Scherzo del destino

di ReRuIchi
(/viewuser.php?uid=75505)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perché? ***
Capitolo 2: *** L'inizio del viaggio ***
Capitolo 3: *** La decisione di Kakuzu ***
Capitolo 4: *** Affetto ***



Capitolo 1
*** Perché? ***


 

***

Perché?

Com'era possibile che fosse accaduto tutto ciò?

La strategia di Shikamaru era perfetta, aveva calcolato tutto nei minimi particolari. 

E allora perché Kakashi Hatake era a terra, con gli occhi vitrei rivolti al cielo e un enorme buco a livello del cuore? Perché non c'era Kakuzu al suo posto? Che Shikamaru avesse...no! Impossibile, Ino era certa che nessuno dei due nemici si fosse accorto di quello che il suo compagno stava architettando.

Eppure Kakuzu era ancora in piedi e stringeva il cuore di Kakashi tra i suoi spessi fili neri inglobandolo a poco a poco nel suo corpo.

-Avete escogitato proprio un bel piano, ma siete stati troppo sicuri del fatto che non mi sarei accorto di nulla. Dilettanti-le sue parole fecero squittire la ragazza dallo sgomento. Come aveva fatto a capire cosa stessero tramando? Kakuzu era molto intelligente e aveva una grande esperienza alle spalle ma mai si sarebbe aspettata che avrebbe anticipato le loro mosse in quel modo.

Con un poderoso calcio scaraventò il corpo esanime di Kakashi verso un albero; il rumore di ossa rotte risuonò per tutta la piana ed Ino fece istintivamente un passo indietro, sentendo le mani di Choji posarsi sulle sue spalle nella speranza di tranquillizzarla.

Ma non servì a molto, anche Choji tremava e respirava a fatica. Senza Kakashi erano spacciati e lo sapevano entrambi.

Dov'erano Naruto, Sakura, Sai e Yamato? Ino non riusciva a sentire la loro presenza, eppure a quest'ora sarebbero dovuti essere abbastanza vicini. Perché tardavano tanto? Ma soprattutto, Shikamaru...

-Vecchia mummia!-come se richiamato dai suoi pensieri quel pazzo masochista di Hidan fece la sua comparsa, e sia Ino che Choji rimasero di pietra.

Se lui era lì allora...

-Shika-sussurrò Choji, stringendo le spalle di Ino con più forza e trattenendo un singhiozzo.

Il petto di Hidan era impregnato di sangue e il suo ghigno soddisfatto, lo stesso che aveva stampato in faccia quando uccise Asuma , era l'ennesima prova di ciò che i due ragazzi avevano ipotizzato.

Shikamaru era morto.

Oltre al loro maestro aveva preso anche il loro compagno di squadra.

Il loro migliore amico.

-No...-mormorò Ino, appoggiando la schiena sul petto di Choji per non cadere. Le gambe sembravano essere diventare di burro e non riusciva a respirare per quanto dolore sentisse al cuore.

Mille immagini le invasero la mente.

I loro pranzi insieme, gli allenamenti, i continui battibecchi, le uscite insieme per i locali, i suoi rari sorrisi.

Finito. Era tutto finito. Il team 10 si era spento per sempre.

Ed ora era il loro turno, quei due li stavano osservando.

Hidan sghignazzò divertito con la sua falce in mano.

-Bene, sono rimaste solo quelle due pulci. Ci penso io Kakuzu, voglio che questi vermiciattoli vengano mandati tutti all'inferno in nome di Jashin. Allora stronzetti, siete pronti a fare la stessa fine dei vostri compagni?-

In quel momento Ino non poté fare a meno di pensare a quanto fosse strano il destino. L'uomo che volevano uccidere per vendicare Asuma  sarebbe stato il loro carnefice, le veniva quasi da ridere. Quanta determinazione aveva visto negli occhi di Shikamaru nel giorno della partenza, quanta forza nelle sue parole. Ma non era servito a niente, avevano perso comunque, e questo non riusciva a perdonarselo. Sarebbero morti lì, tre ragazzi che non erano riusciti ad affrontare la morte del loro sensei e si erano fatti ammaliare dallo spirito subdolo della vendetta che li aveva portati alla rovina. Tre ragazzi ancora troppo giovani e immaturi che si lasciavano ancora trascinare dai propri istinti, dai quali alla fine erano stati traditi.

-Ino-la voce di Choji le sembrò così lontana. Gli fece un leggero cenno con la testa così da fargli capire che lo stava ascoltando, gli occhi fissi sulla figura di Hidan che si stava avvicinando con una lentezza snervante, quasi cercasse di assaporare appieno quel momento. Bastardo sadico-Ho un piano, ma devi promettermi che farai ciò che ti dirò senza esitazioni-

Ino riflettè prima di rispondere. Non le piacevano quelle parole, per niente.

-Choji...-

-Ti prego, prometti-la sua voce era così roca che per un attimo non la riconobbe. Voltò la testa e le sembro di guardarsi allo specchio. I suoi occhi erano umidi e vuoti, aveva l'espressione di chi non ha più motivo per vivere. O almeno, questa fu la sua prima impressione, perché guardandolo meglio notò una determinazione nei suoi occhi.

Choji non si era ancora arreso, aveva un ultimo compito da svolgere e chi era lei per negarglielo?

-Prometto-un piccolo sorriso si fece strada sul faccione del suo amico prima che iniziasse a parlarle direttamente nell'orecchio.

-Se rimaniamo qui moriremo entrambi, ho intenzione di distrarli così da permetterti di fuggire. Il team di Yamato sta sicuramente per arrivare, raggiungili e dì loro cosa è successo-

-Non posso lasciarti qui da solo!-sbottò Ino, stringendogli con forza la mano-Io...-

-Che succede moscerini, vi state scambiando le ultime parole?-gridò Hidan con un sadico sorriso stampato in volto-Non preoccupatevi, oggi mi sento di buon umore dunque farò in modo che la vostra sarà una morte rapida. Mi ringrazierete più tardi-e scoppiò a ridere per la sua stessa discutibile battuta, stringendo la falce con entrambe le mani. Era sempre più vicino.

-Ino, hai promesso. Non preoccuparti, il mio compito sarà solo quello di trattenerli. Ci rivedremo presto, buona fortuna-e si allontanò da lei, avanzando verso Hidan che lo guardò perplesso prima di irrompere nell'ennesima risata derisoria

-Oh oh! Ma che cavaliere! A cosa ti servirà sacrificarti per della carne morta? Ma se ci tieni così tanto ad essere il primo...-si leccò le labbra e tese i muscoli come un gatto pronto a balzare sulla sua preda. Davanti a quella scena Ino sembrò riscuotersi dal torpore che l'aveva avvolta e fece un passo in direzione dell'amico.

-Choji!-lo chiamò per l'ultima volta con voce disperata e gli occhi lucidi. Una mano tesa verso di lui. Choji si voltò e le donò uno di quei sorrisi luminosi che lei adorava.

-Ricorda la promessa, salvati-e detto questo, si lanciò come una furia verso Hidan.

*

Da quanto tempo stava correndo? Dove si trovava? Non lo sapeva, non riusciva a vedere nulla a causa delle lacrime che le bagnavano gli occhi. Portò una mano verso il cuore, le faceva così male. Ma il braccio si bloccò a mezz'aria.

Il cuore.

Lo aveva ancora?

No, lo aveva lasciato in quella piana insieme ai suoi due migliori amici. Perché lei lo sapeva fin dall'inizio che Choji voleva sacrificarsi per permetterle di salvarsi, non era così stupida.

A quest'ora anche lui se ne era andato, e lei non poteva fare a meno di chiedersi perché lo avesse lasciato da solo.

Al diavolo la promessa! Doveva morire con lui, fianco a fianco. Doveva raggiungere Asuma  e Shikamaru anche lei!

Perché era scappata? Perché aveva permesso a Choji di farlo? Perché non si era immolata lei al posto suo?!

