Faking it

di zia Molly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo show ha inizio, Swan ***
Capitolo 2: *** Coming out ***
Capitolo 3: *** Emma regista di un bel film ***
Capitolo 4: *** Attrici da Oscar ***
Capitolo 5: *** Rotta ***
Capitolo 6: *** La Regina Cattiva ***
Capitolo 7: *** La Salvatrice ***
Capitolo 8: *** Impazzisco per te ***
Capitolo 9: *** Lingerie e macchine gialle ***
Capitolo 10: *** Giacca rossa e filo d'oro ***
Capitolo 11: *** Il Sortilegio Oscuro ***
Capitolo 12: *** Save the Hero ***
Capitolo 13: *** Un solo ricordo ***
Capitolo 14: *** Once Upon a Time ***
Capitolo 15: *** Feriti dalla stessa lama ***



Capitolo 1
*** Lo show ha inizio, Swan ***


-Faking it-
capitolo primo

Lo show ha inizio, Swan



 
Incastrata tra le corde intrecciate così da formare una rete, ancorate agli architravi in legno del soffitto, Emma Swan era seduta nella “poltrona” che si era costruita da sola durante la sua prima estate a villa Mills. Quella specie di poltrona era un po’ come una cuccetta, un’altalena in cui si rintanava tra i cuscini e le coperte, dove si rilassava. Era una delle cose che amava di più in quella camera dalle pareti arancio, tappezzata di poster e di foto, con una sola libreria piena di fumetti e videogiochi.
Apparentemente sembrava una bella camera, la tipica stanza da teenager, ma quei poster celavano incisioni sui muri, graffi. Le foto nascondevano angoli di parete simili a quelle di una prigione, anche se tutto sommato la sua camera era abbastanza colorata. Piccoli segmenti verticali erano incisi in serie da sette sul muro, ognuno simboleggiava un giorno in più trascorso lì dentro, nella sua nuova casa, con la sua odiosa e nuova famiglia adottiva. Ogni settimana era sbarrata da una linea e in totale le asticelle superavano le mille di sicuro. Erano ormai più di cinque anni che era diventata la sorella adottiva di Regina Mills, la ragazza più popolare della Storybrooke High School…o forse di tutta la città, dato che era la figlia del Sindaco.
Probabilmente però, per come andavano le cose ultimamente, tra i corridoi della SHS Regina non era più il punto di riferimento per tutti gli studenti. Non era più il capo delle Cheerleader, non era più la rappresentante del comitato per il ballo e a stento riusciva a tenere la sua carica da rappresentante d’Istituto. La nuova concorrente a tutte quelle mansioni era la sua “amata” sorellastra. 
Persino il suo ragazzo si era stufato di lei, l’aveva lasciata dandole della pazza-sociopatica, della maniaca del potere e… ora Regina aveva escogitato un piano per riprendersi tutto ciò che per colpa della sua bionda sorellastra stava perdendo e questo comprendeva sfruttarla al meglio.

Cosa vuoi, quindi?”  la voce di Emma era gelida, distante e dal basso la osservava dubbiosa. C’era stato un tempo, forse molto lontano, in cui le due erano state migliore amiche. Un tempo in cui Emma e Regina si chiedevano favori senza fare domande, senza pensare alle conseguenze. Da quando era iniziato il liceo, anche se vivevano nella stessa casa, non si parlavano più. A stento a cena, a stento quando si incrociavano in bagno e per casa… ora era assurdo, per la bionda, trovarsi la sorellastra in camera.
Chiederti un favore …siamo sorelle, no?”
Sembra che tu ricordi di esser mia “Sorella” ..” quella parola fu accompagnata da un gesto con le dita piuttosto sarcastico “… solamente quando ti serve qualcosa…”  sentenziò con un fil di voce, squadrandola.
“…prima di essere la mia amata sorellina sei la mia migliore amica, ricordi?” rispose con un piccolo sorriso teso la mora, afferrando la collanina oro che portava al collo. Una catenina fina con un semplice ciondolo ad albero. Emma osservò quella collana e lasciò correre la mano sul proprio petto, sulla sua con un ciondolo argenteo, decorato con un cigno al centro,  stringendolo. Quei due ciondoli dovevano essere i simboli della loro eterna amicizia: Emma, così come anche Regina, ricordava perfettamente come ne erano entrate in possesso; alla pesca di beneficenza durante il loro primo anno di medie. Solo che… giunte al liceo, la figlia del Sindaco Mills aveva smesso di indossarlo così da ufficializzare la rottura della loro amicizia, ma la bionda non aveva mai smesso di mettere quella collana però. Regina era stata la prima vera amica che aveva avuto, la prima persona che l’aveva fatta sentire importante. Eppure poi era stata capace di distruggere tutto per seguire le ambizioni che sua madre aveva per lei, per inseguire la popolarità al liceo.
“…..la hai ancora….”
Si e tu hai la tua… questo significa che non hai mai smesso…” la voce di Regina era flebile e per un istante Emma giurò di aver visto i suoi occhi color nocciola lucidi di emozione. Ma forse…era solo una sua convinzione. Sua sorella, se così si poteva dire, aveva ragione. Anche dopo quell’allontanamento non aveva mai smesso di volerle bene, non aveva mai perso la speranza di poter tornare a essere la sua migliore amica, aveva continuato a credere che sarebbero tornate a vedere film insieme ogni Venerdì sera e a mangiare cinese il Sabato. Ma nonostante tutto si limitò a schiudere le labbra e ad aggrottare la fronte, colpita.
“Noto che anche tu… non hai mai smesso..” commentò gelata. Aveva sempre creduto che Regina avesse scaricato quella collana nel water o che l’avesse buttata, in qualche mondo se ne fosse liberata. E invece no. Aveva solamente smesso di indossarla…. Sul volto di Emma Swan comparve un piccolo sorriso che si spense, appena notò l’espressione dipinta sul volto della mora. Non si era scomposta minimamente e quel barlume di dolcezza che poco prima era comparso era svanito.
“No, io ho smesso… ma non ho dimenticato. Ora, facciamo poco le sentimentali. Hai intenzione di darmi una mano si o no?”
No, Regina non aveva mai smesso di volerle bene e questo Emma lo sapeva perché riconosceva una bugia molto facilmente. Non aveva troncato mai realmente con lei, perché si era sempre trovata bene. Era stata un’amica fedele, una compagna di disavventure e probabilmente l’unica persona che a scuola non l’aveva mai odiata, l’unica che era sempre stata sincera con lei anche se era la figlia del sindico. Era una sorella per lei, anche se non avevano lo stesso sangue e… se anche aveva faticato ad ammetterlo (e tutt’ora lo negava) era felice che l’avevano adottata. Ma sua madre, Cora, contava molto di più. Le aspettative che aveva per lei erano così grandi che Regina non poteva deluderla. Non poteva distruggere quanto aveva costruito e programmato per lei ..e così aveva fatto una scelta: aveva scelto sua madre.
I Mills avevano fatto un grande regalo a Emma adottandola, ma era come vivere ancora in orfanotrofio. Da quando aveva litigato con Regina quella casa aveva assunto le sembianze di una prigione. Solamente Henry, quando c’era, la faceva sentire parte di quella famglia… altrimenti lei era come un fantasma: per la sua matrigna e la sua sorellastra lei non esisteva.
Gli occhi verdi di Emma si posarono su quelli color nocciola di Regina e inarcò un sopracciglio, levando il mento curiosa di vedere la sua faccia, curiosa di sapere di cosa si trattasse. Non le chiedeva mai favori o meglio… non le parlava mai. Ora cosa voleva da lei?
“Dipende”
“So che ti piace Killian Jones e quello che ti sto per proporre gioverà a entrambe

Sul volto di Regina comparve un ghigno maligno che contrastava l’espressione stupita di Emma che non faceva altro che chiedersi, in quel momento, come faceva a sapere della sua cotta per il capitano della squadra di Barca a Vela. Fece per parlare, ma quasi parve un pesce fuor d’acqua: boccheggiava incredula e tremava alla sola idea che qualcuno sapesse.  Emma… non aveva neanche mai baciato un ragazzo. A scuola era troppo Nerd, troppo emarginata per esser preda di qualche ragazzo, figurarsi poi di Killian Jones. Avere un ragazzo gay come migliore amico non giovava: lei e Neal erano gli sfigati della Storybrooke High School. Erano quelli che potevano anche indossare la felpa più figa del mondo o andare a scuola con i capelli verdi e non avrebbero mai attirato l’attenzione di nessuno. Probabilmente si sarebbero trovati sotto lo sguardo di tutti in un brutto momento: magari dopo una figuraccia in sala mensa che come colonna sonora avrebbe avuto le risate e le battute dei presenti. Ma ultimamente le cose stavano cambiando. Da quando Regina non era più al centro dell’attenzione e lei aveva iniziato a pranzare con una delle comitive più in della scuola …avevano più amici. Ecco perché non voleva che si sapesse della sua cotta per Killian!  Aveva iniziato a parlare anche con lui.

“…Sai qual’è il sogno erotico di ogni ragazzo?” le chiese Regina, con un piccolo ghigno malizioso.
Emma la guardò ad occhi sbarrati e scosse piano la testa.
“Andare a letto con due lesbiche
Se per un attimo la bionda, sommersa tra cuscini e coperte, aveva iniziato ad avere caldo ed era arrossita, era avvampata dall’ansia, ora era gelata da quelle parole. Si accigliò e si chiese cosa c’entrava con il favore di Regina e con Killian Jones. Poi… tutto all’improvviso fu più chiaro. Scattò in piedi e scosse la testa, incredula: non poteva davvero chiederle una cosa del genere, non poteva assolutamente chiederle di fingersi entrambe lesbiche per attirare l’attenzione su di loro. Per costringere Killian ad accorgersi di lei.
Le venne improvvisamente da ridere, convinta di aver capito male e la guardò divertita, sorpassandola e costeggiando il letto, contraendo l’addome e stringendo la sua maglietta bianca con una mano, ridendo di gusto.
Che cazzo ti ridi, Swan?! È un’idea geniale! Fingiamoci lesbiche! Avremo tutti i ragazzi che vogliamo, io tornerò a essere popolare e tu lo diverrai di conseguenza… poi ci lasceremo e tu sarai diventata abbastanza interessante per  il tuo Jack Sparrow” borbottò Regina, voltandosi a guardarla e alzando le mani al cielo, convinta delle sue parole. A quel punto, quando Emma la sentì così determinata si accigliò e smise di ridere, guardandola sconvolta. Allora era seria…
Scusa tu cosa ti fumi?! Che c’è nei muffin che mangi a colazione?”  sussurrò Emma guardandola, stranita, shoccata nel vederla seria. Non era possibile che le stesse proponendo una cosa simile.
“…Io non fumo nulla. Senti se non ti va di farlo puoi anche rifiutare ma… dovresti considerare la cosa! Jones non si lascerebbe sfuggire un’occasione simile! E poi a scuola diventeremmo la coppia dell’anno sicuramente!”
A quelle parole Emma le diede le spalle e si guardò allo specchio, osservandosi. Lo sguardo di Regina era fisso su di lei mentre la guardava dal lato opposto della stanza con le braccia incrociate al petto.
Ancora una volta la bionda si guardava e non si vedeva abbastanza. Forse… doveva davvero accettare. Forse era davvero l’unico modo per attirare l’attenzione di Killian Jones che per ora la salutava appena per i corridoi.
Sospirò e alzò lo sguardo sulla sorellastra, voltandosi a guardarla.
“E va bene… facciamolo. Ma niente baci in pubblico… i-io non credo che… insomma i-io…
“Che c’è ti faccio tanto schifo?” rise l’altra, facendosi avanti divertita e incrociando il suo sguardo.
“ No… è che… io non ho mai … baciato nessuno…prima d’ora” sussurrò Emma con un fil di voce, abbassando lo sguardo e arrossendo violentemente. Regina a sua volta sbarrò gli occhi e scoppiò a ridere divertita, non poteva crederci! Aveva 16 anni e non aveva mai baciato nessuno?!
Scherzi?”
il silenzio di Emma confermò che effettivamente non stava scherzando. Lo sguardo di Regina si spostò sulla porta per accertarsi che fosse chiusa. Accennò un passo, azzerando ogni distanza e invadendo il suo spazio vitale. Lasciò correre la mano sul suo mento e lo tirò su, posando poi le labbra su quelle fine della sua ex migliore amica. Gli occhi di Emma si spalancarono di stupore, quasi fece per indietreggiare, ma la mano di Regina l’attirò a se quando si strinse attorno al colletto della sua maglietta, bloccandola contro di lei.
Quando le loro labbra si allontanarono la mora ghignava divertita. Quel bacio non contava nulla… Emma invece quasi tremava sconvolta.
Che è quella faccia?! Dobbiamo essere reali. Preparati Swan, lo show ha inizio.

 Quel bacio non fu per niente male, anzi. Emma restò solamente sconvolta perché… da Regina non se lo sarebbe mai aspettato: una bacio del genere e soprattutto un piano simile. Dopo anni e anni di silenzi, di sguardi d’odio e dispetti, dopo anni bruttissimi …ora si riavvicinava a lei con quella follia e… era strano, folle ma… nel profondo le faceva piacere. Se il prezzo era quello, se quella recita significava tornare a essere quel che erano prima, significava tornare a essere migliori amiche, l’avrebbe fatto. Non c’era persona che più le mancava, non c’era dolore più grande che essere ignorati dalla propria migliore amica.
E così iniziarono segretamente le prove di quella finzione, di quella follia, che l’indomani mattina sarebbe dovuta apparire reale per tutta la scuola.





 
SdA:
 
Saaaaaaalve lettori!
Che dire… questa follia è evidentemente colpa di una settimana passata a vedere la serie Tv “
Faking it- più che amiche” in Onda su MTV.
Per chi non la conoscesse beh… la consiglio. Non è una serie molto impegnativa, quindi se si vuole passare un po’ di tempo e non si ha niente da guardare (cosa piuttosto difficile….) o da fare… Faking It è perfetta. Io mi sono ritrovata a vederla perché ho un’amica che me ne parlava e spinta dalla curiosità… beh ho passato una settimana chiusa in camera a shippare Karmy senza grandi risultati!
Ma comunque… tralasciando il mio rapporto complicato con la Karmy, con Faking It e con il personaggio di Karma in particolar modo… veniamo alla FanFiction.
Allora la serie mi è stata la mia fonte d’ispirazione e … i personaggi di Once Upon a Time (che in questa storia saranno quasi tutti, in parte, OOC –Neal soprattutto, direi  <_< -) sono quasi tutti ispirati in qualche modo a quelli dello show in onda su MTV.
Questa scelta motiva perché alcuni personaggi sono stati stravolti, Neal ad esempio, che in questo capitolo viene solamente citato come “l’amico gay di Emma”. Ecco… tendo a specificarlo perché il prossimo capitolo vedrà lui come protagonista –oltre a Emma e Regina e altri.
Essendo ispirata alla serie Faking It, dovevo assolutamente mettere un personaggio gay che fosse ispirato un po’ a Shane, il quale avesse un rapporto stretto con Emma.
 Insomma… dopo avervi dato tutti questi indizi, per chi ha vesto la serie, un’idea sulla FF ve la sarete fatta quindi… Le scommesse sono aperte su come andranno le cose successivamente AHAH
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto e se non è così… fatemi sapere! Le critiche sono sempre ben accette :3

Giuro che dopo aver detto ciò vi lascio, penso di aver rotto un po’ le ….scatole XD
Di solito non uso questo stile per scrivere, sono un po’ più maniacale con i dettagli e… in più c’è chi mi definisce anche più pesante ma… spero che come lettura sia scorrevole e leggera. E’ una FF pensata per rilassare il lettore, che non richiede un grande impegno…
Comunque penso sia meglio che io svanisca prima che qualcuno inizi a tirarmi carote e pomodori (?) o Mele ma… penso che quelle non vadano mai sprecate…. O il Sindaco chi la sente?  x3

Grazie a tutti per esser passati,
Zia Molly_


*I capitoli verranno caricati una volta a settimana. In caso di cambiamenti verreti aggioranti a fine capitolo dopo l' SdA

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Capitolo 2
*** Coming out ***


-Faking it-
capitolo secondo

Coming out



 
 
“L’hai saputo?”
La voce di Neal era chiara e eccitata, gli occhi quasi gli brillavano; premeva le mani sulle labbra mentre guardava Mary Margaret, la quale stringeva i suoi libri al petto e aggrottava la fronte.  Sapere cosa? Erano solo le otto di mattina ed era suonata la prima ora da poco, cosa poteva mai esser successo in una notte?
“ N-no…cosa mi sono persa?!”
Non si sarebbe stupita se Neal si fosse soffermato a commentare la nuova tinta di qualche componente del gruppo di musica o come si era vestita la preside Granny..avere un amico gay significava anche quello: essere costantemente aggiornata sull’outfit di mezza scuola o sul pessimo make-up di qualche ragazza (o della preside).

Neal Gold era il figlio di uno degli uomini più ricchi di Storybrooke ed era una vera e propria checca. Suo padre l’aveva ripudiato ma… a lui importava poco, o così faceva credere.
Il Signor Gold era uno dei consiglieri comunali, principalmente però era conosciuto per essere un ricco collezionista e rinomato critico d’arte; un uomo di potere con una collezione versatile di reliquie –come le chiamava lui- di ogni genere.  
Ospitava nella sua villa fuori città misteri che nessuno osava sfatare: conservava ogni genere di reperto e nessun’autorità andava mai a controllare. Quando si parlava del Signor Rumpelstiltskin Gold nessuno osava sentir ragione, a volte neanche il Sindaco Mills: era una persona temuta e stimata. Ma forse la stima che molti nutrivano per lui era dovuta al terrore che generava il suo nome e dal peso dei lingotti d’oro che erano chiusi nella sua cassaforte.
Il Signor Gold aveva sempre sperato che quella fama, quella ricchezza, un giorno fosse passata a suo figlio Neal. Che donne e potere fossero diventate il suo futuro. Lui aveva lottato per costruire tutto ciò e sperava che dopo la morte di sua moglie, Neal, potesse goderne. Ma…era stato un colpo per lui scoprire dell’omosessualità di suo figlio. Tanto che non era riuscito ad accettarlo.
Ora Neal viveva nella dependance della villa del padre, in un angolo remoto dei due ettari di terreno. Gold entrava dall’ingresso Nord e suo figlio da quello Sud. Il giovane bramava dalla voglia di diventare maggiorenne e poter andare via da quella casa, potersi trasferire. Ma per ora… si limitava a far dannare suo padre: ora che con Emma stava avanzando nella “scala sociale” della scuola organizzava festini e si dava alla pazza gioia con ogni ballerino gay che frequentava il suo corso di danza.

Ho sempre sognato due amiche lesbiche! Guarda qui?! …Insomma non mi ha detto nulla, che bastarda! Tu lo sapevi?”  
i Libri nelle mani di Mary Margaret scivolarono in terra dallo stupore mentre posava lo sguardo sul cellulare del ragazzo:  sbarrò gli occhi e fece un passo indietro per la sorpresa.
Non era possibile…
Sentì il cuore mancare un battito: Come diavolo era possibile?
Da quando Emma era lesbica e non glie l’aveva detto?  Non ci credeva.. non era possibile. Conosceva Emma Swan da un anno ormai e per lei era davvero una grande amica, si confidava senza problemi, anche se il loro rapporto non era equiparabile a quello che aveva con Ruby, la sua migliore amica.
N-No…” riuscì a dire solamente ciò, perché non se l’aspettava. Anzi… era shoccata. Non se l’aspettava minimamente anche perché solamente una settimana prima le aveva rivelato di provare un certo interesse per Killian Jones, il capitano della squadra di Barca a Vela.
Mary Margaret Blanchard era una delle ragazze più posate e educate della SHS. Era così comporta e silenziosa, cordiale e buona che molti la trovavano quasi fastidiosa, pur nonostante fosse una ragazza che non avrebbe mai osato far del male ad una mosca, figurarsi far qualcosa di antipatico come sparlare dei compagni. Veniva da una normalissima famiglia di Storybrooke: suo padre era uno dei pediatri più rinomati della cittadina e sua madre un’infermiera, volontaria in Ospedale. Spesso seguiva i suoi genitori in ambulatorio e nel tempo libero la si poteva trovare a prendersi cura dei bambini nel reparto di pediatria o ad assistere gli anziani a cui badava sua madre.
Era una normalissima ragazza che credeva ancora nei vecchi valori, nel vero amore e nel bene. Ogni domenica mattina andava a messa con Eva, sua madre, e lontano dalle corsie dell’Ospedale di Storybrooke si divertiva con i suoi amici.
Insomma la sua vita sembrava praticamente perfetta, avvolta in una campana di vetro che la proteggeva da ogni stranezza e ogni male: David, il suo ragazzo, la chiamava “Biancaneve” tanto era candida, pura e buona…lei a sua volta lo definiva il suo “principe azzurro”. Insieme erano una delle coppie più belle della scuola, più dolci e ammirate. Era una ragazza così semplice e normale che nel venir a conoscenza di quella notizia era rimasta quasi shoccata: aveva fatto fatica anche ad accettare l’omosessualità di Neal, figurarci ora con Emma. Il mondo dei gay, per lei che veniva da una famiglia con canoni classici e vecchi valori, era un universo davvero incompreso e distante, incomprensibile.

Ehy!”
Fu quel saluto a richiamare Mary Margaret alla realtà. Si voltò a guardare Emma, mentre si chinava a raccogliere i libri e boccheggiò appena, lasciandosi sfuggire un sorriso nervoso.
Emma! Perché non me l’hai detto?! Da quando va avanti questa storia!?”
Inizialmente la bionda non capì ma…non ci mise molto ad afferrare: parlava sicuramente di lei e Regina ma com’era possibile che la voce si fosse sparsa tanto velocemente? Era successo solamente la sera prima, cioè loro due l’avevano deciso neanche ventiquattro ore prima. Come faceva già a saperlo?
“…tu come lo sai?” si limitò a domandargli, accigliandosi
Ma come?! Lo sa tutta la scuola!  …e da Regina non me l’aspettavo…” ammise il giovane annuendo rapidamente e arricciando le labbra. Nonostante tutto Emma davvero non capiva: era evidente che l’argomento fossero lei e l’amica ma… come diavolo faceva a saperlo già?!
Il suo sguardo si posò sul suo cellulare e schiuse le labbra notando la schermata della Home di Facebook. Afferrò lo Smartphone e sbarrò gli occhi leggendo l’aggiornamento di stato di Regina:
ufficialmente fidanzata con Emma Swan

Un brivido di rabbia gli percosse la schiena e si limitò a scuotere la testa. Quella maledetta bastarda con quel gesto non le aveva dato neanche il tempo di pensarci meglio. Non le aveva dato il tempo di farci l’abitudine all’idea, non le aveva permesso neanche di ripensarci: e se lei volesse tirarsi indietro? E se Killian Jones, per caso, quella mattina le avesse chiesto di uscire? Lei avrebbe dovuto rifiutare perché ORA era ufficialmente fidanzata con la sua… migliore amica che era anche…la sua sorellastra. Che poi… non era neanche la sua migliore amica.
Ma nel profondo, nonostante tutto, Emma era consapevole che la sua rabbia era ingiustificata, era piuttosto determinata a far qualsiasi cosa pur di tornare a riavere Regina come amica, pur di poter tornare a parlarci liberamente senza aver il timore di esser respinta. Eppure arrabbiarsi con lei, dopo anni di “guerra fredda”, era terribilmente facile: restare indifferente ai suoi giochetti era un’ardua sfida e Emma ora come non mai temeva che non ci sarebbe riuscita. Sarebbe stata una relazione complicata la loro, ne era certa.
Lasciò il telefono a Neal, bruscamente, quasi lanciandoglielo e gli rivolse le spalle, infuriata: era stato un colpo basso quello, un gesto davvero meschino. Poteva avvisarla e decidere insieme quando dare la notizia, soprattutto come darla!
Così mentre attraversava il corridoio come un treno, una furia, Mary Margaret la osservava ancora paralizzata, con gli occhi sbarrati e le labbra socchiuse: incredula. Doveva assolutamente parlarne con Ruby, non poteva crederci.

Tu! Come hai potuto?!”
La tracolla di cuoio di Regina scivolò in terra appena Emma l’afferrò per la spalla per farla voltare. Katheryn, una delle Cheerleader con cui stava parlando la mora, si fece da parte e sbarro gli occhi vedendo la bionda spingere quella che tutti credevano la sua ragazza contro gli armadietti e fissarla con rabbia, bloccandola.
Lo stupore sul volto di Regina non sfuggì a nessuno degli studenti che si erano bloccati a fissare quella scena in corridoio, attoniti, evidentemente stupiti: stavano da poco insieme e già si picchiavano?
Emma, tesoro, cosa succede? …Non dirmi che te la sei presa perché non ti ho svegliata..”
Sul volto di Emma comparve un sorriso teso, maligno, quasi nevrotico per la rabbia. L’avrebbe volentieri presa a schiaffi, ma in quella situazione era incastrata: non poteva far altro che assecondarla, arrendersi a quel casino che aveva messo su Regina e che lei aveva da subito assecondato, quasi senza esitare. Che stupida che era stata. Aveva programmato tutto, ne era certa. Ne era più che sicura… e lei che quella mattina, appena alzata, aveva quasi deciso di lasciar perdere, quel piano era folle ed era quasi certa che non le avrebbe portate da nessuna parte.
“Sappi che questa me la paghi, Mills” sibilò in modo che solamente lei potesse sentirla. La risposta di Regina a quelle parole fu un piccolo sorriso vittorioso e di conseguenza si sporse a baciarla, per fare scena e spettacolo, per rendere le cose ufficiali agli occhi di tutti. Ancora una volta le loro labbra si unirono all’improvviso e il fiato di Emma venne mozzato bruscamente : la sensazione fu la stessa. Un brivido le percorse la schiena e lei si trovò quasi costretta a proseguire, a lasciarsi andare a quel piacevole contatto che continuava a definire dentro se “sbagliato” pur di farselo piacere meno.
Intanto il vociferare fitto degli studenti era mutato in un coro che si confondeva con gli applausi.
Quando Emma e Regina si allontanarono la mora levò il mento, ghignante: lo sapeva, ne era certa che sarebbe andata così. Tutti l’avevano presa bene e ora erano la coppia dell’anno. Prima d’allora, eccetto Neal, nessun gay si era dichiarato a scuola, nessuna coppia lesbo si era fatta avanti e si era mostrata senza timori.
Ma tra tutte quelle acclamazioni, in un angolo lontano, un gruppo di ragazzi osservava la scena silenziosamente:  David, Mary Margaret, Ruby e Neal le guardavano attoniti. O meglio… i primi tre non avevano parole al riguardo, Gold invece si era unito ai cori.
“mio dio…quanto sono carine! Se solo tutti avessero il coraggio di fare coming out come loro due…” 
Lo sguardo di Ruby incrociò quello di Neal appena lui si voltò a guardarli. Eppure l’amico non ricambiò quell’occhiatina, anzi, non vi badò minimamente. Per lei suonò tutto ciò come una terribile frecciatina ma… non lo poteva essere. Nessuno sapeva, nessuno doveva sapere.
“Che significa Coming…out?” David si poggiò agli armadietti, stringendo Mary Margaret per i fianchi, mentre osservava gli studenti riprendere i loro normali ritmi e la nuova “coppia dell’anno” andare via, parlottando fittamente.
“è quando un gay si rivela… o quando lo fa una coppia gay! Insomma è un evento…ci vuole coraggio”
“Scusate…devo andare…
” il tono di Ruby parve improvvisamente freddo e distante. Superò il gruppo di amici e svanì nella folla, mentre i tre la osservavano sbalorditi.
Che le prende?” chiese David guardando la sua Biancaneve, che si strinse nelle spalla.
I-io… non lo so… Oh perbacco! Ruby! Ruby Aspetta!” E così a svanire tra la folla non fu solamente la nipote della preside Granny, ma anche la sua migliore amica la quale esigeva spiegazione per quel cambio d’umore improvviso. In qualche modo sembrava che le parole di Neal l’avessero colpita.

Donne… e chi le capisce!” Il rumore dello sportello dell’armadietto lì accanto che si chiudeva costrinse David e Neal a voltarsi. Killian Jones li osservava con il suo solito ghigno “Nolan, Gold…” borbottò tenendo un paio di libri tra le mani.
“Oh Killian, ciao!” il sorriso di Neal fu smagliante, come sempre. Erano anni che sperava che il capitano della squadra di Barca a Vela si rivelasse gay. Era più o meno dal suo primo anno che ci sperava ma…era piuttosto sicuro che non sarebbe mai successo. Non parlava molto spesso con lui, anzi…sembrava un tipo che preferiva starsene per gli affari suoi, seduto al molo o sulla spiaggia del lago vicino la scuola, con una bottiglia di birra tra le mani, ma… quelle poche volte che aveva avuto il piacere di parlarci aveva potuto costatare che era un tipo apposto –tutto sommato. Anche se… quando voleva poteva rivelarsi un vero e proprio stronzo.
A differenza sua David non la pensava così: lui di Killian Jones aveva sempre e solo conosciuto la parte peggiore. Forse perché a differenza di Neal non aveva mai provato a conoscerlo davvero. Per lui Jones rimaneva un balordo pezzo di merda. Il solito bastardo che ci provava con tutte, il solito belloccio presente in ogni scuola. Un maledetto voltafaccia, paragonabile a una bandiera che sventolava a seconda di dove tirava il vento. Era certo che pur di salvarsi la pelle, in qualche modo, Killian Jones si sarebbe rivelato capace di schierarsi anche con la parte peggiore di due gruppi rivali: pur di ottenere ciò che desiderava avrebbe fatto di tutto.
“Jones…” il saluto di David fu gelido, come sempre.
“Allora sembra che tu non sia l’unico gay della scuola, Neal...”
“Non dirmi che anche tu stai per fare coming out!”
gli occhi di Gold si illuminarono improvvisamente, ma si spensero appena notò Killian poggiarsi al pilastro accanto a loro e guardare verso le macchinette in fondo al corridoio, dove Emma e Regina discutevano ancora mentre la bionda prendeva il suo solito sneak.
No… mi riferivo a loro due. Farei di tutto per farmele entrambe… Tu conosci bene Emma Swan, vero?”
Neal e David si scambiarono un’occhiata e le labbra del gay più ricco di Storybrooke si schiusero, capendo le intenzioni del capitano.
“Si…”
“bene, dovremmo uscire tutti e tre un giorno…

"Quando vuoi!!"  le labbra di Neal si arricciarono in un ghigno malizioso, anche se dentro di se era piuttosto incredulo. Lo sguardo di Killian incrociò quello di David, ma dei due sorrise solamente il capitano della squadra di Barca a Vela. Trovava quel comportamento così stupido da parte di Gold: la speranza che gli brillava negli occhi era così infantile e idiota. Lui non sarebbe mai passato "all'altra sponda", era inutile continuare ad augurarselo.
"Intendevo io, Emma e Regina..."
Rispose gelido, svenendo anche lui  nel fiume di studenti che attraversava il corridoio principale della Storybrooke Hight School, mentre Neal lo guardava digustato, ma tutto sommato ammaliato da quella fredezza. Era un maledetto bastardo.
Neal, sapeva da quanto Emma guardasse Jones da lontano, da quanto tempo sognasse un appuntamento con lui e… non gli avrebbe permesso di rovinare la sua nuova Ship. Non poteva permettere che Emma e Regina si lasciassero.

Magari quando mi scoperai…” si limitò a rispondergli acidamente, mentre si allontanava.
“Smettila, placa gli ormoni .... Non accadrà mai! ” gli ricordò David, osservandolo disgustato
“Se lo dici tu… e poi è da stamattina che le future Reginette del ballo litigano …ci manca solo lui che distrugge la mia nuova OTP!”

David roteò lo sguardo e si sistemò lo zaino in spalla, sospirando e lasciando scivolare le mani in tasca. Neal a volte era davvero impossibile.
“Forza, andiamo Checchina…”
“IO non sono una checchina. Io sono una checca!”
borbottò Neal di rimando, fingendosi offeso e provando a dargli un pugno sulla spalla, virilmente. Ma David rispose con una risata divertita, spintonandolo. E continuarono così, tra una risata e l’altra fino a quando non arrivarono in classe.





SdA:

Okay, si... avevo detto che avrei caricato Lunedì ma... avevo il capitolo pronto, era lì che ogni volta che aprivo Word mi diceva "E su! Dai...Molly caricami!"
Allora non ho resistito! Anche perché in questo capitolo presento uno dei personaggi che amo di più di questa FF: Neal! 
E' la prima volta che scrivo di un personaggio gay ed è così bellino, soprattutto farlo fangirleggiare su una delle mie coppie preferite in una FF che parla di questa ship che oltre tutto sempre esser anche la sua OTP!  
E' tutto così "fangirleggioso" (???) Ahahahahah
Insomma io personalmente adoro Neal, anche perché è davvero una checchina pettegol- O meglio no u_u non offendiamo! E' davvero una checca pettegola!
Lo amo!
E poi mi intenerisce molto aver descritto Mary Margaret così shoccata e innocente... spero che anche voi siate entusiasti come me e ...ribadisco! Fatemi assolutamente sapere cosa ne pensate: se era quel che vi aspettavate, se era quel che pensavate sarebbe successo, le vostre aspettive e soprattutto se avete qualche nota..qualcosa da farmi notare!

Vi anticipo qualcosa sul prossimo capitolo...perché l'ho già scritto e quindi so già che finirà come questa settimana, forse... sarà molto, molto ...caldo. Tipo quando vi fate una sauna o una doccia con l'acqua bollente e c'è così tanto vapore che non si respira!
Ah... e sarà abbastanza lungo. Infatti avevo pensato di dividerlo in due ma non mi convince. Quindi sarà lungo... mi dispiace! 

E poi ricomparirà anche Ruby .... secondo voi, qual'è il suo segreto?
Non ditemi "è un Lupo Mannaro" ...perché per quanto possa essere *non mi viene l'aggettivo D:* ..........attiva (???) la mia fantasia... non penso sia il caso di farla essere un Lupo xD Ma chissà! (???)
Ditemi, ditemi che ne pensate e per chi segue
Faking It... avete ritrovato qualche altro personaggio della serie nella FF?
Sono ancora aperte le scommesse :3

Ahhhh a presto!
Mi entusiasmo facilmente, sì...
Zia Molly!


PS: Grazie a tutti i lettori che sono passati a leggere, grazie a tutti i recensori e a tutti quelli che hanno messo -e spero metteranno- tra preferiti, ricordati e seguiti la storia!


*Il prossimo Capitolo verrà caricato durante il corso della prossima settiman -Sicuramente perché è da rivedere.


 

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Capitolo 3
*** Emma regista di un bel film ***


-Faking it-
capitolo terzo

Emma regista di un bel Film


 
 
Dieci minuti.
I dieci minuti che anticipavano la fine della prima ora di lezione erano quei momenti in cui il tempo sembrava fermarsi e decidere da solo, come se avesse la capacità di intendere e di volere, di non trascorrere mai e di bloccarsi in un eterno “time out”. Erano quei minuti di tortura dove non si faceva altro che aspettare la campanella, costringendosi a rimanere svegli e a non cedere al sonno, che sembrava esser fatto di fantasmi che ti coccolavano, ti accarezzavano i capelli e le guance, calandoti con due dita le palpebre per costringerti ad addormentarti.
La voce del professor Hopper era lenta e calma, ma il suo tono era carico di passione mentre spiegava e disegnava schemi alla lavagna per rendere tutto più semplice ai suoi studenti:  nonostante fossero appena le 8:50, lui sembrava sveglio come non mai e sicuramente era l’unico a esser realmente interessato alle teorie di Immanuel Kant, un filosofo tedesco. 
Mentre parlava e spiegava con un gran sorriso sulle labbra, come se quelle mille teorie e tutti quei pensieri li avesse elaborati lui stesso, ben pochi erano gli alunni attenti: forse solamente Mary Margaret, David –perché costretto da lei-, Belle French e Ruby, quest’ultima solo perché era la nipote della preside e non voleva assolutamente un’altra punizione da parte di sua nonna per essersi addormentata durante le lezioni di Hopper.

Ruby amava la filosofia, ma seguire Hopper e i suoi ragionamenti contorti, volti sempre a esaltare il bene e i valori, la snervava: ecco perché si limitava a farsi spiegare gli argomenti da Belle in biblioteca. Per lei era impossibile definire quella ragazza con esattezza, ormai tra loro erano successe talmente tante cose che Ruby aveva smesso di chiedersi cosa fossero. Amiche, compagne, “maestrina” e alunna, amanti. Non lo sapeva davvero più… aveva smesso di chiederselo da così tanto tempo che ormai viveva e basta, anche se spesso affrontare una relazione, se così poteva definirsi, come la loro era complicato. Soprattutto quando assisteva ad atti di coraggio come il “coming out” di Emma e Regina:  forse sarebbe stato tutto più semplice anche per loro se si fossero dichiarate. Certo a Mary Margaret, la sua migliore amica, sarebbe venuto un colpo…forse sarebbe svenuta. Ricordava ancora quanto balbettava mentre parlavano di Emma e Regina quella mattina, mentre affrontavano l’argomento prima di entrare in classe; probabilmente sua nonna l’avrebbe anche minacciata di cacciarla di casa per un po’ se l’avesse vista baciare Belle in salotto. Vecchia puritana dai vecchi valori…povera idiota, loro già lo facevano in casa sua senza che lei se ne accorgesse!
Ogni volta che la preside vedeva Belle in casa Lucas le brillavano agli occhi e ribadiva a sua nipote che almeno riguardo alle amicizie non aveva sbagliato, che Belle era il motivo per cui ancora non l’avevano ancora bocciata. Nonna Lucas si era affezionata anche alla Signorina French… peccato che se solo avesse scoperto che lei e sua nipote erano più che amiche le sarebbe preso un colpo! 
E poi la situazione che Belle aveva a casa non permetteva a nessuna delle due di mostrarsi in pubblico, così si giustificava lei almeno. Viveva con sua madre malata, con suo padre che si divideva tra casa e lavoro per evitare di lasciare sua moglie sola e per permettere a sua figlia di avere amici, una vita sociale. Era tutto terribilmente complicato nella famiglia French…e Belle lo capiva, ecco perché non contemplava minimamente in coming out. A casa viveva una situazione già troppo articolata, difficile, una notizia simile forse sarebbe stata zero in confronto a tutti quei problemi o forse per suo padre sarebbe stata un ulteriore problema, un altro pensiero.

E così mentre Ruby si perdeva nei suoi pensieri e fingeva di seguire, per sua nonna e per Belle al suo fianco (che di tanto in tanto le lanciava qualche sguardo per controllare se stesse prendendo appunti) Emma, al terzo banco, si dannava perché non riusciva a seguire.
Kant la stava appassionando particolarmente …eppure tornare a esser la compagna di banco di Regina sembrava implicare il “non seguire”. Alle medie era lei quella che distraeva le due, ora sembrava la bruna quella presa a complicare la situazione. Ma tanto a lei che importava? Andava bene a scuola! Era Emma quella che ogni anno rischiava la bocciatura e si ritrovava sempre a recuperare all’ultimo minuto: Santa Mary Margaret che spesso l’aiutava o… borbottando un po’, nel migliore dei casi, la faceva anche copiare.
La mano di Regina aveva preso a scivolare lentamente sulla coscia della bionda. Pochi attimi prima aveva artigliato il suo ginocchio quasi con rabbia e ora lentamente, con dolcezza e malizia saliva, lasciando di stucco Emma che sorpresa e disorientata, nervosamente, mordicchiava il tappo della penna e cercava il suo sguardo.
Tutto ciò faceva parte sicuramente del suo piano, ma la bionda non riusciva a spiegarsi il perché: nessuno le stava guardando, perché provocarla e confonderla?
Avrebbe desiderato stringere le gambe e accavallarle, per impedirle di proseguire… ma i brividi che ogni suo tocco, man mano, le provocava quasi le mozzavano il fiato. Le sembrava di impazzire perché dentro di se si ripeteva che doveva fermarla prima che fosse tardi, ma una piccola voce nel suo cervello pregava che continuasse; forse erano le stesse farfalle allo stomaco a chiedere di più, a costringere Emma a divaricare leggermente le gambe mentre pian piano la mano di Regina saliva. Era curiosa di vedere cosa volesse fare. O meglio, dentro se sapeva bene dove sarebbe andata a finire, ma continuava a contraddirsi, a combattere tra il desiderio- che cercava di sopprimere e provava a definirlo, ancora una volta, “sbagliato” per scacciarlo- e la ragione, che le suggeriva quanto realmente fosse scorretto quel gesto. Lentamente continuava a salire e a sfiorarle la coscia da sopra i Jeans, accarezzandole l’interno col pollice, premendo leggermente con la punta delle dita da sopra la cucitura del pantalone.
I gesti di Regina erano lenti e maligni, non vi era fretta, anzi, ogni movimento, ogni minima pressione seguiva il tempo delle lancette sull’orologio, che Emma osservava sperando –nel profondo- che quell’ora non finisse mai o che finisse al più presto.  Eppure era terribilmente piacevole, era un tortura al quale non riusciva a dire no e nonostante avesse voluto stingere le gambe per impedirle di salire ancora e scendere poi, nella sua mente pregava quasi che lei accelerasse prima che il buon senso o la campanella la bloccasse. Era una sensazione nuova, ma quasi tremava, fremeva e le veniva istintivo divaricare ancora le cosce. Eppure si tratteneva: che figura avrebbe fatto con lei e poi…se Hopper se ne fosse accorto?!!
Neanche voleva pensarci … avrebbe iniziato con i suoi discorsi sull’amore, sul bene, sul male, sul peccato e su un milione di cose che l’avrebbero solamente messa in imbarazzo e innervosita più di quanto già non fosse. Strinse lentamente le cosce e inspirò piano, mentre la mano di Regina saliva ancora e le sfiorava la zip dei Jeans.
Caldo. Faceva troppo caldo in quell’aula in quel momento.
mma iniziava a sentirsi come una pentola a pressione sul punto di scoppiare: era certa che o sarebbe scappata o avrebbe urlato se non si fosse fermata. Era troppo, troppo confusa e disorientata.
Che le prendeva? Perché trovava quelle carezze tanto piacevoli? Perché non l’aveva ancora fermata? Stava avvenendo nella sua testa o…era vero?
Beh… per certi versi, secondo lei, era ovvio: lo stava facendo per riaverla come amica, un piccolo “sacrificio” per una grande ricompensa. Eppure…non era esattamente così. Continuava a ripetersi che era quella la ragione, per farsi piacere meno tutto ciò ma… non le dispiaceva poi così tanto: quella provocazione era stranamente invitante e quei due baci che aveva ricevuto erano stati… belli. Caldi, intensi, passionali e Dannazione! Cosa avrebbe dato per riceverne un altro proprio in quel momento!
Arrossì violentemente a quel pensiero spostò lo sguardo su Regina notandola completamente assorta, presa a guardare avanti a se come se niente fosse, prendendo anche qualche appunto di tanto in tanto.

Lo sguardo della figlia del sindaco era fisso su Robin de Locksley, ma questo Emma non poteva notarlo, era stranamente troppo agitata per badare a cosa realmente guardasse Regina e come lo stesse guardando.
La sua mano stava scendendo lentamente, sempre più.
Era un bel ragazzo che la bruna conosceva solo di vista: faceva parte di una grande comitiva e a Educazione Fisica l’aveva sempre visto deviare verso il campo di Atletica con un arco in spalla. Aveva braccia muscolose, un petto ampio e…un tatuaggio sull’avambraccio, un leone. Aveva un volto dolce e tra la barbetta incolta, sotto i baffetti, comparivano due graziose fossette. Aveva occhi limpidi e delle labbra sottili. Era davvero un bel ragazzo, peccato che fosse fidanzato. Un piccolo ghigno comparve sul volto della bruna mentre lo osservava: lei otteneva sempre quel che voleva, sempre. Perché? Perché lei era Regina Mills. E Marian, la ragazza di Robin, era solamente una  povera gatta morta al suo pari. I loro sguardi si incrociarono, ma lui fortunatamente non notò la mano di Regina che deviava, da sopra i Jeans, verso l’inguine di Emma, la quale ormai aveva distrutto il tappo dal nervoso e aveva iniziato a mordersi le labbra, cercando di restare più calma più possibile.
Benedetto sottobanco, impediva che nessuno notasse, anche se forse nessuno avrebbe mai potuto notare. Il punto era…se nessuno poteva vedere, perché Regina lo faceva?
O forse... la bruna in quel momento non stava facendo proprio nulla.

Per Regina tutto ciò era uno stupidissimo gioco, un modo per provare qualcosa di nuovo, ma per Emma era la prima vera esperienza. Era la prima volta di tutto. In quel momento era la prima provocazione che riceveva nella sua vita e la sera prima era stato il suo primo bacio….tutto ciò confondeva la bionda terribilmente: dentro se mille dubbi iniziavano a sorgere spontanei, quasi senza che lei se ne rendesse conto. Tutte le certezze che aveva, lentamente, venivano meno e senza che l’amica se ne rendesse conto, pian piano, la stava mettendo in crisi. A ogni tocco, a ogni bacio, a ogni sguardo, sorgeva un nuovo dubbio e Regina, questo, non l’aveva minimamente messo in conto.
Ogni piccolo cenno sulla coscia di Emma era il riflesso di quel che  la bruna avrebbe desiderato far a Robin di Locksley in quel momento. Ma per fortuna, o sfortuna, quella tortura sulla coscia della bionda finì presto e forse quasi sul più bello, quando Regina era vicina a premere piano da sopra i Jeans, la campanella suonò e Emma non seppe mai cosa avrebbe provato, perché tutto ciò era stato un brutto, o forse bellissimo, incubo. Immagini e sensazioni avvenute nella sua mente, un sogno ad occhi aperti che l’aveva letteralmente spaventata, mettendola in difficoltà. Balzò in piedi, rossa sulle guance e guardò Regina con le labbra socchiuse: era successo davvero o no? Fino a che punto era vero e quanto aveva immaginato?
Eppure le era parso di sentir veramente la mano della bruna scivolare sulla sua gamba… afferrò lo zaino, mettendo dentro i quaderni, viola in volto. Balbettò qualcosa di incomprensibile e la bruna si accigliò non capendo: le aveva solamente sfiorato la coscia distrattamente, forse quasi per sbaglio, tenendo la mano ferma, poggiata sui suoi Jeans, mentre guardava Robin. Che le prendeva? Perché era tanto nervosa?

Lo sguardo di Emma si spostò su Mary Margaret e Ruby che, come Regina, la osservavano interrogative.
Ci si vede a Educazione Fisica!” sorrise a entrambe, salutandole, cercando di calmarsi e di non pensare ai mille dubbi che avevano iniziato a stuzzicarle la mente, alle mille domande che la tormentavano e a quanto avesse improvvisamente iniziato a fare caldo in quella stanza negli ultimi minuti di lezione.
Guardò verso Regina e lei si limitò a sorriderle leggermente, senza riuscire a capire che le prendesse.
Ragazze, Ragazze, Ragazze!”
Invano Emma cercò di scappare dalla classe, di correre in cortile per prendere una boccata d’aria, ma Neal placcò sia lei che Regina, impendendo alla bruna di accelerare il passo per raggiungere Robin e salutarlo, iniziando così a parlarci.
Gold, Cosa vuoi?” sibilò acidamente la mora, facendo una smorfia e roteando lo sguardo.
Dio, Regina rilassati, porto solo buone novelle!” rise leggermente, arricciando poi le labbra, mentre in classe restavano solo loro tre “Ah… comunque congratulazioni! Non ti facevo per niente lesbica… chi è l’uomo nella coppia?” Chiese istintivamente, tralasciando il discorso che si era preparato e che aveva bruscamente interrotto per fare quella domanda sciocca.
Emma si accigliò non sapendo che rispondere e boccheggiò, voltandosi a guardare Regina: lei era troppo femminile per fare l’uomo della coppia… sospirò, era un compito che forse sarebbe toccato a lei. Ma poi, esattamente, che faceva ‘l’uomo della coppia’?
“Vuoi davvero chiederci ciò?” Sbottò acidamente Regina
No, ma voglio saperlo! E…comunque  in quinta ora  vi aspetto nella vecchia palestra! Siete candidate come Reginette del ballo e… è giusto che in quanto future Regine facciate un degno discorso al popolo!”
Il piccolo sorriso sulle labbra di Emma svanì e sbarrò leggermente gli occhi: discorso? Reginetta del ballo? Popolo?
Ma lei neanche ci era mai andata al ballo in quattro anni di scuola!
“Cosa?”
“Oh…Fantastico
!” sorrise ampiamente Regina. Aveva esattamente ottenuto quel che voleva, tornare a esser popolare, tornare a esser la ‘regina’ della scuola…e quale modo migliore per iniziare se non col diventare la reginetta del ballo? “allora, ci si vede dopo!” aggiunse vedendo Neal sorridere e indietreggiare.
“Ottimo! A dopo” borbottò Gold, uscendo dall’aula sculettando e raggiungendo David, lasciando le due sole.

