Because of you

di dark__warrior91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Lou, ti prego, alzati. Vieni ad aprirmi!" Zayn continuava a dare calci alla porta.

"No, Zayn. É inutile che insisti!" gridai per farmi sentire oltre la porta.

"Ma non puoi trascorrere le giornate chiuso in quella fottuta camera!" si stava decisamente innervosendo.

"La vita é mia e se ho voglia di rimanere tutto il giorno in questa camera lo faccio." risposi scocciato.

"Louis William Tomlinson, se non vieni immediatamente ad aprire questa porta ti giuro che la butto giù."

Mi alzai sbuffando andando verso la porta. L'ultima cosa che volevo era spendere dei soldi per far riparare una cosa rotta, causata dalla poca pazienza del mio migliore amico.

"Che vuoi?" dissi dopo aver aperto la porta.

"Voglio che tu reagisca, Lou. La vita va avanti." disse con un tono più dolce. Penso che gli facessi pena.

"Ma io non posso dimenticarla, lei era tutto per me." dissi con le lacrime agli occhi.

"Lo so quanto eri affezzionato a tua nonna, Lou. Anche io ci sono passato e, come vedi, sono andato avanti. Lei non vuole che tu stia così. Soffre a vederti così, perché lei non se n'é realmente mai andata. Lei vuole vedere il tuo sorriso, le piccole lacrime ai lati dei tuoi occhi quando ridi troppo. Lei vuole ascoltare il suono della tua risata. Non mi avevi detto che era la cosa più bella che adorava sentire? E allora fallo, Lou. Lei ti starà sempre accanto. Siete lontani fisicamente, ma vicini col cuore."

Dopo le parole di Zayn cominciai a piangere ancora più forte, sprofondando tra le sue braccia tatuate che mi avvolsero immediatamente. Erano le parole più belle che sentii dopo l'accaduto. Nemmeno una persona senza cuore sarebbe riuscita a trattenere le lacrime, o forse ero soltanto io ad essere tremendamente debole.

Anche a Zayn uscirono delle piccole lacrime di commozione dagli occhi.

Penso che quello sia il giorno in cui sentii Zayn vicino come non mai.

Continuammo a piangere per un po' l'uno sulla spalla dell'altro.

É così bello avere un amico come Zayn.

Quando hai bisogno di sfogarti lui ci sarà sempre rimanendo in silenzio ad ascoltare le tue parole.

Quando riderai, lui riderà con te.

Quando avrai bisogno di una spalla su cui piangere, lui ti porgerà sempre la sua.

Un amico migliore di Zayn non esiste. Lui é perfetto in tutto, e sono sicuro che non mi deluderà mai. Non l'ha mai fatto nei dodici anni di tempo in cui lo conosco.

"Lou, adesso fai una bella cosa; vai a farti una doccia, indossa il tuo completo migliore e vai a fare un colloquio di lavoro."

Mi staccai immediatamente dall'abbraccio. "Che cosa hai fatto?" chiesi alquanto irritato.

"Beh, visto che tu non hai intenzione di muoverti, l'ho fatto io al posto tuo." disse con un sorrisetto odioso.

"Ah si? E se io non volessi andarci?" dissi con tono di sfida.

"Ti ci porterei a calci." disse sempre con quel sorrisetto dipinto sul volto. Diciamo che la dolcezza non é proprio il forte di Zayn, ad eccezione di momenti come quello di prima.

"Ti odio Malik." dissi sbuffando, cominciando a frugare tra le ante del mio armadio per trovare qualcosa di decente da mettermi.

Era vero che non avevo assolutamente voglia di andare a fare quel colloquio di lavoro. A dire il vero non avevo proprio voglia di fare niente, ma in fondo Zayn aveva ragione.

Presi la cosa più decente che mi passò davanti agli occhi e andai a farmi una doccia. Alla fine ero vestito di tutto punto e pronto per fare un ennesimo buco nell'acqua.

Uscii dalla camera e mi diressi in cucina per prepararmi una buona tazza di the. 

Zayn fece un fischio di apprezzamento ed io sbuffai alzando gli occhi al cielo.

"Peró! Niente male per uno che non aveva la minima idea di fare qualsiasi cosa. Sono positivamente colpito. Penso che non solo otterrai il lavoro, ma farai anche qualche conquista. Nessun uomo ti resisterebbe."

"Zayn, piantala!" dico arrossendo appena. 

"Va bene, va bene. Ma continuo a pensare che appena varcherai la soglia di casa farai strage di cuori."

"Continua a dire cose senza un fottuto senso, Malik. Io vado."

"Aspetta! Questi sono i documenti, c'é anche il curriculum." disse premuroso.

"Cosa farei senza di te?" chiesi retorico.

"Assulutamente niente. E adesso vai che é già tardi." disse spingendomi fuori dalla porta.

"Si, ciao." dissi sbuffando.

"A più tardi." disse radioso.

Andai verso la mia macchina, una 500 mini, piccola ma d'effetto. Misi in moto e mi diressi verso la mia opportunità di lavoro.

"Com'é che si chiama la scuola? Non ricordo, ma lo guarderó dopo. So già che sarà un fallimento assoluto, ma almeno preferirei evitare di fare figuracce." pensai.

Parcheggiai davanti ad un'imponente edificio con un'enorme insegna "High Smith School". Wow. Mi tremarono le gambe solo a vedere l'edificio di fuori. "Non ho speranze." pensai frustrato.

Lentamente di diressi all'interno. Era tutto impeccabile. La reception era tutta bianca e nera, molto moderna. 

Dietro al bancone c'era un ragazzo sui vent'anni, alto, magro, con i capelli tirati all'indietro con il gel e con un paio di occhiali enormi, molto da nerd. 

Sembrava molto più maldestro e impacciato di me. 

Mi sentii per un attimo rincuorato; "Se hanno preso lui dovrebbero prendere anche me." pensai.

Mi avvicinai con più decisione a appoggiai con forza la mia cartellina sul bancone della reception. Il ragazzo fece un salto all'indietro, sicuramente non si era accorto della mia presenza.

"Oddio!" disse mettendosi una mano sul cuore.

"Scusa, non volevo spaventarti. Credevo che mi avessi già visto entrare." dissi sorridendo. "É piuttosto buffo." pensai.

"Ehm, no. Sistevavo dei documenti... posso esserti utile?" disse cercando di essere più professionale... ma senza successo.

"Sono qui per affrontare un colloquio di lavoro come insegnante di musica."

"Certo, seguimi." disse tenendo lo sguardo basso. "Ho qualcosa che non va?" pensai.

Mi accompagnó verso lo studio del direttore tenendo i miei documenti.

Bussó alla porta e dopo aver avuto il permesso aprì.

"Signor Smith, qui c'é Louis Tomlinson, per il posto di insegnante di musica." disse porgendogli i fogli.

"Bene signor Tomlinson, la stavo aspettando. Sa, mia figlia Perrie mi ha parlato molto e bene di lei."

"Perrie é sua figlia?" chiesi incredulo.

"Certo, mi ha consigliato lei di assumerla." 

"Ecco come ha fatto Zayn a procurarmi questo colloquio. Ha parlato con Perrie, la sua ragazza, e ha convinto il padre." pensai. 

Mi sentii un tantino a disagio, ma mai quanto il ragazzo della reception, che era rimasto fermo e immobile davanti a noi. "Mi correggo, non é buffo, é una barzelletta umana." pensai. 

Trattenni una risata quando vidi il signor Smith che lo guardava attendendo che se ne vada.

