Overcome loneliness

di chiara_ sweety
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La solitudine attraverso i suoi occhi ***
Capitolo 3: *** Mi dispiace mamma,non ce la facciamo senza di te ***
Capitolo 4: *** Nuovi amici? ***
Capitolo 5: *** Il professore di filosofia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


'Com'è lungo morire
nel silenzio che incombe.
Pare che mai
voglia tacere nel sentire.
Poiché lentamente
l'esultare di vita
si fredda dentro il cuore.'
-solitudine nascosta

**

Lei si circonda di libri da leggere.
Lui osserva le persone.
Lei è sola.
Lui è popolare.
Loro frequentano la stessa scuola.
Loro sono praticamente due estranei,almeno fino a quella mattina di Giugno.
Due anime solitarie che si ameranno inconsapevolmente dal primo istante.
Capiranno che da soli si sta bene,ma insieme si sta ancora meglio.

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Capitolo 2
*** La solitudine attraverso i suoi occhi ***


                             "You walk into the room
so perfect but unaware
making me stop and stare
Every time I heard he broke your heart
Can I just fix you girl
Show you a different world?"    
                                                                                                                                                                    

 

         

 

Quattro Giugno ore 11:20

 

'Scappi piccola Cohen?' grida la sua voce divertita catturando l'attenzione della maggior parte degli studenti che gremiscono il corridoio della scuola.

Non mi volto.

Non mi volto neanche quando sento i suoi passi accelerare e farsi sempre più vicini,continuo semplicemente a correre col fiato corto prendendo a spallate i ragazzi fermi davanti agli armadietti facendo saettare lo sguardo a destra e a sinistra sperando di trovarlo appoggiato alla porta di qualche aula,ignaro di tutta la merda che gli sta succedendo intorno. Tutto inutile,non riesco ad individuare la sua testa bionda fra tutta questa calca,forse è già entrato in classe,o magari oggi non è nemmeno venuto a scuola,alla fine ci rinuncio e in preda al panico faccio la prima cosa che mi passa per la mente,attraverso la porta d'ingresso e mi ritrovo catapultata nel cortile,altri quattro metri e mi sono lasciata alle spalle il cancello grigio,finalmente respiro lasciando gli insulti e le grida intrappolati nell'edificio.

 

**

Un mese prima

Quattro Maggio ore 8:00

 

'Haley quel tipo non ti toglie gli occhi di dosso' mi richiama quella che deve chiamarsi Lia costringendomi a voltarmi nella direzione da lei indicata,ovviamente è stata una pessima idea.

Il mio sguardo viene catturato da un paio di occhi azzurri incredibilmente freddi,mi fermo a fissarli come ipnotizzata da tanta bellezza ma al tempo stesso resto turbata da quelle pozze senza fine,anche se 'senza fine' non rende bene l'idea,il termine giusto sarebbe 'vuoti', si gli occhi di quel ragazzo sono completamente vuoti.

Distolgo lo sguardo un po' imbarazzata e lo riporto sulla bionda al mio fianco che mi guarda con una strana espressione 'Mi sono persa qualcosa?' socchiude i piccoli occhi scuri puntandosi le mani suoi fianchi,scuoto la testa senza capire 'A cosa ti riferisci?' 'Cos'era quello scambio di sguardi fra te e Bieber ?' 'Chi è Bieber?' sbuffa lasciandosi cadere le braccia lungo i fianchi 'Dimentico sempre che preferisci rinchiuderti nel tuo piccolo mondo che socializzare con gli essere umani' mi rimbecca,offesa incrocio le braccia al petto per ripararmi dalla sua frecciatina,'Io almeno so mettere in fila due parole al contrario di questa massa di ignoranti' solleva le braccia 'E a che ti serve se non hai nessuno con cui parlare?' mi zittisce sbattendomi in faccia la realtà.

Non ho amici a scuola e come ci si può aspettare neanche fuori.

È vero che preferisco restare rintanata a casa con la mia montagna di libri da leggere ma è pur vero che non vado molto a genio ai ragazzi e alle ragazze di qui.

'Aspetta-' la blocco sorridendo amaramente poi la sorpasso dirigendomi verso il mio armadietto. Ha ragione,come biasimarla?

Solo fa un certo effetto sentirselo dire cosi apertamente,ma d'altronde Laila,Leila,Lia o come diavolo si chiama,non è la mia migliore amica come potrebbe capirmi? In realtà non è neanche una mia amica,non so perché si sia fermata a parlare con me e neanche perché improvvisamente si sia interessata alla mia vita come se ci conoscessimo da anni.

La realtà è che io non conto niente per lei come lei non conta nulla per me.

Non ho una migliore amica,penso di non averla mai avuta quindi effettivamente non so cosa si prova o come ci si sente a raccontarle quello che ti succede ogni giorno,dalle cose più stupide a quelle più serie,non so cosa si prova a trovare una soluzione insieme,non so cosa si prova a confidarsi,a parlare del ragazzo per cui si ha una cotta o del quale si è innamorati,non so nulla.

Non mi sono neanche mai innamorata se è per questo,i ragazzi non notano i tipetti come me.

Manca un mese alla fine di quest'anno scolastico.

Devo solo continuare a respirare.

Respirare.

Uno due tre quattro cinque.

La voce deridente di Truck mi riporta alla realtà,'Cohen sta attenta dannazione!' sbraita sollevando le braccia in un gesto plateale,deve attirare l'attenzione di tutto il corridoio,senza pubblico che divertimento ci sarebbe?

Abbasso lo sguardo sui libri stretti fra le mie braccia sorpresa di trovarli sparpagliati sul pavimento,ovviamente è opera di Truck,niente di nuovo.

Abitudine.

Senza prestargli la dovuta attenzione mi piego sulle ginocchia per raccoglierli.

Altra pessima idea.

La mano del ragazzo davanti a me intercetta la mia prima che raggiunga il libro di algebra,'Guardami quando ti parlo piccola Cohen' abbozza un sorriso obbligandomi ad alzarmi,mi spinge contro l'armadietto blu sovrastandomi con la sua imponente figura,spostando lo sguardo oltre le sue spalle riesco a vedere gruppetti di studenti che guardano dalla nostra parte senza batter ciglio.

Indifferenza.

Truck sta per dire qualcosa quando il suono della campanella lo blocca e lo costringe a lasciarmi andare,'Ci vediamo all'uscita' mi scocca un occhiolino mentre si riunisce al suo gruppo di amici rimasti a gustarsi la scena a poco più di un metro da noi. Tirando un sospiro di sollievo raduno in fretta i libri ancora a terra rendendomi conto che ne manca uno all'appello,'Ma dov'è?..' sussurro girandomi intorno intenta a cercare quel maledetto libro di algebra,'Cerchi questo?' alzo di scatto la testa incontrando per la seconda volta quelle pozze azzurre,annuisco tirandomi su 'Grazie' allungo una mano per prendere il libro ma il ragazzo,Bieber se non ricordo male,lo allontana.

Fisso i miei occhi nei suoi supplicandolo,non sono in vena di giochetti.

'Ho visto quello che è successo' e ti sei fatto gli affari tuoi come tutti,avrei voluto aggiungere,ma questi due anni passati alla East High mi hanno fatto capire che devo tenere la bocca chiusa.

'Mi restituisci il libro per favore? Sono in ritardo' mi limito a questo.

Il biondino mi guarda così intensamente che temo riesca a leggermi l'anima,interrompo ancora una volta il nostro scambio di sguardi trovando più interessante il pavimento lucido sotto ai miei piedi.

'Perché non reagisci?' alzo le spalle.

Abitudine.

'Dove sono i tuoi amici? Non dovresti essere con loro?' quali amici?

Indifferenza.

'Ora devo proprio andare' gli prendo il libro dalle mani e m'incammino verso la mia classe.

 

Justin's pov

Io osservo le persone.

I loro gesti.

I loro movimenti.

Memorizzo le loro abitudini.

Sono in grado di leggere i loro occhi.

E gli occhi di questa ragazza sono un susseguirsi di emozioni contrastanti.

A primo impatto sembrano neutri,ma se ti ci soffermi qualche minuto in più vieni investito da tutte le emozioni contrastanti che non riescono a tenere a freno.

È come sbarrare il percorso di un fiume e poi rompere improvvisamente la diga.

Sono cosi i suoi occhi.

Il dolore che irradiano ti s'infila sotto la pelle.

Mi volto e la guardo andar via soppesando i passi.

Mi rendo conto che non conosco il suo nome come non conosco la sua età,non so che classe frequenti e non so da quanto sia in questa scuola.

Non ho mai visto quella ragazza,il che è piuttosto buffo data la mia spiccata capacità dell'osservare e memorizzare.

È pur vero che non presto attenzione alle ragazze.

Non sono il tipo che se le va a cercare per una scopata,sono sempre loro a venire da me e io le accontento. Sono pur sempre un ragazzo e in quei casi non ragiono con la testa,inoltre sono consapevole del mio fascino,me lo ricordano ogni volta queste tipe che mi faccio di tanto in tanto,ma non sono importanti,sono tutte vestiti,complimenti,smalto e rossetto,banali e scontate.

Questo è il motivo per il quale le ignoro la maggior parte del tempo,sono frivole.

Lei invece no.

Questa ragazza è l'opposto,non fa nulla per attirare l'attenzione eppure io l'ho notata.

È piuttosto minuta,indossa magliette larghe che la fanno passare inosservata e tiene i lunghi capelli castani legati in una treccia laterale.

Sono un tipo riservato,resto molto sulle mie,potrei addirittura affermare di mostrare un'evidente apatia nei confronti della scuola e di tutti i pettegolezzi che vi girano all'interno.

'Jay' mi volto sovrappensiero e sorrido nel vedere il mio migliore amico sventolare una mano,qualche fila di armadietti più giù,per richiamare la mia attenzione 'Hood quante volte devo dirti di non chiamarmi cosi?' grugnisco senza però riuscire a reprimere il sorriso che si sta formando sulle mie labbra,'Sbrigati o ci facciamo un giro in presidenza anche oggi' ridacchia,scuoto la testa e m'incammino verso l'aula di storia con Calum.

Haley's pov

Fortunatamente la professoressa non è ancora arrivata,sospiro felice,almeno una cosa positiva.

