Via di fuga.

di Camicia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 (sogno di mezzanotte) ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


È notte fonda e mi sveglio di scatto sentendo mia madre passare l’aspirapolvere…perché passa l’aspirapolvere in piena notte?!? Non lo sa che la gente normale dorme a quest’ora?
Esco dalla camera e vado nel salotto.
La vedo trafficare con l’elettrodomestico – mamma si può sapere che fai? Sono le tre di notte accidenti!! – dico isterica.
Da dietro sento una presenza, mi giro e vedo lui…il mio tormento…
Alto, capelli marroni  scompigliati e occhi assonnati.
Da quando mia madre e suo padre hanno deciso di vivere insieme quattro anni fa, iniziai a condividere lo stesso tetto con lui.
Credevo che sarebbe andato tutto per il meglio ma pian piano ho capito che lui non era un semplice fratellastro per me…
- ma che stai combinando? – chiede nervoso – se domani sarò irascibile sarà colpa tua – continua.
- guarda che tu sei sempre irascibile – rispondo io incrociando le braccia.
Lui mi stringe una guancia – ma sentitela! – e se ne va.
Mia madre leva la spina – mi era caduta la ciotola con lo zucchero e siccome non voglio formiche in casa ho passato l’aspirapolvere, mi dispiace solo che vi ho svegliati.
Torno in camera mia e mi corico di nuovo a letto.
Kanata…ogni volta che mi trovo vicino a lui vado nel panico…il mio corpo si surriscalda e non ne ho più il completo controllo.
Devo solo resistere…ma sarò in grado di farlo?
 
La mattina arriva lentamente anche perché non ho più chiuso occhio dopo la bravata di mia madre e mi alzo faticosamente dal letto.
Mi levo il pigiama e indosso jeans e maglietta.
Esco e vado in bagno.
Trovo lui che si sta lavando la faccia, a petto nudo con indosso solo il  pantalone  del pigiama.
Arrossisco – aspetto che finisci – dico veloce e mi giro.
Lo sento muoversi e poi mi mette una mano sul fianco – ho finito – dice e torna in camera sua.
Lo vedo di spalle…è così bello…ed io posso bearmi di lui…
No! Smettila Miyu!
Cerco di ritornare in me e mi chiudo in bagno.
Mi lavo la faccia, mi trucco ed esco.
Scendo in cucina e trovo la tavola apparecchiata.
Il padre di Kanata (che sarebbe anche il mio patrigno) sta mangiando tranquillamente un dolcetto bianco con crema  e sorseggia caffè.
- non ho fame, io vado – dico euforica.
È il primo giorno di scuola dopotutto.
Mia madre mi guarda con i suoi occhi verdi così uguali ai miei – ma tesoro se poi ti viene fame?
- nessuno problema – prendo una merenda da sopra il tavolo – mangerò questa lungo la strada.
Sento la porta di sopra chiudersi.
Kanata sta scendendo per  fare colazione.
- vado! – mi affretto.
Mi sono autoconvinta che più gli sto lontana e più mi dimenticherò di lui…ma come fare quando viviamo sotto lo stesso tetto?
Ricordo che prima capitava che dormissimo insieme perché passavamo la notte a vedere film.
Se ci ripenso divento rossa…prima di scoprire i miei sentimenti verso di lui eravamo molto uniti.
Arrivo a scuola e trovo alcune mie amiche davanti il cancello.
- Christine! Nanami!! – le chiamo e loro si girano.
- Miyu!! – mi abbracciano – quanto mi sei mancata!!
Iniziamo a parlare delle nostre vacanze estive.
Nanami è andata dai suoi nonni mentre Christine in Francia.
- ehi ragazze! – ci giriamo e vediamo che un ragazzo con capelli neri si avvicina – come state?
- Santa! – diciamo in coro – sei cresciuto!!
Sorride – e Kanata? – mi chiede.
- era ancora a casa quando sono uscita.
Neanche due minuti che un ragazzo alto e attraente si avvicina al vialetto della scuola diretto verso di noi.
È lui…mio dio…i suoi occhi marroni mi fanno sciogliere come burro.
Se solo sapesse l’effetto che mi fa.
- perché non mi hai aspettata Miyu! – mi dà un pizzicotto.
Mi libero – perché sei lento come una lumaca!! – ribatto.
La campana suona ed entriamo in classe.
Facciamo le corse e alla fine ci sediamo nei nostri banchi.
Io accanto ad una ragazza molto simpatica che si chiama Sakura.
Davanti a me Christine e Nanami e dietro…(s)fortunatamente Kanata e Santa.
 
Usciamo da scuola e ritorniamo a casa.
Io e Kanata rimaniamo in silenzio per un po’.
- è stato bello il primo giorno eh? – chiede per rompere il ghiaccio.
Concordo – sei stato meno irascibile del solito – sorrido.
Mi guarda e afferra una ciocca dei miei lunghi capelli biondi.
- certe volte vorrei proprio sculacciarti per le risposte taglienti che mi dai.
Il mio cuore si ferma e poi riprende a battere all’impazzata.
- che…dici? – riesco a malapena a sussurrare.
Si mette a ridere – che faccia Miyu! Sei tutta rossa!! – mi prende in giro.
Mi scosto da lui e affretto il passo.
Quando fa così non lo sopporto…ed è proprio questo che mi fa sperare di avere una possibilità con lui.
Dannazione al mio cuore! Perché dovevo  proprio innamorarmi di lui!!
- ehi Miyu aspetta! – mi urla da dietro ma io arrivo a casa ed entro.
 
Sono a computer e continuo a guardare le foto di qualche anno fa.
Eravamo così piccoli rispetto a ora.
Lui era basso ma aveva quel suo sguardo magnetico che faceva cadere ai suoi piedi tutte le ragazze.
E poi ci sono io, insignificante ragazzina dagli occhi verdi e capelli biondi accanto a lui che sorride come un’ebete.
Credo che già allora ero innamorata di lui.
Ahhh! Basta! Levo la finestra delle foto e chiudo il computer.
Sento bussare alla porta.
- avanti – dico aspettandomi di trovare mia madre.
Invece no entra un ragazzo con un sorriso seducente.
- che vuoi? – dico fredda.
- voleva passare un po’ di tempo con te, non ho niente da fare così mi sono detto “perché non rompere le scatole a Miyu?” – sorride.
Entra senza troppi complimenti e si siede sul letto accanto a me che ho ancora il p.c. sulle gambe.
- che stavi facendo?
- stavo vedendo film porno – rispondo seria.
Lui mi fissa sconvolto – sul serio?
- secondo te io potrei vedere certi film? – non sa quanto mi imbarazzi?
- non senza di me – ribatte ridendo.
Gli do un piccolo pugno sulla spalla – dai scherzavo.
Vorrei sapere se sono solo io a sentire questo batticuore.
Ci guardiamo negli occhi per un paio di minuti.
- sei cambiata Miyu – dice di punto in bianco.
Sbatto le ciglia.
- sei più carina.
Arrossisco.
Ecco sono questi i complimenti che mi spiazzano.
Poggio il computer a terra e mi avvicino a lui.
Gli metto le mani sulle spalle e continuo a guardarlo negli occhi.
Lui non accenna a muoversi…forse aspetta che io continui?
Forse anche lui prova qualcosa per me?
Forse ho speranze?
Siamo vicinissimi…
Sento il suo respiro irregolare unito al mio…
- stiamo sbagliando Miyu – dice impassibile.
Nel suo sguardo non riesco a leggere i suoi sentimenti.
Come al solito è un muro che non riuscirò mai a buttar giù.
Sono imbarazzatissima…mi sono spinta troppo oltre ma la cosa peggiore è che ora  penserà che  provo qualcosa per lui.
Devo improvvisare – stavi davvero credendo che ti volessi baciare? – dico sorridendo.
Dentro di me sto morendo.
- ma dai! Ti stavo prendendo in giro! – mi allontano da lui.
Ho troppa paura di dirgli la verità.
Il fatto è che se non ricambia quello che provo nascerebbe dell’imbarazzo tra di noi e già mi basta quello che c’è adesso. E poi viviamo sotto lo stesso tetto sarebbe troppo…
- Miyu c’è qualcosa che devi dirmi? – mi chiede come se leggesse nella mia mente.
Sì! Sono innamorata di te idiota!
- no nulla – improvviso un sorriso sforzato.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Apro l’armadio e prendo il vestitino nero a corpetto e lungo pochi centimetri sopra il ginocchio.
È sabato sera e come sempre io e gli altri usciamo per stare un po’ insieme e svagarci dalla dura settimana scolastica.
Dopo quello che è successo l’altra volta tra me e Kanata ho cercato in tutti i modi di stargli alla larga ma ogni volta me lo ritrovavo a petto nudo oppure finivamo soli in casa quando mia madre e suo padre uscivano.
Scendo in cucina vestita e truccata e aspetto il padre di Kanata che finisce di vestirsi per andare a lasciarci nel luogo dell’appuntamento.
Scendono insieme padre e figlio.
Si somigliano, hanno lo stesso sguardo accigliato e i lineamenti del viso.
- siamo pronti? – chiede – andiamo – si risponde in seguito vedendoci vestiti e sistemati.
Arriviamo e vediamo gli altri che parlano e ridono.
Non appena scendiamo ci vengono in contro.
- finalmente!! siete sempre in ritardo! – dice Santa.
Nanami indossa una gonna a vita alta nera con una camicia verde acqua.
Semplice ed elegante.
I suoi capelli corti e neri sono più domati rispetto alle altre volte.
Christine invece indossa un vestitino rosa e bamboline rosse.
Come al suo solito.
I capelli castani sciolti e ondulati volteggiano in aria mossi dal vento.
Ci incamminiamo e lungo il tragitto incontriamo alcuni nostri amici.
La strada principale è molto frequentata.
Ci sono tante persone così decidiamo di optare per un luogo più tranquillo.
Entriamo in una stradina secondaria per uscire in una piccola piazza.
- sai, da quella parte c’è un night club – dice Santa allegro.
- e allora? – risponde di getto Kanata alzando un sopracciglio.
L’amico incrocia le braccia – no niente, solo che qualche volta mi piacerebbe andarci.
Ci sediamo in un locale con i tavoli all’aperto e poi mentre siamo intenti in una conversazione interessante arriva una ragazza con i capelli neri e lisci lunghi fino alle spalle.
Occhi azzurri e un visino molto carino.
Kanata la riconosce e si alza per salutarla.
È Akira, un’amica di Kanata.
Non riesco a sentire quello che dicono perché sono lontani e perché Santa mi parla dritto nell’orecchio.
Sorridono e Kanata si mette una mano dietro la nuca.
Mio dio quant’è snervante!
Quella ragazza non dovrebbe nemmeno avvicinarsi a lui perché lui…è mio…
Oh cavolo! Sono arrivata fino a questo punto?
- ragazzi io vado a fare un giro con Akira – dice avvicinandosi e prima che possiamo ribattere se ne vanno.
I battiti del mio cuore rallentano e mi sento sola e svuotata.
Lui…è solo con lei…
Rimaniamo nei tavolini per un’altra ora poi Nanami e Santa se ne vanno e Christine raggiunge sua sorella perché deve tornare a casa.
- Miyu se vuoi ti faccio compagnia – mi dice.
Faccio no con la testa – non preoccuparti, vado da Kanata – la rassicuro.
- allora ciao – mi abbraccia e se ne va.
Rimango sola in cerca di Kanata perché dobbiamo tornare a casa insieme.
Lo chiamo più volte al telefonino ma niente non risponde.
Percorro qualche stradina e poi intravedo il vestitino azzurro di Akira.
Felice mi avvicino…non l’avessi mai fatto!
Akira si alza sulle punte e lo bacia.
Lui non si muove e continuano, gli mette le bracci attorno al collo e lui una mano sul fianco…come fa con me.
Non avrei mai creduto che vederlo con un’altra ragazza mi avrebbe fatto stare così male. Certo lui è molto popolare ma sembrava non interessarsi mai a nessuna di  loro.
Mi salgono le lacrime agli occhi.
Voglio solo scappare da lì.
Forse è per questo che mi ha rifiutata a casa, perché gli piace Akira.
Giro i tacchi e me ne vado quasi correndo.
Le persone mi sfrecciano accanto mentre io corro ferita e disperata.
Sto piangendo per lui cavolo!!
Lui che mi ha respinta, che mi fa arrossire solo con lo sguardo, che non prova i miei stessi sentimenti, che ha appena baciato Akira e che mi fa battere il cuore come mai nessuno è riuscito a fare.
Non so dove sto andando di preciso ma poi mi ritrovo davanti ad un locale con le porte nere.
Alzo gli occhi e vedo la scritta rossa “Raymond Night Club”
È il night Club di cui parlava Santa.
Entro. Non so nemmeno perché.
Ci sono ragazze che ballano sopra una specie di palco attorno ad un palo.
Uomini e da non credere anche ragazzi che potrebbero avere la mia età sono assorti in quell’esibizione.
- serve aiuto? – mi chiede un uomo abbronzato con occhiali da sole e capelli biondi tirati a lucido.
- ecco…stavo guardando – rispondo nervosa.
Lui mi guarda iniziando dai piedi e poi sale su – sei qui per lavorare?
Lavorare? – cosa?
- abbiamo bisogno di una ballerina, una è andata in maternità – risponde schietto.
Lavorare in un night club? Io?
- è un modo veloce per fare soldi, per svagarti e per liberare la mente dolcezza.
Liberare la mente?
Potrebbe aiutarmi a dimenticare Kanata.
Sarebbe come una via di fuga.
Ma che dico!?? È un night club cavolo!!
- ecco…non sono interessata.
Mi prende la mano e mi porge un biglietto da visita – chiamami se cambi idea – sorride.
Esco confusa.
Tre secondi in quel locale mi sono bastati.
Lavorare in un night club.
Liberare la mente.
Potrebbe essere un’idea…un’idea bocciata sul nascere.
Sono troppo timida per fare certe cose e vestirmi come quelle ballerine!!
Sento la borsetta vibrare.
Prendo il telefono e rispondo.
- dove sei? – mi chiede una voce bassa.
È Kanata – in giro.
- gli altri?
- se ne sono andati da un pezzo.
- e sei sola? Stupida perché non mi hai chiamato? – è arrabbiato.
Scoppio – perché eri con la tua Akira! E non volevo disturbarti!
- la mia Akira!! Miyu non sarai troppo gelosa!! – lo sento sbraitare dal telefono.
Gonfio le guance.
- dove sei?
- non te lo dico.
- guarda che vengo a cercati e allora sarai nei guai piccola arrogante!
Mi salgono di nuovo le lacrime – perché non capisci? – la voce mi trema – io… - chiudo il telefono.
So che se avessi continuato gli avrei detto tutto.
Devo farmi forza!
Basta Miyu! Devi togliertelo dalla testa!
Mi giro ed entro nel locale con le porte nere.
 
- sei una studentessa? – mi chiede l’uomo con gli occhiali da sole.
Mi ha portata nel suo ufficio.
- sì – rispondo seria.
- sei vergine?
Arrossisco – come?
- hai mai avuto rapporti sessuali?
Divento più rossa – n-no – rispondo imbarazzata – ma che c’entra?
- per  sapere se sei disposta ad intrattenere il pubblico.
- vale a dire?
- abbiamo delle piccole stanze dietro il palco. Sono accoglienti e comode. Lì le ballerine intrattengono un uomo scelto dal pubblico durante l’esibizione.
- fanno l’amore? – riesco a dire con un po’ d’imbarazzo.
- qui nessuno fa l’amore, si scopa e basta. È normale in un night club.
Incrocio le dita – io non voglio nulla del genere. Voglio ballare sopra il palco e basta.
- d’accordo.
- un’altra cosa. Voglio che la mia identità sia segreta. Porterò una maschera durante lo spettacolo.
In questo modo nessuno mi  riconoscerebbe.
- d’accordo.
Scrive le ultime cose sul foglio – i tuoi orari sono dal venerdì alla domenica dalle dieci di sera fino all’una, d’accordo?.
- okay – rispondo.
Non ci credo…sto davvero facendo un colloquio per essere assunta in questo locale?
Io che mi vergogno anche di andare a mare perché mi sento tropo nuda in costume!!
Addio alla mia castità.
 
