Everything in Its right place

di Linx93
(/viewuser.php?uid=52047)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** How to disappear completely - Prologo ***
Capitolo 2: *** In Limbo ***
Capitolo 3: *** Optimistic ***
Capitolo 4: *** Morning Bell ***
Capitolo 5: *** Nice Dream ***
Capitolo 6: *** (don't) Give up to the Ghost ***
Capitolo 7: *** Everything in Its right place - Epilogo ***



Capitolo 1
*** How to disappear completely - Prologo ***


HOW TO DISAPPEAR COMPLETELY

"This isn't happening
I'm not here,
I'm not here."
 

Il cielo è grigio, ma non una goccia scende giù dalle nuvole. Non una goccia, eppure il mio viso è solcato da piccoli fiumi che trovano letto sulla mia pelle, il mio cuore squarciato dentro il petto, pieno di lacrime o sangue che siano, non riesce a a sopportare questo dolore.

Nella mia mente gli avvenimenti degli ultimi giorni continuano a balenare come fulmini, diapositive di un passato che vorrei dimenticare, ma che continuo a tenere dentro di me come una sorta di conforto.

L'ultima immagine di Neji, la sua schiena davanti a me, il suo sacrificio per la libertà tanto agognata.

L'illusione dello tsukiyomi, realtà crudele e seducente, un mondo in cui lui c'è, un mondo perfetto, ma non reale.

Uscendo da quel bozzolo, risentendo il sole caldo sulla mia pelle, ero di nuovo viva. Avevo respirato l'odore di un mondo nuovo, un mondo di pace, ma solo per un secondo. Il peso di tutto quello che era successo mi era piombato sulle spalle, un macigno da portare sempre con me, tormentandomi e tenendomi compagnia

 

Non mi rendo conto delle persone accanto a me, il volto affranto dalle perdite, ma la speranza nel cuore di una pace nuova e insperata, un villaggio da ricostruire, le nostre vite da riprendere e rimettere insieme come i tasselli di un puzzle, dilaniate dalla guerra.

Cosa eravamo prima di questo orrore?

 

Shinobi, kunoichi, persone.

 

Per mesi siamo stati strumenti, ingranaggi di un unico grande meccanismo volto al combattimento e alla distruzione dell'orribile nemico davanti a noi. Abbiamo riconquistato la nostra libertà, ma a che prezzo?

Anche Neji è libero, adesso..

Forse lui è l'unico shinobi libero davvero, con le migliaia cadute insieme a lui.

Siamo liberi noi? Il peso della perdita, dell'assassinio, della distruzione non continuerà a tormentarci per il resto delle nostre vite?

 

Finalmente alzo il viso verso folla intorno a me. Mia sorella è alla mia destra, il volto fisso sulla lapide, lo sguardo determinato a non lasciar scendere una lacrima. Mi guardo le mani, anch'esse bagnate dalle gocce che imperterrite scendono dai miei occhi, dal mio cuore.

Sento un'ombra proiettarsi su di me, rassicurante e silenziosa. Non so perchè, ma capisco a chi appartiene, e non oso voltarmi, non in queste condizioni, non davanti a lui.

 

Rimaniamo lì, come se il tempo si fosse fermato, come se fossero passati giorni e non solo qualche ora. Qualcuno ha parlato, forse mio padre, forse Kakashi, ma non me ne rendo conto. Ho lo sguardo fisso sulle mie mani, mani che nulla hanno potuto per proteggere colui che per me era un fratello, che fino all'ultimo ha sacrificato la sua intera vita per e a causa mia. Ricordo ancora l'odio che ci legava, l'odio dettato da stupidi dettami di una casata che un giorno dovrò guidare, incombenza che avrei volentieri, con tutto il mio cuore, condiviso con lui.

Nel mio cuore capisco il gesto di Neji, ammiro la sua forza, il suo lungo cammino per liberarsi dall'odio che lo attanagliava, che gli toglieva quanto di bello e buono c'era in lui.

Ora come farò?

La guerra mi ha temprato, o condannata a una vita segnata dalle insicurezze con cui ho sempre lottato? Riuscirò a lavare via il senso di colpa e la frustrazione di questa perdita?

 

Dopo un attimo infinito, sento una mano poggiarsi sulla mia spalla, un singhiozzo strozzato accanto a me.

 

 

 

 




************************************************


Note autrice
Salve! E' una vita che non scrivo nulla, ma dopo il finale di Naruto ho avuto il bisogno fisico di cominciare questa breve fanfic! Durerà poco, massimo due tre capitoli, e si inserisce nel momento del funerale di Neji, che io ho inteso come una sorta di cerimonia per tutti i caduti della guerra. Spero apprezzerete :)

Linx

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** In Limbo ***


IN LIMBO

"I'm on your side 
Nowhere to hide 
Trapdoors that open 
I spiral down"


La fine della guerra, per Naruto Uzumaki, era stata una rinascita. Dopo una vita passata a rincorrere la fiducia e il rispetto del villaggio, e gli ultimi anni a combattere contro una minaccia oscura e conosciuta nella sua interezza solo negli ultimi giorni, era pronto a tornare quello di sempre, con la certezza di essere cresciuto e di essere in grado di poter aiutare il proprio villaggio senza dover combattere o uccidere il prossimo nemico all'orizzonte.

Da un lato sperava che la pace durasse per sempre, ne era contento, sentiva il cuore scoppiare al solo pensiero di una vita non più in solitudine, di una vita di pace con i suoi amici, e un giorno, finalmente, poter diventare Hokage e costruire il mondo che tanto sognava.

Dall'altro lato, però, non sapeva se ne fosse capace. Lo attanagliava il terrore di non trovarsi adatto a gestire una situazione nuova per lui, passare giornate senza che gli allenamenti servissero a sconfiggere la minaccia di turno.

 

Aveva passato le ultime nottate, dal saluto a Sasuke a quella grigia mattinata, a pensare e ripensare alla prima battaglia contro Orochimaru, gli anni passati con Jiraya, la lotta strenua e incessante contro l'Akatsuki prima, Madara e Obito poi, fino alla vittoria finale. Lo scontro con Sasuke, il più crudo e tremendo forse, aveva un sapore dolce. Era il ricordo di un'amicizia riconquistata, una promessa mantenuta, un fratello che era tornato.

Ma oltre a quello, non poteva fare a meno di pensare alle sue perdite, ai sacrifici di cui, in un modo o nell'altro, era stato causa. Aveva riportato la pace, ma perso preziosi compagni. La sua guida, la sua vera figura paterna negli ultimi anni, non c'era più. Jiraya visitava spesso i suoi sogni, era orgoglioso di lui e felice per il destino del mondo, ma non era più accanto a lui.

Gli incubi invece, lo trovavano dietro a Hinata e Neji, nel momento del sacrificio del compagno e amico. Avrebbe voluto condividere con Hinata questo fardello che li legava, la consapevolezza che se in quel momento nessuno dei due stesse rischiando la vita, ora Neji sarebbe stato lì con loro, a festeggiare e godere della nuova pace.

Ma non ci riusciva. Non aveva ancora trovato il coraggio di parlarle, di confortarla, di ringraziarla per le parole che gli aveva detto, per il modo in cui l'aveva sempre incoraggiato e gli era stato accanto. Si era reso conto che lei era stata l'unica a notarlo fin dall'inizio, seppur da lontano. L'unica ad apprezzarlo e l'unica, come aveva scoperto con la dichiarazione che non aveva dimenticato, ad amarlo.

Guardandosi allo specchio nella tenue luce che arrivava dalle finestre in quella lugubre mattina, si rese conto di arrossire. Era quello il motivo per cui non era riuscito ad andare da lei?

 

Pensò a Sakura. Aveva sempre pensato, negli ultimi mesi, che una volta sconfitti i nemici e finita la guerra, avrebbe finalmente trovato il coraggio di chiederle di uscire.. Ma aveva maturato dentro di sè la consapevolezza che non sarebbe stato giusto per nessuno dei due. Lei amava Sasuke, aspettava il suo ritorno, quando passavano del tempo insieme la trovava spesso con lo sguardo perso in chissà quali fantasie. Lei lo amava, immensamente. E si rese conto che quell'amore era oltremodo lontano dall'infatuazione e quella sorta di fissazione che l'aveva sempre legato alla ragazza dai capelli rosa.

La guardava con profondo affetto e gratitudine, ma nulla più. Le voleva talmente bene da capire cos'era meglio per lei, anche se le aveva portato dolore, capiva che un giorno le avrebbe dato la più grande gioia.

