All yust for you

di Arukochan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solo un sogno... ***
Capitolo 2: *** Riconciliazioni ***
Capitolo 3: *** Cuore di demone ***
Capitolo 4: *** Un po' di riposo ***
Capitolo 5: *** Shaorin ***
Capitolo 6: *** Un patto e un'ombra nel cuore ***
Capitolo 7: *** Ricordi... ***
Capitolo 8: *** I ricordi che non svaniscono ***
Capitolo 9: *** Non voglio più soffrire ***
Capitolo 10: *** Aiutami a dimenticare ***
Capitolo 11: *** Rubrle l'anima ***
Capitolo 12: *** Il mio sole ***
Capitolo 13: *** Tu me lo hai portato via!!! ***
Capitolo 14: *** Un regalo per me ***
Capitolo 15: *** Ti odio perchè... ***
Capitolo 16: *** Attacco improvviso ***
Capitolo 17: *** La persona sbagliata ***
Capitolo 18: *** Verità ***
Capitolo 19: *** Ricordati di me ***
Capitolo 20: *** Luna e stelle ***
Capitolo 21: *** Prima della battaglia ***
Capitolo 22: *** La lotta ***
Capitolo 23: *** Rimorsi ***
Capitolo 24: *** Amore ***
Capitolo 25: *** Brutto presentimento ***
Capitolo 26: *** Una promessa da mantenere ***
Capitolo 27: *** Senz'anima ***
Capitolo 28: *** Perdonami ***
Capitolo 29: *** La forza dell'odio ***
Capitolo 30: *** Sangue, dolore e lacrime ***
Capitolo 31: *** In the darkness ***
Capitolo 32: *** Prima che sorga il sole... ***
Capitolo 33: *** Dimmi che mi ami ***
Capitolo 34: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Solo un sogno... ***


Cap. 1 Solo un sogno…











Kagome camminava lentamente sull’erba umida di pioggia dopo il temporale che si era appena concluso, canticchiando fra sé e sé.
I suoi passi si trascinavano lentamente sul prato bagnato emettendo deboli rumori, mentre le sue braccia erano incrociate dietro la schiena.
Le iridi color ametista fissarono lo sguardo sul cielo ora terso e limpido oltre la cima degli alberi e i suoi pensieri volarono lontano assieme alle nuvole che il vento rapidamente stava portando via, diretti tutti verso la medesima immagine.
Improvvisamente un’ombra a lei familiare sbucò dal bosco raggiungendola velocemente.
-Inuyasha…
Mormorò sforzando un dolce sorriso.
-Come mai sei qui da sola?
-Niente in particolare… volevo solo starmene un po’ per conto mio…
Liquidando l’ hanyou con quelle parole prive di emozioni, la ragazza continuò a camminare assente lungo il perimetro della piccola radura.
Il mezzo spettro, non credendo ad una sola sillaba di ciò che gli aveva detto, le si avvicinò e cominciò a passeggiarle accanto.
Il cuore di Kagome cominciò a battere più forte: la sola presenza di Inuyasha bastava per mandarle in tilt il cervello e tutto il resto.
Sentiva brividi caldi lungo tutto il corpo ed il respiro diventava improvvisamente irregolare.
Cercò di isolare la sua mente da tutto ciò che le stava attorno, hanyou compreso, tentando di concentrare i suoi pensieri sulle parole della canzone.
Ma, nonostante tutti i suoi sforzi, non riusciva ad ignorare la sua presenza e, anche se aveva portato i suoi pensieri lontano da quel luogo, il mezzo demone era sempre lì accanto a lei, in qualunque posto si trovasse.
La sua voce continuava a cantare, seguendo le note della musica che le risuonavano in testa, mentre gli occhi erano fissi al suolo, quasi temendo un’incontro con quelli meravigliosi di lui.
Inuyasha non parlava, limitandosi ad ascoltarla.
La voce soave di Kagome gli risuonavano dolcemente nelle sensibili orecchie ma, anche se non comprendeva il significato di quelle parole quanto erano in una lingua a lui sconosciuta, gli sembrava che avessero un qualcosa di triste.
Difatti l’espressione di lei era tutt’altro che allegra e Kagome non riusciva a capire con quale forza riuscisse ancora a trattenere le lacrime.
-But you’ll never love me me…I know…
La sua voce si spense e la ragazza chinò il capo.
L’ hanyou si fermò e le andò vicino.
-Che cosa c’è? Stai male?
A quell’ipotesi il cuore del mezzo demone mancò un battito: la sola idea che Kagome, la SUA Kagome potesse stare male lo mandava in paranoia, quasi fino a farlo impazzire.
Lei si limitò a scuotere lievemente il capo.
-Sai Inuyasha…
Cominciò con un fil di voce.
-Questa canzone mi fa pensare a noi tutte le volte che la sento o la canto…
Lentamente alzò il viso, rivelando i grossi lucciconi che le avevano ormai invaso gli occhi.
Il mezzo demone si sentì morire: odiava vederla piangere!
Per lui era come se la sua anima andasse in mille frantumi, che si dissolvevano uno ad uno ad ogni lacrima della ragazza.
-Kagome io…
Lei gli posò l’indice sulle labbra, che risultarono al suo tocco calde e morbide; quanto avrebbe voluto poterle baciare almeno una volta!
Scacciò in fretta quel pensiero dalla mente: Tanto tu non potrai mai baciarlo… lo sai…
-Le parole di questa canzone significano: Ma tu non mi amerai mai… lo so… ed è proprio come noi due…
L’ultima sillaba morì in un sofferto singhiozzo mentre Kagome si accasciava sull’erba nascondendo il volto fra le mani.
Inuyasha le si sedette accanto, rimanendo in silenzio.
Cosa mai avrebbe potuto dire?!? Lui non faceva altro che tentennare fra lei e Kikyo, era normale che si sentisse triste.
Però il pensiero di essere proprio lui la causa della sua tristezza lo faceva talmente arrabbiare che avrebbe volentieri preso a testate un grosso masso!!!
-I… know…
-BASTA!!!
Le afferrò le mani e le strinse fra le sue.
-Smettila di farti del male!
Kagome lo guardò con occhi sbalorditi; il mezzo demone si addolcì ed avvicinò il proprio viso a quello della ragazza.
-Ti prego… se ti fai del male ne fai anche a me…
Lei lo fissò incredula: nemmeno nei suoi sogni aveva sentito Inuyasha dire certe cose… e, soprattutto, dirle rivolte a lei!
I grandi occhi d’ambra del ragazzo le osservarono teneramente il viso, per poi soffermarsi su quelli viola di lei, riflettendosi al loro interno.
-Kagome…
Le sussurrò all’orecchio.
Che bel suono che aveva il suo nome proferito dalla voce di Inuyasha… quanto avrebbe voluto che quella voce che avesse pronunciato il suo nome nei sogni al posto di quello di Kikyo …quanto avrebbe voluto che fosse solo per lei … quanto avrebbe voluto che il suo cuore fosse solo per lei…
A risvegliarla da quegli amari pensieri fu il loro stesso soggetto: difatti l’ hanyou aveva annullato la breve distanza che si trovava fra i loro visi e ora le loro bocche erano una sopra l’altra, unite in un dolcissimo bacio……………

………………Improvvisamente Kagome aprì gli occhi.
Era nella sua stanza ed era ancora giorno: aveva sognato tutto!!!
Un’enorme malinconia le invase il cuore e lacrime copiose cominciarono a scenderle lungo le guance.
-Un sogno…tutto un sogno…
Gemette contraendo le labbra in una smorfia di dolore.
-È STATO TUTTO SOLO UN DANNATISSIMO SOGNO!!!!
Queste ultime parole le aveva urlate.
Perché doveva essersi innamorata di lui?! Perché non di Kouga o di Hojo, che erano da sempre interessati a lei?!
Affondò la testa nel cuscino e pianse a lungo, macchiando il tessuto rosa pastello di lacrime.
Lacrime che si sovrapposero ad altre che ormai avevano formato una grande chiazza più scura sulla stoffa…
…altre lacrime che aveva pianto prima di quel momento… altre lacrime che aveva pianto a causa sua… a causa di Inuyasha…

Sango e Miroku erano seduti all’interno della capanna della vecchia Kaede assieme al piccolo Shippo, che giocava con Kirara.
La ragazza si lasciò sfuggire un tenero sorriso in direzione del piccolo: chissà se quando avrebbe avuto dei bambini sarebbero stati così adorabili.
Quasi a leggerle nel pensiero, il monaco disse:
-Sono sicuro che sarai un ottima madre.
Lei arrossì leggermente.
-Come fai a dirlo?
Rispose in tono quasi ironico.
-Diciamo che è un mio presentimento.
La guardò intensamente negli occhi e le sorrise.
Sango sentì le guance prenderle fuoco: adorava quel sorriso, anzi, a dirla tutta, adorava ogni cosa di quel ragazzo.
Persino il suo vizio di allungare le mani nei momenti meno opportuni passava in secondo piano quando Miroku sorrideva in quel modo.
-Hai caldo?
La ragazza cadde dalle nuvole e si guardò attorno un po’ spaesata suscitando le risate di lui.
-Perché dovrei averne?
-Hai il viso tutto rosso…
Nel sentire la voce del monaco, il demone volpe si voltò verso di lei e le squadrò attentamente il volto, dopodiché ridacchiò divertito posando lo sguardo prima sulla ragazza e poi su Miroku.
-Ha ragione!!! Hai lo stesso colore della brodaglia che prepara la vecchia Kaede quando deve curare le ferite di Inuyasha!!!
A quel paragone, la tajiya assunse un colorito simile a quello dell’haori del mezzo demone.
Il piccolo youkai volpe cominciò a ridere.
-Sei proprio buffa!!!
Esclamò prendendo in braccio Kirara.
-I…io esco…
Così dicendo oltrepassò la tendina che fungeva da porta e si allontanò di qualche passo dalla capanna.
“Oddio… che figure…” Pensò ancora rossa in viso.
“Certo che Shippo poteva anche evitare… però com’è bello Miroku quando sorride…”
Abbassò leggermente il viso e un dolce sorriso le comparve sulle labbra.
“Soprattutto quando quel sorriso è per me…”
Cominciò a camminare verso il bosco, pensando se esistesse una felicità più grande di quella che provava in quel momento.

 

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Capitolo 2
*** Riconciliazioni ***


Cap. 2 Riconciliazioni Nel Frattempo Inuyasha era seduto sul pozzo mangiaossa e ne fissava l’interno con occhi un po’ tristi. “Ci sta mettendo una vita!!!Giuro che se non arriva entro dieci minuti salto nel pozzo e vado a prenderla!!!” Il cuore dell’ hanyou era già in agitazione: anche se Kagome se ne era andata da solo quaranta minuti, lui ne sentiva già la mancanza. Difatti, anche se non l’avrebbe mai ammesso davanti agli altri, il solo pensiero di essere costretto a starle lontano lo faceva stare male. Orami era inutile mentire a se stessi: lui amava Kagome, e l’amava come non aveva mai amato nessun altra… forse neppure Kikio. I sorrisi della ragazza, le sue risate, quell’adorabile broncio che metteva su quando lui la faceva arrabbiare… come amava quel viso. “Lo sai Kagome? Ho idea di essermi innamorato di te…” Pensò come se stesse parlando con la ragazza. Passò una mano sul legno che componeva il portale per il modo della donna che amava e nella sua mente comparve l’immagine di lei quando usciva dal pozzo con quell’enorme zaino giallo sulle spalle. Sorrise appena. Un dolce vento si alzò nella radura, accarezzandogli i lunghi capelli argentei e portando al suo fiuto l’odore dei fiori appena sbocciati. Adorava il profumo dei fiori; era così simile a quello di Kagome che quando lei si trovava nella sua epoca era un modo per sentirla sempre accanto a se. Poi la sua figura s’irrigidì di colpo, scattando in piedi. Annusò ancora l’aria, cercando conferma al suo presentimento. Un ringhio uscì dalle labbra di Inuyasha: i suoi timori erano fondati, vicino, molto vicino, si trovava un demone molto potente. Pose una mano sull’impugnatura di Tessaiga pronto ad estrarla. Il demone si stava avvicinando ed il suo odore diventava via via più intenso e chiaro al naso del mezzo demone; ormai ne era sicuro: -Sesshoumaru!!! Esci allo scoperto dannato!!! Urlò sguainando la spada, che si trasformò non appena ne strinse l’elsa fra le mani. Il vento aumentò d’intensità, rivelando la posizione dello youkai che però sembrava non avere alcuna intenzione di mostrarsi. Inuyasha cominciò a perdere la pazienza. -Bene… Ghignò quasi compiaciuto. -Vorrà dire che sarò costretto a scovarti alla mia maniera…ABBATTENDO TUTTI GLI ALBERI DI QUESTA DANNATA FORESTA!!!! Ma, prima che potesse mettere in atto il suo proposito di disboscamento, la figura del fratello comparve da dietro una grossa quercia. L’ hanyou era già pronto ad iniziare la battaglia, quando si accorse che nel demone c’era qualcosa di strano. Sesshoumaru era diverso: la sua espressione era fredda e spavalda come sempre ma il viso aveva come dei segni lungo le guance, segni lucidi e regolari che ne percorrevano i lineamenti… sembravano lacrime… Mano a mano che gli si avvicinava, Inuyasha notò con grande stupore che gli occhi dello spettro erano stranamente arrossati, come se avesse pianto a lungo prima di quel momento. Il mezzo demone scacciò quel pensiero dalla mente scuotendo il capo: suo fratello non aveva mai pianto, nemmeno quando suo padre era morto… figuriamoci ora!!! E poi, che motivo poteva mai avere per piangere? I passi del demone si arrestarono a poca distanza da lui… rimasero in silenzio per qualche minuto, squadrandosi a vicenda. La figura di Sesshoumaru era come sempre avvolta dal kimono bianco; il viso dai lineamenti ben definiti non lasciava trasparire alcuna emozione e stranamente le sue braccia erano conserte sul petto, come se vi tenesse qualcosa… Il vento scompigliò le lunghe chiome di entrambi… le mani del mezzo demone erano ancora ben strette alla spada. -Inuyasha… Il tono della sua voce era diverso… sembrava turbato. -Devo chiederti una cosa… Lo youkai posò il proprio sguardo su ciò che aveva in braccio e, con grande stupore da parte del mezzo demone, i lineamenti del suo viso sembrarono addolcirsi. -Sesshoumaru? La voce fioca e bassa di una bimba arrivò alle orecchie di entrambi. -Shhh… dormi… devi riposare. L’ hanyou si avvicinò al fratello e vide la piccola Rin addormentata, la osservò con tenerezza. Poi, nell’osservarla meglio, notò che il viso della bimba era pallido… molto pallido… anche troppo!!! Due grandi occhiaie scure le cerchiavano gli occhi socchiusi e le guance di solito color pesca erano livide e scavate. -Che le è successo? Si azzardò a domandare, anche se non si aspettava una risposta. -Sta male… Suscitando lo stupore negli occhi del fratello, il demone gli rispose anche se con la solita freddezza, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi o di incrociare il suo sguardo. Rin diede alcuni colpi di tosse ed ampie macchie di sangue si disegnarono sul kimono bianco di Sesshoumaru.. -Lei sta… Sussurrò Inuyasha. -Si…sta morendo… Questa volta non riuscì a mascherare l’angoscia e la sua voce s’incrinò sull’ultima parola. Gli occhi dell’hanyou si riempirono di compassione, dopodiché si rivolse al fratello, curioso di sapere il motivo che lo aveva spinto sin lì. -Senti, perché sei venuto? Domandò senza giri di parole. -Ho bisogno del tuo aiuto. Il tono di lui ritornò freddo e distaccato; era già abbastanza umiliante dover chiedere qualcosa al fratello, non voleva dargli anche la soddisfazione di farsi vedere preoccupato. Il mezzo demone lo fissò esterrefatto: il grande Sesshoumaru, che lo odiava sin dall’infanzia, stava chiedendo il suo aiuto!!! -Stai parlando sul serio?!? Lo youkai corrugò la fronte, evidentemente irritato da quella frase. -Tu devi portarmi dalla vecchia che conosce i rimedi contro tutti i veleni… devo chiederle di aiutare Rin… Inuyasha rimase in silenzio: il suo orgoglio stava prendendo il sopravvento, ma bastò uno sguardo al viso livido della bimba che tutti i suoi sentimenti mutarono in pena. La piccola, nel sentire una voce diversa da quella di colui che aveva cominciato a considerare come un fratello, aprì lievemente gli occhi. -Mh… -Sono qui Rin… Con un gesto tanto affettuoso quanto insolito per lui, Sesshoumaru accarezzò il viso livido e scavato di Rin, contraendo le labbra in una smorfia molto simile ad un sorriso. -Non mi sento tanto bene… Gemette strofinandosi il naso con una mano. -Ora andiamo da una persona che ti farà stare subito meglio… La piccola sforzò un sorriso, dopodiché si accoccolò fra le braccia dello youkai riaddormentandosi. Una lacrima scese dagli occhi color ambra del demone, che la scacciò immediatamente. Non voleva che il fratello lo vedesse piangere, soprattutto per un motivo così futile come la vita di una misera umana. Eppure la sola idea che Rin potesse morire lo inquietava profondamente: ormai si era affezionando alla piccola e non riusciva ad immaginare la propria vita senza di lei. Inuyasha la prese fra le braccia, facendo attenzione a non svegliarla. -Forse è meglio che la porti io dalla vecchia Kaede… non so come reagirebbe nel vederti… Fece per dirigersi verso il villaggio, quando la mano del demone gli si posò sulla spalla, facendolo voltare. -Grazie… Quelle parole uscirono dalle labbra di Sesshoumaru quasi come un respiro… Inuyasha le sentì chiaramente solo grazie al suo udito finissimo, ma non rispose, limitandosi a sorridere appena. Sapeva quanto gli costava quel ringraziamento, e forse fu per questo che non rivelò mai a nessuno ciò che gli aveva detto. Kagome infilò anche l’ultimo libro nello zaino, che ora somigliava più ad un pallone aerostatico e con sguardo preoccupato si chiese come sarebbe riuscita a trasportare quella “cosa” sino nella Sengoku Jidai. Si alzò in piedi e cercò di caricarselo sulle spalle, ma non riuscì neanche a sollevarlo. -E ora come faccio?!? Esclamò sedendosi sul pavimento. “Però un’alternativa ci sarebbe…” Pensò con aria furba. “Potrei chiedere ad Inu Yasha di darmi una mano…” Ma il sorrisetto complice sulle sue labbra si spense, trasformandosi in una smorfia. Già s’immaginava la reazione di quello stupido: “Certo che sei proprio una buona a nulla!!!Non riesci nemmeno a portarti lo zaino!!!” I suoi pensieri si concentrarono sull’espressione superiore e spavalda che in viso quando gli si presentava l’occasione di dimostrare quanto fosse forte e possente e si lasciò sfuggire un sorriso. Anche se cercava di non darlo a vedere, sotto la scorza del duro e rozzo Inuyasha sapeva essere dolce e comprensivo. Peccato che quelle sue qualità rimanevano spesso e volentieri perfettamente nascoste dalle sue maniere tutt’altro che gentili! Tirò un sospiro di rassegnazione, preparandosi mentalmente agli scherni che avrebbe ricevuto da parte dell’hanyou e si avviò verso il pozzo. Scese le scale del tempio velocemente, quasi impaziente di rivedere quell’adorabile visetto imbronciato. Non appena vi si trovò di fronte, tutta la sua euforia si trasformò in tristezza ed il sogno di poco prima si materializzò davanti ai suoi occhi: lei…Inuyasha… il bacio… Sentì le lacrime pungerle le iridi viola. “Che stupida che sono…” Un’espressione rassegnata le comparve sul viso. “Lo sai che per lui esiste solo Kikio………… allora perché mi sono innamorata?!?! Perché devo soffrire così tanto?!?!” Si portò una mano sul petto e strinse il bavero della camicetta con forza: nonostante sapesse benissimo che per Inuyasha lei era solo un’amica, non riusciva ad accettare il fatto che in lei vedesse solo l’immagine della miko. Un lacrima cadde dentro il pozzo, risvegliandola da quei pensieri. Stava di nuovo piangendo………… Ormai era diventata un’abitudine! Erano ormai più di due mesi che non faceva altro: tutte le volte che rimaneva sola nella sua stanza oppure con Sango era come se quelle dannatissime lacrime uscissero per conto loro!!! Allora si lasciava andare a pianti disperati, ripetendo continuamente il nome del mezzo demone. Scosse la testa nel tentativo di scacciare quella patetica immagine di se stessa dalla mente e con la manica della divisa si asciugò gli occhi e le guance: non voleva che Inuyasha la vedesse così; non l’avrebbe sopportato. Dalle sue labbra uscì un lieve sospiro. “Coraggio Kagome! Bisogna andare avanti!” Cercando di infondersi forza con quelle parole, la ragazza fece un lungo respiro e saltò nel pozzo.

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Capitolo 3
*** Cuore di demone ***


Cap. 3 Cuore di demone Miroku si sedette accanto alla vecchia Kaede fissando il volto livido della bambina. -Ditemi somma Kaede, come sta? L’anziana miko non rispose, limitandosi a scuotere tristemente il capo, dopodiché versò un infuso di erbe medicinali all’interno di una tazza e la posò sul pavimento, aspettando che Rin si svegliasse. -Kaede-sama… Il monaco cercò lo sguardo della donna, ma lei lo abbassò lasciandogli intendere i suoi pensieri. -Volete dire che non c’è speranza? Conosceva già la risposta e le grosse macchie di sangue accanto alla bocca della piccola ne erano la conferma. -Se…Sesshoumaru… Un sospiro sofferto scaturì dalle labbra scure di Rin, mentre apriva lievemente gli occhi neri. Kaede si chinò su di lei e le porse la scodella con dentro il liquido color legno, cercando di farglielo bere. -Che cos’è ‘sta roba? Chiese con un fil di voce, fissando quella sottospecie di brodaglia puzzolente con in volto un’espressione profondamente schifata. -Forza piccola… se vuoi sentirti meglio devi berla. La piccola non ne aveva la benché minima intenzione e non appena la vecchia tentò nuovamente di fargliela ingurgitare, scappò fuori dalla capanna. -Sesshoumaru!!! Gemette la bimba correndogli incontro. Non appena la vide, lo youkai le andò vicino e si accucciò sull’erba accanto a lei. -Mi vogliono far bere una cosa schifosa!!! Buttò le braccia al collo del demone che la strinse forte. La piccola diede alcuni colpi di tosse e ampie macchie rosse si allargarono sul candido kimono di lui. Il cuore dello youkai mancò un battito; nonostante si comportasse sempre in modo freddo e distaccato nei suoi confronti, voleva bene alla piccola Rin e la sola idea che lei potesse lasciarlo lo terrorizzava. Certo, c’era sempre la Tenseiga, ma era lui l’aveva sempre usata per riportare in vita chi era morto sotto i colpi di spade e lance e di conseguenza non sapeva se avrebbe funzionato anche con la morte per malattia, perciò aveva deciso di chiedere aiuto ad Inuyasha nonostante l’attrito presente fra loro. Però doveva ammettere che, pur essendo un hanyou, il fratello non era poi così male. Diede un piccolo bacio sulla fronte alla piccola e la prese in braccio. -Lo so… ma è per farti stare meglio… Disse guardandola con tenerezza attraverso i grandi occhi ambrati. Rin sorrise. -Allora lo bevo! Sesshoumaru la posò sul prato e la piccola gli afferrò la mano artigliata, stringendola affettuosamente. -Però mi devi accompagnare… Lui annuì leggermente col capo. Camminarono sino alla capanna, dove Kaede e Miroku li guardavano stupiti e allo stesso tempo contenti, pensando che c’era qualcosa di vero nel detto “Tutti possono cambiare…se viene data loro la possibilità…” Inuyasha osservava il fratello dall’albero sacro ed un sorriso gli comparve sulle labbra. “Sesshoumaru… allora è proprio vero che gli umani hanno il potere di cambiare le persone…” L’attenzione del mezzo demone fu però attirata da un profumo che conosceva ormai sin troppo bene: Kagome era arrivata. Velocemente scese dal ramo sul quale era seduto e cominciò a correre verso il pozzo mangiaossa. Quasi senza accorgersene, aveva portato la velocità dei suoi passi al massimo della velocità: la voglia di rivedere la sua adorata Kagome era tale da infondergli una forza straordinaria. Difatti la ragazza era seduta sulla sommità del pozzo, fissando assente gli alberi attorno ad esso. Sorrise appena, avvicinandosi a lei. -Ciao. Le sussurrò ad un orecchio. -Ciao Inuyasha. Rispose, voltandosi verso di lui e ricambiando il sorriso. -Ci hai messo un bel po’ di tempo… Continuò, aiutandola a scendere. -Scusami, ma mi sono addormentata… posso chiederti un favore? -Cosa? -Avrei bisogno di una mano con lo zaino e… -Fhe!!! Certo che sei proprio debole!!! Non riesci nemmeno a portarti lo zaino!!! La voce di Kagome sovrastò quella del mezzo demone, che si ritrovò spiaccicato a terra. -A CUCCIA!!!!!!! Gridò rossa di rabbia, riavvicinandosi al pozzo. -A…aspetta Kagome… -E perché dovrei?! Rispose burbera. -Devi venire al villaggio… Rin è malata… L’espressione di entrambi divenne improvvisamente seria. -Cosa?! -Si… Sesshoumaru l’ha portata da noi un’ora fa… -Quindi anche lui è qui… -Non preoccuparti… non ha intenzione di attaccarci… La ragazza fissò Inuyasha dritto nei grandi occhi ambrati, avvicinandosi a lui ed aiutandolo ad alzarsi. -Certo che fai male!!! Esclamò contrariato, massaggiandosi la schiena. -Scusa… Le meravigliose iridi ametista di lei si velarono di uno spesso strato di tristezza e l’hanyou sentì un groppo salirgli alla gola. Era infatti un po’ di tempo che i due condividevano le reciproche emozioni: se Kagome era malinconica o preoccupata, inevitabilmente Inuyasha diventava cupo e silenzioso. Ma la cosa valeva anche se uno di loro era felice; difatti se la giovane era allegra lui si sentiva tranquillo e il suo umore migliorava notevolmente. Ormai si conoscevano talmente bene che a lei bastava guardarlo negli occhi per leggere nei suoi pensieri. Per Inuyasha era ancora un po’ complicato scoprire cosa le passava per la testa e spesso si ritrovava spalmato al suolo per motivi che il più delle volte non riusciva a capire. Gli posò le mani sulle clavicole e cominciò a massaggiargliele dolcemente, come per farsi perdonare. Inuyasha socchiuse gli occhi e si rilassò a quel tocco così gentile, muovendo involontariamente le orecchie canine. -Sai Kagome… Sussurrò appoggiando la schiena al petto della ragazza, che arrossì appena e gli passò le braccia attorno alle spalle. Il mezzo demone spalancò le iridi ambrate, dopodiché sorrise e strinse il braccio destro di lei con una mano. -Mi sento bene qui con te… veramente bene… -Grazie… è importante per me… Posò il capo su quello dell’ hanyou e intrecciò i propri capelli neri ebano con quelli argentati di lui. “Kagome… quanto vorrei che rimanessimo così per sempre…” Girò il viso verso quello della ragazza per poter ammirare ancora quei meravigliosi occhi viola e le loro labbra si sfiorarono. Entrambi arrossirono, rimanendo immobili in quella posizione. I loro sguardi erano congelati l’uno dentro l’atro, scrutando dentro le reciproche anime e cercando di carpirne tutti i segreti. Con angoscia l’ hanyou notò che le iridi di Kagome erano ancora colme di tristezza. Le prese una mano e la strinse con la sua. -Ti prego… se tu sei triste, lo sono anch’io… Si avvicinò ancora: ora ciò che separava le loro bocche era poco più che un soffio. -Dimmi che non sei un sogno… La voce di lei era bassa e sofferente, cosa che fece tremendamente male al mezzo demone. -No……………… Kagome io non sono un sogno………… tu sei il mio sogno, il mio sogno più bello…………… Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime e di scatto si allontanò da Inuyasha. -No… La guardò smarrito. -Per favore, non chiedermelo…………… Kikyo………… Prima che finisse la frase, lui le posò una mano sulle labbra. -Io voglio te… e nessun altra! Kagome gli sorrise, guardandolo dolcemente. Lui ricambiò con altrettanto affetto, ma qualcosa in quegli occhi la fece sussultare. -Cosa c’è? -Tu non stai guardando me……………… Gemette mentre calde lacrime iniziarono a solcarle il viso. -Tu…Tu cerchi Kikyo!!! Si liberò da quell’abbraccio che per lei ora era quasi soffocante e scappò verso il villaggio, nascondendo il volto fra le mani. Il cuore di Kagome stava quasi scoppiando da tanto batteva; quegli erano stati gli attimi più belli di tutta la sua vita, ma quando Inuyasha l’aveva guardata negli occhi, si era sentita trasparente come l’aria. Era come se quelle meravigliose iridi ambrate la penetrassero, attraversandole l’anima come una lama calda fa col burro e cercando dentro di lei qualcosa che non era e che no sarebbe mai potuta essere………………………… Kikyo……… L’ hanyou la fissò scomparire nella boscaglia, rimanendo attonito e sconvolto da quel comportamento.

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Capitolo 4
*** Un po' di riposo ***


Capitolo 4 Un po’ di riposo Sango strinse forte l’amica, lasciando che si sfogasse. -Lui non vede che quell’orribile manichino in me!!! Per lui sono solo un rimpiazzo……………… I singhiozzi di Kagome erano forti e irregolari -Su amica mia………… cerca di non pensarci e………… Un lamento da parte della ragazza interruppe la voce della tajiya. -MA IO LO AMO!!!! E NON POSSO SMETTERE DI AMARLO!!!! Gli occhi della giovane si riempirono di lacrime, che cominciarono a solcarle il viso. Ormai era inutile tentare di negarlo: lei si era tremendamente innamorata di Inuyasha e la consapevolezza di essere solo una “sostituta” le faceva male, veramente male. Una morsa le strinse il cuore. -Oh Kagome-chan…………………… Sango non sapeva cosa dire: spesso aveva visto l’amica piangere e quasi sempre per lo stesso motivo, ma quella volta il pianto di lei era sofferto, dolorante, sembrava quasi che la sua anima si stesse sgretolando. L’abbracciò con tutto l’affetto possibile. -Perché proprio io?!? Perché a me?!? I respiri della ragazza erano diventati talmente irregolari che la sua voce si era fatta quasi ansimante, come quella di chi ha appena terminato una lunga corsa. -Io sono stufa di soffrire……… eppure non riesco a smettere di volergli bene, di volergli restare sempre accanto……………………… La sterminatrice fece un profondo respiro, cercando di trovare le parole adatte; odiava vedere quella che ormai considerava la sua migliore amica in quello stato, ma la paura di dire qualcosa di sbagliato la bloccava e le frasi le morivano in gola. Però doveva parlarle, dirle un qualche cosa di confortante; tutte le volte che lei si era sentita sola o triste Kagome le era sempre stata accanto e ora doveva sdebitarsi. -Kagome, io non so cosa dirti…………… non ho mai provato un dolore come il tuo, ma di una cosa sono sicura: voglio vederti sorridere, voglio vederti felice…………… La voce divenne quasi supplichevole. -………………e per una volta vorrei che la smettessi di piangere quando nessuno ti vede…………… Il pianto di Kagome si quietò e l’ombra di un sorriso le comparve sulle labbra ancora tremanti. -Grazie………………………… Sussurrò con voce ancora rotta dai singhiozzi. -E di cosa? -Per riuscire a farmi sorridere anche quando vorrei addormentarmi per non svegliarmi più…………………… grazie…………………… Si abbracciarono ancora più forte. -Fatti forza Kagome-chan, vedrai che tutto andrà a posto. Kagome si asciugò le guance con la manica del vestito e fissò con sguardo interrogativo la tajiya attraverso gli occhi gonfi per il pianto. -Come fai a dirlo? -Diciamo che per ‘ste cosa ho una specie di sesto senso!!! La voce di Miroku irruppe fra le due amiche. -Ragazze, venite dentro un attimo. Disse facendo loro cenno di entrare un attimo. La tendina che fungeva da entrata si sollevò e comparve la sagoma del monaco, subito seguita da quelle delle ragazze. Gli occhi di tutti i presenti erano velati da un’evidente commozione e angoscia e ognuno cercava di concentrarsi su ciò che stava facendo. La vecchia Kaede stava finendo di preparare un altro infuso per la piccola Rin, che sonnecchiava fra le braccia di Sesshoumaru. Nonostante tutti i complessi e la sua diffidenza nei confronti dello youkai, vederlo così distrutto sostituì tutti quei sentimenti in pena e compassione. Il demone girò i grandi occhi ambrati verso il punto in cui si trovavano le due ragazze, rivolgendo loro il suo solito sguardo senza calore. Entrambe ricambiarono con la stessa espressione, dopodiché l’attenzione di Kagome si posò sulla piccola, che nel sentirle entrare aveva aperto lievemente gli occhi. -Ciao…………………………… Disse lei sorridendo con dolcezza -‘Ao…………… Mugolò la bimba, stropicciandosi gli occhioni neri. Sesshoumaru abbozzò un sorriso, stupendo enormemente la ragazza che trasformò definitivamente i suoi sentimenti nei confronti del demone da timore in dolcezza e tenerezza. L’anziana miko si avvicinò alla ragazza, sedendosi accanto a lei e porgendo a Rin un’altra tazza di quell’orribile brodaglia. -Che cos’ha? Domandò sottovoce. -Non lo sappiamo………………… Lo sguardo della vecchia s’incupì ulteriormente. -Purtroppo io non conosco questo tipo di malattia e di conseguenza non posso curarla………………… La bimba si avvicinò alle due donne, guardandole con occhi indagatori e un’espressione corrucciata comparve sulle sue labbra scure. -Perché parlate così piano? Avete forse qualcosa da nascondere? Kagome sorrise. -Mmmhh……………………forse……………… Poi la prese fra le braccia e cominciò a farle il solletico. Improvvisamente forti colpi di tosse scossero l’esile corpo della bambina, mentre grandi macchie rosse si disegnavano sulla candida divisa della giovane. Kagome la fissò con occhi esterrefatti. -Ma tu hai la tubercolosi!!!! Gridò stringendola a se ed attirando tutti gli sguardi dei presenti. -Divina Kagome………… Cominciò serio Miroku. -Conosci questa malattia? -Si… nella mia epoca è una patologia curabile se presa in tempo. Il demone si voltò verso di lei con occhi che lasciavano trasparire una chiara nota di apprensione. -Potresti guarirla? Chiese cercando di riassumere la sua solita espressione fredda. -Non io, ma penso che i medici del mio tempo potrebbero riuscirci…ma……… Lo youkai le si avvicinò e la guardò dritto negli occhi color ametista, facendola lievemente arrossire: non si era mai accorta di quanto gli occhi di Sesshoumaru somigliassero a quelli del fratello; se solo fosse stato Inuyasha a guardarla in quel modo……… “BASTA!!!!” Si disse decisa. “Ora basta pensarci… devo andare avanti. Lo devo ai miei amici…” Lanciò una veloce occhiata a Sango e Miroku, dopodiché ritornò a guardare il demone davanti a se. -Ma? Le domandò con voce stranamente ansiosa. -Ma dovrei portarla assieme a me nel futuro e non so se… Lui la interruppe bruscamente; quei due erano più simili di quanto potessero immaginare! -Va bene…… ma io verrò con te… “Non voglio lasciarla sola!” Pensò con decisione, ma le sue parole furono leggermente diverse; non voleva mostrare le sue debolezze e tanto meno lo voleva fare davanti a dei miseri esseri umani! -…Voglio assicurarmi che manterrai la tua promessa… Kagome sorrise. Sapeva benissimo che mentiva e, nonostante cercasse di mascherare la sua preoccupazione, riusciva a leggere nei suoi occhi tutta l’ansia che si teneva dentro. “Proprio come per Inuyasha…” -Ok… Un’idea le attraversò la mente………… ed era un’idea grandiosa! -Perché non venite tutti da me? -Cosa?!? Chiesero tutti all’unisono. -Si! Venite a stare da me sino a che Rin non si sarà rimessa del tutto! Sarebbe fantastico!!! Il piccolo Scippo le saltò fra le braccia, con un sorriso ingenuo sulle labbra da cucciolo. -Io vengo anche subito!!! Esclamò con entusiasmo. -Allora è deciso! Disse Sango con allegria. -Però c’è un problema………………………… Aggiunse poi la sterminatrice in tono pensoso. -Chi lo dice ad Inuyasha? Un’imbarazzante e cupo silenzio calò nella capanna, quando il mezzo demone comparve dalla tendina e li guardò con occhi annoiati. -Ehi!!! Che avete da guardare?!?! Kagome raccolse tutto il suo coraggio all’interno della sua anima e con la voce un po’ tremante gli chiese: -E…ecco i…io volevo chiederti se ti andava di venire a casa mia per qualche tempo…………………… Stupito e felice anche solo del fatto che lei gli rivolgesse ancora la parola, quando realizzò che gli aveva appena chiesto di rimanere a casa sua si sentì rinascere. -Fhe! Mi sa proprio che dovrò venirti dietro………… non vorrei che ti cacciassi in qualche guaio e poi se ci sono anche quel bonzo… Disse indicando Miroku, che assunse un’espressione molto offesa. -…E mio fratello a piede libero chissà cosa potrebbe succedere!!! Kagome abbassò il viso, distogliendo gli occhi da quello di Inuyasha, rendendolo così nuovamente triste in quanto pensava che lei non lo volesse guardare negli occhi. Però lei non stava cercando di non guardarlo in viso, ma di evitare di mostrare il gigantesco sorriso che le si era dipinto in volto.

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Capitolo 5
*** Shaorin ***


Cap

Cap. 5 Shaorin

 

Così i sei si trasferirono a casa della ragazza mentre Rin veniva portata in ospedale ed affidata alle cure dei medici, che cominciarono subito una terapia per accelerarne la guarigione.

La madre della ragazza era rimasta leggermente stupita nel vedere tutta quella gente stabilirsi a casa sua, ma da donna di animo buono e disponibile qual’era accettò volentieri di ospitarli.

Sango, Shippo e Kagome si sistemarono in camera di quest’ultima e i tre ragazzi furono “messi” nella stanza di Sota che si trovava in gita con la scuola e sarebbe rimasto via per due settimane.

Purtroppo l’assegnazione dei letti non era stata una cosa facile: siccome il letto  effettivo era solo uno e gli altri due erano futon, sia l’hanyou che lo youkai avevano deciso che il privilegio di dormirvi doveva per forza spettare a loro.

Avevano così cominciato a litigare furiosamente sino a che non avevano realizzato che il letto era già stato occupato da Miroku.

Erano passati ormai quasi cinque giorni e la vita scorreva abbastanza tranquilla e quel pomeriggio il tempo era splendido.

Il cielo era limpido e i raggi del sole erano così caldi che sembrava di essere già in estate!

Approfittando della temperatura e della bella giornata tutti si erano posizionati nel giardino che circondava il tempio Higurashi.

Sango e Kagome si erano infilate i costumi da bagno e prendevano il sole sugli asciugamani, Miroku era seduto all’ombra di un albero a meditare e Sesshoumaru e Inuyasha se ne stavano appollaiati sui rami di un’antica quercia, ammirando il panorama.

L’umore dello youkai era molto migliorato da quando aveva saputo che la piccola Rin era fuori pericolo e si stava lentamente rimettendo e aveva persino smesso di attentare alla vita del fratello.

-Ehi Kagome!!!

La voce musicale di una ragazza irruppe nella quiete del tempio, mentre essa compariva dalla scalinata.

I due la fissarono con occhi sospettosi, mentre il monaco continuava la sua meditazione.

Era una ragazza molto bella: aveva circa diciotto anni, capelli biondi lunghi sino all’inizio delle spalle e una morbida frangetta che le ricadeva sulla fronte, alta e grandi occhi blù-grigio.

Indossava una maglia bianca senza maniche che lasciava scoperto l’ombelico, rivelando i tatuaggi che aveva lungo entrambi gli avambracci ed una minigonna azzurra sopra il ginocchio.

Kagome alzò lo sguardo mettendosi a sedere, dopodiché sorrise all’amica salutandola con un cenno della mano.

-Ni-hao Shao-chan!!!

Disse guardandola con occhi confusi.

-‘Ao… anf… anf…

Ansimò lei, appoggiandosi sulle gambe per riprendere fiato dopo tutte quelle scale.

-Come mai qui?

La ragazza alzò lo sguardo, mentre i due fratelli continuavano a squadrarla in modo indagatore.

-Oggi abbiamo lezione………… Non dirmi che te ne sei dimenticata?!?

Kagome assunse un’aria colpevole e fece una timida linguaccia.

-Lezione di cosa?

S’intromise Sango.

-Di canto per me e di piano per questa qui!!! Piacere, Shaorin Hikimune.

Disse sorridendo e porgendo la mano alla ragazza.

-Sango.

Lei la strinse, ricambiando il sorriso.

Nel frattempo Miroku e Inuyasha si erano avvicinati alle ragazze.

-Shao-chan, questi sono Miroku e Inuyasha…mentre quello appollaiato sull’albero è Sesshoumaru.

Shaorin si alzò in piedi e salutò i due, presentandosi con la sua solita  spontaneità.

-Allora è lui il famoso Inuyasha.

Disse rivolgendosi a Kagome, che arrossì lievemente.

-Ehm………

-Dalla tua faccia sembrerebbe proprio di si!!! Certo che sei proprio un gran bel ragazzo…

La sua voce indugiò sull’ultima parola, accortasi solo in quel momento delle buffe orecchie da cane che sovrastavano la lunga chioma di capelli argentei e i grandi occhi ambrati dalla pupilla verticale.

Rendendosi conto dell’espressione stupita dell’amica, cercò di inventare al più presto una scusa.

-Devi sapere che Inuyasha è un fan accanito di “Bastard!!!” Perciò si è tinto i capelli, ma in realtà li ha neri e negli occhi porta le lenti a contatto…

Come scusa era veramente patetica e non sperava che l’amica ci credesse, ma probabilmente i Kami erano dalla sua parte in quel momento e Shaorin le rivolse un sorriso.

-Capisco!!! Certo che quel manga sta veramente spopolando!

Disse, cercando di mascherare il fatto che non credeva ad una sola parola di ciò che Kagome le aveva appena detto.

Il suo sguardo si posò poi sul ragazzo ancora seduto su uno dei rami della quercia e rimase quasi ipnotizzata a guardarlo.

Era veramente bello; doveva avere circa vent’anni e somigliava in maniera impressionante ad Inuyasha, nonostante non avesse le orecchie da cane.

Sentendosi osservato, lo youkai alzò il capo e la fissò dritto nei grandi occhi blu cielo.

Shao avvertì una scossa attraversale la schiena e un improvviso rossore le invase il volto, ma nonostante tutto non distolse lo sguardo; non ci riusciva!

Quegli occhi avevano su di lei un’influenza terribile, come magneti. 

Cercando di togliersi da quella situazione più che imbarazzante sorrise dolcemente; lui rimase impassibile come al solito.

-Non farci caso, è sempre così…

Kagome le posò una mano sulla spalla.

In quel momento Miroku si era avvicinato alle due e con aria seria aveva preso una mano a Shaorin.

-Divina Shao, vi prego di concedermi l’onore di un figl…………

SDENG!!!

Una bottiglia di crema solare si stampò sulla fronte del monaco, che cadde a terra sotto lo sguardo divertito di Inuyasha, quello rassegnato di Kagome e quello allibito della ragazza.