Quando esco dal locale prendo il telefono che nell’ufficio di Raymond continuava a suonare ma che ignoravo.
Ci sono sette chiamate di Kanata e due di mia madre.
Chiamo prima mia madre.
- tesoro dove sei?
- oh, ho incontrato una mia amica e abbiamo parlato. Non ho per niente sentito il cellulare.
- sono davanti la statua del picchio, vieni. Kanata è molto arrabbiato.
Mi basta questo per farmi tremare.
Kanata arrabbiato…non sarà un bello spettacolo, gli ho chiuso per fino il telefono in faccia!
No, non è arrabbiato è furioso!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Arrivo davanti la statua e vedo la macchina della mamma.
Con passo deciso la raggiungo ed entro nel sedile posteriore.
Davanti Kanata mi lancia sguardi di fuoco attraverso lo specchietto.
Voglio sprofondare.
Non appena saremo a casa soli mi prenderà a parole.
- ti sei divertita? – mi chiede la mamma.
Guardando fuori rispondo – mm – che sarebbe un sì.
- sicura? Non sembra tesoro… - perché capisce sempre come mi sento al solo guardarmi? Certe volte è un bene ma il più delle volte no.
Faccio un finto sbadiglio – sì, sono solo stanca.
Nella macchina aleggia la nuvola nera di Kanata.
La sento è molto suscettibile il ragazzo.
Sbuffo.
Arriviamo a casa.
Entrati il signor Saionji si alza dal divano e ci sorride.
Sta vedendo un film sul calcio mi pare e mia mamma gli da un bacio sulla bocca. Veloce e affettuoso.
Si siede accanto a lui ed iniziano a parlare.
Corro in camera mia urlando – buona notte! – e scompaio dalla circolazione.
C’è il vulcano Kanata che ancora deve eruttare e non ci tengo a vederlo.
Sento dei passi venire verso di me.
O cavolo!
Spengo la luce e mi corico ancora vestita.
Bussa alla porta ma non rispondo.
- Miyu apri – dice serio.
Continuo a non rispondere.
Senza permesso apre la porta ed entra.
Fa alcuni passi e si avvicina al mio letto.
- perché fai così  Miyu? – mi dice e si allontana.
Stringo i pugni e parlo – perché tu mi confondi.
Mi stringo tra le coperte nascondendo il mio imbarazzo.
Lo sento prendere fiato – non succederà più – ed esce.
Perché? Perché è dovuta finire così?
Prima mi bastava stargli vicino ma poi ho iniziato a volere di più…sempre di più e ho finito coll’innamorarmi perdutamente di lui.
 
Pensavo che con un po’ di sonno si sarebbe sistemato tutto ma quando mi sono alzata e sono andata a fare colazione Kanata non mi ha parlato nemmeno una volta.
Forse sta mettendo delle distanze tra noi…
Ma perché?
Sono io quella innamorata non lui!
Sono io quella che soffre sapendo che non posso stare con lui!
Sono sempre e solo io quella che la notte lo sogna continuamente ed il mio cuore piange!!
Forse è giusto così.
Continuare a sperare non serve a nulla…stare insieme non è possibile…siamo fratellastri.
Certo non abbiamo legami di sangue ma i nostri genitori stanno insieme da un bel po’ e siamo come una famiglia.
Mi sento vuota…come se dentro di me non ci sia nulla, solo tristezza e angoscia.
Ingoio un biscotto facendo scendere il nodo che ho in gola.
Se la nostra relazione finisse male chissà cosa potrebbe succedere.
Ma a che ci penso a fare?
Noi non staremo mai insieme.
Non ho alcuna speranza…ora non più.
Che stupida sono stata a credere in qualcosa in più.
Colpa di tutti quei film romantici che mi vedo e che mi mettono strane idee in testa.
 
Arriviamo a scuola accompagnati dalla mamma.
- divertitevi a scuola!! – ci dice allegra e noi rispondiamo con un sorriso.
Varchiamo il cancello ed entriamo.
Il silenzio tra di noi è molto più pesante.
Più di ieri.
- come è andato il fine settimana gente! – dice sorridente Santa.
Kanata si siede al suo posto senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.
Io mi affretto a sedermi nel mio e Sakura mi rivolge un caloroso sorriso.
Ne avevo bisogno.
Ricambio e Nanami e Christine si girano per chiacchierare.
 
La giornata passa tra le battute dei miei compagne e le lezioni dei professori.
Dietro di me sentivo parlare solo Santa.
Lui si è limitato  ad annuire o a rispondere con monosillabi.
Meno male che la mia compagna di banco è tranquilla e simpatica.
Io e lui non ci siamo rivolti nemmeno uno sguardo.
Durante l’ora di matematica il professore mi chiama alla lavagna ed io mi alzo.
Arrivata lì prendo il gesso e risolvo il problema.
Verso l’ultimo passaggio mi blocco e mi giro verso Nanami per farmi aiutare poi alzo un po’ lo sguardo e scopro che Kanata mi sta osservando ma non appena i nostri occhi si incontrano distoglie lo sguardo.
È una mia impressione o è arrossito?
Difficile a dirsi è sempre un muro quello, non capisco mai cosa prova.
 
Ritorniamo a casa ed è peggio.
Ormai parlo solo con mamma e con  il signor Saionji.
Con Kanata mi limito a dirgli solo le cose indispensabili.
Tipo “è pronta la cena”, “tuo padre ti deve parlare”.
Cose del genere insomma.
E poi basta.
E mi fa male.
Mi manca…da morire.
Avevo paura proprio di questo…due estranei sotto lo stesso tetto.
Che non si parlano, che non si guardano e che non condividono nulla tranne che il bagno.
Noi che prima stavamo sempre insieme e condividevamo anche le mutande (si fa per dire).
 
La settimana passa in un baleno ed è già venerdì.
Già…il mio lavoro notturno mi aspetta.
Prima non ne ero tanto convinta ma ora sono decisa a farlo perchè credo che possa aiutarmi a dimenticarlo.
Guardo l’orologio appeso al muro della stanzetta e segna le nove e mezza.
Tra mezz’ora dovrò uscire.
Che m’invento?
Intanto mi vesto e mi trucco molto accuratamente.
Scendo in cucina e Kanata e il padre sono seduti a tavola che giocano a carte e la mamma fa il tifo per il signor Saionji.
- mamma esco – dico disinvolta.
Alza gli occhi verso di me – dove vai?
- a fare un giro con emm… Raymond – perché ho detto proprio quel nome?
Sorride – un ragazzo! Allora mi raccomando, occhi aperti e gambe chiuse!
Mi mette in imbarazzo.
Oh no mamma…le gambe le aprirò molte volte da sta sera per ballare.
Kanata alza lo sguardo dalle carte e lo porta  a me guardandomi impassibile.
Che cosa sta cercando di dirmi?
È serio ma allo stesso tempo arrabbiato.
Avrei voglia di dirgli FOTTITI!
Giro i tacchi ed esco di casa.
In cinque minuti arrivo davanti il locale.
Raymond mi viene incontro – ehi beautiful! – mi sorride.
Ah già, lui è mezzo americano.
- vieni, le ragazze ti prepareranno come si deve – mi trascina dietro le quinte.
Ci sono nove ragazze con completini sexy alcuni di piume altri con strass.
- tu sei quella nuova vero? – chiede una bionda platino dagli occhi azzurri.
- sì, sono Miyu – rispondo timida.
Mi afferra la mano e inizia a spogliarmi aiutata dalle compagne.
Jeans, maglietta, canotta, scarpe, calze e reggiseno.
Meno male che siamo tutte donne!
- indossa questo Miyu – mi da una gonna verde chiaro con la mutandina di sotto verde scuro ed un toppino verde scuro come la mutandina.
- so che non vuoi far sapere chi sei vero? – mi chiede una ragazza con i capelli rossi lunghi e lisci.
- già – mi da una maschera veneziana argentata con i brillantini ai bordi.
È davvero bella.
Prima di mettermela mi sistemano il trucco aggiungendo tanto di ombretto e rossetto rosso.
- si va in scena! – mi danno uno schiaffo leggero al sedere – è il tuo momento!
Il mio momento ma cosa devo fare?
Mi ritrovo sul palcoscenico e tutti gli occhi dei presenti su di me.
Avvampo dalla vergogna.
Solo ora mi rendo contro di quello che sto per fare.
Mi avvicino al palo con passo sexy.
Bhè non tanto i tacchi vertiginosi traballano un po’ ma cerco di non farlo notare.
Mi muovo attorno ad esso e guardo negli occhi tutti i presenti.
Mi sento così forte e così viva…
Loro non sanno chi sono e questo mi fa sentire così sicura di me.
I capelli mi volteggiano e alcuni ragazzi mi urlano di continuare.
Li faccio felici.
Alzo gli occhi e vedo Raymond che dal bancone mi fa ok col pollice.
Sto andando bene e mi sento felice.
Per un attimo la mia mente si svuota e ha un solo pensiero:
BALLA MIYU!
Balla e muoviti!
Niente Kanata, niente scuola niente di niente.
La musica a palla mi distrae da tutto ciò ed io mi faccio trascinare.
 
- brava Miyu – mi dice il proprietario del locale.
Sorrido – è stato interessante – dico sorpresa.
In effetti non mi sarei mai aspettata di sentirmi così.
Avrei giurato che non appena fossi stata là sopra sarei scappata a gambe levate…invece…
- ci vediamo domani – mi dice ed io esco dal locale.
Controllo il telefonino ed ho almeno nove chiamate perse.
- mamma? – chiedo non appena risponde.
La mamma si infuria – ma ti rendi conto che sono l’una e mezza?!?
Faccio una smorfia – sto tornando mamma, sto bene non preoccuparti.
Arrivo a casa in un baleno, certo me la sono fatta tutta di corsa!
Entro e trovo la mamma seduta a tavola.
Gambe accavallate e mani incrociate.
Nulla di buono.
Meno male che mi sono struccata prima.
- la prossima volta avvertimi prima che arrivi tardi altrimenti mi preoccupo! E poi non mi hai nemmeno risposto alle chiamate Miyu, mi sono preoccupata.
Mi avvicino a lei e l’abbraccio.
- tranquilla mamma sto benone – la stringo.
- lo sai che mi preoccupo sempre…solo avverti quando fai tardi ok?
Si calma e tutto finisce per il meglio.
 
L’indomani non c’è scuola così dormo fino alle undici.
Sta sera in programma c’è l’uscita con i miei amici ma io ho in progetto altro…se ripenso a come mi sono risentita ieri sera, voglio rifarlo e sentirmi libera e sicura.
Per tutto il tempo non ho nemmeno pensato a Kanata.
Sistemo la stanzetta e poi vado a lavarmi.
Esco dal bagno con un asciugamano attorno al corpo e mi dirigo in camera mia.
Mi guardo allo specchio e cerco di immaginarmi col vestitino verde di ieri sera.
Chissà se ero bella?
Sono le dieci meno un quarto e sento Kanata bussare alla porta, come so che è lui?
Primo perché mia madre entra senza bussare, secondo suo padre prima mi chiama poi bussa e terzo…il mio cuore batte forte quindi non può che essere lui.
- Miyu muoviti che dobbiamo andare – dice entrando e poi spalanca la bocca quando mi vede in mutande e reggiseno.
Avvampo e lui abbassa lo sguardo.
- due minuti e sono pronta – rispondo e lui esce.
Ben ti sta Kanata!! Era tutto rosso quando è uscito.
Indosso un vestitino rosso lungo fino alle ginocchia e un paio di bamboline.
Non mi trucco tanto ci penseranno le mie compagne di ballo a farlo.
Scendo e poi andiamo verso la macchina.
Arrivati in piazza raggiungiamo i nostri amici.
- Miyu! – mi urla Christine e poi mi abbraccia.
Sono quasi le dieci, devo andare…
- ragazzi io ho da fare, ci vediamo più tardi – cerco di divincolarmi ma le mie amiche mi incalzano.
- che devi fare? – chiede Nanami.
Sakura mi guarda – chi devi incontrare?
Santa e Kanata osservano la scena.
- è un segreto – sorrido e scappo via.
- cosa? Miyu non tenerci sulle spine!!
Le sento lamentarsi ma io continuo a correre via.
Indosso un vestitino fuxia cortissimo con sotto un paio di mutandine rosa chiaro.
Accanto a me c’è Yuka che balla e incanta il pubblico poi mi sorride e scompare.
Rimango sola e mi giostro il palcoscenico.
Infondo è come quando da piccola facevo i saggi di danza classica solo che qui devo ballare attorno al palo ma la sostanza è quella.
 
Rientro nel camerino e mi tolgo la maschera argento e nera.
Sorrido alla ragazza riflessa allo specchio, occhi verdi truccatissimi pieni di brillantini e rossetto rosa.
Capelli biondi attaccati in una treccia morbida.
Sono io e sembro più grande e più bella.
- brava – mi dice Yuka entrando nel corridoio di fronte, ha con sé un uomo sulla trentina.
Lo sta portando in una delle camere private.
- senti ma non è che questo corpetto me le rimpicciolisce? – una spogliarellista con i capelli blu notte agita su e giù il seno – altrimenti è inutile farmele ingrandire.

La biondina con indosso una vestaglietta di seta che copre ben poco fa no con la testa.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Esco dal locale e chiamo Nanami.
- pronto Miyu? – dice al secondo squillo.
- dove siete? – chiedo.
Sento una ragazza che ride e Santa che parla, anzi urla.
- siamo al locale vicino al negozio di gioielli.
 
Quando arrivo li vedo tutti ridere e scherzare.
Poi si accorgono di me e sorridono.
- finalmente! Ora possiamo farti il terzo grado! – esclamano le mie amiche.
C’è anche Akira seduta vicino al mio Kanata.
No, lui deve uscire dalla mia testa.
Ma come faccio? Sembra che il mio amore per lui sia scomparso ma quando i nostri occhi si scontrano si riaccende la fiamma in me.
Mi siedo accanto a Sakura e Key.
Un ragazzo che esce con noi ed è molto simpatico.
- sbaglio o sei truccata? Prima eri acqua e sapone! – dice Christine guardandomi.
Arrossisco, mi sono truccata al night club – bhè sì, sono andata nel bagno di un locale perché aveva fatto tardi a casa – improvviso.
- dove sei stata Miyu? – chiede Santa.
E ora che m’invento? – dovevo incontrare una persona tutto qua.
- per tutto questo tempo? – chiede Kanata.
Il suo tono di voce è alquanto basso e irritato.
Cavolo perché questo ragazzo mi fa quest’effetto!!
- Miyu ha una vita segreta! – esordisce Santa – magari è un alieno che si incontra con i suoi simili in un posto segreto!
Nessuno lo prende sul serio e iniziano a prenderlo in giro.
Meno male che i riflettori adesso sono puntati su di lui e non più su di me.
 
La mattina mi sveglio con un po’ di mal di testa.
È tutta la musica a palla che c’era nel locale.
Mi alzo e guardo fuori dalla finestra.
Un’altra giornata mi attende.
Ieri sera sono uscita di nascosto da casa per andare al locale.
Meno male che la mamma si sentiva male ed è andata a letto presto mentre Kanata era a casa di un suo amico ed è tornato dopo di me.
Questa doppia vita è eccitante ma allo stesso tempo stancante.
Indosso i jeans e una felpa.
La scuola mi attende.
Lungo la strada Kanata intraprende una conversazione (stranamente) con me.
Parliamo dei compiti e dei professori.
Sembra tutto così dannatamente normale…lui è fidanzato con Akira.
Me l’ha detto ieri ed io sono crollata.
Non davanti a lui ma quando sono rimasta sola in camera mi sono salite le lacrime.
Però da quando me l’ha detto è diventato un po’ più aperto con me.
Forse dipende anche dal fatto che i nostri genitori hanno capito che qualcosa non andava tra di noi e così abbiamo deciso di non farli preoccupare.
Durante la terza ora abbiamo avuto interrogazione di storia e mi è andata bene.
Avevo studiato tre ore il giorno prima ed erano quattro capitoli.
Sono un fottuto genio ma forse è perché amo la storia.
Tornata a casa rimango sul divano a godermi un film.
Per domani non abbiamo compiti così ne approfitto per rilassarmi.
Sento un peso sedersi accanto a me, mi giro e vedo due occhi marroni profondi e magnetici che mi inchiodano.
- che ne dici di vederti un film più decente? – chiede alzando un sopracciglio.
Incrocio le braccia – guarda che questo film è bellissimo! – ribatto stizzita.
Si alza, accende il lettore dvd e infila il film.
- questo è il primo in classifica nella mia lista di film – dice fiero – ti piacerà.
- sì ma io stavo finendo di vedere quello.
Lui si siede – si si, sicuramente si rimettono insieme e vivono felici e contenti – ribatte annoiato – questo invece sarà fenomenale!
Non ci capisco niente!!
Sia per quanto riguarda il film che per il nostro rapporto.
Fin a due giorni fa non ci guardavamo nemmeno mentre adesso siamo seduti vicini e guardiamo un film come due semplici amici…o dovrei dire fratellastri?
Il film è appena finito e Kanata si è addormentato.
Mi alzo e gli metto una coperta addosso, ultimamente l’aria si sta facendo sempre più fredda, ottobre è alle porte.
 
- ad Halloween ci vestiamo da vampiri e zombie! – dice una ragazza con i capelli neri e corti.
- dai Sakura, vestiamoci da ufo!!  - Santa la supplica.
Kanata dissente – io da ufo non mi ci vestirò mai – risponde.
Io invece…non potrò partecipare alla festa che si terrà ad Halloween.
C’è la mia seconda vita notturna che mi attende.
- Miyu tu che proponi?
Soprappensiero la guardo – ecco, perché non vi vestite da bambole assassine mentre i maschi da cacciatori di vampiri.
- scusa perché hai detto vi vestite? – ribatte Kanata fissandomi.
Ultimamente il nostro rapporto  sembra essere tornato a quello di prima.
I miei sentimenti per lui sembra che stiano sparendo.
Meno male…
- io non posso venire, sono stata invitata ad un’altra festa – invento – non posso disdire, mi avevano invitata già da prima e mi sembra brutto…
Sei paia di occhi mi guardano.
 