 

Così, senza neanche rendersene conto, aveva allontanato ormai quell'idea dalla mente, rendendosi conto con mezzo stupore che la cosa non lo ferisse più di tanto. Era cresciuto per davvero al punto da abbandonare la rincorsa spasmodica del primo amore, spesso idealizzato? Era cresciuto al punto da capire che se voleva veramente bene a Sakura, doveva lasciarla andare? Era successo, semplicemente e naturalmente.

Nella nuova vita che aveva davanti, avrebbe lasciato che le cose accadessero seguendo il loro naturale percorso, avrebbe pensato a migliorarsi per mantenere la pace e per ricostruire il villaggio.

 

Uscì dal bagno, era rimasto a fissare lo specchio per parecchi minuti senza rendersi conto che stava l'orario del funerale si avvicinava. Andò nella sua camera perennemente disordinata e prese il completo che era già da ieri sulla sedia accanto al futon. L'aveva dovuto chiedere in prestito a Kakashi, trovandosi totalmente impreparato a un'occasione del genere.

Nel suo cuore, il funerale per Neji c'era già stato, così come quello per Jiraya e Obito. Ma andare al cimitero, trovarsi di fronte la lapide dell'amico e compagno, sapeva l'avrebbe fatto cadere nel profondo sconforto. Doveva affrontare la realtà, crudele e spietata, anche per rispetto all'amico. Per affetto a una persona che aveva dato la cosa più preziosa per lui, la sua vita.

 

Si mise le scarpe e uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle, un ultimo sospiro e si incamminò.

 

 

 

«Naruto! Buongiorno!» Sakura Haruno, fasciata anche lei in un completo nero, si incamminò a passo svelto verso di lui.

«Ehi Sakura-chan!» il sorriso sul volto di Naruto si spense velocemente. Un po' distanti da loro vide i genitori di Sakura, che gli rivolsero un affettuoso cenno di saluto, a cui ricambiò.

Si guardarono per qualche secondo, entrambi con un sorriso timido e triste sul volto, incapaci di dire nulla, consapevoli della realtà che stavano tutti affrontando negli ultimi giorni.

Camminarono silenziosamente, finchè non videro una piccola folla che, come loro, andava verso il cimitero. Da lontano vide Rock-Lee e Ten Ten, uno affianco a l'altro, e Gai un po' dietro di loro. Quasi tutti gli shinobi e kunoichi della foglia erano lì, per l'ultimo saluto ai caduti della guerra. Pensò ai padri di Ino, Shikamaru e Choji, sentendo una fitta al cuore, riuscendo a comprendere il dolore con cui avevano a che fare i suoi amici.

Guardandosi attorno, riconobbe tante facce amiche. Non scambiò una parole con nessuno, e cos' Sakura. I loro sguardi valevano più di delle fredde circostanze che dei conoscenti potrebbero scambiarsi, negli occhi avevano tutti lo stesso dolore, misto alla consapevolezza di un domani migliore.

Senza dire una parola, si allontanò da Sakura. Aveva individuato la lapide di Neji, sapeva che era quella a cui doveva avvicinarsi, quella dell'amico grazie al quale ora era lì, vivo, a piangere i morti silenziosi nelle tombe.

Davanti alla lapide vide i membri del Clan Hyuga, senza distinzione tra la linea cadetta e la linea principale, tutti uniti dallo stesso dolore, come lo erano stati prima nel combattere Madara.

 

E la vide, i lunghi capelli blu scuro come la notte, le spalle scosse da fremiti impercettibile. La sua totale attenzione fu catturata da lei, da quella figura piccola e sottile, così fragile ma allo stesso forte, viva.

Le si avvicinò lentamente, soppesando ogni passo, chiedendosi se questa volta avrebbe avuto il coraggio di parlarle, di offrirle una spalla su cui piangere, una parola di conforto. Nel frattempo, come lontane miglia, gli arrivavano alle orecchie le parole di Kakashi e Tsunade, ormai attuale e precedente Hokage, che ricordavano ed elogiavano i tanti caduti della guerra.

 

Cosa avrebbe dovuto fare? Tra tutti i momenti che avrebbe avuto per cercarla, perchè scegliere proprio quello? Una voce nel suo cuore gli diceva che era quello il momento perfetto, in quel momento solo lui poteva capire la lotta che avveniva nel cuore Hinata, tra lo sconforto per la perdita del cugino, il senso di colpa nel sentirsi causa della sua morte, e la consapevolezza della conquistata libertà di Neji. Lo capiva, eppure non riuscì a fare altro che fermarsi a qualche centrimetro da lei, senza riuscire a vedere neppure il suo volto. Aveva il volto chino come a guardarsi le mani, forse incapace di porgere lo sguardo su quella lapide che come uno schiaffo le presentava la nuda verità. Quando fece l'ultimo passo dietro di lei, vide per un attimo i suoi fremiti fermarsi. Si aspettò che lei si girasse ma non lo fece, anche se credeva che lei avesse capito che lui era lì, accanto a lei.

 

 

Naruto pianse. Dopo quei giorni in cui non era riuscito a versare una lacrima, rinchiuso com'era nella sua realtà ovattata, diviso tra la felicità e il dolore, finalmente pianse. Silenziosamente, rispettosamente nei confronti di Hinata e della casata Hyuga intera, senza voler invadere quel momento di dolore. Anche lui col volto chino, ma lo sguardo fisso sulla lapide di Neji, ascoltò adesso le parole di Hiashi Hyuga, ripensando a ogni momento passato con l'amico, e a tutti gli altri guerrieri caduti per il bene dell'umanità.

Sentì, adesso più che mai, il desiderio di mantenere quella pace per cui tanto avevano lottato, di impegnarsi a migliorare quel mondo che si presentava davanti ai suoi occhi come un bimbo da educare e da far crescere.

 

Passarono minuti, forse ore. I discorsi erano finiti, le folla si stava diradando sempre di più, lasciando le persone direttamente colpite piangere in intimità i propri cari morti. Andarono via anche loro, dopo un po'. Hinata no, e neanche Naruto. Alla fine, si ritrovò con lo sguardo fisso alle sue spalle che avevano smesso di sussultare. Non riusciva a staccarne gli occhi, non riusciva a muoversi senza che lei facesse lo stesso. Il cielo si liberò dalle nuvole, e in quella tarda mattinata i raggi del sole finalmente li baciarono.

 

Sentendo il suo corpo muoversi senza il suo controllo, ritrovò la propria mano poggiata sulla spalla destra di Hinata.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Optimistic ***


OPTIMISTIC

"If you try the best you can,
The best you can is good enough. "


Il tocco gentile ma deciso della mano di Naruto sulla spalla di Hinata la risvegliò dallo stato di trance in cui era caduta. Si rese conto che nessuno era rimasto al cimitero oltre lei (e Naruto, a quanto pareva), che il sole era alto in cielo e dello stato di intorpidimento in cui versavano le sue gambe.

Finalmente, alzò la testa, portandosi le mani al viso per accorgersi che le lacrime ormai si erano asciugate. Dopo un minuto, che sembrò un'eternità per entrambi, prese la mano di Naruto per scostarla, e si voltò.
Non sapeva cosa aspettarsi da quel contatto così intimo e improvviso. Lui l'aveva aspettata e osservata per tutto quel tempo.
Un po' come ho fatto io con lui per anni interi, pensò.

Lo guardò dritto negli occhi. Non voleva mostrare la propria fragilità in quel momento, non dopo che l'ultima volta che si erano ritrovati in una situazione simile era stata lei a risvegliarlo e riportarlo alla ragione.

Naruto aveva un'espressione difficile da interpretare. Gli occhi leggermente lucidi e arrossati, segno di un pianto breve ma intenso, la fronte aggrottata, le labbra tese in una fessura.
Restituì lo sguardo dalla ragazza, trovandolo quasi surreale nel suo dolore mascherato inutilmente dall'apparenza di forza e determinazione che Hinata voleva mostrare.
La kunoichi gli appariva pallida, la pelle quasi brillante sotto il sole. Gli occhi erano lucidi e sulle guance poteva vedere i segni su cui, era sicuro, le lacrime erano scese copiose. Anche lei era corrucciata, ma in fondo ai suoi occhi poteva vedere quel dolore che tanto li accomunava.

Hinata parve percepire lo stesso, e il suo sguardo si addolcì. Ora sembrava la ragazza dolce e timida di sempre.
Arrossì sotto lo sguardo di Naruto: mai avevano condiviso un momento di tale intimità, fisica ed emotiva. Il suo cuore cominciò a galoppare nel petto, senza dare ascolto alla sua mente, ancora aggrappata a quella lapide alle sue spalle.

La ragazza non capiva.
Dalla fine della guerra, lui non aveva mai dato segno di volerla avvicina e parlarle. Nel suo cuore aveva aspettato quel momento, ripercorrendo con la mente i momenti dopo la morte di Neji, quando lui, rinsavito dalle sue parole, le aveva tenuto la mano.
Ancora sentiva il calore di quel momento, seppur legato a un ricordo terribile.

