole in un sussurro vicino all'orecchio.
“Non sembri poi così redenta, alla fine.”
Regina si divincolò dalla sua presa, spingendola verso lo stesso burrone da cui lei stessa era appena risalita.
A metà salto Malefica si ritrasportò davanti a Regina.
“Sappiamo entrambe che nessuna delle due al momento può battere l'altra, quindi che senso ha continuare a lottare?” le chiese, sospirando in modo irritato.
“Puoi scordarti che ti lasci semplicemente andartene così facilmente.”
“E come vorresti impedirmelo?” le chiese beffardamente.
Regina mosse una mano nell'aria, facendole tremare la terra sotto i piedi. Malefica fu distratta da quello che stava succedendo sotto di lei, quindi non fece caso al lampo che Regina le stava facendo arrivare addosso dall'alto.
Si gettò di lato giusto in tempo per evitarlo ed immediatamente evocò i suoi corvi, che circondarono Regina per la seconda volta. A differenza di quanto successo nel loro primo scontro non venne colta di sorpresa, incenerendoli prima che potessero avvicinarsi troppo.
Ma mentre era impegnata a liberarsi dei corvi, Malefica fece crescere delle radici dalle piante ai suoi piedi, bloccandola.
“In un modo o nell'altro Regina, credimi, vincerò questa battaglia.”
Regina si trovò completamente avvolta dalle radici, evocò nuovamente il fuoco per bruciarle, ma Malefica le aveva apparentemente rese immuni a quel tipo di magia.
“Fai troppo affidamento sul tuo fuoco, Regina. Devi usare più fantasia” la rimproverò.
“Disse la donna che evoca i suoi stupidi uccellacci ad ogni battaglia.”
“Sono stanca di questi giochetti. È ora di andare.”
Muovendo il proprio bastone in direzione della sua testa le fece perdere conoscenza.

Emma entrò a casa dei suoi genitori quasi buttando giù la porta.
“Regina è sparita” annunciò subito. “Dovete tenere d'occhio Henry mentre io vado a cercarla.”
Bianca e David si alzarono immediatamente, raggiungendola nell'ingresso.
“E dove vorresti andare a cercarla, esattamente?” chiese sua madre.
“Abbiamo guardato ovunque Emma” le ricordò David.
“Non mi interessa. Ricontrollerò tutto da capo. Da qualche parte dovrà pur essere, no?”
I suoi genitori si guardarono, incerti.
“Cosa c'è?”
“Hai detto che Regina è sparita” iniziò David.
“Si è trasportata via, sì.”
“Beh, noi pensiamo di sapere dove è andata” concluse Bianca.
Fece un cenno con la testa di seguirla mentre tornava verso il tavolo a cui lei e David erano seduti quando Emma ed Henry erano entrati.
“Pensavamo che tu fossi insieme a lei e che ce li aveste mandati per farci vedere, ma se non sei stata tu, credo proprio che Regina ci abbia mandato questi due libri” le mostrò i tomi comparsi per magia sul loro tavolo.
Emma li prese tra le mani.
“Siete sicuri che siano da parte sua?”
“Fumo porpora” spiegò David. “Sembra proprio una sua magia.”
“In più, ci sono delle pagine segnate. Pensiamo che siano degli indizi.”
“Che pagine?” chiese subito Emma.
David prese il libro di pozioni, aprendolo ad una pagina con l'angolo piegato.
“Guarda qua, è una pozione per Riavocare Bestie Perdute” lesse ad alta voce. “Quando ho incontrato per la prima volta Malefica nella Foresta Incantata, ero stato mandato da lei da Tremotino, che mi aveva dato una pozione che le avrebbe impedito di trasformarsi di nuovo in un drago.”
Emma trasalì, leggendo gli ingredienti.
“Magia di una creatura mutaforma” guardò di nuovo suo padre. “Deve aver usato il pelo di Ruby per fare questa pozione e risvegliare il proprio drago, o una cosa del genere.”
“Abbiamo pensato la stessa cosa.”
“Ma non è tutto” intervenne Biancaneve. “Nel libro di incantesimi c'era una pagina segnata con una maledizione molto potente. L'Incantesimo dei Cuori Impuri.”
Emma si spostò per leggere la pagina che le stava indicando.
“Qui c'è scritto che deve essere evocato da una creatura immortale.”
“Esattamente. Ci abbiamo pensato e anche se non sappiamo come Malefica si sia liberata, siamo abbastanza sicuri che non fosse immortale. Ma poi abbiamo pensato al motivo per cui aveva così fretta di prendersi la magia di Ruby e solo all'ultimo ha optato per il pelo. Aveva fretta di proteggersi, capisci?” chiese Bianca. “I draghi sono creature incantate, antiche di centinaia e centinaia di anni e ormai quasi estinte. Lei è l'ultima in vita. È sopravvissuta all'estinzione della sua specie.”
“Quindi anche se non è proprio immortale potrebbe esserci abbastanza vicina da aggirarlo e lanciare comunque la maledizione.”
Bianca annuì di nuovo.
“Se ci pensi, qualcosa di immortale sopravvive a qualsiasi cosa. Malefica è riuscita a ingannare la morte e tornare all'antica gloria. Quindi direi che c'è abbastanza vicina.”
“Ma qui c'è anche scritto che per attuare l'incantesimo serve la magia di qualcuno dal cuore redento” osservò Emma. Poi fece due più due. “Non penserete mica che Regina la stia aiutando, non è vero?”
“Ma certo che no!” disse subito David. “Pensiamo che Malefica voglia rubarle il cuore per accelerare in qualche modo il suo processo di guarigione.”
“Già quello sarebbe pericolosissimo. Regina potrebbe non sopravvivere, se il suo cuore non è pronto a cambiare” spiegò Bianca.
Emma rivide quel lampo negli occhi di Regina poco prima che il suo atteggiamento diventasse così distaccato e il modo in cui si era portata una mano sul il petto.
“Solo per ipotesi” iniziò Emma a bassa voce. “Se Malefica avesse già avuto il cuore di Regina” si schiarì la voce “e se fosse successo qualcosa che avesse completato la sua redenzione, se vogliamo chiamarla così, è possibile che sia successo mentre il cuore non era dentro il suo petto?”
“Beh, tecnicamente sì” iniziò Bianca. “Ma Malefica non aveva il suo cuore, giusto?”
Emma si fissò le scarpe.
“Sì, ce l'aveva” Bianca tirò le proprie conclusioni.
“E tu sei sicura che sia successo qualcosa di così drastico da cambiare il suo cuore in modo radicale?” chiese David.
Emma inspirò, continuando imperterrita a fissarsi le scarpe.
“Stavamo parlando, quando si è portata una mano al petto. All'improvviso era così debole, come se dentro sé stessero succedendo un milione di cose. Abbiamo subito pensato che Malefica stesse usando il suo cuore per ucciderla, ma non sembrava che stesse provando così tanto dolore. Almeno, non è quello che ha detto.”
“E cosa ha detto?” chiese suo padre.
“Che riusciva a sentire il proprio cuore cambiare.”
Per diversi momenti calò il silenzio nella stanza.
“Ragazzi” i tre si voltarono di colpo verso Henry, ancora fermo nell'ingresso, che, ovviamente, aveva sentito tutto. “Non vorrei intromettermi, ma secondo me non state afferrando il punto di tutta questa cosa.”
“E quale sarebbe il punto?” chiese Emma, perplessa.
“Malefica vuole lanciare l'Incantesimo dei Cuori Impuri.”
Tutti e tre annuirono, convinti.
“Beh” disse Henry come se stesse per fargli notare la cosa più ovvia del mondo. “Ma che cosa fa questo stupido incantesimo?”

Quando Regina riprese conoscenza la prima cosa che percepì fu la corda attorno ai propri polsi, così iniziò a strattonare e cercare di allentare il nodo. Quando si rese conto che l'unico risultato che avrebbe ottenuto sarebbe stato di ferirsi con la corda, si ricordò che aveva un modo più semplice a disposizione per liberarsi: usare la magia.
Si concentrò e prese un respiro, cercando di schiarire i propri pensieri. Ma quando provò ad usare la magia sulla corda, quella si strinse ancora di più attorno ai suoi polsi, facendole lasciare un piccolo gemito di dolore.
“Non sforzarti, non ce n'è bisogno” la voce di Malefica fece scattare i suoi occhi verso l'alto. “È una corda incantata, ogni tentativo che fai di liberarti con la magia la farà stringere ancora di più attorno ai tuoi polsi. Non puoi usare né il fuoco, né altro, l'unico modo di scioglierla è usando le mani, ma ovviamente per te quella non è un'opzione al momento.”
Regina serrò la mascella, tentando di pensare.
Si trovava in una grotta, la grotta in cui lei stessa aveva rinchiuso Malefica anni prima, ma l'ingresso era sparito. Erano circondate da terra tutto intorno. La strega doveva per forza trasportarsi lì dentro perché di sicuro non c'era una via per entrare. Né per uscire.
Se non poteva incenerire la corda, poteva almeno incenerire la donna davanti a sé.
I suoi occhi si ridussero a due fessure, mentre si preparò a sferrare il proprio attacco. Un dolore lancinante si fece strada dai suoi piedi alle sue gambe, le raggiunse il busto ed infine gli arti superiori ed il viso. Rilasciò un urlo di dolore, piegando la testa verso il basso quando la magia si esaurì pochi secondi dopo.
“Te l'ho detto, non sforzarti.”
Regina cercò di calmare il proprio battito, il suo respiro era pesante e affannato, come se avesse corso a perdifiato per chilometri.
“Ogni magia che tenti di usare su di me non solo sarà vana, ma la percepirai sul tuo stesso corpo come se la stessi facendo su di te.”
Regina chiuse gli occhi.
Non poteva usare la magia, non poteva combattere corpo a corpo perché era legata ad una sedia, i polsi e le caviglie giunti.
“Che cosa vuoi da me?” chiese con rabbia.
“Oh, lo sai cosa voglio da te, mia cara.”
Regina alzò lo sguardo su di lei, tenendo il viso basso.
“Mi serve la tua magia se voglio lanciare l'incantesimo.”
“Cosa speri di ottenere, Malefica?”
Lei rise sarcasticamente, percorrendo la stanza a passi lenti, fino a trovarsi davanti a Regina. Le prese il viso con una mano, stringendo le dita sulle sue guance, facendole alzare la testa e guardando dritto dentro i suoi occhi.
“Quello che tu non sei mai riuscita ad ottenere.”
E Regina lesse in quegli occhi sentimenti a lei così familiari, ma che allo stesso tempo le sembravano essere così lontani e sfocati, indistinti, come se ormai per lei anche il solo pensiero di provare un rancore così intenso fosse inconcepibile.
“Vendetta.”

“L'Incantesimo dei Cuori Impuri” lesse Emma ad alta voce “difficile da lanciare, solo i maghi più potenti possono padroneggiare l'arte della magia oscura in modo così” sospirò “bla bla bla, passiamo alla parte importante” con il dito scorse il paragrafo, fino ad arrivare alla parte che interessava loro. “Ecco qua. Per lanciarlo serve la magia di qualcuno dal cuore redento, questo l'avevamo capito” sbuffò. “Ma una strega redenta non lancerebbe mai un incantesimo di questo tipo, quindi si presume che le si debbano strappare via i poteri magici. Per farlo si deve possedere il suo cuore, iniziare il processo di separazione e reinserire il cuore solo quando la strega sarà abbastanza debole da poter essere separata dalla propria essenza magica.”
Emma si bloccò, quelle parole suonavano così perfide e terribili.
“Vuole strappare via una parte di Regina?” chiese Bianca con voce tremante. “Ma una cosa del genere è anche lontanamente possibile?”
“A quanto pare sì, ma” Emma deglutì, cercando di mantenere il controllo. Sentiva gli occhi bruciare, ma non poteva piangere davanti ad Henry. “Una volta separata dalla propria magia, Regina potrebbe non riuscire a sopravvivere.”
David le circondò le spalle con un braccio, cercando di confortarla.
“Non lo permetteremo, Emma. Riusciremo ad arrivare in tempo.”
“E come?” domandò lei in un soffio. “Neanche sappiamo dov'è.”
“Troveremo un modo. Troviamo sempre un modo.”
“Continua a leggere” la incoraggiò Henry con gli occhi lucidi. “Cosa succederebbe se riuscisse a lanciare questa maledizione?”
Emma fece scivolare gli occhi sul testo, saltando le parti inutili su come attuare l'incantesimo ed arrivando alle conseguenze.
“Il Cuore Redento contiene in sé tutti i sentimenti positivi appartenenti all'animo umano, come la gioia, la compassione, la speranza, fino ad arrivare anche all'amore. Ma allo stesso tempo contiene la traccia, il ricordo, di ogni sentimento negativo, come la tristezza, il rancore, la vendetta e l'odio. Lanciando questa maledizione, ogni cuore che ha conosciuto anche brevemente uno solo di questi sentimenti, un cosiddetto Cuore Impuro, verrà reso del tutto incapace di provare sentimenti appartenenti alla magia bianca, venendo macchiato irrimediabilmente da quella nera. I cuori toccati dall'incantesimo si riempiranno di rabbia, rancore e vendetta pari a quelli più profondi provati dalla persona a cui il Cuore Redento è appartenuto. Allo stesso tempo, i sentimenti provati dopo la redenzione verranno completamente cancellati nei cuori colpiti, rendendo tali persone del tutto incapaci di compassione e felicità. Nei cuori dei più buoni la maledizione ha effetti devastanti, a causa del suo potere di convertire l'amore in odio.”
Quando Emma ebbe terminato la lettura ci furono parecchi momenti di silenzio.
Il primo a parlare fu Henry.
“Assomiglia alla maledizione di Ingrid” osservò.
“No, non proprio. La Regina delle Nevi ci ha fatto vedere soltanto i lati negativi nelle altre persone, portandoci ad odiare di più chi odiavamo già e ad amare di meno chi amavamo. Questo ha l'effetto opposto” concluse Emma. “Ci fa odiare le persone che amiamo di più.”
Bianca e David si guardarono negli occhi per un lungo momento.
“Dobbiamo fermarla” disse con decisione Bianca. “Non possiamo affrontare qualcosa del genere, non di nuovo.”
David annuì con decisione, spostando lo sguardo verso Emma e poi verso la stanza in cui dormiva loro figlio.
“Tu ed Henry rimanete con Neal, io ed Emma andiamo a fare un giro di perlustrazione. Ovunque siano, non penso che Regina si sia lasciata sconfiggere senza combattere.”
Emma annuì verso suo padre.
“La cosa più assurda è che non posso fare altro che sentirmi felice.”
Tutti guardarono verso Bianca come se fosse improvvisamente diventata pazza.
Lei sorrise.
“Lo so, so che dovrebbe essere un momento tetro, ma, nonostante la maggior parte di me sia spaventata e preoccupata, non lascerò che Malefica mi impedisca di provare gioia per una cosa che ho aspettato per così tanto tempo.”
Continuarono a guardarla come se si aspettassero di vederla svenire da un momento all'altro.
“Regina, la mia Regina, è tornata. Voi non l'avete conosciuta. Non davvero. Non quando aveva diciotto anni e mi ha salvato la vita, non quando è diventata la mia unica amica, non quando era innamorata di Daniel.”
Emma sentì il fuoco lento della gelosia divampare nel proprio addome.
“E adesso, è tornata. Ha abbandonato la propria rabbia ed il proprio rancore, ha detto addio alla sete di vendetta e all'odio e si è redenta. Non sto dicendo che possiamo tornare a come le cose erano cinquant'anni fa perché non è così, le cose che ha fatto sono comunque successe. Ma questa è la certezza che niente del genere succederà più. Che la nostra famiglia è salva e al sicuro. Non lascerò che lo stupido piano di Malefica mi porti via questo momento di felicità.”
Sorrisi simili a quello di Bianca si fecero strada anche sulle labbra di David ed Henry.
“Cinquant'anni, hai detto bene” Emma scosse la testa, lo sguardo velato da una tristezza che per gli altri sembrava quasi fuori luogo a quel punto. “Regina ha aspettato cinquant'anni, ha sofferto, ha odiato, ha provato rancore. E redimersi è stata probabilmente la cosa più difficile che abbia mai fatto, la cosa più coraggiosa che abbia mai fatto. Quella donna è la persona più forte che io conosca e neanche se ne rende conto. E Malefica le ha strappato via quel momento. Non ha potuto sentirlo, tutta quella fatica e poi non ha potuto percepirlo dentro sé” la sua voce si incrinò quando pensò a quanta ingiustizia c'era in quell'atto di crudeltà. “Ed io gliela farò pagare, per questo.”
Senza aggiungere altro si diresse verso la porta di ingresso, uscendo velocemente.

Malefica lasciò andare il suo viso, allontanandosi da lei di qualche passo.
“Vuoi vederlo?” le chiese come qualcuno che sta per dividere un segreto. “Scommetto che vuoi vederlo.”
Evocando il cuore di Regina nella propria mano la tese verso di lei, facendo in modo che Regina avesse il proprio cuore davanti agli occhi.
“A cosa stai pensando? Pensi che è cambiato, che è più bello, non è vero?” domandò nuovamente la strega.
Regina chiuse gli occhi.
“Penso che avrei voluto sentirlo” mormorò con tristezza. “Ma tu me lo hai impedito.”
“Oh, povera piccola Regina. Ogni cosa bella le viene strappata via. Prima il fidanzatino, poi mammina, adesso il cuore e tra poco anche la magia.”
Regina aprì gli occhi, guardando la donna evidentemente pazza con un mezzo sorriso. Fece un movimento fluido ed il cuore sparì di nuovo dal suo palmo.
“Buona fortuna, cara. Ti servirà se speri di separarmi dalla mia magia, neanche sei riuscita a separare Ruby dalla sua.”
“Ma è diverso, lei è una mutaforma, strapparle il lupo è come spezzarla a metà. Sono legati troppo in profondità.”
“Anche io e la mia magia” ritorse Regina. “È la mia più vecchia amica, era con me quando nessuno era disposto a stare al mio fianco, non mi ha mai delusa quando ero triste e mi ha sempre sorpresa quando sono stata felice. Non me la porterai via facilmente.”
Malefica rise, scuotendo la testa, come se fosse convinta che Regina stesse ingannando se stessa.
“Ma vedi, mia cara, mentre volevo tenere in vita il furetto abbastanza a lungo da finire la pozione e aspettare che facesse effetto prima che tu mi trovassi, con te non ho lo stesso problema. Non mi serve che tu rimanga in vita, tutto quello che mi serve è avere la tua magia. E se dovrò ucciderti per riuscirci, allora così sia.”
Regina sostenne il suo sguardo.
Doveva temporeggiare. Doveva resistere solo finché Emma non l'avesse trovata. Non che fosse così sicura che ci sarebbe riuscita, ma doveva almeno darle l'occasione di tentare.
“Perché sei rimasta qui nella vecchia caverna?”
“Perché è il primo posto che avete controllato. Ero sicura che dopo il nostro incontro nel bosco non sareste più tornate a guardare qui sotto.”
Regina si maledisse, perché avevano passato mesi letteralmente sopra la testa di Malefica, a cercare informazioni nei libri della biblioteca, quando quello che avrebbero dovuto fare era cercare sotto le proprie scarpe.
“Perché hai fermato l'orologio?” chiese di nuovo.
“Beh, non potevo permettere che continuaste ad invecchiare, no? Poteva succedere qualcosa ad Aurora. Potevate trovare il modo di tornare nella Foresta Incantata o lei ed il suo principe da strapazzo avrebbero potuto decidere di lasciare Storybrooke. Dovevo fare qualcosa per attirare l'attenzione di tutti e fare in modo che foste così concentrati su di me da non preoccuparvi di cercare altro.”
“Abbiamo tenuto Aurora sotto costante sorveglianza dei nani, tutti quanti, e anche alcune delle fatine, giorno e notte, per mesi. E viene fuori adesso che tu non eri minimamente interessata nel vendicarti sulla Bella Addormentata.”
Malefica inspirò, distogliendo lo sguardo.
Regina sorrise tra sé e sé perché sapeva di aver appena colpito proprio nel punto più debole dell'altra strega.
“Ovviamente, come ho fatto a non capirlo. Aurora non è solo colei che ti ha permesso di liberarti, non potresti mai farle del male neanche adesso che non ti serve più, perché nonostante sia la figlia della persona che più hai odiato al mondo, è anche la figlia della persona che più hai amato al mondo.”
Malefica la guardò con disprezzo.
“Dimmi Regina, come ci si sente ad avere finalmente la propria vendetta servita su un piatto d'argento proprio ora che hai redento il tuo cuore?”
Il sorriso di Regina si affievolì fino a sparire.
“Non ho idea di cosa stai parlando.”
“Di Biancaneve, mi pare ovvio” spiegò Malefica, passeggiando per la stanza. “Un amore in cambio di un amore, no?”
Regina aggrottò la fronte in un'espressione confusa.
“Prima un segreto che rivela ti strappa il tuo innamorato, ma poi cinquant'anni dopo la bambina che mette al mondo ti salva e ti redime. Biancaneve è l'origine del tuo male, il motivo che ha dato il via alla cascata di eventi che ti hanno portato a diventare la Regina Cattiva, ma è anche l'origine della tua redenzione. Buffo come finalmente tutto il disegno del fato abbia senso, non è vero?”
Regina serrò la mascella.
“Io non provo assolutamente nessuna forma di amore per Emma Swan. Tutto quello che condividiamo è un'amicizia e nostro figlio.”
“Vostro figlio. Oh, cara, suona proprio come un'estranea qualsiasi.”
Regina contrasse i muscoli delle braccia, sentendo le corde che le premevano più forti nella pelle attorno ai polsi, ma non riuscì ad evitare l'impulso di liberarsi per tirare un pugno alla donna che in quel momento stava ridendo di lei.
“Non vedo come questa possa essere classificata come vendetta, in ogni caso” disse con voce rabbiosamente lenta Regina, ricordandosi che quello che stava cercando di fare era guadagnare un po' di tempo.
“Non lo vedi? Beh, allora lascia che ti spieghi” propose Malefica, avvicinandosi a Regina e appoggiando le mani sulle sue ginocchia, chinandosi nella direzione per parlare faccia a faccia. “Tu hai corrotto la sua bambina.”
Regina si morse la lingua, per non replicare che Emma di sicuro non era una santa, che aveva vissuto per ventotto anni prima di conoscerla e che di sicuro non era stata lei a corromperla, visto che aveva avuto un figlio a diciotto anni e lo aveva partorito in prigione. Ma non voleva dare a Malefica la soddisfazione di sapere che era riuscita a irritarla. In più, nonostante la logica le dicesse che quel pensiero non aveva senso, non poteva che concordare con Malefica. Si sentiva come se avesse corrotto Emma, perché l'aveva indotta a provare qualcosa per una persona come lei.
“Immagina la reazione che avrà la povera Biancaneve quando saprà che tu e sua figlia siete così, vogliamo dire, intime?”
“Io ed Emma non siamo affatto intime” rispose Regina con rabbia, sentendosi in dovere di proteggere il nome di Emma. Come se quella frase la rendesse colpevole di un crimine orribile che faceva sentire Regina come se fosse tenuta assolutamente a precisare la sua innocenza.
“Andiamo Regina, io ti conosco. Scommetto che si è inginocchiata ai tuoi piedi appena hai sussurrato sul suo cuore di farlo.”
C'erano così tante cose che Regina avrebbe potute risponderle in quel momento, tipo che il cuore di Emma non poteva essere rubato perché lei era la Salvatrice, il prodotto del Vero Amore, e neanche Cora era stata in grado di strapparglielo dal petto. Oppure avrebbe potuto sottolineare come non avrebbe mai e poi mai rubato il cuore di Emma, soprattutto non per costringerla ad ubbidire ai suoi ordini. Oppure che lei ed Emma non avevano mai avuto quel tipo di rapporto. Ma la sola insinuazione di qualcosa di così orribile bastò per far salire dentro Regina un istinto di protezione verso la propria famiglia che la spinse ad agire stupidamente.
Malefica era ancora piegata verso di lei quando Regina mosse velocemente entrambi i piedi, legati tra loro a livello delle caviglie, spingendo da sinistra verso destra contro le gambe di Malefica, facendola cadere di lato. Appena fu a terra, Regina premette violentemente la suola delle proprie scarpe contro il collo della donna, sentendo il tacco affondare leggermente nella pelle.
Ma, ovviamente, poco potevano le scarpe Prada di Regina contro un singolo movimento della mano di Malefica, che la fece volare, accompagnata dalla sedia, dall'altra parte della stanza.
Regina rimase sdraiata con la testa e la schiena contro il pavimento, respirando affannosamente.
Colpire Malefica era la cosa giusta. Eppure non l'aveva percepita come giusta, l'aveva percepita come qualcosa che aveva fatto nel tentativo di sopravvivere. Averla mandata al tappeto non le aveva dato la soddisfazione che pensava ne avrebbe ricavato, l'aveva solo fatta sentire peggio per averle fatto del male anche se sapeva che non sarebbe mai e poi mai riuscita a fuggire con quello stupido gesto.
Era colpa di quell'inutile Cuore Redento, pensò.
Ormai non riusciva più a provare gioia nell'infliggere dolori non necessari al prossimo.
Malefica si alzò con calma, dirigendosi verso la donna ancora a terra con passo deciso. Quando fu accanto alla sedia si fermò, guardandola con disprezzo.
Regina inspirò profondamente, chiedendosi perché diavolo non fosse rimasta ferma e buona, cercando di guadagnare ancora un po' di tempo. Ovviamente doveva quasi soffocare la propria rapitrice, perché quello di sicuro avrebbe avuto delle conseguenze molto convenienti per lei. Aveva quasi voglia di alzare gli occhi al cielo per il proprio comportamento avventato.
“Te la farò pagare per questo” sibilò a denti stretti Malefica.
Sollevò il bastone a destra della propria testa e poi lo ruotò bruscamente verso il basso, fino a farlo collidere con la metà sinistra del volto di Regina, che sentì un dolore lancinante, un fischio sordo ad un orecchio, e poi più niente.






Spero che la spiegazione riguardo il piano di Malefica adesso sia chiara, non volevo farle fare un monologo come nei film né spiegare il piano in quanto voce narrante, quindi ho optato per Bianca e David che lo spiegano ad Emma.

Fatemi sapere che ne pensate, le vostre opinioni sono sempre utili.
Alla prossima!



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Capitolo 7
*** She Will Always Find Me (Just Maybe Not Right Now) ***





Grazie a tutti voi che avete commentato questa storia! Il titolo è un chiaro riferimento alla famiglia Charming.

Buona lettura!






She Will Always Find Me (Just Maybe Not Right Now)



Avevano cercato per tutto il bosco, erano passate ore da quando avevano iniziato. Avevano perlustrato ogni angolo, ma non avevano trovato il minimo indizio, né sentito il più piccolo rumore se non quelli della natura stessa. Solo disarmante silenzio.
“Emma, sono passate ore. Dobbiamo tornare a casa, riposarci per un po'. Non possiamo continuare a vagare senza meta.”
“Lei è qui fuori da qualche parte, non mi darò pace finché non l'avrò trovata.”
David sospirò.
“Hai bisogno di dormire per un po'. Domani mattina continueremo, perlustreremo di nuovo il molo e la spiaggia, manderemo Bianca e Mulan a cercare per la città, Ruby può cercare di seguire l'odore di Regina e Belle può girare di casa in casa e chiedere se qualcuno l'ha vista.”
Emma sbuffò, scuotendo la testa.
“Potrebbe essere troppo tardi domani mattina.”
“Emma, Regina non è qui” le fece notare, facendo un gesto con le braccia tutto attorno a sé.
“Allora andiamo al molo, continuiamo a cercare lì.”
David chiuse gli occhi scuotendo la testa, pronto a protestare.
“Non posso perderla” disse con forza Emma prima che lui potesse aprire di nuovo bocca. “Non posso, David. Non posso crescere Henry senza di lei. Non posso camminare per le strade di questa città senza che qualcosa me la ricordi, senza sentire la sua mancanza anche quando l'ho vista due ore prima, papà” mormorò piano. “Io non posso sopravvivere se Regina muore.”
David annuì, appoggiando le mani sulle sue spalle.
“Ma noi non la lasceremo morire, Emma. Dormiremo qualche ora e poi ricominceremo a cercarla, finché non sarà di nuovo al sicuro, a casa.”
Solo quando suo padre la abbracciò si rese conto di quanto aveva appena lasciato intendere senza volerlo e chiuse gli occhi, ricambiando l'abbraccio.
Improvvisamente la stanchezza accumulata durante le ultime settimane la raggiunse, facendole desiderare di stendersi anche solo per qualche momento.
“Hai ragione” sussurrò alla fine. “È meglio se ci riposiamo per qualche ora.”

Quando riprese conoscenza la primissima cosa che riuscì a percepire fu un dolore indescrivibile al volto.
Con un verso gutturale che ben poco era conforme al comportamento che avrebbe dovuto tenere una Regina, aprì gli occhi, prendendo atto dell'ambiente che la circondava.
E tutti gli eventi del giorno prima ritornarono di colpo alla mente, in un misto di emozioni di cui a malapena era cosciente e che non sarebbe mai e poi mai riuscita neanche ad elencare.
Ebbe a malapena il tempo di tratte un paio di respiri pesanti, quando la sua visuale fu invasa da una figura che avrebbe preferito non dover vedere mai più.
“Malefica.”
“Bene, quindi non sei già morta. Sarebbe stato un problema fare tutta questa fatica solo per poi vederti tirare le cuoia così presto, senza neanche avere la possibilità di provare a rubare la tua preziosa magia.”
“Quanto sono rimasta svenuta?”
“Una decina di ore. Diciamo solo che fuori è mattina da un bel po'.”
Il cuore di Regina si strinse in una morsa di ferro, alla consapevolezza che se non l'avevano trovata dopo dieci ore, a nessuno era venuta in mente la domanda più semplice da porsi, quella che aveva fatto immediatamente capire a Regina dove si trovava la loro avversaria: dove è l'unico posto di Storybrooke dove potrebbe entrare un drago e passare comunque inosservato? La risposta era piuttosto semplice, ovviamente, ovvero il posto in cui Regina l'aveva tenuto la prima volta, la miniera.
Loro erano stati così stupidi da non prendere in considerazione l'unico posto che avevano già controllato all'inizio ed ovviamente non sapendo quale fosse il piano di Malefica, ovvero quello di rimpossessarsi della propria natura perduta, avevano cercato in lungo ed in largo il bosco, il molo e la spiaggia, perché Ruby aveva detto loro che durante la propria prigionia l'unico rumore che era in grado di sentire nelle lunghe notti di silenzio, era quello delle onde che si infrangevano sulla banchina. Era stato quindi scontato cercare in luoghi vicini ad una sorgente d'acqua. A nessuno di loro era venuto in mente quello che diversi mesi prima Elsa li aveva portati a scoprire. In linea d'aria, i tunnel erano proprio accanto alla spiaggia. E al momento il grosso foro nella parete causato dalla magia di Elsa permetteva al rumore di entrare nei tunnel, che stretti e lunghi com'erano permettevano probabilmente al suono, almeno di notte quando tutto il resto era calmo e c'era quiete, di rimbombare all'interno di tutta la caverna.
“Allora” la voce di Malefica la distrasse dai suoi pensieri. “Un'ultima domanda prima di iniziare il nostro, vogliamo dire, processo di estrapolazione?”
Regina serrò la mascella.
Glielo avrebbe reso dannatamente difficile, poco ma sicuro. Se proprio doveva andarsene, allora lo avrebbe fatto in grande stile, proprio come aveva vissuto.
“Perché proprio questa maledizione?”
Sul volto di Malefica corse veloce un'ombra, che era sparita solo un istante dopo, ma che Regina era riuscita a vedere.
“Ci fa odiare le persone che abbiamo amato. Io ho provato sulla mia pelle l'odio del mio principe, quindi non vedo perché agli altri dovrebbe essere risparmiata questa sofferenza. Voglio che tutti guardino negli occhi della persona che amano e vedano soltanto disprezzo. Allora avrò avuto la mia rivincita.”
Regina le rivolse un sorrisetto.
“Oh, cara, che crudeltà.”
“Sì, ammetto che è una maledizione piuttosto spietata.”
“Mi riferivo a mentire all'ultima domanda di una condannata a morte.”
Malefica strinse gli occhi, avvicinandosi a Regina.
“Tu lo amavi, mentre lui ti odiava. Lanciando questa maledizione tutti abbandoneranno i propri cari a causa dell'odio, ma quel sentimento sarà reciproco, quindi nessuno potrà mai provare quello che hai provato tu. O dovrei dire, quello che tu ancora provi. Perché tu lo ami ancora e ti ricordi il suo sguardo di odio verso di te. È quello che vuoi cancellare.”
Il volto di Malefica si dipinse di un'espressione rabbiosa.
“Stai lanciando una maledizione sull'intera città soltanto per colpire te stessa e dimenticare l'amore che hai provato, per sostituirlo con odio ed essere finalmente libera dal dolore che ti ha afflitto per tutto questo tempo.”
La mano di Malefica che non stava stringendo il bastone si sollevò in aria, chiudendosi.
Regina percepì una morsa stringerle la gola. Respirare divenne impossibile, i suoi pensieri divennero improvvisamente offuscati.
“Fai silenzio adesso. È ora di ricordarti un po' delle buone maniere che sembri aver dimenticato, mia cara. Vediamo fin dove posso spingerti, devo ammettere che sono piuttosto curiosa di quanto resisterai.”
Ma Regina lo sapeva, non avrebbe potuto resistere a lungo. Quello era il motivo per cui aveva cercato di temporeggiare. Era diventata fragile, le sue debolezze erano esposte ed aveva troppo da perdere. Senza più neanche la rabbia o la vendetta a cui aggrapparsi, non aveva armi per contrattaccare Malefica.
Non aveva possibilità di sopravvivere.
Il bastone di Malefica si inclinò nella sua direzione, la morsa sulla sua gola si allentò, ma subito dopo un lampo di luce partì dal bastone e si diresse dritto dentro il suo petto.
Un urlo a dir poco tremendo scivolò fuori dalle labbra di Regina e risuonò nella caverna.

Emma era caduta in un sonno profondo non appena si era sdraiata sul divano, mentre David aveva raggiunto Bianca nel loro letto, addormentandosi ancora vestito sopra le coperte accanto a lei.
Fu lui il primo a svegliarsi, passando una mano ad occhi chiusi sul materasso, accorgendosi che era solo. Si alzò in piedi, raggiungendo Bianca in cucina, che stava preparando loro la colazione. Le si avvicinò, dandole il buongiorno con un bacio.
“Suppongo non abbiate notizie” osservò, data l'assenza di Regina.
David si limitò a scuotere la testa.
“Dobbiamo trovarla, Bianca. Se non salviamo Regina, non solo perderemo un membro della nostra famiglia, ma potremmo seriamente vederne svanire un secondo davanti i nostri occhi” fece un cenno leggero della testa in direzione della donna sdraiata sul divano, ancora addormentata.
Bianca annuì, il suo sguardo si spostò su sua figlia.
“Sono diventate molto unite, non è vero? Emma tiene molto a Regina.”
“Tutti noi teniamo a lei.”
“Non nel modo in cui lo fa Emma, David.”
“Che intendi?” chiese lui, cercando di rimanere sul vago, non volendo usare la confessione di Emma della notte precedente contro di lei.
“Beh, io tengo a lei perché è la mia matrigna e l'altra madre di mio nipote. Ma David, è più di quello. Devi ammettere che ultimamente non stiamo trattando Regina come una matrigna o una suocera, ma più come una” Bianca si schiarì la voce. Avrebbe voluto dire nuora, ma sembrava un termine troppo distaccato per la loro famiglia, per il tipo di rapporto che avevano con Regina. “Una figlia. Qualcuno da proteggere, di cui prendersi cura, le cui pessime scelte perdonare incondizionatamente.”
Sorrise, tornando a guardare David negli occhi.
“Lo vedi anche tu, non è vero? Il modo in cui la guarda. Il modo in cui entrambe si guardano. Mi scalda il cuore e mi ricorda incredibilmente il modo in cui...”
“...io guardo te” concluse David.
Si scambiarono un sorriso complice.
“Non possiamo permettere che si perdano proprio adesso che si sono appena trovate” concluse Bianca con decisione. “Dobbiamo riprendere immediatamente a cercarla.”
David annuì, iniziando a spiegarle come aveva in mente di dividersi i vari compiti, proponendo di chiedere a chiunque volesse di unirsi alle squadre di ricerca. Avevano bisogno di tutto l'aiuto che potevano ottenere.