- dai vieni Miyu – mi supplicano le mie amiche.
Vorrei tanto – non  posso, ho già accettato un altro invito mi dispiace ragazze…
Christine incrocia le braccia – di chi è la festa?

- Raymond – ma perché dico sempre il suo nome?
- non è il ragazzo con cui stai uscendo per ora? – ho rifilato a Nanami la stessa bugia che ho detto a mia mamma l’altra sera.
Ops – sì lui – sorrido sarcastica.
È tutto cosi’ accidentalmente strano.
- allora quando ce lo presenti?
- come fa di cognome?
Quante domande a cui non so rispondere.
- bene! si è fatto un certo orario ragazze, devo tornare a casa!
Mi fermano – dove vai tu! – mi bloccano sul divano di Sakura.
- perché sei così misteriosa?
Abbasso lo sguardo – e va bene, Raymond è molto timido e quindi ci vorrà del tempo prima che ve lo presenti – sorrido sperando che mi credano.
- wow! Un ragazzo timido! Piacerebbe anche a me averne uno!! – schiamazzano tutte e tre.
 
Il locale è super  pieno.
La mia maschera argentea è intonata alle scarpe vertiginosamente alte.
Indosso un corpetto nero con nastrini rossi che pendono dalle braccia e una gonna con i voilà nera e rossa.
Il rossetto rosso non può mica mancare!
Vedo gli sguardi di tutti puntati su di me.
Inizio a ballare e poi all’improvviso vedo tre ragazzi dalle facce familiari.
Nonostante abbia le lenti a contatto rosse per fare scena riesco a distinguere quei occhi marroni.
Oh cazzo! Kanata Santa ed un altro ragazzo sono venuti qui!
A vedermi!
Oddio, credo di no, ma sono venuti a vedere le ballerine.
Ora che ci penso Santa aveva detto che sarebbe voluto venire almeno una volta.
Ora sono lì.
Kanata alza gli occhi e mi guarda.
Chissà se mi ha riconosciuta?
Credo di no perché poi parla con Santa tranquillo.
Si siedono nel tavolino alla mia destra, quello con le poltrone rosse.
È quasi l’una ed il mio turno sta per finire.
Vorrei sparire in questo momento.
Se scopre tutto sono morta!
Mi seppellirebbe qui stesso!
Non oso immaginarlo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


La musica finisce e finisce anche il mio turno.
Mi affretto a sparire dietro le quinte.
Mi nascondo dietro le tende e spio di nascosto lui e i suoi due amici.
Non sembrano aver scoperto nulla così mi rilasso visibilmente.
- tutto bene ragazza mascherata? – Risa una spogliarellista di due anni più grande di me mi porge un bicchiere d’acqua.
Lo prendo e bevo – si tutto bene.
È alta due metri ed è bellissima.
In confronto a lei mi sento un mostro.
- ehi Raymond ti vuole al bar! – mi annuncia una ragazza ed io non posso che obbedire.
Esco dalle quinte con indosso ancora il mio costumino di scena e la maschera.
Passo attraverso la sala e per di più davanti il tavolo di Kanata.
Mi rivolge uno sguardo curioso e poi alza un sopracciglio.
Ci fissiamo per due secondi poi guardo da un’altra parte perché ho paura che mi riconosca.
Arrivo al bar e Raymond inizia a parlare della mia paga.
Finita la conversazione mi faccio strada per tornare ai camerini ma mentre cammino una mano mi tocca il sedere.
Mi giro spaventata e un uomo più o meno quarantenne sorride ammiccando.
Mi si rivolta lo stomaco e mi allontano.
- ehi dolcezza vieni qui con quel sederino!! – mi urla ma io più inorridita che spaventata lo lascio perdere.
Cammino veloce e poi sento dei rumori di sedie che sfregano.
Mi giro e vedo Kanata che trattiene l’uomo maniaco.
- levati di mezzo – si sente la voce da ubriaco.
- no – risponde secco e autoritario Kanata – non gradisce le tue attenzioni – replica ma l’uomo sta per mollargli un calcio.
Il cuore mi si ferma e la situazione viene salvata da Raymond che blocca l’uomo e lo invita a calmarsi con maniere un po’ brusche.
- non preoccuparti – Kanata mi rivolge la parola ed io gli do le spalle.
- g-grazie – rispondo con la voce squillante.
Ritorno al camerino e una volta lì mi siedo prendendomi la testa con le mani.
Come farò ad uscire senza farmi scoprire?
 
Struccata e vestita normalmente mi nascondo dentro il carrello dei vestiti.
Mi sono messa d’accordo con Yuka e Luna per farmi uscire senza essere scoperta.
Ho dovuto dire loro tutta la verità e sono dalla mia parte.
Entro nel carrello e mi copro.
Passiamo lungo il muro dietro i tavoli per non disturbare.
Arrivati davanti al bar il barista ci ferma volendo sapere cosa ci facciano loro due con il carrello dei costumi.
Dopo vari giri di parole mi portano fuori e poi esco con un salto.
- grazie mille – le abbraccio.
- se non ci si aiuta tra donne ! – ricambiano e tornano dentro.
Giro l’angolo e mi imbatto in udite udite, Kanata e Santa!
- Miyu? – Santa è sorpreso.
Kanata si gira e mi fissa.
Eh eh – voi che ci fate qui? – non erano nel locale?
- siamo appeni usciti dal night club – Santa sorride.
- già, Raymond night club – Kanata scandisce ogni parola.
E se abbia capito la mia doppia vita?
Mi sudano le mani.
- ma non dovresti essere ad una festa?
- è finita poco fa e sto tornando a casa – sembra credibile come bugia – voi?
Santa mi si avvicina – le ragazze hanno preferito riunirsi tra di loro per guardare un film horror e noi allora siamo andati al locale tutto qui – sorride a trecentosessanta denti.
Kanata riceve una telefonata e si allontana.
Sarà Akira?
Ritorna e mi guarda – andiamo a casa, era la mamma.
Lungo la strada rompe il silenzio con una domanda – il Raymond del locale è lo stesso che esce con te?
Colpita e affondata.
- ma che ti viene in mente? Cosa? Certo che no Kanata!! – rido come una scema.
- sarà – risponde soprappensiero.
Cerco di sviare il discorso – e Akira?
Perché ho fatto questa domanda, non mi importa nulla di lei.
- ha la febbre ed è a casa.
 
Il giorno dei morti.
Un giorno in cui si vanno a trovare i parenti ormai passati a miglior vita.
Come la mamma di Kanata.
Ogni volta che andiamo a trovarla è sempre silenzioso e con lo sguardo serio.
Chissà cosa prova?
Sua madre è morta di parto e quindi lui non l’ha mai conosciuta.
- cinque orchidee per favore – il signor Saionji compra i fiori mentre la mamma e Kanata puliscono la lastra di marmo.
- erano i suoi fiori preferiti – confessa non appena arriva.
Kanata continua a stare zitto.
Rimaniamo in silenzio pregando per lei.
La ringrazio per aver dato alla luce un ragazzo meraviglio (un po’ scontroso) come Kanata.
- da quella parte ci sono i nonni Miyu – la mamma mi trascina davanti la tomba dei miei nonni materni.
Guardo la foto e noto la somiglianza con la mia mamma.
- sai, gli occhi verdi li abbiamo ereditati dal nonno – si porta una mano alla bocca – non sai quanto mi mancano.
- anche a me mamma – le stringo la mano.
- andiamo signorine? Oggi vi porto a pranzo fuori.
 
- allora io voglio un po’ di tutto – la mamma e il signor Saionji ordinano mezzo menù mentre io mi accontento della pizza e Kanata di un panino con…non so che cosa di preciso.
- si mangia bene e si paga poco – si rimbocca le maniche per mangiare meglio.
La mamma gli pulisce la bocca dalla salsa yogurt.
La mia pizza è gigantesca e invitante.
Kanata degusta il suo panino.
Siamo tutti indaffarati quando arriva una cameriera che mi richiama all’attenzione.
- Miyu! Che bello vederti! – occhi celesti e capelli biondo platino.
È Sora del night club!!
La pizza mi va di traverso e quasi muoio strozzata.
- tu lavori qui? – chiedo nervosa.
Sorride – sì, uno dei tanti lavori.
- mi sembra di averti già vista… - Kanata la guarda stringendo gli occhi.
Non deve scoprire che è la ballerina del night club!
- sì, è una mia amica – mi alzo e mi allontano con lei.
- che succede? – chiede confusa.
Faccio shh con il dito – non sanno che lavoro da Raymond e vorrei che fosse un segreto.
Fa sì con la testa – non preoccuparti. Acqua in bocca.
 
Nove e mezza ed i miei genitori sono sul divano e guardano un film.
Kanata è uscito con i suoi amici.
Io devo andare.
- mamma esco torno più tardi okay?
Mi guarda – d’accordo ma chiamami – chiudo la porta e corro via.
Arrivo al locale e Raymond mi scaraventa nel camerino.
Vestita e truccata, indosso la maschera e poi salgo sul palco.
Non appena finisce il mio turno esco fuori dal locale per prendere un po’ d’aria.
Mi gira la testa e mi viene da vomitare.
È molto strano fino a stamattina stavo benissimo.
Meno male che questa stradina è poco frequentata perché conciata in questo modo è come un invito a farmi violentare.
Mi poggio sul muro e mi stringo la testa.
La maschera è troppo stretta  e cerco di togliermela ma poi dei passi mi bloccano e mi giro di scatto.
- va tutto bene? – mi si avvicina.
Lo guardo e non conoscendolo cerco di assumere una postura adeguata.
Non so se sia una brava persona oppure no.
- tranquilla, voglio aiutarti.
La vista mi si offusca e poi…tutto nero…
 
Mi sveglio sentendo un qualcosa di fresco sulla fronte.
Mi metto a sedere e mi cade il pezzo di stoffa sulle mani.
Lo guardo e poi osservo la stanza.
Non è il night club ed io non indosso la maschera!
Cerco tra le coperte del lettino la mia maschera ma non la trovo.
- ti sei svegliata – dice un ragazzo entrando in camera con in mano un bicchiere d’acqua.
Lo posa sul comodino e si siede sul letto accanto a me.
- dove sono? – chiedo timida.
- a casa mia, sei svenuta e ti ho portata qui.
Fantastico, sono a casa di uno sconosciuto!
- chi sei?
Sorride – Usui Kurosawa.
Mi guardo le mani sentendomi in imbarazzo.
- non preoccuparti non voglio violentarti – si alza e va verso la scrivani vicino la finestra.
- ti ringrazio per avermi aiutata – non so che dire mi sento in debito con lui.
- di nulla e – mi porge la maschera – questa è tua.
La prendo e la stringo.
- perché la indossavi?
Gli rivolgo lo sguardo – per nascondere la mia identità.
Alza un sopracciglio.
- nessuno sa che faccio la ballerina in quel night club e nessuno dovrà mai scoprirlo.
- perché lo fai? – chiede schietto.
- ecco…è un modo per scappare dalla realtà…
- una via di fuga insomma – conclude la frase – di solito ci sono hobby diversi per distrarsi ma se tu preferisci questo. A proposito, come ti chiami?
- Miyu Kozuki.
- gran bel nome.
 
 
 
 


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Arrivo a casa che sono le tre di notte.
Dormono tutti così di soppiatto vado in camera mia.
Apro la porta e poi la richiudo senza far rumore.
Mi spoglio e poi mi ricordo del mio incidente e corro in bagno.
Tornata al locale quando mi sono spogliata per rimettermi i miei normali vestiti ho scoperto a cosa erano dovuti i mal di testa e il vomito…mi è venuto il ciclo.
Lavata, pulita e con biancheria più che profumata torno in camera.
Indosso il pigiama e cado nel sonno più profondo.
 
Due mani soffici e vivaci mi stringono.
Mi giro e vedo il viso del ragazzo che mi abbraccia.
Occhi marroni penetranti, capelli spettinati con quel tocco d’arte e poi quel sorriso da far innamorare anche il più duro dei cuori.
Lo bacio e mi ci perdo.
Lui mi stringe ancora di più e il nostro bacio diventa più intimo.
Sussurra il mio nome e poi ci ritroviamo distesi sul letto.
Mi bacia sulle labbra, collo e poi scende fino alla pancia.
Mi fa il solletico poi io gli stringo i capelli e lo riporto a me.
Gioco con le sue labbra e mi sposto all’orecchio destro.
- Miyu svegliati – la sua voce è diversa…è più femminile.
- dai tesoro, sono le dodici – lo fisso scandalizzata da quella strana voce.
Poi i capelli diventano più chiari e gli occhi passano dal marrone al verde.
Il viso assume un curva più tonda e in men che non si dica diventa mia madre.
Apro gli occhi e scopro una figura davanti a me con le mani sui fianchi che mi guarda dall’alto.
- buongiorno! – apre le tende ed il sole illumina la stanza.
Mi butto sotto le coperte quasi accecata.
- su, su. Non c’è scuola ma non puoi dormire fino a tardi. Alzati e vieni in cucina.
Esce lasciando la porta aperta.
Ripenso al sogno che ho fatto e avvampo.
Ho sognato un momento intimo con Kanata!
Mi alzo a fatica e mi sistemo i capelli.
Una volta domati scendo in cucina, tutti e tre seduti a tavola mi guardano.
- partiamo per lavoro la prossima settimana per due giorni – annunciano l’ennesimo viaggio.
Kanata sbadiglia e poi si alza prendendo il succo dal frigo.
- bhè, non è la prima volta che succede no?
 
Arriviamo a scuola e poi corriamo in classe perché siamo in ritardo.
Durante la ricreazione per fare qualcosa di diverso andiamo nell’altro plesso della scuola.
Lì ci sono le panchine nel giardino e dato che è una bella giornata ne approfittiamo per fare una specie di pic-nic.
- ho un panino che mi aspetta – Kanata esce dal sacchetto un panino enorme che io gli ho preparato e poi esco quello mio.
Ognuno esce il proprio pranzo.
Le altre panchine attorno a noi sono occupate da ragazzi che ridono e parlano animatamente.
Anche noi  iniziamo a ridere e a parlare allegramente.
Dopo un paio di minuti avendo finito di mangiare buttiamo via le cartacce e ci avviamo verso il nostro plesso.
Mentre stiamo per lasciare il giardino sentiamo una voce, mi giro e mi si ferma il cuore.
- Usui! – dico sorpresa.
- così frequentiamo la stessa scuola! – dice felice.
Sorrido da ebete – già…
- chi è Miyu? – Christine si avvicina.
Usui la guarda e poi inizia a balbettare – s-s-sono Us-Usui piac-cere – si presenta.
Sbatto le ciglia non capendo quello che sta succedendo.
- loro sono Nanami, Sakura, Kanata  e Santa – li indico – e poi lei è Christine.
Finite le presentazioni.
La campana suona prepotente e noi siamo costretti a tornare in classe.
- ci vediamo Usui.
 
- mi devi aiutare ti prego!
Usui mi ha preso da parte perché mi voleva parlare.
- che c’è?
- tu sei in debito con me giusto? Per ricambiare devi organizzarmi un appuntamento con Christine!
Spalanco gli occhi e sorrido – certo.
Mi guarda e poi mi abbraccia felice – grazie!!
Ritorno in classe e mi siedo.
- ehi Christine posso dirti una cosa?
Lei si gira e mi guarda.
- hai presente quel ragazzo che abbiamo incontrato nell’altro plesso?
Fa sì con la testa.
- vorrebbe uscire con te.
- no – risponde veloce.
Apro di poco la bocca – dai, è simpatico e carino.
- se vuole uscire con me deve essere lui a chiedermelo.
 
Le lezioni terminano e noi usciamo.
Kanata si incontra con Akira e non appena si abbracciano sento un nodo nello stomaco.
Sì, sono ancora innamorata di lui.
- allora? – una voce dietro di me mi fa sussultare.
Mi giro spaventata e trovo un paio di occhi azzurri.
- mi hai fatto spaventare!!
Ripete – allora? Ha accettato?
- se vuoi uscire con lei devi essere tu a chiederglielo.
Incrocia le braccia – non vuoi aiutarmi?
- certo. Ma lei vuole che sia tu a dirglielo.
Si blocca – sono spacciato.
- perché?
Abbassa lo sguardo – perché io sono una frana quando devo parlare con una ragazza che mi piace…inizio a balbettare…
- sì l’ho notato.
Mi guarda supplichevole.
- ho un’idea, ti darò lezioni di autostima.
- eh?
Stringo i pugni – fai fare a me.
 