Non riusciva a dire nulla, e prima che cominciasse anche solo a pensare a un modo per interrompere quel silenzio, Naruto parlò.
«Mi dispiace», disse con voce roca. «Per tutto, per Neji, per non averti cercato prima. Per essere stato la causa della perdita tua e della tua famiglia.»

Hinata sgranò il gli occhi. Davvero era questo quello che pensava?
«Naruto-kun, entrambi sappiamo che non è stata colpa tua. Neji ha scelto di sacrificarsi per me, come dovere verso la nostra casata, come dovere verso se stesso. Se non avessi voluto proteggerti, non sarebbe accaduto..»
Si fermò, come per lasciare a Naruto il tempo di assimilare quelle parole e il loro significato.

«O forse sarebbe accaduto comunque, in un'altra occasione. Per Neji, non sarebbe esistita morte più nobile di questa. Ora è libero»
"Anche se lo vorrei qui con me" continuò col pensiero.

Naruto la guardò per qualche secondo, prima di decidersi di sedersi. Era stanco della mattinata passata, e ora che aveva trovato il coraggio di parlarle, voleva farlo mettendola più a suo agio possibile.
Lei capì e, piegando le ginocchia indolenzite, si sistemò davanti a lui. Immaginò cosa avrebbe potuto pensare un passante se li avesse visti, due ragazzi seduti a chiaccherare davanti a una lapide.
Accennò un timido sorriso.

«Sii sincera» disse infine Naruto «Pensi quindi di essere stata tu la causa della morte di Neji?» chiese, con un tono quasi rassegnato.
Hinata annuì, lanciando uno sguardo triste alla fredda pietra alle sue spalle.
«Perdonami, ti prego» continuò il ragazzo «Se non sono stato in grado di parlarti prima. Sapevo che tu potevi condividere i miei stessi sentimenti, eppure non ne ho avuto il coraggio, fino ad adesso» Prese un ciuffo d'erba, strappandone i fili. «Anche se a quanto pare l'unica cosa che riusciamo a fare è prendere la colpa tutta per ognuno di noi», aggiunse, sorridendo tristemente.

Hinata rimase in silenzio. Nella sua testa un dissidio fortissimo, una voce che non riusciva a zittire.
In cuor suo sapeva di pensare le stesse identiche cose di Naruto. Sapeva di essersi caricata quel senso di colpa dal peso inimmaginabile, di aver silenziosamente accettato di vivere ogni giorno della sua vita senza dimenticarlo mai. E stava bene così, pensava di meritarlo, per il semplice crimine di essere sopravvissuta.

Ma non voleva che Naruto provasse la stessa cosa. Era stato lui a salvare lei, a salvare l'intero villaggio. Lui poteva, anzi doveva vivere la sua vita felice, libero dal rimorso, pronto ad affrontare il futuro e ad aiutare il villaggio. Era il suo destino, e adesso lo capiva.

Scelse di mentire, scelse di indossare un sorriso finto e uno sguardo di gioia, parlandogli.

«Naruto-kun, non dobbiamo fare, farci questo» disse veemente, all'improvviso. Soppesò bene le proprie parole, in modo da poter toccare le corde giuste per riuscire a tirarlo su.
«Il peso della guerra che ci siamo lasciati alle spalle è enorme, come questo senso di colpa. Mia sorella, mio padre, continuano a dirmi che Neji non mi vorrebbe così, che devo andare avanti, che se non lo faccio sputo sulla sua memoria. E hanno ragione.» sospirò, soddisfatta.
«Non è stata colpa nostra, ma di Madara, Kaguya o chi per loro. Neji ha agito secondo un suo preciso desiderio, secondo un piano che probabilmente seguiva già da parecchio tempo»

Naruto la guardava stupito: non si aspettava che lei, così fragile fino a qualche minuto prima, potesse fargli un tale discorso proprio adesso.

«Dobbiamo essere felici, o il sacrificio di Neji e tutti gli altri sarà stato vano». Concluse.

Alla fine, decise di non mentire almeno col proprio corpo. Seguendo il proprio cuore, tese la sua mano verso quella di Naruto, stringendole delicatamente. Almeno con i suoi gesti voleva essere sincera e trasmettere a Naruto la sua volontà di stargli accanto e di aiutarlo, per quanto le fosse possibile.

Naruto rispose alla stretta della sua mano, che gli fece ricordare l'ultima volta che questo era accaduto, risentendo quello stesso calore nel cuore, il calore del conforto, dell'affetto e dell'amicizia.
Lanciò uno sguardo di gratitudine ad Hinata, ma si bloccò. Nonostante il discorso della ragazza, i suoi occhi esprimevano tutto tranne che il desiderio di felicità che aveva palesato poco prima.

Hinata lo capì, arrossendo violentemente. Capiva che non era stata capace di mentire completamente, semplicemente perchè il suo corpo continuava a seguire il mero istinto, senza sottostare al comando della sua ragione. Senza aggiungere una parola, divincolò la sua mano da quella di Naruto, si alzò e, rivolgendogli un ultimo sguardo prima di voltarsi, si allontanò dal ragazzo per tornare a casa, pensando velocemente a un modo per non farsi raggiungere e dover affrontare con lui la realtà delle cose.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Morning Bell ***


MORNING BELL

"Please Release me [...]
I wanted to tell you
but you never listened
You never understand"


L'ennesimo suono della sveglia svegliò Naruto di soprassalto. Erano le 10 del mattino, eppure avrebbe volentieri dormito per tutta la mattinata, o anche più. La sera prima il sonno era arrivato tardi ad abbracciarlo. Continuava a pensare al volto triste di Hinata, la sua figura allontanarsi da lui, lui, incapace di muoversi, di fare nulla.
Si era sentito irrimediabilmente stupido e inutile. Un primo istinto gli aveva detto di inseguirla, rincorrerla a perdifiato.. Ma per fare cosa poi? Deprimerla ancora di più?
Abbracciarla?
Il solo pensiero lo fece arrossire, ma aveva immaginato quella scena nella sua mente più e più volte, chiedendosi se fosse bastato quello a confortarla, più del discorso che le aveva fatto.

Aveva sbagliato. Mostrandosi così debole davanti a lei, aveva innescato una reazione nella ragazza che non riusciva a spiegarsi. Nel profondo del suo animo si sentiva quasi offeso per come lei lo avesse lasciato lì, voltandogli le spalle. Non appena quel pensiero ignobile gli sfiorava la mente, si rimproverava: evidentemente era lei quella ferita, quella che non era più riuscita a trattenersi e a scappare via.
Probabilmente aveva provato a confortarlo con le sue parole, ma non era riuscita a sostenere il peso di un obiettivo che lei stessa non riusciva a raggiungere.

Aveva fatto bene a lasciarla andare via, senza nemmeno provare a raggiungerla? Quello non sapeva, per quanto ci provasse i sentimenti e i comportamenti femminili non erano di sua comprensione, e soprattutto in una persona timida e riservata come Hinata, l'impresa era più che ardua.
Alla fine, l'unica soluzione che gli parve plausibile era chiedere consiglio a un altro esponente del gentil sesso, sperando di trovare le risposte che cercava.


«Naruto! Cosa ci fai qui?». Naruto si voltò alsuono di quella voce nota. Era fermo davanti la porta della casa di Sakura, ancora chiedendosi se quella fosse effettivamente una buona idea, quando l'amica apparve, evidentemente sulla via del ritorno.
«Sakura-chan, credevo fossi in casa.. stavo per bussare!» le rispose, sorridendo. Lei di rimando lo guardò con sguardo interrogativo: raramente la veniva a cercare fino a casa, senza che si fossero dati un appuntamento prima.
«E' successo qualcosa? Stai bene?» chiese, ripensando allo stato in cui lo aveva lasciato il giorno prima, durante la commemorazione.
«Sì.. insomma, non mi lamento. Hai da fare? Ti va una passeggiata?».
Sakura lo guardò ancora, adesso sospettosa. «No, nulla, stavo tornando da delle commissioni. Possiamo andare» disse alla fine, domandandosi il perchè dell'aria misteriosa da cui era circondato l'amico.

