Ad osservare la neve cadere

di shihoshinichi99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la studente migliore ***
Capitolo 2: *** Incomincia tutto senza preavviso ***
Capitolo 3: *** Cosa intendi fare, ora ... Sherry? ***
Capitolo 4: *** Lasciami andare ... fidati di me! ***



Capitolo 1
*** la studente migliore ***


AD OSSERVARE LA NEVE CADERE
cpitolo 1: la studente migliore


Sono passati ben sette anni, ma quei tempi non si possono dimenticare, restano impressi nella memoria e nulla li rimuove. Aspettano “il Giudizio Universale”. Come succederà? Come finirà? Sono domande a cui nessuno può rispondere, a meno che non possegga una macchina del tempo o qualche antico manufatto dai poteri stupefacenti. Ma io non ho niente di tutto ciò (per fortuna) e non avrei mai potuto sapere che un giorno le nostre strade si sarebbero di nuovo incrociate.
-Buongiorno! Mi esponga il suo problema …- dissi all’uomo che mi sedeva di fronte, annuivo e non ascoltavo davvero, “tanto” pensavo “sono un famoso detective” -Continui pure …-
-L e stavo proponendo di condurre uno stage … le va bene?-
-Certo, nessun problema … - risposi mentre giocherellavo con la matita -Un attimo, cosa?-
-Uno stage … le spiego: In America vi è una delle scuola più prestigiose del mondo, dove gli studenti seguono vari progetti, tra cui vi è un concorso … ma in realtà ci basiamo sui voti … dove uno studente viene scelto per seguire un poliziotto/ detective, qui entra in gioco lei, per ben due mesi. Molti studenti stanno facendo ora il test … che ne pensa? È disposto a sostenere questa iniziativa?-
-Perché io?- chiesi sapendo già la risposta.
-Beh … in realtà avevamo pensato a un detective di Osaka, ma quando gli abbiamo chiesto se sapeva bene l’inglese, ecco, lasciamo stare …- fece una smorfia divertita.
-Lei è americano?-
-Sì …-
-Si sente dall’accento - risi e poi tornai serio. -Quindi sono una seconda scelta?-
-In realtà no, l’abbiamo lasciata in pace perché un ispettore della zona ci ha detto che era molto impegnato, ma quest’anno mi hanno acconsentito di parlarle … che ne pensa? Accetta?-
-Ehm … e lo studente mi seguirà ovunque?-
-Sì, beh a parte la vita privata … però se potete accoglierlo, non dispiacerebbe?-
-Questo non credo sia un problema … okay, ci sto-
-Davvero?!- si alzò in piedi felicissimo.
-Sì, mi piace l’idea … Arigatou- salutai.
-Hope to hear you soon, Thank you very much- “è davvero americano!” pensai, sentendo la pronuncia.
-You’re welcome!- risposi entusiasto.
“Devo ripassare il mio inglese” dissi tra me e me e chiesi un caffè al poliziotto dello studio accanto, che aveva la moca pronta.


-Ah! Le vacanze invernali! Non sei contenta?!-
-Sì, ma ora ci sono gli esami, ayame- chan-
-Uffff …- fece sbuffando -Lo so,non serve che me lo ricordi! Ai-chan, mi aiuti a studiare?-
-Certo! When are you free?-
-Ah … basta inglese … parla chiaro …- disse sbuffando nuovamente.
-Ahahah - rise l’altra ragazza -Dimmi quando sei libera …-
-Sempre per te!- rispose un ragazzo da dietro, aggrappandosi alle spalle di Ayame-chan.
-Spa-ri-sci!-
-Come non mi ami?!- fece l’altro, come stupito.
-Per niente! Stavo parlando con Ai-chan!- gli fece la linguaccia e Ai rise.
Ayame-chan era una ragazza molto divertente, ma anche intelligente. Studiava per diventare una giornalista, per questo la maggior parte delle mattine arrivava a scuola mezza addormentata e non seguiva mai le lezioni. Era alta circa 1 metro e 60, aveva i capelli biondi e lisci fino alle spalle, aveva uno sguardo vispo che non si faceva sfuggire nulla, occhi marroni e, ogni giorno, sorrideva senza interruzione.
Il ragazzo, Shouta, era molto simpatico e sapeva a memoria tutte le formule di matematica appena le vedeva, studiava per diventare professore al liceo della sua città. Era sempre incollato ad Ayame-chan e la guardava con occhi dolcissimi, si prendeva sempre cura di lei e se aveva bisogno, lui c’era. Era più di tutte e tre, capelli castani chiaro e gli occhi marroni come quella della ragazza. Qualcuno chiedeva sempre se erano fratelli e lui rispondeva “MAGARI!”.
-Ai? Come mai parli così bene l’inglese? Non hai nemmeno i lineamenti giapponesi …-
-Mia madre era americana, per questo i lineamenti, e per l’inglese, ho già studiato qui e quindi ci sono abituata …- Ayame l’abbracciò.
-Ah! Sei meravigliosa! Ai-chan? Perché ti fai chiamare così?-
-Cos’è? La giornata “scopri chi è Ai”?- risero fino all’appartamento che condividevano.
-Domani danno i risultati dei test per quello stage … eh, Ai?- la ragazza stava borbottando.
-Sì?! Dimmi … -
-Perché non l’hai fatto, avresti vinto …-
-Non è vero e comunque tutti sanno, tranne te magari, che si basano sui voti di tutti gli studenti dell’istituto, non sui risultati dei test-
-Quindi l’ho fatto per nulla?-
-Ma poi che te ne fai di un mese con un poliziotto?- Ayame la guardava sbalordita della domanda -Ah! Mi sono risposta …-
-Ei, ragazze?! Che mangiamo?- saltò di nuovo fuori Shouta.
-Che vuoi? Abbiamo pasta …- ripose Ayame.
-E pasta …- continuò l’altra.
-E ancora pas … ah no! PIZZA!!- gridò Ayame contentissima.
-Ti amo!- rispose Shouta.
-IO NO!- disse Ayame, postando la pizza dalla portata del suo amato che stava prendendo lo slancio per prendersela.
-Mangiamo dai!- disse Ai-chan.
-OKAY!- risposero all’unisono i due amici.