-FHE!!!

Esclamò Sango, voltando il capo dalla parte opposta visibilmente incavolata!

La signora Higurashi comparve sulla soglia di casa e salutò con un cenno della mano la ragazza.

-Buongiorno Shaorin, puntuale come al solito.

Lei sorrise e ricambiò il saluto, dopodiché si avviò verso la porta seguita a ruota da Kagome e dagli altri.

Solo il demone rimase fuori, ma prima che lei sparisse dentro l’ingresso la guardò con la coda dell’occhio, facendo attenzione a non farsi vedere.

Quella ragazza aveva degli occhi veramente belli e non solo quelli; era tutta bella…

Scacciò immediatamente quei pensieri dalla mente e tornò a concentrarsi sul paesaggio.

 

Kagome appoggiò le dita sui tasti del pianoforte, mentre Shaorin prendeva fiato.

La madre della ragazza le porse uno spartito, che aprì e appoggiò sopra il piano, leggendo le note e traducendole velocemente.

-Allora ragazze, questo è un pezzo abbastanza difficile, per cui Shaorin cerca di tenere il fiato per le note più alte.

Lei annuì lievemente col capo, dopodiché fece cenno a Kagome di cominciare.

La ragazza diede qualche nota d’introduzione sino a che Shao iniziò a cantare, armonizzando la propria voce con le note del piano.

-Memory…turn your face to the moonlight… let your memory lead you… open up, enter in……………

Il tono candido e cristallino della ragazza invase tutta la stanza, infiltrandosi all’interno delle orecchie dei presenti come la brezza calda di fine primavera, che porta con se il dolce profumo dei fiori.

Inuyasha chiuse leggermente gli occhi e si lasciò cullare dalla voce di Shao e dalle note che Kagome suonava.

Non gli aveva mai detto di saper suonare quel “coso”……… ma del resto lui non glielo aveva mai chiesto.

Sango aveva appoggiato la testa sulla spalla destra di Miroku, che le aveva cinto le spalle con un braccio.

La sterminatrice era rimasta molto sorpresa del fatto che il monaco non avesse tentato di allungare le mani, ma quella posizione non le dispiaceva affatto,anzi, perciò aveva deciso di rimanere così per il maggior tempo possibile, pregando che quella canzone durasse mooooooolto a lungo.

Quella dolcissima melodia uscì dalla finestra lasciata aperta per il grande caldo ed arrivò alle orecchie dello youkai, che sentì un brivido caldo scendergli lungo la schiena.

Si voltò verso la fonte di quel canto e con stupore vide che era la ragazza di poco prima.

Si alzò dal ramo su cui era seduto e con movimenti veloci e silenziosi andò a sedersi accanto alla finestra, sbirciandovi all’interno.

La sua attenzione cadde subito sull’esile figura di Shao; di nuovo si trovò a pensare a quanto fosse bella quella ragazza.

Ma c’era qualcosa di strano in lei, qualcosa che sfuggiva a tutti i suoi sensi celato sotto quel volto splendido e angelico, una specie di segreto dalla natura sia buona che cattiva che gettava un’ombra sull’indole dolce di lei, affascinandolo.

La canzone proseguiva, avvolgendo tutto ciò che si trovava attorno alle due ragazze.

Inuyasha osservò il viso di Kagome con tenerezza: vederla così rilassata, senza preoccupazioni e angoscia che le marcavano i lineamenti del volto, era per lui ciò che di più bello si poteva desiderare.

Dopo quello che era accaduto nella radura cinque giorni prima i rapporti fra di loro erano ancora un po’ tesi e le parole della ragazza gli risuonavano nella mente all’infinito, facendogli sorgere mille dubbi.

Era vero che in Kagome lui vedeva solamente una fotocopia di Kikyo?

Quella domanda lo assillava giorno e notte, e per quanto si scervellasse la risposta che si dava era sempre la stessa: no!

Lui la amava perché era Kagome e non per la sua presunta somiglianza alla miko; amava i suoi sorrisi, le sue risate e soprattutto amava lei, lei e nessun altra!!!

Improvvisamente la ragazza smise di suonare e la voce di Shao si spense.

Come una saetta la sterminatrice si allontanò dal monaco, che la guardò con un’espressione profondamente delusa.

-Bene ragazze, direi che può anche bastare per oggi. Perché non ti fermi a cena Shaorin? Tanto un posto c’è sempre.

La giovane sorrise.

-Grazie, molto volentieri.

La donna uscì dalla stanza e si diresse verso la cucina.

Intanto Sesshoumaru era ancora fuori dalla finestra e fissava insistentemente il viso di Shao, che sentendosi osservata si voltò verso di lui incontrando il suo sguardo per la seconda volta.

Questa però lo youkai non girò il volto e rimase a specchiarsi in quelle iridi color del cielo.

-C…ciao………

Accennò, tentando di trovare qualcosa da dire che non la facesse sembrare una deficiente.

Lui non parlava, limitandosi a guardarla con la solita freddezza.

L’atteggiamento gelido proprio del demone non sembrava però avere alcun effetto su di lei, che continuò a guardarlo ipnotizzata dalle grandi iridi ambrate di lui.

-Tu sei Sesshoumaru vero?

-Si…

Rispose in tono quasi gentile.

I presenti lo fissarono esterrefatti.

-Le ha appena risposto senza sbraitare o sbaglio?

Sussurrò Sango all’orecchio dell’amica.

-Sembrerebbe di si… forse nemmeno lui è immune al fascino di Shao-chan…

Lo youkai distolse per un attimo lo sguardo da lei per posarlo sulle due giovani, che recepirono il messaggio e trascinarono gli altri due fuori dalla camera, portandoli di sopra.

-Il mio nome è Shaorin Hikimune…

Sussurrò a voce così bassa che persino lo stesso Sesshoumaru fece fatica a distinguere le parole.

-Hai un bel nome…

Scese dal davanzale e le si avvicinò.

-Grazie………………………… anche il tuo è molto bello…

Il cervello della ragazza alzò bandiera bianca; l’influenza di quel ragazzo era talmente forte che, per quanto si sforzasse, non riusciva a formulare un solo pensiero razionale.

-Tu sei il fratello di Inuyasha?

Domandò, cercando di iniziare una conversazione.

-Come lo sai?!?

Il tono del demone divenne improvvisamente duro.

-Scusami, non volevo farti arrabbiare.

Distolse controvoglia lo sguardo dal bel viso di lui e si diresse su per le scale, ma una mano artigliata la fermò.

-Non mi hai fatto arrabbiare…………

Rimasero a fissarsi per un lungo istante, sino a che un urlo arrabbiato da parte di Sango invase tutta la casa.

-MIROKUUUUUUUUUUUUU!!!!!!!

La ragazza scosse il capo, dopodiché si diresse su per le scale ma si accorse di avere ancora la mano di Sesshoumaru attorno al polso.

-Vieni?

Lo youkai annuì con la testa e la seguì.

 

 

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Capitolo 6
*** Un patto e un'ombra nel cuore ***


Cap

Cap. 6 Un patto e un’ombra nel cuore

 

Quando entrarono nella camera si presentò davanti ai loro occhi una scena ormai consueta a quelli degli altri due: Sango correva dietro al monaco con in mano una lampada, urlando e lanciandogli tutte le maledizioni che conosceva ed inventandosene anche qualcuna al momento.

Kagome cercava in tutti i modi di calmare gli istinti omicidi dell’amica e pregava Inuyasha di darle una mano, ma l’hanyou era troppo divertito da quella scenetta e non aveva alcuna intenzione di porvi fine.

Shao cercò di trattenersi dal scoppiare a ridere, ma alla vista dell’espressione assassina negli occhi della tajiya esplose.

Cominciò a ridere come una pazza, unendosi al mezzo demone.

Fece per portarsi le mani alla bocca quando si accorse che le dita di Sesshoumaru erano ancora strette attorno al suo polso.

Lo guardò ed arrossì furiosamente, mentre lui lasciava velocemente la presa e riportava lo sguardo sulla camera di Kagome.

-Patetico…

Disse atono.

Intanto Kagome aveva notato la presenza dei due e con grande felicità si accorse che la ragazza stava ridendo.

-Shao-chan tu stai ridendo!!!

Gridò gettandole le braccia al collo sotto lo sguardo gelido dello youkai.

Le labbra rosee della ragazza si curvarono in accenno di un sorriso, distogliendo lo sguardo dal demone e portandolo sull’espressione raggiante dell’amica.

-Eh già… non ridevo così da quando Subaru mi ha……………

Il dolce sorriso sul suo volto si spense e uno spesso velo di tristezza le si posò sugli occhi.

Kagome se ne accorse e cercò di dirigere i pensieri della ragazza su una qualsiasi altra cosa che non fosse Subaru.

-Ah… ehm… senti, vieni a darmi una mano in cucina?

Shao annuì lievemente e alzò lo sguardo, rivelando le grosse lacrime che le avevano invaso le iridi blu.

Sesshoumaru le notò e le lanciò un’occhiata distaccata con la coda dell’occhio; era bastato un attimo per farle cambiare umore, anzi, era bastato quel nome…Subaru

Lo youkai la osservò allontanarsi, sentendosi stranamente turbato da quel suo sguardo così triste.

Ma non era solo in quel momento; Shaorin aveva sempre avuto quell’alone di profonda depressione negli occhi sin da quando era arrivata e, anche se non sapeva perché, quando qualche minuto prima erano rimasti a fissarsi  intensamente aveva sentito una spiacevole fitta allo stomaco.

Quasi come se quel dolore evidentemente profondo s’infiltrasse dentro di lui, smuovendo qualcosa dentro il suo petto.           

Inuyasha gli si avvicinò.

-Ehi fratello, che ti prende?

Chiese sottovoce.

-Niente…

Il demone si allontanò dalla stanza, voltandogli le spalle.

 

Era ormai sera e una figura vestita da un lungo abito sacerdotale rosso e bianco camminava nella fitta boscaglia, invocando un nome che la legava ad un odio profondo e radicato all’interno della sua anima.

-Naraku!!!

Ripeté ancora una volta, guardandosi attorno con aria palesemente spazientita per non ricevere risposta ai propri richiami.

Gli occhi inespressivi della miko saettarono fra gli alberi circostanti, cercando un qualche indizio che le rivelasse la presenza nelle vicinanze del mezzo demone.

Rimase in silenzio per qualche secondo, dopodiché cominciò a procedere sui propri passi, capendo che chi cercava molto probabilmente non si trovava in quel luogo.

Poi una voce lugubre le arrivò all’orecchio come una folata di aria invernale e gelata.

-Buona sera Kikyo…

Sibilò, mentre una sagoma apparentemente umana avvolta nella pelliccia di un babbuino bianco compariva poco distante da lei.

-Mi sorprende tutta questa cortesia da parte tua Naraku…

Kikyo eliminò dal tono della sua voce la nota di nervosismo, assumendo nuovamente l’atteggiamento distaccato che era proprio del ruolo che aveva rivestito sino a cinquant’anni prima.

-Così mi ferisci, io pensavo che tu fossi venuta qui per me…

Sul volto cadaverico e perennemente contratto in un’espressione di superiorità ve ne comparve una falsamente offesa..

-Evita le lusinghe, con me non attaccano!

Fece una pausa e puntò lo sguardo gelido verso gli occhi malvagi dell’hanyou, dopodiché riprese a parlare in tono vagamente sprezzante.

-Però hai ragione…

Tirò un sospiro di rassegnazione; era caduta veramente in basso se ora doveva scendere a patti con lo stesso essere che aveva causato la sua morte, ma pur di riavere per se Inuyasha avrebbe fatto questo ed altro.

-Sono qui per chiedere la tua collaborazione.

Naraku ghignò compiaciuto.

-Io voglio che Inuyasha torni da me e per fare ciò ho bisogno che tu mi liberi di Kagome…

-Nulla di più facile.

La miko lo interruppe.

-Ma non devi ucciderla………… devi far si che lei arrivi ad odiarlo e tenti di ucciderlo, costringendolo così a farla fuori………

Nelle iridi color ghiaccio di Kikyo apparve una fiamma di malignità.

Naraku scosse il capo.

-Sono spiacente, ma dubito fortemente che Inuyasha alzerebbe mai un dito su di lei, anche se dovesse provare ad ucciderlo.

Lei lo fissò con ritrovato odio.

-Non m’interessa!!!

Gridò con voce stridula.

-Tu devi soltanto fare in modo che lei lo odi, così tornerà da me e andremo insieme nel regno dei morti!!!

Il mezzo demone abbassò il capo e allargò il ghigno che gli curvava le labbra bluastre.

“Povera stupida… però potrei trarre vantaggio da questo accordo e placare così il desiderio che mi tiene ancora legato ad Onigumo………… che sia sul corpo di Kikyo o su quello dell’altra ragazza………”

-Allora d’accordo, entro dieci giorni tu mi dovrai portare la ragazza, dopodiché procederò secondo il mio volere…

La miko gli voltò le spalle e s’incamminò fra gli alberi, fissando il buio compiaciuta.

“Inuyasha………… presto saremo di nuovo insieme………”

L’hanyou la fissò allontanarsi, dopodiché rivolse lo sguardo su due figure che sino a quel momento erano rimaste celate dal buio.

-Avete sentito?

Disse gelido.

Un raggio lunare illuminò le tre sagome con il suo pallido chiarore, rivelando l’identità di quelli che sembravano essere degli spiriti.

Il primo era un ragazzo che dimostrava più o meno sedici anni; aveva i capelli neri e corti che gli ricadevano sulla fronte, comprendo parzialmente gli occhi dorati.

L’altra era una ragazza della stessa età del primo; gli occhi erano di un azzurro talmente chiaro da sembrare quasi bianchi, i capelli erano dello stesso colore del ragazzo e la sua pelle era bianca come la luna.

Entrambi erano vestiti di nero ma, mentre il vestito di lui era composto da un’ampia camicia e da pantaloni lunghi e stretti, quello di lei era molto aderente e una profonda scollatura a V metteva in bell’evidenza le forme prosperose dello spirito femminile.

Naraku li guardò compiaciuto.

-Certo…

Squittì lei con voce lamentosa.

-Io e Kamui siamo al tuo servizio e vi rimarremo sino a missione ultimata… e poi, non è per questo che ci hai evocato?

Il mezzo demone la guardò con occhi freddi.

-Si Kotori, hai perfettamente ragione. Voi dovrete tenere a bada l’hanyou di nome Inuyasha e il monaco Miroku.

-Ma cosa ci darai in cambio?

Kamui si avvicinò alla sorella e le posò una mano sul sedere; lei si volse e lo guardò con aria provocante.

-Vi renderò il potere che vi è stato tolto da Midoriko…

Entrambi sorrisero, dopodiché Naraku si allontanò fra gli alberi, seguito da Kanna.

-Tu pensi che manterrà la promessa?

Sussurrò poi la ragazza.                                                                   

-Se così non dovesse essere, lo uccideremo…

La prese per le spalle e la girò e cominciò a baciarla con violenza, mentre la mano che si trovava sul fondoschiena di Kotori s’infilò fra le sue gambe e le spostò rapidamente le mutande, dopodiché due dita s’insinuarono brutalmente dentro di lei.

Il respiro dello spettro demoniaco diventò ansimante e con le dita magre gli afferrò il poso, incitandolo ad andare più a fondo.

Lui sorrise soddisfatto ai suoi gemiti e con la bocca cominciò a scendere lungo la scollatura.

La seconda mano le scostò il tessuto dal seno e cominciò a massaggiarlo con movimenti circolari, che vennero poi sostituiti dalla lingua dello spettro.

-Ehi voi due!!!

La voce di Kagura interruppe i due, che controvoglia si staccarono.

-Venite…………

La youkai li fissò con una nota di disgusto; perché diavolo Naraku li aveva richiamati dal baratro erano stai rinchiusi per mille anni?

Sbuffò contrariata, quando la mano gelida di Kamui le si posò sulla spalla, facendole scorrere un brivido freddo lungo la schiena.

-Perché senza di noi la discendente di Midoriko potrebbe distruggerlo…

Sbarrò gli occhi azzurri sotto lo sguardo divertito dei due spiriti infernali e sussurrò:

-Ma tu puoi…

-Si… sia io che Kotori possiamo leggere nel pensiero…………… per cui attenta a ciò che pensi.

Kotori scoppiò a ridere, una risata senza emozioni e seguita dal ragazzo si dileguarono nella notte.

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Capitolo 7
*** Ricordi... ***


Cap

Cap. 7 Ricordi…

 

Dalla prima volta che Shao e gli altri si erano incontrati erano passati otto giorni.

Lei si era già perfettamente inserita nel gruppo e, con grande felicità da parte di Kagome, aveva recuperato un po’ di buon umore.

Persino Sesshoumaru sembrava felice di vederla in giro per casa e spesso i due parlavano a lungo.

Veramente era lei che faceva di tutto per trovarsi sola con lui e, quando aveva capito che la sua presenza non gli dava fastidio, si sedeva sul pavimento e cominciava a parlare.

All’inizio lui sembrava ignorare le sue parole, ma dopo qualche giorno aveva cominciato a risponderle e quando lei gli parlava le si sedeva accanto.

Erano ormai quarantotto ore che lo youkai le rivolgeva la parola senza bisogno che fosse lei a cominciare un qualsiasi discorso e sempre più spesso cercava volutamente la sua compagnia quando era indaffarata in altre cose.

Quell’atteggiamento non era passato però inosservato agli occhi degli altri occupanti della casa di Kagome e tutti all’infuori di Inuyasha cominciavano a sospettare che fra loro stesse succedendo qualcosa.

Ma era difficile credere che Sesshoumaru potesse provare affetto verso un’altra persona, soprattutto se questa era un’umana.

Era anche vero però che a Rin lui voleva palesemente bene, per cui sia Kagome che Sango presero in considerazione l’idea che sia Shaorin che lo youkai stessero cominciando a piacersi.

Così una sera le due amiche portarono la ragazza nel tempietto con una scusa e, una volta sicure che nessuno dei ragazzi le avesse seguite, diedero il via all’interrogatorio.

-Allora Shao-chan

Cominciò Kagome, con l’aria di chi la sa lunga.

-Siamo davanti ad un fatto curioso…

Continuò Sango, assumendo la stessa espressione dell’altra e facendo ridere Shaorin, che si portò una mano alla bocca.

-E cioè?

Domandò con aria innocente.

-Sappiamo che fra te e Sesshoumaru c’è qualcosa…

-Eh?!?

Sul viso della ragazza comparve una striscia rossa e portò lo sguardo sul pavimento.

-Ah-ah!!!

Gridò Kagome, indicandola.

-No… non c’è niente fra noi………

-Però ti piace.

Concluse Sango con ineluttabile semplicità, facendo aumentare la carica di porpora sulle sue guance.

-Ehm…

Si morse un labbro, nel tentativo di trovare una qualche scusa credibile, ma le parole le morivano in gola ed i suoi pensieri erano come impazziti e formavano un’enorme confusione nella sua mente.

In effetti Sesshoumaru era veramente un gran bel ragazzo ed era molto tempo che non trovava così piacevole la compagnia di un ragazzo che non fosse Subaru.

-Forse un po’…

Cominciò con voce quasi impercettibile.

-Un po’?

Insistette la sterminatrice.

-Mi piace molto, d’accordo?!?

Ammise con una nota infastidita nella voce cristallina.

Le due ragazze la guardarono felici e Kagome le mise un braccio intorno alle spalle, stringendola con affetto.

-Sono felice per te………………… te lo meriti!

La tajiya le guardò leggermente confusa; non capiva perché la ragazza fosse perennemente così triste e tanto meno comprendeva perché tutte le volte che sorrideva o rideva Kagome-chan diventava euforica.

-Senti Shao-chan, posso chiederti una cosa personale?

-Certo Sango-kun, siamo amiche.

-Chi è Subaru?

Shaorin aprì le labbra per rispondere, ma si sentì mancare la voce e gli occhi le si riempirono di lacrime.

Nel vedere quella reazione, la sterminatrice si sentì profondamente in colpa e tentò di scusarsi, ma lei la fermò.

-No, non preoccuparti………

Fece un profondo respiro e si asciugò le guance con il dorso della mano.

-Subaru è il mio ex ragazzo…

La sua voce era così sofferente che Sango si pentì profondamente di aver posto quella domanda.

-Devi sapere innanzitutto che io ho perso i genitori e mio fratello Kioshi l’anno scorso in un incidente di macchina e da quel momento ho cominciato a vivere da sola…

Kagome le strinse una mano.

-Ho passato sette mesi d’inferno… nonostante tutto però sono riuscita a tirare avanti grazie alle mie amiche e dopo qualche tempo mi hanno convinto a ricominciare ad uscire… è stato durante una di quelle sere che ho incontrato Subaru

Nei suoi occhi blu cielo si accese una luce di nostalgia.

-All’inizio pensavo di non interessargli, ma un mattino mi ha fermato nei corridoi del liceo e mi ha chiesto di diventare la sua ragazza………

Curvò le labbra in un sorriso privo di allegria.

-Io ho subito accettato! Me ne ero innamorata perdutamente e pensavo che il mio sentimento fosse ricambiato almeno in parte……… ma mi sbagliavo, mi sbagliavo enormemente…

-Oh Shao!!!

Esclamò la sterminatrice abbracciandola.

-Lui mi ha usata per tre mesi e quando ha ottenuto quello che voleva, non ci

ha pensato due volte prima di scaricarmi………

-Vuoi dire che tu…

-Si, ho fatto l’amore con lui.

La stretta della ragazza si fece più forte e Shaorin sentì qualcosa di bagnato sulla guancia destra.

-Sango…

Mormorò Kagome, accorgendosi che stava piangendo.

-Mi dispiace!!! Non volevo farti ricordare dei fatti tanto tristi!!! Perdonami ti prego!!!

Lei le passò un braccio attorno alle spalle e cercò di calmarla.

-Non importa……… come ti ho già detto siamo amiche, perciò è naturale sapere tutto l’una dell’altra.

La ragazza chiuse gli occhi e Sango e Kagome si scambiarono un’occhiata colpevole: c’era ancora una cosa che Shaorin non sapeva ed era il segreto più importante…………

 

Erano le cinque del pomeriggio e Kagome se ne stava sdraiata sul materasso della sua camera, immersa nel silenzio più totale.

Gli altri erano usciti per fare un giro per Shibuya e così poteva rimanere un po’ per conto suo a pensare.

Sospirò profondamente e chiuse le palpebre.

-Inuyasha…

Sussurrò, stringendo le braccia sul petto come per abbracciare l’aria.

Si rannicchiò sul copriletto e sbadigliò stancamente: la convivenza era veramente stancante, soprattutto se due dei coinquilini erano Sango e Miroku!!!

Sorrise ad occhi chiusi e nella sua mente si materializzò l’immagine della sterminatrice che correva dietro al monaco urlando come una matta sotto gli occhi divertiti di Inuyasha…

…Inuyasha… da quanto tempo ormai era innamorata di lui? Molto probabilmente dalla prima volta che i suoi occhi avevano incontrato le pietre d’ambra del mezzo demone.

Improvvisamente sentì una grande tristezza invaderle il cuore e una lacrima le rigò la guancia destra.

Sbuffò rassegnata.

-Ehm………Kagome, sei sveglia?

La ragazza scattò a sedere: che ci faceva Inuyasha a casa?

-Si… vieni pure…

La figura dell’hanyou comparve da dietro la porta e la guardò dolcemente, sorridendo appena e mandando in tilt tutti i sensi della ragazza.

-Come mai a casa? Pensavo fossi uscito con gli altri…

Lui le si sedette accanto.

-No, non ne avevo voglia…

Le rivolse un altro sorriso e lo stomaco di Kagome si annodò così stretto da mozzarle il respiro.

-Stai bene?

Inuyasha le si avvicinò ancora, guardandola preoccupato: aveva il viso tutto rosso… che avesse la febbre?

Le portò amorevolmente una mano alla fronte per sentire se fosse calda.

-Eppure non hai la febbre…

Disse corrucciato.

-Sto bene……… non devi preoccuparti.

Gli prese la mano e la strinse dolcemente fra le sue.

Inuyasha sentì un forte rossore salirgli alle guance.

Timidamente portò lo sguardo sugli occhi color ametista della ragazza e non appena vide la sua immagine riflessa in quegli specchi meravigliosi, vi si perse all’interno, sprofondando in un mare di sentimenti contrastanti.

Quanto era bella Kagome, ma la sua bellezza non era ricollegata al volto di Kikyo……… lei era bella perché era Kagome, l’unica Kagome………

Avvicinò il suo viso a quello della ragazza contemplando i dolci lineamenti del suo volto.

Lei scosse il capo lasciando la mano del mezzo demone e le lacrime tornarono a pungerle gli occhi: perché la guardava così?!? Perché diavolo la stava guardando in quel modo?!?

Lei odiava quegli occhi così dolci; anche se poteva sembrare che quello sguardo fosse per lei, sapeva ormai sin troppo bene che non era così.

Maledisse i Kami e la sua somiglianza alla miko.

-Kagome, ti prego guardami

Mormorò l’hanyou, riportandola alla realtà.

-No…

Protestò debolmente la ragazza, senza togliere gli occhi dal lenzuolo.

-Perché?!? Odio quando fai così…

Si voltò, con grossi lucciconi che le rigavano le guance scendendo copiosamente dalle sue iridi.

-Ah, tu odi quando Io faccio così?!?!

Tutta la rabbia e la frustrazione esplosero in quelle parole cariche di dolore, sofferenza e risentimento nei confronti di se stessa.

-Allora io cosa dovrei dire tutte le volte che tu e Kikyo vi incontrate e tu non riesci nemmeno a guardarmi in faccia?!? Cosa dovrei fare?!? Dovrei mettermi ad urlare, a piangere… dimmelo, perché io non lo so…

Lasciò cadere la testa sul petto e forti singhiozzi presero il posto delle parole.

Inuyasha la fissò con amarezza e imprecò mentalmente, maledicendo tutti e tutto, ma soprattutto maledicendo se stesso.

Fece un lungo respiro e raccolse tutta la forza che aveva nel cuore: doveva chiarire quell’orribile situazione e con lei o non avrebbe più avuto il coraggio di guardarla in faccia.

Con una mano le prese il viso e lo sollevò, riportandolo all’altezza del proprio.

-Ora per favore ascoltami senza interrompermi………

Annuì lievemente con la testa.

-Tu sai che fra me e Kikyo c’è un forte legame, e sai anche che dovrò saldarlo con la mia vita…

Con uno sforzo terribile si impose di continuare a parlare nonostante gli occhi tristi di Kagome.

-Ma sai anche che io voglio vederti felice, e odio quando piangi…

Senza dargli il tempo di finire la frase la ragazza gli gettò le braccia al collo e si strinse al petto dell’hanyou.

-Allora tu mi vuoi bene?!?

Singhiozzò, sorridendo appena.

-Certo che te ne voglio!!! Tu non hai idea di quanto tenga a te!!! Tu sei…

“Sei l’unico scopo della mia vita! Sei il mio amore!”

-Sei la mia migliore amica…

Aveva mentito, di nuovo… e di nuovo senza saperne il perché.

Lei chiuse gli occhi abbracciandolo più forte che poteva; nonostante non l’amasse, almeno le voleva bene… e questo le bastava.

 

 

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Capitolo 8
*** I ricordi che non svaniscono ***


Cap

Cap. 8 I ricordi che non svaniscono…

 

Camminavano per le vie del centro ormai da un’ora e lo youkai cominciava veramente ad averne abbastanza.

Continuava a chiedersi perché mai aveva accettato di andare con loro; lui odiava la compagnia degli umani e tanto meno quella degli amici di quell’inetto del fratello.

Eppure ora era lì, a camminare assieme a loro e la cosa non gli dava fastidio più di tanto.

E poi Shaorin sembrava allegra…

Quella ragazza aveva una strana influenza su di lui: come se la sua presenza gli rendesse tutto meno sgradevole.

Persino la forzata convivenza con Inuyasha diventava una cosa quasi sopportabile se lei era in casa, girando per le stanze con quegli occhi immensi quanto tristi e la chioma dorata che ondeggiava sotto i capricci del vento.

Le rivolse uno sguardo distratto e curvò le labbra in quello che sembrava un sorriso.

Più di una volta si ritrovava a pensare a quanto fosse bella e ancora più volte si chiedeva perché quelle iridi stupende fossero perennemente segnate da un così grande dolore.

Ormai sapeva quasi tutto di lei; da una settimana la ragazza non aveva fatto che parlargli della sua vita e della sua famiglia, ma su quel Subaru non gli aveva mai detto nulla.

-Ehi Sesshoumaru, guarda!

La voce musicale di Shao lo riportò sulla terra e vide il bel viso della ragazza davanti a se, indicandogli una grossa insegna luminosa.

-Una gelateria!!! Chi vuole il gelato?

Chiese allegramente.

-Ehm…………… cos’è un gelato?

Sussurrò Miroku all’orecchio di Sango.

-IO!!!

Gridò uno Shippo entusiasta.

-Sango-chan?

-S…si… ce… certo…

Sorrise poco convinta.

Poco dopo le due ragazze e il cucciolo di volpe erano sedute sopra una panchina e si gustavano i due coni sotto lo sguardo attento e incuriosito del monaco.

-Ha un gusto ottimo!

Affermò la sterminatrice leccandosi le labbra dalla crema bianca.

-Hai ragione!!! È buonissimissimo!!!

Il kitsune sorrise ingenuamente e si sedette in grembo alla tajiya, che gli accarezzò la testolina scarlatta con dolcezza.

Gli occhi della ragazza invece erano rivolti a Sesshoumaru: come al solito lo youkai era in disparte, in piedi all’ombra di un grosso albero e fissava il vuoto con occhi freddi.

Chissà come mai si comportava in quel modo…

La giovane si alzò dal blocco di cemento su cui era seduta e si avvicinò al demone, con un leggero rossore sul viso.

-Come mai qui da solo?

Gli chiese con dolcezza.

-Non sono affari tuoi…

Tagliò corto con il suo solito tono gelido, pentendosi però quasi subito di quelle parole tanto sgarbate.

-Se ti do fastidio me ne vado subito!

Esclamò guardandolo con la stessa espressione indifferente, stupendo enormemente lo youkai.

Girò il volto per andarsene e una striscia di cioccolato le macchiò la pelle lattea.

Senza nemmeno riflettere su cosa stesse facendo, lui le passò una mano sulla guancia pulendola da quella sostanza fredda e molle dal profumo insolito e dal colore del legno.

Shaorin si voltò, arrossendo furiosamente e lasciando che dai suoi occhi trasparisse una nota di imbarazzo.

Il demone la guardò con occhi apparentemente distaccati, ma dentro di se cominciò a sentire qualcosa di strano, come un senso di affetto verso quell’umana.

-Ti sei sporcata…

Per la prima volta le parole gli mancarono, quasi perdendo la forza di uscire dalla sua bocca.

Lei gli sorrise, aumentando l’intensità di quella sensazione.

-Grazie, non me ne ero accorta.

Poi notò che la mano di Sesshoumaru era ancora sporca di gelato e cominciò a frugare all’interno dello zaino azzurro, cercando di trovare un qualcosa di preciso all’interno di quell’insulso ammasso di roba.

Lo youkai si lasciò sfuggire un mezzo sorriso divertito nel sentire i farfugliamenti della ragazza.

-TROVATO!

Gridò, estraendo un ritaglio di carta e porgendoglielo e facendo sussultare un passero poco distante.

Lui guardò prima il fazzoletto, poi il viso sorridente di Shao con diffidenza, facendole uscire una piccola risata.

-Cosa c’è?!?

Chiese indispettito.

-No… niente…

Mentì spudoratamente, dopodiché gli prese la mano con la sua e gli pulì le dita dal cioccolato.

Sesshoumaru si ritrovò ancora a fissare insistentemente quegli occhi così belli e notò che la profonda angoscia che vi albergava era, seppur per un secondo, sparita.

-Sei bella quando sorridi.

Le sussurrò, facendo aumentare notevolmente la carica di rossore sulle guance dal pallore lunare della ragazza, che strabuzzò le iridi blu.

-Ah… g… gra… grazie…

Cosa diavolo le prendeva?!?! Da quando in qua si faceva mettere in tale imbarazzo da un ragazzo, che perlopiù conosceva da appena una quindicina di giorni?!?

Eppure Sesshoumaru era diverso; quel suo atteggiamento così freddo le ricordava se stessa subito dopo la morte dei genitori ed era forse questo il motivo per cui si sentiva così bene in sua compagnia…

Nonostante non sapesse quasi nulla di lui riusciva a leggere nella sua mente come un libro aperto e, sebbene non conosceva le ragioni che lo avevano spinto ad un tale comportamento, sapeva che all’interno del suo animo c’era una grande ferita… lo sentiva dentro di se…

Aveva sofferto tanto e per tanti motivi, perciò sapeva riconoscere quando qualcuno provava rancore o dolore e aveva capito che dentro il cuore dello youkai c’era un’enorme ferita che, nonostante il tempo avesse ormai del tutto cicatrizzato, aveva reso il suo animo freddo come il ghiaccio.

Forse era per questo che adorava tanto la presenza di Sesshoumaru; anche se non era lo stesso, un forte dolore li accomunava, completando i rispettivi animi.

-Shao-chan!!!

La voce di Sango la risvegliò dai suoi pensieri.

-Si?

Chiese distrattamente, scuotendo il capo d’oro fuso.

-C’è qui uno che ti vuole.

La ragazza si voltò verso il punto in cui la tajiya e gli altri erano seduti e con i suoi occhi incontrò quelli verde pino di un ragazzo alto e dai lunghi capelli biondo platino raccolti in una coda bassa.

Shaorin sentì il suo cuore fermarsi e le si mozzò il respiro.

-Ciao…

La voce bassa e sensuale di lui le pervase il corpo accompagnata da un brivido gelido.

-Subaru

Mormorò, sentendo che le forze cominciavano ad abbandonarla.

Nel sentire quel nome, Sesshoumaru la guardò con occhi velati da una lieve tristezza e vide chiaramente la moltitudine di lacrime che aveva ormai invaso quelli di lei.

-Andiamo a casa!

Lo youkai l’afferrò per un braccio e la trascinò via dal parco, facendo cenno con la testa a Miroku e a Sango di seguirlo.

La ragazza non fece resistenza, ma continuò a fissare le iridi spavalde di Subaru sino a che Sesshoumaru non la costrinse a voltarsi, chiamandola per nome.

-Perché?

Azzardò Shippo, che voleva rimanere ancora un po’ in giro per le vie di Shibuya a guardare quelle grandi vetrate con all’interno delle statue senza testa abbigliate in modo bizzarro.

-Tu vieni e basta!

La voce del demone ritornò fredda come al solito, dopodiché indicò ai due ragazzi il viso sconvolto di Shaorin, che era ormai palesemente sull’orlo di una crisi di pianto.

-Dobbiamo semplicemente tornare…

Aggiunse il monaco, dopodiché si scambiò un’occhiata d’intesa con la tajiya che annuì tristemente. 

Quest’ultima prese fra le braccia il piccolo di kitsune e corsero dietro allo youkai, chiedendosi il perché di quel comportamento.

Intanto il ragazzo rivolse a Shaorin uno sguardo divertito, scuotendo la testa con fare beffardo.

-E brava Shaorin… si fa presto a rimpiazzarmi…

Il suo sorriso si trasformò in un ghigno.

-Ma ci penserò io a farti passare la voglia di cercare qualcun altro…

Si allontanò fischiettando.

 

Per tutto il resto della serata Shao rimase in silenzio, con gli occhi vuoti e inespressivi.

Kagome era seriamente preoccupata per lei e aveva cercato di strapparle qualche informazione, ma lei si limitava a scuotere il capo o ad annuire assente, quasi non sentendo le parole che le venivano rivolte.

Persino Inuyasha aveva cominciato ad sentirsi inquieto per l’atteggiamento della ragazza che aveva ormai cominciato a considerare un’amica.

-So-chan, che ti sei imbambolata a fissare mio fratello?!?!

Esclamò l’hanyou, cercando di farla reagire in qualche modo.

Era disposto persino a canzonarla se fosse servito a svegliarla da quello stato di stasi in cui si trovava da quando erano tornati dalla loro passeggiata.

Dopo due o tre tentativi la ragazza cedette e seguita dal mezzo demone ritornò in cucina.

-Allora?

Chiese Sango, con voce apprensiva.

-Niente… è come caduta in coma… ma non riesco a capire perché. Oggi sembrava così felice…

-Da quando ha visto quel ragazzo al parco è diventata strana!

Aggiunse Miroku pensieroso.

Kagome voltò la faccia verso di lui con in viso un’espressione molto simile a quella che aveva tutte le volte che un demone cercava di ucciderla per appropriarsi delle schegge della sfera, solo che in quel momento era mista a odio, un odio profondo.

-Quale ragazzo?

Sibilò furente.

-Non lo so… era alto, biondo, con gli occhi verdi…

Lei lo interruppe con insolita violenza.

-SUBARU!!! BASTARDO, BRUTTO FIGLIO DI ………

Urlò destando l’attenzione di tutti, compresa quella di Sesshoumaru che era seduto sul davanzale della finestra.

La ragazza cominciò a gesticolare e ad imprecare piuttosto pesantemente verso il ragazzo, chiamandolo con ogni genere di appellativo offensivo che conosceva.

-Kagome calmati…

Disse molto piano Inuyasha, mettendole le mani sulle spalle.

-CALMARMI?!?!?! IO DOVREI CALMARMI?!!?

Rispose con una tale foga da far sussultare tutti i presenti.

-QUEL BRUTTO IDIOTA HA DISTRUTTO LA VITA DI SHAO ED IO MI DOVREI CALMARE?!?!

Nessuno di loro la aveva mai sentita urlare in quel modo, e soprattutto con un tono tanto carico di odio.

Inuyasha pensò che se mai Kagome si fosse rivolta a lui con quella voce, sarebbe sicuramente morto.

Persino Sesshoumaru si stupì di un simile comportamento da parte di quella femmina; aveva coraggio da vendere.

Un brontolio incomprensibile fuoriuscì dalle sue labbra e si diresse su per le scale, seguita a ruota da Sango che tentava di farla smettere di imprecare, o perlomeno di evitare di urlare tutte le belle parole che le fuoriuscivano dalle labbra.

Lo youkai fissò la scena con sguardo annoiato, dopodiché voltò la sua attenzione fuori dalla finestra su cui era seduto.

“Allora quello là era proprio Subaru………………… chissà perché sta così male quando lo vede………”

 

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Capitolo 9
*** Non voglio più soffrire ***


Cap

Cap. 9 Non voglio più soffrire

 

Non sapeva che ore fossero, ma nonostante tutto non riusciva a prendere sonno.

Erano ore ormai che fissava insistentemente il soffitto della camera immersa nel buio e gli unici rumori che si sentivano erano il russare di Miroku e il respiro regolare di Inuyasha e delle ragazze nella camera accanto.

Si portò una mano alla fronte e si spostò alcune ciocche di capelli da davanti agli occhi, mentre nella sua mente si materializzò il dolcissimo viso di Shaorin quel pomeriggio, con le lacrime agli occhi e i dolci lineamenti del volto contratti in quell’espressione tormentata.

Sentì una grande rabbia salirgli alla gola; anche se non capiva perché, l’idea che quel bastardo la riducesse in quello stato gli faceva venire voglia di uscire a cercarlo e, una volta trovato, spaccargli la faccia a suon di pugni!!!

Imprecò mentalmente, dopodiché sollevò la sinistra sopra il suo volto e guardò le due dita che poche ore prima avevano accarezzato la pelle liscia e chiara della ragazza e il modo in cui lei gliele aveva pulite da quel gela…qualcosa…

Sentì uno strano senso di caldo alle guance.

Che gli stava succedendo? Lui odiava gli umani… ma Shaorin no…lei era diversa… era dolce, sensibile e nonostante l’aspetto timido aveva una personalità forte e allegra.

Poi i suoi occhi… quante volte aveva guardato all’interno di quei due specchi color del mare pregando i Kami di potersi perdere al loro interno? Tante, forse troppe… eppure sarebbe rimasto a fissarli per ore, giorni, mesi…

Le iridi di Shaorin erano come una porta verso il suo mondo: al loro interno si potevano chiaramente vedere profonde cicatrici di dolore e di angoscia immensi che ancora bruciavano… ma c’era qualcos’altro… come un potere nascosto, terribile…

Sorrise chiudendo le pietre d’ambra.

Improvvisamente la quiete che avvolgeva la casa venne interrotta da una strana musichetta proveniente dalla camera delle ragazze.

Inuyasha aprì l’occhio destro; doveva essere uno di quei cellu… qualcosa che usava Kagome quando doveva avvertire la madre che avrebbe tardato.

Una risata seguì un secondo squillo di quella melodia stridula, svegliando del tutto il mezzo demone.

Poi silenzio.

Forse si erano addormentate.

Lo youkai non fece in tempo a formulare quel pensiero che quell’aggeggio suonò di nuovo, ma questa volta non vi fu nessuna risata.

Un forte odore di lacrime arrivò al fiuto sensibile dei due fratelli; il rumore della porta che si apriva seguito da passi veloci che si allontanavano lungo il corridoio assieme alle lacrime e al profumo di Shaorin.

Stava piangendo… di nuovo…

Pensò Sesshoumaru sentendo una fitta all’addome.

I passi di Shao si persero nella notte subito dopo essere uscita dall’abitazione della giovane.

Il silenzio cadde nuovamente su tutta la casa, ma nonostante tutto il demone non riuscì a prendere sonno.

Passarono due ore.

Sembrava che tutto fosse tornato tranquillo, ma i mormorii spaventati di Kagome ruppero nuovamente la quiete della notte.

Nel sentire la voce della ragazza così allarmata il mezzo demone scattò a sedere e fece per dirigersi nella loro stanza, quando la sua sagoma comparve sulla porta con in volto un’espressione profondamente angosciata e i grandi occhi color ametista erano pieni di grosse lacrime.

-Kagome…

Sussurrò lui con voce apprensiva, andandole accanto e posandole una mano artigliata sulla spalla.

-Dov’è Shao-chan?!?

Gemette mentre grossi lucciconi cominciavano a scenderle lungo le guance arrossate per la tensione.

-È uscita qualche ora fa…

Disse Sesshoumaru con finta noncuranza.

-COSA?!?!

Gridò con voce terrorizzata.

-Oh Kami-sama!!! Cosa cavolo sarà andata a fare!?!?Tipregotipregotiprego fa che non faccia niente di stupido!!!

Il corpo di lei era scosso da continui fremiti di paura e le lacrime erano talmente tante da annebbiarle la vista.

Inuyasha si sentì morire nel vederla in quel modo.

-Su, cerca di calmarti… vedrai che è andata solo a fare una passeggiata…

Cercò di tranquillizzarla, assumendo un modo di fare estremamente dolce e insolito per lui.

-ANDATA A FARE UNA PASSEGGIATA?!?!?!?!?!

Urlò facendo sopraggiungere anche Sango e Shippo e svegliando Miroku, che nonostante tutto aveva continuato a dormire profondamente sino a quel momento.

-LEI NON È ANDATA A FARE UNA SEMPLICE PASSEGGIATA!!! SE TUTTO VA BENE È ANDATA AD AMMAZZARSI!!!!!

Tutti ammutolirono, fissando esterrefatti il volto terrorizzato di Kagome.

Lo youkai strabuzzò gli occhi e una paura profonda s’impadronì della sua anima.

Senza rimanere a sentire il resto dei suoi discorsi saltò giù dalla finestra e cominciò a correre fra le vie deserte della città, cercando nell’aria il dolce odore di Shao.

 

Correva ormai da quasi un’ora ma Shaorin non si trovava.