Mi fermo sulla porta valutando la posizione dei posti,il mio sorriso si allarga quando vedo che il mio solito posto,banco singolo in ultima fila,non è ancora stato occupato.

Mi affretto a raggiungerlo zigzagando fra i banchi e fra gli zaini gettati malamente a terra e mi siedo sulla sedia sospirando sollevata. Lascio scivolare la borsa contro una gamba del tavolo e mi appresto a tirare fuori un quaderno e una matita.

Mi metto comoda,per quanto sia possibile stare comodi su una sedia mezza rotta e rivolgo lo sguardo fuori dalla finestra. Mi perdo nella forma sfilacciata delle nuvole e nelle montagne che vi fanno da sfondo iniziando a ritrarle sul quaderno che ho davanti,poi avvicino lo sguardo prendendo a disegnare le chiome frondose degli alberi e il loro tronco massiccio,fino ad arrivare alle automobili degli insegnanti parcheggiate lungo il viale della scuola e una parte di cancello che intravedo dietro una quercia.

Fortunatamente le ore rimanenti passano in fretta e mi ritrovo così a camminare velocemente fuori dall'edificio scolastico.

Casa mia non è molto distante da scuola,potrei comunque prendere l'autobus ma camminare mi piace,mi aiuta a pensare e a schiarirmi le idee.

Una ventina di minuti dopo mi trovo ferma davanti al portone di casa in cerca delle chiavi,tasto a fondo entrambe le tasche della giacca finché l'acciaio freddo contro le dita mi avverte di averle trovate. Infilo la chiave nella toppa e dopo averla fatta scattare una volta spingo in avanti facendo si che questa si spalanchi davanti a me. 'Papà?' mi sfilo la giacca lasciandola pendere dall'appendiabiti,lascio le chiavi sul tavolino rotondo posto sul pianerottolo e mi avvicino alla cucina 'Papà?' mi affaccio sulla stanza ma la trovo vuota.

Apro di più la porta percorrendo quei metri che mi separano dal frigo per poi notare il solito biglietto,lo stacco dal frigo prendendolo in mano: 'Devo lavorare non aspettarmi per cena xx Papà' sbuffo,sempre la solita storia.

Appallottolo il foglio di carta e lo lancio sul tavolo,poi salgo velocemente le scale diretta alla mia stanza.

Una volta entrata mi tolgo le scarpe e il resto dei vestiti,m'infilo dei pantaloni sbiaditi della tuta e una maglietta a mezze maniche,raccolgo i capelli in una cipolla e mi siedo sul letto a gambe incrociate continuando a leggere il libro che la sera prima ho lasciato a metà.

 

**

 

Sono in ritardo dannazione.

Sospiro seccata e prendendo dall'armadio a muro i primi abiti che mi capitano sotto mano,un jeans con una maglietta a sfondo nero con una stampa dell'Universo,mi allaccio ai piedi le convers nere e mi precipito in bagno sciacquandomi velocemente il viso per poi applicare sugli occhi un filo di matita nera e qualche passata abbondante di mascara per allungare le ciglia.

Le ciglia sono l'unica cosa che mi piace di me,sono lunghe e folte e grazie al trucco sembrano quasi finte.

Mi pettino velocemente i capelli e li intreccio,poi corro in sala a prendere lo zaino,le chiavi di casa e il telefono ed esco.

Arrivo a scuola con mezz'ora di ritardo,fantastico!

Decido di entrare a seconda,mi fermo in cortile sedendomi su un muretto vicino al cancello fissando la facciata dell'edificio che mi ritrovo di fronte.

'Che ci fai qui fuori?' sobbalzo presa alla sprovvista premendomi una mano sul cuore,mi volto appena,quanto basta per vedere chi c'è dietro di me 'Tu che stai facendo?' azzardo a chiedere,'Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda' alzo gli occhi al cielo senza farmi vedere 'Aspetto la campanella' faccio spallucce ritornando nella posizione iniziale. Lo sento avvicinarsi e poggiarsi al muretto incrociando le braccia al petto senza sedersi 'Già anche io' accenno un sorriso non sapendo come rispondere,fortunatamente il ragazzo interrompe il silenzio 'Sono Justin' si presenta porgendomi la mano 'Haley' mi soffermo a guardare la sua mano stretta alla mia,ha delle belle mani,curate,grandi e morbide e la sua stretta è calda e forte,l'avevo immaginato,sembra a primo impatto un ragazzo che tiene molto alla sua immagine. Attorcigliato al polso ha un braccialetto di cuoio marrone chiaro con un ciondolo che pende da un lato,mi sembra di vedere una L incisa ma non ne sono sicura,la posizione in cui il suo polso è ruotato e i raggi del sole di prima mattina giocano a mio sfavore.

Le nostre mani si separano e ci distanziamo un po' continuando a mantenere il silenzio,'Sei in .. ?' s'interrompe non sapendo evidentemente nulla sul mio conto,ovviamente. 'In seconda' rispondo subito evitando di fare la figura dell'idiota,annuisce premendo le labbra tra loro,poi continua 'Devo andare,ci si vede in giro..Haley' infilandosi le mani nelle tasche della tuta mi volta le spalle scomparendo in una stradina che da sul retro della scuola. 'Ciao' lo saluto consapevole del fatto che non mi abbia sentita,sospiro vedendo l'ora sul telefono,mancano ancora dieci minuti,non sapendo cosa fare decido di entrare e di aspettare in segreteria la campanella.

 

**

 

Esco dall'aula di letteratura gettandomi lo zaino su una spalla,mentre percorro il corridoio tengo volontariamente lo sguardo basso facendo quello che mi riesce meglio:passare inosservata.

Tuttavia non guardare davanti non si rivela poi una così grande idea,per sbaglio infatti urto la spalla di un ragazzo e il quaderno che stringo fra le mani cade a terra.

'E sta un po' attenta!' sbraita sorpassandomi con una spallata,mi mordo la lingua dandomi della stupida,non sono brava neanche a passare inosservata a quanto pare.

Inchiodo con lo sguardo il quaderno capovolto a terra e mi piego per raccoglierlo,qualcuno però ha la mia stessa idea.

Mi fermo in tempo così da evitare un qualunque contatto con la mano che sta raccogliendo il mio quaderno,come non riconoscere quella mano?

Il ciondolo pende dal braccialetto in cuoio sfiorando il pavimento,'Dovremo smetterla di incontrarci in questo modo' alzo la testa incontrando i suoi occhi azzurri,'Sono piuttosto sbadata' mi stringo nelle spalle rialzandomi 'Grazie ancora' mi restituisce il quaderno ridacchiando leggermente,mi piace il suono della sua risata,mi trasmette tranquillità. 'Che lezione hai ora?' mi mordo il labbro cercando di ricordarmi la materia della prossima ora,'Chimica' sbuffo mentre lo sorpasso e mi avvio verso il mio armadietto,Justin mi affianca tenendo il mio passo 'Piano?' 'Secondo,perché?' abbozza un sorriso 'Ti accompagno se vuoi' digito la combinazione e apro l'anta dell'armadietto scambiando il libro di letteratura con quello di chimica,poi lo richiudo voltandomi verso il ragazzo al mio fianco 'Non c'è n'è bisogno g-' 'Ehi Cohen!' la voce di Truck copre le mie parole ricevendo subito la mia attenzione. Giro il collo quanto basta per vedere il ragazzo afroamericano venirmi incontro con le braccia sollevate a mezz'aria,gli occhi nocciola vispi come sempre e quel suo solito ghigno di scherno stampato sul viso incorniciato da lineamenti più che rilassati,tutto il contrario di me che in quel momento devo essere un fascio di nervi.

Se non fosse per il suo essere arrogante e violento sarebbe anche carino con quella matassa indomabile di ricci color cioccolato che si ritrova.

Truck si avvicina sempre di più,il panico mi assale.

Non voglio una scenata davanti a Justin,mi sentirei ancora più umiliata e stupida.

'Si può sapere perché ieri non mi hai aspettato?' mi chiede fermandosi a qualche metro di distanza da me,'Avevo dei compiti da sbrigare e sarei arrivata tardi,mi dispiace' sputo fuori l'ultima parte con un nodo che mi serra la gola tant'è che temo di restare senza fiato. Il volto di Truck si contrae in una smorfia di disprezzo e mi inchioda sul posto impedendomi di darmela a gambe,chiudo gli occhi riprendendo il controllo di me stessa,non devo lasciarmi sopraffare dal panico 'In effetti anche adesso sarei piuttosto occupata' la mia voce risulta più ferma di come mi sarei aspettata e sorrido soddisfatta per questa piccola vittoria.

Il ragazzo davanti a me ridacchia 'Davvero? Perché speravo di poter riprendere la nostra chiacchierata ora' cerco di sorridere 'Sarà per un'altra volta' indietreggio lentamente voltandomi un secondo verso Justin per fargli un cenno con la mano 'Ciao' poi mi allontano velocemente.

SPAZIO AUTRICE
Allora inizio col dire che ho pubblicato nuovamente la storia perché ho apportato delle modifiche.
Poi un'altra cosa,a tutte le ragazze che l'hanno già letta,l'ho pubblicata varie volte perché ho avuto problemi col computer e li ho ancora,mi scuso.

Chiara
 

 

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Capitolo 3
*** Mi dispiace mamma,non ce la facciamo senza di te ***


Justin's pov

'Sarà per un'altra volta' fisso gli occhi sul suo corpo che tradisce la voce ferma e risoluta.

Le dita della mano sinistra torturano distrattamente l'orlo della maglia che indossa mentre l'altra serra la presa sul libro di chimica,riporto la mia attenzione ad Emerson che la fissa con un'espressione compiaciuta che non mi piace per niente,anzi mi fa venire voglia di sbatterlo al muro e colpirlo fino a fargli distogliere lo sguardo dal corpo minuto di Haley. Mi trattengo giocando freneticamente con l'anellino nero che mi circonda il labbro inferiore e mi rilasso solo quando se ne va.

Mi volto verso Truck bruciandolo con un'occhiataccia,si volta a guardarmi a sua volta inarcando un sopracciglio 'T'interessa Bieber?' stringo i pugni lungo i fianchi 'Non è come le ragazze che ti fai lascia perdere' ride infilandosi una mano in tasca 'Il caso vuole che tu ti faccia le stesse puttanelle' stringo gli occhi ribadendo il concetto 'Sta lontano da lei.' 'A cosa è dovuto tutto questo interesse?' s'interrompe poi continua 'Tu usi le ragazze come me. Non deve importarti quello che faccio.' 'Io non sono come te.' detto ciò senza aspettare una sua risposta gli volto le spalle e me ne vado.