Il giorno dopo, il trio era fuori dall’istituto e stava preparando il piede destro per entrare, come tutte le mattine, insieme, ma un altoparlante posto all’esterno annunciò:
-CARI STUDENTI, OGGI ANNUNCIEREMO NELL’AULA DELLE CERIMONIE, IL NOME DELLO STUDENTE CHE AVRA’ L’OCCASIONE DI SVOLGERE LO STAGE DI DUE MESI … AL SEGUITO DI UN DETECTIVE! VI ATTENDIAMO ALLE 10 NELL’AULA DELLE CERIMONIE, IN ORARIO RAGAZZI, SALUTI- e si chiuse l’annuncio.
-Bene …- disse Shouta -Entriamo?-
Le ragazze annuirono e il trio continuò per la sua strada.


-Ci siamo! L’aereoporto!- dissi in ansia per l’arrivo dello studente prescelto.
-Sei pronto, Shinichi?- mi chiese Ran.
-Certo, non sto più nella pelle!-
L’aereo atterrò e quello che vidi mi fece ricordare ciò che cercavo di dimenticare.
Una ragazza snella, alta, con due valigie, teneva in mano la locandina della scuola con, credo, le informazioni utili su dove andare.
Le andammo incontro.
Non so, ma qualcosa mi diceva di non accettare quella conversazione, perché tutto sarebbe cambiato, ma poi sbuffai e seguii Ran a conoscere la ragazza che mi avrebbe seguito per due mesi.
-Buongiorno!- disse sorridente Ran -Sei dell’istituto americano?-
-Sì …- la ragazza teneva lo sguardo sul foglio, stava fissando il mio nome.
-Qualche problema?- le chiesi.
Ebbe un tremito e di nuovo provai il desiderio di andarmene, di lasciare tutto lì.
-Hai freddo, cara?- chiese Ran, passandole il suo cappotto, ma lei lo respinse.
-No, grazie … sto bene-
-Ah, okay …- Ran mi lanciò una occhiataccia come “dille qualcosa”, “è te che deve seguire”, “è un po’ timida!”  e io chiesi -Come ti chiami?-
-Non mi trattare come una bambina, grazie-
Finalmente alzò il viso.
-Haibara?!?!- dissi, quasi che tutto l’aereoporto mi senti -Che … che … ci fai qui?!?-
-Mi hanno scelta, bell’amico! Non mi avevi nemmeno riconosciuta!- portò lo sguardo altrove.
-Sei cambiata molto, ecco perché!- disse Ran, per me.
Ai alzò lo sguardo e ci osservò dall’angolo degli occhi.
-Vi siete sposati?-
-Sì- rispose Ran al settimo cielo.
-Bene-
-Andiamo?- dissi alla fine.
La ragazza annuì e senza dire altro ci seguì verso la macchina.

Aveva lo sguardo serio come una volta, sentivo che era triste di rivedermi.
-Direi che potrei stare dal professore Agasa, no?-
-Ecco … il professore- mi interruppi, non riuscivo a completare la frase.
La macchina si fermò proprio di fronte alla sua villa. Stava cadendo a pezzi e le erbacce avevano riempito il giardino, la macchina gialla era ancora là, come quando è successo.
-Shiho, il professore se n’è andato- finì Ran.
Per la prima volta, non era Ai ad avere un cuore di ghiaccio, ma la donna che avevo sposato.
-No … no … NOOO!- urlò Ai, scendendo dalla macchina e dirigendosi verso il cancello arrugginito. Stringeva le sbarre e pian piano si accasciò a terra.
Teneva la testa contro il ferro freddo, le lacrime scendevano sulla prima neve caduta il giorno prima, e le mani stringevano quel cancello che non avrebbe più potuto oltrepassare.
-Andiamo Shiho …- disse Ran, che era scesa dall’auto.
-no …- rispose con un fil di voce la ragazza.
-Forza …- le aveva appoggiato la mano sulla spalla.
Ai si voltò e con un gesto veloce, tolse la mano da dov’era e le disse chiaramente: -Come puoi dirmi di andarmene dopo aver appena scoperto che l’uomo che voleva essere mio padre, è morto!-
-Scusami-
-No! Tu non sai che significa …-
-Come no?! Mio padre, ecco, è mancato l’anno scorso, infarto improvviso …- Ran portò le mani al viso.
-Scusami- ripeté piangendo e cadendo inginocchiata a terra.
Ai si alzò da dov’era e continuò: -No! Tu non puoi capire! Sai che significa vivere nella paura di essere uccisa, avere un padre assassino che ha ucciso sua moglie e sua figlia. E avrebbe fatto lo stesso anche con l’altra? E ora vengo a scoprire, che, a due anni di differenza, ho perso entrambi, mio padre e l’uomo che mi voleva bene più di qualsiasi altra cosa al mondo? Lo stesso Agasa mi aveva dato la notizia … e ora, speravo di avere almeno lui e invece che trovo? Una ragazzina che mi tratta da inferiore e che cerca di capire come mi sento?!- la conversazione stava diventando tremenda per rimanere in disparte ad ascoltare.
-Sei senza cuore, Shiho!- urlò Ran da terra.
Ai strinse le mani a pugno, si accovacciò e piangendo iniziò a tirare la neve contro il cancello. Contro il destino che le aveva tolto tutto.
-Ai …- dissi con tristezza, la fermai per le braccia e lei si girò e pianse stringendomi a sé. Più forte di quanto avesse fatto Ran nella stessa situazione.
“Io non posso capire davvero cosa provi, Shiho”
La stinsi anch’io e non la volevo più lasciare andare. Mai.

