Love Actually

di fra_eater
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** i coinquilini ***
Capitolo 2: *** un'impicciona e un combinaguai ***
Capitolo 3: *** l'appuntamento ***
Capitolo 4: *** problemi e passi di danza ***
Capitolo 5: *** ospiti a pranzo ***
Capitolo 6: *** un pranzo movimentato ***
Capitolo 7: *** mai accettare drink dagli sconosciuti ***
Capitolo 8: *** i guai non vengono mai da soli ***
Capitolo 9: *** principesse, capricci e Law ***
Capitolo 10: *** per un bicchiere di troppo ***
Capitolo 11: *** la saggezza delle donne ***
Capitolo 12: *** un passo alla volta ***
Capitolo 13: *** la festa della vigilia (parte uno) ***
Capitolo 14: *** la festa della vigilia (parte due) ***
Capitolo 15: *** buon Natale ***
Capitolo 16: *** sei mesi dopo ***



Capitolo 1
*** i coinquilini ***


L’aria fresca di fine Novembre era particolarmente calda quel giorno e un uomo che dall’aspetto aveva superato di gran lunga la cinquantina, come abitudine di molti della sua stessa età, uscì ben presto nel proprio vialetto per dirigersi verso la cassetta della posta ma, come si avvicinò ad essa, sentì una voce chiamarlo “Rayleigh!”
Rayleigh si voltò mentre un uomo tarchiato, dalla pelle di una tonalità tendente al blu e con la faccia da pesce, si avvicinava sul marciapiede.
“Jinbe!” urlò il primo dopo averlo riconosciuto.
I due si salutarono come vecchi amici, chiedendosi reciprocamente come stessero di salute, ma, improvvisamente, i loro convenevoli furono interrotti da delle urla nella casa accanto.
“Ma cosa…?” chiese Jinbe, sgomento.
Rayleigh gli fece cenno con la mano di tranquillizzarsi 
“Sta tranquillo. È normale!” disse.
“Ma come è normale?” chiese l’uomo spostando lo sguardo esterrefatto dall’amico all’abitazione, dove le urla erano temporaneamente cessate.
“Sta a guardare” si limitò a dirgli.
Fu questione di un attimo che la porta si spalancò e un uomo alto e molto magro, vestito da nobile rinascimentale, si fiondò fuori, sguainando una risata strana che faceva “Yohoho-ho!”
“Quello è Brook” cominciò a spiegare Rayleigh, mentre il nominato attendeva sul bordo del marciapiede “Fa parte di una compagnia teatrale e studia al conservatorio”
Subito dopo dalla casa uscirono di corsa tre ragazzi: uno che sembrava un gigante con un ciuffo di capelli blu, una camicia hawaiiana e dei bermuda neri che, considerando la stagione, erano fuori luogo, uno con i capelli ricci e il naso lungo che portava degli occhialini su un cappellino verde militare e un’enorme borsa che sembrava sul punto di scoppiare, e uno un po’ bassino con un cilindro rosa con una X bianca in testa.
Rayleigh li indicò uno a uno prima che prendessero la strada con Brook 
“Ecco Franky, studia ingegneria edile anche se è fissato con i robot e di solito va in giro in mutande, credo che Nami sia riuscita a farlo coprire. Usopp, chimica, tiene un piccolo vivaio su un balcone della casa, è inquietante quanta roba crei con quelle piante. Infine Chopper, medicina, si dimentica sempre che sta per diventare medico.”
“Ma perché scappano?” chiese Jinbe.
“Aspetta” rispose l’uomo con un sorriso. Dalla casa uscì un ragazzo con i capelli corti e verdi, molto muscoloso con una maglia bianca e dei pantaloni verde bottiglia che urlava “Ci vado a lezione! Ci vado!” seguito da uno biondo che portò subito una sigaretta alle labbra.
“Zoro” disse Rayleigh indicando il ragazzo con i capelli verdi “studia scienze motorie e lavora part-time per una ditta di trasporti, in realtà lo studio non gli piace, ma si è iscritto solo per il corso di scherma avanzato. Il biondo è Sanji, fa dei corsi di pasticceria e lavora come cuoco al Baratie, un ristorante in centro, è un grandissimo dongiovanni e litiga sempre con Zoro.”
Sanji, un ragazzo biondo vestito molto elegante con un completo nero, scese piano le scale, e mormorò qualcosa a Zoro che subito fece una faccia stizzita.
Sulla porta comparve una ragazza con dei lunghi capelli arancioni che indossava un vestito blu sotto un trench grigio. Si girò battagliera verso l’interno della casa “Vuoi muoverti? Anche tu devi andare a lezione!” urlò prima di rientrare.
“Lei è Nami, scienze ambientali, è lei che urla in quella casa e quello” disse indicando il ragazzo con i capelli neri e una felpa grigia che Nami stava spingendo fuori dalla porta “è Rufy, scienze dell’alimentazione, ma preferisce mangiare che studiare!”
“Vuoi forse dirmi che tutto quel casino lo faceva lei?” chiese Jinbe indicando la ragazza con i capelli rossi che aveva preso ad urlare contro Zoro e Rufy, mentre un’altra donna con dei lunghi capelli neri che stringeva le forme sinuose in un tailleur grigio fumo chiudeva la porta della casa con tranquillità.
“Oh, ecco Robin! Studia archeologia e intanto fa da assistente al professore!”
Jinbe spostò lo sguardo dall’amico al gruppetto di ragazzi che si separavano sulla strada; Rufy, Nami e Zoro si dirigevano verso di loro mentre Sanji e Robin andavano nella direzione opposta.
Passandogli accanto tutti e tre i ragazzi li salutarono in modo più o meno educato.
“Buongiorno, Rayleigh!” esordì Nami, “Ciao, zietto!” salutò con un enorme sorriso Rufy mentre Zoro si limitò a salutare con il capo.
“Buona giornata, ragazzi!” ricambiò il saluto l’uomo.
Quando furono lontani Jinbe lo guardò “Fanno sempre così?”
Rayleigh annuì con il capo “Sono un po’ confusionari, ma sono dei bravi ragazzi!”


Nami sorseggiò piano la sua tazza di thè.
Era talmente stanca per l’intenso studio del pomeriggio che non vedeva l’ora di farsi una lunga dormita.
Lo studio era stato favorito dall’assenza di tutti gli altri, ma era solo questione di tempo prima che quella porta si aprisse e ricominciasse il solito caos. 
Guardò l’orologio appeso alla parete. Le 20:30. 
Si sedette sul divano, con le gambe incrociate e cominciò a contare “3… 2… 1…”
Un chiave girò nella serratura dell’ingresso e la porta si aprì.
Nel tinello entrarono Chopper, Usopp e Zoro, uno con la faccia più stravolta dell’altro.
“Ben tornati!” li salutò Nami, alzandosi dal divano per permettere a Chopper e Zoro di sprofondarvici.
“Stanchi?!” chiese la ragazza vedendo che Zoro si era addormentato all’istante.
“Diciotto, dico diciotto emergenze!” urlò Chopper contro il cuscino “Lasciano sempre a me il pronto soccorso!”
“Io sono stato in laboratorio fino ad ora. Gli altri non sono ancora arrivati?” chiese Usopp.
Nami fece segno di no con il capo, quando sentirono di nuovo una chiave girare nella toppa.
Robin entrò nella stanza con Franky che portava alcune buste. “Buonasera!” salutò la bella donna con il sorriso e indicò a Franky di poggiare il lavoro sul tavolo.
“Dottore avrei bisogno di lei!” disse.
Chopper si limitò a sollevare il volto, incuriosito “Cosa c’è?” chiese.
Franky sorrise e versò con poca grazia il contenuto della busta sul tavolo: erano ossa.
“Attento!” lo rimproverò Robin “Sono dei reperti molto importanti da classificare”.
“Non voglio quella roba sul mio tavolo!”
Sanji era appena entrato con tre enormi buste della spesa, dietro di lui Brook ne portava altrettante.
“Oh, si mangia!” urlò Usopp, felice nel vedere tanto cibo.
“Non preoccuparti, Nami cara!” disse subito Sanji togliendosi la giacca e cominciando a togliere la spesa dalle buste “Non ho speso molto. La maggior parte delle buste proviene dalle provviste del Baratie che sono vicine alla scadenza”.
Nami sorrise. Da quando i ragazzi vivevano insieme era lei che si occupava della gestione del denaro. Dividevano la spesa così come le bollette e, sebbene potessero fare con calma essendo la casa della zia di Franky, pagavano sempre in anticipo l’affitto.
“Oh” esclamò Brook, avvicinandosi alle ossa sul tavolo ed esaminandole “Questo dovrebbe essere un mio parente. È tutto pelle ed ossa come me. Anzi, lui è solo ossa! Yohohoho!” 
Tutti ignorarono la pessima battuta e il ragazzo andò in un angolo a demoralizzarsi.
“Franky, mi aiuteresti a portarle in camera?” chiese Robin “Finchè la cena non è pronta voglio analizzarle”
“Sarà inquietante dormire con quelle ossa” commentò Nami a bassa voce.
La casa, seppur grande, contava tre camere da letto che i ragazzi dividevano in questo modo : Rufy, Sanji e Zoro in una, Usopp, Franky, Chopper e Brook nella seconda e le ragazze dividevano l’ultima. Avevano anche due bagni, uno per le ragazze e uno per i ragazzi.
Sanji si avvicinò a Zoro e gli tirò un calcio talmente forte da svegliarlo.
“Che modi sono?!?” urlò il ragazzo dai capelli verdi “Vuoi che ti uccida?!?”
“Dov’è l’idiota?” chiese Sanji con tutta tranquillità “Non era con te?!”
“E che ne so io?!” sbraitò il ragazzo, sbadigliando “Diceva che voleva andare in biblioteca”
“Quello non sa che fare in biblioteca” commentò Franky.
Un cellulare cominciò a squillare facendo vibrare nell’aria le note di Money dei Pink Floyd. Era il cellulare di Nami.
La ragazza si affretto a rispondere, era la sua amica Bibi “Ciao, Bibi. Che succede?”
“Nami, ascoltami.” Rispose la ragazza dall’altro lato “Sono in biblioteca e qui c’è Rufy che dorme e nessuno riesce a svegliarlo e qui dovrebbero chiudere ”
“Va bene” sospirò la rossa “Vengo subito”
 
Rufy ronfava beatamente con la faccia spalmata su un tomo aperto. Accanto a lui due ragazzi cercavano invano di scuoterlo.
“Bibi!” Nami chiamò la ragazza dai lunghi capelli celesti che si voltò verso l’amica con un sorriso “Nami! Usopp! Che bello vedervi!”
Il ragazzo accanto a lei portava i capelli castani e degli occhiali da vista quadrati con le lenti scure, era vestito come un rivoluzionario . Si trattava di Koza, il fidanzato di Bibi.
“Ci pensate voi a questo?” chiese indicando il ragazzo addormentato “La bibliotecaria non sembra molto paziente.”
Usopp spostò di lato Nami “Ci penso io!” declamò con un gran sorriso e si avvicinò all’orecchio dell’amico, sussurrando “Rufy, Sanji ha preparato una montagna di carne solo per te!”
Ma l’unico risultato che ottenne fu far sbavare Rufy sul libro mentre mormorava “Carneee…”
“Ecco” fece Nami avvicinandosi ai due “Ora dovremmo anche ripagare il libro. Fatti in là Usopp”
Respirò a fondo e cominciò a prendere a pugni Rufy urlando “TI VUOI SVEGLIARE?!?!”
Rufy si alzò dalla sua posizione scomoda e guardò Nami come se stesse sognando “Oh, ciao Nami” si limitò a dire, massaggiandosi la testa non capendo bene come si fosse procurato quei bernoccoli “Che ci fai qui?!”
Ora tutti si stavano impegnando per impedire alla ragazza di ucciderlo.

I tre ragazzi camminavano per le vie buie verso la loro abitazione. Era tardi e i mezzi avevano terminato la loro corsa.
Pochi passanti oltre a loro, calpestavano quell’asfalto umido dell’aria della sera.
“Io ho fameee!” si lamentò Rufy.
“Se tu non ti fossi addormentato in biblioteca non saremmo in questa situazione!” lo rimproverò Usopp “Ma che eri andato a fare in biblioteca?”
“Cercavo di studiare” rivelò il ragazzo “Cosa credi che faccia?”
“Tu che studi” mormorò il ragazzo “questa sì che è una novità”
E mentre i due ragazzi battibeccavano e Nami rideva, una ragazza bionda si avvicinò all’insolito gruppetto.
Aveva la pelle chiarissima e gli occhi grandi color nocciola. “Scusate” disse, un po’ timorosa “Ma tu sei Usopp?”
Il ragazzo dal naso lungo rimase un attimo perplesso a guardarla, poi il suo sguardo si illuminò “Kaya!” urlò di gioia “Sei proprio tu?”
La ragazza annuì “Quanto tempo è passato, vero?”
Usopp guardava la ragazza come in estasi. Lei era la ragazza di cui era innamorato da bambino, ma dovettero separarsi quando lei fu costretta a trasferirsi poiché di salute cagionevole.
“Come stai? Che ci fai qui?” cominciò a riempirla di domande a raffica. Kaya sorrideva “Sto bene ora” rispose “Studio medicina e ora sto tornando a casa dopo il turno e…”
“Torni a casa da sola?”
“Si, ma…”
“Non se ne parla di lasciare una ragazza sola a quest’ora!” si affrettò a dire Usopp “Ti accompagno io!”
Kaya spostò lo sguardo dal ragazzo a Rufy e Nami che erano stati in silenzio a guardare la scena “Ma… loro …”
“Non preoccuparti per loro!” si affrettò a dire Usopp “Sono fidanzati e stare soli non può che fargli bene!”
Nami tirò una gomitata a Rufy prima che rivelasse che si trattava di una balla.
“Allora ciao ragazzi, ci vediamo a casa!” li salutò Usopp.
“Buona serata” disse Kaya con un sorriso e si fece accompagnare dal ragazzo lungo la via, ridendo e scherzando finché non scomparvero dalla vista degli altri due.
“Che tipo Usopp!” commentò Rufy sorridendo e portando le braccia fin sopra la testa.
“Inventarsi che siamo fidanzati per andarsene indisturbato con lei” disse Nami “Solo lui può inventarsi certe cose”
“Già” commentò Rufy “Chi mai vorrebbe fidanzarsi con un maschiaccio come te?”
“Chi sarebbe il maschiaccio?” ruggì Nami stringendo i pugni e Rufy prese a correre via.
Nami lo inseguì, facendosi contagiare dall’allegria del ragazzo, anche se, in realtà, le sue parole le avevano fatto stranamente male.


 

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Capitolo 2
*** un'impicciona e un combinaguai ***


Zoro sbadigliava stiracchiandosi sul banco.
Era solito sedersi in alto, lontano dai professori, in modo da poter dormire indisturbato.
Odiava seguire le lezioni e, appena poteva, guardava lo schermo del cellulare nella speranza che il suo datore di lavoro lo chiamasse per qualche consegna. Anche se, non capiva perché, non lasciava mai che fosse da solo al volante e, quindi, lo convocava solo se riusciva a rintracciare prima qualcuno che guidasse il camioncino dei trasporti.
La lezione di anatomia era appena finita, ora era in attesa di quella di biochimica.
Guardò in basso i suoi colleghi che erano per di più intenti a ripetere sugli appunti. Qualche ragazza confabulava con le amiche, scoppiando di tanto in tanto a ridere. Zoro odiava le tipe così oche, sembravano tanti topi che squittivano incessantemente mentre gli lanciavano occhiate profonde. 
Aveva sempre avuto un discreto successo con le ragazze, ma niente più di qualche storia finita prima ancora di cominciare. Non andava molto d’accordo con il gentil sesso, a partire dalle sue due coinquiline: Robin era troppo seria e a volte troppo macabra per i suoi gusti quindi non avevano mai avuto molte conversazioni profonde anche se si volevano bene reciprocamente, mentre Nami spesso si era rivelata una bastarda senza scrupoli, specialmente quando si trattava di soldi o per il proprio tornaconto personale, e litigava spesso con lei che ancora richiedeva gli interessi per un prestito avvenuto molto tempo prima. 
Guardò in basso verso un gruppetto composto da cinque persone dove una ragazza sembrava impegnata a cercare di convincere gli altri di qualcosa. 
La ragazza in questione portava lunghi capelli blu notte raccolti, degli occhiali dalla montatura rossa sul capo e due grandi occhi neri. Indossava una camicia viola a fiori rosa e un paio di blue jeans. Aveva l’aria da maschiaccio, la classica dura dal cuore tenero che non ti sorprenderesti di vedere dietro a un motociclista da strada, proprio come l’aspetto del ragazzo appoggiato al banco accanto a lei.
Questi portava corti capelli chiari, era palestrato con l’aria da duro e sembrava sul punto di sclerale da un momento all’altro; Zoro pensò che fosse in astinenza da nicotina e i suoi sospetti trovarono conferma quando vide l’altra ragazza che era con loro, lunghi capelli rosa e completo di velluto viola, porgergli un sigaro, mentre lei stessa portava una sigaretta tra le labbra rosse; con portamento elegante e al tempo stesso spietato uscì dall’aula insieme al ragazzo corpulento vestito con un giubbotto di pelle bianco.
La ragazza con i capelli neri guardò gli altri due che erano rimasti: un ragazzo con dei corti capelli rosa che portava degli occhiali tondi dalla montatura blu su di una fascia per capelli verde e un ragazzo biondo, con i capelli lunghi e il mento molto pronunciato.
Zoro si sporse leggermente, era sempre stato incuriosito da quella ragazza. Somigliava molto a una sua vecchia amica d’infanzia morta accidentalmente quand’era ancora un bambino.
Aveva già avuto un incontro con lei: lei stava scendendo di corsa le scale per dirigersi in un’altra aula ed era inciampata nei suoi stessi piedi, e sarebbe rotolata giù per le scale se lui non l’avesse afferrata al volo e salvata da quella brutta caduta. Era stato proprio in quell’occasione che Zoro si era accorto della somiglianza della ragazza con l’amica morta e, per la sorpresa, le aveva rotto gli occhiali che erano caduti, calpestandoli con un piede Quando lei si era arrabbiata per il fatto, lui l’aveva rimproverata, dicendole che se non fosse stata una donnicciola imbranata non si sarebbe dovuto scomodare per salvarla. Da quel momento la ragazza lo guardava sempre male mentre, dal canto suo, Zoro si era pentito di essere stato così sgarbato, ma non aveva alcuna intenzione di scusarsi. Non sapeva neanche il suo nome.
Si sforzò di sentire il loro discorso.
“Uffa!” stava dicendo lei “Speravo che almeno Smoker mi volesse accompagnare!”
“Non prendertela!” le disse il ragazzo con i capelli rosa “Lo sai che quando c’è Hina non c’è udienza per nessuno”
“Voi volete venire con me?” chiese con gentilezza, il ragazzo biondo piegò il capo “Non ho ben capito di che si tratta” disse.
Lei sistemò gli occhiali sul naso “Si tratta di una mostra di spade molto antiche”
Zoro drizzò le spalle. 
Spade?! Una mostra di spade e lui non ne sapeva niente?! Urgeva informarsi!
“Quanto si paga? O paghi tu per tutti?” continuò il ragazzo.
“Hermeppo!” lo sgridò l’altro “Ti sembra una cosa da chiedere?”
“Sto scherzando, Coby” lo tranquillizzò “Nel caso mi offrirei io di pagare il biglietto alla bella Tashigi”
La ragazza arrossì leggermente. 
“Veramente ho due biglietti omaggio” disse “La mostra è domenica pomeriggio”
Coby corrucciò le labbra e si scambiò uno sguardo con l’amico, cosa che non sfuggì agli occhi attenti di lei “Qualcosa non va?” chiese.
“Domenica dobbiamo andare dal signor Garp” rispose il ragazzo “ Sai, lui ci allena e noi diamo una mano e quindi…”
“Ho capito” lo fermò subito lei “state tranquilli, non importa. Andrò sola”
“Perché non vai con lui?”
I tre e anche Zoro si voltarono all’unisono e il ragazzo con i capelli verdi provò un brivido di terrore solcargli la schiena quando vide che la persona che aveva fatto questa proposta era Nami e che stava indicando proprio lui.
Tashigi guardò sorpresa sia lui che la ragazza. 
“Ci conosciamo?” chiese.
Nami sorrise e scese i pochi gradini che le separavano, avvicinandosi a lei con la mano tesa. 
“Mi chiamo Nami e sono la coinquilina di quello lì” disse indicando Zoro che non sapeva come rispondere per togliersi dall’impiccio “Sono mesi che ci tortura con la storia di questa mostra, ma non ha abbastanza soldi per prendere il biglietto”
Zoro si precipitò giù nel tentativo di fermarla, ma quando le fu vicino la rossa gli pestò un piede talmente forte da non permettergli di sentire la fine del discorso tra le due.
“E va bene” disse Tashigi, lanciando un’occhiata torva al ragazzo “Ci vediamo domenica a Rogue Town nella piazza del patibolo alle 18. Puntuale” ordinò.
“Sta tranquilla” le disse Nami con un sorriso “Sarà puntualissimo!” e lo trascinò via dall’aula prima che potesse in qualche modo protestare per l’assurda idea che quella che si ostinava a definire un'amica aveva avuto.

“Che cavolo ti è saltato in mente?!” urlò Zoro nel corridoio “Che ci fai qui?”
Nami ignorò il tono e gli porse un mazzo di chiavi con una piccola katana come portachiavi. 
“Le hai dimenticate a casa e sono venuta a riportartele”
Il ragazzo gliele strappò di mano. 
“Che cavolo ti è saltato in mente?!” ripeté.
la ragazza con la chioma arancio lo guardò con sufficienza. 
“Invece di arrabbiarti dovresti ringraziarmi” disse con tranquillità e fece per andarsene quando lui la afferrò per un polso. 
“Per quale motivo dovrei ringraziarti?” chiese quasi gridando e attirando le occhiate di molti passanti curiosi.
“Non ti sei nemmeno accorto che ero dietro di te” rispose lei, calma “Continuavi a fissarla come se al mondo ci fosse solo lei”
Zoro rimase colpito, ma non seppe come replicare.
“Sta tranquillo” disse lei con un sorriso “Per questa volta non c’è bisogno di ringraziarmi. E se hai bisogno di qualche vestito nuovo per il tuo appuntamento puoi anche chiedermi un prestito. Gli interessi partono dopo il terzo giorno”
 
Franky scrutava attentamente ogni centimetro del pezzo di legno di faggio che il professore gli aveva dato. Avrebbe dovuto ricavarci una nave in miniatura sprecando meno materiale possibile, ma prima doveva presentare il progetto. 
Sospirò rumorosamente, guadagnandosi un’occhiataccia dalla bibliotecaria. Il ragazzo si passò una mano tra i capelli per sistemare il ciuffo blu e abbandonò il capo sul tavolo, guardando ogni tanto verso la porta.
Era in attesa. In un’attesa snervante ad essere sinceri. Aspettava di vedere le lunghe gambe di Nico Robin solcare quella porta ed andare insieme a lei a mensa. 
Ultimamente pranzavano spesso insieme e lui non vedeva l’ora di ascoltare i suoi racconti sugli ultimi reperti che lei e il professore Clover stavano catalogando, anche se, più volte, invece di ascoltare quel che diceva Franky si era sorpreso a fissarle gli occhi azzurri dell'amica, le labbra sottili e rosee e i lunghi capelli corvini che mettevano in risalto la sua carnagione chiara che ricordava la porcellana più fine.
Si scosse dal suo stato di noia quando vide la ragazza dalla pelle candida correre verso di lui trafelata con degli enormi tomi tra le braccia.
Franky si alzò dalla sedia 
“Andiamo?” chiese. 
Robin sorrise, l’espressione un po’ triste. 
“Franky,”mormorò “mi dispiace tanto, ma hanno appena chiamato. Alcuni archeologi stanno venendo qui con dei reperti molto importanti che hanno estratto solo qualche giorno fa dalle sabbie del deserto e Clover vuole assolutamente che io …”
“Va bene” disse il ragazzo “Va’ tranquilla. Pranzerò con Usopp”
Robin sorrise raggiante 
“Grazie Franky!” disse e gli scoccò un bacio sulla guancia dove una leggera barba ispida faceva capolino sulle guance, prima di correre via.
Franky rimase per qualche secondo sorpreso, fissando il punto in cui era scomparsa. Poi si toccò leggermente la guancia, incredulo che proprio lì, poco prima, ci fosse la lieve pressione delle candide labbra di lei, nonostante il leggero appiccicume del suo lucidalabbra ne fosse una prova tangibile. Sorrise come un bambino. Non poteva pranzare con lei, ma quella cosa appiccicosa lo ripagava dell’attesa.


Rufy addentò il panino al prosciutto che aveva trovato in cucina. Si chiese chi potesse essere lo stolto che aveva preparato quella prelibatezza per poi andarsene. 
In casa c’era solo lui!
Strappò un altro pezzo del panino e sprofondò nel divano, accendendo la televisione e riempiendo tutto di briciole.
Stava guardando gli anime giapponesi quando sentì la porta aprirsi, prima che Usopp entrasse nella stanza con il sorriso più raggiante che avesse mai visto.
Vedendo l’amico intento a consumare il pasto, il ragazzo dal naso lungo prese una sedia e si avvicinò.
“Allora?” disse con un sorriso “Non mi chiedi niente?” 
Rufy piegò il capo, visibilmente confuso. Articolò alcune lettere che non avevano alcun nesso logico tra di loro e la delusione si dipinse sul volto di Usopp che liberò l’amico dalla fatica di indovinare. 
“Perché non mi chiedi come è andata ieri sera con Kaya?”
Il volto di Rufy si illuminò, non era pratico di queste cose, né gli interessavano molto le romanticherie, ma dato che Usopp ci teneva glielo chiese. 
“Come è andata con la ragazza di ieri?”
Usopp sorrise. 
“Oh, lo sai che io non sono uno a cui piace raccontare le proprie conquiste” esclamò con falsa modestia e agitando le mani come un attore che non sa recitare “Ma credo proprio di averla conquistata con il mio charme, il mio acume e …”
La porta si aprì e l’elogio delle doti di amatore di Usopp dovettero attendere. Brook entrò con aria tetra e, per quanto la sua poca massa lo consentisse, sprofondò accanto a Rufy.
“Che hai, Brook?” chiese all’amico dalla capigliatura afro, che sospirò lugubre “Devo interpretare un morto” disse “Ma io sono solo uno scheletro. Yohohohoh!”
E mentre Rufy rideva, Usopp si portò una mano al volto. Non avrebbe mai capito lo humor nero dell’amico
La porta d’ingresso si aprì nuovamente lasciando entrare Nami, seguita da Zoro che continuava ad urlarle contro. 
“Devi farti i fatti tuoi!”
“Che succede?” chiese Rufy incuriosito dall’insolita scenetta. Nami sbuffò, sbattendo con forza la borsa carica di libri sul tavolo, lanciò prima un’occhiataccia al ragazzo dai capelli verdi, poi si rivolse agli altri , gli occhi tristi come se fosse sul punto di piangere. 
“Voi ditemi se è giusto essere trattati così.”piagnucolò “Io gli organizzo un appuntamento con la ragazza che ama da tanto e lui…”
“MA QUALE RAGAZZA?!? MA QUALE DA TANTO?!?” urlò Zoro sull’orlo di una crisi di nervi. 
“LA STORIA LA RACCONTRO IO, VA BENE?!?” rispose ad alta voce la ragazza perdendo il velo di tristezza che prima le dipingeva il volto.
“Chi ha un appuntamento con chi?” 
Sanji, che era appena entrato, fece un baciamano veloce a Nami e corse nella propria stanza per cambiarsi. Era in ritardo per il lavoro.
“Zoro ha un appuntamento con una ragazza” urlò Rufy per farsi sentire.
“Che cosa?!?” la voce di Sanji li raggiunse praticamente insieme al suo sguardo stravolto “Chi è la matta che vorrebbe uscire con lui?”
“Pensa a lavorare tu!” disse Zoro rosso in viso e furioso.
“Non credo che sia vera” Sanji aveva il volto serio mentre indossava una maglia pulita e cercava la propria sciarpa “Solo una racchia accetterebbe di uscire con lui”
“Io non esco con le racchie!” urlò Zoro, ormai con il volto più rosso dei capelli di Nami e con i pugni stretti “Tashigi è bella e domenica uscirà con me!”
Tutti gli altri si guardarono per un attimo, gli occhi sgranati, per poi scoppiare a ridere all’unisono.
“Ma andate a fanculo!” borbottò il ragazzo dai capelli verdi prima di andare a chiudersi in camera.


Rufy si muoveva come un sonnambulo per la casa. Erano le tre di notte e non riusciva a dormire dato che nel suo letto, oltre a lui, c’era pure Usopp.
Quest’ultimo aveva avuto la brillante idea di pasticciare nella stanza che divideva con gli altri con delle bevande gassate, dei detersivi e neanche lui sapeva bene cosa mentre declamava le sue doti di dongiovanni a quel credulone di Chopper.
Risultato? Una stanza completamente insudiciata di porcherie e che puzzava come una stiva piena di marinai che non vedevano terra da mesi.
Al suo ritorno dal lavoro, Sanji non aveva voluto saperne di dividere il letto con qualcuno di quegli idioti, ma si era visto costretto ad ospitare Brook, mentre Zoro dormiva con Chopper. Franky, invece, aveva occupato il divano nel salotto.
Ed era proprio qui che si dirigeva il moretto assonnato, incuriosito dalla luce accesa.
Una volta arrivato non si stupì di vedere Nico Robin china sui tomi e Franky che russava rumorosamente.
La ragazza gli sorrise dolcemente. 
“Non riesci a dormire?”.
Rufy scosse il capo. 
“Come fai a studiare con questo baccano?” chiese. 
Robin guardò verso Franky, poi scrollò le spalle. 
“Ci sono abituata” , la ragazza osservò bene il volto dell’amico “Hai sonno?”
“Sì” rispose lui “Ma con Usopp nel letto non riesco a dormire”
Robin diede un’occhiata veloce ai libri, poi tornò a guardare lui. 
“Senti” disse “io qui ne avrò per tutta la notte, perché non vai a dormire in camera mia? Nami non si accorgerà della tua presenza e ti sveglierò io prima che si svegli lei”
E Rufy le regalò un bellissimo sorriso a 32 denti. 
“Grazie Robin!” e si diresse di corsa nella stanza delle ragazze.

La stanza delle ragazze era molto più piccola delle altre e per recuperare dello spazio le due avevano unito i letti.
Rufy camminò a tentoni. I suoi occhi si erano abituati al buio, ma rischiava lo stesso di inciampare tra i vari oggetti che erano riversi in modo confusionario sul pavimento.
Una volta individuato il morbido materasso, non perse tempo a infilarsi subito sotto le coperte, felice di sentire il torpore del piumone e, mentre chiudeva gli occhi, sentì la ragazza accanto a sé muoversi nel sonno.
Nami, da addormentata, si avvicinò a lui e si accoccolò al suo fianco, stingendolo forte con un braccio. Rufy provò a chiamarla, ma il respiro profondo che giungeva gli fece capire che era veramente addormentata.
Sorrise nel ripensare al modo non proprio consono in cui l’aveva conosciuta.
Lui, Zoro, Usopp e Sanji erano alla ricerca di nuovi coinquilini; la casa appena presa era grande e da soli non sarebbero riusciti a sostenere le spese. Mentre camminavano sconsolati di sera per il parco, avevano sentito delle urla di donna. Erano accorsi per vedere cosa fosse successo e avevano visto cinque uomini che avevano accerchiato la povera sventurata, la quale invocava aiuto mentre loro le tiravano i capelli e cercavano di spogliarla. Senza pensarci due volte i tre si erano lanciati in soccorso della ragazza.
Una volta messi in fuga i malintenzionati era stato Rufy ad avvicinarsi alla giovane, che giaceva terrorizzata a terra, si era tolto il cappello di paglia dal capo e lo aveva posto su quello di lei. 
“Va tutto bene” le aveva detto “Sei con noi adesso!”
Rufy accarezzò i capelli della sua amica addormentata, rievocando il meraviglioso sorriso di gratitudine che Nami gli aveva regalato quel giorno e la promessa che avrebbe fatto qualsiasi cosa per non far scomparire quel sorriso dal suo viso.







Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! Vi ringrazio per aver letto anche questo capitolo, sono felice che questa storia abbia raccolto tanto successo con un solo capitolo, non posso che ringraziarvi tutti.
un ringraziamento speciale va a Piper_Parker per il suo lavoro di beta nel correggere gli errori che normalmente, senza il suo aiuto, trovereste un pò ovunque.
Grazie ancora, fatemi sapere che ne sapete di questo capitolo :)
alla prossima
Fra

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Capitolo 3
*** l'appuntamento ***


Sanji osservava la sala da pranzo del Baratie. 
Il grande pavimento in parquet era perfettamente lucido, le tovaglie perfettamente candide e ordinate e i camerieri erano impegnati a riempire la sala con gli addobbi per Natale.
Anche se erano ancora a fine Novembre in tutta la città si respirava lo spirito natalizio che rendeva tutto così romantico.
“Sanji?” lo chiamò un ragazzo con un lungo naso quadrato che teneva in mano una fastosa ghirlanda verde con stelle di natale rosse e oro “Questa dove la metto?”
“Sul camino” rispose “E già che ci sei, accendilo! Oggi fa molto freddo!” 
“Ehi, stoccafisso!” un uomo corpulento, con dei lunghi baffi biondi intrecciati e una gamba di legno uscì dalla cucina del Baratie, con addosso grembiule e cappello da chef; la pelle solcata da numerose rughe manifestava l’età avanzata.
“Che vuoi vecchio storpio?” rispose il giovane cuoco biondo. 
Zef ignorò il tono irrispettoso del ragazzo 
“Aspetto una signorina dopo l’orario di apertura, non importunarla”
“Una signorina?” ripetè il ragazzo “E che vorresti farci con una ragazzina?”
“Non sono affari tuoi, moccioso!” rispose l’uomo “Piuttosto, dove cavolo è finita la mocciosa?”
“Eccomi! Eccomi!”
I due uomini si voltarono e una ragazza di bassa statura, con corti capelli castano chiaro e coperti da un cappello rosso con occhiali da aviatore entrò tutta trafelata e corse al bancone del bar per afferrare un grembiule nero che legò sullo scamiciato rosa 
“Pronta!” disse con un enorme sorriso.
Zef sbuffò. 
“Togli il cappello quando servi. Io torno nel mio ufficio” disse prima di sparire oltre la porta.
Sanji le si avvicinò.
“Sta tranquilla, Koala” disse accarezzandole la spalla “Sei bella anche senza cappello” .
La ragazza sorrise e si diresse velocemente alla porta per accogliere i primi clienti.
Sanji la guardò, aveva qualcosa di strano, sorrideva in maniera forzata e sembrava nervosa. E una Koala nervosa è una Koala pericolosa.
Considerando la fama di dongiovanni di Sanji, Zef aveva sempre evitato di prendere camerieri donna, ma Koala aveva delle ottime referenze. Sanji aveva rinunciato a farle la corte quando l'aveva vista quasi spezzare il braccio a un cliente che si rifiutava di pagare perché la zuppa era troppo calda.
E i sospetti di una Koala nervosa ebbero i suoi fondamenti quando, dopo circa due ore dall’apertura, entrò nella sala un ragazzo dai capelli biondi e mossi con un’enorme cicatrice che gli deturpava la parte destra del volto. 
Nel vederlo Koala corrucciò le labbra e gli passò davanti di corsa per accogliere una giovane donna con i capelli neri e gli occhi grandi.
Sanji fece cenno al ragazzo di raggiungerlo. 
“Sabo” gli disse “Avete litigato di nuovo?”
Sabo fece una smorfia. 
“Quando ci si mette è davvero irascibile”. 
Sanji gli sorrise. Nel Baratie avevano visto spesso Sabo entrare alla ricerca della ragazza con qualche scusa, che fossero gli appunti oppure qualche libro e ultimamente i due battibeccavano spesso. 
Sanji sollevò lo sguardo per chiamare Koala, voleva che i due facessero pace, ma le parole gli morirono sulle labbra quando i suoi occhi incrociarono quelli castani della ragazza che Koala stava accompagnando verso l’ufficio di Zef.
Che fosse lei la ragazza che stava aspettando?

Zoro guardava impaziente l’orologio. Le 17:55. 
Ma quanto ci impiegava ad arrivare quella tipa?!
In lontananza vide Nami, Rufy, Franky e Robin osservarlo da dietro un angolo. Erano stati loro ad accompagnarlo lì e gli avevano fatto giurare di non muoversi per evitare che si perdesse e addio appuntamento. 
Appuntamento poi! 
Zoro aveva impiegato ore per tentare di convincere invano i suoi amici che non si trattava di un appuntamento ma di una semplice uscita tra colleghi che avevano un interesse in comune e poi lui la stava solo usando per quel biglietto in più che aveva e lei stava usando lui per non andare da sola come una sfigata.
Ma gli altri non erano della stessa opinione. 
Brook aveva insistito per far indossare a Zoro abiti di prima scelta, completi che costavano un occhio della testa e che il ragazzo aveva di nascosto cambiato prima di uscire per indossare, al posto del completo scuro con la camicia bianca che erano tipici del dongiovanni da strapazzo, dei semplici jeans e un maglione verde militare sotto la giacca a vento marrone.
Usopp e Chopper gli avevano fatto delle raccomandazioni da padri e madri iperansiosi: non allungare le mani, non bere di fronte a lei, non ruttare, non dire porcate … insomma non essere te stesso. Ovviamente nella sua testa, Zoro non aveva la minima intenzione di toccarla ed era pronto ad allungare la mano solo sul collo della prima bottiglia di birra che avrebbe trovato.
Il cuoco si era limitato a dirgli che le donne vanno trattate con cura e così via, un lungo monologo che il ragazzo dai capelli verdi non aveva minimamente ascoltato.
Mentre Zoro lanciava occhiate minacciose ai ragazzi che ridacchiavano sparlando sicuramente di lui, una piccola mano gli toccò leggermente la spalla.
“Scusa il ritardo” disse Tashigi con un mezzo sorriso quando lui si voltò.
Zoro si limitò ad alzare le spalle “Allora?” disse “Dove dobbiamo andare?”