Aveva addirittura provato a chiamarla più volte, ma le sue grida si perdevano nel traffico e il profumo della ragazza si mescolava a quello dei tubi di scappamento delle macchine, diventando praticamente irriconoscibile.

“Dove sei…”

Era il pensiero che gli affollava la mente.

Una forte collera gli invase l’anima; perché era scappata?!?

Se per caso era colpa di quel dannato di Subaru l’avrebbe sicuramente ucciso, anche a costo di andare sino a casa sua e di strappargli la carne dalle ossa a unghiate!!!

Mentre percorreva le strade di Tokyo il volto della ragazza gli compariva continuamente davanti agli occhi, con un dolce sorriso e le guance leggermente arrossate.

Quanto era bella

Poi quell’immagine fu sostituita dalle grandi iridi blu di lei piene di lacrime e quello sguardo carico di sofferenza e la rabbia che sentiva dentro aumentò ancora.

Sentì un forte dolore nel petto.

Se le fosse accaduto qualcosa di male non se lo sarebbe mai perdonato; anche se non gli piaceva ammetterlo, Shao aveva preso un posto speciale nel suo cuore gelido e l’idea di poterla perdere lo faceva stare male, malissimo!

Ma, nonostante tutti i suoi tentativi, la ragazza sembrava essere sparita nel nulla, come inghiottita da quel susseguirsi ininterrotto di luci intermittenti che erano il centro della città.

Era appoggiata sul parapetto del ponte da ormai quasi un ora ed era un’ora che piangeva ininterrottamente.

-Sono una stupida…

Disse con occhi rasseganti.

Un sorriso amaro e triste le comparve sulle labbra rosee e con un gesto della mano si asciugò le guance, ma altre lacrime ne presero subito il posto, continuando a scorrere ininterrottamente.

-Perché Subaru………… Perché?!?

Gemette, affondando il viso nelle braccia e battendo un pugno sulla ringhiera di metallo.

-Io ti amavo……………… ti amo……… non posso andare avanti senza di te…… cosa mi resta se tu te ne vai!?!

I suoi lamenti si alzavano nella notte silenziosa e la voce di solito tenera e dolce della ragazza era rotta dai singhiozzi.

Ma non le importava più di niente e di nessuno.

Subaru l’aveva solo usata e lei c’era cascata come una stupida.

Quante volte Kagome e Yakumo glielo avevano detto e ripetuto che a lui non gliene era mai importato niente?

Migliaia e forse anche di più.

Ma lei non aveva mai dato loro retta e ora era lì, sola su quel ponte a piangere come una bambina.

E pensare che si era ripromessa che dopo aver perso la famiglia in quell’orribile incidente d’auto non avrebbe mai più pianto per nessun motivo al mondo… 

Patetica, la parola giusta era patetica.

Scosse la testa ed altri lucciconi si staccarono dai suoi occhi per cadere nel fiume sottostante.

Con lo sguardo seguì il loro percorso sino a scorgere le acque scure e tumultuose e una strana luce vi si accese all’interno.

Forse aveva trovato il modo, il modo per smettere di soffrire………

Salì sul parapetto e respirò profondamente, dopodiché guardò nuovamente il canale.

Avrebbe messo fine a tutto: al dolore……… al tormento………… al pianto………

-Kagome, mi spiace tanto…   

 

Ormai aveva perso le speranze, quando un rumore di singhiozzi gli giunse alle sensibilissime orecchie.

Ringraziò il cielo e sfrecciò nella direzione in cui i lamenti si facevano più intensi.

“Shaorin, sei veramente una stupida!!!

La sua anima gridava, per paura di ciò che potesse fare o che potesse esserle fatto.

Era la prima volta che sentiva tutte quelle emozioni per una persona all’infuori di se stesso e Rin.

Ma quello che provava nei confronti di Shaorin era diverso da quello che sentiva per la bambina: anche se non sapeva perché, se solo le avessero torto anche un solo capello i mal capitati si sarebbero amaramente pentiti di ciò che avevano fatto e quando quel pomeriggio l’aveva vista così distrutta aveva avuto l’impulso di stringerla fra le braccia e di baciare le sue labbra.

Che si stesse innamorando di lei?

No, sicuramente no…

Quello che provava per lei era semplice possesso, solo attrazione fisica… lui non si sarebbe mai innamorato………… e tanto meno di una stupida ragazza umana.

Eppure era là, a correre come un pazzo solo per sapere che stesse bene e che non si fosse fatta male.

Percorse tutta Shibuya e quando finalmente riuscì a riconoscere la sagoma della ragazza, vide con orrore che si trovava in piedi sopra il parapetto di un ponte.

La chiamò con tutto il fiato che aveva in corpo, ma lei non gli rispose, continuando a fissare il vuoto sotto di sé.

Improvvisamente cominciò a sentire una spiacevole sensazione farsi strada dentro di lui: era come se tutto il mondo gli si stesse avvinghiando attorno, stringendogli la gola con forza.

Continuò ad invocare il nome della ragazza, sperando che non facesse nulla di avventato.

Benché Sesshoumaru fosse uno degli youkai più veloci fra quelli della sua razza, la distanza che lo separava dal ponte era troppa persino per lui e se non fosse riuscito a fermarla la ragazza sarebbe morta.

Una seconda e più forte fitta al petto lo raggiunse.

-Shaorin!!!

Urlò ancora una volta.

Finalmente lei si voltò verso di lui e lo fissò assente attraverso i grandi occhi blu sommersi di lacrime.

Un sorriso senza allegria le comparve sul volto.

Aprì le braccia e si lasciò cadere nel vuoto, senza un grido, mentre grossi lucciconi le rigavano il viso dal pallore lunare.

Lo youkai sgranò gli occhi ambrati.

-NOOOOO!!!!

Urlò.

 

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Capitolo 10
*** Aiutami a dimenticare ***


Cap

Cap. 10 Aiutami a dimenticare…

 

Il signor Hikimune entrò nella camera della ragazza seguito dalla moglie Kasumi.

Shao alzò leggermente lo sguardo e fissò i due con sufficienza, dopodichè tornò a concentrare la sua attenzione sulla rivista che stava leggendo.

Il padre la guardò e scosse rassegnato la testa, dopodichè si avvicinò al letto e la chiamò con un chiaro tono di rabbia nella voce.

-Shaorin…

Disse, cercando di incontrare lo sguardo della figlia che però lo evitava accuratamente.

-Shaorin!

Alzò il tono, ma la ragazza non gli diede retta, tenendo la sua attenzione ferma sul giornale che teneva fra le mani.

-SHAORIN!!!

La voce era dura e severa.

-Eh?

Mugolò lei, alzando leggermente gli occhi blu mare e fissando con strafottenza la figura paterna e ignorando completamente quella della matrigna.

-Perché non sei andata a prendere Kioshi oggi pomeriggio?

Sorata Hikimune cercò di riprendere la calma, ma quell’atteggiamento di menefreghismo da parte della figlia lo mandava su tutte le furie!

-Non mi andava…

Rispose con voce atona.

L’uomo le tolse il giornale dalle mani, costringendola così a guardarlo negli occhi.

-Non ti andava?

Sibilò.

-No…

-Perché non ti andava?

-Non lo so… forse perché non avevo voglia di uscire…

Sorata strabuzzò gli occhi: da quando sua figlia era diventata così cattiva nei confronti del fratellastro e della matrigna?

Non si era mai comportata in quel modo prima di un mese fa, ma ora sembrava che i commenti acidi e le occhiate velenose fossero diventate per lei una sorta di obbligo nei loro confronti.

-DIAMINE SHAORIN, MA HAI IDEA DI QUELLO CHE GLI POTEVA SUCCEDERE?!?

Gridò, sotto lo sguardo indifferente della ragazza,

-SE NON FOSSE STATO PER MIKAMI CHE LO HA TROVATO ALLA FERMATA E LO HA RIPORTATO A CASA, ORA TUO FRATELLO SAREBBE CHISSà DOVE O PEGGIO!!!

Lei lo guardò con gli occhi che si riempivano di lacrime e si sentì in colpa per tanta durezza, ma prima di potersi scusare e riprendere il discorso in modo più calmo, Shao esplose.

-KIOSHI NON è MIO FRATELLO!!!

Urlò, sotto gli occhi increduli di Kasumi.

-Shao…

Sussurrò la donna.

-NON DIRE NIENTE!!!

Continuò guardandola con sguardo carico di odio e disperazione.

-TU NON HAI IL DIRITTO DI DIRMI QUELLO CHE DEVO FARE!!! TU NON SEI MIA MADRE!!!

Un sonoro ceffone le vibrò sulla guancia destra.

-Non dirlo mai più!

Esclamò lui.

Shaorin fissò con dolore immenso il padre con le lacrime che le scendevano copiose lungo le guance e si portò una mano sul punto in cui poco prima le era stato dato lo schiaffo.

-Ti odio…

Singhiozzò la ragazza, distogliendo lo sguardo da quello dell’uomo e sdraiandosi sul letto scoppiando a piangere.

Perché stava accadendo tutto questo?!? Suo padre non l’aveva mai picchiata prima di quel momento, anche quando la mamma era morta e lei era scappata di casa, mentre ora le aveva dato uno schiaffo.

Sentì il segno bruciare, farle male……… ma la cosa che le faceva più male era la ferita che le era stata aperta nell’anima.

Era tutta colpa loro, di Kioshi e di Kasumi!!!

Da quando quella donna e suo figlio erano entrati nella sua vita, tutto era cambiato, andando a rotoli.

Il rapporto col padre era diventato maledettamente teso e non facevano altro che litigare.

Lui non faceva che rimproverarla per qualsiasi cosa, mentre con Kioshi era sempre gentile e premuroso: il “figlio preferito”, così lei lo aveva più volte chiamato durante le loro discussioni, sottolineando il fatto che lui non veniva mai sgridato!

Li odiava, li odiava con tutta se stessa!!!

Sorata uscì lentamente dalla stanza seguendo la moglie, guardando la figlia in lacrime con un grandissimo peso sul cuore.

Avrebbe voluto spiegarle, parlare con lei, lasciare che si sfogasse, ma ora doveva andare all’aeroporto; aveva un aereo per Pechino fra meno i due ore

Si chiuse la porta alle spalle, non accorgendosi del bambino che se ne stava accanto alla porta con le guance invase dalle lacrime.

La sua adorata sorellina lo odiava; lui le voleva così bene e lei lo odiava…

Poi tutto si fa nero… il telefono squilla… la corsa all’ospedale… la voce fredda dell’infermiere… il pianto disperato davanti alle bare della sua famiglia… lo zio che legge il discorso di addio…………

 

……… -AAAAAAAAHHH!!!

Shaorin aprì gli occhi e molte lacrime si posarono sul bel viso dello youkai, che nel vederla finalmente cosciente tirò un sospiro di sollievo.

Non capendo dove fosse, la ragazza si guardò attorno spaventata, incrociando così lo sguardo preoccupato di Sesshoumaru.

Solo in quel momento si accorse di trovarsi fra le braccia del demone e un forte rossore le invase le guance.

-G…Grazie…

Bisbigliò imbarazzatissima.

Lui la appoggiò a terra con leggerezza, guardando i grandi occhi blu ancora pieni di grossi lucciconi.

-Stai bene?

Le chiese, con voce come al solito fredda.

-Si…

Il tono era stranamente basso.

-Non dovevi fermarmi…

Mormorò, con una chiara nota di rancore verso se stessa nella voce incrinata dal lungo pianto.

Con le dita artigliate le asciugò le guance, accarezzando la pelle morbida e dal pallore lunare della giovane.

-Volevi morire?

Domandò, passandole una mano fra i capelli.

All’inizio non rispose, ma una voce nella sua testa continuava a urlare talmente forte che per lei fu impossibile ignorarla.

Fece un profondo respiro, dopodiché alzò lentamente lo sguardo verso quello dello youkai.

-Si…

Gemette, mordendosi il labbro inferiore.

-E sarebbe stato meglio per tutti se ora io fossi morta!

Il suo corpo venne scosso da un fremito.

-Perché dici così?

-Perché io non ho più ragione di vivere in questo modo!!! Subaru mi ha solo usata, ho detto a mio padre che lo odiavo poco prima che morisse, non ho mai potuto chiedere scusa a mio fratello per avergli dato del “moccioso petulante e insopportabile”…

Le parole si perdevano nei singhiozzi e con le mani strinse la forte il colletto della camicia da notte.

Nel vederla in quel modo lo youkai si sentì morire: non voleva che piangesse, non voleva che fosse triste, voleva vederla felice, voleva vederla sorridere.

Le passò le braccia attorno alla vita e la strinse forte a se.

Affondò il viso nei capelli dorati della ragazza e respirò il suo profumo: quanto era buono; sapeva di latte e di fresco.

-Se tu morissi, io ne soffrirei………………

Si stupì delle sue stesse parole: da quando aveva cominciato a provare quelle  sensazioni? E, soprattutto, da quando le provava per un’umana?

Ma era vero, se lei fosse morta, lui ne avrebbe sofferto e anche se non amava ammetterlo neppure con se stesso, cominciava a volerle bene, molto bene.

Shao rimase impressionata da quel gesto, ma si lasciò abbracciare e appoggiò il capo sul petto del demone.

-Oh Sesshoumaru!

Esclamò lei, stringendosi allo youkai e macchiandogli la maglia di lacrime.

-Scu… scusami…

Gemette.

-Non è niente, non preoccuparti…

Si accoccolò fra le braccia del ragazzo.

Si sentiva bene……… per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva veramente bene…

Era come se quella stretta le desse un piacevole senso di tranquillità, calore, sicurezza.

Proprio da lui, che faceva di tutto per essere freddo e distaccato dal resto del mondo; sorrise, per la prima volta dopo tanto tempo, e chiuse gli occhi lasciando che il respiro regolare di Sesshoumaru la cullasse come una ninna nanna.

-Quando stai male, vieni a parlare con me… ti ascolterò sempre.

Le posò un bacio sulla fronte.

Rimase in silenzio in attesa di una risposta da parte sua, ma lei non disse nulla.

Aveva forse detto o fatto qualcosa di sbagliato?

Allarmato da quel pensiero, chinò il capo verso quello di Shaorin e la guardò attraverso gli occhi ambrati con una leggera nota di apprensione nello sguardo distaccato e freddo.

Si era addormentata…

Curvò le labbra in quello che pareva un sorriso e se la caricò sulla schiena, dopodiché si diresse verso la casa di Kagome.

 

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Capitolo 11
*** Rubrle l'anima ***


Cap

Cap. 11 Rubarle l’anima

 

Kagome camminava avanti e indietro per la cucina da ormai due ore; aveva il viso segnato dall’angoscia e gli occhi pieni di lacrime.

Inuyasha la guardava con tristezza: odiava vederla così, ma del resto più che confortarla e dirle che sarebbe andato tutto bene non poteva fare.

Come se non bastasse, Sango era andata in depressione, attribuendosi in modo indiretto la colpa di quanto era successo.

-Tu non hai fatto nulla.

La rincuorò Miroku, sforzando un sorriso.

-Ma è anche colpa mia se So-chan ha ricordato Subaru!!! Io le ho chiesto di raccontarmi quella storia, io le ho fatto ritornare in mente tutto il dolore che ha provato, io…

Il monaco le posò l’indice sulle labbra.

-Basta preoccuparsi! Sono sicuro che Sesshoumaru l’ha trovata e che ora stanno tornando qui.

La sterminatrice arrossì lievemente, dopodiché abbozzò un sorriso e lo abbracciò.

-Grazie.

Gli sussurrò ad un orecchio.

Kagome girò il volto verso i due ragazzi e li guardò con dolcezza: chissà come mai non si erano ancora dichiarati… si vedeva lontano un miglio che si piacevano da morire…

Sospirò con rassegnazione.

Perché anche lei ed Inuyasha non erano così? Perché Inuyasha non l’abbracciava mai quando era triste o si sentiva male?

Il suo cuore fu invaso da un forte dolore, che si andò ad aggiungere all’angoscia che provava per Shaorin; sapeva già la risposta ed era inutile tentare di negarlo…

… Lui non l’amava, mentre Miroku amava palesemente Sango…

Sospirò di nuovo, questa volta con una nota di sofferenza, riprendendo a deambulare nervosamente per la camera.

L’hanyou, seduto su di uno sgabello, la osservava con occhi mesti e seguiva con lo sguardo i suoi movimenti.

Quanto avrebbe voluto stringerla fra le braccia e cacciare via ogni sua preoccupazione, anche se tutto ciò gli sarebbe dovuto costare addirittura la vita stessa!!!

Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di vederla felice.

Gli ritornarono in mente le parole che la ragazza gli aveva detto qualche settimana prima nella radura:

“Tu stai guardando Kikyo!!!

L’immagine di Kagome in lacrime prese il posto di ogni altro pensiero nella sua mente e la depressione prese possesso anche del suo animo.

Perché era tutto così difficile?!? Perché non poteva andare da lei e dichiararle i suoi sentimenti?!?

Abbassò gli occhi ambrati.

Perché c’era un’altra persona che lui aveva giurato di proteggere e che era arrivata a dare la vita pur di rimanergli accanto………

……… Kikyo.

Spesso negli ultimi mesi si era ripetutamente chiesto cosa mai avrebbe fatto quando la sfera sarebbe stata completata, ma ancora adesso non riusciva a trovare una risposta.

Di una cosa però era assolutamente sicuro: lui voleva stare con Kagome, voleva renderla felice, ma una promessa gravava sulle sue spalle come un pesante macigno, un patto che sarebbe stato costretto a mantenere prima o poi………

Improvvisamente la porta d’ingresso si spalancò e la figura di Sesshoumaru vi comparve.

Nel vederlo, Kagome e Sango si precipitarono da lui, chiedendogli dove fosse Shaorin.

Il demone si limitò ad indicare con un cenno del capo la sagoma della ragazza che dormiva beatamente sulla sua schiena.

Tutti e quattro tirarono un sospiro di sollievo.

-Portiamola di sopra.

Sussurrò Kagome, ben attenta a non svegliare l’amica.

Lo youkai si diresse su per le scale seguendo la ragazza, tenendo ben saldo il copro di Shaorin contro il suo, facendo attenzione a non fare movimenti bruschi che ne avrebbero inevitabilmente disturbato il sonno.

-Falla sdraiare sul mio letto…

Gli disse, indicando il materasso.

Sempre molto lentamente, Sesshoumaru entrò nella stanza e con delicatezza la appoggiò sul lenzuolo, mettendole la testa sul cuscino.

Prima di recarsi nella sua stanza, si voltò e le guardò il volto per un attimo: dormiva un sonno senza incubi, il viso sereno e un dolce sorriso sulle labbra rosee.

Di nuovo quel senso di calore gli invase l’anima; era davvero così cambiato da provare tenerezza nei confronti di una femmina umana?

Probabilmente si, visto che le si era affezionato così tanto.

Uscì con passo silenzioso, chiudendosi la porta alle spalle e pregando che i Kami le regalassero almeno per quella notte dei bei sogni.

 

Kagura saltò giù dalla sua piuma e con un’aria evidentemente seccata entrò nella stanza dove da ormai tre giorni si era barricato Naraku.

-Allora? Che notizie mi porti?

Domandò l’hanyou, con un tono tutt’altro che gentile.

-Koga e i superstiti della tribù dei demoni lupo sono accampati ad ovest non molto lontano da qui, mentre Inuyasha e la sua banda sembrano essere svaniti nel nulla e con lui anche Sesshoumaru e quella bambina che si porta appresso… 

Il mezzo demone si voltò verso la youkai e la guardò negli occhi color ghiaccio con aria quasi indignata.

-COME SPARITI?!?

Gridò, dandole un colpo con uno dei suoi tentacoli e lanciandola contro uno dei muri di legno.

-Kanna!

Chiamò poi, mentre lei si rialzava a fatica e gli rivolgeva uno sguardo carico di odio e di risentimento.

La bambina bianca arrivò dopo qualche istante, seguita da Kohaku che come al solito fissava il nulla con occhi vuoti.

-Mostrami dove sono Inuyasha e la sua banda.

La bimba annuì con il capo e allungò lo specchio verso il suo creatore, sul quale comparvero le immagini del pozzo Mangiaossa.

-Allora?

Sbraitò lui, con voce spazientita.

-Non riesco a trovarli, il mio specchio non percepisce la loro presenza… è come se fossero spariti…

Rispose con voce priva di alcuna emozione nonostante il volto contratto dall’ira dell’ hanyou.

-E Sesshoumaru?

-Anche loro sono spariti……… tutti tranne Jaken………

Così dicendo mostrò attraverso la superficie riflettente l’immagine del demone rospo che camminava avanti e indietro con aria arrabbiata.

-Kohaku…

Disse poi, rivolgendosi al ragazzino.

-Si, sommo Naraku…

-Vai da lui e costringilo a dirti dove si trovano Sesshoumaru e la bambina, dopodiché uccidilo.

-Si… sommo Naraku.

Così dicendo diede le spalle al mezzo demone e sotto lo sguardo compiaciuto di quest’ultimo si diresse verso l’uscita del palazzo, diretto a compiere il compito che gli era stato dato dal suo padrone.

-Kagura

Lanciò un’occhiata indifferente alla demone che era ancora accasciata sul pavimento tenendosi le mani sull’addome nel punto in cui lui l’aveva colpita poco prima.

-Tu invece vai dalla vecchia Kaede e fatti dire tutto quello che riesci su Inuyasha…

-E poi?

Chiese con voce ansimante.

-Fanne quello che vuoi, la sua vita non m’interessa…

La demone si alzò a fatica e seguì il tragitto fatto poco prima da Kohaku, scomparendo nell’ombra del corridoio.

-Ora devo solo liberarmi da questo insulso desiderio verso la sacerdotessa, dopodiché sarò finalmente libero di portare a termine il mio piano…

La porta si aprì nuovamente e i due spettri infernali guardarono la figura di Naraku attraverso i loro occhi privi di qualsiasi emozione all’infuori dell’odio e del disprezzo.

-Così se la sono svignata…

Commentò acidamente Kamui, ghignando malignamente ed entrando in quella sorta di camera, seguito a ruota dalla sorella.

-Avranno avuto paura… nessuno può tenerci testa a parte Midoriko e sua altezza Shinata, ma visto che la prima è morta e la regina è stata costretta alla sorveglianza di uno dei Segreti Celesti, siamo praticamente imbattibili!

Aggiunse con aria superba lo spirito femminile, passando le dita lunghe e magre fra i capelli neri e mossi.

-Prima abbiamo incontrato un bambino……… morto………

Cominciò con aria falsamente incuriosita lo spettro dalle sembianze di ragazza, posandosi due dita sulle labbra bluastre.

-L’ho riportato in vita qualche tempo fa… è il fratello della sterminatrice di demoni che viaggia assieme ad Inuyasha…

-Che cosa meschina………

Lo interruppe lo spirito, sedendosi accanto a Kotori.

-Usare il cadavere dell’adorato fratellino per combattere contro la sorella… sono cose che non si fanno!
Esclamò con voce atona e con un’espressione di finta ammonizione sul viso dal pallore lunare.

-E già……… è proprio una cattiveria… come quelle che facevamo noi quando ancora eravamo al servizio di sua altezza.

Entrambi sorrisero e Kamui le passò le braccia sul ventre, obbligandola a sedersi sulle sue ginocchia.

Con una mano cominciò a percorrere la spina dorsale dello spettro, provocandole brividi lungo tutto il corpo.

-Naraku…

Disse rivolto all’ hanyou, che lo fissò con una nota di inquietudine negli occhi neri e freddi.

-Quando potremo avere indietro i nostri poteri originali? Ti ricordo che sino a che non ce li renderai, non potremo distruggere l’erede di Midoriko e, sino a che essa non verrà annientata, ci sarà sempre la possibilità che tu venga sconfitto…

Portò la mano al di sotto della gonna di Kotori e cominciò a toccare la sua intimità, mentre un pallido rossore si dipingeva sulle sue guance lattee e gemiti di piacere scaturivano dalla sua bocca.

Lui fece un ghigno di rabbia: seppure non gli piacesse sentirselo dire, era vero:  sino a che Kagome fosse stata in vita lui non sarebbe mai riuscito a compiere la sua missione… a meno che l’animo della ragazza non venisse macchiato e quindi dissolto…

Da rabbioso il suo sorriso divenne compiaciuto e una luce sinistra gli si accese nelle iridi.

Kamui gli rivolse uno sguardo divertito.

-Intendi portartela a letto?

Chiese con indifferenza continuando a stimolare la femminilità della sorella, i cui gemiti aumentavano d’intensità.

-Penso proprio che lo farò…

Rise, una risata senza allegria.

Lo spettro sorrise, dopodiché pose fine alla sua tortura inserendo due dita all’interno della morbidezza della ragazza, che lanciò un grido appagato mentre il piacere s’impossessava di lei.

Naraku li guardò con aria soddisfatta: ora che li aveva liberati dal sigillo e che lavoravano per lui nemmeno Inuyasha e tanto meno quella stupida umana che era la reincarnazione di Kikyo avrebbero potuto intralciare i suoi piani.

Gli sarebbe bastato consegnare quell’ hanyou insignificante alla miko e poi avrebbe avuto capo libero.

 

 

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Capitolo 12
*** Il mio sole ***


Cap

Cap. 12 Il mio sole…

 

Quando Shao aprì gli occhi era ormai giorno inoltrato e i caldi e luminosi raggi solari filtravano dalle tende della camera di Kagome.

La ragazza si portò una mano alla testa ed socchiuse lievemente le iridi blu mare: aveva un mal di testa talmente forte che le sembrava che il cervello volesse uscirle dalle orecchie e come se non bastasse aveva gli occhi gonfi e le bruciavano da morire.

Si stiracchiò sul letto e sbatté le palpebre più volte, cercando di mettere a fuoco le immagini che aveva davanti agli occhi.

Con movimenti ancora addormentati si mise a sedere e fece per alzarsi dal letto, ma una mano le si posò sulla spalla destra, costringendola a rimanere a letto.

-Sarebbe meglio che riposassi ancora un po’.

Quelle parole le arrivarono alle orecchie come un eco lontano; era una voce fredda e distaccata.

Si strofinò gli occhi ancora un paio di volte e così riuscì a vedere chiaramente le sagome che erano davanti a lei.

-Sesshoumaru?

Lo youkai la guardò con occhi indifferenti.

-Che ore sono?

-Circa le undici…

La ragazza aprì gli occhi e si buttò sul cuscino.

-Oddio, ho dormito sino alle undici del mattino? Perché nessuno mi ha svegliata?!?

Lo youkai si sedette sul letto accanto a Shaorin, dopodichè le porse un bicchiere d’acqua.

-Dormivi così beatamente che Kagome ha preferito lasciarti stare…

Shao guardò interrogativamente il bel viso dello youkai, dopodichè sorrise dolcemente.

-Sei rimasto con me tutta la mattina?

Lui non rispose.

Shao appoggiò il bicchiere sul pavimento e gli rivolse uno sguardo pieno di gratitudine, dopodichè si avvicinò e lo abbracciò da dietro.

-Grazie…

Il demone sgranò gli occhi ambrati, ma si lasciò abbracciare.

-Perché?

Le chiese poi, con voce quasi ironica.

-Perché cosa?

-Perché mi ringrazi…

-Perché sei l’unica persona eccetto le mie amiche e la mia famiglia a cui sia mai importato qualcosa di me…

Appoggiò la testa sulla schiena di Sesshoumaru e altre lacrime presero a scenderle lungo le guance.

Nel sentire quell’odore lo youkai si voltò verso di lei e la guardò con una nota di apprensione nello sguardo.

-Stai piangendo…

Lei sorrise fra i grossi lucciconi che le sgorgavano dagli occhi, ma non era un sorriso malinconico… sembrava contenta…

-Si… ma non sono triste…

-E allora perché stai piangendo?

Si avvicinò a lui e gli diede un dolcissimo bacio sulle labbra.

-Sono felice… felice che tu sia entrato nella mia vita regalandomi un po’ di quel sole che non ho più visto da quando sono rimasta sola…

Lo baciò ancora, passandogli una mano fra i capelli argentati.

Sesshoumaru sentì un pugno allo stomaco non appena la bocca calda e morbida della ragazza si posò sulla sua, rimanendo quasi immobilizzato a causa di quel gesto.

Shaorin, sentendo che non accennava a rispondere ai suoi baci, fece per allontanarsi da lui ma lo youkai le mise una mano dietro la nuca e riallacciò le proprie labbra a quelle della ragazza.

Lei sorrise, dopodiché fece scivolare la propria lingua nella bocca di Sesshoumaru, accarezzandogli il palato e intrecciandosi con quella di lui.

Il demone l’abbracciò più stretto che poteva, evitando però di toglierle il respiro, e rispose al bacio della ragazza cercando di non essere violento.

L’ultima cosa che voleva era darle motivo per porre fine a quel contatto così meraviglioso o farle del male.

Rimasero così per molti minuti, tenendosi stretti l’uno all’altra.

Shao si sentiva felice, veramente felice per la prima volta dopo tanto tempo trascorso in lacrime nella sua stanza e nonostante quel ragazzo volesse a tutti i costi apparire impassibile e freddo trovava in lui tutto ciò che le era mancato durante tutti quegli anni.

Il demone invece non riusciva a capire come potesse sentirsi così vicino ad una ragazza, per di più umana, che conosceva da così poco tempo.

Lui non si era mai legato profondamente a qualcuno, nemmeno a suo padre e dopo la morte di quest’ultimo aveva giurato a se stesso che non si sarebbe mai  più affezionato a nessuno……… ma ora nella sua vita era entrata Shao, che con i suoi modi gentili e i suoi sorrisi era riuscita a penetrare nel suo cuore e aveva sciolto parte del ghiaccio che lo ricopriva.

Era tutto perfetto; il tempo pareva essersi fermato per loro e ogni cosa aveva perso importanza, sfocandosi e mescolandosi a tutto il resto.

Un rumore di passi giunse alle sensibili orecchie di lui,ma lasciò che anche quel suono si andasse ad aggiungere a tutto quello che aveva ormai perso importanza.

-Ehi So-chan, sei sveglia?

Kagome comparve dalla porta della camera con gli occhi allegri e un grande sorriso sulle labbra.

I due ragazzi si staccarono e la fissarono leggermente imbarazzati; Sesshoumaru era rimasto impassibile, mentre il viso di Shao aveva assunto

un’interessante tonalità di rosso.

Lei ammutolì, fissandoli sbalordita.

-Ah… ehm… forse dovrei tornare dopo…

Ma lo youkai si alzò dal letto sciogliendo l’abbraccio che sino a pochi attimi prima li aveva tenuti uno vicino all’altro.

Passò accanto alla ragazza come se niente fosse, ignorando completamente la sua presenza.

Dopo che lui fu sceso dalle scale, Kagome guardò l’amica con aria incredibilmente felice e scosse la testa con finta severità.

-Hikimune Shaorin, da lei non me lo aspettavo proprio…

Disse, trattenendo a stento una risata.

-L’ho baciato.

Sussurrò Shaorin, mordendosi il labbro inferiore.

A quel punto la ragazza cedette alla parte più disinvolta del suo animo e si buttò sul materasso gettandole le braccia al collo.

-So-chan sono così felice per te!!!!

Quasi urlò quelle parole, da tanta era la felicità che le invadeva il cuore in quel momento.

-Calmati Kagome-chan, è stato solo un bacio… non credo che per lui abbia significato più di tanto………………

Nonostante fossero amare le parole che uscirono dalla sua bocca, non ci fu nessuna ombra ad oscurare i suoi begli occhi, non questa volta…

 

Sango era sdraiata sull’erba e teneva gli occhi socchiusi sotto gli occhiali da sole a mascherina azzurri che Kagome le aveva regalato un mese prima quando era tornata da quella che lei chiamava “gita scolastica” o qualcosa del genere.

Si era spalmata addosso circa un intero tubetto di olio abbronzante e si sentiva simile alle frittelle che lei e Kagome avevano tentato di cucinare quella mattina, ottenendo come risultato finale delle cose informi e unte tanto da scivolare fra le mani.

Quando le avevano portate in tavola Inuyasha aveva storto il naso affermando che piuttosto che mangiare quella “roba”(così le aveva definite) avrebbe preferito una delle gambe del tavolo.

Sesshoumaru invece era stato molto più civile rispetto al fratello: aveva semplicemente detto che a lui il cibo degli esseri umani non piaceva, ma davanti al viso (falsamente e strategicamente) triste di Shaorin aveva ceduto e ne aveva assaggiato un pezzo.

Quello che però si era dimostrato il più carino e dolce di tutti era stato Miroku, che nonostante il loro aspetto, si era messo nel piatto ben tre di quelle… cose… perché non potevano essere definite in altro modo, e le aveva mangiate tutte senza fare una piega.

Com’era dolce il suo Miroku.

-Mio?

Pensò a voce alta, scostandosi dal viso una lunga ciocca di capelli castani e sorridendo.

Lui non era il SUO Miroku, ma le piaceva lo stesso pensare che fosse così, anche se lui perdeva la testa per ogni gonnella che passava sotto i suoi begli occhi blu.

Rise fra sé e sé, pensano all’espressione innocente del monaco quando lei lo rincorreva perché aveva allungato le mani dove non doveva.

Chissà se lo faceva solo perché era una bella ragazza o perché sotto sotto provava anche lui qualcosa nei suoi confronti.

Un giorno di quelli avrebbe dovuto chiederglielo, possibilmente quando lui fosse stato ubriaco di sakè e lei completamente fuori di testa.

Rise ancora; stare vicino a quell’adorabile svitata di Shao le aveva causato una strana reazione chimica nella testa e sempre più spesso si ritrovava a riflettere su quanto fosse bello.

E pensare che solo qualche tempo prima se solo il pensiero del monaco l’avesse sfiorata avrebbe assunto il colore del karinginu di Inuyasha e sarebbe uscita con una scusa idiota del tipo:”Ho solo un po’ di caldo… non ho niente…” o qualcosa di più patetico.

La sterminatrice si stiracchiò sul prato umido e sorrise di nuovo, quasi compiacendosi di quei pensieri.

-Ehilà Sango, come mai qui da sola?

L’ombra del soggetto stesso dei suoi pensieri le coprì il sole, facendole togliere gli occhiali scuri.

-Ciao…

Disse, reprimendo malamente uno sbadiglio.

Ecco un altro segno del suo cambiamento: ora riusciva a parlare con lui con straordinaria naturalezza, trattandolo come una persona qualunque e non come l’oggetto primo di ogni suo desiderio.

-Che fai?

-Prendo il sole…

-Posso mettermi qui con te?

-Ok… basta che non provi ad allungare le mani… altrimenti ti faccio fuori

Il monaco la guardò con una nota di malinconia nelle iridi color cielo, ma quando si accorse che scherzava le regalò uno di quei sorrisi che lei amava tanto e le si sdraiò accanto.

Socchiuse gli occhi al sole di mezzogiorno.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, distesi sull’erba soffice attorno al tempio Higurashi a fissare il cielo che quella mattina era particolarmente bello: il suo azzurro era a dir poco meraviglioso.

A cercare di iniziare un qualche tipo di conversazione fu lo stesso houshi, che amava sentire il suono della voce di Sango.

-Ti piace così tanto stare qui ad abbrustolirti al sole come uno spiedino?

Ironizzò nel tentativo di farla ridere; gli piaceva tanto la risata allegra e candida della sua adorata tajiya.

Lei appoggiò il capo su una mano e lo guardò alzando il sopracciglio destro con aria spavalda; lui aprì un occhio e ricambiò lo sguardo.

Sorrisero entrambi.

-Direi che piace anche a te, visto che ti sei messo qui con me…

Disse provocatoria.

-Ma a me piace stare qui solo perché ci sei tu.

La semplicità delle parole del monaco provocarono sui colori del viso della ragazza un’alterazione radicale, passando dal dorato al rosso vivo.

-S…stai sche… scherzando vero?

-No, perché dovrei?

Sango ammutolì.

“Ricordati che se arrossisci fai una figura del cavolo; ricordati quello che ti ha detto So-chan… si, basta pensarci un attimo…dio com’è bello… no! Ricorda le parole di Shao… ricorda… CHE CAVOLO AVEVA DETTO SHAORIN!?!?!?”

Miroku la guardò con quegli occhi innocenti e la porpora sulle sue guance aumentò ancora.

Con un gesto dolcissimo le prese il viso con una mano e la costrinse a portare la sua attenzione su di lui.

-Ah… io… ecco… mi…

Il cervello della ragazza alzò bandiera bianca, rifiutandosi di provare ancora a formulare una qualche sottospecie di pensiero logico.

-Sicura di sentirti bene?

Lei aprì la bocca per rispondere, ma ciò che emisero le sue corde vocali non fu qualcosa di riconducibile alle parole.

-Durrrrr…

Il monaco la guardò sbalordito e la sterminatrice pregò i Kami che un improvviso terremoto aprisse uno squarcio sotto di lei e che in pochi secondi la  scaraventasse in un baratro senza ritorno, di modo da evitare di dover dare una qualunque spiegazione per quel……… qualcosa che le era appena uscito dalle labbra.

-Cosa?

Chiese lui trattenendo a stento una risata divertita.

-…-

Ancora silenzio; ormai Miroku era sull’orlo di una crisi di riso mentre Sango continuava a cambiare colore sulle guance, andando dal rosso sangue al rosso porpora per poi giungere a una sorta di viola intenso tendente al fucsia.

L’houshi, capendo che la ragazza non sarebbe riuscita a spiccicare una sola parola se lui non le avesse dato una mano, cercò di trovare il più in fretta possibile un discorso alternativo per sviare la conversazione, anche se sinceramente gli dispiaceva l’idea di doversi togliere da quella posizione, ma continuare a torturare la tajiya in quel modo sarebbe stato di certo una cattiveria nei suoi confronti.

Così, seppur controvoglia, tolse la mano dal suo viso e ritornò a sdraiarsi sull’erba fresca.

Per la sterminatrice fu come il risveglio da un brutto sogno, solo che tutte quelle figuracce le aveva fatte sul serio.

Nel tentativo di riprendere la calma e la facoltà di formulare pensieri logici, anche lei si distese sul prato, cercando di sembrare indifferente a quello che era accaduto pochi attimi prima.

Rimasero in quello stato di post-figuraccia per circa due o tre minuti, dopodiché Miroku le prese una mano con la sua e se la portò alle labbra, baciandone il dorso con tenerezza.

Sango sorrise, sebbene il suo volto fosse di nuovo in fiamme.

-Bella giornata, vero?

Chiese poi lui, guardandola con la coda dell’occhio.

-Si proprio una bella giornata.

 

 

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Capitolo 13
*** Tu me lo hai portato via!!! ***


Cap

Cap. 13 Tu me lo hai portato via!!!

 

Kikyo camminava per i sentieri deserti della foresta intorno al palazzo di cui Naraku aveva preso possesso qualche settimana addietro, trascinando i passi sulla terra arida e secca a causa della forte aura maligna che veniva sprigionata da esso.

Avvolta come sempre nel suo abito sacerdotale, la miko continuava la sua passeggiata fra gli alberi della foresta dove alcuni giorni prima aveva preso l’accordo con l’hanyou per riavere indietro Inuyasha.

Ormai il pensiero del mezzo demone era diventato per lei peggio che un’ossessione: lo sognava la notte, pronunciava il suo nome durante il sonno e non passava ora, minuto, attimo delle sue giornate senza che il suo bel viso le invadesse la mente.

Era veramente caduta in basso: pur di ricongiungersi a lui aveva accettato di fare un accordo con lo stesso individuo che aveva causato la loro separazione e in seguito la sua morte.

Ma non le importava, o perlomeno non più di tanto; pur di riuscire a riprendersi il cuore del suo adorato hanyou era disposta a questo e altro, persino a vendere il suo corpo se fosse stato necessario.

Continuava a camminare; il volto dal pallore quasi cadaverico portava su di se la solita espressione indifferente e distaccata e gli occhi azzurri e spenti saettavano da un tronco ad un altro, esplorando con lo sguardo ogni minima venatura del loro legno.

Uno dei suoi spiriti della morte le andò accanto, portando come al solito l’anima di qualche donna.

Lei lo prese fra le mani fredde e lo inglobò all’interno del suo corpo, facendo un ampio respiro e riacquistando seppure per poco tempo un po’ del colore rosato che la sua pelle aveva perso ormai da cinquant’anni.

Avanzò ancora attraverso il bosco immerso nel silenzio, sfiorando appena con le dita le cortecce degli alberi e le foglie dei rami più bassi o di quelli che intralciavano il suo cammino.

Ad ogni suo tocco però esse ingiallivano e cadevano al suolo dietro i suoi passi, private della loro linfa vitale.

Rivolse loro uno sguardo vuoto, all’interno del quale non appariva alcun segno di emozioni o di pensieri.

Uno sguardo senza vita, proprio come lei.

Nemmeno l’odio ormai era più proprio di quel pezzo di anima che era riuscita a riprendersi tempo prima, quando una strega le aveva donato quel corpo fatto di terra.

Ripensando a quell’avvenimento che le aveva consentito di ritornare in quel mondo le ritornò alla mente il viso di Inuyasha.

Un sorriso senza calore curvò le labbra pallide quanto la sua pelle; che belli erano gli occhi di Inuyasha.

Molte volte si era specchiata al loro interno ma solo in quel momento, in cui per lei non era più possibile farlo, si era resa conto di quanto fossero importanti per lei.

Ora in quelle iridi ambrate non c’era più posto per lei… ora avevano un’altra persona da guardare… ora c’era Kagome nei suoi occhi.

Improvvisamente una sensazione che somigliava molto alla rabbia e al rancore si fece strada dentro di lei.

Quella dannata della sua reincarnazione!!!

Ora era lei la ragazza con cui Inuyasha rideva… lei era la persona con cui divideva le sue giornate… lei era colei che consolava il cuore ferito del suo adorato hanyou… ora era lei la persona di cui il mezzo demone era innamorato…

E questo non poteva sopportarlo!

Non poteva sopportare il fatto che una ragazza che non fosse lei potesse dormire accanto a lui, potesse stargli vicino quando era triste, potesse curare le sue ferite, potesse sentire il suo respiro, ascoltare la sua voce e soprattutto, potesse aver preso un posto nel suo cuore… un posto che era stato il suo… un posto che le spettava di diritto…

E si sarebbe ripresa quel posto anche a costo di uccidere Kagome con le sue  mani.

Non le importava quanto o cosa le sarebbe costato, lei si sarebbe ripresa Inuyasha e con lui anche il suo cuore.

Arrestò la sua camminata e si sedette sull’erba secca e ingiallita, guardando la sua immagine riflessa all’interno del lago.

Anche se il suo viso era lo stesso di cinquant’anni prima, non si poteva dire lo stesso della sua anima.

Si guardò più attentamente: aveva una grossa macchia scura sulla guancia destra.

Immerse la mano nell’acqua gelida, ma non sentì nulla; anche se aveva un corpo in apparenza umano, non percepiva alcuna sensazione, che fosse di freddo o caldo.

Si portò la mano sulla macchia e cominciò a sfregarla lentamente, cercando di mandarla via.

Continuò a massaggiarsi la guancia per molti minuti, ma non successe nulla; per quanto ci provasse, quell’alone nerastro non accennava ad andarsene o a diminuire la sua intensità.

Ci provò ancora, ma non cambiò nulla.

Cominciò a capire: quelle macchie non erano causate da polvere, inchiostro o qualsiasi altra cosa, ma dall’odio e dal disprezzo con cui aveva macchiato la sua anima.

Era cambiata; se solo pensava a come era la sua personalità prima di quel momento sentiva un senso di repulsione.