****************angolo*****************
Buonasera a tutti :) sono tornata e siccome non mi è piaciuto terminale "L aneve color rosso sangue" in quel modo, ho pensato di fare un seguito *-*
EH EH XD
okay, ci sono ... comunque come avrete capito, si ambienta sette anni dopo e si svolge tutto attorno a un mistero che la nostra coppia dovrà risolvere, certo non ci mettono due mesi, però quasi dai XD
Va bene ... spero vi sia piaciuta
attendo recensioni e varie annotazioni che volete fare ;)
Grazie :)
alla prossima
Shihoshinichi99 :-*

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Capitolo 2
*** Incomincia tutto senza preavviso ***


AD OSSERVARE LA NEVE CADERE
capitolo 2: Incomincia tutto senza preavviso

Stava seduta davanti la finestra, la mano sul vetro a guardare la villa disabitata. Non sapevo che dire, che fare con lei e come comportarmi. L’atmosfera precipitava quando Ran incrociava lo sguardo della ragazza dagli occhi di ghiaccio. Erano passati quasi tre giorni dal suo arrivo a Beika. Era cresciuta, più alta, snella, i capelli ramati raccolti a chignon e un ciuffo meno spettinato. La sua divisa era bianca con la gonna e la giacca nera. Le stava bene. Abbassò lo sguardo e anche la mano si abbassò, scivolando sul vetro liscio. Una lacrima scese leggera sulla cornice della finestra. Non si mosse per qualche secondo, poi si alzò e se ne andò su per le scale, forse nella sua camera.
-Accidenti!- sentii dire mentre la porta sbatteva.
-Che bambina …- disse Ran con le braccia incrociate e lo sguardo rivolto alla villa -Non sa affrontare le cose-
-Ran!- la guardai serio e continuai con un tono severo -Smettila subito di trattarla così, il professore era la cosa a cui teneva di più … smettila te ne prego- mi voltai e uscii dalla porta. Camminavo per le strade deserte.
“Sono tutti partiti per le vacanze natalizie” pensai.
Era ormai sera quando ero sulla via di casa. Passai la villa del professore sovrappensiero. Mi fermai e tornai indietro.
-Haibara?- chiesi guardando il cortile e notando il cancello aperto.
Qualcuno si muoveva per terra vicino la porta d’ingresso. Si alzò sentendo la mia voce e guardando dalla mia parte disse: -Kudo-kun …-
-Sapevo che eri te …- mi avvicinai ed entrai dirigendomi verso quella figura misteriosa -Che fai qui?-
-Non voglio che l’ultima cosa che ho di lui, sia trattata senza rispetto … per cui ho pensato di pulire il giardino e l’interno, ma non trovo le chiavi-
Sorrisi a quella ragazzina, della mia età, che guardava in basso e teneva le mani a pugno.
-Ti aiuterò!- feci alzando il pollice e sorridendo.
-Sei sorridente … più di prima, sei felice?- mi chiese un po’ rattristata.
-Certo …-
-Okay … a me importa soltanto questo- e mi sorrise come una volta.
-Ora non puoi fare niente, farà buio tra poco, faremo domani …- le dissi serio.
Annuì.
Tornammo a casa e Ran ci sorrise felice. Poi guardò meglio Ai e notò che non aveva replicato al suo saluto.
-Sei monotona Ai-chan! Sorridi un po’!- disse rivolta alla ragazza che non la badò e passandole di lato, salì le scale e ci lasciò davanti l’ingresso.
Poi disse fermandosi quasi in cima alle scale: -Non ho fame, scusatemi- e continuò per la sua strada.
Chiuse la porta e da come l’appoggiò capii quanto soffrisse a vedere ancora questa città, senza niente da ricordare, senza nessuno che le stesse affianco. Vedendo quegli occhi persi davanti a me, all’aereoporto, sapevo che sarebbe finita così.
La notte passò e io mi addormentai con questi pensieri. Con la mia mano in quella di Ran.
La mattina qualcuno mi stava scuotendo, alzai il braccio per fermare quel fastidio, ma continuava:
-Kudo-kun! Svegliati!-
-Mmmm …-
-Dai muoviti, c’è un problema …-
Di scatto mi sedetti e visi una ragazza con i capelli raccolti a coda. I ciuffi arrivavano fino al letto ed erano leggermente mossi. Sembravano color del fuoco. I suoi occhi puntati su di me, mi fissavano attentamente.
-Allora … dimmi- le dissi infilandomi sotto le coperte e coprendomi.
-Beh … farò da sola …- sentii che l’avevo ferita.
-Dai dimmi …- le dissi girandomi verso di lei, ma ancora sotto le coperte.