Quando Emma e Regina restarono da sole, la bionda si voltò a guardare la mora, innervosita: perché ogni decisione la prendeva senza consultarla? Come –ad esempio-  quella mattina, quando aveva cambiato il suo stato senza consultarla. Per quanto piacevole, anche se Emma si ostinava a non ammetterlo a se stessa, quella storia aveva già iniziato a stancarla.
“Sei impazzita?! Il ballo?! IL BALLO?! SAI CHI PREMIA LA REGINA E IL RE DEL BALLO?”
Regina si accigliò e si voltò a guardare Emma quando la sentì urlare tanto arrabbiata. Inizialmente non capì il motivo di tanta rabbia, poi d’improvviso sbarrò gli occhi, come se ricordare quel dettaglio fosse stato come ricevere uno schiaffo, una doccia d’acqua gelata improvvisa.
“…Il sindaco…Oh no, la mamma….” si limitò a sussurrare, passandosi una mano sul volto.
Esatto… e sai a chi darà la colpa?! Perché tanto dà  la colpa sempre a una sola delle due… a me! A me anche se questa storia del ‘fingersi lesbiche’ è solamente un’idea tua! Tua e solamente tua! Questa fottutissima buffonata è solo colpa tua, Regina! E’ stata una tua idea che non ci porterà da nessuna parte… è un’idea idiota, lasciatelo dire! …e sappiamo già, tra le due, chi si farà male.. chi piccherà tua madre quando lo saprà. L’avevi messo in conto tutto ciò? Ci avevi pensato?! Lei penserà che sono stata io a rendere sua figlia lesbica quando invece sei stata tu a…. daaah! Lasciamo perdere! Va al Diavolo!”
La rabbia di Emma colse di sorpresa Regina, tanto che non si rese minimamente conto della porta aperta e della presenza di Zelena Smith sulla soia, la quale aveva sentito tutto e aveva gli occhi sbarrati dalla sorpresa, un piccolo sorriso maligno dipinto in volto. 
Allora era una farsa. Era solamente uno stupido piano di Regina per riacquistare popolarità a scuola… ghignò divertita e fuggì via prima che si rendessero conto della sua presenza lì. Trionfante per la notizia Zelena si diresse verso il centro sportivo dove si svolgevano i corsi di Educazione fisica: c’era ancora speranza per annientare Regina Mills, c’era speranza per ribaltare la situazione e diventare lei la reginetta del ballo, lei e solamente lei il punto di riferimento a scuola.
Emma, arrabbiata e confusa, scappò via… lasciandosi indietro Regina, la quale abbassò lo sguardo e si mandò indietro una ciocca di capelli.  La reazione di sua madre la terrorizzava;  Cora era molto autoritaria, una madre forte e una donna molto ambiziosa, tanto obbiettiva che aveva iniziato anche a sognare il futuro di sua figlia al posto suo, costruendo –in un certo senso- un modo su misura per lei, che girava tutto in torno alla sua “amata bambina”, dove lei si sarebbe potuta realizzare a seconda dei suoi piani. Cora già immaginava sua figlia come Sindaco di Storybrooke dopo di lei.  Cosa sarebbe successo se Regina avesse distrutto ogni suo piano? …o in qualche modo avesse fatto qualcosa che sua madre non aveva minimamente messo in conto per lei?
Come le avrebbe spiegato che tutto ciò che aveva ideato lo stava facendo per non deluderla e per non perdere mai neanche un briciolo di popolarità?
Ma quella paura non era l’unica a tormentarla: temeva di perdere la sorellastra come amica; perché d’altronde, nel profondo, era felice di averla ritrovata. Quello stupido piano le stava riavvicinando in un modo o nell’altro, oltre che a farla tornare popolare doveva servire anche a quello. Infondo Regina non aveva mai smesso di voler bene a Emma e le dispiaceva per come si era comportata negli ultimi anni.


 
S.d.A:
 
….Prima ancora di iniziare col mio solito commento vi dico una sola cosa: era più lungo.
Sì, il terzo capitolo era lungo ben 13 pagine. 13 pagine di Swan Queen con momenti reading arancio. Ma capitemi… dopo aver postato i primi due capitoli con una lunghezza di 3-4 pagine di Word non potevo postare 13 pagine tutte insieme, insomma è folle!
E poi è una FanFiction, non un libro… quindi capitoli troppo lunghi mi sembrano esagerati. Cercherò sempre di mantenermi con la lunghezza, tanto al massimo durerà un po’ di più come storia e ci sarà qualche capitolo in più fuori programma: non vi dispiace, no? x)

Quindi il prossimo capitolo, il quarto –che è praticamente la seconda parte del terzo e sarà lungo più o meno uguale- verrà postato Lunedì 22.
Il 23 partirò per le vacanze, andrò dai miei nonni in Puglia… e se riuscirò cercherò di farvi un piccolo regalo di Natale, ma dipende dalla disponibilità e dalla benevolenza dei miei cugini: se loro mi presteranno Internet penso che posterò il quinto capitolo durante le feste, ma non vi garantisco nulla! Altrimenti dovrete aspettare l’anno prossimo.
Porca Cora… detta così sembra bruttissimo <.< ma il 2015 è vicino D: Che ansia…
Comunque speriamo bene! Spero davvero di riuscire a caricare il quinto capitolo durante le vacanze! Farò il possibile!

Ma tornando al terzo capitolo: sì, avevo fatto tanti bei paragoni col vapore, ma qui di vapore c’è ancora poco!
Ehh… mi è davvero dispiaciuto dover dividere il capitolo in due, ma per ora godiamoci questo!
Prima di tutto che ve ne pare di Ruby e Belle?
Cercherò di dar loro più spazio, perché le adoro -uno-, e di approfondire la loro storia oltre…anche se penso sarà difficile, dato  Emma e Regina -la FF resta pur sempre una SwanQueen.…
insomma, immaginate Neal quando scoprirà tutto ciò e verrà a sapere di Ruby e Belle! Dio, esploderà…lo so! *^^*

E… poi è arrivata la nostra Zelena. Secondo voi, lei chi potrebbe essere della serie Tv? -ovviamente per chi vede "Faking it"-
E poi passiamo al Film mentale di Emma, che da un piccolo ed innocente tocco di Regina -che ha semplicemente poggiato la mano sulla sua coscia senza muoverla di lì- si è creata un film assurdo… povera Emma, Gina la sta mettendo in crisi.
E lei, oltre tutto, è tranquillissima e sembra etero convinta! Si divorava con gli occhi Hood… ah, di Robin che ne dite?
Forza, fatemi sapere che ne pensate!
E non maleditemi troppo per aver diviso il capitolo in due ...>-> sempre se lo state facendo u_u –anche se, fidatevi, era la soluzione migliore!

A presto, anzi no, con certezza a Lunedì 22.

Zia Molly

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Capitolo 4
*** Attrici da Oscar ***


   
-Faking it-
capitolo quarto

Attrici da Oscar


 
 
Se c’era una lezione degna di esser affrontata col sorriso sulle labbra era quella di educazione fisica. La Storybrooke High School non aveva una semplice palestra, aveva molto di più. Il complesso scolastico era annesso a un centro sportivo, il quale aveva messo a disposizione i suoi spazi e i suoi allenatori dopo una piccola battaglia della rappresentante d’Istituto. Per Regina Mills non era stato affatto complicato prendere quegli spazi, quando si era la figlia del Sindaco tutto sembrava molto più facile da ottenere: bastava un piccolo schiocco di dita da parte di sua madre e ogni cosa in città sembrava chinarsi al suo volere, così come anche a scuola.
La SHS aveva una palestra, così come aveva un campo da Football, ma erano spazi relativamente piccoli che non consentivano una vasta scelta di attività agli studenti. I vecchi campi erano utilizzati per le classi più piccole e la vecchia palestra era diventa una sala da ballo, principalmente, dove si organizzavano eventi e riunioni di ogni genere. Una volta giunti al terzo anno tutti potevano accedere liberamente agli spazi del centro sportivo accanto alla scuola e dimenticare i vecchi e schifosi campi della SHS.
Ovviamente però vi erano pro e contro: svolgere attività in un centro sportivo implicava condividere le due ore di Educazione fisica anche con altre squadre. Questo significava che spesso l’allenamento della squadra di Basket combaciava con quello di pallavolo;  non era un vero e proprio problema ma distrarsi era molto semplice.
Il fischio delle scarpe da Basket sul parquet si confondeva solamente col rumore costante dei palloni, mentre la femminile si allenava in rapidi cambi di direzione, zizzagando tra i brilli colorati fino a metà campo e correndo poi in terzo tempo a canestro, ripartendo infine in coppie da due in un uno contro uno risalendo il campo sino all’altro canestro e ricominciando il giro.
Il caos era costante. Il rumore delle schiacciate della squadra di pallavolo si confondeva col rumore dei palloni nel campo accanto.
Ma nonostante ciò Emma continuava a placcare Ruby scivolando per la metà campo e difendendo, cercando di rubarle il pallone rossastro dalle mani e impedirle di arrivare a canestro, senza distrarsi; cercando di metter da parte la rabbia che le corrodeva lo stomaco, cercando di non pensare alle mille domande che le annebbiavano la mente, cercando di mutare tutta quella frustrazione in forza e resistenza per vincere quell’uno contro uno.
SWAN! Bassa sulle gambe!”
La voce di Ursula, l’allenatrice del centro sportivo, echeggiò per il campo tanto che riuscì ad attirare l’attenzione del suo giovane collega, Graham, l’allenatore della squadra di pallavolo.
Emma di conseguenza si abbassò sulle gambe e irrigidì la mascella, guardando Ruby con determinazione, rubandole la palla poco dopo aver superato la metà campo.
Fantastico! E’ così che ti voglio, Capitano
Sì, da meno di una settimana Emma era diventata il capitano della squadra di Basket Femminile della sua scuola e in qualche modo ne era davvero fiera: amava lo sport, tenersi in allenamento e ricevere quella carica –soprattutto da una come Ursula, poi- l’aveva lusingata.
Ursula Sea, era una donna alta, formosa e dalla pelle scura. Si diceva che un tempo fosse la miglior giocatrice di Basket di Storybrooke e che avesse giocato anche con qualche squadra importante per un paio di stagioni, prima di passare al nuoto: la maggior parte delle coppe nella sala trofei del centro sportivo li aveva vinti lei.
Era un osso duro. Era quel genere di allenatrice che ti portava al massimo, riducendoti al minimo delle tue forze a fine allenamento. Le ragazze della squadra di Pallavolo non sudavano neanche la metà di quanto sudavano loro di Basket. Ecco perché la sorellastra di Emma giocava come schiacciatrice nel squadra rivale, Regina non amava particolarmente sudare, a meno che questo non avvenisse in sella a un cavallo… allora si poteva iniziare discutere sulla questione sudore e capelli sporchi.
“Zelena, alza quella palla! …Forza, Regina!”
I capelli rossi dell’alzatrice sventolarono alle sue spalle appena alzò la palla in un palleggio basso e lento, mettendo la mora in condizioni scomodissime per schiacciare decentemente. Gli occhi di Regina schizzarono su quelli di Zelena e la fulminò: era la miglior alzatrice che conoscesse e ogni volta che toccava a lei battere negli esercizi dava il peggio di se, per farla sfigurare e metterla in difficoltà ovviamente. Quella ragazza sembrava godere delle disgrazie della bruna; lei era stata, tra l’altro, una delle tante motivazioni con la rottura con Daniel, l’ex ragazzo della figlia del Sindaco. Aveva fatto di tutto per farli lasciare e alla fine ci era riuscita… l’odio tra loro era eterno. Si odiavano dai tempi dell’asilo…e ciò perché Zelena era semplicemente gelosa di Regina. Era sempre stata gelosa.
E per quanto potessero sembrare diverse, erano più simili di quanto sembrasse: entrambe erano nate per primeggiare e entrambe erano spinte da una sola cosa, l’ambizione. E forse era proprio questo il motivo per cui si scontravano, perché essendo così simili non riuscivano a trovare un punto di contatto dato che avevano sempre lottato l’una per sovrastare l’altra, senza molta riuscita dato che nelle loro “lotte” Regina era sempre riuscita a vincere. Ma per quanto ancora sarebbe stato così?
Ovviamente schiacciare fu impossibile e la palla finì contro la rete, rimbalzando lontano.
“Avanti, fa nulla…Riproverai dopo, Regina” La voce di Graham era terribilmente pacata, ogni volta che la mora sbagliava lui quasi restava indifferente. Di certo non rimaneva tanto calmo perché era brava, dato che era piuttosto scarsa, ma perché era la sua giocatrice preferita. La osservava giocare, la ammirava da lontano e lasciava correre il suo sguardo molto spesso sul corpo formoso della giocatrice n° 18. E ciò faceva infuriare terribilmente Zelena che cercava da tempo di metterla in cattiva luce: Regina Mills era l’unica della squadra a non esser sgridata quando sbagliava. Lei era più brava eppure veniva rimproverata quando non si impegnava abbastanza. Le spettavano cinque o sei giri di campo nel peggiore dei casi.
Ma non poteva farci granché, purtroppo.  Graham, il loro allenatore, continuava ad aver preferenze da mesi ormai, anche se le giocatrici glie lo facevano notare con stupide battutine, lui continuava a preferire Regina solo perché era bella. Ma d’altronde cosa si poteva pretendere da un ragazzo giovane, di appena vent’anni, alle prese con la sua prima squadra da allenare? Composta, tra l’altro, quasi da tutte ragazze tra i sedici e i diciannove anni.
Zelena Smith roteò lo sguardo e presa dalla rabbia calciò la palla istintivamente, lanciandola nel campo di Basket poco distante. Furente dalla rabbia scappò via ringhiando, lasciando tutti di stucco.
Zelena! Zelena dove vai?!” La voce di Graham fu forte quando la vide scappare istericamente dal campo. Ma la voce dell’allenatore non fu l’unica “colonna sonora” di quell’uscita di scena folle da parte dell’alzatrice: ancor più evidente, cristallina e divertita fu la risata di Regina, la quale si rese conto di aver vinto ancora.
Qualcuno sembra verde di gelosia” ghignò ironica la bruna, mentre intanto nel campo accanto Emma si voltava a guardare la scena appena avvenuta, posando poi lo sguardo sulla figura di Regina di spalle, lasciando correre lo sguardo sul suo corpo, soffermandosi sui pantaloncini corti che le risaltavano terribilmente i glutei.
 Fu così che distratta inciampò nella palla che rotolava per il campo da Basket, perdendo il controllo del proprio pallone che rimbalzò contro quello di pallavolo e le finì in faccia. Perse completamente l’equilibrio finendo tra i birilli posizionati per il cambio di direzione, diventando così protagonista di una delle sue solite e epiche figuracce.
“Ma porca puttana..” gemette debolmente mentre rotolava per il campo, col naso sanguinante e il gomito sbucciato.
Era proprio come le gaffe in mensa: tre secondi prima tutti erano impegnati nelle loro attività o distratti e proprio quando lei faceva qualcosa di buffo tutti la guardavano. Il silenziò calò in palestra mentre lei rotolava come un salame tra i brilli e il silenzio di poco prima, rotto solo dalle risate di Regina, mutò in un boato di risatine generali.
Si era distratta per colpa delle bellissime natiche di Regina. E ciò era terribilmente imbarazzante, troppo imbarazzante… e non faceva altro che confonderla ancora di più, mentre osservava le luci accecanti del soffitto della palestra. Chiuse gli occhi e sospirò profondamente, forse ora aveva capito, forse ora era tutto più chiaro e non poteva continuarlo a negare, almeno a se stessa. Spostò lo sguardo su Regina, mentre la sua squadra si avvicinava a lei e incrociò i suoi occhi color cioccolato. La mora ridacchiò di gusto guardando Emma, ripensando alla scena, e lei si limitò a sorridere debolmente, rossa sulle guance, mentre pensava a quanto fosse bello il suo sorriso, arricciando a sua volta le labbra quando si rese conto che il motivo del suo riso era stata proprio lei.
 
Per la prima volta dopo anni e anni Regina si comportò da amica con Emma, aspettandola e restando con lei mentre Ursula le disinfettava il gomito nell’ufficio degli allenatori del centro sportivo, ascoltando le chiacchiere del professor Mendell e di Graham, che discutevano animatamente del comportamento di Zelena durante l’allenamento. Era felice di sentire che progettavano di non farle giocare un paio di partite per via del suo atteggiamento, anche se questo significava probabilmente perdere, Regina era ugualmente felice. Aveva vinto ancora.
Quando le due tornarono negli spogliatoi li trovarono completamente vuoti, le altre avevano già fatto mentre loro erano negli uffici al secondo piano, e così avevano le docce tutte per loro.
Emma sbuffò appena entrò: dopo quel che era successo a lezione non aveva la minima intenzione di restare un minuto di più accanto a Regina. Anzi avrebbe preferito sfuggire alla tentazione di vederla nuda, avrebbe desiderato far cessare le mille voci che le facevano battere le tempie, far tacere tutte quelle domande a cui non sapeva rispondere e che la turbavano solamente. Ogni certezza che fino ad allora aveva avuto su se stessa era svanita nel giro di ventiquattro ore per colpa di quello stupido piano.
Si sfilò la maglietta, avvicinandosi al suo armadietto e allontanandosi in fretta da Regina, lasciandola accanto agli armadietti della squadra di pallavolo senza neanche rivolgerle uno sguardo, una parola. La bruna si limitò a osservarla allontanarsi e a guardarla mentre si spogliava.
Emma aveva un bel fisico, tonico e allenato: da quel che ricordava la bruna, la sorellastra, aveva sempre fatto sport. Anche da quando avevano iniziato il liceo e il rapporto tra lei e Cora era diventato improvvisamente ostico e distante, per una scelta del Sindaco ovviamente. Emma andava a correre tutti i pomeriggi, indipendentemente dal tempo, e un paio di volte Regina l’aveva intravista anche fare addominali e esercizi in camera sua.
Il ventre, infatti, era tripartito e il seno sodo. Il suo corpo, partendo dal collo, poteva esser riassunto in una linea sinuosa ma tesa. Era magra e stranamente stupenda. Regina non si era resa conto che fosse cresciuta tanto: non vedeva Emma nuda almeno dalla loro prima estate in campeggio, quando entrambe avevano un fisico asciutto e acerbo, tipico di due bambine di dieci anni. La bionda all’epoca sembrava quasi un ragazzino! Aveva un milione di lentiggini e capelli molto più corti. Ora i boccoli dorati le ricadevano sulle spalle e tra le scapole, lambendo la pelle chiara, color carta.
Dal modo con cui si stava spogliando Regina poté intuire quant’era arrabbiata, tesa e …evidentemente confusa. Continuava a sbuffare e sembrava scacciare continuamente mosche e insetti insistenti: mandava indietro i capelli e gemeva, si lamentava, brontolava tra se e se.
Forse doveva parlarle. O forse tacere era la cosa migliore...  ma una migliore amica o meglio ‘una finta fidanzata’ non sarebbe rimasta in silenzio, era compito suo scoprire cosa avesse Emma.
Continuò a spogliarsi e gettò la divisa in un angolo del suo armadietto, prendendo il cambio e poggiandolo sulla panca. Si avvolse nell’asciugamano, seguendo Emma con lo sguardo, vedendola entrare in una delle docce poco distanti e avviandosi da lei.
Il getto d’acqua calda quasi parve bastare per placare le ansie della bionda in un secondo: si ritrovò lontana da ogni domanda per un istante, nella sua mente regnò il silenzio. Un breve attimo che le bastò per tranquillizzarsi, un secondo che venne interrotto solamente quando si rese conto che lo scorrere delle goccioline d’acqua sulla sua pelle le generava milioni di piacevoli brividi equiparabili al fremito che le aveva provocato il delicato tocco di Regina sulla sua coscia, che aveva immaginato poche ore prima.
Le parve di sentire le sue mani correre lungo il suo corpo per qualche attimo. Chiuse gli occhi e boccheggiò, mentre il vapore le toglieva il respiro, sospirò quando i suoi occhi videro l’amica lì, quando sentì le sue labbra lambirle il suo collo e le sue dita affusolate sfiorarle le spalle, stringersi sul seno.
Sbarrò gli occhi d’improvviso e il bagnoschiuma le scivolò dalle mani, quando si rese conto di aver appena immaginato ancora una volta tutto. Avrebbe desiderato urlare, le pareva di impazzire, ma invece si limitò a imprecare e a chinarsi per raccogliere il bagnoschiuma, dando le spalle alla tendina della doccia.
Quando si voltò sbarrò gli occhi nel vedere due lunghissime gambe davanti a lei: questa volta però non stava sognando. Afferrò il bagnoschiuma e arrossì mentre alzava lo sguardo sulla figura che le si era appena piazzata davanti, incrociando lo sguardo con Regina che ghignante la osservava in attesa che si alzasse.


“Allora?! …che hai da guardare, Swan?!” chiese beffarda.
Emma si tirò immediatamente su e scosse la testa, non sapendo che risponderle, vedendo l’acqua bagnare il viso dell’amica e aggrottando la fronte: era più o meno dai tempi del capeggio che non vedeva Regina nuda e… non se l’aspettava.
Sei cresciuta…” si limitò a osservare stupidamente e Regina rise, poggiando le mani sulle pareti piastrellate ai lati e guardandosi attorno. Lo spazio era piccolo per due persone e probabilmente per le due bambine di dieci anni che in campeggio non si vergognavano affatto di farsi la doccia insieme, quello spazio sarebbe risultato enorme, tanto da potersi divertire, schizzare e bagnare per ore sino a sprecare tutta l’acqua calda.
“Forse all’epoca del campeggio questo spazio sarebbe stato più capiente ma…c’entriamo ugualmente, no?” disse sfilandole il bagnoschiuma dalle mani e allungandosi, prendendo la spugnetta di Emma dal ripiano e inumidendola col liquido profumato. La bionda per pochi attimi restò perplessa, ritrovandosi ancora una volta disorientata e smarrita dinanzi a quell’atteggiamento della sorellastra, posando il suo sguardo sul seno di Regina, terribilmente vicino tanto da sfiorare il suo braccio.
“Ehy! Ma non puoi farti la doccia in un’altra cabina?! Umh?” chiese istintivamente, strappandole la spugna dalle mani e iniziandosi a strofinare le braccia, per togliere il sudore; tenendosi occupata per placare ogni genere di istinto, di desiderio.
“No, le altre non hanno l’acqua calda..” le rispose disinvolta e Emma inarcò un sopracciglio, bloccandosi: conosceva Regina così bene che captava facilmente una sua bugia. Ma nel complesso la bionda poteva definirsi molto sensibile alle menzogne, tanto che capiva davvero con facilità quando una persona non le diceva la verità: lei lo definiva un suo “super-potere” .
“Cosa vuoi da me?” le chiese di getto, con un tono quasi vicino a un lamento, se pur determinato. Quasi stanco. Non erano trascorse neanche ventiquattro ore dall’inizio di quella “relazione” e a Emma già sembrava di impazzire. Doveva voler per forza qualcosa da lei che andasse ben oltre il suo piano, altrimenti non si spiegava tutte quelle evidenti provocazione. Perché era entrata nuda nella sua doccia?
Ma la spiegazione c’era ed era anche abbastanza scontata, solo che la bionda non riusciva a coglierla: era tutto un gioco per Regina.  Una partita a scacchi dove valeva la pena giocare il “tutto per tutto” pur di vincere e divertirsi un po’.
Oh fidati Emma…” sussurrò sfilandole la spugna e poggiando la mano alla base del suo collo, sfregandolo con delicatezza e scendendo lentamente tra i seni. Un brivido percorse la schiena di Emma e alzò lo sguardo al cielo, boccheggiando. IL vapore per un istante parve soffocarla e lei, d’istinto, per trovare il fiato, gonfiò il petto e sospirò, anche se subito dopo si costrinse a trattenersi. Fece un passo indietro e sbarrò gli occhi, trattenendo il respiro e irrigidendo l’addome.
presto sarai tu a voler qualcosa da me…” ghignò Regina, lasciando scivolare la spugna sul suo  seno,  massaggiando con delicatezza e delineandone la forma con la punta delle dita. A Emma parve di morire per un istante, in quel momento. Sbarrò gli occhi e scosse la testa.
Regina smettila di scherzare! Dannazione!...Per te, tutto ciò, è uno scherzo, vero?”
La mora si limitò a sorriderle e a porgerle la spugna, lasciandola andare
Mi insaponi la schiena, grazie?! E… è solamente un modo per renderci più interessanti e se vogliamo essere reali dobbiamo conoscerci bene! Tra poco ci sarà il ballo e forse partiremo anche in campo scuola! Sicuramente finiremo in camera insieme e…
Emma avvampò alla sola idea di prolungare quella farsa sino ad allora. Posò la spugna sulla schiena della bruna e iniziò a sfregare piano, osservando i suoi nei e aggrottando la fronte: non li aveva mai notati, non aveva mai visto quanti ne avesse. O per lo meno non li ricordava…
“E…?!”
“Emma… potevi tirarti indietro. Dobbiamo giocarci il tutto per tutto….e troveremo un modo per non farci beccare da mia madre. Cioè… nostra madre
.”
Dentro se la bionda si disse che andava bene anche solo definirla Sua madre, perché lei quasi aveva smesso di sentirsi parte di quella famiglia, da tempo ormai, e…mai aveva visto Cora come una mamma. Se non era mai scappata da quella casa era solamente per Regina: le voleva troppo bene, per rinunciare a lei. Le aveva sempre voluto troppo bene. Era sempre stata il suo punto debole, anche da ragazzine.
Umh… ora esci, idiota. Hai rotto con questa storia… se vuoi vedermi nuda trova un’altra scusa, Mills. Va bene fingersi fidanzate ma… imperò da sola a fingere, non provocarmi mai più!” sibilò spingendola fuori la doccia. Regina incrociò il suo sguardo da fuori e si accigliò: negli occhi di Emma, anche se lei cercava di nasconderlo, brillava una strana luce, qualcosa che lei non riusciva a decifrare. Era paura, forse quella di cambiare troppo velocemente senza che neanche lei potesse rendersene conto, senza riuscire ad impedirlo. Peccato che il processo era già iniziato, senza che nessuna delle due lo mettesse in conto.
Forse tutto ciò le piaceva ed era proprio questo a metterle paura. Forse era proprio Regina a farla tremare di terrore.
“vedremo… io ti facilitavo il compito, dato che non hai neanche mai baciato un ragazzo! Voglio vederti all’Accademy un giorno a ritirare l’oscar, Swan”
rispose la bruna mentre entrava nella doccia accanto e regolava l’acqua.
“Diventeremo attrici da Oscar, Regina… te lo prometto. Ma smettila con questi giochetti, ti prego.”

 
***


E proprio in quel momento, mentre le due osservavano gli spalti della vecchia palestra, gremiti di studenti che ascoltavano tutti i motivi per cui votare Zelena Smith come reginetta del ballo, Emma e Regina all’unisono pensavano che mai come allora avrebbero dovuto recitare bene le loro parti: diventare reginette era il primo passo per la popolarità, per realizzare l’ambizione della bruna. E loro in parte erano già note nella scuola, Regina soprattutto…. Forse sarebbe stato più facile del previsto.
“Bene… e ora che avete sentito le ragioni di questa racchia tinta…” sbottò Neal cacciando letteralmente Zelena dal palco e strappandole il microfono dalle mani, vedendola incendiarsi di rabbia per quell’insulto ma allo stesso tempo trattenersi per non sfigurare, proseguì “Invito sul palco la prima coppia di reginette della SHS. Regina, Emma…siamo qui a sentirvi” ridacchiò lasciando il microfono nelle mani di Emma, che osservava la folla senza parole, mentre gli applausi dopo esser toccato il picco dell’entusiasmo al loro ingresso, scemavano. E ora cosa doveva dire? Cosa doveva fare?
Guardò Regina e la vide prendere il microfono, mentre avvicinava la mano alla sua e la stringeva forte. Uno strano calore incendiò il petto della bionda e sorrise debolmente, emozionata. Forse non avrebbe dovuto fingere, forse non avrebbero neanche dovuto imbastire chissà quale grande discorso –che ripensandoci avrebbero anche potuto progettare in doccia al posto di sognare l’Accademy e gli Oscar, a passare il tempo a fare le stupide sotto l’acqua, come due migliori amiche, come le due bambine di molti anni prima al campeggio, che non si vergognavano di nulla.
La bruna fece per aprire la bocca ma Zelena si avventò su di lei e riprese il microfono.
State applaudendo una menzogna! Le ho sentite! Le ho sentite discutere stamattina” improvvisamente la sala diventò silenziosa e Regina e Emma si guardarono stupite. Le aveva sentite discutere quella mattina in classe?
Stanno fingendo! E’ tutto un piano di questa sociopatica maniaca del potere! Di Regina! Guarda caso è diventata lesbica dopo aver perso le sue cariche più importanti e dopo aver perso il suo ragazzo!” urlò Zelena, lasciando tutti di ghiaccio.
Gli occhi della bruna improvvisamente bruciarono. Per un secondo vacillò e le parve di perdere l’equilibrio. Strinse con maggior forza la mano di Emma e lei si voltò a guardarla, facendo più calda la sua presa, per sorreggerla.
Si è inventata tutto per tornare popolare!” aggiunse “ E ha coinvolto la sua amica! Che schifo! ..fate schifo!” gracchiò Zelena quasi senza fiato.
A quel punto fu l’istinto a guidare Emma: lasciò andare la mano dell’amica e la prese per il fianco, abbandonandosi all’ardente desiderio che l’aveva tormentata per tutta la mattina, mentre si corrodeva la mente con quei dubbi e quelle mille domande, mentre sognava e immaginava. Unì le labbra alle sue, tenendola stretta tra le sue braccia e per la prima volta in vita sua Regina Mills, la ragazza che aveva sempre tutto sotto controllo e mai veniva presa alla sprovvista, si trovò d’improvviso col fiato mozzato da un caldo e passionale bacio.
La sua mano si posò sulla guancia di Emma, mentre le loro lingue si intrecciavano in una danza nuova, profonda e bramata, lenta e passionale, e l’accarezzò col dorso, con dolcezza.  Regina, piacevolmente colpita, si lasciò andare a quel bacio e sorrise quando sentì la folla esplodere.
Aveva vinto ancora una volta contro Zelena.
“Complimenti Swan, hai quasi convinto me. L’oscar è tutto tuo…” sussurrò con un fil di voce, incrociando lo sguardo di Emma quando si allontanarono. Quelle parole poté udirle solo lei e si limitò a sorridere debolmente. In parte si sentì piena, come se si fosse strafogata dopo mesi e mesi di digiuno, ma nel profondo avvertì un’orribile sensazione di vuoto. Forse non stava affatto fingendo.
Furono i cori degli studenti a chiudere quel dibattito. Neal aveva addirittura trovato un nome alla sua nuova OTP:  “SWAN-QUEEN” urlava. E per Regina, sentirsi chiamare dare della ‘regina’, era una soddisfazione inspiegabile. Il suo ego si era gonfiato come un palloncino pieno d’elio. Camminava a testa alta, come se l’elio del suo “palloncino d’eco” la tirasse su. E quello…era solamente merito di Emma. Il suo piano stava funzionando e poi…come nome non era tanto male. Suonava bene ‘Swan-Queen’. Mica male.
Peccato che Emma non era felice quanto Regina.
Più passava il tempo e più si sentiva confusa. Era stata una giornata orribile e sperava che finisse presto. Voleva tornare a casa e chiudersi in camera, da sola. Voleva semplicemente stare sola.
Le mancavano le giornate tranquille che caratterizzavano la sua vita da ‘fantasma’ a scuola. Le giornate passate a correre per il parco, al pc o a giocare alla play. Le serate passate a chiacchierare al telefono con Neal e non in giro per feste.  Ora l’attendeva un altro party nella dependance di villa Gold: Neal aveva indetto un festino in onore di Emma e Regina quel weekend.  






S.d.A: 

zan Zan ZAN
E alla fine eccomi qui! Che ne pensate?
Insomma... questo sì che è stato un capitolo caldo, come dire "proprio come quando non si respira sotto la doccia" . Eh beh...povera Emma tra il vapore e Regina..strano che non ha collassato!
La cosa che ho amato è come la sua rabbia sia scivolata via man mano che parlava con Regina, man mano che le due scherzavano -se così vogliamo dire-... e poi sembra che si stiano riavvicinando, che in qualche modo il piano della bruna stia funzionando su diversi fronti:
-sta riacquistando popolarità 
-sta tornando ad essere amica di Emma
-e si sta facendo notare
Insomma... sarà stata anche un'idea folle, quella di Regina, ma anche Emma penso che presto si ritroverà a pensare che ha portato i suoi frutti, anche se ora è troppo arrabbiata e confusa per rendersene conto anche lei. Per la prima volta si è ritrovata a guardare il corpo femminile con occhi diversi, senza invidiarne le forme ma apprezzandole completamente! 
-Non che Regina non l'abbia fatto, anzi... >_>- Ma almeno la bruna non è stata protagonista di un'epica figuraccia in palestra AHAHAHAH ---spero che quel pezzo non sia stato troppo articolato e mi scuso con tutti i lettori (se ci sono) che giocano a pallavolo.... penso di averlo sottovalutato come sport e aver esatato troppo il basket ma..sono di parte! Gioco da un paio d'anni a pallacanestro e Pallavolo lo pratico sono a scuola, quindi lo conosco poco!

Venendo alla lezione di Educazione Fisica..è comparso anche Graham! Non ha un grande ruolo perché ammetto che come personaggio non mi fa impazzire -forse perché l'attore non mi sta molto simpatico,principalmente perché mi inquieta il suo sguardo(lo ammetto)- ma resta il fatto che io come giovane Allenatore lo vedo bene! Insomma mi starà anche antipatico ma è un bel ragazzo! Magari fosse il mio "personal trainer" >_>
E poi...tra i nostri allenatori compare anche Ursula!
Vi premetto che non sarà l'unica delle "Regine dell'Oscurità" a comprarire... così come non mancheranno i personaggi di Frozen, insomma in una scuola servono allunni e insegnanti su cui fare un po' di gossip! Altrimenti Neal di cosa parla e spettegola?
Amore lui... ha anche coniato un nome alla sua OTP *^*
..cioè non è stata una scelta originale, lo ammetto, ma... la SWANQUEEN non può chiamarsi in un modo diverso...e poi l'ego di Regina si è gofiato appena ha sentito com'è stata chiamata! LOL

E infine compare ZELENA. *musica Horror*
Lei -per chi segue la serie Tv- è evidentemente Lauren, come molti hanno ipotizzato e amo il rapporto che per ora ha con Neal AHAHAHAHAH spero abbiate fatto caso al modo in cui lui l'ha cacciata dal palco e poi...veniamo al gran finale.
AL PRIMO BACIO CHE EMMA DA A REGINA.
PERCHE' QUESTA VOLTA E' STATA MISS SWAN A BACIARE SUA MAESTA' *^^^^*  sì, sto fangirleggiando di cose che ho scritto io ma... Emma pian piano si sta rendendo conto di quel che le sta succedendo e... sta facendo i primi passi, tesoro!

Insomma, smetto di parlare..fatemi sapere -come sempre- in tanti  cosa ne pensate!
A presto e AUGURI A TUTTI DI BUONE FESTE 

zia Molly 

ps: non ho avuto modo di rileggere la storia. Se ci sono errori perdonatemi, starò più attenta la prossima volta e appena posso rileggo e correggo!

*Il prossimo capitolo no so' quando riuscirò a caricarlo. Domani partirò per le vacanze, se riuscirò a postarlo mentre sono via riceverete un bel regalo di Natale, in caso contrario intorno al 31/1 Gennaio. Spero di riuscire a caricare nel corso della settimana!

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Capitolo 5
*** Rotta ***


-Faking it-
Capitolo quinto

Rotta
 
 
I festini a Villa Gold avevano iniziato a diventare epici almeno quanto quelli che organizzava Regina quando i suoi genitori decidevano di partire o di andare a trovare qualche loro amico fuori città.
Neal aveva una casa piena di divertimenti: per i suoi party accendeva entrambe le vasche idromassaggio -quella interna e esterna-  il bordo piscina diventava la pista da ballo e il rumore dei tuffi era appena udibile data la musica alta.
Dentro, ogni divano, sedia o poltrona era terreno di conquista –ovviamente tutto esaurito. Coppiette erano appartate ovunque, per non parlare delle camere da letto… erano scrigno di segreti e fatti che ai comuni mortali non era dato sapere, succedevano cose lì che neanche la fervida fantasia di Emma poteva immaginare.
In salotto, per i corridoi, in cucina e addirittura in bagno si ballava, la musica veniva da ogni dove: stereo o DJ, era ugualmente d’obbligo.
La casa sembrava prender vita d’improvviso e dall’altra parte della villa il Signor Gold osservava quel caos dalla finestra, imprecando il nome di quella maledetta che aveva dato alla luce quel ragazzo.
Luci di ogni genere illuminavano le stanze: dalle semplici lucine di natale, all’illuminazione classica della casa alle luci da discoteca e...il lato positivo era che il festino era dedicato alla figlia del sindaco, questo significava che non c’erano limiti d’orario, la quiete pubblica non sarebbe stata un loro problema. Di certo Cora non avrebbe rovinato una festa per sua figlia –anche se le era ignoto il motivo di tali festeggiamenti.

Ma d’altronde, ultimamente, il Sindaco Mills si era persa numerose cose su sua figlia.
Non sospettava minimamente del suo folle piano, non poteva lontanamente immaginare che in quel momento, la sua amata Regina, la sua candida e dolce bambina, fosse in un angolo del salone della dependance di Villa Gold, a cavalcioni sulle gambe della sua sorellastra, il volto nascosto tra i boccoli biondi con le labbra infuocate e l’alito pesante, la gola secca e la saliva pastosa per via di tutto alcool che aveva ingerito.
Quell’odore era nauseante e probabilmente era l’unico particolare che teneva Emma ancorata alla realtà, mentre la lingua della bruna disegnava ghirigori irregolari sulla sua pelle bianca, tra baci caldi e i piccoli morsi. Era la prima volta che avvertiva realmente quella piacevole sensazione. La prima volta che sentiva quel tipo di brividi attraversarle la schiena.
Era come vivere uno dei tanti sogni, o incubi –non sapeva affatto come definirli- che avevano tormentato le notti trascorse in quella settimana. Sogni che il più delle volte la costringevano a svegliarsi ansimante, con le labbra socchiuse e il fiato caldo, i polmoni incendiati e gli occhi sbarrati. Con le mani tremanti mentre nell’oscurità della sua stanza cercava Regina tra le coperte.
Pochi attimi prima la sentiva su di lei, proprio come in quel momento, nella notte le pareva di avvertire le sue mani sfiorarle le spalle, le loro lingue danzare scoordinatamente per soffocare i gemiti e le sue dita imprigionare il seno in una stretta cocente, bramata. Nel sonno le era parso di sentire le sue labbra scendere sul petto, sostituirsi a quella presa, lambire con la lingua ogni delicata parte, serrarsi poi sul capezzolo roseo,  strappandole un gemito mentre la mano che pochi secondi prima le palpava il seno scendeva e le sfiorava il ventre, seguendo la linea sinuosa del suo fisico snello sino ad arrivare tra le sue cosce.
Si svegliava sempre quando in quelle immagini sfocate vedeva le dita di Regina sfiorarle le ossa sporgenti del bacino e mai, mai riusciva a immaginare cosa avrebbe provato dopo. La curiosità la spingeva a bramare ardentemente quel momento, sperava che succedesse, in quell’istante, mentre realmente le mani della bruna l’accarezzavano. Anche su quel divanetto e durante quella festa, mentre tutti ballavano e di tanto in tanto qualche sguardo si posava su di loro.
Lentamente la mano di Regina scese sul braccio di Emma, sfiorandolo mentre la bionda, a ogni bacio sul collo, a ogni tocco, cadeva in crisi –come sempre. Il desiderio di cercare le sue labbra e baciarla ancora e ancora, forse per ore senza mai fermarsi, era intenso, forte e quasi irresistibile ma…si era convinta, nel corso della settimana trascorsa, che se avesse lasciato fare tutto a Regina a lei tutti quei dubbi e quelle infinite domande avrebbero smesso di tormentarla. Eppure…non sembrava esser esattamente così. Perché più la bruna la baciava e le inumidiva il collo con la lingua e più Emma tremava e si malediceva. Avrebbe desiderato delle manette per bloccare le sue mani. Avrebbe desiderato esser legata così da non potersi muovere, così da fermare le sue mani e frenare la tentazione. Non riusciva a stare ferma, mentre davano spettacolo; perché per Regina era semplicemente questo: farsi vedere dagli invitati.
Ma il tocco timido e delicato della mano di Emma sulla sua coscia era piacevole, dolce e nel profondo la inteneriva. Era così impacciata, spaesata…avrebbe dovuto istruirla, provocarla di più per costringerla a fare di meglio. Anche se ogni gesto non le era indifferente; amava quelle carezze delicate, sentire le sue dita sfiorarle la coscia da sopra le calze e vagare indecise.
“…dove ha intenzione di andare quella mano?” soffiò nell’orecchio della bionda, con un piccolo sorriso malizioso. A quelle parole Emma avvampò, deglutendo. Per un istante avrebbe desiderato che lei non se ne rendesse conto, che quasi passasse inosservato quel gesto decisamente poco amichevole. Perché dentro se Emma era combattuta proprio tra amicizia e sentimento. Amore, eppure ammetterlo era complicato. Forse aveva sempre amato Regina, sin dal loro primo incontro, ma …mai prima d’allora se n’era accorta. Come doveva comportarsi? Forse quello stupidissimo gioco, quel piano assurdo, aveva smesso di esser tale –almeno per lei.
La sua mano si strinse attorno alla coscia della bruna, la quale restò di stucco per quel gesto inaspettato.
“ovunque tu vuoi che arrivi, Regina” sibilò voltando il viso di lato e cercando le sue labbra, baciandola ancora una volta. Nella settimana che era trascorsa i baci che si erano scambiate erano stati infiniti, le foto che le ritraevano terribilmente vicine postate su facebook dalla bruna erano altrettante, ma era sempre e solo Regina a cercare le labbra fine della bionda. Raramente era Emma a cercare le sue labbra carnose, almeno in pubblico. Era la paura, la confusione a fermarla, a gelarla ogni volta che i suoi occhi si posavano sull’amica, restava incantata.
Quel bacio si fece sempre più caldo, intenso. Come nei sogni di Emma le loro lingue danzavano scoordinatamente e a differenza di quelle immagini poco chiare che tormentavano le sue notti, tutto era reale. Il suo cuore batteva forte e quasi avrebbe desiderato dirle tutto, avrebbe desiderato rivelarle quel che sentiva… quella verità dal quale, ormai, era inutile sfuggire.
Improvvisamente gli occhi della bionda si fecero umidi. L’aveva ammesso, l’aveva ammesso a se stessa senza rendersene conto.
Si allontanò da Regina e inspirò profondamente, guardandola e la notò sorridere, divertita.
“Bacio tanto male da farti allontanare così all’improvviso?” chiese con un piccolo ghigno, la bruna. Nel profondo le dispiaceva che quel contatto si fosse interrotto… e forse se non fosse stata tanto brilla si sarebbe iniziata a chiedere se quella vicinanza non iniziasse a piacere anche a lei.
Quella vicinanza nata per gioco man mano stava mutando in qualcosa di più, forse una dipendenza.
“n-no…è che…” balbettò Emma, in crisi più di prima, se possibile. I suoi occhi continuavano a sfuggire da quelli color nocciola della bruna, rabbrividendo al sol pensiero di dirle la verità. Come l’avrebbe presa?
“Penso che l’aria qui si stia riscaldando… lasciamo credere che sia la nostra prima volta, vieni di sopra tra un po’…ah e…porta su qualcosa da bere!” a quelle parole, la bionda, sbarrò gli occhi e improvvisamente tornò a cercare quelli di Regina, mentre lei si alzava dalle sue gambe e si allontanava, avviandosi di sopra.
La loro prima volta?
Era seria?
insomma… intendeva davvero…
A Emma parve di morire d’improvviso. Lei aveva appena capito di essere lesbica e Regina voleva farle quel bel regalo così all’improvviso?
Boccheggiò e scattò in piedi, guardandola salire le scale e soffermandosi, ancora una volta, sul suo corpo, risaltato da quel vestito. Emma iniziava a pensare che la sua ragaz-cioè la sua migliore amica fosse una ragazza illegale.
Regina era bella e mai come all’ora fu felice di ammetterlo. Sorrise mentre la guardava salire le scale, un po’ instabile e si morse il labbro, lasciando scivolare una mano nella tasca dei Jeans, pensosa.

Forse avrebbe dovuto dirle la verità, perché d’altronde se Regina aveva preso quella decisione, cioè di far credere a tutti che quella sera sarebbe stata la loro prima volta –anche se erano numerose le voci che parlavano di loro due insieme nella doccia degli spogliatoio- , probabilmente provava anche lei la stessa cosa… insomma avrebbe spiegato molte cose se fosse realmente stato così!
Se lei piaceva a Regina avrebbe spiegato il perché quel folle piano, insomma forse era stato pensato per farsi notare da lei. Forse tutti quei baci che le dava non erano solo per farsi notare dalle persone a scuola e …quel provocante tono che spesso usava era volto a…stuzzicarla davvero. Avrebbe spiegato così anche il suo ingresso in doccia negli spogliatoi, ogni singola provocazione.
Nella sua mente, nel suo cuore, iniziò a farsi largo la possibilità che tra le due lei non fosse la sola ad aver smesso di fingere da un po’ senza quasi rendersene conto.
 
D’improvviso davanti a Emma si parò una nuova visione del mondo e immediatamente sul suo volto si aprì un gran sorriso, luminoso e piuttosto…ebete. Si voltò per dirigersi verso il tavolo delle bevande, per prendere qualcosa da bere come le aveva chiesto Regina,  e proprio in quell’istante qualcosa di molto gelato la richiamò alla realtà, strappandole di dosso il buonumore improvviso: una birra gelata si era versata sulla sua camicia a quadri, bagnandole interamente la maglietta bianca che era sotto, lasciando che comparisse in evidenza il reggiseno in pizzo nero che aveva sotto. Il suo petto era completamente bagnato e l’imprecazione che le era sfuggita dalle labbra quasi aveva sovrastato la musica.
“O dannazione!! Scusa, Swan…non ti avevo proprio vista”
Emma alzò lo sguardo quando sentì quella voce e incrociando lo sguardo con Killian Jones per un secondo la nuova costatazione sul suo lato lesbo nascosto venne meno: era stato il ragazzo dei suoi sogni per una vita. Per anni l’aveva ammirato da lontano e ora…le stava parlando.
Ora, lo sguardo del Capitano della squadra di Barca a Vela era fisso sul panneggio bagnato  della sua maglietta che metteva in evidenza il pizzo del suo reggiseno.
Emh….t-tranquillo…p-penso che se ne occuperà R-Regina a…toglierla…la macchia, intendo” Emma avvampò, ancora cullata dal pensiero che una volta presa le bevande e salita di sopra, forse veramente Regina le avrebbe leccato via l’alone di birra sul petto e sfilato la maglia di dosso. Balbettò qualcosa di incompressibile e continuò a guardare Killian, il quale ghignava divertito.
“ah… pensavo ti avrebbe tolto la maglietta… insomma per la macchia non c’è la lavatrice, dolcezza?” mormorò divertito. Secondo lui Zelena Smith aveva ragione riguardo a Emma e Regina. Killian le storie tra lesbiche le conosceva bene, non che lui avesse mai avuto il piacere di avere quel genere di amiche ma… come ogni ragazzo sapeva dove andare a cercare nel web nei momenti di noia e solitudine, nei periodi magri in cui nessuna ragazza sembrava abbastanza.
“S-Si…la lavatrice… comunque avrebbe tolto anche la maglietta, te lo garantisco. Vuoi toglierti ora? … devo prendere delle birre” mormorò facendo per superarlo e venendo bloccata da una ragazza in lacrime, che le tagliò la strada.
“Dah… le prime lacrime! Come in ogni party…” commentò Killian ridendo leggermente e facendosi da parte
comunque, riguardo a quella maglietta…potrei darti io una mano...insieme a Regina, intendo!”  il piccolo sorriso sul volto del ragazzo mutò in un ghigno malizioso e Emma si accigliò, non capendo esattamente cosa intendesse.
“Come, scusa?” chiese accigliandosi, non capendo perfettamente a cosa alludesse. O meglio…da come parlava sembrava alludesse a una cosa a tre ma lei avrebbe voluto che la sua prima volta con Regina sarebbe stata unica, insomma loro due, sole.
Avanti, Swan… una cosa a tre! Non dirmi che ti dispiacerebbe. Sei l’uomo della coppia, no? Allora capisci bene che vale la pena dividere un po’ Regina col mondo e… tu lasciarti viziare un po’
A quelle parole Emma avvampò, quasi diventò rossa come la sua camicia, tanto da potersi mimetizzare perfettamente con la stoffa. Sbarrò gli occhi verde acqua e guardò il ragazzo davanti a lei negli occhi, poco convinta: da quando tutti erano tanto interessati a sapere chi fosse il maschio della coppia?  -anche Neal gli aveva fatto quella domanda!
E poi…lei non voleva condividere Regina proprio con nessuno!
Ma nonostante ciò l’idea la stuzzicava ugualmente… era un pensiero assai maligno ma non poteva negare che così avrebbe ottenuto “due piccioni, con una fava” –come si diceva. Avrebbe provato sia un ragazzo che una ragazza, insieme, e dopo quell’esperienza avrebbe potuto costatare con certezza se fosse stata lesbica o no.
Insomma… come poteva esserne certa se non aveva mai baciato un ragazzo e mai l’aveva avuto tanto vicino quanto si era ritrovata vicina Regina?
Sei davvero un maiale, Jones!” Sbottò senza esitazioni.
“E’ un no, quindi?” fece lui con una smorfia, squadrando Emma e incrociando poi il suo sguardo
“Non ho detto questo. Poteva anche esser un si…”  e lasciando Killian Jones in quell’alone di mistero, la bionda svanì tra la folla, andando a prendere una birra per lei e Regina, così da dirigersi di sopra.
Questa volta sarebbe stata lei a provocarla con la scusa del “cambiarsi la maglietta”, invitandola poi a dichiararsi, perché ormai era convinta, completamente certa di piacere…perché altrimenti non ci sarebbe stata nessun’altra ragione plausibile che potesse giustificare il suo comportamento, la scelta di metter in scena quel piano stupido.