Devo fumare dannazione.

A passo svelto raggiungo i bagni dei ragazzi infilandomi nella prima porta aperta che trovo,abbasso la tavoletta del water e mi ci siedo sopra estraendo il pacchetto di Marlboro dalla tasca posteriore dei jeans,sfilo una sigaretta accendendola,schiudo le labbra e aspiro avidamente il tabacco sentendo i muscoli rilassarsi all'istante.

Espiro rilasciando il fumo poco alla volta e getto la testa all'indietro fino a toccare il muro ruvido e freddo del bagno alle mie spalle,poi chiudo gli occhi abbandonando completamente il mio corpo all'effetto che mi provoca la nicotina.

bum bum

bum bum bum”

'Jay apri so che sei li dentro' apro un occhio riconoscendo la voce calma di Calum,aspiro per l'ennesima volta il fumo dalla sigaretta,poi mi alzo e getto il mozzicone nel water. 'Justin' un'altra botta alla porta,sbuffo decidendomi ad aprire prima che il mio amico la butti giù. 'Hood piantala' esco dal bagno trovandolo appoggiato al marmo del lavandino con le braccia incrociate,'Che c'è?' sbotto scoccandogli un'occhiataccia intimandogli di smetterla di fissarmi,'Stavi fumando?' 'Come-' Calum m'interrompe 'La puzza di fumo si sente fino a qui' 'E allora? Adesso non posso neanche più fumare?' ribatto incazzato,il moro però non si perde d'animo abituato ai miei sbalzi d'umore e continua a insistere 'Lo fai solo quando sei nervoso,quindi,cosa ti ha fatto incazzare?' scrollo le spalle,diavolo mi conosce troppo bene. 'Quel coglione di Truck' inarca un sopracciglio 'Emerson? Non vi parlate da una vita,che ha fatto?' 'Niente' taglio corto non volendogli spiegare il vero motivo per il quale voglio riempire di pugni quel ragazzo,non perché non mi fidi di Calum,anzi lui è l'unica persona di cui realmente mi fido,è solo che non capisco neanche io perché mi ha fatto incazzare cosi tanto il suo comportamento con Haley.

Santo cielo,conosco quella ragazza da due giorni!

'Torniamo in classe' borbotto uscendo per primo.

 

**

 

Le lezioni sono noiose come al solito,al suono dell'ultima campanella mi precipito in corridoio e mi guardo intorno cercandola con gli occhi,sorpasso un gruppetto di ragazze ferme davanti ad una classe e riprendo la mia ricerca.

'Secondo,perché?' le sue parole mi colpiscono come un fulmine a ciel sereno,mi sbatto il palmo della mano sulla fronte,la sto cercando sul piano sbagliato,mi precipito alle scale scendendole velocemente e avanzo continuando a muovere la testa a destra e a sinistra finché non la individuo.

 

Haley's pov

Fa un caldo insopportabile,prendo in mano il quaderno più fino che trovo tra i vari libri che tengo in mano iniziando a sventolarlo come un ventaglio,'Haley' mi volto di scatto allentando la presa sul quaderno che traballa pericolosamente sulla mia mano,le mani di Justin però si muovono prontamente in avanti prendendolo prima che si schianti a terra.

'Dobbiamo seriamente smetterla' sussurra,risucchiata dall'azzurro celestiale dei suoi occhi annuisco senza riuscire a spiccicare parola,'Da qua' esco da quello strano stato di trance staccando i miei occhi dai suoi e portandoli sulla sua mano aperta che indica i libri stretti al mio petto,scuoto la testa 'Tranquillo' ridacchia 'Evitiamo altri incidenti okay?' ancora insicura annuisco porgendoglieli.

Insieme ritorniamo al terzo piano diretti al mio armadietto,lo sblocco con la combinazione e Justin vi deposita dentro i libri chiudendolo subito dopo. 'Andiamo?' sorride iniziando ad incamminarsi verso l'uscita,rispondo finalmente al sorriso facendo si con la testa,chissà che questo non sia l'inizio di un'amicizia..

Una volta messo piede in cortile mi ritrovo tutti,o quasi,gli occhi puntati addosso.

Imbarazzata continuo a camminare allontanandomi il più possibile da Justin,è stata una pessima idea uscire con lui,ma cosa credevo?

Continuo a camminare,testa bassa,un piede davanti all'altro.

Lo sento accelerare fino a raggiungermi finché non si ferma dietro di me e mi prende delicatamente per un polso facendomi voltare dalla sua parte,alzo la testa incontrando i suoi occhi confusi,potrei abituarmi ai suoi occhi che mi scrutano.

'Cos'è successo?' scuoto la testa,'Haley' apro la bocca ma le parole mi muoiono in gola ed emetto solo un flebile 'Mi dispiace'

Serra le labbra in una linea sottile facendo scontrare l'anellino nero che gli circonda il labbro con il labbro superiore,poi senza lasciarmi andare,allenta la presa sul mio polso e fa scivolare le dita sul palmo della mia mano arrivando a stringere le mie. Sussulto a quel contatto,nessuno mi aveva mai presa per mano,guardo le nostre dita intrecciata restando immobile per paura che lui possa sciogliere la presa e lasciarmi li a guardarlo andare via.

Passo in rassegna il suo viso pallido come il mio,le labbra rosee,il naso proporzionato,gli occhi grandi con un leggero taglio a mandorla,i capelli biondi che gli ricadono in ciocche disordinate sulla fronte e un orecchino bianco sul lobo destro che brilla alla luce del sole.

Justin Bieber è quasi bello da star male,penso di non aver mai visto un ragazzo così bello e la cosa mi spaventa parecchio perché i ragazzi “normali” non s'interessano a me e quindi mi chiedo,perché lui si?

Cos'ho io da offrire a un tipo come Justin?

La sua voce interrompe il filo dei miei pensieri riportandomi al presente,alle nostre mani unite,'Ti voglio portare in un posto' non è una domanda,ma io annuisco comunque. Justin mi conduce nel parcheggio della scuola,superiamo file di auto e ci fermiamo davanti ad una Mercedes azzurra,il colore dell'auto mi riporta ai suoi occhi e non posso far a meno di notare che l'azzurro della macchina è di una tonalità più scura rispetto all'azzurro dei suoi occhi.

Mi apre la portiera dal lato del passeggero e solo i quel momento realizzo cosa sta succedendo,sto davvero entrando nella sua auto?

'Dovresti salire' mi richiama la sua voce divertita,sospiro sedendomi sul sedile,chiude la portiera e passa dietro al cofano per salire alla guida,ora non si torna più indietro.

Infila la chiave nel quadro che prende vita all'istante segnando i chilometri,la benzina,le frecce e altre piccole cose delle quali ignoro l'utilità,poi spingendo il piede sull'acceleratore lascia il parcheggio immettendosi in strada.

'Dove andiamo?' inclino la testa da un lato scrutando il profilo del suo viso 'Sorpresa' sbuffo sorridendo sedendomi composta mentre mi allaccio la cintura di sicurezza,amo le sorprese.

Il resto del viaggio lo passiamo in silenzio ascoltando le canzoni trasmesse alla radio che fanno da sfondo al paesaggio che sfugge alla mia vista,i palazzi,gli alberi,i lampioni della luce spenti,sembrano quasi correre con noi.

'Siamo arrivati' annuncia schiarendosi la voce,annuisco slacciandomi la cintura per poi aprire la portiera e poggiare i piedi sull'asfalto.

Mi guardo intorno incuriosita,davanti a me si erige imponente un edificio bianco sporco,ciò che ottiene però la mia attenzione è un cartello verde alla sua destra sul quale risaltano delle lettere in stampatello. Gli getto un'occhiata riuscendo a leggere da quella distanza 'Safety Area ' sgrano gli occhi voltandomi verso Justin che se ne sta appoggiato contro la portiera della sua auto ridacchiando sommessamente,'Mi hai portata in un eliporto?' gli chiedo ancora incredula,mi ha davvero portata in un'area di volo?

Senza riuscire a contenere l'eccitazione emetto un gridolino avvicinandomi a lui 'Vieni entriamo' si stacca dall'auto e dopo essersi assicurato di averla chiusa mi prende la mano guidandomi oltre un cancello grigio 'Hai mai scavalcato un cancello?' mi chiede serio,scuoto la testa vergognandomi un po',annuisce pressando tra loro le labbra 'Vado prima io e ti faccio vedere come fare' mi lascia la mano per issarsi sul cancello e in un attimo è già dall'altra parte atterrando con un salto sull'erba sintetica.

Tocca a me.

Butto fuori bruscamente l'aria,stringendo i pugni,poi mi avvicino lentamente al cancello.

Allungo le mani chiudendole intorno alle sbarre di metallo,alzo un piede trovando il giusto appoggio così da poter portare su anche l'altro,'Stai andando benissimo' mi rassicura,sospiro imponendomi di non guardare giù,arrivata in cima sollevo una gamba scavalcando il cancello,ritrovandomi cosi con una gamba dall'altro lato.

E adesso ?

Intuendo il mio disagio,Justin si avvicina 'Haley adesso piegati in avanti e solleva l'altra gamba' faccio come dice ritrovandomi aggrappata alle sbarre con il ragazzo alle spalle. 'Lasciati cadere' scuoto la testa,'Lasciati cadere,ti prendo io' riprova,'Haley..fidati di me,non ti farò cadere' accade tutto in un minuto,allento la presa gettandomi all'indietro,serro gli occhi preparandomi all'imminente scontro con il suolo.

'Presa' sussurra stringendomi contro il suo petto,rilasso i nervi abbandonandomi al calore emanato dal suo corpo strofinando la guancia contro il cotone della sua maglietta,'Grazie' mormoro in risposta,mi stacca dal suo corpo per guardarmi negli occhi 'Non ti avrei fatta cadere' mi assicura indurendo l'espressione,annuisco abbozzando un sorriso,'Dai andiamo'.

