The District - ...Just Another Story of Hunger Games...

di Vale29_86
(/viewuser.php?uid=788954)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 2: *** Parte 1 ***
Capitolo 3: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***
Capitolo 5: *** Parte 5 ***
Capitolo 6: *** Parte 6 ***
Capitolo 7: *** Parte 7 ***
Capitolo 8: *** Parte 8 ***
Capitolo 9: *** Parte 9 ***
Capitolo 10: *** Parte 10 ***
Capitolo 11: *** Parte 11 ***



Capitolo 2
*** Parte 1 ***


                                                    

                                                                       The District:
                                              ...Just Another Story of Hunger Games...​ 





------------------------------------------------ Capitolo 1 ---------------------------------------------




E’ già mattina. Un nuovo giorno. Sembra uguale agli altri, ma oggi è diverso; è il giorno della Mietitura.​ 
Qui al Distretto Dieci, “Lavorazione Metalli Preziosi”, come negli altri undici, oggi potrebbe segnare la condanna a morte di due persone… Due ragazzi, un maschio e una femmina, dai dodici ai diciotto anni, verranno scelti come Tributo per un gioco di Morte, a cui siamo obbligati a partecipare ogni anno. E’ il modo in cui Capitol City ci ricorda costantemente il suo dominio su di noi; in cui ci rammenta e ci punisce per il nostro fallito tentativo di rivolta…​ 

Tra qualche ora arriverà “l’Accompagnatore” da Capitol City, che presenterà la Mietitura. Pescherà due biglietti dalle anfore poste sul Patio, lo spiazzo dopo l’ultimo gradino, del Palazzo di Giustizia, che ogni anno fa da Palcoscenico a questo spettacolo raccapricciante… I nomi dei due sfortunati sorteggiati, che dovranno combattersi nell’Arena… che, probabilmente, moriranno nell’Arena… Poi, i due sorteggiati, verranno portati a Capitol City, dove verranno, vestiti, truccati e preparati per essere presentati al pubblico. Successivamente, per pochi giorni, saranno addestrati alle tecniche base di sopravvivenza e di combattimento e, infine, buttati nell’Arena, dove dovranno decidere se diventare Prede o Carnefici in questo gioco; e, come “Atto Ultimo”, vincere, uccidendo tutti gli altri, o morire nella maniera più spettacolare possibile, per il pubblico Famelico e Crudele di Capitol City.​ 
Ma è ancora presto. Le due sono ancora lontane. E Aris mi aspetta al nostro posto. Aris Clover, il mio miglior amico. Ci conosciamo da sempre. Siamo cresciuti praticamente insieme, anche se lui ha due anni più di me. Siamo come fratelli…​ 

Il nostro posto è al limitare del Distretto, dietro la Vecchia Fonderia abbandonata; anni fa, quando io ed Aris non eravamo ancora nati, ci fu un terribile incidente, che causò molti morti. Alcune delle Siviere, le grandi vasche in cui si trasporta il metallo fuso, si staccarono dai cardini che le sostenevano e una colata di metalli fusi, copri in un’attimo la fonderia e tutti quelli che ci lavoravano in quel momento… da allora, quel posto è abbandonato (Capitol City sembra non aver intenzione di sborsare denaro per rimuoverlo o riabilitarlo); è diventato Tabù per tutti. Nessuno ci mette piede, nessuno ci si avvicina. Nemmeno i Pacificatori. Solo io e Aris. Lì possiamo essere noi stessi; ridere, scherzare, cantare le canzoni proibite, parlare di tutto quello che vogliamo, prendere in giro Capitol City e i suoi abitanti. Nessuno può sentirci, ci siamo solo noi.​ 
Aris è già lì ad aspettarmi, su quell’unico piccolo spiazzo di prato di questo luogo urbanizzato e carico di fumi industriali, nato, probabilmente, dalla decomposizione dei corpi che riposano eternamente sotto i nostri piedi; sotto questo piccolo manto verde e blu, punteggiato, di tanto in tanto, da sprazzi d’oro e d’argento, residui quasi cancellati dal tempo, ma ancora visibili, di quel tremendo incidente… Sta lì, sdraiato, tra i piccoli fiori blu/indaco e i fili d’erba verdissimi. Sembra quasi di guardare la foto di un posto lontano. Un posto diverso da questo, pieno di pace e di tranquillità… Un posto dove essere liberi…​ 

Non sembra essersi accorto di me. Mi avvicino a passi leggeri, voglio sorprenderlo e spaventarlo, come ha fatto lui l’ultima volta. Una piccola vedetta personale… Sono quasi vicina a lui, sto per sbraitargli nell’orecchio l’Urlo più spaventoso che sono in grado di emettere, quando Aris parla: 
- «Finalmente ce l’hai fatta ad arrivare, Mina! Credevo avessi intenzione di darmi buca…!!>​> 
Il mio “spaventoso Urlo”, si riduce ad uno sbuffo d’aria, che sputo fuori seccata. Vorrei, davvero, sapere come fa a scoprirmi ogni volta; sto anche sempre attenta a nascondere la mia ombra! E poi come Diavolo fa a vedere qualcosa ad occhi chiusi?! Quasi come avesse sentito i miei pensieri, Aris parla, rispondendo alla mia “muta domanda”: 
​- «E’ il tuo profumo! Ti metti controvento e mi arriva, avvertendomi della tua presenza…!​» 
Mi siedo accanto a lui, ma resto in silenzio, sorpresa e infastidita, dalla semplicità con cui mi sono sempre fatta scoprire e dalla mia stupidità, nel non averlo mai capito prima… Mi secca, sempre, moltissimo fare la figura della scema. Aris, capendo il mio impaccio, cambia discorso. Si mette a parlare di tutte quelle idee rivoluzionarie a cui non dovremmo nemmeno pensare. Sgancia parole, come bombe. A rotta di collo. Su Capitol City, sul sistema, sulla politica, sugli Hunger Games… ne ha per tutto e per tutti. Sembra un fiume in piena, che sta straripando dagli argini, senza avere la minima intenzione di fermarsi. Ed io non posso che essere d’accordo con lui su tutto. Tutto quello che dice, è quello che penso anche io. Quello che pensano tutti. Ma lui è l’unico ad avere il coraggio di esprimerlo ad alta voce. Anche in un posto desolato come questo, solo lui trova il coraggio di parlare in questi termini… 
​- «…insomma, vuoi farmi parlare da solo tutto il tempo, o hai intenzione di contribuire alla conversazione?! Non mi piace monologare, lo sai!...» - dice in tono un po’ seccato, ma con il solito sorriso affabile che lo caratterizza. Poi continua…: - «Potresti, almeno, cantare un po’…!!»​ - …butta lì…​ 
Lo guardo maliziosa. Non voglio dargliela subito vinta. Voglio farmi pregare un po’…: 
- «…e cosa vorresti che cantassi?!?...» - dico. 
- «Lo sai! Quella canzone che mi canti sempre. Quella specie di ninna nanna, che mi piace tanto…>​> 
Mi sorride angelico, e non gli so dire di no. So bene a quale canzone si riferisce. E’ una canzone che non ci è permesso cantare nel Distretto, perché potrebbe essere interpretata come “Inno Agitatore”, per alcune frasi del suo testo. In realtà è solo una storia d’amore che ha per sfondo la guerra. Che poi questa guerra sia “fisica” o solo “emotiva”, questo non so dirlo… Inizio a cantare. Piano e dolcemente…: 

Ricordo le lacrime che scorrevano dal tuo viso, 
quando ho detto “Non ti lascerò mai andare!” 
Quando tutte quelle ombre avevano quasi ucciso la tua luce… 
Ricordo che hai detto “Non lasciarmi qui da solo!” 
Ma tutto questo è passato e morto stanotte. 
Chiudi gli occhi e basta, 
il sole sta calando. 
Starai bene, nessuno può ferirti ora. 
Vieni, Luce del Mattino. 
Io e Te saremo sani e salvi… 
Non guardare fuori dalla finestra, tesoro. 
Tutto è in fiamme. 
La guerra fuori dalla nostra porta continua ad infuriare… 
Aggrappati a questa Ninna nanna, 
anche quando la musica è finita… 
Chiudi gli occhi e basta, 
il sole sta calando. 
Starai bene, 
nessuno può ferirti ora. 
Vieni, Luce del Mattino. 
Io e Te saremo sani e salvi… 
​ 
Aris, sorride. Sdraiato sul prato, con gli occhi chiusi… Gli piace, davvero, sentirmi cantare. Rimane ad ascoltare, silenzioso e beato, mentre, armoniosamente, arrivo all’ultima battuta della canzone.​ 

Chiudi gli occhi e basta… 
Starai bene. 
Vieni, Luce del Mattino. 
Io e Te saremo sani e salvi…​ 

Ora apre gli occhi. Volta il capo verso di me e mi guarda sereno. 
- «Grazie...!» - dice. 
Il tempo vola quando si è tranquilli. E’ già mezzogiorno e dobbiamo avviarci se non vogliamo essere in ritardo. Dobbiamo anche ripulirci e vestirci come si deve. Che estrema umiliazione. Come se non bastasse obbligarci a presenziare e partecipare ad un “estrazione di morte”, dobbiamo anche vestirci a festa per questo! E’, davvero, orribile. 
Nessuno dei due è, ancora, pronto ad alzarsi e tornare alla cruda realtà. Restiamo seduti sul prato, a guardare il cielo azzurro oltre la recinzione elettrificata. Sono io a rompere quell’armonia. 
​- «Credo che dovremmo avviarci. Non possiamo arrivare tardi alla Mietitura, lo sai…>​> 
Aris mi guarda cupo. Poi cambia espressione e sorridendo malizioso comincia: 
- «…oh, non sia mai!! Perderci la Mietitura e Menodora Dellis, che dice la sua formidabile, solita, battuta?!?» - dice. 
Quando, non rispondo, Aris continua, con più euforia nella voce, e imitando il tono di Capitol City, inizia: 
- «Felici Hunger Games! E possa la fortuna, sempre, essere a vostro favore!!>​> 
Non posso fare a meno di ridere, della sua perfetta imitazione… 
- «Adesso dobbiamo proprio andare…!!​» - dico. 
Ci avviamo silenziosi verso la parte più interna del Distretto. Le nostre case, sono le catapecchie fatiscenti dei Fabbri. Non sono il massimo del lusso, ma c’è chi è messo peggio di noi. Tutte e due le nostre famiglie, sono famiglie di Fabbri. Lavoriamo tutti nella nuova Fonderia. Poi ci sono i Designer, gli Artigiani, i Rifinitori… pian piano si sale di livello. Nessuno naviga nel’Oro, ovvio, anche se abbastanza ironico, dato il nostro Distretto, ma alcuni, almeno, riescono a permettersi un piatto caldo a tavola tutte le sere, senza correre troppi rischi. Noi non siamo tra questi. 

Avendo quindici anni, nella mia famiglia, ormai, sono l’unica a rischiare durante la Mietitura. Mia madre e mio padre, come tutti gli adulti, sono fuori dai giochi. E mio fratello Ermes, avendo compiuto diciannove anni, da quest’anno è al sicuro. 
Nella famiglia di Aris, invece, quest’anno saranno in due. Suo fratello Doukas, ha compiuto dodici anni. Nicholas, che ne ha dieci, può stare tranquillo ancora per un pò... 

Ci salutiamo, ognuno diretto a casa propria. Entro. L’aria da funerale, dentro casa, è palpabile. Come dargli torto. Ma non ho intenzione di farmi deprimere ancora di più. 
Vado in bagno, mi lavo raschiando via tutto il possibile sporco rimastomi addosso. I capelli, le orecchie, sotto le unghie… Mi asciugo per bene. Poi vado in camera mia, dove mia madre mi ha preparato i vestiti buoni. Non che siano diversi, dai soliti che indosso, ma sono più puliti e più nuovi. Senza toppe o cuciture. Biancheria intima nuova. Un pantalone e una camicia, relativamente nuovi. Erano di mio fratello, quando era più piccolo, ma mia madre li ha riadattati per me. Mi vesto, mi pettino, mi sistemo meglio possibile. Poi vado verso la piazza, già piena di ragazzi e ragazze intenti a registrarsi e mettersi in fila. Dopo la registrazione, tutta l’attenzione si concentra sul Palazzo di Giustizia, Palcoscenico della Mietitura. ​ 
Sopra ci sono tre sedie, una pedana e due grandi anfore di vetro; una per i maschi e una per le femmine, piene di striscioline di carta, con su scritto, in bella grafia, i nomi di tutti noi, compresi tra i dodici e i diciotto anni. Due delle sedie sono occupate da Hamberstone, il Sindaco del nostro Distretto, e da Menodora Dellis, l’Accompagnatrice del Dieci appena giunta da Capitol City, sorridente come sempre, i Capelli verde elettrico, il completo, all’ultima moda, color blu cinese, il trucco esagerato ed esasperato come vuole la moda di Capitol City. La Terza sedia è destinata a Ethan Rosewood, l’unico tra i Vincitori, ancora in vita del nostro Distretto, che, per ora, non ha perso il senno​. Per questo, è l’unico Mentore ad occuparsi dei nuovi Tributi. ​ 
Credo che abbia circa quarant' anni, anche se ne dimostra di più. Il tempo non è stato clemente con lui. La pelle ha un colorito, per niente sano, che tende al grigiastro. Il volto è segnato dalle rughe e dal tormento della sua esistenza. Immagino che tutti i “Vincitori”, i superstiti di questo Gioco Mortale, abbiano la sua stessa faccia… E’ alto. Ne magro, ne grasso; credo si possa definire abbastanza in forma, tutto sommato. Occhi grigio sporco, troppo depressi dalla desolazione che ci circonda tutti, per alzare lo sguardo e guardarsi intorno. Capelli radi, biondo scuro, un po’ troppo lunghi e pettinati indietro, per dare una parvenza di cura. Barba trascurata, come il suo aspetto in generale… Dicono non sia molto socievole. Di sicuro, è uno di poche parole. Menodora Dellis e il Sindaco, parlottano tra loro, scambiandosi le “ultime novità”. Rosewood, invece, sta per conto suo. Sulla sua sedia, più interessato, sembra, a contemplare la punta infangata delle sue scarpe buone, che a perdersi in chiacchiere con gli altri due.​ 
​ 
​L’orologio del Palazzo di Giustizia, scatta sulle due. L’ansia e il panico sono, ormai, tangibili nell’aria. Menodora Dellis, vivace come sempre, avanza sorridente verso la pedana centrale, afferra il microfono e si produce nel suo consueto numero. 
- «Felici Settantaduesimi Hunger Games! E possa la fortuna, sempre, essere a vostro favore!!​» - sorride estatica, a volte penso seriamente non abbia tutte le rotelle a posto. Poi continua: - «Sono enormemente onorata, di trovarmi qui con voi al Distretto Dieci, in un’occasione importante come quella che ci riunisce oggi…» 
La sua voce sfuma. La soglia della mia attenzione, precipita drasticamente, ogni volta che, questa donna, inizia a parlare. Guardo verso Aris e lo trovo a ricambiare il mio sguardo. Rotea leggermente gli occhi e fa un gesto quasi impercettibile con la mano, vicino alla tempia destra, che vuol dire: - «Questa è proprio fuori di testa!!» ​- Non posso trattenere una risatina, che cerco subito di camuffare con un colpo di tosse. 

E’ il momento del sorteggio. Menodora Dellis, briosa, esclama: - «Prima le signore!!» ​- Attraversa il palco per raggiungere l’anfora di vetro che contiene i biglietti con i nomi delle ragazze. Tuffa la mano e pesca un biglietto. Il pubblico trattiene il fiato e s’irrigidisce, diventando un unico blocco di corpi, che aspetta un segno per poter tornare a respirare. Sono terrorizzata. Mi fa male lo stomaco. Riesco solo a pensare: - «Ti prego! Fa che non sia io!!»​ ​ ​- 
La Dellis, torna alla pedana, sistema il microfono, liscia il biglietto di carta e legge il nome con voce limpida e chiara: - «Minerva Roses!» ​- Sono io. 




----------------------------------------------- Capitolo 2 ----------------------------------------------




Sento il cuore schizzarmi in gola. Soffocarmi, per poi precipitare, di nuovo, in profondità, a bucarmi lo stomaco. Mi tremano le gambe. Ho le vertigini. Ho paura di svenire da un momento all’altro. Sto sperando, con tutta me stessa, che tutto questo non sia vero, che sia solo un’incubo orrendo e che presto mi sveglierò. Ma nel profondo so, perfettamente, che è tutto vero. Che sta accadendo a me. Che, quest’anno, sarò io a morire nell’Arena. Mi costringo a muovere qualche passo verso i gradini del Palcoscenico improvvisato, da cui, Menodora Dellis, mi chiama esortandomi a raggiungerla. Quando arrivo all’ultimo gradino, Menodora, sorridente, mi circonda le spalle con un braccio e mi tira sul Palco aiutandomi a salire, per presentarmi al pubblico; a cui chiede, sempre spumeggiante, un’applauso di incoraggiamento per il nuovo Tributo. Solo pochi applaudono. Vivere nei Distretti ti porta a due sole possibili alternative; la ribellione, sotto forma silenziosa e pavida del rifiuto di assecondare ogni richiesta o ordine, o l’assenso totale e indiscriminato di tutto, staccando la spina a mente e cuore, per non dover combattere con i propri ideali, idee o sentimenti… Per questo, non posso biasimare chi applaude. La loro non è crudeltà. E’ solo terrore. ​ 
​Guardo tra il pubblico, cercando il miei ed Aris, sperando di trovare un po’ di conforto nel loro sguardo, ma quando li trovo finisce che mi sento solo peggio. I miei sono in lacrime, si stringono e si fanno forza tra loro. Nei loro volti, leggo chiaramente, che vorrebbero correre da me, tirarmi giù dal Palco e portarmi via di qui. Il più lontano possibile. Al sicuro. Ma nessuno di noi riuscirebbe a fare neanche un solo passo, perché i Pacificatori ci fucilerebbero all’istante. Lo sguardo di Aris, l’espressione sul suo volto, è il più difficile da sostenere. Gli occhi sono lucidi, sta trattenendo le lacrime, ma il suo viso non riesce a nascondere lo shock e il dolore che sta provando per me, adesso… da come mi guarda, sembra quasi che mi veda già morta.​ 

Ethan Rosewood, sembra aver deciso, finalmente, di unirsi alla “cerimonia”. Si alza dalla sedia, mantenendo basso lo sguardo, viene verso di me. Mi tende la mano per stringermela, ma non si congratula con me. Accetto la stretta, forte e salda. Poi torna al suo posto. E’ davvero di poche parole… 

Mi obbligo a riprendere il controllo. A cercare di tornare a respirare regolarmente, ma è più difficile che mai. Il panico e lo shock non mi permettono di prendere ed assimilare correttamente l’aria che mi serve. Mi sembra di soffocare. Ma non posso permettermi di crollare adesso. 
Le Mietiture di tutti i distretti andranno in onda stasera, e se, gli altri Tributi, mi vedono crollare mi prenderanno per una debole, ed allora sarà la fine. Si coalizzeranno tutti contro di me, per ammazzarmi subito. Devo mantenere il controllo! Ad ogni costo. 
Menodora Dellis, capendo che non susciterà altri applausi, si decide a continuare il suo spettacolo: 
- «Ed ora gli Uomini!!» ​- dice. 
Si dirige verso l’anfora dei ragazzi, affonda la mano tra i biglietti. Fruga. Cerca. E finalmente lo trova. In quel tempo indefinito che, mi sembra, andare da pochi minuti ad un milione di anni la mia mente si fa vuota. Non capisco più niente. Le immagini che mi scorrono davanti sono sfocate e le parole che sento pronunciare non hanno alcun senso. E’ solo quando la voce squillante e briosa della Dellis, pronuncia: - «Aris Clover!» - che le parole riacquistano un senso. 
Ed io mi sento morire. 

Sto sprofondando in un abisso di terrore e dolore. Tutto questo non può essere vero. Io ed Aris siamo i Tributi. Io ed Aris dovremmo ucciderci a vicenda. Sta salendo l’ultimo gradino, i nostri sguardi si incontrano, il vuoto che mi ha appena inghiottito deve aver preso anche lui. Nei suoi occhi posso vedere la stessa assenza di espressione che deve esserci nei miei. Il vuoto ci ha invasi entrambi. 

Come ogni anno, a questo punto, il Sindaco è costretto a leggere un lungo e odioso “Trattato del Tradimento”. Ammetto di non aver mai ascoltato una sola parola di questo esposto e, sicuramente, non riuscirò a prestargli attenzione adesso. Tutto quello a cui riesco a pensare, ora, siamo io ed Aris nell’Arena. Io ed Aris che dobbiamo affrontarci. Io ed Aris che dobbiamo cercare di ucciderci. 

Il Sindaco Hamberstone, conclude il suo “Trattato” e fa cenno ad Aris e me, di stringerci la mano. Ci giriamo l’uno di fronte all’altra e ci obblighiamo a guardarci in faccia. 
Il dolore che sto provando, io, in questo momento, è lo stesso che prova lui? Credo di si, perché senza remore, lascia andare ogni convenzione e sfoga nelle lacrime il suo dolore. Ed io con lui. Non ci stringiamo la mano, ma ci abbracciamo con tutta la forza che abbiamo. Davanti a tutti. 
Ci teniamo stretti l’una all’altro perché siamo l’unico appiglio a cui possiamo aggrapparci, ora che, tutto il nostro mondo, tutta la nostra vita, si sta sgretolando sotto i nostri piedi. 
Fanno partire l’inno di Panem, mentre la Dellis e Rosewood, sono costretti a separarci. Veniamo presi in custodia da un gruppo di Pacificatori che ci scorta attraverso il portone principale del Palazzo di Giustizia. Una volta dentro ci separiamo, e un gruppo, conduce me, in una stanza dove vengo lasciata sola. E’ un posto lussuoso, con grandi tappeti, un divano e delle sedie foderati di velluto… durante la prossima ora, qui dentro, dovrò dire addio ai miei cari. 

La porta si apre e vedo entrare i miei genitori e mio fratello Ermes. Mi gettano le braccia a collo, mi baciano le guance, in lacrime. Mi dicono che posso farcela. Che devo farcela e tornare da loro! Che uccidere delle persone non è così difficile, che devo solo evitare di pensare troppo. Che uccidere qualcuno per salvarsi la vita non è sbagliato… Ma non lo pensano davvero. So che non lo pensano. E’ la disperazione a parlare. Non sono loro. 
Smettiamo di parlare. Ci abbracciamo solamente, tutti insieme. Un’ammasso unico di braccia, che si stringono tra loro. Restiamo così finchè, un Pacificatore, non si presenta alla porta, avvertendoci che il nostro tempo è finito. Ci sciogliamo dall’abbraccio. Ancora un bacio e una carezza dai miei cari; poi, mentre mia madre e mio padre si allontanano, mio fratello, che mi sta stringendo in un’ultimo abbraccio, mi sussurra amareggiato: - «Resta viva, Mina! Torna a casa!!»​ - il mio cuore, a questa semplice frase, perde un battito. Cerco di farmi forza e con quel poco di voce e di fiato che mi rimangono, dico ai miei un’ultimo: - «Vi voglio bene!». 
Poi, il Pacificatore li fa uscire, chiudendosi la porta alle spalle. Non riesco a stare ferma. Non riesco a sedermi. Cammino, nervosamente, avanti e indietro, lungo la piccola stanza. Mi affondo le mani nei capelli, nella faccia. Affondo le unghie nella carne. Sono terrorizzata e sono distrutta dal dolore. Vorrei solo urlare con quanto fiato ho in gola. Lasciarmi andare ad una crisi isterica e liberatoria, ma non posso. Devo tenere duro e controllarmi. Le immagini che mi scorrono davanti gli occhi, ogni volta che mi guardo intorno, sono sfocate e confuse. Mi sembra, quasi, d’essere sotto l’effetto di qualche droga. Mi costringo a sedermi e a respirare, cercando di calmarmi. Un’attacco di panico, non è assolutamente quello che mi serve adesso. 
La porta si apre nuovamente, ad un’altra visita, del tutto inaspettata. E’ Helene, la madre di Aris. E’ vero che ormai, per lei, sono quasi come una figlia sua, ma in una situazione come questa, in cui io e suo figlio - il mio migliore amico - dovremmo affrontarci e probabilmente ucciderci, non mi aspettavo proprio di vedermela comparire davanti. Non so che dire. Mi chiedo se i miei siano andati a salutare Aris. Infondo anche loro gli vogliono bene. Helene non dice nulla e non si aspetta parole da me. Sa cosa sto provando in questo momento, forse, addirittura meglio di me. Sa quanto voglio bene a suo figlio e quanto Lui sia importante per me. Non mi incolpa di quello che sta accadendo, ma, anzi, soffre con me. Soffre per me… Soffre per Aris… Mi abbraccia.​ 
L’abbraccio di una mamma, carico d’amore e di dolore. Il volto rigato dalle lacrime, mi prende il viso tra le mani e mi bacia le guance: - «Sii prudente, Mina! Sta attenta!!» ​- dice. 
Poi esce dalla stanza. 

(CONTINUA nella PARTE 2...)



----------------------------------------------------------------------------------------------------------



Note dell'Autore:
Buona sera, sono una new entry su EFP! :D

La storia che sto raccontando, non parla dei personaggi della saga, ma di personaggi inventati da me, 
quindi posso capire, che non tutti siano interessati...

Si tratta di un tentativo di "PREQUEL" di Hunger Games, saga che mi ha appassionato molto...
Ambientato 2 Anni Prima, della storia di Katniss Everdeen e Peeta Mellark e, in un'altro Distretto
(il 10; che io ho "Ridisegnato" a modo mio, perché mi piaceva di più, trasformandolo da un Distretto di Allevatori, ad una sorta
di Industria Metallurgica, che crea Gioielli e cose simili...)

Che altro dire... spero davvero che chi deciderà di leggermi, riesca ad apprezzare, questo mio "Primo tentativo" di scrittura... 

e magari che si appassioni alla storia, perchè no?! :D

Vi saluto e vi auguro buona lettura.
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Parte 2 ***


                                   

------------------------------------------------ Capitolo 3 ---------------------------------------------


   

Un breve viaggio in automobile, ci porta dal Palazzo di Giustizia alla Stazione, brulicante di giornalisti e di telecamere. Io e Aris cerchiamo di sembrare calmi e di nascondere al meglio possibile le nostre vere emozioni. Ma quando, finalmente, ci è concesso di salire sul treno e di ottenere un po’ di meritata privacy, ci tuffiamo l’una nelle braccia dell’altro, affogando con le lacrime le nostre paure e i nostri dolori. Piangiamo come bambini, perché, infondo, siamo dei bambini. Dei bambini confusi e spaventati; pedine involontarie, in un gioco troppo grande e crudele. 

Quando abbiamo pianto tutte le nostre lacrime ci sciogliamo dall’abbraccio, ma continuiamo a tenerci per mano. In questo momento, siamo tutto ciò che abbiamo. Tra pochi giorni, non avremmo più nemmeno questo. Ci guardiamo intorno, spaventati, ma anche incuriositi dal lusso esagerato che ci circonda. A casa, al Distretto Dieci, la maggior parte della gente, non ha nemmeno di che sopravvivere. Qui, usano posate d’oro e d’argento e portasapone di cristallo, come fossero qualcosa di banale e normale per tutti… 
Menodora Dellis, ci dice di “goderci” un po’ del lusso che Capitol City ci ha messo a disposizione. E che abbiamo un’ora di libertà, in cui possiamo fare quel che vogliamo, a patto di essere puntuali per la cena. Ci accompagna nei nostri appartamenti. Ognuno di noi ha il suo. Uno per me, uno per Aris, uno per Rosewood e uno per la Dellis. Quando entro nel mio, rimango sbalordita di quanto sia enorme. Ho uno spogliatoio, una camera da letto e un bagno gigantesco, solo per me. Armadi pieni di vestiti nuovi e bellissimi, che posso usare a mio piacimento. Non ho mai visto tante cose belle, tutte insieme, in vita mia. Faccio come mi ha detto Menodora Dellis. Me la godo un po’. Mi concedo una lunga doccia calda e provo alcuni dei balsami e dei saponi profumatissimi che ho a disposizione. A casa non abbiamo la doccia e se vogliamo l’acqua calda, dobbiamo farla bollire. E’ incredibile quanto sia piacevole la sensazione dell’acqua calda che scivola sulla pelle quando si fa la doccia. Questo è, decisamente, un punto a favore di Capitol City. Finita la doccia, mi dirigo al guardaroba. Sono, quasi, emozionata. Fin’ora, ho sempre e solo indossato gli abiti vecchi di mio fratello. E, ovviamente, niente di lontanamente femminile. Frugo nel guardaroba come un’avventuriero in cerca di un tesoro. Gli occhi, e subito anche le mani, corrono verso gonne e pizzi, dai tessuti e dalle tinte più femminili e incantevoli. Ne provo anche qualcuno, ma, con mia grande delusione, scopro che non mi donano affatto. Sono abbastanza alta, non un gigante, certo, sono nella media; ma a parte questo, il mio corpo, malnutrito e ancora acerbo, non ha forme e curve sufficienti a riempire quei vestiti così vistosi. Sembro la grottesca imitazione di una ragazza di Capitol City. Così metto da parte gonne, pizzi e merletti e trovo un pantalone e una casacca, dal taglio semplice e leggero, molto carini e femminili. Il pantalone è lungo e attillato sulla gamba e sui fianchi, ma sorprendentemente comodo. Le tasche sono sagomate in modo da non rovinare la linea del modello. Il colore parte dal nero della vita e va a sfumare, lungo la gamba, in una bella gradazione di grigio tendente al viola. La blusa, che è a righe orizzontali, abbastanza larghe, di cui alcune sono di un colore viola lavanda, ma leggermente più scuro, si intona bene al pantalone. Le maniche sono lunghe e il collo è alto e svasato, con dei piccoli bottoni laterali che si chiudono verso la spalla.​ Sul busto scende morbida e leggera, facendo sembrare il mio corpo più femminile e sinuoso di quanto non sia. Al mio outfit, abbino una cinta nera, molto semplice, dalla fibbia rettangolare, che passo intorno alla vita dei pantaloni, e infine, un paio di stivali scamosciati senza tacco e comodissimi. Sempre neri; fasciano morbidamente il polpaccio e formano piccole pieghe nella pelle. Qualche cinghia decorativa, gira intorno alla caviglia. Vado verso lo specchio e mi pettino. I miei capelli non sono lunghissimi, quindi non posso sbizzarrirmi in chissà quale elaborata acconciatura. Li spazzolo, cercando di domare un po’ del loro mosso naturale e li lascio sciolti a ricadere sulle spalle. Menodora Dellis mi chiama per la cena. Esco dalla mia stanza e la raggiungo fuori dalla porta, lasciandomi scortare verso la sala da pranzo. 
Aris è già lì. Anche lui, evidentemente, “si è goduto” un po’ del lusso di Capitol City. Ora indossa un bel pantalone nero dal taglio classico, che gli scende morbido addosso, cinta abbinata, rigorosamente nera. Scarpe nere. Una maglia morbida a collo alto, di un bel colore blu scuro con qualche sfumatura di grigio e una giacca nera che tiene aperta. I capelli sono puliti e pettinati indietro. Sono stati, sicuramente, lavati con i saponi di Capitol City, si vede ad occhio. Tutto quello che viene da lì, sembra dieci volte più pulito e più morbido di quello che abbiamo nel Distretto. 