-Io esco … la cerco da sola- si alzò e lasciò la stanza.
Riflettei un secondo “Cosa cercherà?” mi domandai.
-Aspetta …- mi alzai di scatto e le corsi dietro. Uscii dalla porta e la vidi correre via per la via che portava alla vecchia scuola che entrambi avevamo frequentato.
-Ai-chan ferma!- ma pensai subito che fosse inutile.
Rientrai, mi guardai intorno e il silenzio che regnava mi faceva sentire a disagio.
-Ran?!?- cercai dappertutto, ma non la trovai. Mi vestii e corsi dietro ad Ai. “Non può essere Ai … Non di nuovo!” correvo con la testa bassa.
Le cercai ovunque, quelle due ragazze, mia moglie e la ragazza che era come una sorella, la mia partner, ma niente. Rallentai, cercando di dominare il fiatone. Mi sedetti per terra sulla neve fredda dei giorni precedenti. Portai le mani al viso e cercai di pensare dove potesse essere Haibara.
Rimasi fermo ad aspettare.
Fu una delle uniche volte che mi sentivo davvero solo.
Mi alzai e continuai a camminare per le vie.
Era quasi sera, quando raggiunsi il parco. Mi fermai e guardai i bambini giocare con la neve. Sorrisi tristemente, ma quello che vidi dopo mi fece sussultare. Corsi dentro il cortile e mi bloccai proprio dietro ad una ragazza alta e snella. Sembrava fragile come un fiocco di neve.
-Scusami …- disse piano.
Mi avvicinai, ma lei strinse le mani a pugno e fece un passo avanti.
-Scusami …- ripeté con la voce spezzata.
-Di cosa?- le chiesi per avere una scusa e avvicinarmi a lei.
Sembrava doversi sciogliere in qualsiasi momento.
-Di tutto, è colpa mia-
Mise la mano in tasca ed estrasse il cellulare. Me lo tese e disse: -Devo tornare da dove sono venuta, qui creo solo problemi-
-Non è vero …- ma la voce scomparì quando lessi il messaggio che aveva ricevuto:
You can’t do anything … you’re mine … Sherry, I’m coming.
Il silenzio si disperse tra noi due, si sentivano solo le voci dei bambini, spensierati. Ero lì, la vedevo, ma non la sentivo davvero. La vedevo sciogliersi e io non potevo fare nulla per fermare il tempo, per eliminare quella sofferenza.
-Non è colpa tua …- le dissi prendendole la mano e tirandola verso casa.
Non rispondeva, stava in silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto. “Che devo fare?” mi domandai.
-Che vuoi mangiare?- le chiesi per farla parlare.
-Non fare finta di nulla!- urlò liberandosi la mano -Non voglio più vederti! Tu sei solo la fonte della mia tristezza! Lasciami andare via, io non ti servo …- abbassò il viso.
Si accovacciò sulla neve, ne prese un poco in mano e dopo aver alzato il viso me la tirò addosso. Sentivo tutto il suo dolore, la sua forza, il coraggio di tornare, la paura che qualcosa accadesse e l’amore che mi aveva dimostrato sette anni prima, lascandomi stare con Ran.
Appoggiò la fronte per terra e rimase lì a piangere. Guardai di lato e vidi la villa abbandonata del professore.
-Oggi dovevamo sistemarla, ma sei scappata … io non ti do colpe, capito?-
Fece un sobbalzo.
-Shiho … cosa vuoi mangiare?-
-Non ho fame …-
-Ma è una settimana che non mangi, anzi da quando sei arrivata …-
-Sono cavoli miei … se non voglio mangiare-
Mi inginocchiai davanti a lei e le alzai con forza le spalle e poi le presi il mento. La guardavo negli occhi. Fu la prima volta che non mi sembrarono freddi come anni fa, erano di un verde meraviglioso. La strinsi a me e lei rimase ferma, impassibile.
Ma io volevo sentirla ancora vicina a me.
-Shiho … non so cucinare bene … ordiniamo qualcosa?-
Si separò da me e mi guardava sorpresa, intensamente.
-Allora … perché mi chiedi se ho fame, se non sai cucinare?- disse sorridendo.
-Finalmente stai ridendo, Haibara-
Ridemmo e tornammo a casa insieme come quando finita scuola andavamo a trovare il professore e per tutto il pomeriggio giocavamo coi i videogiochi.
Sorrisi vedendola entrare prima di me in casa. Era cresciuta. Chiusi gli occhi e alla cieca le tolsi l’elastico. Aprii gli occhi in quel momento e vidi i suoi capelli ramati scendere leggeri sulla schiena. Ai si voltò verso di me e in quel momento il suo sguardo mi fece davvero paura, come una volta.
-Sei tornata Ai-chan!- le dissi mettendole un braccio sulle spalle e portandola in cucina.
 