"Grazie, Harry. Puoi andare." disse trattenendo una risata.

"Oh, ehm, sì. Mi scusi. Con permesso." disse e si chiuse la porta alle spalle.

"É un bravo ragazzo, anche se é un po' impacciato." disse il signor Smith riferendosi a Harry.

"Già." dissi sorridendo.

Il signor Smith guardò i miei documenti e ne rimase positivamente colpito. 

"E così sono tanti anni che studi pianoforte." disse sorridendo.

"Sì, signore. Fin da quando ero bambino ho sempre avuto una grande passione per il pianoforte e mi piacerebbe molto trasmetterla ad altre persone."

"Ottimo signor Tomlinson. Le andrebbe bene se cominciasse il prossimo lunedì?" disse sorridendo.

"Certo! Grazie mille signore." dissi alzandomi dalla sedia e porgendogli la mano. Il signor Smith la strinse e mi riconsegnó i miei documenti.

"Benissimo. A lunedì signor Tomlinson." disse sorridendo.

"Senz'altro." dissi sorridendo di rimando.

Uscii fuori dallo studio e avrei tanto voluto fare i salti mortali se solo ne fossi stato capace. Ero troppo felice. Forse fu quello il momento in cui ripresi in mano la mia vita.

Mi diressi verso l'uscita sistemando i documenti dentro la cartellina, quando sentii qualcuno parlare alle mie spalle.

"Com'é andata?" mi chiese Harry, impacciato come sempre.

"Benissimo, direi. Comincieró il prossimo lunedì." dissi con un sorriso a 32 denti.

"Wow, sono felice per te." disse con un timido sorriso. "Vorrei tanto capire questo ragazzo, é piuttosto strano." mi ritrovai a pensare.

"Grazie mille. Quindi da lunedì prossimo saremo colleghi. Potremmo andare fuori per la pausa insieme, sempre se ti va." dissi sorridendo. "Credo che stasera sentiró dolore alle guance." pensai.

"Dici davvero?" disse con gli occhi che gli brillavano.

"Certo! Non é quello che fanno due colleghi di lavoro?" chiedo retorico.

"Beh... non proprio. Nessuno mi ha mai invitato a prendere un caffé o qualsiasi altra cosa. Non sono visto di buon occhio." disse abbassando la testa.

"Hey, non preoccuparti. Non devi dare conto a quello che dicono gli altri. Da lunedì saró la tua ombra, e mi dovrai pregare per tenermi lontano." dico sinceramente.

Harry rise. Mi fece piacere vederlo un po' rilassato.

"Grazie mille, Louis." disse sorridendo. "Ha veramente un bellissimo sorriso." pensai.

"Figurati. Peró non ci siamo ancora presentati come si deve. Piacere, io sono Louis Tomlinson, per gli amici Lou." dissi sorridendo e porgendogli la mano.

"Piacere, io sono Harry Styles." disse sorridendomi e stringendomi la mano.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Quando ritornai a casa trovai Zayn impaziete che aspettava all'interno.

Quando mi vide, praticamente si scaraventó addosso a me. Neanche fossi un ladro e lui il poliziotto.

"Allora? Com'é andata? Dai racconta." disse appoggiando le sue mani e scuotendomi per ricevere una risposta.

"É andata benissimo. Comincieró lunedì." dissi con un sorriso sulle labbra. Quella giornata stava decisamente andando per il verso giusto.

"Lou..." disse abbracciandomi, "sono contentissimo per te. Meriti il meglio, te lo assicuro."

"Grazie, amico. Ma non devo ringraziarti solo per le belle parole. Ho saputo che Perrie mi ha raccomandato," dissi facendo le virgolette con le dita all'ultima parola, "e che il direttore é suo padre. Sono sicuro che non avrei ottenuto il lavoro così facilmente senza il tuo aiuto. Quindi.. grazie di cuore Zayn." dissi guardandolo dritto degli occhi.

"Ma figurati, Lou. Sono certo che sei un ragazzo in gamba." disse dandomi una pacca sulla spalla.

Sorrisi.

"Beh, credo che dovremmo festeggiare per il tuo nuovo impiego. Che ne dici di andare in un locale stasera? Solo tu ed io, come ai vecchi tempi." disse avvicinandosi alla porta.

"Mi sembra un'ottima idea." dissi sorridendo.

"Perfetto. Ci vediamo alle 22 al solito locale." 

"Contaci."

"Ciao, Lou. Io vado da Perrie. A stasera." disse uscendo dalla porta.

"Si, ciao." dissi chiudendo la porta.

Guardai l'ora sul grande orologio appeso in cucina. Segnava le 13 e 45. Decisi di andare a pranzare da Nando's, dove lavorava Niall, un altro dei miei migliori amici, per comunicargli anche la fantastica notizia.

Di amici ne avevo molti. Sono sempre stato un ragazzo molto socievole, divertente e aperto agli altri. Ovviamente fa sempre piacere avere accanto una persona così, senza modestia. Anche i miei amici sono unici e, se non fosse stato per loro, sono sicuro che non avrei mai trovato la forza di uscire dalla mia stanza per affrontare quel colloquio di lavoro. Gli devo molto e, per certi versi, mi sento fortunato.

Presi le chiavi della mia macchina e uscii di casa. Guidai verso Nando's, in cui avrei trovato un esilerante biondino pronto ad ascoltarmi.

Parcheggiai ed entrai nel locale.

Subito intravidi Niall indaffarato a fare il suo lavoro. Quando si accorse della mia presenza gli feci un cenno con la mano e lui mi salutó a sua volta, mimandomi di aspettare 5 minuti.

Quando servì tutti quei clienti decisamente irritati e affamati, Niall si sedette sull'altra sedia intorno al tavolino a cui mi ero accomodato.

"Lou! Che posso portarti?" disse con un sorriso spettacolare. Era veramente una persona molto solare e aveva molto successo con le ragazze.

"Fai tu, mi fido." dissi facendogli l'occhiolino.

"Wow, mi sento importante. Peró poi non lamentarti se il cibo non é di tuo gradimento." disse alzandosi dalla sedia e puntandomi il dito contro.

"No, tigre, stai tranquillo." dissi trattenendo una risata.

Niall mi incenerì con lo sguardo e poi andó verso la cucina.

Dopo un po' di tempo, intravidi un ragazzo alto, magro e con degli enormi occhiali entrare dentro Nando's. Era Harry.

Lo osservai per un po'; avrei tanto voluto sapere cosa passasse per la mente di quel ragazzo. Vidi che si sedette ad uno dei tanti tavoli del locale; o non mi aveva visto o aveva fatto finta di non vedermi. Decisi comunque di andarmi a sedere al suo tavolo, anche per conoscerlo di più, dato che prima nella scuola non mi era sembrato il caso.

"Hey, Harry. Ci si rivede." dissi sorridendo.

"Oddio... ma tu devi sempre arrivare all'improvviso?" disse con una faccia alquanto sconvolta.

"Scusa, la prossima volta chiamo una banda musicale che ti avverte del mio arrivo, va bene?" dissi trattenedo una risata.

Cominció a ridere.

"Beh, almeno mi trovi divertente." dissi sollevato.

"Lo sei Lou.. ehm, Louis." disse balbettando.

"Puoi chiamarmi Lou. Sei diventato un amico, no?" chiesi retorico.

"Ehm, si.. credo di si." disse a disagio.

"Senti, Harry. Io non capisco davvero perché ti comporti così con me. Sto provando in tutti i modi di farti sentire a tuo agio ma sembra sempre che ti stia puntando una pistola addosso. Se sono io il problema, dimmelo. Non ti staró più trai piedi, te lo assicuro." dissi alzando un po' il tono della voce.