“Ma tu guarda che cafone!” esordì Nami spiando da dietro il vicolo “Potrebbe almeno darle un bacio sulla guancia!”
“Zoro non è mai stato un gentiluomo” commentò Franky “Non come il sottoscritto, ovviamente. Robin, ho un po’ di aria nello stomaco, pensi che se faccio una scorreggia qualcuno se ne accorga?”
Nami lo picchiò sulla testa. 
“E TU SARESTI UN GENTILUOMO?!?” gridò mentre Robin e Rufy ridacchiavano divertiti dalla scenetta.
Dopo la sfuriata e la risata i quattro si accorsero che Zoro e la ragazza erano spariti 
“Bè, loro sono andati” disse Rufy “E noi dove andiamo?”
“C'è un bel Luna Park quì. Potremmo visitare il castello dell’orrore” propose Robin, ma Nami si precipitò a fare no con il capo, spaventata. 
“Se non sbaglio” fece Franky sistemando gli occhiali da sole “da queste parti c’è un museo della perversione e delle macchine da tortura. Sarebbe Suuuuuper andarci” disse mettendosi in una posa alquanto strana.
“Si, sembra carina come idea” rispose Robin con un sorriso.
“Voi siete completamente matti” commentò Nami “Io non ci vado in quei posti”
“Allora voi due andate lì” disse Rufy “Mentre io e Nami andiamo sugli aeroplani o nella casa degli specchi, ti va?” e guardò la ragazza che annuì con gioia.

Zoro si accorse subito che quella ragazza era diversa dalle altre che aveva incontrato fino a quel momento. Dall’aspetto sembrava come tutte le altre: una sciarpa rossa intorno al collo, un cappottino celeste, una gonna a balze blu e delle calze nere sotto lunghi stivali bassi beige. Quel che aveva di insolito non era l’aspetto erano i modi: lungo la strada avevano incontrato diverse vetrine illuminate, lei non si era fermata neanche a una, ignorando palesemente collane, orecchini, borse e tutto ciò che sapesse di femminile con il solo chiodo fisso di arrivare il prima possibile alla mostra.
Quando erano giunti lì la ragazza aveva dimostrato di avere occhi solo per le lame preziose e brillanti dalle else finemente lavorate; entrambi ascoltavano estasiati le spiegazioni del proprietario, un tale vestito da vecchio samurai che rispondeva al nome di Ryuma. 
tra tutte quelle preziose creazioni Zoro fu certo di aver riconosciuto la
 Wado Ichimonji, la spada di Kuina. Che il suo vecchio maestro l'avesse prestata per l'evento?
La mostra era molto affollata, le tre sale in cui erano esposte le armi erano gremite di persone e più di una volta Zoro si era visto costretto a cercarla, per poi ritrovarla in un’altra sala, su di un palco, con una katana stretta tra le mani e un uomo di fronte a lei esterrefatto, con un’altra katana a terra ai propri piedi.
Ryuma, con il volto pieno di rughe per l’età, si avvicinò alla ragazza 
“Proprio una bella tecnica” disse facendola arrossire “C’è qualcuno che vuole provare a misurarsi con la signorina? Anche se non credo che qualcuno riuscirà a batterla in meno di un minuto come ha fatto lei”
La sfida era troppo allentante perché Zoro la potesse ignorarla. 
“Vengo io” declamò a gran voce,salendo sul palco e sorridendo beffardo verso Tashigi che strinse l’elsa della spada ancora più forte.
“Che spada vuoi?” chiese Ryuma. 
“La Wadō Ichimonji” rispose il ragazzo prontamente e,appena strinse l’elsa bianca tra le mani, si sentì come se Kuina gli fosse ancora vicino.

La cosa più snervante dell’essere vestiti da mostri in una casa della paura e di essere sottopagati è il non riuscire a mettere paura.
Zombie, fantasmi, scheletri, streghe e zucche indemoniate, niente di tutto ciò riusciva a strappare il minimo grido alla ragazza con i capelli neri e gli occhi blu che era entrata nella giostra denominata Thriller Bark. Più soddisfazione dava invece il suo enorme compagno che fingeva invano di non restate impressionato da quei finti spiriti maligni.
“Ma come diavolo fai a essere così impassibile?” chiese Franky che aveva cominciato a stufarsi di quel posto. Robin sollevò le spalle. 
“Sono carini in fondo”
Robin aveva proprio dei gusti discutibili.
“Ah, Franky” disse attirando la sua attenzione mentre un cerbero meccanico guidato da uno scheletro vestito da divinità greca cercava di coglierlo di sorpresa beccandosi, però, un pugno in pieno volto.
“Dimmi, Robin” rispose il ragazzo; Robin gli regalò un sorriso “Gli altri non lo sanno ancora. Mi sono fidanzata”
E il mondo crollò addosso a Franky come una doccia gelata.

Tashigi correva avanti, ignorando i continui richiami di Zoro. All’improvviso cadde a terra, maldestra, e il ragazzo ne approfittò per fermarla. 
“Si può sapere che ti è preso?” chiese.
“Niente!” rispose lei, acida. 
Zoro la costrinse a sedersi su una panchina della piccola piazzetta dove erano giunti senza accorgersene, illuminata da un enorme albero di Natale.
“Perché non hai usato tre spade?”
Ecco il motivo della rabbia della ragazza. Zoro sbuffò. Lo sapeva benissimo che al corso di scherma era stato soprannominato il Demone a tre spade per la tecnica che aveva sviluppato, ma non pensava che Tashigi se la fosse presa per la veloce sconfitta di poco prima.
“Non hai fatto sul serio!” continuò ad attaccarlo “Solo perché io sono una donna!”
Zoro strinse i pugni 
“Ma che donna e donna! Non mi andava di umiliarti e basta! E poi si può sapere perché ce l’hai tanto con me?” aveva un cruccio da molto tempo “Da quando ci conosciamo mi guardi sempre male e oggi sei stata praticamente senza di me! Vuoi dirmi che ti ho fatto?”
“La prima volta che ci siamo incontrati” rispose lei, cercando di mantenere la calma “mi hai dato della donnicciola imbranata”
“Stavi cadendo dalle scale” puntualizzò lui.
Tashigi lo ignorò. 
“Tu non ti rendi conto di quanto tu sia fortunato ad essere nato uomo!” esclamò con veemenza “Un uomo è libero di fare quel che vuole! Un uomo con molte donne è considerato un mito, una donna con molti uomini una poco di buono. Un uomo forte è normale, una donna forte è da tenere alla larga. Un uomo intelligente è acclamato, una donna deve nascondere la propria intelligenza per essere accettata. E tu sei come tutti gli uomini! Credi che io sia debole solo perché sono una donna e non fai sul serio, anzi, mi prendi pure in giro!”
Zoro rimase a fissarla,immobile. 
“Tu hai qualche problema” disse dopo un tempo infinito. 
Tashigi rimase colpita. 
“Che cosa?!?”
“Ti ho battuto ti ricordo” continuò lui “Se non ti avessi preso sul serio come spadaccina ti avrei fatto vincere per farti contenta”
Lei gonfiò le guance. 
“Questo non c’entra nulla!” esclamò e poi fece una smorfia di dolore mentre sfregava il palmo della mano destra. 
Zoro se ne accorse. 
“Fa vedere” disse mentre le prendeva la mano e vide i graffi e la pelle arrossata sicuramente per la caduta di prima.
“Non è niente!” cercò di divincolarsi dalla presa lei; Zoro sbuffò e, mentre con una mano la afferrava per la vita per avvicinarla a lui, con l’altra le portò la mano ferita al volto, passandoci sopra la lingua. 
Quand’era piccolo Kuina gli aveva insegnato che la saliva facilitava la cicatrizzazione della ferita.
Tashigi si sentì completamente impotente sotto le mani forti di lui e lo fissò avvampando mentre la sua saliva bagnava i graffi scarlatti; il cuore le batteva forte. 
Ma che le stava succedendo?!
Dopo poco Zoro la guardò. 
“Va meglio così?”
Sembrava quasi che si fosse risvegliata da un sogno, strappò la mano dalla presa di lui e si alzò in piedi paonazza, mormorando “Io… io…” e scappò via.
Zoro rimase sulla panchina a fissarla andare via. 
“Ma che le è preso?!”

Nami si tratteneva dall’uccidere Rufy.
Prima le montagne russe, poi la ballerina e ora gli ottovolanti. Sembrava che il ragazzo ce l’avesse con il suo piccolo cuoricino mentre tirava la leva per far salire e scendere a velocità impressionante la vettura!
“Rufy!Insomma!” gridò esasperata dopo l’ennesimo conato di vomito che provò a mandare giù “Vuoi darti una calmata?!? Ho paura, cavolo!”
Rufy la fissò con i suoi grandi occhi scuri e le passò una mano intorno alla vita, stringendola “Finchè sei con me non devi mai avere paura!” disse con un sorriso.
Nami si sentì avvampare fin sulla punta delle orecchie. In quel momento le luci, i suoni e i colori delle giostre sembrono scomparire nel nulla, c’era solo lui con il suo sorriso dolce. Sembrava l’atmosfera adatta per un bacio.
Si inumidì le labbra mentre si avvicinava a lui. 
Ma da quando Rufy la attirava così tanto?!
Si avvicinò al suo volto quando lui la fissò e le disse“Quando scendiamo voglio tre panini con carne, cipolla e taante patatine!”. 
Quando il giro finì, Nami scese subito dalla vettura mentre Rufy vi rimase per qualche secondo cercando di riprendersi dai poderosi pugni che la ragazza gli aveva inferto.



Angolo dell'autrice:
come ha commentato la mia beta Piper_Parker, Zoro e Rufy sono proprio un caso perso con le ragazze XD
In questo capitolo abbiamo visto la presenza di Sabo e Koala e il nostro Sanji ha incrociato dei begli occhioni magnetici XD e il povero Franky ha subito una brutta mazzata, poverino.
vabbè, dopo questo angolo un pò strano per essere tale vi saluto, non senza prima ringraziare tutti coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli e che hanno inserito questa storia nei preferiti, seguite e ricordate.
un bacione a tutti e  fatemi sapere che pensate di questo capitolo
alla prossima

Fra_eater

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Capitolo 4
*** problemi e passi di danza ***


Chopper era sempre stato bravo ad osservare i suoi amici, a capire quel che passava loro per la testa. 
Era una dote importante, per un medico, capire quel cosa passasse per la testa del paziente e quel che vedeva osservando i suoi coinquilini da quando Zoro aveva avuto quell’appuntamento lo lasciava perplesso.
Zoro si aggirava come un’anima in pena, rifiutandosi categoricamente di andare a lezione e passando le mattine a dormire oppure precipitandosi al lavoro senza lamentarsi come suo solito. Si era rifiutato di parlare della sua uscita con Tashigi limitandosi a dire “Quella è tutta matta” e “Non era un appuntamento!”
Sanji viveva costantemente guardando l’orologio, scattando a razzo mezz’ora prima dell’orario di apertura e tornando la sera esausto e con lo sguardo sconfitto. Non litigava neppure con Zoro e le attenzioni che rivolgeva a Nami e Robin erano leggermente calate.
Usopp viveva sulle nuvole, non badando nemmeno ai giochi in cui invano cercava di coinvolgerlo Rufy, e insisteva sempre per accompagnare Chopper in ospedale quando aveva i turni.
Franky si rifiutava di uscire dalla loro stanza, tranne che per andare a lezione quando Nami lo costringeva, beveva casse di coca-cola e ogni tanto lo si sentiva piangere disperato, tutto questo non cambiando mai gli slip con i quali viveva costantemente.
Robin lavorava come una matta, lo sguardo serio come se avesse qualcosa che l’affliggeva. Usciva da casa la mattina presto e ritornava di sera tardi.
Brook stava raramente a casa, troppo impegnato nelle prove di Nightmare Before Cristhmas. Recentemente aveva dichiarato la sua intenzione di entrare in una rock band.
Nami, invece, era nervosa. Non le potevi rivolgere la parola che ti mangiava. Fissava Rufy con sguardo truce e ogni pretesto era buono per litigare con lui.
Rufy era l’unico ad essere del solito umore, come se in quei giorni il virus che aveva attaccato i suoi coinquilini avesse risparmiato solo lui e Chopper. 
Che fosse l’aria del Natale?

Rufy trasportava il suo vassoio pieno di pietanze alla ricerca di un posto libero nell’immensa mensa.
Di sedie libere ve n'erano davvero poche e non si poteva dire che il ragazzo avesse l'imbarazzo della scelta, quando in lontananza vide un braccio completamente tatuato alzarsi e sorrise nel riconoscere il cappello a chiazze di mucca del suo amico Trafalgar Law.
Law era un amico di Rufy, frequentava la specialistica in medicina interna e, in quel momento, divideva il tavolo con due ragazzi che Rufy presumeva essere suoi amici.
Parlarono del più e del meno mentre consumavano il pasto cercando di sovrastare il baccano senza urlare finché, a un certo punto lo sguardo di Law venne attratto da qualcuno in lontananza e il medico si affrettò a guardare l’amico di fronte a sé, intento a trangugiare l’ennesimo cosciotto di carne. 
“Senti, Rufy” disse, abbassando la voce “ma Nami è ancora tua coinquilina?”
Rufy per poco non si strozzò con il boccone e il ragazzo accanto a lui, un energumeno che sembrava un orso con i capelli bianchi, gli tirò poderose pacche seguite sempre da un “Scusa” per aiutarlo a mandare giù.
“Sì” rispose “perché?”
“Sai se esce con qualcuno?” gli occhi piccoli e scuri di Law scattavano veloci da un lato all’altro.
Rufy fece no con la testa.
“Dici che accetterebbe di uscire con me?”
Rufy rimase sorpreso da questa domanda. Nessuno gli aveva mai chiesto se potesse uscire con Nami. E perché poi lo chiedeva proprio a lui?
Lanciò un’occhiata alla ragazza. Era in piedi, di fronte al dispenser delle bevande, attendeva il suo turno con due bicchieri in mano, accanto a lei Bibi, con la quale ridacchiava dopo chissà quale battuta.
Aveva i capelli legati in un'alta coda di cavallo, cosa insolita considerando che amava tenerli sciolti e fluenti eccetto quando studiava. I pantaloni neri,il maglione verde a collo alto. Era la normale Nami. Cosa ci vedeva di così interessante Law?
Si rigirò verso di lui “Vai pure” disse tranquillamente.

Nami e Bibi stavano chiacchierando allegramente sui regali di Natale che dovevano ancora comprare quando un ragazzo dai capelli neri, la pelle olivastra, un cappello a chiazze di mucca e il pizzetto si avvicinò a loro con fare furbo.
“Tu sei Nami, vero?”
La ragazza dai capelli arancioni rimase a guardarlo per qualche secondo incerta su chi fosse, quando ricordò di averlo già visto 
“E tu sei un amico di Rufy, vero?”
Il ragazzo annuì. 
“Trafalgar Law”
“Ah” esclamò la ragazza, ormai ricordatasi di lui “Traffy!”
Il ragazzo fece una smorfia. 
“Preferirei che non mi chiamassi così”. 
La ragazza sorrise per farsi perdonare. 
“Che ti serve?” chiese subito, doveva finire al più presto il pranzo dato che alle due aveva lezione di geografia.
“Vorrei invitarti a uscire con me” rispose il ragazzo senza mezzi termini.
Nami rimase colpita dalla schiettezza del ragazzo, accanto a lei sentì Bibi trattenere una risata.
La ragazza osservò attentamente Trafalgar Law. Certo, era un bel ragazzo, nessuno avrebbe potuto dire il contrario. Ma era di quel tipo di bellezza che avrebbe potuto avere chiunque, che era abituato a vedere le ragazze cadere come pere ai suoi piedi. Nei suoi occhi profondi vide un velo di tristezza in un lago di furbizia. Sapeva che era di poche parole e ciò lo rendeva misterioso e incredibilmente affascinante, ma Nami non si sentiva per niente attratta da lui. 
Osservò le mani: erano grandi, forti e delicate nonostante i tatuaggi sulle dita.
Le spalle non erano molto grandi ma le braccia erano muscoloso e lo si poteva vedere anche sotto quel maglione grigio e aderente. Era facile immaginare i muscoli degli addominali e dei pettorali scolpiti. Si chiese se anche lì avesse dei tatuaggi.
Era affascinante, molto. Era bello anche. Ma non faceva per lei.
Sorrise. 
“Non vorrei illuderti” cominciò cauta, misurando le parole e sorridendo come quando cercava di ottenere uno sconto sulle scarpe “Ma ho un ragazzo”
Trafalgar Law scoppiò in una risata. Una risata di scherno che lasciò sorpresa la ragazza che scambiò un’occhiata confusa con l’amica.
Law si tolse il cappello, rivelando dei corti capelli neri disordinati. Ci passò una mano, poggiandosi con il gomito sul muro 
“Sei una bugiarda” disse con un ghigno.
Nami corrucciò le labbra. La sua recita era stata perfetta. Che cosa l’aveva tradita?
“Rufy mi ha detto che non ti vedi con nessuno” disse il ragazzo quasi a rispondere al suo pensiero “Ed è stato lui a dirmi che potevo uscire con te”
Nami guardò dove Rufy era seduto. Era di spalle rispetto a loro , ma dal movimento delle braccia si capiva perfettamente che si stava ingozzando. 
La ragazza sentì la rabbia ribollirle nelle vene! Come si era permesso quell’idiota ad autorizzare il suo amico a darle un appuntamento?
Attese un attimo, gli occhi ridotti a due fessure, si accorse subito che Rufy stava ruotando il collo e che probabilmente avrebbe guardato nella loro direzione. Era il momento di vendicarsi.
Si avvicinò a Law, scoccandogli un bacio sulla guancia, certa che Rufy stesse guardando. 
“Quando vuoi” disse con un sorriso. Poi prese un pezzo di carta dalla borsa con una penna e ci scrisse velocemente dei numeri per poi consegnarlo a Law 
“Chiamami” e se ne andò, trascinando Bibi e corrucciando le labbra in preda al nervoso.

Bibi inseguiva Nami. La ragazza la trascinava per una mano fuori dalla mensa, dopo aver recuperato le borse e le giacche e aver lasciato i vassoi sul tavolo.
“Nami!” cercò di chiamarla “Fermati!”
Nami si bloccò, lasciò Bibi per stringere i pugni lungo i fianchi. Si voltò con un sorriso forzato verso l’amica “Dimmi”.
“Sii sincera” cominciò la ragazza “Vuoi veramente uscire con Law?” 
“No” rispose velocemente.
Bibi rimase sorpresa dalla prontezza della risposta.
“E allora …?”
“Perché ho accettato?” concluse la frase Nami, con un sorriso che si tramutò velocemente in uno sguardo di sfida “Perché devo capire quel che lui prova”
“Lui chi?” chiese velocemente la ragazza dai capelli turchini, ma l’amica le rivolse uno sguardo triste senza rispondere alla domanda.

Robin tolse gli occhiali dagli occhi stanchi. Per sfogliare quel volume polveroso doveva usare una luce particolare, non aggressiva, ma ciò la stancava tantissimo e aveva proprio bisogno di riposo.
Uscì dalla stanza e andò a cercare il professor Clover per chiedergli se volesse un caffè.
Lo trovò nel suo ufficio. L’uomo anziano, con lunghi baffi grigiastri e dalla stravagante capigliatura impiegò un po’ per mettere a fuoco l’immagine della sua assistente. 
“Oh, Robin!” esclamò nel vederla “Hai già finito con quel volume?”
La ragazza fece segno di no con il capo. 
“Devo ancora finire” rispose “Ma credo di poter affermare che si tratta di un’opera di qualche monaco. Le miniature intorno alle lettere sono finemente lavorate ed è tutto in latino, ricorrono molti termini in greco antico anche se con lettere romane.”
“Oh, magnifico!” esclamò l’uomo “Un’analisi accurata,anche se non finita!”
La ragazza sorrise. 
“Vuole un caffè, professore?”
“Lo vorrei io” esclamò una voce dura alle sue spalle.
Robin sobbalzò riconoscendo l’aroma acre dei sigari dell’uomo alle sue spalle e si voltò fingendo un sorriso rivolto al fidanzato.
Crocodile sorrise losco verso la ragazza. I capelli pettinati all’indietro, il cappotto pesante appoggiato sulle spalle lasciava intravedere il panciotto gessato con la camicia bianca e la cravatta blu. Un fermacravatte con diamantino luccicava con i gemelli mentre sistemava i polsini.
“Crocodile” sorrise Robin “che bello vederti!”
Bugiarda! Robin continuava a darsi della bugiarda mentalmente. 
Non amava quell’uomo, anzi, non l’aveva mai sopportato. Era per il professore che aveva finito per accettare la sua pallida imitazione di corteggiamento.
La ragazza aveva sentito il professore parlare con il consiglio didattico, non c’erano fondi e bisognava fare dei tagli alle spese per non dover incrementare ulteriormente le tasse universitarie.
Robin aveva visto come il professor Clover si fosse rammaricato all’idea di non poter organizzare la spedizione negli antichi templi dell’Asia orientale e Crocodile aveva approfittato subito dell’occasione. Sarebbe stato lui il finanziatore se la ragazza avesse accettato di diventare la sua donna.
“Andate pure,ragazzi!” disse il professore con un sorriso, ignaro di essere l’artefice della profonda infelicità della sua assistente “Se io prendo un caffè ora rischio di non dormire”
Robin sorrise intenerita all’anziano, poi il suo sguardo si indurì mentre si rivolgeva a Crocodile. 
“Andiamo?”
L’uomo si fece da parte per farla andare avanti, e mentre lei passava le sussurrò all’orecchio. 
“Potresti sorridere se vuoi davvero andare in Asia”. 
A Robin si raggelò il sangue nelle vene.

“Allora ieri l’ho vista!” stava raccontando Usopp a Rufy “Mi aveva chiamato per chiederle delle spiegazioni su chimica organica, su come si sintetizzano gli epossidi”
Rufy annuì ignaro di quel che l’amico stava dicendo. Stavano camminando insieme verso casa e Usopp stava declamando le lodi di Kaya e delle sue doti di maestro.
Aprirono la porta della casa ed entrarono nel tinello. Rufy guardò l’ora. Erano le 20:30.
“Che ne dici se facciamo una partita alla play?” propose all’amico che annuì con foga.
“Rufy, sei tu?”
La voce di Nami giunse dalla stanza delle ragazze.
“Ci sono pure io!” gridò a gran voce Usopp e subito dopo la ragazza uscì dalla stanza con indosso dei tacchi vertiginosi e tenendo per la scollatura un aderente vestito blu.
“Ragazzi, potreste alzarmi la lampo?” chiese con un sorriso e si voltò, sollevando i capelli con una mano e rivelando la schiena nuda separata dalla fascetta con i gancetti del reggiseno nero.
Usopp stava già per farsi avanti quando venne preceduto da Rufy.
Il moro, con le dita affusolate afferrò la piccola cerniera, poggiando l’altra mano contro la schiena di lei.
“Hai le mani fredde” commentò la ragazza con un risolino. 
Rufy non rispose. Era rimasto come incantato dalla pelle rosea di lei. 
Alle sue narici giungeva il profumo di mandarini e fiori che emanavano i suoi capelli. Le fissava la nuca,avvicinandosi sempre di più a lei mentre la sua mano faceva scorrere la cerniera in su, lentamente.
“Credo che sia un po’ inceppata” disse, come a volersi giustificare della lentezza del movimento.
Rufy sentì un incredibile impulso invadere ogni cellula del suo corpo. Avrebbe voluto toglierle quel vestito e stringerla a sé. 
Se solo non ci fosse stato Usopp in quel momento, se solo lei non avesse detto “Ti sembra un po’ esagerato per uscire con Law?” Rufy avrebbe baciato quella pelle candida dell’incavo del collo come aveva immaginato nella sua testa non appena l’aveva vista con quel vestito.
Tornò in se, arrivando velocemente in cima alla zip. 
“No” disse “Credo che sia perfetto”
Nami si voltò per fissarlo negli occhi.
Rimasero così, immobili, per chissà quanto tempo mentre Usopp li scrutava perplesso da questo loro muto scambio di sguardi.
Rufy sollevò piano la mano per scostarle una ciocca di capelli quando il cellulare della ragazza squillò e la magia si spezzò.
“Deve essere Law” disse e corse nella stanza.
Usopp diede una pacca all’amico. 
“C’è qualcosa che vuoi dirmi?” disse con un sorriso sornione.
Rufy stava per rispondere quando videro la ragazza sfrecciare verso il bagno urlando. 
“Usopp , per favore prendimi il cappotto nero!”
Ne uscì poco dopo, con della matita nera ad affinare lo sguardo da gatta e del rossetto rosso sulle labbra. Afferrò il cappotto dalle mani dell’amico. 
“Mi sta aspettando giù!” disse “Non aspettatemi alzati” ed uscì dalla casa non prima di aver scoccato uno sguardo a Rufy, ancora immobile nel punto in cui l’aveva aiutata con il vestito.

Sanji sbatteva con foga le padelle della cucina. 
Nonostante tutte le sue insistenze Zeff si era rifiutato di dire chi fosse la ragazza di quel giorno.
Paty, un omone con i capelli rasati che in quel momento stava preparando otto porzioni di spaghetti, lo rimproverò. 
“Vedi che le padelle non crescono sugli alberi, damerino!”
Sanji non rispose, aveva una voglia matta di fumare ma in cucina era vietato e doveva ancora mettere in forno 12 porzioni di gamberi gratinati e prendere dalla cella frigorifera l’occorrente per preparare 40 insalate miste.
Le porte della sala si aprirono e in cucina entrò una Koala trafelata con cinque piatti sporchi tra le mani 
“Il dolce per il venti?” chiese mentre appoggiava le stoviglie sulla prima superficie che trovava e scappava nuovamente via.
Vi rientrò poco dopo con un vassoio carico di bicchieri e due bottiglie vuote. 
“Allora?” incalzò.
Sanji lasciò le insalate e corse a versare il cioccolato bianco fuso sul tortino caldo.
“Ecco”disse dandolo alla ragazza “E queste sono le ordinazioni del 12” disse indicando tre piatti.
Koala afferrò uno dei piatti. 
“Sbrigatevi a finire!” esclamò “Sta per iniziare lo spettacolo”
“Che spettacolo?” chiese Sanji agli altri cuochi che si limitarono ad alzare le spalle e a velocizzare il lavoro.

Il cuoco biondo entrò nella sala dove le luci erano state abbassate e le note di un celebre flamenco echeggiavano.
Una luce fissa illuminava l’unica ballerina che sollevava la gonna a ritmo con una mano mentre con l’altra faceva riecheggiare il suono delle nacchere seguendo il suono degli strumenti dei musicisti nell’ombra.
Sanji la riconobbe subito. Era la ragazza di quel giorno.
I mossi capelli neri erano tenuti in alto da una rosa rossa, il vestito rosso metteva in risalto la pelle olivastra e gli occhi di lei brillavano sotto le luci della ribalta.
Sanji rimase impressionato dai suoi movimenti fluidi, veloci e si unii con vigore agli applausi del pubblico con il suo ultimo 'Olè'.
Le luci si alzarono leggermente e la band cominciò a intonare delle musiche latino americane per far ballare anche i clienti del locale.
Sanji aveva visto un po’ di movimento in quei giorni, ma era talmente incavolato con la cocciutaggine di Zeff che non ci aveva badato molto.
Si avvicinò velocemente alla ragazza prendendola per mano. Quando lei si voltò, avvicinò le sue labbra al dorso della mano “Posso chiederle un ballo?”.
La ragazza, con i suoi grandi occhi scuri, annuì piano e si preparò a gettarsi nella mischia quando una mano le afferrò la spalla e Sanji imprecò mentalmente nel riconoscere Zeff. 
“Mi segua nel mio ufficio per il compenso” disse l’uomo, poi si rivolse a Sanji che lo stava fulminando con lo sguardo “E tu, damerino, vai a prendere il cappotto verde della signorina nel guardaroba e poi occupati delle clienti”.
E trascinò via la ragazza che rivolse un sorriso triste al cuoco biondo.
Sanji, pestando pesantemente i piedi, si diresse verso il guardaroba, facendosi strada tra i ballerini volteggianti e aprì di scatto la porta. Ciò che vide gli fece dimenticare la rabbia per quanto rimase stupito.
Koala era con la schiena contro la parete, con una mano ferma contro il muro mentre con l’altra stringeva con due dita la tesa del cilindro di Sabo e le altre erano intrecciate tra i capelli ricci di lui che la stava baciando con talmente tanta foga da non accorgersi della sua presenza.
Sanji, sorridendo compiaciuto, tossicchiò per attirare l’attenzione. Doveva pur recuperare il cappotto.
I due si staccarono, rossi per l’imbarazzo. 
“Non è come sembra!” si giustificò Sabo.
“Ha cominciato lui!” disse nello stesso momento Koala. 
Sabo la fissò. 
“Ma che dici?” esclamò “Sei stata tu a baciarmi!”
“Ma tu mi hai portata contro la parete!” ribattè lei.
Sabo, per quanto era possibile, arrossì ancora di più. 
“Ma tu mi hai messo la lingua in bocca!”
“Volevo vedere se miglioravi!”
“Che vuoi dire?” esclamò lui, quasi urlando “Che non so baciare?”
“Esattamente!” rispose lei “Ho ricevuto baci migliori!”
Sabo le strappò il cappello dalle mani. 
"“Neanche tu sai baciare!”
Koala corrucciò le labbra. 
“Come osi? Io…”
“Ehm, ragazzi” s'intromise Sanji prima che le loro urla giungessero in sala da pranzo.
“CHE VUOI?!?” urlarono all’unisono, fulminandolo con lo sguardo.
“Ho bisogno del cappotto della ballerina e vado via”
Koala si precipitò a prendere il cappotto verde e a consegnarglielo. 
“Io vado a lavorare” annunciò “Mi sono distratta troppo in cose futili”
“Ah, e il futile sarei io?”Esclamò Sabo, ferito. La ragazza non rispose.
Sanji chiuse la porta del guardaroba e lasciò che Sabo uscisse nervoso dal locale. Sapeva che nei prossimi giorni l’avrebbe rivisto. Corse verso l’ufficio di Zeff e mentre correva la porta si aprì e ne uscì la ragazza.
“Grazie per il cappotto” disse con un enorme sorriso mentre prendeva l’indumento dalle braccia di lui.
“Dovere” rispose il ragazzo.
“La saluto” aggiunse lei mentre si dirigeva lungo il corridoio “Ora devo proprio andare”.
Sanji la afferrò per un polso. 
“Aspetti.”
La ragazza lo guardò interrogativa.
“Il mio nome è Sanji” si presentò lui, stranamente impacciato “Posso sapere il suo nome?”
Lei sorrise. 
“Violet”

Robin aprì la porta di casa che ormai era notte fonda. Aveva faticato a liberarsi di Crocodile che l’aveva trascinata ad una noiosa cena d’affari. Non le piaceva essere la ragazza trofeo di qualcuno ma doveva farlo per il bene della storia e per il suo lavoro.
Entrò nel salotto e accese la luce. 
Stava per buttare il cappotto sul divano quando si accorse che vi era Rufy, profondamente addormentato.
La ragazza lo scostò leggermente, chiamandolo per nome.
“Nami!” esclamò lui, spalancando di colpo gli occhi. Quando si accorse che accanto a lui non c’era la ragazza con la chioma arancio ma Robin che lo fissava sorpresa, assunse un’espressione delusa “Ah, sei tu” disse, poi si guardò intorno con gli occhi carichi di sonno.
“Le due” mormorò Robin guardando l'orologio, poi si rivolse al ragazzo “Dovresti andare a dormire nel tuo letto” disse materna “fa molto freddo stanotte”
Il ragazzo fece di no con il capo, stringendosi nella coperta “Aspetto che torni”
“Dov’è andata?”chiese la ragazza mentre si versava un bicchiere di latte e lo inseriva nel microonde.
“Aveva un appuntamento” rispose Rufy, con lo sguardo basso.
Robin percepì una nota di gelosia nella voce. 
“Oh, capisco” esclamò.
Si avvicinò a lui. 
“Io vado a dormire. Tu non essere geloso”
“Non sono geloso!” esclamò prontamente lui “Sono solo preoccupato!”
Robin sorrise e lo baciò sulla fronte. 
“Buonanotte,Rufy”

Nami aprì a fatica la porta della casa. 
Aveva bevuto tanto, le calze si erano smagliate, i tacchi li teneva in mano e stava morendo di freddo a camminare scalza.
C’era da dire che Law era stato un gentiluomo, seppure freddo come pochi. Non aveva approfittato della condizione di ebbrezza di lei, anche se in realtà lei fingeva, seppur brilla era perfettamente cosciente di tutto ciò che la circondava.
Accendendo le luci si accorse subito della presenza di Rufy sul divano.
“Sei tornata” la accolse la voce di lui, impastata dal sonno.
Nami poggiò i tacchi che teneva in mano a terra e guardò l’orologio. Erano quasi le tre.
“Ti avevo detto di non aspettarmi”
Rufy sollevò piano il capo assonnato e le tese la mano “Vieni qui” disse con la voce impastata.
Nami, seppur leggermente infastidita, accettò. La inteneriva con quello sguardo.
Afferrò la sua mano e, con una forza che non poteva immaginare, Rufy la trascinò sul divano, accanto a sé.
“Ma che diavolo fai?” si ribellò lei.
Rufy la strinse forte , coprendola con il plaid a scozzese.
“Dormi!” ordinò “È tardi!”
Nami stava per picchiarlo quando si rese conto che il ragazzo si era addormentato di colpo, come un bambino.
Scrollò il capo. 
“Sei proprio un bambino” mormorò e si addormentò,stretta tra le sue braccia.


Angolo dell'autrice:
Buona sera a tutti! Eccoci con un nuovo capitolo e qui abbiamo svelato chi è il fantomatico fidanzato di Robin e chi la bella dagli occhi magnetici che ha incantato Sanji. E vediamo pure che Rufy comincia a darsi una svegliata! Sappiamo tutti che uno si accorge del valore di ciò che ha quando la perde!
Bene, ringrazio tutti voi per l'attesa e spero vogliate farmi sapere che ne pensate.
un bacione a tutti
Fra_eater

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Capitolo 5
*** ospiti a pranzo ***


Sanji quel mattino saltò giù dal letto allegramente, aveva sognato per tutta la notte la bella figura danzante di Violet. Per questo quella mattina aveva deciso di alzarsi presto per cucinare un’abbondante e ricca colazione alle sue dee, doveva farsi perdonare per le poche attenzioni cha aveva loro dedicato ultimamente.
Entrò nel tinello e con sorpresa vide che Nami era profondamente addormentata sul divano, avvolta fin sotto il naso dalla coperta scozzese.
Sorrise intenerito dalla scena e andò in cucina, cominciando subito ad armeggiare ai fornelli.
Uova, latte, farina, zucchero. Tutto il necessario per preparare i pancakes per tutti.
Mancava solo del tè, ma il ragazzo era certo che si trovasse nella stanza che avevano adibito a dispensa e per arrivarci dovette riattraversare la sala dove si trovava la bella ragazza.
La guardò meglio.C’era qualcosa che non andava. Perché all’improvviso il corpo sembrava più grosso? 
Si avvicinò piano per non svegliarla.
Vide le scarpe di lei in disordine accanto al divano, il trucco sbavato su occhi e labbra.
Accostò piano il volto. Il respiro era profondo, ma ben presto alle sue orecchie arrivò il suono di un altro respiro, come se Nami respirasse contemporaneamente per due.
Allungò il braccio verso la massa di coperta informe accanto alla ragazza e lo sollevò piano, ribollendo subito di rabbia nel vedere che si trattava di quell’idiota di Rufy che la stringeva forte a sé.
“CHE DIAMINE STAI FACENDO?!?” urlò facendo svegliare di colpo i due malcapitati e anche l’intera casa.
“Sanji” bofonchiò Rufy facendo ricadere la testa sul cuscino con ancora un braccio intorno alla vita di Nami che non sembrava ancora aver realizzato cosa fosse successo “Che ti succede?”
Il biondo non ci vide più per la rabbia “CHE DIAVOLO MI SUCCEDE?!?” ripeté emanando lampi ovunque “TU CHE DIAVOLO STAI FACENDO ALLA MIA NAMI-SWAN?!?”
“Cha hai da blaterare, idiota?”
Zoro e tutti gli altri erano accorsi incuriositi dalle urla del cuoco.
Per la prima volta da giorni tutti, compresi Franky e Brook, erano radunati nella stessa stanza a guardare con sorrisetti sornioni i due ragazzi.
Nami era rossa in viso. 
“Sanji, mi sono solo addormentata quando sono tornata ieri sera”
Rufy non disse niente, si limitò ad alzarsi ed andare in cucina sotto gli occhi basiti di tutti. 
“Non è pronta la colazione?”
Sanji gli tirò un calcio in testa. 
“Tu non mangi finchè non mi dici che hai fatto alla mia Nami!” urlò battagliero.
Nami si sedette sul divano. 
“Ma che diamine” borbottò, poi sollevò lo sguardo, ritrovandosi cinque paia di occhi che la guardavano indagatori, alcuni con uno strano luccichio perverso negli occhi.
“Nami cara” esordì Brook prendendo una sedia dal tavolo “posso sapere perché hai mostrato le mutandine a lui e a me no?”
Nami cominciò subito a picchiarlo.
“Dai, Nami” continuò Usopp “Non c’è bisogno di fingere. Però potevate almeno trovarvi una stanza. Io ci studio su quel divano” e via alle risate anche da parte di Robin che fecero arrossire la ragazza e stringere la presa di Sanji intorno al collo di Rufy che ancora non aveva compreso di cosa fossa colpevole.
Mentre tutti continuavano a canzonare i tre protagonisti del triangolo, il campanello suonò all’improvviso e i nove inquilini spostarono l’attenzione alla porta. Chi diavolo poteva essere alle 7:30 del mattino?
I ragazzi si mossero in massa verso la porta, troppo incuriositi di vedere il visitatore mattutino.
Fu Rufy il primo a raggiungere la porta ed ad aprirla facendo sobbalzare di sorpresa la ragazza che si trovava fuori.
Riconoscendola, Usopp si fece largo tra i compagni. 
“Kaya!” esclamò “Che ci fai qui?”
La bionda lanciò una rapida occhiata inquieta ai tanti volti incuriositi che la fissavano.
“Ecco … io …” tentennò, poi, da dietro la schiena, fece uscire un sacchettino di carta “Ho portato la colazione”.