************************************************************************************************angolo**************************************************************************************************
Heilà :) ecco a voi il secondo capitolo di questa terza serie ... spero vi sia piaciuto ....
voi dire che sicuramente durante queste vacanze aggiornerò molto spesso le storie, sempre se riesco :)
Alla prossima ;)
spero vi sia piaciuto
scusate per gli errori, ma l'ho scritta di fretta :)
la prossima volta mi farò perdonare spiegandovi un po' cosa è successo, perchè Ai e Shinichi inizieranno a indagare alla ricerca di Ran, che sembra scomparsa e anche sulle origini del messaggio ricevuto dalla scienzata ... L'organizzazione sarà tornata all'attacco? Chi l'avrà scritto? Cosa succederà al nostro due?
Beh ogni risposta al prossimo capitolo :-*
Bye Bye
Shihoshinichi99

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Capitolo 3
*** Cosa intendi fare, ora ... Sherry? ***


AD OSSERVARE LA NEVE CADERE
capitolo 3: Cosa intendi fare, ora ... Sherry?


Mi svegliai tardi quella mattina, mi sentivo vuoto, come se fossi da solo … e lo ero. Guardai al mio fianco, Ran non era lì. Ricordai e cercai di non pensarci troppo. Portai le mani al viso e senza volerlo ricordai quello che era successo da quando … Ai … ci aveva salutati all’ospedale. La mano cadde sul letto e aprendo gli occhi non feci a meno di sorridere.
Mi alzai. Stavo per uscire dalla stanza quando sentii qualcuno ridere. Mi accostai alla finestra e mi sorpresi a vedere una ragazzina giocare nel cortile del professore con dei gatti. Sorrideva, senza alcune preoccupazioni. La guardai meglio, cercando di prenderle un po’ della sua felicità, ma più la guardavo e più mi sentivo solo. Aprii la finestra e un vento gelido mi scompigliò i capelli. Poi vidi che anche lei si copriva dal vento e vedendo i suoi capelli ondeggiare al ritmo del fruscio freddo, una scossa mi percorse veloce la schiena.
-Che fai? Ti ammalerai!-
Abbassai la testa e la ragazza mi stava ordinando di chiudere la finestra. Sorrisi un po’ sorpreso e la chiusi.
-Non sei cambiata, Haibara …- dissi piano.
Stavo per aprire la porta, di nuovo, quando sentii dei passi veloci salire le scale e farsi sempre più forti. Indietreggiai per lo spavento quando mi si presentò davanti con dieci fascicoli tra le braccia.
-D-D-DO-Do- Dove li hai presi quelli??- le urlai spaventato e leggermente arrabbiato.
Mi guardò malissimo, alzai la mano in segno di scusa, ma mi fissava ancora peggio. Poi disse: -Nel tuo studio-
-Chi ti ha dato il permesso?- le chiesi stupito dalla tranquillità con cui me lo aveva detto.
Sorrise: -Scusa non volevo svegliarti, ma non volevo starmene con le mani in mano, così … ho preso i vecchi fascicoli sull’organizzazione- sembrava dispiaciuta.
-Beh … non sei per niente cambiata …- mi tirò il primo e mi disse svelta: -E tu sei il solito pigrone!-
-CHE!?!?-
-Lo so che sono anni che non parlo il giapponese … ma insomma dovresti capirmi no?!-
-Non era quello …- mi sentivo leggermente stupido.
-Scu-sa-mi - mi disse scandendo bene.
Sorrise e mi passò tutta la pila di fascicoli.
-Che nostalgia …- dissi ironico -Ma tu scusa? Devo lavorare solo io?-
-Sai che non è così … io vado a casa del professore a cercare il mio computer e vedere se trovo qualcosa di importante …-
Si voltò. Oggi teneva i capelli legati in una treccia che terminava con un fiore bianco.
-Dove l’hai trovato il fiore?- chiesi.
Haibara fece una faccia imbarazzata e subito prese l’estremità e tolse il fiore.
-Che ti interessa a te-
E se ne andò. Rimasi sbalordito da quella figura piccola che scendeva velocemente le scale.
Tornai alla finestra e notai che teneva in mano il cellulare mentre si dirigeva al cancello. Teneva la testa bassa, si portò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio e alzando il viso notai quanto fosse forte, ancora una volta. Lo era sempre stata, aveva una forza incredibile. Sapeva affrontare tutti i pericoli senza timore e quando si era messa davanti a me, quella volta, per proteggermi, era stata come una bomba che stava per esplodere. Sapeva come avrebbe agito suo padre e aveva sparato sapendo che il suo piano poteva non essere andato a segno. Poteva morire, ma l’ha fatto, ha sparato … per proteggere le persone a cui tiene.
Sentii una macchina sgommare da infondo la strada, ma non riuscivo a vederla. Il cellulare iniziò a squillare.
-Pronto?-
-Kudo-kun … non uscire di casa … fai come ti dico-
-Haibara, ma che diavolo sta succedendo?-
-Non uscire …-
Guardai di nuovo fuori e la vidi salire in una macchina.
-SHIHO!- urlai dalla finestra. Lei si fermò, aveva già un piede dentro, si voltò e alzò la mano. Disse qualcosa, ma non lo capii.
-NO!-
