Of homeworks, friendship and love

di Despicable Meggs
(/viewuser.php?uid=369806)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New school and new friends. ***
Capitolo 2: *** Lunch and Family. ***
Capitolo 3: *** Basket and Ice Cream. ***
Capitolo 4: *** Bad day and Friend's confort. ***
Capitolo 5: *** Talk and Pic Nic. ***
Capitolo 6: *** Help and Memories. ***
Capitolo 7: *** Krav Magà and Movie Night. ***
Capitolo 8: *** Star of David and Her Story. ***
Capitolo 9: *** Past Birthday and Today Party. ***
Capitolo 10: *** XMas and Snow. ***
Capitolo 11: *** Flu and Friend's Company ***
Capitolo 12: *** School Trip and New Friends. ***
Capitolo 13: *** School Trip and New Friends pt.2. ***
Capitolo 14: *** Sister and Boy-friend. ***
Capitolo 15: *** Parents and Date. ***
Capitolo 16: *** Afternoon appointment and Confessions. ***
Capitolo 17: *** Mother and Sister. ***
Capitolo 18: *** Love and Pads. ***
Capitolo 19: *** Senior and Tali. ***
Capitolo 20: *** Ziva and Rivka. ***
Capitolo 21: *** Family and Friends. ***
Capitolo 22: *** Confessions and Delilah. ***
Capitolo 23: *** Date and Love. ***
Capitolo 24: *** Exams and Vacations. ***
Capitolo 25: *** The end and The New Beginnig. ***



Capitolo 1
*** New school and new friends. ***


New school and New friends

Il liceo. Ci passi gli anni migliori, dicono alcuni. Per altri è un incubo, è uno di quei posti da cui vorresti scappare. Vorresti svegliarti la mattina e sapere che è tutto finito. Che hai compiuto diciannove anni e stai per iniziare a frequentare l'università.
Ma che ti piaccia o no sei costretto ad affrontare questo periodo della tua vita. Quindi meglio farlo con un sorriso, giusto?

La scuola era già iniziata da circa quindici giorni, ma gli studenti si sentivano ancora in vacanza. Nessuno aveva ancora preso in considerazione l'idea di studiare ed era per quello che sul pulmino della scuola c'era ancora aria di divertimento.

"DiNozzo, quindici giorni che è iniziata la scuola e ancora prendi il pullman? Non è da te!" gli disse un suo amico.
Si chiamava Steve ed era uno dei suo compagni della squadra di Basket, uno dei suoi migliori amici.
Si conoscevano da quando erano piccoli, i genitori erano amici e avevano sempre frequentato le stesse scuole.

"Te l'ho detto Steve, è dal meccanico. Ma sarà pronta presto e io non dovrò più soffrire sopra questo pulmino infernale. Mi tocca alzarmi un'ora prima per andare a scuola" si lamentò Tony.

Tony DiNozzo era la stella della squadra di Basket della sua scuola, l'Anacostia High School. Era uno dei ragazzi più popolari della scuola ma nonostante tutto non amava stare al centro dell'attenzione.

"Povero Tony... Perché non chiedi a tuo padre se ti paga l'autista?" scherzò Steve.
"Ah ah, simpatico. Ma lo sai benissimo che a mio padre non piace sprecare soldi, nonostante sia ricco sfondato. È taccagno" commentò Tony.

Alla prima fermata salirono sull'autobus anche Abby e Tim. Loro erano davvero i migliori amici di Tony, erano quelli con cui passava più tempo. Quando non si allenava o non aveva feste legate allo sport era sempre in giro con loro. Anche a pranzo sedevano sempre allo stesso tavolo e questo suscitava sguardi di disapprovazione dal resto della sua squadra. Escluso Steve, ovviamente.
Pensavano tutti che Abby e Tim fossero due sfigati, di quelli che consideri solo quando hai bisogno di copiare i compiti. Ma in qualche modo a Tony piacevano ed essendo piuttosto popolare nessuno aveva il coraggio di prenderlo in giro o dargli torto.

Abby e Tim abitavano nello stesso quartiere. Erano grandi amici, di quelli che condividono tutto. E con Abby anche se non vuoi condividere, devi. Lei non è certo quella che accetta un no come risposta.
Salirono entrambi sul pullman e si diressero verso il fondo dove Tony gli aveva tenuto liberi due posti.

"Ragazzi" disse Tony salutandoli.
"Tim... Hai fatto matematica vero?" aggiunse.
"Certo, che domande. Tu no, vero? Vuoi copiare?" chiese conoscendo Tony.

Sapeva che proprio detestava la matematica e che per questo non faceva molti sforzi per provare a capirla.
Era sempre la stessa storia. Per buona parte dell'anno Tony copiava matematica e prima degli esami Tim passava interi pomeriggi a fargli studiare tutto per passare i test in modo decoroso.

"Mi hai beccato, Timmy. Ma sarai sorpreso perché ho persino provato a fare uno dei problemi che la professoressa ci ha dato. Guarda!" rispose Tony sventolando orgoglioso un foglio sotto il naso di Tim.
"Oh sono impressionato, oggi piove" disse Tim prendendo il foglio per guardarlo.

Solo allora si accorse che era tutta una presa in giro.

"Tony... Hai copiato il testo del problema e come risposta hai dato 'Lo chieda a John Nash, lui saprà risponderle'... Non credo che la professoressa sarà soddisfatta" disse Tim scuotendo la testa.

Scoppiarono tutti a ridere, anche Abby non seppe trattenersi.

"Per quanto possa valere sappi che è la migliore risposta che potevi dare. E tra l'altro adoro il film A beautiful mind" disse lei ridendo.
"Abby, non assecondarlo. O risponderà così anche al test finale, verrà bocciato e io dovrò passare l'estate a dargli ripetizioni" intervenne Tim.
"Ecco, copia tutto. E sbrigati che tra poco siamo arrivati" aggiunse dandogli il suo quaderno.

Tony passò il resto del viaggio copiando i compiti di matematica mentre Abby, Tim e Steve parlavano e facevano battute stupide.

Intanto, seduta in prima fila c'era una ragazza nuova. Erano tutti talmente presi a parlare che nessuno si era accorto di lei. O meglio avevano notato una faccia nuova ma apparentemente nessuno era interessato a fare conversazione.
Sedeva vicino alla sorella più piccola e le stava parlando.

"Andiamo Tali, non può essere poi così brutto" le disse.
"Si invece, Ziva! Non conosco nessuno e dovrò pranzare da sola. E tu non sarai con me..." si lamentò Tali.

Aveva dieci anni e frequentava l'ultimo anno della scuola elementare. Lei e Ziva si erano appena trasferite in America. Avevano vissuto in Israele fino a poco tempo prima, ma adesso vivevano a Washington con la madre.

"Hey, lo so che ti mancano i tuoi amici, ma te ne farai di nuovi. E poi anche io sarò da sola, ma sono sicura che sopravviveremo a questa giornata. E sono sicura che oggi pomeriggio quanto torneremo a casa ti sarai già fatta tantissimi amici" la rassicurò Ziva.
"Va bene..." annuì Tali poco convinta.

Ziva, a differenza di Tali, non aveva interesse a farsi nuovi amici. Le andava bene anche passare tutto l'anno da sola in un angolo.
Le piaceva avere degli amici ma se la cavava bene anche con la solitudine.


Tony, l'aveva vista scendere dall'autobus ed era rimasto incuriosito da lei. Primo perché era la prima volta che la vedeva secondo per il suo aspetto.
Era vestita in modo semplice, senza nulla che attirasse l'attenzione. Ma proprio la sua semplicità lo aveva colpito. I suoi capelli ricci ma ordinati, i suoi vestiti non troppo femminili ma che addosso a lei sembravano perfetti.
L'aveva vista solo un attimo ma sperava di rincontrarla, magari per presentarsi e scoprire com'era la nuova arrivata.

Fortunatamente le due scuole erano una di fronte all'altra, così quando scesero dall'autobus Ziva poté accompagnare la sorella di fronte alla porta di ingresso.

"Ok, Tali. È tempo per te di entrare a scuola e per me di andare nella mia" le disse dandole un bacio.

Tali la guardò triste, non ne aveva voglia per nulla.

"Non fare quella faccia, mostriciattolo. O mangio tutto il gelato che abbiamo in casa e tu non hai la merenda oggi pomeriggio" aggiunse per farla ridere.
"Non oseresti!" le sfidò Tali.
"Vuoi scommettere?" la provocò Ziva.
"No, tanto vinco. Non lo farai mai perché poi ti riempi di brufoli" rispose Tali facendole la linguaccia.

Ziva stava per risponderle quando vide un'insegnante avvicinarsi.
Era la maestra di Tali. Si presentò e disse a Ziva che si sarebbe occupata della sorella.

"Ci vediamo dopo la scuola" disse Ziva allontanandosi.
"A dopo, Zi" la salutò Tali.

E adesso era arrivato il momento per lei di cercare la sua prima aula e di iniziare le lezioni. Sperava che non richiedessero troppa partecipazione. Sperava di poter ascoltare in silenzio e sparire appena la campanella suonava.
Tirò fuori dallo zaino il foglio con la tabella degli orari e vide che la prima lezione che aveva era matematica. Aula 4D.
Entrò nella scuola e si mise a cercare la sua classe, sperando di non arrivare in ritardo.

Passò dieci minuti a vagare per i corridoi come un'anima in pena alla ricerca dell'aula. Era quasi stata tentata di chiedere aiuto ad alcune ragazze che camminavano lungo il corridoio quando alla fine trovò la classe che cercava.

Si avviò verso la porta quando sentì improvvisamente qualcuno che le andava addosso. Il foglio e il quaderno che aveva in mano le caddero.

"Hey! Fai attenzione. Ti sembro invisibile forse?" chiese scocciata mentre raccoglieva la sua roba.
"Scusami, non ti avevo visto, correvo perché sono in ritardo. Tu sei nuova, giusto?" le disse Tony.

Si fissarono un attimo negli occhi senza dire nulla. Tony stava finalmente squadrando centimetro per centimetro la misteriosa ragazza che aveva visto scendendo dal pulmino mentre Ziva si era persa nei suoi occhi azzurri.
Tornò in se dopo qualche secondo.

"Oh, che acuto osservatore. Non dirmi che l'hai dedotto dal fatto che non mi avevi mai vista prima?" commentò acidamente lei.

Non sapeva nemmeno perché gli aveva risposto così, non gli aveva fatto nulla. Forse era solo perché non voleva essere lì e aveva sperato di passare tutta la giornata da sola.

"Oh, facciamo del sarcasmo eh? Beh siccome sono un gentiluomo mi presento: Anthony DiNozzo" rispose sorridendo.
"Ziva David, quella nuova" disse lei.
"Beh, piacere di conoscerti Ziva, chiamami Tony... Anthony lo usa solo la prof di matematica quando non..." iniziò lui.

"Quando non... Cosa, Anthony?" disse la professoressa arrivando alle spalle dei due. Tony ebbe un sussulto e Ziva guardò la scena divertita.
"Quando... Quando mi dimentico di dirle che è vestita in modo davvero elegante. Sul serio questa mattina è impeccabile professoressa Shepard" disse Tony lusingando la donna nella speranza di farle dimenticare che per l'ennesima volta non era in classe.
"Bel tentativo Anthony, ma sei in ritardo anche oggi" rispose lei.
"Tu invece devi essere la nuova alunna" aggiunse guardando Ziva.

Lei allungò la mano e si presentò.

"Si, Ziva David molto piacere" disse stringendo la mano alla professoressa.
"Jenny Shepard, sono la tua insegnante di matematica. Scommetto che hai faticato a trovare l'aula" rispose lei.
"Si, è grande questa scuola" affermò Ziva.
"Non preoccuparti, qualche giorno e ti abituerai. Ora entrate entrambi in classe e tu, Anthony, cerca di arrivare puntuale domani. Ziva aveva una scusa valida per il suo ritardo, ma tu no" rispose l'insegnante.

Una volta entrati in classe Jenny presentò Ziva alla classe, una cosa che lei avrebbe volentieri evitato.
Si sentì molto in imbarazzo, tutti la fissavano e sentì qualcuno ridere. Sicuramente non ridevano di lei, ma per qualcosa che si stavano dicendo. Ma Ziva pensò subito di aver fatto qualcosa di ridicolo.

Fortunatamente l'unico posto libero che era rimasto era di fianco a Tony, almeno una persona di cui conosceva già il nome.
Si sedette di fianco a lui e si mise ad ascoltare la lezione. Voleva scrivere quello che l'insegnate stava spiegando quando si accorse che la sua penna non funzionava.

Mormorò qualcosa che Tony non riuscì a capire, ma che capì essere la sua lingua madre visto che aveva già notato che non era americana.

"Non so cosa hai detto ma penso che ti serva una penna" le disse porgendole una delle sue biro.
"Grazie" rispose lei timidamente mentre si metteva a scrivere.
"Che lingua era?" domandò Tony curioso.
"Ebraico..." disse lei sottovoce.

Aveva paura che l'avrebbe giudicata per le sue origini, avrebbe preferito non dover dire a nessuno da dove veniva.

"Oh, Israele? Mio padre c'è stato un paio di mesi fa per lavoro, mi ha portato questa" rispose lui sorprendendola. Non si aspettava una reazione così, si aspettava domande su terroristi o guerre di religione e invece lui le stava mostrando la biro che aveva in mano con sopra la scritta 'Tel Aviv'.

Ziva sorrise, ricordando di quando era stata là con il fratello.

"È una bella città" affermò.
"Anche mio padre l'ha detto..." iniziò Tony. Ma fu interrotto dalla professoressa che si era accorta che non prestava attenzione.

Jenny si voltò verso Tony e gli tirò in testa il gessetto che aveva in mano e con cui stava scrivendo alla lavagna.

"Anthony! Tutti i giorni la stessa storia? Quanti gessetti devo sprecare per farti stare zitto?" chiese mentre tutta la classe rideva.
"Prof, dica la verità. Io sono il suo preferito per questo mi richiama sempre" rispose Tony ammiccando.
"Certo, come no. Visto che fai tanto lo spiritoso ti faccio una domanda" disse Jenny.
"Chieda pure, tra me e mio fratello noi sappiamo tutto" rispose Tony.
"Bene, allora risolvi questa equazione" gli disse lei.
"Ehm... Questa la sa mio fratello" rispose Tony facendo ridere tutta la classe.

Ziva tra tutti non riuscì a resistere e scoppiò a ridere.
Anche l'insegnante trattenne a stento un sorriso. Nonostante Tony la facesse diventare matta lo trovava simpatico, faceva ridere senza essere maleducato.

"Tony presta attenzione per favore o non passerai i test" disse la professoressa recuperando il gesso e rimettendosi a scrivere.

Finita la lezione, Ziva fece per alzarsi ed uscire. Voleva chiedere a Tony se poteva aiutarla a trovare la sua prossima aula ma non voleva disturbare.
Così tirò fuori la tabella degli orari e lesse il numero dell'altra aula.

"Vuoi una mano a trovare la tua classe?" chiese lui.
"Se non sei in ritardo per la tua prossima lezione, volentieri" rispose Ziva mostrandogli il foglio.

"Aula 3A, psicologia. Vai sul pesante eh?" scherzò Tony.
"Vieni con me, andiamo dalla stessa parte" aggiunse facendo strada.

Mentre camminavano Tony ne approfittò per fare ciò che gli riusciva meglio, conversazione. Aveva visto che Ziva era una ragazza di poche parole e così decise che sarebbe stato lui a farla parlare.

"Allora, ti ho fatto divertire in classe vero?" chiese riferendosi a quello che era successo poco prima.
"Beh, devo ammettere che è stato divertente. La professoressa sembra abituata a queste tue scenette. Anche tuo fratello è in questa scuola?" commentò Ziva.
"Non ho un fratello, lo sanno tutti... Sono io che faccio l'idiota con questa battuta... Ma dimmi, come mai hai scelto psicologia?" chiese Tony curioso.
"Mi piace, la facevo anche in Israele" rispose Ziva.

Si limitava a rispondere il minimo indispensabile come se avesse paura di sbagliare. Tony capì che probabilmente era in imbarazzo per via della situazione nuova.

"Guarda, la lezione dopo questa l'abbiamo di nuovo assieme" disse Tony all'improvviso per evitare il silenzio imbarazzante.
"Anche tu fai lingue straniere?" chiese Ziva. Era felice di avere un'altra lezione con lui, quel ragazzo le era simpatico.
"Si. Se arrivo prima di te in aula ti tengo un posto. Altrimenti tienilo tu per me" le disse.
"Sempre che ti vada bene di sederti a fianco a me" aggiunse subito preoccupato di aver detto qualcosa che a lei non andasse bene.

Ziva rise vedendo la faccia di Tony.

"Certo, ma credo che arriverai prima tu. Io mi perderò di sicuro" commentò lei.
"Oh, ma è semplice. Guarda, questa è l'aula in cui devi andare ora. Per la prossima basta che ripercorri tutto il corridoio, passi l'aula in cui abbiamo fatto matematica e poi dopo il bagno delle ragazze svolti a destra. Un paio di porte dopo troverai l'aula di lingue" le spiegò.
"Gazie, penso di poter riuscire a non perdermi" rispose lei.
"Speriamo, hai avuto delle indicazioni perfette dalla tua guida turistica" scherzò Tony.

Lei rise divertita, pensando che quel ragazzo avesse una battuta per tutto.

"Va bene, ora ti lascio a psicologia. E scappo nella mia aula" disse Tony salutandola.
"Tienimi il posto, guarda che ci conto" aggiunse andando via e facendole l'occhiolino.
"Ok... Mmm... A dopo, Tony" disse Ziva.

Entrò nella sua classe e si sedette in un banco vuoto. Nessuno si sedette di fianco a lei, a quella lezione c'erano quasi solo ragazze e questa volta Ziva era più che sicura che la stessero fissando e stessero parlando alle sue spalle.
Forse perché non rispettava i canoni delle ragazze di quel liceo. Non indossava una mini gonna, non era truccata come se avesse dovuto andare in discoteca e non si metteva in mostra indossando maglie che non sarebbero andate bene nemmeno a sua sorella.

Ma durante quella lezione mentre ascoltava le parole dell'insegnate si mise a pensare a Tony e sperò che l'ora di lingue arrivasse in fretta così da poterlo rivedere e sedersi di fianco a lui.












Note dell'autrice:

Ma oggi è venerdì! Questo vuol dire che inizio la nuova FF del venerdì XD
OMG sono emozionata-felice! :)
Soprattutto perché non ho mai scritto una storia di questo tipo, così AU, così diversa! :D

E poi questa volta non potete dirmi che vi ho fatto piangere! [ne approfitto per scusarmi con tutti quelli che ho ucciso con il primo capitolo dell'altra storia, non era mia intenzione]

Cosa ne dite? Vi piace questa cosa di Tony, Ziva e tutti gli altri al liceo? Ci sono anche personaggi che nella realtà sono morti come Rivka e Tali...
Se dico AU è proprio AU! XD 
Mi sarebbe piaciuto vedere i nostri cari agenti dell'NCIS al liceo XD dovevano essere spassosi AHAHHA 

Questo capitolo è la prima metà della giornata di Ziva nella nuova scuola, l'altra metà la vedremo nel prossimo capitolo (o questo capitolo veniva troppo lungo)... E diciamo che è un po' un'introduzione in cui vediamo per la prima volta i personaggi... E c'è già l'incontro Tony e Ziva awwwww :)
Che ne dite vi piace come idea? :)

Non importa dire che il TIVA ci sarà ma dobbiamo aspettare! Si sono appena conosciuti non possono mettersi assieme in due capitoli ehehe XD
Diciamo che in questa storia non vorrei mettere elementi di sofferenza come nell'altra, quindi potete stare tranquilli! Sarà una storia Fluff e divertente :)

Prima di chiudere, ringrazio la mia amica Betta (aka slurmina) per i vari consigli che mi ha dato XD

Spero vi piaccia.
Baci, Meggie.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Lunch and Family. ***


Lunch and Family 

Finita la lezione di psicologia Ziva era corsa nella classe di lingue. Voleva sedersi al banco e aspettare Tony o, nel caso fosse già arrivato, sedersi a fianco a lui.
Quando entrò nell'aula vide che lui ancora nn c'era, anzi l'aula era mezza vuota probabilmente perché molti studenti avevano appena finito la lezione precedente e dovevano ancora arrivare.

Si sedette in un banco vuoto e aspettò. Mano a mano che l'aula si riempiva poteva sentire su di sé gli sguardi della gente. Si erano accorti che era nuova e la stavano osservando. Alcuni, passando a fianco a lei, avevano accennato un sorriso in segno di saluto, ma la maggior parte non l'aveva proprio considerata.
Lei continuava a guardare verso la porta sperando si vedere entrare Tony. E finalmente dopo un po' arrivò. Era di corsa, come per la lezione precedente.
Non appena lo vide agitò la mano in modo da farsi vedere così Tony la raggiunse e si sedette accanto a lei.

"Allora hai visto? Sei riuscita a trovare l'aula e ad arrivare prima di me" le disse sedendosi.
"È stato facile... Avevi ragione" rispose.
"Oh... Prima ho tenuto la tua penna, scusa" aggiunse ridandogliela.

Tony gliela riappoggiò sui suoi libri dicendole "La puoi tenere tu. Ne ho altre e poi senza penna non puoi scrivere".
"Grazie" rispose lei.

Rimasero un attimo in silenzio, cosa che a Tony non piaceva. A lui piaceva comunicare.

"Ti sei fatta nuovi amici a psicologia?" le chiese.
"No... Non credo che le ragazze di questa scuola mi apprezzino molto. Diciamo che non sono proprio come loro, anzi per nulla" rispose Ziva un po' sconsolata.
"Sono delle Barbie tutte uguali. Ma sono sicura che ci siano altre ragazze a cui saresti simpatica" la tranquillizzò lui.
"Ah si?" chiese Ziva.
"Si... Ne conosco una. Dimmi, hai già programmi per il pranzo o accetti il mio invito a sederti con me e i miei amici?" le propose Tony.

Ziva si illuminò. Non pensava che qualcuno potesse essere così gentile con lei già dal primo giorno.

"Io... Volentieri, sopratutto se i tuoi amici sono gentili come te" rispose.
"Certo che lo sono, altrimenti non sarebbero miei amici" disse facendole l'occhiolino.
"Allora racconta un po'... Sei di Tel Aviv?" aggiunse.
"Sono nata a Be'er Sheva... Poi ci siamo trasferiti a Tel Aviv. Comunque sono due città vicine" rispose lei.
"Be'er Sheva? Che nome strano" ridacchiò Tony.
"Hey, che ridi? Voi in Kentucky avete una città che si chiama Disappointment" rispose lei.
"Oh, la regina di geografia ha vinto" la prese in giro lui.

Passarono la lezione per lo più in silenzio, guardandosi di tanto in tanto. Tony la guardava mentre scriveva senza farsi notare e si rese conto di quanto fosse brava nelle lingue.
Si fece un appunto mentale di chiederle dove le aveva imparate.

Finita la lezione uscirono assieme e Tony la portò verso la mensa.
"Certo che le scuole americane sono strane. Qui la gente corre e grida" disse Ziva guardandosi intorno.

Tony rimase stupito, era praticamente le prima volta che Ziva iniziava una conversazione.

"Perché? Come sono in Israele? State tutti in silenzio?" chiese lui.
"È richiesto un certo grado di disciplina, Tony" rispose lei seria.
"Beh, Israele, qui si può gridare e correre. Ma ora dimmi... Hai portato il pranzo da casa o lo compri qui?" domandò Tony cambiando discorso.
"Portato da casa" rispose mostrando un sacchetto.
"Perfetto, anche io. Vieni che andiamo a cercare i miei amici, ci staranno aspettando" disse Tony prendendola per un braccio e trascinandola in mezzo alla folla. La mensa era piena di studenti e Tony aveva paura di perdersi Ziva per strada.

Quando arrivarono al tavolo Abby e Tim erano già seduti.

"Ragazzi, voglio presentarvi una mia nuova amica. Si chiama Ziva ed è il suo primo giorno" disse Tony presentandola.

"Ciao, io sono Tim" disse McGee presentandosi. Era vestito in modo precisissimo, una pila di libri di fianco al pranzo che faceva invidia ad una biblioteca. Ziva capì immediatamente che era uno di quei ragazzi a cui piaceva veramente studiare.
"Piacere" rispose Ziva sorridendo.

Abby al contrario non la salutò. Si alzò in piedi e l'abbracciò. Vedendola, Ziva rimase sorpresa. Era davvero, davvero diversa dalle altre ragazze. E non perché, come lei, non portava il trucco o vestiti striminziti. Ma perché aveva uno stile tutto suo, dominato per lo più dal nero e dai teschi.

"Io sono Abby, sono felice di conoscerti Ziva" disse stritolandola.

Ziva guardò Tony sorpresa, pensando che aveva ragione. Almeno una ragazza sembrava non snobbarla.
Si sedettero e iniziarono a pranzare, chiacchierando delle lezioni che avevano appena svolto.

"Ziva, il tuo non è un nome americano. Di dove sei?" le chiese Tim all'improvviso.
"Israele, Tel Aviv" rispose.
"Veramente è nata a Breshava" aggiunse Tony cercando di pronunciare il nome della città.
"Be'er Sheva" lo corresse lei ridendo.
"Si... Quello lì!" disse Tony fingendo di aver pronunciato il nome correttamente.
"Forte! E hai 18 anni come noi?" chiese Abby curiosa.
"No, io ne ho 17... Ho fatto la primina" spiegò Ziva.
"Oh... E come mai ora sei in America? Vi siete trasferiti?" chiese Tim.

Ziva cominciava a sentirsi a disagio con tutte queste domande, ma capiva la curiosità degli altri. In fondo non l'avevano mai vista.

"Io e mia sorella ci siamo trasferite a vivere con mia madre, abitiamo a Georgetown, su Wellington street" disse lei.
"Allora abiti vicino a me!" esclamò Tony felice.

Lei sorrise e lo guardò, stava per chiedergli in quale casa abitasse quando Abby intervenì.

"E tuo padre? È rimasto in Israele?" chiese.

A quella domanda Ziva perse il sorriso. Guardò Abby e poi si mise a fissare il panino che stava mangiando.
Non avrebbe risposto, non avrebbe spiegato i motivi. Non era ancora pronta.
Tony la vide a disagio, la videro tutti.

"Hey ma cosa sono tutte queste domande a lei e nessuna a me sulla partita di basket della prossima settimana?" disse Tony per toglierla dall'imbarazzo.
"Il solito egocentrico! Comunque parlaci della tua partita" rispose Tim.
"Venerdì prossimo alle nove di sera. Ancora non sappiamo contro chi giochiamo. Ci sarete vero? Anche tu, Ziva" disse Tony.
"Devi venire Ziva! Tony è bravissimo, è il migliore! Vedrai ci divertiremo un sacco" esclamò Abby già eccitata per la partita.

"Direi che ci sono allora... Non ho mai visto una partita di basket prima d'ora" ammise lei.
"In Israele non avevate le squadre sportive a scuola?" Le chiese Tim.
"No" tagliò corto lei.

In realtà le avevano, ma lei non aveva mai tempo per andare a vedere le partite o partecipare.
Tuttavia non aveva voglia di raccontare tutto. Era una persona riservata e quello era il suo primo giorno con tutte queste persone nuove. Ci sarebbe stato un tempo anche per i racconti.

Per il resto della giornata Ziva non ebbe più lezioni con Tony. Passò l'ultima ora in classe con Abby, frequentavano chimica assieme.
Finita l'ultima ora si ritrovarono tutti alla fermata dell'autobus ma Ziva, prima di salire, doveva andare a prendere sua sorella da scuola.
Lasciò i suoi nuovi amici a parlare e andò a cercare Tali.

"Ziva!" gridò la bambina correndole incontro.
"Sorellina, è andata bene la scuola?" chiese Ziva abbracciandola.

Tali sorrise e prese la mano di Ziva.

"Benissimo. Avevi ragione, mi sono fatta un sacco di nuovi amici!" disse mentre tornavano alla fermata.
"E tu? Hai dei nuovi amici, Zi?" aggiunse curiosa.
"Si, vieni che te li presento" le rispose Ziva.

Quando arrivarono anche Tony aveva raggiunto Abby e Tim e stavano parlando.

"Hey, Ziva. Pensavo fossi scappata" le disse Tony.
"No, ero solo andata a riprendere mia sorella" rispose.
"Ragazzi, vi presento Tali" aggiunse.

Tali salutò tutti. A differenza di Ziva era più socievole, forse anche perché da più piccola.
Salirono tutti sull'autobus e andarono a sedersi verso il fondo, dove c'erano più posti vicini.

Ziva fece sedere Tali di fianco a sé. L'aiutò a sistemare lo zaino e a togliersi il giubbino, visto che faceva abbastanza caldo.
Tali iniziò a raccontarle della sua giornata a scuola, continuava a parlare e Ziva l'ascoltava interessata.
Fino a quando, ad un certo punto, Tali si accorse che una delle sue nuove amiche era seduta da sola sul pullman.

"Zi... Credi che possa andare a sedermi vicino a Janet?" disse indicando la bambina a cui si riferiva.

Ziva sorrise.

"Certo che puoi. Basta che resti ferma lì, dove ti posso vedere" le diede il consenso Ziva.
Tali si alzò felice e corse dalla sua amica. Così Tony ne approfittò per cambiare posto e sedersi di fianco a Ziva.

"È una mia impressione o tua sorella ti adora?" le chiese.
"Abbiamo passato tanto tempo assieme. È la mia sorellina" rispose.
"È una cosa dolcissima, Ziva" intervenne Abby.
"È come se fossi la sua mamma" aggiunse.

A quelle parole Ziva si perse ammutolì per un attimo, pensando che per Tali fino a quel momento lei era stata come una madre.
Si riprese quando l'autobus si fermò e Tim ad Abby scesero. Era la loro fermata, non abitavano nella stessa sua zona.

"Allora, a quanto pare, saremo vicini di casa" le disse Tony.
"Eh si... In quale casa vivi?" chiese Ziva curiosa.
"Quella in fondo alla via, con il grande cancello in ferro battuto" spiegò Tony.
"Oh, wow. Quella con il grande giardino e la piscina sul retro? Accidenti, è enorme" commentò Ziva.

Vedendo Tony aveva capito che venisse da una famiglia ricca ma non pensava così ricca.

"Si quella. Vedo che ti sei studiata bene la mia casa" rispose Tony ridacchiando.
"Io e mia sorella abbiamo passeggiato spesso per il quartiere" spiegò lei.
"Ma non ti avevo mai visto" aggiunse.
"Io non avevo mai visto te" rispose lui.

"Oh, siamo quasi arrivati" disse Ziva alzandosi.
"Si. Ora scendiamo e mi dici dove abitate voi" rispose Tony mentre, insieme a Tali, aspettavano che l'autobus si fermasse.

Si incamminarono lungo la via finché Ziva non si fermò davanti ad una villetta.

"Questa è casa nostra. Non è poi così lontana da casa tua" disse Ziva.
"Assolutamente no" rispose Tony.
"Va bene, allora ci vediamo domani mattina alla fermata del pullman. Non fate tardi!" aggiunse.
"Ciao, Tony" gli disse.
"Ciao Ziva. Ciao, Tali" disse Tony facendo l'occhiolino alla bambina.

Ziva guardò Tony camminare per la via e si chiese cosa ci facesse lui con due persone come Abby e Tim. Tony era vestito firmato, aveva un bel fisico e Ziva aveva notato come tutte le ragazze lo guardassero. Era il tipico ragazzo che tutte vogliono e si aspettava di vederlo in mezzo ad altra gente di quel tipo.
Ma poi Ziva si rese conto che, nonostante le apparenze, Tony era molto più simile a Tim o Abby. Voleva solo passare il tempo in modo tranquillo senza essere tenuto d'occhio e giudicato da tutti.

Non appena Tali e Ziva entrarono in casa, Rivka corse alla porta per accoglierle.

"Le mie bambine, come é andata a scuola?" chiese.
"Mammina!" disse Tali correndo ad abbracciarla.
"È andata benissimo! Questa scuola mi piace un sacco e ho trovato tanti amici" disse entusiasta.
"Oh, come sono felice. E tu Ziva, cosa mi dici?" le domandò visto che non si era mossa da davanti alla porta.
"Tutto bene" disse Ziva velocemente mentre appoggiava lo zaino nell'ingresso e andava verso la cucina.

Versò un bicchiere di succo di frutta per lei e uno di latte per la sorella. Li appoggiò sul tavolo e aspetto che anche Tali e la madre la raggiungessero.

Tali continuava a raccontare alla madre cosa aveva fatto a scuola mentre Ziva ascoltava in silenzio.
Nel momento in cui era entrata in casa il suo umore era cambiato.

"Anche Ziva si è fatta dei nuovi amici, mamma" disse ad un certo punto Tali.
"Davvero? Sono simpatici?" chiese Rivka rivolta a Ziva.
"Si" rispose Ziva.
"Uno dei suoi amici abita qui in fondo alla strada. Si chiama Tony" aggiunse la bambina.
"Tali!" esclamò Ziva. Non voleva che spifferasse tutto alla mamma, sapeva che poi Rivka avrebbe fatto domande.
Domande a cui Ziva non aveva voglia di rispondere.
"Secondo me è il suo fidanzato" ridacchiò Tali.
"Non è vero! Non lo conosco nemmeno" si giustificò Ziva.

"Beh allora parlami di questo tuo amico" chiese Rivka.
"Si chiama Tony, vive qui ed è stato gentile con me" fu la breve risposta di Ziva prima di alzarsi a portare via il bicchiere.

Rivka la seguì in cucina.

"Potresti... Potresti cercare di parlare un po' di più con me" le chiese.
"Ti ho risposto, no?" rispose Ziva.
"Si ma... Cerca almeno di fingere di avere interesse a conversare" disse Rivka.
"Perché dovrei?" chiese sarcastica.
"Perché sono tua madre e ci tengo a sapere della tua vita" rispose.

Ziva si fece una risatina.

"Devo fare i compiti" disse uscendo dalla cucina.
"E anche tu Tali. Forza andiamo a studiare" aggiunse rivolgendosi alla sorella.
"Riposatevi un attimo prima di iniziare. Possiamo fare qualcosa assieme" propose Rivka.
"No prima studiamo, poi faremo altro" disse Ziva.
"Solo un'oretta di pausa. Andate un po' in giardino e giocate" insistette Rivka.
"No. Se aspettiamo Tali dovrà finire i compiti dopo cena. Sarà stanca, impiegherà il doppio del tempo e le verrà mal di testa. Per quattro anni lo aiutata io tutti i pomeriggi con i compiti, so cosa faccio" concluse il discorso.
"Io e Ziva facciamo sempre i compiti assieme e lei mi aiuta quando non capisco matematica" disse Tali alla madre.

A quel punto Rivka si arrese. Lasciò che salissero entrambe in camera e che facessero i compiti mentre nel frattempo preparava la cena.
Ripensò al passato e capì che forse era troppo tardi per recuperare il rapporto con Ziva e che Ziva non aveva poi tutti i torti ad odiarla.

Dopo aver studiato, sia Tali che Ziva scesero in salotto e aiutarono la madre. Durante la cena Ziva restò per lo più in silenzio, fu Tali a dominare la conversazione.
Rivolse alla madre poche parole, quelle sufficienti a non sembrare un'eremita.

Alle nove Rivka mise a letto Tali mentre Ziva ancora finiva di ripassare. Non appena la madre andò nella sua camera da letto, Ziva uscì e corse a salutare la sorellina. Era una cosa che facevano sempre. Anche se Ziva non era a casa la chiamava al telefono per darle la buona notte.

"Zi" disse Tali vedendola entrare.
"Sorellina, pronta a dormire?" le chiese.
"Si, aspettavo te" le rispose.

Ziva sorrise.

"Eccomi. Ora chiudi gli occhi e fai bei sogni" le disse.
"Zi, mi manca dormire in stanza con te" ammise Tali.
"Anche a me... Ma sono qui di fianco, se hai bisogno puoi venire" rispose.
"Ora dormi. Laila Tov, Tali" aggiunse dandole un bacio.
"Laila Tov" rispose Tali.

Quando Ziva tornò in camera le mancava solo da finire un paio di esercizi di spagnolo. Così prese il libro e lo aprì alla pagina giusta. Sfogliandolo si accorse di un foglietto che non aveva mai visto.
Lo prese in mano e lesse un numero di telefono. Era stato Tony a lasciarglielo, c'era scritto il suo numero e il nome. Sentì dentro di sé la felicità. Era sicura di aver trovato un buon amico.
Così prese il telefono, salvò il numero e decise di mandare un messaggio a Tony.

"Grazie per il numero. Ci vediamo domani, buona notte :)" gli scrisse.

Si mise a finire gli esercizi di spagnolo, preparò lo zaino e si mise il pigiama. Stava per spegnere il cellulare quando le arrivò un messaggio, di Tony.

"Alla buon ora. Pensavo di doverti infilare un altro biglietto nel libro, domani. Buona notte anche a te, Israele :)"

Ziva rise, non vedeva l'ora che fosse domani.






Note dell'autrice:

Oh, è già venerdì XD
Quindi aggiorno questa FF molto leggera e allegra ahahah
Cosa ne dite? Oggi finisce la scuola per tutti praticamente e io sto scrivendo una FF dove tutti sono a scuola! #MakeSense

Beh come avrete notato questa è la seconda parte del primo giorno di scuola di Ziva! Non preoccupatevi non descriverò ogni singolo giorno XD ma avevo bisogno di descrivere l'intera giornata per introdurre anche gli altri (Abby, McGee e Rivka)!
Mano a mano che procederemo con i capitoli incontreremo anche altri personaggi XD
Quindi stay tuned ppl! XD

Sicuramente qualcuno si starà chiedendo (?) perché Ziva è così misteriosa? Cosa è successo prima che arrivasse in America? A tempo debito lo saprete eh eh XD
Una cosa per volta LOL
Intanto abbiamo capito che lei e Rivka non hanno proprio un gran rapporto, a differenza di Tali e la mamma che sembrano andare d'accordo XD

Ma quanto è stato dolcino Tony a lasciarle il numero di cell? *---* (lo amo)

Ok, spero che il capitolo vi sia piaciuto :)
Prima di lasciarvi volevo dirvi una cosa: molti di voi mi hanno detto che gli piacciono le FF AU. Lasciatemi consigliarvi una FF AU che scrive una mia amica (slurmina) che è bellissima:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2597272&i=1


Si intitola "New Life"! :) 
Leggetela se avete tempo, merita davvero!! :)
Detto ció, a presto!
Baci, Meggie.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Basket and Ice Cream. ***


Basket and Ice cream
La prima settimana di scuola, per Ziva, era trascorsa meglio di quello che si aspettava. Si era fatta dei nuovi amici che tra l'altro sembravano simpatici e disponibili.
Adesso era venerdì sera e Ziva era felice perché poteva andare alla partita di basket di Tony. Lui l'aveva invitata e ci sarebbero stati anche McGee ed Abby. Avevano anche deciso che dopo la partita sarebbero andati a mangiare insieme, probabilmente al McDonalds.

Quando aveva comunicò alla madre che quella sera sarebbe uscita si aspettava che lei facesse delle storie. E invece, sorprendentemente, aveva subito acconsentito raccomandandosi solamente di comportarsi bene e di chiamare se aveva bisogno. Non le aveva nemmeno imposto un orario per il ritorno.
Ziva non riusciva a capire se lo avesse fatto perché non lei interessava nulla di lei o perché magari stava cercando di lasciarle spazio in modo da potersi riavvicinare.
Ma in quel momento non le interessava, voleva soltanto uscire con gli amici e passare una bella serata.

Prima di uscire si fermò a salutare sua sorella.

"Tali, io sto uscendo" le disse entrando nella sua camera.
"Oh, vai già via? Non ceni con noi?" chiese Tali.
"No sorellina... Mangio con i miei amici. E penso che tornerò tardi, tu sarai già a letto. Prometti che fai la brava con la mamma?" rispose Ziva.
"Si, prometto. E poi mi ha detto che dopo cena andiamo a prendere il gelato e stiamo assieme. Ci divertiremo" disse Tali felice per il programma della serata.

Ziva sorrise e abbracciò la sorellina. Era felice che almeno lei avesse un buon rapporto con la madre, se lo meritava.

"Ok piccoletta, ora esco. Dammi un bacio" disse Ziva.
"Ti voglio bene" rispose.
"Anche io, ci vediamo domani" concluse Ziva uscendo.

Stava per scendere le scale quando Tali sbucò fuori dalla camera e le disse "Ma ti vedi con Tony, Zi?".
"Si, vado alla sua partita. Perché?" chiese confusa.
"Ahhhh, ecco perché sei tutta in tiro!" esclamò Tali.
"Oh, smettila! Siamo solo amici" rispose Ziva scocciata.
"Se lo dici tu..." concluse Tali tornando in camera.

Stava per uscire quando la Rivka la fermò.

"Non mi saluti?" le chiese.

Ziva tornò indietro e le diede un bacio, era fredda ma ci stava provando a comportarsi da figlia.

"Passa una buona serata, tesoro. Sei hai bisogno chiamami" le disse.
"Ok, buona serata anche a voi" disse Ziva abbozzando un sorriso.

Furono Abby e McGee a passarla a prendere per andare alla partita, Tony era dovuto andare là prima per il riscaldamento.
Quando arrivarono la palestra era ancora mezza vuota, erano arrivati in anticipo per essere sicuri di prendere i posti migliori in modo da non perdere nemmeno un momento della partita.
Da quello che Ziva aveva potuto constatare Abby e Tim erano degli appassionati, conoscevano ogni risultato della squadra di Tony e infatti si erano messi a spiegare tutto a Ziva.
Poco prima che il gioco iniziasse Tony si fermò dalle tribune, dove erano seduti Ziva e gli altri.

"Ziva, sono felice che tu sia riuscita a venire" le disse.
"Anche io... Voglio vederti giocare, a sentire quello che dice Abby sei il re dei canestri" commentò Ziva.
"Ti stupirò Israele, hai un campione davanti a te" rispose lui.
"Smettila Tony! Che ti porti sfortuna da solo" si intromise Abby.
"Naaa, io non credo alla sfortuna" rispose Tony voltandosi e raggiungendo la sua squadra.

La partita iniziò e Ziva poté constatare che Tony era davvero bravo come le avevano detto. Sembrava che tutta la squadra facesse affidamento su di lui e stava anche segnando un buon numero di canestri.
Tutto filava liscio fino a quando un altro giocatore colpì Tony facendolo cadere. In tutto il palazzetto calò un attimo di silenzio, erano tutti curiosi di vedere se Tony stava bene.

"Oh mio Dio, si è fatto male secondo voi?" chiese Ziva preoccupata.
"No... Non è la prima volta che succede. Vedrai ora si rialza e riprende a giocare" rispose McGee.

E in effetti Tony si rialzò, zoppicante. Fu a quel punto che il loro allenatore chiese una sospensione di qualche minuto del gioco, per assicurarsi che fosse tutto a posto.

"Oh, Tim... Io dico che si è fatto male invece. Guarda si tocca il ginocchio" insistette Ziva.
"Fidati, non è nulla. Riprenderà a giocare in pochi minuti" ripeté Abby.

Lei e Tim si scambiarono un sorrisino nel vedere Ziva così preoccupata. Entrambi pensavano che per essere amici da così poco tempo avessero un ottimo feeling.

Ma come previsto da McGee ed Abby, Tony riprese il gioco e conclusero la partita vincendo.
Ziva non era mai stata così eccitata nel vedere uno sport. Stava uscendo insieme ad Abby e Tim per raggiungere Tony fuori dagli spogliatoi quando un ragazzo la fermò.

Ziva se ne era già accorta, aveva sentito il suo sguardo su di lei per tutta la partita. Ma non ci aveva fatto molto caso era troppo presa dall'osservare il gioco e Tony.

"Hey, sei nuova?" le chiese il ragazzo.
"Si" rispose lei sbrigativa. Voleva raggiungere gli altri e si sentiva ancora un po' a disagio nel parlare con tutta questa gente nuova.
"Piacere, sono Ray Cruz. Tu sei?" si presentò lui.
"Ziva, piacere" disse lei.

Ray stava per parlare ancora, stava per chiederle qualcosa su di lei ma Ziva lo interruppe.

"Scusa ma devo andare, ciao" disse girandosi e correndo da Abby e Tim.
Lasciò Ray senza nemmeno dargli il tempo di salutarla, ma non gli interessava perché ora voleva uscire con i suoi amici.

"Ziva! Allora dimmi, hai gradito la partita? Verrai anche alle prossime vero?" le chiese Tony dopo essere uscito dallo spogliatoio mentre si dirigevano alla macchina.
"Molto! Sei così bravo... Ma dimmi ti fa molto male il ginocchio?" rispose lei.

Ancora non si era data pace per l'incidente, voleva sentire da Tony che stava bene. Nemmeno lei sapeva perché era così in pensiero e non poté fare a meno di chiederglielo. Solo dopo aver pronunciato a voce alta quelle parole si rese conto di quello che aveva detto e si sentì in imbarazzo.
Fortunatamente Tony buttò tutto sul ridere evitando che si creasse una situazione scomoda.

"Sto bene, sono di acciaio io! Cercano tutti di fermarmi ma non ci riescono" rispose lui ridendo.

Ziva sorrise soddisfatta, ora che sapeva che Tony stava bene.
Il resto della serata passò tranquilla, andarono a mangiare assieme e passarono un'oretta seduti su una panchina del parco.
Furono sempre Tim ed Abby ad accompagnare a casa Tony e Ziva. La macchina di Tony era ancora dal meccanico quindi anche lui aveva bisogno di un passaggio.

Quando Ziva rientrò in casa tutto era buio e silenzioso. Non si meravigliò, era mezzanotte passata e sicuramente sia la sorella che la madre stavano dormendo.
Silenziosamente andò in camera sua, si preparò per dormire e passò in camera di Tali a vedere se era tutto a posto.
Si infilò nel letto e prima di spegnere il telefono notò un messaggio di Tony. La ringraziava per essere andata a vederlo e per la bella serata.
Ziva sorrise leggendo il messaggio, le piaceva essere così considerata da un amico. In Israele aveva degli amici ma nessuno l'aveva mai trattata così.

"Grazie a te per avermi invitata. Laila Tov, Tony" rispose.

Quasi immediatamente Tony rispose a sua volta.

"Laila cosa? O.o Non è che mi stai insultando in ebraico?"
"No! XD Vuol dire Buona Notte" rispose lei.
"Oh, ok. Notte, Israele :)" concluse lui.

Ziva sorrise spegnendo il cellulare, spense la luce e chiuse gli occhi per dormire.
Ma non passò molto che sentì qualcuno entrare in camera. Inizialmente pensò che fosse la madre che sentendola rientrare voleva assicurarsi che tutto fosse a posto.
Finse di dormire sperando che uscisse dalla stanza, ma poi si rese conto che non era Rivka.
Doveva essere Tali per forza, solo lei aspettava in piedi sulla porta il permesso di entrare.

"Zi" bisbigliò sotto voce.

Ziva accese la luce che aveva sul comodino e si voltò verso la sorella.

"Tali, che ci fai ancora sveglia. Dormivi dieci minuti fa" le disse.
"Ti ho svegliata io entrando nella tua stanza?" aggiunse.
"No..." rispose la bambina.
"E allora che hai? Stai male? Non dirmi che tu e la mamma avete mangiando troppo gelato, golosone" disse Ziva scherzando.
"No..." rispose Tali scuotendo la testa.
"Ho fatto un brutto sogno, posso dormire con te?" aggiunse.
"Ma certo. Vieni qui" disse Ziva facendole spazio.

Lascio che si sdraiasse accanto a lei e l'abbracciasse, poi si assicurò che il pigiama della sorella non fosse sudato.
Solitamente quando aveva gli incubi si agitava molto e sudava, ma fortunatamente questa volta il sogno non doveva essere stato così brutto.

"Va meglio qui con me?" chiese Ziva.
"Si" rispose Tali con voce serena.
"Bene, allora facciamo la nanna?" le disse.
"Ok... Zi, ho fatto un braccialetto per te stasera. Domani te lo do" rispose Tali.
"Per me? Grazie sorellina, lo sai che adoro i braccialetti che mi regali" le disse mostrando il polso con alcuni dei bracciali.
"Ma ora chiudi gli occhi e dormi, se no domani sei stanca" aggiunse spegnendo la luce.
"Va bene, ma solo se domani mi racconti di Tony" disse Tali curiosa.
"Non è che sei innamorata di lui?" scherzò Ziva.
"Eww Zi! A me non piacciono i ragazzi e poi lui è il tuo fidanzato" rispose la bambina.
"Ma smettila, zitta e dormi nanetta" concluse Ziva dandole un bacio sulla testa prima di chiedere gli occhi a sua volta.

Il sabato passò veloce. Anche se controvoglia Ziva acconsentì a trascorrere il pomeriggio con la madre, più per la felicità di Tali che di Rivka.
Fu la domenica che portò delle sorprese.

Ziva era sul divano che leggeva un libro, aveva già finito di studiare e non avendo nulla da fare si dedicava alle letture mentre la sorella guardava la tv.
Improvvisamente qualcuno suonò alla porta e Tali schizzò in piedi per andare ad aprire. Ziva la seguì qualche secondo dopo, non voleva che aprisse la porta e si trovasse di fronte uno sconosciuto. Era davvero protettiva con la sorellina.

"Ciao Tony" disse Tali rendendosi conto di chi aveva davanti.
"Ciao! Tua sorella è in... Casa" si rispose da solo vedendo comparire Ziva.
"Tali, quante volte ti ho detto di non aprire la porta se non sai chi è che bussa?" la rimproverò.
"Scusa... Però è Tony" disse lei indicandolo.

Ziva sollevò lo sguardo e lo salutò.

"Ciao" disse Ziva confusa nel vederlo lì.
"Io mi chiedevo... Mi chiedevo se avevi voglia di fare due passi per il quartiere. Se non hai altro da fare" disse Tony un po' indeciso. Era combattuto se chiedere o meno a Ziva di fare una passeggiata, aveva paura di disturbarla.
"Io... Volentieri. Dammi solo un minuto che avverto mia madre" rispose lei.

Mentre si dirigeva in cucina per dire alla madre che sarebbe uscita sentì un'immensa felicità.
Ora aveva degli amici, amici veri che sbucavano dal nulla e le facevano delle sorprese come questa.

Quando tornò alla porta Tali stava intrattenendo Tony.

"Li ho fatti io i braccialetti che ha mia sorella... Se vuoi ne faccio uno anche per te" disse Tali.
"Mi farebbe molto piacere. Tanto per la cronaca il mio colore preferito è il verde" rispose Tony.

Tali sorride pensando già a che braccialetto fare. Salutò Ziva e la guardò uscire.
Una volta fuori di casa si incamminarono per la strada che portava alla gelateria del quartiere.

"Scusa se dobbiamo restare qui, ma sono ancora senza macchina" disse Tony.
"Non fa nulla, ma grazie per essere passato da casa mia" rispose Ziva.
"Avevo del tempo libero e pensavo che ti andasse di fare una passeggiata" affermò Tony.
"Tua sorella è molto carina, è dolce" aggiunse.
"Si lo è. E penso che tu le sia molto simpatico" rispose Ziva.
"A chi non è simpatico Anthony DiNozzo?!" disse pieno di sé.
"Hey, fai il presuntuoso?" scherzò Ziva.
"No... Però ammettilo, sono simpatico... Almeno un pochino!?" chiese Tony sperando in una risposta positiva.
"Si che lo sei" ridacchiò Ziva.
"Meno male, temevo qualche critica" disse lui tirando un sospiro di sollievo.

Arrivarono al chiosco dei gelati poco dopo.

"Ti offro il gelato, che gusto vuoi?" le chiese Tony.
"Non importa che offri tu, Tony. Ho il portafoglio con me" rispose Ziva.
"Ho detto che offro io Israele, non discutere. Ora dimmi che gusto preferisci" insistette Tony.

Alla fine Ziva optò per cioccolato e fragola mentre Tony prese quattro gusti tutti a base di cioccolata.
Mangiarono il gelato continuando a camminare, di tanto in tanto Tony diceva a Ziva a chi apparteneva una casa o l'altra.

"Allora, mi racconti come mai vi siete trasferite qui?" le domandò curioso. Ma si penti entrato in argomento quando vide l'espressione di Ziva cambiare. Divenne seria improvvisamente.

"Siamo venute a vivere con mia mamma" rispose semplicemente.
"Oh, prima vivevate con tuo padre in Israele?" chiese Tony.
"Si, con mio padre e mio fratello maggiore" disse Ziva ripensando alla sua vita a Tel Aviv. Le venne un po' di magone, le mancavano Ari ed Eli.
"Hai anche un fratello, wow" rispose Tony sorpreso.
"E loro vi raggiungeranno qui, più avanti?" aggiunse.

Ormai che era entrato in argomento non si fermò nonostante Ziva non sembrasse troppo a suo agio. Se avesse voluto fermalo lo avrebbe fatto e lui non avrebbe più fatto domande.

"No, loro non verrano mai qui" disse Ziva deglutendo. Sentiva un nodo alla gola, non ne aveva mai parlato con nessuno prima d'ora. Si era sempre limitata a piangere da sola o a consolare la sorellina. Ma non aveva mai affrontato l'argomento con degli estranei.

E Tony capì dal suo sguardo che il "non verranno mai qui" non era perché magari i genitori erano separati o perché al padre e al fratello non piacesse l'America. Il motivo era un altro.
Rimase un attimo in silenzio, indeciso su cosa dire o fare.

"Ah, comunque... Anche mia madre" rispose guardandola negli occhi. Ziva si sentì come sollevata, Tony poteva capire quello che stava passando e lo capiva così bene che lei non aveva dovuto specificare il perché ora viveva con la madre.

"Mi dispiace, Tony" rispose lei.
"Anche a me" disse offrendole uno sguardo di simpatia.

Si rese che non doveva essere accaduto da molto se si erano trasferite in America poco tempo prima.
Ma per quel giorno smise di fare domande. Capì che non era il caso di chiedere perché la madre e il padre non vivevano assieme. O perché Ziva e la sorella stavano in Israele lontano dalla madre.
Ci sarebbe stato un tempo e un luogo adatti, ma non era quel giorno.

Ziva fece lo stesso. Voleva chiedergli di sua madre. Di quando fosse morta o come e soprattutto come aveva fatto a superare la cosa, visto che lei ancora soffriva come il primo giorno.
Ma quella doveva essere una passeggiata rilassante, quindi sorvolò il discorso lasciandolo per altri momenti.

"Allora ti piace la nuova scuola?" chiese Tony cambiando argomento.
"Si molto, è diversa da quella di prima... Però mi piace" rispose lei.
"Anche se a volte la gente mi guarda male" aggiunse.
"Ti hanno dato fastidio?" domandò lui. Voleva saperlo, a scuola era considerato un ragazzo importante e aveva il potere di far smettere qualsiasi cosa dicessero o facessero a Ziva.

"No... Credo solo che si siano accorti che non sono americana. Niente di preoccupante" rispose.
"La gente è stupida a volte, non farci caso" le disse.
"Non é un problema, tranquillo" rispose Ziva.

Erano ritornati davanti a casa sua, era quasi ora di cena e Ziva doveva rientrare. Il pomeriggio era volato e non sapevano nemmeno come potesse essere passato così in fretta. Quando ci si diverte, il tempo vola.

"Io ora devo andare o mia sorella mangia anche la mia cena" disse Ziva.
"Vado anche io. O mio padre mi lascia proprio senza cena" scherzò Tony.
"Ci vediamo domani mattina alla fermata, puntuale mi raccomando" aggiunse.
"Guarda che sei sempre tu quello in ritardo, non io" rispose Ziva.
"Pf, che puntigliosa" borbottò Tony.

Tony stava già ripercorrendo il vialetto della casa di Ziva quando lei lo chiamò. Era dietro di lui e non appena si voltò lo abbracciò. Fu abbracciò rapido, durato giusto il tempo per dirgli "Grazie, per il pomeriggio".

"Prego" disse Tony sorpreso da quel gesto.
"A domani" concluse Ziva correndo in casa.
"A domani" disse Tony mentre sorridente si avviava verso casa sua.

Rientrando in casa Ziva si meravigliò di sé stessa per quel gesto, non era da lei. Ma Tony sembrava aver gradito quindi appoggiò la borsa sul divano e si diresse in cucina dove Tali e sua madre stavano preparando la cena.











Note dell'autrice:

Beh, dopo l'angst del mercoledì arriva il rilassamento del venerdì XD
Che dite é stato abbastanza tranquillo come capitolo? Lo so che volete tanto TIVA tra studenti del liceo ma... Un po' alla volta ok? No perché Ziva ha appena conosciuto Tony! non possono già stare assieme.
Anche se comunque hanno già una bella amicizia... Eh eh Se ne è accorta anche Tali XD

Come avrete capito ogni capitolo riprende una giornata o un momento importante ,a non vado avanti giorno per giorno, salto nel tempo altrimenti viene una FF interminabile e noiosa...
Ancora non so cosa ci sarà venerdì prossimo ma molto probabilmente non racconterò del lunedì successivo a questo week end XD

Però intanto abbiamo scoperto qualcosa di più su Ziva... Il motivo per cui lei e la sorellina si sono trasferite a vivere con la madre... Lo avete capito no? Eli e Ari sono morti e mi sembrava carino che il primo a saperlo fosse Tony.
In realtà hanno solo accennato all'argomento, penso di riprenderlo più avanti... Non sarebbe stato da Ziva spifferare tutto subito XD
Anche Tony avrà da raccontare della sua vita, quindi più avanti con calma saprete tutto quanto :)

E... Avete notato chi è comparso (ma non é stato considerato molto)? XD
Rayyyyyyy eh eh... Perché ok che vogliamo il TIVA, ma mi sembra logico che anche altro abbiamo messo gli occhi su Ziva ;)
Rendiamo i loro rapporti interessanti aggiungendo personaggi ahahahah

Bene, mi pare di aver detto tutto! :)
A venerdì prossimo con un nuovo capitolo!
Baci, Meggie. 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Bad day and Friend's confort. ***


Bad days and friend's confort

Le settimane passarono abbastanza velocemente e tranquille. A Ziva piaceva la sua nuova scuola e i suoi nuovi amici.
Aveva anche iniziato a conoscere il migliore amico di Tony, Steve. Era uno dei pochi ragazzi della squadra di Basket che lei sopportava, gli altri erano tutti troppo pieni di sé e fissati con il portare a letto le ragazze.
Qualcuno ci aveva anche spudoratamente provato con lei, ma Ziva nn si era lasciata prendere per il naso.

Tuttavia c'era già qualcuno che l'aveva presa di mira. Si perché quando una ragazza nuova arriva, o si uniforma allo stile delle ragazze popolari oppure sarà il nuovo bersaglio, e Ziva non era certo il genere di ragazza che faceva qualcosa per compiacere gli altri.

Quella mattina la prima ora di lezione che aveva non era con i suoi amici, faceva psicologia da sola insieme ad un sacco di ragazze con la puzza sotto il naso.
Come tutte le volte sentì gli sguardi su di lei. Specialmente Jeanne, una ragazza che andava dietro a Tony da sempre da quello che Abby le aveva raccontato, sembrava non sopportarla.

Ziva si sedette in un banco vuoto e isolato, voleva restare in pace e finire la lezione presto. Adorava psicologia ma queste ragazze le stavano facendo passare la voglia.
Jeanne, accompagnata dalla sua migliore amica EJ, si sedette dietro di lei. Non fecero in tempo a tirare fuori i libri che stavano già ridacchiando e Ziva capì che parlavano di lei. Decise di fingere di non aver sentito sperando che il professore arrivasse velocemente.

"Ma anche agli ebrei è consentito stare in questa scuola?" bisbigliò Jeanne facendo ridacchiare EJ.
"Forse non si sono accorti che è ebrea... Forse nemmeno Tony lo sa, ecco perché le sta così vicino" rispose EJ.

Ziva ascoltava, senza rispondere. Sapeva che non ne valeva la pena, che la stavano solo provocando ma quelle parole facevano male comunque.
La sua religione era sempre stata un problema, anche quando era in Israele. C'era sempre qualcuno pronto a giudicare quindi era abituata.
Come le diceva Ari "L'ignoranza è la cosa peggiore di tutte, non vale la pena litigare con chi non usa il cervello".
Ma in quel momento avrebbe avuto voglia di voltarsi e chiuderle la bocca con un bel pugno magari.
Si trattenne sperando che durante la lezione avrebbero smesso.

Ma così non fu, seguirono una serie di frecciatine cattive per tutta l'ora. Ormai Ziva era sul punto di esplodere, stavano superando il limite.
Fortunatamente il professore le fermò. Non aveva sentito l'argomento di cui stavano parlando, ma il brusio in sottofondo stava disturbando la lezione.

"Ragazze, se non vi è troppo disturbo vi chiederei di chiudere la bocca. C'è gente che a differenza di voi vorrebbe seguire la lezione" disse il professor Mallard.

Jeanne ed EJ si ammutolirono e iniziarono a fissare il foglio, imbarazzate. Ziva non riuscì a trattenere una risatina. Anche se le parole che avevano usato facevano ancora male, questo la fece sentire meglio.
Almeno finché non finì la lezione e le due decisero di concludere quello che avevano iniziato.

"David, come hai fatto a sfuggire al campo di concentramento e arrivare qui?" chiese Jeanne con aria di sfida.
"La seconda guerra mondiale è finita da un pezzo, Benoit. Ma considerando che non hai nemmeno comprato i libri di storia deduco che tu non lo sappia. Inoltre mi pare che anche in Francia ci fossero molti Ebrei, chi lo sa magari anche tu discendi da una famiglia ebrea e in pratica ti stai auto insultando" rispose Ziva acida.

Quanto avrebbe voluto picchiarla come le aveva insegnato il padre.

"Ti consiglio di tacere, se non vuoi che diciamo a tutta la scuola che sei una terrorista ebrea" intervenne EJ.
"Ma non importa che lo diciamo, lo sapranno già tutti. Indossa il marchio di riconoscimento" disse Jeanne ridendo e indicando la collanina.

Ziva toccò il ciondolo in modo automatico, pensando al valore che aveva per lei. Oltre essere un simbolo della sua religione che non avrebbe mai rinnegato solo perché due galline la prendevano in giro, era anche un regalo di una persona per lei speciale.
Non riuscì a capacitarsi del perché dovessero essere così cattive con lei, non ebbe nemmeno la forza di ribattere. Prese la sua roba e uscì velocemente dalla classe.

Nel tragitto per raggiungere la classe di matematica, dove Tony l'aspettava, cercò di calmarsi. Aveva troppa rabbia dentro di sé e non voleva farsi vedere così nervosa. Pensò che il resto della giornata l'avrebbe passato con Tony e anche Abby e McGee e questo la fece sentire meglio.

"Israele, finalmente. Come mai in ritardo oggi?" disse Tony mentre si sedeva.

Il solo sentirsi chiamare Israele le fece tornare la voglia di rincorrere Jeanne e sistemarla a dovere. Quel giorno quel nomignolo che Tony le aveva dato la irritava, ma sapeva che lui lo faceva con affetto. Non aveva fatto alcuna domanda sulle sue radici, l'aveva accettata così come era perché probabilmente aveva una mente abbastanza sviluppata da capire che la differenza religiosa non era un problema.

"Mi sono fermata a parlare" rispose lei.
"Oh, con chi? Nuovi amici?" chiese lui curioso.

"Nuovi amici" pensò Ziva. "Forse nuovi nemici".

"No, con il professore" mentì lei. Non aveva voglia di spiegare a Tony quello che era successo.
"Oh, David. Non dirmi che sei la preferita del professore?" chiese Tony scherzando e ridendo.
"Puoi, per favore, non chiamarmi David? Credi di farcela?" rispose acida. Dopo che Jeanne l'aveva chiamata così le dava fastidio sentire il suo cognome.
"E comunque no, volevo solo un'informazione" aggiunse.

Tony si rese conto di averla infastidita, si sentì quasi in colpa.

"Scusa non volevo. Non ti chiamerò più così, pensavo ti andasse bene visto che uso spesso quel soprannome" si scusò lui.
"No, va bene. Puoi chiamarmi così, Tony. È solo una giornata no" disse lei abbozzando un sorriso.
"Uh... Preso un votaccio e non sai come dirlo alla mamma? Oh è colpa mia che non mi sono lavato dopo l'allenamento?" scherzò lui annusandosi le ascelle.

Ziva rise.

"Niente di tutto ciò, solo un brutto inizio di giornata" disse Ziva.

Per tutto il resto del giorno Tony notò quanto Ziva fosse diversa, parlava e rideva meno. Era assorta nei suoi pensieri e non riusciva a smettere di giocare con il ciondolo della sua collanina.
Tornando a casa Tony provò a chiederle di nuovo se c'era qualcosa che non andava.

"Ma no, va tutto bene. Smettila di chiederlo" disse lei seccata.
"Ok. Ma oggi sei nervosa, Ziva. Non mi hai mai risposto così male, nonostante io sia pesante qualche volta. Beh, spesso a dire la verità" rispose Tony.
"Non si può essere sempre allegri e sorridenti, no?" disse Ziva.
"Certo che no. Ma se qualcosa non va, me lo puoi dire. Se vuoi" le propose lui.
"Se qualcosa non andrà, sarai il primo a sapere" concluse lei.

Per tutto il viaggio in pullman rimasero in silenzio. Non succedeva mai, era evidente che qualcosa fosse successo. Ma era altrettanto evidente che Ziva non voleva entrare in argomento. Così Tony rispettò il suo silenzio e non insistette.

Aveva continuato a prendere il pullman solo per fare il viaggio insieme a Ziva. La sua macchina funzionava di nuovo, non era più dal meccanico. Ma a lui piaceva la sua compagnia così aveva deciiso di rinunciare alla macchina durante le mattinate scolastiche.

Il resto della settimana passò più o meno allo stesso modo, ogni giorno Ziva tornava a casa nervosa e arrabbiata.
Magari la giornata iniziava bene, ma poi quando era da sola succedeva qualcosa che Tony non riusciva a capire che la faceva cambiare d'umore.
La verità era che Jeanne ed EJ non le davano tregua. Anche se lei si reputava più che brava ad evitarle e a non reagire la situazione si faceva pesante.

Il colpo di grazia le arrivò il giovedì sera, dopo che aveva fatto i compiti e stava aiutando sua madre a preparare per la cena.
Ziva ci stava provando a comportarsi educatamente e in modo comprensivo con sua madre. Non era una situazione facile per nessuna delle due e Ziva provava ad essere meno fredda. Ma quella sera sua madre la fece davvero innervosire.

"Perché non mi racconti cosa hai fatto a scuola oggi?" chiese Rivka.
"Te l'ho detto, nulla di che. Lezione, pranzo, lezione e poi sono tornata" rispose Ziva controvoglia.
"Non ti sprechi con le parole eh? Tale e quale a tuo padre" commentò Rivka.
"Non parlare di papà. Non ti permettere" le rispose Ziva lanciando le posate sul tavolo.

La famiglia era un argomento taboo. Ziva era abbastanza legata al padre e al fratello e sentire uscire certe cose di bocca alla madre le dava fastidio.

"Hey non ho offeso nessuno, ho solo constatato che hai preso da lui" continuò la madre.
"Con quel tono?" rispose Ziva.
"Anche il tuo tono non è uno dei migliori, ma lo accetto" ribatté Rivka.
"Ho i miei motivi, che tu puoi ben immaginare" disse Ziva.

Ormai era sul piede di guerra, sapeva come sarebbe finita.