Mi siedo a tavola unendomi agli altri, che hanno già preso posto. Siedo vicino ad Aris. 
Menodora Dellis non la sopporto, con quelle sue frivole e stupide banalità. E quei suoi strani occhi dorati con le pupille a fessura, come quelle dei gatti, mi danno i brividi. Sono la sua novità di quest’anno. Dev’essersi fatta fare un altro ritocco chirurgico; evidentemente la pelle verde pallido che si è fatta fare l’anno scorso è passata di moda, così ha dovuto inventarsi qualcos’altro per stupire (o disgustare) il prossimo. La moda di Capitol City è veramente strana. La chirurgia estetica è all’ordine del giorno, ma più che migliorare i difetti, sembra trasformare la gente in strani e grotteschi umanoidi dai tratti animali e stranissimi. Mi domando come facciano a considerare “attraenti” tali deturpazioni dei propri corpi. 
Di Ethan Rosewood, sono un po’ in soggezione invece. Non che sia un uomo malvagio. In realtà non ne ho idea… Ma non parla mai e non alza mai lo sguardo. Ha un’aria così cupa, che mi turba un po’ stargli accanto. E poi, ho bisogno di stare vicino ad Aris, adesso. In un posto del genere, in una situazione del genere, ho bisogno della sua fermezza più che mai. E credo, che anche lui abbia bisogno di me. 

Ci viene servita la cena. Le portate sono così tante e i piatti così abbondanti, che potrebbero sfamare tutte e due le nostre intere famiglie. Non ho mai visto tanto cibo in vita mia. E sembra tutto delizioso. Per iniziare ci servono una cremosa zuppa di zucca, densa e saporita. Poi insalata mista. Costine di maiale glassate, con una salsa scura lucida e deliziosa. Patate arrosto e speziate, e ancora formaggio e frutta freschissima ed esotica. Quando ci portano il Dessert, una soffice e squisita Torta di Fragole e Panna, io e Aris stiamo quasi per scoppiare, ma non ne rifiutiamo, comunque, un fetta. Sembra strano ma, né le inutili e frivole chiacchiere di Menodora Dellis, sull’educazione da tenere a tavola e sulle nuove mode di Capito City, né la consapevolezza che potremmo morire tra pochi giorni, sono riusciti a rovinarci questa cena. Sarà perché non abbiamo mai visto, nemmeno da lontano, tante cose buone in vita nostra, sarà perché potremmo non vederle più… 

A cena finita, andiamo in un altro scompartimento per vedere, in TV, la Sintesi delle Mietiture di tutto il Paese. 
Il resoconto illustrato del famoso presentatore Caesar Flickerman e dell’annunciatore Claudius Templesmith, fanno da sottofondo per tutta la durata del programma. 
Alcuni dei loro commenti, vorrei poterli non sentire… 
Una dopo l’altra, assistiamo alle “chiamate”. 

Come sempre, i ragazzi dei Distretti Uno, Due e Quattro, si offrono “Volontari”: 
i loro Distretti, che sono i più ricchi tra i dodici ancora esistenti, ricevono un Trattamento di Riguardo da parte di Capitol City. 
Non hanno problemi di alimentazione e sono sempre ben nutriti, hanno buone condizioni di vita, ricevono cure mediche, tutti i beni primari per vivere e, anche se per la legge di Panem è illegale, Capitol City, permette loro di addestrarsi per anni, proprio per poter partecipare agli Hunger Games. Per loro, “I Giochi”, non sono una punizione, come per, tutti, gli abitanti degli altri Distretti, ma un’occasione per guadagnarsi Fama e Ricchezza. 
I Tributi dell’Uno, del Due e del Quattro, infatti, sono detti “Favoriti”, perché, in fondo, sono 
i “Prediletti” di Capitol City.​

Dalla Mietitura del Distretto Uno, si fanno avanti una ragazza alta e atletica, dai lunghi capelli rossi e l’espressione spietata, e il suo compagno, un ragazzo molto alto e robusto, dai capelli castani e dallo sguardo truce. Entrambi, credo, sui diciotto anni. 
Quelli del Due, sono, anche loro, dei “giganti” dai muscoli scolpiti e lo sguardo folle, entrambi biondi e, forse diciassettenni. 
Il Distretto Tre, estrae una ragazza ed un ragazzo dai capelli scuri, molto più gracili dei Tributi dei primi due Distretti, ma dall’espressione vivace e intelligente. Dimostrano dai quattordici ai sedici anni e tutti e due portano occhiali da vista. 
Il Distretto Quattro, presenta altri due “Volontari”, dall’aspetto sano e abbronzato; alti (non come quelli dell’ Uno e del Due, ma, comunque, abbastanza), dai fisici scolpiti e i capelli biondo scuro. Credo siano anche loro sui diciotto. 
Il Distretto Cinque mi fa stare male. Sono entrambi dodicenni alla loro “Prima Mietitura”. Piccoli, gracili e spaventati. I capelli scuri e i grandi occhi pieni di lacrime. 
Il Distretto Sei: una ragazza mora, sui quindici o sedici anni, non troppo alta e mingherlina ed un ragazzo castano, sui diciassette, di altezza e corporatura media. 
Il Sette, altri due “bambini”. Avranno tredici anni. Entrambi dai capelli e occhi scuri, ma la somiglianza finisce lì. 
Il Distretto Otto. Bionda, quattordici anni lei. Moro, sedici anni, pelle scura, lui. 
Distretto Nove. Castani. Quindicenni. Gracili e non troppo alti. 
Distretto Dieci: Io ed Aris. Che veniamo estratti. Che ci guardiamo, sotto shock. Che piangiamo. Che ci abbracciamo… 
Distretto Undici: una ragazzina di dodici anni, molto piccola per la sua età, e un ragazzo di quattordici che non ha ancora iniziato a crescere. Pelle scura e occhi che implorano di essere salvati. 
E infine il Dodici. Sedici anni, bionda, magra e pallida, lei. Diciotto anni, pelle olivastra, moro e alto, lui. 
Fine della trasmissione. 
Menodora Dellis spegne il televisore e con voce squillante come sempre, propone a Ethan Rosewood di cominciare a lavorare su di noi. 
Quest’anno, dice, vorrebbe avere un Vincitore da esibire a Capitol City, per una volta… 
Probabile, che abbia solo bisogno di un aumento di stipendio, che il salto di classe nel poter esibire un “Vincitore” le porterebbe. Con tutto quello che spende in chirurgia estetica… 
Poi si congeda, dando la Buona Notte: 
- «Un buon sonno è l’alleato principale per avere una pelle fresca e riposata…!!​» - dice. 
Mi domando, se valga, davvero, anche per le “streghe”… 

Rosewood, prende la parola. 
E’ la prima volta che lo sento parlare. Cominciavo a pensare che fosse muto. 
Comincia subito con le domande. Niente convenevoli, niente presentazioni. 
Parla competentemente, ma sembra assente; sul suo volto non c’è traccia di sentimenti o emozioni. Sembra quasi non stia parlando con due persone, che deve aiutare a salvarsi la vita, ma a due “cose” già, praticamente, morte. Senza speranza. E questo mi fa infuriare! 
Batto il pugno sul tavolo e mi alzo in piedi di scatto, per attirare la sua attenzione: 
- «Sembra che tu ci dia già per spacciati, ma noi siamo ancora vivi, fino a prova contraria! Guardaci in faccia, quando ci parli e pensa a come aiutarci, davvero, a tirarci fuori da quella dannata Arena!!>​> - sbotto. 
Ce l’ho fatta. Ho attirato la sua attenzione. Ethan Rosewood, mi guarda sorpreso, ma anche indispettito, dal mio tono e dal mio atteggiamento. Anche Aris è meravigliato dalla scena a cui ha appena assistito. E’ la prima volta che mi vede perdere le staffe a questo modo, e non so perché, ma la cosa mi imbarazza. Avrei preferito non mi vedesse così. 
Lo sguardo di Rosewood, intanto si è fatto furioso; sento che sta per darmi addosso. 
Adesso, un po’, mi pento di aver alzato così la voce, ma sostengo il suo sguardo con fermezza. 
Non voglio che capisca che mi ha intimorita. 

Rosewood parla. Il tono calmo, ma nella sua voce sento una nota di collera, che lui cerca di nascondere:

- «Sei brava a parole, Ragazzina! Hai “Grinta”! Ma essere insolente, non ti aiuterà nell’Arena, anzi, ti creerà solo ulteriori problemi!!...​» - dice. 
L’imbarazzo e il nervosismo mi offuscano la mente. 
Non riesco a trovare le parole per rispondere, e questo mi fa irritare. 
E’ la voce di Aris, a salvarmi dall’impaccio. Con un tono calmo e diplomatico, che solitamente non gli appartiene, si scusa con Ethan, per la mia irriverenza, cercando di ottenere la sua simpatia e di convincerlo a prenderci sul serio:

- «Ethan, ti chiedo scusa per Lei! Solitamente, non è così maleducata. Devono essere la tensione e la paura a farle questo effetto, altrimenti, non le sarebbe mai venuto in mente di risponderti in maniera così arrogante…! Però su una cosa, devi ammettere che ha ragione; Tu ci consideri una causa persa in partenza!...​» - gli fa.
Rosewood, un po’ sorpreso dal tono confidenziale, un po’ dal messaggio in se, resta silenzioso e in ascolto, aspettando che Aris prosegua…: - «…Dacci una possibilità! Potresti rimanere sorpreso…» - conclude. 

Rosewood si accarezza la barba, trasandata, con fare meditabondo. Ci sta pensando davvero! Aris non si è smentito nemmeno stavolta, Lui conquista sempre tutti… Poi, a sorpresa, parla di nuovo:

- «…e …Mina vorrebbe dirti qualcosa…! Non è vero, Mina?!» - dice, rivolto a me. 
Lo sguardo eloquente quanto il suo tono. Ormai lo conosco troppo bene per fingere di non capirlo. Ogni sfumatura della sua voce. Ogni sua espressione. 
Mi sta dicendo: - “Chiedi scusa, Mina! Metti da parte l’orgoglio e giocatela bene!” - 
Ma non voglio, assolutamente, cedere! Non sono io ad essere nel torto, ma quel vecchio, odioso, arrogante, stupido Mentore. Non ho nessuna intenzione di chiedere scusa! 
Scuoto impercettibilmente la testa, per fargli capire che non sono d’accordo, mentre Lui continua a guardarmi fisso, con quel suo sguardo chiarissimo che significa: 
- “Non discutere! Fallo, Punto e Basta!!” - e, io, so bene quanto sa essere insistente. 
Non cederà, finché non farò come vuole… E va bene, Aris, hai vinto! A volte non ti sopporto proprio! - «Scusami Ethan. Sono stata scortese, mi dispiace!​» - faccio. 
Aris, sorride soddisfatto. 
Ethan Rosewood, non è, proprio, convinto delle mie scuse, ma le accetta comunque:

- «uhm… Non sei stata molto convincente, Ragazzina... ma, per ora credo sia il meglio che tu riesca a fare…!​» - mi dice. Poi continua: - «Va bene. Diciamo che ci penserò, ok?! Ne riparliamo domani mattina. E adesso, sparite dalla mia vista e andate a dormire prima che ci ripensi, Mocciosi…!​» - conclude.

Aris, dà, educatamente, la Buonanotte a Rosewood, e cogliendo al volo la mia espressione, mi prende per mano e mi trascina via prima che possa dire qualunque cosa. 
Mi accompagna davanti alla porta del mio alloggio e mi fa una lavata di testa di dieci minuti buoni, sul fatto di non buttare alle ortiche ogni mia speranza di restare viva. So bene che ha ragione. Me ne rendo conto anche da sola. Ma la totale assenza di considerazione da parte di quello che dovrebbe essere il nostro Mentore, mi ha dato davvero fastidio. E’ stato come sentirsi dire, chiaramente: - “Non ci aspettiamo che voi sopravviviate e sinceramente non ci interessa! Quindi beccatevi un Mentore incompetente che, non vi sarà di alcun aiuto durante i Giochi. E, per piacere; se ci riuscite, vedete di morire i qualche maniera spettacolare! Grazie…” - 
La rabbia che provo mi fa venire da piangere, ma mi trattengo. Da questo momento, non voglio più farlo! 

Aris mi guarda. Lo sguardo addolcito, il tono calmo: - «Forse sono stato un po’ brusco; ma lo dico per te…>​> - mi fa. Mi accarezza la testa, come si fa coi bambini, e un po’ mi infastidisce, sembra che creda, anche Lui, io sia, solo, una “Ragazzina scema”. Ma so che non lo pensa, quindi accetto il gesto come un segno di affetto. Ci diamo la Buonanotte ed entriamo nelle rispettive stanze. 

Nel Guardaroba, messo a disposizione da Capitol City, trovo un pigiama, morbido e comodo. 
Mi spoglio, gettando i vestiti alla rinfusa per il pavimento della stanza, e mi infilo a letto. Ma, tra la rabbia per la recente discussione con Rosewood e le facce dei Tributi che ancora mi ronzano per la mente, i miei sogni sono inquieti. 
Sembrerà strano, ma non sono le facce dei Favoriti a togliermi il sonno. 
I volti che tormentano il mio dormiveglia, sono quelli in lacrime e spaventati dei ragazzini del Cinque, del Sette e dell’Undici… 




----------------------------------------------- Capitolo 4 ---------------------------------------------




Dopo una notte agitata, passata dormendo poco e male, l’ultima cosa di cui avevo bisogno, era la voce insopportabilmente squillante di Menodora Dellis, che mi dà la sveglia e mi esorta ad alzarmi e presentarmi a colazione; ma non hanno proprio alcuna pietà, quelli di Capitol City?! Voglio dire, non gli basta avermi condannato a morte certa?! Perché devo anche svegliarmi all’alba?! E, soprattutto, perché deve essere “Lei” a svegliarmi?! 

Mi alzo faticosamente dal letto. La quasi totale assenza di sonno, alternata ai brevi e intensi incubi, mi ha lasciato senza forze. Spero che, almeno, la colazione, mi faccia passare un po’ di vertigini… 
Faccio una doccia, lavo i denti e frugo nell’Armadio in cerca di qualcosa di nuovo da indossare. Sono intenzionata a dar da fare, più lavoro che posso alla gente di Capitol City! Che lavino, stirino e puliscano tutto quello che sporco! E’ la mia piccola vendetta personale… 

Trovo un pantalone nero, morbido e alla moda, che sembra molto pratico e confortevole, ha delle cinghie decorative intorno ai fianchi e in alcuni punti delle gambe, che ricordano quelle degli stivali, comodissimi, che ho indossato ieri. E’ molto carino. Ci abbino una casacca di un bel colore blu tendente al verde; è morbida, un po’ lunga sui fianchi, le maniche lunghe, e il collo, un po’ svasato, termina con un cappuccio retrostante. ​ 
Agli stivali di ieri non rinuncio, sono così comodi…! 
Mi spazzolo velocemente i capelli e mi dirigo in sala da pranzo, dove tutti hanno già preso posto.

Aris parla animatamente con Rosewood, facendogli domande di ogni tipo: sull’Arena, su come sopravvivere, su cosa fare e cosa evitare… 
Ammetto che ci sono rimasta male, speravo mi aspettasse per una cosa così importante. Ma in fondo posso capirlo. Dopotutto ora siamo rivali, anche se io non credo che riuscirò mai a vederlo come tale…

Prendo posto anche io. Siedo vicino ad Aris, che mi ha lasciato un posto libero, e, dopo aver dato il buongiorno ai miei commensali, cerco di unirmi alla conversazione e recepire più informazioni che posso da Rosewood. Sarà pure odioso, ma, devo ammettere che sà il fatto suo…! 
Alcuni dei suoi consigli sono ovvi: Trovare l’Acqua, cancellare le proprie tracce, non accendere il fuoco vicino al proprio rifugio; perché, segnalerebbe agli altri la tua presenza, e non saresti più al sicuro… ma forse, è comunque bene ribadirli; a volte, la tensione, fa dimenticare anche le cose più scontate. 
Altri suggerimenti, invece, sono preziosi. 
Chi avrebbe mai detto, che, l’Argilla può essere usata come Disinfettante, o che l’Artiglio del Diavolo ha proprietà Antinfiammatorie?! 

Dopo un’ abbondante colazione, a base di ogni ben di Dio, Menodora Dellis, si allontana, per ultimare i preparativi per la nostra presentazione, in previsione dell’arrivo alla stazione di Capitol City; mentre Rosewood, chiede a me ed Aris, di seguirlo nel Vagone TV, dove ci chiede, senza troppi convenevoli, quali sono i nostri punti di forza e cosa sappiamo fare. 

Aris mi guada dubbioso e io ricambio lo sguardo; come avremmo mai potuto imparare, a fare qualcosa che sia utile nell’Arena?! Le uniche cose che possiamo fare al Distretto Dieci, a parte la scuola e il lavoro nella fonderia, sono correre e arrampicarci su qualche palazzo o maceria. 

Ed è, esattamente, quello che diciamo al nostro Mentore, ma la risposta, non sembra andargli a genio; insiste, cominciando ad elencare idee, come ad esempio, se sappiamo nasconderci, o lottare; e, a quel punto, a me viene subito in mente Aris, che dietro la scuola, dopo le lezioni, spesso e volentieri, si ritrovava a litigare con qualche compagno più grande e più grosso di lui; finivano col risolverla sempre a pugni, e sorprendentemente, era sempre Lui ad avere la meglio. 
Così, senza pensarci troppo, lo dico a Rosewood:

- «Aris, sa fare la lotta! A scuola, faceva sempre a pugni coi ragazzi più grandi, e aveva sempre la meglio!​» - affermo. 

Aris, inizialmente imbarazzato, per essere stato tirato in mezzo, ora sembra contrariato; prova a minimalizzare il mio suggerimento, dicendo che “erano solo botte tra ragazzini”, e che in un “vero” corpo a corpo, “questa cosa”, non gli avrebbe portato nessun vantaggio. 
Ma Rosewood, non è d’accordo. E gli dice, che una buona dose di forza bruta, resistenza ed energia fisica, non è da sottovalutare nell’Arena, perché, spesso, a vincere, è proprio chi ha queste caratteristiche. Gli suggerisce quindi, di allenarsi nel corpo a corpo, durante i tre giorni di addestramento che passeremo a Capitol City. Aris, non è del tutto convinto, ma accetta, comunque, il suggerimento. Quando Rosewood chiede a me, di cosa sono capace, ed io candidamente, gli rispondo:
- «Io non so fare niente!...​» - quasi si incavola. Ma, che posso farci; io non so, davvero, fare niente.

La voce calma di Aris, sovrastando le urla di Rosewood, e le mie, che gli sbraito insulti in risposta alle offese, placa un po’ i toni del dibattito: - «In realtà, Mina è agile! E corre molto veloce!​​» - dice, e, questa volta, sono io a fargli notare, che in caso di attacco, “questo”, non mi avrebbe portato alcun vantaggio. Rosewood, per una volta, è d’accordo con me, confermando, che, in effetti, quella è la “Caratteristica Minima” per sopravvivere agli Hunger Games:

- «Vorrà dire, che dovremo scoprirlo in questi tre giorni, “Principessa”…!​» - sbuffa Rosewood, esaurito, chiudendo momentaneamente il discorso: - «Intanto ti consiglio, di tirare fuori il tuo miglior sorriso per le telecamere, e cercare di ammaliare più pubblico possibile alla Parata di stasera; e più tardi, nei prossimi giorni, esercitarti con l’addestramento di base e provare a vedere se riesci a maneggiare, decentemente, qualche tipo di arma…!​» - fa una breve pausa, per valutare quanto ha appena detto, poi guarda me ed Aris, con un misto di noia e scetticismo: - «…in realtà, credo che questo, valga per tutti e due…! Ed ora, levatevi dai piedi, almeno, fino a domani!».

Giuro che, se non fosse per Aris, che ogni volta mi trascina via, avrei già picchiato da un pezzo, questo vecchio stronzo. Ma come fa Lui, a rimanere così calmo, sapendo che la nostra vita è affidata a Rosewood, a cui, per inciso, non interessa minimamente se viviamo o moriamo…?! 
Io, dalla Mietitura, rischio di impazzire in ogni momento.

Dai finestrini del corridoio del treno, che conduce ai nostri appartamenti, vedo scorrere immagini e colori, nuovi e mai visti, fin’ora nei Distretti; la magnificenza degli edifici scintillanti, in un’arcobaleno di tinte che torreggia nell’aria, le auto sfavillanti, che corrono lungo strade lastricate; io ed Aris, non possiamo evitarlo, e corriamo al finestrino, ad ammirare lo spettacolo di luci e colori. 
Il treno inizia a rallentare, mentre entriamo in stazione; davanti ai nostri occhi, si delineano una miriade di persone avvolte nei loro abiti stravaganti. Le capigliature bizzarre, i volti dipinti… Menodora Dellis, appare, all’improvviso alle nostre spalle: 

- «Dovreste salutare!​» - dice, strizzando l’occhio - «…a loro piace. Li fa sentire parte dello show…!».

E, prima che possa ribattere, o fare qualsiasi cosa, Aris, mi afferra la mano, la porta sulle nostre teste in segno di trionfo e, sorridendo, saluta la folla, incitandomi a fare altrettanto. 
Io, non ne avrei per niente voglia; questa gente e la loro eccitazione per quello che ci aspetta a breve… per la morte certa, a cui stiamo andando incontro, mi disgusta, e vorrei solo allontanarmi dal finestrino. Ma Aris ha ragione. Ci conviene “farci Amico” il pubblico, come ci hanno suggerito Rosewood e la Dellis. 
Così, alla fine cedo e saluto anche io. 

Su una cosa, la Dellis, ha sicuramente ragione, dopotutto: 
questa gente, impazzisce, davvero, per questo genere di cose… 
Poi mi torna in mente Rosewood: “… e cerca di ammaliare più pubblico possibile, alla Parata, questa sera…!”; Facile a dirsi, ma come si fa, ad affascinare qualcuno, vestita da “Fabbro”?!

(CONTINUA nella PARTE 3...)​ 



----------------------------------------------------------------------------------------------------------


Note dell'Autore:
Buona sera, Popolo di Panem... ehm, no... di EFP! :D

La PRIMA PARTE della Storia, per ora, non ha riscosso molto successo...
spero qualcuno si ricreda e inizi a leggerla e magari ad apprezzarla, prima o poi...
Se poi, riuscisse anche ad appassionarvi, allora, ne sarei davvero contenta! ^_^

La Storia si evolverà parecchio (ovviamente) nel corso del tempo... ci saranno momenti Romantici (Awwww... *-*), 
momenti Divertenti (Grasse Risate! :D), scene di Azione (la parte "Rambo/MacGyver", che è in me, ha preso il sopravvento...), 
e momenti Tanto Tristi (Sigh...!);  quindi, in pratica, Tutto! ;)

Che altro dire: Sperando, che questo SPOILER, vi abbia un pò incuriosito...
Vi saluto e vi auguro buona lettura.

Vale
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Parte 3 ***


                                   

------------------------------------------------- Capitolo 5 --------------------------------------------​




Non avrei mai pensato, che la preparazione alla Parata potesse essere così… spiacevole! Seriamente; dovrebbero, almeno, avvertirci, e darci modo di preparaci psicologicamente. 

Sono nel Centro Immagine, con i miei Preparatori, da qualche ora, ormai, ma del mio Stilista, non si è vista ancora nemmeno l’ombra. Mi chiedo, quando abbia intenzione di presentarsi… 

Clio, una donna alta e magra, dalla pelle olivastra, e i capelli rosa shocking, a spazzola e rasati da un lato, strappa via peli dalle mie gambe, braccia e ascelle, e striglia il mio corpo con una crema esfoliante che si è portata via insieme alle impurità, anche qualche strato di pelle; 
Vega, la seconda, più giovane di Clio, con la pelle chiarissima e i lunghi capelli abboccolati che dal rosso ciliegia della base, sfumano in tutte le gradazioni dell’arcobaleno, mi strappa le sopracciglia, ridisegnandole. E, Zenas, un’uomo alto e magro, dalla pelle scura e strani tatuaggi dorati sulla fronte e sulle braccia, mi sta trattando i capelli, con qualche strano prodotto…

Intanto Vega, finite le sopracciglia, si è messa a lavoro per sistemarmi le unghie. 
La mia povera pelle, infiammata e vulnerabile, brucia da matti. Clio, mi rassicura, dicendo che la parte più brutta è finita, e che mi sono comportata benissimo; poi chiede aiuto a Vega per “Ungermi”! Non ho idea di che voglia dire… 
Zenas, dal bancone carico di prodotti di ogni tipo, che sta vicino a lui, passa a Vega un flacone, mentre continua a lavorare sui miei capelli, che sento stranamente più pesanti del solito. Vega e Clio, iniziano ad ungermi il corpo, con la lozione passata da Zenas; all’inizio è un vero tormento, ma poi dà sollievo... Alla fine mi fanno spostare al centro della stanza, e mi sfilano il sottile accappatoio che mi lasciavano indossare. Sono in piedi, in mezzo alla stanza, completamente nuda, con questi tre che mi girano intorno, squadrandomi e brandendo pinzette, per strappare qualsiasi pelo superfluo, sia sfuggito loro, precedentemente: sono tremendamente a disagio! 
Mi sembra di essere un bambolotto nelle loro mani… 

I Tre fanno un passo indietro e mi scrutano meglio, con più attenzione, ammirando la loro opera:
- «Oh, si…! Ora sei Perfetta!​» - commenta Zenas, e tutti concordano, soddisfatti del loro operato.

Cerco di sorridere, e li ringrazio, per mostrare loro la mia gratitudine, ma dentro di me, spero solo, che sia la prima e ultima volta, che mi tocca subire una “tortura” del genere… 

Clio, a questo punto, manda Vega a chiamare un certo Barsabas, che deve, sicuramente, essere il mio Stilista; un po’ sono sollevata. Mi preoccupava il fatto che non si fosse ancora fatto vivo… 
Resisto a fatica, alla tentazione di coprirmi. Un po’, perché sono quasi certa che il mio Stilista mi farà, subito, spogliare nuovamente, un po’, perché, quando i miei occhi, poco fa, sono corsi all’accappatoio, il tipico sguardo da “Non ci pensare, nemmeno…!”, che mi hanno lanciato Clio e Zenas, è stato abbastanza eloquente… 

Quando Vega, torna nella stanza, seguita dal famoso Barsabas, non posso fare a meno di sentirmi colpita e… imbarazzata. 
Conoscendo lo strambo e, un po’, grottesco stile, adottato dagli abitanti di Capitol City, non mi aspettavo di trovarmi davanti uno Stilista dall’aria tanto sobria. E, non mi aspettavo nemmeno, che fosse tanto bello. Avrà trenta, o trentacinque anni, al massimo. Bei lineamenti. E’ alto, prestante, e ben curato. La pelle, sana ed abbronzata, i capelli corvini, leggermente mossi e pettinati indietro, e gli occhi più magnetici che abbia mai visto… sono di un colore verde, intenso e brillante. Felini, vivaci, intelligenti ma allo stesso tempo, dolci… E’, decisamente, un uomo molto attraente. 

Sento le guance avvampare, e incendiarsi. Devo essere visibilmente arrossita. Barsabas, mi sorride dolce e seducente, e, con garbo, chiede agli altri di lasciarci soli, poi, per la prima volta mi rivolge la parola; la sua voce, non è squillante e fastidiosa come quella degli abitanti di Capitol, nessuno strambo accento forzato e ridicolo. E’ profonda, gentile e avvolgente:
- «Sono, davvero, onorato di conoscerti, Minerva Roses…!​» - afferma, in tono dolce. 
Poi, vedendo il mio imbarazzo, prende l’accappatoio e, con delicatezza, me lo posa sulle spalle, dandomi il silenzioso permesso di coprirmi: - «…fatti guardare…» - mormora, quasi tra se e se. Mi gira intorno, lo sento sfiorarmi i capelli. Poi si ferma, di nuovo, davanti a me, e mi sorride ancora: - «Incantevole…! Sarai Meravigliosa!​» - dice. 
Mi porge la mano, perché io la prenda, e con fare galante, mi conduce ad una sedia vicina al bancone imbandito di prodotti, dove mi invita a sedermi. Si concentra sui capelli, non so cosa stia facendo, non ci sono specchi da cui spiare il suo operato… e, in effetti, credevo che Zenas, avesse finito con quelli; a dire il vero, non mi sono ancora vista, da quando i miei Tre Preparatori, hanno messo le loro mani su di me… Poi, Barsabas, parla di nuovo:
- «Non ti sei ancora vista, da quando sei qui, vero…?!​» - mi chiede dolcemente. 
Gli rispondo di no, e mi accorgo, che la voce, mi trema un po’… mi sforzo di riprendermi da questo momentaneo stordimento; ma che Diavolo mi prende?! Devo assolutamente riprendere il controllo! Barsabas, intanto, riprende il discorso: - «Bene...!» - dice - «Voglio che il risultato finale, sia una sorpresa…!​» - fa una breve pausa, poi riprende: - «Spero che non sia un problema per te, Minerva… Ho dato istruzioni a Zenas di apportare qualche modifica alla tua capigliatura… a Capitol City, i tuoi capelli, piaceranno di più, così…!​» - afferma. 