Che senso aveva vivere adesso, che senso aveva combattere per Konoha? Senza loro due lei non era niente, solo spazzatura!

Un forte singhiozzo le scosse il petto e fu costretta a fermarsi per l'improvviso dolore al costato ma, appena lo fece, scivolò e cadde in ginocchio, scoppiando in un pianto disperato.

Era un orribile incubo. Tra poco suo padre l'avrebbe svegliata, avrebbero fatto colazione insieme e poi lei sarebbe andata al campo di addestramento. Choji l'avrebbe salutata con la sua solita energia, mentre Shikamaru le avrebbe fatto un veloce cenno per poi tornare a guardare le nuvole. Lei avrebbe gridato loro di alzarsi ed iniziare ad allenarsi.

Dopotutto, Asuma  sensei le aveva chiesto di prendersi cura di quei due scansafatiche.

A quel ricordo Ino boccheggiò.

Lo aveva promesso sul suo letto di morte. Si sarebbe presa cura di loro.

E li aveva lasciati entrambi morire. Un forte dolore al petto la fece cadere di faccia contro la terra; si strinse con forza lo sterno e gridò dal dolore, rannicchiandosi in posizione fetale e aspettando che le fitte si interrompessero. Ma la sua mente non le dava tregua.

Lo aveva deluso.

Li aveva delusi.

Lei era viva e loro tre erano morti!

-Ecco l'ultima, è stato più facile di quanto credessi-quella voce...

Ino sgranò gli occhi ma non si mosse, non ne aveva la forza. Faceva troppo male, che la ammazzasse pure lì. Desiderava che il suo cuore fatto a pezzi si fermasse

-Biondina, sei già morta?-sentì una stretta vigorosa al collo e all'improvviso il suo corpo non si trovava più accasciato al suolo. Osservò tra le lacrime il volto di quell'assassino che la squadrava con un viso folle.

-La tua espressione è sublime-le disse quasi in estasi-provi tanto dolore, giusto puttanella? Peccato che un'eretica come te non possa comprendere appieno quanto sia meravigliosa questa tua sofferenza-la sbattè contro un albero. Ino non disse nulla e non fece alcuna resistenza, solo un piccolo gemito di dolore uscì dalle sue labbra.

-Ehi Kakuzu, ti dispiace se mi diverto un po?-gridò, osservando la figura del suo compagno che si trovava a pochi passi da loro.

-Fai come ti pare ma vedi di darti una mossa, abbiamo bisogno urgentemente di cure- gli rispose incrociando le braccia.

-Tu avrai bisogno di cure casomai, coglione!-sbottò Hidan, ricevendo una semplice occhiataccia dal suo partner che fu bellamente ignorata.

-Allora-disse rivolgendosi ad Ino con un sorriso spettrale-Pronta?-lei non rispose, lo fissò con occhi vacui e tristi, pronta a seguire il suo destino. Non le importava cosa sarebbe successo. Voleva morire. Come la sua famiglia.

La mano di Hidan strinse con forza la falce rosso brillante, alzandola fin sopra la testa e puntandola verso il pallido fianco di Ino.

-Mi pari addormentata, vedrai che ti farò svegliare io, stronzetta!-gridò, prima di sferrare il suo attacco. Che però non andò mai a segno.

-Fermo!-ordinò Kakuzu afferrando il braccio di Hidan prima che le lame potessero sfiorare la pelle di Ino, la quale era incapace anche solo di emettere un suono. Hidan lo guardò scocciato.

-Che cazzo c'è ora?-

-Può esserci utile-Hidan guardò il suo partner, poi Ino, poi di nuovo Kakuzu e gli lanciò un'occhiata confusa.

-Pensavo avessi smesso di vendere donne-

-Infatti non voglio venderla-disse Kakuzu usando lo stesso tono che si userebbe con un bambino, cosa che fece innervosire non poco Hidan il quale, lasciando cadere Ino a terra, si piazzò davanti all'uomo e lo fulminò.

-E allora a che ti serve, vecchia mummia? Te la vuoi scopare? Non ti facevo un pervertito-Kakuzu non si mosse di un millimetro e continuò ad osservare Hidan con sguardo annoiato, ignorando la provocazione.

-Non hai notato il suo chakra?-

-Che cazzo me ne dovrebbe fregare? Quella per me è un cadavere che cammina!-

-E invece no, la portiamo con noi-a quelle parole era difficile dire chi fosse rimasto più stupito tra Hidan e Ino. Voleva portarla con loro? 

-E perché se posso saperlo?!-Hidan fu così gentile da porre la domanda al posto di Ino.

-Quella mocciosa è un ninja medico, ci faremo curare gratuitamente-la ragazza sgranò leggermente gli occhi chiedendosi come avesse fatto Kakuzu a capire che fosse un medico semplicemente osservandola.

-Vuoi portarti dietro questa palletta di carne per risparmiare sulla merda medica?! Tu sei fuso!-

-Sta zitto-sentì dei passi pesanti accanto a lei e due forti braccia sollevarla come se fosse una bambina. La testa le pulsava talmente tanto che a malapena si accorse di essere stata caricata come un sacco di patate sulla spalla di una delle due persone che odiava di più al mondo, ma non riuscì a reagire nè a dire nulla. Era stanca e dolorante, le palpebre gonfie dalle troppe lacrime erano così pesanti che non riusciva a tenerle aperte.

Lo stress e la stanchezza le caddero addosso come un macigno e dopo pochi minuti di lotta contro il suo subconscio per rimanere cosciente cedette e perse i sensi, mentre le continue lagne di Hidan le rimbombavano nelle orecchie.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'inizio del viaggio ***


 

Quando Ino aprì gli occhi la prima cosa che provò fu un fortissimo dolore alle tempie che le faceva esplodere la testa. Faceva talmente male che non riusciva a muovere un muscolo, così rimase in posizione fetale aspettando che passasse; finalmente il dolore iniziò ad attenuarsi e la ragazza poté guardarsi intorno. Era in una piccola grotta poco illuminata, a malapena distingueva le pareti per quanto fosse buio, ma come ci era arrivata lì? E dov'erano Choji e Shikamaru?

Come i ricordi le tornarono in mente le si mozzò il fiato.

Shikamaru e Choji erano morti, e lei...

-Finalmente ti sei svegliata biondina, per un attimo credevo fossi morta davvero-disse acidamente qualcuno alle sue spalle. Ino si voltò di scatto solo per trovarsi davanti Hidan e Kakuzu che sedevano a pochi metri da lei. Il primo le fece un sorriso sadico e si leccò le labbra, avvicinandosi. Ino sentì dei brividi correrle lungo la schiena e indietreggiò ma l'uomo fu più lesto e la afferrò per il colletto,  portandole il viso a pochi centimetri dal suo. Di fronte a quegli occhi color magenta pieni di cattiveria la ragazza iniziò a tremare, suscitando l'ilarità del suo aguzzino.

-Hai paura di me bambina? Fai bene!-disse ghignando per poi alzarsi di nuovo in piedi e trascinarla su con lui-Sappi che avrei tanto voluto vederti stesa in una pozza di sangue ma quel tirchione del mio collega non era d'accordo. Gran bella fortuna stronzetta-

Prima che Ino potesse emettere un solo suono la possente voce di Kakuzu risuonò nella grotta.

-Lasciala Hidan, e smettila di fare lo stupido per una volta-l'uomo si girò lanciandogli un'occhiataccia.

-Che palle, e lasciami divertire!-inveì senza ricevere una risposta, ma solo uno sguardo frustrato.

-Dato che è sveglia portala qui così può iniziare col suo lavoro-disse semplicemente e Hidan non replicò. Trascinò Ino verso il compagno mentre lei non aveva neppure la forza di opporsi. Le sue gambe sembravano gelatina ed era troppo scossa anche solo per pensare a qualcosa di diverso dal "sono loro prigioniera"

Hidan la gettò con poca grazia accanto al compagno e le si sedette vicino a gambe incrociate; Ino alzò lo sguardo per incontrare il viso di Kakuzu che la squadrava con attenzione.