Quando dopo parecchi minuti il lampo si ritrasse, Regina serrò la mascella, respirando profondamente e cercando di calmare il battito impazzito del proprio cuore.
Aveva resistito come meglio poteva, cercando di pensare al legame che aveva con la sua magia, alla sensazione che provava ogni volta che la usava, aggrappandovisi e cercando di non lasciar andare neanche per un secondo.
“Devo ammettere che col furetto è stato più facile. Ma d'altra parte, non potevo uccidere quella ragazzina. Non avrò lo stesso problema con te, però.”
Un secondo lampo raggiunse il petto di Regina.
Sentiva una sensazione strana, simile a quella che veniva percepita se qualcuno si appropriava del suo cuore strappandoglielo dal petto, ma allo stesso tempo abbastanza diversa.
Era come se cercasse di strapparla via qualcosa di più intrecciato al suo corpo, qualcosa che risiedeva in ogni organo, in ogni fibra dei suoi muscoli e delle sue ossa, in ogni terminazione nervosa, in ogni arteria e vena di se stessa.
Regina cercò di ignorare il dolore e concentrarsi sulla propria volontà di tenersi stretta la propria magia, pensando ad ogni volta che l'aveva aiutata a salvarsi o salvare qualcun altro.
In cuor suo Regina sapeva che senza magia sarebbe stata una persona migliore, Henry le aveva chiesto così tante volte di smettere di usarla, in fondo. Ma sapeva anche che nell'istante esatto in cui Malefica si fosse appropriata di essa, avrebbe preso anche la sua vita.
Quindi combatté sia con la strega che aveva davanti, sia con la madre dentro sé, con la sua parte che voleva disfarsi di quel fardello, e si aggrappò alla magia per la propria vita.
L'attacco cessò di nuovo, gli occhi di Regina si aprirono faticosamente per posarsi sulla donna che la stava sottoponendo a quella tortura.
“Resistere è inutile, Regina. Sai bene quanto me che nessuno in questa città mi conosce come te e che non mi troveranno in tempo.”
“Emma mi troverà” rispose, come se fosse un dato di fatto.
“La tua fede cieca in quella donna è vomitevole.”
“Aspetta e vedrai” le disse, ricordando di quando era riuscita a trovarla mentre Owen la stava torturando. “Lei mi trova sempre.”
“Oh, cielo!” esclamò Malefica, portandosi teatralmente una mano sul petto. “Inizi a parlare come la tua figliastra adesso. Ma vedi, la biondina non ti troverà mai. E sai perché Regina?”
Lei alzò il viso verso l'alto, fissando gli occhi sul soffitto, sperando che la gravità rimettesse a posto le lacrime che non era disposta a piangere.
Malefica le si avvicinò, afferrandole il viso perché la guardasse negli occhi.
“Lei non ti sta cercando.”
Con una risata acuta voltò il viso di Regina verso uno specchio a qualche metro da loro, muovendo il bastone e facendo apparire l'immagine di Emma sdraiata sul divano a casa dei suoi genitori, immersa in quello che sembrava essere un pacifico sonno.
“La tua bella principessa dorme sonni tranquilli.”
Un nodo si formò nella gola di Regina.
Non perché Emma non stava vangando alla sua disperata quanto inutile ricerca, ma perché si rese conto che quella era probabilmente l'ultima volta che vedeva il suo viso. Ed era riflesso dentro uno specchio.
“Rinuncia alla speranza, Regina. Lei non verrà a prenderti.”
Gli occhi della mora si chiusero, incapace di osservare quell'immagine anche solo per pochi secondi in più.
“Possiamo giungere ad un compromesso” propose a quel punto Malefica contro ogni aspettativa, lasciando andare la presa sul suo volto ed abbassandosi alla sua altezza per poterla guardare dentro gli occhi. “Siamo state amiche per tantissimo tempo. Non deve finire per forza così. Non devo arrivare ad ucciderti. Dammi la tua magia adesso, senza più combattere ed opporti all'inevitabile ed io ti risparmierò la vita. Potrai tornare a casa dai tuoi cari. Vederli ancora una volta. Vedere Emma ancora una volta.”
“Giusto in tempo per dire loro addio” mormorò Regina.
“È più di quello che avrai se non ti arrendi adesso” le fece notare.
E lei per un momento lo prese seriamente in considerazione. Poteva smettere di combattere, riposarsi, arrendersi. Poteva mettere fine a tutto quel dolore, quella terribile tortura a cui era stata sottoposta ormai per ore. Poteva tornare a casa e riabbracciare suo figlio per l'ultima volta, prima che lui iniziasse ad odiarla.
Ma poi si rese conto che a quel punto sarebbe stato inevitabile. Che avrebbe visto disprezzo negli occhi di Henry e di Emma. Che le sarebbe rimasto a quel punto?
Rimanendo lì, aveva ancora il ricordo di come l'avevano guardata fino a quel giorno.
Poteva rimanere lì, morire da eroina e fare in modo che suo figlio fosse fiero di lei. Che tutti fossero fieri di lei.
“Non mi arrenderò mai” rispose con decisione.
Malefica alzò gli occhi al cielo, irritata.
“La principessina non verrà a salvarti.”
“Non ho bisogno che venga, posso salvarmi da sola. L'ho sempre fatto” ritorse, lo sguardo fisso sul pavimento.
Una risata malvagia risuonò nelle sue orecchie.
“Oh, mia cara, sappiamo entrambe fin troppo bene che se non fosse per merito suo il tuo cuore sarebbe ancora nero come l'oscurità.”
“Può esserlo di nuovo” la sfidò Regina, alzando la testa con aria fiera. “Posso cambiare di nuovo, così non potrai più usare il mio cuore.”
Chiuse gli occhi, pensando a tutte le persone che aveva perso. A Daniel, a quanto lo aveva amato, alla morte di Cora e ad ogni cosa che le aveva insegnato, allo sguardo di Henry mentre le diceva che non era sua madre, agli occhi di Emma quando le dava del mostro senza anima, a Biancaneve mentre le confessava di aver rivelato il suo segreto. A quando aveva ucciso suo padre, cercando di aggrapparsi a ciò che aveva percepito in quel momento.
E magari avrebbe anche funzionato. Se le immagini non fossero state spazzate via da suo padre che l'abbracciava, dalla voce di Henry che le diceva di volerle bene, da Bianca che diceva che faceva parte della famiglia. Dalla sensazione calda che aveva provato al ventre quando Emma l'aveva baciata delicatamente sulla guancia, guarendola.
Le sue spalle si abbassarono, si lasciò andare in un lungo sospiro.
“Davvero pensavi che sarebbe stato così facile?” la strega rise di lei. “Hai perdonato il tuo passato, Regina. Non è così semplice recuperare quell'odio. Hai perdonato chi ti ha ferito, chi ti ha fatto del male e chi ti ha abbandonato. E, ancora più importante, hai perdonato te stessa. Non puoi tornare indietro da una cosa del genere.”
Regina sentì calde lacrime premere contro le sue palpebre per riuscire ad uscire, ma le ricacciò indietro con un respiro tremolante.
“Non mi arrenderò mai” ripeté. “Se non per me stessa, combatterò almeno per le persone che mi amano.”
Un'altra maligna risata raggiunse le sue orecchie.
“E chi sarebbero, mia cara? A nessuno importa poi così tanto di te.”
Regina alzò lo sguardo, con l'aria stanca, profonde occhiaie ed il corpo che non era altro che un intreccio di dolore e ferite.
Non trovò neanche la forza di mentire, quindi non negò.

Quando Emma si svegliò, la prima persona che vide fu David, che le porse una tazza di caffè caldo ed un piatto con sopra due pancake.
“Mangia e appena avrai finito andremo al molo. Mulan e Bianca hanno già perlustrato la periferia della città e adesso andranno a controllare ogni singola casa abbandonata, Belle e Granny hanno già iniziato a chiedere informazioni ad ogni persona che entra alla tavola calda, più tardi andranno a fare domande anche di casa in casa, se Ruby non trova niente. Lei ed Henry sono a Mifflin Street, cercando qualcosa di Regina in modo che Ruby possa seguirne l'odore.”
Emma, ancora leggermente fuori fase a causa del sonno, si mise seduta ed accettò quello che David stava offrendo.
“Ti ringrazio.”
Lui le sorrise debolmente.
“La troveremo. Questa storia finisce oggi.”
Lei fu grata del fatto che le stesse mentendo, perché quelle erano le parole che aveva bisogno di sentirsi dire per andare avanti in quella folle impresa.
Mangiò in fretta, subito dopo lei e suo padre si diressero al molo, cercarono in lungo e in largo, dentro ogni barca, in ogni rimessa, sotto ogni casa o capanna o villetta, ma lì non c'era neanche la minima traccia di Malefica, né di Regina.
Fu proprio quando decisero di tornare in città e vedere se Bianca e Mulan avevano trovato qualche traccia, quando il cellulare di Emma squillò.
“È Henry” si affrettò a rispondere. “Dimmi che Ruby ha trovato qualcosa.”
“Mamma, dovete tornare in città. Non abbiamo ancora potuto provare, perché sta succedendo un mezzo casino qui. Mulan e nonna si sono cacciate in mezzo ad una specie di piccolissima discussione.”
“Certo. Perché non avevamo abbastanza problemi con le cose così come stavano fino a dieci minuti fa” scattò Emma, esasperata. “Stiamo arrivando.”
Quando furono in centro, si resero conto che quella che Henry aveva definito discussione era in realtà una lite vera e propria. E che, dicendo piccolissima, intendeva che era coinvolta quasi tutta la città.
“Che sta succedendo qui?” chiese Emma, mettendosi tra Bianca e Brontolo, che si stavano urlando contro.
Dalla parte di Bianca c'erano soltanto una manciata di persone: Ruby, Mulan, Henry e Belle. Alle spalle di Brontolo c'era tutto il resto della città.
Sua madre fissò con sguardo duro l'uomo, poi voltandosi verso di lei.
“I nani si rifiutano di continuare a proteggere Aurora.”
“Beh, non ne vediamo più il senso. Eravamo quasi sicuri che Malefica volesse Regina, in ogni caso, e adesso che l'ha catturata di certo ci lascerà in pace.”
“Ma se cambiasse idea? Adesso che non è più il suo legame con la presenza di Aurora in città a tenerla in vita, potrebbe decidere di attuare una vendetta più mirata e venire ad ucciderla” gli fece notare Bianca, sbuffando. Quella frase fece capire ad Emma che li aveva aggiornati su quello che avevano scoperto la sera prima.
“Lascia stare, possiamo cavarcela senza il loro aiuto” disse Emma gelidamente.
“No che non possiamo! Non siamo abbastanza per proteggere lei e cercare Regina contemporaneamente, lo sai” le fece notare sua madre. “Se Malefica la attaccasse, Filippo da solo non potrebbe fare granché. I nani potrebbero rallentarla almeno finché non arriviamo noi, tu con la magia hai almeno una chance, visto che per ora Regina non può proteggerci.”
“Vale per tutta la città?” domandò, sempre con tono gelido. “Nessuno è disposto ad aiutarci a proteggere Aurora, né a trovare Regina?”
Attorno a loro si era radunata una bella folla. Non solo i nani non risposero, ma anche le fatine e tutti gli altri abitanti di Storybrooke distolsero lo sguardo.
“Nessuno di voi?” urlò, facendo qualche passo indietro perché tutti riuscissero a vederla.
Passò lo sguardo su ogni singola persona presente e poi, con uno sbuffo di incredulità, guardò di nuovo a Brontolo, rivolgendosi però Bianca.
“E così sia” disse lentamente. “Lascia che tornino alle loro case. Lascia che aspettino e aspettino e aspettino fin quando si renderanno conto che nessuno può salvarli da Malefica se non la donna che sono stati così impazienti di abbandonare.”
Si rivolse poi all'intera città, la voce forte risuonò per tutta la strada principale.
“Avete condannato a morte la vostra unica speranza. Quando troverò Regina, e credetemi, io la troverò” scandì bene la frase perché tutti capissero “la implorerò di lasciarvi morire tutti, la pregherò di non salvarvi dalla maledizione di Malefica, ma di andarsene via e starsene ferma a guardare mentre tutti noi, me compresa, ci pieghiamo alla volontà di quella pazza. Perché l'unica persona immune alla maledizione è lei, eppure si è letteralmente quasi fatta ammazzare nel tentativo di salvarvi.”
Nessuno disse niente, ma sul volto di tutti i presenti, perfino su quello di Brontolo, Emma riusciva a scorgere una smorfia di puro terrore.
“Quindi correte, da codardi quali siete. Andatevi a nascondere il più lontano possibile dalle persone che amate. Perché, gente, ci sarà una guerra molto presto. E questa volta nessuno la combatterà al posto vostro.”
Senza aggiungere altro, Emma si voltò, incamminandosi verso la propria auto, pronta ad andare a perlustrare anche la spiaggia.
David la seguì di corsa, sapendo che sua figlia era ferita e che in quel momento aveva bisogno del suo aiuto più di quanto ne avesse bisogno chiunque altro.

Regina chiuse gli occhi, pregando che Malefica si stancasse presto. Era andata avanti per ore, fermandosi solo per quello che la mora supponeva essere il suo pranzo. Ovviamente a lei non aveva concesso di mangiare niente.
Poi aveva continuato nuovamente per ore ed ore.
Sperava che ben presto la donna avesse deciso di fare anche cena e lasciarla riposare per la notte, perché non era affatto sicura di poter resistere ancora a lungo.
Quando anche Malefica sembrò capire che continuando l'unico risultato sarebbe stato quello di ucciderla invece che di strapparle la magia, decise che poteva essere abbastanza, come primo giorno.
Evocò un bicchiere d'acqua, avvicinandosi a Regina e portandoglielo alle labbra.
“Bevi. Non posso lasciarti morire di sete, purtroppo.”
Regina provò ad opporre resistenza, ma lei, senza cerimonie, le strinse il viso con una mano e la aprì la bocca, versandovi dentro l'acqua.
“Continueremo domani” concluse, uscendo dalla stanza senza aggiungere altro.
Regina si concesse finalmente di rilassare i propri muscoli, stanca e quasi allo stremo delle forze, deglutì cercando di scacciare i cattivi pensieri.
Ruby aveva raccontato loro che nelle due settimane in cui era stata prigioniera di Malefica, solo un paio di volte lei si era presa il disturbo di andare da lei in persona. L'aveva lasciata senza cibo o acqua per qualche giorno e poi si era presentata da lei, torturandola senza successo per non più di qualche ora.
L'aveva lasciata qualche altro giorno da sola, facendo apparire per lei dell'acqua o, di tanto in tanto, del cibo.
Aveva aspettato una notte di luna piena e l'aveva immobilizzata dopo la sua trasformazione, strappandole qualche ciuffo del suo pelo.
Alla fine, quando era arrivato il momento giusto per riportarla a casa, l'aveva ferita e fatta svenire praticamente col solo scopo di provocare la rabbia di Regina.
In confronto a ciò che stava passando Regina, che era stata lì per un solo giorno, quello di Ruby era stato praticamente un campeggio al coperto.
D'altra parte Regina era almeno riuscita a capire come mai non erano state in grado di trovarla con nessun tipo di incantesimo.
La caverna in cui si trovavano, così come i tunnel che la circondavano, erano scavanti nella terra impregnata di polvere di fata. Malefica ne aveva in qualche modo usato il potere per schermare ogni loro incantesimo di localizzazione e ogni altro loro tentativo. L'unica cosa che avrebbe potuto condurli da lei, in quella caverna, sarebbe stata la stessa cosa che stava proteggendo Malefica da settimane: la polvere di fata.
Una risata amara uscì dalle labbra di Regina.
Le fatine non l'avrebbero mai aiutata. E, in fondo, poteva capirne il perché. Aveva causato troppo dolore, per poter essere considerata una dei buoni. Le uniche persone che riuscivano davvero a vedere del buono in lei, erano Henry ed Emma.
Emma.
Almeno Henry sapeva che Regina gli voleva bene. Glielo aveva ripetuto così tante volte che era scura che lui lo avesse finalmente capito.
Ma Emma, d'altro canto, non lo sapeva.
Come avrebbe potuto?
Avrebbe dovuto dirlo quando ne aveva avuta l'occasione.
Ormai era troppo tardi.
Si maledisse, quando colse i propri pensieri in fallo. Non si poteva permettere quell'atteggiamento, se voleva riabbracciare suo figlio ed Emma.
“Verrà a salvarmi. Lei mi troverà. Emma mi troverà.”
Ma come? Come mai sarebbe potuta riuscire a trovarla, lì dov'era, dimenticata ed incapace di comunicare col resto del mondo?
Chiuse gli occhi, sospirando forte.
Ci sarebbe riuscita, non importava come. In qualche modo, Emma l'avrebbe trovata.
“Emma mi salverà” sussurrò a se stessa, decidendo che per quella volta, poteva permettersi di fare un atto di fede. “Sta venendo a prendermi.”






Probabilmente nel periodo esami la storia andrà brevemente in pausa, si tratterà forse di un pao di settimane, anche se non so ancora se troverò il tempo o meno di continuare ad aggiornare.

Grazie ancora a tutte voi.



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Capitolo 8
*** The Redemption of the Fallen Queen ***




Un grazie di cuore a chi legge e commenta questa storia.
Buona lettura!






The Redemption of the Fallen Queen



“Sto iniziando a pensare che dovremmo smetterla di seguire questa pista dell'acqua, perché né qui né al molo abbiamo trovato niente” disse Emma mentre si incamminavano di nuovo verso la macchina.
David sospirò. Ormai si era fatto buio e non c'era più modo di continuare a cercare sperando di ottenere qualche risultato.
“Stiamo seguendo qualsiasi tipo di pista Emma. Non è qui, non è nel bosco, non è al molo, non è in città o in periferia. Nessuno ha visto niente, notato o sentito qualcosa. Sono tutti vicoli ciechi, sembra che siano sparite nel nulla.”
Emma si passò una mano sugli occhi, cercando di scacciare via il sonno dai suoi occhi, ma con scarsi risultati.
Camminando, passarono davanti al cratere che Elsa aveva scavato nella roccia con i propri poteri, senza badarvi troppo passarono oltre, non preoccupandosi neanche di lanciarvi una seconda occhiata.
“Domani possiamo provare a cercarla con l'olfatto da lupo di Ruby” propose a bassa voce, sapendo che anche quel tentativo si sarebbe rivelato del tutto inutile, visto che non avevano potuto cercare in città quel giorno a causa delle discussioni che si erano sollevate tra gli abitanti che erano contro e quelli che erano a favore di continuare la ricerca. Il giorno dopo era improbabile che Ruby sarebbe riuscita a fiutare alcuna traccia, visto che erano passate già ventiquattro ore, ma dovevano almeno provare.
David annuì.
“Sembra una buona idea.”
Salirono in macchina, guidando in silenzio fino a casa.
Fecero cena con Bianca ed Henry, parlando poco. Henry aveva tenuto lo sguardo basso sul proprio piatto per tutta la sera, rispondendo a monosillabi solo quando chiamato in causa.
“Tutto ok, ragazzino? Sembri molto pensieroso” gli disse Emma, una volta che i loro piatti furono vuoti.
Lui annuì, ma non disse niente.
“Posso andare in camera mia, adesso?”
Emma sospirò. Era stata una domanda stupida. Come poteva essere tutto ok quando sua madre era stata rapita?
“Certo. Vuoi che ti accompagni a scuola domani mattina?”
“Posso andare a piedi” disse solo, alzandosi e andando al piano superiore in silenzio.
Bianca si accorse che Emma era rimasta a fissare le scale ormai vuote e le appoggiò una mano sulla spalla.
“È solo preoccupato. Lo siamo tutti. Quando troveremo Regina sarà di nuovo se stesso e tutto andrà a posto.”
“Se” la corresse Emma con un filo di voce.
“Come?”
“Se troveremo Regina. Se Regina è ancora viva, se riusciremo mai a capire dov'è e come diavolo abbiamo fatto a non trovarla con nessun incantesimo, nessun trucco, niente di niente. Ma chi lo sa, magari domani ci sveglieremo e miracolosamente avremo tutte le risposte a portata di mano” disse bruscamente, prima di alzarsi e andare verso il bagno, sbattendosi la porta alle spalle e chiudendosi dentro a chiave.
“Stanno soffrendo” le ricordò David. “Nessuno di loro due sa bene come affrontare questo tipo di dolore.”
Bianca annuì, sospirando.
“Speravo solo che non dovessero scoprirlo, non ancora almeno, ma sto iniziando a chiedermi se arriveremo da lei in tempo.”
“Dobbiamo” disse lui con decisione. “Non ci sono altre alternative.”
Né loro due, né tanto meno Emma, potevano aspettarsi che invece, la mattina dopo, qualcuno si sarebbe davvero svegliato di colpo, con la risposta finalmente a portata di mano.
Henry spalancò gli occhi, tirandosi a sedere e dandosi dell'idiota.
Era così semplice, che si chiese come avessero fatto a non pensarci prima.
Corse giù per le scale, salutando i suoi nonni e sua madre come se stesse andando normalmente a scuola, uscendo di casa e guardandosi brevemente alle spalle, controllando che non lo stessero seguendo, prima di incamminarsi nella direzione opposta.
Doveva raggiungere al più presto il convento.

Malefica era tornata da Regina la mattina seguente, forzandola a bere soltanto un altro bicchiere d'acqua prima di ricominciare a cercare si strapparle via la magia.
Quando capì che la donna era ancora troppo forte, fece un incantesimo, evocando delle lame invisibili che iniziarono a recidere la pelle delle gambe, delle braccia, del busto di Regina. Alcuni tagli, come sul collo e sul viso, i punti più sensibili, erano piccoli e profondi poco più di quelli causati dalla carta, mentre quelli sulle gambe e sul busto erano profondi e laceranti, sanguinavano copiosamente e Regina era sicura che se non fosse stato per la magia, sarebbe morta dissanguata nel giro di qualche minuto.
Quello era un tipo di tortura decisamente diverso, a cui entrambe erano poco avvezze. Non era particolarmente più doloroso dei tentativi di strapparle la magia, ma era un dolore decisamente diverso, più legato al suo corpo che alla sua mente, un dolore allo stesso tempo più tangibile, ma anche più distante, ovattato. Proveniva non da dentro sé, ma dall'esterno del suo corpo. Fu quasi grata per quel cambiamento, finché anche quel dolore divenne insopportabile quanto quello a cui era stata sottoposta prima.
Regina continuò a combattere, sapendo di essere ormai allo stremo delle forze.
Perfino Malefica riusciva a vedere che la donna che aveva davanti era ormai esausta, abbattuta, quasi senza più speranza.
Quello era il momento perfetto per darle il colpo di grazia.
“Guardati” le disse con tono di disprezzo.
Regina era seduta, ancora legata, con la testa leggermente piegata verso il basso e verso destra, il labbro inferiore era spaccato e sanguinante, la metà sinistra del volto era livida per il colpo subito il giorno prima e ricoperta di sangue raffermo. I tagli sul suo corpo avevano smesso di sanguinare quando Malefica li aveva richiusi, trasformandoli in orrende cicatrici, per permettere al dolore di essere perpetuato senza rischiare che la donna morisse dissanguata quando lei non era lì per osservarla.
“Un tempo eri una giovane così bella, piena di speranza e sogni, così buona. E poi sei diventata la Regina Cattiva, il cui nome incuteva terrore e panico in tutti i Reami. Cosa è rimasto adesso, dentro il tuo nome, di quel rispettoso terrore?” chiese retoricamente. “Niente. La Regina Cattiva è caduta in disgrazia.”
Per la prima volta in tutta la giornata, una piccola, debole, quasi inudibile risata si alzò dalle labbra di Regina. Perché era davvero ovvio che quello fosse ciò che pensava Malefica, ma allo stesso tempo era profondamente triste.
“La mia disgrazia era la mia rabbia” mormorò Regina con fatica. “Pensavo fosse l'unica cosa che avevo, ma mi sbagliavo” ogni respiro che traeva era come una coltellata al petto. “C'è di più, deve esserci, o niente avrebbe il minimo senso” il dolore atroce, fisico e mentale, che stava provando, quasi le impediva di parlare. “Devo credere che ci sia altro che la vita ha da offrirmi e che io ho da offrire a questa vita. Ero una Regina caduta, ma la mia Redenzione è stato ciò che mi ha riportato a vivere.”
Malefica strinse la mano a pugno.
“Perché non puoi semplicemente perdere la speranza, così posso rubarti i tuoi inutili poteri e mettere fine a questa storia una volta per tutte?” chiese, adirata, mentre il movimento della sua mano causava mancanza d'aria nella gola di Regina.
“Puoi” mormorò piano, respirando a fondo per riuscire ad emettere anche la seconda parola di quella frase “scordartelo.”
Malefica strinse ancora di più la presa.
“Taci” le ordinò a denti stretti.
Quando la visuale di Regina cominciò ad abbuiarsi e capì che era in procinto di svenire, si sentì improvvisamente sollevata.
Almeno, per qualche ora, non avrebbe più sentito quel lancinante dolore.

Henry entrò dentro l'edificio, aspettando che qualcuno arrivasse ad accoglierlo, non sapendo bene a chi rivolgersi.
Per sua fortuna, la persona che cercava fu proprio la prima ad avvicinarsi a lui pochi istanti dopo che ebbe varcato l'ingresso.
“Henry, come posso aiutarti?”
Lui sorrise educatamente.
“Fata Blu, ho bisogno del suo aiuto per una cosa. Non posso dirle cosa.”
“Si tratta di trovare tua madre?”
Henry spostò lo sguardo in basso. Era stato troppo ovvio, adesso lei non lo avrebbe mai e poi mai aiutato.
“Forse siamo stati tutti un po' troppo duri con Regina, io per prima. Certe volte penso che potrei essere in parte responsabile per quello che è successo così tanti anni fa, quando io le ho negato una possibilità di trovare la propria felicità solo perché era la figlia di Cora. A volte penso che la sua caduta verso il male possa essere in parte anche colpa mia.”
Henry si trattenne dal sottolineare che in realtà era colpa sua molto più che in parte, ma si trattenne, deciso ad ottenere quello per cui era andato lì.
“Potremmo trovarla con la polvere di fata” propose lui. “La polvere fatata non fallisce mai, è una delle magie più potenti che esistono.”
“Vero” concordò lei. “Tuttavia è possibile trovare qualcuno attraverso la sua guida solo se la persona che ne va alla ricerca è il suo-”
“Vero Amore” concluse Henry, sorridendo. “Lo so. Lasci che mi occupi io di quello.”
“Vuoi chiedere l'aiuto di Robin Hood?” chiese, incuriosita la fata.
“Una cosa del genere” concesse lui, sorridendo ancora di più.
“Non penso che Marian sarà molto d'accordo con questo piano, Henry. Potrebbero nascere altri conflitti interni nella nostra città e al momento questa è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno” lo avvertì.
“Non si preoccupi, me ne occuperò io. Lei mi dia la polvere ed io farò il resto.”
“Oh, no, Henry. Temo proprio di non poterlo fare. Il massimo che posso offrirti, ma solo perché sento di dover sistemare un antico torto che ho fatto a tua madre, è quello di accompagnarti nella tua missione e usare la polvere di fata su di lui. Ma attento, avrai soltanto un tentativo. Quindi devi essere sicuro che sia lui il Vero Amore di tua madre.”
Henry fece una smorfia.
“È che si tratta di una questione delicata. Non potrebbe semplicemente darmene un pochina? Farò attenzione, lo prometto.”
“Non funziona così, Henry. Devo essere io a lanciare la polvere, o gli effetti potrebbero essere imprevedibili.”
Lui sospirò, le sue spalle si abbassarono in segno di resa.
“Affare fatto. Ma, per prima cosa, dobbiamo andare a trovare mia madre e dirle di questo piano, lei ci aiuterà.”
La fata annuì, seguendo il ragazzo verso l'uscita.

Ruby aveva annusato una delle giacche di Regina, ma l'odore di quella donna a Storybrooke era praticamente in ogni strada. Trovarla si sarebbe rivelato più difficile del previsto.
“Sto cercando di seguire l'odore che mi sembra il più recente, ma non sono affatto sicura che questa si rivelerà la pista giusta” avvertì gli altri.
“Non importa. Dobbiamo provare” la incoraggiò Bianca.
Lei iniziò a seguire quella traccia, che li portò verso la strada principale, verso la torre dell'orologio ed infine dentro la biblioteca.
“Regina è venuta qui molto spesso negli ultimi mesi” osservò David. “Lei, Emma e Belle passavano qui intere giornate quando cercavano incantesimi di localizzazione oppure tentavano di scoprire cosa stesse tramando Malefica.”
“No, non credo sia per quello” lo contraddisse Emma. “Credo che questo sia il posto in cui Regina è sparita. Pensateci, da quale altro posto avrebbe potuto segnare l'angolo di quei libri e poi spedirli a casa vostra? Deve essere venuta qui quando si è smaterializzata ed è sicuramente qui che Malefica l'ha rapita.”
Ruby però non stava ascoltando.
“Ragazzi” mormorò Belle, indicando la ragazza con un cenno della testa. “Sta ancora seguendo il suo odore.”
Continuò a camminare, fino a raggiungere l'ascensore.
“È qui” disse con sicurezza Ruby. “Sento il suo odore.”
Salirono dentro l'ascensore, soltanto lei, Emma e Mulan. Non potevano scendere più di tre alla volta.
Una volta uscite, Ruby inspirò di nuovo, guardandosi attorno.
Emma percepì immediatamente l'indecisione nei suoi movimenti.
“Non può essere” disse con rabbia.
“Cosa c'è?” chiese Mulan.
“È sparito. L'odore di Regina è improvvisamente sparito nel nulla più assoluto.”
Emma colpì la terra alla sinistra dell'ascensore con un pugno, imprecando a bassa voce.
Dopo qualche istante di silenzio, fu proprio la bionda a parlare.
“Torniamo alla tavola calda, facciamo pranzo e decidiamo qual'è la prossima mossa. Dobbiamo riordinare le idee.”
Le altre due annuirono, rientrando nell'ascensore.
Se fossero rimaste qualche altro istante dentro le miniere, sarebbero riuscite ad udire l'urlo dilaniante che squarciò l'aria.
L'inconfondibile pianto di dolore di una regina caduta.

Il viso di Regina era basso, il suo respiro affannato.
“Pensavo ti piacesse il fuoco” la prese in giro Malefica.
Regina strinse i denti, troppo stanca anche per replicare.
“Presumo che non sia altrettanto bello quando è rivolto contro di te, non è vero?”
Ancora una volta, Regina rimase in silenzio.
Malefica camminò nella sua direzione, passeggiando in cerchio attorno alla sua sedia, osservando Regina con prudenza.
“Mi rende in un certo senso quasi triste, questa mia così imminente vittoria. Sei stata qui soltanto un paio di giorni e sembra che già tu sia allo stremo delle tue forze. Suppongo che davvero i tempi stiano cambiando.”
Quando per la terza volta la donna non rispose, Malefica prese il suo viso con una mano, facendolo volgere verso l'alto.
Gli occhi di Regina erano aperti, ma distanti. Sembravano quasi essere velati, come se Regina stesse iniziando a scivolare via.
La Regina Cattiva stava sbiadendo davanti ai suoi occhi. Per mano sua.
Perfino l'animo solitamente imperturbabile di Malefica, fu in qualche modo scosso da quella visione.
“Ti ho visto al massimo della tua forza, Regina” la sua voce era riverente, ma c'era anche una nota di paura rievocata al solo ricordo della donna che era un tempo stata. “Vederti brillare è stato un privilegio. Essere presente per vedere ogni vita che hai preso senza il minimo riguardo, ogni lieto fine che hai strappato via dalle mani di chi nessun torto ti aveva mai fatto, sempre spietata, sempre fredda e calcolatrice. Non perdevi mai” ricordò in un sussurro. “Non pensavo di vivere abbastanza a lungo da vedere la tua caduta, figuriamoci poi la tua redenzione.”
La presa sul suo viso si fece più leggera. Quasi come quella di una vecchia amica che sta dicendo il proprio addio.
“Eppure eccoci qui. La redenzione della regina caduta. E non solo oggi sono qui per assistere a questi eventi, ma essi si svolgono per mano mia, per mia decisione.”
L'orgoglio nella sua voce schiarì per un breve momento il occhi di Regina. Superò il velo che li aveva coperti e fu in grado di arrivare dritta dentro la sua testa.
“Ti ho visto al massimo della tua forza” ripeté. “E adesso ti vedo al limite più infimo della tua debolezza.”
Lasciò il viso muovendo delicatamente la mano come in una carezza, allontanandosi poi da Regina solo per evocare un cuore nella propria mano destra.