E così mentre saliva le scale osservava i  festoni colorati che pendevano dal soffitto posando lo sguardo, poi,  sui manifesti di propaganda appositamente creati da Neal per le due “future Reginette”: raffiguravano lei e Regina al loro bacio in palestra.
La bionda appena aveva visto quel cartellone la prima volta aveva avvertito un orribile conato di vomito: era rosa, troppo rosa, e le loro facce erano inquadrate in un cuore gigante. Sopra c’era scritto il nome che aveva coniato l’amico per la loro coppia: SWANQUEEN  in verde, oltre tutto –Emma odiava il verde.
Era orrendo eppure piaceva. Regina continuava a postarlo su facebook in continuazione e quasi sembrava diventato una persecuzione, Emma lo vedeva ovunque. Lo detestava non solo per la gamma cromatica, era rivedersi in continuazione così vicina a lei che la innervosiva.  Rivedere quel bacio ovunque, poter notare sempre più particolari nel volto di entrambe man mano che lo studiava, la metteva in imbarazzo. E nonostante tutte e due non fossero venute benissimo e Emma continuava a dirsi che Regina era bellissima, continuava a guardare sempre più spesso le sue labbra e a mordersi le proprie, ripensando a tutti i baci che si erano susseguiti da quel momento, per il resto della settimana. Ed era agitata, la innervosiva terribilmente pensare che chissà quanti se ne sarebbero scambiate poco dopo, era impaziente.
Nervosa, forse fin troppo.
Calma. Devo stare calma’
Continuava a ripetersi mentre si avviava di sopra, sul corridoio delle camere.
La sua mente correva rapida, immaginava, mentre stringeva nelle mani i due bicchieri di birra e superava numerose coppiette che poggiate alle pareti si succhiavano la faccia. Man mano che ci si avvicinava alle stanze da letto queste aumentava e dai rumori che provenivano dalle porte Emma si disse che non avrebbe desiderato sapere cosa stesse accadendo all’interno. Non desiderava neanche immaginare.
Il punto era scoprire in quale stanza fosse Regina in quel momento, tanto valeva fiondarsi sulla più silenziosa, dato che tecnicamente doveva esser lì ad aspettarla.
E così fece.

Si diresse nell’angolo più sperduto di quel corridoio e aprì l’unica porta dal quale non proveniva nessun rumore. Quando la maniglia scattò , i due bicchieri di birra le scivolarono in terra e si costrinse a chiuder immediatamente la porta dopo la scena che aveva appena visto.
Belle.
Ruby.
Belle French e Ruby Lucas.
Ansimò di sorpresa e si poggiò al muro incredula. Doveva averlo immaginato…non era possibile. Così riaprì nuovamente la porta e sbarrò gli occhi quando si confermò che effettivamente erano loro, stese sul letto di una delle tantissime camere degli ospiti, dolcemente strette e cullate da un caldo e passionale bacio.
Quello proprio non se l’aspettava…
Richiuse la porta, piano, in modo che le due non potessero accorgersi di lei e sospirò, rossa sulle gote, concentrandosi sui rumori nella stanza, allontanandosi piano e sperando di trovare in qualche modo Regina.
Ma come diavolo faceva a trovarla? Insomma… non poteva aprire tutte le porte e sfatare tutte le coppie appartate lì dentro! Chissà quali altri segreti avrebbe svelato. Così, non sapendo cos’altro fare, inforcò il cellulare nelle mani e la chiamò.
Quando sentì il rumore della suoneria dell’amica si accigliò: era vicino, terribilmente vicino… infatti Emma non ci mise molto a capire che proveniva dalla camera di fronte, anch’essa silenziosa. Agganciò la chiamata e tranquillamente aprì la porta.
Ma quando il suo sguardo si posò sul letto della stanza la bionda si rese conto che quella casa iniziava ad apparire simile a una giostra degli orrori; la scena che gli si presentò davanti fu terrificante come entrare nella sala degli specchi rotti e vedere la propria immagine riflessa, deformata mentre la folle risata di un Clow animava quell’orribile festa. Fu come esser folgorata da un freccia improvvisa, mentre sentiva i piccoli sospiri di Regina perdersi tra le labbra di Robin di Loxley, il quale lasciava correre le mani sotto il vestito della bruna.
Emma si sentì improvvisamente di troppo e stranamente quel corpo che tanto aveva ammirato, quelle labbra che aveva intensamente bramato e gli zigomi che avrebbe accarezzato per giorni sino a consumarli, gli occhi castani di Regina in cui si sarebbe persa per ore, i capelli corvini, tutto, ogni singola parte di lei la disgustò. Si sentì stranamente tradita e avvertì una strana sensazione nel petto, come se qualcosa si fosse stranamente …rotto.
Track.
E pensare che lei avrebbe desiderato rivelarle che…l’amava. Avrebbe voluto parlarle di quel che provava mentre la baciava, la stringeva. E se pur Regina si sarebbe trovata ubriaca durante quella dichiarazione ci avrebbe pensato Emma a farla tornare sobria, le avrebbe ripetuto tutto quel discorso che avrebbe improvvisato almeno un centinaio di volte, pur di farle capire che per colpa di quello stupido piano aveva perso ogni certezza. Che per colpa di quel gioco era finita con l’innamorarsi di lei e che proprio quella sera l’aveva capito.
Richiuse la porta, forte, senza rendersene conto.

Le pareti tremarono, così come le sue labbra e mentre lei scoppiava a piangere, Regina sembrava rinvenire da quella follia, svegliandosi d’improvviso; ritirandosi lentamente dalle labbra di Robin, che tanto aveva osservato e desiderato da tempo.
Cos’è stato?” chiese con un fil di voce, smarrita, perdendosi negli occhi chiari del ragazzo.
Lui alzò lo sguardo sulla porta e pensò alla figura della bionda, la quale pochi istanti prima era lì che li osservava, spezzata.
Sì…lui l’aveva vista. L’aveva notata scoppiare a piangere così come Marian, la sua ragazza, era scoppiata a piangere quando gli aveva rivelato, quella sera, di esser rimasta incinta e lui le aveva risposto che non si sentiva pronto a essere padre e che…poteva sbrigarsela da sola, lasciando che scappasse in lacrime tra la gente in salone.
Era per quello che era finito tra le braccia di Regina: con rabbia l’aveva cercata tra la folla, solo per sfogarsi, solo per allontanare dalla mente Marian e ubriacarsi, distrarsi dai problemi. Aveva notato i suoi sguardi, aveva incrociato spesso i suoi occhi color cioccolato e se sino ad allora si era limitato a guardarla solamente, restando fedele alla sua ragazza ora si era stancato. Per mesi non si era sentito così: felice, pieno, leggero.
Non si sarebbe preso la responsabilità di crescere il figlio di una ragazza che aveva solamente finto di amare, che era stata solamente una cotta. Forse Regina Mills gli piaceva, davvero… e ora che l’aveva tra le sue braccia aveva costato che non era affatto vera quell’assurda storia con Emma!
Erano i baci della bruna a rivelargli quella verità, i suoi sospiri, i suoi tocchi maliziosi. Lei non era lesbica e di conseguenza, neanche Emma…quindi poteva anche non rivelarle che le sua “ragazza” aveva appena aperto la porta, tanto cosa sarebbe cambiato?
Nulla...” sussurrò lui contro le sue labbra, spingendola stesa e portandosi sopra di lei, calandole piano la lampo del vestito e sfilandolo, godendo della perfezione del suo corpo al posto di Emma, la quale sino a pochi attimi prima aveva sognato –ancora una volta- di trovarsi lei in quella posizione.
Ma probabilmente, Robin, non sapeva, non poteva immaginare, che se solo Regina avesse saputo, se solo si fosse resa conto che la bionda l’aveva appena vista, si sarebbe fermata. Se solo fosse stata appena più sobria, cosciente, l’avrebbe bloccato…perché nel profondo anche lei avrebbe preferito Emma a qualsiasi altro ragazzo quella sera.


E intanto quella sera che si era prospettata decisamente emozionante per Emma, mutava in un incubo. Con le labbra ormai secche per via del sale delle lacrime e le guance rosse, la bionda scappava da quella festa, del quale non si sentiva neanche più una semplice invitata.
Urtando contro chissà quante persone uscì in giardino, senza rendersene conto Neal la seguiva preoccupato; aveva iniziato a rincorrerla più o meno da quando l’aveva inavvertitamente spinto in corridoio, versando in terra la sua birra. Non era riuscito a urlarle contro per la birra sulla moquette solo perché l’aveva notata in lacrime… e lui era sempre stato il fazzoletto che dolcemente le aveva asciugate in quegli anni di liceo. Era il suo migliore amico e Emma ormai era la sua famiglia, da quando suo padre l’aveva ripudiato. La bionda era stata l’unica persona ad accettare sin da subito la sua omosessualità e sin da subito erano stati amici... come poteva restar indifferente alle sue lacrime?
Emma! Ehy… cucciola! Che ti prende?” immediatamente Neal l’afferrò per il braccio quando arrivarono nel parcheggio e l’attirò a se, stringendola nelle sue braccia.
La ragazza si strinse contro il suo petto e nascose il volto contro il suo collo che come sempre profumava di Chanel n°5. Neal aveva una strana ossessione per i profumi da donna… ma d’altronde da quando Emma aveva scoperto il suo orientamento sessuale ciò era apparso come un’ovvietà, ormai ogni sorta di stranezza del suo amico per lei era diventata la normalità.
“i-io… N-Neal…i-io la amo” singhiozzò disperata, in lacrime, stringendo i pugni  attorno alla camicia fiorata, di Jeans. Il ragazzo la guardò e sorrise dolcemente: era così bello sapere che Emma si era realmente innamorata di Regina e la loro storia si faceva sempre più seria… e poi vederla emozionata per ciò, che cosa bellissima! Era così emozionato!
Beh, che aspetti! State insieme… diglielo!”
“N-no..tu non capisci… i-io sono …I-Io Sono… L-lesbica
” ansimò. Ammettere quella verità ad alta voce strappò ad Emma un gemito di dolore: già, lei era lesbica. E lei… solamente lei. Le cose non erano affatto come aveva pensato. Tra le due, quella innamorata, era solamente lei. Come al solito Regina non aveva pensato alle conseguenze di quel piano.
Neal si ritrasse confuso, tenendole le mani e guardandola interrogativo. Con gli occhi colmi di lacrime Emma sospirò e prese fiato, decisa a rivelarle tutto.
“E-Era una finzione, Neal… e..e…e…i-io mi sono innamorata di …lei… io la amo. F-Forse l’ho s-sempre amata… e lei… per lei i-io non sono…un cazzo, CAPISCI?
A quelle parole il ragazzo non seppe se esser turbato, dispiaciuto o felice. Insomma Emma era Lesbica, cioè era realmente lesbica. Ma la sua OTP era una finzione! Il suo Fangirleggiare era basato su una menzogna!
Ma quel brivido di rabbia fu mozzato dal dispiacere nei confronti di Emma, la quale mai –probabilmente- si sarebbe ripresa da quel dolore.  L’amore non contraccambiato era la peggior pena, forse, che una persona potesse patire; soprattutto poi quando si era innamorati di una persona dello stesso sesso…evidentemente Etero da quel che raccontava Emma.
“ Oh Emma… ma è terribile! Insomma…allora Zelena aveva ragione?!” sussurrò stringendole le mani e la bionda finì per fiondarsi ancora nelle sue braccia, stringendolo, sussurrando un flebile e doloroso “si….” Seguito da infiniti gemiti
“…ma io la a-amo.. c-cioè i-io…R-Regina… Neal..ti prego, strappamelo dal petto…f-fa t-troppo male…”
Quelle parole strapparono un sorriso al ragazzo, il quale le accarezzò la schiena dolcemente: magari fosse stato possibile strappare il cuore dal petto alle persone, tutto ciò avrebbe reso più semplice la vita della gente …e forse se avesse ucciso qualcuno come Zelena, o Regina, non sarebbero rimasti neanche indizi evidenti e lui non sarebbe finito in prigione.
“Magari fosse possibile, Tesoro” commentò con dolcezza, bacandogli la fronte
“…p-portami a casa… ti prego…” la supplicò lei, aggrappandosi a lui.

E così Emma tornò a casa, o meglio a Villa Mills, il carcere che la ospitava da tempo; entrando come una ladra dalla porta sul retro –così da non svegliare Cora- e sgattaiolando in camera sua, aggiungendo dalla rabbia un’altra linea verticale dietro il poster di Freddie Mercury: era appena finito un altro triste giorno della sua vita, che si era concluso come tanti altri tra le mura di quella stanza, la quale segretamente portava i segni di una cella.
Forse fu la prima notte che si addormentò chiamando Regina nel sonno, tra le lacrime, dolorose e tristi lacrime, mentre la bruna dall’altra parte della città veniva a conoscenza di quanto successo per merito di Neal, che dopo averle dato della Stronza le aveva raccontato di aver riaccompagnato a casa Emma.

 

 



SdA:

Eh si, non potevo concludere quest'anno senza caricare un capitolo! 
Sono tornata da poco dalle vacanze e così...appena inforcato il pc ho sistemato qualcosina e lottando contro la febbre e la tosse (sì, trascorrerrò tristemente il capodanno a letto a vedere Dark Shadow su Italia 1) alternarndo la testiara del pc all'aerosol..ecco qui il capitolo!
Solita domanda: Che ve ne pare????

Io inizio a dire, come sempre, la mia!
Premetto che tra poco, anzi pochissimo, questa storia cambierà Reading, diventando ufficialmente
ROSSO  ..non so se dal prossimo capitolo ma...ci avviciniamo a scene molto...emh, vaporose? Calde? Vietate ai minori?
Come vogliamo chiamarle? xD
Insomma... abbiamo notato una Regina molto...emh, deliziata... perché infondo infondo Emma e i suoi baci, la sua timidezza, le piacciono..solo che almeno in questo capitolo non può rendersene conto perché è ubriaca!
E Emma ...FINALMENTE L'HA CAPITO! Quindi per tutti coloro che leggeranno il capitolo prima della mezzanotte...brindate anche per lei, che finalmente ha realizzato di essere Lesbica e di amare Regina <3
Brindiamo tutti insieme! Almeno una delle due ci è arrivata! *^^^* yeeeah! 

E ...poi passiamo ai vari riferimenti al mondo di Harry Potter...
"TUO PADRE ERA UN MAIALE!" (cit.)
Emh... emh...emh...
Caro Prof, Snape...lei non sa che anche il nostro Killian Jones è un po' malandrino! 
Per non parlare poi di Emma, che Stile Hermione di fronte al cappello parlante si dice di "star calma" ..pensando a Regina e quel che crede le aspetti :'D

E concludiamo con la parte tristissima..anticipata dallo shock di Ruby e Belle, scoperte a coccolarsi!
[Ah ....Vi rivelo che il capitolo iniziava in tutt'altro modo: proprio con Belle e Ruby- ma per motivi di lunghezza ho deciso di cambiare le cose...ma loro comunque avranno sempre un piccolo spazio nel mio cuore e in questa storia <3 Tesori! ]
E infinite arriviamo a Regina e Hood... il quale, maledettissimo bastardo, non le dice di Emma mentre se la sta "lavorando"! Maledetto stronzo! Maledetto pezzo di cacca! Lo detesto qui e in OUAT un po' mi innervosisce... riverso l'odio nei suoi confronti in questa Fic, scusatemi u_u
Ah...e avete presente la ragazza che compare piangendo, mentre Hook parla con Emma? 
E' Marian e spero che si sia intenso il collegamento quando scrivo di Hood e della sua storia con lei... (che poi vedremo come si concluderà, dato che dovrebbe nascere quel rospo dolcissimo e bellissimo di Roland <3 *^*)
Comunque... Neal l'ho adorato, non so voi!
Stavo per chiamare il capitolo "Super Hero" dedicandolo a lui... ma "Rotta" penso sia decisamente più adeguato!
 Emma si sente decisamente come uno specchio frantumanto in mille pezzi... Regina c'è l'ha proprio fatta credere!
Povera stella, ne era davvero convinta... e ora si trova nei casini D:

Ma ora venivamo a voi...che ne dite?

Ci tengo, comunque, ad augurarvi un buon 2015 e a scusami se durante le vacanze di natale non mi sono fatta viva e non sono riuscita a farvi qualche bel regalo... ma come avete intuito ho una famiglia paragonabile ai Dursley e tanti cugini simili a Dudley e_e
BABBANI, BABBANI OVUNQUE é____é

comunque, auguri a tutti quanti!
Buon 2015 e grazie, grazie tante per aver reso quest'ultimo mese fantastico con le vostre recensioni e le vostre visite! Grazie di cuore!

zia Molly 

*il prossimo capitolo verrà caricato l'anno prossimo *zia Molly Troll* ...alla settiamana prossima, miei prodi <3

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Capitolo 6
*** La Regina Cattiva ***


-Faking it-
Capitolo sesto

La Regina Cattiva

 
 
Barcollante, ormai al sorgere del sole, Regina era tornata a casa con le scarpe col tacco strette tra le mani e le calze nere distrutte, i capelli completamente scompigliati e il vestito scomposto. Il trucco colato sotto gli occhi e le labbra secche, inaridite dall’alcool che sembrava aver portato con s’è, giù nelle viscere, ogni goccia di saliva.
Acqua. Sete.
Ecco quali furono le prime cose che pensò appena varcò la soia della porta sul retro di villa Mills, entrando in cucina e accasciandosi sul ripiano da lavoro in marmo, al centro della stanza. Fresco. Era terribilmente fresco e probabilmente sarebbe stato un lusso troppo grande restare lì, addormentata sul marmo e recuperare qualche ora di sonno. Certamente il suo letto era molto più comodo, ma salire le scale sarebbe stato impossibile in quelle condizioni e poi erano le 4.30: alle 6 la casa avrebbe ripreso vita, Storybrooke avrebbe ripreso vita e così alle otto sarebbe suonata come sempre la campanella della prima ora di lezione.
Scuola.
Fu il suo secondo pensiero.
Che palle..”
Farfugliò costringendosi ad alzarsi, costatando che dormire sarebbe stata un ambizione impossibile in quel momento: era in condizioni pietose e se anche si fosse concessa qualche minuto di sonno sarebbe durato troppo poco. Sarebbe stato frustrante chiudere gli occhi e poi esser svegliati dalla sveglia solamente dopo due ore, 120 minuti trascorsi come se fossero un battito di ciglio.
Tanto valeva struccarsi con molta calma, farsi la doccia e poi andare a svegliare Emma: tra i vari ricordi offuscati della serata trascorsa c’era anche lei e ricordava anche qualche insulto da parte di Neal. Qualcosa che riguardava anche Emma. Meno di due ore prima il migliore amico di sua sorella, se così poteva definirla, le aveva urlato contro un milione di cose, parlandole di Emma mentre lei gli chiedeva perché era andata via senza aspettarla.  Neal le aveva raccontato semplicemente tutto, ma Regina era così confusa e distratta in quel momento che non ricordava niente, assolutamente nulla di tutto quel discorso se non che era stata una stronza. Ma d’altronde era abituata a sentirsi insultare dai suoi compagni di scuola, da Neal soprattutto.
Loro due non avevano affatto un bel rapporto, anzi… non lo avevano mai avuto. Soprattutto perché durante i primi anni di Liceo lui era stata la spalla di Emma, sostituendosi a lei che vegliava segretamente sull’amica, da lontano. La bionda non lo sapeva ma.. non era merito del caso se si trovava spesso le risposte ai compiti in classe nell’armadietto, insomma non era merito di nessuna “fata turchina” se riusciva a trovare quelle risposte e a passare l’anno. Non era Killian Jones come aveva spesso creduto e neanche Mary Margaret che le passava le risposte di nascosto. Era Regina, era sempre stata Regina a boicottare la bocciatura di Emma. In qualche modo non l’aveva mai abbandonata, ma questo piccolo dettaglio sfuggiva alla bionda che, ignara di tutto, passava le sue mattinate con Neal a osannare il suo “angelo custode” che si era convinta esser Killian… quando invece forse era merito della cattiva di quella storia. Regina vestiva sempre i panni della cattiva della scuola, anche se per merito suo ottenevano sempre tantissime cose. Quindi sì, era merito della “Regina Cattiva” se Emma superava l’anno ogni volta.

Avidamente Regina portò una bottiglia d’acqua alle labbra, bevendo come se non né ricordasse il sapore, con tanta foga che se solamente sua madre l’avesse vista l’avrebbe ripresa, messa in punizione per aver osato posare le sue labbra sulla bocchetta della bottiglia e averlo fatto poi impregnandola tutta di saliva, come solo una villana potesse fare.
La finì e poi sorrise ampiamente, forse un po’ più sveglia…. O almeno, abbastanza da riuscir a far le scale senza far troppo rumore e senza cadere più di un paio di volte per raggiungere il bagno e farsi una doccia.
Fu solamente quando l’acqua iniziò pian piano a lambire la sua pelle che si rese realmente conto di cos’altro quella notte l’aveva fatto.
Sbarrò gli occhi e al ricordo vago dei momenti trascorsi con Robin sospirò, accennando poi un piccolo sorriso: beh, era quello che voleva!
Era sicuramente una conseguenza del suo piano, oltre –ovviamente- del suo fascino. Si era mostrata più interessante con quella storia con Emma ed era riuscita a conquistare anche lui, l’impenetrabile e fedelissimo Robin Hood che… forse ora, magari, sarebbe diventato anche il suo ragazzo!
Non le sarebbe affatto dispiaciuto, anche se c’era sempre la “Questione Emma”.
Ricordava anche i baci dell’amica e doveva ammetter che forse non erano stati male, doveva ammetter anche che per un secondo quella vicinanza l’aveva eccitata, non poteva negare a se stessa che quel contatto, quella sera , probabilmente nelle condizioni in cui era, l’avrebbe portata  sicuramente anche a commetter qualche follia di cui si sarebbe pentita, forse. Ma …si costringeva ad attribuire quelle sensazioni all’alcool, perché non poteva pensare davvero che per un istante, o forse più di uno, aveva davvero sperato di poter avere Emma con se e non Robin.

Quando uscì dalla doccia lentamente si vestì, asciugandosi i capelli e gemendo piano a ogni conato di vomito a cui resisteva: aveva rimesso abbastanza quella notte. Chissà cosa aveva rimesso, poi. Non ricordava di aver mangiato nulla se non aver bevuto alcool, tanta birra e vino, liquori vari.
Dio, cosa le avrebbe fatto sua madre se solo avesse scoperto quanto si era divertita. Per sua fortuna non vi erano segni evidenti sul suo corpo, nulla di visibile almeno, quindi non c’era pericolo.
Quando finalmente fu pronta, entrò in camera sua, osservando la sveglia sul suo letto. Segnava le 5.30.
Avrebbe potuto concedersi mezz’ora di riposo: chiudere gli occhi per un po’, per quel che bastava. Posò lo sguardo sul suo letto e si morse le labbra, che senso aveva dormire se presto quel maledetto aggeggio avrebbe preso a suonare, a starnazzare come un’oca strozzata?
E così decise: se lei non aveva dormito, tanto valeva che Emma Swan si svegliasse dai suoi sogni. Non meritava l’ultima dolce mezz’ora di sonno dopo averla lasciata alla festa senza avvisarla. Ma in realtà quella pena che stava per infliggerle era data dalla troppa curiosità: Neal le aveva detto delle cose che rimbalzavano nella sua testa in maniera confusa e disordinata. Che era successo? Perché era andata via?
Così entrò in camera di Emma, sorridendo guardandosi attorno. L’atmosfera era calda e lei giaceva tra le coperte del piumone rosso rannicchiata, stretta al cuscino, macchiato dal trucco sciolto.
Aveva pianto per caso?
Si chiese inevitabilmente mentre si sedeva sul bordo del suo letto e lasciava scivolare una mano tra i boccoli biondi, accarezzandoli piano e sfiorandoli con gentilezza, godendosi il suo volto sereno. Sembrava più piccola quando dormiva, più paffuta e le ricordava molto la bambina che aveva conosciuto al campeggio, con le lentiggini e la faccia da maschietto. Peccato che ora aveva i capelli lunghi e di un ragazzo aveva ben poco, forse solo le spalle larghe e il carattere apparentemente forte: sì, perché quella di Emma era tutta apparenza. Lei era gracile, terribilmente e spezzata. Forse era stata proprio Regina a romperla senza accorgersene. Ma lei non poteva neanche immaginarlo.
Sveglia, Emma” sussurrò flebilmente al suo orecchio, chiamandola piano e chinandosi verso di lei, osservandola da vicino.
La risposta fu un mugugnare soffocato.
“Emma…sveglia!” intimò Regina ancora e solamente a quel punto, quando la bionda sentì la voce della ragazza che tormentava i suoi sogni, aprì lentamente gli occhi.
Quella distesa immensa di quel verde lucente che era il suo sguardo si posò su Regina. Restò in silenzio e la osservò solamente: la rabbia, in parte, era stata lavata via dal pianto e portata lontano dai raggi di Luna, mentre le lacrime si erano asciugate sul cuscino.
Eppure vederla non la fece né sorridere e tantomeno la rese felice, anzi. Restò impassibile, pur vedendola sorridere: e certo, pensò, Regina dopo una nottata simile aveva proprio tanto da sorridere.
divertita alla festa?” chiese semplicemente, restando tra le coperte, resistendo al forte istinto di darle le spalle e riprende a dormire. Forse quel sibilo acido valeva più di qualsiasi insulto o imprecazione, di qualsiasi gesto. Regina l’avrebbe sommersa di domande e conoscendo il suo carattere, sicuramente, non si sarebbe fatta scrupoli a infilarsi nel suo letto e a tormentarla finché non le avrebbe strappato la verità dalle labbra se solo si fosse comportata in modo strano. La verità era che era gelosa e che forse per lei non era più un gioco e dopo quella delusione, dopo aver pianto quasi per tutta la notte, Emma era arrivata alla conclusione che come sempre si sarebbe rialzata da sola: forse non valeva la pena dirglielo, forse non serviva a niente… tutto quel che aveva creduto nelle ore precedenti erano state solamente stronzate. Regina era etero ed era inutile che lei si ostinasse a credere il contrario. Presto sarebbe finita, aveva trascorso una nottata con Robin, lui da quel che lei aveva potuto capire si era anche lasciato con la sua ragazza, tanto valeva lasciarli vivere tranquilli, in pace, la loro bellissima storia che avrebbero sicuramente avuto. Così tutto sarebbe tornato come prima, proprio come voleva e sin da subito aveva sperato: Regina felice e loro due amiche. Ecco tutto: Tutti vissero felici e contenti.
O forse, quasi tutti.
Emma non era certa che sarebbe stata eternamente felice e tantomeno contenta.
“Sì, è stata una bella serata ma… mi sarebbe piaciuto tornare a casa in auto e non a piedi” sibilò maligna Regina.
Dovresti scoparti ragazzi più gentili.” Gettò veleno Emma
“Forse… non dirlo alla mamma…”
“Io non ci parlo con tua madre, lo sai
”  sentenziò la bionda con un sorrisetto fulmineo.
Dal momento che ti ha adottata è anche tua madre… insomma, siamo sorelle, no?” Sorrise lievemente la bruna, con gentilezza, stanca, cercando di placare il tono di Emma col proprio.
Siamo anche fidanzate.” Iniziò Emma, lasciando trapelare una goccia di gelosia che si perse nelle sue parole, perché immediatamente recuperò, tormentata nuovamente dalla paura di essere innamorata di lei e che ciò fosse visibile in qualche modo dai suoi atteggiamenti “Secondo tutti …e migliore amiche, secondo me. Spiegami Regina, noi cosa siamo?”
“…per me sei la mia migliore amica, Emma. La sorella che ho scelto di avere, il regalo migliore che mia madre potesse mai farmi”
 commentò la bruna sinceramente, con un piccolo sorriso dolce sulle labbra, accarezzando la guancia dell’amica, la quale scosse la testa per allontanarla e strinse le labbra, in un piccolo sorriso teso, mentre gli occhi le si inumidivano di lacrime.
Amiche. Erano amiche…perché quella notizia non la faceva stare bene come avrebbe dovuto succedere? Perché Regina riusciva sempre, in qualche modo anche se lei non ne aveva affatto intenzione, a distruggerla? Contava davvero quanto poteva contare un cucciolo adottato?  Quindi se Cora le avesse regalato un cagnolino sarebbe stata la stessa cosa?
Era la tristezza a farle pensare quelle cose: sarebbe stato troppo bello se la bruna si fosse chinata a baciarla e le avesse sussurrato che erano fidanzate. Che non era solo un gioco.
“..perché sei andata via dalla festa?” cambiò in fretta argomento la mora, cogliendo la tensione che era iniziata a calare nella stanza, percependo una strana sensazione che inevitabilmente la mise in difficoltà.
“…Lascia stare. Ho sonno e… potevo dormire un’altra mezzora se non mi avessi svegliata. Fanculo, Regina
-Fanculo, Regina- sarebbe dovuto tornare a essere il suo stile di vita, com’era prima. Solamente due settimane prima non si parlavano, solamente quattordici giorni prima Emma non si sarebbe lontanamente sognata di vederla in camera sua e ora…
La rabbia tornò a farle vibrare il ventre e le diede le spalle, coprendosi e chiudendo gli occhi, fingendo di tornare a dormire.
Così Regina sorrise, comprensiva, certa che stesse reagendo così per via della sveglia anticipata e si lasciò cadere stesa accanto a Emma, si coprì e si avvicinò a lei, abbracciandola e stringendola forte a se.
D’improvviso la bionda sbarrò gli occhi sentendosi stringere con tanto calore, affetto e dolcezza e una lacrima le rigò la guancia, mentre fissava il vuoto e sentiva la mano di Regina stringersi attorno al suo ventre, afferrarle la canottiera.
Avrebbe voluto girarsi, dirle tutta la verità e baciarla sino a farle sanguinare le labbra ma invece, si irrigidì a quell’abbraccio,  afferrando il cuscino e stringendolo, mordendolo per non singhiozzare. Era stato come ricevere una pugnalata, aveva sentito uno strano dolore in petto, come se una freccia l’avesse appena trafitta.
“Guarda che se ci sei rimasta male per Robin e credi che…io ti abbia fatto fare la figura della lesbica inutilmente, a scuola…non devi preoccuparti. Il piano continua, tranquilla” sussurrò la mora, chiudendo poi gli occhi e stringendosi all’amica, la quale iniziò a versar altre calde lacrime, mentre deglutiva.
Ma Regina non se ne rese minimamente conto: non c’era cosa che bramava più di un letto, di una coperta e del calore.
Cadde così nel mondo dei sogni, per poco, ma le bastò per riposarsi un po’. Quando suonò la sveglia e lei aprì gli occhi, il profumo dei Pancakes arrivava sino al secondo piano e Emma non c’era più tra le sue braccia.

Emma non ricordava di mangiare un pancake decente da tempo: Cora era un’ottima cuoca, non quanto sua figlia, ma era molto brava. Soprattutto con i dolci, ma ogni scarto, ogni genere di cibo poco perfetto lo dava a lei. E dato che non sempre “tutte le ciambelle uscivano col buco” …a Emma toccavano i Pancakes più bassi a colazione, le ciambelle storte, i cereali più vecchi e molli, il latte più freddo, il caffè del giorno prima, a pranzo il piatto più piccolo, a cena la porzione meno abbondante e così via. La odiava. La odiava dal profondo del suo cuore. Ecco perché spesso restava a mangiare da Neal o da Mary Margaret –in quel caso più volentieri. Eva, la madre di Mary Margaret, con lei era una persona molto cara: la riempiva di attenzioni e ogni volta che mangiava da loro le dava sempre la porzione più grande, anche più grande di quella del marito. Diceva sempre di vederla sciupata e così la imbottiva di cibo e delizie. Ma quella donna era un tesoro con tutti, faceva così anche con Ruby –la migliore amica della figlia.
Cora no.
Per Cora, Emma valeva quanto un animale domestico, niente di più: era un regalo per sua figlia dato che non poteva avere figli.
Regina, Buongiorno! Sono pronti i Pancakes” squittì la donna quando vide la ragazza scendere e sedersi al suo solito posto, sfuggendo dai raggi del sole che entravano dalle finestre della sala da pranzo.
La bruna si allungò semplicemente sul caffè e grugnì qualcosa di simile a un “ciao mamma” che strappò un sorriso a suo padre, il quale era poco distante e leggeva il giornale divertito. Henry era un uomo adorabile, era sempre di buon umore. Anche quando litigava con Cora lui era di buon umore. Nessuno a Storybrooke ricordava di averlo mai visto arrabbiato.
“…passato una bella serata ieri?” chiese il sindaco, mentre portava alle labbra il suo cappuccino.
“….si” farfugliò la figlia.
Emma non osava parlare. Lei doveva stare zitta e basta, aveva smesso di provare a dir la sua o a intromettersi nei discorsi di famiglia: con Cora era inutile, qualsiasi cosa diceva era sbagliato o in qualche modo inopportuno.
Bene! Oggi niente scuola… andiamo dal sarto” disse Cora con un piccolo sorriso, guardando le ragazze. Sentendo quelle parole Emma immediatamente alzò lo sguardo: non sarebbero andate a scuola per andare dal Sarto? …insomma perché sarebbero andate dal sarto? ..o meglio, non sarebbero andate a scuola. Era fantastico!
Cora notò tutto quell’entusiasmo nel volto della ragazza e si affrettò a smorzarlo, prima che questa si illudesse che lei avrebbe speso soldi anche per lei.
Non parlavo con te
E così gli occhi della bionda scivolarono nuovamente suoi pancakes e un altro motivo, che simile a una goccia d’acqua che scivolava in un bicchiere quasi pieno, si aggiungeva a tanti altri che facevano di quella giornata un dì orrenda.
Perché andiamo dal sarto?” chiese Regina, alle prese con la seconda tazzina di caffè
Per il ballo! La preside mi ha mandato una Mail ieri sera col tema: le favole! Dobbiamo farci fare i vestiti prima che inizi a lavorare anche per gli altri e, se pur dubito sia possibile, si deconcentri dai nostri abiti
Il cuore di Emma si perse tra gli organi, si strinse talmente tanto, che la forchetta le scivolò dalle mani e lei fu costretta a stingere i denti per non cedere alle lacrime che premevano per uscire e non si erano esaurite nella mezzora precedente. Il ballo… ci sarebbe stato un ballo a tema! Non vi erano mai balli a tema alla Storybrooke High School. Lei così non ci sarebbe potuta andare: dove avrebbe trovato i soldi per un vestito decente? E poi… non poteva non andarci per via del piano di Regina. Oltre tutto quella sera Cora sarebbe sicuramente venuta al corrente di tutto. Era terribile, terribile.
Di male in peggio.
Avrebbe voluto piangere per la frustrazione, la rabbia. Troppa rabbia tutta insieme, troppe cose brutte gravavano sulle sue spalle larghe e muscolose.
“Vado a prepararmi”
Sbottò alzandosi e lasciando con rabbia il tovagliolo vicino al piatto, ancora pieno, andandosene. Non desiderava sentire altro.. voleva andarsene, scappare. Fuggire, forse sarebbe stata la soluzione migliore anche se era impossibile.

Regina la guardò andar via, forse dispiaciuta per quell’atteggiamento e poi guardò la madre
“ingrata” sibilò Cora, alzando il naso e facendo una smorfia a quel comportamento della bionda. Regina, così come Henry e la sua figlia adottiva, non capiva perché sua madre si comportasse così: insomma era davvero così insensibile da non provare neanche un po’ d’amore per quella ragazza?
“Ma…mamma…” iniziò piano Regina e dallo sguardo che suo padre le lanciò da sopra il giornale capì che era meglio evitare l’argomento “Emma”.
“..non ho neanche idea da cosa vestirmi… non ho idee per l’abito”  continuò deviando su altro. A quelle parole sul volto della madre comparve un grande sorriso e i suoi occhi color nocciola si posarono su quelli identici di Regina, sul suo volto si aprì il primo vero sorriso della giornata.
Regina, mi sorprendi, figlia mia!”  a quelle parole la bruna guardò sua madre accigliandosi: che intendeva?
“…Ti chiami Regina e quindi è giusto che tu sia tale, per una sera. Ti vestirai da Regina Cattiva, mi sembra ovvio
Come sempre Cora decideva per sua figlia. Le aveva programmato la vita e Regina non restò stupita nel sentire che le aveva anche programmato ciò. Forse quel piano con Emma era l’unica cosa che realmente sua madre non aveva messo in conto per lei. Decideva sempre per lei, su ogni fronte, su ogni cosa. E spesso era snervante… ma non quella volta, almeno.
L’idea le piaceva: sarebbe stata la Regina Cattiva.



 
 
 S.d.A

Ed ecco un capitolo.......moooooolto tranquillo, se così vogliamo dire!
Insomma penso che se fosse una cartina di un qualsiasi stato con le previsioni meteo potremmo dire che
"il cielo è ombroso e si alterna tra spiragli di luce nella prima mattinata e bravi piogge"
Allora... parto che ho deciso di scrivere un capitolo così tranquillo, relativamente diciamo -perché dentro Emma sta avvenendo una tempesta incredibile-, perché tra poco ci sarà il ballo che prenderà sicuramente un paio di capitolo, se non tre, mi ci voglio davvero dedicare a quella situazione perché mi entusiasma!
Forse il tema è banale, insomma parlando di Once Upon a Time, un tema sulle favole è scontato ma EMMA DEVE VEDERE REGINA VESTITA DA EVIL QUEEN! 
DEVE! 
DEVE
DEVE
DEVE
DEVE!!!!!
Non c'è altro motivo..ditemi che sono cattiva perché così la mia amata Am-Emma soffrirà ancora di più perché Regina la lascerà senza fiato ma... i vestiti della "Regina Cattiva" sono bellissimi. Cioé anche quelli a Storybrooke, ma quelli da Regina cattiva sono sorprendenti! 
Farei l'attrice solo per chiedere al mio costumista costumi simili...insomma sono davvero belli, ma troppo belli!
Ma ...non vi do indizi su quale sceglierò per il ballo u_u sono indecisa tra due ma... deve esser un vestito che spacca. Insomma uno di quelli che toglie il fiato (a proposito, se avete qualche suggerimento, dite pure! Insomma... non esitate a farmi sapere in qualche recensione qual'è il vostro abito preferito: perché SO CHE NE AVETE UNO. Tutti ne hanno uno u.u -anche io, ma non vi dirò qual'è perché potrei svelarvi quello che voglio usare u.u)

E poi beh...tutto il discorso di Neal è stato vano, perché Regina non ricorda un tubo  D: 
Se non qualcosa di vago e disconnesso. E anche se ha cercato di scoprire qualcosa Emma la mandata al Diavolo. Sta soffreddo troppo, povera cucciola :O La amo così tanto, anche se la faccio Friendzonare da Regina <3
....e trattar male da Cora. Che bastarda quella donna....
LO so che sembra inutile dedicare un intero capitolo solo alla mattinata a casa e al rientro di Regina, ma non sapevo proprio come intrudurre la situazione Bello in un contesto più movimentato xD insomma, c'è sempre la pace dopo la tempesta...e mi sembrava comunque giusto dar modo alle due di parlare, in qualche modo e per far sì che la storia si evolva, far in modo che Emma abbia continui ripensamenti.
E poi questo capitolo mi è servito anche per introdurre il rapporto che ha Emma con Eva, la mamma di Mary Margaret -cosa che tornerà più avanti, poi vedrete perché :3


Quindi, anche se è un capitolo un po' così (????) di passaggio..spero vi sia piaciuto e vi sia stato utile per la storia!
Qualsiasi cosa vi prego, ancora e ancora, di farmi sapere che ne pensate!
Aspetto tante recensioni ^^ mi piace sapere che ne pensa la gente delle cose che scrivo, avere un contatto diretto con i recensori, ecco perché cerco sempre di rispondere a tutti!

Grazie a tutti voi, quindi e ai lettori, a tutti quelli che seguono e alla mia vicina che mi ispira mettendo le canzoni dei Queen mentre scrivo <3 
Vicina, se leggi queste storie e io non lo so.... sappi che ti ringrazio!

-scusate, dovevo-

E dopo aver cazzeggiato un po' e avervi detto come sempre la mia, a presto!

zia Molly 

*Il prossimo capitolo verrà caricato la prossima settimana, massimo -questo non toglie che potrebbe arrivare anche prima.

 

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Capitolo 7
*** La Salvatrice ***


-Faking it-
capitolo settimo

LA SALVATRICE

 
 
 
Avere a che fare con grandi artisti comportava anche prender coscienza del fatto che questi avrebbero trovato sempre il modo per sviare ai vicoli che la commissione imponeva. Ecco perché Cora Mills, cercava di restare calma e di assecondare –anche se con riluttanza- le mille idee di Cruella DeVill, la stilista che ora stava lavorando con sua figlia all’abito per il ballo.
Cora conosceva Cruella da anni. Da così tanto tempo che bastava a entrambe uno sguardo per intendersi e capirsi, ecco perché si era recata da lei: perché sapeva che era la migliore nel campo. Non a caso la sua firma compariva in ogni rinomato magazine di moda e il suo nome sembrava esser la chiave per accedere al settore. Era diventata famosa per la sua collezione di pellicce, la quale si era rivelata poi uno scandalo quando Armani aveva insinuato che usasse pellicce di cane aizzando così infinite associazioni di animalisti contro di lei e ispirando la Disney che aveva creato il famoso cartone “La Carica dei 101”, lasciano che lei diventasse la cattiva della storia. Crudelia DeMon era la caricatura di Cruella DeVill. Ma nonostante ciò la famosa stilista originaria di Storybrooke non se l’era presa, anzi… aveva combattuto le sue battaglie e aveva sfruttato l’occasione al meglio per farsi pubblicità.
Lei stessa aveva lavorato ai costumi del film, lei stessa aveva scelto Merly Streep come attrice per il suo personaggio e lei stessa aveva chiesto alla produzione di girare alcune scene a Storybrooke, il suo paesino di provenienza. In tutto ciò sempre affiancata dal suo avvocato, Cora. Il Sindaco di Storybrooke ancor prima di esser tale era un avvocato, quello di Cruella DeVill per l’appunto.
E così mentre una nuvola di fumo si spargeva per la stanza, l’artista disegnava schizzi assecondando più o meno i suggerimenti e i desideri di Regina che Cora non apprezzava minimamente.
“…Forse è meglio più scollato” mormorò Regina, cercando di non farsi sentire dalla madre.
Dio del cielo… tutta quella scollatura è volgare!” sibilò la donna, giocando con la matita da dietro la sua scrivania. Gli occhi di Regina incrociarono i suoi ghiaccio e lentamente scesero, seguendo le linee spigolose che caratterizzavano il suo volto magro e scendendo sul collo lungo, sino ad arrivare alla scollatura del suo vestito nero, profonda e soprattutto volgare. Anche se lei la indossava in modo sorprendentemente elegante e per niente provocante.
“…Ma deve essere una cattiva! Insomma…devo impersonare la Regina Cattiva e il male è tentatore! Cruella, pensa a tutte le cattive delle storie, hanno tutte profonde scollature e sono provocanti” iniziò Regina, scattando in piedi e iniziando a camminare piano per la stanza, pensosa. Effettivamente Grimilde, il personaggio che sua madre aveva scelto per lei aveva un costume molto sobrio, viola e per niente provocante. Anzi… la Regina Cattiva di Biancaneve, almeno quella della Disney, era tutto fuorché tentatrice. Solamente le sue succose mele erano una trappola mortale, un seducente frutto proibito che portava alla morte. Beh, Regina voleva impersonare una versione di Grimilde che fosse lei stessa il ritratto della tentazione, voleva che diventasse lei stessa “il frutto proibito”, dell’albero più rigoglioso, nel frutteto più fresco, del giardino più bello. La succosa mela rossa che avrebbe offerto a Biancaneve sarebbe diventato l’emblema della sua personalità, il simbolo del personaggio che doveva indossare al ballo, non il paragone del sacrificio di Biancaneve nella storia. Quella volta sarebbe stata la cattiva la più bella del reame.
“… Cruella, l’abito deve essere assolutamente rosso” disse voltandosi improvvisamente a guardare la donna, vedendola improvvisamente sorridere e arricciare le labbra. La sua mano nodosa scivolò sui colori e afferrò il bordeaux, iniziando a scarabocchiare qualcosa sul foglio, mentre Regina continuava a pensare.
Rosso, come la mela più dolce dell’albero. 
“…E deve avere una scollatura!”
“Regina
!” sbottò Cora alzando gli occhi dal giornale, quasi indignata “Ma che modi sono?! Che immagine vuoi dare di te?!
Perfetto. Voglio almeno un corpetto. Devo essere una regina non una suora!”  sibilò guardando sua madre, mentre la matita di Cruella correva rapida sul foglio e sul suo volto si apriva un gran sorriso.
Regina… penso che sia meglio restare un po’ fedeli al costume della Disney, sai… non vorrei che non ti riconoscessero. Grimilde ha il vestito viola” insisté sua madre
“Viola?! Ma che razza di colore è il viola?” sibilò in risposta, facendo una smorfia schifata quasi.
“….ti starebbe bene!” mormorò il Sindaco Mills, mentre studiava una borsa firmata DeVill sul magazine
“Mamma, sai che il nero è il mio colore!” sibilò fulminando sua madre e lasciandosi cadere stesa nuovamente sulla sedia di fronte alla scrivania di Cruella, guardando i suoi schizzi.
E sia nero, allora!” sbuffò la donna, roteando lo sguardo annoiata da tanta indecisione. Odiava avere a che fare con gli adolescenti, erano così insicuri. Ma pur di far un favore a Cora… avrebbe tenuto testa a Regina e si sarebbe impegnata per confezionare il miglior abito di sempre.
“E se …indossassi dei pantaloni?”  Chiese accigliandosi la ragazza, guardando prima la donna di fianco a lei e poi sua madre.
“Dei pantaloni?! …per carità! Una regina non porta i pantaloni” sussurrò Cora, alzando lo sguardo sulla figlia e squadrandola, arricciando le labbra quando si soffermò a osservare i pantacollant neri che indossava.
“…Cora taci. Regina… dimmi che te ne pare” sibilò Cruella fulminando il suo avvocato, puntando i suoi occhi color ghiaccio nei suoi pozzi neri e passando poi gli schizzi alla figlia della donna.
Le labbra della bruna si schiusero davanti a quei disegni così veloci, quel tratto rapido ma sorprendentemente chiaro. Aveva ideato un costume fantastico e soprattutto, completo: era rosso scuro e Regina già lo immaginava in velluto, sul petto una profonda scollatura scendeva sino alla valle dei seni, coperta da un elegante ricamo nero che tentatore conferiva all’abito quel malizioso gioco del “vedo e non vedo”, i fianchi erano stretti in un corpetto ricamato e poi giù, ricadeva una gonna lunga e larga, con uno spacco dal quale si intravedeva la gamba. Le maniche si stringevano attorno a tutto il braccio e si prolungavano con lo stesso decoro sul petto sino al dito medio della mano, coprendone il dorso elegantemente.  Le spalle erano alte e anch’esse decorate col ricamo sul petto che continuava su tutta la schiena dove si apriva una profonda e scollatura a V che scopriva le scapole e convogliava tra le fossette di venere.
“Oh…” sussurrò appena, senza parole, inumidendosi appena le labbra e sorridendo leggermente poco dopo, solamente quando si rese conto che quell’abito stupendo l’avrebbe indossato lei.  “è stupendo” sorrise ampiamente, lusingando così Druella che si poggiò alla sua sedia e accavallò le gambe, guardando Cora e con un cenno della mano le fece segno di avvicinarsi a guardare.
“Allora?” chiese con voce bassa, inclinando il volto in basso e cercando lo sguardo del suo avvocato.
“Mandalo al reparto sartoria, DeVill” sentenziò Cora, ghignando divertita. Era un abito favolo, ma soprattutto degno di una regina.
“ Prima però, prendiamo le misure” sussurrò con tono caldo, schioccando le dita e premendo poi un tasto sul telefono , chiamando in stanza il suo stagista: Gaspare il quale occupò Regina per tutta la mattinata a tra misure e stoffe.
Per Emma però la mattinata non si era rivelata altrettanto divertente.
Era stata una giornata da dimenticare. Dopo quel risveglio orrendo le sei ore di scuola che erano venute dopo erano state anche peggio. L’interrogazione di Matematica era stato un fiasco, ma ormai erano quattro anni che Emma aveva “gettato la spugna”  con quella materia che per lei risultava impossibile da capire. Oltre tutto la professoressa non aiutava: Malefica, così la chiamavan tutti, era una donna davvero… malefica. Non c’era altro aggettivo che poteva definirla se non quello utilizzato tra gli studenti per chiamarla. Emma ogni giorni sfogava l’odio nei suoi confronti disegnando una nuova caricatura sul suo blocco schizzi: aveva iniziato aggiungendo unghie simili ad artigli, poi piccole corna che pian piano erano diventate sempre più lunghe, sino a rigirarsi su se stesse come quelle di un ariete. Lentamente però si erano allungate ancor di più, col tempo sino ad assomigliare a quelle di un drago. Seguendo quel primo abbozzo pian piano, sul blocco schizzi di Emma, Malefica aveva assunto davvero l’immagine di un mostro sputa-fiamme. Alle corna si erano aggiunte due ali e lei era diventata sempre più brutta.
La stessa sorte era toccata a Cora. Penne e matite erano le uniche armi della ragazza per combattere la gente che detestava: La testa della sua matrigna, nelle sue caricature, era diventata sempre più grande, sino ad assomigliare alla Regina di Cuori di Alice in Wonderland, di Tim Burton. Forse era un insulto a Helena Bonham Carter paragonare Cora a quel personaggio che l’attrice aveva interpretato egregiamente ma… secondo Emma la sua matrigna aveva una testa malata e sperava che pian piano si gonfiasse sino a scoppiare.
Aveva passato l’ora di matematica a disegnare, come faceva sempre e quando Malefica l’aveva scovata ad aggiungere alla caricatura una lunga coda che sporgeva dalla sua gonna, l’aveva chiamata alla lavagna umiliandola davanti a tutta la classe e sottoponendola a domande assurde. Emma non sapeva praticamente nulla.
Quel 2 non aveva peggiorato tanto la situazione, ormai era abituata a prendere voti così bassi a Matematica,  ma di certo non aveva migliorato il suo umore.  Ecco perché Emma aveva deciso di non tornare a casa sino a sera: sicuramente Cora sarebbe venuta a sapere del suo voto quasi in tempo reale a causa di quei maledetti SMS che la scuola mandava ai genitori, o nel suo caso ai suoi tutori, che comunicavano ogni assenza e insufficienza. Quel maledetto “rapporto scuola-famiglia” (così lo chiamavano) che le costava sempre dolorose punizioni da parte della madre.