"Magari sarebbe ora di andare oltre le ostilità. Comportati da adulta quale sei" la rimproverò la madre.
"Ah io dovrei comportarmi da adulta vero? E tu allora? Dopo quello che hai fatto pretendi di essere definita adulta?" gridò Ziva.
"E se dici che sono come mio padre, è vero! Mi ha praticamente cresciuta lui, a chi dovrei assomigliare? A te?" aggiunse.
"Non sai perché sono andata via, Ziva. Quindi non giudicare" rispose Rivka anche lei gridando.
"È qui che ti sbagli, io lo so. E avresti potuto fare diverso e non creare questa situazione" la rimproverò Ziva.
"Per te è facile parlare, non sai cosa ho passato!" disse Rivka.
"No non lo so. Ma so cosa ho passato io e Ari e Tali. Ho diciassette anni, Tali ne ha dieci e fino a pochi mesi fa ero come sua madre. Non venirmi a dire che quella che ha sofferto sei stata solo tu" rispose Ziva.
"Almeno Tali non mi odia, come fai tu. Lei ha provato a stare con me e guarda un po' che sorpresa! Non le fa così schifo" urlò Rivka in faccia a Ziva.
"Lei non ti odia solo perché è felice di avere finalmente una mamma e perché nessuno le ha mai detto cosa è successo. Lei non aveva nessuno e ora a te, certo che è felice. Io ero riuscita a superare il fatto di non averti più. Avevo papà e avevo Ari. Ora non ho più nessuno, scusa se sto male" disse Ziva sull'orlo delle lacrime.
"Ah, io per te sarei nessuno?" domandò Rivka offesa.
"Da quando te ne sei andata si" concluse Ziva girandosi e correndo fuori casa.

Poteva sentire la madre chiamarla, ma non prestò attenzione. Corse veloce in fondo alla via fino a raggiungere la casa di Tony.
Aveva mentito, in realtà non era del tutto sola. Aveva trovato degli amici in America e sapeva che di Tony poteva fidarsi.
Così si fece coraggio e suonò il campanello.

A rispondere al citofono non fu Tony, ma quello che Ziva dedusse essere suo padre. Probabilmente Tony doveva avergli parlato di lei perché quando lei disse che era "Ziva, un'amica di Tony" lui le aprì il cancello senza fare domande.
Percorse il vialetto fino alla porta di entrata quasi correndo e fu davvero sollevata nel trovarsi Tony di fronte e non il padre.
Diciamo che al momento non era proprio in sé e non ci teneva a mostrarsi in quel modo al padre del suo amico.

"Ziva, che bella sorpresa" disse inizialmente. Solo dopo si accorse del suo volto e capì che qualcosa non andava.
"Hey, che è successo?" chiese immediatamente.
"Ho litigato con mia mamma" rispose lei con lo sguardo fisso sul pavimento.
"Entra" le disse tirandola leggermente per un braccio.
"Papà, noi siamo in camera mia" aggiunse gridando in modo che il padre sapesse dove andavano.

Salirono una bella scalinata in marmo e raggiunsero la camera di Tony. Per quel poco che vide, Ziva poté affermare che quella casa era ancora più bella dall'interno che dall'esterno.

Si sedettero entrambi sul letto di Tony e lui aspettò un attimo in silenzio nella speranza che fosse Ziva ad iniziare la conversazione. Non era mai stato bravo a consolare le ragazze e non sapeva che dirle.
Vedendo che non parlava, prese coraggio e le fece una domanda.

"Mi vuoi raccontare cosa è successo?" le chiese un po' in imbarazzo.
"Io e mia madre abbiamo litigato, le ho detto cose cattive e lei ha fatto lo stesso con me" rispose lei.
"Capita Ziva, non si può sempre essere d'accordo" le disse non sapendo in realtà il motivo della discussione.
"Ha parlato di mio padre e..." iniziò Ziva.
"Scusa io... Non credo di essere pronta per parlarti di questo ora" disse mentre una lacrima le scendeva sulla guancia.
"Non importa... Ma lo dirai quando vorrai" rispose Tony. Sapeva bene cosa volesse dire avere problemi in famiglia e sapeva anche quanto fosse complesso parlarne con estranei.

Ziva annuì cercando di far smettere di scendere le lacrime, lei non piangeva mai è si meravigliò di essere davanti a Tony in quello stato.
Ma forse proprio il fatto di non piangere mai e tenersi tutto dentro la stava facendo esplodere.

"È stupido sai? Vorrei solo avere qualcuno con cui parlare, me ora che ce l'ho non ci riesco" disse con una risatina isterica.
"Non è stupido, prima o poi ci riuscirai" la tranquillizzò lui.

Ci fu un momento di silenzio durante il quale Tony non poté non notare quanto sembrasse indifesa.
Fece una cosa che probabilmente non aveva mai fatto.

"Senti, non so perché tu è tua mamma avete discusso, ma magari un abbraccio può essere utile comunque" le disse sorprendendo sia lei che se stesso.

Si avvicinò per abbracciarla ma inizialmente Ziva non sembrava troppo convinta, aveva già capito che fosse una ragazza piuttosto riservata e non molto abituata a questo genere di confidenze.

"Eddai, prometto che poi ti lascio andare" aggiunse Tony con il suo sorriso al quale nessuno poteva dire di no.

Alla fine Ziva cedette e si lasciò abbracciare. E dovette ammettere che la sensazione era piuttosto piacevole, era come quando da piccola cadeva e Ari la prendeva in braccio e le diceva che andava tutto bene.
Con grande sorpresa di Tony, Ziva si sistemò bene tra le sue braccia e non diede segno di volerlo lasciare andare.
La sentì piangere in silenzio e in modo composto per qualche minuto, faceva di tutto per non farsi sentire.

"Non è solo questo, vero Ziva?" disse lui improvvisamente.
"Che vuoi dire?" chiese lei tirando su con il naso.
"Voglio dire che hai litigato con tua mamma, ma è tutta la settimana che sei nervosa. Non è solo per quello che è successo stasera che sei così turbata" spiegò Tony.
"Che è successo a scuola? Chi è che ti da fastidio?" aggiunse.

Aveva intuito che fosse un problema con qualche altro studente, Ziva andava d'accordo con tutti i professori anche perché era una studentessa modello.

"Non è nulla" rispose lei.
"Davvero? Per quello ultimamente sei inavvicinabile?" scherzò lui.

Anche Ziva rise per un attimo rendendosi conto che Tony stava dicendo la verità.

"Ci sono un paio di ragazze che mi danno dei problemi" confessò lei rimanendo abbracciata a Tony.
"Chi sono?" chiese.

Ormai Ziva non poteva tirarsi indietro, doveva dirgli la verità.

"Jeanne ed EJ" ammise.
"Oh signore, quelle due serpi. Che ti hanno detto?" rispose Tony.
"Hanno qualche problema con il fatto che sono ebrea" disse Ziva, la sua voce era incerta di nuovo.
"Ziva... Sul serio? Che ti hanno detto? Perché non me lo hai detto prima, avrei sistemato tutto" rispose Tony.
"Lascia stare Tony, posso cavarmela da sola" disse Ziva sollevando la testa dalla spalla di Tony e guardandolo.
"Voglio solo aiutare... Che ti hanno detto?" chiese ancora lui.
"Diciamo che non gli fa piacere che io sia nella scuola e che il loro cervello è fermo alla seconda guerra mondiale" disse lei sconsolata.
"Mi dispiace... Forse è colpa mia, non dovrei chiamarti Israele" rispose Tony.
"No! A me piace quando mi chiami così. Lo so che lo fai in modo gentile. Sono loro che sono stupide" disse immediatamente Ziva.
"Ok... Ma se vuoi che faccia qualcosa, basta che me lo dici" concluse Tony.
"Grazie" rispose Ziva.

Tony guardò l'orologio, l'ora di cena era passata da un pezzo e se non leggeva male Ziva era già lì da un'ora.

"Hey, Israele. Tua madre lo sa che sei qui?" le chiese.
"No, credo che abbia provato a seguirmi prima ma io correvo" disse lei.
"Beh, allora credo che dovremmo tornare da lei, o si preoccuperà" rispose Tony.
"Mi stai cacciando da casa tua, Tony?" chiese lei scherzando.
"No, ti sto per riaccompagnare a casa tua" rispose Tony prendendola per mano e scendendo le scale.

Ripercorsero la strada e raggiunsero la casa di Ziva. Tony poté vedere la sua esitazione, non sembrava avere voglia di tornare a casa.

"Mi puoi chiamare se hai bisogno" le disse Tony poco prima che bussassero alla porta.

Ziva annuì, grata.
Quando Rivka aprì la porta tirò un sospiro di sollievo vedendo che la figlia stava bene. L'aveva cercata in tutto il quartiere senza trovarla.

"Ziva, dove sei stata? Mi hai fatto preoccupare" le disse cercando di abbracciarla.

Lei fece un passo indietro, evitando la madre. Era ancora troppo arrabbiata con lei per atteggiarsi da figlia perfetta.
Si voltò e salutò Tony.

"Buona notte Israele, ci vediamo domani" le disse.
"Tieni il telefono acceso, ti scrivo prima di dormire" bisbigliò senza farsi sentire da Rivka.

Lei sorrise, entrò in casa e corse in camera di Tali. Scappando da Tony non si era posta il problema che Tali avesse sentito tutto e che fosse sola.

"Grazie per averla riportata a casa" disse Rivka prima che Tony andasse via.
"Si figuri" rispose Tony.

Tornando a casa si chiese cosa fosse successo tra Ziva e sua madre, sembrava qualcosa di brutto. Sperava di scoprirlo presto per poter aiutare la sua amica.












Note dell'autrice:

Ciaooooooooo
Allora sono perdonata per quello che ho fatto mercoledì? XD

Insomma questo capitolo è molto Tony e Ziva... Diverso dagli altri ma pensavo che non ci stava male che qualcuno prendesse in giro Ziva a scuola... In fondo è normale no? E Ziva è molto Ninja comunque anche se in questo capitolo non reagisce molto.
Non mi andava di farle picchiare Jeanne ed EJ, anche se la sensazione è stata forte! AHHAHAHA

Vi anticipo che più avanti riprendo l'argomento eh eh XD

Comunque Jeanne ed EJ ci saranno un po' nella storia e cercheranno di mettere i bastoni tra le ruote a Ziva! Non mi piacciono le cose tranquille come vedete XD ma tranquilli niente ANGST da paura, solo cose leggere! :)

Spero vi sia piaciuto! :)
Alla prossima settimanaaaaaaa :)

Baci, Meggie.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Talk and Pic Nic. ***


Talk and Pic Nic

Dopo che Tony l'aveva riaccompagnata a casa, Ziva si era precipitata da Tali. Sperava che la sorellina stesse bene e che non si fosse spaventata troppo dopo che Ziva era scappata da Tony.

"Tali" disse aprendo la porta della camera da letto.
"Zi!" esclamò la bambina correndo ad abbracciarla.
"Pensavo non tornassi più" aggiunse.

Ziva la strinse forte, poi la stacco dal suo abbraccio e facendole una carezza le disse "Hey, lo sai che non potrei mai lasciarti sola. Non andrei mai via per tanto tempo senza avvertirti".

"Lo so, per quello ho detto alla mamma che saresti tornata" rispose Tali.
"Si era preoccupata, sai?" aggiunse.
"Davvero?" chiese Ziva in modo sarcastico.
"Si... Ti ha cercato un po' per il quartiere. Poi è tornata e voleva chiamare la polizia perché non ti trovava. Ma io le ho detto che saresti tornata, perché non mi avresti mai lasciato da sola per sempre" rispose lei.
"Oh..." disse Ziva.

Forse non era vero che a sua madre non interessasse proprio nulla di lei. Sicuramente le cose non erano semplici ma forse Rivka voleva davvero riavvicinarsi a Ziva. Diciamo che lo stava facendo nel modo sbagliato e data la situazione Ziva non era molto disponibile ad essere quella che si adeguava.

"Zi, perché tu e la mamma avete gridato così? Io vi ho sentite..." disse Tali sedendosi sul letto.

Ziva andò a sedersi accanto a lei, non sapeva bene cosa dirle. Non voleva turbarla ma ormai iniziava ad essere grande e a chiedere come mai sua madre era risbucata fuori dal nulla.

"Abbiamo discusso perché io ero un po' arrabbiata per il fatto che mamma non é stata con noi quando eravamo più piccole" le disse cercando di essere delicata.
"E perché mamma era arrabbiata con te?" domandò Tali.
"Perché io le parlo poco, vorrebbe che fossi come te" rispose Ziva.
"Ma io non sono buona come te, nanetta. Vorrei esserlo ma non lo sono" aggiunse quasi delusa da sé stessa.
"Tu sei buona, Ziva. Sei mia sorella, io lo so. Tu mi lasci sempre dormire con te quando voglio e mi aiuti a fare tutto" le disse Tali dandole un bacio.
"Certo, fare di tutto per la mia sorellina" rispose Ziva sorridendo.

Tali rimase per un po' in silenzio. Voleva chiedere una cosa a Ziva ma non voleva innervosirla. Non era la prima volta che le poneva quella domanda e fino ad ora non aveva mai ricevuto risposta.
Alla fine prese coraggio e parlò.

"Zi... Mi puoi dire dove è stata la mamma quando non era con noi? So che lo sai, ti prego" la implorò.

Questa volta Ziva non riuscì a dire di no, ma decise che le avrebbe raccontato solo una parte della storia. Tali e Rivka andavano d'accordo e non voleva rovinare il bel rapporto che avevano creato, Tali meritava di essere felice e serena.

"La mamma è sempre stata qui, sorellina" le rispose.
"Ma se è sempre stata in America, perché noi non l'abbiamo mai vista? Io ho sempre creduto che fosse morta" disse Tali.
"Lo so... Vedi a volte capita che i genitori non vadano d'accordo e quindi vanno a vivere separati... Questo è successo con mamma e papà" le spiegò.
"Ma io ho dei compagni di classe con i genitori che non vivono assieme e loro possono vedere sia la mamma che il papà ogni giorno" rispose Tali che non riusciva a capire perché la madre non si fosse mai fatta vedere.

Ziva sospirò, questa era la spiegazione che avrebbe evitato. Non era argomento per quella sera e non era una cosa che Tali aveva bisogno di sapere al momento.

"Tali, ascoltami. Quello che devi sapere è che non sempre le cose vanno bene. Ma ciò non toglie che la mamma ti abbia sempre voluto bene" le disse Ziva seria.
"Ha sempre voluto bene anche a te? E anche ad Ari?" chiese Tali.
"Certo. A tutti" rispose lei. Non sapeva se quella fosse la verità, se lo era sempre chiesta se sua madre aveva amato lei e Ari almeno un pochino.

Ma quello era ciò che Tali voleva sentirsi dire, ciò che aveva bisogno di sapere e per Ziva andava bene così. Ogni tanto una bugia è meglio della verità, se detta a fin di bene.

"Però ora è tardi, devi dormire. Domani abbiamo scuola e non vogliamo certo sembrare degli Zombie" le disse cambiando discorso.
"Hai ragione" rispose Tali mettendosi sotto le coperte. Aveva già il pigiama, sicuramente aspettava solo che Ziva tornasse a casa.
"Laila Tov, Zi" aggiunse.
"Buona notte, fai bei sogni Tali" rispose Ziva dandole un bacio e lasciando la stanza.

Stava per andare in camera sua, a dormire ma capì che era meglio andare a scusarsi con la madre. Anche se odiava ammetterlo non si era comportata troppo bene. Avevano litigato, ma scappare via in quel modo non era stata una decisione da persona matura quale Ziva sapeva di essere.
Scese in salotto, sua madre era ancora lì a bere un té mentre leggeva un libro.
Vedendola, Rivka, rimase sorpresa.

"Ziva, pensavo dormissi già" le disse.
"No, ero a parlare con Tali. Volevo essere sicura di non averla spaventata" rispose Ziva.

Rimase un attimo in silenzio indecisa su cosa dire a sua madre. Rivka stava per parlare, per chiederle se aveva bisogno di qualcosa quando Ziva iniziò.

"Senti... Indipendentemente da quello che è successo volevo dirti che mi dispiace di essere scappata così, forse ho reagito in modo un po' esagerato" disse tutto d'un fiato.
"Esagerato?" ridacchiò Rivka.
"Decisamente si. Però anche io mi devo scusare, non avevo il diritto di dirti certe cose" aggiunse.

Anche lei si era resa conto che parlare così del padre di Ziva e accusarla in quello modo era stato ingiusto. In fondo avrebbe dovuto capire le difficoltà della figlia, dopo tutto quello che aveva sopportato.

Ziva annuì, si sentiva in imbarazzo. Sua madre si era appena scusata con lei quando si sarebbe aspettata una sgridata per quello che aveva fatto.

"Ascolta, Ziva" disse facendole cenno di sedersi accanto a lei.

Ziva si sedette sul divano, mantenendo un po' le distanze.

"Lo so che sono stata una pessima madre e che tu hai sofferto. Me ne sono andata che tu avevi appena compiuto otto anni e Tali era appena nata" iniziò Rivka.
"In realtà ne aveva ancora sette, ne ho compiuti otto una settimana dopo che sei sparita. È stato il compleanno più brutto della mia vita" la interruppe Ziva che ora guardava il pavimento cercando di non piangere. Erano davvero brutti ricordi.

Rivka capì ancora di più il dolore che aveva provocato andandosene, sentendo le parole e la voce della figlia.

"Mi dispiace, tesoro. Non era mia intenzione, ma devi capire che per me era diventata una situazione insopportabile con tuo padre" concluse Rivka.
"Lo so, papà si è comportato male. Ti ha fatta soffrire, Ari me lo ha spiegato. Ma io non capisco perché tu non abbia mai provato nemmeno a contattarci. Lo sai che papà non avrebbe detto di no" disse Ziva.
"Vedendo le cose ora, me lo chiedo anche io. E non so darti una risposta. Posso solo dirti che se tornassi indietro farei diverso e che mi dispiace molto per tutto il dolore che ho causato" rispose Rivka.
"Immagino. Ma ora cerca di capire me... È stato molto difficile accettare che non ci saresti stata più e ora devo accettare che Ari e papà non ci sono più ma ci sei tu. Dammi tempo e non forzarmi o le cose potranno solo peggiorare" disse Ziva sinceramente.
"Ok... Dovremmo impegnarci entrambe" rispose Rivka sorridendo.

Ziva annuì, poi si alzò dal divano per andare in camera.

"Buona notte, mamma" le disse. Rivka rimase sorpresa, di solito era lei che doveva darle la buona notte e non sempre riceveva risposta.
"Buona notte, Ziva" rispose guardando la figlia andare via.

Quella sera entrambe andarono a letto più rilassate, non avevano trovato il modo di andare d'accordo all'improvviso. Non avevano deciso di fingere che non fosse successo nulla, ma avevano stabilito che si sarebbero impegnate entrambe per far migliorare la situazione gradualmente.

Il giorno seguente passò relativamente tranquillo. Nessuno diede fastidio a Ziva e con la madre non ci furono altri scontri.
Stavano tornando tutti a casa con il pulmino della scuola, Ziva stava con i suoi amici mentre Tali sedeva di fianco alla sua compagna di classe. Apparentemente erano diventate subito buone amiche e Ziva era davvero felice per lei.

"Hey, Ziva! Cosa ne pensi se questa domenica andiamo a fare un pic nic al parco?" le chiese Abby.

Ziva esitò un attimo, insicura su cosa dirle.

"Dai!" intervenne Tim.
"Sono le ultime belle giornate in cui poter uscire" aggiunse.
"Che c'è, non dirmi che hai paura che mangi anche il tuo pranzo Israele?" scherzò Tony sapendo che tutto lo conoscevano come il ragazzo dallo stomaco senza fondo.

Ziva rise.

"Non è quello... È che ho promesso a mia sorella che sarei stata con lei questo week end" rispose Ziva.
"Oh... Beh ma non c'è problema, può venire con noi!" esclamò Abby.
"Massì, vedrai che si divertirà anche lei" commentò Tony.
"Io glielo chiedo e se per lei va bene veniamo" rispose Ziva felice.

Un pic nic al parco con gli amici, non lo aveva mai fatto in tutta la sua vita e le sarebbe davvero piaciuto andare. Sperava che sua sorella accettasse, in fondo a Tali piacevano i suoi amici.
Ziva fu estremamente felice nel poter mandare un messaggio a Tony dicendo che Tali sarebbe stata felice di unirsi a loro.

Decisero che ognuno avrebbe portato qualcosa da mangiare e che Tony sarebbe passato a prendere tutti in macchina. Erano in cinque e un'auto sola bastava.
Tony decise di andare in un parco piuttosto isolato, così avrebbero potuto avere un po' di tranquillità. Era alla periferia della città e gli ci volle quasi un ora per arrivare, ma ne valse la pena.
C'erano un lago e degli enormi alberi e loro si misero proprio all'ombra sotto uno di questi.

"Forza Tali, aiuta Abby a stendere il telo" le disse Ziva.

La bambina obbedì e in meno di un attimo il telo fu steso.
Appoggiarono tutto il cibo che avevano portato sopra e si sedettero in modo da guardarsi in faccia.

"Io ho fame, quando si mangia?" chiese Tali.
"Tua sorella è come me, io l'adoro. Dammi un cinque, Tali" disse Tony ridendo.
"Siete due pozzi senza fondo, ma comunque direi che tra poco mangiamo visto che è mezzogiorno passato" rispose Ziva mentre iniziava a prendere i piatti e le posate.

Iniziarono mangiando la pasta che Tony aveva preparato. Era davvero buona e tutti si complimentarono.

"Non per nulla discendo da una famiglia italiana" disse lui.
"Il cibo è sacro per gli italiani, bisogna cucinarlo bene" aggiunse.
"Sempre modesto, DiNozzo" rispose Abby.

Lei si era occupata di portare le bevande. Aveva preso acqua, tè freddo e si era anche ricordata di portare la coca cola visto che c'era anche Tali con loro e immaginava le potesse piacere.
McGee invece aveva portato dei tramezzini, che aveva preparato con la madre.
Siccome gli altri si erano già occupati di tutto, Ziva aveva deciso di portare il dolce e un po' di frutta.
Lei si era occupata di preparare un dolce tipico israeliano, mentre la sorella aveva a tutti i costi voluto tagliare la macedonia. Voleva sentirsi utile, anche perché era piuttosto eccitata per il pic nic.

"Ziva questo dolce è fantastico" le disse Tim già alla seconda porzione.
"È un dolce tipico Israeliano, il preferito di Tali" rispose lei.

Finito di mangiare rimasero tutti seduti a chiacchierare, ma non ci volle molto prima che Tali dicesse che voleva giocare.
Aveva visto altri bambini che giocavano a palla praticamente di fianco a loro e voleva partecipare anche lei.

"Zi, dici che posso giocare con quei bambini?" chiese Tali.
"Per me si, ma devi chiederglielo" rispose Ziva.
"Glielo chiedi tu? Io mi vergogno" chiese Tali.
"Eh no. Cosa ti ho insegnato? Non devi essere timida, Tali. Vedrai che ti diranno di si" rispose Ziva.

A quel punto la sorella si alzò e poco convinta si avvicinò agli altri bambini chiedendo se poteva giocare con loro.
Ziva fu orgogliosa della sua sorellina, soprattutto nel momento in cui si girò a guardarla con un sorriso soddisfatto per essere stata accettata dagli altri bambini.

"Sei brava con lei" disse Tony.
"Le ho sempre fatto da mamma, ormai siamo abituate" commentò Ziva.
"Tua sorella è tanto carina... Anche io ho un fratello più piccolo" disse Abby.
"Davvero? Come si chiama?" chiese Ziva curiosa.
"Lucas, ha tre anni in meno di me... Sai, noi siamo adottati" rispose Abby.
"Oh... E vi trovate bene?" chiese lei.
"Tantissimo, i nostri genitori sono fantastici. Non potevamo essere più fortunati" disse Abby.
"Anche io ho una sorella più piccola, si chiama Sarah" intervenne McGee.
"A quanto pare l'unico figlio unico qui è Tony" disse Ziva.
"Eh, si. Cosa volte farci, di DiNozzo ci sono pochi ma perfetti esemplari" commentò lui.

Ziva gli tirò addosso un bicchiere di plastica.

"Ma smettila! Sempre il solito egocentrico!" ridacchiò Ziva.
"Lo conosci da poco, ma lo hai già inquadrato bene" esclamò Tim.
"Beh, diciamo che non ci vuole una laurea in psicologia per capire come funziona il suo cervello" disse lei scherzando.
"Oh, beh. Vi state alleando tutti contro di me?" disse Tony fingendosi offeso.

Risero tutti, mentre Tali li osservava giocando. Poteva vedere un non so cosa negli occhi della sorella. Qualcosa che non aveva quando era sola, se,brava più felice se vicino a lei c'era Tony.

"Invece voi da quanto vi conoscete? Siete fidanzati?" chiese Ziva rivolta ad Abby e Tim.

Ci fu un attimo di imbarazzo e Ziva quasi si pentì di aver fatto quella domanda. Non aveva pensato, le parole le erano uscite senza riflettere.

"Lo siamo stati" iniziò Abby.
"Per poco. Molto poco" aggiunse Tim.
"Vedi, stiamo meglio come amici... Voglio tanto bene a Tim ma non è il mio tipo. Siamo più come fratello e sorella" spiegò Abby.
"Oh... Beh è bello che nonostante tra di voi non abbia funzionato siate ancora così amici" commentò Ziva.
"In realtà siamo più amici di prima. Ed è bello così" rispose Tim.

"E tu Ziva, sei fidanzata?" chiese Abby.
"No... Avevo un ragazzo una volta, in Israele" disse Ziva.

A quelle parole Tony scatto sull'attenti con le orecchie, non che fosse geloso però qualcosa lo disturbava. E nemmeno lui capiva il perché.

"Nulla di che, siamo stati insieme pochissimo. Non era una persona molto seria" concluse Ziva sbrigativa.

Tony fu quasi sollevato nel sentire quelle parole e ancora una volta senza capire il perché. Si conoscevano da pochissimo e tra loro non c'era nulla.

"Ma sentiamo il nostro don Giovanni se ha una ragazza al momento" disse McGee prendendo in giro Tony.
"Eh, McFiccanaso. Al momento no e lo sai bene, non mi interessa nessuna ragazza" rispose lui.

Questa volta fu Ziva a sentirsi liberata da un peso sentendo quelle parole. Perché faceva così? Non le sarebbe dovuto importare.

"Ma hai la fila di ragazze, Tony! Possibile che nemmeno una attiri la tua attenzione?" disse Abby riferendosi al fatto che siccome era una stella del basket tante ragazze gli andavano dietro.
"Ti sembrerà strano sentirlo dire da me, ma non è sufficiente che respirino. Ne vorrei una anche intelligente e gentile. Non la tipica ragazza da una sera e via" rispose lui.

E fu questo commento a farlo brillare agli occhi di Ziva. Sapeva bene che molti ragazzi erano più interessati al sesso che a tutto il resto e sapere che i suoi amici non erano così
la fece sentire felice.

Per tutto il resto della giornata non fece che osservare Tony e veder e quanto fosse per bene e diverso dagli altri giocatori della sua squadra.
Lo vide scherzare con Abby e McGee e poi giocare con Tali e capì che era speciale, sicuramente qualcosa che gli era successo durante la sua vita lo aveva reso così.

Passata la giornata assieme, Tony riportò tutti a casa. Lasciarono prima Abby e McGee e poi si diressero verso casa loro.
Tali si era addormentata in macchina così Tony e Ziva ne approfittarono per fare due chiacchiere.

"Grazie per averla fatta divertire, le stai molto simpatico" disse Ziva mentre Tony si parcheggiava sotto casa sua.
"Figurati è così dolce" rispose.
"Senti, cosa ne pensi se da domani andiamo a scuola in macchina assieme?" aggiunse.

Era da un po' che voleva chiederglielo. Aveva continuato a prendere l'autobus perché gli piaceva passare del tempo con lei ma visto che aveva la macchina voleva approfittarne.

"Tony, io..." disse lei un po' in imbarazzo per il bel gesto.
"Se ti va... Se no continuiamo a prendere il pulmino" rispose lui per non metterla in difficoltà.

Ziva ci pensò un attimo e si rese conto che non c'era nulla di male. Sua sorella si era già fatta degli amici sul pullman e non aveva bisogno che Ziva le stesse attaccata per assicurarsi che andasse tutto bene. In più Tony le era simpatico ed era molto gentile con lei.

"Va bene, mi farebbe molto piacere" rispose Ziva sorprendendo Tony. Lui sorrise felice, non ci sperava. Credeva di dover insistere per giorni.
"Ok, allora ti passo a prendere domani mattina" disse lui.
"Grazie" rispose Ziva.

Poi si voltò vedendo che la sorellina dormiva ancora.

"Vuoi che ti aiuti a portarla in casa?" le chiese Tony.
"No, grazie. Ora la sveglio, anche perché prima di dormire dobbiamo cenare. La mamma avrà già cucinato" disse lei sorridendogli.
"Va meglio con tua madre?" si interessò Tony.
"Un po'... Almeno ora non ci urliamo contro" rispose Ziva.
"È un passo avanti, Israele" disse lui.

Lei gli sorrise, poi si slacciò la cintura e prima si scendere dalla macchina lo ringraziò ancora.
Aprì lo sportello sul retro e svegliò Tali.

"Grazie, Tony. A domani" gli disse aiutando la sorella a scendere.
"A domani" rispose lui.

Le guardò camminare lungo il vialetto e raggiungere la porta di casa. Dopo essersi assicurato che fossero entrate riaccese la macchina e andò a casa sua.

Quella sera prima di dormire Ziva era in camera di Tali per darle la buona notte.

"Domani ti porta a scuola il tuo fidanzato?" le chiese Tali.
"Hey! Non è il mio fidanzato! E comunque si, come fai a saperlo? Devo ancora dirlo a mamma" rispose Ziva.
"Ho sentito mentre te lo chiedeva in macchina" confessò la sorellina.
"Ah, nanetta ficcanaso... Non stavi dormendo?" chiese Ziva ridacchiando.
"Più o meno..." rispose Tali con occhi furbi.
"Furfante! In ogni caso non è il mio fidanzato, è solo un amico. Domani andremo a scuola insieme e per questo ora dobbiamo dormire" concluse Ziva dando un bacio sulla fronte a Tali.

Dopo aver parlato con la madre andò a letto anche lei e trovò un messaggio di Tony sul cellulare.

"Il prossimo weekend mi insegni a fare quel dolce. È piaciuto anche a mio padre :)" le scrisse Tony.

Ziva gli aveva lasciato quello che era avanzato del dolce.

"Ok. Ma solo se tu mi insegni a fare la pasta fredda. Affare fatto? :)" rispose lei.
"Affare fatto. Notte Israele" le scrisse lui.
"Notte" rispose lei.
"Ah, puntuale domani mattina" aggiunse con un altro messaggio.
"Come sempre, David XD" concluse lui.

Lei sorrise, spense il cellulare e si addormentò pensando alla bella giornata che aveva appena passato.














Note dell'autrice:

Ciauuuuuuu :)
Eccomi con la rilassante storia del venerdì! Qui è tutto sereno e tranquillo (forse un po' troppo? XD)

Come potete vedere Ziva e Rivka cercano di andare un po' più d'accordo... E anche i nostri TIVA procedono nella direzione del love <3 [Non esultate troppo, ci vorrà ancora un po' prima che succeda quello che pensate eh eh ] :)

Ma che dolce è Tony con Ziva *---* Anche io voglio un ragazzo così awwwww
Poi questa volta li abbiamo visti uscire in gruppo... Si perché mi piace vederli assieme, non tutti i capitoli possono essere solo Tony e Ziva eh eh XD

Chissà cosa succederà nel prossimo capitolo... Boh non lo so nemmeno io XD
Perciò ora vi lascio e vado a pensarci LOL

Alla prossima settimana, baciiiiii :3
Meggie.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Help and Memories. ***


Help and Memories

Era già qualche giorno che Tony e Ziva arrivavano a scuola assieme, perché come Tony le aveva detto l'avrebbe portata lui a scuola in macchina.
Nonostante Ziva fosse un po' preoccupata per la sorella, dopo il primo giorno in macchina con Tony, capì che tutto andava bene così.

Tali si divertiva sul pullman con i suoi amici e lei poteva passare del tempo con Tony prima delle lezioni.
Inoltre sul pulmino c'erano McGee, Abby e anche Steve il migliore amico di Tony e avevano promesso a Ziva che avrebbero tenuto d'occhio la sorella nel caso avesse avuto bisogno.

Come tutte le mattine, Tony e Ziva arrivarono nel parcheggio della scuola e scesero dalla macchina.
Si avviarono insieme nell'aula in cui avrebbero dovuto fare lezione di storia.

"Hai studiato per il test di oggi, Tony?" gli chiese Ziva mentre camminavano per il corridoio dopo aver preso i loro quaderni dall'armadietto.

Tony la guardò pietrificato. Test? Quale test? Se ne era completamente dimenticato evidentemente.

"Oggi c'è un test?" chiese piuttosto preoccupato. Se doveva essere sincero non aveva ancora aperto il libro di storia ed era sicuro che avrebbe preso un'insufficienza.
"Ah, ok. Sono fregato" aggiunse.

Ziva lo guardò e scoppiò a ridere. La sua faccia terrorizzata non aveva prezzo, se avesse avuto una telecamera per registrarlo quello sarebbe stato uno di quei video da mostrare ai nipoti.

"Dovevi vedere la tua faccia!" esclamò prendendolo in giro.
"Stai tranquillo non c'è nessun test" aggiunse ancora ridendo.

Lui le diede una pacca sulla spalla.

"Davvero molto divertente, David. Prenderti gioco di me in questo modo... Io che ti accompagno sempre a scuola e sono così gentile con te" rispose fingendosi offeso.
"Eddai, Tony! Era solo uno scherzo... Però dovresti prestare attenzione a quello che dicono i professori, magari il test c'era davvero" disse Ziva.
"Oh, ma io faccio affidamento su di te. So che ci pensi tu ad aggiornarmi sui test e le interrogazioni" rispose Tony.
"Vero, perché io presto attenzione e studio" commentò lei.
"Tu sai sempre tutto... Israele, a nessuno piacciono i secchioni" la prese in giro lui.
"E a nessuno piacciono i ragazzi che non studiano mai" replicò lei alludendo al fatto che nonostante Tony a scuola se la cavasse non era certo quello che passava le giornate sui libri.

Entrarono in classe e come al solito si sedettero vicini. Poco dopo anche Steve entrò nella loro aula e andò a sedersi nel banco dietro il loro.

"Hey, dov'è Laura?" gli chiese Tony.

Laura era la ragazza di Steve. Stavano insieme da diversi anni ormai e frequentavano praticamente tutte le lezioni assieme.

"Ha l'influenza, non sarà a scuola per qualche giorno" rispose lui.
"Uh... Allora non starci troppo vicino, magari te l'ha passata e l'attacchi anche a noi" disse Tony.
"Sai con tutti quegli scambi di fluidi corporei..." aggiunse sottovoce.
"Tony!" esclamarono Ziva e Steve assieme.
"Che c'è! È vero!" commentò lui.
"Beh... Io non ti vengo a baciare, quindi non credo che per ora ti contagerò... O non vorrai mica dirmi che sei innamorato di me e vuoi un bel bacio appassionato" lo prese in giro Steve facendo morire dal ridere Ziva.

"Israele che hai oggi? È il giorno prendi in giro Tony?" chiese lui.
"No... Però te le cerchi le cattiverie" ridacchiò lei.

Passarono la lezione con Ziva che cercava di ascoltare e Tony che la distraeva in ogni modo possibile.
Usciti dall'aula Ziva tirò un sospiro di sollievo.

"Mi spieghi? Ho perso metà della spiegazione per colpa tua... E mi hai scarabocchiato tutto il quaderno" si lamentò Ziva.
"Come sei tragica, è solo un disegnino" rispose lui.
"Un disegnino? Che mi ha occupato la pagina intera. Diciamo che è meglio se non ti dedichi all'arte, non è il tuo forte" disse Ziva.
"Sei acida, David" rispose lui.
"Ci vediamo a pranzo, Tony. Cerca di non farti cacciare dalla prossima lezione" commentò Ziva mentre entrambi si dirigevano alle proprie aule.

Passarono le due lezioni successive separati, poi Ziva dopo essere passata dal bagno si diresse verso la mensa.
A metà strada, tuttavia, fu fermata da qualcuno. Quando si voltò di rese contro di chi fosse.

"Ray. Hai bisogno?" gli chiese.

Non era la prima volta che la fermava e ci provava spudoratamente con lei, tuttavia non voleva sembrare cattiva e ogni volta si comportava gentilmente.

"Volevo chiederti... Hai degli impegni per stasera?" disse lui.

Ziva si sentì in imbarazzo, aveva paura di essere troppo maleducata a rifiutare sempre.

"Ray, io... Si ho degli impegni" rispose.
"Dai, tutte le volte? Sei sempre impegnata... Non puoi liberarti?" insistette lui.
"Veramente no. Quando prendo un impegno lo mantengo" rispose infastidita.
"Ma io non ci credo che sei sempre impegnata" ribatté lui.
"Non sono affari tuoi in ogni caso. Quello che ti deve interessare è che ti ho detto che non posso uscire" disse Ziva cercando di concludere la conversazione e andare in mensa.

Se prima non voleva essere cattiva ora non si preoccupava delle parole che diceva. Non sopportava chi voleva obbligarla a fare qualcosa che lei non voleva e in più Ray proprio non le piaceva.

"Certo. Però hai tempo per uscire con DiNozzo. Con lui si ma non con me" disse Ray alterato.
"Scusami, quale sarebbe il tuo problema? Esco con chi mi pare non con chi mi dici tu" rispose Ziva.
"Guarda che io sono meglio di quel DiNozzo, credimi" insistette lui.
"Facciamo che non comincio nemmeno a dirti cosa penso di te. E sono sicura che Tony è cento volte meglio" concluse lei voltandosi e andando verso la mensa.

Ma Ray non la lasciò andare, la afferrò per un braccio e la costrinse a girarsi di nuovo.

"Ok, forse sono stato un po' presuntuoso. Ma almeno potresti provare ad uscire con me, prima di dire che non ti interesso" disse lui più tranquillamente.

Ziva sospirò.

"No. Ascolta non costringermi a fare ciò che non voglio" gli disse nel modo più delicato possibile.
"E allora vai dal tuo Tony!" gridò alterato per l'ennesimo rifiuto.

Proprio in quel momento Tony arrivò alle spalle di Ziva. Era andata a cercarla visto che era in ritardo.

"Va tutto bene qui? Ho sentito pronunciare il mio nome" disse mettendosi di fianco a Ziva.
"Si... Noi ci stavamo solo salutando. Ciao Ray" concluse Ziva allontanandosi con Tony.

Ray li guardò scocciato e se ne andò, ma di sicuro non avrebbe rinunciato a provarci ancora con Ziva.

Tony prese Ziva per mano e la portò nel sottoscala, per parlarle in privato.

"Tutto bene, Ziva?" le chiese.
"Si... È stato solo un po' troppo insistente" ammise lei.
"Continua a chiederti di uscire?" si interessò lui.
"Si. Dice che dovrei uscire con lui invece che con te, perché lui è meglio" disse lei ridendo.
"Che presuntuoso!" esclamò Tony.
"È quello che gli ho detto. E poi non mi piace, per nulla" ammise Ziva.
"Ti ha offesa? Ti ha fatto male, Ziva?" si preoccupò Tony vedendola un po' alterata.

Le accarezzò velocemente il braccio, soffermandosi sulla mano.

"No... Però l'ho visto fare squadra con Jeanne ed EJ... E lo sai cosa mi hanno detto loro" disse Ziva guardando il pavimento.

Toccare quell'argomento la faceva ancora soffrire. Inoltre ogni tanto qualche frecciatina sul fatto che fosse ebrea le arrivava ancora e di sicuro non aveva voglia di uscire con una persona che socializzava con due ragazze che si divertivano a prenderla in giro.

"Lo so... Ma lui non ti ha detto nulla di quel tipo vero? O giuro che..." iniziò Tony.
"No, nulla. Solo vuole che io esca con lui, ma io non voglio" ripeté lei.
"Ok..." disse lui facendo un sorriso.
"Stai bene, vero?" aggiunse.
"Si. E grazie per essere arrivato in tempo a tirarmi fuori da quella situazione imbarazzante" rispose lei.
"Oh, gli amici servono a questo no?" disse Tony.
"Dai ora andiamo a pranzo o Abby mangerà anche il mio panino. E o o sai che senza cibo non connetto" aggiunse.
"Tu non connetti anche a stomaco pieno, Tony" scherzò lei.
"Cattiva" le disse mentre insieme andavano in mensa.

Giusto un paio di giorno dopo l'incidente con Ray, Ziva notò che Tony aveva iniziato a comportarsi in modo strano, diverso.
Non era più allegro come al solito, non scherzava più di tanto e sembrava distratto.

Quel pomeriggio Ziva sarebbe rimasta a scuola a vedere Tony che si allenava. Glielo aveva promesso e inoltre voleva capire cosa avesse Tony che non andava.
Tuttavia quando entrò in palestra si rese presto conto che Tony non era in palestra.

Rimase seduta sulla gradinata per un po' pensando che magari Tony era in ritardo, ma dopo mezz'ora si rese conto che non sarebbe mai arrivato.
Scese dalla gradinata e si avvicinò a Steve che stava finendo il riscaldamento.

"Hey, Tony non viene oggi?" gli chiese.
"Non credo... Lo stavi aspettando?" rispose lui.
"Si... Mmm... Mi aveva chiesto di vedere il suo allenamento, ma forse si è scordato che sarei stata qui per lui" disse Ziva.

Steve la vide delusa e preoccupata. Lui sapeva il motivo perché Tony era così strano e per cui probabilmente si era scordato di Ziva, lo sapeva perché era il suo migliore amico. Ma sapeva anche che non era compito suo informare la ragazza e che Tony glielo avrebbe detto solo se avesse voluto.

"Senti, credo lo abbia notato anche tu che Tony è un po' strano in questi giorni..." iniziò Steve.
"Si... Sta male? È colpa mia, ho fatto qualcosa?" chiese Ziva preoccupata.
"No... Io so il motivo, ma penso di non essere la persona che ti deve dire certe cose" spiegò Steve.
"Ma io sono preoccupata... Sai almeno dove posso trovarlo?" chiese Ziva.

Se Tony stava male lei voleva aiutarlo. Lui per lei c'era sempre stato quando aveva avuto bisogno e lei non voleva certo essere da meno.

"Io credo che ora sia a casa. È andato via subito dopo pranzo. Lui... Beh, non si sentiva troppo bene" fu tutto quello che Steve le disse.

Bastarono quelle poche parole e Ziva uscì di corsa dalla scuola, prese il primo pulmino e corse a casa.
Entrò un attimo in casa sua per appoggiare lo zaino e prendere alcune cose che pensava potessero servirle per risollevare il morale di Tony quando dalla finestra lo vide passare con la macchina.

Voleva seguirlo ma l'unico problema era che non aveva la patente. Ari le aveva insegnato a guidare quando erano in Israele ma ancora non aveva sostenuto l'esame.
Senza farsi vedere dalla madre che in quel momento era in cucina con Tali, prese le chiavi della macchina e uscì di corsa.

Mise in moto velocemente e seguì Tony restando abbastanza lontana. Guidò per una ventina di minuti e per tutto il tempo pregò che non ci fosse qualche poliziotto a fermarla. Non aveva la patente e nemmeno il foglio rosa, se la fermavano erano nei guai fino al collo. Per non parlare di quello che avrebbe detto o fatto la madre non momento in cui si fosse accorta che le aveva preso la macchina senza chiederlo.
Ma in quel momento aveva troppo bisogno di sapere che problema avesse Tony. Quindi si limitò ad accettare le conseguenze che sarebbero derivate dal suo comportamento.

Continuò a guidare senza nemmeno rendersi conto della strada che stava facendo, solo quando parcheggiò capì in che luogo si trovava.
Era un cimitero. Ora le era tutto più chiaro, Tony le aveva accennato al fatto che sua madre era morta e forse era quello il motivo della sua stranezza.

Lo seguì a piedi tenendo sempre un po' di distanza, poi vedendolo fermarsi anche lei si fermò.
Lo guardò posare dei fiori su una tomba e lo lasciò da solo per un po'. Sapeva benissimo cosa volesse dire perdere qualcuno e visitare un cimitero. E sapeva anche cosa voleva dire volere un po' di privacy in questi momenti.

Ad un certo punto però, prese coraggio e si avvicinò a Tony sperando che lui non si arrabbiasse.
Delicatamente gli appoggiò una mano sulla spalla. Lo sentì sobbalzare, colto di sorpresa.

"Tranquillo, sono io" gli disse con voce delicata.
"Ziva" bisbigliò lui.

Lei poté sentire la sua voce triste solo in quella parola. Si inginocchiò al suo fianco lasciando la mano, che prima aveva sulla spalla, sulla sua schiena.

"È tua madre?" domandò solo per non stare in silenzio. Poteva benissimo leggerlo anche lei il nome.
"Si... Oggi è il giorno... Sono dieci anni, Ziva" disse lui lasciandosi scappare un singhiozzo.

Lei d'istinto lo abbracciò in modo che potesse appoggiare la testa sulla sua spalla. Lo sentì piangere per un attimo e non fece nulla se non abbracciarlo e accarezzargli delicatamente la schiena.

"Scusa" disse lui asciugandosi il volto.
"Va bene così, Tony. Io... Io capisco cosa provi ora" gli rispose. E lui guardandola poté notare i suoi occhi lucidi. Sfortunatamente anche lei sapeva che sensazione di provava a fissare la tomba di una persona che ami.

"Mi hai seguito fino a qui?" le chiese.

A quel punto Ziva si sentì davvero in imbarazzo.

"Io.. Ehm... Steve mi ha detto che non stavi bene, quando ti ho visto passare in macchina... Volevo sapere cosa avessi, ero preoccupata" rispose arrossendo leggermente.
"Scusa, forse sono stata invadente" aggiunse.
"No. Anzi, grazie per l'interessamento" rispose lui.

"Credevo che in queste occasioni venisse anche tuo padre" disse lei.
"Lui c'è già stato, questa mattina credo. Vedi noi... Non parliamo di certe cose. Lui sa che io vengo qui e io so che lui viene qui. Ma nessuno dei due ne parla" spiegò Tony.
"Oh..." fu l'unica cosa che Ziva riuscì a dire.

"Senti, ti va di venire un po' a casa mia? Mi fai compagnia. Papà starà al lavoro fino a tardi, come tutti gli anni questo giorno" chiese Tony.
"Volentieri" disse lei.

In quel momento avrebbe detto di sì ad ogni proposta. Sapeva che un po' di compagnia non poteva fargli che bene.
Si incamminarono assieme al parcheggio.

"Vieni in macchina con me, Tony" disse lei.
"E che facciamo, lasciamo la mia qui?" rispose lui.
"Domani mattina ci passiamo davanti con il pullman. Scendiamo e la riprendiamo. Ora lascia che ti porti a casa io" insistette Ziva.

Tony non aveva né voglia di discutere né di guidare, così si lasciò convincere in fretta. Salì e si allacciò la cintura.

"Israele, non sapevo che avessi la patente" disse lui sorpreso.
"Infatti non ce l'ho. Mio fratello mi ha insegnato a guidare, ma non ho ancora fatto scuola guida" rispose Ziva mettendo in moto la macchina.
"Oh. Andiamo bene" commentò Tony.

Con grande sorpresa, tuttavia, Ziva guidava piuttosto bene. Ecco, diciamo che era uno stile di guida un po' particolare però passabile considerando che non aveva nemmeno la patente.
Ziva parcheggiò la macchina davanti a casa ed entrò un attimo. Doveva ridare le chiavi alla madre e darle almeno una breve spiegazione.
Fortunatamente quel giorno Rivka era in buona e la lasciò andare da Tony rimandando la predica a più tardi.

Entrarono in casa di Tony dieci minuti dopo, Ziva aveva portato con lei alcune cose. Ma prima di tutto voleva che Tony parlasse con lei.
Ma lui non le diede nemmeno il tempo di fare domane che iniziò a parlare.

"È morta quando avevo otto anni. Cancro. Stava così male" disse lui.

Ziva si sedette sul divano, di fianco a Tony e lo ascoltò. Sapeva che aveva solo bisogno di sfogarsi e lei era lì per quello.

"Mi ricordo che passò molto tempo in ospedale. Una sera la salutai e il mattino seguente mio padre mi disse che era morta" aggiunse.
"Deve essere stato terribile. Eri piccolo" disse Ziva.
"Mi avevano preparato, nei mesi precedenti. Me lo avevano detto che la mamma non sarebbe più tornata a casa dall'ospedale. Ma non mi avevano detto che avrei sofferto così tanto" rispose.
"Non si è mai abbastanza pronti, Tony. E sono cose che non si superano, nemmeno dopo dieci anni" lo rassicurò lei vedendolo un po' in difficoltà.
"Per me è stato ancora più difficile... Mio padre... Lui mi vuole bene, ma non è bravo a dimostrarlo. Per nulla. Ti basti sapere che dopo nemmeno un anno dalla morte di mia madre è tornato a casa con una nuova donna. Ero così arrabbiato" confessò lui

Ziva si sentì male per Tony, un bambino di nove anni non può capire una cosa del genere e soprattutto non deve sopportare tutto questo dolore.
Gli prese la mano in segno di conforto.

"Sono sicura che non lo ha fatto per farti star male o per mancare di rispetto a tua madre. Forse anche lui soffriva molto e non sapeva come fare per stare meglio" cercò di spiegare Ziva.
"Lo so, ora lo capisco. Era il suo modo di vivere il lutto. Ma a nove anni ero solo arrabbiato" disse lui tornando ad appoggiare la testa sulla spalla di Ziva, come aveva fatto al cimitero.
"Mi dispiace Tony, vorrei poterti aiutare di più" gli disse.
"Lo stai già facendo. Di solito sono solo, quest'anno ho qualcuno" rispose.

Tony fece di tutto per trattenere le lacrime che tutto il giorno avevano cercato di uscire. Ma dopo aver raccontato quelle cose a Ziva non riuscì a trattenersi.

"Scusami" disse di nuovo mentre piangeva, come se fosse una colpa stare male.
"Shh, va tutto bene. Non stai facendo nulla di male" lo rassicurò lei.
"È che mi manca tanto..." confessò lui.
"Lo immagino, Tony" rispose Ziva accarezzandogli il braccio.

Lasciò che piangesse per sua madre e per tutti gli anni in cui non aveva avuto nessuno con cui sfogarsi.
Rimasero in silenzio per un po' fino a quando Tony si rese conto di una cosa importante.

"Oddio Ziva. Oggi ti avevo chiesto di venire all'allenamento e poi non mi sono presentato e nemmeno ti ho avvertita..." iniziò lui.
"Hey, non fa nulla. È stata una brutta giornata, sei perdonato" gli disse lei con un sorriso.
"Ho parlato con Steve e mi ha detto che non stavi bene... Non sono arrabbiata" aggiunse.
"Grazie Israele" disse lui sorridendo e dandole un bacio sulla guancia.

Questo gesto la fece arrossire, anche molto e Tony lo notò ma non le disse nulla.

"Ho portato una cosa, che magari ti solleva un po' il morale" annunciò lei ad un certo punto.
"Cosa?" chiese Tony curioso.

Lei si avvicinò al sacchetto che si era portata dietro e mostrò a Tony il contenuto.

"Ho tutto il necessario per insegnarti a fare il dolce che ti è piaciuto tanto. Hai voglia di cucinarlo assieme?" gli chiese.
"Ziva David, tu sei la persona che preferisco a questo mondo. Andiamo in cucina, vieni" le disse trascinandola per un braccio.

Per la prima volta, dopo dieci anni Tony riuscì a sorridere nel giorno dell'anniversario della morte della madre.
Soffriva ancora terribilmente, ma almeno non aveva dovuto affrontare la giornata da solo. E di ciò era veramente grato.










Note dell'autrice:

Eccomiiiiiiiiii XD
Con una ff per cui non vengo odiata, che emozione! LOL

Prima di tutto: volevo mettere in questo capitolo anche Ziva che spiegava alla madre perché aveva preso la macchina pur non avendo la patente (non si fa Zivaaaaa!)... Ma diventava tutto troppo lungo, quindi lo vedremo all'inizio del prossimo...
Poco male, non è una cosa fondamentale XD

Ok detto questo... Ma non sono troppo dolcini??? Awwwwwww si avvicinano sempre di più, come è giusto che sia.
Questo capitolo ho deciso di dedicarlo tutto a loro perché sono in un periodo di mega super astinenza da TIVA <3 AHHAHAHA XD
Non credo che la cosa dispiaccia vero? LOL

Non so ancora cosa metterò nel prossimo capitolo ma sicuramente ci saranno anche altri personaggi... XD
So che magari qualcuno dice che è triste la parte su Tony e la madre, ed è vero. Ma per farli avvicinare devono aprirsi l'uno con l'altra e mi sembrava carino che Tony condividesse (una piccola parte per ora) il suo dolore... Che ne dite? Verrà anche il turno di Ziva, tranquilli LOL

Detto ciò, spero vi sia piaciuto!
A venerdì prossimo!
Baci, Meggie :3  

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Krav Magà and Movie Night. ***


Krav Magà and Movie Night

Una delle lezioni che Ziva preferiva era quella di ginnastica. Non solo perché era piuttosto brava nello sport ma anche perché le dava modo di sfogarsi un po' dopo una giornata pesante o in un periodo difficile.
Qualsiasi cosa l'insegnate decidesse di fargli fare per lei andava bene, purché si potesse lasciare andare per un paio d'ore.

Da quando aveva iniziato a frequentare quella scuola, il professor Gibbs ovvero il suo insegnate di ginnastica, gli aveva fatto fare diversi tipi di sport.
La settimana precedente avevano giocato a basket. Inutile dire che Tony non l'aveva lasciata in pace un secondo con la scusa di insegnarle a giocare.
Il punto era che Ziva non se la cavava male con il basket e Tony lo scoprì a sue spese quando dovettero giocare uno contro uno e Ziva gli diede del filo da torcere.

"Questa settimana ci dedicheremo ad uno sport diverso, non i soliti classici" annunciò il professore mentre i ragazzi entravano nella palestra.
"Vi insegnerò le basi del Krav Magà" aggiunse.

Sentendo quelle due parole, Krav Magà, Ziva ebbe un flash back.
Era in Israele, aveva dodici anni e c'erano suo fratello e suo padre insieme a lei. Era alla prima lezione di Krav Magà della sua vita.
Anche se era ancora troppo piccola per iniziare l'addestramento nel Mossad, il padre aveva deciso di non perdere tempo e farle iniziare alcuni corsi che potessero tornarle utili per quando avrebbe intrapreso la strada che l'avrebbe fatta diventare agente.

Suo padre aveva grandi mire per lei, voleva che diventasse l'agente più giovane e più capace della sua agenzia. Ziva era sempre stata una bambina senza troppa paura, che faceva quello che andava fatto senza lamentarsi troppo. Forse anche il fatto di non avere la madre ed essere stata cresciuta da due figure maschili l'aveva resa più forte.
Ari era un ottimo agente, ma Eli sapeva che Ziva sarebbe stata ancora meglio di lui. Lo poteva vedere nella determinazione della bambina nel fare ogni cosa.

"Ziva, ti sei incantata?" le chiese Tony vedendola con lo sguardo fisso.
"Io? No, sto solo ascoltando" disse lei tornando alla realtà.

Il professore spiegò ai ragazzi che avrebbero semplicemente imparato le basi. Quello non era uno sport difficile ma sicuramente richiedeva tempo per imparare le cose più difficili e la scuola non era il luogo adatto.
Avrebbero potuto scegliere un corso pomeridiano oppure svolgere l'attività al di fuori della scuola. Ma sicuramente il Krav Magà non sarebbe diventato l'unico oggetto delle loro lezioni.

A quel punto Ziva si dovette concentrare per fare in modo di sembrare una alle prime armi. In realtà lo aveva fatto per così tanto tempo che sarebbe stato molto difficile per lei fingere di non essere capace.

La lezione iniziò con Gibbs che insegnava agli alunni alcuni elementi di base.
Ziva osservava Tony impegnarsi più che poteva e gli venne da ridere nel vedere quanto era buffo.
Sicuramente il basket era il suo sport. Ma in fatto di lotta non era molto portato.

"Hey, che ridi Israele. Lo so che questo è uno sport del tuo paese e quindi sei portata... Ma smettila di prendermi in giro o non ti lascerò fare nemmeno un canestro la prossima volta" le disse lui.
"Oh, tu mi hai lasciato fare canestro? Ma per favore! A fine lezione eri distrutto da tanto ti ho fatto correre" ribatté lei.
"Andiamo David, lo sai che sono una stella del Basket. Non avresti fatto canestro se io non te lo avessi permesso" disse Tony pavoneggiandosi come al solito quando si parlava di Basket.

Ziva lo aveva sempre trovato divertente questo suo modo di fare, si vedeva che ci teneva tanto al suo sport.
Ma trovò il tutto ancora più divertente quando Gibbs sbucò da dietro e diede uno scappellotto a Tony.

"DiNozzo! Meno chiacchiere e più impegno!" gli disse.
"Si signore!" esclamò Tony mettendosi subito al lavoro.

La parte più difficile arrivò nella seconda metà della lezione. Gibbs fece le coppie con gli studenti per fargli provare un po' di corpo a corpo.
Mise Ziva in coppia con un ragazzo che aveva qualche esperienza di lotta.

"Professore. Forse non dovrebbe mettermi con una ragazza, non vorrei farle male" disse il ragazzo preoccupato di poter ferire Ziva.
Se solo avesse saputo.

"Beh, tu limitati e io vedrai che non mi farò nulla" intervenne Ziva prima che Gibbs potesse parlare.
"Esatto, fai come ha detto lei" confermò lui, convinto.

Inizialmente il ragazzo che faceva coppia con Ziva ci andò piano, ma vedendo che lei era piuttosto brava aumentò il ritmo. Anche Ziva aumentò.
Presto le cose sfuggirono di mano ad entrambi. L'unica differenza era che il ragazzo cercava di contenersi, Ziva una volta partita non riuscì più a fermarsi.

Iniziò a dare calci e pugni che il ragazzo riuscì a bloccare. Tutti ormai erano rimasti colpiti da quello che stava succedendo, si erano fermati e stavano osservando.
Tony in particolare, insieme a McGee, Steve ed Abby, stava fissando Ziva. Non riuscivano davvero a capire come potesse essere così brava.

La lotta continuava e proprio mentre Gibbs stava per intrometterei e porre fine allo spettacolo il ragazzo sferrò un pugno verso Ziva.
Le lo bloccò e in tutta risposta tirò un pugno al ragazzo che non riuscì nemmeno a vederlo e lo prese dritto sul naso, cadendo a terra.

Rimasero tutti sconvolti, Ziva per prima. Pensava di essere brava con l'autocontrollo ma evidentemente il suo addestramento aveva preso il sopravvento.

"O mio Dio, mi dispiace. Ti prego dimmi che non ti ho fatto troppo male" disse subito chinandosi a vedere come stava il suo compagno di classe.
"Signorina David, che le è preso!" gridò Gibbs avvicinandosi.
"Mi dispiace, non volevo. Mi sono lasciata prendere la mano" si scusò lei.
"Ci mancava solo che lo avesse fatto di proposito" rispose il professore.
"Tranquilla, Ziva. Ho preso botte ben peggiori" disse il ragazzo rialzandosi in piedi.
"Sei sicuro che non ti ho fatto male? Perché ho colpito forte, lo so" ripeté Ziva dispiaciuta.
"No, tutto bene. Vedi? Nemmeno sanguina" la tranquillizzò lui.

Il professore mandò tutti a cambiarsi, la lezione era quasi finita e voleva evitare altri incidenti.
Trattenne Ziva per parlarle e Tony, preoccupato e sorpreso dal suo completamento, decise di rimanere in palestra ad aspettarla invece che andare negli spogliatoi.

La vide parlare con Gibbs, ma non le sembrava che il professore la stesse sgridando per quello che era successo.

"Allora Ziva, da dove salta fuori quello?" chiese il professore riferendosi a quello che era appena successo.

Ziva rimase in silenzio per un attimo, non aveva voglia di raccontare la sua storia al professore di ginnastica.

"Dal fatto che ho già seguito un corso di Krav Magà prima di oggi, credo" disse lei. Se Gibbs si fosse accontentato di quella risposta sarebbe andato tutto bene.
"Ah. Solo un corso? No perché mi pare tu sia piuttosto esperta" commentò lui.
"Beh me la cavo" rispose Ziva.
"Questo è un po' più di cavarsela, lo hai fatto come sport? Guarda che non c'è nulla di male. Sono solo curioso e voglio evitare altri incidenti" le disse il professore.

A quel punto lei capì che forse doveva dirgli qualcosa di più, anche se non ne aveva troppa voglia.

"Ok. Sa cos'è il Mossad?" chiese lei. Gibbs annuì.
"Ecco, mio padre era il direttore. Io avevo iniziato l'addestramento l'anno scorso, ma facevo Krav Magà da quando avevo dodici anni" disse lei sperando che ora le domande finissero.

Solo pensare a quei momenti le faceva venire la mancanza del padre, anche se il Mossad non era il luogo che preferiva quello che faceva in Israele non le dispiaceva per nulla. Soprattutto la possibilità di passare l'intera giornata con suo fratello, durante l'addestramento e i corsi.

"Oh... Beh ora si spiega tutto. Se dovesse succedere un'altra volta che sei così brava in uno sport dimmelo, eviteremo incidenti e, perché no, potresti dare consigli agli altri" rispose Gibbs.
"Ok. E mi scusi ancora per prima, glielo giuro non era mia intenzione. Volevo controllarmi ma poi le cose mi sono sfuggite di mano" si scusò di nuovo lei.
"Ok, ti sei scusata abbastanza. Abbiamo capito che sei dispiaciuta, basta chiedere scusa è segno di..." iniziò Gibbs.
"Debolezza" disse lei insieme al professore. Lui la guardò confuso.
"Lo diceva sempre mio padre" spiegò Ziva.
"Uomo saggio. Sembra mancarti molto" commentò lui vedendo il volto triste di Ziva.

Lei non disse nulla ma capì che Gibbs sapeva. Probabilmente aveva letto la sua situazione dalla scheda scolastica, quando Rivka l'aveva iscritta a scuola aveva dovuto menzionare quello che era successo.

"Ora vai, il tuo fidanzato ti sta aspettando" aggiunse indicando Tony che l'aspettava seduto su una panca non perdendola mai di vista.

Ziva arrossì, imbarazzata.

"Signore, non è il mio ragazzo. È mio amico" lo corresse lei.
"Ok, chiunque sia. Ti aspetta da quando abbiamo iniziato a parlare e sembra preoccupato. Forse ha paura che io voglia farti espellere. Vai a dirgli che è tutto a posto" concluse Gibbs.
"Grazie, arrivederci" disse Ziva andando da Tony.

Non appena lo raggiunse, lui si alzò e si avvicinò.

"Tutto bene?" le chiese.
"Si, mi ha solo chiesto dove ho imparato a battermi in quel modo" rispose lei.
"Era quello che stavo per chiederti io. Perché Ziva, sei stata piuttosto brava" commentò Tony.
"Te lo racconto, però non ora. Quando siamo da soli" disse lei.

Ormai Tony aveva imparato a conoscerla, era riservata e chiusa. Insistere in quel momento non avrebbe portato a nulla.

"Va bene. Senti, oggi è venerdì e vuol dire che domani non c'è scuola. Ti va di venire a casa mia per una serata pizza più film? Così mi racconti e poi ci divertiamo un po'" le propose lui.
"Oh, ti lascio scegliere il film. E non preoccuparti mio padre non è a casa. Starà via fino a martedì" aggiunse immediatamente.

Ziva accettò più che volentieri. Tra l'altro quella sera ci sarebbe stato un pigiama party a casa sua. Tali aveva invitato alcune sue amiche e per quanto lei adorasse la sorella, trovarsi circondata da bambine il venerdì sera non era quello che più desiderava.
Persino Rivka l'aveva incoraggiata a trovarsi qualcosa da fare in modo da non rimanere bloccata a giocare con le bambole o guardare film per bambini.

"Va bene. Però la pizza la porto io, fammi sentire utile" disse Ziva.

Quando arrivò a casa la prima cosa che fece fu comunicare alla madre i suoi programmi. Ultimamente iniziavano ad andare più d'accordo e lei non voleva rovinare tutto con delle incomprensioni.

"Ho un orario di coprifuoco? Per tornare a casa?" chiese Ziva, con il padre era abituata così.
"No. Sei in fondo alla strada. Solo non tornare alle tre e suonare il campanello, che svegli tutte le bambine. Sempre che dormano" le disse Rivka.
"Ok, grazie mamma" rispose lei.
"Passa una buona serata e se hai bisogno chiama" le disse la madre piacevolmente sorpresa dal comportamenti della figlia.

Alle otto e mezza Ziva si presentò a casa di Tony con una pizza fumante in mano.

"Hey, piccola Ninja finalmente. Morivo di fame" disse Tony accogliendola.
"Piccola Ninja?" chiese confusa.
"Beh, dopo ciò che hai fatto a scuola possiamo affermare che sei una Ninja. Giusto Ziva?" scherzò lui.
"Oh, certo. Mi fai entrare?" rispose lei.

Ormai si era resa conto che a Tony piaceva troppo dare soprannomi e tutto sommato la cosa non le dispiaceva.
Mangiarono la pizza seduti sul divano, chiacchierando. Ziva sperava con tutta sé stessa di evitare la conversazione ma Tony non era dello stesso avviso. Infatti prima di far partire il film che aveva scelto per la serata le chiese ancora cosa fosse successo a lezione.

"Tony, io ho praticato Krav Magà per anni" gli rispose.
"Oh, questo potevo capirlo da solo... Si è visto. Ma c'è altro vero? O non saresti così misteriosa" disse lui.

Lei prese un bel respiro e decise che fosse il caso di raccontargli qualcosa in più. Si fidava di lui.

"Mio padre era il direttore del Mossad, sai cos'è?" gli disse.
"Ne ho sentito parlare ma non so con precisione" rispose Tony.
"Beh, immaginalo come i vostri servizi segreti. Solo un tantino più..." disse lei cercando le parole adatte.
"Segreti e pericolosi?" rispose lui sorridendo.
"Esatto. Ho iniziato l'addestramento nel Mossad quando avevo sedici anni ma mio padre voleva che fossi preparata già da molto tempo prima. Ho iniziato la prima lezione di Krav Magà quando avevo dodici anni. Ecco perché sono così brava" confessò lei.

Ora Tony non sapeva cosa dirle. Non sapeva se lei era felice di quello che aveva fatto prima di arrivare in America o se voleva solo dimenticarlo, magari perché era stata costretta a farlo.

"Quindi saresti diventata una super spia, eh?" disse lui decidendo di buttarla sul divertente. Almeno così non avrebbe toccato tasti troppo delicati.
"Si... Questo era quello che mio padre voleva. Per me, per mio fratello. Forse anche per mia sorella" rispose Ziva.
"Ed era quello che volevi anche tu?" chiese, questa volta serio.
"Non lo so. Io... Non ci ho mai pensato, perché non credo di aver avuto mai altra scelta" rispose.
"Adesso hai altre scelte" constatò lui.
"Si. E di questo sono felice, anche se..." iniziò lei interrompendosi.
"Anche se?" disse lui spingendola a finire la frase.
"Anche se mi manca la mia vecchia vita. Più che altro mi mancano mio padre e mio fratello" concluse lei smettendo di guardare Tony.

Si era girata in modo da non mostrare gli occhi a Tony, non voleva fargli vedere che aveva le lacrime pronte ad uscire al solo pensiero del padre e del fratello.
Lui le mise una mano sulla schiena, capendo il suo disagio.