Kaya fu presto portata nell’abitazione e presentata a tutti i suoi inquilini. La ragazza era dispiaciuta per aver portato solo cinque cornetti poiché conosceva solo Nami, Rufy e Chopper e non credeva che Usopp avesse così tanti coinquilini.
“Ma non preoccuparti, Kaya cara!” esclamò emanando cuoricini da tutte le parti uno sdolcinatissimo Sanji, guadagnandosi occhiate omicide da parte di Usopp “Di solito sono io a preparare la colazione per questi qui e, se vorrai, sarò lieto di cominciare a prepararla anche per te”
Nel suo angolo Usopp si tratteneva dal correre a picchiare il cuoco, che stava mettendo in imbarazzo la sua amica.
Nami, grata a Kaya per aver tolto l’attenzione degli altri da lei e Rufy, si avvicinò per salvare la ragazza dalle grinfie del biondo e per evitare che Usopp saltasse al collo di Sanji. 
“Kaya” esclamò con un enorme sorriso “perché non ti fermi a pranzo da noi? Così ti ringraziamo per la colazione”
La ragazza parve sorpresa. 
“Non vorrei disturbare e poi …”
“Nessun disturbo!” esclamarono all’unisono Usopp e Sanji. 
“Preparerò un pranzetto con i fiocchi per lei, signorina!” continuò il cuoco baciando la mano alla biondina.
“È da parecchio che non mangiamo tutti insieme” notò Brook.
“Hai ragione” annuì Rufy “Facciamo un bel pranzo pre-Natale?”
I ragazzi si guardarono tra di loro, chi annuiva chi aveva un’espressione dubbiosa, come Robin.
“Qualcosa non va, Robin-san?” chiese subito Sanji, preoccupato dallo sguardo corrucciato di lei.
Robin scosse il capo. 
“Devo vedere se riesco a liberarmi dal lavoro in università. Ma credo di poterlo fare!”
Nami sorrise, poi si rivolse allo studente di chimica. 
“Usopp, perché tu e Kaya non andate a fare un po’ di spesa?”.
Il ragazzo dal naso lungo annuì con vigore. 
“Ma certo!” esclamò “Andiamo subito!” disse scappando nella propria camera per cambiarsi e prendere una giacca.
Al suo ritorno afferrò la mano di Kaya e corse verso la porta dopo aver strappato dalla presa di Nami una lista e dei soldi.
“Aspettate! Vengo con voi!” urlò Chopper mettendosi tra i due mentre finiva di mettere il maglione pesante che lo faceva sembrare un procione.
Usopp digrignò i denti in un sorriso forzato. 
“Ma cerrrrto” sibilò.
E quando la porta si chiuse alle spalle dei tre,Nami si voltò battagliera verso gli altri che rabbrividirono di colpo: conoscevano troppo bene quello sguardo e ne avevano paura.
“Bene!” esordì lei con i piedi nudi sul pavimento “Ho fatto in modo che loro uscissero prima che Kaya si rendesse conto delle condizioni in cui versa questa casa. Ora, a meno che non abbiate degli impegni improrogabili, voglio che apriate le finestre di ogni stanza e diate una pulita a questo posto!”
Nessuno di loro aveva intenzione di pulire.
Le pulizie di casa erano sempre state un problema. Facevano i turni per i luoghi comuni e tra i vari occupanti delle stanze ma, eccetto quella di Robin e Nami, le camere da letto erano delle vere e proprie colonie di cattivi odori e cianfrusaglie riverse sul pavimento.
“E tu, Franky” . 
Il nominato si sorprese di essere chiamato in causa. Nami indicò con la mano la direzione del bagno. 
“Fila a fare una doccia! Puzzi come una capra!”

Dopo le proteste per essere stato insultato e dopo che Sanji e Zoro lo trascinarono a forza nel bagno, Franky si rese effettivamente conto che puzzava. Erano giorni che non faceva una doccia e che non usciva dalla sua stanza, era troppo sconvolto per quello che aveva rivelato Robin quella sera. 
L’acqua scorreva sulla pelle di Franky,sui suoi capelli blu che più di una volta lei si era divertita a passarvi una mano per sistemare il ciuffo. 
Il ragazzo sospirò. Come poteva continuare a stare così? 
Ogni volta che pensava a Robin tra le braccia di un altro uomo senza volto, sentiva una morsa al cuore, un pugno alla bocca dello stomaco.
Si guardò le mani bagnate dal continuo scrosciare della doccia e si domandò se gli occhi gli bruciassero per lo shampoo o per qualcos’altro, non si era nemmeno reso conto che la caldaia aveva smesso di funzionare e che stava facendo una doccia fredda.
 
“Io vado a dormire” esclamò Zoro, dirigendosi verso la propria stanza. Non aveva alcuna intenzione di stare sotto il giogo di quell’aguzzina di Nami e non voleva nemmeno mettersi a fare le pulizie.
“Non hai niente da fare?” chiese Rufy appoggiato in malo modo alla scopa.
Il ragazzo dai capelli verdi fece no con il capo.
“Se non devi lavorare mettiti a pulire!” esclamò Nami.
“Non fare lo scansafatiche, testa d’alga!” rincarò la dose Sanji.
Zoro corrucciò le labbra. 
“Faccio quello che mi pare!” esclamò a gran voce e stava per dirigersi verso la sua stanza quando sentì Sanji dire “Sono certo che la ragazza di quel giorno deve averlo mollato non appena si è resa conto di che zotico si tratta”
Zoro strinse i pugni. Non accettava di essere insultato in quel modo. Se fosse rimasto in quella casa un minuto di più sarebbe stato costretto a spaccare il muso al damerino biondo che si dava un gran da fare per tirare al lucido la cucina.
Corse in camera sua, aprì le finestre e si vestì velocemente. 
“Tanto vale andare a lezione” annunciò a se stesso, poi tornò nel tinello dove venne raggiunto dalle occhiate perplesse di tutti.
“Preferisco fare anatomia piuttosto che le pulizie” e chiuse la porta d’ingresso dietro di sé.
Nami scrollò il capo e si voltò quando vide che Franky era uscito dal bagno con solo un asciugamano intorno alla vita “Vatti a vestire!” gli ordinò “E poi Robin ha chiesto se la accompagni all’università”
“Io?!?” chiese il ragazzo, sorpreso.
Nami annuì mentre recuperava una scarpa, che Rufy aveva fatto finire sotto il divano. 
“Ora è in camera. Ti aspetta tra cinque minuti. E sta attento a quell’asciugamano!” 
Franky si voltò e notò che l’asciugamano gli lasciava scoperti tutti i glutei. Sollevò le spalle e andò tranquillo verso la propria stanza.
Avrebbe voluto volentieri non passare del tempo con Robin, stare con lei avrebbe solamente aumentato l’agonia del suo cuore infranto.

Una volta entrato nell’aula D12 Zoro fu costretto a sedersi ai primi posti. Il professore, un uomo con dei grandi occhiali tondi e la stazza da gigante, l’aveva guadato male per il mostruoso ritardo, ma non era certo colpa di Zoro se le aule e i corridoi erano tutti uguali.
Nel sedersi il ragazzo capitò proprio alle spalle di Tashigi, che aveva subito abbassato lo sguardo quando lo aveva visto entrare.
Dopo la breve interruzione, il professor Sengoku si volse verso l’immenso schermo dove una slide illustrava nel minimo dettaglio il meccanismo con cui dal muscolo si liberava l’acido lattico.
Zoro sbadigliò in silenzio e si accasciò sul banco, portando il volto a pochi centimetri dai capelli scuri e legati in alto di Tashigi che non parve accorgersi di lui.
Il ragazzo accanto a lei, che Zoro ricordò chiamarsi Kobi, si sporse leggermente verso la compagna. 
“Allora” le sussurrò “sei riuscita a trovare quegli appunti?”
“Quali?” chiese la ragazza mentre continuava a scrivere in maniera confusa.
“Quelli di Mihawk”.
Zoro rimase sorpreso. Come facevano a conoscere Mihawk? 
Tashigi poggiò la penna. 
“No” rispose “Ho provato in biblioteca, in copisteria, a chiedere a dei laureati ma niente! Sembra che nessuno abbia quegli schemi!”
“Io li ho” sussurrò Zoro all’orecchio della ragazza, facendola saltare sulla sedia.
“Voi due!” li rimproverò il professore “Se dovete fare salotto siete pregati di uscire fuori!”
Tashigi biascicò qualche scusa senza senso e attese che il professore tornasse a dedicarsi alla lavagna per voltarsi di colpo verso il ragazzo dai capelli verdi.
“Come diavolo fai ad averli tu?!” chiese a bassa voce.
Zoro ghignò. 
“Ti interessano?”
“Sì” esclamò subito la ragazza “Sono importantissimi per il corso di scherma, ma sono introvabili a meno che non te li dia Mihawk stesso e …”
Il sorriso sornione che si dipinse sul volto di lui le fece capire che era stato proprio il celeberrimo spadaccino Drakul Mihawk a darglieli. 
“Tu” disse piano, sempre più sbalordita “Hai conosciuto…?”
Zoro annuì, senza più il sorriso sul volto. 
“Ho passato due anni con lui” spiegò “Un allenamento intensivo” 
'Con le scimmie' evitò di aggiungerlo.
Tre anni prima, il suo maestro Koshiro aveva indirizzato Zoro presso il celebre maestro di spade che mai aveva accettato allievi. 
Zoro, che era da sempre molto caparbio, era riuscito a convincere l’uomo ad allenarlo quindi il ragazzo si era trovato catapultato in un luogo pazzesco: un castello medioevale con un allevamento di scimmie che brandivano bastoni come spade e che non apprezzavano intrusi nel loro habitat. 
Tashigi si inumidì le labbra. Si sentiva ancora in suggestione per quello che era accaduto il giorno della mostra, ma aveva bisogno di quegli appunti. 
“Potresti prestarmeli?” chiese, sperando che il ragazzo accettasse senza troppe storie.
Zoro corrucciò le labbra. 
“Dovrei trovarli” disse “ma non so quanto impiegherò”
Tashigi fremeva sulla sedia. 
“Ne ho bisogno prima delle vacanze di Natale”
“Niente da fare” rispose il ragazzo, allontanandosi da lei e dai suoi occhi sgranati “Non ricordo dove siano e non so neppure se i prossimi giorni verrò a lezione”
“Allora li cerco io” si offrì la ragazza. Era pronta a tutto per avere quegli appunti, anche andare a casa sua.
“Dimmi quando posso venire a cercarli!”
Zoro ci pensò su. 
“Vieni a pranzo da me oggi” disse. Voleva che quell’idiota del cuoco la vedesse, che sapesse che quella era la ragazza che era uscita con lui e che non era affatto una racchia come lui affermava.
Tashigi rimase sorpresa da quella richiesta, lanciò un’occhiata a Kobi che sembrava più smarrito di lei, poi ritornò a guardare Zoro. 
“Accetto!”

Franky portava i libri di Robin. Erano cinque enormi tomi su come classificare le miniature delle lettere, un peso troppo grande per le braccia esili della ragazza.
La seguì per i corridoi dell’enorme biblioteca. Solo il suono dei loro passi echeggiava tra le pareti cariche di libri e gli studenti chini sulle loro schiene.
“Dobbiamo portarli dal professor Clover” annunciò la ragazza “Così lo avviso che torno dopo le tre”
Franky non disse niente, si limitò a seguirla in silenzio.
Arrivarono alla porta in legno massello dello studio del professore. Franky la conosceva bene, spesso l’aveva solcata mille volte per andare a trovare la ragazza, crogiolandosi nel ringraziamento dei suoi meravigliosi sorrisi. 
Robin bussò. 
“Professor Clover?” chiamò aprendo leggermente la porta per chiedere permesso.
“Robin, entra!” la chiamò a gran voce l’anziano “Salve, Franky! Come va?” chiese riconoscendo il ragazzo dietro i volumi polverosi.
“Tutto bene, professore” mentì il ragazzo preoccupato dall’irrigidimento improvviso di Robin accanto a sé.
“Ciao, Crocodile” salutò l’uomo seduto di fronte al professore, dall’altra parte della scrivania.
“Oh, Franky, poggia pure i libri qui” disse il professore indicando un piccolo tavolo dalle esili gambe mentre l’uomo che aveva salutato Robin si alzava per baciarla.
Franky sentì una grande rabbia pervadergli il corpo. 
Era forse quell’incrocio tra un mafioso e un pirata a essere il ragazzo di Robin? e come si permetteva di baciarla in quella maniera sotto i suoi occhi?
Robin lo allontanò leggermente, Franky notò il sorriso forzato. 
“Crocodile, ti prego” lo rimproverò “Non d’avanti al professore”
“Oh, non sentirti in imbarazzo per me” disse l’anziano, ridacchiando “Sono stato giovane anch’io”
Crocodile rise maligno. 
“Perché tanta fretta, mia cara?”
Viscido. Agli occhi di Franky quell’uomo sembrava viscido e gli ricordava i cattivi delle favole, come Capitan Uncino. E Robin era come la piccola Wendy nelle sue grinfie.
Robin si rivolse al professore. 
“Professore, vorrei chiederle il permesso di andare via verso le 12. Torno dopo le 15 e trenta”
Clover parve sorpreso dalla richiesta ma annuì. 
“Oh, fai con comodo Robin, nessun problema.”
“Che hai da fare?” chiese subito Crocodile, con aria di sospetto.
La ragazza rimase impassibile. 
“Ho un pranzo di pre-natale con i miei amici” e stava per andarsene quando l’uomo la prese per il braccio. “Non sono invitati i fidanzati?”
Robin lo fissava con occhi spalancati. Stava stringendo forte la presa contro il suo braccio e le stava facendo molto male. Faceva fatica a trovare le parole, non voleva che il professore si rendesse conto che Crocodile la ricattava.
La presa si allentò quando un’altra mano afferrò quella di Crocodile. 
Robin si voltò. Alle sue spalle Franky fissava omicida l’uomo di fronte a lei. 
“Siamo solo noi coinquilini, gli aguzzini non sono ben accetti”
Crocodile si liberò dalla presa del ragazzo. 
“Non so chi tu sia” disse con calma “ Ma Robin è la mia donna”.
La ragazza vide la mascella di Franky irrigidirsi. L’uomo aggiustò la giacca. 
“Vai pure,Robin” disse “Ma stasera ti aspetto nel mio appartamento”
Robin annuì piano e Franky si limitò ad accompagnarla alla porta, in silenzio.
Nessuno dei due salutò il professor Clover e la ragazza stringeva ancora il braccio dolorante.

Nami si dava da fare con le pulizie.
Stava facendo di tutto per evitare Rufy. Era certa che se gli avesse parlato lui le avrebbe chiesto dell’appuntamento con Law e lei non sapeva che dirgli.
Avrebbe dovuto dirgli che lui era stato quasi l’argomento centrale delle loro brevi conversazioni? Di come una volta arrivati al ristorante di sushi che lui aveva prenotato aveva chiesto di portare via il pane come se fosse colpito da chissà quale male? Che avevano bevuto tanto e che lei aveva finto di addormentarsi in macchina finché lui non l’aveva riportata a casa?
Non era stata la serata perfetta, anzi. Aveva apprezzato il luogo di classe, che trasudava eleganza da tutti gli angoli, ma dopo un po’ Nami si era sentita fuori posto. Troppa tranquillità, troppa gente seria. 
Quel che le era venuto in mente mentre mangiava era la serata al luna-park con Rufy, con lui che cercava di rubarle le patatine fritte mentre tutto attorno la musica e le luci e le risate facevano da colonna sonora ai loro discorsi senza senso, alla loro complicità che con Law non poteva neanche accennarsi.
Guardò verso Rufy che era intento a passare lo straccio bagnato sul pavimento strisciandoci sopra con i piedi. Era un immaturo, un idiota. Ma era il suo idiota. 
Era colui che l’aveva salvata da dei maniaci, l’aveva accettata, le aveva dato una casa e degli amici.
E dovette ammettere a se stessa che un po’ amava quell’idiota dal cuore grande.

Rufy guardò il suo lavoro: il pavimento brillava e lui si sentiva orgoglioso di ciò. Cercò lo sguardo di Nami che gli sorrise, compiaciuta del lavoro, per poi dirigersi verso le stanze.
Rufy si chiese come fosse andato l’uscita con Law, ma si vergognava troppo a chiederlo. Temeva che la ragazza si arrabbiasse, picchiandolo perché non si faceva i fatti suoi.
Ma era curioso. Tremendamente curioso.
Quando il giorno prima l’aveva vista dare un bacio sulla guancia di Law aveva cominciato a sentire una stretta allo stomaco, come se avesse fame.
Poi con quel vestito che metteva in risalto la sua bellezza! 
Lo rattristò pensare che fosse così bella per un altro.
Tutta la serata era trascorsa nella preoccupazione e si era sentito sollevato solo quando l'aveva tenuta finalmente tra le sue braccia.
Ma che gli stava succedendo?
Che fosse qualche cosa andata a male che aveva mangiato?

Angolo dell'autrice:
e sento già le urla di chi vuole che Frnky spezzi le braccia a Crocodile XD 
Apparte il Fight Club, grazie per essere giunti fin qui.
Sono contenta che questa storia sia seguita da così tanta gente e spero vogliate farmi sapere che ne pensiate di questo svolgimento XD
Alla prossima
un bacione
Fra_eater

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Capitolo 6
*** un pranzo movimentato ***


Matti. Era finita in una gabbia di matti.
Ecco cosa pensava Tashigi. 
Davanti a lei un ragazzo che si era presentato come Rufy trangugiava enormi quantità di cibo, beffardo del senso di sazietà che probabilmente non sapeva di avere. Accanto a lui, Nami lo rimproverava chiedendoli un po’ di contegno.
Tashigi si guardò intorno, la ragazza che le sedeva accanto, Kaya, sembrava a disagio quasi quanto lei ma cercava di divertirsi aiutata anche dal tipo con il naso lungo che la riempiva di attenzioni e cercava di inserirla nella conversazione con il ragazzo dall’aria tenera di nome Chopper e quello con i capelli afro.
Accanto a lei, Zoro beveva birra come se fosse acqua fresca,lanciando occhiate omicide al ragazzo biondo ogni volta che si avvicinava con una nuova pietanza e le lanciava sguardi languidi. Ma quanto aveva cucinato?
Dall’altro capo del tavolo notò che Franky e Robin si limitavano a sorridere ogni tanto, ma i loro volti erano cupi, come se qualcosa li preoccupasse.
Il suo arrivo in quel manicomio non era stato di certo normale. 
Avevano impiegato quasi un quarto d’ora per arrivare a casa dalla fermata del bus quando sarebbe bastato che Zoro girasse a destra invece che a sinistra e sarebbero giunti nel giro di cinque minuti.
Entrata in casa era stata subito assalita da Sanji che le aveva fatto praticamente una radiografia a raggi x mentre continuava ad alternare borbottii indecifrabili contro Zoro ad acclamazioni della sua bellezza rara.
L’altro inquietante era stato Brook che, dopo una presentazione formale che aveva fatto credere alla ragazza che si trattasse di uno normale, le aveva proposto senza mezzi termini di mostrarle la biancheria. Si irritò nel ricordare come Zoro si era sbellicato mentre Nami e Sanji picchiavano il ragazzo scheletrico.
“Ecco qui, mia nuova dea” esclamò Sanji mettendole di fronte un piatto con una bistecca su cui era disegnato un cuore con dell’aceto balsamico. Tashigi lo ringraziò con un sorriso.
“Ehi, idiota” Zoro fece segno al ragazzo di abbassarsi per potergli parlare nell’orecchio. Da dove si trovava, Tashigi vide lo sguardo apatico di Sanji ribollire di rabbia per quel che gli veniva detto, dopo di che tornò in cucina per portare gli altri piatti aiutato da Brook.
“Sembra veramente infuriato” notò Robin “Che gli hai detto?” chiese al ragazzo che ridacchiò dicendo “Che non deve fare supposizioni senza prima vedere”
Tutti gli inquilini strozzarono una risata, mentre le due ospiti si guardavano ignare.
Robin fissava Franky accanto a lei che mangiava tranquillo. Non aveva detto niente per tutto il tragitto di ritorno a casa. Si aspettava che le urlasse contro, che le dicesse che Crocodile non la meritava, che lei era una persona splendida e quello un aguzzino da quattro soldi. Voleva che le dicesse che l’avrebbe salvata.
Ma Robin non sapeva che Franky taceva per non esplodere, per non andare subito a spaccare il muso a quel tipo e per non urlarle contro che era una stupida per amare quell’uomo. Ma non poteva. Quell’uomo stava con Robin per un motivo a lui ignoto e finché non fosse stato lei a dirlo non poteva far nulla.

Tashigi constatò che quella era una casa molto allegra. Tutti gridavano,ridevano, a volte bisticciavano ma erano felici, e la loro felicità era contagiosa a giudicare da come Kaya e il piccoletto ascoltavano assorti i racconti del nasone che erano evidentemente delle balle.
“Lo finisci quello?”
Tashigi si voltò. Rufy, con la bocca piena, stava indicando il suo piatto con ancora mezza bistecca.
“MA INSOMMA!” gridò Nami accanto a lui “Lasciala mangiare! È un ospite, Rufy! Non puoi rubarle il cibo!”
“Serviti pure!” rispose la ragazza mettendo il piatto di fronte al ragazzo imbronciato “Io non ho più appetito”.
Inutile dire che Rufy non se lo fece ripetere due volte e afferrò con voracità il piatto ringraziandola commosso.
Zoro la guardava di sottecchi e sorrise nel vederla ridere divertita. Gli piaceva il modo in cui rideva. Il suo volto si illuminava quando rideva portandosi la mano vicino al viso, come se si vergognasse di far sentire la sua risata cristallina.
“Che hai da sorridere, marimo?” 
Zoro sobbalzò. Per colpa di quell’idiota Tashigi aveva smesso di ridere.
“Non sono affari che ti riguardano!” bofonchiò lui, arrossendo leggermente.
Fece finta di ignorare lo sguardo incuriosito di tutti e si rivolse a Rufy.
“Ehi, capitano” era così che lo chiamava da quando da bambini giocavano ai pirati “Non ti sembra di aver mangiato abbastanza?”
Rufy mandò giù l’ultimo boccone dal piatto di Tashigi “Forse” ammise, poi si alzò in piedi, con le mani ancora poggiate sul tavolo “Franky! Brook!” disse con fare autoritario. I due nominati che stavano finendo il loro pasto, sollevarono lo sguardo incuriositi. 
“Che vuoi, Rufy?” 
Il ragazzo regalò loro un enorme sorriso “Non vi pare che questo pranzo ha bisogno di un po’ più di spirito natalizio?”
I due si guardarono e sorrisero a loro volta.
Brook andò nell'altra stanza mentre Franky invitava tutti ad alzarsi e spingeva il tavolo con le sedie contro la parete, per creare più spazio.
“Ma che state facendo?” chiese Chopper, curioso. 
Ben presto Brook tornò, stringendo tra le dita un meraviglioso violino con archetto.
Il ragazzo portò lo strumento sulla spalla e cominciò a passare l’archetto sulle corde, intonando le note di una celebre canzone natalizia: Silent Night.
Tutti quanti ascoltavano rapiti la performance. Le note riempivano la stanza mentre Franky e Rufy cominciavano a cantarne i versi presto accompagnati da tutti quanti.
La sensazione di calma e dolcezza durò giusto il tempo di quella canzone. Ben presto Brook cominciò a far scorrere velocemente l’archetto sul violino, dando luogo a una allegra ballata che Franky coreografava con pose sconce, dato che era nuovamente senza pantaloni.
Tashigi e Kaya ridevano per la figura grottesca del ragazzo dai capelli blu , che nonostante la mole si muoveva con facilità.
Ad aprire le danze fu Usopp che, con un’audacia che neanche lui sapeva di avere, invitò la bionda ospite a volteggiare con lui nella stanza. 
Rufy tirò Nami nella mischia, sollevandola in aria ogni volta che ne aveva l’occasione accompagnato dalle sue proteste e sorrisi.
Franky ballava da solo tra le coppie e invitò Chopper a trascinare nei balli Robin che accettò con gioia l’offerta timida del ragazzo.
Tashigi fu invitata da Sanji, dato che Zoro, quando la ragazza si era voltata per vedere che intenzioni avesse, aveva deciso di andare a dormire sul divano.
Sanji stringeva tra le braccia la bella ragazza “Non preoccuparti per lui” le disse con dolcezza.
Lei annuì “Avevo già capito che era un idiota!”
Sanji gongolò dentro di sé. Quella ragazza gli piaceva sempre di più.
Era rimasto impressionato quando l’aveva vista arrivare, non l’aveva immaginata così bella. 
Lei e la dolcissima Kaya si erano meritate tutte le attenzioni che il biondo cuoco aveva da offrire. 
Come diavolo aveva fatto il marimo a convincerla a venire? Quando l’aveva chiamato gli aveva sussurrato all’orecchio “Le racchie le lascio a te, come puoi notare”. Ciò l’aveva fatto innervosire non poco. Ma doveva ammettere che la ragazza che stringeva tra le braccia era veramente una bellezza.
Mentre danzava gli tornò in mente la ballerina della sera prima, Violet. Chissà quando l’avrebbe rivista?

Zoro scrutava con un occhio mezzo aperto la scena.
Tutti ballavano intorno a Brook con prestazioni più o meno brillanti.
Rufy si era già beccato chissà quante legnate per aver pestato i piedi a Nami. Usopp si faceva guidare dalla biondina. Chopper arrossiva tra le braccia di Robin che sorrideva al piccoletto mentre lanciava profonde occhiate al ballerino solitario che si prestava a passi osceni nelle vicinanze delle varie coppie danzanti.
Osservò l’idiota che stringeva Tashigi. Come diavolo si permetteva di tenerla così vicino e perché lei non faceva niente per allontanarlo?
Era questo che non lo faceva dormire. Non gli andava bene che un damerino da quattro soldi le mettesse le mani addosso e che lei ci stesse pure.
La vide allontanarsi leggermente da lui per osservare qualcosa sulla parete.
Tashigi si profuse in quelle che sembravano scuse mentre Sanji annuiva sorridendo, e poi si diresse verso il divano dove Zoro fece finta di russare.
Tashigi cominciò a scrollarlo con una mano.
“Che diamine vuoi?” bofonchiò dopo un po’ lui per dare l’impressione di essersi appena svegliato.
Lei gonfiò le guance, nervosa nel venire trattata in quel modo.
“Sono quasi le quattro” disse “Ho bisogno di trovare quegli appunti”
Zoro si alzò dal divano per mettersi a sedere. Diede una rapida occhiata agli altri che, tranne Sanji che lo fissava apertamente con sguardo ostile, lanciavano occhiate fuggiasche nella loro direzione. Ma che razza di impiccioni!
Zoro la prese per una mano “Vieni con me!” e la trascinò nella propria stanza.
 
Brook continuò a suonare per alcuni minuti, ma nessuno ballava più. Erano tutti troppo concentrati nel seguire con lo sguardo i due ragazzi andare via.
“Chissà che ci devono fare in camera?” sussurrò Rufy agli altri.
“Io un’idea ce l’avrei” commentò Usopp sorridendo malizioso.
“Se quello prova a toccare Tashigi-chan con un dito gli spezzo le mani!” si infervorò Sanji.
“Potremmo andare a vedere se riusciamo a sbirciare” propose Brook, arrossendo.
“Ma cosa pensate che stiano facendo?” chiese innocentemente Chopper.
“Sei troppo piccolo per queste cose” rispose Franky “Ma noi siamo grandi abbastanza per dare un’occhiata”
Ma, prima che potessero avviarsi nel corridoio, Nami li picchiò tutti quanti. I cinque pervertiti si ritrovarono con il volto gonfio e livido mentre dicevano all’unisono “Stavamo solo scherzando!”
Robin rise mentre prendeva il cappotto nero dall’attaccapanni. 
“Ragazzi anche io devo andare” annunciò “Non disturbateli” aggiunse ridacchiando.
Ma mentre si avvicinava alla porta la raggiunse la voce di Franky. 
“A che ora torni, stasera?”
Robin si sorprese a trattenere un groppo alla gola. 
“Non lo so” rispose senza voltarsi.
Uscì dall’abitazione, chiudendosi la porta alle spalle. L’aria fredda di dicembre le sferzava il viso, sollevandole i capelli corvini. Sentì il volto improvvisamente bagnato e portò una mano alle guance.
Calde lacrime stavano scendendo dai suoi occhi chiari. Si avviò lungo il vialetto sentendo il labbro tremulo. Giunta alla fine si voltò verso le finestre. Sperava di vedere Franky apparire da dietro le tende chiare ma nulla. Non le restava che portare avanti le sue decisioni.

Franky sbirciava da dietro la sottile stoffa delle tende il cammino di Robin. La vide fermarsi sul viale e credeva che stesse per tornare indietro, per raccontargli i motivi di quella relazione malsana che aveva iniziato, ma nulla. Sospirò e tornò a dedicare la sua attenzione a Kaya che stava salutando tutti poiché doveva andare in ospedale per parlare con un professore.
“Ti accompagno” disse Chopper, prendendo la giacca “Fra un’ora dovrei vedere la dottoressa Kureha. Ne approfitto per fare un giro in laboratorio”
“Vengo con voi” annunciò Usopp con un enorme sorriso come a voler giustificare la mancanza di una valida motivazione.
Brook tornò dalla propria stanza dove aveva lasciato il violino. 
“Io devo andare a teatro per le prove” spiegò “Franky, verresti con me? Abbiamo bisogno di un tecnico per le luci ed ho fatto il tuo nome”
“Perché no?” rispose il ragazzo e i cinque lasciarono la casa.
Sanji, Rufy e Nami erano rimasti soli insieme a Zoro e Tashigi che erano nella stanza.
“Perché non andiamo al centro commerciale?” propose la ragazza con entusiasmo. Voleva lasciare la casa libera a Zoro per poi farlo sentire in debito nei suoi confronti. 
“E lasciare il marimo solo con quella bellezza?!?” esclamò Sanji, inviperito.
Nami sospirò. 
“Sai” disse socchiudendo gli occhi da gatta “volevo il tuo parere dato che volevo comprare della biancheria intima”
Bastò la parola biancheria per far dimenticare a Sanji della presenza di un’altra ragazza in casa. Corse a prendere il cappotto. 
“Andiamo?” 
Rufy si mise a ridere nel vedere Nami ammiccare nella sua direzione. 

“Allora?” Tashigi fissava con le mani ai fianchi Zoro che si era steso sul letto.
La stanza in cui l’aveva portata conteneva tre letti adornati e sistemati in maniera differente. Quello a destra portava pesanti lenzuola verdi, sulla parete erano appese tre katane famose e una piccola mensola con differenti bottiglie di birra vuote di diverse marche.
Il letto centrale possedeva lenzuola azzurre e un piumone rosso, su di esso, appeso ad un chiodo, un cappello di paglia vecchio e logoro che pendeva su una bandiera nera su cui era stato dipinto un teschio con le ossa incrociate che portava lo stesso cappello. 
Il letto a sinistra aveva delle lenzuola grigie e lucide, come se fossero di seta. Una piccola mensola con tanti libri di ricette era appeso al muro.
Zoro ruotò su se stesso. 
“Non avevi detto che te li saresti trovati sola? Sono in un raccoglitore viola” disse e chiuse gli occhi.
Tashigi corrucciò le labbra. Non sapeva come replicare.
Cominciò a guardarsi intorno. 
Tre scrivanie si trovavano sulla parete opposta ai letti. La ragazza cominciò a girare su quella che pensava appartenesse a Zoro visto che teneva tutta l’attrezzatura necessaria alla manutenzione delle lame. Tra i vari libri e flaconcini non trovò nessun raccoglitore viola.
Diede un’occhiata alle altre scrivanie.
Una era molto disordinata e teneva sul piano diversi fogli su cui erano disegnate molecole chimiche con enormi punti interrogativi e schizzi vari sopra.
L’altra invece era molto ordinata, in maniera quasi maniacale, con diverse lozioni per la pelle e schedari di ricette.
Di libri in giro non ne vedeva.
Stava per dirigersi di nuovo verso Zoro quando vide degli scatoloni in cima all’unico, largo armadio nella stanza. Afferrò la sedia della scrivania ordinata e la avvicinò ad esso, nel lato sinistro della stanza.
Zoro aprì un occhio. Vi era molto silenzio e ciò era sospetto.
Assunse un’espressione di sufficienza quando la vide in piedi su una sedia che cercava di raggiungere uno scatolone in cima all’armadio.
La sedia traballava pericolosamente e Zoro si precipitò a guardare verso le scrivanie. Quella stupida aveva preso la sedia del damerino alla quale lui si era divertito ad accorciare una gamba tempo prima.
Si alzò controvoglia dal letto e si avvicinò a lei. La sua intenzione era quella di prenderla di peso e farla scendere tranquillamente, non aveva però preso in considerazione che, sentendosi delle mani che le afferravano la vita, Tashigi si spaventasse e che, imbranata com’era, facesse traballare ancora di più la sedia.
Per evitare che entrambi arrivassero a terra, Zoro si lanciò di lato per cadere sul letto di Sanji, stringendo la ragazza tra le braccia. 
Entrambi sentirono un lieve dolore al naso e anche una lieve pressione sulle labbra. Nella caduta le loro labbra si erano adagiate le une sulle altre, formando ciò che a tutti sarebbe apparso come un bacio accidentale.
Tashigi si spostò subito da lui, rossa in viso per l’imbarazzo e cominciò a gridargli contro che la colpa era sua perché l’aveva spaventata.
Zoro, dopo che lei ebbe finito di sbraitare, si limitò a dire con un ghigno “Se lo facessimo qui, l’idiota si incazzerebbe”. Inutile dire che Tashigi lo prese a schiaffi.

Il grande centro commerciale era invaso da gente impegnata negli acquisti di natale e i tre coinquilini giravano curiosi tra i vari negozi.
Rufy non prestava molta attenzione ai negozi di abbigliamento, ma accompagnò volentieri Nami in molti di essi, vedendola provare diversi abiti.
Sanji rispondeva con entusiasmo ad ogni nuovo outfit che la ragazza provava, al contrario di Rufy che dopo pochi cambi aveva cominciato a commentare a bisillabi.
Il biondo cuoco, dopo che Nami aveva provato un paio di jeans grigi con un ricamo fatto di perline, si era offerto di andarle a cercare una camicetta da abbinare.
Cominciò a girare tra tutte quelle fatte con un tessuto trasparente crogiolandosi nell’idea di poter beneficiare dell’effetto vedo non vedo quando sentì qualcuno chiamarlo per nome.
Sanji si voltò leggermente infastidito, ma il suo volto si illuminò nel vedere la persona che lo chiamava.
Quei grandi occhi da cerbiatta erano inconfondibili e le labbra carnose di Violet attirarono lo sguardo di Sanji come mosche al miele.
“Mia meravigliosa Violet!” esclamò, saltellando verso di lei.
La ragazza trattenne un sorriso; dietro di lei c’era un omone alto e piuttosto in avanti con l’età che con il solo sguardo fece bloccare il ragazzo dal prenderle le mani.
“Chi è questo giovanotto, Viola?” chiese l’uomo.
“Lui è Sanji, papà” rispose la ragazza con un po’ di tensione nella voce che non sfuggì al ragazzo.
“Un compagno di università?” chiese l’uomo. Violet esitò un attimo e Sanji ne approfittò subito “Sì” mentì “Ho conosciuto sua figlia durante l’ultimo esame. Grazie ai suoi chiarimenti sono riuscito a superarlo”
“E di che esame si trattava?” chiese l’uomo, sospettoso.
“Nichilismo” rispose pronta la ragazza, guardando prima Sanji e poi il padre con un sorriso.
L’uomo sorrise a sua volta “Capisco” disse “Be, la filosofia è una materia interessante, sebbene non porti molto lavoro”.
“Non vengono sempre accettate le sottili armonie che portano alla saggezza” improvvisò Sanji.
L’uomo annuì completamente ignaro di quel che veniva detto. 
“Quindi posso chiedere a lei di accompagnare la mia bambina al seminario su … su chi, tesoro?”
“Papà” lo rimproverò lei “sono grande abbastanza per andare sola! E poi credo che Sanji sia impegnato!”
“Oh non lo è!” .
I tre si voltarono. Nami e Rufy avevano raggiunto il terzetto.
“Fratellone, ho appena incontrato Rufy” esclamò Nami con un sorriso “Puoi andare tranquillamente a quel seminario su quel filosofo lì. C’è lui con me ad aiutarmi a scegliere il vestito per il pranzo di Natale!”
Sanji trattenne le lacrime di commozione nel vedere la sua dea e Rufy che lo stavano appoggiando a restare solo con quella ragazza, dato che dovevano sicuramente aver letto nei suoi occhi quel desiderio.
Sanji si voltò verso Violet con un sorriso. 
“Dato che la mia sorellina non ha bisogno di me, posso accompagnarla in capo al mondo!”
E se ne andò emanando felicità da tutti i pori accompagnato dalla bella ragazza e dal padre di lei.