Avrebbe desiderato non tornare mai più a casa e forse…era proprio per quel motivo che si era lasciata convincere da Mary Margaret a entrare nel comitato per il ballo con lei e Ruby. Passare i pomeriggi a scuola l’avrebbe allontanata da Cora e Regina abbastanza da potersi distrarre un po’, scappare dai problemi –almeno per il momento- sembra una la soluzione migliore per Emma, perché di fuggire da Villa Mills ancora non se ne parlava: una fuga richiedeva organizzazione e poi…lei ancora confidava, anche dopo quel che era successo la sera prima, anche dopo tutto il dolore che aveva provato quella mattina, di conquistare Regina.
Ma era proprio la rabbia, la tristezza e quella goccia d’odio nei confronti dell’amica (o della sua ragazza, come definirla?) a tenerla lontana da casa. La paura di soffrire ancora affiancata dal terrore di affrontare Cora per il 2 preso a matematica.
E così si ritrovò a pranzare a casa Blanchard, coccolata dall’affetto di Eva che la trattava come una seconda figlia, cosa che mai aveva fatto Cora –neanche al principio.
“Emma, vuoi ancora delle patatine?” chiese gentilmente la madre di Mary Margaret mentre serviva Ruby per la seconda volta. La cosa che la bionda amava di quella casa era che il cibo sembrava non finire mai. Quando andava a pranzo o a cena dall’amica usciva di lì che quasi non riusciva a guidare per tornare a casa, tanto si sentiva piena che il suo maggiolone giallo sembrava incredibilmente stretto… eppure era terribilmente spazioso.
Oh… emh no, grazie” rispose cortesemente, mentre bagnava un paio di patatine fritte nella scodellina di salsa.
Non fare complimenti!” sorrise Mary Margaret. Probabilmente Eva riempiva di cibo chiunque si unisse ai Blanchard per pranzo perché sua figlia non le dava soddisfazione, lei non mangiava quasi nulla –infatti i suoi piatti li finiva Ruby ogni volta che si trovava a mangiare lì.
Io farei i complimenti?! Scherzate?” rise Emma, mangiucchiando il suo contorno. Alla sua risata si unì quella degli altri quando la bionda si allungò e si servì da sola con altre patatine fritte. Erano quei momenti tranquilli e caldi a restituire il sorriso alla bionda, a illuminarle gli occhi di vivacità e speranza, a cancellarle ogni genere di cattivo pensiero dalla mente.
Fu il vibrare del cellulare di Mary Margaret a smorzare quelle risate. Gli occhi cerulei di Eva si posarono sul cellulare della figlia e lei alzò lo sguardo quasi per chiedere il permesso alla madre di leggere il messaggio, il sorriso che si aprì sul volto della donna fu un chiaro consenso.
Zelena dice che per le quattro c’è la riunione del comitato nella vecchia palestra…” mormorò facendo una smorfia, mentre osservava il selfie che accompagnava quel messaggio Whats App che ritraeva la rossa mentre mordeva una mela verde.
Aspetta… non mi avevi detto che c’era anche lei nel comitato…” sussurrò Emma, bloccandosi mentre avvicinava una patatina alle labbra, facendo una smorfia annoiata.
“Ovvio che c’è anche lei…è l’organizzatrice di eventi..”
“…purtroppo
” si affrettò a commentare Ruby subito dopo le parole di Mary Margaret.
“Volete che vi accompagni?” chiese Eva mentre tagliuzzava la sua fettina di carne e avvicinava alle labbra un pezzo. Gli occhi verdi della bionda si posarono sulla madre della sua amica e per un secondo si perse a osservarla, sorridendo dolcemente: Cora non si sarebbe mai sognata di chieder a lei e alle sue amiche se volessero un passaggio, anzi forse le avrebbe lasciate andare a piedi anche se ci fosse stato il diluvio.
“…Abbiamo il mio pick-up, tranquilla Eva” sorrise Ruby facendole l’occhiolino e ricevendo in risposta un sorriso complice
“Perfetto allora, mie Neopatentate!” ridacchiò “....non volete neanche una mano per i costumi del ballo? Ho letto sul giornale che vi aspetta una festa a tema”
“Mamma…mi sembra ovvio che tu cucirai il mio!” si affrettò a puntualizzare Mary Margaret, mentre osservava la frutta sul tavolo e puntava un mandarino, evitando senza esitare le mele rosse nel cesto.
Ovvio, mia Biancaneve” le sorrise la donna, chiamandola come solo David faceva.
“Mamma!” la rimproverò la ragazza per quel nomignolo. Nessuno era autorizzato a chiamarla così se non il suo “principe Charming” . Ruby e Emma si scambiarono un’occhiata e accennarono un piccolo sorriso a quella scena.
Oh Mary, avanti …è così dolce! Comunque… Ruby, Emma, da cosa vi vestirete?” chiese Eva avvicinando alle labbra un bicchiere d’acqua.
Io da Cappuccetto rosso! Però versione lupo mannaro… una mia amica si veste dalla principessa della Bella e la Bestia e ha bisogno di una bestia. Io sarò la sua bestia per una notte...” sussurrò accennando un sorriso dolce, riflesso di un pensiero dedicato alla sua Belle. A quelle parole Emma guardò Ruby e sorrise: lei non lo sapeva ma la bionda conosceva il suo segreto e trovava delizioso quell’abbinamento, quelle parole, il suo sguardo che si illuminava così come il suo sorriso mentre pensava –evidentemente- alla sua ragazza. Ruby quasi appariva più bella affiancata da Belle o mentre la pensava i suoi occhi diventavano magicamente più lucenti e il suo sguardo si faceva più caldo e sicuro forse senza che lei se ne rendesse conto.
Intendi Belle?” chiese ghignando Emma, guardandola e vedendo accigliarsi, come se non si spiegasse quell’intuizione. Quasi parve per un secondo spaventata da quella domanda della bionda.
Si…perché?”
“beh… ha lo stesso nome della principessa della Bella e la Bestia e poi… ci assomiglia, semplice intuizione
” giustificò, riprendendo a mangiare tranquilla.
io comunque… non penso verrò, non so da cosa vestirmi” continuò Emma, abbassando lo sguardo e pensando a Regina. Lei si sarebbe vestita da Grimilde, la Regina Cattiva di Biancaneve. E secondo il logico ragionamento di Ruby sarebbe stato carino se lei si fosse vestita da qualcosa da poter abbinare al vestito della sua ragazza, o migliore amica… o sorella. Definire Regina per Emma stava diventando man mano più difficile.
Non puoi non venire! Mi hanno convinto a votare SwanQueen!!!” disse Mary Margaret sbarrando gli occhi “Ho dato il mio voto a Regina per te quando avrei potuto votare me e David!” esordì mentre le labbra di Eva si schiudevano e i suoi occhi si sbarravano.
Regina?…aspetta… tu Emma… tu sei la ragazza di Regina Mills? Vorresti dirmi che… la figlia del Sindaco è…?” per la prima volta le parole sembrarono mancare a Eva Blanchard, la quale pareva averne sempre per ogni occasione.
A quella reazione la bionda arrossì improvvisamente e smise di mangiare, poggiando le mani sulla tavola e stringendo il tovagliolo, deglutendo appena. “ s-si… i-io e Regina …s-stiamo insieme …” sussurrò sentendo il naso pungere e gli occhi inumidirsi. Era la prima volta che mormorava quella verità, cioè rivelava tutto ciò a una persona che non sembrava quasi in grado di capire.
“oh…” si lasciò sfuggire semplicemente la donna, stupita, deglutendo un po’ sconcertata. Non se l’aspettava. Insomma si, giravano voci su due ragazze lesbiche nella scuola di sua figlia ma non immaginava proprio che queste fossero Emma e Regina.
Non dirlo a Cora, però… sai come potrebbe prenderla” deglutì la bionda, sentendosi poi accarezzare la guancia da Eva in maniera terribilmente comprensiva e materna. Non se lo aspettava e tanto fu la sorpresa che le lacrime che avevano cristallizzato i suoi occhi pochi istanti prima scivolarono sulle sue guance.
tranquilla… beh, dimmi..da cosa si veste Regina?” chiese accigliandosi, pensosa, cercando di affrontare la situazione come se fosse una cosa normalissima, lasciando così di stucco sua figlia che non si aspettava affatto una reazione simile, così contenuta.
Da… Regina Cattiva…”
Mary Margaret roteò lo sguardo a quelle parole. Fantastico, l’avrebbe sicuramente costretta a mangiare qualche mela quella sera e…lei odiava le mele.
“Allora ha proprio bisogno di una Salvatrice” sorrise la donna ampiamente
Salvatrice…?” ripeté confusa Emma.
Si, qualcuno che la salvi e che la porti sulla retta via. Non può restare Cattiva in eterno, qualcuno che regali anche a lei un lieto fine, no?”
La bionda, così come le sue amiche, guardò Eva confusa ma sul suo volto nonostante tutto si aprì un piccolo sorriso: forse era quello che Emma voleva, regalare a Regina un lieto fine, essere lei il suo lieto fine…. Anche se forse tra le due era lei ad aver bisogno di esser salvata.
“ma non ho comunque un vestito…” aggiunse inumidendosi le labbra mentre lentamente la fame passava e si ritrovava a giocherellare col tovagliolo di stoffa.
A quello rimedieremo! Come dire… sei la Salvatrice, puoi vestirti come vuoi, no?”
A quelle parole Emma sorrise e avvicinò le patatine alle labbra: forse quell’idea le iniziava davvero a piacere, insomma un ruolo del genere poteva davvero vederla in qualsiasi genere di veste, perché nelle favole non esisteva davvero un personaggio simile. Di solito erano i Principi a salvare le principesse ma… in quel caso lei doveva salvare una Regina Cattiva. Forse bastava esser semplicemente se stessa per salvarla.
 
Stranamente passare i pomeriggi a casa di Mary Margaret riusciva a stravolgere lo stato di Emma che uscita da quel villino si ritrovava sempre di buon umore e se già lo era si ritrovava a camminare a un palmo da terra.
Il resto della giornata la bionda la passò a discutere con Zelena per organizzare il ballo nella vecchia palestra, per gli addobbi e proponendo un milione di idee.  La organizzatrice di eventi della scuola sembrava determinata ad addobbare la sala a tema “Il Regno di Oz”, stranamente proprio quello da dove proveniva il personaggio da cui voleva travestirsi (la strega dell’Ovest), ma Emma insisteva con Frozen. Il castello di ghiaccio che Elsa costruiva nel cartone, secondo lei, era diecimila volte più bello del verde castello del mago, proposto da Zelena. E molti sembravano d’accordo con Emma, il problema era il budget e soprattutto come rendere l’idea del ghiaccio e del cristallo in palestra. Ma Neal era andato come sempre in suo aiuto, lui d’altronde era il suo supereroe.
Aveva detto che qualsiasi spesa Extra potevano accreditarla sul conto di suo padre e che lui stesso si sarebbe preoccupato di trovare uno scenografo disposto a lavorare gratis. La persona più entusiasta di tutti però, per l’ambientazione del ballo, sembrava esser proprio la preside Granny, la quale, appena terminata la riunione era passata per sapere cosa avevano deciso e aveva iniziato a intonare “Let it go” divertita appena Neal le aveva risposto che la palestra sarebbe diventata il castello di ghiaccio di Elsa. Imbarazzata di fronte a quella scena, Ruby era fuggita via. Non poteva credere che sua nonna lo stesse facendo davvero, che si era veramente messa a cantare quella canzoncina cercando di imitare Elsa.
“io non la conosco” Aveva detto prima di sparire e avviarsi verso l’uscita dell’edificio.

Senza avvisare Cora, dopo la riunione, Emma e Neal andarono a mangiare nel loro ristorantino preferito, gestito dai genitori di una loro compagna di scuola, Hua Mulan. 
Forse quella mattina la bionda era stata troppo precipitosa nel cercar di giudicare quella giornata senza che questa iniziasse davvero:  alla fine passare tutto quel tempo fuori casa era stato quasi terapeutico. Aveva deciso da cosa vestirsi al ballo, o meglio…aveva deciso chi impersonare al ballo, aveva trovato un modo per sfuggire a Cora tutti i pomeriggi della settimana fino al giorno del ballo e oltre tutto quasi aveva dimenticato la rabbia e il dolore che avevano animato il suo risveglio.
Quando tornò a casa entrò dalla finestra della sua camera, arrampicandosi dal tetto della cassetta degli attrezzi proprio sotto e una volta dentro sorrise, lasciandosi cadere stesa sul suo letto ancora sfatto. Neanche sbuffò quando sentì il fischio di Whats App richiamarla alla realtà, ricordandole che era nuovamente chiusa nella sua prigione, o meglio nella sua camera. Sbloccò lo schermo e si accigliò nel vedere un messaggio da parte di Killian Jones.
-Ci hai pensato alla cosa a 3, Swan?-
Emma sorrise e ghignò leggermente, non riusciva davvero a innervosirsi in quel momento, anzi. Il cinese, le parole di Eva, la serata passata con Neal, la sua vittoria su Zelena e l’esser riuscita a sfuggire da Cora per tutta la giornata, l’avevano fatta diventare davvero di ottimo umore.
-Ne parlo con Regina e ti faccio sapere-
Rispose semplicemente, senza pensarci troppo. Divertirsi, era quello che voleva.
Scoprire (così come aveva pensato la sera prima) se davvero stava cambiando come credeva e soprattutto cercare di convincere Regina che lei era meglio di qualsiasi altro ragazzo. Ecco perché voleva accettare quella proposta.
Fu solamente quando sentì la sua porta aprirsi che si voltò, sorridendo nel vedere Regina.
“Ma guarda che magica coincidenza! Ti cercavo, sai?” ghignò Emma, restando stesa e tirandosi su sui gomiti.
“Sai che farai una magica morte se Cora ti trova?” chiese istintivamente Regina, avvicinandosi a lei e tuffandosi nelle sue braccia, cadendole sopra e finendo entrambe stese sul letto, una sopra l’altra. A quel sorprendente abbraccio Emma sbarrò gli occhi e guardò il soffitto bianco, deglutendo appena e cercando poi lo sguardo di Regina, accarezzandole una ciocca di capelli.
Non ci credo se mi dici che si è preoccupata…” sibilò Emma incrociando il suo sguardo, mordendosi appena il labbro, sentendo un certo nervosismo iniziarle a corroderle le viscere.
no, lei no… mai io si. Potevi almeno mandarmi un SMS sui tuoi programmi per oggi” mormorò accarezzandole i capelli biondi e restando stesa su di lei, lasciando che inevitabilmente i loro corpi si allineassero e i loro seni si sfiorassero da sopra i vestiti. Istintivamente la bionda abbassò lo guardo sul petto di Regina e deglutì, alzando poi lo sguardo su di lei. Sino a quel momento tutto andava bene, perfettamente e ora era nuovamente tormentata da quel senso di inquietudine che l’assaliva ogni volta che era con lei.
“Ah…quindi ti sei preoccupata per me” sussurrò accennando un piccolo sorriso, vedendo Regina nascondere il volto nel suo collo e aggrapparsi a lei.
“Cinese… hai mangiato Cinese stasera?” chiese evitando di risponderle e sentendola sfuggire da una risposta a quell’osservazione, Emma spinse la sua ragazza ( o finta ragazza..o migliore amica, o sorella) di lato, portandosi sopra di lei e invertendo la situazione.
La posizione di Emma su Regina era meno dolce rispetto a quella che aveva assunto la bruna su di lei poco prima. Le gambe della bionda si erano serrate attorno al bacino della sua Regina Cattiva e i suoi occhi verdi si erano posati  su quelli scuri dell’altra, divorandola quasi mentre restava su, tenendo il peso su un braccio e poggiando l’altra mano sul ventre di Regina, giocando con la sua maglia.
Emma sembrava voler esser guardata e la bruna la osservava quasi incantata, confusa da quella vicinanza, da quello sguardo penetrante e da come la bionda era stata capace di render improvvisamente intima quella vicinanza. Era in difficoltà, le sue labbra si erano schiuse dallo stupore e tremavano mentre guardava Emma, proprio come la bionda sperava  il suo sguardo era sceso lungo il suo collo, studiando la forma sinuosa delle sue clavicole e scendendo sui seni sodi, posandosi poi sulla collana che pendeva dal collo e scendendo sino ai fianchi stretti. Regina vi posò una mano, sfiorando quella linea morbida e inumidendosi appena le labbra.
A quella reazione la bionda sorrise e si costrinse a trattenersi per non baciarla, anzi, si limitò a muovere piano le dita sul suo ventre, accarezzandolo semplicemente, vedendo il petto di Regina contrarsi a quel tocco quasi fosse una reazione ai brividi che l’avevano attraversata appena Emma l’aveva sfiorata.
Si.. si sente tanto?” domandò la bionda, accennando un piccolo sorriso sul quale Regina posò lo sguardo,  attratta improvvisamente dalle sue labbra fine.
Cosa le prendeva?
Si chiese, sentendo le mani tremare. Nel panico le lasciò scivolare sul materasso, stringendo le coperte sotto di se e deglutendo. Non capiva, non capiva perché improvvisamente Emma le risultasse tanto attraente, perché si fosse ritrovata a guardarla in quel mondo tutto ad un tratto.
“Un po’…” sussurrò la bruna sorridendole e tirandosi su sui gomiti, azzerando quasi ogni distanza tra i loro volti. Per qualche secondo in stanza calò il silenzio, rotto solamente dall’andamento costante dei loro respiri che avevano preso a risuonare all’unisono.
Si guardarono negli occhi e a rompere quella tensione, quel gioco di sguardi che si era creato fu il vibrare del telefono di Emma sul materasso, accanto a Regina.

-Okay-
Quando la bionda tornò alla realtà con quel suono appena udibile, si allungò verso il cellulare, sentendo Regina rilassarsi sotto di se e sospirare –quasi in modo liberatorio, come se sino ad allora si fosse trattenuta dal respirare o fare chissà cos’altro- e leggendo la risposta di Killian ricordò di doverle parlare di quella particolare proposta.
“Killian Jones mi ha chiesto una cosa, Regina…” iniziò piano, Emma, vedendo la bruna accigliarsi sotto di se. Improvvisamente Regina iniziò a temere che la sua complice volesse chiederle di finir quella farsa, pensò addirittura che Emma fosse davvero riuscita ad attirare l’attenzione del Capitano della Squadra di Barca a Vela, tanto da mettercisi insieme grazie al suo piano. Socchiuse le labbra e attese che continuasse.
“… mi ha chiesto se vogliamo fare una cosa a tre…”  aggiunse la bionda con discrezione, abbassando lo sguardo interdetta, trattenendo il fiato e chiudendo piano gli occhi quasi timorosa di rovinare tutto. Quel gesto però le costò caro, spostare lo sguardo le fece perdere il favoloso sorriso che comparve sul volto di Regina, la quale entusiasta si illuminava felice che i suoi sospetti non fossero fondati. Emma non voleva farla finita.
“e tu che hai risposto?” chiese inarcando un sopracciglio, tranquilla.
Beh.. che avrei chiesto a te! A te va?” domandò la bionda nervosamente, scendendo da sopra l’amica e sedendosi sul letto a gambe incrociate.
Certo Swan, prima o poi dovremmo farlo… dobbiamo esser convincenti, tanto vale che qualcuno racconti di noi a letto ai ragazzi e faccia girare un po’ di voci!” ghignò Regina, sporgendosi e baciando improvvisamente Emma, la quale sbarrò gli occhi a quell’improvviso sfiorarsi di labbra. Non se l’aspettava. Avvampò e incrociò il suo sguardo: se non fosse stato per quel che le aveva appena detto l’avrebbe ribaciata. Avrebbe cercato immediatamente le sue labbra se non fosse stato evidente che il piano veniva prima di ogni cosa, addirittura prima di lei. Da quel che Regina le aveva appena detto sembrava accettare solo per render la loro farsa più convincente, di certo non perché voleva in qualche modo averla.
“Bene.. glie lo farò sapere” le rispose, alzandosi e prendendo il telefono. Immediatamente, rossa sulle guance. Anche la bruna scattò in piedi e si avvicinò alla porta, confusa. Avrebbe desiderato raccontarle dell’abito e passare altro tempo con lei ma…era stranamente nervosa e terribilmente disorientata. Non riusciva proprio a capire cosa le stesse prendendo.
Attenta a Cora, è incazzata nera” la avvisò prima di chiudersi la porta della stanza di Emma alle spalle. Quando fu fuori sbarrò gli occhi e si poggiò alla parete, alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa, mandandosi indietro una ciocca di capelli.
Cosa le prendeva?
Emma è tornata?” il tono duro della madre la fece sobbalzare, allontanandola dai suoi dubbi, da quella domanda che iniziava a tormentarla.
Eh?” chiese accigliandosi, ancora altrove.
Ti ho chiesto se Emma è tornata!”
“Ah… no”
mormorò scuotendo la testa, superando Cora e entrando in camera sua, chiudendosi dentro, sentendo la donna imprecare e scendere nuovamente di sotto.
Intanto, Emma nella stanza accanto sorrideva dopo aver udito quello scambio di battute, dopo aver sentito Regina coprirla.
-Si, accettiamo. Ne parliamo domani a scuola ;) –
E così scrisse in fretta, inviando quel messaggio a Killian e chiudendo quella conversazione correndo poi in bagno, ancora di buon umore: era stata una giornata piena di eventi positivi per lasciarsi buttar giù da una semplice frase di Regina, oltre tutto era riuscita anche a guadagnare un bacio prima di andare a dormire e sorprendentemente la bruna l’aveva salvata dalla furia di Cora. Iniziò a spogliarsi in fretta e subito dopo entrò nella doccia, sorridendo mentre le gocce d’acqua tornavano a lambirle la sua pelle chiara e lei, radiante, tornava a pensare a quando finalmente avrebbe potuto stringere Regina a se con la scusa di quella folle esperienza con Killian. Quasi non le importava scoprire se le piacesse o no il corpo femminile (forse perché la risposta dentro se la conosceva).Voleva semplicemente unire le labbra a quelle della ragazza senza timori, senza la paura di esser giudicata. E poi… era certa, più che sicura, che tra loro era scattato qualcosa. Aveva colto la tensione che si era istaurata quella sera, era quasi sicura di piacerle. Era convinta che tutto sarebbe andato secondo i SUOI piani ormai. La speranza era tornata a illuminare i suoi occhi verdi assieme al buon umore.






SdA:

*corre a nascondersi prima che qualcuno la uccida. Indossa il giubbotto antiproiettile e cattura un procione mannaro per difendersi da possibili attacchi corpo a copo*
I-Io... I-io lo so che sono tipo passati... emh....più di 10 giorni dall'ultima volta che ho caricato ma... emh.. non uccidetemi *si nasconde dietro al procione mannaro*
Ma ...il ritorno a scuola mi ha quasi uccisa, ma sono sopravvissuta. Perché sono la prescelta, sono l'Harry Potter della situazione, solo la Ragazza che è Sopravvissuta (la convinzione è tutto nella vita ;) )
Il destino ha voluto che io uscissi viva da queste due SETTIMANE DI FUOCO per scrivere ancora un nuovo capitolo di questa Fic che sembra piacervi tanto!
Insomma...basta fare l'idiota, dir che sono mortificata per aver caricato dopo due settimane, avervi lasciato a bocca asciutta e avervi lasciati in sospeso per tutto questo tempo è poco. Quindi...se volte uccidermi fate pure, mi concederò a voi come Harry si è concesso a Voldemort...ma sappiate una sola cosa...se mi uccidete non saprete mai se Emma e Regina si metteranno mai insieme <3 
E se i dubbi che Regina inizia ad avere porteranno mai a qualcosa MUAHAHAHAHAH
ODDIO SI. FINALMENTE REGINA HA DEI DUBBI *balla la conga* Oh YEAH.

Ma prima di arrivare ai dubbi di Regina...procediamo con ordine *si schiarisce la voce ancora abbracciata al suo procione mannaro e nascosta nella sua trincea*
Iniziamo con il nuovo personaggio comparso: CRUDELIA...o meglio, Cruella.
Dio, io la amo.
Lei è senza ombra di dubbio il mio cattivo preferito della Disney e... non potevo aspettare ancora per inserirla. Ovviamente doveva comparire ora,insomma quando altrimenti? Nessuno se non lei poteva pensare il vestito di Regina che oltre tutto è questo, per chi non l'avesse capito [ https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/236x/ef/0f/9b/ef0f9b7b86d8a1f26a44e141e0648948.jpg ] 
Con un un'inica modifica che è la scollatura a V dietro la schiena, che caratterizza il vestito Blu, dello stesso modello di questo. Non so se lo avete presente. 
Ero indecisa tra i due ma... alla fine ho optato per fonderli (?)
Mi sembra il vestito perfetto per un ballo e soprattutto il vestito perfetto per lasciar Emma incantata quando la vedrà, perché vorrei farvi notare -se non l'aveste notato- che Emma non sa niente del vestito, non ha idea di cosa metterà...è solamente sicura che sarà incantevole!
E infatti...lo è. Insomma...Regina penso sarebbe incantevole anche se indossasse un sacco di patate (che poi... più o meno l'abbiamo vista anche in quelle vesti in OUAT, ed era ugualmente figa!)
Comunque... Cora sta sempre in mezzo ai maroni e come "l'ombra che di notte va, semina il panico in città" (riferimento alla canzone Halloween di Nightmare before christmas di Tim Burton -vi prego ditemi che l'avevate colto xD) e fa incazzare Cruella che a una certa la zittisce perché tra lei e Regina non riesce a esprimere il suo estro creativo (?)

E...subito dopo compare MALEFICA *o* Che non poteva esser altro che la prof Sexy di matematica (?) che Emma si diverte a rappresentare sottoforma di caricatura!
Così come fa anche con Cora... ma che dire, sta bene a entrambe: una perché è una prof stronza e l'altra perché se le prende un infarto quando scopre delle figlie è anche meglio. Scusate ma odio Cora, in questa fic.

Andando avanti... Eva è tipo la Molly Weasley della situazione, la nonna che tutti hanno e che io non ho (si, mia nonna non offre cibo e non mi ingozza, anzi...) ingozza di cibo Emma e Ruby e dolcemente sparge affetto per la casa <3 Tesoro lei... mentre Mary Margaret pensa a quanto facciano schifo le mele per lei -giustamente tra l'altro, è pur sempre Biancaneve :3
E poi arriva Frozen con la lotta di Emma contro Zelena per addobbare la sala da ballo: allora, io non so quanti di voi conoscano le voci e le parodie che girano su "GRANNY LA NUOVA ELSA" ma se non le conoscete... beh, ecco un Link che vi strapperà un sorriso e vi spiegherà perché la preside canta Let It Go e Ruby reagisce così... è stato questo Link a ispirarmi ed è giusto che ve lo mostri. [ https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-xpa1/v/t1.0-9/p417x417/9482_867158536639817_4599924877998966569_n.jpg?oh=7bf1e42d14d9641113dd1b0962957e87&oe=55602381&__gda__=1432753159_6e6f536573efe3634c64e01a33ca8fc9 ]

E poi beh, ammiriamo la forza di Emma che nonostante tutto si diverte :3 insomma, anche se è iniziata come una giornata decisamente no ... lei si lascia influenzare dagli eventi positivi della giornata e si lascia cullare dall'idea di poter esser lei il "lieto fine" di Regina... come in OUAT lei impone quasi a se stessa di portare il lieto fine nella vita della nostra Evil Queen e, che dire, speriamo che ci riesca!
Anche perché ora anche REGINA HA QUALCHE DUBBIO *torna a ballare la conga col suo procione mannaro*
BALLIAMO TUTTI INSIEME! FESTEGGIAMO!
Oh per merlino, degenero sempre in questi commenti post capitoli...devo smetterla, forse vi annoio anche D: chi dice che sono simpatici, potete per cortesia dirmi chi vi paga per dire cose simili, davvero sono tanto simpatici?
Sono utili?
Insomma...devo tacere?

Ahhh... cado sempre in crisi ç_ç
Comunque, attendiamo la cosa a tre con Killian, direi, tutti con molta ansia (anche perché Killian è Killian, Signore e Signori.) Vedremo cosa accadrà - magari quelli che hanno visto Faking it (la serie) potranno farsi più o meno un'idea su come andranno le cose °---°...sempre se avverrà la stessa cosa u_u -e beh, vi lascio con questo "commentone" (?) da parte mia, con un saluto dal mio procione mannaro, con un bacio e rinnovo le mie scuse per avervi fatto aspettare tanto!
A causa dei compiti non so neanche quando caricherò il prossimo capitolo ma..dovete capire che la fine del quadrimestre è un periodaccio! Spero di riuscirci per la prossima settimana!
Qualsiasi cosa, troverete avvisi nella mia pagina dell'autrice!

Un bacio,
A presto miei prodi!
zia Molly

ps: spero non ci siano errori... odio rileggere quello che scrivo <.< soprattutto quando non carico da tanto e sono impaziente di sapere cosa ne pensate!
*si spera che i professori siano clementi e che la prossima settimana io riesca a caricare un nuovo capitolo. 

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Capitolo 8
*** Impazzisco per te ***


-Faking it-
capitolo ottavo

IMPAZZISCO PER TE



 
 
Le solite nuvole grigie che coprivano il cielo di Storybrooke quel dì sembravano aver deciso di andar altrove portando con loro la brezza che veniva  dal porto che sapeva di salsedine, lasciando il posto a un bel sole caldo.
Il parco della SHS si era magicamente animato e la maggior parte degli studenti si godevano la bella giornata durante l’ora di pranzo: molti mangiavano stesi sull’erba, alcuni ripassavano all’ombra di qualche albero e altri giocavano a Football tra una risata e l’altra. Era raro che in quella cittadina vi fosse un sole così caldo in stagioni che non fossero l’estate – che fortunatamente non tardava ad arrivare. Vivere in un paesino sul mare aveva i suoi vantaggi, ma anche molti svantaggi: per quanto fosse bello poter andare a correre sul lungo mare, poter ammirare la spiaggia dalla propria finestra o poter passare le giornate al molo a osservare i pescherecci fare e disfare le reti e godere dei magnifici tramonti, guardare il sole sciogliersi nelle sfumature che rifletteva in acqua, si doveva pur sempre sottostare al volere del cielo. Pioggia, nuvole e freddo, umidità, in pieno inverno o in mesi instabili come Marzo e Aprile, erano davvero il peggio… erano quei dettagli che potevano rovinare facilmente ogni programma.

Ma nonostante la luce del giorno, Regina Mills giaceva chiusa in uno ripostiglio della scuola, un angusto angolo di mondo dimenticato da tutti. Il buio pesto avrebbe avvolto quasi interamente lo stanzino se non fosse stato per una piccola finestra posta talmente in alto da far arrivare a stento i raggi del sole in quella stanzetta. In quel buco, tana di ragni e polvere, le chiacchiere degli studenti che risuonavano nel parco come musica viva non erano udibili. I sospiri flebili tra i baci sostituivano ogni genere di parola in quel posto morto che ospitava vivi segreti:  nessuno parlava lì dentro e nonostante l’umidità si posasse sulla pelle, facendo drizzare i peli sulle braccia, i respiri tremanti dei due amanti erano caldi. Poggiata contro il pilastro gelido in cemento armato, la bruna si abbandonava completamente alla stretta di Robin: le sue gambe gli cingevano il fianco, mentre la mano destra si artigliava alla sua spalla con ogni singolo, dolente muscolo teso, tirato sino all’estremo pur di restare in equilibrio, stretta a lui senza scivolare lungo la superficie scabra della parete. I baci si facevano sempre più profondi e passionali, mozzavano il fiato che quasi mancava, sembrava di esser rintanati in un angolo deserto, in un posto milioni di volte più piccolo di quanto realmente non fosse quello sgabuzzino: ormai nei loro incontri segreti, passionali istanti in cui il vero protagonista era il brivido di paura generato dal terrore d’esser scoperti,  Regina e Robin si perdevano nella foga dell’attimo, nel desiderio d’aversi e consumarsi se pur per pochi istanti.
Entrambi avevano la sensazione che tutto ciò fosse terribilmente sbagliato, eppure quell’errore nel gorgo generato da domande e indecisioni sembrava la cosa più giusta da fare: per Robin, Regina, era il mezzo per dimenticare, metter da parte la frustrazione e l’ansia di diventare padre così giovane, forse l’unico modo per non pensare alle responsabilità che prima o poi sarebbe stato costretto ad assumersi e per la bruna, la “Regina Cattiva”, lui era l’unico mezzo per metter da parte i dubbi che avevano tormentato la settimana trascorsa.
Da quella sera in cui lei e Emma avevano parlato della “Cosa a tre” aveva avvertito una sensazione strana, un terribile, logorante, profondo e costante desiderio di baciarla. Era andata a dormire torturata dalle domande che sorgevano improvvise, con le labbra fiammanti e dolenti (per via dei morsi che si era tirata per smetter di desiderare quelle dell’amica) e l’indomani mattina, appena arrivate a scuola, si era tolta lo sfizio: aveva baciato Emma senza esitare, dedicandole il bacio più caldo, più dolce e passionale che le avesse mai dato… lasciandola confusa, impalata sul posto, gelata mentre lei si era allontanata in fretta, a grandi passi, nella stesse identiche condizioni, stordita.
I baci di Robin erano mozzafiato, erotici tocchi divoratori, intensi e eccitanti ma nonostante tutto non sembravano niente di nuovo per Regina che di baci così ne aveva ricevuti fin troppi. Una mano del ragazzo correva sulla sua coscia, studiando con i polpastrelli i muscoli tesi sotto i leggins in pelle, stretti, aderenti alle gambe muscolose della ragazza, segnate da anni di equitazione. Faceva sempre più caldo in quello stanzino nonostante quei gesti non fossero portatori di nessun tipo di sentimento. Le dita di Regina sfioravano la rasatura del ragazzo, graffiandogli appena la nuca e scompigliandogli i capelli corti, abbandonandosi ai piacevoli e umidi baci, lasciandosi stimolare dallo sfiorarsi costante dei loro bacini, cercando di rilassarsi mentre l’eccitazione di Robin premeva tra le sue cosce.
Piccoli ansiti sfuggivano dalle labbra carnose a ogni lieve spinta dell’amante, il quale eccitato aveva fatto salire la mano sul suo fianco, alzandole la maglia alla ricerca del suo petto. Appena la mano di Robin si strinse sul seno e intrappolò tra le dita la parte rosea, Regina si inarcò d’istinto, sospirando il suo nome quasi in un’invocazione, una quasi tacita preghiera a continuare, muovendo ritmicamente il proprio bassoventre, per quanto le fosse possibile.
Eppure quel contatto vivo non aveva nessun colore, nessun particolare sapore –almeno per Regina. Sperava di trovare in Robin quella parte di se che sentiva man mano sparire, sperava di ritrovare delle certezze in lui, a qualsiasi prezzo, anche al costo di innamorarsi e donare a lui la parte migliore di se. Ma non ci riusciva, per quanto fosse piacevole non era abbastanza, non era quel che voleva. Era distante e deconcentrata, la cosa peggiore era che Robin non se ne fosse accorto. Gelidamente la faceva sua senza scrupoli, divorava ogni angolo del suo corpo come se volesse solo quello: la dignità di Regina a ogni bacio scivolava via, lui sembrava rubarle come un ladro i frutti migliori, lasciando a lei il peggio. I divoratori sensi di colpa, le urla della sua coscienza, che nel suo cervello la riprendeva e tirava le redini per impedirle di lasciarsi andare.
Robin sembrava un incapace, sembrava un pivello che mai aveva toccato una ragazza mentre la provocava e lasciava scivolare una mano lungo il suo ventre, certamente intenzionato a far sì che scendesse sempre più. Eppure non era lui il novellino, Regina si sentiva talmente persa e spaesata tra quelle braccia che quasi sentiva freddo. Più pensava a ciò e più ogni genere di piacere svaniva, ogni genere di eccitante sensazione mutava in uno stuzzicante dolore e finiva per convincerla che…c’era qualcosa che non andava. Che diavolo le prendeva?

no…
Sussurrò lasciando scivolare le mani sul petto di Robin e allontanandolo da se, cercando il suo sguardo nel buio dello stanzino.
Non era sempre stato così: dalla sera della festa si erano visti spesso, l’avevano fatto spesso, e inizialmente non era così. Esistevano loro, loro e basta e di Emma quasi non le importava. Non le era mai capitato di pensarla, di avvertire quel senso di paura così forte, quel sapore amaro a ogni bacio che sapeva di sbagliato. Stava sbagliando…e poi lui sarebbe diventato padre, Marian era incinta: cosa stavano facendo?
C-Come no?” sussurrò Robin, smarrito, guardandola e sbattendo le palpebre senza capire.
No… insomma cosa stiamo facendo, Rob?
Quello che facciamo da un paio di settimane…” rispose lui accigliandosi, sporgendosi a baciarla, incrociando solamente il suo zigomo dato che Regina aveva appena voltato il viso per evitare che le loro labbra si incrociassero.
“…N-non è giusto…i-io non capisco…” Sussurrò scuotendo la testa e spingendolo ancora, superandolo e afferrando il suo zaino, sistemandosi la camicetta.
“…cosa no capisci, Regina?” sul volto di Robin era appena comparso un sorrisetto nervoso, spaesato, mentre la osservava attentamente.
Io.. cioè tu… Robin tu sei il ragazzo di Marian! Cazzo, lei è incinta
E così, con quella frase, Regina fece tacere ancora i suoi dubbi, azzittì tutte quelle domande che vibravano nella sua testa senza lasciarsi travolgere. Doveva esser per quello che non riusciva a concentrarsi, doveva esser sicuramente per il costante pensiero rivolto a Marian. Robin doveva assumersi assolutamente le sue responsabilità, doveva riconoscere quel bambino anche se era un ragazzino e di certo la soluzione non era cercare di dimenticare, usandola. Quasi la faceva sentire sporca sapere d’esser il suo giochino, la sua bambolina per distrarsi e non pensare…quando si sarebbe stancato di lei che avrebbe fatto?
“E allora? ...Che c’entra Marian? Non ti è mai importato di lei” sbottò lui di rimando, guardando Regina voltarsi a guardarlo.
Quelle parole assunsero le sembianze di una freccia scagliata all’improvviso nel cuore della ragazza, un assalto alla ragione che cercava di sopprimere il sentimento. Effettivamente era vero…di Marian non le era mai importato, ma di Emma sì!
Il petto di Regina si gonfiò e un profondo sospiro gli sfuggì dalle narici. Si fece lentamente avanti e avvicinò le labbra a quelle di Robin, lasciandogli un bacio caldo. Aveva ancora bisogno di lui, non poteva litigarci, non poteva affatto perdere l’unica distrazione che aveva: perché sì, se Regina era il pupazzo di Robin, Robin era il pupazzo di Regina.
“devo andare, Rob… devo vedere Emma e tu devi risolvere con la tua ragazza, devi assumerti le tue responsabilità” gli disse con gentilezza, accarezzandogli la guanci con insolita dolcezza. Dopodiché uscì e si allontanò a passo svelto da quello stanzino, socchiudendo gli occhi quando sentì il rumore metallico degli scaffali in alluminio che venivano rivoltati, delle vernici che venivano gettate in terra dalla rabbia. Era proprio quello il punto, Robin Di Loxley non aveva affatto intenzione di assumersi le sue responsabilità.


E Regina?
A tempo debito si sarebbe presa la colpa di aver fatto innamorare Emma di lei? Avrebbe riconosciuto che tutto quel dramma non sarebbe mai iniziato se lei non avesse avuto quella folle idea?
Era quello che Emma si chiedeva mentre osservava Neal e si gustava la bella giornata di sole, stesa sul prato a sfogliare un giornalino porno, rubato dall’ufficio del bidello.  Ormai la sera della “cosa a tre” con Killian si avvicinava sempre più e lei doveva riconoscere di non saper assolutamente nulla al riguardo: si era sempre concentrata su lei e Regina, su quel che loro avrebbero fatto, su quel che lei avrebbe desiderato fare all’amica ( o meglio, alla sua ragazza) , ma aveva completamente trascurato il dettaglio che… avrebbe dovuto far qualcosa a Jones che di certo non sarebbe rimasto lì a guardare ma avrebbe certamente preteso attenzioni dalle due.
Bingo!” esultò una volta trovata una pagina che portava fare al caso suo: “10 consigli per l’orgia perfetta” . Un piccolo sorriso si formò sul suo volto ma svanì appena i suoi occhi si posarono sull’immagine poco sotto.
Boccheggiò e vide Neal guardarla inorridito.
Buon Dio, Emma… è un giornale per camionisti come minimo! Vediti un porno di classe, leggi una FanFicition, 50 sfumature di Grigio ma non questa robaccia!” intimò schifato nel vedere quel che Emma stava osservando piuttosto interdetta, confusa e concentrata nel cercar di capire dove iniziasse una donna e dove finisse un altro uomo nel groviglio di persone presenti nell’immagine accanto ai dieci consigli.
“mi rifiuto di leggere 50 Sfumature” sentenziò chiudendo il giornale schifata, capendo bene anche lei che era idiota cercare spunti da un giornale simile
Perché, sai leggere?” il sibilo acido di Neal non indispettì Emma, anzi, lei lo guardò con un piccolo sorriso cogliendo il suo riferimento alla Saga di Harry Potter e si mandò indietro i capelli biondi.
Suvvia, Draco… più garbato!” rispose imitando Lucius Malfoy. Entrambi scoppiarono a ridere a quello scambio di battute e si voltarono a pancia all’aria, osservando il cielo azzurro, serenamente, riscaldati dal sole.
Era bello passare il tempo con il figlio dell’uomo più temuto della città, secondo Emma. Neal era un ragazzo favoloso e doveva ammettere che c’era stato un tempo, forse anche non molto lontano, dove le era anche dispiaciuto che fosse omosessuale. Scoprirlo era stato terribile, forse un po’ le piaceva ma…col tempo aveva scoperto che averlo come amico era molto meglio che averlo come fidanzato. Neal per certi versi era più donna di lei, più effemminato di quanto non fosse lei, più attratto dal mondo femminile di quanto sembrasse. Lui a differenza sua sapeva fare una linea perfetta con L’Eyeliner, questo bastava a far rassegnare Emma e a farle passare ogni genere di cotta.
Dovresti leggere una Drarry …” borbottò Gold, tirandosi su, sui gomiti e allungandosi, prendendo il giornalino che prima aveva Emma tra le mani e sfogliandolo
Ma è tra due ragazzi! Non mi è utile per niente… vorrei ricordarti che io e Regina non abbiamo un pene!” sospirò. Se solo una delle due l’avesse avuto sarebbe stato più facile, Emma era certa che se fosse stata un ragazzo non sarebbe stato tanto complicato: probabilmente ora sarebbe già stato il ragazzo della bruna.
Ma Killian lo ha... dovresti iniziare a pensare che ci sarà anche lui quella sera e non solo tu e lei
Lo sguardo di Emma roteò, perdendo così di vista le due o tre nuvole che aveva inquadrato, convinta che assomigliassero a una mela, una palla da basket e un cavallo.
Neal, lo so che ci sarà anche lui…e non so cosa fare! Tu che consigli?” gli chiese infine, esasperata.
Vide il moro voltarsi a pancia in sotto e guardarla, accentuando la fossetta che aveva accanto alle labbra e sorriderle malizioso
Oh non sai da quanto aspettavo questa domanda!” bastò quella posa a permettere alla fantasia di Neal di partire senza freno: Killian Jones gli piaceva da sempre e erano fin troppi i film mentali che gli aveva dedicato.
Il sopracciglio di Emma si inarcò, chiedendosi inevitabilmente cosa ne sapesse lui di “Cose a tre” e spontaneamente aprì la bocca per domandarglielo, vedendo l’amico prender subito parola.
tra Gay Scout non si suona solo un flauto per risvegliare gli uccelli” ridacchiò rispondendole ancor prima che lei potesse rivolgergli la domanda, notando Emma osservarlo perplessa, scivolando di lato e allontanandosi appena, in modo che lui non la notasse.
Comunque… devi sedurlo, anzi no… dovete sedurlo. Ogni vostra azione deve esser in funzione di lui, per lui
spiegò con un ghigno che la bionda non aveva mai visto dipinto sul suo volto. Più ne parlavano, più pensava ai modi per sedurre Killian Jones e renderlo partecipe di quell’atto e più sentiva che non doveva farlo. Bastarono quelle parole a far scemare il suo entusiasmo, non era sicura di volerlo fare. Non aveva idea di cosa dover fare.
“ E… e quindi l-lui guarda e basta?” chiese balbettando, rossa in volto
Ma no, sciocchina! Dovete viziarlo…”
A quelle parole, se possibile, l’espressione di Emma si fece più torva e perplessa, forse aveva più o meno la stessa faccia che assumeva durante le ore di matematica, quando provava –invano- a seguire e capire i passaggi.
“C-come, scusa?” chiese con un fil di voce, roca.
“ Oh per bacco, Emma!  Sveglia! Toccarlo, baciarlo. Lascia che la tua fantasia vaghi un po’, fa a lui quel che faresti a Regina e abbandonati alle più disinibite danze, al calore del momento e non vergognarti di nulla…”
Per un istante, per un solo istante Emma cercò di immaginare le sue labbra che scendevano lente sul petto ampio di Killian, sul suo fisico scolpito e in quell’attimo avvertì una strana sensazione, qualcosa che non sentiva da tempo. Quante volte aveva immaginato di baciarlo?
Quante volte si era immaginata, in passato, tra le sue braccia?
Ora, stranamente, era più difficile farlo, eppure… non ci voleva comunque molta fantasia. Deglutì e istintivamente si lambì le labbra, i suoi occhi si fecero grigi dalla determinazione, persa a osservare il cielo, completamente altrove e …tutto scemò, d’improvviso, quando un’ombra oscurò i raggi del sole.
“Swan, levati dal sole, hai la pelle delicata!”
Regina.
Emma si voltò a guardarla e le sorrise, nonostante lei non ricambiò, palesemente nervosa e di pessimo umore.
Buongiorno anche a te, zucchero” sussurrò Neal, facendole un cenno con la mano, ricevendone solo un’occhiataccia.
Ciao, Gin…” le sorrise Emma, tirandosi su e sporgendosi a baciarla, convinta di ricevere un altro bacio simile a quelli che spesso le dava lei negli ultimi tempi: uno di quei baci caldi, improvvisi e dolci, di quelli che le toglievano il fiato. Invece no. Fu un semplice incrociarsi di labbra che nonostante ciò colorò le guance della bruna di un lieve color porpora.
“ Che hai?” le chiese la bionda, prendendole la mano e trascinandola seduta assieme a lei e Neal, guardandola.
Lascia stare…” iniziò, voltandosi poi a guardare verso l’ingresso. Robin era appena uscito e i suoi pantaloni erano sporchi di vernice, evidentemente doveva aver rivoltato tutto dalla rabbia pochi istanti prima. L’eccitazione che poco prima sporgeva dai Jeans era ormai quasi assente e il suo sguardo era diretto verso di lei: si incrociarono di sfuggita e immediatamente Regina si voltò nuovamente a guardare Emma, sospirando.
La bionda notò tutto ciò anche se durò una frazione di secondi e inarcò un sopracciglio, afferrando un ciuffo d’erba e strappandolo gelosamente.
“….di che parlavat- Ehy! Quel coso cos’è?” Le mani della Bruna scivolarono sul giornalino che poco prima Neal e la bionda stavano guardando: appena notò la figura della donna in copertina, nuda e a gambe divaricate sbarrò gli occhi, studiandola rapidamente, evidentemente sensibile alle curve femminili e stupita di se stessa, quasi shoccata, gettò il giornalino verso il ragazzo lì presente, sconvolta.
“Bontà divina! Di chi è quel coso?” chiese ad occhi sbarrati, forse più shoccata dei pensieri che aveva avuto che dell’immagine in se per se.
Lo sguardo di Gold si posò su Emma e gli occhi verdi della ragazza incrociarono quelli dell’amico, poi a gara pronunciarono il nome dell’altro, così da render tutto ciò meno imbarazzante –ottenendo l’effetto contrario.
“NEAL!”
“EMMA
!”
Regina osservò entrambi e poi guardò Emma: il suo amico era troppo Gay per comprare un giornale simile.
Emma perché hai comprato quel coso?”
“momento… mi hai creduto
?” domandò il moro sbarrando gli occhi.
“Da quando credi a Neal?” chiese subito dopo la bionda, cercando di evitare di risponderle.
Lui è troppo gay e esperto per un giornale simile. Forza, idiota, a che ti serve?” La faccia di Regina era indescrivibile, ma riuscì comunque a strappare un sorriso al ragazzo di fianco a lei, tra il divertito e lusingato. Emma, invece, si limitò a boccheggiare, guardandosi attorno come se desiderasse una scusa per fuggire: come poteva dire a Regina che non aveva idea di cosa fare la sera del sabato? Che era vergine e che aveva una paura matta? Che tutto ciò, forse, non era un modo per divertirsi e cercar di capire se era lesbica o no…ma era un modo per stare con lei?
“I-Io..” balbettò viola in volto: Neal la guardò in attesa che parlasse, speranzoso quasi che spiegasse tutto e ammettesse la verità –secondo lui evidente- e Regina la osservò in attesa, aggrottando la fronte.
“Tu…?”
“Sono vergine
…” sussurrò Emma.
Si, questo lo so, Swan.” Sbottò acidamente Regina, inarcando un sopracciglio “hai dato il tuo primo bacio a me… è scontato il resto!”
Senti eh, io non sono come te!” rispose istintivamente la bionda, fulminandola, quasi offesa. Non sapeva perché, non aveva ben capito per quale ragione, ma le sue parole l’avevano toccata. Forse perché si considerava l’unica ragazza ad esser vergine a quell’età: quasi tutte le sue coetanee l’aveva fatto, tutte erano state fidanzate. Il senso di inadeguatezza che l’aveva tormentata in passato tornò d’improvviso e si manifestò in rabbia pura, in odio.
“Cosa vorresti dire? Mi stai dando della …della …”
Neal assisteva attonito alla scena, ad occhi sbarrati mentre osservava Regina sul punto di scomporsi.
Sì, ti sto dando della Troia, Regina.”
E detto ciò la bionda scattò in piedi, guardò verso Robin e lo fulminò. Forse era la gelosia a farla parlare: era più che sicura che era successo qualcosa tra loro. Poteva dedurlo dal loro gioco di sguardi, dal modo con cui il ragazzo guardava la bruna o dal semplice fatto che Regina era arrivata scomposta nel parco, rossa sulle guance. Poteva intuirlo da un milione di cose: forse perché nel corso della settimana, nelle sere in cui Cora e Henry non c’erano sentiva la testata del letto della sorellastra battere contro la parete e i suoi gemiti echeggiare nella casa, i sospiri profondi di Robin penetrare le pareti e arrivare sino al suo orecchio nonostante avesse le cuffie e la musica ad alto volume.
Emma sapeva e odiava sapere.
“ So di te e Robin, Regina. So di te e Graham, l’allenatore. So di te e mi basta questo. Ti conosco meglio di tutti quei dentro. So che non ti importa delle persone e che le usi a secondo di quel che ti serve, tipo me…So che i tuoi baci sono finti…so che se hai amato qualcuno nella tua vita è solo te stessa… se pensavo che fossi cambiata? Sì, lo pensavo. Ma devo essermi davvero sbagliata. Sei uguale a tua madre, Regina.
Quelle parole uscirono senza ritegno dalla bocca di Emma, per la rabbia, l’ansia del sabato imminente, la gelosia e forse per colpa di quella goccia d’odio che provava nei confronti dell’amica. Era frustrante amare e non esser ricambiati, dover fingere costantemente fuori scuola e sapere che tutto quell’amore avrebbe portato solo ad altro dolore. Era orribile sentire per settimane la ragazza amata andare a letto con qualcun altro, farlo spudoratamente senza ritegno, senza rispetto per quella finzione…che finzione ormai non era più.
Era semplicemente ferita, ormai rotta per trattenersi. Era scoppiata d’improvviso come una bomba.
Forse non le importava neanche più.
O meglio, così credeva mentre la guardava con gli occhi lucidi, già pentita. Aveva rovinato tutto, ogni tentativo di tornare amiche, ogni genere di possibilità di continuare quella farsa. Si guardò attorno ma tutto era normale, nessuno sembrava aver notato niente: benedetto sole che distraeva tutti, tranne Neal che le teneva le spalle.
Intanto Regina la guardava colpita nel profondo, gelata e forse ferita. Spaventata. Continuava a ripetersi che no, no, no… non era vero. Lei stava commettendo un milione di sbagli, si. Uno dietro l’altro e forse era vero che Emma la conosceva meglio di chiunque altro (e forse a spaventarla era proprio questo).
Ma immediatamente si disse che Emma conosceva la vecchia lei, perché ora si sentiva terribilmente diversa, tanto che quasi non si riconosceva.
La osservò scuotendo la testa, tenendo le mani nella tasca del giacchetto in belle nera, terrorizzata al sol pensiero d’esser uguale a sua madre: per quanto amasse Cora, Regina nel profondo la detestava.
Non è vero.” Sussurrò con uno strano groppo alla gola.
“si… lo è, purtroppo
 