-Tu sai perché ti abbiamo portata con noi, so che eri ancora cosciente quando ti abbiamo trovata. Se non vuoi fare la stessa fine dei tuoi compagni da oggi in poi rimarrai con noi, farai qualunque cosa ti ordiniamo e...-

-Aspetta Kakuzu-lo interruppe all'improvviso Hidan-cosa intendi con qualunque cosa?-chiese osservando Ino maliziosamente e sorridendo lascivo. La ragazza, capendo cosa stesse insinuando, fece un leggero squittio e per istinto si strinse le braccia attorno al busto, allontanandosi di qualche centimetro da lui.

-Porco-fu l'unico commento che uscì dalla bocca di Kakuzu prima di rivolgersi di nuovo alla ragazza-Ignoralo e basta-

-Ehi!-sbottò il Jashinista prima di essere messo a tacere da un'occhiataccia di Kakuzu che continuò il suo discorso.

-Come stavo dicendo dovrai offrirci le tue abilità di ninja medico ogni volta che ne avremo bisogno. In cambio avrai salva la vita, è chiaro?-Ino lo fissò con un'espressione vacua. Non capiva, era successo tutto talmente in fretta che non era ancora stata in grado di metabolizzare le cose. Le stavano chiedendo di diventare il loro medico personale dopo tutto quello che le avevano fatto? Non solo le avevano portato via le persone a cui teneva di più al mondo, volevano anche privarla della sua vita a Konoha. Volevano strapparla da casa sua con la forza solo per usarla come schiava!

-Ehi cagna, sei ancora in stato di shock?-chiese all'improvviso Hidan, e a quelle parole Ino sentì tutta la rabbia accumulata esplodere di colpo.

-Il mio nome è Ino! Hai capito maledetto bastardo?! Non osare mai più chiamarmi cagna!-gridò balzando in piedi e osservandolo con occhi colmi d'ira. Poi si rivolse a Kakuzu-Il tuo collega aveva ragione, non avresti dovuto portarmi con voi. Credi che vi aiuterò? Puoi scordartelo! Voi siete solo due pazzi assassini, le vostre mani sono sporche del sangue del mio senesi e dei miei migliori amici. Voi due avete ucciso la mia famiglia, e come se questo non fosse bastato mi avete portata via dal mio villaggio pretendendo di sfruttarmi per curare i vostri maledetti corpi marci capaci di portare solo morte e distruzione.Mi rifiuto di usare le mie abilità per gente come voi. Uccidetemi ora!-a forza di gridare le era venuto il mal di gola, peggiorato dallo sforzo che stava compiendo per non piangere. I due la fissarono per un pò in silenzio, stupiti della reazione che quella ragazzina apparentemente paralizzata dal terrore aveva avuto. Dopo alcuni secondi passati in completo silenzio Kakuzu chiuse gli occhi e sospirò.

-Sei proprio una piccola ingrata, Ino-disse calcando volutamente sul suo nome. A quelle parole la ragazza sgranò gli occhi basita.

-Cosa?-chiese con un filo di voce, mentre Kakuzu tornava ad osservarla con attenzione.

-Ci stai chiedendo di ucciderti dopo che il tuo compagno di squadra ha dato la vita per salvarti. E tu lo ripaghi cosi? Rendendo il suo sacrificio completamente vano?- quelle parole ebbero un effetto devastante su di lei. Il viso sorridente che aveva Choji poco prima di correre verso la morte le tornò con prepotenza in mente, facendole male al cuore. Non riuscì a trattenere più le lacrime e singhiozzò senza ritegno.

Quell'uomo aveva ragione, non poteva morire. Lo doveva a Choji, doveva avere a caro la sua vita ora.

Non poteva permettere che il suo sacrificio non fosse servito a nulla.

-Allora?-chiese Kakuzu con calma. Ino non rispose, si asciugò il viso con foga e si rivolse a lui, gli occhi che bruciavano sotto il fuoco di una nuova determinazione.

-Accetto la tua proposta, Kakuzu-disse, pronunciando il suo nome con lo stesso tono con cui lui aveva detto il suo.

***

(Team Yamato pov)

-Oh no...-mormorò Sakura di fronte alla scena che le si presentava di fronte. Il corpo del suo sensei si trovava ai piedi di un albero in una posizione innaturale su da una pozza di sangue. Choji, poco più lontano da lui, era anch'egli morto dissanguato con gli occhi e la bocca leggermente aperti. Sakura non poté fare a meno di gridare di fronte a quello spettacolo raccapricciante mentre Naruto, sconvolto quanto lei, cercava inutilmente di farla calmare.

-Ho trovato anche il corpo di Shikamaru, è tra gli alberi della foresta dei Nara-disse Sai con voce più cupa del solito. Anche lui non era in grado di mantenere la sua solita apatia di fronte a quell'orrore.

-Maledizione, addirittura Kakashi, sono dei mostri-disse Yamato mentre esaminava il corpo del jonin con espressione stupita. All'improvviso Sai, dopo essersi guardato un pò intorno, si avvicinò a Sakura e Naruto.

-Non ho trovato il corpo di Ino-a quelle parole Sakura sgranò gli occhi lucidi puntandoli sul volto pallido del ragazzo.

-Cosa...cosa hai detto?-balbettò a causa dell'emozione di quella notizia.

-Che non c'è, ho controllato tutta la foresta e la zona circostante. Forse è ancora viva-

-E perché avrebbero dovuto lasciarla andare?-si intromise Yamato.

-Forse è riuscita a fuggire!-esclamò Sakura con rinnovata speranza. Forse Ino ce l'aveva fatta, almeno lei si era salvata! Yamato la guardò con espressione triste e scosse la testa. 

-Non illuderti Sakura, se davvero fosse scappata l'avremmo incontrata per strada. Dato che non troviamo il corpo la cercheremo ma non ti assicuro nulla. Vado ad avvertire l'Hokage, torno tra poco per portare via i corpi-e detto questo si allontanò dai tre ragazzi, lasciandoli soli in quella valle della morte.

 

Dopo due settimane le ricerche si conclusero senza alcun successo e Ino Yamanaka fu data per dispersa.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La decisione di Kakuzu ***


*

*

*

Durante i primi mesi passati con loro l'unico sentimento che albergava nel cuore di Ino era il disprezzo. Infatti, oltre all'averla strappata dalla sua terra e aver ucciso tutti i suoi compagni quegli zombie erano impossibili da sopportare.

L'avarizia e l'attaccamento al denaro di Kakuzu erano esasperanti; quell'uomo avrebbe venduto la sua stessa madre per qualche spicciolo affermando anche di aver fatto un grande affare. E dato che era lui il detentore del denaro che serviva per sopravvivere l'unica cosa che Ino potesse fare era adattarsi perché, ogni volta che si lamentava del cibo scadente che era costretta a mangiare ogni maledetto giorno o degli alberghi più sporchi di una stalla in cui dormivano, Kakuzu le lanciava un'occhiataccia condita con minacce che variavano a seconda del suo umore: a volte minacciava di ucciderla e altre di venderla come prostituta . E ad Ino quell'uomo faceva molta paura, all'inizio, quindi preferiva non dire più nulla.

Ma lui era molto più sopportabile dell'altro e Ino passava nottate intere sveglia a chiedersi come il suo adorato Sensei avesse potuto perdere contro un tale idiota. Non c'era altra parola che si adattasse di più a Hidan, altro che "pazzo, sadico assassino" come l'aveva definito ai tempi Shikamaru. Si lamentava continuamente, faceva di tutto per far innervosire lei o Kakuzu con stupide battute ed era impossibile portarlo in giro nei locali data la sua innaturale maleducazione. Dopo un po di tempo passato con loro, però, Ino si rese conto che non lo faceva apposta. Era semplicemente idiota e così la ragazza giunse alla conclusione che era meglio ignorarlo la maggior parte del tempo; non serviva a niente, ma almeno era un tentativo.

