Saremo quel che tutti sognano, quell'amore che i cantanti cantano

di Spensieratezza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La delusione di Amore ***
Capitolo 2: *** Jensen e la sfera d'amore ***
Capitolo 3: *** Il ragazzo dagli occhi di smeraldo ***
Capitolo 4: *** Come suo padre ***
Capitolo 5: *** Servo del principe ***
Capitolo 6: *** Parla, parla ancora, angelo mio ***
Capitolo 7: *** Piatti, pentole e coperchi ***
Capitolo 8: *** Il ghiaccio e la roulotte ***
Capitolo 9: *** Bagno palpitante ***
Capitolo 10: *** Baci che incendiano ***
Capitolo 11: *** L'Amore misterioso che annulla l'Amore conosciuto ***
Capitolo 12: *** Il mistero delle frecce ***
Capitolo 13: *** Il custode e la rabbia di Cupido ***
Capitolo 14: *** La verità ***
Capitolo 15: *** Confronti e giochetti stuzzicanti ***
Capitolo 16: *** Sorpresi ***
Capitolo 17: *** La partenza ***
Capitolo 18: *** True colors ***
Capitolo 19: *** Los Angeles ***
Capitolo 20: *** Il matrimonio ***
Capitolo 21: *** Vedo i colori, Jensen! ***
Capitolo 22: *** A volte il cuore non è pronto ad accogliere l'amore ***
Capitolo 23: *** L'Unicorno ***
Capitolo 24: *** Fare l'amore con te ***
Capitolo 25: *** Una verità sconvolgente ***
Capitolo 26: *** A volte è difficile capire ***
Capitolo 27: *** Jensen si chiarisce con Nostradamus ***
Capitolo 28: *** Jared e Jensen si chiariscono ***
Capitolo 29: *** La bolla che ho creato per proteggerti ***
Capitolo 30: *** Genitori ***
Capitolo 31: *** Tanta dolcezza ***
Capitolo 32: *** L'incontro/ scontro con Mary e John. ***
Capitolo 33: *** L'incontro con Venere e la madre di Jensen ***
Capitolo 34: *** La storia di Felicia e il riscatto ***
Capitolo 35: *** Le condizioni ***
Capitolo 36: *** Io non ho scelta, ma se potessi scegliere, sceglierei sempre te! ***
Capitolo 37: *** Lacrime di pentimento? ***
Capitolo 38: *** il Processo ***
Capitolo 39: *** Il messaggio dallo spazio! ***
Capitolo 40: *** Quando i ragazzi si risvegliano ***
Capitolo 41: *** Gli Dei dell'Amore ***
Capitolo 42: *** Visite ***
Capitolo 43: *** L'anima di un cuore ***
Capitolo 44: *** Da dove vieni davvero? ***
Capitolo 45: *** Hai mai visto un Dio all'inferno? ***
Capitolo 46: *** Per sempre l'Amore!! Per sempre te!! ***



Capitolo 1
*** La delusione di Amore ***


Verona  - Tanto tempo fa (In un altro tempo e in un altro luogo )
 

Una coppia di amanti si corre incontro. La nebbia a fare loro da cornice, ma non importava, perché loro vedevano con gli occhi del cuore.

Si corsero incontro abbracciandosi forte.

Lei aveva capelli biondi e mossi, una veste bianca svolazzante e scarpette azzurre.

Lui aveva l’aspetto di un cavaliere d’altri tempi, ed era vestito di nero.
 
In lontananza, il Dio Amore assisteva al ricongiungimento della coppia e li guardava benevolo.


Quella notte era stupenda e la luna piena faceva da cornice ai due innamorati. Era la notte giusta affinchè sarebbero potuti nascere i frutti di quel grande amore.
 
Amore si apprestò a canalizzare la potente magia dentro di lui, in attesa di quello che sarebbe accaduto.

Accadde però qualcosa di imprevisto, che Amore non si sarebbe mai aspettato.

La donna, piangendo, stava dicendo addio al suo grande amore.


“No! questo non doveva succedere!” disse Amore tra sé, cercando di riportare la sua magia dentro di lui, ma oramai si era spinto troppo oltre e la magia era andata oramai fuori dal suo controllo.
 
 
Raggiunse gli innamorati, che stavano per separarsi e li fermò.

“Fermi! Che cosa state facendo? Dove state andando?”

“Ci siamo lasciati.” Disse il giovane che si chiamava John.


“No! Voi…voi oggi dovevate dare alla luce due creature!!” si ribellò Amore. A volte gli dei erano capricciosi come dei bambini piccoli, quando gli umani non facevano o si rifiutavano di fare quello che gli veniva detto.


“Beh, non nasceranno mai!” sbottò Mary. “Mio padre non vuole che stiamo insieme e io amo troppo John per rischiare la sua vita!” e pianse.

“No….era tutto pronto…avevo già compiuto l’incantesimo per far nascere i vostri futuri figli…mi sono fidato di voi…” disse Amore.

“Ferma l’incantesimo.” Disse Mary dispiaciuta, ma neanche più di tanto.

“ È già in corso, non si può più annullare!!!”  disse Amore, tremante di collera.
 

John e Mary lo guardarono spaventati.
 
“Beh, ma se non ci congiungiamo, i bambini non potranno mai nascere, no? Si annullerà da solo.” Disse John, accarezzando la spalla di Mary, cercando nonostante tutto di donarle conforto.

Amore rispose:

“ Una volta che è in corso, non si può più annullare e se non troverà il vostro consenso, cercherà un’altra strada per compiersi ugualmente, attraverso vie che non posso più prevedere, perché non dipendono da me.” Disse Amore.

John e Mary lo fissarono ancora una volta.

Voi…non sapete quello che avete fatto!”  disse Amore tremante di collera e spari, lasciandoli soli e dispiaciuti.

 
 
 
 
 
 
Verona – un anno dopo.....
 

Un mago dalla lunga barba bianca di nome Nostradamus, era seduto ad un tavolo, leggendo delle pergamene e scrivendone altre.
 

L’arrivo di quelle due piccole creature che il Dio Amore aveva preannunciato, sono vicine e sconvolgeranno tutto il nostro concetto dell’Amore.

Molti credono che sia solo una leggenda, una fantasticheria e che in realtà la magia del Dio Amore sia riuscita ad arrestarsi in tempo e che non avrà mai sbocco, perché è riuscito ad annullarla.

Altri ancora credono che sia tutta una storia inventata da false voci e che i due giovani non abbiano mai incontrato neppure Amore e che ancor di più li abbia cosi spaventati con la minaccia di un incantesimo che vigeva sopra le loro spalle.

I genitori dei due ragazzi misero tutto a tacere e proibirono al popolo di continuare a parlarne. Naturalmente questo non fece altro che aumentare le discordie e l’astio tra le due nobili famiglie di Verona di cui i due facevano parte.

I Montecchi e i Capuleti.
 

Non si può però fermare il Destino. Si può rallentarlo, questo si, ma se si prova a contrastarlo, questo troverà comunque la strada per compiersi ugualmente, attraverso scenari impensabili e tele ancor più intricate.
 
Sento ormai da tanto tempo l’arrivo di queste due creature incredibili.

Una è già nata un anno fa e una adesso è in corso. Sta per arrivare.

E questo nonostante Mary e John abbiano rinunciato all’Amore.

Ma non si può fermare L’Amore. Puoi scegliere di rinunciare a lui, ma esso non rinuncerà a scorrere attraverso il mondo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice: Ve l'avevo detto che avrei fatto una ff ispirata a Romeo e Giulietta ahhahha

Preciso che di essa prendo solo il nome delle famiglie, per il resto sarà COMPLETAMENTE DIVERSA, forse l'unica cosa un pò simile è che ci sarà TANTO TANTO AMORE quindi aspettatevi sentimenti a valanghe :)))

Non sono molto sicura su come ho improntato la descrizione...che dite, secondo voi è troppo lunga? :p

Ps chissà se avete già intuito chi sono queste due creature e come arriveranno :p   

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Capitolo 2
*** Jensen e la sfera d'amore ***


John dopo la rottura con Mary, si fidanzò con la principessa Meredith, la principessa del regno di Camelot, e si sposarono.

Meredith aveva lunghi capelli biondi e ricci e occhi azzurri.

Da quell’unione nacque Jensen, principe di Camelot.

Jensen era un bel ragazzo di diciassette anni, aveva capelli biondi e occhi azzurri, come Meredith.

O forse come Mary…si soffermava a pensare talvolta John.

Era alto, atletico. Spesso si allenava, giocava con gli altri cavalieri, li sfidava a duello.

Gli piaceva stare con gli amici, ma sentiva sempre che gli mancava qualcosa…

Un fratello, forse….


Non capi mai perché i suoi genitori non avevano voluto avere altri figli, a volte Jensen pensò che non potevano, ma spesso gli arrivò il pensiero che forse non volevano….
 
Era un principe, ma si sentiva molto solo. Spesso si circondava di amici per colmare quella mancanza, e a volte ci riusciva, a volte no….
 



Quella notte stava piangendo nel sonno, senza neanche accorgersene.
 

Stava sognando un Amore grande come una bolla, o forse come una sfera.  Una sfera che si espandeva sempre più.

La sfera era luminosa e scintillante e traboccante d’amore.

E Jensen si sentiva pieno come non si era sentito mai.

Toccò la sfera, baciò la sfera, e gli sembrò di vedere delle altre labbra oltre alle sue, dentro la sfera!

All’improvviso ebbe il desiderio di bucare la sfera e vedere a chi appartenessero quelle labbra, ma non voleva far del male alla sfera né a quelle labbra, a chiunque appartenessero.
 
E poi la sfera volò via, librandosi nel cielo come un palloncino, e scomparve!
 
Jensen pianse per la perdita e perché era certo che non avrebbe mai trovato nient’altro che l’avrebbe fatto sentire cosi.
 
 


E poi si svegliò.

Jensen era tutto sudato e abbastanza sconvolto. Si alzò dal letto e cominciò a vagare per i corridoi del castello, in cerca delle cucine.


Ci arrivò e bevve un po’ di latte dal cartone, cercando di scacciare via quel’incubo inquietante…

O forse un sogno…..
 
Che fosse la sua anima gemella quella che aveva visto dentro la bolla?

Non l’aveva poi davvero vista.

Forse era lui stesso! Forse era l’anima gemella di sé stesso! E rise istericamente.
 
La verità era che in quel mondo, uomini e donne non credevano all’anima gemella, e neanche all’amore, a dire il vero.

Avevano gli dei, che ci credevano, e loro credevano agli dei. Era abbastanza.

Capitava raramente in quel mondo, di innamorarsi, non era certo una cosa comune li.

E l’amore era divinizzato come e più dell’immortalità.

Essendo raro, era molto sopravvalutato e idolatrato. Ti potevi prendere gioco di tutto ma non dell’amore.

L’amore aveva da parte di tutti molto rispetto, poiché non ne venivi colpito frequentemente.
 

L’omosessualità invece era vista come una cosa normale, e in fondo perché avrebbe dovuto essere una cosa strana? In quel mondo, gli uomini stavano insieme a sirene, centauri.

Si arrivava al Bene, certo, ma raramente si raggiungeva l’Amore, che era considerato l’Apice della felicità.

Spesso si dava la colpa al dio Amore per questo, ma nessuno osava avercela troppo con lui. Diceva egli che non era lui a comandare e a decidere chi poteva avere questo privilegio…erano le energie dell’Universo che lo decidevano e lo lasciavano fluire a lui.

Jensen si sentiva che lui era nato  strano.

Diverso, in un certo senso.

Fin da quando era piccolo, era come se vedesse ogni cosa con AMORE, con gli occhi dell’amore.

Dovunque andasse.

Nel filo d’erba, nel sole che splendeva, nel cielo, nei suoi animali…

Eppure ciò non valeva per le persone.

Provava amicizia, questo si…ma AMORE, quel sentimento che ti dilania dentro e ti fa vedere solo quella persona, quello no!!

E gli dispiaceva.
 
Sentiva di avere un sacco d’amore da dare. Sentiva che voleva incontrare la sua anima gemella.

Voleva crederci.
 
 
 
 
 
 
*

“Senti l’amore fluire dentro di te?” chiese Nostradamus al giovane principe, nel suo laboratorio.

“Io non so cosa sento…sento il mio stomaco in subbuglio e ho voglia di piangere…” disse Jensen incoerentemente.

“Beh direi che sai cosa senti, allora!” disse il vecchio sorridendo.

“Io non so cosa sto dicendo…” disse Jensen triste.

“Tranquillo, mio principe. La tua anima gemella è vicina! Questi sono i sintomi che il tuo corpo ti dà, perché percepisce che è poco lontana da te!”

“Stai dicendo che il mio corpo….è emozionato?”  chiese Jensen incredulo.

“Ti sembra cosi strano? I nostri corpi si emozionano continuamente. È la vita!” disse il vecchio sbracciando le mani.

“Mmm…non lo so…non sono sicuro…”

“Il cuore non lo è mai.” Disse saggiamente il vecchio.

“Ma mi piacciono queste frasi. Dimmene ancora. Dimmene altre!” pregò il principe.

Il vecchio rise.

“Che c’è di divertente?”

“Oh, mio principe…se sapessi, in altri mondi…”

“In altri mondi cosa?”

“Ci sono mondi…in cui l’AMORE viene deriso, odiato, rifiutato…”
 
Jensen si allontanò, scioccato.

“Che razza di esseri sciocchi e crudeli potrebbero rifiutare una cosa tanto meravigliosa?”

Il vecchio guardò comprensivo il principe. Era come dire, per esempio, che l’immortalità esisteva e veniva odiata e rifiutata dalla gente, o peggio, il dolore era stato estinto e se ne provava nostalgia! Era assurdo!

“Forse in questo mondo è ritenuto una cosa bella, ma in un altro universo, potrebbe essere una cosa che fa soffrire l’animo degli uomini e che porta all’abbandono e alla tristezza. Sai, tutti i mondi sono diversi, mio piccolo principe, ciò che è bene qui, è male di là. Cosi come l’Omosessualità…”


“Che c’è da dire sull’omosessualità? È una cosa normale, non meno frequente dell’amore tra un uomo e una sirena!”

“Forse in questo mondo, ma in altri si ha un altro concetto di normalità…”

“Beh, di folli che rifiutano l’amore, ce ne sono anche qui…” disse Jensen, a bassa voce e la sua voce si incrinò.

“Oh, mio povero principe. Stai parlando di…”

“No, ti prego, non dire quel nome. E poi non è mia madre, ad ogni modo, lei ha scelto di non esserlo.”


Mio principe…”

“Ho già una madre, anche se, avrei preferito nascere come frutto dell’amore!” disse Jensen, chiudendosi la porta alle spalle.
 
 
Nostradamus guardò la porta chiusa, con tristezza. Chiaramente sapeva la storia di John e Mary e chiaramente anche lui, come suo padre, aveva condannato la scelta di Mary.

“Non temere, giovane principe, l’Amore che tanto rimpiangi, non è andato perso. È dentro di te. Non sei solo come credi! Sei solo una metà che non aspetta altro che essere ricongiunta all’altra!”

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Capitolo 3
*** Il ragazzo dagli occhi di smeraldo ***


Jensen stava passeggiando con la sua carrozza per le vie di Verona,  insieme a suo padre. Tutti acclamavano il principe e il re.


Era una bella giornata e Jensen era felice di essere uscito per un giorno dalle mura di quel castello. Era diverso tempo che non faceva più un giro turistico per la città.

E poi successe qualcosa…

Incrociò un paio di occhi verdi come lo smeraldo, incastonati dentro una faccia.

Incastonati?

Jensen si riscosse. Non erano pietre preziose. Erano occhi. Occhi normali, per quanto belli fossero.

Ma allora perché brillavano?

La carrozza si fermò bruscamente, perché un ragazzino stava attraversando la strada senza guardare.

I cavalli rischiarono di impennarsi, ed ecco che un altro ragazzo, rincorse il bambinetto per portarlo al sicuro.

Era il ragazzo dagli occhi smeraldo.


Oh, com’era di animo buono e gentile, lui, che si era mosso senza esitare neanche un po’, per trarre in salvo quell’innocente creatura.

E come lo stava guardando ora, fisso negli occhi.

Non era uno sguardo di odio, né di paura, vero? Non avrebbe potuto sopportarlo!
 


“Toglietevi dalla strada!” disse il cocchiere.

“Via, via, Francis, più garbato!” disse Jensen. “Ecco, tenete!” disse, dando due monete d’oro ciascuno per il bambino e per il ragazzo, che sembrava avere la sua stessa età.

Il bambino e il ragazzo presero le monete a occhi sgranati.

“Jensen, sei impazzito?” chiese John.

“Papà, è il popolo. Dobbiamo farci benvolere!” disse, per rabbonirlo, e funzionò.
 

Il cocchiere riprese a far andare la carrozza. Forse un po’ troppo precipitosamente, giudicò Jensen, mentre guardava il ragazzo dagli occhi smeraldo scomparire man mano che la carrozza si allontanava.

Ha continuato a guardarmi fino a che la sua vista glielo ha permesso!  Pensò Jensen felice.
 
 
 
 
 
 
Quello era il principe! Il principe di Camelot, e non solo mi ha sorriso, ma mi ha regalato due monete d’oro, anzi ha dato due monete d’oro a me, e altre due a Paul! - Paul era un bambinetto amichetto di Jared. -

E quando è andato via, si è girato verso di me!

Oh, speravo lo facesse!

Oh, quanto si può essere bambini a volte!

Quanto intensamente si può desiderare uno sguardo, proprio come dei fanciulli!
 
 
 
Jared tornò a casa e andò incontro a Mary. Sua madre.

“Mamma, mamma.”

“Jared, che succede? Che hai visto?”

“Ho visto il principe di Camelot!”

“Ahh… “ disse Mary, la cui ferita era ancora fresca. Sapeva che era il figlio dell’uomo cui aveva promesso amore eterno, e questo faceva ancora male.


“Solo ahh? Mamma, ho visto il principe! “

“Ti ha chiesto del denaro?”

“Cosa? No! Non è il tipo di persona che pensi…che tutti pensano…si dicono tante storie sulla famiglia reale, ma quello che ho visto io è…un ragazzo generoso. Ha dato a me e a Paul due monete d’oro!” disse, facendogliele vedere.


“Questo è strano.” Disse Mary guardando le monete.

“Questo vuol dire che potrò avere la pasta col sugo, oggi, mamma?” chiese Jared.

Mary lo abbracciò. “Oh, tesoro. Avrai il sugo e anche il tonno!” disse.
 
 
 
 
 
Jared andò a letto ripensando ancora al fantastico mantello rosso e azzurro che indossava il principe.

Era rosso all’interno e blu all’esterno. L’ho notato. E i suoi occhi erano azzurri, o forse verdi…ma di una tonalità più chiara della mia.

Aveva i capelli biondi come il grano.

E il viso splendente, raggiante. Il sole gli batteva in faccia e lo rendeva bello.

Ma io sto qui ad imprimermi tutti i particolari del suo volto, di lui

E lui forse a quest’ora si sarà già dimenticato di me.  Pensò Jared triste.
 
 
 
 
 
 
*

Jensen era nella sua stanza e stava riflettendo.

Dopo un po’ non ce la fece più e andò nello studio di Nostradamus.

“Nostradamus, volevo chiederti una cosa.”

“Dimmi, giovane principe.”

“I regali che si fanno..non bisognerebbe darli via, vero?”

“Certamente no, mio principe, ma perché questa domanda?”

“E se non si potesse farne a meno? Se fossero dei regali che non possono essere tenuti?”

“Spiegati meglio, giovane principe.” Nostradamus era un po’ confuso.

“Io..oggi ho regalato delle monete d’oro a un bambino e a un ragazzo che ho visto per strada.” disse in imbarazzo.

“Ohhh…è stato molto nobile da parte tua.”

“è sbagliato sperare che…che non dia via la mia moneta?” chiese Jensen d’impulso.

“Mmm…” disse il saggio, che non gli era sfuggito l’uso del singolare.

“Voglio dire…capisco che servirà a lui, a loro…per mangiare…ma…era un mio regalo e io…lascia perdere, sono uno sciocco!”

“Mio giovane principe, ciò che dai è tuo per sempre!” disse dolcemente.
 
Jensen per un attimo restò interdetto e la dolcezza di quelle parole lo attraversò in tutto il corpo, facendolo sentire bene.


Poi chiuse gli occhi, massaggiandosi la parte superiore del naso, e disse:

“Tutto questo non ha senso.”

E scappò via, mentre il vecchio saggio sorrideva.
 
















Note dell'autrice: 

Lo so, la ff sta venendo molto smielata, ma che volete farci...ho come ispirazione due persone fantastiche che sono i nostri reali Jared e Jensen! Lo ripeterò sempre, sono due persone meravigliose e ogni giorno ne ho la dimostrazione sempre di più, anche per il modo meraviglioso in cui si rivolgono ai fans, senza contare la loro amicizia, che è vera, fantastica, onesta e genuina! Li adoro e non sono la sola!

Scusate ma dopo una recensione di pessimo gusto nello scorso capitolo, piena di illazioni totalmente false e discriminatorie su loro due, questa piccola nota dovevo farla, perchè come ci sono a volte persone (poche) che non li sopportano, ce ne sono MILIARDI che li amano :)))

Aggiungo soltanto un'ultima cosa: Jensen si è addirittura trasferito ad Austin per stare vicino a Jared, hanno le due case praticamente a due passi e non credo proprio che lo farebbe uno che non tiene davvero a qualcuno!! :D

E ora torno alla ff, dicendo che spero di non averli resi troppo infantili in questo capitolo :))

La frase : "Quanto si può essere bambini a volte , quanto intensamente si può desiderare uno sguardo, proprio come dei fanciulli" è tratta da I dolori del giovane Werther!" Fantastico libro!

A presto :))  

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Capitolo 4
*** Come suo padre ***


Jensen aveva pensato a quel ragazzo per tutta la notte e ci stava pensando anche adesso, sdraiato sull’erba, alle sponde di un fiume.

Quel ragazzo aveva i capelli come il cioccolato e lisci come la seta e il colore degli occhi come lo smeraldo.

E come brillavano! Possono mai degli occhi brillare cosi? E perché brillano? Per quale ragione? Oh, vorrei essere io quella ragione! Ma cosa sto pensando? Esso forse neanche mi pensa e io sto qui a struggermi. Devo dimenticarlo. Ma perché devo farlo? Non è già cosi tanto triste che quel ragazzo si scorderà presto di me? Oh, è cosi tanto triste che quella magia di quegli sguardi intrecciati tra di noi, debba essere destinato a scomparire tra le pieghe del tempo? Chissà se mi sta pensando ora, o se sarò già sabbia del suo passaggio? Ma perché deve essere cosi? Perché non posso rivederlo?




Nel mentre, si addormentò, e lo sognò. Sognò il suo viso, i suoi occhi. Sognò di abbracciarlo e di correre con lui.  Quando si svegliò e capi che era solo un sogno, ne fu molto deluso.

Tornerò nel luogo dove ci siamo incontrati la prima volta e se lui ancora mi pensa, ci sarà! Pensava Jensen.
 
 
 
 
 
Jensen prese un cavallo e  tornò di nascosto dal padre nel luogo che avevano visitato il giorno prima.

Oh, esso non c’è! Forse ho sbagliato orario, forse è passato di nuovo la sera stessa o ieri notte o forse deve ancora passare! Forse sono uno stupido e non passerà mai!

E poi si sedette sull’asfalto a piangere.
 
 
 
Quando Jensen tornò al castello, il padre lo guardò sgomento.

“Jensen! Ero molto preoccupato per te! Che cosa ti è successo? Hai pianto?? Perché?? Chi ti ha fatto del male???”

“Qualcuno che non mi ha neanche toccato.” Disse Jensen, vergognandosi delle sue lacrime e vergognandosi di essere stato sorpreso.

“Jensen, parla più chiaro o dovrò andare ad uccidere qualcuno!”

“Il sole!” disse allora Jensen evasivo. “Il sole brucia gli occhi degli uomini se è troppo forte e gli uomini non possono proteggersi. Non possono proteggersi.” Aggiunse, tornando al castello tristemente.
 
Jared non aveva potuto essere presente all’incontro con Jensen, anche se avrebbe voluto andare, perché Mary stava male e necessitava delle sue cure, quindi a malincuore non andò dove il suo cuore gridava di andare.

Il suo cuore era diviso a metà.
 
 
Quel pomeriggio, John decise che portare il figlio con sé era un buon modo per distrarlo da chissà quale sua tristezza.

“Vieni con me a riscuotere le tasse dei cittadini, figliolo!” gli diceva il re.

“Posso?” chiese Jensen.

“Certo, a patto che non dai loro altre monete d’oro, altrimenti nessuno ci rispetterà più, ok?” gli chiese sorridendo, strizzando l’occhio.

Jensen era ben sollevato di avere un’altra opportunità per cercare di rincontrare il misterioso ragazzo che gli aveva rapito cosi il cuore.

“Però mettiti degli occhiali, cosi il sole non ti brucerà gli occhi!” disse John, e Jensen rise.
 
 
 
La carrozza trottava nuovamente tra le vie di Verona e Jensen anche se cercava di non volgere lo sguardo, ci cascava comunque.

Gli occhi sono traditori pensò. Ma non i suoi pensò ancora con un sorriso.

“Che cosa ti fa sorridere in questo modo, Jensen?” chiese John.

“La potenza degli occhi, papà!” disse lui.
 
 
 
Andare  a richiedere le tasse ai cittadini, era una faccenda burocratica molto noiosa, e Jensen avrebbe voluto che finisse presto, anche perché non era riuscito a incontrare di nuovo il ragazzo dagli occhi di smeraldo.

Bussarono ad un’altra porta, e Jensen soffocò un singhiozzo quando vide affacciarsi alla porta proprio lui.

Il ragazzo sembrò averlo riconosciuto ed era sbalordito quanto lui.


Certo che mi ha riconosciuto, sono il principe, pensò lucidamente.

“Ciao ragazzo, siamo venuti qua per riscuotere le tasse.”

“Signore, noi abbiamo appena soldi per mangiare” supplicò il ragazzo.

Supplicava? Un ragazzo con degli occhi cosi non dovrebbe mai supplicare!  Pensò Jensen.


“Allora vorrà dire che ci pagherai con altri mezzi. Hai della frutta o della carne, ragazzo?"

“Papà, ti ha appena detto che ha a malapena soldi per mangiare e tu vuoi…”

“Non contraddirmi davanti al popolo e non chiamarmi papà davanti alla gente, Jensen!”

“Sissignore.” Disse Jensen guardandolo duro.

“Allora, ragazzo? Non abbiamo tutto il giorno.” Disse il re spazientito.

“Dagli pure quello che abbiamo, Jared…” disse la voce di una donna.

John si mosse incuriosito e spaventato da quella voce e il suo sguardo si fece di puro terrore quando la vide e il suo cuore si mise  a battere più forte.

“MARY!” disse.

“John…” disse Mary, per nulla stupita. Sapeva dell’ascesa che aveva avuto John. Sapeva che ora lui era il re.

“Cosa diavolo ti è successo? Perché sei a letto? E perché vivi qui?”

“John..”

“Credevo che risiedessi ancora nella dimora dei Montecchi.” Disse lui.

“Siamo caduti in disgrazia da almeno un anno, John. Un castigo degli dei, suppongo.”

“Perché non mi hai detto niente?”

“Perché ti eri creato una famiglia.” Disse lei.
 


Il groppo alla gola di John era doloroso. Guardò Mary. Era in vestaglia rosa e aveva i capelli biondi crespi raccolti in una coda fatta male, ma i suoi occhi erano ancora stupendi e il suo viso bello. Era ancora lei e riusciva ancora a fargli battere forte il cuore.

“é…questo il modo di accogliere il tuo Re? Alzati!” disse John, un po’ arrogante, anche se la sua voce tremava.

“Non posso…sono cosi debole…sono malata.”

“Questo non è giusto. Pagherò io le spese per una tua pronta guarigione!”

“John, non voglio darti ulteriori problemi…”

“BASTA, NON RIVOLGERTI COSI AL TUO RE, TU FAI COME TI DICO!”

Nonostante la furia di John, Mary non potè fare a meno di sorridere, e John sorrise di rimando.
 
“Non pensavo…che…che i nostri genitori si conoscessero…” disse Jared a Jensen.

“Mary…lei è Mary…” disse Jensen sotto shock.

Jared credette di capire cosa intendeva dire Jensen, ma ebbe paura di domandarlo.


“Hanno avuto una storia, tanto tempo fa…ma…è stata ostacolata, e hanno rotto.” Disse comunque Jensen.

“Mi dispiace molto.” Disse Jared.

Jensen si voltò verso di lui.


“Ti ho cercato, stamattina, nella piazza grande, ma tu non c’eri.”

Jared spalancò gli occhi alla notizia. “Avrei voluto esserci. Sarei venuto se….se non avessi dovuto badare a mia mamma, davvero.”

“Non lo dici solo perché sono il tuo principe, vero?”

“NO! LO GIURO!”

Jensen sorrise.

“Perché…perché voleva vedermi, sua altezza?” chiese timidamente Jared.

“Beh, innanzitutto non mi hai detto neanche grazie”  

“NON è VERO. L’HO FATTO.” Squitti Jared spaventato.

“Mmm…un mormorio poco udibile.”

“Ero..ero emozionato..io…”

“Ok, ok, fa niente”

Voleva vedermi solo per questo, sua altezza?” chiese Jared, un po’ piccato.
 


Jensen lo fissò ancora. “è un’insolenza o un inizio di delusione?”

“Me lo dica lei.”

Jensen lo fissò con un sorriso arrogante.


“Per cosa vorresti che volessi vederti?”

“Non lo so!”

“Volevo chiederti se hai conservato il mio regalo.”

“Regalo??” Jared era confuso e disorientato.

“La moneta!”

“Io…io …certo che si!”

“Male. Non mi privo del mio oro perché non lo si usi!”

Jared ora lo guardò terrorizzato.
 
“Ehi, rilassati. Ti sto solo prendendo in giro.” Rise Jensen. “A dire la verità, avevo il terrore che te ne sbarazzassi. Sono contento che tu non l’abbia fatto.” Disse.

Jared lo fissò.

“Ma, sono consapevole che vi serve dell’oro, quindi…te ne farò avere dell’altro al più presto..ma quella prima moneta, non darla via, ok?” gli sussurrò all’orecchio, e a Jared parve di sentire come il canto di mille uccelli.

“Lo farò, mio principe!”

“Jensen, è ora di andare!!” lo richiamò John.

“Niente riscossione?”

“Niente riscossione!” rispose John burbero.
 

Jensen prese la mano di Jared, che ricambiò la stretta leggera, eppure tanto dolce.


“Posso…voglio dire…potrei..rivederti?” chiese Jared.

Il cuore di Jensen fece un tuffo. Forse non si era mai mosso dalle sponde del fiume e stava ancora sognando.

“Ti aspetto al castello. Non deludermi.” Gli disse, all’orecchio.
 
 



“Che cosa sussurravi a quel ragazzo?” chiese John, un po’ contrariato, quando uscirono.

“Gli ho solo detto di non rifiutare il nostro denaro.”

“Mmm…” rispose Jensen.

“Tu che cosa dicevi a Mary?”

“La stessa cosa!”

“Bene!”

“Bene!”

“Papà, è quella Mary che…”

“Si. Fine della discussione.”
 


Jensen si zitti, e poi ripensò a Jared. Era stato un po’ precipitoso  a dirgli di presentarsi al castello. Come avrebbe potuto fare?

Oh, che grande idiota che era!



Dopo che furono usciti, Jared disse alla madre: “Che carattere, il principino.” E rise.

“Come suo padre.” Disse Mary, sorridendo.  
 
 
 
 
 
 











Note dell'autrice: 

Ok, so che probabilmente il re non va in giro a riscuotere tasse ahhhah (???) ma vabbè! Adoro Merlino e Artù della serie Merlin e quindi ho deciso di farli leggermente simili, anche se saranno molto più smielati xd ma non troppo!! :))

Mi sto già prendendo a scrivere questa storia *_*  

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Capitolo 5
*** Servo del principe ***


Jensen restò tutta la notte a rimuginare su come avrebbe fatto Jared a presentarsi al castello l’indomani.

Forse si presenterà e basta. Dovrò essere presente, prima che papà lo becchi a gironzolare nel castello da solo e lo faccia arrestare!  Pensava. Jensen ridendo
 
 



L’indomani, Jensen stava giocando in cortile con la spada, con alcuni ragazzi.

“Non diventerai mai cavaliere di Camelot, se sei cosi lento, Luke!!” rise Jensen.

Fu un attimo, in cui gli occhi di Jensen incrociarono un altro paio di occhi verdi.

Si distrasse e Luke lo atterrò.

“A chi tocca ridere, ora?” rise Luke, brandendo la spada.

“Dai, levati!” disse Jensen.
 



Si alzò e vide Jared semi nascosto accanto a un’altra fila di ragazzi giovani, che erano interrogati da un servitore.

“Sapete lavare i piatti? Lucidare gli scarponi? L’argenteria?”
 
“Jared!!” lo chiamò Jensen.

Tutti si voltarono e Jared arrossi, subito seguito da Jensen.

“Che cosa stai facendo??”

“M…maestà…io…” balbettò timidamente Jared.

“Jared, io non capisco….”

“Principe, sta interrompendo il corso…”

Jensen si fece d’improvviso più spavaldo.

“Come osi parlare cosi al tuo principe?”

“I- io non volevo…”

“Che cosa succede qui? Che ci fa lui, qui?” disse John, appena arrivato.

Jared sembrò sentirsi svenire al cospetto del re.

“Ragazzo, perché sei di nuovo qui?”

“Papà, lo stai spaventando!”

Il re prese da parte il ragazzo.


“Mary ha bisogno di nuove medicine? Altro denaro?” gli chiese.

“N…no…è tutto a posto con mia madre…”

“E allora cosa ci fai qui?”

“Io…volevo..venire a lavorare qui.”

“Perché??”

“Io…io…cosi…non…ho bisogno di lavoro…”
 
Jensen era assolutamente stupefatto e anche un po’ orgoglioso di lui. Non aveva detto che era stato Jensen a dirgli di andare al castello!

“Ragazzo…”

“Non ho paura di sporcarmi le mani, signore…so fare diversi lavori…vorrei almeno provare…” lo pregò Jared.

“Mmm…e che ruolo vorresti avere?”

“Io….servo del principe…” disse Jared, arrossendo vistosamente.

“Mmm…Jensen è parecchio capriccioso…credi che riusciresti a soddisfarlo a dovere?” chiese John.

“Papà!!”

Jared arrossi ancora di più, ma sorrise.

“Potrei provare.”

Qualcosa riscaldò il cuore di Jensen e gli attraversò tutto il corpo.


Ma le regole sono le regole, farai prima il corso con tutti gli altri.”

“Ma papà….”

“Le regole sono regole, Jensen!”

“è tutto a posto, lo farò. Voglio farlo.” Disse Jared entusiasta. “Grazie” aggiunse.


Prima che Jared potesse allontanarsi e raggiungere gli altri, Jensen andò da lui e gli afferrò entrambe le mani, guardandolo adorante.


Jared si perse in quello sguardo e in quella stretta e in quel sorriso.

Non dissero una parola.

Poi Jared si allontanò di nuovo, ma per la prima volta Jensen non era triste, perché sapeva che lo avrebbe rivisto. 

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Capitolo 6
*** Parla, parla ancora, angelo mio ***


Era mattina e Jared stava lustrando i cavalli.


Jensen arrivò all’improvviso e Jared sussultò.


“Ciao.” Disse Jensen, sorridendo.

“C-Ciao…voglio dire…buongiorno, ben svegliato, principe!”