- mamma oggi viene un mio amico per studiare.
La mamma mi guarda da sopra il libro che sta leggendo – amico? Sì ma tenete la porta aperta.
Arrossisco. Perché pensa che potremo fare altro?
- guarda che devo solo aiutarlo in una materia mamma.
Salgo in camera e sistemo il letto e levo i vestiti da mezzo.
Verso le quattro sento un rumore di motorino e poi il campanello suona.
Scendo di corsa sorpassando la mamma che si è alzata dal divano.
- apro io! – mi precipito alla porta e apro.
Lo trovo lì che sorride imbarazzato.
- vieni entra – gli prendo la mano e lo faccio entrare di forza.
- aspett- - si interrompe non appena vede mia madre – salve signora – la saluta gentile e poi saluta anche il padre di Kanata.
Lui non c’è, è uscito per non so dove.
Saliamo in camera mia senza troppi complimenti e lascio aperta la porta.
- mia madre vuole che rimanga aperta – spiego e poi lo raggiungo.
Si strofina le mani – allora che dovremo fare? – chiede.
- aspetta qui – esco dalla camera, vado in bagno e poi torno con in mano uno specchio.
Lo guardo alzando un sopracciglio – che dovrei fare truccarmi?
Sorrido – no, parlaci.
- parlarci? – lo prende e lo poggia davanti a sé – essere o non essere. Questo è il problema.
Lo fermo – dai smettila, devi fare finta di parlare con Christine.
- ma sono io! Non ci riesco a immaginarmi come Christine.
- allora ci vuole un po’ di trucco – sorrido e lui mi fissa nervoso – stai scherzando vero?
Faccio no con la testa e faccio per andare in bagno ma lui mi prega di no.
- non mi truccherò mai! scordatelo!
- allora si passa al piano B.
Lo invito ad alzarsi dalla sedia e lo metto di fronte a me.
- che dobbiamo fare?
- guardami e parlami come faresti a Christine. Per oggi io sono lei.
Mi fissa confuso e poi rilassa il viso.
- okay. Miyu – lo interrompo – Christine – correggo il nome.
- Christine – ripete – io…ecco sì mi chiedevo se ti andrebbe di uscire con me.
Lo guardo – vedi che è facile?
- sì ma perché so che sei tu! Con te non ho problemi.
Si va a sedere sulla sedia.
- dai non è così difficile. Devi solo essere più sicuro di te.
Sbuffa – sono sempre stato così. Con le ragazze  mi viene difficile. Divento nervoso e balbetto…
- però con me non l’hai fatto la prima volta.
Alza gli occhi verso di me – perché era diverso. Tu eri svenuta ed io ti ho aiutata è stato…diverso…
Mi siedo sulla scrivani difronte a lui – ce la farai.
- perché ti interessa tanto?
Ci penso su per sue secondi e poi glielo dico – perché mi hai aiutata l’altra sera.
- ti senti in debito con me? Se è così allora lascia stare, mi hai già aiutato chiedendo a Christine di uscire con me.
- no, non lo faccio solo per questo. Voglio aiutarti perché sei mio amico.
Ci guardiamo per un paio di secondi.
- grazie – si alza – dai sono carico, riproviamo.
Ci rimettiamo l’uno difronte all’altra.
Stiamo in silenzio per due minuti.
- mi piaci – arrossiamo entrambi.
- ma che bel quadretto – una voce estranea invade la nostra conversazione.
Il mio cuore fa mille capriole riconoscendo quella voce.
Ci giriamo entrambi verso di lui, in tuta, con i capelli scompigliati più del solito e  con in spalla un asciugamano.
I nostri occhi si incontrano e i suoi sono freddi e impassibili.
Che gli è successo?
Prima che se ne andasse stavamo scherzando mentre ora sembra arrabbiato e diffidente.
- ciao – dice Usui – sono Usui.
- Kanata – risponde veloce – chiudete la porta se dovete fare certe cose.
Spalanco gli occhi e mi stizzisco.
Crede che faccia certe cose con lui? In casa? Con mamma che va e viene?
Allora non ha capito un cazzo.
- scusami un attimo – dico ad Usui ed esco dalla stanza.
Mi precipito nella sua e apro senza neanche bussare.
Lo trovo a petto nudo ma non ci bado.
- senti un po’ io non faccio certe cose con un ragazzo in casa mia con mia madre che controlla e con la porta aperta. Se le cose le faccio o le faccio bene o niente.
Ovviamente mi sto riferendo anche al mio lavoretto part-time.
- e allora? Sei venuta a dirmi questo?
Mi fermo e lo guardo irritata.
- uff quanto sei palloso – e mi avvio verso la porta.
È vero, perché sono andata da lui a dirglielo?
Era un modo per alleggerirmi la coscienza?
Ma di cosa poi?
- aspetta – mi ferma abbracciandomi da dietro – dimmi tu cosa devo pensare quando passo dalla tua camera e vedo lui che ti dice mi piaci e tu imbambolata davanti a lui.
Sbuffo e arrossisco allo stesso momento – lo sto aiutando ad acquistare maggiore autostima.
- cosa? – mi parla dritto nell’orecchio e sento il suo respiro sul collo.
- gli piace Christine e siccome è molto timido e balbetta con le ragazze ho deciso di aiutarlo.
- e com’è che con te non balbetta?
- perché è diverso – mi spiego meglio – lui mi conosce e quindi non si sente timido.
Si allontana di poco – e quando vi siete conosciuti?
- cos’è un terzo grado? Mi sta aspettando nella mia camera. Ti lascio alla tua doccia – mi stringo il naso con le dita – ne avresti bisogno – in realtà non è vero, ma mi piace prenderlo in giro.
- cosa? Guarda che sei tu che puzzi.
- no è la tua camera – rido e scappo via prima che lui potesse lanciarmi una ciabatta.
Lo sento ridere da dietro la porta.
È stato emozionante, averlo così vicino e lui mi stringeva tra le braccia!!
Ritorno in camera e Usui è lì che si guarda allo specchio.
- ho un’idea migliore.
Mi guarda – non promette nulla di buono.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


- perché ho accettato?
Arriviamo al parco e fortunatamente ci sono un bel po’ di ragazze. Chi legge, chi ascolta musica e chi altro.
- il nostro allenamento si svolgerà così, vai vicino ad una ragazza e le parli.
- no! Mi rifiuto.
Lo calmo – ci parlo prima io e le spiego la situazione così almeno non riceverai dei rifiuti. Dopo tu ti avvicini e fate amicizia. Con più ragazze parlerai più la tua timidezza scomparirà.
Mi fissa scettico – ne sei sicura?
- priviamo, tanto che hai da perdere?
- la faccia – risponde sarcastico.
 
Ci corichiamo sul prato stanchi.
- ammetto che è stato divertente e imbarazzante – dice sorridendo.
Mi volto per guardarlo e rispondo con un mmm.
- te ne è piaciuta qualcuna?
Rimane  a pensarci su e poi risponde tranquillo – no.
Guardo l’orologio e sono le sei, mi alzo.
- devo tornare a casa tra poco inizia la mia serie tv. preferita e non posso perdermela.
Si alza anche lui – nessun problema. Anche io torno a casa.
Ci salutiamo e poi ognuno per la propria strada.
Torno a casa di fretta e non appena la mamma mi apre la porta mi fiondo sul divano monopolizzando il telecomando.
 
- forza Kozuki! – il professore mi urla di correre più forte.
Io sto correndo cavolo! Ma più forte di così rischio di cadere e infatti neanche due secondi che l’ho pensato che cado con la faccia a terra.
E siamo nel campo all’aperto!!
- Miyu! – i miei amici mi accorrono.
Mi sollevano di peso e mi siedo col sedere a terra.
Sento le ginocchia bruciare e un liquido caldo sotto il naso.
Passo la mano e poi la guardo, mi sanguina il naso.
Il professore arriva – Kozuki ma che hai le gambe di gelatina?
- professore Miyu è caduta perché lei le ha detto di correre più forte – Kanata interviene.
- mi stai dando la colpa Saionji? – il professore lo squadra dalla testa ai piedi.
Kanata rimane sicuro di sé – porto Miyu in infermeria – si volta verso di me e si avvicina.
- va bene – si rivolge agli altri – voi tornate a correre!!
Mi prende in braccio come una  principessa e ci allontaniamo.
Una volta lontano dalla palestra da rigido si rilassa – come stai? Ti fa male da qualche parte?
- le ginocchia e il naso.
Sorride – sì, ho notato il sangue.
- grazie per l’aiuto – mi stringo di più a lui.
Sospira – di niente piccola.
- cosa? – dico a voce troppo alta.
Mi fissa spalancando gli occhi – nulla.
- invece no, mi hai chiamata piccola! Ti ho sentito!!
- non ho detto niente te lo sei immaginata!
Arriviamo davanti l’infermeria.
- dai Kanata l’hai detto ti ho sentito – mi ha chiamata piccola…come un soprannome che si danno due fidanzati.
Mi ha resa felice.
- smettila Miyu – mi poggia sulla sedia e l’infermiera ci raggiunge.
- che succede? – dietro un paio di occhiali decisamente da secchiona ci sono in paio di occhi verde smeraldo.
- ginocchia sbucciate e naso che perde sangue – si affretta Kanata.
Si mette la mano sulla bocca – oh cielo, che ti è successo cara?
- sono caduta mentre correvo nel campo all’aperto.
Si allontana per andare verso un armadietto bianco. Lo apre e torna con bende e una bottiglietta che penso sia acqua ossigenata.
Mentre mi medica le ginocchia mi rimbomba nella mente “piccola”.
Risentirglielo dire sarà molto difficile.
- ecco fatto.
La ringrazio e usciamo dall’infermeria.
- andiamo piccolo – dico ridendo.
Affretto il passo perché sento i suoi sguardi assassini colpirmi.
Ritorniamo in classe.
 
Coricata sul letto mi riposo.
Poi l’occhio cade sull’orologio appeso al muro in camera e scatto.
Sono le dieci meno cinque!
Sta sera c’è il mio lavoretto segreto.
Mi vesto velocemente e scendo in cucina.
- mamma esco!
La mamma mi ferma – no. Sta sera rimani a casa.
- ma mamma ho un appuntamento – perché non vuole?
Incrocia le braccia – no, e poi piove.
In quel momento si sente un tuono.
- okay prenderò l’ombrello ma devo uscire mamma! – la supplico.
Niente, è irremovibile.
Ritorno in camera mia.
Che faccio?
Ray mi aspetta e se non ci vado si potrebbe arrabbiare.
Guardo la finestra e noto che la pioggia è  leggera.
Poi mi viene un’idea.
Posso uscire da lì.
La apro e vedo l’arrampicante a destra, da piccola mi ci arrampicavo cercando di imitare il personaggio di un film.
Posso farcela.
Metto un piede fuori e alcune gocce mi bagnano il viso.
Metto anche l’altro e poi piano piano scendo.
Non appena il piede sinistro tocca terra salto e mi ritrovo sul marciapiedi.
Indietro non si torna.
E via, da Raymond.
Arrivo tutta bagnata e con dieci minuti di ritardo.
Spiego tutto a Raymond che mi giustifica e poi le ragazze mi aiutano a prepararmi.
- che sono queste? – Yuki ha notato le ginocchia sbucciate – metti queste.
Mi da un paio di autoreggenti nere di velo.
Le indosso e poi salgo sul palco.
 I capelli bagnati mi danno un effetto più sexy.
Entro in camera attraverso la finestra.
Spero che mamma non abbia scoperto nulla.
L’acqua che mi bagna mi cade ai piedi circondandomi in un pozza.
Mi levo la maglietta e rimango in reggiseno poi un tuono e la luce illumina la stanza.
Vedo un’ombra e per lo spavento cado all’indietro.
- sono io Miyu.
La sua voce…Kanata.
- che ci fai in camera mia?
- parla a bassa voce mamma e papà sono a letto.
- mi hanno scoperto? – chiedo timorosa.
Incrocia le braccia – no, ti ho coperta io.
Spalanco la bocca sorpresa – tu? Io…io…grazie… - dico sinceramente grata.
- sì ma adesso mi dici dove sei stata.
Mi alzo e essendo in reggiseno decido di indossare una maglietta asciutta.
- perché lo vuoi sapere?
- perché mi preoccupo e poi ti ho coperta con tua madre quindi mi devi un favore.
Antipatico – mi stai ricattando?
- esatto – sorride sadico.
Annodo i capelli in una treccia – sono andata a casa di una mia amica.
- non ti credo.
- e invece dovresti.
Si alza dalla sedia – sei scappata per stare con un ragazzo? – sul viso intravedo per un attimo uno sguardo triste che viene sovrastato dal suo solito sguardo impenetrabile.
- no – in effetti è così.
Più o meno.
Lo vedo sospirare.
- mi credi?
- sì. Perché quando menti non sei capace di guardarmi negli occhi.
Si dirige verso la porta – buonanotte.
- aspetta…
Si gira e mi guarda – che c’è?
- io…oggi mi hai aiutata molto…grazie mille.
Sorride – di niente piccola – ed esce chiudendo la porta.
Mi ha richiamata piccola…di nuovo!
Il mio cuore sta ballando break-dance a tutta forza.
In un attimo non sento più freddo ma sono assalita da vampate di calore.
Riesce a provocarmi strane reazioni anche senza il contatto fisico.
E io che credevo di essermelo dimenticato!
Povera illusa.
 
Dato che oggi non c’è scuola ho intenzione di rimanere a letto fino a pranzo.
- tesoro alzati! Oggi andiamo a pranzo dai Konami! – mi urla mia madre.
NOOOO!! Da loro no! Hanno due bambine che sono due terroriste.
Già prevedo una giornata di fuoco.
Mi alzo, vado a fare colazione e noto l’espressione di Kanata.
Neanche lui vuole andarci.
Salgo, vado a lavarmi e poi entro nella cabina armadio.
Opto per jeans e maglietta.
Saliamo tutti in macchina e partiamo.
- mi raccomando comportatevi bene – ci dice la mamma.
- dovresti dirlo alle figlie – sbuffa Kanata.
Incrocio le braccia e guardo fuori dal finestrino.
Anche oggi piove.
 
Ci vengono incontro un uomo ed una donna con il colore della maglietta abbinato.
Lei, bassina con i capelli biondi e corti con le punte all’insù e lui, alto slanciato con i capelli…non ne ha.
- Karen! – urla la donna andando verso mia madre mentre il marito accoglie il signor Saionji.
Entriamo velocemente in casa perché piove a dirotto.
- le tue figlie? – chiede la mamma.
La donna si gira – sono a un compleanno finiscono sta sera.
Dentro di me sale l’euforia e la felicità e noto che anche Kanata sta esultando silenziosamente.
Iniziano a sistemare la tavola e a preparare da mangiare.
Io e Kanata rimaniamo seduti sul divano a guardare un film che nemmeno degno di attenzione.
Il suo stomaco brontola e aggiunge veloce – questa è la fame…sto morendo.
- già – poi mi avvicino di più per non farmi sentire – meno male che le pesti non ci sono.
Lui mi guarda a dieci centimetri dal mio naso – meno male.
- a tavolaa! – urlano e poi tutti corrono per prendere i posti.
 
Il pranzo è passato velocemente e il pomeriggio sta scorrendo tranquillo.
I maschi sono davanti la tv a guardare la partita mentre noi donne chiacchieriamo davanti una cioccolata calda.
- mia figlia la grande vorrebbe fare l’attrice – dice vantandosene – bè è brava ma deve migliorare – sorseggia.
- sono dell’idea che se una cosa ti piace la fai volentieri e bene – aggiunge la mamma tranquilla.
- a te cosa piacerebbe Miyu?
La guardo e penso alla risposta.
Cosa mi piacerebbe fare?
Non ne ho idea.
- Miyu sarebbe brava come insegnante di lettere – dice Kanata intervenendo nella conversazione.
Tutte e tre ci giriamo verso il divano su cui è seduto.
- tu credi? – dico e poi aggiungo – sarebbe davvero bello.
- ti piace insegnare tesoro mio? – la mamma mi stringe la mano.
Annuisco con la testa.
- e il tuo fidanzato? – chiede.
La mamma mi guarda aspettando che io risponda alla domanda della signora Konami.
- non c’è nessun fidanzato – rispondo imbarazzata e nascondendomi dietro la tazza.
Apre la bocca sorpresa – ma come? Sei una bella ragazza, possibile che non ci sia nessun ragazzo?
- a quanto pare non interesso a nessuno – rispondo di nuovo imbarazzata.
Perché fanno sempre queste domande?

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Spazio dell’autrice.
È la prima volta che utilizzo lo spazio dell’autrice sono un po’ nervosa…
Comunque, io ho finito di scrivere la storia e sono un bel po’ di capitoli ma non troppi.
Vi dico solo che sono meno di quaranta…pian piano li pubblicherò tutti quindi cercate di avere pazienza perché a casa mia non arriva internet e quindi devo fare la scroccona con il Wi-Fi di mia zia e della mia amica (che ringrazio infinitamente) J.
Spero vi piaccia il capitolo a presto.
 