Passeggiarono nelle vie principali del villaggio, salutando amici e conoscenti nel loro cammino. Sakura continuava a guardare di sottecchi Naruto. Tutti suoi tentativi di intavolare una conversazione non erano andati a buon fine, e lui sembrava totalmente assente.
«Insomma, mi spieghi che succede?» chiese, spazientita.
Naruto la guardò spaventato, aspettandosi una botta in testa che però non arrivò: a quanto pareva la ragazza riusciva a mettere di lato il suo lato manesco, davanti all'amico così insicuro e depresso.
«Perdonami Sakura-chan, ho un dubbio da ieri e.. insomma.. E' una situazione un po' strana e nuova per me, non avevo nessuno oltre te a cui rivolgermi»
Erano arrivati al giardinetto davanti all'accademia, dove un tempo Naruto aveva sentito la più profonda solitudine. Quella mattina l'aria era tiepida, e molti bambini erano lì a giocare, sotto l'occhio dei genitori. Sedettero su una panchina. Sakura poteva vedere lo stato preoccupante in cui versava l'amico: si torceva continuamente le mani, mangiucchiando di tanto in tanto le unghie, indeciso sul da farsi.
«Per favore, parla o crederò davvero che tu sia impazzito!» esclamò la ragazza.
Tirando un profondo respiro, infine Naruto parlò. Le disse degli incubi degli ultimi giorni, del suo desiderio, o senso di dovere, di parlare con Hinata, di come era riuscito alla fine ad approcciarsi a lei, della loro strana conversazione e di come lei, alla fine, lo aveva piantato in asso, o quasi.

Sakura era rimasta in silenzio ad ascoltare lo sfogo dell'amico, in certi momenti sull'orlo delle lacrime al ricordo della guerra, di Sasuke e della commemorazione. Immaginò il volto affettuoso di Hinata contaminato dal dolore e dal senso di colpa, e sentì una stretta al cuore. Non avevano parlato dalla fine della guerra, ma conosceva lo stato in cui era la ragazza. Si sentì in colpa per non aver pensato anche lei a parlarle, presa com'era dal pensiero del ritorno di Sasuke.
«Ebbene, cosa vuoi che ti dica? Che ti spieghi il comportamento di Hinata?», chiese alla fine.
Naruto la guardò quasi supplicante. «Sì, spiegami perchè ha detto cose che in realtà non pensava, spiegami perchè è scappata via.. E dimmi come posso fare a parlarle di nuovo, se mai lei me lo permetterà!»
Sakura sospirò. Non era molto sicura neanche lei di aver capito i sentimenti di Hinata, d'altronde avevano un carattere diametralmente opposto, seppur accumunato dalla determinazione e dalla forza d'animo.
«Credo.. Credo che lei stia tentando di starti accanto e sostenerti anche in questo momento, nonostante anche lei ne abbia un fortissimo bisogno. Non mi sorprenderei se sapessi che abbia messo da parte i suoi veri sentimenti per darti parole di conforto e per farti credere che anche lei tenterà di andare avanti. Lo fa per darti forza, lo ha sempre fatto. Sa che se c'è anche solo una persona che crede in te e ti sostiene, tu riuscirai ad alzarti. Non penso sia arrabbiata con te, penso solo sia scappata per non lasciare trasparire troppo le sue vere emozioni.. »

Wow, mi stupisco di me stessa!, pensò la kunoichi. Forse aveva davvero capito le emozioni di Hinata, forse questa volta sarebbe davvero riuscita ad essere d'aiuto a Naruto.
Il ragazzo, dal canto suo, era rimasto imbambolato. Aveva recepito le parole di Sakura, e gli sembrarono più che plausibili. Ripercorse tutti i momenti passati con Hinata, e capì che quello era un comportamento perfettamente plausibile per la ragazza. Sentì una strana sensazione al cuore, al pensiero di lei che gli diceva di amarlo. E quello che gli aveva detto ieri, il modo in cui l'aveva detto, non era forse una riprova di quell'enorme sentimento? Stentava a credere che esistesse una persona capace di tanto.

Sakura era rimasta a osservare come il volto di Naruto cambiava ascoltando le sue parole. Ora aveva uno sguardo tra lo stupito e l'estasiato, come se non riuscisse a credere a quello che aveva ascoltato e quindi vissuto il giorno prima. Un pensiero le balenò in testa.. Era sempre stata sicura dei sentimenti di Hinata per Naruto, ma lui, cosa provava? Era davvero ancora innamorato di lei?
In quegli anni aveva osservato un lento ma progressivo cambiamento in lui: nonostante i suoi soliti atteggiamenti al limite del sopportabile, non era più il ragazzino che la guardava totalmente infatuato, ma un uomo che invece vedeva in lei una fedele amica e compagna. Dal canto suo, non avrebbe mai voluto incoraggiarlo a provare quei sentimenti. Il suo cuore era irrimediabilmente legato a Sasuke. Nonostante tutto il dolore che il ragazzo le aveva procurato, la sua redenzione e la speranza del suo ritorno avevano dato a quel sentimento una nuova freschezza, una nuova forma.
Capiva adesso cos'era il vero amore, e lo riconosceva nei gesti e nelle parole che Hinata riservava a Naruto.

«Naruto, credo che Hinata, ancora adesso, ti stia aspettando. Se tu la cercherai, lei sarà sempre lì ad accoglierti. Ma ti prego, non illuderla e cerca di fare chiarezza dentro di te prima.» concluse.
Gli diede una leggera pacca sulla spalla e si alzò, aspettando che lui facesse lo stesso. Quando salutò la ragazza davanti alla porta di casa, Naruto si sentì ancora più confuso di prima.
Decise che un buon piatto di ramen lo avrebbe aiutato a dare un ordine alle sue idee, quindi si incamminò verso Ichiraku.

********************************************

 



Nel tornare a casa, immerso com'era nei suoi pensieri, Naruto non perse molto prima di sbagliare completamente strada. La cosa non lo toccò più di tanto: in quei giorni il villaggio si stava lentamente risvegliarlo, e gli piaceva osservare le persone ricostruire le proprie case, riaprire i negozi, lavorare. Per gli shinobi era stato concordato un periodo di riposo, ma a volte sentiva le mani prudergli per la voglia di fare. Probabilmente di lì a poco avrebbe ripreso a lavorare, in un modo o nell'altro. Mentre era totalmente persone nei suoi castelli mentali, si ritrovò in una parte del villaggio in cui non era mai stato. Con grandissimo stupore, chiedendosi se non fosse stato un qualche scherzo del destino, si accorse di essere davanti la tenuta degli Hyuuga. Un cancello semi aperto era davanti a lui, da fuori riusciva a vedere un grande e grazioso giardino nello stile più classico, e una casa di legno a un piano solo, che si distendeva oltre il suo campo visivo. Il suo cuore fece una capriola quando vide, seduta su una panchina sul porticato di casa, e apparentemente addormentata con la testa piegata su un lato, la legittima erede di quella tenuta e casata.

Non pensò alle conseguenze delle sue azioni, entrò e basta. Era come soggiogato da una forza superiore, sentiva il desiderio forte e inspiegabile di vedere più da vicino la ragazza. Fortunatamente non trovò nessuno sul suo cammino, probabilmente gli abitanti della casa erano tutti al suo interno.
Naruto, dopo essere rimasto fermo davanti alla ragazza seduta, si sedette al suo fianco.
E'.. bella.., pensò, arrossendo subito per aver pensato, per la prima volta, una cosa del genere. Ma chiunque avrebbe affermato lo stesso. La ragazza era seduta compostamente, la testa delicatamente poggiata su una spalla, gli occhi dalle lunghe ciglia chiusi, le labbra leggermente dischiuse e le guance rosate sulla pelle pallida. I lunghi capelli lisci si riversavano come una cascata sul suo petto, le mani intrecciate l'una nell'altra suo ventre.
Dopo quel giorno passato a pensare a cosa avrebbe voluto dire alla ragazza, ore pensava a cosa avrebbe voluto fare. Il proprio corpo, così come quello di Hinata, non poteva mentire. Si avvicinò lentamente al suo viso, sempre sotto il controllo di quel puro istinto che l'aveva portato fin lì. Gli occhi fissi sulle sue labbra, che ora diventarono per lui l'unica soluzione, l'unico modo per poter soddisfare i suoi più intimi desideri.

Ma la ragione non tardò a risvegliarsi. Come un fulmine a ciel sereno, lo avvisò di quello che stava per fare, e di scattò si allontanò, alzandosi. Vide gli occhi della ragazza socchiudersi, e prima che potesse riconoscerlo, corse via, sperando che nessuno l'avesse visto.
Le parole di Sakura gli risuonarono in testa: "Ti prego, non illuderla e cerca di fare chiarezza dentro di te prima."
Ma come riuscirci?


