Trouble

di Francy25horan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto iniziò così... ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Tutto iniziò così... ***


Tutto iniziò così…
La solita sveglia si intromette tra i miei sogni. Oggi finalmente è l’ultimo giorno di scuola di seconda media,e fra meno di tre mesi sarà il mio compleanno e compirò 13 anni. Oggi è il 12 giugno2012 e sabato e oggi stesso inizierò i compiti per le vacanze.
Vado in bagno e mi faccio una doccia veloce,mi lavo la faccia e mi metto un filo di eye-liner nero e mi vesto. Mi metto jeans neri strappati sulle ginocchia e una maglia dei 5 Second of Summer ,bianca con il loro logo sopra. Metto le mie converse basse bianche e mi spruzzo un po’ di profumo. Mangio una caramella giusto per far passare la fame. Mi metto seduta sul muretto di casa ad aspettare il pulmino.
“No,allora questo fattore è sbaglia…Alyssa mi stai ascoltando?Poi non venire da me a supplicarmi per i tuoi voti pessimi..”Lawrence,il mio “unico”migliore amico,non che genio della mia classe,mi richiama.E’ un ragazzo abbastanza carino,alto,moro e occhi azzurri sotto occhialoni da nerd.”Ehm,si si..”dissi un po’imbarazzata. Facevo spesso i miei compiti sul pulmino con Lawrence che mi aiutava. Ne eravamo in molti sul pulmino a fare i compiti ad esempio c’erano i più fighi che facevano la terza media come Alexander,ragazzo alto,capelli neri corvino tutti giù sulla fronte e non che capitano della squadra di basket,poi c’è Lucas,che tutti chiamavano Luke, il “migliore amico” di Alexander,e poi di femmine abbiamo Faye che dovrebbe essere la ragazza di Alexander, ma tutta la scuola sa che litigano ogni santo giorno e infine tra quelli popolari c’è Abby che è la schiavetta di Faye.
Poi ci sono i sfigatelli come me e Lawrence che sono dei asociali. I nostri compagni di classe più popolari sono Antony,Andrew e Josh che il prossimo anno diciamo che prenderanno il posto di Alexander e Luke. Arrivati in classe io e il mio amico ci sediamo ai soliti banconi (daco che siamo nell’aula di chimica) e indossiamo i camici bianchi da medici e l’apposita mascherina. Entrarono tutti i miei “amici” con il Prof e la noia iniziò.
*ora di pranzo*
Mi sedetti al solito tavolo all’angolo con Lawrence e iniziammo a parlare delle solita cose,cioè come avevamo passato la serata prima e come passeremo il pomeriggio oppure come avremmo passato l’estate. Solitamente l’estate la passiamo insieme ad una casa al mare dove c’è sua nonna e dove i vicini purtroppo sono Faye e la sua famiglia.
Stavo finendo la mia insalata,quando sentii un dito che mi picchiettò sulla spalla per due volte e così mi voltai trovandomi di fronte una ragazza dagli occhi verdi,capelli castani e lisciati alla perfezione.”Se cerchi il tavolo dei popolari è quello al centro”gli dissi senza neanche farla parlare e così senti un calcio dritto nello stinco destro naturalmente da parte del ragazzo di fronte a me che mi corresse subito dicendo:”Voleva dire sei nuova di qui?”lei iniziò:”Si,sono arrivata ieri,oh che scema non mi sono neanche presentata sono Fiamma, vengo da New York e devo dire che l’Inghilterra già mi piace molto. Scusate mi posso sedere qui perche sono passata al tavolo al centro e mi hanno riso in faccia”disse con lo sguardo basso. Stavo aprendo bocca ma Lawrence mi precedette dicendo :”Certo che puoi,sai non ci capita spesso che qualcuno si sieda al nostro tavolo”.Adesso ero io a fulminarlo con lo sguardo,non volevo passare da asociale anche se lo ero ma almeno non con le persone nuove della nostra scuola.
Per tutto il pranzo i due passarono a parlare ed io a mangiare insalata che ripresi ben tre volte.
*fermata del pulmino*
Ero con Lawrence e Fiamma alla fermata e mentre loro due conversavano animamente,io logavo per le varie pagine di Facebook . Il pulmino arrivò e fui la prima a salire e naturalmente a sedermi da sola dato che Lawrence si era seduto con Fiamma. Per fortuna era l’ultimo giorno di scuola e l’avrei rivisto solo i primi di luglio quando iniziavano le mie vacanze vere e proprie. Mi misi gli auricolari e misi la musica a tutto volume. Volevo stare sola e persa nei miei pensieri accompagnata solamente dalla musica. Quando scese Lawrence mi abbracciò e mi disse all’orecchio uno ‘Scusa…’ e poi che ci saremo risentiti nei giorni seguenti,e io non potei che annuire e forzare un sorriso. Quando ripresi il posto a sedere vidi di sfuggita Alexander che mi fissava con un sorrisino malizioso. ‘Che strano..’pensai non è che parlavamo molto noi due,anzi ci siamo rivolti solo un saluto all’inizio dell’anno scolastico.
Stavo guardando fuori dal finestrino quando il pulmino si fermò per far scendere Alexander e lui disse a squarciagola:"Ciao ragazzi mi mancherete molto,ci vediamo in spiaggia! Ahahahahah!".Tutti sul pulmino,tranne me, gridarono:"Ciao Ale!!!".Ad un tratto qualcuno mi strappò letteralmente gli auricolari dalle orecchie e io mi girai verso costui pronta ad urlargli in faccia,ma le parole mi morirono in gola quando il sottoscritto,cioè Alexander,mi abbracciò e con un sorriso mi salutò,mentre su tutto il pulmino si alzava un boato di approvazione.'Perchè mi ha abbracciata?Io sono la solita asociale non valgo per nessuno'. Wow,non pensavo fosse così…così tenero. Ma non posso giudicare una persona da un abraccio o tantomeno innamorarmi di lui,vero?Questo era il pensiero che mi perseguì per tutta l'estate.  