Capitolo 8
 
- che ne dite di una partita a carte? – trilla la figlia minore.
Una mocciosa di diedi anni che crede di conoscere il mondo.
Guardo l’orologio e sono le nove e mezzo.
La serata andrà per le lunghe.
- papà sta sera devo uscire con i miei amici – dice Kanata a suo padre.
Lui lo guarda con dissenso – no, siamo ospiti e sembra brutto figliolo.
Oh cazzo e ora come faccio ad andare da Raymond?
La mamma non mi permetterà mai di uscire.
…ci vuole un’idea.
Kanata va a sedersi sul divano nervoso.
Mi avvicino a lui – tutto bene?
- no! Voglio andarmene, è da stamattina che siamo qui…francamente mi sto annoiando.
Concordo con lui.
Passano i minuti ed io sono ancora chiusa qui.
Vado dalla mamma che gioca a carte accanita – mamma posso andare a casa di Nanami?
- no – schietta.
- dai mamma ci sono tutti.
Alza gli occhi dalle carte – fra un po’ ce ne andiamo, và a sederti.
Nel frattempo le due figlie hanno iniziato a torturare Kanata.
La piccola gli salta in braccio e lo stringe, quella sedici anni gli parla…anzi civetta con lui. Stupida, lo vedi che non ti degna neanche di uno sguardo!! Non gli interessi lascialo perdere!
Cerco di salvarlo – scusate ragazze ma devo portarvi via Kanata – lo afferro per la maglietta e lo conduco nel corridoio e poi entriamo in una stanza.
- che ne dici di allearti con me per uscire di qui?
Ho catturato la sua attenzione – come?
- ho detto alla mamma che sta sera sono tutti da Nanami, cerchiamo di convincere lei, poi a convincere tuo padre non ci vuole niente se lei è d’accordo con noi.
- okay –mi fissa insistentemente.
Divento rossa e mi perdo nei suoi occhi.
- sai c’è un letto qui – i nostri occhi balzano sul letto accanto a noi.
Scatto – e allora? Hai sonno?
Mi fissa e sorride.
- lascia perdere e adesso usciamo per  favore altrimenti… - si ferma e non continua la frase.
 
- dai mamma! Tipregotipregotipregotipregotipregotipregotiprego!!! – cerco di convincerla, è la mia tattica migliore. Lei sbuffa – e va bene!! poi tornate direttamente a casa!
La stringo in un abbraccio- grazie!!
Kanata esulta.
- va bene ma ora andatevene altrimenti potrei cambiare idea.
Corriamo fuori la porta salutando tutti.
- ce l’abbiamo fatta – sorridiamo entrambi.
Preme il pulsante dell’ascensore e dopo due secondi arriva.
Entriamo e le porte si chiudono.
Siamo solo io e lui.
In uno spazio stretto e chiuso.
Riesco a sentire il suo respiro e i miei battiti accelerano.
Mi giro verso di lui e scopro che mi sta guardando.
Quando incrociamo lo sguardo sentiamo scendere nell’ascensore una strana sensazione.
Cos’è?
Amore, attrazione, rimpianto, desiderio, calore, rammarico…non saprei descriverlo.
Lo vedo respirare più velocemente e pian piano si avvicina a me.
Io indietreggio e poggio le spalle alla parete.
Lui intanto è proprio vicino a me e mi sfiora con il naso, le sue mani sono sui miei fianchi.
Tutto scompare, tutto.
I miei genitori, i miei amici, Raymond e il night club, la scuola…solo lui.
Solo lui nei miei occhi e nella mente che invade tutto e che non riesco ad uscirne.
Mi sfiora con le labbra e…
L’ascensore si ferma e le porte si aprono.
Imbarazzati ci guardiamo a un centimetro di distanza e poi si allontana come niente fosse.
Io rimango lì ferma e imbambolata.
Col cuore che non smette di correre.
 
- sei di nuovo in ritardo Miyu.
- lo so scusa Raymond – rispondo sincera.
Sorride – dai vai sul palco. Le star si fanno attendere – mi fa l’occhiolino.
Corro nel camerino e mi vesto sto per salire sul palco quando mi accorgo di aver scordato la maschera. Una ragazza me la porta subito e finalmente inizia il mio show.
Mentre sto per finire il mio turno vedo entrare nel locale una faccia che conosco.
Usui!
Mi sorride e si siede in uno degli sgabelli del bar.
Non appena finisco vado da lui ancora in ghingheri.
- ti diverti?
Sorride – molto.
- usciamo a prendere un po’ d’aria?
Accetta.
Usciamo dal locale e decido di non togliermi ancora la maschera…non si sa mai.
- come mai da queste parti?
Si siede sul muretto accanto a me – ero in giro e così ho pensato di  venirti a trovare.
- ti è piaciuto il mio balletto?
Sorride – sì solo che eri troppo vestita.
Spalanco gli occhi – troppo vestita? Mi volevi nuda forse?
- no, solo con un paio di mutande.
Incrocio le braccia – guarda che non ci riuscirei neanche volendolo. Mi vergogno troppo.
- ma io sto parlando alla ragazza mascherata non a Miyu Kozuki.
Sorrido – la ragazza mascherata ci penserà su e ti farà sapere.
D’un tratto sentiamo delle voci che si avvicinano.
- no, smettila noi non entriamo in quel locale.
Poi una voce maschile che si lamenta – dai, allora aspettate fuori.
-cosa? Ma sei pazzo?
Ecco svelati i volti.
Christine, Santa, Akira, Kanata e Nanami.
Spalanco gli occhi e smetto di respirare per un secondo.
E ora?
Usui scende dal muretto e si posiziona accanto a me.
Difronte a me ho i miei amici che faccio?
- Ehi ma tu non sei Usui? – dice Nanami riconoscendolo.
Tutti si girano a guardarlo e poi i loro occhi si poggiano su di me.
- sì, che ci fate da queste parti? – chiede tranquillo.
Santa risponde – vogliamo entrare al night club.
Nanami gli da un pugno in testa – no! Non dargli retta.
- chi è lei? – Kanata mi indica.
Perdo la parola e vado nel pallone.
Che faccio scappo?
No, desterei sospetti.
Rivelo tutto?
Ma sono pazza!?!?
- è mia cugina – risponde Usui.
Mi giro verso di lui infinitamente grata.
- è carina? – Santa mi squadra dalla testa ai piedi – sembra di sì, togliti la maschera.
Indietreggio spaventata.
Quest’idiota potrebbe svelare il mio segreto.
Kanata mi fissa insistentemente come a casa dei Konami.
- come ti chiami? – Akira mi fissa maligna…che abbia capito che sono io?
Cambio un po’ la voce - Mimi.
Raymond esce dal locale – ragazza mascherata devi ridare i vestiti che hai indosso altrimenti li paghi.
È la mia occasione per uscire fuori da questa situazione.
Do un bacio sulla guancia a Usui per ringraziarlo e poi saluto gli altri con la mano.
Corro dentro e mi rilasso.
Ero a tanto così dalla verità…
 
Esco dal retro del locale e corro via.
Ho detto ai miei amici che tornavo a casa perché mi sentivo male così potevo andare al night club.
Passo per le stradine secondarie in modo che non mi veda nessuno.
Arrivo a casa e frugo nella borsa per trovare le chiavi.
Entro e vado in camera mia.
Mamma e papà sono in camera loro a vedere un film abbracciati stretti mentre  la camera di Kanata e buia e lui non è ancora tornato.
Mi levo i residui di trucco in più che mi è rimasto e poi indosso il mio pigiama di flanella.
Mi corico, indosso le cuffie e mi addormento con in sottofondo la mia canzone preferita.
 
La mamma mi sveglia per darmi una notizia.
Sbadiglio e vado in cucina.
- Kanata. Miyu – ci guardano sereni – dobbiamo partire e staremo via due giorni.
Kanata incrocia le braccia – mi avete svegliato per questo? Potevate dircelo a pranzo.
Il signor Saionji sorride – impossibile perché dobbiamo partire fra un paio d’ore.
- noi andiamo a fare le valigie voi tornate a dormire se volete prima che ce ne andiamo vi verremo a salutare.
 
- pasta?
- no.
- carne?
- no.
- panino con salumi?
- nemmeno.
- uova?
- …va bene.
Finalmente ha deciso cosa mangiare a pranzo.
I nostri genitori se ne sono andati e ora tocca a me cucinare e sistemare la casa.
Lui non fa nulla!!!
Infatti è sul divano che guarda la tv.
- senti perché non mi dai una mano? Almeno apparecchia la tavola accidenti!!
Si gira mi guarda e poi si alza.
Prende la tovaglia e inizia ad apparecchiare.
Wow, è stato facile.
Io prendo le uova e inizio a cucinarle.
- sai ieri abbiamo incontrato Usui.
Mi blocco e poi continuo cercando di sembrare normale.
- era con sua cugina, una ballerina del night club.
Continuo con movimenti meccanici…non so dove vorrà andare a parare.
- però, era mascherata e non l’abbiamo  vista in viso.
Mi trema la voce – ah sì? E che ci facevate al Raymond’s  night club?
- come fai a sapere come si chiama il locale?
Oh oh… - perché l’ho sentito da Santa.
Credo che se la sia bevuta.
Cambia argomento Miyu – ci vuoi la sottiletta?
- quando l’ho vista avrei giurato che fossi tu con una maschera.
Si avvicina a me – però Usui ha detto che è sua cugina Mimi. Che coincidenza eh Miyu?
Lo guardo negli occhi e rido isterica – già, che coincidenza eh? Io invece ero a casa perché avevo  mal di pancia.
- già eri a casa… - poggia le mani sulla tavola – Miyu tu non mi nascondi nulla vero?
- certo che no! – rispondo di getto.
- sta bruciando.
Sbatto le ciglia – cosa?
- la frittata – risponde tranquillo.
Mi giro verso la padella e cerco di salvare quello che posso salvare della frittata.
- questa te la mangi tu – dice e poi si siede a tavola.
Il mio interrogatorio è finito.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Spazio dell’autrice:
bene, anche se è passato poco da quando ho messo l’ottavo capitolo preferisco aggiungere il nono perché poi non so se entro il prossimo mese potrò aggiornarlo. Verso gli inizi di Luglio parto quindi non mi collegherò.
In questo capitolo Kanata perderà il controllo e Miyu sarà costretta ad affrontare una situazione più grande di lei.
Come andrà a finire?

 
 
Qualcuno bussa alla porta così corro ad aprire.
Apro la porta senza nemmeno chiedere chi è e mi ritrovo davanti lei.
Alta capelli neri e occhi azzurri.
Akira.
- Kanata?
La fisso nervosa – è sotto la doccia ma sta finendo.
- allora lo aspetto.
La faccio entrare – accomodati.
Chiudo la porta e mi giro verso di lei.
- somigli molto alla ragazza che abbiamo visto ieri sai Miyu.
La sfido con lo sguardo – ah ma davvero? Kanata me lo ha già detto ma sa che io ieri ERO A CASA.
Sottolineo l’ultima frase per dargli più importanza.
La odio!
Non mi piace!!
Vorrei buttarla fuori di casa  a calci ma poi Kanata butterebbe me fuori a calci.
Quel suo modo arrogante che ha con me e poi non mi piace anche perché sta con il mio KANATA!
…ecco di nuovo i miei attacchi di gelosia.
Ultimamente ho sentito Kanata vicinissimo.
Le varie volte in cui eravamo soli e che eravamo sul punto di baciarci…forse è solo una mia impressione ma…è come se Kanata provi qualcosa per  me.
E questo mi fa sperare…ma non si può!
Noi due siamo fratellastri porco cavolo!
Ma se solo avessi la conferma che anche lui è innamorato di me, me ne infischierei di tutto pur di stare con lui.
- chi era alla porta? – scende un meraviglioso ragazzo con i pantaloni del pigiama e un asciugamano in testa.
- Kanata – Akira attira la sua attenzione.
La guarda e poi si leva l’asciugamano dalla testa per poi poggiarla sulle spalle.
- come mai qui?
Sorride – volevo vederti Kana – sbatte le ciglia.
Brutta ladra!
Lui è mio!
Stringo i pugni e sembra che Kanata si sia accorto del mio nervosismo.
- andiamo in camera mia – e si avviano verso le scale.
Andare in camera sua non servirà a farmi calmare.
Si sente la porta chiudersi e poi capisco che sono io, il resto della casa e poi loro due in quella piccola stanza così vicini che potrebbe succedere chissà cosa…
Al solo pensiero mi rattristo e allora salgo le scale piano e poi mi avvicino alla sua camera.
Sono a tre metri dalla porta e li sento parlare.
Non capisco bene di cosa stiano parlando ma sembrano tranquilli.
Io invece sono nervosissimissima!!
Sento Akira scoppiare a ridere e poi un botto.
Per lo spavento apro la porta e li trovo uno sopra l’altra.
Akira completamente rossa in viso mentre Kanata ha la sua classica espressione impassibile.
- scu-scusate! È che ho sentito un botto e allora io- io – mi fermo imbarazzata e…ferita?
Cos’è questa fitta al petto che sento insistentemente?
- ecco Miyu, potresti lasciarci soli? – dice Akira stringendosi a Kanata.
- s-sì – giro i tacchi ed esco.
Chiudo la porta e vado in camera mia.
In silenzio con lo sguardo perso nel vuoto.
Mi siedo sul letto e sento qualcosa di caldo rigarmi le guance.
Me le tocco e scopro che sto piangendo.
Come una stupida scoppio a piangere stringendomi al petto le ginocchia.
So che sta con Akira ma vederlo in quella posizione così intima con lei…non so nemmeno descrivere come mi ha fatto sentire.
So solo che ora ho una gran voglia di piangere.
È come se le lacrime mi liberino dal dolore che provo per ora…come uno sfogo.
Ne ho proprio bisogno ma ciò di cui ho vero bisogno è andare al Night club.
Mi asciugo le lacrime in fretta e mi vesto anche se mancano un paio d’ore ho bisogno di uscire e rilassarmi.
Ma soprattutto ho bisogno della mia via di fuga.
Esco di casa senza dirgli che sto uscendo, non ho voglia di beccarli in un’altra posizione.
Mi farebbe stare peggio.
 
Arrivo al night club e mi siedo al bar.
Raymond mi raggiunge – ehi dolcezza che ci fai a quest’ora? il tuo turno è fra un’ora.
- sì lo so, aspetterò qui.
Una donna attira l’attenzione del mio capo che la squadra dalla testa ai piedi e poi mi si congeda.
Mi squilla il telefono e rispondo,  proprio in quel momento il dj attacca con la musica.
- pronto? – in sottofondo una canzone house a tutto volume.
- dove sei? Perché non mi hai detto che sei uscita? – tuona una voce dall’altro capo del telefono.
- che vuoi Kanata? – sbuffo urlando per farmi sentire.
- ma dove sei in una discoteca?
- più o meno. Senti devo chiudere ciao – lo snobbo.
- non provare a chiudermi il telefono in faccia! Dimmi dove sei Miyu! – è davvero arrabbiato.
Sinceramente, chissenefrega!!
Io sto male per lui e questa è una mia piccola vendetta personale.
Gli attacco il telefono in faccia.
Respiro con calma.
Okay Miyu, dovrai affrontarlo a casa…e non sarà una passeggiata.
 
Finisco il turno e mi rendo conto di non aver dato il meglio di me durante il mio show.
Ero mogia e triste.
Mi sistemo i capelli in una coda e poi esco dal locale.
Sono l’una e mezza di notte e Kanata sarà furibondo.
Arrivo a casa e infilo le chiavi nella toppa piano piano cercando di non fare rumore.
Si sente il clack e poi apro la porta.
Guardo dentro ed è tutto buio tranne per quella fioca luce della televisione.
Entro silenziosamente e poi mi tolgo le scarpe.
Con passo felpato mi dirigo verso le scale.
- sei tornata – dice con voce bassa che nasconde rabbia e preoccupazione.
Mi giro e lo vedo all’impiedi vicino al divano.
Sorrido – già e sono parecchio stanca ahhhwwnn! – sbadiglio e mi stiracchio – buonanotte.
- ferma! – mi afferra per le spalle e mi stringe forte – adesso basta!
Mi butta per terra e me lo ritrovo di sopra.
Al buio riesco solo a intravedere il suo viso.
Le sue mani mi stringono i polsi e mi dimeno cercando di liberarmi.
- Kanata lasciami – ansimo ma vengo zittita da un bacio.
Spalanco gli occhi e smetto di respirare.
Vorrei urlare per la felicità ma non ci riesco perché non è un bacio d’amore…lui, infila la lingua con arroganza e violenza.
Mi stringe più forte ed io sono costretta e sottostare al suo volere.
Mi salgono le lacrime, non era così che mi immaginavo il nostro bacio.
- Kanata…fermati – lo supplico ma continua imperterrito.
Muovo le gambe cercando di allontanarlo ma le blocca con le sue.
Dalla bocca si sposta al collo velocemente, con una mano mi tiene stretta i polsi mentre con l’altra mi tocca il seno ed io scoppio in lacrime.
Non è il Kanata che conosco io.
È violento, aggressivo e prepotente.
Il Kanata che amo è sincero, tenero e tenace. Non mi farebbe mai del male.
- smettila – piagnucolo – ti prego! – continuo a piangere.
Si ferma e mi guarda.
Scioglie un po’ la presa e allora mi libero la mano destra e gli mollo un sonoro schiaffo.
Si sposta di poco a sinistra ed io mi allontano da lui.
Mi alzo e tra le lacrime gli urlo contro – ti odio!! – corro via.
Mi chiudo in camera mia e mi rannicchio nell’angolo della stanza piangendo e singhiozzando.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Spazio dell’autrice:
allora, in questo capitolo ci saranno delle dichiarazioni ma cosa succederà quando tutto sarà più chiaro?
ho cercato in tutti i modi di poter pubblicare questo capitolo e ce l'ho fatta :) buona lettura.