Mi guardo attorno meravigliata,la distesa d'erba sintetica si alterna al cemento sul quale sono disposti in file ordinate degli elicotteri di varie dimensioni,sull'erba invece ci sono vari edifici di media dimensione e uno più piccolo posto tra due aree cementate. 'Quelle sono le piazzole' indica le zone cementate sulle quali sono fermi gli elicotteri 'E servono per l'atterraggio',voltandosi poi verso destra riprende a spiegare 'Quello invece è un edificio per il personale e per i passeggeri,prima del volo si cambiano in quella struttura' annuisco rapita,si gira dandomi le spalle e fa cenno verso il piccolo edificio senza finestre e porte d'ingresso incastrato tra due piazzole,'Quella è una struttura deputata al rifornimento della benzina mentre quella..' un altro edificio alla mia sinistra 'Serve per l'illuminazione dell'eliporto' annuisco ancora accorgendomi poco dopo della presenza di un'ultima struttura su una piazzola alle nostre spalle isolata dalle altre 'E quella a che serve?' 'Mh? ..' volta la testa e sbatte un paio di volte le palpebre 'Ah quella è una manica a vento e serve per misurare la forza del vento. Se il vento è troppo forte il volo viene rimandato,questi non sono grandi elicotteri possono sopportare raffiche minime di vento.' finisce la sua spiegazione e mi ritrovo a fissarlo ammirata,'Posso farti una domanda?' 'Dimmi' mi mordo distrattamente il labbro 'Come fai a sapere tutte queste cose?' sorride ravvivandosi il ciuffo con una mano,'Mio padre ha lavorato per un paio d'anni in un posto così' alza le spalle 'Mi divertivo da piccolo ad infastidirlo assillandolo con le mie domande,lui però era sempre disposto a rispondere a tutto,non ha mai perso la pazienza con me. Mi sono semplicemente rimaste impresse le sue risposte,tutto qui' 'Ho capito. Dev'essere un buon padre da come ne parli' perde il sorriso e il suo viso s'irrigidisce all'istante,vorrei chiedergli cosa c'è che non va,se ho detto qualcosa di sbagliato,ma poi ripensando a Truck decido di tenere la bocca chiusa e far finta di nulla,comportandomi proprio come tutti gli altri.

Indifferenza.

'Allora vuoi vedere un elicottero si o no?' inarco un sopracciglio e giro su me stessa rendendomi conto solo ora che non ci è venuto incontro nessuno. 'Non dovrebbero esserci gli addetti ad accoglierci e a spiegarci come funziona qui?' getta la testa indietro divertito,'Abbiamo beccato l'ora di chiusura. Dovrai accontentarti delle mie spiegazioni,forza principessa' ridacchia strattonandomi un braccio e trascinandomi verso l'elicottero più vicino.

Evito di soffermarmi troppo sul nomignolo che mi ha appena affibbiato scuotendo la testa e torno a concentrarmi sul mezzo volante davanti a me.

'Wow è davvero enorme visto da vicino' la risata di Justin mi riempie le orecchie per l'ennesima volta,mi piace quando ride e ancora di più mi piace l'idea che sia io a farlo ridere,'Oh questo è uno dei più piccoli,non sei mai salita su un elicottero?' scuoto la testa,piega le labbra in un sorriso guardandomi dall'alto 'A tutto c'è rimedio'

 

**

 

'Tesoro sono tornato!' stacco svogliatamente gli occhi dalla pagina che stavo leggendo voltandomi verso l'ingresso giusto in tempo per vedere mio padre varcarne la soglia e lasciare la valigetta marrone sulla poltrona,sembra essere di buon umore.

'Com'è andata a scuola?' 'Tutto bene' si sfrega le mani l'una contro l'altra e si siede di fronte a me probabilmente aspettando che io gli porga la stessa domanda,sospiro chiudendo il libro,lo poggio sul divano accanto ai miei piedi e mi abbraccio le ginocchia attirandomele al petto 'A te com'è andata a lavoro?' s'illumina aprendosi in un ampio sorriso 'Bene bene,sai ci sono sempre un sacco di pratiche da sbrigare,bisogna parlare col giudice,scontrarsi con la controparte,sentire i vari testimoni e firmare fogli,ancora e ancora' si lascia andare ad una risata chiudendo gli occhi,'Il bello dell'essere avvocati' poi batte le mani e balza in piedi 'Cosa c'è per cena?' niente,sono rientrata una mezz'ora fa dall'eliporto e non ho preparato nulla. Lascio che il silenzio parli per me e aspetto una bella strigliata quando parla e mi lascia completamente a bocca aperta,'Sai cosa? Oggi voglio preparare un piatto italiano' la mamma amava la cucina italiana,'Lasagne con tanta mozzarella proprio come piacciono a te' cosi dicendo si avvia in cucina chiudendosi la porta alle spalle.

Odio la mozzarella.

Sbuffo sconsolata riprendendo il libro dal divano e continuo a leggerlo.

Leggere è una passione che coltivo da qualche anno,è stata mia madre ha comprarmi i primi libricini di Geronimo Stilton,poi da quelle piccole storie sono passata a qualcosa di più impegnativo,finché ora sono arrivata a leggere romanzi veri e propri. Per lo più sono a favore del lieto fine,anche se non credo alla storia del “per sempre insieme” e si è un contro senso ma non posso farci nulla,mi prendono in un modo quasi surreale. Oltre alle vicende,della lettura amo tutto,amo l'odore della carta e dell'inchiostro,amo toccare con mano le copertine dei libri,amo sfogliare le pagine ed amo il contatto che queste hanno con la pelle. Ma più di tutto amo le parole scritte nei libri,parole che nessuno ha mai letto,che ti travolgono e t'infestano la mente come metti piede in una libreria.

Amo leggere e forse mi sommergo così disperatamente di libri perché la passione della lettura l'ho ereditata da mia madre e leggere è l'unica cosa che mi fa sentire vicina a lei.

Quando leggo vivo la storia che sto leggendo,la percepisco sulla pelle,il dolore che sentono i protagonisti me lo sento penetrare nelle ossa e mi si forma come un groppo in gola.

Solo i libri riescono a farmi bagnare gli occhi.

'Haley?' alzo la testa incontrando gli occhi scuri di mio padre,'Si?' socchiude gli occhi poggiandosi con le mani allo stipite della porta 'E' la terza volta che ti chiamo,la cena è pronta' sorride sparendo in cucina.

Quando leggo mi estraneo da tutto,ci sono solo io,i personaggi,le pagine del libro e mia madre che mi guarda da lassù.

 

**

 

Sto tornando a casa.

Sono passati quattro giorni da quel pomeriggio all'eliporto.

Non vedo Justin da quel giorno.

Non è più venuto a scuola.

Ogni tanto incrocio nei corridoi quel suo amico coreano con gli occhi piccoli,mi sembra si chiami Calum,ma niente di più.

Ammetto che sono rimasta sorpresa da questa sua improvvisa scomparsa.

In cuor mio so che non dovrei esserlo,ma è una cosa più forte di me,è umano attaccarsi ad una persona quando questa è l'unica a dimostrare dell'interesse nei tuoi confronti.

Mi abituerò anche a quest'ennesima assenza,come ho sempre fatto.

Per il resto è tutto nella norma.

Papà continua con i suoi cambiamenti d'umore e ci sono giorni in cui rifiuta di prendere le sue medicine.

Stringo la chiave cosi forte da graffiarmi il palmo della mano ma non me ne curo e la inserisco nella serratura entrando in casa.

'Papà sei a casa?' silenzio.

Sono abituata al silenzio.

In casa non c'è altro,le rare volte che parliamo sono quando è felice e prende le medicine. Per il resto è quasi sempre distante o depresso,allora sta chiuso in camera sua o si getta a capofitto nel lavoro.

Papà non è pazzo.

È solo malato.

E dato che sono l'unica della famiglia ancora in vita sta a me occuparmi di lui.

'Papà?' continuo a chiamarlo facendomi strada dentro casa.

Controllo in cucina,in bagno,nella sua stanza,poi mi viene in mente la camera dei miei. Dopo la morte della mamma,papà ha fatto dei lavori a casa,ha trasformato la sala da pranzo in una camera per lui.

Mi ripeteva sempre che non sopportava di dormire nel letto dove ancora c'era l'odore di sua moglie.

Salgo le scale diretta nella stanza infondo al corridoio e mano a mano che mi avvicino un lamento,simile ad un pianto prolungato,mi arriva alle orecchie.

Mi fermo davanti alla porta e poggio una mano sulla maniglia in ottone.

Il lamento diventa più forte.

Abbasso la maniglia e resto impalata sulla soglia.

Mio padre è seduto sul parquet con la schiena contro il letto.

Il comodino bianco attaccato alla parete ha un cassetto aperto.

Ai suoi piedi c'è una bottiglia di Jack Daniel's iniziata da poco,senza tappo.

Porto lo sguardo alle sue mani che stringono una foto.

Mi faccio forza ed entro nella stanza accucciandomi vicino alla figura di mio padre che non sembra più lui ma un bambino spaventato.

Guardo anch'io la foto che stringe convulsamente,è in bianco e nero,e ritrae la mamma da ragazza. E' seduta su uno scoglio con i piedi poggiati sulla sabbia bianca,dietro di lei il mare nero è una tavola e in lontananza si scorge la sagoma di una barca a vela. Indossa un lungo vestito con un motivo a fiori che le ricade morbido sui fianchi,la scollatura è a cuore e ai piedi porta dei sandali che s'intrecciano fin sopra alla caviglia con una pietra incastonata fra l'alluce e l'indice.

Sembra più che felice,fissa l'obiettivo sorridendo ampiamente mostrando i denti bianchi.

Le sorridono anche gli occhi. I capelli scuri le arrivano sotto al seno,li tiene da una parte,le scivolano su una spalla,sembrano morbidi.

Vedendola cosi spensierata sorrido anch'io.

Mi chiedo in che posto si trovi e con chi.

Mi chiedo se questa foto gliela abbia scattata l'uomo che ora si trova sul pavimento accanto a me.

Stacco lo sguardo dalla foto e porto l'attenzione a mio padre,ha le guance lucide di lacrime,gli occhi rossi e con il pollice accarezza il viso della mamma nella foto.

'Mi manchi tanto Emily..' sussurra con voce roca.