“Un ciao va più che bene e ti sarei grato anche se smettessi di chiamarmi cosi, ma mi chiamassi semplicemente Jensen.”

“Davvero? Voglio dire..si, lo farò! Mi dispiace di averla irritata!”

“E se potessi anche darmi del tu, te ne sarei grato!” ribattè Jensen, ora visibilmente irritato.

Jared si rabbuiò, continuando a strigliare il cavallo con aria triste.

“Mi dispiace che continuo a farti innervosire…”
 

Jensen avverti subito un groppo alla gola.

“No, scusami. È colpa mia, sono stato sgarbato. Tu non mi fai innervosire. Mi innervosisco io perché non riesco a cogliere i tuoi pensieri!”

“è normale, dal momento che la magia esiste in questo mondo, ma non la telepatia.” Sorrise un po’ Jared.

“In questo momento vorrei essere in grado di usarla.” Ammise Jensen.

“Perché? Perché ad un principe dovrebbero interessare i pensieri di un poveraccio come me?”

“Se il mio titolo ti spaventa o ti mette in soggezione, fa finta che io non sia un principe…”

“Ma….”

“Non chiamarmi più principe, da questo momento io non sono più il principe Jensen!”

“Mi è impossibile fare finta, perché un ragazzo dalla bellezza come la tua, può essere solo un principe.” Disse Jared, arrossendo poi, rendendosi conto di quello che aveva appena ammesso.
 
Anche Jensen era arrossito, ma si riprese subito.


“Non è cosi, e posso provartelo. Tu per esempio non sei un principe, eppure…”

“Si?” chiese Jared con gli occhi che luccicavano.

“E-eppure….h-hai gli o-occhi di un verde c-cosi intenso che…sembrano smeraldi!” disse Jensen.
 


Jared rimase basito. Spalancò la bocca senza dire una parola e poi disse infine:

“ Le….le parole che tu mi rivolgi…Jensen…sono…sono più preziose di qualunque oro…io…io non so che dire…grazie!”

“Dimmi allora perché sei venuto qui al castello? Solo perché te l’ho chiesto??”

“No!”

“E se sei venuto per vedere me, allora perché non sei venuto a cercarmi? Speravo lo facessi ieri.”

“Mi dispiace..io…io volevo, ma sono stato trattenuto. Sapevo comunque che ti avrei rivisto oggi…ma non è che non ti abbia pensato!”

“Mi hai pensato??” chiese Jensen con gli occhi che brillavano.
 


Jared si ammutoli, imbarazzato oltre ogni limite.

“Va bene. Basta. Non dire più niente. Per adesso mi bastano queste dolci parole, ti lascio ai cavalli. Ci sentiamo. Io devo…devo studiare, ora. Ciao!”

“Jensen!” lo richiamò Jared.

“Si?”

“Che cosa…devi studiare?”

“Poesia! E le parole che tu mi hai detto mi saranno di ispirazione!!”

“Ne sono felice.” Disse Jared commosso, dopodiché si congedarono.
 
 
 
Quando Jensen andò via, Jared si fermò a pensare e per dieci minuti buoni, non riusci più a lustrare i cavalli.

Jensen. il principe Jensen!



Era cosi bello e dolce…forse era un po’ arrogante e capriccioso, ma gli piaceva anche questo lato di lui. Gli piaceva TUTTO. TUTTO.


Gli dispiaceva che forse Jensen poteva aver pensato che non gli importasse di lui, ma non era cosi. Semplicemente era troppo timido e in secondo luogo aveva pensato che uno come lui, non avrebbe potuto neanche avvicinarsi al principe e parlargli.

Jensen però voleva la sua amicizia e Jared si sentiva come in cielo.
 
 
 
Jensen si allontanò continuando a pensare alle parole di Jared.

Oh, lui aveva detto che le sue parole erano più preziose dell’oro!

Oh, il ragazzo dagli occhi di smeraldo aveva detto che lui era cosi bello che poteva essere solo un principe!

Che complimenti gli aveva donato, con quanta semplicità, e poche frasi!

Il ragazzo silenzioso che tanto gli occupava i pensieri, dimostrava di avere TANTI pensieri a dispetto delle sue poche parole, e dimostrava anche di avere BELLE parole, anche se le donava con il contagocce.


Un singolo pensiero lo attraversava quando Jared parlava durante quel loro dialogo nelle stalle:
 
Oh si, ecco. Parla! Parla ancora, angelo mio!   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice: 

Spero vi sia piaciuto questo capitolo e continui a piacervi questa storia. Io mi sto già affezionando a questi due *_*

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Capitolo 7
*** Piatti, pentole e coperchi ***


Era pomeriggio del giorno dopo e Jared stava lavando i piatti.

Erano le 13 del pomeriggio.

In quel momento arrivò Jensen.
 


Jared sorrise, sentendolo arrivare. Ieri si erano incrociati varie volte, ma non avevano avuto la possibilità di parlarsi ancora.

Gli sembrava un’eternità.


“Ciao Jens…” cominciò Jared, ma non riusci a completare il saluto, perché Jensen lo interruppe.

“Perché non indossi i guanti per lavare i piatti? I servitori non te li hanno dati?”

“Oh…ehm…no…me li hanno dati, ma…mi impicciano…mi trovo meglio senza. Lavo meglio i piatti e le pentole e…”

“è una blasfemia questa. Ti rovinerai le mani. Non posso permetterlo.”

“Jensen, ti assicuro che non…”

“Li stai lavando almeno con l’acqua calda? Fammi controllare.”

“Jensen!” protestò Jared.

Jensen cacciò un urlo sommesso. “FREDDA!”

“Jensen, l’acqua calda va e viene, ma davvero non è un problema.”

“Vado subito a bollire dell’acqua. Tu stà fermo cosi.”

“Jensen, questo è assurdo.”

“Non dire mai ad un principe che qualcosa che fa è assurdo!”  e cosi zitti Jared, mentre prese una pentola molto grande, ci mise dell’acqua e la fece bollire.
 


Aspettarono dieci minuti buoni che l’acqua bollisse, nell’imbarazzo totale, poi Jensen rovesciò l’acqua calda nel lavandino.

Jared stava per mettere le mani dentro, ma appena un dito sfiorò l’acqua, le ritrasse subito.

“Cavolo. Ora è bollente. Non posso…” disse con terrore.

Jensen spalancò la bocca.

“Diavoli…sono un disastro. Perdonami.” Disse Jensen, scaricando di nuovo l’acqua.

“Sei gentile invece a preoccuparti per me.” Disse Jared, sorridendo.

“Mi…preoccupo anche per me…se diventi il mio servitore, non voglio che tu abbia le mani rovinate.” Disse Jensen arrossendo.
 


Riapri il rubinetto dell’acqua calda e riusci a metterne un po’ nel lavandino, prima che sparisse di nuovo.

“Grazie.” Gli disse Jared, in un modo come se volesse baciarlo.

“Aspetta. Ti faccio vedere io come si lava bene…”

“Jensen, adesso basta!” si ribellò Jared.

“Schhh…” gli disse lui, piazzandosi dietro di lui e prendendogli le mani che tenevano la spugna.

“Ecco…strofina cosi.” Gli diceva Jensen dietro di lui, passando le sue mani sulla pentola.
 


Dopo circa due minuti in cui Jared era molto a disagio, avendo Jensen attaccato alla sua schiena, si tolse da quella posizione.

“Mi dispiace. Non posso. Mi…mi distrai e non riesco a concentrarmi sul lavoro!” disse imbarazzato.

Jensen lo guardò, un po’ offeso.

“Mi spiace.” Disse Jared, sempre più a disagio e terrorizzato.
 



Jensen si avvicinò ancora a lui, sfidandolo con un sorrisetto.

“Un servitore che sfida il suo padrone…è originale. Mi piace.”

“Se sarò il tuo servitore. Potrei non vincere.” Disse Jared, cercando di cogliere la sfida, avvicinando il viso al suo. Le loro labbra erano ora vicinissime.

“Allora dovrai impegnarti molto.  E lavare le cose con l’acqua calda.” Disse Jensen, senza spostarsi.

“Ma se sono già io bollente, non è il caso che mi riscaldi di più.” disse Jared.
 


Si rese conto un secondo dopo di quello che aveva detto, e avvampò.

Jensen lo guardava con la bocca spalancata.
 


“Mi dispiace. Non so perché l’ho detto. Probabilmente qualche spirito ha infestato il mio corpo.” Disse Jared, scherzando, ma spaventato dalla possibile reazione di Jensen.

“Meriti…una punizione per la tua insolenza. Oggi pomeriggio mi porterai a cavalcare sulla pianura del Monte Rosa. Da solo. Prepara i cavalli.” Disse Jensen, andandosene.

Jared si sforzò di nascondere il sorrisetto, mentre vedeva Jensen allontanarsi dalle cucine, un po’ confuso.
 
 
 















Note dell'autrice: 

Lo so che ci sono altre storie che dovrei aggiornare prima, ma non ce l'ho fatta ahhahah la tentazione era troppo forte *_*

Ma cos'è successo? Li avevo progettati romantici e sdolcinati e sono diventati maliziosi e stuzzicanti ahhahhah aiutoooooo <333

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Capitolo 8
*** Il ghiaccio e la roulotte ***


Jensen era pronto per la cavalcata pomeridiana con Jared. Andò nelle stalle e lo trovò che stava accarezzando i cavalli. Si fermò a guardarlo, sorridendo.

Si chiese come sarebbe stato sentire quelle carezze sul suo viso…

Ma cosa stava pensando?

Si riscosse subito e Jared si accorse della sua presenza.

“Jensen! Da quanto tempo sei qui?”

“Mh…abbastanza per vedere che ti gingilli a lisciare i cavalli, invece di prepararli.” Lo rimproverò bonariamente Jensen.

Jared non arrossi questa volta. Ormai aveva capito il linguaggio di Jensen e quando in realtà approvava qualcosa. ora per esempio era contento e questo lo fece sorridere di gioia.

Si avvicinò a lui e gli sistemò meglio il mantello rosso davanti.

Jensen aggrottò le sopracciglia. “Tirare via il letame rende allegri?” chiese.

Jared sorrise di più. “ Mi piace questo mantello. È cosi regale. Ti sta bene.”

“Ti piace? Se sarai mio servitore, te lo lascerò indossare. Posso perfino regalartene uno, se lo meriterai.” Disse Jensen contento, e ora sorrideva anche lui.

“Andiamo.” Disse Jared in tono dolce.
 

Lo fece salire sul cavallo e poi sali anche lui sull’altro cavallo.

E cavalcarono diretti alla pianura del Monte Rosa.
 
 
 
 
La pianura del Monte Rosa era una pianura costeggiata di montagne con lievi striature rosate e piena di prati dai fiori blu.

“Fermiamoci qui a fare merenda.” Disse Jared d’un tratto.

Jensen ne fu felice. Aveva nostalgia del viso di Jared e cavalcando non poteva mirarlo come avrebbe voluto.
 
Jensen si sentiva bene, cosi bene che non trovava parole per il suo solito sarcasmo e se ne rammaricò. Cosi si sentiva debole.

Poi Jared si sedette vicino a lui e si senti ancora più debole.

Si sdraiò sull’erba e Jared fece lo stesso, poi gli toccò un braccio e lo accarezzò piano con il pollice.

“Chi…ti fa pensare che puoi farlo?” chiese Jensen con tono dolce, riferito alla carezza.

“Tu.” Disse semplicemente Jared, continuando a guardarlo negli occhi.

Jared si tirò poi un po’ su con i gomiti.  “ Fin dall’inizio mi hai fatto capire che vuoi la mia amicizia e anch’io la voglio…oltre a esserne onorato, ovviamente.” Disse sincero.

“Non sapevo chi tu fossi…e quali legami avessi con…Mary…prima di volerla, lo giuro.” Disse Jensen profondo.

“Lo so, Jensen…neanch’io…”

“ Pensi che…dovremmo parlarne? Del fatto che i nostri genitori si sono amati, intendo.” Disse Jensen, senza guardarlo.

“Si, potremmo farlo, credo…ma perché parlare di qualcosa che non capiamo e non possiamo controllare? “ chiese Jared.

“Forse perché se continuiamo a parlarne, potremmo capirlo…”

“Mmm…preferisco tentare di capire un altro rapporto…”

“Tipo?” chiese Jensen con il cuore in tumulto.

Jared però si era alzato e non gli rispose.
 

“Jared?” lo richiamò, poi scocciato si alzò.



Lo raggiunse e vide che stava guardando il laghetto ghiacciato.

“Pensi che sia sicuro?” chiese.

“Non lo so.”

“Scopriamolo.”

“Aspetta, Jensen, non credo che…ASPETTA!”

Jensen si era però già incamminato, quando senti all’improvviso un leggero CRAC.

“Merda…Jared resta li, torno indietro subit…”

CRAAAAAAAC .

“AHHHHHH!” gridò Jensen.

“JENSEN!”

Jensen era sprofondato dentro l’acqua a velocità record e Jared impallidi.

Diosanto.

“Jared! Jareeeed!”

“Prendi questo bastone, Jensen, afferra questo bastone!” gli disse Jared.

Jensen tentò di prenderlo, ma lo mancò e andò sotto.

“Merda!” disse Jared, facendosi avanti e buttandosi sotto.
 


L’acqua era gelata e faceva un male cane. Fortunatamente trovò subito Jensen e riusci a riportarlo su.

“Devi nuotare, Jensen! Devi nuotare! Ti prego, fallo per me, sei troppo pesante, non posso portarti se svieni.” Lo incitò, pregandolo.

Quella preghiera scosse Jensen, che cercò di obbedire.

Nuotarono affannosamente e riuscirono  a tirarsi su.
 


Jared abbracciò Jensen, mentre erano entrambi in ginocchio, cercando di infondergli calore.

“Chiama…Nostradamus..” disse Jensen contro il suo collo.

“Io…io non ho…”

“Il mio cercapersone. È li.” Disse, indicando un punto non lontano sull’erba.

Jared lasciò che il cercapersone rintracciasse Nostradamus e che lui rispondesse.


“Si?”

“ Signore, sono Jared, abbiamo bisogno di aiuto. Io e Jensen siamo caduti nel lago ghiacciato.” Disse Jared vergognandosi un po’.

“E il re non deve saperlo. State bene, però?”

“Si, ma abbiamo bisogno di qualcosa per scaldarci, posso provare ad accendere un fuoco.”

“Lasci perdere il fuoco, ragazzino. Adesso arrivo io con la mia roulotte.”

Mise giù la linea e Jared guardò Jensen perplesso.

Jensen sorrise. “Vedrai.”
 
 
Quando Nostradamus arrivò, arrivò con la sua roulotte. Fece subito entrare dentro i due, e dopo aver dato loro dei vestiti puliti, li accomodò davanti al caminetto acceso.

“Questo si che è un fuoco.” Commentò Jared mettendo le mani davanti ad esso, mentre lui e Jensen avevano addosso delle coperte.

Jensen si sentiva stupido. Aveva camminato sul ghiaccio per dimostrare a Jared chissà cosa e aveva solo fatto la figura dell’imbecille.

“Dai, Jensen, non fare quella faccia. Non è andata cosi male. Vi state scaldando con il camino della mia roulotte in fondo.” Disse Nostradamus che aveva capito le preoccupazioni di Jensen.

Lui sorrise amaramente. Certo, a parte fare la figura dell’imbecille, non era andata cosi male.

"Mi dispiace...io credevo di riuscire a tornare indietro in tempo, non pensavo che il ghiaccio si sarebbe spaccato cosi in fretta..."

"Ormai è andata. Non pensiamoci più." disse Jared, mettendogli una mano sulla spalla e Jensen sorrise.  
 
 
 
 
*

Quando ritornarono al castello e Jared stava per allontanarsi per pulire le stanze, il re lo fermò.

“Ehi, dove credi di andare?”

“A…pulire le stanze, signore.” Disse Jared intimidito.

“Dovresti occuparti dei bisogni di Jensen. è questo che fa un servitore!” disse il re.

“Ma…”

“Papà..” disse Jensen scioccato.

“Chiamare Nostradamus di nascosto non vi è servito a mantenere il segreto sulla vostra disastrosa gita sul ghiaccio. Ho saputo tutto. Jensen non diventerà mai pattinatore, ma tu in compenso sei diventato il suo servo.” Disse il re.

“Signore…io….grazie.” disse Jared scioccato.

“Sei stato molto in gamba ragazzo. hai salvato mio figlio. Meriti un premio, e tu, Jensen, fammi prendere un altro spavento del genere e andrai a letto senza cena, non importa quanto infreddolito tornerai a casa. A proposito, ti sei riscaldato ora?” chiese John, abbracciando il figlio.

“Papà….io…”

“No, non dirmelo. Non voglio saperlo. Buonanotte.” Disse, con tono un po’ arrabbiato.

E andò via.
 
“è sempre cosi brusco?” chiese Jared.

“Solo quando è emozionato. “ disse Jensen sorridendo.

Jared guardò Jensen. “Beh, devo dirti grazie.”

“Tu a me??”

“è per merito tuo se ora sono il tuo…”

“Per merito mio? Questo è assurdo.”

“Sarà assurdo, ma è la verità.”

“Ok.” Disse Jensen sorridendo, e si abbracciarono.
 
















Note dell'autrice: 

Lo so, Nostradamus che arriva con la roulotte fa un pò ridere ahahahaa

E so anche che roulotte e cercapersone sono anacronistici, ma non importa ahaaha in questo universo ho deciso che esistono cose anacronistiche! ahaahah

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Capitolo 9
*** Bagno palpitante ***


Jared aveva preparato il bagno caldo per Jensen nella vasca, si era voltato quando lui era entrato, ma adesso si sentiva a disagio.

Decise di andare via, ma Jensen lo fermò.

“Dove stai andando?”

“I-il mio compito non è terminato?”

“Dipende.” Disse Jensen con la voce scesa di due ottave.

“Che vuol dire?”

“Non te l’hanno insegnato? Di…di solito i servitori aiutano i reali a lavarsi.”

Jared arrossi furiosamente.

“Ma se non hai voglia, lascia stare.” Concluse Jensen un po’ seccato.

“No, lo faccio. Lo faccio.” Disse Jared un po’ impacciato.
 



Silenzio mentre Jared si era avvicinato e altrettanto silenziosamente aveva preso la saponetta bianca e gliela passava sulla schiena.

“Non usi la spugna?” chiese Jensen, a disagio, sentendo le mani di Jared su di lui.

“No..” disse Jared dolcemente.

Ancora silenzio.

“Perché?” chiese piano.

“Mmm…posso tenerlo per me?” chiese Jared titubante. Non voleva rivelare a Jensen il vero motivo, cioè che gli piaceva sentire la pelle di Jensen al tatto.

“No.” rispose Jensen.

“Che peccato.” Disse Jared sarcastico, ma non intenzionato a dargliela vinta.

Jensen stava per ribattere alla provocazione, ma Jared parlò ancora.

“Hai una pelle stupenda, morbida e bianca….” Disse pensieroso e in soggezione.

Jensen arrossi ancora. “Grazie.”
 
“Scusa se sono stato scortese prima.” Disse ancora Jensen.

Jared sorrise. “Non fa niente.”



Gli aveva insaponato la schiena e le braccia e ora stava scendendo giù con la mano verso il suo stomaco.

“B…basta. Da adesso faccio da solo.” Disse Jensen avvertendo mille brividi.

“Ma….” Disse Jared sorpreso.

“Pensavi che i reali non avessero il senso del pudore? Va bene cosi, fidati.” Gli disse Jensen.

“Ok…” disse Jared un po’ perplesso, ma sollevato.

“Grazie.” Gli disse Jensen, dandogli un bacio sulla guancia e facendo battere più forte il cuore di Jared. 

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Capitolo 10
*** Baci che incendiano ***


Più passavano i giorni più Jensen aveva in mente solo Jared, Jared, Jared.

Jared aveva una camera lontano da quella di Jensen e questo sembrava dispiacere entrambi.
 
Jensen in particolare faceva fatica a controllarsi ogni volta che Jared gli era vicino. Jared poi, lo toccava spesso, cosa che lo faceva andare in iperventilazione. Avrebbe voluto abbracciarlo, coccolarlo, e si stupi a pensarlo, anche baciarlo.

Poi però si rese conto che non era poi cosi strano. Jared era un bellissimo ragazzo,aveva solo un anno in meno di lui, meravigliosi occhi verdi, un viso bellissimo e il suo corpo lo attirava a lui.

Lo ricambiava? Non ne era sicuro, ma se gli sguardi potessero parlare….
 
 
“Buu” sbottò Jensen saltando dietro addosso a Jared mentre lavava i piatti in cucina.

“Jensen! Ti divertono tanto questi scherzi?” chiese Jared.

“Si.” Lo sfidò lui, abbracciandolo.

Jared restò zitto, cullandosi in quell’abbraccio.


“Ma se ti danno fastidio, non li farò più!” disse subito Jensen, staccandosi.

“No, se ti divertono, continua pure.” Disse Jared seriamente, con lo sguardo addolcito.

“Ma se ti danno fastidio…”

“Mi spaventano, più che altro, ma non importa, se divertono te, sono divertito anch’io!”

“Dude, io non voglio fare niente che ti infastidisca!”

“Neanch’io.”

Jensen sospirò pesantemente.

“Cosa c’è?” gli chiese Jared, accarezzandogli la guancia.

“Jared, no, se fai cosi io non…io non riuscirò più a fermarmi..” gemette Jensen chiudendo gli occhi.

“Fermarti da fare cosa??”

Jensen gli prese la mano e gliela baciò ripetutamente piano.

Jared aveva ora la bocca aperta ed era in soggezione.

E poi Jensen gli prese il volto tra le mani e lo baciò.

Lo baciò ripetutamente con baci stampo mozzafiato, senza togliere le mani dal suo viso.

Jared lo lasciò fare istupidito, fino a quando Jensen non tirò fuori la lingua leccandogli il labbro e Jared tremò, a quel punto si baciarono con la lingua, ma Jensen era troppo agitato e Jared non riusciva a trovare un appiglio su cui appoggiarsi e caddero tutti a due a terra.
 

Neanche a quel punto Jensen si fermò. Continuarono a baciarsi sul pavimento con lui sopra Jared a cavalcioni.

Solo un rumore lontano li fece staccare improvvisamente, come svegliati brutalmente da un sogno.


“Oddio…che cosa ho fatto…Jared, Jared, mi dispiace tanto.”

“Jensen, è tutto ok…”

“No! Per favore, dimmi che non ti ho fatto male!”

“Jensen, smettila di preoccuparti…”

Ma non poterono più parlare perché a quel punto arrivò il cuoco e Jensen se ne andò rifilando a Jared un’ultima occhiata di preoccupazione.
 
 
 
 
*

Erano le 23.00 di sera e Jensen si stava consumando dall’ansia. Una parte di lui avrebbe voluto andare da Jared e chiedergli se davvero era tutto ok, se il bacio non l’aveva sconvolto….

Il bacio! Si era sentito cosi bene! E sentire che anche Jared aveva goduto di un atto cosi meraviglioso, gli aveva fatto balzare il cuore di gioia e non era stato attento. L’aveva fatto cadere! Che cos’aveva pensato Jared?


Un bussare impaziente alla sua porta lo distolse dai suoi pensieri.

“Jared!!” Sapeva chi fosse prima ancora di aprirgli.

“Ascolta, ho pensato a quello che è successo oggi e all’inizio volevo fare un discorso, ma poi ho pensato che un semplice gesto sia più efficace di mille parole…”

“Jared, cosa??”

Jared a quel punto lo baciò, mettendogli le mani sul viso.

Lo baciò con passione, anche se lui a differenza di Jensen, restò fermo, perfettamente in equilibrio con le gambe.

“Jared, tu….lo volevi? Lo vuoi?” gli chiese Jensen con gli occhi che brillavano.

“Sono giorni che non penso ad altro e oggi ci ho pensato fino a farmi venire mal di testa.” Disse Jared.

“Jared quanto tempo ho desiderato le tue labbra…”

“Anch’io, le desidero ancora adesso. Voglio sentire il sapore della tua bocca di nuovo!”

Jensen lo baciò di nuovo, e poi finirono abbracciati.

“Jensen, Jensen, mi sento cosi bene quando mi stringi….”

“Stringere il tuo corpo è come essere ricoperto di strati e strati di morbido piumone!” disse Jensen sospirando. “Io Voglio stringerti cosi per sempre. Noi dobbiamo rimanere cosi stretti per sempre!”

“Jensen…” sospirò Jared.

Jensen si mosse a baciarlo di nuovo, ma stavolta gli sfiorò solo delicatamente le labbra e Jared tremò a quel contatto.


“Mi stai incendiando le labbra.” Disse Jared sospirando.

“Rimani qui stanotte? Ti prego.”

“Non so se posso…”

“è la mia stanza e sono io che decido.” Disse Jensen.

“Ok…” disse Jared dolcemente.
 
 
 
 
*

Jensen aveva dato un pigiama suo a Jared per la notte, cercando di non guardarlo troppo mentre si spogliava.

“Ehi, io sono svantaggiato. Non ho potuto guardarti.” Gli disse Jared ridendo, toccandogli il petto con le dita.

“Se la cosa ti dispiace, avrai altre occasioni, ma temo ahimè , che per quello , dovrai dormire altre notti qui.” Disse Jensen.

“Mmm…che sacrificio…” mugugnò Jared sarcastico, strappandogli un altro bacio.
 
Jared si accomodò poi nel letto, ma non fece in tempo a infilarsi tra le coperte, che Jensen se lo agguantò subito.

“Scusa..io devo…devo toccarti…non riesco….a resistere…” disse Jensen, baciandolo dappertutto, e facendo sparire la testa di Jared tra il piumone.

Jared cercò di rispondere, ma la sua risposta suonò ovattata, ma divertita.

“Jensen, io non so se è sicuro farlo qua…e se qualcuno dovesse…?” chiese poi Jared un po’ titubante.

“Amore mio, non faremo sesso. Non stanotte, ma niente ci vieta di baciarci e toccarci, no?”

Jared gemette di desiderio, mentre Jensen tornava su di lui.

















Note dell'autrice: 

E ritorno con questa ff. E ritorno con il botto! *___*

LINK IMMAGINE DEAN E SAM A LETTO:

https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-xfp1/v/t1.0-9/10521328_691413864228016_7799820471585472831_n.jpg?oh=6a4b9e52e2d4e02024d9acf414724953&oe=5596E541

Finalmente il baciooooooooooo. Non preoccupatevi se certi dettagli sembrano scritti un pò in fretta, avranno modo nei prossimi capitoli di dire ampiamente come si sentono :D :D 

Ciaooooooooooo. Se riesco, domani scrivo Amore e Morte :D 

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Capitolo 11
*** L'Amore misterioso che annulla l'Amore conosciuto ***


Jared e Jensen si svegliarono l’uno tra le braccia dell’altro.

Avevano dormito magnificamente, avvolti in quel meraviglioso calore e tepore dei loro corpi caldi e della morbidezza del piumone e delle lenzuola.

Jared si mosse impercettibilmente, mentre Jensen gli dava baci soffici sul collo, ricolmi d’amore.

Mosse la testa come un gatto che si stiracchiava e poi si voltò verso Jensen, dandogli un bacio sulla testa e portandosela sul suo petto.

Jensen si abbandonò a quelle coccole, completamente perso sul petto di Jared. Si sentiva cosi in pace…


“è stata la notte più bella della mia vita…” disse.

“Mi è sembrato come salire in Paradiso.” Gli fece eco Jared.

Si baciarono romanticamente.


“Sto cosi bene quando sono con te. Non andare via…”

“Anche io, Jensen. anch’io. Ora però devo andare. I tuoi genitori non devono trovarmi qui e devo sistemare le faccende…”

“No! Non andare via. Resta ancora un po’!”

“Amore mio, non rendere questo ancora più difficile.” Gli disse Jared con un sorrisino triste togliendosi il pigiama e rimettendosi i suoi vestiti.

Si baciarono ancora, come se potesse mancare loro l’ossigeno se si fossero staccati, poi Jared si alzò, solo per poi ritornare indietro a baciare Jensen, dopo appena due passi fatti nella direzione opposta.
 
Si baciarono sdraiati l’uno addosso all’altro, appassionatamente.

“Devi…amarmi davvero tanto se mi baci di prima mattina, ancora prima che mi sia lavato i denti!” scherzò Jensen.

“Amo qualsiasi cosa di te e non sento nessun alito cattivo.”

“E io non so dire se sono più innamorato di te di quanto ti amo o il contrario. Cosa posso dirti che non ti offenda e sia al contempo la verità??”

“Jensen, le tue parole non mi offendono mai! So che anche una finta derisione è una maschera per coprire l’amore che provi per me!”

“Non voglio più coprirlo!” disse Jensen, e si baciarono ancora.

Delle voci risuonarono nei corridoi, chiamando Jared.

Jensen sbuffò.

“Mi dispiace amore. Ci vediamo dopo, ok?” disse dandogli un altro bacio, mentre Jensen gemeva frustrato.
 
 
 
 
 
 
 
 
*

Nell’Olimpo intanto, Cupido cercava di cullare il figlioletto di un anno, pregandolo di dormire.

"Lo so che non ti piace dormire, ma quando sarai grande come papà...."

Il piccolo piangeva ancora...

"Ascolta, se adesso lasci tranquilli mamma e papà, forse ti regaleremo un fratellino o una sorellina. Che ne dici?"

Il bambino pianse di nuovo.

"Dai su, ti regalerò un pony. ti regalerò cinque pony!"

Alla fine il bambino sembrò essersi addormentato e Cupido tornò trionfante in camera da letto.

Il bimbo però non si era affatto addormentato.

Quando poi vide abbandonato sulla mensola del camino, l’arco con le frecce, volò con le sue piccole ali fino ad afferrarlo.

“Voglio fare anche io quello che fai tu!” disse il piccolo, che nonostante avesse solo un anno, parlava già correttamente.

Cupido non poteva sentirlo, perché stava facendo l’amore con la sua donna, madre del piccolo, e il piccolo, annoiato, volò via dalla finestra con arco e frecce.



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Era pomeriggio ora e Jensen e Jared erano fuggiti dal castello solo per qualche oretta per godersi qualche ora all’aria aperta insieme, nel parco comune.

Camminavano vicini e si facevano gli occhi dolci…

“Muoio dalla voglia di baciarti ancora….” Diceva la voce di Jared in lontananza e il piccolo ne fu attirato come se fosse stato un canto.

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Prima ancora che i due potessero baciarsi di nuovo, il piccolo scoccò due frecce….
 
Successe però qualcosa di inaspettato…


“AHHHHHHHHHHHHH!”

“AHHHHHHHHHHHHH!”

Il piccolino rimase a bocca aperta. Non era cosi che funzionava il lavoro del suo papà.

Cupido si materializzò all’istante, spaventato, vicino al piccolo. L'aveva inseguito dappertutto.

“Angels, che diavolo hai fatto???” chiese, poi vide i due giovani a terra, trafitti dalle frecce.

“Per Giove!!!” esclamò, e scese subito da loro.
 
I ragazzi erano agonizzanti a terra, mentre i passanti cercavano di aiutarli.


“Lontano, lontano! Sono il dio dell’Amore, ci penso io!!”

“Il Dio dell’amore???” chiese incredula la folla, allontanandosi subito, timorosa.

“Cupido? Sei stato tu a farci…questo?” chiese Jensen con voce strozzata.

“Perché??” chiese ancora Jared.

Cupido non diede loro retta. Era troppo terrorizzato. Estrasse subito le frecce dai loro corpi con movimenti bruschi, ma decisi.



“AHHHHHH!” gridarono ancora i due, sotto lo stupore generale, ma appena Cupido fece questo, il sangue che sgorgava dalle loro frecce, smise di fluire, anzi guarirono immediatamente, come se non fossero mai stati colpiti.
 
“Le frecce di Cupido sono difettose…” rumoreggiava la folla, mentre Cupido chiuse gli occhi, per la vergogna.


“Le mie frecce non sono difettose!”  disse, tremante di collera.


La folla si scansò ancora di più, mentre Cupido aiutò i due a tirarsi su.

“Perdonatemi. Angels…mio figlio mi ha rubato le frecce…” tentò di giustificarsi.

Jared e Jensen guardarono il bambino in aria, vestito di bianco, biondo e con quelle tenere alette bianche e non riuscirono ad avercela con lui.


“Ha già fatto un bel po’ di danni, andando a beccare con le frecce chiunque gli passasse accanto. Per fortuna la magia si annulla da sola entro poco, se non sono io a decidere…”

“Quindi ha fatto sanguinare molte altre persone, oltre a noi?” chiese Jensen tentando di scherzare.

Cupido lo fissò e d’un tratto sembrò perplesso e spaventato.

“No…a dire la verità, no…le mie frecce sono innocue, magia o no, scagliate da me o no, non possono…fare del male…voi siete stati gli unici…non capisco…”

“Forse..detto tra noi…forse ci ha fatto sanguinare, perché noi siamo già innamorati…”  disse Jensen strizzandogli l’occhio.

“Siete…già stati colpiti una volta dalle mie frecce?”

Jensen e Jared scossero la testa.

“è possibile innamorarsi anche se non si viene colpiti dalle frecce?” chiese Jensen, ora impaurito.

“Io…io non…penso di si, ma…”

“Sei il Dio dell’Amore! Usa i tuoi poteri per capire se siamo destinati a stare insieme!” lo spronò Jared.

Cupido li fisso sgomento. “Sono un Dio! Non potete dirmi quello che devo fare!”

“Ma…ma….ma…” balbettarono i due.

 “Comunque….si, è possibile…la mia freccia non fa innamorare, rende solo benedetto il legame. Benedetto dagli Dei.”

Ora Jared e Jensen erano confusi. Pensavano una storia diversa.

“Se aveste studiato meglio la nostra storia, a scuola, lo sapreste. E ora se volete scusarmi…” disse Cupido, andando a prendere il piccolo e svanendo con lui.
 
 
 
 
*

Sull’Olimpo, Cupido si tormentava…

Ho mentito….Ho mentito….
 


Non era vero infatti che era possibile innamorarsi senza l’intervento delle sue frecce magiche. Cupido regolava l’Amore nel Cosmo. Non era suo, ovviamente, ma lo regolava. L’Amore era dell’Universo che faceva in modo di far incontrare le anime gemelle, ma Cupido in quanto Dio dell’Amore, faceva fluire questo amore verso le persone che erano destinate ad amarsi.

Lo faceva con la sua freccia e il modo in cui sceglieva le persone, non era mai casuale. Captava, per via della sua energia, le persone che erano destinate.

Tutti passavano sotto la sua freccia. Tutti.

Le coppie che stavano insieme senza essere passate sotto la sua freccia, si volevano solo enormemente bene, ma non erano anime gemelle. Non era l’AMORE VERO.

Alcune sostenevano di amarsi, ma non era cosi. Si volevano solo un gran bene.

Cupido sapeva che molte coppie potevano essere felici anche senza aver trovato l’amore vero, e a lui stava bene, ma essendo il dio dell’amore, sapeva come andavano le cose.

Ora, che quei due ragazzi pensavano di essere innamorati, andava bene. Non voleva certo disilluderli, ma il problema era un altro.

Le sue frecce.

Le sue frecce erano frecce d’amore, non potevano fare del male!

Non aveva mai visto una cosa del genere in tanti secoli.

Era un caso unico al mondo!

Prima di tornare all’Olimpo, aveva voluto sperimentare le frecce verso altre anime, per capire se le frecce magiche si erano rotte, ma nessuna aveva fatto quello che avevano fatto ai due giovani!

Com’era possibile?
 
Tornò alla sua scrivania e si mise la testa tra le mani.

Perché le frecce con loro non avevano funzionato?? Possibile che fosse vero quello che sostenevano?