Ritrovato il controllo, con fare non curante, dico a Barsabas, che non c’è problema, ma in realtà, un po’, temo quello che possono avermi fatto; spero solo non sia qualcosa di troppo eccessivo…:
- «Non c’è problema. Se non ti piacciono i miei capelli, puoi cambiarli come preferisci! Infondo, è il tuo lavoro…!​» - dico. Poi continuo: - «…e… puoi chiamarmi Mina. Nessuno mi chiama Minerva.» - accenno un sorriso. Barsabas sorride dolcemente, di rimando: - «Non ho mai detto che non mi piacessero i tuoi capelli. Ho detto che Capitol, preferisce cose più vistose… Per Me, Tu, eri incantevole, anche prima di ogni trattamento, Mina…!​» - asserisce cortese; ed io non posso evitare di arrossire nuovamente.

Deve, aver finito il lavoro, con i miei capelli, perché sento le sue mani scivolare via; si allontana un momento per prendere una sedia, che posiziona davanti a me, e vi prende posto elegantemente. La sua mano, leggera, sfiora delicatamente il mio viso, spostandolo un po’, osservandolo, lo sguardo attento dell’artista, che cerca di cogliere i particolari del suo soggetto:
- «Hai un viso molto carino, Mina…!​» - mi sorride, gentile.
Il cuore prende a battermi più forte. E’ la prima volta che mi dicono una cosa simile; mi sento emozionata ed imbarazzata… e anche un po’ scema, a pensare a cose tanto frivole, sapendo bene, perché mi trovo qui in questo momento.
- «Grazie...!» - mi ritrovo a balbettare, impacciata.
Barsabas, sorride ancora. Il suo sorriso è così bello, così sincero, che non riesco a resistergli. 
Non sembra, la solita posa di finta affabilità, tipica dei cittadini di Capitol. Credo che, lui, sia davvero una persona perbene. 

Inizia a lavorare sul trucco, il suo consueto sguardo dolce, ha lasciato il posto a quello attento e concentrato; gli occhi, assorti, seguono i lineamenti del mio viso, e i movimenti, precisi, tracciati dal pennello tra le sue dita. Ad un tratto si blocca. Si allontana di qualche centimetro, e lo vedo osservarmi, con occhi curiosi e sorpresi. Io, un po’ agitata, gli chiedo “cosa sia successo”, e lui, sorridendo nuovamente, afferma: - «Nulla… E’ solo che non lo avevo notato…!​» - e, alla mia espressione interrogativa, risponde: - «I tuoi occhi…! Guardandoli da lontano sembravano Castani, ma… sono Eterocromatici, vero?! Il Destro è color Miele, mentre il Sinistro è Verde…​» - Sono, sinceramente, sorpresa che se ne sia accorto; fin’ora, l’unico ad averlo notato era stato Aris. Non so che rispondere, Barsabas, sembra accorgersene e subito mi rassicura: - «Li trovo molto belli!​» - dice. E dal suo tono e dalla sua espressione, capisco che è sincero. 
Arrossisco nuovamente, ma lui, da “affermato Stilista” qual è, finge di non notarlo. 
Torna a concentrarsi sul mio Make-Up, senza più parlare; attento e concentrato, come il pittore sulla sua tela… 

Finito il trucco, Barsabas, mi guarda soddisfatto del suo lavoro; poi si alza in piedi, e con passo svelto ed elegante, si dirige verso una specie di “carrello porta vestiti”, con diverse stampelle appese, da cui prende una custodia per abiti, nera, e lunga, di cui inizia, ad aprire la cerniera, mentre torna verso di me: 
- «Ecco il Tocco Finale…!​» - afferma soddisfatto: - «Spero, davvero, che ti piaccia…​».

Quando tira fuori l’abito, sono sorpresa e felice, come non avrei mai pensato di poter essere in questo giorno; il mio Costume per la Parata, non è il consueto Costume da Fabbro, che tutti gli anni, i Tributi del Dieci, devono indossare: ma un meraviglioso abito lungo ed elegante, che sembra fatto interamente di Oro. 
Le scarpe, però, le odio già: con i tacchi così alti, i piedi mi fanno già male! 

L’Abito, ha una linea semplice ed elegante. Le braccia completamente scoperte, chiuso sulle spalle con un motivo di intrecci leggeri che si concludono a formare il corpetto del vestito. Prosegue abbracciando il punto vita e scendendo, liscio, fino ai piedi in una gonna lunga e morbida che termina in uno strascico finale. E’ davvero bello. 
Ma, la vera sorpresa la provo solo quando, dopo averlo indossato, Barsabas mi concede finalmente di guardarmi allo specchio, rivelandomi il risultato finale della mia “trasformazione”! Scopro, che i miei capelli, sono stati allungati con delle “extensions” fatte di Veri Capelli (ecco perché, li sentivo più pesanti…); sciolti, cadono sulle spalle mossi e selvaggi, con qualche piccola treccia decorativa, che sembra disegnare una delicata corona sulla mia testa. Alcune ciocche, sono state tinte di Oro e Rame, ad esaltare il mio naturale color Mogano. 
Il trucco, fatto di ghirigori d’Oro che, dagli occhi, si diramano e sfumano verso le tempie, non appesantisce e non involgarisce il mio viso e il mio naturale incarnato molto chiaro, ma, al contrario, lo rende bellissimo, e quasi etereo: l’Abito di Barsabas, il Trucco e l’Acconciatura, mi trasformano in una donna affascinante e dal fisico sinuoso; evidenziando, le curve, quasi inesistenti, del mio corpo, con un gioco di Luci ed Ombre ottenuto e scaturito dalla Cascata d’Oro e d’Argento fuso, che sembra grondare e scivolare lungo il tessuto del mio vestito. Un’effetto ottico incredibile, di cui non mi spiego come sia stata possibile la realizzazione. - «Sembro una “Dea” che si è appena materializzata emergendo dall’Oro!>​> - Penso. E senza accorgermene esprimo il mio pensiero a voce alta. Barsabas sorride, gentile e compiaciuto: - «Bhè, con un nome importante come il tuo, non potevo certo lasciarti indossare un’abito banale, Minerva Roses…!​» - dice.





---------------------------------------------- Capitolo 6 ----------------------------------------------





Siamo scesi al piano terra del Centro Immagine, dove un’enorme Centro di Raccolta, accoglie, i Tributi dei vari Distretti e i loro Carri: sono così tesa, che non ho il coraggio di guardarmi intorno ad osservare i miei rivali, ma questo non sembra scoraggiare, loro, dall’osservare me; sento i loro sguardi puntati addosso, che penetrano come pugnali incandescenti nella mia schiena. 
Se Barsabas non fosse stato accanto a me, adesso, credo sinceramente, che avrei anche potuto provare a scappare…

Ci dirigiamo, silenziosamente verso il Carro del Distretto Dieci; e, io cerco di imitare, la stessa sicurezza ed eleganza di Barsabas, mentre cammino al suo fianco. 
Quando ci avviciniamo al Carro, e finalmente, vedo Aris, la paura e la tensione, diminuiscono di colpo il loro peso. Se non fosse per Lui, sarei già crollata da un pezzo… 
Accanto ad Aris, c’è un’uomo alto e in forma; avrà trentacinque, o quarant’anni al massimo, la pelle scura, e i capelli corti, biondo Oro, che riprendono il colore dell’ eyeliner che porta, ed esalta i suoi occhi grigio argento. Sento Barsabas che, riferendosi a lui amichevolmente, lo chiama Costa. Ma non presto interesse alla loro conversazione; la mia attenzione, è stata attratta da Aris: non l’ho mai visto così bello prima d’ora…

La sua Casacca, è fatta dello stesso tessuto Dorato del mio abito, e, giocando con la Luce, dà lo stesso meraviglioso effetto di Metallo fuso. E’ semplice, senza maniche a collo alto, e abbottonata sul davanti. Una sorta di coda, partendo dall’estremità posteriore della camicia, fa da strascico. Sotto, porta un pantalone nero, lungo e morbido alla “cosacca”, infilato in un paio di stivali, sempre neri, lucidi,ed eleganti. I capelli sono pettinati indietro, ma non appiattiti sulla testa; sono “scompigliati” in un effetto naturale, come se fosse stato il vento a tirarglieli indietro. Anche, alcune delle sue ciocche Castane, sono state tinte di Oro e Rame. Il suo trucco, però, è più leggero, del mio; sulla sua pelle chiara, è quasi impercettibile, serve solo a dare luce al viso: se non sapessi per certo che, tutti, veniamo truccati, non mi accorgerei nemmeno che c’è! 
Devo ammettere, di trovarlo attraente, in questo momento… 
Siamo attraenti, e siamo affascinanti!… 
Brilliamo della luce riflessa dei nostri Costumi, che riflettendosi sulla nostra pelle, ci rende meravigliosi e magnetici, come Dei! 
Ora capisco gli sguardi degli altri Tributi; nessuno di loro, potrà mai, incantare il pubblico come, grazie ai nostri Stilisti, faremo noi, questa sera… 
Questo, finalmente, dopo tanta ansia e paura, mi dà un po’ di sicurezza; quindi ringrazio Barsabas e Costa, per il loro incredibile lavoro; il mio Stilista, mi sorride e dolcemente, mi dice: - «Per me è un onore, Mina…!​».

Attaccano la musica di apertura, sparandola a tutto volume, in ogni parte Capitol City. 
Le porte massicce del Centro di Raccolta, si aprono, rivelando le strade bordate di folla. 
Un giro di circa venti minuti, ci condurrà fino all’Anfiteatro Cittadino, dove ci daranno il benvenuto, suoneranno l’inno e ci scorteranno nel Centro di Addestramento; 
la nostra “Casa-Prigione” fino all’inizio degli Hunger Games. 

La Parata inizia, e Ethan Rosewood, si decide ad arrivare e fare il suo lavoro di Mentore; 
confesso che tra la tensione, i Costumi, e Aris, così stranamente “affascinante”, non mi ero accorta della sua assenza… 
I primi Tributi, salgono sui loro Carri ed iniziano ad uscire, uno dopo l’altro: mi decido a sbirciarli, notando che, ovviamente, i Distretti Favoriti, si distinguono nettamente dagli altri, di cui, alcuni sono veramente ridicoli nei loro costumi, e tra me e me, ringrazio il cielo, di aver avuto fortuna, almeno in questo frangente; se non fosse stato per Barsabas e Costa, a quest’ora, io e Aris, saremmo nel gruppo dei “Costumi più Brutti e Ridicoli”, vestiti da Fabbro.​

Rosewood ci dice di iniziare a salire, anche noi, sul nostro Carro, ed obbediamo. 
Poi abbassando la voce, perché gli altri Mentori e Tributi, non possano sentirlo, ci consiglia, anche se è contro le Regole della Parata, di prenderci per mano in maniera che tutti ci vedano chiaramente: ci rivela, che avendo parlato con vari Sponsor, ha scoperto che moltissimi, hanno considerato il nostro abbraccio pubblico, durante la Mietitura, qualcosa di davvero commovente e nuovo, che li ha spinti a provare una certa simpatia per noi; quindi il tenerci per mano potrebbe essere una tattica vincente, per farci distinguere ed emergere rispetto agli altri, agli occhi del pubblico e dei possibili Sponsor. 
Alla fine, interviene anche Costa, a ricordarci di “sorridere sempre e tenere alta la testa”. Accettiamo, senza problemi. 
Non so se valga anche per Lui, ma onestamente, anche se non fosse stato Rosewood ad esigerlo, io avrei preso comunque la mano di Aris.​

Il nostro Carro parte, e facciamo il nostro ingresso in città. 
Il cuore mi batte all’impazzata e sento le gambe molli; se non fosse per la mano di Aris che mi “ancora” mantenendomi in equilibrio, sarei già caduta da questo “trabiccolo”: ma Lui è qui con me, pronto a guardarmi le spalle come sempre, almeno per ora, finché non siamo ancora nell’Arena. ​

(CONTINUA nella PARTE 4...)​​​


----------------------------------------------------------------------------------------------------------


Note dell'Autore:
Buona sera, Popolo di EFP! :D

Eccoci arrivati alla TERZA PARTE della Storia:

La PRIMA PARTE e la SECONDA PARTE, per ora, non hanno riscosso molto successo...
Io continuo a sperare che possiate cambiare idea, notarmi e iniziare a seguirmi... ^-^

Vi saluto e vi auguro buona lettura.

Vale
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Parte 4 ***


                                              


Lo stupore iniziale della folla, alla nostra comparsa, si tramuta presto in acclamazioni e grida entusiaste. 
Gli altri carri non esistono più, esistiamo solo noi: - “Distretto Dieci! Distretto Dieci!” - il pubblico vede solo noi, acclama solo noi! Ogni testa, è girata nella nostra direzione, alcuni si spingono tra loro, per riuscire ad aggiudicarsi le prime file e la visuale migliore. 
Io sono impietrita dall’agitazione, stringo la mano di Aris così forte che temo di avergli fatto male. Lui in risposta, stringe più forte la mia, lanciandomi uno sguardo furtivo: 
- «Testa alta e sorridi!» - mi bisbiglia, rassicurante. 

Alzo la testa, e su uno dei tanti grandi schermi televisivi, scorgo un’immagine di noi due, che mi lascia senza fiato; siamo semplicemente Divini: due divinità appena emerse da una pozza d’Oro fuso! Brilliamo, mentre le luci ci scivolano addosso dando vita ai nostri costumi; il trucco, i capelli che volano portati dal vento: tutto è un’estensione di quei meravigliosi abiti, e noi siamo due stelle del firmamento, appena cadute dal cielo. 

La musica incalza. Il pubblico ci ama, e ce lo fa capire chiaramente: ci lanciano rose e fiori di ogni tipo, gridano i nostri nomi, ci acclamano! Gli altri Tributi, sono, ormai, stati completamente cancellati dalle loro menti. 

Poi, Aris, afferra una Rosa Rossa, l’annusa, e fa una cosa inaspettata: la porge a me. 
Alza il sopracciglio, con aria furbetta: - «Diamogli qualcosa su cui sparlare…!>​> - sussurra, ed è un’idea geniale! Capitol City, adora questo genere cose; così accetto la Rosa e, alzandomi in punta di piedi, schiocco un bacio sulla sua guancia. 
Il pubblico va letteralmente in “brodo di giuggiole”: le grida e le acclamazioni arrivano a volumi sovrumani, e a questo punto, un guizzo di speranza di sopravvivere a tutto questo, inizia a risalirmi dentro. Mandiamo baci e salutiamo, in ogni dove. 
Tutti vogliono il nostro saluto! Tutti vogliono i nostri baci! 
Solo quando entriamo nell’Anfiteatro Cittadino, smettiamo di agitare la mano. 

I Dodici Carri, occupano l’Anello dell’Anfiteatro; le finestre degli edifici del circondario, sono stipate dai cittadini più illustri della Capitale. 
I cavalli, perfettamente addestrati, trainano i nostro Carro fino alla residenza del Presidente Snow, dove ci fermiamo, mentre, con un virtuosismo, la musica si placa, cedendo il posto ad un ossequioso silenzio.

Il Presidente Snow, un’uomo piccolo ed esile, dai capelli argentei, ci da il benvenuto ufficiale, da un balcone che sovrasta il perimetro su cui si sono arrestati i Carri. 
Durante il tradizionale Discorso del Presidente, sugli schermi di tutta Panem, vengono inquadrati i volti dei ventiquattro Tributi; pochi secondi per ciascuno, ma quando arrivano a Me ed Aris, i secondi sforano in minuti e non sembrano, comunque, saziare il pubblico e i cameraman. Quando la regia, impone, di passare agli altri Tributi, lo scontento, sembra essere generale… 

Alla partenza dell’Inno Nazionale, le telecamere, fanno una rapida carrellata su ogni Coppia di Tributi, per poi tornare nuovamente al Carro del Distretto Dieci, che sfila, per l’ultima volta, lungo l’Anello, e scompare nel Centro di Addestramento. 

Le porte si chiudono alle nostre spalle, e i nostri preparatori, gli Stilisti e Rosewood, ci accolgono esultanti, aiutandoci a scendere dal Carro. Questo conferma che non è stata solo una mia impressione, ma siamo stati realmente noi il centro dell’attenzione di ognuno, eclissando tutti gli altri Tributi, che guardandomi intorno, adesso, mi accorgo, ci stanno guardando storto; spero solo, tutto questo, ci valga qualche buono Sponsor.

Per la prima volta, saliamo sull’ascensore, dalle pareti di cristallo, che ci porterà al Decimo Piano della Torre riservata ai Tributi, nel Centro di Addestramento; casa nostra, fino all’inizio dei Giochi. Menodora Dellis, ci aspetta nei nostri alloggi, dove è rimasta, per sistemare, alcune questioni… 
Quando arriviamo, ci fa i complimenti per i nostri costumi e per come ci siamo comportati, e ci informa di essersi già data da fare, per trovarci degli Sponsor, tra la “gente che conta”.

Entriamo nel nostro appartamento, incontrando un soggiorno spazioso, fornito di poltrone e divani lussuosi, tavolinetti di cristallo imbanditi di “bonbon” e riviste di ogni tipo, e una gigantesca TV, poi, una sala da pranzo su piano rialzato, che si affaccia su un’enorme finestra panoramica, che offre la visuale di Capitol City che si preferisce, grazie ad un semplice telecomando. 
Il tavolo è, anche questo, di cristallo e può ospitare comodamente almeno dodici persone, le sedie sono eleganti e di tendenza, nella tipica moda della Capitale, e poi tappeti morbidi e sontuosi, su pavimenti di marmo purissimo. Capitol City, ci ha davvero, messo a disposizione tutto il lusso che può permettersi, per tenerci più comodi possibile, prima della nostra “condanna a morte”… 

Menodora Dellis, ci avverte che la cena ci verrà servita tra un’ora precisa, e che quindi, se vogliamo, abbiamo il tempo di cambiarci e riposarci un po’, a patto di essere puntuali. 
Ci accompagna lungo un corridoio, che conduce alle nostre stanze; quella di Aris è un po’ distante dalla mia, e dalla parte opposta del corridoio, ma non tantissimo. 

Quando entro nella mia stanza, rimango senza parole. E’ addirittura più lussuosa, di quella che ho occupato nel treno che ci ha portati qui. Almeno dieci volte più lussuosa! 
La stanza è così grande, che potrebbero comodamente abitarci tre famiglie, il letto, soffice e così spropositato, che ci si dormirebbe confortevolmente in quattro, l’armadio, potrebbe tranquillamente rifornire un’intero negozio, grande e carico com’è. 
E, anche qui, c’è una grande finestra panoramica, che, come quella della sala da pranzo, offre ogni tipo di visuale e panorama; deserti, boschi incontaminati, laghi meravigliosi, e ancora, tutte le inquadrature possibili di Capitol City… 
Il lusso, continua anche nel mio bagno personale, ovviamente, con marmi e porcellane bianchissimi e perfetti, ed immensi scaffali, carichi di asciugamani, sempre bianchi, e morbidissimi, insieme a prodotti di bellezza di ogni specie, che costeranno un capitale. 

Mi dispiace un po’ cancellare il lavoro perfetto fatto dal mio Stilista e dai Preparatori, ma, onestamente, non vedo l’ora di potermi infilare in qualcosa di più comodo e adatto a me; così, programmo la doccia e inizio a spogliarmi, scalcio le scarpe col tacco, che mi stanno facendo impazzire da quando le ho indossate, e, dopo averlo osservato un’ultima volta nel riflesso dello specchio, sfilo il meraviglioso abito che Barsabas ha fatto appositamente per me, e lo adagio su una poltrona vicina al mio letto. Purtroppo, però, non posso liberarmi delle extensions, che non sopporto, ma sono obbligata a tenermi almeno finché non entrerò nell’Arena… 

Faccio una doccia lunga e rilassante, che porta via, col trucco, anche la stanchezza. Un getto d’aria calda, asciuga istantaneamente il mio corpo e i capelli, non appena, uscendo dalla doccia, poggio il piede sul tappetino. Sono sollevata di non dover combattere con pettini, spazzole, e strani prodotti; non ho mai portato i capelli lunghi, prima d’ora e non avrei saputo come sistemarli: ma grazie alle pazzesche tecnologie di Capitol, per avere una capigliatura sempre in ordine e lucente, almeno non dovrò pormi questo problema.

Mi avvolgo in uno dei candidi e soffici asciugamani e rientro in stanza. Programmo l’armadio per un’abito di mio gusto; un comodo pantalone nero, che scende morbido addosso, scarpe ballerine, pratiche e sempre nere, ed una casacca ampia e delicata, di un bel colore verde chiaro e brillante. Faccio appena in tempo a finire di infilarmi i vestiti, che Menodora Dellis, bussa alla mia porta, per avvertirmi che la cena è pronta.

Ci dirigiamo subito, verso la sala da pranzo rialzata, dove la tavola, già perfettamente apparecchiata e carica di portate invitanti, aspetta solo di farci accomodare; Aris è già lì, in piedi a chiacchierare affabilmente con Rosewood, Barsabas e Costa. Ed è di nuovo il solito Aris, senza trucco, e abiti vistosi, ma con i suoi soliti capelli un po’ “arruffati”, pantaloni e scarpe neri, ed una camicia bianca, con le maniche arrotolate. 

Io e la Dellis, ci avviciniamo al gruppo, che subito, ci da il benvenuto. Poi, tutti, si avviano verso il tavolo, mentre io ed Aris restiamo un po’ indietro; sto per muovermi anche io, quando Lui, mi accarezza una ciocca di capelli, e accennando un sorriso, dice: - «Ti stanno bene, così…!>​> - 
io un po’ sorpresa dal complimento, lo ringrazio. Quindi, ci avviciniamo, anche noi al tavolo e prendiamo posto.

A tavola, scopriamo che lo scopo reale della Cena, è Pianificare le nostre Strategie; ovviamente, il cibo c’è, e come sempre è abbondante e delizioso, ma l’attenzione è incentrata su altro. 

Un giovane uomo in tunica bianca, ci offre silenziosamente del vino. Io, non ne ho mai assaggiato prima, così lo accetto e ne bevo un sorso; ha un sapore aspro e secco, ma abbastanza gradevole. 

Altri camerieri, sempre giovani e in tunica bianca, fanno avanti e indietro silenziosamente, servendo portate e bevande. 
Mi giro verso Aris, e stando attenta a non farmi notare da nessuno, gli bisbiglio nell’orecchio, la domanda che mi ronza nella testa: - «Perché, i camerieri, qui non parlano mai?!...​» - Aris, mi sorride mesto: - «Ho posto la stessa domanda a Costa…! Mi ha spiegato che sono tutti dei “Senza-Voce”…!​» - dice. Io, lo guardo perplessa, e senza bisogno di dover porre la domanda, Aris, continua, rispondendo al mio interrogativo, il tono dispiaciuto: - «Un “Senza-Voce”, è una persona che ha commesso un crimine; un traditore, o roba del genere… Per questo gli viene tagliata la lingua e non può più parlare…>​> - fa una brave pausa, il tempo di un sospiro: - «Noi, comunque, non dobbiamo rivolgergli la parola, se non per dare un’ordine. E’ proibito parlare con loro!...​» - mi avverte, chiudendo la conversazione. 
Io rabbrividisco al pensiero delle torture subite da questa gente. 
La deliziosa cena, d’un tratto è diventata nauseante. 
Bevo qualche altro sorso di vino, finché non mi rendo conto, che inizia a farmi sentire la mente annebbiata. E’ una strana sensazione che non mi piace affatto, così lo metto giù, e mi converto all’acqua. 

Cerco di concentrarmi sulla conversazione, e mi sforzo di mangiare qualcosa; il filetto d’agnello in salsa di fichi, sembra invitante, e i panini soffici e fragranti hanno un profumo delizioso. 

Rosewood, accenna alla Strategia che dovremo usare, dicendo che secondo lui, io ed Aris, dovremmo giocare sul sicuro, continuando a mostrarci “Amici Sempre e Comunque”, dato che, fin’ora si è rivelata una tattica vincente, e che sembra essere molto apprezzata dal pubblico. Almeno non dovrò fingere di essere, chissà quale “strano personaggio inventato”; qualcosa in meno di cui preoccuparsi, dato che, già “addestrarsi alla guerra”, non dev’essere, proprio, la cosa più semplice che ci sia… 
Il filo della conversazione, si trasforma, ed ora, sono gli Stilisti a parlare di quello che dovremmo indossare per “l’Intervista Finale”, fino a quando un’altra giovane donna, in tunica bianca, ci serve una meravigliosa torta di panna montata, riccamente decorata di arabeschi e ornamenti d’oro, che cattura all’istante l’attenzione di tutti. 

Quando la ragazza, arriva a servire me, anche se so che non dovrei parlarle, non riesco a resistere, perché quello che deve aver passato mi provoca un sincero dispiacere, così badando di non essere vista, le sorrido timidamente e le sussurro dolcemente un - «Grazie!...​» - che non potrà mai cancellare tutto il dolore che deve aver provato nella vita, ma è tutto quello che posso fare per lei; essere cortese e trattarla come una “persona”, e non come la “schiava”, cui Panem l’ha ridotta… La “giovane donna silenziosa”, inizialmente, sembra realmente sorpresa, ma poi, prima di passare a servire gli altri, mi sorride dolcemente di rimando.

Mangiamo la torta, e poi ci spostiamo in salotto per vedere la Replica delle Cerimonie di Apertura. Notiamo qualche altra coppia di Tributi, fare una certa impressione; 
ovviamente i Distretti Favoriti, sono sempre tra i più apprezzati, e anche qualche altro Stilista, quest’anno, sembra aver fatto un buon lavoro: ma “Nulla”, eguaglia lo splendore Mio e di Aris, quando sfrecciamo su quel Carro, con quegli abiti meravigliosi che sembrano grondare Puro Oro fuso, i capelli che volano al vento, e la Luce che giocando sui nostri costumi trasporta effetti incredibili anche sulla nostra stessa pelle. Due Divinità appena emerse dall’Oro! Due Stelle precipitate dal firmamento, che con il loro splendore oscurano tutto il resto! 
Bellissimi ed irraggiungibili. 
Ancora adesso, nel rivederci, tutti si lasciano sfuggire versi e commenti di elogio per la nostra Performance, e per i costumi. 

Alla fine della Replica, Rosewood, con aria soddisfatta, chiede: - «Di chi è stata la trovata della “Rosa”, e la scenetta che ne segue…?!​» - e io, ammetto subito, che è stata un’idea di Aris, e io gli sono solo andata dietro: - «Bellissimo!» - dice Rosewood, - «Proprio il “Tocco” che serviva!...​» - poi continua: - «Domattina c’è la Prima Sessione di Addestramento. 
A colazione, vi spiegherò nel dettaglio, come dovete giocarvela!>​> - dice, ad Aris e a me: - «E’ adesso, voi Mocciosi, dovreste andare a dormire, e lasciare i Grandi a discutere delle questioni importanti!...».

Avrei qualcosa da “ridire” sulla pessima educazione che Rosewood, mostra nei confronti miei e di Aris; ma sono troppo stanca per pensare di mettermi a battibeccare con lui. Così, obbedisco e basta. 

Io ed Aris, ci avviamo silenziosi, verso il corridoio che conduce alle nostre stanze; ma, quando arriviamo alla Sua porta, Lui inaspettatamente, si blocca e inizia a parlare, in tono vagamente pungente:
- «Siete già diventati grandi amici voi due, eh…?!>​> - al mio sguardo interrogativo, continua, dicendo: - «Tu e Barsabas, intendo. Già i “nomignoli”…​» - sorride beffardo. 


Non ho idea, del motivo per cui mi sento così… imbarazzata; come se avessi fatto qualcosa di sbagliato, ma rispondo comunque all’insinuazione, cercando di mostrarmi abbastanza distaccata:
- «Barsabas è una brava persona, oltre che un grande Stilista! Ed è gentile… non vedo perché dovrei essere scortese con lui…​» - sostengo, cercando di non arrossire.
Ancora non capisco la strana sensazione che ho addosso. E cosa c’è, da arrossire, poi…


Aris si scalda un po’, e in tono scettico, cerca di mettermi in guardia:
- «E’ uno di Capitol City: è solo una “facciata”…! Sono tutti così, lo sai…​».

Ma io non sono d’accordo. Non stavolta. E, adesso, non riesco più ad evitare di arrossire:
- «Lui è diverso. Non è falso, né ipocrita… E credo che voglia, davvero, aiutarci a modo suo…​» - nel dirlo, sento un’incomprensibile sensazione di dolcezza diffondersi in me, e sulle mie labbra si schiude uno strano sorriso, che prima d’ora, non mi era mai capitato di mostrare. 


Aris mi guarda, con uno sguardo strano, che non afferro del tutto. Sembra quasi… indagatore?! - «Di un po’, ti sarai mica presa una cotta per quel tipo?!...>​> - chiede.