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1 Oggi è il primo agtoos 2014 e finalmente l’8 settembre inizierò il liceo. Sono le 10 del mattino è mi ha appena chiamato Fiamma dicendomi che ci saremmo incontrate allo Starbucks per fare colazione. E’siamo diventate amiche ed ora siamo un trio,io,Lawrence e Fiamma. Alla fine non era così antipatica come pensavo,quindi non devo giudicare mai un libro dalla copertina. E questo mi fa ripensare ad Alexander. Non l’ho visto per ben due anni e io sono stata sempre a pensare a quel giorno quando mi abbracciò. Perché lo fece non lo scoperto mai e forse non lo scoprirò mai. Beh ora basta deprimersi. Scendo in cucina ancora in pigiama per prendere uno yogurt. Lo so che dovrò fare colazione con Fiamma,ma io non mi sazio facilmente. Do il buongiorno a mia madre che intanto sta lavando le scodelle dei cereali di papà e di mio fratello Michael che è uno scricciolo,ha solo 6 anni e anche lui a settembre inizierà la scuola. Torno di sopra e vado in bagno,mi lavo il viso e i denti. Mi metto degli short a vita alta blu jeans chiari tutti strappati e sfilacciati,un crop top nero con la scritta ‘#SELFIE’ stampata sopra in rosa fluorescente e infine Vans rosse semplici. Metto il mio profumo preferito ‘Our Moment’,prendo il mio zainetto con dentro il cellulare e gli auricolari e vado allo Starbucks,dove c’è Fiamma ad aspettarmi. Vado alla fermata del pullman dato che lo Starbucks è molto lontano da qui. Nel frattempo metto gli auricolari e mi metto ad ascoltare un po’ di musica e massaggiando di stupidaggini con Lawrence.Intanto la fermata inizia ad affollarsi e ci sono si e no 3 persone che conosco. In questo ultimo anno di scuole medie mi sono presa una cotta leggera per Jace,che è un ragazzo alto,magro e biondo con occhi azzurri e per finire era il più popolare della scuola ed anche il più bello. Ma alla fine chi non è cotto di lui? Almeno sto cercando di dimenticarmi di Alexander. Il pullman arrivò e presi posto per prima vicino al finestrino,da sola. Dopo un po’ di fermate un ragazzo si sedette vicino a me. Aveva un aspetto familiare e anche un profumo familiare,ma non ci feci tanto caso. Dopo neanche due minuti mi arrivo un massaggio da sconosciuto che diceva:”Girati ” e io mi voltai e ora capii chi era il ragazzo al mio fianco: c’era Alexander con un sorriso stampato sulla faccia. Non potei altro che sgranare gli occhi. Era bello come sempre però i suoi capelli neri corvino ora erano più corti e alzati in un ciuffo corto,portava l’apparecchio ma gli stava benissimo e gli era cresciuta un filo di barba,quasi invisibile sotto la mascella. Mi continuava a fissare e io lo stesso ma con la bocca leggermente aperta :”Com-come fai a-ad avere il m-mio numero?”. No Alyssa,non mi balbettare ora,e no con lui.”E sai ho chiesto ad amici, e così,ecco qua ora hai anche il mio numero”mi disse sorridendo e io ricambiai rossa in viso.”Tu dove scendi?”mi chiese cambiando totalmente argomento.”Ehm,io scendo alla prossima,si perché ho un appuntamento con una mia amica da Starbucks,e tu?”.”Anche io,con Luke ma non so se arriva o meno”.”Ah,ok”.Dopo di questo non ci siamo rivolti più una parola. Che imbarazzo,sentivo il suo sguardo bruciare su di me,e in parte non è molto piacevole. Oh,finalmente eravamo arrivati. Scesi subito dopo di lui e mi avviai a passo più veloce allo Starbucks. Arrivata all’entrata chiamai al cellulare Fiamma e dopo tre squilli rispose: Alyssa:”Ma dove sei?!” Fiamma:”Scusa,ho fatto tardi sono sul prossimo pullman che sta arrivando,non so quanto manca,ci troviamo a…,a Oxford Street”. Alyssa:”Ma Fiamma,manca si e no 30 minuti per arrivare qui!” Fiamma:”Scusami,ma mia mamma mi ha fatto fare dei lavoretti in casa di prima mattinata,dopo ti racconto,ciao”. Alyssa:”Ok,ciao”. Chiusi la chiamata e riposi il telefono in una delle mille tasche nella borsa,ed entrai nel locale. Mi sedetti ad uno dei tanti tavoli e presi il menù per vedere cosa mi andava. Sentii spostare la sedia di fronte alla mia e pensai fosse Fiamma,perché non vedevo molto con il menù che mi copriva la visuale.”Oh Fiamma finalmente sei arrivata….ehm..”ma di fronte a me non avevo Fiamma,ma Alexander.Ehm,ok cosa ci faceva qui?.”Ho sentito che la tua amica non viene per ora quindi,posso stare un po’ a farti compagnia?”.”Si,ma ora ti metti anche ad origliare? E poi non avevi anche tu un appuntamento con il tuo amico Luke?”.”Prima cosa non stavo origliando perché lo stavi praticamente gridando al mondo e secondo ho lo stesso problema tuo,quindi facciamoci compagnia a vicenda che ne dici?”.”Se non ti do fastidio..fai pure,tanto già ti sei seduto”dissi con non chalance (?).”Allora come l’hai passata l’estate?”.”Mere,amici e ripasso”.”Anch’io,anch’io e che palle”.”E tu?A parte mare e amici naturalmente”.”Sono stato a Budapest per tre settimane,senti..perché non ricominciamo tutto da capo? Sai,non è che ci siamo tanto parlati quindi..che ne dici di diventare amici?”. Ok questo era il colmo,io provavo qualcosa per lui e non ci siamo mai parlati,e ora mi dice di diventare amici?Sono disperata!!.”Ehm,va bene però io non so niente di te e tu non sai niente di me”.”Beh,che ne dici se questo pomeriggio oppure se sei impegnata quando vuoi tu,ci vediamo e che so ci prendiamo un frappuccinio oppure un gelato e parliamo un po’?”.”Per me va bene poi magari ti invio un messaggio e ti faccio sapere,ok?”.”Ok,ora scappo che è arrivata la tua amica,allora ci sentiamo”.”Si,ciao” e lo salutai con un gesto con la mano,mentre Fiamma varcava la soglia della porta con una faccia strana,tra il sorpreso e il “Stava con te?!”,e poi si sedette al mio tavolo e prima che parlasse gli dissi:”Sono le 11, e fra poco io dovrei pranzare e ti sembra l’ora di fare colazione?!”e lei:”Te l’ho detto,mia madre mi ha voluto far pulire la mia stanza più il tavolo della cuci e lavare le scodelle,per ieri sera e ti dico una sola cosa,se ti ritorna in mente di andare ad un party e poi fare la stalker non contare su di me perché dopo tu ti svegli alle 7 di mattina ad agosto per fare le faccende a casa mia,chiaro?”mi disse con aria di sfida.”Si tutto chiaro ma ora possiamo fare questa santa colazione?”dissi sul punto di crollare.”Si però prima non mi dovresti dire qualcosa?”disse con un sorrisino malizioso e uno sguardo curioso. Sapevo benissimo a cosa si riferiva ma non volevo dargliela vinta.”Ehm,no?”