Cinquant’anni fa non avrebbe mai nemmeno pensato a cose come la vendetta e tanto meno sarebbe scesa a patti con un mezzo demone, che per lo più era la causa dell’odio che aveva diviso lei e Inuyasha.

Ma ora era diverso; lei doveva riuscire a riavere il suo hanyou e per farlo era pronta a tutto.

Ripensò con nostalgia ai giorni in cui lei e Inuyasha erano felici, al tempo in cui lui l’accompagnava in barca lungo il fiume vicino al villaggio, al modo in cui l’abbracciava e sentì la malinconia nel cuore.

Guardò ancora il suo riflesso; le macchie erano ancora più grandi.

Era sporca, sporca di qualcosa che non avrebbe mai potuto pulire con acqua o con un panno.

Era sporca di tutto quello che aveva fatto, di tutta la frustrazione che aveva provato, di tutto il rancore che si era portata dentro.

Tutto a causa del suo amore, a causa di Inuyasha…

No, non era colpa di Inuyasha, ma di quella maledetta ragazza che era arrivata dal futuro e le aveva portato via l’anima e la cosa a cui teneva più di ogni altra: il cuore del suo amato mezzo demone.

Ma non si sarebbe fatta dimenticare così facilmente; avrebbe trovato il modo, prima o poi, di allontanare la sua reincarnazione dal suo hanyou e fare in modo che fra loro non rimanesse nemmeno l’ombra di una qualsiasi specie di sentimento positivo.

E forse ora ci era quasi riuscita, anche se era stata costretta a scendere a patti con quel verme infido di Naraku.

Per Inuyasha avrebbe fatto questo e altro.

Persino la purificazione della Shikon no Tama aveva perso ogni importanza per lei e tanto meno le importava se quel mezzo demone o qualcun altro l’avesse utilizzata macchiandone inevitabilmente la sua entità; tanto a rimetterci sarebbe stato soltanto lui.

E poi anche volendo lei non sarebbe stata in grado di fare più nulla per renderla nuovamente pura dall’odio; ormai anche l’animo della miko era corrotto, sporco, macchiato della colpa di aver serbato rancore.

Ma del resto che cosa aveva da perdere?

Nulla… aveva sempre odiato quel ruolo, eppure lo aveva accettato senza fare una piega.

Ma ora che finalmente quel peso gravoso le era stato tolto da sopra le spalle aveva finalmente libertà di scegliere da sola, di vivere quel pezzo di vita che le era stato restituito senza dover pensare al bene della sfera prima che al proprio.

Si passò la mano ancora gocciolante fra la lunga e fluente chioma di capelli color dell’ebano e socchiuse le iridi color ghiaccio, mentre si alzava una leggera brezza calda.

Come tutte le volte, non sentì nulla: né il vento sulla pelle, né la sensazione di fresco che esso portava soffiando sull’acqua che aveva sulla mano sinistra, né il profumo dei fiori di cui l’aria era impregnata.

Però non le interessava.

Aveva già lasciato quel mondo e allora come in quel momento non rimpiangeva nulla, se non Inuyasha.

Ma ora Inuyasha si era legato ad un’altra persona e più volte le aveva dimostrato che quel legame era più di semplice amicizia.

-Kagome…

Disse con voce atona, priva di qualsiasi emozione.

-Tu me lo hai portato via…

Si alzò in piedi; la mano ricadde lungo il fianco bagnando con l’acqua fredda del lago l’abito sacerdotale.

-E ne pagherai le conseguenze… con tutti gli interessi…

Ghignò compiaciuta, mentre si riavviava su i suoi passi addentrandosi nella folta boscaglia con la solita andatura che la faceva assomigliare molto ad uno spirito.

Del resto lei era quello… niente più che uno spirito…

 

Kaede corse fuori dalla sua capanna, prima che fosse distrutta da una lama di vento sprigionata dal ventaglio di Kagura.

L’anziana miko si affrettò a raggiungere il villaggio, ma con orrore si accorse che era in fiamme.

In mezzo alla folla che scappava da ogni parte urlando in preda al panico, riuscì a distinguere due figure che era sicura non avere mai visto prima di quel momento.

Fece appena in tempo a risvegliarsi da quei pensieri per riuscire a schivare un secondo attacco da parte della youkai, che non riuscì a raggiungerla per puro miracolo.

Con il respiro affannoso la vecchia cercò di avvicinarsi il più possibile alle case in fiamme, così da poter dare una mano agli abitanti, ma l’esile corpo della domatrice del vento le si parò davanti, sbarrandole così la strada.

-Non si fa così…

La ammonì lei, con un ghigno soddisfatto sulle labbra color sangue.

-Scappare prima che io abbia avuto il tempo di dirti perché sono venuta sino a qui… sono proprio cose che non si fanno

Il suo ghigno si spense e con una mano afferrò il kimono della donna, sollevandola da terra e fissandola con gli occhi gelidi.

-Dove sono Inuyasha e i suoi amici?

Domandò con tono terribile.

-Non… non lo so…

Mentì la miko.

La stretta della demone si fece più forte.

-Non raccontarmi storie, vecchia! Lo so che li stai coprendo, ma con me le tue bugie non attaccano!!!

La voce di Kagura era stridula e in essa era appena percettibile una nota di angoscia.

Nella sua mente continuavano a risuonare le parole gelide di Naraku e l’espressione di indifferenza sul viso di quel bastardo le comparve davanti agli occhi.

-Kagura

Le aveva detto, dopo averla colpita per l’ennesima volta con uno dei mille tentacoli viscidi che componevano quell’accozzaglia di demoni di ogni sorta che erano il suo corpo.

-Se non riuscirai a farti dire dove si trovano la reincarnazione di Kikyo, non lascerò correre…

Strinse il pugno libero.

Dannato Naraku! Anche se era una sua creatura, lei non era la sua serva e tanto meno un oggetto su cui scaricare la rabbia.

Non passava giorno senza che lui le facesse del male, molto spesso ferendola anche in modo profondo.

Ma non aveva scelta: lui aveva in mano il suo cuore e quindi anche la sua vita, perciò non poteva fare altro che obbedire senza fare obiezioni, anche se la cosa la disgustava.

-Ehi Kagura

La voce di Kotori risvegliò la youkai da quei pensieri e con occhi quasi smarriti fissò quelli inespressivi dello spettro che le si era avvicinata.

-Questa sarebbe la vecchia?

Chiese con voce quasi compiaciuta nel vedere l’anziana sacerdotessa fra le mani di Kagura.

-Si… ma non si decide a parlare.

Guardò Kaede con indifferenza, dopodiché rivolse nuovamente la sua attenzione al viso pallido della demone.

-Non preoccuparti, se non vuole parlare ci penserò io…

La donna la fissò con la paura dipinta all’interno degli occhi neri: che cos’era quella ragazza? Non era un demone, ma nemmeno un essere umano.

Aveva gli occhi vuoti e la pelle era decisamente troppo lattea e perfetta per appartenere alla razza umana… e poi l’aura maligna che emanavano lei e quell’altro ragazzo era decisamente troppo forte persino per un demone completo.

Improvvisamente vide la mano magra della giovane appoggiarsi sulla sua fronte e sentì come se quelle dita affusolate riuscissero a penetrare nella sua mente.

Passarono pochi attimi, dopodiché lo spettro ritrasse la mano e chiamò il fratello, che si allontanò dalla cenere che restava del villaggio e scavalcò alcuni cadaveri.

-Inuyasha o come si chiama e l’erede di Midoriko sono andati in un’altra epoca e la chiave per accedervi è un pozzo che non si trova molto distante da qui… ma per poterlo attraversare è necessario possedere delle schegge di quella Shikon no Tama o qualcosa del genere…

Disse con freddezza, come se quello di cui stava parlando fosse stato solo un gingillo senza la benché minima importanza.

E in effetti per quei due era proprio così; non importava loro nulla di quella sfera; l’unica cosa che bramavano era riprendersi i poteri che li erano stati sottratti da Midoriko e tutto il resto era solo un patetico sfondo per il loro obbiettivo.

-Brava sorella…

Kamui le carezzò i lunghi capelli corvini e mossi e voltò le spalle alla demone, che li guardò stupefatti.

-Non meravigliarti…

Lo spettro infernale ghignò divertito, imitato dopo qualche secondo dalla sorella.

-Kotori è la più potente manipolatrice di menti di tutto l’inferno… solo sua altezza Shinata è dotata di poteri ancora più grandi…

Si allontanò di qualche passo.

-Ora sbarazzati di lei…

Da esterrefatta l’espressione sul viso di Kagura divenne arrabbiata ed indispettita.

Come si permetteva quello di darle ordini?!?

-Tu uccidila e basta!

Negli occhi dei due fratelli apparve come una fiamma d’odio e le loro ombre proiettate sul terreno bruciato si deformarono, assumendo l’aspetto di due diavoli dalle lunghe ali nere da pipistrello.

Il suo animo sussultò; che cosa diavolo erano quei due?!?

Senza nemmeno pensare, rispose alle parole dello spirito in tono sommesso e quasi timoroso.

-S…si…

Riportò la sua attenzione sulla miko.

-Mi spiace vecchia; fosse per me non lo farei… ma è la tua vita o la mia…

Così dicendo affondò il ventaglio nel ventre di Kaede, aprendo una lunga ferita su di esso dalla quale cominciò a fuoriuscire sangue lordo.

Un gemito strozzato sgorgò dalle labbra della donna, dopodiché la presa attorno al suo collo fu lasciata, facendola stramazzare al suolo che in breve tempo s’imbevette di rosso. 

-Inu… Inuyasha…

Sussurrò prima di perdere i sensi.

 

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Capitolo 14
*** Un regalo per me ***


Cap

Cap. 14 Un regalo per me

 

Si ritrovò per l’ennesima volta a darsi del perfetto imbecille nel giro di dieci minuti.

Ancora non sapeva come diavolo era riuscito a farsi convincere da Miroku a farlo, e per di più ad indossare quegli insulsi pantaloni che gli stringevano le gambe e quella maglia che cadeva da tutte le parti.

Eppure ora era li in compagnia di Shao, o So-chan come la chiamava lui, a camminare per le vie di quella città caotica in mezzo ad una quantità a suo parere assurda di gente.

Shaorin invece sembrava a suo agio, come se vedere tutte quelle persone tutte insieme nello stesso posto fosse per lei la cosa più naturale del mondo; del resto però lei abitava in quella città e quella era l’epoca a cui apparteneva, la stessa di Kagome.

Già… Kagome…

Quanto teneva a quella ragazza che in così poco tempo era riuscita a fare breccia nel suo cuore e che l’aveva trasformato da mezzo demone diffidente e chiuso nella sua vita di solitudine ad una persona come un’altra, che viaggiava insieme ad altri ragazzi che lo trattavano nello stesso modo… quelli che ormai considerava i suoi amici…

Amici… per molti anni aveva considerato quella parola solo un’idiozia o una menzogna, inventata dagli umani per mentire a se stessi e convincersi di non essere soli.

Ma ora no, ora lui sapeva che l’amicizia esisteva e la prima ragazza che glielo aveva dimostrato era stata proprio Kagome, che non curante della sua natura a metà che in passato gli aveva assicurato l’isolamento e l’essere evitato da tutti, gli aveva offerto il suo affetto senza pretendere nulla in cambio.

Ed era per questo, per il fatto che a lei non importasse nulla del suo essere mezzo demone e mezzo umano e che gli volesse bene forse proprio per quella ragione che si era innamorato di lei.

Nemmeno a Kikyo aveva tenuto tanto e ora che ci rifletteva sempre più spesso si accorgeva che ciò che aveva provato cinquant’anni prima per la miko non era amore, o perlomeno non come quello che sentiva per Kagome.

La sacerdotessa gli aveva imposto una condizione ben precisa per poterla amare, mentre lei gli aveva aperto il suo cuore senza essere condizionata dalla sua natura di hanyou.

Improvvisamente la voce cristallina di Shao lo risvegliò dai suoi pensieri, chiamandolo insistentemente.

-… yasha… ATTENTO INUYASHA!!!!

-Eh?

SDENG!

L’hanyou si ritrovò spalmato contro un palo, sotto gli occhi divertiti della ragazza che tentava disperatamente di trattenere una risata, con risultati molto scarsi.

-Ahia!!!

Sbraitò lui, massaggiandosi la testa e assumendo un’espressione contrariata sul bel visetto.

-Io ho provato ad avvertirti, ma tu come al solito non mi stai mai a sentire!! Sono venti minuti che ti parlo e scommetto che se ti chiedessi che cosa stavo dicendo non sapresti rispondermi!

La giovane inarcò le sopraciglia facendo una smorfia arrabbiata e Inuyasha si morse il labbro inferiore.

-Scusa…

Shaorin sorrise dolcemente e fu imitata subito dopo dal mezzo demone; stava scherzando.

-Fa niente… però cerca di evitare i pali della luce, non credo che la tua testa ne sarebbe dispiaciuta.

Risero entrambi, dopodiché la ragazza gli indicò una vetrina e lo afferrò per un braccio, trascinandolo davanti ad essa.

-La gioielleria dovrebbe essere questa…

Disse rivolgendosi all’amico, che annuì pensieroso.

-Qual è la collana?

Inuyasha guardò attentamente i ciondoli luccicanti elegantemente posizionati all’interno delle loro scatoline, portandosi una mano al mento e tamburellando su di esso le dita artigliate.

Lei lo guardò con aria intenerita; adorava quel ragazzo, anche se si conoscevano da poco tempo lo considerava ormai uno dei suoi più cari amici, insieme a Sango, a quell’adorabile bambino di nome Shippo e a quel pervertito di Miroku.

Poi naturalmente c’era Sesshoumaru… anche se si era ripromessa di non legarsi mai più troppo in fretta ad un ragazzo non poteva fare a meno di volergli bene… e forse anche qualcosa di più…

-Questa qui.

La voce roca e decisa di Inuyasha la destò da quelle riflessioni e guardò con aria curiosa l’oggetto che lui le stava indicando attraverso il vetro.

-Veramente molto carina!

Affermò convinta, fissando allegra una bellissima collanina d’argento con un piccolo ciondolo a forma di cuore color viola scuro.

-Secondo te le piacerà?

-Affermativo! Sono tre mesi che mi stressa dicendo che è veramente troppo bella e che vorrebbe che qualcuno gliela regalasse…

Assunse un’aria furbetta, guardando con una punta di malizia l’amico che ricambiò lo sguardo leggermente confuso.

-E molto spesso mi ha detto anche che avrebbe voluto che fossi stato tu a regalargliela…

Il viso dell’hanyou diventò di mille colori dall’imbarazzo; Shao rise ancora, divertendosi alle espressioni spaesate di lui.

-Io? Veramente voleva che fossi io?

La voce gli tremava appena; Kagome, la ragazza di cui era innamorato, voleva che lui le regalasse una cosa a cui teneva?

Felice, ecco come si sentiva, profondamente felice! Ed era così felice che non si curò nemmeno del fatto di essere arrossito.

-Si… mi sa proprio che hai fatto perdere la testa alla mia migliore amica caro il mio bel furbino!

Gli diede un colpetto con le dita sul naso, sorridendogli.

Eh si, ormai i sorrisi per lei non erano più solo un ricordo; da quando Sesshoumaru era entrato nella sua vita non riusciva a non sentirsi bene con se stessa e con gli altri.

-Dai entriamo, altrimenti rischiamo di rimanere qui tutto il giorno e che ci chiudano fuori!

Prese il mezzo demone per la maglia e se lo tirò dietro nella gioielleria.

 

Avevano appena finito di mangiare e tutti si erano ritirati nelle stanze al piano di sopra.

A forza di chiacchierare e di ridere avevano fatto l’una e Sango, Miroku, Shippo, Shaorin, Sesshoumaru e i famigliari di Kagome erano andati a dormire già in stato comatoso.

Erano rimasti solo lui e la ragazza; lei stava lavando i piatti in cucina e Inuyasha le dava una mano come poteva, mettendoli in quegli assurdi cassetti attaccati alle pareti.

Kagome canticchiava fra sé e sé mentre immergeva ancora le mani nell’acqua insaponata e l’hanyou la fissava amorevolmente con gli occhi ambrati, compiacendosi di quel momento in cui erano soli; ultimamente capitavano sempre più raramente momenti così.

-Scusa, potresti passarmi quello straccio per favore?

Gli sussurrò palesemente stanca, indicandogli un panno sgualcito poco lontano dal posto in cui era seduto.

Lo prese e glielo porse.

-Sei stanca…

Kagome sorrise, felice del fatto che si stesse preoccupando per lei.

-No… yaumh!

Si portò una mano piena di sapone vicino alle labbra, coprendo malamente un grosso sbadiglio.

Lui la guardò alzando il sopraciglio destro; poteva fingere quanto voleva, ma con lui le bugie non attaccavano!
Capiva se era stanca e in quel momento il viso affaticato e gli occhi lucidi erano una prova più che sufficiente.

-Ok, ho un po’ di sonno…

-Un po’?

-Sono morta dal sonno, va bene così?!?

Replicò lei leggermente contrariata; va bene preoccuparsi, ma Inuyasha aveva l’irritante qualità di portare ogni cosa, anche la più insignificante, ad un punto altamente critico!

-Decisamente…

Passarono ancora alcuni minuti, durante i quali i due ragazzi rimasero in silenzio a lanciarsi occhiate furtive, accertandosi molto accuratamente che l’altro non stesse guardando.

-Senti Kagome…

Cominciò poi Inuyasha, tirando fuori dalla tasca dei suoi jeans un cofanetto ricoperto di velluto blu.

La ragazza lo fissò per un attimo, dopodiché concentrò la sua attenzione su uno dei bicchieri che stava lavando.

-Oggi io e Shao siamo andati in centro e io…

Improvvisamente gli mancò la voce; cercò più volte di continuare il discorso ma dalla sua bocca non usciva nessun suono.

Provò ancora a parlare… niente… silenzio totale, come se le sue corde vocali fossero andate in sciopero senza avvisarlo.

-E tu?

Lo spronò Kagome, impaziente quanto lui di vedere cosa si celasse all’interno di quella graziosa scatoletta.

-Io… ehm… io ho… ho…

Lei si lasciò scappare un sorriso, dopodiché cercò di dargli una mano capendo che se fosse rimasta in silenzio aspettando che il mezzo demone ritrovasse la facoltà di formulare frasi dal contenuto logico avrebbe fatto in tempo a veder sorgere il sole.

-Ha per caso qualcosa a che vedere con quello?

Indicò con un cenno del capo il cofanetto.

-Ecco si! Vedi io…

“Calmati Inuyasha, prendi la cosa con filosofia… fai un bel respiro… si così… ora mi sento molto meglio… bene, cerchiamo ora di dire qualcosa di intelligente… o perlomeno di dire qualcosa…”

Cercò ancora di parlare, ma la voce non si decideva ad uscire.

Ormai Kagome cominciava a stufarsi; d’accordo che lo amava, ma non poteva neanche farsi santa per sopportare i comportamenti idioti dell’hanyou, che fra l’altro erano diventati sempre più frequenti in quel periodo.

-Me lo dici domani… ora andiamo a dormire…

Fece per allontanarsi dalla cucina quando la mano del mezzo demone le afferrò il braccio.

-S…senti… i…io…

“Eccolo che ricomincia a balbettare! Ma è diventato scemo tutto di un colpo?!? Forse devo smetterla con tutti quegli A CUCCIA…”

Pensò, facendo uno sforzo immenso per trattenersi dal levare gli occhi al cielo e dall’andarsene.

-IO TI HO COMPRATO QUESTA!

Le porse il cofanetto abbassando gli occhi.

La ragazza lo guardò un po’ stupita; aveva si ritrovato la parola, ma sembrava non riuscire ancora a controllare il suo tono di voce.

Prese fra le dita la scatola e la guardò con occhi luccicanti; che fosse… no, ma che andava a pensare!!! Eppure lo sembrava così tanto… magari lo fosse stato…

La aprì lentamente; la mano le tremava, quasi avesse paura di scoprire cosa ci fosse al suo interno.

Quando finalmente lo sportellino superiore fu completamente aperto, quasi non volle guardare ma vinta dalla curiosità rivolse i grandi occhi color ametista a ciò che esso celava.

Sbarrò gli occhi, che sentì improvvisamente riempirsi di lacrime e sul suo viso comparve il più dolce e felice sorriso che Inuyasha avesse mai visto da parte sua.

-Oh Inuyasha…

Mormorò, mentre il suo sguardo saettava dal gioiello al volto incerto del mezzo demone, che la guardava in attesa di una qualche parola da parte sua.

-Allora… ti piace?

Kagome strinse le labbra e, anche se non voleva, grossi lucciconi cominciarono a scenderle lungo le guance arrossate; da quanto tempo non era così felice? Forse non era mai stata così felice.

Nel vederla in quello stato, l’hanyou ebbe un sussulto e le andò subito accanto, pensando di averle fatto un torto regalandole quella collanina.

-Kagome… scusami… io…

Lei lo fece tacere abbracciandolo e nascondendo il viso fra le pieghe della sua maglietta.

-No, non scusarti…

Sussurrò fra i singhiozzi di felicità autentica.

Lui appoggiò il mento sul capo della ragazza, respirando a pieni polmoni quel profumo così dolce e che era così familiare al suo naso.

Perché ogni volta che poteva, lo gustava sino a che i suoi polmoni non riuscivano più ad inspirare aria; amava così tanto quell’odore che sarebbe volentieri soffocato a forza di assaporarlo.

-Non scusarti per avermi reso felice…

Lui sgranò gli occhi: felice… l’aveva fata felice!!!

Sentì il soffio caldo della vita insinuarsi dentro di lui tramite la stretta della donna che amava più di qualsiasi altra cosa.

Nemmeno Kikyo, nemmeno lei aveva saputo dargli quel calore, il calore umano che unisce chi lo sa donare a chi viene donato per tutta la vita.

Perché in amore non ci devono essere condizioni o patti, mentre la miko gli aveva imposto il sacrificio più grande per poterle restare accanto: gli aveva chiesto di rinunciare a se stesso.

Invece Kagome no; mai gli aveva chiesto di rinunciare ad una parte di lui per poterle voler bene…

…Anzi, a pensarci bene, lei non gli aveva mai chiesto o imposto nulla per poter rimanere al suo fianco…

-Nulla…

Sussurrò con voce così bassa che avrebbe potuto sentirlo solo l’udito fine di uno youkai completo.

-Allora ti piace.

-Certo che mi piace! Lo adoro!

Si staccò seppur controvoglia da quell’abbraccio e tirò fuori dalla scatola la collanina, dopodiché ne appoggiò il contenitore sul tavolo della cucina e, dopo essersi spostata i lunghi capelli neri, si portò le braccia dietro il collo e cercò di allacciarsela.

Dopo un paio di tentativi capì che da sola la cosa era praticamente impossibile e così si voltò verso il mezzo demone.

-Potresti darmi una mano? Non sono molto pratica di queste cose…

Lui sorrise e prese la catenina fra le dita artigliate, sfiorandole appena la pelle candida e morbida del collo.

Kagome sentì una scossa lungo tutto il corpo e un leggero rossore le comparve sul viso.

Il mezzo demone se ne accorse e con finta noncuranza le sfiorò nuovamente il corpo, provocandole ancora quella piacevolissima sensazione come di vento freddo sulla pelle calda.

-Ti piace?

Le bisbigliò all’orecchio con una punta di malizia, facendo aumentare la carica scarlatta sulla pelle bianca e liscia della ragazza.

-Dai, smettila!

Si allontanò di scatto da lui, facendo ondeggiare il ciondolo a forma di cuore che si era legata attorno al collo.

-Vieni, andiamo a letto…

Fece per andarsene quando lui l’abbracciò da dietro e le stampò un bacio sulla guancia, facendole assumere un colore molto simile a quello del sole al tramonto.

-Ah… ehm… sarà meglio che vada a dormire…

Si diresse su per le scale, lasciando Inuyasha nella cucina.

-Kagome… la mia Kagome…

Scosse il capo sorridendo amorevolmente, dopodiché la seguì al piano di sopra.

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Capitolo 15
*** Ti odio perchè... ***


Cap

 

Cap. 15 Ti odio perché…

 

Erano le otto del mattino e Shaorin, nonostante tutti i suoi sforzi, non riusciva a riprendere sonno.

Si rigirò un paio di volte nel futon, dopodiché realizzò che anche se ci si fosse messa d’impegno non sarebbe riuscita a riaddormentarsi.

Quelli erano alcuni dei momenti in cui invidiava profondamente Kagome: sarebbe potuto cascare il mondo che quella non si sarebbe svegliata e come se non bastasse riusciva a dormire in qualsiasi luogo, dall’erba al letto più soffice, mentre lei aveva già i suoi problemi ad addormentarsi nel suo letto, figuriamoci dormire in un sacco a pelo!

Tirò un sospiro rassegnato, dopodiché si alzò silenziosamente in piedi e, attenta a non disturbare il sonno delle amiche e del piccolo Shippo, uscì dalla camera e si diresse giù per le scale cercando di non fare troppo rumore.

Entrò nella cucina e si stupì di non trovarvi nessuno; di solito la signora Higurashi si alzava presto e spesso l’aveva vista preparare la colazione per Kagome e Sota anche alle sei del mattino.

Si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi sorridendo; quel giorno il nonno di Kagome, sua madre e suo fratello dovevano andare a trovare uno degli zii della ragazza perché malato.

Si avvicinò al frigorifero e lo aprì, estraendone un cartone di latte e versandone un po’ all’interno di un bicchiere.

-Yaumh!

Sbadigliò rumorosamente, dopodiché prese il bicchiere fra le mani e ne ingurgitò qualche sorso.

Si pulì le labbra con il dorso della mano e sbadigliò ancora, avvicinandosi ad uno sgabello e sedendosi sopra di esso.

-Looking at the pages of my life… faded memories of me and you…

Iniziò a canticchiare fra sé e sé, tamburellando le dita sul ripiano di legno del lavandino ed appoggiandovi il bicchiere vuoto.

Cercò di non usare un tono di voce troppo alto; non voleva svegliare i suoi amici e tanto meno Sesshoumaru.

Sorrise al pensiero del bel viso dello youkai.

Si stiracchiò e strizzò gli occhi blu, ancora assonnata nonostante Morfeo si rifiutasse di tenerla ancora per qualche ora fra le sue braccia.

 

Non appena sentì i passi di Shaorin allontanarsi dalla stanza accanto alla sua, Sesshoumaru aprì le meravigliose iridi ambrate e fece saettare le pupille verticali da un punto all’altro della camera.   

Suo fratello dormiva profondamente, accompagnato dal monaco che russava beato nel letto vicino al suo.

Senza badare al fatto di essere in boxer, il demone si alzò dal letto e, non curandosi troppo degli altri due, scavalcò il letto e il futon ed aprì la porta con la noncuranza che era propria del suo carattere.

-Ehi fratello…

La voce di Inuyasha lo raggiunse prima che potesse sparire del tutto dalla stanza; pur essendo un hanyou anche lui possedeva un udito piuttosto sviluppato e, vista la minima distanza che lo separava dallo youkai, i suoi passi erano giunti alle dolcissime orecchie canine svegliandolo da un sonno parziale.

Nonostante quello fosse il posto più comodo sul quale avesse mai dormito fatta eccezione per il gigantesco letto che aveva quando ancora abitava con la madre e il padre al castello dell’Ovest, non riusciva mai ad addormentarsi del tutto, quasi temendo le conseguenze che sprofondare nell’incoscienza avrebbero potuto comportare.

-Dove vai?

-Non sono affari tuoi.

La risposta fu esattamente quella che il mezzo demone si aspettava.

Ormai ci era abituato; per quanti sforzi facesse, suo fratello continuava a comportarsi in quel modo freddo e scontroso nei suoi confronti.

Lo odiava, questa era la verità e anche se non lo avrebbe ammesso neppure sotto tortura, lui ne soffriva.

Non aveva mai preteso l’affetto del fratello e più volte avrebbe accettato anche la sua indifferenza, ma l’odio non riusciva proprio a digerirlo.

-Fhe!

Si voltò verso la parete e richiuse gli occhi d’ambra, mentre il demone scompariva nel corridoio.

 

Shaorin appoggiò la testa al ripiano del lavandino ed un brivido freddo le corse lungo le braccia nude.

-Mmmmhhh…

Mugolò, contrariata dalla reazione che il gelo del marmo le aveva provocato ed affondando il viso insonnolito nello spazio che separava il suo petto dagli avambracci incrociati sul mobile.

Aveva sonno eppure non riusciva a dormire; imprecò mentalmente e si passò una mano fra l’oro fuso che erano i suoi capelli, arruffandoli più di quanto già non fossero.

Chiuse gli occhi nel tentativo di riuscire a farsi ancora una dormita prima di doversi vestire ed andare a prendere la conferma per quel corso di disegno che dopo mesi di lavori part-time da strapparsi la pelle a morsi era finalmente riuscita a potersi permettere.

Immaginò lo studio in cui avrebbe lavorato e si estraniò per qualche secondo da quella stanza, volando lontano con la fantasia e lasciando fuori da quei dolci pensieri tutto ciò che la circondava.

Si vedeva seduta ad un tavolo bianco, con mille matite e fogli sparsi ovunque; stava cercando disperatamente di dare vita ad un personaggio che le martellava nella testa, ma senza successo.

Vide se stessa fare di fogli con disegni appena accennati palline stropicciate e buttarle nel cestino già piano, ottenendo come risultato quello di rovesciarne a terra il contenuto.

Poi ebbe come un lampo di genio e la sua mano cominciò a muoversi sulla carta bianca, tracciando i contorni di un viso apparentemente astratto, ma che ai suoi occhi appariva in qualche modo familiare.

Poi la mano si ritrasse, rivelando il disegno appena finito; con gli occhi dell’immaginazione lo osservò meglio… era un volto che conosceva… sembrava Sesshoumaru…

Lo guardò ancora: era Sesshoumaru!

Aprì gli occhi di scatto ed alzò il capo dorato dal lavandino; da quando aveva cominciato a vederlo nei suoi sogni?!? Era vero che si erano baciati, ma visto il modo in cui si era comportato nei suoi confronti nei giorni seguenti aveva del tutto abbandonato l’idea di poterlo fare ancora.

Non che non avesse voluto, anzi, baciare quel ragazzo era per lei la miglior medicina del mondo contro la depressione e anche se la cosa era accaduta una sola volta, sempre più spesso si trovava a pensare a quanto bello sarebbe stato poterlo fare una seconda… una terza…

Ridacchiò fra sé e sé, facendo una smorfia autoironica e sorridendo.

Se pensava che solo qualche settimana prima l’idea di baciare qualcun altro all’infuori di Subaru le avrebbe dato il voltastomaco, ora lo avrebbe fatto, eccome se lo avrebbe fatto! E anche di corsa!

Sogghignò passandosi una mano sul viso e delineandone i dolci lineamenti con le dita lunghe e magre.

-Ho sonno!

Esclamò a mezza voce, soffocando un altro sbadiglio.

-Allora perché ti sei alzata?

La ragazza ascoltò le parole pronunciate dalla voce fredda e distaccata che le piaceva tanto senza voltarsi; sapeva a chi apparteneva.

-Buongiorno Sesshoumaru…

Mormorò stiracchiandosi sulla sedia.

Lui non rispose al suo saluto; Shao non vi fece caso, tanto ormai aveva capito che era inutile prendersela per quel comportamento, lui era così e difficilmente sarebbe cambiato.

-Come mai in piedi di prima mattina?

Nonostante sapesse che non avrebbe avuto una risposta, lei si impuntò a voler iniziare una conversazione.

Poteva anche non essere scontrosa o glaciale come lui, ma in quanto a testardaggine faceva invidia ad un mulo!

Avrebbe parlato con lui, anche a costo di tirargli fuori le parole con una pinza se fosse stato necessario!

-Potrei farti la stessa domanda…

Shao lo guardò stupita; era una risposta un po’ laconica, ma pur sempre un inizio.

Dandosi maggior forza attraverso quelle poche e secche parole, la giovane cercò ancora di intavolare un discorso che non includesse risposte come “si” o “no”.

-Io non riuscivo più a prendere sonno… sarò strana, ma non riesco a dormire bene in quel letto.

-Neppure io… non sono abituato a giacigli così…

-Per me è più un fatto di testa…

Sesshoumaru la guardò leggermente incuriosito da quelle parole.

-Io non riesco più a dormire bene in nessun letto da quando sono rimasta sola…

Sorrise malinconica.

-Ho un senso di colpa così grande nei loro confronti da agitarmi nel sonno… tu sei fortunato ad avere ancora tuo fratello…

Lo youkai assunse un’espressione quasi disgustata.

-Decisamente no.

Shao lo guardò con ritrovato dolore.

-Come fai a dire una cosa del genere?

-Io odio mio fratello e per me lui rappresenta solo un impiccio…

Una lacrima solitaria le solcò la guancia destra, ma la ragazza la asciugò subito; non voleva mettersi a piangere davanti a lui.

-Odi tuo fratello?

La domanda poteva sembrare quasi un rimprovero, ma nella sua voce non vi era presente alcuna nota critica… a dire il vero la sua voce era completamente priva di qualsiasi emozione, apparendo fredda quasi quanto quella dello stesso youkai.

-Non dire che non dovrei. Ho i miei buoni motivi per farlo.

-Infatti non intendo dirtelo… so che hai le tue ragioni… tutti le hanno… o almeno, come nel mio caso, credono di averle…

Anche Sesshoumaru si voltò verso di lei e i loro sguardi si incrociarono; gli occhi di lui erano gelidi, mentre quelli di lei erano di nuovo tristi.

-Io ho odiato mio fratello e la mia matrigna… ho odiato mio padre…

-Tuo padre?

Il demone la guardò stupefatto: come poteva una ragazza come lei provare un sentimento come l’odio? No… non poteva essere possibile…

-Si… quando lui è morto, io l’ho odiato come mai avevo fatto in vita mia. Lo odiavo perché mi aveva lasciata sola, perché se ne era andato senza di me… ma più di chiunque altro ho odiato me stessa…

Fece un profondo respiro.

-Io mi sono odiata… mi sono odiata per aver provato rancore… per aver distrutto la vita alle persone che amavo poco prima di perderle… per questo io mi sono odiata per otto mesi…

Abbassò lo sguardo; se avesse fissato ancora per un attimo quelle pietre ambrate sarebbe scoppiata in lacrime.

-Sai… spesso le persone odiano i propri amici o familiari perché attribuiscono a loro la causa delle proprie disgrazie… e così non ci si accorge di quanto queste persone siano importanti e, una volta perse per sempre, ci si ritrova da soli ad odiare se stessi…

Non riuscì più a trattenersi e, pregando in cuor suo che Sesshoumaru non le facesse domande, iniziò un pianto silenzioso.

Lo youkai la guardò con una piccola nota di tristezza negli occhi.

Ora capiva perché le voleva così bene: nonostante non sapesse praticamente nulla di lui, con le sue parole e con la sua storia riusciva a penetrare nel più profondo della sua anima e, anche se in modo indiretto, ne carpiva ogni singolo anfratto.

-Per te è stato così?

Shao vide il demone avvicinarsi e fu costretta ad alzare il viso pieno di calde lacrime.

-È così evidente?

Si portò una mano sul viso e cercò di asciugarsi i lucciconi che le sgorgavano dai begli occhi blu mare, ma non appena le toglieva altre ne prendevano subito il posto.

Sesshoumaru sentì una fitta all’addome; la ragazza si allontanò da lui e si avvicinò ad uno dei cassetti e ne estrasse un fazzoletto di carta con cui si asciugò nuovamente il viso, dopodiché respirò profondamente cercando di riprendere un po’ di autocontrollo.

-Scusa… non so cosa mi sia successo…

Cercò di abbozzare un sorriso, ma le riuscì piuttosto male.

-Ne soffri ancora così tanto?

Le si accostò di nuovo, rifiutando di allontanarsi da lei.

-Tanto…ma ho imparato a superarlo. Grazie ai miei amici sono riuscita ad andare avanti… non so come avrei fatto senza di loro…

Fece una breve pausa, poi parlò di nuovo.

-E tu? Perché odi tuo fratello?

All’inizio non le rispose, dandole l’idea che non volesse parlarne.

-Se non vuoi dirmelo non fa niente… sono pur sempre fatti tuoi e quindi se preferisci non parlarne ti…

Lui la interruppe.

-Risale a molto tempo prima di questo momento…

Stupendo la ragazza ma anche se stesso, lo youkai cominciò a raccontarle la sua vita, tralasciando dettagli del tipo che lui era un demone e che odiava suo fratello per la sua natura a metà fra un essere completo come lui e un essere umano.

-…Mio padre lo ha sempre preferito a me. Lui era sempre stato il…

-Figlio preferito.

La voce di Shao si unì alla sua.

-Come fai a saperlo?

Lei lo guardò in volto attraverso quegli occhi splendidi con una tale semplicità da far sciogliere parte del ghiaccio che ricopriva il suo cuore.

-Perché anche io ho usato quel nome… tante, troppe volte…

Chiuse le palpebre per un attimo, dopodiché ritornò a guardare il ragazzo nelle iridi ambrate.

-Non sai quante volte io mi sono rivolta al mio piccolo Kioshi chiamandolo così… quante volte l’ho ferito senza che me ne importasse… spesso sapevo che stava ascoltando i litigi con mio padre e nonostante questo io lo chiamavo con quell’appellativo che lo faceva tanto soffrire…

Sorrise senza allegria.

-Ed è anche per questo che quando vedo qualcuno litigare con il proprio fratellino o sorellina mi sento malissimo… perché io non posso più farlo…

-Litigare con tuo fratello?

-No, fare pace con lui e dirgli che gli voglio bene…

Dopo aver pronunciato quelle parole, l’animo della ragazza si liberò del peso che lo aveva reso così infelice per tutto quel tempo e ciò che non era riuscita ad esternare con le parole si riversò fuori da lei sottoforma di lacrime.

Sesshoumaru le passò le braccia attorno alle spalle e la strinse a se, quasi volendo trasmetterle un po’ della forza che lo aveva sempre caratterizzato sin da piccolo; ma Shao era una ragazza forte, si vedeva.

Nonostante fosse rimasta sola era riuscita ad andare avanti e, benché avesse commesso degli sbagli, era sempre riuscita a rialzare la testa e a guardare avanti.

-Smetti di piangere… ti prego…

Lei appoggiò il capo sul petto del ragazzo.

-Perché se piangi mi fai del male.

Lo abbracciò a sua volta, sentendosi finalmente sciolta dal vincolo di dolore che la legava ai ricordi della sua famiglia.

Anche se non ne conosceva completamente il perché, quel ragazzo aveva il potere di farla star bene anche fra i ricordi più dolorosi della sua vita.

Ed era per questo che si sentiva così legata a lui, era per questo che quando era fra le sue braccia voleva che il tempo si fermasse, era per questo che si stava innamorando di lui.

A quell’ultimo pensiero il suo cuore ebbe un sobbalzo; non doveva accadere ancora, lo aveva giurato a se stessa.

Non si sarebbe mai più innamorata se non dell’uomo con cui avrebbe condiviso il resto della sua vita.

Per questo, anche se ormai era conscia di ciò che sentiva nei confronti di Sesshoumaru, non glielo avrebbe mai detto… mai…

 

Naraku camminava su e giù per il pavimento della stanza con un’espressione palesemente nervosa sul volto cadaverico.

Gli occhi neri saettavano da una parte all’altra della camera, soffermandosi prima su Kamui e Kotori, che con la loro solita indifferenza si stavano baciando appoggiati al muro, poi su Kagura, che lo guardava quasi divertita nel vederlo in quello stato di agitazione.

-Che c’è Naraku, stai forse impazzendo?

Una voce fredda irruppe nella sala, mentre dalla porta scorrevole compariva la sagoma evanescente di Kikyo.

Il volto del mezzo demone si rilassò momentaneamente e un ghigno falsamente gentile si dipinse sulle sue labbra scure.

-Kikyo… a cosa devo il piacere di questa visita?

La miko lo guardò con insofferenza, disgustata da tanta cordialità da parte di quell’essere.

-Risparmiami i convenevoli e piuttosto dimmi perché non riesco più a trovare Inuyasha.

Il tono della sacerdotessa era leggermente arrabbiato e il mezzo demone se ne compiacque, mentre lei gli si avvicinava.

-Allora?

-Donna, vedi di non urlare… la tua voce stridula mi fa venire il mal di testa…

La miko si voltò verso l’origine di quella voce e solo in quel momento si accorse della presenza dei due spiriti.

Li guardò con freddezza.

-E questi chi sono? Altre tue bambole?

Kamui le volò accanto e le legò una frusta lucente attorno al collo pallido, con gli occhi aurei che brillavano di un oro intenso e le pupille nere si erano assottigliate come quelle di un serpente fissandola con odio.

-Donna… se tu dirai ancora una parola rivolgendoti a me e a Kotori chiamandoci bambole ti rispedirò all’inferno dove dovresti essere ormai da cinquant’anni.

Kikyo si sentì improvvisamente paralizzata, come se quella voce fatta di puro odio le impedisse i movimenti.

E poi come faceva quello a sapere che era già morta e perlopiù da cinquant’anni?

-Non spaventarla fratellino… per questo ci sarà tempo dopo…

Lo spettro femminile le si avvicinò e la guardò divertita attraverso gli occhi color ghiaccio.

-Tu sei Kikyo… la donna che ha relegato colui che è amato dall’erede di Midoriko ad un albero nei pressi del villaggio che abbiamo distrutto ieri mattina.

-Di… distrutto?

Mormorò con apprensione.

-Si… e Kagura ha anche ucciso una vecchia… tua sorella…

Ghignarono entrambi e dall’occhio destro della miko fuoriuscì una lacrima salata, che scese lungo la guancia pallida per poi staccarsi dal viso e cadere sul pavimento di legno.

-Lasciatela andare… per favore…

La voce di Naraku era stranamente sommessa e cortese; i due si allontanarono da Kikyo, ridendo compiaciuti.

-Noi ce ne andiamo…

Così dicendo sparirono attraverso l’ombra dell’uscio.

-Chi… chi diavolo sono quei due?

Gemette poi la miko, portandosi una mano alla gola e dando alcuni colpi di tosse; il mezzo demone le si accostò con occhi colmi di desiderio, che tratteneva solo perché voleva farla sua solo quando l’hanyou sarebbe morto.

-Due spiriti che ho liberato da un sigillo posto loro da Midoriko secoli or sono… sono i più forti spettri infernali che esistano in tutti gl’inferi… li ha creati la moglie del dio del caos e ora che lei è stata relegata dai Kami a sorvegliare uno dei segreti dell’universo sono i più potenti in assoluto… sono secondi solo alla loro regina e agli dei celesti…

Anche se le sue parole erano orgogliose, nessun sorriso soddisfatto si trovava sulla sua bocca.

-Ma non puoi controllarli, vero?

La sacerdotessa lo guardò con aria canzonatoria.

-Non del tutto… ma sino a che non riavranno tutti i loro poteri, sarò ancora in grado di tenerli a bada…

L’hanyou si allontanò da lei e si sedette accanto alla finestra, fissando senza emozioni il paesaggio brullo e devastato dall’aura malvagia che aleggiava attorno al castello che gli si poneva davanti.

-E come farai quando li riavranno?

-Solo io conosco chi ha ereditato quei poteri dalla sacerdotessa Midoriko, e solo io conosco in che modo poterli liberare dal sigillo che li tiene celati all’interno del cuore della ragazza…

-Ti riferisci a Kagome?

-Si… mi spiace, ma ho idea che lei sia molto più forte di te…

La miko assunse un’espressione rabbiosa e piena di rancore.

-Più forte di me?!?