Cupido provò a pensare. Se le frecce li avevano fatti sanguinare voleva solo dire una cosa: una forza di altrettanta potenza era già nel corpo dei due giovani. Solo una forza molto potente può respingerne un’altra.

Quale forza? Niente era più potente dell’amore in quel mondo.

Quei giovani invece , sempre per teoria, contenevano una forza cosi potente da annullare la magia delle loro frecce, fino a fare loro del male.

Cupido riflettè ancora

Niente può sconfiggere l’Amore, neanche l’odio. O quei giovani sono degli alieni, oppure….

Cupido riflettè ancora e d’un tratto la verità gli piombò addosso come un macigno.

Aveva già sperimentato la crudeltà dell’Amore!

Lui stesso secoli fa si era volutamente scagliato una delle sue frecce addosso, perché voleva capire se funzionava anche con lui.

E quella volta sanguinò!

Capi che era successo perché l’AMORE annulla l’AMORE. Ecco un’altra delle lezioni importanti del cosmo!


Se c’è già amore dentro di te e cerchi di immetterne altro, l’intruso verrà sbattuto fuori, per una questione territoriale!
 

I due giovani avevano detto la verità! Erano davvero innamorati! Ma cosa…com’era possibile?
 
“Non ci si può innamorare senza le mie frecce!! Chi diavolo sono quelli???”  ruggi.
 
 















Note dell'autrice: 

Allora!! Non vi aspettavate mica che sarebbe stato tutto dolce e fluff per molto, vero? eheheh cominciano i problemi...ma cosa sta succedendo realmente? Sentivate la mancanza di Cupido? Pensavate che non l'avreste mai più rivisto o forse vi eravate dimenticati che esisteva?? ahhaha

E i nostri due j cosa saranno davvero? Alieni oppure c'è qualcosa di più sotto? Vi è piaciuto il bimbo? *_* E le foto?? Io ammetto che sono immagini che ho preso da un episodio di Xena *_* In cui il piccolo aveva appunto rubato l'arco a suo padre *_* Ma tutto il resto, compreso il sanguinamento dipeso da esse, è opera mia u.u

Ciao ciao e spero abbiate passato un bel San Valentino! 

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Capitolo 12
*** Il mistero delle frecce ***


Jared e Jensen pensavano di essersi lasciati alle spalle quella brutta disavventura con le frecce di Cupido, ma non fu cosi.

Una volta tornati al castello, si trovarono davanti una piccola folla tutta radunata, che li guardava.

Si guardarono imbarazzati, non sapendo che fare, poi arrivò John.


“Permesso. Permesso. Fatemi passare. Sono il re.”

“Papà…cosa?” chiese Jensen.

“Zitto ed entrate. Svelti e voi circolare! Non c’è niente da vedere qui!”
 
 



Il re li portò nel salone del trono e poi li affrontò.

“Voglio che mi diciate esattamente che cos’è successo questo pomeriggio! Gira voce che siete stati colpiti dalle frecce di Cupido e che queste vi abbiano quasi ferito a morte!”

“è cosi…” disse Jensen dispiaciuto. “Ma…”

“Com’è potuto accadere una cosa del genere? Voi…”

“No! No! era…era solo un gioco…uno scherzo del figlioletto di Cupido! Lui gli ha…rubato le frecce e andava in giro a…far innamorare chiunque gli capitasse a tiro!” disse Jensen.

Siete innamorati??” chiese il re esterrefatto.

“NO! No…noi…le frecce non hanno funzionato…” disse Jared atterrito. Jensen lo guardò e malgrado sapeva che Jared stava cercando di difenderlo, gli fece male comunque quello che disse. Decise comunque di stare al gioco.

“Le persone dicono che le frecce vi hanno ferito…”

“Si, ma è stato solo per poco…noi…” stava cercando di dire Jensen.

“QUESTO NON MI CONSOLA! “ gridò il re.
 


Jared e Jensen cercarono di dire qualcosa, ma all’istante le porte si aprirono ed entrarono i genitori di Jared. Mary e il padre di Jared, che Jensen non aveva mai visto.

“Jared!!!” lo chiamarono.

“Per tutti gli dei….stai bene?” chiese Mary, abbracciando il figlio. Anche quello che doveva essere il marito di Mary, abbracciò Jared, e Jensen ne fu un po’ geloso.

Non sembrava l’unico, però, visto che John evitava di guardarlo.

“Misha Padalecki! Finalmente posso fare la vostra conoscenza!” disse John con falsa allegria.

“Avrei preferito ci incontrassimo in circostanze più tranquille” disse Misha e Jensen fu sicuro che John stava pensando invece che lui avrebbe preferito non incontrarlo mai.

“Che cos’è successo esattamente?” chiese Misha.

“A quanto pare il figlioletto del nostro Cupido si è divertito a giocare al tiro con l'arco.” Disse John.

“Le frecce di Cupido non dovrebbero fare del male…” disse Misha socchiudendo gli occhi.

“Questa è l’opinione più diffusa, si. A quanto pare devono essersi rotte o chissà cosa.” Rispose John. Sorrideva a trentadue denti, ma la sua furia era visibile dagli occhi.

“Questa cosa non può restare impunita. Neanche se si tratta degli Dei. Se non possiamo fidarci dell’Amore, che cosa ci resta?” chiese Misha.

“Gli ingranaggi del destino non hanno fatto altro che illuminarci su quanto io già sapevo da tempo. Avevo scoperto infatti da tempo immemore che non ci si può fidare dell’Amore.” Disse John, sorridendo, guardando Mary, che si senti ferita da quella battuta.

“Cosa…succederà ora?” chiese Mary

“Suppongo che gli Dei dovranno rispondere di questo incidente e mi auguro davvero di ricevere delle scuse e delle spiegazioni appropriate.” Disse John.
 
 
 
 
 
 
 
*

Era sera tardi  e Sull’Olimpo, gli Dei si erano riuniti ad un grande tavolo rotondo per discutere della questione.

“Il popolo chiede spiegazioni e vuole essere rassicurato. Supplica e ci prega e chiede spiegazioni sulle tue frecce magiche!” disse Giunone, la sposa di Giove, guardando Cupido.

“Figlio mio, io sono la Dea dell’Amore e non fanno che chiedermi se per caso le tue frecce abbiano subito un danno grave e io possa ripararle!” disse Venere con il suo vestito rosa scintillante e i suoi lunghi boccoli biondi.

“Io…non so come giustificarmi…non era mai capitata una cosa del genere…forse un’anomalia…forse il fatto che non sono stato io a scoccare le frecce…”

“Se è un’anomalia, lo scopriremo subito, analizzando queste frecce.” Disse Giove, prendendo le frecce, ancora sporche del sangue dei due giovani. “è essenziale che una cosa simile non si ripeta mai più, altrimenti le persone non avranno più fiducia in noi, ci sarà una rivolta e l’Olimpo potrebbe cadere!”

Ci fu un coro sorpreso di “Ohhhh” a questa esclamazione.

“Se sono le frecce ad essere difettose, bisognerà provvedere a bruciarle…e... Cupido, tieni d’occhio il tuo uccellino alato, per la prossima volta… quello che è accaduto oggi è spaventoso! ” disse Giove.

Giove fece per sciogliere l’assemblea, ma poi fermò un attimo Cupido, prendendolo da parte.

“Certo che è una coincidenza strana, il fatto che…i due giovani colpiti da questo incomprensibile incidente, siano i due figli di John Ackles e Mary Campbell, gli stessi due giovani con cui hai avuto problemi in passato, per quella lontana storia dell’incantesimo mancato…” disse Giove, mettendogli una mano sulla spalla.

Cupido impallidi. Non ci aveva proprio pensato. Aveva quasi rimosso quell’evento. Era passato molto tempo.


“Fu…fu un incidente..proprio come stavolta. Lo giuro!”

“Certo figlio mio…certo, io ti credo…dico solo che è un fatto piuttosto singolare…prima i genitori…e poi i figli….credo che dobbiamo correre ai ripari immediatamente, prima che qualcuno possa pensare che noi Dei perseguitiamo quella famiglia, mh?” disse Giove andando via.

Le parole di Giove però, ebbero un effetto ancora più devastante su Cupido. Non aveva più ripensato a quello che era successo da tanto, tanto tempo…ma ora…le parole che lui stesso aveva rivolto a quei due giovani, gli rimbombavano nella mente:
 





“ Una volta che è in corso, non si può più annullare, e se non troverà il vostro consenso, cercherà un’altra strada per compiersi ugualmente, attraverso vie che non posso più prevedere, perché non dipendono da me.”

Voi…non sapete quello che avete fatto!”  

è già in corso, non si può più annullare!!!”
 
 
Un presentimento terribile attraversò Cupido e rincorse suo padre Giove per chiedere di essere lui stesso ad esaminare le frecce. In fondo, disse, era un suo problema. Una sua responsabilità.

















 Note dell'autrice: 

Ehi :))) Spero vi sia piaciuto questo capitolo e chissà se avete capito quello che in realtà è successo :)) 

Dai che nel prossimo cercherò di farvi vedere di più Jared e Jensen <3

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Capitolo 13
*** Il custode e la rabbia di Cupido ***


Dopo quello che è successo al principe Jensen e al suo servitore Jared, tremo.

Tremo si, perché un segreto che è stato nascosto a lungo, ora potrebbe finire per essere rivelato.

Che ne sarà allora dei due ragazzi, dei due poveri ragazzi, che non hanno nessuna colpa?

Il mio destino è quello di proteggerli, altrimenti perché avrei visto tutto ciò??

Nostradamus smise di scrivere sulla sua pergamena quando vide Cupido materializzarsi davanti alla sua scrivania.
 

“Che cosa stavi scrivendo, mago?” chiese Cupido.

“Che quel foglio era da buttare!” disse Nostradamus, appallottolando il foglio e gettandolo nel camino.

Cupido lo guardò male.

“Sai che mentire a un dio è una colpa molto grave?”

“Ora non si possono tenere neanche più i propri pensieri per sé? Che tirannia è mai questa?”

“Non se questi danneggiano noi e chi ci sta attorno. Non se da una singola testa può dipendere il futuro di noi tutti.”

“Quindi stai parlando di voi dei, immagino. Chi è più potente di voi?”

“Non prenderti gioco di me. Tu puoi vedere le cose passate e qualcuno rumoreggia, anche quelle future.”

“Mi giudichi addirittura più potente di voi dei? Quale lusinga per un vecchio come me!” rise Nostradamus.

Basta con gli scherzi!”  disse Cupido battendo le mani sul tavolo. “Sei un veggente. Saprai di sicuro qualcosa più di noi in merito alle mie frecce e all’effetto che hanno avuto su quei due ragazzi!”

“Le mie visioni non sono gestite da me a mio comando! Una forza più grande le amministra e decide che io possa vederle quando è tempo, ma il tempo non sono io a deciderlo.”

“Bugiardo. Tu sai.” Disse Cupido.

“Sapere cosa? La domanda che vorresti farmi veramente non è quella che mi hai appena formulato.”

“NON…LEGGERMI NELLA MENTE!”

“Oh, non è lettura. Solo un giochino di psicologia.” Rise il mago.
“Va bene, parliamone a carte scoperte allora. Parliamo di John e Mary e di quello che accadde veramente tanti anni fa.

“Accadde?”

“Oh, non fare il fintotonto, Nostradamus. Ci conosciamo da tanti anni.”

“Va bene, parliamone. Che cosa accadde?”

“Io posso solo dirti cosa penso. Quella notte, Mary e John avrebbero dovuto fare l’amore e Mary sarebbe rimasta incinta. Avrebbe dato alla luce il frutto del vero amore. Era cosi che sarebbe dovuta andare. L’Universo mi aveva mandato un messaggio importante!”

“Avrà usato un buon stenografo.”

“Mary pensò bene però di dire addio al suo amato, mandando all’aria tutto quanto!”

Nostradamus lo fissò in silenzio.

“Ho cercato di fermarli. L’incantesimo una volta in corso, sfugge al mio controllo, non posso più rimandarlo indietro, perché l’Universo pur usandomi come tramite, non accetta che io sia il vero padrone di esso, né accetta che le scelte del destino dipendano da un singolo uomo, e perfino dagli dei.”

“Ma non sei riuscito a fermarli. “ disse Nostradamus.

“Me ne sono andato, lasciandoli soli. Loro rimasero inermi a fissare il cielo, che sembrò diventare alieno. Fasci di luce azzurri, blu e rosa si congiungevano mostrando nastri, fiocchi e simboli. Sparivano e riapparivano come fuochi di artificio. Loro si spaventarono molto e cercarono di rimediare a tutto quel casino, facendo l’amore, ma non servi a niente, ormai il destino era cambiato…c’era stato il rifiuto…la scelta del rifiuto…Mary non rimase mai incinta. O almeno, non quella notte.”

“Conosco già tutta questa parte della storia, Cupido, la conosciamo tutti, benché si decise di seppellirla nelle memorie del tempo. Perché mi stai raccontando tutto questo?”

“A causa di quello che tu non mi stai raccontando, vecchio. Tutti dimenticammo, anche io. Volemmo dimenticare, quando vedemmo che non successe niente, nessuna catastrofe, ma una frase mi rimbomba ora nella testa: non si poteva annullare”

“Non capisco dove vuoi arrivare.”

“Si che lo capisci. John e Mary avrebbero dovuto avere due gemelli, li avrebbero chiamati Sam e Dean, ma non videro mai la luce nel suo ventre, non insieme, almeno!”

Nostradamus lo fissò.

“Tu lo sapevi, non è cosi? Sapevi che Jared e Jensen, i figli di John e Mary, sono davvero i loro figli, tutti e due i loro figli.”

“Questo è assurdo. Quei due ragazzi hanno un padre e una madre!”

“Ma sono loro, non è cosi? Sono loro e infatti sono nati solo un anno dopo a distanza l’uno dall’altro. L’incantesimo si è come cristallizzato nel tempo. Ha cristallizzato le loro anime, ma non poteva farlo per molto tempo.”

“Non hai prove di quello che dici.”

“Le avrò, quando avrò analizzato le frecce impregnate del loro sangue! Dimostrerò che ho ragione.”

“E poi? Cosa ne sarà dei ragazzi? Li distruggerai. Come puoi essere cosi egoista??”

“COME OSI PARLARE COSI A UN DIO???” tuonò Cupido.

Nostradamus stette zitto.

“Un DIO non è mai egoista! Può essere capriccioso, si, arrogante magari, ma NON egoista! Noi viviamo per tutelarvi, per seguirvi, siamo portatrici d’emozioni, ci preoccupiamo per voi. Hai la più pallida idea di cosa significhi per ME, il DIO DELL’AMORE, vederlo rifiutato cosi? Gettato via cosi? E come se non bastasse, giustificato con l’amore, e invece altro non era che un singolo atto di vigliaccheria e paura di rischiare!”

“Io non…non riesco a immaginare…”

Mi sono sentito morire dentro.” Disse Cupido con la voce strozzata e gli occhi che tremavano, lucidi di lacrime che minacciavano di cadere. “Io VIVO per l’amore. È dentro di me, come Sam e Dean avrebbero dovuto essere dentro di Mary, non dentro di loro!!” e con quell’ultima sprezzante frase, fece per andarsene.
 


“Li distruggerai. Quei due ragazzi si amano ora!” cercò di fermarlo Nostradamus.

“E anche questo è contro natura! Non potrebbero amarsi. Non perché è immorale, ma perché davvero non potrebbero, non se prima non passano sotto le mie frecce. Non capisci? È successo perché sono già impregnati dell’amore che era stato utilizzato per l’incantesimo! Non so come è successo ma l’hanno assorbito e lo sfruttano, come parassiti! Non posso permettere che continuino a farlo, o ribalteranno le leggi del cosmo!”

“Non posso permetterti di fare loro del male. C’è stata una ragione se io ho visto tutto ciò. L’Universo ha voluto che sapessi, per proteggerli.” Disse Nostradamus, ergendosi in tutta la sua altezza.

Cupido rise.

“Non vuoi neanche dirmi che cosa hai visto e ora pensi di essere il loro custode? Dimmi cosa sai. Dimmelo.”

“Non posso. Se questa conoscenza non ti è stata rivelata, ci sarà un motivo.”

Cupido ruggi e svani.

















 Note dell'autrice: 

Spero di non avervi delusi con questa spiegazione ahhah in realtà Jared e Jensen avendo genitori diversi, non sono davvero fratelli, ma dovevano esserlo e questo causa e causerà problemi....

Ciauuu ^^ 

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Capitolo 14
*** La verità ***


Jared stava lustrando le armature per il principe Jensen.

Jensen arrivò di soppiatto da dietro mettendogli le mani sugli occhi.

“Jensen.” sorrise Jared.

“Mmm…non sei per niente sadico. Avresti potuto dire: Oh mio dio Carl, te l’ho detto già un mucchio di volte che non dobbiamo farlo qui!”  scherzò Jensen.

“Parli sul serio? Rischiare che tu ci creda e magari ferirti? No, grazie.” Disse Jared, attirandolo a sé e baciandolo languidamente.

“Mmm…queste armature sono abbastanza lucide. Smetti di lucidare.”

“Ne sei sicuro? Trovo che non brillino abbastanza e voglio che su di te brillino.” Rispose Jared.

“Non ti interessa vedere i miei occhi brillare?”

“Più di ogni altra cosa!”

“E allora seguimi e lascia perdere le armature!”
 
 
 
 
 
 
 
*

Andarono nel giardino del castello e si sdraiarono sull’erba, in un posto un po’ appartato.

“Jensen…se ci vedessero?” chiese Jared, preoccupato.

“Non mi importa…nel peggiore dei casi, non dovremmo più nasconderci e potremmo sbaciucchiarci ancora di più di quanto già facciamo. È cosi orribile?” chiese Jensen facendo combaciare il suo palmo della mano con quello di Jared, a mezz'aria.

“Potrebbero…prendersela con te.”

“Non mi importa…” disse Jensen con un tono morbido e innamorato.

“Jensen, ti amo….” Disse Jared con un tono profondo e solenne continuando a far scendere la sua mano su quella di Jensen

“Oh, forse io ti ho sempre amato” rispose Jensen.

“Da quando ti ho visto su quella carrozza darmi quella moneta…”

“Da quando i miei occhi hanno incrociato i tuoi…”

“Non abbiamo ancora fatto l’amore, eppure sento di appartenerti completamente. Voglio farlo con te, Jensen. “

“E io voglio sposarti.” Rispose lui.
 
Jared spalancò la bocca, incredulo.

“C-che cosa hai detto?”

“Che c’è? L’idea ti fa paura? Ci sono uomini che non sanno quello che vorrebbero dalla vita, io no. So quello che voglio e sei tu, ma se tu non…”

Jensen non aggiunse altro, perché Jared gli volò tra le braccia, zittendolo con un bacio.

“Era un si?”

“M- maledetto, adorabile pazzo.” Disse Jared, ridendo sulle sue labbra.




Si baciarono ancora, più languidamente, più romanticamente, più passionalmente.

Un’elettricità frenetica li pervase. Jared si fece più vicino a Jensen, mettendosi sopra di lui e strusciando i loro bacini e Jensen gli strinse i fianchi più forte.

Amava sentirlo, amava sentire la sua pelle sotto la maglietta e amava sentire proprio la sua pelle.

Mise le mani sotto la sua maglietta, accarezzandolo e Jared gemette a quel contatto. Amava sentire le mani di Jensen su di lui e Jensen inspirò a fondo l’odore di Jared quando mise la testa sul suo collo.
 
Jared apri gli occhi solo per un istante, in tempo per vedere la freccia che stava per cadere su di loro….

“NO!!” gridò, cercando di spostare sé stesso e Jensen in tempo, ma non ce la fece.


La freccia comunque si disintegrò prima di toccarli.

Si accucciarono l’uno contro l’altro, poi voltarono la testa e seppero che era stato Nostradamus a farla esplodere.

Aveva stampata in viso un’espressione furente.

Guardarono in alto e videro Cupido furente allo stesso modo.

“Vergognati!! Un dio che cerca di uccidere due ragazzini. Dovrai rispondere di questo!” gli gridò.

“Cerca di calmarti, vecchio. Non volevo colpirli, la freccia non li avrebbe centrati. Era solo un avvertimento!”

“Un avvertimento per cosa???” disse Jensen.

Cupido si avvicinò e disse:

“Voi dovevate essere i figli di John e Mary.  Avrebbero dovuto avere due gemelli, diciassette anni fa, ma Mary scelse di lasciare John e questa sua decisione influenzò l’incantesimo che lanciai per legare le vostre anime al ventre di Mary.”

“Io e Jensen avremmo dovuto essere…fratelli???” chiese Jared sconvolto.

“Si, ma successe qualcosa quel giorno. L’incantesimo si slegò a quel legame. Le vostre anime si legarono si ai vostri genitori, ma non insieme, solo a uno dei due. Restarono sospese nell’Universo fino a quando per coincidenza o per scelta, non trovarono un altro donatore o donatrice per farvi nascere.

Jared e Jensen erano ancora confusi.

“Quindi quelli che abbiamo sempre creduto come nostri genitori…” tremò Jared.

“Lo sono!”  disse Nostradamus furente. “Non ascoltate Cupido. Non ha importanza quello che avrebbe dovuto essere. Quello che conta è che non lo è stato! Carnalmente e biologicamente, tu, Jensen, sei figlio di John e Meredith, e tu, Jared, sei figlio di Mary e Misha! La magia non può battere la scienza, Cupido, non questa volta, non sempre!”

“Sono fratelli, Nostradamus, ed è solo per un difetto sperimentale che non lo sono biologicamente, ma non si può ignorare questo! Stanno vivendo delle vite che non sono le loro e se continuano a farlo, potrebbero causare dei disordini nel cosmo!”

“A me sembra che in 17 anni il mondo ha girato sempre intorno al proprio asse!” ribattè Nostradamus.

“Ah si? Che cosa ne dici invece del fatto che siano riusciti ad annullare il potere delle mie frecce? Grazie a loro, l’amore è stato visto per la prima volta come una cosa cattiva! Una cosa che ferisce, che fa soffrire, che fa del male! Per colpa loro io stesso sono sotto processo!”

“Non ti permetterò di fare del male a due ragazzini per colpa di un tuo sbaglio commesso anni e anni fa! “ disse Nostradamus ergendosi davanti a loro.

“Vuoi combattere, Nostradamus? Stai attento, se qualcuno dovesse sentirci ti toccherà raccontare perché stai sfidando un Dio.” Ridacchiò Cupido.

“Certo e lo farò. Ne uscirei comunque sempre meglio del dio dell’amore che dovrebbe spiegare che vuole uccidere due ragazzini per via di un suo sbaglio commesso anni prima.”

Cupido digrignò i denti.

“Non è finita qui, vecchio.” E sparì.
 
Jared e Jensen erano ancora sconvolti e tremanti.

“Ragazzi, state bene?” chiese Nostradamus.

“Tu lo sapevi? Da quanto lo sapevi? Io mi sono fidato di te.” Disse Jensen.

Nostradamus prese un grosso respiro. “Lo sospettavo, ma…”

IO MI FIDAVO!” gridò Jensen.

Nostradamus restò zitto.

“Avrei dovuto saperlo.” Disse ancora, ma Nostradamus non era molto convinto che avrebbe dovuto.
 
 
 
 
 
 
*

“Jared…” lo chiamò Jensen con un tono mortificato.

Jared non rispose, continuando a lavare il pavimento nella sala del trono.

“Jared..” ripetè.

Jared non rispose.

TI ORDINO DI VOLTARTI. SONO IL TUO PRINCIPE E IL FUTURO RE!”

Jared finalmente si voltò e Jensen potè vedee l’espressione di Jared. Era straziata dal dolore.

“Ce l’hai con me, vero? Ce l’hai con me perché sono stato io ad iniziare tutto con quel bacio.”

“No, Jensen, non ce l’ho con te.”

“E allora con chi? Con cupido? Con Nostradamus? Con il fottuto universo? Con chi?”

Jared si morse il labbro.

“Io non ne sapevo niente di questa storia, Jared, credimi, altrimenti te ne avrei parlato.”

“Ti credo, Jensen.”

“E allora perché non mi hai più parlato, da quando oggi…”

“Non è…non è facile…hai sentito Cupido. Per lui non dovremmo stare insieme perché…”

“Perché cosa??? Perché ribaltiamo gli ordini del destino? Del cosmo? La legge sull’amore?? Chi dice che è l’unica legge possibile?? Parlo sempre con Nostradamus dell’amore e sai che mi dice? Mi parla di infiniti universi e infiniti mondi con regole diverse e anche di pianeti in cui l’amore è vissuto come il male, respinto, combattuto o vissuto con sofferenza! Questa legge che possiamo amare solo grazie alle frecce di un dio, non è l’unica possibile, ma noi conosciamo solo questa!!”

Jared lo guardò confuso.

“O forse è perché siamo fratelli? Jared, chi se ne frega se dovevamo esserlo…non lo siamo, no? Biologicamente non lo siamo, non facciamo niente di sbagliato. Cazzo, pensa alla reincarnazione. Chissà quanti milioni di anime si sono ritrovate imparentate in questa vita dove magari dieci vite fa erano legate sentimentalmente! Perché questo non viene visto come sbagliato?”

Jared sapeva che quello che diceva Jensen era giusto, ma controbattè lo stesso.

“Se pensi che il fatto che stiamo insieme non sia tanto sbagliato, allora perché…perché abbiamo sanguinato quando Cupido ci ha colpiti con le sue frecce?”

“Io…io non lo so..”

“Se il nostro amore è tanto giusto, perché abbiamo sanguinato?? Perché è successo? C’è qualcosa di sbagliato in noi, Jensen!”

“Jared, ma noi ci amiamo!!”

“NO! è stato l’incantesimo! John e Mary…i nostri genitori si amavano e noi ci amiamo vampirizzando da loro. È tutto cosi sbagliato!!!”

“NO! Jared tu mi ami, lo so che è cosi. Ti prego. dimmi che mi ami ancora, Jared, ti prego!”

“Non posso.” Disse Jared, guardando il pavimento.

“No cosa? Non puoi dirmelo?”

“No! Io non…non ti amo più, Jensen.”

Jensen per un attimo senti come se l’ossigeno uscisse fuori tutto dal suo corpo.

“No! Lo stai dicendo solo perché pensi che è sbagliato! Oggi stavi accettando di sposarmi…non…”

“E oggi ho realizzato quanto davvero fosse una finzione. Un inganno. Mi dispiace, Jensen, ma io…mi sbagliavo. Non era vero.”

Uno schiaffo potente e sonoro colpi la guancia di Jared.

“Sei proprio come tua madre!” disse Jensen, andando via.
 
 
 
 
 
 
 
 
*

Jensen non riuscì a chiudere occhio. Passò una notte d’inferno, a piangere, a maledire Cupido e anche Nostradamus per avergli gettato addosso tutto il peso di quella conoscenza. Avrebbe preferito non sapere mai. Era cosi felice con Jared e aveva finalmente trovato il coraggio di dire tutto a suo padre e Jared aveva accettato di sposarlo. Gli aveva detto si!

Sentiva un gran dolore dappertutto. Fitte allo stomaco che gli sembrava che glielo bucherellassero.

Dolori addominali forti e continui. Mal di testa per il troppo pianto.

Perché, Jared? Perché non mi ami più??
 
 
 
 
 




L’indomani mattina, Jensen si accorse di non stare affatto meglio, anzi si sentiva peggio di ieri. La testa gli faceva male per via del troppo pianto e sapeva che probabilmente avrebbe dovuto lasciare stare Jared dopo quello che gli aveva detto ieri, ma non voleva fare come John, che aveva accettato passivamente la scelta di Mary, senza provare a ribellarsi.

No, lui non voleva essere come suo padre!
 
Andò in cucina da Jared, che stava tirando fuori le brioches appena sfornate. Pensava già di dover combattere per ottenere la sua attenzione, ma quello che vide quando gli prese un braccio, facendolo voltare, lo stupì.

La faccia arrossata e gli occhi cerchiati di rosso. Anche lui aveva pianto e a giudicare dalla faccia che aveva, doveva aver pianto anche molto.

“Perché non mi lasci in pace?” gli chiese Jared.

“Perché ti amo e sono contento di esser venuto a cercarti, di aver visto questo tuo viso stamattina., perché anche se mi strazia vedere sul tuo volto tanta sofferenza, mi rende il cuore più leggere, sapere solo leggendo il tuo volto, che mi ami ancora!” disse Jensen.

“Ma certo che ti amo ancora, Jensen!” disse finalmente Jared. “Ma certo che non ho mai smesso. Come avrei potuto dopo quello che ci siamo detti? Dopo quello che abbiamo provato??”

“Oh, amore mio, sapessi quanto sono stato male io, stanotte, perché credevo che non mi amassi più! Perdona me per averci creduto e aver dubitato del tuo amore, e io perdonerò te per avermi detto tali bugie che hanno dilaniato me, ma, ne sono sicuro, avranno fatto ancora più male a te!” disse Jensen, sorridendogli dolcemente, prendendogli il viso tra le mani.

“Perdonarci a vicenda, non ci salverà.” Disse Jared.

“Neanche sacrificarci per i voleri di un dio capriccioso.” Disse Jensen e un attimo dopo Jared gli volò tra le braccia, baciandolo con passione.

“Jensen, perdonami per quello che ti ho detto, io non sono come mia madre!” gli disse Jared.

“Non l’ho mai pensato e scusami per avertelo detto.”

“Ma…non voglio neanche un rapporto incestuoso.” Disse, piangendo.

“E non l’avrai! Non l’avremo! Fratello? Dimentica questa parola. Dimentica quello che non siamo mai stati e rammenta solo quello che siamo adesso! Non importano le nostre origini, ma solo quello che siamo adesso! Separati alla nascita, ma ci siamo rincontrati lo stesso anche se abbiamo preso strade separate! Non è forse destino questo?”

Jared bloccò quel monologo sentimentale schiacciando le sue labbra contro quelle di Jensen.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Confronti e giochetti stuzzicanti ***


Jared e Jensen si stavano coccolando a letto. Erano entrambi a torso nudo e si davano languidi baci.

Jared gli stava baciando dolcemente il petto muscoloso.


“Ohhhh…Jared…sei fantastico.” Diceva Jensen, attorcigliando le dita tra i suoi capelli.

Jared si staccò dal suo petto per dargli un morbido bacio sulla bocca, mentre le loro mani si intrecciavano.

Jared le guardò e le accarezzò, studiando ogni minimo dettaglio.

Jensen capì subito

“Stai cercando di trovare qualche…somiglianza? Non la troverai, Jared.” Gli disse.

“Lo so…è solo che non riesco a smettere di pensarci.” Disse Jared.

Jensen lo guardò preoccupato e Jared si affrettò ad aggiungere: “Tranquillo, non sto per avere un’altra crisi di nervi…è solo che…pensare che sarei stato il tuo gemello…mi chiedo come sarebbe stato. Sarei stato uguale a te o tu avresti avuto le mie sembianze? Magari saremmo stati invece gemelli eterozigoti? Ci saremmo amati lo stesso oppure no?”

“Probabilmente no…il nostro sarebbe stato solo un rapporto di fratellanza, se fossimo cresciuti insieme.” Disse Jensen.

Jared lo guardò e a Jensen parve terrorizzato e anche un po’ deluso.

“O magari invece no! Non possiamo saperlo! Ehi, non eri tu quello terrorizzato da…”

“Sto vedendo le cose da un altro punto di vista, adesso! I gemelli hanno un rapporto unico, assoluto, che a noi ci è stato negato…un po’ mi dispiace..”

“Ma Jared…” disse Jensen, confuso.

“E poi…rimpiango di non aver potuto passare tutti questi anni con te…” disse Jared, strusciando la testa sul suo collo.

Jensen tentò di dire qualcosa, ma Jared lo precedette.

“Ma allo stesso tempo…consapevole che non si può avere tutto, preferisco essere stato separato da te e amarti ancora, piuttosto che essere stato sempre con te e non averti amato ora.” Disse Jared, sorridendo.

“Oh, Jared…sono belle le parole che tu mi dici…ma devo deluderti, forse, amante mio, amore mio…devo dirti che io invece sono felice che fratelli non lo siamo stati, perché se ti avessi amato  in quel modo anche cosi, non so se sarei riuscito a fermarmi comunque!”

“Le tue parole non sono affatto offensive e mi piace pensare che ci saremmo amati comunque, quindi qual è il senso di tutto? Qual è il senso di questa domanda? Non chiediamocelo più e amiamoci solo e basta!” disse Jared.

“Va bene, fratellino.”  Disse Jensen, malizioso, facendolo ridere.


“Se vuoi eccitarmi, giochi male. Questo fa più effetto.” Disse Jared, prendendo una benda nera dal comodino di Jensen e passandogliela sugli occhi, gettandolo sul letto.

Poi prese un cubetto di ghiaccio e cominciò a passaglierglielo sul torace e scendendo piano, facendolo rabbrividire ed eccitare al tempo stesso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice: 

Cos'è una ff senza un pò di sano eros ogni tanto?? ahhahh

Chiarisco: I j2 tenerissimi non hano ancora fatto l'amore, ma succederà <3

   

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Capitolo 16
*** Sorpresi ***


Jensen si stava allenando con Jared nel giardino del castello, con la spada, indossando le tute e la protezione per giocare di scherma.

Jared aveva un elmo protettivo sulla testa, come Jensen,  ma se la stava cavando piuttosto bene con la spada.

Alla fine però, Jensen lo mise al tappeto.

Jared rideva sotto di lui, mentre Jensen gli diceva:


“Hai appena perso e ridi. Sai chi è che ride per niente? Gli innamorati.

Stava per baciarlo, ma si fermò, perché delle ombre gli si pararono poco più avanti.

I loro compagni di scherma li fissavano.


“Fammi alzare, Jensen.” gli disse Jared dolcemente.

“Perché? Potrei baciarti già adesso, davanti a tutti.”

“Ma non l’hai fatto e tutti e due sappiamo perché. Dobbiamo parlare prima con tuo padre. È meglio cosi.” Gli disse Jared con quel suo tono calmo e rassicurante che lo faceva sciogliere.
 
 
 
 
 
*

Jensen era in camera e si stava per spogliare dal suo completo, quando Jared gli arrivò alle spalle, abbracciandolo da dietro e facendolo sobbalzare.

“Jared!” disse Jensen, sollevato di sentirsi abbracciare da lui.

“Avevamo un bacio in sospeso….ricordi?” gli chiese lui.



Jensen si voltò, incontrando subito le labbra del più giovane, che quasi affamato e bramoso, si spinse contro il suo petto e lo spinse al muro, sempre con gentilezza, ma Jensen avvertiva che c’era anche una certa urgenza.

“Jared!” disse Jensen, guardandolo sorridente e sorpreso dell’intraprendenza del ragazzo.

“Voglio sentirti. Voglio che ci apparteniamo completamente. Sono stufo di fermarmi, di trattenermi.” Disse Jared sul suo collo.


“Oddio.” Disse Jensen, gemendo a quelle parole.

“Voglio che facciamo l’amore. Che problema c’è? Siamo già praticamente sposati, no?” disse Jared ridendo, poi lo guardò con un’espressione un po’ tremante. “Tu non vuoi?”

“Oh…no…no…cioè voglio dire si! Certo che lo voglio, amore mio!” disse Jensen, affrettandosi a rincuorarlo, incorniciandogli il viso con le mani e dandogli ripetuti baci a stampo.

“è solo che…Io sono vergine..e anche tu..” disse Jensen, puntandogli affettuosamente un dito sul petto.

“E allora?” chiese Jared, ridendo.

“Potrebbe…non funzionare…sai, due vergini…” disse Jensen, imbarazzato.

“Non puoi essere serio.” Disse Jared ridendo e attirandoselo più vicino con le braccia.