Quando Henry entrò nella tavola calda, scorse subito il tavolo a cui erano seduti sua mamma ed i suoi nonni, insieme a Belle, Mulan e Aurora, che andava sempre in giro con loro da quando i nani le avevano negato la protezione adeguata. Ruby era in piedi accanto a loro.
“Ehi, ragazzi” salutò Henry, gli occhi fissi sulle proprie scarpe.
“Henry” Emma prese atto della sua presenza, alzando stancamente lo sguardo verso di lui. “Non dovresti essere a scuola, ragazzino?”
“Già” trasse un respiro profondo. “L'ho, tipo, saltata.”
“Henry” il tono di Emma era di rimprovero, ma lui si affrettò ad alzare le mani, pronto a giustificarsi.
“Avevo i miei buoni motivi, mamma.”
“Sentiamo, cosa è abbastanza importante da farti pensare di poter saltare la scuola senza conseguenze?” lo sfidò.
Lui alzò lo sguardo verso la fata al suo fianco.
“Penso di aver trovato un modo in cui possiamo raggiungere mia madre.”
Gli occhi di tutti i presenti scattarono verso di lui.
“Certo Henry” disse Emma ironicamente “un gruppo di adulti ha continuato a brancolare nel buio per giorni, ma adesso arrivi tu, un ragazzino di tredici anni, e ci offri la soluzione su un piatto d'argento.”
“Direi più dentro un sacchettino” offrì lui, senza scoraggiarsi.
“Emma, vale la pena ascoltarlo, non credi?” le fece notare Bianca. “Non è che abbiamo molte altre idee in ogni caso.”
Emma si strinse nelle spalle, sospirando.
“Ho solamente pensato che servirebbe un tipo di magia che non fallisce mai, giusto?” chiese retoricamente. “La soluzione era piuttosto semplice, in realtà. Una delle magie bianche più potenti di sempre” indicò la donna che l'aveva accompagnato lì con un cenno della testa. “La polvere di fata.”
Nessuno osò fiatare. Certo, lì per lì avevano tutti pensato che era decisamente improbabile che Henry potesse presentarsi lì con la soluzione in tasca, per così dire. Ma apparentemente era proprio quello che aveva fatto.
“Possiamo usare la polvere sul Vero Amore di mia madre e trovarla” spiegò, come se per lui fosse stata la cosa più scontata a cui pensare.
“Quindi vuoi usare la polvere su Robin e seguirlo fino a lei?” domandò Emma, pronta ad annuire e ad alzarsi per andare a cercare l'idiota che, con suo sommo dispiacere, in quel momento era probabilmente la loro unica possibilità di trovare Regina. “Posso convincerlo a provarci, basta che qualcuno distragga Marian abbastanza a lungo” ragionò ad alta voce.
“Abbiamo solo una possibilità” mormorò Henry con apprensione, guardando Emma dritta negli occhi. “Soltanto una.”
“Purtroppo è tutto quello che posso concedervi al momento” fece sapere loro la Fata, abbassando lo sguardo.
“Quindi dobbiamo scegliere con attenzione” continuò il ragazzo. “Secondo me non dovrebbe farlo Robin.”
“Perché no? Ha funzionato la prima volta, quando i ruoli erano invertiti. Potrebbe funzionare di nuovo, è la nostra migliore opportunità.”
“Devo dissentire” la contraddisse Henry in un modo che sottolineò talmente tanto la sua somiglianza a Regina da far stringere il cuore di Emma in una morsa.
Il ragazzo si guardò attorno prima di continuare, ma la tavola calda era praticamente vuota ad eccezione del loro tavolo e Granny dietro il bancone.
“Ho sentito nonna e nonno parlare in cucina ieri mattina” ammise, guardandoli entrambi di sottecchi.
Bianca arrossì, mentre David si schiarì la voce, evitando lo sguardo di Emma.
“Hai origliato” lo rimproverò lui.
“Forse. Ma non cambia quello che ho sentito. Voi la pensate come me su questa cosa, non è vero? Quindi datemi una mano, per favore. Non sono sicuro di riuscire a spiegare il perché di quello che penso.”
“E cos'è esattamente quello che pensi?” domandò Emma, perplessa.
“Penso che tu dovresti usare la polvere per trovare mamma.”
Di nuovo, tutti i presenti lo fissarono.
Emma aprì e chiuse la bocca senza che uscisse alcun suono. Tutti gli occhi si spostarono poi su di lei.
“Henry” sospirò. “Io e tua madre” tentò di spiegare, incontrando notevoli difficoltà “non abbiamo quel genere di rapporto.”
Lui alzò involontariamente gli occhi al cielo, altro tratto che aveva acquisito passando così tanto tempo con Regina.
“No, stammi a sentire. So che sarebbe più semplice. Se fossimo una famiglia come tutte le altre, se io e tua madre ci mettessimo insieme e fossimo con te tutto il tempo. Ma purtroppo lei non prova niente per me.”
“Mamma, io penso onestamente che tu sia troppo sveglia per credere alla cavolata che hai appena detto.”
Bianca intervenne quando si accorse che sua figlia stava per iniziare ad alzare il tono.
“Questo non riguarda quello che Regina prova o no per te, ma quello che tu provi per lei, Emma” le disse piano. “So che fa paura ed è difficile, ma io e tuo padre lo vediamo. Henry lo vede. Il modo in cui la guardi quando sai che lei non può vederti.”
Emma deglutì con forza.
“Sentite, non posso farlo. Non posso e basta. Non so neanche cosa prova lei per me, dannazione, non so neanche cosa io provo per lei! Ed ora mi mettete all'angolo con questa storia del Vero Amore e cose del genere. Come diavolo faccio a sapere una cosa del genere?”
“Non devi saperlo” cercò di tranquillizzarla Henry. “La polvere la troverà anche se tu non ne sei certa.”
Emma scosse la testa.
“Ma se poi non sono io? Se abbiamo sprecato la polvere per niente?”
“Emma” intervenne per la prima volta Ruby, con fermezza. “Chiudi gli occhi e pensa a casa.”
La bionda corrugò la fronte.
“Scusami?”
“Chiudi gli occhi” Ruby scandì ogni parola. “E pensa a casa.”
Emma sospirando fece come ordinato.
Le si strinse il cuore, immaginando il numero 108 di Mifflin Street.
“Apri la porta, entri nell'ingresso e vai verso la cucina. E la vedi. Lei è lì che sta cucinando la cena per la tua famiglia. Ti sorride, è felice. E lo sei anche tu.”
Soltanto il pensiero di tornare a casa sapendo che Regina sarebbe stata lì ad aspettarla, le scaldò il cuore. Immaginò come sarebbe stato, vederla sorridere per nessun altro motivo se non la sua presenza. Sentì una sensazione calda allo stomaco.
Sarebbe potuta andare così, forse. Sarebbero potute essere felici.
Emma sospirò, aprendo di nuovo gli occhi.
“Non capisco quale sia lo scopo di tutto questo, Ruby.”
Lei le rivolse un sorrisetto compiaciuto.
“A meno che tu non mi dica che ti sei appena immaginata Bianca, il punto che volevo provare è chiaro come il sole.”
L'espressione di Emma fu l'unica prova che le serviva per confermare che era stata colta in fragrante.
“Se pensi alla villa di Regina come casa tua e a lei ed Henry come la tua famiglia, alza il sedere, ascolta tuo figlio, segui quella polvere di fata e salva la tua cavolo di anima gemella prima che io te lo faccia fare nel modo difficile.”
Emma deglutì. Quella era probabilmente la primissima volta da quando aveva messo piede a Storybrooke che si sentiva anche solo minimamente minacciata dalla ragazza che aveva davanti. Ed era un lupo mannaro, quindi era tutto dire.
Si alzò in piedi, incontrando lo sguardo di Henry con il proprio.
L'espressione fiduciosa del ragazzo le dette forza.
“Facciamolo. Non abbiamo niente da perdere in ogni caso.”

Seguirono la polvere fuori dalla tavola calda, per le strade di Storybrooke.
Emma camminava con passo indeciso, accanto a sé c'era Henry, mentre dietro di loro camminavano Bianca, David, Mulan, Belle, Ruby, Aurora e Blu. Dicevano di essere lì per dare una mano in caso si fossero davvero imbattuti in Malefica, ma l'unica che lo aveva detto in modo abbastanza convincente era Mulan. Per il resto di loro, Emma sapeva che quella caccia alla strega si era appena trasformata in un gioco chiamato 'Regina sarà o non sarà il Vero Amore di Emma? E se non lo è, allora a chi condurrà la polvere?' ed era un gioco che a lei non sarebbe piaciuto neanche se lo avesse fatto senza un pubblico, figurarsi quindi coi suoi genitori che la seguivano.
Per qualche minuto, Emma lasciò che la speranza di riuscire finalmente a ritrovare Regina si facesse strada nel suo subconscio.
Ma poi la polvere arrivò alla torre dell'orologio.
“Dannazione” imprecò a bassa voce. “La biblioteca.”
“Cosa?” chiese Henry.
“Ragazzino” lo prese delicatamente per le spalle, cercando di spiegare. “Questo è l'ultimo posto in cui è stata Regina. È da qui che ci ha spedito i libri, quindi è lecito pensare che sia qui che Malefica l'ha rapita.”
“Quindi?”
“Quindi, siamo bloccati di nuovo. Anche l'olfatto di Ruby ci ha portato qui, ma è un vicolo cieco, Henry. Regina non è qui.”
Lui ci pensò per un momento, ma poi scosse forte la testa.
“Non possiamo arrenderci ora.”
“Henry, non c'è più nulla che possiamo fare, purtroppo. Non qui.”
Lui si liberò dalla presa di sua madre, scuotendo la testa.
“La polvere di fata non sbaglia mai” urlò con rabbia.
“Allora avresti dovuto portarla a Robin, maledizione” rispose Emma con altrettanta rabbia.
“Sei tu la Salvatrice, mamma.”
“Non sono capace neanche di trovare la donna che amo” gli fece notare. “Che razza di Salvatrice sono?” con un gesto della mano indicò la porta della biblioteca, dentro cui era entrata la scia di polvere.
“Hai detto che non ti saresti mai arresa.”
Emma fu presa in contropiede dalle sue parole.
“Né con me, né con lei.”
Sospirò, abbassando lo sguardo.
“Non mi sto arrendendo” mormorò piano, forse più a sé stessa.
“Beh, nemmeno io” rispose lui risolutamente.
Prima che Emma riuscisse a realizzare cosa stava succedendo, Henry corse dentro la biblioteca, continuando a seguire la scia fatata.
Emma si precipitò dietro di lui.
Lo vide entrare nell'ascensore e fece giusto in tempo a gettarsi dentro con lui, prima che il ragazzo abbassasse la grata.
Senza che nessuno dei due toccasse alcun bottone, l'ascensore iniziò a scendere.
“Che diavolo” mormorò la bionda.
“È la polvere” esclamò Henry. “Sta ancora funzionando.”
Una volta che l'ascensore si fu fermato, Emma guardò incredula la polvere attraversare le grate e continuare a scivolare per i tunnel della miniera.
Si maledisse, perché poche ore prima c'erano andati così maledettamente vicini. Avrebbero potuto salvarla prima. E in quel momento forse poteva essere già troppo tardi.
“Henry” si voltò di scatto, afferrando il ragazzo per le spalle. “Continuerò a seguirla, ok? Ma devo farlo da sola. Non puoi stare qui, è pericoloso. Se Regina sapesse che ti ho portato con me, mi ucciderebbe.”
“Ma...”
“Niente ma” gli disse con risoluzione. “Adesso tu torni di sopra e stai coi tuoi nonni. Aspettateci lì, non muovetevi e per nessun motivo al mondo, non importa se passa una settimana e non siamo ancora tornare, non seguitemi.”
“Ma, mamma...”
“Henry” disse il suo nome con forza. “Solo per questa volta, ti prego, fai come ti dico. Troverò Regina e torneremo a casa. Ma tu, per favore, torna di sopra. Devi essere al sicuro. Devi avere la tua migliore possibilità. Solo così io e tua madre potremo combattere senza la costante paura che possa succederti qualcosa.”
Lui abbassò la testa. Purtroppo, aveva senso.
“La troverò, Henry. Te lo prometto.”
Dopo essersi assicurata che il ragazzo fosse tornato di sopra, continuò a seguire la traccia della polvere, il cuore le batteva nel petto così forte da riempirle le orecchie, le gambe le tremavano, ma non si fermò.
Aveva una promessa da mantenere.

Malefica si soffermò a guardarla un'ultima volta.
La sua testa era chinata in avanti, lo sguardo basso, gli occhi velati. Il viso era incredibilmente pallido, la sua pelle era fredda eppure la fronte era madida di sudore. I suoi vestiti e la sua pelle erano sporchi della terra della caverna. Era ricoperta da ferite, alcune delle quali cicatrizzate magicamente, altre ancora aperte e sanguinanti. Le sue labbra erano secche, la sua voce stanca. Perfino i suoi lamenti di dolore erano ormai quasi quieti e rassegnati.
Avrebbe potuto renderla più debole, soltanto uccidendola.
“Per strapparti la magia devo restituirti questo” si avvicinò lentamente a Regina, sempre stringendo in mano il suo cuore. “Sono curiosa di vedere cosa succederà quando avrai il tuo nuovo cuore nel petto.”
Regina a malapena riuscì a ridere un'unica volta con sarcasmo.
“Sei pronta, mia cara?”
Regina alzò gli occhi, l'aria stanca, l'espressione arresa.
Senza attendere oltre, Malefica si posizionò davanti a lei.
“Mettiamo fine a questa storia” la incoraggiò Regina.
Con un gesto fluido della mano di Malefica, il suo cuore torno al proprio posto.
Uno. Due. Tre battiti.
E la redenzione della regina caduta era compiuta.





Fatemi sapere cosa ne pensate, scusate se ho tardato un paio di giorni ad aggiornare, ma è un periodo un po' fretico.
Grazie per la pazienza. Alla prossima.



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Capitolo 9
*** If Anybody Could Have Saved Me, It Would Have Been You ***





Offtopic
: Nell'ultimo periodo ho scoperto le meraviglie di tumblr e ho passato un po' di tempo ad ammirare i lavori della Swan Queen Week (se non sapete cos'è e siete delle fan sfegatate della coppia vi consiglio caldamente di cercare la pagina, perché consiste in una settimana con un prompt diverso ogni giorno e decine di fanfiction e fanart), finché oggi sono entrata nel tag #swanqueen e quello che ho trovato sono stati messaggi davvero poco carini da parte di fan delle altre coppie di OUAT che di sicuro potevano risparmiarsi di mettere quello specifico tag. Quale è il punto di questo discorso senza capo né coda, vi chiederete? Ebbene, queste righe vogliono essere un incoraggiamento a non fare gli stessi errori, non importa quale sia la vostra ship, la vostra OTP, canon o fanon che sia, rispettate i gusti e le opinioni degli altri, essere cattivi non serve a niente se non a penalizzare la vostra stessa coppia. Davvero ragazzi, ma queli "Ship Wars"? Non facciamoci la "guerra", che davvero non serve a niente, è uno scontro tra poveri dove alla fine non vince nessuno, quindi in caso vi capitasse una situazione del genere, non dite cose cattive ma usate argomentazioni logiche, fate più bella figura sia voi che la vostra ship. In sostanza: non fate la guerra, fate l'amore (e scrivete fanfiction)! Scusate l'offtopic ma era una cosa che oggi avevo bisogno di condividere. Viva la Swan Queen!

Titolo: Il titolo del capitolo si ispira alle parole usate da Virginia Woolf nella sua lettera di addio al marito il giorno del suo suicidio, dopo lunghi anni di depressione che alla fine l'ha sconfitta, lei scrive "Se qualcuno avesse potuto salvarmi saresti stato tu. Tutto se n'è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi." Se avete qualche minuto vi consiglio la lettura di questa spendida lettera (la trovate anche su Wikipedia, nella pagina con la sua biografia" e la visione del film "The Hours" in cui è citata e che parla della vita di questa incredibile donna. Scusate la prolissa digressione, vi lascio alla lettura del capitolo!







If Anybody Could Have Saved Me, It Would Have Been You


Emma continuò a seguire la polvere di fata per i tunnel, con i sensi sempre in allerta, pronta a carpire qualsiasi rumore.
E ci aveva creduto.
Davvero, per una decina di minuti aveva creduto che avrebbe funzionato.
Attraversò quel labirinto seguendo fedelmente la scia della polvere, perdendosi tra la fitta rete di vicoli della miniera, ma non dandosi per vinta.
Aveva deciso di aver fede in Henry e nella magia, per una volta.
E cercò di non lasciarsi scoraggiare dopo i primi dieci minuti in cui camminò a vuoto.
Ma poi, le sembrò di essere di nuovo in una delle strade in cui era già passata.
La polvere di fata poteva perdersi?
Perché se c'era anche solo una minima possibilità che succedesse, allora ovviamente doveva essere quella lì. Perché Emma era semplicemente fortunata a tal punto.
O forse la sua anima gemella era morta e l'avevano seppellita lì sotto da qualche parte e la polvere stava cercando di farla stancare, in modo che si arrendesse.
Ma poi successe la cosa più strana in assoluto.
La polvere entrò in una delle pareti, infiltrandosi nella terra e attraversandola.
All'inizio Emma pensò che quella era la fine. Che lei ovviamente non poteva attraversare i muri, neanche quelli di terra, quindi non c'era altro da fare.
Ma poi si ricordò di cosa era successo ad Elsa.
Aveva fatto esplodere una parete solo per trovarsi sulla spiaggia.
La mappa di quelle miniere era un casino, non c'era modo di capire dove si trovasse.
E se la polvere di fata non si fosse persa, né avesse sbagliato persona?
Forse i giri in tondo erano perché stava cercando di condurre Emma attraverso quella parete, ma vista la testardaggine della mora nel non capire dove doveva andare, aveva semplicemente deciso di mostrarglielo.
C'era una speranza, sebbene piccola, che dietro quel muro di terra ci fosse Regina. Viva. Pronta ad essere salvata.
Emma chiuse gli occhi, inspirando, pronta a far esplodere la parete con la propria magia.
Chiuse le mani a pugno, aprendole poi di scatto in avanti.
Un rumore sordo riecheggiò nelle gallerie mentre il muro che aveva davanti veniva frantumato in terriccio.

Appena il cuore fu di nuovo al suo posto, dentro il suo petto, Regina percepì una sensazione strana percorrerla.
Un calore diverso da qualsiasi altra cosa avesse mai provato si irradiò dal suo cuore e si diffuse alle sue braccia, alle sue gambe, alla sua testa. Si sentiva come se fosse stata per tutta la vita in uno stato semi vigile, in cui vedeva tutto ciò che la circondava in modo confuso e appannato, ma in quel momento non lo era più.
Tutto fu improvvisamente chiaro.
Le cose si incastrarono perfettamente al loro posto.
Tutto era dove doveva essere.
Malefica guardò stupefatta quando una tenue luce brillò sul petto di Regina, proprio nel punto in cui si trovava il suo cuore.
Regina inspirò, chiudendo gli occhi ed alzando il viso.
Un istante dopo, la luce sul suo petto si affievolì, la grotta tornò ad essere tetra.
“Vuoi dire le tue ultime parole?” chiese Malefica con un sorrisetto, il bastone teso nella sua direzione.
Regina alzò lentamente lo sguardo.
Una luce intensa le brillava dentro gli occhi.
Fu allora che sorrise.
Ma non era uno dei soliti sorrisi che aveva rivolto a Malefica nel corso della sua prigionia. Era un sorriso sincero e così puro che mise la strega seriamente in difficoltà.
“Grazie” sussurrò piano.
La sua voce era piena di qualcosa, aveva una nota particolare, che Malefica ci mise un bel po' a riconoscere. Ma quando ci riuscì, qualcosa in lei si paralizzò.
Regina era felice.
“Che cosa diavolo hai da sorridere?” domandò con rabbia.
“Posso provare di nuovo tutte le cose che avevo dimenticato” mormorò, non riuscendo a smettere di mostrare la gioia che provava. “Posso sentire ciò che contiene il mio cuore adesso che si è alleggerito delle sue colpe.”
“Perché sei felice?” urlò Malefica. “Non era così che doveva andare, stai per morire!”
“Ma non importa” sussurrò Regina con tono riverente, senza la minima paura. “Non importa perché oggi muoio come la ragazza di diciotto anni che aveva un futuro pieno di felicità davanti a sé, che aveva speranza e fede nel destino. Muoio sapendo di essere amata. Questo è il dono più prezioso che potessi farmi.”
“Zitta” ordinò Malefica con un urlo acuto. “Stai zitta” ripeté, la voce sempre più infuriata. “Non sei amata, Regina, nessuno ti ama! Tutta la città ti odia!”
“La mia famiglia mi ama.”
“No, loro non sono la tua famiglia, nessuno di loro è davvero la tua famiglia.”
“Sì che lo sono” Regina sorrise di nuovo, la consapevolezza di quella verità, che avrebbe dovuto indebolirla, la rese invece più forte che mai. “Era destino che lo fossero. Era destino che Bianca facesse parte della mia vita, prima come figliastra, poi come madre di Emma. Era destino che Henry toccasse la mia vita e mi cambiasse in modo così profondo. Era destino che portasse qui Emma e rompesse la mia maledizione solo perché distruggendo quella finta felicità potessi finalmente averne una reale. Potessi finalmente avere il privilegio di conoscere Emma, il tocco della sua mano, il calore del suo corpo, la morbidezza delle sue labbra. La felicità disarmante causata dal suo amore.”
Mentre parlava una piccola luce era tornata a brillare nel suo petto e man mano che il discorso procedeva si era ingrandita sempre di più, illuminando dapprima tutta la metà sinistra del suo torace e poi iniziando lentamente a diffondersi anche in alto, in direzione della spalla, e alla metà destra del suo petto.
“Emma Swan non ti ama!” urlò Malefica al massimo della sua voce, cercando di apparire il più terrificante possibile.
Regina rise a pieni polmoni, perché sapeva quanto Malefica si stesse sbagliando.
“Lei non è qui, non è venuta a salvarti, non è venuta per te, non è riuscita a trovarti! Si è semplicemente arresa, come tutto il resto del mondo.”
Regina scosse la testa, un sorriso aleggiava ancora sulle sue labbra.
“Se qualcuno avesse potuto salvarmi, sarebbe stata lei.”
Chiuse gli occhi, ricordando il tocco della sua mano sulla propria guancia, la sensazione delle sue labbra contro di essa o sulla sua fronte.
La luce candida continuava a diffondersi sul suo corpo.
“E lo ha fatto” sussurrò. “In così tanti modi, Emma mi ha salvato. Mi ha salvato anche se io non volevo lasciarglielo fare. Anche dalla persona che temo di più al mondo. Me stessa.”
“Basta” l'urlo di Malefica tuonò dentro la caverna. “Lei non ti ama.”
Regina, per la prima volta da tantissimo tempo, accettò con fede cieca quello che il suo cuore le stava dicendo. Abbracciò il sentimento che stava esplodendo dentro di esso per poi avvolgere tutto il suo corpo e la sua mente.
L'aveva finalmente capito.
“Non importa. Quello che importa è che io amo lei, così profondamente che la mia vita è cambiata semplicemente per la sua presenza. La guardo ed il mio cuore esplode in mille emozioni indescrivibili. Sono una persona migliore, per merito suo. Per merito dell'amore che provo per Emma.”
Guardò verso il proprio petto, vedendo una luce bianca emanata dal suo cuore.
Era magia bianca.
“L'amore per Emma mi ha resa forte” realizzò.
Regina realizzò che la magia bianca evocata dall'amore che provava in quel momento, era così potente da poter sopraffare quella nera di Malefica. Perfino l'incantesimo che teneva imprigionati i suoi polsi e le sue caviglie.
Le corde che la tenevano legata si sciolsero senza il minimo sforzo.
Si alzò in piedi delicatamente, senza sforzo nonostante tutte le ferite che aveva addosso.
“No!” Malefica urlò.
C'era andata così vicina.
Regina sollevò le mani davanti a sé e la sua avversaria fu incapace di muoversi.
“Grazie per tutto quello che hai fatto per me, vecchia amica.”
Il tono sincero della voce di Regina mandò Malefica su tutte le furie.
“Non è finita” tuonò. “Otterrò la mia vendetta, tornerò per reclamare il tuo cuore e la tua magia e per maledire quest'intera città. E stavolta non commetterò gli stessi errori.”
Regina, sebbene avesse una presa salda su di lei, era ancora debole e ferita, allo stremo delle forze e praticamente ormai arresa al proprio destino di morte.
Per questo tutto ciò di cui Malefica ebbe bisogno, fu un suo attimo di distrazione.
Proprio in quel momento la parete alla destra di Regina esplose ed i frammenti di terra causarono una fitta nube di polvere.
Malefica, approfittando del tempismo perfetto, si dissolse in turbinio di fumo nero.

Quando la cortina di polvere si fu diradata, Emma corse dentro la stanza, guardandosi attorno con impazienza.
La vide subito, in piedi al centro della caverna, tremante. Cadde in ginocchio. Poi voltò la testa nella sua direzione.
Fu allora che Emma vide la metà sinistra del suo volto, livida e sanguinante, gonfia. I suoi vestiti erano lacerati e sporchi di terra e sangue.
Emma si precipitò al suo fianco, affrettandosi ad inginocchiarsi accanto a lei e sorreggerla prima che cadesse del tutto.
“Emma” sussurrò lei, un piccolo sorriso aleggiava sulle sue labbra.
Appoggiò una mano sulla sua guancia, accarezzandola con il pollice.
“Regina” i suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Il mio desiderio è stato esaudito.”
“Quale desiderio?”
“Rivederti di persona ancora una volta.”
Emma rafforzò la presa su di lei, cercando di scacciare le lacrime.
“Mi dispiace di averci messo così tanto.”
Regina scosse la testa, continuando a sorridere.
“Il tuo tempismo è perfetto.”
Emma sentì un nodo alla gola.
“Non riuscivamo a trovarti. Non sapevamo come. Volevo soltanto salvarti.”
Quelle frasi erano sconnesse e non avevano molto senso, ma Regina capì comunque ciò che Emma stava cercando di dirle.
“Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stata tu.”
Ed Emma capì che niente al mondo avrebbe mai potuto reggere il paragone con quello che provava in quel momento per Regina.
Non avrebbe mai più pensato di qualcun'altra che era bellissima anche con i vestiti strappati, ricoperta di fango. Non avrebbe mai più sentito la mancanza di qualcuno come aveva sentito quella di Regina fino ad un momento prima di riabbracciarla. Non avrebbe mai più provato una felicità così assoluta e profonda soltanto sentendo la risata di un'altra persona.
Era solo Regina, che le faceva provare quelle cose.
Ed Emma ne era sicura, non sarebbe mai più stata così innamorata di qualcun altro come lo era di lei.
“Ti amo, Regina.”
Non trovò altro da dire.
Voleva solo che lo sapesse.
Qualsiasi cosa fosse successa, voleva che Regina sapesse cosa provava per lei.
Non aveva tempo di dire altro, ma non importava.
Qualcosa nel tono della sua voce, nei suoi occhi, nel modo in cui la stava abbracciando, qualcosa dette a Regina la consapevolezza di quello che provava Emma.
“Ti amo anch'io.”
La pelle del suo viso era innaturalmente pallida, i suoi occhi erano stanchi, il suo corpo era troppo fragile.
Emma inspirò, cercando di deglutire il nodo che aveva alla gola.
Poi si chinò appena su di lei, e la baciò sulle labbra.
E all'improvviso fu giorno in piena notte. Quel bacio fu neve ad agosto, fu un ricordo di qualcosa che doveva ancora accadere, furono mille rumori tutti insieme e allo stesso tempo attonito e stupito silenzio.
Fu tutto quello che c'era al mondo e allo stesso tempo non fu abbastanza, qualcosa dentro loro urlava perché gli fosse concesso di più o nient'altro in assoluto.
Il Vero Amore di per sé era già una magia potentissima. Ma se a fare quella magia erano la strega più potente in circolazione ed il prodotto del Vero Amore, qualcosa di indescrivibile sarebbe per forza accaduto.
Quando si guardarono di nuovo negli occhi entrambe sentirono per la prima volta il peso di cosa era successo attorno a loro.
Due ragazzine sperdute, che non sapevano come amare molto bene, che erano state abituate da tutta la vita a fuggire da qualsiasi forma di speranza o amore, si trovavano l'una davanti all'altra senza più difese, senza possibilità di rimangiarsi le proprie parole e tornare indietro.
La cosa più assurda fu quando si resero conto che nessuna delle due voleva farlo. Che erano entrambe pronte ad andare avanti.
“Mi hai salvata” sussurrò Regina.
“Ti sei salvata da sola” la contraddisse Emma con un sorrisetto. “Avevi praticamente fatto tutto il lavoro quando sono arrivata qui.”
Regina scosse la testa. “No, Emma. Guardami. Mi hai salvata.”
Lo sguardo di Emma scivolò sulla sua figura, constatando che non vi erano più ferite sul suo viso, né tagli sulle sue mani.
Aveva di nuovo guarito Regina con un bacio.
“Senti dolore?” chiese subito.
“Non più. Mi sento solo terribilmente stanca.”
“Andiamo a casa.”
Senza attendere alcuna risposta Emma si alzò in piedi, aiutando Regina a fare lo stesso e sostenendola mentre camminavano vero l'ascensore da cui era arrivata Emma e che le avrebbe riportate verso la biblioteca.
Fu solo quando furono dentro, che Emma si rese conto cosa le aspettava di sopra.
La verità.
Ora era allo scoperto, tutti conoscevano il suo segreto, il suo amore per Regina.
I suoi genitori, le sue amiche, perfino suo figlio, comprendevano perfettamente l'uso della polvere di fata. E Blu, per quanto in realtà fosse solo frutto della maledizione, era pur sempre stata una suora per ventotto anni.
E tutti loro sapevano la verità.
Emma deglutì, provando a dire qualcosa, ma non riuscì neanche ad aprire la bocca che l'ascensore si fermò e Regina si mosse verso l'uscita.
Il braccio sinistro della mora era attorno alle sue spalle, mentre quello destro di Emma sorreggeva la vita dell'altra, aiutandola a camminare. Le sue ferite potevano essere guarite, ma non mangiava da giorni e si sentiva davvero stanca, come se non avesse dormito per dieci anni.
David, Mulan, Belle e Aurora era seduti ad uno dei tavoli della biblioteca, Henry era seduto sopra lo stesso tavolo, guardando verso l'ascensore, Blu era in disparte, in piedi ed in silenzio, mentre Bianca e Ruby stavano nervosamente percorrendo la stanza avanti e indietro.
Quando sentirono il rumore delle porte che si aprivano, tutti i loro occhi scattarono nella direzione da cui proveniva quel suono. Nessuno parlò, nessuno si mosse, avevano tutti paura anche di respirare.
Quando Emma uscì dall'ascensore con Regina al proprio fianco il primo a muoversi di nuovo fu Henry.
“Mamma!” le corse incontro lanciandosi tra le sue braccia.
Lei avvolse il braccio libero attorno a lui, poggiando il mento sulla sua testa, sorridendo e chiudendo gli occhi.
“Lo sapevo” si allontanò, guardando lei e poi verso Emma e di nuovo lei per qualche secondo. “Io avevo detto che avrebbe funzionato” con un sorriso fiero l'abbracciò di nuovo. “La polvere di fata non sbaglia mai.”
Regina corrugò la fronte, guardando Emma.
“Polvere di fata? È così che mi hai trovata?”
Lei distolse lo sguardo, mentre le sue guance si coloravano di un tenue rosso.
Henry si allontanò di nuovo, pronto a raccontare tutta la storia, ma rimase senza parole quando due braccia si avvolsero veloci attorno a sua madre, prendendo il posto delle sue.
“Bianca, allenta la presa, Regina è molto debole” mormorò Emma, che in realtà aveva il timore che Regina l'avrebbe fatta volare dall'altra parte della biblioteca.
“Suppongo che, soltanto per questa volta, gli abbracci vadano bene” la tranquillizzò Regina con tono stoico, portando con incertezza la propria mano libera verso l'alto, dando due pacche sulla schiena di Biancaneve, prima di appoggiarla semplicemente e stringendo appena.
Bianca si allontanò dopo qualche secondo, le lacrime agli occhi.
“Sono grata che tu stia bene.”
Regina deglutì, cercando di scacciare il nodo che aveva in gola, ed annuì. Il suo stupido cuore intriso di magia bianca le stava rendendo difficile trovare una risposta irritante.
Prima che potesse processare il primo abbraccio, ne arrivò un secondo, forte almeno quanto il primo.
“Miss Lucas.”
“Hai usato il plurale, abbracci. E poi Bianca ne ha avuto uno, ed io non ho mai tentato di mandarti al rogo.”
Regina rise, ricambiando l'abbraccio.
“Beh, io non ho mai fatto una maledizione del sonno eterno su di te.”
“Vedi? Possiamo senza dubbio essere ottime amiche.”
Ruby si allontanò, lasciandola andare e le sorrise.
“Anche io sono grata che tu stia bene.”
“Grazie” stava per usare il cognome, come al suo solito, ma suonava così formale adesso, dopo tutto quello che avevano passato insieme. “Ruby” si corresse, ricambiando il sorriso.
Guardò attorno alla stanza.
C'erano davvero delle persone che la amavano, Malefica aveva torto.
C'erano persone che l'avevano cercata e che erano preoccupate per lei. La sua famiglia ed i suoi amici.
“Grazie a tutti voi.”
Bianca scosse la testa. “Nessuno viene abbandonato, siamo una famiglia.”
Henry la abbracciò di nuovo.
“Mi sei mancata, mamma.”
“Mi sei mancato anche tu tesoro” lo baciò sulla testa, sorridendo.
“Andiamo a casa, adesso. Penso che Regina abbia bisogno di una bella dormita e di almeno un pasto completo” li incoraggiò Emma.
“E di una doccia di tre ore” aggiunse la mora.
“Regina, oh mio Dio, ma tu stai sanguinando” notò improvvisamente Ruby, guardando i suoi vestiti ricoperti di sangue.
“No, no, Emma mi ha guarita. Sto bene. Sono solamente molto stanca.”
“Emma ti ha guarita” ripeté Bianca, alzando un sopracciglio in direzione della figlia. “Non sapevo che ne fossi capace.”
“Neanche io, se ti è di consolazione” scherzò Emma con un sorriso.
“Come è possibile” sentirono un sussurro debole, una voce in disparte.
“Blu” disse soltanto Regina. “Non ti avevo vista.”
“Come è possibile che tu, tra tutte le persone, sia riuscita a redimerti?” chiese, facendo un passo avanti, ma tenendo la testa bassa. “Dopo tutto il male che hai fatto, come è possibile? Ci sono persone che commettono un singolo errore e poi passano la vita a tentare di riparare, mentre dopo tutto quello che tu ci hai fatto passare, puoi semplicemente avere di nuovo un cuore puro. Come è possibile?” ripeté per l'ennesima volta.
Regina inspirò, cercando di trovare la forza per affrontare quella discussione.
“Per prima cosa, il mio cuore non è puro. Questo è proprio il motivo per cui Malefica lo voleva. Ho dentro me sia le cose buone che quelle cattive che ho fatto, ogni mia azione è parte di me. Dovrò convivere con la mia oscurità per il resto dei miei giorni. E ci saranno giorni in cui cadrò di nuovo, certo” ammise, quasi con leggerezza. “Ma saranno piccoli errori, per cui continuerò a rimediare per il resto della mia vita. La redenzione non è mai fine a sé stessa. È un processo che dura tutta la vita, i miei errori continueranno a perseguitarmi ed io farò del mio meglio per essere migliore e per riparare a quello che ho fatto. La redenzione non finisce mai. Tutto quello che ha fatto Malefica è stato un incantesimo per accelerare il processo per cui il cuore si libera della magia nera. Ma non significa che non tornerà. Il mio cuore si macchierà di nuovo” sospirò. “Ma va bene così. Perché stavolta combatterò l'oscurità che è parte di me, non mi lascerò diventare di nuovo soltanto una parte di essa.”
Nessuno osò dire una parola.
“Non causerò mai più tutto quel dolore” disse con risoluzione. “Adesso so che non importa quanto in basso potrò cadere, ci saranno sempre accanto a me le persone che amo per aiutarmi a rimettermi in piedi.”
Il suo sguardo incontrò quello di Henry e si sorrisero con aria complice.
“Finalmente” le disse, alzando gli occhi al cielo, ma sorridendo ancora. “Sto cercando di fartelo capire da, tipo, sempre.”
Regina alzò gli occhi al cielo in modo praticamente uguale a quello che aveva usato Henry qualche secondo prima, ed Emma si chiese come fosse possibile che si assomigliassero così tanto.
Lei gli accarezzò una guancia.
“Ti voglio bene, Henry.”
“Ti voglio bene anch'io, mamma.”