“Mi sono presa una cotta per Barsabas?” Non lo so… Non ne ho idea! Non ho mai avuto una cotta, prima d’ora; come faccio a saperlo?... Ma, mi sento tremendamente in imbarazzo, in questo momento; voglio solo chiudere questa conversazione:
- «Ma di che parli…?!>​> - cerco di ridacchiare, per sminuire il discorso.


Ma, Aris non è convinto: - «Non sei per niente convincente!...>​> - afferma secco. Poi, col tono indagatore di poco prima, continua:
- «Che ti ha detto quel Barsabas, sentiamo…?!​» - ed io so, che il discorso non si chiuderà finché non avrà avuto una risposta; perciò con fare scherzosamente presuntuoso, gli rispondo:
- «Ha, solo, detto che gli piacciono i miei occhi!...» - lo fisso con sguardo accusatore, e continuo: - «…al contrario di “qualcun altro”, lui non li trova strani, ma “molto belli”…!» - concludo.

Lui mi fissa, e con uno strano sorriso malinconico, dice: - «Io non li ho mai trovati “strani”…!>​> - poi, cambia espressione di colpo, e con la sua solita “maschera” allegra e furbetta, continua: - «Uff!… “Farsi fare belli”, è più stancante di quanto immaginassi! Sarà meglio andare a dormire, domani sarà una “lunga” giornata!...>​> - si gira, verso la sua camera, di scatto, apre la porta e prima di sparirvi dietro, dice solo: - «’Notte!». 

A volte quel ragazzo è, davvero, strano.

Entro in camera mia, mi lavo i denti, e programmo l’armadio perché mi trovi un pigiama. 
E’ morbido e avvolgente, di un cotone purissimo e leggero; un pantalone a tre quarti, e una maglia a maniche corte leggermente abbondante, di un bel colore, giallo brillante.
Li infilo e mi tuffo subito nel letto; sembra impossibile, ma né i pensieri, né Aris, né la paura e l’agitazione, né niente di tutto quello che sta accadendo, riescono a tenermi sveglia: sarà che la giornata di oggi è stata più pesante di quanto pensassi, o che questo "stringersi ed allentarsi" della pressione è estenuante, ma cado in un sonno lungo e profondo, senza sogni né incubi. 

Domani, sarà una lunga giornata…

(CONTINUA nella PARTE 5...)​​​​



----------------------------------------------------------------------------------------------------------


Note dell'Autore:
Buona sera, Popolo di EFP! :D
Alla velocità della Luce, posto la PARTE 4! :)

Continuando a sperare, di riuscire a rapire la vostra curiosità,
vi saluto, vi dò la Buonanotte e...

Vi auguro buona lettura!! ;)
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Parte 5 ***


                                           


------------------------------------------------ Capitolo 7 ---------------------------------------------



La mattina arriva troppo presto, ed anche con diverse ore, di sonno profondo alle spalle, mi sento, comunque, terribilmente stanca…
Mi trascino fuori dal letto, lottando contro il mio corpo e la mia stessa volontà. 
Entro in bagno, mi lavo i denti, e faccio una doccia, che non fa miracoli, ma almeno un po’, riesce a svegliarmi. Il getto d’aria asciuga all’istante il mio corpo e i capelli, che ricadono perfettamente lucenti e pettinati sulle spalle. 
Mi avvolgo in un asciugamano e torno in camera, scoprendo che il mio bellissimo costume per la Parata è sparito; non mi sorprende, sapevo che non lo avrei più indossato: al suo posto, sulla poltrona vicina al mio letto, sono stati lasciati dei nuovi abiti.
Un pantalone nero, aderente a tre quarti, una maglia senza maniche, sempre nera ed aderente, con dettagli e rifiniture grigio e blu, e un paio di scarpe da corsa, anche queste nere. La divisa, standard, ufficiale per le Sessioni di Addestramento “Pre-Hunger Games”, di quest’anno. 


Infilo gli abiti, mentre l’angoscia e l’inquietudine, si fanno strada dentro di me. Sta diventando, tutto, sempre più reale e, troppo… troppo vicino. 
Oggi, è il primo dei Tre giorni di Addestramento, in cui i Tributi dovranno far pratica insieme. L’ultimo pomeriggio, ognuno di noi, potrà esibirsi in privato, davanti agli Strateghi, per mostrare loro, un “Talento Speciale”. Poi ci sarà solo l’Intervista Finale, e, dopo quella, l’Arena… 

Ho paura da morire, e mi odio per questo: se non resisto alla pressione, ora, che devo affrontare solo uno stupido addestramento; ora che sono al “sicuro” e non corro il rischio di morire… almeno non ancora… Cosa farò, una volta entrata nell’Arena? 

Scaccio il pensiero, e cerco in ogni modo di reprimere la paura. Se voglio avere anche, solo, la minima speranza, di sopravvivere, devo assolutamente imparare qualcosa in questi Tre giorni: e per farlo, devo riuscire a raccogliere tutta la mia concentrazione. 
Non c’è né tempo, né spazio, per la Paura!

Lego i capelli, in una coda di cavallo, che ricade, in una cascata di boccoli, dietro la schiena, ed esco dalla stanza. Aris, esce dalla sua camera nello stesso momento, con i suoi soliti capelli arruffati, e la “divisa” identica alla mia, tranne per i pantaloni, che sono più lunghi. 
Ci salutiamo, entrambi tesi, per la giornata che stiamo per affrontare. 
Per un momento, mi torna in mente, la conversazione di ieri sera, e le strane sensazioni provate, mi ripiombano addosso, come richiamate dal pensiero stesso. Ma, quando Aris parla, il pensiero svanisce: - «Mettiamocela tutta!...​» - dice, cercando di ostentare una falsa sicurezza. 
So bene, che è preoccupato quanto me; lo vedo dal suo sguardo, anche se cerca di mascherarlo per darmi forza. Lo so che, anche Lui, ha paura… 

Mi tende la mano, che prendo, quasi automaticamente, e mi attira a sé. Mano nella mano, percorriamo insieme il corridoio che ci separa dalla Sala da Pranzo, senza parlare o guardarci; ogni discorso è superfluo, tutto quello che conta sono le nostre mani, strette l’una nell’altra.

Nella Sala da Pranzo, un’invitante buffet, è apparecchiato con almeno venti piatti, sul lato della stanza. Un giovane “Senza-Voce”, in tunica bianca, sta in piedi accanto al banchetto, pronto a servirci. Aris, chiede se possiamo fare da soli e il giovane acconsente con un cenno del capo. 

Ci serviamo, di uova e salsicce, panini fragranti, cioccolata calda, fragole, e ancora, Pancakes ricoperti di sciroppo d’acero, e ci accomodiamo al grande tavolo da pranzo, dove, aspettando Rosewood, che ancora, non si vede, iniziamo a fare colazione. 
Come sempre, è tutto delizioso; Capitol City e i suoi abitanti, rimangono “pessimi”, ma il lusso delle abitazioni, le confortevoli e tecnologiche docce, e il cibo meravigliosamente buono, continuano, decisamente, ad essere un punto a favore di questo posto. 
Aris, sembra apprezzare particolarmente, il cibo. Mangia sempre abbondantemente e di gusto; ma posso capirlo, non abbiamo mai visto tanto ben di Dio in vita nostra, e se proprio dobbiamo morire, tanto vale godere di un po’ di questa abbondanza, almeno. 

Beviamo la cioccolata calda, che è così buona, che potrei berne continuamente; prima di tutto questo, non l’avevo mai assaggiata: al Distretto, ovviamente, non l’abbiamo, come la maggior parte dei “beni” che, qui a Capitol, sono considerati “comuni”… 
Aris posa la tazza, ed io, noto un baffo di cioccolato sul suo labbro. E’ così buffo, che per un momento, riesce quasi a cancellare dalla mia mente le tante preoccupazioni e paure da cui è affollata. Ridacchio divertita: - «Aspetta… Hai qualcosa, qui!...>​> - dico. Spontaneamente tendo la mano verso le sue labbra e, con il pollice, pulisco il baffo. Aris, si irrigidisce un po’, forse per la sorpresa, ed arrossisce lievemente farfugliando un impacciato - «Grazie!...». 
Non faccio in tempo, a chiedermi “cosa gli sia preso” che, Rosewood, si decide, finalmente, a presentarsi, dandoci uno scontroso “Buongiorno”; a cui, io ed Aris, rispondiamo con educazione. Si serve, un’abbondante porzione di tutto ciò che è esposto sul “banchetto”, e si unisce a noi, al tavolo. 

Dopo diversi bocconi, e parecchi minuti di silenzio, Rosewood, spinge da parte il piatto, poggia i gomiti sul tavolo e la testa tra le mani e, seccato, inizia a parlare:
- «Va bene. Facciamo questa cosa, e non perdiamo tempo: prima di tutto, volete essere allenati Insieme o Separatamente?!​» - io, un po’ perplessa, gli chiedo, “perché dovrebbe allenarci Separatamente?”, e lui, guardandomi come se stesse spiegando una cosa ovvia, risponde: - «In caso, uno di voi due, abbia un qualche “talento segreto”, che non vuole far conoscere all’altro!...».

Guardo Aris, sorridendogli scherzosa: - «Hai qualche segreto, che non vuoi rivelarmi?!...>> - chiedo. Lui sorride di rimando, poi mi guarda serio, con quei suoi occhi castano dorato che, ormai, conosco meglio dei miei: - «Io, con Te, non ho segreti, Mina. Tu, di Me, sai tutto!...>​> - dice. Si rivolge a Rosewood: - «Per quanto mi riguarda, puoi allenarci insieme!>​> - gli fa; poi guarda me, quasi a chiedere conferma. Io annuisco, e dico a Rosewood - «Va bene, anche per me!>​>.

- «Benissimo...» - inizia Rosewood; - «Quindi, vediamo di fare il punto. So che Aris se la cava con la lotta, mentre tu, Mina, sei abbastanza agile. Giusto?!>​> - Io ed Aris, rispondiamo di si, con un cenno della testa. Ethan continua: - «Naturalmente, non avendo un’idea precisa, di quanto siate, realmente forti, agili e veloci, questo serve a poco…
Posso solo confermare quello che ho detto sul treno; oggi, cercate di capire “cosa” siete in grado di fare. 

Il programma è lo stesso per tutti e due: andate a fare addestramento di gruppo. 
Impiegate il vostro tempo ad imparare cose che non sapete fare. Accendere un fuoco.
Fare un nodo decente. Costruire qualche trappola per cacciare, o pescare. Imparare qualche nozione generale sul pronto soccorso e su quali erbe o piante possono essere utili, o anche commestibili. 

C’è chi sottovaluta questo fattore, ma molti dei Tributi, muoiono per cause naturali; Fame, Sete, Assideramento… Un’infezione dovuta a una ferita curata male, o non curata affatto… 
Se siete in grado di “sopravvivere”, avete, già, qualche speranza in più! 
Una volta fatto l’Addestramento Base, provate a vedere come ve la cavate col combattimento: Aris, tu dedica un po’ di tempo al “Corpo a corpo”. Poi provate qualche Arma. Tirare una lancia. Roteare una mazza. Lanciare coltelli. Tirare con l’arco… 
Se riuscite in qualcuna di queste abilità, potreste persino sperare di vincere! 
Io cercherò di tenervi d’occhio durante l’Addestramento: vi osserverò, se ne avrò la possibilità, ​e se noterò qualcosa di interessante, ci concentreremo a cercare di sviluppare quel “talento” durante i prossimi due giorni, così avrete anche qualcosa da mostrare agli Strateghi durante le “Sessioni Private”… Tutto chiaro?!>​> - chiede. Io ed Aris, annuiamo. 
Poi Rosewood, ci ricorda, come ultimo appunto, che la nostra strategia è di mostrarci “Amici Sempre e Comunque”; - «Quindi fatevi vedere insieme! Tanto, non credo che questo sia un problema per voi…>​> - io ed Aris, ci sorridiamo. No, che non è un problema. Rosewood, conclude: - «Alle dieci avete appuntamento con Menodora, davanti all'ascensore, per l’Addestramento. E’ tutto, potete andare!>​> - sfila dalla tasca un pacchetto di sigari, ne prende uno e lo accende. Uno sgradevole odore vagamente dolciastro, impregna istantaneamente l’aria. 

Non sapevo che fumasse quella roba, fin’ora non lo avevo mai visto farlo. 
Un altro punto a sfavore del mio Mentore. 
La puzza di questi “affari”, è insopportabile. Io ed Aris, ci sbrighiamo ad andarcene, mettendo più strada possibile tra noi e quell’odore nauseante. ​

Siamo nel corridoio, davanti alle nostre camere, e finalmente possiamo respirare. 
Il fumo del sigaro, non è arrivato fin qui: 
- «Quei così, hanno un odore insopportabile!>​> - sbotta Aris, mentre si sventola la mano davanti al naso, ridacchiando. Io scoppio a ridere divertita, perché come al solito, sembra che mi abbia letto nel pensiero: - «Mi hai tolto le parole di bocca!>​> - dico. 
E ad un tratto, c’è di nuovo “quella cosa” nel suo sguardo; qualcosa, che non riesco ancora a capire, ma che ho iniziato a notare da un po’ di tempo ormai. Da prima della Mietitura… 
Non aveva mai avuto “questo” sguardo prima, almeno non con me. Non è solo dolcezza, è qualcosa di più. Qualcosa che non so spiegare… 
Mi guarda così per un momento, poi allunga la mano e la passa tra una ciocca dei miei capelli: - «Sarà meglio andare a finire di prepararci…>​> - afferma - «saranno le dieci a momenti!...>​> - io annuisco, Lui prende la porta, ma prima di entrare, si volta un momento e mi strizza l’occhio con un sorriso: - «A dopo!...>​> - dice. Ed è di nuovo il solito Aris. Io gli sorrido di rimando: - «A dopo!>​> - rispondo.

Entro in camera mia, e mi lavo subito i denti. In realtà, oltre a questo, non ho molto altro da fare, mi sono già preparata appena sveglia; così mi butto un momento sul letto, che i camerieri di Capitol City, hanno già rifatto alla perfezione, e aspetto che rintocchino le dieci. 

Nove e quarantacinque. A volte quindici minuti, sembrano davvero un’eternità. 
Chissà che avrà da fare Aris, con tutto questo tempo?!… Chiudo gli occhi un istante, e la mia mente, viene invasa dalle immagini dei miei genitori e di mio fratello, disperati alla Mietitura; nella testa risuona ancora quell’ultima frase detta da Ermes: - «Resta viva, Mina! Torna a casa!!» - più ci penso, più fa male. All’inizio non ho badato a quella sensazione; quel groppo allo stomaco, il cuore che perde un battito…
Presa dalla confusione del momento, non ho compreso a pieno le parole. Adesso si.
Sono chiare e lampanti. Significano uccidi tutti gli altri e resta viva tu. Significano uccidi anche Aris, se devi. Come ha potuto dire parole simili?! Lo so che è mio fratello e che mi vuole bene, ma conosce anche Aris, siamo cresciuti insieme, e vuole bene anche a Lui… Come ha potuto, anche solo, pensare di dirmi una frase del genere?!... 

Il sorriso allegro che Aris mi ha appena regalato, si fa strada nei miei pensieri, e la frase di Ermes diventa ancora più orribile. 

Afferro un cuscino e ci affondo dentro la faccia, come se potesse bloccare il caos della mia mente, i pensieri, e le miserabili lacrime che spingono per uscire. Ma l’ho promesso a me stessa, su quel maledetto treno che ci ha portato qui. Non devo più piangere. Non voglio piangere! 
Sai come si divertirebbero gli altri Tributi, se mi vedessero cedere, già adesso?! Esatto! Gli altri Tributi! Se piango sono spacciata. Se piango posso dire addio ad ogni speranza, perché è sicuro, che la prima vittima che quelli faranno, sarò io. Non devo piangere. Devo riprendere il controllo! 
Ci sono quei due, i Tributi del “Distretto Due”, che da come ci guardavano alla Parata, sarebbero più che lieti di farmi fuori subito. Credo che lo troverebbero divertente… 

Bhè, forse il cuscino non funziona granché, per bloccare le lacrime, ma la paura a quanto pare si. Buono a sapersi. La prossima volta che mi viene in mente di piangere, saprò immediatamente, a cosa pensare per scacciare ogni malsana "tentazione" di farlo… 

Intanto, si sono fatte le dieci. Devo ammettere, che quindici minuti, infondo, non sono così lunghi da passare. 
Mi alzo dal letto, vado verso lo specchio e mi controllo la faccia, sollevata nel vedere, che gli occhi non sono rossi e il mio viso non mostra alcun genere di turbamento emotivo. Sistemo, con le mani, i capelli, rimettendoli in ordine, ed esco dalla stanza. 

Quando arrivo davanti all’ascensore dalle pareti di cristallo, Menodora Dellis ed Aris, sono già lì. 
Scendiamo fino ai sotterranei dell’edificio, dove si trovano le Sale di Addestramento. Un viaggio che, dura meno di un minuto, e siamo arrivati; le porte della cabina, si aprono su un’enorme palestra stracolma di armi di ogni genere, e percorsi ad ostacoli.
Gli altri Tributi, sono già, tutti lì, raggruppati in un cerchio. 


Nel gruppo, si distinguono i volti tesi di alcuni, che contrastano nettamente con quelli carichi e scalpitanti, per iniziare l’addestramento, dei Favoriti… 
Un quadrato di stoffa, col numero del Distretto di appartenenza, è appuntato, sulla maglia di ognuno di loro. 

Qualcuno appunta il numero Dieci sulla mia schiena, mentre faccio una rapida valutazione della situazione. Il tipo del Distretto Due, in video, sembrava alto e robusto, ma dal vivo, è praticamente enorme. Aris, che è abbastanza alto, anche se non troppo robusto, accanto a lui, sembra un “bambinetto”; se io, che arrivo a malapena all’altezza delle spalle di Aris, mi ritrovassi contro di lui, mi schiaccerebbe senza problemi tra due dita… Dovrebbe avere l’età di Aris, i capelli Biondo chiaro, molto corti a spazzola, e occhi Castani, dallo sguardo truce e folle. 
Mi chiedo se è sempre stato così spaventoso, o se è merito dell’Addestramento, che i ragazzi dei distretti Favoriti, svolgono in preparazione alle Mietiture. 
Anche la ragazza del suo Distretto, non è certo minuta. Mi supera in altezza di diversi centimetri, ha spalle larghe e muscoli robusti e definiti, ma stranamente questo, non influisce sulla sua bellezza e femminilità. Il suo corpo, resta sinuoso, e i capelli biondissimi, lunghi e abboccolati, la rendono attraente, cosa che non guasta durante gli Hunger Games; se gli Sponsor ti trovano attraente, c’è più possibilità che ti mandino degli “aiuti”… I suoi occhi verde pallido, hanno lo stesso sguardo esaltato e folle, di quelli del suo compagno di Distretto. Quando mi guarda, sembra che fatichi a trattenersi dall’uccidermi. Ed è proprio a causa di quel loro sguardo, che non riesco ad ignorarli; loro mi spaventano più di tutti gli altri, e credo che lo sappiano…

I Tributi dell’Uno, insieme a quelli del Due, sono i più alti e robusti, tra tutti, ma non altrettanto spaventosi. 
Dovrebbero avere entrambi diciotto anni. Lei è alta e atletica, ma meno robusta rispetto alla ragazza del Due. L’incarnato pallido, i lunghi e mossi capelli rosso rame, e gli occhi verde intenso, le donano un fascino particolare, a cui i pubblico, non sembra resistere.
E’ scaltra. Lo capisco da come cambia il suo sguardo nelle diverse occasioni; davanti al pubblico è quasi “smielata”, lo sguardo dolce e innocente… Drasticamente diverso da quello crudele e spietato, che riserva a noi “Rivali”. 

Lui, invece, è alto e grosso, all’incirca quanto il ragazzo del Due. Un ragazzo avvenente, dai bei lineamenti, e i capelli castano chiaro non troppo corti. Se solo, i suoi occhi azzurri, non fossero così terribilmente glaciali…

​I Favoriti del Quattro, invece, non sono impressionanti come quelli dell’Uno e del Due. 
Sono alti, abbronzati e con fisici scolpiti, ma non eccessivamente; il loro sguardo, poi, ostenta sicurezza, e a volte una certa durezza, ma mai crudeltà e follia come i “compagni” dei primi due distretti. Dovrebbero avere anche loro diciotto anni. Lei ha lunghi e fluenti capelli biondo rame ed occhi verde acqua. Lui, dei ricci non troppo corti, dello stesso colore e occhi di un bellissimo azzurro intenso… Sono entrambi molto attraenti.​

E’ la voce di Aris, a interrompere i miei pensieri e riportarmi alla realtà: - «Dovremmo avvicinarci anche noi!...​» - sussurra, in modo che possa sentirlo solo io. Il tono teso.
Io annuisco e lo seguo. Entriamo nel cerchio. Con noi due, tutti i ventiquattro Tributi di quest’anno sono presenti all’appello. Il Capo Istruttore Atala, una donna alta ed atletica, contando le ventiquattro presenze, si avvicina al cerchio e inizia ad illustrare il Programma di Addestramento. Gli Esperti delle varie Specialità, rimangono nelle loro postazioni. Atala, spiega che le postazioni si dividono in quelle per le Tecniche di Sopravvivenza e quelle per le Tecniche di Combattimento; i Tributi sono liberi di passare da un’area all’altra a proprio piacere, secondo le istruzioni date dai propri Mentori. E’ proibito, però, addestrarsi in qualsiasi tipo di lotta, o combattimento, con un altro Tributo: se vogliamo fare pratica, possiamo disporre di un’assistente. 

Il Capo Istruttore, inizia a leggere un elenco delle varie postazioni; io mi guardo intorno, tornando istintivamente alla mia valutazione… 
A parte i Favoriti, gli altri Tributi, non sembrano troppo pericolosi. ​
Fisicamente, siamo alla pari: quasi tutti sono magri e di altezza media, come me. D'altronde, a parte che nei Distretti dell’Uno, del Due e del Quattro, negli altri, moriamo di fame, tutti allo stesso modo… ​

(CONTINUA nella PARTE 7...)​​​​​


----------------------------------------------------------------------------------------------------------


Note dell'Autore:
Buongiorno EFPesi!! :)
Come regalo, un pochino anticipato di Natale, vi posto la PARTE 5 (Prima Parte del "Capitolo 7"),
di "The District", Sperando che vi faccia piacere...!! :)

Io intanto, continuo a "sognare", che qualcun'altro decida di leggermi... 
La Storia, si sta facendo più avvincente... siamo arrivati all'addestramento!
Come saranno gli altri Tributi?! Cosa succederà ai nostri Eroi?! 
Lo scoprirete solo leggendo!! ;) 

Che altro dire; sperando che passiate Buone Feste e un Buon Natale,
Vi saluto e vi auguro buona lettura.
Vale

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Parte 6 ***


                               

----------------------------------------------------------------------------------------------------------

Quando Atala termina di leggere, i Favoriti si dirigono direttamente verso le armi più letali, iniziando a maneggiarle subito con disinvoltura, quasi come se nella vita, non avessero fatto altro; ed effettivamente, credo che sia proprio così…

La gola seccata, all’istante, dal nervosismo, mi ritrovo a deglutire, cercando di mandar giù, quella poca saliva che mi è rimasta in bocca. Aris, accanto a me, mi posa una mano sulla spalla, e con fare spiritoso, per sdrammatizzare, mi sussurra: - «Che ne dici, di imparare ad accendere un fuoco, per iniziare?! Giusto per “scaldarci” un po’…» - io faccio un verso a metà tra uno sbuffo e una risata; solo Lui, può riuscire a scherzare e fare battute, in una situazione tesa, come “questa”…; sorrido divertita: - «Ok!» - dico.

Il corso per imparare ad accendere il fuoco, non è esattamente il più “popolare”; ma, forse, è meglio così, non voglio avere gli altri Tributi intorno, se posso evitarlo. 
L’istruttore ci spiega come trovare la legna adatta, che deve essere rigorosamente secca, e ci mostra i vari metodi di innesco del fuoco: ad esempio, il metodo “A Trapano Manuale” (una base di legno e un bastoncino, che produrrà calore, tramite la frizione impressa dallo sfregamento delle mani sul bastoncino), il metodo della lente d’ingrandimento (che sfrutta la luce del sole, ma credo che gli unici che potrebbero trovarlo utile nell’Arena, portando entrambi gli occhiali, sarebbero i Tributi del Tre), e ancora il metodo delle pietre (che ovviamente sfrutta due pietre focaie, che producono la scintilla che innesca il fuoco)… in realtà, “l’impresa” si rivela più facile del previsto, io ed Aris, non siamo ancora velocissimi ad accendere il fuoco, ma, in poco tempo, padroneggiamo le varie tecniche ormai perfettamente: così, decidiamo di passare a qualcos’altro:
- «Io, direi che con il fuoco, ce la caviamo bene, ormai!...>​> - afferma Aris: - « Che ne dici, di passare ad altro?!» - chiede. Io gli dico che sono d’accordo: - «A cosa vuoi passare, ora?!>​> - gli chiedo. Lui fa una delle sue espressioni scherzose da “Ma devo fare tutto io?!”, e protesta: - «Ehi, io ho suggerito prima! Ora tocca a te; Proponi, scansafatiche!>​> - io metto su, un “finto broncio offeso”, poi gli sorrido divertita e suggerisco: - «Vogliamo provare lo Stand, per imparare a “trovare o costruire un riparo-rifugio”?!...>​> - Aris, imitando l’espressione e le movenze che Rosewood, adotta quando sta riflettendo su qualcosa, inizia ad accarezzarsi la barba perfettamente rasata, dai Preparatori del suo Staff; poi “rifacendogli il verso”, enuncia: - «Si. Direi, che potrebbe tornarci utile!...>​> - io rido ancora. Non posso farci niente, non gli resisto quando scherza…

Mentre ci dirigiamo alla nuova postazione, mi guardo intorno, accorgendomi che le tribune sopraelevate, che corrono tutt’intorno alla palestra, sono stipate di uomini e donne in vesti viola scuro: gli Strateghi, venuti ad osservarci. Saranno una ventina; non so come ho fatto a non accorgermi del loro arrivo. Alcuni sono compostamente e comodamente seduti, altri si spostano avanti e indietro, lungo le tribune, osservandoci e prendendo appunti, certi, confabulando tra loro, ed altri, si consultano con gli istruttori. Altri ancora, ci ignorano totalmente, troppo intenti ad attingere dall’inesauribile banchetto allestito per loro sugli spalti. 
Mi domando che genere di valutazioni faranno su di noi; per Capitol City, siamo solo dei “Pezzi di Carne”… Buoni solo per Scommettere.

Alla Postazione “Trovare o Costruire un Riparo”, non siamo più soli… i Tributi, del Tre, del Cinque e dell’Otto, si sono uniti a noi. Io, avrei preferito continuare a stare sola con Aris. Non voglio rischiare di “avvicinarmi” troppo agli altri Tributi; soprattutto non vorrei avvicinarmi troppo ai ragazzini del Cinque, per loro provo già una certa empatia. Sarà per la loro età, o per i loro visetti dolci… se sto loro troppo vicino, finirò certamente con l’affezionarmi: come si può fare la conoscenza di qualcuno che tra pochi giorni, potresti, dover uccidere? E’ per questo, che ho deciso di non imparare nessuno dei nomi, dei miei Rivali; perché a quel punto, nessuna scusa varrebbe più, sarebbero “Persone” a tutti gli effetti. Ed io non posso permettermi di pensarla così… non, se voglio sperare di sopravvivere. 
Intanto, l’istruttore spiega che, ovviamente, i possibili rifugi, sono diversi, a seconda del clima, dell’ambiente, e del “materiale” che abbiamo a disposizione. Le regole generali, sono di organizzare un bivacco prima che faccia buio, scegliere, se è possibile, una zona sopraelevata per costruire, evitare il letto di fiumi asciutti, valutare i possibili imprevisti di una determinata zona, preferire un riparo alle spalle di una roccia o di un rialzo in modo da poter tenere d'occhio solamente una strada, e prima di utilizzare una grotta come rifugio controllare che non sia abitata da animali feroci (se la caverna è vuota, ma all'interno ci sono feci e avanzi di cibo freschi, l’animale che la abita, tornerà da un momento all’altro)… 
In climi molto freddi, ad esempio, è opportuno costruire un riparo di piccole dimensioni, in modo che mantenga più facilmente il calore, e che questo, non si disperda al suo interno. Gli isolanti più comuni sono sicuramente le foglie secche, la paglia, l’erba… si può, addirittura, creare un buon rifugio nella neve, scavando una buca profonda o una trincea, e coprendola con un telo o con della vegetazione; bisogna però, evitare la neve friabile e troppo soffice. 
In climi pluviali, invece, dove bisogna fare i conti con le piogge, se si costruisce un rifugio, è opportuno che il tetto sia leggermente inclinato, in modo da far scivolare via la pioggia, e che sia molto solido e possibilmente impermeabile; un telone anti-pioggia da stendere sopra il riparo, sarebbe perfetto, ad esempio, ma in assenza di questo, si possono utilizzare rami e foglie larghe, come quelle di palma, di banano, ecc... 
In climi e luoghi come la giungla, è preferibile non dormire mai a diretto contatto col terreno (per via degli insetti, i piccoli animali, i rettili e i serpenti velenosi, che potrebbero nascondersi nel fogliame), ma possibilmente su rifugi rialzati, ad esempio sfruttando la biforcazione di un albero… Nel deserto, invece, si deve costruire un rifugio basso, ricordandosi di creare “un’intercapedine d’aria”, di notte nel deserto, infatti, oltre che con il freddo, bisogna combattere con le tempeste di sabbia, e senza una camera d’aria, si finirebbe per soffocare. 