'Mi manchi tanto..' si china in avanti afferrando il collo della bottiglia e se la porta avidamente alle labbra prendendone una lunga sorsata. Poi si pulisce la bocca con la manica della maglia riprendendo a parlare 'Perché te ne sei andata eh? Abbiamo bisogno di te..io ho bisogno di te' prima di morire era la mamma che teneva sotto controllo la malattia di papà,che gli faceva prendere tutte le medicine senza fargli saltare un giorno.

Da quando lei non c'è più si è lasciato andare.

'Perché cazzo te ne sei andata Emily?' alza la voce sbattendo la bottiglia a terra.

'Papà' gli poggio una mano sulla spalla tentando di calmarlo.

'Se n'è andata. Mi ha lasciato solo ad affrontare la vita' biascica un po' alla fine mangiandosi qualche lettera,poi si scrolla di dosso la mia mano alzandosi di scatto 'Vaffanculo' allenta la presa sulla foto e ci passa sopra uscendo dalla stanza.

Sospiro piegandomi sulle ginocchia e la raccolgo osservando il suo sorriso ancora una volta 'Mi dispiace mamma,non ce la facciamo senza di te' poi mi rialzo ed esco chiudendo la porta,portando la foto con me.

Dopo quell'episodio papà si è comportato normalmente come se non fosse mai accaduto nulla. Non ho mai sollevato l'argomento,non so neanche se si ricorda di essere entrato in quella stanza. Fatto sta che ho nascosto la bottiglia di Jack Daniel's in fondo alla credenza dietro a confezioni di tovaglioli,piatti e bicchieri di plastica,ho fatto sparire la foto attaccandola sull'anta,dalla parte interna,del mio armadio per paura che papà in un attimo di rabbia possa strapparla.

È tornato a lavoro e io sono tornata a dedicarmi ai miei problemi.

Justin si è rifatto vivo venerdì,il quinto giorno.

Stavo attraversando il corridoio per dirigermi a mensa quando una mano mi ha afferrato il braccio e mi ha trascina in un'aula. Mi sono lasciata andare ad un'imprecazione prima di alzare lo sguardo e di ritrovarmi due occhi azzurri fissi nei miei.

 

-Flashback-

Venerdì 12:30

 

'Ciao' pronunciano le sue labbra.

Ciao. Che bel modo di salutarmi dopo quattro giorni.

Distolgo lo sguardo portandolo alla sua mano ancora chiusa intorno al mio braccio e ricambio il saluto piuttosto atona. Justin con lo sguardo segue i miei occhi e come me si sofferma sulla sua mano,evidentemente si è reso conto di tenerla ancora sul mio braccio perché molla la presa e si massaggia la nuca.

È in imbarazzo,wow.

'Allora..come va?' alzo le spalle indifferente 'Bene. Tu come stai?' solita domanda di cortesia. 'Sto bene' annuisco,poi toccandomi distrattamente i capelli mi dileguo rifilandogli la prima scusa che mi passa per la mente 'Stavo andando a pranzare' indico le porte scorrevoli della mensa alle mie spalle,un fondo di verità dopotutto c'è.

 

-Fine flashback-

 

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Capitolo 4
*** Nuovi amici? ***


"Non esiste un vascello veloce come un libro
per portarci in terre lontane,
ne corsieri come una pagina,
di poesia che si impenna -questa traversata può
farla anche il povero senza oppressione di pedaggio-
tanto è frugale il carro dell'anima."
-Emily Dickinson

Seduta sul davanzale della finestra osservo distrattamente la vita che si svolge oltre il giardino di casa mia.

È sabato,mi sono svegliata da qualche minuto e ho sentito quest'innato bisogno di scrutare oltre il vetro della finestra della mia stanza.

Sono le otto e Spring City è deserta.

Gli abitanti della cittadina non sono mattinieri,amano dormire,svegliarsi tardi,pranzare e uscire alle prime ore del pomeriggio.

Io non sono cosi.

Odio dormire e amo leggere.

Le ore sprecate a rigirarsi nel letto possono essere benissimo impiegate per finire qualche libro.

Con un sospiro deciso balzo giù dal davanzale e mi precipito in bagno per una doccia veloce,raccolgo i capelli in uno chignon improvvisato e dopo essermi liberata del pigiama mi infilo sotto il getto d'acqua.

Esco dalla doccia avvolgendomi un asciugamano rosa antico intorno al corpo e arrivo ciabattando in camera davanti all'armadio spalancandone le ante,prendo un leggins nero e una mezza manica verde scuro e torno davanti allo specchio.

Applico un po' di mascara sulle ciglia e raccolgo i capelli in una treccia ordinata,m'infilo ai piedi le All star nere e sono pronta.

Spengo le luci che ho acceso e prendo la borsa dal letto sfatto infilandoci dentro un libro,poi scendo le scale.

Il sole di Maggio che preannuncia l'estate illumina debolmente le persiane ancora serrate delle case,velocizzo il passo addentrandomi nel centro della città dormiente, le vetrine dei negozi sono nascoste dietro le spesse serrande di metallo,solo nei bar c'è movimento,tuttavia non sono aperti neanche loro,sulla maniglia interna della porta oscilla un cartellino rosso con su scritto CLOSE.

Attraversando strade vuote col vento che mi sbatte la treccia sulla schiena sorpasso il cancello del parco e continuo a camminare finché non individuo la mia panchina nera,arrugginita in alcuni punti con una sbarra spezzata nel mezzo,sotto ad un albero di ciliegio. La raggiungo e mi siedo sul bordo poggiando la borsa al mio fianco,ne estraggo il libro ed inizio a leggere.

 

Sono il re di Salem” gli aveva detto il vecchio. “Perché mai un re parla con un pastore?” domandò il ragazzo pieno di vergogna e di stupore. “Per varie ragioni. Ma diciamo che la più importante è che tu sei stato capace di realizzare la tua Leggenda Personale.” Il ragazzo non sapeva neppure che cosa fosse la leggenda personale.

È quello che hai sempre desiderato fare. Tutti,all'inizio della gioventù,sanno qual'è la propria leggenda personale. In quel periodo della vita tutto è chiaro,tutto è possibile,e gli uomini non hanno paura di sognare e di desiderare tutto quello che vorrebbero veder fare nella vita. Ma poi,a mano a mano che il tempo passa,una misteriosa forza comincia a tentare di dimostrare come sia impossibile realizzare la leggenda personale.”

 

Mi ritrovo a dar ragione al vecchio del libro.

Anche io fino ad un anno fa avevo tanti progetti,sognavo di viaggiare,vedere il mondo e poi magari stabilirmi all'estero e trovare un lavoro li,sembrava tutto fattibile,i miei mi appoggiavano,il più delle volte scuotevano la testa ridacchiando ripetendomi che per fare quello che avevo in testa servivano un mucchio di soldi,io l'interrompevo dicendo che li avrei trovati.

Viaggiare era la mia leggenda personale.

E poi è crollato tutto.

Mamma si è ammalata all'improvviso e nel giro di pochi mesi se n'è andata.

Una misteriosa forza comincia a tentare di dimostrare come sia impossibile realizzare la leggenda personale” la frase del libro fa capolino nella mia testa,nel mio caso la malattia è stata quella forza.

Leggo finché i raggi del sole diventano più insistenti sulla pelle,chiudo il libro e controllo l'ora sul telefono,caspita già sono le undici!!

Meglio tornare a casa.

 

Justin's pov

Fa caldo.

Soffro terribilmente il caldo.

'Hood dannazione accendi quel ventilatore' sbuffo sfilandomi la canottiera e gettandola in faccia al mio amico steso sul letto difronte al mio. Calum grugnisce togliendosela dalla faccia 'Vatti a fare una doccia cavolo' scoppio a ridere 'Accendi il ventilatore e non avrò bisogno della doccia' scuote la testa allungando una mano verso il muro alla sua sinistra premendo cosi l'interruttore.

Punto gli occhi sul ventilatore appeso al soffitto osservando le pale iniziare a muoversi piano per poi aumentare la velocità e vorticare furiosamente sopra il mio corpo.

'Calum' mi rendo conto di aver parlato solo quando sento la sua voce tranquilla accennare ad un 'Si?' 'Cosa sai di Haley Cohen ?' le molle del letto scricchiolano,ho catturato la sua attenzione. 'Ti riferisce alla moretta che sta in seconda ?' annuisco serrando le labbra,il mio amico si stringe nelle spalle 'Non la conosco,almeno non di persona' inarco un sopracciglio 'Spiegati meglio' 'Diciamo che la conosco in base ai pettegolezzi che girano su di lei e sulla sua famiglia' con un cenno del mento lo incito a continuare,voglio saperne di più.

Calum sospira e si mette seduto poggiandosi con le spalle al muro intrecciando le mani e lasciandosele ricadere sul grembo 'A quanto pare,Haley vive con il padre,un mezzo matto che sta sempre fuori casa' 'E la madre?' 'Morta l'anno scorso' 'Si sa di cosa?' scuote la testa accennando un sorriso sghembo,'Ipotesi,ipotesi e ancora ipotesi. Sai come siamo noi ragazzi del liceo' poi continua 'Se non ricordo male qualche mese fa quando la notizia della morte della madre di Haley si era ormai sparsa,alcuni azzardavano al suicidio. Altri erano convinti che il marito in preda ad un attacco l'avesse uccisa,cose folli insomma' 'Haley ha mai detto qualcosa a riguardo?' 'Posso chiederti una cosa Justin?' non aspetta la mia risposta che già riprende a parlare 'Perché t'interessa tanto quella ragazza?' scuoto la testa chiudendo gli occhi 'Non lo so..non lo so' lascio affievolire la voce coprendomi il volto con i palmi delle mani.

 

Haley's pov

Sono a casa giusto in tempo per l'ora di pranzo.

Lascio la borsa con le chiavi di casa su una sedia in cucina e salgo nella mia stanza per mettere a posto il libro,poi riscendo senza fretta le scale ed entro in cucina posizionandomi davanti ai fornelli.

È sabato,papà non pranza mai a casa,eccetto la domenica,quindi anche oggi sono sola.

Sospiro e mi piego sulle ginocchia per prendere una padella,la posiziono sul fornello e accendo il gas,poi mi sposto verso il congelatore e tiro fuori un sacchetto trasparente contenente sei fettine,ne prendo una.

Torno davanti al fuoco e dopo aver cosparso d'olio e sale il fondo della padella metto giù la fettina.