"Vuoi raccontarmi qualcosa di loro?" le chiese delicatamente.
"Vorrei ma... Adesso non credo di farcela" disse lei sinceramente.
"Mi racconterai quando sarai pronta" la tranquillizzò lui.
"Vediamo il film ora, Israele?" aggiunse.
"Mi pare un'ottima idea" rispose lei sorridendo.

Si misero comodi e guardarono il film che Tony aveva scelto, era un film d'azione che li tenne incollati allo schermo per tutto il tempo.
Ziva poté constatare che Tony era un vero esperto di cinema e che conosceva il film a memoria.
Finito il primo film decisero di vederne un altro. Non era tardi e Ziva non aveva un orario preciso in cui tornare a casa.

Tuttavia, presto il sonno prese il sopravvento. Ziva iniziò a sentire gli occhi pensanti e senza nemmeno accorgersene si era appoggiata con la testa sulla spalla di Tony.
Lui la guardò prima sorpreso, non era da Ziva comportarsi così. Ma poi vedendola già mezza addormentata capì che forse non era del tutto consapevole di quello che stava facendo.
La abbracciò avvicinandola a lui e nel giro di dieci minuti Ziva si era addormentata. Tony aspettò la fine del film, sperando che si risvegliasse da sola. Ma nemmeno quando lui si alzò per spegnere il lettore dvd e la fece sdraiare sul divano lei aprì gli occhi.

A quel punto era combattuto. Sapeva che doveva tornare a casa ma gli dispiaceva svegliarla.
Così prese il cellulare di Ziva e cercò il numero di sua madre.

"Dimmi, Ziva" rispose la donna.
"Ehm... Salve, sono Tony" disse lui un po' a disagio. Non sapeva nemmeno se Ziva apprezzasse quello che stava facendo.
"È successo qualcosa?" chiese Rivka preoccupata.
"Oh, no. Stia tranquilla. È solo che Ziva si è addormentata e io... Mi dispiace svegliarla, anche se so che deve tornare a casa. Quindi mi chiedevo se può rimanere a dormire qui" disse Tony a quel punto quasi spaventato dalla possibile reazione della madre di Ziva.
"A dormire a casa tua? Con te?" chiese Rivka, confusa e un po' alterata.
"Si. Cioè no. A casa mia ma... La lascio sul divano, prometto che non la tocco" disse subito Tony cercando di togliersi dall'imbarazzo.

Ci fu un momento di silenzio, Rivka pensava a cosa fare. Si fidava di sua figlia nonostante il loro rapporto non fosse dei migliori, ma non conosceva Tony. Tuttavia se a Ziva piaceva così tanto passare il tempo con lui, forse non doveva essere poi così male come persona.

"Senta, se non le va la porto a casa. Magari cercando di non svegliarla" propose Tony inquietato dal silenzio della donna.
"No. Va bene se per questa volta dorme da te, mi fido di te e del tuo buon senso" disse Rivka con tono serio.
"Grazie. Le giuro che non le farò nulla" rispose lui.
"Bravo, soprattutto lo spero per te. Credimi, Ziva potrebbe reagire in un modo in cui non ti aspetti" lo mise in guardia lei non sapendo che Tony sapeva delle sue doti da Ninja.
"Mi creda, ho una mezza idea" commentò Tony prima di augurare la buona notte a Rivka e riattaccare.

Sistemò il salotto, coprì Ziva con un panno e dopo essersi assicurato che dormisse bene e fosse comoda spense le luci e andò in camera sua a dormire. Sperò solo che il mattino seguente Ziva non lo avrebbe ucciso per quello che aveva fatto.
Tuttavia era felice di averla in casa con lui, anche se dormivano in stanza diverse. Non sapeva descrivere la sensazione ma stare con Ziva lo faceva stare bene.

Ma fu a metà della notte che Ziva di svegliò.
Non capiva dove fosse, si ricordava solo di essere stata a casa di Tony a vedere un film e poi tutto il resto era confuso.
Si alzò di scatto dal divano e si guardò attorno. Ma era tutto buio e non riusciva a distinguere il luogo i cui era, si accorse solo di essere ancora vestita.

"Mamma" disse alzandosi e cercando di muoversi per trovare una fonte di luce.
"Hey, dove sono. C'è nessuno?" chiese un po' spaventata.

Iniziò a camminare per la stanza, ma era buio e non vedeva nulla così finì per inciamparsi nel tavolino di fronte al divano e quasi cadde.

"Accidenti!" gridò.

Tony sentì dei rumori e subito si rese conto di quello che era successo. Ziva doveva essersi svegliata e probabilmente era confusa.
Corse in salotto accendendo la luce. Non appena tutto fu illuminato Ziva si rese conto di essere da Tony.

"Israele, tutto bene?" le chiese andandole incontro.
"Tony. Sono a casa tua" rispose respirando a fondo.
"Si, Ziva. Ti sei addormentata, sembravi stanca e ti ho lasciata dormire sul divano" spiegò lui.
"Oh. Oddio! Mia madre mi ucciderà, dovevo essere a casa a dormire" rispose preoccupata.

Tony l'afferrò per le spalle e la fece guardare lui.

"Calma. Ho chiamato tua madre e lo ho chiesto se potevo stare qui. E ha detto di si" chiarì lui.
"Spero non ti dispiaccia" aggiunse.

Lei sorrise, sollevata.

"Certo che no. È tutto ok, grazie" gli disse lasciando andare un sospiro di sollievo.
"Hey, piccola Ninja. Ti eri spaventata?" le chiese vedendola mentre si rilassava.
"Un po'. Non capivo dov'ero" confessò lei.
"Vieni qui, tutto a posto" disse lui.

Tony l'abbracciò istintivamente e, giudicando dalla reazione di Ziva, nemmeno lei se lo aspettava.

"Forza, vieni a dormire nel mio letto" le disse lui. Lei lo guardò confusa.
"Ho promesso a tua madre che non ti avrei sfiorata e non lo farò. Sopratutto perché so cosa potresti farmi" scherzò lui.

Ziva continuo a non dire nulla, indecisa. Era una cosa che non aveva mai fatto. E non sapeva come comportarsi.

"Hey, starai più comoda. E te lo giuro starò dal mio lato, non ti accorgerai nemmeno di me" le promise lui.
"Ok, va bene" accettò Ziva ancora un po' titubante.

Tuttavia, non appena toccò il materasso crollò addormentata. Tony la imitò poco dopo, subito dopo essersi assicurato che tutto andava bene e Ziva riposava tranquilla.
Non stavano facendo nulla se non dormire ma per Tony questa era una delle cose più belle che avesse mai fatto.










Note dell'autrice:

Ok, mi scuso per il ritardo... So che dovevo pubblicare ieri, perché questa è la storia del venerdì...
Ma sono stata al mare tutto il giorno, sono tornata la sera e così ho deciso di rimandare ad oggi! Mi perdonate? XD

Ma non sono dolcini assieme? XD
In questo capitolo è comparso anche Gibbs, che come vedete è il professore di ginnastica LOL
Non potevo risparmiarmi la scena di Ziva che atterra uno, troppo da lei! XD
E la seconda parte è un po' più TIVA eh eh

In fondo si stanno avvicinando sempre di più... E trovo che Tony sia molto awwww con lei XD
Non fanno niente ma mi piaceva che dormissero assieme, con il permesso di Rivka ovvio :)

Nel prossimo capitolo vedremmo qualcosa di più emotional che li unirà ancora di più XD
Ora vi lascio che scappo a studiare a casa della mia amica XD

Baci, a presto :)
Meggie.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Star of David and Her Story. ***


Star of David and Her Story

Era da un po' che la lasciavano in pace, forse troppo. Avrebbe dovuto aspettarsi che sarebbero tornate all'attacco. Ma quello che non si aspettava era la cattiveria che avrebbero usato.

Stava camminando da sola per il corridoio, era andata in bagno mentre Tony l'aspettava in classe. Aveva sentito qualcuno camminare vicino a lei ma si rese conto di chi era solo quando si sentì chiamare.

"Ebrea" disse EJ ridendo.
"Veramente mi chiamo Ziva" rispose lei già alterata.
"Come ti pare. Resti sempre ebrea" ribatté Jeanne.

Ziva si trattenne dal darle un ceffone, non voleva finire nei guai.

"Che volete" chiese seccata.
"Che ti togli quella collana orribile e che ti comporti come noi, non come un'ebrea" le disse Jeanne.
"Preferisco morire piuttosto che togliermela" comunicò lei voltandosi per andare via.
"Dove pensi di andare?" chiese EJ fermandola.
"Comandiamo noi qui" aggiunse.
"E noi diciamo che tu la devi togliere" disse Jeanne.

Non le diede nemmeno il tempo di capire cosa stava facendo che afferrò la collanina per il ciondolo e gliela strappò dal collo.
La guardò e dopo aver riso insieme ad EJ la gettò lontano facendola finire sotto gli armadietti.

"No..." bisbigliò Ziva realizzando cosa fosse successo.
"Ora va molto meglio, sembri quasi normale" confermò Jeanne.
"Si, peccato che resti sempre ebrea" aggiunse EJ mentre si allontanavano.

Ziva andò nel panico. Non poteva aver perso la sua collana, non poteva essere successo. Era la cosa a cui teneva più di tutto.
Avrebbe dato via qualsiasi cosa aveva, ma non la sua collanina.

Si mise a cercarla, non si preoccupò nemmeno delle risate delle due ragazze. Non pensò nemmeno a vendicarsi. Le interessava solo riavere la sua collana.
Iniziò a cercare sotto gli armadietti, ma non riusciva a vedere dove si trovasse. Non si rese conto che il tempo stava passando e la lezione stava per iniziare.

Si accorse di essere rimasta fuori per molto tempo solo quando Tony fece la sua comparsa.

"Ziva, sei qui" disse vedendola.
"Tony" rispose lei.

Non era più chinata a cercare sotto gli armadietti. Si era già rassegnata al fatto che la sua collanina era persa.
Ora stava cercando nel suo armadietto un fazzoletto, le era sfuggita una lacrima e non voleva che qualcuno la vedesse piangere.

"Sei stata via più di un quarto d'ora. La lezione sta per iniziare" la avvisò lui.

Lei ripose i fazzoletti dopo essersi asciugata il volto e si girò verso Tony.

"Scusa, non mi sono resa conto del tempo che passava" si giustificò.
"Tranquilla. Ero solo preoccupato che non ti sentissi bene" rispose.
"Ti senti bene, Ziva?" aggiunse.

A guardarla bene, Tony avrebbe giurato che stesse male. Non capiva cosa avesse, pensava all'influenza o magari stanchezza. Ma poteva vedere che qualcosa era diverso in lei.

"Si, tutto a posto" disse.
"Andiamo in classe ora, non voglio che inizi la lezione e noi siamo fuori" aggiunse con un falso sorriso.
"Ok. Israele hai qualcosa di strano" commentò Tony.
"Strano?" chiese lei.
"Si, sei sicura che stai bene?" chiese ancora mentre si incamminavano in aula.
"Sicura" confermò Ziva.

Tony non era per nulla convinto, qualcosa non era normale ma non riusciva ancora a capire cosa.
Quando la lezione iniziò non riuscì a mantenersi concentrato. Aveva Ziva seduta di fianco a lui, palesemente assente con la testa che non prendeva nemmeno appunti.

Ora era più che sicuro che qualcosa fosse sbagliato in quello scenario, Ziva che non ascolta non era mai successo.
Persino quando l'insegnante le fece una domanda lei non rispose. Fu Tony a darle un colpetto sul braccio per richiamarla alla realtà.

"Come scusi?" disse Ziva che non aveva ascoltato la domanda.
"Le chiedevo se sa risolvere questa equazione" ripeté la professoressa.

Ziva ci pensò un attimo, ma la sua testa era da un'altra parte. Rinunciò a cercare la risposta e disse che non era in grado di risolvere l'equazione.

"Hey, Ninja. Hai mal di testa?" le chiese Tony vedendola con la mano appoggiata sulla tempia.
"Eh? No..." rispose.
"Lo sai che se stai male puoi andare in infermeria. Ti distendi un attimo, prendi un'aspirina e sei in forma per la prossima lezione" le suggerì Tony.
"Non è nulla, sono solo stanca" rispose.

Poi fece il gesto che faceva sempre quando qualcosa non andava, quando si sentiva triste e aveva bisogno di calmarsi.
Cercò il ciondolo della sua collana per stringerlo tra le dita. Ma non lo trovò e questo la rese ancora più triste.
Voleva scappare a casa, correre in camera e piangere. Solo lei sapeva il valore affettivo che aveva quella collanina e sapere di non averla più la faceva sentire ancora più sola.

Ritrasse subito la mano dal collo quando si rese conto che Tony la osservava, confuso. Gli sorrise come per fingere che niente stesse succedendo e tornò a concentrarsi sul muro bianco che aveva davanti.

Ma vedendo quel gesto Tony si era reso conto che rispetto alle ore precedenti Ziva aveva una cosa in meno, mancava la collana che aveva sempre al collo.
Non le disse nulla, sembrava già abbastanza alterata così.

Aspettò che finisse l'ora di matematica e poi, mentre Ziva era a lezione di psicologia, lui decise di saltare la sua ora di arte per cercare la collana per lei.
Aveva capito che era rimasta fuori più a lungo per cercarla, era quasi ovvio ormai. Solo non sapeva ancora il motivo per cui l'aveva persa.

Gli ci volle un bel po' prima di vedere qualcosa che luccicava non molto lontano dall'armadietto di Ziva.
Faticò un po' ma alla fine riuscì a ripescare la collana. Il ciondolo era intatto, ma la catenina era rotta nel punto in cui c'era il gancio per chiuderla e aprirla.

Avrebbe voluto ridarla subito indietro a Ziva. Se davvero quello era il motivo del suo strano comportamento sicuramente riaverla l'avrebbe fatta stare meglio.
Ma poi pensò di portarla a fare aggiustare prima di ridagliela. Sapeva che ci sarebbero voluti un paio di giorni ma voleva che la riavesse intatta e non rotta.

Nel frattempo Ziva aveva finito la lezione di psicologia. Inutile dire che EJ e Jeanne erano lì e le avevano dato il tormento.
Ziva non le aveva proprio ascoltate ma all'uscita una piccola minaccia le era scappata. Stavano esagerando e tenere i nervi a freno era difficile.

Quando Tony la vide lungo il corridoio era più sconvolta di quando l'aveva lasciata.

"Tony, andiamo a casa? Ora non mi sento bene" comunicò lei.
"Certo... Che ti senti?" le chiese mentre percorrevano il corridoio.

Le aveva immediatamente messo una mano sulla schiena, per guidarla e sorreggerla. Per ogni evenienza.

"Nulla, solo un brutto mal di testa" disse.
"Passiamo a prendere un'aspirina dall'infermeria. Starai subito meglio" le consigliò lui.
"No... Mi basta andare a casa e distendermi, davvero" rispose Ziva.
"Ok, meno male siamo in macchina. Così arriviamo più in fretta" commentò Tony.

La testa di Ziva stava davvero esplodendo, lo stress e il nervoso avevano preso il sopravvento.
Rimasero in silenzio praticamente per tutto il viaggio. Tony la guardava ogni tanto per assicurarsi che andasse tutto bene.

"Hai freddo?" le chiese.
"No..." rispose lei.
"Ti senti la febbre? Non è che poi mi attacchi qualche virus?" scherzò lui.
"No... Scusa, Tony. Non riesco a parlare ora" gli disse sinceramente.

Non era per il mal di testa, quello era ancora sopportabile. La realtà era che aveva il magone e aveva paura di tradirsi e scoppiare a piangere mentre parlava.
Tony la lasciò a casa, si salutarono velocemente e lei corse via. Lui, invece che tornare a casa sua, andò nella gioielleria dove andava sempre suo padre e chiese se potevano aggiustare la collana di Ziva.

Ci volle una giornata intera, il che vuol dire che Ziva dovette passare un giorno intero senza collana.
Ziva ne aveva messa un'altra, era troppo abituata ad avere qualcosa al collo e ora si sentiva come nuda.
Notarono tutti il cambiamento.

"Hey, hai cambiato ciondolo. Carina questa farfalla" le disse Tim.
"Grazie" disse sorridendo.

Non poteva nemmeno arrabbiarsi o fare la faccia triste. Nessuno sapeva perché lei non aveva mai parlato della sua vita. Ora non doveva aspettarsi compassione o aiuto.
Anche Jeanne si sentì in dovere di fare un'apprezzamento.

"Bella collana... Ziva? Ti chiami così vero?" disse per prenderla in giro.

Ziva non rispose perché l'unica cosa che le veniva da dire erano insulti e non voleva dare spettacolo.

"Grazie per l'intervento, Jeanne. Cosa faremmo senza i tuoi commenti" disse Tony sarcastico.
Aveva fatto due più due ed era quasi sicuro che fosse colpa sua e di EJ.

A fine giornata Tony chiese a Ziva se il giorno seguente, le andava di andare al parco con lui dopo la scuola.
Un paio d'ore da passare assieme. In realtà lui voleva ridarle la collana, ma lei non lo sapeva.
Tony dovette insistere un po' ma alla fine la convinse.

In quei due giorni Ziva, a casa, era intrattabile. Aveva poca pazienza anche con la sorellina. Il che era davvero strano.

Quella sera Rivka salì in camera di Ziva per capire cosa avesse che non andava, non che sperasse troppo di ricevere risposte gentili. Ma Ziva era sua figlia e doveva aiutarla.

"Tesoro, cosa succede?" le chiese sedendosi sul letto a fianco a lei. Ziva stava leggendo un libro e quasi la ignorò.
"Niente, sono solo stanca" rispose.
"Non ti ho mai vista così fredda con tua sorella, con me si ma mai con lei" disse Rivka.
"Sono stare due brutte giornate, mamma. Lasciami in pace" rispose fredda.
"Parla con me... Hai litigato con Tony?" le chiese.

Aveva visto quanto Ziva uscisse con lui ed era preoccupata che fosse successo qualcosa.

"Che c'entra Tony? No, va tutto bene con lui" rispose Ziva chiudendo il libro e sdraiandosi.
"Allora cosa c'è che non va. A me puoi dirlo, non ti sgriderò. Non ti ho sgridato quando mi hai preso la macchina senza permesso..." la incoraggiò Rivka.

Ziva prese un bel respiro.

"È che... Ho perso la mia collana... Era un regalo di..." iniziò Ziva senza finire la frase.

Aveva omesso che non l'aveva persa ma gliela avevano rotta. Ma per quello non aveva bisogno della madre. Se voleva farla pagare alle due serpi sapeva come fare.

"Oh... È per questo? Avevo visto che la indossavi sempre... Ziva, te ne compro che problema c'è?" le disse sorridendo, non sapendo il vero problema.
"Non importa mamma, grazie comunque" rispose Ziva.

Apprezzava il gesto, ma non ne voleva un'altra. Voleva la sua collana.
Il giorno seguente cercò di sembrare serena, a scuola. L'unica cosa che la fece rilassare era pensare al pomeriggio insieme a Tony.

Così, a fine lezione andarono insieme in macchina al parco. Tony aveva portato un telo su cui potevano sedersi e dei biscotti che aveva trovato in casa, giusto per mangiare qualcosa.

"Allora mi dici che cos'hai?" le chiese Tony.
"In che senso? Va tutto bene" rispose Ziva.
"Sei tanto brava a mentire, mia piccola Ninja" disse Tony.

Poi tirò fuori dalla tasca la collana. Sapeva che era inutile insistere, faceva prima ad arrivare subito al punto.
Appena la vide, Ziva rimase senza parole.

"Io credo sia questo il problema, vero Israele?" aggiunse.
"Tony..." rispose lei prendendo la collana e fissandola.

Non fece in tempo a ringraziarlo che scoppiò a piangere. Ora Tony era davvero perplesso, perché era così disperata?
Si alzò in piedi velocemente e fece alzare anche Ziva per poterla abbracciare meglio.

"Hey, Ziva..." le disse preoccupato.
"Che succede? Avevo capito che stavi male, ma questa reazione non me l'aspettavo" aggiunse.
"Grazie" fu l'unica cosa che riuscì a dire.
"Prego" rispose.

Le accarezzò per un po' i capelli. Non era sicuro che lei gradisse, si era lasciata abbracciare ma questo non voleva dire che gradisse tutto questo contatto fisico. Tuttavia quando si accorse che Ziva non faceva nulla per fermarlo le diede anche un bacio sulla testa.
Si sentì un po' in imbarazzo a farlo, non lo aveva mai fatto con nessuna ragazzi prima. Ma sembrava giusto in quel momento e sperava di calmare l'amica.

"Tony, io voglio raccontarti una cosa" gli disse mentre ancora piangeva.

Ora si sentiva pronta, dopo tutto quello che Tony stava facendo per lei era venuto il momento di confidarsi.

"Ok, però prima smetti di piangere. O ti dovrò far ripetere le cose mille volte perché non capisco" scherzò lui.
"Va bene" ridacchiò leggermente Ziva.

Rimase altri cinque minuti abbracciata a Tony, ci stava prendendo gusto. Lui si era accorto che ora non piangeva più, respirava tranquillamente e sembrava più rilassata.

"Israele, sei pronta o sei così comoda appoggiata a me che non ti stacchi più?" le disse.
"Sciocco, sono pronta comunque" rispose lei staccandosi.

Tony le mise subito la collana e la vide tornare a sorridere non appena la indossò.

"Intanto grazie, dovunque tu l'abbia trovata" gli disse.
"Di questo ne parliamo dopo. Ora dimmi, racconta ciò che volevi dirmi" rispose Tony.
"Ti chiederai perché è così importante per me" iniziò Ziva.

Tony annuì, era quello che si domandava da due giorni.

"È stato l'ultimo regalo di mio fratello, prima che morisse" aggiunse.
"Oh, Ziva... Mi dispiace tanto" disse lui.
"Tranquillo... Ma ora voglio raccontarti cosa è successo. So che mi posso fidare..." rispose.
"Certo, io ti ascolto" disse Tony.
"Io e Tali eravamo appena arrivate a scuola, la lezione era appena iniziata. Di solito era mio padre che ci portava a scuola e poi lui e Ari andavano al Mossad. Io avevo già iniziato l'addestramento ma frequentavo comunque una scuola normale" iniziò Ziva.

Si fermò per un attimo, erano ricordi dolorosi. Non aveva mai raccontato a nessuno quello che era successo.

"La preside mi ha chiamato fuori dall'aula poco prima della fine della lezione. Io tutto mi aspettavo tranne quello che mi disse. Credo di non aver mai pianto così tanto in tutta la mia vita" aggiunse.
"Che ti disse?" la incoraggiò Tony.
"Che mio padre e mio fratello erano morti mentre tornavano al Mossad. Una bomba è esplosa e loro... Erano lì e sono... Sono..." provò a spiegare. Ma era agitata, troppo.
"Calma, calma... Prenditi tempo e poi finisci di raccontare" la tranquillizzò Tony.

Ora erano seduti e lui ringraziò per questo, temeva che sarebbe crollata se fossero stati in piedi.

"La bomba è esplosa, loro erano nel punto esatto in cui è avvenuta l'esplosione e non hanno avuto scampo. Sono morti entrambi sul colpo, insieme ad altra gente. Ma la cosa più straziante è stata andare a scuola di mia sorella, prenderla e spiegarle tutto" concluse Ziva.
"Hanno dovuto darle un calmante, si era fatta prendere dal panico. E io mi sono trovata a dover fare tutto da sola. Non sapevo da dove iniziare, non avevo nessuno e dovevo anche prendermi cura di mia sorella. È stato terribile" aggiunse guardando Tony negli occhi.
"Posso immaginare... Eravate molto uniti con tuo padre e tuo fratello?" le chiese.
"Lui era Ari, il mio fratellone che mi ha insegnato ad andare in bicicletta. E papà, lui... Diciamo che era severo, rigido e voleva si facesse quello che diceva. Ma gli volevo bene, lui mi ha cresciuta non mi è mai mancato nulla. Era il direttore del Mossad ma... Era il mio papà, Tony. Era il mio papà" spiegò.

Ora voleva un altro abbraccio, gli abbracci di Tony la calmavano. Ma non voleva chiedere, non voleva sembrare debole.
Tuttavia Tony notò il suo disagio e fu lui a fare la prima mossa.

"Ti proporrei un abbraccio e un biscotto. E se vuoi qui ho due spalle su cui piangere, perché immagino che tu non abbia avuto modo di farlo" le disse.
"Prendo l'abbraccio e la spalla, se non ti dispiace" disse avvicinandosi a lui.
"No... Però probabilmente mi devi il conto della lavanderia" scherzò Tony.
"Hey! Non ho nemmeno il trucco, non ti sporco la maglia" disse Ziva dandogli un colpetto sulla spalla.
"E poi scusa, tu porti i vestiti in lavanderia? Non li lavi a casa?" chiese confusa.
"Si... Io e papà facciamo così" rispose un po' in imbarazzo. Non sempre il fatto di essere ricco gli piaceva,

Tony rimase un po' in silenzio ad abbracciare Ziva. Questa volta lei non pianse, o almeno Tony non se ne accorse se stava piangendo.

"Ora mi puoi dire dove hai trovato la mia collana?" chiese Ziva curiosa.
"Certo... Ti ho vista sconvolta dagli armadietti, poi a lezione cercavi il tuo ciondolo e ho notato che non lo avevi più al collo... Così mi sono messo a cercare e l'ho trovata" disse semplicemente.
"Era rotta la chiusura, l'ho fatta aggiustare. Per quello non ho potuto dartela ieri" aggiunse.
"Tony... L'hai fatta aggiustare per me?" chiese colpita dal gesto guardandolo negli occhi.
"Non volevo ridartela rotta, volevo che la potessi mettere subito" spiegò.

Tornò ad abbracciarlo velocemente, questa volta in segno di gratitudine.

"Io non potevo chiedere un amico migliore. Tu non hai idea di quanto mi hai fatta felice oggi" disse Ziva.
"Era il mio scopo, sembravi davvero disperata" commentò.
"Sii sincera, sono state EJ e Jeanne?" aggiunse.
"Come lo sai?" chiese lei.
"Beh, era rotta nella chiusura. Te l'hanno strappata via, vero? In più mi hai detto che ti prendevano in giro perché tu sei... Sei..." disse, ma non voleva pronunciare quella parola, per non alterarla.
"Ebrea. Puoi dirlo Tony, so che non lo fai con disprezzo tu" concluse la frase Ziva.
"Comunque si, me l'hanno strappata via perché hanno detto che non devo sembrare un'ebrea" confermò lei sconsolata.

Tony meditò vendetta. Ziva era sua amica, le voleva davvero bene e non accettava che la trattassero così. In più aveva sempre odiato EJ e Jeanne.
Cercò di stare calmo.

"Perché non le hai atterrate con una mossa Ninja?" le chiese ridendo.
"Non ne vale la pena Tony, andrei dalla parte del torto" spiegò lei.
"Che autocontrollo, David" commentò.
"Parte dell'addestramento. Ma non farmi arrabbiare troppo, che mi hanno insegnato certe mosse..." rispose.

Rimasero al parco per tutto il pomeriggio, presero un gelato e chiacchierarono. A Ziva piaceva davvero stare con Tony, con lui era tutto più facile.
Gli piaceva proprio Tony ad essere sinceri. Ma non sapeva come dirglielo, soprattutto non sapeva se Tony ricambiava la cosa.

Tornarono a casa prima di cena e Tony la guardò camminare verso la porta di casa e si chiese perché non l'aveva ancora baciata. La tentazione era tanta, ma anche la paura di rovinare l'amicizia.
In più pensava che baciarla quando era triste e condizionabile fosse una mossa molto bassa. Lui non era uno che si approfittava. Avrebbe saputo quando era il momento giusto, senza bisogno di forzare le cose.

Durante la cena Rivka poté notare il cambiamento di umore di Ziva, in positivo. Mentre risistemavano la cucina decise di chiedere a Ziva cosa fosse successo.

"Tony, ha ritrovato la mia collana mamma. E me l'ha fatta accomodare, visto che era rotta" spiegò.
"È stato molto gentile" commentò.
"Molto" confermò Ziva.

Rivka era tentata di chiederle se stavano assieme o se a lei lui piaceva. Ma non voleva rovinare la quiete di quel periodo, sapeva che Ziva si sarebbe infastidita alle domande così lasciò perdere.

Andarono a dormire, serene entrambe. Ziva aveva di nuovo la sua collana e Rivka era felice che la figlia fosse tranquilla.
Prima di dormire Ziva prese il telefono per mandare un messaggio a Tony, non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza.

"Grazie ancora Tony, sono in debito :)" gli scrisse.
"Nessun debito, l'ho fatto perché ti voglio bene" rispose.

Nemmeno lui si rese conto di quelle parole, temette di aver azzardato troppo. Ma si calmò dopo aver ricevuto la risposta di Ziva.

"Anche io ti voglio bene. Questo week end ti faccio la torta, te la meriti" scrisse lei.
"Mi piace questa idea :D ci vediamo domani, Laila Tov (?) Ninja" rispose.
"Stai imparando! XD Laila Tov, Tony. A domani" scrisse.

Si addormentarono entrambi, felici. Una bella sensazione.










Note dell'autrice:

E con il capitolo del venerdì passiamo dall'odio all'amore <3
Cucciolini Tivini... Mi calmo.

Questa storia mi piace da scrivere perché non succede nulla di brutto. Anche se a volte ci sono argomenti tristi poi va sempre tutto bene XD mi rilassa la cosa...
Ma questo nn vuol dire che non adori la storia del mercoledì! Ahahahahaha

Allora, Tony è dolce eh? Io voglio un fidanzato come lui, dove lo posso trovare?
Mi sa che non lo trovo XD

Che dire sono innamorati, ma non sarà facile confidarsi... Sono spaventati eh eh

Detto ciò, spero vi sia piaciuto!
A prestoooooo
Baci, Meggie.   

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Past Birthday and Today Party. ***


Past Birthday and Today Party

Non tutte le giornate sono semplici e spensierate, e quel giorno sicuramente non lo era. Quando quella mattina si alzarono sapevano benissimo che non sarebbe stato facile, ma la vita andava avanti e, nonostante la tristezza, dovevano fare quello che facevano tutti i giorni.

Quello era il giorno del compleanno di Ari. Se lui non fosse morto loro avrebbero festeggiato nel giardino della loro casa in Israele, come sempre. E invece quell'anno erano a Washington e Ari non c'era più.

Ziva stava finendo di vestirsi quando Tali entrò nella sua stanza. Era sempre spettinata alla mattina e Ziva non poté che sorridere. A differenza della sorellina lei sapeva affrontare il dolore in modo diverso e mostrare troppe emozioni non era nel suo stile.

"Zi, posso entrare?" le chiese.
"Non devi chiederlo, entra e basta" rispose Ziva.
"Che c'è?" aggiunse.

"Oggi è il giorno del compleanno di..." iniziò Tali.
"Ari. Lo so nanetta" concluse la frase Ziva.

Tali fissò il pavimento, Ziva lo vedeva che era sul punto di crollare. Aveva dieci anni e adorava Ari.

"Tali... Sei tanto triste, sorellina" le chiese avvicinandosi.
"Mi manca" rispose lei.

Ziva l'abbracciò, capiva cosa provasse mancava tanto anche a lei.

"Anche a me... Stringimi forte, Tali. Andrà tutto bene" la rassicurò Ziva.

Questo era nulla in confronto alla disperazione che aveva dovuto vedere quando aveva detto a tali che erano morti. Ormai sapeva come fare.

"Zi, possiamo stare a casa da scuola oggi? Guardiamo la tv e mangiamo il gelato come quando sono malata" chiese Tali.
"Eh no, nanetta. Questo lo facciamo solo quando stai male" le rispose Ziva accarezzandole i capelli.
"Ma io sto male, tanto" rispose Tali con voce triste.

A Ziva fece tenerezza, sapeva che stava male ma non potevano stare a casa.

"Lo so. Ma non sei malata e quindi dobbiamo andare a scuola. Però la tv e il gelato lo possiamo mangiare assieme nel pomeriggio" propose Ziva.
"Ok..." si arrese Tali.

Scesero a fare collazione dopo essersi preparate e Ziva pregò che sua madre si ricordasse che quel giorno era il compleanno di Ari.
In realtà lo sperava perché così avrebbe potuto aiutare Tali che in quel momento aveva bisogno dell'affetto di sua madre più di ogni altra cosa.
Ma non fece nemmeno un accenno all'argomento.

Ziva non capiva se se lo era scordata o se evitava di parlarne per non turbare loro. In ogni caso la cosa la irritò alquanto, in fondo anche se non lo aveva partorito lei Ari era pur sempre suo figlio.

Andando a scuola anche Tony poté notare che Ziva era un po' nervosa.
Arrivato in classe Tony le chiese cosa avesse. Fortunatamente erano i primi ad entrare e quindi nn c'era nessuno con loro.

"Israele, abbiamo la luna storta stamattina?" le chiese.
"Un po'..." ammise lei senza scendere nei dettagli.

Oltre ad avere un carattere chiuso non le piaceva farsi compatire quindi non spiegò il motivo.

"Hey, non è che sei in quel periodo del mese? Avvertimi se devo tenermi a distanza" disse lui.
"No... Tony! Ma come ti permetti di chiedere certe cose ad una ragazza! Sono fatti personali" rispose lei infastidita dandogli un punto sulla spalla.
"Ahi! Comunque sei buffa quando fingi di arrabbiarti, Ninja" la prese in giro.

Lei lo fulminò, stava pestando un terreno pericoloso.

"Dai, a parte gli scherzi. Tutto a posto?" chiese.
"Sono un po' arrabbiata con mia mamma..." ammise.
"Uh... Che è successo questa volta?" si interessò lui. Sapeva che il loro rapporto non era dei più facili.

"Oggi è... Sarebbe stato il compleanno di Ari, mio fratello. E lei non ha fatto nemmeno un accenno alla cosa, nulla. Era anche suo figlio e se lo è scordato" spiegò Ziva.

Tony la guardò dispiaciuto per lei.

"Eh si, questo fa arrabbiare. Ma magari non lo ha scordato, magari anche a lei fa soffrire parlarne" le disse lui.
"Può essere. Ma Tali aveva bisogno di essere consolata e non solo da me. Aveva bisogno anche di nostra madre" rispose.
"Mi dispiace... Vuoi fare qualcosa oggi pomeriggio? Magari usciamo per distrarti un po'... Anche con Tali" le propose.
"No, grazie. Le ho promesso un pomeriggio Tv e gelato..." rispose lei sorridendo per il bel gesto.

Passarono metà mattinata a lezione quando improvvisamente Ziva fu chiamata fuori dalla classe dal preside.

"Signorina David? Mi hanno chiamato dalla scuola di sua sorella. Tali non si sente bene e chiede di lei. Dicono che hanno già chiamato vostra madre ma le vorrà un po' di tempo per arrivare dal lavoro, quindi se può interrompere la lezione le dò il permesso di andare da lei" disse il preside.
"Certo, corro. Che cos'ha?" chiese Ziva preoccupata.
"Non me lo hanno detto. Vada da lei e si prenda il tempo di cui ha bisogno, parlo io con l'insegnate" le diede il permesso il preside.

Ziva non se lo fece ripetere due volte e si precipitò nella scuola della sorella. Quando entrò in infermeria la trovò seduta sul lettino che piangeva disperata.
Non fece in tempo ad avvicinarsi che Tali le corse incontro e si buttò tra le sue braccia.

"Sorellina cosa succede?" le chiese preoccupata.
"Zi, voglio andare a casa. Ti prego" la implorò.
"Amore io non posso andare a casa ora, ma la mamma sta arrivando" cercò di calmarla.

Si voltò verso l'infermiera che le stava osservando e le chiese cosa avesse Tali.

"È stata poco bene?" chiese mentre accarezza i capelli della sorella sperando di tranquillizzarla.
"No... Stavano facendo ricreazione quando ha iniziato a piangere e a dire che voleva andare a casa. Hanno provato a calmarla ma è entrata in crisi e ha cominciato a chiedere di una certa Ziva, che immagino essere tu" spiegò la donna.

Ziva capì che era per la giornata particolare, voleva stare a casa già dalla mattina e sicuramente era arrivata ad un punto di non sopportazione ed era esplosa.

"Oh... Credo perché oggi è il compleanno di nostro fratello... Ma lui è... Non c'è più. E Tali è un po' triste. Vero sorellina?" disse Ziva.
"Mi dispiace" disse l'infermiera.
"Vi lascio sole, appena arriva vostra madre la faccio entrare" aggiunse prima di uscire.

Tali si stava già calmando, ma Ziva voleva che si rilassasse di più.

"Shh, tranquilla. È tutto ok" le bisbigliò.
"Andiamo a casa" ripeté.
"La mamma sarà qui a momenti e andrai a casa, piccolina" le rispose.
"No, voglio te. Vieni a casa con me Zi" le disse.
"Hey, una cosa alla volta. Tu ora vai a casa con mamma e io torno appena la scuola finisce e sto tutto il pomeriggio con te" rispose Ziva.
"No..." si lamentò lei.
"Shh... Facciamo così, vedrai che arrivo subito" le disse.

Rimase con lei finché Rivka arrivò a scuola, preoccupatissima per la figlia. Ci volle un po' per convincerla ad andare senza Ziva ma alla fine si lasciò prendere in braccio dalla madre e andarono via.

Ziva tornò in classe in tempo per la lezione successiva, dove Tony l'aspettava.
Quando era stata chiamata fuori dalla classe lui non era con lei, quindi rimase confuso nel vederla più sconvolta di prima.

"Ecco ora mi preoccupi. È successo qualcosa?" chiese mentre si sedeva.
"Tali stava male, mi hanno chiamato per andare da lei" rispose Ziva.
"E adesso sta bene? Che ha fatto?" domandò Tony preoccupato.

Era la sorellina di Ziva e per quanto fosse piccola gli stava simpatica e gli dispiaceva che stesse male.

"Niente è... È andata in crisi a ricreazione. Le manca Ari, Tony" rispose lei semplicemente.
"Oh, piccola. Scommetto che voleva la sorella che la sa calmare sempre e comunque" le disse sorridendo.
"Scommetti bene. Mi ha fatto tanta tenerezza e credimi, so davvero bene quello che prova" rispose Ziva.

Dopo aver visto la sorella così disperata anche Ziva iniziava ad aver voglia di andare a casa. Ma era decisa a non crollare, non avrebbe pianto. Ari avrebbe voluto vederla forte e ricordarlo con un sorriso.

"Condivido con te la mia barretta al cioccolato. Tutti sanno che la cioccolata tira su il morale, forza prendine un pezzo" le disse Tony.

Lei sorrise, Tony sapeva sempre come prenderla e come farla sentire meglio.
Non appena finita la scuola tornò a casa. Ringraziò Tony ed entrò in cerca di Tali. Ma invece che trovare la sorella in salotto ci trovò la madre.

"Dov'è Tali?" chiese. In quel momento le interessava solo quello.
"Si è addormentata, è in camera sua ora" rispose Rivka.
"Comunque grazie per essere stata con lei mentre arrivavo" aggiunse.

Ziva la guardò aspettando o meglio sperando che dicesse qualcosa. A questo punto, anche se alla mattina se lo era scordata, doveva ricordarsi di Ari.

"Non hai nulla da dire?" le chiese Ziva visto che la madre non parlava.
"Riguardo a...?" chiese Rivka fingendo di non capire.
"Ari?!" rispose alterata Ziva.

Rivka appoggiò la rivista che stava leggendo.

"Tu credi che me lo sia scordato, vero?" le disse.
"Non lo so. Ma non hai detto nulla quindi si, ho il dubbio" rispose Ziva acida.
"Era anche mio figlio, Ziva. Pensi che sia una madre così snaturata?" ribatté lei.
"Non so che pensare, davvero" commentò Ziva.
"Certo che mi ricordo che oggi sarebbe il compleanno di Ari. Lo so e non ne parlo perché mi fa star male, esattamente quanto a voi" rispose Rivka.
"Tali invece avrebbe bisogno di parlare e per quanto le voglia bene non è compito mio questo" fece notare Ziva.

"Scusa ma pensare a mio figlio morto non mi fa venire voglia di parlarne. Non voglio soffrire" risposte stizzita Rivka.
"Sai cosa? Dovresti imparare che forse, in casi come questi, sarebbe meglio mettere davanti il bene di tua figlia. Tali è piccola ha bisogno di te" disse Ziva.

Ora era più che arrabbiata, di nuovo. Non capiva perché sue madre fosse così egoista quel giorno.
Rivka stava per ribattere ma Tali comparve in salotto e loro dovettero interrompere la discussione.

"Sorellina, abbracciami. Come stai?" chiese Ziva.
"Zi, rivoglio Ari..." rispose lei triste.

Ziva fulminò la madre, come per dire "Te lo avevo detto", poi tornò a concentrarsi su sua sorella.

"Anche io lo vorrei tanto... Ma non piangere ora, ok?" le disse.
"Io e te adesso ci vediamo il tuo film preferito sdraiate sul mio letto. Aspetta che prendo il gelato" aggiunse.

Tali sorrise di nuovo, avere la sorella vicina la aiutò molto.
Andarono in camera e scesero solo all'ora di cena e Rivka poté constatare che ora Tali stava meglio.
Si rese conto che probabilmente Ziva aveva ragione, ma non ebbe la forza di ammetterlo. Non quel giorno.

Passarono dieci giorni dal compleanno di Ari ed arrivò quello di Ziva.
Finché ari era in vita capitava che facessero un unica festa, erano così vicini che era anche divertente festeggiare tutti assieme.

Ma da quell'anno Ziva si sarebbe dovuta abituare a festeggiare senza il fratello. Inoltre non sembrava avere voglia di far festa.
Non ne aveva parlato molto in casa e non si aspettava nulla più di una cena con la madre e la sorellina e una bella torta al cioccolato come piaceva a lei.

Ma i piani che aveva fatto Ziva erano destinati ad essere stravolti.
E il tutto a causa, o grazie, a Tali. Si perché lei ci teneva davvero che la sorella avesse una festa come tutti gli anni.
Anche se non aveva tanti amici, voleva che si divertisse e avesse compagnia.
Tali adorava Ziva e voleva davvero vederla felice.

E così Tali, senza farsi vedere da Ziva, era andata da Tony e gli aveva detto il giorno in cui compiva gli anni.
Tony ovviamente non si era fatto sfuggire l'occasione di organizzare una festa a sorpresa e con la complicità di Tali e Rivka avevano deciso che il pomeriggio del compleanno di Ziva avrebbero festeggiato.
Avevano organizzato tutto, invitando anche Abby, Tim e Steve con la sua ragazza. Erano un gruppo di amici e facevano delle uscite assieme. Quindi non potevano mancare per questa occasione.

Usciti da scuola Tony finse di accompagnare Ziva a casa. In realtà doveva prendere tempo per dare la possibilità a tutti di raggiungere casa di Ziva prima di loro.

"Israele, ti dispiace se prima di andare a casa ci fermiamo dal benzinaio?" chiese lui.
"Certo che no... Ma hai il serbatoio quasi pieno, Tony" gli fece notare Ziva.
"Ehm... Si lo so, però è previsto uno sciopero dei benzinai. Non voglio correre rischi" inventò lui.

Era un'ottima osservatrice, questo giocava a suo sfavore.
Partirono e Tony scelse il benzinaio più lontano da casa, con la scusa che la benzina costava meno.

"Già che siamo qui, passo in lavanderia a ritirare il completo di mio padre tanto non è lontano" annunciò lui.

Aveva ritardato un giorno ad andare a ritirare il completo solo per poterlo usare come scusa quel pomeriggio. Il padre si era persino alterato perché quel completo gli serviva.

"E poi ora è meglio se non facciamo la solita strada, ma prendiamo questa. Anche se è più lunga ci sarà meno traffico" disse dopo essere uscito dalla lavanderia.

Ora Ziva iniziava ad essere confusa. Perché Tony temporeggiava? Non che le dispiacesse passare il tempo con lui ma quel giorno voleva andare a casa e festeggiare con la madre e la sorella.

"Va bene ma ci arriviamo a casa prima che faccia notte?" scherzò lei.
"Oh, ma certo! Ti ho mai reso difficile il ritorno?" chiese lui.

Lei lo guardò e sorrise. Non se la sentì di mettergli troppa fretta, lui era sempre molto gentile e in più non poteva sapere che oggi era il suo compleanno. O meglio lei credeva che Tony non sapesse.

"Aspetta, prima di arrivare a casa dobbiamo fermarci un secondo" disse lui. Steve gli aveva mandato un messaggio chiedendo altri dieci minuti per finire di preparare le cose in giardino.

"E perché? È più di un'ora che giriamo... Mia madre mi avrà data per dispersa" commentò lei.
"Devo andare in bagno, Zee" disse lui.
"Adesso? E non la puoi tenere fino a casa? Saranno dieci minuti" rispose mentre Tony si fermava ad un altro benzinaio.
"Io... Proprio no" rispose.
"Oh dai! Non dirmi che hai bisogno del pannolino come i bimbi, DiNozzo" lo prese in giro.

Tony parcheggiò e spense la macchina.

"In realtà io... Ecco vedi, soffro della sindrome del colon irritabile" iniziò ad inventarsi. Si mise anche una mano sulla pancia fingendo dei crampi.

Si sentì un attore famoso, stava recitando bene.

"E mi prende davvero malissimo, David. Come adesso, fa davvero male. Non credo di resistere" continuò a fingere lui.

Ziva lo guardò preoccupata, se la era bevuta.

"Oh. Ossignore, mi dispiace. Fai con calma, io ti aspetto qui" rispose dispiaciuta che il suo amico stesse male.

Tony corse via dalla macchina e si nascose in bagno. Non appena entrato iniziò a ridere come un matto. Questa cosa lo stava divertendo.
Uscì dieci minuti dopo, quando Steve lo avvertì che erano pronti.

"Ti senti meglio?" chiese non appena Tony arrivò.
"Molto. E scusa ancora" disse lui.
"Stai tranquillo" rispose sorridendo.

A quel punto andarono a casa velocemente, tutto era pronto e Tony non vedeva l'ora di scoprire la reazione di Ziva.
Arrivati davanti a casa Tony finse di stare male di nuovo.

"Hey, hai ancora mal di pancia?" gli chiese Ziva.
"Un po'..." disse lui.
"Vuoi usare il mio bagno? So che abiti vicino ma se hai bisogno..." propose lei.
"Ti ringrazio, ne ho davvero bisogno" ammise lui.
"Ma certo, vieni con me" disse Ziva scendendo dalla macchina.

Si incamminarono e arrivarono alla porta, Ziva l'aprì e si trovò davanti una scena che non si aspettava.

"Sorpresa!" gridarono tutti in coro. La guardarono sorridendo mentre lei realizzava quello che stava succedendo.
"O mio Dio" disse più che sorpresa.

Stava ancora valutando se essere felice per la festa o imbarazzata perché non aveva detto a nessuno che compiva gli anni.
Ma Tony non le diede il tempo di pensare.

"Buon compleanno Israele" le disse sbucando da dietro e dandole un bacio sulla guancia.

E a quel punto lei realizzò tutto. Ecco perché Tony temporeggiava così.

"Tu, piccolo bugiardo! Mi hai fatto credere di stare male! Mi sono persino preoccupata per te" gli disse con un enorme sorriso.
"Che dire, sono un attore nato" commentò mentre raggiungevano gli altri.

"E tu, signorina" disse rivolgendosi a Tali.
"Io e te dopo facciamo i conti" aggiunse.

Aveva capito che era state Tali a dire tutto a Tony. La scelta era tra Rivka e lei, quindi andò a colpo sicuro.
Tali l'abbraccio e la strinse con forza.

"Buon compleanno, Zi! Ti voglio bene" le disse.
"Ti voglio bene anche io, nanetta" rispose lei dandole un bacio.

Si radunarono tutti in giardino, dove Rivka aveva preparato un tavolo con varie cose da mangiare e da bere.
Non erano in tanti ma Ziva sentiva che erano proprio quelle le persone che voleva con sé in quel momento.
Mancavano Ari e il padre, ma purtroppo non poteva fare nulla per averli se non ricordarli negli anni passati.

Si avvicinò a Rivka in un momento in cui era sola, anche se nell'ultimo periodo il loro rapporto era stato un po' teso sentiva di doverle dire qualcosa.

"Mamma, grazie per aver permesso questa festa" le disse.
"Mi piace vederti felice, Ziva. E volevo che passassi un buon compleanno. Così quando Tali mi ha detto che aveva parlato a Tony del tuo compleanno e che lui voleva organizzarsi una festa a sorpresa sono stata felice di preparare tutto" spiegò Rivka.
"Grazie" rispose lei sorridendo alla madre e poi guardando Tony. Era stata una sua idea, era davvero dolce.

Rivka le diede un bacio sulla guancia e le fece una carezza.

"Di nulla, tesoro. Ma ora vai dai tuoi amici, io prendo la torta così soffi le candeline e apri i regali" le disse Rivka.

Spense le candeline e mangiarono la torta tutti insieme.
Il primo regalo che aprì fu quello della sorellina. Tali aveva insistito perché lo aprisse subito e Ziva non ebbe problemi ad accontentarla,

Come ogni anno era una cosa che Tali aveva fatto con le sue mani per la sorella, era per questo che Ziva adorava i suoi regali.
Quell'anno le aveva regalato un maglietta su cui aveva scritto con dei bei colori "Sei la sorella migliore del mondo, ti voglio bene".

"Nanetta, sei fantastica. Sai che domani me la metterò" le disse.

E lo avrebbe fatto davvero, sarebbe andata a scuola con quella maglia perché era orgogliosa di avere una sorella come Tali, che le voleva veramente bene.

Subito dopo aprì il regalo dei suoi amici. Avevano fatto fondo comune e le avevano regalato un lettore Mp3. Erano stati Abby e McGee ad insistere ritenendo che dovesse averlo per forza. Era una di quelle cose che non potevano mancare.

Solo Tony le fece un regalo separato e tutti sapevano il motivo, anche se nessuno lo disse a voce alta.
Lui era innamorato di lei, si vedeva. E ci teneva a farle un regalo tutto suo.

"Grazie" disse lei quasi in imbarazzo quando Tony le diede un piccolo pacchetto accompagnato da un girasole.

Ziva non ci poteva credere. Aveva detto una volta che i suoi fiori preferiti erano quelli e Tony se ne era ricordato.
Lei scartò il regalo e dentro trovò un semplice ma elegante braccialetto. Era dorato come la sua collanina. Era sottile e al centro c'era una piccola stella di David molto simile a quella che aveva al collo.

"È stupendo" disse lei mentre lo osservava.

Tony glielo prese di mano e glielo mise.

"Pensavo che stesse bene con la tua collana. Sono felice che ti piaccia" rispose.

Si fissarono per un momento e Ziva ebbe quasi l'istinto di saltargli al collo e baciarlo. Ma non lo avrebbe fatto, non davanti a tutti.

Abby e Tim guardavano la scena.

"Sono carini, vero Timmy?" disse Abby.
"Molto... Come noi, all'inizio quando..." iniziò McGee fermandosi.

Avevano avuto una piccola e breve storia, ma il loro patto era di non rivangare. Così Tim si interruppe, ma intervenne Tali.

"Secondo me, mia sorella lo vuole baciare" disse ridacchiando.
"Ti dico un segreto: anche per me" rispose Abby sottovoce.

Tony e Ziva erano ancora intenti a fissarsi e sorridere quando Rivka intervenì. Voleva porre fine a quella situazione imbarazzante e farle aprire i suoi regali.

Non erano nulla di che. Alcuni vestiti, un completo con una gonna invece che i soliti pantaloni che Ziva indossava sempre e anche un abito un po' elegante. Rivka aveva come avuto l'impressione che presto le sarebbe servito, per un primo appuntamento magari.
Le regalò anche un completo intimo e fece l'errore di farglielo aprire davanti a tutti.

"Quello te lo metti per uscire con il tuo ragazzo, Zi?" disse Tali improvvisamente.

Praticamente tutti si voltarono a guardare prima Ziva poi Tony. Lei arrossì per l'imbarazzo, si sentiva più che osservata al momento.
Così Rivka decise di porre fine alla situazione scomoda e servire a tutti un'altra fetta di torta.

Festeggiarono fino a sera, quando tutti tornarono a casa propria.
Tony fu l'ultimo ad andarsene e Ziva ne approfittò per ringraziarlo ancora.

"Sono felice che ti sia piaciuto, Ziva" disse indicando il braccialetto.
"Non credo lo toglierò mai" ammise lei.
"E grazie anche per la festa, è stato importante per me" aggiunse.
"Ringrazia tua sorella, e la prossima volta dimmele queste cose importanti. Come ti è venuto in mente di tenermi nascosto il compleanno, sciocchina" la prese in giro arruffandole i capelli.

Lei sorrise, lo abbracciò velocemente e lo lasciò andare a casa.
Andarono a letto dopo aver sistemato tutto. Era stata una giornata meravigliosa e Ziva ringraziò ancora una volta la madre.

Prima di mettersi a letto, andò da sua sorella.

"Tali, vuoi dormire con me stanotte?" le propose. Voleva dimostrarle di essere grata per il suo aiuto.
"Posso?" chiese felice.

Ziva annuì e corsero nel suo letto.

"Grazie, spiona. Sono felice che tu lo abbia detto a Tony" ammise.
"Glielo ho detto perché tu lo ami, hai gli occhi tutti stellanti quando sei con lui" disse Tali.

Questa volta Ziva esitò, prima di negare.

"Lo sai che devi smetterla con questa storia?" le disse.
"Lo sai che devi smetterla di dire le bugie" le fece il verso Tali.

Ziva sorrise, sua sorella era davvero sveglia.

"Dormi, Tali. E grazie ancora" le disse.
"Laila Tov, Zi" rispose.
"Laila Tov, sorellina" concluse Ziva.

E così dicendo chiuse gli occhi e ripercorse con la mente quella bella giornata, fino ad addormentarsi.









Note dell'autrice:

Hey! Buon quasi fine settimana XD
Oggi è venerdì e questo significa niente FF strappalacrime, ma FF dolcina! :)
E infatti come potete notare abbiamo un bel capitolo sui compleanni...

Una parte più triste e una più allegra! Ma awww la parte allegra è anche dolcina non credete? :)
Mi piaceva l'idea di Tali e Tony che confabulavano per organizzare una bella festa a Ziva LOL
E anche Rivka partecipa volentieri alla cosa :)
Tutti hanno notato che Tony e Ziva sì amano... Come non notarlo awww <3

Informazione di servizio: visto il parere che mi avete dato posso dire che la mia idea di una pausa è stata stupida e quindi, DON'T WORRY: non interrompo la pubblicazione.
Ma vi dico solo questo: lunedì (a proposito di compleanni XD) è il mio compleanno (sto invecchiando -.-)... In teoria doversi pubblicare il capitolo di Life Changes. Se riesco a finirlo prima di lunedì lo pubblico sicuramente... Nel caso non riesca dovrete perdonarmi e avrete il vostro capitolo martedì invece che lunedì ok? :)

Ora vi lascio!
Baci, Meggie.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** XMas and Snow. ***


Xmas and Snow

Il Natale, il periodo più bello dell'anno per molti. C'è un'atmosfera meravigliosa e sembra che ci sia solo felicità nell'aria.
A tutti piace il Natale, tranne a chi non lo festeggia.

Tony era al settimo cielo, le vacanze stavano per iniziare e lui non vedeva l'ora di festeggiare. Ziva al contrario era indifferente all'evento. Lei aveva già festeggiato Hanukkah, il suo Natale e ora osservava tutti i suoi compagni darsi da fare per la loro festività.

"Ninja, non sai cosa ti perdi a non festeggiare il Natale" le disse Tony mentre pranzavano con gli altri.
"E voi non sapete cosa vi perdere a non festeggiare Hanukkah" rispose prendendo una forchettata della pasta che la madre le aveva preparato.
"No sul serio, David. Le luci, l'albero, le canzoni... E la festa che si fa in famiglia. E tutti i film sul Natale? Oddio, io amo questa festa" cominciò a delirare Tony.
"Chissà perché me ne ero già accorta le altre trecento volte che lo hai detto" commentò Ziva sarcastica.

Tim rise.

"Quando arriva Natale non lo tiene più nessuno. Non farci caso è già entrato nel delirio da festività" spiegò Tim.
"Ho notato, mi fa ridere" rispose lei.

Tony li stava ascoltando solo in parte, si era incantato a guardare fuori dalla finestra quando aveva visto che aveva iniziato a nevicare.

"Ragazzi! Ma questa è la perfezione, il Natale per eccellenza! Guardate nevica! Capite? Sarà, sarà... Oh mio Dio ricordiamoci questo Natale come il Natale prototipo!" disse eccitato.
"Lo dice ogni anno. Siamo a DC è normale che nevichi in questo periodo" bisbigliò Abby senza farsi sentire da Tony per non deluderlo.

Ziva rise scuotendo la testa. Tony era davvero matto e non di aspettava di vederlo così felice per una cosa del genere.

Era l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze e sia Ziva che Tony erano quasi dispiaciuti. Nonostante volessero una pausa dalla scuola gli sarebbe mancata la routine, anche se vivevano praticamente attaccati.
Quella mattina in macchina Tony voleva chiederle una cosa, così prese coraggio e parlò.

"Senti, lo so che non festeggi Natale e che non hai nemmeno mai visto mio padre ma... La sera della vigilia ti andrebbe di venire a cena a casa mia? Dopo ci vediamo un film e poi ti giuro che ti lascio libera, non ti tengo in ostaggio" le disse.

Più si conoscevano più diventava difficile chiederle queste cose, si sentiva in imbarazzo. Forse perché era innamorato e aveva la sensazione che anche Ziva lo fosse.

"Io..." iniziò lei incerta.
"Se non ti va non è un problema, in fondo tu non festeggi. Non voglio obbligarti" le disse.
"No. No, io voglio. Solo che non vorrei disturbare, magari a tuo padre non va che ci sia anche io" spiegò.
"A mio padre non darà fastidio, anzi... Vuoi portare anche tua madre e tua sorella?" le propose pensando che così sarebbe stata meno in imbarazzo.

Ziva esitò, non sapeva che rispondere. Non voleva riversare i suoi problemi su Tony ma nemmeno mentirgli.

"Meglio se vengo sola... Non è proprio un gran periodo con la mamma" disse distogliendo lo sguardo da Tony.
"Oh, Zee. Mi dispiace... Che succede?" le chiese.
"Nulla... Solo incomprensioni, ma sto bene" rispose.
"E comunque accetto la tua proposta. Vada per cena e film" aggiunse sorridendo.
"Fantastico!" esclamò Tony soddisfatto.
"Però me lo fai un piacere?" domandò Ziva.
"Dimmi" disse lui.
"Nel pomeriggio potresti passare da casa mia, c'è anche Tali e lei... Non so forse è innamorata di te, ma si è messa in testa che vuole farti gli auguri di Natale e ti ha preparato un biglietto. Penso che sarebbe contenta di potertelo dare di persona" spiegò Ziva.

Tony sorrise al pensiero di Tali. Era dolce almeno quanto Ziva e lui l'adorava.

"Ovvio. Di a Tali che alle quattro del 24 dicembre sarò lì" rispose.
"Tua sorella è un amore Ziva, sarai orgogliosa di lei" aggiunse.
"Non sai quanto..." disse.

Si fermò a pensare a quanto fosse perfetto Tony. Non solo era sempre stato estremamente gentile e attento con lei, ma era dolce anche con la sorellina. E questo per Ziva era fondamentale.

Come promesso alle quattro del 24 dicembre Tony si presentò a casa di Ziva.

"Hey! Mia sorella ti aspetta" disse dopo averlo abbracciato e averlo fatto entrare.
"E mia madre prepara cioccolata calda per tutti" aggiunse.
"Fantastico! Fuori si gela e nevica, la cioccolata calda è perfetta" commentò.

In quel momento anche Tali li raggiunse in salotto e si sedette di fianco a Tony.

"Ho una cosa per te" gli disse sorridendo.
"Per me? È una sorpresa?" chiese lui fingendo di non sapere.
"Si. Tieni" disse Tali dandogli una busta con dentro un biglietto di auguri.

Tony le diede un bacio sulla fronte e guardò la busta, tentato di aprirla. Anche se aveva diciotto anni era come un bambino, non sapeva resistere alla vista dei regali.

"I miei amici a scuola mi hanno detto che si regalano le cartoline di Natale. Però io voglio che la apri domani, non adesso. Devi aspettare il giorno giusto" spiegò lei.
"Oh, ok. Domani la apro e poi passerò a ringraziarti di nuovo" le disse.

Tali sorrise soddisfatta. Aveva imparato come si svolgeva questa tradizione ed era soddisfatta di aver dato il biglietto a Tony.
In più, nonostante fosse piccola, aveva scritto una cosa importante dentro e ci teneva che Tony leggesse.

Rimasero in casa di Ziva tutto il pomeriggio. Passarono del tempo con Tali e anche qualche minuto da soli.
Rivka non si fece vedere più di tanto e Tony intuì che l'atmosfera non fosse delle migliori. Tuttavia prima di uscire con Ziva per andare a cena a casa sua volle salutarla e assicurarsi che fosse d'accordo che Ziva passasse la serata con lui.
Non voleva causare altri problemi e in più era un ragazzo responsabile.

Uscirono e camminarono velocemente fino a casa di Tony, fuori era freddo e Ziva si era messa il vestito che la madre le aveva regalato per il compleanno. Tony non voleva che prendesse freddo così si affrettarono ad arrivare al caldo.

"Israele è la prima volta che ti vedo con un vestito, cos'è? Il miracolo del Natale?" scherzò.
"Sarà che mi piacciono le cose sportive, ma sono una ragazza anche io Tony" disse fingendosi offesa.

Lui l'abbracciò da dietro e le diede un bacio sulla guancia. Gesto che sorprese entrambi, Ziva più di tutti. Si irrigidì per un attimo ma poi accorgendosi che Tony la stava già lasciando andare si rilassò.
Per quanto le piacesse stare abbracciata a lui, sapere che il padre poteva comparire da un momento all'altro la metteva in ansia.

"Sei congelata, Ziva" le disse toccandole una mano.
"Soffri il freddo?" aggiunse ridendo.
"In Israele abbiamo tutt'altre temperature. Per me qui è terribilmente freddo" rispose.
"Beh andiamo in sala. La cena sarà quasi pronta e abbiamo tutti i caminetti accesi, vedrai che starai bene" le disse guidandola per la casa.

Arrivati in sala da pranzo Senior li stava aspettando. Ziva non fece in tempo a presentarsi che lui l'anticipò.

"Tu devi essere la famosa Ziva di cui Tony mi ha parlato" disse Senior avvicinandosi.
"Io sono Anthony DiNozzo, quello originale" aggiunse.
"Avete lo stesso nome?" chiese confusa.
"Io sono Senior, lui Junior. Ma quello originale sono io" spiegò sorridendo.

Ziva pensò che avesse lo stesso fascino del figlio, in più si assomigliavano molto.

"Piacere... Mmmm Senior?" disse indecisa su come chiamarlo.
"Tony andrà benissimo" rispose.
"Ma come fare a capire a chi mi rivolgo, se vi chiamo entrambi Tony?" domandò confusa.

Tre minuti che era lì e già si sentiva in imbarazzo.

"Chiamalo Junior, come faccio io" rispose Senior.

A quel punto Tony intervenì.

"Facciamo che continui a chiamarmi Tony e chiami lui Senior, andrà benissimo" disse mettendo fine alla conversazione.

Cenarono insieme e, diversamente da ciò che Ziva aveva pensato, la cosa fu piacevole. Senior era un chiacchierone ma era molto gentile, in più le aveva raccontato dei suoi viaggi in Israele e, a parte Tony, era l'unico che sembrava non essere prevenuto sul suo paese.

Dopo cena guardarono un film, un classico del Natale "La vita è una cosa meravigliosa". Tony diceva che era la sua tradizione vedere quel film.

"Lo vedevo sempre con mia madre e ora non posso fare a meno di continuare la tradizione" le disse quasi con le lacrime agli occhi.
Poteva immaginare quanto gli mancasse la madre, soprattutto in quel momento dell'anno.

Ziva passò tutto il tempo a vedere il film con la testa appoggiata alla spalla di Tony. Lui le si era avvicinato per poterle mettere un braccio dietro le spalle e tenerla stretta e lei ne aveva subito approfittato.
Ovviamente Tony era stato più che felice di ciò e non si era più mosso per paura che Ziva si spostasse.

Finito il film Tony dovette muoversi per forza. Teneva la pipì da quasi un'ora e non resisteva più.
Lasciò Ziva in salotto e corse al bagno, voleva fare in fretta non aveva poi tanto tempo prima che lei dovesse tornare a casa.
Quando tornò in salotto la trovò davanti al caminetto che fissava una foto di lui e sua madre.

"Ero un playboy già da piccolo, eh?" commentò scherzando.
"Eri piuttosto carino, si" rispose.
"E ora non lo sono più?" disse mettendosi di fronte a lei.

Ora era davvero tentato di buttarsi sulle labbra di Ziva, gli sembrava il momento più che perfetto. Erano soli, c'era la giusta atmosfera e lui era innamorato. Ma una cosa non era perfetta. Ziva non gli sembrava convinta, non era del tutto presente e lui voleva che il momento fosse perfetto. Così si limitò a fissarla e prenderle una mano.

"Lo sei ancora, Tony" rispose non staccando gli occhi dai suoi.

Lui la tirò a sé per un braccio e la strinse. Se non poteva baciarla voleva almeno abbracciarla come si deve.

"Grazie per essere venuta, stasera" le disse.

Lei lo strinse, la testa appoggiata al suo petto e rivolta verso il fuoco del caminetto. Le stava accarezzando i capelli e poteva sentire i suoi occhi su di lei. Non riuscì a fare a meno di sorridere all'idea del ragazzo di cui era innamorata che la stringeva e la coccolava.

"Grazie per avermi invitata, è stata una bella serata" rispose.
"Allora il Natale ti piace" commentò.
"Molto" rispose.

Ci fu un momento di silenzio, Ziva continuava a stargli attaccata e sperava che la mano che Tony usava per accarezzarle la schiena non si fermasse mai.

"Secondo te, dal prossimo anno posso festeggiare sia Hanukkah che Natale? Perché li adoro entrambi" chiese.
"Non vedo il problema. Festeggerai Hanukkah con la tua famiglia e Natale con me" rispose lui.
"Intendo in modo non religioso, ovvio. Solo la parte della festività che riguarda le decorazioni, l'atmosfera, la cena e il tempo in compagnia" spiegò.
"Penso che si possa fare" confermò lui ridacchiando.

Per un po' nessuno dei due disse nulla, si godevano la loro presenza in silenzio.

"Hey, non è che ti stai addormentando in piedi?" le chiese.
"No" disse ridendo.
"È che... Sto così bene qui, non so se voglio tornare a casa" ammise.
"Sono sicura che tua sorella non mi vorrebbe più così bene se non ti riportassi a casa" commentò lui.
"A proposito, sai cosa mi ha scritto nella cartolina?" aggiunse.
"No... Ha voluto fare da sola e non mi ha detto nulla. Spero non abbia fatto pasticci" rispose lei.
"Vedrai che sarà perfetta" rispose.
"Piuttosto, perché non vuoi tornare a casa? È successo qualcosa?" aggiunse. Sapeva dei problemi con la madre e voleva far parlare Ziva.

Lei esitò, al contrario di Tony non voleva parlare di tutto questo.

"Le solite cose. Io e mia madre non riusciamo ad andare d'accordo, lei dice bianco e io nero. Ci sto provando Tony, te lo giuro..." rispose.
"Colpa di qualcosa in particolare?" domandò lui.
"No... Senti non mi va di parlarne, scusa. È una così bella serata e io non voglio..." iniziò lei.
"Ok, capisco. Tranquilla" concluse lui dandole un bacio sulla testa.