Quando siamo soddisfatti e sicuri, di quanto abbiamo appreso, io ed Aris, con calma, passiamo alla postazione successiva. Una dopo l’altra, le studiamo e le sfruttiamo, quanto più possibile; impariamo a riconoscere le erbe medicinali e commestibili; ad esempio, spesso, le piante che contengono "succo lattiginoso" sono velenose. Padroneggiamo tutti i tipi di nodi che l’istruttore ci insegna, impariamo a costruire trappole ed esche, scoprendo che di notte i pesci, sono più docili, e si riesce a pescarli più facilmente, attirandoli con la luce di una torcia, ed, infine ci dedichiamo anche alla mimetizzazione, che, oltretutto, è abbastanza divertente… 

A mezzogiorno, ci riuniscono tutti insieme, per il pranzo, in una grande sala, vicina alla palestra; ci sono dei tavoli, e dei carrelli, colmi di cibo, da cui, ognuno, può servirsi da solo. I Favoriti, si raggruppano, chiassosamente, intorno ad un unico tavolo, per dimostrare la loro superiorità, e far capire agli altri che non meritano la loro attenzione; mettendo in chiaro, inoltre, che non si temono l’un, l’altro. Degli altri, i più, siedono da soli: nessuno rivolge la parola a nessuno. Nessuno, guarda nessuno… Io ed Aris, ovviamente, mangiamo insieme. Parliamo e scherziamo come nostro solito. Gli altri, a volte, ci fissano incuriositi: soprattutto i Favoriti, ma il loro sguardo, più che curioso è decisamente infastidito, dal modo in cui l’attenzione si concentra su di noi, offuscando loro. Io ed Aris, però, per il momento, non ce ne curiamo. 
Ora, siamo intenti a ripassare tra noi, le varie nozioni apprese durante la mattinata; è incredibile, quante cose diverse siamo riusciti ad apprendere ed assimilare, in sole due ore. Sto elencando, ad Aris, le varie piante e le loro proprietà, quando mi rendo conto di aver perso la sua attenzione. Sta fissando qualcosa sul mio collo. Quando gli chiedo che gli prende, sobbalza, sovrappensiero. Poi risponde: - «Niente… è che hai qualcosa, qui…!>​> - si tocca un punto del collo con l’indice: - «deve esserti rimasto addosso un po’ di colore, dalla postazione di mimetizzazione…». 
Mi faccio guidare, cercando di pulire il punto, ma a quanto pare non riesco a trovare la macchia. Aris, allunga la mano verso il mio collo, con tocco delicato: - «Aspetta… faccio io!...» - dice. Sento le sue dita strofinare, leggermente, la mia pelle. Mi ritrovo a guardarlo, quasi senza rendermene conto; Lui, accorgendosi del mio sguardo arrossisce lievemente, come ha fatto questa mattina, quando gli ho pulito il baffo di cioccolata. Ritira la mano e si mette a sedere: 
- «Ok. Fatto!...» - dichiara un po’ bruscamente. Onestamente, sono un tantino spiazzata, dallo strano modo di porsi , che assume, certe volte, nei miei confronti. Ma dal suo sguardo sfuggente, capisco, che è meglio cambiare argomento, così torno alle piante, ed anche Aris, sembra tornare il solito di sempre.

A pranzo finito, rientriamo tutti in palestra. Riesco a percepire gli sguardi degli altri Tributi su di noi, ma cerco di non badarci. Mi guardo intorno, cercando Rosewood; aveva detto che ci avrebbe osservato, ma forse non gli hanno dato il permesso, perché non riesco a trovarlo da nessuna parte. Gli Strateghi, invece, sono riuniti tutti in un punto delle tribune, e parlottano tra loro, lanciando, ogni tanto, sguardi a un Tributo, o ad un altro; a volte indicando, persino, qualcuno. Quando noto il loro sguardo puntato su Me ed Aris, mi blocco per un attimo, presa alla sprovvista… Aris, per attirare la mia attenzione, dà un colpetto, con il braccio, sul mio: - «Che ne dici di imparare a maneggiare un coltello?!... Con la “sopravvivenza”, a quanto pare, ce la caviamo abbastanza, dopotutto. Credo, dovremmo iniziare a prendere confidenza con le armi, a questo punto…!» - afferma. Il suo tono si è fatto più serio, non c’è più traccia di “gioco”. Annuisco, e ci dirigiamo alla postazione. 

A quanto pare, non siamo i più scarsi, tra i nostri “compagni di corso”, in questa abilità. L’istruttore, spiega come colpire e come ripararsi dai colpi, con i vari tipi di coltello; ogni lama, ha una misura e una struttura diversa, che ne caratterizza il peso, la resistenza e la forza del colpo: quindi ogni coltello deve essere adoperato in un determinato modo. Lo Stiletto, o pugnale, con la sua lama simmetrica ed affilata su entrambi i lati, è il coltello da combattimento per eccellenza, e può essere usato, sia per affondo, che per taglio. La Daga, è praticamente uguale allo Stiletto, ma di dimensioni maggiori. Il Bowie, è un coltello da lavoro, dalla lama molto pesante, lunga e dritta; si usa sia di punta, che di taglio, ma il suo peso, ne favorisce il “secondo” utilizzo. Lo Skinner, è un coltello da caccia, corto e tozzo, e dalla punta semi assente. Per via della sua forma, può essere usato solamente di taglio; difatti, principalmente, si usa per scuoiare le prede. Le varie Spade, data la maggiore lunghezza della loro lama, favoriscono chi le usa, permettendogli, di non doversi avvicinare troppo al nemico. La lama, spesso, ma non sempre è a doppio filo, e consente quindi di ferire da entrambi i lati. Possono essere usate sia di punta che di taglio; le lame Dritte, sono più adatte per affondi e stoccate, quelle Curve, come ad esempio il Machete, sono più adatte ai colpi di taglio. L’istruttore, ci mostra, aiutato da un’assistente, le mosse, che le varie armi consentono di compiere in combattimento. Io, intanto, prendo mentalmente appunti, cercando di registrare ogni informazione possibile. Poi, l’istruttore, ci fornisce dei coltelli da addestramento e un’assistente per ciascuno, permettendoci di esercitarci nel combattimento; io ed Aris, almeno nelle esercitazioni, non ce la caviamo male, ma, devo ammettere, che Aris è più bravo di me. Io, lo batto solo in una cosa, per ora: il lancio dei coltelli. Non sono, certo, brava; ma dopo un po’ di tempo passato, da entrambi, a provare e lanciare, io sono riuscita a colpire e trafiggere un bersaglio, alla fine. Lui no...

Abbiamo passato parecchio tempo, alla postazione sulle armi da taglio; molto di più, di quanto non ne abbiamo dedicato alle altre, precedentemente. Quindi, decidiamo di cambiare e passare a qualcos’altro, prima della fine della giornata: ma credo che ci tornerò, ancora, domani… 
Io ed Aris, ci separiamo un po’; Lui, come consigliato da Rosewood, si dedica per parecchio tempo, al corpo a corpo; dove, senza sorprese, riesce molto bene. Gli istruttori, si congratulano con Lui, e gli propongono di insegnargli tecniche di combattimento avanzate, in cui riesce molto bene. Io, invece, mi improvviso arciera, alla postazione “tiro con l’arco”, ma devo ammettere che non fa proprio per me. Non ho abbastanza forza per tendere l’arco, e con quell’arma così ingombrante, non sono proprio capace di prendere la mira. Tutte le mie frecce, finiscono inesorabilmente per mancare il bersaglio. A dirla tutta, neanche si avvicinano all’obbiettivo… 

Quando Aris, lascia la postazione per il corpo a corpo, decido, di abbandonare, definitivamente, anche io quella di tiro con l’arco; proprio “non è nelle mie corde”. La giornata è quasi finita, così, decidiamo di rilassarci un po’, con un percorso ad ostacoli, pieno di punti da saltare ed altri in cui arrampicarsi. Gli altri Tributi che lo hanno provato, lo hanno trovato complicato, ma io e Lui, ce la caviamo bene. Abbiamo passato tante di quelle giornate a correre e ad arrampicarci, al Distretto... 
I Favoriti ci guardano. E’ da quando eravamo alla postazione “armi da taglio”, che lo fanno. Soprattutto, guardano Aris. Lo hanno osservato a lungo mentre si trovava nell’area del corpo a corpo. Li vedo confabulare tra loro, e la cosa un po’ mi preoccupa; così lo faccio notare ad Aris, che mi conferma di essersene accorto, ma liquida la faccenda, dicendomi, di non badare loro, e di non preoccuparmi. Non lo faccio. Dopotutto, non si può smettere di preoccuparsi a comando; ma dato, che Lui non vuole parlarne, evito l’argomento. A distrarmi, sono gli Strateghi, che hanno ricominciato a scrutarci. Ci fissano, parlano tra loro, e si consultano con gli istruttori. 
Mi domando cosa stiano dicendo… 
A giornata finita, abbiamo finalmente il permesso di tornare ai nostri alloggi, al Decimo piano. Sono così stanca, che vorrei solo, poter andare subito a dormire, ma saltare la cena, non è un’opzione; Rosewood, ci vuole seduti al tavolo, e puntuali, per una “Cena Strategica”: a quanto pare, anche se io non l’ho visto nei sotterranei, o sulle tribune rialzate della Palestra, alla fine, è riuscito comunque, ad ottenere il permesso per osservarci durante l’addestramento. 

Entro in camera mia, mi spoglio, buttando la mia “divisa” per terra, e mi concedo una doccia rigenerante e rilassante. Ho i muscoli tesi ed indolenziti dall’addestramento della giornata, e la testa che scoppia, per tutte le nozioni apprese. Per la prima volta, da che sono qui, non ho per niente fame. Vorrei solo, potermi buttare sul letto e dormire. Ma il pensiero, che un altro giorno è già passato, e che l’Arena è sempre più vicina, mi sveglia all’istante. La stanchezza è rimasta, ma la voglia di dormire, è passata del tutto; quasi come se non dormendo, il tempo smettesse di passare. Ma non è così…
Finita la doccia, vado all’armadio, e lo programmo a caso, spingendo tutti i tasti con la mano; sono troppo stanca anche per scegliere un indumento. Mi ritrovo davanti, un vestito giallo, leggero e grazioso, dal corpetto disegnato e ricamato, con un motivo delicato, leggermente scollato sul collo e senza maniche, corto alle ginocchia, e con una gonna morbida e vaporosa. Scarpe ballerine in tinta. Lo indosso, senza troppo entusiasmo, memore della delusione avuta sul treno, provando abiti più "femminili", e scoprendo che non donano affatto al mio aspetto; con mia grande sorpresa, invece, noto che mi sta molto bene. Sembra quasi, che sia stato disegnato apposta per me. Mi osservo nello specchio, stupita e vagamente gratificata. Questa sera, nonostante il mio pessimo umore e la mia stanchezza, devo ammettere di essere davvero carina. I capelli li lascio sciolti; tanto, grazie alle “tecnologie” di Capitol, sono perfettamente pettinati e lucenti. 
Esco dalla mia stanza, diretta in Sala da Pranzo; Aris, esce dalla sua, nello stesso momento. Mi guarda, quasi meravigliato: - «Sei carina!...» - dice. Io, lo guardo “ironica”: - «Sempre quel tono sorpreso!...» - sorrido. Lui sorride, dolcemente di rimando. 
Arrivati in Sala da Pranzo, troviamo Menodora Dellis, intenta a cercare di avviare una conversazione con un Ethan Rosewood, poco collaborativo. Prendiamo posto a tavola, e subito i “Senza-Voce” iniziano a servirci. La cena, come sempre è ottima e abbondante. Finiamo di mangiare in silenzio; oggi i nostri Stilisti, non sono presenti al banchetto. 

Finita la cena, Rosewood, senza troppi giri di parole (come al solito), inizia a parlare:
- «Devo ammettere, che sono piacevolmente sorpreso da voi due!...» - inizia. Il suo tono, è meno scontroso del solito; sembra quasi compiaciuto: - «A dirla tutta, non mi aspettavo grandi cose da voi, vi credevo senza speranza. Ma devo ricredermi! Vi ho osservato, oggi, e siete abbastanza abili, tutto sommato. Ma, bando alle ciance, parliamo di cose serie; la vostra Strategia!» - dice. Io ed Aris, annuiamo, attenti e concentrati: - «In “Sopravvivenza”, ve la cavate, abbastanza bene; io vi consiglierei di non perderci più troppo tempo: magari, passateci per un ripasso delle cose più importanti, ma concentratevi su altro. Allenatevi con i Coltelli; siete ancora grezzi, ma avete un'attitudine abbastanza sviluppata, e saper usare il coltello, nell’Arena, potrebbe salvarvi la vita! Inoltre, continuate con i Percorsi ad Ostacoli; la gente li sottovaluta, ma sono utili. Voi siete già abbastanza agili e preparati fisicamente; se continuate ad allenarvi, sarete più in forma e veloci degli altri, e in caso doveste trovarvi nella situazione di dover scappare, non riusciranno a starvi dietro. Allenatevi un po’ anche con i pesi; mettere su qualche muscolo in più, non guasterebbe. A tutti e due… E, infine, Aris, tu continua con il Corpo a Corpo. Sei più forte di quanto credessi! Tu, Mina, invece dedicati al Lancio dei Coltelli; hai un talento naturale, ma devi affinarlo e addestrarti! Potreste seriamente, dare del filo da torcere, agli altri Tributi. Se tutto va bene, uno di voi due, potrebbe persino, sperare di vincere…» - ci guarda soddisfatto. Io ed Aris, ci rivolgiamo un mezzo sorriso, poi annuiamo ancora a Rosewood. 
Menodora Dellis, ci annuncia trionfante, che la sua strategia per accalappiare i “migliori” Sponsor, sta dando i suoi frutti, e che in molti sono interessati a noi due. Poi lei e Rosewood, ci consigliano di andare a dormire; - «Domani, sarà un’altra lunga giornata!...» - dicono. Non ce lo facciamo ripetere due volte. Ci alziamo, diamo la buona notte e filiamo, verso le nostre stanze. Arrivati davanti alla sua, Aris, si gira verso di me, mi sorride ancora e chinandosi, mi lascia un delicato bacio sulla guancia: - «Buona notte.» - dice. Io gli sorrido di rimando, augurando la Buona notte anche a Lui. 
Entra nella sua camera, ed io nella mia. La divisa che avevo buttato sul pavimento, non c’è più; sarà sicuramente stata presa dai "senza-voce", per essere lavata e preparata per domani… Sono sfinita. Vado in bagno, mi lavo i denti, e cerco un pigiama nell’armadio. Poi finalmente mi butto a letto; non faccio in tempo a toccare il cuscino, che sono già crollata. 
Speriamo, che domani non arrivi troppo presto.

(CONTINUA nella PARTE 7...)


​​​​​​----------------------------------------------------------------------------------------------------------


Note dell'Autore:
Buongiorno Gente di EFP!! :)
Eccoci giunti alla PARTE 6 (Fine del "Capitolo 7"),  
di "The District"!! :)

Il Primo Giorno di Addestramento, si è concluso,
e i nostri Protagonisti, a quanto pare, hanno scoperto i loro Talenti...
Saranno abbastanza in gamba, da sopravvivere all'Arena?!
Lo scoprirete solo leggendo!! ;) 

Sperando, prossimamente, di trovare qualche commento, in più...

Vi saluto e vi dò appuntamento al Prossimo Capitolo! ;)
P.s.: Si, è vero... ad un certo punto, Mina, ha rubato una frase ad Hermione; ma adoro quella frase e il modo in cui la dice!! LOOOOL!! xD
Buona lettura.

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Parte 7 ***


                                        


---------------------------------------------- Capitolo 8 ----------------------------------------------


Si sta avvicinando, lo sento… E’ a pochi metri da me. 
Corro senza sosta, addentrandomi sempre di più, nel fitto Bosco dell’Arena, ma “lui” è sempre più vicino; mi sta raggiungendo! Sento i polmoni che scoppiano, devo riprendere fiato, ma se mi fermo è la fine: sono spacciata! 
Dal ramo di un’albero, proprio davanti a me, un serpente si culla all’improvviso, vicinissimo alla mia testa; mi abbasso e salto di scatto in avanti. Lo evito per un soffio, ma quando rialzo lo sguardo, altri serpenti, calano dondolando dai rami degli alberi… Nel momento, in cui la mia fuga a perdifiato, mi porta abbastanza vicina a questi, mi rendo conto che non sono serpenti, ma liane; e gli alberi, non sono più maestosi abeti, ma arbusti tropicali… il bosco si è trasformato improvvisamente in una Giungla pullulante di animali feroci e striscianti: 
Ma com’è possibile? Non ho mai visto niente del genere, in nessuna delle edizioni passate degli Hunger Games! Gli Strateghi, possono davvero cambiare l’Arena, durante il corso dei Giochi?! 

Le grida e le orribili risate, del mio “nemico” si avvicinano; non c’è tempo per fermarsi e farsi domande. Se voglio sopravvivere, devo continuare a correre! Si sta facendo buio. 
Il vento sferza e irrita i miei occhi, con sottili granelli di terriccio trasportati dall’aria. 
Ma non è terriccio; è troppo sottile. Deve essere... sabbia! La Giungla del tardo pomeriggio, si è nuovamente modificata, ed ora è un Deserto, in piena notte. Continuo a correre, ma i piedi affondano nella sabbia che crea resistenza. Fa freddo, e il vento è sempre più forte. 
La sabbia trasportata dall’aria, mi acceca e non mi permette di respirare; ed è sempre di più. 
Sta aumentando. E’ una tempesta di sabbia! Cerco di trascinarmi, arrancando, e strisciando, ma il vento è troppo forte e la sabbia mi sommerge. Sto soffocando. La risata sadica del mio “nemico” mi ha raggiunto. Ed è buio… 
Sputo l’acqua salata, cercando di svuotare i polmoni, ma più tento di emergere e respirare, più “lui” continua a spingermi giù. Riuscire a tenersi a galla, con un mare così mosso, è difficile. 
Apro gli occhi, irritati dal sale, per vedere il mio aggressore e cercare di fermarlo, ma quello che mi ritrovo davanti, è un’ombra sfocata e senza volto, che mi sconvolge e mi disorienta… 
“Quello”, non si fa scappare l’occasione, e con un’ultimo scatto improvviso, mi tuffa, nuovamente, la testa sott’acqua. Lotto, con tutte le mie forze; con tutta me stessa, ma è troppo forte, e la mancanza d’aria, inizia a farsi sentire. Non riesco a riemergere… 
I polmoni si contraggono, in spasmi sofferenti, che mi costringono ad aprire la bocca; l’acqua entra, ed io sto affogando. Dicono che quando si muore, tutta la vita ti scorra davanti come un film; ma io non vedo niente. Tutt’intorno a me, c’è solo un tremendo silenzio, e il buio… 

Spalanco gli occhi e mi alzo a sedere di scatto, boccheggiando; annaspando l’aria e bramandola, come, solo chi ne è stato privato può comprendere… 
Menodora Dellis, bussa ancora alla mia porta, incitandomi a prepararmi, per questa “Nuova Grande Giornata”… Già, sono ancora nel mio alloggio, al Decimo piano del Centro di Addestramento. Manca ancora qualche giorno, prima che mi buttino, davvero, nell’Arena… 

Mi metto a sedere sul bordo del letto, e poggio i piedi a terra, per alzarmi, ma non ne sono capace. Il mio corpo è ancora troppo scosso dai brividi e dal terrore dell’incubo appena sognato. Il cuore, non vuole smettere di picchiarmi nel petto, e il freddo, si diffonde dall’interno; dalle mie stesse ossa, e mi invade... Mi tocco la fronte, per ricacciare indietro una ciocca ribelle di capelli, e la scopro madida di sudore; devo aver sudato freddo. Mi obbligo ad alzarmi, ed è più difficile che mai, ma non ho altra scelta. Mi dirigo verso il bagno e mi infilo sotto la doccia, ancora sconvolta. 
L’acqua calda che mi scivola addosso, come sempre è un piacere, ma oggi non riesce a confortarmi, e cacciare dalla mia mente quel Terrore, che l'’ha soggiogata. Mi avvolgo nell’asciugamano, e mi dirigo verso il lavandino, per lavarmi i denti, ma evito accuratamente lo specchio. Non ho il coraggio di guardare la mia faccia. Non ancora…

Rientrando in camera, trovo la mia divisa, perfettamente lavata e stirata, sulla solita poltrona. 
La indosso e mi impongo di guardarmi allo specchio, mentre mi lego i capelli in una semplice coda di cavallo. Ho una faccia tremenda; sembra quasi, io, stia per dare di stomaco. Ma non posso farci niente, quindi esco dalla mia stanza e mi dirigo in Sala da Pranzo, per la colazione: forse, mettere qualcosa nello stomaco, mi farà bene. 
Aris, è già là. Come al solito mangia di gusto il suo pasto. Quando mi vede, mi dà il “buon giorno”, io ricambio, dirigendomi al buffet; prendo del caffè e qualche pancakes, anche se, con la nausea che ho in questo momento, non avrei per niente voglia di mangiare: poi mi siedo a tavola con Lui. Nessun finto sorriso, riuscirebbe ad ingannarlo. Anche se cerco di nascondere il mio turbamento, quando mi vede, si accorge subito che c’è qualcosa che non và; io cerco di rassicurarlo, dicendo che non ho nulla, ma Lui non ci crede, e insiste cercando, preoccupato, di farmi parlare. Alla fine, minimalizzando la cosa, gli racconto che ho avuto solo un’incubo. 
- «Ti va di parlarne?!...» - chiede. Io scuoto la testa. Non ho nessuna voglia di rivangare quell’orribile sogno. Lui, mi guarda perplesso, ma capendo che non mi caverà nemmeno una sola parola, rinuncia; invece, semplicemente, mi tende le braccia, e io mi ci tuffo senza esitazione. 
Se c’è una cosa che può sciogliere il gelo, che quell’incubo mi ha lasciato nelle ossa, e scacciare le orribili immagini ancora vivide di quella visione, è proprio l’abbraccio di Aris… 

E’ il borbottio del suo stomaco, a scioglierci dall’abbraccio; sorridendo imbarazzato, si porta una mano alla nuca, e si giustifica: - «Scusa, ma ho ancora fame!...» - io scoppio a ridere di rimando. La tensione di quell’orrendo sogno, si è decisamente attenuata. Finiamo il pasto serenamente, scambiando qualche battuta di tanto in tanto. Poi, dopo esserci lavati i denti, ci sistemiamo su un divano nel Salotto, cercando di rilassarci un po’, mentre aspettiamo le dieci, e l’inizio dell’Addestramento. A furia di insistere, alla fine, Aris, riesce a convincermi a raccontargli il mio incubo. Non so perché, ma dopo averglielo raccontato, mi sento più tranquilla. Lui, ha questo effetto; riesce, sempre, a risollevarmi e rassicurarmi…

Alle dieci, Menodora Dellis, viene a chiamarci e, insieme a lei, ci avviamo verso l’ascensore dalle pareti di cristallo, che ci conduce ai sotterranei e, quindi, alla Palestra. 
Ci uniamo agli altri Tributi, e dal momento che siamo tutti presenti, Atala, il Capo Istruttore, ci dà il permesso di iniziare l’Addestramento. Come da consiglio, di Rosewood, io ed Aris, ci mettiamo a lavoro, per migliorare le nostre abilità: io, mi dedico al lancio dei coltelli, e devo dire, che sto migliorando a vista d’occhio; sembra che mi sia dedicata a questo, da sempre. Aris, invece, passa parecchio tempo, alla postazione del corpo a corpo, ricevendo gli apprezzamenti e le lodi, degli Istruttori... 

Dopo aver dedicato, gran parte della mattina, a coltivare la nostra Specialità, facciamo, insieme, un ripasso delle tecniche di scherma e di combattimento con i coltelli; anche qui, gli istruttori, si congratulano con noi, per la nostra notevole capacità, considerando il poco tempo che abbiamo avuto per apprendere tutto. Più tardi, io, prendendo coraggio, decido di provare un po’ di corpo a corpo, ma, purtroppo, non fa decisamente per me; a detta dell’istruttore, la tecnica c’è, ma non sono abbastanza forte. Aris, invece, dedica quel lasso di tempo alla postazione di Tiro con l’Arco, con risultati discreti (se la cava sicuramente meglio di me!);  ma alla fine, decide di non sprecarcisi troppo, tanto non riuscirebbe a specializzarsi nella tecnica, con il poco tempo che ci rimane… Infine, prima della pausa per il pranzo, facciamo, tutti e due un po’ di Sollevamento Pesi: sapevo che Lui è forte, altrimenti non se la caverebbe tanto bene nella lotta, ma dato il suo fisico magro, non avrei mai pensato, arrivasse a sollevare oltre cento chili. Io, al contrario, è già tanto, se riesco a sollevarne (con notevole sforzo) una trentina scarza… 

All’ora di pranzo, facciamo scorta di cibo e calorie, mangiando più che possiamo; alla fine, stamattina, non sono riuscita a mangiare granché, ed ora ho decisamente fame. 
Pranziamo, parlando e scherzando come al nostro solito; gli Strateghi ci osservano e si consultano tra loro, e questo infastidisce decisamente gli altri Tributi (soprattutto i Favoriti), che ci guardano storto, ma, noi non ce ne curiamo.

Nelle successive ore del pomeriggio, io e Aris, cerchiamo di imparare come si scaglia una lancia; Lui se la cava discretamente anche qui. Io, se è possibile, ottengo risultati peggiori che con il tiro con l’arco… Dedichiamo un’oretta, anche ad un’ultimo ripasso delle tecniche di Sopravvivenza, riguardando, le erbe e le radici più importanti, e i vari elementi utili, che è possibile reperire in natura; e per finire, ci rilassiamo con un nuovo percorso ad ostacoli.

A giornata finita, torniamo al Decimo piano e ci infiliamo sotto la doccia, in attesa della cena. Finita la doccia, rientro in camera e mi dirigo al mio guardaroba, programmandolo per un vestito; sto pensando, tra me e me, che mi piacerebbe molto, un abito semplice, comodo e bello, come quello che ho indossato ieri sera, quando vengo accontentata: l’abito di oggi, ovviamente, non è identico a quello indossato ieri, ma ne riconosco lo stesso stile. Questo, è rosso ciliegia, di un tessuto, semi lucido, morbido e setoso, che cade leggero sul corpo. Senza maniche, ma con spalline non troppo sottili, che si incrociano dietro la schiena, unendosi al corpetto del vestito; la gonna, è una ruota, morbida e vaporosa, che arriva poco più su del ginocchio. Scarpe ballerine lucide e, in tinta.

Lo indosso, fanatica, guardandomi allo specchio, compiaciuta nel vedere che anche questo abito, mi sta decisamente bene. Esco dalla mia camera, dirigendomi verso la Sala da Pranzo per la cena, e scorgo tra gli altri, anche i nostri Stilisti; Barsabas e Costa. Corro a salutarli, sorridente: le cene, qui al Decimo piano, sono molto più gradevoli e dilettevoli, quando loro due, si uniscono a noi. Barsabas mi abbraccia, e a bassa voce, mi sussurra nell’orecchio: - «Ti piacciono gli abiti per il tempo libero, che ho disegnato per te?!» - e, in attesa della mia risposta, mi guarda con un gran sorriso. Io, colta di sorpresa, non so che dirgli; non avevo capito che erano un suo regalo; poi, sussurrando a mia volta, inizio: - «Barsabas, sono semplicemente meravigliosi! Ma, non avresti dovuto prenderti il disturbo. Mi sento in debito…» - Ma Barsabas, senza darmi il tempo di finire, mi ferma, subito: - «Sono solo un mio, piccolo, pensiero per te, Mina! Un “regalo di incoraggiamento”! Non devi sentirti in debito!...» - conclude, col suo sorriso dolce. Io, lo abbraccio e lo ringrazio ancora: per quanto Aris non si fidi di lui, continuo a pensare, che sia una bellissima persona… 

La cena, come sperato, è piacevole e tranquilla, inframmezzata, di tanto in tanto, da piacevoli e amabili, chiacchiere. 
Dopo il pasto, ci spostiamo in Salotto, dove discutiamo, ancora per qualche momento di Strategie; quando, alla fine, si fà un po’ troppo tardi, Rosewood, con i suoi soliti modi burberi, ci dice che per noi, è ora, di andare a dormire. Gli adulti invece, escono in balcone, a continuare le loro discussioni; Barsabas, rimane leggermente indietro. Prima di raggiungere gli altri, si china verso di me e, lasciandomi lievemente meravigliata, posa un delicato bacio sulla mia fronte. 
Poi, saluta me ed Aris, dandoci la “Buona Notte”, ed io lo guardo, incantata, mentre esce in balcone con gli altri. 

Quando, anche, Barsabas, lascia la stanza, Aris, riportandomi improvvisamente alla realtà, afferma: - «Sai, dovresti evitare di guardarlo così…» - con una, strana, aria furbetta, che non gli ho mai visto prima… 
Colta sul fatto, cerco di sminuire la cosa, con un fare non curante, che, purtroppo, non mi riesce come vorrei, dato che finisco col balbettare: - «Ma di che parli…?! Io non sto guardando, proprio, nessuno, in nessun modo…!!» - e, sperando, che questo, tronchi sul nascere, questa imbarazzante, conversazione. 
Ma Aris, non molla: - «Bugiarda...» - sorride malizioso, e continua, girandosi verso di me e guardandomi, fisso negli occhi: - «Hai lo stesso sguardo con cui, io…» - poi, come se si fosse reso conto di qualcosa, si blocca, e il suo sguardo fugge il mio. 
Alla mia espressione interrogativa, risponde, abbastanza freddamente, con un rapido: 
- «No, niente… Lascia stare…!» - con cui chiude, definitivamente, il discorso, lasciandomi, stranamente perplessa, anziché grata. Poi si alza, mi dà, un po’ bruscamente, la buona notte, e si ritira in camera sua… 
Io, a quel punto, ancora confusa, mi ritiro a mia volta, nella mia, cercando di dormire: sono troppo stanca, per mettermi a rimuginare su ogni cosa.

