Ogni cosa è illuminata di Alexiel Mihawk (/viewuser.php?uid=28142)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ogni cosa è illuminata ***
Capitolo 2: *** Come Atlante ***
Capitolo 3: *** Con gli occhi del nemico ***
Capitolo 4: *** Not Alone ***
Capitolo 1 *** Ogni cosa è illuminata ***
Autore: Alexiel
Mihawk | alexiel_hamona (LJ)
Titolo: Ogni
cosa è illuminata
Fandom: Avatar,
the legend of Korra
Personaggi:
Zaheer
Paring:
nessuno
Prompt:
Avatar,
Zaheer, Abbiamo perso il potere di intuire senza capire, pretendiamo di
capire
senza intuire... vogliamo essere veloci senza riuscire a essere lenti
(Dylan
Dog, Gli artigli della tigre)
Parole: 674
Genere:
introspettivo
Avvertimenti:
One shot, missing moment, spoiler Book4 episode9
Rating: sfw,
verde
Note:
scritta in seguito alla visione del 9° episodio del Book 4 e
ispirata da uno dei prompt di piscina di prompt; questa one shot
è la prima di una raccolta (che sarà mista in
realtà: OS, flashfic e drabble) relativa a the legend of
Korra. Oramai siamo alla fine e più andiamo avanti
più mi trovo a sentire la necessita di guardare il passato e
ammirare l'evoluzione caratteriale, stilistica e umana di tutti i
personaggi che ci hanno accompagnato per questi anni. Zaheer
è l'unico villain che ritorna dopo la sua sconfitta,
complice anche il fatto che sia Unalaq che Amon sono morti alla fine
dei rispettivi Book, e quando torna lo fa in modo del tutto diverso da
quello che avremmo potuto aspettarci: torna come guida. Per quanto mi
riguarda Zaheer è uno dei migliori villain affrontati fino a
questo momento, è estremamente logico e razionale,
è disposto ad abbandonare ogni attaccamento ai suoi beni
terreni per raggiungere il suo obiettivo, e di base questo significa
anche abbandonare i sentimenti e le emozioni più forti:
l'odio, l'amore, la rabbia, la passione. E ci riesce, ci riesce
davvero, sacrifica una parte della sua umanità per
raggiungere il suo scopo, che, sì, è uno scopo
estremo, ma le basi da cui partiva non erano così sbagliate.
In un certo modo anche Amon e Unalaq sono come lui, hanno un obiettivo,
un ideale per cui sono disposti a morire (e alla fine è
quello che avviene); Kuvira invece è diversa, si lascia
guidare dalla sua sete di potere, è la più
terra-terra di tutti gli avversari e in qualche modo la vedo come una
nemesi di Zaheer (e c'è anche un motivo se lei è
una dominatrice della terra e lui dell'aria), sono esattamente
all'opposto, Kuvira combatte per tutto ciò che Zaheer
disprezza, il suo potere personale prima di ogni altra cosa. E
personalmente ho amato come il vecchio nemico sia la guida spirituale
di Korra in questo viaggio alla ricerca di se stessa; speravo davvero
di vedere un confronto tra di loro e sono stata soddifatta, ho visto
Korra affrontare la realtà e accettarla, finalmente, come ha
accettato Amon, come ha accettato Vatu. Ora "ciò che sarebbe
potuto essere" non la spaventa più, perché
sì, sarebbe potuto essere, ma non è avvenuto.
Secondo me se Zaheer non fosse stato un villain sarebbe potuto essere
un'ottimo maestro per l'Avatar e un ottimo amico per Tenzin, e ho
apprezzato moltissimo come siano riusciti ad evidenziare il fatto che
sì, Zaheer è un villain, è un nemico e
ciò che ha fatto è sbagliato e nessuno cerca di
negarlo, ma questo non sminuisce la sua saggezza e la sua cultura,
né la sua spiritualità o le sue
capacità.
E quindi sì, il primo capitolo è per Zaheer, per
essere tornato ancora una volta prima della fine.
Il titolo della raccolta/del primo capitolo, così come il
primo quote, sono tratti dal libro/film Ogni cosa è
illuminata di Jonathan Safran Foer.
Ogni
cosa è illuminata
Ho
riflettuto molto spesso sulla nostra rigida ricerca, mi ha dimostrato
che ogni cosa è illuminata dalla luce del
passato… è sempre lungo il
nostro fianco, dall'interno guarda l'esterno, come dici
tu alla rovescia… in questo modo io sarò sempre
lungo il fianco della
tua vita
e tu sarai sempre lungo il fianco della mia vita.