.”Dai,si vede da un kilometro di distanza che sprizzi gioia da tutti i pori,ed è da quando il signorino tutto trucco e parrucco si è alzato da qui” mi disse e io non potei che ridere per i due aggettivi che gli aveva dato.”Scusa,ma perché trucco e parrucco?No perche se intendevi dire tutti tirato a filo non hai azzeccato e poi non è tirato a filo,andava con una T-shirt e un paio di jeans,non andava in smoking” conclusi ridendo.”Si,va bene come vuoi tu lo sai che non sono una maga per le metafore,però mi devi dire ancora cosa vi siete detti”.”Beh,che vuole rallacciare i rapporti e vuole essere mio amico,ma quando mai lo è stato,e che oggi pomeriggio forse usciamo per un frappuccino o un gelato e parliamo un po’ di noi”.”Lo hanno clonato o cosa?”.”Tu perché non lo conosci tanto bene ma era peggio i primi anni di medie”.”Lo conosco abbastanza per capire che tipo è…”.”Comunque,cambiando argomento,sta sera potresti uscire che c’è una festa al Sendy Club e forse c’è anche Jace,e non tirare fuori la scusa che piace a me perché lo sai come stanno le cose e poi ero solo cotta di lui e poi chi non lo è? Lo sanno tutti che è il macho della scuola e ora che andremo al Liceo non è che avrai tutte queste chance”.Lei era innamorata,molto innamorata di Jace e lui è il più popolare della scuola e può avere delle chance ma se non si sbriga non ne avrà più.”Si,ok verrò solo se mi lasci prepararti per oggi”.”Ok”.”Ah,idea,perché non inviti anche Alexander,così se io beh sto un po’ con Jace tu avrai un po’ di compagnia e non ti annoierai a bere dei drink di troppo”.”Ci proverò”.Arrivarono i nostri cappuccini e la mattinata passò parlando di una stupidaggine all’altra.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 Erano le 2:30 del pomeriggio e dovevo ancora inviare un messaggio ad Alexander per il pomeriggio. Dato che Fiamma aveva pranzato da me, non aspettava altro che inviassi un messaggio a lui e lei intanto metteva a soqquadro il mio armadio per cercarmi qualcosa di decente da mettere. -Sai, dovresti mettere un vestitino un po’ attillato, per la festa di stasera, ti starebbe benissimo. Oppure degli short e un top elegante sopra, così non darai l’impressione di una sciatta riuscita da una discarica.- disse lei, scavando tra la massa di vestiti tutti ammucchiati sul letto. -Sinceramente non ho intenzione di sembrare una discarica umana, quindi opterò per un vestitino ma non attillato, perché con questa ciccia di troppo sembrerei solo ridicola e non lo voglio sembrare di sicuro alla festa.-dissi un po’ paonazza. Non avevo tanto una linea perfetta; Fiamma invece era invidiosa di me e mi diceva sempre che avevo un fisico perfetto, ma io tutta questa perfezione non la vedevo. Alla fine mi decisi a prendere in cellulare e scrivere ad Alexander un messaggio. Gli scrissi: Da Alyssa: ‘Ciao, volevo solo chiederti se quella specie di appuntamento era ancora valido. -Aly xx’ Dopo neanche un minuto, mi arrivò un suo messaggio di risposta. C’era scritto: Da Alexander: ‘Certo che è ancora valido, facciamo verso le 6 davanti a Regent’s Park? -Ale xx’ Da Alyssa: ‘Ok  -Aly xx’ Bloccato il telefono, mi buttai suo letto e mi misi a cercare qualcosa da mettermi. -Allora, io e Alexander ci incontriamo a Regent’s Park verso le 6.- dissi con un pizzico di euforia. –Frena baby- disse Fiamma. –Stavo pensando, e se andassimo a fare una corsa da Tally Weijl perché di cose da mettere ne hai ben poche, anzi diciamoci la verità, non le hai proprio; tanto abbiamo un sacco di tempo sia per fare un po’ di shopping sia per tornare qui per trucco e parrucco.- concluse lei con una faccia che diceva ‘O accetti o ti riduco a brandelli’ e io non potei che accettare. Presi il cellulare e lo infilai nella borsa, poi andai verso il mio comò, aprii il cassetto più in basso e ne estrassi una scatolina bianca con al suo interno una carta di credito e un bigliettino scritto da mia madre, che diceva ‘Solo per emergenze’. –Ma non era solo per le emergenze?- chiese spontaneamente Fiamma. -E infatti questa è un’emergenza.- dissi ridendo maleficamente sotto i baffi in stile horror e dopo di che ci dirigemmo verso il centro. -Senti, Fiamma, io quella maglia non la metto.- gli dissi per la milionesima volta.-Ok, ma non è una maglia, è una gonna come te lo devo dire in aramaico?-disse ironica. Giravo tra i vari scaffali e attacca panni,quando vidi un vestito che arrivava sopra le ginocchia, con il corpetto tutto azzurro con su scritto ‘Don’t play with me’ e la gonna, anch’essa azzurra che però andava a sfumare mano a mano che si scendeva fino a diventare bianca confetto. Corsi a prenderlo, ma quando lo afferrai sentivo già tirarlo dall’altra parte; così mi alzai in punta di piedi per vedere chi l’aveva afferrato e vidi gli occhi verdi e scuri come il fondo di un pozzo di Faye puntati su di me con uno sguardo aggressivo come mi stesse dicendo di mollare il vestito, ma io non lo mollavo.-Lo vuoi lasciare o no?!- mi disse sempre mantenendo il contatto visivo con me.-Perché dovrei?-gli dissi con un tono di sfida e lei lo mollò, dicendo sotto i baffi un ‘tanto era brutto’. Si comportava come quando andavamo all’asilo, io avevo 4 anni e lei 5 e voleva avere qualche gioco in classe che già aveva qualcun altro si metteva ad urlare. Ma se gli mantenevi uno sguardo di sfida diceva sempre che non gli importava più e girava i tacchi. E non è cambiata neanche un briciolo di come era 10 anni fa. Tornai da Fiamma che intanto mi stava cercando delle scarpe per me.-Eccolo, l’ho trovato.- dissi entusiasta.-Ma è stupendo! Aspetta…ecco con queste l’outfit è completo! Stasera farai conquiste.