Jensen soffocò una risatina e lo baciò ancora. “Adoro questo tuo spirito intraprendente.”

“Sei anche disposto a soddisfarlo?” chiese Jared.

Jensen rise ancora.

“Jensen…sono giorni…” gli fece presente Jared, ridendo anche lui, ma con una certa preoccupazione.

“Di cosa hai paura? Perché tanta fretta?” chiese Jensen.

“Se….facciamo l’amore, tuo padre non potrà più separarci a quel punto.” Ammise Jared.

“Hai paura di lui?”

“Si.”

Jensen ci riflettè su un po’ e poi disse:

“Comunque senza lubrificante non faremo un bel niente. Rassegnati.” Sorrise.

Jared sbuffò.

“Ma possiamo fare altro.” Gli sussurrò all’orecchio, prendendo una mano e facendogliela posare sul suo membro per fargli sentire la sua erezione.


“Merda…” si lasciò sfuggire Jared.

Aiutò Jensen a togliersi completamente la tuta e lasciò che poi lui lo aiutò a togliere la sua, poi Jared lasciò una scia di baci appassionati per tutto il suo torace, mentre Jensen gli accarezzava dolcemente la testa.

Jared infilò le dita dentro i boxer di Jensen, facendolo tremare di piacere ancora di più.

“Oddio, Jared…adoro le tue mani…adoro TUTTE le tue mani…anche solo le tue dita…mi fanno…mmmmm.” Si interruppe, quando Jared chinò la bocca sul suo membro.


Gli diede soffici baci per tutta la lunghezza, poi sostituì i baci con la lingua e Jensen annaspava ormai contro il muro.

Poi Jared lo prese in bocca piano, poi più passionale. Jensen malgrado il piacere che sentiva, gli accarezzava il volto, amorevolmente.
 

“Jared….Jared….Jared…” continuava a dire il suo nome come una cantilena.

Quando sentì che stava per venire, lo fece alzare e si baciarono, anche se Jared all’inizio sembrò tirarsi un po’ indietro.

“Non ti fa schifo?” gli chiese dubbioso, tra le sue labbra.

“Non mi avrebbe fatto schifo nemmeno se…” disse Jensen, lasciando la frase in sospeso, perché, giudicò fosse un po’ troppo volgare da dire a parole, ma indicando il suo membro e le labbra di Jared, affinchè lui capisse.

“Ohhh…” disse Jared, lusingato, ma anche rosso dall’imbarazzo.

“E tu??” gli chiese Jensen, incorniciandogli dolcemente le braccia al collo, provocandolo.

“Non mi fa schifo niente di te…ma a proposito…dobbiamo concludere qualcosa.” disse Jared, malizioso.

“Non vorrai fare già subito quello?”  chiese Jensen ridendo.

“No, pervertito.” Rise Jared. “Magari la prossima volta.” Aggiunse.

Poi si calò i boxer anche lui e prese a strofinare i loro membri , l’uno contro l’altro.


“Oddio…” disse Jensen, felicemente sorpreso.

Pensava che Jared si sarebbe fermato li, ma Jared aveva in mente ben altro.
 
Si fece ancora più vicino a Jensen e lo strofinamento diventò un vero e proprio strusciamento, che comprendeva anche i loro bacini.

“Oddio….Jared…non…penserai davvero che…potremmo venire con una semplice strusciatina, vero?” chiedeva Jensen, ansimante.

“Tu…lasciami…fare..” disse Jared, strusciandosi con sempre maggiore affanno.
 
Alla fine l’orgasmo li colse. Prima Jensen, seguito poco dopo da Jared, con ovvie conseguenze.


Ci fu un lieve rumore…come un tremolio appena più sopra il soffitto, ma i due non ci fecero caso.

Stavano ancora cercando di riprendersi dai tremori dell’orgasmo, quando una porta si aprì e  un’ombra arrivò davanti a loro.


“Lavatevi e rivestitevi.” Disse una voce bassa, ma tuonante.
 

I ragazzi si spaventarono moltissimo, vedendo John davanti a loro. Inciamparono due volte, nel tentativo di sciacquarsi velocemente nell’intimo, nella doccia,  e rivestirsi altrettanto rapidamente, mentre John guardava dall’altra parte.

Quando furono vestiti, John sentenziò.

“Jared, esci.”

Jared impallidì e non si mosse.

“Jared, ESCI.” Ripetè John.

Jared gemette, ma stava per obbedire, quando Jensen lo trattenne per un braccio.


“No. Lui resta qui.”

Jared guardò sia Jensen che John, terrorizzato, ma voleva restare, fino a quando John disse:

“Jared, se me lo fai dire un’altra volta, sei licenziato e non potrai più rimettere piede qui.”

Jared a quel punto andò via, con un'ultima un’occhiata triste di scuse a Jensen.

Non poteva rischiare che lo cacciasse e non avrebbe più potuto rivedere Jensen.
 
 
 
“Papà, senti….”

“No, no, no. Ascolta tu me. Lo capisco, eccome se lo capisco. Non sei il primo principe che si diverte con i servi o le serve…capita a molti, sai? Certo, il fatto che sia capitato con il figlio della donna che sarebbe dovuta essere mia moglie, è una cosa alquanto bizzarra, ma avrei dovuto metterlo in conto.”

“Quindi…stai dicendo che non sei arrabbiato?” chiese Jensen, stralunato.

“Assolutamente no! Un po’ di divertimento è di diritto a tutti i reali. Non dovrà continuare, però!”

Jensen lo fissò con gli occhi sgranati.

“Non vogliamo mica rischiare che diventi una cosa seria, no?”

“Perché??” chiese Jensen con voce spezzata.

“Stai seriamente chiedendolo? Beh, possiamo cominciare dal fatto che Mary è sposata con un altro, noi due ci siamo lasciati male e non sarebbe cosa buona e giusta, che mio figlio e il suo si mettessero insieme. Vecchi dissapori e rancori tornerebbero a galla. Come credi mi sia sentito io, quando è venuta qui al castello, l’altro giorno, con un altro?”

“Quindi, come mi sento io, non conta niente???”

Inoltre, siete stati soggetti di molte discussioni durante quel tragico incidente con le frecce di Cupido…l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un altro pettegolezzo. Venire a sapere che mio figlio e quello di Mary, si frequentano…un ragazzo povero…”

“MA NOI CI AMIAMO!” gridò Jensen.

“ESATTO. VI AMAVATE E QUANDO VE L’HO CHIESTO, AVETE NEGATO! AVETE MENTITO A UN RE. TU SEI MIO FIGLIO, MA LUI AVREI POTUTO PUNIRLO E NON L’HO FATTO!”

Ma – noi – ci – amiamo!” ripetè Jensen, scandendo le parole, a denti stretti.

“L’amore è debolezza! Anche Mary mi amava e ha preferito lasciarmi, piuttosto che stare con me. Sono più vecchio di te, Jensen e ho imparato che l’amore è sofferenza!”

“Stai attento a quello che dici….stai rinnegando e offendendo una religione, un credo…un dio…sei vicino alla blasfemia.” Disse Jensen.


John sbuffò. “ Gli dei non sono più perfetti, intoccabili e onniscienti come lo erano un tempo. Stanno cominciando ad arrugginirsi e a incepparsi anche loro. Oggi sono le frecce di un Dio, domani saranno i suoi poteri. Il mondo sta cambiando, Jensen, sai almeno cosa sta succedendo nel mondo o sei troppo annebbiato dall’amore per il tuo giovane, per accorgertene? Lascia che ti informi io…la gente è stufa di essere manipolata dai capricci di un Dio…Cupido e sua madre scelgono chi devono amarsi e chi no. siamo tutti burattini sotto questi grandi burattinai che sono gli Dei!! Sono stufi! La gente vuole essere libera di amare chi vuole!”

“non è un nostro privilegio.” Disse Jensen con aria spenta.

“Come?”

“Non siamo noi a decidere, papà…non possiamo comandare il nostro cuore, i nostri sentimenti…sapessi quante volte ci ho provato! Ho avuto tanti amici, papà, lo sai! Quante volte avrei voluto per loro provare amore, invece del semplice affetto! Lo volevo disperatamente, ma non è mai successo, questo perché non basta la nostra volontà per far si che l’amore arrivi! Non basta desiderare di amare qualcuno, perché ciò avvenga! Non possiamo comandare il cuore, papà…questo ha vie misteriose che non possiamo decidere, ma alla fine è sempre è solo nostro, siamo noi che proviamo tali sentimenti, non li prova qualcun altro per noi…gli dei non decidono chi dobbiamo amare, loro sanno già a chi siamo destinati, sanno che amiamo già a quella persona….l’unica cosa che fanno è di consacrare quest’amore, legandoci per sempre. È cosi terribile? In fondo ci fanno del bene!”

“Chi dice che abbiamo bisogno di loro??? Cosi come l’amore parte da noi, dovremmo essere noi a decidere di legarci per la vita, non qualcun altro!”



“Nostradamus dice che c’è una ragione se le cose vanno cosi…Nostradamus dice di conoscere mondi in cui l’Amore è odiato e temuto e sofferto, proprio perché non ci sono dei che ti vincolano a restare legato alla persona che ami. Decidono tutto da soli ed è cosi che le cose vanno alla rovina, perché gli esseri umani sono troppo deboli e fragili, troppo confusi e impauriti. Se lasci loro un tale peso sulle spalle, non ce la fanno e si allontanano!”


“Sciocchezze! Tutte sciocchezze! Nessuno rifiuta l’amore, per quanto questo faccia sentire deboli. Non succede qui e perché dovrebbe succedere in un mondo in cui si è padroni di sé stessi? Tutte balle. Nostradamus è d’accordo con loro!”
 


Jensen lo guardò male e John addolcì un po’ il tono.


“Jensen…non devi credere a tutto quello che ti dicono. Non sono onnipotenti. Anch’io secondo la legge dell’Amore, avrei dovuto restare legato a Mary per sempre. Cosi non è stato. Io e lei ci siamo lasciati. Vedi, quindi, che il disegno non è perfetto. Può avere qualche crepa ogni tanto.”

“Anche se fosse vero, non capisco perché con tutto questo discorso, dovresti impedirmi di stare con Jared. Noi ci amiamo.”

“No, Jensen. Ve lo concedo…voi credete di amarvi. Ora capisco finalmente quanto deve esserti pesata la mia sofferenza per l’abbandono di Mary. Tu, figlio mio, cerchi di sopperire a questa grave mancanza, consolandoti con suo figlio…ma anche se dovessi avere lui, questo non riporterà Mary da noi.”


“Da NOI??? Tu sei…sei folle…papà, io voglio solo Jared!!”


“NO! Te lo proibisco. Noi dobbiamo stare fuori da Mary, dalla sua famiglia, la sua vita coniugale e quindi anche da suo figlio. Tu dici che vuoi solo lui, ma in realtà è Mary che stai cercando attraverso i suoi occhi. Avresti voluto che fosse tua madre, vero?”

“NO! Ho già una madre e non vorrei…che diavolo dici? Se lei ti sentisse…è anche tua moglie!”

“Ragiona! Cosa penserebbe la gente se ti sposassi con Jared?  La nostra famiglia sarebbe di nuovo indice di pettegolezzi. Non può accadere di nuovo.”

“Ma…”

“Devo andare ora. Questa relazione non continuerà, Jensen. non costringermi a prendere provvedimenti.”
 
 



Jensen crollò in ginocchio e cominciò a piangere, singhiozzando. due minuti dopo, entrò Jared dalla stanza.

“Jensen!” disse, andandogli incontro e inginocchiandosi accanto a lui per abbracciarlo.

“Jensen, cosa ti ha fatto? Ti ha picchiato?” chiese, prendendogli il viso.

“No….ma ci ha impedito di vederci, Jared.”

“Non l’avrà vinta lui, Jensen. io non ti lascerò.”

“Oh, Jared…amore mio…per lui siamo degli estranei, nient’altro che due estranei…non sa tutta la verità che si cela…non sa che avremmo dovuto essere fratelli…non oso immaginare che cosa ti farebbe altrimenti. Probabilmente ti caccerebbe via.”

“Non mi importa. Io cammino a testa alta. Non mi vergogno dell’amore per te..e certamente non riuscirebbe a tenermi lontano da te.”

“Non..non possiamo rischiare che Cupido gli dica tutto…ma…non so…io non so cosa fare…”

“Sposiamoci!” propose Jared dopo un attimo di riflessione.

“Come?? Jared, ti ho appena detto che…”

“Sposiamoci, Jensen! Sposiamoci di nascosto! Una volta che saremo sposati, tuo padre non potrà farci più niente!”

“Oh, Jared…non lo so…io pensavo…pensavo a qualcosa di pomposo…di meraviglioso…per il nostro matrimonio…non volevo fosse una cosa tutta di fretta e fatta di nascosto…”

Jared gli prese il viso tra le mani e gli disse dolcemente:

“Sarà comunque, meraviglioso, perché tutto quello che ci serve siamo solo noi.”

Jensen gli sorrise felice e innamorato.

“E poi, se proprio devo dirtela tutta..ho sempre odiato i matrimoni pieni di gente sconosciuta, che acclama e fa rumore e distrae gli innamorati dall’unica cosa in cui in quel giorno non dovrebbero essere distratti. Loro stessi. Cosi, saremo veramente solo noi due.”

Jensen gli diede un soffice bacio sulle labbra.

“Amore mio, come sei romantico.” Gli disse poi.
 
 
 
 
 













Note dell'autrice: 

Lo so, lo so...la dolcezza dei j2 <333333

Avete fatto caso al tremore sul soffitto poco dopo che loro hanno fatto l'amore? Ecco, quello è un indizio su qualcosa che potrebbe scatenarsi xd

Spero di aver espresso bene la rabbia di John (non mi andava che picchiasse Jensen o fosse eccessivamente punitivo con Jared ) e che i discorsi sull'amore siano risultati abbastanza chiari. Sapete, a volte mi piace fantasticare su certe cose immaginando come sarebbe l'amore con quella variante e quasi sempre ne escono fuori anche teorie piuttosto logiche e realistiche xd

Comunque penso che non ve l'aspettavate che i due avrebbero deciso di sposarsi di nascosto! Devo ammettere che fino a che non l'ho scritto oggi, non avevo idea di fargli fare questo o.o ma sono contenta perchè è la riprova che l'autrice - scrittrice (che parolone ) è solo una mano che guida per una trama che poi alla fine si delinea da sola <3 e questa storia sta tornando sempre più simile a quella di Romeo e Giulietta <3

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Capitolo 17
*** La partenza ***


Qualcuno bussò alla camera di Jared. Il ragazzo stava ancora dormendo e fu decisamente sorpreso del toc toc che sentì alla sua porta.

Andò ad aprire, strofinandosi gli occhi e sperando che fosse Jensen, e invece era Nostradamus.

“Che…che cosa…” borbottò Jared, guardando il vecchio signore tenere tra le mani un lungo pacchetto sottile e dorato.

“Il tuo vestito per la vostra piccola fuga d’amore, signorino.” Disse Nostradamus.

Jared strabuzzò gli occhi.

“Tu…tu sai…”

“Come potete sperare di riuscire a fuggire dal castello senza il mio aiuto? Jensen è venuto da me e meno male che l’ha fatto! Ho potuto quindi utilizzare un po’ del mio tempo perso a filosofeggiare, facendo stavolta qualcosa di più concreto!”

Jared scartò il pacchetto e ci trovò un abito in smoking nero.

“Non so che cosa dire. Grazie.”

“Solo una cosa…John pensa che vi porterò in giro per le varie città per incontrare il popolo. Dovete continuare a fingere che sia questo lo scopo del vostro viaggio e dovrete essere convincenti!”

“Come hai fatto  a convincerlo a farci partire insieme?”

“Beh, mi è bastato dirgli che il popolo è particolarmente bendisposto verso i bei ragazzi. Lui era testardo, continuava a dire che non avreste dovuto stare insieme, ma io ho specificato che è particolarmente bendisposto anche verso le amicizie affettuose, per cui se avessero visto voi due, e avessero capito che c’era un’amicizia particolarmente affettuosa verso un principe e il suo servo, la reputazione del regno ne avrebbe tratto solamente vantaggio. “

“L’ha bevuta???” Jared era sconvolto.

“Beh, mi ha detto di continuare a tenervi d’occhio e se sapesse che ho mentito, mi farebbe tagliare la testa…”

“Oddio..”

“Ma una volta che sarete sposati, non potrà farvi più niente e per legge non si può uccidere colui che ha unito così profondamente due persone nel sacro vincolo del matrimonio.” Disse Nostradamus sorridendo. Jared lo guardò curioso. Gli era sembrato che Nostradamus volesse dire di più di quello che in effetti aveva detto, ma non ne era sicuro…
 
 
 



*

“Jensen, devo parlarti.” Disse il re, facendo il suo ingresso nella sala del bacchetto.

“Dimmi.” Sospirò Jensen.

“Questa notte partirai per una specie di tour, ho sentito.”

“Sì, è cosi.”

“Non sembri molto contento.”

“Dovrei? Sarà una cosa molto noiosa.”

“Mmm…ho sentito che Jared verrà con te.”

“Già.”

“Di nuovo, questa cosa non sembra renderti felice.”

“Dovrebbe? Avevi ragione, papà. Era solo un’infatuazione e averlo intorno non è che mi renda particolarmente felice, anzi a tratti è fastidioso, ma sopporterò la sua presenza con garbo ed educazione se questo ci permetterà i favori del popolo.”

Il re era ora sbalordito, ma sembrava sollevato e soddisfatto.

“Sono felice di sentirti parlare così. Visto che avevo ragione? Devi sempre dare ascolto a tuo padre.” Dicendo così, se ne andò.

La morsa che aveva attanagliato lo stomaco di Jensen, si era ora allentata, ma faceva ancora piuttosto male.


Dal giardino, Jared gli sorrideva attraverso la vetrata.

Jensen lo salutò con la mano, rivolgendogli uno sguardo pieno d’amore.

Oh, quant’era stato difficile parlare di lui in quei termini.

Jared, la persona che amava più di ogni altra cosa al mondo. Proprio lui.

Dover dire che proprio la sua presenza gli dava fastidio.

Era però perché lo amava così tanto, che doveva fingere, per proteggerlo e per riuscire a partire.
 
 
 
 



*

Quando fu notte, Jensen e Jared si incontrarono in giardino. In lontananza il re stava scendendo la gradinata del castello.

Jensen dovette farsi violenza per non cercare le dita di Jared e intrecciarle con le sue.

Jared era meraviglioso, vestito di nero.  Jensen invece era vestito con un morbido velluto blu e un mantello rosso.


Il re baciò il figlio sulla guancia, senza smettere di guardare male Jared, per un solo istante.
 
“Fai in modo che non abbiano nessun contatto troppo ravvicinato e avvisami se cerca di baciare mio figlio.” Sussurrò il re a Nostradamus, che sarebbe andato con loro.

“Certo, sire.” Disse Nostradamus, impacciato.
 
 
 



*

Riuscire finalmente a partire, fu una liberazione.

Jared trovava romantico il fatto di viaggiare di notte con Jensen, a bordo di una carrozza, proprio come una delle fiabe che leggeva da piccolo: Cenerentola.

Jensen dal canto suo amava il fatto che quella notte, con le sue stelle sfavillanti, sembrava fatta apposta per loro due.

“E se cade una stella dal cielo, amore mio, la dedico a noi.” Gli disse Jensen, più romantico che mai.

E poi si baciarono teneramente, romanticamente, languidamente

















Note dell'autrice: 

Innanzitutto scusatemi per il grande ritardo ahhhah

sono stata immersa dalle altre ff xd Avrei voluto che fosse più lungo il capitolo, ma sto trovando un pò fatica ora xd

Tranquilli, continuerò!

Comunque la frase:"se cade una stella dal cielo,  la dedico a noi." è della canzone di Gigi d'Alessio - Tu che ne sai :))

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Capitolo 18
*** True colors ***


Jensen e Jared si erano addormentati l’uno sulla spalla dell’altro, ma, di tanto in tanto, Jensen apriva gli occhi e gli sembrava di incorrere in qualche errore della vista.

“Nostradamus!” disse, preoccupato. “Che cos’ha la mia vista? A tratti mi sembra di vedere colori diversi rispetto a come sono realmente. Scie di blu o di rosa nel cielo o in mezzo agli alberi! Sto forse impazzendo??” chiese preoccupato Jensen.

Nostradamus lo guardò intenerito.

“No, Jensen, tranquillo. Quello che stai sperimentando sono le conseguenze dell’Amore.”

“Oddio…non diverrò forse cieco?” si preoccupò subito Jensen.

Nostradamus rise. “No, è un luogo comune quello. In realtà c’è una porzione di verità in questa leggenda. Le persone innamorate non diventano cieche, ma al contrario, vedono il mondo a colori. La loro coscienza si allarga e tutto sembra più bello, i colori più vividi e vivi, ma questo è possibile perché viviamo in un mondo dove esiste la magia.”

“Cosa accade nei mondi dove non esiste la magia?” chiese Jensen. “Le persone non possono vedere i colori?” chiese.

Nostradamus si incupì. “No e per questo dicono che l’amore rende ciechi. “

“Cosa?? Ma…è proprio l’amore che mi sta facendo vedere questi colori meravigliosi!” disse Jensen, mirando un lampione zampillare un arcobaleno di colori.

Nostradamus sospirò. “Noi viviamo in un mondo dove esiste la magia e la magia ci permette di vedere. Gli abitanti dei mondi dove non esiste la magia, sono ciechi. Sono ciechi e credono che l’amore li rende ciechi. Ahimè loro, poveri spiriti sofferenti, non conosceranno mai la bellezza dell’amore nella sua interezza.”

“Nostradamus…a volte parli di questi popoli come se li conoscessi bene…” azzardò Jensen, carezzando la testa di Jared.

Nostradamus annuì triste.


“Tu…non li conosci solo perché li hai visti nelle tue visioni…”

Nostradamus annuì, ma Jensen non capì. Stava confermando o smentendo?

“Non ci hai mai detto….dove sei nato…e alcuni dicono che non sei di questo pianeta.” Disse Jensen, respingendo la vaga sensazione di esagerare.

Nostradamus ora lo guardò gravemente.


“Sei nato…vivevi in uno di questi pianeti?” chiese infine.

“Ci ho vissuto…ma è stato tanto…tanto tempo fa…” disse Nostradamus triste e Jensen sentì che non voleva parlarne, quindi non chiese altro. 

















Note dell'autrice: 

Sì, lo so, ritardo imperdonabile e non è che con questo capitoletto mi faccio molto perdonare xd

Il capitolo avrebbe dovuto avere tutt'altra natura, ma che ci volete fare....a volte i capitoli vanno per conto loro e mi sono ritrovata ad avere questo flash sui colori xd

Spero vi sia piaciuto il capitolo, anche se Jared era dormiente *__*

Ciao!

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Capitolo 19
*** Los Angeles ***


Erano finalmente arrivati a Los Angeles! Quella città era principalmente soprannominata la città dei colori e delle luci per la grande quantità di luci che illuminava le case e il mare. Sembrava di vivere costantemente in una discoteca. Jared e Jensen non avevano mai avuto l’occasione di vederla.

Arrivarono con la carrozza mirando le case illuminate da luci violette, azzurre e arancio.

“Quindi questa è Los Angeles! Wow!” esclamò Jensen.

“Come ci riescono, Nostradamus? Come fanno a illuminare tutto così?” chiese Jared.

“In questa città c’è qualcosa di magico, Jared. Credo sia un po’ come per il clima, dove in certi paesi fa caldo e in altri fa freddo. Non c’è un perché. La caratteristica di questa città è che i colori sono più vivaci e vivi. Tutti amano Los Angeles!” sorrise il vecchio.

“Quindi…tutto quello che mi hai detto sui colori…” disse Jensen in tono deluso.

“Oh, oh no, Jensen. Non ti ho raccontato un mucchio di stronzate, come dite voi giovani! Durante quel discorso non eravamo neanche vicini a Los Angeles!”

“Di cosa state parlando?” chiese Jared, incuriosito.

“Di niente! Guarda lì che colori meravigliosi ci sono, amore mio!”

Nostradamus rise. “Il tuo amato vede i colori, perché è innamorato!”

“Che significa che vede i colori?”

“Vede scie rosa e blu in mezzo agli alberi!”

Jared fissò Jensen, che avvampò.

“Nostradamus, adesso smettila!” disse Jensen.

“Anch’io voglio vedere i colori!” si lamentò Jared e soprattutto si preoccupò.

“Perché io non li vedo?”

“Non succede in maniera automatica. Può capitare di vederli, se sei predisposto. Ciò non significa che non sei…” cominciò Nostradamus.

“Innamorato. Perché io lo sono.” Disse Jared, stringendo a sé Jensen che sorrise.

“Nostradamus, ma se vedessi i colori mentre siamo qui, penserei che è per via della città, quindi non potrei essere sicuro che…” cominciò Jared.

“Mio caro ragazzo, temo che tu non abbia afferrato il concetto. Non credo che se vedessi i colori anche qui, potresti non accorgertene. Questa città mostra i colori più brillanti che ci siano in tutto il mondo, ciò non vuol dire che potresti vedere scie arcobaleno uscire fuori dalla coda di un unicorno, per esempio!”


Jared e Jensen si eccitarono subito.

“Un unicorno? Esistono ancora?” chiesero in coro.

“Certo, miei cari ragazzi, ma non si fanno vedere, o meglio scelgono da chi farsi vedere. Prevalentemente dai puri di cuore e dai vergini.” Disse con aria furbetta.

I due ragazzi avvamparono.

“Oh, Dei…mi state dicendo che voi siete…oh, che tenerezza!!” esclamò Nostradamus, battendo le mani.

“Oh, stà zitto!!” esclamarono entrambi in coro.

“È molto dolce che abbiate aspettato fino al matrimonio. Quindi vi sposerete in bianco??”

“Stà zitto!!” ripeterono.

“Insisto. Per due anime candide come voi, il bianco…”

“Nostradamus!!”
 
 
 
 
 
 
 
*

Finalmente la carrozza li fece scendere.  Si fermarono su una stradina acciottolata, circondata da vasi di fiori viola che incorniciavano tutto il viottolo.

“Venite, ragazzi, facciamo una passeggiata fino all’albergo. Tu, puoi andare ad assaggiare la birra locale!” disse al cocchiere.

“Anche io voglio…” disse Jensen.

Tu adesso passeggi.” Lo riprese Nostradamus, spingendolo.

Passeggiarono per un po’, mentre Jared e Jensen continuavano a scambiarsi occhiate dolci, fino a quando un portafoglio non cadde di mano ad una signora.

“Ecco. Prenda.” Fece Jared.

La signora restò a guardare basita Jared ridarle il portafoglio.

“Oh, è così gentile…” disse, stranita e meravigliata e poi se ne andò via, come se Jared gli avesse fatto la gentilezza più bella che avesse mai visto.

“Che cos’aveva?” chiese Jensen.

“Non lo so. Forse una brutta giornata.” Disse Jared.
 
 
 
Passarono davanti a una pasticceria, dove Nostradamus si fermò per offrire ai due ragazzi due panini dolci ricoperti di crema.

Mentre facevano la fila, Jensen urtò accidentalmente un signore.

“Ehi!!!”  disse lui.

“Mi scusi. “ disse Jensen.

L’uomo, appena si voltò e vide Jensen, cambiò completamente espressione.

Si passò distrattamente una mano sul cuore e si massaggiò il collo.

“Va tutto bene?” chiese Nostradamus, protettivo.

“Io…io…che cosa sto facendo qui dal pasticciere? Dovrei essere da Rosalina a dirle quanto mi dispiace per il mio comportamento. A dirle che la amo! Devo andare, sì, devo andare. No! Meglio che gli compri un dolce prima. Sì, glielo comprerò e glielo porterò e poi gli dirò che la amo!” finì quella frase chiudendosi in un silenzio definitivo.

Jared e Jensen si guardarono perplessi.
 
 
Mentre stavano mangiando i panini dolci al tavolino, due cagnolini si ringhiavano l’uno contro l’altro.


“Non potrebbero scegliere un altro posto dove lottare?” si lamentò Jensen. erano infatti un po’ troppo vicini. Soprattutto uno dei due era vicino alla gamba di Jared. Esso, spinse la gamba solo lievemente come per allontanare il cane e in questo modo gli sfiorò di striscio il pelo. Il cane smise all’istante di agitarsi e guardò Jared immobile, come se fosse d’un tratto un fenomeno naturale affascinante.

“Oddio, Ruby. Vieni qua, fai la brava. Non mi far disperare!” si lamentò la padrona. Ruby però non aveva nessuna intenzione di ascoltarla. Dopo aver guardato Jared adorante, si mise a fare le feste, a strusciarsi con la testolina e a cercare di saltare addosso a Jared.

“Ehi. È il mio ragazzo quello!” disse ad alta voce Jensen, mangiando il panino.

Avvampò quando si rese conto di averlo detto ad alta voce. Sia la ragazza, sia il cane, Jared e Nostradamus, lo guardarono.

La ragazza disse: “Chiedo…chiedo scusa! Ruby, sei stata scortese! Andiamocene!” e scappò a perdifiato con il cane.


“Ma sono tutti schizzati in questa città? Forse vedere troppi colori fa male!” disse Jensen, stringendo un braccio possessivo intorno al collo di Jared, che gli sorrise adorante.

“Finite i vostri panini e andiamocene!” disse Nostradamus, preoccupato e un po’ perplesso.
 
 
 
 
 
*

Sull’Olimpo, intanto, il Dio Cupido era fuori di sé! Erano scomparse le frecce che doveva studiare per aver prova di quello che sospettava su Jared e Jensen!

Urlò di frustrazione. Chiaramente era stato Nostradamus. Non sapeva ancora come, ma aveva rubato le frecce. Questa volta non l’avrebbe passata liscia.

Andò subito da Re John e rimase interdetto quando seppe da lui che Jared e Jensen erano via.




“Come hai potuto lasciarli andare via??” tuonò.

“Sono il re e faccio quello che voglio con il regno e non devo tener conto neanche a un dio cosa faccio con i miei figli!!” tuonò John di rimando.

“Hai detto i tuoi figli?” disse subito Cupido.

“Un lapsus…non pensavo che gli dei guardassero queste sciocchezze.”

“Forse non è poi tanto un lapsus…”

“Che diavolo vorrebbe dire?”

“Ti rendi conto che molto probabilmente quei due sono scappati per sposarsi, vero?”

Il re lo guardò. Respirò affannosamente, ma non sembrava sorpreso.

“Tu…tu lo sapevi??”

“Se si amano, non sono nessuno per impedire l’amore. Tu dovresti saperlo più di chiunque altro, ma ultimamente si dicono in giro molte cose su di te…”

“Che si dice??” chiese Cupido, sempre più nervoso.

“Che non sei più te stesso. So per sentito dire, che ce l’hai con questi due ragazzi. Sono dei ragazzini. Come puoi…”

“Zitto, vecchio, tu non capisci! Tu non…non sai chi sono!!”

“E chi sarebbero? Sentiamo!”

Cupido lo guardò.

“Chiama Mary e falla venire qui.”

Mary?? Sei pazzo! Non la spaventerò per delle tue follie! Neanche se sono le follie di un dio! Prima parli e se non sarà una follia, la informerò!”

“Tu fai come ti dico! Non ho intenzione di perdere tempo!!”


















 Note dell'autrice: 

Scusatemiiiiiiiii per il ritardo! Mi è mancata anche a me questa storia!!

Sono doverose delle spiegazioni per questo capitolo!

Los Angeles: Tenete conto che è un mondo parallelo e qui Los Angeles non è proprio una metropoli come la intendiamo noi hahha ma una tranquilla cittadina. Per cittadina non intendo macchine e quant'altro...insomma spero ci siamo capiti xd

Riuscirà Jared a vedere i colori prima o poi??

Il fatto di Ruby! Giuro che non era premeditato o.o ahhahha all'inizio volevo chiamarla Tuby, ma poi mi sembrava di dire un tubo di scarico...e mi è venuto in mente Ruby, per ricordarmi poi chi si chiamava così hahhaha

intanto, A Cupido sono sparite le frecce ed è furibondo... e cosa sta succedendo agli abitanti di Los Angeles??

Lo scopriremo :))

Scusate ancora per il ritardo e cercherò di aggiornare più frequentemente! xd 

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Capitolo 20
*** Il matrimonio ***


“Nostradamus, ti pregoooo. Non puoi separarci stanotte! Non riusciremo a dormire e domani abbiamo il matrimonio!” piagnucolarono Jared e Jensen in coro.

“Appunto, avete il matrimonio e come da tradizione, gli sposi non devono vedersi…tenete duro e vedrete che così sarà più emozionante quando vi vedrete domani!”

“Ma già vederci tutti i giorni è emozionante.” Disse Jensen e Jared gli lanciò un’occhiata profondamente innamorata.

Nostradamus scosse la testa divertito e intenerito e poi fece accomodare Jared nella stanza di fianco, non prima però che entrambi gli gettarono le braccia al collo.

“Ragazzi…ma cosa…” disse Nostradamus, sorpreso e imbarazzato.

“Grazie per tutto quello che fai per noi, Nostradamus. Sei come un secondo padre per noi.” Disse Jared dando voce ai sentimenti di entrambi.

Nostradamus arrossì e inizialmente voleva fare una battuta stile: “Non vi basta già quanti padri avete?” ma poi pensò che fosse inopportuna una frase del genere e un po’ insensibile. I ragazzi non si sa mai quanto umorismo possano riuscire a cogliere in una frase e quanto invece ne rimangano feriti.
 
 
 
 
*

L’indomani mattina, Nostradamus si divideva da una stanza all’altra, per prendersi cura dei suoi ragazzi. Non era semplice. Prima c’era la colazione da portare ad entrambi. Succo d’arancia, brioche e cappuccino, poi gli toccava consolare entrambi per il fatto che fossero solo ad una stanza di distanza e non potessero vedersi, poi doveva fare avanti e indietro per aiutarli a vestirsi, pettinarsi e improfumarsi a dovere; ovviamente poi doveva correre come un matto in chiesa, accordandosi nelle ultime cose con il prete. Mancavano i testimoni, ma i voti e le promesse c’erano. Non c’era pubblico ma questo non importava e ovviamente il tutto doveva restare segreto. Nessuno doveva sapere di quel matrimonio improvviso, perciò le porte della chiesa dovevano restare sigillate. Nessuno sarebbe dovuto entrare.
 
Jared e Jensen erano entrambi vestiti di bianco. All’inizio sia Jared che Jensen insisterono affinchè almeno uno dei due si vestisse di nero, ma Nostradamus fu ferreo. Il loro amore era puro e andava celebrato con il bianco più puro.

Quando Jared si presentò in chiesa, Nostradamus aprì velocemente le porte per poi richiuderle.


Lo spettacolo che si parò davanti a Jared lo fece restare a bocca aperta.

Centinaia di candele costeggiavano le mura della chiesa e profumavano di un vago odore di fragola.

Dal soffitto, quando Jared entrò, fiocchi di neve, tantissimi fiocchi di neve e coriandoli rossi, piovvero dal soffitto e gli caddero in testa.


Alla fine, quando Jared raggiunse Jensen all’altare, accompagnato da Nostradamus, aveva la testa piena di fiocchi di neve e di coriandoli rossi, come Jensen.

Jared e Jensen erano entrambi emozionati e in lacrime.
 


“Potete dire le promesse.” Disse il prete.

Cominciò Jensen.