Ogni
cosa è illuminata.
I
primi sei mesi sono i più difficili da superare.
L’Avatar
è ancora vivo, la rabbia scorre nelle sue vene e
l’odio alimenta il suo
respiro, non riesce a capire come sia potuto avvenire e, soprattutto,
non
riesce ad accettarlo.
La
consapevolezza del fallimento pesa sulle spalle di Zaheer
più del dolore della
perdita. Ha combattuto ed è stato sconfitto, ha lottato per
una causa in cui
credeva e l’ha vista soccombere e coloro che si sono
schierati al suo fianco, i
suoi compagni, i suoi amici hanno pagato con la vita.
Ha
accettato il vuoto e ha lasciato andare ogni attaccamento a questo
mondo, ma non
è servito a niente, non è stato sufficiente;
l’amore per P’Li è un ricordo
sbiadito che ogni tanto torna a soffocarlo nella sua grotta buia e tra
i
riflessi verdastri dei cristalli ogni tanto si illude di vedere il suo
volto.
In quei momenti la sua concentrazione viene a mancare e
l’uomo si ritrova per
terra.
La
consapevolezza del fallimento è ciò che tiene
Zaheer sveglio la notte, mentre fredde
catene, plasmate da un elemento che non gli è concesso
dominare, si stringono
attorno ai suoi polsi, alle sue caviglie, alla sua vita, tenendolo
saldamente
ancorato a terra.
Dopo
un anno gli sono ricresciuti i capelli.
Con
gli occhi chiusi e le mani giunte, Zaheer lascia che il suo corpo
galleggi a
mezz’aria.
La
carne rinchiusa tra pareti di roccia, la mente libera di vagare per un
mondo
diverso, fatto di luce e colori e caratterizzato da una
placidità che non gli è
del tutto estranea. L’uomo scopre che gli mancavano la
tranquillità e i silenzi
di quei luoghi, aveva nostalgia di quel cielo illune e di quei paesaggi
incantati; sente che la sua rabbia e il suo odio non sono poi
così importanti e
inizia a lasciarli andare.
Pensa
alla sottile ironia della sua situazione (e a volte ancora se ne
rammarica),
mentre con passo leggero attraversa il regno degli spiriti, mentre
osserva
creature dalle sembianze indefinite avvicinarsi a lui e osservarlo come
se
fosse fisicamente presente, quando, in realtà, il suo corpo
non vede la luce
del sole da molto tempo.
Alla
fine del secondo anno i capelli gli arrivano alla base del collo.
Zaheer
si chiede che fine abbia fatto Korra, si domanda se sia riuscita ad
andare
avanti, se sia stata in grado di dimenticare ciò che
è avvenuto. È a conoscenza
del fatto che l’Avatar non abbia più messo piede
nel mondo degli spiriti, ma
tutto ciò che riesce a ottenere sono informazioni filtrate
da una patina di
irrealtà, perché tutte le notizie che giungono in
quel regno sono spesso frammentarie
e incomplete
Zaheer
sa che prima o poi si ritroveranno faccia a faccia e che lei
vorrà delle
risposte, sa che presto Korra verrà a cercarlo e la aspetta
con ansia, dentro
di lui, però, si agitano ancora emozioni contrastanti.
Sono
passati tre anni da quel giorno.
Zaheer
sente che il mondo è vivo, avverte ondate di energia fluire
e scorrere
attraverso di esso e anche se non può, come altri, seguirne
il flusso, riesce
comunque a percepirne la potenza.
Ogni
cosa è illuminata. La luce del passato si riflette sul
presente e l’uomo non
cerca più una via di fuga nella meditazione, ma vi riscopre
la strada per
ritrovare se stesso, come era già accaduto in passato (ma
forse quella era
un’altra vita, un’altra prigionia, un altro uomo).
Zaheer
ha tutte le risposte, anche se non conosce ancora le domande. Sa che
Korra
arriverà a breve ed è pronto ad accoglierla; non
vede più in lei un ostacolo,
non vede più nelle sue catene un limite, non ha intenzione
di abbandonare i
suoi ideali (è ancora troppo presto per questo), ma il suo
animo è più leggero
ora.
Non
c’è vendetta, non c’è rabbia,
non c’è rimorso, qualcosa è cambiato in
lui, è
divenuto il riflesso di ciò che era prima e nella solitudine
del suo isolamento
ha accettato il suo passato.
Zaheer
non è più lo stesso di prima.
Neither
of us are the same as before, I have learned to fly but I am
bound in chains, you have all the power in the world and the freedom to
use it
but you chose to hold yourself down.