Mise fuori il piede e aprii la porta posteriore dell’auto, prese per mano qualcuno e quando vidi che era Ran, mi sentii davvero uno stupido. Ancora una volta Ai si stava sacrificando per vedermi felice.
Ran non la lasciava andare, le teneva la mano, dicevano qualcosa, ma non riuscivo a sentire. Strinsi i denti, lottando contro il desiderio di scendere da loro. Salvarle entrambe. Ma come avrei fatto? Alla fine Ai riuscì a liberarsi dalla presa dell’altra ragazza. Quello che le disse lo capii bene perché lo urlò con tutte le sue forze.
-Smettila di toccarmi! Basta! Non voglio creare altri problemi a nessuno! Nessuno mi vuole bene! Nessuno mi vuole vicina! Perche? Perché io non posso rendere felice nessuno!- abbassò lo sguardo.
Vidi Ran che la guardava sbalordita.
-E quindi ti vuoi sacrificare per salvare una come me? La persona che ha rovinato la tua vita?- le rispose Ran.
-A me basta che la sua vita non sia rovinata … la mia può anche andare a farsi benedire!-
-Ma che intendi fare allora?- Ran stava a terra e guardava la ragazza dai capelli di fuoco che le stava davanti.
Vidi qualcuno scendere dall’auto. Posò un braccio intorno le spalle di Ai e lei non si mosse.
“Non ti arrendere, Haibara …” pensai non riuscendo a dirlo.
Tenevo davvero molto a quella ragazza, l’unica persona che riusciva a farmi testa. Presi il cappotto e scesi le scale. Inciampai alla fine, ma mi rialzai e corsi verso l’auto nera.
-Kudo-kun … - Ran sembrava senza forze.
-Ti avevo detto di non muoverti! Stupido incosciente!-
-E avrei dovuto rimanere lì a guardare, da una finestra?-
-Sì …- mi rispose ancora arrabbiata.
-Vuoi lasciarti fare questo Shiho?-
Alzò la testa di scatto e mi urlò lanciandomi della neve contro: -NON CHIAMARMI COSI’!!-
Cadde a terra, gli occhi chiusi.
Portò una mano dietro la schiena e la riportò davanti a sé. Mi stava davvero puntando una pistola contro?!?
-Ma che significa?!- le chiesi pensando che doveva esserci per forza una spiegazione a tutto quello.
L’uomo le si mise dietro e le chiese: -Capo … è sicuro?-
-Capo?- ripetei a bassa voce.
-Ricordi: mio padre era il capo degli uomini in nero, ora sono io, l’unica erede che ha! L’organizzazione mi cerca da quando mi sono trasferita in America, volevo scappare, ma quando Ran è stata presa, non ho trovato altra scelta che accettare. Ti prometto, però, che cercherò di fermare gli omicidi inutili …-
-Non ci posso credere, Shiho!-
-Ti ho detto di non chiamarmi così!- teneva ancora la pistola al mio petto.
Ran era ancora a terra e stava assistendo a tutto. Aveva davvero avuto ragione per tutto quel tempo: “Non cambierà mai!”, “Resterà una di loro”, “Shiho Miyano, una scienziata maledetta, eh?” …
La guardai furioso. Poi le dissi chiaramente: -Cosa intendi fare, ora … Sherry?-
-Dovresti saperlo … andarmene e cercare di dimenticare tutta questa vita schifosa …-
-Cosa intendi fare Sherry?- le richiesi ancora interrogativo, come se la prima risposta non fosse valida.
-Kudo-kun … vorrei ridarti la vita che avevi prima … prima che tutto questo succedesse …-
-Non puoi …-
-Sì, o non sarei la scienziata più intelligente e capace. Sayoonara, Shinichi Kudo-
Si voltò e si diresse verso la macchina. Rimasi lì, impotente di fare qualcosa.
-Non sarà un addio, …-
-Lo so-
-Tornerò, ti fermerò Sherry, fermerò l’organizzazione!- le dissi  -PER SEMPRE!-
-Ti aspetterò, Detective-
Salì in macchina, ma prima mi guardò. Sembrava un angelo coi capelli di fuoco e gli occhi di ghiaccio. Che grande contrasto. Sorrise come faceva sempre e alzando la mano mi salutò.
“Non finirà così, vero?” mi chiesi guardando quella macchina andarsene e alzando Ran da terra.
-Grazie, Shiho- disse Ran, cosa che mi sorprese.
-Aspettami pure, partner … tornerò senz’altro …- dissi serio tenendo stretta Ran.
E ce ne tornammo a casa, mano nella mano, con dei sorrisi falsi come se niente fosse accaduto, ma sapevamo che da quel momento il nostro rapporto sarebbe cambiato.


-Capo, è davvero sicuro?-
-Sì, che abbia iniziò il piano top secret numero 5634, questa volta, il mondo capirà con chi a che fare!-
-Ai suoi ordini … -
Sorrise la ragazza doppio giocatrice … con il cuore scuro e freddo come la neve di quella volta sera.
-Non posso scappare dal destino … no?!?-
Alzò il viso e quello che gli uomini nella sala videro fu una donna vestita di nero, i capelli ramati raccolti a coda e una pistola in entrambe le mani.
-Penso proprio di no … la me oscura ha preso il sopravvento-
-Ne sono felice, figliola …-
-Meglio per te … sto facendo questo soltanto perché mi hai promesso quella cosa okay?-
-Certo e manterrò la promessa- portò la mano al petto e fece un inchino al suo capo.
L’angelo nero indossò la sua maschera bianca dalla quale risaltavano gli occhi verde cristallo ed uscì dalla sala sotto gli occhi di tutti quelle persone assassine.
“Non diventerò mai come voi … questa è la mia promessa a me stessa” pensò triste.