- disse porgendomi delle Vans dello stesso colore del vestito e con un sorriso da ebete mi diressi alla cassa per pagare il tutto. Tornate a case erano già le 5, così Fiamma ebbe la bellissima idea di salire le scale in fretta e io quasi non mi suicidavo. Appena arrivate in camera mia iniziò a truccarmi e a farmi i capelli. Mi fece i capelli lisci e mi truccò leggermente, solo con un filo di eye-liner e un po’ di mascara e infine per le labbra un rossetto rosso non troppo acceso. Misi degli short chiari strappati e con qualche schizzo di vernice colorata,fatta apposta. Per maglia ne scelsi una dei Lakers di mio cugino tutta gialla con il numero 14 viola, cioè il mio giorno di compleanno. E infine Converse bianche basse. Presi il cellulare e lo misi nel mio piccolo zaino. Scoccai un bacio sulla guancia a Fiamma, prima di dirigermi a Regent’s Park da Alexander. *al parco* Stavo varcando la soglia dell’entrata del parco, Quando mi arrivò un messaggio da parte di Alexander che mi diceva dove si trovava. Dovevo andare alla cupola che si trovava al centro del parco. Arrivata li lo vidi in lontananza seduto sulla staccionata e mi scappò un sorriso. Mi avvicinai e lo vidi girare il viso e sorridermi. Il suo sorriso mi mandava direttamente in paradiso, in stendby, offlines. Quando arrivai vicino a lui lo salutai con un ‘ciao’ che neanche io ero riuscita a sentire, figuriamoci lui. -Sei bellissima- disse con un po’ di rossore sulle guance. -Grazie- risposi. La mia voce era talmente bassa che nessuno poteva sentirla. Spesso quando sono in imbarazzo parlo piano ma veramente piano, che sembro essere tornata bambina. -Allora, come va la vita?- mi chiese lui.- Beh, me la cavo- risposi semplicemente.- Allora, cosa mi dici di te?- disse con un sorriso da ebete.- Allora, sto per iniziare il liceo e sono un po’ preoccupate perché sono la solita persona da prendere di mira quindi…- Quindi ci sarò io al tuo fianco a sostenerti.- disse continuando la mia frase con le guance ancora rosse per l’imbarazzo. Non potevo credere alle mie orecchie, lo aveva detto, lo aveva detto e ora non era un sogno. Gli sorrisi con gli occhi che brillavano dalla felicità e fu li che mi accolse fra le sue braccia. Erano calde e profumavano di menta, mischiata al detersivo per i panni, ma era buonissimo. Con molto dispiacere,ci staccammo e con un po’ di imbarazzo ci sedemmo su una panchina.-Allora, tu come te la passi?-gli chiesi guardando a terra.-Bene, bene. Tu in che classe stai?-Allora, io penso che sto al secondo piano, ala nord, classe 1^ B.- risposi dicendo tutto d’un fiato.-Perfetto, anche io mi trovo al secondo piano e nell’ala nord.-disse lui con il viso illuminato dalla felicità.-Allora, io volevo chiederti una cosa -iniziai io- siccome sta sera c’è una festa al Sandy Club e la mia amica deve stare con il ragazzo che le piace, volevo chiederti se tu volevi venire con me, me se sei impegnato non fa niente. Cioè, dico che non devi cancellare i tuoi impegni per me okay?- dissi guardando sempre a terra e quando rialzai il capo per vedere la sua espressione, lo vidi chino con il capo e che sogghignava e li gli dovetti chiedere –Ti faccio tanto ridere?-No,no e che come lo hai detto. Sembravi come se non valevi a niente, ma non è così. Io sono cambiato da quando tu mi hai conosciuto in prima media. Li ero un bamboccio viziato che voleva sempre tutto da tutti, ma ora per fortuna sono tutt’altra persona e spero che tu lo capisca.- concluse lui fissandomi con i suoi occhioni marroni/verdi nei miei del medesimo colore. - Ora che ne dici di andare a prendere questo frappè? Ah e per sta sera, posso venire e fatti bella.- disse con un po’ di malizia nella voce e io non potei che arrossire e fare un risolino. Dopo di che ci alzammo dalla panchina e ci dirigemmo verso lo Starbucks più vicino. Quella sera Londra era molto trafficata e ci volle un po’ per prendere la metropolitana da dove eravamo noi. Scendemmo in une delle gallerie della metro e già si poteva sentire il clima cambiare. Arrivati agli sportelli, timbrammo i biglietti e passammo oltre, aspettando così il treno. Dopo neanche cinque minuti sentimmo un fischio e la terra sotto i nostri piedi tremare leggermente. Il treno si fermò con la porta che si apriva proprio di fronte a noi. Ammassi di gente che si catapultava dentro e chi correva fuori per la furia. Ad un certo punto non vidi neanche più Alexander così mi guardai intorno come una rimbambita, ma poi lo vidi già sul treno, attaccato ad un palo per reggersi che mi chiamava. Accelerai il passo e quando ormai ero arrivata lui mi tese il suo lungo braccio che io afferrai, così lui mi poté tirare dentro. Neanche due secondi dopo le porte si richiusero alle mie spalle e solo allora mi accorsi della vicinanza dei nostri due corpi. Il mio petto schiacciato contro il suo e le nostre mani intrecciate. Alzai il viso per vedere il suo magnifico sorriso rivolto a me, a soli pochi centimetri di distanza dal mio naso. Non realizzai neanche che il mio telefono stava vibrando così lo tirai fuori. La schermata del mio Iphone era illuminata con la scritta in sovraimpressione “Hai ricevuto una nova domanda” , così andai su Ask.fm per vedere chi era. Una domanda da anonimo che diceva “Stai lontana da Alexander sennò la faro pagare sia a te che ai tuoi amici nerd, putt…”. ‘Ma ora chi era?!’ pensai fra me e me. Riposi il telefono in tasca facendo attenzione che Alexander non si sia accorto di nulla e continuai a pensare ad altro.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 Eravamo seduti al tavolo dello Starbucks e stavamo bevendo dei frappè, il mio alla menta e il suo al cioccolato. Io guardavo fuori dalla vetrina e vedevo il magnifico tramonto con il cielo che mano a mano tendeva a sfumare da quell’arancione chiaro, quasi rosa, al blu della notte. Era uno spettacolo meraviglioso. Tornai a guardare il mio frappè, a metà del bicchiere, e perdendomi fra i miei pensieri. Ad un tratto sentii che qualcosa mi aveva sfiorato la mano, o meglio qualcuno. La ritirai verso di me d’istinto senza pensare. Alzai lo sguardo e vidi gli occhi stupendi di Alexander puntati su di me, era dispiaciuto forse dalla mia reazione affrettata.