-------------------------------------------------------***------------------------------------------------


La Terza Mattina, facciamo colazione da soli, e in silenzio: Aris non mi parla, e nemmeno io, ho voglia di parlargli. Non so perché; ma è come se fossi arrabbiata con Lui... 

Devo ammettere che, alla fine, non ho pensato troppo a quanto accaduto ieri sera… presa dai mille impegni delle nostre giornate, certe questioni, finiscono inevitabilmente, per passare in secondo piano; però, a volte, quando rimaniamo soli, calano degli strani silenzi, che non ci sono mai stati, prima, tra noi… Ma, probabilmente, è solo colpa della tensione che ci opprime, dal giorno della Mietitura.

Alle dieci, scendiamo per l’Ultimo giorno di Addestramento. Oggi pomeriggio, ci chiameranno per le Sessioni Private con gli Strateghi, e stasera annunceranno i nostri Punteggi in diretta televisiva. Sono agitata da morire. Se avrò un buon Punteggio, da una parte avrò più possibilità che gli Sponsor mi aiutino; ma dall’altra, è probabile che gli altri Tributi, soprattutto i Favoriti, sentendosi minacciati, decidano di farmi fuori per prima… Mi costringo a non pensarci: l’unica cosa su cui devo concentrarmi, in questo momento, è l’Addestramento. Questa mattina, è l’ultima occasione che mi rimane per esercitarmi; devo sfruttarla al massimo delle mie capacità, e concentrarmi solo su questo.

La mattina procede senza intoppi: Aris, lavora ancora sul Corpo a Corpo, ed io, Lancio Coltelli. Sono diventata decisamente brava, in questo. Lo ammette persino il mio Istruttore, che ha iniziato a darmi dritte e consigli sul lancio, e sul modo migliore di prendere la mira, nelle diverse condizioni climatiche… Dopo, entrambi, ci dedichiamo, ancora, ad un “ripasso” delle tecniche di Scherma e l’Uso dei Coltelli, poi al Sollevamento Pesi, e infine ad un’ultimo Percorso ad Ostacoli.

All’ora di pranzo, iniziano a chiamarci uno dopo l’altro, per le Sessioni Private. Dal Distretto Uno, al Dodici, in ordine Crescente; prima il Tributo Maschio, e poi la Femmina. Indugiamo nella Sala da Pranzo, incerti su dove andare, con la stanza che a mano a mano si svuota, e tensione che sale alle stelle. 
Quando convocano Aris, le parole escono da sole, e tutta “questa cosa” del non parlarsi mi sembra improvvisamente un’idiozia: - «Buona fortuna!...» - gli dico, poi accenno un sorriso incoraggiante - «Stendili tutti!» - concludo. Aris, mi sorride di rimando, e il suo sorriso non mi è mai sembrato così bello: - «…e Tu, prendi bene la mira!» - risponde. Mi strizza l’occhio ed entra in Palestra.

Il tempo non scorre. Sembra passare un’eternità, e sono sempre più tesa. 
Dopo circa mezz’ora, chiamano il mio nome, ed io ho quasi paura di dare di stomaco, dal nervosismo. 
Entrando in Palestra, incrocio Aris che ne sta uscendo: passando, con un movimento furtivo, fa in modo di sfiorare la mia mano con la sua, poi, mi lancia uno sguardo di sottecchi, che vuol dire “fagli vedere chi sei!”, ed esce dalla stanza. 
Gli Strateghi, sulle tribune, sono riuniti in gruppetti, che confabulano ancora tra loro; Aris deve averli proprio colpiti. Per un istante, un moto di orgoglio, mi riempie il cuore, se non posso essere io a vincere, vorrei davvero, che sia Aris a farlo. Gli Strateghi, intanto, si sciolgono dai gruppetti che avevano creato ed attingono al loro buffet; non sembrano aver intenzione di considerarmi, e questa cosa mi fa infuriare, ma so bene, che devo tenermeli buoni, Rosewood, ce lo ha ripetuto in tutte le salse, in questi giorni: gli scatti d’ira, sono assolutamente proibiti. 
Mi schiarisco rumorosamente la voce, per attirare la loro attenzione. ​

Quando finalmente si girano verso di me, pronuncio: 
- «Minerva Roses. Tributo del Distretto Dieci.>> - sembra io sia riuscita ad ottenere la loro attenzione, dopo tutto. Mi dirigo verso un’espositore, posto al centro della stanza, pieno di armi di ogni tipo, prendo qualche coltello da lancio e mi posiziono davanti ai vari bersagli, più o meno lontani. Inizio dal più vicino; lancio il mio coltello e lo centro senza nessuna difficoltà. 
Gli Strateghi, continuano a guardarmi, ma non sembrano colpiti; e in effetti, mi rendo conto da sola che era un bersaglio abbastanza semplice. Alzo la posta; miro ai più lontani, centrandone perfettamente tre su quattro: ma questo non basta ancora ad impressionare gli Strateghi. 
Mi guardo intorno, agitata; non so cos’altro fare, l’unica strategia studiata con Rosewood era questa: lanciare i coltelli, ma questo non sembra emozionare nessuno… ​

Ad un tratto, un giovane uomo, dai capelli e la barba corvini e ben curati, mi rivolge la parola, mentre tra gli altri Strateghi, cala un rispettoso silenzio: - «Da quanto tempo, hai sviluppato questo tuo Talento?>> - chiede, con tono incuriosito. Io, colta di sorpresa, balbetto leggermente, rispondendo alla domanda: - «Ho iniziato a lanciare coltelli, durante gli scorsi tre giorni di Addestramento!>> - dico.​ 

(CONTINUA nella PARTE 8...)


​​​​​​​----------------------------------------------------------------------------------------------------------


Note dell'Autore:
Buonasera Gente di EFP!! :)
Per finire l'Anno in bellezza, vi posto la PARTE 7 (Prima Parte del "Capitolo 8"),  
di "The District"!! :)

Sperando, prossimamente, di trovare qualche commento, in più...

Vi saluto e vi dò appuntamento al Prossimo Capitolo! ;)

Buon Anno, e Buona lettura.

Vale
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Parte 8 ***




                             

----------------------------------------------------------------------------------------------------------

Il giovane uomo, sembra vagamente colpito, e con tono, ancora curioso, mi domanda: 
- «…e dimmi… Sapresti colpire un bersaglio in movimento?» - io, con tono più controllato, gli rispondo, che fin’ora “Non l’ho mai fatto”. A questo punto, l’uomo, mi chiede: 
- «Vorresti provare?!» - e senza, nemmeno, aspettare la mia risposta, fa portare, da due “Senza-Voce”, un pesante macchinario, al centro della stanza, comandando loro, di accenderlo. Quando lo fanno, il macchinario, inizia a sparare in aria ologrammi di bersagli minuscoli, che sfrecciano in tutte le direzioni. Io, ancora sorpresa, da una richiesta tanto inaspettata, resto ferma, finché, la voce dell’uomo dai capelli corvini, non parla di nuovo: - «Allora, Tributo del Distretto Dieci; mostraci le tue capacità!...» - quest’uomo comincia seriamente a darmi sui nervi. Che razza di richiesta è: “mostraci le tue capacità”?! Chi ha mai fatto una cosa del genere?! Come faccio ad esserne capace?! 
Gli Strateghi e l’uomo dai capelli scuri, mi incalzano, spronandomi a lanciare, così cerco di raccogliere tutta la calma che riesco a trovare in me stessa, e tento di ricordare i consigli del mio istruttore. Butto fuori l’aria, trattenendo il respiro, prendo la mira, e lancio; oltre ogni previsione, riesco a centrare un primo bersaglio. Poi un secondo, e un terzo… Il mio pubblico, ora, sembra realmente colpito. Quando alla fine, con un solo coltello ed un solo tiro, riesco a centrare ben due bersagli, alcuni di loro, trattengono persino il fiato. 
Poi l’Uomo, parla nuovamente; il tono un po’ brusco: - «Può bastare così!» - dice 
- «Puoi andare, Tributo del Distretto Dieci!» - conclude. Vedo le “Vesti Viola”, confabulare tra loro, mentre esco dalla stanza. Prima di sparire nell’ascensore, sento chiamare 
- «Elios Riddle» - il ragazzino, mingherlino, dell’Undici… 

Arrivata al Decimo piano, non faccio in tempo, a mettere un piede fuori dall’ascensore, che vengo “attaccata” da Rosewood e dalla Dellis, che vogliono sapere come è andata la mia Sessione. Gli dico, che non ne ho idea, e gli racconto tutto, nei dettagli:
- «…Stai dicendo, che è stato Seneca Crane, in persona, ad interessarsi a te, durante la Sessione Privata?!» - mi chiede esaltata, Menodora Dellis. 
- «Seneca Crane? Sarebbe il tizio bruno di cui vi ho parlato?!» - domando io. 
Alla Dellis, quasi viene un colpo: - «Il “tizio bruno”?! Hai la minima idea di chi stai parlando?! Seneca Crane, è il Capo Stratega!! Il più importante in ruolo, tra gli Strateghi; e si è interessato a te! Cielo… Spero solo, tu, non abbia combinato niente di sciocco…» - dice. 
Proprio non la sopporto! Perché deve supporre, che io, abbia sicuramente combinato qualche stupidaggine?! Per chi mi ha preso; non sono mica una stupida! Aris, capendo il mio disagio, interviene: - «Bhé, quel che è fatto, è fatto! E’ inutile, star qui a chiedersi come è andata; tanto lo sapremo, comunque, stasera!>> - dice. Poi continua: - «Adesso, lasciateci rilassare e calmare un po’… direi che ce lo siamo meritato!...>> - conclude. Rosewood annuisce: - «Si, ve lo siete meritato. Andate a rilassarvi, e a farvi una doccia, prima di cena!​» - concede. Non me lo faccio ripetere due volte; ringrazio Aris, con uno sguardo, e scappo in camera mia. 
Voglio solo togliermi al più presto, questa maledetta divisa e non vederla mai più… 

Faccio una doccia lunga e rilassante, che riesce anche a farmi passare il nervoso provocatomi da Menodora Dellis. Vado al mio guardaroba e lo programmo per uno degli abiti di Barsabas; quello di oggi, è blu, dal taglio semplice, a mezze maniche, aperto sul collo, la gonna a ruota, morbida sopra al ginocchio: ha una specie di fodera fatta di un tessuto morbido e setoso, che fa da base al tessuto superiore, fatto di ricami e trasparenze delicate. Scarpe ballerine lucide e, in tinta. 
Come sempre, è semplicemente bellissimo. Lo indosso, sorridendo appagata; mi osservo allo specchio, e  faccio mentalmente i complimenti al Mio Stilista. Poi esco per la cena.

A quanto pare, anche stasera, i nostri Stilisti, ci faranno compagnia a tavola, ed io ne sono, sinceramente, contenta; la cena, con Barsabas e Costa, è molto più piacevole di quando siamo soli con Rosewood e la Dellis. Il pasto è abbastanza silenzioso, con qualche piacevole chiacchiera cortese ed educata, di tanto in tanto. Parliamo anche delle Sessioni Private, ma non c’è la pressione, di qualche ora fa, con le domande della nostra Accompagnatrice. 

Al termine della cena, ci spostiamo in Salotto, dove accendiamo la televisione, per assistere al Comunicato dei Punteggi ottenuti. Prima appare la foto del Tributo, e in seguito, in sovrimpressione, esce, il punteggio che ha ottenuto: ovviamente, come al solito, i Favoriti, ottengono punteggi molto alti, che vanno dall’Otto al Dieci (come minimo), mentre la maggior parte degli altri Tributi, riceve una media del Cinque. 
La sorpresa, sono i “quattrocchi” del Tre, che ottengono entrambi un notevole punteggio di Otto, e i ragazzini del Cinque, che se la cavano con un Sette… 
Quando arrivano al Distretto Dieci, ed esce la foto di Aris, tratteniamo tutti il fiato, poi sullo schermo compare il numero "Undici". Io gli salto al collo abbracciandolo e congratulandomi con Lui, che è ancora spiazzato e non si capacita del risultato ottenuto, ma ricambia il mio abbraccio, decisamente emozionato. 
Nell’istante, in cui esce la mia foto, mi stringo di più ad Aris, che mi stringe a sua volta; quando esce il numero "Dieci", quasi non credo ai miei occhi. 
Menodora Dellis, si lascia sfuggire gridolini di gioia, accompagnati da affermazioni come: 
- «…L’Avanzamento di Carriera è mio! Quest’anno ho due “Giocatori Vincenti”!». 
Anche Rosewood si congratula con noi, e sembra veramente colpito. Barsabas, mi abbraccia sorridente: - «Non mi aspettavo diversamente, dalla mia Dea Scintillante!...» - afferma, con la sua voce avvolgente e gentile. 
Festeggiamo, i risultati, ancora per qualche minuto. Poi la Dellis, ricorda a Me ed Aris, che domani, avremo le Sessioni di Prova per l'intervista, e ci consiglia di andare a riposare; 
così, diamo la “Buona Notte” a tutti e ci congediamo. 
Non so Aris, ma io, sono decisamente stanca.


--------------------------------------------- Capitolo 9 -----------------------------------------------


L'Addestramento è ufficialmente finito, e da ieri sera, i nostri punteggi, sono stati pubblicamente divulgati: non siamo andati affatto male, ed Aris, soprattutto, se l'è cavata decisamente bene, con un punteggio di Undici. 
Questo, da una parte mi esalta, ma dall'altra mi preoccupa decisamente... 
Dati i nostri punteggi, gli altri Tributi, potrebbero considerare seriamente l'idea, di farci fuori per primi, magari, coalizzandosi tra loro. Immagino, che i Favoriti dell'Uno, del Due e del Quattro, che già da prima, non ci "amavano" troppo, adesso, saranno decisamente furiosi, del risultato che abbiamo ottenuto. 
L'immaginazione galoppa; mi vedo da sola, a cercare di combattere ventidue persone armate, più grandi e forti di me, e decise ad eliminarmi. Immagino Aris, nella stessa situazione... 
Scrollo la testa, cercando di scacciare il pensiero e cerco di concentrarmi sulla giornata. 

Oggi abbiamo le Sessioni di Prova per l'intervista, con Menodora Dellis e Ethan Rosewood. 
La Dellis, ci istruirà sul portamento da tenere, sul modo più corretto ed aggraziato di camminare, e sulla mimica facciale da adottare; la prima regola, è ancora "Testa alta e Sorridere! Sorridere sempre!"; ho già la nausea. Probabilmente passerò la mattinata ad imparare a "camminare elegantemente" sui tacchi alti: ancora non so spiegarmi, come ho fatto a non rompermi una gamba alla sfilata, la prima sera; ma effettivamente, ho dovuto camminare per poco; e più che camminare, diciamo, che ho solo cercato di non rovinare a terra. Se penso alle scarpe col tacco, mi fanno già male i piedi...

Dopo una doccia veloce, mi infilo i vestiti, e mi dirigo in Sala da Pranzo, per la colazione. 
Aris è già lì, col nostro Mentore e la nostra Accompagnatrice. La Dellis, gli spiega come sarà organizzata la giornata, Rosewood, annuisce, di tanto in tanto, senza troppo entusiasmo... L'espressione di Aris implora Pietà, mentre ascolta le chiacchiere gorgheggianti, di Menodora; quando mi vede arrivare, con lo sguardo, mi chiede palesemente: "Ti Prego. Salvami". 
Così mossa a compassione, dopo essermi riempita il piatto, mi siedo accanto a Lui e chiedo alla Dellis, di spiegare a me il programma. Lui mi sorride sollevato e stando attento a non farsi sentire dagli altri, mi sussurra nell'orecchio - «Grazie!...». 
Io, gli strizzo l'occhio, di nascosto e torno ad ascoltare la Dellis.

Finiamo di mangiare, ed io vado in camera mia, a lavarmi i denti. Faccio appena in tempo a finire di fare questo, che Menodora Dellis, bussa alla mia porta, e senza nemmeno aspettare la mia risposta, entra esuberante e carica, come al solito, pronta ad iniziare la sua lezione. 
Senza perdere tempo, mi fa spogliare, per farmi indossare, un abito da sera lungo fino ai piedi e un paio di scarpe dal tacco altissimo, che i camerieri di Capitol City, hanno lasciato, sul mio letto, da loro, accuratamente rifatto, mentre ero a colazione. Non sono le scarpe e l'abito che indosserò all'intervista, ma altri che servono solo per queste Prove Generali. Se solo, spendessero, la metà, di quello che sprecano per cose futili e stupide, come questa, per sfamare i Distretti... 

Indosso l'abito e le scarpe in tutta fretta, mentre Menodora Dellis, mi sprona a sbrigarmi. 
Non mi lascia neppure il tempo di trovare un minimo di equilibrio, su quei trampoli che mi ha obbligato ad indossare, che mi prende per un braccio e mi trascina fuori dalla stanza grintosa come non mai. 
Arriviamo nel salotto, dove i divani e i tavolinetti, sono stati spostati per consentirci di provare più comodamente; Aris è già lì che ci aspetta. Indossa un elegante smocking, con tanto di camicia bianca, perfettamente stirata e scarpe eleganti, di vernice, lucida. Combatte ancora, con il cravattino, che non ha idea di come annodare; Menodora Dellis, risolve i suoi dubbi, tirandolo bruscamente per il bavero, ed annodando il cravattino, tanto stretto, da fargli prendere, una leggera sfumatura violetta... Ma appena lei, si gira, Lui coglie l'occasione di allentarlo, cercando di non farsi vedere. 

La Dellis, ci chiede di camminare, per osservarci e correggerci; noi cominciamo ubbidienti, fianco a fianco. Camminare sui tacchi è difficilissimo; devo stare praticamente in punta di piedi, e barcollo pericolosamente ad ogni passo; senza contare che il vestito continua ad impigliarsi nella punta delle scarpe. Quando, alla fine, esasperata, provo a sollevarlo, per avere una minima, agevolazione dei movimenti già abbastanza limitati, da questo scomodissimo abbigliamento, Menodora, mi riprende, gridando come una pazza: - «Non sopra le caviglie!».

Resisto a stento all'impulso di mandarla al Diavolo, mentre continua a riprenderci su ogni minimo movimento... Cerco di mettere in pratica i suoi consigli, ma è veramente complicato.
- «Oh, cara... Il tuo portamento non ha assolutamente nulla di elegante ed aggraziato!... Possibile, tu sia così poco femminile?! Non capisco la tua difficoltà... Guarda Aris! Lui si, che si muove elegantemente!...>> - afferma, col suo tono trillante e irritante di Capitol, che mi fa infuriare ancora di più: 
- «Ma Lui, non deve portare i tacchi, però!!...>> - protesto, visibilmente seccata. Aris, se la ride, sotto i baffi, ed io gli lancio un'occhiataccia, alla quale risponde con uno sguardo divertito. 

La Dellis, intanto, continua a farci camminare avanti e indietro per il salotto: io vorrei solo potermi togliere i tacchi e tirarglieli in testa, ma resisto alla tentazione e continuo. 
Quando il vestito, mi si impiglia, per l'ennesima volta nella punta delle scarpe, facendomi inciampare, perdo l'equilibrio e, sto quasi per cadere, ma Aris, mi afferra per le spalle, rimettendomi in piedi: - «Grazie!...>> - gli mormoro, col fiato corto, colta di sorpresa. Lui mi sorride, con la sua solita smorfia a mezza bocca: - «Ti guardo le spalle!...>> - dice.

​Dopo più di un'ora passata a trottare avanti e indietro per gli stessi nove metri, alla fine, la Dellis, sembra abbastanza soddisfatta della nostra tecnica di camminata, ma rimangono ancora da perfezionare il modo di sedersi, il portamento - «Testa dritta, e non incurvate le spalle!>> - 
e poi, ancora, lo sguardo, i gesti delle mani, il sorriso... La Dellis, ci fa dire cento frasi banali, iniziando con il sorriso, sorridendo e concludendo con un sorriso... 
All'ora di pranzo, abbiamo i muscoli delle guance contratti dallo sforzo; ma finalmente, dopo quattro lunghissime ore, di "tutto questo", è finita. Menodora Dellis, si congratula con noi per i nostri miglioramenti, affermando di non poter fare altro per prepararci, e ricordandoci: 
- «...E mi raccomando; Voi, volete piacere al pubblico!». 
Sale i pochi gradini che separano la Sala da Pranzo rialzata dal Salotto; io e Aris rimaniamo indietro, ci guardiamo rabbuiati: vogliamo, davvero, piacere a gente, che scommette, su quanto sopravviveremo, solo, per divertirsi?!... Tolgo le scarpe col tacco scalciandole via; le ho sopportate, anche, per troppo tempo. Aris sorride, del mio drastico cambiamento di statura: 
- «Si... Sembravi, decisamente, troppo alta, con quei cosi...» - dice, iniziando a salire le scale. Io salgo dietro di Lui. 

Rosewood, si unisce a noi per il pranzo, ma è un pasto silenzioso; onestamente, sono grata che sia così, con tutte le chiacchiere fatte fin'ora da Menodora Dellis, un po’ di silenzio, è più che gradito.

Dopo pranzo, Rosewood, ci porta nuovamente nel Salotto (che durante il nostro pranzo, è stato risistemato dai camerieri), e ci fa sedere su un divano. Lui, si siede su una poltrona, posta di fronte a noi, e ci squadra per un po’. 
Io e Aris, ci guardiamo, nervosi; Rosewood, non è certo un tipo loquace, ma così esagera!

- «Hai in programma di parlare, prima o poi, o hai intenzione, di fissarci solamente, per le prossime quattro ore?!...» - chiede Aris, alla fine. Il tono, palesemente irritato.

- «Sto provando ad immaginare, cosa fare con voi...» - inizia Rosewood: - «L'Uno e l'Altra. Per ora, siete i "Grandi Amici" del Distretto Dieci. Barsabas e Costa, vi hanno fatto brillare come l'Oro. Vi hanno equiparato a due Dei, eterei, bellissimi e irraggiungibili, e i notevoli punteggi che avete ottenuto durante le Sessioni Private, sono la ciliegina sulla torta. 
Il pubblico, vi ama, ma solo per la vostra apparenza. La gente è curiosa, li avete affascinati, ma per ora nessuno, vi conosce. Nessuno sa chi siete... 
Quindi, cosa devo fare, ora, con voi?! Devo continuare a prepararvi insieme, o separarvi a questo punto?! Devo crearvi dei personaggi, o siete abbastanza interessanti di vostro?... 
Sarete Affascinanti? Distaccati? Timidi? Sicuri di voi?... O siete disposti a mostrarvi al pubblico, per come siete veramente?!... 
L'impressione che farete domani, in quei tre minuti ciascuno di intervista, sarà determinante, per ciò che potrò ottenere per voi, in termini di Sponsor.» - conclude.

Ho dovuto guardare troppe interviste ai Tributi, nei miei quindici anni di vita, per non ammettere, che quello che dice è vero. Se riesci ad affascinare il pubblico, ottieni benevolenza; non importa che tu sia, brutale, eccentrico, o divertente; se riesci ad attirare il loro interesse, sarai ricompensato. 
- «Tu cosa avevi in mente?!...>> - chiedo a Rosewood. Lui mi guarda, scrolla le spalle, e sbuffando, riprende: - «Io continuerei a buttarla sull'Amicizia! Non ho idea del perché, ma siete riusciti ad entrare nei cuori del pubblico... Ma, bisogna alzare la posta! Ho bisogno che tiriate fuori emozioni vere, domani, su quel palco. Ho bisogno che emozioniate gli spettatori, che li conquistiate definitivamente. Dovete commuoverli. Dovete farli immedesimare. Dovete tirare le corde giuste... Raccontate aneddoti, parlate della vostra amicizia, di come è cominciata… 
Fateli divertire e a quel punto, date il colpo di grazia! Fateli commuovere!» - ​dice. Poi continua: - «In tutta onestà, non so come rendervi più chiaro il concetto. Dovete stregare il pubblico e rapire tutta la loro attenzione! I miei consigli e le strategie, finiscono qua.» - fa una pausa - «Allora; che ne dite, di una piccola Prova Generale, dell'intervista?!» - termina.  Io ed Aris, annuiamo. ​

Rosewood, si improvvisa, intervistatore, e comincia a porci qualche domanda. 
Noi ci alterniamo a rispondere, cercando di essere sinceri, simpatici e piacevoli, come, il nostro Mentore, ci ha detto di essere; ma è difficile. E’... imbarazzante! Certe cose, tra me ed Aris, sono, semplicemente, quello che sono. Non abbiamo mai avuto bisogno di spiegarcelo a parole. 
Il nostro rapporto è stato sempre qualcosa che andava oltre ogni definizione. 
Ci vogliamo bene, ma non ce lo siamo mai detto; non ne abbiamo mai avuto bisogno. 
Lo sapevamo già. Eppure, pur sapendolo, dirselo a parole, è tremendamente difficile... 

L'intervista di prova, va avanti. Rosewood fa le domande. Io ed Aris, rispondiamo... Ogni tanto, ci rincalza, e cerca di spronarci ad aprirci di più, ma tutto sommato, almeno questa prova, non sta andando così male... Alla fine delle quattro ore, Rosewood, si alza, faticosamente, dicendo: 
- «Bhè, questo è quanto. Io non posso fare altro, se non augurarvi buona fortuna!...>> - si sfila dalla tasca la scatola dei sigari e si dirige in balcone, per fumare uno di quei suoi “cosi” puzzolenti, in attesa della cena. 

(CONTINUA nella PARTE 9...)​​​​​​


----------------------------------------------------------------------------------------------------------


Note dell'Autore:
Buonasera Gente di EFP!! :)
Si può dire, "iniziare l'anno", anche se siamo al 2 Gennaio?! :O
Bhè, dai... è appena iniziato, quindi datemela per buona! ;)
Ho concluso l'anno passato, postando la "Parte 8", ed ora, 
inizio in bellezza il nuovo anno, regalandovi la "Parte 9"! ^-^

Sperando, prima o poi, di coinvolgere, qualcun'altro tra voi, 
nella lettura di questa storia, vi saluto e 
auguro a tutti, Buona Lettura! ;)
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Parte 9 ***


                                                  

----------------------------------------------------------------------------------------------------------

Io ed Aris, ci avviamo alle nostre camere, finalmente liberi dalle lezioni Pre-Intervista; 
tra una cosa e l'altra, finora, non abbiamo avuto modo di cambiarci: portiamo ancora gli abiti eleganti (e tremendamente scomodi), che Menodora Dellis, ci ha costretto ad indossare, e tutti e due, non vediamo l'ora di poterceli togliere di dosso... 

Entro in camera mia, sfilo, l'abito da sera, e mi concedo una doccia rilassante: dopo "l'ammaestramento" preparativo di oggi, ho proprio bisogno di rilassarmi un po’... 
Profumata, lucidata, e perfettamente asciugata e pettinata grazie al getto d'aria, dopo-doccia di Capitol City, mi dirigo al mio guardaroba, programmandolo, per uno degli abiti per il tempo libero, che Barsabas ha disegnato per me, e mi ha regalato, come dono di incoraggiamento. 
Quello di oggi, è bianco, molto semplice, di un tessuto delicato, che scende morbido disegnandosi sulle forme del mio corpo. E' aperto sulle spalle, e le abbraccia con una fascia, leggera e sottile. La gonna, è a ruota, morbida e leggermente vaporosa, lunga fino a metà polpaccio. Scarpe ballerine, in tinta e lucide. 

Lo indosso, emozionata e felice; gli abiti che Barsabas disegna per me, sono così belli e mi stanno tutti così bene, che, anche in una situazione orribile come quella in cui mi trovo, non posso evitare di apprezzarli. Passando davanti allo specchio, per raggiungere la porta, mi osservo, accorgendomi di sorridere sinceramente. Esco dalla mia stanza, dirigendomi alla Sala da Pranzo; ormai la cena sarà pronta. 

Salgo i pochi gradini che separano il Salotto dalla Sala. Menodora Dellis, sta prendendo posto a tavola, ha un'aria stranamente rabbuiata, che non le ho mai visto prima, e per la prima volta, non sembra avere nessuna voglia di parlare. Rosewood, discute animatamente con Aris, che sembra cercare di convincerlo di qualcosa, ma quando mi avvicino abbastanza a loro, smettono di parlare. Nel momento, in cui, gli chiedo spiegazioni, non ricevo risposta; e i due, liquidano l'argomento cambiando discorso e prendendo posto a tavola... 
Mi siedo anche io, decisa, a riproporre la domanda ad Aris, più tardi. 

Ceniamo silenziosamente. Di tanto in tanto, sorprendo Aris, guardarmi, ma quando ricambio lo sguardo, Lui abbassa il suo. A cena finita, la Dellis e Rosewood, ci consigliano di andare a dormire presto, come ogni sera, poi lei, si ritira direttamente in camera sua, mentre lui, esce di nuovo in balcone a fumare.

Io ed Aris, rimaniamo soli, e nessuno dei due, ha ancora voglia di rientrare in camera. 
Sediamo su un divano nel salotto e accendiamo la televisione, ma l'intrattenimento, si riduce ai soliti noiosi programmi sugli Hunger Games; così spegniamo l'apparecchio. C'è un silenzio allarmante. Sono io, a romperlo:

- «Di che parlavate Tu e Rosewood?!» - chiedo. Aris, lasciando da parte l'atteggiamento pensieroso, che aveva assunto durante la serata, riprende la sua solita espressione giocosa, e con un movimento fluido, si sdraia, incrociando le gambe, e posando la testa sulle mie: - «Niente di che...» - inizia vagamente - «solo, roba da uomini!...» - afferma. 
Io, inizio ad accarezzargli i capelli arruffati: - «Non eri Tu, quello che non aveva segreti, con Me?!...» - gli chiedo, sottile. La testa, chinata verso di Lui, per guardarlo, alcune ciocche dei miei capelli, ricadono in avanti; Lui ne prende qualcuna, ed inizia a giocherellarci, abboccolandole con le dita: - «Non ne ho, infatti!...» - risponde vago - «Tutto quello che conta, e che devi sapere, lo sai...» - prosegue - «Se non ti dico qualcosa, vuol dire solo che non è importante!...» - conclude, con il suo sorriso dolce. Lo conosco troppo bene, per non sapere, che è inutile continuare a chiedere; tanto non parlerà...