Gridò.

-Purtroppo è vero… del resto che ti aspettavi dall’erede della creatrice della Shikon no Tama?

-COSA?!?!

Kagura alzò lo sguardo e fissò divertita la scena: odiava quella maledetta sacerdotessa, con quell’aria da statua di pietra; le dava la nausea e vedere il suo viso impassibile contratto dall’ira era per lei il migliore fra gli spettacoli comici.

-IO SONO L’EREDE DI MIORIKO!!!!

-Davvero? E allora come mai non li hai tu i poteri di Kotori e Kamui all’interno del tuo cuore?

Rispose lui con calma.

-PERCHé IO MI SONO Già REINCARNATA E QUINDI LI HO TRASMESSI A QUELLA STUPIDA NIGEN!!!

Naraku rise senza alcuna traccia di allegria.

-Sfortunatamente per te quei poteri Midoriko li ha trasmessi direttamente nel cuore della persona che riteneva adatta per poterli contenere… e, a quanto pare, tu non eri quella giusta.

Kikyo gli rivolse uno sguardo carico d’odio e lui ne godé pienamente; adorava vederla così, la sacerdotessa sporcata del disprezzo verso di lui, lo faceva sentire soddisfatto di se stesso.

-Non prendertela… sei pur sempre una potente sacerdotessa…

Il volto cadaverico e liscio della donna riprese la solita espressione gelida e impassibile, ma negli occhi azzurri era ancora chiaramente visibile una nota di rabbia.

-Ora tornerò al villaggio poco distante da qui…  quando hai bisogno di me manda la tua schiava con il ventaglio a chiamarmi.

Kagura ringhiò e le due si scambiarono uno sguardo di puro veleno.

-A proposito…

Disse poi la miko, rivolgendosi nuovamente a Naraku.

-Se per caso una volta riavuti i poteri quei due spettri dovessero rivoltarsi contro di te per appropriarsi della Shikon no Tama?

-Non lo faranno.

Rispose sicuro.

-Come fai a dirlo?

Lei lo squadrò con aria poco convinta, cercando di cogliere qualche dettaglio che tradisse l’aria spavalda del mezzo demone.

-Perché a loro la sfera non interessa.

La sua voce era sempre tranquilla, come se avesse la certezza assoluta di poter contare su i due spettri.

-A tutti interessa in qualche modo. Forse per diventare più forti…

Lui rise malignamente.

-Perché dovrebbero diventare più forti? Hanno poteri sufficienti per distruggere questo mondo.

-E allora perché non lo fanno?

-Che cosa ne trarrebbero? E poi anche loro devono rispondere delle loro azioni… e lo devono ad una creatura dalla potenza tale che ne temono l’ira come un topo teme il serpente.

Kikyo lo guardò con gli occhi quasi spaventati: se persino quei due avevano qualcuno di più potente alle spalle e dovevano seguire le sue direttive, se quell’essere fosse mai sceso sulla terra cosa sarebbe accaduto?

-Hai mai pensato che quella creatura potrebbe arrivare qui una volta che i suoi servi avranno riavuto i loro poteri?

-Non è una cosa possibile… la loro regina è stata imprigionata dai Kami supremi e deve scontare una pena per aver infranto le loro leggi… quindi sino a che essa non verrà liberata anche loro devono attenersi alle direttive celesti… altrimenti rischiano di essere nuovamente rinchiusi oppure di essere costretti a reincarnarsi…

Ghignò compiaciuto, anche se quelle frasi erano servite più che a convincere la sacerdotessa a dare sicurezza a se stesso.

Perché, anche se sino a che Kamui e Kotori non avrebbero riavuto i poteri poteva ancora sperare di contrastarli, quei due spiriti avevano un’aura troppo strana e la cosa gli incuteva non poca paura.

Se per caso avrebbero trovato il modo di recuperare quei poteri senza di lui era sicuro che non avrebbero aspettato l’arrivo della loro regina per poterlo togliere di mezzo.

A quel pensiero l’hanyou deglutì rumorosamente, mentre sul suo volto compariva l’ombra dell’angoscia.

-Ora vai… non appena tramonterà il sole manderò Kotori a prendere Kagome e allora il nostro piano sarà praticamente completato.

 

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Capitolo 16
*** Attacco improvviso ***


Cap

Cap. 16 Attacco improvviso.

 

Il sole splendeva caldo e i suoi raggi illuminavano tutta la città, dando l’impressione di essere già in estate inoltrata, nonostante fosse appena la fine di giugno.

Kagome girava freneticamente per la casa in calzoncini corti e la camicetta bianca era annodata appena sotto il seno.

In mano teneva un bicchiere con del ghiaccio e del the freddo per la tajiya , sperando vivamente che Miroku non le apparisse alle spalle e cominciasse di nuovo ad assillarla con le sue domande.

Un sorriso divertito le comparve sulle labbra al pensiero delle sfuriate che quei due avevano cominciato a farsi a vicenda da un paio di giorni prima.

Infatti Sango si era presa il raffreddore e, oltre ad avere il naso gocciolante e gli occhi gonfi come palline da ping-pong, il suo umore di solito calmo e composto aveva lasciato il posto ad una sorta di essere irascibile e scorbutico molto simile ad Inuyasha.

-Come sta?

La figura del monaco spuntò dalla camera di Sota e la fissò con occhi colmi di apprensione.

-Non devi preoccuparti…

Rispose lei levando gli occhi al cielo.

-Entro domani sarà di nuovo in forma.

Il monaco assunse un’espressione poco convinta e si allontanò da lei diretto verso la stanza dove riposava la sterminatrice.

Sebbene Kagome gli avesse più volte assicurato che entro un paio di giorni si sarebbe sentita meglio, lui non faceva altro che preoccuparsi ed assillare la ragazza con domande del tipo:”Ma sei sicura che guarirà?” oppure: “E se per caso peggiorasse?”

All’inizio lei aveva cercato di dimostrarsi disponibile e comprensiva nei suoi confronti: poteva comprendere la sua preoccupazione, visto che era la prima volta che gli capitava di vedere quella patologia così comune nell’epoca moderna, ma dopo la diciottesima volta che si sentiva porre quelle domande anche la sua pazienza aveva raggiunto il limite.

Così, con tutta la gentilezza possibile, gli aveva chiesto di levarsi dai piedi, di lasciare in pace l’amica e che nel giro di uno o due giorni sarebbe tornata in perfetta salute.

Per fortuna il fisico forte ed allenato della sterminatrice aveva fatto si che la malattia durasse poco più di due giorni e ormai si poteva affermare con certezza che le sue condizioni di salute erano quasi perfette.

L’unica cosa che ancora rimaneva sotto gli effetti del raffreddore era l’umore della tajiya.

Infatti era tutta la mattina che lei e Miroku non facevano che litigare furiosamente e più volte la ragazza aveva minacciato di ucciderlo in preda ad uno degli attacchi di follia omicida che erano diventati ormai all’ordine del giorno.

Dapprima Kagome aveva cercato di appianare le loro discussioni, ma dopo un po’ si era accorta che, nonostante la sua reazione fosse leggermente eccessiva, Sango era dalla parte della ragione.

Non passava minuto in cui Miroku non le fosse accanto o le raccomandasse di stare a letto o di riposare e le aveva severamente vietato di allontanarsi dalla camera se non per andare in bagno.

-IO VOGLIO USCIRE!!! STO BENE ORA E L’ULTIMA COSA CHE MI SERVE è UNA BAMBINAIA!!!

Eccoli che ricominciavano.

Kagome sospirò e rinunciò all’idea di portare all’amica un bicchiere di the freddo.

-Non ne posso più nemmeno io.

Inuyasha comparve alle sue spalle ed assunse la medesima espressione della ragazza.

-‘Giorno Inuyasha…

Disse lei in tono rassegnato, guardando un po’ stupita l’hanyou: indossava un paio di jeans corti sino a sotto il ginocchio ed una maglietta bianca che metteva in risalto gli addominali scolpiti.

-Dove hai preso quei vestiti?

Chiese stiracchiandosi; stare dietro a Sango e a Miroku l’avevano stancata più di quanto pensasse.

-Me li ha dati tua madre… ha detto che erano quelli di tuo papà.

-Ti stanno molto bene. Non pensavo che avessi un così bel fisico.

Lui arrossì leggermente, meravigliato da un così dolce complimento nei suoi confronti.

Kagome gli sorrise chiudendo gli occhi violetti e lo stomaco del mezzo demone ebbe una reazione curiosa: gli sembrava che si fosse annodato con l’intestino quasi a voler formare un nuovo organo tutt’uno con esso.

-A proposito di So-chan… è tutta la mattina che non la vedo.

-Penso sia fuori con Sesshoumaru.

La ragazza lo guardò con aria maliziosa.

-Sai che mi spaventi quando fai quella faccia?

Risero entrambi.

-Scusa… ma non posso fare a meno di pensare che ormai quei due si piacciano… e anche tanto!

-Mio fratello?!? Ma hai presente di chi stai parlando?

-Lo so che l’idea che a lui piaccia un’umana è quasi assurda, ma quando li vedo insieme è come se un po’ del ghiaccio che lo ricopre si sciogliesse sotto la dolcezza di So-chan.

Inuyasha la guardò con tenerezza.

In effetti era possibile… o almeno per lui era stato così: all’inizio nemmeno lui pensava di poter mai amare nessuno, ma poi nella sua vita era entrata Kikyo… no… lui non aveva mai amato veramente la miko… loro erano solo due esseri soli che si erano trovati…

E poi il sentimento che sentiva nei confronti di Kagome non era nemmeno paragonabile… lei non si era legata a lui solo perché isolata dal resto del modo, ma perché gli voleva bene nonostante la sua natura a metà fra l’essere umano e il demone.

Forse anche per suo fratello poteva essere così.

-…yasha… Inuyasha?

La voce dalla giovane lo riportò alla realtà.

-Si… scu…scusa… stavo pensando…

-Vieni… non hai ancora fatto colazione e mia madre ha comprato le brioche al cioccolato!

Lo sguardo dell’hanyou divenne confuso.

-Una che?

Kagome rise con semplicità facendo comparire un meraviglioso sorriso sulle labbra rosate di lui.  

-Una brioche. Sono dei dolci fatti di pasta sfoglia con dentro crema, marmellata o cioccolato.

Nonostante la sua spiegazione gli occhi ambrati del mezzo demone erano ancora diffidenti.

-Non importa. Ti fidi di me?

-Fhe! Certo che mi fido di te.

-Allora vieni in cucina e mangia!

Con decisione gli afferrò una mano e se lo trascinò dietro sino alla cucina, cercando di non dare troppa importanza al fatto che stesse per mano con il ragazzo che amava.

 

-Che bella giornata.

Shaorin sorrise fissando gli alberi con gli occhi azzurri socchiusi e portandosi una mano fra i capelli.

-Erano settimane che non vedevo un sole così.

Sorrise stiracchiandosi sulle gambe di Sesshoumaru e gli accarezzò la pelle liscia del viso.

Si sentiva bene come mai in vita sua; aveva la testa appoggiata sulle ginocchia dello youkai e lui le teneva la mano con la propria, sfiorandole di tanto in tanto il dorso con le dita artigliate.

I capelli dorati della ragazza erano sparsi sui pantaloni bianchi del ragazzo e si intrecciavano con quelli argentati di lui, mentre le sue iridi ambrate le fissavano insaziabili il volto dai dolci lineamenti.

Era proprio bella con quell’espressione rilassata e con il sole che la illuminava appena.

Sentendosi osservata la ragazza aprì gli occhi ed incontrò lo sguardo del demone, stupendosi di ciò che trovò in esso.

Non era freddo… sembrava quasi dolce…

-Cosa c’è?

Anche la sua voce era diversa; il tono era sempre distaccato e molte volte scortese, ma quando si rivolgeva a lei era come se una debole fiamma lo riscaldasse.

-Nulla… stavo solo pensando…

Lo youkai si chinò su di lei e le diede un bacio sulle labbra.

-A che cosa?

Si sentiva stranamente incuriosito da quell’espressione misteriosa che la ragazza assumeva quando lui le poneva domande del genere.

-Mistero…

Sorrise enigmaticamente e gli sfiorò con le dita la punta del naso facendogli apparire una striscia rosea sulla pelle lattea.

-Non vuoi dirmelo?

Rispose lui sullo stesso tono.

Sapessi quante cose vorrei poterti dire senza rischiare di perderti…”

Improvvisamente i suoi occhi divennero tristi e fecero sussultare il cuore gelido di Sesshoumaru.

-Cosa c’è?                                                                                                                                 

Le chiese con apprensione, stringendole più forte la mano.

Non voleva che diventasse di nuovo infelice, voleva vederla sorridere come aveva fatto qualche istante prima.

-Nulla… veramente, nulla…

Spostò gli occhi blu mare sul cielo, cercando di non incrociare lo sguardo del demone.

Sapeva benissimo che se lui l’avesse guardata con quelle splendide pietre ambrate la sua forza d’animo si sarebbe dissolta in pochi istanti e sarebbe stata costretta a rivelargli tutto… anche il fatto che si era innamorata di lui e questo non doveva accadere.

-Sei sicura? Sai che se hai bisogno di parlare con qualcuno io ti ascolterò sempre…

La ragazza si sollevò leggermente e sigillò le sue labbra con quelle di lui, baciandolo con la dolcezza che era propria del suo animo ma il demone la allontanò e la fissò con occhi severi.

-Dimmi la verità.

Shao si morse il labbro inferiore e tentò di voltarsi da un’altra parte, ma una mano dello youkai la costrinse a riportare il suo sguardo nel proprio.

Quegli occhi… come li odiava quando la guardavano in quel modo… annullavano tutte le sue difese e dire bugie diventava per lei una specie di tabù inviolabile.

-Ho paura.

Sussurrò con tono di voce così basso che persino Sesshoumaru ebbe difficoltà a distinguere le parole uscite dalla sua bocca.

-Di che cosa?

-Di perderti… non voglio più perdere le persone a cui voglio bene… non lo sopporterei…

Le braccia di lui la circondarono e la strinsero al suo corpo talmente forte che per un attimo le mancò il respiro.

-Tu mi vuoi bene?

-Certo che te ne voglio!!! Io voglio bene a te, ad Inuyasha, a Sango,a Miroku, a Shippo, a Kagome-chan…

-Allora non devi temere di perdere nessuno di loro. Perché se vuoi veramente bene ad una persona, nessuno potrà mai portartele via.

I grandi occhi blu della ragazza lo guardarono con sorpresa, dopodiché si riempirono di lacrime e un dolcissimo sorriso le apparve sulla bocca finemente disegnata.

Si strinse a lui ed appoggiò la testa sul suo petto, sentendo attraverso la stoffa sottile della maglietta il battito del suo cuore.

-La sai una cosa?

Gli bisbigliò poi, una volta che si fu calmata.

-Cosa?

-Ho idea di volerti anche troppo bene.

 

Erano circa le dieci di sera e il cielo era pieno di bellissime stelle.

Shaorin, Kagome e Sango erano sedute sui gradini del tempio e fissavano la volta celeste con occhi sognanti.

-Che bella notte.

Affermò la prima stiracchiandosi e sbadigliando rumorosamente.

-Hai decisamente ragione… era da molto tempo che non vedevo stelle tanto belle e splendenti.

Affermò la nigen, abbracciandosi le ginocchia ed appoggiando l’addome sulle cosce.

-Sono della stessa idea. Mi mancavano serate così tranquille…

La tajiya socchiuse appena gli occhi color caffè e cercò di mettere a fuoco la sagoma della luna, che quella notte era particolarmente luminosa e con la sua luce pallida faceva risplendere gli occhi delle tre ragazze.

-Io vado un momento dentro…

Kagome si alzò lentamente dalla scalinata e si incamminò verso casa, non accorgendosi che la boccetta contenente le schegge della Shikon no Tama le era scivolata dalla tasca della giacca ed era caduta affianco a Sango, che la prese fra le dita e la mise in tasca con finta noncuranza.

Si guardò attorno con fare circospetto e un senso di angoscia le invase l’anima, spaventandola: perché Kagome non si era accorta di aver perso i frammenti della sfera? Di solito se ne rendeva subito conto.

Rivolse ancora un’occhiata diffidente al tempio e all’amica, che ormai era quasi del tutto scomparsa dalla scalinata.

Non la chiamò; Shao non era stata ancora messa al corrente del fatto che lei e gli altri provenivano da un’altra epoca e non voleva crearle dubbi o suscitare in lei qualche sospetto.

-Ehi Sango-chan, tutto ok?

Chiese la ragazza, vedendola allarmata.

-Si… non preoccuparti… non è niente…

Ma c’era qualcosa, lo sentiva, qualcosa che si stava avvicinando velocemente e non era qualcosa di buono, ne era sicura.

Trascorse ancora qualche minuto durante il quale Shao e la sterminatrice rimasero a contemplare la notte in silenzio, avvolte dall’oscurità più totale.

-Forse sarebbe meglio rientrare…

La tajiya si alzò in piedi e fu seguita a ruota dalla giovane, che continuava a fissarla con aria preoccupata.

Sango era strana, come spaventata, ma non riusciva a capirne il motivo: era una notte così bella, così silenziosa…

Forse anche troppo silenziosa.

Improvvisamente anche lei cominciò a percepire che qualcosa non andava, anche se non riusciva a capire cosa.

Immerse nei loro pensieri non si accorsero di essersi avvicinate al pozzo.

-Ehi Sango, mi sa tanto che abbiamo sbagliato stra

Improvvisamente un’ombra nera saltò fuori dal tempietto avvolta da un lungo mantello corvino.

Il viso però non era celato dalla stoffa e lunghi capelli neri e mossi erano lasciati ai capricci del vento, mentre la sua pelle lattea veniva fatta risplendere dalla luce della luna.

Atterrò con leggerezza davanti a loro e le guardò attraverso gli occhi color ghiaccio con un sorriso privo di emozioni.

-Bene bene…

Disse poi, con voce angelica.

-Chi sei?

Chiese la sterminatrice, pronta ad ingaggiare battaglia anche se sapeva che senza il suo Hiraikotsu era in svantaggio.

Se non l’avesse lasciato in soffitta

La ragazza era talmente immersa nei suoi pensieri che non si accorse che Shaorin e quella sagoma si stavano fissando con occhi strani: la prima aveva gli occhi come svuotati e sul suo viso di solito dolce era comparsa la medesima espressione fredda di quella sagoma e si guardavano in silenzio.

-Sono qui per me… sono venuti a prendermi…

Dai tatuaggi che portava su entrambe le braccia cominciò a fuoriuscire del sangue, come se essi si fossero aperti come profonde ferite.

Attorno a lei aveva cominciato ad espandersi una sorta di aura malvagia e la sterminatrice, credendo che fosse opera di quella strana ragazza, le andò accanto e la allontanò di qualche passo.

-Ehi tu!!!

Gridò Sango, riportando su di se l’attenzione della figura.

-Chi sei?!?

-Io sono Kotori… e visto le schegge della Shikon no Tama che porti con te, tu devi essere Kagome.

Disse lei, indicando con un cenno del capo la boccetta che lei stringeva fra lei mani.

Sentendo la voce dello spettro, Shao ritornò in se e rivolse loro uno sguardo confuso.

-Ma cosa sta succedendo?

-Non ne ho idea… ma di una cosa sono sicura, vuole la sfera.

-La sfera?!?

Ci stava capendo sempre meno: sfera?!? Shikon no Tama?!?! Che diavolo stava succedendo!?! E soprattutto, che diavolo centrava Kagome con tutto quello?!?

-Non preoccuparti ragazzina, io da te non voglio nulla… lei è l’unica che mi interessa…

-Come fai a sapere…

L’espressione del suo viso cambiò ancora, contraendo di nuovo i suoi lineamenti in una sorta di maschera di ghiaccio più terribile di quella di Sesshoumaru.

-Lei legge nel pensiero…

Sia Sango che Kotori la guardarono stupefatte.

-Lei è uno dei due servi della signora degli inferi… Kotori e Kamui… creati dall’essenza stessa del male per sottostare solo ed esclusivamente al volere di Shinata…

Le iridi blu di Shao cominciarono ad assumere un colore violaceo, sempre più vicino al rosso e sulla pelle perfetta comparvero dei segni scuri simili a simboli demoniaci.

Anche l’essenza della ragazza stava cambiando, invasa da un’enorme potere malvagio che spaventò persino lo spirito stesso.

-Voi?

Sibilò, avvicinandosi a lei.

-STALLE LONTANA!!!

Sesshoumaru comparve dalla porta della casa subito seguito da Kagome, Inuyasha e Miroku.

Aveva subito avvertito l’odore del sangue della giovane che continuava a fuoriuscire dalle immagini che portava tatuate su entrambi gli arti e si era precipitato immediatamente fuori dall’abitazione.

Lo youkai si scagliò contro Kotori, che facilmente evitò l’attacco saltando su di un albero.

-Sei forte demone, ma non abbastanza…

-Bastarda! Vieni qui e combatti!

Ringhiò Inuyasha estraendo Tessaiga, ma Shaorin gli si parò davanti, con in volto un ghigno terribile.

-Non toccare i miei schiavi…

Kagome la fissò esterrefatta: l’energia che aleggiava attorno all’amica era incredibilmente grande e intensa da farle quasi del tutto perdere la percezione delle schegge della Shikon no Tama.

-SANGO!!!

Miroku si gettò accanto alla tajiya, che era come immobilizzata a fissare lo spirito femminile.

Scossa dalla voce preoccupata del monaco, si risvegliò dallo stato di torpore in cui era stata avvolta da una forza a lei sconosciuta e senza dire nulla gli mise fra le mani la boccetta con i frammenti.

-Dalli a Kagome, ma non farlo prima che lei se ne sia andata…

Lanciò uno sguardo atterrito verso Kotori, che squadrava Shaorin con aria quasi gioiosa, almeno per quanto si possa ritenere felice colei che ha appena ritrovato la propria padrona che per divertimento ingaggiava con lei combattimenti fatti di armi proibite e che per la maggior parte delle volte terminavano con un gran numero di profonde e grosse ferite sulla sua pelle perfetta.

-Voi, mia signora…

Scese dall’albero e fece per accostarsi alla ragazza, ma il demone balzò in avanti ed estrasse la Tokijin pronto per colpire quella creatura che era sicuro non si trattasse né di un uomo né di uno youkai…

… aveva odore di zolfo e di sangue, proprio come l’odore che avvolgeva Shaorin in quel momento…

Che cosa stava succedendo?

-Fermo!

La voce stranamente stridula ed acuta di lei fece spostare su di sé l’attenzione di Sesshoumaru, che solo in quel momento si accorse del suo cambiamento: ormai i suoi occhi erano quasi del tutto rossi e simboli sottili le ornavano il volto assieme ai capelli che si stavano stranamente allungando e al contatto con il sangue che fuoriusciva ancora copioso dai tatuaggi avevano cominciato ad assorbirne il medesimo colore.

La ragazza allungò la mano macchiata da strisce di porpora verso di lui e una fortissima ondata di energia malvagia lo investì in pieno, catapultandolo contro un albero.

-Shao?

Mormorò, fissando esterrefatto quel viso che a stento riusciva a riconoscere come quello della giovane a cui si era così affezionato.

Kotori le si inginocchiò di fronte, chinando rispettosamente il capo corvino in segno di sottomissione.

-Mia signora… quanto tempo…

Shaorin protese le dita verso la testa dello spettro, ma una dardo carico di potere spirituale le sfrecciò accanto, provocandole un leggero graffio sulla carne dal pallore lunare.

Lo spirito ringhiò irata e scattò via, portandosi una mano sulla ferita e fissando con odio la ragazza.

-Maledetta…

Sibilò, mentre ritornava indietro verso Sango e Miroku.

-Ci rincontreremo presto mocciosa, e la prossima volta non sarai così fortunata.

Così dicendo saltò addosso alla sterminatrice e con una forte spinta allontanò il monaco da lei e se la caricò sulle spalle.

-A presto.

Si gettò nel pozzo, scomparendo all’interno di esso assieme a Sango e in poco tempo le grida rabbiose della tajiya scomparvero assieme all’odore di sangue che quell’essere si portava addosso.

 

 

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Capitolo 17
*** La persona sbagliata ***


Cap

Cap. 17 La persona sbagliata…

 

Non appena la presenza di Kotori diventò impercettibile anche all’olfatto finissimo di Sesshoumaru, Shaorin roteò le iridi blu e cadde a terra macchiando il viottolo con il sangue.

A fatica lo youkai si rialzò e le andò incontro.

Aveva un grosso taglio dietro la nuca e due o tre costole rotte, ma non sembrava farci caso più di tanto; il pensiero che occupava la sua mente in quel momento era il volto carico d’odio di Shao e quell’enorme energia che gli aveva scaraventato contro non appena aveva provato ad attaccare quella specie di spirito.

Si inginocchiò accanto a lei e, noncurante del fatto di aver completamente impregnato i calzoni bianchi di rosso, la sollevò da terra e le scostò i capelli biondi dal viso.

Per la prima volta in vita sua un brivido di paura gli scosse l’animo gelato: Shao aveva gli occhi sbarrati e vuoti, scarlatti e dalla pupilla verticale e sottile come quella di un serpente, le labbra semiaperte e lunghe zanne serrate in un’espressione di puro disprezzo.

-Mio…

La voce della ragazza era ancora stridula e la gioia che di solito provocava in tutti coloro che la ascoltavano era completamente scomparsa, lasciando il posto ad un’orribile sensazione di gelo.

-Lui è mio…

Sollevò incosciente un braccio ricoperto da lunghe fasce purpuree e lo posò sulla maglietta del demone, stringendo con forza innaturale la stoffa e lacerandola con lunghi artigli violacei.

-MIO!!!

Urlò con un tono così acuto da costringere i due fratelli a tapparsi le orecchie per non rimanerne assordati.

Poi grosse lacrime cominciarono a sgorgare da quegli occhi che risultavano irriconoscibili a quelli di Sesshoumaru, lacrime simili a perle nere che rigavano il suo viso cancellando man mano quegli strani segni e riportando il colore delle iridi di Shao alla loro tonalità originale.

Pian piano i lucciconi diventarono sempre più chiari, andando dal color cenere al grigio perla per poi ritornare finalmente della tonalità dell’acqua.

Quando finalmente ogni traccia di quell’essere che per pochi attimi aveva preso possesso di lei svanì e le ferite aperte in corrispondenza dei tatuaggi si furono rimarginate, la ragazza chinò il capo da un lato e chiuse le iridi nuovamente blu sprofondando nell’incoscienza del sonno.

Lo youkai tirò un sospiro sollevato e la strinse a se, accarezzandole il capo dorato con insolita dolcezza.

-MALEDIZIONE!!!

La voce rotta dai lamenti di Miroku risvegliò i presenti e tutti rivolsero verso di lui la propria attenzione.

-Maledizione…

Batté un pugno sul terreno sino a cui poco prima si trovava la sua adorata Sango e una smorfia di rancore gli comparve sul volto segnato dalle grosse lacrime.

Kagome gli si avvicinò e lo abbracciò con tutta la comprensione possibile; sapeva sin troppo bene cosa voleva dire vedersi portare via la persona che amava senza poter fare nulla per impedirlo.

-La riporteremo qui con noi, non preoccuparti…

L’houshi si strinse alla ragazza, cercando conforto in quelle braccia che gli erano da sempre state amiche.

-Ho lasciato che me la portassero via…

Singhiozzò.

-No, non potevi fare nulla… quella non era un demone come gli altri… nemmeno Inuyasha ci sarebbe riuscito…

-Ora che cosa le faranno? Se per caso dovesse succederle qualcosa di brutto oppure dovessero farle del male io…

Lei gli posò l’indice sulle labbra.

-Non preoccuparti, partiremo non appena Shao si sarà risvegliata… quell’essere aveva una scheggia della sfera con se, perciò…

In quel momento un brivido gelido le pervase il corpo: lei i frammenti non li aveva più, le erano caduti ed era sicura di averli percepiti fra le mani di Sango poco prima che Shaorin si trasformasse… ma allora loro non sarebbero più potuti tornare indietro…

-Tieni…non so perché li avesse lei… ma me li ha dati Sango poco prima che quella Kotori o come si chiama la rapisse…

Così dicendo porse a Kagome la bottiglietta contente i pezzi recuperati della Shikon no Tama e lei tirò un sospiro sollevato.

-Dobbiamo fare il più in fretta possibile… quasi certamente quella lavorava per Naraku e quindi è probabile che abbia scambiato Sango per me, perciò quando So-chan si sveglierà partiremo.

-E come pensi di spiegarle il fatto di dover partire così improvvisamente e, soprattutto, come intendi giustificare l’essere che ha cercato di farci fuori a tutti quanti compresa lei?!?

Il tono di voce di Inuyasha era palesemente agitato e i grandi occhi ambrati esprimevano grande preoccupazione.

Kagome si allontanò dal monaco e si avvicinò a lui, tenendo gli occhi violetti fissi sui fili d’erba.

Sapeva che ciò che stava per dire avrebbe suscitato nell’hanyou una brutta reazione, ma ormai aveva preso una decisione e nemmeno i suoi rimproveri le avrebbero fatto cambiare idea.

-Le dirò la verità…

-COSA?!?

-Hai capito benissimo… ho intenzione di dire a Shaorin tutta la verità su di te, sull’epoca Sengoku e sulla Shikon no Tama… lei è sempre stata sincera con me e ora che ho l’occasione di poterle rendere il favore non intendo tirarmi indietro!

Il tono di voce di Kagome era così deciso che non ammetteva repliche, tuttavia il mezzo demone trovò lo stesso qualcosa con cui contestarla.

-E se per caso si spaventasse o non ti credesse? Hai preso in considerazione l’ipotesi che lei ti dia della matta?

-CERTO CHE L’HO FATTO!!!

Gridò arrabbiata, ma poi comprese che era inutile incavolarsi e che in fin dei conti quei ragionamenti non erano del tutto sbagliati… in fondo Inuyasha si stava preoccupando per lei…

-Lo so Inuyasha… ma non posso e NON VOGLIO assolutamente avere più alcun segreto per lei… le voglio troppo bene per mentirle ancora.

L’hanyou sorrise e la abbracciò con affetto.

-Se è quello che ritieni giusto, non sarò certo io a fermarti.

Le accarezzò la parte della schiena lasciata scoperta dalla scollatura della camicia da notte e le diede un bacio sulle fronte in segno di resa.

Lei lo guardò con riconoscenza.

Ecco un altro dei motivi per cui lo amava così tanto: nonostante il suo comportamento abituale fosse molto simile a quello di un bambino viziato, nei momenti più critici sapeva lasciare da parte il lato più infantile del suo carattere ed assumere quello di un uomo maturo e comprensivo.

-Grazie Inuyasha…

 

-DIAMINE!!!

L’urlo di Naraku invase tutto il castello e sul viso livido dei due fratelli comparve un’espressione di stupore.

-Cosa ti succede hanyou, il tuo cervello sta forse dando campo libero alla follia? Oppure quella miko ti ha somministrato una delle sue punture di “potere spirituale”?

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Mi ero ripromessa di non inserire nessun commento personale all’interno della storia, ma qui mi sembra d’obbligo: come avrete capito Kotori si riferisce alle frecce di Kikyo con l’espressione “punture”, perciò potete benissimo dedurre che lei odia la mummia!!!

Kotori: Non la sopporto!!! Perché non posso picchiarla? Tanto lo so che vorresti farlo anche tu!!!

Io: Cerca di resistere, un pugno prima che muoia te lo faccio dare, contenta?

Kotori: E ME LO CHIEDI?!?! YUHUUUUUUUUUUU!!!

Io: Come crescono in fretta ;-P…

 

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Pronunciando quelle parole con aria quasi divertita Kotori fletté due volte l’indice e il medio di entrambe le mani e un ghigno compiaciuto le comparve sulle labbra scure.

-HAI PRESO LA PERSONA SBAGLIATA!!!!

Gridò irato il mezzo demone, ma vedendo l’espressione improvvisamente seria sui volti di entrambi fu costretto ad incanalare la rabbia sulla mano che stringeva parte del kimono.

-Hai rapito l’ultima superstite della tribù di sterminatori di demoni! Io ti avevo detto di portarmi la miko!!! L’erede di Midoriko!!!

Lei lo guardò con finto dispiacere, dopodiché posò la sua attenzione su Sango, la quale giaceva a terra sotto l’effetto di un veleno soporifero.

-Capisco… però era lei che teneva i frammenti della Shikon no Tama, perciò almeno quelli dovrei averli recuperati.

Così dicendo si accostò alla ragazza e gli posò la mano gelata e magra sulla fronte, assorbendo attraverso quel lieve contatto tutti i suoi ricordi inerenti le ultime ore.

Chiuse gli occhi quasi bianchi e una lieve luce nera si sprigionò dalla punta delle dita dello spettro.

Dopo pochi istanti li riaprì e con aria di sufficienza guardò la tajiya stesa a terra con il volto parzialmente coperto dai lunghi capelli castani.

-Allora?

Domandò con impazienza Naraku, facendo cenno a Kagura di portarla in un’altra stanza.

-Lei non li possiede… li ha dati all’houshi di nome Miroku di cui è innamorata prima che io la rapissi…

L’ira nei confronti dello spirito femminile crebbe ulteriormente, ma prima di quella discussione aveva visto lei ed il fratello parlare e la luce sinistra che Kamui aveva negli occhi gli incuteva non poca paura.

-Va bene Kotori… non è importante, potrò sempre rapire Kagome più avanti… ora abbiamo una delle sue migliori amiche, perciò presto o tardi verranno a riprendersela.

Un bagliore inquietante comparve nelle sue iridi nere e un ghigno soddisfatto gli curvò le labbra pallide.

-E allora potrò appropriarmi dell’erede di Midoriko… e dei frammenti che porta con se…

Rise malignamente, dopodiché uscì dalla stanza per andare a consultare lo specchio di Kanna e vedere se per caso il gruppo di Inuyasha si fosse già messo in viaggio.

 

Non appena fu uscito ed i suoi passi divennero sempre più deboli, i due spettri si scambiarono un’occhiata d’intesa.

-Più passa il tempo e più mi rendo conto di quanto siano idiote le creature di questa terra…

Disse Kotori, accarezzando insistentemente la cintura dei calzoni del fratello e passandosi la lingua sulla bocca con fare provocante.

-Hai ragione sorellina… a volte mi chiedo perché abbiamo accettato di lavorare per quel deficiente… una volta che avremo riottenuto i poteri mi auguro vivamente per lui che non creda di poterci tenere come suoi servi.

-Non preoccuparti, sa anche meglio di noi che una volta ritornati allo stadio originale noi ce ne ritorneremo all’inferno.

Cominciò a giocherellare con la fibbia della cintola e mano a mano che ne allentava la chiusura continuava a diminuire la distanza che la separava dallo spirito.

-Sai, una volta che avremo di nuovo la nostra potenza al massimo voglio andare a divertirmi un po’ nelle sale della tortura…

Le passò una mano sulla scollatura del vestito, tracciandovi un simbolo ben preciso che si materializzò come marchiato a fuoco sulla pelle perfetta dello spettro.

-Si… verrò con te…

Si baciarono come al solito con violenza, senza un briciolo di dolcezza in quell’intrecciarsi prepotente di lingue e con un gesto secco lei fece scivolare a terra la cintura e le sue mani s’infilarono all’interno dei pantaloni di Kamui, cominciando a scendere molto lentamente all’interno di essi.

Il respiro di lui divenne mano a mano più affannoso sotto il tocco sensuale e allo stesso tempo incredibilmente freddo della sorella.

Pian piano le sue dita arrivarono sino alla virilità dello spettro e cominciarono a lambirlo molto lievemente, gioendo del sudore che stava cominciando ad imperlare la fronte del fratello.

-Il piacere divora lentamente…

Sussurrò poi, prendendo il suo membro fra le dita e cominciando a muovere il polso in modo ritmico aumentando gradualmente la velocità della propria tortura.

Le mani di        Kamui le afferrarono le cosce magre e risalirono sino ai suoi glutei, stringendoli con forza.

-Poi esplode…

Un gemito fuoriuscì dalle labbra di lui e la stretta attorno alle natiche della sorella si fece più intensa e un forte piacere lo pervase.

Si baciarono ancora, mentre il movimento verticale della mano dello spirito di donna diminuiva sino ad arrestarsi del tutto.

Quando quegli eventi consueti per loro furono del tutto cessati, Kotori assunse un’espressione profondamente seria.

-Io ho trovato una ragazza…

-Una ragazza?

Chiese lui perplesso.

-Si… era bionda e aveva grandi occhi azzurri… appena mi ha visto, ha cominciato a trasformarsi… i suoi occhi sono diventati rossi ed un alone malvagio molto più potente dei nostri l’ha avvolta…

Si guardarono freddamente negli occhi.

-Vorresti forse dire che sua altezza…

-Non ne sono sicura, ma quando quell’inu-youkai ha tentato di attaccarmi, lei lo ha respinto con un solo gesto della mano…

Kamui ghignò con le iridi dorate piene di odio e di gioia e il viso di solito composto e perfetto assunse un’espressione di pura malvagità.

-Sai cosa significherebbe se per caso avessi ragione?

-Finalmente potremmo tornare negli inferi senza dover recuperare i nostri poteri… se la Regina fosse rinata, noi potremmo accedere di nuovo alle stanze reali e divertirci come mille anni fa…

Risero entrambi della notizia che per loro equivaleva come all’annuncio di una delle maggiori gioie per gli esseri umani.

 

Non sapeva dove si trovasse, era certa di non aver mai visto quel luogo prima di quel momento, eppure sapeva esattamente dove andare.

Le stanze erano ampie e pure, bianche, dall’arredamento quasi assente, con grandi disegni incisi nei muri di marmo candido.

I suoi occhi saettarono rapidamente attraverso quell’interminabile corridoio, cercando un punto preciso.

Ma cosa stava cercando? Nemmeno lei lo sapeva, ma era certa che quel qualcosa si trovasse proprio là.

I suoi passi diventarono più veloci, diretti verso una meta precisa anche se la sua mente ignorava quale fosse.

All’improvviso tutto fu invaso da una luce rossa seguita da un gemito strozzato e da un tonfo… poi un grido.

Senza rendersene conto si ritrovò nel luogo da cui era arrivato quel terribile lamento e davanti ai suoi occhi vide ciò che non avrebbe mai dovuto sapere, o perlomeno non in quel momento.

C’erano due ragazze in quella stanza, le più belle di tutte quelle all’interno del castello, una aveva i capelli biondi e lunghi sino alle caviglie e un paio di grandi ali bianche e piumate le spuntavano dalla schiena.

L’altra aveva i capelli lunghi come la prima ma, a differenza di quest’ultima, erano rossi come il sangue, gli occhi erano cattivi e del medesimo colore e due gigantesche ali da diavolo nere come la notte la avvolgevano.

L’angelo stava piangendo… il diavolo ghignava compiaciuto.

Si avvicinò ancora e vide il motivo di quelle lacrime: un ragazzo bellissimo dalla lunga chioma castana era steso sul pavimento in marmo rosa e aveva il ventre squarciato.

L’angelo sollevò il capo ed aprì le iridi di un azzurro così bello che chiunque si sarebbe incantato a fissarli.

Girò lentamente il capo dorato e la guardò dritta negli occhi mentre si alzava in piedi e le andava incontro.

Anche il diavolo fece lo stesso e in breve tempo tutte e due si trovavano di fronte a lei: sui visi di entrambe erano disegnati simboli arcaici, che impreziosivano i loro volti dalla pelle lattea e dai lineamenti perfetti come quelli delle statue di marmo.

L’angelo aprì le labbra vellutate come petali di rosa e in una lingua a lei sconosciuta ma che allo stesso tempo le risultava comprensibile e chiara la salutò con una dolcezza quasi soprannaturale…

…Shimuni… così aveva detto di chiamarsi…

Poi fu il turno dell’altra: schiuse la bocca dello stesso colore del sangue e parlò anch’essa in una lingua che, per quanto fosse certa di non avere mai sentito in vita sua, riusciva a capire benissimo.

Lei era Shinata… lo sapeva già, come sapeva già il nome dell’angelo… non sapeva perché, ma quelle cose già le conosceva.

Le due figure le andarono incontro e la abbracciarono, dopodiché sentì entrambe le voci sussurrarle in quelle lingue così diverse eppure così familiari a lei le medesime parole:

“Noi siamo le due custodi di questo mondo… noi siamo le due gemelle offerte al bene e al male e scelte da essi per vegliare su un mondo diviso a metà…”

Rispose alle loro parole non seppe mai in quale lingua.

Perché mi trovo qui?”

Di nuovo entrambe parlarono, di nuovo in quelle due lingue.

Perché noi siamo parte di te… Shaorin…”

 

Shaorin aprì lievemente gli occhi blu e vide davanti a se i volti preoccupati di Kagome e di Inuyasha.

Che cosa era stato quel sogno? Che cosa voleva significare?

Si portò una mano alla fronte e cercò di ricordare ciò che quelle due creature le avevano detto, ma più si sforzava più i ricordi scivolavano via, sino a diventare un quadro confuso ed incomprensibile.

Sesshoumaru era in piedi appoggiato al muro; Miroku non c’era…

-So-chan!!!
Il piccolo Shippo le saltò in braccio e la abbracciò forte, circondandole il ventre con le piccole braccia ed affondando la testolina scarlatta nella maglia della ragazza.

-Shippo…

Mormorò lei, mettendosi a sedere sul morbido materasso ed accarezzandogli i capelli con dolcezza.

-Come ti senti?

Kagome le si sedette accanto e le porse un bicchiere di acqua e zucchero, fissandola con occhi preoccupati.

-Ora sto meglio grazie… a parte questo senso di debolezza e un gran mal di testa…

Si massaggiò il capo con la mano destra, muovendo appena i fili d’oro che lo componevano incorniciandole il viso dolcissimo con le lunghe ciocche lisce e morbide.

-Bevila tutta, ti farà bene.

Inuyasha le sorrise e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che le sue guance sembravano aver ripreso del tutto il loro autentico colore rosato.

La ragazza non replicò e prese il bicchiere fra le mani fissandolo con aria leggermente sospettosa.

-Cosa ci hai messo?

Chiese rivolta all’amica.

-Tu bevi senza troppe cerimonie!!!

Lo sguardo severo negli occhi preoccupati della giovane fecero capitolare Shao, che, sebbene con non poca esitazione, si portò il vetro alle labbra ed ingurgitò qualche sorso di quella bevanda.

Rimase in silenzio per qualche secondo, dopodiché sorrise e scosse il capo con aria divertita.

-Questo è zucchero…

Sussurrò ridendo, passandosi la lingua sul labbro inferiore per gustarne meglio il sapore.

-Avevi forse paura che ti avvelenassi!?!

Esclamò con finta indignazione Kagome, portandosi le mani ai fianchi e fissandola falsamente indispettita.

-Decisamente si!!!

Risero entrambe ed Inuyasha le guardò sollevato, dopodiché si alzò dal letto avvicinandosi al fratello che continuava imperterrito a fissare una piccola crepa nel muro.

-Pare che stia meglio.

Sussurrò a bassa voce, di modo da evitare che le due ragazze sentissero ciò che doveva dirgli.

-Si…

“Risposta alla Sesshoumaru”, pensò l’hanyou trattenendosi dal levare gli occhi al cielo e dall’andarsene sbuffando; quel comportamento da parte del fratello aveva la capacità di fargli perdere molto in fretta la pazienza.

Non che ne avesse più di tanta, ma quell’atteggiamento gli dava talmente sui nervi che, se con una persona normale riusciva a mantenere almeno un minimo di autocontrollo, con lui la cosa diventava praticamente una pura e semplice utopia.