***
 
This room is like a prison cell
I'm all by myself
I'm waiting for my friend
To come and break me out


[Questa stanza è come una cella della prigione
Sono da sola
Sto aspettando per un mio amico
A venire e farmi uscire]


Una delle canzoni preferite di Emma cancellava il resto del mondo mentre echeggiava nelle mura della sua stanza. Nulla si sentiva provenir al di fuori di quella porta. Gli occhi verdi erano fissi sul soffitto bianco, persi, mentre le guance si facevano sempre più rosee e umide man mano che le lacrime le inumidivano. Dopo scuola era tornata a casa, dopo quella litigata con Regina si era lasciata cadere stesa lì, inerme, immobile e a ripetizione aveva ascoltato quella canzone, abbandonandosi alle lacrime ogni volta che i pensieri tornavano alla sua ragazza.
Aveva perso tutto e Regina mai avrebbe saputo quel che provava. Era tutto finito. Beh, forse tanto meglio… credeva.
Ora sicuramente lei e Robin erano insieme nella stanza accanto a fare chissà cosa. Cose che lei non voleva vedere o sentire. Eppure… le sue orecchie le suggerivano che invece non stava accadendo nulla: di solito i loro gemiti superavano la musica nelle cuffiette e ora non le stava indossando.
Eppure era troppo sfinita per alzarsi e correre da Regina, era troppo consumata dalle lacrime per cercare di capire e ragionare. Troppo sconfitta dalla paura di averla persa per sempre e aver rovinato tutto, proprio come l’ultima volta.
“Abbassi la musica?”
You left me today
Lyin’ on the floor
I wanted you to stay
Seems you wanted more
This bed is like a prison cell
Cause I'm all by myself
Still waiting for my friend
To come and break me out


[Mi hai lasciato oggi
Sdraiata sul pavimento
Volevo che rimanessi
Sembrava che volevi di più
Questo letto è come una cella della prigione
Perchè sono da sola
Ancora aspettando per un mio amico
A venire e farmi uscire]

Regina entrò repentina nella stanza di Emma quando non la sentì rispondere e non la vide muoversi: si avventò sul telecomando dello stereo e lo spense semplicemente, dando poi le spalle alla bionda la quale, dopo quel gesto, parve risvegliarsi dal suo coma.
Si tirò lentamente su e la guardò restando in piedi. Irrigidì la mascella e la fulminò.
La bruna intravide quell’espressione d’odio nei suoi occhi dallo specchio e sorrise, fermandosi e guardandola. Emma accennò qualche passo verso la scrivania e con sfida afferrò il telecomando, accendendo ancora lo stereo e guardando Regina negli occhi.
Some people say
Life is like a lie
Take it day by day
Never knowing why
My head is like a prison cell
I'm all by myself
I'm waiting for my friend
To come and break me out
Still waiting for my friend
To come and break me out


[Alcune persone dicono
La vita è come una bugia
Prendila giorno per giorno
Senza mai sapere perché
La mia testa è come una cella della prigione
Sono da sola
Sto aspettando per un mio amico
A venire e farmi uscire
Ancora aspettando per un mio amico
A venire e farmi uscire]
 
Fu quella strofa che partì quando la canzone ripartì a convincere Emma a farlo.
A scusarsi.
Era stata lei a sbagliare, a scoppiare ed era lei quella che doveva rimediare. Forse Regina era proprio l’amico che aspettava entrasse da quella porta, doveva coglie l’opportunità e scusarsi, rimediare prima che sarebbe stato troppo tardi perché, d’altronde, non c’era nessun altro che provava quel che provava lei per Regina in quel momento, aveva aspettato abbastanza in quella camera che sembrava una cella.
Ehy… aspetta, scusa
Gli occhi della bionda persero lo sguardo di sfida di poco prima, si riempirono nuovamente di dolcezza e tornarono ad essere cristallini, carichi di lacrime.
Lentamente la bruna si voltò a guardarla, dimenticando il suo riflesso nello specchio e incrociando il suo sguardo. Lei era cambiata e forse Emma non aveva colto quel cambiamento, così come –evidentemente- Regina, non aveva colto i cambiamenti della sorellastra.
perché hai detto quelle cose?” chiese istintivamente la bruna
io non le penso davvero …ero solo…” le labbra le tremarono e la parola –gelosa- svanì, persa in un sussurro coperto dalla musica, Regina non ci fece neanche caso.
“e poi ero anche nervosa per la cosa con Killian… i-io… sarebbe la mia prima volta. E vorrei fosse con t-“
Lascia stare” La interruppe bruscamente la  bruna quando l’amica cercò di riprendere e spiegare,  guardandola negli occhi. Non le avrebbe mai proposto di rifiutare la “cosa a tre” con Jones. Quasi come pena per quel che le aveva detto l’avrebbe trascinata fino in fondo in quella questione, perché d’altronde all’inizio sembrava convinta ed era stata proprio lei a proporgliela. Ma … non avrebbe potuto lasciarla davvero nel panico, doveva darle una mano, soprattutto per rendere tutto ciò più veritiero agli occhi del ragazzo. D’altronde lei e Emma non avevano mai avuto modo di toccarsi, scoprirsi abbastanza per affrontare una cosa simile.
domani pomeriggio proviamo così la smetti di sparare cazzate perché sei nervosa.
disse risoluta, dandole le spalle e uscendo dalla stanza.
Emma ci mise qualche attimo a capire, proprio come quando Regina accennò al suo piano di fingersi lesbiche per attirare l’attenzione, poi sbarrò gli occhi, i quali tremarono come fiammelle al vento, e boccheggiò incredula.
Lei e Regina l’avrebbero fatto.





S.d.A

Giuro, non so da dove iniziare...
Okay, come prima cosa vi passo il Link della canzone che si chiama "waiting for a friend" di "The pretty reckless" [ https://www.youtube.com/watch?v=5eHzlQNbsd8 ]
E' una canzone che ho conosciuto grazie a una lettrice, che nel capitolo della festa a casa di Neal mi ha mandato un messaggio privato dicendomi che questa canzone le ricordava molto la situazione di Emma, che aspettava appunto un amico chiusa nella sua stanza che sembrava una prigione.
Beh... inizialmente sentendola mi son detta "Diavolo...parla proprio di Neal" 
Poi però... beh, riflettendoci ho pensato che Emma il suo amico lo aveva proprio nella porta accanto e magicamente è entrato in camera sua. Regina <3. Questa volta però, come succede nella quarta stagione, la nostra bionda sembra determinata a non commettere lo stesso sbaglio, a non perdere Regina ancora (in OUAT era Lily -si chiamava così la sua amica con cui scappa e si rifugia in quella casa "abbandonata", vero?) e quindi non esita e cerca di spiegarle, di dirle che le vuole bene e che vorrebbe che sia lei la sua prima volta.
Ma ...purtroppo, un po' per la musica, un po' perché a Regina le fischiano decisamente le orecchie per la rabbia, non l'ascolta davvero e si sofferma solo sulle scuse.

REGI' SVEGLIA M'PO!

si, scusate, dovevo.
Ma tanto, sembra che la nostra Mills si stia svegliando. Insomma ha lasciato Hood a secco nello sgabbuzzino e gli ha gettato addosso una secchiata d'acqua gelata: devi prenderti le tue responsabilità, gli ha detto.
Ed è vero. Ma com'è anche in OUAT, soprattutto nella prima stagione con Graham e la Evil Queen in particolar modo, Regina non molla le cose che le servono...e forse Emma quando la riprendere ha ragione, in parte. Ma Regina è cambiata e si spera che presto se ne accorgerà...sperando che non le ci vogliano anni.
Le citazioni a Harry Potter e a Draco soprattutto...erano d'obbligo. Trovo che Neal e Dracuccio si somigliono un po', insomma sono o non sono entrambi figli di due uomini potenti che hanno sempre tentato di condurre la vita dei loro figli?
Beh... Neal si è ribellato sin da subito a differenza di Draco. Ma ..penso che sia comunque il suo personaggio preferito di Hp xD

Ma come dire, staremo a vedere le prove di Emma e Regina nel prossimo capitolo °-°
L'ANSIA.
ANSIA.
ANSIA.
MAMMA MIA STAREMO A VEDERE °-°... che poi, Regina non ha neanche specificato a cosa alludeva di preciso...sarà davvero quel che crede Emma? O_o
E poi arriverà la cosa a tre e il ballo... awwww e poi vedremo un po' che altro salta fuori *O*

*schiocca le labbra e coccola il suo procione mannaro*

Riguardo alla canzone, io spero che l'idea vi sia piaciuta.. questo capitolo così. Sinceramente pensavo che ci stava bene. Sappiate che la traduzione è stata presa da un sito -il mio inglese non è il massimo- quindi... non so se è giusta, spero vi sia comunque utile per la compresione del testo e ...niente, fatemi sapere che ne pensate di questo folle capitolo che inizia col sole e poi diventa decisamente variabile °-°

Beh, che dire...a presto e perdonatemi ancora se ci ho messo un po'...ma scuola non mi lascia un momento per respirare!
Cercherò comunque di caricare SEMPRE almeno un capitolo a settimana <3

Baci miei prodi e fatemi sapere in tanti che ne pensate!

zia Molly


ps: se ci sonoe errori di battitura perdonatemi, l'ho scritto di getto dopo un pomeriggio passato a studiare <3

*alla prossima settimana per il prossimo capitolo.  Mlmlmlmlml

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Capitolo 9
*** Lingerie e macchine gialle ***


 
-Faking it-
capitolo nono


Lingerie e macchine gialle

 
 
 

Si dice che una volta incontrato l'Amore vero l’Animo vacilla instabile, ormai sulla strada della follia e della pazzia interiore, vicino alla perdizione ora che ha la possibilità di scontrarsi con un’incontrollabile magia che lo fortifica ma allo stesso tempo lo logora, permettendogli di raggiungere la pace eterna -di realizzarsi-  solo dopo averlo messo a dura prova.

Emma non riusciva a stare ferma quella mattina: lei e Regina avevano deciso di non andare a scuola per l’incontro di quella sera.
Era il giorno, era giunto l’orribile giorno che la bionda sperava non arrivasse mai. Le faceva strano pensare che quella sera avrebbe perso la verginità in una cosa a tre, anzi, le faceva ancor più strano pensare che lei e Regina si sarebbero messe alla prova quella mattina stessa così da poter arrivare a una conoscenza tale dei loro corpi da non recar a nessun dubbio sulla loro relazione a Killian. Era quella la verità, Emma ne era certa: sicuramente la bruna non le aveva proposto una cosa simile per sentimento o realmente per aiutarla a calmarsi.
La sera prima era stata chiara: l’avrebbero fatto e Emma era quasi sicura che la sua verginità non sarebbe rimasta sua per molto, probabilmente la sua purezza si sarebbe persa tra le mani di Regina, tra le sue labbra ancor prima di arrivare a quella sera. Non era nervoso quello che assaliva la bionda, non era solo quello: i suoi nervi vibravano al sol pensiero che probabilmente avrebbe fatto l’amore con la ragazza che amava. Perché sì, ormai quella follia l’aveva trascinata nel baratro: l’affetto d’un tempo era diventato bene, la forma più frivola e pura d’amore, si era evoluta in vera simpatia sino ad arrivare alla più contorta e calda espressione di quel sentimento travolgente: puro e vero Amore. Se pur una goccia d’odio serpeggiava e lambiva il profilo del suo cuore ogni volta che questo accelerava il battito in presenza della sorellastra, Emma era certa che fosse amore.
Ma la bruna non aveva affatto idea di tutto ciò: credeva che le parole crudeli dell’amica del giorno prima derivassero solamente dal nervoso per l’atto che l’attendeva quel sabato sera. Puro, semplice e comprensibile nervosismo dovuto al pensiero di dover affrontare la sua prima volta con un ragazzo e una ragazza: ma Regina come poteva immaginare che si trattava di molto più?
Era l’amore a far vibrare le viscere di Emma. Era il sentimento a guidare la mano alle labbra, le unghie tra i denti della bionda e a costringerla a mordicchiarle sino a farsi sanguinare il profilo dei polpastrelli.
Ma quei sentimenti non erano del tutto estranei a Regina: aveva smesso di guardare Emma come un tempo da settimane ormai. Non sapeva il perché e neanche com’era iniziato tutto ciò… ma era stata come una scintilla improvvisa che aveva acceso qualcosa dento lei, un fuoco indomabile che le incendiava non solo il cuore, ma anche la mente. Il fumo di quel fuoco le annebbiava i sensi quando guardava Emma e mentre la temperatura s’alzava, mentre lei credeva di impazzire, moriva. Moriva incredula, moriva e si dannava tormentata perché non capiva: non si spiegava come fosse possibile provare qualcosa per una donna; lei che era sempre stata attratta dal corpo maschile e che non aveva trovato il bello femminile neanche osservando i ritratti del nudo di donna sul libro di Storia dell’Arte.
Killian Jones sarebbe stata la sua seconda cavia, la seconda mappa per ritrovare la strada: se con Robin non aveva funzionato… avrebbe avuto possibilità col capitano della squadra di barca a Vela?
Lei doveva assolutamente essere etero, come poteva quel piano averla confusa tanto? Come poteva esser caduta nella sua stessa trappola? Lei che quasi aveva cercato di farsi piacere da Emma per rendere tutto più credibile?
Doveva esser la bionda a innamorarsi di lei e non viceversa. Eppure ora Regina ammirava il fisico dell’amica, della sorellastra o…della finta fidanzata….ammirata. La guardava e non sapeva come definirla, spesso balbettava e commetteva le follie più disperate per non pensarla e sopprimere le mille domande, tipo andare con Robin. Era arrivata a pentirsi amaramente delle pazzie commesse e quella cosa a tre sapeva già di sbagliato, non avrebbe abbattuto nessuno dei suoi dubbi, ne era certa, ma…valeva la pena tentare. E poi era sempre un ottimo modo per far correre un po’ di voci su di loro.

E così mentre Regina armeggiava con i lacci del corpetto in camera sua, Emma camminava in boxer e canottiera tra le pareti della sua prigione, col cellulare in mano, scoccando qualche sguardo torvo al cappotto di Cora che era sul letto. Per rendere le cose più sensuali la bruna aveva proposto di indossare gli impermeabili lunghi della madre, emulando –o almeno cercando, nel caso di Emma- così la sensualità delle attrici e delle ballerine degli spettacoli burlesque. L’impermeabile sembrava osservare la bionda mentre questa, nervosa, faceva avanti e indietro cercando di contattare Neal per chiedergli cosa volesse dire tutto ciò: perché Regina gli aveva proposto una cosa simile?
..doveva mica pensare di… piacerle?
Perché l’avrebbe dovuto fare?
Perché, si chiedeva, perché provare prima di quella sera? D’altronde si erano viste nude in doccia, erano cresciute insieme e la bionda giurava quasi di conoscere bene Regina almeno quanto conosceva se stessa. Perché quella proposta?
Aveva bisogno di Neal.
Eppure il cellulare squillava invano.
 

~

 
Intanto alla Storybrooke High School i preparativi per il ballo si intensificavano. Nonostante l’assenza di Emma il comitato per il ballo era chiuso nella vecchia palestra a montare, assieme ai muratori ingaggiati da Neal, i pezzi del palazzo di ghiaccio di Elsa. La palestra sarebbe stata trasformata completamente: le porte erano aperte e un traffico di muscolosi uomini senza maglia faceva avanti e indietro dai camion al campo, alzando quelle colonne in plastica trasparente abbastanza pensati come se fossero di carta. Neal li ammirava ghignante, coordinando i lavori con una tavolozza in mano, inumidendosi spesso le labbra per la visione perfetta.
Non aveva scelto a caso quella squadra di maschioni: aveva trovato il loro numero sul giornaletto che Emma aveva rubato dallo stanzino del bidello Leroy alla ricerca di consigli per la sua “cosa a tre” e…doveva ammettere che ne era valsa davvero la pena. Quella squadra di adoni si stava rivelando molto utile e lui, assieme a molte delle ragazze, li reputava un ottimo passatempo. In realtà erano spogliarellisti ma appena Neal gli aveva proposto di aiutarli a montare i pezzi per rendere la vecchia palestra un palazzo di ghiaccio loro non si erano tirati indietro. Il figlio di Gold li aveva pagati il triplo di quanto si sarebbero presi per il loro normale operato. Beh, secondo lui erano stati soldi ben spesi…  ma di certo suo padre non avrebbe pensato la stessa cosa quando avrebbe visto detrarre dal conto tutti quei soldi.
E mentre anche la preside apprezzava quella visione, proponendosi civettuola per aiutare sotto gli occhi attoniti e increduli della nipote, Zelena imprecava contro Neal trovando sempre qualcosa che non andava in quei particolari scenici e teatrali che non avevano niente di imperfetto.
Il pavimento era già stato montato: una pedana copriva il parquet cigolante della palestra, sopra di questa erano montante delle luci e su queste montata una lastra trasparente che sarebbe diventata cristallina come il pavimento del palazzo della principessa del ghiaccio quando, la sera del ballo, si sarebbero accese tutte le luci sulla pedana. Le colonne gotiche in plastica trasparente dividevano in tre navate l’enorme salone che ora quasi non sembrava più la vecchia palestra: le pareti sarebbero state foderate con dei pannelli sul quale scorreva un filo d’acqua che sarebbe sembrata ghiaccio con i corretti giochi di luci.
Neal col suo ingegno, le giuste conoscenze e i soldi di suo padre era riuscito a rendere quel posto qualcosa di spettacolare… quel ballo sarebbe stato epico per la sua ambientazione resa dai costosi e stupefacenti effetti teatrali!

Eppure Zelena trovava sempre qualche difetto.
Ci sono troppe luci” aveva detto
“sprecheremo troppo
rischiamo di bagnarci con l’acqua” mormorò senza contare che era impossibile dato che questa scorreva lungo i pannelli illuminati e defluiva in un tubo sotto la pedana del pavimento.
Rischieremo di morire se c’è un corto circuito” esasperava urlando contro Neal mentre dentro di se vibrava dal nervoso: il suo personaggio non c’entrava nulla in quel contesto. Ma la sua rabbia non era solo per quello. C’era sempre qualcuno che la oscurava e non la lasciava emergere, era gelosa di Neal. Era verde d’invidia ora che tutti lo elogiavano definendolo l’eroe del ballo.
Prima Regina, ora lui.
“Gold, bontà divina! Dì ai tuoi scimmioni di togliere questi fili! Qualcuno potrebbe inciamparci e morire!” sbottò acidamente quando inciampò su uno dei cavi degli attrezzi che attraversavano il pavimento. Neal alzò le spalle e tirò col piede il cavo, così che lei potesse cadere.
“GOLD!” urlò isterica quando inevitabilmente cadde in avanti, inciampando nei suoi stessi passi senza rendersene conto, ritrovandosi così tra le braccia di uno dei ragazzi che lavoravano per ‘l’eroe del ballo’.
Quel ragazzo la guardò e le sorrise: le gote della ragazza diventarono rosse come i suoi capelli. Neal strinse le labbra vedendola tra le braccia di quel tipo fin troppo carino e schioccò le dita, facendosi avanti e guardandosi attorno.
“Forza ragazzi! Manca una settimana e mezza al ballo! Intensifichiamo il lavoro, grazie!”  e così quel giovane di cui Zelena non conosceva neanche il nome la lasciò andare dopo averle detto gentilmente di stare più attenta e lei, immobile e ancora rossa, restò zitta, in piedi al centro della sala, frastornata da quell’attimo. Fu una botta di Neal al fianco che la richiamò alla realtà, disorientata si voltò a guardarlo e boccheggiò senza parole.
“C-chi è?” chiese guardando il ragazzo biondo andare verso David e aiutarlo a montare una delle colonne alte sino al soffitto.
Uno dei miei scimmioni, come li hai definiti tu..” mormorò Neal senza darle importanza “perché, ti interessa?” chiese sprezzante
n-non ho ancora un accompagnatore per il ballo..” si lasciò sfuggire tristemente la rossa, sbattendo diverse volte le palpebre e mordendosi il labbro, osservandolo incantata.
“Beh, lui è il principe azzurro perfetto, vero?” sussurrò malignamente il ragazzo e Zelena annuì appena, senza rendersene conto, ancora persa a fissarlo.
“sai una cosa sui principi azzurri, Zelena?”
A quel punto la rossa fece “no” con la testa: lei non era mai stato con un ragazzo degno d’esser definito in quel modo.
Il principe azzurro è gay.”
E detto ciò Neal la lasciò sola, risvegliandola da quel sogno che per qualche attimo parve meraviglioso. La sentì sbuffare pesantemente e poi urlare qualcosa, probabilmente un’imprecazione, a cui il moro non fece affatto caso mentre rideva di gusto.
 

~

 
Porca Miseria! Neal… Neal, cazzo! Cazzo! Rispondi!
Emma poteva definirsi ormai nel panico.
Da lì a poco Regina sarebbe entrata in camera sua e chissà cosa sarebbe successo poi. Continuava a camminare stretta nel cappotto nella propria stanza: avanti e indietro, su e giù, destra e sinistra, come una pallina da flipper aveva attraversato ogni angolo e urtato contro ogni spigolo mentre componeva e ricomponeva il numero del suo migliore amico sul cellulare, ancora e ancora. Sentiva l’esigenza di dirlo a qualcuno, aveva bisogno di dirlo a qualcuno per sentirsi fermare. O meglio, forse non voleva affatto sentirsi fermare: Emma cercava qualche buon consiglio perché dentro se sapeva che non aspettava altro. Aveva bisogno di sapere, doveva parlare prima che sarebbe scoppiata. Era confusa, frustrata e arrabbiata.
Non riusciva affatto a capire Regina: sembrava impazzita.
Prima era gentile con lei, poi era acida, poi provocante e poi dolce, poco dopo si ritrovavano a litigare.
Che diavolo le prendeva?
Di certo non poteva dir che avesse il ciclo, altrimenti non le avrebbe proposto una cosa simile e oltre tutto non avrebbe accettato quella cosa a tre. Perché voleva che prima provassero loro due da sole?
La ragione le suggeriva che era solamente per imparare a conoscersi a fondo entrambe, come allenamento a quella sera: come le aveva detto lei “per placare le sue paure”.
Eppure il cuore, o forse uno strano presentimento, le suggeriva che si trattasse di qualcosa di molto di più. Ma Emma non voleva crederci.

N-Neal?”
Finalmente una voce.
“..Storybrookemobile, Segreteria Telefonica. La informiamo che il cliente da lei cercato non è al momento raggiungibile. Lla preghiamo di lasciare un messaggio dopo il bip o di riprovare più tardi, Grazie

Emma scagliò il suo cellullare sulla sua poltrona appena la voce di Cora, prestata alla segreteria telefonica dell’unico gestore telefonico a Storybrooke, le chiese di lasciare un messaggio. Nervosa e tesa come una corda di violino ruggì frustrata.
Porco Miseria, Neal dove sei quando mi servi?!” chiese al vuoto, alzando le mani al cielo.
A che ti serve il tuo amichetto ora?” la voce di Regina fu una secchiata d’acqua gelata improvvisa nel silenzio. La porta si richiuse alle spalle della bruna e quando la bionda si voltò a guardarla sbarrò gli occhi, osservandola. Ci mancava solamente quella brutta figura, che la vedesse nervosa e ci mancava solo che avesse notato i suoi occhi tremare di stupore come fiammelle appena l’avevano vista in impermeabile, studiandola quasi come se volesse immediatamente vedere cosa vi fosse sotto.
“ a… a niente” le rispose, stringendosi nell’impermeabile e vedendola farsi avanti, incrociando il suo sguardo.
Cadde il silenzio, di nuovo: dopo il litigio della sera prima a nessuna delle due veniva niente da dire. Regina dentro di se cercava di sopprimere l’enorme desiderio di vedere Emma in intimo. Cercava di restare composta, impassibile a quegli istinti, a quel desiderio che la faceva impazzire e le mandava in fumo il cervello.
Emma, dal canto suo, provava più o meno lo stesso. Solo che era gelata sul posto, in soggezione davanti alla bruna, congelata da quella situazione assurda, quasi surreale.
Allora…” iniziò piano Regina, deglutendo pensosa. Doveva trovare un modo, una scusa per togliere a Emma quell’impermeabile senza farle capire le sue vere intenzioni, senza farle intendere quanto fosse confusa e cercando di nascondere i mille dubbi che albergavano il suo cuore.
“… stasera… noi ci togliamo piano l’impermeabile a vicenda… quindi, inizi tu…”
“perché io?”
chiese Emma, d’istinto, immobile come un tronco.
perché… perché tutti credono che sei il maschio della coppia.” Sentenziò Regina.
“Okay.” Deglutì la bionda, chiedendosi perché tutti fossero convinti di ciò. Che poi… che cosa faceva il maschio della coppia?
Gli occhi verdi di Emma attraversarono la figura di Regina: osservarono le gambe lunghe, le cosce celate dalla stoffa fresca e leggera del cappotto color caffè, i fianchi stretti dalla fascia foderata a quadri rossi e il seno appena visibile in una scollatura a V che aveva il suo vertice poco sopra la valle del suo petto. I suoi occhi si posarono sul suo collo, mentre accennava un passo e le sue mani si avvicinavano ai lembi del nastro che bloccava l’impermeabile.
Quanti baci avrebbe strappato a quel collo. Poteva sentire già il suo profumo inebriarla. Come una droga inspirava a pieni polmoni quell’odore così familiare per cercare di memorizzarlo in eterno, di non dimenticare mai nessun particolare di quella mattina.
Regina la fissava, a labbra socchiuse. Mentre il fruscio della stoffa lentamente scopriva il suo intimo, teneva lo sguardo fisso sugli occhi verde prato di Emma, perdendosi nella loro luce.
“T-Tu cosa farai?” chiese con un fil di voce la bionda, mentre alzava lo sguardo dalle sue labbra carnose ai suoi occhi color nocciola: questi scendevano sulla bocca sottile di Emma.
Questo..” Sussurrò Regina, avvicinandosi alla bionda e abbassando le spalle, così che l’impermeabile le scivolasse di dosso, scoprendo il suo corpo ancora celato dal corpetto nero. Eppure la bionda non poté godere di quella vista perfetta: il suo volto era imprigionato nella mano della bruna, le sue labbra delicatamente premute contro quelle della sorellastra –Dell’amica- Della fidanza.
Il fiato parve mancare dai polmoni di Emma, questi parvero svuotarsi e lei si ritirò appena, attirando Regina con se e circondandole il fianco con la mano, stringendosi contro di lei e chiudendo gli occhi, rilassandosi piano a quel contatto. Lentamente le dita affusolate della bruna scivolarono tra le ciocche bionde della sua ragazza, le sfiorarono i capelli man mano che quel bacio si faceva più intenso e caldo, più passionale di nessun’altro mai scambiato prima.
I loro nasi si scontrarono appena nella dolcezza di quel contatto, nella tenerezza di quel bacio, mentre sulle loro labbra si apriva un piccolo sorriso. Queste si schiusero all’unisono e le loro lingue si cercarono urgentemente, mentre le mani di Regina scendevano sul petto di Emma, si stringevano attorno all’impermeabile e lei, con il cuore che impazziva nel suo petto, si sentiva stranamente più leggera, forse realizzata.
Da quanto aveva trattenuto l’istinto? Il desiderio di quel bacio, quel momento?
Il sospiro mozzato di Emma la richiamò alla realtà, le sue dita magre che salivano lungo la sua schiena tempestata di Nei, suggerirono alle sue mani la strada opposta: le mani di Regina slacciarono l’impermeabile di Emma, il quale con un fruscio pesante cadde in terra e solamente all’ora quel bacio si interruppe.
La pelle fresca della bruna non incrociò quella pallida della bionda, come pensava. Non sentì la coppa del suo reggiseno premere contro i ferretti del suo corpetto: non fu la sensazione che immaginava.
I suoi occhi marroni si posarono sulla canottiera smanicata che Emma portava di solito sotto la maglia da basket per le partite ufficiali, scivolarono attoniti sino ai suoi fianchi –quasi del tutto celati- e poi si posarono sui boxer da uomo blu, con le macchinine gialle.
Il suo volto si fece serio, si contrasse perdendo la serenità di poco prima. Fu come se la corda che tendeva e legava entrambe si fosse rotta, come se dopo esser stata tirata troppo dall’aspettativa si fosse sfibrata e scordata.
Solamente quando Regina si allontanò appena da lei, Emma ebbe l’opportunità di vedere il suo corpetto ricamato, nero. Si perse nei ghirigori del pizzo. Nei lacci, nei nastri e irrigidì la mascella quando notò la giarrettiera sulla coscia: si sentì strana.
Imbarazzata quanto attratta da tutto ciò, era stupenda e le aveva tolto il fiato. Peccato che alla bruna era successo l’esatto opposto, aveva gonfiato il petto e aveva trattenuto una risata nel vedere com’era conciata la ragazza.
“I-io non…non avevo pensato alla lingerie…” ammise rossa sulle gote, in imbarazzo.
“Quelli dove li hai presi?” domandò la bruna, alludendo ai boxer.
Al reparto maschile… p-però sono comodi e…caldi…”
Sul volto di Regina comparve un piccolo sorriso, si fece nuovamente avanti e poggiò le mani sui fianchi di Emma, sfiorando con i polpastrelli l’elastico di quei boxer ridicoli. Quella era la conferma che la bionda era sicuramente il maschio della coppia.
“sei impossibile” sussurrò Regina, ormai nuovamente vicina alle sue labbra, per un bacio urgente, carico di una foga nuova per entrambe che implicava il bisogno, l’esigenza di andare oltre, più in là di quanto non si fossero mai spinte.

Fu chiaro a entrambe mentre indietreggiavano verso il letto di Emma e vi cadevano stese: erano state quelle parole sussurrate dalla bruna a render evidente il motivo del perché prima d’allora non avevano mai provato. Non era solo perché non c’era stata una scusa per programmare quell’evento, non era stato solo per la paura d’esser scoperte da Cora o perché Regina era convinta d’essere etero. Non era stato per il gusto d’aspettare il momento perfetto e non avevano aspettato per nessuna banale ragione, non era stata neanche la paura a fermarle -forse. Era stato perché tutto ciò sembrava impossibile.
Quella vita era impossibile, tutto appariva impossibile agli occhi d’entrambe e anche quel che stava per accadere aveva uno strano sapore: di proibito, di sbagliato ma allo stesso tempo giusto, di folle ma allo stesso tempo coerente. Tutto era più chiaro.
La labbra di Regina divoravano quelle di Emma mentre le dita della bionda correvano lungo la sua schiena, solleticandola a ogni nastro tirato, sfilato dal suo corpetto che lentamente si apriva tra i loro corpi, scoprendo i seni sodi e morbidi di Regina che entravano a contatto col petto di Emma pian piano. La lingua della bruna cercò quella della ragazza, coinvolgendola in un’erotica danza mai provata sino ad allora da entrambe. Ogni gesto quasi veniva naturale ad entrambe, forse perché pensato, immaginato e bramato da tempo da tutte e due, studiato nei momenti più inimmaginabili dalle loro menti che non riuscivano a non pensare all’altra.
Regina era con Robin e pensava ad Emma.
Emma era con qualsiasi altra persona, le bastava anche star solamente parlando senza ritrovarsi coinvolta in nessun equivoco atteggiamento, per pensarla. La bionda non aveva amanti con cui rimpiazzare l’amata sorellastra, lei si era accontentata di annegare tra i sogni sino ad allora. Regina invece aveva interpretato quei favolosi sogni come incubi e non aveva fatto altro che sfuggirgli: ora invece, cingeva i fianchi di Emma con forza, pregandola quasi di non andarsene, forse timorosa che fosse davvero un altro dolce, amaro, brutto ma favoloso incubo. Temeva di svegliarsi.
La maglietta bianca di Emma raggiunse in poco tempo il pavimento così come il corpetto di Regina, illuminati entrambi da un fascio di luce che filtrava tra le tende che ancora impedivano ai raggi del sole di entrare.  Il cuore parve pompare d’improvviso più forte, il sangue attraversò le vene più velocemente e il corpo di Regina parve prendere fuoco quando le sue dita scivolarono sul seno piccolo e sodo di Emma, strappandole un gemito. Un fremito travolse entrambe e le spalle della bionda si contrassero, d’istinto il suo bacino sfiorò quello di Regina, premendo mentre i brividi le attraversavano il ventre a ogni delicata stretta, a ogni tocco inevitabile sulla parte rosea del suo seno sinistro.
Quante volte l’aveva pensata quella mano sul suo seno senza immaginarla così abile? Era vero o solo un altro stupido film mentale?

“Regina…”
Lentamente gli occhi di Emma si chiusero, rilassandosi a quell’eccitante tocco. Le sue labbra scesero lungo il collo della bruna e una lunga scia di baci inumidì la sua pelle sino al seno gonfio che si alzava e abbassava. Il respiro caldo di Regina si perdeva nella stanza dalle pareti graffiate, così come il suo sguardo: gli occhi sbarrati vagavano umidi, lucidi: ormai era inutile negarlo a se stessa. Ormai era vergognoso fingere, trattenersi e nascondersi. Era umiliante passare di ragazzo in ragazzo per non pensare a Emma, quasi si sentiva sporca se pensava a lei e Robin, se pensava a quante volte si era morsa la lingua per non sussurrare il nome della bionda tra i tocchi di Graham in palestra, sotto le spinte dell’arciere in camera sua o sotto i maligni e vuoti baci di tantissimi altri.
Emma” Fu un richiamo caldo, profondo mentre le labbra della bionda si chiudevano attorno al suo capezzolo e le sue mani esali salivano sulle sue spalle, graffiandole appena.
Emma” Gemette ancora, mentre ritraeva il corpo e espirava eccitata. Il respiro veloce a ogni piccolo morso, a ogni delicato tocco umido.
Era impossibile, sì. La bionda era decisamente impossibile e lei quasi restava stupita, si chiedeva come potesse un animo così puro esser portatore di tanta malizia: dove diavolo le aveva imparate quelle cose? Ma non cercò mai risposta a quella domanda mentre l’eccitazione, l’emozione cresceva.
Ma se pur piacevole, fin troppo piacevole, se pur eccitante, fin troppo eccitante. Caldo e sensuale, Regina non riusciva a stare ferma: una mano salì tra i boccoli biondi, nei capelli lucenti, scompigliandoli e l’altra scese sull’addome contratto, delineando con la punta delle dita i solchi dei muscoli appena scolpiti.
Il brivido che travolse Emma parve incendiala, ancora. Fu la stessa sensazione di poco prima che man mano si fece più intensa appena sentì le gambe di Regina sfiorarle le sue, intrecciarsi e stringersi contro di lei, fondersi al suo corpo e la sua mano scendere lentamente verso il basso, risalire lungo i fianchi e scendere nuovamente.
Le labbra della bionda tremarono attorno al capezzolo turgido di Regina e a questo punto la bruna ne approfitto per spingerla di lato, ritrovandosi a cavalcioni su di lei. I suoi occhi si persero in quella visione: osservò le cosce toniche, la curva dei suoi fianchi e gli addominali contratti. I capezzoli gonfi sui seni gonfi e il petto di Emma abbassarsi e alzarsi, lei spaurita e quasi tremante, incredula sotto di lei che la guardava altrettanto ammirata.
Non era lo stesso sguardo che avevano avuto in doccia, mai prima d’allora avevano avuto l’opportunità di ammirarsi, potersi divorare e amare guardandosi.
Mai prima d’allora…

Le braccia di Regina ricadevano lungo i fianchi e le sue dita sfioravano con la punta delle dita le cosce di Emma sotto di lei. I suoi occhi erano prati verdi al mattino, umidi dal piacere, come bagnati dalla rugiada. Lacrime, ecco cosa. Eppure le tratteneva incredula. Quanto si era trattenuta per baciarla, stringerla, amarla.
A quei provocanti tocchi, a quella visione perfetta, Emma tremava, fremeva. Si tirò su e urgentemente unì ancora le labbra di Regina, la quale sorrise contro di se e si spinse stesa sopra la ragazza, lasciando che i loro seni si sfiorassero, mentre la sua mano ancora le sfiorava le gambe, la stoffa larga dei Boxer e scendeva verso l’interno coscia, bramando la sua purezza.
Altri brividi, altre scariche elettriche. Ma tutta quell’elettricità esplose, fu come un corto circuito che esplose in un gemito quando le dita di Regina scivolarono tra le sue cosce e iniziarono a premere da sopra l’intimo. Le gote di entrambe si fecero rosse d’imbarazzo, era la loro prima volta. Forse per entrambe.
Emma si inarcò sotto quel tocco, Regina posò le sue labbra sul collo della bionda, mordendolo e baciandolo, disegnandovi ghirigori irregolari con la lingua mentre la bionda mandava indietro la testa a quel tocco che la penetrava da sopra la stoffa dell’intimo leggero.
R-Regina.”
Gli ansiti di Emma si perdevano nella stanza, così come i sospiri di Regina venivano celati da quei baci umidi che stavano facendo impazzire la bionda sotto di se. Le dita premevano da sopra la stoffa, si contraevano tra le sue pareti e correvano la sua apertura rapidamente in quel piccolo, breve assaggio di piacere per entrambe.
“Dio!” gemette Emma chiedendosi cosa fosse tutto ciò. Chiedendosi ancora, se quello non fosse amore. C’era calore, c’era sentimento in ogni genere di bacio. Poteva sentirlo, poteva udirlo.
E Regina provava lo stesso, mentre sentiva la bionda chiederle di più col bacio, che compulsivamente si muoveva contro di lei e chiedeva di più. L’ultimo pezzo di intimo di Emma cadde in terra, raggiungendo il resto.
Ancora una volta le due si fissarono, Regina esitò guardando Emma: i suoi profondi occhi neri si fecero umidi, ancora. E poi ammise a se stessa la verità, sempre più consapevole, certa, mentre le sue dita sfioravano il pube della bionda, scivolando delicatamente tra le sue gambe e …il resto del mondo non contò più nulla.
Emma inspirò forte e per pochi attimi calò il silenzio nella stanza. Gli occhi verde prato cercarono tremanti come fiammelle quelli color nocciola, umidi mentre le dita della bruna si insinuavano nella sua apertura e la provocavano, premendo contro il clitoride gonfio e umido.
Fu a quei tocchi che la bionda tornò a respirare, espirando con un gemito forte e contraendosi sotto Regina, eccitata da ogni piccola attenzione che le veniva rivolta, stimolata da ogni colpo di quelle dita sulla sua femminilità. Era troppo, semplicemente troppo e diventava sempre di più man mano che Regina disegnava ghirigori sul suo sesso umido. Le loro labbra si unirono ancora, con foga, mentre le braccia di Emma si stringeva attorno alle spalle dell’amata e i loro corpi si fondevano man mano che le dita della bruna entravano in profondità, toccando le pareti umide e contraendosi, aumentando man mano la loro velocità.
“N-non… Ti prego, T-ti prego..R-Regina… non ferirmi ancora!” La bionda lacrimava sotto quel tocco, celava gli ansiti tra i baci e pregava dentro se che ancora una volta non aveva frainteso tutto. Il cuore di Regina vibrò a quelle parole mentre piccoli ghirigori venivano disegnati dentro la femminilità della ragazza.
No…mai “ sibilò appena, mentre le loro lingue si cercavano, sino a quando dal piacere le labbra di Emma si schiusero e basta, la sua testa scivolò indietro e il suo bacino continuò a chieder ancora e ancora a Regina, la quale sfiorava la lingua della compagna, sentendo il suo respiro riscaldarle il volto.
“Sei stupenda…” commentò con un fil di voce mentre le sue labbra scendevano appena, gli occhi aperti che fissavano i muscoli contratti, la linea del collo scendere sinuosa sui seni e i nervi  tirarsi dall’eccitazione.
Regina…” la chiamò ancora la bionda, cercando la sua mano tra le coperte e stringendola, sentendo le sue dita pompare sempre più velocemente e i brividi generarti dai baci divorarla, farla tremare quasi.
Regina…” gemette ancora il suo nome, sentendo solamente i suoi occhi fissi su di lei, mentre il calore del suo corpo sul suo veniva meno, abbandonandola al freddo mentre scendeva. Scendeva. Scendeva.
REGINA!” a quel punto Emma urlava e il suo bacino scivolava, si contraeva compulsivamente contro le labbra della bruna, la quale ormai lambiva il clitoride gonfio con la punta della lingua, lasciando che la bionda impazzisse a quelle attenzioni.
-Oh…si,Si…Regina…si….-
 Le unghie della sua mano dalle dita umide della mora artigliarono le sue cosce, graffiandole, lasciandola gemere ancora e ancora finché lentamente non cadeva nel baratro, veniva.
Regina quasi non avrebbe desiderato mai staccarsi mentre divorava quel frutto che sino ad allora era stato proibito, mentre sentiva gli umori bagnarle le labbra e il mento, lasciandosi così inebriare dalla sua essenza divina. Tanta era la foga, così forte era il desiderio che quasi non avrebbe voluto lasciarla mai andare anche se quasi respirava a fatica in quell’attimo. I suoi muscoli erano tesi e lentamente iniziarono a rilassarsi appena fecero lo stesso quelli della bionda. Il tocco sulle sue cosce si fece più gentile e le mani risalirono sui fianchi di Emma, che incredula ad occhi socchiusi si era concessa una smorfia quando sentì le labbra di Regina allontanarsi dal suo bassoventre e risalire lungo il corpo. Quasi iniziò a fare freddo in quel all’attimo.
Appena le due tornarono a guardarsi la bionda l’attirò a se e la strinse, abbracciandola forte, con tutte le forze che le erano rimaste, un piccolo sorriso dipinto sul volto, mentre cercava il calore in quella stretta e le strappava un ultimo, dolce bacio.

“io… Ti amo
Quelle parole sfuggirono dalle labbra di Emma inaspettate, persino per lei stessa. Quasi le scapparono dalle labbra senza che se ne rendesse conto, senza poterle trattenere. Vide Regina cercare il suo sguardo, la sentì come stringersi e farsi piccola in quella stretta, le pupille degli occhi neri si fecero stranamente piccole e quegli occhi umidi.
Il cuore della bruna mancò un battito e sentendola solamente tacere, Emma deglutì, sentendo la paura farle vibrare le viscere, rubandole il ricordo del piacere appena provato.
“…non volevo…” ammise piano, sorridendo triste “ma…è successo…”  continuò, stringendo Regina a se e vedendola aggrottare la fronte, fissarla. Il suo sguardo farsi man mano più dolce, come se si sciogliesse lentamente, come se il suo cuore lentamente tornasse a battere, prendesse a palpitare più di prima e come se a quelle parole sincere lei tornasse in vita, diventasse ancor più consapevole e capisse. Avvicinò le labbra a quelle di Emma con estrema dolcezza, sentendo il peso dei suoi sbagli gravare sulle spalle e sorrise tristemente, stendo una lacrima rigarle il viso mentre le loro lingue si sfioravano e la bionda gustava i suoi umori ancora impregnati nelle labbra dell’amata, confusa.
Ora tutto era più chiaro, ogni cosa… ogni anomalo atteggiamento della bionda, ogni strano sguardo, ogni dolce e maledetto bacio.
“Ti amo anche io, Swan” sussurrò con un piccolo sorriso, cercando il suo sguardo mentre la mano della bionda si posava sulla sua guancia e la sfiorava e i loro sguardi si perdevano l’uno negli occhi dell’altra.

E Amore fu, ancora.
Emma sorrise con dolcezza e afferrò le coperte, coprendo entrambe sin sopra la testa, celando al mondo quel che sarebbe stato un momento solo loro, più di prima: perché ora sapeva la verità, ora sapeva che era amore e di conseguenza avrebbe amato Regina.
La spinse di lato e si ritrovò sopra di lei. Sotto le coperte tutto si fece buio, più caldo di prima, di quanto già non fosse e la mano della bionda attraversò l’addome della bruna. Cercò la sua mano e la intrecciò alla propria mentre si chinava su di lei e univa le labbra alle sue, sfiorando appena i loro nasi.
“ti prego…perdonami” aveva sussurrato tra i baci Regina, accarezzando le guance della bionda, sentendo i brividi invaderla man mano che i palmi di Emma si stringevano attorno sul suo seno, palpandolo, contemplandolo. Era da troppo che voleva farlo… era da troppo che la bionda pensava di stringerlo in quel modo.
E-Emma…p-perdonami” sospirò baciandole la mascella, mordendola quando senti il ginocchio della bionda premere tra le sue gambe. Un gemito, un secondo tra i baci caldi.
“ dovrei lasciarti qui e… non perdonarti” sussurrò indispettita la bionda, riflettendo in quel momento su quant’era stata dura quella situazione, orribile e sofferente quell’amore. Lasciò scivolare tra il medio e l’indice i capezzoli di Regina e li strinse, strappandole un sospiro eccitato.
E-Emma…ti prego”
Ma tutto tacque mentre le loro lingue si cercavano e intrecciavano in quella danza, mentre i sospiri venivano soffocati dai baci e lentamente la mano di Emma scendeva timidamente tra le cosce della bruna. L’aveva immaginato spesso ma mai, prima d’allora, l’aveva fatto o provato e ora… si ritrovava a toccarla, esplorarla, certa che se l’avesse dovuto rifare sarebbe stato per lei, per loro e nessun altro.  Due dita scivolarono sul clitoride umido e tumefatto di Regina, massaggiandolo piano, stringendolo appena strappandole ansiti e gemiti che man mano si facevano sempre più incontrollati e eccitati, tra i baci caldi e passionali.
Parve durare in eterno quel tocco, il pompare delle dita della bionda nella sua femminilità, pian piano più profondo e veloce fu quanto di più divino parve di provare a Regina, la quale sotto quel piumone stringeva a se Emma e la baciava, le mordeva il labbro, contraendo i muscoli a ogni piccola contrazione di quelle dita, a ogni spasmo della mano di Emma contro il suo sesso sino a venire e rilassarsi sotto di lei.