Quando arrivarono a casa, Regina riuscì a percorrere il vialetto senza l'aiuto di Emma, nonostante la bionda fosse rimasta accanto a lei per tutto il tragitto, pronta ad offrire il proprio aiuto al minimo cenno.
“Potresti rimanere?” domandò Regina quando furono dentro casa. “Mentre mi faccio un bagno caldo, così puoi tenere d'occhio Henry, proteggerlo se succede qualcosa.”
“Certamente, sarò qui finché avrai bisogno di me” rispose immediatamente con un piccolo sorriso.
Regina lo ricambiò, rispecchiando l'incertezza di Emma con la propria. Senza aggiungere altro si incamminò verso la scalinata, mentre Emma appoggiò una mano sulla spalla di Henry, conducendolo verso la cucina.
“Vieni ragazzino. Perché non prepariamo qualcosa da mangiare?”
“Ottima idea, mamma sarà affamata.”
Emma sorrise di nuovo, con un po' più di decisione.
“Cosa dovremmo preparare secondo te?”
Lui ponderò la domanda per qualche istante, scrollando poi le spalle.
“Diamo un'occhiata al frigo” propose la bionda.
Nel frattempo Regina aveva raggiunto il bagno. Iniziò a riempire la vasca mentre lentamente si tolse i vestiti. Fu solo quando fu immersa nel tepore dell'acqua calda che si rese conto di quanto fosse davvero stanca.
Ogni muscolo era indolenzito, ogni centimetro del suo corpo era teso. Si sforzò per rilassarsi, lasciando che l'acqua massaggiasse via la tensione del proprio corpo. Fu solo quando il calore iniziò a dissiparsi, che decise di uscire.
Avvolta solo nel suo asciugamano tornò nella sua camera da letto, scegliendo dei vestiti puliti.
Si rivestì con la stessa lentezza con cui si era tolta i vestiti, ancora dolorante e stanca, nonostante il bagno caldo le avesse giovato.
Un sommesso bussare alla porta la distrasse dalla sua scelta delle scarpe.
“Avanti” disse immediatamente, scegliendone poi un paio a caso.
La porta si aprì solo il minimo indispensabile a fare passare una voce, senza che la persona a cui apparteneva si mostrasse.
“Regina, quando vuoi la cena è pronta. Voglio dire, se vuoi. Cioè, se hai fame, ecco.”
La mora sorrise tra sé e sé di quel tenero balbettare, infilandosi velocemente le scarpe e poi aprendo la porta del tutto, guardando Emma con un sorriso.
Lei alzò timidamente lo sguardo.
“Tempismo perfetto, mia cara.”
Emma ricambiò il sorriso.
“Non aspettarti niente che arrivi neanche lontanamente vicino al sapore delle cose che cucini tu, però, ti avverto. Ma io ed Henry abbiamo fatto del nostro meglio.”
“Sono sicura che andrà benissimo.”
Si sorrisero di nuovo, percorrendo poi le scale fianco a fianco.
“Pensavamo che saresti stata affamata, quindi abbiamo fatto un bel po' di pollo, mamma. Prepara lo stomaco” la avvertì Henry.
Lei rise, sedendosi a tavola.
Mangiarono mentre Henry raccontava a Regina tutto quello che avevano provato in quei giorni per riuscire a trovarla.
“Finché stamani mi sono svegliato con l'idea della polvere di fata. Ha funzionato in passato, quindi di sicuro poteva funzionare di nuovo.”
Il sorriso di Regina vacillò, la sua espressione divenne confusa. Non c'era bisogno di avere i poteri del signor Gold, pensò Emma, per capire che stava pensando a Robin.
“Ma ovviamente ho pensato che il tuo vero amore di sicuro doveva essere cambiato quando avevi scelto di non entrare in quella taverna tutti quegli anni fa. Poi ho capito.”
“Cosa hai capito?” chiese Emma, curiosa forse anche più di Regina di sapere come aveva deciso che doveva essere lei.
“Beh, è semplice. Voi due adesso non litigate più, andate d'accordo, lavorate fianco a fianco per sconfiggere i cattivi e tutto il resto, giusto? E avete detto a tutti quanti che è perché siete diventate amiche.”
Loro due si guardarono per un breve momento, ma subito lo sguardo di Regina tornò su Henry ed annuì.
“Ma gli amici non si guardano in quel modo” fece notare lui, riferendosi allo sguardo che si erano appena scambiate. Poi guardò verso Emma, sorridendo. “Noi ti guardiamo come se secondo noi avessi appeso le stelle” disse, voltandosi poi verso Regina. “Ed io ed Emma guardiamo te come se avessi creato la luna” concluse. “Voi non vi guardate come se foste amiche, vi guardate come si guarda la famiglia, come vi guardo io. Ed entrambe avete rotto delle maledizioni baciandomi, quindi un amore più vero di questo non esiste, giusto?”
Regina, dopo parecchi attimi di attonito silenzio, iniziò a ridere sommessamente.
“Quindi questa è la storia di come siamo stati tutti fregati per perspicacia da un bambino di tredici anni.”
Anche Henry iniziò a ridere insieme a lei, ed Emma si unì poco dopo.
“Sono piuttosto sveglio, per queste cose” osservò, senza modestia.
Quello fece ridere Emma ancora di più.
“Andiamo, Henry, l'unico motivo per cui eri così sicuro è che hai origliato i tuoi nonni mentre dicevano che ci guardiamo come si guardano loro.”
“Quello potrebbe aver aiutato” ammise lui.
Regina continuò a ridere, scuotendo la testa.
“Fantastico, adesso Biancaneve è più informata di me sulla mia stessa vita privata. Forse dovrei ricominciare con i miei piani per liberarmi di lei.”
“Oh, Regina, vi hanno visto tutti mentre vi abbracciavate” le disse Emma, ridendo.
“Quella è stata una cosa che non succederà mai più” ci tenne a chiarire. “Un momento di debolezza dovuto a giorni e giorni di tortura fisica e psicologia. Non mi coglierà di nuovo alla sprovvista, poco ma sicuro.”
Ed ovviamente Regina stava scherzando, ma la menzione dei suoi giorni di prigionia fece rabbuiare i volti di Emma ed Henry.
Ci furono parecchi minuti di silenzio.
“Perché non andiamo a letto, adesso?” propose guardando il ragazzo.
Lui comprese che quello era il modo di Emma per dirgli che voleva parlare con Regina, quindi si limitò ad annuire, alzandosi ed abbracciando entrambe le sue mamme, prima di andare verso la propria camera.
Appena loro figlio sparì al piano superiore, Emma vide nel volto di Regina tutta la stanchezza e la fragilità che la donna aveva fino a pochi istanti prima cercato di celare davanti agli occhi del proprio figlio.
“Dovresti riposare anche tu, Regina.”
“Metterò a posto qui e poi” iniziò, ma Emma scosse la testa, interrompendola.
“Ci penso io. Chiuderò a chiave con la magia mentre esco, promesso.”
Regina inspirò, non sapendo bene cosa dire. Non voleva lasciare ad Emma, che aveva cucinato tutto, anche il compito di rimettere a posto.
“Possiamo fare così” propose la bionda, percependo la sua indecisione. Senza sapere bene come spiegare ciò che voleva fare, si limitò a muovere una mano, spostando con la magia tutti i piatti sporchi all'interno della lavastoviglie e tutti gli avanzi dentro al frigo. “Nessuna delle due deve mettere a posto” le rivolse un piccolo sorriso, alzandosi in piedi.
Regina non sapeva bene cosa dire.
La gentilezza di quella donna, certe volte, era disarmante.
“Grazie, Emma. Per tutto quanto.”
Lei scrollò le spalle.
“Ho solo mosso una mano.”
“Intendevo-”
“So cosa intendevi. Ma non voglio essere ringraziata per essere arrivata troppo tardi.”
“Non era troppo tardi. Io sono qui, sono viva.”
“Non grazie a me.”
“Anche grazie a te, Emma. Tu mi hai guarita.”
“Sarei dovuta riuscire a trovarti prima, avrei dovuto pensare alla polvere subito, invece non sono stata razionale.”
“Se ci avessi pensato tu non saresti mai venuta a cercarmi, ma avresti mandato” si rifiutò di pronunciare quel nome “qualcun altro. E non avrebbe funzionato.”
Emma sospirò, portandosi le mani alla vita, guardando in basso.
“Ci credi davvero?” domandò con un filo di voce. “Nella polvere di fata, in questa storia del vero amore?”
Regina preferì non rispondere, sicura che Emma non avrebbe gradito ciò che aveva da dire, e la lasciò continuare.
“Nel mondo da cui vengo io, queste cose non esistono. L'amore significa riuscire a sopportare un'altra persona anche nei giorni in cui a malapena sopporti te stesso.”
“Il Vero Amore è la magia più potente di tutte” le ricordò Regina, alzandosi in piedi. “Ed è una cosa terrificante, perché potrebbe scivolarti accanto e non lo sapresti mai. È così facile, perdersi, non solo nel tuo mondo, ma anche nel mio. Tu sei abituata a vedere i tuoi genitori, ma anche nella Foresta Incantata trovare il vero amore è estremamente raro, la maggior parte delle persone si convincono di esserci riuscite e non avranno mai modo di essere smentite. Le maledizioni del sonno eterno, la polvere di fata, nella maggior parte dei casi sono solo modi di provare che qualcosa che veniva considerato magico in realtà non lo è. Saresti sorpresa dal numero di coppie che erano sicure di essere il reciproco vero amore e poi non sono riuscite a salvarsi a vicenda.”
Lentamente si avvicinò ad Emma, fermandosi proprio davanti a lei e guardandola negli occhi, lo spettro di un sorriso aleggiava sulle sue labbra.
“Per rispondere alla tua domanda, non credo nella polvere di fata. Ma sì, credo nella magia del vero amore, perché l'ho vista tante volte.”
Emma deglutì, cercando di capire cosa stesse cercando di dire. Se non credeva nella polvere di fata, significava quindi che non credeva che Emma fosse il suo Vero Amore?
“Credo nelle scelte che facciamo, credo che siano quelle a fare la differenza alla fine. E di certo non posso costringerti a scegliere di credere in qualcosa di così assurdo per il tuo mondo. Non posso costringerti a scegliere me” il fiato di Emma fu bloccato a metà della sua gola. “Né penso che dovresti farlo, perché mi conosco e conosco te e penso che questo” indicò tra loro con un gesto della mano “potrebbe essere o l'amore più grande mai esistito, oppure la distruzione di tutto quello a cui teniamo.”
“Ho già preso la mia decisione quando ho accettato di seguire la polvere fatata. Anzi, credo di averla presa molto tempo prima, quando ti ho detto che avrei trovato il modo di farti avere il tuo lieto fine.”
Regina scosse la testa, un sorriso amaro.
“Il mio lieto fine non è qualcuno che vuole salvarmi, è qualcuno che vuole amarmi.”
“Non possono essere entrambe?”
Lo sguardo di Regina divenne triste, in qualche modo distante. Troppe persone avevano già provato a salvarla, e lei sapeva che non era quello di cui aveva bisogno. Era perfettamente capace di salvarsi da sola.
“Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stata tu” le disse, alzando una mano ed accarezzando lentamente la sua guancia. “E se qualcuno avesse potuto amarmi, saresti stata tu” continuò con un sorriso triste. “Ma nessuno può davvero amare qualcuno come me.”
Senza aggiungere altro si allontanò da lei, incamminandosi verso le scale.
“Buonanotte, Emma.”
“Buonanotte, amore mio” fu la risposta della bionda.
Gli occhi di Regina si riempirono di lacrime.
Ma non tornò sui propri passi.












Grazie a tutte per aver letto, fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia e di questo capitolo (e anche la vostra opinione sulle poche righe iniziali, se le avete lette)!
Un abbraccio






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Capitolo 10
*** Maybe Someday We Will Talk and Not Just Speak ***





Titolo: Il titolo è ispirato alla canzone "Same Mistake" di James Blunt, che stavo ascoltando mentre scrivevo questo capitolo.

Buona lettura!






Maybe Someday We Will Talk and Not Just Speak



Sapeva di non essere la benvenuta.
O almeno, era così che si sentiva, fuori casa della sua migliore amica, a fare la guardia e proteggere delle persone che non volevano essere protette. A difendere in ogni modo a lei possibile la donna che aveva fatto breccia dentro il suo cuore, nel modo più discreto possibile.
Era nella sua natura, dopotutto. Soffrire senza disturbare.
Dei rumori provenienti da una via a lato della casa la distrassero. Si diresse verso l'origine del suono, pronta a sguainare la propria spada, quando un viso familiare voltò l'angolo. La sua mano si ritrasse lentamente, ma non passò inosservata alla donna davanti a lei.
“Sai, dovresti davvero comprare una pistola, Mulan.”
“Ruby. Cosa ci fai qui?”
“Potrei farti la stessa domanda.”
Mulan si schiarì la voce, distogliendo lo sguardo.
“Stavo passando da qui” rispose piano.
“Certo” Ruby rise, scuotendo la testa. “Stavi passando nel bel mezzo della notte e hai deciso di fermarti davanti casa di Aurora per qualche ora, non è così?”
Mulan non rispose, chinando la testa.
“So che eri qui anche ieri sera, e la sera prima. So che la stai proteggendo da quando i nani non lo fanno più.”
“Come lo sai?” domandò, corrugando la fronte e guardando di nuovo negli occhi la ragazza che aveva davanti.
“Perché mentre tu proteggevi lei” le rivolse un piccolo sorriso scherzoso “io proteggevo te.”
Mulan corrugò la fronte.
“Malefica pensa che se uccide me Regina metterà in mostra la sua testa conficcata su un palo, quindi ho pensato che potevo aiutarti a tenere d'occhio la situazione.”
“Non potrei mai accettare” le disse Mulan, scuotendo la testa.
“E questo è il motivo per cui l'ho fatto di nascosto” spiegò ridendo. “Vieni, torniamo nella via principale.”
Camminarono in silenzio fianco a fianco, passeggiando per la strada in cui terminava il vialetto della casa di Aurora e Filippo, ma non fermandosi mai troppo vicine all'abitazione.
“Allora, quando è iniziato tutto tra te e Aurora? È stato prima o dopo che lei conoscesse Filippo? Sa quello che provi per lei, immagino. L'avrà sicuramente capito da come la guardi.”
“Tu parli molto, vero?”
“Beh, una di noi due deve pur tenere in piedi la conversazione, no? Se avessi la tua stessa attitudine per le parole, staremmo sempre in silenzio. Come quando stavamo seguendo la sfera incantata verso Malefica, non ti decidevi a spiccicare parola.”
“E tu non riuscivi a farne a meno, proprio come ora.”
“Quindi suppongo che lei non lo sappia” concluse Ruby, sospirando.
“Aurora è felice. Non potrei mai portarle via quello che ha adesso.”
Un'ombra distante passò veloce nello sguardo di Ruby, ma Mulan era molto perspicace per quello che riguardava l'atto di celare i propri sentimenti, quindi capì immediatamente che c'era qualcosa che Ruby le stava nascondendo. Un attimo dopo, velocemente più di quanto era arrivata, quell'ombra sparì.
“Che mi dici di te? Nessun fidanzato?”
“Ne ho avuto uno, una volta. Non è finita molto bene. L'ho sbranato, letteralmente.”
“Fidanzata, forse?” chiese timidamente, sapendo che in quel mondo le cose erano molto diverse e che la donna al suo fianco era molto aperta.
Seppe di aver posto la domanda giusta quando nuovamente vide la sua espressione vacillare.
“Tu e Regina, c'è qualcosa tra voi? Malefica aveva ragione?”
Ruby rise, scuotendo immediatamente la testa.
“Regina è una donna molto affascinante, ma tutto quello che provo per lei è una sincera amicizia, un profondo affetto e molta gratitudine per avermi salvato la vita.”
Mulan attese che continuasse, ma quando capì che non lo avrebbe fatto si decise a darle un altro piccolo incoraggiamento.
“Puoi confidarti con me. Come tu stessa hai detto, raramente sono io a parlare. So tenere segreti molto bene.”
Ruby sospirò. “Non sono sicura ci sia un segreto da tenere, in realtà. È passato molto tempo, ormai sono andata avanti ed ho superato, ho accettato che qualsiasi cosa ci fosse mai stata, era soltanto dentro la mia testa. Lei ha fatto la sua scelta tantissimi anni fa. E la bestia che ha scelto di amare non sono io.”
“Tu non sei una bestia, Ruby” disse Mulan, posandola una mano sul braccio e fermandosi in mezzo alla strada.
“Non sono una bestia abbastanza perché qualcuno decida di salvarmi, né buona abbastanza perché qualcuno decida di amarmi” rispose ironicamente, scuotendo la testa. “Questa è la mia maledizione, forse. Essere per sempre divisa a metà.”
“Personalmente, credo che ognuno di noi prima o poi riesca a trovare qualcuno che lo fa sentire completo. È quello che succede quando qualcuno ti ama, un amore così grande che il tuo cuore culla e che non andrà più via.”
“Questo è quello che hai provato per Aurora? Lei ti ha reso completa?”
Mulan scosse tristemente la testa, abbassando di nuovo lo sguardo.
“Aurora non mi amava. Ed il sentimento che ho provato un tempo per lei sta iniziando ad affievolirsi, a ritrasformarsi soltanto in quella sincera amicizia che abbiamo un tempo avuto. Credo che ci sia qualcun'altra destinata ad amarmi e ad essere da me ugualmente amata.”
“Vorrei avere la tua stessa fiducia.”
“Ce l'avrai, quando ti troverà.”
Scambiandosi un ultimo sorriso ricominciarono a camminare in silenzio.
Entrambe con un amore non corrisposto alle spalle, si capivano l'un l'altra meglio di quanto chiunque altro avrebbe fatto.
Passeggiarono in un silenzio confortevole che, vista la natura alquanto loquace di Ruby, Mulan sapeva non essere destinato a durare a lungo.
“Allora” iniziò infatti poco dopo “c'è una cosa in questo mondo che dovresti assolutamente provare, una di queste sere, chiamata whisky.”
Mulan sorrise, scuotendo la testa, pronta a chiedere di cosa si trattasse, ma Ruby la precedette, continuando a parlare prima che lei avesse modo di porre la domanda.
“È una sorta di siero della verità, ma dal sapore molto più buono, le persone lo bevono di propria volontà, perché ti fa davvero divertire. Ci sono degli effetti collaterali di cui dovrei informarti, però.”
Mulan non riuscì proprio a dirle che Will Scarlet aveva introdotto tutti i compagni di Robin Hood al whisky poco dopo il loro arrivo a Storybrooke, ma la lasciò parlare ascoltando con attenzione ogni singola parola.

Regina era solita svegliarsi molto presto ogni mattina, era un'abitudine che aveva sempre avuto e che si era accentuata ancora di più quando Henry era piccolo e lei si alzava per preparare la colazione ad entrambi prima che lui si svegliasse.
Quel giorno, tuttavia, quando aprì gli occhi il sole era già alto in cielo.
Era decisamente riposata, i dolori stavano iniziando ad attenuarsi e si sentiva molto più se stessa della sera prima.
Si vestì velocemente, scendendo al piano inferiore per bere almeno un caffè prima di chiedere ad Henry, che di sicuro era già in piedi, cosa volesse per colazione. Ma la scena che la accolse in cucina le tolse il fiato.
Emma stava cucinando qualcosa mentre rideva, Henry le stava accanto, anche lui stava ridendo mentre tentava di togliersi della farina dai pantaloni.
“Mamma ti ucciderà.”
“Incolperò te, dirò che sei stato maldestro” scherzò Emma, continuando a ridere.
Regina si schiarì la voce, avvicinandosi ai fornelli.
“Mamma” la salutò immediatamente Henry. “La farina sui miei pantaloni è colpa di Emma, lo giuro.”
“Quanta fretta di vendermi, ragazzino” mormorò la bionda, alzando gli occhi al cielo.
“Ma è vero.”
Emma gli lanciò un'occhiataccia, voltandosi verso Regina.
“Ho pensato di venire presto, così potevamo prepararti la colazione e lasciarti riposare un po'. Ieri sera sembravi così stanca” le disse piano.
Lei la guardò con riconoscenza, poi sorrise a suo figlio ed indicò i fornelli.
“Che state facendo?”
“Pancake” le disse Henry entusiasta.
“Ne abbiamo fatti anche con le banane, così Henry mangerà anche un po' di frutta. Adesso ne stiamo preparando alcuni al cioccolato” la informò Emma.
“Sei stata davvero gentilissima, Emma.”
“Beh, mi voglio prendere cura della mia famiglia” le sorrise timidamente.
“Emma” iniziò Regina, inspirando profondamente.
“Henry, che ne dici di andare a prendere quel fumetto che volevi farmi vedere?” intervenne prima che Regina riuscisse a finire la frase.
Lui guardò entrambe un paio di volte, capendo che stava succedendo qualcosa. Annuì, sparendo verso il piano superiore.
“Non mi arrenderò, Regina.”
Lei sospirò. “Tutti si fidano così tanto di quello che indica la polvere di fata, ma ha già fallito in passato.”
“Non lo sto facendo per la polvere di fata o per il vero amore o per qualsiasi altro motivo, ma solo perché è quello che voglio. Voglio stare con te, stare con la mia famiglia, svegliarmi tenendoti tra le braccia e addormentarmi sapendo che sei al sicuro. Perché io, Regina, ti amo. E questo è davvero l'unico motivo per cui sono qui.”
“Emma.”
“Non importa se non provi la stessa cosa. Non devi dirlo, se non lo pensi. So che ieri, quando ci siamo riviste, eri molto scossa ed era tutto surreale, quindi non devi preoccuparti di quello che hai detto in quel momento. Voglio solo che tu sappia che io sono qui, che sarò qui se mai vorrai darmi un'occasione.”
“Emma” ripeté Regina con più decisione, appoggiandole una mano sulla guancia e facendole alzare il viso nella sua direzione. “Mi dispiace” mormorò sommessamente. “Mi sono spaventata quando hai detto che dubitavi della polvere di fata, ho lasciato spazio alle mie insicurezze e ho implicato cose che non avrei dovuto.”
Gli occhi di Emma esprimevano una fragilità che Regina non vi aveva mai visto dentro prima di allora.
“Se è quello che vuoi anche tu” forzò se stessa a parlare, nonostante la sua incapacità nell'affrontare i propri sentimenti. “Voglio darci un'occasione.”
Regina non era brava con le parole o con i discorsi, né con i sentimenti in generale. Emma lo sapeva fin troppo bene, quindi apprezzò il passo che aveva fatto nella sua direzione.
Emma si avvicinò velocemente, posando un bacio leggero sulle labbra di Regina, per poi tornare immediatamente al suo posto, spostando nuovamente lo sguardo sui pancake.
Regina ci mise diversi secondi a rendersi conto di cosa era appena successo, ma quando lo fece un sorriso si dipinse sulle sue labbra. Le guance di Emma arrossirono leggermente.
Henry, tornando al piano inferiore, si fermò appena fuori dalla cucina e guardò le sue mamme, una con gli occhi fissi sui fornelli e rossa in viso, l'altra che fissava la prima sorridendo come non le aveva quasi mai visto fare. Ed in quel momento si rese conto che, un giorno, ogni cosa avrebbe trovato il proprio posto e tutto si sarebbe incastrato alla perfezione. Quello era uno di quei momenti, come dicevano le sue mamme, in cui ci si doveva prendere una pausa da tutte le battaglie ancora in corso, fermarsi un istante, ed apprezzare la propria felicità. Ed era esattamente quello che stava facendo lui in quel momento.
“Allora” disse, entrando in cucina. “Vogliamo mangiare i pancake prima che si freddino?” chiese, sorridendo degli sguardi che le due donne si stavano lanciando di sottecchi.
“Prendo i piatti” si offrì Regina.
“Io le posate” propose Henry.
Emma aveva passato una vita a fuggire da qualsiasi tipo di impegno le ricordasse anche solo vagamente una famiglia. Ma la sua famiglia era in qualche modo riuscita a trovarla lo stesso. E doveva ammettere che per lei andava più che bene, se quello era solo un assaggio di tutto ciò che doveva ancora venire.

Si erano dati appuntamento alla tavola calda per pranzo.
Quando Emma, Regina ed Henry entrarono, Bianca e David erano già seduti ad un tavolo insieme a Belle e Aurora, mentre Ruby e Mulan erano al bancone a parlare tra loro. Quando li videro entrare raggiunsero anche loro il tavolo, rimanendo in piedi.
Si avvicinarono al tavolo, salutando tutti quanti e mettendosi seduti.
“Io e Bianca siamo stati a controllare la caverna, ma è di nuovo vuota.”
Regina alzò gli occhi al cielo.
“Siete andati a controllare da soli? Cosa avreste fatto se fosse stata ancora lì, un discorso sulla speranza e sull'amore?”
“Sono grata di vedere che sei tornata in te stessa, Regina” disse Belle, trattenendo un sorriso.
Per la seconda volta nel giro di pochi secondi, la mora alzò gli occhi al cielo.
“Qual'è la nostra prossima mossa?” domandò Emma.
Prima che qualcuno avesse modo di rispondere, la porta della tavola calda si aprì, facendo entrare il gruppo di rumorosi nani.
La schiena di Emma si irrigidì, ricordando il loro ultimo incontro.
Quando si accorsero della presenza di Regina, Brontolo si avvicinò immediatamente al tavolo.
Emma scattò in piedi.
“L'avete ritrovata. Viva.”
“Vattene via” le sue mani erano serrate a pugno, le sue braccia lungo i fianchi.
“Adesso magari farete qualcosa di concreto per aiutare la città.”
Stava per iniziare ad urlare, quando sentì una mano toccare gentilmente la sua, facendole aprire il pugno e stringendola piano. Emma abbassò lo sguardo, incontrando quello di Regina, che era ancora seduta. Mosse gli occhi in direzione della sedia di Emma, annuendo, facendole cenno di sedersi di nuovo.
Emma, seppur con riluttanza, si voltò nuovamente verso Brontolo, ripetendo “Vattene via” con voce ferma prima di tornare a sedersi.
“Quello che hai detto su implorarla di non salvarci-”
“Hai sentito le prime due volte, gnomo da giardino, o vuoi che lo ripeta anche io per una terza? Sparisci prima che ti faccia sparire io” disse Regina, senza neanche degnarsi di voltarsi nella sua direzione.
Lui prese fiato, pronto a parlare di nuovo, quando la mora mosse una mano. Dalla sua bocca non uscì niente.
“Allora, stavamo discutendo della nostra prossima mossa, se non sbaglio.”
“Regina” la riprese Bianca.
“Cosa? Gli ho solo tolto la voce. Se si decide ad andarsene gliela restituirò” concesse.
Lui annuì disperatamente, le mani attorno alla propria gola, nel tentativo di far uscire un qualsiasi suono.
Regina mosse di nuovo il polso, restituendogli la voce.
Lui, senza farselo dire per una quarta volta, tornò dagli altri nani, lasciando in pace il tavolo dei Charming's.
“Posso quindi presupporre che il resto della città era contro la missione di salvataggio” mormorò con tono duro. “Non ne sono sorpresa.”
Emma le prese la mano sopra il tavolo, dove tutti potevano vederla.
“Noi non ci saremmo mai arresi. La loro opinione non conta, noi siamo la tua famiglia.”
Regina le rivolse un piccolo sorriso.
“E cos'è quella storia, chi avresti implorato di non salvare gli gnomi?”
“Ero arrabbiata” si difese Emma, facendo una smorfia ed alzando le mani in segno di difesa, spostando la sua da quella di Regina. “Forse ho insinuato che ti avrei pregata di lasciarli tutti in balia di Malefica ed andartene il più lontano possibile.”
“Ma Malefica non può fare niente, senza il mio cuore” le fece notare.
“Beh, questo lo sapevamo noi, ma tutto il resto di Storybrooke no.”
Regina annuì, ridendo con leggerezza.
“Quindi la figlia di Bancaneve ha minacciato i sette nani.”
Emma le rivolse un sorrisetto.
“Sono stata forte, ammettilo. Avresti voluto vederlo.”
“Quindi” David si schiarì la voce. “Vogliamo starcene qui mentre loro flirtano tutto il giorno oppure pensiamo ad un piano?”
Emma arrossì immediatamente, mentre Regina abbassò lo sguardo.
“Io avrei un piano” propose Regina a bassa voce. “Ma si tratta di una cosa piuttosto drastica, dovremo essere pronti a tutto.”
Tutti gli occhi si spostarono su di lei.
Spiegò cosa aveva intenzione di fare, mentre gli altri ascoltavano con attenzione. Discussero a grandi linee cosa dovevano fare, pianificando in dettaglio alcuni importanti particolari, e poi scelsero una data.
“Tra tre giorni” decise con risoluzione Regina.
“Perché proprio tre giorni?” domandò David.
“Quello è il tempo che mi serve.”
“Per cosa?” la domanda fu di Bianca.
“Per sistemare quello che devo. Nel caso in cui non dovessi farcela.”
“Regina, saremo tutti lì” le ricordò Ruby.
“Ce la faremo, insieme” aggiunse Mulan con risoluzione.
“Non lascerò che ti succeda niente” terminò Emma con risoluzione.
Regina li guardò tutti, ognuno con affetto e decisione negli occhi. Non l'avrebbero mai lasciata indietro. Sospirò.
“Bene, ma devo recuperare le forze, quindi quei tre giorni serviranno comunque.”
Nessuno poté negarle quello.
Si alzò lentamente, dicendo che aveva bisogno di una boccata d'aria ed uscendo dalla tavola calda. Pochi secondi dopo sentì dei passi dietro di sé e capì immediatamente che Emma l'aveva seguita, senza neanche doversi voltare a controllare.
Aveva una sorta di super potere che faceva spuntare farfalle nel suo stomaco ogni volta che Emma era a meno di due metri da lei.
“Cosa c'è?” chiese a bassa voce, continuando a guardare in avanti.
“Per cosa ti servono davvero questi tre giorni?”
“Sempre dritta al punto, vero Emma?”
“Mi conosci, non sono tipo da giri di parole.”
Regina la guardò di sottecchi, ricambiando il sorrisetto che Emma le stava rivolgendo in quel momento.
“Di cosa hai così paura?” domandò la bionda con un filo di voce.
Gli occhi di Regina scattarono nuovamente in avanti, lontano dai suoi, mentre inspirava profondamente.
“Di quello che è appena successo in quella stanza.”
Emma corrugò la fronte.
“Se non vuoi affrontare Malefica subito-”
“Non mi riferivo a lei. Mi riferivo ai tuoi genitori, a tutti quanti a quel tavolo che mi trattano come se non avessi desiderato le loro teste servite su un piatto d'argento per numerose decadi. Si sono dimenticati così facilmente di quello che ho fatto?”
“Oh, Regina” Emma sospirò, scuotendo la testa. “Non penso che potranno mai dimenticare, non si dimentica qualcosa del genere. Ma si può perdonare ed andare avanti. Tu non sei più quella persona.”
“Lo sono però” la contraddisse Regina, deglutendo e cercando senza successo di scacciare il nodo che aveva in gola. “Io ho fatto quelle cose. Mi ricordo esattamente cosa provavo. Ho fatto cose orribili, Emma” ammise con un filo di voce. “Non si dovrebbe mai perdonare qualcosa di così assurdo. Tutti a quel tavolo, inclusa te, inclusa me, come esseri umani dovremmo provare sdegno e risentimento per le a dir poco atroci azioni che ho compiuto.”
“Regina” dopo aver sussurrato con voce tremante ma dolce il suo nome Emma le prese una mano con la sua, vedendo le lacrime brillare dentro gli occhi di Regina quando lei spostò lo sguardo verso di lei.
“Ho ucciso così tante persone. Ferito così tante persone. Ho sterminato un intero villaggio, Emma, solo perché nessuno voleva confessare dove si trovasse tua madre. Ho schioccato le dita e loro sono stati uccisi. Quando li ho visti ho desiderato più di ogni altra cosa al mondo poter cambiare quello che avevo fatto. Ma non potevo tornare indietro, quindi sono andata avanti e ho continuato per il mio oscuro sentiero. Mi sentivo intrappolata nella mia stessa malvagità.”
“Regina, è stato anni fa” mormorò Emma, prendendole il viso tra le mani. “È successo più di trent'anni fa” le ricordò. “Non sei più quella persona.”
“Ma lo sono” protestò lei quasi disperatamente. “Ricordo così vividamente il viso di ogni persona che ho ucciso, ero io, sono io, Emma. Sono io.”
“È passato tantissimo tempo.”
“Non merito di essere perdonata per tutte le vite che ho rubato.”
“Meriti di essere perdonata per tutte le vite che hai salvato, Regina” sussurrò Emma, scuotendo la testa. “Hai salvato tutti da Pan invertendo la maledizione, hai salvato tutti da Zelena con la magia bianca, hai salvato tutti da Ingrid rompendo quei braccialetti, ora salverai tutti ancora una volta da Malefica, Regina. Hai salvato tante vite quante ne hai tolte, tutti lo sappiamo. Tutti vediamo quanta strada hai fatto, quanto sei cambiata. So che eri tu, Regina. So chi eri e so chi sei e non ti amerò mai di meno per il tuo passato.”
Qualcosa in quello che aveva detto Emma toccò Regina così nel profondo che le lacrime iniziarono a solcare le sue guance.
Emma avvolse immediatamente le braccia attorno a lei, stringendola il più forte possibile, cullandola delicatamente.
Non si sarebbe mai arresa.
Non con Regina.
Non con il suo vero amore.

“Non so come hai fatto a convincermi.”
“Nello stesso modo in cui ti convinco ogni volta" Emma le sorrise, sollevando il menù ed aprendolo davanti a sé. “Ricordandoti che, non importa quanto le cose si mettono male, dobbiamo sempre trovare il tempo per fermarci e ricordarci di essere felici.”
“Spiegalo ai tuoi genitori, che pensano che in questo momento siamo alla cripta a mettere appunto gli ultimi dettagli del nostro piano.”
“Regina, è stato un miracolo convincerti ad avere un primo appuntamento” Emma sospirò. “E, se vogliamo essere oneste, è altamente improbabile che io riesca a convincerti tanto presto ad averne un secondo” aggiunse sbuffando. “Quindi prendi in mano il menù, decidi cosa vuoi mangiare e fai finta che non moriremo tutti tra due giorni.”
“Non moriremo tutti tra due giorni, infatti” Regina cadde nella trappola senza neanche la minima incertezza. “Ce la caveremo come facciamo sempre.”
“Perfetto, allora dovrebbe essere facile” sorrise con soddisfazione, prendendo il secondo menù e porgendolo alla donna che aveva davanti. “Preferisci il vino rosso o bianco? Personalmente sono più un tipo da birra, ma sono disposta a fare un'eccezione.”
Regina la fissò per parecchi istanti, immobile.
Emma le aveva chiesto di uscire per cena e Regina aveva annuito dando per scontato che intendesse una cena di famiglia, ma Emma le aveva detto che doveva passare da casa per mettersi qualcosa di più elegante. Regina aveva quindi considerato che si trattasse di una cena formale e si era adeguata all'abbigliamento.
Con riluttanza, aveva lasciato che a guidare fosse Emma. Quando la bionda aveva posteggiato nel parcheggio dell'unico ristorante di classe della città, molto lontano dalla tavola calda, tutti i pezzi del puzzle finalmente si erano incastrati. Aveva pensato per un istante di rifiutarsi di entrare, ma Emma, percependo la sua indecisione, le aveva fatto notare che ormai erano lì, che i suoi genitori erano con Henry, che tutti erano al sicuro ed infine che non era carino da parte di Regina rimangiarsi la propria parola.
Quindi erano lì, sedute al tavolo di un ristorante, nessuna delle due con la più pallida idea di cosa stavano facendo.
Regina sollevò timidamente una mano, prendendo il menù che Emma le stava porgendo e lasciando finalmente che i suoi occhi si allontanassero da quelli di Emma.
“Bianco” disse infine “ma di solito con il pesce o il dessert. Se abbiamo intenzione di ordinare carne dovremmo ordinare un rosso.”
“Se preferisci il bianco perché non ordiniamo del pesce?” propose Emma, sorridendo.
Regina alzò di nuovo lo sguardo su di lei, ricambiando il sorriso.
“Fanno il salmone” osservò con un sorrisetto provocatorio.
“Adoro il salmone” mentì prontamente Emma, il suo sorriso si ingrandì ancora di più. Non era il suo piatto preferito, ma di certo le piaceva.
Regina ricordava perfettamente l'avversione di Emma per alcuni tipi di pesce, aveva proposto il salmone perché era l'unico che le aveva visto mangiare una volta quando era andata a prendere Henry a casa dei Charming's.
“Non è assolutamente vero, Emma. So che preferisci la grigliata, perché non prendi quella ed ordiniamo un rosso italiano? Andrà benissimo anche con il pesce.”
“Prendiamo il bianco. Andrà benissimo anche con la grigliata.”
Regina rise, scuotendo la testa.
“Non devi cercare di conquistarmi facendomi scegliere il vino, Emma. Io ti ho visto mangiare un hamburger facendoti colare il ketchup su tutta la maglia e l'ho trovato adorabile, ti ho vista bere birra dalla bottiglia e l'ho trovato meno disgustoso di quanto immaginassi, ti ho visto mangiare patatine a manciate alla volta.”
“Sì, ma adesso siamo fuori e non mi rovescerò salse addosso, userò forchetta e coltello e lascerò che tu scelga il vino perché i tuoi gusti in quel campo sono migliori dei miei, visto che come hai appena sottolineato, io di solito bevo birra dalla bottiglia.”
Regina stava per protestare, ma Emma non gliene lasciò il tempo.
“Voglio essere alla tua altezza. Voglio almeno provarci, Regina. Lasciamelo fare.”
“Tu sei perfettamente alla mia altezza.”
“Solo quando non indossi i tacchi.”
“Intendevo-”
“So benissimo cosa intendevi. Ma sappiamo entrambe che non è vero. Tu sei una regina.”
“Tu sei una principessa.”
“Non davvero, no. Sono solo una ragazzina che è inciampata e caduta dentro questo mondo di favole e lieto fine.”
“Sei la mia ragazzina inciampata e caduta dentro il mio mondo. E posso assicurartelo, cara, non c'era nessun lieto fine prima che arrivassi tu.”
Continuarono a guardarsi negli occhi, sorridendosi in un modo che solo loro potevano capire, a cui solo loro erano così abituate.
Il resto del mondo, per loro, era letteralmente sparito.
Per questo entrambe trasalirono quando un cameriere si avvicinò al loro tavolo, salutandole e chiedendo loro cosa volessero ordinare. Regina fu la prima a tornare con i piedi per terra, schiarendosi la voce e dettando il proprio ordine, Emma fece lo stesso poco dopo.
Non parlarono più di Malefica per il resto della serata. Quel momento, entrambe ne avevano la certezza, era più importante.
Parlarono e basta, di loro, di tutto quello che veniva loro in mente. Per la prima volta parlarono davvero. Era così facile, come se si conoscessero da una vita.
Erano a proprio agio. Come se fossero in famiglia.
Il viaggio di ritorno nell'auto di Emma, al contrario della cena, fu molto silenzioso, ma altrettanto confortevole.
Scesero entrambe, camminando lentamente fino alla porta d'ingresso.
Fu Emma la prima a raccogliere il coraggio necessario per avvicinarsi e baciarla dolcemente sulle labbra.
Una mano di Regina subito raggiunse la sua guancia, sfiorandola piano.
Si allontanarono il necessario per guardarsi negli occhi, entrambe stavano sorridendo.
Solo per quella sera, non c'era nei loro occhi la storia della regina cattiva o della salvatrice, non c'erano tutti gli anni del loro passato a tormentarle. Erano soltanto due donne al loro primo appuntamento. Come se tra loro le cose potessero essere semplici. Come se le loro vite non fossero state un totale casino.
“Buonanotte Regina.”
“Buonanotte, Emma.”
E per quella volta, soltanto per una sera, quella era l'unica cosa che volevano essere. Due persone innamorate. Niente di più, niente di meno.