Ziva sentì un brivido lungo la schiena. Quando Tony faceva così lei si emozionava, provava delle sensazioni mai avute prima.

Tony le diede altro tempo, ma si stava facendo tardi.

"Ti terrei abbracciata tutto il giorno, Israele. Ma è mezzanotte passata e ti devo riportare a casa" le disse a malincuore.
"Lo so" rispose lei staccandosi lentamente.

Tony si prese un ultimo momento per farle una carezza e sorriderle e poi dovette portarla a prendere la giacca e uscire per accompagnarla.
Quando si salutarono lui fu di nuovo tentato di baciarla, ma non si presentò l'occasione così decise di darle un semplice bacio sulla guancia e lasciarla andare a dormire.

Prima di andare anche lui a letto, prese la busta di Tali e l'aprì. Lesse quello che gli aveva scritto e sorrise. Adorava quella bambina.

Passarono le vacanze natalizie e tutto torno alla normalità.
Tutti si erano goduti il tempo libero e infatti si erano spesso incontrati tutti assieme. Magari per un giro al centro commerciale o un pomeriggio a casa di Tony.
Più Ziva conosceva Abby e McGee più si rendeva conto di quanto fossero gentili. Da quando si era trasferita lì le cose erano andate meglio di quanto avesse sperato, soprattutto sul fronte amici.

La scuola era ricominciata da un paio di giorni e la solita routine era ripresa. Tony e Ziva andavano a scuola assieme e si avvicinavano ogni giorno di più.
Abby aveva anche fatto notare a Ziva quanto Tony fosse cambiato da quando l'aveva conosciuta, ma lei non poteva saperlo non conoscendo come fosse prima.

Quel giorno avevano un'altra lezione di ginnastica, una delle ore preferite da entrambi ed erano felici di andare in palestra.
L'unica cosa che temeva Tony ogni volta che c'era ginnastica era che Ziva potesse atterrare qualcun altro, presa da un momento Ninja. A volte la prendeva ancora in giro per quello.

Erano leggermente in ritardo quindi si affrettarono per il vialetto che portava alla palestra. Sapevano che il professor Gibbs non gradiva i ritardatari.
Ziva non aveva nemmeno fatto in tempo a mettere libro e quaderno nell'armadietto quindi ora era un po' in difficoltà.
Da una parte i libri e dall'altra la borsa con il cambio di vestiti.

Stavano praticamente correndo quando Ziva si inciampò e per non cadere si dovette aggrappare a Tony, c'era ancora un po' di neve per terra e si scivolava.

"Hey, a posto?" le disse prendendole il braccio.
"Si, sono solo scivolata" rispose.

Poi guardò e si accorse che per aggrapparsi al braccio di Tony aveva fatto cadere i libri e la borsa. Non fece in tempo a chinarsi e raccoglierli che anche Tony si mise ad aiutarla.
Allungarono entrambi la mano per prendere lo stesso quaderno e senza nemmeno farlo apposta la mano di Tony andò sopra quella di Ziva.

Alzarono lo sguardo e di fissarono nello stesso istante, perdendosi l'uno negli occhi dell'altra.
Ziva non fece in tempo a capire cosa stesse succedendo, ma stava succedendo.

Tony senza pensarci si era avvicinato eliminando la piccola distanza che c'era le la stava baciando.
Era stata una cosa improvvisa sia per lui che per lei.

Tony le aveva appoggiato una mano sul volto e con molta delicatezza e attenzione l'aveva avvicinata a lui e aveva appoggiato le sue labbra su quelle di Ziva.
La baciò lentamente lasciandole la possibilità di interrompere il momento se non l'avesse gradito, ma Ziva sembrava essere più che felice della cosa.

Non si staccò nemmeno un attimo, al contrario si avvicinò di più a Tony lasciando cadere quello che aveva già raccolto.
Chiuse gli occhi e si lasciò baciare, lo aveva desiderato da così tanto che ora non avrebbe fatto nulla per rovinare quel momento.

Tony spostò la mano che le stava tenendo sul volto e la mise tra i suoi capelli mentre con l'altro braccio la sosteneva e l'aiutava a rimettersi in piedi.
Non interruppero il loro bacio, si staccarono solo un momento per riprendere fiato ma poi Tony continuò a baciarla.
Adesso aveva una mano tra i suoi capelli e con l'altra la teneva vicino a sé per un fianco. Ziva aveva ancora gli occhi chiusi, incapace di fare qualsiasi cosa che non fosse baciare Tony.

Se non fosse stato che aveva davanti Ziva, la ragazza di cui era innamorato e per cui avrebbe fatto qualsiasi cosa, si sarebbe lanciato in un bacio più passionale.
Ma non voleva metterle fretta, non voleva spaventarla. Non sapeva nemmeno se quello era il suo primo bacio o se aveva già avuto un fidanzato quando era in Israele.
Quindi non esagerò, al contrario si limitò a baciarla con delicatezza e dolcezza come se anche per lui fosse il primo bacio.

Per lui questo, in quel momento, era più che sufficiente. E apparentemente lo era anche per Ziva che continuava a baciarlo come lui stava facendo con lei senza dare segni di voler andare oltre.

Lentamente si staccarono, Tony le tolse la mano dai capelli lasciando però quella che aveva sul fianco.
Ziva aveva i brividi, era stato troppo bello e non poteva ancora credere a quello che era appena successo. Ormai quasi non ci sperava più di ricevere un bacio da Tony.
Lentamente riaprì gli occhi e si trovò un Tony sorridente davanti. Sorrise anche lei, leggermente in imbarazzo ma ancora troppo felice per non dimostrarlo.

Lo guardò con aria leggermente interrogativa, quasi confusa dal gesto. A quel punto Tony realizzò in modo chiaro cosa aveva appena fatto.
Senza nemmeno un preavviso, all'improvviso l'aveva baciata. L'aveva colta di sorpresa e ora iniziò a domandarsi se aveva fatto bene.

"Io... Ehm... Ti giuro che nella mia testa non lo aveva programmato così. Avevo pensato a qualcosa di più romantico... Ti avrei invitata a cena e le cose si sarebbero svolte diversamente... Non so che mi sia preso ma..." iniziò a delirare Tony.

Ora che aveva la mente più lucida anche lui era in imbarazzo e temeva di aver spaventato Ziva.

"Tony" lo fermò lei ridendo.
"Tony, va bene così. Oddio, sul serio pensi che non mi andasse di baciarti?" aggiunse.
"Io... Non lo so, magari non eri pronta e io ho sbagliato momento" rispose preoccupato.
"Oh, Tony. Ad essere sincera speravo che lo avresti fatto la sera della vigilia quando sono venuta da te" disse.
"Quindi credimi ero più che pronta" aggiunse mettendogli una mano sulla spalla.
"Oh, quindi non ti è dispiaciuto?" si assicurò lui.
"Dispiaciuto? No, scemo!" rispose ridendo.

Tony ridacchiò lasciando andare la tensione, gli sarebbe dispiaciuto rovinare tutto perché non si era saputo controllare.

"Ora però, è il caso che mi baci un'altra volta prima della lezione. È da un bel po' che aspetto che tu lo faccia e non posso aspettare la fine dell'ora" gli disse sorridendo.

Tony sorrise, tornò a mettere la mano sul volto di Ziva e ripeté quello che aveva fatto prima. Questa volta però Ziva fu meno passiva, era consapevole di ciò che stesse succedendo e non lasciò che fosse Tony a fare tutto.
Ci mise più passione e a Tony la cosa non dispiacque per nulla.

Lasciarono perdere l'idea di arrivare a lezione in orario e continuarono a baciarsi, ora che avevano preso il via sembravano non potersi fermare.
Nonostante fosse un bacio semplice, niente di esagerato sentivano che quello era il momento perfetto e non volevano interromperlo.

Infatti non furono loro la causa dell'interruzione. Sfortunatamente Gibbs, anche lui in ritardo per la lezione, passò per la stessa strada e li vide baciarsi.
Notò che non avevano intenzione di staccarsi così decise di intervenire.

"David, DiNozzo!" disse dando uno scappellotto a Tony.
"Che succede qui? Invece di ginnastica devo mandarvi ad una lezione di educazione sessuale?" aggiunse.

"Ahi, prof! Perché a me si e a lei no?" si lamentò Tony.
"Non picchio le ragazze" rispose.
"E poi lei può farmi più male di te, con le sue capacità Ninja" aggiunse scherzando.
"È ingiusto" si lamentò Tony.

Gibbs lo fulminò.

"Giusto o no, correte nello spogliatoio e cambiatevi. Siete già in ritardo" rispose.
"Ah, ognuno nel proprio spogliatoio. Vi tengo d'occhio" aggiunse mentre i ragazzi andavano via tenendosi per mano.

Gibbs li guardò scuotendo la testa e si meravigliò di quanto Tony ci avesse messo per arrivare a quel punto.

Tony e Ziva arrivarono in palestra ridendo per ciò che era successo.
Si salutarono e ognuno fece per entrare nello spogliatoio.

"Tony" lo fermò Ziva.

Lui si girò e se la trovò davanti.
Le gli diede un bacio veloce, rapido ma piacevole. Era troppo felice e non avrebbe mai voluto smettere di baciarlo adesso che avevano preso il via.

"Tempo dieci minuti e ti straccio alla partita di basket" aggiunse voltandosi e correndo nello spogliatoio.

Tony si toccò le labbra con il dito, avevano ancora il sapore di Ziva. Sorrise e felice come non mai andò a prepararsi.









Note dell'autrice:

SORPRESA! XD AHAHAHHAHA
Hey, era arrivato il momento non potevo più aspettare a scrivere il bacio.

Già vi ho fatto soffrire nella parte del Natale... Scommetto che ve lo aspettavate lì il bacio...
Ma io volevo che succedesse in un momento in cui nessuno se lo aspettava LOL

Quindi, ve lo aspettavate? XD Ziva no di sicuro :) Ahahahha
Poi non potevo non metterci Gibbs che interrompeva LOL è un classico che non può mancare XD

Spero che la cosa vi sia piaciuta, che dire da adesso in poi ci sarà tanto TIVA love <3
Ma preparatevi, ci saranno anche problemi in vista XD eh eh

Detto ciò, buon fine settimana!
Baci, Meggie.

P.s.: per sapere cosa ha scritto tali nella lettera dovrete aspettare prossima settimana LOL

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Flu and Friend's Company ***


Flu and Friend's Company

Rivka glielo aveva detto di non stare troppo vicino alla sorellina.
Tali aveva preso l'influenza, probabilmente a scuola e Ziva da brava sorella le teneva compagnia più che poteva. Di questo Tali era felicissima e vedere Tali felice faceva sorridere anche Ziva.
Tuttavia ci fu il rovescio della medaglia. Inevitabilmente anche Ziva si ammalò.

Non passò nemmeno un giorno da che Tali era tornata a scuola che Ziva iniziò a non sentirsi bene.
Persino Tony, che di certo non aveva l'occhio clinico visto che non riusciva a capire nemmeno quando stava male lui, lo notò.

"Hey, bella Ninja. Ti vedo un po' pallida sai?" le disse Tony mentre uscivano da scuola.
"Sto bene... Sono solo un po' stanca, avrei bisogno di altre vacanze" commentò.
"Chi non ne avrebbe bisogno. E poi vacanze vuol dire tempo libero e questo vuol dire che possiamo passare tanto tempo assieme" le rispose Tony avvicinandosi a lei e baciandola dolcemente.
"E a me piace passare il tempo con te... Soprattutto quando mi baci così" disse Ziva lasciando che lui la baciasse ancora e ancora.

Non avrebbe mia smesso. Tony baciava davvero bene e ogni volta che lo faceva lei era in paradiso.
Ma purtroppo dovettero smettere. Dovevano raggiungere la macchina e andare a casa, avevano da studiare per il giorno successivo.
Mentre camminavano Tony vide Ziva avere un brivido e stringersi le braccia al corpo come per riscaldarsi.

"Hai freddo?" le chiese mettendole una mano dietro le spalle.
"Un pochino..." rispose.
"Mi scaldi tu?" chiese ridendo.
"Oh oh! Posso intuire un doppio senso nelle tue parole?" rispose ridendo.

Poi si tolse la felpa che aveva addosso e la mise sulle spalle di Ziva. Era ancora inverno ed era normale che facesse freddo, ma Tony temeva che i brividi di Ziva fossero dovuti ad altro.
Così le diede la sua felpa da indossare sotto la giacca prima di uscire da scuola, giusto per assicurarsi che non prendesse freddo.

"Grazie" disse lei apprezzando il gesto.
"Figurati, Israele" rispose.
"Piuttosto sono preoccupato, penso che tu ti stia ammalando" aggiunse.
"No, sono a posto. Una bella notte di sonno e sarò più fresca di prima" rispose.
"Certo. Andiamo a casa, dai" disse lui salendo in macchina.

Guidò chiacchierando con Ziva, la quale più che partecipare alla conversazione si limitava ad annuire e tenere la testa appoggiata al finestrino.

"Zee-Vah! Stai molto male vero?" chiese quasi ridendo.
"No... Ho solo un po' di mal di testa. Smettila di chiedermi se sto bene" disse leggermente infastidita.
"Ok, mi preoccupo solo" rispose lui.
"Comunque siamo arrivati. Fai la brava bambina e vai a riposarti ora?" le disse prendendole la mano.
"Certo papà, faccio come dici tu" scherzò lei.
"Che simpaticona che sei" disse lui sentendosi preso in giro.

Si avvicinò e la baciò di nuovo. Gli piacevano troppo le sue labbra così approfittava di ogni momento per darle un bacio.

"Hey, se sei tanto preoccupato che abbia l'influenza... Perché continui a baciarmi?" chiese lei.
"Perché Anthony DiNozzo non si ammala. E poi non vorrai mica dirmi che ti dispiace se ti bacio, vero?" rispose.
"No" disse Ziva baciandolo di sua iniziativa.

La sentì rabbrividire ancora.

"Zee, vai in casa e riposa tesoro. Vuoi che ti accompagni fino alla porta?" le disse lui vedendo che stava davvero male.
"Non sono invalida. E sto bene, per l'ennesima volta" rispose ridendo, dandogli un ultimo bacio e andando verso casa.

In realtà mentiva a sé stessa. Stava male fin dalla mattina quando si era alzata dal letto, ma non voleva ammetterlo.
Arrivata in casa passò il pomeriggio a fare i compiti e nonostante avesse lo stomaco sottosopra scese per la cena.

Non appena sua madre le mise il piatto con il cibo davanti alla faccia, Ziva sbiancò. Rivka capì immediatamente.

"Oh, Ziva... Ora ti senti male tu, amore?" le disse con tono materno.
"Sto bene, mamma" rispose.
"No, per nulla. Sei molto pallida, ti gira la testa?" le chiese spostandole la cena da davanti prima che si sentisse male.
"Un po'..." ammise.

Rivka le si avvicinò, la fece alzare e la guidò fino al divano.

"Sdraiati un attimo" le suggerì. E così Ziva fece, si sentiva stanca anche per ribattere.
"Mamma, che ha Zi?" chiese Tali, che aveva seguito la sorella in salotto, preoccupata.
"Credo che abbia l'influenza come è successo a te, amore" rispose Rivka.

Tali guardò la madre e poi Ziva con aria triste.

"Oh, Zi! È colpa mia, mi dispiace" le disse abbracciandola.

Odiava vedere la sorella stare male tanto quanto odiava stare male lei. In più Ziva era il suo punto di riferimento e vederla stare così la faceva agitare.

"Tesoro, non preoccuparti. Sto bene" la tranquillizzò.

Ma Tali si era già allarmata, aveva sentito quanto Ziva fosse calda mentre l'abbracciava.

"Mamma!" disse sgranando gli occhi.
"La testa di Zi, va a fuoco! Sentila" aggiunse.

Rivka mise immediatamente una mano sulla fronte di Ziva e constatò che Tali aveva ragione, Ziva aveva la febbre e anche piuttosto alta.

"Ziva, tesoro. Perché non mi hai detto prima che ti sentivi male" le disse Rivka.
"Forza, ora ti porto in camera, ti metti il pigiama e provi a riposare" aggiunse aiutandola ad alzarsi.

La seguì fino in stanza, le diede qualcosa per abbassare la febbre e la lasciò a letto.
Ziva sbuffò. Odiava essere malata, tutta la sua forza spariva e si vedeva costretta a rimanere a casa e non fare nulla.
Annoiata, prese il cellulare e decise di scrivere a Tony.

"Mi dispiace dirlo, ma avevi ragione... Ho preso l'influenza..." scrisse lei.

"Il dottor DiNozzo aveva ragione" rispose.
"Come stai, mia piccola Ninja malata?" aggiunse con un altro sms.

"Male. E starò ancora peggio perché non potrò vederti finché non guarisco :(" rispose.

"Uh, chi lo dice che non passo a farti un saluto? :)" scrisse lui, facendosi già un programma in testa.

"Lo dico io. Non voglio che ti ammali anche tu" rispose Ziva.

"Ti ho già detto che non mi ammalo mai. E di sicuro non starò a casa perché me lo dici tu, Israele" disse lui.

"Fai come vuoi. Ma ora io devo lasciarti, corro in bagno perché credo che sto per fare l'esorcista" scrisse rapidamente lei prima di alzarsi dal letto.

"Oh, Zee. Hai il vomito? Mi dispiace..." le scrisse.

Poi vedendo che non rispondeva le inviò un altro messaggio.

"Quando avrai finito di girare scene per l'esorcista, mandami un sms e dimmi come stai così potrò andare a dormire tranquillo" aggiunse.

Nel frattempo Ziva era corsa in bagno e aveva iniziato a rimettere. Si sentiva malissimo e le avrebbe fatto piacere avere Tony a fianco. Non che potesse fare chissà che per lei, ma era il suo ragazzo e aveva il dono di farla sentire meglio.

Proprio mentre pensava a questo, sentì qualcuno tirarle indietro i capelli. Alzò la testa e vide la sorellina.

"Zi, ero in camera e ho sentito che hai il vomito" le disse preoccupata.
"Tali, non è nulla. Puoi tornare nella tua stanza, sto bene" la tranquillizzò.
"Se stessi bene ora non saresti in ginocchio davanti al water" puntualizzò lei.
"Ok... Ma starò bene" ripeté Ziva.

Tali stava per parlare quando Ziva riprese a vomitare. Così si mise in ginocchio di fianco a lei e le accarezzò delicatamente la schiena.

"Torna di là, non devi vedere questo" disse ancora Ziva. Non voleva far spaventare la sorella.
"Ma tu sei stata in bagno con me tutta la notte la settimana scorsa, quando stavo tanto male. Non voglio che stai da sola" rispose.
"Sorellina, e tutto..." iniziò ma si dovette bloccare, stava per sentirsi male ancora.

Si mi se una mano sullo stomaco e riprese a rimettere.

"Ziva! Che ti succede?" chiese Tali spaventata.
"Nulla Tali, ho solo male allo stomaco" rispose in un momento in cui riuscì a riprendere fiato.

"Mamma! Mamma, vieni qui Ziva sta male!" chiamò Tali.

Non era abituata a vedere Ziva in quello stato e si stava agitando.
Rivka arrivò di corsa e capì subito il problema.

"Tranquilla Tali, Ziva sta solo avendo quello che hai avuto tu la settimana scorsa" disse mettendosi a fianco a Ziva per assicurarsi delle sue condizioni.
"Perché non smette di vomitare? Non voglio che stia male" rispose Tali.

"Mamma" intervenì Ziva.
"Portala in camera, è spaventata. Non voglio che si agiti ancora di più e non posso farla dormire con me per calmarla stanotte. Sto troppo male" aggiunse.

Rivka annuì, Ziva aveva ragione, Tali non doveva assistere.

"Tesoro, vai ad aspettarmi in camera. Mamma arriva subito" le disse Rivka.
"Ma io voglio stare con Zi" rispose.
"Sei già stata bravissima, amore. Ora ci pensa mamma. Per favore vai in camera tua" ripeté Rivka.
"Vai, nanetta. Vengo a darti la buona notte appena mi sento meglio" le promise Ziva.

Tali obbedì e dopo aver mandato un bacio a Ziva lasciò la camera.
Rivka rimase con lei finché non fu sicura che Ziva si sentisse meglio. L'aiutò a sistemarsi e, dopo aver lasciato che salutasse Tali, si assicurò che andasse a letto.

Ziva riprese il telefono e lesse i messaggi di Tony.
Era passata quasi mezz'ora tra una cosa e l'altra e Tony aspettava impaziente una risposta.

"Penso di aver rimesso anche parte dell'intestino. Ma sono ancora viva" scrisse.

"Che schifo, Zee! Ti senti meglio?" rispose lui.

"Insomma... Però ora provo a dormire, ho ancora la nausea e non vorrei fare l'esorcista il ritorno subito" scherzò lei.

"Prova a non rimettere più... Buona notte! Io lascio il telefono acceso così puoi scrivermi quando vuoi. Immaginati mentre ti do il bacio della buona notte :*" le scrisse.

"Immaginati mentre ricambio :*. Ci sentiamo domani. Laila Tov" concluse lei.

Appoggiò il telefono e provò a dormire un po', per come si sentiva sapeva che quella notte sarebbe stata difficile così provò a riposarsi finché il suo stomaco le dava tregua.

Il mattino seguente Ziva sarebbe rimasta in casa da sola mentre Tali andava a scuola e Rivka al lavoro. Aveva già dovuto prendere delle ferie per stare con Tali e non poteva prenderne altre per Ziva e tra l'altro Ziva era capace di passare la giornata da sola anche se non stava bene.

Sta e per uscire di casa con Tali quando sentì suonare alla porta.

"Tony" disse vedendo il ragazzo.
"Signora David, buongiorno" rispose sorridendo come solo lui sapeva fare.
"Cosa ci fai qui?" gli chiese.
"So che Ziva sta male, sono passato per tenerle compagnia oggi" rispose.
"E la scuola?" domandò Rivka.

Aveva intuito che Tony e Ziva avessero qualcosa di più di una semplice amicizia e quindi era chiaro il motivo per cui Tony fosse lì, si stava comportando da fidanzato perfetto.
Rivka non aveva intenzione di mandarlo via, era una cosa dolce quella che stava facendo. Voleva solo assicurarsi che Tony non finisse nei guai per aver saltato la scuola.

"Per un giorno la squadra di basket sopravviverà senza di me" disse sorridendo ancora.
"E i tuoi genitori lo sanno che non vai a scuola?" chiese.
"Oh, certo. Mio padre è d'accordo" mentì lui.

In realtà non lo aveva nemmeno visto suo padre quella mattina, ma era sicuro che non si sarebbe accorto che non era andato a scuola.

"Facciamo che ci credo e ti lascio entrare. Ma solo per oggi, domani vai a scuola o mi vedrò costretta a trascinartici di persona" acconsentì Rivka.
"Grazie signora" rispose felice.

Rivka lo lasciò entrare e mentre finiva di prepararsi Tony rimase un po' con Tali.
Poi prima di uscire gli chiese un favore.

"Fammi questo piacere, visto che stai qui. Se Ziva sta molto male chiamami, il mio numero è sul frigorifero. E cerca di farle mangiare qualcosa. Pensi di riuscirci?" disse.
"Certamente. Non si preoccupi, Ziva è in buone mani" rispose.
"Lo immagino" commentò pensando al doppio senso nelle parole di Tony.

Tony rimase in casa da solo con Ziva, lei ancora dormiva così si sedette sul divano e accese la televisione.
Non erano nemmeno le otto di mattina e se Ziva era stata male tutta la notte aveva bisogno di riposare.

Salì nella sua camera verso le dieci di mattina, visto che lei ancora non si era fatta sentire.
Si sedette di fianco a lei nel letto e la fissò per un momento, indeciso se svegliarla o meno. Ma fu Ziva ad iniziare a muoversi e svegliarsi.

"Tony, che ci fai nella mia stanza" chiese appena riuscì a mettere a fuoco e capire chi fosse.
"Oggi ho saltato la scuola e sto con te" le rispose.
"O mio Dio, se mia madre ti vede qui..." iniziò agitata.
"Mi ha dato il permesso di stare mentre usciva di casa, stamattina" spiegò.
"Oh... Stamattina? Perché che ore sono?" chiese.
"Le dieci... Come stai?" rispose lui.
"Domanda di riserva" disse.
"Vuoi scendere in salotto?" le chiese.
"No..." disse. Non se la sentiva proprio di muoversi al momento.
"Allora ti dispiace se mi sdraio accanto a te?" chiese di nuovo.
"Se non hai paura di ammalarti o che ti vomiti addosso, fai pure" disse Ziva spostandosi leggermente.

Tony si sdraiò accanto a lei e la prese tra le braccia, le diede un bacio sulla fronte e poté constatare quanto fosse calda.

"Hey, tua madre mi ha detto di farti mangiare qualcosa... Ti va?" le chiese.
"No, non parlarmi di cibo per favore" rispose stringendolo.
"Nemmeno un tè con i biscotti?" disse.
"No... Oddio, Tony" rispose Ziva, stava per sentirsi male di nuovo.

Si alzò velocemente dal letto scavalcando Tony e corse in bagno. Lui la seguì e rimase tutto il tempo con lei, anche mentre Ziva lo malediceva per aver parlato di cibo.

"Ora che sei in piedi, scendi in salotto con me e ci vediamo un film" le disse dopo averla aiutata a sciacquarsi il viso.
Ziva annuì, almeno avrebbe fatto qualcosa di semi divertente con il suo ragazzo.

"Mi spieghi cosa hai fatto mentre aspettavi che mi svegliassi?" chiese Ziva curiosa.
"Vediamo... Ho guardato la televisione, ti ho svuotato il frigo e... Ah si, ho frugato in tutti i cassetti della tua camera" rispose.
"Tony! Come ti sei permesso!" disse Ziva sconvolta.

Tony scoppiò a ridere.

"Dai che scherzavo! Sono stato a guardare la televisione" le rispose sedendosi accanto a lei.

La fece coprire bene con il panno che aveva preso dalla sua stanza e fece partire il film.

"Hai freddo?" le chiese vedendola raggomitolata su sé stessa.
"Si, tanto" rispose.
"Ora ti scaldo io, occhioni belli" disse lui abbracciandola e accarezzandole le braccia per riscaldarla.
"La mia povera Ninja ammalata. Con un bacio potrebbe stare meglio" aggiunse dandole un rapidissimo bacio sulle labbra.

Lei sorrise, Tony era così dolce.

"Occhioni belli?" chiese interrogativa non essendo mai stata chiamata così.
"Si... Ma sono ancora indeciso se mi piace di più occhioni belli o guanciotte dolci" rispose.
"Oh, dei nuovi soprannomi... Ma te li sogni di notte?" scherzò Ziva.
"Si perché penso a te ventiquattro ore al giorno" rispose.

Per questa risposta Ziva decise che si meritava un bacio sulla guancia.
Guardarono un film, in realtà Ziva passò il tempo mezza addormentata su Tony. La febbre e le medicine le davano sonnolenza.

"Sai, ora accetterei volentieri il tè che mi hai offerto prima" disse Ziva una volta concluso il film.
"Davvero? Allora stai un po' meglio?" rispose lui.
"Un po'... Allora me lo prepari?" chiese abbracciandolo.
"Certo. Ti porto anche dei buoni biscotti" disse Tony alzandosi.
"No, quelli no. Niente cibo" lo corresse subito.
"Ok... Allora un tè per la signora e i biscotti li mangio io" rispose.
"Andata. Ti aspetto qui, fai veloce" concluse Ziva.

Dopo dieci minuti Tony era di nuovo con lei e stavano bevendo insieme.

"Tuo padre sa che sei qui?" gli chiese Ziva.
"La verità? No. Sono due giorni che non lo vedo ormai. Cioè è a casa ma rientra quando io esco quindi..." disse un po' triste.

Nonostante quello che poteva sembrare, lui era un ragazzo sensibile e gli dispiaceva non aver un gran rapporto con l'unico genitore che aveva.

"Oh... Mi dispiace, Tony. È impegnato con il lavoro?" chiese lei.
"Lavoro... Donne soprattuto" rispose sinceramente.
"Lo sai... Si è risposato un paio di volte dopo che mamma è morta. Ora ne porta a casa una di tanto in tanto, ho perso il conto" si confidò lui.

Ziva gli strinse la mano, gli dispiaceva per lui.

"Non deve essere piacevole" commentò lei.
"È la sua vita, ormai non mi interessa più. Vorrei solo che fosse un po' più presente per me, vorrei che fosse più un padre che un coinquilino" rispose.
"Non c'è mai per te?" gli chiese.

Tony la guardò, non sapeva se rispondere o meno perché non sapeva se aveva veramente voglia di parlarne.
Ma alla fine decise di dirle qualcosa, in fondo lei era la sua ragazza e si sentiva a suo agio a parlare di cose private.

"Diciamo non spesso. Per molto tempo, pur di non avermi fra i piedi mi ha mandato in collegio" rispose.

Sentì lo sguardo compassionevole di Ziva addosso. Anche lei aveva problemi in famiglia e probabilmente capiva cosa volesse dire sentirsi rifiutata.

"Per quanto tempo, Tony?" chiese accoccolandosi su di lui. Sperava che un abbraccio lo potesse aiutare.

"Fino all'inizio del primo anno di liceo. Poi sono passato alla scuola pubblica. Ho avuto dei problemi con gli altri studenti" confessò lui.
"Oh, ho sentito che a scuola ne parlavano... Eri un po' un balletto e ti hanno cacciato eh?" chiese lei sorridendo all'idea.

Anche Tony rise, pensando a quella storia.

"Si, si... Questa è la versione che tutti conoscono e che mio padre racconta in giro. La verità è che si vergogna di me e di quello che è successo" ammise lui.
"Cosa vuoi dire?" gli chiese confusa.
"Ti dispiace se te lo racconto un'altra volta? Perché io ora..." iniziò Tony. "Va bene, dimmelo quando te la sentirai... Solo, io sono qui ok?" rispose dandogli un bacio sulla guancia.
"Grazie" le disse accarezzandole il volto ancora caldo per la febbre.

Rimasero un attimo in silenzio, poi Ziva decise che voleva togliersi una curiosità.

"Hey, posso farti una domanda?" gli chiese.
"Spara, guanciotte dolci ma bollenti" rispose.

Ziva rise scuotendo la testa, come faceva a darle tutti questi soprannomi strani ogni volta.

"Posso sapere cosa ti ha scritto Tali nella cartolina di Natale? Non me lo vuole dire" disse.
"Oh, sei curiosa eh?" le disse lui dandole un bacetto sul naso.
"È stata tanto dolce, a dire la verità e nonostante la tua preoccupazione non ha fatto pasticci" iniziò.
"Mi ritengo orgogliosa allora. Ma che ti ha scritto?" insistette.

Tony la guardò sorridendo, non sapendo se era il caso di dirglielo. Ma poi parlò, non riusciva a dirle di no.

"Mi ha scritto che lei non festeggia il Natale perché è ebrea ma sa che per Natale i bambini chiedono dei regali. E ha detto che anche lei voleva un regalo... Voleva che io ti baciassi e che ti facessi essere felice. Perché a lei piace quando sorridi e che quello sarebbe stato il regalo perfetto per entrambe" rispose.

Ziva ascoltò e si strinse di più a Tony, commossa.

"Oh, Tali... Non potevo avere sorella migliore" commentò.
"È davvero dolce, Ziva. L'adoro anche io" rispose lui.

Rimasero ancora un po' sul divano, finché Tony non si accorse che Ziva iniziava a non sentirsi bene di nuovo.

"Tony, io vorrei andare a sdraiarmi..." disse ad un certo punto.
"Certo... Che ti senti?" le chiese mettendole una mano sulla fronte.

Non era un medico ma aveva promesso a Rivka che se Ziva stava troppo male l'avrebbe chiamata.

"Mi sento di nuovo male, cerco solo di evitare di fare l'esorcista... Ancora una volta" rispose.
"Andiamo, ti aiuto" annuì facendola alzare e portandola in camera.

Rimase in camera con lei tutto il tempo, anche se Ziva dormì per buona parte del pomeriggio.
Continuò a tenerla abbracciata e a chiacchierare con lei quando si risvegliò.
Restò in casa sua finché Rivka e Tali non tornarono a casa. E dopo che Rivka gli offrì una cioccolata calda e una fetta di torta tornò a casa.

Come promesso alla madre di Ziva, il giorno seguente andò a scuola. Ma si era già organizzato in modo che finita la scuola sarebbe corso a casa sua e le avrebbe tenuto compagnia. Magari mentre Ziva si riposava lui avrebbe fatto i compiti, facendo qualche chiacchiera tra un esercizio e l'altro.

Dopo quattro giorni Ziva stava bene di nuovo e poté tornare a scuola.
Fu proprio quella sera, prima di cena che ricevette un messaggio da Tony.

"Ninja malata, mi hai infettato. Questa volta sono io che ho fatto l'esorcista. Sto malissimo" le scrisse.

Ziva lesse, sorrise ma poi si preoccupò.

"Tony! Io te lo avevo detto che ti avrei attaccato l'influenza... Come stai?" rispose subito.

"Penso che non supererò la notte. E il mio stomaco, oddio Ziva. E come se mi fosse uscito dalla bocca" si lamentò.

Ziva fissò lo schermo del telefono, veramente dispiaciuta.

"Tony è ammalato eh? Vai. Ma torna prima di mezzanotte e mezza, devi dormire" le disse Rivka capendo la situazione.

Ziva sorrise e corse a mettersi scarpe e cappotto.

"Arrivo" scrisse a Tony.

Lui lesse il messaggio e sorrise, stava da cani ma con Ziva si sarebbe subito sentito meglio.








Note dell'autrice:

Eccomi con la storia rilassante del venerdì XD
Diciamo che se anche Ziva si è ammalata il capitolo è stato dolcioso no? Ahahahha
E alla fine anche Tony si ammala XD ahahah e Ziva corre da lui XD

La mamma ormai ha capito che sono fidanzati... Aspettiamo quando arriverà la confessione per vedere la reazione LOL

E avete visto anche cosa ha scritto Tali nella cartolina di Natale per Tony... Awwww XD
Non so se nel prossimo o in quello dopo sapremo di più sulla storia del padre di Tony XD

Detto ciò vi lascio!
Vado al fiume a prendere il sole XD

Kiss, Meggie.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** School Trip and New Friends. ***


School trip and New Friends

"Ziva hai messo in valigia il pigiama?" le chiese la madre.
"Si mamma, so fare la valigia. Sono grande" rispose lei quasi scocciata.
"E ricordati anche il bagnoschiuma" aggiunse.
"Ho messo tutto non ti preoccupare. E poi stiamo via solo tre giorni, non ho bisogno di molte cose" disse Ziva.

Stava preparando la valigia, perché il giorno seguente sarebbe partita per la gita scolastica. Andavano tre giorni a New York a visitare la città e i musei e Ziva non poteva essere più felice.
Oltre a staccare per qualche giorno dalla scuola e passare tempo con gli amici avrebbe avuto la possibilità di stare per tre gironi con Tony.
Non che si fosse illusa di poter dormire in camera con lui, ma il resto della giornata lo avrebbero passato assieme.

"Mia madre mi sta facendo impazzire. Pensa che non sia in grado di fare la valigia" scrisse Ziva a Tony.

"Magari mandala a casa mia, che non so da che parte iniziare" rispose lui.

Ziva si buttò sul letto ridendo, se lo sentiva che Tony aveva qualche problema logistico. Non le aveva ancora scritto nulla quando di solito la riempiva di messaggini alla sera.

"Allora ti aiuto io. Che hai messo in valigia?" chiese Ziva.

"Per ora mutande e calzini. E anche il pigiama" scrisse.

"Oh. Sei a buon punto AHAHA" lo prese in giro lei.
"Metti due paia di pantaloni, qualche maglia e un maglione. Non lesinare sulle magliette che ti sporchi peggio di un bambino di cinque anni quando mangi" aggiunse immediatamente.

"Che simpatia David. Domani niente baci per te" rispose lui mentre metteva in valigia ciò che gli diceva Ziva.

"Si certo, perché tu resisti un giorno senza baciarmi. Ora metti bagnoschiuma, dentifricio e spazzolino e il deodorante" rispose.

Tony continuò a mettere in valigia tutto quello che Ziva gli suggeriva, si scambiarono molti messaggi perché Tony aveva mille dubbi. Ma dopo un po' di fatica completarono il lavoro.

"Domani ti voglio attaccata a me per tutto il viaggio, Israele :)" le scrisse lui dopo aver finito la valigia.

"Ti starò incollata, ma devi anche lasciarmi dormire sul pullman. Capito DiNozzo?" rispose lei.

"Ok, farò il bravo" le disse.

"Ci credo proprio... Buona notte, vado che è già tardi. Kiss :*" gli scrisse.

"Notte Zee, a domani mattina :* Baci" concluse lui.

Ziva lasciò che per quella notte Tali dormisse con lei. Non si sarebbero viste per tre giorni e anche se Ziva l'avrebbe chiamata tutte le sere voleva concederle un po' di tempo assieme prima di partire.

"Mi mancherai" le disse Tali.
"Anche tu, nanetta. Ma torno presto e ci sentiremo tutte le sere" le rispose dandole un bacio sulla fronte.
"Mi porterai qualcosa da New York?" chiese Tali.
"Ma certo! Cosa vorresti?" le domandò.
"Non mi interessa, basta che ci sia scritto New York" rispose.
"Vedrò cosa trovo. Poi la prossima volta ci andiamo insieme a vedere la città?" le propose.
"Si! Anche con la mamma" rispose Tali entusiasta.

Ziva la guardò sorridendo, a differenza sua Tali aveva subito legato con Rivka e le piaceva passare il tempo con la madre.
E Ziva sicuro non le avrebbe tolto questo piacere.

"Ok, glielo chiediamo. Magari per le vacanze estive, cosa ne pensi?" disse Ziva.
"Mi piacerebbe tanto" rispose Tali.
"Vediamo cosa si può fare, ok?" disse Ziva.
"Ora però dormiamo. Si sta facendo tardi e io domani mi alzo presto" aggiunse.
"Ok... Zi, posso dormire abbracciata a te stanotte?" le chiese.
"Ma certo, vieni qui" le disse aprendo le braccia.
"Domani mattina non ti sveglio, ti do un bacio e ti lascio dormire" aggiunse.
"Ok e io ti chiamo la sera" rispose Tali.
"Esatto, notte sorellina" concluse Ziva.
"Notte Zi, fai bei sogni" rispose.

Ziva le diede un altro bacio e la strinse forte prima di chiudere gli occhi e addormentarsi.

Quando la mattina seguente si alzò fece in modo di non svegliare la sorellina. Si preparò e prima di uscire andò a dare un bacio a Tali e a lasciarle un foglio sul comodino.

"Fai buon viaggio Ziva" borbottò Tali addormentata.
"Grazie. Tu dormi e non fare impazzire la mamma" le rispose.

Uscì poco dopo aver salutato la madre che si era svegliata per farle la colazione e augurare un buon viaggio.
C'erano momenti come questi in cui Ziva apprezzava davvero sua madre, altri in cui non riuscivano a sopportarsi.

Ma in quel momento era felice perché sarebbe andata in gita scolastica passando tutto il tempo con Tony.
Fu lui a passarla a prendere per raggiungere la scuola, dove il pullman li aspettava.

"Buon giorno occhioni belli" le disse mentre saliva in macchina e la baciava.
"Buon giorno, Tony" rispose lei.
"Pronta a partire? Ci aspettando tre giorni nella città dove ho passato la mia infanzia" disse Tony.
"Prontissima, spero che mi mostrerai qualche bel luogo" rispose Ziva.
"Non lo devi neanche chiedere, Israele. Ho già un programma pronto per noi" le disse.
"Speriamo di aver tempo per vedere tutto allora" commentò Ziva.
"Il tempo lo troviamo, vedrai" concluse Tony dandole un ultimo bacio e iniziando a guidare.

Arrivarono a scuola puntuali, quando non si trattava di andare a lezione nessuno faceva ritardo.
Salirono tutti sul pullman e come previsto Tony e Ziva si sedettero vicino. Partirono e iniziarono a chiacchierare tra di loro e con gli amici.

"Ora ti spiego il mio programma" iniziò Tony tirando fuori un foglietto.
"Quando non siamo obbligati a seguire i professori in giro per musei ti voglio portare in questi posti: Central Park, il vecchio cinema..." iniziò lui.

Ziva si era già appoggiata con la testa alla sua spalla e guardava il foglio mentre cercava di concentrarsi su quello che Tony diceva.

"Israele mi stai ascoltando?" chiese lui ad un certo punto.
"Hmmm... Si certo" rispose con gli occhi mezzi chiusi.
"Oh, dai! Non dirmi che vuoi già dormire" disse Tony guardandola.
"Te l'avevo detto che volevo fare un pisolino" rispose.
"Ma perché? Volevo chiacchierare" disse lui scocciato.
"Viaggiare in pullman mi fa venire sonno... Puoi farmi da cuscino, per favore?" chiese lei guardandolo con dolcezza.

Tony non poté resistere agli occhioni imploranti di Ziva. Mise via il suo foglietto, sconfitto, e la fece accoccolare si di lui.
Prima di appoggiarsi e dormire, Ziva gli diede un rapido bacio che però non sfuggì al gli occhi del professor Gibbs.

"Piccioncini, limitiamoci a stare abbracciati e al minimo indispensabile di baci per favore" gli disse.
"Si prof!" rispose Tony.

Nel frattempo Ziva ridacchiava mezza addormentata. In un modo o nell'altro Gibbs li vedeva sempre, era quasi inquietante.
Ci mise poco ad addormentarsi, tra il pullman che le metteva sonno e Tony che l'abbracciava e giocava con i suoi capelli era come se avesse preso un sonnifero. Lui là guardava dormire tra le sue braccia e pensava a quanto fosse felice di averla come fidanzata.

Ziva dormì per più di un'ora, prima di svegliarsi all'improvviso quasi spaventata.

"Whoa, Zee! Tutto bene?" le chiese Tony sorpreso dallo scatto di Ziva.
"Dove siamo?" chiese lei.
"Sul pullman, per New York" le rispose.

Capendo dove fosse si rilassò e tornò ad appoggiarsi a Tony.

"Oh, giusto. Mi pareva di aver sentito un rumore forte. Forse ho sognato" disse lei.
"È stato un tuono, sta diluviando fuori" le spiegò lui.
"Ecco perché mi ha ricordato il rumore delle..." iniziò lei fermandosi prima di finire la frase.
"Brutti ricordi, occhioni belli?" le chiese.
"Cose che dimenticherei volentieri" rispose sinceramente lei.
"Dormi ancora Ziva, il viaggio è lungo e apparentemente dormono tutti" le disse risistemando la felpa che aveva usato per coprirle le spalle mentre sonnecchiava.
"Io ti ho detto che il pullman mette sonno, Tony" rispose Ziva.
"E avevi ragione" disse lui sbadigliando.
"Quasi quasi mi faccio un pisolino anche io" aggiunse.

Ziva non rispose, si stava già riaddormentando. Così anche Tony chiuse gli occhi e la imitò.

La prima giornata, dopo essere arrivati, la usarono per vedere alcuni musei e la grande biblioteca.
I professori avevano un programma di cose da vedere che fortunatamente comprendeva anche un po' di tempo libero per gli studenti.

Tony e Ziva stavano sempre in gruppo con Abby e Tim e Steve con la sua ragazza. Ovunque andassero erano insieme.

"Oh mio Dio! Questa è la famoso biblioteca in cui cercano riparo i protagonisti di 'The day after tomorrow'!" esclamò Tony.
"Oh, fantastico. Un altro riferimento ad un film, risparmiaci Tony" disse Tim.
"Ha ragione, possibile che per te tutto sia collegato ad un film?" aggiunse Steve.

"Fate un po' come volete, non ascoltate se vi annoio. Ma sappiate che se il mondo starà per finire io so come salvarmi e voi morirete tutti" rispose Tony fingendosi offeso.
"Oh, povero orsacchiotto permaloso. Dai che ti prendevano solo in giro" gli disse Ziva dandogli un bacio.

Abby li guardò e si voltò verso Tim.

"Non credi che siano molto dolci? Sono così carini assieme" gli disse.
"Oh, si" rispose lui poco attento.

Si era fermato a fissare una ragazza in gita con un altro gruppo, probabilmente di un'altra scuola.
Era rimasto colpito. Anche la ragazza lo aveva guardato per un momento, poi imbarazzata si era rimessa ad ascoltare il professore che spiegava.

"Timmy, ci sei?" lo richiamò Abby.
"Ehm, si. Si ci sono" rispose.
"Uh, uh! Tim ha puntato una ragazza" lo prese in giro.
"Eh smettila! Dai andiamo o rimaniamo indietro" disse cambiando discorso e raggiungendo gli altri che stavano seguendo i professori in giro per la biblioteca.

Si erano divisi nelle stanze in modo da stare con i loro amici. Tony, McGee e Steve insieme e Ziva, Abby e la ragazza di Steve in un'altra stanza.
In questo modo avrebbero potuto fare quello che preferivano senza che i compagni di stanza si lamentassero.

La prima sera tuttavia, erano troppo stanchi per fare pazzie. Dopo essere rimasti nella hall dell'hotel a chiacchierare un po' tornarono in camera per dormire.
Tony rimase con Ziva mentre chiamava la sorella per darle la buona notte.

"Sei sempre così gentile con lei, io non sarei un fratello così bravo" ammise Tony.
"Sono sicura che lo saresti. E poi io e mia sorella abbiamo un rapporto speciale" rispose lei.

Si diedero la buona notte e andarono a dormire.
La giornata seguente invece si rivelò molto più interessante. Dovevano vedere il museo di storia naturale e poi avrebbero avuto il pomeriggio libero.

Durante la visita Tony non poté fare a meno di citare un paio di volte il film "Una notte al museo".

Ma McGee di nuovo non ascoltava, aveva visto ancora una volta quella ragazza del giorno prima e la stava fissando.

"McColpodiFulmine perché non vai a presentarti?" gli disse Tony.
"E cosa dovrei dirle scusa?" rispose Tim.

Era sempre stato impacciato con le ragazze e ora si sentiva in imbarazzo, nonostante volesse davvero conoscerla.

"Qualcosa come: ciao mi chiamo Tim e mi piaci da morire" intervenne Abby prendendolo in giro.
"Abby!" gridarono tutti in coro.
"Scherzavo" ridacchiò lei.
"Vai e dille qualsiasi cosa, non importa cosa. Basta che inizi la conversazione il resto verrà da sé" suggerì Tony.
"Ok..." disse McGee un po' impaurito.
"Eh dai, Tim. Coraggio, non ti mangia mica" lo incoraggiò Ziva.

McGee prese coraggio e lentamente si avvicinò al gruppo in cui era questa ragazza. Inizialmente si mise di fianco a lei e si prese un attimo prima di parlare.

"C'è la più grande collezione di animali impagliati qui, eh?" disse lui commentando la sala in cui erano.
"Eh si, una noia... Sarebbe stato meglio un museo della scienza, con qualche bel computer" commentò la ragazza.
"Decisamente! Comunque piacere, mi chiamo Tim" si presentò lui.
"Piacere, Delilah. Di dove sei?" gli chiese.
"Washington. E tu?" rispose.
"Anche io. Scuola privata. Tu sei alla pubblica?" disse Delilah.
"Si... Non ti avevo mai vista in giro" rispose lui.
"Nemmeno io. Ed è strano, di solito tutte le scuole si incontrano a fine anno" commentò lei.
"Oh, si... Beh quest'anno dovremmo proprio incontrarci. Ti cercherò" rispose Tim.
"Mi farò vedere. Quando tornate a casa?" chiese Delilah.
"Domani sera. Voi?" rispose.
"Dopo domani, nel primo pomeriggio" disse lei.

Rimasero per un attimo a parlare del più e del meno, finché i professori della scuola di McGee non chiamarono tutti per uscire.

"Questo è il mio numero... Così magari alla festa di fine anno ci troviamo più facilmente" disse Tim dando un foglietto su cui aveva scritto il suo numero a Delilah.
"Se ti va, usalo" aggiunse.

Lei sorrise, arrossendo un po'.

"Lo farò" rispose un po' in imbarazzo.

Tim raggiunse gli altri, che lo aspettavano curiosi.

"Allora come è andata, McGigolò?" chiese Tony.
"Bene, ora ha il mio numero. Le ho detto di usarlo" rispose lui.
"Un applauso al nostro Latin Lover" commentò Steve.

Risero tutti, McGee compreso. Ma lui era anche molto felice, non conosceva Delilah ma gli sembrava una ragazza simpatica.

Quel pomeriggio era libero, potevano andare dove volevano senza aver i professori a seguirli.

"Dove siamo? Non è che ci perdiamo e non sappiamo più trovare l'hotel?" chiese Ziva mentre Tony la portava in giro per la città.
"Hey, sono cresciuto qui. Un po' di fiducia, David" rispose Tony.
"Comunque siamo davanti alla mia vecchia scuola. Ne parlavamo qualche tempo fa e non ho mai finito di raccontarti" aggiunse.

Ziva guardò l'edificio e rimase a bocca aperta, non aveva nulla a che fare con la scuola in cui erano ora. Era sicuramente una scuola privata, di quelle che costano un sacco di soldi.

"Wow, doveva essere una bella scuola" commentò Ziva.
"Bella? Si, ma a me non piaceva" rispose Tony.
"Ti sei fatto cacciare, Tony. Qualcosa che non ti piaceva era ovvio che ci fosse" ridacchiò Ziva.

Ma lui rimase serio, stava per raccontarle una cosa che nessuno aveva mai saputo e che lo metteva un po' a disagio.

"Chi te lo ha raccontato, Zee? Steve?" le chiese.
"Si e anche Tim ed Abby" rispose.
"Non è così, Zee. Non è la verità. È solo una cosa che racconto perché mi vergogno" ammise mentre entrambi si sedevano su una panca.

Ziva lo guardò cercando di capire che cosa avesse, gli prese la mano per sostenerlo.

"Non ti devi vergognare se hai fatto qualche cosa di stupido. Ora non sei più così" lo incoraggiò lei.

Gli diede un bacio, sperando di risollevar gli il morale. Nel giro di pochi minuti era diventato molto serio, triste quasi.

"Ora capirai..." le disse accarezzandole i capelli.
"Io... Non mi hanno espulso Zee. Si è vero che ho picchiato un mio compagno di classe, ma non mi mandarono via per quello. Mio padre mi portò via da questa scuola" iniziò.
"E perché? Perché sei andato via se non ti hanno cacciato? Questo sembra davvero un posto accogliente" domandò Ziva.
"Perché in realtà chi si fece male quella volta non fu il mio compagno di classe, ma io. Mi ruppe il naso e un braccio" ammise Tony.
"E non era la prima volta che lui e il suo gruppo di amici mi picchiavano. Quella fu l'unica volta che reagii e finì che mio padre dovette venire a prendermi all'ospedale" aggiunse.

Ziva lo guardò sconvolta, forse iniziava a capire cosa fosse successo.
Gli mise una mano sulla schiena e lo avvicinò a sé, gli faceva tenerezza e immaginava che fosse anche un po' in imbarazzo.

"Oh, Tony... Vuol dire che non eri tu quello che tormentava gli altri giusto?" chiese.
"Esatto... Mi hanno sempre preso di mira, Zee. Sempre. Non è vero che mi hanno espulso per il mio comportamento. Mio padre ebbe una proposta di lavoro a Washington e visto quello che era appena successo decise di farmi cambiare scuola. Mi portò via per aiutarmi, era un incubo per me qui" concluse.
"Mi dispiace, deve essere stato terribile. Guarda il lato positivo, almeno ci siamo conosciuti" cercò di sdrammatizzare lei.
"Si. Si hai ragione" rispose lui sorridendo.

Lei gli alzò il volto e lo baciò, con tenerezza e dolcezza. Tony aveva veramente bisogno di quello in quel momento e Ziva fu grata di poterlo aiutare.

"Comunque non dovresti vergognarti. Anzi, dovresti essere fiero del fatto che ti sei sempre comportato bene. Io sono fiera di te" gli disse.

Lui la baciò di nuovo, quelle parole gli riempivano il cuore. Poi la strinse forte, felice di avere lei al suo fianco.

La seconda tappa fu il cinema in cui andava sempre con sua madre, era una passeggiata piena di ricordi. Ricordi che fecero venire un po' di malinconia a Tony.

"Io e mia madre venivamo sempre qui a vedere i film. Lei mi portava ovunque sai, visto che mio padre non era molto a casa" raccontò Tony.
"Quindi è tua mamma che ti ha trasmesso la passione per il cinema?" chiese lei.
"Si, occhioni belli. Ogni domenica venivamo in città e guardavamo un film diverso. Da che ho memoria lo abbiamo sempre fatto. Finché non si è ammalata e non poteva più uscire di casa..." disse lui.

Ziva gli accarezzò il braccio, non sapendo cosa dirgli.

"Dopo che mia madre morì, chiesi a mio padre di portarmi qui ogni tanto. Venimmo una volta sola, lui non aveva mai tempo. Non ci sono più tornato" ammise con le lacrime agli occhi al ricordo.
"Mi manca la mia mamma, Ziva" aggiunse sul punto di piangere.

Lei lo abbracciò istintivamente, cercando di farlo sentire al sicuro. Sapeva cosa volesse dire perdere una persona che ami e sapeva quanto fosse difficile parlarne.

"Hey" gli disse staccandosi.
"Abbiamo ancora tempo e tra mezz'ora inizia un film. Io e te ce lo vediamo" aggiunse.
"Non devi, guanciotte dolci. Va bene così, non importa che lo fai per me" rispose lui accarezzandole il volto.
"Invece è importante e lo voglio fare, compriamo i biglietti?" disse Ziva.

Lui la baciò davanti al cinema e si ricordò di quando andava lì con la madre e vedeva i fidanzati fare la stessa cosa che stavano facendo loro adesso.
Sorrise al pensiero, quando era piccolo era ciò che immaginava.

Guardarono il film, era uno vecchio che Ziva nemmeno aveva mai sentito nominare. Ma il film non fu la cosa principale. Passarono tutto il tempo abbracciati e baciandosi.
Ad un certo punto Tony fece anche sedere Ziva sulle sue gambe, per baciarla meglio. Non c'era quasi nessuno in sala e stavano davvero bene. Non volevano che finisse quel momento.

Ma purtroppo dovettero uscire e tornare all'hotel. Avevano un orario per la cena e non potevano arrivare in ritardo se non volevano finire nei guai.
Cenarono e salirono nelle loro stanze. Ma Tony aveva già un'idea.

Un'idea folle e pericolosa anche. Un'idea che se qualcuno scopriva finivano nei guai.

"Zee, di alle tue compagne di stanza di coprirti per qualsiasi cosa. E viene nel retro dell'hotel senza farti vedere tra dieci minuti" le scrisse Tony.

"Coprirmi per cosa?" chiese confusa.

"Se qualcuno ti cerca devono dire che tu sei in bagno o qualsiasi altra bugia. Fai come ti dico" rispose.

"Ok, arrivo" concluse lei.









Angolo dell'autrice:

Per prima cosa: scusate so che dovevo pubblicare ieri ma non ho fatto in tempo -.-
Sorry...
Sono stat in giro tutto il giorno e quindi pubblico ora XD
Spero che il TIVA del capitolo mi possa perdonare il ritardo LOL XD

Come avrete notato questo capitolo finisce in sospeso... Manca un parte che vedremo nel prossimo capitolo AHAHHAHAHA
Cosa vorrà mai fare Tony? Eh eh scommetto che lo avete capito tutti XD

E poi... Tim ha incontrato Delilahhhhh XD
Ok non ho visto la stagione 11 quindi non so come sua questo personaggio. Ma da quello che ho sentito non è malaccio e siccome per me Abby e Tim insieme non stanno proprio bene ho preferito mettere lei XD
Che ne dite!? :)

Spero vi sia piaciuto!!! :)
A prestoooooo

Baci, Meggie.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** School Trip and New Friends pt.2. ***


School Trip and New Friends pt.2

Ziva obbedì a Tony e si fece trovare nel retro dell'hotel.
Quando arrivò Tony era già lì che l'aspettava, impaziente di mettere in atto il suo piano.

"Israele ce l'hai fatta finalmente!" esclamò vedendola.
"Ero già in pigiama, Tony. Avevo bisogno di un po' di tempo" rispose.
"Quindi, come mai mi trovo qui?" aggiunse.
"Ziva David, sei pronta per la più bella serata della tua vita?" le chiese lui.
"Cosa hai in mente?" rispose quasi preoccupata.

Lui sorrise, era troppo felice per quello che stava per fare.

"Io e te ora ce ne andiamo a fare un giretto notturno per New York" disse lui.

Ziva lo guardò a metà tra il sorpreso e il preoccupato.

"Tu sei pazzo. Se ci scoprono è la fine e se ci succede qualcosa finiamo in guai seri" rispose lei.
"Hey, ti facevo più coraggiosa. Non sei la Ninja del Mossad?" la provocò lui.
"Tu non hai idea di cosa so fare. Io non ho paura di nulla, Tony" rispose con aria di sfida.
"Perfetto. Allora andiamo?" disse dandole la mano.

Lei ci pensò un attimo, era davvero una pazzia.

"Andiamo. Nel caso darò tutta la colpa a te" concluse Ziva.

Tony rise, la baciò e facendo attenzione a non farsi vedere da nessuno scapparono verso una destinazione conosciuta solo da Tony.
Dopo più di dieci minuti che camminavano Ziva si stancò, voleva sapere dove stavano andando.
Tanto per calcolare i rischi che correvano e le relative conseguenze.

"Zitta, Israele. Non te lo dico, è una sorpresa" le disse lui.
"Piuttosto, dimmi che cosa hai detto alle tue compagne di stanza" aggiunse.
"Gli ho chiesto di dire che sono sotto la doccia, se il professore passa a vedere se siamo tutte in camera" rispose Ziva.
"Furba. Io ho sistemato un cuscino sotto le coperte. Sembra davvero che qualcuno stia dormendo, così nessuno sospetterà nulla" le disse lui.
"Questo è ancora meglio di quello ne ho fatto io. Solo da un film puoi aver preso questa idea" commentò lei.
"Esatto, occhioni belli. Vedo che mi conosci già molto bene" rispose Tony.

Camminarono ancora per un po', sempre mano nella mano chiacchierando del più e del meno.
Si fermarono davanti ad un enorme palazzo. A Ziva sembrava un luogo da re, aveva persino il portiere che apriva gli sportelli delle macchine per far scendere le persone che dovevano entrare.

"Sai dove siamo?" le chiese Tony.
"No. È tipo mezz'ora che te lo chiedo e siccome non ho la sfera magica bisogna che me lo dici tu" rispose lei infastidita.
"Non essere acida, Israele" le disse.
"E comunque guarda in alto. Lo vedi l'ultimo piano, con il grande terrazzo?" aggiunse.
"Si, cosa devo vedere?" rispose.
"È casa mia. Cioè lo era, in realtà di mio padre" disse lui.
"Vivevamo qui finché non ci siamo trasferiti a Washington" aggiunse.

Ziva lo guardò in faccia, poi guardò di nuovo il palazzo e infine si rivolse a lui.

"Vuoi dirmi che vivevi in questa reggia? Scommetto che quell'appartamento era enorme" rispose lei.
"Attico, in realtà. E si lo era, c'era fin troppo spazio quando siamo rimasti in due" commentò.

Ziva gli si avvicinò, lo abbracciò lasciando la testa appoggiata sulla sua spalla e gli prese la mano.

"Avrai dei nei ricordi di questa casa spero" disse lei.
"Oh, si tanti. Specialmente dell'ultimo Natale con mia madre. Facemmo l'albero più grande che poteva entrare nel salotto. Mi ricordo che cucinai tutto il giorno con mia madre e ricevetti tantissimi regali" rispose.

Ziva rimase in silenzio ad ascoltare, gli piaceva quando Tony condivideva dei ricordi e in più sembrava preso dal racconto quindi non lo interruppe.

"Sai, credo che lei fosse già malata. Ma hanno aspettato a dirmelo dopo le feste, per non rovinarmi il Natale. E questo lo apprezzo, mi hanno dato la possibilità di godermi un ultimo momento fantastico con lei" aggiunse.

"Penso che fosse la cosa migliore da fare. Eri piccolo, meritavi di essere sereno almeno a Natale. Deve essere stato terribile" rispose lei.
"Anche per te Ziva, non deve essere stato facile. Tua madre ti ha abbandonata quando avevi l'età in cui è morta la mia giusto?" disse Tony.

Ne avevano parlato rapidamente una volta e Ziva gli aveva accennato la cosa.

"Una settimana prima che compissi otto anni. E si è stato terribile. Mi sono alzata una mattina e la mamma non c'era più. Non mi salutò nemmeno, non mi diede nessuno spiegazione" rispose lei.

Con il passare del tempo le era diventato quasi naturale parlare con Tony del suo passato, nonostante le facesse male.

"Lo sai... Per quasi un anno ho creduto che fosse morta e che nessuno volesse dirmelo. Ero così preoccupata per questo che Ari dovette raccontarmi il perché lei era andata via" aggiunse.

Tony la strinse a sé, confortandola. Sapeva che lei aveva sofferto quanto lui, se non di più. Sapere che tua madre ti ha abbandonata forse è peggio di sapere che è morta. Inizi a dubitare che ti voglia davvero bene.

"Ma se non ti dispiace il resto della storia te lo racconto un'altra volta. Stasera non ho proprio voglia di piangere" concluse lei buttandola sul divertente.

Tony la baciò come solo lui sapeva fare, un bacio lungo e intenso. Uno di quelli che ti fa dimenticare dove sei e che attorno a te hai altra gente.
Ci sei solo tu e la persona che ti sta baciando e stai bene.

"Certo che no. Avremmo tante altre occasioni per parlarne. Piuttosto dimmi ti piace questa casa?" le chiese.
"Da fuori molto. Mi sarebbe piaciuta vederla anche dentro, ma non ci abiti più" rispose.
"E chi ha detto che perché non ci abito non sia più mia? È ancora nostra. Papà ci viene quando viaggia per lavoro. Ti ci porto un giorno" disse lui.

Ziva lo guardò sorpresa. Era curiosa di poter entrare in quella casa un giorno ma soprattutto non pensava che lui e suo padre fossero così ricchi.

"E sai qual'è la cosa più bella di questa casa?" aggiunse.
"Quale?" domandò Ziva.
"Che se ti giri sei a Central Park" rispose facendola girare verso il luogo a cui avevano dato le spalle fino a quel momento.
"Tu stai scherzando" commentò lei.

Tony rise nel vederla così sorpresa ed eccitata.

"No, Israele. E se sali in quell'enorme terrazzo hai una vista eccezionale di Central Park" disse lui.
"Questo posto è meraviglioso, ora capisco perché mi hai voluta portare qui" rispose Ziva.
"E ora io e te andiamo a Central Park" disse Tony prendendole la mano.
"Ma tranquilla, nessuno luogo buio o pericoloso" aggiunse per rassicurarla.

Ma lei si fidava ciecamente. Sapeva che Tony le voleva troppo bene per metterla in pericolo solo per un giro notturno al parco. In più era cresciuto lì, sicuramente sapeva come comportarsi e dove era pericoloso andare.

Tony la portò all'ingresso di Central Park.
C'era un grande spiazzo circondando da alberi e poi un lungo viale alberato completamente illuminato.

"Tranquilla, non ci addentriamo nelle tenebre. Passeggeremo solo lungo il viale illuminato" le disse lui incamminandosi.
"È molto bello qui. È c'è più gente di quanta pensassi, per essere notte" commentò Ziva.
"Ma come, non lo sai? New York non dorme mai. Che sia giorno o notte c'è sempre gente sveglia" le disse lui.

Camminarono per un po' in silenzio, Ziva era rapita dalla bellezza e dalla tranquillità di quel luogo.

"Facciamoci una foto" disse all'improvviso.
"Non voglio dimenticare questo momento" aggiunse.
"Ottima idea, guanciotte dolci" rispose Tony prendendo fuori il cellulare.
"Però, la facciamo come dico io" aggiunse.

"E come?" chiese Ziva.

Ma Tony non le diede il tempo di capire la sua idea, sistemò il telefono in modo da poter scattare la foto e si lanciò in un bacio.
Un bacio che Ziva proprio non si aspettava. E fu per questo che la foto venne così bene, era naturale e riprendeva un momento vero non creato ad arte per apparire perfetto.

"Tony, ti manca vivere qui?" chiese Ziva.
"Sinceramente? Non così tanto" ammise lui.
"La città e meravigliosa e ho tanti ricordi, ma proprio per questo preferisco vivere a Washington. Ho ricominciato da zero ed è stato un bene credo" aggiunse.

"Lo sai che ti capisco alla perfezione. Israele mi manca da morire, ma pensare di tornarci ora mi fa star male. Sono felice di vivere a Washington. Almeno non vedo mio padre e mio fratello ovunque mi giri" gli rispose.

Stavano ancora passeggiando mano nella mano quando Ziva ricevette un messaggio.

"Ziva, dove sei? Sono le due passate" scrisse Abby.

Stavano così bene assieme in giro per la città che non si erano accorti di quanto fosse tardi.

"Forse dovremmo tornare indietro, ci vorrà un po' ad arrivare" disse Tony.
"Ma non voglio. Tony voglio stare qui con te fino a domani" rispose lei abbracciandolo.
"Oh, David. Hai carenza di affetto?" la prese in giro mentre le accarezzava la schiena.
"Non scherzare... Vorrei solo poter stare fuori con te tutta la notte, senza che ci scoprano" spiegò.
"Anche io. Ma dobbiamo anche dormire. Quindi ora baciami e torniamo indietro" le disse.
"Ok..." rispose Ziva obbedendo con piacere a quello che Tony aveva detto.

Baciarlo era il suo sport preferito.

"Stiamo tornando indietro, mezz'ora e arriviamo" rispose Ziva ad Abby.

E così fu, mezz'ora dopo erano davanti all'hotel. Ora gli restava solo da entrare senza farsi scoprire.
Per Tony fu semplice. Arrivò al suo piano senza problemi ed entrò in stanza.

A Ziva non andò così bene. Era riuscita a salire al suo piano ma si era accorta che Gibbs era per il corridoio.
Lui non poteva vederla o avrebbe capito tutto, ma le stava andando incontro. Ziva doveva pensare a qualcosa e in fretta anche.

Si guardò e si accorse che era completamente vestita, con anche la giacca addosso. Se Gibbs l'avesse vista avrebbe capito tutto.
Così si tolse la giacca e la lanciò per le scale antincendio. La lascio sul pianerottolo e camminò andando incontro a Gibbs.

"David, perché sei fuori dalla camera?" chiese il professore.
"Volevo scendere nella hall e chiedere se avevano un'aspirina. Ho mal di testa" inventò lei.

Era brava ad inventare scuse campate in aria, doveva ammetterlo.

"E perché sei vestita?" domandò sospettoso.
"Perché non voglio girare per l'hotel in pigiama. È sconveniente" commentò lei sperando che Gibbs ci credesse.

Lui la guardò indeciso se crederle o meno, ma sembrava sincera e non aveva motivo di non crederle.

"Ok, ti accompagno" disse lui.

Pericolo scampato. Avrebbe chiesto l'aspirina e sarebbe tornata in camera. L'unico problema era la giacca ma aveva già un piano anche per quella.

Il professore la riaccompagnò in camera e prima di andare nella sua stanza le disse "Prendila e riposati. Se domani stai ancora male puoi rimanere in camera mentre noi andiamo al museo".

"Starò bene, buona notte" salutò Ziva.