I baci si fecero più dolci e delicati, quando si ritrovarono esauste, abbracciate tra quelle lenzuola a pois, strette l’una all’altra con i visi accostati, le labbra vicine.
Che faremo ora?” chiese con un fil di voce la bionda, giocando con le ciocche brune
“S-smetteremo di fingere” sussurrò Regina, con un piccolo sorriso, guardandola emozionata: e pensare che era stata proprio lei a ideare quel folle piano e ora era lei stessa a chiedere di farla finita.
Emma sorrise, baciandola ancora: ora che poteva farlo liberamente doveva ammettere che quasi era tentata di non smettere mai, di cercar sempre le sue labbra sino a sentir le proprie sanguinare.
e con Jones, stasera?” chiese la bruna, accarezzando la guancia della fidanzata, intrecciando lentamente le loro gambe.
“mi dispiace per lui… ma tu sei mia e non mi serve più nessuna conferma. Non cerco più nulla perché ho trovato quel che credevo” mormorò con un piccolo sorriso Emma, sfiorando i loro nasi, dolcemente.  Era convinta d’aver trovato finalmente la pace, in quella casa. Era quasi certa di aver trovato il suo lieto fine, ora che finalmente aveva capito che i suoi sospetti erano fondati, aveva accettato la sua natura e lei e Regina avevano smesso di fingere che senso aveva una cosa a tre con Killian?
Sul volto della bruna comparve un sorriso a quelle parole, rendendosi conto che per lei era lo stesso. Aveva trovato la risposta ai suoi dubbi, alle domande che la tormentavano: Emma. Si era dannata tanto quanto era più semplice del previsto.
“Quindi sei gelosa…”osservò trionfante e a quelle parole la bionda avvicinò le labbra al suo collo, lasciandole un bacio che mutò in un piccolo segno rosso, leggermente più evidente degli altri lasciati dai precedenti morsi e poi socchiuse gli occhi.
“tanto” mormorò con un fil di voce, finendo per addormentarsi tra le sue braccia.
 



SdA

*va a nascondersi prima di morire dall'imbarazzo*

A-A-Allora ....i-io giuro che... cioé intanto scusate se è un capitolo lungo ma...capite bene che un capitolo che si chiama "Lingerie e Macchinine Gialle"  non può non essere lungo.
Io giuro di aver dato il meglio...anche perché sinceramente non sapevo come scrivere tutto ciò. Ho passato una settimana orribile a pensare, a cercar di capire cosa scrivere, come farlo e cercando il modo meno volgare per proprovelo....provando a renderlo più dolce e carino possibile, anche perché parliamoci chiaro, sino ad ora queste due TESTONE si sono amate senza dirselo, soffredo una più (Regina) dell'altra (Emma) *coffcoff*
Gina alla fine si è scusata e ...beh, la porposta di Emma di lasciarla lì e non perdonarla mi sembrava una buona cosa, insomma sarebbe stata la giusta pena ma...povera stellina, non aspettava altro xD
Sinceramente spero di non essermi dilungata troppo, di non aver rovinato tutto magari con qualche piccola cosa e vi prego, se c'è qualcosa che non va ditemelo... però fatelo con gentilezza, potrei prendere a testate qualche spigolo e uccidermi. Sul serio, ci tenevo davvero tanto a far si che succedesse ma nel modo più carino e meglio scritto possibile, anche perché si trovano certe FF dove a fine capitolo ne esci disgustato... e spero non sia questo il caso.
Spero anche che non sia troppo mieloso ma..dovete capire che l'ho praticamente scritto questa sera, mentre mangiavo cioccolata, avvolta da una copertina al gelo xD
Ero in un momento Fluff io...come non potevano essere Fluff loro? LOL

MA PASSIAMO ALLE COSE COMICHE!

NEAL.
ZELENA.
CORA NELLA SEGRETERIA TELEFONICA.
I BOXER DI EMMA.
E ho detto tutto ahahah

Non so se mi veniva da ridere di più mentre scrivevo parlando del "principe azzurro Gay" di Zelena, di lei che ci resta di merda, di Neal che la sfotte o...di Regina che guarda Emma delusa dai boxer con le macchinine e si aspettava chissà quale cosa sexy ahahahah
Quella scena è tutta presa da Faking It -la serie Tv- Per chi l'ha vista... solo che questa finisce bene... probabilmente se Amy la leggesse impregherebbe chiedendosi dove ha sbagliato e perché non è andata così tra lei e Karma. Beh, io spero che succeda pure tra loro e_e anche se Karma un po' la detesto...io le shippo :O 
Anche se poi la nuova ragazza di Amy non è male, cioé a me sta simpatica O_o
ma ...sorvoliamo! °-° torniamo alla storia!

Che dire, spero che quando telefonate non vi risponda la segreteria con la voce di Cora, che sembra essere ovunque -Lodiamo insieme che non sia comparsa mentre le figlie emh... studiavano anatomia (?????)- e... facciamo una statua a Neal che si sta rivelando uno scenografo eccezionale!
La palestra è fighissima e ...CON I SOLDI DEL PADRE... tutto è possibile ahahahah

Che dire, miei prodi, grazie per esser passati tutti!
Attendo vostre recensioni, pareri, messaggi privati e chi ha più ne metta... insomma attendo anche qualche lettera via gufo, perché no...tanto sto aspettando ancora quella da Hogwarts, ho una vita per aspettare anche le vostre <3

Kiss,
zia Molly e il suo procione mannaro (?) 


*il prossimo capitolo in arrivo la prossima settimana

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Capitolo 10
*** Giacca rossa e filo d'oro ***


-Faking it-
capitolo decimo

GIACCA ROSSA E FILO D’ORO


 
Il tepore delle coperte non era bastato a trattenere Regina nel perfetto universo che la sua mente aveva creato quella notte: era da tanto che non dormiva così bene, tanto rilassata e cullata da sogni così tranquilli. Aveva trascorso notti terribili prima di quel weekend, aveva sognato ogni genere di follia prima d’allora e ora tutto sembrava più lucido e lineare, più tranquillo: ogni cosa sembrava avere un senso, la sua vita le appariva un quadro perfetto da quando le domande e i dubbi nella sua testa erano svaniti, le mille voci che serpeggiavano costantemente nelle sue orecchie  avevano smesso di parlare e confonderla.
Mai si era svegliata sorridendo il Lunedì Mattina, eppure quel dì aveva aperto gli occhi nocciola con gli angoli delle labbra all’insù. Aveva osservato il suo riflesso nello specchio di fronte, che rifletteva i poster che tappezzavano la camera di Emma e poi si era voltata, posando con dolcezza le labbra su quelle della ragazza dopo averle accarezzato il profilo del volto rilassato con estrema delicatezza, con la punta delle dita per paura che si svegliasse.
Sentire quel bacio aveva riportato Emma alla realtà quasi immediatamente e allontanandola dalla terribile nottata trascorsa: caldo. Aveva caldo. E oltre tutto non dormiva con Regina da talmente tanto che non era più abituata a controllarsi a letto: aveva dormito malissimo. Scomoda, con i nervi tesi per paura di muoversi troppo e buttarla giù dal materasso, sempre in dormiveglia per paura che si alzasse e se ne andasse. Era stata una nottataccia, oltre tutto era morta di caldo. L’estate si avvicinava, il profumo di salsedine arrivava sino alla sua stanza dal mare e impregnava quasi tutta Storybrooke…  Dormire in due con il piumone era stata una pessima idea, eppure la sera prima era sembrata a entrambe una trovata geniale: quando Emma aveva visto l’orologio l’ultima volta questo segnava le due e lei e Regina erano ancora sveglie e prese dalle loro carezze, dai baci casti e terribilmente dolci che le avevano cullate, lentamente, tra le braccia di morfeo.

Che…ora è?” la voce di Emma era pastosa e le sue occhiaie erano due fosse nere evidentissime.
“Le sette e dobbiamo assolutamente alzarci o faremo tardi!” mormorò la mora entusiasta, baciandola ancora e scendendo dal letto, avviandosi di sotto per preparare la colazione.
Uno strano silenzio avvolgeva la villa e ciò significava una sola cosa: Cora e Henry erano già andati a lavoro e era davvero una fortuna, Emma non aveva nessun intenzione di sentir la sua matrigna urlare perché non si era ancora alzata e non era già uscita di casa. Come sempre Regina aveva tutto il tempo che voleva, per Emma non c’era mai tempo… non era mai abbastanza.
Eppure per una sola mattina Emma avrebbe desiderato aver tutto il tempo che voleva, la voglia di andare a scuola era pochissima soprattutto perché era Lunedì. Un altro lunedì mattina, un’altra mattinata sprecata a scuola, un'altra normalissima settimana aveva iniz-
Sbarrò gli occhi appena si rese conto che non stava per iniziare un comune Lunedì mattina come tanti altri, quella non sarebbe stata una normalissima settimana e ciò era evidente perché Regina non si era svegliata col broncio come inizio settimana.
Si tirò su e si guardò attorno, posò lo sguardo sul calendario attaccato alla parete e gemette di dolore, le sfuggì un lamento annoiato e sofferente quando vide che mancava solamente una settimana al ballo: iniziava il conto alla rovescia per la grande serata. Questo significava sentir Cora parlare tutti i giorni con la figlia, veder Regina scorrazzare per casa pensando al suo abito e probabilmente vederla presa a telefonare a parrucchieri e estetiste per organizzarsi su trucco e parrucco.
E lei che…non aveva ancora neanche un vestito, un personaggio da indossare. Tutti sembravano già chi essere quella sera, come se quell’idea avesse risvegliato un personaggio nascosto nella loro anima, qualcuno che non ricordavano di essere. E poi c’era lei che non si sentiva parte del mondo delle favole. Le conosceva solo grazie alla Disney, nessuno glie le aveva mai davvero raccontate… a differenza di Regina che era cresciuta tra storie di magia e lieto fine.
Mancavano sei giorni alla grande serata e lei non aveva un vestito,  non sapeva da cosa vestirsi e su due piedi neanche le andava di andarci, anche se era nel comitato d’organizzazione (dove oltre tutto non si faceva viva da tre incontri).
“No… che palle” gemette lasciandosi cadere stesa tra i cuscini e nascondendosi tra le coperte, fuggendo dai raggi del sole, sperando di addormentarsi per sempre così da sfuggire al ballo, ma quella tattica non funzionò, il suo cellulare la costrinse a sgusciare fuori dalle coperte. Si alzò di malavoglia e rispose, accennando un piccolo sorriso quando vide il nome sullo schermo del telefono: Neal… e chi altri poteva essere?!

Sai che giorno e oggi?” tanto era squillante la voce dell’amico che Emma fu costretta ad allontanare il cellulare dall’orecchio, socchiuse gli occhi e sospirò cercando di stare calma. Non c’era niente di più fastidioso delle domande di prima mattina e della voce squillante di qualcuno che ti veniva sparata nelle orecchie all’improvviso.
Buon giorno anche a te, Neal” mormorò passandosi una mano sul volto e avvicinandosi al calendario. Lo osservò e poi prese il coltellino sulla scrivania, segnando un’altra asticella verticale nella parete, accanto al calendario, graffiando il muro con un nuovo giorno.
“ e… è Lunedì.”
“Esatto, 10 punti a Grifondoro! Sai cosa faremo oggi
?”  le domandò con lo stesso entusiasmo di poco prima che purtroppo non bastò a contagiare Emma, che camminava avanti e indietro per la sua stanza.
“Mi hai scambiato per Phineas e Ferb? … non ne ho idea! Parla dai! …ah, a proposito di parlare.. devo raccontarti una cosa!”
“Parla!” esordì l’amico, convinto che fosse cosa da poco: ma come poteva esser cosa da poco la prima volta tra lei e Regina?!
Potevi rispondere alle chiamate di Sabato se ti interessava sapere!” lo rimproverò Emma, acidamente, ricordando quanto fosse nel panico mentre lo chiamava, ricevendo come unica risposta la voce di Cora alla segreteria.
Scusa ma cantavo Let it go mentre la palestra diventava il castello di Ghiaccio di Elsa… Com’è andata la cosa a tre?” chiese subito dopo, ricordandosi cosa sarebbe dovuto succedere quel sabato.
Eh… senti facciamo che poi ti spiego!” mormorò in imbarazzo Emma, pensando inevitabilmente alla reazione di Killian quando la sera lei e Regina non si erano presentate all’appuntamento. Sorrise, divertita e si avviò verso le scale, scendendo di sotto.
“Comunque, Emma… oggi niente scuola! Andiamo da Jefferson per i nostri abiti!” disse Neal entusiasta
“Jefferson?! E chi sarebbe
?”
“Un tipo…ci vediamo vicino a casa mia, sul viale… non fare tardi, a dopo!” borbottò attaccando poi. Emma non fece in tempo a salutarlo che sentì già gli squilli vuoti che segnavano la fine della chiamata. Poggiò il cellulare sul ripiano della cucina e osservò Regina alle prese con i tost e il bacon. La bionda le sorrise e l’abbracciò da dietro, stringendola leggermente mentre lei si occupava della colazione.
“oggi non vengo a scuola…” mormorò baciandola sul collo, sentendola stringersi nelle sue braccia e rabbrividire a quei tocchi sul suo collo
“Scordatelo. Ci vieni e basta” sentenziò la figlia del sindaco, con un tono che non ammetteva repliche.
Non posso… devo tovare un vestito per il ballo, vostra Maestà!” a quel nomignolo Regina si lasciò scappare un sorriso, che si spense quando ripensò a quel che la sua ragazza aveva appena detto.
“Come? Non hai ancora un vestito?! Swan è gravissimo!” sbottò la bruna, sfuggendo dalle sue braccia e mettendo la colazione nei piatti.
“Appunto, ti accompagno a scuola e vado a prendere un vestito…va bene da principe?!” chiese pensandone uno a caso, vedendo Regina voltarsi e fulminarla.
“Non osare! Sono la Regina Cattiva, non Biancaneve!” A quelle parole Emma la guardò accigliandosi, notandola così convinta e prese il succo d’arancia dal frigo, mettendolo al centro del ripiano della cucina.
Perfetto… mi vestirò da Mela!” e detto ciò non sentì risposta, Regina si limitò a fulminarla ancora. Iniziarono a fare colazione e Emma, guardava la bruna divertita, anche se un po’ preoccupata, non aveva davvero idea di cosa indossare.
Comunque, pensavo… al ballo conviene che ci vediamo lì… io presenterò alla mamma un finto accompagnatore…poi scoprirà la verità lì” la bruna sussurrò quelle parole a voce basso, quasi vergognandosene, timorosa che Emma si arrabbiasse e poi alzò lo sguardo, mordendosi il labbro. La bionda si limitò a fissarla a labbra strette.
Che senso ha, scusa? A questo punto diciamoglielo e basta… tanto finirà comunque per prendersela con me e… arrabbiarsi… quindi” mormorò piuttosto calma, mangiando le sue uova
No.. voglio che sia al ballo, lì non può fare scenate e io ti proteggerò, mi prenderò la colpa come è giusto che sia, lo prometto
A quelle parole la forchetta cadde di mano alla bionda, che socchiuse le labbra incredula e poi sorrise leggermente, sporgendosi da sopra il ripiano della cucina e baciando Regina, entusiasta, guardandola negli occhi poi, quando sentì una strana sensazione al ventre.
“Sei un’idiota…lo sai?”
mormorò la mora, sentendo una strana sensazione d’appiccicaticcio sotto le dita.
“ho fatto rovesciare il succo… colpa tua che sei così, maledettamente… bella” sibilò ritirandosi e guardandosi la maglia sporca di succo. Scosse la testa e rise, vedendo Regina sorridere divertita.
“Vado a cambiarmi… muoviamoci o faremo tardi!”
E detto ciò la bruna finì la sua colazione, Emma scappò in bagno e meno di mezz’ora dopo erano fuori, dirette a scuola.

Quando arrivarono parve una meravigliosa coincidenza quella di trovare la campanella rotta, un’ottima scusa per non giustificare i cinque minuti di ritardo di Regina in classe, persi a pomiciare con Emma nel suo maggiolone giallo. Quando si salutarono, staccandosi l’una dall’altra di malavoglia, la bruna quasi urtò Zelena mentre camminava guardando Emma che si allontanava in auto.
“Occhio a dove metti i piedi, Mills.” Aveva gracchiato la rossa, inacidita da quello scontro. Regina le aveva riposto con un’occhiataccia.
Per la scuola erano affissi già i manifesti per comprare i biglietti e lei non aveva esitato, era andata a comprarne due per lei e Emma.
Intanto la bionda, proprio mentre Regina pagava prima di andare in classe e metteva i due biglietti nello zaino, voltava l’angolo, girando nel viale isolato di Villa Gold. Non c’erano altre case in Gold Street –Rumple era così ricco che la via dov’era casa sua portava il suo cognome, forse perché c’era solo casa sua.
Rallentò inoltrandosi nel viale e si fermò definitivamente quando, gelata, notò la Mercedes di Cora parcheggiata vicina al cancello. Che diavolo ci faceva quella macchina lì?
Deglutì e la guardò per bene, indecisa se andare avanti o no, guardandosi attorno, speranzosa di vedere Neal e poter andar via di lì prima di veder Cora comparire. Ma pensandoci… doveva esser davvero sfortuna se era lei! Magari era qualche cliente di Gold con la stessa macchina.
“C7….23..” e no. Era quella la macchina. Leggendo la targa non c’erano dubbi. Che ci faceva Cora a casa di Rumple?
Si accigliò e si sporse a guardare bene la casa, finché il rumore dello sportello non la fece trasalire. Trattenne un urlo e chiuse gli occhi, aggrappandosi allo sterzo, timorosa di voltarsi e vedere la matrigna.
Emma…??!”
Appena sentì la voce di Neal si rilassò e si voltò a guardarlo, sospirando e poggiandosi allo schienale del sedile, guardandolo.
“Credevo fosse Cora…” mormorò rabbrividendo al sol pensiero e guardando l’amico che sorrideva nervoso.
“Io sono più bello…”
“si, ma…lei che ci fa a casa da tuo padre?”
chiese Emma, confusa, mettendo la retromarcia e uscendo in fretta dal viale. Neal si limitò a scuotere la testa
“non ne ho idea… ma la vedo spesso”
“E non mi dici niente?”
chiese la bionda guardando l’amico di sfuggita, mentre voltava in Maine Street e accelerava, intenta ad allontanarsi in fretta da Gold Street.
Non mi è mai venuto in mente… comunque è il sindaco, mio padre è l’uomo più ricco della città… non mi stupisce che sia da lui” borbottò mentre indicava a Emma dove girare per raggiungere il negozio di Jefferson.
“Si… forse hai ragione..” mormorò poco convinta, seguendo le indicazioni e avviandosi sovrappensiero verso questa sartoria che Neal aveva suggerito.

Quando arrivarono, Emma si guardò attorno: era passata un milione di volte di lì e non aveva mai fatto caso a quel negozio.  In vetrina erano esposti tre stupendi abiti e sopra l’ingresso il nome sull’insegna brillava, con un carattere corsivo che simulava un filo arrotolato attorno a un ago. Appena aprirono la porta la campanella suonò e il sorriso che era dipinto sulle labbra della bionda si ampliò: era un posto davvero strambo ma molto carino nella sua stravaganza. Vi erano numerosi orologi appesi alle pareti, di ogni genere, una parete era decorata con una carta da parati con i simboli delle carte e dall’altra brillavano i lucenti colori delle spolette di filo, che erano tutte fisse sulla parete, creando uno splendente arcobaleno di colori. In un angolo c’erano tre palchetti che sembravano podi, uno più alto dell’altro e infondo dei camerini con degli specchi, in quel punto c’erano molte luci e infinite stoffe erano su un banco dietro a un piano da lavoro. Accanto all’ingresso numerosi erano gli scaffali oggetti di sartoria e ovunque erano appesi fogli con schizzi d’abiti di ogni genere, brandelli di carta modello, pezzi di stoffa e fili erano sparsi per il pavimento.
Neal!” la voce squillante e acuta di un ragazzo dal ciuffo ribelle, gli occhi chiari e le labbra fine  li accolse e Emma osservò quel giovane stupita: di tanto in tanto l’aveva visto a scuola…ma non credeva avesse una sartoria.
Jefferson! Favoloso questo posto… dovevi dirmelo prima, sarei venuto a farmi fare un paio di cosette”  ridacchiò divertito il figlio di Gold, avvicinandosi all’altro e guardandolo negli occhi, come indeciso sul da farsi e lasciandogli poi un bacio sulla guancia.
A quel gesto, Emma, capì subito che Jefferson non era solo “un tipo” qualunque.
“Ciaooo” mormorò divertita, vedendoli guardarsi come se si fossero dimenticati di lei per qualche istante. Poco dopo si voltarono e il ragazzo gli sorrise e fece un passo indietro, aprendo le braccia come per invitarla a farsi avanti, in gesti quasi danzanti, decisamente effemminati e esagerati.
“oh… Emma, giusto?!” gli sorrise e la bionda annuì radiante, facendosi avanti.
Bene… il tuo vestito è già pronto Baelfire” continuò il ragazzo guardando Neal che si lasciò scappare un gridolino eccitato mentre Emma li osservava confusa e spaesata: perché l’aveva chiamato in quel modo? Insomma… chi era Baelfire?
“Baelfire?” domandò la bionda mentre si avvicinavano ai camerini e l’amico entrava in uno di questi, per provarsi il suo costume.
Si, è il personaggio della fiaba di Tremotino… è il figlio, per la precisione e… mi sono informato, sembra assurdo ma mio padre ha il suo nome in tedesco! Si chiama Tremotino in tedesco e … entrambi bramano il potere. Tanto valeva fare un personaggio in cui mi rivedo” Borbottò  “..con cui ho qualcosa in comune” aggiunse amaramente chiudendo la tenda e iniziandosi a spogliare.
Intanto Emma si voltò a guardare Jefferson, il quale si lasciò scappare una smorfia amara: certo, non c’era niente di onorevole –forse- nel portare le vesti di un bambino che non conosceva l’amore del padre, quindi continuare a esser se stessi anche in una serata magica.
Neal, nonostante tutto, aveva accettato quella situazione, anche se ne soffriva molto: era orribile guardare suo padre e vedere una maschera impassibile di orgoglio, notarlo sempre con quel ghigno potente in volto, come se lui potesse tutto. Da bambino lo viziava, l’aveva viziato con ogni genere di cosa dopo che sua madre era morta, eppure lui non cercava giochi o caramelle, cioccolatini o oggetti introvabili: lui voleva suo padre, voleva le coccole… gesti, carinerie che non aveva mai ricevuto da lui. Ci aveva fatto l’abitudine, aveva imparato a convivere come estranei nei confini della stessa villa ma quella situazione, nei momenti peggiori, lo faceva stare davvero male. Ripensare ai loro litigi, al male ricevuto, soprattutto dopo il suo coming out, era uno dei tasselli più dolorosi…ma nonostante ciò amava suo padre come non amava nessun altro. L’odio si confondeva con l’amore più puro quando si parlava di lui, nel cuore di Neal e forse era per questo che lui non si vergognava d’esser se stesso, anche al ballo dove avrebbe vestito i panni di un personaggio per certi versi simile a lui.

Era sorprendete che appena era stato indetto quel ballo a Storybrooke tutti si erano subito identificati in qualche personaggio delle favole, anche in personaggi secondari senza borbottare troppo. Eppure…  Emma era l’unica che non si era rivista in nessuno. Probabilmente perché non era cresciuta come tutti gli altri bambini, con delle favole.
Lei non si sentiva parte di quell’infantile e lontano mondo … forse se si fosse trattato di un ballo a tema “Harry Potter” avrebbe saputo da chi vestirsi: Harry.
Quante cose aveva in comune con Harry?
Entrambi orfani, entrambi vivevano con genitori cattivi pessimi, entrambi venivano maltrattati e entrambi vivevano senza sentirsi realmente a casa. Emma non aveva ancora trovato la sua Hogwarts…forse solo quando era con Regina si sentiva a casa…al sicuro. Ma villa Mills non sapeva per niente di un luogo dove rintanarsi, dove stare bene, anche se c’era la sua ragazza: l’ipotesi di andarsene era sempre viva nel suo cuore, forse però ora la fiamma di quel desiderio si era placata, mancava la miccia che l’avrebbe fatta scoppiare.
“Allora, Emma…come posso aiutarti?! Insomma… visto che manca una settimana non ho tempo per cucire, sai quindi che dovrai arrangiarti con dei costumi che ha fatto mia madre per una compagnia di Teatro qualche hanno fa? Te l’ha detto Neal, vero?”
Baelfire  tossì dal camerino, mentre si allacciava la giubba di velluto e Emma si limitò a scuotere piano la testa, mordendosi le labbra: per lei non c’erano problemi… si sarebbe messa qualsiasi cosa pur di essere all’altezza di Regina.
Deduco di no..” si lasciò sfuggire Jefferson, date le circostanze. “Sai almeno da cosa vestirti?”
“La mia ragazza… si veste da Regina Cattiva..” mormorò Emma, salendo sul cubo che gli aveva indicato il “neo-sarto” con la mano; intanto lui accennava un sorriso nel sentire le sue parole. Sapere che Emma era lesbica lo lusingava, l’ammirava per il coraggio  che aveva avuto nel fare “coming out”.
E quindi… tu ti vestirai da cacciatrice?”
“Non intendo strappare il cuore a Biancaneve! A me sta simpatica Mary Margaret
..” si affrettò a dire mentre Jefferson le camminava intorno e la studiava, cercando di pensare a cosa farle indossare.
Che favola ti piace, Emma?” le domandò mentre giocherellava con un gessetto per disegnare sulle stoffe
Nessuna. Nessuno me le ha mai raccontate… Però mi piacciono i pirati … e i cavalieri ….e i super eroi. Mi hanno consigliato di vestirmi da Salvatrice, colei  che salverà la Regina Cattiva e le porterà il lieto fine… ma non credo che una favola simile esista!”
Mormorò confusa, ritrovandosi nella posa a chiasmo, con una gamba flessa a cui corrispondeva braccio teso e viceversa. Jefferson la osservava. Si sedette su una poltroncina e le sorrise ancora mentre si scervellava pensoso.
Magari verrà scritta in futuro come favola! La scriveremo noi sul libro di favole di Mary Margaret! Parleremo di te e Regina!” disse Neal dal camerino, mentre si vestiva.
“… non dire stronzate!” lo rimproverò la bionda, arrossendo appena e a quel punto Jefferson scattò in piedi.
“Ti vestirò da principessa!” sbottò il cappellaio  e a quelle parole Emma quasi cadde dal cubo su cui era in piedi, Neal aprì in fretta la tenda con i pantaloni in mano e i calzini alti fino al ginocchio, guardando “l’amico” interrogativo, chiedendosi se non fosse impazzito.
Per non cadere Emma si costrinse a ridere, piangendo quasi convinta che il Sarto scherzasse. Eppure Jefferson era serissimo, tanto che era già partito verso gli appendi abiti sul retro del negozio.
“Il tuo amico è impazzito?” chiese a Neal, vedendolo chiudere nuovamente la tenda appena si rese conto d’essere in mutande.
“non è mio amico..”
“AH! LO SAPEVO! Perché non m’hai detto niente?”
domandò la bionda saltellando giù dal cubo e guardando verso il camerino
Volevo che fosse una sorpresa per il ballo… stiamo insieme da una settimana, neanche!”  ridacchiò il figlio di Gold, arrossendo mentre si allacciava i pantaloni. Emma sorrise dolcemente e sospirò, notando Jefferson uscire da una porta con un mucchio di vestiti e stoffe tra le mani: gettò tutto sul divanetto e poi guardò Emma.
Non sarai una normale principessa… Ninì, hai qualche spada a casa?” sentendo quelle parole la bionda si ritrovò a fissarlo ancora una volta interrogativa, forse più per il nomignolo con cui aveva chiamato il suo migliore amico che per il resto. Erano dolcissimi…e ora che ci pensava Regina la chiamava per cognome, quanta fantasia aveva per i nomignoli dolci la sua ragazza, osservò sarcastica.
Si… a casa di mio padre si trova di tutto” borbottò Gold, uscendo dal camerino completamente vestito. Vedere Neal vestito con abiti d’epoca era stupendo, gli stavano molto bene e lo rendevano elegante al punto giusto, attraente anche agli occhi di Emma.
“Sei… Favoloso, Ninì.” Sentenziò Jefferson, per poi guardare la bionda e sorridere “Ora facciamo miracoli su di te, però
E così iniziarono a lavorare su Emma: L’idea era quella di rendere la bionda “l’anti-principessa”, ovvero una reale moderna, con spada e corazza, una paladina della giustizia e del coraggio… forse come l’aveva pensata Eva, colei che avrebbe salvato la Regina Cattiva e avrebbe portato il lieto fine, qualcuno che avrebbe lottato anche in eterno pur di raggiungere la felicità e forse ciò era quel che davvero era la ragazza. Emma non si arrendeva, mai. Anche se viveva a villa Mills, anche se aveva vissuto il peggio non si era mai arresa, aveva sempre lottato e in cuor suo era determinata a riprendersi una giusta rivincita sulla vita: era convinta che sarebbe riuscita a ritrovare i suoi genitori, presto sarebbe partita per cercarli e prima o poi sarebbe stata realmente felice, con Regina… probabilmente lontana da villa Mills, magari a Boston o a New York.
E così lavorarono per ore. Ore e ore a provare ogni genere di costume presente nella Boutique di Jefferson, tentando anche con quelli da uomo ma senza riuscita. Vestire Emma era complicato: i corpetti erano stati aboliti dopo la terzo o quarta prova, quindi niente vestiti stretti sui fianchi –tipici delle dame medievali. Uno stile alla “Cersei Lannister” non le piaceva: niente vestiti rossi che comprendevano corpetti a corazza addosso e non perché non le piacessero o le stessero male, perché guardandosi si sentiva il tanto odiato personaggio della Serie Tv e quindi aveva bocciato quella prova sin da subito. Avevano provato lo stile “piratesco” ma era stato bocciato anche quello perché sapeva che Killian Jones si sarebbe vestito da  Capitan Uncino e non voleva aver niente a che fare con lui; avevano tentato qualche abito comodo da principe azzurro, ma aveva detto di sentirsi un’idiota con tutte quelle piume e tutto quell’azzurro addosso.
E quindi erano finiti seduti sul divano, esausti a guardare il soffitto stanchi.
“Penso ci verrò in mutande” borbottò passandosi una mano sul volto la bionda, sospirando e osservando i disegni sul soffitto che raffiguravano fiori giganti e creature fantastiche.
“A Regina piacerebbe” osservò Jefferson
La preside non ti farebbe entrare, cretina” sibilò Neal esasperato, troppo stanco anche per far battute puntigliose. A quelle parole la bionda scattò in piedi e saltellando evitando i gruppi di vestiti sparsi per il pavimento camminava avanti e indietro, senza far rumore sulle sue converse verdi.
Si guardò attorno spesso, ripensò alle varie prove fatte e poi sbuffò, esaurita quasi e innervosita da tutta quella storia: aveva deciso che se davvero avrebbe dovuto dare un lieto fine alla Regina Cattiva allora l’avrebbe fatto essendo se stessa. Non si rivedeva in nessuna storia conosciuta, in nessuna fiaba esistente…tanto valeva essere se stessa!
FANCULO TUTTO! Se proprio dovrò fare la Salvatrice la farò con la mia giacca rossa e i Jeans” sbottò dando un calcio a una camicia bianca, larga, da pirata.
Jefferson e Neal scattarono composti e la guardarono
“Ma sei impazzita?” disse uno
“Ma come ti vesti?” sbottò l’altro
Neal non siamo su Real Time…” scosse la testa la bionda, roteando lo sguardo e sospirando a quella battuta a cui Neal rispose con un sorriso colpevole.
“Scusa ma …ho sempre desiderarlo dirlo”
“Sono seria, comunque. Ci vado con il mio giubbotto in pelle e i Jeans…forse ci metto gli stivali marroni sotto, quelli con le stringhe! Fanno molto medioevo”
borbottò sedendosi sul cubo e osservandoli.
Sarai ridicola!” la spense il suo migliore amico che di conseguenza venne fulminato.
“No, sarò solo originale e …a differenza di tanti altri starò comoda!” disse convinta, avvicinandosi a Jefferson e scompigliandogli i capelli, vedendosi rivolgere un’occhiataccia.
“Ti detesto, Salvatrice. Mi hai messo sottosopra il negozio e ora hai deciso di andarci con quella giacca orrenda che porti sempre e dei Jeans?! …Tu sei matta!” borbottò accennando un sorriso, ridendo poi di gusto “completamente matta!”
“Tu non dovresti parlare, cappellaio” borbottò Baelfire ridendo e i due si guardarono con intesa.
 
Quando Emma riaccompagnò Neal a casa era pomeriggio inoltrato e se non fosse stato perché la bionda era certa che fosse andata Cora a prendere Regina o che la bruna fosse tornata a casa a piedi o con l’autobus ci sarebbe andata lei.
Eppure ogni convinzione della bionda svanì quando, giunta su Gold Street, notò la macchina del Sindaco ancora parcheggiata lì.  I due amici si rivolsero uno sguardo perplesso e ormai troppo curiosi per rifugiarsi nella dependance si avviarono verso la villa di Rumpelstiltskin, determinati a scoprire cosa ci facesse la matrigna di Emma lì dalla mattina.
La villa del padre di Neal era enorme, una casa davvero spropositatamente grande con così tante stanze da creare un labirinto, un luogo immenso eppure silenziosissimo, così taciturno da metter quasi paura. Tanto da sembrare quasi disabitato.
Eppure lì ci viveva qualcuno anche se su alcuni oggetti da collezione vi era un piccolo strato di polvere, sulle tele dei quadri una patina di sporco che li scuriva: tutto sembrava molto più vecchio di quanto non fosse in quelle mura, nel silenzio quegli oggetti sembravano parlare anche se erano inanimati. Emma ci era entrata raramente e ora che era dentro non si domandava il motivo: era terrificante. Nel silenzio sembravano sussurrare i fantasmi, i cimeli cantare la loro vita… era tutto così inquietante: a partire dalle armature accanto alle finestre, ai quadri sulle pareti e gli altri cimeli d’ogni genere.
C’era davvero di tutto in quella casa, davvero ogni genere di cosa… tesori che avrebbero fatto gola a ogni tipo di ladro, eppure lì nessuno era mai osato entrare a rubare. Sarebbe potuto cadere uno spillo, un ago e il suo rumore sarebbe echeggiato in tutta la casa per quanto era gelido quel posto, silenzioso come la morte.
Neal non lo ricordava così… tetro e freddo. Quando era bambino si sentiva a casa tra quei corridoi, all’epoca molto più spogli, ora invece si sentiva come un perfetto estraneo, fissato da ogni cosa che costeggiava il perimetro delle grandi stanze affrescate.
Salirono le scale alla ricerca del Sindaco: andarono in cucina, in salone, nel salotto, nella sala da pranzo, provarono nella camera degli ospiti, nella biblioteca, nella sala dove Gold teneva le sue opere d’arte, i dipinti, nel suo studio… ma la casa sembrava completamente vuota. Davvero disabitata.

Continuarono a camminare, ormai smarriti in quei corridoi, finché alcuni rumori vivi iniziarono a confondersi nel cigolio del vecchio parquet dell’ultimo piano: I due amici si guardarono e boccheggiarono appena, avanzando lentamente su quel corridoio senza porte e con poche finestre. L’unica stanza sembrava esser in fondo al piano e la sua porta era chiusa, Emma guardava Neal chiedendosi che cosa vi fosse chiuso lì dentro, sperando che i rumori che si confondevano tra i loro passi non erano esattamente quelli che credeva fossero… eppure c’era poco da pensare.
Entrambi deglutirono e una volta vicini al pomello della porta si guardarono, rossi in volto.
“… no… non è possibile” sussurrò la bionda, scuotendo appena la testa con il respiro quasi mozzato dall’ansia di vedere cosa vi fosse oltre quella porta. La mano del moro scivolò sul pomello rotondo e tra la porta si schiuse: lo sguardo di Emma in pochi secondi attraversò la fessura che si era creata e boccheggiò appena. Poggiò una mano sul petto di Neal e con gentilezza lo allontanò, facendosi avanti per prima e spiando quanto stava succedendo lì dentro senza poterne fare a meno: Le mani di Cora correvano su un arcolaio che filava fili oro, eppure la stanza era tappezzata di paglia. Le sue mani affusolate guidavano i fili e dietro di lei Gold la guidava, posando caldi baci sul suo collo permettendole così di rilassarsi sotto il tocco delle sue mani sotto i vestiti scomposti.
Le labbra di Emma si schiusero in una “O” muta, il respiro le mancò e immediatamente fece un passo indietro, scuotendo la testa shoccata alla vista di quella scena: Cora e Rumple erano amanti.
No, non poteva crederci.
L’aria sembrò mancarle dai polmoni tanto era incredula e appena Neal la vide in quello stato le afferrò il polso, scuotendo la testa interrogativo: che le prendeva?
Intanto nella mente della bionda sorgeva un’unica domanda, cosa avrebbe detto a Regina? Anzi…avrebbe dovuto dirglielo?
Andiamo via” ordinò all’amico, Emma con occhi sbarrati.
“Perché?” gli domandò lui, sporgendosi a guardare.
No!” Ma il tono della bionda fu troppo forte e gli amanti dall’altra parte della porta alzarono la testa, confusi, gelati da quelle voci. Erano stati scoperti.
Gli ansiti di Cora svanirono dalle sue labbra e si persero nella stanza, l’uomo scattò verso la porta e prima che fosse troppo tardi Emma trascinò via Neal, iniziando così a correre il più veloce possibili. La chioma bionda non sfuggì all’occhio di Cora quando l’amante aprì la porta e i suoi occhi neri parvero diventar fiammanti dalla rabbia, dall’odio.
Quella maledetta mocciosa era ovunque, dannata era la scelta di Henry di adottarla e idiota era stata lei ad accettare per il bene di sua figlia. Regina. Cosa avrebbe detto e fatto se Emma avesse aperto bocca?
Il panico, per pochi attimi, la travolse e il suo cuore prese a battere forte, così come batteva irrequieto quello della bionda e del suo amico, i quali fuggivano in fretta e seminavano Gold, uscendo entrambi sconvolti dalla villa, increduli di quel che avevano visto e scoperto.
Ora era svelato il mistero: Cora era l’amante di Rumple, ecco perché la sua auto era spesso parcheggiata in Gold Street.





S.d.A:


No... No, no, no... non mi sono dimenticata di voi, della FF e di Faking It... anche perché è stata una settimana davvero rivoluzionaria questa storia: si, giuro!
Ho riscritto il capitolo circa cinque o sei volte perché il mio pc ha avuto qualche problema e mi si è cancellato spesso!
-infatti le cinque copie precedenti erano scritte molto meglio, garantisco. Scusate l'indecenza... avrei potuto fare molto meglio, soprattutto sul finale che me lo sono un po' bruciato, credo, ma... dopo cinque volte che uno riscirve la stessa cosa non si può pretendere che alla fine venga bene. Capitemi ero stufa all'ultima stesura (e aggiungerei stanca!)

Scusate l'attesa ma ammetto anche che sono stata molto pignola, se così vogliamo dire!
Nonostante il capitolo precedente sia stato il più recensito e credo anche il più apprezzato -per ora- è stato quello con meno visualizzazioni e la cosa mi ha lasciato turbata!
Cos'è successo, un'epidamia? o semplicemente è il cambiamento in R.Rosso? :(
Che presa a male... scusate... ma dovevo. 
Quindi che dire, vedendo meno visualizzazioni mi sono un po' demotivata... eppure questa settimana ho "partorito" l'idea di creare un seguito a Faking It, forse di pochi capitoli... perché il finale sarà.. beh, forse sorprendente!
Non so se l'avete notato ma spesso nei capitoli succedono delle ...emh... cose tra le righe, diciamo! Qualcuno le ha notate? E' qualcosa di molto strano... ma vedremo che poi tutto verrò spiegato col tempo!

La tentazione di rendere questa FF una piccola serie di due storie è forte, ma starò a vedere! Perché potrebbe davvero diventare interessante dopo... ma chissà! Voi che idee avete? Aspettative?
Qui si parla già di finale, lo so...è deprimente... ma dopo il ballo poco ci manca, miei cari lettori! Ma non aggiungo altro, basta! Veniamo alla storia :3

*accarezza il suo procione mannaro*

NIENTE HOOD E HOOK QUI *balla la conga* tanta SwanQueen e..... gente, dobbiamo trovare un nome alla nuova coppia gay della storia: Jefferon e Neal! ...o Ninì ahahah
Che carini!
Mamma mia... qulche vecchia recensione chiedeva di Jefferon e molti hanno detto che lo vedevano bene come "gay" della situazione... beh, gente... lui è il ragazzo di Neal <3
Quanto sono bellini! mamma mia... ora li shippo. Penso che quando finirò di scrivere tutta questa storia e rivedrò OUAT sarò mentalmente deviata e sconvolta e inizierò a urlare davanti alla TV per ship impossibili <.< Fortuna che è una FF strana questa... qui tutto è possibile <3 
Ma anche se succedono cose impossibili certe sembrano proprio non cambiare: arcolaio, filo d'oro, paglia, stanza sperduta in un castello (o grande villa in questo caso) e ... Gold e Cora che pomiciano mentre lavorano i fili. Massi dai... noi fan di OUAT ci siamo abituati no?

...anche se c'è da dire che io quando vidi quella scena restai shoccata... roba che non me l'aspettavo °-°
Secondo voi... miei prodi, Emma lo dirà a Regina?
Tutto ciò nella prossima puntata :3

*parte la sigla*

Kiss,
zia Molly!


 
ps: Fatemi sapere che ne pensate! Grazie a tutti i recensori, lettori e tutti coloro che mi leggono! Siete fantastici, sul serio <3

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Capitolo 11
*** Il Sortilegio Oscuro ***


-Faking it-
capitolo undicesimo

IL SORTILEGIO OSCURO


 
 
Il rumore delle posate sulle stoviglie era l’unico che animava la sala da pranzo di Villa Mills, quella sera a cena. Henry sedeva a capo tavola silenziosamente, stanco, distrutto da una giornata di lavoro nella sua azienda agricola: era complicato gestire il centro ippico e l’azienda, coordinare tutto e tenere buoni tutti i lavoranti. Oltre tutto era periodo di stupendi e come ogni anno tutti si lamentavano per le cifre basse…eppure nessun contadino nel Maine veniva trattato come Henry trattava i suoi lavoranti: stipendi versati puntualmente nei loro conti in banca, ferie senza limiti e agevolazioni di ogni genere. Era il datore di lavoro più disponibile del mondo e forse l’uomo più buono, onesto e garbato della città e ciò i suoi dipendenti non esitavano a riconoscerlo, ma un mestiere così faticoso non poteva esser svolto in silenzio. Era un lavoro duro.
Henry quindi per mostrarsi ancor più vicino ai suoi collaboratori passava un giorno a settimana per le vigne con alcuni gruppi di lavoranti a svolgere il loro stesso lavoro o al centro ippico a prendersi cura dei cavalli, principalmente trattava con Rocinante, il cavallo di sua figlia. Regina, dal canto suo, dopo scuola aveva passato tutta la giornata al maneggio ad allenarsi per una gara imminente. Il fatto che sua madre non fosse tra i paraggi la tranquillizzava, Cora non amava molto quell’ambiente, quello sport: lo definiva poco adatto a una ragazza d’alta società.
Non a caso non l’andava mai a prendere dagli allenamenti di equitazione e lasciava che tornasse a casa con Henry. Odiava sentire il cattivo odore sulla pelle della figlia, vederla tutta sporca di fango e notare le sue mani nere per via del sudiciume grattato via dalla groppa del cavallo dopo l’allenamento. Eppure a Regina piaceva tanto: cavalcare la faceva sentire libera e la rilassava, le sembrava di volare a ogni salto e a ogni minima corsa sentiva di poter toccare le nuvole se avesse spronato poco più il suo cavallo.
Faceva equitazione da quand’era piccolissima e avere la fortuna di avere tutto il terreno che voleva da esplorare, poter cavalcare liberamente per la tenuta del padre era una grande fortuna: preferiva cavalcare libera che esser stretta nel recinto e avere un percorso prestabilito a ostacoli.


La bruna mangiava affamata, ancora tutta sporca e con la tenuta da equitazione addosso. Era tornata a casa appena mezz’ora prima e non aveva avuto neanche il tempo di lavarsi, solo il tempo di parlare con Emma e cercar di capire da cosa si sarebbe vestita per il ballo. Lei le aveva risposto un semplice
Vedrai
Sorridendo poi e fuggendo praticamente dopo essersi guardata attorno per vedere se erano sole, lasciandole un bacio sulle labbra prima di chiudersi nuovamente in camera sua. Era strana, strana da quando aveva incrociato il suo sguardo per la prima volta appena tornata a casa. Sembrava fuggir da qualcosa…era una strana impressione ma sembrava che scappasse da lei, quasi: come se volesse evitarla.
E infatti era così. Emma mangiava in silenzio, accanto a Regina a sguardo basso per evitare di incrociarlo con Cora e con quello della fidanzata o di Henry. Ovunque guardasse vedeva le labbra del Signor Gold sul collo della matrigna e le sue mani toccarla sotto i vestiti: che scena sgradevole, aberrante. Nelle sue orecchie fischiavano i loro sospiri, quelli che aveva udito sul piano mentre camminava sconcertata con Neal e mortificata guardava il piatto, impaurita fissava i suoi piselli giocandoci e mangiucchiandone alcuni di malavoglia.
Aveva paura, una paura matta che le faceva battere forte il cuore: Cora l’aveva vista e l’idea di condividere un segreto con lei le faceva terribilmente paura. Certo, avrebbe potuto ricattarla quando e come voleva ma… tanto era l’odio da parte della matrigna che era certa, più che sicura che se solo ci avesse provato avrebbe approfittato del suo esser minorenne e l’avrebbe rispedita in orfanotrofio raccontato probabilmente a Regina e Henry una versione falsa dei fatti.
Cora era conosciuta per riuscir SEMPRE a sbarazzarsi delle persone che per lei erano di troppo, così come la figlia: a scuola era riuscita a coprire tutte quelle cariche perché  ogni suoi oppositore si tirava magicamente indietro, come se un volere supremo volesse così –forse il sindaco-.
Ma Emma non godeva di quelle capacità, quel potere: lei era semplicemente buona e aveva troppa paura di perdere Regina per farsi avanti. Ma tanto lo scontro finale con la sua matrigna s’avvicinava, questo la bionda lo sentiva. Era questione di tempo e sarebbe scoppiata.
Cora, dal canto suo, mangiava apparentemente tranquilla la sua carne lasciando stare il contorno. Non ne aveva voglia: era troppo preoccupata per badare al cibo anche se evitava di darlo a vedere. Manteneva sempre quell’aria autoritaria e superiore, era ritta sulla sedia, attenta e mangiava lentamente.
Agli occhi di Henry, che stanco mangiava con lo stesso appetito di Regina dal lato opposto del tavolo, tutto sembrava normale…anche se non era così. C’era una strana tensione, una brutta atmosfera.
Quando finirono di mangiare Regina fu la prima ad alzarsi: si stiracchiò e inevitabilmente gli occhi di Emma scivolarono sul suo corpo, osservandolo teso e soffermandosi sul seno per pochi istanti, per poi sbattere le palpebre e costringendosi a spostare lo sguardo per non far insospettire la matrigna, che la osservava interdetta.
Regina, dal canto suo sorrise nel notare che il suo tentativo di provocare Emma era andato a segno e poi si avviò verso le scale, fermandosi dietro la ragazza e poggiando la mano sulla sua spalla, in un gesto naturale e per niente strano da parte della madre che neanche ci fece caso.
Vado a farmi la doccia” annunciò tranquilla, stringendo leggermente la spalla di Emma e sfiorandole il collo col pollice, rivolgendole così un tacito invito a raggiungerla. Cora non notò tutto ciò e si limitò ad annuire
“E io a cambiarmi… penso andrò direttamente a dormire, sono esausto” borbottò Henry alzandosi e passandosi una mano sul volto, avvicinandosi a Cora e lasciandole un bacio affettuoso sulla tempia: lui sembrava amarla davvero quella vipera e tanto era il suo amore che Emma era più che sicura che se le avesse detto la verità lui non ci avrebbe mai creduto.
Buonanotte Caro, a dopo
E così il Sindaco e Emma si ritrovarono sole, a guardarsi. Senza via d’uscita in quella sala da pranzo che ora appariva troppo stretta per entrambe.
La bionda scattò in piedi e sorrise tesa “Emh… io avrei da studiare… vado di.. sopr-“
Ma ogni suo tentativo di sfuggire da quel confronto fu vano. La matrigna aveva già fatto il giro del tavolo e l’aveva presa per l’orecchio, spingendola contro il mobile in marmo e tenendola ferma, portando la sua mano sul collo per bloccarla.
“Canaglia, tu non andrai da nessuna parte” Sibilò la donna, maligna, puntando i suoi occhi tenebra su quelli verde prato, limpidi, della bionda figliastra che stringeva i denti dal dolore di quella stretta che ancora si manteneva leggera e le permetteva di respirare.
“Paura che dica qualcosa, Cora?” chiese coraggiosamente, spavalda la bionda, ghignando beffarda e la matrigna strinse ancor di più, portando una mano sul suo addome e afferrandole la maglia.
“Maledetta impicciona! Tu prova a dire una sola parola e …”
“E cosa?! Eh? Mi cacci? Mi chiudi in cantina? Nel sottoscala? Mi rimandi in orfanotrofio? Qualsiasi cosa farai sarà per me una salvezza! Non vedere la tua faccia per me è il più grande regalo che potresti farmi!