Lui fece una faccia che, sinceramente, mi spaventó leggermente.

"Adesso basta! Sono stufo di sentirmi dire sempre la stessa cosa. Fatevi i cazzi vostri tutti quanti, okay?" disse alzandosi e uscendo da Nando's.

Rimasi sconvolto, ma soprattutto dispiaciuto. Non avrei dovuto dirgli quelle parole. Già era un tipo sulle sue, in più le persone gli dicevano sempre le stesse cose che gli avevo detto io. Mi sarei dovuto mettere nei suoi panni; sicuramente non deve essere facile essere un tipo parecchio introverso, condannato a fare sempre la solita impressione alla gente, per poi essere giudicato sempre allo stesso modo. Mi pentii immediatamente e corsi fuori dove si stava dirigendo.

"Harry!" dissi rincorrendolo.

Lui non si giró minimamente e accelleró il passo.

"Harry, ti prego fermati!" dissi prendendolo per un braccio e facendolo girare.

Lui strappó il suo braccio dalla mia presa.

"Piantala! Lasciami stare!" disse urlando.

"Harry, ti chiedo scusa. Non so che cosa mi sia preso. Non volevo realmente dire quello che ho detto." dissi guardandolo sinceramente. Solo in quel momento mi accorsi dei suoi bellissimi occhi verdi. Sarei rimasto a fissarli per ore ed ore, senza mai stancarmi.

"Stronzate! Ormai mi devo rendere conto che non daró mai e poi mai una buona impressione alla gente. Tutti vi divertite a farmi sentire uno schifo per quello che sono. Non importa a nessuno dei miei sentimenti, che ogni volta vengono puntualmente calpestati senza ritegno. Se siete così perfetti allora non perdete il vostro tempo a parlare con un comune mortale come me!" disse piangendo e singhiozzando.

Lo avvolsi immediatamente in un abbraccio. Lui non si oppose, e la cosa mi sorprese molto. Era così bisognoso di un minimo di comprensione che accettó l'abbraccio di una delle numerose persone che lo aveva trattato male... io.

Continuó a piangere sulla mia spalla. Volevo che si sfogasse per tutto quello che lo aveva fatto soffrire.

"Harry, che ne dici di venire a casa mia, ti fai una bella doccia e poi parliamo un po'? Credo che abbiamo tante cose da raccontarci." dissi mostrandogli uno dei miei migliori sorrisi.

Harry annuì semplicemente e così ci incamminammo verso casa mia.

Avrei tanto voluto conoscere Harry più a fondo. C'era qualcosa dentro quel ragazzo che mi affascinava, e dovetti ammettere a me stesso che dei brividi percorsero la mia pelle quando non rifiutó il mio abbraccio e quando appoggió la sua testa sulla mia spalla. 

Avrei scoperto cosa mi affascinava di Harry, lo avrei scoperto a tutti i costi.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Quando entrammo dentro casa mia notai che Harry fosse un po' a disagio. Molto probabilmente solo in quel momento si accorse di aver accettato il mio invito e, sinceramente, non so se la cosa gli fece piacere oppure no.

"Harry, fai come se fossi a casa tua, davvero. Sentiti libero di fare qualsiasi cosa. Se vuoi puoi farti una doccia, magari é un buon modo per rilassarti. Non so, fai tu." dissi per cercare di tranquillizzarlo. Era ancora scosso dal pianto e non mi piaceva affatto vederlo così.

Harry si limitó ad annuire. Diede uno sguardo verso l'interno della mia casa e poi guardó me di nuovo.

"Ah, giusto! Il bagno stà alla fine del corridoio, ultima porta a destra." Sorrisi.

Lui fece un mezzo sorriso, alzando solo un angolo della bocca.
Vidi che si diresse verso il bagno e poi sentii una porta chiudersi e l'acqua cominciare a scendere.

Intano, per tenermi occupato, andai in cucina e preparai due tazze di the. Le riposi su un vassoio da colazione d'argento e le portai verso il salone, sopra il tavolino davanti al divano.
Quando alzai lo sguardo credetti di morire sul colpo. La visione che mi si presentó davanti era troppo per la mia sanità mentale.

La figura di Harry, con solo un asciugamano sulla vita, si presentó davanti a me. Era ancora bagnato, i suoi capelli, che erano sempre tenuti all'indietro con un'abominevole quantità di gel, adesso erano lunghi e ricci. Potevo vedere le piccole gocce d'acqua scendere dai suoi riccioli perfetti, per poi farsi strada sul suo petto tatuato e andare a morire poco più avanti. I suoi occhi verdi risaltavano molto di più senza gli occhiali enormi che portava sempre. Le sue braccia e il suo busto erano leggermente muscolosi. 
Non c'era uno specchio nella stanza, ma ero sicuro che in quel momento avessi avuto un' espressione da ebete stampata sul volto.
Non so quanto tempo trascorse dopo che Harry, più imbarazzato di tutte le altre volte, proferì parola. 

"Ehm, Louis. Non trovo il phon. Dove lo tieni?" la sua faccia era rossa dalla vergogna, ma neanche la mia scherzava.

"S-sta d-dentro il primo cassetto alla s-sinistra." Avevo provato a fare una voce seria, ma mi uscì fuori un misto di parole balbettatte che, sinceramente, non capii neanche io.

"Ah... g-grazie Louis." Detto questo ritornó dentro il bagno e si chiuse la porta alle spalle.

Avrei voluto essere seppellito vivo dopo quella figuraccia. Ero un disastro ambulante. Se prima Harry era già abbastanza introverso, dopo quell'accaduto non mi avrebbe più guardato in faccia. 
Mi sedetti sul divano ed aspettai pazientemente il ritorno di Harry.
Dopo poco più di cinque minuti sentii la porta del bagno aprirsi.

Vidi Harry che avanzava verso di me. Aveva lasciato i capelli ricci sciolti, ovviamente perché non aveva il suo adorato gel da spalmarsi sui capelli. Invece indossó di nuovo i suoi enormi occhiali, peró con i capelli in quel modo aveva un aspetto decisamente più sexy. Un momento... ma cosa andavo a pensare?!

"Grazie per avermi fatto usare il bagno." disse Harry alquanto imbarazzato sedendosi sul divano.

"Figurati, era il minimo che potessi fare." Sorrisi sincero.

Harry annuì solamente. 

Dopo ci furono almeno un paio di minuti di silenzio. La situazione cominció a farsi un po' imbarazzante.

"Harry, perché non ci conosciamo un po'? Parlami di te, io ti parlo di me. Insomma, ricominciamo da capo." 

"Non ho niente di importante da dire sul mio conto." Teneva la testa bassa.

"Ehm, okay. Allora inizio io. Io sono Louis Tomlinson, ho 22 anni, sono nato a Doncaster-"

"Perché ti sei trasferito qui a Londra?" chiese curioso.

"Beh, i miei genitori si sono separati quando ero ancora molto piccolo. Crescendo mi resi conto che a mio padre non importasse niente di me e mia madre doveva badare a cinque figli. Mi sentivo un peso in più per la mia famiglia quindi, essendo il più grande dei figli, all'età di 18 anni me ne andai da casa e mi trasferii qui a Londra. Andava tutto bene, avevo anche trovato un lavoro, fino a quando..." mi fermai di colpo. Sentivo che stavo per crollare un' altra volta. La morte di mia nonna mi aveva causato un trauma che non avrei facilmente superato. Lei per me era come una seconda mamma, la adoravo.
Credetti di essere forte, di aver superato il dolore della perdita, ma gli occhi non mentono mai. Delle lacrime calde cominciarono a scendere dai miei occhi e neanche provai a trattenerle. A chi volevo prendere in giro? Sicuramente non a me stesso.