In realtà non le sarebbe dispiaciuto restare a letto la mattina seguente, ma solo se Tony poteva tenerle compagnia. E siccome non era possibile si sarebbe alzata anche con la febbre pur di passare il tempo con lui.

Entrò in stanza ed Abby la stava aspettando sveglia.

"Adesso mi racconti tutto. A costo di non dormire tutta la notte" le disse.
"Ok, ma parla piano Laura dorme" disse Ziva.

Laura era la ragazza di Steve e a differenza di Tony e Ziva non avevano fatto pazzie quella notte.
Prima di dedicare la sua attenzione ad Abby, Ziva mandò un sms a Tony.

"Gibbs mi ha quasi scoperta, ma ho improvvisato e mi sono slavata. Perciò ora tu mi vai a prendere la giacca che ho lasciato sul pianerottolo delle scale" gli scrisse.

"Hey, ti sembro uno schiavo?" chiese.

"No, ma l'idea della fuga è stata tua e quella quasi scoperta sono stata io. Puoi farmi questo favore? In cambio domani ti do un bacio :D" rispose Ziva.

"Per un bacio, questo e altro Israele :)" le disse.

"Bravo il mio schiavetto. Notte, Tony :*" concluse Ziva.

Tony rispose dopo cinque minuti, quando tornò in camera con la giacca di Ziva.

"Notte, guanciotte dolci :*" le disse.

Nel frattempo Abby stava ascoltando il racconto di Ziva.

"E ditemi, lo avete fatto?" le chiese.

Ziva rimase pietrificata ed Abby lo aveva chiesto con la voce così alta che anche Laura di svegliò.

"Chi ha fatto cosa? Ziva tu e Tony avete fatto sesso? Dove, quando? Quante volte?" chiese Laura.
"Frenate tutte e due! Qui nessuno ha fatto sesso!" esclamò Ziva.
"Siamo stati a Central Park. Non abbiamo fatto nulla di più che baciarci" aggiunse.

Le due la guardarono stranite.

"Baciarci piuttosto appassionatamente e con molta lingua ecco" commentò Ziva ridendo.
"Ma che porcelli che siete!" esclamò Laura tirandole una cuscinata.

Risero tutte e tre assieme, finché Abby non si fece seria di nuovo.

"Avete già parlato di farlo?" le chiese.

Ziva arrossì, non era abituata a questo tipo di conversazioni.
Non aveva mai nemmeno avuto una madre che le spiegasse le cose, era stato Ari a parlarle. E non erano certo scesi nei dettagli.

"Ziva, non ti devi vergognare. E se hai bisogno di consigli puoi chiedere a noi" intervenne Laura.
"Grazie" disse lei risollevata.
"E comunque no, ancora non ne abbiamo parlato. Tony va molto con calma e io apprezzo, non sono pronta ora" ammise.
"Tony ti vuole molto bene, sono sicura che aspetterà tutto il tempo di cui hai bisogno" la incoraggiò Abby.

Dopo questo momento da amiche decisero di mettersi a dormire. Era più che tardi e avevano bisogno di almeno un paio d'ore di sonno.

Il mattino seguente visitarono un paio di musei prima di riprendere il pullman per tornare a casa.
E questa volta Ziva non resistette più di mezz'ora prima di crollare addormentata su Tony. Non aveva praticamente dormito. Anche dopo aver spento la luce era rimasta a pensare alla serata appena passata e ci aveva messo più di un'ora a prendere sonno.

Dormiva tranquilla e Tony l'abbracciava guardandola. Si alternava tra osservare la sua ragazza dormire e il paesaggio fuori dal finestrino.
Sembrava una congiura ma pioveva di nuovo, sia all'andata che al ritorno avevano preso il temporale.
E questa volta era anche più forte del precedente, c'erano lampi e tuoni. Tutto sommato a Tony piaceva, aggiungendo poi che era accoccolato con Ziva gli sembrava quasi una bella cosa.
In più dormivano tutti, c'era tranquillità.

Ebbe questo pensiero finché non ci fu un tuono piuttosto forte e Ziva si svegliò di soprassalto.
A differenza del viaggio di andata, questa volta si mise subito ad abbracciare Tony spaventata.
Nascose la testa nella sua spalla e Tony la sentì piangere silenziosamente. Si sistemò in modo da poterla abbracciare meglio e le accarezzò la schiena.

"Guanciotte dolci, che succede?" chiese lui preoccupato.
"Dimmi che non siamo in Israele" rispose.
"No, Zee. Siamo sul pullman e torniamo a Washington" le disse cercando di calmarla.

Gibbs, che aveva notato che qualcosa non andava, si alzò e raggiunse i due ragazzi.

"Qualcosa non va?" chiese guardando Tony che cercava di consolare Ziva.
"Ziva, tutto bene?" aggiunse toccando la spalla della ragazza che si strinse ancora di più a Tony.

Stava ancora piangendo, sempre in modo composto. Ma non aveva ancora smesso.

"Credo che abbia avuto un incubo" commentò Tony.
"Ora si calma, stia tranquillo prof" aggiunse.

Voleva che li lasciasse soli, conosceva Ziva e sapeva che non le piaceva essere al centro dell'attenzione.
In ogni caso Gibbs capì. Sapeva dove era cresciuta Ziva e immaginava che avesse visto cose che ancora la disturbavano.

"Io torno a sedermi, se hai bisogno chiamami" disse con Tony.

Rimasero di nuovo soli e per un attimo anche Abby e Tim si voltarono per chiedere se andava tutto bene.

"Che cosa le prende?" chiese McGee.
"Non lo so..." rispose Tony preoccupato.

Lasciò a Ziva il tempo di calmarsi, per poi chiederle cosa fosse successo.

"Che hai sognato, occhioni lucidi?" le chiese facendola sorridere.
"Il tuono... Ho sognato di quando hanno fatto esplodere un pullman della scuola. Sono morti molti miei compagni di classe" disse.
"Da quel giorno non abbiamo più preso l'autobus, ci accompagnava papà a scuola" aggiunse.
"Zee... Vuoi dire che c'è stato un attentato davanti alla tua scuola?" chiese sconvolto.
"Si... Era il pullman che prendevano altri miei amici. Arrivò davanti alla scuola e una volta che l'autista spense il motore saltò tutto in aria. Nessuno si salvò, avevano messo una bomba" spiegò.
"E quel tuono e il fatto che siamo sul pullman..." aggiunse.

Tony la fece riappoggiare a lui e la strinse.

"Shh, ho capito non importa che racconti più se non vuoi" disse sapendo che sforzo stava facendo Ziva a parlare.
"Non voglio" ammise lei stringendolo.
"Allora abbracciami, piccola Ninja. Puoi rimetterti a dormire se vuoi" le disse dandole un bacio sui capelli.
"No, non voglio più sognare" rispose.
"Bene, vorrà dire che ti abbraccerò e ti coccolerò per tutto il tempo. Finché non torni a farmi un bel sorriso" le disse.

La sentì piangere ancora e immaginò che stesse pensando a tutti i compagni di classe che aveva perso in quell'occasione.

"Immagino ci vorrà un po', ma abbiamo tutto il viaggio" commentò.

Abby e McGee avevano ascoltato la conversazione ed erano dispiaciuti per quello Ziva aveva dovuto sopportare.
Ma soprattutto colpiti dalla dolcezza di Tony. Loro lo conoscevano da tanto tempo ma non lo avevano mai visto così preso da una ragazza.

Stavano chiacchierando del più e del meno quando McGee ricevette un sms. Era Delilah, che gli chiese come stava andando il viaggio di ritorno.

"Il piccolo Timmy ha fatto colpo!" esclamò Abby.
"Shh! Perché devi essere sempre così scenica" la zittì lui.
"Perché sono felice per te! Che cosa bella l'amore" rispose lei abbracciando il suo amico.

Tim sorrise, sapeva di avere una buona amica. Forse un po' pazza, ma era una buona amica.
Arrivarono a destinazione che era sera tardi. Nonostante in pullman avessero tutti riposato erano distrutti.
Specialmente Tony e Ziva che la sera prima avevano fatto le ore piccole.

"Stai meglio ora, Ziva?" le chiese Gibbs mentre scendevano dal Pullman.
"Si, grazie professore" rispose.
"Lo sai che a scuola c'è uno psicologo, se senti il bisogno di parlare con qualcuno" le disse sottovoce in modo da non farsi sentire dagli altri studenti e non metterla a disagio.
"Lo terrò presente" disse salutando Gibbs e raggiungendo Tony.

Andarono insieme a riprendere la macchina di Tony e prima di salire Ziva si buttò tra le braccia del suo ragazzo.

"Anche io ti voglio bene, Zee" disse lui sorpreso dal gesto.
"Scusa, è che quando arriviamo a casa mi sorella e mia madre saranno ad aspettarmi e non potrò baciarti e abbracciati così" spiegò.
"Hey, non mi devo dare spiegazioni solo perché hai voglia di un po' di affetto in stile DiNozzo" le rispose.

Poi le prese il volto e la baciò fino a quasi toglierle il fiato. Dopodiché si prese un altro minuto per abbracciarla.

"Grazie per prima, sul pullman. Avevo davvero bisogno di te" gli disse.
"Sono qui apposta. E quando vorrai parlare vieni da me. Non hai bisogno di uno psicologo" commentò lui.
"Come sai cosa mi ha appena detto Gibbs?" chiese sorpresa.
"Sono un sensitivo!" scherzò.
"In realtà e quello che disse a me appena mi trasferii qui" aggiunse tornando serio.

Ziva sorrise, lo baciò ancora e salirono in macchina per tornare a casa. E lei era consapevole che Tony sarebbe stato il suo punto di riferimento per tutto.







Angolo dell'autrice:

Ecco la seconda parte della gita! XD
Chi aveva indovinato di cosa avrebbero fatto? LOL

Ma che dolcino Tony che la porta in giro per NY di notte awwwwww
Mi piace quando Abby e Laura le chiedono se hanno fatto sesso! AHAHAHAHAH
E cosa ne dite di Tim e Delilah? Era poco ma più avanti li vedremo assieme eh eh

Non ho altro da dirvi se non ricordarvi che la prossima settimana non aggiornerò questa storia e quella del mercoledì! XD

A lunedì prima dell'hiatus LOL

Baci, Meggie.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Sister and Boy-friend. ***


Sister and Boy-friend 

Dopo essere tornati dalla gita scolastica la loro vita era tornata la solita di sempre. Avevano la scuola, i compiti e le interrogazioni.

La settimana era iniziata normalmente ma quel giorno Tali era elettrizzata. La mamma sarebbe dovuta stare fuori per la notte per via del lavoro e lei e Ziva sarebbero rimaste a casa da sole.
Lei adorava la madre, ma poter stare con sua sorella una notte intera come ai vecchi tempi la rendeva felice.
In più sapeva che Ziva aveva in mente qualcosa di bello da fare, sapeva sempre come intrattenerla e farla divertire.

C'era Ziva ad aspettarla a casa quel pomeriggio, dopo che era uscita da scuola.
Scese dal pulmino e corse verso la porta, bussando con vigore.

"Nanetta, sei tornata" disse Ziva vedendola.

Lei era arrivata a casa una mezz'ora prima, andando in macchina con Tony non doveva fare tutte le fermate che faceva il pulmino e quindi impiegavano molto meno tempo.
Nonostante Ziva fosse da sola con la sorella, Tony decise di non rimanere con loro. Voleva lasciarle un po' di tempo da sole, in fondo lui aveva avuto Ziva tutta la mattina.

"Come è andata a scuola?" le chiese facendola entrare.
"Benissimo, abbiamo fatto un disegno con la pittura. Guarda" disse mostrando a Ziva le mani ancora mezze colorate.
"Oh, Tali! Hai la tempera anche nei capelli" rispose Ziva guardandola.
"Vieni con me, prima della merenda di fai la doccia. Non ti si può vedere ridotta così" aggiunse.
"Ma Zi, non voglio. Uffa" si lamentò la sorella salendo le scale.
"Non si discute, nanetta" concluse Ziva.

La lasciò in bagno a lavarsi e nel frattempo scese a prepararle la merenda.
Quando arrivò in cucina trovò un messaggio nel cellulare.

"Tutto bene con Tali? È già tornata? Mi mancate, mamma" diceva il messaggio.

Ziva sorrise pensando a sua madre preoccupata, non sapeva quanto Ziva fosse abituata ad occuparsi della sorella.

"Si. Si sta facendo la doccia perché era in condizioni pietose, ci sentiamo prima di dormire :)" rispose Ziva.

Appoggiò il telefono sul tavolo e fece appena in tempo a prendere il barattolo di Nutella per fare un panino alla sorella che il telefono squillò di nuovo.

"Ancora, mamma? Ce la caviamo" pensò lei.

Ma quando prese in mano il telefono e vide che non era la madre a scriverle un sorriso enorme le si aprì sulla faccia.

"Occhioni belli, ti scrivo solo per dirti che oggi a scuola eri bellissima" scrisse Tony.

Ziva arrossì leggermente anche se era sola, non era abituata a ricevere complimenti di questo tipo.

"Grazie <3 Anche tu non eri malaccio" commentò lei.

"Lo prendo come un complimento... Comunque ora avrei voglia di baciarti. Sei così vicina a me, ma non posso averti. È ingiusto" rispose lui.

"Dovrai resistere fino a domani, lo sai che oggi sono in versione baby sitter" gli disse.

"Lo so. E l'immagine di te che ti prendi cura di tua sorella è piuttosto aw. Però mi manchi comunque" rispose.

"Ma ci siamo visti fino a mezz'ora fa XD" gli disse.

"David, non insistere o mi farai piangere. Mi manchi" rispose Tony.

"Non piangere, piccolo Tony. Domani ti do il triplo di baci e comunque mi manchi anche tu" disse lei.

"Il triplo, sono in paradiso *---*" scrisse.
"Ma scrivimi ogni tanto o non arrivo a domani senza di te" aggiunse.

Ziva sorrise ancora, se glielo avessero detto quando lo aveva conosciuto non avrebbe creduto che fosse così dolce.

"Certo, ti scrivo ogni volta che posso :* ora preparo la merenda a mia sorella" gli disse.

"Anche io voglio la merenda, Zee!" scrisse.

"Allora vai in cucina e preparala" rispose lei.

"Sei senza cuore :(" scrisse Tony.

"Metti via il broncio, domani porto un panino alla Nutella anche per te :)" disse Ziva.

"Io ti adoro, Israele :*" concluse lui.

Non molto dopo Tali fece la sua comparsa in cucina. Si era lavata e cambiata ma aveva ancora i capelli bagnati.

"Sembri una zingara, Tali. Dopo vieni in bagno con me, finisco di asciugarti i capelli e ti pettino" le disse.
"Ok..." rispose lei sbuffando.

Dopo la merenda andarono in bagno assieme e Ziva passò venti minuti cercando di sistemare i capelli della sorella.
Erano ricci come i suoi ma a differenza di Ziva, Tali non li pettinava molto e il risultato era un completo macello.

"Tali guarda che se ti becco ancora con dei nodi così tra i capelli dico a mamma di tagliarteli corti" la minacciò Ziva.
"No! Io li voglio lunghi! Li voglio come i tuoi" rispose lei.
"Io voglio essere come te" aggiunse.

Ziva la guardò quasi confusa, cosa c'era di bello in lei non lo capiva.

"Come me? Perché?" chiese curiosa.
"Perché sei bella e simpatica. E sei buona con me e sei la sorella migliore del mondo. Voglio essere come te" rispose semplicemente.
"Ti voglio bene, Tali" le disse dandole un bacio.
"Anche io" rispose lei abbracciandola forte.

"Beh, se vuoi essere come me impara a pettinarti e a tenere i capelli in ordine" le disse.
"Ok, faccio la brava" rispose.

Finito in bagno passarono il pomeriggio insieme. Andarono in giardino finché c'era il solo e poi, verso sera rientrarono e fecero qualche gioco di società assieme.

"Che vuoi per cena, Tali?" le chiese Ziva.
"Non lo so... Non si può ordinare al take away?" chiese.
"La pizza?" domandò.
"No il cinese... Per favore" rispose Tali.
"Poi non venire a piangere da me se ti viene il mal di pancia perché hai mangiato troppi involtini primavera" disse Ziva prendendo il menù del ristorante e chiamando per ordinare.

Tali saltellò felice, la madre difficilmente lasciava che ordinassero cibo d'asporto e ora che poteva averlo era soddisfatta.

"Visto che non cucino, stasera mangiamo sul divano mentre ci guardiamo un film, cosa ne pensi?" propose Ziva.
"Oh mio Dio, si!" esclamò la sorellina correndo ad abbracciare Ziva.

Lei sapeva esattamente cosa piaceva a Tali, perciò non le ci volle molto per farla felice quella sera.
Aspettarono che la cena arrivasse e si misero comode sul divano, davanti ad uno dei film preferiti di Tali.

"Zi, sono felice che siamo io e te da sole. Era da... Da prima che Ari e papà morissero che non lo facevamo" disse Tali.

Era vero, da quando si erano trasferite a vivere in America non avevano ancora avuto una serata da sole. In Israele succedeva almeno una volta a settimana. Ari spesso era fuori casa per delle missioni e il padre aveva delle riunioni al lavoro, così loro due stavano in casa da sole. Poi cenavano insieme e guardavano un film prima di dormire.

"Hai ragione, era tanto tempo che non avevamo una serata di solo divertimento" rispose.
"Sai, dovremmo dirlo alla mamma. Anche se è in casa magari qualche volta ce lo lascia fare" aggiunse.
"Oh, per favore Zi chiediglielo! Ti prego" implorò Tali.
"Io? Ok, nanetta glielo chiedo" rispose Ziva.

Sapeva che Tali, a differenza sua, era più timorosa nel chiedere le cose. E per lei non era un problema, lo aveva sempre fatto di prendersi cura della sorellina.
Tuttavia decise che fosse meglio che anche Tali si assumesse qualche responsabilità.

"Senti, e se invece glielo chiediamo assieme?" propose.
"Ma Ziva... Io... E se dice di no?" rispose Tali.
"Se dice di no dovremmo trovare una soluzione. Ma non devi avere paura a chiederlo, la mamma non ti mangia mica" le disse arruffandole i capelli.
"Ok... Però stai con me" rispose.
"Certo, ho detto che lo chiediamo assieme. Tutte e due" disse Ziva.

Finirono di cenare guardando il film e rimasero un po' sul divano insieme a ridere e scherzare.
Ma poi Ziva si accorse che si stava facendo tardi.

"Tali, è ora che tu vada a dormire. Sono le dieci e mezza e domani hai scuola" le disse.
"Altri dieci minuti, mi diverto con te" chiese Tali.
"Va bene, solo dieci. E siccome ti diverti, voglio che ridi ancora di più" rispose iniziando a farle il solletico.

Tali scoppiò a ridere cercando di liberarsi dalla presa della sorella. Quando finalmente riuscì a divincolarsi si alzò in piedi e si mise a correre per il salotto con Ziva che la seguiva.
Per loro fu come tornare a quando stavano in Israele, un tuffo nel passato.

Poi finalmente Ziva riuscì a convincere Tali ad andare a dormire.
Mentre aspettava che si preparasse anche lei si mise il pigiama e si lavò i denti, poi accompagnò la sorellina a letto.

"Ora chiamiamo la mamma per salutarla e poi dormi, ok?" disse Ziva.
"Si. La chiamo io!" rispose Tali prendendo il telefono dalle mano di Ziva e facendo il numero.

Ziva la lasciò parlare e poi a sua volta parlo con la madre che la riempì di domande.

"Mamma, stai tranquilla. Stiamo bene e tra poco dormiamo, non è la prima volta che passiamo la notte da sole" disse Ziva.

Nel frattempo faceva le boccacce alla madre che le parlava per far ridere la sorella e a giudicare dalle risate di Tali ci stava riuscendo.

"Ok, ci vediamo domani dopo la scuola. Laila Tov, Ima" concluse Ziva.
"Ed ora, anche la mia sorellina preferita dorme. Laila Tov, Tali. Dormi bene e se hai bisogno di me sai dove trovarmi" aggiunse.
"Laila Tov, Zi. E grazie per la bella serata, ti voglio bene" rispose.

Ziva le diede un bacio e lasciò la stanza.
Andò in salotto a sistemare le ultime e cose per poi andare a dormire. Ma prima di dirigersi in camera le venne un'idea.
Forse una cosa che non doveva fare, ma era in casa da sola non poteva farsi sfuggire l'occasione.

Così prese il cellulare e scrisse un messaggino a Tony.

"Senti... Tali dorme, ti fa di venire un po' qui da me? So che è tardi, ma se hai voglia possiamo stare un po' assieme" scrisse Ziva.

Quando Tony lesse non poteva credere ai suoi occhi. Non ci pensò un attimo prima di rispondere.

"Ok, sto già arrivando :)" rispose mentre di metteva la giacca e usciva.

"Ma fai piano, non vogliamo svegliare Tali vero?" gli disse.

"Sarò silenzioso. Faccio il bravo, promesso" rispose.

Arrivò a casa di Ziva in cinque minuti e per non fare rumore, invece che bussare, le mando un messaggio.

"Il tuo fidanzato preferito è davanti alla porta di casa tua. Apri che ti riempio di baci :)" scrisse.

Ziva lesse e ridendo andò ad aprire la porta.

"Israele" le disse prima di entrare e baciarla con passione.
"Questo è perché mi hai invitato a casa tua" disse dandole un bacio.
"Questo perché corri il rischio di farti scoprire ma mi hai invitato lo stesso" aggiunse con un altro bacio.
"E questo perché... Perché mi va di baciarti" concluse.

Ziva non fece nulla per farlo smettere, anzi lo assecondò ad ogni bacio.
Decisero di sedersi sul divano, con le luci spente e solo la televisione accesa ad illuminare la stanza.
Misero il volume al minimo, volevano chiacchierare e non gli interessava il film che c'era in quel momento.

"Secondo me tua madre dovrebbe andare fuori casa per una notte più spesso" commentò Tony.
"Ah si? Sai che lo pensa anche Tali?" rispose lei.
"Suppongo per ragioni diverse, ma tua sorella pensa giusto" commentò Tony.

Erano seduti abbracciati, con Tony che accarezzava i capelli di Ziva e di tanto in tanto la baciava.

"Secondo me dovremmo dirlo a tua madre e a mio padre che stiamo insieme" disse Tony.
"Beh, tuo padre forse lo accetta anche. Ma mia madre... Sono sicura che uscirà di testa" commentò lei.
"Perché? Dici che non le piaccio?" si preoccupò Tony.
"Oh, non essere sciocco. Tu le piaci. E che mia mamma ha una mentalità diversa Tony. In Israele ancora capitano i matrimoni programmati. Capisci che voglio dire?" rispose Ziva.
"E poi non è che abbiamo questo gran rapporto io e mia mamma... So che ne uscirà una lite. Ma prima o poi dovrà saperlo. In quel caso chiederò asilo politico a casa tua, ok?" aggiunse.

Tony la baciò ridendo.

"Ma certo, guanciotte dolci. C'è sempre posto per te" rispose lui.
"E in ogni caso, lo faremo assieme. Non ti lascio da sola nella fossa dei leoni" aggiunse.
"Grazie, per questo ti meriti altri baci" disse Ziva.

Iniziarono a baciarsi appassionatamente, senza curarsi si niente attorno a loro. Erano soli e comodi sul divano e Ziva si lasciò andare permettendo a Tony di infilare le mani leggermente sotto la maglia.
Non aveva intenzione di fare nulla, ma sentire le mani di Tony sulla sua pelle le piaceva.
Stava andando tutto bene finché non sentirono una voce all'improvviso.

"Zi" disse Tali con gli occhi ancora mezzi chiusi.

Quella fu la loro fortuna, ebbero almeno il tempo di ricomporsi un attimo.

"Tali, che succede sorellina?" chiese Ziva.
"Zi... Ho mangiato troppi involtini primavera e mi è venuto mal di pancia" rispose guardando il pavimento.
"Oh, Tali. Io te lo avevo detto. Vieni qui forza" le disse aprendo le braccia per farla sedere sulle sue ginocchia.

Non era più piccola ma le piaceva di tanto in tanto sedersi in braccio a Ziva, soprattutto se non stava bene.

"Fa molto male?" le chiese.
"No... Solo un po'..." rispose.
"Allora vedrai che passa presto" le disse coccolandola un po'.
"Però non lo dici alla mamma? Perché poi mi sgrida che ho mangiato troppo" chiese Tali preoccupata.
"No tranquilla, è il nostro segreto" rispose Ziva.
"Come il fatto che Tony è qui?" chiese Tali guardandolo.

Tony e Ziva si guardarono ridendo.

"Esatto... Diciamo che io non sono mai stato qui. Tu mi hai solo sognato" le disse Tony.
"Va bene. E anche che vi date i baci e che quindi siete fidanzati è un segreto?" chiese ancora.
"Si! Tali per l'amore del cielo non dire nulla a mamma!" esclamò Ziva.
"Ok... Ma dovrete pagare per il mio silenzio" disse lei ridacchiando.
"Hey, piccola ricattatrice. Io non dico alla mamma che ti sei abbuffata e ti lascio sempre dormire con me e tu mi ripaghi così?" le chiese Ziva.
"Ok, ok... Però non è che poi ti scordi di me ora?" rispose Tali.

A quel punto intervenì Tony, non voleva che Tali si preoccupasse per una sciocchezza così.

"Hey, tranquilla non ti porto via la tua sorellona. Io le do i baci ma lei per te ci sarà sempre" le disse facendole una carezza tra i capelli.
"E Tali, non pensare nemmeno che mi dimenticherò di te. Ti ho promesso che ci sarò sempre, ricordi?" aggiunse Ziva.
"Ok... Allora direi che si può fare, vi do la mia benedizione" rispose Tali.

Tony e Ziva scoppiarono a ridere, li faceva sempre divertire.
Ziva smise di ridere quando sentì sua sorella lamentarsi tra le sue braccia.

"Hey, nanetta. Tutto bene?" chiese.
"Si" rispose lei poco convinta.
"Devi andare in bagno?" le domandò.
"No... Sto bene" rispose ancora.

Rimasero tutti e tre lì, per lo più in silenzio fino a che Tony non si accorse che Tali si era addormentata.

"Si è riaddormentata" bisbigliò.

Ziva lo guardò quasi terrorizzata.

"Non scherzare" gli disse. Poi guardò la sorellina.
"No... Ora mi toccherà svegliarla per riportarla in camera" aggiunse scosciata.
"Non è necessario" rispose lui.
"Si invece, non posso portarla in braccio su per le scale. Ho paura di cadere" spiegò.
"Non lo farai tu, ma io. Credimi non cadrò dalle scale con la tua sorellina in braccio" rispose alzandosi.

La prese delicatamente in braccio senza svegliarla e si incamminò su per le scale, con Ziva che lo seguiva.
Misero Tali nel letto e uscirono dalla stanza.

"Grazie" disse lei.
"Figurati" rispose con un bacio.
"Comunque ora è tardi, è meglio se vado" aggiunse iniziando a scendere le scale.

Ziva lo guardò, stava per lasciarlo andare quando d'istinto parlò.

"Tony. Mamma torna domani pomeriggio, puoi restare a dormire se ti va" disse lei.
"Ziva, non ti voglio mettere nei guai..." le disse.
"Ma a me piacerebbe se tu rimanessi... Tanto" insistette lei.
"Allora andiamo a fare la nanna Israele, vieni" disse lui mettendole una mano dietro le spalle ed entrando nella sua camera.

Si misero nel letto, abbracciati.
Nessuno aveva intenzione di fare altro se non dormire ed entrambi furono grati di questo.

"Solo... Domani mattina magari vai via prima che Tali si svegli. Non voglio che si faccia idee strane" aggiunse Ziva.
"Certo occhioni belli. Non vorrei mai turbare tua sorella" rispose Tony.
"Ora dormiamo però" aggiunse dando un ultimo bacio a Ziva e chiudendo gli occhi.

Si addormentarono quasi subito e come promesso il mattino dopo Tony andò via poco prima che Ziva svegliasse la sorella.
Una delle cose che amava di Tony era il rispetto che aveva verso lei e la sua famiglia, non avrebbe mai fatto qualcosa che la mettesse in imbarazzo o nei guai.

Stava preparando la colazione per lei e Tali quando all'improvviso Rivka entrò in casa.
Ziva sussultò, Tony era uscito da cinque minuti. C'era mancato poco che li scoprisse.

"Mamma, sei tornata presto" esclamò lei.

In realtà Rivka aveva appena visto Tony camminare per la strada e si era chiesta cosa ci facesse già in giro a quell'ora.
Ma siccome non aveva prove decise di non dire nulla a Ziva. Innervosirsi senza avere la certezza delle cose non sarebbe servito se non a litigare.

"Ho preso il treno della mattina presto, volevo salutarvi prima della scuola" rispose Rivka.

Si stava guardando intorno, in cerca di segnali che Tony fosse passato da lì.

"Oh, hai fatto bene" commentò Ziva.
"Vuoi che prepari la colazione anche per te?" aggiunse.
"Mi basta un caffè, grazie" rispose la madre.

Rivka continuava a guardarsi attorno e Ziva si stava innervosendo.

"Mamma, tranquilla. Non abbiamo dato fuoco alla casa" disse scherzando e sperando che smettesse.

Non c'era nulla di Tony ma si sentiva a disagio.

"Lo vedo e mi sto meravigliando" commentò Rivka mentendo.

In realtà non era per nulla preoccupata per quello, sapeva che Ziva non avrebbe distrutto la casa.

Finita la colazione Tali andò a prendere l'autobus e Ziva aspettò che Tony la passasse a prendere.
Rivka li guardò andare via insieme e studiò il loro comportamento.
Da quel giorno li avrebbe tenuti d'occhio, sentiva che le nascondevano qualcosa.








Note dell'autrice:

Ok, scusate se pubblico tardi ma era il compleanno del mio papà oggi e sono stata un po' impegnata XD
Comunque meglio tardi che mai no? AHAHHAHAHA

Vabbè questo capitolo lo volevo molto TIVA e Tali/Ziva (TIVA anche in questo caso, chiamiamolo TIVA Sisters) XD
Direi che ci sono riuscita no?
Sono dolcine Tali e Ziva assieme? E Tony che porta Tali a nanna e poi dorme con Ziva? *---*
Awwwwww

Ok, spero vi sia piaciuto :)
A prestoooooo
Baci, Meggie. 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Parents and Date. ***


Parents and Date

"Israele. Io e te. Cena domani sera" scrisse Tony.

"Definisci cena" rispose lei.

"Io e te che mangiamo del cibo per riempirci lo stomaco. Cena: pratica usuale degli essere umani che hanno bisogno di almeno tre pasti al giorno per sopravvivere" disse lui.

"Se parliamo di te, anche cinque pasti al giorno. Comunque grazie, signor vocabolario. Intendevo dove e a che ora" rispose.

"Ti porto in un bel ristorante in città. Non dirmi di no ti prego :(" disse Tony.

Ziva si sentì importante e desiderata, una cosa che in tutta la sua vita non aveva mai provato. E in più sapeva che Tony, quando faceva queste cose per lei, le faceva per vederla sorridere e rilassarsi.

"Ma certo che vengo :) e poi domani è venerdì e mia mamma non può dirmi di no" rispose Ziva.

"Evvai! Vestiti carina, ti porto in un bel ristorante" le disse.
"Non importa puoi anche uscire in pigiama che sei bella comunque *---*" aggiunse.

"Oh, Tony <3 in ogni caso mi vesto come si deve, non preoccuparti" rispose lei.

Quella sera Ziva andò a letto eccitata per la sera seguente. Avevano già cenato assieme ma mai in un ristorante. Lui l'aveva fatta cenare a casa sua ma questa era la prima volta, era come un appuntamento ufficiale anche se ormai stavano insieme da tempo.

Il mattino seguente a colazione disse alla madre che non avrebbe cenato a casa quel giorno.

"Ma non fare tardi" le disse Rivka.

Proprio non le andava a genio che uscisse con Tony, se lo sentiva che stavano combinando qualcosa e se era quello che pensava aveva dei problemi ad accettarlo.

"Mamma è venerdì sera, persino Tali può fare tardi con le sue amiche" si lamentò Ziva.
"Eh si. Io vado a casa di Sarah domani sera e mamma ha detto che posso stare fino a tardi" si intromise la sorellina.

Rivka stava per gridarle di tacere, le stava rovinando tutto. Ma poi si controllò, Tali non aveva colpe e in più non voleva fare insospettire Ziva.

"Ok, ma fai piano quando torni e ti prego se ti attardi molto avvertimi con un messaggio, non voglio preoccuparmi" chiese Rivka.
"Va bene... Ma stai tranquilla andiamo solo fuori a mangiare qualcosa... Nulla di più, non c'è bisogno di preoccuparsi" rispose Ziva cercando di non scendere nei particolari.
"Non voglio che ti succeda qualcosa" commentò Rivka che in realtà semplicemente non voleva vederla con Tony.

Quando salì in macchina di Tony lui stava già sorridendo come un cretino. Pensava a quella sera e non poteva fare a meno di essere felice.
Partirono e come tutte le mattine si fermarono subito dopo l'angolo per potersi baciare. Lo facevano per evitare di essere notato da occhi indiscreti e, considerando i sospetti di Rivka, facevano solo bene.
La madre infatti li osservava attentamente dalla finestra ogni volta che Ziva saliva in macchina con Tony.

"Guanciotte dolci, non vedo l'ora che sia stasera" disse Tony dopo averla baciata a dovere.
"Anche io. Dove mi porti?" chiese curiosa.
"Eh, no. È una sorpresa, non te lo dico ora" rispose Tony.
"Uffa" borbottò lei.

Tony riprese a guidare e la guardò mentre si sistemava i capelli guardandosi nello specchietto.

"Vuoi che ci fermiamo da un parrucchiere prima della scuola?" la prese in giro lui.
"Ah ah. Pensi di essere simpatico?" rispose Ziva.
"Di solito lo sono, a detta degli altri almeno" commentò sarcastico.

Ziva gli dette un pugno sulla spalla.

"Smettila" disse ridacchiando.

Arrivati a scuola andarono ognuno nella propria aula.
Tony era a lezione di storia con Tim, ma quel giorno non aveva proprio voglia di concentrarsi. Pensava già alla serata che lo aspettava.

"Non mi chiedi cosa faccio stasera, McGee?" chiese Tony.
"Cosa fai stasera, Tony?" domandò lui fingendo interesse.
"Porto Ziva fuori a cena" rispose tutto felice.

A quel punto Tim ritrovò interesse nella conversazione.

"Fuori a cena, questa è una cosa nuova... Non dirmi che hai intenzione di portartela a letto" commentò McGee.
"No, McScemo! Non ne abbiamo nemmeno parlato. Ti sembro davvero così superficiale?" rispose Tony quasi infastidito.
"Mmmm... Si. Ad essere sincero" commentò McGee.
"Ma comunque mi meraviglio che tu non abbia nemmeno buttato lì il discorso, non è da te" disse lui.

Tony ci rimase quasi male, ma poi capì che Tim non poteva sapere. Praticamente quasi tutte le ragazze con cui aveva avuto delle storie gli avevano chiesto di andarci a letto. Lui di sicuro non era dispiaciuto di questa cosa ma non era stato certo il primo a farsi avanti.
Con qualcuna si, quelle per cui provava più interesse ma le altre no.
Nonostante sembrasse diversamente, rispettava le ragazze. E in particolar modo rispettava Ziva. E sapeva senza bisogno di chiederglielo che lei non era ancora pronta.

"Lei non è pronta e io non voglio certo metterla a disagio. Lei rispetta sé stessa, a differenza di altre" commentò a bassa voce guardando Jeanne che era seduta dall'altra parte della classe.
"Beh, mi congratulo. Comportamento maturo e corretto nei suoi confronti" disse McGee sorpreso.
"Dove hai intenzione di portarla?" aggiunse.

Tony gli spiegò il programma che aveva e Tim approvò ogni parte. Gli sembrava una buona idea ed era sicuro che a Ziva sarebbe piaciuto.
Di poco prima di uscire dall'aula che Tony notò che McGee aveva iniziato a comportarsi in modo strano.

"McGee, sei ancora sulla terra?" gli chiese Tony.
"Eh?" domandò confuso.
"Chiedevo se sei ancora qui o stai viaggiando con la fantasia" disse di nuovo.
"Credo di essere ancora qui ma è successa una cosa..." rispose.

Tony si fece serio.

"Va tutto bene?" chiese preoccupato.
"Si... Si. Ma ti ricordi la ragazza con cui mi avete spinto a parlare in gita?" rispose Tim.
"Certo che si, McRubacuori" commentò Tony capendo dove voleva andare a parare l'amico.
"Le avevo chiesto di vederci per un caffè, nel pomeriggio" disse.
"E tu ha detto di no? McGee, guarda non prendertela. A volte le ragazze fanno così per farsi desiderare. Vedrai che accetta la prossima volta" rispose Tony.
"In realtà mi ha detto si" disse lui piuttosto sorprese.

Tony sorrise e ridacchiò.

"Ed ecco il mio amico che ha fatto centro con una bella ragazza. Sono orgoglioso di te, McGee. Vedi che a passare il tempo con me stai imparando?" rispose Tony dandogli una pacca sulla spalla.
"Se certo Tony..." disse Tim.
"Ora mi raccomando non rovinare tutto. Quando le parli non andare in panico, cerca di trovare un argomento comune e..." iniziò Tony.
"Fermo. Ti sembro davvero così incapace da non saper parlare ad una ragazza?" chiese McGee.
"Beh, io non intendevo questo ma..." rispose Tony.
"Se dici di si, mi ritengo offeso e non ti rivolgo più la parola" lo anticipò McGee.
"Quello che volevo dire è... Sii te stesso e andrà bene" concluse Tony.
"Grazie" rispose Tim.
"E fammi sapere come è andata" disse prima di salutarlo e uscire dall'aula.

Finita la giornata tornarono tutti a casa e sia Ziva che Tony iniziarono subito a prepararsi. Non che fossero in ritardo ma non vedevano l'ora di vedersi.
Avevano appuntamento alle sette e Ziva, già due ore prima, stava scegliendo che vestito mettere.
Tony le aveva detto che l'avrebbe portata in un posto carino e lei voleva essere adeguata alla situazione.

"Zi, che fai?" chiese Tali entrando in camera.
"Cerco qualcosa da mettermi" rispose con la testa infilata nell'armadio.
"Ma non trovo nulla di decente" aggiunse lamentandosi.
"Potresti anche uscire in pigiama che saresti super bellissima" commentò la sorellina.

Ziva ripensò alle parole di Tony e sorrise, le avevano detto la stessa cosa.

"Grazie, tesorino. Però sai, non si può andare al ristorante con il pigiama" ridacchiò Ziva.
"Lo so... Perché non ti provi qualcosa e io ti dico se ti sta bene?" propose Tali.
"Ok" rispose lei.

Si provò molte cose, di ogni tipo e la sorella dava giudizi. Era un giudice severo e piuttosto pretenzioso a dire la verità. Ma il punto è che si stava divertendo da matti a fare impazzire Ziva.
Alla fine scelse un semplice abito che mise con un paio di ballerine. Non era certo la ragazza più femminile del mondo e ad essere sincera si sentiva a disagio a mettere cose che non fossero i suoi abiti quotidiani.

"Da quando metti vestiti del genere?" chiese Rivka vedendola arrivare in salotto.
"Da sempre. Solo che non li uso spesso" rispose Ziva.

Il modo in cui sua madre la guardava la stava irritando. Capiva che non approvava gli abiti che aveva scelto per quella sera e non capiva il motivo. Era una ragazza, era vestita in modo decente e stava uscendo a cena.
Non sembrava una facile, anzi era piuttosto fine.

"Forse con un paio di pantaloni staresti più comoda" commentò lei.
"Che problema c'è? Non posso essere carina per una volta?" chiese lei scocciata.
"Zi è molto bella così, anche io voglio essere bella come lei quando cresco. Ziva me lo presterai questo vestito quando sarò grande?" disse Tali.
"Certo nanetta, sarà tutto tuo" le rispose accarezzandole i capelli.

Poco dopo Tony suonò alla porta e lei andò ad aprire pregando che sua madre non la mettesse in imbarazzo.

"Ciao" disse Ziva comportandosi il più normalmente possibile.

Non dovevano dare a vedere che stavano assieme.

"Ciao. Ciao Tali. Buona sera signora David" disse lui salutando tutti.

Ci fu un attimo di imbarazzo, prontamente interrotto da Tali che sottolineò quanto fosse bella Ziva quella sera.

"Ok, noi andiamo" concluse Ziva che non vedeva l'ora di uscire.
"Anthony, riportamela a casa integra" disse Rivka seria.
"Certo signora, come ogni giorno" rispose Tony.
"Buona serata" aggiunse facendo un sorriso a Tali che lo stava salutando con la mano.

Quando furono in macchina e partirono svoltando l'angolo Ziva tirò un sospiro di sollievo.

"Tali aveva ragione, sei stupenda vestita così. Wow" disse Tony sinceramente.
"Grazie... E anche tu non sei male sai?" rispose Ziva.
"Oh. E il ragazzo che non è male se lo merita un bacio dalla ragazza che è uno schianto?" chiese.

Ziva non rispose nemmeno ma si buttò sulle sue labbra.

"Ora me lo dici dove andiamo?" chiese lei curiosa.
"No. Hai aspettato fino ad ora, aspetti finché non arriviamo" rispose Tony.
"Sei crudele. E ho fame, quindi muoviti" disse Ziva.

Tony sorrise e riprese a guidare, sperava che il posto che aveva scelto piacesse a Ziva. Non aveva scelto chissà quale ristorante, voleva una cosa semplice e tranquilla.
Così quando parcheggiò di fronte al piccolo ristorante che aveva scelto, pregò Che Ziva non si aspettasse di più.

"Siamo arrivati" disse aspettando la sua reazione.

Scese dalla macchina e le aprì lo sportello aiutandola ad uscire.
Ziva guardò il ristorante mentre sentiva che Tony la osservava.

"Se non ti piace possiamo cambiare" disse lui.
"Guarda risali in macchina, ti porto al ristorante in centro quello dove mio padre porta i clienti. Avrei dovuto scegliere direttamente quello è molto più elegante, raffinato..." aggiunse.

Ma Ziva lo zittì baciandolo.

"Vuoi fare silenzio, chiacchierone?" gli disse.
"È perfetto questo posto Tony. Avevo paura che mi portassi al grand hotel e io non ero certo vestita adeguatamente" aggiunse.
"Oh. Sono felice che la mia scelta sia sta giusta ma Ziva... Vestita così andavi più che bene anche al grand hotel" rispose ammiccando e baciandola ancora.

La prese per mano e si avviò all'entrata.

"E poi sai, in questo posto possiamo mangiare vicini. Ho chiesto un tavolo che avesse il divanetto da un lato. Sempre che tu mi voglia vicino e non di fronte" spiegò.
"Certo che ti voglio vicino" rispose lei.

Una volta entrati Ziva fu sempre più felice della scelta di Tony. Sembrava uno di quei luoghi in cui potevi mangiare qualsiasi cosa e stare tranquillo senza paura di fare figuracce. In più non avevi nemmeno la gente con gli occhi puntati addosso. Altra cosa che Ziva apprezzava molto.

Si sedettero vicini, come Tony aveva programmato e ordinarono la cena. Una pizza a testa e come al solito Tony non poté fare a meno di condirla con qualsiasi condimento avessero in quel luogo.

"Non guardarmi così, ho fame e sono uno sportivo. Devo sostenermi" si giustificò lui.
"Si e tra qualche anno sarai obeso" commentò Ziva.

Tony aveva in mente una battuta maliziosa, ma si astenne dal farla per paura di mettere in imbarazzo Ziva.
Si meravigliò di lui stesso quando si accorse di quanta premura aveva nei suoi confronti, ma era talmente innamorato di Ziva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.

Stavano mangiando la pizza quando Ziva sentì il bisogno di fare una confessione.

"Nessuno mi ha mai portata fuori a cena" disse.
"Voglio dire, ho avuto altri ragazzi in Israele ma nessuno ha mai fatto quello che stai facendo tu" aggiunse.

Lui rimase un attimo in silenzio, indeciso su cosa dirle. Poi decise di buttarla sul ridere.

"Questo perché non avevano la mia classe, guanciotte dolci" rispose dandole un bacio sulla guancia.
"Poco ma sicuro. Probabilmente avevano paura di mio padre" commentò lei appoggiando la fetta di pizza che aveva in mano.

Anche Tony smise di mangiare, sapeva che Ziva stava per raccontargli una cosa personale e aveva visto l'effetto che avevano su di lei i ricordi del passato. Sperava solo che non fossero cose troppo dolorose, la voleva felice quella sera.

"Sai lui non era certo il padre più permissivo del mondo e gli altri lo temevano" aggiunse.
"Se devo esserti sincero anche tua mamma mi inquieta un po', soprattuto stasera prima di uscire. Ma questo non mi fermerà" commentò Tony.

Fu in quel momento che gli venne in mente che lui e Ziva dovevano parlare di una cosa importante. Ma avrebbe aspettato dopo la cena, non voleva rovinare il momento.

"Tu saresti piaciuto a mio padre, Tony" disse all'improvviso.
"Davvero?" domandò abbracciandola un po' e sistemandole una ciocca di capelli.
"Si. A lui piaceva chi aveva rispetto per gli altri e tu ne hai molto" rispose appoggiando la testa sulla spalla di Tony.

Suo padre le mancava, molto.
Tony non seppe cosa dirle, la tenne abbracciata per un po' e poi la baciò.

"Finiamo la pizza e ordiniamo un dolce, Israele?" propose facendole una carezza.
"Ottima idea" rispose lei.

Finirono la cena e la conclusero con una fetta di torta al cioccolato scelta da Tony. Un'altra bomba calorica che lui mangiò senza nessun problema.

"Ti va di fare una passeggiata o vuoi già tornare a casa?" le chiese.
"Io non voglio che questa sera finisca. Facciamo una passeggiata, stiamo in giro tutta la notte" rispose Ziva.
"Si così tua madre mi decapita. Vado a pagare e usciamo" disse ridendo.
"Che fai? Ognuno paga la sua parte" rispose Ziva prendendo il portafoglio.
"Certo occhioni belli, come no. Ti ho invitata a cena, pago io. Ora seduta e zitta" concluse Tony dandole un bacio e andando a pagare.

Uscirono dal ristorante e Tony la portò a passeggiare lungo la strada panoramica poco distante.
Era arrivato il momento di parlare di una cosa importante.

"Ziva, io non voglio rovinare la serata ma noi dobbiamo parlare di una cosa" le disse prendendole la mano.
"Di che cosa?" chiese lei preoccupata.
"Ho fatto qualcosa che non dovevo?" aggiunse ripensando a cosa aveva detto o fatto che potesse aver causa problemi.
"Tesoro, no. Cosa c'entri tu... È una cosa che riguarda noi" iniziò Tony.
"E i nostri genitori" aggiunse.

Ziva capì, era una cosa a cui lei aveva già pensato.

"Oh..." fu il suo commento consapevole.
"So che non ne abbiamo voglia, ma dobbiamo parlare sia a tua madre che a mio padre" disse Tony.
"È proprio necessario?" chiese lei.

Tony la vide già preoccupata, così si fermarono e lui la guardò negli occhi.

"Ziva, stiamo insieme da un po' ormai e tutto va bene tra di noi giusto?" disse.
"Più che bene... Non sono mai stata così bene in vita mia" ammise lei facendo sorridere Tony.
"Non ha senso nasconderglielo. Cosa mai potrebbero dire? Siamo grandi e ci comportiamo in modo responsabile, non vedo il problema" rispose Tony.

Ziva si stava agitando, Tony aveva ragione ma lei già immaginava come sarebbe andata a finire.

"Penso che sia giusto essere sinceri. E non abbiamo bisogno della loro approvazione, ma è corretto farglielo sapere" aggiunse.
"Sono d'accordo con te ma..." iniziò lei.

Respirò a fondo.

"Ma Tony, sono sicura che mi madre rovinerà tutto. Ultimamente è scontrosa e... Lei ci... Vedrai che..." disse.

Tony la vide in difficoltà e l'abbracciò immediatamente. Lei si strinse a lui cercando di calmarsi.

"Tranquilla, Zee" le disse dandole un bacio sulla testa.
"Tony, non glielo voglio dire a mia madre. Non sono pronta, non ancora" rispose lei.
"Ok, però non ti agitare così. Mi dispiace avrei dovuto tirare fuori l'argomento in un altro momento" disse lui.
"Cosa ne pensi se lo diciamo prima a mio padre e poi vediamo come va? Dopo pensiamo a cosa dire a tua mamma" propose Tony.
"Ok, penso che si possa fare" rispose Ziva continuando a stringerlo.

Gli fece tenerezza, non pensava che la cosa la preoccupasse tanto.

"Piccola, hey. Andrà tutto bene ok?" la rassicurò accarezzandole i capelli.
"È che non voglio che le cose tra di noi cambino. A parte mia sorella sei l'unica cosa buona che ho Tony. Ho bisogno di te" ammise lei.
"Non vado da nessuna parte, va bene? Non lascerò che mio padre o tua madre ci cambino" disse lui.
"Ok" rispose Ziva.
"Ora, mia piccola Ninja, dammi un bacio e non pensiamoci più. Domani parleremo con mio padre e andrà bene, capito?" disse Tony staccandola e sollevandole il volto.

Lei sorrise e si lasciò baciare, sapeva che Tony avrebbe mantenuto la promessa e che tutto sarebbe andato bene.
Continuarono la loro passeggiata e Ziva ritrovò immediatamente il sorriso, specialmente quando Tony iniziò a rincorrerla per la strada verso il ritorno alla macchina.

"Corri veloce, Ninja" disse lui con il fiatone.
"Io non mangio quintali di cibo ogni volta quindi sono più in forma di te" commentò lei ridendo.
"Come no. Guarda che ti lascio a piedi" la minacciò.
"Così ci togliamo il problema di parlare ai nostri genitori, perché mia madre ti ammazza" disse lei ridendo.
"Un punto per te, Israele. Baciamoci per l'ultima volta stasera, non potrò farlo davanti a casa non voglio correre rischi" rispose Tony.

Si baciarono per i successivi dieci minuti, non riuscivano a smettere.
Quando finalmente trovarono la forza di separarsi Tony riporto a casa Ziva e a malincuore la guardò sparire in casa.

Ziva salì in camera sua entusiasta della sua serata. E anche positiva sull'esito della conversazione che avrebbero avuto il giorno successivo con il padre di Tony.









Note dell'autrice:

Sono tornataaaaaaa
Scusate l'attesa, spero di avervi ripagato con questo capitolo dolcioso XD
Date la colpa alla mia università e ai suoi esami pffffff

Comunque cosa ne dite?
Tony e Ziva a cena awwwwwwww
E poi é ora che comincino a dirlo ai genitori no? Penso di si...
E poi... Timmy e Delilah! *---*

Li vedremo nel prossimo capitolo dove vedremo anche Tony e Ziva alle prese con Senior... Andrà tutte bene? Chissà XD

Spero che il capitolo vi sia piaciuto XD
A presto!

Baci, Meggie. 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Afternoon appointment and Confessions. ***


Afternoon appointment and Confessions

Quel pomeriggio McGee, invece, era andato al suo appuntamento per un caffè con Delilah.
Non sapeva nemmeno lui cosa aspettarsi. Avevano parlato per un po' al telefono attraverso degli sms, ma l'unica volta in cui si erano veramente visti era stato durante la gita scolastica a New York.
In più Tim non era proprio un asso con le ragazze e la sua lista di appuntamenti era piuttosto breve. Mancava di esperienza e ora aveva paura di sbagliare o non essere all'altezza.

Quando entrò alla caffetteria Delilah non era ancora arrivata.
Il suo scopo era proprio quello, arrivare prima in modo da far trovare a Delilah un Muffin sul tavolo quando arrivava.

Si sentì un attimo in panico nel momento in cui la vide entrare e avvicinarsi al tavolo. In quel momento era indeciso su cosa fare, così ripensò a quello che faceva Tony ogni volta che una ragazza si avvicinava o si sedeva con loro a pranzo, prima che si fidanzasse con Ziva.

Si alzò e le diede un bacio sulla guancia, un gesto semplice ma che Delilah apprezzò.

"Sono felice che tu abbia accettato il mio invito" disse Tim sorridendole.
"E io che tu mi abbia invitato, pensavo che non lo facessi più" commentò lei sorridendo a sua volta.

Ci fu un momento di silenzio imbarazzante, di quelli in cui ti guardi meglio occhi e non sai cosa dire. Ma poi fu Delilah ad interromperlo.

"Grazie per il Muffin, come sapevi che il cioccolato è il mio preferito?" disse prendendone un morso.
"Non lo sapevo, ho tirato ad indovinare e alla fine ho scelto quello che sarebbe piaciuto di più a me" ammise ridendo.

Anche Delilah rise.

"Beh, ci hai azzeccato. Buono, devo ricordarmi di questa caffetteria" rispose.
"Non c'era mai venuta?" chiese McGee.
"No... Di solito vado in quella vicino alla mia scuola" disse lei.

Ora Tim era più rilassato, l'appuntamento stava andando bene. O meglio era iniziato bene.
Stavano parlando senza doversi sforzare troppo e Delilah gli sembrava davvero simpatica.
Continuarono a chiacchierare del più e del meno.

"Che scuola vorrai fare dopo il liceo?" chiese Delilah.
"Penso che mi piacerebbe qualcosa di informatica e cose del genere, tipo MIT" rispose.
"Dai, non é possibile! Voglio andarci anche io" disse lei entusiasta.

Stavano entrambi scoprendo che avevano molti interessi in comune, in particolare tutto ciò che riguardava i computer.
Si ritrovarono a parlare di tecnologia di ogni tipo, anche dei jet pack e dei robot suscitando sguardi confusi di altri ragazzi che si aggiravano nella caffetteria.

"Odio la gente che ci fissa ascoltando quello che diciamo" borbottò McGee.
"Lo fanno sempre anche a scuola da me" commentò Delilah.
"Pensavo che alla scuola privata le cose fossero diverse" disse lui ridendo e prendendo un sorso di caffè.
"La verità? È identico. Solo che siamo meno e la scuola costa di più" commentò.
"E avete attività pomeridiane più interessanti" aggiunse Tim.
"Su questo hai ragione, si fanno cose belle. Vale i soldi spesi" rispose lei

Dopo il caffè e un altro Muffin uscirono dalla caffetteria e Tim ne approfittò per farle fare un giro nel parco dietro alla scuola.

"Avete la squadra di football?" domandò.
"Si. E anche una di basket. Uno dei miei migliori amici è il capitano, fanno spesso delle partite" spiegò lui.
"Forte. Tu amico con il capitano della squadra di basket, non ci avrei creduto se me lo avessero detto" commentò Delilah.

Faceva riferimento al fatto che persone come loro non sono ben accette nel gruppo dei più popolari della scuola, quindi era sorpresa. Sorpresa positivamente, voleva dire che McGee era in grado di farsi rispettare.

"Tony è diverso, lui non ha pregiudizi. E grazie a lui mi lasciano stare. Diciamo che nessuno della squadra mi considera e la cosa mi va più che bene" spiegò McGee.
"Eh si, già così si sta bene" rispose lei dandogli un colpetto sulla spalla.

Finirono la loro passeggiata e poi McGee riaccompagnò Delilah a casa, voleva essere educato e comportarsi da ragazzo modello. Un po' come Tony.
Diciamo che lo aveva preso ad esempio per questa cosa e doveva ammettere che tutto stava andando bene.

"Allora..." disse Delilah un po' in imbarazzo.

Non sapeva cosa dirgli, in quel momento.

"Allora, grazie per il bel pomeriggio e spero di poter replicare presto" disse sorridendo.
"Grazie a te e stai tranquilla, ci sentiremo molto presto. Se ti va appena ci rivediamo ti presento i miei amici" propose Tim.
"Molto volentieri, spero siano simpatici come te" commentò lei.
"Direi di si. Anzi probabilmente troverai che Tony è ancora più simpatico di me" rispose McGee.
"Cosa ne dici di venire sabato alla partita di basket? Io ci vado con gli altri, è una buona occasione per presentarteli" aggiunse.

Si era ricordato che Tony giocava quel week end e pensò potesse essere una buona idea.
Un sorriso enorme comparve sulla faccia della ragazza, ci sperava davvero che lui le chiedesse di uscire di nuovo presto.

"Trovo sia un'idea fantastica" rispose lei.
"Fammi sapere a che ora e dove e ci sarò" aggiunse.
"Ti scrivo per dirti l'orario in cui ti passo a prendere, non c'è bisogno che tu venga da sola" le disse sorridendo.
"Oh, grazie. Allora aspetto tue notizie. Grazie ancora, Tim" gli disse salutandolo.
"Grazie a te, a presto" rispose lui.

Mentre tornava verso casa ripensò al suo pomeriggio e si sentì soddisfatto di sé stesso. Non era bravo in queste cose ma sentiva di essersela cavata bene. Almeno all'apparenza Delilah aveva apprezzato ed era rimasta soddisfatta tanto da accettare un altro invito.

Una volta a casa guardò il telefono e si accorse di diversi messaggi.
La maggior parte erano di Abby che stava dando in escandescenza perché voleva sapere tutto sul suo appuntamento. Mentre uno era di Tony.
Decise di rispondere a Tony e poi avrebbe telefonato ad Abby. Con lei preferiva parlare al telefono e in più per spiegarle tutto per sms avrebbe impiegato una notte intera. Abby voleva ogni dettaglio.

Lesse il messaggio di Tony.

"McAppuntamento, è andato tutto bene? Hai seguito i miei consigli e l'hai fatta cadere ai tuoi piedi?" scrisse Tony.

"Tutto bene, Tony. Eh si i tuoi consigli si sono rivelati davvero utili" rispose.

Quando Tony lesse il messaggio fu felice per il suo amico, sorrise e mise via il telefono. Doveva prepararsi per uscire con Ziva.

Il giorno seguente arrivo in fretta e come avevano deciso la sera precedente quel giorno avrebbero parlato al padre di Tony del fatto che stavano assieme.

Dopo colazione Ziva era già nervosa, anche se Tony le aveva assicurato che suo padre non avrebbe fatto problemi lei non lo conosceva e non sapeva cosa aspettarsi.
Da quando la sua vita era cambiata radicalmente dopo la morte del padre e del fratello, a lei piaceva sapere cosa sarebbe successo. Aveva bisogno di certezze nella sua vita e non voleva assolutamente perdere ciò che la faceva stare bene.

"Oggi pomeriggio porto tua sorella a casa della sua amica, c'è una festa di compleanno" disse Rivka.
"Oh, ok. Io penso che farò i compiti per la prossima settimana e poi uscirò con i miei amici per un po'..." mentì Ziva.

Non era una bugia intera. Avrebbe studiato e sarebbe uscita. Ma non con gli amici, solo con Tony.
Però vista la reazione della madre per la sera precedente non volle creare altre tensioni, era già abbastanza agitata per l'appuntamento con Senior.

Sentendo quelle parole Rivka si illuminò, finalmente la figlia non usciva sola con Tony ma con tutti gli amici. O almeno questo era quello che Ziva le aveva fatto credere.

"Divertiti, tesoro. E se decidi di stare fuori per cena avvertimi" le disse felice.
"Ok, grazie mamma" rispose Ziva.

Solo quando tornò in camera realizzò che la felicità della madre era dovuta al fatto che lei non aveva nominato Tony.
Ora oltre ad essere agitata per il pomeriggio era anche arrabbiata. Rimase in stanza tutta la mattina, scese solo per il pranzo. Non aveva voglia di incontrare la madre.
Pranzarono assieme e poi alle quattro Rivka uscì con Tali mentre Ziva finiva gli ultimi compiti di matematica.
Aveva appuntamento con Tony alle cinque e ora la tensione si faceva sentire.

Erano d'accordo che si sarebbero visti nel parco vicino a casa di Tony così potevano parlare un attimo prima di andare a casa.
Ziva arrivò per prima e si sedette sull'altalena ad aspettare Tony.

"Zee" disse lui arrivando e facendola sobbalzare.
"Tony, non ti avevo sentito" rispose alzandosi.
"Scusa non volevo spaventarti" disse Tony dandola un bacio.

Si rilassò sentendo le labbra di Tony sulle sue, così prolungò il bacio più che poté.

"Tutto bene?" le chiese lui mettendole una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

Lei si guardò intorno esitando nel rispondere.

"Occhioni belli?" insistette lui.
"Dimmi, tu sei sicuro che sia necessario dirlo vero?" chiese.

Tony sorrise, sapeva benissimo che era quello il suo problema. E sapeva che non era tanto parlare con suo padre, ma l'idea che una volta fatto con lui avrebbero dovuto farlo anche con la madre di Ziva.

"Si lo è. E con prima lo facciamo con prima lo stress passerà. Forza e coraggio" rispose prendendola per mano e incamminandosi verso casa sua.

Si accordarono sul cosa dire a Senior e Tony la rassicurò che tutto sarebbe andato bene, per quanto strano il padre potesse essere non era cattivo. Anzi era anche abbastanza comprensivo ultimamente.

"Papà" gridò Tony entrando in casa.

La loro casa era grande e lui non sapeva dove fosse il padre e di sicuro non aveva voglia di girare ovunque a cercarlo.

"Sono nello studio, Junior" rispose lui.

"Ok, pronta?" disse rivolto a Ziva.

Lei annuì ed entrambi andarono verso lo studio.
Quando entrarono Senior era occupato al computer, ma non appena li vide sollevò gli occhi e li guardò.

"Junior, non mi hai detto che portavi ospiti. Avrei fatto preparare qualcosa alla cameriera" commentò.
"Avete la cameriera?" domandò Ziva sconvolta a Tony.
"Si... Non pensare a questo ora" rispose lui velocemente.

Ziva capì quanto poco essere così ricco e benestante interessasse a Tony. Lo dava così poco a vedere che lei non si rendeva nemmeno conto che nuotavano nell'oro.

"Comunque piacere di rivederti, Ziva" aggiunse Senior salutando la ragazza.
"Piacere mio" rispose lei sorridendo.

Il padre di Tony le piaceva, doveva ammetterlo. Anche se aveva tutta l'aria di essere una persona seria con lei era stato gentile e cordiale.

"Papà, possiamo andare in salotto un attimo. Tutti assieme..." disse Tony.
"Certo. Hai combinato qualche guaio, Junior?" rispose serio.
"No, papà" commentò lui stizzito.

Una cosa che gli dava fastidio del padre era che pensasse sempre che Tony si era cacciato in qualche guaio.
Si sedettero sul divano, Ziva e Tony da un lato e Senior di fronte.

Tony guardò Ziva e la vide piuttosto in imbarazzo. In effetti la capiva, solitamente non portava le ragazze a casa per dare la notizia al padre. Di solito diceva al padre che aveva una ragazza e poi se capitava si incontravano assieme.

Ma questa volta era diverso. Primo perché a Ziva teneva molto di più che a tutte le altre ragazze.
Secondo perché la situazione con la madre di Ziva era complicata e lui non voleva fare dei casini.

"Papà, ti volevo... Volevamo dirti che noi... Mmmm" iniziò Tony incerto.

Si sentiva stupido lo aveva già fatto molte volte eppure era in imbarazzo.

"Parla Tony" lo incoraggiò Senior che si era già fatto una mezza idea di cosa il figlio stesse per dire.
"Stiamo insieme. Da un po' in realtà" concluse Tony tirando un sospiro di sollievo.

Al contrario Ziva si irrigidì, la sua ansia non era dirlo. Era quello che Senior avrebbe detto sapendo la notizia.
Tony le prese la mano accarezzandole il dorso.
Ci fu un momento di silenzio e più tempo passava più anche Tony si agitava.

"Di qualcosa papà" disse Tony.
"Beh che posso dirvi... Che sono molto felice per voi? Lo sono" commentò lui sorridendo.

Ziva lo guardò pietrificata. Poi guardò Tony.
Aveva ragione, il padre non si era opposto anzi al contrario stava approvando e senza neppure avere un dubbio.

"Lei... Lei non ha nulla in contrario?" chiese Ziva.
"Dammi del tu, Ziva. E comunque no, non ho niente in contrario. Mi sembri una brava ragazza e Tony pare essere felice quindi... Per me potete continuare a stare assieme" disse Senior.

"Te lo avevo detto" bisbigliò Tony.
"Non ti stanchi mai di avere ragione?" chiese lei sarcastica.

Si stava rilassando, finalmente.

"Diciamo che avrei avuto qualcosa in contrario, molto più di qualcosa, se voi foste venuti qui per dirmi che Ziva era incinta. In quel caso mi sarei un tantino arrabbiato, lo ammetto" disse Senior all'improvviso.

"Papà!" esclamò Tony.

Senior era il migliore a creare situazioni imbarazzanti che solo lui trovava divertenti.

"Ma... Ma noi non abbiamo mai... No stia... Stai tranquillo non sono incinta" ci tenne Ziva a precisare, nonostante si sentisse davvero fuori posto in quel momento.
"Oh, Ziva. Non mi illudo certo che voi non facciate cose che tutte le persone fanno" disse Senior.

Ziva arrossì immediatamente, non potevano stare davvero parlando di sesso con il padre di Tony.

"Papà, ok stai esagerando. Non abbiamo fatto sesso, Ziva non è incinta e la conversazione riguardante la nostra intimità è chiusa" intervenne Tony.
"Calma, Junior. Quello che voglio dire è che non mi interessa cosa fate, siete grandi e sapete cosa è giusto o sbagliato. Sapete come comportarvi, quindi siate responsabili" spiegò Senior.

Altro punto a suo favore, pensò Ziva.
Gli stava dando tutta la libertà che volevano e non voleva nemmeno sapere dettagli di quello che avevano o non avevano fatto.

A quel punto Ziva stava fissando il pavimento, si sentiva comunque in imbarazzo e cercava di non mostrare il volto.
Sia Tony che Senior lo notarono. Tony non esitò a metterle una mano sulla schiena per tranquillizzarla, gesto che Senior notò e apprezzò.

"Scusa se ti ho messo in imbarazzo o ti ho offesa, Ziva. Non volevo insinuare nulla, era solo per allentare la tensione. E per quello che ho detto, mi sarei arrabbiato perché so che voi saprete come evitare che accada troppo presto" si scusò Senior.

Ziva sollevò il volto e sorrise, ora si sentiva meno a disagio.

"Certo e no, non mi sono offesa. Non si preoccupi" rispose.
"Dammi del tu" disse sorridendole.
"Ma ora passiamo alle domande serie. Da quanto state assieme?" chiese.

Fu in quel momento che ogni ansia sparì, tutto era andato bene e si era passati ad argomenti tranquilli.

"Da dopo Natale" rispose Ziva. Si sentiva a suo agio e felice ora, tanto da poter parlare serenamente.
"Oh, da un po'... Molto bene Junior, ti comporti in modo serio ora" commentò il padre.

Tony lo guardò scuotendo la testa mentre Ziva ridacchiò.
Lei sapeva tutto di lui e sapeva anche che in precedenza gli era capitato di non comportarsi proprio a dovere con le ragazze. Ma con lei era diverso e forse Tony non era mai stato superficiale, forse la colpa era anche degli altri non solo sua.

Senior gli fece altre domande semplici giusto per fargli capire che era interessato alla loro relazione e che li sosteneva, aveva notato quanto fosse importante per Ziva avere un po' di approvazione.

"A questo punto Ziva, mi farebbe piacere conoscere i tuoi genitori" disse Senior senza sapere del problema.

Ziva perse subito il sorriso e ritornò a pensare a sua madre.
Fu Tony ad intervenire a quel punto.