******************angolo*********************
Ciao a tutti :)
Allora ecco a voi il nuovo capitolo e spero vi piaccia ....
Forse il prossimo sarà l'ultimo, ma non sono sicura ...
Alla prossima e attendo le vostre recensioni
BYE BYE
shihoshinichi99

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Capitolo 4
*** Lasciami andare ... fidati di me! ***


AD OSSERVARE LA NEVE CADERE
capitolo 4: Lasciami andare ... fidati di me!


AI HAIBARA/ SHIHO MIYANO
Camminavo lungo quel corridoio freddo e silenzioso. Lavoravano tutti e nessuno osava fare ciò che avevo proibito. Mi fermai, davanti a me c’era un uomo coi capelli lunghi e biondi, sospirai e continuai a camminare.
-Da quando non si saluta, capo?-
-Buonasera, Gin … torna al lavoro-
Mi sfruttavano, sapevano che la polizia mi conosceva e che non avrebbe pensato a me come loro capo, ma ero proprio io. Durante l’ultimo attentato, le cose non sono andate come avevo detto, hanno sparato alla folla innocente. La mia promessa di quella sera era stata infranta.
Aprii la porta dell’unico luogo dove potevo stare da sola. Il mio ufficio. Entrai e richiusi subito la porta. Appoggiai la fronte al legno e i capelli mi scivolarono di fianco.
Tolsi la maschera bianca e l’appoggiai alla scrivania.
C’era un fascicolo.
-Un altro?- mi domandai.
-E’ un politico …-
Mi voltai verso l’angolo della stanza e un uomo mi si avvicinò. Aveva una cicatrice sull’occhio destro e l’altro invece era di un verde vispo. I capelli neri raccolti in un codino e un giaccone scuro che arrivava fino alle ginocchia, da dove spuntavano i pantaloni. Lo guardai in viso.
-Lo respingo …-
-Perché?-
-Esci subito di qua- lo guardavo minacciosa negli occhi.
-Agli ordini-
Uscii silenzioso com’era entrato e prima di uscire disse qualcosa che non capii, lo aveva bisbigliato. “Un altro nemico, se continuo così sarò io a morire” pensai ironica.
Non facevo altro che respingere omicidi inutili, ma quello della settimana prima era avvenuto a mia insaputa. Avevano agito per loro puro piacere. Uccidere gente innocente, che stava soltanto facendo una passeggiata. Portai la mano al viso.
-Sono stata debole …-
Mi sedetti a guardare il soffitto. Contavo le mattonelle colorate. Quelle a pezzi. Quelle mancanti.
-E’ stata colpa mia …-
Sospirai e ripensai a quando ero arrivata sul luogo, tutta quella gente morta a terra, parenti che piangevano e la polizia che indagava.
Mi alzai e andai verso l’armadio. Presi la borsa e i cappotto. Rimisi la maschera e uscii dall’ufficio per andarmene a casa. Abitavo da sola, lì vicino.
Ma quando uscii, una marea di macchine della polizia ci circondarono. Ero spaventata, non sapevo che fare. Corsi dentro e feci scattare l’allarme che fino a quella sera non era mai stato azionato. Tutti iniziarono a correre in giro per i corridoi, si armavano. Andai verso il mio ufficio, accessi il computer e mi preparai a difendere l’edificio. Mi ero preparata. Avevo sintetizzato in un’unica fonte tutti i sistemi di protezione, da quelli antincendio a quelli d’intrusione. Sospirai.
-Non pensare a nulla …-
Tolsi il cappotto. Ero cresciuta in quell’anno, ma non di molto, ero ancora snella. Quella sera indossavo un paio di pantaloni neri e una camicia nera. Tolsi quest’ultima e mi infilai una maglietta, sempre nera, e sopra misi una felpa con la cerniera. Indossai la maschera bianca.
-Che lo show abbia inizio …-