“Jared, prima di conoscerti io ero un ragazzo single sempre alla ricerca di qualcosa…forse dell’anima gemella, non so. So che cercavo sempre qualcosa in più e questa ricerca mi perseguitava anche in sogno. Da quando ti ho visto su quella strada, mentre viaggiavo su quella carrozza, mi sei entrato dentro in un modo che non avrei mai immaginato fosse possibile. Hai riempito i miei pensieri, la mia mente, il mio cuore. Non pensavo fosse possibile arrivare a provare un sentimento così totalizzante per una persona. Al pensiero che quello fosse solo un incontro di un momento e che non ti avrei rivisto mai più, mi veniva da piangere e il mio cuore sentiva di spezzarsi in mille pezzi. Quando poi sei venuto a stare al castello, non c’è stato un attimo in cui non ti ho sentito…mio. Non c’è nessuna persona con cui desideri passare il resto della mia vita, al di fuori di te. Tu sei dolce, amabile, affettuoso, tenero, ma anche testardo, intelligente. Amo tutto di te e so che continuerò a farlo, per sempre. Io scelgo di prenderti come mio sposo e di amarti e rispettarti sempre, anche dopo la morte.”

Delle lacrime rigarono il volto di Jared, mentre Jensen gli infilava l’anello.

“Jared, tocca a te.” Disse il prete in tono dolce.

“Jensen, prima di conoscerti, ero un ragazzo solo che giocava con i bambini più piccoli di me, che adorava intrattenerli e prendersi cura di loro. Sentivo il bisogno di avere qualcuno al mio fianco da…sempre. Non ho mai cercato di consolarmi altrove però, perché volevo conservarmi per quello che sapevo sarebbe stato l’amore della mia vita. Per tanto tempo ho pensato che l’avrei messo alla prova. Avrei visto se era dolce, se sapeva cucinare, suonare, leggere….se avevamo gli stessi gusti. Quando sei arrivato tu, però, non ho più pensato a nessuno di questi schemi. Mi hai conquistato da quando ti ho visto la prima volta, da quando mi hai donato quella moneta e quando con così tanta dolce preoccupazione mi dicesti di non darla via, seppi che mi ero già innamorato di te. In quel momento seppi anche che non potevo lasciarti andare via dalla mia vita e non rivederti più e sono stato felicissimo quando mi hai chiesto di venire al castello.

Servirti non è mai stato il mio dovere, ma un desiderio che ho avvertito da sempre subito crescente in me. la tua dolce arroganza non mi infastidiva, anzi, provavo gioia, perché volevo vedere fin dove ti saresti spinto. Volevo che mi provocassi ancora e ancora e ancora e che mi dicessi che mi amassi.”

Jared disse l’ultima frase, baciandolo di scatto, impulsivamente.


“J…Jared, devi continuare a…” disse Jensen, con aria affannosa.

“E…e quando finalmente l’hai fatto, mi sono sentito volare. Jensen, non c’è cosa che desidero di più al mondo che essere tuo marito, il tuo sposo, il tuo amante e il tuo migliore amico. Voglio essere tutto, tutto per te.”

Si baciarono ancora, in un modo ancora più passionale, mentre Jensen gli teneva le braccia al collo.


“Lo voglio. Voglio prenderti come mio sposo e amarti e rispettarti sempre, anche dopo la morte.”” Disse infine Jared, mettendogli l’anello.

“Quindi, per i poteri da me conferitomi, vi dichiaro novelli sposi! Potete baciarvi, ora!” disse il prete.

Jared e Jensen si baciarono in un modo appassionato e dolcissimo. Un bacio molto lungo.

Quando si staccarono, un piccolo terremoto fece tremare il soffitto.

I ragazzi e il prete si spaventarono, ma non durò che un attimo.

È cominciata… pensò Nostradamus.

“Nostradamus, che succede??” chiese Jared.

“Niente che non sia buono. Venite, sarete affamati. Abbiamo ancora un pranzo.” Disse Nostradamus sorridendo.
 
 
 
 
 
*

Sull’Olimpo, intanto, un vento molto forte e anomalo, cominciò a far sbattere le persiane riccamente decorate dei templi.

Gli Dei camminavano tra le nuvole, coprendosi la faccia con le mani.

“Che diamine succede? Che cos’è questo vento??”
 
 
 
*

“Ohhhh.” Disse cupido, tenendosi la fronte e barcollando a terra.

“Che ti succede?” chiese John, sulla sua carrozza.

“È stato…è stato come scendere di livello!”

“Scendere di livello?” chiese Mary.

“Le creature viventi si estendono su numerosi livelli, per quanto concerne l’importanza nella scala del cosmo! Più abilità abbiamo, maggiore sarà il nostro livello. Chiaramente uno stregone avrà una mente e un corpo più sviluppato in confronto a una persona normale e di sicuro un dio, con tutti i poteri che ha, è ad un livello altissimo interno! D’un tratto ho sentito…la mia mente restringersi. Scendere! Oh no, speriamo che non sia troppo tardi!”

“Ma che..” chiese John, ma Cupido era già scomparso per andare a informarsi e a chiedere agli altri Dei. 

















Note dell'autrice: 

Scusate se il capitolo del matrimonio è sembrato un pò frettoloso, ma ci sono tantissime cose ancora da scrivere su questa fanfiction e quindi accelero un pò xd

Spero abbiate apprezzato comunque *_*

Volevo dire che sono consapevole che in una chiesa normale, non potrebbero sposarsi, perchè i preti sono ancora contrari ai matrimoni omosessuali, ma ho voluto glissare su questo hahha

in fondo, questo è un universo in cui non esiste un solo Dio, ma molti. Quindi già questo cambia di molto la mentalità :))

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Capitolo 21
*** Vedo i colori, Jensen! ***


Jared e Jensen passarono tutto il tragitto in carrozza a baciarsi, fino a quando non arrivarono al ristorante.

 Un piccolo ristorantino aperto solo per loro, l’orchestra e….il pianista!

Rimasero a bocca aperta a vedere il ristorante. Si erano aspettati un ristorante candido, con appena un po’ di azzurro qua e là, invece le pareti erano divise per colori cangianti! Una parete verde, l’altra azzurro celeste, l’altra ancora fucsia, quella di fianco era arancione. Il lampadario di zaffiri, brillava e il pavimento era di mattoni rossi.

“Il pianoforte??” disse Jensen, stupito, tenendo ancora la mano di Jared e stringendogliela tra le dita.

“Il mio regalo per te.” Disse Jared, vergognandosi, sprofondando la testa sul suo collo.

“Cosa?” chiese Jensen confuso.

Ad un cenno di Nostradamus, arrivarono i camerieri che chiesero di mettersi al tavolo e di aspettare le portate.

Jensen voleva che Jared gli desse maggiori informazioni, ma Jared era muto come una pietra tombale.

Il primo arrivò. Risotto alle fragole con gamberetti.

“Non ho mai mangiato il risotto alle fragole.” Disse Jensen stupito.

“Mmm…è buonissimo!” esclamò Jared in estasi.

Gli occhi di Jensen si illuminarono, quindi prese a mangiare il riso e dovette concordare con il suo amato. Era davvero buonissimo.

Mentre mangiavano il riso, arrivarono dei giocolieri.

“Il mio regalo per te.” Disse Jensen, imbarazzato.

Jared lo guardò. Pensò che il suo regalo fosse vedere lo spettacolo, ma poi i giocolieri presero Jared con allegria, mentre il ragazzo spiazzato al massimo si vedeva mettere in grembo delle arance e altra frutta, mentre i giocolieri gli chiedevano di imitarlo, mentre i musicisti suonavano la batteria per quello spettacolo.

Jared fece cadere delle arance, mentre Jensen e Nostradamus ridevano battendo le mani, poi si concentrò e riuscì a farne girare qualcuna, suscitando gli appalusi dei due e l’incoraggiamento dei giocolieri.


Lo spettacolo finì con un sonoro stridio dell’orchestra e un Jensen che andava da Jared e lo premiava con un bacio e un caschet!
 


Il secondo era a base di pesce. Ostriche e merluzzo e alghe marine condite con limone e aceto. Quest’ultime erano molto buone e anche molto sostanziose, con contorno di scaloppine alla vaniglia.

Mentre finirono di mangiare il secondo, Jared si schiarì la voce.
“Sei…ehm, pronto a ricevere il tuo regalo?”
“Il piano?” chiese Jensen perplesso.

Jared scosse la testa dolcemente.

“Ascolta.” Disse.
 

Nostradamus fece un cenno al pianista e il pianista cominciò a far partire la musica, mentre cantava. Jared gli fece cenno di alzarsi.
 

Sento sul viso 
il tuo respiro, 
cara come sei tu, 
dolce sempre di più 
per quello che mi dai 
io ti ringrazierei 
ma poi non so parlare. 


Era la canzone Un amore così grande, di Claudio Villa. 

Jared lo abbracciò, nascondendo il viso sul suo collo. Jensen era ammutolito. Presero a ballare lentamente abbracciati.


 Vieni più vicino 
il tuo profumo, 
stringiti forte a me 
non chiederti perchè, 
la sera scende già 
d'azzurro impazzirò 
In fondo agli occhi tuoi 
bruciano i miei. 




Jensen, emozionato,  baciò le labbra umide di Jared, già bagnate di lacrime. Le baciò dolcemente, saggiando la sua consistenza salata. Adorabile e amabile come tutto di lui.


Un amore così grande 
un amore così, soltanto noi,
tanto caldo dentro e fuori, 
intorno a noi 
un silenzio breve e poi 




Jared e Jensen stavano piangendo contemporaneamente adesso

la bocca tua si accende un'altra volta. 

Su questa frase i due si baciarono.


Jensen si strinse di più contro Jared, mentre Jared poggiava poi la testa e la mano sul suo petto, sentendo il suo cuore scalciare impazzito.

“Sono troppo innamorato di te.” Gli sussurrò Jared all’orecchio.


C'è il cuore che batte 
sempre più veloce 
Ad ogni rincorsa 
esplode una voce 
Chi grida vittoria 
non sa darsi pace 
Disegna la storia 
Solo chi è capace




Successe poi qualcosa.

Nell’angolo della sala, Jared vide delle scie gialle fosforescenti correre impazzite come saette, puntare su Jensen e poi schizzare via di nuovo più lontano.

Jared sgranò gli occhi.

io corro più forte 
Raggiungo le stelle 
Le rubo alla luna 
Diventano pelle 
Per farti un vestito 
Azzurro che splende 
Negli occhi e nel cuore
 



Jared vide l’azzurro. Lo vide estendersi negli occhi di Jensen, come un vestito meraviglioso, entrargli nella pelle e poi brillare attraverso i suoi occhi, uscire e poi entrare nella sua bocca - di Jared - .

Gemette.

“Jared, stai bene?” chiese Jensen, preoccupato.

“Li vedo, Jensen! Vedo i colori!”

Jensen sgranò gli occhi.

Un amore così grande 
un amore così, soltanto noi. 
Tanto caldo dentro e fuori, 
intorno a noi 





Jensen alzò gli occhi per guardare la pioggia d’artifici rossa che scendeva su di loro. Anche Jared la vide.

“Vedo la pioggia, Jensen. la vedo!” disse esaltato, tirandolo più vicino.

“Jared..” disse Jensen, baciandolo.
 


un silenzio breve e poi 
la bocca tua si accende 
si accende un'altra volta. 



 
la canzone finì e i due erano ancora in lacrime.

“Era tutto qui. Dovevo solo lasciarmi andare completamente, per vederli!” gli disse Jared, contento.
 


Si sedettero nuovamente, mentre Nostradamus fiero faceva portare la torta. Un concentrato di panna montata e glassa fucsia e azzurra. A Jared e Jensen sembrò di vedere ancora i colori.

Jensen voleva buttarsi subito sulla torta, ma Jared non sembrava contento di quella momentanea mancanza di attenzioni e gli schiaffò un pezzo sulla guancia.


Sul momento, Jensen era troppo scioccato per reagire. Nostradamus vide la bocca di Jensen semi aperta e non ce la fece più. Sghignazzò senza ritegno e Jared lo seguì a ruota.


“E così vuoi la guerra, eh?” gli chiese Jensen. Prese un altro pezzo di torta e ricambiò Jared della stessa moneta, per poi leccargli la torta dalla faccia, facendolo avvampare.

Era inevitabile poi che finirono a baciarsi ancora.

“Oh mio dio.” Rise Nostradamus.

“L’hai sconvolto.” Rise Jared, aggrappandosi a Jensen.

“Chi? Io? No…sono abituato alla lussuria. I miei genitori non si fanno mai molti…problemi….”

Nostradamus non si accorse subito delle occhiate strane che gli lanciarono i due.

“Ehm, intendevo che non si facevano molti problemi. Il vino mi dà alla testa e mi fa sbagliare i verbi.” Disse Nostradamus, prendendone però un altro bicchiere.


 















Note dell'autrice: 

- Ve l'avevo detto che avrei aggiornato presto. e Lilyy mantiene le promesse! Ce ne vuole coraggio per fare un altro capitolo musicale con le scritte colorate, dopo l'inferno che ho passato per scrivere il capitolo di un'altra mia storia con tutte quelle scritte blu, ma quello era lungo, ed era successo un casino, questo era corto per fortuna mia ahhahah
Ultimamente sto scrivendo un sacco di fluff, lo so, tra un pò vi si cariano i denti, ma non è colpa mia, date la colpa ai nostri J2 real, che ultimamente sono impazziti e continuano a scambiarsi effusioni ed occhi dolci. Solo per fare un appunto, Jensen ieri ha fotografato Jared mentre dormiva e l'ha postato su facebook. Capito come istigano questi qua?

- RISTORANTE: Le ostriche, puah! Bruciano pure, o almeno quando le mangiai io. Forse nel frattempo le hanno addolcite, non lo so. Io le assaggiai una volta sola e sono troppo traumatizzata per ripetere l'esperienza! Non sono sadica che le faccio mangiare ai j2. Forse in quell'universo non bruciano! Ok, lo confesso, in realtà gliele ho fatte mangiare perchè ho letto che sono afrodisiache. Non dico dove l'ho letto, se no mi sputate in due occhi! Dico solo che è un libro che a Daisy piace moltissimo <3333333 AHAHHAHAH per quanto riguarda il cibo, Ho sempre difficoltà nel descrivere il menù del pranzo di un matrimonio. Sarà perchè tutti i menù che ho letto e i pranzi a cui ho partecipato erano un pò tutti "Io avrei fatto di meglio di così!" xd alla fine ho scelto per il risotto alle FRAGOLE, esiste ed è da provare! Ha un bel colorito ed è sfizioso, anche se a vederlo sembra più dolce di come è in realtà, ma non è male! Per il resto che dire.... spero che vi sia piaciuto come Jared ha visto i colori e cioè quando ha ballato il lento con il suo Jensen con questa canzone! I ristoranti sono sempre così cupi e cosi BIANCHI, che stavolta ho voluto essere innovativa xd Mi piace il fatto dei giocolieri che intrattengono il pubblico, meglio se al ristorante <3

I COLORI: Finalmente Jared vede i colori! Aveva solo bisogno di esternare di più i suoi sentimenti! Lui è più timido di Jensen!

- LA CANZONE: Un amore così grande - Claudio Villa questa canzone è la mia canzone preferita in assoluto. C'è questo pezzo che sicuramente lo troverete un pò estraneo alla canzone:

"C'è il cuore che batte sempre più veloce Ad ogni rincorsa esplode una voce Chi grida vittoria non sa darsi pace Disegna la storia Solo chi è capace

io corro più forte Raggiungo le stelle Le rubo alla luna Diventano pelle Per farti un vestito Azzurro che splende Negli occhi e nel cuore "


è Così perchè questo è il pezzo aggiuntivo dei Negramaro! All'inizio quando ho cercato il testo, non mi ero accorta che era il pezzo aggiuntivo dei Negramaro. Me ne sono accorta dopo, ma poi non ho voluto più levarlo. xd L'importante è che sappiate che non è un pezzo che mi sono inventata io xd

- Pensate che le sorprese sono finite qui? Dopo il ristorante i j2 incontreranno qualcuno o qualcosa di molto speciale <3 Nel prossimo capitolo ci sarà un bel miscuglio tra angst e dolcezza!

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Capitolo 22
*** A volte il cuore non è pronto ad accogliere l'amore ***


Jared e Jensen avevano lasciato il ristorante e ora stavano passeggiando per la città.

“Non dovremmo tornare al motel a cambiarci?” chiese Jared, dubbioso, avvampando sotto le occhiate dei cittadini.

Nostradamus scosse la testa, sorridendo. “Devo portarvi prima in un posto.” Disse.

Sulla strada però, si imbatterono in alcune bancarelle e decisero di fare una breve sosta. Jared si era allontanato di soli pochi passi da Nostradamus e Jensen, ma un tipo già ci stava provando.


“Sei nuovo da queste parti? Non ti ho mai visto.”

“In realtà vengo da Camelot, sì.”

“Camelot? Mai sentito nominare, ma se sapevo che vi nutrono così, ci sarei passato più spesso.” Disse il ragazzo, squadrandolo da capo a piedi.

“Ti ringrazio, ma in realtà il mio cuore è già di qualcun altro. Mi sono sposato oggi.” Gli fece notare Jared, indicando il vestito.

Il ragazzo scosse la testa, facendo una buffa risata.

“L’amore! Ora che il dio Cupido ha perso i suoi poteri, non sarà più una cosa eterna, per tutti noi.”

“Di che stai parlando?”

“Non è arrivata la notizia a Camelot? “

“Non è arrivata la notizia e per fortuna anche nessun altro pretendente sfacciato come te.” Rispose Jensen, senza riuscendo a nascondere il nervosismo.

“E tu chi saresti?” chiese il ragazzo, infastidito.

“Ti consiglio di portare maggior rispetto al principe Jensen di Camelot e futuro re, ragazzo!” intervenne Nostradamus.

“P….principe. Oddio, che figura. La prego di perdonarmi, sir.”

“Non chiamarmi sir. Mio padre non mi ha ancora fatto baronetto, anche se non capisco cosa aspetti.” Rispose Jensen.

Il ragazzo lo guardò confuso.

“Si chiamano battute. Il mio amato ama farle.” Spiegò Jared, con amore.


“Battute…sicuro..io…”

“Cosa stavi dicendo a proposito di Cupido, oltre a utilizzarlo come mezzo per corteggiare il mio sposo?” chiese Jensen.

“Si dice dappertutto che il dio Cupido stia perdendo il suo potere. La gente è spaventata e può accusare già degli effetti della perdita di potere del Dio. La perdita dell’amore! Senza un Dio a concederglielo, l’amore scappa via dai nostri involucri di carne, via da noi, lasciandoci soli e disperati!” disse il ragazzo triste.

“Questo è impossibile. L’amore è la magia più potente di tutte. È per sempre. Una volta che arriva, non se ne va via più.” disse Jared.

“Forse questo quand’era comandata da Cupido! Anche le cosiddette anime gemelle, ora non sono più indivisibili, da qualche giorno. La gente fa fatica a capirsi e da qualche ora, anche a stare insieme.”

“Qualche ora?” chiese Nostradamus, perplesso.

“è successo anche a te?” chiese Jensen.

Il ragazzo ora era più triste che mai.

“Nessuno mi ha ma amato e io non ho mai amato nessuno…mi dispiace di aver importunato il tuo sposo, ma da quando ho saputo la notizia, ho avuto la conferma che questa mia infelicità non solo si prolungherà, ma ora che neanche l’amore è più eterno, diventerà permanente! Se neanche l’amore è più eterno, cosa viviamo a fare?”

Jensen prese per un braccio il giovane per farlo calmare, poi gli mise piano le mani sul viso.

I suoi occhi si concentrarono per un pò, fissi su quelli del ragazzo, poi disse:

“L’amore che tanto cerchi, l’hai già trovato, Viki. Porta il nome di una ragazza castana dai lunghi capelli ricci, di nome Rossella.”

“No, ti stai sbagliando. Lei è la mia migliore amica…non..”

“lei ti ama, e anche tu la ami…ma non gliel’hai mai detto perché eri troppo impegnato a cercare la felicità dell’amore perfetto a cui hai sempre anelato. In questo modo hai rinunciato alla felicità che avresti avuto con lei, hai rinunciato all’amore che avresti avuto perché incapace di riconoscerlo e di riconoscere che l’avevi già trovato…e questo ha fatto di te un’infelice.”

“Rossella…lei…lei mi odia! Ha detto che non vuole più vedermi…come fai a dire…”

“Non è ancora troppo tardi. và da lei e scusati. Dille che la ami e lei ti perdonerà. Non aver paura di umiliarti e di chiedere scusa. In tempi così fragili per l’amore e senza poter contare sull’aiuto di un Dio, non bisogna tenersi troppo stretto l’orgoglio.”

Il ragazzo pianse.

“Rossella…lei mi amava…sì. Ora so perché in tutte le donne che cercavo, cercavo sempre il suo volto. Ora so perché. Oh, mia dolce Rossella, perché…perché non mi sono accorto prima…”
 
“Perché spesso le persone sono pronte, ma il loro cuore non è ancora pronto ad accogliere l’Amore.” Disse Nostradamus.

Il ragazzo sorrise grato e andò via.

“Jensen, come facevi a sapere quelle cose?” chiese Jared, perplesso.

“Io…io non lo so. È stato come un flash…io…”

“Sono molto fiero di voi. Sareste degli ottimi dei dell’Amore.” Disse Nostradamus.

Jared e Jensen risero.

“Non vogliamo usurpare Cupido dal suo trono.” disse Jared.

Nostradamus annuì.

“Ed è per questo che sareste degli ottimi Dei. Le persone più giuste al potere sono quelle che non lo desiderano.”

















 Note dell'autrice: 

Non era questo l'incontro che avevo annunciato xd ci vediamo al prossimo capitolo :))

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Capitolo 23
*** L'Unicorno ***


Stava succedendo qualcosa nel mondo, in quel momento. Dopo essersi congedati dal ragazzo, Jensen e Jared potevano vederlo con i loro occhi. I passanti che li incrociavano, li guardavano con tanto d’occhi. Alcuni sembravano avere paura di loro, altri li guardavano con stupore, ammirazione, perfino adorazione.

Nostradamus capiva che doveva portarli lontano al più presto.

“Nostradamus, perché tutti ci guardano come se fossimo dei mostri? Che cosa sta succedendo??” chiese Jensen, correndo assieme a Jared, per stare al suo passo.

“Avete ragione. Sta succedendo qualcosa ma non è ancora arrivato il momento di parlarvene. Devo ancora portarvi in quel posto. Fidatevi solo di me.”

I ragazzi lo fecero. Sapevano che Nostradamus non avrebbe mai fatto loro del male dopo tutto quel che aveva fatto e rischiato per loro. E poi volevano davvero sapere?

Si fermarono e trovarono la loro carrozza che li aspettava sul ciglio della strada. Da quel momento procedettero in carrozza.

Viaggiarono ancora per alcuni chilometri e poi la carrozza si fermò in un parco un po’ nascosto dalla folta vegetazione.

Il cancelletto era aperto.

“Nostradamus, ci stiamo per caso nascondendo da qualcuno?” chiese sospettoso Jared.

“Dovete vedere qualcuno.” Disse lui.
 

Camminarono ancora per un po’ senza fare domande in quello che sembrava un luogo fatato. Un luogo dei sogni da bambino.


Si fermarono proprio davanti alla figura di un unicorno imponente, bianchissimo e lucente, con un corno anch’esso bianco e appuntito in fronte.

“N-Nostradamus. Che cos’è quello?” chiese Jensen, arretrando.

“È un unicorno. Di norma non si fanno vedere dagli umani, ma sapevo che sarebbero stati attratti dalla vostra purezza.”

“Purezza???” esclamarono in coro.

“Il vostro amore non è ancora del tutto carnale. Siete ancora puri.”

“Nostradamus, non capiamo…perché ci hai portati qui?” chiese Jared.

“Per comprendere e restare per un po’ con la purezza e accarezzarla, capire che è dentro di voi.”

I ragazzi si voltarono verso di lui, confusi.

“Vi lascerò per un po’ con l’unicorno. Voi prendetevi tutto il tempo per le riflessioni che volete. Forse saranno i vostri ultimi momenti da sposi vergini e un momento così va gustato fino in fondo.” Disse Nostradamus sorridendo, andando via.

“Aspetta, non andartene! Cosa dobbiamo fare? Parlargli? Si lascia toccare da noi??” chiese Jared, ma Nostradamus andò via senza rispondere.
 


I due ragazzi rimasero ammutoliti davanti all’animale straordinario, di una bellezza altrettanta straordinaria, con dei lucidi occhi azzurri, che li fissava.

“Jensen, ho paura!” disse Jared.

“Ti confesso una cosa: anch’io!” rispose l’altro.

L’animale si avvicinò piano a loro e si inchinò piano con il muso. I ragazzi rimasero interdetti, capendo che stava dando loro il permesso di accarezzarlo.

Lo fecero e l’unicorno nitrì felice.

“Jensen, il suo pelo è straordinario. È così soffice.” Diceva Jared.

Jensen era completamente estasiato dall’unicorno che a sua volta lo guardava con i suoi grandi occhi liquidi.

Ad un tratto leccò la faccia di Jensen. “Oddio!” esclamò.

Poi l’unicorno mosse la testa in un chiaro invito a farsi cavalcare.

I due ragazzi erano dubbiosi. L’unicorno nitrì in maniera più convincente.

“Vai prima tu!” disse Jensen a Jared, ma quando Jared salì, l’unicorno nitrì di nuovo.

Jensen scosse la testa. “In due siamo un peso troppo…”

L’unicorno nitrì, ruotando la testa contro il petto di Jensen.

“Ehi, stà attento con quel corno! Ok, ok. Arrivo.”

Jensen ci mise un po’ prima di riuscire a salire, senza far cadere Jared, visto che l’unicorno era libero senza sella e altro. L’unicorno decise di venire in aiuto di Jensen, abbassandosi un poco.

Poi l’unicorno cominciò a trottare piano e i due ragazzi si strinsero l'uno contro l'altro più forte.

Prese a correre poi verso il laghetto.

“Oddio no! Fermati fermati fermati!” fecero i ragazzi.

L’unicorno non si fermò e si immerse nell’acqua con i ragazzi.

“Siamo fradici e l’acqua è gelata! Non avremmo dovuto salire!” si lamentò Jensen.

“Oh, stà zitto. È bellissimo. È perfetto.” Disse Jared, andando da Jensen per baciarlo.

Jensen si aggrappò con le braccia al collo di Jared e non sentì più l’acqua fredda del laghetto.

Sentirono poi come dei raggi colorati invadere le loro teste.

“Sono di nuovo i colori?” chiese Jensen.

“No” rispose Jared. “O meglio, sono i colori dell’unicorno!”

Infatti i colori uscivano fuori direttamente dall’unicorno e colpivano i ragazzi come raggi solari, ma erano piacevoli.

I ragazzi sentivano calore, benessere, pace ed estasi.

sentivano emozioni.

O meglio, rivivevano emozioni.

Le emozioni che avevano provato quando si erano visti la prima volta e quando l’amore aveva colpito i loro cuori. Quando dovevano sopportare la lontananza l’uno dall’altro e quando si baciarono la prima volta.


Quando Jensen sentì il cuore scoppiargli di felicità al pensiero che Jared aveva mentito sul fatto di non amarlo più e quando Jensen chiede a Jared di sposarlo.
 

Non si accorsero neanche che l’unicorno era andato via, perché in quel momento erano sdraiati sulla riva del laghetto, abbracciati l’uno contro l’altro, che si stavano baciando immersi totalmente in quella valanga di emozioni e ricordi.

Poi tornarono in sé e si alzarono.

“Dei! Non ho mai provato una cosa del genere per nessuno!” disse Jared, gettandogli le braccia al collo.

Jensen sorrise soddisfatto, tenendolo stretto, poi Jared si allontanò.

“Forse dovremmo chiamare Nostradamus ora.”

Fu bloccato da un abbraccio da dietro, da parte di Jensen. una stretta che sembrava diversa, ora.

“Che fretta c’è?” gli chiese Jensen, stringendo di più il bacino contro di lui.

“Beh…in realtà…”

Jensen mosse la testa sul suo collo, baciandolo piano, ma con passione.

“Jensen..” ansimò Jared, cercando di voltarsi, ma Jensen lo tenne fermo.


Chinò la sua bocca lungo la sua schiena, strusciandola su di essa, poi gli sollevò la maglietta e gliela sfilò, poi lo fece finalmente voltare.

Jared lo guardò dubbioso, ma sorridendo, poi si ritrovò sbattuto a terra con poca gentilezza.

“Jensen!” esclamò Jared, felicemente sorpreso di quella prepotenza.

“Voglio sentirti mio. Mio. “

“Jensen…se dovesse tornare Nos…”

“Mio!” disse ancora Jensen, cominciando a sfilargli i pantaloni.

“Oddio! Sì. Sì. Jensen. Sì.” Disse Jared.
 
 
 
 














 Note dell'autrice: 

Ma per caso do l'impressione che mi piacciono gli unicorni? ahhahah <3333

al prossimo capitolo con la prima volta dei j2 :p

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Capitolo 24
*** Fare l'amore con te ***


“Jared..” gli diceva Jensen, mentre gli accarezzava la pelle calda sotto la maglietta, mentre il più giovane si inarcava a occhi chiusi contro la sua mano.

“Jared…” ripetè il più grande, mentre andava ora sopra di lui, abbracciandolo interamente e mentre il più piccolo ricambiava a sua volta, stringendolo.

“Jared..” ripetè, baciandolo dolcemente. Una volta, due volte, tre volte.

“Jensen…” diceva ora il più piccolo, cominciando a levargli la maglietta e stampando piccoli baci sul suo petto.

“Jared…” disse ancora il più grande, inarcando la testa all’indietro e baciando a sua volta il petto del più piccolo, mentre l’altro gli stringeva i capelli.
 
 
 
*

Nel frattempo, il cielo si stava addensando  e Cupido stava avendo sempre più frequenti giramenti di testa, sulla carrozza.

“Dobbiamo impedire loro di fare l’amore!!” gridò, sotto lo sguardo terrorizzato e imbarazzato di John e Mary.
 
 
 
*

“Sono nato per amarti, Jensen, sono nato per fare l’amore con te!” diceva Jared, mentre Jensen lo preparava delicatamente, stringendoselo addosso, mentre l’altro si aggrappava  a lui.

“Non posso credere a quanto sei perfetto per starmi appiccicato addosso, Jared.” Rispose l’altro.
 
 
 
*

“Più veloce!! Più veloce!!” gridava Cupido al cocchiere.
 


*

“Ti prometto…che ogni notte ti guarderò dormire, ogni notte vorrò sognarti e ogni mattina vorrò svegliarti con un bacio.” Diceva Jensen.

“Ti prometto…che tu sarai l’unico amore del mio cuore, per sempre.” Diceva Jared.

“E anche tu il mio!” disse Jensen.
 
 
 
*

Cupido, John e Mary erano arrivati a Los Angeles. Lì trovarono anche gli altri Dei e in massa si diressero al parco.
 


*
 
“Ti prometto….che chiamerò amore, tutte le stelle del cielo e darò loro….il tuo nome!” disse Jensen, cominciando a spingersi dentro di lui.

“Ahhhh. Ti….prometto che ti starò sempre accanto e ti amerò per sempre!” diceva Jared.

“Amore mio, noi…eravamo destinati, ancora prima di nascere!” gli disse Jensen, e poi cominciò a spingere.

“Jensen! Jensen! Jens…..ahhh!”

“Ti sto facendo male?”

“No! è perfetto. Sei perfetto…continua amore mio. Non fermarti!”

“Non fermarti mai….” Diceva Jared, mentre una lacrima di felicità scivolava giù dalla sua guancia.

L’orgasmo arrivò e li stordì per alcuni attimi, talmente era stato potente. Rimasero lì ancora uno dentro l’altro, abbracciati.
 


I fulmini squarciarono l’aria, mentre numerose scie colorate arrivavano giù dal cielo colpendo il terreno.

“NO!! è già troppo tardi!” disse Cupido, mentre si affrettavano ad entrare nel parco.

La pioggia arrivò e inzuppò tutti. Gli dei fecero appena in tempo a vedere i profili di Jared e Jensen.

I Ragazzi li guardarono spaventati, prima di scomparire nel nulla, sotto i loro occhi.

















 Note dell'autrice: 

Ehilà ^^ Questo capitolo sarebbe dovuto essere un pò più intenso, ma ultimamente mi sembra di avere le batterie scariche hahha xd

e niente, spero che comunque vi piaccia ^^ 

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Capitolo 25
*** Una verità sconvolgente ***


Jensen e Jared riapparvero su un tappeto d’oro ancora abbracciati, l’uno dentro l’altro.

“Dei dell’Olimpo. Tenete. Copritevi con questo!” disse Nostradamus gettandogli un lenzuolo di velluto azzurro.

Jared e Jensen si coprirono, imbarazzati e tremanti.

“Nostradamus, che cosa è successo? Abbiamo visto gli Dei correrci incontro e…” disse Jensen.

“Siete scomparsi. Lo so. Sono stato io. Potete ringraziarmi dopo. Adesso, quella è una doccia e quelli sono dei vestiti puliti. Parleremo dopo.” Disse, sorridendo loro.

Nostradamus si chiuse la porta alle spalle. Jared e Jensen si fissarono, poi guardarono la stanza.

Era una stanza matrimoniale molto bella. All’angolo c’era una doccia spaziosa e di uguale bellezza.

Si tolsero il lenzuolo di dosso. 

“Non avrei mai pensato che la nostra prima volta dovesse essere sotto gli occhi di tutti.” disse Jared, imbarazzato.

Jensen non rispose. Continuò a guardarlo.

“Jensen??” lo spronò Jared, arrossendo.

“Scusa, ma è che…sei uno spettacolo.” Disse, facendo avvampare il giovane. “Jen!”

“Ehi, gli dei non mi hanno fatto senza occhi!” protestò il più grande, attirandoselo contro di lui.

“Credi che ce l’abbiano con noi perché siamo fratelli?” gli chiese Jared.

“Perché saremmo dovuti essere fratelli? Non lo so, forse. Non mi importa di niente, eccetto il fatto che siamo finalmente sposati e anche loro non possono fare niente contro questo.”

Jared a quelle parole lo baciò dolcemente.

“Non ho molta voglia di lavarmi. Vuoi aiutarmi?”

“Oddio. La nostra prima doccia insieme.”

“Direi che questo giorno comprende una pioggia di prime volte.” Disse Jared ridacchiando.

“A proposito…come sono andato?” chiese nervoso Jensen.

Jared lo fissò. “Tu…non vuoi davvero che ti rassicuri sulle tue prestazioni vero?”

“Sì invece, è la mia prima volta!”

“Jensen, finiscila.”

“Ok, ho fatto schifo.”

“NO.”

“Quindi?” chiese Jensen malizioso.

“Sei stato perfetto, ok? Perfetto, bruciante, passionale, favoloso! Non potrei volere di meglio!”

“Bruciante?” chiese Jensen preoccupato.

“Non volevo dire in quel senso.”

“Ti ho fatto male??”

“No! Forse..un pochino…”

“Oddio..”

“Jensen, era la prima volta per tutti e due. Tranquillo, non ce l’ho con te. E poi dopo un pizzico di dolore, ho provato solo piacere.” Disse Jared ridacchiando, stringendoselo addosso.

“Non volevo farti male.”

“Smettila e lavami subito. Tutto!”

Jensen ridacchiò. “Mi stai provocando?”

“Ti prego, voglio sentire ancora le tue mani su di me!”

“Se me lo dici così…” e così dicendo, spogliò letteralmente Jared e sé stesso, spingendo entrambi dentro la doccia.

L’acqua era deliziosamente calda, ma non troppo. Jensen prese subito del sapone liquido e cominciò a spalmarlo addosso al corpo di Jared.

Jared gli si avvinghiò subito addosso.

“Tutto questoi spalmare mi eccita da morire. Lo sai?”