"Louis..." disse Harry visibilmente preoccupato. "Louis, che succede? Che hai?"

"N-non é niente Harry... tranquillo." dissi coprendomi il viso con le mani.

"Come fa a non essere successo niente? Sono tutto, ma non stupido." Era la prima volta che vidi Harry così autoritario.

Nessuno dei due proferì parola per circa un paio di minuti. Il silenzio era rotto solo dai miei singhiozzi. Quando tornai a respirare normalmente ricominciai a parlare.

"... fino a quando mia nonna morì." Ripresi il discorso che avevo interrotto. 

Harry mi abbracció all'improvviso e, se non sbaglio, intravidi i suoi occhi inumidirsi.
Lo abbracciai a mia volta, contraccambiando il suo gesto cortese. 
Mi sentii subito a mio agio tra le sue possenti braccia. Appoggiai la testa sulla sua spalla e continuai a piangere. Harry mi strinse di più a se ogni volta che i miei singhiozzi aumentavano. 

Dopo un po' alzai la testa. Avevo pianto abbastanza per quel giorno e pensai che sicuramente non avevo fatto una buona impressione ad Harry.
Quando alzai la testa i miei occhi e quelli di Harry si incrociarono. Rimasi senza fiato alla vista di quegli occhi così verdi e così fottutamente belli.
Rimanemmo così a fissarci per qualche secondo, ancora stretti l'uno a all'altro. Potevo percepire il suo respiro caldo sul mio volto ed era una senzazione inebriante.

All'improvviso azzerammo la distanza e lasciammo che le nostre labbra si toccassero e giocassero tra di loro. Sentire le sue rosse e morbide labbra sulle mie era la sensazione più bella che avessi mai provato.
Cominciai a mordergli e a tirargli il labbro inferiore per ottenere l'accesso alla sua bocca. Lui non me lo negó e schiuse le labbra. Lasciammo che le nostre lingue si incontrassero e giocassero a vicenda, esplorando la bocca dell'altro, mentre con una mano tiravo i suoi capelli e lui portó le sue mani sui miei fianchi, attirandomi ancora di più a se.
Continuammo ancora a baciarci per un tempo che sembrava infinito, quando lo squillare di un telefono ruppe la magia che si era creata intorno a noi.

Eravamo uno più imbarazzato dell'altro quando ci staccammo da quel bacio così dolce e passionale.
Cercai freneticamente la fonte di quel rumore fino a quando trovai il mio cellulare incastrato nel divano che squillava incessantemente.
Guardai lo schermo. Il nome di Niall lampeggiava sopra di esso. Risposi velocemente.

"Pronto Niall?"

"Ehi Lou, ma che fine hai fatto? Ti avevo preparato il tuo piatto preferito e poi non ti ho più visto dentro il ristorante."

"Lo so Nì, ho avuto un contrattempo." Guardai di sfuggita Harry, che abbassó lo sguardo imbarazzato.

"Ah, va bene. Ma tutto a posto?"

"Si si, tutto bene, perché me lo chiedi?" Stavo sudando a freddo.

"Non lo so, ti sento strano."

"No, tutto bene Niall, tranquillo."

"Okay Lou, adesso ti lascio che devo cominciare il turno. Ci sentiamo bello."

"Certo, ciao Niall." Terminai la chiamata. 

Quando alzai lo sguardo vidi Harry alzarsi dal divano.

"Ehm... io devo andare." 

"Si, certo." Mi alzai a mia volta e lo accompagnai alla porta.

"Beh, allora a lunedì." Disse Harry fuori dalla porta.

"Senz'altro." Annuii per convincere anche me.

Vidi che si voltó di spalle e cominció a camminare. Ad un certo punto si fermó all'improvviso, si giró verso di me e con ampi passi tornó indietro.
Mi lasció un bacio a stampo sulle labbra. "Ciao." disse quando si staccó.
Tornó a camminare fuori dal mio condominio ma quella volta non si giró.

"Ciao." ripetei, ma ormai era troppo distante da riuscire a sentire il mio bisbiglio.

Tornai dentro il mio appartamento e mi chiusi la porta alle spalle.
Scivolai per terra con la schiena premuta sulla porta d'entrata mentre mi toccavo le labbra con un enorme sorriso.
Era incredibile tutto quello che fosse successo in un unico giorno. Il nuovo lavoro, il primo incontro con Harry, la prima discussione con Harry e il primo bacio sempre con Harry. Ormai Harry era entrato nella mia testa, come un chiodo fisso, e si ostinava a rimane lì.
Quello fu senza dubbio il bacio più bello, dolce e passionale di tutta la mia vita, che non avrei dimenticato tanto facilmente.
Harry, da impiegato buffo e impacciato, era entrato nel mio cuore, oltre che nella mia testa. Era una cosa che non avrei mai creduto fosse possibile, e non mento se dico che in un arco di tempo così limitato lui fosse già riuscito a sconvolgermi la vita. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Lunedì.
Il "famoso" lunedì arrivó, spietato e incombente su di me come se io fossi una mela e il lunedì la freccia.
Passai i giorni precedenti a pensare al bacio tra me e Harry. Era un chiodo fisso nella mia mente. Provai a distrarmi, ma fu inutile. Qualsiasi cosa facessi, la mia mente trovava sempre dei collegamenti per pensare ad Harry.

Mi ponevo tante domande, del tipo:
"Cosa faró appena vedró Harry?"
"Harry come si comporterà?"
"Gli appariró ridicolo dopo essermi messo a piangere davanti a lui?"

Quel lunedì mattina neanche volevo alzarmi dal letto. Ero stufo di fare sempre figuracce, e nel mio caldo letto sarei stato al sicuro da qualsiasi cosa.
Zayn, nei giorni precedenti, cominció a sospettare qualcosa visto che avevo sempre uno sguardo perso, perció rimase a dormire da me, temendo che quel lunedì non volessi andare a lavorare.

Come mi conosceva bene.
Infatti fu proprio così.

Scaraventó per terra le coperte e con forza mi fece uscire dal letto.
Provai a porre resistenza ma lui non volle sentire neanche una delle molteplici parole che gli avevo detto.
Sembrava una mamma spazientita dai capricci del figlio.

E così mi ritrovai davanti alla scuola. Stavo poggiato sullo sportello della mia macchina con in mano la mia cartellina, mentre decidevo se entrare o scappare.
Qualcosa dentro di me mi fece forza. Dovevo affrontare qualsiasi cosa e dimostrare a me stesso di essere forte.
Un po' titubante attraversai la strada ed entrai in quella impetuosa scuola. Sogno di tutti, incubo per me.

Intravidi subito Harry dietro il bancone della reception. 
I suoi capelli erano nuovamente tirati all'indietro con il gel e ad incorniciargli quei bellissimi occhi verdi, gli enormi occhiali.
Mi nascosi dietro ad una colonna mentre continuavo a fissarlo.
Per la seconda volta non mi aveva visto entrare. Mi domandai se quegli occhiali funzionassero come si deve.

Harry stava compilando dei documenti e lavorando al computer.
Era adorabile quando lavorava; ogni tanto si passava la mano nei capelli e inumidiva le sue labbra con la lingua. Oh, le sue labbra. Non c'era stata una notte in cui non le avevo sognate. Sognavo i suoi baci e le sue mani sui miei fianchi.
Ormai dovevo ammettere di provare qualcosa per Harry. Andiamo, chi altro rimaneva a fissare un semplice collega mentre lavorava e, soprattutto, quali altri colleghi si baciano? Nessuno.