CONAN EDOGAWA/ SHINICHI KUDO
Avevamo trovato il loro covo. Nulla mi fece pensare che sapessero del nostro arrivo. Cercai di farmi spazio tra i colleghi che invece mi trattenevano indietro. Proprio in quel momento vidi uscire dall’ingresso una marea di uomini vestiti di nero.
Seguirono delle esplosioni dietro di noi: ci avevano circondati. Non sapevano, ma sono sempre stati pronti.
-Non avvicinatevi!- ci urlò un uomo, riconobbi quella voce. La voce che ci aveva perseguitato per tutti quegli anni.
-Gin …- sospirai.
Guardai meglio e mi sorpresi nel riconoscere che nessuno dei cinque uomini in prima fila non aveva un telecomando o qualcos’altro per le bombe: allora, chi le aveva fatte esplodere? Forse qualcuno indietro.
Tutti alzarono le mani e scoppiò un’altra bomba, all’interno però.
-Che fate?- chiese un ‘ispettore davanti.
-Non riuscirete a scoprire i nostri segreti, moriranno con il capo.
“Moriranno?!?” pensai in pensiero.
-Non ci riuscirete …- dissi da dietro -Fatemi parlare con il capo-
-Impossibile detective, ci rinunci- rispose un altro di quelli in prima fila -Sono i nostri ordini-
Un’altra esplosione, questa volta proveniente dal sottoterra.
“E’ sotterranea? Ecco perché non la trovavamo …” pensai.
I poliziotti iniziarono ad avvicinarmi, ma io rimasi indietro, fermo. Dovevo entrare dentro. Corsi con l’obbiettivo di andare davanti a tutti. Spuntai di fronte a Gin, quando ero abbastanza vicino, gli diedi un pugno in faccia e uno sullo stomaco. Stavo per farcela. Sentivo gli spari dietro di me, ma io dovevo entrare.
Un’altra bomba proprio davanti a me, l’ingresso esplose. Fui scaraventato via.
Sentivo il petto bruciare dal dolore e la gamba non la sentivo più, ma mi rialzai e riuscii ad entrare tra le macerie. Il fuoco si stava dilagando in tutto il corridoio. Guardai in alto e mi chiesi come mai i sistemi antincendio non scattassero.
Mi diressi verso i sotterranei alla ricerca del capo.
-Dove sei?- urlai, anche se sapevo non mi avrebbe risposto.
Un’altra esplosione dietro di me. Niente uscite. Bene, sarei morto dopo averla trovata. Iniziai a correre. Il fuoco mi stava raggiungendo.
-Accidenti Haibara!- urlai fermandomi per il dolore.
Una mano mi afferrò da dietro e iniziò a strascinarmi. La vista mi si era annebbiata. Mi fidai di quella persona. Vedevo quella figura snella davanti a me, correva veloce, nell’altra mano teneva un computer. All’improvviso si fermò, si accovacciò a terra, col fiatone, schiacciò i tasti e poco dopo ci fu un’altra esplosione abbastanza vicina. Poi si rialzò, sbuffò e mi riprese per mano per ricominciare, poi, a correre ancora più veloce. Iniziava a fare davvero caldo e il dolore cresceva sempre di più.
-Cosa c’è che non va?- chiesi vedendo che si era fermata.
-La porta … è stata bloccata- aveva un modificatore di voce.
Si guardò intorno e corse verso l’estintore, lo prese e iniziò a sbatterlo contro la porta.
-Accidenti! Bastardi!- sembrava davvero arrabbiata.
Alla fine riuscì ad aprirla, ma il corridoio era già avvolto nelle fiamme.
Abbassò lo sguardo, poi si girò verso di me e mi infilò un casco che indossava lei. Notavo che portava una maschera bianca che faceva contrasto con gli abiti neri. Dalla maschera intravidi i suoi occhi verdi smeraldo.
Mi prese di nuovo per mano e mi tirò dentro la stanza, lei mi aveva ceduto l’unica protezione che aveva con sé, sarebbe morta asfissiata. Le passai un fazzoletto di stoffa vedendo che aveva iniziato a tossire.
-Non lo voglio …- lo respinse e continuò a camminare, senza fermarsi più.
-Chi sei?-
-Non te lo posso dire, mi dispiace, per ora pensa solo che sei stato uno stupido ad entrare. Okay?-
Sembrava arrabbiata. Mi ricordò Haibara quando se la prendeva con me. Era identica.
Trovammo una finestra per uscire, però era davvero in alto, sapendo che eravamo in un tunnel sotterraneo. La ragazza prese il computer e lo appoggiò. Poi si accovacciò, sganciò qualcosa dalla gamba e poco dopo teneva in mano un lungo bastone di ferro. Riuscii ad aprire la finestra, si abbassò e mi fece segno di uscire per primo. Scossi la testa. La presi per la vita e la spinsi fuori da quella piccola fessura. Poi vidi la sua mano tornare indietro, l’afferrai e in pochi minuti eravamo fuori dall’edificio e in salvo.
La vista stava tornando come prima, la vidi lì, davanti a me. Con il bastone in una mano e una pistola nell’altra. Si voltò e andò verso la guerriglia. Tolsi il casco e le corsi dietro. Si dirigeva verso la mia macchina. Cercai di raggiungerla e quando arrivò a destinazione, la bloccai contro il finestrino.
La disarmai.
-Che volevi fare?-
-Lasciami ti prego, fidati di me … io so qual è il loro vero obbiettivo!-
-Cosa? Quale?-
-Non posso dirtelo …- mi diede una gomitata nello stomaco -Scusami, Kudo-kun -
La riconobbi in quel momento.
-Ai?-
Ma era già salita in macchina e si dirigeva verso il centro città.
Che potevo fare, dove stava andando, qual’era il vero obbiettivo? Non riuscivo a rispondere. Rimasi fermo pensando come raggiungerla.

 

***************angolo*******************
Ciao a tutti :) ecco a voi il quarto capitolo ... che non è comunque l'ultimo :)
spero presto di inserire l'ultimo e di leggere cosa ne pensate di questo capitolo ...
certo non era quello che immaginavo, ma diciamo che la piega che sta prendendo la storia non mi dispiace XD
Alla prossima :-*
Bye Bye
Shihoshinichi99

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