Mentre aspetto che la carne si cuocia prendo un piatto piano,un coltello e una forchetta e li sistemo sul tavolo.

Una quindicina di minuti dopo è pronta.

Prendo la padella per il manico e la inclino quanto basta per far cadere la fettina nel piatto,poi mi siedo e inizio a mangiare.

Sciacquo il piatto con le posate e rimetto tutto in ordine,papà non sopporta quando lascio le cose in giro.

Sono le tre e non so cosa fare.

Lancio il telecomando al mio fianco facendolo affondare tra i cuscini del divano,in televisione non c'è un accidente.

Mi porto le mani ai lati della testa descrivendo movimenti circolari sulle tempie pensando a come passare questo pomeriggio.

In un'altra occasione non mi sarei neanche posta il problema,avrei aperto un libro e mi sarei buttata a capofitto nella lettura.

Cosa che farei,se avessi un libro.

Quello che stavo leggendo,l'ho finito questa mattina quindi posso dire di essere a secco.

Mi alzo dal divano,prendo le chiavi e il portafogli e corro fuori casa.

La libreria si trova in centro,fortunatamente casa mia non è isolata,quindi una quarantina di minuti dopo mi ritrovo a svoltare una curva,supero un negozio di dolciumi,due di vestiti e mi ritrovo la scritta bianca 'LIBRERIA' sul cartoncino rosso davanti agli occhi.

Con un sorriso che va da un orecchio all'altro spingo la porta in avanti.

L'odore della carta m'invade le narici,le parole scritte con l'inchiostro indelebile pulsano nelle pagine dei libri reclamando la mia attenzione.

Mi sento a casa.

'Salve' saluto la signora dietro al bancone e inizio a camminare fra uno scaffale e l'altro scrutando i vari generi letterari.

Sorpasso i classici dedicandomi esclusivamente al genere adolescenziale.

Sposto gli occhi da una copertina all'altra cercandone una in grado di risvegliare la piccola lettrice che è in me.

Nella sezione adibita alle ultime uscite un libro a sfondo marrone con stampata sopra l'immagine di una bambina bionda che stringe al petto un libro cattura la mia attenzione.

Mi avvicino leggendo la trama.

I fatti si svolgono nella devastata Germania del 1939 comandata da Adolf Hitler.

La bambina della foto,si chiama Lisel,la madre è costretta ad affidarla ad una famiglia in modo che si prendano cura di lei.

Lisel non sa leggere ma nonostante ciò ogni qualvolta trova un libro,che stia per essere bruciato o che si trovi abbandonato in strada,lo raccoglie e lo porta con se.

Storia di una ladra di libri.

Sorrido passando la mano più e più volte sulla copertina liscia,poi mi dirigo alla cassa per pagare.

'Arrivederci' la donna mi rivolge un cenno di saluto accompagnato da un'espressione piuttosto annoiata prima di scomparire dietro la porta di legno,m'incammino verso casa facendo dondolare la busta con il mio nuovo acquisto,comprare libri mi mette di buon umore. Svolto a destra ripassando davanti al negozio di vestiti e prima che riesca a distogliere lo sguardo da una vetrina urto qualcosa e vengo sbalzata all'indietro di qualche passo.

'Scusa non ti avevo vista' questa voce..alzo gli occhi 'Justin'.

Il ragazzo biondo è fermo davanti a me,porta un capello con la visiera calato sugli occhi,dei pantaloni grigi della tuta e una maglia bianca a mezza manica,le sue labbra s'incurvano verso l'alto quando mi riconosce.

'Haley ciao' penso ai quattro giorni di assenza 'Questa volta non ti è caduto nulla' lancia un'occhiata alla busta che mi penzola dalle dita piuttosto divertito,impacciata mi stringo nelle spalle 'A quanto pare no' penso anche che non siamo amici e che quindi non ho motivo di essere arrabbiata,cosi lascio correre sorridendo a mia volta. 'Posso offrirti qualcosa di fresco per scusare la mia goffaggine ?' 'Volentieri,grazie' ribatto senza rimuginarci troppo. 'Conosco un bar davvero strepitoso,non te ne pentirai vedrai' oh,so già che me ne pentirò!

 

Justin's pov

È bello poter parlare di nuovo con Haley.

Quando ho cercato di parlarle ieri non è andata come speravo,oggi devo assolutamente riuscirci.

La incito a seguirmi e la guido attraverso strade secondarie per aggirare la calca sui marciapiedi.

Il bar di Travis è nascosto in un vicolo,'Eccoci' indico una strada stretta davanti a noi e poi subito sulla destra l'insegna gialla luccicante 'Maddox's bar',spingo la porta facendo passare prima Haley che mi sorpassa ringraziandomi con un cenno del capo,poi entro anch'io. La osservo mentre si guarda intorno meravigliata,be' in effetti l'espressione sul suo viso è un po' quella che hanno tutti una volta entrati qui,questo posto è davvero ben arredato.

Le pareti sono arancio scuro,quelle laterali hanno vari quadri affissi che ritraggono per lo più danze orientali e dipinti di animali stilizzati,la parete che ti ritrovi davanti come entri,quella dietro al bancone e ai tavoli con le sedie,è interamente coperta da mensole di legno scuro sulle quali sono poggiate le bevande alcoliche e in una piccola striscia vuota di muro,dove s'interrompe il percorso di mensole,sono state attaccate in ordine sparso delle fotografie di Travis con i suoi genitori,con suo fratello e con la sua ragazza. La parete alle nostre spalle invece è piuttosto spoglia,in basso a sinistra è stato ricavato uno spazio per la porta con la maniglia da entrambi i lati e alla stessa altezza della maniglia sulla parete è stata applicata una striscia rossa di carta da parati con un motivo dorato all'interno,che divide a metà tutto il muro e s'interrompe come inizia il davanzale della finestra.

Ci sono due finestre in tutto il locale,posizionate sulle pareti opposte,sono nere e si aprono verso l'interno,sui davanzali sono stati posizionati tre vasi con dei gerani rossi.

Dal soffitto nero pende un grande lampadario che emana una fioca luce giallastra.

Nel complesso il gioco di colori scuri e luci soffuse crea un ambiente piuttosto buio.

'Guarda chi si rivede!' alzo la testa incontrando il viso sorridente del mio amico occupato a lucidare un bicchiere dietro al bancone.

'Ehi amico' mi avvicino per stringergli la mano e sbattere la spalla contro la sua,'Cosa ti porta da queste parti?' lancio un'occhiata alla ragazza rimasta indietro,coglie quel piccolo movimento sogghignando 'Chi è la ragazza Bieber?' mi stringo nelle spalle 'Un'amica,l'ho portata a conoscere il locale' roteo un dito in aria per indicare il posto. Travis si apre in un sorriso ancora più grande se possibile,poi si affaccia su una finestra che non avevo notato vicino alle mensole 'Ehi piccola' dall'altro lato si sente un borbottio confuso,Travis ripete 'Piccola!' stavolta la voce che esce dalla finestra è più marcata,nitida e..scocciata 'Che vuoi Trav?' ridacchio,Travis mi lancia un'occhiataccia senza nascondere però il suo solito sorriso divertito 'Abbiamo ospiti,porta il tuo bel didietro di qua!'

È questione di pochi minuti prima che Sameera faccia il suo ingresso,le lunghe trecce scure raccolte sopra alla testa le mettono in risalto gli occhi nocciola e il viso mulatto,indossa un vestito arancione,con vari tribali sparsi sulla stoffa,che le copre i piedi ed ha uno spacco sul lato destro che le arriva alla coscia.

Come si accorge di me sorride e si avvicina per abbracciarmi 'Ehi Justin!' ricambio l'abbraccio,poi mi volto verso Haley prendendole la mano,'Haley lui è Travis e lei è Sameera la sua ragazza' con un timido sorriso stringe la mano ad entrambi,'Ragazzi lei è Haley' Travis si sofferma sul suo abbigliamento lanciandomi un'occhiata che non riesco a decifrare,poi torna a rivolgersi alla ragazza al mio fianco 'Sei la prima ragazza che il nostro Justin porta qui'

Ah ma gli affari suoi?

Haley si volta a guardarmi e le sorrido rigirandomi il piercing con la lingua.

'Allora? Come ti sembra il posto?' interviene Sameera,'Mi piace molto,adoro questi colori' annuisce lanciando una gomitata al suo ragazzo 'Ovviamente è tutta opera mia. Il ragazzo qui presente ha un pessimo gusto' Haley ridacchia e Travis alza gli occhi al cielo. 'Vieni ti offro qualcosa da bere,cosa preferisci?' 'Un succo grazie' le due scompaiono dietro alla porta dalla quale è uscita poco prima Sameera lasciandoci soli.

'Amico finalmente ti sei trovato una ragazza apposto' 'Non è la mia ragazza' inclina la testa sorridendo 'Non ancora,ma scommetto quello che ti pare che lo diventerà presto'

 

Haley's pov

Gli amici di Justin sono simpatici,sto passando un bel pomeriggio e mi sto divertendo molto,quei due non fanno altro che punzecchiarsi e Sameera è una ragazza in gamba e molto dolce. Alzo il viso puntando lo sguardo sulla parete per osservare meglio le foto appese quando l'occhio mi cade sul grande orologio rotondo che segna le sei e mezza,oh cielo è tardissimo. Scatto in piedi strusciando la sedia sul pavimento 'Si è fatto tardi,dovrei tornare a casa' Justin annuisce alzandosi a sua volta,'Be' amico fatti sentire ogni tanto' Travis e Justin si salutano con un abbraccio ed è la stessa cosa che fa Sameera cogliendomi di sorpresa. Le sue braccia esili si stringono intorno al mio collo 'Torna a trovarci mi raccomando' annuisco sorridendole,li salutiamo un'ultima volta e poi usciamo dal bar.

'Come ti sembrano?' mi chiede Justin una volta fuori,'Mi piacciono' ridacchia affondando le mani nelle tasche dei pantaloni 'Bene'. Il tragitto che ci separa da casa mia lo percorriamo in silenzio,ma non uno di quei silenzi imbarazzanti dove non sai cosa dire,un silenzio buono,uno di quelli che molte volte se si parla si rischia di rovinare il momento.