-Scus-sa…-dissi mormorando.-Cosa c’è che non va?- mi chiese lui con un pizzico di preoccupazione.-Niente..-dissi io.-Come niente? Si vede lontano un kilometro che sei pensierosa.-disse con un sorriso alla fine che mi fece letteralmente andare in paradiso.-Penso a tutto quello che mi sta succedendo,cioè una nuova scuola, nuove esperienze e nuovi….amici..-dissi l’ultima parola fissandolo negli occhi e lui fece altrimenti. Ad un certo punto mi prese le mani e me le strinse nelle sue grandi e che trasmettevano conforto e disse-Non ti preoccupare, io ti starò sempre affianco e non ti succederà nulla di male, come amico e come qualcos’altro…- si stava avvicinando molto pericolosamente al mio viso e io sapevo benissimo dove voleva arrivare. Lo volevo tanto anch’io ma mi tirai indietro. Rossa in viso ritrassi le mie mani dalle sue e abbassai lo sguardo su di esse mentre me le torturavo, quasi a farmi uscire il sangue.-Ehm..scusa forse ancora non sei pronta e ho affrettato troppo le cose,ora…ora che ne dici se ti riaccompagno a casa?-disse lui, anche rosso in viso, e con un sorriso da cucciolo. Io annuii, presi il mio zainetto e il mio frappè e mi alzai dirigendomi con Alexander verso l’uscita. Durante il tragitto nessuno dei due parlò, io mi limitai solo a finire il frappè e ogni tanto lo guardavo, ma solo di sfuggita. Lui invece stava con il cellulare a messaggiare con qualcuno oppure qualcuna dato i cuori che vedevo da parte dell’altra. Ero un po’ dispiaciuta perché mi aveva lasciato in disparte. ‘Cosa pretendi? Che ti porti via con lui nell’isola che non c’è? Sveglia sei stata tu a rifiutarlo!’. La mia stupida coscienza, eppure aveva ragione perché se io non lo avessi rifiutato ora lui mi degnerebbe di uno sguardo o forse anche altro però purtroppo non è stato così. Senza che me ne accorgersi eravamo già arrivati sotto casa mia ed ero molto giù di morale. Mi fermai sulla soglia del mio cancello e tirai fuori dalla tasca le chiavi, le inserii nella serratura e prima di farla scattare mi girai verso Alexander e gli dissi – Allora io vado…..a che ora passi stasera?- chiesi incerta che mi poteva urlare in faccia.-Quindi vuoi ancora che venga con te stasera?-disse lui incredulo.-Certo che voglio perché non dovrei?-dissi con ovvietà.- No, sai pensavo che,per quello che era successo prima, tu non volevi più andarci con me…- rispose un po’ dispiaciuto.-Io non ci sono rimasta male, è solo che ci siamo rivisti oggi e a quanto pare non è che eravamo tanto amici prima. Voglio andarci piano perché ancora non sono pronta ad affrontare una cosa così importante per me….-dissi le ultime parole con molto dispiacere. Lui non sapeva cosa avevo passato in questi due anni, cosa ho passato per lui, ma tanto non lo saprà mai.- Scusami, scusami tanto. Sono stato uno stupido, non dovevo andare così in fretta. Potrai mai perdonarmi?- disse lui con una faccia da cucciolo irresistibile. Con un mezzo sorriso, annuii e lo abbracciai così forte che non lo facevo neanche respirare. -Bene, ora io vado dato che si sta facendo leggermente tardi, quindi a stasera.- dissi salutandolo con un gesto della mano e poi vederlo scomparire dietro l’angolo. *DUE ORE DOPO* -Fiamma quando ci metti ad arrivare?!- dissi io urlando nella cornetta del telefono. - Mi sto mettendo il mascara e parla più piano che ho il telefono sul lavandino e rischia di cadere con le vibrazioni della tua voce.- -Scusami, ma è che ti devo raccontare un sacco di cose….ora vado ce mia mamma mi deve dare le big money, ciano.- dissi e chiudendo la chiamata. Stavo scendendo le scale per andare in cucina perché mia madre, appunto, mi aveva chiamato. -Alyssa mi raccomando, non ti ubriacare, non fumare e soprattutto non tornare all’alba di domani mattina. Ah e se proprio devi mi fai uno squillo e mi avverti che sei andata a dormire da Fiamma.- disse lei quasi su una crisi epilettica. Eh si, non sapeva di Alexander e non sapevo che andavo con lui a questa festa, ma se tutto andrà bene glielo dirò prima o poi. Tornai di sopra e mi misi un po’ di profumo, dato che già mi ero bella vestita e truccata. Nella mia borsetta azzurra e con un fiocco sopra, misi il portamonete, gli auricolari ed infine il cellulare. Mi guardai un ultima vola allo specchio prima di chiudermi la porta della mia stanza alle spalle. Diedi un bacio sulla guancia a mia madre e uscii fuori. Mandai un messaggio ad Alexander che mi rispose subito dopo dicendo che sarebbe arrivato da un momento all’altro. Fuori era buio pesto e ad illuminare la strada c’era solo la luce fioca dei lampioni. Per fortuna che era estate e non faceva così freddo, ma avevo comunque i brividi. Ad un certo punto iniziai ad intravedere la figura di un uomo alto e muscoloso avvicinarsi, ma subito dopo voltare l’angolo. Dopo sentii chiamare i mio nome da una voce, la sua voce inconfondibile. Era Alexander che, tutto tirato a lucido, stava venendo verso di me. Indossava jeans neri strappati sulle ginocchia, una camicia a quadri sui toni del blu ed infine delle Vans blu semplici. I capelli alzati in un ciuffo e gelati al massimo e al collo la sua specialissima collana azzurra. Veniva verso di me a passo svelto e con un sorriso in volto. Io gli andai in contro e dopo ci stringemmo in un abbraccio caloroso. Ci avviammo verso il luogo della festa, cioè la vecchia palestra scolastica. Lì si svolgevano le varie feste organizzate dagli alunni del quinto anno e quest’anno l’ha organizzata il fratello di Fiamma appunto, perché si è diplomato con il massimo dei voti. Suo fratello ha 19 anni ed è molto bello, capelli biondi tenenti al castano, occhi verde-azzurri e una bocca perfetta. Lui gioca a baseball ed ha un fisico da far invidia. Arrivati su luogo già si vedeva gente a terra a fumare oppure con intere bottiglie di vodka in mano. Gente che limonava tranquillamente e chi invece si nascondeva dietro gli alberi che circondavano la palestra. Io mi strinsi nelle spalle e avvolsi le mie braccia al braccio di Alexander che in tal momento sembrava così rassicurante. Davanti alla porta sostai un momento e dissi dentro di me ‘Che il divertimento abbia inizio!’ dopo di che Alexander aprì le grandi porte.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 Le mie narici erano invase dalla puzza di alcol e di fumo. ‘Per essere una festa scolastica è molto movimentata’ pensai fra me e me. Alexander nel frattempo salutava gente che io non avevo mai visto. Ci stavamo scavando un varco attraverso la folla nella speranza di trovare Fiamma. Eravamo arrivati sotto il palco e di Fiamma neanche l’ombra. Andai dietro il palco per vedere dov’era suo fratello e lo trovai li dietro a provare il microfono. -Stephan! Dov’è Fiamma?!- gli chiesi urlando perché con tutto quel chiasso non mi avrebbe mai sentito. –Oh ciao Alyssa! Fiamma…Fiamma si trova al chiosco dei drink!-Ok!Grazie!-conclusi io urlando. Mi diressi con Alexander a questo chiosco che si trovava vicino al palco, quindi non era così lontano. Mi feci spazio tra i corpi fradici degli adolescenti in quella sala fino a trovarmi di fronte questo chiosco. C’era una fila si e no di 30 persone e Fiamma doveva essere tra quelle. Delle braccia mi circondarono il bacino da dietro e capii subito chi era, Alexander. Riconobbi subito Fiamma dal suo vestito extra attillato sui toni del rosa fluo. Corsi da lei e quasi non calpestai un ragazzo mezzo fatto che mi era sfrecciato davanti. Picchiettai sulla spalla di Fiamma che si girò verso di me con due bicchieri pieni di un liquido verde e l’altro sull’arancione. Fiamma succhiava quel liquido fatto di non so che da due cannucce nere per ogni bicchiere. Appena la vidi glieli tolsi di mano e gli urlai con tono rimproverante-Cosa fai?! Ti metti a bere alcol già da ora?!-Scusa è che mi ero fatta prendere dall’atmosfera del momento!- disse lei con la faccia da cane bastonato. Iniziai a camminare e al primo secchio che trovai gettai i due bicchieri. Mi voltai riferendomi a Fiamma –Dove si può trovare un bicchiere d’acqua qui?!-Devi andare vicino al bagno, proprio a fianco c’è un ragazzo che vende bicchieri d’acqua!- disse lei gesticolando.-Ok!- dissi solamente.-Aspettami vengo anche io con te così non rischio di perderti di vista!- urlò Alexander afferrandomi ad un braccio. Arrivati sul posto dovevo fare una fila madornale. Finalmente era arrivato il mio turno, presi il bicchiere che era estremamente piccolo e mi diressi nelle poltroncine di velluto che erano state messe un po’ qua e la sugli spalti. Ero seguita a ruota da Alexander e Fiamma. Arrivata lì mi sedetti già esausta di stare li solo per fare le file. Bevetti il bicchiere tutto d’un sorso per quanta sete avevo. Vidi Alexander e Fiamma che si sedettero affianco a me. Quel’acqua aveva un sapore troppo forte, mi stava bruciando la gola come se qualcuno me la stava graffiando. Così chiesi spiegazioni a Fiamma – Scusami Fiamma, ma cosa ho appena bevuto?- Lei sbigottita afferrò il bicchiere e lo annusò. Spalancò gli occhi e posò il bicchiere sul tavolino, imprecando qualcosa sottovoce- Ehm hai bevuto della vodka…- disse lei diminuendo sempre la voce. Io in panico non riuscivo neanche a parlare, riuscivo solo a boccheggiare. Alexander strabuzzò gli occhi non sapendo cosa dire. –Cazzo, Fiamma! Ho 14 anni mia mamma mi uccide se lo sa!- sbraitai fuori di me. –Ma se non lo viene a sapere non ti punisce.-rispose lei con la faccia da maniaco.-Ok ma è sempre che ho bevuto un alcolico.- dissi ora con più calma. –E se dormi da me? Non lo verrà a sapere così. – mi propose lei. –E se tua madre glielo dice? Sarò per tutto l’anno in punizione!- risposi io. –E se invece vieni a casa mia? Tanto i miei sono partiti per lavoro e a casa sto da solo, che ne dici?- questa volta fu Alexander a parlare. Ci pensai un po’ su e decisi –Va bene ma sicuro che non ti do intralcio?- cosa poteva esserci di male? Ormai siamo amici, o quasi. –Certo che no! Tu puoi rimanere quando vuoi.- disse lui con un sorriso stupendo. -Bene ora che si è risolta questa cosa possiamo tornare sotto a divertirci un po’?- disse Fiamma liquidando in un attimo quel discorso. E io e Alexander non facemmo altro che annuire ed alzarci in piedi. Stavano dando Animals di Martin Garrix e avevo perso di vista Fiamma. Erano da due ore e più che eravamo rinchiusi in quella gabbia di matti. Alexander era sempre al mio fianco e non lo perdevo mai di vista. La canzone fu interrotta e salì sul palco Stephan, che era più fatto del solito. Prese il microfono di mano al dj e si diresse nel punto più avanti del palco. –Ciao a tutti ragazzi!-iniziò-Ora disponetevi a coppie che ci sarà l’unico lento della serata!- molte persone fecero un brusio di disapprovazione e altri invece applaudivano. –Grazie ancora e buon divertimento!- annunciò Stephan prima di posare il microfono e forse quasi suicidarsi dalle scalette del palco. Mi girai verso Alexander che al momento aveva una faccia da ebete e, nello stesso tempo, scrutava ogni parte del mio corpo. In quel momento arrossii e speravo con tutta me stessa che le luci della sala sarebbero rimaste fioche. –Mi concede questo ballo, milady?