"Signor Tomlinson, che fa? Si é messo a giocare a nascondino, per caso?" La voce del signor Smith ruppe quel silenzio.

Harry alzó immediatamente lo sguardo sentendo il mio nome. Io, semplicemente, volevo scomparire dalla faccia della Terra.

"Ehm, non sapevo dove andare." Mentii spudoratamente.

"Per questo c'é Harry. Dovrebbe comunicare di più con lui." 

Io e Harry diventammo rossi dall'imbarazzo. "Se solo sapesse come abbiamo comunicato..." pensai divertito.

"Venga come me. Le mostro l'oriario delle classi in cui deve fare lezione." 

"Certo." Annuii.

Quando passai vicino ad Harry rabbrividimmo tutti e due. Sicuramente il ricordo del nostro bacio non era ancora vivo solo nella mia mente.

Quella giornata di lavoró finì, con mia grande felicità. Era stato tutto molto imbarazzante con Harry e con i studenti. Forse essere in imbarazzo con ragazzi mai visti prima, che ti osservano come se fossi un alieno, era abbastanza normale... almeno credo.
Trascorsi tutto il tempo della pausa pranzo solo, nella mia classe. Mi ricordai della promessa fatta ad Harry il primo giorno che ci incontrammo; che sarei stato la sua ombra. Fu assurdo pensare a come una cosa possa cambiare così velocemente. Ed fu altrettanto assurdo che io fossi così imbarazzato nei confronti di Harry. Ero sempre stato un tipo aperto ed estroverso. Per me quella era una nuova e sgradevole sensazione. Mi chiedevo come Harry sopportasse di essere perennemente così. Peró la cosa che mi stupì di Harry in quel famoso pomeriggio, fu il suo coraggio a baciarmi e a tornare indietro da me, quando stava andando via, per baciarmi ancora.

Tutto di Harry mi affascinava. Le sue labbra, i suoi capelli, i suoi splendidi occhi verdi, il suo profumo, la sua voce roca e sensuale, ma soprattutto il modo in cui riuscì a trasformarmi in una persona timida, che arrossisce con un semplice sguardo. 
Come in quel momento.

Stavo dentro la mia macchina, le lezioni erano da poco terminate. Quando mi svegliai dai miei pensieri, vidi Harry dall'altro lato della strada intento a fissarmi. Lo fissai anch'io e, dopo un po', prese coraggio e attraversó la poca distanza che ci divideva. Io rimasi immobile come un pezzo di legno, ingogliando l'eccesso di saliva che avevo prodotto.
Quando Harry fu abbastanza vicino abbassai il finestrino della mia macchina.

"Devo parlarti. Posso salire?" disse con tono fermo e sicuro. Quasi non lo riconoscevo più.

Avrei tanto voluto dirgli "Chi sei tu? E che ne hai fatto del vero Harry?".

"C-certo, sali pure." Volevo sbattere la testa al volante più e più volte.

Fece il giro della macchina ed entró. Subito il suo profumo si sparse nel piccolo abitacolo, lasciandomi completamente in estasi.

"Devo parlarti, ma non qui. Conosci un posto tranquillo in cui parlare in santa pace?" Era leggermente nervoso, beh.. anch'io lo ero.

"Si, ma é un po' distante.." La mia voce era debole.

"Non importa." Rispose secco.

Misi in moto e partii per raggiungere la meta. Quel posto era magnifico. Ci venivo spesso per pensare e stare un po' tranquillo. 
Per tutto il viaggio, il silenzio regnava in macchina. Ogni tanto ci lanciavamo delle occhiate, il mio cuore batteva forte.
Dopo un'oretta arrivammo a destinazione. Non venivo in quel posto da un po' di tempo, ma era tutto come ricordavo: un' immensa distesa di verde, con tanti alberi secolari e innummerevoli tipi di fiori a completare il tutto. Davanti a noi una staccionata di legno bianco che confinava noi da un panorama da mozzare il fiato.

"Vieni spesso qui?"

"Ci venivo spesso."

"É un posto magnifico." Gli occhi gli brillavano.

"Beh, sei la prima persona che ha avuto l'onore di venire qui con me." Sorrisi.

Harry arrossì violentemente.

"Di cosa volevi parlarmi?" Provai a ropere il silenzio.

"Di noi." Rispose guardandomi negli  occhi. Noi. Come suonavano bene quelle tre lettere.

"Credo di avere anche io qualcosa da dirti." Abbassai lo sguardo.

"Vorrei cominciare io. É da giorni che mi preparo questo discorso e, come sai, per me non é facile." Disse grattandosi la testa.

Gli sorrisi per infondergli coraggio e forza.

"Louis, o Lou, come ti piace essere chiamato. Devo ammettere a me stesso che tu mi hai colpito fin dalla prima volta in cui ti ho visto. Okay, so che non ci conosciamo da anni, ma non riesco a spiegarmi il motivo. Ti ho visto la prima volta, ho visto il tuo sorriso e i modi gentili che hai usato con me. Nessuno mi ha mai trattato come hai fatto tu. Tutti mi guardano storto, come se fossi un totale cretino, e forse lo sono, ma tu ti sei dimostrato disponibile fin dall'inizio. Se adesso sto parlando senza essere impacciato, lo devo solamente a te e a quello che sei per farmi sentire normale. Ti puó sembrare banale ma per me é importantissimo. Quando abbiamo litigato da Nando's, io avevo capito che non mi avevi detto quelle cose con cattiveria, ma io ormai mi tengo sulla difensiva, non voglio più stare male per quello che pensa la gente, e così ti ho attaccato. Ho sbagliato e ti chiedo scusa per quello. E quando mi hai seguito fuori dal ristorante, il mio cuore scoppiava di felicità nonostante le lacrime, perché avevo trovato una persona a cui interessasse di me.
Poi a casa tua tutto mi fu più chiaro. Quando ti sei messo a piangere ho capito quanto fossimo simili, tutti e due con un peso dentro il cuore, senza lasciar intuire alle persone come realmente stiamo dentro. E quando ci siamo guardati negli occhi, ho sentito le farfalle svolazzare dentro il mio stomaco. Non ho mai visto occhi più belli dei tuoi, Louis. Non ho resistito e ti ho baciato. Quando tu hai ricambiato il bacio, ho pensato che il mio cuore potesse scoppiare dalla gioia. Pensavo che tu non fossi gay. Io mi sentivo sbagliato per questo ma, quando le nostre labbra si sono unite, tutti i penseri negativi sono svaniti. So che é presto da dire, me ne rendo conto, ma devo farlo, devo correre il rischio. I-io penso di essermi innamorato di te, Louis."

Ero immobilizzato per tutto quello che mi disse. Non potevo credere che contassi così tanto per qualcuno. 
Mi domandavo cosa fosse quella sensazione di felicità improvvisa, le farfalle nello stomaco, il cervello fuso, la mente annebbiata, e il cuore che pensi potrebbe rompersi da un momento all'altro perché sta battendo troppo forte. Forse era l'amore. Quel sentimento così semplice, ma così immensamente grande che ti stravolge tutto quanto, portandoti a pensare solo ad una persona. Solo a lui.