 
La luce del sole invade la stanza ed io mi sveglio ritrovandomi a terra.
Mi alzo e mi stiracchio ma mi ritraggo quando vedo nello specchio  una ragazza con un grosso segno rosso sul collo e con dei lividi attorno ai polsi.
Rimango pietrificata e mi fisso sbattendo le ciglia credendo che sia solo un sogno ma non appena mi tocco il collo capisco che è tutto vero.
Ieri sera…non è stato un sogno…Kanata mi è saltato addosso.
Mi pulisco il viso dal mascara colato per colpa delle lacrime e mi faccio una treccia sciogliendo la coda caduta.
Prendo in mano il pomello della porta e…non riesco ad uscire.
Ho troppa paura di vederlo e scoppiare in lacrime ripensando a come mi ha trattata ieri sera.
Perché?
Dovrei essere felice, Kanata mi ha baciata ma...
Il telefono di casa squilla e rimango in attesa.
Aspetto che risponda Kanata ma non succede nulla, il telefono continua a squillare.
Allora mi decido ad uscire e mi scontro con lui che esce dal bagno con indosso l’accappatoio.
Distolgo lo sguardo e corro giù per le scale.
Non ce la faccio…non riesco a guardarlo in faccia!
- pronto? – dico rispondendo.
- finalmente, stavate dormendo?  - è la mamma.
Guardo l’orologio e sono le sette e mezza.
- cercate di non fare tardi a scuola oggi – dice tranquilla – ho chiamato per vedere come va, tutto bene?
Ma cos’è ha un allarme che si attiva ogni volta che mi succede qualcosa?
- sì tutto bene mamma – mi trema la voce – ora chiudo che devo andare a prepararmi.
- okay tesoro ti voglio bene salutami Kanata.
- mmm – rispondo e poi chiudo.
Mi giro e trovo lì sull’ultimo gradino lui che mi fissa con uno sguardo assente e spento.
Senza dire nulla gli passo accanto e ritorno in camera mia per prepararmi.
 
Arriviamo a scuola  e finalmente vedo facce sorridenti che mi consolano l’anima.
- Miyu! – mi salta addosso Nanami – mi sei mancata in questo fine settimana!!
Sorrido felice – anche tu!
Christine e Sakura si aggiungono alla conversazione.
Inizia la lezione e nella mente mi ritornano le scene della sera prima.
Stringo i pugni – sei uno stupido idiota… - bisbiglio tra me e me.
- hai detto qualcosa Miyu? – mi chiede Sakura.
La guardo – no, nulla.
Ho indossato una sciarpa che mi copre il segno rosso sul collo e per quanto riguarda i lividi attorno al polso bhè, il maglioncino copre anche quelli.
Usciamo nel cortile ma c’è un vento freddo.
Io e Kanata non ci parliamo da ieri sera e non ci guardiamo nemmeno e sembra che i nostri amici se ne siamo accorti.
- ma che vi succede ragazzi? – chiede Santa.
Kanata lo snobba – nulla Santa concentrati sugli ufo – gli dice prendendolo in giro.
Un colpo di vento mi fa volare la sciarpa e mi scopre un po’ di collo.
Mi ricopro in fretta ma è troppo tardi – che cos’è quello?!? – mi incalzano Christine e Sakura.
- niente – dico in fretta e a disagio.
Il succhiotto è proprio sotto l’orecchio ed è già tanto che la sciarpa lo copra.
Nanami mi afferra e me la tira – è un succhiotto!!
- no, non è niente!
- chi te lo ha fatto? È enorme!! – dice Santa – stratosferico!
Kanata mi fissa senza dir nulla.
È lui! Me lo ha fatto questo maniaco depravato!! Vorrei urlare ma si creerebbero solo incomprensioni.
Non vorrei per niente scontrarmi con Akira nel caso in cui venisse a sapere quello che è successo tra me e Kanata.
Scommetto che mi ucciderebbe…lei è troppo innamorata di lui.
E lui…non capisco cosa prova.
- dai chi è stato a fartelo? – mi supplica Sakura.
Mi mordo le labbra – è stato Ray – rispondo mentendo.
 Christine – cosa? – dice guardandomi.
- altro che timido!– esclamano Nanami e Sakura.
Sbatto le ciglia – eh? – arrossisco – no…ecco… - impacciata mi guardo le mani e vengo salvata dalla campana.
Suona e dobbiamo rientrare in classe.
Per un secondo io e Kanata ci guardiamo ma poi distogliamo entrambi lo sguardo.
 
A casa è peggio…c’è un silenzio tombale.
Siamo seduti a tavola e mangiamo ognuno persi nei propri pensieri.
- scusami – dice di punto in bianco.
Mi fermo e lo guardo ansimando.
- no – poso il cucchiaio e mi alzo – non posso perdonarti.
Anche lui si alza – è stato un momento di rabbia Miyu. Ero preoccupato e arrabbiato con te perché non eri a casa e non sapevo dov’eri! – si giustifica.
- ah e allora la prossima volta che succede di nuovo che fai? Mi stupri? – rispondo stizzita.
Mi fissa preso alla sprovvista.
- io…non credevo che potessi essere capace di tanto! – mi scopro i polsi e glieli mostro – guarda!
Lo fa e sul suo volto appaiono diverse espressioni.
Oddio i lividi non sono così gravi.
- mi dispiace Miyu. Ho perso il controllo.
Mi salgono di nuovo le lacrime – l’avevo capito – ma non piango, devo essere forte e tenergli testa.
Si avvicina e mi abbraccia ma d’istinto lo scosto come per proteggermi.
- non…mi toccare – dico in preda al panico.
È stato come ieri sera quando mi ha immobilizzata.
- Miyu sei molto importante per me ed ero seriamente preoccupato io – si passa una mano nei capelli – non succederà più – dice infine.
- l’ho sentito tante volte.
I suoi occhi mi fissano e mi attraggono in una maniera assurda.
Poco fa ero in preda al panico per il suo tocco mentre ora vorrei stringerlo a me.
Si gira e fa per andarsene sul divano ma io mi avvicino a lui – hai sprecato il nostro primo bacio Kanata.
Ho davvero detto questo?
Mi rivolge la sua attenzione – non succederà più – ripete.
- Kanata io ho bisogno di sapere cosa provi per me! – è una cosa che mi divora, voglio la verità.
Si passa una mano tra i capelli scompigliati – io…non potrà mai succedere nulla tra noi due Miyu.
- okay – dico di getto – va bene ho capito, ma non capisco allora perché mi hai baciata ieri sera!
- chiudiamo qui il discorso se non vuoi sentirti dire  cose che ti fanno stare male.
Incrocio le braccia – allora tu baci tutte le ragazze che ti fanno arrabbiare? Bene buono a sapersi!
- no! Non è così – si avvicina con la sua classica espressione impassibile.
- allora dimmi com’è?
– sono innamorato di te per questo ti ho baciata! – dice esasperato.
Spalanco gli occhi e ci fissiamo in silenzio.
- …cosa…? – dico sconcertatamente felice.
Si passa una mano dietro la nuca evidentemente nervoso – cazzo, ho parlato troppo – bisbiglia.
- anch’io – ribatto.
- anche tu hai parlato troppo? – cerca di sdrammatizzare.
Mi mordo il labbro – anch’io sono innamorata di te – correggo la frase.
Mi guarda – lo so, era evidente.
- sul serio? E perché non me lo hai mai detto?
Si morde anche lui il labbro – perché viviamo sotto lo stesso tetto e i nostri genitori non credo approverebbero.
Concordo con  lui – sì ma non sai quanto io abbia sofferto ed è per questo che io lavoro – mi blocco di colpo capendo che sto rivelando fin troppi dettagli.
Mi guarda confuso – lavori…?
- lavoro sodo per dimenticarmi di te – cerco di uscire dal disastro che stavo per combinare – ma è difficile quando ti vedo tutti i giorni a casa.
Concorda con lo sguardo – già – sospira.
Mi butto fra le sue braccia e lo bacio non riuscendo più a resistere ai miei impulsi.
Ricambia il bacio ma poi mi allontana – no Miyu non si può te l’ho detto.
- ma io credevo che – mi interrompe.
- io non voglio farti soffrire ed è per questo che non voglio stare con te. Finiremo solo con lo stare male e basta.
- ma staremo insieme diamine!
Fa no con la testa – senti mi dispiace un sacco  per quello che ti ho fatto ieri sera e dimentica quello che ti ho detto. è meglio così – si gira e sale le scale.
Mi lascia così?
Adesso che avevo una speranza per stare con lui. Lui che ricambia i miei sentimenti mi rifiuta?
È davvero uno stronzo!
Una minima speranza…che stava crescendo è diventata di colpo nulla…
Io non ce la faccio, non riesco a continuare così.

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Bene, è passata quasi una settimana dall’ultimo aggiornamento, siete fortunati ;)
In questo periodo sono molto indaffarata con i preparativi per il mio compleanno e mi sta prendendo la testa!
A voi non può importare nulla  quindi vi lascio alla lettura :*

 
- le vacanze di natale!! – urla Santa.
Nanami lo picchia in testa – non urlare ci stanno guardando tutti!
- ahia mi hai fatto male… - piagnucola.
Noi li guardiamo e ridiamo.
Dentro di me invece muoio.
Mamma e papà sono tornati un paio di giorni fa mentre tra me e Kanata è come se ci sia un muro.
Quel muro che con tanta fatica stavo per buttar  giù adesso è più saldo che mai fatto con cemento armato.
Lui è seduto su una panchina con Akira teneramente abbracciati.
È così radiosa quando è con lui…si vede che è innamorata ma non posso dire lo stesso di Kanata. Ha il viso serio continuamente accarezzato da lei.
Stringo i pugni e cerco di concentrarmi sulla conversazione tra i miei amici.
- Miyu quando ci farai conoscere questo famoso Ray? – chiede Christine.
Vado nel panico – lui per ora non c’è. È partito dai suoi parenti – se la bevono.
- guardate come sono carini Kanata e Akira insieme – dice Nanami guardandoli.
Tutti si girano per osservarli tranne me.
Non ce la faccio.
- Christine come è finita con Usui? – chiedo.
Devo ancora un favore a quel ragazzo.
Mi salva la vita continuamente.
Mi guarda e arrossisce – ecco…mi ha chiesto di uscire ed io ho accettato.
Sorrido – che bello! – dico entusiasta.
Finalmente è riuscito a superare la sua paura.
….
- forza Miyu! – mi tocca il sedere Yuki incitandomi – divertiti!
Sculetto fino al palco e cerco di svuotare la mente.
Beh è facile, non appena sono sul palco con la musica a tutto volume e tutti gli occhi puntati su di me, mi concentro su come posso essere sexy.
Mi muovo su e giù davanti al palo.
- ehi bellezza!! – mi urla un uomo e mi tocca la gamba approfittando del fatto che sono seduta sul bordo del palco.
Mi ritraggo disgustata.
- che c’è? Sei timida? – i suoi occhiali luccicano illuminati dalla luce dei proiettori.
Sorrido – esattamente – rispondo e ritorno al centro del palco.
Non appena finisce il mio turno scendo e vado dietro le quinte.
- Miyu vieni qui – mi dice Ray e obbedisco.
- che c’è?
Mi guarda e si toglie gli occhiali da sole – ecco hanno chiesto di te – mi indica il corridoio che porta alle salette private.
Spalanco gli occhi – Ray io…non voglio… - dico in preda al panico.
- va bene – mi tranquillizza – ci penso io – si rimette gli occhiali e sorride.
Sospiro sollevata e mi vesto velocemente.
Esco dal locale e mi incammino verso casa.
Mi guardo attorno credendo di essere seguita ma …è una mia impressione vero?
Mi giro e la strada è deserta.
Cammino e si sentono solo i miei passi però sento di essere osservata.
Mi rigiro di scatto per la seconda volta e poi lo vedo.
Il pizzo di una giacca marrone.
C’è davvero una persona che mi sta seguendo!
Cammino veloce spaventata.
Dovrei farmi venire a prendere dalla mamma ma a quest’ora starà dormendo.
Il signor Saionji?
Anche lui sarà nel suo dolce lettino dato che lui domani deve lavorare anche se è sabato.
Adesso sento anche i suoi di passi.
Provo lo stesso.
Compongo il numero ma mi da la segreteria telefonica.
Chiamo a casa e risponde una voce maschile poco dopo alcuni minuti.
- Kanata sei tu? – dico con la voce tremante.
- sì – risponde annoiato.
Le cose tra noi non sono migliorate ma non m’importa. Voglio solo uscire da questa situazione.
- aiutami Kanata  - bisbiglio.
- Miyu che succede? – dice allarmato.
Mi giro di scatto non appena sento i passi più vicini e inizio a correre.
- sono in via Marittima – con voce affannata per la corsa – qualcuno mi sta seguendo – ma riattacco cadendo in un tombino.
Il telefonino mi vola a tre metri di distanza.
Mi giro seduta a terra e me lo ritrovo a un paio di metri.
Lo guardo e scopro che è l’uomo del locale.
- tu! – spalanco gli occhi sorpresa.
Sorride beffardo – che ne dici di divertirci?
Non rispondo.
Sono troppo occupata a pensare a come uscire da questa situazione.
Mi alzo lentamente tenendo fisso il mio sguardo nel suo.
- perché? Lasciami in pace – dico cercando di sembrare tranquilla.
In realtà mi tremano le gambe.
Si avvicina e io indietreggio.
Possibile che non ci sia nessuno che passi da queste parti?
I capelli neri cadono sulla fronte e la giacca si muove al ritmo del vento.
- come ti chiami ?
Non rispondo subito ci penso su e decido di dargli un nome falso – Kida.
- mmm – sorride di nuovo beffardo – vieni con me Kida.
Mi porge la mano ma mi allontano ancora di più e con il piede destro tocco il mio cellulare.
Mi chino per prenderlo ma lui si precipita su di me e lo calcia via.
- no no no, meglio di no – mi stringe i polsi e siamo faccia a faccia.
Il suo alito puzza  d’alcool.
Oh Kanata come vorrei che fossi qui ad aiutarmi.
Mi salgono le lacrime ma faccio su col naso e mi faccio forza.
Gli mollo un calcio proprio lì, in mezzo alle gambe e si inginocchia dal dolore.
- porca puttana! – mi urla arrabbiato.
Rimango lì impalata.
Devo scappare non è tempo di rimuginare.
Con le gambe che mi tremano corro via ma prima prendo il telefono.
Cavolo è spento.
Mi sa che si è scaricato.
Continuo a correre e mi giro per vedere se sono sola ma no…lui è li che mi rincorre e non ha un bell’aspetto.
Non oso nemmeno immaginare cosa potrebbe farmi se mi mette le mani addosso.
Guardo davanti a me e mi fermo.
Oh cazzo e ora?
Non mi sono nemmeno accorta che sono capitata in una strada senza uscita!!
Si ferma a  pochi metri di distanza e si passa una mano tra i capelli.
Mi viene in contro – adesso basta – destra e sinistra si avvicina – mi divertirò che tu lo voglia o no.
Mi salgono di nuovo le lacrime.
- non la passerai liscia. Mio padre è commissario della polizia e te la farà pagare – cerco di farlo spaventare ma qui, sono solo io ad essere terrorizzata.
- sul serio? Ma tu guarda – esce dalla tasca della giacca una custodia di cuoio, la apre ed esce una targhetta gialla – che c’è scritto qui? – fa la faccia da completo imbecille – commissario Kasugano – mi guarda e fa una oh con la bocca.
Eheheh…ho fatto la figura dell’imbecille.
Mi scaraventa al muro e mi tiene i polsi sopra la testa per tenermi ferma e poi mi blocca le gambe – in questo modo non mi darai più calci.
- mi metto a urlare lasciami!! – mi tappa la bocca con una mano mentre con l’altra tiene entrambi i miei polsi.
Mi viene in mente a quando era stato Kanata a tenermi ferma in questo modo.
Vorrei che fosse lui e non questo qui.
Scoppio a piangere e bagno la mano che mi tappa la bocca.
- smettila– mi ruggisce all’orecchio.
Chiudo gli occhi rassegnata.
Poi sento sciogliere la presa e disorientata li riapro per vedere che sta succedendo.
Lui è lì accucciato a terra e poi c’è Kanata con una mano chiusa a pugno che lo fissa con lo sguardo di chi è veramente arrabbiato nero.
Mi porto le mani alla bocca e poi al petto.
Finalmente è arrivato.
Finalmente sono salva.
- vattene o chiamo la polizia.
Sorrido pensando che lui è il commissario.
Poi sento l’uomo piangere e lo guardiamo  confusi.
- non volevo… - fa una pausa – quando ti ho vista in quel locale –vado in tilt e spero che non dica il nome – mi ricordavi molto mia moglie quando era giovane. Lei non c’è più e tu – mi guarda – cercavo un modo per riaverla vicino e mi dispiace se sono arrivato a tanto.
Lo fissiamo sconvolti.
Pensavo che fosse solo un maniaco depravato ma in realtà sta soffrendo molto.
Gli poggio una mano sulla spalla – okay ma d’ora in poi cerca di non perseguitare più nessuna ragazza – mi fissa e si toglie gli occhiali per asciugarsi gli occhi.
- sì – si alza e poi fissa Kanata – gran bel destro.
Lo fissa senza dir nulla e poi l’uomo se ne va.
Tutto qui?
È finita così?
Mi aspettavo di essere violentata da uno stupratore ma…è davvero strana la vita.
È andata tutto il contrario di come credevo ma la cosa che mi ha stupito è che Kanata sia venuto da me.
- come stai? – mi chiede preoccupato.
Faccio sì con la testa – bene più o meno.
Si mette una mano in faccia – che spavento.
Mi avvicino e gli tolgo la mano dal viso – sto bene, grazie per essere venuta da me.
Fa una cosa inaspettata, mi avvolge in un abbraccio.
Mi tiene stretta.
- non diciamo niente a mamma okay?
Rimaniamo stretti l’uno all’altra sentendo i battiti del nostro cuore.
Non ci abbracciavamo da tanto.