-Senti…

Cominciò poi lui, cercando di non pensare a quanto detestasse quell’atteggiamento.

-Secondo te cosa farà una volta che Kagome le avrà raccontato la verità? Sai meglio di me che l’ultima cosa che potrebbe accadere sarebbe quella che lei ci credesse…

-Lo so Inuyasha, credi che non ci abbia pensato?

Sibilò lui con una chiara nota di rabbia nella voce, senza però distogliere lo sguardo dal muro bianco.

-Non dico questo. Voglio solo sapere se hai intenzione di portarla via con te nel caso credesse a ciò che le diremo.

Lo youkai non rispose immediatamente, riflettendo attentamente sulle parole del fratello minore.

Passarono alcuni minuti, dopodiché parlò di nuovo.

-Io vorrei… ma l’idea di esporla a pericoli come Naraku o i demoni che popolano la nostra epoca mi fa sentire male…

-Hai paura di vederla morire?

A quelle parole il demone fu costretto a guardare negli occhi Inuyasha che sorrise con aria complice.

-Come fai a dirlo?

Domandò freddamente.

-Credi che non l’abbia capito che ti stai innamorando di lei? So cosa vuol dire temere di veder morire la persona che ami davanti ai tuoi occhi… lo so sin troppo bene…

I suoi occhi meravigliosi si velarono di tristezza e le immagini di tutte le volte che Kagome aveva rischiato la vita gli invasero la mente, colmando il suo cuore di angoscia.

-Non mi sto innamorando… comunque in parte è vero, non voglio che muoia o che venga coinvolta in combattimenti pericolosi, perciò probabilmente le dirò di restare…

-Non ti ascolterà… e poi non serve a nulla allontanarla… ti farebbe solo sentire peggio… non poter vedere i suoi sorrisi, non poter udire le sue risate… non sentire i suoi rimproveri… non poter litigare con lei…

Quelle parole penetrarono all’interno dell’anima di Sesshoumaru, il quale fissò leggermente stupito l’hanyou.

Aveva capito che ciò che stava dicendo erano più che altro quello che sentiva nei confronti di Kagome, ma quello che più lo sorprendeva era il fatto che i loro sentimenti fossero così affini.

-Finiresti per odiarti e allora lei si sarebbe talmente allontanata che sarebbe impossibile riportarla indietro…

-Ehi voi due!
La voce di Shaorin li interruppe.

-Perché fate gli asociali? Non è carino isolarsi!!!

Inuyasha sorrise e ritornò a sedersi sul letto accanto alla ragazza, arruffandole i capelli biondi e lisci con una mano artigliate.

-Kagome…

Disse poi lei, improvvisamente seria.

-Dimmi pure So-chan.

-L’essere che ha aggredito me e Sango…

Fece una pausa, quasi faticando a credere nelle proprie parole.

-Che cos’era?

Kagome lanciò un’occhiata al mezzo demone che le era seduto accanto, il quale annuì con il capo argentato.

-Shaorin… c’è una cosa che dovrei dirti…

 

 

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Capitolo 18
*** Verità ***


Cap

Cap. 18 Verità…

 

Quando Kagome ebbe finito di parlare, gli occhi di Shaorin erano piuttosto confusi e fissavano l’amica con aria esterrefatta.

-Vuoi dire che né Sesshoumaru né Inuyasha sono esseri umani?

-No… Inuyasha è un hanyou, Sesshoumaru e Shippo sono due youkai… ed io sono la reincarnazione di Kikyo e riesco a vedere i frammenti della Shikon noi tama… per questo manco per lunghi periodi…

Fra loro cadde il silenzio: Shaorin continuava a spostare lo sguardo da Inuyasha a Sesshoumaru al piccolo Shippo che nel frattempo si era assopito fra le sue braccia.

-Allora tu sei un mezzo demone…

Sussurrò incredula, guardando Inuyasha.

-Si… e lui è un demone completo.

Indicò Sesshoumaru con un cenno del capo e lo youkai si accostò al letto guardandola attraverso gli occhi freddi e distaccati.

Passarono alcuni minuti in silenzio; Kagome continuava a guardare la ragazza preoccupata per la sua possibile reazione, mentre l’hanyou tamburellava nervosamente le dita artigliate sul copriletto.

-Ora capisco…

Disse poi lei, fissando il vuoto.

-Cosa?

La giovane le rivolse un’occhiata allarmata.

-Capisco perché mi sono così affezionata a voi… perché non siete persone comuni…

Kagome strabuzzò gli occhi e dopo qualche attimo passato in un sospiro di sollievo, afferrò un cuscino e glielo tirò in testa.

-AHIA!!!

Gridò lei, massaggiandosi il capo.

-Mi hai fatto prendere un colpo!!! Per un attimo ho pensato che mi stessi prendendo per matta!!!

Sorrisero dolcemente.

-Scusami… avevo capito che voi non eravate come tutti gli altri qui a Tokyo, ma l’idea che poteste provenire addirittura da un’altra epoca mi ha decisamente spiazzato!

Inuyasha la guardò con riconoscenza, contento del fatto che non si fosse spaventata o messa a ridere.

-Allora queste sono vere!

Esclamò Shao afferrando dolcemente le orecchie del mezzo demone ed accarezzandole divertita.

-Come sono kaiwaiiiiii!!!!

-Ehi!

Lui scostò la testa sottraendosi a quelle carezze e rivolgendole un’occhiataccia, facendola scoppiare a ridere assieme a Kagome.

-Quindi ora dobbiamo partire a cercare Sango e…coso… come hai detto che si chiama?

-Naraku…

Kagome scosse la testa, dopodiché assunse un’aria seria e guardò l’amica dritta nei grandi occhi blu, la quale assunse la medesima espressione.

-Ricordati però che è molto pericoloso, perciò non voglio obbligarti a seguirci se non vuoi.

-Io vengo!

La interruppe decisa Shaorin.

-Non ti lascerò combattere da sola contro i demoni… e poi Sango è anche amica mia, perciò mi vedo costretta ad accompagnarti!

Kagome sorrise, poi si avvicinò alla ragazza e le sussurrò ad un orecchio:

-Mi sa tanto che hai dimenticato di esporre il motivo più importante, cioè che ti sei innamorata perdutamente del bel Sesshoumaru!

Shao arrossì violentemente, dopodiché le diede una piccola spinta facendola finire in braccio al mezzo demone.

-Bleah!

Esclamò, facendole la linguaccia.

-C’è solo un problema…

Aggiunse Inuyasha pensieroso.

-E sarebbe?

-Tu non sai combattere. Come farai a difenderti?

Kagome e Shaorin scoppiarono a ridere

-Io non so difendermi?

Lo canzonò la ragazza asciugandosi le lacrime con le mani.

-Caro mio, questa ragazza sa usare la spada anche meglio di te!!! E poi ha praticato per ben tre anni le arti marziali e con il pattinaggio artistico ha il fisico più solido di una roccia, perciò….

-Perciò chiunque oserà avvicinarsi a me farà una brutta fine!!!

Si batterono il “cinque”, dopodiché ricominciarono a tirarsi le cuscinate colpendo per la maggior parte delle volte il povero hanyou.

Sesshoumaru la guardò felice: sarebbe venuta nella Sengoku jidai con loro e così avrebbero potuto stare insieme.

E poi non doveva nemmeno preoccuparsi per la sua incolumità; se era veramente così brava come diceva allora poteva benissimo badare a se stessa e dargli la possibilità di nascondere il fatto di essersi innamorato di lei.

Quella parola lo fece sussultare… innamorato… come faceva a dire di esserlo? Lui non aveva mai amato nessuno… eppure sentiva che ciò che provava nei confronti di Shao andava ben oltre l’affetto o il possesso, come più volte aveva provato ad imporre a se stesso.

Lui l’amava, questa era la verità, ma mai glielo avrebbe rivelato, mai… non voleva dirglielo… non voleva che per causa sua le succedesse qualcosa di male…

Scossa violentemente il capo: perché stava cercando dei motivi? Lui non glielo avrebbe detto e basta!

Eppure, anche se non sapeva perché, sentiva che quella specie di giuramento che aveva fatto a se stesso gli avrebbe provocato non pochi guai.

                                                                 

Il sole sorse sulla città, inondando quella sorta di mare di cemento e vetro con la sua luce dorata.

I raggi filtrarono lievi e deboli come le carezze di una madre e gli occupanti della casa Higurashi si alzarono dai rispettivi letti con aria seria: dovevano partire.

Kagome indossò la divisa scolastica e guardò fuori dalla finestra con aria risoluta; sapeva sin troppo bene che quella avrebbe potuto essere l’ultima volta che vedeva quel panorama, ma ormai aveva preso una decisione e non avrebbe abbandonato i suoi amici solo per paura.

Aveva già affrontato Naraku e molte volte aveva sentito su di se le mani gelide e ossute della morte, ma non per questo avrebbe mollato.

Non era l’unica a rischiare la vita, lo sapeva; con lei la rischiavano Shao, Sango, Miroku, Shippo, Sesshoumaru, Inuyasha…

…Inuyasha…

In quel momento un forte raggio solare le invase il viso, costringendola a socchiudere gli occhi color ametista.

Si portò una mano alla fronte e, proiettandosi con essa un’ombra sulle meravigliose iridi viola, riuscì a vedere le sagome dei grattaceli che risplendevano sotto quella luce così intensa e calda.

Forse fu solo l’immaginazione di una ragazza di quindici anni, ma quel raggio il suo cuore lo interpretò come un segno, un avvertimento che la portò a formulare una solenne promessa con se stessa: se mai ne fosse uscita viva, avrebbe impedito ad Inuyasha di morire con Kikyo e gli avrebbe dichiarato i suoi sentimenti senza giri di parole.

Non avrebbe più mentito, non avrebbe più cercato di ingannare se stessa ripentendosi che per lei era solo un amico… lei lo amava e non si poteva più mentire su questo.

Qualunque prezzo avesse dovuto pagare glielo avrebbe detto; gli avrebbe detto “io ti amo Inuyasha”, non importa cosa sarebbe potuto succedere, ma almeno si sarebbe liberata l’anima dalle catene del rimpianto per parole mai dette, baci mai dati, lacrime mai piante…

Appoggiò le dita sul petto e chiuse gli occhi, come a voler suggellare un patto con quella splendida giornata.

-Kagome, dobbiamo andare…

Shaorin comparve sulla porta: indossava un paio di calzoni militari stretti in fondo da un laccio e una maglia nera a maniche corte che lasciava come al solito scoperto l’ombelico; ai piedi portava un paio di scarpe da ginnastica e ai polsi due polsini neri come la fascetta fra i capelli ed i guanti senza dita ad entrambe le mani.

Legata alla cintura c’era la sciabola che suo padre le aveva regalato quando aveva vinto il torneo di karatè, elegantemente riposta nel suo fodero nero con sopra disegnato un angelo color argento.

“Al mio piccolo angelo”

Quelle poche parole erano scritte nel medesimo colore della figura e sotto portavano la firma di Sorata Hikimune, il suo adorato papà.

Ora quella spada sarebbe stata usata per salvare la vita ad una delle sue migliori amiche e nell’istante in cui lei ne sfiorò l’elsa giurò solennemente a se stessa che mai e per nessun motivo avrebbe usato quella spada per attaccare o per vendetta… mai…

-Sei pronta?

Le domandò Kagome, guardandola con gli occhi lucidi; si era ripromessa di non piangere e non l’avrebbe fatto, ma almeno una lacrima se la poteva concedere ed era sicura che nessuno avrebbe avuto da ridire.

-No… forse non lo sono mai stata…

Sospirò rumorosamente.

-Però ormai sono qui e non intendo tirarmi indietro per nessun motivo… non lascerò i miei amici da soli… non lo farò più…

Sorrisero entrambe, dopodiché scesero in silenzio le scale.  

I loro sguardi erano colmi di paura e di angoscia, si poteva vedere chiaramente, ma nessuna delle due lo teneva basso.

Erano alti e fieri, mentre cercavano nei propri cuori un po’ di coraggio per quella che erano sicure sarebbe stata la più grande delle loro avventure e nonostante si sentissero vulnerabili come non mai, non cercarono di trovare una scusa per evitare tutto quello che da quel momento in poi sarebbe potuto accadere loro.

Forse sarebbero morte, lo sapevano che c’era una possibilità che accadesse, ma non dovevano avere paura: con loro c’erano le persone che amavano, c’erano Inuyasha e Sesshoumaru e questo bastava per infondere loro tutta la forza di cui avevano bisogno.

Arrivate in cucina videro con piacere che tutti erano già pronti.

Shippo dormiva ancora appollaiato sullo zaino giallo di Kagome e fra le braccia di Sesshoumaru riposava la piccola Rin, ormai completamente ristabilita, che Miroku era andato a prendere la mattina stessa.

Kagome prese carta e penna e velocemente scrisse poche parole per informare la propria famiglia che stava di nuovo partendo.

“Siamo tornati tutti nella Sengoku jidai… è venuta anche So-chan… non so quando potrò tornare…”

Non so nemmeno se lo farò…

Pensò mentre un forte sapore amaro le invadeva la bocca.

“Nonno, Sota, mamma, vi voglio bene… a presto…”

Improvvisamente una macchia si formò sulla carta bianca, sciogliendo parte della parola “a presto”; stava piangendo…

Inuyasha se ne accorse e le andò accanto, abbracciandola da dietro con tutto l’amore possibile.

Capiva perché piangeva ed una terribile fitta gli raggiunse il cuore, facendogli assumere un’espressione dolorante.

-Non sei obbligata a venire se non vuoi…

Le sussurrò dolcemente all’orecchio, affondando il viso nell’incavo del collo della ragazza e respirando a grandi sorsi il suo dolce profumo.

Kagome sorrise, ritrovando la determinazione.

-Ma io voglio esserci Inuyasha…

Rispose accarezzandogli la guancia.

-Io voglio combattere per le persone che amo… voglio combattere per portare un po’ di pace agli abitanti dei villaggi che Naraku ha distrutto… e, soprattutto, voglio combattere per te…

L’hanyou alzò lievemente lo sguardo senza però staccarsi dalla pelle morbida e profumata della giovane.

Era questo uno dei motivi per cui la amava e non avrebbe mai smesso di amarla: lei aveva coraggio, e nonostante sapesse a quali pericoli andava incontro, non voleva scappare… lei aveva parte della forza di volontà che a lui mancava… lei aveva parte della forza d’animo di cui lui aveva bisogno… lei era quella parte di lui che cercava da tanti anni… per questo e per un migliaio di altri motivi lui l’amava…

Si strinsero ancora più forte in quell’abbraccio, quasi a volersi trasmettere reciprocamente un po’ di determinazione.

Shaorin sorrise, dopodiché si strinse nelle spalle e chiuse gli occhi blu come il mare.

“Sarò forte… lo sarò per le persone a cui voglio bene…”

Sentì due braccia cingerle le spalle e inaspettatamente si ritrovò appoggiata al petto dello youkai, che la strinse forte.

-Ti prego Shao…

Cominciò piano lui, accarezzandole dolcemente la schiena.

-Non fare nulla di stupido… combatti se vuoi, ma ti prego, non avventarti contro i nemici senza pensare alle conseguenze…

La sentì sorridere.

-E se non vuoi farlo per te stessa… fallo per me…

Pronunciando quelle parole il demone allungò il viso perfetto verso quello dolce della ragazza ed unì le loro labbra con un dolcissimo bacio.

Miroku era in disparte, con la bimba che Sesshoumaru gli aveva dato in braccio prima di andare da Shao.

Rivolse uno sguardo al panorama inondato dal sole del mattino fuori dalla finestra della cucina, quasi aspettandosi che Sango sbucasse da dietro uno di quegli alberi con in volto un meraviglioso sorriso.

L’avrebbe riportata indietro e allora le avrebbe chiesto di sposarlo, perché tutto poteva sopportare, anche la morte, ma non vedere la sterminatrice fra le braccia di un altro uomo.

La voce di Kagome irruppe nei pensieri di tutti.

-Andiamo…

Uscirono lentamente dall’abitazione dirigendosi verso il pozzo; Shao stringeva la mano di Sesshoumaru con forza, Kagome quella di Inuyasha.

Arrivarono davanti ad esso e ognuno di loro guardò l’interno buio di quella specie di portale con una nota di paura nello sguardo.

Tutti, nessuno escluso, avevano quella striscia scura negli occhi: il timore di perdere la persona che amavano, il terrore di non poter fare nulla per impedirlo.

Ma nei loro occhi c’era anche la forza, quella forza che nemmeno l’arma più terribile avrebbe potuto portare via.

La forza dell’amore, la forza della fiducia, la forza che scaturiva da quelle mani strette l’una nell’altra.

E quella è l’unica forza che sola può superare anche gli ostacoli che quando si è soli sembrano insormontabili… perché insieme tutto è possibile…

-Tutti pronti?

Domandò con voce tremante la ragazza; la stretta della mano di Inuyasha aumentò dandole ancora un po’ di coraggio.

-Pronti!
Esclamarono all’unisono, dopodiché saltarono nel pozzo scomparendo all’interno del suo buio.

 

 

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Capitolo 19
*** Ricordati di me ***


Cap

Cap. 19 Ricordati di me…

 

Sango aprì lievemente gli occhi castani e si guardò intorno cercando di capire dove di trovasse.

Aveva una gran confusione in testa, per non parlare dell’emicrania che sembrava non avere alcuna intenzione di lasciarla in pace.

Si mise a sedere e provò a mettere a fuoco ciò che aveva davanti agli occhi: si trovava in una stanza, di questo ne era sicura.

Improvvisamente un forte odore di chiuso le raggiunse le narici, costringendola a portarsi una mano al viso.

Dov’era finita?

Pian piano i ricordi del giorno prima le ritornarono alla mente: lei era stata rapita da quella sorta di spettro, dopodiché aveva sentito un forte dolore alla nuca e tutto intorno a lei si era fatto scuro.

Si portò una mano sul collo e una smorfia di dolore le comparve sulle labbra rosee: doveva avere un grosso livido su di esso, perché ogni volta che lo sfiorava sentiva una fitta lancinante che la costringeva a togliere immediatamente le dita.

La pelle però era intatta e non le sembrava di avere ferite da nessuna parte del corpo.

-Ti sei svegliata…

Una voce di bambino la risvegliò dai suoi pensieri e la sterminatrice vide una sagoma entrare in quella camera dalla porta scorrevole.

La felicità le pervase il cuore mentre continuava a fissare insistentemente il volto del ragazzino che le si stava avvicinando tenendo fra le mani un vassoio con del cibo.

-Kohaku?

Sussurrò lei, cercando di alzarsi in piedi.

Ma non appena tentò di avvicinarsi a lui, qualcosa la fece cadere a terra; era legata… avrebbe dovuto immaginarselo…

Lui le andò incontro con aria preoccupata e, dopo aver appoggiato il cabaret a terra, la aiutò a rimettersi seduta.

-Tutto bene?

Le chiese guardandola attraverso gli occhi del medesimo color nocciola di quelli della sorella.

-Si… grazie…

Sussurrò la tajiya, trattenendo a stento le lacrime.

-Devi fare più attenzione… potevi farti male…

Così dicendo le porse una scodella con del cibo.

-Grazie… ma non ho molta fame.

Sango si sforzò di sorridere; se Kohaku si trovava li voleva dire che quello era di sicuro il castello di Naraku, quindi quello spettro che la sera prima aveva aggredito lei e Shaorin credendo che fosse Kagome lavorava per lui, perciò era meglio essere prudenti… per quanto ne sapeva, quel cibo poteva essere benissimo avvelenato.

-Va bene… comunque sia io te lo lascio qui, nel caso ti venga fame più tardi…

Fece per andarsene, ma lei gli afferrò dolcemente un braccio con una mano e lo guardò con tenerezza.

-Potresti rimanere un po’ qui con me?

Kohaku la fissò esterrefatto; Naraku gli aveva detto che molto probabilmente quella ragazza gli avrebbe fatto una richiesta del genere e che avrebbe fatto meglio a non fidarsi, ma qualcosa dentro di lui lo spingeva ad accettare quella richiesta così sincera.

E poi gli dava un senso di sicurezza, anche se non sapeva perché.

-Se vuoi…

Le si sedette accanto e la tajiya gli rivolse un altro sguardo carico d’amore; gli occhi del suo adorato fratellino non erano vuoti, erano proprio come quelli del loro papà: grandi e color nocciola, con una nota spaurita al loro interno… proprio come quando abitavano ancora al villaggio degli sterminatori di demoni con la loro famiglia…

Sollevò un sospiro di nostalgia: non doveva farsi illusioni… Kohaku era morto e quando loro avrebbero sconfitto Naraku ed avrebbero recuperato il frammento della sfera che aveva nella schiena lui sarebbe ritornato nel regno degli inferi, questa volta per sempre…

-Cosa c’è?

Gli domandò il ragazzino.

-Nulla… pensavo a mio fratello…

-Hai un fratello?

Sango lo guardò sorpresa, poi sorrise e tornò a concentrare la propria attenzione sul muro davanti a lei.

-Si… o perlomeno lo avevo…

-Che cosa gli è successo?

-…è morto…

-Oh… mi dispiace… gli eri molto affezionata?

-Si… moltissimo… però non l’ho perso, perché porto sempre con me il suo ricordo all’interno del mio cuore e così è un po’ come se non ci fossimo mai separati…

Il ragazzino la guardò confuso, come se quelle parole avessero risvegliato in lui una sorta di antico sentimento… e improvvisamente ebbe la sensazione di aver già conosciuto quella ragazza.

-Senti…

Cominciò incerto lui, ma Kagura comparve sulla porta e gli lanciò un’occhiata eloquente.

-Naraku vuole parlare con te…

Sibilò gelida la domatrice del vento, facendogli cenno col capo di muoversi e di andare via.

-Si, arrivo subito.

Lo sguardo del bambino ritornò vuoto ed inespressivo, mentre come un robot si alzava dal pavimento e scompariva dietro la demone all’interno del corridoio avvolto da una fitta oscurità.

-Ci si rivede Sango…

Disse ghignando compiaciuta.

-Sembrerebbe di si… e posso constatare che tu sei ancora la schiavetta di Naraku…

Rispose la sterminatrice in aria di sfida.

Kagura la guardò con odio, dopodiché le voltò le spalle fingendo un’espressione indifferente alle sue parole.

-Forse… ma nella tua condizione attuale non penso proprio che tu sia in grado di offendermi… a meno che tu non voglia raggiungere prematuramente i Kami celesti…

Rise malignamente, dopodiché si avviò sui passi del ragazzino, inoltrandosi anch’essa nel corridoio.

“Dannata sterminatrice di demoni!!!

Pensò stringendo i pugni.

“Però ha ragione, io sono ancora sotto il controllo di quel bastardo e sino a che lui avrà il mio cuore io non portò fare nulla per liberarmi di lui…”

Diede furiosa un colpo ad uno dei muri del palazzo, aprendovi un grosso buco e facendo cadere al suolo alcuni suoi pezzi.

 

Kaede aprì gli occhi e intravide su di se i visi preoccupati di Kagome e di Miroku, che nel vederla finalmente cosciente tirarono un sospiro di sollievo e sorrisero.

-Ehi vecchia! Volevi farti ammazzare?

Sbraitò sarcasticamente Inuyasha, seduto a gambe incrociate in un angolo della capanna.

L’anziana miko sorrise, dopodiché cercò di mettersi seduta ma Shaorin la fermò guardandola ansiosa.

-Penso che dovrebbe rimanere ancora un po’ a riposo… la ferita che ha riportato non è uno scherzo…

Kaede le rivolse uno sguardo confuso, ma prima che potesse fare o chiedere qualsiasi cosa Kagome la precedette.

-Questa è Shaorin… è una mia cara amica ed è venuta a darci una mano contro Naraku e i suoi.

-Molto lieta.

Le due donne si strinsero la mano sotto gli occhi di Sesshoumaru, che da quando erano tornati nell’epoca Sengoku non distoglieva mai l’attenzione da lei.

Il piccolo Shippo e Rin giocavano allegramente nel prato fuori da ciò che restava della baracca, mentre Kirara vegliava su di loro accoccolata accanto ad un pezzo di tetto.

-Che cosa è successo qui?

Domandò l’houshi, porgendo alla vecchia una tazza con del the caldo ed assumendo un’espressione grave.

-Sono venuti tre giorni fa… erano una demone con un ventaglio…

-Kagura!

Ringhiò l’hanyou, stringendo la manica del karinginu rosso.

-…E due ragazzi dalla forza spaventosa… da soli hanno raso al suolo tutto il villaggio… ma non erano demoni…

I quattro si scambiarono un’occhiata eloquente: dovevano essere sicuramente gli scagnozzi di Naraku.

-Sono stati Kamui e Kotori…

Sussurrò Shaorin, fissando il paesaggio desolato fuori dalla porta e sentendo un improvviso senso di colpa, come se quella devastazione fosse in parte anche colpa sua.

-Kamui?

Domandò confusa Kagome, fissando sorpresa l’amica.

-Si… è il fratello di Kotori… sono due spiriti gemelli creati da Shinata per essere suoi schiavi ed eseguire i suoi ordini… non rispondono a nessuno… nemmeno ai Kami supremi… soltanto la regina degli inferi può controllarli…

Tutti, compreso Sesshoumaru, la fissarono stupefatti: come faceva a sapere tutte quelle cose su di loro? Nessuno li aveva mai visti e quindi non poteva esserselo fatto raccontare.

-Shao, tu come lo sai?

Chiese Inuyasha.

-Non lo so… so solo che è come se i loro volti fossero stampati nella mia mente… ma non c’è un motivo… non che io sappia.

Lo youkai sentì una fitta all’addome e i suoi occhi osservarono pieni d’angoscia il dolce viso di Shaorin e improvvisamente gli ritornò in mente la sera prima, quando lei si era trasformata e le parole che Kotori le aveva rivolto gli echeggiarono nella testa.

“Mia Signora…”

L’aveva chiamata così prima di inginocchiarsi davanti a lei… che fosse… no, ma cosa andava a pensare!

Shaorin era un’umana, non c’era alcun dubbio su questo… eppure nei suoi occhi c’era qualcos’altro… qualcosa che andava oltre il dolore o la gioia… e la cosa lo spaventava terribilmente.

Kaede guardò prima il demone, poi la ragazza seduta accanto a lei.

Era evidente che lui aveva qualcosa che lo tormentava, e visto il modo in cui fissava la giovane era sicuramente una preoccupazione che la riguardava molto direttamente.

-Ditemi somma Kaede, oltre a quei tre avete per caso visto se con loro c’era Naraku?

La donna si portò una mano rugosa al mento e parve riflettere attentamente sulla domanda di Miroku.

-No… erano soli…

-Vuol dire che quel bastardo non si è scomodato a venire!!!

Sibilò Inuyasha a denti stretti; Kagome gli si avvicinò e gli posò una mano sul viso liscio e dalla pelle morbida.

-Calmati… non serve a nulla arrabbiarsi…

Il suo tono di voce era così dolce che il mezzo demone non poté fare a meno di arrossire e nel risponderle la sua voce tremò per un attimo.

-S… si… ha…hai ragione…

Kagome gli regalò uno dei suoi sorrisi dolcissimi e lo stomaco del mezzo demone si annodò in un modo talmente stretto che si sentì mancare.

-Però c’è qualcosa che non mi torna…

Disse poi lei pensierosa.

-Perché hanno rapito Sango? È vero che lei aveva le schegge della Shikon no Tama, ma potevano limitarsi a prenderle, no? Invece l’hanno rapita e per di più quello spirito non si è nemmeno accorto quando Sango le ha date in mano a Miroku…

-Credeva che fossi tu.

Shao riportò nuovamente su di se l’attenzione dei presenti.

-Come?

-Prima che svenissi, lei ha chiamato Sango Kagome… quindi il loro obbiettivo eri tu e non lei…

Inuyasha le afferrò una mano e la strinse forte: se Kagome era l’obbiettivo di Naraku allora presto o tardi sarebbero tornati all’attacco.

Ma lui non avrebbe permesso a quel lurido bastardo di portargliela via; anche a costo di rimetterci la vita, glielo avrebbe impedito!

-Parte del mistero è spiegato… ma continuo a non capire perché a lui serva io… in fondo l’unica cosa che dovrebbe interessargli sono i frammenti…

-Questo proprio non lo so…

Il silenzio piombò nuovamente sugli occupanti della capanna, quando la ragazza avvertì la presenza di ben tre schegge.

-Si stanno avvicinando a grande velocità… sono tre…

Inuyasha si scrocchiò le nocche ed assunse un’espressione quasi compiaciuta, dopodichè estrasse Tessaiga ed uscì dalla capanna.

-Inuyasha!!! Cosa vuoi fare!?!

Gridò lei spaventata, correndogli dietro.

-C’è odore di lupo… finalmente potrò sgranchirmi un po’ le gambe… tutto quel tempo passato nella tua epoca mi ha impedito di fare esercizio…

Ghignò soddisfatto.

-E fare fuori quel lupastro sarà un’ottima ginnastica!

In quel momento una specie di turbine di vento cominciò ad intravedersi fra le chiome degli alberi.

Shaorin uscì a vedere cosa stesse succedendo seguita immediatamente da Sesshoumaru.

 

Nella capanna rimasero Miroku e la vecchia che, dopo aver osservato le uscite precipitose degli altri quattro ragazzi, lo guardò con aria curiosa e un po’ perplessa mentre continuava a mescolare pazientemente le erbe nella pentola sopra il fuoco.

-E tu, sommo monaco, perché non esci?

Gli domandò Kaede.

-Perché non ho voglia di vedere quei due che litigano…

Sospirò rassegnato, dopodichè riprese a concentrarsi sull’unguento che stava preparando per curare la ferita dell’anziana miko.

 

Senza farsi pregare, la figura di Koga comparve dopo pochi attimi dalla boscaglia e come al solito si avvicinò a Kagome, senza curarsi minimamente della presenza dell’hanyou.

-Kagome… quanto tempo.

Le disse guardandola intensamente negli occhi e stringendole le mani fra le sue; come di consueto lei lo guardò sorridendo.

-Koga… era tanto che non ti vedevo.

-Mi sono preoccupato moltissimo. Non riuscivo più a percepire il tuo adorabile profumo e ho avuto paura che quel cagnolino avesse lasciato che ti accadesse qualcosa di male.

Un pesante gocciolone comparve sulla fronte della ragazza, mentre arrivavano anche Ginta e Akkaku.

-EHI DANNATO!!!
Urlò Inuyasha, allontanandolo con una spinta da Kagome e parandosi davanti a lei con aria scorbutica.

-Prova ancora a stringerle le mani in quel modo e io ti ammazzo!!!

Shaorin assisteva alla scena leggermente sconvolta: la ragazza le aveva accennato più volte ad un certo Koga e al fatto che lui ed Inuyasha non facevano altro che litigare, ma mai si sarebbe aspettata una cosa del genere… sembravano due bambini viziati!

-Kagome-chan… ma fanno sempre così?

Sussurrò all’orecchio dell’amica, la quale sospirò con aria arrendevole.

-Si… io ormai ci ho fatto l’abitudine, ma ho paura che Sesshoumaru perda la pazienza…

-Non preoccuparti, dubito che la cosa gli importerà più di tanto… anzi, vedere il fratello ed un lupo che si ammazzano a vicenda sarà per lui uno spettacolo interessante direi

Così dicendo lanciò uno sguardo carico di dolcezza allo youkai, il quale le rispose con una specie di mezzo sorriso.

Fece per avvicinarsi a lui, ma il demone lupo le saltò davanti fissandola attraverso i grandi occhi blu.

-Ehilà!

Esclamò, sorridendole sensualmente e facendole assumere la stessa espressione dell’amica.

-Kagome, porti una ragazza così carina con te e non me la presenti? Non devi preoccuparti però, tu sei l’unica nel mio cuore.

Shaorin si voltò verso quest’ultima e con aria supplichevole le fece cenno di darle una mano.

-Fossi in te non farei tanto il gradasso con lei, lupastro!

Disse l’hanyou, avvicinandosi a Kagome.

-E perché? È forse un’altra delle tue donne?

-No… ma è quella di mio fratello, e se provi anche solo a sfiorarla credo che andrai a fare compagnia agli angeli molto prematuramente.

Koga non badò alle parole del mezzo demone, ma effettivamente si sentiva osservato e quando individuò la fonte di quello sguardo, un brivido freddo gli corse lungo la schiena.

Sesshoumaru lo stava fissando e non si poteva certo dire in maniera amichevole.

-Ehm… piacere, Shaorin.

La ragazza gli porse la mano, cercando di evitare uno scontro sanguinoso e la mutilazione di qualche parte del corpo.

-Io sono Koga, il capo dei demoni lupo… lo sai che sei proprio bella?

L’inu-youkai avanzò di qualche passo, pronto a ridurlo un frullato.

Shao continuava a saettare lo sguardo preoccupata dal lupo a Sesshoumaru, che era pericolosamente vicino alla schiena del primo e lo fissava con una nota anche troppo palese di pura e semplice voglia di ammazzarlo.

Lui le strinse la mano, dopodiché saltò via appena in tempo per evitare di essere fatto a fettine.

-Certo che la cortesia è di famiglia!

Sbraitò Koga, fissando con aria di sfida il demone.

-Tu toccala anche solo con un dito e io ti faccio fuori.

La sua voce era addirittura più fredda del solito: che fosse quella la sua maniera per esprimere la gelosia?

Shao arrossì lievemente e si morse il labbro inferiore sorridendo, poi si voltò verso di lui e gli baciò dolcemente le labbra come per ringraziarlo di quelle attenzioni.

Nel frattempo Inuyasha e Koga avevano di nuovo cominciato a litigare e Kagome, che aveva veramente perso la pazienza, si intromise fra i due con una sorta di aura maligna che le aleggiava attorno.

-Ora voi due la smettete!!! Mi sono spiegata?!?

-Si… ce…certo…

Mormorarono i due litiganti, smettendo all’istante di discutere: quando Kagome di arrabbiava faceva veramente paura!

 

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Capitolo 20
*** Luna e stelle ***


Cap

Cap. 20 luna e stelle…

 

Era passata un’ora ed era da un’ora che Koga, Inuyasha e Sesshoumaru offrivano alle ragazze e al monaco uno spettacolo più unico che raro: i due fratelli avevano fatto fronte comune e cercavano continuamente di ammazzare il demone lupo.

Shaorin e Kagome avevano provato più volte a farli smettere, ma inutile dire che quei tre non accennavano a volersi calmare.

Alla fine le due giovani si erano rassegnate e scuotendo il capo erano uscite dalla capanna con l’intento di farsi un bagno.

L’acqua dello stagno era fredda, ma il vento caldo e la temperatura quasi torrida non fecero dare loro troppa importanza ad essa.

Lentamente si tolsero i vestiti e li appoggiarono sui rami più bassi di un albero abbastanza vicino al laghetto da dare loro modo di poterli prendere senza essere costrette ad uscire completamente dall’acqua.

La prima ad immergersi fu Shao, che si tuffò leggera come una libellula provocando uno spostamento minimo delle acque scure del laghetto, nuotando in apnea in un punto poco distante.

Riemerse dopo molti secondi, alzandosi in piedi: l’acqua le arrivava alle ginocchia ed il corpo perfettamente modellato dai lunghi anni passati ad allenarsi a pattinare sul ghiaccio si imperlò di milioni di gemme luccicanti che risplendevano d’argento sotto la luce della falce di luna.

-Sai che sei splendida?

Le disse l’amica, ammirando il fisico perfetto con occhi sognanti e pieni d’invidia: quanto avrebbe voluto avere le forme dolci come quelle di Shao, invece lei aveva un seno gigantesco, sodo, ma comunque enorme!!!

-Grazie.

Ricambiò lo sguardo sorridendo.

La ragazza nuotò verso di lei e, una volta raggiunta la riva, si appoggiò ad una grossa pietra piatta e liscia bagnandola con le gocce che cadevano dai suoi capelli.

Kagome si immerse più lentamente, bagnandosi la pelle bianca prima di entrare completamente all’interno di quella distesa nera e ondeggiante sotto il soffio di un vento caldo.

Un piacevole senso di refrigerio la pervase, dipingendole in volto un’espressione di compiacimento.

Un mugolio di approvazione le scaturì dalla bocca contro la sua volontà, attirando su di se gli occhi blu e perplessi di Shao.

Arrossì lievemente, stringendosi nelle spalle.

Nel vederla così Shaorin rise, tuffandosi nuovamente nell’acqua e dando qualche bracciata in quella che sembrava una colata di petrolio, tranne che per lo splendente riflesso del disco lunare.

-Com’è bello qui…

Sussurrò piano la ragazza, lasciando che la corrente si intrecciasse con i suoi capelli e che le leggere raffiche create dall’aria calda le sfiorassero come carezze la pelle nuda, provocandole piacevoli brividi di freddo.

Kagome le andò accanto, camminando cautamente sui sassi lisci e coperti di alghe viscide che le facevano il solletico ai piedi.

-Come fai a rimanere qui? I sassi sono così scivolosi!!!
Sbraitò tentando di mantenere un equilibrio precario, anche se con scarsi risultati.

-Non è vero… è solo un’impressione…

Bisbigliò sorridendo.

-Impressione?!? Qui è tutto un tappeto di viscide, putride, schifose alghe appiccicose!!! E come se non bastasse rischio di cadereeeeeeee!!!!

Non fece in tempo a terminare la frase che con un tonfo seguito da un grosso spruzzo cadde rovinosamente in acqua.

Shaorin scoppiò a ridere fragorosamente, costringendosi così ad appoggiare i piedi sul fondale e constatando che effettivamente era piuttosto viscido, ma non le dava fastidio.

Un’arrabbiatissima Kagome riemerse con in viso un’espressione piena di collera e di furia omicida, ma la represse sfogandola in uno sbuffo molto simile a quello delle teiere.

Passarono ancora un’ora in quello stagno, ma la ragazza si rifiutò categoricamente di immergersi ancora, ignorando volutamente e rispondendo con grugniti e sbuffi alle preghiere dell’amica.

Dopo un po’ di tempo anche Shao cominciò a sentire il freddo e così si avvicinò di nuovo alla riva nell’intento di uscire dall’acqua scura.

Afferrò la propria biancheria pulita dal ramo su cui l’aveva riposta poco prima e la indossò velocemente, quasi temendo di essere spiata.

-Kagome…

Mormorò piano, strizzandosi i capelli dorati e roteando distrattamente un piede all’interno dello stagno.

-Qualcosa non va?

Le si avvicinò con gli occhi preoccupati: conosceva sin troppo bene quell’espressione e sapeva per esperienza che significava chiaramente che il cuore della ragazza non era sereno.

-No… non esattamente…

Si fermò per un attimo, vergognandosi delle parole che stava per pronunciare e preparandosi mentalmente alle possibili reazioni dell’amica.

-Senti… ti è mai capitato di volere così tanto bene ad un ragazzo da…

Un forte rossore le invase le gote.

-Da desiderare che lui ti costringa a rimanergli accanto, proibendoti addirittura di ritornare a casa?

Un breve silenzio cadde sulle due, mentre gli occhi violetti di Kagome scrutavano il viso imbarazzato di Shao.

-Si… e molte volte…

Shaorin si volse e la fissò stupefatta.

-Veramente?!?

Domandò stupita; lei abbozzò un sorriso.

-Che c’è di strano? Anche io sono innamorata!!!

Ricambiò il sorriso.

-Scusami… ma proprio non ti ci vedo senza TV o giri in centro…

-Ah ah! Grazie tante per la considerazione!

Da arrabbiato il suo viso diventò dolce, quasi sognante.

-Non sai quante volte, quando ero costretta a tornare nella mia epoca, avrei voluto che Inuyasha sbucasse da quel pozzo e mi fissasse con quei grandi occhi ambrati, per poi afferrarmi e trascinarmi di nuovo qui…

Le parole che seguirono furono come la descrizione di un sogno… perché di questo si trattava: un sogno, un sogno e nulla di più.

Quando ebbe finito di parlare, Shaorin le rivolse un sincero e limpido sorriso, contenta di aver trovato comprensione.

-Sei cresciuta, Kagome-chan…

Furono le uniche sillabe che uscirono dalle sue labbra.

Rimasero così a fissare le stelle in cerca di una che potesse far avverare uno dei loro desideri.

Trascorsero così tanto tempo in quella posizione che quasi non si resero conto dello scorrere del tempo, ma a ricordarglielo furono proprio gli oggetti di quelle speranze.

 

-Ehi Kagome!!!

Gridò Inuyasha, portandosi una mano alla testa e guardandosi attorno.

-Non percepisco il loro odore…

Commentò asciutto Sesshoumaru, cercando più volte nell’aria il profumo di Shaorin, ma senza alcun risultato.

-Devono essere al fiume… molto probabilmente si sono fatte il bagno e non si sono accorte dell’ora che hanno fatto!

Grugnì contrariato l’hanyou, prima di invocare nuovamente il nome della ragazza anche questa volta però senza risposta.

-Dove si trova il fiume?

Domandò lo youkai, scrutando la boscaglia.

-A pochi minuti di cammino… ma non credo sia una buona idea. Se ci scoprono ci faranno passare un brutto quarto d’ora…

Sorrise all’immagine del visetto della ragazza che tanto amava con l’espressione imbronciata che la faceva ancora più bella, se era possibile.

Ma le sue parole non sembrarono importanti per il fratello, che come un fantasma gli passò accanto diretto verso lo stagno.

-Dove pensi di andare?!?

Gli urlò il mezzo demone; come risposta ricevette una più che eloquente occhiataccia.

 

-Sai Kagome-chan, erano mesi che non mi sentivo così bene…

-Anche a me fa quest’effetto… l’epoca Sengoku è per me meglio che una medicina…

Si stiracchiò sull’erba umida.

-A volte vorrei non tornare a casa… non che non senta la tua mancanza o quella della mamma, del nonno e di Sota, ma questo posto mi fa sentire in pace con me stessa… come se fosse il “mio” posto…

-Il posto di Inuyasha?
-Si… il posto di Inuyasha…

Dopo quella frase cadde il silenzio.

Shaorin si ritrovò a riflettere sulla sua vita, su come odiasse il mondo in cui viveva e su come ogni cosa la facesse sentire oppressa e soffocata… li invece era tutto diverso… le sembrava quasi di essere in grado di liberare la propria anima dalle catene del rimorso… era solo una sensazione lunga quanto un battito di ciglia, ma era pur sempre una cosa che nulla nell’epoca moderna aveva saputo darle.

E poi li c’era Sesshoumaru, il suo adorato youkai.

Mai per nessuno, nemmeno per Subaru, aveva provato qualcosa di così intenso e profondo; quando lui la sfiorava una scarica elettrica le attraversava ogni singolo nervo, dandole nuova voglia di vivere.

Si abbracciò le ginocchia ed affondò il viso nell’incavo fra le due braccia ed il torace, spargendo su di esse lunghe ciocche bionde imperlate di lacrime d’acqua dolce.

Kagome si chinò in avanti ed immerse la mano nel fiume; vide il suo viso riflesso nello specchio d’acqua: era lievemente sfocato ed alcune ciocche di capelli le si erano attaccate al viso, dandole quasi l’impressione di essere una persona diversa.

Per un momento le sembrò quasi di vedere Kikyo al posto del suo riflesso; una morsa le attanagliò lo stomaco.

Shaorin se ne accorse e le andò vicino.

-Dimmelo…

-Cosa?

-Dimmi perché ogni volta che ti guardi allo specchio scoppi in lacrime.

Il tono di voce della ragazza era così decisa che lei non poté mentire, fissandola a sua volta con gli occhi pieni di grossi lucciconi.