Delle piccole lacrime di gioia e commozione cominciarono a scendere dai miei occhi. Era tutto così perfetto, mi sentivo in pace con il mondo.
Corsi verso Harry, superando la poca distanza che ci divideva. Presi il suo bellissimo viso tra le mani e lo baciai, lo baciai perché non ero in grado di mettere in ordine delle parole per formulare una frase con un senso. 
Lui mi prese per i fianchi e ci accasciammo sul quell'immenso prato, del colore degli occhi di Harry. Continuammo a baciarci, finché presi coraggio per dire le famose tre parole, quelle tre parole che tutti vorrebbero sentirsi dire.

"Io ti amo." Dissi sorridendo e guardandolo dritto negli occhi.

Lui sorrisse come mai fece nella sua vita. Il suo sorriso innocente e sincero mi fece perdere qualche battito. Mi strinse di nuovo a se e ci baciammo con immensa passione.
Guardammo il tramonto stretti l'uno all'altro, mentre il buio cominció ad avvolgerci, ma niente ci avrebbe mai fatto paura finché saremmo stati insieme.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


La sera, dopo essere stati in quel paradiso terrestre, io e Harry andammo a casa mia. Avevo insistito molto per farlo venire. Nessuno avrebbe potuto resistere ad un paio di occhi azzurri supplicanti, modestamente.

Quello che successe in quel pomeriggio rimase ben fisso nelle nostre menti. Eravamo felici, felici di sapere che avremmo avuto una persona fantastica al nostro fianco, felici di aver trovato una persona comprensiva nei nostri confronti.

Forse avevamo avuto troppa fretta. Ci eravamo dichiarati in pochissimo tempo e il motivo era evidente; eravamo stanchi tutti e due di avere pesi e paure dentro di noi, e quella volta non volevamo che un sentimento bellissimo come l'amore fosse imprigionato per dei vecchi rimorsi e per la paura di sbagliare. Quella volta sarebbe andato tutto bene, almeno credevamo.

Quando girai la chiave nella toppa e aprii la porta, trovai il più totale casino; Zayn, Niall e Liam, altro mio amico, erano comodamente sdraiati sul mio divano a giocare a FIFA, avevano sparso cibo ovunque e le casse del mio stereo stavano scoppiando per il volume troppo alto. Li avrei uccisi con le mie mani.

"Hey! Hey! Abbassate subito il volume e spiegatemi cosa cazzo ci fate in casa mia!" gridai. Ero furioso.

"Hey, ciao bello" disse Zayn.

"Ciao Lou!" disse Niall.

"Ciao amico" disse Liam.

Nessuno dei tre aveva sentito le mie urla, ero rosso dalla rabbia.

Andai immediatamente a spengere la radio e a staccare la presa del televisore.

"No! Louis, ma che cazzo hai fatto! Stavo vincendo!" sbuffó Niall.

"Tutto bene bro? Che hai?" chiese Zayn. Era cieco o cosa?

"Che cosa ho? Che cosa ho! Ti pare carino ridurmi la casa in un porcile, in una discoteca e in una sala giochi? Cazzo, almeno potevate avvertire!" sbuffai esausto.

"Per la cronaca ci eravamo preoccupati per te. Pensavamo che fossi solo a casa e così siamo entrati pensando di farti una sorpresa. Quando non ti abbiamo trovato ti abbiamo aspettato a lungo. Tu non arrivavi e allora ci siamo divertiti un po'. Tutto qui." spiegó Liam con calma.

"Ti sembra divertente demolirmi casa? Cazzo, sono quasi diventato sordo!" mi massaggiai le orecchie.

"Lou... se vuoi vado a casa." si intromise Harry con una voce timida, entrando un po' dentro casa.

Per poco le bocche di Zayn, Niall e Liam non finirono per terra.

Cazzo, non era quello il momento!

"Scusa, e tu saresti?" disse Zayn con un tono malizioso.

"É un mio amico, idiota." sbuffai e roteai gli occhi. Loro non dovevano sapere, era ancora troppo presto.

Vidi Harry e mi pentii immediatamente di quello che dissi. La sua espressione era... ferita? Dispiaciuta? Tradita? Mi si spezzó il cuore a vederlo così, ma non avrei potuto dire altro. Non potevo certo dire ai miei amici "Questo é Harry, un mio collega di lavoro. In realtà ci amiamo, ma nulla di grave" considerando il fatto che lavoravo solo da un giorno. Mi avrebbero fatto una delle solite ramanzine, del tipo "É troppo presto" o "Ancora non lo conosci abbastanza"...

Peró in quel momento ero solo concentrato su Harry, potevo percepire il suo dolore attraverso i suoi limpidi occhi verdi. Vederlo soffrire era l'ultima cosa che avrei voluto.

"Anche noi siamo tuoi amici, peró a noi ci tratti male" Niall incroció le braccia e mise un finto broncio.

"Hey, amico. Ti senti bene?" disse Zayn rivolto a Harry.

"I-io... no." Harry scosse la testa e uscì velocemente dall'appartamento.

"Ma che gli é preso?" chiese Liam con un sopracciglio alzato.

"Non lo so, vado da lui." Presi di nuovo le chiavi di casa e afferrai la maniglia.

"Louis..." sospiró Zayn.

Ecco, perfetto. Non ci aveva creduto. Zayn aveva una specie di radar per le bugie. Non potevi farla franca con lui. Era molto affezionato a tutti i suoi amici più cari, e non voleva vederne soffrire nessuno. Per questo dopo la morte di mia nonna mi é stato sempre vicino, come se fosse la mia ombra. Ha rinunciato a passare del tempo con Perrie per starmi accanto, e questo non é da tutti.

"Cosa c'é Zayn? Devo andare da lui per vedere cosa gli é successo" mentii. Incrociai mentalmente le dita e sperai che ci avesse creduto.

"Non mi convinci, Lou. Io ti conosco bene." 

"Okay, allora mi sgriderai dopo. Adesso devo andare." Chiusi la porta di casa alle mie spalle e corsi verso l'uscita.

Inizió a piovere. Il buio della sera era in contrasto con le luci dei lampioni e con gli ombrelli colorati delle persone che si affrettavano a tornare a casa. 

Non vidi Harry da nessuna parte.

Iniziai a camminare velocemente tra le strade di Londra, tra gli occhi che mi fissavano in modo strano. Avrei tanto voluto dirgli "Prestatemelo voi l'ombrello, no?".

Dopo almeno cinque minuti di corsa sentii qualcuno piangere.

Mi guardai intorno per capire da dove venisse quel suono; c'era una buona possibilità che quello fosse Harry.

Girai a destra ed entrai in un vicolo piuttosto piccolo e stretto. Quel posto non mi piaceva per niente, ma dovevo trovare Harry.

Lo vidi, bello come sempre. Era seduto per terra con la schiena contro un muro, le mani a sorreggergli la testa mentre i singhiozzi facevano tremare il suo corpo. La pioggia aveva tolto il gel dai suoi capelli, lasciandoli ricci e lunghi.

"Harry..." caddi sulle mie ginocchia e lo strinsi a me.

"Che vuoi? Vattene via se sei così imbarazzato di me!" urló.

"Harry, ma che dici? Cosa ti fa credere che io sia imbarazzato di te? Spiegamelo!" Gli accarezzai il viso con una mano ma lui la strappó via.

"Ti vergogni di dire ai tuoi amici che io sono di più di un amico per te, ecco cosa me lo fa credere!" Gridó.

"Harry, non potevo dirglielo così all'improvviso. E come ti avrei presentato? Come un mio collega di lavoro, considerando il fatto che lavoro solo da un giorno? Mi avrebbero fatto un sacco di ramanzine, e a me non andava di starle a sentire perché sono convinto dei sentimenti che provo per te, e nessuno puó mettersi in mezzo a noi! Io ti amo, Harry. Non devi mai dubitare di questo." Gli presi il viso tra le mani e lo baciai.