Si erano fermati in una delle solite bettole per cena dopo aver passato tutto il giorno a girare come anime in pena perche Kakuzu stava cercando un valido mercante a cui vendere il corpo di un pover'uomo al prezzo che secondo lui fosse giusto. Ino era esausta e aveva fame dato che il taccagno aveva deciso di saltare il pranzo.

Si sedettero e aspettarono le loro porzioni in silenzio, cosa che stupì non poco Ino. Si voltò verso Hidan, osservandolo come se fosse un fantasma. Possibile che ancora non avesse detto nulla? Se la fame gli faceva questo effetto Kakuzu avrebbe dovuto continuamente non permettergli di nutrirsi, quella pace era qualcosa di innaturale.

E infatti non durò per molto.

-Che cazzo di roba sarebbe questa?-chiese mentre osservava disgustato il suo pasto.

-Carne-rispose con tranquillità Kakuzu, facendo innervosire ancora di più Hidan che gettò malamente il pezzo di carne poco cotto sul piatto.
-Sono stufo di mangiare questa merda, mi sono beccato tre intossicazioni alimentari negli ultimi mesi e la settimana scorsa ho trovato degli scarafaggi morti nella minestra! Hai capito vecchia mummia?! Degli scarafaggi morti!-
-Borbotta quanto vuoi, non cambierò idea. Ma tu potresti perdere per sempre qualcosa a cui tieni molto, Hidan. Perciò stai attento-lo liquidò Kakuzu lanciando un'occhiata molto eloquente al suo cavallo dei pantaloni. Il compare sgranò gli occhi e iniziò a sudare. Infilzò la sua carne con una forchetta ed iniziò a mangiare senza emettere suoni. Ino non osò parlare, felice di poter passare almeno una semplice serata in santa pace anche perché quel giorno Kakuzu sembrava più irritabile del solito. Non sapeva cosa fosse successo, fatto sta che l'uomo aveva passato tutta la giornata in disparte e, qualche volta, lo aveva sorpreso mentre la fissava con sguardo pensieroso e indagatore, come se si trovasse di fronte ad un puzzle e non riuscisse a trovare l'ultimo pezzo mancante. La ragazza avrebbe voluto indagare sul perché di quel comportamento ma aveva imparato che Kakuzu era meglio lasciarlo stare quando si trovava in quello stato. 

Dopo alcuni minuti di totale silenzio si sentì un forte tuono rimbombare; Ino squittì per lo spavento e Hidan, affianco a lei, sghignazzò.

-Paura dei tuoni, biondina?-odiava quel soprannome e soprattutto quel tono derisorio che usava spesso con lei.


-Sta zitto-borbottò bevendo un bicchiere d'acqua e cercando di calmarsi. Era imbarazzante da ammettere ma Ino aveva da sempre avuto paura dei temporali; ricordava quando le rare volte in cui a Konoha scoppiavano forti tempeste si rifugiava nel letto di suo padre singhiozzando, mentre lui la abbracciava e le accarezzava la testa per farla calmare. Anche Asuma-sensei faceva lo stesso quando, durante le missioni, venivano sorpresi da forti temporali ed erano costretti a rifugiarsi da qualche parte.
Erano bei tempi quelli in cui c'era sempre qualcuno al suo fianco pronto a sostenerla e le sue uniche preoccupazioni erano trovare l'ombretto del colore giusto o il vestito perfetto per questo o quell'evento.


-Ino, ti sei addormentata?-la voce di Kakuzu la strappò con forza a tutti quei dolci e meravigliosi ricordi, catapultandola di nuovo in quel mare di orrore e tristezza che era la sua attuale vita. Lo guardò scocciata.


-Cosa?-


-Devi controllare se il nuovo cuore si è completamente abituato al mio corpo-


Ecco, questa era la parte che odiava di più tra tutte. Poteva sostenere di essere loro prigioniera, di mangiare e dormire in posti schifosi, di sopportare Hidan e di ricevere varie minacce di morte ogni giorno ma quando Kakuzu le chiedeva cure mediche Ino si sentiva disgustata e ogni centimetro del suo corpo tremava dalla rabbia. Quella era l'unica cosa che la manteneva in vita e allo stesso tempo la uccideva lentamente.


-Ti ricordo che ho già fatto l'ennesimo controllo due settimane fa ed era tutto apposto-disse con calma, cercando di contenere tutta la rabbia che aveva dentro.


-Ed io ti ricordo che non sei tu a decidere cosa fare, quindi svolgi il tuo lavoro altrimenti...-ma Ino lo interruppe alzandosi in piedi con talmente tanta foga che la sedia cadde all'indietro, osservando Kakuzu come se volesse tagliargli la gola.


-Altrimenti cosa? Mi uccidi? Non sai dire altro, credi davvero che sono talmente attaccata a questa orribile vita da aver paura di morire?!-Kakuzu la fissò tranquillamente, sapendo che quella sarebbe stata la sua reazione e decise di arricchire il carico.


-Gettare via il sacrificio di un amico in questo modo, che cosa patetica-disse atono, senza interrompere il contatto visivo con lei. Quelle parole furono come un pugno allo stomaco per Ino; per un attimo le mancò il fiato ma la rabbia e la sua sopportazione avevano superato il limite.


-Non osare-ringhio-Non permetterti di usare Choji come pretesto per aiutare voi due mostri!-


-Ehi ehi, mostri mi pare un po troppo eccessivo-HIdan, che ovviamente non aveva capito la gravità della situazione, pensò bene di intervenire e afferrò Ino per una spalla così da poterla guardare in faccia ma tutto ciò che ricevette fu un pugno spaventosamente forte che lo fece volare dall'altra parte della stanza. I pochi clienti, spaventati, corsero via dal locale gridando. In pochi secondi erano rimasti solo loro e l'unico suono che poteva udirsi era l'ansimare di Ino che, la mano con cui aveva colpito Hidan stretta ancora a pugno, si voltò verso Kakuzu il quale aveva deciso di alzarsi e la sovrastava con la sua imponente mole. Ma Ino non si lasciò intimidire e continuò a guardarlo negli occhi.


-Io sono stufa di tutto questo-continuò-Stare con voi equivale ad essere già morta! Avresti dovuto avere pietà di me e uccidermi mesi fa!-


-Lo credi davvero?-chiese Kakuzu mentre la osservava con attenzione.


-Sì, lo credo davvero! Vi odio, mi avete portato via tutto. Tutto è andato, e la colpa è solo vostra!-sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi e non voleva farsi vedere in quello stato da loro così, prima che Kakuxu riuscisse ad afferrarla, uscì di corsa dalla locanda e fuggì.


Pioveva talmente forte che la ragazza non era nemmeno in grado di vedere dove stesse andando ma non le importava. Non sentiva la pioggia che l'aveva già inzuppata per bene, nè il fango che le rendeva i movimenti molto più lenti e difficoltosi o i tuoni che esplodevano con forza.
Nella sua mente c'erano solo odio, rabbia e solitudine. Non voleva più stare lì, voleva morire. Era pronta, al diavolo la promessa fatta a Choji.
Come poteva vivere insieme alle persone che l'avevano distrutta? Quello non era vivere, ma essere torturati ogni singolo giorno.


Il locale in cui avevano cenato si ergeva sul picco di una montagna sotto la quale scorreva un fiume molto agitato a causa del forte vento. Ino non si accorse della buca che si trovava di fronte a lei e inciampò, cadendo a terra e rotolando fino al bordo del dirupo. Il suo istinto da ninja la spinse ad afferrare la roccia per evitare la caduta.
Respirando affannosamente osservò cosa si trovasse sotto di lei ma non riuscì a vedere nulla eccetto le sue gambe che penzolavano. Una caduta simile l'avrebbe uccisa sicuramente.
Poteva tirarsi su senza problemi ma ne valeva davvero la pena? Voleva vivere in quel modo?
I volti felici sorridenti di Shikamaru, Choji e  Asuma  le apparvero davanti agli occhi, e Ino fece la sua scelta. Voleva stare con loro.