****************************
Scusate per la lentezza degli avvenimenti e anche per la poca lunghezza dei capitoli, purtroppo non sono proprio capace di essere prolissa! Comunque la prossima settimana pubblicherò l'ultimo capitolo e il prologo.. a meno che non mi vengano altre cose da raccontare xD grazie mille a chi mi sta seguendo, era una vita che non scrivevo e mi fa un enorme piacere avere qualcuno che mi legge!! Tra l'altro questa sarà la prima fanfiction che riesco a concludere e sono quasi commossa! 
Alla prossima!
Linx

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Nice Dream ***


NICE DREAM

"They love me like I was a brother
They protect me, listen to me
They dug me my very own garden
Gave me sunshine, made me happy"


Era un sogno bellissimo. Era stesa su un campo circondata da girasoli, Naruto accanto a lei, le loro mani intrecciate. Non facevano nulla di che, ma quella sensazione di serenità le scaldava il cuore. In quella realtà onirica non v'era tristezza, nè rancore, nè rimpianti. In maniera diversa dallo Tsukiyomi, quasi autentica, paradossalmente, nella sua surrealità. La presenza di Naruto le sembrava così reale. Nel sogno, il suo viso si avvicinava lentamente al suo, pronto a coprire ogni distanza tra loro due.
Socchiuse gli occhi e un raggio di sole la accecò. Riuscì a vedere il volto di Naruto davanti a lei. Era vero o irreale? Non riusciva a capirlo, ma era così bello...
Si svegliò di soprassalto, i sensi allertati da un rumore di passi. Aprì infine gli occhi, triste di essere stata strappata a quel sogno meraviglioso. Nessuno oscurava la sua visuale, ma le sembrò di sentire nell'aria un vago odore di Ramen.


Qualche ora dopo, Naruto si rigirava come impazzito nel futon. Una volta uscito dalla tenuta degli Hyuuga, era corso verso casa, passando il resto del pomeriggio a seguire un cerchio immaginario nella sua stanza, aveva consumato una cena veloce e infine si era infilato sotto le coperte, sperando che almeno nel sonno avrebbe trovato pace. Ma non fu così.
Cosa stava per fare? Cosa gli era saltato in mente?
In 17 anni di esistenza, innumerevoli battaglie, nemici affrontati, mai si era sentito così disperato e combattuto. Cos'era stata quella forza, potente e misteriosa, che lo aveva quasi portato a baciare Hinata, all'improvviso, e mentre per giunta lei stava dormendo? Avrebbe voluto strapparsi i capelli, nascondersi per sempre per la gigantesca stupidaggine che stava per fare.
Quel profondo, inarrestabile desiderio che aveva provato era ancora vivo, latente dentro di sè. Soffocato, ma ancora vivo e insoddisfatto.
Non lo lasciava dormire, non lo lasciava pensare. L'immagine delle labbra rosee di Hinata era ancora vivida, quasi luminosa, nella sua mente. Avrebbe dovuto baciarla? Anzi, avrebbe voluto? Non lo sapeva, e non riusciva a far ordine nella sua mente. Si chiese se mai un simile desiderio l'avesse accarezzato prima, non solo con Hinata, ma anche con Sakura. La risposta, lo sapeva, era no. Per quanto avesse sempre pensato di essere infatuato di Sakura, mai aveva provato a baciarla, era semplicemente qualcosa che sentiva talmente lontano da sè che non prendeva neanche in considerazione. E quel pomeriggio, senza nemmeno che se ne accorgesse, stava per farlo.
Perchè? Perchè adesso? Cos'è cambiato?
Oh, tutto era cambiato.

Quando finalmente si addormentò, la notte scese accompagnata da Hinata, nei suoi sogni, che continuava a ripetergli che lo amava, che se avesse voluto quel bacio lo avrebbe accettato, che non sarebbe dovuto scappare via. Lui, disperato le rispondeva che era stata lei per prima a scappare, e la figura onirica della ragazza scompariva.
Si risvegliò sudato, tutt'altro che riposato, con un unico pensiero in testa: doveva vedere Hinata.


 
****************************************************************************


Per quanto Hanabi potesse sembrare giovane e inesperta, sapeva il fatto suo. Aveva passato le ultime settimane chiusa nella grande tenuta della sua casata, attendendo il ritorno dei suoi familiari, senza poter fare praticamente nulla. Aveva perso uno di loro, ma si era già preparata a una tale eventualità. Era pragmatica, convinta che il raggiungimento della pace chiedeva e pretendeva un prezzo da pagare. Per gli Hyuuga, era stato quello.
Ciò che la proccupava di più, era la sorella. Non che fosse mai stata una persona molto aperta, ma da quando era tornata, le piccole conquiste che aveva ottenuto negli ultimi anni nel suo comportamento, erano state come spazzate vie. Stava quasi sempre chiusa in camera sua, o seduta su una della panchine nel porticato a fissare il vuoto. Se le parlava rispondeva a malapena, mangiava come un uccellino. Alla fine, finito l'ennesimo pranzo in cui era rimasta a guardare attraverso il piatto, senza la minima intenzione di mangiare, decise di parlarle.
Aspettò che tutti fossero tornati alle loro mansioni e, dopo uno sguardo di intesa scambiato col padre, andò verso la porta della sua camera. Entrando, l'oscurità la avvolse: le tende erano completamente tirate e dovette attivare il byakugan per riuscire a vedere la sorella, che trovò avvolta tra le coperte, in un angolo della stanza.
«Hinata.. cosa fai?»chiese in un sussurro. La ragazza sussultò, come se non si fosse accorta fino a quel momento della presenza della sorella.
«Scusami Hanabi.... non sto molto bene, puoi lasciarmi un po' sola?» rispose la Hinata, la voce spezzata. Per tutta risposta, la ragazzina le si sedette accanto. Non aveva intenzione di allontanarsi da lei, non in quel momento.
«Hinata, ti prego... siamo tutti preoccupati per te, nostro padre non sa più cosa fare» sollevò una mano verso la sua testa, accarezzandole i capelli. Hinata piegò leggermente la testa verso di lei.
«Non preoccupatevi, sono solo stanca. Mi riprenderò». Nella penombra, Hanabi vide l'accenno di un sorriso sul volto della sorella.
«Non mentirmi. Non puoi farlo. So che stai tutto il giorno a pensare a Neji, non so cos'altro ti passi nel cervello, ma questo deve finire. Non siamo arrabbiati con te, non lo saremo se ti farai aiutare. Ormai è tutto finito, la guerra, tutto... Tutti si stanno rialzando, stanno lavorando, e devi farlo anche tu. Torna in te, ti prego!»
A questo punto Hinata non potè ignorarla: sentì un singhiozzo e con stupore si accorse che la sorella stava piangendo.
«Oh Hanabi... Non piangere, non devi farlo» disse, col cuore spezzato.
«Hinata... Mi manchi. Sai cos'è voluto dire aspettarvi, aspettarti, per tutto questo tempo senza sapere cosa steste facendo, se foste vivi... Ero così felice quando siete tornati, volevo riprendere tutto il tempo perso, apprezzare in toto la tua compagnia, ma da quel momento forse sono stata anche peggio. Neji non c'è più, e tu sei come un fantasma. Ti prego, torna davvero» disse, tra un singhiozzo e l'altro.
Hinata sentì il cuore stringersi dolorosamente nel petto. Cosa stava facendo? Aveva già perso suo fratello, e ora solo per colpa sua stava per perdere sua sorella. La abbracciò teneramente, avvolgendo la sorella tra le sue coperte. Una nuova verità la fulminò, improvvisamente. Lei era lì per un motivo. Era lì per stare con sua sorella, per poter costruire per e con lei un futuro. Era lì per suo padre, per prendere la sua eredità. Era lì per i suoi amici, per tutto il villaggio. Anche Naruto l'aveva pensata, ed era quasi sicura che la visione di quella mattina non fosse così irreale.
«Sorella mia... Grazie.»
Non era sicura se quello sarebbe bastato a lavarle via il senso di colpa che le ottenebrava l'animo, ma almeno le aveva dato un nuovo monito per rialzarsi e riprendere in mano la sua vita. Si alzò e, lanciando un ultimo sguardo alla sorella, uscì.


 
***************************************************************************


Naruto quella mattina decise di andare ad aiutare Sakura e gli altri ninja medici all'ospedale, approfittandone per fare un altro controllo alla protesi che da poco gli era stata messa. Sapeva che doveva rivedere Hinata, ma pensò che tenersi impegnato per un po' lo avrebbe aiutato a fare chiarezza dentro di sè. L'ospedale era un via vai di persone, tra pazienti infortunati più o meno gravemente e coloro che andavano a visitare i familiari in terapia intensiva. La guerra aveva preso qualcosa a tutti: a chi parenti, mogli, mariti e figli, a chi una gamba, un occhio o, come nel suo caso, un braccio. Entrando in quella struttura però, non potè fare a meno di sentirsi felice: tutti lo salutavano calorosamente, gli sguardi pieni di gratitudine e di speranza. Per quante persone erano morte per lui, si rese conto, ce n'erano altrettante che erano lì grazie a lui. Il pensiero lo colpì come un pugno in faccia, e per la prima volta, dopo quei giorni di malinconia, accolse quel pensiero felice nel suo cuore.