"Questa è un'altra cosa di cui dobbiamo parlare" iniziò Tony.
"Ziva ha solo la mamma ma non è questo il punto, il fatto è che ancora non lo sa" aggiunse.
"Oh, allora aspetterò che glielo diciate. Sarò muto come un pesce" disse Senior.

"Lei non lo sa perché non glielo voglio dire. Perché so che non approverebbe e rovinerebbe tutto tra me e Tony" aggiunse Ziva.
"Zee, te l'ho detto. Qualunque sia la sua opinione nulla cambierà tra noi" la rassicurò Tony dandole un bacio sulla guancia.

"Sai io credo che tua madre ti voglia vedere felice. E se anche all'inizio sarà contraria sono sicura che alla fine approverà" intervenne Senior per cercare di tranquillizzare Ziva.
"Non ne sarei così sicura, ma prima o poi glielo dovrò dire comunque" rispose lei.
"Prenditi il tempo di cui hai bisogno. Siete riusciti a non dire nulla fino ad adesso, sono sicuro che potrete resistere finché non pensi sia il momento adatto" disse Senior.
"Io posso aspettare prima di conoscerla, sono una persona paziente" aggiunse sorridendo.
"Certo molto paziente, papà" disse Tony ironico.

"In ogni caso, ora di cena si avvicina e devo dire alla cameriera quanti siamo a cena. Ti unisci a noi, Ziva? Stasera si mangia l'arrosto" propose Senior.
"Sempre che non abbiate già pianificato di uscire, in quel caso non voglio rovinare i piani" aggiunse immediatamente.
"Io resto volentieri" rispose subito Ziva, felice per l'invito.

Si sentiva accettata ed era tutto quello che chiedeva.
Tony sorrise nel vederla così felice di poter rimanere a cena con loro, era soddisfatto di come erano andate le cose.
Non che sia aspettasse una scenata del padre, ma era andata tutto meglio del previsto.

"Perfetto, si cena fra un'ora. Voi fate ciò che preferite io torno a finire il lavoro" disse Senior alzandosi.
"Grazie davvero, di tutto" disse Ziva.

Lui le sorrise annuendo.

"Ah, Tony. Due parole in privato" aggiunse.
"Torno subito, guanciotte dolci" disse Tony dandole un bacio.

Raggiunse il padre nello studio e chiuse la porta.

"Che succede?" chiese.
"Sono felice per voi e non voglio impicciarmi dei fatto vostri. Solo una regola: la vedo piangere per colpa tua e ti dimostro che mi ricordo ancora come si sculacciano i figli. Chiaro?" disse serio.
"Si signore" rispose Tony, anche lui serio.
"Vai pure" disse salutandolo e lasciandolo tornare da Ziva.

Lo vide uscire sorridente e felice e non poté che essere felice per il figlio.

"Che voleva?" chiese Ziva curiosa.
"Dirmi che mi riempie di scappellotti se ti faccio stare male" rispose lui ridacchiando.
"Oh, come approvo" commentò Ziva.

"Sai mi piace molto tuo padre" aggiunse dopo che Tony si era seduto a fianco a lei e l'aveva baciata.
"Bene, ero sicuro che sarebbe andato tutto bene" disse prendendola tra le braccia e lasciando che si accoccolasse su di lui.
"Ora credo che avrò meno ansia a dirlo a mia madre. Non che faccia i salti di gioia, ma sono più positiva" ammise Ziva.

Tony le stava accarezzando i capelli e poteva sentire il suo profumo. Era una cosa che gli piaceva molto, Ziva aveva sempre un buonissimo odore.

"Lo sai vero che lo faremo assieme, non ti lascerò andare da sola da tua mamma" le disse.
"E qualsiasi cosa accada non ci lasceremo perché lei non approva, te lo prometto" aggiunse.

Lei si staccò da lui e lo baciò, non c'era bisogno che parlasse. Quello era il suo modo di dimostrare che apprezzava il gesto.
E, in tutta sincerità, a Tony non dispiaceva come risposta.

Si baciarono e coccolarono a lungo tanto che non si accorsero del passare del tempo e di Senior che entrava nella stanza per chiamarli per la cena.

"Coppietta felice, se non vi spiace staccarvi e respirare per un attimo la cena sarebbe pronta" commentò lui per attirare l'attenzione.
"Andiamo a cena!" esclamò Tony fingendo che non fosse successo nulla e che il padre non li avesse appena beccati a baciarli.

Si diressero tutti e tre in sala da pranzo e mentre camminavano Senior disse sottovoce al figlio "Non farla morire asfissiata, Junior. Lascia che respiri ogni tanto".

Lo stava prendendo in giro e Tony lo capì.
Ridacchio e si sedette a tavola pronto a sopportare le conversazioni con il padre che sapeva sarebbero state, in parte, imbarazzanti.

Ziva al contrario non vedeva l'ora di parlare con Senior. Oltre ad essere simpatico era un padre e solo lei sapeva quanto le mancasse parlare con il suo papà.
Pensò che anche se era il padre di Tony, era sempre un papà e che quindi le avrebbe ricordato i vecchi tempi.








Note dell'autrice:

Buon inizio del fine settimana a tutti XD
Oggi capitolo metà TIVA e metà Delilah e Tim... Come aveva detto :)
Diciamo che nella parte TIVA c'è Senior ma era necessario e poi trovo che stia bene ogni tanto fare interagire Tony e Ziva con altri.

Senior l'ho fatto un po' diverso da come è nello show, o meglio come ci dicono che fosse quando Tony era piccolo.
Mi piaceva che fosse un padre che anche se non è molto presente appoggia le scelte del figlio.

Comunque è andata tutto bene... Come andrà con Rivka? Lo scopriremo presto XD hahhaha

Spero vi sia piaciuto!
A presto!

Baci, Meggie.   

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Mother and Sister. ***


Mother and Sister

Era passata una settimana da quando lo avevano detto al papà di Tony e tutto era andato bene. Ziva si stava convincendo che era arrivato il momento di dirlo anche alla madre.
Si trattava anche di una questione di rispetto, Senior lo sapeva, gli amici lo sapevano. Persino Tali ne era conoscenza. Era davvero irrispettoso continuare a tenerla all'oscuro.

"Tony" disse Ziva un pomeriggio mentre tornavano a casa da scuola.
"Penso che sia arrivato il momento di dirlo a mia madre" aggiunse.

Lui le prese la mano nonostante stesse guidando.

"Dimmi tu che giorno vuoi farlo e ci sarò" rispose.
"Domani, dopo la scuola. Tali sarà a casa di un'amichetta e noi avremmo tempo di parlare a mia mamma" disse.
"Ok, allora domani sia" acconsentì.

Si fermarono come al solito poco prima di arrivare davanti a casa di Ziva, per prendersi un ultimo momento e potersi baciare lontani da occhi indiscreti.

"Da domani non sarà più necessario fermarci prima, potrò baciarti davanti alla porta di casa tua" le disse Tony.
"Se mia madre non ci uccide prima" commentò lei.
"In quel caso ti bacerò tutto il tempo, in paradiso" scherzò lui.

"Vorrei davvero che mia madre reagisse come tuo padre. Ma so che non sarà così" aggiunse.
"Come lo sai? Magari ti sorprende ed è felice" rispose Tony.
"Ho già visto che non approva. Ogni volta che le dico che esco con te mi fulmina. Quando invece dico che esco con gli amici è felice. Deve aver intuito che c'è qualcosa di più che l'amicizia tra noi" spiegò Ziva.
"Adesso le parleremo. Magari avendone la conferma sarà più tranquilla. Saprà che sei in buone mani, nelle mani di DiNozzo" scherzò lui.
"Ecco, se glielo dici così siamo sicuri che ti picchia" disse lei ridendo.

Si presero altri due minuti, per baciarsi ancora e passare un ultimo momento assieme prima di andare ognuno a casa propria.

Quello che non sapevano era che Rivka li aveva visti.
Stava tornando a casa dopo aver fatto un salto veloce dal fruttivendolo e svoltando l'angolo si era accorta di una macchina che sembrava quella di Tony.
Quando guardò con più attenzione si rese conto che all'interno c'era sua figlia e la vedeva chiaramente mentre lo baciava con passione.
Non ci vide più dalla rabbia, guidò più velocemente che poteva e tornò a casa ad aspettare che sua figlia tornasse. Poi avrebbero fatto i conti.

Quando Ziva rientrò in casa, sua sorella era in camera mentre sua madre in cucina. La poteva sentire trafficare con le padelle e i piatti.

"Ciao mamma" disse entrando.
"Sei tornata finalmente" rispose.

Ziva guardò l'orologio preoccupata di essersi dilungata troppo con Tony e aver fatto tardi. Ma non era così.

"Torno sempre a quest'ora, mamma" disse confusa.
"Dovresti iniziare a tornare prima. Devi dire al tuo amico di fare più in fretta" commentò Rivka.
"Ci impieghiamo meno di mezz'ora. Non hanno ancora inventato il teletrasporto, sai?" disse Ziva sarcastica.
"Pensi di essere simpatica, Ziva?" le chiese.

Ziva aveva intuito che sua madre avesse qualche problema con lei in quel momento, solo non capiva quale fosse.

"Qualcosa non va mamma? Perché più o meno hai sempre qualcosa da ridire su di me, ma oggi sei più ostile del solito" rispose Ziva.
"Dimmelo tu, Ziva. Sono sicura che se ci pensi puoi capire che cosa mi irrita" le disse Rivka.

Ziva rimase in silenzio, continuando a fissare la madre.

"No sul serio mamma, io non ti capisco. E non ho nemmeno tempo da perdere aspettando che ti passi anche questa. Vado a fare i compiti" le rispose Ziva scocciata.
"Non vai da nessuna parte, signorina!" gridò Rivka.

Ziva buttò lo zaino a terra, alterata.

"Cosa vuoi da me oggi?" chiese.
"Intanto una spiegazione" rispose sbattendo un piatto.
"Spiegazione per cosa? Cosa avrei fatto?" disse Ziva.
"Lo sai benissimo!" rispose Rivka alzando la voce.
"Ti prego spiegati, perché io non capisco" disse ancora Ziva.

Rivka lasciò la cucina e quello che stava facendo e si avvicinò alla figlia.

"Ti ho vista sai! Che ti stavi baciando con quel Tony! Cosa credi di fare!" gridò arrabbiata.
"Vuoi fare come tutte quelle ragazzine sceme di sedici anni che si fanno mettere incinta dal ragazzo?" aggiunse arrabbiata.
"Calmati!" gridò a sua volta Ziva.
"Primo come hai fatto a vedermi? Mi seguivi? E secondo, non ho sedici anni ne ho diciotto e so benissimo come fare a non restare incinta" rispose.
"Ah, allora avete anche fatto sesso!" continuò a gridare la madre.

Ziva sgranò gli occhi. Non capiva che problema avesse anche se era esattamente la reazione che si aspettava dalla madre.

"No! Non abbiamo fatto nulla e poi non sarebbero fatti tuoi!" rispose.
"Si che lo sono, sei mia figlia!" disse Rivka.
"Oh, ora che faccio qualcosa che non gradisci sono tua figlia e mi puoi controllare vero? Perché non sono tua figlia ogni giorno? Perché non riesci mai ad apprezzarmi per quello che sono" gridò Ziva.

Rivka gridò qualcosa in ebraico, un'offesa che Ziva colse più che bene.

"Ma come ti salta in mente di avere un fidanzato? Non sono cose a cui devi pensare adesso!" disse Rivka evitando di rispondere alle domande della figlia.
"Adesso? Mamma sono grande! Posso avere un fidanzato" si lamentò lei.

Stavano gridando, molto forte anche.
E nonostante Tali fosse al piano di sopra le sentiva chiaramente e si stava spaventando.

"Di la verità, è che non ti piace Tony! E se non piace a te allora io non posso stare con lui, giusto? Funziona così qui" aggiunse arrabbiata.
"No, non mi piace! Si è insinuato nella tua vita fin da subito. E sai anche tu qual'è lo scopo di ragazzi come lui, hai tuo padre come esempio" rispose Rivka.

Una cosa che Ziva non tollerava erano i commenti su suo padre. Non era uno stinco di santo, non poteva negarlo. Ma l'aveva cresciuta, le aveva voluto bene e ora che non c'era più gli mancava. In quelle situazioni più di ogni altro momento.

"Non ti permettere di giudicare mio padre! Lui non è l'unico che ha commesso degli errori!" le disse Ziva.
"Mi pare che Ari non fosse figlio di papà e se la matematica non mi inganna voi eravate già sposati quando sei rimasta incinta. Papà non è l'unico che ha tradito" aggiunse.
"Chi ti ha raccontato queste cose?" chiese Rivka sconvolta nel rendersi conto che Ziva sapeva più di quanto pensasse.
"Ari" disse semplicemente.

"Perché non puoi volermi bene, mamma? Perché per una volta non puoi lasciare che io sia felice?" le chiese sul punto di piangere.

Lo sapeva che sarebbe finita così e sapeva anche che di lì a poco la madre le avrebbe detto che non poteva più vedere Tony.
Ma lei non era intenzionata ad accettare questa decisione. Avrebbe continuato a stare con Tony anche a costo di non rivolgere più la parola a sua madre.

"E perché tu non puoi ascoltarmi! Sono io che comando qui, devi ascoltare ciò che dico" ribatté Rivka.
"Io non sono una marionetta, non sono una bambina. Voglio vivere la mia vita ed essere felice ora che ne ho la possibilità" disse Ziva.

Tali si stava spaventando, stavano urlando sempre più forte e non sapeva cosa fare. Aveva capito che il problema riguardasse Tony, così decise di chiamarlo.
Si ricordava di aver visto in camera di Ziva il foglietto che lui le aveva dato quando si erano conosciuti, con sopra scritto il numero di telefono.
Lo compose velocemente e lo chiamò. Tony non esitò a dirle che sarebbe arrivato lì in meno di cinque minuti.

"Io ti dico che tu non puoi vederlo più, è un ordine Ziva! Non voglio che tu abbia ragazzi prima di aver finito il liceo e aver deciso cosa fare della tua vita" gridò la madre.
"Non me ne frega nulla di quello che dici io farò come voglio e tu non potrai impedirmelo" rispose Ziva.
"Non mi sfidare Ziva e fai come ti dico prima che mi arrabbi davvero" disse Rivka.
"Sai che paura che mi fai. Sei la cosa peggiore che mi potesse capitare, mamma!" si sfogò lei.

Non lo pensava davvero probabilmente, ma sua madre la stava esasperando.
A quel commentò Rivka non ci vide più dalla rabbia e senza nemmeno pensarci diede uno schiaffo alla figlia.

Rimasero in silenzio un attimo entrambe, Ziva era sconvolta da quel gesto non avrebbe mai pensato che sua madre l'avrebbe schiaffeggiata a diciotto anni.

"Io lo amo mamma, perché non puoi essere felice che io sia felice. Non ho già sofferto abbastanza nella mia vita?" le chiese questa volta con voce calma.

Teneva una mano sulla guancia sulla quale la madre l'aveva schiaffeggiata e stava iniziando a piangere.
Ora non era nemmeno più arrabbiata, era triste e si sentiva sola. Molto sola.

Rivka non rispose, nella confusione del momento né lei né Ziva si erano accorte che Tali aveva aperto la porta lasciando entrare Tony e che entrambi avevano visto la scena.
Ziva si accorse della loro presenza solo quando si giro per vedere cosa stesse fissando sua madre.
Vide Tony, confuso e preoccupato guardarla in silenzio. Aveva il fiatone, doveva avere corso per arrivare lì.

"Tony" disse lei piangendo.

Lui le andò subito incontro abbracciandola.

"Amore mio, lasciami vedere" le disse mentre con un braccio l'abbracciava e con l'altro le spostava la mano per vedere il volto.
"Non è nulla, Zee. Tranquilla" aggiunse accarezzandole la guancia delicatamente.

Ma Ziva era tutto tranne che tranquilla e non piangeva certo perché la madre le aveva fatto male.
Piangeva perché sapeva che sarebbe finita così, perché sua madre non la lasciava essere felice e serena nemmeno una volta.

Tony guardò Rivka. Il suo istinto gli diceva di rimproverarla ma vedendo quanto fosse alterata e quanto già la situazione fosse pessima decise di concentrarsi solo su Ziva. Avrebbe pensato a Rivka in un'altra occasione.

"Portami via" bisbigliò a Tony.

Ma lui sapeva di non poterla portare via così. Primo perché sua madre in quel momento non lo vedeva proprio come il principe azzurro, secondo perché Ziva aveva una casa e non poteva abbandonarla solo per un brutto litigio.

"Shh, ora andiamo in camera" le disse cercando di farla camminare per le scale.

Ma Ziva lo stava stringendo troppo forte, non si voleva staccare.
Camminarono per metà scalinata così e poi lui alla fine decise di sollevarla, stavano rischiando di cadere.

Tali e Rivka erano rimaste da sole in salotto, in completo silenzio.
Tali guardava la madre e non capiva come potesse aver detto quelle cose alla sorella.

"Hai chiamato tu Tony?" le chiese Rivka.
"Si" annuì lei preoccupata che la madre l'avrebbe sgridata.
"Perché lui?" chiese ancora.
"Voi gridavate e mi sono spaventata. E Tony le vuole bene" rispose Tali.

Rivka le si avvicinò, voleva invitarla a scendere le scale. Ma Tali fece un passo indietro, spaventata.

"Non sono arrabbiata con te, amore" la tranquillizzò la madre.
"Ma hai fatto piangere Ziva e le hai dato uno schiaffo anche se non lo meritava, quindi io sono arrabbiata con te ora" rispose Tali voltandosi e correndo in camera sua.

Nel frattempo Tony aveva fatto distendere Ziva sul letto cercando di farla smettere di piangere.
Si era sdraiato accanto a lei e la stava abbracciando. Se Rivka fosse entrata in quel momento lo avrebbe ucciso, ma non gli interessava. Perché vedere Ziva così disperata lo faceva stare male.

"Racconta che è successo" le chiese.
"Mamma ci ha visto mentre ci baciavamo in macchina e ha dato di matto. Come ti avevo detto sarebbe successo" rispose.

Lui le accarezzava i capelli e le asciugava le lacrime che continuavano a scenderle.

"Ti ha paragonato a mio padre e poi mi ha detto che non posso stare con te perché non vuole. Mi sono arrabbiata e lei mi ha dato uno schiaffo" aggiunse.
"Si quella parte l'ho vista" disse Tony dandole un bacio sulla fronte.
"Perché non può essere felice per me come ogni altra mamma?" gli chiese sistemando meglio la testa sulla sua spalla.
"Perché devo sempre essere io quella che sta male?" aggiunse.

Tony non l'aveva mai vista così giù di morale e al momento non aveva idea di come calmarla. Non si poteva certo trovare un lato positivo in quello che sua madre aveva detto. Anzi, era andata peggio di quello che Ziva si aspettava.

Rimase sul letto con Ziva aspettando che smettesse di piangere. Ci volle un po' ma lentamente Ziva si calmò, smise di singhiozzare e si limitò a piangere in silenzio.

"Occhioni belli, ti senti meglio?" le chiese.
"No" rispose Ziva che non dava segni di volersi staccare da Tony.
"Mi dispiace Ziva" le disse Tony, dandole un dolce bacio sulle labbra questa volta.
"Non è colpa tua" rispose lei.

Lui la coccolò ancora per un po', ora aveva smesso di piangere anche se era piuttosto sconvolta ancora.

"Vuoi un po' d'acqua?" le domandò.
"Si. Ma non voglio scendere e trovare mia madre" rispose.
"Tu resti qui sdraiata e io vado e torno con due bicchieri d'acqua ok?" le propose.
"E se incontri mia madre?" domandò preoccupata.
"La saluto" rispose deciso Tony.
"Tranquilla, Israele" aggiunse dandole un bacio prima di uscire.

Richiuse la porta dietro di sé e fece per scendere le scale quando si accorse di Tali.
Era seduta per terra nel corridoio, la schiena appoggiata al muro e la testa nascosta. Tony poteva sentirla piangere.
Le si avvicinò per vedere cosa avesse.

"Tali, che succede?" le chiese.

La bambina alzò la testa e guardò Tony.

"Ho detto alla mamma che ero arrabbiata con lei perché ha fatto piangere Ziva. Sono andata in camera mia e quando sono tornata in salotto lei non c'era più" rispose.
"È andata via perché sono stata cattiva" aggiunse.
"Tali... No" le disse lui.

La prese in braccio, le faceva troppa tenerezza per lasciarla sul pavimento a piangere.

"Vedrai che la tua mamma é uscita solo perché aveva bisogno di schiarirsi le idee" aggiunse lui.
"Ma mi ha lasciato qui da sola" si lamentò Tali.
"No, ci siamo io e Ziva. Tranquilla" le rispose.

"Tony, scusa se ti ho chiamato. Mi sono spaventata" disse dopo un po' che lui la teneva in braccio.
"Hai fatto bene a chiamare, sei stata brava" le rispose.
"Ziva gridava. Poi piangeva. Piange ancora, Tony?" gli domandò preoccupata.
"No... Hey, vuoi andare da lei? Ti distendi nel letto con Ziva e io porto un po' d'acqua anche a te" le propose.

Lei annuì, così tornò in camera di Ziva che alla vista di Tali in braccio a Tony si preoccupò.

"Tali, piccola. Cosa succede?" chiese mentre Tony la lasciva sul letto.
"L'ho trovata in corridoio che piangeva. Vostra madre é uscita e lei era spaventata" spiegò Tony.
"Oh, amore vieni qui" disse Ziva abbracciando la sorellina.

"Vado a prendervi l'acqua e torno" ripeté Tony uscendo.

Voleva anche lasciargli un po' di tempo da sole.
Tali aveva bisogno di Ziva, nonostante non avesse litigato con la mamma quella situazione l'aveva turbata.

"Ziva, la mamma ti ha fatto male vero?" le chiese la bambina toccandole la guancia.
"No, non fa male. Tranquilla" rispose.
"Ma perché lo ha fatto, non te lo meritavi" le disse.
"Mamma era nervosa e si è comportata male. Ma stai tranquilla con te non farà mai così" spiegò Ziva.
"A lei non piace Tony, vero?" chiese Tali.
"Mi sa di si" rispose Ziva sconsolata.
"Ma perché? Tony è tanto simpatico, a me piace!" esclamò la bambina.
"Lo so nanetta" sorrise Ziva.
"Non ti preoccupare, Zi. Glielo dico io alla mamma che Tony è tanto gentile e che a lei deve piacere" disse Tali cercando di rassicurare la sorella.
"Grazie, amore. Ma stai tranquilla, sistemiamo tutto" le rispose Ziva accarezzandole i capelli.

"Zi... Non è che adesso vai via per sempre perché la mamma é arrabbiata, vero?" chiese tali preoccupata.
"Hey, ti ho promesso che non ti avrei mai lasciata sola e non succederà" rispose Ziva seria.
"Non lascio la mia sorellina solo perché ho litigato con la mamma" aggiunse.

Glielo aveva promesso quando il padre e il fratello erano morti. Non avrebbe abbandonato la sorellina per nulla al mondo.
Lei e Tony avrebbero trovato una soluzione con Rivka e tutto si sarebbe risolto.

Nel frattempo Tony era andato in cucina per prendere l'acqua e per lasciare un po' più di tempo a Ziva e Tali aveva chiamato il padre, per avvertirlo che sarebbe tornato più tardi.
Sarebbe rimasto finché Rivka non tornava.

Non voleva lasciare sole Tali e Ziva e in più voleva scambiare due parole in privato con la mamma di Ziva. Non era intenzionato a litigare o lanciare accuse, voleva solo chiarire che non aveva cattive intenzioni con la figlia.

"No, papà. Non c'è bisogno che vieni qui, Ziva sta bene. Solo non aspettarmi per cena" disse lui dopo aver spiegato al padre.
"Ok, se avete bisogno chiamami. Comunque ti aspetto sveglio" concluse Senior.

Tony rimase ancora un po' in cucina, poi dopo dieci minuti tornò in camera. A conti fatti aveva lasciato a Ziva e Tali una mezz'oretta e quando rientrò in camera si accorse che Tali dormiva.

"Hey, pensavo fossi scappato" scherzò Ziva.
"Volevo lasciarvi da sole per un po'" rispose mentre dava a Ziva un bicchiere d'acqua.
"Grazie... Si è addormentata. Grazie per averla portata qui" disse lei.
"Figurati" rispose.

"Senti, mi aiuti a portarla nel suo letto? Ho voglia di stare un po' da sola con te" aggiunse Ziva.
"Certo. Io la prendo in braccio, tu aprimi la porta" rispose Tony.

Misero Tali nel suo letto e poi tornarono in camera di Ziva. Si sdraiarono di nuovo abbracciati, Ziva si lasciava coccolare da Tony.
Si era finalmente rilassata anche se era ancora molto scossa per quello che era successo con la madre.

"Grazie per essere subito venuto qui" disse Ziva.
"Avevo detto che sarei stato con te. Mi dispiace solo che non sia andato come previsto, magari se glielo avessimo detto noi l'avrebbe presa meglio" rispose Tony.
"Non credo avrebbe fatto differenza" disse lei.
"Ti ha chiamato Tali, la mia nanetta" aggiunse.
"Si, era piuttosto spaventata. Vi sentiva gridare e non sapeva cosa fare" rispose Tony.
"Mi dispiace che abbia visto e sentito. E ora mia madre è anche uscita e non sappiamo dove sia" commentò Ziva.
"Non che abbia voglia di parlarle ora" aggiunse.

Tony la strinse a sé, non sapeva nemmeno cosa consigliarle. In quel momento nemmeno lui avrebbe saputo cosa fare.

"Si aggiusterà tutto, bella Ninja" le disse prima di baciarla.
"Piuttosto, cosa vorresti mangiare per cena? Ordiniamo una pizza?" le chiese.
"Nulla" rispose sbrigativa.
"Come nulla?" chiese Tony.
"Non ho fame" spiegò.
"Ma qualcosa lo dovrai mangiare..." iniziò lui.
"Ti prego Tony, non insistere" lo bloccò lei.
"Che hai Ziva? Stai poco bene?" le chiese dandole un bacio sulla fronte.
"No... Ma non ce la faccio ora a mangiare" rispose.
"E poi si sta facendo tardi... Anche tu dovrai tornare a casa, purtroppo" aggiunse.
"Ho chiamato papà prima, gli ho detto che finché tua madre non torna io non vado via" le disse.

Sorrise e lo baciò, felice di questa cosa. Aveva bisogno di compagnia in quel momento.

"Che vuoi fare? Vuoi stare qui o scendere in salotto?" le chiese.
"Qui, con te" rispose.
"Ok... Ti faccio le coccole, guanciotte dolci?" le chiese mentre iniziava ad accarezzarle la schiena.
"Si..." rispose lei felice.
"Allora chiudi gli occhi e rilassati" disse lui.
"Va bene... Ma Tony, se mi addormento mi porti Talli nel mio letto prima di andare a casa? Non voglio che dorma da sola stanotte" gli chiese.
"Certo" concluse lui dandole un bacio.

Mentre Ziva si rilassava, poco prima di crollare addormentata come da lei previsto, si rese conto che aveva ammesso davanti alla madre di amare Tony.
Sapeva che Tony l'aveva sentita. Da quello che aveva capito lui era lì da un po' e aveva sentito parte della conversazione.
Pensò a cosa fare nei giorni seguenti, di sicuro dovevano parlarne.

Anche Tony si fermò a riflettere su quello che Ziva aveva detto. Ci pensò perché era esattamente quello che provava anche lui e quello che si propose di fare fu di dirlo a Ziva il prima possibile.

Passò un po' di tempo, fuori era già buio, quando Tony sentì Rivka rientrare in casa.
Voleva parlare, dirle quello su cui aveva riflettuto prima di andare a casa.
Come promesso a Ziva, mise Tali nel suo letto. Poi le diede un leggero bacio cercando di non svegliarla.

"Anche io ti amo, Ziva" bisbigliò facendole una carezza.

Poi uscì dalla camera, chiuse la porta e scese in salotto pronto a parlare con Rivka.






Note dell'autrice:

Ciaooooo :)
Muahahah ecco il capitolo che molti aspettavano XD
Volevamo tutti vedere la reazione di Rivka e beh... Che dire l'abbiamo vista AHAHHA
Ha proprio esagerato e ora vediamo se e cosa farà per farsi perdonare da Ziva.

Tali che chiama Tony, che cucciola! XD
E Tony è stato molto awwww in questo capitolo, non trovate? XD

Spero vi sia piaciuto!
Baci e buon weekend!
Meggie. 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Love and Pads. ***


Love and Pads

Quando Tony scese in salotto, Rivka era appena rientrata e stava sistemando la cucina.

"Che ci fai ancora qui?" gli chiese appena lo vide.
"Sono rimasto per Ziva e Tali... Si era spaventata perché non la trovava più" spiegò Tony.
"Non è compito tuo occuparti di Tali. Chi sei suo padre? Ci può pensare Ziva a lei" disse Rivka scocciata.

Tony ci rimase male sul momento, davvero non si rendeva conto di cosa aveva appena fatto a Ziva?

"Ziva non sta tanto bene al momento. Comunque stanno dormendo assieme ora" rispose lui.
"Bene, direi che ora puoi anche andare a casa. Hai fatto fin troppo" disse Rivka alludendo al fatto che lui e Ziva stavano assieme.

Tony prese un nel respiro, aveva già notato l'ostilità della donna.

"Prima volevo parlarle. Solo io e lei, senza che Ziva sia qui" disse convinto.
"Guarda c'è poco da dire. Solo che non sei gradito e quindi ti prego di lasciare in pace mia figlia" rispose lei sbrigativa.

Ecco che iniziava quello che Tony aveva previsto, sapeva che Rivka avrebbe detto quella cosa e sapeva anche che lui non avrebbe mai lasciato Ziva solo per quelle parole.

"Io non capisco cosa le ho fatto, non sto dando fastidio a Ziva. Sono solo innamorato di lei..." rispose un po' dispiaciuto.

Per quanto sapesse che Rivka non pensava lucidamente in quel momento si sentiva in colpa e anche triste, non pensava di essere un tale peso che una madre non poteva accettare per la propria figlia.

"Sei il classico ragazzo che se le fa tutte purché respirino. Non voglio che ti approfitti di mia figlia per poi lasciarla a pezzi" rispose Rivka.
"Ora mi sento offeso... Io non sono così e non ho nessuna intenzione di far soffrire sua figlia" disse lui molto tranquillo.
"Vorresti farmi credere che non vuoi portartela a letto?" chiese ridacchiando.
"No. O meglio si, certo. Ma non ora e mi creda non in un futuro vicino. Io ho rispetto per Ziva e ho visto che non è pronta" iniziò Tony.
"Non ne abbiamo mai nemmeno parlato e non sarò io a iniziare il discorso, sarà lei quando si sentirà pronta. Non voglio forzarla né spaventarla" aggiunse.

"Le tue doti da attore sono notevoli. Ziva mi aveva detto che sei appassionato di cinema, devi aver imparato bene dai tuoi film" commentò Rivka non credendo alle parole di Tony.
"Se solo mi desse una possibilità capirebbe che non sto mentendo" rispose lui.
"Non ti credo. Ti sei buttato su Ziva dal primo giorno in cui l'hai vista. Immagino il tuo scopo" ribatté lei.
"Perché Ziva è speciale. È una ragazza chiusa e ha sofferto tanto, ma è molto forte. È una Ninja" disse lui pensando a tutto quello che Ziva gli aveva raccontato fino a quel momento.
"Ecco appunto, non hai nemmeno idea di cosa sappia fare" rispose Rivka.
"Senti, te lo dico gentilmente. Smettila di stare attorno a Ziva, ok?" aggiunse.

Lui non commentò dicendo che sapeva cosa sapesse fare Ziva, l'aveva vista a scuola. Si limitò a rispondere all'altra parte di discorso.

"Non voglio sembrare maleducato ma ho promesso a Ziva che qualsiasi cosa fosse successa io sarei rimasto con lei. Quindi no, continuerò a starle attorno" rispose sicuro ma in modo educato.
"E visto che non voglio nasconderle nulla, domani mattina mi vedrà quando passerò a prendere Ziva e anche quando la riporterò a casa. E l'unica cosa che succederà sarà che ci baceremo e niente di più" aggiunse.

Rivka stava per mettersi ad urlare, quel ragazzo la stava sfidando. Ma si dovette fermare perché lui era stato educato e non voleva svegliare le figlie.

"Sparisci dalla mia vista e cerca di non farti vedere qui" concluse la donna.
"Buona notte, a domani" ripeté lui.

Voleva essere onesto per farle capire che non sarebbe successo nulla alla figlia. Sentì Rivka borbottare qualcosa che non capì e dedusse essere ebraico.
Intuì anche che non fossero complimenti, data la situazione e il tono che aveva usato. Ma lasciò la casa e andò a dormire.

Quando tornò il padre gli chiese cosa fosse successo, così di fermò e spiegò la situazione. Persino Senior, che di solito era il primo a causare problemi, restò sorpreso dalla reazione di Rivka.
Si prese anche il tempo per rassicurare il figlio, aveva visto che quello che Rivka aveva detto lo aveva colpito.

"Ho visto che hai buone intenzioni con Ziva, Tony. Vedrai che lo noterà anche lei, dalle tempo" gli disse.

Quando il mattino dopo Tony si alzò, andò da Ziva come nulla fosse successo. Questa volta però invece che aspettarla in macchina decise di andare a prenderla direttamente alla porta in modo che la madre vedesse che andava tutto bene.

Anche Tali e Ziva si comportarono normalmente. In realtà Ziva sarebbe voluta uscire senza dover incontrare la madre, ma cercava di comportarsi in modo maturo per la sorellina.
Tuttavia la colazione si rivelò semplice, visto che la madre non disse una parola a Ziva. Disse buongiorno molto probabilmente perché era rivolto anche a Tali.

L'aria si fece pesante quando Tali uscì per prendere il pulmino, lasciando Ziva da sola con la madre.
Ma Ziva prese coraggio e parlò.

"Mamma, noi dovremmo parlare di quello che è successo" iniziò.
"Hai intenzione di stare ancora con Tony?" le chiese subito.
"Si" rispose lei decisa.
"Bene allora non abbiamo nulla di cui parlare, buona giornata" concluse Rivka.

Ziva rimase ammutolita, sentiva di nuovo un nodo alla gola. Sapeva benissimo di non meritarsi questo trattamento.
Fortunatamente dopo meno di due minuti qualcuno bussò alla porta. Ziva sapeva che era Tony, l'aveva avvertita con un sms.
Non appena lo vide gli si buttò tra le braccia, non curandosi della madre che li guardava male.
Aveva bisogno di conforto, di molto conforto e di un abbraccio di Tony.

"Buon giorno anche a te, Israele" le disse dandole un bacio sulla testa.
"Andiamo" bisbigliò lei.
"Ok... Arrivederci" disse Tony rivolto a Rivka senza ricevere alcuna risposta.
"Lascia... Non parla nemmeno con me, figuriamoci con te" spiegò Ziva.

Guidò verso la scuola, con Ziva di fianco in completo silenzio.

"Zee... Hey, tutto bene?" chiese lui preoccupato mettendole una mano sulla gamba.
"Ho mal di testa" disse scuotendo la testa.
"Hai litigato ancora con tua mamma?" si preoccupò lui.
"No, ha detto che non abbiamo nulla di cui parlare e si è messa muta" rispose.

La vide che stava per piangere ma si tratteneva.
Così fermò la macchina e la guardò.

"Lasciati andare Ziva, prima di entrare a scuola" le disse mettendole una mano sulla spalla.
"Non ne ho bisogno" rispose schiarendosi la voce.

Faceva di tutto per non piangere ma Tony non l'aiutava se continuava ad essere così dolce.

"Non c'è nulla di male se vuoi piangere" le disse.
"Lo so. Ma sto bene ok? Andiamo a scuola" concluse lei.
"Come vuoi, però prima voglio un bacio" le disse.

Si baciarono, il primo vero bacio della mattina. E Ziva chiuse gli occhi perché aveva bisogno di assaporare quel momento, aveva bisogno di Tony più di ogni altra cosa. Ed era già nervosa per quella mattina non aveva lezioni con lui.

Quando arrivarono a scuola la prima cosa che Tony fece prenderla per mano e portarla in infermeria.

"Che fai?" chiese lei.
"Andiamo e chiediamo un'aspirina. La testa ti esplode e non abbiamo ancora iniziato la lezione" rispose lui.
"Non fa così male" mentì lei.
"Certo, mia piccola bugiarda. Forza è solo una pastiglia... Poi io non sarò a lezione con te e voglio essere sicuro che tu stia bene" disse Tony.

Ziva non protestò più, Tony era davvero tanto dolce e aveva ragione, aveva molto male alla testa. Non aveva riposato bene ed era nervosa.

Dopo aver preso l'aspirina, andarono entrambi agli armadietti e si prepararono per la lezione.
In corridoio c'era poca gente e Tony ne approfittò per baciare e abbracciare di nuovo Ziva. Lei chiuse gli occhi un attimo e si lasciò coccolare perdendo la cognizione del tempo.
Non si accorse nemmeno che Abby è Tim arrivarono.

"Che ha?" chiese Tim vedendola.
"Brutta serata" commentò Tony.
"Ho litigato con mia mamma e lei non mi parla più" specificò Ziva.

Non aveva problemi ad ammetterlo con i suoi amici, si fidava e non si vergognava.
La osservarono tutti in silenzio mentre ancora rimaneva abbracciata a Tony.
Poi arrivò il momento di andare in classe.

"Abby, ti affido la mia Ninja per le prossime ore di lezione. Tienimela d'occhio" disse Tony.
"So cavarmela, sai?" rispose Ziva sorridendo.
"Lo so, ma con me ti divertirai di più" commentò Abby prendendola a braccetto e incamminandosi in classe.

"Se posso fare qualcosa dimmelo" disse Abby.
"Sai come fare cambiare idea a mia mamma riguardo Tony?" rispose sarcastica.
"Non fa nulla Abby, sistemerò le cose" aggiunse sorridendo all'amica.
"Ricordati che noi ci siamo sempre e comunque" le disse sorridendo.

Ziva non fu di molta compagnia quella mattina, ma Abby la poteva capire. Non doveva essere stata una serata facile per lei e si vedeva molto che in quel momento avrebbe voluto essere ovunque piuttosto che lì.
Ritornò più serena quando a pranzo si unirono di nuovo con Tony e McGee. Forse anche perché quel pomeriggio Ziva avrebbe avuto tutte le lezioni con Tony.

Tuttavia, lui prese la decisione per entrambi di saltare l'ultima ora di lezione. Aveva visto quanto stesse faticando Ziva a stare concentrata e voleva evitarle un altro mal di testa.

"Qui occhioni belli, sediamoci sulla panca al sole" le disse.
"Hai freddo? Vuoi la mia felpa?" aggiunse.
"No grazie, si sta bene" rispose lei.

L'aveva portata in un parco non lontano dalla scuola. Erano entrambi maggiorenni e potevano firmarsi le giustificazioni da soli.

"Vuoi che prendiamo un gelato?" le chiese.
"No, stiamo solo qui io e te. Per favore" disse Ziva appoggiandosi a Tony.

In quel momento, come la sera prima, ripensò che aveva detto a Tony che lo amava e che quasi sicuramente lui aveva sentito tutto.
A quel punto lei voleva parlargli, per dirgli che era tutto vero.

"Tony" disse all'improvviso.
"Dimmi Israele" rispose lui.
"Ieri sera, mentre litigavo con mamma ho detto che... Lo hai sentito vero?" gli chiese.

Lui sorrise, stava pensando alla stessa cosa ed era anche lui in procinto di iniziare quel discorso.

"Si che l'ho sentito" rispose lui prendendole la mano.
"Tony, io lo pensavo davvero" iniziò lei seria.
"Non voglio che pensi che io lo abbia detto solo per convincere mia mamma. È vero che ti amo, l'ho detto perché lo pensavo e volevo farle capire che è molto più di una sciocchezza il nostro rapporto. Solo avrei preferito che tu lo sapessi in un altro modo, in un'altra occasione" aggiunse.

Aveva paura che Tony avesse frainteso e ci teneva a specificare che erano sentimenti veri.

"Ziva, non crederai davvero che io abbia pensato che tu lo abbia detto solo per finta vero?" le disse sorridendo.

Sembrava così fragile in quel momento che gli fece tenerezza.

"Io... Non lo so Tony, in questo momento non so nulla" ammise lei. Era molto confusa e scoraggiata da quello che era successo.
"Vieni qui" le disse aprendo le braccia.
"Zee, ho sentito dal tono della tua voce che lo dicevi sul serio. Ti conosco e so che non mentiresti mai su una cosa del genere. E non hai nemmeno idea di quanto sia stato felice di sentire quelle parole" aggiunse dandole un bacio.

Lei sorrise, molto felice di sentir dire a Tony quelle parole. Tony stava per dire altro, voleva dirle che l'amava anche lui visto che la sera precedente lei dormiva quando aveva pronunciato quelle importanti parole.

"E Tony, prima che parli ancora volevo dirti che ho sentito anche io" ammise lei sorridendo e baciandolo.

Lui ridacchiò e le accarezzò dolcemente il volto.

"Allora non facevi la nanna, guanciotte dolci?" le disse.
"Mmm... Non del tutto" rispose.
"È vero Ziva, io ti amo. E ora te lo ripeto, visto che sei bella sveglia. Ti amo" disse Tony.
"Ti amo anche io" rispose lei.
"Lo sai... È la prima volta che dico ad una ragazza di amarla" disse lui quasi sorpreso di essersi reso conto solo ora che era così.
"Davvero? Anche per è la prima volta che dico ti amo" rispose Ziva.
"Ed è una bellissima sensazione" aggiunse.
"Oh si, lo è davvero" confermò lui.

Si baciarono sereni, lontano da chiunque. Erano solo loro due e per un attimo Ziva ritrovò la serenità dei giorni passati.
Serenità che purtroppo svanì quando dovettero tornare a casa. Di fronte a casa la baciò di nuovo, non curandosi della madre che poteva osservarli.

"Senti, se sei a disagio con tua mamma possiamo continuare a baciarci prima di casa" le disse per essere sicuro.
"No. Tony, no. Non voglio farmi condizionare, se non le va bene non fa nulla. È la mia vita non la sua" rispose decisa.
"Ok... Allora mi baci di nuovo?" disse ammiccando.
"Certamente" acconsentì lei.

Tornò in casa e sua madre non fece alcun commento, la salutò appena e lei sparì in camera sua.
A differenza di Rivka la piccola Tali corse subito a salutarla e a chiacchierare con lei.

"Oggi ho detto a mamma che Tony è tanto buono. Lei mi ha detto di non parlare mai di lui" le disse la sorellina.
"Tali, piccola. Non ti preoccupare per me ok? Vedrai che farò cambiare idea alla mamma. Non voglio che ci vada di mezzo tu" rispose lei veramente colpita dal gesto.
"Ma io voglio aiutarti, sei mia sorella" ribatté lei.
"Sei molto dolce, Tali" la ringraziò Ziva.

Fecero i compiti nella stessa stanza e Ziva non mancò di aiutare la sorellina quando aveva bisogno.
Poi subito dopo cena Tali andò a dormire, quel giorno era stanca e non aveva voglia di vedere la televisione.
Così Ziva decise di farsi una doccia e poi mettersi a letto a leggere. Non aveva intenzione di rimanere con la madre in salotto, soprattuto se Rivka non apriva bocca. Sarebbe stato imbarazzante.

Ma dopo la doccia si accorse che aveva finto una cosa importante. Gli assorbenti.
Il giorno prima, con la crisi pomeridiana, si era scordata di dire alla madre di comprarglieli e ora non ne aveva più.
Si fece coraggio e scese dalla madre, doveva chiederle di portarla a comprarne un pacco o il mattino seguente non avrebbe saputo come fare. In più non avendo la patente non poteva andarci da sola.

Ma quando arrivò in salotto la madre era già pronta per andare a dormire e non le diede nemmeno il tempo per parlare.

"Io vado a letto, di qualsiasi cosa tu abbia bisogno sai arrangiarti. Se sai scegliere di avere un fidanzato, saprai anche fare tutto il resto da sola" le disse.

Ziva rimase ancora una volta senza parole.
Certo che era capace di guidare fino al supermercato più vicino e comprarsi un pacco di assorbenti. Ma non voleva mettersi nei guai.
Così uscì e andò a casa di Tony, sperando che lui potesse darle un passaggio. Ma quando arrivò ebbe una sorpresa.

"Senior, avrei bisogno di Tony" disse trovandosi di fronte il padre.
"Entra Ziva" le disse lui.
"Tony è agli allenamenti, tornerà tra un paio d'ore credo" aggiunse.

Gli allenamenti, Tony glielo aveva detto ma lei si era scordata.
Rimase in silenzio indecisa se aspettarlo o trovare un'altra soluzione.

"Hai litigato di nuovo con tua mamma, Ziva?" le chiese Senior preoccupato.
"No, ora non mi parla" rispose.
"Siediti con me, aspettiamo Tony assieme" le propose.

Piuttosto che tornare a casa e stare da sola decise di accettare l'invito di Senior. Si sedettero al tavolo e lui le offrì un tè.

"Hey, magari è una cosa che posso aiutarti a fare io" le disse Senior.

Ed era vero, aveva bisogno solo di un passaggio. Ma si vergognava tanto a spiegargli il motivo che decise di rifiutare la sua proposta.
Ma il tempo passava e lei aveva davvero bisogno di andare al supermercato. Inoltre aveva paura che aspettando Tony avrebbero chiesto tutti i negozi e lei sarebbe finita nei guai.
Così si fece coraggio e parlò con Senior.

"Avrei bisogno di un passaggio al centro commerciale o alla farmacia più vicina" disse.
"Tutto qui? Ti ci porto io" le rispose sorridendo.
"Non stai bene, che hai bisogno della farmacia?" aggiunse.
"No io... Ecco io, avrei bisogno di comprare... È che è quel periodo..." iniziò molto in imbarazzo.

Arrossì e Senior se ne accorse. Ma aveva capito il problema e la calmò subito.

"Oh, capisco. Non ti preoccupare è una cosa che succede a tutte voi. Ora sistemiamo il problema" le disse sorridendo.
"Grazie" rispose sollevata.
"Se non stai bene e vuoi rimanere qui posso andare io. Magari vuoi sdraiarti un attimo" le disse.

Ziva lo guardò confusa e sorpresa.

"Hey ho avuto una moglie anche io. So che a volte fa male" spiegò.

Lei sorrise, colpita dalla premura dell'uomo. Praticamente non la conosceva ma era comunque molto disponibile.
Sicuramente il fatto che Ziva stesse passando un brutto momento lo faceva essere più gentile nei suoi confronti.

"No, no grazie. Mi basta un passaggio e poi ci penso io" rispose ancora un po' in imbarazzo.

Durante il viaggio in macchina Senior non le domandò perché sua madre non l'avesse aiutata nemmeno per una cosa così. Non voleva essere inopportuno, si sarebbe confidata con Tony.
Quando tornarono indietro Senior si fermò davanti a casa di Ziva, pensava che volesse andare via. Ma lei esitò e non scese dalla macchina, al contrario si voltò e parlò.

"Credi... Che posso aspettare che Tony torni a casa? Poi prometto che torno a casa mia" chiese Ziva.
"Certo che puoi, andiamo a finire il tè che avevamo interrotto" rispose.

Senior cercò di conversare con Ziva in modo da farla sentire il meno in imbarazzo possibile e sentì di essere riuscito nel suo intento quando le vide ridere ad una sua battuta.
Continuò ad evitare il discorso madre, almeno finché Tony non fosse tornato voleva lasciarla tranquilla.

Quando Tony rientrò rimase sorpreso nel vederli assieme, non se lo aspettava proprio. Senior si alzò subito in piedi per lasciare spazio ai due ragazzi e passò vicino a Tony per dirgli una cosa.

"Non è nulla di grave ma stai un po' con lei. Mi ha chiesto se poteva aspettarti qui, deve aver voglia di stare con te" gli bisbigliò.

Tony annuì e si avvicinò a Ziva che era rimasta seduta al tavolo a guardarlo. Prese una sedia e si mise accanto a lei.

"Una piacevole sorpresa. È successo qualcosa, Zee?" le chiese accarezzandole i capelli.
"Avevo bisogno e tuo padre mi ha aiutata..." rispose.

Poi gli raccontò tutta la storia e alla fine si ritrovarono entrambi a roderci sopra, Tony sapeva come far sembrare tutto uno scherzo e una sciocchezza.
Poi tornò serio per un attimo, doveva capire perché si era ridotta a cercare lui invece che chiedere aiuto alla madre.

"Non ho nemmeno fatto in tempo a parlare, mi ha dato la buona notte e ha detto che qualunque cosa fosse avrei saputo arrangiarmi" spiegò.
"Perché mi odia così tanto, Tony?" aggiunse.
"Non ti odia, occhioni belli. Vedrai che le passa e si scusa. Chi può odiarti Ziva?" le disse stringendola a sé.
"Perché nella mia vita deve essere tutto difficile?" si lamentò piangendo.

Non poteva biasimarla, per ora qualcosa che andasse liscio dall'inizio alla fine non le era ancora capitato.
Senior si avvicinò alla cucina senza entrare e li vide con la cosa dell'occhio. Si chiese se Ziva davvero meritasse di stare così. Ed era deciso ad aiutare lei e suo figlio.

Quando finalmente Ziva fu calma si era fatto molto tardi e Tony decise di riaccompagnarla a casa.
Prima di uscire Ziva decise di andare a salutare e ringraziare Senior.

"Grazie ancora, sul serio" disse.
"Quando vuoi io sono qui per un po' di shopping, Ziva" scherzò lui facendola ridere.
"Buona notte" concluse lei uscendo con Tony.

Camminarono fino a casa di Ziva per avere un po' più di tempo per loro e davanti a casa Tony le diede il bacio della buona notte.

"Hey, puzzi lo sai?" disse lei.
"Oh, scusi signorina mi sono appena fatta la doccia. Ma io ho appena finito due ore di intenso allenamento" rispose Tony stando allo scherzo.
"Vai a lavarti, Tony. E grazie di tutto" concluse lei dandogli un ultimo bacio.
"Notte amore" disse lui.

Entrò in casa con il cuore che le batteva forte, sentirsi chiamare amore era davvero bello.
Ora aveva dimenticato la brutta giornata con la madre e aveva gli assorbenti. Poteva considerarsi un fine giornata passabile.






Note dell'autrice:

Siamo a fine settimana XD
Eccoci con il capitolo del venerdì, un po' triste per Ziva ma con un finale allegro-imbarazzante XD
Scusate quando mi è venuta questa idea non ho potuto fare a meno di scriverla ahahaha :)

Comunque Tony ci prova a parlare con Rivka... Ma lei sta sbagliando perché è troppo arrabbiata -.-"
Ora vedremo che anche Senior proverà a parlarci... E anche la piccola Tali LOL

A lunedì :)
Baci, Meggie.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Senior and Tali. ***


Senior and Tali

Passò una settimana durante la quale Rivka praticamente non rivolse la parola a Ziva se non per farle domande come cosa vuoi per cena o simili.
Ziva si sforzava a fare conversazione ma la madre si limitava ad annuire o ignorarla, cosa che la infastidiva molto.

La cosa positiva era che passava molto tempo a scuola e questo implicava stare con Tony.
E un'altra cosa positiva era che Senior aveva visto che Tony e Ziva si volevano davvero bene e voleva aiutarli.
Così Senior decise di andare a parlare con la Rivka. Negli ultimi tempi Ziva era stata molto a casa loro e lui aveva avuto modo di notare il suo stress e la sua delusione nei confronti della madre.

Un pomeriggio Senior prese Tony e insieme andarono a casa di Ziva. Mentre lui parlava con la madre, Tony aveva il compito di portarla fuori casa.
Quando suonarono il campanello fu Tali ad aprire la porta.

"Tony!" esclamò sorridendo.
"Ciao Ziva in miniatura, come stai?" le chiese.
"Bene! Lui chi Senior?" rispose curiosa.
"Colpevole" rispose il papà di Tony.
"Zi mi ha detto chi sei" disse lei sorridendo.
"Cercate mia sorella?" aggiunse.
"Io si. E mio padre la tua mamma" disse Tony.
"Mamma è in salotto, Ziva è in camera te la chiamo" spiegò lei facendoli entrare.

Tony non fu sorpreso di sapere che Ziva era in camera, con l'aria che tirava in quella casa immaginava che preferisse stare da sola.
Quando Tali portò entrambi in salotto Rivka rimase sconvolta. Cosa ci faceva Tony in casa sua e perché aveva portato il padre?

"Cosa volete?" chiese.
"Vorrei parlare con lei, due chiacchiere" rispose Senior.

Proprio in quel momento Tali scese con la sorella e Ziva, appena vide Tony, corse a salutarlo non curandosi della madre che li guardava.
Si diedero un bacio, veloce, ma pur sempre un bacio.

"Zee, esci con me a prendere il gelato?" le chiese lui.
"Volentieri" rispose.

Sua madre la guardò con molta disapprovazione e Ziva abbassò lo sguardo al pavimento. Si sentiva in imbarazzo davanti a Senior, lui non aveva fatto altro che incoraggiarli e ora il comportamento della madre la stava mettendo a disagio.

Tony se ne accorse immediatamente e non esitò a portarla fuori, in fondo era andato per quel motivo.

"Andiamo, bella Ninja" disse portandola fuori e facendo l'occhiolino a Tali che li guardava.

Appena fuori si abbracciarono, visto che in casa si erano trattenuti. Ziva baciò Tony di nuovo e sorrise felice.

"Il mio principe azzurro viene a salvarmi?" chiese Ziva scherzando.
"Si, la carrozza è qui pronta a portarci alla gelateria" rispose lui.

Ziva rise e insieme salirono in macchina e partirono.
Nel frattempo a casa Rivka aveva fatto accomodare Senior sul divano. Tali capendo la situazione era andata via dal salotto, ma era curiosa di sentire che cosa si sarebbero detti.
Così si sedette sulle scale, dove nessuno poteva vederla e ascoltò la conversazione.

"Dunque mi spieghi perché è qui, visto che io non l'ho invitata" disse Rivka.
"Non si metta sulla difensiva, volevo solo parlarle" rispose lui sorridendo come solo un DiNozzo sapeva fare.
"Non ci conosciamo nemmeno, che cosa mai avremmo da dirci?" disse ridacchiando.
"È proprio questo il punto, i nostri ragazzi sono fidanzati e noi non ci conosciamo. Non va bene" spiegò Senior.
"Tanto per essere chiari, io non condivido" disse subito Rivka.

Senior capì subito l'ostilità della donna, ora gli era chiaro come mai Ziva fosse così agitata. Parlare con Rivka era come parlare ad un muro, non ti ascoltava nemmeno e aveva già le sue idee.

"Mio figlio le ha dato fastidio? È stato maleducato con lei?" chiese preoccupato che i ragazzi gli a essere nascosto qualcosa che era successo.
"No. Ma gli ho detto che non ha il permesso di stare con mia figlia. E lui continua a starle attaccato" rispose.
"Sa com'è, quando è amore..." disse lui.
"Non faccia il poeta. Non ho tempo da perdere" commentò lei infastidita.
"Mi scusi ma non crede che non sia solo il volere di mio figlio se continuano a stare insieme?" chiese.

Si stava innervosendo anche lui, che era partito con buone intenzioni.

"Certo che no. Metà della colpa è di mia figlia, per quello ora sono arrabbiTa con lei. Non mi obbedisce" rispose.
"Ha diciotto anni, dovrebbe lasciarla libera di scegliere con chi stare e dovrebbe sostenerla" la ammonì Senior.
"Non venga a dirmi come crescere mia figlia" disse irritata Rivka.

"Mi scusi" rispose.
"Comunque ero venuto qui per vedere se potevo fare qualcosa per aiutarla a capire che non stanno facendo nulla di male" aggiunse.
"Ha perso tempo, non è che perché lei mi dice che sono la coppia perfetta io d'improvviso cambierò idea" rispose.
"Ci credo, ma almeno potrebbe ascoltare sua figlia e magari provare ad accettare la situazione per un po' e vedere come va" le disse.
"Io con mia figlia ho già parlato ed è per questo che siamo arrivate a questo punto. Non credo ci sia altro da dire" rispose.

Tali stava ascoltano tutto e pensò a sua sorella. Capiva perché ogni tanto la sentiva piangere nella sua stanza.
Pensò che forse dopo Senior anche lei avrebbe provato a parlare alla mamma, male che vada non cambiava nulla.
Nel frattempo Senior stava ancora cercando di convincere Rivka.

"Crede che faccia bene a Ziva sentirsi così esclusa? Sapere che la madre la tratta come se non esistesse?" le domandò.
"Le ho dato la possibilità di scegliere e mi creda Ziva sa cavarsela anche da sola. È vissuta in un luogo dove devi crescere in fretta" rispose.
"Ciò non toglie che abbia bisogno di una madre, come tutti" le disse lui.
"Mio figlio ha perso la madre quando aveva otto anni e ancora piange per la sua mancanza" aggiunse per farle capire la situazione

Rivka rimase in silenzio un attimo, immaginava che anche Ziva avesse sentito molto la mancanza di una madre quando era piccola.

"È molto triste, mi dispiace. Ma io sono qui se Ziva mi ascolterà io ascolterò lei. Ma questi non sono affari che la riguardano. Quindi ora per favore se potesse andare via, io ho molta da fare" disse Rivka.

Non voleva continuare il discorso, nel profondo sapeva che Senior aveva ragione.
Senior si alzò, quella non era casa sua e ormai ciò che doveva dire lo aveva detto.

"In questo caso la lascio ai suoi lavori. Si ricordi che Ziva ha bisogno di lei, indipendentemente da Tony" disse.
"Specialmente per certe faccende femminili, come gli assorbenti" aggiunse ridacchiando.
"Scusi?" domandò Rivka confusa e scocciata.
"L'altra sera abbiamo dovuto fare shopping assieme. Cosa che di solito si suppone che una figlia faccia con la madre" rispose.
"É stato un piacere, spero di rivederla presto" concluse chiudendosi la porta alle spalle.

Rivka non se la sentì di dire nulla, non poteva sindacare quello che il padre di Tony aveva detto o fatto. In fondo era stata lei a non voler parlare con la figlia e Ziva aveva fatto ciò che lei le aveva detto, si era arrangiata.

Poco dopo che Senior uscì anche Tali decise di scambiare due parole con la mamma. Non aveva nulla da perdere e voleva approfittarne ora che l'argomento era saltato fuori.

"Ima, perché sei così arrabbiata con Zi?" le chiese.
"Tali, non ti ci mettere anche tu per favore" rispose.
"Perché mamma? Che ti ha fatto? Lei non è cattiva" disse Tali.

Rivka sospirò, non voleva certo arrabbiarsi anche con Tali.

"No tesoro, non lo è. Però mi ha disobbedito e sai che è una cosa che non si deve fare mai" rispose.
"A volte Ziva disobbediva a papà. E anche io. Ma lui non ha mai smesso di parlarci" disse la bambina.
"È diverso" rispose sbrigativa.
"No non lo è. Tu lo fai solo perché pensi che Tony sia cattivo, ma non lo è" disse Tali.
"Non penso che sia cattivo, penso che però Ziva non debba avere un ragazzo ora" rispose.
"Nemmeno se avere un ragazzo la fa sorridere? E nemmeno se il suo ragazzo fa divertire anche me?" domandò Tali.

Rivka rimase ammutolita, non sapeva che sua figlia fosse così diretta.

"Quando eravamo ancora in Israele Ziva ha avuto un ragazzo. Lui la faceva piangere e lei lo ha mandato via. Ma Tony la fa ridere e quando piange la da ridere di nuovo. Tu non devi mandarlo via" insistette.

"Tali. Per prima cosa non è che non voglio Tony perché la fa piangere o ridere, non voglio che abbia un ragazzo perché si deve concentrare sulla sua vita ora. Seconda cosa perché mi stai dicendo queste cose?" chiese Rivka.
"Perché voglio che mia sorella sorrida sempre. Non voglio che sia triste come quando sono morti papà e Ari" rispose.
"Ziva mi sembra felice comunque. Supererà il fatto di non avere più Tony" le disse come convinta che si sarebbero lasciati.
"No perché loro si amano. E quando due persone si amano vivono per sempre insieme" rispose Tali convinta.

"La conversazione finisce qui, Tali. Ti ho già spiegato tutto quello che devi sapere. E non permetterti più di origliare le conversazioni dei grandi" le disse capendo che aveva ascoltato quello che lei e Senior si erano detti.
"Ora torna nella tua stanza" concluse.
"Scusa mamma. Sei arrabbiata anche con me ora? E non mi parlerai mai più?" chiese preoccupata.
"No. Però non voglio più che ti impicci di faccende che non ti riguardano. Chiari?" rispose.
"Va bene" disse Tali delusa mentre tornava in camera sua.

Quando Ziva tornò a casa, dopo essere stata ignorata dalla madre, andò in camera sua. Trovò Tali seduta sul suo letto.

"Nanetta, che succede il mio letto è più comodo del tuo?" chiese Ziva entrando.
"Scusa Zi, io ci ho provato a parlare con mamma ma lei non ascolta" disse subito.
"Oh, Tali. Avevo detto che non importava" le rispose sedendosi accanto a lei.
"Ma io volevo che funzionasse" disse Tali dispiaciuta.
"Lo so... Sorellina, mamma ti ha sgridata?" le chiese.

Se sua madre aveva sgridato Tali era pronta a scendere le scale e urlarle contro. Poteva succedere tutto ma nessuno poteva toccarle la sorellina.

"No. Però ha detto che non le devo mai più parlare di questo argomento" rispose.

Ziva la fece sdraiare in modo che appoggiasse la testa sulle sue gambe, così poté accarezzarle i capelli.

"E tu non lo farai, ok?" le disse.
"Ma io non voglio che Tony vada via" si lamentò.
"Non andrà da nessuna parte, tranquilla" la rassicurò Ziva.

Passò un'altra settimana ma la situazione non cambiò. Rivka parlava il minimo indispensabile con Ziva e lei aveva rinunciato a provare a farla ragionare. Sperava che capisse da sola.

La cena era la parte più brutta, vedere la madre che parlava tranquillamente con la sorella e che non la guardava nemmeno in faccia.
Non capiva come poteva meritarsi tutto questo.

"Non finisci la cena?" chiese Rivka a Ziva che aveva lasciato quasi il piatto pieno.
"Non mi va" rispose.
"Se non ti piace come cucino, puoi anche fare da sola" le disse.
"Non ho detto che non mi piace ho detto che non mi va. No ho fame" rispose.
"Mangerai di più domani" concluse Rivka.

Ziva non aveva fame perché era nervosa e tesa per la situazione. Diede la buona notte e salì in camera sua, avrebbe finito di studiare e sarebbe andata a dormire.
Quella giornata era già stata abbastanza brutta senza dover anche stare a vedere la televisione completamente isolata.

Ai fece tardi. Ziva aveva appena finito i compiti e ripassato per il giorno dopo e nonostante fosse molto stanca non riusciva a prendere sonno.
Prese il telefono e fissò lo schermo, indecisa se chiamare Tony o no. Era già quasi mezzanotte e pensava che stesse già dormendo.
Ma era stata una pessima giornata a casa e non aveva avuto modo di parlare con Tony dopo la scuola quindi provò. Nel peggiore dei casi non avrebbe risposto.

Quando Tony sentì il telefono vibrare si svegliò di soprassalto, spaventato.
Si era addormentato da poco e sul momento non capì da dove provenisse il rumore.
Quando vide il nome di Ziva sullo schermo si spaventò, lei non lo aveva mai chiamato nel cuore della notte.
L'aveva chiamata "Piccola Ninja" e ogni volta sorrideva quando vedeva il suo nome, ma ora era preoccupato.

"Ziva" disse subito.
"Ti ho svegliato?" domandò lei preoccupata.
"No... Si ero appena andato a letto ma non importa" rispose.
"Che succede Ninja con l'insonnia?" aggiunse subito.
"Nulla io... Scusa se ti ho svegliato" rispose dispiaciuta.
"Zee, non mi interessa. Ti ho chiesto che succede" insistette lui.

Ziva rimase in silenzio per un attimo, si sentiva stupida ora.

"Non succede nulla, volevo solo sentire la tua voce" rispose.
"Oh, Israele. Mi hai spaventato. Ok allora facciamo due chiacchiere" le disse felice che andasse tutto bene.
"Scusami ancora" ripeté.
"Smettila di scusarti, non avrei risposto se non volevo. Allora dimmi, hai fatto tutti i compiti miss prima della classe?" le chiese.
"Si, in duplice copia così domani non li devi nemmeno trascrivere" ridacchiò lei.
"Sapevo che c'era un motivo per cui ti amo" disse lui.

Non se ne rese conto, ma quelle parole fecero davvero perdere un battito a Ziva. Ogni volta che se lo sentiva dire il suo cuore accelerava.
Parlarono per una mezz'ora buona prima che Tony si rendesse conto che dovevano davvero dormire.

"Zee, mi dispiace ma ora sarebbe il caso che ci riposassimo" le disse.
"Si... Hai ragione" rispose triste.
"Dai non essere triste, ci vediamo domani mattina" la incoraggiò.
"Ok, speriamo arrivi presto" disse.

Tony sentì la sua voce, era un tono che non gli piaceva.

"Hey, che hai? Stai piangendo Zee?" domandò.
"No, perché lo chiedi?" disse fingendo che non fosse vero.

In realtà in quel momento si sentiva talmente sola che faceva male, tutto ciò che voleva era un abbraccio.

"È successo al qualcosa con la mamma?" le chiese sapendo che lei di sua spontanea volontà non lo avrebbe detto.
"No... È stato solo un brutto pomeriggio Tony" disse lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
"Stai piangendo" constatò lui.
"Ziva shh, dai che non è nulla. Non farmi preoccupare" aggiunse.
"Scusa" ripeté per l'ennesima volta quella sera.
"Va tutto bene. Ora fai come ti dico" iniziò.
"Asciugati i tuoi occhioni belli, prendi un bel respiro profondo e chiudi gli occhi" disse.
"Ok, fatto" rispose lei dopo un attimo.
"Ora io ti do la buona notte e tu appoggi il telefono sul comodino e pensi solo a me, vedrai che ti addormenti subito" disse.
"Però prima dimmi tu buona notte" aggiunse.
"Laila Tov, Tony" rispose con voce ancora tremante.
"Buona notte, Zee. Ricordati che ti amo" le disse prima di chiudere la chiamata.
"Anche io ti amo" sentì Ziva rispondere.

Appoggiarono entrambi il telefono sul comodino.
Ziva riprese subito a piangere, non lo faceva apposta ma non si sentiva bene. Voleva avere una famiglia semi normale per una volta nella sua vita.
Tony invece rimase nel letto meno di trenta secondi prima di rendersi conto che non si sarebbe addormentato senza assicurarsi che Ziva stava bene.
Sentirla piangere al telefono era la cosa più brutta, sapeva che stava male ma non poteva aiutarla.

Si alzò dal letto e si vestì. Mise nello zaino di scuola il pigiama e andò da Ziva di corsa.
Una volta sotto casa sua le mandò un sms.

"Israele, aprimi la finestra della tua camera che salgo" scrisse.

Inizialmente Ziva rimase confusa, non capiva se la stava prendendo in giro. Ma quando lo vide sotto casa sua obbedì subito e aprì la finestra.
Tony si arrampicò sulla grondaia ed entrò in camera. Fu accolto da un lungo e caloroso abbraccio di Ziva.

"Cosa avevo detto riguardo alle lacrime?" disse notando che aveva il volto bagnato.
"Dammi un bacio che passa tutto" aggiunse sollevandole il volto.