Una volta arrivati davanti al cancello di casa,mi volto portando le braccia dietro alla schiena,'Allora .. grazie per il pomeriggio,sono stata bene' abbozza un sorriso strofinandosi la nuca con la mano 'Anche io sono stato bene .. ci si vede in giro Haley' annuisco e faccio per voltarmi quando Justin avvicina il suo viso al mio. Il respiro si blocca per poi riprendere con un andamento irregolare,fisso lo sguardo sulle sue labbra che avanzano lentamente verso di me,Justin si china al mio livello lasciandomi un tenero bacio sulla guancia 'Buonanotte' sussurra,poi si volta e se ne va.

Non me l'aspettavo,è per questo motivo che resto per cinque minuti buoni impalata davanti alla porta ad analizzare il significato di questo gesto,con le guance in fiamme. Alla fine giungo alla conclusione che gli amici si scambiano baci sulle guance e che io non avendo amici,non sono abituata a queste manifestazioni d'affetto.

 

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Capitolo 5
*** Il professore di filosofia ***


SPAZIO AUTRICE
L'ho messo qui sopra per precisare che l'ispirazione per scrivere questo capitolo da come potrete vedere leggendolo,
me l'ha data la canzone dei Modà 'Se si potesse non morire',grazie buona lettura.
Fatemi sapere che ne pensate ci tengo molto. Chiara:*

"Si sente sola,ora ha paura,

l'ho vista piangere e poi chiedere

una risposta al cielo

e ora il suo sguardo non mente

ha gli occhi di chi nasconde

gli abusi osceni ma

non vuol parlarne”

 

'Finalmente soli' espiro bruscamente quando la mia schiena sbatte contro il muro,sono quasi le otto di mattina ed io invece di stare in classe ad annoiarmi e a seguire le lezioni mi trovo in un vicolo stretto a pochi metri da scuola con Truck che mi tiene ferma premendomi il suo corpo contro.

'Sbaglio o mi hai evitato negli ultimi giorni piccola?' non gli rispondo evitando di incrociare i suoi occhi,'Sbaglio?' ripete staccando il mio corpo dal muro per poi farlo sbattere nuovamente,un altro sbuffo spezzato mi fuoriesce dalle labbra. 'Vuoi rispondermi quando ti parlo?' sbraita serrando la presa sulle mie braccia,'N-on ti ho evitato Truck' solleva un angolo delle labbra rivelando il suo ghigno,quello che sfodera tutte le volte che sta per colpire,'No? E allora perché mi sfuggi di continuo?' 'Avevo da fare' toglie le mani dal mio corpo indietreggiando 'Risposta sbagliata ragazzina' e prima che abbia il tempo di replicare o semplicemente di veder caricare il colpo,il suo pugno mi colpisce dritto allo stomaco. Resto sdraiata sull'asfalto ruvido per quelle che mi sembrano ore nel vano tentativo di riprendere fiato ignorando il dolore sordo alla bocca dello stomaco ogni volta che compio il più piccolo movimento.

Sono una stupida,se mi fossi presentata quel pomeriggio dopo le lezioni probabilmente ci sarebbe andato più leggero,magari si sarebbe limitato a qualche spinta.

Le lacrime mi pungono gli occhi e spingono per uscire ma le ricaccio indietro.

Non piangerò per lui.

Mi devo alzare.

Stringo gli occhi e reggendomi al muro mi tiro su stabilizzandomi nuovamente sulle mie gambe,tiro fuori il telefono per controllare l'orario,le otto e dieci,ho dieci minuti per raggiungere la East High e altri cinque per entrare in classe. Costringendo le gambe a muoversi esco dal vicolo e raggiungo il cancello di scuola,attraverso il cortile a testa bassa e mi precipito lungo il corridoio fino a raggiungere i bagni delle ragazze. Una volta dentro apro tutte le porte per controllare che non ci sia qualche ragazza o qualche coppietta a pomiciare e poi mi piazzo davanti allo specchio sollevando la maglia all'altezza del seno. Come immaginavo. Nel punto colpito da Truck la pelle si è arrossata e tempo qualche ora si sarà formato un nuovo livido violaceo da aggiungere alla lista. Mi giro di schiena e ruoto il collo per vedere che anche all'altezza dei reni la pelle si sta annerendo,sbuffo lasciando ricadere la maglietta e dopo essermi data una sistemata ai capelli vado in classe.

Oggi è Lunedì,il Lunedì mi piace particolarmente perché alle prime due ore abbiamo filosofia. Arrivo davanti alla mia classe trovando la porta aperta,entro gettando un'occhiata veloce alla classe,strano,Mr Hale è sempre in anticipo.

Mr Hale è il professore di filosofia,detto anche il Sognatore.

Sognatore perché quando inizia a parlare della filosofia si perde nei suoi pensieri e rende partecipi noi studenti di questo. A dir la verità di filosofia insegna poco e niente,preferisce raccontarci piccoli scorci della sua vita,di alcune esperienze che per lui hanno significato molto,della spinta economica e del sostegno che ha ricevuto dalla sua famiglia e ama citarci le frasi più celebri di Charles Bukowski e di Emily Dickinson.

Ma in particolare lo chiamiamo Sognatore perché ripete sempre la stessa frase 'Inseguite sempre i vostri sogni,non lasciate che vi vengano strappati e portati via perché solo se ha la libertà di sognare l'uomo può definirsi libero di vivere.'

La sua frase,che ora è diventata una sorta di motto,mi ha colpita. Ha smosso qualcosa dentro di me,è come se avesse riacceso la mia passione per i viaggi.

Quando c'è Mr Hale sono più che felice di venire a scuola e ascoltare la sua lezione.

'Buongiorno ragazzi' porto di scatto lo sguardo alla porta trovandoci appunto il sottoscritto con fogli,libri e quaderni tra le mani e un sorriso smagliante stampato sulle labbra.

Il professor Hale è giovane,avrà al massimo una trentina d'anni,veste semplice e attira le occhiate sognanti di molte ragazze all'interno della classe,oserei dire troppe all'interno della scuola. Entra in classe e si sistema,come sottofondo il rumore assordante delle sedie degli studenti che stridono contro il pavimento, 'Buongiorno professore' il Sognatore poggia tutti i suoi libri sulla cattedra e una volta sistematosi gli occhiali quadrati sul naso impugna un pezzo di gesso e scrive una frase sulla lavagna

'Immagini se...'

Ecco un'altra delle sue lezioni strambe.

Tutti gli studenti lo guardano completamente rapiti e assorti,non si può dire di certo che sia un professore come gli altri,i suoi schemi d'insegnamento sono infatti completamente diversi,Mr Hale sa mantenere viva una lezione,non ti fa annoiare,non è ripetitivo e non ci assegna i compiti o ci fa studiare sui libri,scrive semplicemente delle frasi e ci aiuta ad arrivare al concetto chiave e poi ad una spiegazione.

'Ditemi la prima cosa che vi passa per la testa leggendo questa frase' una ragazza della prima fila alza la mano 'Si signorina Jones?' 'T'immagini se con un salto si potesse anche volare' il Sognatore allarga il suo sorriso allungando la mano con il gesso porgendolo a Jones,la ragazza si alza e scrive sulla lavagna il suo pensiero, 'Altri?' chiede voltandosi verso la classe, un ragazzo si alza e scrive,poi un altro,un altro ancora e ancora e ancora, 'Signorina Cohen lei non scrive nulla?' richiama la mia attenzione infilandosi le mani nelle tasche dei jeans,titubante mi alzo facendo attenzione a non sbattere la schiena contro la sedia e con la lentezza di un bradipo supero i banchi e prendo il gesso.

Leggo le frasi dei miei compagni :

 

'Immagini se con un salto si potesse anche volare'

'Immagini se in un abbraccio si potesse scomparire '

'Immagini se i baci si potessero mangiare'

'Immagini se non avremo il tempo di soffrire'

'Immagini se le stelle si vedessero col sole'

'Immagini se si potesse dormire al buio senza paura'

'Immagini se gli animali ci potessero parlare'

 

Prendo un respiro profondo e spingo il gesso sulla superficie ruvida della lavagna,come finisco di scrivere la frase mi volto abbozzando un sorriso,

'T'immagini se si potesse non morire'

il Sognatore incrocia le braccia al petto annuendo con la testa.

Un'ora dopo la campanella scandisce la fine della seconda ora e una baraonda di ragazzi si riversa in corridoio,il professore si avvicina al mio banco 'Tutto bene signorina Cohen?' annuisco,'Ho notato che ha difficoltà nel muoversi,è successo qualcosa?' diamine.'Va tutto bene Mr Hale,devo aver dormito male stanotte' il professore sorride 'Per qualsiasi cosa sa dove trovarmi' poi esce dall'aula come tutti gli altri. Raccolgo lo zaino dal pavimento ed esco anch'io. Camminare in corridoio al cambio dell'ora mi è sempre piaciuto,riesco a confondermi tra i ragazzi senza essere notata,supero il mio armadietto e salgo le scale diretta al laboratorio di chimica e biologia,la professoressa vuole farci lavorare con i composti chimici,sarà un bordello. Salgo l'ultimo gradino e giro a destra,sorpasso un gruppo di ragazzi intenti a scherzare e spintonarsi per gioco quando vengo bloccata proprio da uno di loro. 'Ehi tu' continuo a camminare quando questo tipo mi sbarra la strada allargando le braccia 'Sei l'amichetta di Bieber?' inarco un sopracciglio senza capire,amichetta? Non ricevendo alcun segno da me il ragazzo riccio alza un braccio e scuote la mano incitando qualcuno a raggiungerci,questa situazione inizia a non piacermi,un rumore di tacchi alle mie spalle mi fa voltare per vedere una ragazza venire verso di noi ancheggiando vistosamente. Mi volto strizzando gli occhi,chi diavolo è?

Il ticchettio cessa,alzo lo sguardo stupita di trovarmi davanti proprio lei. È più alta di me di qualche centimetro,le sue gambe sono fasciate da un paio di jeans aderenti e sopra porta una canottiera con uno scollo a v che lascia intravedere il reggiseno rosso. Mi concentro sul suo viso,sorrisetto divertito,occhi azzurri ben truccati,labbra piene e rosse e i capelli biondi raccolti in una coda alta. E' Celine.