- mi chiese lui con fare da galantuomo e porgendomi la mano. Io non feci altro che arrossire ancora di più. La presi con decisione anche se tremavo come una foglia. Le mie braccia si agganciarono dietro la sua nuca e le sue dietro la mia schiena. In quel momento partì Give me love di Ed Sheeran, una delle mie canzoni preferite e i mie piedi si iniziarono a muovere. In quel momento mi sentivo stranamente bene, era come se fossi su una nuvola sospesa e non c’era nessun’altro che io, Alexander e la musica. Mi sentivo protetta tra le sue braccia e sapevo che non mi sarebbe successo niente di male. Lui mi sorrideva e io anche, strinse di più le sue braccia intorno alla mia vita così da diminuire ancora le distanze fra di noi. Ora potevo vedere meglio i suoi occhi: due pozze di cioccolato mescolato al verde di un prato. Volevo affogare in quei occhi meravigliosi che scrutavano il mio viso in ogni suo particolare. Ora ero io a diminuire la distanza fra noi. I nostri nasi si sfiorarono. Avvicinò i nostri visi e finalmente le nostre labbra si toccarono così vogliose di non staccarsi mai più. Sentii la sua lingua picchiettare sul mi labbro inferiore, così aprii leggermente le mie labbra e le nostre lingue iniziarono ad intrecciarsi e a danzare. Quando la canzone finì ci staccammo e intrecciammo le nostre mani. Il mio primo bacio perfetto, dato alla persona che amo. Ci siamo guardati così tanto negli occhi che sembravano esser passati anni.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5 La luce che penetrava dalla finestra mi svegliò. Ricordai i momenti della sera prima e pensai che era tutto stato un sogno ma poi guardandomi intorno capii che non lo era. Mi trovavo nella stanza di Alexander, aveva le pareti di un azzurro scuro e il soffitto bianco con un lampadario del tutto contorto, moderno. A sinistra c’era la porta e a destra la finestra che dava su un balcone. Di fronte a me avevo una scrivania bianca con sopra il suo portatile, una lampada e aggeggini vari. Sopra la parete della scrivania si estendevano vari scaffali pieni di trofei di basket e di libri, tra cui riconoscevo molti fumetti, trilogie e saghe lette anche da me. Affianco al letto, su una poltroncina, c’erano i miei vestiti e le mie scarpe. Mi guardai un secondo e vidi che indossavo solo una maglietta dei Lakers che arrivava si e no sotto al mio sedere. Presi il mio telefono dal comodino a sinistra e controllai l’ora: erano le 10 del mattino. Quando stavo per scendere dal letto, la porta si aprì rivelando un Alexander ancora in pigiama,con gli occhi ancora leggermente assonati e i capelli arruffati. -Buongiorno,dormito bene?- disse lui facendomi un sorriso.- Buongiorno, si ho dormito benissimo- risposi io. La sera prima mi aveva ceduto il suo letto e lui era andato a dormire in soggiorno, sul divano. Era stato così dolce che neanche l’avevo ringraziato perche mi ero letteralmente addormentata fra le sue braccia.- Scendiamo? Ho preparato la colazione.- mi disse ancora sorridendo.-Ok- risposi solo, ancora leggermente assonnata. Mi diressi verso di lui che mi diede un bacio sulla guancia e io arrossii.-Lo sai che sei bellissima quando arrossisci?-mi disse lui fissandomi dalla testa ai piedi. Riuscii solo a dire un “grazie” a voce bassissima. Superai la porta della sua stanza seguita da lui. Eravamo sul pianerottolo delle scale e da li si poteva vedere l’ingresso con un portone enorme e il soggiorno arredato alla perfezione. Alexander mi superò dicendomi di seguirlo e così feci. Scendemmo le scale che erano tutte in vetro e portavano in soggiorno. Arrivati lì, svoltammo a sinistra, superandolo completamente. Nel soggiorno c’era un divano con penisola enorme bianco, in pelle. Sopra il cammino, ora spento, era appesa una TV al plasma anch’essa enorme e con delle casse attorno. Tra il cammino e la TV c’era uno scaffale in vetro dove c’erano la PSP 4, la Wii e l’X Box 360, con i loro giochi messi in fila. Il pavimento era interamente di parquet dove si estendeva un tappeto bianco tutto peloso che mi faceva venir voglia di buttar mici dentro. Di fronte al divano c’era un tavolinetto basso tutto in vetro con sopra una ciotola in legno levigato con all’interno cioccolatini e caramelle di ogni tipo. A destra del cammino c’era una parte del muro aperta dove erano infilati pezzi di legno per il cammino, più in la si apriva una finestra che portava in giardino. A sinistra, invece, era incastonata una libreria piena di libri che occupava tutta la parte fino ad una porta. Salimmo su un pianetto dove c’erano due poltroncine del periodo vittoriano, che facevano da cornice alla porta della cucina. Varcammo la porta della cucina da dove si sentiva un’odore di pancake buonissimo. La cucina, anch’essa enorme, era con le pareti e il soffitto interamente bianchi e il pavimento di parquet. A sinistra c’era il frigo, grigio enorme. Continuando, c’era il piano cottura con sotto un forno tutto accessoriato, a fianco un fornetto a microonde e il tosta pane, infine un lavandino con sotto la lavastoviglie. A fianco c’era una porta con un cartello dolcioso attaccato sopra con la scritta tutta a ghirigori “Dispensa”. Al centro c’era il piano di lavoro, con a sinistra cassetti e scomparti, e a destra due sgabelli. Alla mia destra c’era il tavolo, tutto in vetro. Circondato da siede in pelle nera. Sopra di esso era disposta la nostra colazione. Un piatto con una pila di pancake e in cima una cascata di sciroppo d’acero. Una brocca di aranciata e una con del latte caldo. E per completare in bellezza, biscotti e caffè. Con due posti per noi con piatto, coltello, forchetta, bicchiere e tazza. Sembrava che fossi nella casa dei sogni con una colazione da sogno. La sua casa l’avevo vista da fuori sempre, ma non dava l’impressione di essere un castello. Alexander mi fece accomodare nel posto a capo tavola e lui di seguito a me. Mi mise due pancake nel piatto e mi versò del caffè nella tazza e del succo nel bicchiere. –Grazie. -dissi io. –Di niente. –rispose lui. Iniziai a mangiare silenziosamente e pensando alla sera prima: la vodka, il bacio, ho conosciuto Jace. Appunto, il bacio… Dovevo parlarne con Alexander, gli volevo chiedere cosa aveva provato e soprattutto perché lo ha fatto. -Senti, Alexander io…- iniziai, ma mi interruppe subito dopo. –Aspetta, prima che dici qualcosa, ti volevo dire che per ieri sera, beh… l’ho fatto perché…perché mi piaci molto. Ecco, mi piaci molto. Da quell’abbraccio in seconda media, sono impazzito per te. Ma poi sono andato al liceo e non ti ho più rivisto per un’anno. Speravo che non vedendoti mi sarebbe passata, ma quando ti ho rivista sul pullman non ho resistito e ti ho iniziato a parlare. Lo so mi dirai “Perché non mi hai scritto? Perché non siamo usciti una volta?” e non l’ho fatto perché avevo paura, paura che non ricambiassi, paura della gente e di Faye. Perché lei è spregevole e mi ha sempre usato e ora che si è trasferita in un altro quartiere non mi assilla più. E ora se vorrai mi puoi dire le peggio parole e anche andartene se vuoi perché te l’ho detto solo ora.