“Jared, non provocarmi, ti prego. Nostradamus ci aspetta, fuori.”

“Ho di nuovo voglia di te!”

“Beh, forse in effetti, anche se non possiamo fare l’amore, ci sono tante altre cose che possiamo fare!” disse Jensen, deglutendo.
 
 
 
 
Venti minuti dopo…..

Jared e Jensen uscirono finalmente vestiti con degli abiti puliti, raggiungendo Notradamus nel salone principale di quella che sembrava una grande villa.

“Vi siete fatti attendere. Prego. gradite una tazza di tè?” chiese Nostradamus sorridendo.

I due ragazzi pensarono che avevano già preso abbastanza acqua sotto la doccia, ma per educazione accettarono.

“Questa casa è tua?” chiese Jensen.

“È uno dei miei rifugi segreti. Sì.”

I due ragazzi bevvero un sorso.

“Dunque, è giunto il momento di informarvi dell’emergenza in cui ci troviamo, o per meglio dire, dei grandi piani che l’Universo ha per voi.”

“L’Universo ha dei piani per noi?” chiese Jared scioccato.

“Il fatto è che gli Dei da secoli hanno governato questo pianeta ergendosi come gli unici artefici di vita e morte sugli uomini, gli unici sovrani. La popolazione per millenni ha accettato questo, senza fare domande, senza mettere in dubbio il loro reame, ed è qui che ci siamo sbagliati. Solo perché esistono regnanti potenti, non è detto che anche loro non sbaglino, non è detto che non siano anche loro imperfetti.”

“Non riusciamo  a capire.” Disse Jensen.

“Gli dei non sono altro che creature che hanno attinto dalla magia del cosmo e per questo si sono evoluti ad un livello tale da essere fisicamente e mentalmente portati per fare da regnanti, in attesa che arrivino un giorno degli esseri qualititamente migliori a sostitiirli.  È così. Gli dei non sono l’ultimo gradino della perfezione, come tutti ci hanno fatto sempre credere. Prendiamo ad esempio Cupido. Lui è portavoce dell’Amore, ma non è l’essenza dell’amore lui stesso. Sono le frecce a decidere per lui. Togligli le frecce e gli toglierai anche il suo potere.”

“E…quali sono queste creature che un giorno sostituiranno gli Dei?” chiese Jared, temendo di sapere la risposta.

“ Tutte le grandi nascite che hanno segnato il pianeta, sono sempre avvenute apparentemente per un errore. È dal caos che nasce una stella danzante. All’improvviso qualcosa va fuori rotta, qualcosa che smuove e cambia il normale movimento di una giostra. Un'imprevisto, un’anomalia, che cambia tutto il mondo come lo conosciamo. Le anomalie cambiano il mondo, sono il mondo. Sono speciali, straordinarie e avvengono perché chiamate da una forza superiore per cambiare il mondo.”

Nostradamus fece una pausa poi disse:

“Cupido pensa che la mancata nascita di voi due dentro il grembo di Mary, sia data da un suo errore e si rammarica di questo, ma la verità è che ha fatto un errore perché era destino che lo facesse. L’Universo si è mosso tutto per arrivare fino a questo punto. Era destino che accadesse.”

“Perché??” chiesero i due, sconvolti.

“Perché voi siete destinati a grandi cose. Voi incarnate l’amore assoluto e incondizionato.”

Jared e Jensen impallidirono. “Ma siamo due persone normali!”

“Davvero? E allora come mai io sono stato incaricato dall’Universo, di proteggervi e di proteggere la vostra storia d’amore?” chiese Nostradamus, indicando il cielo con un dito.

“Che cosa??” chiesero Jared e Jensen in coro.

“Credo sia finalmente giunto il momento di svelarvi chi sono i miei veri genitori.” Disse, prendendo un libro di storia e dandolo ai ragazzi.

“Ci prendi in giro???” chiese Jensen allibito, leggendo il titolo dei due ragazzi in copertina.

Caino e Abele. 

















Note dell'autrice: 

Non vedevo l'ora di arrivare a questo punto ahhahha

Che dite, spin off di "Profezia" o coincidenza? xd

Credo che vi lascerò con il dubbio! :p :p

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Capitolo 26
*** A volte è difficile capire ***


“Vi assicuro che non è uno scherzo. Vige molto mistero sulle mie origini, ebbene, vi sto svelando finalmente la verità. Ecco da dove vengo io.” Disse Nostradamus.

“No..tutto questo è uno scherzo. Deve esserlo. Due maschi non possono avere figli…e poi Caino e Abele sono solo una leggenda…una favoletta per bambini…non esistono.” Disse Jensen.

“Ascoltate..”

“Sei un dio o un semidio? È l’unica spiegazione per cui…” disse Jared.

“Se mi lasciate spiegare, vi racconterò tutto.”
“Ok, spiega.” Disse Jensen.

“Molto bene.” Disse Nostradamus, sedendosi. “Penso che conosciate bene la storia dei due fratelli leggendari. Non c’è bisogno che vi faccia un riassunto, dico bene?”

“Si dice che Caino e Abele appartengano ad un mondo che a differenza di questo, non era popolato da dei, ma da un solo Dio che creò tutto il genere umano, a partire da Adamo ed Eva che ebbero i primi due figli generati dall’uomo. Loro vivevano in un mondo idilliaco, un paradiso terrestre, ma l’idillio svanì, quando il primogenito Caino, ferì a morte il fratello minore, per gelosia. Da quel momento, Dio, maledì il genere umano per sempre.” Disse Jensen.

“Ma è solo una favola. Insomma, com’è possibile che un solo Dio possa aver creato tutto il genere umano e addirittura un mondo intero?” disse Jared, scettico.

Nostradamus sospirò. “Non è solo una favola. In un altro mondo, sono realmente esistiti Caino e Abele e sono i miei genitori.”

“Ma Caino ha ucciso Abele…” disse ancora Jensen.

“No. le cose non sono andate come voi pensate. La storia è molto diversa da come voi la conoscete. C’era una donna, che si era infatuata di Caino, lo voleva tutto per sé, questo però non era possibile perché, beh, perché, Caino era già molto innamorato di Abele, suo fratello.”

“Vuoi dire…che gli voleva molto bene.” Disse Jensen perplesso.

“No, voglio dire che letteralmente lo amava molto e non solo platonicamente. “

Jared e Jensen erano ancora più perplessi e sorpresi.

“Nostadamus, continuiamo a non capire. Se Caino amava Abele, perché lo ha ucciso?” chiese Jared.

“Non avete ancora capito? Non c’è stata nessuna uccisione, ma di certo ci siamo andati vicini. Molto vicini. Come dicevo, Lilith stravedeva per Caino. Voleva averlo tutto per sé e convinse Caino ad uccidere suo fratello. Naturalmente Caino non avrebbe mai fatto del male volontariamente a suo fratello, ma Lilith lo ingannò. Gli fece credere che Abele di lì a breve sarebbe finito molto male, a causa dell’influenza di Lucifero, l’angelo Lucifero. Gli disse che l’unica soluzione che aveva per salvarlo, era ucciderlo. Ucciderlo avrebbe spezzato l’influenza con Lucifero e Abele sarebbe stato di nuovo bene. Non avrebbe più sofferto. Caino però non sapeva che cosa voleva dire uccidere o morire…accettò. Lui voleva solo aiutare suo fratello, così un giorno lo colpì con la mandibola di un animale, ferendolo a morte.”

Jared e Jensen spalancarono la bocca inorriditi.

“Subito si consumò una scena straziante. Abele tra le braccia del fratello gli chiese perché l’aveva fatto e Caino disse che voleva salvarlo, ma Abele sentiva un dolore immenso e Caino capì che c’era qualcosa che non andava. Subito gli uomini dei villaggi vicini accorsero per strappare Abele dalle due braccia e riportarlo alla sua famiglia, mentre Caino gridava di non portarglielo via.”

“Cosa successe poi?” chiese Jensen.

“Abele non morì. Caino mangiò la mela d’oro. La mela sacra. Quella proibita. La mela lo fece diventare una divinità, ma ne mangiò solo metà! L’altra metà era destinata ad Abele! Tornò alla capanna, mentre i genitori erano al capezzale di Abele, morente. Caino arrivò come una furia e sparì con Abele, tra le braccia e ricomparve ai piedi di una montagna. Cercò di fargli mangiare la mela, ma Abele spirò tra le sue braccia. Caino perse il senno, gridò e lo colpì sull’addome, cercando di rianimarlo e miracolosamente ci riuscì. In quel breve momento in cui Abele era morto però, Caino era diventato il Padre dell’Omicidio. Colui che aveva assassinato suo fratello. Il famoso marchio di Caino gli prese il braccio destro…comunque Caino riuscì a convincere abele  a mangiare l’altra metà della mela. Abele quindi guarì e diventò anche lui una divinità. Caino quindi una volta saputo che Abele era al sicuro, decise di venicarsi di Lucifero. Creò per lui l’Inferno e lo spedì lui stesso lì dentro. È a causa sua che è nato il male e Dio non gliel’ha mai perdonato. Maledì il genere umano e tutti i discendenti di Caino e Abele di riflesso. Tutti i loro discendenti si sarebbero odiati  a vicenda a causa di questa maledizione.”

“Nostradamus…è davvero una storia incredibile. La storia di un grandissimo amore…ma…cosa ha a che fare tutto questo discorso con noi?” chiese Jensen.

“Ci sto arrivando. Prima di tutto voi dovete sapere che io sono…il figlio biologico di Caino e Abele. loro non potendo avere figli tra di loro, decisero di…ehm, aiutare chi voleva averne, potevano possedere i corpi umani, certo, con il loro consenso…però, un giorno, non so perché, non si consultarono, donarono entrambi il loro seme alla stessa donna e avvenne l’incredibile. Una cosa irripetibile. I loro due semi si fusero e nacqui io… una mezza divinità…diciamo. Potevo vedere il futuro, avere delle profezie…e incredibilmente anche il passato. Ho scritto un libro…dove racconto la loro storia. Un libro che ho custodito gelosamente fino adesso… ma basta parlare di me. Volevate che vi dicessi cosa c’entraste con tutto questo. Dovete sapere che i discendenti di Caino e Abele, hanno continuato ad odiarsi per anni, per tutto questo tempo, per via della Maledizione. La Maledizione li condannava a non amarsi, ma loro non avrebbero mai smesso di volerlo, a livello inconscio, questo desiderio represso e non compreso, li avrebbe portati a odiarsi. Questa maledizione è durata per tantissimi anni, secoli, ma poi qualcosa è cambiato. Gli ultimi discendenti, hanno spezzato la maledizione, amandosi. Due fratelli. Sam e Dean. Sono cresciuti separati alla nascita, per cui la maledizione ha avuto qualche difficoltà a impiantarsi tra di loro, a causa della separazione e per uno strano gioco del destino, quando si sono incontrati da ragazzi, non ha avuto più sbocco, ma non è finita qui. oltre a non odiarsi, si sono amati, ricostituendo quello che era in principio. L’amore primordiale.”

“Nostradamus, continuiamo a non capire cosa c’entriamo noi in tutta questa storia.” Disse Jensen.

“Il loro amore è talmente forte che ha stravolto tutti gli equilibri del cosmo e in qualche modo continua a vivere anche in altri universi. Suppongo che voi sappiate già cosa sono gli Universi paralleli, vero? I vostri spiriti sono affini ai loro, siete il loro specchio e quindi avete anche il loro stesso destino. L’Universo mi ha incaricato di proteggere voi e il vostro amore.” Disse Nostradamus, prendendo loro le mani.

NO! Tu ci stai dicendo che siamo delle specie di…clonazioni! Non è vero! Sei un bugiardo!!” gridò Jared.

“No! Ogni individuo è unico, io non intendevo dire questo, intendevo solo dire che le vibrazioni…”

“È esattamente quello che hai detto!” disse ancora Jared.


“Ascoltami, voi non siete delle clonazioni, Jared, devi ascoltarmi. Non si può parlare di clonazioni, per quanto riguarda l’amore primordiale, altrimenti anche Sam e Dean sarebbero delle clonazioni e tutti, tutti i loro discendenti, sarebbero nient’altro che delle copie di Caino e abele che sono stati i primi e loro stessi non sarebbero forse una copia della creazione di Dio che a sua volta non avrebbe origine da una fusione di stelle?”

“BASTA, BASTA!! Lasciami andare!!”

“Diglielo anche tu, Jensen. Digli che è un privilegio che questo amore sia così grande da viaggiare anche dentro di voi. Non capita a chiunque. Siete stati scelti. Io capisco che tu ora sia sconvolto, ma..”

No!! Io non sono sconvolto!!Non mi toccano per niente le tue cazzate!” urlò Jared. Nostradamus lo guardò sconvolto, mentre Jared scappò dalla stanza piangendo.

















 Note dell'autrice: 

Allora innanzitutto scusatemi per il ritardo mostruoso xd vi avevo promesso il ritorno e rieccolo xd spero tanto di non avervi deluso e spero abbiate capito il perchè del ritardo e soprattutto di quanto sia difficile dover spiegare che non si è proprio unici, ma allo stesso tempo lo si è. Credetemi, ho fatto molta fatica xd e mi dispiace di aver dovuto scrivere della reazione di Jared, ma non abbiate timore, ci saranno poi ulteriori rassicurazioni che rassicureranno Jared sul fatto che non deve essere triste, pensando che sono solo delle clonazioni :))

Comunque mi rendo conto che per chi non segue la mia fanfiction Profezia tutto questo sembra un grosso "What???" Beh, di tutto questo ne parlo nei capitoli 48 in poi, di Profezia. Infatti questa storia è una sorta di Crossover :))

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Capitolo 27
*** Jensen si chiarisce con Nostradamus ***


Nostradamus e Jensen restarono a guardare allibiti Jared che scappava piangendo dalla stanza.

“Ma perché….hai detto quelle cose…” disse Jensen con voce rotta. “Io e Jared ci siamo appena sposati…doveva essere un giorno felice per noi e ora…”

“È proprio perché deve essere un giorno felice per voi, che ho deciso di dirvelo oggi! Scusa, ma stai dalla sua parte? Che ti prende, ragazzo?”

“Mi prende….che hai rovinato il giorno del nostro matrimonio…come hai potuto dire quelle cose?” chiese Jensen, a denti stretti, tremando.

“Temo di non capire, ragazzo. Io credevo che avreste accolto con gioia quello che vi ho detto. Insomma, vi ho appena informato che in voi risiede l’amore universale! Potreste perfino sostituire Cupido come dio dell’Amore. In qualsiasi mondo questa notizia verrebbe presa con assoluta gioia, io proprio non capisco la vostra reazione. Siete sicuri che avete capito bene quello che vi ho detto?” chiese Nostradamus perplesso.

“Sì, hai detto che noi potremmo regnare al loro posto….come dei perfetti Dei…” disse Jensen, triste.

“E non è una cosa bella??”

“Sì, o almeno credo…il fatto è che noi…io penso che Jared se la sia molto presa perché…”

“Perché cosa?” lo spronò Nostradamus.

“Perché lui è molto innamorato di me e io di lui.  Noi vogliamo solo amarci.”

“E fatelo allora. Cosa ve lo impedisce?” chiese Nostradamus, scrollando le spalle.

Jensen fece una risatina triste. “Il fatto è che ci hai appena detto che noi due siamo innamorati perché ci trasciniamo dietro il dolce peso di altre persone. In pratica è come se ci amassimo solo perché altri prima di noi l’hanno fatto.”

“Ma io non ho detto una cosa simile!”

“Beh…io…io sono sicuro che da qualche parte in tutto quel monologo, l’hai detto e sono certo che è per questo che Jared è corso via in quel modo…”

Nostradamus si chinò in ginocchio a toccargli le spalle.

“Temo che ci sia stato un terribile equivoco, figliolo. L’uomo può manipolare la mente di un altro uomo, la Natura può governare le piante e la fauna, gli Dei possono decidere della vita e della morte degli uomini e il fato può far girare gli ingranaggi del destino, ma i sentimenti, quella sono una cosa che nessuno può comandare. Credevo fosse stato abbastanza chiaro, quando vi ho raccontato la storia di Caino e Abele, che l’Amore era una cosa che nacque ancora prima di Dio e per questo l’unica cosa che non poteva controllare. Un essere vivente può decidere di regalarti il suo amore, ma non può insegnarti ad amare…”

“Ma…tu avevi detto…”

“Io ho detto che l’amore Universale che c’era dentro di voi vi avrebbe resi Dei dell’Amore affinchè avreste potuto regnare e dare finalmente al mondo, dei maestri che incarnassero l’amore perfetto. Ho detto anche che eravate destinati a stare insieme ma non ho detto in che modo, anche due amici potrebbero stare insieme per tutta la vita,  non ho mai detto niente sull’amarsi. Il fatto che voi due siate innamorati non è una cosa decisa dall’Universo. Il fatto che incarniate l’amore Universale è indipendente dai vostri sentimenti.”

Jensen si mise una mano sulla bocca.

“Tu hai detto qualcosa sul fatto che delle altre persone si amavano così tanto da aver generato altri come noi… e quindi…”

Nostradamus sospirò. “No, non ho detto questo. È una cosa davvero complicata da spiegare, ma comunque, se un uomo ha un grande destino e fa delle cose grandi nel suo mondo, il tutto viene registrato, ma non si registra la copia della persona, ma piuttosto la forza d’animo, la bontà, il coraggio…tutte le belle azioni e i sentimenti che ha compiuto. Più qualcosa è stupefacente, più l’Universo adopera per far sì che si ripeta. Ti farò un esempio più facile da capire: La costruzione della Tour Eiffel è una cosa stupefacente, no? L’Universo registra le emozioni che hanno portato ad arrivare a questa costruzione, ma non è detto che la persona che sentirà tali emozioni, costruisca un’altra Tour Eiffel, magari è capace che costruirà un museo! Non è detto che debba trattarsi della stessa cosa. Sono le energie dei sentimenti positivi che non si perdono, perché generano un’energia che è…immortale. Gli Universi paralleli esistono perché quando qualcuno ha un destino talmente straordinario, è un peccato che resti unico.”

“Quindi noi non siamo unici…”

“Sì che lo siete, Jensen, perché sono le vostre scelte che vi rendono unici. Ricordati che siamo tutti collegati, nel grande cerchio della Vita. Non rammaricarti di questo, ma sìì felice, perché l’unicità la create solo con le vostre scelte. Siete i prossimi Dei dell’Amore e questo vi rende unici.”

“Grazie Nostradamus e scusami.” Disse Jensen, abbracciandolo, con le lacrime agli occhi.

“Su, adesso va a consolare anche quel disgraziato di tuo marito. Ha bisogno di te.” Disse Nostradamus sorridendo.

“Corro.” Disse Jensen raggiante.

















Note dell'autrice: 

Scommetto che non ve l'aspettavate che avrei aggiornato di nuovo subito <3333 spero vi sia piaciuto il capitolo <3  

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Capitolo 28
*** Jared e Jensen si chiariscono ***


Jensen cercò trafelato Jared, trovandolo nella stanza cui si erano risvegliati insieme, nella casa di Nostradamus. Nel letto, da solo, piangente.

Jensen aveva una paura da matti che Jared volesse troncare la loro relazione – il loro matrimonio – per quello che aveva scoperto.

“Amore mio!” lo chiamò con voce amorevole.

Jared continuò a piangere e non rispose.

“Jared, amore mio!” lo chiamò ancora, salendo sul letto.

“Non piangere.” Gli disse ancora, prendendogli le mani e baciandogli le dita con devozione. “Non sopporto di vederti piangere, di vederti soffrire. Ti amo immensamente.”

Jared aveva gli occhi aperti ora e guardava Jensen che gli teneva le mani. Lo guardava con profondo amore.

“Jensen.” gli disse. “Io ti amo troppo. Non posso farne a meno.”

“Questa è una bellissima notizia.” Rispose Jensen.

“Anche….anche se tu mi ami perché sei costretto, non mi importa. Io ti giuro che lo accetterò, Jensen, ma non smettere di amarmi, ti prego, ne morirei. Io non…”

“Jared, cosa stai dicendo?" Il cuore di Jensen prese a martellare più furioso alla realizzazione che Jared non aveva assolutamente intenzione di lasciarlo.

"Se anche tu mi strappassi la pelle, io non potrei smettere di amarti, il mio cuore continuerebbe a palpitare impazzito, urlando il tuo nome!” disse infine Jensen.

“Sì, lo so. Per colpa del destino.” Disse Jared triste. “Ma ti amo così tanto che ti voglio anche così.” Disse Jared stringendogli le mani. “Ti prego, non odiarmi.” Aggiunse, supplicante.

“Jared, amore mio” disse Jensen, stringendogli forte le mani. “Sei la luce dei miei occhi, non potrei mai odiarti, ma ti prego, non piangere per una menzogna.”

“Stai dicendo che il tuo amore per me è una menzogna?”

NO. Non esiste cosa più vera del mio amore per te e sono sicuro che anche tu ti senti alla stessa maniera. Amore mio, ascoltami, l’Universo ha forse fatto in modo che i nostri destini si incrociassero, ma sono i nostri cuori che decidono chi amare. Nessuno, neanche l’Universo ci costringe ad amarci, quella è una nostra scelta.”

“Ne sei proprio sicuro?” chiese Jared felice."Ti prego, non illudermi se non sei sicuro, Jensen."

“È la verità, amore mio.. Ho parlato con Nostradamus e abbiamo frainteso le sue parole. In noi c’è l’amore più potente del cosmo, ma tutto l’amore del mondo, non ci dice chi amare. I nostri cammini avrebbero potuto incrociarsi tutta la vita e restare solo amici. L’Universo ci ha fatti incontrare, non ci ha obbligato ad amarci.”

“Essere per te solo un amico per tutta la vita? Non riesco a immaginare inferno peggiore di questo! Oh, Jensen, rivelandomi che mi ameresti comunque, mi hai ridato la vita. Ti amo troppo. Ti amerei anche all'inferno!” disse Jared.

“L’inferno peggiore sarebbe vivere una vita senza di te.”

“Sono stato uno stupido a saltare a conclusioni affrettate. Puoi perdonarmi? Ti prometto, Jensen, che non dubiterò mai più del nostro amore.”

“Amore mio, sposandomi mi hai reso l’uomo più felice del mondo e se è destino che dobbiamo regnare insieme, ti giuro che non vorrei nessun altro al mio fianco in questo!”

“Oh, Jensen. Dimmi ancora che mi ami. Dimmelo. “

“Ti amo, ti amo, ti amo.” Gli disse Jensen, baciandogli lo stomaco con devozione, mentre Jared si abbandonava tra le sue braccia.

“Oh, Jensen…ti amo….sei l'unico uomo...l'unico uomo della mia vita...l'unico..” Disse Jared, mentre calde lacrime scivolarono dai suoi occhi, esprimendo tutto l’amore che sentiva per il suo compagno, per suo marito. “Voglio stare per sempre tra le tue braccia.” Aggiunse ancora.

“Io ti voglio per sempre tra le mie braccia.” Disse Jensen.


Sopra i due amanti appassionati, sul soffitto, c’erano gli Dei che li stavano osservando e che stavano per scatenare la loro ira contro di loro.

Minerva scagliò un fulmine infuocato che avrebbe colpito i due sposi innamorati, forse uccidendoli.
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice: 

Tre capitoli in tre giorni, dopo un mese di inattività...vi sto viziando, ma dovevo farmi perdonare xd ma non aspettatevi che la pacchia durerà eheheh :p
Spero vi sia piaciuto il capitolo e non odiatemi per il colpo di scena :p 

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Capitolo 29
*** La bolla che ho creato per proteggerti ***


Il fulmine di Minerva però, non colpì i ragazzi, perché i giovani sposi sfortunati fecero in tempo a vedere il fulmine calare su di loro e Jensen alzò come una specie di grossa bolla rosa protettiva per proteggere lui e il suo Jared da tanta furia.

“JENSEN!! NO!” aveva urlato spaventato.

La porta si spalancò e irruppe Nostradamus che vide i due terrorizzati ancora protetti dalla bolla e gli Dei sul soffitto che li guardavano sgomenti.

“Siete usciti di senno?? Ammazzare dei ragazzini?? Voi siete dei mostri!! Non siete più degli Dei! Non meritate più questo titolo! Non meritate di regnare su questo pianeta! Non meritate neanche di vivere!” Disse Nostradamus furibondo.

Ad ogni accusa di Nostradamus, le braccia degli Dei sembravano emanare una pallida energia bianca e mortale. Loro la guardavano sconvolti.

“I fanciulli che tu proteggi tanto, ci stanno derubando dei nostri poteri! Ci stanno togliendo tutta la nostra linfa vitale!” lo aggredì Giunone.

“No, Giunone. No, non è così. Siete voi stessi che diventando dei mostri senza sentimenti, state venendo ripudiati dall’Universo stesso. Mettendovi contro questi poveri ragazzi state facendo avverrare proprio la Profezia che temevate. Avreste fatto meglio a lasciarli in pace!” disse Nostradamus con astio.

“Vi prego!” scongiurò Jared. “Lasciateci stare insieme. Noi non desideriamo altro. Non vogliamo regnare al posto di nessuno, se ci lasciate in pace, noi promettiamo…promettiamo di restare al nostro posto. Non avete motivo di temerci!”

“Certo che è strano. Se sono i futuri Dei dell’Amore, perché supplicano? Perché non ci fanno fuori e basta?” chiese Saturno pensieroso.

“Perché non siamo cattivi!” urlò Jensen. “Non vogliamo farvi del male!”

“O forse, non potete farlo.” Disse Saturno, con un ghigno malevolo. “Forse non ne avete il potere. Non ancora. Forse non siete ancora degli Dei. Ho ragione, vecchio? I ragazzi non sono ancora diventati degli Dei a pieno potere. Manca ancora qualcosa. Che cos’è?”

Nostradamus non poteva dire che il tutto dipendeva da qualcosa che avrebbero fatto dei ragazzi di un altro Universo, che non aveva neanche bene in mente che cosa. Gli Dei avrebbero cercato di uccidere anche loro.

“Io non lo so. Non so cosa manca affinchè lo diventino, ma possono fermarsi, se li lasciate in pace. Attentare alla loro vita accelera soltanto più in fretta il processo. Più i ragazzi si sentono minacciati e più…”

“Balle!”

“Se ritornate ad agire con saggezza e bontà, forse…”

“Ho detto di farla finita!! Questi marmocchi non ci porteranno mai via l’Olimpo, capito? MAI. E voi, cominciate a ridarci i poteri che ci state sottraendo, o facciamo scoppiare questa casa, subito.”

“Non possiamo.” Disse Jensen. Era vero. Non sapevano come fare.

“Non sta a voi giocare con la vita e con la morte, Saturno. Non ne avete il potere.” Disse Nostradamus sprezzante.

“È vero…ma qualcun altro ce l’ha.” Sorrise Saturno. Fece un cenno e tutti gli Dei sparirono lasciandoli soli.
 

La bolla scomparì e Nostradamus abbracciò i ragazzi, chiedendo loro se stavano bene.

Ci sono solo due figure che possono disporre della vita e della morte degli esseri viventi. Morte e le parche. Riflettè Nostradamus.
 
 
 
*

“Jared, voglio raccontarti un sogno che ho fatto una notte. Ancora non ti conoscevo, ma ti ho sognato.”  Gli svelò Jensen, quando Nostradamus si staccò da loro.

“Dici davvero? Come è possibile??”

Jensen allora gli raccontò quel sogno fatto prima ancora di conoscerlo.



*

Stava sognando un Amore grande come una bolla, o forse come una sfera.  Una sfera che si espandeva sempre più.

La sfera era luminosa e scintillante e traboccante d’amore.

E Jensen si sentiva pieno come non si era sentito mai.

Toccò la sfera, baciò la sfera, e gli sembrò di vedere delle altre labbra oltre alle sue, dentro la sfera!

All’improvviso ebbe il desiderio di bucare la sfera e vedere a chi appartenessero quelle labbra, ma non voleva far del male alla sfera né a quelle labbra, a chiunque appartenessero.
 
E poi la sfera volò via, librandosi nel cielo come un palloncino, e scomparve!
 
Jensen pianse per la perdita e perché era certo che non avrebbe mai trovato nient’altro che l’avrebbe fatto sentire cosi.
 
 

*

 “Jensen, oh, Jensen, Jensen, Jensen.” diceva Jared accarezzandogli il viso.

“Quella bolla…era la stessa bolla che ho proiettato qualche minuto prima su di noi, ora so che è così Jared, quando lo sognai la vedevo come una barriera, che mi separasse da te. Non avrei mai creduto che ne ero l’artefice!”

“E lo era una barriera, perché nel sogno ci divideva!”

“Il sogno simboleggiava solo la minaccia, la minaccia di altre persone di dividermi da te, amore mio. ora so chi sono, ma non aver paura, quello che vogliono non si realizzerà mai. Hai visto, nella bolla stiamo insieme, non riusciranno a farmi uscire dalla bolla che ho creato per te, per noi, per proteggerti, per proteggere il nostro amore.”

“Oh, Jensen, amore mio…io non permetterò che mi dividano da te. Non permetterò mai che ti facciano uscire.” Gli disse Jared, totalmente innamorato.
 
















Note dell'autrice: 

Ciaoooo. Voglio dirvi che non era preventivato che il sogno di cui parlavo nel capitolo 2 (sì ne parlo nel capitolo 2 ) venisse poi ripreso in questo capitolo...è stata un'idea improvvisa, ma la trovo fantastica. Voi che ne pensate?? ^^

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Capitolo 30
*** Genitori ***


Il telefono di Nostradamus squillò. Alzò la cornetta. Era  Madama Rosmerta della taverna d’oro.


“Nostradamus, mi aveva chiesto di avvertirla se qualcuno cercava lei e i suoi ragazzi. Beh, sono arrivati qui dei signori. Sostengono di essere i genitori dei ragazzi. Sembrano molto arrabbiati. Che cosa faccio?” chiese la donna, guardandoli.

Nostradamus sospirò. “Hanno detto i loro nomi?”

“John Ackles e Mary Padalecki. “ rispose la donna.

Nostradamus sospirò ancora. “Grazie dell’avviso, Rosmerta. Da qui in avanti me ne occupo io.”

Nostradamus andò dai ragazzi e cercò di spiegare loro con molto tatto che i loro genitori erano arrivati fino al paese.

“Non si arrenderanno fino a che non avranno parlato con voi, ma non dovete avere paura, io sono con voi e spiegherò la situazione. Non avete nulla da temere.” Disse.

Nonostante ciò, i ragazzi tremarono.

“Ehi, siete i futuri Dei. Non dovete mai tremare davanti alle sciocche inezie di noi comuni mortali.” Disse Nostradamus prendendo le loro mani con dolcezza.

“Sono d’accordo.” Disse una voce.


Tutti si voltarono e si trovarono davanti Misha, il padre di Jared.

“Lei come ha fatto ad entrare?” chiese irritato Nosradamus.

Papà.” Disse Jared con le lacrime agli occhi.

Nostradamus sgranò gli occhi. Quel signore era il padre di Jared?

“Insomma, non solo non sono stato invitato al matrimonio di mio figlio, ma sono stato anche uno degli ultimi a venirlo a sapere. È così che si tratta un padre?” disse Misha, sorridendo, commosso, con le lacrime agli occhi.

Jared volò tra le sue braccia, singhiozzando forte. Misha gli accarezzò i capelli.

“Papà, sono successe così tante cose. Ho così tanto da raccontarti!”

“Dopo aver fatto tutta questa strada, sono pronto ad ascoltare qualunque cosa.” Disse Misha, sorridendo, mentre Jared e Nostradamus sorrisero a guardare quel dolce quadretto. 

















Note dell'autrice: 

Rieccomiiiii. Piaciuta la sorpresa? xd Mi dispiace di aver fatto aspettare così tanto xd Povero Misha, nessuno gli ha detto niente del matrimonio xd

Mi rendo conto che è un capitolo corto, ma conto di aggiornare a breve stavolta! xd

E vi riempirò di dolcezza *____*

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Capitolo 31
*** Tanta dolcezza ***


Misha aveva appena finito di ascoltare tutta la storia.

“Quindi…l’amore tra me e Mary non è reale.” Disse Misha con un sorriso.

“Tecnicamente, potrebbe anche esserlo.” Disse Nostradamus. “Quello che successe anni fa, ha deviato l’equilibrio naturale delle cose, quindi anche se Mary e John  erano uniti dal vero amore, forse era così prima, ora non più.”

“Ma il vero amore è per sempre.” Obiettò Misha.

Nostradamus sospirò. “A volte, non è così. Nel mondo da cui provengo, il per sempre non dura che pochi attimi.”

Rimasero tutti a guardare la nostalgia di Nostrdamus, pensierosi, poi Jared si rivolse a suo padre.

“Papà, non importa tutto questo. Io sono ancora tuo figlio. Lo sono, vero? Dimmi di sì.” Quasi pregò.

Misha lo guardò con dolcezza e gli accarezzò le guance.

“Non importa se la mamma ami più John di me, deve essere stato certamente amore il suo, se mi ha donato te, perché non mi viene una parola migliore per definirti, figlio mio.”

Gli occhi di Jared si riempirono velocemente di lacrime.

“E sì, sarai sempre mio figlio. Non importa quello che possono dire gli altri."


Jared si gettò di nuovo tra le sue braccia, piangendo.

Jensen li guardò commosso.

“C’è qualcosa che vorresti dirmi anche te, Jensen?” gli chiese Misha sorridendo.

“A dire la verità sì.” Disse Jensen, facendosi avanti. “Volevo dirle che suo figlio è un ragazzo davvero adorabile, signore. Mi ha sempre stupito quanto fosse eccezionale e ora che la conosco, capisco anche il perché.”

“Grazie, Jensen. “ disse Misha con gli occhi lucidi. “Posso dire lo stesso anch’io. Capisco perché mio figlio ti ami così tanto.”
 
 

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Capitolo 32
*** L'incontro/ scontro con Mary e John. ***


Finalmente arrivarono anche John e Mary da Nostradamus.

“Non avreste dovuto essere qui!” disse Jensen.

“Non dite sciocchezze! Voi siete i nostri figli!!” disse Mary sconvolta.

“Non avreste dovuto fuggire come avete fatto. Non avete idea del pandemonio che avete creato.” Disse John irritato.

“Piano, non è con loro che dovete prendervela. Loro sono le vittime qui.” disse Nostradamus mettendosi in mezzo tra loro.

“E se qualcuno qui se lo ricorda ancora, Jared è anche mio figlio e se invece ve lo siete dimenticato, beh, ricordatevelo meglio!” disse Misha, mettendosi in piedi.

"Te, Nostradamus, invece, ti conviene stare zitto! Il mio più fidato consigliere che trama nell'ombra contro di me!! Non ci sono parole per un affronto simile! Considerati licenziato!" disse John

"Non è lei che mi caccia, sua maestà. Sono io ad essermene andato!" disse Nostradamus, fronteggiandolo.

“Misha ha ragione e anche Nostradamus. Non avete nessun diritto su di noi. Siete i nostri genitori, è vero, ma non di entrambi!” disse Jared, ponendo fine a quell'assurdo e pericoloso confronto.

“Avete perso il diritto ad esserlo, quando avete fatto la vostra scelta, anni fa. O non ricordi più, mamma?” chiese Jensen.

“Ti proibisco di parlare in questo modo a tua madre!” gridò John.

“QUELLA NON è MIA MADRE! Non lo è mai stata! Avrebbe potuto esserlo, ma non lo è.” Disse Jensen.

Mary e John erano allibiti.

“Non ha importanza quello che avrebbe potuto essere. Misha è mio padre e non potrei desiderare un padre migliore. Jensen non è mio fratello e riguardo a te, mamma…” disse Jared.