Non so perché, ma le labbra si schiudono, e le parole escono da sole; fin'ora, non ho mai sentito il bisogno di dirglielo a voce. L'affetto che proviamo l'uno per l'altra, lo conosciamo, e non abbiamo mai avuto bisogno di parole, per descriverlo, ma oggi è diverso. Lo è questa situazione, questo momento... L'incertezza, del non sapere se avremo un futuro da vivere. La paura concreta, che non ne avremo affatto uno: 
- «Ti voglio bene veramente, sai?!...» - gli dico. Lui mi guarda, con quello sguardo che mi riserva ogni tanto, e che, ancora, non so decifrare; allunga la mano verso il mio viso e mi accarezza dolcemente: - «Anche io!...» - dice. Poi si alza a sedere di scatto nervoso, le mani strette a pugno per la tensione, lo sguardo fisso in avanti. 
Riconosco le mie stesse paure, nella sua espressione... 
Mi avvicino di più a Lui, colmando la poca distanza che si è creata; prendo una delle sue mani, nelle mie, e poggio la testa tra la sua spalla e l'incavo del suo collo. Lui mi circonda le spalle col braccio libero. 
Restiamo così per un po’, a confortare silenziosamente, e a vicenda, le nostre paure. 
Poi ci auguriamo la Buona Notte, ed andiamo a dormire...


---------------------------------------------- Capitolo 10 ---------------------------------------------



​​​La mattina arriva vivace e rumorosa; decisamente, troppo rumorosa, col mio Staff di Preparatori, che mi butta, letteralmente, giù dal letto. 
Ormai i giochi sono fatti; la giornata di oggi, appartiene a Barsabas, che dovrà rendermi il più spettacolare possibile, per darmi un’ultima possibilità di essere notata e considerata dagli Sponsor. Mi rendo conto, sempre più chiaramente, di quanto poco conti l’anima delle persone, per la gente di Capitol City; se ostenti, bellezza, forza e sicurezza, allora sarai apprezzato, altrimenti, puoi considerarti già morto. E in questo senso, Barsabas e Costa, ci hanno dato una notevole spinta, rendendoci indimenticabili e sfolgoranti, alla Sfilata di Apertura: se qualcuno può, realmente, avere un’asso nella manica, per renderci assolutamente, meravigliosi, unici, e ineguagliabili​, questa sera, quelli sono i nostri Stilisti. 

Mi concedono il tempo di una doccia veloce, poi Clio, Vega e Zenas, piombano su di me, lavorando senza sosta, fino a tardo pomeriggio: trasformano la mia pelle, in raso luminoso, tracciano disegni sulle mie braccia, dipingono alla perfezione le mie unghie, facendole diventare d’oro splendenti… 
Poi Vega, si dedica ai miei capelli, intrecciandoli con fili d’oro, in un’elaborata acconciatura che parte dalla tempia sinistra, gira intorno alla testa, e termina in una cascata di boccoli, morbidi e fluenti, sulla spalla destra. Clio, intanto, si dedica al mio make-up, che ricorda quello della Sfilata; degli arabeschi dorati, che dalle palpebre si allargano e sfumano verso le tempie. Ma il trucco è più leggero dell’altra volta, l’unica nota più marcata, sono le lunghe ciglia finte, che mandano lampi dorati, quando sbatto le palpebre. A completarlo, un rossetto, di un rosso intenso, che riprende il color mogano dei miei capelli. Alla fine, mi cospargono il corpo, di polvere d’oro, facendolo brillare. 

A quel punto, arriva Barsabas, che porta tra le braccia, il mio abito,​ chiuso in una sacca porta vestiti nera, che non mi dà nemmeno il minimo indizio su ciò che ha creato per me, per questa sera…
- «Chiudi gli occhi!» - mi ordina, col suo sorriso gentile. Io, obbedisco. 
Sento il rumore della zip, della sacca, che si apre; poi la fodera fresca del vestito, mentre me lo fanno scivolare addosso, aiutandomi ad infilarlo. Il tessuto, abbraccia ed accarezza il mio corpo, e l’abito, è così morbido e leggero, che mi sembra di indossare una nuvola. 
Ho ancora gli occhi chiusi; Zenas, mi prende la mano, aiutandomi a mantenere l’equilibrio, mentre mi aiuta ad indossare le scarpe, ed io sono sollevata, nello scoprirle, almeno cinque centimetri più basse, e notevolmente più comode, di quelle, con cui Menodora, mi ha fatto esercitare. Sento l’eccitazione dei miei Preparatori, nell’ammirare l’opera di Barsabas, mentre finiscono di aggiustarmi l’abito addosso. Poi, il silenzio.
- «Posso aprire gli occhi, ora?!» - chiedo incerta, la voce emozionata. 

Quando, il mio Stilista, mi dà il permesso, ed io finalmente apro gli occhi, quella che vedo riflessa nello specchio a figura intera, che mi sta davanti, è una creatura, incantevole ed eterea; i miei capelli, il trucco, le unghie dipinte, e gli arabeschi dorati, disegnati sulle mie braccia, sono tutto, un’estensione, del meraviglioso abito, che Barsabas ha creato per me. Un tessuto setoso e leggero, di un bianco purissimo, che mi scivola sul corpo come una carezza. Spalle e braccia, sono totalmente scoperte, ed il corpetto, fascia il mio busto, disegnando forme anche dove non ve ne sono… Una fitta rete di armoniosi arabeschi, ne decora il tessuto, morbido e delicato, andando lentamente a dissiparsi, fino a sparire, lungo le armoniche pieghe ondulate della gonna, morbidissima, e lunga fino ai piedi; fasciati, questi, da sandali dal delicato intreccio dorato… 
La luce, che mi scivola addosso, gioca con i ricami dorati e con il tessuto stesso, che scopro luccicare, al minimo movimento, come fosse cosparso di brillanti. Sono incantevole e splendente, come una Dea: Barsabas, non si è smentito nemmeno stavolta. 

Sono senza parole. Tutti siamo senza parole; il mio Staff, mi guarda incantato, come da una visione di un altro mondo. Io continuo ad osservarmi allo specchio, assolutamente incredula di quanto vedono i miei occhi; mi muovo. Prima leggermente, poi più vistosamente: accenno una piroetta, e il tessuto prende vita, incanalando la luce, e riflettendola tutt’intorno a me, come un’immensa aura dorata che mi avvolge e rende la mia figura trascendentale.

Dopo gli infiniti complimenti e gli apprezzamenti appassionati e entusiasti di Clio, Vega e Zenas, che quasi, non riuscivano più, a smettere, di riverire Barsabas, per il suo incredibile lavoro, sinceramente colpiti e ammirati; il mio Stilista, congeda lo Staff e mi chiede di camminare per lui, per accertarsi che il vestito cada bene… E’ perfetto! L’abito, è talmente leggero e perfettamente studiato sul mio corpo, che quasi non mi sembra di indossarlo; persino le scarpe (non avrei mai pensato di dirlo), sono straordinariamente comode.
- «Barsabas, non ho parole… E’ incredibile… è meraviglioso!...» - inizio. Sono talmente sopraffatta dall’emozione, che non trovo le parole. L’abito che Barsabas ha creato per me, non è semplicemente bello: è Divino!

Il mio Stilista, sorride pago, dell’effetto ottenuto. Poi, col tono calmo e dolce, che lo contraddistingue, mi chiede: - «Allora, ti senti pronta per l’intervista?!» - ed io, in modo non troppo convinto, gli rispondo: - «Più o meno… Abbiamo provato parecchio, con Rosewood...» - dico - «Alla fine, la Strategia, è di essere noi stessi, ma...» - mi interrompo; non so nemmeno, come continuare questo pensiero. In una situazione del genere, mi sembra così sciocco… Barsabas, mi incalza: - «Ma...?!» - chiede rassicurante. 
- «Ma, certe cose non riesco a dirle… A nessuno!...» - rispondo, secca. Lui, non sembra convinto; probabilmente, non lo trova possibile: - «Proprio a nessuno?!...» - incomincia, sempre gentile: - «Nemmeno ad Aris?!» - chiede. Io, con un po’ troppa veemenza, gli rispondo: - «Soprattutto ad Aris!...» - poi, rendendomi conto di aver alzato troppo la voce, e cercando di moderare il tono, continuo: - «Certe cose, non ho mai avuto il bisogno di dirle; le sapevamo già... e dirle davanti a tutta quella gente...» - il mio Stilista, non mi lascia finire la frase: - «E tu immagina che non ci siano!» - mi dice, paziente - «Immagina di parlare con qualcuno di cui ti fidi>​> - propone. Io, sorrido mesta: - «Non sono molte le persone di cui mi fido, ora...» - rispondo. Ma Barsabas, non si arrende: - «Che ne dici di me?! Potresti fidarti di me?!» - mi chiede con un sorriso sincero. Io, rispondo al suo sorriso. Non so perché, e non ha quasi senso. In effetti, praticamente, non lo conosco; ma mi fido veramente di Barsabas. E' una sensazione che ho provato da subito, e che non so spiegare; ma so che non mi tradirebbe...: 
- «Si. Potrei fidarmi di te...!» - dico. 
Barsabas, mi sorride soddisfatto: - «Io, sarò nella Tribuna Centrale, insieme agli altri Stilisti...» - inizia - «Se ti sentirai intimorita, o agitata, cercami e guarda me: immagina di parlare con me!... D’accordo?!» - conclude rassicurante. Io annuisco. Non è molto, ma è qualcosa a cui aggrapparsi, almeno: - «D’accordo​» - gli rispondo, con un sorriso sincero: - «Grazie, Barsabas!». ​ 

L’ora di andare arriva troppo presto. Barsabas, apre la porta della mia camera, per dirigerci verso l’ascensore dalle pareti di cristallo: le interviste, si terranno, su un palcoscenico costruito davanti al Centro di Addestramento; lasciata la mia stanza, in pochi minuti sarò davanti al pubblico, alle telecamere e a tutta Panem. Sono tremendamente agitata… Afferro una manica, della sua giacca, tirandola leggermente, ma abbastanza da fermare il suo passo: - «Barsabas...!» - sussurro. Non ho bisogno di dire altro. Il mio Stilista, legge, senza alcuna difficoltà, il panico nel mio sguardo, mi afferra delicatamente per le spalle, e guardandomi negli occhi, subito tenta di rassicurarmi: - «Ehi! Andrai benissimo, vedrai!... Il pubblico, già ti ama. Non devi preoccuparti di niente; questa sera, non appena, uscirai sul palco, impazziranno, letteralmente, tutti, per Te! Te lo assicuro!...» - mi sorride incoraggiante. Poi, mi porge il braccio, e mi scorta fuori dalla stanza, protettivo. 

Quando arriviamo all’ascensore, vedo il resto del “Gruppo” del Distretto Dieci; Rosewood, Menodora Dellis, Costa (lo Stilista di Aris), e ovviamente, Aris… 
Costa e il suo Staff, hanno lavorato sodo, quanto Barsabas e i miei Preparatori: Aris, fa veramente colpo! Porta i capelli pettinati all'indietro, un po' disordinati, come li aveva alla sfilata di apertura (ma senza meches colorate), il trucco leggero, solo ad illuminargli il viso... 
Anche Lui è vestito di Bianco e Oro. Porta un completo dalle tendenze orientali, fatto dello stesso tessuto setoso e meravigliosamente luminoso del mio abito. La casacca è lunga fino a metà coscia, abbottonata sul davanti, con il collo alto e le maniche lunghe; Leggeri arabeschi dorati, arricchiscono e danno luce, al completo, scendendo dalle spalle, lungo parte delle maniche, e correndo lungo l'abbottonatura della casacca da circa metà busto... Il tessuto, si disegna sul suo corpo, evidenziandogli le spalle larghe e il punto vita. Poi, un pantalone, lungo, dal taglio classico, che gli scende morbido addosso, e scarpe in tinta. E' veramente bello. 
Mentre mi avvicino, sono meravigliata, da quanto è affascinante... Sono senza parole.

Barsabas, lascia andare il mio braccio, consentendomi di avanzare da sola. Aris mi vede; e il suo sguardo, per un momento, sembra quasi incantato: - «Wow!...» - si lascia sfuggire. 
Poi, sorridendo, con aria realmente rapita, continua, quasi senza fiato: 
- «Ciao, Principessa!...» - ed io, non so perché, ma a quelle sue semplici parole, mi sento arrossire. Non capisco cosa mi prenda: da una parte, il complimento, mi coglie di sorpresa, e un po’ mi imbarazza, ma dall’altra, mi sento stranamente emozionata... e felice?! Forse, è per l'aspetto che ha stasera; perché, sta davvero bene: se è vero, che io, sembro una principessa, Lui, stasera, ha decisamente, l'aspetto di un principe!...​ 
Poi sorridendomi, Aris, mi porge il braccio, e mi accompagna in ascensore. Un viaggio di pochi secondi, e le porte della cabina si aprono sugli altri Tributi, che vengono schierati in modo da attirare l’attenzione. Io ed Aris, tenendoci ancora sottobraccio, usciamo dall'ascensore, e ci dirigiamo verso i nostri avversari. Ci faranno disporre, tutti e ventiquattro, in un’ampio semicerchio, all'interno del quale, dobbiamo rimanere seduti per tutta la durata delle interviste: questa volta, il Tributo Femmina, entra prima, del Tributo Maschio. Io ed Aris, essendo del Distretto Dieci, saremo tra gli ultimi ad entrare: e da una parte, questo mi conforta, perché, forse, mi darà il tempo di calmarmi evitandomi di entrare in scena in preda ad un’attacco di panico; ma dall’altra mi sconforta tremendamente. Arrivando agli ultimi Tributi, c’è sempre il rischio che il pubblico inizi ad annoiarsi e a perdere interesse… senza contare, che sarò costretta ad assistere a tutte le interviste che mi precederanno. Non voglio ascoltare le interviste dei miei rivali, soprattutto quelle dei ragazzini del Cinque… 

Stiamo per sfilare sul palco, quando Rosewood, spunta alle nostre spalle, richiamandoci all’attenzione: - «Ricordatevi di tirare fuori le emozioni!» - ci dice, col suo solito tono burbero. Io ed Aris, annuiamo, poi, iniziamo a salire in fila indiana sul palco per andare a prendere posto sulle nostre sedie. 
​Al solo salire sul palco, il panico mi assale nuovamente, tanto violento, da farmi tremare le gambe; tra questo e i tacchi alti, spero sinceramente di riuscire ad arrivare alla mia sedia, senza fare qualche "gaffe": e fortunatamente, almeno fino a qui, va tutto bene. ​ Aris, invece sembra assolutamente a suo agio e tranquillo; mi domando come faccia: da questa intervista, dipende la possibilità di avere o meno degli Sponsor, e quindi, la nostra stessa sopravvivenza...

Ormai sta scendendo la sera, ma le luci accecanti dell’Anfiteatro cittadino, illuminano tutto a giorno. Mi guardo intorno, agitata, ma anche curiosa; l'Anfiteatro e le strade circostanti sono stracolme di gente. Per gli ospiti di prestigio è stata allestita, una tribuna sopraelevata di cui i posti in prima fila sono occupati dagli stilisti, che dovranno essere inquadrati agevolmente dalle telecamere, quando le loro “opere” saranno messe in mostra durante lo show, e le reazioni entusiaste del pubblico, cominceranno a manifestarsi… L'ampio balcone di un edificio sulla destra, invece, è stato riservato agli strateghi. La maggior parte degli altri balconi, li hanno reclamati le varie troupe televisive. Ormai, sono rimasti solo posti in piedi. Chi, non è qui, in questo momento, è comunque sintonizzato sul programma dal suo televisore: nelle case e nelle sale pubbliche tutti gli schermi, inquadrano noi. 

Caesar Flickerman, l'uomo che conduce le interviste, da più di quarant'anni, balza sul palco. E' un po’ inquietante, notare che il suo aspetto, in tutto questo tempo, è rimasto praticamente invariato...

(CONTINUA nella PARTE 10...)​​​​​​​



----------------------------------------------------------------------------------------------------------


Note dell'Autore:
'Sera Gente di EFP!! :)
In questa Parte concludo il "
Capitolo 9",  ed inizio il "Capitolo 10";
quindi, mi spiace, ma per questioni di spazio, dovrete 
aspettare la "
Parte 10", per leggere le interviste (che sono nel "Capitolo 10",
ma, più avanti, e qui, siamo solo all'inizio... è un Capitolo Lungo, il 10)...!! ;)

Che altro dire...
Buona Lettura a Tutti! ^-^

Vale



 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Parte 10 ***


                                             

----------------------------------------------------------------------------------------------------------

Lo stesso scintillante abito da cerimonia blu. Gli stessi capelli, ma tinti di un colore diverso, ad ogni edizione degli Hunger Games. Lo stesso viso, sotto lo strato di trucco bianchissimo. 
Tutto merito della Chirurgia plastica; a Capitol City, non c'è persona che non vi si sottoponga, per sembrare più giovane o più magra…

I capelli di Caesar, quest'anno, sono di un bel colore Verde, quasi elettrico. Mi viene in mente la Dellis, e comincio a pensare, che forse il Verde, è di moda quest'anno... 
Flickerman, racconta qualche battuta per scaldare il pubblico, poi, subito si mette a lavoro. 
La ragazza del Distretto Uno, con passo sicuro e sguardo seducente, raggiunge il centro del palco, sedendosi accanto a Caesar per la sua intervista. La sua chioma rosso rame, è raccolta in una ricercata acconciatura intrecciata, che le scopre il viso dai tratti sensuali, il lungo collo elegante e le spalle. Il suo incarnato pallido, avvolto in un raffinato abito da sera dorato, fa decisamente la sua figura. Il suo Mentore, non deve aver faticato molto, per trovare la giusta prospettiva per lei; è terribilmente affascinante. E, cosa più pericolosa, è decisamente scaltra. 
I suoi occhi, di un bellissimo verde intenso, che a noi altri Tributi, hanno riservato solo sguardi spietati, al pubblico regalano, occhiate languide e seducenti, a volte persino dolci ed innocenti... 

Alla fine dei tre minuti di intervista, destinati ad ognuno di noi, scatta un segnale acustico che indica che tocca al Tributo successivo. Caesar, si dà sinceramente da fare per far brillare ogni "Concorrente"; è amichevole, cerca di mettere a proprio agio, i più nervosi, ride anche delle battute peggiori, riuscendo, con le sue repliche a trasformare e rendere memorabili anche le risposte più banali.

Le interviste, vanno avanti, ed ogni Tributo sembra recitare alla perfezione, la parte, che i propri Mentori, hanno studiato per il loro "Personaggio": il ragazzo del Distretto Due, è un gigante dallo sguardo spietato che, da come parla, non sembra avere alcun problema al pensiero di uccidere qualcuno; non esiterà minimamente ad eliminarci tutti, nell’Arena!
Xeni Pyxis, la ragazza del Tre, sembra decisamente in gamba ed estremamente intelligente; credo che lei ed il suo compagno di settore, potrebbero dare del filo da torcere a tutti… Quando, allo scadere dei suoi tre minuti, lascia il posto a Nestor Wilcox, il Tributo Maschio del suo Distretto, il mio sospetto diventa una conferma; anche lui, come la sua compagna, è abbastanza gracile, e dal suo aspetto si potrebbe non considerarlo una minaccia, ma sentendolo parlare, ora, mi rendo conto che non è affatto da sottovalutare… 

Intanto, il mio sguardo, vaga sul pubblico, alla ricerca di Barsabas: lo vedo, entrare proprio adesso, a prendere posto, e questo mi aiuta a calmarmi almeno un po’. 
Nel frattempo, i Tributi del Quattro, fanno la loro apparizione sul palco, affascinanti, bellissimi e misteriosi; il pubblico, li apprezza tanto visibilmente, che non hanno bisogno nemmeno di parlare troppo, per farsi notare ed ammirare da tutti... 
Distretto Cinque: i due dodicenni. Mi viene un groppo allo stomaco, al solo vedere la bambina avanzare sul palco. Iris Snowdrop, è così che si chiama. Come il nome del fiore, da cui prende il suo cognome, è vestita di un setoso tessuto bianco, che scende lungo le sue gracili gambe, disegnando una morbida gonna che ricorda i petali di un Bucaneve. Parla, con la sua vocina di bambina: alcuni, nel pubblico sembrano provare un moto di commozione, altri almeno una vaga simpatia… A quanto pare, è molto veloce; spero davvero per te, che tu lo sia abbastanza, Piccolina… I tre minuti, scadono segnalati dal segnale acustico, e sul palco, al posto del Piccolo Bucaneve, ora siede il suo compagno di Distretto, Damian Lynx, anche lui dodicenne… 

Sei, Sette, Otto, Nove… Gli altri Distretti si susseguono, e io nemmeno mi accorgo, che siamo arrivati al Dieci: a quel punto, sento, la nota voce briosa ed esuberante di Caesar Flickerman, chiamare: - «Minerva Roses!». 
Per qualche secondo, quasi non mi rendo conto di essere io, e Menodora Dellis è costretta a darmi una piccola spinta, per farmi muovere. 
Bruscamente risvegliata dal mio imbambolamento, mi sbrigo a muovere qualche passo (per quanto i tacchi alti mi permettano di sbrigarmi); avanzo verso il centro del Palco, cercando di controllare la mia camminata, affinché non sembri troppo rigida, e stringo, la mano di Caesar Flickerman, che avendo intuito il mio disagio e la mia paura (dopotutto, sono più di quarant’ anni che fa questo lavoro; ormai deve avere una certa esperienza), cercando di trarmi d’impaccio, parte subito a parlare, cercando di coinvolgermi nella conversazione, prima di porre la sua domanda: 
- «Allora Minerva Roses; che magnifica scoperta, quale meraviglia…!​» - inizia. Il tono eccitato ed affascinato: - «Ci hai incantato alla sfilata di apertura, con quel fantastico costume della Parata, e poi ci hai sorpreso e colpito nuovamente col tuo notevole Punteggio di Dieci su Docici, nelle Sessioni Private: ed ora, tutti noi, non possiamo che essere, assolutamente, curiosi di conoscere, la Ragazza che ci ha, così tanto, sbalordito…!» - fa una piccola pausa, poi continua: 
- «…Ma, tutto questo deve essere un gran cambiamento rispetto al Distretto Dieci. Cos’è che ti ha più colpita di Capitol City?!» - chiede. 
Panico totale. Ho forse perso la capacità di articolare le parole?! Sento la lingua così molle, che temo terribilmente, possa uscirmi, qualche strano verso, se apro bocca adesso… 

Cerco lo sguardo di Barsabas tra la folla, sperando che vederlo, mi aiuti a rilassarmi e a rispondere in maniera sensata. E fortunatamente funziona. Non so precisamente perché, forse perché la sua gentilezza non è ostentata e artificiale come quella di tutti coloro che vivono a Capitol City, ma autentica e genuina; Lui non finge di averti a cuore, a Lui stai a cuore realmente. Forse è perché, in questo girotondo di maschere sorridenti, Lui è l’unico, a parte Aris, a cui posso pensare come ad un’amico...
- «I meravigliosi abiti di Barsabas» - mi esce - «E come darti torto?!» - mi viene dietro Caesar, in tono animato. E appassionato continua: - «Devo ammettere che quando siete apparsi su quel carro, mi avete lasciato senza fiato!! Ma li avete visti…?!» - si rivolge al pubblico, sorridente e sinceramente ammirato - «…erano fantastici!!» - Poi, torna a rivolgersi a me, garbato e cordiale come suo solito: - «Sarai fiera del tuo Stilista! Ma dimmi; Cosa hai pensato di primo impatto del tuo costume per la Parata?!» - chiede.
- «Onestamente...?!» - dico.
- «Onestamente!» - conferma.
- «Ho seriamente avuto paura di fare la fine dei lavoratori della vecchia fonderia nel mio Distretto.» - rispondo, tutto d’un fiato, concludendo con una, stupida, risatina nervosa; e mi odio, da sola, per averla emessa...
Grandi risate. Il pubblico è realmente divertito. Anche Caesar Flickerman ride, mentre si rivolge ancora al pubblico, spensierato: - «Ah! Ma sentitela! E’ spiritosa!!» - dice. Poi torna su di me. - «Sei spiritosa, Minerva Roses! Mi piace!​» - afferma, divertito. 
Mi schiarisco la voce, e mi sbrigo a continuare, perché non voglio che Barsabas, pensi che non ho apprezzato il suo lavoro: - «…Ma passata la paura, ho pensato che fosse un’abito meraviglioso, e degno del suo talento.» - dico. Barsabas viene inquadrato dalle telecamere che lo scovano nella Tribuna Centrale, insieme agli altri Stilisti. Mi sorride dolcemente e fa un leggero cenno di ringraziamento con la testa, indicando garbatamente alle telecamere di tornare a prestare attenzione a me. 

Flickerman, intanto, concorda con Me e con il Pubblico, affermando che “il Talento di Barsabas, è sorprendente”; poi cambia discorso: - «Parliamo di Punteggi: Dieci! Un punteggio altissimo; uno dei più alti! Cosa hai provato quando l’hai visto sullo schermo televisivo, durante il comunicato?!» - mi chiede esaltato. Ed io, rispondo sinceramente: - «In tutta onestà, Caesar, ancora non riesco a credere di aver ricevuto un Punteggio, tanto alto!» - L’Intervistatore, interviene rassicurante: - «Bhé, posso assicurarti, Minerva, che è tutto vero, e che sei andata alla grande! E, in tutta onestà, mia cara, non mi aspettavo diversamente, da te!!» - dice; poi dà inizio ad un’applauso, che il pubblico accoglie e fa diventare fragoroso, riempiendo immediatamente, tutta la sala. 
Dopo Caesar, si fa più serio, e, in tono mesto, torna a parlarmi:
- «Ma ora, parliamo un po’ più seriamente.» - mi fa - «…quando ho visto la Mietitura del Distretto Dieci; quando Tu e quel ragazzo vi siete abbracciati in lacrime… Mi sono sinceramente commosso!» - si ferma un momento, forse per cercare di captare una mia particolare reazione, pronto a cambiare discorso, all’occorrenza: - «Voi due, vi conoscete, è vero?!» - chiede.

La bocca mi si prosciuga all’istante, non ho più una goccia di saliva. Mi viene anche un po’ di nausea. La lingua secca, mi rende difficilissimo parlare, ma non posso fare scena muta. Raccolgo quel poco di fiato e di voce che riesco a trovare e mi impongo di parlare… Con quel filo di voce, corrotto dal dolore che sto provando, e che riesce ad uscire dalle mie labbra, rispondo: - «E’ il mio miglior amico…!».
Caesar Flickerman, parla, sinceramente addolorato: - «Questa è proprio sfortuna…!».
- «Lo è...!» - confermo io. 
Non ho più voce. Non ho più parole. Non ho più pensieri. Il vuoto, che in questi giorni di novità e frenesia mi aveva un po’ abbandonato, mi è ripiombato addosso moltiplicato per mille. Caesar, deve essersene accorto, perché subito torna a prendere le redini della conversazione. I tempi morti, in TV, non sono mai il massimo per l’audience. Riprende a parlarmi, col tono serio delle nostre ultime battute: - «Lo sai Minerva Roses, vorrei davvero avere più tempo, per parlare con te, ma i nostri tre minuti sono finiti ed io, devo per forza, andare avanti con la diretta e con le interviste…» - fa una pausa, forse per riprendere il filo dei pensieri. Poi continua: - «In ogni caso, noi ti auguriamo tutta la fortuna possibile, in questo Gioco!» - si alza e delicatamente mi abbraccia. Un’abbraccio garbato e sincero, in cui mi dice:
- «Mi dispiace davvero per te, ragazzina...». Mi scioglie dall’abbraccio, aiutandomi ad alzarmi e subito prende la mia mano nella sua, tirandola su, in alto, sopra le nostre teste; e, risoluto, esclama, rivolto alla platea: - «Un’applauso ed un saluto, per la nostra Incantevole Minerva Roses, Tributo del Distretto Dieci!!». Il pubblico esplode in un ovazione fragorosa. Caesar, si porta la mia mano alle labbra e la sfiora in un delicato baciamano. Mi lascia andare e, dopo un breve inchino, sono libera di uscire di scena, mentre l’acclamazione del pubblico si attutisce.

Sento Flickerman annunciare entusiasta - «Aris Clover!». 
Il pubblico scoppia in un nuovo applauso che sembra ancora più forte dell’ultimo. 
Al riparo, nascosta dalle quinte, su un monitor posto dietro il Palcoscenico, vedo Aris raggiunge il centro del palco con passo, che sembra, molto più sicuro e deciso del mio. Sorride affabile. Stringe la mano a Flickerman e scambia anche qualche battuta di spirito con lui. I loro tempi comici devono essere simili, o forse, è solo che Flickerman ha molta esperienza, tant’é che la scenetta risulta abbastanza divertente. Il pubblico ride sinceramente. Ride di gusto! Li ha conquistati. 
Non ne avevo dubbi, Aris conquista sempre tutti. Lui è sicuro, divertente e, grazie al lavoro dei suoi Preparatori e del suo Stilista, anche decisamente affascinante. Sono sicura che, dopo stasera, otterrà dei buoni Sponsor…​

​L’atmosfera frizzante si spegne in un drastico cambiamento di tema. Flickerman si fa serio:
- «Allora Aris, poco fa abbiamo conosciuto la tua incantevole amica. Abbiamo parlato con Lei del giorno della Mietitura, e di quello che è stato forse, il vostro ultimo saluto. Vuoi parlarcene anche tu?! O magari preferisci parlarci di Lei…?!» - tenta.
Aris si incupisce ed arrossisce. Anche per Lui, non è mai stato facile parlare di sentimenti. 
Quello che prova lo dimostra, ma parlarne non è nelle sue corde. 
- «Che altro posso dire della Mietitura…» - comincia - «…è stato il giorno più brutto della mia vita. Fossi stato estratto solo io dal sorteggio, avrei potuto farmene una ragione. Ma scoprire di dover combattere contro Mina…» - si interrompe. La voce spezzata dall’angoscia. 
Flickerman prende il controllo: - «Già. Non posso nemmeno lontanamente immaginare come ti senti in questo momento…» - dice, in tono realmente dispiaciuto: - «Preferisci che cambiamo discorso…?!» - gli chiede con delicatezza. Aris, in tono amareggiato, risponde - «Si… Si, per 
favore!…». 
Continuano, per un altro minuto, a scambiarsi qualche altra convenzionale battuta. 
Poi Flickerman annuncia che il loro tempo è finito. Solleva la mano di Aris come ha fatto con la mia e chiede un applauso per Lui. Il pubblico risponde con una clamorosa ovazione, realmente conquistato da Aris. Lui saluta con un inchino, poi esce di scena. Quando arriva dietro le quinte, dove sono anche io e i nostri sguardi si incontrano, non abbiamo bisogno di parole: tutto quello che dobbiamo dirci è nei nostri occhi. Nel nostro sguardo. Stampato sull’espressione afflitta dei nostri volti: “Qualunque cosa accada, sei il mio miglior Amico! Ti vorrò bene per sempre!!” 