-Arrivo ragazzi-sussurrò-E scusami Choji-chiuse gli occhi lasciò la presa, sperando di morire sul colpo e smetterla una volta per tutte di soffrire così tanto.


Ma qualcuno la afferrò con forza per il polso prima ancora che iniziasse la caduta. Si sentì trascinare nuovamente in alto e il suo corpo fu premuto contro quello di un'altra persona che la strinse forte ed iniziò a correre.


-Ma cosa combini, Ino-quella voce lei la conosceva, solo che non aveva mai sentito pronunciare parole in maniera così dolce.


-Hi-dan?-chiese con un filo di voce che l'uomo riuscì comunque a sentire.


-E poi sarei io l'idiota che non ragiona-le rispose stringendole la testa contro il petto per proteggerla dalla pioggia-L'ho trovata!-gridò per poi fermarsi sotto un albero così da potersi riparare. Ino mosse la testa dal caldo petto di Hidan quel tanto che bastava per vedere la figura di Kakuzu che avanzava sotto la pioggia. Quando arrivò di fronte a loro fissò Ino con attenzione per poi abbassarsi così da poterla guardare in faccia.


-Finché sei in vita puoi continuare a lottare e migliorare le tue condizioni, ma una volta morti puoi dire addio a tutte le tue speranze e ai tuoi sogni, e te ne andrai portando con te il rimorso di essere stata una debole codarda. Non dimenticarlo mai, ragazza- Ino lo guardò, lasciando che quelle parole le si insinuassero el cuore e nell'anima. Perché Kakuzu aveva ragione, e lei era stata stupida. Ino Yamanaka non era una codarda, e lo avrebbe dimostrato al mondo intero. Però c'era una piccola curiosità che voleva togliersi, e doveva farlo prima di perdere i sensi.


-Perché mi avete salvato, Kakuzu?-chiese con voce flebile. L'uomo la guardò senza rispondere, e si rivolse al suo compare.


-Hidan, portala nella locanda e raggiungi la stanza 32, toglile quei vestiti inzuppati e mettila al caldo. Non fare l'idiota come il tuo solito, sai cosa intendo. Vi raggiungerò tra poco-


-Tzè, come osi insultarmi vecchia cariatide! Vado- e dopo questo scambio di battute i due si separarono. Hidan sistemò Ino nel letto matrimoniale, avvolgendola attorno a un mantello asciutto che aveva come ricambio e si stese affianco a lei, stringendola con la speranza di riscaldarla il prima possibile mentre lanciava maledizioni verso il suo partner che aveva deciso di farsi un giro sotto l'acquazzone.
*
Quando Kakuzu tornò in stanza erano passate poco più di due ore. Ino si era addormentata da un pezzo mentre Hidan era ancora sveglio e stava gironzolando nella stanza. Quando l'uomo rientrò, Hidan gli si precipitò addosso.


-Ma si può sapere cosa cazzo dovevi fare? E perché oggi hai le palle così girate? È colpa tua se la ragazza è andata fuori di matto, non sono stupido ho visto che l'hai fatto apposta!-disse Hidan con astio, tentando comunque di moderare il tono di voce per evitare di svegliare Ino. Kakuzu lo guardò stupito.


-Allora non sei l'asino che ho sempre creduto-gli disse, suscitando ancora più irritazione al compagno.


-Vecchia prugna, io...-ma Kakuzu non lo lasciò finire.


-Dimmi, sai quanto tempo è passato da quando abbiamo preso Ino con noi?-quella domanda sorprese non poco Hidan, che dovette riflettere un momento prima di rispondere.


-Che diavolo ne so, saranno due mesi-


-Quattro-disse Kakuzu senza esitazioni-Sono quattro mesi che lei è con noi ormai. E nessuno lo sa, il Capo compreso-a quella dichiarazione Hidan sgranò gli occhi.


-Ma che cazzo, non gliel'hai ancora detto?-a quell'affermazione Kakuzu rimase per un pò in silenzio, osservando la figura dormiente di Ino. 


-In realtà la mia intenzione era quella di farla fuori una volta che il mio nuovo cuore non avesse avuto più problemi, ecco perché non ho detto nulla. Dopotutto, ero certo che un mese di cure sarebbe stato sufficiente, e non avevo sbagliato i calcoli-


-Mi spieghi dove vuoi arrivare?-chiese Hidan esasperato.


-Il cuore di Kakashi Hatake si è adattato perfettamente al mio corpo e non mi infastidisce più da tempo ormai, eppure lei è ancora viva. Quello che è successo oggi era una prova sia per me che per te-


-Una prova? Per capire cosa?-


-Perché non l'abbiamo ancora uccisa-dopo quelle parole la stanza cadde in un profondo silenzio. Hidan era rimasto leggermente sconvolto di fronte a quella dichiarazione e non poteva negare il fatto che Kakuzu avesse ragione. Qualcosa era successo tra loro. Ricordava che l'avere Ino intorno inizialmente lo innervosiva e molte, moltissime volte aveva pensato di sacrificarla a Jashin quando Kakuzu non era nei paraggi. Il suo dio avrebbe sicuramente gradito una giovane donna bella e pura. Ma negli ultimi tempi quei pensieri avevano completamente abbandonato la sua mente senza che lui se ne accorgesse, e l'agitazione che aveva provato quando aveva visto Ino sparire sotto la pioggia lo avevano portato alla conclusione che lui non voleva più la morte di quella ragazza. Il perché non lo conosceva, o meglio, non era ancora pronto ad ammetterlo a se stesso.


-Dammi l'anello-disse all'improvviso Kakuzu, cogliendolo di sorpresa.


-E perché?-chiese.


-Il compito affidatoci dal Capo era catturare la forza portante della Volpe che risiede a Konoha. Non possiamo portare Ino lì, ovviamente; inoltre anche se ci rifiutassimo di compiere questa missione ci verrebbe affidata la cattura di un'altra forza portante ed anche in quel caso non potremmo portarci dietro Ino dato che potrebbe finire coinvolta nello scontro e rimanere uccisa. Dunque, dato che questa notte siamo giunti ad una conclusione, e cioè che per nostri motivi personali non vogliamo separarci da quella mocciosa, ci resta solo una soluzione-


-Lasciare l'Akatsuki-concluse il discorso Hidan per lui.


-Esatto, alla fine non sarà un grande sacrificio per noi. O sbaglio?-


-Niente affatto compare, odio seguire gli ordini di quel miscredente. Mi hanno dovuto ricattare per entrare-ghignò al ricordo-O meglio, TU mi hai ricattato-


-Sì, me lo ricordo. Allora siamo d'accordo?-disse sfilandosi l'anello. Hidan fece lo stesso e glielo lanciò.


-Siamo d'accordo, ma ho un'ultima cosa da chiedere prima che raggiungi il Villaggio della Pioggia-Kakuzu si voltò guardandolo con curiosità.


-Cosa?-


-Tu mi detesti, e io detesto te. Perché non mi hai proposto di andare ognuno per la propria strada?-i due rimasero a fissarsi per un pò prima che Kakuzu rispose.


-Sei proprio un asino-disse scuotendo il capo. Hidan ringhio un "ehi" ma Kakuzu continuò a parlare-Primo: tu sei l'unica persona al mondo capace di potermi fare da partner e per quanto mi pesi ammetterlo lavoriamo bene insieme. Mi servirà un pò di aiuto dato che da ora in avanti non saremo più sotto la protezione dell'Akatsuki e, credimi, non sarà per niente facile vivere tranquilli da ora in poi. Secondo: dato che tutti questi cambiamenti stanno avvenendo perche nessuno dei due vuole separarsi da Ino siamo praticamente costretti a rimanere insieme. Hai capito ora, idiota?-


-Quanto sei loquace sta sera, vecchia mummia. Si ho capito, aspetteremo qui il tuo ritorno-


-Bene. Non combinare cazzate mentre non ci sono e prendi questi-disse lanciandogli un sacchetto pieno di banconote-Usuali solo ed esclusivamente per mangiare e pagare la stanza. Getta via il mantello dell'Akatsuki, comprane due nuovi e alcuni vestiti per lei. Se torno e il sacco è vuoto ti taglierò la testa. Ci vediamo tra quattro giorni massimo. Se non torno prendila e vai via-


-Ah, quanto sei paranoico Kaku-chan-lo ha sfottuto Hidan-Staremo bene e quando tornerai ce ne andremo da questo schifo di posto-Kakuzu gli lanciò un'ultima occhiataccia prima di sparire oltre la porta. 