Zaheer, The
legend of Korra, Book 4, Episode 9 – Beyond the wilds
|
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Capitolo 2 *** Come Atlante ***
Autore: Alexiel Mihawk
| alexiel_hamona (LJ)
Titolo: Come Atlante
Fandom:
Avatar, the legend of Korra
Personaggi: Korra
Paring: nessuno
Prompt:
Avatar: the legend of Korra, Korra, we are our
choices (Sartre)
Parole: 652
Genere: introspettivo
Avvertimenti: One shot,
spoiler Book4 episode8
Rating: sfw, verde
Note: forse avrei
dovuto postare prima
questa, perché è collegata all’episodio
8, quello filler, e in qualche modo
anche a I’m not the Avatar I used to be. Il prompt mi
è stato lasciato da Kuma
Cla su Livejournal per il Fanfiction Meme. E comunque prometto che
risponderò
alle recensioni, e che la prossima sarà meglio, insomma,
più soddisfacente. Io
ho sempre le ansie quando scrivo Korra. Atlante è il titano
che regge la volta
celeste, porta l’intero peso del cielo sulle sue spalle.
Come
Atlante
La grandezza di
un
uomo risiede per noi nel fatto che egli porta il suo destino come
Atlante portava
sulle spalle la volta celeste.
Milan
Kundera
Korra
ha sempre voluto essere l’Avatar.
Per
lei non si è mai trattato di un peso, di un obbligo o di un
fardello; salvare
il mondo, riportare l’equilibrio, essere l’eroe
è sempre stato il suo sogno.
Fin da quando era bambina ha sempre avuto le idee molto chiare su
ciò che
desiderava e si è prodigata per anni affinché il
futuro che immaginava divenisse
realtà.
Quando
ci è riuscita, quando ha imparato a dominare tutti gli
elementi (e anche
qualcuno in più), si è resa conto che
l’equilibrio è uno stato mentale, uno
stato mentale che doveva conquistare con le unghie e con i denti, che
doveva
raggiungere ogni volta lottando contro tutto e contro tutti, e
soprattutto
lottando contro se stessa.
Ha
imparato che il vero nemico non ha mai sembianze fisiche, non ha un
corpo di
carne e sangue e non lo si può sconfiggere prendendolo a
pugni (e questo è un
vero peccato perché Korra è fantastica nel
prendere a pugni le cose); il vero
nemico arriva dall’interno, la sveglia nel mezzo della notte
e striscia lungo
il bordo del suo letto sussurrandole nell’orecchio.
Il mondo non ha
bisogno di te, dice
il nemico.
Korra
ripensa alle sue azioni passate e, chissà, forse la voce ha
davvero ragione,
forse tutto ciò che ha fatto non ha portato altro che ad un
susseguirsi di
conseguenze negative; il mondo è ancora instabile,
è ancora privo di un
equilibrio e, d’altra parte, come può lei sperare
di darglielo quando non
riesce a trovarlo nemmeno per se stessa?
Vorrebbe
avere di nuovo Aang al suo fianco, vorrebbe poter parlare con Roku,
Yoshi,
Kuruk, con ognuna delle sue incarnazioni precedenti, fino ad arrivare a
Wan, ma
al momento non riesce nemmeno a parlare con Rava e la cosa la porta ad
essere
sempre più convinta di avere perso la strada.
Tutto
ciò che hai
fatto è stato un fallimento,
dice il nemico.
Forse
è vero, forse no, ma ogni volta che Korra riesamina il suo
passato scopre quanto
sia stata impulsiva, quanto fosse spaventata e, a suo modo, debole;
rivede i
tradimenti, le delusioni, le mancanze e scopre che come Avatar, dopo
tutto, non
è mai stata granché.
Però
poi c’è Asami, e c’è Tenzin,
ed entrambi sostengono il contrario; la
incoraggiano, la spronano, le dicono che ha fatto più di
quanto chiunque altro abbia
fatto prima di lei, più di Roku, più di Kyoshi,
forse anche più di Aang. Le
raccontano storie di avvenimenti che ha vissuto in prima persona,
evidenziando
elementi e gesti da lei compiuti che aveva rimosso dalla memoria (e non
osa
ammettere di averli relegati in un angolo di proposito), sostengono che
ha
salvato il mondo, lo ha reso migliore e ha dimostrato di essere
l’eroe che ha
sempre desiderato essere.
Korra
non sa bene a chi credere, se a loro o al nemico, perché il
nemico ha occhi bianchi
come la neve e lunghi capelli castani, indossa vestiti della
tribù dell’acqua e
quando sorride le sembra di guardarsi allo specchio.