“Sei qui anche stasera” la salutò Ruby, porgendole un caffè senza aggiungere altro.
Mulan lo afferrò con incertezza, ma poi la seguì quando iniziò a camminare.
“Ho avvisato Bianca che siamo qui. Staranno pronti, in caso ci servisse aiuto.”
Mulan, ancora una volta non rispose, stringendo le labbra in una linea sottile.
“Questa è la penultima notte in cui dovrai proteggerla da lontano. Da dopodomani potrai tornare dai tuoi compagni, se è quello che vuoi. Ma il tuo aiuto è stato molto prezioso, voglio che tu sappia che lo ricorderò.”
“Sarò sempre pronta a fare del bene.”
Ruby le sorrise.
“Lo so, è la cosa che più mi sorprende di te. La vita non è stata gentile con te, ma tu continui ad essere gentile con la vita, senza aspettarti mai niente in cambio per le tue buone azioni.”
“Non si dovrebbe essere buoni perché ci si aspetta una ricompensa.”
Ruby annuì, sorseggiando il proprio caffè.
C'era qualcosa nella donna che aveva affianco che la intrigava. Era così coraggiosa, così pronta a fare la cosa giusta, indipendentemente da cosa le fosse personalmente costata. Quello di Mulan era un altruismo quasi unico, bastava vedere che nonostante tutto quello che era successo, ancora le importava di Aurora a tal punto da essere lì per proteggerla.
Ruby la ammirava. Essere sua amica sarebbe stato un privilegio.
“Stavo pensando che prima o poi dovrò farti assaggiare le frittelle di mia nonna. Nessuno in città le sa fare come lei, dicono tutti che le sue sono le migliori. Magari potresti venire a trovarmi e potremmo mangiarle insieme, una sera.”
“Frittelle per cena?”
Ruby inspirò, vedendo solo in quel momento il difetto nel suo brillante piano per far promettere a Mulan di rivedersi anche quando non ci sarebbe stata più nessuna battaglia contro Malefica. Senza sapere bene cosa dire, rise, smettendo di trattenere il respiro.
“Frittelle per cena.”
Mulan la guardò negli occhi ancora per qualche secondo. Poi distolse lo sguardo, prendendo un sorso del caffè che le era stato offerto.
“Mi farebbe piacere.”

Biancaneve stava preparando del tè caldo ed Henry e David erano seduti sul divano, quando qualcuno bussò alla porta.
“Vado io” li informò Emma, sapendo che Regina li avrebbe raggiunti quella mattina e sperando che si trattasse di lei.
Non rimase delusa, vedendo di fatto la mora sul pianerottolo.
“Buongiorno, Emma.”
La bionda le sorrise, facendo un passo nella sua direzione e baciandola sulla guancia.
Regina chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla serenità di quel momento.
“Grazie” mormorò quando Emma si allontanò. “Per ieri sera. È stato perfetto.”
“Per merito tuo” sussurrò Emma, facendole cenno di entrare.
“Mamma” la salutò immediatamente Henry, andandole incontro per abbracciarla appena vide che era lei alla porta.
“Ciao, piccolo principe” lo salutò baciandolo sulla fronte.
“Come ti senti?”
“Meglio” disse, sorridendogli.
Parlarono per qualche minuto, finché Henry si congedò per andare nella sua camera al piano superiore e Regina ed Emma si sedettero in cucina insieme a Bianca e David.
“Sei ancora sicura che sia una buona idea?” chiese lui a bassa voce.
“L'unica che abbiamo” constatò Regina.
Bianca aggiornò Regina sul fatto che Ruby e Mulan stavano tenendo d'occhio Aurora, li avrebbero avvertiti se fosse successo qualcosa, ma era rimasto tutto calmo da quando Regina era ritornata a casa.
Così fecero del loro meglio per parlare d'altro, Regina chiamò Henry, desiderosa di trascorrere con lui quell'ultimo giorno.
Regina e Bianca cucinarono insieme, mentre Emma ed Henry tentarono di insegnare a David come si giocava ai videogame, con scarsi risultati.
La giornata trascorse tranquillamente, con la pace tipica dei momenti che precedono le tempeste. E Regina pensò che fosse assurdo, che quel giorno avessero parlato così tanto senza dirsi niente, mentre lei ed Emma la sera prima avevano usato così poche parole per dirsi tutto ciò che era necessario.
Tra lei ed Emma funzionava così, in quel periodo.
Bastavano poche frasi e tutto il mondo attorno spariva.
“Quindi, domani” mormorò Emma.
Li aveva riaccompagnati alla villa, Henry era aveva già dato la buonanotte, salendo al piano superiore e lasciandole sole.
“Domani” ripeté Regina.
Passarono diversi momenti in silenzio.
Senza dire niente si avvicinarono l'una all'altra, baciandosi come non avevano mai fatto prima, come se stessero cercando di racchiudere in un bacio tutto ciò che provavano in quel momento, come se fossero convinte che quella fosse la loro ultima occasione per farlo.
“Rimani, stanotte” mormorò Regina, il respiro affannato, dopo diversi minuti.
“Regina.”
“Emma, rimani. Ci sono due camere degli ospiti, se sei più a tuo agio, oppure puoi dormire affianco a me, ma non in quel senso. Dormo meglio quando so che sei al sicuro. È vero che sono più tranquilla quando sei dove posso vederti.”
La bionda sorrise appena, ricordando la conversazione che avevano avuto quando Regina l'aveva mandata via dal bosco e verso il suo stesso ufficio, perché voleva affrontare Malefica da sola, senza che Emma rischiasse di essere ferita.
La baciò di nuovo, con passione, avvolgendola dolcemente tra le proprie braccia.
“Dormirò affianco a te allora, dove posso vederti. Dormo meglio anche io quando so che tu sei al sicuro.”
Regina la prese per mano, intrecciando le loro dita e conducendola al piano superiore, dentro la propria camera da letto.
Sotto suggerimento di Regina, Emma chiuse gli occhi, evocando il proprio pigiama. Quando li riaprì aveva addosso dei pantaloncini sportivi ed una maglia a maniche corte. Non era minimamente paragonabile al pigiama di seta di Regina.
Arrossì per la consapevolezza di non essere davvero neanche lontanamente all'altezza della donna che le stava davanti.
Ma dallo sguardo negli occhi di Regina, lei non la pensava allo stesso modo. Non vi lesse altro che pura adorazione.
Era un momento così intimo che quasi spaventò a morte entrambe.
Ma poi Regina prese il viso di Emma tra le proprie mani, baciandola con tutta la dolcezza di cui era capace. Ed Emma capì che non aveva senso avere paura, perché quella era la cosa migliore che le fosse mai successa, forse raggiunta soltanto da Henry.
Si sdraiarono sotto le coperte, ma continuarono a guardarsi negli occhi anche al buio, stese così vicine che i loro nasi si sfioravano, in completa ammirazione l'una dell'altra.
Regina sfiorò la guancia di Emma delicatamente, avvicinandosi per baciarla ancora una volta a fior di labbra.
Non le era rimasto molto da dire, non voleva parlare del più e del meno come avevano fatto con i Charming's per tutto il giorno. Se doveva parlare, voleva che fosse qualcosa di significativo. Quindi disse l'unica cosa importante che le era rimasta da dire.
“Ti amo. Ricordalo. Qualsiasi cosa succeda domani, portalo sempre nel tuo cuore.”
Emma corrugò la fronte, ma quando Regina la baciò ancora una volta, capì che protestare o cercare di tranquillizzarla non avrebbe aiutato.
Così anche lei decise di dire l'unica cosa importante.
“Ti amo anche io, Regina.”









Fatemi sapere la vostra opinione su questo capitolo. In tutto dovrebbero essere 14 capitoli, ma l'ultimo potrebbe essere più una sorta di epilogo, non sarà molto lungo.
Grazie a tutte e alla prossima!






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Capitolo 11
*** Love Will Have Its Sacrifices ***





Titolo: questo titolo si ispira alla sigla di una webseries disponibile su youtube, "Carmilla", tratta da un romanzo di Sheridan Le Fanu che vi consiglio assolutamente di vedere.

Buona lettura!






Love Will Have Its Sacrifices


L'unico rumore nella piazza, quel pomeriggio, era quello prodotto dai tacchi di Regina che premevano ripetutamente contro l'asfalto.
Avevano detto a tutta la città di stare il più lontano possibile dalla via principale della città, perché Regina era tornata ad essere nuovamente cattiva ed imprevedibile ed avrebbe affrontato Malefica da sola.
Ovviamente, non le avrebbero mai e poi mai lasciato fare una cosa del genere. Emma, Mulan, David e Bianca erano ognuno in un nascondiglio diverso attorno alla piazza, tutti pronti ad intervenire alla prima occasione.
“Andrà tutto bene” mormorò Regina alla ragazza al suo fianco.
“Lo so. Mi sono offerta volontaria io, Regina.”
Regina deglutì con difficoltà, poi inspirando la guardò con l'espressione più dura di cui fu capace, i suoi occhi distanti.
Quello era il modo in cui iniziava.
Regina postò una mano contro la propria gola, amplificando la propria voce perché potesse essere udita in ogni angolo di Storybrooke.
“Malefica” il suo tono era duro e calmo. “Sono stufa di aspettare, come sai non ho mai avuto molta pazienza. Quindi ho deciso di smettere di attendere e tornare al mio vecchio stile e darti un ultimatum. Puoi venire ad affrontarmi adesso, oppure non farlo mai più. Ti serve un cuore redento, giusto? Il mio lo sarà ancora per poco.”
Un brivido scese lungo la schiena di Ruby.
Anche Bianca lo vide, ovviamente, perfino David lo percepì.
Quella era la voce della regina cattiva.
“Hai dieci secondi per farti vedere, mia cara. Terminati i quali inizierò ad uccidere l'unica persona abbastanza stupida da essere rimasta quando tutti gli altri sono fuggiti e continuerò con chiunque mi si porrà davanti finché il mio cuore non sarà di nuovo nero e corrotto.”
La sua voce riecheggiò per ogni strada, dentro ogni casa, ogni nave ormeggiata al porto, ogni tunnel della miniera, in ogni angolo del bosco.
“Se vuoi un Cuore Redento, questa è la tua ultima occasione per prendertene uno.”
Ruby deglutì, sentendo la mano sinistra di Regina, quella che non era contro la sua gola, spostarsi sul dietro del suo collo.
“Dieci” iniziò a contare. “Nove” spinse Ruby davanti a sé mancando di grazia “otto” con un gesto secco la fece cadere in ginocchio. “Sette” girandole attorno le si posizionò di fronte. “Sei” i loro occhi si incontrarono.
Gli occhi di Regina le dissero tutto quello che doveva sapere. Quasi sorrise, ma per fortuna riuscì a trattenersi e continuare a recitare. Dentro non vi lesse rabbia, vendetta o paura. Regina la stava guardando con una complicità velata di tristezza.
Ruby non aveva paura.
Sapeva che quella era l'unica soluzione. Era la cosa giusta da fare.
“Cinque” disse ancora più forte, senza rompere il contatto visivo. “Quattro” si voltò nuovamente in avanti, sperando di veder comparire Malefica. “Tre” sapevano tutti che non avrebbe funzionato, in fondo. “Due” disse, dopo essersi tolta la mano da davanti la gola, in modo che solo Ruby e gli altri fossero in grado di sentire. “Uno.”
Quando non successe niente un lampo rabbioso attraversò gli occhi di Regina. Usò nuovamente la magia per amplificare la propria voce.
“Come preferisci” la sua voce tuonò, fredda e senza sentimento.
Si voltò nuovamente verso Ruby, abbassandosi per guardarla dritto negli occhi. Appoggiò la mano sinistra sulla sua spalla, tenendola ferma in posizione.
Era pronta a passare al loro piano di riserva.
“Ma avrai un esemplare unico di creatura magica sulla coscienza” disse nuovamente. “Il cuore del piccolo lupo lo porto con me.”
Togliendosi di nuovo la mano dalla gola la affondò dentro il petto di Ruby.
Gli occhi della ragazza si ingrandirono a causa della strana sensazione. Trattenne il fiato.
Guardò in basso in tempo per vedere la mano di Regina che si ritraeva stringendo saldamente un cuore.
“Regina!” urlò Emma, uscendo dal proprio nascondiglio e correndo verso di lei. “Non devi arrivare a tanto, possiamo trovare un altro modo. Regina, ti prego. Non farlo.”
Lei stava ancora guardando Ruby negli occhi.
La ragazza allora annuì impercettibilmente, un gesto che nessuno eccetto Regina era abbastanza vicino per vedere.
Ruby era pronta.
“Non c'è altro modo” disse ad alta voce, voltandosi verso Emma.
“Se distruggi il cuore di Ruby, Malefica avrà vinto.”
“Non c'è altro modo” urlò di nuovo.
“Tu eri d'accordo con lei” il tono rabbioso ed accusatorio di Emma era rivolto a Ruby. “Potevamo trovare un altro modo, invece avete deciso di fare di testa vostra, eravamo d'accordo di non arrivare a tanto.”
“Mi dispiace, Emma” fu l'unica risposta di Ruby.
La mano di Regina che non stava stringendo il suo cuore prese il suo volto gentilmente, alzandole il mento con delicatezza.
Macchiare nuovamente il cuore redento di Regina era la soluzione più veloce per vanificare ogni sforzo di Malefica. Lo sapevano tutti, Regina per prima. Era stata Ruby a proporre quel piano ed offrirsi volontaria per attuarlo.
Si guardarono negli occhi per un lungo istante.
“L'amore avrà i suoi sacrifici” disse Ruby.
Ed in quel momento non erano la regina cattiva ed il lupo mannaro a dirsi addio. Erano solo Regina e Ruby. Erano solo due amiche, che si salutavano per l'ultima volta.
La mano di Regina si strinse forte attorno al cuore, gli occhi di Ruby girarono all'indietro, mentre cadeva a terra.
“No!” l'urlo di Emma squarciò il silenzio.
Le dita di Regina rilasciarono lentamente la polvere che stava stringendo.
Poi il suo viso si alzò ed ebbe la certezza che non fossero più sole, in quella piazza.
Si voltò lentamente, fissando la donna alle proprie spalle.
“Malefica. Sei in ritardo.”
Emma si spostò lentamente lontano da Regina.
“Beh, mia cara, ero più che sicura che fosse un bluff. Non mi aspettavo di certo la morte della bella ragazzina.”
Mentre le due erano prese nella loro gara di occhiatacce, Malefica non si accorse che Emma si era smaterializzata dal punto in cui era per riapparire alle sue spalle.
Appena lo fece, sia lei che Regina alzarono le mani. Una luce, come una scossa elettrica, passò nell'aria sopra di loro, formando una sorta di cupola.
“Una trappola” osservò Malefica. “Che fantasia, mie care.”
“Non puoi lasciare la piazza, Malefica. Questa storia finisce oggi, finisce qui” le disse Regina con decisione.
“Devo ammetterlo, Regina. Non pensavo che avresti davvero ucciso la ragazzina solo per portarmi dove mi volevi.”
“Sei stata tu a ricordarmi chi sono davvero, Malefica. Quanto facilmente ho ucciso in passato, quando facilmente potrei farlo di nuovo.”
Emma si trasportò accanto al corpo di Ruby, alle spalle di Regina.
“Beh, mia cara, decisamente un bel cambiamento dall'ultima volta che ci siamo viste qualche giorno fa.”
“Il fatto che farlo sia facile, non implica che lo farò di nuovo” chiarì Regina. “Devo credere che il bene, come il male, non è in noi dalla nascita. Siamo ciò che scegliamo di essere. Ed io voglio essere buona.”
Emma si piegò, prendendo una mano di Ruby e stringendola appena. Lei aprì gli occhi, lasciando che Emma la aiutasse a rialzarsi.
“Era ora, perché l'asfalto non è affatto comodo e la schiena iniziava a farmi male.”
L'espressione di Malefica era impagabile.
“Non è possibile” mormorò rabbiosamente.
“Al contrario, mia cara. È incredibile che tu abbia creduto che avrei ucciso una persona a cui tengo solo per attirarti in una trappola.”
“Ma, come è possibile?” domandò lei, cercando di capire.
“Un cuore finto” spiegò semplicemente Emma.
“Ma glielo ha estratto dal petto!”
“No, affatto” la contraddisse Regina. “Ho soltanto messo una mano dentro il suo petto, tirandola fuori qualche secondo dopo vuota, per poi evocare un cuore finto abbastanza velocemente perché tu non te ne accorgessi. Da ovunque stessi osservando la scena, eravamo abbastanza sicure che ti saresti tenuta a distanza il tempo necessario per non notare la frazione di secondo in cui la mia mano è rimasta vuota. Tutto quello che Ruby ha dovuto fare è stato far finta di svenire al momento giusto. Sei stata imbrogliata da un cuore di cartapesta, cara.”
L'espressione di Malefica divenne ancora più rabbiosa quando capì quanto stupidamente era stata raggirata.
“Non è un problema” disse infine. “Rimedierò subito alla menzogna che avete usato per condurmi qui, rendendola reale.”
La sua mano sinistra si sollevò in aria, stringendo la gola di Ruby e sollevandola qualche centimetro da terra.
“Ci penserò io ad uccidere la ragazzina al posto tuo, regina caduta.”
Neanche fece in tempo a finire la frase che una freccia tagliò l'aria sfiorando il suo braccio prima di superarla.
La ferita che le fu inflitta era molto superficiale, ma la spinse comunque a ritrarre la mano e lasciar andare Ruby.
“Vedo che non siete venute sole. Che meraviglia. Più vittime tra cui scegliere” mormorò con voce carica di risentimento, puntando il proprio bastone nel punto da cui era partita la freccia, muovendolo poi verso l'alto.
Una seconda freccia venne scoccata da Mulan mentre il suo corpo era sollevato in aria.
Malefica la evitò, spostando bruscamente il bastone verso il basso e verso sinistra.
Mulan venne scagliata verso il centro della piazza, atterrando a qualche metro da Regina. Ruby le corse subito incontro per controllare le sue ferite ed aiutarla a rialzarsi.
Non era molto brava con l'arco, era stata imprecisa e lo sapeva. Ma sapeva anche che David non ne aveva uno e che Bianca non si sarebbe rivelata così presto.
“Bene, bene, bene” disse lentamente Malefica, con una risata che aveva una nota che fece rabbrividire le sue avversarie. “Prima di iniziare, lasciate che dice soltanto una cosa. Ti credevo più intelligente, Regina. Quando Cora diceva di non portare il tuo cuore in battaglia, non intendeva soltanto letteralmente, sai? Intendeva anche questo” rise di nuovo. “Portare in battaglia la propria metà è un errore da principianti. Dentro cosa sono incappata, una trappola o un doppio appuntamento?”
Le mani di Regina si strinsero a pugno, ma non rispose.
“Indipendentemente da come finirà questa battaglia, se c'è una cosa che posso predirre con certezza è che il lupo aveva ragione.”
Emma fece un passo avanti, pronta a mettere fine alla voglia di parlare che aveva la donna quel giorno.
“L'amore avrà i suoi sacrifici” concluse Malefica.
Sollevò nuovamente la mano sinistra, scagliando bruscamente Emma a terra, a qualche metro dalle altre.
Regina sollevò entrambe le mani mentre Mulan sguainava la spada. Un lampo di luce bianca si irradiò dalle mani di Regina, ma venne assorbito dalla sfera sul bastone di Malefica non appena lei se lo portò davanti.
Aveva fatto qualche piccola modifica, apparentemente.
“Ricordi, Regina? Usare la magia non funzionerà, farà stringere le corde ancora di più” sorrise sadicamente, guardando l'espressione di Regina vacillare alla menzione dei suoi giorni di prigionia e tortura. “Ho ampliato il meccanismo anche alla magia bianca e ho incantato il bastone. Assorbe la magia, mia cara.”
Regina serrò la mascella.
Non potevano più intrappolarla con la magia, né ferirla con essa, né evitare uno scontro diretto, a quel punto.
Significava che avevano soltanto due opzioni: toglierle il bastone o ucciderla a mani nude.
Regina sospirò, cercando di temporeggiare per dare modo ad Emma di rialzarsi.
“Non devi per forza scegliere questo cammino, Malefica. Puoi ancora tornare indietro, smettere di cercare vendetta. Niente ti ridarà il tuo amato.”
“Ma io non voglio riaverlo, infatti” sbottò la strega. “Il punto di tutto questo non era mai stato riaverlo indietro, ricordi? È smettere di amarlo ed iniziare ad odiarlo. E fare in modo che la stessa cosa succeda anche a voi.”
La sua mano sinistra si strinse sulla gola di Regina, togliendole l'aria.
Emma si gettò in avanti, sguainando la spada che suo padre le aveva saggiamente consigliato di portare.
Malefica, senza neanche lasciare che si avvicinasse, iniziò la propria trasformazione in drago.
Quello però la costrinse a lasciar andare Regina e il proprio bastone. La mora ne approfittò immediatamente.
“Pensavi che fossi venuta impreparata, mia cara?”
Con un gesto della mano bloccò il drago a fauci spalancate, pronto a lanciare la prima ondata di fuoco su di loro. Non avrebbe potuto tenerla bloccata a lungo, ma il tempismo era perfetto. Estrasse la pozione che aveva preparato insieme ad Emma e con un gesto della mano la lanciò con l'aiuto della magia dentro la bocca del drago, aspettando che finisse nel suo stomaco, prima di sbloccarlo.
Lentamente Malefica tornò alla sua forma umana, senza essere riuscita neanche a lanciare il primo attacco.
Era la stessa pozione che aveva usato David molti anni prima, il drago le era stato di nuovo portato via.
Riprese immediatamente possesso del proprio bastone.
“Lo devo ammettere, Regina, ti credevo più arrugginita.”
“Non posso dire lo stesso di te” ritorse la mora.
Adirata a causa delle sue parole, il bersaglio successivo fu ovviamente la persona a cui Regina teneva di più.
Emma fu sollevata a mezz'aria e poi scagliata verso l'asfalto, una mano la tenne incollata a terra, mentre il bastone si mosse nella sua direzione.
“Temo che la tua innocente metà non sappia come tenersi la magia stretta bene quanto te o il tuo lupo, cara.”
Una luce dorata iniziò a sollevarsi dal torace di Emma.
Regina scagliò attacco dopo attacco, ma vennero assorbiti dal bastone di Malefica.
Scagliò allora del fuoco e delle frecce, ma Malefica usò la mano sinistra per spegnere il fuoco con l'acqua e per deviare le frecce.
Poi tornò ad usarla per tenere ferma la bionda contro l'asfalto.
Non vide arrivare la freccia alla sua sinistra, però, che le sfiorò una guancia, lasciandole il viso sanguinante e costringendola a lasciar andare il bastone e portarsi entrambe le mani contro il volto a causa del dolore.
Regina corse verso Emma, assicurandosi che avesse ancora la sua magia ed aiutandola a rialzarsi mentre Malefica si ricomponeva.
Una seconda freccia la raggiunse, lei si spostò appena in tempo perché le portasse via soltanto una ciocca di capelli invece dell'occhio sinistro.
Scagliando una terza freccia, che si conficco in mezzo alla coscia destra della donna, Biancaneve uscì dal proprio nascondiglio.
“Non ti azzardare mai più a provare a fare del male a mia figlia.”
L'urlò atroce di Malefica fu abbastanza da far indietreggiare tutti i presenti per un momento. Con una mano tremante spezzò la punta della freccia, estraendola poi dalla propria gamba.
Il dolore non la fermò, il sangue che stava perdendo neanche la distrasse per più di qualche momento. Tornò subito all'attacco.
La sua magia si diresse verso Biancaneve, ma non la colpì mai.
David si mise nella traiettoria del suo attacco, venne scagliato di lato. Sua moglie corse al suo fianco, aiutandolo a rialzarsi.
“Più un triplo appuntamento, quindi.”
Nessuno fece caso alla battuta di Malefica, tranne Regina.
“So bene quanto sia doloroso per te essere sempre la terza incomodo. O, in questo caso, direi la settima.”
Contemporaneamente alzarono le mani, Malefica le scagliò contro dei corvi, che Regina fu pronta ad incenerire con il fuoco.
David e Mulan le si gettarono contro con le spade, ma lei li scagliò di lato, respingendo i loro attacchi.
Un'altra freccia lanciata da Bianca si conficcò nel suo braccio sinistro.
Dopo un solo istante di muto e dilaniante dolore, si estrasse anche quella freccia, riducendo con la magia l'arco di Bianca in polvere, in modo da renderla innocua.
Mulan, pensando velocemente le lanciò il suo, ma Malefica vi lanciò contro del fuoco, per incenerire anche quello.
“Pensavo che il fuoco fosse una mia prerogativa” intervenne Regina.
“Ogni tanto è bello camminare nelle tue scarpe, regina caduta.”
“Oh, credimi cara, camminare su questi tacchi non è facile come sembra, richiede un'eleganza ed una compostezza che tu non potresti mai raggiungere.”
Senza ulteriore indugio Regina lanciò nella sua direzione un incantesimo per bloccarla, che fu però assorbito dalla sfera sul suo bastone.
Emma fece lo stesso, pensando che in due forse potevano superare quella difesa, ma non servì a nulla.
Malefica si voltò verso la donna che le aveva inflitto le due ferite più gravi che aveva in quel momento. Muovendo una mano, l'attirò verso di sé, fino a fare in modo che le si inginocchiasse davanti.
David corse verso di lei, ma con un semplice gesto Malefica lo rispedì all'indietro.
Regina sapeva che uccidendo Bianca sarebbero morti entrambi. C'erano degli svantaggi, nel condividere un cuore.
L'amore davvero richiede i suoi sacrifici, Regina lo sapeva fin troppo bene.
Chiudendo gli occhi e raccogliendo tutta la forza che possedeva, proprio mentre Malefica sollevò una mano, pronta ad infierire un colpo mortale, le mani di Regina si mossero velocemente in avanti, una barriera di magia bianca spedì Malefica diversi passi indietro.
Smaterializzò Bianca, facendola ricomparire alle proprie spalle, al sicuro. David le corse immediatamente accanto.
“C'è una cosa che non hai valutato quando hai deciso di portarti così tanto aiuto, Regina” la informò Malefica con un sorriso che poteva essere descritto soltanto come sadico. “Le persone innocenti che sono qui, corrono il rischio di morire per mano mia, oggi. Più ce ne sono, più è alta la vostra possibilità di vittoria, più è alto il rischio che uno di loro ci rimetta la propria vita, mia cara regina caduta.”
“Come se io non li avessi avvertiti.”
“Beh, dovevi avvertirli con più decisione. Perché qualcuno oggi si sacrificherà.”
Emma, che non era molto per combattere con le parole, decise di passare ai fatti, afferrando la mano di Regina.
“Adesso” mormorò.
Entrambe sollevarono la mano che non era intrecciata con quella dell'altra.
Le loro magie si confusero, divennero una soltanto, si abbracciarono e raggiunsero il bastone di Malefica, scagliandolo lontano decine di metri da dove si trovava lei.
Lei le guardò a dir poco sbalordita. Per un attimo, niente si mosse. Poi, velocemente, cercò di riafferrare il bastone con la magia, ma Regina fu ancora più svelta, paralizzandolo a mezz'aria, spezzandolo in due e facendolo cadere rovinosamente a terra.
L'unica parte intatta era la sfera, che rotolò in avanti, fermandosi sulla sinistra della piazza in cui si trovavano.
“Arrenditi, Malefica. È l'ultima possibilità che hai di rinunciare senza che vi siano conseguenze per quello che hai tentato di fare” le disse Emma. “Arrenditi adesso e ti sarà garantito quello che è stato concesso a tutti, in questa città. Una seconda occasione.”
Per diversi istanti, la strega non parlò.
Fece qualche passo lento nella loro direzione.
Tutti loro erano completamente in allerta.
“Mai” fu l'unica parola che mormorò, prima di sferrare il suo ultimo attacco.
Alzando una mano, fece volare Emma indietro di qualche metro.
Regina, abbandonando per un istante la propria razionalità, corse verso di lei.
Fu allora che successe.
Troppo in fretta perché qualcuno potesse impedirlo.
Malefica, fece una sorta di magia su di Ruby, facendola trasformare in pieno giorno nella sua forma di lupo.
Lo sguardo di Regina scattò verso l'alto e riconobbe subito quel tipo di incantesimo: stava tentando di strapparle di nuovo la magia per potersi ritrasformare in drago.
Ma non aveva alcun senso.
Anche se ci fosse riuscita, la conversione di quel tipo di magia da quella di lupo a quella di drago richiedeva ore, forse giorni.
Come aveva intenzione di temporeggiare per giorni?
Erano lì, senza poter fuggire.
Non c'era modo per lei di usare quella magia.
Ma, ovviamente, l'unica a saperlo era Regina.
Fu per quello che Mulan reagì immediatamente, impugnando la propria spada come una lancia e scagliandola contro la strega, pensando di non avere neanche il tempo di avvicinarsi abbastanza da affrontarla in duello.
Malefica lasciò andare Ruby, bloccando la spada in aria e girandola di centottanta gradi, rispedendola indietro al mittente. Non appena la magia di Malefica non fu più su di lei, Ruby tornò alla forma umana. Giusto in tempo per vedere Mulan essere colpita al fianco sinistro dalla sua stessa spada ed accasciarsi a terra.
“No!” urlò, precipitandosi al suo fianco.
“Sei stata tu a dirlo” le ricordò Malefica, ridendo. “L'amore avrà i suoi sacrifici” mormorò. “Io non devo far altro che scegliere quale amore.”
Mosse la mano contro Bianca, una scossa elettrica percorse il suo intero corpo e David a sua volta sguainò la spada.
Ma Regina non lo avrebbe permesso.
La vista di Malefica fu abbuiata da una cortina di fumo viola quando Regina le si materializzò a meno di un metro.
“Adesso basta” le disse soltanto, immobilizzandola con la magia. “Non farai più male a nessuno, adesso basta” le si avvicinò lentamente, appoggiando una mano sulla sua spalla e guardandola tristemente.
L'altra mano di Regina si alzò, pronta ad afferrare il suo cuore.
“Addio, vecchia amica” la salutò.
Stava per affondare la mano dentro il suo petto, quando sentì qualcosa trattenerla. Come era successo sull'Isola che non c'è, Emma le stava impedendo di afferrare il suo cuore.
Scosse lentamente la testa.
“L'ultima volta, l'hai fatto tu perché non volevi che il mio cuore si macchiasse. È giunto il momento che io ti restituisca quel favore.”
“Assolutamente no. Non te lo permetterò Emma. Il mio cuore non sarà mai più puro, ma il tuo lo è ancora.”
“Mi dispiace Regina” mormorò piano, prendendo alla sprovvista tutti e bloccandola con la propria magia. “Hai sofferto così tanto per la tue redenzione. Questa donna ti ha strappato via quel momento con una facilità disarmante. Non le permetterò di strapparti via anche la redenzione stessa. Se qualcuno deve ucciderla, lo farò io.”
“Emma, c'è un altro modo” le ricordò Bianca. “C'è sempre un altro modo.”
Ma Emma scosse la testa, sapendo che anche se ci fosse stato, non avevano il tempo di trovarlo. Dovevano liberarsi di lei e guarire Mulan prima che morisse. Non c'era più tempo di fare niente ormai, se non quello.
Nessuno aveva notato David avvicinarsi a loro e posizionarsi dietro Malefica.
“Libera Regina, Emma” ordinò.
Lo sguardo confuso di sua figlia si spostò su di lui.
“Andate a curare Mulan.”
“David, che cosa stai facendo?”
Lui sollevò la spada.
“Io e tua madre condividiamo un solo cuore. Ed è già macchiato. Faccio quello che dovrebbe fare ogni genitore, Emma. Quello che avrei dovuto fare moltissimo tempo fa nella Foresta Incantata invece di accettare di mandarti da sola in un altro mondo. Ti proteggo. Faccio ciò che farebbe ogni padre” ripeté. “Proteggo l'innocenza di mia figlia.”
Quando la spada di David attraverso la schiena di Malefica fino a fuoriuscire dal suo petto, l'incantesimo che la immobilizzava si infranse.
Cercò di dimenarsi, di afferrare David o di smuovere la lama che la trafiggeva.
Ma ormai era troppo sofferente e indebolita per usare la magia. E a mani nude non aveva possibilità contro suo padre.
Cadde in ginocchio, David continuò a tenerla ferma.
“Vai, Emma” le disse. I suoi occhi non avevano mai lasciato quelli della figlia, neanche per un istante. “Salvatela.”
Emma scacciò le lacrime dai propri occhi, sbloccando Regina.
Quello era il modo in cui finiva.
Dopo soltanto qualche istante di indecisione corsero verso Ruby e Mulan, ma una voce alle loro spalle le distrasse.
“Addio, vecchia rivale” disse rivolgendosi a Regina, distorcendo il ricordo del loro rapporto, guardandolo in chiave opposta a quella che aveva usato lei per dirle addio poco prima, scegliendo di vederne solo il marcio. “Questo è il mio ultimo regalo per te.”
Correndo verso Mulan si erano inavvertitamente avvicinate alla sfera del bastone di Malefica, che ora si trovava solo a qualche metro da loro due.
La strega mosse una mano, attivandola in qualche modo.
Un vortice di luce, prima minuscolo, poi sempre più grande, si irradiò da dentro la sfera, rompendola ed espandendosi sempre di più.
Era molto simile al vortice del tempo di Zelena, notò Emma.
Sembrava un portale, di quelli che possono trasportare in mondi diversi.
Eppure era diverso da qualsiasi altro portale entrambe avessero mai visto.
“Avete continuato a lanciarmi contro tutti quegli incantesimi e la sfera ha continuato ad assorbire la vostra potentissima magia, ma non vi siete mai chieste dove andasse a finire” gli fece notare, parlando ormai con fatica.
Regina era quella delle due più vicina al portale.
Emma capì immediatamente cosa avrebbe fatto.
“Il mio ultimo regalo è un mondo in cui tutte le tue più grandi paure sono realtà, Regina. In cui l'infelicità ti attende ed in cui non avrai via di scampo dall'odio che tutti provano per te. Un mondo in cui sarai il più lontana possibile dal tuo lieto fine.”
Le sue parole furono solo di sottofondo.
Emma e Regina continuarono a guardarsi negli occhi.
“Non azzardarti.”
Regina sospirò, sapendo che non poteva fare altrimenti.
“Prenditi cura di Henry per tutte e due.”
Emma scosse la testa, afferrando il braccio di Regina.
“Ha bisogno di sua madre” insistette la mora.
“Tu sei sua madre” disse con decisione Emma.
“Oh, Emma” Regina rise piano, scuotendo lentamente la testa. “Avrei pagato per sentirtelo dire cinque anni fa.”
“Non eravamo pronte a stare insieme, cinque anni fa” le ricordò Emma. “Ma lo siamo adesso, Regina.”
“Ma adesso che siamo pronte, non è più tempo per me e te di stare insieme” le disse, accarezzandole lentamente una guancia. “Una di noi deve rimanere.”
Appoggiò la mano su quella che Emma aveva sul suo braccio, tentando di farle mollare la presa, ma Emma si rifiutò.
Rafforzò ancora di più la stretta.
“Siamo migliori insieme. O rimaniamo entrambe, o andiamo entrambe.”
“Emma, il portale si ingigantirà sempre di più. O saltiamo dentro, o potrebbe finirci tutta la città. Se è davvero terribile quanto dice Malefica” sospirò, scuotendo la testa. “Non voglio che le persone a cui vogliamo bene corrano questo rischio. Rimani, amore mio. Proteggi questa città come hai sempre fatto.”
Emma sapeva che con loro entrambe in un'altra realtà un pericolo a Storybrooke avrebbe significato quasi sicuramente la caduta della città in mano al cattivo di turno, ma far andare Regina in quella realtà da sola sarebbe stata la fine di Emma.
Non poteva vivere senza Regina.
“L'amore avrà i suoi sacrifici” ripeté Emma, comprendendone finalmente il significato.
Poteva scegliere se rimanere con i suoi genitori ed Henry o se compiere un atto di fede ed andare con Regina.
Il suo sacrificio sarebbe stato rinunciare ai suoi genitori e a suo figlio.
Ma del resto, aveva vissuto senza i propri genitori per ventotto anni, poteva farlo di nuovo finché non fossero riuscite a tornare indietro.
Ma Henry?
Guardò verso sua madre.
“Dovete prendervi cura di lui” urlò. “Qui ci siete voi e potete prendervi cura di lui. Ma qualcuno deve prendersi cura di Regina. Non può andare da sola. Siamo una famiglia. Significa che nessuno rimane da solo.”
Bianca annuì.
“Ruby, appena noi saremo nel vortice sarete liberi di uscire dalla piazza. Dovete correre da Whale e fare in modo che lui la guarisca nel modo tradizionale, senza magia. Se siete disperati, ma solo se non c'è altro modo, andate da Gold. Ditegli che una volta tornate pagherò qualsiasi prezzo per la vita di Mulan. Qualsiasi.”
Ruby deglutì, tenendo per sé il dubbio che avrebbero potuto farcela.
Si voltò nuovamente verso la mora.
“Tu sei il mio Vero Amore, Regina” sussurrò. “Se devo sacrificare tutto il resto per poter stare con te, allora così sia. Sono pronta a pagare qualsiasi prezzo.”
Regina guardò verso il portale.
Non c'era più tempo per discutere.
“Dobbiamo chiuderlo dietro di noi, Emma” mormorò. “Non torneremo. Salvare Storybrooke, questa volta, significa non tornare a casa.”
“Io e te lo sappiamo, Regina. Loro devono continuare ad avere speranza” le disse. “È quello che permette loro di andare avanti ogni volta più forti di prima. Non possiamo dire loro che andiamo per non tornare mai più indietro.”
Regina inspirò, sapendo che la bionda aveva ragione.
Parlò poi a voce alta, verso Bianca.
“Saluta Henry per noi. E digli” guardò Emma negli occhi, entrambe sull'orlo delle lacrime, entrambe sconfitte. “Digli che torneremo a casa presto. Che lo abbracceremo di nuovo molto presto.”
L'amore ha i suoi sacrifici.
Certe volte piccoli.
Altre volte, enormi.
“L'unico modo per salvarlo è rinunciare a lui. Di nuovo” mormorò Regina.
Emma annuì, deglutendo e tendendo una mano nella direzione della mora.
“Stavolta io sarò al tuo fianco, almeno.”
Senza esitare, la mora afferrò la mano tesa nella sua direzione.
“Ed io sarò al tuo.”
L'amore ha i suoi sacrifici.
Quello non era il modo in cui iniziava, né il modo in cui finiva. Era solo un'altra tappa del loro difficile viaggio insieme.
Ma erano pronte a saltare. Erano pronte ad un atto di fede. Perché avevano la certezza che, ovunque quel portale le avesse portate, sarebbero state insieme, al fianco della persona che amavano.
Interrompendo finalmente lo sguardo intenso che si stavano scambiando, saltarono insieme dentro il portale, mano nella mano.
Fu solo mentre stavano precipitando nel portale, che Regina iniziò a capire il vero significato delle parole di Malefica.
Un mondo in cui tutte le tue più grandi paure sono realtà.
Riuscirono, mentre erano ancora intrappolate nel vortice, a fare in modo che il portale si chiudesse dietro di loro.
In cui non avrai via di scampo dall'odio che tutti provano per te.
Fu esattamente nel momento in cui atterrarono nella realtà di cui Malefica aveva parlato, che Regina lo capì.
Un mondo in cui sarai il più lontana possibile dal tuo lieto fine.
Stavano andando in un mondo dove la strega era riuscita a lanciare la sua maledizione. Un mondo in cui tutti odiavano le persone che un tempo avevano amato.
E lei vi stava precipitando dentro, mano nella mano con Emma.
L'amore avrà i suoi sacrifici.