"Froci!" sentii delle grasse risate.

Alzai lo sguardo. Un gruppo di quattro uomini grassi e trasandati stava ridendo. Potevo sentire la puzza di fumo e alcool che emanavano da alcuni metri di distanza. Stavo quasi per vomitare.

"Meglio essere gay piuttosto che essere degli aborti umani come voi!" dissi avanzando verso di loro.

"No, Lou! Andiamo via!" mi suppliccó Harry afferrandomi per un braccio per farmi tornare indietro.

"Faresti meglio ad ascoltare il tuo ragazzo se non vuoi perdere tutti i denti." disse uno di loro.

"Pensate di farmi paura? Non ho paura di voi." mi avvicinai ancora di più.

"Questo non dovevi dirlo, brutto finocchio!" Mi assestarono un pugno allo stomaco.

Okay, me l'ero cercata, ma non potevo arrendermi così facilmente.

Mi alzai un po' dolorante e colpii il più grosso con il pugno destro in piena faccia, con il gomito destro colpii lo stomaco del secondo uomo e con un calcio colpii le parti basse del terzo.

Sentii Harry piangere e urlare; era straziante per il mio cuore.

Mi voltai verso di lui per calmarlo e per tranquillizzarlo almeno un po' ma, mentre ero girato verso Harry, il quarto uomo mi colpii in piena faccia e mi fece cadere a terra con un violento e forte pugno sullo stomaco.

Sentii l'asfalto bagnato sotto di me e la disperazione di Harry mentre lentamente persi i sensi, e tutto quello che vidi fu il nero.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Avete presente quella sensazione di malessere che, in realtà, provoca anche benessere? Stare male per aver fatto del bene credo sia il miglior dolore del mondo. Un dolore spiacevole, fastidioso, ma che ti rende felice perché ti rendi conto di aver fatto una buona azione. Era proprio quello che sentii appena mi svegliai.

Aprii lentamente gli occhi. La luce e il bianco acceso delle pareti mi fecero male agli occhi. Mi guardai intorno per capire dove mi trovassi; ero dentro una stanza di ospedale.
Girai lentamente la testa e vidi Harry addormentato. Era seduto su una di quelle scomode sedie di ospedale, ma aveva la testa sul letto mentre mi stringeva incosciamente la mano.
Sorrisi; era incredibilmente tenero. 
Sfilai la mano dalla sua presa e gli accarezzai delicatamente i capelli.
Lui aprii di scatto gli occhi, alzó la testa e potei vedere i suoi occhi lucidi e pieni di lacrime.

"Lou!" Si buttó su di me e mi abbracció. Feci un gemito di dolore. Mi sentivo tutto dolorante, e il peso di Harry non aiutava.

"Oddio, scusa. Non ci avevo pensato." Si rimise seduto ed abbassó lo sguardo imbarazzato.

"Tranquillo, amore." Alzó la testa e sorrise per quel soprannome.

"Come stai?" disse sorridendo.

"Bene, ovviamente. Sono una roccia, che ti credi?" Risi.

"No, sei un incosciente! Potevi morire! Non ci voglio nemmeno pensare." Scosse la testa.

"Ma non é successo."

"Poteva succedere."

"Haz, sto bene adesso. E comunque anche quei tizi le hanno prese." 

"Non avresti dovuto reagire così. Che ti importa di quello che dicono gli altri?" Chiese guardandomi degli occhi.

"Odio quel tipo di persone, e quelli non sono certo i primi che incontro."

"Lo so, ma non puoi rischiare la vita per gente così."

"Sei troppo angelico, Haz." Sorrisi.

"Forse, ma tu sei troppo spericolato... peró ti amo lo stesso." Sorrise timidamente e si morse il labbro.

"Ti amo anch'io, Haz." Lo tirai per il maglione e lo baciai.

In quel momento entrarono Zayn, Liam e Niall.

"Menomale che eravate solo amici. Eh bravo il mio Lou." Sorrise Zayn furbo. Io e Harry ci staccammo subito; era rosso dalla vergogna, troppo tenero.

"Aw siete troppo carini" disse Niall con gli occhi quasi a forma di cuore.

"Si! Aveva tipo detto "Noi siamo solo amici"" disse Liam imitando la mia voce.

"Okay. Siete dei deficienti, lo sapete? Chiesi divertito.

"Si lo sappiamo, ma anche tu non scherzi; uno contro quattro... sul serio amico?" disse Zayn riferendosi alla zuffa.

"Ci ha già pensato Harry a sgridarmi. Puó bastare!" alzai gli occhi al cielo.

"No, non puó bastare!" disse Liam. "Hai rischiato la pelle, Louis. Poteva andare peggio di così, sei stato fortunato e-"

"Liam, dove ti spengi?" dissi divertito. Tutti risero.

"Cretino" disse Liam mettendo il broncio.

"Forse... piuttosto, quando potró uscire da qui? Sto bene e sono vivo e vegeto" chiesi impaziente.

"Domani pomeriggio ti dimetteranno, Lou. Abbi un po' di pazienza" disse Harry stringendomi la mano.

"Va bene" dissi scocciato. Odiavo stare su un letto di ospedale.

Il giornó dopo arrivó presto. Harry e i ragazzi mi fecero compagnia tutto il tempo. Dormirono su una sedia vicino a me e mi sentii tremendamente in colpa per farli scomodare così tanto. Erano i migliori, senza dubbio.

Ritornammo a casa. I ragazzi mi accompagnarono fino all'appartamento, poi pensarono bene di lasciare me e Harry da soli.
Mi sedetti lentamente sul divano, ancora sentivo dei dolori ma non l'avrei mai ammesso. 
Sorrisi istintivamente; su quel divano io e Harry ci dammo il primo bacio.

"Hey, Lou. Stai bene? Ti fa male qualcosa?" chiese Harry preoccupato.

"Se vieni qui, vicino a me, allora sì, staró bene."

Harry sorrise timidamente e si sedette sul divano. Misi un braccio intorno alle sue spalle e lui appoggió la testa sul mio petto con delicatezza.

"Ti faccio male?" mi chiese preoccupato.

"Tu puoi farmi solo del bene, mai del male." gli accarezzai una guancia.

Mi guardó dritto negli occhi; rimasi senza fiato alla vista dei suoi grandi occhi verdi fissi nei miei. 
Mise la mano sinistra dietro al mio collo per avvicinarmi a se. Posó le sue morbide e rosee labbra sulle mie e incominciammo a baciarci.
Lo spinsi all'indietro, facendolo sdraiare con me sopra. 
Gli baciai il collo e gli lasciai un segno per dimostrare che fosse in mio possesso. 
Le sue mani andarono a stringere il bordo della mia maglia. Era pronto a sfilarmela, ma un rumore verso la porta attiró la nostra attenzione.

"Aspetta, vado a vedere" dissi e gli baciai le labbra.

Notai che sul pavimento ci fosse un busta, una di quelle in cui all'interno c'é una lettera. 
La presi in mano e notai che all'esterno della busta non ci fosse scritto niente.
Aprii la porta, aspettandomi di trovare qualcuno, ma non trovai nessuno.
Richiusi la porta alle mie spalle e aprii la busta. Tirai fuori il foglietto che si nascondeva all'interno e lo lessi.

"Stai attento a te, Tomlinson. La pagherai cara."