Zoro osservava Tashigi scrutare le pagine scritte con la grafia ordinata ed elegante di Mihawk. La ragazza aveva gli occhi che brillavano dall’emozione.
Zoro, dopo l’incidente del bacio, si era ricordato che li aveva riposti in uno scatolo nell’armadio e, evitando l’esplosione causata dai vestiti di Rufy, aveva recuperato il raccoglitore tanto ambito.
“Guarda!” esclamò la ragazza eccitata indicando il disegno di una tecnica che richiedeva l’uso di una sciabola al posto della spada.
Zoro, che era in piedi dietro di lei, seduta alla scrivania, si piegò per vedere meglio. L’unica fonte di luce proveniva proprio dalla lampada posta sulla scrivania e il ragazzo dovette circondarla noncurante con le braccia.
“Davvero interessante” commentò lui. La prima lettura che li aveva dato era stata piuttosto superficiale, non credeva che gli sarebbero stati utili.
“Hai visto?” esclamò lei sempre più emozionata, voltandosi di colpo e rendendosi conto solo in quel momento che i loro volti erano separati da pochi centimetri.
Anche Zoro si voltò verso di lei, facendo sfiorare i loro nasi. 
I due si guardarono fissi negli occhi per alcuni istanti, incapaci di distogliere lo sguardo. Sembrava come se la memoria del bacio accidentale si fosse risvegliato in loro e bramasse per essere ricordato anche dalle loro labbra.
Tashigi si morse il labbro inferiore, desiderosa.
Zoro portò una mano al suo volto che lei non scacciò.
La distanza tra i due diminuiva sempre di più. Le loro palpebre si chiudevano come a voler assaporare appieno quel momento.
E una chiave girò nella toppa della porta d'ingresso.
Il suono metallico della serratura colpì i due come un fulmine e balzarono entrambi indietro, lontani dalla sedia illuminata dalla lampada da tavolo.
Le voci di Usopp, Brook e Franky giunsero dal tinello.
“Che ore sono?” chiese Tashigi guardandosi intorno.
“Quasi le nove” rispose il ragazzo dopo aver guardato il display del cellulare.
“Io devo andare” si affrettò la ragazza dirigendosi alla porta.
“Dimentichi questi” Zoro le porse il raccoglitore viola “A me per ora non servono”
Tashigi lo ringraziò e lasciò la stanza.
Zoro la sentì salutare gli altri e andare via. Si passò una mano tra i capelli dando un calcio alla sedia più vicina mentre mormorava a denti stretti “Idiota! Idiota! Idiota !”

“Quindi, secondo te a Zoro piace Tashigi?” chiese Rufy alla ragazza davanti a sé mentre addentava un cheeseburger.
Nami annuì, sorseggiando la sua bevanda gassata. 
“Me ne sono accorta quel giorno” spiegò “Lo chiamai ripetutamente, ma lui era troppo intento a fissarla”
Il ragazzo si mise una manciata di patatine fritte in bocca. 
“Non ce lo vedo Zoro innamorato”
“Mastica piano!” lo rimproverò lei “Neppure io, ma è così!”
“Chi è innamorato di chi?”
I due ragazzi si voltarono. Trafalgar Law aveva fatto la sua comparsa e si avvicinava ai due con un mezzo sorriso sul volto.
“Ciao Traffy!” mormorò Rufy guardando il suo panino più che lui.
Il ragazzo lo salutò con una mano,poi si rivolse a Nami. 
“Come mai non hai risposto alle mie chiamate?” chiese poggiando una mano sul tavolo.
Nami mandò giù un altro boccone del suo panino che il ragazzo dai capelli neri guardò con disprezzo. 
“Siamo stati molto impegnati” spiegò “Avevamo ospiti a pranzo e abbiamo aiutato Sanji con una ragazza. Non è vero,Rufy?”
Il ragazzo annuì, ma il suo sorriso si raggelò improvvisamente.
Law aveva appena baciato sulle labbra Nami davanti a lui.
Al distacco la ragazza era completamente rossa mentre lui aveva un ghigno sul volto. 
“Non farmi più preoccupare” disse.
Nami lo guardava perplessa. 
“Non accadrà più” disse piano. 
Poi il suo sguardo cadde su Rufy che sembrava aver perso l’interesse per il suo pasto. Il panino era sul vassoio mezzo mangiato.
Law parve non accorgersi dello sguardo preoccupato che lei rivolgeva all’altro ragazzo.
“Scusatemi, ma ora devo proprio andare” disse “Ero venuto a prendere un po’ di cibo per gli altri del reparto” e sollevò un sacchetto di carta.
Baciò di nuovo Nami. 
“Ti chiamo quando finisco” la ragazza annuì. 
“Ciao Rufy” disse e l’amico lo salutò con una mano poiché si era di nuovo interessato alla cena.
Quando Trafalgar Law lasciò il fast-food nessuno dei due disse una parola. 
Nami non sapeva se giustificarsi o meno per il comportamento di Law. Se Rufy non era interessato a lei, per quale motivo avrebbe dovuto farlo?
Rufy invece non parlava perché stava trattenendo le lacrime.


Angolo dell'autrice:
Chiedo perdono per il mostruoso ritardo, ma sia io che la mia cara Beta siamo un pò incasinate in questo periodo.
bene, ecco il pranzo e la fine della giornata. Il noatro povero Rufy è sempre di più preda della morsa della gelosia e credo che le cose tra Zoro e Tashigi stiano andando un pò troppo bene, vi anticipo che presto arriverà un elemento di  disturbo XD
Un bacio a tutti
Fra

 

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Capitolo 7
*** mai accettare drink dagli sconosciuti ***


Quel mattino Sanji si sorprese nel ritrovare il letto di Rufy vuoto e disfatto. La sera prima, quando era tornato verso le 11, aveva trovato entrambi i suoi compagni di stanza profondamente addormentati. Gli era dispiaciuto lasciare Nami da sola con Rufy,ma non poteva di certo farsi sfuggire l’opportunità di uscire con la sua dolce Violet.
Il padre di lei, Riku, era il sindaco di un comune poco lontano, Dressrosa, un uomo burbero e severo che teneva molto alla propria figlia.
Una volta davanti all’ateneo, Violet si era dimostrata titubante e imbarazzata nei confronti di Sanji, per poi rivelargli che aveva lasciato l’università da quasi cinque mesi. Il sogno della ragazza era quello di entrare in una famosa accademia di arti sceniche ed era per questo che faceva la ballerina di nascosto per i vari locali e ristoranti. Era per questo motivo che si trovava da Zeff. La sera in cui aveva fatto l’esibizione era stata la stessa in cui avevano prenotato alcuni esaminatori dell’accademia.
Sanji le aveva dato tutto il suo appoggio e si era mentalmente appuntato di chiedere a Brook se sapesse qualcosa o conoscesse qualcuno che potesse aiutarla.
Entrò nel tinello e vi trovò Rufy intento a fare colazione con un tazzone di latte e tanti biscotti al cioccolato.
“Buongiorno, Rufy” lo salutò “Come mai già sveglio?”
Il ragazzo era scuro in volto “Non riuscivo a dormire” rispose, annegando un biscotto nel latte.
Sanji lo guardò preoccupato. Non era da Rufy essere così mogio.
Si sedette accanto a lui “C’è qualcosa che non va?” chiese.
Il moro fece no con il capo “Tutto bene, tranquillo” e sorrise in modo forzato.
Sanji non volle insistere. Conosceva bene l’amico e sapeva che era abbastanza testardo da non cambiare idea.
Afferrò un biscotto “ Che avete fatto ieri sera tu e Nami?”
Rufy si aspettava questa domanda da Sanji, del resto si era sempre preoccupato delle ragazze, ma bastò il nome della rossa per rievocargli nella mente quel bacio che era avvenuto davanti ai suoi occhi e che aveva sognato tutta la notte. Sentì l’appetito scemare.
“Abbiamo girato qualche negozio, mangiato al fast food e tornati a casa.” Rispose “La tua serata?”
Sanji gli rivolse un largo sorriso “Benissimo” rispose “Lei è meravigliosa. Bella, intelligente, coraggiosa e…”
Non finì la frase che sentì un forte baccano provenire dalla stanza delle ragazze. Dopo pochi minuti, Nami uscì trafelata dalla stanza.
“Oh, buongiorno Nami cara” la salutò Sanji con un sorriso.
La ragazza abbozzò un saluto e si precipitò verso la porta senza dare spiegazioni, afferrando la giacca dall’attaccapanni.
“Ma dove andrà così di fretta?” chiese il cuoco.
Rufy fece spallucce.
“Ha un esame, oggi”
Robin era appena entrata in casa, portava addosso il cappotto nero della sera prima e sembrava leggermente infreddolita.
“Ti pare l’ora di arrivare?” anche Zoro era giunto nel tinello. Sbadigliava vistosamente “E poi cos’era tutto quel baccano?” chiese prima di sprofondare sul divano e coprirsi con il plaid che era stato lasciato su di esso.
Robin sorrise “Ho lavorato tutta la notte in università” spiegò “E oggi è il 10, vero? Nami ha un parziale di ecologia”
Zoro sbadigliò “Ehi, cuoco”
“Cosa vuoi, bifolco?”
“Un caffè!” 
“Mi hai preso per la tua serva?” Sanji si alzò guardando truce il ragazzo dai capelli verdi, poi si rivolse a Robin “Vuoi che ti prepari qualcosa, mia adorata?”
La ragazza sorrise “No, ti ringrazio. Vado a dormire un po’”disse “Alle tre devo tornare dal professor Clover”
“Buon riposo, allora” rispose Sanji.
Zoro attese che la porta della stanza delle ragazze si chiuse prima di commentare “Sei patetico!”
Sanji si accigliò “Che diavolo vuoi, marimo?
“Sei patetico per come ci provi con tutte e tu vada sempre in bianco!”
Sanji si infervorò “Ripetilo se hai il coraggio!” urlò alzandosi, pronto a prenderlo a calci.
“Possibile che dobbiate sempre litigare?”
Franky era appena entrato, si sedette accanto a Rufy per rubargli qualche biscotto.
“Robin è tornata?” chiese dopo un po’ “Stanotte l’ho aspettata fino alle tre”
“È arrivata poco fa” rispose Rufy “Ha detto che ha lavorato tutta la notte”
Franky annuì “Capisco”
“Non credo che l’università sia aperta fino a notte fonda” commentò Zoro.
“Che vuoi dire?” chiese Rufy, prima che Sanji cominciasse a insultarsi con il ragazzo dai capelli verdi.
“Chissà dove è stata stanotte?” si limitò a rispondere lui con un sorrisetto malefico.
Franky irrigidì la mascella, non gli piaceva che Zoro facesse certe insinuazioni “E tu che hai fatto ieri sera?”
Zoro sollevò un sopracciglio, con aria interrogativa.
“Sei stato quasi cinque ore solo con Tashigi” puntualizzò lo studente di ingegneria.
“CHE COSA?????????” urlò Sanji “Che hai fatto a Tashigi-chan, brutto pervertito ?!”
“Non sono affari che ti riguardano!”
“Quando siamo tornati alle nove, lei è uscita tutta trafelata dalla stanza” aggiunse il blu, guadagnandosi un’occhiata omicida da Zoro.
Sanji strabuzzò gli occhi “Se tu hai osato sfiorarla con un dito…”
“Quello che faccio non sono affari che ti riguardano!” lo interruppe Zoro “Se voglio stare con una ragazza in camera questo non ti interessa!”
“Tu non sai come si tratta una ragazza!”
“Io qualcosa ci combino almeno!”
“Che diamine le hai fatto?!?”
Rufy e Franky ridacchiavano mentre i due continuavano a beccarsi a vicenda.
Il cellulare di Rufy vibrò sul tavolo. Un messaggio.
Lo aprì e vide che era di Sabo:
“Mi accompagneresti a trovare un regalo per Koala?”

Robin sorrise nel sentire le risate e i battibecchi dei ragazzi provenire dall’altra stanza. Poi respirò a fondo prima di togliersi la maglietta davanti allo specchio.
Corrucciò le labbra mentre constatava con rammarico la grandezza dell’ematoma che macchiava la pelle candida della sua pancia.
Guardò il livido che si stava formando sul braccio destro e lo tastò, piano. Strinse i denti per il dolore. 
Ricordò come Crocodile l’avesse picchiata perché arrabbiato per come era stato trattato da Franky e lei zitta e succube poiché ad ogni percossa lui ripeteva “Dì qualcosa e puoi considerare chiuso l’intero dipartimento di Archeologia”
Si tolse velocemente i vestiti, mettendo la prima tuta che aveva trovato, fingendo di non vedere le altre macchie scure sulle lunghe gambe, e si mise sotto le coperte pesanti.
Accanto a Crocodile, quella notte, non era riuscita a dormire. Il terrore e il ripudio per quell’uomo steso accanto a sé le avevano provocato l’insonnia.
Quell’appartamento freddo e glaciale le pareva grigio al contrario della casa che divideva con gli altri. Certo, era più piccola e caotica rispetto a quella di Crocodile, ma era allegra e colorata. Era la sua casa.
Chiuse gli occhi, stringendosi nel piumone color crema che odorava ancora del profumo della sua compagna di stanza. 

Era una cosa appurata che gli uomini non apprezzassero lo shopping e che odiassero fare regali. 
Sabo e Rufy avevano passato l’intera mattinata in giro per negozi, attanagliati da miriade di commesse euforiche che promuovevano profumi, shampoo, creme, trucchi e abiti vari.
Niente sembrava convincere Sabo. Il ragazzo rivelò al fratello che voleva comperare un regalo di Natale a Koala perché recentemente avevano litigato e così le avrebbe chiesto scusa, dato che lei sembrava intenzionata a non parlargli.
Tra una noia e una commessa imbronciata per non aver venduto nulla i due trovarono infine un paio di guanti bordeaux.
Stanchi e affamati andarono a mangiare ad una tavola calda.
“Grazie per avermi accompagnato” disse Sabo al fratello dopo che una cameriera con una lunga treccia di capelli rosa era venuta a portare i menù.
“Di niente” rispose il moro “Ne ho approfittato per dare un’occhiata a dei regali da fare”.
Il biondino sorrise, quando la cameriera venne per prendere le ordinazioni “Che vi porto, ragazzi?”
I due si scambiarono un’occhiata prima di dire nello stesso momento “Carne arrosto”
La ragazza rise “Avete proprio un bell’appetito”. Poi guardò Sabo “Tu frequenti Giurisprudenza, vero?”
Il ragazzo annuì “Ci conosciamo?”
La ragazza prese i menù “Ti ho visto durante le lezioni di Diritto privato. Mi chiamo Rebecca”
“Sabo” si presentò lui “E lui è mio fratello Rufy”
“Piacere. Vi porto subito qualcosa da bere”
E sparì in cucina dopo aver ammiccato al biondo.
Sabo passò una mano tra i capelli mossi “Ah, le donne” mormorò.
“Hai fatto colpo” lo canzonò Rufy.
Sabo si grattò la guancia in imbarazzo “Le donne sono tutte matte” disse “Non sanno mai quel che vogliono. E a volte sembra che si divertano a farti impazzire”.
Rufy annuì “Oppure ti fanno soffrire e tu non sai nemmeno perché ti facciano quest’effetto”.
Rebecca arrivò con i loro piatti, ma Sabo non la guardò. Era troppo concentrato nel notare l’espressione afflitta del fratellino.
“Rufy” disse per richiamare la sua attenzione “Che ti succede?”
“Nulla” rispose prontamente l’altro, ma Sabo lo conosceva troppo bene “Hai ancora un cosciotto intero in quel piatto. Dimmi che hai”
E Rufy sospirò mentre gli raccontava delle emozioni contrastanti che albergavano nel suo animo da quando Nami aveva cominciato a frequentare Law.
Raccontò a Sabo come avesse cominciato a sentirsi infastidito nel vederla farsi bella per lui, di come avesse provato un nervoso tutta la sera fino a sentirsi tranquillo solo quando l'aveva tenuta stretta tra le sue braccia, della rabbia e dolore che provava dalla sera prima, quando Law l’aveva baciata sotto i suoi occhi.
Quel bacio era stato come una raffica di pugni alla bocca dello stomaco, come un coltello impiantato nel cuore.
Sabo era rimasto serio per tutto il discorso, attento a scorgere ogni minima sfumatura nel tono della voce di Rufy, ogni inclinazione nel suo sguardo.
“Che ne pensi?” chiese dopo un po’, lo sguardo da cucciolo desideroso di attenzione.
Sabo si inumidì le labbra. Ormai gli era chiaro che Rufy si fosse innamorato di Nami,che la gelosia lo stava letteralmente logorando. Il problema era spiegare ad una mente semplice come la sua un concetto così complesso.
“Ascoltami Rufy…” cominciò, cercando le parole adatte, quando furono interrotti da Rebecca “Ecco il conto” disse la ragazza, poi si rivolse a lui, un po’ titubante ed allungò un foglietto “E questo” disse, timorosa “Questo è il mio numero”.
Sabo rimase a guardarla sorpreso. La ragazza aspettava trepidante sul posto. Le era costato molto coraggio farsi avanti.
Rufy, di fronte a lui, lo fissava trattenendo le risate mentre sorseggiava la sua bibita con la cannuccia.
“Ecco, io…”
“Ma bravo!” disse una voce femminile che proveniva dall’ingresso.
I tre si voltarono e Sabo impallidì nel vedere Koala uscire dal locale.
Lanciò una rapida occhiata prima a Rufy e poi a Rebecca, poi lanciò una manciata di banconote sul tavolo e corse dietro alla ragazza.
Rufy ridacchiò nel vedere il volto sconvolto della bella cameriera “Scusami” disse per attirare la sua attenzione “Mi porteresti un bicchiere d’acqua?”
“Portaci due cognac”
L’uomo che era seduto dietro Rufy si alzò e prese il posto di Sabo. Rebecca se ne andò senza proferire parola, riprendendo però il suo numero dal tavolo.
L’uomo portava lunghi capelli biondi e un volto allungato, come un felino.
Indossava un abito blu da uomo d’affari.
“Absalom” si presentò, allungando la mano.
Rufy la afferrò guardingo “Rufy”.
L’uomo sorrise, il suo sorriso era sghembo, da furbo “Mi dispiace, ma prima ho ascoltato il tuo discorso e credo che tu sia veramente innamorato di questa Nami”
Rufy non rispose, ma non nascose il suo stupore.
L’uomo continuò “Come scapolo incallito alla continua ricerca di una degna sposa, posso assicurarti che tu presenti tutti i sintomi di un innamoramento non risposto. Ma tu hai anche il problema di un rivale. Ah, grazie!”
Disse sorridendo a Rebecca che aveva portato la sua ordinazione.
“Io non bevo molti alcolici”disse Rufy quando l’uomo gli mise un bicchiere davanti.
“Ascoltami e dopo bevi, aspetta che te lo correggo così non sentirai troppo il sapore” e mise una mano nella giacca per poi cacciare fuori una piccola boccetta con un liquido blu.
Ripose il bicchiere d’avanti a Rufy che lo ringraziò, trovandolo molto gentile.
Absalom si sistemò sulla sedia, con aria spavalda “Non devi mai dimostrarti debole con le donne. Devi fargli capire chi comanda” esclamò “Le donne fanno le superiori, dicono di non aver bisogno di nessuno ma in realtà non vedono l’ora di essere sbattute contro un muro” lanciò una risata sguainata che Rufy non capì. Bevve un sorso del bicchiere, il liquido al suo internò sembrò bruciarli la gola.
Absalom se ne accorte e tornò serio “Se vuoi combinare qualcosa con quella ragazza vai da lei, spogliala e falle capire che è solamente tua e che quel coglione deve solo farsi da parte”
“Traffy è mio amico, non un coglione” bofonchiò Rufy, il volto contratto dal disgusto.
“Finisci di bere” lo invitò l’uomo “ il primo sorso fa sempre uno strano effetto. Comunque, amico o meno, deve capire che la tipa è solo tua. E lo deve capire prima lei. Su, bevi!”
Rufy obbedì, riluttante. Non gli sembrava carino rifiutare. Ma dove diamine era finito Sabo?
Questo sorso li fece venire un forte mal di testa. La voce di Absalom era come un canto lontano, come la voce ammaliatrice delle sirene che portano i marinai contro uno scoglio. Sentiva che doveva obbedire a qualsiasi suo ordine.
“Hai capito, allora? Il mio è un consiglio da amico. Ho visto troppi uomini distruggersi per un amore non corrisposto, quando invece basterebbe sbatterla contro un muro e farle capire a chi appartiene. Vai ragazzo.”
Rufy si sentì strano. Mise la sua parte del conto sul tavolo e uscì dal locale.
Il cielo plumbeo sembrava pronto alla prima nevicata di dicembre. L’aria fredda sferzava il suo viso e la testa scoppiava. 
Camminava piano, ciondolando ad ogni passo. Una sorta di strano fuoco gli bruciava le vene e sentiva la gola come raschiata. Con gli occhi pesanti scorse in un vicolo un ragazzo simile a Sabo abbracciare una ragazza con un cappello rosso in testa. Provò una sorta di invidia nei loro confronti. Sentì un colpo allo stomaco, un vuoto che non era causato dalla fame.

Nami rientrò in casa in casa distrutta. Le scoppiava la testa per tutto il tam-tam che aveva comportato quell’attesa per il parziale. Un 22 preso per miracolo.
Non aveva studiato molto in quel periodo. Tutta colpa delle sue emozioni contrastanti per Rufy.
Lo sapeva perfettamente che l’affetto che provava per lui era diverso da quello che provava per Trafalgar o per chiunque altro dei suoi amici. 
La casa era vuota e lei aveva bisogno di una doccia per chiarirsi le idee.
Aprì il rubinetto e sentì il calore sulla sua mano.
Si spogliò velocemente e vi entrò, sentendo subito i capelli bagnati attaccarsi alla sua schiena nuda.
Adorava la doccia. L’acqua calda l’aveva sempre aiutata a riflettere.
Prese lo shampoo agli agrumi e cominciò a sfregare la sua lunga chioma, riempiendola di schiuma.
Chiuse il rubinetto per sfregarli bene e passare la spugna con il sapone sul suo corpo.
Riaprì l’acqua per potersi sciacquare quando il getto invece che caldo uscì glaciale.
Chiuse subito il rubinetto. Quella maledetta caldaia non funzionava ancora.
Sentì la porta dell’ingresso e cominciò a gridare “C’è qualcuno?”
“Nami?” la voce di Rufy proveniva dalla stanza accanto.
La ragazza sorrise “Rufy devi far ripartire la caldaia. Sono sotto la doccia.” urlò “”E dopo che è partita devi entrare in bagno ad attaccare lo scaldino”.
Rufy rimase per un attimo perplesso, sentiva gli occhi pesanti, come se avesse la febbre, ma obbedì.
Nami lo sentì dopo pochi secondi entrare nel bagno.
“Hai acceso lo scaldino?” ma non ottenne risposta.
Nami riuscì a scorgere la figura definita del ragazzo oltre la tenda da doccia.
“Rufy?” chiamò “Qualche problema?”
La tendina si aprì di schianto e Nami rimase stupita nel ritrovarsi Rufy che la fissava con due enormi occhi rossi e l’aria di uno che aveva bevuto troppo.
“Rufy, che diamine fai?” strillò, cercando di coprirsi dato che era completamente nuda.
Il ragazzo non parlò, si buttò su di lei come un peso morto, accarezzandole violentemente la schiena.
“RUFY!” gridò allarmata. Quello non era il suo Rufy”! Che diavolo gli stava succedendo?
Lo sentì mormorare al suo orecchio “Sei mia” mentre con le mani toccava il suo corpo bagnato.
Nami, spaventata, tastò velocemente la parete dietro di lei. Trovò le manopole dell’acqua e le girò, lasciando che il getto di acqua gelida li investisse in pieno. Rufy, sorpreso, si allontanò da lei, lasciando alla ragazza una via di fuga.
Nami corse verso la propria stanza per chiudersi dentro. Fece giusto in tempo a prendere un lenzuolo da avvolgersi intorno al corpo bagnato quando sentì Rufy bussare violentemente contro la porta.
“Nami, apri!” 
Rufy si sentiva un idiota. Non era da lui fare così, non gli era mai venuto in mente di fare così. Era stato fuorviato dalle parole di quel tipo e la testa gli doleva ancora.
“Nami, scusami!” urlava “Non volevo, dico sul serio!”
Ma la ragazza respira a fatica dietro quella porta. Le era tornato in mente quel brutto giorno in cui stava per essere violentata ed era stato proprio lui, Rufy, a salvarla. E ora il suo salvatore si era trasformato in aggressore.
Lo sentì urlare le sue scuse ma non se la sentiva di uscire, era troppo per lei. 
Attese finché le sue grida non finirono con un ultimo pugno contro la porta poi si guardò allo specchio.
I resti dello shampoo erano ancora visibili sui suoi capelli bagnati, il corpo era coperto solo da un lenzuolo ormai fradicio, ma ciò che la lasciò più perplessa era l’espressione di panico sul suo viso. Aveva il terrore di uscire da quella stanza, di dover affrontare Rufy e quel che era successo.
Si guardò intorno.
Voleva andare via.
Si vestì velocemente mettendo dei jeans, un maglione e una felpa. Legò i capelli in una coda alta e afferrò uno zainetto dove mise alcuni libri e vestiti alla rinfusa e uscì dalla stanza. Voleva dirigersi velocemente verso la porta d’uscita.
Ma appena entrò nel tinello, Rufy si alzò dal divano, correndo verso di lei allarmato.
“Nami, ascoltami” tentò di dire, cercando di prenderle una mano. Al contatto Nami si allontanò brusca “Non mi toccare” sibilò.
Rufy rimase a fissarla per alcuni secondi. Quel che aveva visto negli occhi della ragazza lo ferirono come una lama. Paura. Nami aveva paura di lui.
Fece un passo indietro, abbassando il capo e la ragazza chiuse la porta d'ingresso dietro di sé , mentre la prima neve cadeva lenta sulla strada e congelava anche i cuori.


Angolo dell'autrice:
lo so, avevo detto che avrei incasinato le cose tra Zoro e Tashigi e invece l'ho fatto con Rufy e Nami, ma lo farò anche con loro XD (Sì, sono sadica)
Ho scelto Absalom per fare la parte del pusher perverso perchè, dopo un'attenta analisi con dei fan sfegatati della serie, abbiamo potuto appurare senza ombra di dubbio che è lui il personaggio più pervertito comparso fin ora, e tutti sappiamo quanto sia sempliciotto e credulone il nostro adorato Rufy.
La nostra povera Robin è ancora sotto il giogo di quel b******o di Crocodile, ma non preoccupatevi, sono una a cui piace il lieto fine XD
Grazie ancora per la pazienza nell'aspettare i capitoli.
Spero di sapere cosa ne pensiate di questo e alla prossima
Fra


 

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Capitolo 8
*** i guai non vengono mai da soli ***


La gente è assurda. Parla sempre di aiutare il prossimo, di essere buona con gli altri, specialmente durante il periodo di Natale. Eppure nessuno si è fermato a parlare con quella ragazza seduta davanti al parco, sul marciapiede freddo, mentre la neve scende lieve e si deposita sul cappuccio della felpa grigia.
Non si ferma nessuno. Né la madre che tiene per mano una bambina bionda come lei, né l’uomo d’affari che parla al telefono mentre solleva il colletto del cappotto scuro, né il gruppo di studenti universitari che discutono dell’ultimo taglio di capelli del professore.
Nami affonda il volto tra le mani. Ha freddo e non ha nemmeno il cellulare con sé. Tornare a casa non se ne parla proprio, non se la sente di vedere Rufy.
Ma non ha un posto dove andare. 
Bibi le aveva detto che sarebbe tornata a casa, ad Alabasta, insieme a Koza, nel pomeriggio.
Erano quasi le sette di sera e la neve cominciava a depositarsi per la strada.
La gente la fissava come se si trattasse di una matta, ma nessuno si fermava da lei, nessuno chiedeva a quella ragazza quale fosse il macigno nel suo cuore.
Fu un attimo e si sentì travolgere da un peso morto, che la fece stendere sulla soffice e gelida neve.
Nami tolse il cappuccio per vedere cosa l’avesse travolta e si ritrovò il volto a pochi centimetri da un sedere stretto in dei jeans grigi.
“Scusascusascusa!” la persona che l’aveva assalita aveva la voce di una donna che si apprestava ad alzarsi per piegare il capo in segno di scuse verso l’altra.
“Mi dispiace tanto!” ripetè “Non l’ho proprio vista e …” la voce si interruppe, la ragazza sollevò il viso e rimase sorpresa nel vedere Nami.
“Nami? Che ci fai qui?” la ragazza in questione era Tashigi.
La moretta cominciò a scrutare la ragazza d’avanti a sé. Era evidentemente infreddolita e sembrava sull’orlo di scoppiare in lacrime.
Nami la fissò con gli occhi carichi di speranza “Io…” tentennò “Non posso tornare a casa”.
“Per quale motivo?” chiese Tashigi, preoccupata , ma la ragazza non rispose.
Tashigi si alzò, si tolse la giacca e la mise sulle spalle dell’altra, riprese la sua borsa e i libri che erano caduti a terra “Andiamo” le disse “Casa mia è qui vicino. Starai da me per un po’”.

“Come sarebbe a dire ‘Non lo so’?”
Sanji scrutava con occhi di fuori un Rufy dal capo chino che si ostinava a non rispondere.
Tutti gli inquilini, eccetto, ovviamente, la rossa, erano radunati nel salotto. Robin, Franky, Brook e Sanji in piedi a soppesare le parole di Rufy che sedeva sul divano con il capo poggiato tra le mani, accanto a lui Zoro e Usopp, Chopper sedeva sul bracciolo.
Erano tutti preoccupati dal fatto che non avevano notizie di Nami. Robin aveva trovato il cellulare della ragazza in camera e ciò li aveva fatti preoccupare ancora di più: non era da lei lasciare la stanza in disordine e uscire senza cellulare.
Rufy si sentiva messo alle strette. Non sapeva come fare ad ammettere la sua idiozia, la sua stupidaggine nel lasciarsi drogare e confondere così da uno sconosciuto pervertito. Gli veniva da piangere nel pensare a quello sguardo di puro terrore che la ragazza li aveva rivolto. Si vergognava terribilmente per quel che aveva fatto e ancora di più si sentiva un idiota per non averla inseguita.
“Abbiamo litigato” disse infine “Poi è andata via e non so dove sia andata”
“Avete litigato?” ripetè Sanji “E su cosa?”.
Rufy non rispose. Sanji stava per prenderlo a calci.
“E se fosse dalla principessina?” chiese Usopp. Era il soprannome che avevano dato a Bibi per i suoi modi raffinati.
Robin fece di no con il capo “L’ho chiamata prima ed ha detto che stava tornando ad Alabasta” disse “Di Nami nessuna notizia”.
Franky si avvicinò alla ragazza “Avete idea di dove altro potrebbe essere? Qualche altra amica oppure da quel tipo con cui esce ultimamente?”
Sanji sollevò l’unico sopracciglio a ricciolo visibile “Un tipo con cui esce? Nami ha un fidanzato e io non ne so niente?!?”
“Law non è il suo fidanzato!” sbottò Rufy in un primo impeto di sentimento.
Tutti lo scrutarono sorpresi. Quel moto di rabbia era sospetto. Usopp stava per parlare quando qualcuno suonò alla porta.
Zoro si alzò dal divano “Vado io” disse. Non ne poteva più su quei drammi sulla mocciosa e non gli piaceva lo sguardo colpevole dell’amico. Lo conosceva troppo bene e sapeva decifrare ogni suo gesto. Nascondeva sicuramente qualcosa.
“Di sicuro è lei che ha freddo” scherzò, avvicinandosi alla porta.
Proprio mentre girava il pomello, sentì il cellulare squillargli in tasca, lo afferrò senza badare alla persona oltre la soglia e fece solo in tempo a vedere che il mittente del messaggio era Tashigi prima di trovarsi scagliato a terra da un’enorme chioma di boccoli rosa.
“Ma che diamine” sbottò, poi si rese conto chi era ed esclamò “Che diavolo ci fai tu qui?!?”
Due enormi occhi a palla adornati da lunghe ciglia piene di mascara lo scrutarono allegri, labbra con del rossetto rosso a cuore si lisciarono in un delizioso sorriso.
Tutti si avvicinarono incuriositi dal baccano. Fu Sanji ad accorrere ad aiutare la ragazza ad alzarsi, ignorando palesemente Zoro che cercava di riprendere il cellulare volato chissà dove.
“Dolcissima Perona!” esclamò il biondo cuoco “Che ci fai qui? Ti credevamo in Spagna”.
Perona accettò l’aiuto, alzandosi dal petto di Zoro e sistemando i lunghi boccoli rosa “Gli spagnoli erano cattivi con me” esclamò con il volto rabbuiato “Quindi sono tornata per stare con il mio fidanzato”
“Il tuo cosa?!?” urlò Zoro, alzandosi dal pavimento gelido “Io non sono il tuo fidanzato!”
“Certo che lo sei!” urlò lei di rimando “E io me ne starò qui finché vorrò!” e prese due valigie dal pianerottolo per portarle nel salone, sotto lo sguardo sorpreso di tutti.
“Ma è davvero la tua ragazza?” sussurrò Brook al ragazzo dai capelli verdi, che si stava scervellando per ricordare se l’avesse effettivamente lasciata o se fossero mai stati effettivamente insieme.
Aveva conosciuto Perona da Mihawk. Era una ragazza strana, capricciosa e infantile con la quale ben presto aveva cominciato a litigare. Lo costringeva a vestirsi da orsetto e a fare tutto quel che voleva, ma ciò che lo aveva attirato di lei era la sua dolcezza nel prendersi cura di lui quando tornava ferito dagli allenamenti. 
Non era ben chiaro come la loro storia fosse iniziata, se di storia si potesse parlare. Perona era diventata una presenza costante durante la sua permanenza al castello e il ragazzo aveva finito per affezionarsi a lei, dopotutto. 
Ma sei mesi prima lui le aveva detto chiaro e tondo che non era d’accordo che partisse per l’Erasmus, ma lei non l’aveva ascoltato ed era andata via, capricciosa e dispettosa come sempre.
Ed ora era lì, sul divano del suo salotto, che si proclamava fidanzata quando mai l’aveva fatto, quando in quella casa si stava vivendo un dissidio interiore più grande.
Rufy aveva sperato con tutto se stesso che si trattasse di Nami. Voleva parlarle, chiederle scusa, abbracciarla e dirle la verità: che era stato drogato e che si era fatto ingannare, spinto da una gelosia che non sapeva di possedere.
Il suo piede urtò qualcosa, abbassò il capo e vide che era il telefono di Zoro, lo afferrò e notò che c’era un messaggio di Tashigi non ancora aperto.
Andò nel salotto dove l’amico stava guardando con sguardo indecifrabile Perona, gli passò il telefono “C’è un messaggio di Tashigi” disse.
Zoro afferrò il telefono, ringraziandolo.
“Chi è Tashigi?” Perona aveva rizzato il capo, curiosa.
Il ragazzo dai capelli verdi cercò di impedirle di leggere il contenuto del messaggio mentre gli altri coinquilini si scambiavano sguardi preoccupati.
Il messaggio diceva : Non preoccupatevi, Nami è da me. È un po’ confusa e non vuole parlare, ma sta bene. Rimarrà qui per un po’.
Rimise il telefono in tasca e si rivolse a tutti, ignorando Perona che gli si era attanagliata al braccio “Nami è a casa di Tashigi” annunciò “Me l’ha appena detto”
“Chi è Tashigi?” insistette Perona, ma nessuno la ascoltava.
“E allora che aspettiamo?” esclamò Rufy, raggiante “Andiamo a riprenderla”
“Non so dove sia” ammise Zoro dopo un attimo di esitazione.
Rufy si infervorò “Come non lo sai?” esclamò, su tutte le furie.
“Non ci sono mai andato!” gridò di rimando Zoro, non gli piaceva che gli alzassero la voce.
“Tu esci con una ragazza e non sai nemmeno dove abita?”
“Con chi sei uscito tu?!?” strillò Perona.
“Sta zitta tu!” la scacciò il ragazzo con una mano per poi tornare a rivolgersi all’amico “Non è per colpa mia se Nami è scappata e Tashigi ha detto che vuole stare da lei per un po’”
“Non può stare lì. Il suo posto è qui!”
“Se non fosse stato per te non se ne sarebbe andata! Che le hai fatto, insomma?!?”
Rufy non rispose. Si rabbuiò di nuovo e guardò l’amico con ostilità.
Perona continuava a strillare per sapere chi fosse questa Tashigi e che tipo di relazione ci fosse tra lei e Zoro ma dopo poco smise dato che tutti stavano in attesa di una risposta da parte di Rufy che non voleva arrivare.
Robin prese Rufy per le spalle “Almeno sappiamo che sta bene” esclamò con un sorriso “Non preoccupiamoci e lasciamola da Tashigi. Ora sappiamo dove si trova e domani, quando si sarà calmata e dopo una bella dormita, chiameremo Tashigi e andremo a riprenderla. Va bene?”
Rufy annuì.
Robin sorrise e disse che andava nella sua stanza un attimo.