La
verità è che Korra non è sicura di
riuscire a sopportare il peso delle sue
scelte, non è sicura di dove la condurranno le decisioni che
è costretta a
prendere ogni giorno, è terrorizzata dalle possibili
implicazioni future, da
quello che sarà, da quello che potrebbe essere. Non per
questo, tuttavia, ha
intenzione di arrendersi; l’Avatar non molla,
l’Avatar non indietreggia,
l’Avatar avanza e combatte, a qualsiasi costo, a qualsiasi
prezzo. Il peso
delle decisioni del suo passato Korra lo porta sulle spalle e sa che
dovrà
aggiungervi anche il peso delle decisioni future, si rende conto che
sono le
scelte che ha compiuto e che continua a compiere che definiscono il suo
essere,
che la definiscono come essere umano, come Korra, come Avatar.
Korra
ha sempre voluto essere l’Avatar, ora scopre che non le basta
più.
Korra
vuole essere l’Avatar di cui il mondo ha bisogno
|
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Capitolo 3 *** Con gli occhi del nemico ***
Autore: Alexiel Mihawk
| alexiel_hamona
(LJ)
Titolo: Con gli occhi
del nemico
Fandom:
Avatar, the legend of Korra
Personaggi:
Korra, Kuvira
Paring:
nessuno
Parole: 616
Genere: introspettivo
Avvertimenti: One shot,
spoiler Book4
Rating: sfw, verde
Note: ho scritto
questo capitolo dopo
avere visto l’episodio 9 e ora che ho visto il 10, giusto
poche ore fa, mi
sembra più appropriato che mai. Io non amo Kuvira, non mi
piace il suo modo di
essere e il suo modo di pensare, ma un approfondimento era doveroso.
Credo che
prossimamente scriverò qualcosa su Zhu Li e Varrik, su Batar
jr e forse anche
su Wu (ultimamente dice troppe cose intelligenti, gli sto volendo un
sacco
bene!)
Con
gli occhi del nemico
Korra
ha sempre saputo di essere nel giusto, è sempre stata
convinta che il suo ruolo
fosse quello dell’eroe, perché l’Avatar
è un simbolo, è un ideale, porta pace
ed equilibrio e come può qualcuno che combatte per
ciò che è giusto essere in
torto? Quando gli spiriti le parlano, le aprono gli occhi su una
verità che si
è rifiutata di vedere, insistendo nel dirle che deve
intraprendere un’altra
strada, un nuovo percorso, uno che non li coinvolga. L’Avatar
ha lo sguardo
basso e sente di stare sbagliando, ma non capisce dove, non sa cosa
fare,
perché vuole vincere, vuole salvare la sua città,
ma non vuole utilizzare
nessuno come arma, non vuole essere come lei.
Kuvira
ha preso il mondo e ne ha fatto un campo di battaglia, lo ha
trasformato in un
tappeto rosso che si srotola davanti al suo passaggio; ha strappato
radici e
ucciso persone, ha mutato l’energia degli spiriti in
un’arma di distruzione di
massa, ha demolito villaggi e soggiogato regioni intere, e ora marcia
contro
Republic City.
Kuvira
cammina a testa alta e spalle dritte, lo sguardo fisso davanti a
sé e le braccia
piegate dietro la schiena; non si chiede se le sue azioni siano giuste
o
sbagliate e, in fondo, non le importa. Forse un tempo ha davvero
desiderato riunificare
il Regno della Terra per ottenere la pace, ma quel tempo è
così lontano che
nemmeno se lo ricorda più; ora è tutto diverso,
ogni piccolo tassello che va ad
aggiungersi ai suo territori unificati (perché è
così che Kuvira considera il
Regno della Terra, come suo)
è un
passo in avanti verso il raggiungimento di un sogno che ha preso forma
negli
ultimi tre anni.
Non
importa quante vite andranno perdute, quanti dovranno giurarle
lealtà, quanti saranno
privati della loro libertà: Kuvira unificherà
ogni cosa, a qualsiasi costo.
Korra
ogni tanto ci pensa e le vengono i brividi perché sa che non
c’è modo di
ragionare con quella donna.
I
suoi precedenti avversari, i suoi nemici, i suoi incubi, sono sempre
stati
mossi da ideali più grandi di loro, da ideali
fondamentalmente giusti che sono
poi stati portati all’estremo; Kuvira è guidata
dalla sua sete di potere, un
desiderio così umano e così terreno che
è impossibile da eradicare con discorsi
ragionati e belle parole.