"Sei venuto fin qui per me?" disse colpita dal gesto.
"Non puoi chiamarmi piangendo e pretendere che me ne resti a casa, David" rispose lui.
"Ora ti dispiace se uso il bagno per mettermi il pigiama e poi io e te ci mettiamo a dormire?" aggiunse.
"Resti qui?" rispose felice.
"Se c'è abbastanza posto nel tuo letto" disse sorridendo.
"Certo. Il bagno sai dov'è" rispose.

Si misero sotto le coperte cinque minuti dopo, Ziva si buttò subito ad abbracciare Tony. Finalmente non si sentiva più sola.

"Domani mattina vado via prima che tua mamma si alzi, così non corriamo rischi" le disse.
"Non che sia un problema, non passa più dalla mia stanza da settimane ormai" rispose con tristezza.

Lui la strinse a sé, con fare protettivo.

"Prima o poi capirà che sbaglia e si scuserà, non lasciare che tutto questo ti faccia stare così male Zee" le disse.
"Come può non farmi male? È mia madre e si comporta come se non mi conoscesse" rispose.
"Vorrei solo una mamma che mi accetti anche se non sono perfetta. È chiedere troppo?" aggiunse.
"No. No non lo è. Ma lei ti vuole bene, come puoi pensare il contrario?" rispose lui.
"Prima mi ha abbandonato e ora non mi considera. Scusa se ho dei dubbi" disse nervosa.
"Non ti arrabbiare, dai. Insisteremo finché non cambia idea" spiegò lui.
"Voglio solo stare tranquilla per un po'..." ammise stringendosi ancora di più a Tony.
"Ok... Stai tranquilla almeno per stanotte? Sono qui con te" le disse dandole un bacio.

Lei annuì tornando ad appoggiare la testa sul petto di Tony.
Tony iniziò ad accarezzarle i capelli e il braccio.

"Rilassati e chiudi gli occhi. Hey, lo sai che sei davvero speciale? È la prima volta che corro il rischio di morire per una ragazza" scherzò lui.
"Però te lo meriti, non c'è dubbio. E poi so che presto mi farai la torta che mi piace quindi siamo a posto..." continuò lui.

Parlò a bassa voce finché non si rese conto che Ziva si era addormentata e russava leggermente abbracciata a lui.
Continuò ad accarezzarle i capelli per un po', felice di poterla tenere tra le braccia. Prima di mettersi a dormire anche lui le diede un bacio tra i capelli e le strinse la mano.
Voleva farla sentire protetta e amata.











Note dell'autrice:

Scusate stasera arrivo un po' in ritardo XD
Qui abbiamo Tali e Senior che provano a far ragionare Rivka... Lei anche se non lo ammette ancora sa che hanno ragione.
Le ci vuole tempo per capire che sbaglia.

E poi alla fine non potevo non mettere qualcosa di TIVA <3
La dolcezza di Tony awwwww

Ok ora vi lascio!
Buon week end, a presto!

Baci, Meggie. 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Ziva and Rivka. ***


Ziva and Rivka

La situazione per Ziva era già abbastanza pesante normalmente e ora, come se non bastasse il resto, Tony sarebbe rimasto lontano da lei una settimana per un ritiro sportivo con la squadra di basket.

Era uno di quei ritiri in cui i ragazzi restavano isolati dal mondo, dovevano solo concentrarsi sullo sport e sullo spirito di gruppo.
Quando Tony era partito, Ziva lo aveva accompagnato al pullman e lui le aveva promesso che quella settimana sarebbe passata in fretta e che per qualsiasi cosa c'erano Abby e Tim e anche la ragazza di Steve, se avesse avuto bisogno.

Ziva, non molto convinta, lo aveva salutato ed aveva iniziato la sua settimana da sola.
Questo implicava prendere l'autobus per andare a scuola e passare le giornate sentendo che una parte della routine era mancante. Voleva dire non poter baciare o abbracciare la persona che amava.
E cosa peggiore voleva dire che la persona che le offriva conforto in quel brutto periodo non era con lei. Non sapeva con chi sfogarsi e si sentiva davvero sola.

La settimana iniziò non troppo bene, a scuola non si divertiva poi tanto come faceva con Tony nonostante passare il tempo con gli altri amici le piacesse.
Ma la situazione degenerò quando, il giovedì, poco prima di tornare a casa da scuola, Jeanne le si avvicinò con strane intenzioni.

Non avevano mai avuto un bel rapporto, sopratutto perché l'unica cosa che Jeanne aveva fatto dal primo momento in cui l'aveva vista, era stato prenderla in giro in modo pesante.

"David" disse la ragazza.
"Ciao Jeanne" rispose Zova cercando di mostrarsi cordiale.

In fondo lei non era quella a cui piaceva portare rancore e il fatto di non andare d'accordo per nulla con Jeanne non le doveva impedire di essere educata.
Poteva non piacerle e non passare tempo con lei, ma questo non implicava l'essere sgarbata o antipatica.

"Allora dimmi, come va con il nostro bel giocatore di basket?" chiese con malizia.
"Molto bene, ad essere sincera" rispose semplicemente.
"Lo sai che sei il suo nuovo record? Non è mai stato con una ragazza per così tanto tempo" le disse.
"Devi essere davvero brava tra le lenzuola" aggiunse ridacchiando.

L'umore di Ziva cambiò esattamente in quel momento.
Quando si rese conto che la conversazione sarebbe andata a finire male, quando capì che Jeanne era di nuovo lì con lo scopo di darle fastidio.

"Non abbiamo ancora fatto nulla e in ogni caso non sono affari tuoi, Benoit" rispose Ziva cambiando tono.
"Mi prendi in giro vero? Perché Tony non è certo..." iniziò ridendo.

Ma poi vedendo la faccia di Ziva si rese conto che la ragazza diceva la verità. Scoppiò in una fragorosa risata prima di rimettersi seria e tornare a parlare con Ziva.

"Oddio, non credevo che Tony prendesse in considerazione quelle come te? Quale sarebbe il tuo problema, scusa?" le chiese.
"Che rispetto me stessa?" rispose Ziva alterata.
"Si certo. Facciamo finta che ti creda. In ogni caso spero che tu ti renda conto che Tony presto ti lascerà" le disse.

Ziva cercò di controllarsi, sapeva che questo era un modo per provocarla.

"Non credo che accadrà, mi ha detto che starà sempre con me qualsiasi cosa accada. Ed è quello che sta facendo" rispose Ziva.
"Povera ingenua. Probabilmente avrà già un'altra ragazza con cui sostituirti. Come quando ha scelto te, sicuramente ne aveva una che ha lasciato per avere te" commentò.
"È una bugia" rispose Ziva.
"No, non credo proprio. Si è fatto mezza scuola" disse Jeanne.
"Io so che non è così e non devo certo dare spiegazioni a te" insistette Ziva.

Jeanne rise ancora una volta.

"Mi piaci perché credi davvero in quello che dici. Ma sfortunatamente per te, Tony non è il ragazzo perfetto che immagini. Lui ora ti userà e poi ti sostituirà. E anche in fretta visto che non gli dai quello che sicuramente vuole" ripeté.
"E figurati ora che è da solo per una settimana, chissà quante se ne farà alle tue spalle" aggiunse ridendo.

Ziva si alterò, non tollerava che si parlasse così del suo ragazzo. L'unica persona che aveva dimostrato davvero di tenerci a lei.

"Non so cosa tu voglia da me, ma sono stanca di ascoltarti quindi me ne vado" concluse Ziva voltandosi e andando via.

Per tutto il viaggio di ritorno a casa fu silenziosa e seria, tanto che Tali lo notò e si preoccupò.

"Zi, stai male?" le chiese.
"No, nanetta. Sono solo stanca" rispose.
"Dai, Zi. Tony torna presto" le disse sorridendo.

Anche se era piccola aveva capito che alla sorella mancava il suo ragazzo e stava cercando di tirarla su di morale.
A Ziva si formò un nodo alla gola. Quanto avrebbe voluto avere Tony lì in quel momento.
Tutto quello che le sarebbe servito era un abbraccio e il potergli raccontare quello che era successo, quello che Jeanne aveva detto. Non perché lei lo credesse vero, sapeva che erano tutte bugie per farle venire dei dubbi. Ma perché con il tempo aveva imparato che raccontare ciò che la faceva stare male o la turbava era di aiuto.

"Ma certo che torna presto. E appena lo rivediamo andiamo a mangiare un gelato tutti assieme" disse Ziva cercando di non mostrarsi nervosa.

Ma non appena tornata a casa corse in camera sua e si chiuse dentro.
La madre l'aveva ignorata come al solito e lei era corsa su per le scale evitando ogni contatto.
Si buttò sul letto, abbracciò l'orsacchiotto che Tony le aveva regalato non molto tempo prima e lasciò che le lacrime che stava trattenendo uscissero.
In quel momento le sarebbe bastato anche solo chiamare Tony, sentire la sua voce. Ma non poteva.

Quando Tali, dopo aver fatto merenda, passò davanti alla stanza di Ziva per andare nella sua si rese conto che la sorella stava piangendo.
Lentamente entrò e la vide sul letto, raggomitolata che singhiozzava.
Le si avvicinò e con una mano le spostò i capelli dal volto ormai coperto di lacrime.

"Zi, perché stai piangendo?" le chiese preoccupata. Ma Ziva non rispose.
"Sorellona... Lo sapevo che stavi male" aggiunse mentre usciva dalla stanza.

Tali pensava che Ziva fosse malata, che non si sentisse bene. Era vero che non stava bene ma non fisicamente, stava solo avendo una crisi.
In ogni caso la bambina corse dalla madre, preoccupata.

"Ima, Zi sta male" disse.
"Che ha?" chiese cercando di dimostrarsi distaccata.

In realtà era preoccupata, ma non voleva darlo a vedere.

"Sta piangendo tanto. Forse è ammalata" rispose.
"Mamma che cosa posso fare per farla stare bene?" aggiunse Tali.

Anche se era piccola si era resa conto che Rivka si comportava come se Ziva non esistesse e pensò di dover fare qualcosa da sola.

"Tu nulla amore, vado a vedere io che cos'ha tua sorella" disse Rivka.
"Però non la sgridare per favore. Non le urli più vero?" rispose Tali preoccupata.
"Non urlare più con lei, Zi è tanto buona" aggiunse.
"Tranquilla, voglio solo vedere che cosa le succede" disse Rivka.

Salì verso la camera di Ziva e Tali la seguì, sedendosi per terra vicino alla porta per essere sicura che Rivka non si comportasse male con Ziva.
Quando Rivka entrò Ziva era ancora nella stessa posizione di prima e stava ancora piangendo.

"Tali dice che stai male, che ti senti?" le chiese abbastanza fredda.
"Non sto male" rispose.
"Però stai piangendo, qualcosa deve essere successo" disse Rivka.
"E ora sei qui a chiedermi come sto, perché? Non mi hai parlato per settimane cosa è cambiato?" chiese Ziva mentre continuava a piangere.
"Tua sorella è preoccupata... E anche io" rispose sedendosi sul bordo del letto accanto a Ziva.
"Tu non piangi se non c'è un vero motivo. Che hai?" aggiunse.

Nonostante per settimane si fosse comportata come se Ziva non esistesse, dentro di sé era sempre preoccupata per lei.
E ora vederla così la mandava in ansia, perché non sapeva cosa stesse capitando alla figlia.

"Come fai a saperlo? Praticamente non mi conosci" rispose Ziva.

Non aveva tutti i torti, Rivka non aveva fatto più di tanto per conoscere Ziva. Non si era sforzata molto a capirla, soprattutto considerando che quando era arrivata a casa sua aveva appena perso padre e fratello e lei non si era nemmeno offerta di farla sfogare.

"Immagino che tu stia così per colpa mia. Parlami, Ziva" disse Rivka.
"Ora dovrei parlarti, dopo che tu non mi hai rivolto la parola per settimane?" si lamentò.
"Hey, lo so che mi sono comportata male. Ma ora sono preoccupata" disse sinceramente.
"Non è colpa tua, questa volta. E comunque non voglio parlare con te, non capiresti. Ti arrabbieresti solo" rispose Ziva piangendo ancora più forte.
"Qualsiasi cosa mi dirai, non mi arrabbierò te lo prometto. Puoi anche urlarmi contro se ti aiuta" disse Rivka.

Ziva continuo a piangere scuotendo la testa, non voleva parlare con la madre. Sapeva che l'argomento Tony era fuori discussione e non aveva voglia di sentire altre prediche in quel momento. Stava già abbastanza male per conto suo.
Ma Rivka aveva già capito e siccome voleva dimostrare alla figlia che era davvero disponibile, prese le redini del discorso.

"Riguarda Tony, vero?" disse togliendo i capelli dalla fronte sudata di Ziva.

Lei la guardò all'improvviso, indecisa se quell'affermazione precedeva un altro scontro o se la madre era davvero interessata a sapere.
Ziva annuì, sperando nella seconda opzione.

"Che succede, avete litigato?" chiese.
"Senza che ti arrabbi, posso chiederti cosa ti interessa? So che saresti solo felice se ci fossimo lasciati" rispose Ziva.
"Dopo parliamo di come mi sono comportata io. Adesso tu devi dirmi che ti succede, amore" le disse Rivka.

"Non abbiamo litigato. Non è successo nulla tra di noi. È per una cosa che è successa oggi a scuola" rispose Ziva.
"Perché non me la racconti allora?" disse Rivka.

A Ziva ci volle un po' per trovare la voglia di parlare, Rivka dovette insistere ma alla fine Ziva raccontò quello che era successo.
Rimase sdraiata singhiozzando per tutto il tempo, mentre Rivka le accarezzava la schiena cercando di calmarla.

"Io lo so che Tony non è così mamma, però avrei tanto bisogno di parlargli" ammise mentre stringeva l'orsacchiotto.
"Non ne avete discusso mentre tornavate da scuola?" le chiese Rivka.

Non parlando con la figlia da molto non sapeva che Tony quella settimana non era a casa.

"Lui non è a scuola, è ad un ritiro sportivo" spiegò Ziva.
"Perché non gli telefoni allora? So che non è la stessa cosa, ma almeno potreste parlare" propose Rivka.
"Non posso. È un ritiro, tornano lunedì e non possono usare telefoni o cose simili" spiegò Ziva.

Ora Rivka capì la disperazione della figlia.
E capì anche che era stata davvero stupida a non voler vedere che quello che c'era tra la figlia e Tony era molto più che una storiella tra adolescenti basata sul sesso.
L'unica cosa che poté fare in quel momento fu abbracciare la figlia, lasciando Ziva piuttosto sorpresa.
La fece sedere e la strinse forte a sé.

"Amore, vedrai che i giorni passano veloci è già giovedì" cercò di consolarla.
"Non è vero" si lamentò lei. Era proprio giù di morale in quel momento e vedeva tutto sbagliato.
"Ho bisogno di Tony, mamma. Mi sento sola... Mi sento male come quando Ari e papà sono morti" disse.

Ora Rivka poteva vedere. Questo crollo di sua figlia era in larga parte dovuto alla mancanza di Tony, ma Ziva si teneva dentro dolore da molto tempo e ora stava esplodendo.
Rivka decise di lasciarla sfogare, ne aveva bisogno.

"Mi mancano tutti, mi sento come se non avessi nessuno e mi viene il panico" disse Ziva.
"Lo vedo tesoro, ma non sei sola. Tony torna presto e ci siamo io e tua sorella qui. Dei bei respiri, forza" cercò di calmarla Rivka.

Ziva continuò a singhiozzare e piangere tra le braccia della madre. Era una cosa che non pensava sarebbe mai successa, ma ora si sentiva al sicuro lì e non voleva lasciarla andare.
Rivka si preoccupò quando sentì la figlia respirare faticosamente.

"Ziva, tesoro. Soffri ancora d'asma?" le chiese.

Era un problema che aveva avuto da piccola, quando si stressava molto faticava a respirare. Ma Rivka se ne era andata quando aveva otto anni e non sapeva se la cosa si era risolta.

"Qualche volta quando mi agito troppo" spiegò Ziva.
"Dov'è l'inalatore?" le chiese.
"Nel cassetto del comodino" rispose.

Rivka lasciò che lo usasse e che tornasse ad abbracciarla.
Rimasero lì finché Ziva non fu abbastanza calma.

"Ora ti devo parlare. Ti va di scendere con me in salotto? Beviamo un tè e tu mi ascolti" propose Rivka.
"Ok. Però mamma, non ho voglia di litigare oggi, ti prego" rispose.
"Nessun litigio, mamma ti deve delle spiegazioni e anche delle scuse" spiegò.

Uscendo dalla stanza incontrarono Tali che era rimasta fuori ad aspettare.

"Tali, ti va di aiutarmi e preparare un buon tè per me e tua sorella?" le chiese Rivka per coinvolgerla e mostrarle che la sorella stava più o meno bene.
"Si. Sei malata Ziva?" chiese Tali.
"No, amore" rispose lei.
"Sei solo triste?" chiese ancora.
"Si, un po' ma ora le passa vedrai" rispose questa volta Rivka mentre scendevano in salotto.

Una volta preparato il tè Tali si mise a fare i compiti al tavolo della cucina, lasciando che Rivka e Ziva parlassero.

"Prima di tutto ti devo chiedere scusa. Il mio comportamento non è stato accettabile" iniziò Rivka.

Già a queste parole Ziva era sorpresa, non avrebbe mai immaginato che la madre potesse scusarsi.

"Che io accettassi o meno Tony, non avevo il diritto di trattarti così. E mi dispiace di essermene resa conto dopo averti fatto soffrire tanto" aggiunse.

Ziva aveva le lacrime agli occhi di nuovo, più che per quello che la madre stava dicendo perché stava ripensando a quello che era successo nelle settimane passate.

"Mi rendo conto solo ora che se ti avessi ascoltato fin da subito mi sarei accorta di quanto importante Tony è per te" disse.
"Perché non l'hai fatto, mamma? Credevi che stessi con lui solo per darti fastidio?" chiese Ziva.
"No. Potrai dire che ti conosco poco ma so che non ti comporteresti in modo così sciocco" rispose.
"E allora perché non sopporti Tony? Non ti ha fatto nulla se non rendermi felice" domandò asciugandosi gli occhi.

Rivka prese un bel respiro.

"La verità è che... Ho tanta paura che tu debba sopportare quello che ho passato io. Quando avevo la tua età pensavo di aver trovato l'amore della mia vita e invece lui mi ha solo usata. E ho sofferto tanto. E non voglio che questo accada a te" spiegò.
"Ti riferisci a papà? È lui che ti ha usata?" domandò Ziva.
"No. Io e tuo padre ci amavamo, anche se puoi pensare il contrario. Abbiamo fatto gravi errori entrambi ma quando ci siamo sposati ci amavamo molto" rispose Rivka.
"E perché hai questa paura. Non sono stupida mamma, capisco quando qualcuno mi prende in giro" commentò Ziva.
"Ho paura perché sei mia figlia e non ti voglio vedere soffrire" rispose.

A Ziva scappò un singhiozzo al quale Ziva reagì prendendole la mano.

"Non ti offendere mamma, ma tutto quello che hai fatto finora mi ha fatto soffrire comunque" commentò.
"Lo so. Mi dispiace tanto. Ero così convinta di quello che facevo che non vedevo che stavo solo peggiorando la situazione" rispose.
"Lo sai vero che ti voglio bene" aggiunse.
"Scusa, mi riesce difficile crederlo. Da quando mi hai lasciata che ero piccola ho sempre pensato che non mi volessi bene" disse sinceramente.
"Non posso biasimarti. Ma voglio che tu sappia che non sono andata via per colpa tua, la situazione era troppo pesante per rimanere" rispose.
"Ma se il problema era con papà, perché almeno non hai continuato a rimanere in contatto con noi? È stato difficile senza di te" ammise Ziva.
"Non ho scusanti, Ziva. Sono stata egoista e se potessi tornare indietro farei tutto diverso" rispose Rivka.
"Vorrei che si potesse davvero tornare indietro" commentò Ziva.

Rivka appoggiò la tazza di tè che aveva in mano e si rivolse a Ziva in modo molto serio.

"Ascoltami, non posso cambiare il passato per quanto lo vorrei. Ma posso fare meglio ora, scusandomi per come ho reagito in queste ultime settimane e cercando di comportarmi bene. So che ami Tony e ho visto che lui ama te, e sono stata sciocca a cercare di separarvi. Vorrei solo sapere se mi puoi perdonare e lasciare che ti aiuti" le disse.
"Ok" rispose Ziva piangendo.
"Promettimi però che non farai mai più una cosa così. Stare senza Ari e papà e perdere anche te è stato orribile. Ho diciotto anni ma non posso fare tutto da sola, ho bisogno della mia mamma" aggiunse.

Rivka l'abbracciò di nuovo, ora sentiva anche lei la voglia di piangere ma cercava di essere forte per Ziva che quel giorno era particolarmente emotiva.
Lasciò che si sdraiasse sul divano e riposasse un po', era stanca dopo aver pianto e si addormentò subito.

"Riposati ora e domani non importa che vai a scuola, puoi restare a casa e rilassarti" le disse Rivka.
"Ok. Mamma" rispose Ziva fermandola.
"Mi vuoi bene anche se ti faccio arrabbiare?" le chiese.

A Rivka sembrò una bambina fragile e insicura e capì che probabilmente lo era, visto che era dovuta crescere in fretta e non aveva avuto il tempo di essere un bambina come le altre.

"Certo che ti voglio bene, Ziva" le disse.
"Anche io" rispose lei.

Mentre Ziva riposava e Tali faceva i compiti, Rivka decise di fare qualcosa per la figlia.
Le aveva fatto molta tenerezza e sapeva che finché Tony non fosse tornato Ziva sarebbe stata fuori fase.
Tuttavia si rese conto che un modo per farla stare un po' meglio c'era. Prese il telefono e chiamo Senior, sicuramente lui poteva aiutarla.

"Mi dica. Qualcosa non va con Ziva?" chiese.
"No... In realtà si" rispose Rivka.
"Devo venire lì?" chiese Senior preoccupato.

Quando Tony era andato via gli aveva promesso che nel caso Ziva avesse avuto bisogno lui ci sarebbe stato.

"No, mi deve fare un favore. Ho bisogno di parlare con suo figlio, è per Ziva" disse Rivka.

Passò dieci minuti a spiegare la situazione e Senior si offrì subito di aiutarla, lui aveva un numero con cui poteva mettersi in contatto con Tony in caso di emergenza e non esitò ad usarlo.

Mentre Senior faceva la telefonata, Rivka portò Tali a casa di un'amichetta. Aveva bisogno di dedicarsi a Ziva per alcune ore senza dover prestare attenzione a Tali.
E, nonostante tutto, la bambina fu felice di poter passare ore a giocare con la sua amica.

Poco prima che Senior arrivasse a casa loro per passarle a prendere, Rivka svegliò Ziva.

"Hey, Ziva. Sveglia tesoro" le disse aspettando che aprisse gli occhi.
"Che succede? È pronta la cena?" chiese lei assonnata.
"No, dobbiamo andare in un posto. Bisogna che ti metti la giacca" le disse.
"Perché? Ho mal di testa, mamma. Non si può rimandare a domani?" chiese Ziva.
"No, mi dispiace. Ma vedrai che non ti pentirai di essere uscita" le rispose.

Quando Ziva vide Senior ad aspettarle rimase confusa e quasi si spaventò pensando che a Tony fosse successo qualcosa.
Ma poi capì che non era possibile, erano tutti troppo rilassati.

Passarono il viaggio in macchina in silenzio, Ziva aveva la testa appoggiata al finestrino e stava ad occhi chiusi.
Li riaprì quando si fermarono in un campo piuttosto buio e isolato.

"Dove siamo?" chiese ancora più confusa.
"Aspetta" le disse Senior mentre mandava un sms.

Passarono un paio di minuti prima che Tony comparisse insieme al suo allenatore.
Non appena lo vide, Ziva scese dalla macchina e gli corse incontro piangendo. Si buttò tra le sue braccia e lasciò che lui l'abbracciasse.

"Amore mio, che succede?" le chiese preoccupato.

Il padre aveva parlato al telefono con l'allenatore e non gli aveva spiegato tutto la storia. Anzi aveva dovuto insistere molto perché portasse Tony al campo, di nascosto dagli altri. Era per quello che ci erano andati in tarda serata, se gli altri amici di Tony se ne fossero accorti avrebbero voluto fare tutti la stessa cosa.

"Tony" riuscì a dire solamente lei.
"Ziva, mi sto spaventando. Mi hanno chiamato e mi hanno detto che era urgente. Che hai?" chiese ancora senza ricevere risposta.

Poi vide Rivka e gli vennero dei dubbi.

"Hey, Israele. È ancora colpa della mamma? È per questo che sei così disperata?" le domandò mentre le accarezzava i capelli.
"No, la mamma mi ha aiutata. Mi sa che ha complottato con tuo padre per portarmi qui" rispose intuendo cosa avesse fatto sua madre.

Ziva spiegò a grandi linee a Tony cosa era successo quel giorno che l'aveva fatta stare così male.
Ne avrebbero riparlato con calma una volta che Tony fosse stato di nuovo a casa. Ora Ziva voleva godersi il suo Tony per un po' perché sapeva che presto anche lui sarebbe dovuto rientrare in camera con i suoi compagni.

Rimasero sempre abbracciati, staccandosi un attimo solo per baciarsi.
Quanto erano mancate a Tony le labbra di Ziva e quanto Ziva desiderava riabbracciare lui. Ora che finalmente erano assieme lei non voleva più lasciarlo andare.

Tony prese l'iniziativa e dopo aver chiesto il permesso andò a sedersi in macchina con Ziva.
Rimasero dentro a chiacchierare per un po' finché finalmente lui non riuscì a farla addormentare tra le sue braccia.
Voleva che lei andasse a casa senza ricominciare a piangere perché doveva lasciarlo là. Ci avrebbe pensato suo padre a portarla a dormire una volta arrivati a casa e la mattina dopo Ziva si sarebbe svegliata nel suo letto e la brutta giornata appena passata sarebbe stato solo un brutto ricordo.

Le diede un delicato bacio sulle labbra prima di scendere dalla macchina.
Si avvicinò a Rivka e le disse "Non si preoccupi, quando torno a scuola parlo io con la ragazza che ha detto tutte quelle falsità a Ziva".

A quel punto Rivka, pur sapendo di aver poco tempo decise di scusarsi con il ragazzo.

"Grazie. E senti, ne riparleremo ma voglio scusarmi anche con te per come mi sono comportata. E ringraziarti per stasera, Ziva stava davvero male prima" disse rapidamente.
"Si figuri. Ripartiamo da zero. E comunque, perché lo sappia, lei mi è sempre piaciuta. Sapevo che in fondo era una buona madre. Una persona meravigliosa come Ziva da qualche parte deve essere venuta fuori, no?" rispose lui.

E quella per Rivka fu la conferma dell'errore che aveva fatto a non fidarsi di Tony. Era un ragazzo educato ed intelligente, un'altra persona al suo posto non si sarebbe comportata così educatamente.

"Oh, papà. Grazie" disse Tony prima di andare via.
"Figurati, Junior. Ci vediamo lunedì sera" concluse Senior.

Tornando a casa Rivka non poté fare a meno di pensare che aveva sbagliato anche con Senior, ma che proprio le parole che lui aveva detto erano state quelle che l'avevano sbloccata.

"La ringrazio per essere venuto a parlarmi, l'altro giorno. E anche per aver aiutato mia figlia più di una volta" disse.
"L'ho fatto volentieri. Spero che ora si fiderà di mio figlio" rispose Senior.
"Certamente. Vorrei invitarvi a cena, appena Tony tornerà a casa" propose Rivka.
"Mi sembra un'ottima idea. È da quando so che i nostri ragazzi stanno insieme che aspetto questo momento" confessò Senior.

Dopo aver accompagnato Rivka e Ziva a casa e aver messo Ziva nel suo letto, Senior tornò a casa soddisfatto.
Rivka sistemò Ziva per la notte e rimase un po' in camera con lei per assicurarsi che la figlia dormisse bene.
Si diede della stupida per averla fatta stare così male. Ma ora tutto sarebbe cambiato, aveva capito i suoi errori e non gli avrebbe più rifatti.

Lasciò la stanza di Ziva sorridendo, perché sapeva che da quel giorno finalmente tutto sarebbe stato come doveva essere.





Note dell'autrice:

BUM sono tornata XD
In anticipo rispetto a quello che vi ha detto Slurmina ieri XD
Scusate, sono stata male e poi sono partita per una breve vacanza con delle amiche e non ho potuto scrive o aggiornare -.-"

Però per farmi perdonare ho scritto questo capitolo, più lungo del solito. E poi c'è anche finalmente il momento in cui Ziva e Rivka fanno la pace! Che volete di più? LOL
Spero vi sia piaciuto.

Per la cronaca, questo capitolo è dedicato a Slurmina, perché in questo periodo mi ha sopportato molto e perché lo aspettava da veramente così tanto che non ho potuto aspettare venerdì e le ho fatto la sorpresa pubblicando oggi XD
Spero sia quello che aspettavi da tanto ahahah

Ok, detto ciò vi lascio!
A prestooooo

Baci, Meggie. 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Family and Friends. ***


Family and Friends

Tony tornò a casa il lunedì seguente e fintamente Ziva poté ricominciare a a passare il tempo con lui.
Dopo il chiarimento con la madre si sentiva molto meglio e adesso che anche Tony era lì tutto andava bene.

Tra l'altro quel giorno era molto felice, Rivka e Senior si erano organizzati per fare una cena tutti assieme a casa di Ziva.
Era una cosa che Ziva aspettava da un po', da quando avevano detto a Senior che stavano assieme.
Avevano organizzato il tutto per martedì sera, anche se il giorno dopo c'era scuola nessuno voleva aspettare.

Tony e Senior avrebbero portato la carne da cuocere sul barbecue, mentre Rivka avrebbe preparato la pasta.
Siccome Ziva sapeva che Tony era appassionato del dolce che faceva sempre lei, decise di prepararlo assieme alla sorella.

Tali si divertiva sempre a cucinare con Ziva e quel giorno lo fece ancora più volentieri perché sapeva che Tony sarebbe venuto a cena.

Rivka si andò a preparare mentre le figlie apparecchiavano la tavola, così che potessero andare a prepararsi anche loro dopo, mentre lei controllava la cena.

"Zi, tu e Tony vi sposerete?" chiese Tali mentre sistemava le posate.

Ziva la guardò un po' sconvolta.

"Tali, tesoro. Sono ancora un po' giovane per sposarmi... Cosa ne dici se ci pensiamo tra qualche anno?" le disse ridendo.
"Oh... No, perché state sempre assieme e nei film quando due persone stanno sempre assieme poi si sposano" spiegò seria.
"La vita non è un film nanetta" le rispose Ziva sorridendo.

Tali rimase un attimo a riflettere.

"Però quando vi sposerete io potrò farti da damigella d'onore?" chiese speranzosa.
"Quando mi sposerò tu sarai la mia unica damigella" le disse rendendola felice.
"Ma ora, metti i bicchieri o qui nessuno potrà bere stasera" aggiunse.

Dopo dieci minuti la madre arrivò pronta per la cena, dando il cambio alle figlie.
Poco prima che Ziva salisse le scale, Rivka la fermò per dirle una cosa su come si sarebbe dovuta vestire per la serata.

"Ziva, mettiti qualcosa di carino. Viene il tuo ragazzo a cena stasera, vogliamo lasciarlo senza fiato" le disse sorridendo.

Ziva apprezzò tantissimo, finalmente sua madre aveva capito quanto Tony fosse importante e la stava incoraggiando e sostenendo.

Decise di mettersi un vestito semplice ma elegante, non voleva esagerare in fondo sarebbero solo rimasti in casa.
Tuttavia quando Tony e Senior arrivarono a casa loro rimasero entrambi senza parole. Tony specialmente si ritrovò a fissarla e apprezzare ciò che aveva davanti.

"Sei stupenda" le disse baciandola.
"Anche tu sei... Piacevole" rispose ridacchiando.
"Divertente David" le disse mentre andavano verso gli altri.

Senior e Tony andarono nel giardino a preparare tutto per il barbecue e Ziva li seguì.
Tali e Rivka rimasero dentro casa, ad osservare da lontano il loro comportamento.

Ziva stava di fianco a Tony e lo aiutava a sistemare la carne sulla griglia, mentre Senior si assicurava che nulla si bruciasse.

"Allora Ziva, tutto bene con tua mamma?" chiese Senior.
"Si... Si, molto meglio ora" rispose.
"E grazie, so che è anche merito tuo se ora le cose sono migliorate" aggiunse.

"E mio? Anche io mi sono impegnato?" si intromise Tony.
"Oh, piccolo Tony egocentrico... Si anche merito tuo" aggiunse dandogli un bacio.

"Mamma, Ziva da sempre i baci a Tony. È perché si sposeranno vero?" chiese Tali.
"Tali, credo che sia presto per parlare di matrimonio. Ziva è giovane, troppo per sposarsi" ridacchiò Rivka.
"Anche lei lo ha detto. Ma si sono dati il bacio del vero amore, quindi devono" rispose la bambina convinta.
"Può essere che accada, ma lo vedremo con il tempo. Credimi se ti dico che è troppo presto" insistette Rivka.
"Ok... Ma tanto Ziva mi ha detto che potrò essere la sua damigella d'onore" rispose Tali.
"Ma è perfetto" commentò la mamma.

Poi si prese un attimo a guardarli, vedendo come si comportavano tra di loro. In modo così dolce e semplice che anche Rivka per un attimo si fermò a pensare se in un futuro lontano si sarebbero sposati.

Dovette riscuotersi dai suoi pensieri quando li vide andarle in contro con la carne cotta.
Era ora di mangiare e tutti si sedettero a tavola felici.
Chiacchierarono per tutto il tempo, parlando anche delle future partite di Tony.

Tali fece immediatamente notare a Tony che lei e Ziva avevano preparato il dolce apposta per lui.

"Così mi viziate, però" rispose lui prendendo una seconda fetta.

Finita la cena, Tony decise di aiutare Rivka a sparecchiare. Voleva essere educato e voleva anche scambiare due parole con lei.
Ma non fece in tempo a parlare che Rivka si rivolse a lui.

"Senti, come ti ho detto l'altra sera mi devo scusare" gli disse subito.
"Ti avevo davvero giudicato male e senza motivo. Sei un bravo ragazzo e Ziva è così felice con te che mi chiedo come ho fatto a non accorgermene prima" aggiunse.
"Tutti facciamo errori no? Non diamoci troppo peso ora che va tutto bene" rispose lui.
"Voglio solo che sappia che non ho intenzione di fare male a Ziva né di forzarla a fare ciò che non vuole" aggiunse.
"Lo so, l'ho capito ora. Anche perché in quel caso potrei ucciderti, ne sei consapevole vero?" rispose Rivka ridendo.
"Oh, credo di immaginare. Mai fare arrabbiare la mamma della tua ragazza, è la regola uno" commentò Tony.
"Ottima regola" disse Rivka.

La cena assieme andò molto bene tanto che Senior propose di organizzarne un'altra a casa sua la settimana seguente.
Ora che andavano tutti d'accordo dovevano approfittarne per passare tempo assieme.

Come al solito il giorno seguente Tony passò a prendere Ziva per portarla a scuola.
Arrivarono al parcheggio della scuola come al solito e parcheggiarono, ma videro o una cosa che proprio non si aspettavano.

"Hey, ma quello è Tim?" chiese Ziva confusa.
"Così sembrerebbe" commentò Tony sorpreso.
"Oh mio Dio. Ma quella è... È..." iniziò lei.
"È Delilah" completò la frase Tony.

Avevano appena beccato Tim e Delilah che si baciavano, nel parcheggio della scuola. Rimasero per un po' a guardare finché Delilah non andò via e Tim entrò nell'edificio.

Lo seguirono dentro e si avvicinarono fingendo di non sapere nulla.

"Allora, Timmy tutto bene?" chiese Tony.
"Si e voi?" rispose lui.
"Benissimo" disse Ziva.
"Ultimamente ti si vede poco in giro" aggiunse.
"Sono impegnato, con lo studio" rispose lui.

Tony e Ziva si guardarono complici.

"Ah, si? Inizi presto a studiare per gli esami finali" disse Ziva.
"Perché voglio prendere il massimo dei voti, non come Tony" scherzò McGee.
"Simpatico. Immagino che la tua materia preferita sia lingue, vero?" disse Tony.

Ziva non poté fare a meno di ridere, perché sapeva benissimo che Tony stava usando un doppio senso.

"Eddai Timmy, dicci la verità" lo incoraggiò Ziva.
"Ma questa è la verità" rispose lui che stava sospettando che i suoi amici sapessero qualcosa di più.
"Bugiardo" commentò Tony.
"La verità inizia con D e finisce con H" aggiunse.

Tim si bloccò, era stato scoperto.

"Come fate a saperlo?" chiese.
"McGee, baciarsi nel parcheggio della scuola equivale a mettere i manifesti, amico" gli disse Tony.

Tim arrossì, era stato scoperto e i suoi amici lo stavano fissando. Sapeva che sarebbero arrivate le domande ma sperava che lo lasciassero in pace presto.
Non che si vergognasse anzi, però era un tipo riservato e non aveva voglia di raccontare tutti i dettagli.

"McGee... Da quanto state assieme?" gli chiese Ziva curiosa.
"Due settimane... É per questo che non ve l'ho detto. È una cosa nuova anche per me..." rispose.
"Non giustificarti, Timmy. E raccontaci come è successo" disse Tony.

McGee sospirò prima di iniziare il racconto.

"Siamo usciti spesso negli ultimi tempi e una sera l'ho invitata a giocare ad uno dei miei giochi di ruolo a casa mia... Ed è successo, ci siamo baciati" raccontò semplicemente.
"Ma che cosa dolce, Tim" commentò Ziva.
"Dolce? Dei videogame?" scherzò Tony.
"DiNozzo, chiudi la bocca. Ognuno ha i propri interessi. Non rompere" lo zittì Ziva.

"Lo hai già detto ad Abby?" aggiunse.
"No. E vi prego, non fate e parola con lei. È la mia migliore amica, voglio dirglielo io" li pregò.
"Ma certo, saremo muti come tombe" rispose Tony.

McGee lo guardò con sospetto, poi fissò Ziva.

"Non preoccuparti Tim, lo tengo zitto io" lo rassicurò Ziva.

Dopo averlo tranquillizzato, Ziva prese le cose dal suo armadietto e andò in classe.
Quel giorno la prima ora Ziva era da sola, mentre Tony era con McGee. Ne approfittò per scambiare altre due parole con l'amico.

"Lo sai Tim? Sono proprio orgoglioso di te. Hai fatto centro" gli disse Tony.
"E sono anche felice, questa Delilah sembra avere un buon effetto su di te. Ultimamente sei molto più allegro" aggiunse.

McGee rimase confuso inizialmente.
Non pensava che Tony potesse essere così serio senza prenderlo in giro.

"Grazie. Ho seguito i tuoi consigli e hanno funzionato" rispose McGee.
"I miei erano solo consigli standard, è merito tuo se l'hai conquistata" gli spiegò.

Tim sorrise.

"Comunque, appena dirai a tutti la buona notizia dovremmo fare un'uscita a quattro con me e Ziva" aggiunse.
"Forse dovremmo portare anche Abby, non vorrei che si offendesse" commentò Tim.
"Penso che preferirebbe non venire, nessuno vuole fare il terzo in comodo, o in questo caso il quinto in comodo. Ma glielo chiediamo comunque" rispose Tony ridacchiando.

Passarono il resto della lezione in silenzio e si salutarono prima di cambiare classe.
Tony andò verso quella di Ziva, visto che l'ora dopo l'avevano assieme.

Appena vide uscire Ziva si accorse che in aula con lei c'era anche Jeanne. Quello era il suo momento, voleva scambiare due parole con Jeanne e chiarire la situazione. Non gli era ancora andato giù quello che aveva detto a Ziva.

"Israele, vai in classe ad aspettarmi? Devo parlare con Jeanne" le disse.

Ziva sapeva cosa voleva fare, sperava solo che non facesse dei danni.

"Ok, ma per favore non farti sospendere" gli rispose.
"David, che credi? Faccio il bravo, voglio solo parlarle" le disse.

Ziva gli diede un bacio e si avviò in classe, mentre Tony andò in contro a Jeanne.

"DiNozzo, che vuoi? Già stanco della tua ragazza?" gli disse lei.
"Smettila. E no non mi stancherò mai di Ziva" rispose Tony.
"Volevo solo chiederti se potevi lasciarla stare" aggiunse.

Jeanne chiuse il suo armadietto e si voltò verso di lui.

"Che ti ha raccontato? Cosa le avrei fatto se non dirle la verità?" chiese con aria scocciata.
"Prima di tutto nulla di quello che hai detto è la verità. Secondo non ti permettere mai più e dico mai più di prenderla in giro. Per qualsiasi motivo, specialmente per il fatto che ancora non abbiamo fatto sesso. É una cosa da apprezzare che non sia una ragazza facile e io sto vivendo questa nostra storia molto bene in questo modo" rispose Tony.

"Non ti scaldare. Fate quello che volete, ma non venirmi a dire che non vuoi fare sesso. Tu che ti saresti fatto tutta la squadra delle cheerleader fino ad un anno fa" commentò lei.
"Le persone cambiano sai. E in più, per tua informazione, non ho chiesto di uscire a nessuna di loro. All'apparenza potrò sembrare in un modo, ma sono diverso" rispose.
"Comunque, stai lontano da noi è stai lontano da Ziva. Intesi" aggiunse.

"Non ti preoccupare, io con Ziva non voglio avere nulla a che fare" concluse lei andando via.

Tony sperò davvero di essere stato chiaro, non gli piaceva che avesse fatto piangere Ziva e voleva che la lasciassero in pace.
Quando rientrò in classe Ziva lo aspettava con un sorriso. Così entrò e andò a sedersi di fianco a lei come ogni giorno.

"Tutto bene?" gli chiese.
"Certo. Le ho solo detto che non ho gradito come ti ha parlato" disse lui.

Ziva sorrise, le piaceva che il suo ragazzo fosse così protettivo con lei. Ma ripensando a quello che Jeanne le aveva detto le venne in mente che voleva discutere di un argomento importante con Tony.

Aspettò che finisse la giornata scolastica e chiese a Tony se quel pomeriggio potevano andare a prendere un gelato insieme.
Si stava molto bene all'aperto e pensava che avrebbero avuto un po' di privacy nel parco della gelateria vicino casa loro.

"Allora occhioni belli, che gusto prendi? Il solito?" chiese lui.
"Si grazie" rispose mentre Tony ordinava.

Pagò lui come al solito e andarono a sedersi su una panchina sotto un bell'albero.
Mangiarono il gelato chiacchierando e poi Ziva decise che era venuto il momento di parlare.

"Tony, vorrei dirti una cosa" iniziò.
"Quello che vuoi Israele, io ti ascolto" le disse.
"Hai presente quello che mi ha detto Jeanne l'altro giorno, riguardo al sesso?" rispose.
"Ziva, non farti condizionare da lei. Non ascoltarla, lo ha detto apposta per darti fastidio" la interruppe Tony.
"Non è quello... Io... Quello che ha detto mi ha fatto riflettere su di noi" iniziò.
"Voglio dire, stiamo assieme da un po' e ci amiamo. E prima o poi anche noi vorremmo fare qualcosa di più dei baci e le carezze, giusto?" aggiunse.
"Si certo, quando entrambi saremmo pronti.senza alcuna fretta" le rispose.

Ziva sorrise.

"È quello che fanno tutte le coppie. Solo che..." disse per poi bloccarsi.
"Solo che... Cosa?" le chiese.

Aveva lasciato la frase a metà e Tony non sapeva davvero cosa volesse dire.
La vide guardarsi intorno alla ricerca delle parole per spiegare quello che aveva in mente ma pareva solo agitarsi di più.

Nella sua testa, Ziva, aveva tutto il discorso pronto. Sapeva cosa voleva dire a Tony e come dirglielo e sapeva anche che Tony non avrebbe reagito male.
Solo che in quel momento si sentiva in imbarazzo e a disagio e non riusciva ad esprimersi.

Tony la vide arrossire e abbassare lo sguardo verso l'erba e cercò di andarle incontro provando a parlare per lei.

"Israele, sei spaventata che io non abbia pazienza di aspettare quando tu sarai pronta?" le chiese prendendole la mano.
"Perché lo sai che non è affatto vero che io mi stancherò e cercherò un'altra" aggiunse.

Ziva lo guardò scuotendo la testa.

"Non è quello" disse per poi rimettersi in silenzio.
"È allora cos'è, Zee? Hai paura di qualcosa?" le chiese serio.
"No... Io..." provò a ricominciare.

A quel punto Tony iniziò a preoccuparsi. Non conosceva tutto del passato di Ziva e non voleva che avesse avuto dei problemi con altri ragazzi.

"Ok, ora mi spaventi un po'... Va tutto bene, amore?" le chiese guardandola negli occhi.
"Non riesco a dirti quello che voglio" disse sinceramente.

A Tony fece tenerezza, così la tirò vicino a sé e l'abbraccio forte. Le fece appoggiare la testa al suo petto e le accarezzò i capelli.

"Prova di nuovo. E qualsiasi cosa sia io non giudicherò, ma ti aiuterò ok?" la rassicurò lui.

Ziva chiuse gli occhi e prese coraggio.

"Il problema è... Tony quello che voglio dire è che io non ho mai fatto sesso. Mai con nessuno. E non so se sono capace" disse.

Sul momento Tony sorrise ma poi si mise nei suoi panni e capì il disagio, sicuramente si stava sentendo come se avrebbe rovinato tutto.

"Hey, tutto qui?" le chiese cercando di guardarla in volto.

Ma Ziva stava nascondendo la testa sperando che lui non la vedesse arrossire.

"Intanto non è proprio un problema e poi cos'è questa preoccupazione per una sciocchezza del genere?" aggiunse.
"Ma io non l'ho mai fatto e ho paura di non essere capace" rispose.
"Perché non dovresti essere capace, occhioni belli?" le domandò.

Ziva sollevò lo spalle.

"Tony tu hai già esperienza, io rovinerò tutto. Sarò un disastro e tu darai ragione a Jeanne sul fatto che dovrai cercarti un'altra ragazza" disse.

Era piuttosto agitata e nervosa e non pensava a quello che diceva.

"Frena un po'. Da quando hai così poca fiducia in te stessa? Non sei la Ziva che conosco io" le rispose staccandola da lui per tornare a guardarla in faccia.
"E ora ascoltami. Non mi interessa proprio nulla se non hai esperienza, anzi. In più sono sicuro che non rovinerai nulla e, in ogni caso, ci sarò io a guidarti" aggiunse.
"Davvero?" chiese lei colpita dalle sue parole.
"Certo. E tra l'altro, non dobbiamo fare nulla oggi né domani. Ma solo quando ti sentirai abbastanza sicura da non avere questi pensieri sbagliati" le disse.
"Ok" rispose sorridendo.

Si sentiva come se si fosse tolta un peso, stava molto meglio.

"Sei più tranquilla ora?" le chiese.
"Si... È che avevo paura che la cosa non ti piacesse. Ma io ho avuto solo un altro ragazzo prima di te in Israele e con lui non è successo nulla" rispose.
"Oh, Ziva... Invece sai, apprezzo molto il fatto che tu non sia come tutte le ragazze, pronte ad andare con chi capita solo per divertirsi" le disse.
"E non sentirti così a disagio, va tutto bene" aggiunse dandole un bacio.
"Grazie" gli disse baciandolo a sua volta.

Prima di tornare a casa decisero di fare una tranquilla passeggiata nel parco.
A Ziva piaceva di non doversi preoccupare della reazione della madre nel vederla tornare più tardi del solito.


Camminavano mano nella mano e parlavano della loro giornata. Si gustavano davvero il tempo insieme e volevano poterne passare ancora di più.
Ma purtroppo dovevano fare i compiti e prepararsi per il giorno seguente, quindi Tony decise che era venuto il momento di ritornare a casa.

Come al solito accompagnò Ziva fin sotto casa e la salutò con un dolce bacio.
Aspettò che entrasse e si diresse verso casa sua.

Appena rientrata in casa, Ziva fu accolta dalla sorella che corse ad abbracciarla e dalla madre che le chiese come era andata la sua giornata.
Rimase a scambiare due parole con loro prima di andare in camera a fare i compiti.

Poco prima di addormentarsi ripensò a tutta la chiacchierata avuta con Tony e decise che prima di fare qualsiasi cosa con il suo ragazzo ne avrebbe parlato con sua madre.
Non che volesse il permesso ma pensava che alcuni buoni consigli le avrebbero fatto bene e inoltre si sarebbe sentita ancora più rassicurata.

Spense la luce per mettersi a dormire subito dopo aver mandato un messaggio a Tony.

"Ti amo, Zee" gli scrisse.







Note dell'autrice:

Oggi pubblico la mattina AHAHHAHA XD
Questo é un capitolo un po' di passaggio ma con punti importanti... Come per esempio l'ultima parte :)

La piccola Ziva si sente a disagio ma meno male che c'è il dolce Tony a rassicurarla <3
Poi finalmente Rivka si comporta da mamma, siiiii XD
E Tony ha fatto capire a Jeanne che deve lasciare stare la nostra Ziva LOL

Buon fine settimana XD
A prestoooooo

Baci, Meggie.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Confessions and Delilah. ***


Confessions and Delilah

Dopo la chiacchierata avuta con Tony, Ziva era sempre più convinta che parlare con la madre le avrebbe fatto bene.
Aveva sempre un po' di timore nel parlare di cose riguardanti lei e Tony, ma ora Rivka sembrava essere convinta e lei sentiva di aver bisogno della madre.

Così la domenica mattina, quando Tali ancora dormiva, scese in cucina dove la madre si stava già preparando la colazione.
Rivka rimase sorpresa a vedere Ziva in piedi così presto. Non che lei fosse una che dormiva fino a mezzogiorno, ma non si alzava nemmeno alle sette.

"Ziva, come mai in piedi così presto? Non stai bene?" chiese Rivka preoccupata.
"Cosa? No, sto bene. Volevo solo parlarti di una cosa" rispose lei.

Si sentiva di nuovo a disagio ora, ma se era riuscita a dirlo a Tony sarebbe riuscita anche con sua mamma.

"Ok, allora preparo un tè anche per te e mi dici tutto" le disse.

Ziva annuì e si mise a pensare come iniziare il discorso per non sembrare patetica e non fare arrabbiare la madre.
Quando anche Rivka fu seduta di fronte a lei prese un bel respiro e iniziò.

"Ho bisogno di dirti una cosa e ho anche bisogno di consigli. Ma sopratutto ho bisogno che non ti arrabbi con me" iniziò.
"Ok amore, stai tranquilla. Ti ascolto" la incoraggiò

"Io e Tony... Noi..." cominciò Ziva incerta.
"Mamma, io e Tony abbiamo parlato... E noi, cioè..." aggiunse.
"Ziva, parla. Sono qui per ascoltarti" le disse Rivka che aveva già capito cosa volesse dirle la figlia.

"Io e Tony abbiamo parlato del sesso. Non abbiamo ancora fatto nulla, però forse presto potrebbe succedere" riuscì finalmente a dire.

Rivka sorrise, le aveva fatto molto piacere che la figlia avesse pensato di parlarne con lei prima di fare qualsiasi cosa.
Lei non le avrebbe impedito nulla ma era pronta a consigliarla e sostenerla.

"E io mi sento tanto a disagio, perché non l'ho mai fatto con nessuno mentre Tony si" aggiunse.
"Questo a lui lo hai detto?" chiese lei.
"Certo. Mi ha detto che non cambierà nulla e che lo faremo solo quando io sarò pronta" rispose.

A Rivka venne un dubbio. Ziva non aveva avuto una figura femminile accanto durante l'adolescenza ed era sicura che Eli non avesse parlato con la figlia di certe cose.

"Ziva, qualcuno ti ha mai fatto il discorso sul sesso?" le chiese.
"Ari, un po' quando iniziai il liceo" rispose.
"Ma so come funziona, so tutto. Solo non l'ho mai fatto" aggiunse.
"Ok... Non posso dirti cosa fare o non fare. Ma posso dirti di stare tranquilla, Tony mi sembra davvero rispettoso e so che non ti farà fare nulla che non vuoi" le disse.
"E quando verrà il giorno mi devi promettere una cosa. Usate una protezione, non voglio che rimani incinta. Sia chiaro che voglio dei nipoti, ma non ora. È presto per fare la mamma. E quando te la sentirai vieni a parlare con me" aggiunse sorridendole.
"Ok" rispose Ziva semplicemente.
"Sia chiaro, non voglio nessun dettaglio. Solo fammi sapere come ti senti" le spiegò.

"Grazie mamma" le disse felice di come aveva reagito.
"Grazie a te di avermene parlato" rispose Rivka.

Poi si alzò in piedi e si avvicinò alla figlia.

"Vieni qui e abbracciami, la mia bambina sta crescendo" disse emozionata.
"Non sono più una bambina da un po', mamma" rise Ziva.
"Per me lo sarai sempre. Come quando ti prendevo sulle ginocchia e ti facevo le trecce" rispose Rivka.

Ziva sorrise felice nel rendersi conto che la madre aveva ancora dei ricordi su come era Ziva da piccola. Bei ricordi a cui Ziva ogni tanto pensava.

Quella mattina anche Tony era pensieroso.
Suo padre lo trovò in cucina davanti alla sua colazione, completamente perso nei suoi pensieri.

"Tony, sei sulla terra insieme a me o sei altrove?" gli chiese entrando.
"Oh... Buongiorno, papà" rispose riscuotendosi dai suoi pensieri.
"Stavo solo pensando" aggiunse.

Senior prese una tazza di caffè e si sedette al tavolo con il figlio.

"Tu che pensi? Wow, una novità" commentò ridendo.
"Grazie papà, ti voglio bene anche io" rispose Tony sarcastico.
"Scherzavo. Piuttosto dimmi, pensieri belli?" gli chiese.
"Direi di si..." rispose non troppo convinto.

E senior lo notò.
Non parlavano molto tra di loro ma, ora che c'era, voleva assicurarsi che il figlio stesse bene come fa un padre.

"Tony, che succede?" gli chiese ancora.
"Non lo so nemmeno io... Ma sono nervoso" rispose.
"Per cosa?" disse Senior.
"Io e Ziva abbiamo parlato di sesso e non so... La cosa mi mette ansia" spiegò.
"Junior, da quando hai l'ansia per queste cose? Mi sembra che tu non abbia mai avuto problemi con le ragazze" commentò il padre.
"Di solito non sono preoccupato, ma stiamo parlando di Ziva. Lei è speciale, papà. E in più è la sua prima volta... Non voglio spaventarla o sbagliare" rispose.

Senior guardò il figlio orgoglioso, si stava comportando da adulto.
E ora sapeva cosa dirgli per aiutarlo.

"Tony, il fatto che tu stia pensando a questo ti dovrebbe far capire che non hai nulla di cui preoccuparti. Perché sei già partito sapendo che dovrai stare più attento con lei e questo significa che sei consapevole e non vuoi solo divertiti. Se posso darti un consiglio, non programmare nulla lascia che accada e basta. E non agitarti perché è la sua prima volta. Sarà lei quella agitata e tu dovrai guidarla" gli disse.
"Tu credi?" chiese conferma Tony.
"Si. E assicurati che sia proprio convinta di quello che fa, aspettare un'altra settimana o il tempo di cii ha bisogno non cambierà le cose, anzi. L'aiuterà ad essere più rilassata" aggiunse.

Tony sorrise, sentendosi già più tranquillo.

"Grazie papà" rispose.
"Figurati. E ora? Facciamo colazione come si deve?" gli chiese.
"Certo" disse.
"Bene allora vestiti, andiamo al mio bar preferito" concluse Senior.

Aveva voglia di passare un po' di tempo con il figlio, in quel periodo lo stava proprio rendendo orgoglioso e si stava accorgendo che doveva recuperare il tempo perso.

Mentre la mattinata di Tony fu insieme al padre, quella di Ziva fu dedicata alla sorellina.
Tra la scuola e uscire con Tony durante la settimana non facevano molto assieme e ora che avevano un po' di tempo voleva farle compagnia.

Fu Tali a scegliere cosa fare quella mattina e decise che lei e Ziva avrebbero decorato il muro e il soffitto della sua cameretta con tante stelle fluorescenti che aveva comprato la settimana precedente con la madre.

"Zi, ne voglio tante sul soffitto così quando mi sdraio e guardo in alto sarà come essere all'aperto" disse Tali.
"Ok, allora ci servirà una scala perché io non sono così alta" rispose lei.
"Aspettami qui, vado a prenderla. Intanto decidi quante stelline attaccheremo sul soffitto" aggiunse.

Tornò cinque minuti dopo con la scala, aiutata dalla madre.
Le aveva sentite trafficare ed era curiosa di sapere cosa stessero facendo.

"É proprio una buona idea questa. Vi lascio lavorare, quando avete finito chiamatemi che sono curiosa di vedere cosa salta fuori" disse Rivka lasciandole sole.

Sapeva che avevano bisogno di un po' di tempo tra sorelle e lasciò che si divertissero insieme.

Attaccarono molte stelle sul soffitto e altre che scendevano per tutto il muro di fronte al letto di Tali.
A lavoro finito chiusero le tende e spensero la luce, godendosi lo spettacolo di stelle fluorescenti colorate.

"È super bellissimo! Nessuno ha una camera bella come la mia" esclamò Tali entusiasta.
"Penso che sia venuto perfetto. Cosa ne dici, chiamiamo la mamma e le facciamo vedere?" rispose Ziva.
"Ok" disse Tali.
"Ma prima, ho tenuto qualche stellina per te e voglio che le attacchiamo nella tua camera" aggiunse.
"Per me? Sei sicura che non le vuoi attaccare qui nella tua stanza?" si assicurò Ziva.
"Si, voglio che le tieni tu" rispose la bambina.
"Grazie, nanetta" disse Ziva.

Andarono nella sua stanza e decisero di attaccare quelle stelline sopra la testata del letto di Ziva.
Dopo aver completato anche quel lavoro chiamarono Rivka.

"Ragazze è davvero perfetto" disse ammirando il cielo stellato.
"Zi ha attaccato tutte quelle sul soffitto e io quelle sul muro. Siamo state brave, vero?" rispose.
"Molto brave. Quasi quasi le voglio anche io" scherzò Rivka.

A sentire quelle parole, Tali prese e andò a staccare una delle stesse che era sul muro.

"Ecco puoi avere questa" le disse dandogliela.
"No, amore. Tienila tu. E se avrò vogai di stelline verrò a vederle nella tua stanza" rispose Rivka riattaccando la stella dove era prima.

Il giorno dopo andarono tutti a scuola come al solito.
Ma quello era un giorno speciale, McGee avrebbe portato a pranzo con gli altri anche Delilah per presentarla a tutti.

Siccome era nel tempo si erano organizzati per andare a pranzare al campo da football della scuola.
A quell'ora nessuno si allenava e avrebbero potuto fare una sottospecie di pic nic veloce. Avevano tutti preso il pranzo da casa e Tony, che andava a scuola in macchina, si era occupato di portare due teli in modo da potersi sedere sull'erba.

Si incontrarono al campo all'ora di pranzo, erano a lezioni diverse quindi si diedero appuntamento là.
I primi ad arrivare furono Tony e Ziva e ne approfittarono per distendere i teli per terra.

"Dovremmo tenere a freno Abby o la ucciderà di abbracci e domande" commentò Ziva.
"Infatti, spero che arrivi qui prima di McGee e Delilah così la possiamo tenere a bada da subito" rispose.
"Però finché siamo soli, vorrei approfittarne per baciarti" aggiunse.
"Non farò nulla per impedirtelo, Tony" rispose lei avvicinandosi a lui.

Tony la prese per un fianco e la tirò a sé baciandola dolcemente.
Erano all'aperto e non volevano dare spettacolo, ma questo non implicò che il paggio fosse poco passionale.
Non si accorsero nemmeno che Abby era arrivata e li stava fissando.

"Scusate, se non vi disturbo sono qui" disse per attirare la loro attenzione.
"Abby" esclamò Ziva staccandosi immediatamente da Tony.
"Ciao ragazzi. Gli altri ancora non ci sono?" chiese impaziente.
"No. Li stiamo aspettando" rispose Tony.
"Bene. Io ho anche portato dei dolcetti. È un'occasione speciale dobbiamo dare il benvenuto alla ragazza di Tim" disse felice.

"A proposito di questo, Abby..." iniziò Ziva.
"Magari cerca di non spaventarla troppo ok?" concluse Tony.
"Cosa vorreste dire?" chiese confusa.
"Quello che vogliamo dire è che... Che sei molto espansiva e non sappiamo se lei gradisce" disse Ziva cercando di non offendere l'amica.

Abby sgranò gli occhi.

"A chi non piacciono gli abbracci? Specialmente i miei" commentò.
"A tutti piacciono... Ma solo se dati un po' alla volta, ok?" specificò Tony.
"Ok, mi comporterò bene... Ma sono eccitata comunque!" esclamò.

Tony e Ziva si guardarono, sapendo che Abby sarebbe stata Abby e non potevano farci nulla.
Infatti appena Tim e Delilah arrivarono la prima a lanciarsi in un abbraccio fu proprio Abby.

"Che piacere conoscerti. Io sono Abby, la migliore amica di Tim" disse dandole la mano e un altro abbraccio.

Subito dopo di lei si presentarono Tony e Ziva e alla fine si sedettero tutti per mangiare.
Delilah sembrò a suo agio fin da subito e parve apprezzare l'espansività di Abby.

Iniziarono a chiacchierare e fare domande a Delilah, e lei le faceva a loro.
Avevano voglia di conoscersi bene, visto che lei era la fidanzata del loro amico volevano che facesse parte del gruppo così da poter uscire assieme e divertirsi.

"Abby, Tim mi ha detto che anche tu sei appassionata di computer e che ti piacciono i videogiochi" disse Delilah.
"Oh, si tantissimo. Sei mai stata al laser game qui vicino alla scuola? E fantastico io e Tim ci andiamo spesso. Dovresti provarlo. Anzi perché la prossima volta non vieni con noi?" iniziò Abby senza fermarsi.

Fu Tony ad interromperla per dare tempo a Delilah di elaborare le mille informazioni.

"Abby, Abby! Respira tra una domanda e l'altra o dovremmo portarti in infermeria" scherzò lui.
"Sto respirando. Sono multifunzione io. Posso parlare e respirare e batterti all'ultimo gioco che ho comprato in contemporanea" rispose lei.
"Su questo non avevo dubbi" commentò Tony ridendo.

"Che scuola frequenti?" si intromise Ziva.
"La scuola privata in fondo a questa strada. Per questo riesco a passare a trovare Tim alle pause" rispose.
"Però non sono all'ultimo anno come voi, sono al penultimo" aggiunse.
"Allora hai la stessa età di Ziva" commentò Tony.
"Davvero? Anche tu sei al penultimo anno?" chiese Delilah curiosa.
"Ho un anno in meno di loro ma no, frequento l'ultimo anno. Ho fatto la primina in Israele" rispose.
"Oh, forte. E come erano le scuole in Israele?" chiese Delilah curiosa.
"Più o meno come qui. Ma con gente meno simpatica" commentò lei sbrigativa.

Tony sapeva il motivo.
Con quello che era successo alla sua scuole in Israele, la bomba e i compagni morti, immaginava che non avesse voglia di parlarne e soprattutto non aveva voglia di ricordare quei brutti momenti.

Sviò il discorso in modo che non dovesse rispondere a domande che le davano fastidio.

"E come si sta alla scuola privata? Sono molto severi?" chiese.
"No. In realtà è come la vostra scuola, ma costa di più e c'è meno gente" commentò lei ridendo.
"Io sono stato in collegio per un po' e credimi non lo rimpiango" disse Tony.

Si fecero tutti una risata quando Tony raccontò alcune cose pazze che lui e i suoi amici avevano fatto in collegio.
Omise la parte in cui lasciava il collegio, era una cosa che sapeva solo Ziva e non l'avrebbe condivisa con nessuno al momento.

Dopo aver pranzato e aver chiacchierato si accorsero che avevano n ora un po' di tempo da passare assieme prima che Delilah dovesse tornare nella sua scuola e loro in classe.
Così decisero di portare Delilah a fare un giro della scuola per mostrarle le aule e la palestra.

"Qui ci facciamo le partite di basket, Tony è il capitano della squadra. Dovresti venire una sera" disse Tim.
"Verrò molto volentieri" rispose lei guardando Tony.
"Così vedrai vincere la squadra con il capitano migliore" commentò.

Ziva diede una gomitata a Tony.

"Finiscila, DiNozzo!" gli disse.
"Non ascoltarlo mentre si pavoneggia. Ma comunque è vero, è molto bravo" aggiunse lei.

Rimasero ancora un po' insieme finché non venne l'ora per tutti di riprendere le lezioni.
Delilah fu molto felice di aver conosciuto gli amici di McGee e non vedeva l'ora di uscire una sera tutti insieme per poter continuare a conoscersi.
Nonostante le paure di Ziva e Tony, Delilah apprezzò molto Abby e i suoi abbracci.

Finita la giornata scolastica tornarono tutti a casa come al solito.
Quel pomeriggio non avevano compiti da fare, così Tony decise di rimanere a casa di Ziva per passare il tempo con lei.

Ora che Rivka lo aveva accettato non si faceva sfuggire occasione per passare il tempo con Ziva.

"Ciao ragazzi" disse Rivka vedendoli entrare.
"Ciao Tony" disse Tali con la bocca piena.

Stava facendo merenda e mangiava il pane con la Nutella.

"Tali, non parlare con la bocca piena" le disse la madre.
"E comunque ciao anche a te, sorella" aggiunse Ziva.

Tali si pulì le mani nel tovagliolo e corse ad abbracciarla.

"Ciao, Zi" disse.
"Nanetta, hai lasciato qualcosa da mangiare anche per noi?" le chiese.
"No" scherzò lei.

"Preparo un po' di pane e Nutella anche per voi. Succo d'arancia va bene, Tony?" chiese Rivka.
"Va benissimo" rispose lui sedendosi a tavola con Ziva.
"Tutto bene oggi a scuola, Tali?" le chiese.
"Si, ho preso dei bei voti" rispose.
"Molto brava" commentò Tony.

Mangiarono assieme la merenda poi Rivka e Tali uscirono in giardino lasciando un po' di tempo ai due.
Tony e Ziva invece si misero seduti sul divano, con la tv in sottofondo accesa.

Ma del programma che c'era guardarono poco, si persero a coccolarsi e baciarsi. Di tanto in tanto la madre dava un'occhiata dentro casa e li vedeva sempre abbracciati.

"Mi piace che tua mamma ora non ci ostacoli" disse lui.
"Si... Se lo avessimo fatto qualche mese fa, tu saresti stato cacciato a calci in questo momento" rise lei.
"Invece ora ti posso baciare così come se nulla fosse" disse dandole un bacio appassionato.

"Cosa ne pensi se questo week end andiamo al cinema?" le propose lui.
"Penso sia un'ottima idea. Cosa mi porti a vedere?" chiese lei curiosa.
"Il film horror appena uscito. Voglio vedere se ti spaventi" disse.
"Tony, non mi conosci ancora bene... Io non mi spavento mai" commentò lei con aria di sfida.
"Vedremo, come te la cavi con le invasioni aliene?" chiese lui.
"Benissimo. Ho visto anche E.T." rispose lei convinta.

Tony rise, Ziva non aveva la minima idea del film che le avrebbe fatto vedere. Sperava che si spaventasse così l'avrebbe potuta abbracciare.
Ziva dal canto suo decise che in ogni caso avrebbe finto di avere paura, voleva stare tra le braccia di Tony e farsi coccolare. Non le importava dovergli dare ragione dicendo che aveva paura.