Franky si diresse verso la stanza delle ragazze. Voleva parlare con Robin riguardo la situazione con Nami, dato che lei era quella che la conosceva meglio.
Aprì la porta di scatto, senza bussare e arrossì bruscamente quando si accorse che Robin si stava cambiando.
“Franky!” esclamò la ragazza, abbassandosi velocemente la maglia, ma non fu veloce come lo sguardo del ragazzo.
Franky si avvicinò a lei a grandi falcate, ignorando i suoi tentativi di far aderire la maglia al ventre. Aveva visto i lividi sulla schiena.
Prese un lembo del tessuto nero e lo sollevò fin sotto il seno, tenendo ferma la ragazza con la mano libera.
Franky scrutava i numerosi e grandi ematomi sulla pelle candida, arrabbiandosi ogni secondo di più.
“Franky …” mormorò piano Robin , rompendo il silenzio.
“È stato lui?” sibilò piano Franky, incapace di distogliere lo sguardo dai tagli che si vedevano sul fianco tra la pelle tumefatta.
“Franky …”ripeté di nuovo.
“È STATO LUI?!?” questa volta Franky urlò, incapace di contenere la rabbia.
Robin non rispose, cominciò a singhiozzare silenziosa per l’umiliazione di essere scoperta.
“Spiegami” Franky parlava piano, cercando di mantenere la calma “per quale motivo stai con quel bastardo. E non dirmi che lo ami perché non ci credo. Tu non staresti mai con un bastardo che ti picchia”.
Robin deglutì, non sapeva se dire la verità o meno, ma non sapeva più che scuse inventare.
“Io sto con lui per un motivo”
Franky non rispose, in attesa che lei continuasse con evidente impazienza.
Robin ingoiò la saliva, ormai doveva dirli la verità. Leggeva negli occhi di Franky la preoccupazione e la rabbia nei suoi confronti e non poteva più farlo attendere.
“Se io non sto con Crocodile, lui farà chiudere l’intero dipartimento di archeologia”
Franky rimase interdetto per un momento, soppesando le parole della ragazza.
Quello stronzo bastardo la stava ricattando in quel modo? Tutti sapevano l’amore di Robin per il suo lavoro e quello stronzo stava approfittando proprio di questo.
Aveva una voglia matta di spaccargli la faccia, ma doveva far qualcosa per evitare che le conseguenze ricadessero su di lei.
Annuì piano, respirando furente e uscì di corsa dalla stanza.
“Franky!” gridò Robin “Dove stai andando?”
Ma il ragazzo non rispose .
Franky attraversò il tinello affollato di corsa, prendendo una giacca e uscendo sotto la neve.
“Ma che succede?” chiese Sanji vedendo Robin entrare all’inseguimento di Franky.
La ragazza non rispose agli sguardi interrogativi dei suoi amici e si lanciò di corsa fuori dalla casa, per seguire il ragazzo. Temeva che stesse andando da Crocodile.
“FRANKYYYY!” urlò al vento mentre il rombo di una moto si allontanava lungo la strada.
Robin corse lungo il marciapiede.
La neve caduta a terra impediva il cammino, il freddo le attanagliava le ossa e i dolori causate dalle vecchie percosse si intensificavano sempre di più come se fossero recenti.
L’aria gelida le entrò nei polmoni mentre gridava ancora una volta il nome del ragazzo. Era certa che quella fosse la moto di Franky che il ragazzo era solito usare durante la bella stagione.
“Robin? Ma che succede?”
Rayleigh era uscito dalla sua abitazione e fissava da dietro li occhiali tondi la ragazza, preoccupato e stretto in una pesante vestaglia grigia.
“Signor Rayleigh” tentennò lei, incerta, per poi crollare sulle ginocchia, distrutta.
L’uomo andò da lei “Vieni dentro” la invitò, aiutandola ad alzarsi mentre faceva cenno ai ragazzi che erano accorsi a vedere cosa fosse successo.
“Ma siete tutti pazzi in questa casa?” chiese Perona, con gli occhi sbarrati.
“Tu non hai idea di cosa succeda” rispose Usopp “E, sinceramente, neppure io lo so”

Nami rientrò nella stanza di Tashigi con indosso una sua tuta rosa.
La ragazza aveva insistito per farle fare una doccia calda e l’aveva convinta a passare lì la notte.
L’appartamento di Tashigi era in un condominio dove abitavano solo studenti. La casa era abbastanza grande per tre persone, ma, a parte la sua salvatrice, Nami non aveva visto nessuno.
La stanza di Tashigi era molto essenziale, niente di superfluo, niente in eccesso. Solo un armadio, due scrivanie, due mensole con dei libri e due letti di cui solo uno era sistemato.
Tashigi si stava velocizzando a sistemare l’altro letto, Nami le sorrise “Grazie” disse “Per tutto”
La ragazza con i capelli corvini sorrise di rimando, sistemando qualche ciocca fuggiasca sul capo “Abbiamo un letto vuoto e non mi piace l’idea di lasciarti dormire per strada”.
Nami si guardò intorno “Vivi da sola?”
“No” rispose la ragazza “Ma la ragazza con cui dividevo la stanza ha abbandonato l’appartamento. Non sopportava più la principessa”
“Principessa?” chiese Nami mentre le passava la federa per il cuscino.
Tashigi la ringraziò “ Principessa Serpente, per la precisione.” Disse “ È il soprannome che l’altra ragazza aveva dato all’altra coinquilina”
Sentirono la porta d’ingresso sbattere.
“Credo che sia arrivata.”disse Tashigi “Vieni che te la presento.” 
Uscirono dalla stanza, Tashigi si avvicinò alla sua coinquilina che era di spalle.
“Hancock, ti presento un’amica”
Quando la ragazza si girò, Nami pensò che fosse la donna più bella che lei avesse mai visto.
Lunghi capelli neri, alta e sinuosa, un seno abbondante, magnetici occhi blu e una pelle chiarissima, bianca come la neve.
Hancock fece una faccia sorpresa nel vedere Nami, ma subito riassunse un'espressione apatica allungando la mano delicata verso di lei.
“Piacere” disse con tono austero, di superiorità.
“Nami resterà con noi per un po’” disse Tashigi.
Hancock si incuriosì “Per quanto?”
“Ancora non lo so” rispose Nami, abbassando il capo. 
“Capisco”rispose la ragazza con i capelli lunghi. Lisciò l’ abito rosso che indossava e diede le spalle alla loro ospite, frustando l’aria con la chioma “Io vado nella mia stanza”annunciò “Siete pregate di non disturbarmi” e se ne andò in perfetto equilibrio sui tacchi vertiginosi.
“Che antipatica” mormorò Nami a bassa voce. Tashigi, accanto a lei ,trattenne una risata “Ora capisci perché la chiamano principessa serpente?”

Hancock chiuse la porta alle sue spalle e si diresse subito all’armadio, aprendo una delle ante.
Numerose fotografie di Rufy, da solo o in compagnia, rivestivano il legno leggero. Scrutò attentamente le foto in cui il ragazzo non era solo e la riconobbe. Lei, Nami, la ragazza che da alcuni anni era sempre al suo fianco, quella che lei credeva essere la sua più acerrima rivale era lì a casa sua, a dormire a pochi metri da distanza da lei.
Sorrise nel vedere quel volto sorridente.
Lei si era innamorata di Rufy dai tempi delle superiori.
Data la sua enorme bellezza, non era mai riuscita a fidarsi completamente degli uomini, credeva che la volessero solo usare per il suo aspetto, poi un giorno, durante l’ora di ginnastica, le era arrivata una pallonata addosso ed era caduta, sbucciandosi il ginocchio. Il colpevole era subito accorso per vedere se si fosse fatta male, lei dapprima l’aveva scacciato, trattandolo malissimo, ma lui non aveva dato peso alle sue parole. Con un sorriso l’aveva caricata in spalla e portata in infermeria. Il nome di quel ragazzo era Monkey D. Rufy e da allora lei, Boa Hancock ,si era profondamente innamorata di lui.
L’aveva seguito a distanza, troppo timida per farsi apertamente avanti e quando aveva visto quella piccoletta con i capelli rossi avvicinarsi sempre di più al suo amore, aveva visto come quella amicizia stesse diventando pericolosamente intima per i suoi gusti e ora lei era lì, lontana da lui e, a quanto pareva, incerta se tornare. 
Doveva assolutamente approfittare dell’occasione per allontanarli del tutto.


Angolo dell'autrice :
Salve a tutti! Ecco il nuovo capitolo ed ecco Perona ad incasinare il rapporto tra Zoro e Tashigi e, come se non bastasse, mettiamoci pure Hancock và XD

Vedremo come si evolverà ora che Franky ha scoperto tutto! Comunque ho deciso di far "salvare"Nami da Tashigi per quello che la navigatrice disse dopo Punk Hazard, dopo che lasciò i bambini alla capitanuccia, che se non fossero state di due fazioni diverse, sarebbero potute diventare amiche, quindi ho deciso di far avverare questo desiderio in questo modo :) 
fatemi sapere che ne pensate!
Un bacio e alla prossima

Fra

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Capitolo 9
*** principesse, capricci e Law ***


Rufy si rigirava di continuo nel letto. Non riusciva a chiudere gli occhi senza vedere nella mente lo sguardo da cerbiatta impaurita di Nami. Come aveva potuto essere così stupido?
“La smetti di agitarti?” sbottò Zoro, nel letto accanto.
Rufy guardò nella sua direzione, dubbioso. Zoro era davvero sveglio?
“E tu perché sei sveglio?” chiese innocentemente. 
Zoro si rizzò sui gomiti, accendendo la luce sul suo comodino e guardando nella direzione di Sanji. Il biondo cuoco dormiva profondamente.
“Tu perché ti agiti di continuo?”
Rufy sprofondò il capo nel cuscino, fissando il soffitto poco illuminato “Pensavo a Nami” confessò “Non posso far a meno di pensare che sia stato uno stupido a farla andare via così”
“Non vuoi dirmi che è successo?”
Rufy ci pensò un attimo. Avrebbe veramente dovuto confessare che stava per violentarla? Che aveva accettato un drink da uno sconosciuto e che con molta probabilità era stato drogato?
“Ho fatto una cosa che non avrei mai fatto” disse “ Ed è comprensibile che lei sia andata via.” Tirò su col naso, a Zoro parve che stesse trattenendo le lacrime “Ma devo farmi perdonare” continuò “Voglio farmi perdonare!”
Zoro si grattò la guancia, sprofondando a sua volta nel cuscino e portando le braccia dietro alla nuca “A me non fa dormire il pensiero di quella matta nell’altra stanza” confessò.
Non aveva accettato che Perona dormisse in camera con lui, come lei aveva richiesto, e le avevano sistemato il divano letto in salotto per la notte, dopo il ritorno di Robin da casa di Rayleigh.
La ragazza era tornata praticamente con gli occhi gonfi, ma rifiutava di proferire parola, e di Franky non se ne ebbe notizia fino alle 23:30, quando mandò un messaggio ad Usopp dicendo di non preoccuparsi perché rimaneva a dormire da un amico.
“Perché ti preoccupa?” chiese Rufy, sperando che i problemi dell’amico potessero aiutarlo a distrarsi dai suoi.
Zoro sospirò “Perché non so come comportarmi con Tashigi”.
L’aveva detto di getto, senza pensarci, ma subito dopo arrossì, sentendo Rufy ridacchiare e rendendosi conto di quel che aveva detto.
Zoro prese il cuscino e lo lanciò in faccia all’amico, ma mise troppa forza e il colpo prese in pieno Sanji.
Sanji si alzò di soprassalto, stava sognando Violet, e si ritrovò il volto coperto da un altro cuscino.
Scattò in piedi sul materasso, lanciando in aria le coperte e brandendo il cuscino di piume come un’arma “Chi è stato?!?” sbraitò infuriato.
“Ma datti una calmata!” esclamò Zoro, come se lui non c’entrasse niente. 
Sanji strinse gli occhi e si accorse che proprio al marimo mancava il cuscino “Te lo rendo!” gridò prima di lanciarglielo addosso, ma prese il bordo del letto e cadde a terra.
Zoro si piegò per raccoglierlo “Che mira pessima”
Sanji si indispettì, ma preferì non raccogliere la provocazione, aveva troppo sonno.
“Che ci fate svegli a quest’ora?” chiese dopo aver lanciato un’occhiata alla sveglia accanto al letto. Era 1:15.
“Zoro stava dicendo che non sa come dire a Tashigi di Perona!” esclamò Rufy, ridacchiando nel vedere come Zoro lo avesse fulminato con lo sguardo.
Sanji si rimise sotto le coperte, imbronciato “Non riesco proprio a capire come diamine tu abbia due principesse dietro.”commentò.
“Principesse?” ripeté Rufy, sorpreso da tale definizione. “Perché principesse?”
Sanji sorrise e si portò su un fianco per poter guardare l’amico “Ogni donna è un po’ principessa” disse “O almeno, anche a quella più maschiaccia piace sentirsi tale. Prendi la nostra Nami, ad esempio” Rufy annuì “Lei è la principessa che fa la forte, la superiore, ma che adora le dolcezze e le attenzioni. È fiera e forte, ma nasconde un animo fragile”
Rufy si rabbuiò. Era vero. Nami sembrava forte ma era una delle persone più fragili che lui conoscesse, e lui aveva contribuito a renderla ancora di più.
“Tashigi invece è una principessa guerriera” continuò Sanji.
“A Tashigi non piace neanche essere una donna” commentò Zoro a bassa voce, ma il biondo lo sentì “Appunto per questo!” esclamò “Lei lotta per non sentirsi inferiore ad un uomo ed è proprio questo suo animo forte e caparbio a renderla una principessa”
“Sarà” Zoro provò ad immaginarsi Tashigi con un abito da principessa, per poi cancellare quell’immagine preferendola a come l’aveva vista alla mostra: con una spada in mano, bella e pronta a tutto.
“Se abbiamo smesso con queste sciocchezze” esclamò Zoro prima che Sanji continuasse con le descrizioni e impiegasse tutta la notte “Possiamo dormire? Ho sonno!”
E spense la luce senza attendere risposta.
Rufy guardò nell’oscurità verso Sanji “Credi che Nami potrà mai perdonarmi?” chiese.
“Nami ha un cuore grande” rispose il ragazzo “Dalle tempo”.

Tashigi e Nami si svegliarono entrambe di soprassalto. Era ancora notte fonda e il cellulare della mora cominciò a squillare insistentemente.
“Ma chi diamine è a quest’ora?” esclamò Nami, mettendosi sui gomiti.
Tashigi inforcò gli occhiali e aprì il telefono senza nemmeno vedere chi fosse “Pronto?” bofonchiò con la voce impastata.
“Tashigi?” la voce dall’altra parte era squillante, da donna.
“Si. Chi è?” chiese la ragazza, non conosceva quella voce.
“Sono la fidanzata di Zoro” esclamò l’altra. Tashigi lanciò un’occhiata a Nami. La persona dall’altra parte continuò “Sei pregata di lasciar stare il mio ragazzo. Ora sono tornata” e chiuse la chiamata.
Tashigi spostò lo sguardo dal cellulare a Nami. Andò alla lista chiamate e vide che la chiamata ricevuta proveniva proprio dal numero di Zoro.
Provò un groppo alla gola “Nami” disse “Zoro ha una fidanzata?”
“Che cosa?” chiese la rossa, più sorpresa di lei.
Guardò verso l’altra e vide che gli occhi di lei, illuminati dallo schermo del cellulare, erano lucidi.
“Era lei ad aver chiamato” disse.
Nami si alzò dal letto e si avvicinò a quello dell’altra, guardando a sua volto lo schermo e leggendo il nome dell’amico a caratteri cubitali.
“L’unica ragazza che conosco che girava intorno a Zoro non è la sua fidanzata, ed è partita con l’Erasmus mesi fa”
“Si vede che è tornata” esclamò Tashigi, la voce stranamente fredda che inquietò non poco la rossa. Sembrava come se si stesse chiudendo in sé stessa.
“Andiamo a dormire che è tardi” disse dopo un po’ la mora.
Nami tornò nel suo letto.
Dopo alcuni momenti di silenzio, Nami lo ruppe “Tashigi” disse “Tu che provi per Zoro?”
“Lo odio” fu la risposta secca dell’altra.
“Perché?”
“Perché mi ricorda che sono una donna”.

“CHE DIAMINE STAI FACENDO?”
La voce urlante di Zoro fece sobbalzare l’intera casa e li costrinse per curiosità e allarme a correre nel tinello, dove avevano preparato il letto per Perona.
Qui vi trovarono la ragazza, in camicia da notte che guardava con occhioni falsamente innocenti il ragazzo che stringeva sgomento il cellulare in una mano.
“Ma che succede?” chiese Chopper sfregandosi gli occhi, ancora assonnato.
“Guarda qua!” gridò Zoro, nervoso, mostrandoli il retro del cellulare.
Numerosi disegni di teschi, cuori e fiocchi erano stati dipinti su tutta la superficie della cover con dello smalto per unghie rosa.
“Ma l’ho solo abbellito!” si giustificò lei.
Zoro divenne rosso per il nervoso, mentre Sanji lo derideva “Ora è veramente adatto a te!”
Tutti gli inquilini ridevano e il ragazzo era incerto se correre in camera e tagliarli a fette con una spada oppure subire in silenzio le loro derisioni.
“O LA SMETTETE O VI AFFETTO!” 
Inutile dire che nessuno smise.
Zoro cominciò a scrutare la rubrica. Prima chiamava la quattrocchi e prima quelli avrebbero smesso di rompere.
Strano, il numero non lo trovava. 
Andò ai messaggi e non scorse il nome della ragazza tra i ricevuti, mancava anche il messaggio della sera prima.
Cercò ovunque, ma del numero di Tashigi nemmeno l’ombra. 
Lanciò un’occhiata a Perona che rideva di lui insieme agli altri.
“Mocciosa!” gridò, facendo cessare le risate “Hai cancellato il numero di Tashigi dal mio telefono?”
Perona lisciò il pigiama a righe nero e rosa “Non è carino che un ragazzo fidanzato si senta con un’altra”
“Hai cancellato il numero?!?” ripeté lui, fuori di sé “Ma come ti sei permessa?!?”
Perona cominciò a piagnucolare “Sei cattivo con me!” 
Zoro e Rufy si trattennero da insultarla, quel numero era importante per rintracciare Nami.
Sanji, leggendo la follia omicida negli occhi dei due, si affrettò a mettersi di fronte alla ragazza.
“Perona, cara” disse “Per quale motivo l’hai fatto? Sapevi che quel numero ci serve per parlare con Nami-swan”
Perona corrucciò le labbra “Credevo che lo avesse qualcun altro” disse “Non è normale che lo abbia solo Zoro che è il mio fidanzato”
“IO NON SONO IL TUO FIDANZATO!” sbottò il ragazzo. Perona non parve nemmeno scalfita dalle sue parole, si limitò ad alzare il volto, con fare austero “Non puoi dimostrarlo” disse “E poi ho delle tue foto vestito da orso che dimostrano che lo sei”
Rufy sentì Zoro digrignare i denti. Una volta gli aveva parlato del suo rapporto con Perona e di come Zoro trovasse insopportabile le sue manie, i suoi capricci. Ma ricordava benissimo di non avergli mai detto di amarla. Non che Zoro fosse uno che esternasse i suoi sentimenti, ma non aveva proprio niente che facesse pensare che fosse mai stato innamorato di lei; affezionato si, ma innamorato decisamente no.
“E ora che facciamo?” chiese Brook, sistemando i capelli afro annodati con le dita ossute.
Robin andò in cucina a versarsi una tazza di caffè “Zoro” disse “Oggi avete lezione?”
Il ragazzo alzò un sopracciglio per pensare “Credo di sì” disse dopo un po’.
“Perché non vai e le parlate direttamente?” esclamò, sorridendo “Tashigi mi pare il tipo da non saltare delle lezioni”
Zoro ci pensò su. In effetti le volte in ci si è presentato a lezione lei era sempre lì, in seconda fila a prendere coscienziosamente appunti. “Possiamo provare” disse.
Rufy guardò l’orologio “Sono le otto e trenta” disse “Che aspettiamo?”
“Vengo con voi!” esclamò Perona, raggiante.
I ragazzi pensarono che fosse il caso di salvarla, prima che Zoro e Rufy la mangiassero.
“Perona!” gridò Usopp “Ma perché non mi fai vedere l’accademia? Ho sempre voluto visitarla!”
“Oh, è vero!” disse lei “Devo andare anche per parlare in segreteria!”
E per la prima volta nella loro vita tutti ringraziarono l’esistenza delle segreterie.

Zoro e Rufy entrarono nell’aula quasi deserta di corsa. 
Guardarono attentamente tutti i presenti, ma di Tashigi nessuna traccia.
“Ehi,Rufy!” Koby sventolava una mano nella loro direzione, i due si avvicinarono “Che ci fai qui?” 
“Ehi, quattrocchi!” non si poteva dire che Zoro possedesse il dono della sensibilità “Sai dov’è la fanatica delle spade?”
Kobi corrucciò le labbra, non portava più gli occhiali sul naso, ma sempre sulla testa e quel soprannome di certo non gli piaceva “No” disse “ma credo arriverà a momenti. Ah, eccola!”
I due si voltarono e videro Tashigi entrare dalla porta laterale, scrollandosi la neve fresca dal cappotto rosa.
Nel vederli, Tashigi si irrigidì, ma riassunse subito il controllo di sé, marciando spedita verso i due come un militare a cui era stato impartito un ordine.
“Dov’è Nami?” chiese subito Rufy, impaziente.
“Buongiorno” rispose glaciale la ragazza per poi sedersi accanto a Koby.
“Nami è a casa mia” disse dopo che ebbe tolto dalla borsa e sistemato sul banco tutti i libri, lanciando ai due occhiate cariche di rimprovero.
“Ma” Rufy tentennò “come sta?”
Lei lo guardò dritto negli occhi “L’ho trovata seduta in mezzo alla neve in un parco con addosso solo una felpa e visibilmente scossa. Secondo te come sta?”
Le parole della ragazza colpirono Rufy come una serie pugnalate.
“Dicci dove possiamo andare a riprenderla” disse Zoro senza mezzi termini.
Tashigi si alzò dal banco, sbattendo con i palmi sulla superficie legnosa “Io non so cosa abbia spinto quella ragazza a scappare di casa, non vuole parlare, ma ciò che so è che in quella casa ha subito un'ingiustizia e io non ho alcuna intenzione di rimandarla indietro!” 
Nell’aula il leggero brusio si era trasformato in silenzio, i volti dei pochi presenti erano puntati su di loro. Tashigi se ne accorse e arrossì di colpo mentre ricacciava i suoi libri nella borsa “Io vado a studiare in biblioteca” sibilò a Kobi e se ne andò di corsa.
Zoro non impiegò molto a rincorrerla, strattonandola per un braccio e facendo cadere tutti i suoi libri e fogli di appunti nel corridoio umido di scarpe innevate.
Tashigi distolse lo sguardo con visibile disprezzo mentre riprendeva i volumi da terra. Zoro ne afferrò uno “Sei stata dura” commentò, la ragazza non rispose, continuava a raccogliere i fogli sparsi.
Zoro sbuffò “Ma che diamine ti prende?” sbottò.
“Nulla” rispose lei, cercando di alzarsi, quando Zoro la afferrò nuovamente per un polso “E allora perché non mi guardi negli occhi?”
Tashigi lo fissò, lo sguardo duro e nervoso, si strattonò dalla sua presa e si alzò da terra, con i libri stretti tra le braccia e gli occhi fissi su di lui.
“Roronoa” esordì con fare austero “i nostri rapporti terminano qui”.
Dalla borsa estrasse il raccoglitore viola e lo porse a lui che si era appena alzato “Non voglio avere debiti con te” continuò la ragazza.
Zoro guardò il fascicolo ma non lo prese “Perché questo?” chiese con le braccia incrociate.
“Non voglio avere debiti con te!” ripeté lei.
“Non lo voglio. Te lo regalo”.
Tashigi indugiò un attimo, poi rimise il raccoglitore nella borsa e si voltò per andarsene.
Zoro la afferrò di nuovo per il polso. Lei lo guardò con evidente nervoso “Che vuoi ora?”
Il ragazzo le mise un telefono in mano “Dallo a Nami”. Tashigi annuì e lo mise in borsa, per poi dirigersi a passo spedito lungo il corridoio, lontano da lui.
“Mi spieghi che diamine ti ho fatto?” le gridò dietro lui, troppo orgoglioso per correrle dietro.
Tashigi si voltò “Non devo darti alcuna spiegazione” disse “Non sei certo il mio ragazzo”.

Zoro e Rufy varcarono la porta di casa con l’espressione di due che avevano appena ricevuto una forte batosta.
“Com’è andata?” chiese titubante Usopp, preoccupato dalle loro facce.
“Quella è tutta matta” dissero i due all’unisono.
Zoro si guardò intorno “E Perona?”
“A teatro con Brook” rispose Robin “Voleva vedere i costumi da orso teneri”
Zoro alzò gli occhi al cielo, quella ragazza era davvero capricciosa.
Tutti si voltarono sentendo la porta d’entrata aprirsi. Franky vi entrò con fare tronfio, come se fosse qualcuno che si era appena tolto uno sfizio “Sono SUPEEEER tornatooo!” esclamò mettendosi nella sua solita e preferita posa.
“Almeno qualcuno si degna di farsi vivo” commentò Usopp.
Franky ridacchiò, sedendosi al tavolo e chiedendo al ragazzo una cola.
“Dove sei stato?” chiese Robin, titubante.
Il ragazzo le dedicò uno sguardo enigmatico e le sorrise “Sono stato da Iceberg” rispose.
Iceberg era un vecchio amico di Franky. Da piccoli entrambi erano stati apprendisti presso un carpentiere, poi Iceberg non impiegò molto a laurearsi e a diventare un celebre uomo d’affari, facendo nascere una delle maggiori e potenti compagnie edili, la Galley-la company.
“ E che ci sei andato a fare?” chiese Zoro.
Franky sorrise “Avevo un progetto da sottoporgli”.
Robin guardò l’orologio “Io devo andare” disse “Il professore mi aspetta”.
Lanciò un’occhiata a Franky.
La sera prima, da Rayleigh, Robin aveva preso un the per distendere i nervi. Rayleigh non aveva voluto sapere nulla, dato che lei rifiutava categoricamente di confidarsi con lui, e si era limitato a prepararle la bevanda calda e ad attendere che si calmasse.
Dopo circa un’oretta,Robin aveva chiamato Crocodile che era sembrato sorpreso dal tono preoccupato di lei, quindi la ragazza aveva capito che Franky non era stato lì.
“Non fare molto tardi” le raccomandò il ragazzo dal ciuffo blu, sorseggiando piano la sua bibita preferita “Troppo lavoro fa male”.
Mentre andava via, Robin si chiese che cosa avesse in mente il ragazzo.

La porta dell’appartamento si spalancò e Tashigi entrò in casa con due enormi buste della spesa.
Nami spense la televisione e corse ad aiutare la ragazza.
“Hancock è in casa?” chiese mentre svuotavano le buste sul tavolo.
“No” rispose la rossa “Ha detto che voleva andare a fare un po’ di shopping”
Tashigi annuì mentre divideva ciò che andava in frigo da ciò che andava in dispensa “Oggi sono venuti Roronoa e Rufy in facoltà”.
Nami si irrigidì mentre faceva posto in frigorifero. Deglutì “E che volevano?”
“Te” rispose Tashigi “Ma non li ho detto dove potevano trovarti”
“Grazie” mormorò la rossa.
Tashigi mise una mano nella borsa per estrarre il cellulare con una cover con delle onde blu e bianche “Mi hanno dato questo” disse porgendolo alla ragazza.
Nami lo afferrò e controllò messaggi e chiamate.
Vi trovò una serie di messaggi vuoti da parte di Rufy e solo uno con la scritta MI DISPIACE a caratteri cubitali. Poi vi era un messaggio di Law “Possibile che non ti senta mai?”
Nami ci pensò su. Era il momento di mettere un po’ di ordine nella sua vita. A cominciare dal suo rapporto con Trafalgar Law.
“Scusami un attimo” disse a Tashigi e andò nella camera da letto per chiamarlo.
Dopo pochi squilli, la voce profonda e fredda di lui esclamò “Allora sei viva”
“Ciao, Law” . Ora il problema era, cosa dirgli? Come chiarire una volta per tutte che tra i due non ci sarebbe mai stato nulla?
“Come stai?”
“Bene” rispose lei, incerta. Tanto valeva togliersi subito il cerotto “Posso parlarti o sei impegnato?”
“Comincio il turno fra dieci minuti. Dimmi”
“Ascoltami, volevo parlarti dell’altra sera. Del bacio, in particolare”
“Ti ha infastidito?”
Nami non si aspettava questa domanda e tentennò un attimo “N-no” esclamò “ma non vorrei che tu avessi frainteso la nostra relazione. Ecco, io volevo dirti …”
Ma non riuscì a finire la frase. Dall’altro capo del telefono, Law era scoppiato a ridere.
“Che ho detto di divertente?” chiese lei, innervosita.
“Niente” rispose lui “Solo che mi aspettavo questo discorso molto prima”.
Nami rimase sorpresa, credeva di non aver capito bene “Che cosa?”
“Pensi che non abbia notato che Rufy stava per saltarmi al collo? Se avesse potuto mi avrebbe riempito di pugni” Nami non sapeva che rispondere, lui continuò “ E ho visto anche come, dopo il bacio, tu cercassi il suo sguardo.”
“Ecco, io…”
“Tra noi due non potrà mai funzionare. È questo che volevi dirmi?” . Lei non rispose.
“Avevo capito che eri innamorata di lui da come ti sei innervosita quando ha detto che potevo uscire con te”
“Io non sono innamorata di Rufy!”
“Nami,” la voce di lui era seria “Fammi un favore. Non mentire a te stessa.”
“Io …”
“Rufy è un bravo ragazzo, anche se è un idiota. Ora scusami, ma devo tornare al lavoro. È stato bello sentirti. Ciao”
“Ciao … “ mormorò lei, prima che la linea si chiudesse.
Si sedette sul letto, fissando il vuoto di fronte a lei. 
Possibile che si fosse innamorata di Rufy? Possibile che quel che provava fosse effettivamente amore? Era per questo che si sentiva così ferita da quel che aveva fatto? 
Non sapeva rispondere a queste domande. Sapeva solo che per il momento non se la sentiva di chiamarlo. Aveva bisogno di tempo e risposte per richiudere le ferite.



angolo dell'autrice:
lo so, lo so, questo capitolo è un pò lunghino ma almeno abbiamo sistemato il pericolo Law e la nostra Nami ha finalmente compreso quel che prova, o quasi. Rufy è sempre più preda dei sensi di colpa e credo che Zoro prima o poi ucciderà Perona XD
Grazie a tutti per aver letto e spero mi facciate sapere quel che ne pensate :)
Un Bacio
Fra

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Capitolo 10
*** per un bicchiere di troppo ***


Dopo pochi squilli il cellulare di Nami risultava spento. Rufy si innervosì tantissimo. Voleva andare da lei, ma non sapeva dove fosse, e il fatto che non gli rispondesse lo mandava sempre di più in bestia.
Dal salotto sentì delle grida. Gli parvero le voci di Perona e Zoro. Possibile che stessero ancora litigando?
Lanciò il telefono sul letto. Doveva distrarsi e non pensare a Nami, altrimenti si sarebbe logorato con i sensi di colpa.
Zoro e Perona si guardavano in cagnesco, mentre Sanji, Brook e Usopp scrutavano la scena con estrema attenzione seduti sul divano.
“Ho detto di no!” urlava Zoro, cercando di allontanarsi da lei.
“E io ho detto di sì!”piagnucolò lei.
“Che succede?” sussurrò Rufy a Brook.
L’uomo si abbassò per poter raggiungere il suo orecchio e sussurrargli “Lei vuole andare a una festa universitaria, ma Zoro non ne vuole sapere” spiegò.
All’ennesimo no, Perona gonfiò le guance e cominciò a singhiozzare.
Sanji e Brook guardarono male il ragazzo “L’hai fatta piangere!” lo rimproverarono.
Zoro si irrigidì. Quelli sguardi di disapprovazione non gli piacevano e farla piangere non era certo sua intenzione .
“Vado solo se uno di voi viene con me!” esclamò il ragazzo, ormai sull’orlo di una crisi di nervi.
Perona saltellò sul posto, euforica. Come compromesso le andava bene, bastava poter esibire Zoro come suo ragazzo in pubblico.
“Io stasera devo lavorare” disse Sanji, guardando la ragazza dispiaciuto.
“Te non ti volevo” commentò Zoro, guadagnandosi un’occhiata omicida.
“Io devo andare per le prove” disse Brook “Sono già in ritardo. Potreste provare a chiamare Franky, ma aveva detto che andava a trovare il suo amico”
“Io devo andare ad accompagnare Chopper per il turno di notte e riaccompagno Kaya a casa” aggiunse Usopp.
“E Robin?” chiese Rufy, sperando che non toccasse a lui. Non aveva molta voglia di uscire.
“Ha detto che lavorava” rispose Sanji.
Perona si girò con occhi sognanti e indagatori verso Rufy “Perché non vieni tu?”. Lo guardava con estrema attenzione, come a voler leggere la menzogna non appena apriva bocca.
“Sì, Rufy, perché non vai?” lo incoraggiò Usopp, dandoli possenti pacche sulla spalla “Almeno ti distrai. Ultimamente sei un po’ giù”
Rufy lanciò un’occhiata a Zoro. Il ragazzo non lasciava trapelare alcuna emozione dallo sguardo, ma sapeva benissimo che non voleva andare da solo con lei, non l’aveva ancora perdonata per aver cancellato il numero di Tashigi dal telefono e gli aveva detto che era certo che Perona le avesse parlato, anche se non aveva idea di cosa potesse averle detto.
“Va bene” acconsentì con un sospiro “Vengo!”

Robin si sentiva inquieta sulla sedia della piccola scrivania nello studio accanto a quello del professor Clover. Attendeva che da un minuto all’altro Crocodile entrasse sbattendo la porta e cominciasse a urlarle contro per qualcosa che riguardava Franky.
Sentì del movimento nel corridoio e lasciò a metà la trascrizione di alcuni passi in greco per andare a controllare.
Il vecchio professor Clover, impeccabile nel suo gilet damascato, camminava su e giù per il corridoio, scuotendo di tanto in tanto il capo dall’enorme acconciatura.
“Professore?” lo chiamò la ragazza. Il vecchio sobbalzò, era talmente immerso nei suoi pensieri che non si era accorto della sua presenza.
“Oh, Robin” esclamò “Non mi ero accorto che eri lì”
La ragazza sorrise “Va tutto bene, professore?” chiese educatamente “Mi sembra preoccupato”
L’uomo annuì con il capo, aggrottando la fronte rugosa “Eh si, Robin cara” rispose “Ci sono dei problemi con la spedizione di Asia”
Robin si stupì. Com’era possibile? Aveva fatto tutto quello che le era possibile per assecondare Crocodile. Che aveva combinato Franky?
“E come mai?” tentò di fare la vaga, come se non avesse alcun sospetto.
“I fondi” rispose l’anziano.
“Ma Crocodile…” esclamò lei, spalancando gli occhi blu.
Il vecchio la bloccò con un cenno delle mani “No, no, Crocodile non c’entra. Il tuo ragazzo vuole ancora darci i fondi” si affrettò a dire. Robin trattenne una smorfia di disgusto alle parole 'tuo ragazzo'.
“Non capisco” disse solamente.
“Ci è stato proibito l’utilizzo di quei fondi” spiegò l’uomo “Non so come dirtelo. Ma quel denaro che Crocodile vorrebbe darci è denaro sporco!” la guardò come un padre amorevole che spiegava alla figlia che il gattino tanto amato non c’era più “ Capisco che per te sia uno shock. Di certo sarà uno sbaglio, ma finchè gli inquirenti non vanno a fondo con le indagini non possiamo andare da nessuna parte”
Robin non sapeva cosa dire. Denaro sporco. In effetti le era sempre parso strano che quell’uomo possedesse tanti fondi monetari. È vero che aveva un casinò e che era anche molto famoso, ma tutte le sue fortune non potevano di certo venire solo da lì.
Il professor Clover la afferrò per le spalle “Robin, va’ da lui” le consigliò “In questo momento ha davvero bisogno di te!”. Robin sorrise. Non aveva alcuna intenzione di andare da lui, ma ringraziò il vecchietto per il consiglio e gli disse che l’avrebbe fatto.
Tornò in studio, per prendere la giacca e si diresse di corsa verso l’uscita.
Non sarebbe andata da Crocodile subito, prima sarebbe andata alla ricerca di Franky.

Zoro era un tipo da feste, non che ci partecipasse attivamente, ma ci andava volentieri. Gli piaceva soprattutto tracannare birra senza dover sentire addosso lo sguardo della gente che gli dava dell’alcolista, infatti lì era piano di ubriaconi.
Quel che non sopportava, invece, era dover tenere aggrappata come una scimmia Perona al suo braccio. La ragazza, con un bizzarro vestito da Gothic Lolita, salutava esuberante le amiche dell’accademia sorprese di vederla così presto e al braccio di Zoro.
Zoro le sentì commentare il suo aspetto trasandato da sexy scaricatore di porto e non poté non voltarsi verso Rufy come a voler chiedere aiuto.
Non sopportava le oche. Odiava da morire tutte quelle ragazzine che si fingevano adulte e poi stavano a commentare i vestiti delle altre partecipanti e i rispettivi accompagnatori.
Rufy, invece che sulle ragazze, cercava di concentrarsi sul locale. Era già stato allo Spider cafè. Era il bar gestito dalla compagna del signor Rayleigh, Shakky. 
La donna con il corto carrè di capelli neri, sorrideva mentre versava le birre agli studenti già brilli che erano lì per portarsi a casa facili conquiste o per poter dimenticare un esame andato male o qualche delusione. Vedendo Zoro e Rufy li salutò con la mano. I due si avvicinarono, lasciando Perona con le amiche, e la donna mise davanti a loro due boccali di birra schiumante.
“A che devo la vostra presenza?” chiese, stirando le grandi labbra in un sorriso amabile.
“Ci ha trascinato la ragazza di Zoro” rispose Rufy, bevendo lunghi sorsi e strizzando gli occhi mentre Zoro gli urlava contro “Non è la mia ragazza!”
Shakky versò un cicchetto di rum ad una ragazza con i capelli verdi, poi si rivolse di nuovo ai due. Parlava ad alta voce per sovrastare il baccano della folla e della musica “Vuoi dire la ragazza carina con gli occhiali che è uscita l’atra sera da casa vostra? Ero da Silver quella sera”
“Oh no” rispose Rufy prima dell’amico “Quella è l’altra ragazza di Zoro” disse sghignazzando seguito subito dopo dalla donna.
Zoro non fece in tempo a rispondere perché Perona li aveva raggiunti e si era nuovamente appiccicata al suo braccio “Andiamo a ballare!” esclamò e guardò talmente male il ragazzo come a farli capire che non aveva alcuna intenzione di accettare un no come risposta.
Guardò rassegnato l’amico e si lasciò trascinare a peso morto sulla pista da ballo. Lo faceva solo perché non sarebbe riuscito a non affettare Perona se si fosse nuovamente lamentata per qualcosa.
Rufy ridacchiò. Poggiò il boccale vuoto d’avanti a Shakky “Me ne daresti un’altra, per favore?” chiese educatamente. La donna sorrise e riempì nuovamente il bicchiere, ma per metà.
“L’alcool non è la soluzione ai problemi” rispose al suo sguardo interrogativo “E credo che tu ne abbia tanti a giudicare dallo sguardo”.
Rufy abbassò lo sguardo sul liquido biondo. Shakky aveva ragione, quella sera voleva bere per dimenticare quel che aveva fatto, ma una pinta di birra non era abbastanza.