Trovò Sakura nel suo studio, intenta a compilare le cartelle cliniche di alcuni pazienti.
«Sakura-chan! Disturbo?» salutò l'amica. «Non ho molto da fare e pensavo di poter essere d'aiuto...»
Sakura alzò lo sguardo.
«Grazie mille, ma stavo giusto per andare in pausa, oggi la situazione è abbastanza tranquilla per fortuna» sospirò, sollevata. «Ti controllo la protesi e usciamo un po', ti va?».
Naruto le sorrise, avvicinandosi. Dopo il controllo di routine - la protesi per fortuna non gli faceva più male e per quanto gli sembrasse strano avere un nuovo braccio, cominciava ad abituarcisi – uscirono. Sakura divorò un panino, affamata com'era, e tra un boccone e l'altro chiese a Naruto se avesse parlato con Hinata. «Ancora no.. » sospirò, indeciso se raccontarle o meno di quel che era successo il giorno prima.
«Quindi? Cosa aspetti? Sei insopportabile quando sei così indeciso!!» sbottò la kunoichi.
«Ieri... è successa una cosa... » velocemente le fece un resoconto del breve tempo che aveva passato nella tenuta degli Hyuuga. Mentre lo faceva, si rese conto della velocità a cui il suo cuore stava battendo, arrossì e si chiese se Sakura non lo avrebbe trovato spregevole per ciò che aveva fatto, anzi, che stava per fare. «Sakura-chan, ti prego non fraintendermi. Non l'avrei mai baciata mentre dormiva, ma davvero non so cosa mi è preso! Non so quel che desidero...» concluse, affranto.
Sakura lo guardò stupita. Davvero Naruto era stato capace di una cosa del genere? Nella sua mente l'immagine del ragazzino ingenuo e imbranato e quella del ragazzo che gli stava davanti, confuso dal suo desiderio, non riuscivano a coincidere.
«Naruto, credo che in fondo i tuoi sentimenti per Hinata siano più intensi di quanto pensassi. E suppongo sia normale, lei ti ha sempre amata così tanto e tu l'hai sempre voluta proteggere. Forse anche tu provi lo stesso, ma in questi anni eri troppo immaturo per capirlo.» gli sorrise dolcemente, sentendosi come una sorella maggiore che da consigli d'amore al fratellino.
Naruto arrossì, abbassando gli occhi. Stava davvero succedendo questo? Possibile che si fosse innamorato senze rendersene conto? Ripensò a tutte le attenzioni che Hinata, anche indirettamente, gli aveva riservato in quegli anni. Ripensò alla dichiarazione, al funerale, alla conversazione che avevano avuto e ai sogni che lo accompagnavano ogni notte. Pensò alla figura di Hinata, così bella e delicata nelle sue forme generose, il suo viso dolce, i tratti armoniosi.
Sakura interruppe il filo dei suoi pensieri. «Ora scusami, ma devo proprio tornare a lavorare, ho un sacco di cartelle da compilare! In bocca al lupo!» aggiunse, con uno sguardo ammiccante.
Dopo averla salutata, Naruto andò verso le vie del villaggio brulicanti di negozi, pensando a come prepararsi per quando e se avrebbe incontrato Hinata.


Hinata camminava per le strade del villaggio. Dalla fine della guerra non l'aveva più fatto, ma vagare per la città senza una vera meta, osservare le persone che lavoravano, entrare nei negozi o comprare dei dolcetti per sè e la sua famiglia era uno dei suoi passatempi preferiti. Mentre osservava la vetrina di un negozio di vestiti, riflettendo se fosse il caso di entrare o meno in un momento come quello (in realtà era uscita per cercare Naruto, ma alla fine aveva perso la sua intrapendenza e deciso di rimandare al giorno successivo, per avere il tempo di dar ordine alle sue idee) vide una testa bionda tra gli scaffali pieni di vestiti. Arrossendo all'istante, si chiese cos'era meglio fare, entrare o scappare il prima possibile? Rimasta bloccata, indecisa sul da farsi, si rese conto che un paio di occhi azzurri la avevano inquadrata. Naruto la vide e, passando velocemente dalla cassa per pagare qualsiasi cosa avesse preso, la raggiunse.
Con stupore, la ragazza notò il colorito roseo sulle sue guance, mentre la salutava timidamente, ma con entusiamo. «Hinata-chan! Che piacere rivederti. Come stai?» chiese sorridendo.
Hinata volse lo sguardo al pacchetto che aveva tra le mani. Che fosse un regalo per Sakura?
«B-bene, ti ringrazio. Anche io sono felice di rivederti.. E a proposito dell'altro giorno..» abbassò lo sguardo, pronta a scusarsi per il suo comportamento.
Furono interrotti da un tuono. Un temporale improvviso si abbattè sul villaggio, e i due trovarono velocemente riparo sotto l'insegna del negozio. Naruto sembrava impaziente: continuava a spostare il suo peso da una gamba all'altra, spostando lo sguardo da Hinata alla strada accanto a loro. Tirando un profondo sospiro, le parlò. «Hinata, lo so che può sembrarti una richiesta eccessiva, ma ho davvero bisogno di parlarti.. Casa mia è qua vicino, vuoi salire per un the? Non ti tratterrò molto, promesso».
Hinata lo guardò, gli occhi sgranati, arrossendo violentemente. Avrebbe dovuto accettare? D'altronde anche lei desiderava parlargli, non sapeva in quale altro posto poter trovare un po' di calma con quella pioggia, e casa sua era troppo lontana. Abbassando lo sguardò, annuì. Naruto sospirò sollevato, e con ulteriore imbarazzo della kunoichi la prese per mano, guidandola verso casa. Hinata camminò velocemente dietro di lui, cercando di coprirsi con la felpa meglio che poteva da quella pioggia torrenziale, tenendo lo sguardo fisso sulle loro mani intrecciate. Un familiare calore le pervase il petto.
Nonostante l'imbarazzo, nonostante non sapesse bene come affrontare una situazione così nuova per lei, si sentì immensamente, irrimediabilmente felice.



Note autrice
Bene, a quanto pare questa storia durerà ancora di più di quanto pensassi xD Comunque penso proprio che il prossimo sarà l'ultimo, seguito da un epilogo! Ho ancora scritto poco e niente del prossimo capitolo, ma spero di riuscire a concludere questa fanfic entro questo fine settimana (mi aspetta una settimana infernale poi, rischierei di lasciarlo senza aggiornamenti per vari giorni).
Per il titolo di questo capitolo ho fatto un eccezione, ma amo tantissimo questa canzone dei Radiohead e credevo calzasse a pennello!
Al prossimo aggiornamento :)
Linx

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** (don't) Give up to the Ghost ***


(don't) GIVE UP TO THE GHOST

"Gather up the lost and sold,
In your arms.
Gather up the pitiful,
In your arms.
What seems impossible,
In your arms.
I think I have had my fill,
In your arms. "

Un passo. Due passi. Tre passi. Quattro passi. Una pozzanghera. Un gradino. Due gradini. Una porta.

Era lì. Naruto davanti a lei, le loro mani unite come un'unica entitá. Il fiato corto per la corsa sotto la pioggia. Ma era lì. Quella porta davanti a lei era la visione più spaventosa e seducente che avesse mai avuto. Naruto si era fermato, forse anche lui preso da quegli stessi pensieri che tormentavano la ragazza. Non erano più bambini, lui viveva solo e nessuna ragazza, a parte Sakura, aveva attraversato quella porta.
Lentamente, girò le chiavi della serratura e, con un leggero scatto, aprì. Hinata si sentiva sull'uscio dell'intimità di Naruto, il vero Naruto. Non l'eroe della guerra, non il cercoterio, non la reincarnazione di Asura Otsutsuki. Semplicemente. Naruto.

Il ragazzo sembrò esitare per qualche secondo davanti al proprio appartamento. Solo ora si rese conto del disordine in cui versava, e si voltò velocemente verso Hinata.
«M-mi dispiace Hinata-chan.. casa mia è un casino, forse è meglio andare da qualche altra parte!!» disse tutto d'un fiato, visibilmente imbarazzato.
Ma ormai la curiosità stava divorando la kunoichi. «Non è un problema, davvero» disse, divertita. Superando il ragazzo e mettendo finalmente piede attraverso la porta, recitò «Permesso, sto entrando» come da educazione.