“Non sei mai stata mia madre. Io ce l’ho già una madre e mi duole vedere che non è qui. Cos’è, avete pensato che solo voi avevate il diritto?” disse Jensen, finendo lui il discorso di Jared.

“Io sono venuto qui da solo, ma mi rendo conto che per una donna è difficile fare un lungo viaggio da sola. Purtroppo ero troppo preoccupato per voi, per…” cominciò Misha.

“Non preoccuparti, Misha, non è colpa tua.” Disse Jensen.

“Perché ci trattate così? Non capite che stiamo soffrendo?” chiese John.

“Siete i nostri figli e non ci avete neanche invitato al vostro matrimonio!” disse Mary.

“Non posso crederci!!” tuonò Misha. “I vostri figli rischiano di morire per mano di dei spietati e vendicativi e voi pensate solo al vostro orgoglio e alla cerimonia? Non mi stupisce che ci fosse qualcosa che non andava nel nostro matrimonio, Mary. Tu sei troppo egoista e trovo che tu sia l’anima gemella fatta su misura per John. Da questo momento in poi io rinnego l’amore che provo e che provavo per te!”

Mary scoppiò a piangere, invece John sembrava combattuto se esultare o mettersi a fare a pugni, quando un tuono squarciò l’aria.

“Smettetela!!” disse Nostradamus. “Non vi rendete conto che comportandovi così, state gettando fango sull’amore???” disse Nostradamus.

“Avete detto che loro sarebbero diventati custodi dell’AMORE, ma a me sembra piuttosto che sono responsabili del loro declino!” disse John.

“John, non dire così…” disse Mary.

“Ma è la verità!! Per la loro nascita, noi ci siamo divisi e ora, affinchè possano adempiere al loro destino, hanno creato una guerra a livello mondiale. Ora gli dei del cielo ce l’hanno tutti con noi. Hanno portato l’Apocalisse sulla Terra.”

Uno schiaffo sonoro colpì in faccia John. Lo schiaffo di Nostradamus.

“Non sei degno di essere padre. Ringrazio solo che il destino abbia risparmiato all’altro tuo figlio Jared, questa grande sciagura.” Disse.

“Io…”

“FUORI. ENTRAMBI. Questi poveri ragazzi hanno già i loro problemi, tipo sopravvivere, senza che ci mettiate voi a causargli altre angosce.”

“Non puoi sbatterci fuori! Dobbiamo protegg..” provò Mary, ma il suono violento di una porta sbattuta in faccia le impedì di finire la parola.
 

Jared e Jensen erano impressionati dalla tenacia di Nostradamus. Lui si voltò e sembrò rammaricato.

“Perdonatemi, non avrei dovuto…”

Jared e Jensen però, lo abbracciarono, grati della protezione che gli stava dando e  per come li avesse difesi un istante prima.

“Eppure per un solo secondo ho sperato che capissero…” disse Jensen, un po’ deluso.

Jared lo abbracciò e lo baciò dolcemente. “Stà tranquillo, amore mio. Ci sono io qui con te.”

“Tu sei la ragione che mi spinge a lottare, angelo mio.” disse Jensen.

Misha guardò Nostradamus un po’ stralunato.

“Fanno così tutto il tempo. Dopo un po’ ti ci abitui.”

“Li invidio….io e Mary non eravamo così.”

“E com’eravate?” chiese Nostradamus curioso.

“Freddi. In confronto a loro…”

“Mio caro Misha, sono tutti freddi in confronto a loro.” disse il vecchio veggente, sorridendo.

“Riusciremo a proteggerli, Nostradamus?”

“Dobbiamo. Sono troppo importanti e anche troppo adorabili per non farlo. A proposito, riparlando della madre di Jensen, credo che potremmo andare da lei. Quella povera donna deve aver pure qualcuno che pensi a lei.”

Misha annuì. “Ma come faremo a riuscirci senza farci scoprire da John?” chiese Misha.

“Penseremo ad un piano! Ancora non riesco a capacitarmi che John non l’abbia chiamata!” disse il vecchio, scuotendo il capo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice: 

Eccomi qui xd piano piano vado avanti ahhah scusatemi, ma è che improvviso molto, quindi faccio fatica xd

Non volevo neanche veramente dipingere così le reazioni dei genitori! Invece sembrava come se la mano si muovesse da sola e li ha fatti insopportabili ahhah

Sarà che oggi sono nervosa!! Sono stata dal dottore e ho fatto già una testa così a mia madre perchè mi trovo male con il nostro medico ahhhah

tranquilli non ho nulla, solo diverse seccature!

A presto!  

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Capitolo 33
*** L'incontro con Venere e la madre di Jensen ***


Nostradamus, Misha, Jared e Jensen stavano tornando al castello. Nel frattempo, nella carrozza, Jared e Jensen continuavano a parlare con Misha, del matrimonio, della canzone, dell’unicorno, dei “colori” e dei vestiti del matrimonio.

“Avrei tanto voluto contribuire a farvi un piccolo regalo. Vi prometto che rimedierò.” Disse Misha, facendo arrossire i due giovani.

“Signore, il più bel regalo che poteva darmi, era suo figlio.” Disse Jensen, avvampando.
 
 


Dopo un lungo viaggio, finalmente tornarono al castello. Era notte e i ragazzi dormivano.

Nostradamus e Misha li portarono in braccio, ma non entrarono dal portone principale. Passarono attraverso la porticina laterale che portava all’appartamento di Nostradamus. Jensen non era mai stato lì. Aveva visitato solo lo studio.

Misha portava suo figlio e Nostradamus portava Jensen.

“Vegliali, io intanto vado a chiamare la signora.” Disse Nostradamus.
 

Misha restò a fissare i due giovani sul letto, che dormivano come due angioletti. Sorrise, mentre li guardava, poi si voltò e notò un fornello a parte nella stanza. Decise di fare del tè per rendere più piacevole e intimo il colloquio.

“Mmm tè alla vaniglia. Credo che prenderò questo.” Disse Misha, cominciando a metterlo su.
 

La porta si spalancò. “Nostradamus? Ha fatto prest…oh, DEI!!” disse Misha, riuscendo a non far cadere il pentolino, con una gran dose di autocontrollo.

La dea Venere strizzò gli occhi e fece segno con l’indice sulla bocca di fare silenzio, per non svegliare i ragazzi e poi gli indicò la porta dello studio del vecchio stregone.

Misha era decisamente perplesso e un po’ intimorito, ma la seguì. Ormai era chiaro che non aveva intenzioni cattive.

Nel frattempo, Nostradamus stava scendendo le scale del sotterraneo con Felicia Day, la madre di Jensen.

Una donna straordinariamente bella e raffinata con lunghi capelli rossi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice:   
 
So che è un capitolo corto, ma prometto di aggiornare con più frequenza! ^^

So anche che nei primi capitoli, la madre di Jensen era descritta diversamente, ma ci sarà un motivo anche per questo ^^  

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Capitolo 34
*** La storia di Felicia e il riscatto ***


Jared e Jensen si erano svegliati nel frattempo, vedendo Nostradamus che molto gentilmente offriva loro del tè alla vaniglia.

Poi si spalancò la porta e Jensen restò interdetto nel vedere sua madre.

“Mamma!” disse.

Felicia, le gote un po’ arrossate e un sorriso commovente sul volto nel rivedere suo figlio, andò da lui con grazia e spalancò le braccia.

“Figlio” disse. Jensen la strinse. Gli era mancata.

“Mi sei mancata. Scusa se non ti ho invitata al mio matrimonio.” Disse.

Jared era imbarazzato ma anche colpito dalla bellezza della madre di Jensen. Non l’aveva mai vista.

“Così è lui, tuo marito. Il tuo amore. La tua anima gemella.” Sorrise.

Jared arrossì e Jensen intervenne ridendo: “Mamma, non metterlo in imbarazzo.”

“Hai ragione, tesoro, perdonami.”

Nostradamus si schiarì la voce.

“Mi dispiace, signora. Non solo perché non sapevamo che suo marito non l’avesse neanche chiamata o avvisata di tutto…questo… ma anche per tutto quello che ha dovuto subire.” Disse Nostradamus.

Jensen si allarmò subito. “Che cosa hai dovuto subire, mamma?”

Felicia si guardò le mani, in imbarazzo.

“Lasci che racconti io a sua figlio, signora, tutte le ingiustizie a cui l’ha sottoposta suo marito.”

“Mamma?”

“Jensen, sapevi che tua madre in realtà si chiama Felicia?” gli chiese gentilmente.

“Cos…no! Lei si chiama Meredith….e ora che ci penso, perché ti sei tinta i capelli?” chiese Jensen, guardando i suoi capelli rossi.

“Questo è il mio reale colore, Jensen, non è nessuna tinta. Era per via di un incantesimo, che sembravano biondi.” Disse Felicia, toccandoseli.

Jensen non capiva.

“Così come Meredith non è il mio vero nome.” Disse Felicia.

“Tua madre si chiama Felicia Day. In passato era una cortigiana, un’accompagnatrice… tuo padre la volle in sposa ma non sopportava l’idea che un giorno qualcuno avrebbe potuto rinfacciarle il suo passato, quindi le ordinò di cambiare nome e colore di capelli, perché lei era conosciuta come *la rossa.*" Disse Nostradamus.

“Il colore…ecco perché i miei capelli variano dal biondo al rossiccio.” Disse Jensen stranito, toccandoseli.

“Felicia non ha dovuto solo cambiare identità per volere di John, ma non poteva neanche mai fare domande sul suo passato, su Mary…soprattutto John trovava ogni scusa possibile per tenerla lontano dal castello, chiedendole di sbrigare dei lavori per lui o andare a commissionare o a prendere vesti in altre città dalle sarte. Cose che potevano tenerla lontano anche delle settimane.” Disse Nostradamus.

“Quando io e Jared venimmo colpiti dalle frecce di Cupido, avrei tanto voluto il tuo supporto, ma tu non c’eri. Papà mi disse che eri ancora impegnata a discutere con la sarta per quel copriletto.” Disse Jensen accarezzandole la mano.

“Sì, ma in realtà non ti ha detto che non mi aveva neanche informato di quello che era successo. Gli dei, la rabbia di Cupido, la loro rivolta…sono rimasta all’oscuro di tutto fino all’ultimo… non sapevo neanche che avevi conosciuto un nuovo amore. Sono venuta a scoprire tutto quando John partì stranamente con Mary in carrozza per andare chissà dove. Ero appena tornata e li vidi partire. In brevissimo tempo, i pettegolezzi di corte mi raggiunsero e le mie dame di compagnia vennero a informarmi di quello che stava capitando.” Disse Felicia.

“La crudeltà di mio padre non ha limiti! Come ha potuto farti questo? Sapevo che voi due non passavate molto tempo insieme ma non credevo una cosa del genere…se l’avessi saputo…” disse Jensen arrabbiato.

“No, non avercela con tuo padre, figlio mio, te ne prego. Se anche lui mi ha maltrattata, io lo capisco, in fondo. Non deve essere facile convivere con qualcuno che non ami davvero e mettere al mondo un figlio…anche se, è stata la cosa più bella che mi è capitata.” Disse Felicia, accarezzandogli una guancia.

Jensen era immensamente triste per la madre.

“Io non credo che non ti amasse, mamma, credo solamente che amasse Mary di più, ma non avrebbe dovuto far scontare a te il fatto che non stavano più insieme.” Disse.

“Se mi è permesso intromettermi, milady, posso dire che se avessi avuto lei come moglie, non avrebbe passato tutto quel tempo da sola.” Disse Misha sorridendo, da gran seduttore. Felicia sorrise e arrossì.

“È così tanto tempo che non ricevo dei complimenti…io non so che cosa dire…”

Furono interrotti da un tramestio di voci agitate sopra di loro.

“Che cos’è tutto questo baccano?” chiese Nostradamus.

Non volevano salire al castello, ma il baccano era davvero rumoroso e in più non credevano che John e Mary fossero già tornati, quindi andarono a vedere.



Salirono al castello mentre c’erano qua e là servitori che correvano da una parte e dall’altra.

“Ehi, fermati, dicci che cosa succede. Che cos’è tutto questo baccano?” chiese Nostradamus, fermando una cameriera con un fazzoletto in testa.

“Il re è stato rapito!” disse la cameriera.

Ci fu un attimo di smarrimento tra tutti i presenti.

“Rapito? Da chi?”

“Dagli dei dell’Olimpo! Chiedono…un riscatto!” disse la giovane donna, guardando i due giovani con dispiacere.

Nostradamus chiuse gli occhi. Credeva di sapere che tipo di riscatto chiedessero.

“Hanno lasciato detto qualcosa?”

“Sì…nella sala del trono. Un messaggio grande e affisso alla parete.” Disse lei.
 
 

Entrarono nella sala del trono e lì trovarono il messaggio.

Abbiamo il re e Mary. Se li rivolete indietro, dovete darci i ragazzini.

Non abbiamo intenzione di ucciderli, vogliamo solo fare un patto.

Vi faremo sapere dove trovarci.
 
  • Dei dell’Olimpo.


















  • Note dell'autrice: 

    Spero vi sia piaciuto questo capitolo ^^

    alla prossima con altre sorprese!!

    Ps riguardo ai capelli di Jensen: Non sembra anche a voi che a volte sono quasi rossicci? :))

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Capitolo 35
*** Le condizioni ***


Gli Dei li aspettavano in una grotta sotterranea, piena di cunicoli larghissimi e profondi. Sembrava il centro della Terra.

Dovunque era illuminato da torce fiammeggianti e sotto i vari ponticelli, c’erano distese di lava infuocate.

“È per caso l'antro dell'inferno” chiese Jared.

“No, ma ci va vicino.” Disse Nostradamus.

Continuarono a camminare fino a che non si trovarono al cospetto degli Dei, che tenevano Mary e John legati e imbavagliati dentro una caverna.

“Credevo che gli Dei non rapissero le persone.” Disse Nostradamus.

“E noi credevamo che lo stregone simbolo dell’Amore primordiale, non ostacolasse chi è stato incaricato di governare tale sentimento.” Disse Cupido.

“L’Amore non è fatto per essere governato. Provaci e lui governerà te.” Disse Nostradamus, con una traccia di malinconia nella voce.

“Non abbiamo tempo per le poesie, Nostradamus. Vediamo di finire qui questa diattriba futile. Consegnateci i ragazzi e riavrete questi due esseri inutili.” Disse Minerva.

“Se io ve li lascio, che cosa ne farete?” chiese Nostradamus.

“Un patto. Solo questo. Non abbiamo intenzione di uccidere dei ragazzini, non è quello che fa un Dio.” Disse Giove.

“Nostradamus, va tutto bene. A noi sta bene.” Disse Jared, rincuorandolo.

“Vogliamo prima sapere le condizioni.” Disse Jensen.

Gli Dei sorrisero soddisfatti. Minerva mostrò due boccette rosa. Sembravano profumi.

“Dovrete solo bere il liquido che c’è in questa boccetta. Una volta bevuto il liquido, non sarete più una minaccia per noi.” disse Minerva.

“Che cosa contiene il liquido?” chiese Jensen.

“La perdita dell’Amore.” Disse Minerva. 

















Note dell'autrice: 

Eccomi qui ^^ chissà se vi aspettavate una cosa del genere....scusate per il capitolo breve, ma non sono in forma...

ci saranno ancora tantissime sorprese!! ^^

A presto! 

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Capitolo 36
*** Io non ho scelta, ma se potessi scegliere, sceglierei sempre te! ***


Vi rendete conto di quello che state chiedendo? Siete dei pazzi! Io non permetterò mai una simile blasfemia e un simile abominio!” intervenne Nostradamus, proteggendo i due giovani, coprendoli con il suo lungo mantello. I due poveri ragazzi tremavano.

“È necessario!” disse Cupido. “Se non avranno più l’amore Universale nei loro corpi, non saranno più gli eredi destinati a usurpare i nostri troni, in particolare il mio! Non segneranno la nostra fine!”

“Ma a quale prezzo?? Senza l’amore non saranno più innamorati! Queste non sono condizioni, questa è una condanna! E vi definite DEI?” urlò Nostradamus.

Cupido sorrise. “A noi interessa unicamente l’Amore Universale. Una volta che ce l’avranno dato e noi saremo al sicuro, io sarò ancora il Dio dell’Amore e gliene ridarò abbastanza indietro da fargli rivivere l’amore carnale e anche romantico, se il mio umore sarà sufficientemente alto. Mi sembrano delle ottime condizioni, così tutti ne resteremo felici e soddisfatti.”

“Chi ci dà la sicurezza che manterrete la parola?” chiese Jensen.

“Credo che a questo punto dovete solo fidarvi.” Disse Giove.

“Ragazzi, non siete costretti a farlo. Privarvi di quello che siete…di quello per cui siete destinati, vi distruggerà. Non fatelo.” Disse Nostradamus.

I due ragazzi sorrisero tristemente al vecchio, poi si presero per mano e cominciarono a camminare sul grande ponte sospeso nel vuoto.

Nostradamus si accorse che gli era rimasto un biglietto in mano. Jensen doveva averglielo lasciato in mano quando stava passando.

Dì a mia madre che le voglio bene c’era scritto.

“Jensen…no…cosa vuoi fare…?”
 


I due giovani camminarono mano nella mano sul ponte. Cupido diede loro le boccette rosa e loro rifilarono un ultimo sguardo ai loro genitori, una caverna più su, poi tornarono a guardarsi l’un l’altro, uno davanti all’altro.

“Ti amo come non avrei mai sperato di amare, Jensen.” gli disse Jared.

“ Aspettavo da una vita di conoscere l’amore, chiedendomi perché non arrivasse da me. Quando ti ho conosciuto, ho capito che non stavo aspettando l’amore, stavo aspettando te, perché tu e lui siete la stessa cosa.” Disse Jensen.

“Perché tu e lui incarnate la medesima cosa.” Dissero entrambi in contemporanea.

Ora i due ragazzi piangevano. C’erano lacrime sul loro volto.

“L’Universo mi ha privato della gioia di un fratello, ma mi ha regalato l’Amore della mia vita.” Disse Jared.

“Un amore che resterà per sempre dentro di noi, non importa che cosa possano dire gli altri.” Disse Jensen.

“Non importa cosa vogliano.” Disse Jared.
 

“Adesso basta, ne abbiamo abbastanza delle vostre poesie! È finita! Bevete la pozione e rendiamolo ufficiale!” disse Giove.

“Sì. È finita.” Disse Jensen.

“Rendiamolo…ufficiale…” disse Jared, infilando la sua mano nella tasca dei suoi pantaloni. Jensen imitò il suo gesto.

“No…” cominciò Nostradamus.

Jensen e Jared tirarono fuori due boccette nere come l’inchiostro e le guardarono.

“Non posso vivere senza il tuo amore, Jensen.” disse Jared.

“Neanche io senza il tuo, Jared.” Disse Jensen.

“FERMATELI, DOVETE FERMARLI!!” gridò Nostradamus.


Gli Dei avevano una faccia stranita e confusa, nel mentre i due ragazzi, sorridendo, fecero cocciare le due boccette tra di loro, come una specie di brindisi e poi ne bevvero il contenuto.

“NOOOOO!” gridò Nostradamus.

I due ragazzi caddero in avanti, finendo abbracciati, con la testa sul collo dell’altro.

ASSASSINI!” gridò Nostradamus e in quel momento successe quello che non ci si sarebbe mai aspettato accadesse.
 

















Note dell'autrice: 

Ragazziiiiiiii....vi aspettavate un colpo di scena così?? ^^

Scusatemi per averlo interrotto così xd 

Ps questo era un capitolo che pensavo da tanto tempo e spero di averlo reso al meglio! :)

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Capitolo 37
*** Lacrime di pentimento? ***


Jared e Jensen caddero tra le braccia dell’altro. Nostradamus inveiva contro gli Dei chiamandoli ASSASSINI.

Ci fu un tremendo terremoto e la lava cominciò a ribollire. Sembrò che tutto quel posto potesse cadere nel fuoco e venire sepolto all’istante.

“Veleno!” disse Nostradamus, andando a raccogliere le boccette nere e annusandone il residuo. “Siete stati voi. Voi li avete uccisi!!”

“No, no…noi non abbiamo fatto niente!!” si difesero gli Dei.

“Sono loro che sono stati degli sciocchi. Si sono tolti loro la vita!” disse Giove.

“Voi li avete costretti!” disse Nostradamus, rancoroso. “Avete sul cuore e sulle vostre anime il peso di questa colpa!”

Quasi come a confermare le parole del vecchio stregone, giunsero le Parche. Tre vecchiette che si occupavano di tessere la vita degli umani, accompagnate dalla signora Morte. Una dama vestita di nera, molto bella, ma con il viso in ombra, coperta da un cappuccio.

“Quello che avete fatto è imperdonabile. Come Dei dell’Olimpo avevate il diritto di governare sulle vite dei vostri popoli, non di distruggerle.” Dissero le Parche.

Gli Dei tentarono di protestare, ma le Parche non vollero sentire ragioni. Mossero le mani nell’aria e qualcosa cambiò profondamente negli Dei.

Persero all’istante tutti i loro poteri.
 

In quel momento arrivarono diversi soldati, spuntati chissà dove, che cominciarono a mettere le manette a tutti quanti.

“Forse qualche tempo in galera e ai lavori forzati, vi faranno rendere conto meglio di quanto troppo lontano eravate andati.” Disse Nostradamus.

“Vi prego…non potete farci questo. Io ho un figlio…vi prego!” disse Cupido.

In quel momento comparve Venere, la madre di Cupido.

“Avrei voluto che insegnasti a tuo figlio la grande arte dell’amore, Cupido, non a distruggerlo, per via del potere.” Disse Venere, mortificata.

“Madre…tu….tu mi hai dato quelle boccette…” disse Cupido.

Venere le raccolse.

“NIent’altro che nettare dei ciliegi. Non si può perdere l’amore. Questo è qualcosa che succede solo grazie a una profonda delusione.”

“Madre, ti prego, salvali!” implorò Cupido.

Venere si voltò verso Cupido. Vide lacrime sul volto del figlio e lacrime sugli altri ex dei. Era forse un ritorno all’umanità quello che vedeva, oppure solo paura per la loro sorte?

“Portateli via.” Disse infine.
 

Gli Dei vennero portati via dai soldati per essere consegnati alla giustizia, mentre Misha, John e Mary – ormai liberati – piangevano sui loro figli.

“Vi prego, perdonateci.” Disse John, resosi conto di quanto era stato cieco.

Misha lo guardò con rabbia.

“La tua cecità ti ha fatto perdere Mary e i tuoi figli già una volta, ora la tua cecità ti ha fatto perdere nuovamente un figlio, ma la cosa grave è che l’ha fatto perdere anche a me. Spero che questo sia almeno una lezione da imparare.” Disse Misha.

“Come puoi parlare di lezioni…mio figlio è morto…” disse John, ancora piangendo.

Mary era anche più distrutta di John. Cercava consolazione tra le braccia di suo marito, Misha.

“Li seppellirò vicini. Costruirò la tomba più bella che…” disse John, alzandosi.

“No!” disse Nostradamus.

John e Mary lo guardarono stupiti.

“No. Voi non li toccherete. Li prendo io.” Disse, prendendoli entrambi in braccio, con una forza sovrumana e portandoli via, lasciando Mary e John basiti, disorientati e confusi.

















Note dell'autrice: 

Ok, prima di ammazzarmi, aspettate di vedere come prosegue la storia xd non è ancora finita!! xd 

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Capitolo 38
*** il Processo ***


Era arrivata l’ora del Processo e il giudice stava entrando in sala, quando gli ex Dei cominciarono a urlare, come se avessero visto dei fantasmi.

“No!! Mandateli via! Non è stata colpa nostra! Vi prego, pietà! Non volevamo farvi del male!!”

Stavano vedendo quelli che loro credevano essere i fantasmi di Jared e Jensen.

Il giudice intimò il silenzio picchiando sul tavolo con il martelletto.

“State zitti se non volete che vi rinchiuda in un manicomio!” disse.

Gli Dei restarono zitti ma erano comunque terrorizzati, poi entrò Nostradamus a sorpresa.

“ Questi ragazzi non sono dei fantasmi. Sono vivi. Non siete riusciti ad ucciderli.” Disse.

Ci fu sgomento e incredulità tra tutti gli ex dei e anche qualcosa che assomigliava a del sollievo.

Jensen e Jared si sorrisero, mentre Minerva chiese incredula: “Li abbiamo visti morire! Come fanno a essere ancora vivi??”

Nostradamus rispose: “Avete visto solamente quello che credevate di vedere! Non è una cosa nuova negli esseri umani e può essere fonte di innumerevoli digressioni filosofiche per secoli, ma detto più concretamente: sì, loro hanno bevuto veramente del veleno ed erano veramente morti, ma non lo sono stati a lungo!”

“Signore, ci sta dicendo per caso che ha scoperto la formula per far resuscitare i morti, qui, davanti a tutta questa aula, afferma questo?” chiese il giudice.

Nostradamus sorrise. “No, giudice, non mi permetterei mai di essere così presuntuoso e arrogante…no, non mi è permesso e credo a nessuno di noi su questo mondo, di riportare in vita i morti e credo sia meglio così. I morti non vogliono essere disturbati. Sarebbe un peccato farlo. Essi vogliono riposare. No, semplicemente, ho inventato da diverso tempo, un nuovo tipo di veleno, ma mantenni la formula segreta per scaramanzia, aspettando il momento giusto in cui avrei potuto mostrarlo al mondo. Beh, era questo il momento giusto.”

“Che cos’ha di diverso rispetto agli altri, questo vostro veleno?” chiese il giudice.

“ Può indurre un caso di morte apparente. Chi lo ingerisce appare come morto, davvero morto. Questo veleno è caratterizzato da tutti i meccanismi e procedimenti che affliggono il corpo umano mentre sta per morire: perdita della coscienza e della sensibilità, impossibilità di percepire il battito cardiaco e i movimenti circolatori, assenza dei riflessi, flaccidità muscolare. A differenza della morte vera, però, da questo stato ci si risveglia di norma entro poche ore.”

“Quindi ha fatto tutto questo da solo.” Disse il giudice.

 Nostradamus continuò:

“La più saggia di voi, Venere, mi ha aiutato nel piano di fingerli morti.” Disse Nostradamus, presentando la sua entrata.

Entrò Venere con uno chiccoso abito rosa e i capelli raccolti in un elegante chignon, con un nastro bianco argentato.


“Madre…tu…” boccheggiò Cupido.

“Sono stata anche la responsabile delle frecce scomparse, quando tu eri così intenzionato a farle esaminare, Cupido.” Disse.

“Perché mi hai fatto questo? Io me l’ero presa con lui!!” disse Cupido, indicando Nostradamus.

“Le mie scuse, stregone.” Disse Venere a Nostradamus. “Mi spiace che abbia dovuto subire la collera di mio figlio ingiustamente, ma non potevo palesarmi così presto, altrimenti sarei stata allontanata e accusata di tradimento e in questo modo non avrei potuto proteggere i ragazzi.” Disse.

“Tu li stavi proteggendo?” chiese Giove.

“Perché?” chiese Saturno.

“Penso che Venere abbia colto una verità che a me è stata svelata ancora prima della loro nascita.” Disse Nostradamus.

“Parlateci di questa verità.” Disse il giudice.

“La verità che mi è stata tramandata tramite un messaggio proveniente dallo spazio!” disse Nostradamus.

















Note dell'autrice: 

Ciaoooo ^^

Piaciuto il colpo di scena? Probabilmente qualcuno di voi lo sospettava già xd

Non potevo farli morire!!! xd

Scusate se con le spiegazioni tecniche sono rimasta un pò imprecisa, ma è una mia grande pecca xd

Comunque in questo capitolo si è risolto qualche mistero, per esempio chi era stato davvero a far sparire le frecce e anche che cosa voleva Venere quando ha parlato con Misha, quindi presumbilmente anche lui era d'accordo e nello scorso capitolo ha solo finto ^^

E bravo Misha ^^

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Capitolo 39
*** Il messaggio dallo spazio! ***


Verona  - Tanto tempo fa (In un altro tempo e in un altro luogo )
 

Una coppia di amanti si corre incontro. La nebbia a fare loro da cornice, ma non importava, perché loro vedevano con gli occhi del cuore.

Si corsero incontro abbracciandosi forte.

Lei aveva capelli biondi e mossi, una veste bianca svolazzante e scarpette azzurre.

Lui aveva l’aspetto di un cavaliere d’altri tempi, ed era vestito di nero.
 
In lontananza, il Dio Amore assisteva al ricongiungimento della coppia e li guardava benevolo.


Quella notte era stupenda e la luna piena faceva da cornice ai due innamorati. Era la notte giusta affinchè sarebbero potuti nascere i frutti di quel grande amore.
 
Amore si apprestò a canalizzare la potente magia dentro di lui, in attesa di quello che sarebbe accaduto.

Accadde però qualcosa di imprevisto, che Amore non si sarebbe mai aspettato.

La donna, piangendo, stava dicendo addio al suo grande amore.


“No! questo non doveva succedere!” disse Amore tra sé, cercando di riportare la sua magia dentro di lui, ma oramai si era spinto troppo oltre e la magia era andata oramai fuori dal suo controllo.
 
 
Raggiunse gli innamorati, che stavano per separarsi e li fermò.

“Fermi! Che cosa state facendo? Dove state andando?”

“Ci siamo lasciati.” Disse il giovane che si chiamava John.


“No! Voi…voi oggi dovevate dare alla luce due creature!!” si ribellò Amore. A volte gli dei erano capricciosi come dei bambini piccoli, quando gli umani non facevano o si rifiutavano di fare quello che gli veniva detto.


“Beh, non nasceranno mai!” sbottò Mary. “Mio padre non vuole che stiamo insieme e io amo troppo John per rischiare la sua vita!” e pianse.

“No….era tutto pronto…avevo già compiuto l’incantesimo per far nascere i vostri futuri figli…mi sono fidato di voi…” disse Amore.

“Ferma l’incantesimo.” Disse Mary dispiaciuta, ma neanche più di tanto.

“ È già in corso, non si può più annullare!!!”  disse Amore, tremante di collera.
 

John e Mary lo guardarono spaventati.
 
“Beh, ma se non ci congiungiamo, i bambini non potranno mai nascere, no? Si annullerà da solo.” Disse John, accarezzando la spalla di Mary, cercando nonostante tutto di donarle conforto.

Amore rispose:

“ Una volta che è in corso, non si può più annullare e se non troverà il vostro consenso, cercherà un’altra strada per compiersi ugualmente, attraverso vie che non posso più prevedere, perché non dipendono da me.” Disse Amore.

John e Mary lo fissarono ancora una volta.

Voi…non sapete quello che avete fatto!”  disse Amore tremante di collera e spari, lasciandoli soli e dispiaciuti.
 
 
 
 
 
 
Verona – un anno dopo quello che era successo tra il Dio Cupido, John e Mary
 

Un mago dalla lunga barba bianca di nome Nostradamus, era seduto ad un tavolo, leggendo delle pergamene e scrivendone altre.
 

L’arrivo di quelle due piccole creature che il Dio Amore aveva preannunciato, sono vicine e sconvolgeranno tutto il nostro concetto dell’Amore.

Molti credono che sia solo una leggenda, una fantasticheria e che in realtà la magia del Dio Amore sia riuscita ad arrestarsi in tempo e che non avrà mai sbocco, perché è riuscito ad annullarla.

Altri ancora credono che sia tutta una storia inventata da false voci e che i due giovani non abbiano mai incontrato neppure Amore e che ancor di più li abbia cosi spaventati con la minaccia di un incantesimo che vigeva sopra le loro spalle.

I genitori dei due ragazzi misero tutto a tacere e proibirono al popolo di continuare a parlarne. Naturalmente questo non fece altro che aumentare le discordie e l’astio tra le due nobili famiglie di Verona di cui i due facevano parte.

I Montecchi e i Capuleti.
 

Non si può però fermare il Destino. Si può rallentarlo, questo si, ma se si prova a contrastarlo, questo troverà comunque la strada per compiersi ugualmente, attraverso scenari impensabili e tele ancor più intricate.
 
Sento ormai da tanto tempo l’arrivo di queste due creature incredibili.

Una è già nata un anno fa e una adesso è in corso. Sta per arrivare.

E questo nonostante Mary e John abbiano rinunciato all’Amore.

Ma non si può fermare L’Amore. Puoi scegliere di rinunciare a lui, ma esso non rinuncerà a scorrere attraverso il mondo. 
 
 
 
*
Nostradamus smise di scrivere quegli appunti e tornò a dormire. Mentre si rimboccava le coperte, pensò a quello che successe, esattamente un anno fa, quando accadde la “tragedia.”
 
 
 
 
Amore si apprestò a canalizzare la potente magia dentro di lui, in attesa di quello che sarebbe accaduto.

Accadde però qualcosa di imprevisto, che Amore non si sarebbe mai aspettato.

La donna, piangendo, stava dicendo addio al suo grande amore.


“No! questo non doveva succedere!” disse Amore tra sé, cercando di riportare la sua magia dentro di lui, ma oramai si era spinto troppo oltre e la magia era andata oramai fuori dal suo controllo.
 


Quella notte, la casa del vecchio Nostradamus tremò e il vecchio pensò che fosse il terremoto, ma poi vide dal cielo una strana combinazione di giochi di luce e di nuvole che si oscuravano e si diradavano.

“Dei…sono arrivati gli alieni?” si preoccupò, poi la sua finestra si aprì con una folata di vento che la fece sbattere rumorosamente. Il vento era rumoroso e spaventoso e Nostradamus tentò di chiudere la finestra, ma una grossa pergamena spessa e bianca come il latte, brillante e luminosa, entrò da quella finestra e gli volò tra le braccia come se fosse stata VIVA.

Nostradamus non comprendeva la grafia sinuosa e il linguaggio sconosciuto di essa, ma in quel momento accadde una cosa stranissima.

La sua mente e il suo udito stavano cambiando. In quel momento era ancora lì e allo stesso tempo poteva sentire i discorsi di Cupido e di Mary e John.

Fermi! Che cosa state facendo? Dove state andando?”

“Ci siamo lasciati.” Disse il giovane che si chiamava John.


“No! Voi…voi oggi dovevate dare alla luce due creature!!” si ribellò Amore. A volte gli dei erano capricciosi come dei bambini piccoli, quando gli umani non facevano o si rifiutavano di fare quello che gli veniva detto.


“Beh, non nasceranno mai!” sbottò Mary. “Mio padre non vuole che stiamo insieme e io amo troppo John per rischiare la sua vita!” e pianse.

“No….era tutto pronto…avevo già compiuto l’incantesimo per far nascere i vostri futuri figli…mi sono fidato di voi…” disse Amore.

“Ferma l’incantesimo.” Disse Mary dispiaciuta, ma neanche più di tanto.

“ È già in corso, non si può più annullare!!!”  disse Amore, tremante di collera.
 
E poi ancora:
Voi…non sapete quello che avete fatto!”  disse Amore tremante di collera e spari, lasciandoli soli e dispiaciuti.
 
 


Nostradamus era molto turbato da quello che aveva sentito, ma seguì l’istinto e non disse a nessuno quello che aveva sentito. Sentiva che se era stato scelto lui, c’era un motivo.

Segretamente si impegnò con tutte le sue forze per riuscire a decifrare quello strano messaggio arrivatogli dal cielo.

Finalmente un giorno, ci riuscì. Nella segretezza del suo studio, lesse:

il Dio dell’Amore è solo uno strumento dell’Amore, ma stavolta non poteva suonare la sua musica, perché i Prescelti che saranno designati come Dei dell’Amore indiscusso e incondizionato, coloro che sono stati scelti dall’Universo e sono destinati a regnare in nome dell’Amore, non possono nascere come fratelli, sarebbe uno spreco troppo grande per due creature destinate a fare grandi cose, ad amarsi e ad amare l’Amore, a venerarlo, a rispettarlo, come non è mai stato fatto finora.