Nami era sul divano, leggeva avidamente il libro che le aveva prestato Tashigi mentre quest’ultima era alle prese con lo studio di anatomia e Hancock guardava distrattamente la televisione.
Improvvisamente il cellulare di Hancock squillò, facendo sobbalzare le altre due.
La ragazza rispose dopo aver visto di chi era il numero“Che vuoi?”. La sua espressione mutò velocemente dall’apatico al sorpreso fino ad essere uno sguardo di pura eccitazione.
“Dici sul serio?” balzò in piedi e si diresse veloce verso la propria stanza per continuare la conversazione lontano da orecchie indiscrete.
Fu questione di pochi minuti prima che la ragazza uscisse dalla stanza con una corta gonna di pelle nera, una camicetta bianca e dei lunghi stivali neri.
Nami e Tashigi si scambiarono un’occhiata enigmatica mentre Hancock metteva gli orecchini davanti allo specchio nell’ingresso e sistemava velocemente i lunghi capelli. Un velo di rossetto rosso e una passata veloce di mascara sulle già lunghe ciglia ed era pronta a mettere il cappotto.
“Sto andando ad una festa” annunciò prima di varcare la porta senza neanche salutare le altre due.
Nami strabuzzò gli occhi “Fa sempre così?”
Tashigi sollevò le spalle “Non siamo degne di sapere dove va” disse con evidente sarcasmo, poi prese il cellulare “Ti va se ordiniamo cinese?”

Shakky non aveva intenzione di versare altra birra a Rufy, ma la giovane barista che l’aiutava non prestava molta attenzione a quanti bicchieri di rum le venivano ordinati e da chi. Lei aveva solo l’ordine di non versare altra birra a Rufy, nessuno le aveva proibito di servire liquore.
Rufy sghignazzava allegramente. Il forte alcool stava già facendo effetto sul suo corpo. Sentiva la testa battergli forte, come se si trovasse tra l’incudine e il martello e la cosa gli piaceva da morire.
Assaporava avidamente il liquido caldo e ambrato che gli scendeva in gola, all’inizio bruciando e poi facendogli provare un immenso piacere man mano che scendeva lungo l’esofago.
Ogni tanto si voltava alla ricerca di Zoro, ma di lui nessuna traccia. Perona doveva averlo rapito e portato da qualche parte.
Stava bevendo l’ennesimo sorso quando sentì qualcuno toccarli la spalla. Si voltò e vide due grandii e ammalianti occhi blu.
Rufy scosse il capo, incerto se la figura d’avanti a lui fosse autentica o meno.
Fissò il volto affilato, gli zigomi alti, la pelle chiara e le labbra rosse come una mela succosa. I capelli color dell’ebano, lunghi e liscissimi, erano adagiati sulla spalla destra della fanciulla che gli sorrideva radiosa e con le guance lievemente imporporate “Rufy!” lo chiamò. 
Lui impiegò un po’ per capire chi fosse, anche se quel volto gli era famigliare “Ci conosciamo?” si limitò a dire.
Lei parve rattristarsi. Intorno a loro luci e ballerini facevano da sottofondo a quell’incontro strano.
“Non ti ricordi di me?” disse triste “Sono Hancock. Alle superiore mi lanciasti una pallonata in faccia!”
Rufy si illuminò come se fosse una lampadina “Hancock!” ripetè allegro “Come stai?” disse abbracciandola. Nel contatto spalancò gli occhi. La lunga chioma di lei possedeva un vago odore di agrumi, lo stesso di Nami.
Allontanandosi da lei, la vide completamente rossa che tremava alla ricerca di parole. “V-va tutto bene” balbettò, ancora emozionata per il contatto fisico. Scrollò il capo, doveva riprendere il controllo di sé.
“Rufy, ascoltami” disse “Ti dispiacerebbe fingerti il mio ragazzo?” , lui la guardò interrogativo.
“Lo vedi quel ragazzo laggiù?” disse indicando un uomo alto e robusto, con i capelli corti e biondi e il viso da invasato che lanciava occhiate nervose a destra e a manca “è da quando sono arrivata che mi guarda fisso. Ora ha distolto lo sguardo perché mi sono avvicinata a te, ma credo che, se mi allontanassi da qui, mi importunerebbe. Ti va di accompagnarmi fuori ?”
Rufy annuì e la seguì fuori dal locale.
L’aria gelida della sera gli sferzò il viso e gli attanagliò le ossa. Dovevano essere le undici passate e di Zoro non ne aveva neppure traccia.
Aveva una fame pazzesca per colpa di tutto quello che aveva bevuto.
Seguì Hancock che lo trascinava per mano lontano dal locale, vicino ai parcheggi. Lui la ringraziò mentalmente. Tutta quella musica non giovava per niente al suo mal di testa da sbornia.
“Grazie per avermi accompagnata” disse lei, sorridendo dolcemente e con le guancie arrossate sia per il freddo che per l’emozione.
Rufy tolse un po’ di neve da una panchina per potervi sedere sopra “Di niente” rispose con un sorriso per niente forzato. 
Lei si inumidì le labbra, sentendo il sapore del rossetto. Quella era la sua occasione. Se non l’avesse conquistato in quel momento, non l’avrebbe fatto mai più.
“Tu come stai, Rufy?” chiese sedendosi accanto e tremando leggermente.
Rufy ci pensò su “Non lo so” rispose. Si sentiva uno schifo, sia emotivamente che fisicamente.
“Come mai?” chiese lei, gli occhi spalancati e preoccupati.
“Ho litigato con un’amica” rispose lui. Non si ricordava bene di Hancock, ma sentiva che poteva parlare tranquillamente.
“La tua ragazza?” chiese lei, guardinga.
Il ragazzo fece subito di no con il capo “Abbiamo litigato e lei non mi vuole vedere”
“Che razza di amica!” sbottò la ragazza, facendo roteare la chioma, nervosa.
Rufy la guardò interrogativo e con il volto sempre più in fiamme per l’effetto del’alcool.
“Qualsiasi cosa tu le abbia fatto non mi pare una scusa per non parlarti più.” Esclamò, infervorata “Se è davvero tua amica dovrebbe sapere che non hai fatto con cattive intenzioni, perché tu sei una persona dolce, amabile. Praticamente il ragazzo perfetto”
Rufy non poté far a meno di pensare che lei avesse ragione. Era la prima volta che si comportava in quel modo e Nami lo sapeva perfettamente. E allora, per quale motivo era andata via e non si era più fatta viva, facendolo sentire uno straccio?
Rufy non si era accorto che Hancock stava continuando a parlare e che si era pericolosamente avvicinata a lui finché non sentì le sue calde labbra posarsi sulla guancia.
Si voltò a guardarla, lei sorrideva anche se era visibilmente in preda all’imbarazzo “Non dovresti stare male per una che non ti merita” disse con ancora più rossore e nascondendo subito dopo il volto tra le mani.
Rufy non avrebbe saputo dire se ciò che lo guidò in quel momento fu l’effetto dell’alcool oppure il voler dimenticare Nami, fatto sta che tolse bruscamente le mani dal volto di Hancock e che la baciò disperatamente mentre la neve ricominciava a scendere lieve.




angolo dell'autrice:
NON AMMAZZATEMI! vi giuro che sistemo tutto, promesso! ma ormai avrete capito che mi piacciono i casini e sappiamo tutti che i migliori casini li posso combinare solo con Hancock XD
State tranquilli, Franky non è sparito nel nulla, sta lavorando nell'ombra :)
il povero Zoro ormai è completamente vittima di Perona, chissà come si libererà di lei ? XD
Alla prossima
Fra

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Capitolo 11
*** la saggezza delle donne ***


Nami aprì gli occhi con un po’ di fatica. Aveva faticato a addormentarsi. La sera prima, lei e Tashigi avevano chiacchierato a lungo mentre mangiavano spaghetti e involtini primavera con le bacchette. Avevano parlato di tutto, a partire dall’università finendo all’infanzia.
Nami aveva scoperto che la ragazza aveva un forte senso della giustizia e che era molto inflessibile sulle sue decisioni. Era anche una persona dolce, infatti aveva accuratamente evitato di fare domande sui suoi coinquilini e sul motivo che l’aveva spinta a scappare da quella casa che fino al giorno prima trasudava allegria e spirito natalizio.
Aveva saputo del suo enorme amore per le spade e anche di come avesse sofferto a lungo per un amore non corrisposto.
Tashigi aveva sempre odiato il suo corpo, quell’essere donna che lei associava a debolezza, ma, nonostante ciò, era pur sempre un’umana e aveva cominciato a provare dei forti sentimenti per il professore che si era iscritto al suo stesso corso di studi per una nuova laurea, Smoker.
Smoker aveva ammaliato la ragazza per i suoi ideali, per i suoi modi da grande uomo e lei aveva provato una grande devozione e rispetto che però aveva scambiato per amore.
Impossibile non soffrire nel vederlo baciare un’altra. Impossibile non piangere nel paragonarsi a Hina. 
Forme sinuose e una femminilità che trasuda sicurezza da tutti i pori, non come lei che si sente impacciata in un corpo odiato. Un difetto per lei, ma una forza immensa per l’altra.
Nami notò che lo sguardo della ragazza si faceva stranamente attento ogni qual volta veniva menzionato il nome Zoro, ma era ben attenta e riservata, evitava accuratamente le domande dirette e Nami si divertì a lasciarle informazioni qua e là su come fosse insopportabile, nullafacente, ma al tempo stesso affidabile e, tutto sommato, buono.
Avevano riso e scherzato nella stanza che dividevano, finché, dopo la mezzanotte, non sentirono la porta d’ingresso aprirsi e la voce di Hancock che invitava qualcuno ad entrare in casa.
Era la voce di un ragazzo, ma dalla cadenza e dal tono basso entrambe pensarono che fosse ubriaco fradicio.
Nami doveva andare in bagno. Aveva trattenuto per tutta la notte per non disturbare e per non vedere momenti privati della principessa con la fiamma appena trovata.
Ripensò a Tashigi che si era dimostrata sorpresa nel sentire la voce di un uomo in casa. Le aveva spiegato che Hancock odiava gli uomini e che guardava malissimo Koby e Smoker quando andavano a trovarla.
Si alzò dal letto caldo, rabbrividendo nel sentire i piedi a contatto con il pavimento gelido, e andò con passo felpato verso il bagno passando davanti alla cucina.
A giudicare dai deboli raggi del sole che entrava attraverso la finestrella della stanza, la ragazza poteva affermare che erano circa le 7. Aprì la finestra e il suo volto fu invaso da una forte aria gelida a bassa pressione. Guardò il cielo plumbeo. Presto sarebbe arrivata una forte nevicata.
Infreddolita cercò di tornare in camera, ma, nel passare d’avanti alla cucina, sentì dei movimenti giungere dal frigo e si sporse per sbirciare curiosa chi fosse.
Era sicuramente il ragazzo che si era portata Hancock. 
Nonostante il freddo, aveva la schiena nuda ricurva nel frigorifero. Le gambe erano coperte solo da dei boxer blu. Le lunghe braccia erano magre e ben sviluppate come i muscoli delle spalle.
Nami rimase per un attimo a fissarli il sedere tondo e sodo che si vedeva chiaramente grazie alle mutande scure. Doveva ammettere a se stessa che Hancock aveva buon gusto in fatto di uomini, quello era proprio un bel culetto! Ma, stranamente, la ragazza pensò che avesse qualcosa di famigliare, come se lo avesse visto più volte.
Il ragazzo rizzò la schiena, rivelando una nuca e un capo con folti capelli neri disordinati. Stava per voltarsi. La ragazza pensò che fosse il caso di rivelare la sua presenza. “Buongiorno” esclamò allegra.
Il ragazzo si voltò, rivelando il suo volto e sgranando subito gli occhi , imitato da lei, nel vederla.
Rufy e Nami rimasero così, immobili a guardarsi fissi, incapaci di credere che l’altro fosse effettivamente lì.
Nami voleva scappare via da lui, ma sapeva che se si fosse mossa lui l’avrebbe rincorsa.
Rufy voleva correre da lei, ma temeva che se l’avesse fatto lei sarebbe scappata via.
Erano come preda e predatore, il primo che si muoveva avrebbe perso.
Lui però non riuscì a sostenere a lungo quel silenziò e sollevò una mano nella sua direzione, bastò quello per dare il via alla caccia.
Nami corse veloce verso la stanza, seguita a ruota da lui che gridava il suo nome.
La stava raggiungendo, ma lui non sapeva quale fosse la stanza e lei fu velocissima a chiudersi con forza la porta dietro di sé.
“Che succede?” esclamò Tashigi svegliata di soprassalto dal baccano dei colpi di Rufy contro la porta.
Nami sedeva a terra, con le mani sulle orecchie coperte dai lunghi capelli mossi.
“Nami, apri!” le grida del ragazzo echeggiavano nel corridoio.
Hancock si alzò velocemente dal letto e lo raggiunse “Tesoro, che sta succedendo?”
Ma lui non risponse, continuava a battere i pugni contro la porta. Voleva parlarle, doveva chiarire.
“Nami, ascolta!” urlò forte “Ero uscito con Sabo e sono stato drogato! Io non ti avrei mai fatto del male! Lo sai!”
Hancock si stava arrabbiando, arrabbiando tantissimo con quella ragazza oltre la soglia. Come si permetteva di ridurre il suo uomo in quelle condizioni?
Rufy vide la maniglia abbassarsi e si allontanò per permettere alla ragazza di uscire, ma da lì non uscì Nami, bensì Tashigi.
“Vai via” gli ordinò la ragazza, calma.
“Tashigi!” esclamò Hancock “Come ti permetti di dargli ordin…” ma bastò un’occhiataccia da parte di Rufy per farla tacere. Lui si rivolse all’altra “Perché?”
“Lei ha paura di te” gli disse schietta “Non posso permetterti di farle ancora del male”
“Io non voglio farle del male!” esclamò lui, infuriato.
“Ma lei ha paura di te!” ripeté lei ad alta voce.
Rufy sbatté il pugno contro la porta, a pochi centimetri dal viso con gli occhiali rossi della ragazza, ma Tashigi non batté ciglio.
“Vai via” lo invitò nuovamente “O sarò costretta a chiamare la polizia. So che sei un bravo ragazzo, ma non costringermi a farlo”
I due rimasero a scrutarsi a lungo. Neanche Hancock proferiva parola. Fu un singhiozzo di Nami, oltre la porta, a rompere lo stato di immobilità dei due.
“Per favore” disse Tashigi.
Rufy annuì e tornò nella stanza di Hancock per prendersi i vestiti e andare via da quella casa di corsa.

Hancock rimase impotente a guardare il ragazzo uscire dalla porta. Aveva provato a fermarlo, ma lui l’aveva scacciata senza alcun riguardo.
Era furente. Aveva una voglia matta di picchiarle entrambe per averlo fatto andare via o come minimo di urlare contro di loro tutto ciò che le passava per la testa. 
Ma Tashigi era rientrata nella stanza e accarezzava piano e impacciata i capelli rossi di lei che singhiozzava contro la sua spalla.
“Nami” disse quando la ragazza si era calmata un po’ “Credo che ora dovresti dirmi quel che è successo”

Rufy rientrò in casa sbattendo la porta e lanciando a terra il cappotto carico di neve.
Nel tinello trovò Usopp, Sanji, Brook e Robin che lo guardavano straniti.
Non li degnò di una parola e corse nella propria stanza, sbattendo di nuovo la porta e prendendo a calci tutto ciò che trovava lungo il suo cammino.
“Ma che gli prende?” chiese Sanji, preoccupato.
Il baccano cessò improvvisamente. Robin si alzò dal divano “Vado a vedere che gli è successo”
“Vuoi che vada io,Robin cara?” si propose galantemente il biondo. La ragazza fece di no con il capo, ma lo ringraziò con un sorriso.

Robin aprì piano la porta della stanza dei ragazzi “Posso entrare?” chiese quando scorse Rufy rannicchiato sul proprio letto. Il ragazzo non rispose, ma lei entrò lo stesso.
Robin rimase in piedi accanto a lui “Cosa succede, Rufy?” chiese prendendo il cappello di paglia appeso alla bandiera con un chiodo e mettendolo in testa al ragazzo.
Rufy, sentendosi il capo coperto dal suo più vecchio e caro tesoro, ripensò al giorno in cui l’aveva messo in testa a Nami per farla sentire protetta, alla prima volta in cui il suo amico Shanks glielo aveva posato sul capo per regalarglielo e a tutti i momenti a cui quel cappello era stato legato.
Guardò Robin. Il suo sorriso gentile lo portava a fidarsi e i suoi sensi di colpa e dolori lo stavano logorando per il continuo silenzio a cui erano sottoposti. Non avrebbe potuto resistere oltre.
E mentre cominciò a raccontarle tutto, le lacrime sgorgavano inesorabilmente dai suoi occhi.

“Spero che quell’idiota non faccia arrabbiare la mia Robin” mormorò Sanji quando la ragazza lasciò la stanza “A proposito di idioti, dov’è testa d’alga?”
“Perona l’ha portato al centro commerciale” rispose Brook “Ah, Sanji!” esclamò “Stavo dimenticando di dirti che i professori dell’accademia sono disposti a vedere la tua amica!”
Il volto di Sanji si illuminò “Dici sul serio?”
L’uomo annuì “Dobbiamo solo trovare il luogo e il momento adatto. Il problema è che fino alla vigilia di Natale non possono usare il teatro”
“Non ti preoccupare!” esclamò con entusiasmo “Mi occupo di tutto io, anzi, lo faccio subito!” e prese a volo il cellulare per chiamare sia la bella Violet sia quel vecchiaccio di Zeff.

Robin non dimostrò il suo stupore al racconto di Rufy. Pensava solamente che il ragazzo era stato troppo ingenuo a fidarsi di quel tipo e che la reazione di entrambi era stata in qualche modo mirata.
Rufy era andato direttamente da Nami perché era lei al centro dei suoi pensieri ed era stata la paura di perderla a causa di Law a innescare in lui quei sentimenti contrastanti.
Nami invece era scappata via perché si era sentita profondamente ferita, non solo per quel che gli aveva fatto, ma perché dentro di lei provava certamente dei sentimenti che si erano certamente incrinati a causa di quel che era successo.
Osservò il ragazzo accanto a lei. Le aveva raccontato anche di Hancock, di come l’aveva conosciuta, di come l’avevo portato a casa sua e di come lui si fosse spogliato e poi addormentato perché troppo ubriaco.
Aveva saputo del suo incontro con Nami, della sua ulteriore fuga che gli stava facendo sempre più male, di come Tashigi l’aveva mandato via e Robin capì che quella ragazza, facendo così, aveva salvato entrambi. Aveva salvato Rufy dal rovinare ulteriormente il suo rapporto con Nami, aveva salvato Nami dal provare odio e ulteriore paura verso di lui, e aveva salvato il ragazzo dalla corte spietata di Hancock. Infatti, mentre parlavano, Rufy aveva ricevuto ben tredici chiamate dalla ragazza a cui non aveva risposto.
Gli accarezzò il capo coperto dal cappello con fare materno. “Ascoltami” gli disse “per ora lasciamo Nami alle cure di Tashigi, sono certa che con lei si troverà bene” Rufy annuì.
In realtà lui voleva correre in quell’appartamento e riprendersela, ma sapeva che Robin aveva ragione.
“Tu dammi un po’ di tempo” continuò la ragazza “lascia che parli io con lei e vedrai che andrà tutto bene”.
Rufy la guardò con occhi speranzosi “Dici sul serio?”
“Certo” rispose con un sorriso. 

Robin provò nuovamente a chiamare Franky al cellulare, ma era spento. Ogni volta che usciva di casa spegneva inspiegabilmente il telefono e a casa era sempre molto vago su dove fosse stato e su cosa avesse fatto. 
Provò a chiamare Crocodile, ma neanche lui rispose. Non che le dispiacesse o che si preoccupasse per lui, ma era terribilmente curiosa di sapere quel che stava succedendo.
Era andata a trovarlo e l’aveva trovato di cattivo umore, terribilmente preoccupato e sommerso da miriade di carte e dati bancari. L’aveva nuovamente trattata male, ma non si era permesso ad alzarle un dito contro. Le occhiaie solcate indicavano numerose notti in bianco che la ragazza non volle sapere da cosa fossero dovute e l’aveva lasciato stare alle sue preoccupazioni.
Ora lei doveva pensare a come risolvere la questione Nami - Rufy .
“Robiiiiiiin!” la voce squillante di Sanji la richiamò nel tinello.
Quando li ebbe raggiunti, la ragazza vide che anche Zoro e Perona si erano aggiunti al gruppo.
“Che succede, cuoco?” chiese lei gentilmente, sedendosi sul divano accanto a Zoro.
Sanji la accolse con un enorme sorriso, poi tornò per un attimo serio “Si è calmato, l’idiota?” chiese.
Robin annuì “Sì, ma per ora lasciamolo un po’ in pace”
Sanji fece in fretta a cambiare discorso “Volevo dirvi che, in occasione della vigilia di Natale e della sicura ammissione della mia dolcissima Violet nell’accademia …”
“Povera stolta” commentò Zoro.
“Come,scusa?” Sanji lo guardò in cagnesco.
Usopp tappò la bocca di Zoro con una mano “Continua, Sanji”
“Bene, se non ci sono altre interruzioni” e guardò male l’altro ragazzo “ho deciso che verrà fatto tutto al Baratie e, anche se il vecchiaccio non vuole, riuscirò sicuramente a convincerlo a farle fare l’esibizione il giorno della vigilia”
“E quindi?” Perona aveva un’espressione terribilmente annoiata.
“E quindi siete tutti invitati ad assistervi e a invitare chi volete”
Perona, Usopp e Brook cominciarono a festeggiare, saltellando per la stanza insieme a Sanji che sognando a occhi aperti e a voce alta come avrebbe dato la notizia a Violet.
“Che è successo a Rufy?” sussurrò Zoro con apatia a Robin.
“Niente di grave” rispose lei “Ha solo avuto uno scontro con Tashigi”
“Che cosa?!?” urlò Zoro, sorpreso.
“Che succede?” si intromise subito Perona.
“Nulla!” rispose subito il ragazzo, ma lei non sembrò credergli.
“Gli ho solo detto che Rufy pensava di aver perso una delle sue spade” si precipitò a dire Robin.
Perona tornò a festeggiare con li altri.
“Non è successo nulla, tranquillo” sussurrò Robin a Zoro “Ma lascialo stare. Tashigi l’ha cacciato di casa perché aveva cercato di parlare con Nami, ma lei non voleva”.
Zoro annuì silenzioso. Dentro di sé, fremeva per affettarlo per sapere che cosa si fossero detti.



Angolo dell'autrice:
chiedo scusa per la lunga attesa, ma ecco il nuovo capitolo. I casini stavano per aumentare, per fortuna che Tashigi e Robin sono più intelligenti e riescono a placare le acque XD
Non preoccupatevi per questa assenza prolungata di Franky, comparirà, anche perché la festa di Natale (anche se è da poco passata Pasqua, ma vabbè XD) si avvicina e la magia del Natale aiuta tutti i cuori <3
Un bacio e fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo
Fra_eater

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Capitolo 12
*** un passo alla volta ***


Tashigi ignorava le continue lamentele di Hancock che non riceveva risposta da Rufy e faceva di tutto per non lasciarla sola con Nami.
Aveva ascoltato il racconto della ragazza ed era veramente dispiaciuta per lei e per quella situazione. Si vedeva lontano un miglio che amava Rufy, anche se non voleva ammetterlo a parole, e avrebbe volentieri fatto qualsiasi cosa per aiutarla.
In quel momento, in casa, c’erano solo lei ed Hancock, Nami si era offerta di fare la spesa ed era uscita poco prima.
Sentì il cellulare e vide che la chiamata proveniva da un numero che non conosceva. 
“Pronto?” chiese dopo averlo fatto squillare un po’.
“Ciao Tashigi, sono Robin, la coinquilina di Zoro”.
Al nome del ragazzo, Tashigi inceppò nei suoi stessi passi. Erano passati tre giorni da quando si era scontrata con Rufy, e lei e Nami avevano preso un tacito accordo di non nominare nessuno di quella casa.
“Sì, ciao” disse in automatico.
“Nami è con te?”
“No”
“Benissimo!” 
Tashigi rimase sconcertata dalla risposta “Come?” chiese, certa di non aver capito bene.
“Benissimo” ripeté la ragazza “Volevo parlare proprio con te”

Zoro guardava con profonda indifferenza i negozi affollati, le vetrine illuminate e l’aria di festa che si respirava nel grande magazzino di Rouge Town.
Aveva accettato di accompagnare Perona a comprare regali e a provare vestiti solo per evitare di sentirla lagnarsi.
Mentre la ragazza si era nuovamente rinchiusa nel camerino del negozio affollato, lui guardava fuori dalle ampie finestre sorridendo nel scorgere la panchina dove si era seduto con Tashigi dopo la mostra. Si chiedeva ancora perché fosse scappata e arrossita in quel modo, quel giorno, quando Perona lo strappò ai suoi ricordi strattonandolo per il braccio fuori dal negozio. 
Dopo circa due ore tra negozi di vestiti e accessori, la ragazza lo trascinò in una gioielleria poco affollata e si perse velocemente per curiosare in giro e parlare con una commessa che sembrava conoscerla.
Zoro si guardò in giro, sbadigliando. Aveva intuito che Perona l’aveva portato lì e lasciato solo con l’intento di fargli scegliere il suo regalo di Natale, ma lui non aveva alcuna intenzione di prenderle un regalo di quel calibro dopo quello che gli aveva fatto.
Era sicuro che avesse parlato con Tashigi, ma non aveva le prove. 
Fece finta di guardare le teche con bracciali e orecchini per non sentirsi i suoi occhi addosso, quando vide qualcosa che lo attirò all’istante.
Era una collana con una delicata catenina d’argento e un pendente a forma di fiore rosa con un piccolo brillantino al centro.
Zoro rimase lì a fissarlo e immaginò il gioiello al collo di Tashigi mentre si allenava con la spada. Vedeva nella sua mente il luccichio della pietra mentre lei sollevava i capelli dalla fronte sudata e stanca. Era veramente qualcosa di adatto a lei. Semplice, delicato e al tempo stesso bellissimo.
Fu veloce come una mano lo prese da sotto la teca e lo poggiò sopra, per permettere a Zoro di guardarlo meglio.
Il ragazzo sollevò lo sguardo e un uomo con una bizzarra capigliatura e un calice di vino nella mano sinistra lo guardava serio da sotto degli occhiali con delle lenti colorate.
Portava i capelli con due colori diversi, la metà sinistra arancione, la destra bianca. Una cicatrice a forma di saetta percorreva la sua fronte e sulla giacca, dei medesimi colori dei capelli, portava una targhetta con scritto Inazuma.
“Questo è un gioiello molto bello, vero?” 
Zoro non rispose, guardava con sospetto il gioielliere che gli sventolava la collana d’avanti al viso.
“Sono certo che la sua ragazza apprezzerà molto” continuò lui “Vuole che le faccia un pacchetto regalo?”
“Non è la mia ragazza!” si precipitò a precisare Zoro, lanciando un’occhiata a Perona che continuava a confabulare con la commessa.
Inazuma sorrise mentre prendeva una scatola per adagiare il gioiello “Quando un uomo fissa con tale intensità un gioiello, ha sempre in mente una donna a cui regalarla”
Zoro rimase perplesso e in silenzio a guardarlo finire il pacchetto regalo.
“Non ho soldi con me” rivelò con fare sfrontato per mascherare il suo imbarazzo.
L’uomo sistemò il fiocco argentato del pacchetto con una forbice “Posso tenerglielo da parte se vuole”
“Grazie” mormorò il ragazzo e con un insolito sorriso sul volto dopo giorni di apaticità uscì dal negozio dimenticandosi di Perona.

Usopp vagava per la casa non sapendo bene che fare. Di studiare non ne aveva voglia e non poteva nemmeno andare a trovare Kaya poiché troppo impegnata con le lezioni.
Andò alla ricerca di Rufy e lo trovò steso sul letto, a leggere un libro.
“Tu che leggi un libro?” esclamò sorpreso da questa scoperta.
Rufy si mise a sedere, facendo spallucce “Non so che fare” rispose “Quindi ho deciso di studiare”
“No, no, non ci siamo!” esclamò il ragazzo avvicinandosi a lui “Non puoi deprimerti così. Che ne dici di una bella sfida alla play?” e Rufy annuì con vigore.
Mentre giocavano con i loro joystick in mano, Usopp tentò di fare una conversazione con l’amico “Hai deciso chi portare alla festa di Natale al Baratie?”
“Devo portare qualcuno?” chiese Rufy mentre riuscì a schivare per un soffio il colpo del personaggio di Usopp.
“Io vado con Kaya” rispose Usopp “Zoro con Perona, sicuramente. Brook starà con quelli dell’accademia che devono valutare la ragazza di Sanji. E poi…” ma si trattenne, non voleva nominare Nami. Aveva capito che tra i due era accaduto qualcosa.
“E Chopper?” chiese Rufy, togliendo metà della vita all’amico con un colpo solo.
“Quella strega della dottoressa Kureha vuole che sia disponibile per tutta la notte di Natale. Poveretto”
“Io non saprei chi invitare” commentò il ragazzo dopo averci pensato su.
Fu in quel momento che il cellulare di Rufy riprese a squillare e Usopp lesse il nome di Hancock.
“Perché non inviti lei?”

Nami seguì Tashigi per le strade innevate. Le aveva detto che doveva incontrare una persona , ma non voleva farlo da sola, quindi accettò di accompagnarla.
E la sua sorpresa fu tanta quando, in fondo alla strada, riconobbe l’alta figura infagottata di Robin.
Nami le corse incontro, abbracciandola in preda alla forte nostalgia. Anche Robin ricambiò l’abbraccio “Sono contenta di vedere che stai bene” poi si rivolse a Tashigi “Grazie per esserti presa cura di lei”
Tashigi sorrise di rimando, imbarazzata.
“Che ci fai qui?” chiese Nami dopo un po’, poi spostò lo sguardo, vedendo che insieme a Robin c’erano altre due persone “E loro?”
“Loro sono Sabo e Koala” le rispose Robin “E siamo qui per chiarire un mistero”
Nami la guardò con fare interrogativo e la donna la invitò a seguirla in un bar di fronte.
Dopo aver ordinato da bere, Robin espose i fatti “Quel giorno in cui Rufy ti ha, diciamo, aggredito” Nami trattenne il respiro per un attimo “Era stato fuorviato da un uomo in quella tavola calda” e indicò il locale al di là della strada.
“Io ero con lui quel giorno” intervenne Sabo “E mi prendo la colpa per quello che è successo. Se io non l’avessi lasciato solo, quel tipo …” si interruppe. Koala gli aveva preso la mano “Non devi sentirti così” lo rimproverò, poi si rivolse a Nami “Rufy si è trovato a parlare con un tipo che frequenta quella tavola calda. Ho fatto delle ricerche su di lui. È uno che droga le ragazze per portarsele a letto. È scaltro e quel che usa è praticamente invisibile. È riuscito a fuorviare Rufy con le sue parole perché era molto vulnerabile”
“Mi aveva appena confessato di essere innamorato di te” continuò Sabo, attento alla reazione della ragazza.
Nami non seppe che rispondere “Perché siamo qui?” chiese dopo un po’.
Robin si guardò con gli altri due “Tu hai bisogno di prove” rispose “quindi io parlerò con lui e voi ascolterete tutto”
“Non capisco” 
“Nami, ascolta” Tashigi la guardò negli occhi “Io sono d’accordo con Robin. Quel che vogliamo fare è cercare di farlo confessare per registrarlo e andare a denunciarlo”
Nami tentò di replicare “Credo che sia pericoloso, non potrei permettervi di …”
“A casa ci manchi” la interruppe Robin “Rufy è profondamente depresso e non ce la fa più a stare senza di te, e Zoro è completamente sotto il giogo di Perona. Non litiga nemmeno con Sanji”
Nami capì che quell’informazione era più destinata a Tashigi che a lei.
“Eccolo!” esclamò Sabo, attirando l’attenzione delle donne e indicando un uomo con lunghi capelli biondi che entrava nella tavola calda.

Robin finì il suo drink in tutta calma. Pagò la sua parte e si diresse verso la tavola calda, pronta a compiere la sua parte del piano. Lei si sarebbe seduta da sola, al tavolo vuoto accanto a quello degli altri e avrebbe aspettato che Absalom facesse la sua mossa, nel caso ciò non fosse avvenuto, sarebbe stata lei ad offrirgli un drink.
Entrò ondeggiando sui tacchi vertiginosi, in modo che chiunque potesse vedere le sue gambe sinuose sotto la gonna a tubino nera.
Roteò con un gesto della mano i lunghi capelli scuri e rimase sorpresa nel vedere Sabo farle cenno di raggiungerla e Nami che mangiava in tutta calma seduta al tavolo di fronte al loro sospettato, da sola.
“Che è successo?” sussurrò allarmata sedendosi accanto a Tashigi.
“Ha fatto tutto sola!” esclamò Koala, nervosa “Quando siamo entrati ha aspettato che noi ci sedessimo e poi ha occupato da sola il tavolo”
“Questo lo offre quel signore”
La voce della cameriera alle loro spalle attirò l’attenzione dei quattro. Absalom aveva offerto un drink a Nami che rispose alla cameriera “Può chiedere al signore di raggiungermi? Vorrei ringraziarlo di persona”
Robin sospirò “Non ci resta che attendere”.

Absalom si avvicinò al tavolo della rossa, piacevolmente sorpreso dall’invito.
La ragazza gli sorrise “Ho apprezzato molto il suo gesto” disse, invitandolo con un cenno della mano a sedersi alla sedia vuota di fronte a sé “Ma sa, per un mio principio non bevo nulla di ciò che mi viene offerto”. 
Lo fissava attentamente, studiando anche il minimo movimento. Doveva essere lei a farlo confessare. Quell'uomo era veramente la causa dei suoi dolori?

“Per quale motivo, signorina …?”
“Nojiko” rispose Nami usando il nome della sorella “Un mio amico tempo fa è stato drogato in una tavola calda come questa” guardò attentamente il suo interlocutore. Nessuna reazione.
“E quindi sto molto attenta” continuò.
“Ma lei dovrebbe accettare il mio drink” disse l’uomo “Le assicuro che non vi è nulla di anomalo”
“Mi può assicurare che la cameriera non vi abbia sputato dentro?” scherzò, ridendo.
Absalom rise di rimando, ma non nascose un certo nervosismo.
“Non vuole sapere come faccio a sapere che il mio amico è stato drogato?”
L’uomo rimase sorpreso da tale sagacia “In effetti me lo stavo giusto domandando”
La ragazza rise, roteando i lunghi capelli mossi “Quella droga serviva sicuramente per farlo dichiarare alla ragazza di cui era sempre stato innamorato. Peccato che trovò me sul suo cammino” lanciò uno sguardo d’intesa all’uomo.
“Sa, di solito non vado in giro a raccontare le mie vicende sessuali a degli sconosciuti, ma posso assicurarle che quello è stato il miglior sesso della mia vita”
Absalom si strozzò con il drink che stava bevendo.
Nami gli porse un fazzolettino “Si sente bene?” chiese con fare innocente, poi continuò il suo soliloquio “Sono riuscita ad estorcerli il nome di questa tavola calda e il suo, Absalom”
L’uomo le regalò uno sguardo sarcastico “Mi ha attirato con l’inganno allora”
Lei rise “Diciamo che volevo conoscerla”
“Per quale motivo?”
Lei tornò improvvisamente seria “Voglio quello che ha dato a lui”
“Perché?” 
“Perché voglio rivivere quel momento tante e tante volte” 
Absalom scrutò pensoso la ragazza di fronte a lui. Era sfrontata, sfacciata ma gli parve sincera. Infilò una mano nella giacca e cacciò la boccetta con il liquido blu “Vuole questa?”
Gli occhi della ragazza si illuminarono di colpo, un “Si” deciso uscì dalla sua bocca, mentre con un rapido gesto della mano strappò il magico intruglio dalle mani dell’uomo.
Absalom era ancora sorpreso dalla rapidità del gesto di lei che riuscì ad alzarsi solo pochi secondi dopo della ragazza che stava correndo verso l’uscita.
“Dove credi di andare?!” urlò mentre tentava di afferrarla, quando qualcun altro afferrò lui.
Non riuscì nemmeno a vedere il suo assalitore che si ritrovò con la schiena dolorante e il volto contro il pavimento della tavola calda.
Il braccio gli doleva tantissimo poiché piegato all’indietro e una pressione contro la sua spina dorsale gli fece capire che qualcuno era seduto su di lui.
“Le dispiace chiamare la polizia?”
Absalom cercò di combattere il dolore per guardare di chi fosse la voce cristallina e allegra che aveva fatto questa richiesta.
Una donna bellissima con i capelli lunghi e neri sorrideva alla cameriera che rimase per alcuni secondi interdetta.
Uno strattone al braccio piegato gli provocò un’altra ondata di dolori “Stai buono e paziente” la voce allegra di una ragazza proveniva dalla sua schiena.
“Koala non esagerare”una voce maschile “Potrebbero credere che l’assalitrice sei tu”
“Il signorino qui presente avrà quel che si merita” rispose la voce di un’altra ragazza “Chissà quanta gente è stata drogata da lui! Giustizia sarà finalmente fatta”

Nami sprofondò tra le braccia di Robin “Non credevo di farcela” rivelò.
“Hai rischiato molto” la rimproverò Tashigi, seria “E tu per poco non gli spezzavi un braccio!”
Koala rise. 
Sabo osservò Absalom che veniva trascinato via da una pattuglia. A quanto pare vi erano diversi sospetti su di lui, ma mai nessuna prova.
“Ora bisogna solo sistemare le cose con Rufy” disse il ragazzo. Nami sospirò “Ma come?” chiese.
Koala sorrise e poggiò le mani sulle spalle di Nami e Tashigi “Che taglia portate?”