Hidan rimase ad osservare il muro, perso nei suoi pensieri. Lasciare l'Akatsuki era un sogno per lui ma non avrebbe immaginato che sarebbe stato Kakuzu a proporlo. Si sedette ai piedi del letto in cui riposava Ino e la osservò attentamente.

-Chissà come ci sei riuscita, piccola biondina-disse più a se stesso che a lei. Sbadigliò sonoramente prima di infilarsi nel letto e addormentarsi. Avrebbe lasciato le sue riflessioni al giorno dopo.

 

                                                                                   ***

Scusate il ritardo madornale, ci ho messo davvero tanto a scrivere questo capitolo. Da ora in avanti la storia seguirà il rating arancio ne in tutto e per tutto (principalmente a causa del linguaggio estremamente fine di Hidan). Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che seguono la storia, hanno lasciato recensioni, l'hanno aggiunta alle preferite e ringrazio anche tutti coloro che la leggono! Al prossimo capitolo :)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Affetto ***


*
*

Ino aprì gli occhi e si guardò intorno spaesata prima che i ricordi di quello che era accaduto la scorsa sera le tornarono in mente facendola arrossire. La sua reazione, di fronte a quei due soprattutto, era stata imbarazzante ma almeno ora si sentiva più leggera.

Le parole di Kakuzu continuavano a rimbombarle nella testa e non avrebbe mai creduto chen un tipo freddo e austero come lui sapesse rincuorare le persone.

I suoi pensieri furono brutalmente interrotti da un'improvvisa pressione sul suo seno destro; la ragazza distolse gli occhi dal soffitto per concentrarli sul suo petto, sopra il quale giaceva una mano bianca e affusolata. Lentamente Ino voltò la testa e rimase paralizzata: Hidan dormiva tranquillamente nel suo letto a pancia in giù, mezzo nudo come al solito. La faccia di Ino assunse vari colori mentre lo osservava fino a stabilirsi ad un intenso rosso sangue quando quel decerebrato strinse leggermente la mano attorno al suo seno e sorrise nel sonno.

Inutile dire che ebbe di nuovo il piacere di assaggiare un portentoso pugno di Ino, finendo di nuovo contro il muro. Dopo aver gridato dallo spavento, e dal dolore, Hidan saltò in piedi in posizione di combattimento guardandosi intorno assonnato finché i suoi occhi si posarono sul viso furioso della bionda.


-Ma che cazzo hai nella testa, noci marce?!-le gridò contro mentre la ragazza saltava giù dal letto osservandolo livida di rabbia. Hidan deglutì e fece un passo indietro ricordando un episodio accaduto molto tempo prima in cui l'aveva fatta arrabbiare talmente tanto che gli aveva dato un poderoso calcio proprio lì, e l'espressione di quel giorno era la stessa che aveva al momento.


-Che ci facevi nel mio letto?-sibilo.


-Io...che domanda stupida! Stavo dormendo!-abbaiò Hidan mentre portava inconsciamente entrambe le mani a proteggere la parte più sensibile del suo corpo. Stava tentando in tutti i modi di sembrare intimidatorio ma ad Ino bastò una semplice occhiata per capire che aveva paura della sua reazione. Se non fosse stata talmente infuriata probabilmente avrebbe anche riso nel vedere un criminale di classe S tremare davanti a lei mentre proteggeva i suoi gioielli di famiglia


-Chi ti ha dato il permesso di infilarti nel mio letto con me incosciente dentro? E soprattutto di mettere le mani su...- non era capace di finire la frase a causa dell'imbarazzo, e anche a causa del fatto che sapeva bene quanto Hidan sarebbe stato odioso se avesse saputo una cosa del genere e non aveva voglia di passare tutta la mattinata a sopportare le sue battutacce.


-Su cosa?-chiese lui confuso solo per ricevere un'occhiataccia veloce. Ino si voltò e si sedette sul letto prima di parlare di nuovo.


-Dov'è Kakuzu?-


-Dal nostro Capo-borbottò Hidan mentre si spazzolava i capelli sporchi di intonaco.


-Ah-Ino a volte dimenticava che Hidan e Kakuzu erano membri dell'Akatsuki, e per un attimo questa consapevolezza la ammutolì. Il loro fantomatico capo doveva assegnarglii una missione? E lei sarebbe dovuta andare con loro e osservarli mentre compivano chissà quali atrocità? Rischiando anche di rimanerci secca?!


-Abbiamo deciso di non lavorare più con quel branco di perdenti-disse dopo un po Hidan, lasciando la ragazza allibita.


-E perché?-


-Perché ci siamo rotti le palle-sbottò Hidan con un pò troppa enfasi, avvicinandosi a lei. Ino stava per dire qualcosa ma Hidan la interruppe-Quel vecchio ceppo di Kakuzu starà via per un pò e mi ha lasciato una commissione da fare, quindi alza il culo e muoviamoci-disse per poi iniziarsi a preparare. Ino non disse una parola e aspettò che arrivasse il suo turno per andare in bagno. Non poteva, però, smettere di chiedersi perché avessero preso quella decisione. Si erano davvero stufati o c'era un altro motivo dietro?


Sebbene cercare di capire i loro atteggiamenti non fosse mai stata sua intenzione fin dall'inizio, le capacità innate del suo clan le avevano permesso inconsciamente di inquadrarli abbastanza bene.


La prima cosa che aveva notato era che non si sopportavano a vicenda ed erano partner solo perché costretti dal capo dell'Akatsuki.


La seconda era che, mentre a Hidan non importava di niente eccetto i suoi sacrifici, Kakuzu era molto attaccato al denaro e un'organizzazione come quella gli permetteva di intascare continuamente un bel mucchio di soldi.


Quindi perché entrambi, e soprattutto Kakuzu, avevano deciso di lasciare Alba e rimanere insieme? Ino non riusciva a spiegarselo.
E, in realtà, al momento non le importava;  l'unica cosa che voleva fare era chiedere scusa per la reazione avuto la scorsa sera. Perché? Nemmeno lei conosceva il motivo, sentiva solo il bisogno di farlo


-Biondina, ti vuoi muovere?!-sbottò Hidan e Ino si sbrigò a finire per poi uscire dal bagno. Il ragazzo la aspettava sulla porta a braccia incrociate.


-Alla buon'ora, coraggio andiamo-le voltò le spalle e si diresse verso la porta, ma la voce di Ino lo fermò.


-Io...ecco...per quanto riguarda ciò che è successo ieri...-


-Lascia perdere, acqua passata, e poi è colpa di Kakuzu se ti sei incazzata così tanto. Andiamo-le disse Hidan con un sorriso. Non un ghigno, un vero e proprio sorriso. Ino lo guardò basita ma lo seguì lo stesso.


"Non credevo fosse in grado di sorridere, è stato carino"pensò mentre osservava la schiena del Jashinista.


***


-Sei sicuro di questa tua decisione?-la voce di Pain rimbombò all'interno della base principale dell'Akatsuki. Accanto a lui Konan guardava Kakuzu attentamente.


-Sì, e spero che il contributo dato da me negli ultimi anni all'organizzazione possa permettermi di andarmene da qui e vivere il resto della mia vita incolume-disse Kakuzu con finta calma. Sapeva bene quanto quell'uomo fosse potente, se avesse voluto ucciderlo non avrebbe avuto scampo.