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


spazio dell'autrice:
agosto è arrivato e sembra che l'estate stia passando troppo veloce...vabbè, eccoci al dodicesimo capitolo!!



“rosso, verde è l’agrifoglio! Shalalalalalallalallala!”
- iniziamo con le canzoncine di natale!! – urla la mamma felice.
Alza il volume dello stereo e la zia (arrivata dall’Hokkaido ieri) prepara i dolci al cioccolato.
Lo zio (della parte di Kanata) sistema il cavetto della televisione mentre mia nonna parla con la moglie dello zio di Kanata.
Ormai non ci sono più “mio” o “suo” ma sono i nostri parenti.
- Miyu aiutami a mettere questo vischio qui! – mi dice Seya.
Prendo una sedia e appendiamo la piantina vicino al camino.
- ecco, chissà chi saranno i primi a scambiarsi il bacio? – dice sorridendo.
Mi guardo attorno, parenti da tutte le parti.
Questo natale sarà movimentato.
Però c’è una faccia che non vedo.
- dov’è Kanata? – chiedo.
- di sopra – mi risponde la zia.
Salgo le scale e vado verso la sua camera.
Busso alla porta e dopo un po’ mi apre.
- che fai? – gli domando.
- guardo film porno – risponde tranquillo.
Alzo un sopracciglio – sì come no.
- che vuoi? – dice irritato.
Incrocio le braccia – perché sei così scorbutico?
- io? Senti ho da fare lasciamo stare – mi chiude la porta in faccia.
Divento rossa dalla rabbia.
- ehi tu! Razza di maleducato maniaco depravato bisbetico e lunatico!!! – urlo.
Riapre la porta – cerca di stare zitta che ti sentono tutti! – mi rimprovera.
- che c’è hai paura che scoprano che – urlo più forte – VEDI FILM PORNO??
Mi tappa la bocca – giuro che ti picchio – perchè fa sembrare la cosa così erotica?
Gli mordo la mano – e io ti denuncio! – rido.
Si stringe la mano dalla parte morsa – non lo faresti mai – mi sfida.
- invece sì!  - Stringo i pugni lungo i fianchi – sei troppo sicuro di te caro il mio pervertito!
Ecco il suo sguardo magnetico – perché non dovrei esserlo? Tu sei innamorata cotta di me Miyu.
Arrossisco violentemente – stupido! – lo spingo dentro la sua camera – adesso sono arrabbiata con te! Non parlarmi! – giro i tacchi e me ne vado.
Devo allontanarmi da lui altrimenti va a finire che gli salto addosso.
Letteralmente.
 
- è l’ora dei regali!! -  annuncia il signor Saionji.
Tutti esultano.
Io e Kanata non ci siamo parlati nemmeno una volta.
Ogni tanto provava ad attaccare discorso ma mi giravo dall’altra parte con la faccia offesa e lo vedevo ridere.
Iniziamo a spacchettare i regali.
“wow!” di qua e “è fantastico” di là.
- ti piace? – mi chiede la mamma.
- non l’ho neanche aperto – dico tenendo in mano il regalo.
Poi do il mio a Kanata.
Fa una faccia sorpresa e imbarazzata.
- per me? – chiede.
Alzo un sopracciglio – e di chi sennò? E per la cronaca tanti auguri di buon compleanno.
Lo prende un po’ imbarazzato e lo apre.
Ho comprato quel braccialetto con la paga del mio lavoretto part-time e dato che è il suo diciottesimo compleanno ho speso un po’ di più.
Lo guarda e sorride – grazie.
E così tutti i parenti iniziano a fargli gli auguri e ad abbracciarlo.
Poi  passiamo tutta la notte a giocare a carte e poi verso le cinque di mattina andiamo a letto.
Non riesco a prendere sonno così decido di andare a vedere la televisione.
Scendo e trovo la luce accesa.
- Kanata? – dico vedendolo poggiato al camino.
Mi guarda – non riesci a dormire?
Faccio no con la testa – neanche tu eh?
Mi avvicino anch’io al camino e lo guardo.
- pace? – chiede riferendosi alla nostra piccola lite davanti la sua camera.
- sì – rispondo.
Poso lo sguardo sopra il legno che regge la cappa e vedo uno scatolino argenteo con un nastro rosso.
- cos’è? – chiedo indicandolo.
Lui capisce a cosa mi sto riferendo e in un batter d’occhio lo nasconde in tasca.
- eh?
- fatti miei – risponde maleducato.
Stringo di nuovo i pugni – ah sì? Va bene allora torno in camera mia! – rispondo irritata.
- no aspetta- mi dice – ecco mi imbarazza ma… - mi tira la scatoletta – questo è per te.
L’afferro e l’apro curiosa.
Di dentro c’è un ciondolo a forma di farfalla con una catenina intrecciata.
- che bella… - dico felice.
La esco e l’ammiro meglio.
- ti piace?
Faccio sì con la testa.
Provo a metterla ma mi cade.
Per fortuna Kanata la prende a volo.
Fa una faccia contrariata – la stavi già per rompere – sbuffa – dai vieni, te la metto io.
Mi avvicino e mi allaccia la collana.
Poi mi sistema i capelli ed io mi giro per guardarlo meglio negli occhi.
- grazie.
Alza lo sguardo e poi arrossisce.
- che succede? – alzo anch’io lo sguardo e noto il vischio.
“chissà chi saranno i primi a scambiarsi il bacio?”
Fisso un punto impreciso nella stanza.
- di solito si dovrebbero rispettare le tradizioni – dice guardandomi.
Lo fisso e noto il suo solito sguardo di sfida.
- cosa intendi? – chiedo.
- sei così stupida da non capirlo? – risponde di getto.
Gonfio le guance – l’ho capito a cosa ti riferisci babbeo!
Si avvicina al mio viso ed io arrossisco ma poi sussulto – ma sei scemo? Sei tu il primo a dire che non possiamo stare insieme e poi ti metti a dire che vuoi baciarmi.
- non sto dicendo che voglio baciarti Miyu. Sto solo dicendo che dovremo rispettare le tradizioni.
Mi fissa insistentemente.
Poggia le mani sulle mie spalle – ti va?
Ma che cos’ha?
Forse l’aria natalizia gli ha dato di volta il cervello.
- okay – bisbiglio e chiudo gli occhi.
Aspetto.
Aspetto..
Aspetto…
Ma qui non succede nulla!
Apro gli occhi e lo vedo rosso in viso, all’inizio ho pensato che fosse imbarazzato ma in realtà non è così!
È rosso perché sta soffocando delle risate.
- che hai da ridere tu! – dico stizzita.
Scoppia non riuscendo più a trattenersi – no, è la tua faccia  era “ti prego baciami” – imita la mia voce.
Incrocio le braccia – sei sempre il solito! Non cambi mai ti prendi sempre gioco di m- mi bacia zittendomi.
- parli sempre troppo come al solito – dice staccandosi.
Rossa in viso lo guardo ed è…felice.
Strano, per la prima volta riesco a comprendere la sua espressione.
Questo Natale sta andando di bene in meglio!
 
L’indomani mattina mi sveglio col sorriso stampato sulle labbra.
Sento ancora le sue labbra sulle mie.
Ma non capisco se stiamo insieme oppure no.
Forse è meglio lasciare stare questo discorso e godermi i momenti che mi regala.
Eviterei volentieri quelli quando è arrabbiato o apatico.
Scendo in cucina e c’è tutta la mia settima generazione che fa colazione.
Chi col latte, chi col caffè, lo zio e la nonna con il tè.
- tesoro che vuoi per colazione? – mi chiede la zia.
- latte e panettone – rispondo felice.
Lui è lì, seduto sul divano che gioca ai video game con il signor Saionji e suo zio.
Cade una tazzina a terra e tutti tacciono.
Ci giriamo verso il rumore e la mamma ci tranquillizza – è solo caduta nessuno si è fatto male.
- chissà – la zia si avvicina al camino catturando l’attenzione di tutti – chi saranno i primi a darsi il bacio sotto il vischio! – dice euforica.
Lo zio si alza dal divano e va verso sua moglie – vogliamo inaugurarlo? – sorride.
Si baciano e poi tutti scoppiano a ridere.
- adesso sappiamo chi sono i primi!!
In realtà non è così rido tra me e me.
Involontariamente poso il mio sguardo verso il divano e scopro che Kanata mi sta guardando e quando i nostri occhi si incontrano sorridiamo entrambi.
Come per voler dire “ siamo noi due i primi”.
 
Dopo pranzo abbiamo sparecchiato e poi si sono messi a giocare a carte mentre noi ragazzi cioè io, Kanata, Seya e Momo, che hanno rispettivamente 17 e 10 anni ce ne andiamo in camera di Kanata.
Ci sediamo sul letto mentre Seya sulla sedia della scrivania.
Lei è l’unica cugina di Kanata mentre Momo è una peste che ha conosciuto quando è entrato a far parte della nostra famiglia.
- allora Kanata che mi racconti di piccante? – chiede Seya con malizia.
Lui incrocia le braccia – di piccante? Bè ieri ho mangiato delle patatine alla paprika ed erano veramente piccanti!! – dice prendendola in giro.
Momo che si è messa in mezzo a me e Kanata (vorrei starci io al suo posto) inizia a saltellare – chiedilo a me! Chiedilo a me!
- okay. Che cosa mi racconti di bello? – dice sbuffando.
- mi sono fidanzata – arrossisce – e lui mi ha dato un bacio sulla guancia.
- ohh sulla guancia!! – dico prendendola in giro.
Seya scoppia a ridere – di solito i fidanzatini si baciano sulla bocca.
- già, e si toccano. Si stringo stretti e fanno anche altre cose – continua Kanata.
Momo si tappa le orecchie – Momo essere  troppo piccola per certe cose.
- dai lascialo stare, lo sia che è stupido – dico consolandola.
Lui mi fissa e poi sorride lascivo.
- dai voglio sapere Kanata! – lo supplica Seya riferendosi alla sua precedente domanda.
Kanata si guarda le mani – bè, ho baciato più di una volta una ragazza che non è la mia fidanzata.
Smetto di respirare e poi riprendo nervosa.
- cosa? Sul serio? E lei lo sa? – è colpita dalla sua rivelazione.
Alza un sopracciglio fiero di sé – certo che no.
- e, e lei chi è? La conosco?
- no – risponde secco lui.
Mi mordo il labbro e sudo freddo.
Come ha potuto dire certe cose?
- Miyu che hai? Sei strana – dice Momo.
Tutti gli sguardi si rivolgono a me.
- che c’è Miyu? Hai qualcosa da raccontare anche tu? – dice Kanata sorridendo.
Lo guardo male – sì – rispondo infine, vuole giocare? Allora giochiamo.
- davvero? – chiede Seya.
Mi rivolgo verso di lei – sono stata baciata con forza da un pervertito maniaco sessuale.
- che significa pervito manaco sessaule? – chiede Momo alzando le sopracciglia ma nessuno le da importanza.
- wuaaaaa!!!!! – urla Seya – è com’è stato dimmelo! Tu che hai fatto?
- l’ho preso a schiaffi però poi abbiamo fatto pace… - sorrido.
- chi è questo pazzo che ha solo osato toccarti? - Chiede Kanata.
Seya lo fissa – che c’è sei preoccupato?
- certo, chi mai toccherebbe Miyu? Questo maniaco doveva essere proprio pazzo!! – mi prende in giro.
Lo fisso nervosa.
Sei tu quel maniaco deficiente!
- ma che dici? Guarda che Miyu è molto carina.
Seya mi difende.
Kanata non risponde subito passano due secondi e poi riprende a parlare – guarda che lo so che è bella.
Arrossisco violentemente.
È la prima volta che mi dice una cosa del genere!
- però e dispettosa e infantile – conclude incrociando le braccia.

Basta...ci rinuncio.
Dire cosa carine sul conto di qualcuno non fa per lui.

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


3…,2…,1… - Capodanno!! – urlano tutti felici.
Iniziamo a scambiarci auguri e ad abbracciarci.
Un anno è andato via e un altro sta per cominciare.
Mi abbraccio con tutti e poi arrivo a lui…
Ci guardiamo e lui mi stringe forte in un abbraccio.
- auguri piccola – mi dice all’orecchio.
Mi sembra di essere in un angolo tutto nostro.
Solo noi due e basta.
- mi hai richiamata piccola… - dico sorridendo.
- io? Te lo sarai immaginato – scherza.
Ho una grande voglia di dirgli che lo amo ma mi astengo al farlo.
Ho paura di rovinare tutto.
 
“i will dead every day waiting for you…”
Ascolto questa canzone da almeno un’ora.
Mi ossessiona…è come se parlasse di me e di Kanata.
Guardo l’orologio e scopro che sono le dieci.
- cazzo!! – mi alzo di botto dal letto facendo volare l’mp3.
Mi vesto in cinque secondi e vado in cucina.
- mamma esco ho una cosa importante da fare! – afferro il cappotto.
- aspetta andiamo insieme – interviene Kanata – anch’io devo uscire.
Spalanco gli occhi…spero che non voglia accompagnarmi fino al locale.
Usciamo di casa e ci incamminiamo.
- quest’anno non ha nevicato…che peccato – dice guardando il cielo.
Lo imito – è vero.
In cinque minuti arriviamo in piazza.
- bene io prendo da questa parte – dico snobbandolo.
Lui alza un sopracciglio – mi stai liquidando?
Sorrido – ma no che dici?
- allora non ti dispiace se ti accompagno.
Oh oh…che guaio.
- no, tranquillo tu vai pure.
Incrocia le braccia – è da un po’ che me lo chiedo Miyu, secondo me mi stai nascondendo qualcosa.
- cosa? Io? Ma che dici? – e ora? come ne esco?
- no ecco, sei sempre misteriosa, non dici mai realmente dove vai. Per caso tu stai lavorando in qualche locale?
Beccata!! Colpita!! – n-no – cerco di mentire.
- guarda che  a me puoi dirlo, fidati – mi inchioda con il suo sguardo e per una frazione di secondo ero pronta a dirgli tutto ma non lo faccio.
- lavoro come lavapiatti in un ristorante sul lungomare.
Sbatte le palpebre – ah…e perché non me lo hai mai detto?
Se l’è bevuta!! Non ci credo!!!
- perché avevo paura che lo dicessi alla mamma, lei non vuole che io lavori.
- bè, non dovresti sei ancora minorenne però non dirò nulla fidati – sorride.
Tutto qui? – grazie – mi aspettavo di peggio.
 
Esco dal locale non appena finisco di vestirmi.
È stata un po’ fiacca come serata.
Sono venute poche persone.
- allora ciao a tutti! Buona notte!! – dico urlando.
Le altre mi salutano e Raymond mi da la buonanotte con un cenno del capo.
Esco e mi dirigo verso la piazza.
Ho detto a Kanata che ci saremo incontrati  verso l’una davanti la statua del picchio.
Arrivo e mi siedo su un gradino aspettandolo.
Aspetto e aspetto ma non viene così decido di chiamarlo.
- pronto Kanata dove sei? – dico quando sento il bip.
- è in bagno – dice una voce femminile.
È Akira, la riconosco.
- in…bagno? – ripeto sorpresa.
- sì, abbiamo appena finito di…bè l’hai capito no? si da una sistemata e viene.
Fitta al cuore.
È stata con lei…loro due hanno…
- no, digli che non c’è bisogno. Fallo venire direttamente a casa.
- va bene. glielo riferirò – e chiude la telefonata.
Sono devastata.
Allora tutto quello che è successo tra noi in queste settimane è svanito così?
Tutto al diavolo?
I nostri baci…i momenti in cui eravamo così in sintonia così felici…
Proprio tutto…?
Mi stringo nelle spalle e me ne torno a casa col morale a pezzi.
 