-Kikyo…

Così cominciò a raccontarle ogni cosa, da come lei ed Inuyasha si erano conosciuti, quando la miko era stata riportata in vita da Urasue, a quando li aveva visti abbracciati…

Mentre parlava un pianto silenzioso le segnava il viso, bagnandolo con il sapore amaro delle lacrime.

Shao l’ascoltava in silenzio, senza mai interromperla sebbene avesse un milione di domande da porle.

-…Forse è proprio per questo che lui mi sta accanto… perché io somiglio a lei… ma io non posso essere solo una sostituzione di un ricordo vivente, io sono Kagome… forse non sono speciale come lei, ma vorrei solo che lui mi apprezzasse per quello che sono…

Un lungo e sofferto singhiozzo seguì la fine di quelle parole; la ragazza si strinse nelle spalle e l’amica l’abbracciò con tutto l’affetto possibile.

-Tu sei speciale, Kagome-chan, e se per caso lui non se ne è ancora reso conto significa che è un idiota matricolato!

-Forse… ma io lo amo… e nonostante io sappia benissimo che per lui sono solo un’amica, continuo ad amarlo…

La stretta si fece più intensa.

-Non pensare a quello che non sei e che non potrai mai essere! Tu sei una persona meravigliosa!!! Se non fosse stato per te e per Yakumo io ora sarei incinta o morta! Se ti sembra poco…

Kagome la guardò con le lacrime che scendevano copiose, ma riuscì comunque a rivolgerle un sorriso di gratitudine.

-EHI KAGOME!!!

Le due ragazze si voltarono verso la boscaglia e riuscirono ad identificare due sagome che venivano verso di loro.

Si infilarono i vestiti il più rapidamente possibile, dopodiché si appoggiarono agli alberi ad aspettarli.

-Finalmente!!!
Sbraitò Inuyasha, guardandole con aria severa; Shao e Kagome sorrisero timidamente in segno di scusa.

-Avete idea di che ore sono? Credevamo foste state rapite!!!
-Chiediamo umilmente perdono, vostra altezza…

Rispose ironica Shaorin, facendo una profonda riverenza e muovendo platealmente la mano destra.

-Ah ah ah! Molto divertente So-chan!

Le diede una leggera spinta facendola ridere; Kagome invece era silenziosa, come se avesse perso la parola.

Il mezzo demone se ne accorse e le andò accanto.

-Stai bene?

-Certo… nessun problema…

Si allontanò da lui il più in fretta possibile, sotto gli occhi tristi di Shao.

-Kagome…

Sussurrò, stringendo il lembo della maglia con le mani e mordendosi il labbro inferiore.

Quasi ignorando la presenza di Sesshoumaru le corse dietro, lasciando i due fratelli da soli.

-Ma cosa…

-A volte mi chiedo se tu sia cieco.

Commentò acido lo youkai, avviandosi sui passi delle ragazze.

-Cosa vuoi dire?!?

Domandò irritato.

-Che sei un idiota, e che non ti accorgi quando fai soffrire le persone.

-Bhe, non che tu sia meglio di me!

Stava per scoppiare un’altra lite, quando un pensiero orribile balenò nella mente di entrambi.

-Aspetta un momento… se noi siamo qui, allora nella capanna con loro ci sono Koga e Miroku!!!

Dimenticando all’istante ogni possibile scontro, i due fratelli cominciarono a correre verso il villaggio.

 

-Mi dispiace che la tua famiglia sia stata uccisa così… anch’io ho perso i miei cari tempo fa…

Disse dolcemente Shaorin, appoggiando la schiena al muro di legno e fissando distrattamente la pentola che bolliva davanti ai suoi occhi.

-Davvero?

Le domandò il demone lupo, seduto accanto a lei.

-Si… in un incidente di macchina.

Koga la guardò confuso.

-Cos’è una macchina?

Le chiese, facendola ridere.

-Lascia stare, non ha importanza.

Il viso dello youkai le comparve davanti agli occhi, fissandola corrucciato attraverso le iridi azzurre.

-Tu hai un profumo strano… come di zucchero e latte…

La annusò ancora.

-Però sai anche di zolfo…

Lo guardò perplessa, dopodiché cominciò a ridere divertita.

-Sai che sei veramente buffo?

Koga arricciò il naso.

-Guarda che sono il capo della tribù Yoro, perciò esigo rispetto!!!

Shao lo guardò con dolcezza; quel ragazzo le ricordava tantissimo il suo adorato fratellino.

Gli posò una mano fra i capelli e glieli scompigliò affettuosamente; sorrisero entrambi.

-Tu mi ricordi molto una persona…

Gli confidò a mezza voce, avvicinandosi a lui.

-Davvero? Forse uno dei tuoi precedenti fidanzati?

Chiese spavaldo.

-Non esattamente… somigli tanto a Kioshi, mio fratello.

Koga la fissò sconvolto: lui, il capo dei demoni lupo, somigliava a suo fratello piuttosto che ad un possibile ragazzo?!?

-Ah…

Bisbigliò abbassando deluso lo sguardo.

Shao se ne accorse e gli prese il mento fra le dita, alzandogli il volto e guardandolo con tenerezza.

-Ehi, non ti sarai mica offeso?

-No…

Distolse di nuovo le iridi dal bel viso di Shao, la quale s’intenerì ancora nel vederlo in quello stato e gli posò un bacio sulla fronte.

Il demone arrossì lievemente.

-Tu sarai mio amico…

Gli sussurrò prima di alzarsi in piedi e di andare a fare una passeggiata assieme alla piccola Rin.

 

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Capitolo 21
*** Prima della battaglia ***


Cap

Cap. 21 Prima della battaglia

 

Sesshoumaru era seduto su uno dei rami di una grossa quercia e rivolgeva lo sguardo freddo verso le stelle.

Attorno a lui era tutto immerso nel silenzio, tranne che per le voci che provenivano dalla capanna.

Si portò una mano fra i capelli argentati e li accarezzò distrattamente, lasciando che un leggero vento li facesse ondeggiare sotto i suoi capricci e socchiuse gli occhi ambrati.

Quella sera era tutto molto tranquillo, forse sin troppo.

Molto presto ci sarebbe stata una battaglia, non quella decisiva, ma sicuramente altrettanto pericolosa e sanguinosa.

Sentì una morsa stringergli forte il cuore: e se per caso fosse accaduto qualcosa di male a Shaorin?

Non lo avrebbe permesso, non le avrebbe permesso di combattere e le avrebbe imposto di rimanere al sicuro.

Ma già sapeva che non ci sarebbe riuscito; lei glielo aveva detto subito che intendeva lottare e la cosa che più lo preoccupava era il fatto che aveva giurato di proteggere ad ogni costo le persone che amava.

No… non le avrebbe concesso di farsi del male.

A risvegliarlo da quei pensieri fu proprio il loro stesso oggetto.

La ragazza camminava per mano con la piccola Rin, che continuava a girarle intorno ridendo.

-So-chan!!! Guarda cosa ha trovato Rin!!!

Gridò mostrandole un bellissimo fiore bianco.

-Che bello.

Rispose sorridendo la ragazza, prendendo il fiore fra le mani e posizionandoselo fra i capelli dorati.

-Somigli ad una fata So-chan!!!

Esclamò guardandola con occhi sognanti; la ragazza la prese fra le braccia e si sedette sull’erba morbida.

-Sei molto gentile piccolina…

Sorrise dolcemente, accarezzandole con tenerezza la testolina castana.

-Sai So-chan, vorrei che tu rimanessi con Rin per sempre.

Shaorin la fissò leggermente stupita: rimanere per sempre? Non ci aveva mai pensato… in effetti non sarebbe stato male, in fondo lei in quel mondo aveva degli amici, un… demone… che amava… nell’altra epoca non aveva più nulla, o almeno nulla che le imponesse di ritornarvi.

Un senso di calma invase il suo cuore, facendola sentire bene.

Strinse forte al petto la bambina, baciandole affettuosamente il capo.

-Sarebbe bello… meraviglioso.

Rin si accoccolò su di lei, cingendole la schiena con le braccia ed appoggiando il capo sulla sua spalla.

Sorrise, intenerita dai comportamenti di quella bimba: se mai avesse avuto dei figli, avrebbe voluto che fossero proprio come lei.

Dall’alto del ramo anche lo youkai abbozzò quello che poteva sembrare un mezzo sorriso se osservato molto attentamente.

-Canteresti una ninna nanna a Rin?

Domandò poi la piccola, fissandola attraverso gli occhioni neri come la notte con un’espressione supplichevole.

Shao non poté che intenerirsi e assentì con un cenno del capo.

-Che cosa vuoi che ti canti?

-Una canzone che parli d’amore… di due persone che si amano tanto!!!

La ragazza decise di stuzzicarla un po’, anche se aveva già in mente le parole che fra breve sarebbero uscite dalla sua bocca.

-Tanto quanto?

-Tantissimo!!!

Esclamò rapita la bimba.

-Come nelle favole che mi raccontava la mamma.

-Va bene… canterò una canzone che parla di un ragazzo innamorato così follemente della sua ragazza che lui vorrebbe essere il suo “eroe”…

Dopo aver pronunciato quelle parole ed aver suscitato nella bambina una grande curiosità, prese fiato e con la voce dolce e musicale cominciò a cantare una delle canzoni che più amava… Hero…

 

-Would you dance… if I asked you to dance?

Or would you run and never look back?

 

Mentre parlava i suoi occhi così belli risplendevano di una luce sognante, quasi come se piccole stelle vi si fossero accese all’interno.

Lo youkai, nel sentirla cantare, si voltò verso la ragazza e la fissò sentendo una piacevole sensazione di calore all’interno del petto.

 

-Would you cry if you saw me crying?

And would save my soul tonight?

 

Fece un breve respiro, dopodiché ricominciò a cantare sotto gli occhi del demone, che continuava ad osservarla senza stancarsi.

 

-Would you tremble if I touch your lips?

Oh would you laugh? Oh, please tell me this…

Would you die now for the one you love?

On hold me in your arms tonight…

 

Rivolse lo sguardo al cielo stellato, mentre la piccola cominciava a sentire le dolci carezze di Morfeo sui suoi occhi.

Una lacrima le rigò il viso dai dolci lineamenti e un sussulto scosse il cuore freddo di Sesshoumaru.

 

-I can be your hero baby…

I can kiss away the paint…

I will stay by you forever…

You can take my breathe away…

 

Un’altra lacrima le solcò le guance, scendendo dai suoi occhi contro la sua volontà; avrebbe voluto che Sesshoumaru fosse li ad ascoltarla, avrebbe voluto che lui fosse il suo eroe… ma erano sogni, solo sogni… era vero che stavano bene insieme e i baci non scarseggiavano, ma lei lo amava e la consapevolezza di non essere ricambiata le faceva male.

 

-Would you swear that you’ll always be mine?

Or would you lie? Would you run and hide?

 

Lo youkai continuava a fissarla con un groppo alla gola, mentre sentiva le sue parole intrufolarsi nelle proprie orecchie.

Non ne comprendeva il significato, non conosceva quella lingua, ma riusciva a percepire che ciò che esprimevano rendevano Shaorin piena di tristezza.

 

-Am I in too deep? Have I lost my mind?

I don’t care. You’re here tonight…

 

Ormai la piccola Rin era sprofondata nel sonno profondo, sorridendo sotto le suadenti note di quella canzone così dolce.

La strinse amorevolmente e le posò un bacio in fronte, accarezzandole i lunghi capelli castani con le lunghe dita.

Era indecisa se smettere o no di cantare, ma il suo attaccamento a quella canzone la spronò a continuare.

 

-I can be your hero baby…

I can kiss away the paint…

I will stay by you forever…

You can take my breathe away…

 

Sesshoumaru saltò giù dal ramo silenzioso, avvicinandosi a lei quasi come un angelo custode e come esso senza farsi notare o dare segno della sua presenza.

Si appoggiò al tronco di un grosso albero, giocando sull’oscurità che lo avvolgeva e cercando di ridurre al minimo persino i suoi respiri.

 

-Oh… I just want hold you…

I just want hold you… Oh yeah…

Am I in too deep? Have I lost my mind?

Well, I don’t care. You’re here tonight.

 

Shaorin sentì due braccia stringerla da dietro, ma non ebbe paura; sapeva di chi erano ed un limpido sorriso le comparve sulle labbra.

Aprì la bocca per parlare, ma la voce dello youkai la precedette.

-Continua a cantare… per favore…

Una scarica le attraversò tutto il corpo e sentì gli occhi pungerle nuovamente per le lacrime.

Con uno sforzo terribile le ricacciò indietro e continuò la canzone, questa volta però senza sentire la morsa della tristezza attorno alla gola.

 

- I can be your hero baby…

I can kiss away the paint…

I will stay by you forever…

You can take my breathe away…

 

Sesshoumaru le baciò dolcemente il collo e le guance, mentre le accarezzava tenero le spalle.

Shao cantava, solleticandogli le orecchie con il dolce tono di quelle parole prive per lui di alcun significato, ma che riuscivano comunque a farlo sentire stranamente bene.

Del resto, a lui, bastava Shaorin per farlo stare bene.

 

-I can be… your hero!

I can kiss away the paint!

Now I’ll stay by you forever!

You can take my breathe away…

 

La sua voce calò di tono, sfumando dolcemente verso le note più basse; il demone la strinse più forte, appoggiando le labbra sull’incavo del suo collo e baciandolo dolcemente.

 

-You can take my breathe away… I can be your hero…

 

La canzone finì e la voce di Shaorin si spense, ma attorno a loro si era creato come una specie di alone, una sorta di cupola di cristallo finissimo e leggero eppure indistruttibile.

Lentamente la ragazza si voltò verso lo youkai e lo guardò intensamente in quelle pietre ambrate che erano i suoi occhi, perdendovisi all’interno come in un labirinto, dal quale però non voleva più uscire.

Rimase immobile, a guardarlo: com’era bello, forse troppo per lei, eppure ora era con lei e la stava guardando con le labbra tese in una sorta di mezzo sorriso, che però a lei sembrò il più bello di tutto l’universo.

Amore, ecco cosa aveva nel cuore in quel momento, solo amore; un amore così grande che avrebbe potuto riempirci il cielo!

-Sesshoumaru…

Non riuscì a dire altro e, in fondo, non c’era nient’altro da dire.

Lui le prese il mento fra le dita artigliate e le sollevò il viso, di modo da poterlo guardare attentamente in ogni suo piccolo particolare.

La ragazza si sentì arrossire, ma non fece altro che appoggiare la guancia sulla sua mano, la quale sfiorò la pelle di lei con una tenera carezza.

I loro volti cominciarono ad avvicinarsi; ormai ciò che li divideva era poco più che un respiro.

-So-chan…

La voce di Rin irruppe fra i due, che si trovarono costretti ad allontanarsi controvoglia.

-Si Rin?

-Ho tanto sonno…

-Ora andiamo a dormire…

Sorrise alla bambina, dopodiché si alzò in piedi e si avviò verso il villaggio, anche se non molto felice.

Fece qualche passo, dopodiché si arrestò e tornò velocemente indietro verso il demone e gli diede un lungo bacio sulle labbra.

Si staccò da lui dopo molti minuti e si incamminò sui propri passi, seguita da Sesshoumaru che le cinse le spalle con un braccio.

Shao appoggiò la testa sulla sua spalla, dopodiché socchiuse felice le iridi blu, sentendole di nuovo piene di lacrime.

Ma non era triste… era felice… con lui era sempre felice… e niente e nessuno le avrebbe potuto togliere quella felicità.

 

Inuyasha camminava lentamente fra gli alberi, ascoltando, seppur in lontananza, la voce di Shao.

Gli piaceva molto sentirla cantare, aveva veramente una bella voce e poi ormai la considerava come un’amica.

L’erba fresca gli solleticava i piedi ed il vento faceva ondeggiare la sua lunga chioma argentata.

Una forte raffica gli invase il viso, portando alle sue narici il profumo dolce di Kagome; ne respirò quanto più i suoi polmoni gli permisero, dopodiché diresse i suoi passi verso di lei.

Sentì una piacevole sensazione di tranquillità, come se tutta la collera e il risentimento che covavano dentro di lui si fossero dissolti; del resto, se Kagome gli era accanto, ogni cosa perdeva importanza.

Anche il solo averla vicina lo rendeva sereno, contagiato dall’allegria della ragazza e dalla sua voglia di vivere, che attraverso tutto il tempo passato insieme era riuscita a trasmettere anche a lui.

Sorrise.

La voglia di vivere… lui l’aveva persa nel momento stesso in cui sua madre era morta; nemmeno Kikyo era riuscita a ridargli quel calore umano che tanto gli mancava.

Poi però era arrivata Kagome… la sua Kagome… lei era così semplice, spontanea, sensibile eppure dall’enorme forza d’animo.

Ed era stato proprio grazie a queste sue qualità che era riuscita a fare breccia nel suo cuore indurito da anni passati in solitudine e sotto gli sguardi indignati della gente e a fargli perdere letteralmente la testa.

L’amava, l’amava così tanto che se mai avesse potuto dichiarale ogni cosa che sentiva nei suoi confronti non gli sarebbero bastate tutte le parole esistenti per esprimerle.

Improvvisamente si ritrovò nei pressi della capanna della vecchia Kaede; era talmente immerso nei suoi pensieri che non si era accorto di essere ritornato indietro!

Kagome era seduta sul prato, abbracciando le ginocchia e con il volto seminascosto dai capelli neri.

Inuyasha la chiamò piano e nel sentire la sua voce la ragazza alzò leggermente lo sguardo, regalandogli un dolce sorriso.

-Ciao…

Sussurrò, mentre l’hanyou le si sedeva accanto.

-Ciao. È da molto che sei qui da sola?

-Una mezzora… avevo voglia di guardare la luna…

Rivolsero entrambi gli occhi verso il disco lunare, che era poco più che una striscia bianca nel cielo stellato.

-Domani notte sarà il nuviluvio.

Disse lei, guardando con la coda dell’occhio il viso del mezzo demone.

-Lo so…

Fece un lungo respiro, dopodiché la guardò dritta negli occhi con un’evidente nota di angoscia.

-Ho paura Kagome…

Lo guardò stupita: da quando era diventato così sincero nei suoi confronti?

-Di cosa?

-Di poterti perdere… di non riuscire a proteggerti…

La sorpresa nei suoi occhi aumentò ancora, ma vederlo in quello stato le provocò un senso di tenerezza e, nonostante l’imbarazzo, lo abbracciò con tutta la dolcezza possibile.

Inuyasha spalancò gli occhi ambrati, sentendosi arrossire, ma si lasciò abbracciare e un luminoso sorriso gli curvò le labbra.

-Non devi avere paura… io sono qui con te.

-Ma è proprio per questo che ho paura… non voglio che per colpa mia ti succeda qualcosa di male.

Kagome sciolse l’abbraccio e si inginocchiò davanti a lui, guardandolo seria attraverso gli occhi color ametista.

-Senti, io ho deciso di rimanerti accanto qualunque cosa accada e non mi tirerò indietro per nessun motivo.

-Ma io non voglio perderti!

Esclamò con foga, ma la ragazza rimase impassibile.

-E pensi che io lo voglia?

A quelle parole il mezzo demone ammutolì; nel vederlo così il suo tono di voce si addolcì e gli accarezzò il viso con una mano.

-Nemmeno a me fa piacere pensare che forse questa potrebbe anche essere l’ultima volta in cui stiamo insieme… ma comunque non intendo rinunciare a combattere. Ho motivo quanto te di lottare contro Naraku.

Sorrisero entrambi, dopodiché l’hanyou la strinse fra le sue braccia affondando il capo fra i suoi capelli.

-Ti prego, non lasciarmi.

Le sussurrò all’orecchio in tono quasi supplichevole; Kagome ricambiò l’abbraccio ed appoggiò il capo nell’incavo del suo collo.

-Ricorda sempre: qualunque cosa accada, io sarò sempre al tuo fianco… come ragazza o come spirito, io non ti lascerò mai solo…

Si fissarono per un lungo attimo, gli sguardi incatenati l’uno nell’altro, uniti dal legame indissolubile che è l’amore.

-Però promettimi che non cercherai di proteggermi se per caso la battaglia durerà sino alla notte.

-Non me lo chiedere.

-Perché?

-Perché come tu mi proteggi tutte le volte, ora anche io voglio fare la mia parte…e la mia parte in questa storia consiste soprattutto nel darmi da fare per difendere le persone che amo… e tu sei una di queste.

Improvvisamente i loro visi cominciarono ad avvicinarsi, come due calamite.

Kagome sentì la mano di Inuyasha posarsi dietro la sua nuca, poi il suo respiro sulla sua pelle.

Un brivido le percorse la schiena prima che le loro labbra si unissero in un tenero bacio.

Dolcemente la bocca della ragazza si schiuse e la lingua dell’hanyou si intrufolò delicatamente fra le sue labbra ad intrecciarsi con la sua.

Quando si staccarono avevano entrambi le guance arrossate, ma non importava.

Appoggiarono le fronti una sull’altra, guardandosi negli occhi sorridendo; una lacrima solcò la guancia di lei e il mezzo demone ebbe un sussulto.

-Cosa c’è?

Le chiese allarmato.

-Sono felice, Inuyasha, sono solo felice.

Si accoccolò fra le sue braccia e appoggiò il capo color dell’ebano sul petto del ragazzo che amava.

Chiuse gli occhi, mentre lui la avvolgeva in una stretta protettiva e le baciava delicatamente la fronte.

Purtroppo il sonno la raggiunse prima di poter udire ciò che lui le sussurrò ad un orecchio.

-Buona notte, amore mio…

 

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Capitolo 22
*** La lotta ***


Cap

Cap. 22 La lotta

 

Era l’alba; le luci dei raggi solari invasero il bosco e le chiome degli alberi rispendevano dell’oro riflesso del sole.

Il cielo era limpido, nemmeno una nuvola, ed il vento si era calmato rendendo l’aria tersa.

Sesshoumaru aprì gli occhi e vide Shaorin in piedi poco distante da lui; si stava preparando.

La ragazza si allacciò la cintura dei calzoni e indossò i guanti neri senza dita sulle mani, mentre lo youkai si metteva a sedere sul futon.

La osservò attentamente mentre prendeva la sua spada e ne sfiorava il fodero con le dita affusolate; la estrasse lentamente, osservandone come ipnotizzata la lama lucida e perfetta.

Diede qualche fendente nell’aria, usandola con estrema destrezza e, nonostante fosse molto lunga ed evidentemente pesante, riuscendo a muoversi con estrema facilità.

Il demone continuava a guardarla senza stancarsi e nel vederla così determinata non poté fare a meno di sorridere.

-Buongiorno Sesshoumaru.

Sussurrò dolcemente la ragazza senza voltarsi, riponendo all’interno della copertura nera la sciabola finemente lavorata e sorridendo, passandosi una mano fra i capelli dorati illuminati dal sole.

Lui le rivolse uno sguardo stupito.

-Come facevi a sapere che ero sveglio?

Le chiese, alzandosi.

Lei gli si accostò e lo baciò dolcemente sulle labbra, poi gli rivolse un’occhiata misteriosa.

-Non riesco a non accorgermi quando ho i tuoi occhi su di me…

Un altro bacio, questa volta più profondo, legò nuovamente le loro bocche l’una all’altra; Shao gli prese il viso fra le mani.

La lingua del demone entrò dolcemente nella bocca della giovane, accarezzando i suoi denti ed esplorandole il palato sino ad intrecciarsi con quella di lei con dolcezza, una dolcezza quasi innaturale per la sua indole gelida ed insensibile.

Ma con lei era tutto possibile, perché quella ragazza umana era riuscita ad aprire un varco in quello spesso strato di ghiaccio che ricopriva il suo cuore e lentamente lo stava riscaldando con quel nuovo sentimento che gli aveva insegnato: l’amore.

 

Kagome si stiracchiò ancora assonnata fra le braccia di Inuyasha, che le rivolse uno sguardo pieno di tenerezza.

-Ciao…

Le sussurrò all’orecchio, dandole un bacio sulla guancia.

-‘Giorno Inuyasha, dormito bene?

-Con te qui con me, come potrei non farlo?

Arrossì lievemente, dopodiché si sciolse da quella stretta seppur controvoglia e si avvicinò al suo enorme zaino giallo, estraendovi arco e frecce.

Tese la corda dell’arco per controllare che fosse tesa a dovere, dopodiché lasciò la presa facendola vibrare con un suono argentino che arrivò alle sensibili orecchie dell’hanyou come un fastidioso ronzio.

Dopo qualche secondo si alzò anche lui ed imitò la ragazza, raccogliendo Tessaiga dal pavimento ed assicurandola con un nodo robusto alla cintura del karinginu scarlatto.

-Sai, la prima volta che ti ho incontrato ho pensato di essere impazzita…

Lui la guardò sorridendo.

-Perché?

-Bhe, perché non avevo mai visto un ragazzo con le orecchie da cane ed i capelli argentati.

Risero divertiti entrambi.

In quel momento comparve Miroku, che entrò nella capanna con gli occhi seri e determinati.

-Dobbiamo andare, ormai è quasi ora.

-Si…

Rispose attento Inuyasha, annusando l’aria.

-Loro sono qui… sento puzza di zolfo!

 

Erano tutti pronti, attenti, decisi, in attesa di una lotta che stava per essere combattuta.

Avevano gli occhi fermi ed il cuore che batteva forte; le armi imbracciate e pronte ad essere usate contro i nemici.

Shao deglutì rumorosamente, dopodiché sguainò la spada e la puntò verso il terreno, stringendone saldamente l’elsa intarsiata d’argento.

I loro avversari non tardarono ad arrivare: Kamui e Kotori comparvero nella radura avvolti da fiamme violacee, subito seguiti da Kagura, la quale scese dalla propria piuma e si affiancò ai due spiriti.

Naraku fu l’ultimo ad arrivare, tenendo stretta in uno dei suoi tentacoli la tajiya, legata e imbavagliata.

-Sango!

Gridò Miroku, scagliandosi contro l’hanyou, ma venne fermato da una mano di Inuyasha.

-Cosa fai?!?

Esclamò con rabbia il monaco.

-Se ti avventi così su di loro, non ci metteranno che pochi secondi a toglierti di mezzo!

Abbassò lo sguardo.

-Scusami, hai ragione.

La voce lugubre di Naraku invase le orecchie dei presenti, parlando con una chiara nota di divertimento.

-Vedo con piacere che ci siamo tutti… e noto anche che abbiamo compagnia: Koga, ti credevo ad ovest…

-Sai, pur di spaccarti il muso sono pronto a fare il giro del mondo due volte di corsa!

Ringhiò il demone lupo, fissando Kagura con odio.

-E vedo che anche il grande Sesshoumaru si è unito a noi.

-Taci! Lurido mezzo demone.

Lo interruppe brusco l’inu-youkai, portando le mani sulla Tokijin e sfiorandone l’impugnatura con le dita artigliate.

-Oh, che caratterino. Ma cosa vedono i miei occhi: un’altra femmina umana si è unita al vostro gruppo… che cosa carina.

Il ghigno sul viso cadaverico di Naraku si allargò ancora, sicuro di aver suscitato l’ira di quella ragazza, ma Shaorin si limitò a sorridere, dopodiché lo guardò fisso attraverso gli occhi blu mare.

-Sarà molto meno carina quando ti avrò staccato la testa dal collo.

Rispose con voce tanto gelida da fare invidia allo stesso Sesshoumaru, il quale la fissò sbalordito.

Il mezzo demone digrignò denti, irritato da quell’atteggiamento così superbo da parte di quella donna.

-Non osare rivolgerti a me così, femmina! O sarò costretto ad insegnarti le buone maniere!

Shao rise di gusto, dopodiché tornò a posare il suo sguardo sull’hanyou, che la fissava pieno di rabbia.

-Oh, sono mortificata! Vi prego, datemi modo di farmi perdonare facendovi provare direttamente cosa significa sfidarmi!

La spavalderia di Naraku si esaurì e con voce fredda diede l’ordine di attaccare.

I primi a lanciarsi contro di loro furono i due spettri, che seguendo le direttive di Naraku si scagliarono subito contro Sesshoumaru ed Inuyasha, i quali sguainarono le rispettiva spade pronti a dare battaglia.

Kotori fece comparire una lunga falce dalla lama nerastra e la puntò contro il mezzo demone.

-Ora morirai!

Gridò con voce acuta.

Le due lame cozzarono fragorosamente, costringendo Inuyasha ad allontanarsi per non rimanere assordato da quel rumore.

-Oh, il cagnolino soffre di mal d’orecchie!

Commentò acida.

-Fhe, ti farò rimangiare ogni singola sillaba di ciò che hai appena detto!

Si gettò nuovamente contro lo spettro, annusando l’aria in cerca del taglio nel vento.

-KAZE NO KIZU!!!

Urlò non appena lo ebbe individuato.

Un vortice di luce invase lo spirito femminile, che sembrò dissolversi sotto la potenza sprigionata da Tessaiga.

 

-Tu sei il grande Sesshoumaru.

Disse atono Kamui, fissandolo attraverso gli occhi dorati.

-E tu chi saresti?

-Io sono Kamui, il gemello di Kotori… veniamo dall’inferno e siamo stati risvegliati da Naraku per togliere di mezzo te e quella marmaglia di insulsi nigen!

Detto questo, lo spetto alzò i palmi al cielo e due lunghe fruste di luce comparvero su di essi.

Sesshoumaru lo osservò impassibile, ricordando ciò che gli aveva detto Shaorin la sera prima:

-Cerca di non pensare a niente quando combatterai contro uno dei due spettri, loro sanno leggere nel pensiero, perciò sfrutteranno ogni tua preoccupazione per colpirti.

Lo youkai puntò la lama della Tokijin verso Kamui in segno di sfida, dopodiché emise un ringhio sommesso prima di cominciare a combattere.

 

Kagura cadde a terra, con il labbro inferiore spaccato e da cui fuoriusciva un rivolo di sangue scuro; fissò con odio il demone lupo e le due ragazze: nonostante fossero umane le davano non poco filo da torcere.

Koga la guardò divertito, dopodiché le si avvicinò e le si inginocchiò davanti, con un ghigno compiaciuto.

-Bene bene… la grande domatrice del vento battuta al primo round da un demone e da due ragazze…

La canzonò, aumentando l’odio nello sguardo della youkai.

-Dannato bastardo!

Ringhiò furente.

-Fossi in te non alzerei troppo la voce… le tue condizioni attuali non te lo permettono…

La demone cercò con lo sguardo il ventaglio: era a pochi passi da lei, ma se avesse tentato di prenderlo Koga l’avrebbe sicuramente uccisa; era meglio giocare d’astuzia.

-D’accordo, hai vinto…

Sussurrò falsa, mentre si metteva in ginocchio e teneva lo sguardo rivolto verso il basso.

-Vedo che finalmente hai capito. Allora, visto che hai ritrovato un po’ di buon senso, ti farò morire velocemente, senza troppe sofferenze.

Ma non riuscì a finire la frase che la mano artigliata della youkai gli perforò l’addome, provocandogli una grossa ferita da quale cominciò subito a fuoriuscire molto sangue.

Un gemito strozzato scaturì dalla gola di lui, mentre Kagura si alzava in piedi e recuperava il ventaglio.

-KOGA!

Gridò Kagome, andandogli accanto.

-Ma… maledetta…

Gemette il demone lupo, portandosi una mano allo stomaco e sentendo il sapore salato del sangue invadergli la bocca.

La demone domatrice del vento rise, dopodiché alzò la propria arma pronta a dare ad entrambi il colpo di grazia.

-Salutami i tuoi compagni.

Kagura alzò il ventaglio per scagliare le lame di vento, ma fu costretta a spostarsi per evitare un colpo di spada da parte di Shaorin.

-Ma cosa…

-Hai sbagliato i tuoi conti se pensavi di poterti sbarazzare di noi senza combattere… se vuoi uccidere Kagome e Koga, prima dovrai passare sul mio cadavere!!!

La sua voce era stridula, rabbiosa, del tutto inconsueta per una come lei; la ragazza fissò l’amica con occhi increduli.

-Kagome, porta via di qui Koga, per questa basto io.

Kagome avrebbe voluto ribattere, ma riusciva a percepire, seppur fosse quasi nulla, una specie di presenza malvagia che aleggiava attorno all’amica, perciò decise di non discutere e fece passare un braccio del demone lupo attorno al proprio collo.

-Ce la fai a camminare?

Annuì con un cenno del capo.

 

Inuyasha guardò soddisfatto il proprio operato: aveva si sradicato qualche albero, ma almeno era riuscito a togliere di mezzo quella specie di spettro della morte.

Fece per andarsene, quando un colpo lo raggiunse alla spalla, provocandogli un grosso taglio su di essa.

-MA CHE DIAVOLO!!!

Urlò dolorante l’hanyou, portandosi una mano sulla ferita: era piuttosto profonda e gli faceva male, ma non era peggio di quelle a cui era abituato, perciò non doveva essere un problema.

-Ti ho mancato, cagnolino.

La voce acuta di Kotori gli rimbombò nelle orecchie, seguita da una risata divertita.

Inuyasha strabuzzò gli occhi ambrati: come diavolo faceva ad essere ancora viva? Era sicuro di averla colpita in pieno con il taglio nel vento, come poteva essersi salvata?!?

-Non è così facile uccidermi, per non dire impossibile.

La sagoma dello spirito comparve davanti a lui, fissandolo compiaciuta attraverso le iridi color ghiaccio.

-Fhe! Tutti possono morire! Anche i più scaltri guerrieri si trovano prima o poi faccia a faccia con la morte!

-Si… a meno che tu non sia già morta…

Lo spettro rise di nuovo ed improvvisamente il suo corpo cominciò a trasformarsi: due lunghe ali nere da diavolo si allungarono dietro la sua schiena e le sue braccia vennero ricoperte da tatuaggi molto simili a quelli di Shao.

Il mezzo demone la fissò con una nota di paura nello sguardo: cosa diavolo erano quei due?!?

 

Sesshoumaru diede un altro fendente a vuoto, mancando come i precedenti il bersaglio di pochi millimetri.

“Dannazione, è troppo veloce!”

Pensò, cominciando ad irritarsi per non riuscire a colpirlo.

-Cosa c’è, demone, ti stai forse stancando troppo?

Kamui sorrise beffardo, evitando un altro fendente della Tokijin ed allontanandosi da lui.

-Sai, fossi in te mi arrenderei… non voglio sporcarmi le mani del sangue di un misero demone.

Si fissarono gelidi, mentre l’inu-youkai riprendeva fiato.

Anche se gli seccava doverlo ammettere, quello era veramente veloce, anche per lui, e se avessero continuato così ancora per molto non era più tanto sicuro che il primo a cedere sarebbe stato lo spirito.

-Non preoccuparti, non sarai tu a sporcarti le mani di sangue!

Si scagliò di nuovo contro di lui, mentre i suoi occhi cominciavano ad arrossarsi e le zanne ad allungarsi.

-Allora non vuoi capire… tu non puoi uccidere chi è già morto!

Come quello della sorella, anche il corpo dello spettro cominciò a mutare: le iridi dorate iniziarono ad irradiare una debole luce, mentre dalla sua schiena comparvero un paio di grandi ali nere.

Sesshoumaru lo fissò sbalordito, quasi non credendo ai propri occhi.

Kamui fece roteare sopra la propria testa le lunghe fruste, dopodiché le lanciò contro lo youkai: la prima gli si strinse attorno al collo, la seconda attorno al braccio destro.

-Ormai non c’è più nulla da fare per te!

Aprì la bocca, rivelando così le lunghe zanne che componevano la sua dentatura.

 

Shaorin fece una rovesciata all’indietro e riprese fiato, allontanandosi dalla demone.

-Maledetta.

Sibilò lei, guardando con occhi pieni di rancore la nigen e portandosi una mano sul braccio, in corrispondenza della ferita che le era appena stata inferta dalla ragazza.

-Credevi di poterti liberare di me così facilmente?

Domandò compiaciuta, spalancando le iridi e ricambiando lo sguardo della demone con altrettanto odio.

Kagura ebbe un sussulto: cosa stava succedendo? Come faceva una nigen ad essere tanto forte? Era certa che si trattasse di un’umana, ma quella ragazza aveva qualcosa di strano.

-Che hai? Il gatto ti ha forse mangiato la lingua?

Chiese spavalda, facendo roteare la sottile lama della propria sciabola e ghignando, divertita da quella situazione.

Un secondo fremito scosse la youkai: da quando le nigen avevano le zanne? E da quando i loro occhi erano rossi?

Ma un altro colpo di spada la costrinse a distogliere la mente da quei pensieri, saltando lontano dalla ragazza.

-Ora ti farò assaggiare un po’ del mio potere!

Gridò Kagura, scagliandole contro le lame di vento.

Shao rimase ferma a fissarle sino all’ultimo momento, dopodiché allungò una mano sporca del sangue che le colava dalle ferite infertale dalla youkai e con un semplice gesto le dissolse.

-Tu non puoi battermi…

Sussurrò.

 

Un altro colpo di falce raggiunse Inuyasha, facendolo cadere a terra in un lago di sangue e facendo rotolare lontano Tessaiga, che perse subito il suo potere ritornando ad essere una vecchia katana arrugginita.

-Dannazione…

Ringhiò, pulendosi il labbro spaccato.

Kotori atterrò a pochi passi da lui, fissandolo attraverso gli occhi quasi bianchi e ripiegando le ali.

-Che c’è cagnolino? Forse ti ho fatto troppo male?

-Bastarda!

Fece per alzarsi, ma il suo corpo era tutto una ferita e come se non bastasse la spada si trovava proprio dietro allo spettro.

Se non fosse riuscito a riprenderla entro pochi attimi, era sicuro che avrebbe perso il controllo ed il suo sangue di spettro lo avrebbe di nuovo trasformato in un mostro.

-Non darti pena, cagnolino… prima che tu possa fare o diventare qualsiasi cosa, io ti manderò a fare compagnia ai dannati!

Così dicendo sollevò la falce e fece per colpire l’hanyou, ma una freccia carica di potere spirituale le passò sul braccio, provocandole un lungo taglio.

-Non lo toccare!

Gridò Kagome, incoccando un’altra freccia e prendendo la mira con estrema cura; il braccio era fermo ed i suoi occhi carichi di determinazione.

-Questo non dovevi farlo…

Sibilò Kotori, digrignando le zanne, spiegando di nuovo le ali e stringendo forte di rabbia la falce.

-KAGOME, SCAPPA!!!

Urlò Inuyasha, cercando di alzarsi, ma una forte fitta al fianco sinistro lo raggiunse facendolo ricadere rovinosamente a terra.

Kotori spostò lo sguardo dalla ragazza al mezzo demone, per poi riportarlo di nuovo sulla ragazza.

-Così tu sei Kagome… bene, vorrà dire che invece che ucciderti mi divertirò un po’ con te sotto gli occhi del tuo adorato Inuyasha!

Si scagliò contro di lei; la ragazza, con straordinario sangue freddo, scoccò la seconda freccia, che raggiunse lo spettro ad un’ala, provocando in essa un grosso buco.

Kotori fu costretta a fermarsi, portandosi una mano sulla parte colpita e ringhiando, mentre le sue zanne si allungavano ulteriormente ed i capelli neri si arricciavano come se continue scariche elettriche li attraversassero.

-La prossima volta mirerò al volto!

Gridò lei, mantenendosi impassibile.

-Sei proprio l’erede di Midoriko… solo lei avrebbe potuto procurarmi una ferita del genere oltre alla mia Signora…

Kagome la guardò confusa.

-Cosa?

 

Sesshoumaru stramazzò al suolo, con lunghi tagli lungo entrambe le braccia e una serie di grosse bruciature sui punti in cui le fruste di Kamui lo avevano colpito.

Era decisamente in svantaggio: quell’essere sembrava fatto d’aria, tutte le volte che cercava di colpirlo lui riusciva ad evitare i suoi colpi sempre all’ultimo secondo e a rispondere con un colpo altrettanto forte, che però andava sempre a segno.

Il kimono bianco del demone era strappato e sporco di sangue in molti punti e le ustioni rendevano i suoi movimenti più lenti e faticosi.

-Mi hai dato filo da torcere, devo ammetterlo, ma ora mi sono stancato… perciò metterò la parola fine a questo combattimento.

Alzò la mano destra e da essa si allungarono cinque artigli simili a finissime lame, pronto a colpirlo.

-Addio…

Sesshoumaru sorrise ironico, dopodiché prese fra le mani la Tokijin e non appena lo spirito fu abbastanza vicino, gliela conficcò nel collo, aprendovi una grossa ferita.

Kamui rimase immobile per un momento, assottigliando la pupilla sino a renderla appena una fessura, poi sorrise quasi come se avere una lama  piantata all’interno del collo fosse una cosa piacevole.

L’inu-youkai lo guardò incredulo: come faceva ad essere ancora vivo? E, soprattutto, come mai dalla ferita non fuoriusciva nemmeno una goccia di sangue?

-Allora non vuoi capire…

Sibilò.

-IO NON POSSO MORIRE!!! IO SONO GIÀ MORTO!!!

Portò una mano sull’impugnatura della spada e con un movimento rapido ne estrasse la lama, gettandola lontano.

Sesshoumaru lo fissò provando per la prima volta in vita sua la paura: nel punto in cui l’aveva colpito non c’era nessuna ferita!

Kamui rise malignamente, dopodiché riprese il suo attacco, questa volta portandolo a segno.

Lo youkai sentì le unghie dello spirito perforagli la carne come mille aghi e non poté fare a meno di provare un dolore lancinante.

-Soffri… demone… ma non preoccuparti, fra poco non sentirai più nulla…

Le fruste che teneva nell’altra mano si intrecciarono fra di loro, formando una sorta di spada.

-Ora muori!!!

 

Naraku lanciò un grido dolorante, vacillando pericolosamente e lasciando andare Sango, che cadde a terra priva di sensi.

-Dannato monaco!

Gridò, passandosi una mano sul labbro inferiore dal quale fuoriusciva un rivolo scarlatto.

Miroku si accucciò accanto alla sterminatrice e la sollevò da terra, controllando che non fosse ferita.

Nel sentire la sua voce, Sango aprì lievemente le iridi castane e cercò di mettere a fuoco le immagini davanti a lei.

-Do… dove sono?

Mormorò portandosi una mano sulla fronte.

Prima che potesse dire qualsiasi altra cosa, due braccia la strinsero così forte che le mancò per un attimo il respiro.

-Miroku?

Sussurrò, riuscendo finalmente a vedere nitidamente le sagome che sino a qualche attimo prima le apparivano come un ammasso indefinito di puntini  colorati.

-Oh Sango…

Singhiozzò lui, stringendola forte a se e piangendo per la felicità; lei ricambiò l’abbraccio con dolcezza.

-Sei salva… amore mio, sei salva!

Sango strabuzzò gli occhi, che in breve si riempirono di calde lacrime di felicità, lui l’amava… non aveva sognato, Miroku le aveva detto che l’amava…

Lo strinse forte.

-Ti amo… ti amo… ti amo…

Ripeteva, mentre il monaco le sorrideva fra i grossi lucciconi che gli solcavano il viso.

-Maledizione.

Ringhiò Naraku, alzandosi seppure a fatica.

-KAGURA!!! RADUNA GLI ALTRI E ANDIAMOCENE!!!

Ma la demone non gli rispose; allarmato, si guardò freneticamente in giro e con immensa sorpresa la vide stesa a terra davanti a Shaorin.

-INCAPACE!!! ALZATI!!!

Le urlò furente.

Nel sentire quella voce, la ragazza si voltò verso di lui e lo guardò attraverso gli occhi violacei; sorrise divertita.