Ci teniamo per mano, mentre, seduti ai nostri posti, aspettiamo la fine dello spettacolo, delle interviste, e di questa notte troppo breve. Di quel domani troppo vicino che ci vedrà “avversari” nell’Arena... E’ a quel punto che Aris mi sussurra con un filo di voce: - «Sai, durante l’Addestramento, i Favoriti, ed altri Tributi, mi hanno proposto di Allearmi con loro…» - inizia incerto, poi mi guarda negli occhi; lo sguardo intenso: - «Non ho accettato, nessuna delle loro proposte: l’unica con cui voglio allearmi sei tu! Almeno finché possiamo esserlo…» - conclude, mentre la sua voce sfuma. Fa una pausa, forse in attesa della mia risposta. Ma quando quella non arriva, me lo chiede direttamente: - «Allora, ci stai?!» - E senza alcun indugio gli rispondo - «Si».​

Quando la diretta, finalmente, finisce, torniamo al Decimo Piano della Torre riservata ai Tributi, nel Centro di Addestramento. Casa nostra. Almeno fino a domani mattina. Gli ultimi saluti di Menodora Dellis. Gli ultimi consigli di Ethan Rosewood. Poi ci raccomandano di andare a dormire, dato che, quando saremo nell’Arena potremo anche scordarci di riposare davvero. 

Io ed Aris entriamo nelle nostre camere obbidienti. In tutta onestà l’ultima cosa a cui riesco a pensare, ora, è dormire. La paura che fin’ora ero riuscita a tenere sotto controllo, anche grazie ai molteplici impegni delle giornate passate a Capitol City, nell’attesa del vero e proprio inizio degli Hunger Games, adesso mi sta ripiombando addosso più pesante che mai. 
Tolgo le scarpe col tacco. Sciolgo l’acconciatura che i miei preparatori hanno realizzato per questa sera, mi sfilo il meraviglioso vestito che Barsabas ha creato per me, lo piego, adagiandolo su una poltrona, ed entro nella doccia. L’acqua calda è risanante; mi scivola addosso, lavando via, insieme al trucco, la maschera di risolutezza che mi sono imposta in questo periodo. 
Mi lascio andare, e dopo giorni, finalmente, piango via tutto il mio dolore, la paura, l’angoscia, l’ansia e l’oppressione che stavo celando dentro di me, perché le telecamere non dovevano inquadrarla… 

Trovo un pigiama pulito nel guardaroba che Capitol City mi ha messo a disposizione, e lo indosso. E’ un tessuto che non conosco, morbido e leggero, scivola addosso come una carezza e mi avvolge. Il letto sarebbe anche invitante, se solo riuscissi a dormire. Esco dalla camera in cerca di qualcosa per passare il tempo. Se riuscisse anche a farmi addormentare, sarebbe il massimo...

Aris è seduto sul davanzale della grande finestra nella Sala da Pranzo: - «Non dormi nemmeno tu…?!» - dico. Lui si gira colto alla sprovvista e mi sorride malinconico. «Già...» - dice. 
Deve aver pianto anche Lui. Gli occhi sono arrossati e ancora gonfi. Le maniche e i bordi inferiori della camicia del suo pigiama sono stropicciati, e ne posso capire il motivo; proprio adesso lo vedo tirarli e torcerli nelle mani per l’agitazione. Gli vado vicino e mi siedo accanto a Lui. Poggio la testa sulla sua spalla, poi gli prendo le mani e le stringo nelle mie. Lui inclina la testa poggiandola alla mia… Forse insieme riusciremo a calmarci.

La stanchezza ci crolla addosso come un macigno. La tensione fa questi scherzi. Ci dirigiamo alle nostre camere, e ci diamo la buona notte. Apro la porta e faccio per entrare, ma mi blocco; chiamo Aris: - «Non voglio rimanere sola, stanotte…!» - gli dico. Lui fa un sorriso cupo e dice 
- «Nemmeno io…!» - gli tendo la mano, Lui la prende e, insieme, entriamo nella mia stanza. 

Io sono rannicchiata su un fianco, Lui tiene un braccio intorno alle mie spalle. E’ la prima volta che dormo con Aris, ma stranamente non provo imbarazzo. Forse è perché la paura ha annientato ogni altro mio sentimento, o forse, è solo che so bene che non c’è niente di lontanamente romantico tra noi. Ma, la sua presenza, è l’unica cosa che in questo momento mi evita di crollare. E credo sia lo stesso per Lui… Nessuna parola; il solo suono, è il rumore del nostro respiro, nella quiete della notte.
Poi, Aris, rompendo quel silenzio, ad un tratto mi parla: - «Mina...» - comincia incerto: 
- «Domani, nell’Arena, quando saremo Alleati…» - si ferma un momento, probabilmente, cercando di formulare meglio il pensiero: - «…se a un certo punto, ti dico di fare una cosa, tu falla senza discutere, d’accordo?! Lì non c’è tempo per i discorsi, ci ammazzerebbero subito…!» - dice. Ha completamente abbandonato, quella parvenza di spensieratezza, che cercava di mantenere per darmi sicurezza. Ora, il suo tono è preoccupato. - «D’accordo» - rispondo.

Ci addormentiamo in questa notte senza luna (forse offuscata dalle troppe luci di questa città), preludio di ciò che ci aspetterà domani, quando al sorgere del sole avrà inizio la nostra battaglia per la sopravvivenza…

​​(CONTINUA nella PARTE 11...)​​​​​​​​


----------------------------------------------------------------------------------------------------------


Note dell'Autore:
'Sera Gente di EFP!! :)
Alla velocità della luce, aggiorno di nuovo...
Qui, ancora non è che si veda troppa gente, ma 
"la speranza è l'ultima a morire", si dice...

"
Capitolo 10"; che dire: ci sono state le interviste, che 
sono andate, abbastanza bene, per i nostri protagonisti...
L'Arena, si avvicina sempre di più; nella Prossima Parte della Storia,
ci butteremo, proprio, al suo interno: Curiosi?!? :D

Bene, che altro dire...
Buona Lettura a Tutti! ^-^

Vale
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Parte 11 ***




---------------------------------------------- Capitolo 11 ----------------------------------------------



Quando l’alba si affaccia alla finestra, Barsabas entra nella mia camera, per accompagnarmi nel mio viaggio verso l’Arena; forse, l’ultimo che farò... 
Aris mi saluta per andare in camera sua, dove lo aspetta Costa; mi posa un delicato un bacio sulla guancia: - «Ci vediamo dopo» - dice. Ed esce dalla stanza... 

Barsabas, mi aiuta ad infilarmi qualcosa addosso e mi porta sul tetto, dove un’hovercraft mi aspetta. Una volta salita a bordo, una donna con un camice bianco addosso, e una siringa in mano, mi si avvicina. Mi pianta la siringa nel braccio e vi inietta qualcosa; provo una fitta acuta di dolore all’avambraccio, mentre lo strano e metallico “corpo estraneo”, viene sputato fuori dall’ago della siringa e mi si immette sottopelle… 
- «E’ il tuo Localizzatore!» - dice, rispondendo al mio sguardo perplesso. Bene, ora gli Strateghi sapranno sempre dove sono! 

Inserito il Localizzatore, la Donna in camice bianco si dilegua, e Barsabas viene prelevato dal tetto. Ci conducono entrambi in una saletta dove è stata preparata la colazione. In realtà, l’ansia e la paura che provo, ora come ora, mi hanno del tutto tolto l’appetito, stringendo il mio stomaco in una morsa. Ma una volta nell’Arena, non ho idea di quando potrò mangiare di nuovo, così mi sforzo di mettere, almeno, qualcosa nello stomaco. 
Dal finestrino vedo che stiamo sorvolando la città, procedendo verso una landa selvaggia che si trova al di là. Dopo circa mezz’ora di viaggio, i finestrini si oscurano. Barsabas, mi dice, che significa che ci stiamo avvicinando all’Arena. 
L’hovercraft atterra, e una scaletta ci cala lungo un tubo sotterraneo che conduce alle Catacombe che si trovano sotto l’Arena; da qui veniamo condotti in quella che sarà la mia “Camera di Lancio”, dove il mio Stilista, mi aiuterà a vestirmi prima di entrare nell’Arena. 

Mi sforzo di non vomitare la colazione, mentre mi faccio la doccia (probabilmente l’ultima che farò) e mi lavo i denti. Barsabas mi pettina i capelli, liberandomi dalle extensions (che non ho mai sopportato) e legandoli in un semplice codino. Poi arrivano i vestiti. Gli stessi per ogni Tributo. 
Pantaloni verde militare, con tasconi laterali (utili per tenerci qualcosa a portata di mano), comodi e resistenti. Una cinta intrecciata, nera e robusta. Una maglia grigio scuro, a maniche corte, abbastanza leggera. Calzettoni robusti e aderenti. Una giacca nera, di un tessuto sottile e resistente che arriva a coprire i fianchi. Scarponi neri, di pelle morbida con suola in gomma flessibile, sagomata e leggera...
Dovrei avere tutto. Poi, vedo Barsabas frugarsi in una tasca, da cui tira fuori un pendente attaccato ad un semplice laccio nero: - «Questo viene dal Distretto Dieci! E’ un portafortuna. Spero ne porti abbastanza anche a te.» - con un gesto delicato, mi infila il ciondolo, al collo: - «Ecco. Ora sei pronta!» - dice. 

Prendo il ciondolo tra le dita per guardarlo meglio. E’ un rettangolo d’argento non molto grande, ma abbastanza spesso, con su inciso, in oro un piccolo insetto, dalle ali spiegate… 
Mentre continuo ad osservarlo, sento la voce di Barsabas, parlare nuovamente:
- «E’ uno Scarabeo! Un’ insetto ormai estinto, che un’antico popolo, chiamato Egizio, considerava portafortuna.» - dice. Alzo lo sguardo, per guardare il mio Stilista: - «Grazie…​» - dico sorpresa e commossa: - «…ma tu come fai a…?!» - senza nemmeno farmi finire la domanda, risponde dolcemente: - «L’ho portato con me quando sono stato mandato nell’Arena…!». Sono confusa e sconcertata: - «Tu sei stato un Tributo?! Sei uno dei Vincitori?!... Quando?!» - gli chiedo stupita. La mia espressione sorpresa deve essere davvero buffa, perché Barsabas scoppia a ridere, e affabilmente dice: - «Una vita fà, Ragazzina! Una vita fà…!» - facendo, così, cadere il discorso… 


La tensione si fa più intensa ad ogni minuto che passa, mentre, resto seduta, ad aspettare la chiamata... 
Per distrarmi, il mio Stilista, mi chiede se ho voglia di parlare. Gli rispondo di “No”. 
La gamba comincia a muoversi da sola per l’agitazione, non riesco a tenere ferme le mani, e mi affondo le unghie nella carne... Barsabas, prende le mie mani nelle sue. Il calore della sua pelle è così piacevole che un po’ riesce a calmarmi. 
Restiamo così, finché la voce garbata di una donna, annuncia che è ora di prepararsi al lancio. 

Il mio Stilista​, continuando a tenermi la mano mi accompagna alla postazione di lancio, dove mi posiziono. Mi sorride: - «Sta attenta Mina. Voglio che me lo riporti intero quel ciondolo!» - dice scherzoso. Sorrido anche io, e senza pensarci troppo, dico - «Ci proverò…». 
Barsabas si china a baciarmi la fronte. Poi, un cilindro di vetro cala su di me, spezzando la stretta delle nostre mani. Il tempo di un’ultimo sguardo spaventato al mio Stilista, e la postazione inizia a salire. Resto al buio qualche secondo, poi la piastra metallica, mi spinge fuori dal cilindro, all’aria aperta. Per qualche minuto, resto accecata, dalla luce, troppo intensa, dopo il buio; e non ho idea di cosa, ci sia intorno a me. Poi sento la voce del leggendario annunciatore Claudius Templesmith, annunciare: 
- «Signore e Signori, che i Settantaduesimi Hunger Games abbiano inizio!». 


--------------------------------------------------***----------------------------------------------------


Un timer posto sopra la Cornucopia (un gigantesco corno dorato, con la coda ricurva, alto almeno sei metri), parte da Sessanta. Sessanta secondi in cui dobbiamo rimanere immobili aspettando il gong che ci darà il via. Se esci dal cerchio prima che i Sessanta secondi siano passati, le mine terrestri, ti fanno volare via le gambe. Sessanta secondi per studiare i tuoi avversari. Ventiquattro Tributi, su ventiquattro piattaforme circolari, disposte ad anello intorno alla Cornucopia e tutte sistemate alla stessa distanza da essa.
Nella bocca della Cornucopia, c’è tutto quello che serve per sopravvivere nell’Arena: Cibo, Contenitori d’Acqua, Armi, Farmaci, Accendini, Indumenti…
Intorno alla Cornucopia, sono sparpagliati vari oggetti e zaini, il cui valore diminuisce quanto maggiore è la loro distanza dal corno.


Il terreno su cui, ora, ci troviamo, e su cui posa la Cornucopia è piatto e scoperto. Guardando verso Nord c’è una vasta distesa di Bosco. A Sud c’è un lago, e quindi l’acqua che è vitale, ma è una pianura totalmente scoperta, senza nemmeno un posto in cui nascondersi. 

A Ovest c’è ancora bosco, mentre ad Est non si vede assolutamente nulla. 
Alla Cornucopia non mi avvicino nemmeno, sarebbe un suicidio! I Favoriti dei Distretti dell'Uno, del Due e del Quattro, la difenderanno a costo della vita. Non avrei speranza… Non per nulla, questa prima parte del Gioco, si chiama “Bagno di Sangue”! 

Ma c’è quello zaino, non è vicinissimo e quindi, forse, è probabile che contenga qualcosa di veramente utile. Io sono abbastanza veloce; se lo raggiungo e continuo a correre da quella parte, posso facilmente arrivare a ripararmi tra la vegetazione del bosco…
E, se Aris riuscisse a coprirmi le spalle, riusciremmo senza dubbio a prenderlo.
Se solo riuscissi a trovare Aris e Potessi cercare di fargli capire il mio piano…
Ma è inutile, da qui non riesco a vederlo da nessuna parte.


Il Timer scatta sullo zero e un “Gong” assordante ci dai il via.
Scatto immediatamente, senza badare agli altri e sono davvero veloce. Mi mancano pochi metri per raggiungere lo zaino, quando Aris mi affianca: - «Corri verso il bosco e nasconditi!» - ordina con tono autoritario. 

Ripenso alla nostra conversazione di ieri notte. Al nostro accordo. Ed è vero, non c’è tempo per ribattere, perché costerebbe la vita ad entrambi. Così, anche se a malincuore, obbedisco e faccio come dice.
Corro più veloce che posso. Forse gli altri non si accorgono di me, o forse sono troppo impegnati a combattersi tra loro, fatto sta che riesco a raggiungere il bosco e ad addentrarmi nella vegetazione, nascondendomi agli occhi degli altri. 

Quando trovo quello che sembra un buon punto per nascondersi, mi fermo. 
Ed è a quel punto che mi rendo conto che Aris non è con me.
Il terrore si impossessa di me. 
Dove Diavolo è?!
Che sia rimasto ucciso nel Bagno di Sangue?! Cerco di mantenere il controllo. Ha detto di nascondermi, ed è quello che faccio. Trovo un buon albero e inizio la mia prima sfida personale per scalarlo. Al “Dieci”, gli unici alberi che vediamo sono quelli fuori dalla nostra recinzione permanentemente elettrificata. Ma, durante l’addestramento, ho fatto un po’ di pratica nell’arrampicarmi, e al Distretto, io e Aris, anche senza alberi, ci arrampicavamo sempre ovunque; sui tetti delle case, sulle macerie della vecchia fonderia… ovunque.


Arrampicarsi su un albero è difficile, ma non impossibile. Ci sto riuscendo senza troppi problemi. Quando arrivo a un ramo abbastanza alto e nascosto, mi fermo, mi sistemo in modo da non cadere e aspetto. Aris arriverà di certo.
Il tempo che passa sembra infinito. Un’ora… forse due.
Ormai deve essere pomeriggio inoltrato, e sto cedendo alla paura che Aris sia morto, quando sento un fruscio tra la vegetazione che mi mette in allarme.
Poi, sento sussurrare il mio nome, riconoscendo la voce di Aris. Scruto il panorama dall’alto, alla sua ricerca e finalmente lo trovo. E’ solo, ed è al sicuro.
Scendo velocemente dall’albero e gli corro incontro buttandogli le braccia al collo:
- «Mi hai fatto morire di paura! Credevo che fossi dietro di me!» - gli dico agitata. 

Poi finalmente lo guardo: - «Sei ferito!...» - dico preoccupata. 
- «Solo qualche graffio…» - risponde lui, con fare noncurante: - «…ma ho preso questo!...» - continua. E dalle sue spalle fa scivolare lo zaino invitante che avevo tentato di raggiungere io e, in più, una specie di machete. Poi fruga in una tasca e tira fuori un piccolo set di coltelli: 
- «Mi sembra di ricordare, che “qualcuno”, è abbastanza bravo con questi…» - mi fa, guardandomi sottile, e porgendomeli. 

Io gli sono grata, ma sono anche infuriata con lui; se siamo una squadra non deve rischiare la vita da solo! Così gli tiro un pugno sul braccio: - «Questo è per aver rischiato da solo al Bagno di Sangue!» - ma non sono soddisfatta;  gli tiro un secondo pugno, nello stesso punto: - «E, questo per essere entrato nella Cornucopia senza nessuno che ti guardasse le spalle!!» - affermo. 
Lui, sbuffa scherzoso, e massaggiandosi il braccio borbotta: - «Mi saresti stata solo d’impaccio…» - sorridendomi, con la sua solita smorfia a mezza bocca. 

Appurato che il posto è abbastanza sicuro, decidiamo di aprire lo zaino per iniziare a controllarlo. Dentro troviamo una bella corda resistente, un contenitore con parecchia carne di manzo essiccata, un altro con frutta secca, una confezione di gallette, dei fiammiferi, un piccolo set di pronto soccorso, un solo sacco a pelo, ma abbastanza grande perché possiamo entrarci tutti e due (dopo tutto, io, non occupo tanto spazio), un piccolo telo impermeabile di un metro per un metro ​e, per finire, una borraccia bella grande. Ma totalmente vuota…

- «Dobbiamo trovare l’acqua!» - affermiamo nello stesso momento, voltandoci l’una verso l’altro, e rimanendo vagamente sorpresi dalla simultaneità, con cui lo abbiamo detto.
Poi, schiarendomi la voce, continuo: - «Forse ci conviene guardarci un po’ intorno, prima che faccia buio.  
Poi potremmo tornare qui; mi sembra un buon posto per nasconderci. Almeno per questa notte…!» - ​ non faccio in tempo a finire la frase.
Un fragoroso rumore, interrompe il mio discorso. Lo sparo di un cannone; il Bagno di Sangue, deve essersi concluso, e gli Strateghi, stanno contando i corpi…
Un colpo, due, tre… 


Otto colpi in totale. Otto morti. Otto nuove vittime degli Hunger Games, per la gioia del pubblico di Capitol City… ​
Sento lo stomaco torcersi, per il disgusto e la rabbia: come possono farci una cosa del genere, senza alcun rimorso?! Siamo esseri umani, esattamente come loro; come fanno a non vedere i loro stessi figli, nei volti dei ragazzi che mandano a morire per il loro divertimento?!
La voce di Aris, mi richiama dai miei pensieri: - «Tutto bene, Mina?!...» - chiede preoccupato. Io gli faccio cenno di si, con la testa: - «Si. Tutto bene…» - cerco di accennare un sorriso, per tranquillizzarlo. Non è il momento, di perdersi in pensieri inutili, per quanto veri siano…
Mi tende la mano ed io la prendo: - «Andiamo a cercare l’acqua!...» - dice.
Mi lascio guidare senza esitazione. Esploriamo il posto, da attenti osservatori; cercando di cogliere ogni possibile pericolo, ed ogni risorsa​. La foresta, sembra essere conifera; il sottobosco, è gremito di muschio e funghi, dalle forme più bizzarre. Alcuni hanno colori accesi e vivaci, altri riprendono i toni della terra. Ci sono foglie e cespugli carichi di fiori e bacche, di ogni tipo, e tra i pini altissimi, scorgo anche altri alberi, che però non riconosco…
Mentre camminiamo, vedo anche qualche coniglio, un paio di cervi, e dei volatili, non troppo grandi, che non posso identificare meglio, dalla fugace visione che ho avuto di loro. ​Comincio ad avere il sospetto, che altresì l’Arena, come ogni altra cosa creata artificialmente da Capitol City, sia una specie di “Ibrido”, di vari tipi di ambienti;
alcuni alberi e piante, e vari altri particolari, stonano decisamente con il resto, e non dovrebbero proprio essere presenti in questo tipo di habitat…​ ​ 


Vedo radici, erbe, e bacche mediche che, stando a quanto ho appreso durante l’addestramento, sono sempre difficili da reperire, quindi decido di raccoglierle, non si sa mai; se fossimo impossibilitati a ripassare di qui, potrei non riuscire più a trovarle in altre zone dell’Arena. Raccolgo anche qualcosa di commestibile, presto o tardi ci verrà sicuramente fame; meglio essere premuniti… 


Stiamo seguendo le tracce di muschio che crescono spontanee nel bosco; il muschio cresce dove c’è umidità, cioè vicino all’acqua. Quindi speriamo che seguendolo riusciremo a trovare una sorgente, o un ruscello, ma ormai, stiamo camminando da ore, e di acqua non ce n’è traccia.
Comincio ad avere veramente molta sete.
La lingua e la gola sono secche, e in bocca non mi è rimasta nemmeno una goccia di saliva; dicono che tra tutte le morti, quella per disidratazione, sia la più tremenda, ed io vorrei, davvero, evitare di scoprirlo… 


Anche Aris, sembra accusare, la sete e la stanchezza: se va avanti così, finirà per crollare prima di sera. E’ vero che dobbiamo proteggerci sia dagli altri Tributi, che dalle insidie della foresta, ed è vero che se non troviamo l’acqua siamo comunque spacciati; ma è vero anche, che se continuiamo in questo modo​, senza sosta, e senza riposo finiremo col collassare lo stesso! 
Gli propongo di fermarci per riposare almeno un po’; Lui non vorrebbe, è davvero teso, e lo capisco; ma con un po’​ di pazienza, alla fine riesco a fargli capire che continuando in questo modo, finiremo solo per disidratarci ancora più velocemente.
Lui non è affatto tranquillo, ma accetta suo malgrado... 


Ci sediamo per qualche momento, su un tronco d’albero abbattuto, riparato dal fitto del bosco, e riprendiamo fiato; dovremmo essere abbastanza al sicuro dagli attacchi, in questo punto. 
Prendo qualcuna delle bacche commestibili che ho raccolto durante il cammino, e gliele porgo: non saranno come l’acqua, ma almeno in minima parte, ci aiuteranno a non disidratarci. 
Poi, riprendiamo il viaggio.​

Ormai, il tramonto deve essere vicino, ma di sorgenti o ruscelli non ce n’è ancora traccia; 
sto iniziando a perdere la speranza, quando noto un bizzarro cambiamento del consueto comportamento degli animali. Conoscendoli un po’, da ciò che ho appreso durante l’Addestramento, so che le varie specie animali, cercano sempre di evitarsi tra loro, per questioni di sopravvivenza. Vedere prede e predatori, convergere tutti verso uno stesso punto, quindi, può voler dire, solo due cose: la prima, è che stanno scappando, da qualcosa di più pericoloso degli usuali predatori, e la seconda, è che si dirigono tutti verso una risorsa per loro vitale (che potrebbe essere, appunto, l’acqua).
Entrambe le opzioni, sono abbastanza importanti, per non tenerle in conto, se vogliamo sopravvivere; così ne parlo ad Aris, ed insieme decidiamo di seguire le tracce delle creature, che abbiamo intravisto. 


Quando, dopo qualche altro metro, finalmente, sentiamo il rumore scrosciante di una sorgente, abbiamo la certezza di aver fatto la scelta giusta. Una piccola distesa di acqua, tanto limpida da riuscire a vederne il fondo ghiaioso, si para davanti ai nostri occhi. Piccoli torrenti e ruscelli, scendono elegantemente dalle rocce circostanti, che riparano la fonte dagli occhi di un visitatore inconsueto…
Vedo gli animali abbeverarsi senza timore, e il loro istinto, di solito è infallibile; l’acqua deve essere potabile. Decidiamo di rischiare e beviamo anche noi.​
Non credo di aver mai bevuto, un’acqua così fresca e buona…​


Una volta dissetati, riempiamo la borraccia, e ci sciacquiamo la faccia dal sudore.
Svuoto un contenitore dalla frutta secca, che avvolgo, momentaneamente, nel piccolo telo impermeabile trovato nello zaino, e riempio la scatola con un po’ di argilla raccolta dalla riva della sorgente; è un’ottimo disinfettante, e con le sue proprietà, potrebbe tornarci utile.
Il sole è calato, e tornare indietro, a questo punto, sarebbe solo inutile e pericoloso, così decidiamo di accamparci nei paraggi, almeno per questa notte, ma ci allontaniamo di qualche metro dalla fonte; per non rischiare di essere trovati, durante la nottata, da qualche Tributo in cerca di acqua...
Troviamo un buon albero, in una parte di bosco ben protetta, e (a quanto pare) ancora inesplorata e sicura. Non abbiamo molta fame, forse per via di tutta la tensione, di questa situazione, ma proviamo a mettere almeno qualcosa nello stomaco; domattina, potremmo non avere il tempo di mangiare o fare niente, dobbiamo approfittare dei momenti di calma. Mangiamo qualche pezzo di carne essiccata, un paio di gallette a testa, della frutta secca, e il resto delle bacche che ho raccolto oggi: nei prossimi giorni, dobbiamo assolutamente imparare a cacciare; presto, la piccola scorta dello zaino finirà, e non sopravvivremo certo di sole bacche!
Finito di mangiare, vorrei medicare le escoriazioni di Aris, ma Lui non me lo permette; non vuole che “sprechi le nostre risorse di pronto soccorso per qualche suo stupido graffio”, dice. Ma alla fine, lo convinco, almeno, a lasciarsi spalmare un po’ dell’argilla che ho raccolto…
Saliamo sull’albero e ci sistemiamo in una comoda biforcazione tra i rami, dove stendiamo il sacco a pelo legandolo e assicurandolo per la notte. Assicuriamo lo zaino ad un ramo, perché non cada, poi ci infiliamo nel sacco a pelo.


A quel punto, un silenzio innaturale cala all’improvviso nell’Arena, subito interrotto dall’inno di Panem, che precede il riepilogo delle morti: attraverso i rami del nostro albero vedo il sigillo di Capitol City, che sembra fluttuare in aria sull’enorme schermo, trasportato da un hovercraft della capitale.
L’inno finisce e il cielo si fa buio per un’istante. Poi, una dopo l’altra appaiono le foto (le stesse usate per annunciare i punteggi, delle Sessioni Private) degli Otto Tributi morti, col numero del Distretto di appartenenza: la prima è la ragazza del Sei.
Poi tutti e due i ragazzini del Sette. Entrambi i tributi del Distretto Otto, ed entrambi quelli del Nove, e infine, la ragazza del Dodici. E’ tutto. Il sigillo di Panem, riappare con uno svolazzo musicale conclusivo, poi tornano l’oscurità e i rumori del bosco.
Sento lo stomaco torcersi nuovamente, poi la voce di Aris, interrompe il silenzio: - «Almeno, sappiamo chi ci rimane da affrontare!...» - afferma con un tono così freddo, da lasciarmi senza parole. Lui, che ha sempre pensato prima agli altri che a se…
Poi continua, dicendo che ci conviene cercare di dormire; la giornata di domani, sarà sicuramente più faticosa di quella appena affrontata!…​


​(CONTINUA nella PARTE 12...)​​​​​​​​​



----------------------------------------------------------------------------------------------------------


Note dell'Autore:
'Sera Gente di EFP!! :)
Qui la storia inizia ad essere più complicata;
mi dovrete dare un pò di tempo, per chiarirmi le
idee e continuare a scriverla:
Siamo entrati nell'Arena, c'è stato il Bagno di Sangue, e il primo giorno
si è concluso... Che succederà?! 
Lo scoprirete solo leggendo!! ;)

A presto (spero),

Vale

P.s.:
Vi piace la nuova "Copertina", con i protagonisti della Storia?!?
Che ne pensate?! Ve li eravate immaginati diversamente?!? Come?!? :D


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2939589