Pain rimase per un pò in silenzio, prima di sorridere leggermente-Il resto della tua vita...che espressione esilarante se detta da una creatura immortale-


-Immortale ma non invincibile-precisò Kakuzu, osservando il viso di Pain.


-Vero-rispose l'uomo-Tornando a noi, come sai abbandonare l'Akatsuki equivale a morire. Molti dei nostri ex membri che si sono ritirati sono stati uccisi da te-


-Sì, ricordo-mormorò Kakuzu, preparandosi al peggio.


-Tuttavia-continuò Pain-ci hai servito in maniera eccellente senza chiedere mai nulla in cambio, inoltre sono certo che non andrai a spifferare nulla di noi una volta uscito dall'organizzazione. Per questa volta chiuderò un occhio, sia per te sia per il tuo compagno, ma voglio che sia chiara una cosa: se cercherai di ostacolare i miei piani o rivelerai a qualcuno ciò che hai saputo qui potrai ritenerti morto-


-Non metterò a rischio la mia vita, Pain. E nemmeno Hidan, per quanto stupido possa essere, si metterebbe mai in una condizione così pericolosa-disse Kakuzu ricevendo un accenno di consenso da parte del suo ex capo.


-Lo so, allora puoi andare. Sappi che ci sarà sempre un posto per te se decidi di tornare-


-Sì-dopo un leggero cenno del capo Kakuzu voltò le spalle a Pain e Konan, ma la voce del rosso lo fece fermare.


-La tua decisione dipende dall'ultima missione che ti ho assegnato, catturare la forza portante del Kyubi?-


-È uno dei tanti motivi-rispose guardigno Kakuzu. Pain lo studiò cercando di capire a cosa stesse pensando ma Kakuzu era estremamente difficile da leggere. Vivere per più di cent'anni aveva tali effetti sulle persone. Pain abbassò lo sguardo, sospirando.


-Un vero peccato, ho appena deciso di invadere Konoha io stesso e catturare il Kyubi. Il tuo aiuto mi sarebbe stato utile. Addio Kakuzu-


-Addio-rispose con voce roca l'uomo tentando di nascondere l'effetto che quella notizia gli aveva provocato. Se Pain aveva deciso davvero di attaccare Konoha c'era un'alta possibilità che il villaggio e tutti i suoi abitanti fossero spacciati.


"Ino non deve saperlo" pensò mentre si metteva in marcia.


***


-Finalmente posso mangiare cibo vero!-esclamò Ino lanciandosi sul suo ramen come se fosse stata a digiuno per due mesi. Hidan, seduto al suo fianco, faceva molto più schifo di lei. Avevano passato la giornata ad un mercato nero, lo stesso in cui Kakuzu aveva portato la sua ultima vittima e Hidan le aveva detto che poteva comprare qualunque cosa volesse. La sua espressione non la convinceva più di tanto, era certa del fatto che quell'idiota stesse architettando qualcosa per far imbestialire il suo partner ma Ino aveva intenzione di cogliere la palla al balzo. Aveva, dopotutto, solo pochi cambi con se e la cosa le aveva causato molti fastidi negli ultimi mesi. Inoltre le era mancato fare shopping. 
Dopo aver ridotto di molto il sacco di soldi dato loro da Kakuzu, Hidan l'aveva portata in un chiosco di ramen e Ino, sebbene non fosse una grande fan di quel cibo, ne aveva comunque mangiate due porzioni abbondanti.


-Non dirlo a me-sospirò Hidan, finendo la sua quarta porzione-Cerchiamo di goderci questa libertà prima che torni in vecchio-


-Posso sapere dove si è diretto?-chiese Ino con curiosità. Hidan, d'altro canto, la guardò sospettoso.


-Oh andiamo!-sbottò lei-A chi pensi potrei dirlo?-


-E che ne so, ma non voglio rischiare. Se quel pazzo scopre che abbiamo rivelato informazioni sulla sua stupida organizzazione io e Kakuzu ci ritroveremmo sulla luna prima di poter dire "ops"-


-E va bene-borbottò Ino, giocando con un paio di spaghetti rimasti sul fondo del piatto. Dopo alcuni minuti di silenzio si voltò verso Hidan per chiedergli cosa avrebbero dovuto ancora fare ma le parole le morirono in gola. Lui era voltato verso di lei, la testa sostenuta dal braccio sinistro e gli occhi viola fissi sul suo viso; la stava guardando intensamente con un'espressione attenta.


-Che c'è?-chiese lei, arrossendo leggermente sotto il suo sguardo penetrante. Hidan fece un leggero ghigno.


-Stavo pensando che sei veramente bella...-disse con un tono talmente sensuale che Ino sentì brividi lungo la schiena.


-Oh-


-...quando stai zitta-concluse Hidan scoppiando in una grassa risata che gli costò un gran bel bernoccolo causato dal piatto vuoto di ramen che Ino gli aveva spaccato in testa.


-Sei un idiota!-gridò Ino per poi allontanarsi con passo altezzoso, mentre Hidan la chiamava correndole appresso con una decina di buste.


***


Passare quattro giorni sola con Hidan era stato strano. Non brutto o noioso, al contrario era stata bene con lui. Dopotutto Hidan era un tipo divertente, finché non iniziava a blaterare scemenze sulla sua religione o faceva battute imbarazzanti a sfondo sessuale. Non rideva tanto da molto tempo ma c'era qualcosa che stonava nell'ambiente, e quel qualcosa era la mancanza di Kakuzu.


Non riusciva a capire perché ma il fatto che l'uomo non fosse con loro la faceva sentire  incompleta,  e anche Hidan era diverso dal solito anche se un occhio poco allenato non l'avrebbe mai detto.


Inoltre Kakuzu era in ritardo di quasi due giorni e nessuno dei due sapeva cosa pensare. Ino non sapeva cosa comportasse lasciare l'Akatsuku, e Hidan non l'aveva rincuorata dicendo che tutti quelli che se ne erano andati erano stati uccisi. Inoltre dovevano andare via in fretta dato che avevano visto alcuni Jonin del villaggio della Nebbia passare da quelle parti. 
Insomma non sapevano cosa fare.


-Maledizione!-imprecò Hidan con uno sbuffo mentre affilava la sua falce. Diede un'occhiata veloce fuori dalla finestra per poi tornare all'arma.


-Perché ci mette tanto?-chiese Ino che guardava il soffitto, stesa sul letto.


-Non lo so, ma sto iniziando ad incazzarmi-


-Credi che gli sia successo qualcosa? Non sarebbe meglio andargli incontro?-a quelle parole Hidan interruppe il suo lavoro e osservò Ino con in faccia il solito ghigno che la ragazza non sopportava.


-Sei preoccupata per lui-non era una domanda. A quelle parole Ino si sedette e lo fulminò.


-Non è vero-


-Sì invece!-insistette Hidan, lasciando la sua falce a terra e avvicinandosi alla ragazza-Su ammettilo Ino, anche se sbraiti e dici in continuazione di odiarci alla fine ti sei affezionata a noi!-


-Non dire cazzate!-abbaio lei, diventando rossa come un pomodoro-Come potrei affezionarmi a gente come voi? Mi avete strappato dalla mia terra...-


-Ti abbiamo fatto un favore, quel posto è una merda-ribatte lui.


-...avete ucciso i miei compagni...-


-Autodifesa, loro hanno attaccato noi-


-...e mi fate mangiare le peggiori schifezze!-concluse lei.


-Ehi, prenditela con Kakuzu!-Ino rinunciò, era impossibile discutere con uno come Hidan. Ma quest'ultimo aveva intenzione di torturarla quella sera perché non mollò la presa.


-Su ammettilo-


-Cosa?- chiese Ino esasperata.


-Che ti sei affezionata a noi-


-Piantala! Se potessi vi farei fuori immediatamente!-


-Davvero?-all'improvviso Hidan si tolse il mantello rimanendo a petto nudo. Prese uno dei paletti che usava per i sacrifici e lo diede a Ino che lo guardò confusa.


-Cosa dovrei farci?- Hidan sbuffo sonoramente.