Effettivamente, Naruto non aveva esagerato. Le si presentò davanti un ingresso/salotto, con un divano pieno di vestiti sparsi qua e là, davanti un tavolino colmo di barattoli di ramen instantaneo non buttati. Intravide la cucina dove il disordine e la sporcizia sembravano ancora peggio. Una porta chiusa impediva la vista di un ulteriore stanza, quella da letto probabilmente. A quel pensiero Hinata arrossì violentemente. Era davvero lì, nel luogo dove Naruto aveva abitato ed era cresciuto per 17 lunghi anni.
Nel frattempo il padrone di casa stava raccogliendo alla bell'e meglio i vestiti e la pattumiera lasciata dimenticata in quella bolgia di stanza, mentre si dilungava in scuse su scuse, asserendo a quanto fosse stato occupato e come ancora non avesse potuto sistemare la casa da dopo la guerra. Hinata lo rassicurava, dicendo che capiva e che non avrebbe dovuto preoccuparsi così.

Questo siparietto quasi surreale, in cui Naruto correva come un pazzo da una parte all'altra della casa, aprendo e sbattendo porte, prendendo e riempiendo sacchi dell'immondizia per poi portarli fuori, ignorando le proposte di aiuto da parte di Hinata, aveva completamente distratto i due ragazzi dal vero motivo per cui erano entrambi lì. Non appena finalmente ebbero un po' di calma, e un po' di ordine, il pensiero tornò contemporaneamente ad entrambi, provocando un lieve rossore e sguardi di imbarazzo. Un silenzio fatto di parole non dette, gesti non fatti, li avvolse.

Naruto fu il primo a riscuotersi da quel torpore. Alzò lo sguardo verso Hinata e, esitando visibilmente indeciso, andò verso camera sua dove recuperò il sacchetto che poco prima aveva lì posato. Hinata lo guardò riconoscendolo subito: era quello che gli aveva visto comprare nel negozio davanti al quale si erano incontrato.
Con suo sommo stupore, Naruto glielo porse, cominciando a balbettare «L-l'ho visto e ho pensato potesse starti bene.. Volevo parlarti ma ho pensato sarebbe stato carino avere qualcosa da regalarti.»
La kunoichi era impietrita, incapace di parlare. Davvero era per lei? Davvero lui aveva avuto un simile pensiero? Aveva sempre amato Naruto, l'aveva sempre osservato da lontano, aveva imparato a conoscere e apprezzare ogni sfumatura del suo carattere. Ma mai avrebbe immaginato che fosse capace di un tale gesto. Non che lo immaginasse incapace di attenzioni, tutt'altro. Solo che lo aveva sempre visto come una persona capace di dimostrare il proprio affetto e la propria ammirazione con le sue azioni, non con regali o cose simili. Pensò che forse il ragazzo voleva qualcosa di finalmente normale. Qualcosa che potesse renderla felice, e si commosse a questo pensiero.
«Grazie... non so cosa dire, grazie..» sussurrò con le lacrime agli occhi.
A quel punto Naruto, dopo aver constatato che il gesto era stato gradito, ritrovò la sua solita baldanza. «E' solo un pensiero per ringraziarti del tuo sostegno, anche negli scorsi giorni!»
Hinata aprì il piccolo sacchetto con mani tremanti. Qualsiasi cosa ci fosse stata dentro, l'avrebbe apprezzata: era qualcosa scelta da Naruto per lei. Solo per lei.

Era un foulard, semplice e delicato al tatto, blu con una fantasia ricca di girasoli gialli. Hinata lo guardò per qualche secondo, e lo amò subito. Si chiese come Naruto potesse sapere che quelli fossero tra i suoi fiori preferiti. Come leggendole nel pensiero, Naruto le disse «Volevo regalarti qualcosa che ti permettesse di legarti i capelli, da quando li hai lunghi ho sempre pensato a come ti sarebbero stati legati o tirati indietro» e arrossì. Lo aveva sempre pensato?
«Poi i girasoli mi hanno fatto pensare a te, Hinata, "un posto soleggiato". E cosa c'è in un luogo soleggiato? I girasoli, suppongo» disse, cominciando a ridere nervosamente.
Hinata osservava quel lungo e sottile pezzo di stoffa finissima, i colori e i fiori che lo impreziosivano. Presa da un turbinio di emozioni che le tempestavano il cuore, felicità, commozione, gratitudine, ma ancora insicurezza, senso di colpa, trovò lo slancio per circondarlo con le sue braccia, tendendo le mani dietro il suo collo e affondando il viso nel suo petto, arrendendosi al pianto che aveva continuato a reprimere.

Naruto era rimasto immobile, sorpreso da quell'abbraccio inaspettato. Non avrebbe mai pensato che con un regalo così insignificante, avrebbe scaturito una tale reazione. Sorrise timidamente, abbassando gli occhi verso la ragazza e stringendola a sua volta a sè. Tutto sembrò trovare una risposta in quell'abbraccio, in quel contatto così tenero, intimo e intenso, così vero. Tutto, dall'insicurezza del post-guerra, alla tristezza per le perdite, al senso di inappartenza a un mondo che aveva lasciato dietro di sè tante persone, ma non lui. Lui che adesso poteva essere lì, poteva abbracciare Hinata, sentire il suo esile corpo completamente stretto al suo, i suoi sussulti. Non avrebbe più voluto vederla piangere, e si ripromise che non l'avrebbe più permesso, non dopo quel pomeriggio. Ma per il momento, decise di rimanere lì, per darle un'ancora di appiglio e per permetterle una volta per tutte di sfogarsi e liberare quanto di oscuro e disperato avesse ancora dentro.

Rimasero fermi così, come quella mattina dopo il funerale, in un momento infinito che racchiudeva dentro di sè tutto ciò che non avevano detto, i loro intimi pensieri, desideri. Hinata si rese conto che l'unico conforto, l'unico vero contatto di cui aveva bisogno era quello con Naruto. Era così semplice, eppure così complicato, avere letteralmente tra le sue braccia tutto quello che aveva desiderato in tutti quegli anni. Tutte le volte che lo aveva osservato da lontano, che aveva desiderato parlargli, che lo aveva tramutato nel suo esempio, nella spinta di cui aveva bisogno per cambiare e per riuscire, finalmente, ad amarsi, erano riflessi lì, in quell'abbraccio, in quel pianto disperato.

Però lui desiderava guardarla, parlarle. Quando i fremiti cessarono, le poggiò le mani sulle spalle, allontanandola leggermente ma non abbastanza da interrompere quell'intimo contatto tra i loro corpi.
«Hinata, va tutto bene. Puoi sfogarti quanto vuoi, voglio che tu sia sincera con me adesso. E' inutile che mi nascondi la verità sul tuo stato d'animo, solo per cercare di tirarmi su. Se so che tu stai così, non sarà mai possibile» le disse, soppesando bene le sue parole. Era sinceramente preoccupato, ma anche felice che lei fosse finalmente sincera e non si nascondesse dietro a un falso sorriso.
«Dobbiamo, devi essere felice. Te lo meriti, hai lottato per questa felicità. Non permettere al passato di torturarti così. Io non lo permetterò, ti prego, fa che ti possa aiutare e stare accanto.»
Qualcosa andò storto però, Hinata si arrigidì e si allontanò da lui, voltandogli le spalle, stringendosi tra le mani il foulard, nervosamente. Naruto guardò le sue spalle amareggiato.
«Hin -» «Ma non capisci?» sbottò lei, voltandosi improvvisamente, esaperata. Un fiume di parole ed emozioni le turbinavano dentro. Non riusciva ad accettare quel conforto, anche se lo aveva infinitamente, profondamente desiderato. Sentiva che doveva tirar fuori tutta la sua rabbia, tutto il suo rancore per poter finalmente lasciarsi alle spalle il suo dolore. «Io non posso essere felice, non dovrei neanche essere qui adesso. Per quanto ci provi, non riesco a rimarginare questa ferita. E' un dolore forte, incessante, non mi abbandona mai. E non posso condannarti allo stesso destino. Dimentica tutto, non preoccuparti per me, sii felice tu.»
Ansimava dalla rabbia e dalla frustrazione. Lo amava, con tutto il suo cuore, e non sopportava l'idea di vederlo soffrire per lei.

Naruto però non riusciva a trattenersi. «Davvero credi che io mi prenda il diritto di dimenticare, di lasciarti sola in questo dolore? Ci sono anche io qui, stiamo vivendo le stesse identiche emozioni e tu credi che io possa andare avanti e basta? Se solo..» Si fermò, imbarazzato. «Se solo tu mi permettessi di starti accanto, sostenerti come tu hai sempre fatto, questo peso sarebbe più leggero da sostenere. Non puoi arrenderti a questo fantasma del passato. Lo porteremo, affronteremo insieme, e forse un giorno lo dimenticheremo davvero. Ma ti prego, non voltarmi le spalle ancora!»