'E' lei la ragazza' ridacchia il riccio,Celine si morde un labbro senza perdere il sorriso 'Così tu saresti un'amica di Bieber?' sbatto le palpebre non sapendo cosa rispondere,nel dubbio nego con la testa,lei però non sembra notarlo perché continua a parlare puntandosi le mani suoi fianchi,'Non sapevo che Justin s'interessasse anche alle sfigate' incasso l'insulto senza dire nulla, 'Ti ha già portata a letto?' sono in ritardo per biologia,'Dubito che voglia fare qualcosa con un tipo come te,sicuramente gli hai fatto pena' continua ridendo. Pena. Non voglio far pena a nessuno e non voglio la compassione di nessuno,so bene di essere ritenuta una sfigata ma fino ad ora non mi era mai passata per la mente l'ipotesi che Justin provasse pena per me. È vero ha scuola mi ha rivolto la parola solo per aiutarmi con i libri..mi ha aiutata per pena? Però allora perché si è scomodato a farmi conoscere i suoi amici? Scuoto la testa per scacciare questi pensieri,'Devo andare' la bionda mi afferra trattenendomi per un polso 'Vi ho visti giorni fa insieme,sta lontana da lui ragazzina' annuisco liberandomi il polso con uno strattone,'Ho capito' poi filo in classe sentendoli ridere alle mie spalle.

Justin è abituato a ragazze come Celine,io non c'entro nulla con loro.

Non mi diverto come loro,non mi trucco come loro,non indosso quei vestiti per valorizzare le forme perché non ne ho bisogno. Non ho un corpo come il loro.

Mi massaggio la parte esterna del braccio,gli faccio davvero così pena?

Arrivo davanti al laboratorio,la porta è chiusa,busso aspettando che la voce squillante della prof mi faccia entrare,'Avanti!' abbasso la maniglia sporgendo la testa all'interno,puntando gli occhi sulla figura di Mrs Tompson ferma davanti alla lavagna multimediale,'Signorina Cohen è in ritardo' 'Mi scusi' 'Si vada a sedere vicino al signor Adams,è l'unico posto libero' Adams? Non abbiamo un Adams nel corso di chimica. Annuisco cercando con lo sguardo questo ragazzo,alla fine lo individuo,ultimo banco attaccato al muro,ah mi ricordo di lui. Non frequenta nessun corso con me a parte chimica da come posso vedere.

Ha i capelli castani e ricci e gli occhi verde chiaro circondati da un paio di occhiali rotondi,è un ragazzo normale come me e anche lui rientra nella cerchia degli sfigati,come me.

 

-Flashback-

'Adams sei un pappamolle' 'Su alzati' 'Adams fai l'uomo e tira fuori le palle!' grida un ragazzo in piedi su un muretto,mi avvicino alla cerchia che si è formata in cortile e sguscio tra i corpi dei ragazzi urlanti arrivando in prima fila. All'interno del cerchio c'è un ragazzo con gli occhiali e davanti a lui un altro ragazzo,spalle larghe e pugni in mostra. Deve far parte della squadra di basket. Il ragazzo con gli occhiali è a terra e sembra affaticato,'Coraggio Alex fagli vedere chi comanda!' grida qualcuno,trattengo il respiro quando vedo il pugno di questo Alex entrare in collisione col viso del ragazzo,gli occhiali volano rotolando sull'asfalto,riporto lo sguardo sul suo viso notando che un rivolo di sangue gli fuoriesce dal naso depositandosi all'angolo della bocca,vorrei fare qualcosa ma la paura mi paralizza. Mi guardo intorno per chiedere aiuto ma la maggior parte dei ragazzi ride divertita osservando la scena e incinta Alex a colpirlo di nuovo.

 

-Fine flashback-

 

Prendendo un bel respiro mi avvicino ad Adams e mi siedo al mio posto.

'Riprendiamo ragazzi,oggi lavoreremo a gruppi perciò formate delle coppie con il vostro compagno e iniziamo' mi volto verso il ragazzo fissandolo con la coda dell'occhio indecisa se presentarmi oppure no. Alla fine opto per la presentazione,'Mi chiamo Haley,piacere' 'Joshua' ricambia la stretta accennando un sorriso,ha un bel sorriso. 'Be' iniziamo?'

 

**

 

Le ore rimaste scorrono normalmente e alle due sono finalmente libera di tornare a casa.

Oggi non ho visto Justin,forse non è venuto a scuola o più semplicemente è venuto ma non gli andava di passare a salutarmi.

M'incammino verso casa accantonando tutti i pensieri in un angolo della mente,una volta arrivata apro la porta e lascio lo zaino su una sedia in cucina,getto un'occhiata al frigo aspettando di trovare il solito biglietto di papà,stavolta però resto sorpresa,sul frigo non c'è nulla. Salgo nella mia stanza e mi lego i capelli in una crocchia,poi lo cerco nella sua stanza. Busso un paio di volte e non ottenendo risposta spalanco la porta.

'Haley. Non si usa più bussare?' il mio sguardo si focalizza subito sulla figura ricurva sulla poltrona al centro della camera,'Ho bussato' 'Come ti pare' sbuffa per poi scoppiare a ridere,'Hai bevuto papà?' esamino in fretta l'area che mi circonda cercando la bottiglia di Jack Daniel's che avevo nascosto,non la vedo da nessuna parte.

'Dannazione non sono un alcolizzato!' si inumidisce le labbra e continua 'Tua madre mi avrebbe creduto' colpo basso,mamma non è qui. 'Da quant'è che non prendi le tue medicine?' 'Non mi servono a niente' 'Ti aiutano a gestire i tuoi stati d'animo invece!' si lascia andare ad un'altra risata 'Mi aiutavano quando Emily era ancora qui. Adesso non mi servono,tanto non ho più nulla da perdere' hai me! Avrei voluto urlarlo fino a far tremare le pareti,prendere a pugni mio padre per fargli capire che io ho bisogno di lui e che deve andare avanti per me,ma probabilmente come la maggior parte delle cose che penso o che faccio,non sarebbe servito a nulla. 'Perché è morta proprio lei? Perché cazzo?' sbraita afferrando un cuscino dalla poltrona e scagliandolo con violenza contro il muro,poi si alza e in uno scatto d'ira ribalta il tavolinetto della sala facendo sparpagliare a terra tutti i fogli di giornale e inizia a tempestare di calci e pugni il divano. 'Papà smettila' mi avvicino cercando di bloccarlo dalla spalle,'Pa-' il suo braccio sinistro si abbassa e mi colpisce alla guancia facendomi traballare,'Haley,oddio Haley tesoro mi dispiace' la guancia mi fa male,ma il dolore che sento non è niente in confronto a quello che prova il mio cuore vedendolo in questo stato. 'Va tutto bene,ti porto le medicine' annuisce seppur tentennando,corro in cucina a riempire un bicchiere d'acqua prima che cambi idea e prendo le sue pasticche,mi avvicino lasciandogli le pastiglie sul palmo della mano e il bicchiere nell'altra. 'Mi dispiace,non volevo colpirti' 'Lo so,bevi' annuendo poggia le pasticche sulla lingua e le manda giù con l'acqua,poi si siede sulla poltrona aspettando che la medicina entri in circolo calmandogli i nervi. Pochi minuti dopo si addormenta.

 

Justin's pov

'Jay razza di idiota,vuoi uscire da quel bagno?' sbuffo,è la terza volta che mi rompe i coglioni e sono solo le sette di mattina. M'infilo velocemente una maglietta e un paio di jeans a vita bassa ed apro la porta precedentemente chiusa a chiave,'Era ora santo cielo! Sai com'è anch'io dovrei farmi una doccia di tanto in tanto' ironizza acciuffando i vestiti puliti dall'armadio,'Direi che ne hai più che bisogno Hood' ah quanto amo prenderlo in giro.

'Ah ah,davvero molto divertente Justin' sbatte la porta continuando a borbottare improperi per conto proprio,ridendo mi dirigo in cucina e rubo una mela dal cesto di frutta al centro del tavolino. 'Calum sbrigati o faremo tardi' 'E' colpa tua se faremo tardi!' mi rimbecca dal bagno,continuando a ridere mi stravacco sul divano gustandomi in pace la mia colazione. Circa dieci minuti dopo il mio amico fa capolino dal bagno riservandomi un'occhiata omicida,'Andiamo signorina' sghignazzo alzandomi dal divano.

Arriviamo davanti alla East High con due minuti di ritardo il che per due tipi come me e Calum è un record e probabilmente una cosa che non accadrà mai più. Chiudo a chiave la macchina e calandomi gli occhiali da sole sugli occhi sorpasso il cancello della scuola. La maggior parte degli studenti di terza,quarta e quinta è seduta su un muretto a parlare e scherzare,i primini con i ragazzi di seconda invece sono giù entrati nell'edificio. 'Jay mi passi il clipper?'infilandomi una mano nella tasca posteriore dei jeans tiro fuori l'accendino e glielo lancio,Calum lo afferra prontamente e con la stessa destrezza si accende una sigaretta. Mi poggio con la schiena al muro scrutando i ritardatari che correndo sorpassano il cancello per poi precipitarsi a lezione,i miei occhi vengono catturati da una figura esile che si avvicina a testa bassa,raddrizzo la schiena e incuriosito mi paro davanti all'entrata sbarrandole la strada.

'Haley' alza di scatto la testa sgranando gli occhi 'Justin' mormora passandosi una mano sul petto 'Mi hai spaventata' 'Hai sciolto i capelli?' annuisce sorridendo appena,mi è mancato guardare il suo viso ieri,'Ti stanno bene' ed è vero,le sfinano il viso,'Grazie Justin' distendo le labbra in un sorriso spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio,il sorriso mi muore quasi subito sulle labbra non appena noto la macchia violacea sotto l'occhio destro che le arriva fino a metà guancia. Stacco la mano dal suo viso lasciandomela ricadere lungo il corpo 'Cos'è successo?' Haley sobbalza evidentemente presa alla sprovvista,è solo un attimo però,si ricompone subito sorridendo.

'Sono scivolata e ho sbattuto contro un mobile' la fisso per qualche attimo incerto se crederle o meno,l'espressione sul suo viso non cambia,sembra quasi essersi congelata. Alla fine annuisco inumidendomi le labbra con la lingua 'Cerca di stare più attenta la prossima volta' annuisce col capo prima di aggirarmi ed entrare a scuola 'Ciao Justin'

 

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