- Rimasi spiazzata. Forse stavo anche con la bocca aperta e gli occhi spalancati, ma poco importava. “Stavo ancora sognando” ripetevo nella mia mente, ma sapevo benissimo che non era così. Perché io ero lì, con lui, in quel momento. –Oh, Alexander, io…io non me la sarei mai aspettata. Anche io provo qualcosa per te da tanto tempo però pensavo che non ricambiarsi e che pensassi solo a Faye. Ma dopo di questo,ce…oddio.- riuscii a dire solo quello e più niente. Lui mi guardava con occhi speranzosi e io con occhi pieni di gioia. –Quindi è un si?- mi chiese lui con un sorriso da angelo. –Si. – dissi io sorridendo. Ci alzammo in piedi entrambi, quasi rischiando di far versare tutto il succo a terra. Ci abbracciammo in un abbraccio caloroso e le nostre labbra si unirono in un bacio senza fine. Dopo aver finito la colazione e averci fatto le coccole, andai di sopra per sciacquarmi il viso. Andai in camera per prendere il mio cellulare che precedentemente avevo lasciato sul comodino. Tornai in cucina e vidi Alexander che stava lavando i piatti. Andai piano verso di lui, senza farmi sentire, e lo abbracciai da dietro. Anche se era un po’ buffo dato che io ero una nana in confronto a lui. Sentii l’acqua chiudersi e una risata divertita da parte sua. Lo sentii voltarsi dalla mia parte e sprofondai nel suo addome palestrato, anche se molto morbido. Sapevo che aveva le mani bagnate e quindi lo fermai prima che mi potesse toccare. –Se mi tocchi con quelle mani zuppe, ti picchio a sangue.- lo avvertii, scherzando sempre. –E se io non volessi?- disse lui con voce maliziosa e io alzai lo sguardo su di lui ritrovandolo con un sorrisino stampato in bocca. Le sue mani si avvicinavano sempre più alla mia faccia. Sentii un brivido quando le sue mani fredde e bagnate entrarono a contatto con le mie guance calde e asciutte. Stavo cercando in tutti i modi di togliere le sue mani dal mio viso, ma era molto forte. Gli diedi un pizzicotto sulla pancia e mi mollò. Quando mi allontanai lo guardavo con occhi suicidi e lui mi guardava come un ebete. –Soffri il solletico?- mi chiese lui di punto in bianco. –Si perché?- risposi io ovviamente. –Vedrai…- disse lui con voce maliziosa. Iniziai ad indietreggiare, ma quando iniziò a correre verso di me lo feci anch’io ed andai verso il soggiorno. Scesi il gradino del pianerottolo e mi ritrovai faccia a terra sul tappeto tutto peloso. “Che figura di merda!” pensai. Mi girai a pancia in su per rialzarmi, ma Alexander ebbe più riflessi di me. Mi caricò su una spalla mentre mi faceva il solletico. Gli stavo tirando pugni dietro la schiena mentre ridevo. Entrammo nella sua camera e mi posò delicatamente sul letto. Si mise a cavalcioni su di me guardandomi negli occhi. Si sfilò la maglietta e la gettò a terra. Iniziò ad infilare le mani sotto la mia maglietta. Per essere un ragazzo aveva le dita abbastanza affusolate. Mi accarezzava la pancia e io sentivo solo brividi. Mi tirò via completamente la maglia, facendomi rimanere solo in reggiseno e io mi portai istintivamente le braccia su di esso, diventando rossa. Lui mi prese delicatamente le braccia e mi disse –Ehi, guardami- mi prese il mento con due dita e mi girò il viso verso di lui-Non ti vergognare che sei bellissima.- disse con un sorriso rassicurante. Io con lo sguardo basso tolsi le braccia. Lui si chinò sul mio viso e mi lasciò un bacio a stampo, poi iniziò a lasciarmi baci a partire dalla mia pancia e mi passarono brividi su tutto il corpo. Lui li notò e sorrise per questo. Continuò a salire fino ad arrivare alla base del mio collo, dove iniziò a leccare e mordere la mia pelle. Appoggiai le mie mani sulle sue spalle possenti e ogni volta che la mia pelle entrava in contatto con i suoi denti, conficcavo le mie unghia nelle sue spalle. Quando trovò il punto più sensibile del mio collo ci si concentrò. Passò la lingua sul segno che lasciò e ci soffiò sopra, io mi morsi il labbro e chiusi gli occhi. Era un po’ imbarazzante sentire il suo “coso” pulsare contro la mia coscia. Iniziò a scendere lasciandomi baci qua e la sul torace. Passava le mani dietro la mia schiena in cerca del gancetto del reggiseno. Lo stavo per aiutare quando si sentì una voce di sotto, una voce che già conoscevo –Alex sei a casa?Alex ci sei?- Era Luke. Alexander imprecò sottovoce e scattò come un gatto in piedi, rimettendosi la maglietta subito dopo. Io mi rialzai, mettendomi la maglietta. Alexander tirò fuori dal suo armadio dei pantaloni di una tuta e me li passò –Tieni metti questi.- mi disse. Molto velocemente mi infilai i pantaloni e le scarpe, misi il vestito nella mia borsa e recuperai il cellulare e gli auricolari, infilandomeli in tasca. Scesi le scale insieme ad Alexander, arrivando all’ingresso. Luke era fermo davanti alla porta con un caricatore del cellulare in mano. –Luke cosa ci fai qui?- gli chiese Alexander con tono fermo. Luke mi stava fissando con la bocca socchiusa, come per dire qualcosa, ma la richiuse subito dopo. –Allora…?- disse Alexander sempre meno paziente. –Sono…sono venuto per riportarti il caricatore del cellulare che due giorni fa avevi scordato a casa mia.- Disse Luke tendendo la mano con il caricatore verso Alexander. Lui lo afferrò quasi scocciato. –Ehm…scusa ma mia mamma si starà chiedendo dove sono finita, quindi io vado.- gli rivolsi un sorriso e mi voltai verso la porta, ma lui mi afferrò per il braccio e mi stampò un bacio a fior di labbra, dicendo –A dopo piccola.- passai con le guance infuocate sotto lo sguardo malizioso di Alexander e quello sempre più confuso di Luke.

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