Eppure Cora non intendeva fare nessuna delle cose che aveva in mene Emma, nulla delle cose che –se pur allettanti- immaginava la sua figliastra.
Se solo avesse avuto ancora la sua magia, se solo in quel mondo i suoi poteri fossero stati stabili non sarebbe stato così complicato sbarazzarsi di lei. Sarebbe bastato strapparle il cuore, ridurlo in polvere per liberarsi di Emma Swan, l’unica falla nel suo piano.
Era una storia assai complicata e per certi versi anche assurda, ma vera:  Cora li ricordava come tempi lontani, eppure erano relativamente molto vicini. Pur di riscattarsi e donare a sua figlia Regina il Lieto fine che meritava assieme al potere degno di una regina, era riuscita a tornare nella Foresta Incantata dal Paese delle Meraviglie grazie a Jefferson e a strappare il “Sortilegio Oscuro” a Malefica prima che potesse lanciarlo sua figlia. L’aiuto di Tremotino era stato fondamentale:  corromperlo non era stato complicato, l’aveva fatto amandolo, nel modo in cui le riusciva meglio e progettando ogni cosa con lui… promettendo anche a lui il potere, il lieto fine che i “cattivi” non sarebbero riusciti mai ad ottenere nel loro mondo.
E così dopo aver modificato a suo vantaggio il “Sortilegio Oscuro”, apportando alcune modifiche,  era nata Storybrooke:  quell’universo perfetto che lei gestiva a suo piacimento e che un giorno, alla sua morte, sarebbe stato di Regina. La stava già istruendo a dovere, sarebbe diventata un gran Sindaco. Peccato che sua figlia non ricordava nulla, non aveva memoria di quel che era nell’altro mondo, non aveva idea della magia che scorreva nelle sue vene. Era così fiera di lei… quando aveva scoperto quant’era diventata potente forse aveva sentito il cuore battere più forte, era orgogliosa della sua Regina Cattiva, del “piccolo mostro” plasmato da Tremotino. Era certa che per amore suo l’aveva istruita a dovere e in qualche modo glie n’era grata, ma non poteva permettere che sua figlia rovinasse tutto per vendetta, non poteva permettere che per colpa di quel maledetto Daniel, per il ricordo di quell’amore e per colpa di Biancaneve, Regina perdesse il suo ruolo di regina, che comparisse in quel mondo senza di lei. Cora doveva proteggerla e garantirle un potere ancor superiore: l’amore era per i deboli e sua figlia non era affatto debole.
Ecco perché aveva fatto in modo di portare Zelena con s’è dall’Ovest. Indirettamente era lei a controllarla, il suo cuore risiedeva nella cripta di famiglia nel cimitero e ogni azione della rossa era controllata da sua madre, la quale non le aveva mai rivelato d’esser tale, non le aveva mai fatto scoprire d’esser stata adottata e di essere la sorella di Regina.
Eppure c’era una falla in quel piano che apparentemente sembrava perfetto: Emma Swan, la figlia del Principe Azzurro e Biancaneve. Tremotino era stato chiaro quando si era presentata a lui per chiedergli del sortilegio.
Trascorsi 28 anni verrà il frutto del vero amore a rompere il tuo sortilegio e a portare il lieto fine
E proprio per quella ragione aveva stretto un accordo con l’Oscuro Signore, modificare il sortilegio ringiovanendo Biancaneve, il Principe, Regina e i loro coetanei così da non permettere mai a Emma di poter riconoscere i suoi genitori e capire il contesto in cui si trovava realmente. Se pur lei avesse intuito qualcosa sarebbe finita con l’impazzire visto che erano tutti adolescenti ed era inspiegabile –a dir di logica- che quelli fossero i suoi genitori. E poi così avrebbe facilitato sua figlia nel diventare Sindaco, se Biancaneve e il Principe erano adolescenti avrebbero coltivato in quel mondo nuove attitudini, coltivando il loro desiderio di amarsi e prendendo l’ambizione di governare su un regno, portando pace e prosperità.
Così una volta comparsi a Storybrooke aveva cercato Emma in lungo e in largo, ed era proprio per quella ragione, per quel sortilegio, che aveva accettato di adottarla: per tenerla d’occhio e portandola a non credere assolutamente alle favole, convincendola che “il lieto fine”, il “vero amore”, non esistevano. Cercando di convincerla che lei non sarebbe mai stata felice. E così Cora aveva programmato tutto, ogni cosa…persino la rottura tra l’amicizia di Regina e Emma, ogni singola cosa.
Peccato che ancora una volta sfuggivano al suo controllo i sentimenti di sua figlia, peccato che non poteva immaginare assolutamente che le cose stavano lentamente cambiando e che sua figlia si stava innamorando. Quasi aveva dimenticato che mancavano circa undici anni all’avverarsi della profezia e che pian piano le cose a Storybrooke avrebbero iniziato a cambiare radicalmente, come già stava succedendo. Più passava il tempo e più Cora e il suo piano erano in pericolo, ecco perché il Sindaco doveva riuscirsi a sbarazzare di Emma. Doveva costringerla a scappare e andar via da quella città, perché chiunque fosse andato via da Storybrooke era condannato a viver una vita tormentata e infelice, piena d’avversità, di dolore e solitudine.
Ed era questo a cui avrebbe condannato Emma Swan. L’avrebbe regalata al mondo dopo averla convinta che mai sarebbe stata realmente felice.
Ma la tentazione di strapparla il cuore e ucciderla semplicemente era così forte in quel momento. Sarebbe stata una soluzione più semplice in effetti, più veloce e indolore. Si sarebbe sbarazzata della Salvatrice senza esitare, senza alcun problema.

Portò la mano sul suo addome, proprio dov’era il cuore e sorrise maligna, guardandola negli occhi. La ragazza non capì il senso di quel gesto e schiuse le labbra, interrogativa.
Razza di ragazzina insolente”  sibilò Cora, premendo sul suo addome e finendo col darle un pugno nello stomaco, senza riuscita alcuna. Emma finì col cadere in ginocchio, gemendo per il dolore di quel colpo e il Sindaco di conseguenza sbarrò il cuore: maledetta magia! In quel mondo ancora non era stabile, non era mai stata stabile…e mancava ancora troppo tempo perché lo diventasse. Che tentativo sciocco che era stato.
“Pazza. Tu sei pazza” sibilò la bionda, china sulle sue ginocchia, mentre stringeva i denti dal dolore e si chinava su se stessa in terra. Il Sindaco si chinò e le prese il volto tra le mani, guardandola negli occhi dopo essersi mandata indietro i capelli a caschetto.
“Osa rivelare qualcosa a qualcuno e il dolore che provi ora sarà nulla” E detto ciò le dita che erano poggiate sul mento della bionda si staccarono per pochi attimi dal suo volto, finendo poi per colpirla sulla guancia in uno schiaffo forte e umiliante. Gli occhi di Emma si riempirono inevitabilmente di lacrime, si arrossarono per il dolore e irrigidì coraggiosamente la mascella, guardando la matrigna negli occhi
Tu sei cattiva …e ti detesto” sibilò gelida, aggrappandosi al ripiano in marmo del mobile e alzandosi, tenendo ancora la mano stretta attorno all’addome per il dolore.
Dovresti essermi grata per averti adottato e…questo è il rispetto che ottengo! Dovevo lasciarti dov’eri, in quell’orfanotrofio maledetto, maltrattata dalle assistenti sociali!”
I denti di Emma si strinsero dentro la sua bocca, la mascella si serrò talmente tanto che le tempie presero a battere e guardò la donna con odio, rabbia e rancore. Sarebbe andata via… sarebbe andata via da quella casa prima o poi, era stanca: ormai stufa di sentirsi rinfacciare tutto ciò.
Me ne andrò via di qui, molto presto. Sta tranquilla che ti toglierò il disturbo, Cora. Ma sappi che lentamente tutte le persone che ami si allontaneranno da te. Perché sei marcia dentro.  Prima o poi lo capirà anche Regina… e Henry… perderai tutto. Ogni singola cosa e resterai sola come un cane. Cagna maledetta. Sei una cagna” A questo punto Emma aveva lasciato il suo ventre e si stringeva al mobile. Sussurrava quelle parole malignamente, quegli insulti ormai senza timore. Cosa poteva farle? Cos’altro poteva farle?
Un brivido attraversò la schiena della bruna, la quale levò la mano e la scagliò ancora sulla guancia della bionda senza esitare. Un altro schiaffo, un’altra umiliazione. Avrebbe dato via un organo qualsiasi pur di uccidere in quel momento Emma: più passavano gli anni e più quella ragazza mostrava il coraggio e il valore che risiedevano nel suo animo. Ma tutto ciò sarebbe finito da lì a poco. Non c’era bisogno di sporcarsi le mani con un coltello, rischiare la galera o uno scandalo dopo averla uccisa… aveva appena detto che se ne sarebbe andata via da sola.
Poteva stare tranquilla allora, Emma Swan si sarebbe autocondannata all’infelicità eterna.
Rise di gusto a quelle parole, certa che non sarebbe mai successo e scosse la testa.
Ingenua mocciosa… dove credi di andare?”
“Via di qui. Lontano…e porterò con me Regina. La salverò e le darò la felicità che tu le neghi giorno per giorno!”
sbottò scuotendo la testa. Ora lo sguardo di Emma era mutato in vera e propria determinazione, in pura rabbia e convinzione. Il dolore era celato da un mix si sentimenti e Cora per un istante, un solo istante, ne fu spaventata. Non poteva rovinare i suoi piani.
Non dire sciocchezze. Taci e basta, Emma Swan… tu non sarai mai felice
Sibilò prendendo un piatto, decisa a farla finita con quella storia, con quella discussione prima che perdesse davvero il controllo.
Staremo a vedere
E detto ciò Emma le voltò le spalle e si avviò di sopra, costringendosi a calmarsi gradino dopo gradino e sospirando pesantemente, cercando di farsi scivolare addosso tutte le minacce della matrigna, cercando di calmarsi per non mostrare a Regina quanta rabbia e nervoso la tormentavano in quell’istante.

Quando fu sul corridoio delle camere si concentrò sui rumori e sorrise nel sentire il fruscio dell’acqua della doccia venire dal bagno. Regina si stava sicuramente lavando e quello di poco prima era certa fosse un invito a non farsi scappare un’occasione.
Attraversò il corridoio e entrò nella camera della ragazza, entrando poi nel suo bagno e chiudendo la porta alle spalle, facendo scattare la chiave e sorridendo nel vedere la sagoma del suo corpo oltre il pannello della doccia.
Arrivi tardi… ho praticamente  finito” borbottò la bruna dall’interno. A quelle parole la bionda si tolse la maglia e la gettò in terra, trattenendo una smorfia per il dolore al fianco appena lo allungò per spogliarsi. Poi sfilò le scarpe e appena Regina sentì il rumore dei lacci che si scioglievano si voltò a guardare Emma, osservandola spogliarsi lentamente, ad occhi sbarrati, attenta, attratta, studiando ogni curva.
I capelli biondi le ricadevano sulle spalle e il rossore sulle guance era più evidente del solito. Lei sembrava tranquilla, eppure poteva vedere i suoi nervi tesi, percepiva benissimo il nervoso che cercava di nascondere. Le mani della bionda corsero tra i seni sodi, sfiorandosi il reggiseno, catturando così lo sguardo della ragazza che la guardava attentamente, studiando ogni suo movimento e che ora aveva aperto i palmi sulla doccia e la osservava spogliarsi.
Le dita di Emma sfiorarono il profilo del proprio seno, con occhi bassi senza cercare mai quelli della bruna, sul suo volto lentamente si apriva un piccolo sorriso man mano che percepiva gli occhi nocciola assorti e fissi su di se: il dorso della sua mano scivolò sino al suo ventre e i denti di Regina si strinsero attorno alle sue labbra, mentre il suo petto si gonfiava appena e il suo respiro rallentava, quasi soffocava nel vapore generato dall’acqua calda.
Lentamente la mano di Emma si posò sulla cinta e la slacciò, i pantaloni caddero e la bionda li scavalcò senza problemi. Sfilò i calzini e restò in intimo. Poi tolse il reggiseno e accennò un passo verso la doccia, restando solo con le mutandine nere che Regina notò subito: non credeva che Emma avesse anche dell’intimo femminile normale!
Il volto di Emma si allineò a quello di Regina e la punta del suo naso si posò sulla parete del pannello,  i suoi occhi verdi incrociarono quelli castani e la mora aprì il pannello che le separava, permettendo così ai suoi occhi di catturare quell’immagine, di non dimenticarla mai, guardando per bene la bionda che si sfilava l’ultimo strato di intimo e la raggiungeva in doccia.
Fu Emma a richiudere alle loro spalle la lastra della doccia alle loro spalle, ritrovandosi così inevitabilmente contro Regina, in uno spazio quasi assente. Le mani della bruna si posarono sulle sue spalle e le sfiorarono i boccoli biondi.
“Peccato che tu hai praticamente fatto… io ho praticamente intenzione di iniziare adesso”  sussurrò la bionda, sorridendo maliziosamente, avvicinando poi le labbra a quella mora e attirandola a se, finendo entrambe sotto il getto d’acqua calda che parve incitare le loro mani a sfiorarsi, lambendo lentamente le loro pelli. Le labbra si cercarono con urgenza, si unirono con estrema dolcezza, per un attimo e seguendo il ritmo delicato di quella danza Regina si strinse a Emma, aggrappandosi quasi a lei e portandosi in punta di piedi, dato che era di poco più bassa,  lasciando che i loro seni si fiorassero. Un ansito venne celato tra i baci che si facevano sempre più carichi di foga, di passione, di calore.  Era bizzarro pensare che l’ultima volta che si erano ritrovate in doccia insieme Emma era quasi fuggita dalle provocazioni di Regina e ora era stata lei a provocarla, a trascinare entrambe nel baratro. Ora erano le sue mani a vagare sul petto della bruna, i suoi palmi a premere sul suo seno e i polsi a ruotare, le dita a intrappolare la sua pelle calda e i polpastrelli a stringere appena la sua parte rosea.
Era quasi liberatorio quel contatto perché ora… ora non doveva farsi più scrupoli e aver paura di sognare, neanche doveva più immaginarle certe cose perché erano semplicemente possibili. Loro due si amavano, stavano insieme e non c’era niente, nulla che Emma potesse voler di più, niente che la rendesse più felice di ciò, anche se mentre si rifugiava in quei gesti e allontanava Regina dalle infinite domane che desiderava farle, dal momento che l’aveva vista strana quasi per tutto il giorno e tutta la sera, si diceva che non sarebbe durata in eterno quella gioia.
Perché forse la felicità non era eterna, non per lei almeno. Cora era il problema, ecco cosa… e pur di non pensare, non parlarne e non preoccuparsi si lasciava andare tra le braccia di Regina, si inarcava a ogni graffio delle sue unghie tra le scapole e la stringeva a se, tenendola in braccio e poggiata al muro, mentre le sue labbra scendevano e attraversavano il suo petto. Sapeva che la bruna aveva percepito che c’era qualcosa che non andava e pur di proteggerla tanto valeva distrarla: sapeva quanto amava sua madre, quanto tenesse a lei e forse proprio a causa di quell’amore, di quella profonda stima, loro erano finite insieme. Per non deludere Cora, Regina, aveva dato inizio a quel piano…ottenendo l’esatto opposto: di certo sua madre non sarebbe stata felice di scoprire che sua figlia era finita col stare insieme con una ragazza.
Ma tutto ciò, tutta quella serie di pensieri e tutte le domande che frullavano nella mente di Regina a cena erano svanite mentre l’amore si faceva da se, mentre il piacere le rubava il fiato e il sangue scorreva nelle vene rapido e come le goccioline d’acqua sfioravano il corpo e si perdevano pian piano, le dita della fidanzata scorrevano sulle sue gambe, smarrendosi nella sua femminilità e riportandola in vita.
Fu amore, amore fu ancora e ancora.
***
 
Il ricordo vivido di quello scontro con Cora aveva tormentato Emma ogni giorno per tutta la settimana assieme all’immagine svenevole di Regina tra le sue braccia sotto la doccia, a quel disperato fare l’amore per cercare di proteggerla. Se non l’avesse fatto, probabilmente, sarebbe successo l’impensabile… sicuramente la bruna l’avrebbe inondata di domande, l’avrebbe sommersa di quesiti che esigevano una risposta e lei non avrebbe avuto altra scelta. Forse sarebbe scoppiata a piangere. La paura di perderla, mentre il piacere le prendeva l’anima, l’aveva portata a lacrime e per fortuna, per sua fortuna, le lacrime si erano confuse con l’acqua calda e la ragazza quasi sembrava non ci aveva fatto caso… anche se non era così.
Per il resto della settimana Emma restò silenziosa e tenebrosa, assorta e presa dalle parole di Cora, sempre presa dai suoi pensieri e tormentata dall’odio nei confronti della matrigna. Lei e Regina trascorrevano tantissimo tempo fuori per suo volere e …forse ciò era stato il lato positivo!
Avevano fatto tantissime cose belle: quasi tutti i giorni andavano a pranzo fuori, in qualche locale diverso –quando non mangiavano a scuola- oppure a fare dei picnic: al parco, in spiaggia, nelle campagne di Henry.
Emma l’aveva accompagnata spesso agli allenamenti e un paio di volte avevano anche cavalcato insieme, la bionda non era capace quanto Regina ma…riusciva a starle dietro. Era stato stupendo e poi Emma era riuscita anche a trascinare la ragazza al cinema, a vedere film che di solito non guardava. Avevano visto Hunger Games almeno cinque o sei volte e ormai persino Regina si era interessata alla storia di Katniss, ciò era semplicemente epico per Emma.  
Nonostante tutto la settimana prima del giorno tanto atteso era stata davvero il massimo, si erano divertite tantissimo nonostante tutto …forse perché erano state sempre fuori casa, lontane da Cora e forse proprio grazie a Regina, Emma era riuscita a smaltire tutta la rabbia, a rilassarsi un po’, anche se custodire quel pesante segreto, sapere che Cora tradiva Henry con Gold, era qualcosa di davvero troppo grosso.

Non era certa che sarebbe riuscita a proteggere Regina dalla delusione per sempre, a evitarle quel dolore. Probabilmente se i suoi avrebbero divorziato, la figlia del Sindaco, sarebbe caduta in crisi: amava suo padre almeno il doppio di quanto amava sua madre. Li amava entrambi e non riusciva a pensarli divisi anche se spesso avrebbe desiderato uccidere Cora con le sue stesse mani.
Tutto ciò Emma lo sapeva bene e proprio per questo aveva deciso di non dirle niente ma semplicemente di infliggere a Cora il peggior dolore: portarle via sua figlia. Se ne sarebbe andata da quella casa, ne era sicura, e con se avrebbe portato Regina, regalandole una vita degna d’esser vissuta!
Lontana dagli schemi e dalle barriere che la madre le imponeva… lontana da quel regno di cristallo progettato apposta per lei che le stava evidentemente stretto, che spesso la soffocava.
Quella sera, la sera del ballo che finalmente era giunta, Emma sarebbe stata la Salvatrice di Regina.

L’avrebbe salvata.
Sì... prima o poi l'avrebbe salvata.


 
 

 
S.d.A
 
Ehilà! Buonasera a tutti :3
Allora… da uno a 10 quanto siete sconvolti?
Da su… non ditemi 10…penso che qualcuno se lo sarà immaginato dopo aver letto l’ultimo capitolo, anche se poi se leggete attentamente la storia è tappezzata di cose “un po’” senza senso che non sono troppo normali e sono un po’ inspiegabili, coincidenze che tu dici “ma no dai.. saranno solo riferimenti ad OUAT”
….E NO INVECE….
Nulla è lasciato al caso :3
E quindi eccovi svelato il mistero: Cora ha lanciato il Sortilegio Oscuro prima che potesse farlo Regina in OUAT e ha avuto la brillante idea di ringiovanire la figlia e tutte le persone che “le stavano scomode” così da potersele lavorare per bene, per poter manovrare tutto al meglio e crescere “il suo piccolo mostro” e non “il piccolo mostro” che ha creato Rumple. Insomma il senso era resettare Regina per renderla la sua “Evil Mayor” :3
Che dolce Cora…
Peccato che il Sortilegio Oscuro ha una falla nel piano, Emma! Anche in questo caso passati 28 anni tutto si resetta… questo significa che loro non sono sempre vissute a Storybrooke, sono comparse lì di punto in bianco e hanno sempre creduto di vivere lì!
Insomma Cora ha progettato tutto e… ora vedremo come si evolve la cosa!
 -Ditelo che ora si spiega la questione “seguito di Faking it” :3
E poii beh…abbiamo ancora la nostra SwanQueen :3
Che questa volta vi viene proposta in un modo meno delicato di prima… cioè penso sia una scena molto diversa: c’è tanto dolore e Emma è così stranita che a stento guarda Regina in faccia. Forse è così confusa e impaurita che la provoca per paura che sia l’ultima volta, ha il terrore che sia così e per proteggerla, mentre pensa a come rimediare a tutto ciò, come scappare da Cora e scappare –perché è evidente che la Ragazza ha deciso di essere Il nuovo Sirius Black della situazione- la fa sua… così da evitare ogni dialogo e possibile scontro. Ma d’altronde non ha tutti i torti… a me non è successo ma…posso solo immaginare il dolore che possa esserci, lo sconforto, se due genitori si separano…
Ma evito di approfondire questo tasto…
Riguardo ai personaggi, beh… pian piano che la storia si evolve tenderanno a esser sempre più simili a quelli Once Upon a Time e non a quelli di Faking It –forse perché il tempo passa e quindi… il conto alla rovescia è sempre attivo, quindi… sì che mancano 10/11 anni al fatidico 23 Ottobre ma… più passa il tempo e più Cora deve lottare per tenere tutto sotto controllo.

Chissà che accadrà :3
Insomma.. il prossimo capitolo è evidentemente quello del ballo, dato che il finale di questo riassume la bella settimana tra le due!
Lo so, molti avrebbero voluto –forse, non so- che qualche episodio fosse descritto più nel dettaglio (intendo riguardo la settimana trascorsa) ma…LO SO CHE STATE MORENDO PER IL BALLO E ANCHE IO FREMO PER SCRIVERLO *^*
Quindi accontentatevi del pappone, miei prodi!
Vi amo u_u
Grazie per le recensioni, le visualizzazioni e ehy…sì anche voi che leggete e mettete tra le preferite, ricordate e seguite, grazie anche a voi :3
Scusate le troppe chiacchiere e…. come sempre fatemi sapere!

A presto :3
Spero prestissimo (perché dovete sapere che non dipende da me…ma dai compiti che quei balordi dei prof mi assegnano)


Un saluto dal mio Procione mannaro a cui devo trovare assolutamente un nome, saluti alla mamma e alla nonna!
Zia Molly! ^^



PS: Se volte farvi due risate e gustare una delle mie follie, per chi non la conoscesse, vi consigli questa OneShot...è una stupidata che ho scritto qualche tempo fa in un momento di noia assoluta. A me fa ridere... è assurda! 
E' una SwanQueen ma... non solo! Scoprite chi è la nuova Ship e ditemi che ne pensate :3
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2834701&i=1
(La OneShot la trovate sul mio profilo. "Ti ho sempre amata", R.Verde -comica/nosense)

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Capitolo 12
*** Save the Hero ***


-Faking it-
capitolo dodicesimoo

SAVE THE HERO
 

Emma era stata costretta a uscire prima di casa quella sera o forse così aveva detto a Regina, giustificandole che si sarebbero viste al ballo perché lei doveva dare una mano a sistemare le ultime cose dato che faceva pur sempre parte del “comitato d’organizzazione”. Ma la verità era semplicemente che Emma non sapeva chi presentare a Cora come suo accompagnatore, come copertura per non farla insospettire. D'altronde il Sindaco stranamente sapeva ogni novità in città e aveva borbottato spesso riguardo alla candidatura di due ragazze come reginette del ballo, aveva espresso continuamente il suo disappunto. E quindi, per non metter in difficoltà Regina prima del ballo, per assecondare il piano che la bruna le aveva proposto –cioè di fare coming out in sala durante l’incoronazione- era uscita prima di casa, lasciando Regina nelle mani dei suoi preparatori.

Quando il maggiolone giallo uscì dal parcheggio di Villa Mills, mentre le ruote della macchina di Cora toccavano terra, l'auto bianca e nera di Crudelia si fermò nel vialetto, inchiodando e lasciando il segno delle ruote. Mentre Emma si allontanava si chiese chi avesse dato a quella donna la patente: una frenata simile all'esame avrebbe determinato la bocciatura. Ma ..evidentemente lei era Crudelia De Mon e la bionda non si sarebbe stupita se le avessero detto che aveva preso la patente con i punti del latte, lei poteva tutto. Lei era lei e gli altri non erano nulla la suo pari –forse secondo la concezione della famosa stilista solo Cora poteva quasi arrivarle. E per Cora era lo stesso, forse solo Crudelia poteva arrivarle.
Ma all'insaputa di Emma, la sua matrigna progettava l’inimmaginabile: nei piano del Sindaco Mills c’era Regina, solamente sua figlia sarebbe stata capace di prendere il suo posto, di arrivare ai suoi livelli.
Non caso quella sera per lei aveva scelto “la Regina Cattiva”, la donna di cui tanto era stata orgogliosa nella Foresta Incantata.
Crudelia era arrivata assieme al suo cast di preparatori: Gaspare e Orazio, rispettivamente un truccatore e un parrucchiere. L’avrebbero resa divina, regale più di quanto già non fosse.
Regina aveva detto a sua madre che le avrebbe presentato al ballo il suo accompagnatore e aveva chiesto a suo padre se il suo autista poteva accompagnarla e nonostante fossero passate almeno due ore da quando Emma era andata via, da quando Crudelia, Gaspare e Orazio avevano iniziato a lavorare su di lei con l’attenta visione di Cora, e mancava ancora mezzora al ballo… l’autista era già sul viale che l’aspettava e probabilmente, quel pover uomo, avrebbe dovuto aspettare ancora molto.

Intanto le prime coppie arrivavano in sala e Zelena assieme al suo cavaliere li accoglieva, controllando i biglietti di partecipazione. Il suo Mago era un ragazzo mingherlino, dagli occhi castano chiaro, luminosi che sfumavano in un verde chiarissimo. Non era troppo alto ma era magro, elegante, vestito di verde con un mantello luminoso. Portava nel taschino un rosa bianca e affianco ai petali sbucava una bacchetta a prestigiatore. Emma lo fissava forse addolcita, non era alto quanto la sua “Strega dell’Ovest” e non era neanche bello, ma affiancati stavano bene insieme (e non solo perché lui era vestito dal “Mago di Oz”).
Neal si era affiancato all’amica e insieme a lei li osservava, porgendo alla bionda uno dei due bicchieri di aranciata che teneva in mano.
“Non credevo avrebbe trovato qualcuno” ammise la bionda, tenendo una mano nella tasca dei Jeans, portando con l’altra il bicchiere alle labbra.
“ Beh… Walsh le fa il filo dalla terza elementare e anche se lei lo nega, lui le piace… non è bellissimo ma stanno bene insieme” ammise Neal, alzando le spalle e Emma gli sorrise leggermente, guardandosi attorno e guardando lui.
“Vero. E … il tuo Cappellaio, che fine ha fatto?”  chiese lei, guardandosi attorno, cercando apparentemente Jefferson con lo sguardo: in realtà non cercava lui. Tra le varie persone già presenti sperava di cogliere Regina, di trovarla e poter ammirare quanto fosse bella. Era sicura che sarebbe stata incantevole anche se non aveva visto il suo vestito, anche se non aveva idea di come Crudealia, Gaspare e Orazio l’avessero sistemata; che poi –si chiedeva- c’era da fidarsi del gusto di una che si chiamava Crudelia?
“Sta cercando di convincere Ruby e soprattutto Belle a fare Coming Out” mormorò Neal sorridendole e lei rise luminosa, spostando ancora lo sguardo sulla sala e vedendo il trio parlare in un angolo, poggiato accanto a una colonne gotiche del palazzo di Elsa.
Quella palestra era diventata stupenda con l’intervento di Neal (o per meglio dire con i soldi del Signor Gold). Non era riconoscibile, non sembrava neanche più lei se non fosse stato per gli infissi delle porte e per le entrate e le uscite che la collegavano agli spogliatoi e alla scuola.
Penso che alla preside farà piacere, adora Belle! E poi… anche io e Regina dobbiamo dirlo a Cora, stasera… mentre ci incorona
Mormorò Emma e Neal sbarrò gli occhi, sbarrando le labbra in una “Oh” muta e sgranando gli occhi.
I miei feels! OH MIO DIO. Quasi quasi dirò a mio padre di essere Gay anche se già lo sa!” mormorò ridendo divertito e Emma scosse la testa, sorridendogli
“Beh…presentagli Jefferson!”
“Vero…beh, lo farò
” borbottò “A proposito… vado a recuperare il mio Cappellaio…la festa sta per iniziare

E così mentre Neal svaniva, una volta che la sala sembrava essersi riempita, la preside saliva sul palco col sottofondo di Let it go –mentre sua nipote la guardava male da un angolo-  canticchiando divertita, vestita completamente d’azzurro. Dietro di lei brillavano le due coroncine delle reginette o meglio.. una corona era da ragazzo, forse per tradizione o forse… perché qualcuno si era sbagliato a comprarle. O probabilmente era stata Zelena a scrivere male sull’ordine, dato che se ne occupava lei, per cercare in qualche modo di offendere o infastidirle in qualche modo. Ma per sua sfortuna a Emma non interessava, forse per com'era vestita o forse perché quella tiara non faceva per lei, era certa che avrebbe messo lei la Corona da Re, le sarebbe stata sicuramente meglio.
Intanto, mentre sentiva la Band sul palco iniziare a suonare per gli invitati, mentre Killian Jones vestito da Capitan Uncino iniziava a cantare, Emma fissava il vuoto e restava seduta con la sua aranciata in mano, pensando che –ora che l’anno era finito- in qualsiasi modo sarebbe andato, non avrebbe più rivisto nessuno di quei volti.
I suoi occhi cercarono Mary Margaret e David, istintivamente e sorrise appena, accennando un sorriso nel vederli felice a ballare assieme a Ruby e Belle. Aveva degli amici e non poteva crederci. Forse anche se credeva di non averla mai avuta a Storybrooke aveva trovato una famiglia, anche se non sentiva per nessun legame con i suoi genitori adottivi. Anche se all’inizio era stata dura ed era la “sfigata” della scuola, un fantasma che sarebbe potuto anche non esserci, ora si rendeva conto che aveva degli amici… che forse valeva qualcosa nella vita di quelle persone. E ciò la rendeva terribilmente felice… peccato che avrebbe perso tutto, aveva deciso di andarsene, mollare tutto con Regina.

Aveva organizzato ogni cosa:  nel corso del pomeriggio aveva racimolato più soldi possibili, aveva preparato due valige, una per se e l’altra per la compagna, ed era aveva messo tutto nel bagagliaio della sua auto gialla. Tutto ciò all’insaputa di Regina e di Cora: avrebbe raccontato tutto alla fidanzata e sarebbero andate via… dovevano andare via! Le avrebbe detto di sua madre e Gold, avrebbe cercato di farle aprire gli occhi e prima che il sole sorgesse ancora avrebbero superato il confine di Storybrooke, viaggiando verso il nulla –probabilmente.
Lei pensava a Boston. Era una città piena di speranze, una delle città più vecchie degli Stati Uniti, con una storia e lì Regina avrebbe potuto trovare tutte le librerie che voleva. Emma tutti i negozi di Video Giochi che le servivano. Avrebbero trovato un lavoro –anche se sarebbe stato difficile dato che erano entrambe minorenni- e avrebbero continuato gli studi, da sole. Avrebbero avuto una vita insieme e …sarebbero state felici e contenti.
Sì. Sì. Sembrava un ottimo piano ed era sicura, sicurissima che la sua ragazza accettasse, per nel profondo era certa che anche lei sognava la libertà, di essere libera da sua madre. Spesso aveva detto che se ne avesse avuto l’opportunità l’avrebbe gettata in uno specchio e chiusa in un mondo parallelo –certo, che fantasia, pensava Emma in quei casi. Avrebbe sempre potuto dire di ucciderla e invece no, Regina aveva pensato a qualcosa di peggio: allontanarla dal mondo che Cora si era duramente costruita e dimenticarla per sempre. Comico, impossibile, geniale. Eppure, anche se certa di quelle convinzioni, Emma aveva tenuto anche in conto un possibile cambio di programma: E se Regina non avesse desiderato partire nonostante lei fosse determinata a farlo?
Per quella ragione aveva preparato una lettera da darle: se si fossero separate c’erano verità, che lei avrebbe dovuto sapere assolutamente, cose che non avrebbe mai dovuto dimenticare.
E se pur quei progetti nati in un pomeriggio erano diventati da subito certezze, nonostante  fosse entusiasta per quella nuova vita che sarebbe iniziata dal giorno seguente, fissava i suoi amici desolata: li avrebbe persi per sempre, forse. Così si alzò e lentamente si avviò da loro, superando la folla di gente che balla e superando con riluttanza Robin e Marian che se la spassavano.
“Porco” sibilò, ma per fortuna la musica non concesse all’orecchio del Ladro di sentirla, ma glie lo intuire ugualmente: lasciò scivolare il suo stivale sulla caviglia di Robin mentre ballava e senza che lui se ne accorgesse finì in terra, inciampando sui suoi stessi passi. Emma rise e con se trascinò le persone presenti che vedendo la scena scoppiarono con lei, tanto da superare il rumore della musica.
Così prese a ballare, raggiunse i suoi amici e iniziò a ballare con loro, lasciandosi completamente andare. Seguendo il ritmo della musica finché questa non mutò in un ritmo più Rock.

Fu in quel momento, a quello stacco, mentre le luci sotto il pavimento e nelle colonne trasparenti, andarono a intermittenza come un lampo che qualcuno arrivò in Sala. A Emma parve un Flash, un’apparizione bellissima e si fermò, puntando il suo sguardo sulla ragazza con l’abito rosso che si faceva avanti con eleganza, raffinata, con un portamento da regina.
Regina…” il suo nome sfuggì dalle labbra di Emma, la quale la fissava attonita, così come moltissimi altri che in sala avevano smesso di ballare per guardarla entrare. Aveva bloccato il mondo con quella camminata regolare, quel portamento sontuoso, con quel passo deciso e col movimento sinuoso dei suoi fianchi che donava ritmo alla sua andatura.
Persino Mary Margaret che vestita da Biancaneve sarebbe dovuta scappare restò incantata a guardarla: era bellissima. Nella mano stringeva una mela rossa come il sangue, lucida come una lacrima: il frutto proibito dell’albero più rigoglioso, del giardino più bello.
Due dita di Neal si posarono sotto il mento di Emma e le chiusero la bocca, dato che era rimasta piacevolmente incantata e dall’altra parte della sala Marian diede –nello stesso momento- uno scappellotto a Robin, dato che si era fermato a fissarla. Tutti la guardavano e lei, con provocante eleganza, si lasciava ammirare, anche se tra tutti quegli sguardi coglieva solo quello di Emma.
L’aveva vista e ora camminava verso di lei: avrebbe voluto avvelenarla in quel momento, lanciarle la mela che stringeva nelle mani per come si era vestita. Era davvero incredibile.
Quando raggiunse la piccola combriccola di eroi con cui era Emma sorrise e incrociò gli occhi verdi della bionda.
Scusa, sono in ritardo” mormorò alla ragazza, la quale era decisamente senza parole. Gli occhi vagavano sul suo abito. La gonna faceva sembrare le sue gambe immense, era certa che portasse i tacchi altrimenti non sarebbe stata così slanciata e alta quanto lei, il corpetto ricamato concedeva quel giusto tocco del vedo-non vedo e i capelli portati indietro le davano un’aria ancor più regale e autoritaria del solito, più incantevole. Scoprivano quel collo fino a cui Emma dedicava sempre infiniti baci, che in maniera differente faceva impazzire entrambe: per la bionda perché a stento resisteva alle tentazione di tempestarlo di segni viola e macchiarlo di saliva tra i baci e Regina perché rabbrividiva a ogni bacio di Emma in quel punto che senza ombra di dubbio era il suo tallone d’Achille. Soffriva in maniera esagerata il solletico sul collo e allo stesso tempo adorava sentire i baci in quel punto.
F-Figurati…” balbettò Emma, incrociando il suo sguardo costringendosi a calmarsi. Regina le sorrise e poi, solo come se si fosse ricordata in quel momento della sua mela, si voltò, mostrando la schiena alla bionda –che si era appena calmata- e porgendo la mela a Biancaneve.
Buon sonnellino, mia Biancaneve” sussurrò con un ghigno maligno e con riluttanza Mary Margaret afferrò quella mela. Emma intanto era incantata a osservare lo spacco sulla schiena di Regina, che scendeva dalle spalle e si stringeva, trovando il suo vertice tra le fossette di venere. Posò lo sguardo sul suo fondo schiena e arrossì leggermente, quando incrociò nuovamente il suo sguardo: era così bella che quasi si sentiva brutta.
Dopo aver ricevuto la mela David e Mary Margaret si allontanarono e con loro anche gli altri, lasciando così Emma e Regina sole, mentre la musica lentamente rallentava e le avvicinava.
Mi concede questo ballo, sua Maestà?” chiese Emma con fare divertito, inchinandosi e Regina sorrise compiaciuta
Solo se mi dici da cosa diavolo sei vestita…” mormorò inarcando un sopracciglio. La bionda le sorrise e le prese la mano, portando poi l’altra sul suo fianco e lasciandosi trasportare dalla musica.
“Da Salvatrice” le rispose con un piccolo sorriso e Regina si accigliò.
Devo portare il lieto fine nella vita della Regina Cattiva, devo salvare il suo Felice e Contenti” mormorò guardandola e vedendo Regina sorridere dolcemente. Le loro labbra si incrociarono e quelle della bionda si macchiarono di rossetto. La stretta si fece più calda e le dita di Emma attraversarono la schiena nuda di Regina, facendola così rabbrividire.
sarebbe fantastico se fossi tu il mio Lieto fine…ma Cora sta per arrivare e….” mormorò la bruna, poggiando la fronte su quella della bionda, guardandola.
Peccato che non arriverà” mormorò Emma, sorridendole divertita vedendo la bruna accigliarsi interrogativa.
Le ho bucato le ruote della macchina prima di uscire” rivelò e a quelle parole la regina Cattiva scoppiò a ridere tra le sue braccia, abbracciandola e stringendola a se mentre ballava.
La serata continuò tranquilla, tra risate, danze e ogni genere di follia: così folle che avevano cantato a turno sul palco col Karaoke che Neal aveva genialmente inserito nella festa. La preside Lucas aveva cantato Frozen, imitando i gesti di Elsa, imbarazzando tanto sua nipote che era diventata rossa come il cappuccio del suo mantello, era così porpora che Belle le aveva scattato una foto e ridendo, poi, avevano accompagnato la nonna, cantando anche loro.
Neal aveva cantato con Jefferson sul palco e Killian, mentre suonava, aveva guardato spesso Emma, che felicemente era in un nascosta dietro un angolo con Regina. Forse cullate dalla musica o dalla tranquillità dettata dalla certezza che Cora non sarebbe mai arrivata, si erano abbandonate a loro stesse, alla dolcezza di quei baci senza scomporsi: appena Emma andava quasi troppo oltre, Regina la richiamava alla realtà, urlandole di stare attenta al vestito.

Emma, giuro… un solo segno sul collo e…”
“E che fai?! Mi avvelenate, vostra Maestà
?” rispose la bionda divertita, tenendola per i fianchi divertita.
Peggio. E smettila con quel nomignolo. Sono Regina e basta. L’appellativo Cattiva non mi fa impazzire” ammise, accarezzandole la guancia e lasciando correre il pollice sulle labbra della ragazza, pulendole dal rossetto.
“Umh… secondo me un po’ ci sta dai. Non sei una santa, lasciatelo dire” borbottò Emma divertita, ricevendo una piccola botta alla spalla.
“Ehy!”
“Forza…era per ridere”
“Ci sarebbe da ridere se andassi a cantare
!” ammise Regina, divertita, voltandosi a guardare il palco, notando Killian che suonava.
vuoi davvero che lo faccia?!”
“Forza! Vediamo che sai fare… ti ho sentita cantare e suonare ma non mi hai mai permesso di entrare in camera tua a vederti.. canta
!”  Emma sorrise a quell’invito di Regina e si sporse a baciarla sulla guancia e poi la guardò, allontanandosi da lei un po’ di malavoglia e avviandosi verso il palco. Quando salì fu lo stesso Capitan Uncino a presentarla al pubblico e la bionda per un istante si sentì in soggezione: era la prima volta che cantava su un palco.
Si avvicinò al microfono e sfogliò i testi del Karaoke sul Tablet, lasciandolo immediatamente stare. Non conosceva nessuna canzone della Disney di quelle presenti. Così prese la Chitarra elettrica che stava suonando Killian e si avvicinò al batterista, suggerendogli solamente un titolo. Non poteva non conoscere quella canzone.
“Ecco… emh… è la prima volta che…canto davanti a un pubblico e… beh…siate buoni. Questa canzone è… per qualcuno che è qui in sala… emh, insomma…penso la conosciate più o meno tutti: Wonderwall degli OASIS” mormorò deglutendo e facendosi avanti. Si schiarì la voce e poi si voltò a guardare il batterista, sentendolo dare il tempo, poi il resto lo fecero tutto le mani di Emma sui tasti della chitarra e sulle corde.
Qualcuno si voltò a guardare Regina, che intanto guardava attentamente la bionda, che nervosamente suonava, in imbarazzo. Doveva essere folle… perché proprio per lei stava superando una delle sue più grandi paure, suonare in pubblico. Quanto coraggio in un solo cuore, quanto valore: rischiava di sbagliare, di tradirsi per l’emozione e eppure era lì a rischiare il tutto per tutto per lei.
Today is gonna be the day 
That they're gonna throw it back to you 
By now you should've somehow 
Realized what you gotta do 
I don't believe that anybody 
Feels the way I do about you now 

[Oggi sarà il giorno 
in cui ti verrà data di nuovo un'opportunità 
Ad oggi avresti dovuto in qualche modo 
Realizzare ciò che devi fare 
Non credo che nessuno 
Senta quello che provo io per te adesso]

 
Nella mente il giorno in cui avrebbero avuto una nuova opportunità era proprio quello, perché secondo lei, quella notte sarebbero scappate, fuggite dalle grinfie di Cora la quale proprio per quella sera aveva organizzato tutto: aveva reso sua figlia la Regina Cattiva –quel che realmente era, in effetti- e secondo la donna Regina si sarebbe dovuta comportare in quel modo. Effettivamente, un po’, ci aveva provato: la mela a Biancaneve era stata consegnata ma… poi tutto era cambiato, Emma l’aveva allontanata da quei progetti e avevano trascorso una bella serata.
Così tra una strofa e l’altra, mentre tutti cantavano con lei, la bionda continuava a intonare quella canzone per la sua regina, man mano che si gasava sempre più: se solo avesse saputo l’avrebbe fatto molto prima. Il palco donava una certa adrenalina, sentire le voci che seguivano la sua la faceva sentire come a un vero concerto Rock e riuscire a intravedere Regina che attentamente la ascoltava e la fissava era il massimo. Aveva giurato di aver visto i suoi occhi brillare ma…doveva esser per colpa delle luci.
Ma quel momento perfetto non durò in eterno. Emma non se ne rese conto, perché concentrata a cantare quel testo che conosceva a memoria: era una delle sue canzoni preferite, forse perché l’aveva sempre fatta pensare a Regina, ma in quel momento le porte della sala si aprirono e Cora Mills, affiancata da un cameramen del Mirror, entrò in sala. Regina si voltò appena notò sua madre entrare e si gelò sul posto.
And all the roads that lead to you were winding 
And all the lights that light the way are blinding 
There are many things that I would like to say to you 
I don't know how 
I said maybe 
You're gonna be the one who saves me ? 
And after all 
You're my wonderwall 

[E tutte le strade che dobbiamo percorrere sono tortuose 
E tutte le luci che ci guidano sono accecanti 
Ci sono tante cose che mi 
Piacerebbe dirti 
Ma non so come 
Forse perché 
Sarai colei che mi salverà 
E dopotutto 
Tu sei il mio muro delle meraviglie]

 
Oh, eccoti Regina!” la salutò Cora, avvicinandosi a lei e salutandola, mentre Sidney –il giornalista del Mirror la guardava come se non avesse mai visto niente di più bello.  Quell’uomo, secondo Regina, era un lurido, schifoso pedofilo. Ecco cosa. Ogni volta che la incontrava la guardava, la squadrava come se potesse spogliarla con gli occhi.
Mamma…” mormorò la bruna, guardando la madre ad occhi sbarrati, sorpresa nel vederla lì: ma Emma non le aveva bucato le ruote della macchina?
“Tutto bene?!” le domandò vedendola irrigidirsi, ma senza darle tempo di rispondere, euforica continuò “…allora…cerca il tuo cavaliere, così ti incoroniamo in diretta! Così potrà vederti tutta Storybooke!”
Regina guardò la telecamera, deglutendo: tutta Storybrooke? Tutta la città avrebbe visto sua madre collassare quando avrebbe saputo la notizia? Restò di ghiaccio, immobile e deglutì, mentre a loro si avvicinava la preside Granny, la quale salutava sua madre con rispetto forzato e teneva in mano il cuscinetto con le corone.
“Allora? Questo cavaliere?”
Said maybe 
You're gonna be the one that saves me 
You're gonna be the one that saves me 
You're gonna be the one that saves me
 
[Ho detto forse 
Sarai colei che mi salverà 
Sarai colei che mi salverà 
Sarai colei che mi salverà]

 
E fu proprio mentre Emma cantava quegli ultimi versi, mentre gli applausi partirono entusiasti che la bruna guardò verso il palco, pregando davvero che qualcuno la salvasse. Cosa avrebbe dovuto dire a sua madre in quel momento?
Emma guardò verso di lei e notando Cora sbarrò gli occhi, trattenendo il fiato nervosa. Sorrise lievemente e si tolse la chitarra, passandola a Killian che la guardò accigliandosi e dopo aver mormorato un leggero “Grazie” scese dal palco e raggiunse la sua ragazza.
“E mentre le reginette vengono incoronate, gente, un lento tutto dedicato a loro!” e così la musica si fece più lenta, Cora si guardava attorno confusa.
“Reginette? Che?! Incompetente…” borbottò criticando il giovane che aveva annunciato il nuovo stacco strumentale. Dovevano essersi un RE e UNA Regina… non due Reginette.
“Allora?! Regina…forza?! Che ti prende?! Va a chiamare questo Cavaliere!” insisté ancora e proprio in quell’istante la telecamera sia accese, proprio quando arrivò Emma, la quale aveva sentito il borbottare della matrigna.
La bionda prese la Tiara e con delicatezza incoronò Regina, poi prese la corona da Re e se la mise, affiancando la sua fidanzata e mettendole un braccio attorno al fianco, mentre gli occhi della matrigna sgranavano tanto, tremavano così forte da sembrare fiammelle mosse al vento.
Eccolo arrivato. Sindaco Mills… ecco a lei le Reginette del ballo
Cora sembrò perdere un battito del suo cuore. Guardò Regina mentre portava una mano al petto, senza parole. Guardò in telecamera per dir qualcosa, poi guardò la figlia e balbettò una frase incomprensibile e poi Emma.
“T-tu…R-Regina… C-Che Scherz-I-Io” ma niente aveva più importanza, più senso ormai: vedere la matrigna sbiancare, trasalire, vederla per la prima volta senza parole mentre faceva una figuraccia visibile a tutta la cittadinanza era qualcosa che per Emma non aveva prezzo. Al contrario, Regina, si sentiva mortificata: voleva troppo bene a sua madre per odiarla per quella reazione.
“Mamma?! Va tutto bene… Mamma, ehy..” immediatamente lasciò andare il braccio di Emma e si avvicinò alla madre, sorreggendola dato che sembrava stesse cadendo, quasi sveniva.
“Casa. Andiamo a casa.” E detto ciò Regina guardò Emma, poi –sorridendo nervosa- la bionda spostò il suo sguardo in telecamera e salutò il pubblico, spostandosi dall’inquadratura.
Tutta Storybrooke vide il Sindaco crollare, svenire quasi tra le braccia della figlia, collassare a quella notizia: la gente era incollata ai televisori così come si era incollati a un episodio Scoop di una serie Tv, con i nasi attaccati agli schermi. Quel momento aveva registrato un picco d’ascolti. Ma non era solo il pubblico da casa ad esser sbalordito, ma anche i presenti.
Vedendo quella reazione, Ruby, si arrese: pensò che forse Belle aveva ragione, non era il caso di fare Coming Out, non voleva far morire sua nonna, non si sentiva pronta per un momento del genere.
Mentre Cora camminava a passo svelto, seguita da Regina che a sua volta trascinava Emma di peso verso l’uscita, Neal e il resto della sua combriccola, osservavano la scena preoccupati: le cose non si sarebbero affatto messe bene. Come un falco –o secondo Neal come Rita Skeeter- Sidney si era fiondato proprio su di loro a intervistarli.
Ma nessuno venne mai a conoscenza del resto, di come si concluse quella serata.