Mi metto  il pigiama e mi siedo sul letto guardando l’armadio.
Non so perché ma trovo interessante la maniglia.
Poi dalla cucina sento aprire e chiudersi la porta e allora capisco che Kanata è tornato a casa.
Mi alzo veloce, spengo la luce e poi mi corico.
Sento i suoi passi che salgono le scale, poi si avvicinano e poi si fermano.
Apre la porta della sua camera e la chiude.
Tutto tace.
Tace anche il mio cuore che completamente a pezzi e lacerato piange.
 
- è ora dei compiti!! – dico guardando la valanga di compiti per le vacanze.
Inizio con le materie più facili come religione ma dato che non ha assegnato compiti passo all’inglese.
Sta mattina io e Kanata non ci siamo incontrati perché lui è uscito presto e a pranzo non è tornato.
Scommetto che è andato dalla sua Akira.
Lo odio! Lo odio! Lo odio! Lo odio!!
Infilzo con la matita il foglio davanti a me per il nervosismo.
Finisco i compiti che sono le sette di sera.
In questo lasso di tempo Kanata è ritornato ed è venuto a parlarmi ma io l’ho trattato freddamente.
Mi stiracchio e fiera di me poso i libri.
Poi scendo in cucina e annuso l’aria – salmone! – dico felice.
Amo la pasta al salmone.
- esatto!! – risponde la mamma.
Kanata e suo padre stanno guardando la tv concentrati.
- a tavola! – annuncia e tutti ci sediamo affamati.
Addentiamo la pasta e ce la spazzoliamo in cinque secondi.
- ho finito tutti i compiti finalmente – sorrido.
La mamma mi guarda – bene, hai fatto il tuo dovere.
- io li ho finiti la settimana scorsa – interviene Kanata.
- non ho chiesto il tuo parere – rispondo stizzita.
Si sofferma a guardarmi e poi ritorna alla pasta.
Sparecchio la tavola e poi mi dirigo verso la mia camera.
- devo parlarti – mi dice Kanata poggiato sul muro accanto la mia camera con le braccia conserte.
- che vuoi? – rispondo sgarbata.
Mi lancia un’occhiata di fuoco e mi afferra per le spalle.
Mi spinge in camera e chiude la porta.

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


Vi ringrazio tutte per le recensioni e mi scuso per non aver risposto ma sono stata piuttosto impegnata comunque sappiate che sono molto felice nel vedere che siete sempre presenti  e mi fa piacere che si siano aggiunti nuovi recensori J
 
Mi afferra per le spalle e mi spinge in camera.
Poi chiude la porta.
- che c’è vuoi di nuovo usare la forza? – dico fissandolo negli occhi.
Mi lascia andare – no – diventa rigido – che ti succede?
- niente – rispondo di getto.
Mi fissa incredulo – niente? Sei fredda e scontrosa, che ti ho fatto? Fino a ieri eravamo okay mentre oggi no.
Reggo il suo sguardo e accenno un sorriso ironico – dove sei stato ieri sera?
- da Akira – risponde subito ma poi si ferma e mi guarda.
Rimaniamo in silenzio.
- siete stati insieme non è così? – dico sapendo già la risposta.
Non capisce – sì, ero a casa sua.
- non intendevo questo voi due l’avete fatto non è vero? – mi trema la voce.
Spalanca gli occhi – te l’ha detto lei?
- sì, ieri sera per telefono quando ti ho chiamato.
Sorride – sei troppo credulona Miyu.
- cosa? E smettila di sorridere! Mi dai sui nervi! – adesso sono arrabbiata.
La smette e mi fissa – voglio baciarti – dice serio.
Noi stiamo discutendo e lui se ne esce con questa frase?
- no, io no! – stringo i pugni.
Mi si avvicina – oh sì che lo vuoi – con fare sexy e seducente.
Sì è vero lo voglio tantissimo però sono arrabbiata con lui.
- no non è vero – ribatto.
- sì Miyu – pronuncia il mio nome come se fosse qualcosa di proibito.
Rimango ipnotizzata dal suo viso e poi me lo ritrovo sul mio.
Mi bacia lentamente e poi mi stringe il viso con le mani.
I nostri respiri si uniscono ed io poggio le mani sul suo petto.
Lo stringo e lui mi bacia con più passione.
E penso se anche Akira viene baciata in questo modo da lui.
Akira…mi fermo di colpo e lo scosto.
Mi guarda confuso – Miyu ieri non abbiamo fatto niente, ti ha solo presa in giro per telefono – mi spiega.
Alzo il viso e lo guardo – lasciala.
- come?
Ripeto – lasciala – e aggiungo – mettiti con me.
Si allontana – non possiamo stare insieme lo sai vero?
- sì, ma guardaci! – mi avvicino – è come se fossimo già fidanzati. Con la differenza che non lo sa nessuno – continuo.
- non voglio farti soffrire Miyu – risponde.
Sbiello – ancora con questa storia!? Anche così io soffro, anzi è peggio! Perché io so che tu sei nelle mani di un’altra ragazza e non posso farci nulla! Ma se stiamo insieme allora…non ci sarà nessun’altra persona più felice di me… - dico col cuore in gola.
Ho dato sfogo ai miei pensieri e adesso sa cosa provo…come reagirà?
- lo sapevo… - mi fissa – io…non doveva andare così.
- così come? Perché hai paura di stare con me?
Alza la voce – non è questo! Ho paura di ciò che potrebbe succedere, perché non lo capisci?
Rimaniamo in silenzio di nuovo a fissarci in cagnesco.
Avrei solo voglia di stringermi tra le sue braccia ma non penso mi accoglierebbe volentieri.
- allora basta. Non ci saranno più né baci né altro – concludo infine con le lacrime che minacciano di uscire.
- è la cosa migliore – concorda ed esce dalla camera.
…di nuovo…al punto di partenza.
Con lui è così, faccio dieci passi in avanti ma cinquanta indietro.
 
La scuola è iniziata e rientrare dopo due settimane di vacanze è dura.
Soprattutto quando si è abituati a svegliarsi alle dodici di mattina.
- Buon giorno! – mi accolgono le mie amiche.
Sorrido e le saluto anch’io.
Sarà una giornata lunga e fredda.
 
Chiedo al professore di andare in bagno ed esco dalla classe.
Cammino ma decido di farmi una passeggiata tanto stiamo vedendo un film che non m’interessa.
- Miyu! – sento il mio nome e mi giro per vedere chi sia.
Due occhi azzurri mi sorridono – ehilà! – mi saluta.
Sorrido anch’io – Usui! – lo raggiungo.
- come sono andate le vacanze?
Ripenso a cosa è successo tra me e Kanata e sbuffo – lasciamo perdere.
- io invece sono stato con Christine… - arrossisce.
Lo fisso e poi urlo – sul serio? Com’è andata raccontami tutto!!
 
- a domani ragazze – saluto le mie amiche e vado verso il cancello dove è parcheggiata la macchina della mamma.
Kanata è già seduto dietro così mi accomodo davanti.
- salve! – dico salutando la mamma.
Sorride e mette in moto.
Sono felice e triste allo stesso momento.
Felice perché Christine ed Usui stanno insieme, cioè ancora no ma manca poco e triste perché adesso tra me e Kanata c’è il solito muro…
- avete impegni questo pomeriggio? – chiede la mamma guardandomi.
Faccio no con la testa e Kanata risponde di no.
- bene, andremo al centro commerciale.
- evviva! – batto le mani felice.
Ho proprio bisogno di fare shopping.
 
- Miyu guarda questo vestito! – la mamma tiene in mano un vestitino rosa chiaro con i bordini in oro – ti piace?
- se mi piace? Certo! – dico prendendolo – vado a provarlo!
Corro nei camerini e mi misuro il vestito.
Kanata e il Signor Saionji sono in un negozio di sport.
Bè c’era da aspettarselo.
Provo a tirare su la lampo ma non si fa.
È dietro la schiena e non ci riesco.
-Miyu dove sei?
- qui! – dico a voce alta.
Un ragazzo con in mano tre magliette apre la tenda e mi fissa.
- e tu che vuoi? – dico con diffidenza.
Mi posa i vestiti sullo sgabello – tua madre ha detto di provarti anche questi.
Mi sto letteralmente litigando con la cerniera poi lui sbuffa e mi tiene ferma per le spalle facendomi girare.
- da qua faccio io – prende la cerniera e la chiude con un movimento veloce.
Mi guardo allo specchio e sistemo il vestito.
- stai benissimo – dice e poi se ne va.
Osservo il mio volto allo specchio ed è rosso.
Non posso farci niente anche se sono arrabbiata e lo odio(non così tanto) continuerò ad arrossire ogni volta che è nei paraggi.

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Capitolo 15
*** capitolo 15 (sogno di mezzanotte) ***


Vi chiedo scusa per il ritardo ma ho avuto molti impegni e ci sono stati alcuni problemini con la scuola. Sapete non tutti i professori sono sempre simpatici. Questo capitolo è molto diverso rispetto agli altri anche perché i nostri protagonisti hanno…udite udite…la coda di pesce!
Però comunque si riallaccia alla storia e anche al cartone animato dato che c’era stata una puntata in cui Kanata e Miyu erano diventati i protagonisti della favola di cenerentola la differenza è che qui sono infondo al mar.
Spero vi piaccia e cercherò di aggiornare il prossimo capitolo al più presto :*
 
L’acqua azzurra fa spazio ai raggi del sole che danno al mare un effetto meraviglioso.
I pesci colorati nuotano in fila descrivendo onde ora piccole e ora grandi.
Il corallo regala al fondale quel colore rosso simile alle luci di natale che si mettono sull’albero.
Almeno la mia mamma le mette rosse le lucette.
Alzo lo sguardo e vede sopra di me un cavalluccio marino.
Che carino, mi fissa con i suoi occhioni neri e poi scappa via.
- ehi aspetta… - dico vedendolo correre – nhaaa – mi lamento abbassando la mano e poggiandola sulla roccia dove sono seduta.
Un momento!
Ma sono sul fondale marino!!
Mi guardo e noto che ho qualcosa che non avevo quando sono andata a dormire.
Ho la coda da pesce!
Sono una sirena!
Io!
Ma che succede? Io ero sul divano a vedere quel film con la mamma e poi…credo di essermi addormentata.
Muovo la coda per vedere se funziona…ma certo che funziona!
Sono le mie gambe quelle lì dentro.
Su e giù, su e giù mi ritrovo in mezzo al mare.
- che meraviglia!! Sto nuotando e per di più posso parlare!! – dico euforica.
Faccio un giro su me stessa e mi ammiro.
Quando mi capiterà di nuovo un’occasione del genere?
- ehi tu! – mi chiama una voce ed io mi giro.
- cosa? – vedo un ragazzo che mi viene in contro – che… - riconosco Kanata.
- che ci fai nel mio sogno! – diciamo contemporaneamente.
- io? – dico – no tu! – continua lui.
Mi tappa la bocca – questo è strano – commenta.
Mi libero – già, io cerco di allontanarmi da te ma invece mi compari perfino nei sogni!!
- non è mia la colpa! – ribatte.
Incrocio le braccia – me ne vado stupido!
- bene! – risponde irritato.
- bene! – ripeto nervosa.
Mi allontano ma poi o sento urlare e mi giro.
Lo vedo incatenato in una rete e dietro di lui delle…murene con la testa d’uomo.
- ehi lasciatelo! – urlo facendomi largo.
Ridono maligni e mi lanciano una scossa.
È forte e cado a terra.
- Miyu! – mi chiama ma io socchiudo gli occhi e mi lascio andare.
…Kanata ti salverò…anche se è un sogno io non voglio perderti…
Apro gli occhi ed è notte.
- Kanata! – scatto urlando.
Tutto tace.
Devo trovarlo.
Corro per non so dove ma poi mi scontro con un pesce giallo.
- ahia che botta! – mi massaggio la testa.
- stai un po’ più attenta! – dice sgridandomi.
Riconosco la voce e guardo il pesce.
- Nanami sei tu? – la fisso – ma sei un pesce.
- non prendermi in giro – ora che ci faccio caso le somiglia forse lo sguardo oppure il ciuffo che le cade sulla fronte.
- ho da fare devo andare a salvare mia sorella.
- hai una sorella? – chiedo.
Abbassa lo sguardo – sì ed è stata rapita da due murene nere.
Non è che si sta riferendo alle murene che hanno catturato anche Kanata? – una ha gli occhi gialli?
- sì.
Batto il pugno sulla mano – anche mio… - mi fermo, dovrei dire che è mio fratello? – il mio amico.
- allora andiamo – mi incita e ci dirigiamo verso una grotta oscura con delle lunghe alghe nere ai bordi.
Entriamo e troviamo le murene che sghignazzano fiere delle loro vittime.
Ci sono varie reti contenenti pesci e sirene.
Vedo quella che rinchiude Kanata.
Lui sembra non essersi accorto di me.
- diversivo, io li distraggo e tu li liberi – parte alla carica e si butta sopra una delle murene.
- ehi tu!! – cerca di levarsela di dosso ma non ci riesce.
Nanami prende una specie di sfera e scappa.
Le murene partono all’inseguimento.
È il mio momento.
Prendo una pietra affilata perfetta per tagliare le reti.
- aiutami – mi dicono disperati le povere vittime poi Kanata si gira e spalanca gli occhi.
Inizio a liberare tutti che scappano via, poi arrivo a lui.
- eccomi – inizio a tagliare la rete.
- ti cacci sempre nei guai eh? – mi dice – se tornano metteranno in rete anche te.
- chissenefrega – la rete si rompe e lui esce fuori.
È un bel sirenetto.
- andiamo veloce – usciamo dalla grotta mano nella mano.
Finalmente lontani tiriamo un sospiro di sollievo.
- come facciamo ad uscire da qui? – dice mettendosi una mano tra i capelli.
- non lo so.
- mi ricordo che stavamo vedendo un film alla tv e poi sono andato a dormire.
Alzo un sopracciglio – stavi vedendo anche tu quel film?
Fa sì con la testa.
- idea! Proviamo ad addormentarci magari ci svegliamo nel nostro lettino!
Mi guarda come fossi pazza – potrebbe essere un’idea.
Nuotiamo alla ricerca di un posto sicuro.
Lo troviamo e ci corichiamo.
- speriamo che non spuntino strani pesci carnivori.
- non preoccuparti ci penso io a te.
Arrossisco e tanto anche.
- buona notte!! – dico ad alta voce e mi giro.
Dopo alcuni minuti di silenzio inizia a parlare – lo vedi è per questo che non volevo che succedesse niente tra noi…perché sapevo che saremo finiti col soffrire.
Rimango in silenzio.
È sempre la stessa tiritera.
- sì ma la colpa è anche tua – ribatto dopo alcuni minuti.
Sospira – sì è vero.
Mi rigiro verso di lui – Kanata io voglio ritornare a come eravamo prima…a essere amici a ridere, scherzare. Ci starò male quando ti vedrò con Akira ma me ne farò una ragione io…voglio stare al tuo fianco ma capisco che l’unico modo per farlo è rimanere amici…
Mi fissa con i suoi occhi marroni e concorda con la testa – sì però vedi, il problema è che certe volte perdo la testa quando sono solo con te.
- allora cercherò di evitare certe situazioni.
Se l’unico modo per averlo vicino è veramente questo allora preferisco averlo come amico che come estraneo, mi farebbe soffrire ancora di più averlo lontano.
E poi credo che con il mio lavoretto part-time potrei riuscire a dimenticarlo come fin ora ho anche fatto (ma con scarsi risultati).
- se per te va bene allora è okay – farfuglia confuso – però voglio prima fare un’ultima cosa – si avvicina a me e mi lascia un leggero bacio.
Tenero, dolce e morbido.
- questa sarà l’ultima volta che ci baceremo vero? – chiedo sapendo già la risposta.
Nel bacio ho avvertito una nota di amarezza e nostalgia.
Già, proverò molta nostalgia.
Piano piano i nostri occhi si chiudono come affaticati e in un lampo ci addormentiamo.
…acqua..?
Sento il rumore dell’acqua farsi più nitido e poi scompare.
Riapro gli occhi e vedo davanti a me uno schermo piatto con due pesci che nuotano.
- i pesce palla sono una razza… - non bado molto a quello che dice il documentario mi concentro sul mio corpo.
È come prima, niente coda.
La mamma è al mio fianco che dorme o meglio russa.
- mamma a letto – la strattono e lei apre gli occhi, sbadiglia  e poi si alza.
- mmm …. – mugola e si trascina su per le scale.
Mi alzo anch’io e vado verso la mia camera.
Passo prima davanti a quella di Kanata e nello stesso momento lui esce.
Ci fissiamo negli occhi.
- ben tornata – mi sussurra.
- anche a te – rispondo sorridendo.
Ritorno in camera mia e mi corico.
È stato tutto molto strano ma la cosa più importante è che tutto si sia aggiustato per il meglio.

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