Tu sei il frutto dell’Amore, Nostradamus, l’Amore primordiale. Attraverso i tuoi genitori, è nata una catena di persone destinati a fare la storia. Persone speciali, uniche. I bambini che sarebbero nati dal ventre di Mary, sono come te. Speciali. È tuo compito proteggerli, quando essi si incontreranno e il loro destino busserà alla loro porta, perché si incontreranno. Non si può separare l’altra propria metà. Amali e custodiscili e proteggi il loro amore. Non divulgare questo messaggio e mantieni il segreto fino a quando sarà il momento.
 
 
 


*

“Senti l’amore fluire dentro di te?” chiese Nostradamus al giovane principe, nel suo laboratorio.

“Io non so cosa sento…sento il mio stomaco in subbuglio e ho voglia di piangere…” disse Jensen incoerentemente.

“Beh direi che sai cosa senti, allora!” disse il vecchio sorridendo.

“Io non so cosa sto dicendo…” disse Jensen triste.

“Tranquillo, mio principe. La tua anima gemella è vicina! Questi sono i sintomi che il tuo corpo ti dà, perché percepisce che è poco lontana da te!”

“Stai dicendo che il mio corpo….è emozionato?”  chiese Jensen incredulo.

“Ti sembra cosi strano? I nostri corpi si emozionano continuamente. È la vita!” disse il vecchio sbracciando le mani.

“Mmm…non lo so…non sono sicuro…”

“Il cuore non lo è mai.” Disse saggiamente il vecchio.

“Ma mi piacciono queste frasi. Dimmene ancora. Dimmene altre!” pregò il principe.

Il vecchio rise.

“Che c’è di divertente?”

“Oh, mio principe…se sapessi, in altri mondi…”

“In altri mondi cosa?”

“Ci sono mondi…in cui l’AMORE viene deriso, odiato, rifiutato…”
 
Jensen si allontanò, scioccato.

“Che razza di esseri sciocchi e crudeli potrebbero rifiutare una cosa tanto meravigliosa?”

Il vecchio guardò comprensivo il principe. Era come dire, per esempio, che l’immortalità esisteva e veniva odiata e rifiutata dalla gente, o peggio, il dolore era stato estinto e se ne provava nostalgia! Era assurdo!

“Forse in questo mondo è ritenuto una cosa bella, ma in un altro universo, potrebbe essere una cosa che fa soffrire l’animo degli uomini e che porta all’abbandono e alla tristezza. Sai, tutti i mondi sono diversi, mio piccolo principe, ciò che è bene qui, è male di là. Cosi come l’Omosessualità…”


“Che c’è da dire sull’omosessualità? È una cosa normale, non meno frequente dell’amore tra un uomo e una sirena!”

“Forse in questo mondo, ma in altri si ha un altro concetto di normalità…”

“Beh, di folli che rifiutano l’amore, ce ne sono anche qui…” disse Jensen, a bassa voce e la sua voce si incrinò.

“Oh, mio povero principe. Stai parlando di…”

“No, ti prego, non dire quel nome. E poi non è mia madre, ad ogni modo, lei ha scelto di non esserlo.”


Mio principe…”

“Ho già una madre, anche se, avrei preferito nascere come frutto dell’amore!” disse Jensen, chiudendosi la porta alle spalle.
 
 
Nostradamus guardò la porta chiusa, con tristezza. Chiaramente sapeva la storia di John e Mary e chiaramente anche lui, come suo padre, aveva condannato la scelta di Mary.

“Non temere, giovane principe, l’Amore che tanto rimpiangi, non è andato perso. È dentro di te. Non sei solo come credi! Sei solo una metà che non aspetta altro che essere ricongiunta all’altra!” 

 
 
 
 
“Quindi, lei ha tenuto nascosta una cosa del genere, talmente importante, per tutti questi anni?” chiese il giudice.

“Mi dispiace, vostro onore, ma una forza superiore mi ha chiesto di farlo. Non potevo sottrarmi, senza contare che avrebbe potuto essere controproducente, per i ragazzi.” Disse Nostradamus.

“Mi ribello, vostro onore!!” disse Cupido. “Nostradamus potrebbe essersi inventato un mucchio di frottole per spodestarci. Chi ci assicura che stia raccontando la verità??” chiese Cupido alzandosi.

“Come giustificate la persecuzione verso i miei protetti, se così non fosse?” chiese Nostradamus, riuscendo a zittirlo per un momento. “Ad ogni modo, ho qui la pergamena, con me, ancora linda e intatta, senza nessun graffio, proprio come se fosse una pergamena MAGICA.” Disse Nostradamus sorridendo,tirandola fuori.

“Questo non prova proprio niente, potrebbe essere una qualunque pergamena falsificata o costruita direttamente da lei.” Disse Saturno.

“Adesso basta.” Intervenne Venere. “ A me è capitata la stessa cosa.” Disse la Dea. “Non ho avuto la visione che ebbe lo stregone, né pergamene magiche, ma ho avuto degli incubi negli anni. Incubi in cui sognavo la fine del nostro regno, degli DEI, per lasciare il posto a qualcosa di più meraviglioso, la venuta al trono di due DEI più gentili, amorevoli e compassionevoli, ma soprattutto, i legittimi eredi…”

Gli Dei non potevano credere a quello che Venere stesse dicendo.

“Senza di noi, il mondo cadrà in rovina. Le persone hanno bisogno di essere governate, altrimenti si autodistruggeranno.” Disse Giove.

“Le persone hanno solamente bisogno di essere libere e non gliel’avete insegnato.” Disse Jared.

“Il nostro popolo è stato sempre felice!!” protestò Nettuno.

“Come?” rise Jensen. “Vivendo nella speranza di essere colpiti dalle frecce di Cupido, per poter finalmente essere felici con la propria anima gemella? E nel frattempo che aspettavano che vi decideste a trovare questa anima gemella e a fargliela incontrare, cosa succedeva? Poteva capitare di aspettare ANNI nell’attesa!!”

“Ho sempre cercato di fare del mio meglio per rendere la nostra gente felice ed amata!!!” gridò Cupido. “Credete forse di poter fare di meglio??”

“ADESSO BASTA. PORTATELI VIA.” Si spazientì il giudice.

Gli Dei provarono a ribellarsi.

“VIA HO DETTO!!” disse il giudice, che era già abbastanza irritato dalle molteplici persone che filmavano questa discussione e scrivevano sui loro taccuini.

Maledetti giornalisti, pensò, ma capiva che quello che stava succedendo al mondo era una cosa troppo enorme per non farli entrare.

















Note dell'autrice: 

Questo capitolo è formato perlopiù da stralci dei primi capitoli di questa storia, forse qualcuno li ricorderà ^^

Alla prossima!! Ps parlerò nei prossimi capitoli di quello che succederà ai nostri ragazzi :))

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Capitolo 40
*** Quando i ragazzi si risvegliano ***


Qualche giorno prima…

“No, voi non li toccherete. Li prendo io.” Disse Nostradamus prendendoli entrambi in braccio con una forza sovrumana e portandoli via, lasciando Mary e John basiti, disorientati e confusi.

John però non aveva nessuna intenzione di lasciare a Nostradamus i due ragazzi. Cercò ancora di raggiungerlo, ma Misha lo trattenne, dicendogli sottovoce:

“Fidatevi e state fermo!” gli disse.
 
 



*

Nostradamus riportò i due giovani a casa, sbarrando l’ingresso.

E attese.

Ventiquattr’ore dopo, i ragazzi si stavano risvegliando…

“Ho male dappertutto.” Si lamentarono i due giovani.

“Avete i muscoli indolenziti. In fondo siete stati morti per diverse ore.” Sorrise Nostradamus. "Perdonatemi ma, ho preferito non farvi alcun tipo di massaggio...voi eravate in queste condizioni e temendo di fare più male che bene, non ho osato toccarvi." disse Nostradamus apprensivo e premuroso.

I due giovani tremarono al ricordo della loro finta morte.

“È andato tutto bene. Ci hanno creduto?” chiese Jensen.

“È andato tutto benissimo. Gli Dei hanno perso definitivamente i loro poteri e le autorità competenti ne hanno approfittato per arrestarli. Ora se la vedranno con la giustizia.” Disse Nostradamus.

I due giovani però erano sovrappensiero. Nostradamus insistette affinchè mangiassero il cioccolato che gli aveva offerto.

“Mangiate! Dovete rimettervi in forze. Si può sapere cos’avete? Non siete contenti?”

“I nostri genitori come l’hanno presa?” chiese Jensen.

Nostradamus sospirò. “John e Mary erano disperati, ma Misha si prenderà cura di loro e spiegherà ogni cosa. Non potevamo metterli al corrente subito, altrimenti avrebbero potuto mandare tutto a monte, sapete. Dovevano essere convincenti. Per quanto riguarda invece Felicia, sapeva tutto fin dall'inizio. Eravate presenti anche voi quando la informammo, anche se ovviamente ora vorrebbe vedere suo figlio.”

I ragazzi stettero zitti.

“Non è solo questo, vero? Cos’altro vi preoccupa?” chiese Nostradamus, ficcando il cioccolato a forza nelle loro mani. Loro decisero di accontentarlo e mandarono giù qualche boccone, sentendosi un pò meglio.

“E se quello che abbiamo fatto, fosse una cosa brutta?” chiese Jared.

“Ma cosa state dicendo?? Vi rendete conto che loro volevano…”

Jensen intervenne. “Sono stati crudeli, è vero, però loro volevano solo assicurarsi di non venire spodestati. Avevano paura. Forse non avremmo dovuto fare quello che abbiamo fatto, avremmo dovuto cercare di farli ragionare…dire loro che ci saremmo messi da parte.” Disse Jensen.

“Non si sarebbero mai messi da parte, fidatevi, ragazzi. Non vi avrebbero MAI lasciati in pace e prima o poi avrebbero trovato il modo di farvi del male, fidatevi! Cavolo, volevano che smetteste di amarvi, che crudeltà!!”

I ragazzi tremarono ancora al ricordo.

“Trovo ancora incredibile che abbiano creduto davvero che bastasse bere un liquido strano, per smettere di amare qualcuno.” Disse Jensen.

“Non esiste una cosa del genere.” Disse Jared.

Nostradamus ci riflettè su.

“No, non esistono incantesimi o pozioni che possono eliminare l’amore dal tuo cuore, perché l’amore svanisce solo se sei tu come persona a volerlo, ma esistono comunque incantesimi che possono distorcere la mente al punto da far credere a qualcuno di non amare più qualcun altro. Fortunatamente questi tipi di sortilegi non esistono nel nostro mondo. Si può dire tutto sul nostro mondo e di chi lo abita, ma siamo gente per bene, anche se potessimo, nessuno sarebbe così crudele.” Disse Nostradamus.

“Nostradamus, che cosa faremo adesso? Noi siamo rimasti gli stessi di sempre…come è possibile che…” disse Jared, ma all’improvviso qualcosa accadde ai due ragazzi.
 

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Capitolo 41
*** Gli Dei dell'Amore ***


Quello che stava capitando ai ragazzi, era difficile da descrivere.

All’inizio sembrava come se ai ragazzi mancasse il respiro e per un momento Nostradamus si preoccupò moltissimo, poi sembrò come se il cuore stesse per schizzargli fuori dal petto. Si tenevano lo stomaco, sembravano agonizzanti, Nostradamus voleva chiamare aiuto, poi vide delle scie gialle dorate uscire dagli occhi dei giovani come dei laser. I corpi dei ragazzi cominciarono a spigionare fasci colorati, come se fossero loro stessi un arcobaleno immenso.

Nostradamus tentò di toccarli, ma poi si accorse che i ragazzi sorridevano, come in estasi. Attorniati da una calma invidiabile. Sembravano sereni.

Accadde un’ennesima cosa strabiliante. Ci fu un lampo accecante e quando sparì, i ragazzi non indossavano più i loro vestiti, ma delle toghe candide come la neve e brillanti e una coroncina in testa.

“Voi…voi siete diventati….” Boccheggiò Nostradamus, mentre i ragazzi con un balzo scoprirono di potersi librare in aria.

“Gli Dei dell’Amore!” 

















Note dell'autrice: 

Spero di essermi fatta perdonare l'angst di "Un amore Reale" <3

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Capitolo 42
*** Visite ***


Jared e Jensen erano andati a trovare gli ex Dei dell’Olimpo che si dedicavano ancora ai lavori forzati per scontare la loro pena.

Lavoravano in miniera.

“Bravi, il lavoro mobilita l’uomo.” Dissero enrambi.

Gli Dei smisero di lavorare di piccone, per guardarli.

“Ci dispiace veramente tanto.” Disse Giove e non aggiunse altro.

I ragazzi lo guardarono negli occhi e capirono che era sincero, così come gli altri.

“Tuo figlio ha chiesto di te.” Disse Jared, andando da Cupido.

“Davvero?” chiese Cupido, con gli occhi lucidi.

Jared annuì e Jensen aggiunse: “Non ci sembrava il caso di farlo venire qui a vedere questo, ma a quanto vediamo, siete pentiti, quindi è molto probabile che potrai rivederlo molto presto.” Disse Jensen, sorridendo.

“ Potrete ricominciare una nuova vita.” Disse Jared.

Gli ex Dei chiesero di poterli vedere nelle loro nuove sembianze di Dei dell’Olimpo. Jared e Jensen non cambiarono aspetto. Si limitarono solo a far vedere un lampo velocissimo nei loro occhi, in cui si vide una scintilla gialla brillare come fuoco. Quello bastò.

Gli ex Dei erano molto orgogliosi del fatto che non pavoneggiassero il loro nuovo stato, dandosi delle arie davanti a tutti.

“Non volevamo privarvi di…” disse Jensen.

Gli ex Dei lo interruppero subito.

“È stata colpa nostra e poi chissà…forse è meglio così. Essere Dei cominciava ad essere un peso che non volevamo più. Cominciavamo a sentirne troppo la responsabilità. La verità è che abbiamo sempre un po’ invidiato gli umani.” Disse Saturno.

Jared e Jensen si congedarono e seguirono il commissario Bobby, passeggiando ancora.

“Stanno davvero cercando di fare ammenda e rigare dritto. Non posso fare a meno di chiedermi se il loro cambiamento è dovuto alla vostra straordinaria clemenza.” Disse Bobby.

“Lei è troppo buono, commissario.” Disse Jensen.

Bobby sorrise. “E adesso che farete?”

“Chissà.” Sorrise Jared, enigmatico.
 
 


*

Jared e Jensen erano andati a trovare John e Mary al castello. Mary si era trasferita al castello dopo quanto era successo ed erano tornati insieme.

In quel momento erano tutti insieme a visitare la serra interna del castello.

Jared e Jensen si erano riappacificati sia con John, sia con Mary.

“ Mary ti ha cresciuto come un grand’uomo, ragazzo.” disse John a Jared.

“ Sei un uomo pieno di nobili sentimenti, Jensen. Non potevo sperare di meglio per te.” Disse Mary.

Erano poi partiti a elogiarli, parlando della loro nuova carica di Dei dell’Olimpo.

I figli li avevano ringraziati, ma li avevano pregati di non considerarli più come i gemelli che avrebbero dovuto essere. Non era andata così e avevano Charlie e Misha come genitori ora e davvero erano contentissimi che le cose erano andate in quel modo, soprattutto perché in quel modo non erano cresciuti come fratelli e soprattutto, il fatto che l’Universo avesse voluto così, era una dimostrazione in più di quanto fosse GIUSTO; per quanto riguardava il fatto di essere degli Dei ora, non doveva in alcun modo cambiare il loro legame o metterli in soggezione.

I genitori li avevano abbracciati e avevano concordato.

Fu allora che sia John che Mary espressero i loro chiari sensi di colpa per Felicia e per Misha.

Jared e Jensen si voltarono e li beccarono in un angolo della serra a guardare una piantina colma di fiori rosa appena sbocciati. Erano molto vicini.

“Non ti preoccupare, mamma, ho l’impressione che Felicia e Misha non sentiranno la vostra mancanza.” Disse Jared, sorridendo.

















 Note dell'autrice: 

Fine???? No!! Devono accadere anche altre sorprese :))) Voglio stupirvi!! :))

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Capitolo 43
*** L'anima di un cuore ***


Jared e Jensen erano diventati gli Dei dell’Amore ed erano andati a vivere sull’Olimpo, tra le soffici nuvole gigantesche.

Vivevano in un palazzo contornato da frutta buonissima, in particolare uva e nettare degli Dei. Il palazzo era molto lussuoso.

Tutto era molto etereo e pacifico lì.

In quel momento stavano facendo l’amore sospesi in aria e quando arrivò l’orgasmo, entrambi caddero sul soffice letto interamente bianco.

Per fortuna il letto non si ruppe. Era molto resistente.

“Ti amo tantissimo.” Disse Jared a Jensen.

“Anch'io. Andiamo a fare la doccia?” gli chiese Jensen, baciandolo dolcemente.
 

Il sesso era stato strepitoso, ma da quando erano diventati Dei, era come se avessero sempre in serbo una fonte inesauribile di energia.

Andarono a farsi la doccia e quando uscirono, Jensen ricoprì il corpo di Jared, di olii profumati.

“Amo coccolarti.” Disse Jensen, spalmandogli gli olii sulle gambe, mentre Jared si lasciava fare, malizioso.
 

Fecero appena in tempo a vestirsi, che il campanello suonò alla porta.

Erano Mary e John.

L’Unicorno – che tra l’altro era lo stesso che avevano incontrato quando avevano fatto l’amore la prima volta – portò Mary e John al loro cospetto.

Mary e John erano molto in soggezione di trovarsi in quel posto.

“Ragazzi!” dissero e li abbracciarono contenti.

“Sapete perché siete qui, vero?” chiese Jensen.

“Sì.” Risposero in coro i due.

Jared e Jensen toccarono la loro fronte, su cui comparve all’istante come un grande cerchio che finiva dentro uno più grande e uno più grande ancora. Quel simbolo pulsava.

Mary e John però si sentivano in pace e leggerissimi.

“ Ci vuole tempo prima che ritorniate ad amare in modo corretto. A lungo avete sbagliato. Avete amato in modo scorretto, allontanando l’altro. Il vostro cuore ha bisogno di guarire, ma siete sulla strada giusta.” Disse Jared.

Jensen a quel punto si avvicinò ad un tavolino in legno, prese un libricino e cominciò a leggere a Mary e John:

Un pomeriggio il cuore gli disse che lui era felice. - Anche se ogni tanto mi lamento, diceva il suo cuore, lo faccio perché sono il cuore di un uomo e i cuori degli uomini sono così: hanno paura di realizzare i sogni più grandi, perché pensano di non meritarlo, o di non riuscire a raggiungerli. Noi, i cuori, siamo terrorizzati al solo pensiero di amori che sono finiti per sempre, di momenti che avrebbero potuto essere belli e non lo sono stati, di tesori che avrebbero potuto essere scoperti e sono rimasti per sempre nascosti nella sabbia, perché, quando ciò accade, noi ne soffriamo intensamente.- - Il mio cuore ha paura di soffrire,- disse il ragazzo all’Alchimista, una sera in cui guardavano il cielo senza luna. - Digli che la paura di soffrire è assai peggiore della stessa sofferenza. E che nessun cuore ha mai provato sofferenza quando ha inseguito i propri sogni. -

Mary e John avevano gli occhi pieni di lacrime.

“ Questo alchimista doveva essere un tipo molto saggio, non credete?” chiese Jared.

"Dovremmo averlo come consigliere di corte." rispose Jensen.  
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice:   
 
La frase che legge Jared è del libro "L'alchimista" e io l'ADORO :)))

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Capitolo 44
*** Da dove vieni davvero? ***


Jared e Jensen stavano giocando con il piccolo figlio di Cupido nella loro dimora, ad acchiapparella.

Il piccolo era davvero veloce a volare, ma loro lo acchiapparono e giocarono a fargli il solletico.

“Ihihihih” rideva il piccolo, che aveva un anno.

In quel momento, suonò Nostradamus da loro.

“Per adesso sei salvo.” Disse Jensen al piccolo, andando ad aprire.


“Nostradamus, hai interrotto il nostro gioco. Spero sia davvero importante.” Disse Jensen.

“Succo, succo!!” disse il piccolo, bevendo dal cartone, avidamente.

“Sareste dei buoni genitori.” Disse Nostradamus.

“ Bando alle ciance.” Arrossì Jared. “Sei venuto con l’unicorno?”

“Sì, vedo che è diventato vostro amico ora. L’avete addomesticato?”

“Ci ha seguiti di sua volontà. Come mai sei qui?” chiese Jared.

“Sono venuto a dirvi che parto. Vado.”

“E dove vai???” chiesero i due, straniti.

All’Inferno.” Li sorprese Nostradamus.
 

















Note dell'autrice:  Se non vi ricordate il bimbo, è questo <3

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Ps allora, che ne dite dello scoop finale?? :D

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Capitolo 45
*** Hai mai visto un Dio all'inferno? ***


“C-come hai detto, scusa???” chiesero i due.

“All’inferno.” Ripetè Nostradamus. “ Ma tranquilli, ritornerò.”

Jared e Jensen si guardarono.

“ Ai vivi non è permesso visitare l’oltretomba, dovresti saperlo.” Disse Jensen.

“E poi perché mai dovresti voler andare fin laggiù?” chiese Jared.

Nostradamus sospirò. “ Devo andare laggiù per riprendere la mia sposa, Arianna, ma state tranquilli, è tutto regolare.”

I due ragazzi erano ancora più sbalorditi. Non avevano idea che Nostradamus fosse sposato.

“Come può esserlo? Non si possono riportare in vita i morti, è contro la legge Universale…e poi…” disse Jensen.

“Non ci avevi detto di essere sposato. Non c’è niente che parli di un tuo matrimonio qui.” continuò Jared.

Nostradamus annuì. “Non c’è niente perché non è avvenuto qui. Vi ho già detto che vivevo in un altro pianeta. Mi innamorai di una donna, Arianna. Divenne mia sposa, in segreto, perché temetti che i miei nemici, se avessero saputo che il grande Nostradamus fosse sposato, avrebbero cercato di ferirmi, colpendo lei, uccidendola. A quei tempi mi ero fatto una discreta fama. All’inizio cercai di aiutare la gente senza farmi popolarità, ma qualcuno diffuse la voce che potevo fare delle profezie, vedere nel futuro, che fossi uno stregone! Mi feci dei nemici e solo perché molte persone, invidiose delle mie capacità, mi chiesero di svelare loro i segreti di quello che potevo fare. Pensavano a delle formule, a qualche calcolo matematico prodigioso. Io non potevo dare nulla a loro, ovviamente, perché era tutto qui.” disse, toccandosi la tempia. “Ma loro non mi credevano e comunque anche quei pochi che si erano convinti che dicessi la verità, erano comunque sempre invidiosi della popolarità che sempre più stessi acquisendo.”

“Non potevi semplicemente negare ogni cosa?” chiese Jensen.

“Lo feci, ma ormai le voci si erano sparse un po’ dovunque. Non avevo più pace e questo solo perché avevo voluto fare del bene in giro. Qualcuno non tenne la bocca chiusa e fu fatta. Non so come, vennero a sapere di Arianna. Forse qualcuno la vide affacciarsi alla finestra della nostra casa e fece la spia, non so…cominciarono i ricatti, le persecuzioni, ci fu uno scontro violento e Arianna rimase uccisa.” Disse Nostradamus triste.

Jared e Jensen provarono pena per Nostradamus.

“Dopo la sua morte, Caino e Abele, i miei genitori, mi stettero vicino e mi dissero che dovevo andarmene da quel mondo, se non volevo fare la stessa fine di Arianna, che quel mondo non era ancora pronto per persone come me. Bruciavano le donne solamente perché considerate streghe, che cosa avrebbero fatto a un vecchio signore che sapeva vedere nel futuro? Ecco che venni a scoprire dell’esistenza di altri mondi, oltre alla Terra.  Un giorno mi venne a trovare un angelo, uno dei pochi che sapevano dell’esistenza di Caino e Abele e stavano dalla loro parte. Mi disse che ero un essere speciale e che la mia missione di fare del bene non poteva ancora interrompersi.  Sarei sbarcato su un pianeta, aspettando l’arrivo di due creature speciali che avrei dovuto proteggere con tutto me stesso. Sarei stato il loro custode.”

Jared e Jensen erano sbalorditi.

“Noi.” dissero.

“Già…voi. Se avessi adempiuto a questo dovere, anche se in quel momento non sapevo ancora in cosa consisteva quello che dovevo fare e chi dovevo proteggere, avrei avuto la mia ricompensa.  La ricompensa per esser stato al servizio del bene superiore e aver contribuito a proteggere l’amore e a preservarlo, era, riavere Arianna:”

“Quindi…tu hai fatto tutto questo per uno scopo.” Disse Jensen.

Nostradamus si guardò i piedi. “Non proprio. Non vi ho usati, no, lo giuro su ciò che mi è più caro. Ero consapevole che se avessi aiutato voi, avrei potuto rivedere Arianna, ma, che mi crediate o no, ero sinceramente affezionato a voi e lo sono stato dal primo momento.” Disse Nostradamus, guardando soprattutto negli occhi Jensen. “ Tu lo sai che è così, Jensen. Sei venuto a confidarti con me un mucchio di volte. Sapevi che potevi fidarti di me.”

Jensen convenne.

“Quello che però non capiamo è: perché Arianna si trova all’inferno?”

“Questa è una gran bella domanda! Era la donna più gentile e buona che avessi mai conosciuto, probabilmente è stata una punizione. I demoni l’hanno presa con sé dopo la morte…non lo so! Non me l’hanno mai detto, ma so per certo che non è una donna malvagia, altrimenti non mi avrebbero promesso di poterla riavere…”

“Chi? Chi te l’ha promesso??” chiesero i due.

“Gli angeli.” Disse Nostradamus.

“Vai avanti con il racconto. Cosa successe dopo l'arrivo dell'angelo?

“Pianificai la mia finta malattia e la mia finta morte, affinchè potessi partire per questo mondo. Un giorno l'angelo mi venne a prendere, portando con sé un cadavere, che grazie alla magia, prese le mie sembianze. Tutti pensarono che ero io quello morto, invece no. Una notte di luglio dissi di voler trascorrere la notte da solo, il mio segretario mi chiese: Fino a domani, signore? Dissi al mio segretario che non mi avrebbe trovato vivo l’indomani e così fu.”

“ Come si fa a viaggiare per altri mondi?” chiese Jared.

Nostradamus sorrise. “Teletrasporto. Si tratta solo di grandissima concentrazione e puoi trasportarti dove vuoi. Con il tempo l’ho imparato anch’io e ora posso spostarmi anche nello spazio e nel tempo, anche se, non posso andare molto indietro con gli anni. È pericoloso. potresti perdere la tua mente e le molecole del tuo corpo potrebbero disintegrarsi! Altrimenti mi sarebbe piaciuto tornare al tempo in cui i miei genitori si innamorarono la prima volta.” Disse Nostradamus sorridendo.


Jared e Jensen sorridevano, ammirati dalla sua storia e inteneriti da quello che aveva appena detto.

“ È una storia incredibile la tua, Nostradamus.” Disse Jared.

“ È comunque un grande rischio quello che vuoi fare. L’Ade è piena di pericoli e sofferenze di ogni genere. Se anche riuscissi a raggiungere la tua sposa, potrebbe non essere più l’Arianna che conoscevi.” Disse Jensen.

“Non mi importa. La troverò e se sarà necessario, la curerò. Basta solo…trovarla. Per tanti anni non ho avuto più nessun’altra, perché pensavo solamente a lei.” Disse.

“ Nostradamus, non puoi andare all’Inferno da solo. Potresti essere aggredito dai demoni e da qualcosa di anche più pericoloso. Lascia che ci pensiamo noi…” si offrì Jensen.

“Vi ringrazio, ma non posso chiedervi così tanto e poi non vorrei. Vedete, sento come se è una cosa che devo fare io. Da solo. Che razza di uomo sarei, se relegassi a qualcun altro, la vita della donna che amo?”

Jared e Jensen restarono senza parole nostradamus sembrava quasi un cavaliere d’altri tempi.

“Potresti non riuscire a tornare indietro. Restare imprigionato lì per l’eternità.” Lo mise in guardia Jared.

“ Se è quello il mio destino, lo accoglierò volentieri sapendo che è successo perché ho fatto di tutto per lei.”

“ Sarà una grande avventura, visitare l’ADE. Vedrai cose che non avrai mai immaginato di dover vedere.” Disse Jensen.

Nostradamus sorrise. Sembrò eccitato. Gli occhi gli brillavano.

“ Che cos’è la vita, senza un po’ di avventura e di rischio??”

Jared e Jensen lo guardarono con gli occhi che brillavano.

“Pegasus!!” chiamò Jensen.

L’unicorno nitrì fuori dal palazzo. Jared andò ad aprirgli.

“Accompagna Nostradamus nell’Ade.” Disse Jensen, facendogli una carezza. L’unicorno nitrì e si mise a fare le fusa con la testa sul petto di Jared, per poi accarezzare il bambino di Cupido con la coda scintillante.

“Cucciolo!!” rise il bimbo, battendo le mani.

Nostradamus si congedò dai ragazzi e uscì dal palazzo.
 

“Sai, in fondo ha ragione, Nostradamus. Cos’è la vita senza il brivido del rischio?” chiese Jared, abbracciando Jensen da dietro.

“Lui ha detto che non vuole essere seguito.” Disse.

“Vero, ma non c’è ragione che lo sappia.” Disse Jared, con tono eloquente.

I due si guardarono con un sorriso furbo e poi Jensen gli disse:

“ Hai mai visto degli Dei all’Inferno??”
 
 















Note dell'autrice: 

Alloraaaaaaaaaaa!!! Vi è piaciuta la storia di Nostradamus??? ^___^

Innanzitutto voglio tranquillizzare tutti!! Non mostrerò cosa faranno quest'adorabile squadra all'inferno e il prossimo è davvero l'ultimo capitolo!!

Se proprio devo, farò nel futuro forse uno spin off sulle loro avventure all'inferno, ma non è sicuro!!

Ci vediamo con l'ultimo capitolo e l'ultima grande sorpresa che non vi aspettereste mai!!!

Ps il VERO Nostradamus, davvero disse al suo segretario la notte prima che sarebbe morto, che non l'avrebbe visto vivo l'indomani :)

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Capitolo 46
*** Per sempre l'Amore!! Per sempre te!! ***


“Merlino, Merlinooooo!!” gridava il principe.

Il principe si alzò e cominciò a chiamarlo dal giardino.

“Merlinoooooo!”

Merlino non rispondeva.

Il principe allora, si vestì in tutta fretta e scese in paese.

“Merlinooooooo!” gridò in paese.

Il ragazzo che stava guardando un negozio pieno di brioches ripiene, si voltò.

“Artù! Voglio, dire, mio principe!!”

“Che ci fai qui, Merlino? Lo sai benissimo che ti voglio vedere, appena mi alzo dal letto, anzi, appena mi sveglio, cosa ti avevo detto l’altro giorno??”

“N-non posso indovinare quando si sveglierà e ci tenevo che trovasse la sua colazione a letto, così..”

Artù lo prese per la collottola e lo spintonò fino a dirigerlo in una stanzetta vuota della locanda.

“Merlino, quante volte devo dirtelo, che sei TU la mia colazione?” gli chiese.

A quel punto i due si baciarono, avvinghiati l’uno all’altro.

“Quando sarò RE e governerò CAMELOT…” cominciò Artù.

“Quando noi due ci sposeremo…” disse Merlino.

“ Voglio vedere la tua faccia, ogni giorno, appena apro gli occhi, come prima cosa.”

“Credevo che avessi detto i miei occhi, l’altro giorno, vostra maestà.” Ridacchiò Merlino.


I due risero e continuarono a baciarsi. Non si sarebbero nascosti ancora a lungo, specialmente ora che Artù aveva fatto pace con la sorella Morgana e andavano d’amore e d’accordo.
 
 


*

A Camelot – palazzo reale

“Mia diletta, non vedo Artù. Dove si è ficcato? È quasi ora di pranzo!” disse Nostradamus.

“Credo sia ancora in giro con Merlino, a fare una delle loro passeggiate.” Disse Arianna, innaffiando le piantine.

“ Che romantico.” Disse Nostradamus.

“Quasi quanto il padre.” Disse Arianna, dando un bacio al suo uomo.
 
 
 
*

Jared e Jensen, dei dell’Amore ed eternamente giovani, stavano passeggiando per le strade di Camelot. Incrociarono Artù, figlio di Nostradamus e Arianna, a spasso con Merlino, il ragazzo stregone, che poteva comandare i draghi.

“Sono così carini insieme.” Disse Jared a Jensen.

In quel mentre videro una dama correre felice con il suo lungo vestito viola chiaro, andare incontro ad Artù e Merlino.

“Sono innamorata!” disse la bella Morgana, abbracciando il fratello Artù e correndo via di corsa, senza fermarsi.

“ Grande! È bello essere innamorati!!” gli fece eco Artù.
 

“No.” disse Jensen a Jared, guardandolo. “È tutto.” aggiunse, baciando il suo Jared.

“Jared, Jensen!!” disse Nostradamus alle sue spalle.

Jared e Jensen si persero a guardarli. Quando Nostradamus era tornato dall’inferno, riportando la sua Arianna con sé, era successo qualcos’altro, una specie di incantesimo. Forse un regalo per la vita che gli era stata privata loro.

Erano tornati giovani. Poco più che ventenni.

Ora erano passati 26 anni anche per loro. avevano 46 anni, ma erano ancora belli e giovani.

“ Vi unireste a noi per pranzo?” chiese la donna.

“Volentieri.” Dissero i due. Mentre si apprestavano a raggiungerli, videro Cupido giocare con il suo figlioletto di 5 anni, sospeso in aria, che faceva le capriole – l’età del piccolo si era bloccata all’età di cinque anni perché Cupido aveva fatto l’amore con una ninfa dei boschi.

Jared e Jensen li salutarono allegramente con la mano.


“ Abbiamo fatto bene a perdonare Cupido, Jensen. in fondo abbiamo bisogno di un assistente.” Disse Jared.

“Non è meraviglioso che il piccolo Angels rimarrà sempre così puro com’è adesso?” chiese Jensen.

“Oh sì e anche molto comodo, altrimenti questo nostro mondo si sarebbe popolato di nuovi Dei dell’Amore e non saremmo più stati UNICI.” Disse Jared.

“Jared, tu per me sarai sempre UNICO.” disse Jensen.

“Anche tu per me.” disse Jared, guardandolo con amore e baciandolo con passione.

“Tu e io, in nome dell’Amore, governando con amore.” Disse Jensen.

“Per sempre!!” dissero i due in coro.
 

Jared e Jensen avevano reso quel mondo, un mondo felice e pieno di amore e il popolo AMAVA i loro Dei.

Li amava e li adorava e così sarebbe stato per sempre, perchè Jensen e Jared, non portavano solo l'amore, ma loro, SONO L'AMORE.

















Note dell'autrice: 

Ragazzi, è finita questa storia <3 <3 <3 so che mi mancherà molto e volevo ringraziare tutti quelli che l'hanno seguita e recensita <3333

So che non vi aspettavate il colpo di scena di Merlino e Artù, ok, ammetto che li shippo ed è colpa della serie tivù!!! -.-

Nel futuro potrei scrivere uno spin off in cui spiego e racconto meglio come i j2 di questa storia hanno cambiato il mondo...perchè non ho avuto tempo di farlo in questa storia, ma sicuramente non avverrà a breve.

Spero vi sia piaciuta questa storia e la nuova liason a sorpresa <33333

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