Caddero rovinosamente a terra.
Le loro mani si erano separate durante l'impatto. Si alzarono in piedi, lentamente. Fu allora che si guardarono negli occhi.
“Ti rendi conto di cosa hai fatto?”
Aveva parlato in poco più di un sussurro.
Rimasero immobili, continuarono a guardarsi negli occhi.
In una manciata di minuti, tutto era cambiato. Era assurdo, ridicolo perfino, se si fermavano a pensarci.
Anche quando vincevano, riuscivano ad uscire comunque sconfitte.
Erano convinte che Malefica fosse caduta nella loro trappola, ma in realtà erano state loro a gettarsi di loro spontanea volontà dentro la sua.
E, semplicemente, era una trappola da cui non avevano vie d'uscita.
“Hai rovinato tutto.”










Lo sapete, sono per la suspance! Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e della storia, ormai ci avviciniamo sempre di più al finale.
Alla prossima!




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Capitolo 12
*** Misery Loves Company ***



Scusate il ritardo, buona lettura!




Misery Loves Company



Ti rendi conto di cosa hai fatto?”
In una manciata di minuti, tutto era cambiato.
Anche quando vincevano, riuscivano ad uscire comunque sconfitte.
Hai rovinato tutto.”

Quando il portale si richiuse, nessuno di mosse.
Bianca continuò a fissare la sfera che ormai giaceva a terra, infranta.
David estrasse la spada dal torace di Malefica, il suo cuore aveva già smesso di battere da diversi secondi. Era ora di lasciarla andare.
Ruby stava premendo le mani contro la ferita sul fianco sinistro di Mulan, erano ricoperte ormai di sangue e gli occhi della donna sdraiata a terra stavano iniziando lentamente a chiudersi, stava scivolando via.
Passarono solo una manciata di secondi.
Bianca cadde in ginocchio, iniziando a piangere, David le corse accanto, abbracciandola.
Ruby sfiorò la guancia di Mulan, guardandola negli occhi per l'ultima volta.
Erano passati solo una manciata di secondi da quando il portale si era richiuso. E già ogni cosa era cambiata per sempre.

Continuarono a guardarsi, nessuna delle due sapeva cosa dire.
A malapena continuarono a respirare, cercando di evitare ogni possibile rumore.
Per un istante, solo per un istante, Emma pensò che se fosse rimasta ferma, immobile, senza dire o fare niente, non sarebbe successo quello che stava per succedere. Ma sapeva che non stava facendo altro che ritardare l'inevitabile ed ingannando se stessa.
Regina, d'altro canto, aveva così tante cose da dire in quel momento, che neanche sapeva da dove iniziare.
Fu lei la prima ad abbassare lo sguardo, cercando di capire quale era la cosa migliore da fare.
Era di nuovo sola.
Lontana da casa, lontana da Henry. Lontana perfino da Emma, anche se era l'unica che era lì proprio davanti a lei.
Era sola più che mai.
Sentì le proprie mura alzarsi di nuovo, pronte a proteggerla da qualsiasi cosa fosse uscita dalla bocca della donna che le stava davanti.
In qualsiasi universo alternativo si trovassero in quel momento, una cosa era certa: il cuore che Malefica aveva usato per l'incantesimo era il suo.
Regina ne era immune.
Il suo cuore non mentiva, amava Henry proprio come aveva sempre fatto, così come amava ancora Emma.
Quindi, c'era solo un piccolissimo problema, a quel punto. Ovvero che se le supposizioni di Regina erano corrette ed in quel mondo l'Incantesimo dei Cuori Impuri era riuscito, se tutti odiavano le persone che avevano amato, allora c'erano solo due cose che potevano succedere a quel punto, entrambe terrificanti.
Se Emma l'avesse guardata con disprezzo e risentimento, un solo sguardo l'avrebbe distrutta una volta per tutte. Perché significava che avrebbe passato il resto della sua vita ad essere innamorata di qualcuno che la odiava. Ci era già passata con Henry ed era stato dilaniante. Ma aveva paura che con Emma sarebbe stato doloroso ad un livello ben più insopportabile che semplicemente dilaniante.
Ma c'era un'altra opzione.
Ed era ben più terrificante.
Perché Emma avrebbe potuto guardarla, senza odio, risentimento né disprezzo negli occhi. Ed avrebbe voluto dire che, molto semplicemente, non era mai stata innamorata di lei. Che non la odiava perché non l'aveva mai amata davvero. Che Emma, come aveva promesso, stava cercando di salvarla e di darle il lieto fine che meritava. Sarebbe stato così da Emma, con quel suo bisogno compulsivo di salvare sempre chi aveva più bisogno del suo aiuto.
E quello sarebbe stato peggio dell'odio.
Sarebbe stato un milione di volte più devastante.
Perché avrebbe significato che per Emma era stato solo un gioco, solo una bugia. Che lei in realtà non provava niente per Regina.
Qualsiasi cosa fosse successa in quel momento, non avrebbe portato altro che indicibile dolore dentro il suo cuore.
E allora ne ebbe la certezza.
Quel mondo era il posto più lontano possibile dalla sua felicità e dal suo lieto fine.
Malefica aveva vinto.
Con riluttanza, sollevò gli occhi su Emma, guardandola attentamente, studiando ogni dettaglio della sua espressione.
Vide confusione, paura, incertezza.
“Mi dispiace” mormorò a bassa voce, gli occhi sbarrati, non sapendo né cosa aveva fatto, né come rimediare.
Era chiaro che non aveva idea di cosa Regina la stesse accusando.
Non ne aveva idea.
Perché provava esattamente ciò che provava fino a poco prima.
Emma non ne aveva idea.
“No” mormorò Regina, il cuore spezzato, la voce rotta, gli occhi pieni di lacrime. “No” pregò con più decisione, portandosi le mani a coprirsi il viso ed indietreggiando.
“Regina.”
“Come hai potuto” urlò, scuotendo la testa.
“È perché siamo intrappolate in questo mondo senza Henry?” domandò Emma con un filo di voce, il suo tono chiaramente perplesso. “Sei arrabbiata con me per questo? Perché non sono rimasta con lui?”
Regina scosse la testa, iniziando a piangere.
Era così strano per Emma, vederla piangere. Regina non piangeva mai, si teneva sempre tutto dentro, preferiva affrontare da sola il dolore. Non era una cosa che era abituata a condividere con qualcun altro.
Quindi Emma sapeva che qualcosa di grave non andava.
“Tu non mi odi” mormorò alla fine.
Emma fu confusa. Scosse la testa, facendo un passo verso di lei.
“Ovviamente no, Regina, io ti amo!”
Regina indietreggiò di molti più passi, tenendo Emma a distanza di sicurezza.
Dopo qualche istante si asciugò le lacrime dal viso con rabbia, inspirando a pieni polmoni nel vano tentativo di calmarsi.
“Siamo in un mondo” iniziò a spiegare con voce tremante “dove un incantesimo fa in modo che tutti odino le persone che amano davvero.”
Emma iniziò a capire dove quel discorso stava andando a finire, e non le piaceva per niente.
“E tu, Emma, tu non mi odi.”
“Regina-”
“Quindi non mi hai mai amato davvero.”
“Regina.”
“Ora è un po' tardi per fingere di odiarmi, quindi risparmiatelo. Te l'ho già detto, Emma. Il mio lieto fine non è qualcuno che vuole salvarmi. È qualcuno che vuole amarmi.”
“Ed io ti amo!” le disse Emma, avvicinandosi velocemente e prendendole una mano prima che Regina potesse indietreggiare.
Lei provò a districarsi dalla sua presa, tirando via la mano, ma prima che riuscisse a realizzare quello che stava succedendo si ritrovò avvolta nelle ormai familiari braccia della donna di cui era innamorata.
Dopo parecchi momenti di lotta, capì che lo sceriffo era più forte di lei e che non era quello il modo di sfuggirle.
“Lasciami andare.”
“Mai.”
Quella singola parola fu abbastanza per far tornare le lacrime dentro i suoi occhi.
“Regina, io ti amo. Ti amo. Che tu ci creda o meno, questa è la verità. Io ti amo come non ho mai amato un'altra persona in tutta la mia vita, ed abbiamo avuto un totale di tre appuntamenti, di cui uno a pranzo, ma non importa. Perché tu sei la mia famiglia, sei la mia casa. Non ti perderò, non posso perderti. Sono venuta fin qui con te, non posso perderti adesso.”
Regina continuò a cercare di liberarsi dalla sua presa, ma i tentativi divennero sempre più flebili, finché rimase immobile dentro le sue braccia, gli occhi chiusi con forza, rifiutandosi di crederle, ma rifiutandosi anche di credere alle sue stesse insinuazioni.
“Non sappiamo neanche se davvero in questo mondo c'è quell'incantesimo o se Malefica pensava semplicemente che saresti venuta qui da sola. Non sappiamo se siamo nel mondo reale, nel mondo delle favole, non sappiamo niente ancora. Io ti amo, Regina. Con tutto il mio cuore. Stavolta devi fare un atto di fede e credermi.”
E Regina pensò a quando Emma l'aveva guarita baciandola, due volte. Pensò a quando l'amore per lei le aveva permesso di liberarsi da Malefica nella caverna. Non poteva non essere reale, non essere ricambiato.
L'amore, per Regina, era come un legame, come un filo. Se non c'è nessuno a tenere l'altra estremità, il filo cade. L'amore cade. Ma Regina amava Emma in un modo così immenso, l'amava nel cuore, ma anche nelle ossa e nei muscoli e nelle terminazioni nervose, la amava nello stesso modo in cui percepiva la magia. La amava ovunque.
Qualcosa del genere, un legame del genere, non poteva esistere se non ricambiato.
Aprì piano gli occhi, rilassandosi tra le braccia di Emma.
Si allontanò da lei lentamente, il minimo indispensabile per guardarla negli occhi.
“Emma?”
Lei le sorrise debolmente.
“Ti amo davvero” disse per l'ennesima volta. “Qualsiasi cosa succeda, non dimenticare mai che è la verità.”
“Mi dispiace” si scusò, districandosi dalla presa di Emma solo per poter gettare le braccia attorno al suo collo e stringerla a sé. “Ti amo anch'io. Mi dispiace.”
Emma ricambiò immediatamente l'abbraccio.
“È tutto apposto” accarezzò lentamente la sua schiena. “Va tutto bene adesso. Troveremo una via d'uscita, te lo prometto. Torneremo da Henry.”
Senza esitare neanche un secondo in più, Emma la baciò dolcemente sulle labbra, cercando di farle capire quanto l'amasse.
Quando si separarono, dopo parecchi istanti, si guardarono finalmente attorno. Non erano nella foresta incantata, quello era abbastanza ovvio. Entrambe riconobbero subito il luogo in cui si trovavano in quel momento.
“È il punto esatto in cui siamo entrate nel portale” osservò Emma.
“Siamo a Storybrooke” concluse Regina per lei.
Ma non c'era nessuno per le strade, non c'era un'anima viva da nessuna parte. Percorsero la strada principale, ma tutti i negozi erano chiusi.
Dopo una breve perlustrazione si diressero verso l'unico posto in cui sapevano che sarebbero state al sicuro, almeno finché avessero deciso cosa fare per tentare di fuggire da quella che sembrava essere una città fantasma.
Si diressero al bosco e da lì, dentro la cripta di Regina.
Erano convinte che l'avrebbero trovata vuota, perché era incantata perché nessuno tranne Regina potesse entrarvi, a meno che lei non fosse già dentro.
“Dobbiamo trovare una via d'uscita” disse Emma, appena Regina spostò la bara ed iniziarono a scendere le scale.
“Potrebbe non essercene una” mormorò in risposta. “Cosa faremmo se rimanessimo bloccate qui per sempre?”
Emma non rispose. Non sapeva cosa dire, né se c'era una risposta da dare a quella domanda. Stava per suggerire che avrebbero cercato di capire cosa fare di momento in momento, quando Regina si bloccò bruscamente.
“Cosa c'è?” chiese Emma.
“C'è qualcuno qui.”
“Come lo sai?”
“Lo so e basta.”
“Ma come è possibile, Regina? Nessuno può entrare se tu non sei qui.”
“Allora forse ci sono” rispose in un sussurro. “O meglio, la versione di me di questo universo potrebbe essere qui.”
Emma sospirò.
“Un po' affollata, come cripta.”
Regina non rispose. Percorse gli ultimi gradini lentamente, una volta giunta in fondo sollevò le mani in segno di resa.
Quando anche Emma fece lo stesso, prendendo esempio da lei, la sua supposizione di rivelò corretta. Sentirono la voce di un uomo provenire da dietro di loro.
“Non voltatevi. Chi siete?”
Regina abbassò immediatamente le mani.
“Non vogliamo fare del male a nessuno” rispose Emma con una calma quasi innaturale, vista la situazione.
“La tua voce” disse invece Regina. “Io ti conosco.”
“Nessuno che sia soggetto alla maledizione può entrare qui dentro eccetto me.”
Era una voce familiare, ma qualcosa era strano. Come se fosse abituata ad una versione di quella voce meno profonda, meno mascolina, meno adulta.
“Henry.”
Si voltò, noncurante di quello che aveva detto l'uomo poco prima.
Indietreggiò immediatamente, appena lo vide.
Quello non era il suo Henry.
Emma a quel punto si voltò a sua volta, trovandosi faccia a faccia con un ragazzo che doveva avere circa vent'anni, il cui viso era cupo, la voce segnata da sofferenza.
Aveva l'aria di qualcuno pronto a strapparti il cuore dal petto, rifletté Regina.
E sebbene quel ragazzo fosse fisicamente simile a suo figlio, tanto da farle pensare di essere la sua versione adulta, non era il suo Henry.
Quando le vide in faccia, qualcosa nella sua espressione cambiò.
I suoi lineamenti si distesero, quasi a tal punto da far intravedere loro il ragazzo che avevano lasciato indietro.
“Mamme” sussurrò.
Poteva avere venti, trenta o settant'anni, Henry sarebbe sempre stato un ragazzino, per loro. Sarebbe sempre stato loro figlio.
Quindi quando lui si avvicinò a loro velocemente, non pensarono alla maledizione. Non pensavano che potesse essere pericoloso o che volesse fare loro del male. Non pensarono e basta. Perché era Henry.
Quindi quando lui si avvicinò entrambe si limitarono ad aprire le braccia ed accoglierlo in un abbraccio di gruppo, stringendolo e cullandolo.
Dopo diversi istanti, il ragazzo si allontanò bruscamente.
“Voi non siete soggette alla maledizione. E non siete le mie mamme. Non potete esserlo. Quindi chi siete e perché siete qui?”
“Non siamo solo in una realtà alternativa. Siamo nel futuro” osservò Regina, studiando i suoi lineamenti.
“Realtà alternativa?” ripeté lui.
“Sì” confermò Emma. “Veniamo da un altro mondo in cui la maledizione non è mai stata lanciata, un mondo in cui abbiamo sconfitto Malefica. Un mondo in cui tu hai quattordici anni.”
Henry ci rifletté a lungo.
“Siete entrate nella cripta, nonostante l'incantesimo ed io non vi odio, ma vi voglio ancora bene, per cui non state mentendo quando dite che venite da una Storybrooke diversa, perché tutti qui sono stati colpiti dalla maledizione e voi non potete essere le mie mamme. Ma come è possibile che siate qui?”
Raccontarono brevemente la loro battaglia con Malefica, la trappola, la sfera, il vortice. Quando ebbero finito, Henry annuì, dicendo che aveva senso.
“Ora parlami dell'incantesimo che c'è sulla cripta” gli disse Regina. “Chi l'ha fatto?”
“L'ho fatto io” rispose Henry con semplicità.
“Impossibile. Tu non hai magia” lo contraddisse Emma.
Ma Regina sorrise e basta. “Ha la tua, geneticamente, ed ha avuto anni per imparare. Quanti anni nel futuro siamo?”
“Se il vostro Henry ha davvero quattordici anni, siete cinque anni nel futuro. Io ne ho diciannove, ho iniziato ad avere la magia a diciassette anni. La maledizione di Malefica era già piazzata da circa tre anni e mezzo quando mi sono chiuso qui dentro. Esco raramente. È pericoloso là fuori.”
“E come sei sopravvissuto prima di riuscire a fare l'incantesimo di protezione?” domandò Emma, perplessa.
“Tu mi hai protetto” le disse. “Beh, non tu. La tua versione di questo mondo.”
“E poi cosa è successo? Sono” deglutì, non credendo alla domanda che stava per porre. “Sono morta?”
“No. Sei solo” sospirò, scuotendo la testa. “Quando la maledizione è stata lanciata, le uniche persone immuni eravamo tu, io e Gold. Lui aveva fatto un patto con Malefica, ovviamente, mentre io e te eravamo protetti a causa della scia del Vero Amore.”
Emma corrugò la fronte, perplessa.
“Ma certo” disse invece Regina. “Ha senso. Se ha lanciato la maledizione con la mia magia appena l'ha ottenuta, c'era ancora una considerevole traccia di me in essa. Ha percepito il vero amore tra me e voi due e vi ha risparmiati.”
“Esattamente” il ragazzo annuì. “È così che l'hai spiegata a mamma ed è così che lei l'ha spiegato a me.”
“E poi cos'è successo?”
Henry inspirò, non del tutto pronto a quella conversazione.
“La magia ha perso la traccia” intervenne Regina. “Non c'era più niente di me.”
Lui annuì. “Io e mamma abbiamo iniziato lentamente ad odiarci. Abbiamo avuto un po' di tempo, però. Io avevo appena scoperto di avere la magia quando le cose sono peggiorate all'improvviso, sono scappato e mi sono chiuso qui dentro.”
“Perché lei non ti ferisse” concluse Emma.
“Perché io non ferissi lei” la corresse. “Era stanca, debole, ormai arresa a questo destino. La mia magia era fresca, giovane, forte. Non la vedo da più di un anno. Penso viva ancora alla villa di mamma. Anche quella è protetta da un incantesimo uguale a questo. Quindi so che è al sicuro, ma so che non posso vederla. Perché un tempo è stata la persona che ho più amato al mondo. E adesso, ogni volta che la guardo, la disprezzo.”
“Ma sai che non è reale.”
“Al contrario. Sembrava tutto davvero molto, molto reale fino a circa un paio d'ore fa. Immagino che voi due c'entriate qualcosa.”
Loro due si guardarono. Regina ci arrivò per prima.
“Il bacio.”
Emma corrugò la fronte, perplessa.
“Il bacio del Vero Amore” concluse. “Ma non siamo di questo mondo, la maledizione non ha effetto su di noi, quindi non possiamo romperla.”
“Non abbiamo rotto la maledizione. Le strade erano vuote, le persone sono ancora barricate dentro le loro case. È solo Henry” spiegò Regina. “La scia del Vero Amore. In qualche modo potremmo essere riuscite a riattivarla.”
“C'è solo un modo per saperlo” intervenne il ragazzo. “Dobbiamo andare a cercare mia madre.”
Entrambe annuirono, pronte ad uscire dalla cripta.
Ma poi una domanda sorse spontanea ad Emma.
“Ehi, ma la tua versione in questo mondo dove si trova?”
Sia Regina che Henry si paralizzarono alla domanda.
“Non è ovvio, mia cara?” le chiese, esitante. “Io sono morta.”
La semplicità e la complessità di quella frase, quasi fecero venire ad Emma voglia di ridere fino alle lacrime.
“Morta?” ripeté con una risata incredula. “Come fai ad esserne così sicura?”
“Malefica aveva la mia magia, aveva il mio cuore. È un miracolo che tu ed Henry siate ancora vivi, presumo che molti non abbiano avuto lo stesso privilegio.”
Entrambe si voltarono verso Henry, che deglutì, chiudendo gli occhi ed inspirando solo per un istante.
Si fece forza, tornando a guardarle.
“Avete detto che nel vostro mondo, quando stavate per saltare nel portale, Mulan era in punto di morte.”
Entrambe annuirono.
“Qui le cose sono andate diversamente. Molto diversamente.”
Quella frase fece pensare loro al peggio, ma non le preparò minimamente per la storia che Henry stava per raccontare.
“Ho sentito solo un racconto di mia madre, quindi non so come sono andate esattamente le cose, ma so che Malefica è riuscita ad un certo punto della battaglia a rispedire una delle frecce di Biancaneve contro di lei, trafiggendole il cuore.”
Regina, istintivamente, passò un braccio attorno alle spalle di Emma, stringendola protettivamente contro di sé.
“David è morto insieme a lei, visto che condividevano lo stesso cuore. Solo a quel punto ha ferito Mulan nel modo che voi avete descritto. Avete continuato a lottare a lungo, finché entrambe eravate esauste. Dopo che Mulan fu morta dissanguata e voi tre eravate allo stremo delle forze, si è avvicinata a Ruby.”
Entrambe trasalirono. Non poteva essere.
“Ha preso il suo cuore.”
Regina chiuse gli occhi, Emma scosse la testa.
“Mamma ha fatto ciò che aveva fatto la prima volta che Malefica aveva minacciato Ruby, ovviamente.”
Quello colse di sorpresa entrambe.
“Non ha ucciso Ruby?”
Henry scosse lentamente la testa.
“Le ha riservato un destino peggiore. L'ha lasciata libera di tornare a casa ed odiare per il resto dei suoi giorni le persone che amava in quel momento, in cambio della vostra resa. Avete entrambe ignorato le sue preghiere di lasciarla morire, e l'avete salvata. E non è passato da allora un singolo giorno in cui lei non vi abbia odiato per averlo fatto. Ironicamente, però, il suo destino è stato ancora peggiore che essere sottoposta alla maledizione.”
“Quindi ci siamo solo arrese. Così. Semplicemente” mormorò Emma, tentando di capacitarsi della cosa.
“Non proprio” continuò Henry. “Avete tolto l'incantesimo che la intrappolava e trasportato via Ruby, continuando a combattere. Ma a quel punto voi eravate sole, la magia non aveva effetto, veniva assorbita dalla sfera, lei poteva di nuovo trasportarsi. Avete fatto tutto il possibile e anche qualcosa in più.”
“Ma non è bastato” intervenne Regina.
“Si è presa la tua magia alla fine. Ed ovviamente ha tenuto il tuo cuore. Ha lanciato l'incantesimo. Un sacco di gente ha iniziato a morire, uccisa dai propri cari. Tutti hanno iniziato a chiudersi in casa, rifiutandosi di uscire.”
“E tu ha dovuto assistere. Mi dispiace così tanto, Henry” disse Regina.
“Abbiamo tutti dovuto assistere. Tu eri devastata, mamma. Pensavi fosse colpa tua.”
“Lo era. Lo è” si corresse Regina. “È la mia magia, il mio cuore, la mia resa. Quindi tutto questo è colpa mia.”
“No. È colpa di Malefica. Tutto quanto, ogni vita, ogni cuore, questa è colpa sua, mamma. Non puoi prenderti per l'ennesima volta la responsabilità di qualcosa che non sei riuscita ad evitare, non è giusto. Stavolta più che mai, è colpa sua.”
Per diversi istanti nella cripta vi fu silenzio.
Poi il racconto di Henry continuò.
“Per un paio di settimane ci ha fatto guardare. Voleva che vedessimo che aveva vinto. Tu hai lanciato l'incantesimo di protezione sulla casa, per proteggere me ed Emma una volta che avesse deciso di usare il tuo cuore, ma non ne ha mai avuto l'occasione.”
“Certo che no” lo interruppe Regina. “Poteva ordinarmi di farvi del male. C'è un numero massimo di volte che posso ripetermi di rimanere ancora un giorno sperando di non uccidere involontariamente le persone che amo, suppongo” sospirò. “Poi avrò deciso di dover andare via e lasciarvi al sicuro.”
Henry annuì.
“Non potevi ucciderti. Malefica non te lo lasciava fare, ordinava al tuo cuore di non farlo, di non ucciderti. Voleva che vedessi. Voleva che soffrissi.”
“Ma io non potevo correre il rischio.”
“Sapeva, come lo sapevi anche tu, che prima o poi la scia si sarebbe esaurita ed io ed Emma avremmo iniziato ad odiarti. Non voleva assolutamente perdersi la tua faccia quando l'unica persona ancora immune alla maledizione saresti stata solamente tu. Ma abbiamo tutti e tre concordato che avevi sofferto abbastanza per altre cento e mille vite. Non volevamo che assistessi anche a tutto questo.”
Gli occhi di Emma si riempirono di lacrime. Si rifiutava di crederci, non poteva essere.
“L'ho fatto io?” la sua voce era ridotta a meno che un sussurro. “L'ho uccisa io, perché lei non poteva?”
Si sentì mancare al solo pensiero.
Pensò alla sua mano dentro il petto di Regina, attorno al suo cuore. Ma quello era il punto, Regina non aveva il suo cuore al tempo, quindi l'aveva fatto in un altro modo. Pensò ad una spada, ma era un dolore inutile. Pensò ad una pistola. Veloce. Indolore. E sentì l'impulso di urlare, di dire che non l'avrebbe mai fatto, anche se era già successo e se a farlo non era stata lei, sentiva il bisogno di gridare comunque.
Henry scosse la testa con forza.
“Non l'avresti mai fatto.”
Emma sospirò di sollievo, sentendosi nuovamente come se conoscesse se stessa.
“Mamma ha optato per una soluzione molto più da lei” spiegò. “Molto più regale.”
Senza aggiungere altro le condusse alla fine della cripta, dove giaceva una bara di cristallo incantata per non far deteriorare il corpo al suo interno né per far avvicinare nessuno che avesse intenzione di fare del male alla donna.
“La maledizione del sonno eterno.”
“Ma io la posso infrangere” osservò subito Emma. “Cioè, l'altra me.”
Henry scosse la testa. “Ieri la odiavi. La odiavo anche io. Perché avresti dovuto svegliarla? E poi mamma ancora non ha il proprio cuore. È lo stesso motivo per cui non avete rotto la maledizione nell'istante esatto in cui Malefica l'ha lanciata: il bacio del Vero Amore non ha effetto se non avete entrambe il vostro cuore dentro il petto. L'unico modo per svegliarla è che mamma torni ad amarla, che rimetta il cuore al suo posto, risvegliandola poi con il bacio del Vero Amore. È solo un'alternativa elegante alla morte, perché nessuna delle cose che ho elencato è anche remotamente possibile.”
Regina gli sorrise, scuotendo la testa.
“Se abbiamo riattivato la scia, tua madre sta di nuovo sentendo ciò che prova davvero per lei. E se facciamo in fretta, se arriviamo a Malefica prima che la maledizione ritorni su di lei e su di te, possiamo sconfiggerla e riprenderci il cuore di tua madre.”
Lui le guardò, perplesso.
“Voi non siete colpite dalla maledizione. Potreste andarvene, andare a vivere a New York, o Boston, ed essere felici per sempre. Perché volete aiutarmi?”
“Per prima cosa, non importa che mondo è questo, tu sei nostro figlio e noi ti aiuteremo sempre, Henry” iniziò Emma.
“Seconda cosa, sconfiggere Malefica e liberare tutti dalla maledizione è la cosa giusta da fare e noi siamo i buoni” continuò Regina.
“Terza cosa, sconfiggere Malefica e riattivare il portale che ci ha fatto arrivare qui attualmente contenuto nella sfera del suo bastone, potrebbe riportarci a casa dal nostro Henry. Quindi faremo di tutto per aiutarvi.”
“E per ultimo, vedere me stessa in quella bara di cristallo è leggermente inquietante, che razza di persona sarei se non aiutassi la versione di me stessa di una realtà alternativa a liberarsi da una maledizione del sonno eterno auto inflitta?”
Henry sospirò pesantemente.
“Sì. Siete davvero le mie mamme.”