Quando Cora aprì la porta di casa, stando dietro Emma la spinse, con rabbia, verso la cucina facendola inciampare e finire in terra quasi vicino al camino. Era nera di rabbia.
“TU” urlò contro la figliastra, mentre Regina si avvicinava attonita e si sfilava le scarpe spaventata. Sua madre si era quasi sentita male per colpa sua.
TU. TU. MALEDETTA MOCCIOSA! COSA HAI FATTO A MIA FIGLIA?! CHE RAZZA DI GIOCHI SONO QUESTI? CHE SCHERZO E’?” urlò furiosa, con voce così forte e alta da far tremare i vetri. Henry scese di corsa dal piano di sopra a controllare cosa stesse succedendo.
“Cora…che è successo?”
“STA ZITTO, TU

Emma era in terra e fissava Cora quasi impaurita, non l’aveva mai vista così: nera di rabbia.
Non è uno scherzo” sibilò coraggiosamente. E a quelle parole le arrivò un calcio in piena pancia, proprio dove ancora doleva il livido che le aveva fatto due sere prima. Dietro le spalle della madre, Regina, fissava la scena ad occhi sbarrati, tremante.
“COSA HAI FATTO A MIA FIGLIA? CHE FIGURA MI HAI FATTO FARE DAVANTI A TUTTA LA CITTA’! IO SONO LA REGINA. IL SINDACO.” Urlò senza ritegno, prendendo la scopa che era di lato e iniziando a picchiarla contro Emma, che si copriva con le braccia, anche se la mazza di legno che colpiva ogni punto dove arrivasse faceva malissimo.
I suoi occhi verdi puntarono imploranti verso Regina che tratteneva le lacrime alle spalle di sua madre: cosa doveva fare? Proteggere Emma come le aveva promesso e andare contro sua madre, perdendola forse per sempre o… restare zitta? Eppure ogni colpo sul corpo della ragazza era come se fosse un colpo sul suo, ogni botta era come se la ricevesse lei, ogni urlo di sua madre la squarciava in due.
Cora…ferma!” Disse Henry, avvicinandosi a lei e cercando di toglierle la mazza della scopa dalle mani, in quel momento come per magia, l’uomo fu scaraventato sulla parete opposta e Regina urlò di terrore: aveva visto bene? Come aveva fatto? Cos’era successo? Vide la testa di Henry sanguinare e istintivamente si avventò su di lui, chinandosi e scuotendo la testa, nel panico, non sapendo cosa fare.
“Papà! Papà!” lo chiamò, vedendolo primo di sensi, scuotendolo.
DI CHI E’ STATA L’IDEA?” urlò Cora, chinandosi su Emma e prendendola per i capelli, schiaffeggiandola, mentre i suoi occhi verdi si riempivano di lacrime per il dolore causato dagli schiaffi, delle botte, dell’umiliazione e dal dolore di tutto ciò. Doveva andarsene.
Regina! Regina aiutami!” urlò la bionda e la matrigna d’istinto si voltò a guardare la figlia che guardava verso di loro in lacrime: Henry rischiava di morire, aveva perso i sensi, c’era sangue dappertutto e lei pensava a Emma? Faceva davvero così tanto la differenza se stesse con un ragazzo o una ragazza?
Lasciala mamma. Lasciala andare!” la pregò Regina piangendo.
Furono le lacrime di Regina a riportare Cora alla realtà e il suo sguardo si posò su Henry: i suoi occhi tremarono ancora e portò le mani alle labbra, cosa aveva fatto? Non se n’era neanche resa conto?
Si allontanò da Emma e la lasciò stesa in terra, rannicchiata nel proprio dolore e corse verso il marito, scuotendolo e avvicinando una mano alla sua ferita, sperando di riuscire a fare qualcosa ma…la sua magia non funzionava, non bastava, non funzionava. Non l’aveva mai amato, anzi..era sempre e solo stato la chiave per arrivare al suo scopo, per diventare potente, per avere una figlia e basta. Ma era stato un degno compagno, un rispettoso uomo buono, quasi un servo. Lui… l’aveva amata davvero però e per amore, per mano del suo amore era morto.
Henry Mills aveva lasciato quel mondo tra le braccia della moglie e tra le lacrime della figlia.
Intanto, Emma, testimone del fatto, unica persona che avrebbe potuto testimoniare realmente contro Cora e avergliela potuta far pagare per ogni cosa aveva trovato la forza di alzarsi, in lacrime, tra i singhiozzi, nel panico, lasciando la sua corona in terra.
Lasciò la lettera per Regina sul mobile e andò via, chiudendo la porta alle sue spalle. Era finita. Era ufficialmente finita.
Con le ferite che dolevano, con la pelle che bruciava e con gli occhi appannati dalle lacrime, mentre Henry moriva, mentre Cora stringeva il suo corpo e quello di Regina che piangeva disperata e fin troppo confusa per rendersi conto che la sua ragazza era appena scappata;  mentre Mary Margaret assaggiava la mela ricevuta al ballo e uno strano venuto avvolgeva Storybrooke, una nube viola sbucava dal pozzo dei desideri, Emma varcava il confine della città in piena notte col suo maggiolone giallo, perdendosi per sempre e realizzando così i piani della Regina di Cuori che forse era sempre stata lei l’unica, vera, Regina Cattiva della storia.



 
 
 
 
S.d.A
 
Capitolo tanto atteso eh?
…eh… Che dire… c’è da dire parecchio, in effetti.
Incominciamo però con la prima, grande, domanda: che ne pensate?
Insomma, dovete assolutamente dirvi che ve ne pare, sappiate che attendo un’ondata di commenti …e per quelli che sanno dove abito …ricordate che vi voglio bene anche se (probabilmente) ho distrutto i vostri Feels <3
State tranquilli però…ho distrutto anche i miei. Mentre scrivevo piangevo, piangevo di brutto a partire da dopo quando tornano a casa, perché tre secondi prima me la ridevo nel far quasi morire Cora d’infarti AHAHAHAH
MA MAGARI CI RESTAVA! O.O
Che odio…mamma santa. Dopo Peter Pan è uno dei cattivi che preferisco in OUAT…ma diavolo, in questo periodo la odio così tanto!
E penso anche voi..ma andiamo con calma.
Iniziamo con moooolta calma.
Come in Faking It, così come fa Amy, Emma buca le gomme della macchina di Cora sperando che lei non arrivi mai al ballo e infatti, prima del suo arrivo la serata va benissimo! E Regina fa il suo ingresso catturando l’attenzione di tutti! Insomma, una favola, che dire!
E poi c’è il “Scusa, sono in ritardo”
AMMETTO CHE AVREI VOLUTO SCRIVERE
Sorry, i’m late” perché come lo dice Lana è… O MIO DIO…. E il doppiaggio non rende la stessa emozione, così come non rende leggerlo in italiano ma…. Non mi sembrava il caso. Resta il fatto che…SONO TROPPO BELLE *^* e Regina e….è… mio dio Cos’è *^*
Notare anche Emma che poco prima che arrivasse lei fa lo sgambetto a Robin ahahah quanto ho amato quel pezzo, non so voi! E’ davvero divertente descrivere queste piccole cose :3 Non so per voi leggerle…
Ma dopo questa festa veramente da favola… si torna a casa e arriva il tormento.
…E ci scappa il morto…
Non sapete quanto, quanto, quanto ho pianto! Giuro, giuro su tutta me stessa che piangevo mentre scrivevo! E’ entrata mia madre e si è anche preoccupata… ma sorvoliamo le mie figure di cacca in famiglia <.<
Comunque… che dire, sarebbe stato davvero troppo bello se Regina avesse davvero agito e forse l’avrebbe fatto se Cora non avesse scaraventato Henry contro il muro, uccidendolo. E’ evidente che c’è magia nell’aria, perché Emma è a Storybrooke… ed è ancor più evidente che quando andrà via tutta questa magia svanirà. Ecco perché Cora ha approfittato di tutto ciò, calcolando ogni cosa …Sarà avvelenata la mela che Regina ha dato a Mary Margaret? Cosa pensate di quella mela?
Bah, io non dico niente, staremo a vedere nei prossimi capitoli.

Proprio riguardo ai prossimi capitoli.

Saranno capitoli molto importanti ma davvero molto, molto brevi. Su alcuni rischierete di trovare anche solo un nome, una o due frasi e la tutti verranno raccontati dal punto di vista di Regina.
Visto che saranno molto corti, se ci riesco, verranno caricati tutti molto vicini… anche più di uno alla settimana.
Purtroppo ho altri progetti e mi dispiace dirvi che quest’avventura sta per finire, non ci sarà un seguito. E’ già un miracolo che sto finendo questa storia e … se poi mi stanco e resto sulla stessa FF creando anche un seguito rischio di stufarmi e lasciare incompiuto il seguito. Mi dispiace…ma capitemi.
Per qualsiasi cosa, comunque, ho in mente un’altra storia dopo di questa ma non vi anticipo nulla…anche perché ho UN MILIONE DI IDEE e non so quale scegliere di preciso °-° (alcune le ho accorpate a questa, per dirvi xD)
Comunque spero vi sia piaciuto e… niente, fatemi assolutamente sapere!
Per qualsiasi cosa il mio account fake di Emma si chiama: Emma Leila Swan e se spulciate nel profilo mi riconoscete perché ci sono molte cose sulla FanFiction…e poi è tappezzato di SwanQueen.
Quindi, niente, se volete potete trovarmi lì :3 Se riesco metterò “ZiaMollyEFP” come nome alternativo, così sarà più facile trovarmi…
 
A presto :3
Baci a tutti,
Saluti alla nonna,
Ricordatevi di fare la raccolta differenziata dei vostri fazzoletti e di gettare il muco nell’organico e il fazzolettino nella carta.
E niente… grazie di cuore per esser passati!



zia Molly

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Capitolo 13
*** Un solo ricordo ***


-Faking it-
capitolo tredicesimo

Un solo ricordo

 
 
“Mi chiamo Regina Mills.
Ho 17 anni e vivo a Storybrooke, nel Maine.
Mio padre è morto da una settimana e-”



Un’altra pallottola di carta gialla, a righe, venne strappata con violenza dal quaderno grigio che il Dottor Hopper aveva regalato a Regina durante la loro prima seduta nel suo studio vintage nel centro di Storybrooke.
Regina, voglio che tu scriva un diario
Gli aveva detto con quello sguardo gentile, il giorno prima, mentre silenziosamente, con occhi gonfi e rossi, le guance incavate e profonde occhiaie, la bruna fissava il vuoto senza neanche badare a lui.

Non sembrava più lei.
Non mangiava.
Dormiva poco, solo quando le sue palpebre non riuscivano più a restare aperte. Chiudeva gli occhi per poco, gli incubi la costringevano a svegliarsi. Incubi, sogni senza senso di un mondo lontano. Foreste, magia, draghi. Un’epoca buia e lontana. Sogni che sembravano ricordi tristi, incubi violenti.
La scuola era terminata da alcuni giorni e i quadri con i voti erano già usciti. Ma lei non aveva avuto la soddisfazione di andar a vedere i suoi voti schifosamente alti. Non le interessava, non le importava più.

Ormai quasi si confondeva tra le palline di carta gialla sparse per la sua stanza e con il caos gelato lì dalla sera del ballo: sembrava esser diventata parte dell’arredo della sua camera dal momento che si era lasciata cadere seduta dietro la porta e si era pietrificata lì, rannicchiata su se stessa, con il mento poggiato sulle ginocchia, le gambe strette nelle braccia.
No, non si era proprio pietrificata in quella posizione sin da subito.

Appena era arrivata la polizia a casa sua e il corpo di suo padre era stato tolto dalla cucina, portato via dall’ambulanza per l’autopsia, lei era scappata di sopra certa di trovare Emma in camera sua. Pronta già per nascondersi tra le sue braccia dopo averle curato le sue ferite. Doveva parlarle, chiederle scusa, dirle che si era sentita come bloccata, come congelata sul posto, come per magia. Doveva assolutamente chiederle se anche lei aveva visto Henry volare verso il muro come spinto da una forza superiore…. Doveva chiederle scusa ma capire se fosse diventata pazza o se quella forza in casa non l’aveva sentita solo lei. Se quell’energia che aveva bloccato lei mentre Cora picchiava Emma era la stessa che aveva spinto suo padre contro il muro e se l’unica ad averla percepita.
Ma della sua ragazza al piano di sopra non c’era traccia: si affacciò dalla finestra della sua stanza e guardò il viale, non c’era traccia neanche del suo maggiolone giallo in strada. Il panico la travolse e così corse nella camera della bionda.

Non c’era neanche più traccia di quella stanza.

Emma Swan non esisteva più all’improvviso.

I poster di Freddy Mercury erano svaniti, vi erano quadri non troppo vivi al loro posto. Eppure Regina era certa che vi fossero dei poster sulle pareti. Le mura non erano più sgraffiate e dove la bruna ricordava una piccola libreria piena di videogiochi ora c’è n’era una enorme piena di libri. Il letto che aveva ospitato il loro amore ora era ordinato come mai era stato, fatto alla perfezione come se nessuno vi avesse mai dormito da quando era lì, le coperte non erano neanche più gialle e arancioni ma di seta, ricamate verdi.
Quanto odiava il verde, Regina.
Una scrivania in mogano era al posto di quella bianca, moderna, su cui Emma teneva disordinatamente ogni cosa. La sedia girevole da due soldi era sostituita da una in pelle verde scuro, accanto al pc fisso modernissimo, dell’Apple, c’era una foto di Zelena con lei e Cora.
Regina ricordava di averla stretta nelle mani sconvolta, confusa: cosa ci faceva lì?

Emma? Dov’era la camera di Emma?
Era come se non ci fosse più traccia di lei….
Era scesa di sotto e aveva chiesto a Cora, quasi istericamente, della sua sorellastra e come se Emma fosse stata eternamente frutto della sua immaginazione la madre le aveva detto di non conoscere nessuna Emma Swan.
Poi alle sue spalle era arrivata Zelena, con gli occhi rossi, il volto sconvolto.
Regina… tutto bene?” Le aveva chiesto in modo fraterno e lei aveva scosso la testa disorientata.
Che ci faceva quella pazza in casa sua?
Tu cosa ci fai qui?” aveva sussurrato con voce rotta dal pianto, il panico che le prendeva i polmoni, la gola, e quasi le rubava l’aria.
Come che ci faccio qui?! Sono tua sorella..” le aveva detto e a quel punto Regina era impazzita. Era corsa di sopra e sotto shock aveva iniziato a camminare nervosamente per la stanza, con respiro veloce, oppressa dall’atmosfera stessa, schiacciata dalle mura della sua stanza che era grande quasi quanto il salotto al piano di sotto. Le lacrime avevano iniziato a rigarle il viso e solamente quando quell’attacco di panico –il primo di una successiva lunga serie- finì si ritrovò gelata in quella posizione scomoda che l’avrebbe pietrificata lì per tutta la settimana.

Il vento di quella notte, il fumo della nuova maledizione lanciata da Cora tramite la mela che Mary Margaret aveva morso e che Regina le aveva dato senza sapere realmente cosa fosse, aveva cancellato ogni traccia di Emma dalla città: Cora aveva sfruttato l’ultima fonte di mangia che le restava per far tornare i ricordi sulla foresta incantata a sua figlia, sulla vita che Regina non ricordava più, e riprendersi quella che il destino le aveva portato via, Zelena. Regina doveva dimenticare Emma, tutti dovevano farlo ora e se sua figlia non fosse davvero riuscita a cancellare la Salvatrice dalla sua memoria e ad odiarla le serviva qualcun altro che potesse diventare il “suo piccolo mostro”, a cui affidare il suo potere una volta morta. Ecco perché aveva portato dal passato la Mela Avvelenata di Biancaneve.
In quella mela, sua figlia Regina, inconsapevolmente aveva racchiuso molto più di un semplice incantesimo del sonno, ma tutto l’odio e il male che risiedeva nel suo cuore. Era una fonte preziosa di magia nera, un’arma potente, l’ultima che si sarebbe potuta giocare in un mondo senza magia, in una cittadina che avrebbe perso quella poca energia magica che aveva appena il frutto del vero amore avrebbe superato il confine.
Quindi quella mela, il frutto più bello e saporito del giardino più rigoglioso, era l’emblema di una nuova maledizione: i ricordi di tutti erano stati nuovamente modificati.

Di Emma non restava più nessuna traccia a Storybrooke, era come se non fosse esistita, ogni forma d’amore nata prima di quel morso dato alla mela da Biancaneve –la persona col cuore più puro- era ormai rotta e Zelena sarebbe tornata a esser sua sorella e così le tre streghe Mills si sarebbero ricongiunte, conquistando il massimo del potere dal momento che Regina, pian piano, avrebbe riacquisito i suoi ricordi.
Ricordi che comparivano nella mente della bruna come incubi ogni volta che chiudeva gli occhi e crollava per la stanchezza, ogni volta che non riusciva a resistere alla sua volontà di morire.
Sì, voleva morire perché si sentiva una pazza. O meglio, così la facevano sentire sua madre e la sua “nuova” sorella.
Ogni volta che chiedeva di Emma o la chiamava sentiva sempre qualcuno chiederle chi fosse quella ragazza che cercava in continuazione. Le cose erano cambiate, d’improvviso e quindi non capiva. Non capiva come fosse possibile.
Lei odiava Zelena, lei non era sua sorella.
Com’era possibile che lo fosse diventata d’improvviso?
Come poteva non ricordarsi di lei?
E come potevano gli altri non ricordarsi di Emma?

Nulla sembrava avere più senso.




S.d.A

Corto e forse terribile.
Forse è il capitolo più corto della FF e... beh, spero non sia così per molto. Presto arriverà il prossimo, perché essendo così corti non posso lasciarvi a bocca asciutta per molto,altrimenti davvero verrò attaccata da un esercito di Fangirl che mi cercano per sapere il finale ahahah me lo sento! 
Comunque, per via del "nuovo/vecchio" sortilegio di Cora di Emma non resta più traccia e grazie alla mela di Biancaneve tutto si è come resettato... di lei non è rimasta più traccia e ovviamente la sua lettera è andata perduta. Ma... nulla è perduto, il vero amore sopravvive sempre. 
Sinceramente non ho molto da dire, perché il dolore che racchiudono queste righe, la confusione e la desolazione mi hanno rubato le parole quando ho finito di scrivere. Regina si trova in una pessima situazione e la porterà a fare scelte molto forti man mano che i ricordi torneranno...perché torneranno ragazzi. Spero abbiate notato il parallelismo tra lei e Henry: così come lei farà sentire matto il figlio, Cora la sta facendo impazzire... (sì, dovevo un po' vendicarmi per la stronzzagine di Regina all'inizio della prima stagione, scusate.Dovere) 
Comunque, spero vi sia piaciuto, se pur corto... Buonaserata :3

A presto, miei prodi!
Zia Molly

*il prossimo capitolo verrà caricato prima della fine della settimana.

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Capitolo 14
*** Once Upon a Time ***


-Faking it-
capitolo quattordicesimo

"01x2"


Once Upon a Time


 
 

Il caldo di Luglio rendeva quella situazione ancora più straziante, le notti ancora più lunghe, più umide. Gli incubi costringevano Regina a rotolarsi tra le coperte, ad annegare nel dramma di quelle immagini sfocate che correvano veloci nella sua mente: morte, sangue e oscurità. Cattiveria allo stato puro che le faceva vibrare l’animo e scorrere il sangue rapido nelle vene a tal punto da poterlo sentire assecondare il battito rapido del suo cuore.
Era un continuo agitarsi, ricercarsi tra le coperte come se si sentisse smarrita, come se fosse sveglia anche di notte, lei viveva nei ricordi. Perché si, quegli incubi assurdi erano ricordi: abiti bellissimi, guardie, un castello. Sognava favole, ecco cosa… ma in quelle favole lei non era la principessa, era la regina: La Regina Cattiva. Sentiva il cuore frantumarsi a ogni goccia di sangue che vedeva versarsi nel sonno e come se lei stessa fosse prigioniera di un orribile sortilegio, si sentiva spezzata, rotta . Vicina alla follia più pura.
Si svegliava al mattino più stanca e confusa di quando si era addormentata. Dopo un mese da quell’orribile incidente aveva ripreso a dormire, o almeno… ci provava. Aveva ripreso a vivere e se pur evitava Zelena, a stento entrava in cucina e difficilmente parlava con sua madre, Regina viveva e cercava di capire.
Ogni cosa che conosceva a Storybrooke, ogni persona, ogni oggetto a lei familiare, in qualche modo era presente nei suoi sogni. L’albero di mele era nel cortile del castello che faceva da scenografia ai suoi incubi peggiori e in quell’albero cercava conforto la Regina Cattiva, la quale lo guardava e in lui si rivedeva: l’albero più rigoglioso, del giardino più bello. La pianta più forte, dai frutti più saporiti…che spesso aveva rischiato di cadere in rovina. Lei, era lei quell’albero. Però  nei suoi sogni era anche la regina. 
Non capiva, non capiva più niente.
Il suo specchio del bagno, di notte, in quella rocca oscura, prendeva vita e le parlava quasi fosse lo specchio della favola di Biancaneve. Suo padre era il suo maggiordomo. C’erano tutti e tutti nei suoi incubi avevano un senso, tutto aveva un senso nell’assurdità. Ma in quella follia che la tormentava costantemente di notte mancava l’unica persona che cercava davvero:

Emma Swan.
Dov’era Emma?
Che fine aveva fatto Emma?

E così di giorno, nelle mattinante e nei pomeriggi d’estate aveva iniziato a indagare, a cercare di capire che cosa le succedesse. Addirittura aveva ripreso a disegnare, lei che fino alle medie lo faceva in continuazione e poi aveva improvvisamente smesso: aveva preso un vecchio blocco schizzi e aveva iniziato, con molta fatica, a ritrarre i particolari che ricorrevano spesso nei suoi sogni, cercandoli a Storybrooke. Perché c’erano, dovevano esserci: era assurdo ma c’era qualcosa dentro se che la spingeva a farlo.  Così come esisteva lo specchio e l’albero di mele doveva esserci altro.  C’era qualcosa che non quadrava e tutto ciò era strettamente legato alla scomparsa di Emma, se lo sentiva.
Il Dottor Hopper spesso l’assecondava ma lo vedeva molto turbato, ogni volta che provava a parlarne con qualcuno tutti la prendevano per matta, credeva quasi d’esser impazzita ma… nella sua follia sentiva di esser sulla pista giusta. Doveva solo capire. Si, capire… cosa però?

D’improvviso però tutto ebbe un senso.
Era notte fonda nella fortezza della Principessa della Foresta Incantata e il rumore dei passi della Regina Cattiva echeggiava nella stanza circolare. Il fumo viola inglobava alberi, case, inghiottiva persone mentre lei osservava il lieto fine di Biancaneve frantumarsi, perdersi nel nulla. Mentre guardava la tanto bramata vittoria farsi strada divoratrice verso il castello dove si trovava: da lì a poco avrebbe avuto il suo lieto fine e i buoni avrebbero eternamente  perso.
Inginocchiata al suo cospetto, la donna dai capelli neri come la pece e la pelle bianca come la neve piangeva, stringendo la figlia al petto: un piccolo fagotto avvolto in una copertina bianca e viola. Regina rideva, ghignava maligna mentre la sentiva piangere e gemere, tormentata.
“Hai vinto. Hai vinto… basta Regina. Risparmia almeno mia f-figlia” singhiozzava disperata Biancaneve, guardandola mentre la piccola si agitava e piangeva. Quel pianto quasi la mandava in  bestia e non vedeva l’ora che smettesse, che il fumo la inglobasse e la facesse tacere.
La maledizione aveva raggiunto le mura del castello e dalla finestra, la Regina Cattiva la osservava con un sorriso trionfante, mostrando alla luna i suoi denti bianchi che quasi riflettevano il bagliore latteo del satellite che faceva brillare ancor di più il suo sorriso bastardo, maligno, beffardo, cattivo. Era fatta.
La mano di Regina scivolò sulla coda della giacca piumata e la mandò indietro mentre si voltava a guardare quella ragazzina che le aveva distrutto ogni possibilità di scelta, che le aveva portato via l’amore della sua vita. Voleva guardarla negli occhi mentre perdeva tutto, ogni cosa. Persino sua figlia, la sua amata bambina.
Le prese il volto tra le mani, chinandosi e incrociando il suo sguardo, ancora con quel sorriso in volto, quel sorriso maledetto che frantumava il cuore della principessa, che le impediva di trattenere le lacrime e glie ne faceva versare altre.
“Come si chiama?” chiese d’improvviso Regina, riferendosi alla bambina.
Un lungo silenzio seguì quella domanda e in quel momento il fumo distrusse i vetri del castello, Regina sussultò leggermente e coraggiosamente la bambina smise di piangere. Quanto coraggio, quanto valore in un cuore così piccolo.
“E-Emma. Si chiama Emma
Mentre il fumo le circondava Regina abbassò lo sguardo sugli occhi verdi della bambina e sorrideva leggermente, guardandola negli occhi. Luminosi occhi verdi che Regina conosceva bene ma del tutto estranei alla memoria della Regina Cattiva anche se pur simili a quelli di Biancaneve.
Ciao Emma
 
“EMMA
Regina si svegliò di soprassalto quando aprì gli occhi e si tirò su, intrisa di sudore e col volto bagnato dalle lacrime. Le mani si strinsero attorno al lenzuolo e si guardò attorno, quasi timorosa di esser inglobata dal fumo viola, di perderla ancora. Ma lentamente si calmò mentre una nuova lacrima le rigava il viso… lei l’aveva già persa e quella bambina del sogno non poteva essere lei.
O forse …
Sbarrò gli occhi e proprio in quel momento qualcosa la colpì in testa, facendola gemere di dolore e costringendola a versare un’altra lacrima. Portò una mano sulla nuca e alzò la testa, facendo una smorfia e osservando la mensola dei libri sopra il suo letto: qualcosa doveva esser caduto.
“Diavolo” imprecò per il dolore e d’istinto, ancora scossa da quel sogno e con gli occhi lucidi si guardò attorno, accigliandosi nel vedere un libro accanto al suo letto. Era un libro diverso da quelli che teneva in camera sua, era antico e la sua copertina era marrone, in cuoio. Spiccava tra i decori oro il titolo.
C’era una volta”  lesse piano e si accigliò, aprendolo piano, sfiorandolo la carta pergamenata e accigliandosi, tirando su col naso. Quella era la sua risposta.
Quando aprì quel libro e per un istante le parve di sentirsi risucchiata all’interno. Uno strano fumo viola traspirò dalle pagine e istintivamente lo ispirò, sentendo un profumo assai particolare mescolarsi a quello antico di carta e inchiostro. Il suo. Il suo profumo. I suoi occhi diventarono violetti e nella sua mente tutti quegli incubi, quei sogni che sembravano ricordi per quant’erano pesanti, portatori di mille sensazioni, emozioni, diventarono tali.
A Regina tornò la memoria e purtroppo solo a lei in tutta Storybrooke.

“Madre
Sibilò con ira sentendo una nuova rabbia nascere dentro di se, dentro di lei. Un odio represso, una furia che nasceva dall’angolo più oscuro del suo cuore macchiato.
Si alzò di scatto dal letto, abbandonando la debolezza del mese trascorso tra le lenzuola intrise di lacrime e sudore e col libro sottobraccio scese di sotto, alla ricerca di Cora. Fece le scale così di corsa che si sorprese come non si ritrovò a inciampare nei suoi stessi passi. Eppure nonostante fosse terribilmente giovane e lontana da palazzo, anni luce probabilmente, quel portamento regale che l’aveva sempre distinta da ogni ragazza a Storybrooke ora esploso.
Quando arrivò in cucina Zelena la guardò confusa, quasi non la riconosceva.
“Dov’è nostra madre?” Il tono di Regina non ammetteva giochetti, battute o prese in giro. La rossa la guardò tenendo la sua mela verde tra le mani e inarcò un sopracciglio.
“Sarà a lavoro…” mormorò disinteressata e istintivamente Regina si voltò e corse per andare a prepararsi. Tutto, tutto improvvisamente aveva una logica, un senso. Ricordava ogni cosa e quella vita perfetta che sino ad allora aveva vissuto l’aveva distratta da tantissimi obiettivi.
Sua madre aveva lanciato la sua maledizione senza allontanare il Principe Azzurro e Biancaneve, distruggendo ogni suo piano. Sua madre ancora una volta le aveva rovinato la vita, le stava rovinando ogni cosa: perché oltre ad aver ucciso Daniel, perché ora lo ricordava molto bene, aveva allontanato il suo lieto fine da Storybrooke, sempre se non aveva ucciso anche Emma.
Il terrore la costrinse ad accelerare con la Mercedes di suo padre che ormai era parcheggiata nel vialetto della villa da un mese, inutilizzata. Sapeva dove trovarla, sapeva dove poteva essere perché quel posto era l’unico angolo di Storybrooke dove la Regina di Cuori avrebbe potuto nascondere la sua collezione. Quando arrivò al cimitero chiuse con rabbia lo sportello della macchina e scoccò uno sguardo alla cripta di famiglia. Le fece un certo effetto entrarci dopo mesi, vedere la bara bianca al centro col nome di suo padre inciso sopra. Deglutì e mutò il dolore in rabbia, la rabbia in desiderio di vendetta.

La Regina Cattiva era tornata.
Scese al piano inferiore e quando vide sua madre con un foglio bianco tra le mani la guardò con odio.
“Perché non me l’avete detto?”
Fu la prima domanda che le sfuggì dalle labbra, la prima cosa che si era chiesta quando la memoria le era tornata in effetti. In macchina si era preparata tutto un discorso che si era dimostrato inutile, perché le sue labbra si erano schiuse prima che il cervello potesse mandare un imput sensato.
Quando Cora sentì la voce della figlia si voltò a guardarla e i suoi occhi si posarono immediatamente sul libro di favole che la bruna stringeva tra le mani.
“Non credevo esistesse. Regina tu l’hai trovato…” disse ad occhi sbarrati, avvicinandosi a lei come se volesse prenderlo, come se tra le sue mani la ragazza stringesse un’arma a doppio taglio, un tesoro prezioso.
“Si. E non lo avrete madre. Voi siete… spregevole. Cattiva e mi avete rovinato la vita.” Sibilò a denti stretti con tutta la rabbia e tutto l’odio che poteva risieder solo nel cuore della Regina Cattiva, di una persona che aveva trovato il massimo e poi gli era stato portato via.
No Regina… tutto questo” iniziò Cora indicando quel che le circondava e alludendo a tutta la città anche se si trovavano sotto la cripta di famiglia “ti porterà al tuo lieto fine. Al potere… nessuno avrà paura di te
Regina ribolliva di rabbia come se fosse una pentola a pressione sul punto di fischiare forte sino a rompere i timpani.
IO NON VOGLIO IL POTERE. VOGLIO EMMA. DOV’E’ EMMA?” le urlò con rabbia e la donna la guardò ad occhi sbarrati leggermente, poi sorrise, malvagia come se l’avesse uccisa. Ma… in realtà non era così, Emma Swan era viva e vegeta, a Boston e priva di memoria frequentava un vigile del Fuoco che ogni sera andava nel locale in cui lavorava e si arrabbiava perché non trovava la tanto amata torta di zucca. Eppure quel ragazzone ci andava ugualmente, forse per vedere lei e la bionda lo aspettava, forse perché aveva gli stessi occhi marroni che sognava ogni notte senza capire di chi fossero.
“Emma non c’è più. Tu non hai bisogno di lei, Regina. Era una fase…ora sei adolescente, ma in realtà sei una donna. Tu devi ricordarlo
“IO SO PERFETTAMENTE COSA SONO, MADRE.”
“Emma Swan è andata vita, Regina ed ora è felice e contenta senza di te. Ti ha dimenticata

 Sul volto di Regina si dipinse una smorfia d’orrore, di rabbia e dolore. Stava mentendo, Emma non poteva averla dimenticata …no. Non era vero, mentiva.
Posso dimostrartelo. Con la poca magia che ti resta io posso farlo… Più lei ti dimentica e più la magia svanisce da Storybrooke
Mentiva e quant’era brava a mentire Cora?
Forse era una delle abilità che meglio aveva coltivato. La verità era che più Emma si allontanava da Storybrooke e più la magia svaniva. E infatti la bionda seguiva la sua vita, il suo viaggio lontano da quella città. Ora lavorava a Boston.
Cora passò la mano sullo specchio magico alle sue spalle e l’immagine di Emma comparve d’improvviso, come un’illusione. Regina sentì il cuore stringersi e gli occhi inumidirsi, accennò un passo verso di lei: era così bella quando sorrideva, era così dolce quella maledetta fossetta accanto alle labbra e quando i suoi occhi brillavano così voleva dire una sola cosa…era felice.
Era felice senza di lei.
Vedendo il volto della figlia Cora sorrise e Regina spostò lo sguardo su di lei, avvicinandosi allo specchio, al suo specchio.
Basta” sussurrò gelida e mentre qualcuno scendeva le scale e il rumore di stivali col tacco accennava l’ingresso di qualcuno. Regina afferrò sua madre per il petto e alle sue spalle lo specchio si oscurava, diventava solo un riflesso che specchiava l’immagine di Zelena che ad occhi sbarrati assisteva alla scena.
Basta madre. Addio” Sibilava la Regina cattiva e con rabbia e impeto spingeva la donna verso il suo specchio, realizzando quel sogno che spesso aveva rivelato ad Emma.
“N-No. R-Regina aspetta. ZELENA!” Quelle furono le ultime parole della Regina di Cuori mentre veniva risucchiata dallo specchio e guardava la rossa negli occhi.
NO! MADRE!” d’istinto Zelena si avventò verso sua madre, correndo contro di lei e senza capir più nulla infilando una mano nello specchio. Cora ormai era scomparsa e la magia si dissolveva lentamente, svaniva.
“Cosa le hai fatto? COSA LE HAI FATTO?” urlava l’altra sorella mentre Regina sorrideva maligna e soddisfatta.
Tornatene a Oz, stronza” e detto ciò spinse anche lei in quel portale che d’improvviso s’era aperto, che aveva risucchiato via sua madre e sua sorella, portando nella sua vita una strana calma. Sentì stranamente lo stomaco più leggero e nel  silenzio sorrise appena: le sembrava di essersi tolta delle manette dai polsi, quasi si sentiva libera e ora finalmente padrona della sua vita.
Abbassò lo sguardo, col cuore che le martellava nel petto tanto era incredula: finalmente l’aveva fatto. L’aveva fatto. Era libera e se pur Emma non c’era più, se pur ora si sentiva confusa per quell’immagine che aveva visto e quasi la odiava per aver ricominciato, ora sentiva che doveva riprende in mano il suo piano: per Biancaneve non c’era scampo. Mary Margaret Blanchard non avrebbe avuto vita semplice.
Fece per uscire dalla cripta e quando accennò un passo calpestò il foglio che poco prima sua madre stringeva nelle mani. Lo aprì e sbarrò gli occhi nel leggere che era una lettera: i suoi occhi attraversarono la pagina senza soffermarsi sulle parole e quando notò la firma, d’istinto la strappò, senza neanche voler leggere.

Era da parte di Emma, la ragazza che aveva ricominciato senza di lei o forse senza aver memoria di lei, ma questo Regina non poteva saperlo.




S.d.A

E qui ci vuole uno di quei "Dio, quanto mi sei mancata" stile prima parte di stagione quando Regina per via della maledizione dello specchio lanciata dalla Regina delle Nevi, torna cattiva a Storybrooke, si guarda allo specchio e si vede con un Tailleur,si trasforma e indossa uno dei suoi vestiti fighissimi e torna cattiva.
Ammetto che la Evil Queen mi mancava un po' ed era giusto che questa storia predesse la giusta piega o vero di distaccasse definitivamente dalla serie Tv "Faking It" e tornasse sulla Linea di "Once Upon a Time"
Qui inizia la vera SECONDA PARTE della storia. D'ora in poi sui capitoli torvete (come nelle serie Tv) segnati i capitoli della storia così come segue il suo seguito e sotto quelli della seconda parte, come in questo caso c'è scritto "01x2" ovvero il primo capitolo della seconda parte della storia.
Presumo che questa seconda parte sarà meno corta della prima, ma è tutto da vedere perché mentre scrivo, man mano, mi vengono sempre un casino di idee... quindi sta che potrebbe accorciarsi e durare pochi capitoli come potrebbe diventare un po' più corposa. Fatto sta che ora Cora non c'è più... con l'ultima goccia di magia presente in città (da quel poco che c'era) Regina ha mandato al diavolo lei e la sorella e ora vive sola ...tecnicamente è maggiorenne, dato che in America si è maggiorenni prima, e quindi... non stupitevi se la vedremo come Sindaco...non le manca il coraggio di prendere il posto della madre.

Ora credeve che Emma si ricorda di lei e ha ricominciato, quindi la detesta precchio e anche lei è determinata a ricominciare. E' pronta a dare il massimo per dare una svolta alla sua vita. Ricorda perfettamente la sua vita passata e quindi è determinata a distruggere la vita di Biancaneve, la quale ora dovrà continuare gli studi per diventare Maestra e non sarà facile...non sarà per niente facile, soprattutto quando hai l'amministrazione comunale contro :3
Ammetto che come capitolo mi è piaciuto molto... Regina passa da uno stato confusionale, di sofferenza allo stato puro stile Harry quando ha gli incubi di Voldemort, al ritrovarsi a essere un po' la Bellatrix Lestrange della situazione. [Sì, sono una fissata di Harry Potter e capitemi, non posso trattenere i miei paragoni assurdi <3]
Emma, intanto, non ricorda assolutamente nulla della sua vita a Storybrooke, viveva a Boston e così come racconta a Henry (la bugia che gli dice quando lui gli chiede di suo padre) si sta frequentando davvero con un vigile del Fuoco, il quale però ha gli occhi castani e... lei è innamorata di lui proprio per quegli occhi castani che tormentano le sue notti, i suoi sogni.
Quindi lei non ricorda Regina ma la ama ancora, la sogna, solo che non capisce di chi sono questi occhi bellissimi che tormentano le sue notti e dato che un po' somigliano a quelli del tipetto del bar (solo senza mascara e senza tucco (?) ) crede che magari sia un segno, pensa che magari la vita vuole dirgli che lui è quello giusto.
Con ciò praticamente capite bene da chi nascerà Henry... perché se Neal è gay (amore mio *^*) non può certamente diventare il padre di Henry. Capitemi bene.. Emma in questo caso non è il suo tipo.

Oltre tutto il sogno di Regina, dove lei lancia il sortilegio e Emma è lì con lei e con Mary Margaret spiega perché Emma è a Storybrooke. Perché quando il sortilegio viene lanciato è tra le braccia di sua madre... il punto è che Regina crede di averlo lanciato lei ma in realtà è stata la madre e se ne rende conto quando si sveglia con i ricordi e capisce tutto. Non so se è chiaro... però molti di voi mi chiedevano se Emma era già a Storybrooke da bambina e si, questa è la spiegazione, perché lei non è stata messa nell'albero magico con pinocchio ed era con Biancaneve quand'è sperita... solo che poi si sono separate perché Cora ha modificato il sortilegio che la figlia credeva di aver lanciato lei.
Ma non è così ...e lo capisce dopo.
E poi mi piaceva anche l'idea che Regina capisce di chi è figlia Emma e lo sa, la vede da piccola e si sveglia riconoscendola...non so, se fosse un'inquadratura cinematografica penso sarebbe molto bella, questo stacco dagli occhi della bambina a quelli di Emma adulta e poi Regina si sveglia. Boh, mi piace come idea... non so a voi! 

Insomma, fatto il quadro generale della situazione, ditemi se qualcosa non vi è chiaro <3
Ditemi che ne pensate,
saluti alla nonna o alla zia,
al vicino,
al pesciolino rosso se ne avete uno,
ricordate che le mele rosse sono meglio delle verdi e niente....

grazie per essere passti :3

Zia Molly ^^

 

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Capitolo 15
*** Feriti dalla stessa lama ***


-Faking it-
capitolo quindicesimo


“02x2”

Feriti dalla stessa lama

 
 
Nel silenzio della notte gli ansiti si perdevano nella stanza da letto più spaziosa di villa Mills, quella riservata alla padrona di casa. Completamente abbandonata al calore del sesso, Regina si inarcava tra le coperte del suo letto matrimoniale, perdendosi in quegli occhi color tenebra, con la mente completamente distante da ogni problema, da ogni ansia o preoccupazione. Tanto assente da dimenticarsi anche dall’amato figlio che era nella stanza accanto e fissava ad occhi sbarrati il soffitto, chiedendosi a cosa fossero dovuti i lamenti di sua madre, gelato sul posto da una vocina che gli suggeriva che forse non era il caso di andare a controllare e che sicuramente Regina non stava soffrendo. Anzi…
Tra le mani grandi di Graham, Regina era tornata a sentirsi quasi viva. Quasi, perché nonostante il giovane cacciatore fosse bello, sensuale e parecchio abile in quell’arte non bastava a dimenticare, a cancellare ricordare. Quando lo guardava, quando le sue mani lo toccavano o le sue labbra lo baciavano, quando i denti si stringevano attorno alla sua pelle e violentemente gli lasciava segni indelebili, Regina pensava ad altro. Il ricordo la portava a Daniel, l’amore a Emma.
Ancora bruciava, ancora sanguinavano quelle ferite, quel solco sul cuore dal quale traboccava ancora sangue e odio. Come aceto pizzicava ogni goccia che scivolava sul profilo dell’organo vitale che batteva così forte, in quel momento, che quasi si poteva veder se si osserva il suo fianco magro. Ma Graham in quel momento a tutto badava ma di certo non al cuore di Regina: forse era lei a pensare un po’ al cuore del ragazzo.. ritrovarlo nella cripta era stata una fortuna, un buon modo per ricominciare quando era diventata Sindaco molti, molti anni prima.
Appena ottenuta la carica aveva tagliato i boccoli bruni e aveva assunto un’aria più matura, più autoritaria col caschetto. Aveva reso ogni abitante di Storybrooke schiavo al suo cospetto ed era tornata la regina. Nella monotonia della quiete tutto appariva perfetto. Nella ciclicità dei giorni, nell’abitudinarietà degli eventi e nell’ uniformità della calma, tutto era piatto a Storybrooke. Una calma, una pace che prima d’allora nella vita di Regina Mills non c’era mai stata e che, stranamente, le piaceva anche se spesso, tra le labbra, una sensazione amara le faceva storcer la bocca e risaltava la cicatrice che solcava il labbro superiore.

Graham era steso accanto a lei, ormai stremato da quella lotta intesa: perché si, lo Sceriffo di Storybrooke si impegnava per tenerle testa, per dominarla ma…era Regina a tener le redini dei giochi. E ora, mentre lui stremato dormiva al suo fianco, stretto al cuscino fresco, la bruna si lamentava tra le coperte, tormentata dai sogni, dai ricordi, dai desideri.
La voglia pazzesca di sentir davvero i capelli biondi solleticarle il viso, le labbra fine incendiarle la pelle e togliere con la saliva lo strato di sudore, di sporco, che le aveva lasciato quella scopata, perché non era niente di più con Graham. Una volta conosciuto l’amore non si poteva pensar che una così vuota potesse risultare anche solo un po’ piacevole, non lo era e se poco poco lo sembrava era solo perché involontariamente cresceva l’eccitazione: dimenticare nell’apparente calore del sesso era come cercar di dissetarsi bevendo coca cola, la sete non svaniva, sembrava solo placarsi. I suoi sogni erano assai più piacevoli forse perché al posto degli occhi scuri di Graham vedeva due pozzi verde prato, luminosi occhi verdi che la guardavano famelici, con passionale lussuria, assetati come i suoi, eccitati.
Nei suoi sogni Emma era cresciuta, lei lo sapeva ma non la immaginava. Sapeva che era lei e basta perché quando si svegliava sentiva quella sensazione… quell’assurda e inspiegabile sensazione di vuoto, come se lei si fosse appena alzata dal letto dopo averla fatta sentire bene e se ne fosse andata per sempre. Sentiva il piacere scivolar via e al suo posto colar lacrime, lacrime d’amore, di dolore e odio.
Odio.
Perché Regina sapeva che la bionda si era rifatta una vita, lontana da Storybrooke, lontana da lei, miglia e miglia di distanza, probabilmente si era anche sposata ma… davvero non capiva perché se era così felice aveva abbandonato Henry.

Si, suo figlio era il bambino di Emma, ma dal momento che lo aveva abbandonato, Regina, lo aveva adottato. Quel bambino era stato fortunato nel trovare lei, perché da bambino era una peste impertinente, frenetico e da neonato una campana che suonava in continuazione. Piangeva senza mai smetter e lei quasi era impazzita a stargli  dietro… era stata tentata di riportarlo agli assistenti sociali, per poco non l’aveva quasi fatto: era il figlio ingestibile di Emma Swan, la ragazza che le aveva distrutto il cuore e la donna che si era rifatta una vita senza di lei, che l’aveva abbandonata. Ma poi qualcosa dentro se l’aveva costretta a tener quel bambino con se: una parte di lei le suggeriva che sarebbe stato il primo passo verso il suo lieto fine e che se mai la bionda si fosse presentata a reclamarlo lei le avrebbe rinfacciato di aver abbandonato suo figlio così come aveva abbandonato lei. Si rivedeva in Henry proprio per quello, forse era stato quel dettaglio a convincerla, entrambi erano stati abbandonati dalla stessa donna e insieme potevano ricominciare.
Eppure, in un piccolo angolo del suo cuore, quello che ancora era restato puro e batteva per la bionda, sapeva che l’aveva fatto per amore. Perché quello ora non era più suo figlio o solo di Emma, sarebbe potuto esser il loro bambino. Ma quella piccola voce dentro se veniva sempre zittita dal dolore, dalla rabbia e dall’odio che ora erano gli unici venti che spronavano Regina ad andar avanti.
Si, Regina Mills andava avanti e lo faceva con classe e eleganza, celando dietro a un sorriso la sofferenza più vera, concentrandosi sul potere, sulla vendetta per dimenticare l’amore, un sentimento che provava ma che trascurava.
Per quella ragione, forse, un po’ Henry la odiava.
Per quella ragione suo figlio la credeva cattiva.
Per quella ragione rivedeva in lei il maligno e perfido personaggio che macchiava di sangue le pagine del suo libro di favole: La Regina Cattiva. 



S.d.A

Due settimane e più per un capitolo così corto dopo aver letto la promessa di caricamenti più vicini dato che i capitoli della seconda parte si sarebbero fatti meno intensi e più corti... si, lo so... scusate ma... ho una vita e mille cose per la testa... scrivo per piacere e quindi, quando ho l'ispirazione carico <.< capitemi!
Non voglio inventare scuse ma tra patente, studio e amici non ho semplicemente avuto tempo, mi dispiace! Sinceramente.... 

Comunque si, è un capitolo molto corto perché effettivamente riassume quel che è la vita di Regina dopo l'arrivo di Henry, dopo esser diventata Sindaca, quando ormai suo figlio ha 9 anni e manca solo un anno all'arrivo di Emma (ma lei non lo sa °-°)
Ho scelto un salto temporale perché sinceramente mi sembrava scontato, insomma credo che anche voi ne siate consapevoli e lo immaginavate, oltre tutto ho anche cercato di dare una spiegazione a una domanda che mi sono sempre posta, sin dalla prima stagione: Perché Regina non si è fatta una famiglia una volta a Storybrooke e ha deciso di adottare Henry?
Secondo me perché una volta che ti innamori non puoi accontentarti solo di... beh...di Graham... 
Dai, parliamoci chiaro... in Once Upon a Time era Daniel.. qui è Emma (e Daniel) ...non può accontentarsi di Graham per metter su famiglia dai! Magari ci tiene ma... non in quel modo. Quindi si, per me lei ha deciso di iniziare a cercar il suo lieto fine adottando un bambino, Henry in questo caso.
Lei sa bene -nella FF così come in Once- che è il figlio di Emma e l'ha adottato per....
PERCHE' LA AMA ANCHE SE E' UNA TESTONA E NON LO AMMETTE *W*

e se la sogna anche la notte u.u
Chissà che succederà quando Emma tornerà :3
Staremo proprio a vedere ....umh... a presto!

Vi anticipo già che Venerdì partirò per Lucca, andrò da un'amica e non penso caricherò durante le vacanze... non vi prometto nulla ma ci proverò entro Giovedì ma... non so dirvi, ecco, è evidente che non posso fare programmi xD -non io almeno- 
Vi dico già che macano più o meno 3/4 Capitoli alla fine e ... che sento già la nostalgia di questa fantastica avventura! 

Se avete domande (o insulti da fare dato che non sono puntuale nell'aggiornare <.<) 0ltre alle recesioni, i messaggi privati, potete trovarmi su
Ask [ 
http://ask.fm/SSwanEmma ]
E sul nuovo account facebook dato che il precedente è stato bannato [
https://www.facebook.com/emmaleila.swan.7 ]

Grazie per esser passati,
per aver letto,
spero sia stata una piacevole lettura anche se breve e...
10 punti a Grifondoro
saluti alla nonna,
la zia,
la cugina,
il vicino gnocco (se ne avete uno, io fortunatamente si)
Nutrite i vostri procioni mannari :3
e ...se sarete al Romics, ci si vede lì, gente :D


Saluti miei prodi!
Zia Molly!

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