Korra
la guarda avanzare e riconosce in lei tutto ciò per cui
l’Avatar è sempre
esistito, ma non solo; la guarda e riconosce in lei tutto
ciò per cui i suoi
vecchi nemici hanno combattuto e sono morti.
Kuvira
è l’oppressore che usa il suo dominio, la sua
ricchezza e il suo potere per
schiacciare l’indifeso, il non dominatore, il povero.
Kuvira
è la sfruttatrice che vede negli spiriti una risorsa e
un’arma, è la ragione
per cui il portale è stato chiuso così a lungo e
per cui a volte Korra desidera
non averlo mai riaperto.
Kuvira
è l’emblema di una società arcaica
basata su una serie di rigide regole che
vogliono che il forte abbia controllo sul debole, che vogliono il
potere come
un mezzo di coercizione e violenza.
Amon,
Unalaq, Zaheer, ognuno di loro ha combattuto per un ideale, ognuno di
loro si è
spinto all’estremo ed ognuno di loro è stato
sconfitto dall’Avatar. A Korra ci
sono voluti tre anni per imparare ad accettare il suo passato, per
imparare a
comprendere il loro modo di pensare e le idee che si portavano dietro,
ma ce
l’ha fatta e ora non vede più solo con i suoi
occhi, ma anche con gli occhi
dell’esperienza.
E
per il bene del mondo, per il bene della libertà,
dell’uguaglianza,
dell’equilibrio, degli spiriti, oltre che degli esseri umani,
Kuvira deve
essere fermata.
|
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Capitolo 4 *** Not Alone ***
Autore: Alexiel Mihawk |
alexiel_hamona
Titolo: Not alone
Fandom: Avatar, the legend of Korra
Prompt: abisso
Parole: 403
Note: questa storia è
stata scritta per il CowT di mari di challenge, con il prompt Abisso.
Non mi convince appieno, ma è il cowT e tutto fa brodo. Non
so nemmeno più cosa dire.
Not
Alone
Non è facile, non come credeva.
Tenzin dice che nessun
Avatar ha mai preso delle decisioni così coraggiose, nessuno
prima ha influenzato il mondo come sta facendo lei.
E Korra non
è sicura che sia una cosa positiva, perché
l'Avatar dovrebbe mantenere l'equilibrio, non sconvolgerlo. Non
è sicura che le sue azioni riflettano ciò che il
mondo si aspetta dalla figura che rappresenta, ma in fondo non
è nemmeno sicura di volerle soddisfare le aspettative del
mondo.
In ogni caso
è parecchio complicato e lei ha sempre odiato le cose
complicate.
Ci sono dei giorni in
cui si sveglia e sente un grande vuoto dentro, aspetta di sentire una
voce – una qualsiasi voce, un sussurro, una eco –
ma alle sue preghiere risponde solo il silenzio, e alle volte
è così profondo, così pesante da
risultare assordante.
Korra si sveglia, si
guarda allo specchio e cerca di ritrovare sé stessa
nell'immagine che si riflette nei suoi occhi, ripercorre con le dita,
scivolando sulla superficie fredda, quel profilo così
famigliare e allo stesso tempo tremendamente estraneo. Si guarda e non
si riconosce, e non è sicura che il problema sia suo, non
è sicura che il problema sia che non riesca ad entrare in
contatto con Raava.
Ci sono dei giorni in
cui si siede a meditare e aspetta una risposta che non arriva mai ed
è terribilmente frustrante non riuscire più a
capirsi; ma alla fine è lei che ha voluto tutto questo,
è lei che ha ricominciato il ciclo dell'Avatar ed
è inutile che ora ricerchi Aang e Roku e Kyoshi o chiunque
altro.
Korra è
sola.
Ci sono dei giorni in
cui si sente sull'orlo dell'abisso.
Sola e senza guida,
non ha idea di quale sia la strada migliore da seguire: e se dovesse
sbagliare? E se dovesse deludere qualcuno? E le decisioni che ha
già preso dovessero avere ripercussioni impreviste?
Cerca di pensarci il
meno possibile, per riuscire a dormire la notte. Chiude gli occhi e il
rumore delle onde del mare che si infrangono sulla scogliera le
concilia il sonno, mentre il vento ulula tra i ghiacci.
È quando
riesce finalmente ad addormentarsi che capisce che va bene
così, che l'abisso non è poi così
profondo quando sei l'Avatar, che anche se il ciclo è
ricominciato, Raava è ancora lì e lei non
è mai davvero sola.
Ci sono giorni in cui
Korra pensa proprio di potercela fare.
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