Uscirono dalla cripta, camminando il più discretamente possibile per le strade di Storybrooke.
“Se n'è andata troppo presto” mormorò Henry senza preavviso, mentre Emma, qualche metro avanti a loro, perlustrava la strada successiva.
“Tua madre?”
Il ragazzo annuì.
“Ha aspettato solo qualche settimana, mentre la maledizione non è arrivata a noi per anni. Il suo amore era più forte di quello che pensava.”
“Lo è ancora” lo corresse Regina. “Qualsiasi cosa abbiamo fatto per riattivare la scia, non sarebbe stata possibile se lei non vi avesse ancora amato.”
“Già. È rimasto stabile per tre anni prima di iniziare ad indebolirsi, poi ha iniziato a vacillare ed infine è svanito.”
“Per essere sotto una maledizione, è durato tantissimo.”
“Sarebbe durato anche di più, se fosse rimasta con noi. Ma pensavamo di non avere tempo, pensavamo di svegliarci un giorno e di saltarci alla gola. E lei non sopportava di vedere la città spaccarsi a metà in questo modo, sapendo che era a causa della sua magia. Non riusciva a capire che sebbene fosse stata la sua magia, non era lei la colpevole. Ho spesso pensato che se fosse rimasta con noi, con tre anni di tempo, saremmo riusciti a sconfiggere Malefica e a riprenderci il suo cuore senza problemi.”
“Non lo sapeva” sussurrò Regina.
“Adesso lo so. Ma per tutto questo tempo l'odio mi ha accecato. Solo adesso capisco il motivo per cui se ne è andata così presto.”
Regina continuò a guardarlo studiare le case davanti a sé.
“Non pensava di essere così forte. Non pensava che il suo amore valesse così tanto, che ci avrebbe dato abbastanza tempo per farcela a sconfiggerla.”
La voce di Emma li fece trasalire entrambi.
“Tua madre ama in modo disarmante, ragazzino. Ama più in profondità di chiunque altro, sente di più e lo sente troppo forte, per questo è stata ferita così tante volte. Per questo è stata delusa. Per una donna che ama come lei, immagina cosa significhi rinunciare all'amore.”
Regina sospirò. “Mi ha trasformato in un mostro, la prima volta. Probabilmente aveva paura che sarebbe successo di nuovo. Non voleva ripetere i nostri errori da capo.”
Henry annuì. “Lo capisco adesso. Ma non è giusto. Tre anni senza di lei hanno trasformato sia me che mamma in due casini. Quando la maledizione è arrivata, ha trovato una buona base di risentimento sopra cui cementare l'odio.”
“Tu pensi che sia colpa mia?” mormorò Emma, sorpresa.
Lui scosse la testa. “Io ho incolpato me, pensando che se foste state sole forse mamma avrebbe combattuto più a lungo. E tu hai incolpato te stessa per non essere riuscita a sconfiggere Malefica da sola. Sapevamo entrambi che l'unica in grado di riuscirci era mamma, ma senza il suo cuore non poteva fare niente. Io e te non siamo riusciti a riprendercelo. E questo ci ha distrutto.”
“È questo” disse Regina improvvisamente, sorridendo. “Ci serve questo, riprenderci il suo cuore, andare da Regina e svegliarla. Ma dobbiamo farlo in fretta, prima che la traccia del Vero Amore sparisca di nuovo. Dobbiamo svegliarla e tutte e quattro insieme possiamo riuscire a sconfiggerla una volta per tutte.”
Henry annuì, seguito da Emma.
“Non sarà facile. Non avremo aiuto.”
“Qualcuno ci aiuterà, invece” disse Henry. “La stessa persona che mi ha aiutato in questo anno e mezzo, la stessa persona che ho continuato ad odiare ma che adesso devo ringraziare. Ma prima di andare da lei, dobbiamo trovare mia madre, assicurarci che non sia ancora sotto l'effetto della maledizione e convincerla a venire con noi.”
Entrambe annuirono, poi tutti e tre ricominciarono a camminare verso la villa di Mifflin Street.
“Non capisco a cosa è servito” mormorò Emma, guardandosi attorno. “La città intera è distrutta, non ha sudditi, ha solo morti e codardi, anche chi aveva deciso di combattere da tempo ormai si è arreso. Quindi che cosa ha ottenuto, con questa maledizione? Non è il suo lieto fine, non può essere felice in mezzo a questa città in rovina.”
“Credo che invece, in un certo senso, per quanto perverso e assurdo, lo sia.”
“Ma come? Perché?” chiese Emma, scuotendo la testa con incredulità. “Non ha senso, perché dovrebbe essere felice di questo?”
Regina sospirò, scuotendo la testa.
“L'infelicità ama la compagnia” sussurrò. “Neanche io ero felice con la mia maledizione, ma almeno tutti gli altri erano infelici. Ed è stato abbastanza per anni.”
“E poi cosa è successo?”
“Mi sono resa conto che non stavo andando da nessuna parte, che ero intrappolata dentro la mia stessa maledizione. Certo, potevo lasciare Storybrooke, potevo girare il mondo sapendo che nessuno avrebbe potuto seguirmi, visto che tutti erano intrappolati lì, ma non è mai stato quello che ho voluto. Sapevo che non mi avrebbe mai resa felice. Questo mondo, per quanto affascinante, non è il mio. Non poteva rendermi felice. Volevo di più, volevo smetterla di sentirmi vuota, di non sentire” deglutì, sospirando. “Di non sentire niente.”
“Henry. È stato lui, non è vero? Che ti ha fatto provare di nuovo felicità.”
“Esatto. Per dieci anni, siamo stati felici. Ma poi ha scoperto di essere stato adottato, ha trovato quel libro ed ha capito che qualcosa nella nostra città non andava.”
La mano di Emma scivolò dentro quella di Regina, stringendola con la sua.
“La vita mi ha insegnato che l'infelicità purtroppo non è dimezzata, se condivisa. Io lo so, ma Malefica deve ancora impararlo a quanto pare. Rendersi conto che rendere infelici tutti gli altri non la farà mai sentire meglio. Perché l'infelicità condivisa non è dimezzata, ma la felicità condivisa è raddoppiata.”
Regina la guardò negli occhi con un sorriso che aleggiava sulle labbra. Emma lo ricambiò immediatamente.
“L'infelicità ama la compagnia, ma è la felicità ciò che ti fa capire davvero cosa significa non essere soli.”
Emma era stata sola tutta la vita, era cresciuta da sola, aveva vissuto da sola. Ma non si sentiva più sola da quando sapeva di essere amata, dai suoi genitori, da Henry, da Regina. Quindi capiva perfettamente ciò che la mora volesse dire.
Strinse di più la presa sulla sua mano, avvicinandosi per baciarla velocemente a fior di labbra.
Quando si voltarono di nuovo, Henry era fermo davanti a loro, con una mano sul cuore e lo sguardo basso.
“Cosa c'è, qualcosa non va?” domandò immediatamente Emma.
Lui alzò lo sguardo su di loro. L'espressione sul suo viso era più simile a quella del quattordicenne che conoscevano rispetto a pochi minuti prima.
“Ho sentito qualcosa” disse loro. Poi sorrise. “Come se mi rendessi sempre più conto di quanto sono insensati i pensieri che ho avuto in questo anno e mezzo passato ad odiare tutte le persone che adesso amo di nuovo.”
Regina pensò alle sue parole con attenzione. Alla fine, sorrise.
“Penso che il tuo mondo non sia più abituato all'amore” concluse, spostando poi lo sguardo su Emma. “L'amore è più prezioso che mai, dobbiamo sfruttare questo arco di tempo, prima che l'odio vinca di nuovo. Andiamo, dobbiamo trovare tua madre” disse, guardando nuovamente Henry e appoggiando una mano sulla sua spalla, mentre lo guidava verso la villa, continuando a stringere la mano di Emma.

Mifflin Street era molto diversa da come la ricordavano.
Non c'erano luci, se non una ogni tanto, la maggior parte delle case erano ormai distrutte o quasi, c'erano automobili abbandonate in mezzo alla strada o sui vialetti. C'era soltanto una casa che sembrava reggersi ancora in piedi.
Una casa che tutti e tre conoscevano molto bene.
Giunti alla porta d'ingresso, valutarono cosa fare.
“Se entriamo senza avvisare potrebbe insospettirsi. Potrebbe coglierci alle spalle ed attaccarci prima di darci un'occasione di spiegare” valutò Emma.
“Beh, sta a te decidere” fece presente Henry. “Non penso che nessuno al mondo la conosca meglio di quanto la conosci tu, no? Siete la stessa persona del resto.”
“Non proprio. Chi lo sa cosa mi passerà per la testa tra cinque anni? Non sono più sicura di conoscermi così bene.”
Mentre stavano ancora discutendo per capire cosa fare, uno strano suono li distrasse.
“Che cosa hai appena fatto?” domandò Emma, un'espressione incredula sul viso.
“Beh, tesoro, ho suonato il campanello” le disse Regina, come se fosse la cosa più scontata del mondo.
“Tu” Emma inclinò la testa, guardandola come se fosse completamente pazza. “Tu hai suonato il campanello.”
“Sì” rispose con semplicità. “Che altro avremmo dovuto fare? Tu tendi ad essere leggermente paranoica quando la tua famiglia è in pericolo e fai cose avventate. Quindi probabilmente sarai al secondo piano in questo momento e ci starai studiando per capire chi siamo. Ben presto ti renderai conto che alla porta ci sono te stessa, tuo figlio e la donna che ami. Niente sorprese, niente mosse avventate. Aspetteremo che tu venga ad aprirci e sia disposta a parlarci. Cosa che accadrà solo se la maledizione non ha ancora effetto sull'altra versione di te. Quindi ecco che avremo anche la risposta che stiamo cercando.”
Emma ed Henry la guardarono senza dire niente, completamente ammutoliti da quel ragionamento.
“A quanto pare c'è qualcuno che ti conosce meglio di te stessa” si corresse Henry in un sussurro.
Si voltarono di nuovo verso la porta, aspettando che qualcuno la aprisse. Passarono diversi momenti, tanto che Emma stava per far notare a Regina che il suo piano non aveva funzionato, quando successe.
La luce del portico si accese, illuminandoli.
Lentamente, la porta si aprì.






Fatemi sapere che ne pensate, alla prossima!



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Capitolo 13
*** The Damnation of the Fallen Savior ***




Scusate infinitamente il ritardo, buona lettura!







The Damnation of the Fallen Savior



Una donna era ferma sulla porta di ingresso. Assomigliava ad Emma, ma era più magra, il viso consumato, l'espressione più dura.
Poi vide Henry.
Si guardarono negli occhi per un lungo momento.
“Mamma.”
Lei fece un passo verso di lui, la voce piena di speranza e affetto.
“Henry.”
Le corse incontro, gettandosi tra le sue braccia senza esitazione.
Regina sentì una stretta al cuore. Non importava in che mondo si trovasse, suo figlio che abbracciava Emma la rendeva sempre felice.
La mano di Emma, la sua Emma, strinse la sua più forte.
Si scambiarono un sorriso.
“E voi chi sareste?”
Entrambe guardarono nuovamente la donna davanti a sé, che aveva un braccio attorno alle spalle di Henry in segno di protezione.
“Noi, mia cara” rispose Regina. “Siamo il motivo per cui al momento vuoi bene a tuo figlio.”
Senza aggiungere altro, si fecero strada dentro la casa, chiudendo la porta e preparandosi a quella scomoda conversazione.

Parlare davanti ad Henry di certe cose era strano per loro, ma accettarono di farlo perché sapevano che erano tutte storie che lui già conosceva. Ed ormai, il loro bambino, aveva diciannove anni. Non era più un bambino.
Quando ebbero finito di raccontare tutto ciò che era successo loro in quella difficile giornata, la donna con cui stavano parlando ripeté la storia che aveva dato Henry poche ore prima.
Condivisero ciò che avevano capito e quello che avevano deciso di fare, ovvero recuperare il cuore di Regina, chiedendole se voleva unirsi a loro in quell'impresa.
“Non smetterò mai di combattere. Non ho mai smesso. Non finché c'è stata in me traccia del suo amore.”
Una volta che decisero di agire la mattina successiva, Henry disse che sarebbe andato a riposare nella sua vecchia camera.
Emma si offrì di accompagnarlo, mentre Regina rimase in soggiorno con la sua versione di cinque anni più vecchia.
Quando furono sole la donna si alzò, prendendo tre bicchieri dalla vetrina e riempiendoli a metà con del whisky che Regina riconobbe immediatamente come il proprio.
Ne porse un bicchiere a lei, prendendone uno per sé e lasciando l'altro sul tavolo tra loro.
Regina fece del suo meglio per tenere lo sguardo basso, sul bicchiere, ma sentiva due occhi curiosi su di sé.
“Che c'è?” chiese, incapace di resistere, alzando gli occhi e ricambiando finalmente quell'insistente sguardo.
Emma sorseggiò il proprio whisky, continuando a guardarla.
“Non ti vedo da tantissimo tempo. Sto cercando di capire se ti ricordavo esattamente come sei, tutto qui.”
Regina si trovò in uno strano modo attirata verso la donna davanti a sé.
“Sembri diversa. Posso distinguerti da lei con facilità. Cosa ti fa pensare che io sia ancora uguale alla tua Regina?”
“Lei non è cambiata. Non ha vissuto tutto questo. Non ha passato cinque anni in questo inferno. È ancora la Regina perfetta che io ricordo nei minimi dettagli. E tu sei identica a lei.”
“Sembri diversa” ripeté, cercando di capire cosa era cambiato. “Sembri” quasi trasalì quando realizzò cosa c'era di diverso in Emma.
L'ombra scura sul suo volto e dentro i suoi occhi, l'aria stanca e quasi arresa, il modo in cui aveva preso il liquore, i gesti decisi con cui lo aveva versato, il modo in cui aveva abbracciato Henry. Le ricordava qualcosa.
“Sembri più simile a me.”
“Lo dici con così tanto terrore nella voce” rispose Emma, con un sorriso triste. “Non preoccuparti, lo sapevo già” fermò Regina prima che potesse negarlo. “L'ho saputo dal momento in cui vi siete baciate e la maledizione ha iniziato a dissiparsi dal mio cuore. Se mi vedesse adesso, dopo questi cinque anni, non mi amerebbe come prima. Forse non mi amerebbe affatto.”
“Come puoi dire una cosa del genere?” il tono di Regina era diventato accusatorio.
“Mi hai amato per il mio coraggio, per il mio essere buona e per il modo in cui proteggo sempre le cose che amo. Tutto quello è sparito, adesso. Non sono che un'ombra della donna che cammina al tuo fianco” con un gesto della mano indicò le scale. “La mia Regina amerebbe lei, più di me. Lo vedo nei tuoi occhi.”
“Io non sono lei” rispose Regina con tono piatto.
“Eppure lo sei. Sei più simile a lei di quanto io sono simile alla tua Emma.”
“Ma non sono comunque lei. Lei sa quello che hai passato, quello che Henry ha passato. Se c'è una cosa di cui sono sicura è che io ti amerei sempre. Qualsiasi cosa tu abbia fatto, qualsiasi cosa sia cambiata così tanto, non sarà mai abbastanza da spingerla a non amarti. Se lei è me, posso assicurartelo.”
La donna davanti a lei sospirò, continuando a sorseggiare il suo drink.
“Puoi chiedere se vuoi. So che muori dalla voglia di sapere cosa ha fatto da ore, so che lui è la tua priorità.”
Regina esitò. Ma aveva bisogno di saperlo. Aveva bisogno di una spiegazione.
“L'incantesimo dei cuori impuri colpisce solo chi ha il cuore macchiato. Henry ne è stato colpito con la tua stessa tempistica, quindi deve aver fatto qualcosa per cui non ha mai perdonato se stesso.”
“Aveva sedici anni, quasi diciassette. Avevamo lasciato la casa per andare a fare l'ennesima scorta di cibo, uscivamo un paio di volte al mese al massimo. Le cose erano degenerate piuttosto in fretta in città, non gli permettevo spesso di venire con me, ma quella volta decisi di portarlo. I sette nani ci hanno aggredito, volevano le nostre provviste, ne ho fatti svenire sei con la magia ma Eolo mi ha preso alle spalle. Stava per soffocarmi a morte.”
Regina trasalì.
Era decisamente un mondo così diverso.
“Ha preso una sbarra di ferro, la prima cosa che ha trovato. Un solo colpo, alla testa. Ha avuto incubi per settimane. Il sangue aveva ricoperto l'asfalto troppo in fretta perché io potessi impedirgli di vederlo. Quando riuscii a respirare di nuovo normalmente e riprendemmo a camminare, era troppo tardi.”
Regina chiuse gli occhi, deglutendo a vuoto. Il suo bambino era diventato uno dei sopravvissuti, e ne aveva pagato il prezzo.
Sentì dei passi per le scale e quando qualcuno le si sedette accanto riaprì gli occhi, giusto in tempo per vedere Emma prendere il bicchiere che la sua versione più vecchia le stava porgendo e sorseggiarne il contenuto.
“È strano. Come stare davanti a uno di quegli specchi nelle case degli orrori. Sai di essere tu ma c'è qualcosa di diverso.”
“Solo che io non sono più alta o più magra, sono soltanto spezzata.”
“Non intendevo-”
“So cosa intendevi. Domani mattina andiamo a recuperare i rinforzi e poi ci gettiamo nella missione suicida” concluse, svuotando il proprio bicchiere ed alzandosi. “Sapete dov'è la camera degli ospiti, immagino. Buonanotte.”
Quando se ne fu andata, Emma si voltò verso Regina.
“È una mia impressione o non mi sopporta?”
“Credo che ti invidi, tesoro. Perché tu hai me e lei non ha più niente.”
Regina prese il bicchiere che Emma aveva in mano, appoggiando sia quello che il suo sul tavolo davanti a loro ed alzandosi, porgendo una mano ad Emma.
La bionda la prese, lasciandosi condurre al piano superiore e verso la camera degli ospiti. Richiuse la porta dietro di sé, sedendosi sul letto accanto a Regina.
“Mi manca Henry” mormorò la mora. “Sembrano passati anni da quando lo abbiamo visto. Mi manca il mio piccolo principe.”
“Manca anche a me. In modo indescrivibile” confessò Emma, passando le braccia attorno alla vita della mora e stringendosela contro.
Regina fece scivolare le braccia attorno al suo collo, aggrappandosi a lei.
Entrambe chiusero gli occhi.
“Se la sfera ci ha spedito cinque anni nel futuro, anche ammettendo che questo portale ci riporti a casa, significherebbe” iniziò Emma, interrompendosi bruscamente quando il coraggio di terminare quella frase venne a mancare.
“Dieci anni nel futuro. Ventiquattro anni” concluse Regina, senza bisogno che lei ponesse la domanda.
Il silenzio scese nella stanza.
“Pensi che” iniziò Regina, a corto di parole a sua volta. “Mulan” disse solo.
“Come avrebbe potuto farcela, senza magia? Il danno era troppo esteso per Whale.”
Sospirarono entrambe, abbracciandosi più forte.
Poi Emma sentì Regina ridere. Una risata che aveva poco di divertito.
“Cosa c'è?”
“La nostra prima notte insieme è a cinque anni da casa, nella stanza degli ospiti.”
Anche Emma rise, allontanandosi il necessario per appoggiare la propria fronte sulla sua.
“Potremmo dormire” propose la bionda.
“Potremmo essere morte, domani sera.”
“Dovremmo dormire” si corresse. “E riposare.”
Regina sospirò.
“Non voglio che sia così. Cinque anni nel futuro, nella stanza degli ospiti, perché abbiamo paura di non avere altre occasioni. Non doveva andare così.”
Emma scosse la testa. “Non andrà così, allora.”
Prese la mano di Regina, guidandola fino a farla stendere e mettendosi poi su un fianco accanto a lei. Si guardarono negli occhi, sorridendosi e continuando a tenersi per mano. Erano distanti solo pochi centimetri, entrambe sentivano il bisogno di starsi il più vicino possibile.
“A cosa stai pensando?”
“Al passato. Al futuro. A noi.”
“Cerca di dormire e risposare. Domani sarà una giornata intensa.”
“Come posso riposare? Come posso smettere di pensare a dove siamo e perché?”
Emma non rispose, avvicinandosi ed eliminando la poca distanza che era rimasta tra loro, baciandola dolcemente.
Rimasero così, vicine, i loro corpi uniti in un abbraccio che forse andava più in profondità della pelle ed arrivava alle loro anime, le fronti si toccavano, i nasi si sfioravano. Regina aveva il braccio sinistro attorno al collo di Emma e appoggiato sul cuscino di fianco ai suoi capelli, mentre il braccio destro di Emma era sopra la vita di Regina, in una stretta rassicurante ma non possessiva.
Quando il sonno finalmente soggiunse, nessuna delle due si mosse neanche di un millimetro, neanche durante i sogni tormentati che attraversarono.
Rimasero immobili, strette in quell'amore senza tempo.

L'aria di mattina era gelida. Le strade deserte. L'unica cosa in movimento erano loro quattro, mentre percorrevano silenziosamente le strade di Storybrooke.
“La tavola calda?” mormorò Emma. “È qui il vostro prezioso alleato?”
Senza che nessuno si degnasse di rispondere, entrarono dentro la tavola calda, dalla porta principale, come se niente fosse.
La stanza era completamente buia, le finestre e tutte le altre entrare erano sigillate da lastre di metallo o travi di legno.
Quel posto era un bunker.
La campanella sopra la porta ancora funzionava, notò immediatamente Regina, avvertendo chiunque fosse in quella stanza del loro arrivo.
Non potevano vedere al buio, ma se c'era qualcun altro lì dentro, probabilmente poteva vedere loro, perché sentirono muovere qualcosa subito prima che una voce stranamente familiare li facesse sobbalzare.
“Non sareste dovuti venire.”
Una luce si accese sopra uno dei tavoli verso la parte più distante dall'entrata del locale. La ragazza teneva in mano una pistola che non esitò a caricare e a puntare contro di loro.
“Andatevene o dovrò spararvi.”
Emma scattò spontaneamente in avanti.
“Ruby.”
La ragazza si alzò, indietreggiando. Emma si paralizzò.
“Non pensare che non sparerò solo perché siete in due. Parlate in fretta e fate in modo che vi creda, avete tre minuti.”
Regina si schiarì la voce, facendo qualche passo avanti e mettendosi al fianco di Emma, lo sguardo alto e fiero.
“Molto bene, Miss Lucas. Io ed Emma veniamo da una realtà alternativa in cui siamo riuscite a sconfiggere Malefica e ad impedire che lanciasse la maledizione su di noi, pochi istanti prima di morire ha attivato una sorta di dispositivo contenuto dentro la sua sfera che ci ha spedito qui, cinque anni nel futuro. Non sappiamo per quale motivo Miss Swan e Henry” guardò alle proprie spalle con aria sospettosa “ci abbiano portate qui, da una vecchia amica pronta a spararci, ma l'unica cosa che vogliamo è uccidere Malefica e tornare a casa. Quindi adesso togliamo il disturbo, se per te va bene.”
Lei le fissò a lungo, senza muoversi. Regina ricambiò lo sguardo con intensità, studiandola.
“Non siete sotto l'effetto della maledizione” concluse.
“Neanche loro” aggiunse Emma. “Ci siamo baciate e a quanto pare abbiamo riattivato la traccia, almeno per un po' di tempo. Questo è il motivo per cui dobbiamo agire in fretta.”
“Neanche tu” mormorò la mora. “Neanche tu sei sotto l'effetto della maledizione.”
Lei scosse la testa. “Come è successo ad Hook durante l'incantesimo di Ingrid, non avevo il cuore dentro il petto quando è successo. Se Gold ci avesse avvertito prima di questa cosa, avremmo potuto semplicemente tirarci fuori tutti i cuori per una decina di secondi, ma ovviamente è un'informazione che è stato molto attento a tenere per sé.”
“Giusto” osservò Emma “ci hanno detto che Malefica aveva il tuo cuore, che è così che ha costretto Regina ad arrendersi.”
Ruby annuì.
“Emma e Regina mi hanno aiutato a riprendermelo, ma la maledizione era già stata lanciata. Poco dopo Regina si è arresa ed io ho fatto lo stesso.”
“Hai continuato a portarmi provviste per tutto questo tempo, anche se sapevi che ti odiavo” intervenne Henry. “Le lasciavi appena fuori dalla cripta di mia madre. So che eri tu.”
Ruby scrollò le spalle. “La camera frigorifera di mia nonna era piena zeppa di cose da mangiare, qualcuno doveva pur consumarle, prima che andassero a male. E noi due da soli non ce l'avremmo mai fatta.”
“Voi due?” mormorò Emma.
“Lui dov'è?” Miss Swan parlò per la prima volta da quando erano entrate.
Ruby continuò a guardarli per diversi secondi, poi si voltò, aprendo una delle camera della locanda situate alla fine del corridoio di quel piano. Tornò davanti a loro, con un bambino che la seguiva da vicino, nascosto dietro le sue gambe.
Emma, la versione grande di lei, fece parecchi passi avanti, inginocchiandosi davanti a quel ragazzino di sei anni.
Lui sembrò riconoscerla, perché, incoraggiato da una mano di Ruby sulla sua testa, si mostrò agli altri, andando incontro alla bionda ed abbracciandola. Lei se lo strinse contro per la prima volta da quando la maledizione aveva iniziato ad avere effetto su di lei, le lacrime agli occhi, perché non vedeva suo fratello da un anno e mezzo.
“Neal.”
Regina trasalì, Emma si portò una mano alle labbra.
Henry si mosse subito dopo, avvicinandosi, cadendo a sua volta in ginocchio ed abbracciando entrambi.
“Io ero l'unica che la maledizione non avrebbe mai colpito” spiegò Ruby. “Ero l'unica che potesse occuparsi di lui.”
Regina avvolse un braccio attorno alle spalle di Emma, tentando di rassicurarla e proteggerla con quel singolo, semplice gesto.
“Sapevo che un giorno saresti tornata” disse il bambino, guardando Emma.
Lei si alzò, sollevandolo da terra e continuando a tenerlo stretto tra le proprie braccia. Se le supposizioni di Regina erano giuste, Emma lo aveva cresciuto per quasi quattro anni, prima che la traccia iniziasse a svanire. Probabilmente non riusciva più a ricordare i propri genitori, ma si ricordava di lei.
“Questa guerra finisce oggi” la voce di Miss Swan era tetra e buia, ma decisa. Non lasciava spazio a repliche.
Non che nessuno avesse intenzione di dire qualcosa per contraddirla. Era tutti d'accordo con lei e pronti a mettere fine a quell'insensata maledizione.

“Sarà al sicuro, qui?” mormorò Regina, osservando Emma chiuderlo nuovamente nella stanza da cui Ruby lo aveva fatto uscire.
“Ci sono parecchi dei miei incantesimi che proteggono questa stanza. Se non dovessimo tornare, se la caverà. Sa dove andare a prendere da mangiare e mi assicurerò che almeno Henry torni da lui per aiutarlo.”
Regina scosse immediatamente la testa.
“Emma lo porterà con sé. Li porterà con sé entrambi. Mi assicurerò che lei sopravviva, fosse l'ultima cosa che faccio. E conoscendola non lascerà mai suo fratello e suo figlio in un mondo senza i loro genitori.”
“Conoscendola” ripeté la bionda in un sussurro.
“Conoscendoti.”
Emma fece un passo verso di lei, spostandole una ciocca di capelli dal viso e sistemandola dietro il suo orecchio, il suo pollice tracciò la linea del suo zigomo, il palmo della sua mano si soffermò sulla sua guancia.
“Mi sei mancata.”
Regina chiuse gli occhi, incapace di dire onestamente lo stesso, visto che lei non era mai stata separata da Emma. Si limitò quindi ad appoggiare la sua mano su quella che Emma aveva sul suo volto.
“Lo immagino.”
Facendo una leggera pressione, la bionda le fece alzare il viso. Aprì gli occhi e si guardarono a lungo, finché qualcuno si schiarì la voce a qualche metro da loro.
Entrambe si sentirono come colte in fragrante, voltandosi verso la donna a qualche metro da loro, entrambe con lo sguardo basso.
“Vado da Henry” si congedò Miss Swan, lasciandole sole.
La bionda percorse il corridoio, appoggiando le mani sui fianchi di Regina, guardandola poi negli occhi.
“Due è una coppia, tre è una folla. Devo essere gelosa di me stessa?” domandò, alzando un sopracciglio inquisitorio.
“Mi si spezza il cuore quando ti vedo triste. Anche se sono i suoi occhi e non esattamente i tuoi, mi si spezza il cuore lo stesso.”
Emma la guardò sospettosamente, decisa ad alleggerire l'atmosfera.
“Potrebbe essere quello, oppure potresti semplicemente confessare che la tua più grande fantasia è avere una cosa a tre con due me.”
Regina rise, sentendo il suo viso avvampare.
“La tua mente è sempre nei bassifondi, non è vero? Anche se devo ammettere che l'idea è piuttosto intrigante.”
Emma rise, baciandola sulle labbra. Regina la ricambiò immediatamente.
“Ehi, non starai mica pensando a me tra cinque anni, mentre mi baci, non è vero?”
Regina rise di cuore. “Questa frase suona assurda anche per i nostri standard.”
Emma rise a sua volta, baciandola di nuovo.

Tutti e tre, fianco a fianco, si diressero verso la piazza che un tempo era stata il centro di Storybrooke, di cui era rimasto soltanto pochi metri quadrati di posto, il resto occupato da un'accurata replica della Fortezza Proibita di Malefica, che si ergeva più alta della torre dell'orologio e ne copriva l'enorme quadrante.
La città era indiscutibilmente sua.
Emma sguainò la spada, Ruby caricò la pistola ed Henry estrasse l'arco.
Tutte le lezioni che aveva fatto con Bianca e David della domenica pomeriggio aveva alla fine dato i loro frutti.
La bionda si diresse verso uno dei lampioni caduti contro l'asfalto, sbattendo la spada contro di esso con tutta la propria forza per tre volte.
“Malefica” urlò il nome con rabbia e disprezzo. “Esci fuori, è arrivata l'ora di pareggiare i conti, c'è un cuore che devi restituirci.”
Tornò tra Henry e Ruby, tutti e tre rivolti verso l'entrata della Fortezza, nessuna traccia di paura nei loro volti.
Emma sollevò la mano sinistra, con cui non stava tenendo la spada e usando tutta la magia che possedeva lanciò un campo di forza conto il portone d'ingresso, causandone l'esplosione e rilasciando cadere la mano lungo il proprio fianco. Quello almeno avrebbe di sicuro attirato attenzione.
Una risata acuta e malefica provenne da dentro il castello, poco prima che la strega uscisse dal punto in cui poco prima si trovava il portone.
“Mi stavo giusto annoiando, nell'ultimo anno e mezzo, miei cari. Vediamo che piano brillante avete preparato mentre vi saltavate alla gola.”
Nessuno dei tre rispose, ma una freccia venne scagliata contro la sua coscia destra.
Malefica la deviò con la magia, senza neanche sforzarsi.
Rise di nuovo.
“Hai preso tutto da tua nonna, ragazzino. Sei incapace quanto lei. Ancora non riesco a capacitarmi del fatto che tua madre non sia riuscita ad ucciderla con tutto il tempo che ha avuto. D'altra parte, a giudicare dalla sua assenza dalla scena da cinque anni circa, tua madre è una che si arrende piuttosto facilmente.”
Una seconda freccia venne scoccata nella sua direzione, ma lei la deviò nuovamente con estrema facilità.
Il proiettile proveniente dalla pistola di Ruby era molto, molto più veloce e molto più difficile da deviare, però. La colpì sulla guancia sinistra, lasciandovi una scia di sangue. Un urlo agghiacciante squarciò l'aria.
“Attenta a come parli dei miei cari, strega. Ti ricordo che io non sono sotto la tua maledizione” le disse con voce ferma la ragazza.
Dopo essersi ripresa dal lancinante dolore al viso Malefica alzò nuovamente gli occhi su di loro, fissando con aria incredula la propria mano sporca del suo sangue.
“Siete qui per uccidermi” osservò con stupore. “Cosa è successo a voi eroi? Niente trappole per intrappolarmi e darmi una seconda occasione? Niente redenzione per me?”
“Cosa ci è successo?” ripeté Emma con voce cupa. “Tu, ci sei successa. Questo ci è successo” si indicò attorno. “Viviamo dentro un'infinita apocalisse. Dentro l'inferno. Dentro il tuo Regno. Ma non temere, tutto questo finisce oggi.”
Malefica le rivolse un sorriso sadico ed inquietante, prima di scrollare semplicemente le spalle e sospirare.
“Se è quello che desiderate, metterò fine alla vostra infelicità.”
“Che gesto generoso da parte tua.”
“Bastava chiedere, l'avrei fatto anche tempo fa.”
Fu il turno di Emma di sorriderle.
“Oggi finisce tutto con la tua morte.”
Malefica rise di quell'affermazione, sollevando sia la mano con cui teneva il bastone che quella libera.
Un secondo colpo proveniente dalla pistola di Ruby colpì la mano destra di Malefica, costringendola a far cadere il bastone.
Lei venne colta alla sprovvista, ma sollevò in fretta le mani una seconda volta, senza preoccuparsi del bastone, muovendole bruscamente in avanti, scagliando a terra sia Henry che Ruby, diversi metri dietro il punto in cui si trovavano poco prima.
Sollevò nuovamente le mani per dare il colpo di grazia ad Emma, ma improvvisamente si ritrovò immobilizzata.
Emma roteò la spada di lato a sé, camminando lentamente verso la donna, sempre sorridendole e guardandola negli occhi.
“Non sei mai stata capace di guardare più in là del tuo naso, non è vero?” la schernì, mentre continuava ad avvicinarsi.
Lei si guardò attorno, vedendo le due donne ai suoi lati che la tenevano incatenata con la propria magia.
Alla sua sinistra, una copia quasi identica della donna che aveva davanti la stava guardando più o meno allo stesso modo, ma nel suo viso non c'era traccia di sorriso, le mani erano sollevate verso Malefica ed una tenue luce bianca di irradiava da esse. Alla sua destra invece, c'era una donna a lei molto familiare. I capelli mori, i tratti nobili, la posizione simile a quella della donna alla sua sinistra, con le mani tese verso di lei ed una tenue luce bianca che si irradiava dalle sue mani. Una donna che non vedeva da quasi cinque anni.
“Regina.”
“Salve, vecchia amica.”
“Come è possibile, hai una maledizione del sonno eterno su di te, non puoi essere risvegliata a meno che tu non abbia il cuore dentro il tuo petto ed il tuo vero amore ti baci. Ma il tuo cuore è in mio possesso ed Emma ti odia.”
“La prima è corretta, la seconda è semplicemente assurda” rispose la donna che aveva davanti, sollevando la propria spada e puntandola contro la sua gola, continuando a guardarla dritta negli occhi.
“Non sono la Regina che conosci” rispose invece la mora, attirando nuovamente la sua attenzione su di sé. “Io ed Emma proveniamo da una realtà in cui ti abbiamo sconfitta. La sfera sul tuo bastone conteneva un incantesimo che ci ha spedito in questo mondo dove tu avevi vinto, ma a quanto pare il tuo piano ti si è ritorto contro.”
Malefica la guardò con incredulità.
“Non è possibile, è assurdo. Quell'incantesimo doveva mandarti nel posto più distante dal tuo lieto fine” la informò.
“Lo ha fatto. Io sono sotto la maledizione del sonno eterno, Emma mi odia, Henry mi odia, gli altri membri della mia famiglia sono tutti morti, eccetto Ruby e Neal, gli unici due in tutta la città che non sono stati colpiti dalla maledizione e sono comunque riusciti a sopravvivere cinque anni, ma ho perso tutto. Ho perso tutto” ripeté. “Questo era il posto più lontano dal mio lieto fine, indubbiamente. Ma lo era fino al momento esatto in cui ho messo piede qui. Quando Emma ha preso la decisione di venire con me, non solo ha reso vano il tuo tentativo di separarmi da lei, ma ha anche provveduto a portare in questo mondo qualcosa di cui si erano dimenticati tutti quanti eccetto me.”
“E sarebbe?”
“Il Vero Amore.”
Malefica rise sarcasticamente. “Ridicolo. Non siete di questo mondo, la maledizione non ha effetto su di voi, dunque non potete romperla.”
“È qui che ti sbagli. È bastato un bacio perché la traccia si riaccendesse. Henry ci ha riconosciute, così come la versione del futuro di me. Ci hanno aiutate ad arrivare a te e noi abbiamo aiutato loro ad arrivare a questo punto” la corresse Emma.
“Rimandaci a casa, Malefica, e restituisci il cuore di Regina. Non puoi più vincere neanche una battaglia di questa guerra” disse Regina, cercando di farle capire che ormai non aveva via di scampo.
Malefica guardò di nuovo gli occhi della donna la cui spada le sfiorava la gola. Avrebbe riconosciuto quello sguardo ovunque, in qualsiasi mondo, in qualsiasi tempo e dentro qualsiasi occhi.
“So che non risparmierai la mia vita. Quindi uccidimi adesso e affronta le conseguenze quando lo avrai fatto. Meglio il rimpianto che il rimorso, non è vero?”
Sia Emma che Regina spostarono lo sguardo tra le due reiterate volte.
“Emma, non farlo. Se la uccidi non riusciremo a tornare a casa” disse immediatamente Regina, seriamente preoccupata che potesse farlo davvero.
“Troveremo un modo.”
“Non sarai mica seria, versione stupida di me” mormorò con incredulità Emma.
Ruby ed Henry si erano rialzati, entrambi si fecero avanti, prendendo a loro volta la mira su Malefica.
“Se non lo fa lei lo farò io” intervenne Ruby.
“O io” si aggiunse Henry.
“State tutti quanti fermi, non fate neanche un altro passo in avanti” disse Regina ad alta voce. “Se la uccidete, con lei morirà anche la nostra possibilità di tornare a casa. Cancellerete per sempre la nostra possibilità di avere un lieto fine.”
“Se non la uccidiamo, nessuno avrà mai più alcun lieto fine in tutta Storybrooke. Non possiamo permetterle di vivere. Neanche sappiamo per certo che vi riporterà davvero a casa. Potrebbe limitarsi a spedirvi in un mondo ancora peggiore e lasciarvi lì a marcire” Emma cambiò impugnatura, la spada pendeva sul petto della strega quasi in verticale, le sue mani erano strette sull'elsa, pronte ad affondare.
Emma e Regina si guardarono negli occhi.
“Saremmo dovute venire ad affrontarla da sole, avremmo sicuramente vinto lo stesso e le cose sarebbero andate meglio” le disse la bionda.
“Come dici tu, due è una coppia, tre è una folla” rispose sommessamente Regina.
Malefica sorrise alla donna che la stava guardando con disprezzo.
“Uccidimi cara, fai pure. Prendi il suo cuore, vai da lei e piangi sulla sua tomba, accettando finalmente il fatto che è morta. Non sei più la persona di cui lei è innamorata. Tu sei cambiata e lei è rimasta la stessa. Sai bene quanto lo so io che se ti vedesse oggi non ti amerebbe più, quindi vai e bacia il suo cadavere tutte le volte che vuoi, ma la regina caduta è ormai perduta per sempre. Non vedrai i suoi occhi mai più.”
“Bugiarda.”
“Vai a dirle addio, cara. Vai alla sua tomba con un fiore per la tua amata. Accetta la sua dipartita e passa oltre.”
“Stai zitta” urlò, sollevando la spada, pronta a colpire.
“Uccidimi e sarai condannata a passare una vita a fare il terzo incomodo” guardò verso Regina e poi verso l'altra Emma. “Fai pure, mia cara. Sarà il mio colpo di grazia alla vostra felicità.”
Regina ed Emma sapevano che era esattamente quello che voleva. Morendo si portava dietro l'incantesimo che le aveva spedite in quel mondo. Le intrappolava lì, dove Emma le avrebbe viste essere innamorate per tutta la vita.
Ma non sembrava più importarle, era accecata dall'odio e dal ricordo delle cose terribili che erano successe negli ultimi cinque anni.
Non le importava più di fare la cosa giusta, ma solo di fare ciò che l'avrebbe fatta sentire meglio a breve termine.
Regina conosceva quella sensazione molto meglio di quanto avrebbe mai voluto che Emma dovesse avvicinarcisi. Riconobbe subito il sentimento che le offuscava gli occhi.
Vendetta.
“Menomale che ero qui, perché la redenzione della regina caduta giungesse a compimento. Ed ero qui per la tua dannazione.”
La sua spada cadde sul torace della donna trafiggendole il cuore appena quelle parole furono uscite dalle sue labbra.
“Ma chi, adesso, provvederà” mormorò, le sue ultime parole deboli e stentate “alla redenzione della Salvatrice Caduta?”
Continuarono a guardarsi negli occhi fino a che l'ultima traccia di vita svanì.
Regina ed Emma lasciarono andare il corpo ormai senza vita di Malefica, smettendo di tenerla immobile con la magia.
Cadde a terra in modo scomposto e poco sacro. Era così assurdo vedere una vita portata via in quel modo. Ma non potevano in alcun modo prendere le difese di Malefica. Si era andata a cercare quel destino, sapendo che prima o poi l'avrebbe raggiunta. Aveva creato lei ciò che l'aveva uccisa, aveva messo lì lei quell'odio, quel risentimento, quella rabbia e quella sete di vendetta che alla fine le erano costate la vita.
Emma lasciò cadere a terra la propria spada, dirigendosi verso l'entrata della Fortezza Proibita, decisa più che mai a trovare il cuore della donna per cui aveva combattuto quella battaglia. Poteva anche essere d'accordo con Malefica sul fatto che non sarebbe stata in grado di risvegliare Regina, ma le doveva almeno quello. Almeno provarci.
Regina, d'altro canto, si diresse immediatamente contro il bastone, prendendo la sfera che vi era poggiata e portandola con sé.
“Troveremo un altro modo” le disse Emma.
Ma Regina scosse la testa.
“Questo è il nostro unico modo.”
Emma sospirò, ma non aveva intenzione di mollare così presto.
“Dobbiamo continuare a tentare, Regina. Dobbiamo tornare da nostro figlio.”
La mora annuì, prendendole la mano.
“La nostra unica possibilità è che Miss Swan riesca a svegliarmi” le disse, ma il suo tono non era molto convinto. “Forse se tutte e quattro sovraccarichiamo la sfera con la nostra magia, potremmo riuscire ad attivare il meccanismo che ci ha spedito qui ed invertirlo.”
Emma annuì, rafforzando la presa sulla sua mano.
“E allora andiamo a svegliarti” provò a sorriderle, ma non riuscì a far raggiungere da quel sorriso i suoi occhi.
Entrarono a loro volta nella Fortezza Proibita.
Regina notò subito che era una versione molto ridotta di quella originale, non vi erano così tante stanze e anche quelle che c'erano, erano molto più piccole in dimensioni.
“Non sarà lontano. Se la conosco bene, avrà voluto tenerlo sempre vicino, per essere sicura che non potesse riprenderselo.”
Mentre entrambe le bionde perlustravano la stanza, Regina si diresse immediatamente verso il trono di Malefica, sapendo che probabilmente era quello il punto in cui trascorreva le sue monotone e insignificanti giornate.
Con un gesto della mano fece volare il pesante trono qualche metro verso destra, guardando con soddisfazione il piccolo baule che vi era riposto sotto ed ignorando il rumoroso tonfo causato dalla rovinosa caduta dell'oggetto contro il pavimento.
“Beh, è stato facile” mormorò a se stessa, abbassandosi e sollevando lo scrigno tra le proprie mani, aprendolo e guardando al suo interno.
Un cuore un po' ammaccato ed ormai su cui qualche piccola macchia era tornata giaceva all'interno, pulsante, vivo, reale. Regina lo percepiva battere in sincronia con il suo. Non aveva alcun dubbio che fosse quello.
Lo sfiorò delicatamente, sovrappensiero.
Poi richiuse la scatola, tenendola nella mano destra mentre con la sinistra continuava a tenere la sfera del bastone di Malefica.
“Andiamo alla cripta.”
Uscirono dalla Fortezza Proibita e trovarono soltanto Henry ad aspettarle.
“Dov'è Ruby?”
“Sta andando a prendere Neal, tra poco sarà qui e potremo andare. Non vuole lasciarlo solo, sa che ha paura.”
Emma annuì. Dopo neanche un paio di minuti Ruby fu di ritorno con il bambino.
“Siete pronti?” domandò Regina, porgendo la sfera alla sua Emma e lo scrigno con il cuore all'altra Emma. “Ci trasporterò direttamente all'ingresso della cripta se per voi va bene, così ci risparmiamo il viaggio.”
Dopo un assenso generale fece come aveva detto.
Immediatamente camminarono verso la bara, spostandola ed accedendo alla cripta, scendendo in fretta le scale, mentre Ruby rimase di guardia.
Henry e Neal rimasero nella stanza accanto, mentre loro tre si diressero verso la teca di vetro in cui era contenuto il corpo di Regina.
Fu proprio la mora a prendere in mano il cuore della sua controparte, offrendosi di rimetterlo al suo posto.
Quando tutto fu sistemato anche loro due tornarono alla stanza principale, lasciando Emma da sola in modo che potesse prendersi il proprio tempo.
“Cavolo, Regina” mormorò Emma una volta rimasta da sola. “E se Malefica ha ragione e non posso svegliarti perché non mi ami?” si chiese retoricamente. “Ho paura, Regina. Se non funziona, se non riesco a svegliarti” deglutì, sospirando. “Non saranno solo le nostre vite ad essere rovinate, ma sarà tutto raddoppiato.”
Si passò una mano sulla fronte, guardando il viso della donna distesa dentro la teca. Sembrava così serena e pacifica. Come se stesse semplicemente dormendo. Ma Emma sapeva in che luogo terribile si trovava. Ricordava la descrizione di quella stanza piena di fiamme e sapeva che il dolore che Regina stava provando in quel momento doveva essere atroce. Ogni secondo che sprecava era un secondo in più che Regina passava dentro quella stanza. Non poteva più aspettare, era inutile rimandare, ormai.
“Immagino sia ora di scoprire se sono davvero condannata, come ha detto Malefica, o se posso ancora salvarmi.”
Quello era il momento della verità.
“Se posso ancora salvarti.”
Accarezzandole lentamente il viso si chinò su di lei, baciandola dolcemente a fior di labbra.
Quando si allontanò da lei guardò nuovamente il viso di Regina, osservando attentamente mentre i suoi occhi tremarono e poi si aprirono.
Sentì immediatamente una mano accarezzare la propria guancia.
“Emma.”
Sorrise, con la certezza che ogni cosa sarebbe tornata al proprio posto.