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Era passata una settimana dalla rissa. Una settimana dal mio ricovero in ospedale e una settimana da quando lessi il foglietto che qualcuno aveva messo sotto la mia porta di casa.

In tutta la settimana non feci altro che pensare a quella minaccia "Stai attento a te, Tomlinson. La pagherai cara". Insomma, io non avevo nemici, a parte qualche antipatia delle scuole superiori, ma questo non c'entrava.

Il dubbio si fermó a quei quattro tipi della rissa. Pensandoci bene erano i più sospetti, ma anche i soli e unici sospetti. 

Harry mi domandó spesso cosa mi preoccupasse, ma cercavo sempre di evitare l'argomento; non volevo che si preoccupasse anche lui. Io dovevo proteggerlo.

La paura mi consumava ogni giorno di più. Non mangiavo più con regolarità e la maggior parte delle notti erano insonni. Il viso era più scavato e delle occhiaie viola incorniciavano i miei occhi.

In poche parole ero un bellissimo spettacolo da vedere, senza dubbio.

Comunque, la paura non derivava dal timore che facessero del male a me; io avevo paura per Harry. Insomma, era presente anche lui il giorno della rissa e si vedeva che fosse più fragile e innocente rispetto a me; era il bersaglio perfetto per quegli avanzi di galera.

Passavo ogni notte in cui Harry dormiva a casa mia ad osservarlo, data la mia insonnia. 

Era bellissimo quando dormiva, con i riccioli sparsi ovunque e la testa appoggiata sul mio petto. Avrei tanto voluto proteggerlo sempre dalle grinfie del mondo e tenerlo al caldo e al sicuro tra le mie braccia ma, come tutti sappiamo, non possiamo sempre ottenere ció che vogliamo.

Feci tutte queste riflessioni sdraiato sul mio divano mentre facevo annoiato zapping trai canali. L'orologio segnava le cinque e quarantacinque, e quello voleva significare che, nel giro di pochi minuti, Harry sarebbe arrivato a casa da me, come faceva quasi sempre quando lui tornava dal lavoro, visto che aveva più turni dei miei. 

Stavo pensando alla convivenza. In fondo io e Harry ci amavamo e, così facendo, un mezzo del guardaroba di Harry non sarebbe più stato dentro la sua macchina; lo faceva per avere sempre un cambio di vestiti con se quando decidevamo di passare insieme la serata e, ovviamente, anche la notte.

Quando riguardai l'orologio erano le sei e venti. Harry non aveva mai fatto così tardi. Subito il sangue mi si geló nelle vene al pensiero che quei brutti tipi gli avessero fatto qualcosa. 

Mi alzai come un fulmine e andai a cercare il mio telefono per chiamarlo. Uno, due, tre squilli e poi la segreteria telefonica. 

Mi cominciai ad agitare e a far scendere delle piccole lacrime dai miei occhi. Camminavo avanti e indietro per casa; in quel momento speravo solo che Harry avesse messo il silenzioso al telefono e che lo avessero trattenuto più tempo a scuola. Ma io ero un pessimista, e andavo subito a pensare al peggio.

Passó una mezz'ora, e a quel punto decisi di fare qualcosa, non potevo aspettare di più.

HARRY'S POV

Mi risvegliai intontito dopo una terribile botta ricevuta alla testa. Le cose erano due: o ero diventato cieco, o mi trovavo in un posto completamente buio.

Avevo paura, un incredibile paura che mi faceva tremare fino a sentire i miei denti sbattere. 

"Dove mi trovo? E perché mi hanno fatto questo?" erano le uniche cose che riuscivo a pensare.

All'improvviso vidi una luce in lontananza e dovetti coprire gli occhi, visto che ero stato per tanto tempo al buio. La cosa positiva era che non ero diventato cieco, per fortuna.

Le luci della stanza si accesero e così potei guardarmi intorno.

Mi trovavo in una piccola stanza con le mura grigie e completamente spoglie.

Mi feci indietro fino a schiacciarmi contro il muro quando vidi che un uomo robusto stava venendo verso la mia direzione. Ero terrorizzato all'idea che potesse farmi del male.

In mano aveva un vassoio con del cibo e una coperta. Non aveva un viso particolarmente minaccioso, anzi, sembrava dispiaciuto.

Mise le due cose a terra vicino a me e si fece più indietro di qualche passo. 

"Mi dispiace ragazzo" sospiró per poi allontanarsi verso la porta.

Il suo comportamento mi lasció spiazzato. Come poteva una persona come lui non essere pericolosa? Pensavo che mi avrebbe picchiato ma, ovviamente, non é mai troppo tardi per rimangiare le parole che si dicono.

"John, hai fatto?" chiese un uomo molto più grande e trascurato alla persona che era entrata prima nella stanza.

"Io... veramente, no" disse abbassando la testa.

"E che cosa aspetti a spaccargli la faccia? Deve soffrire lui e il suo amichetto, ricordi?"

"Non ne sono capace Dan. Perdonami." 

"No! Piuttosto prendi esempio da me e guarda come si fa!"

Dan venì minaccioso verso di me. Io cominciai a urlare e a piangere. Avevo già in mente cosa mi avrebbe fatto.

"Stai zitto! O tu e il tuo amichetto farete una brutta fine" disse tirandomi per i capelli.

Cominció a picchiarmi. Se urlavo  lui metteva più forza e impegno per farmi ancora più male. Così stetti in silenzio mentre piangevo, sperando che presto quella tortura sarebbe finita.

Quelle mani che mi toccavano non erano di Louis. Le sue mani erano più piccole e delicate. In quel momento volevo solo sentire Louis accarezzarmi e ripetermi che sarebbe andato tutto bene.

Con tutto il mio impegno mi sforzai di pensare che quelle mani fossero sue, ma lui non mi avrebbe mai fatto del male.

Non mi resi conto di quanto tempo passó prima che quell'uomo smise di picchiarmi e si chiuse la porta alle spalle, lasciandomi di nuovo nel più completo e totale buio.

Stavo accasciato per terra, nella posizione in cui mi lasció Dan, mentre piangevo e singhiozzavo. Non riuscivo a muovermi, sentivo male ovunque e nemmeno il pianto riusciva a farmi sentire meglio perché più singhiozzavo e più sentivo dolore.

Pensai a Louis mentre lentamente persi i sensi. Solo pensare a lui mi faceva coraggio per resistere, ma non ero sicuro che avrei resistito per molto in quelle condizioni.

LOUIS' POV

Avevo chiamato la polizia per segnalare la scomparsa di Harry. Mi dissero che avrebbero subito iniziato le indagini, ma quello non bastó per tranquillizzarmi.

Chiamai anche Zayn, Liam e Niall per aiutarmi a cercarlo. Loro mi costrinsero a rimanere a casa nel caso che Harry tornasse, ma secondo me non volevano che mi mettessi alla guida dato che ero agitato.

Stare chiuso in una casa non mi aiutava per niente. Harry poteva essere in pericolo e ovviamente io stavo fermo dentro una casa.

Stavo impazzendo ed ero disperato all'idea che qualcuno potesse avergli fatto del male.

Mentre la mia mente vagava, i miei pensieri furono interrotti dal suono del campanello. 

Mi precipitai verso porta, con la speranza che fosse Harry ad essere tornato da me.

Aprii la porta e mi ritrovai davanti una cosa che in quel momento non avrei mai pensato di trovare: un pacco.

Avevo un bruttissimo presentimento; l'ultima volta con questo metodo mi spedirono la busta con una minaccia all'interno. 

Quella volta in quel pacco cosa avrei trovato?

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