Robin lasciò i quattro a discutere per rispondere al telefono. Era una chiamata di Franky.
“Franky” esclamò “Che è successo?”
Era da tanto che non lo sentiva.
“Yo, Robin!” la sua voce era allegra “ Domani è la vigilia di Natale, vero?”
“Franky ma che domande mi fai?” chiese lei, sorpresa dall’ovvietà.
“Niente, niente” il ragazzo rideva “Domani sera c’è la festa dal cuoco pervertito,vero? Quindi la mattina sarai con il tuo ragazzo vero? Mi raccomando, non lasciarlo solo in quel grande  e grigio appartamento” e chiuse la chiamata.
Robin rimase a fissare il display, perplessa . Ma che diamine voleva dire?

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Capitolo 13
*** la festa della vigilia (parte uno) ***


La frenesia che precede il Natale è sempre enorme. Gli ultimi preparativi, gli ultimi regali, gli ultimi ingredienti per il cenone, tutti corrono e comprano senza pensare per la felicità dei negozianti e per il sollievo dei ritardatari cronici.
Robin si stringe nel suo cappotto scuro mentre i suoi stivali neri affondano nella neve fresca che i ragazzini si affrettano a spalare per pochi spiccioli.
Come archeologa, come studiosa, la curiosità la pervade e sapere che cosa voleva dire Franky con quelle parole il giorno prima era diventato di vitale importanza per lei.
A casa non aveva fatto ritorno e quindi non era nemmeno riuscita ad interrogarlo come avrebbe voluto.
Una volta giunta all’enorme porta scorrevole del palazzo in cui abitava Crocodile, la ragazza tirò un lungo respiro. Il momento era giunto, doveva scoprire la verità.
“Signorina Robin!”
Robin si voltò e vide un uomo in calzamaglia venirle incontro a passi di danza “Oh, buongiorno e buon Natale, signor Von Clay”
L’uomo in questione si inchinò prima di mostrare il suo volto cosparso da un acceso trucco verde scuro intorno agli occhi a formare un motivo triangolare e le labbra rosse per il troppo rossetto.
“State andando dal capo?” chiese annaspando.
Bertham Von Clay, chiamato da tutti Mr 2, era il segretario di Crocodile. Nonostante l’aspetto eccentrico e la calzamaglia rosa e blu era molto ligio al dovere.
“Certo” rispose la ragazza “Non dovrei, forse?”
L’uomo si morse il labbro, sporcandosi i denti con il rossetto “ Ma cosa dice?” provò a dire sorridendo “Certo che può, anzi deve! Sono certo che gli farebbe piacere”
“Allora vado!” disse la ragazza con un sorriso, e stava per salire in ascensore quando l’uomo la bloccò.
Robin lo guardò interrogativa. “Stia molto attenta” disse lui “ So perfettamente cosa le ha fatto qualche tempo fa. Ora è molto arrabbiato, non voglio che se la prenda nuovamente con lei”
La ragazza annuì “Starò attenta”.
 
Robin uscì con fare spavaldo dall’ascensore e non si stupì di trovare la porta dell’appartamento dell’uomo aperta da cui usciva una grossa cortina di fumo che puzzava di sigari cubani.
La ragazza bussò piano alla porta “Sono io” annunciò “Sto entrando”.
Nessuno rispose.
Robin si addentrò nella casa che era adornata da preziosi dipinti e mobili pregiati e seguì la puzza fin nello studio, dove, sulla sua poltrona  di pelle nera, con i gomiti sul legno di mogano scuro della scrivania, vi era Crocodile, il volto grigio contratto dalle preoccupazioni e il sigaro che passava da un lato all’altro della bocca.
“Sei venuta ad assistere alla mia caduta?”
Robin rimase sulla porta “Oggi è la vigilia di Natale” disse “Eppure tu non sembri pronto ad una nascita. Sembri attendere la morte”
L’uomo ridacchiò “Che sarcasmo mordace” esclamò “Questo è ciò che mi è sempre piaciuto di te, Robin”, mentre parlava si alzò dalla poltrona e cominciò a girare intorno alla scrivania.
“Tu sei una bella donna e sai come servirti di questo dono. Sei acuta, attenta e anche molto furba, vero? Vuoi forse dirmi che tu non sai nulla dei controlli che mi sono stati fatti?”
“Non capisco di che cosa parli” rispose Robin, del tutto ignara di quel che le veniva accusato.
Crocodile lisciò i capelli già unti dal gel “Certo, certo, tu non sai nulla. Tu sei pura e innocente” si era portato di fronte alla ragazza “Peccato che, se io vado a fondo, tu verrai a fondo con me!” e senza alcun preavviso portò con forza la possente mano intorno al collo chiaro della ragazza.
Robin cercò di graffiare la pelle dell’uomo, di liberarsi dalla sua stretta, ma era tutto vano.
Crocodile la guardava con occhi di fuori, al limite della follia, mentre la ragazza sentiva l’aria che le veniva meno.
“Tu, lurida puttana!” le sibilò “Sei andata a raccontare in giro che ti ricattavo, vero? Hai messo in salvo il tuo caro professore, la tua preziosa spedizione e hai permesso e quegli stupidi topi di fogna del governo di controllare le mie entrate, non è vero?”
Robin tentò inutilmente di urlare. La stretta intorno alla sua trachea era sempre più forte e ben presto anche la sua forza mentre cercava di liberarsi dalla stretta cominciò a venire meno.
Le gambe cedettero e cominciò a scivolare lungo lo stipite della porta,accompagnata nella sua discesa da una presa sempre più forte intorno alla gola.
L’asfissia che quella forza le stava provocando cominciò a farle chiudere gli occhi.
Cominciò a piangere, disperata e umiliata, ben cosciente che stava sprecando i suoi ultimi attimi, che sarebbe morta lì, la vigilia di Natale, su quel pavimento gelido, per mano di un uomo che era ormai condannato e che non sembrava importargli di farsi anni in più per il suo omicidio e, cosa ancora peggiore, il pensiero che le faceva capolino nella mente era che non era riuscita a vedere Franky un’ultima volta.
La ripresa di aria lungo la sua gola fu veloce, la pressione si allentò con la stessa velocità e due braccia possenti la sollevarono da terra.
Robin si trovò improvvisamente ad annaspare alla ricerca di aria,mentre un forte frastuono e sfruscio di pagine le face capire che qualcosa di grosso aveva sfondato la libreria.
“Robin, stai bene?”
La ragazza faticò a riconoscere la voce tanto era sotto shock, ma non appena sollevò gli occhi sul suo salvatore, le lacrime di gioia presero il posto a quelle di dolore nel riconoscere il ciuffo blu.
Franky la guardava preoccupato con i suoi piccoli occhietti, mentre lei si massaggiava la gola dolorante e gli faceva segno con la mano che stava bene.
Quando riuscì a stare stabile sulle sue gambe, vide che tre uomini stavano portando fuori dalla porta Crocodile in manette.
“Stai bene?” si assicurò Franky e quando la ragazza disse di sì, le fece cenno con un dito di attendere un  attimo.
Si portò dietro i poliziotti “Scusate un attimo. Devo togliermi uno sfizio” disse con educazione e sferrò un destro micidiale in pieno viso a Crocodile che non riuscì neanche a inveirgli contro.
“Faremo finta di non aver visto” disse uno dei tre e Franky lo ringraziò con un cenno del capo.
Robin attese che tornasse da lei “Ma che succede?” chiese,incerta se quel che fosse accaduto fosse realmente successo.
Franky le regalò un ghignò malefico “Ho fatto in modo che Iceburg e la sua assistente, Kalifa, una che non mi ispira nessuna fiducia ma che il fatto suo lo sa, facessero qualche ricerca sui conti del bastardo e hanno scoperto abbastanza da farlo stare al fresco per un bel po’. Se poi aggiungiamo il tuo tentato omicidio ce ne siamo liberati!”
“Ma…” Robin non riusciva a trovare le parole per ringraziarlo “Io …”
“Non preoccuparti per il professore” continuò Franky “Iceburg ha tanti di quei soldi che può finanziare tutte le spedizioni che il professore si sogna e in più…” ma non finì la frase, Robin gli aveva afferrato il volto tra le mani e lo stava baciando con tutta la passione e la gratitudine che aveva in corpo.
Al distacco, Franky stava ad occhi sbarrati, perfettamente immobile. Non riusciva a credere che ciò fosse realmente successo e solo quando vide le labbra di Robin distendersi in un dolce sorriso cominciò a piangere “Questo è il più Super regalo del più Super Natale della mia vita”
 
Sanji si sistemò il cravattino allo specchio nel suo armadietto. Tutto doveva essere perfetto per il grande trionfo della sua Violet.
I camerieri e le nuove cameriere erano pronti e lui non poteva che essere più eccitato per la serata. Uscì dalla stanza riservata al personale e andò nella grande sala dove Koala e Sabo sistemavano le ultime tovaglie sui tavoli tondi e poggiavano i grandi vassoi del buffet.
Sanji sorrise nel vederli così indaffarati.
Il piccolo palco era stato adornato a dovere, con ghirlande di fiori ed enormi fiocchi dorati. Rosso, oro e verde padroneggiavano in tutta la sala e il grande albero di Natale accanto al caminetto scoppiettante rallegrava l’atmosfera con le sue lucine colorate.
“Sanji!”
Il ragazzo si voltò non appena riconobbe la voce. Violet era davanti a lui. I lunghi capelli neri stretti in uno chignon con una rosa rossa, ben infagottata nel suo cappotto verde.
“Mia adorata!” esclamò lui nel vederla e le corse incontro per prenderle la mano, ma Violet lo bloccò, gli prese il volto e, sotto lo sguardo confuso di lui, lo baciò teneramente sulle labbra.
Al distacco, la ragazza indicò il soffitto “Siamo sotto il vischio” disse arrossendo lievemente. Ma Sanji parve non capire, ancora troppo intontito da ciò che era appena successo.
Violet sospirò “Io vado a prepararmi” disse e corse verso l’ufficio di Zeff.
Rimasto solo, Sanji sollevò lo sguardo e sorrise nel vedere che non c’era nessun rametto di vischio appeso al soffitto.
 
Hancock tratteneva a stento l’eccitazione. Aveva passato ore per prepararsi e non ci aveva creduto finchè non ebbe visto veramente Rufy sotto il suo portone.
 L’aveva chiamata il giorno prima, sicuramente carico di emozione e le aveva chiesto se volesse andare con lui ad una festa di Natale organizzata da un suo amico.
Forse quella era stata la seconda telefonata che più l’aveva emozionata nella sua vita, la prima era stata quando Monet, la ragazza di quell’antipatico del suo stesso gruppo di studi, Doflamingo, le aveva detto di aver visto il ragazzino  alla festa universitaria dello Spider Cafè.
Ed ora era stretta al suo braccio, vicina a lui in un taxi che puzzava di sigarette e fondi di caffè, ma a lei non importava, perché Rufy era al suo fianco seppur con un’espressione apatica che lei non era in grado di vedere.
  Una volta giunti al Baratie, Rufy pagò il taxista, un uomo scorbutico con una barba nera che rideva in modo sguainato, e si sorprese di trovare fuori dal locale Zoro che ascoltava apatico le parole di Perona che, a giudicare dall’aria stizzita, si stava lamentando per qualcosa.
Lo sguardo del ragazzo con i capelli verdi parve animarsi alla vista dell’amico, corse verso di lui, ignorando le grida della sua accompagnatrice “Gli altri sono dentro” lo informò.
“Ci sono tutti?” chiese Rufy, senza nemmeno pensare di presentargli Hancock.
“Franky e Robin devono arrivare” rispose Zoro “Brook e il damerino stanno dal pomeriggio e Usopp con Kaya è quasi un’ora che sono entrati. Chopper non è potuto venire”
Tralasciò di nominare Nami,dato che non sapeva dove fosse, ma dallo sguardo del moro capì che stava aspettando sue notizie.
Neanche Hancock sapeva dove fossero le sue due coinquiline. Erano uscite nel pomeriggio  e non si erano fatte vedere e questo la impensieriva molto.
“Andiamo?”
L’invito di Rufy, con il suo braccio teso, la fecero tornare con i piedi nel suo mondo idillico, lontano da sirene ammaliatrici con i capelli rossi.
Rufy, Zoro, Hancock e Perona varcarono insieme la porta del Baratie e tutti e quattro rimasero felicemente sorpresi dall’abbagliante e splendete aura di festa che emanava quel posto.
Gli invitati erano tutti in tiro e sorseggiavano liquidi dorati da lunghi bicchieri da cocktail.
“Benvenuti!” gli accolse Sanji nel suo impeccabile completo scuro da cameriere con un cravattino dorato e luccicante. Baciò le mani ad entrambe le fanciulle,indugiando sulla bellezza di Hancock,  poi si rivolse ai ragazzi “Entrate pure. Gli altri sono tutti dentro. Vi mando subito una cameriera con qualcosa da bere e per i cappotti”
E sparì nella sala, inghiottito dalla quantità di gente prima che potesse lanciare qualche frecciatina al suo storico antagonista.
Zoro si guardava intorno, attento a scrutare tutti i presenti, ciò non sfuggì a Rufy che chiese “Che stai cercando?”
“Una persona” rispose, continuando a guardare in giro.
“Ha chiamato una persona ore fa per invitarla, ma non vuole dirmi chi sia!” esclamò Perona, inviperita.
“Ho detto che non sono affari tuoi”sbottò Zoro “Ma dove diamine è la cameriera?”
“Eccomi, eccomi, scusat…” la cameriera in questione non riuscì a finire la frase poiché era inciampata sui suoi stessi piedi e Zoro dovette intervenire per prenderla al volo, impedendo che cadesse a terra.
“Scusate” disse la ragazza mentre si alzava “Sono proprio un’imbranata che dimentica di mettere gli occhiali e…”
Un’altra frase interrotta, questa volta perché la ragazza messe le lenti fissava Zoro con un misto di stupore e ostinazione.
“Tashigi?” esclamò Hancock, riconoscendola “Che ci fai qui?”
Al nome della ragazza, Perona si avvicinò furtiva a Zoro, tentando di prenderlo per mano, invano.
A Tashigi il gesto non sfuggì e Rufy notò che aveva irrigidito le spalle “Sto lavorando” annunciò a gran voce “Datemi i cappotti, li potrete ritirare  all’uscita” poi si rivolse verso la sala “Nami!” gridò “Porta da bere”.
Rufy, sentendo il nome della ragazza, assunse la stessa espressione che aveva in quel momento Zoro, trepidante attesa mista a felicità controllata a fatica. Il cuore sembrava scoppiargli in petto.
Nami si avvicinò al gruppetto sorridente, i capelli rossi stretti in due codini riversi sulle spalle, indossava la stessa divisa di Tashigi: un gilet rosso con sotto una camicia bianca e un farfallino nero coordinati a pantaloni dello stesso colore . Reggeva in mano un vassoio tondo con diversi bicchieri di spumante.
Non sembrò sorpresa di vederli, non come Hancock che la fissava con aperta ostilità. Che ci facevano quelle due lì?
“Gradite qualcosa da bere?” chiese con un sorriso professionale e porse il vassoio di fronte a Rufy.
Rufy non sapeva cosa dirle, anzi, aveva tante di quelle cose da dirle che non sapeva da dove cominciare.
Zoro, riprendendo il controllo di sé, afferrò un bicchiere che portò giù in un sorso “Per lui niente alcool” disse “Non lo regge”.
Nami sorrise “Hai ragione” disse, poi si rivolse alla sua compagna “Tashigi, prendi i loro cappotti e poi vai in cucina. Hanno bisogno di te”.
La ragazza annuì  e prese i soprabiti con un po’ di fatica. Nel dargli il suo Perona la prese da parte “Mi indicheresti il bagno?”
“Certo” rispose Tashigi, ma mentre cercava di spiegarle, Perona la spingeva sempre più lontana dal gruppo “So chi sei” sussurrò una volta che non erano più a portata di orecchio“Io sono la ragazza di Zoro”
“E lui lo sa?” rispose Tashigi, secca. Nemmeno lei sapeva perché l’avesse detto, ma Perona non ribatté e la mora tornò al suo lavoro con uno sguardo soddisfatto.




angolo dell'autrice:
dopo un tempo immemore torno con il mio angolo XD
Ho diviso la parte della festa perchè avevo paura che uscisse troppo lunga e poi volevo dare a queste due splendide coppie (Robin-Franky e Sanji-Violet) un pò dello spazio che si meritano.
Nel prossimo capitolo vediamo di sbrogliare un pò la matassa per gli altri due XD

Un bacio e grazie a tutti
Fra  

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Capitolo 14
*** la festa della vigilia (parte due) ***


Non appena mise piede nella sala tutti, uomini e donne, si voltarono a guardare estasiati Boa Hancock e tutta la sua bellezza. Tutti, tranne il suo accompagnatore.
Rufy cercava di seguire con lo sguardo la testa rossa di Nami che vagava tranquilla con ora un vassoio di tartine.
Rufy voleva andare da lei, correre, abbracciarla, ma aveva paura della sua reazione.
Anche Zoro combatteva contro se stesso. Vedeva Tashigi impacciata correre da una parte all’altra della sala, la vedeva sorridere ai presenti e annuire con vigore alle loro richieste.
In tasca si rigirava il pacchetto regalo. Alla fine l’aveva comprato per lei, ma come fare a darglielo? Accanto a lui Perona non si muoveva di un solo centimetro. Ma al momento sapeva bene che non doveva andare da Tashigi, era un’altra la persona che aspettava varcasse la porta di quel locale.
 
“Rufy!”
Usopp corse verso gli amici, ma si pietrificò, folgorato dalla bellezza dell’accompagnatrice di Rufy.
Rimase lì, immobile, innamorandosi ogni attimo di quella bellezza divina e cominciando a provare i morsi della gelosia nei confronti dell’amico.
“Ciao, Usopp” lo salutò il moro “Dov’è Kaya?”
Kaya. Quel nome, quel dolce nome, fece tornare Usopp in sé, strappandolo velocemente dalle braccia di Afrodite ingannatrice.
Nessuna donna poteva mai eguagliare la dolcezza della sua adorata Kaya, nessuna donna poteva fargli provare cieca gelosia verso un amico che sapeva benissimo che non amava quella donna.
“Vicino al palco” rispose, rientrando in sé ed evitando di indugiare lo sguardo su Hancock che si riteneva compiaciuta del grande imbarazzo del ragazzo. Di sicuro il suo Rufy si sarebbe reso conto di come quel ragazzo l’aveva guardata e avrebbe certamente capito che non era una da lasciare da parte per una cameriera lunatica.
“Fra quanto comincia lo spettacolo?” chiese distrattamente Zoro, continuando a guardare insistentemente nella sala.
 Usopp cercò nelle tasche per estrarre quel che sembrava un opuscolo “Fra una ventina di minuti” rispose, poi il suo sorriso si allargò quando vide qualcuno giungere alle spalle delle due coppie.
“Franky! Robin!” esclamò ed i quattro si voltarono per vedere i due e un’enorme espressione di stupore si tinse sui loro volti quando videro i loro amici mano nella mano.
“Avremo preferito dirvelo quando eravate tutti”cominciò Robin con un sorriso, poi guardò Franky che le sorrise di rimando “Ci siamo messi insieme”continuò lui non riuscendo a trattenere le lacrime che esplosero contro il braccio muscoloso.
La ragazza sorrideva felice mentre lo picchiettava piano sul braccio, cercando di fargli contenere i singhiozzi.
“Sono felice per voi!” esclamò Usopp con un sorriso di autentica felicità “Era ora! Così Franky smetterà di piangere nel sonno gridando Robin!”
“Piangi nel sonno?” chiese la donna con un sorrisetto, Franky arrossì di colpo “M-ma no” balbettò, cercando di sembrare più virile “che dici?” esclamò lanciando un’occhiata omicida  a Usopp che cominciò stranamente a sudare freddo.
“Ricordatevi che devo essere presente quando lo direte al cuocastro” sghignazzò Zoro, pregustandosi già il volto contratto dal dolore di Sanji.
Nessuno si accorse delle espressioni di invidia sui volti delle due accompagnatrici di Rufy e Zoro. Entrambe guardavano Robin con una forte gelosia. Lo sguardo che le rivolgeva Franky, quello che lei rivolgeva a lui, erano gli occhi di due persone innamorate, di due persone profondamente innamorare che avrebbero fatto qualsiasi cosa per il bene dell’altro. Con estremo rammarico, solo Perona si rese conto che lei e Zoro non si erano mai guardati in quella maniera, Hancock invece era convinta che Rufy la guardasse così quando lei non poteva vederlo, poiché troppo timido per esternare i suoi sentimenti.
 
Nami guardò nella direzione dei suoi compagni giusto in tempo per vedere Robin stretta al braccio di Franky. Sorrise come una bambina emozionata.
Era così bello vederla felice, sorridente, serena.
Le voleva bene come ad una sorella maggiore e quando, giorni prima, la vedeva affranta ma che cercava di mascherare tutto con un sorriso, stava male per lei. La vedeva pensierosa, preoccupata ed inquieta ed ora tutto sembrava essere sparito, scomparso come un velo nero dal suo volto ed era stato Franky a squarciare quella barriera sottile e opprimente che la stava lentamente e crudelmente soffocando.
Mentre stava ammirando la loro felicità, il suo sguardo incrociò accidentalmente quello di Rufy.
I due si fissavano un po’ come quella mattina prima che lei scappasse nella stanza di Tashigi.
Si guardavano dritti negli occhi, a distanza, scrutando uno i movimenti dell’altra con attenzione.
Poi lei sorrise e anche Rufy lo fece e la gente in quella stanza parve scomparire, ogni rumore diventava attenuato, ogni istante sembrava durare secoli.
Un filo sottile sembrava congiungere le loro mani. Era come se fossero collegati.
Sorridevano entrambi, uniti da una strana magia che sembrava dirli andrà tutto bene.
Ma la mano di Hancock sul braccio di Rufy ruppe la magia e Nami tornò ad occuparsi del bambino che chiedeva dove si trovava il bagno.
Guardò nuovamente nella loro direzione. Rufy non la guardava più, dato che Hancock si era avvinghiata al suo fianco come una ventosa e lo costringeva a darle le spalle.
Nami si rese conto che quella non era più la situazione di quella mattina. Lei non era più la preda. Lei era la cacciatrice e si sarebbe ripresa quel che era suo di diritto.
 
“Buonasera gentili signore! Posso vedere le vostre mutandine come garanzia?” Brook si era unito al gruppo emergendo nella sua buffissima risata, ma il sonoro pugno ricevuto da entrambe le gentili  fanciulle, lo fecero pentire per quel che aveva detto.
Rufy era talmente impegnato a sedare la rissa e a ridere insieme ad Usopp e Kaya che nessuno si accorse di Zoro che si allontanava furtivo dal gruppetto approfittando della distrazione di Perona.
Aveva trovato chi stava cercando, ma quella persona si stava dirigendo verso l’uscita,doveva far presto.
Il ragazzo camminava veloce, facendosi largo tra la folla per sfuggire agli occhi della sua pseudo- fidanzata e cercando di avvicinarsi all’altra ragazza.
Tashigi stava ascoltando le lamentele di una signora grassa vestita di viola ed era talmente concentrata su di lei da non accorgersi del ragazzo che la prese per la vita e che le tappò velocemente la bocca con una mano per non farla urlare.
La signora in viola provò a protestare, ma un’occhiataccia di Zoro la fece desistere.
Anche se avrebbe preferito passare inosservato, non potè far a meno di chiedere agli ospiti che non lo guardavano intimorito, sorpresi dalla sua vista con una ragazza scalciante e bavagliata in braccio, dove si trovasse l’uscita.
L’aria fredda della sera invernale fece accapponare ad entrambi la pelle, soprattutto a Tashigi che aveva le braccia coperte solo dalla sottile camicia bianca.
Zoro la lasciò e la ragazza cominciò ad urlargli contro “Che diamine ti è preso? Questo si chiama sequestro di persona! Come ti sei permesso?!?”
Ma il ragazzo la ignorò, era troppo concentrato a guardarsi in giro e, quando vide quel che stava cercando, afferrò la ragazza per un polso e se la caricò in spalla, per correre più velocemente nella neve fresca.
Ignorò le urla di protesta di Tashigi e si portò velocemente alle spalle di un uomo con i capelli lisci e un cappotto nero prendendolo per una spalla.
“Maestro!” esclamò.
L’uomo si voltò.
Portava degli occhiali da vista tondi, non era molto anziano, ma aveva sicuramente superato la quarantina a giudicare dalle rughe intorno alla bocca e agli occhi e sulla fronte spaziosa.
“Zoro!” esclamò l’uomo con un enorme sorriso verso il suo allievo, poi guardò la ragazza che lui aveva appena posato a terra e si paralizzò “Kuina…”
Tashigi rimase per un attimo perplessa “Io …  mi chiamo Tashigi” riuscì solo a dire.
L’uomo scosse il capo, tornando in sé “Perdonami” disse “Il mio nome è Koshiro, sono il maestro di Zoro” disse stringendole la mano “Quindi sei tu la spadaccina”
Tashigi guardò il ragazzo con aria interrogativa, lui era arrossito in maniera impercettibile.
Koshiro sorrise “Perdonami se ti ho chiamato Kuina, ma era il nome della mia bambina morta molto tempo fa. Zoro mi ha detto che aveva trovato una ragazza abile nella spada che assomigliava molto a lei e… se lei fosse ancora qui con noi le assomiglierebbe molto”
Abbassò lo sguardo, con fare mesto e anche Zoro lo imitò. Entrambi erano preda dei loro ricordi e un silenzio imbarazzante era calato tra loro dato che Tashigi si sentì molto a disagio.
Fu Koshiro a rompere il gelo “Stavo andando via. Mi dispiace perdere lo spettacolo, ma il mio treno sta per partire, non vorrei perderlo”
“Grazie per essere venuto” disse Zoro, inspiegabilmente dolce con il suo vecchio maestro con cui condivideva una grave perdita.
L’uomo sorrise “Mi ha fatto piacere vederti e anche” guardò la ragazza “conoscere la prima ragazza di cui mi hai mai parlato”
Tashigi arrossì visibilmente mentre l’uomo si allontanava lungo la strada innevata dopo aver augurato a loro un buon Natale.
Rimasti soli, Zoro guardò Tashigi un po’ incerto, la ragazza sembrava sull’orlo di ribollire dalla rabbia.
Improvvisamente poggiò gli occhiali sul naso, prese Zoro per un polso e questa volta fu lei a trascinarlo per la strada.
Il ragazzo provò a ribellarsi, ma bastò un’occhiataccia da parte di lei per farlo desistere.
Tashigi rientrò nel locale. Le luci erano calate e tutti guardavano il palco dove Violet si stava esibendo in un movimentato flamenco.
La ragazza si fece abilmente spazio tra il pubblico, avvicinandosi il più possibile alle pareti e dirigendosi spedita verso la cucina, sempre trascinando lui.
Una volta entrati, Zoro fece fatica a riabituarsi a quella luce accecante.
“Ehi” la voce di uno dei cuochi era diretta a loro “forse non sai che il personale non autorizzato non può …”
“Faccio in un attimo!” tagliò corto lei ed andò ad aprire una spessa porta di ferro che richiuse alle sue spalle non appena vi entrò Zoro.
Il ragazzo, nonostante la felpa, provò dei brividi di freddo e , quando lei accese la luce, si guardò intorno trovando diversi alimenti completamente imprigionati da strati di ghiaccio.
Erano nella cella frigorifera.
Zoro la guardò. Aveva sempre pensato che fosse pazza, ma non fino a quel punto.
“Che significa?” chiese.
“Dovresti dirmelo tu!” esclamò lei, furiosa, incrociando le braccia sotto il petto.
Lui spalancò gli occhi, esterrefatto “Ma tu” disse lentamente “sei completamente fuori”
“Io sarei fuori?!?” Tashigi urlò.
“Non sono io ad averti trascinato in una cella frigorifera!”
“Tu hai una ragazza!” esclamò lei, come se questo fosse la colpa di Zoro.
“A parte che non lo è” puntualizzò lui, alzando la voce “Ma mi hai portato qui per dirmi questo?”
“Perché non hai mai parlato di lei al tuo maestro, ma hai parlato di me?!?” Tashigi urlava e cominciò a stringere le labbra per trattenere il labbro tremulo e le lacrime.
Zoro si passò una mano tra i corti capelli “Tu sei completamente pazza” esclamò e cercò di dirigersi verso la porta, quando la ragazza vi si parò d’avanti, con le braccia aperte.
“Io ti odio!” esclamò lei “Ti odio con tutte le mie forze”
Il ragazzo rimase sul posto, perplesso. Se veramente l’odiava, perché l’aveva portato lì?
Le poggiò una mano sulla spalla “Sono problemi tuoi” esclamò.
Tashigi sollevò lo sguardo. Grandi goccioloni scendevano dai suoi occhi e le rigavano le guancie arrossate così come gli occhi.
“Se mi odi, perché piangi e non mi fai uscire di qui?” non potè far a meno di chiedere lui. Nella tasca della felpa rigirava il pacchetto regalo e mentalmente si stava dando dello stupido per aver speso tre mesi di stipendio del lavoro part-time per comprare un gioiello a una ragazza che lo odiava.
“Tu stessa hai detto che i nostri rapporti dovevano finire!” le ricordò, cercando di spostarla con una mano,ma lei era inamovibile.
“Io ti odio” ripetè lei “Per l’effetto che mi fai”.
Zoro rimase sorpreso da questa affermazione. Tashigi chiuse gli occhi e portò le mani lungo i fianchi “Ti odio perché sei più forte di me e quando abbiamo combattuto non hai fatto sul serio. Ti odio perché hai cercato di pulire la mia ferita in uno dei modi meno igienici possibili. Ti odio perché fai di tutto per renderti detestabile anche quando cerchi di fare un favore” le parole le uscivano come un fiume in piena, ad ogni spiegazione alzava la voce e si dirigeva verso di lui, facendolo retrocedere pian piano e piangendo sempre di più “Ti odio perché ti addormenti nei momenti meno opportuni. Ti odio perché possiedi delle risorse, ma sei troppo pigro per usarle. Ti odio perché sai eccellere anche se studi poco. Ti odio perché in un bacio accidentale sei riuscito a pensare solo a un dispetto per il tuo amico” . Abbassò lo sguardo, rimanendo in silenzio e tremando.
Zoro rimase per qualche secondo col fiato sospeso, quando lei ricominciò, questa volta con tono normale “Ti  odio perché non mi hai baciato quel giorno alla tua scrivania. Ti odio perché non hai risposto al mio messaggio quando ho trovato Nami. Ti odio per aver cercato di parlarmi quando non volevo farlo. Ti odio perché non posso fare a meno di credere che Perona in realtà non è la tua ragazza” tirò su col naso,stringendo il labbro inferiore tra i denti “Ti odio perché quando sono con te mi ricordo che sono una donna. Ti odio perché non riesco ad odiarti veramente”.
Zoro si lanciò in avanti, prendendo il volto della ragazza tra le mani e baciandola con tutta la passione che aveva.
Tashigi pensò che il labbro tremulo che sentisse fosse solo il suo e non si accorse che anche il ragazzo lo aveva. Rispose al bacio, gettandoli le braccia al collo e permettendo alla lingua di lui di entrare prepotentemente nella sua bocca. Era davvero rozzo, ma dovette ammettere che sapeva baciare.
Mentre la stringeva tra le sue braccia forti,  Zoro si inebriò nuovamente del suo profumo di fiori come quella volta che aveva visto gli appunti nella sua stanza. Le sue labbra morbide aderivano perfettamente con le sue e si rese conto che da quando la conosceva aveva agognato tantissimo quella strana danza di lingue.
La strinse sempre di più finché i loro respiri non divennero affannosi; entrambi affondavano le dita tra i capelli dell’altro per poter far aderire ogni parte possibile dei loro corpi, Tashigi si mise sulla punta dei piedi per facilitare ciò.
 Non importava che la pressione dei loro nasi che cozzavano faceva male, non importava che ogni tanto si mordevano accidentalmente o meno, non importava l’impellente bisogno di aria, non avevano alcuna intenzione di staccarsi, di interrompere quel contatto magico che faceva parte dei loro segreti più repressi e negati per un orgoglio troppo grande.
 Se quello era un sogno nessuno dei due voleva svegliarsi.
 Non sentivano più nemmeno il gelo della cella frigorifera, non pensavano che là fuori sicuramente Perona ed altri gli stavano cercando e che fra poco sarebbero dovuti tornare.
Lei è qui con me pensò Zoro,mentre assecondava il desiderio della sua bocca di assaporarla sempre di più tutto il resto può andare a farsi fottere.
Lui è qui con me pensò Tashigi non credevo che avrei mai amato un buzzurro come lui.
“Con tutto il calore che emanate fra poco questa non sarà più una cella frigorifera”.
Tashigi si staccò bruscamente dalle labbra di Zoro, ma non riuscì ad allontanarsi, il ragazzo continuava a stringerla mentre guardava infastidito verso la porta.
Koala e Sabo erano lì sulla soglia, con alle spalle una decina  di cuochi che cercavano di sbirciare dentro.
“Mi dispiace avervi interrotto” disse Koala con una risata.
“Voi non sapete cos’è la privacy?” esclamò Zoro con evidente sarcasmo e decidendosi a malincuore di liberare la ragazza dalla sua stretta.
“Che tu ci creda o no, so cosa stai provando” rispose Sabo ricordando di quando Sanji aveva sorpreso lui e Koala nel guardaroba “Ma abbiamo bisogno di Tashigi. Lo spettacolo è quasi finito”
“E la gothic lolita non l’ha seguito perché sta cercando te” puntualizzò Koala.
Perona. Zoro si era dimenticato di lei.
Accanto a lui, Tashigi si irrigidì di colpo. Zoro le afferrò la mano e la strinse forte.
“Fai il tuo dovere” disse solamente “e poi riprenderemo da dove siamo stati interrotti”
“Ma non qui” esclamò uno dei cuochi “ Non voglio sterilizzare di nuovo tutto”.
 
Hancock attese che si alzassero le luci prima di lasciare il braccio di Rufy.
Zoro era sparito improvvisamente e lei non voleva rischiare di finire come Perona che stava cercando come una pazza il ragazzo dai capelli verdi. Non si sarebbe distratta un attimo.
Pensò allo spettacolo. La ragazza che si era esibita era graziosa anche se non aveva le sue stesse forme, ma le era piaciuto lo spettacolo, se non fosse stato per un omone in prima fila con tantissimi capelli ricci che non la smetteva di ridere o urlare, ma le era stato detto che era Emporio Ivankow, detto la Grande Iva, il direttore (o direttrice) dell’accademia in cui la ragazza cercava di entrare e si era trattenuta da andare a picchiarla.
“Vuoi bere qualcosa?” chiese gentilmente Rufy che sperava che in questo modo l’avrebbe liberato dalla sua presa dato che “Mollami”, “Non sento più il braccio” non c’erano riusciti.
“No, grazie” disse con un sorriso dolcissimo e stringendosi sempre di più a lui facendoli perdere quel poco di circolazione.
“Ehi, Rufy!”
Il ragazzo sollevò lo sguardo sentendo che era qualcuno pronunciava il suo nome.
“Ciao, Sabo!” esclamò felice di vedere il fratello.
Il biondino sorrise di rimando e si avvicinò alla coppia “Ma non eravate di più?” chiese vedendo che erano rimasti solo loro due.
“Sì” rispose Rufy “ma Zoro è sparito e Perona è andata a cercarlo. Usopp è uscito con Kaya,mentre Robin e Franky non so”.
Sabo annuì, distratto. Stava facendo di tutto per non cadere vittima della bellezza della ragazza ancorata al braccio del fratellino, anche perché sentiva su di sé lo sguardo indagatore di Koala  a distanza.
“Posso offrirvi qualcosa da bere?” chiese il ragazzo, scrollando le spalle per eliminare il brivido di freddo che gli aveva attraversato la schiena.
“Oh, volentieri” rispose Rufy, cercando invano di liberarsi nuovamente da Hancock, ma lei lo strattonò “Dovremmo aspettare qui che ritornino gli altri, tesoro” cercò di dire. Non voleva che si avvicinasse a Nami, anche perché non riusciva a vederla da nessuna parte.
Sabo sorrise raggiante “Ma facciamo venire la cameriera qui!” esclamò “Tashigi, porteresti da bere?”
Tashigi sbucò improvvisamente dal mezzo della folla con un vassoio argentato pieno di bicchieri in una mano, ma l’equilibrio non era mai stato il suo forte e anche destreggiarsi tra la gente fu un problema e la povera cameriera, una volta giunta d’avanti al terzetto, cadde rovinosamente lanciando tutto il contenuto del suo vassoio sulla coppia dato che Sabo era riuscito a spostarsi all’ultimo secondo.
Rufy e Hancock erano completamente inzuppati e puzzavano terribilmente di spumante!
Tashigi faceva di tutto per scusarsi e cercava contemporaneamente di pulire sia i loro vestiti che a terra, mortificata.
“Sei la solita imbranata!” urlò Hancock, guardando l’enorme macchia sul suo vestito “Un’incapace, buona a nulla e …”
“Smettila!” la rimproverò Rufy “Può capitare a chiunque!”
“No” esclamò Tashigi “Hancock ha ragione! Sono un’imbranata!”
Rufy stava per replicare quando li raggiunse Koala “Hancock, vieni che ti aiuto a smacchiare il vestito. Sabo, accompagna Rufy a cambiarsi i vestiti. Negli armadietti del guardaroba ci sono delle camicie pulite. Tashigi, chiama Nami o Sanji e pulite, per favore”.
 