Fatemi sapere cosa ne pensate! Alla prossima, con l'epilogo della storia!





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Capitolo 14
*** The Only Way Out, Is Through ***







Eccoci alla fine. Questo è l'epilogo. Tutte le storie devono averne uno...no?







The Only Way Out, Is Through



Passarono un bel po' di tempo a spiegare a Regina cosa era successo mentre lei era addormentata, in quei cinque anni ma soprattutto negli ultimi giorni.
Quando le ebbero raccontato cosa era successo e che avevano bisogno di rimandare le loro copie nell'universo giusto, lei fu immediatamente d'accordo e pronta a partecipare.
“Due giorni in questa realtà e sembrano passati dieci anni” sospirò Emma, mentre tornarono verso la piazza di Storybrooke.
“Non è divertente, Emma” Regina la fulminò con lo sguardo.
“Henry avrà ventiquattro anni. Si sarà già diplomato al college.”
“Il college più vicino è a Boston. Pensi che i tuoi genitori lo abbiano mandato così lontano solo per farlo studiare?”
“Sarà meglio per loro. Henry deve avere una vita migliore della mia.”
“Potremmo tornare e potrebbe essersi sposato. Potrebbe aver avuto un figlio a diciotto anni, avrebbe l'età di Neal” le disse Regina, indicando con un gesto della testa il ragazzino che stava camminando mano nella mano con Henry qualche metro dietro di loro.
“Non scherzare, Regina.”
“Non sto affatto scherzando. Sotto la guida dei tuoi genitori, chissà cosa cavolo sarà successo al mio piccolo principe.”
“Beh, presumo che lo scopriremo presto.”
Regina appoggiò la sfera al centro, Henry, Ruby e Neal rimasero in disparte mentre loro si posizionarono attorno ad essa alla stessa distanza l'una dall'altra.
“Pronte?” domandò Regina.
Tutte le altre annuirono, tesero le braccia in avanti.
La loro magia colpì simultaneamente la sfera, illuminandola di una luce bianca e brillante.
Continuarono per diversi secondi a concentrarsi sulla sfera, ma non successe niente di niente.
Provarono ancora e ancora, ma semplicemente niente sembrava essere efficace.
“Forse dovremmo” iniziò la versione più vecchia di Emma.
Ma Regina capì subito che stava per proporre di rinunciare, quindi la bloccò con un semplice ma deciso “No.”
“Non sta funzionando” le fece notare l'altra Regina. “Forse Malefica era l'unica che poteva attivare il portale.”
“Ma questo significherebbe che non c'è modo di tornare indietro” rispose Emma, facendo notare l'ovvio, ma non riuscendo ad evitarlo.
“No” ripeté soltanto Regina, scuotendo la testa e tendendo nuovamente le mani in avanti, pronta a colpire di nuovo la sfera.
“Regina” iniziò Emma.
Lei non si lasciò minimamente distrarre, ricominciando con il suo incantesimo.
“Non mi arrenderò. Potete aiutarmi o potete togliervi di mezzo. La scelta è vostra” disse soltanto, chiudendo gli occhi e concentrandosi con tutta se stessa sulla sfera.
“Forse” intervenne la Regina di quella realtà “il punto è che la stiamo colpendo con la magia sbagliata. Del resto, la magia di Malefica era nera. Dovremmo provare ad usare quel tipo di magia, invece di quella bianca.”
Regina ci rifletté a lungo. Alla fine annuì.
“Solo io e te ne siamo in grado.”
“Dovrà bastare” mormorò.
Senza esitare oltre, entrambe iniziarono a colpire la sfera nuovamente, usando l'altro tipo di magia che possedevano.
La sfera tremò, ma niente di più.
Regina sapeva che doveva essere più forte, più scura, più il tipo di magia che avrebbe usato Malefica, ma non sapeva se era ancora capace di farlo, dopo tutto quello che aveva provato con la propria redenzione.
Chiuse gli occhi, la voce di sua madre risuonò nella sua testa.
L'amore è debolezza.
Inspirando si concentrò sul dolore, su quello che aveva provato quando Cora aveva strappato via il cuore di Daniel, pensando a cosa avrebbe fatto se al suo posto ci fosse stata Emma. Si rese conto in quel momento che visto quanto le loro vite erano frenetiche e pericolose, la possibilità di perdere Emma a causa di qualcuno come sua madre, non era così assurda come poteva sembrare a primo impatto.
Si concentrò sul dolore, sulla rabbia che anche il solo pensiero di quell'avvenimento le causavano immediatamente.
Pensò alla vendetta.
A quanto facile fosse per lei quel sentimento.
A quanto forte l'aveva provata.
In un lampo accecante il portale contenuto nell'amuleto di Malefica si spalancò, proprio come era successo la prima volta.
Si presero per mano, pronte ad attraversarlo, quando la voce di un uomo le distrasse.
“Aspettate” Henry si avvicinò quasi correndo. Abbracciò Regina, mormorando un tenue “Addio” contro la sua guancia e poi abbracciò Emma, parlandole all'orecchio. La bionda corrugò la fronte, ma annuì. “Fate attenzione” disse loro. “In questi cinque anni sono successe molte cose, cose che voi dovrete affrontare. Che forse, se rimanete insieme, riuscirete a fermare. Non è tutta colpa di Malefica, la distruzione di questa città.”
“Henry” Emma del futuro intervenne, facendolo tacere. “Non ci è concesso rivelare loro niente del futuro. Non dire altro.”
Lui guardò la versione giovane di Emma negli occhi, annuendo.
“Ricorda solo cosa ho detto” la avvertì.
Poi indietreggiò, lasciando che Emma e Regina si prendessero per mano.
“E se fossero già passati cinque anni?” mormorò Regina, quando furono faccia a faccia col portale, ma senza muoversi.
“E se il portale mandasse avanti sempre di cinque anni e ne fossero passati dieci?” chiese di rimando Emma.
“Presumo che lo scopriremo presto.”
Emma sospirò.
Erano pronte.
Proprio come vi erano entrate, uscirono di nuovo da quel portale e tornassero finalmente a casa.

Quando il portale si richiuse, nessuno si mosse.
Bianca continuò a fissare la sfera che ormai giaceva a terra, infranta.
David estrasse la spada dal torace di Malefica, il suo cuore aveva già smesso di battere da diversi secondi. Era ora di lasciarla andare.
Ruby stava premendo le mani contro la ferita sul fianco sinistro di Mulan, erano ricoperte ormai di sangue e gli occhi della donna sdraiata a terra stavano ormai iniziando lentamente a chiudersi, stava scivolando via.
Passarono solo una manciata di secondi.
Bianca cadde in ginocchio, iniziando a piangere, David le corse accanto, abbracciandola.
Ruby sfiorò la guancia di Mulan, guardandola negli occhi per l'ultima volta.
Erano passati solo una decina di secondi da quando il portale si era richiuso. E già ogni cosa era cambiata per sempre.
Fu allora che, proprio come si era richiuso, il portale si riaprì, una luce abbagliante fece voltare di nuovo tutti loro verso la sfera.
Emma e Regina la attraversarono, guardandosi attorno velocemente. Riconobbero immediatamente il posto e il momento in cui si trovavano: non potevano che essere passati pochi secondi da quando se ne erano andate via.
Si guardarono, capendosi al volo.
Emma si voltò verso il portale, usando la magia per richiuderlo, mentre Regina corse a perdifiato verso Mulan, cercando di guarirla.
Quando il portale fu richiuso, le ferite della principessa riparate ed il momentaneo shock si fece da parte, Biancaneve corse incontro a sua figlia, abbracciandola con slancio.
David fece lo stesso, mentre Biancaneve passava ad abbracciare Regina, dopo che Ruby l'ebbe lasciata andare.
Dopo qualche istante, si guardarono l'un l'altro.
“Ha funzionato” mormorò Emma.
“L'incubo è finito” aggiunse Biancaneve.
“Malefica è morta” la voce di Regina nascondeva il tono triste di chi ha appena perso un'amica. I suoi occhi si abbassarono e non disse altro, incamminandosi lentamente verso Mulan, sollevandola con la magia e poi trasportandosi dentro l'ospedale.
Quando gli altri raggiunsero l'ospedale, trovarono soltanto Whale che monitorava i suoi parametri vitali, ma di Regina non c'era traccia.
Emma era sicura di dove l'avrebbe trovata, così uscì dall'edificio, dirigendosi a passo svelto verso la propria macchina, ed iniziò a guidare verso Mifflin Street.

Quando spalancò la porta, vide due figure in piedi nell'ingresso, abbracciate così strette che potevano a malapena essere distinte l'una dall'altra.
“Non mi lascia andare, mi ha tenuto così per un buon quarto d'ora.”
La voce di Henry arrivò alle sue orecchie attutita dalla spalla di Regina, contro cui era appoggiato il suo viso.
Le braccia della donna erano avvolte attorno alle sue spalle, mentre quelle di Henry cingevano la vita di sua madre.
“Sembra che non mi abbia visto da anni, quando invece eravamo insieme due ore fa.”
Emma tirò un sospiro di sollievo tremolante, prima di scoppiare a ridere.
“Ragazzino, domani ti porto da tuo nonno, così può insegnarti come ci si rade. Quattro peli sulla faccia non sono una barba, sono brutti da vedere e spaventano le ragazze.”
Lui la guardò con gli occhi socchiusi, come se fosse matta. E forse lo era. Forse le sue madri erano entrambe impazzite in quel breve lasso di tempo in cui erano state lontane.
Emma si avvicinò a loro, abbracciandoli entrambi ed appoggiando il mento sopra la testa di suo figlio.
“Mi sei mancato” mormorò Regina.
“Anche a me, ragazzino” aggiunse Emma.
“Qualcosa mi dice che per voi non sono passate le poche ore che sono trascorse per me” mormorò lui, iniziando a preoccuparsi.
“Siamo state nel futuro” raccontò Emma, allontanandosi leggermente, per poterlo guardare negli occhi. “Cinque anni nel futuro.”
“Oh” sussurrò lui, portandosi una mano sul viso. “Questo spiega i commenti sulla barba.”
Sia Emma che Regina risero, districandosi dall'abbraccio ma rimanendo vicinissime ad Henry, senza volerlo le loro mani si intrecciarono.
“Ma quanto siete state lì?”
“Solo un paio di giorni, ma è stato terribile.”
“Com'era?”
“Te lo racconteremo dopo, quando ci saranno anche i tuoi nonni. Per adesso perché non andiamo a pranzo? Non so voi, ma io sto morendo di fame.”

Si trovarono alla tavola calda di Granny, i suoi genitori erano già lì che li aspettavano, mentre Ruby e Mulan erano ancora in ospedale. Belle e Aurora li avevano raggiunti prima che Emma, Regina ed Henry arrivassero.
Quando la porta della tavola calda si aprì e le due donne entrarono precedute da loro figlio, tutti quanti si paralizzarono.
Regina abbassò lo sguardo, sapendo che la sua presenza poteva non essere ben vista da chi pensava che Malefica li avesse presi di mira a causa sua. Ma l'unica cosa che voleva era pranzare assieme alla sua famiglia, quindi si fece coraggio ed attraversò il ristorante fino al tavolo dove erano Bianca e David, sedendosi insieme a loro, seguita immediatamente da Emma ed Henry.
“Dovete raccontarci tutto” disse immediatamente Bianca, curiosa come al solito. “Cosa c'era dall'altra parte del portale?”
“Siete cadute in un portale?” intervenne subito Henry. “Forte.”
“Ragazzino, dobbiamo rivedere il tuo concetto di forte” intervenne Emma, ridendo della propria battuta, iniziando a raccontare di cosa era successo loro, del viaggio nel futuro, dell'incontro con Henry, dell'incantesimo del sonno eterno che Regina aveva fatto a se stessa e del cambiamento radicale nel modo di fare di Emma.
Raccontò di come avevano visto Ruby e Neal, ormai cresciuto, di come avevano sconfitto nuovamente Malefica e di come erano infine riuscite a riaprire il portale per poter tornare indietro alla propria realtà.
“E la città era completamente devastata?” chiese Henry.
“Sì, tranne poche case.”
“E Malefica lo aveva fatto?” domandò Bianca.
“Ma, perché? Non suona molto da lei” intervenne nuovamente Henry.
Emma e Regina si guardarono, leggermente perplesse.
“La gente sarà impazzita, come dopo l'incantesimo di Ingrid” cercò di ragionare Emma. “Penso che dopo cinque anni in quel modo le cose siano degenerate.”
Nessuno sembrò molto convinto da quella spiegazione.
Le parole che Henry aveva detto loro nel futuro risuonarono nella testa di entrambe le donne.
Non è tutta colpa di Malefica, la distruzione di questa città.
Che ci fosse qualcos'altro in serbo per loro, proprio adesso che erano riuscite a sconfiggere Malefica?
“Ma non ci avete detto la cosa più importante” le distrasse loro figlio, facendo perdere loro quella linea di pensiero. “Quanto sarò bello da grande?”
Tutti risero, distraendosi, anche se solo per quel pranzo, dalle cose orribili che erano successe quel giorno. E che probabilmente avrebbero continuato a succedere.

Quando rientrarono alla villa quella sera, dopo aver passato tutto il pomeriggio in ospedale con Ruby e Mulan e aver cenato a casa dei genitori di Emma, erano esauste.
Sembrava che fossero passati anni.
Volevano soltanto dormire e svegliarsi il giorno seguente, per poter iniziare ad andare avanti con le loro vite, come facevano sempre dopo ogni battaglia.
“Vuoi aspettarmi qui, mentre accompagno Henry a letto?” sussurrò Regina appena la porta si chiuse alle sue spalle.
“Mamma ho quattordici anni, penso di riuscire a trovare il mio letto da solo” disse Henry, alzando gli occhi al cielo ed incamminandosi verso le scale.
“Ti aspetto qui” le disse Emma con un sorriso, sapendo che Regina voleva dargli la buonanotte prima di lasciarlo dormire.
Lei le rivolse uno sguardo grato, seguendo suo figlio.
“Henry, dai la buonanotte a tua madre” ordinò quando fu ai piedi delle scale.
Lui si voltò, tornando indietro di corsa mentre Regina iniziava a salire lentamente le scale, avvicinandosi ad Emma ed abbracciandola di slancio, senza che lei avesse il tempo di reagire in alcun modo.
“Notte, ma'” le disse, sorridendole e poi correndo di nuovo n direzione delle scale, superando Regina ed arrivando prima di lei in camera.
Emma rimase lì a guardare le scale che avevano appena percorso le due persone più importanti della sua vita, sorridendo a se stessa.
Sovrappensiero, si mise le mani dentro le tasche del giacchetto come era solita fare.
Solo in quel momento si ricordò di quello che le aveva sussurrato Henry all'orecchio.
Controlla la tua tasca sinistra quando nessuno può vederti.
Ci aveva fatto scivolare dentro un bigliettino. Sopra c'erano poche righe scarabocchiate in fretta con l'inconfondibile calligrafia di Henry.
Lesse velocemente quelle poche righe, poi le rilesse di nuovo, ancora e ancora e ancora. Ma non avevano senso.
Poteva solo dirle cosa aspettarsi, invece le aveva lasciato un indovinello.
Ruby e Whale non sono gli unici mostri della Foresta Incantata.
Ne manca uno alla lista, ma dovrai arrivarci da sola.
Ricordati solo che nessuno è al sicuro quando cala la notte.
Cosa diavolo stava cercando di dirle suo figlio?
“Cosa stai leggendo?”
La voce di Regina la colse alla sprovvista, il suo sguardo scattò verso l'alto ed accartocciò in fretta il foglietto che aveva in mano, che senza il suo controllo prese fuoco, lasciando solo cenere tra le sue dita.
“Mi hai spaventata.”
“Ti chiedo scusa, non era mia intenzione” la donna si avvicinò lentamente verso di lei, prendendole delicatamente la mano per controllare che non vi fossero bruciature. La magia poteva essere pericolosa per chi non sapeva bene come usarla.
“Era solo la lista della spesa della settimana scorsa” mentì Emma. “Non so perché fosse ancora nella tasca del mio giacchetto.”
Regina continuò a guardare il palmo della sua mano, cercando di nascondere il proprio sorriso e annuendo distrattamente.
“Non c'entra niente con quello che ti ha sussurrato Henry all'orecchio quindi, né con il foglietto che ha fatto scivolare dentro la tua tasca?”
Emma deglutì, per un attimo quasi spaventata dalla capacità di osservare ogni dettaglio della donna che le stava di fronte.
“Immagino che tu non voglia parlarne.”
“Non stasera” supplicò Emma. “Magari tra qualche giorno potremmo iniziare a cercare i nostri nuovi guai, ma fintanto che non sono loro a trovarci per primi, io dico di vivere qualche giorno in santa pace.”
Regina le sorrise e fu solo in quel momento che Emma si rese conto che non stava più controllando che non si fosse bruciata, ma stava tracciando con delicatezza le curve ed i dossi della sua mano, tenendola delicatamente tra le proprie, guardandola negli occhi con nient'altro che comprensione e affetto.
Il suo respiro fu improvvisamente bloccato a metà della sua gola quando si rese conto che erano a casa di Regina, Henry stava dormendo e loro erano finalmente a casa.
Emma fece un passo in avanti, invadendo lo spazio personale di Regina, quasi senza rendersene conto.
A sua volta, la mora lasciò andare la mano di Emma, per stringere le proprie braccia attorno alle sue spalle.
“Ciao” mormorò Emma, mentre le sue mani si posavano sui fianchi di Regina.
“Ciao” rispose sorridendole.
“Sei bellissima” aggiunse la bionda, dandosi della stupida troppo tardi per essersi lasciata sfuggire quello che per lei era un segreto inconfessabile, ma che per il resto del mondo non era altro che l'oggettività dei fatti. Emma trovava Regina molto bella, chiunque sarebbe riuscito a rendersene conto.
Le dita di Regina accarezzarono delicatamente il suo viso per qualche istante, poi sfiorò con le labbra quelle di Emma.
Avrebbe voluto dire così tante cose, dirle che l'amava, ma che c'era di più. Che pensava di aver trovato finalmente l'unico vero amore della sua vita e che tutto il resto, tutto quello che aveva provato per altre persone, impallidiva davanti all'immensità di ciò che sentiva per Emma. Avrebbe voluto dirle che anche se non sapeva bene come fare, voleva che tra loro le cose funzionassero, perché sentiva che quella era la sua possibilità di avere finalmente un lieto fine. Avrebbe voluto dirle che era dispiaciuta per tutto il dolore che le aveva causato e che amava ogni piccola cosa del suo carattere e del suo passato, avrebbe voluto scusarsi e si sentiva così dannatamente egoista, perché anche se ne avesse avuta l'occasione, non avrebbe mai cambiato il proprio passato, non avrebbe mai rinunciato a Henry o a lei, anche se forse Emma sarebbe stata più felice e avrebbe avuto una vita più semplice nella Foresta Incantata insieme ai suoi genitori. Non si riteneva abbastanza forte da desiderare di rinunciare alla cosa che aveva cercato per tutta la vita e che adesso finalmente aveva: il suo lieto fine, con i suoi due veri amori, Emma ed Henry.
Ma sapeva che Emma non l'avrebbe mai desiderato, né le avrebbe mai chiesto di farlo perché in cuor suo Regina sapeva che quello non era soltanto il suo lieto fine, ma era anche quello di Emma, che neanche lei avrebbe mai potuto rinunciare ad Henry.
Avrebbe voluto dirle che era una specie di miracolo che fossero lì, due persone che non avevano mai avuto una vera casa e che non si erano mai sentite amate davvero, pronte ad essere la casa e l'amore di cui l'altra aveva così disperatamente bisogno.
C'erano così tante cose che avrebbe voluto dirle, ma non sapeva come fare.
Quindi non disse niente.
Si allontanò da lei, prendendola di nuovo per mano e la guardò solo per un instante, prima di voltarsi e condurla al proprio fianco in direzione delle scale che conducevano al piano superiore, verso la propria camera da letto.
Appena la porta della stanza di Regina fu chiusa si baciarono di nuovo, come non si erano mai baciate prima. Era un bacio insistente e passionale, che lasciò entrambe senza fiato.
Regina fece scivolare con delicatezza il giacchetto di pelle di Emma a cui ormai entrambe erano affezionate dalle sue spalle, appoggiandolo sulla sedia a lato del suo letto.
Si guardarono negli occhi di nuovo, il resto del mondo era completamente sparito.
Non esistevano più favole, streghe cattive, maledizioni, portali, né bigliettini. Esistevano solo loro due in quel momento.
Nient'altro aveva più importanza.

Quella settimana passò in fretta, tra le visite in ospedale finché Mulan fu finalmente dimessa, le riunioni della città per decidere cosa fare riguardo le ristrutturazioni necessarie in piazza dopo il loro scontro con Malefica e l'apertura del portale, le cene a casa dei Charmings ed il loro tempo di qualità con Henry.
Le cose tornarono ad essere frenetiche molto velocemente e la quiete che era solita seguire ad una tempesta non si concesse neanche per un istante.
Le loro menti furono costantemente occupate dai mille spostamenti dei loro corpi e solo in qualche rara occasione Emma ebbe la possibilità di riflettere su cosa significasse il bigliettino lasciato dentro il suo giacchetto.
Avrebbe voluto parlarne con Regina, ma di solito la sera erano così stanche che affrontare un discorso del genere sembrava impossibile.
I giorni passarono in fretta, finché le cose iniziarono lentamente a sistemarsi e tutto tornò nel proprio ordine naturale.
Emma ricominciò a lavorare come sceriffo, Henry ricominciò ad andare a scuola. Regina, per mancanza di un'occupazione migliore, spesso faceva compagnia a Bianca in ufficio, aiutandola con qualche mansione da sindaco con cui Bianca non aveva familiarità e occupandosi invece di Neal quando lei riusciva a cavarsela da sola.
Emma iniziò ad andare a cena a casa loro ogni sera, per poi rimanere a dormire quasi ogni notte, ma era una sorta di muto accordo che non ne avrebbero mai parlato con Henry, che era stato un po' il loro cupido, e che quindi di sicuro non aveva bisogno che fossero loro a spiegargli la situazione. E ovviamente c'era il bonus di evitare una conversazione molto imbarazzante, quindi colsero l'occasione al volo.
Lentamente le cose di Emma avevano iniziato a spostarsi dentro la villa di Mifflin Street. Prima solamente un cambio di scarpe, visto che i suoi stivali spesso e volentieri si macchiavano di fango e la villa di Regina era sempre così pulita. Poi uno spazzolino da denti ed ovviamente un pigiama, anche se in realtà raramente riuscivano a rivestirsi prima di addormentarsi.
Poi qualche cambio per non dover andare a lavoro con gli stessi vestiti del giorno prima.
Quella sera, come le altre, Emma si fermò a cena e poi a dormire.
Tutto sembrava finalmente essere tornato alla calma normalità di una piccola cittadina del Main, proprio come era prima che la maledizione fosse spezzata.
Ma proprio quella sera, durante la cena, Henry disse qualcosa che Emma non riuscì a togliersi dalla testa per tutta la sera.
“Non riesco a superare quel livello.”
“Sempre il videogioco con gli zombie?”
“Sì. Forse dovrei chiedere aiuto a Whale.”
Lui e Regina avevano riso. Emma lo aveva preso per uno scherzo tra loro che lei non poteva capire ed aveva scrollato le spalle.
Ma quel dialogo l'aveva tormentata per tutta la sera, non riusciva a spiegarsi perché.
Fu quando si ritrovò a fissare il soffitto nel buio della camera da letto di Regina che si rese conto che era probabilmente perché il nome di Whale era scritto anche sul bigliettino che Henry aveva fatto scivolare dentro il suo giacchetto.
Cercando di non dare troppo peso alla cosa, tentò di addormentarsi.
“Ti sento pensare” mormorò Regina, la voce carica di sonno e gli occhi chiusi. “Non riesco a dormire con il rumore dei tuoi pensieri.”
Emma rise appena, avvicinandosi e prendendola tra le proprie braccia.
“Perdonami.”
“Ne vuoi parlare” chiese con voce dolce, anche se dalla sua voce si intuiva che tutto ciò che avrebbe voluto lei era poter dormire.
“Magari domani” rispose, baciandola sulla testa. “Adesso proviamo a dormire.”
Dopo qualche istante la mora era di nuovo scivolata nel sonno.
Emma chiuse gli occhi, ma non riuscì a smettere di pensare.
Cosa avevano in comune una cameriera ed un dottore? Quello le sembrava solo l'inizio di una barzelletta per adulti, nient'altro.
C'era qualcosa che le sfuggiva.
La loro età? I Regni da cui venivano? Sapeva che Whale non era nato nella Foresta Incantata, forse aveva qualcosa a che fare con quello.
Prima che potesse giungere ad una conclusione la stanchezza ebbe il sopravvento ed Emma scivolò in un sonno agitato, avvolta da un incubo indecifrabile.
Ricordava soltanto un lupo che ululava, si trovava dentro un cimitero, sopra una lapide senza nome, continuò ad ululare senza tregua finché il terreno sotto il lupo si mosse, ma non a causa di un terremoto. Dalla terra, tra i verdi fili d'erba, si alzò qualcosa, dalla forma strana e inquietante, qualcosa di viscido e completamente fuori contesto. Qualcosa che Emma riconobbe come una mano.

Quando il telefono del numero 108 di Mifflin Street squillò nel cuore della notte, Regina fu la prima ad essere svegliata.
Scattò in piedi e corse verso il telefono temendo il peggio.
“Pronto?”
“Regina.”
“David.”
“Emma è lì con te?”
“Sì, sta dormendo.”
“Forse dovresti svegliarla. Abbiamo avuto una sorta di emergenza in città.”
“Cosa è successo?” domandò preoccupata.
“Abbiamo trovato un ragazzo nel bosco. Era morto quando siamo arrivati.”
“Ma è terribile” mormorò Regina, corrugando la fronte.
“La parte più assurda non è che fosse morto quando siamo arrivati” le disse.
Soltanto in quel momento la donna si rese conto di quanto fosse scosso l'uomo dall'altra parte della cornetta, di quanta agitazione percepisse nella sua voce.

Emma si svegliò di colpo dal suo incubo, madida di sudore.
Che stupida, era stata.
Ruby non era una cameriera, per Henry. Ruby era un lupo mannaro.
E Whale non era un dottore, non era un chirurgo. Era il dottor Frankenstein, colui che riportava in vita i morti. Colui che aveva per primo dato vita agli zombie.
Lupi mannari e zombie erano già in città, mancava solo un'altra cosa per completare la triade storica dei film horror.
Ma Emma sperava, con tutto il suo cuore, di essere completamente fuori strada.
Guardò verso la porta della camera da letto, Regina stava rientrando in quel momento.
“Dobbiamo vestirci. Ha chiamato David, hanno trovato un ragazzo nel bosco, era già morto quando sono arrivati.”
Emma trasse dei respiri profondi, cercando di calmarsi. Ma poi si accorse che Regina era scossa almeno quanto lei.
“Cos'altro ha detto?” osò chiedere, pentendosene subito dopo.
Si guardarono negli occhi per un lungo istante.
Sapevano entrambe che un altro pericolo a Storybrooke significava la fine della tranquillità che avevano così difficilmente mantenuto in quel breve periodo.
“Ha detto” iniziò Regina, deglutendo. “Il ragazzo era morto. Ma non è rimasto morto molto a lungo.”
Emma si sentì gelare il sangue nelle vene, quando realizzò che aveva avuto ragione qualche minuto prima con la sua terribile supposizione.
Le loro vite erano davvero troppo complicate.
“Vampiri” mormorò.
Con una semplice parola, ecco che iniziava per loro una nuova battaglia.







Se avessimo l'audio adesso partirebbe la sigla di Carmilla. Scherzi a parte, non so se scriverò mai una seconda parte per questa storia, ma mi piaceva l'idea di un finale aperto. Del resto sarebbe finita così se fosse stata una stagione (o metà stagione) del telefilm! Quindi che dire, ringrazio tutte voi e spero che mi farete sapere cosa pensate di questa storia, se per voi è stato interessante o una perdita di tempo. Io nel frattempo vi ringrazio tutte.

Un abbraccio, alla prossima.


Herm









NB: Il sequel è adesso online con il titolo "Predestination"!




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