E prima che lei potesse rispondergli, le si avvicinò, piegandosi verso di lei, circondandole viso tra le sue mani, asciugandole le lacrime, non lasciandole scampo al bacio a cui pensava dal momento in cui l'aveva vista quel pomeriggio. Il cuore di Hinata palpitò, il suo corpo rigido dopo quel gesto ancora più inaspettato dell'abbraccio di prima, ma non si ritrasse. Rimaserò immobili qualche secondo, assaporando quel contatto ad entrambi sconosciuto, le loro labbra strette le una sulle altre, così strette da potersi fondere. Hinata, quando alla fine Narutò si staccò da lei, aveva gli occhi sbarrati, ma era incapace di vedere di fronte a sè. Non riusciva a credere a quello che era successo. Cosa voleva dire? Naruto l'aveva fatto solo per conforto o forse.. forse..

Socchiuse gli occhi, guardando davvero il ragazzo. Le guance rosse, le labbra gonfie e socchiuse. Lentamente si riavvicinò a lui, portando le mani a stringere la sua vita, aggrappandosi nuovamente a lui. Le sue labbra impiegarono un'eternità a raggiungere quelle di Naruto, nonostante la vicinanza. Il suo corpo si muoveva senza che lei lo comandasse veramente, sapendo però che questo era quello che voleva davvero. Non più tristezza, non più rabbia, solo quello.
Lo baciò dolcemente, lentamente, come avrebbe sempre desiderato fare. Naruto posò nuovamente le mani sulle sue guancia, per poi portarne una ad accarezzare i suoi capelli. Questa volta le loro labbra si mossero, in sincronia, e quando la ragazza le socchiuse Naruto seguì quel movimento, la sua lingua alla spasmodica ricerca di quella di Hinata. La kunoichi sobbalzò a quell'ulteriore contatto, ma lo accolse e assecondò. Era qualcosa di inspiegabile, mai provato, un calore che partiva dalle loro labbra e si irradiava a ogni fibra del loro corpo. Quella fame di amore, di affetto, era finalmente appagata in quel bacio. Nessuno dei due aveva intenzione di separarsi dall'altro, i loro movimenti si facevano via via più esperti, le loro mani si cercavano, esplorando l'uno il corpo dell'altra. A volte si stringevano tra loro, poi tornavano sulle guance, sulle braccia, sui fianchi, in una danza disperata in cui nessuno dei due era pronto ad arrendersi.

Hinata sentì il suo cuore alleggerirsi ogni secondo che passava. Non il funerale, non le parole di sua sorella.. Solo lui avrebbe potuto alleviarla da quel dolore. Era stata una stupida anche solo a pensare di metterlo di lato e non farlo parte del tormento della sua anima. Non solo il tormento della perdita, ma il tormento di una vita passata a cercare l'approvazione di chi gli stava incontro, a cercare un modo per trovare la forza di andare avanti nonostante le spalle a loro voltate. Quel tormento non era solo suo, ma di entrambi. In quale altro modo lo avrebbero potuto superare, se non insieme? In quale altro modo se non aggrapparsi l'uno all'altra, come ora stavano facendo, lenirsi le ferite a vicenda, tornare a vivere insieme?

Rapito da quel bacio così intenso, ma così puro e innocente nella sua primordialità, nel suo essere dettato dall'unico bisogno che provavano entrambi di affrontare insieme il dolore, Naruto si sentì finalmente, immensamente felice.
Se era quello l'amore, il vero amore che mai aveva provato in vita sua, quell'amore che aveva sempre voluto ma che gli era stato tolto fin da bambino, era stato davvero stupido a non rendersi conto di quello che Hinata gli aveva sempre dato, e come lui l'avesse a sua volta osservata, e nel suo intimo ammirata. Si staccò a malincuore da lei, ma solo per poterla guardare intensamente negli occhi e dirle, quasi in un sussurro impercettibile, quello che aveva capito in quei giorni e in quegli istanti di puro, vero affetto.


«Ti amo.»


Hinata lo strinse di nuovo a sè, baciandolo tra le lacrime di gioia, decisa a non lasciarlo andare mai via dalle sue braccia, rispondendo a quell'atto di amore cento, mille, milioni di volte.




************************************************************
NdA.Scusatemi la lunga assenza, ma come avevo immaginato l'ultima settimana sono stata totalmente assorbita dagli impegni. Questo capitolo è stato il più difficile da scrivere, e non credo di essere riuscita a esprimere al meglio quello che sentivo di voler scrivere. Comunque, spero vi piaccia ugualmente. La storia può considerarsi finita, manca solo l'epilogo che spero non necessiterà troppo tempo per la scrittura. 
A presto :)
Linx

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Everything in Its right place - Epilogo ***


EVERYTHING IN ITS RIGHT PLACE


Un raggio di sole filtra, timido ma implacabile, tra le tende, nella calma dell'alba di un nuovo giorno. Seguo il suo rettilineo tragitto, la polvere che turbina da esso illuminata, fino al posto su cui ha scelto di posarsi.
Le guance di mia moglie. Le pallide, diafane, morbide guance di mia moglie. Stanotte non ho chiuso occhio per l'emozione. Lei ha cercato di tenermi compagnia, ma alla fine, cullata dalle mie braccia, si è appisolata.

Raggiungo quella linea di luce con la mia mano, accarezzando il volto disteso e sereno di Hinata. Oggi è il giorno. Alla fine, senza neanche accorgermene, sono diventato a tutti gli effetti Hokage. Tutti nel villaggio sapevano che la carica di Kakashi era soltanto provvisoria, il tempo che crescessi, che conoscessi le mie responsabilità, che mi facessi le ossa in missioni diplomatiche. Ma tuttora mi sembra irreale.

In questa pace, nel silenzio tombale del villaggio ancora addormentato, l'unica cosa che mi sembra vera è la figura mezza illuminata dal sole che pacificamente dorme accanto a me. Dove sarei ora senza di lei?
E se non mi fossi mai accorto di amarla?
Al solo pensiero rabbrividisco. Lei, che mi ha dato amore. Lei, che mi ha dato una famiglia. Una famiglia che mi ha portato a capire ancora di più l'importanza del villaggio, la protezione di cui esso necessita. Mi rigiro nel letto, questa volta poggiando lo sguardo verso la culla che contiene il nostro piccolo, grande miracolo.
Mio figlio, che dorme senza sapere gli orrori che abbiamo passato per poter conquistare questa pace.
Mio figlio, che quando gattona vicino all'altarino dedicato a Neji, ne indica divertito il volto. Mio figlio, che non conosce la solitudine. Che non dovrà mai conoscerla.

Oggi il mio più grande sogno si realizzerà. Ma in realtà, ciò che più desideravo è già avvenuto. Avere il rispetto del villaggio, amici, persone che riconoscono il mio valore e la mia forza. Una famiglia.

Il momento in cui ho stretto Bolt tra le mie braccia, una paura irrazionale, inarrestabile si è impadronita di me. In quel momento, quanto di difficile avevo affrontato nella mia vita era stato soppiantato da un unico, terrificante pensiero: come farò a crescerlo? La voce di Hinata, stanca ma gioiosa, mi ha risvegliato. Il sorriso di mio figlio, rinsavito.

Ora quella strana e cocente paura sembra impossessarsi di nuovo di me. E' vero, ho guadagnato il rispetto del villaggio, ma riuscirò a mantenerlo? Riuscirò ad essere il degno successore del mio sensei e di mio padre?
Un movimento accanto a me blocca quel fiume di pensieri. Un braccio mi avvolge, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E lo è. Se sono qui, se ho una famiglia che mi ama e che amo a mia volta, riuscirò a superare anche questa paura, a compiere il mio dovere.

"Naruto, è l'alba. Va tutto bene?" dice la voce stropicciata di mia moglie. "Sì" sorrido, pensando a quanto bene mi conosca. Guardo Bolt, che dorme beato nella sua culla. Le foto del nostro matrimonio, dei nostri viaggi insieme, sul comò. La foto della mia squadra, unita allora come adesso.
"Tutto è al suo posto giusto".







NdA: Bene, qui finisce questa breve ma intensa (almeno per me xD) avventura! Sono davvero felice di essere riuscita finalmente a finire una fanfiction, e spero questa sia la spinta a scriverne di altre! Grazie a chi ha aggiunto la storia tra le seguite e preferite, e ovviamente a chi mi ha recensito! Anche se siete pochi, è stato bellissimo sapere che c'era qualcuno a leggere questa piccola storia! Al solito, vi lascio alla prossima :*
Linx

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2912743