Sabo accompagnò il fratello d’avanti alla porta del guardaroba “Ti aspetto fuori”disse, Rufy provò a chiedere il motivo, ma il biondo si limitò a sorridere e ad aprirli la porta.
La quantità di cappotti appesi era enorme, tanti quanto la gente presente nella sala. Rufy si guardò intorno, chiedendosi dove si trovassero gli armadietti e si avventurò in quel dedalo di pesanti giacche e stoffe di lana e pellicce pregiate.
“Rufy, sei tu?”
Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, ma si sorprese di sentirla. Andò più avanti, aumentando il passo e strabuzzò più volte gli occhi quando vide Nami seduta su un piccolo divanetto rosso che gli sorrideva “Tashigi ha esagerato con lo champagne” ridacchiò la rossa.
Rufy si avvicinò a lei, cauto. Aveva paura che da un momento all’altro sarebbe nuovamente scappata via, ma si tranquillizzò quando vide la ragazza fargli cenno di sedersi accanto a lei.
“Nami” Rufy parlava piano, quasi timoroso di leggere di nuovo la paura negli occhi ora tranquilli della ragazza.
“Ho incontrato Absalom” disse lei “l’uomo che ti ha drogato”
Rufy si allarmò “Che cosa?!? Ti ha fatto del male? Ti ha toccato? Che ti ha fatto?!?”
“Sta calmo!” esclamò lei, mettendogli una mano sulla spalla “Ho parlato con lui e ora so che cosa ti ha fatto e mi dispiace per come ti ho trattato e…”
“Sono stato io a sbagliare” la interruppe lui “Non volevo farti del male, ero solo …” ma tacque, stringendo le labbra con un cipiglio nervoso.
“Eri solo ?” lo incalzò lei, curiosa.
Rufy distolse lo sguardo “Niente” disse testardo, ma lei sapeva che stava facendo il bambino “Rufy, dimmelo!”
“Ero geloso che Law ti baciasse” confessò lui, arrossendo lievemente.
Nami prima sorrise intenerita, poi lo prese a pugni “Tu come ti permetti di dare agli altri il permesso di uscire con me?!?” urlò.
“Ma che ti prende?!?” esclamò Rufy, spaventato da quell’improvvisa violenza dopo settimane di distanza.
“Tu hai deciso per me!” esclamò lei “Hai detto a Law che non uscivo con nessuno e ti ho accontentato”
“Ma non pensavo ti baciasse!” esclamò lui arrossendo.
Lei tacque, con sguardo ostile. Rufy provò a sostenere quei grandi occhi nocciola accusatori per un po’, ma non ci riuscì a lungo.
“Per quale motivo?” chiese lei, calma “Per quale motivo hai accettato le parole di quell’uomo e hai baciato Hancock?”
Rufy si morse leggermente il labbro inferiore “Perché lui aveva baciato te e io volevo vendicarmi” rivelò “Tu non eri più mia”
“Tu non hai mai voluto che lo diventassi” puntualizzò lei, acida.
“Ma tu c’eri sempre!” esclamò lui, come un bambino che litigava con la mamma “ E poi lui ti ha portato via”
“Rufy, io non sono mai stata tua. Law non mi ha potato via, sei stato tu a dirli …”
“Ma era come se lo fossi!” era disperato, Rufy sembrava proprio disperato “Sei sempre stata affianco a me. Per ogni cosa io cerco te, voglio te. Non me ne sono mai reso conto, ma tu eri una presenza abituale accanto a me, una parte di me! È vero, non ti ho mai vista come una fidanzata perché non credevo ti avrei mai persa! Io sono come un bambino e…”
“Sei come un bambino che vuole un giocattolo quando li viene tolto?”
“No!” esclamò lui, serio “Sono come un bambino a cui devi spiegare quel che fa, che non capisce perché prova una morsa allo stomaco quando un uomo ti si avvicina, che sopprime quel leggero tremolio quando lo abbracci, che non capisce perché il cuore batte all’impazzata quando lo baci sulla guancia. Io non sono niente senza di te, Nami!”
Le sue parole erano sincere, Nami lo sapeva. Rufy era troppo puro ed ingenuo per inventarsi tutto quel discorso che era uscito di getto e che lei attendeva. Attendeva quegli occhi sul colmo delle lacrime, attendeva quella mano che tremava per prendere la sua.
“Rufy” sorrise poggiandoli una mano sul volto.
Rufy adagiò la guancia, prendendole subito la mano per portarla alle narici e assaporare appieno quel profumo che gli era tanto mancato. Quel profumo di agrumi e fiori che lui tanto amava.
“Rufy” ripetè lei,con gli occhi tristi “Che cosa faremo,ora?” .
Rufy la fissò. Che cosa avrebbero fatto con Hancock, con i loro compagni, con la loro vita.
Ma lui sapeva solo una cosa: non voleva più perderla. Quei giorni senza di lei erano stati un incubo, una vita apatica senza il benché minimo sorriso.
Prese tutto il coraggio che aveva. Non voleva più stare senza di lei, non voleva più che lei avesse paura di lui.
 “Questo” rispose prima di poggiare delicatamente le sue labbra su quelle della ragazza.
Il bacio durò poco, casto e puro così come era l’innocenza di Rufy.
Dentro di sé, Nami rimase male da quel contatto  durato così poco, e quando lui si allontanò lo vide timoroso, come un cucciolo che si aspetta un rimprovero da un momento all’altro.
Quello sguardo basso, quelle labbra leggermente imbronciate e gli occhi attenti le misero una profonda tenerezza, fu lei a prenderli piano il volto e a baciarlo con molta più foga sulle labbra.
Rufy sorrise contro le labbra di lei per quell’urgenza, per quell’insistenza che quel bacio racchiudeva e poi lo ricambiò, avvicinandola a sé prendendola per la vita. Era quello il bacio che stava aspettando da tempo. Si era pentito profondamente del suo comportamento infantile, avrebbe dovuto capire prima i suoi sentimenti invece che dare per scontata la sua presenza, ma ora era lì, tra le sue braccia, e non era un sogno.
Al distacco si misero fronte contro fronte, Nami tendeva ancora le mani sul volto del ragazzo.
“Rufy…” tentennò “io… io … io ti …”
“Ti amo anch’io”continuò  il ragazzo prima di ricominciare a baciarsi.
Si amavano e questo nessuno poteva negarlo.
“AAAAAAH!!”
Quell’attimo idilliaco fu bruscamente interrotto da un urlo, quel momento di magia fu mandato in mille pezzi da una Hancock urlante che li indicava senza riuscire a proferire parola con occhi carichi di fuoco.
Rufy e Nami rimasero immobili a guardare la ragazza incerti sul da farsi, mentre Sabo e Koala si facevano largo tra i cappotti.
Hancock cominciò a piangere “P-perché?” piagnucolò e scappò via, dando violente spallate a chiunque le tagliasse la strada.
Rufy si sentì profondamente in colpa e si alzò per andare da lei. Non voleva che un’altra donna piangesse per lui, ma una mano lo trattenne.
Guardò Nami che scrollò il capo “Vado io da lei”
Rufy la guardò un po’ titubante, ma forse fra donne la cosa sarebbe andata meglio e annuì.
 
Hancock  affondava i lunghi stivali neri nella neve, il vento le scompigliava i lunghi capelli neri e il gelo si sentiva ancora di più sul suo viso a causa delle lacrime che scendevano veloci.
“Hancock!”
Riconobbe subito la voce della causa del suo dolore ma non volle voltarsi, era troppo orgogliosa per farsi vedere in quello stato.
“Hancock, per favore!”
Nami non portava i tacchi e per lei era molto più facile muoversi tra la neve fresca, la raggiunse velocemente e la afferrò per un polso, costringendola a voltarsi e rivelare il suo volto disperato.
“Hancock, ascoltami” tentò di dire la rossa, mortificata. Sapeva che qualcuno avrebbe sofferto, ma lei doveva assolutamente chiarire con Rufy e ora doveva mettere in chiaro le cose con la ragazza di fronte a lei. Doveva aprirle gli occhi che quel che aveva appena visto non era un capriccio, ma era il vero sentimento che la legava al ragazzo.
“NO!” urlò la ragazza, furiosa con gli occhi che emanavano lampi “Tu me l’hai portato via!”
“Io non volevo portartelo via!”
“Lui era mio!”
“Non è mai stato tuo!”
Hancock cominciò  a sbuffare, nervosissima “Tu stavi con Trafalgar Law! Pensi che non lo sappia?”
Nami non riuscì a replicare, l’altra continuò “Tu potevi avere chiunque! Avevi il ragazzo che tutte vogliono eppure non ti bastava, dovevi avere lui!”
“Io non volevo Law, ho sempre voluto Rufy!”
“Menti!” urlò.
Cominciarono a girare a cerchio sul marciapiede innevato, urlando una contro l’altra.
“Tu sei solo una ragazzina che gioca con i sentimenti!” le urlò “Pensi che Rufy sia un giocattolo da prendere e buttare! Dovresti sparire dalla faccia della terra e dalle nostre vite!” e dicendo ciò spintonò forte la ragazza.
La neve era talmente alta da non permettere a Hancock di vedere la grossa pietra nascosta che fece perdere l’equilibrio alla sua rivale.
Nami si ritrovò catapultata verso l’asfalto freddo proprio nel momento in cui una macchina rossa passava.
 
Nami apriva e chiudeva gli occhi, infastidita dai fari dell’auto di fronte a lei.
Sentiva molto freddo, un freddo che le attanagliava le ossa e provò ad alzarsi dall’asfalto gelido ma non ci riuscì, i muscoli non le rispondevano.
Aveva sonno, tanto sonno. Quel forte dolore che sentiva alle gambe e alle braccia sicuramente sarebbe passato se avesse chiuso gli occhi.
I fari si spensero improvvisamente e ciò le permise di dare una rapida occhiata verso la neve candida.
Un uomo con un naso rosso da pagliaccio era tenuto in alto da un Sanji furente, ma che voleva fargli? Non riuscì a parlare.
Hancock era con le spalle contro la vetrina di una pasticceria, le mani a coppa a nasconderle il volto.
Accanto a lei Tashigi guardava verso la direzione di Nami con gli occhi spalancati con accanto Zoro e Perona. Nami vide l’amica cercare di correre verso di lei ma che veniva trattenuta dal ragazzo con i capelli verdi.
Ma che avevano tutti? Perché accorrevano così in tanti a guardarla? Perché non riusciva ad alzarsi?
Lei voleva solo dormire.
“Nami! Nami! NAMIII!”
Nami riaprì gli occhi, Rufy era accanto a lei e sembrava allarmato. Che hai da urlare? Provò a dirli, ma invano.
Lei voleva dormire e richiuse gli occhi proprio mentre sentì la voce di Robin dire “Chiamate un’ambulanza!”. 


angolo dell'autrice:
nonostante abbia diviso in due parti, mi è uscito lo stesso un  capitolo chilometrico, ma ho pensato che se lo avessi diviso ulteriormente mi avreste ucciso! anche se temo un linciaggio per aver fatto investire Nami da Buggy, ma sapete che mi piacciono i colpi di scena :D
vorrei prima di tutto ringraziare Piper_parker per aver contribuito alla revisione di questa storia fino a qualche capitolo fa  e voglio ringraziare tutti quelli che seguono e in particolare chi recensisce :)
ora fatemi sapere che pensate di questo capitolo XD
Un bacione e al prossimo capitolo
Fra_eater

 

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Capitolo 15
*** buon Natale ***


 
“Ma perché no? La carne fa bene!”
Chi è che parla?
“Rufy, non puoi dare la carne ad una persona che ha battuto la testa!”
Questa è la voce di Chopper, chi è che ha battuto la testa?
Nami fece fatica ad aprire gli occhi, immersa nel torpore di soffici coperte calde, ma l’odore di disinfettante nelle narici le dava troppo fastidio.
Sbatté le palpebre velocemente,guardandosi intorno sotto la luce fredda del neon della stanza bianca.
Di fronte a lei vide distintamente Rufy e Chopper discutere animatamente ancora sulla carne,quando una donna che ricordava tanto una strega entrò nella stanza e si accorse subito dei suoi occhi aperti e vigili
“La bella addormentata è sveglia” gracchiò tracannando un lungo sorso dalla bottiglia che teneva in mano e pulendosi  la bocca con il dorso della mano. La vecchia indossava una corta maglietta che lasciava scoperta la pancia e  pantaloni lunghi e viola come il corto giubbino che ne mettevano in risalto il fisico asciutto.
Vedendo che la ragazza era sveglia, sia Rufy che Chopper si lanciarono velocemente su di lei.
“Nami come stai?”
“Ti senti la febbre?”
“Vuoi della carne?”
Il volto di Rufy affondò nel materasso e il suo posto fu preso dalla faccia di Sanji “E levati!” urlò “Non si disturba una malata! Nami cara, vuoi che ti prepari qualcosa di sostanzioso? Ho notato che nella mensa non usano ingredienti di prima scelta”
“Ehi, cuocastro. Vuoi avvelenarla?” Zoro spuntò alle spalle di Sanji
“Io non la avvelenerei mai, marimo! Lei è la mia dea, insieme a Robin-chan!”
“La tua dea?”
Una ragazza dai capelli neri comparve alle spalle di Zoro e guardava Sanji con un cipiglio nervoso.
“V-violet… posso spiegare!” Sanji si portò le mani avanti.
“Finiscila di chiamare Robin dea!” Franky era entrato nella stanza, occupandola per la metà con la sua massa “Lei è la mia ragazza!”
“Franky, non essere geloso” lo rimproverò bonariamente Robin.
“Nami, come ti senti?” Tashigi si era fatta strada per avvicinarsi al letto e poggiare la mano calda sulla fronte della ragazza.
Nami, intontita da tanta gente attorno, riuscì a vedere anche Usopp, Kaya e Perona che erano entrati nella stanza e si stavano tutti accerchiando intorno a lei, rendendo l’aria irrespirabile.
La vecchia strega strinse pericolosamente la bottiglia tra le mani “Chiunque non sia un medico esca subito da qui!” urlò con quanto fiato avesse in gola e fu in quel momento che Nami la riconobbe, era la dottoressa Kureha, la professoressa di Chopper.
Tremando per lo spavento, Chopper e Kaya si affrettarono a spingere tutti fuori, solo Rufy non ne volle sapere di schiodarsi dal fianco dell’amata.
“Abbiamo un cocciuto, eh?” la donna portò gli occhiali tondi sul naso adunco e si avvicinò al letto “Non puoi assistere alla visita, la ragazza si deve spogliare!”
Rufy assunse un’espressione imbarazzata e spostò velocemente lo sguardo da Nami alla dottoressa.
“Ecco …” era  vistosamente indeciso sul da farsi, quando la dottoressa disse “Ehy, dottor Law, entra con i risultati delle analisi”
Vedendo Trafalgar Law entrare nella stanza con la sua sicurezza e la sua spavalderia, impeccabile nel camice bianco che mancava alla sua anziana collega, Rufy fissò lo sguardo su Nami “Io rimango qua!”
Chopper cercò di  farlo ragionare prima che la dottoressa si arrabbiasse con lui, ma Rufy non volle saperne, continuava a blaterale che non voleva andare via.
“Rufy …” la voce dolce di Nami lo fece tacere. Il ragazzo si voltò e si avvicinò a lei che si era seduta in mezzo al letto, le mani composte sul grembo.
“Nami, dimmi” la scrutava, felice che l’avesse chiamato e che avesse allungato una mano per accarezzargli il volto, ma, invece del gesto dolce, Nami cominciò a tirarli le guancie, deformandoli il viso furiosa “ESCI SUBITO DA QUI!!!!”
 
Rufy stava con il volto tra le mani, seduto sulle sedie lungo il corridoio angusto insieme agli altri, visibilmente nervoso.
“Voi perché siete fuori?” chiese Koala a Chopper e Kaya che piantonavano la porta della stanza.
“La dottoressa Kureha ci ha ordinato di non farlo entrare” rispose Kaya con dolcezza.
“Altrimenti ci boccia all’esame” continuò Chopper ed entrambi sospirarono rassegnati.
Sabo guardava il fratello e cercò di smorzare il clima teso “Che fine ha fatto Hancock?”
Tutti si guardarono, perplessi.
“Se non fosse stato per lei, Nami non sarebbe in ospedale!” sbottò Usopp, battagliero.
“Non ha nemmeno il coraggio di farsi vedere!”
“Io non riesco ad avercela con lei”
Tutti si voltarono verso Tashigi che era in piedi accanto ad una macchinetta del caffè.
“La tua amica ha rischiato la vita” puntualizzò Franky “Come fai a non avercela con lei?”
Tashigi abbassò lo sguardo “Lei è sempre stata innamorata di Rufy” disse “Era riuscita ad averlo e poi le è stato sottratto”
“Ma tu hai aiutato Nami a rubarglielo” Perona la attaccò, non si fidava di lei e non smetteva di controllare i suoi spostamenti e quelli di Zoro.
“Lo so” rispose Tashigi “Ma lei non si era resa conto dei sentimenti che Rufy non provava. Era accecata da un amore che esisteva solo nella sua testa. Una volta presa coscienza, o le si parlava con calma o la si lasciava calmare da sola. Purtroppo Nami ha avuto l’infelice idea di seguirla ed è successo quel che  ci ha portato qui”
“Ho capito quel che vuoi dire” Violet si strinse accanto a Sanji “Perdere la persona amata è la cosa più brutta che possa mai succedere”
Tashigi sollevò lo sguardo, cercando quello di Zoro, ed annuì “È una cosa che ti distrugge”.
E sentendo le parole della ragazza, Rufy sprofondò ancora di più le dita nel capo e si diede dell’idiota per aver fatto soffrire anche un’altra donna che gli voleva bene.
 
Law tolse lo stetoscopio dal manicotto intorno al braccio della ragazza.
“La pressione è nella norma” disse alla dottoressa Kureha che scarabocchiava una cartella clinica.
Il ragazzo prese una lampadina dal taschino del camice e puntò la luce verso gli occhi di Nami “Non chiudere” le disse solamente.
Dopo pochi attimi spense la luce “Stai bene” disse “Ti teniamo solo questa notte in osservazione”
“Hai preso una bella botta” commentò la dottoressa, bevendo un altro sorso “E quella tua sottospecie di ragazzo ha fatto un casino quando è arrivato con l’ambulanza”
Nami arrossì leggermente, vergognandosi perché conosceva i suoi amici e specialmente Rufy e quindi non le fu difficile immaginare cosa avessero combinato.
“Alla fine vi siete messi insieme” mormorò Law, l’espressione sempre apatica sul volto.
“Ecco” Nami tentennò “in effetti ci siamo baciati… ma non so se posso dire che stiamo insieme”
La vecchia dottoressa scoppiò in una risata “Quando si sta con un bambino anche solo un bacio è una ufficializzazione. Troppi germi messi in condivisione”
 
“Chi viene con me al bar?”
La proposta di Franky aveva fatto alzare dal loro stato di immobilità Sanji, Violet e Perona, quest’ultima perché non sopportava più l’assenza di cose carine e l’odore di disinfettante.
Vista l’assenza dei due principali motivi di disturbo (Sanji e Perona), Zoro si alzò dalla sedia accanto a Rufy e si avvicinò guardingo a Tashigi che era ancora con le spalle contro il muro e le braccia conserte.
“Vieni con me?” le sussurrò all’orecchio.
E prima che lei potesse rispondere, Zoro tirò un sonoro pugno alla macchinetta facendo sobbalzare i presenti “Questo catorcio non funziona!” esclamò “Andiamo a cercare un’altra macchinetta” e trascinò la ragazza per un polso lungo il corridoio stretto.
Una volta girato l’angolo,Koala  ridacchiò e si alzò per infilare una monetina nella macchinetta, pochi secondi e il liquido bruno e fragrante cadde nel bicchierino di plastica.
“Poteva inventarsi una scusa migliore" commentò Sabo con un sorrisetto sornione.
 
Zoro non aveva neanche atteso di girare l’angolo che aveva cominciato a baciare la ragazza con foga.
Tashigi fu costretta ad allontanarlo con uno spintone per riprendere aria “Datti una calmata” sussurrò guardandosi intorno, tesa.
Il ragazzo sbuffò, ma la prese per un polso e si allontanarono ancora un po’ fino a raggiungere una sala d’attesa deserta. Mancava solo mezz’ora a Natale.
Tashigi si sedette su uno dei sedili verdi e vecchi, lo sguardo basso. Zoro le si sedette accanto portando distrattamente un braccio dietro le sue spalle,sullo schienale.
“Devi parlare con Perona” furono le parole della ragazza dopo attimi interminabili di silenzio.
“Perché?” Zoro non la guardava.
“Lei crede che tu sia il suo ragazzo”commentò lei a bassa voce.
“Non lo sono”
“Ma lei non lo sa e tu devi parlarle. O io non…” non riuscì a finire la frase, Zoro l’aveva fatta tacere con un bacio mozzafiato.
Al distacco, il ragazzo ghignò “Questo è un buon modo per farti stare zitta”
Tashigi gli tirò un pugno sulla spalla, rossa in viso ed offesa “Tu! Brutto stronzo!”
Zoro ridacchiò,non cercando nemmeno di fingere che i colpi della ragazza non gli facevano né caldo né freddo, poi le prese i polsi e la fissò negli occhi scuri. Lanciò un’occhiata all’orologio appeso alla parete “Manca mezz’ora” disse, poi prese dalla felpa il pacchetto regalo e lo porse alla ragazza, senza dire nulla.
Tashigi afferrò titubante il piccolo pacchetto “Questo è per me?”, il ragazzo fece spallucce.
Lei lo aprì piano e non riuscì a trattenere lo stupore nel vederne il contenuto.
Tolse la collanina dal suo contenitore, ammirando il fiore delicato e il luccichio della pietra centrale “Ma è …. È bellissima” riuscì  a dire, affrettandosi a metterla al collo “Ma io non ti ho preso nulla”  esclamò dispiaciuta mentre stringeva il gioiello con la mano.
“Fa niente” rispose lui, alzando le spalle e avvicinandosi a lei per vedere se si lasciava baciare.
Al suo consenso, sorrise mentre ricominciava ad intrecciare la lingua con la sua. Non le avrebbe mai detto che l’unico regalo che voleva era vederla felice.
 
La stava baciando.
Zoro stava baciando Tashigi.
Perona strinse con forza la bottiglietta d’acqua nella sua mano mentre assisteva alla scena.
Che doveva fare? Scappare oppure andare ad urlare tradimento contro loro?
Stava per optare per quest’ultima quando sentì qualcuno trattenerla per una spalla e, voltandosi, incrociò due occhi dorati ed ipnotici.
“Mihawk?” esclamò, sorpresa “Che ci fai qui?”
 L’uomo,nel suo completo di velluto damascato, la fissava apatico “Sono venuto a prenderti”
La ragazza strinse il labbro, portando i capelli rosa dietro le spalle con il gesto di una mano “Non voglio venire. Sto a casa del mio ragazzo!”
“E il tuo ragazzo è quello che sta baciando un’altra?”
Perona si voltò per rivedere la coppia: lei lo stava picchiando e lui ridacchiava mentre continuava a rubarle baci a fior di labbra, sembrava veramente felice.
“Lui è mai strato così felice con te?” le sussurrò l’uomo all’orecchio. Perona non rispose, ma strinse le labbra, combattuta.
“Vuoi veramente distruggere la sua felicità?” continuò lui “Se in questo momento vai e gli fai una scenata, lui non te lo perdonerà mai”.
Perona li osservò ancora. Tashigi fece finta di andare via e Zoro la prese per la vita, costringendola a sedersi sulle sue ginocchia e cominciandola a baciare nuovamente con passione. Non l’aveva mai visto così felice, sereno … innamorato.
“Chi ti ha detto che ero qui?” chiese solamente.
“Zoro mi ha chiamato il giorno in cui ti sei presentata alla sua porta.” Rispose “Io ero allo spettacolo stasera, ed ho assistito all’incidente”
Perona annuì piano e sospirò “Andiamo a casa” e precedette Mihawk lungo il corridoio illuminato dalla luce artificiale.
 
“Ehi, principe azzurro” la dottoressa Kureha e Law erano usciti dalla stanza.
Rufy si alzò dalla sua posizione scomoda e corse a chiedere notizie della ragazza, seguito subito da tutti gli altri.
“Come sta Nami ?”
“Sta bene” rispose il ragazzo tatuato “Stanotte rimane qui per osservazione, ma potrò passare il natale a casa con voi”
“Uno può entrare a vederla” aggiunse la vecchia dottoressa.
Inutile dire che Rufy si precipitò nella stanza prima degli altri.
 
Robin ridacchiò “Credo che noi siamo di troppo” disse rivolta agli altri.
“Io non me ne vado finché non vedo la mia Nami-swan!” esclamò Sanji, battagliero.
“Ma io dovrei tornare a casa, è quasi mezzanotte” disse un po’ timidamente Violet, Sanji la guardò per un momento, poi guardò fuori da una piccola finestrella per constatare se stesse ancora nevicando “Ma andiamo pure, mia adorata” si offrì roteando su se stesso “La neve, la notte di Natale … Nulla di più romantico!” e la aiutò a mettere il cappotto.
Prima di andarsene, Sanji si rivolse a tutti “E il marimo?”
“Sta prendendo un caffè” rispose Robin, sorridendo e li salutò.
“Anche noi andiamo” annunciarono Sabo e Koala “Qui siamo sicuramente di troppo”.
“Buonanotte e buon Natale!” aggiunse la ragazza salutando tutti con due baci sulle guancie e si incamminarono nel corridoio angusto mano nella mano.
“Come sono carini, vero?” commentò la ragazza con i capelli neri mentre Chopper le si sedeva accanto, esausto.
Usopp guardò l’orologio “Accompagno Kaya a casa” annunciò “Ci vediamo domani mattina”
“Buonanotte ragazzi” salutò timidamente la bionda.
Rimasti soli, Franky strinse Robin a sé “E noi che facciamo?” chiese malizioso, a bassa voce per non farsi sentire da Chopper.
La ragazza sorrise “Mettiamo il piccolo a letto” disse indicando il ragazzo che si era addormentato al suo fianco sulla sedia.
 
 
Trafalgar Law camminava nel corridoio silenzioso, salutando con un cenno del capo le infermiere che ridacchiavano maliziose.
Un piccolo alberello decorato illuminava l’angolo più buio del corridoio. Era triste da guardare nonostante le luci colorate ed i festoni allegri.
Un lieve scalpiccio alle spalle attirò la sua attenzione “Lei sta bene” esclamò ad alta voce “Non devi nasconderti”
Si voltò ed attese che la donna uscisse dal suo nascondiglio.
Boa Hancock lo fissava con aperta ostilità “Non mi interessa” sibilò.
Il ragazzo scrollò le spalle “Come ti pare” e fece per andarsene quando lei disse “Lui è con lei?”
“Non ha mai lasciato il suo fianco se non sotto sua esplicita richiesta”
Hancock strinse il labbro ed annuì “Ce l’ha con me?” chiese dopo un tempo che parve infinito.
“No”
“Tu che farai?”
Law sollevò un sopraciglio “In che senso?”
“Con lei, beota!” lo aggredì la ragazza, roteando i lunghi capelli.
“Non mi importa. Se sono felici” rispose “Per me va bene, dovresti fare lo stesso”
Hancock batté i piedi, sull’orlo delle lacrime “Io non voglio rinunciare a lui!”
“Fra poco è Natale” commentò Law, lasciando la donna interdetta “La vigilia si passa con chi si ama… Credi di aver mai avuto una speranza?”
Hancock tacque. In cuor suo sapeva che Rufy non era mai stato suo ma non poteva non soffrirne.
Sentì il cellulare squillarle all’improvviso nella borsetta e lo prese,non credendo ai suoi occhi.
Era un messaggio di Rufy!
Nami sta bene. Mi dispiace averti fatto soffrire, sei una cara amica. Passaci a trovare. Buon Natale. Rufy”
Hancock sorrise, stringendo il cellulare al petto “Io ho ancora una speranza” gridò battagliera e corse via, fuori dall’ospedale.
Law guardò la cartella clinica di Nami per poi cercare delle schede vuote “Chissà se c’è posto in psichiatria”
 
“Nami, come stai?”
Rufy si avvicinò veloce al letto, prendendo la mano della persona per lui più importante.
La ragazza sorrise serena “Sto a posto” disse “un po’ di mal di testa,ma sia Law che la dottoressa Kureha hanno detto che è normale”
Rufy fece una smorfia al nome del rivale che alla ragazza non sfuggì.
“Non essere geloso” ridacchiò.
Il ragazzo spostò lo sguardo, punto nell’orgoglio.
Nami scrollò il capo e gli prese il volto tra le mani “Io ho scelto te” disse prima di baciarlo dolcemente. Rufy giocherellò con i suoi capelli arancioni mentre la baciava, assaporando a pieno il sapore agrodolce del suo amore.
Solo il rintocco dell’orologio appeso in cima alla porta fece staccare i due amanti. Era mezzanotte.
Nami sorrise “Buon Natale, Rufy”
“Buon Natale, mia regina”





Angolo dell'autrice:
sembra un secolo dall'ultima volta che ho aggiornato, vi chiedo perdono ma sono stata super impegnata e non sono riuscita a finire prima di ora!
Come vedrete dal "Il corso" la storia non è conclusa, c'è ancora un capitolo da pubblicare, ma state tranquilli! La prossima settimana leggerete la conclusione di questa storia sconclusionata.
Grazie per la pazienza e per l'affetto e per le recensioni e anche sono per aver letto con assiduità questo racconto.
un bacio 
Fra

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Capitolo 16
*** sei mesi dopo ***


 
Caldo.
 Caldo asfissiante nonostante le finestre spalancate e l’orario per niente tardo.
Giugno è uno dei mesi più odiati per gli universitari. Il caldo che rende difficoltoso lo studio e, in quel momento, il caldo stava rendendo difficoltoso anche il sonno di Nami.
La calura estiva era aumentata intorno al corpo della ragazza per colpa del fidanzato stretto con le braccia intorno alla sua vita.
Da quando Nami era tornata dall’ospedale, sei mesi prima, e avevano annunciato la loro relazione agli altri, ci fu un cambiamento delle disposizioni delle stanze. Ignorando completamente le proteste di Sanji, si era deciso che Nami e Rufy avrebbero diviso la stanza che il ragazzo divideva prima con Zoro e Sanji, mentre Robin e Franky avrebbero occupato la ex-stanza delle ragazze, con un conseguente spostamento di Zoro e Sanji nella stanza dei ragazzi che era la più grande con l’aggiunta di un solo letto singolo ai due a castello.
“Rufy” mugugnò la ragazza intontita dal sonno da cui ancora non era uscita “Spostati”
Nessuna risposta.
Nami provò a spostare le sue mani dalla vita ma nulla. “Rufy, fa caldo!” provò a dire, prendendolo a calci, ma non ottenne alcun risultato.
La ragazza sospirò, ormai completamente sveglia, e provò a sfilarsi dalla sua presa, ma, con grande sorpresa, sentì la stretta intorno al corpo stringersi ancora di più.
Nami saltò su tutte le furie “TI VUOI SVEGLIARE????!!!????”
Il ragazzo sobbalzò sotto le percosse violente di lei e, ben presto, la stanza venne riempita dagli altri inquilini, spaventati dalle urla mattutine.
“Nami- san, stai bene?” chiese Sanji, impeccabile nel suo pigiama che tutti si chiedevano come facesse a non sentire caldo.
“Ma che avete sempre da strillare? Stavo dormendo” urlò Zoro che si era presentato solo in mutande e a torso nudo così come Franky che sbadigliava vistosamente con Robin al suo fianco che, vedendo che la situazione era nella norma, si precipitò a preparare del caffè.
“Nami-san, deve stare attenta nelle sue relazioni intime con Rufy” scherzò Brook e Nami divenne subito rossa di rabbia, mentre Usopp e Chopper si affrettavano a vedere se il loro amico fosse ancora vivo.
“Ma che ti ho fatto?” mugugnò il ragazzo, intontito dalla brusca sveglia.
Nami stava per rispondere, quando qualcun altro si presentò alla porta.
“Che è successo?”
Il volto preoccupato di Tashigi divenne presto rosso di imbarazzo.
Indossava un pigiama azzurro a maniche corte e pantaloncino, i capelli erano arruffati e gli occhi carichi di sonno, sembrava che pure lei si fosse svegliata da poco.
“E tu che ci fai qui?” chiesero all’unisono gli inquilini, sorpresi, e spostarono tutti lo sguardo su Zoro nel momento in cui sibilò “Ti avevo detto di non uscire dal letto per nessun motivo”
“Se sento qualcuno gridare, di certo non posso starmene zitta e buona!” attaccò lei, guardandolo in cagnesco.
I due cominciarono a discutere finché non si accorsero che sette paia di occhi sgranati attendevano spiegazioni.
Dopo una serie di urla infinite tra Zoro e Sanji, una Tashigi rossa come un peperone sotto le domande infide di Usopp, Brook e Nami, il tutto con Rufy, Franky e Robin che facevano colazione gustandosi la scena e Chopper che cercava di carpire informazioni da una parte all’altra,  i due confessavano che tutte le volte che Zoro diceva di andare a dormire presto, in realtà era perché la ragazza era già nascosta nella stanza e passavano la notte così, insieme, abbracciati nonostante il caldo.
“E tu che ti lamenti sempre!” Rufy rimproverò la fidanzata con uno sguardo offeso.
Inutile dire che Nami se la prese talmente tanto che dovettero cercare tutti di trattenerla dall’ucciderlo.
 
“Buongiorno, Rayleght!”
“Jimbe! Vecchio mio! Come mai di nuovo da queste parti?”
Jimbe,nella sua stazza rivestita da un abito colorato, si avvicinò sorridendo all’amico “Ho un lavoro da queste parti” spiegò, poi indicò la casa vicina dove da poco erano cessate le urla “Ma non stanno mai tranquilli quelli?” chiese,trattenendo le risate.
Rayleght cominciò a ridere “Dall’ultima volta che sei passato, in quella casa è sbocciato l’amore” spiegò “E sappiamo anche noi cosa significa”
“Si sono rincitrulliti?”
“Ahahahah, non avrei saputo dirlo meglio” scherzò l’uomo “Oh,ma guarda chi sta arrivando”
Lungo la strada due ragazza, una bionda e una mora, camminavano ridacchiando con libri e sacchetti sotto il braccio.
“Quelle sono Kaya  e Violet” spiegò “le fidanzate di Usopp e Sanji. E dentro dovrebbe esserci ancora Tashigi, la ragazza di Zoro. Sono alcune mattine che la vedo andare via sul tardi dopo gli altri”
“Le cose si fanno serie” scherzò Jimbe, ma il suo sguardo fu colpito da una ragazza che sbirciava la casa da dietro un angolo “E quella chi sarebbe?”
Rayleight guardò meglio nella direzione indicata dall’amico “Oh, quella è Hancock!” esclamò “Tutte le mattine e tutte le sere attende che Rufy esca da casa. Non si è ancora rassegnata al fatto che lui e Nami stanno insieme. Pensa che, giorni fa, Nami era così stufa della sua insistenza che ha finto di scacciare Rufy di casa per poi lanciarle un secchio d’acqua in testa non appena si è avvicinata alla porta d’ingresso”
I due risero a immaginarsi e ricordarsi l’accaduto, quando si accorsero che gli inquilini stavano tutti uscendo dalla casa per salutare le due ragazze che stavano fuori.
“Buongiorno ragazzi!” li salutò Rayleight e i nove si avvicinarono insieme alle tre acquisite.
“Buongiorno Rayleight!” salutò Rufy a nome di tutti con un enorme sorriso.
“Dove andate di bello?” chiese l’uomo.
“Io accompagno la mia dolce Violet e questo scheletro ambulante in accademia” esclamò Sanji indicando l’amata con tenerezza e guardandola con occhi dolci.
“Io e Chopper siamo di turno in ospedale” disse timidamente Kaya “Ed io cominci il tirocinio nel loro laboratorio chimico!” esclamò Usopp tutto orgoglioso di sé.
“Io mi assicuro che Rufy si presenti all’esame!” esclamò Nami, tirando una guancia al fidanzato che urlò “Ma io ho fame! Non voglio fare l’esame”
“Anche noi abbiamo un esame” aggiunse Tashigi.
“Abbiamo un esame?” Zoro la fissò sorpreso.
“Te ne sei dimenticato?” la ragazza era allibita “Abbiamo anatomia”
“Non mi presento” tagliò corto lui e la ragazza cominciò a sgridarlo per la sua mancanza di impegno, aiutata da Sanji che caricava la dose di insulti e la rabbia di Zoro.
Rayleight e Jimbe risero “E voi? Che farete?” chiese quest’ultimo a Franky e Robin che erano rimasti in silenzio.
“Noi andiamo al mare” risposte Franky sollevando una borsa che sembrava sul punto di scoppiare.
Tutti li guardarono con enorme invidia mentre Franky si metteva nella sua SUPER posa.
“Allora vi lasciamo andare, buona giornata ragazzi” salutarono i due adulti e i ragazzi andarono per le loro strade, dividendosi.
 
“Nami” Rufy, nell’autobus, sedeva accanto alla fidanzata.
“Dimmi”
“Che facciamo dopo?”
“Tu che vuoi fare?”
“Voglio stare con te”
Nami sorrise “Rufy, io aspetto che tu finisca l’esame e poi, se vuoi, possiamo andare a mangiare un boccone alla tavola calda, offri tu però”
“Non intendevo questo” esclamò il ragazzo “Voglio stare con te per il resto della mia vita” esclamò arrossendo.
Nami sorrise e lo baciò delicatamente sulle labbra “Staremo insieme tutta la vita” un altro bacio “E anche di più”.


Angolo dell'autrice:
e dopo sei mesi anche questa storia è finita, grazie mille a tutti quanti per avermi seguito fino ad ora. lo so, il finale è un pò troppo smielato per i miei standard, ma mi piace molto questa coppia.
grazie mille a tutti voi 
un bacio 
alla prossima
Fra

 

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