Rimasero sul divano a baciarsi ancora un po' perdendo la cognizione del tempo.
Si resero conto che si era fatta sera quando Rivka e Tali rientrarono e li trovarono ancora lì.

"Piccioncini, sarebbe quasi ora di iniziare a preparare la cena" disse Rivka.
"Che fai Tony, resti con noi?" aggiunse.

Tony guardò Rivka colto di sorpresa.
Non si aspettava un invito a cena e non sapeva cosa dirle.

"Io... Non voglio disturbare, magari ha già programmato la cena" disse.
"Primo dammi del tu, secondo se ti ho chiesto se vuoi restare non disturbi" rispose.

Tony guardò Ziva, che gli stava sorridendo sperando che accettasse l'invito.

"Va bene... Ma solo se posso aiutare. Magari apparecchio?" propose.
"Va bene, se vuoi puoi anche lavare i piatti" scherzò Rivka.
"Ok, ci sto" rispose serio.
"Tony... Scherzavo non ti farò lavare i piatti, sei ospite" disse Rivka ridendo.

Anche Ziva sorrise, Tony le faceva ridere per quanto cercasse di essere accondiscendente con sua madre.

"Tony... Guarda che mia mamma l'hai già conquistata. Non importa che insisti" gli disse.
"Ma voglio continuare a piacerle" ammise.
"Le piacerai per sempre ora, credimi" concluse Ziva baciandolo.

Rivka li guardò e ruotò gli occhi.

"Hey, qualcuno non aveva detto che voleva apparecchiare?" chiese sarcastica.
"Arrivo" esclamò Tony.








Note dell'autrice:

Ciauuuu :)
Eccomi con il capitolo del venerdì, oggi cosa tranquilla... Tony e Ziva che parlano ai rispettivi genitori di quello di cui hanno discusso e poi conoscono tutti Delilah.

Eh beh, un finale un pochino TIVA ci sta sempre, vero? XD

Ho un'informazione di servizio: martedì parto e vado a Londra fino a venerdì... Quindi mi dispiace ma non pubblicherò i capitoli mercoledì e venerdì. Pubblicherò invece il lunedì prima di partire e riprenderò il lunedì successivo.
Scusate ma la vacanza chiama XD

Detto ciò a prestooooo
Baci, Meggie.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Date and Love. ***


Date and Love

Come le aveva promesso, quel week end la portò al cinema a vedere l'ultimo film horror che era uscito. Era sugli alieni e a detta di tutti era molto spaventoso.
Ci andarono di sabato sera, visto che la domenica avevano un appuntamento per una cena con Steve e Laura e poi avevano in programma di stare un po' da soli dato che Tony aveva la casa libera.

"Allora, piccola Ninja, pronta a spaventarti?" gli chiese lui.
"Te l'ho già detto Tony, io non mi spavento facilmente" rispose lei.
"Piuttosto, comparami i pop corn per favore" aggiunse.
"Al suo servizio" rispose lui andando verso il bar del cinema.

Ziva sapeva che non si sarebbe spaventata più di tanto, ma avrebbe comunque dato a Tony la soddisfazione.
Quando tornò con la ciotola di pop corn più grande che aveva trovato e due bibite entrarono in sala.

Tony iniziò una dissertazione sul regista del film e tutti i film passati che aveva fatto e Ziva finse di ascoltare interessata. Ormai conosceva la sua passione per il cinema ma lei non sapeva nulla di quello di cui lui parlava. Tuttavia non voleva deluderlo quindi fingeva di ascoltarlo.

"Ok, Tony. Silenzio ora, il film sta iniziando" lo zittì lei.
"Ma Ziva..." iniziò lui che non aveva finito.
"Hey, siamo qui per il film! Se volevo chiacchierare andavamo al bar" lo ammonì lei mettendogli in bocca dei pop corn.

Alla fine Tony si arrese e si mise in silenzio mentre il film iniziava. Aspettava con tutto sé stesso una scena che spaventasse Ziva a tal punto da fargliela abbracciare.
Non che non lo potesse mai fare ma era una cosa che desiderava, senza sapere nemmeno lui il perché.

Ma Ziva non gli diede soddisfazione subito. Lasciò passare alcune scene che spaventarono altre persone in sala, per fare vedere a Tony che aveva ragione. Si spaventava molto di rado.

"Allora è vero che non hai paura" commentò lui durante la pausa.
"Io te lo avevo detto, Tony" rispose prendendo un sorso della coca cola.
"Sei proprio una vera Ninja" disse baciandola.

"Tu piuttosto, hai sobbalzato già un paio di volte" lo prese in giro.
"Non è assolutamente vero, Israele" rispose subito.
"Ah davvero... Avrò visto male" disse lei.
"Povero il mio piccolo Tony spaventato, ti do un bacio e tutto torna a posto" aggiunse lei.

Si baciarono, Tony non avrebbe mai detto di no ma ci tenne a puntualizzare una cosa.

"Ho accettato il bacio solo perché ti amo, non perché avessi bisogno di essere calmato" disse subito.
"Ma certo, ovvio" rispose lei ridendo.

Le piaceva troppo prenderlo in giro.
Tuttavia, quando il film riprese, decise che era il momento di dargli ciò che voleva.

Aspettò la prima scena spaventosa e poi sobbalzò.
Guardò Tony spaventata e lui la osservò sorpreso.

"Oddio, ma questo è terribile. Che paura" disse fingendo per bene.
"Ah ah... La piccola David ha paura, ora" rispose lui.
"Non pensavo che questo film fosse così" disse lei.

Tony non ci pensò molto prima di abbracciarla e stringerla a sé. Era felice anche se si era accorto che Ziva aveva un po' esagerato la cosa.
Non obiettò, era quello che voleva. E in tutta sincerità anche Ziva apprezzava stare tra le sue braccia. Specialmente mentre lui le accarezzava i capelli e il braccio.

"Alla fine avevo ragione, come al solito" disse Tony mentre uscivano dal cinema.
"Ok, va bene. Mi sono un po' spaventata. Ma non come pensavi tu" rispose lei.
"Ma se mi stavo aggrappata come se non ci fosse un domani" ribatté lui ridendo.
"Bugiardo. Avevi paura quanto me" disse Ziva.
"No" rispose.
"Si" ribatté.
"Ho detto no" insistette lui.
"E io ripeto si" disse ancora un volta Ziva.

A quel punto Tony la baciò, per chiuderà la conversazione nel modo migliore possibile.
Lei rimase immobile e si lasciò baciare. Le piaceva quando Tony prendeva l'iniziativa, sapeva sempre cosa fare.

Proprio in quel momento passò di lì il professor Gibbs, che era al cinema con la famiglia.

"David e DiNozzo" scandì bene le parole dando uno scappellotto a Tony.
"Voi due sempre appiccicati eh?" aggiunse.
"Salve professore, bella serata per un cinemino eh?" rispose Tony sviando il discorso.
"DiNozzo non cambiare discorso. E cercare di non combinare guai voi due. Ricordate che ogni tanto dovete anche respirare" gli disse.

Ziva guardò il pavimento un po' in imbarazzo.
Non che stessero facendo nulla di male, ma era una persona riservata e il fatto che il professore li avesse visti mentre si baciavano la metteva leggermente a disagio.

Dopo aver salutato Gibbs ed essersi ripresi uscirono dal cinema. Anche se era sera, era già primavera e si stava bene fuori. Così decisero di fare un breve passeggiata vicino a casa.
Era il week end e nessuno dei due aveva un orario in cui tornare.

"Dalla prossima settimana dobbiamo studiare più seriamente. Gli esami si avvicinano" disse Ziva.
"Io sto studiando" rispose lui.
"Si, come no. Studiando in un modo tutto tuo, cioè facendo disegni stupidi sul libro. Mia sorella è più diligente di te" disse Ziva.
"Mi sento offeso. Sono un bravo studente io" commentò Tony.
"Non lo metto in dubbio. Dico solo che non stai studiando per questi esami. Vuoi prenderlo il diploma vero?" rispose Ziva.
"Certamente, Israele" disse Tony.
"Benissimo. Allora da lunedì prossimo, dopo la scuola faremo a turno e ogni giorno si andrà a casa di qualcuno per studiare insieme. Anche Abby e Tim sono d'accordo" rispose Ziva.
"E quando glielo hai chiesto?" chiese lui confuso avendo perso quella parte di discorso.
"Ieri, mentre tu eri impegnato a fare le barchette di carta" disse lei.
"Touché" rispose Tony ammettendo che non si stava concentrando molto in quel periodo.
"Oh, vedi. Con il francese non te la cavi poi così male Tony" lo prese in giro lei.
"Era una battuta? Dimmelo se devo ridere eh" rispose fingendosi offeso.

Ziva scoppiò a ridere e gli diede un colpetto sulla spalla.

"Dai Tony, non fare l'offeso. Io ti amo anche per questo" gli disse mettendosi davanti a lui e baciandolo.

Come conclusione di serata questo piacque ad entrambi.
Andarono ognuno nella propria casa dopo poco, si sarebbero visti la sera seguente per un'uscita a quattro con i loro amici.

Si incontrarono con Steve e Laura alla tavola calda vicino a scuola.
Volevano solo cenare assieme senza fare troppo tardi e quel posto gli piaceva molto. Tony aveva già in programma di portare Ziva a casa sua dopo la cena e passare il resto della serata assieme magari vedendo un film.

"Cosa ordiniamo?" chiese Steve.
"Per me il solito" disse Tony.
"Anche per me" rispose Steve dando un cinque al suo amico.
"Io prendo i Falafel e anche le patatine fritte" rispose Ziva.
"Un tuffo nella gastronomia israeliana" commentò Tony.
"E io prendo un hamburger piccolo" concluse Laura.

Iniziarono a mangiare e Tony non poté fare a meno di rubare il cibo dal piatto di Ziva.

"Hey sono buoni" disse assaggiando i Falafel.
"Certo che sono buoni, che credevi?" rispose lei dandogli uno schiaffetto sulla mano per farlo smettere.
"Sembrate una coppia sposata che litiga" commentò Laura vedendoli.

Ziva rise.

"Se fossimo sposati lo avrei già messo in riga" disse Ziva.
"Ma per piacere, io sono già perfetto così" rispose.
"Certo. Guarda, non riesci ancora a mangiare senza sporcarti la maglietta" disse mostrandogli che aveva della maionese addosso.
"Oh, una svista" rispose pulendosi.
"Ecco tutto perfetto, quasi non si vede" aggiunse.

Ad un certo punto le due ragazze andarono in bagno, lasciando Tony e Steve soli per un po'.

"Non capisco perché debbano sempre andare in coppia" commentò Tony.
"Probabilmente per sparlare meglio di noi" disse Steve divertito.
"Facile, parleranno di come mi sporco i vestiti mangiando" rispose.

"Piuttosto dimmi, come va con Ziva?" chiese Steve.
"Alla grande. Era da un po' che non stavo così bene" rispose Tony.
"L'ho notato. Mi fa piacere sai? E Ziva mi sembra davvero una brava ragazza" gli disse Steve.
"È perfetta... E non so come spiegarti ma con lei starei per sempre anche solo baciandola" rispose.
"Questo è proprio amore. Non l'avete ancora fatto, vero?" domandò.
"No, sarà lei a decidere quando" rispose Tony convinto.

"Da come ti guarda succederà presto, vedrai" gli disse.
"Quando accadrà io sarò pronto e voglio che lo sia anche lei" rispose.

Una volta che Ziva e Laura tornarono dal bagno ordinarono anche un dolce.
Entrambe le coppie condividerò una fetta di torta e furono Steve e Tony a pagare anche per le ragazze.

Decisero per una passeggiata per digerire la cena prima che ognuno si dirigesse a casa propria.

"Domani venite anche voi al nostro gruppo di studio?" chiese Tony.
"Quale gruppo?" chiese Laura.
"Ci troviamo per prepararci agli esami finali, siete dei nostri?" spiegò Ziva.
"Certo, dove?" chiese Steve.
"Domani è a casa mia, mio padre è via per lavoro abbiamo tutto lo spazio" rispose Tony.
"Ok, allora dopo la scuola tutti da te. Spero tu abbia delle patatine, DiNozzo. Mi serve il carburante per studiare" disse Steve.
"Ho tutto ciò che serve. Anche le birre" rispose.
"Che non toccherai se non vuoi che usi su di te qualche mossa Ninja che non hai mai visto" lo ammonì Ziva.

Scoppiarono tutti a ridere, tranne Tony che guardava gli amici divertirsi a sue spese.

"Begli amici ho, complimenti" disse.
"E qui c'è una certa ragazza israeliana che stasera torna a casa a piedi se continua così" aggiunse.
"Ma che permaloso... Un bacio e mi perdoni, su" gli disse.

Passarono un po' di tempo a ridere e scherzare assieme, prima di riprendere la macchina e salutarsi.
Durante tutto il viaggio in macchina Ziva non fece altro che guardare Tony. Quella sera era come in estasi, tutto le sembrava perfetto.

Arrivati a casa optarono per un film che davano in televisione, accoccolati sul divano.
Tanto sapevano come sarebbe andata a finire, dopo cinque minuti avrebbero iniziato a baciarsi e coccolarsi e il film non lo avrebbe più guardato nessuno.

E così fu, iniziarono una commedia romantica subito interrotta da carezze da parte di Tony.
Ziva prese l'iniziativa e cominciò a baciarlo, con passione.

Tony si accorse che qualcosa era diverso in lei, da tutta la sera.
Era più decisa, più convinta di quello che faceva.

"Io credo di essere pronta" disse mentre lo baciava.

Questa volta non ebbe esitazioni, ed era proprio quello il segnale per lei per farle capire che era pronta.
Tutte le altre volte trattare l'argomento la metteva a disagio, ma ora no.

"Pronta per cosa?" domandò Tony soprappensiero.
"Pronta" gli rispose guardandolo negli occhi.
"Oh" disse lui capendo.

Tony trovò il momento perfetto, la casa era tutta per loro e sia lei che lui erano pronti.
Si alzò dal divano e la prese per mano, non avrebbe lasciato che la sua prima volta fosse sul suo divano nonostante fosse un gran bel pezzo di arredamento.

Era nervoso, forse più di lei.
Ma non lo mostrò. In realtà era più emozionato che nervoso e voleva che tutto andasse bene per Ziva.

Una volta arrivati in stanza, chiuse la porta e senza dire nulla iniziò a baciarla di nuovo. Le aveva promesso che l'avrebbe guidata e aiutata, ma le parole non erano necessarie avrebbero creato solo imbarazzo.

"Ziva, ti amo" le sussurrò tra un bacio e l'altro.
"Ti amo anche io" rispose lei.

Tony iniziò togliendosi la maglietta per poi passare a quella di Ziva. Fece tutto lentamente, non sapeva come avrebbe potuto reagire e sopratutto voleva avere tempo di fermarsi se a lei qualcosa non piaceva.
Ma quando Ziva iniziò a sfilarsi la gonna da sola Tony capì che non doveva avere timori.

Si sdraiarono sul letto continuando a baciarsi.
Non dovevano avere fretta, dovevano godersi il momento.

Iniziò sfiorando la gamba di Ziva con la mano, molto vicino alle sue parti intime. Gesto che la fece sobbalzare.
Ma dopo l'iniziale sorpresa capì cosa stava facendo Tony, andava per gradi non voleva arrivare subito al dunque.
Iniziò a toccarla con la mano e lei non fece nulla se non continuare a baciarlo.

"Tony" disse lei sottovoce.

Lui si bloccò, timoroso di aver fatto qualcosa che lei non voleva.

"Cosa, Zee?" chiese.
"Niente, ma ti prego. Continua" rispose.

Non voleva fermarlo, anzi.
Tony continuò capendo che stava facendo bene e che non la stava mettendo a disagio.

"Ziva, sei ancora convinta?" chiese.
"Certo" rispose lei.
"Puoi fermarmi in qualsiasi momento, se farò qualcosa che non ti piace. E stai tranquilla, non ti farò male" le disse.
"Ok, stai tranquillo. Fallo e basta, non parlare più" rispose.

E Tony obbedì.
Iniziò e fece il più delicatamente possibile, era la prima volta per Ziva e sapeva che un po' male avrebbe sentito. Inoltre non aveva motivo per esagerare, avrebbero avuto altre occasioni in futuro per lasciarsi andare.

Ziva non ebbe un attimo di esitazione.
Come le aveva promesso Tony la guidò in tutto e lei non si sentì a disagio perché ancora non lo aveva fatto.
Fu la sua prima volta ma si sentì come se lo avesse saputo fare da sempre.

Le sensazioni che provò furono indescrivibili, Tony sapeva come muoversi e lo stava facendo imparare anche a lei.
Si sentivano liberi assieme e felici, molto Felice.tanto che Ziva si chiese perché non si fosse lasciata andare prima.

Rimasero a letto, abbracciati assieme.
Nessuno dei due parlò per un po', erano ancora avvolti dal piacere.

Tony giocava con i suoi riccioli mentre lei gli accarezzava il petto con una mano.

"È stato bello" disse lei dopo un po'.

Tony aspettava che lei lo dicesse, aveva bisogno di sapere che era andato tutto bene e non si era spaventata o trovata a disagio.

"Lo è stato davvero" rispose lui baciandola.
"Sono stata all'altezza?" chiese.
"All'altezza?" rispose confuso.
"Si, delle altre che hai avuto" disse seria.

"Ziva, che domanda è? Mia piccola Ninja è stato tutto perfetto e non devi nemmeno pensare a paragonarti alle altre" le rispose baciandola.

La sentì sorridere, felice della risposta ricevuta.
Quel momento era perfetto e nessuno dei due voleva interromperlo. Ma dopo un po' di tempo dedicato alle coccole e ai baci dovettero considerare l'orario.

"È mezzanotte passata, Israele" constatò Tony.
"Lo so... Possiamo mettere indietro l'orologio?" chiese lei.
"Se potessi lo farei... Ma a meno che tu non voglia dormire qui, e saresti la benvenuta, bisogna che ti rivesti e io ti riporto a casa" rispose lui.

Ziva chiuse gli occhi per un attimo, rimanendo appoggiata a lui.

"Non posso restare. Alla mamma ho detto che tornavo... Meglio se mi rivesto" disse a malincuore.
"Hey" disse lui trattenendola per un braccio.
"Rifaremo presto una serata così e tu potrai rimanere con me a dormire" aggiunse prima di darle un bacio.

Quando Ziva ebbe finito di rivestirsi Tony prese le chiavi della macchina e percorse il breve tratto per condurla a casa.
L'accompagnò sotto la porta di casa e prima di lasciarla andare le mise un ciocca di capelli dietro l'orecchio e le diede un bacio.

"Grazie, Tony" disse lei.
"Non ringraziarmi" rispose.
"Ci vediamo domani mattina, occhioni belli" aggiunse dandole un ultimo bacio.

Ziva rientrò in casa, completamente in estasi.
Non sapeva nemmeno se stava toccando con i piedi per terra o volava.

Era tardi e sia sua madre che sua sorella dormivano, quindi anche lei andò in camera e si preparo per dormire.
Chiuse gli occhi e ripensò alla bella serata appena trascorsa e si addormentò con il sorriso sulle labbra.

Fu il mattino seguente a colazione che si rese conto veramente di quello che era successo e di quanto ne fosse felice.
Avrebbe voluto condividere il momento con la madre, ovvio senza dettagli, ma non poteva perché anche la sorellina era lì.
Decise di aspettare la sera, dopo essere tornata a casa dal pomeriggio di studio con gli amici.

A differenza di quello che aveva previsto, fu lei e non Tony ad avere la testa tra le nuvole quel pomeriggio.
Ci mise tutto l'impegno a stare concentrata ma di tanto in tanto tornava alla sera successiva con il cervello e si perdeva nei suoi pensieri.
Fu l'ultima ad andare via da casa di Tony, voleva un breve momento con lui prima di salutarlo. Dopo la sera prima, fosse stato per lei, non si sarebbe più staccata da lui.

Una volta arrivata a casa, cenò e poi aspettò che Tali andasse a dormire.
Si sedette sul divano di fianco alla madre e raccolse le idee prima di parlare. Sua madre le aveva detto di parlargliene se voleva, quindi era sicura che non avrebbe creato drammi.

"Mamma, ti posso parlare di una cosa?" le chiese.
"Certo amore" rispose.
"Mi avevi detto che quando ero pronta te lo potevo dire" iniziò cercando di capire la reazione della madre.

"Io e Tony... Ieri sera l'abbiamo fatto" aggiunse arrossendo un po'.

La madre ci mise un attimo ad assimilare la notizia, attimo in cui Ziva si spaventò un po' credendo di aver azzardato troppo dicendoglielo.
Ma poi Rivka le sorrise e le prese la mano.

Era felice che Ziva glielo avesse detto così velocemente, voleva dire che si fidava.
Ed era ancora più felice perché poteva vedere negli occhi della figlia la felicità e la serenità.

"Sei cresciuta così tanto, Ziva" le disse ripensando a quando le cambiava i pannolini.
"Dimmi, sei felice?" aggiunse volendosi assicurare che stesse bene.
"Tanto mamma" rispose lei.
"E io sono felice per te. Tony ti ha trattata bene, vero?" chiese con istinto materno protettivo.
"È stato perfetto. Lui, il momento. Tutto" rispose.

Rivka capì che no. Poteva che essere andato tutto bene. Sembrava paradossale ma era felice che la prima volta di Ziva fosse Tony, ora che lo conosceva bene si era resa conto di che bravo ragazzo fosse.

Abbracciò la figlia d'istinto.

"Che fai mamma, mi stai stritolando" disse Ziva sorpresa.
"È che sono così orgogliosa" rispose emozionata.
"Che ti prende?" ripeté lei confusa.

Sua mamma non si era mai comportata così.

"Se reagisci così per questo, cosa farai quando ti dirò che mi sposo?" scherzò Ziva.
"Scoppierò a piangere" rispose Rivka.

Si misero a ridere entrambe.

"Ziva. Dimmi che hai usato una protezione" disse Rivka all'improvviso.
"Oddio, mamma!" esclamò lei.

Risero di nuovo. E andarono avanti così per almeno un'ora prima di andare a letto.
Era bello avere di nuovo una mamma.







Note dell'autrice:

BAM ahahah
È arrivato il momento anche per loro <3 cuccioli
Non è stato facile da scrivere ma spero sia venuto bene XD

E la parte con Rivka era d'obbligo :)
Spero vi sia piaciuto. Buon fine settimana :)

Baci, Meggie.

P.s.: dedica speciale per questo capitolo alla mia amica Slurmina :) non c'è un perché, mi va di farlo e basta XD  

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Exams and Vacations. ***


Exams and Vacations

Gli esami finali si avvicinavano inesorabili e la tensione iniziava a farsi sentire.
Ogni pomeriggio i ragazzi si trovavano per studiare assieme, a volte a casa di qualcuno e a volte anche al parco se il tempo lo permetteva.

"Cosa dobbiamo fare oggi?" chiese Tony.
"Matematica e fisica" rispose Ziva.
"Che bello! Le mie materie preferite!" esclamò Abby entusiasta.

La guardarono tutti male ad eccezione di McGee.
A nessuno piaceva matematica ne tantomeno fisica, più che altro faticavano a capirle.

"Che schifo di pomeriggio si prospetta" borbottò Tony lanciando la matita.
"Se tu avessi seguito le lezioni più attentamente ora non dovresti studiare tutto in una volta" commentò Ziva.
"Grazie professoressa David, la sua opinione mi aiuta molto in questo momento" le disse stizzito.

Ziva si mise a ridere e con lei Laura.

"Oh, Tony. Non ti preoccupare ti aiutiamo noi. Non lasceremo che ti boccino all'ultimo anno" ci tenne a rassicurarlo Abby con un abbraccio.
"Male che vada copierai da Timmy" aggiunse.
"Avete così poca fiducia in me? Nessuno pensa che possa imparare anche io queste cose?" chiese sconsolato.

Rimasero tutti in silenzio, cercando di evitare il suo sguardo.

"Anche tu lo pensi, Israele?" domandò fissando Ziva.
"Diciamo che penso che tu farai del tuo meglio" rispose cercando di non essere brutalmente sincera.

Non che Tony fosse stupido ma recuperare l'intero programma di matematica in meno di un mese era un'impresa quasi impossibile. Figuriamoci anche fisica.

"Che bello, nemmeno la mia ragazza ha fiducia in me" commentò lui.
"Amore, ma certo che ho fiducia in te" disse Ziva alzandosi e baciandolo.
"Però ti dovrai impegnare molto" aggiunse.
"Io mi impegno sempre, ma se mi dai un altro bacio mi impegnerò di più" rispose.
"Opportunista" gli disse baciandolo ancora.

"Se volete fare sesso andate a casa" disse Steve tirando una gomma in testa a Tony.
"Ma sarebbe meglio che studiaste" si intromise Abby.
"Ma si vede che hanno voglia di fare sesso, solo sono nel luogo sbagliato" commentò Steve ricevendo la gomma indietro, proprio sulla fronte.

La conversazione si stava facendo imbarazzante, specialmente per Ziva.
Tony sapeva come buttarla sul ridere ma sapeva anche che probabilmente in quel momento lei voleva sotterrarsi.

"Ok, possiamo conversare su qualcosa che non sia la nostra intimità? Perché non credo parleremo di quello agli esami finali" disse.
"Bravo Tony, questo è lo spirito. Lo studio prima di tutto" confermò Abby orgogliosa dell'amico.

"Forza, con prima iniziamo con prima finiamo" aggiunse McGee.

Passarono tre ore piene a fare esercizi di matematica e fisica, per la gioia di Tony.
Essendo tutti quanti a casa di Steve, venuta sera, dovettero tornare a casa loro.
Tony e Ziva erano in macchina assieme, come al solito.

Arrivati sotto casa di Ziva, le riuscì difficile scendere per entrare in casa.

"Ho voglia di passare più tempo da sola con te, ma dobbiamo sempre studiare" disse.
"Anche io. Abbi pazienza, piccola Ninja. Fatti gli esami avremo tanto tempo solo per noi" le rispose baciandola.

"Tony ti andrebbe di fermarti a cena?" gli chiese.
"Zee, non abbiamo nemmeno avvertito tua mamma" rispose.
"Non è un problema, c'è abbastanza cibo per tutti" disse.
"Ti prego Tony, ho tanta voglia di stare ancora un po' con te" aggiunse implorandolo.

A quel punto Tony non se la sentì di dirle di no, era troppo convincente quando metteva in mostra quei suoi occhioni dolci.

Quando entrarono in casa Rivka notò subito la presenza di Tony.

"Scommetto che abbiamo un ospite a cena" disse.
"Se non disturbo" puntualizzò subito lui.
"No, però tu e Ziva dopo lavate i piatti mentre aiuto Tali a finire i compiti" rispose Rivka.
"Affare fatto" disse immediatamente lui.
"Ancora non ha finito i compiti?" chiese Ziva.
"Deve finire di ripetere storia. Aveva molte cose da fare per domani" spiegò Rivka.

Ziva annuì, le mancava essere a casa per aiutare la sorellina. Ma doveva prepararsi per gli esami non poteva rischiare di sbagliare.

Non appena Tali scese in salotto e si accorse della presenza di Tony fece una corsa ad abbracciarlo.

"Mangi con noi?" gli chiese.
"Mi prendi?" rispose.
"Certo! Io mi siedo accanto a te" disse subito.

Tutte le volte che Tony cenava a casa loro, Tali voleva mettersi di fianco a lui.
Lei per prima lo aveva considerato parte della famiglia ed ora era quasi un'abitudine vederlo e divertirsi con lui.

"Tony, le finisci le patate?" gli chiese mentre mangiavano.
"Tali! Ne hai già mangiato un piatto intero" la ammonì Ziva.
"Scusa" rispose.
"Ma io penso di essere già pieno, se vuoi puoi averle" disse Tony.

Non era vero che era pieno, ma a Tali piacevano molto le patate e lui voleva farla contenta.

"Grazie" bisbigliò Ziva per il bel gesto di Tony.
"Toda" disse Tali soddisfatta iniziando a mangiare.

Come promesso Tony e Ziva lavarono i piatti mentre Rivka interrogava Tali per vedere se aveva imparato tutto.
Tony lavava e Ziva asciugava.

"Tony, se non sfonderai nel basket puoi sempre fare il lava piatti. Te la cavi bene" commentò lei.
"È sarcasmo questo, David?" le chiese.
"Un po'. Ma facci un pensierino, Tony nella vita non si può mai sapere" rispose.
"Non fai ridere" disse lanciandole addosso un po' di acqua.

Ziva lo guardò sconvolta.

"Hey! Che modi sono" disse asciugandosi.
"Fatti subito perdonare con un bacio, DiNozzo" aggiunse severa.

Tony non ci pensò due volte e la baciò con passione, tralasciando per un attimo i piatti.
Tuttavia l'attimo divenne qualcosa di più lungo e Rivka si accorse di quello che stavano facendo.

"I piatti non si laveranno da soli, comunque" commentò.
"Scusi, signora" disse Tony ridacchiando con Ziva.
"Rivka, chiamami Rivka. Signora mi fa sentire vecchia" rispose.

Finito di lavare i piatti venne il momento per Tony di andare a casa.
Ziva continuava a volerlo con lei ma capì che la cosa non era possibile quella sera. Il giorno dopo avevano scuola e dovevano riposare.
Lo accompagnò alla porta per salutarlo.

"Buona notte, Tali. Notte sign... Rivka" disse andando via.
"Buona notte, Tony. Ci vediamo presto" rispose lui.

Tali e Rivka iniziarono a salire in camera per prepararsi per la notte, lasciando a Ziva e Tony un po' di tempo.

"Grazie per essere rimasto" gli disse.
"Grazie per la buona cena e la bella serata" rispose lui.
"Ziva, sei bellissima" aggiunse all'improvviso.

Lei lo guardò sorridendo, senza parole.
Le piacevano questo genere di complimenti spontanei da parte sua.

"Laila Tov, Tony" gli disse baciandolo.
"Notte amore" rispose Tony prima di darle un altro bacio veloce e andare alla sua macchina.

A quel punto anche Ziva andò a prepararsi per il letto.
Quando tornò in camera notò che sul cellulare c'era un messaggio di Tony.

"Un mese alla fine della scuola e poi sarai solo mia" le scrisse.

"Fai andare il tempo più veloce, per favore" rispose Ziva.

"Ti prego non troppo, mi serve tempo per imparare tutta matematica" disse Tony.

"Povero Tony impegnato a studiare :) Laila Tov, amore <3" scrisse Ziva.

"Buona notte, occhioni belli :*" concluse Tony.


Poco più di un mese dopo si ritrovarono tutti davanti a scuola la mattina degli esami.
Dovevano svolgere diversi test per le varie materie e in una settimana avrebbero saputo i risultati. Quello era il loro ultimo anno e questo voleva dire che dopo gli esami ci sarebbe stata la cerimonia per la consegna del diploma e avrebbero dovuto decidere del loro futuro.

"Quindi ci siamo! Non siete eccitati? Perché io lo sono, anche se ho un po' di ansia... Però sono felice perché siamo alla fine" disse Abby.
"Hai già preso il tuo caffè, vero?" chiese McGee sconsolato.
"Ne ho presi tre, devo essere bella sveglia oggi" commentò lei.

"Io invece ho paura" disse McGee.
"Anche se ho studiato ho sempre paura di non ricordare tutto" aggiunse.
"Io sono tranquilla, in Israele gli esami finali duravano dieci giorni con compiti e interrogazioni in ogni materia. Questo mi sembra... Semplice" disse Ziva mentre tutti la fissavano.

"Ziva, tu e il sangue freddo da agente del Mossad... Sarai quella che andrà meglio di tutti" commentò Steve mentre stringeva la mano alla sua ragazza che a differenza di Ziva era spaventata.
"Vorrei essere come te" commentò Laura.

"No non lo vorresti..." bisbigliò lei.

Anche se era molto brava a controllare le sue emozioni e a non farsi prendere dal panico, non era stato un processo facile arrivarci.
E comunque questo suo lato del carattere le causava molto stress.

L'unico che ancora non aveva parlato era Tony. Era di fianco a Ziva e ascoltava gli altri, perso nei suoi pensieri.

"Un penny per i tuoi pensieri. Si dice così no?" gli disse Ziva imitando la battuta di un film.
"Si, si dice così Israele" rispose.
"Allora? Come mai così silenzioso?" insistette lei.

"Ho mal di pancia, Zee. Da ieri sera" disse cercando di non farsi sentire dagli altri.
"Tony... Sei così agitato?" rispose lei abbracciandolo.
"Non voglio fallire, voglio rendere mio padre orgoglioso" disse.
"Non fallirai, sono sicura. E tuo padre è già orgoglioso di te" rispose Ziva.
"E ora, ho qualcosa per farti calmare" aggiunse.

Gli diede un lungo bacio, dolce ma passionale.
Poi tirò fuori dallo zaino un pezzo della torta che aveva fatto il giorno prima con la sorella e gliela diede.

"E con questa per merenda starai molto meglio" gli disse.
"Ti amo" rispose lui.
"Ti amo anche io. Andiamo a fare vedere a tutti qual'è il miglior gruppo di studio della scuola?" disse.
"Andiamo" concluse Tony prendendola per mano.

Entrarono tutti insieme non appena le porte della scuola furono aperte e si diressero nella palestra, dove tutti gli studenti del quinto anno si dovevano ritrovare per sostenere l'esame.
Decisero di sedersi tutti vicino, erano una squadra e avrebbero affrontato questa avventura assieme. E poi nulla toglieva di suggerirsi tra di loro se ce ne fosse stata l'occasione.

Fu una lunga mattinata, di grande concertazione e fatica ma alla fine uscirono tutti felici che fosse finita.

"Passato il male al pancino, piccolo Tony?" chiese Ziva prendendolo in giro e mettendogli una mano sulla pancia.
"Adesso si, la tua torta fa miracoli" rispose lui baciandola.

"Timmy, grazie per il suggerimento su quella risposta. Proprio non mi veniva in mente" disse Steve dando un colpetto sulla spalla all'amico.
"Figurati" rispose.

"Io propongo un pranzo tutti assieme per festeggiare. Siamo sopravvissuti e ci meritiamo un premio comunque siano andati gli esami" disse Abby.
"Io ci sto" rispose immediatamente Ziva, seguita da Laura.
"Ci stiamo anche noi" aggiunse Tony a nome dei suoi amici.

Presero il cibo al Fast Food e andarono a mangiarlo all'ombra di un grande albero di un parco di fronte.
Adesso che c'erano delle belle giornate non gli piaceva stare al chiuso.

"Siete tutti meravigliati che non ho chiesto aiuto per matematica, vero?" commentò Tony mangiando.
"A dire la verità, un po' si" rispose McGee.

"Ho ripassato molto ieri sera e poi i nostri intensi pomeriggi di studio mi sono serviti" disse felice.
"Hai visto che studiando anche tu ci arrivi, Tony?" commentò Abby facendo ridere gli altri.

"Cosa ne pensate di una bella vacanza tutti assieme questa estate?" chiese Steve.

Era da un po' che lui e Tony ci pensavano, credevano che fosse bello andare via in gruppo.

"Un viaggio tutti assieme? E dove?" chiese Ziva.
"Si occhioni belli, tutti assieme. Il dove lo decideremo. Qualcuno ha delle proposte?" rispose Tony.
"Io per prima cosa propongo che venga anche Delilah" intervenì Abby.
"Giusto, dovresti chiederglielo Timmy. In fondo è la tua ragazza" disse Laura.
"Ma poi non è che ti sentirai in disparte, Abby?" si preoccupò McGee.

Se anche Delilah fosse venuta, Abby sarebbe stata l'unica a non avere il fidanzato e non volevano farla sentire a disagio.

"No... Anche perché potrebbe essere che anche io ho un accompagnatore, se lo prendete" commentò lasciando tutti di stucco.

Nessuno si era reso conto che Abby avesse conosciuto qualcuno. Lei era una persona così espansiva che credevano tutti lo avrebbe urlato ai quattro venti. Ma probabilmente si sbagliavano.

"Abby e da quando hai un fidanzato?" chiese Tony sorpreso.
"Esco con una ragazzo da un po'. Ma non vi dirò nulla per il momento" rispose.
"Ok. Grande Abby" commentò Tim.

"Beh ora torniamo alle mete. Cosa ne pensate di andare da qualche parte al mare?" suggerì Abby.
"Potremmo andare a Miami" disse Laura.
"O anche in California" suggerì McGee.
"O negli Hamptons. Mio padre ha una casa lì, sarebbe gratis" intervenne Tony.

"Hai una casa anche lì? Quante case avete?" chiese Ziva sconvolta.
"Le tre che ora conosci" commentò lui.
"Ti sei presa proprio un buon partito, Ziva" commentò Steve ridendo.

Risero tutti al suo commento, ma in fondo era vero.

"È che ogni tanto se ne esce che ha una casa da qualche parte" disse Ziva ancora sorpresa.
"Le cose mi piace dirle a piccole gocce, così hai sempre qualcosa da imparare su di me" commentò lui.

"Comunque mi pare che abbiamo già trovato la nostra meta. Gli Hamptons sono bellissimi, vedrai Ziva ti piacerà" commentò Abby.
"Ora dobbiamo decidere un periodo e vedere se tutti i nostri genitori sono d'accordo" disse McGee.

Finito il loro pranzo e parte del pomeriggio assieme, tornarono a casa.
Era bella la sensazione di libertà che provavano, ora non avevano più tanto stress e potevano godersi l'inizio dell'estate.

"Appena entro in casa chiedo a mia mamma se è d'accordo per il viaggio" disse Ziva prima di salutare Tony.
"Spero che tutti siano d'accordo, questa idea del viaggio mi piace molto" rispose lui.
"Anche a me. E poi possiamo stare assieme e questo rende tutto ancora più bello" commentò Ziva.

Si baciarono per un po' prima che Ziva prendesse l'iniziativa di scendere dalla macchina.

"Israele, stasera fai un salto a casa mia e ci guardiamo un film?" le chiese prima che chiudesse lo sportello.
"Certo, alle nove sono da te" rispose.
"Ok, a dopo" concluse lui partendo.

Non appena Ziva entrò in casa fu assalita dalla sorella e dalla madre che le chiedevano dell'esame.
Erano state ad aspettarla tutto il tempo, curiose e agitate allo stesso tempo.

"È andato bene, credo. Non mi è sembrato troppo difficile e poi avevamo studiato tanto" rispose serena.
"Oh, che brava che sei sorellona. Voglio essere come te a scuola" disse Tali abbracciandola.
"Ma tu sei già come me, nanetta. Sei bravissima" le rispose.

"Ti abbiamo preparato la merenda" si intromise la madre indicando il tavolo.

C'era una fetta di pane con la Nutella e un bicchiere di succo.
Quando Ziva si avvicinò, notò anche un disegno che le aveva lasciato la sorellina con scritto 'Congratulazioni'.

"Lo hai fatti tu per me?" le chiese.
"Si, era una sorpresa" rispose Tali.
"Grazie, amore" disse Ziva dandole un bacetto.

Una volta fatta la merenda Ziva ne approfittò per chiedere alla madre il permesso di andare in vacanza con gli amici.
Le spiegò quello che avevano pensato nel pomeriggio e sperò che acconsentisse.

"Sarebbe per una settimana e non costerebbe nulla perché siamo a casa di Tony" spiegò.
"Una vacanza con gli amici! Mamma la voglio fare anche io!" esclamò Tali che stava ascoltando la conversazione.
"Quando sarai più grande, tesoro" disse Rivka.

Intanto Ziva aspettava impaziente una risposta dalla madre, sperava con tutta sé stessa che dicesse si.

"Io ti do il permesso, Ziva. Ma con delle condizioni: che ti comporterai in modo responsabile, specialmente con Tony. E sai a cosa mi riferisco" iniziò Rivka riferendosi al sesso.

Ziva ruotò gli occhi sorridendo.

"Che chiamerai a casa almeno una volta al giorno e che ti divertirai tantissimo" aggiunse.

Ziva sorrise felicissima e senza dire nulla si alzò in piedi e abbracciò la madre.
Non poteva esprimere la felicità e la gratitudine che provava in quel momento, ma Rivka lo capì dal modo in cui la stava abbracciando.

"Mamma, grazie mille! Non sai quanto sono felice" ammise lei staccandosi dalla madre.
"Te lo sei meritato, amore" rispose Rivka.
"Ma ancora non sai come è andato l'esame" disse Ziva confusa.
"Non mi interessa come è andato. Ho visto quanto ti sei impegnata e te lo meriti anche per tutto il resto. Vai e divertiti" rispose Rivka.

Ziva stava per mettersi a piangere.
Non pensava che avrebbe mai avuto un rapporto così bello con sua madre. Ma Tali interruppe il momento evitando di farla scoppiare in lacrime.

"Se Ziva va in vacanza con i suoi amici, anche io è te dobbiamo andare in vacanza, mamma" disse convinta.

Scoppiarono a ridere entrambe vedendola lottare per una vacanza.

"Ok, sai cosa facciamo? Mentre Ziva è via anche io e te andiamo qualche giorno al mare" le propose Rivka.
"Si! Al mare!" esclamò Tali.
"Ma aspetta, Ziva non potrà venire con noi" aggiunse.
"Verrò la prossima volta, nanetta. Godetevi la vostra vacanza" le disse Ziva.

Quella sera a cena Ziva era più sorridente che mai, non solo la madre le aveva dato il via libera per la vacanza ma di lì a poche ore sarebbe andata a casa di Tony.

"Ziva, fai la brava stasera mi raccomando" si raccomandò la madre mentre la figlia usciva.
"Certo mamma, come sempre" rispose Ziva chiudendo la porta di casa.

Andò da Tony a passo svelto.
No stava più nella pelle, doveva vederlo. Non appena aprì la porta gli saltò addosso baciandolo.

"Deduco che la mamma abbia detto di si" commentò lui una volta che Zova si staccò.
"Deduci bene, Watson" rispose lei.
"Oh, ottima citazione. Ma Watson? Cioè tu saresti Sherlock?" chiese lui.
"Esatto. Sono certamente più geniale di te" disse Ziva entrando in casa.

"Se la metti così... Stasera ci vediamo Sherlock Holmes così capirai che io sono Sherlock molto più di te" le rispose trascinandola sul divano.

Proprio in quel momento passò Senior.

"Ziva, ciao! Allora si parte per le vacanze?" chiese curioso.
"Certamente! E grazie per averci concesso la casa" disse.
"Godetevela, la usiamo così poco che é un peccato. Ma per favore non distruggetela" commentò sparendo in cucina.

Una volta acceso il film, Tony e Zova rimasero abbracciati tutta la sera. Mangiarono pop corn che aveva preparato Tony mentre l'aspettava e si scambiarono qualche bacio.
Ma quella sera avevano più che altro voglia della compagnia reciproca, quindi rimasero buoni a vedere il film coccolandosi a vicenda.

Era una fantastico modo di iniziare le vacanze, si prospettava davvero una bella estate per loro.







Note dell'autrice:

Buon fine settimana a tuttiiiiii :)
Eh si, siamo arrivati al penultimo capitolo anche in questa storia :(
Il prossimo sarà l'ultimo e poi saluteremo i nostri TIVA teenagers... Tristezza...

Ma concentriamoci sulle cose belle, tipo che hanno fatto gli esami e presto andranno in vacanza assieme XD
Chissà che divertimento :)

Spero vi sia piaciuto!
A prestoooooo

Baci, Meggie. 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** The end and The New Beginnig. ***


The end and the new beginning

Era passata una settimana dal giorno degli esami e i ragazzi aspettavano ancora i risultati, con molto ansia.
Nessuno temeva di essere stato bocciato, ma erano tutti curiosi di sapere se i loro sforzi erano stati ripagati.

Tuttavia prima di sapere il loro voto, c'era un altro evento che aspettavano con ansia.
Il ballo di fine anno.

Quest'anno sarebbero stati loro ad aprire le danze, perché erano i più grandi.
In più Tony non vedeva l'ora di poterci portare Ziva. Per lei era la prima volta, non era mai stata ad un ballo.
Ne avevano parlato poco tempo prima e lei aveva confessato a Tony che la sua scuola, in Israele, lo aveva organizzato. Ma lei non era andata, suo padre e il fratello erano morti da poco e oltre a voler stare con la sorellina, non era dell'umore per divertirsi.

Quell'anno invece tutto stava andando per il meglio, rimaneva solo un problema: il vestito.

"Ziva, Tali. Siete pronte?" gridò Rivka chiamando le figlie.

Scesero in un minuto.

"Cercavamo la borsa di Tali, non poteva proprio uscire senza" disse Ziva ridacchiando.

A Tali piaceva fare quello che faceva la sorella e quindi quel pomeriggio non voleva stare senza la sua borsetta, con dentro nulla se non un pacchetto di fazzoletti e un cinque dollari che la madre le lasciava sempre.

"Perfetto, allora andiamo. Abbiamo un vestito da comprare" commentò la madre mentre uscivano di casa.
"Io aiuto Ziva a scegliere il più bello" disse subito la bambina.
"Come lo vorresti?" aggiunse.
"Non lo so, vedremo cosa c'è al negozio" rispose Ziva allacciandosi la cintura.

Rivka portò Ziva al negozio del centro commerciale fuori città, si era informata e sapeva che lì vendevano dei bei vestiti.
Non le interessava quanto avrebbe speso, voleva che sua figlia avesse una serata perfetta.

Una volta al negozio, Ziva iniziò a guardarsi intorno e lo stesso fecero Rivka e Tali. Erano in missione e non sarebbero tornate a casa senza l'abito.
Poco dopo una commessa gli andò incontro.

"Posso aiutarvi? Che tipo di vestito cercate?" chiese a Rivka che aveva Tali per mano.
"Qualcosa per un matrimonio? Una cena particolare?" aggiunse.
"In realtà cerchiamo un abito per il ballo di fine anno di mia figlia" rispose indicando Ziva che in quel momento osservava un vestito fin troppo scollato.
"Allora venite con me, andiamo in un reparto più adatto" disse.

La seguirono tutte e tre fino in una stanzetta adiacente.
In quel luogo c'erano vestiti eleganti, ma adatti ad una ragazza dell'età di Ziva.

"Che tipo di abito vorresti?" le chiese la commessa.
"Io... Io non lo so, non ho idea di come si vada vestiti a questi eventi" rispose sincera ma un po' in imbarazzo.
"È il tuo primo ballo?" domandò.
"Si, sono in America da un anno solamente" disse Ziva.
"Ok, allora cominciamo da una cosa semplice. Che colore ti piace? Vuoi qualcosa di scuro o qualche bel colore allegro?" chiese la commessa.

Ziva ci pensò un attimo.

"Non lo voglio bianco o nero. Ma nemmeno fucsia" rispose.
"Ok, allora potremmo scegliere qualcosa tipo questo azzurro tendente al blu, oppure color pesca" propose la ragazza.
"Però prima c'è un'altra cosa che dobbiamo decidere. Corto o lungo?" aggiunse mostrando due modelli.

"Per carità! Corto" esclamò suscitando le risate di tutte.
"Voglio dire... È bello anche quello lungo, ma io non sono una da abiti troppo eleganti" si corresse subito.

Le fece provare almeno dieci vestiti e ogni volta Tali pretendeva che Ziva facesse la sfilata.

"Anche con questo sei super fantastica" commentò la bambina.
"Lo hai detto anche degli otto precedenti, sorellina" rispose Ziva.
"Questo è bello, ma prima di decidere prova l'ultimo" suggerì Rivka.

Ziva obbedì e quando uscì dal camerino rimasero tutti senza fiato.
Era un vestito semplice, quasi blu e cortino. Era di quelli senza spalline, con solo la fascia stretta sul seno.
Le stava perfetto, sia come colore che come modello.

"Io penso che abbiamo trovato l'abito giusto" commentò Rivka.
"Io penso che Tony ti sbaverà dietro" aggiunse la bambina.
"Tali!" gridarono all'unisono sia Rivka che Ziva.
"Che c'è, è solo la verità" disse Tali convinta.

La madre fece portare anche un paio di scarpe che potessero abbinarsi con il vestito e alla fine anche un leggero copri spalle.

"Mamma non possiamo comprare tutta questa roba, spendiamo troppi soldi" disse Ziva.
"Non ti preoccupare, possiamo" rispose.
"Ma dai è ridicolo spendere così tanto per cose che uso così poco" insistette.
"Ziva, se ti dico che possiamo è vero. In più è la tua serata speciale, lascia che ti compri qualcosa per renderla perfetta" disse Rivka portando i loro acquisti alla cassa per pagarli.

Ziva rimase senza parole per il gesto della madre.
Non che pensava di doversi comprare da sola il vestito e il resto, ma non si aspettava questa generosità.
Tornarono tutti a casa soddisfatti e Ziva non vedeva l'ora che arrivasse la sera del ballo per poter mostrare a Tony il suo nuovo vestito.
Dal canto suo Tony era impaziente di andare a prenderla e passare una serata fantastica.

La sera del ballo arrivò in un batter d'occhio, da quando avevano dato l'esame e avevano tanto tempo libero i giorni volavano.

Tony si preparò a casa e indossò un abito da sera elegante che il padre aveva fatto confezionare per lui.
L'unica cosa che sapeva del vestito di Ziva era il colore, in modo da poter indossare una cravatta in tono.

"Junior, ma guardati" disse Senior vedendolo scendere.
"Sei perfetto, Ziva avrà il cavaliere più bello della scuola" aggiunse.
"Senza alcun dubbio, la ragazza più bella deve avere il cavaliere migliore" commentò lui.
"Modestia, Tony!" lo rimproverò il padre scherzando.

Lui rise mentre prendeva le chiavi della macchina e i fiori che aveva comprato il pomeriggio per Ziva.

"Ah, Junior. A titolo informativo, io stare esco... La casa è libera" disse Senior ammiccando.

Non ricevendo risposta da Tony continuò.

"Voglio dire che se tu e Ziva dopo il ballo volete venire qui a..." disse. Ma a quel punto Tony lo fermò.
"Papà! Ho capito cosa vuoi dire, non continuare!" rispose.

Non voleva parlare al padre della possibilità di portare a casa sua Ziva per fare sesso, quella sera.
In ogni caso Senior non doveva andare in nessun luogo, ma si era accordato con Rivka per lasciare i ragazzi da soli.
Quindi quella sera sarebbe andato a casa della mamma di Ziva a cena e sarebbero stato lì per un bel po'.

"Tony" disse abbracciando il figlio e lasciandolo sorpreso dal gesto.
"Sono molto orgoglioso di te. E la mamma lo sarebbe di più" aggiunse.
"Grazie papà, ma aspetta l'esito dell'esame per dirlo" rispose.
"Non mi interessa l'esito. Io sono orgoglioso per come stai crescendo, sono fiero di avere un figlio come te" disse.

Tony rimase emozionato dalle sue parole.
Non se le aspettava, il padre non era certo la persona migliore per esprimere sentimenti.

Nel frattempo Ziva si era appena finita di preparare ed era scesa in salotto, dove Rivka e Tali le stavano scattando centinaia di foto.

"Lo sapete che state facendo foto tutte uguali, vero?" chiese ridendo.
"Ma dobbiamo immortalare questo bel momento amore" rispose Rivka.
"Sei bellissima Zi" disse Tali abbracciando la sorella.

Rivka scattò una foto anche di quel momento, le piaceva vedere le sue figlie così unite.

"Se tuo padre fosse qui, Ziva..." iniziò Rivka.
"Non mi lascerebbe uscire con un vestito del genere" scherzò lei.
"Ma poi Ari direbbe che invece tu devi e alla fine papà cederebbe" la corresse Tali.

Non passò molto che Tony suonò alla porta.
A Ziva salì il cuore in gola, era molto emozionata e sperava che Tony la trovasse bellissima come dicevano Tali e la mamma.

Fu Tali ad aprire la porta ed accogliere Tony.
Lo vide nel suo vestito elegante e lo squadrò con attenzione.

"Perfetto per mia sorella" gli disse sorridendo e scattando una foto.
"Grazie, piccola fotografa" commentò lui.
"Andiamo da Ziva" rispose Tali trascinandolo per un braccio.

Quando entrò nel salotto e la vide in piedi vicino alla madre rimase senza fiato e senza parole.

"Ecco che sbava, lo avevo detto" commentò Tali.
"Cosa? No è che... No cioè... Sei perfetta, Israele" disse lui un po' in imbarazzo e un po' ancora senza parole.
"Toda" rispose lei timidamente.

Si avvicinò e le diede un bacio, delicato e semplice.
Non voleva dare spettacolo davanti a Tali ma solo far capire a Ziva quanto la trovasse bella.

"Questo vestito ti sta d'incanto. E questi sono per te" le disse porgendole un piccolo mazzo di fiori con al cerro una rosa.
"Tony, non dovevi" rispose lei annusandoli.
"Certo che doveva. E ora li mettiamo in un vaso, così non sfioriscono" si intromise Rivka.
"Grazie" ripeté Ziva baciando lei Tony questa volta.

Prima di lasciarli uscire, Tali e Rivka scattarono almeno altre cinquanta foto.
Ne fecero così tante che gli occhi di Tony e Ziva bruciavano per il flash.

Una volta in macchina si lasciarono andare ad un bacio più intenso, come erano soliti fare quando erano da soli.

"Ziva lasciamelo dire di nuovo, sei meravigliosa" ripeté lui.
"Anche tu sei piuttosto bello stasera. Questo abito, che sono sicura sia firmato e di pregiata stoffa italiana, ti sta benissimo" rispose lei toccando il colletto della sua camicia.
"Papà me lo ha fatto fare su misura" commentò.
"Oh, ora salta fuori che avete anche un sartoria?" disse Ziva.
"No, David. Ma papà ha il sarto e gli ha fatto fare il vestito per la serata" ridacchiò lui.
"E ora, partiamo" aggiunse mettendo in moto la macchina.

Guidarono alla volta della scuola e quando arrivarono molti erano già lì.
Ziva si guardò intorno e vide altre ragazze, nei loro vestiti eleganti e appariscenti e si pentì di non averne preso uno lungo.
Tony notò il suo cambiamento di espressione.

"Che succede, Zee? Scordato qualcosa a casa?" le chiese.
"Non sono adatta qui, Tony. Non è il mio posto, non sono una reginetta di bellezza" rispose.
"Questo chi lo ha detto?" chiese confuso.
"Lo dico io. Guarda le altre e guarda me" rispose.
"Quando guardo te vedo la perfezione. E non mi interessa guardare nessun altro" le disse giocando con una ciocca di capelli.
"Ti amo" gli rispose lei.
"Anche io" disse.
"E ora scendiamo e raggiungiamo gli altri?" aggiunse.

Ziva annuì ancora non proprio convintissima, si sentiva davvero fuori luogo.

"Ricorda Israele, la perfezione" concluse lui dandole un bacio sulla guancia prima di scendere e aprirle lo sportello.

La prese per mano e insieme andarono nella palestra della scuola come fosse un normalissimo giorno di scuola.
Avevano adibito la palestra a sala da ballo, con cocktail analcolici e un piccolo rincresco.
Quando entrarono tutti i loro amici li stavano aspettando e alla visione di Ziva rimasero sconvolti. Non erano abituati a vederla vestita in quel modo.

Ballarono e si divertirono tutta la sera e contrariamente a ciò che aveva pensato Ziva la serata si rivelò piacevole e divertente.
Rimasero praticamente fino alla fine e si fecero fare una foto dal fotografo per poi comprarla.

"Andiamo a casa mia? Papà non c'è" propose Tony.
"Ok... Lasciami mandare un messaggio a mia mamma per avvertirla" rispose Ziva.
"Senti... So che non lo abbiamo mai fatto e non hai avuto modo di dirlo a tua madre, ma se ti va potresti dormire da me stanotte" disse Tony.

Ziva lo guardò, le sarebbe piaciuto molto ma non sapeva se la mamma le avrebbe detto si.

"Provo a chiederglielo, ma non garantisco" rispose sinceramente.

Ziva, a quel punto, decise di chiamare la madre. Era meglio se le parlava a voce.
Tony ascoltò la conversazione e decise di intromettersi mentre Ziva spiegava.

"Rivka, facciamo i bravi lo prometto. La tratto bene sua figlia" gridò in modo che sentisse.
"Zitto!" disse Ziva infastidita.

Nel frattempo Rivka ridacchiava guardando Senior.
Immaginavano entrambi che sarebbe finita così e, a dirla tutta, non gli dispiaceva.

"Ha detto si" disse Ziva un po' sorpresa chiudendo la chiamata.
"Davvero?" rispose Tony a sua volta sorpreso.

Ziva annuì.

"Allora andiamo a casa" aggiunse.
"Aspetta. Io con cosa dormo? Non ho nulla con me" rispose.
"Potresti dormire nuda, io non mi dispiacerei" disse Tony.
"Scemo. Non ci voglio dormire nuda" si lamentò Ziva dandogli una gomitata.
"Ti presto qualcosa di mio, non fare scenate" ridacchiò lui.

Quella sera rimasero soli e si gustarono ogni minuto.
Non era solo una questione di sesso o divertimento, era il poter stare con la persona che amavano e concludere in bellezza una parte della loro vita.

Quando la settimana seguente iniziò i ragazzi si alzarono e andarono al loro ultimo giorno a scuola.
Dovevano solamente andare a vedere i risultati del loro esame. Ormai i giochi erano conclusi ma nonostante tutto avvertivano un po' di tensione.

Erano davanti alle porte della scuola e aspettavano che arrivassero anche Steve e Laura per entrare e vedere i tabelloni tutti insieme.

"50 dollari che Tim è quello che ha preso il voto più alto" disse Tony.
"Perché non hai puntato su di me?" chiese Abby.
"Scusa Abby, ma Tim è quello che ha sempre preso il voto più alto" rispose lui.
"Ma aspettate, forse il voto più alto è il mio" aggiunse.

Ziva, Abby e McGee scoppiarono a ridere.

"Tony, amore. Sei il migliore con le battute di spirito" gli disse Ziva.
"Niente baci per te oggi, David" rispose lui.
"Permaloso" commentò lei.

Nel frattempo Steve e Laura arrivarono e tutti insieme decisero di entrare, facendosi coraggio l'uno con l'altro.
Davanti al tabellone ognuno cercò il proprio nome per vedere la valutazione.

"A-" esclamò Tim.
"Vedete, lo avevo detto che era McGee quello con il voto più alto" disse Tony.
"Anche io ho preso A-" si intromise subito Abby.
"Io una B" commentò Tony felice del suo risultato.

Anche Steve e Laura avevano preso B, l'unica ad ancora non aver detto nulla era stata Ziva.

"Israele, come sei andata tu?" le chiese.
"Io..." iniziò.

Ma Tony era stato più rapido e aveva trovato il suo nome.

"Hai preso A" disse.
"Oh mio Dio la mia ragazza è un genio" commentò baciandola.
"Ho preso A, come ho fatto?" disse sconvolta dal suo risultato.
"Io lo avevo detto che tu con la tua calma saresti andata meglio di tutti noi" si intromise Steve.

Ziva gli sorrise, non ci credeva nemmeno lei. Non che fosse una che voleva primeggiare, ma era davvero soddisfatta di sé.

"Devi credere di più in te stessa, piccola e bella Ninja" le bisbigliò Tony.
"Lo fai già tu per me" rispose.

Proprio in quel momento passarono il professor Gibbs e la professoressa Shepard e vedendo i ragazzi si fermarono.

"Complimenti David, ci hai impressionati" le disse Gibbs.
"La ringrazio" rispose.
"Noto che l'influenza di DiNozzo non ti ha portato sulla cattiva strada" aggiunse.
"Anzi, tu lo hai influenzato bene, ha fatto un perfetto compito di matematica" commentò la professoressa Shepard.
"No, professoressa. Andiamo è tutto merito suo, come spiega lei non spiega nessuno" disse Tony.
"DiNozzo, il solito fino alla fine eh?" rispose la donna ridendo.

"Ci vediamo domani, alla consegna dei diplomi. Puntuali" disse Gibbs allontanandosi.

E infatti il giorno seguente erano tutti lì.
Ognuno nella propria toga ben stirata, pronti a ricevere quel pezzo di carta che diceva che il liceo era finito.
Che ora iniziava la loro vera vita. Quella fatta di scelte che ti cambiano la vita, devi decidere se studiare o lavorare.
Se continuare a vivere dove sei o cambiare città, cambiare amici. Cambiare tutto.

L'unica consapevolezza che tutti avevano era che sarebbero rimasti amici, qualsiasi cosa fosse successa.
Avrebbero fatto gruppo tutti assieme e molto probabilmente avrebbero continuato a vedersi regolarmente anche se avrebbero preso strade diverse.

Senior, Tali e Rivka sedevano vicini aspettando il momento in cui i figli sarebbero stati chiamati sul palco per ricevere il diploma.
Tali osservava la sorella da lontano. Ziva stava stringendo la mano di Tony e lo guardava con la coda dell'occhio e Tali non poté fare a meno di notarlo.

"Signor Senior, Ziva mi ha detto che quando si sposerà io sarò la damigella. Posso fare anche la damigella di Tony?" disse Tali.

Senior guardò Rivka confuso.

"Mi sono perso una proposta di matrimonio?" disse ridendo.
"Oh no, è che Tali continua a chiedere a Ziva quando sposerà Tony" rispose lei.
"Loro si sposeranno e vivranno per sempre felici e contenti" disse decisa Tali.
"Davvero?" domandò Senior.
"Certo. Hanno gli occhi tutti stellanti" spiegò lei.

Senior ripensò al figlio e anche a Ziva e a quando li vedeva insieme.
Da quando si erano conosciuti Tony era cambiato, era veramente felice.

"Sai, penso che tu abbia ragione" le bisbigliò Senior facendola sorridere pochi minuti prima che la cerimonia iniziasse.

La cerimonia si svolse alla perfezione e si concluse con il tipico lancio dei capelli.
Nel momento in cui Ziva ricevette il suo diploma Tony si mise in piedi sulla sua sedia applaudendo e urlando per lei.
La cosa piacque così tanto a Tali che lo fece anche lei, gridando il nome della sorella insieme a Tony.
Quella sera cenarono tutti assieme per festeggiare i successi dei figli.

La mattina seguente tutti erano pronti per partire per la loro meritata vacanza.
Dopo un rapido saluto a mamma e sorella, Ziva salì in macchina con Tony passarono a prendere gli altri e si diressero negli Hamptons.

Si ritrovarono tutti nel parcheggio della scuola.
Era un luogo simbolico, un luogo di arrivò e di partenza.

"Ma ci pensate? Il prossimo anno saremo all'università o al lavoro" disse Abby.
"Anzi cosa volete fare voi, il prossimo anno?" aggiunse.
"Entrerò all'MIT" disse Tim deciso.
"E io a criminologia" rispose Abby.

Anche Steve e Laura dissero la facoltà che avevano scelto.

"E voi? Che idee avete?" domandò McGee guardando Tony e Ziva.
"Io? Al momento non so cosa farò domani, non ho certo le idee chiare per il prossimo anno" disse Ziva.
"Nemmeno io, ma so cosa farò ora. Ti bacerò e insieme partiremo per la nostra vacanza" rispose Tony guardandola.

"Ehm, se non siamo di troppo disturbi verremmo anche noi" commentò Laura.
"Come? Volevate venire pure voi?" disse Tony facendo lo stupido.

Proprio in quel momento, passò nella strada di fianco al parcheggio della loro scuola un furgoncino dell'NCIS con a bordo alcuni agenti.
Si fermarono a chiedere indicazioni per raggiungere un via piuttosto imboscata.

"C'è stato un omicidio?" chiese subito Abby.
"Non sono cose a cui dovete pensare voi. Noi prendiamo i cattivi, voi andate... Dove state andando" disse l'agente più anziano.

"Ncis, è tipo CSI scritto male" commentò Tony.
"DiNozzo!" lo riprese Ziva zittendolo.
"Che c'è? Le lettere sono quasi uguali, se sei dislessico lo leggi così" rispose.

Con questo commentò Tony si prese una gomitata.

"Quello è come te, sempre fuori luogo" si sentì una voce di donna dire da dentro la macchina.
"E quella come te. Gomitate e rimproveri" rispose un ragazzo.

"La smettete? Sempre a battibeccare, peggio di una vecchia coppia sposata" disse l'agente anziano riprendendo a guidare e lasciando i ragazzi a fissare il furgone che andava via.

Nessuno di loro sapeva che il futuro gli avrebbe riservato quello.
Che quell'incontro fortuito con gli agenti dell'NCIS sarebbe diventata la molla che li avrebbe spinti a lavorare all'agenzia.

Ma adesso l'unica cosa su cui volevano concentrarsi era la loro vacanza.
Quindi saltarono sulle macchine e partirono decisi verso la loro meta.

Quella sera, Tony e Ziva passeggiavano da soli sulla spiaggia dopo una cena in gruppo. Sentivano il bisogno di un attimo da soli, prima di tornare in casa con gli amici e prepararsi per una serata cinema.

"Lo avresti mai detto che trasferirti da Israele a qui ti avrebbe cambiato così la vita?" le chiese Tony.
"Io pensavo non avrei avuto nemmeno un amico. Figuriamoci questo" rispose sincera.

"Tony. Grazie. Grazie per avermi parlato il primo giorno, per non avermi fatto sentire sola e per non avermi mai giudicata" aggiunse.
"Grazie per avermelo lasciato fare e grazie per avermi sempre creduto, nonostante quello che si dicesse di me" rispose.
"Ti amo, Anthony DiNozzo" disse lei fermandosi e fissandolo.
"E io amo te, Ziva David cioè la più bella Ninja del mondo" rispose lui prendendole la mano.

"Lo sai, non è vero quello che ho detto. Io so cosa farò in futuro. Passerò il resto della mia vita con te. Il resto non mi interessa" aggiunse Tony.

A quelle parole Ziva non potè fare a meno di perdere un battito e baciarlo come non aveva mai fatto.
E quella sera, con il sole che tramontava sul mare Tony le aveva fatto una promessa. Una promessa che si sarebbe realizzata.
Perché la storia, la vita di Anthony DiNozzo e Ziva David era appena iniziata e non sarebbe mai finita.







Note dell'autrice:

ODDIO no... Finita anche questa :(
Ok, due in una settimana, io sono emotional ora... È sempre un trauma finire una storia nonostante questo voglia dire iniziarne delle nuove.

Intanto, spero che la storia vi sia piaciuta e vi sia piaciuta anche la conclusione.
So che volevate solo TIVA, ma non si poteva... C'erano anche gli altri personaggi e non potevo lasciare tutto senza un senso.
Come potete immaginare non ci sarà un seguito (come anche per quella del mercoledì)... Non perché sono cattiva ma perché la vedrei come una forzatura e non voglio.
Sono felice di come si sono concluse e penso che vadano bene così :)

Perciò ora, come da rito, vi ringrazio tutti (chi ha letto, commentato ecc):

TIVA01
D898
BellaAlice22
Ziva4ever
Slurmina
Ally I Holmes
TinaTiva99
Pandy12
Phantom Rose
Cateyes92
Frencia92
LaurettaLoveNCIS
Eva99
MeggieRaisre
Cisse94
Manuela_ncis
Cerrywoman
Stella25047
S_oh
Scrittrice in Canna

Un ringraziamento speciale qui va fatto però a slurmina... Si perché dovete sapere che questa storia nacque parlando con lei.
Mi ha incoraggiato a scriverla e mi ha consigliato, quindi grazie mille. Lo dovete anche a lei se la storia è qui.
Perciò questa storia è dedicata interamente a lei con la speranza che le sia piaciuta e fosse come l'aveva immaginata XD

Detto ciò, vi saluto e ci rileggiamo con la storia del lunedì :)

Baci, Meggie.

P.s.: non preoccupatevi, finita anche la storia del lunedì tornerò con una nuova FF :) 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2633337