-E poi sarei io l'idiota. Hai detto che vorresti ucciderci no? Su forza, compiscimi-


-Ma io...-tentò di dire la ragazza senza successo. Hidan le afferrò il polso con cui teneva l'arma, puntando l'estremità accuminata a livello del cuore.


-Sono io che ho ucciso il tuo sensei, e il tuo amico con la testa ad ananas, e il ciccione. Non Kakuzu, io! Se vuoi vendicarti davvero è con me che devi prendertela. Ora colpiscimi Ino!-era estremamente serio ed Ino quasi si spaventò, gli occhi lucidi a causa delle parole che aveva detto. Non aveva senso tutta quella scenetta dato che non sarebbe morto, eppure non aveva mai visto Hidan guardarla in quel modo. 


Ino fissò l'arma, poi lui, e si rese conto che non voleva fargli del male. Non sapeva da quanto tempo avesse iniziato a non volere più la loro morte, ma probabilmente Hidan aveva ragione.
Senza sapere come nè perché si era affezionata a loro.


-Che state facendo?-al suono di quella voce entrambi sobbalzarono dallo spavento e Ino fece cadere l'arma a terra, per poi voltarsi verso la porta. Kakuzu era lì, e in buone condizioni.


-Sei tornato finalmente-disse Ino che tentò in tutti i modi di non sorridere, ma senza successo. L'uomo la osservò in silenzio prima che Hidan attirasse l'attenzione.


-Che diavolo di fine avevi fatto? Ino si stava preoccupando!-


-E smettila con questa storia!-sbraitò lei cercando di dargli un calcio che fu prontamente evitato.


-Avevo alcune faccende in sospeso al villaggio della Pioggia, e dato che ero lì ne ho approfittato-disse Kakuzu, entrando nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle-Ora posso sapere cosa stavate facendo quando sono entrato? Stavi tentando uno dei tuoi bizzarri modi per provare eccitazione, Hidan?-


-Vaffanculo, stronzo!-esclamò lui-Stavo solo cercando di far ammettere ad Ino di essersi affezionata a noi. E ci sono riuscito!-


-Cosa?! Non ho mai detto una cosa simile!-rispose la ragazza con enfasi.


-Non sei riuscita a colpirmi, è una prova sufficiente-Hidan ghigno prima di cingere le spalle della ragazza con forza e guardare Kakuzu-Hai visto? La mocciosa ci vuole bene!-quelle parole provocarono grida isteriche da parte di Ino che tentò senza successo di liberarsi dalla stretta di Hidan


-Lasciala andare, non voglio ricucirti ancora-borbottò Kakuzu sedendosi su una sedia e massaggiandosi le tempie.


-Oh andiamo, come se tu non ti sei affezionato a lei-disse Hidan ridacchiando; Kakuzu lo fulminò con lo sguardo.


-Attento a quello che dici, potrebbe costarti la testa-


-Visto Ino? Anche lui si è affezionato a te-continuò Hidan, ignorando il compagno.


-Smettila e ridammi il resto dei soldi che ti ho dato-il silenzio piombò nella stanza. Ino sentì il ragazzo accanto a lei irrigidirsi di botto e diventare ancora più pallido del solito. Kakuzu, d'altro canto, stava iniziando a innervosirsi.


-Hai speso tutto, vero stupido asino?-si alzò, avvicinandosi pericolosamente al partner.


-Ecco...è lei che ha comprato non si sa quanta inutile roba!-indicò Ino che sgranò gli occhi.


-Tu hai detto che potevo prendere qualsiasi cosa volessi! E hai passato le giornate a ingozzarti del cibo più raffinato che esiste, prenditi le tue responsabilità-


-Ino, allontanati-disse fermamente Kakuzu-Adesso lo uccido-a quelle parole Hidan si precipitò fuori dalla finestra mentre l'altro lo inseguiva infuriato come non mai. Quando furono spariti Ino corse alla finestra per vedere dove fossero ma le uniche cose che poté sentire furono le maledizioni di Hidan e delle esplosioni. E scoppiò a ridere senza motivo.


Adesso tutto era tornato alla normalità.


***


Sakura camminava velocemente all'interno del palazzo dell'Hokage incurante di coloro che le passavano accanto salutandola. Ormai erano passati quattro mesi dalla tragedia ed era stanca di aspettare che Tsunade decidesse quando contrattaccare. La sua migliore amica, il suo senesi e due suoi cari compagni erano morti e ancora nessuno aveva mosso un dito.
Il giorno prima era andata a parlare con Inoichi, Shikaku e Choza. Anche loro, come lei, erano estremamente arrabbiati per la mancata azione da parte dell'Hokage verso gli assassini dei loro figli.


"Nemmeno il suo corpo hanno lasciato! Chissà cosa hanno fatto alla mia bambina, e nessuno muove un dito" aveva gridato Inoichi, seppellendo la testa nelle proprie mani.

Shikaku e Choza cercarono di calmarlo e Sakura tentò di non piangere di fronte a una scena così devastante. Avevano perso tutti e tre i loro unici figli in una sola volta, non poteva esistere dolore più grande.

"Qual è la tua idea, Sakura" aveva chiesto Shikaku, studiandola con attenzione. Ed ecco perché Sakura era lì davanti all'Hokage.


-Ho messo su una squadra per andare a uccidere Hidan e Kakuzu. Shikaku Nara, Choza Amikichi e Inoichi Yamanaka sono pronti a partire. Oltre loro vogliono partecipare anche Sai e Sabaku o Temari. Le chiedo il permesso di partire, Tsunade-sama-disse Sakura con determinazione. L'Hokage la osservò per lungo tempo prima di parlare.


-Il team InoShikaCho è già venuto da me tempo fa a chiedermi di andare a vendicare i loro figli ed io ordinai loro di non farlo. Perché pensi che adesso direi di sì a te?-


-Perché non ci lascia andare?-chiese Sakura tentando di sopprimere la rabbia. Tsunade sospirò, appoggiandosi alla poltrona.


-Hanno ucciso ninja del calibro di Asuma  Sarutobi e Kakashi Hatake, ecco perchè-


-Allora lasciamo perdere? Lasciamo che quegli assassini continuino a scorrazzare in giro come se nulla fosse accaduto?!-urlò Sakura sbattendo con forza le mani sulla scrivania.


-Non ho detto questo-


-Allora ci mandi in missione. Siamo sei contro due, tra cui quattro Jonin e un ex ANBU. Abbiamo molte informazioni su di loro ormai, saremo in grado di farcela. Tsunade-sama, si fidi di noi la prego- l'Hokage fissò Sakura in silenzio, pensando cosa fosse più giusto fare. Lo sguardo della sua allieva era pieno di forza, determinazione e poteva vedere anche una leggera disperazione; Tsunade non trovò la forza di dirgli di no.


-Va bene, ma a due condizioni-disse prima che Sakura volasse fuori dalla stanza-La prima: partirete tra un mese esatto. La seconda: durante questo lasso di tempo voi sei vi allenerete costantemente insieme per migliorare il vostro gioco di squadra. Fa venire il trio qui domani, devo parlare con loro. Ora vai-la liquidò l'Hokage.


-La ringrazio-sussurrò Sakura quasi con le lacrime agli occhi. Fece un leggero inchino e corse via, lasciando Tsunade persa tra i suoi pensieri.


*
Pochi giorni prima della partenza, però, una tragedia colpì il villaggio. Konoha fu attaccata da Pain e quasi rasa al suolo. Naruto riuscì a salvare il villaggio che, però si trovava in condizioni a dir poco terribili. Tutte le missioni furono annullate e i ninja obbligati a rimanere in patria per aiutare con i lavori di ristrutturazione.

Sakura lavorava all'ospedale quasi incessantemente, ma non si era dimenticata del suo scopo.
"Aspettate solo un altro pò e non avrete scampo, la pagherete per quello che avete fatto ai nostri compagni" pensò con rabbia, lo sguardo dritto verso il cielo azzurro.

*

*

*

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2932084