-Naraku…

Sibilò, avvicinandosi a lui con passo lento.

Mano a mano che avanzava i lineamenti del suo viso si contraevano sempre di più, sino a farla sembrare un’altra persona; dai tatuaggi che portava sulle braccia cominciò a fuoriuscire copiosamente del sangue e simboli scuri comparvero come marchi sul suo viso.

-Chi sei?

Chiese l’hanyou, con una chiara nota di paura nella voce.

-Sono l’emissario di morte… il dolore… il pianto…

Ormai ciò che li separava erano solo pochi passi.

-Sono il tuo incubo…

 

Kamui ghignò malignamente, pronto a porre fine all’esistenza di Sesshoumaru che lo fissava senza ombra di paura negli occhi.

-Muori!

Stava per affondare la lama lucente nella carne dello youkai, quando sentì una presenza anche troppo famigliare.

Si voltò verso Naraku e spalancò le iridi dorate, mentre il suo ghigno si trasformava in un’espressione di pura gioia.

-Mia Signora…

Sussurrò, perdendo ogni interesse per il demone ed allontanandosi da lui.

Sesshoumaru lo fissò sbalordito: che cosa stava succedendo?

Poi un forte odore di sangue gli invase l’olfatto, e la cosa che più lo spaventava era che quell’odore era mescolato a quello di Shaorin.

-Shao…

Gemette, cercandola con lo sguardo.

 

Kagome venne scaraventata contro un albero, battendo violentemente la testa e stramazzando al suolo.

-KAGOME!!!

Urlò Inuyasha e, nonostante il dolore, si alzò in piedi e si trascinò vicino alla ragazza.

-Kagome… apri gli occhi, ti prego…

Le lacrime cominciarono a solcare il bel viso dell’hanyou, scendendo lungo le sue guance e posandosi sul volto della giovane.

-Non darti pena, cagnolino. Non l’ho uccisa… diciamo che mi sono solo divertita a giocarci…

Lui la guardò con odio profondo, stringendo il corpo privo di sensi di lei al petto quasi possessivamente.

Come il fratello prima di lei, anche lo spirito femminile sentì l’improvvisa presenza di un essere malvagio, un essere che conosceva sin troppo bene e proprio come Kamui anche sul suo viso comparve un radioso sorriso, dopodiché diede le spalle ad Inuyasha.

Il mezzo demone non provò nemmeno ad inseguirla; ora Kagome aveva bisogno di lui, e non c’era nulla all’infuori di quello.

 

Shaorin continuava ad avvicinarsi al mezzo demone, guardandolo con occhi pieni di odio.

-Tu sarai il sacrificio di sangue per la mia rinascita…

Alzò la spada, pronta a colpirlo, ma una lama di vento la raggiunse alla schiena, squarciandole la maglietta e provocandole una profonda ferita.

La ragazza stramazzò a terra, roteando gli occhi.

-SHAORIN!!!!

Urlò Sesshoumaru, cercando di alzarsi.

-Tu non ti muoverai da qui.

Kamui lo sbatté al suolo, legandogli attorno al collo una delle fruste e cominciando lentamente a succhiargli le energie.

-Ma…maledetto…

Ringhiò l’inu-youkai.

 

-SHAO!

Sango e Miroku si avvicinarono dell’amica, ma Kagura li spedì lontano attraverso un altro colpo di ventaglio.

-Dannata Kagura.

Miroku si alzò faticosamente in piedi e fece per aprire il kazana, ma un gruppo di Saimyosho li circondò.

Il monaco si fermò, riavvolgendo il rosario attorno alla mano destra: se fosse stato in buone condizioni di salute lo avrebbe aperto comunque, ma la battaglia contro Naraku gli aveva sottratto troppe energie e se per caso avesse assorbito anche il veleno sarebbe sicuramente morto.

Però, se nessuno degli altri fosse venuto in loro aiuto, avrebbe usato il kazana nonostante gli insetti; non poteva lasciare che Shao morisse in quel modo.

-Ma dove sono Kagome, Inuyasha, Sesshoumaru e Koga?

Domandò Sango, guardandosi attorno.

-Non lo so… ma se non si sbrigano ad arrivare sarò costretto ad usare il foro sulla mano destra…

-NO!!!

Esclamò con foga la sterminatrice, guardandolo attraverso gli occhi pieni di lacrime.

-Se lo fai, morirai sicuramente!!! Non ti permetterò di lasciarmi sola!!!

Gridò stringendosi a lui.

-Oh Sango…

 

Naraku fissò il corpo di Shao compiaciuto: anche se non sapeva perché, quegli occhi gli avevano provocato un brivido lungo la schiena.

E poi l’aura maligna che la avvolgeva era molto simile a quella di Kamui e Kotori, e la cosa non era per nulla rassicurante.

-Maledetto…

Sibilò la ragazza.

Naraku la fissò terrorizzato ed il silenzio cadde sui presenti.

-Tu… come fai ad essere ancora viva!?!

Kotori e Kamui la osservarono sbalorditi: ormai non avevano più alcun dubbio, quella ragazza era la reincarnazione di Shinata.

-I miei schiavi non ti hanno insegnato nulla? Non puoi uccidere chi è già morto… e nemmeno chi la morte la possiede dentro di se…

Fece per alzarsi, ma il mezzo demone le diede un forte colpo con uno dei suoi tentacoli facendola rotolare sull’erba, che in breve tempo si imbevette del sangue che sgorgava dalle molte ferite che la ragazza aveva lungo tutto il corpo.

-SHAO!!! SHAO!!!

Urlava Sesshoumaru, cercando di divincolarsi dalla stretta dello spettro, ma più si dimenava o cercava di allentare la presa della corda più quella assorbiva le sue energie.

-Sei proprio una spina nel fianco… devi morire…

Shao alzò leggermente il capo sporco di sangue, fissandolo con gli occhi ormai completamente rossi attraverso la pupilla verticale.

Digrignò i denti quando lo vide avvicinarsi.

-Dannato hanyou…

Sibilò con voce stridula.

-Non preoccuparti, presto i tuoi amici verranno a farti compagnia.

Raccolse la spada che aveva perduto durante la lotta contro il monaco, dopodiché rivolse uno sguardo divertito alla ragazza e si preparò per colpirla.

-Muori!

Fece per trafiggerla, ma prima che la lama raggiungesse la pelle di lei un forte calcio fece cadere a terra l’hanyou.

-MA COSA…

-Credevi fosse così facile sbarazzarsi di me?

Koga sorrise beffardo, nonostante una smorfia di dolore fosse presente sul suo viso e lo guardò con rancore.

Si accucciò accanto alla ragazza e la sollevò da terra, prendendola fra le braccia e macchiandosi le mani con il suo sangue, che usciva copioso dai due tagli che portava sulla schiena.

-DANNATO BASTARDO!!! COME HAI OSATO FARLE DEL MALE?!?

Naraku si rialzò a fatica, pulendosi nuovamente la bocca dal sangue.

-KAGURA, KAMUI, KOTORI, MUOVETEVI!!! CE NE ANDIAMO!!!

I due spiriti rivolsero uno sguardo indifferente ai presenti, dopodiché si avvicinarono all’hanyou assieme a Kagura.

-Ciao ciao cagnolino!

Disse con finta dolcezza lo spirito femminile, mandandogli un bacio.

-La prossima volta che ci incontreremo, demone, io ti ucciderò.

Kamui ghignò, subito imitato dalla sorella, dopodiché scomparvero avvolti da un bagliore accecante.

 

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Capitolo 23
*** Rimorsi ***


Cap

Cap. 23 Rimorsi

 

Koga si accasciò al suolo, sempre tenendo stretta fra le proprie braccia Shaorin, ancora priva di sensi.

Sango e Miroku gli si avvicinarono ed il monaco controllò le ferite della ragazza e quelle del demone lupo.

-Sei messo male Koga… Devi assolutamente riposare…

Lo youkai lo guardò con gratitudine, mentre la sterminatrice constatava che l’amica fosse solo svenuta.

In quel momento anche Kagome ed Inuyasha comparvero al loro fianco: lei aveva da poco ripreso i sensi e la fronte era invasa dal sangue a causa di una grossa ferita che le si era aperta quando era stata scaraventata contro quell’albero da Kotori; lui, che si reggeva alla ragazza, pieno di macchie scarlatte ovunque e l’aspetto palesemente dolorante.

-Kagome-chan!

Gridò Sango, buttandole le braccia al collo e stringendola, felice di vedere che, seppure con qualche ferita, erano sani e salvi.

-Sango-chan…Miroku è riuscito a liberarti.

Il monaco sorrise, dopodiché riportò la propria attenzione su Shao, che non dava ancora segni di riprendersi.

-Cosa le è successo?

Chiese Kagome, sedendosi sull’erba accanto all’hanyou.

-Non lo sappiamo… è successo come quando hanno rapito Sango… ha cominciato a comportarsi in modo strano, poi i suoi occhi hanno iniziato a cambiare colore e nonostante le ferite ha continuato a combattere sino a che non ha perso del tutto i sensi…

Tutti si guardarono preoccupati; il primo a parlare fu Koga, facendola sedere sulle sue ginocchia ed appoggiandole il capo sul proprio petto.

-È come se provasse piacere nel combattere, o più semplicemente, nel vedere spargimenti di sangue…

Kagome lo interruppe bruscamente, sebbene una forte nota dolorante fosse ben udibile nella sua voce.

-Lei non è cattiva! La conosco praticamente da tutta la vita e posso assicurarvi che non è affatto una persona malvagia!

-Non è lei, Kagome…

Questa volta a parlare era stato Miroku.

-Dire piuttosto che è una presenza dentro di lei… per tutto il tempo in cui le sono stato accanto durante il periodo trascorso a casa tua questa aura maligna non si è mai manifestata… almeno sino al giorno in cui Kotori è venuta a rapirti…

Ancora silenzio.

-Sentite…

Inuyasha prese la parola, guardando con aria triste il viso segnato da profondi tagli della ragazza che ormai aveva iniziato a considerare come un’amica.

-Io propongo di non dirle nulla… secondo me si sentirebbe in colpa…

-Mi sembra una buona idea, sebbene sia stato tu a proporla, cagnolino.

Kagome e Sango si guardarono insofferenti: non potevano mettersi di nuovo a litigare, non in una situazione come quella.

-Fhe! Grazie, lupastro.

Le due li fissarono sbalorditi, dopodiché sorrisero; forse avevano deciso che non era il caso di darsi addosso, viste le condizioni precarie in cui si trovavano praticamente tutti, fatta eccezione per Sango, visto che per buona parte del combattimento era rimasta svenuta.

Koga distolse lo sguardo dal mezzo demone e lo portò su Shaorin; ancora non dava cenno di risveglio e una profonda angoscia aveva cominciato ad impadronirsi di tutti.

-Secondo voi è

-Shaorin non è morta!

La voce gelida di Sesshoumaru scosse tutti dallo stato di preoccupazione in cui si trovavano, arrivando alle loro spalle coperto di ferite proprio come il fratello e anche da numerose ustioni.

Senza dire altro, si inginocchiò accanto a Koga con tutte le intenzioni di prendere Shao dalle sue braccia.

Dapprima il demone lupo non ne volle sapere, ringhiando contro l’inu-youkai, ma poi fu convinto da uno sguardo eloquente di Kagome.

Così, seppur riluttante, gli posò in braccio la ragazza ancora in stato di incoscienza.

Sesshoumaru gli stava profondamente antipatico, forse anche più del fratello minore, anzi, sicuramente molto più di Inuyasha!

Odiava quel suo modo di fare così freddo e menefreghista ai problemi degli altri; anche lui era un demone e di certo non brillava per il suo altruismo, ma nel caso di Sesshoumaru la cosa era esasperata talmente tanto da dargli altamente sui nervi!

Non appena fu fra le braccia dello youkai, Shaorin aprì lievemente gli occhi azzurri, dopodiché sorrise prima di perdere di nuovo i sensi.

Chinò il capo da un lato, facendo trattenere il respiro ai suoi amici.

-Non ha niente… è solo svenuta.

Il demone si avviò verso il villaggio, mentre tutti gli altri tiravano un sospiro di sollievo per poi seguire i suoi passi.

 

Kagome medicò anche l’ultima ferita di Inuyasha, che era praticamente ricoperto di bende dalla testa ai piedi.

-Stai un po’ fermo, altrimenti ti farà più male!

Gridò esasperata, cercando di disinfettare uno dei graffi che il ragazzo aveva sul volto.

L’hanyou aveva una totale repulsione per tutto ciò che si poteva definire medicinale e/o disinfettante, non mancando di mandare in bestia la ragazza che per riuscire a disinfettare anche un semplice graffio doveva compiere azioni epiche!

Come se non bastasse, quella notte era il nuviluvio e vista la sua natura di uomo, Inuyasha non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto e questo non aveva fatto altro che peggiorare ulteriormente il suo cattivo umore.

-Ma brucia!!!

Replicò, cercando di evitare il cotone imbevuto d’alcool.                                                                         

-Lo so che brucia, ma se non stai fermo ti farà più male!

Disse supplichevole la ragazza, che si convinceva sempre di più di avere a che fare con un bambino invece che con un ragazzo.

-Non ci penso nemmeno!!!

-Per favore Inuyasha, non fare il bambino e fatti medicare!

-Stammi lontana!!! Quel coso fa male!!!

Per un po’ la ragazza cercò di sopportare, ma alla fine la sua immensa pazienza si era esaurì (Inuyasha aveva l’irritante qualità di riuscire molto spesso a farla arrabbiare) e, fra un’imprecazione e l’altra, decise di lasciare il ragazzo scorbutico alle cure di Kaede.

Koga per fortuna si stava rimettendo piuttosto in fretta, grazie anche alle medicazioni di Sango e Kagome, mentre Miroku era un po’ più lento a riacquistare la salute, ma per fortuna le sue ferite erano più che altro graffi e qualche contusione, perciò anche lui era in via di guarigione.

Quella che invece preoccupava più di tutti era Shaorin, che, nonostante fossero trascorsi ormai tre giorni, non accennava a svegliarsi.

La vecchia miko aveva detto che in teoria doveva essere ormai fuori pericolo, ma aveva comunque perso molto sangue e perciò non era del tutto sicura di questa sua affermazione.

Sesshoumaru si era stabilito all’interno della capanna in cui riposava la ragazza e si era categoricamente rifiutato di lasciarsi curare le ferite dalle due ragazze.

Non che ne avesse bisogno, vista la sua natura di youkai, ma le ustioni erano piuttosto numerose e sembravano serie, quindi un impacco a base di erbe medicinali non avrebbe potuto che farlo guarire più in fretta.

Però inutile dire che ogni tentativo di convincerlo era andato a vuoto, come quelli per farlo uscire dalla capanna.

Gli unici momenti in cui acconsentiva ad abbandonare momentaneamente la sua postazione accanto al futon di Shao era quando Kagome e Sango dovevano cambiarle le bende.

Per fortuna la mattina del quarto giorno la ragazza aprì gli occhi, togliendo dall’animo di tutti un grosso peso.

-Dove sono?

Chiese, cercando di mettersi a sedere, ma un forte dolore alla schiena la costrinse a rimanere sdraiata.

Non appena la vide sveglia, lo youkai sentì gli occhi pungere.

-Sei sveglia?

Domandò quasi incredulo; la ragazza si guardò intorno ed incrociò lo sguardo del demone.

-Sesshoumaru…

Sussurrò, sorridendo dolcemente.

Ma il demone non le rispose, limitandosi a guardarla freddamente prima di alzarsi ed uscire dalla capanna.

-Ti avevo detto di stare attenta.

Commentò acido, prima di scomparire oltre la tendina che fungeva da porta.

-Sei una stupida.

La giovane lo guardò con le iridi blu piene di tristezza e di lacrime, e ignorando il dolore che le provocava anche solo muovere le dita della mano si alzò in piedi, con tutta l’intenzione di seguirlo.

-Sesshoumaru!

Lo chiamò più volte con voce sofferente e fioca, appoggiandosi allo stipite dell’entrata.

Lui si voltò appena, rivolgendole di nuovo quell’occhiata gelida che tanto le faceva male.

-Faresti meglio a tornartene a letto. Sei ferita.

-Si può sapere che diavolo ti ho fatto!?!

La ragazza aveva di nuovo quel tono arrabbiato, e se qualcuno l’avesse sentita da lontano avrebbe stentato a credere che avesse ferite tanto gravi su buona parte del corpo.

Lo youkai si sentì morire nel vedere il suo viso: non era solo arrabbiata, stava soffrendo, soffrendo per il suo comportamento che persino lui stesso considerava stupido.

-Niente, non hai fatto proprio niente!

E nemmeno io non ho fatto nulla per proteggerti…”

Fece per andarsene, ma una mano di Shao gli afferrò saldamente il polso, fissandolo con i grandi occhi blu pieni di lacrime; ma non avrebbe pianto, non davanti a lui.

-Ora spiegami perché ti comporti così.

-Ti ho detto che non ho nulla!

Nel divincolarsi da quella presa eseguì un movimento troppo brusco e la giovane perse il già precario equilibrio, cadendo a terra.

Una smorfia di dolore le comparve sul viso, sentendo alcune delle ferite riaprirsi con uno strappo.

Un gemito sommesso le scaturì dalle labbra, mentre ampie macchie di sangue si allargavano sulle bende pulite.

Sesshoumaru si sentì morire; le si inginocchiò accanto e provò ad aiutarla a rialzarsi, ma lei lo allontanò sottraendosi alle sue braccia.

-Shao io…

-No, non serve… Sai, credevo fossi diverso, credevo che la maschera indifferente che porti fosse soltanto una maschera… ma ora devo ricredermi e dare ragione a tuo fratello…

-Ti prego, lasciami spiegare…

-Non c’è proprio niente da spiegare… è stata colpa mia, che ho ingenuamente creduto che a te potesse interessare una stupida nigen…

In quel momento Koga comparve da una delle capanne e non appena vide la ragazza in quello stato, le corse accanto, aiutandola ad alzarsi.

L’inu-youkai continuò a guardarla con immensa angoscia: cosa aveva fatto? Oltre ad averla fatta arrabbiare le aveva persino fatto del male!

Si odiava.

Però il suo orgoglio non riusciva ad essere messo da parte, così il demone se ne andò correndo in silenzio, senza voltarsi.

-Shao, cosa è successo?

Le domandò piano il demone lupo.

-Nulla, veramente, sto bene…

Dopo aver pronunciato quelle parole scoppiò a piangere; Koga l’abbracciò confortante, accorgendosi così delle macchie scarlatte sulle bende.

-Cosa diavolo ti ha fatto quel maledetto? Se per caso ha osato ferirti giuro che lo ammazzo!

La ragazza lo guardò con dolcezza; il suo migliore amico, ecco cos’era diventato quel demone.

-Non preoccuparti… sono caduta e alcune ferite si sono riaperte… ma non è nulla di grave, veramente.

Koga la fece salire sulla sua schiena e, facendo attenzione ai propri movimenti, la portò all’interno della capanna della vecchia Kaede, dove si trovavano anche gli altri.

 

La miko finì di cambiarle le bende, dopodiché porse il rotolo candido a Kagome che lo ripose all’interno della cassetta del pronto soccorso.

-Come ti senti?

-Bene… ho passato giorni migliori, ma viste le mie condizioni posso dire di stare relativamente bene.

Kagome e Sango risero, Koga le sorrise e lei rispose con dolcezza.

Inuyasha li guardò sospettoso: che cosa stava succedendo fra quei due? Forse Shaorin aveva deciso di lasciar perdere il fratello e si era innamorata del lupastro… era una cosa possibile…

Continuò ad assillarsi con quei dubbi tanto da farsi quasi friggere il cervello, sino a che non decise di chiedere consiglio a Kagome.

-Secondo te So-chan si è innamorata del lupastro?

Domandò sottovoce.

La ragazza lo guardò negli occhi, credendo stesse scherzando; quando realizzò che era serio, non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere.

-Che hai da ridere?!?

Esclamò offeso, arricciando il naso.

-Scusa, ma quello che mi hai appena detto è così assurdo che non ho potuto fare a meno di ridere.

-Allora spiegami perché passano così tanto tempo a parlare! Nemmeno con Sesshoumaru si è mai comportata così!

Lei alzò gli occhi al cielo, esasperata; non che Inuyasha fosse stupido, ma a volte anche le cose più evidenti lui non riusciva a capirle.

-Sono amici, solo amici!

-No!

-Si!

-No, no e poi no!!!

Kagome aprì la bocca per replicare, dopo però ebbe un’altra idea, fantastica, un po’ cattiva ma pur sempre un’idea fantastica!

-Inuyasha…

Mormorò sorridendogli sensualmente; l’hanyou sentì un forte rossore invadergli le guance e la bocca diventò improvvisamente secca, incapace di emettere alcun suono.

-A CUCCIA!!!

Il mezzo demone si ritrovò spiaccicato al suolo.

-A… ahia…

Gemette, ancora coperto dalle bende e muovendo involontariamente le orecchie canine, intenerendo il cuore della ragazza.

Gli si accucciò accanto, dopodiché gli prese il viso fra le mani e gli baciò teneramente le labbra.

Miroku rivolse loro uno sguardo saccente, poi si avvicinò a Sango e le cinse la vita con le braccia, stringendola dolcemente.

Lei si lasciò abbracciare, ma controllò attentamente che le mani del monaco rimanessero sul suo ventre e non prendessero iniziative proprie.

L’houshi le diede un affettuoso bacio sulla guancia, facendola arrossire leggermente.

-Oggi sei anche più bella del solito…

Le sussurrò ad un orecchio.

-Vuoi dire che sono bella quando ho un livido grosso come una padella dietro il collo e varie escoriazioni lungo il corpo?

Rispose ironicamente, apprezzando però il complimento.

Shaorin osservò gli amici con occhi tristi e sospirò rumorosamente, mentre un velo di malinconia le annebbiava lo sguardo.

Il demone lupo se ne accorse e le andò vicino, passandole affettuosamente un braccio intorno alle spalle e scrollandola, nel tentativo di tirarle su il morale evidentemente a terra.

-Dai So-chan… cerca di sorridere…

La ragazza tentò un mezzo sorriso, ma ciò che le riuscì fu solo una brutta smorfia; Koga storse il naso.

-Scusami, Ko-chan… non sono dell’umore giusto…

Ma lui non sembrava intenzionato a demordere dal suo intento.

-Tu riderai, su questo sono irremovibile.

Una lieve risata scaturì dalle labbra morbide della ragazza ed un sorriso soddisfatto comparve su quelle dello youkai.

-Vedi che ci sono riuscito?

-Grazie… sei veramente un amico.

Lo strinse forte, appoggiando il capo d’oro fuso nell’incavo del suo collo e lasciando che il giovane lupo le desse un bacio sulla fronte bendata.

 

 

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Capitolo 24
*** Amore ***


Cap

Cap. 24 Amore

 

Kagome si sedette sul futon della sua capanna, stiracchiandosi e emettendo un rumoroso e grande sbadiglio.

-Stanca?

Inuyasha alzò lievemente la tendina e guardando il viso assonnato della ragazza con un tenero sorriso.

-Che ci fai qui a quest’ora? Credevo dormissi da un pezzo…

Chiese lei, riponendo in un angolo lo zaino giallo ed estraendone un pigiama di cotone rosa con disegnate alcune rose bianche; l’hanyou lo osservò per un attimo con aria sospettosa, poi realizzò che probabilmente era quella cosa che Kagome usava nella sua epoca per andare a dormire… pigiaqualcosa…

-Niente bacio della buona notte?

Domandò deluso.

-Scusami… Inu-chan.

Gli posò un dolcissimo bacio sulle labbra, che ben presto cominciò ad essere più profondo: le loro lingue entrarono nelle reciproche bocche, intrecciandosi e giocando fra di loro per lunghi minuti.

Kagome adorava baciare Inuyasha: ogni volta era un qualcosa di speciale, un qualcosa che avrebbe per sempre conservato gelosa nel proprio cuore, come una sorta di tesoro di cui solo loro erano a conoscenza.

I suoi baci erano dati con foga, la stessa che lui utilizzava durante le battaglie contro i demoni, soltanto che la utilizzava non per fare del male, bensì per regalarle attimi indimenticabili.

Si staccarono per un momento, posando le fronti l’una sull’altra e fissandosi intensamente negli occhi.

Si baciarono ancora, e mano a mano che i minuti trascorrevano entrambi sentivano dentro di loro accendersi un nuovo sentimento, che era completamente diverso dalla dolcezza o dall’amore, ma viaggiava sulla loro stessa linea.

Era la passione; una passione bruciante, che si accendeva ogni volta che i loro colpi si sfioravano.

-Kagome…………………

Mormorò lui, allentandosi appena dalle sue labbra.

-…………… Si?

-……………Dovremmo andare a dormire…………

Fece per andarsene, ma la ragazza lo tirò nuovamente a se, stringendogli le braccia attorno al collo.

-Non ho molto sonno…

Gli sussurrò sulle labbra, facendolo arrossire.

Lo baciò ancora, solleticandogli il palato con la lingua e mordicchiandogli il labbro inferiore.

-Nemmeno io…

Le passò le braccia attorno alla vita e fece aderire il torace di lei al proprio, sentendo i suoi due seni appoggiarsi sulla stoffa del kariginu.

Si staccò dalla bocca della nigen e cominciò a scendere lungo il collo, baciandone e mordendone la pelle morbida e bianca.

Kagome avvertì un forte calore invaderle in corpo, come se quella passione si stesse lentamente impadronendo di lei.

Inuyasha si avvicinò al futon, sedendosi su di esso e facendole cenno con una mano di stendersi accanto a lui.

Lei gli si inginocchiò di fronte, portandosi una mano alla casacca della divisa e cominciando a slacciarne i bottoni.

Per un po’ l’hanyou rimase a guardarla come ipnotizzato, poi le chiese di fermarsi e prese il suo posto, sbottonandole adagio la maglia con le dita artigliate.

Quando essa scivolò a terra, il mezzo demone rimase letteralmente incantato a contemplare la bellezza della ragazza: aveva un seno bellissimo, prosperoso eppure sodo e rotondo.

Kagome gli si avvicinò ancora, posando le mani sulla casacca di lui e accarezzandola sensualmente.

Come ad interpretare i suoi pensieri, Inuyasha se la sfilò rapidamente e la gettò in un angolo, rimanendo a torso nudo.

La ragazza lo fissò, sentendosi avvampare: era perfetto! Gli addominali scolpiti, la pelle dorata dal sole…

Una forte scossa elettrica l’attraversò quando lui la baciò di nuovo, con passione bruciante, immensa, alimentata ulteriormente dall’immenso amore che provava nei suoi confronti.

Le mani del mezzo demone cominciarono a scendere lungo la sua schiena, massaggiandola con movimenti circolari sino ad arrivare alla chiusura del reggiseno.

In un attimo anche quello cadde sul pavimento di legno, lasciando i seni della ragazza completamente esposti alla vista dell’hanyou.

Dalla sua schiena, le dita di lui si spostarono sul suo ventre, risalendo verso i dolci pendii di lei e, quando vi furono sopra, accarezzandoli con estrema delicatezza, quasi avendo paura di sporcare quella pelle così meravigliosa e perfetta ai suoi occhi.

Kagome reclinò il capo all’indietro, mentre piccoli gemiti sommessi scaturivano dalla sua bocca sotto quel tocco.

Si strinse forte al mezzo demone, che perse l’equilibrio e cadde all’indietro sul futon, con la ragazza stretta al suo petto.

Si guardarono intensamente negli occhi, sorridendo con i visi arrossati ed i respiri che si facevano sempre più irregolari ed affannati.

 

Inuyasha continuava a baciarla sul collo, sul petto, sui seni che teneva ancora fra le mani, accarezzandoli.

La ragazza cominciò a strusciarsi contro di lui, cercando di approfondire quel contatto così intimo con lui.

-Ora ti torturerò un po’…

Disse lei, con aria furba e uno sguardo malizioso che faceva risplendere i suoi occhi color ametista.

-Cosa vuoi fare?

-Ti piacerà, non preoccuparti.

Si staccò leggermente dal suo corpo e scese lungo le sue addominali, baciandoli e leccandoli con l’intento di aumentare l’eccitazione dell’hanyou; la cosa sembrò funzionare piuttosto bene.

Quando arrivò ai calzoni, li sfilò con un movimento lento, dolce, quasi a voler prolungare l’attesa.

Nel momento in cui essi caddero accanto ai suoi indumenti, Kagome osservò con occhi scintillanti il fisico perfetto del ragazzo, assaporandone ogni minimo dettaglio, dopodiché prese con una mano la virilità di lui e cominciò a toccarlo gentilmente con le dita.

Il respiro del mezzo demone continuava ad accelerare, mentre la ragazza cominciava a muovere ritmicamente il polso, sempre più velocemente sino a che un gemito di piacere non fuoriuscì dalle labbra di lui.

Kagome sorrise e ritornò sulle sue labbra, baciandolo con estrema dolcezza e delicatezza.

Inuyasha strinse al petto la ragazza, accarezzandole la morbida pelle con le mani artigliate, senza però graffiarla o farle del male.

-Devo ricambiare il favore…

Le sussurrò all’orecchio con voce calda e roca, soffiandole sensualmente aria calda sul collo e facendola rabbrividire fra le sue braccia.

-Fidati di me…

Le tappò la bocca con un lungo bacio, mentre la sua mano destra le sfilava la gonna che ancora indossava e si intrufolava dentro gli slip, cominciando ad lambire la parte più intima di lei.

La giovane abbracciò ancora di più il ragazzo, sentendo il piacere pervaderla come una grande ondata di calore.

Un grido appagato le sfuggì quando sentì due delle dita che la stavano toccando entrare all’interno della sua femminilità e la stretta che la legava ad Inuyasha divenne più forte sino a che quel forte appagamento non si fu esaurito e che lui non ebbe ritirato la mano.

Ritornarono a baciarsi, quasi volendo allungare l’attesa per quell’unione che li avrebbe resi completi l’uno nell’altra.

Il mezzo demone esitava, continuando le sue carezze e assaporando la pelle di lei con dolcissimi baci; sapeva che quando sarebbe entrato dentro di lei le avrebbe fatto inevitabilmente del male, perciò preferiva rimandare.

-Inuyasha…

Mormorò lei, smettendo per un momento di baciarlo.

-Si?

-Non avere paura… io non ne ho…

-Ti farò male, e io non voglio…

-Lo so, ma un piccolo dolore non potrà rovinare quello che ci ha uniti questa notte…

Lui la guardò in viso: aveva gli occhi lucidi, le guance arrossate ed i capelli lievemente arruffati, ma era comunque bella da morire.

La fece scendere dal suo corpo e si sdraiò sopra di lei, cercando di fare il più piano possibile.

Le aprì lentamente le gambe, accarezzandola con quella dolcezza che solamente lui conosceva e si posizionò al centro di esse, facendo aderire i loro bacini.

I loro corpi si incastravano perfettamente, come due tasselli di un puzzle fatti per essere l’uno il completamento dell’altro.

Entrò dentro di lei con tutta la delicatezza di cui era capace, con una spinta lieve e nella maniera più delicata che conosceva, ma nonostante questo non poté fare a meno di notare una goccia di luce che scese lungo la guancia della ragazza.

Con un dito la scacciò via, dopodiché le baciò le labbra carico di tenerezza, cominciando a muoversi all’interno del suo corpo.

Una sensazione meravigliosa pervase entrambi, come a suggellare quell’unione che entrambi desideravano sin dal primo istante in cui i loro sguardi si erano incontrati.

Kagome gli strinse le braccia attorno al collo, gemendo sommessamente e invocando il suo nome in maniera tanto dolce da farlo impazzire; adorava sentire quel nome pronunciato dalla voce di lei, e ora che lo diceva con quel tono basso e rotto dal piacere lo appagava ancora di più, lasciando che la sua mente si perdesse negli angoli più nascosti di quel mondo in cui esistevano solo lui e Kagome, la ragazza che amava.

 

Kagome sentì un forte dolore quando Inuyasha entrò dentro di lei, e per quanto si fosse sforzata di resistere dal singhiozzare, una lacrima le sgorgò dall’occhio destro.

Fu però solo un momento, perché subito dopo avvertì un piacere fortissimo invaderla completamente.

Si strinse ancora più forte a lui, quasi avendo paura di abbandonare quel contatto così intimo.

Si sentiva completa, felice, in pace col mondo e con se stessa e tutta l’angoscia ed il dolore che l’avevano perseguitata durante i mesi precedenti erano ormai lontani, quasi impercettibili, come un ricordo sfocato, così distanti da sembrare una sorta di brutto sogno che la sua mente aveva rinchiuso nei recessi della memoria.

Reclinò all’indietro il capo nero come la notte, sfiorando le mani di Inuyasha e la propria pelle con le punte dei capelli.

Sentì una delle mani salire sino alla nuca e li premerla dolcemente verso la bocca dell’hanyou, mentre le loro lingue continuavano a giocare fra di loro muovendosi velocemente all’interno delle loro bocche.

Gemiti appagati le sfuggivano di tanto in tanto, quando le sue labbra si separavano da quelle di Inuyasha e non appena sentiva il caldo respiro di lui sul suo viso, le veniva la pelle d’oca.

Avvertì l’hanyou cominciare a muoversi dentro di lei, dapprima con movimenti dolci e ritmici, che mano a mano aumentavano di intensità, provocandole sensazioni meravigliose, che si andavano ad aggiungere al grande piacere che lentamente divorava entrambi.

Gli attimi trascorrevano a rallentatore, come se il tempo avesse diminuito la sua velocità per permettere ai due amanti di gustarsi sino in fondo quei momenti meravigliosi.

I loro respiri erano sincroni, sino a sembrare un unico suono che si diffondeva sommesso per la stanza, inondando la calma della notte.

Ogni respiro di lui era per l’hanyou come affondare il naso in un mazzo di rose freschissime: il profumo di Kagome sapeva di rose e di acqua fresca, che tutte le volte che gli era vicina lo avvolgeva con dolci carezze, e in quel momento in cui erano un’unica cosa era come se quell’odore fosse parte di lui, in eterno mescolato al proprio.

Anche la ragazza riusciva a sentire quello di Inuyasha; sebbene il suo olfatto non fosse sviluppato come quello di lui, ora che la sua pelle era così vicina alla propria aveva i sensi avvolti da quel profumo così buono, e più lo baciava più riusciva a sentirlo.

-Inuyasha…

Ripeté ancora una volta, con un tono di voce così armonioso che il mezzo demone non poté fare a meno di stringerla forte tra le braccia, mentre quelle meravigliose emozioni cominciavano ad affievolirsi.

Lentamente lui abbandonò il corpo di Kagome, cercando di far piano.

I due ragazzi si distesero l’uno accanto all’altra, abbracciati, guardandosi intensamente negli occhi.

Si sorrisero dolcemente, poi lei appoggiò il capo arruffato sul petto del mezzo demone, che le baciò lievemente la fronte ed appoggiò il mento su di essa, respirando ancora una volta prima di addormentarsi il profumo della ragazza e sentendosi finalmente completo.  

Glielo avrebbe detto, non appena si fossero svegliati le avrebbe dichiarato i suoi sentimenti.

In fondo ora erano una cosa sola, un solo spirito, un solo corpo, unito eternamente dal vincolo dell’amore reciproco, anche se non ancora dichiarato, sempre forte.

La strinse al suo petto, poi chiuse gli occhi e lasciò che Morfeo li accogliesse fra le sue braccia.

 

Un grido stridulo e pieno d’odio e ira irruppe nella notte, arrivando sino alle fredde stelle.

La miko strinse fra le mani la lunga e candida manica, mentre il viso freddo e pallido si trasformava in una maschera di rancore, che le contraeva i lineamenti.

Come aveva potuto farle una cosa simile?!? E per di più con quella mocciosa che altro non era che una sua brutta copia!

Un altro urlo sgorgò dalle sue labbra, lanciando un altro sguardo ad Inuyasha e Kagome, abbracciati e addormentati.

Sorridevano, e vederli così felici non fece che aumentare la rabbia dentro di lei; il sangue le ribolliva.

Kikyo digrignò i denti e strinse ancora la manica.

Maledetta Kagome, come aveva osato toccare il suo adorato hanyou!?! Come aveva potuto?!?

Ma non gliela avrebbe lasciata passare liscia, non questa volta.

Non le importava nulla se quell’idiota di Naraku preferiva aspettare, non appena il sole fosse tramontato il giorno seguente lei l’avrebbe rapita e consegnata a lui.

Un sorriso maligno le comparse sulle labbra livide.

Prima però avrebbe fatto in modo che quello che era accaduto fra lei ed il suo Inuyasha diventasse un ricordo orribile, così quei due si sarebbero odiati ed il suo piano per andare all’inferno con lui si sarebbe realizzato.

Rise, una risata malvagia, piena di compiacimento per le immagini di Kagome in lacrime che le vorticavano nella testa.

-Inuyasha…

Sussurrò, rivolgendo un’ultima occhiata ai due amanti che dormivano beatamente l’uno fra le braccia dell’altra.

-Tu sarai mio, anche a costo di uccidere quella mocciosa con le mie stesse mani e poi trascinarti all’inferno…

Rise di nuovo, dopodiché voltò le spalle al villaggio dove era nata e cresciuta per addentrarsi all’interno della foresta.

 

 

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Capitolo 25
*** Brutto presentimento ***


Cap

Cap. 25 Brutto presentimento

 

I raggi dell’alba filtrarono attraverso l’entrata della capanna ed uno di essi colpì Shaorin in pieno viso.

La ragazza aprì lievemente le iridi blu mare e si portò una mano alla fronte, stiracchiandosi sul letto.

Fece per alzarsi, quando si accorse di avere Rin accoccolata in grembo che ancora dormiva beatamente, stringendo fra le mani un lembo della sua maglietta.

Delicatamente e facendo attenzione a non svegliarla, la prese in braccio e la distese sul suo futon con delicatezza, dopodiché le sfiorò il viso con una lieve carezza.

Sorrise teneramente.

Quella bambina era così adorabile! Tutte le volte che l’aveva accanto le veniva voglia di abbracciarla e di coccolarla, cosa che per lo più accadeva, visto che la piccola si era affezionata tantissimo a lei.

Il suo sorriso si fece più luminoso, ma un altro raggio la raggiunse, come chiamandola fuori.

Silenziosa come un gatto uscì dalla capanna, muovendo attenta i passi sul legno: se Rin, Sango e Shippo avevano il sonno pesante, a Koga invece bastava anche il minimo rumore per scattare in piedi.

Era sorpresa che non si fosse svegliato non appena aveva adagiato la bimba sul letto; o forse era sveglio, ma non voleva disturbarla e così aveva fatto finta di essere ancora addormentato.

Ecco un altro particolare di quell’epoca che adorava: li si era fatta un sacco di amici, mentre da quando erano morti i suoi genitori nell’era moderna aveva sempre avuto problemi a socializzare.

Certo, le sue compagne di classe la consideravano una persona simpatica e gentile e spesso si confidavano con lei, ma per quanti sforzi facesse le uniche persone di cui riusciva a fidarsi erano Kagome e Yakumo.

Invece li era riuscita a trovare persone di cui si fidava, e per di più ora aveva anche un migliore amico… Koga della tribù dei demoni lupo.

Non appena appoggiò i piedi sull’erba ancora umida di rugiada la luce dorata del sole del mattino la invase, infondendole nuovo calore e facendo risplendere i suoi capelli.

Respirò a fondo, sentendo l’odore della terra umida e dei fiori che erano sbocciati tutti intorno.

Si riempì i polmoni di quel profumo, assaporandone più che poteva e posando lo sguardo sulle cime degli alberi che si erano tinte di rosso e oro, mentre la stessa luce faceva brillare i suoi occhi.

-Buongiorno mondo…

Sussurrò allargando le braccia per poter filtrare meglio quel fulgore che sgorgava dal sole e che le provocava così tanta gioia.

-Ti piace il sole?

Koga uscì dalla porta e le sorrise.

-Lo adoro! È come un’infusione di buon umore per me… quando il tempo è bello è difficile che mi senta triste.

Si stiracchiò ancora.

-Ieri c’era bel tempo, eppure eri triste.

-Infatti ho detto che è difficile, ma non impossibile…

Le ultime parole morirono in una sorta di singhiozzo e così il demone lupo le passò le braccia sul ventre e la strinse a se, dandole un candido bacio sulla guancia.

-Forza So-chan, vedrai che riuscirai ad uscirne.

La cullò fra le sue braccia, dondolandola con dolcezza e appoggiando il capo nell’incavo del suo collo.

-Grazie… sei un amico.

Gli disse lei, trovando in quell’abbraccio un senso di protezione che aveva provato solo con Sesshoumaru.

-Un amico?

-Ok, ok… il mio migliore amico!

Esclamò allontanandosi dal giovane lupo; lui la riprese fra le braccia e cominciò a farle il solletico.

Shao, che lo soffriva da morire, cercò di divincolarsi dalla stretta di Koga, ma lui non aveva intenzione di lasciarla andare e continuava a giocare con lei ignorando volutamente le preghiere della ragazza.

-Dai Ko-chan lasciami!

-No!

-Ti prego…

Mormorò, assumendo l’espressione di “cucciola spaventata”, sapendo che il demone non avrebbe resistito a quella faccia.

Difatti, fra uno sbuffo e un lamento, lui la lasciò andare e la fissò divertito: si era affezionato a quella ragazza ed il tempo che trascorreva in sua compagnia era decisamente piacevole.

-Koga, posso farti una domanda?

Chiese lei, diventando improvvisamente seria in volto.

-Certo.

Shao lo guardò con occhi indecisi, mordendosi nervosamente il labbro inferiore e cominciando a girarsi i capelli attorno alle dita.

-Senti… cosa ne pensi di Kagome-chan e Inu-chan, insieme intendo…

Il lupo aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse subito dopo come se le parole si fossero improvvisamente cancellate dalla sua testa.

Rimase in silenzio per qualche attimo, dopodiché si passò una mano fra i capelli neri e sorrise rassegnato.

-Anche se la cosa non mi va giù, ormai l’ho accettato…

Respirò a fondo, deglutendo rumorosamente; Shao gli regalò uno di quei sorrisi che gli alleggerivano il cuore.

-Perché, per quanto mi possa sforzare, Kagome ama Inuyasha… per lei sono solo un buon amico… ci sto male, è vero, ma se è un buon amico quello che vuole da me è quello che sarò.

Ricambiò il sorriso della ragazza con affetto; le voleva veramente bene, come amica naturalmente, ma era comunque una delle persone più importanti della sua vita.

-La sai una cosa?

Lui la guardò attraverso gli occhi azzurri, specchiandoli in quelli blu di lei con ritrovata allegria.

-Cosa?

-Ti voglio bene.

Shaorin rimase a fissarlo stupita, poi sorrise e gli andò incontro, buttandogli le braccia al collo e stringendosi a lui.

-Anch’io te ne voglio tanto!

Gli baciò la guancia, inondando le narici con il suo strano profumo.

Rimasero in quella posizione per molti minuti, ma improvvisamente lo sentì irrigidirsi ed un ringhio uscì dalle labbra del demone lupo.

Seguì il suo sguardo con gli occhi e fissò esterrefatta la figura che si stava avvicinando come un fantasma: era praticamente la fotocopia di Kagome, solo che quella ragazza aveva i capelli più lunghi ed il viso freddo, privo di espressione come i suoi occhi.

-Kikyo…

Sussurrò, allontanandosi da Koga ma continuando a stringergli la mano con la propria.

-Tu devi essere la nuova ragazza… mi avevano detto che eri bella, ma a me sembri solo diversa…non se ne sono mai viste di ragazze con quel colore di capelli…

Disse velenosa, cercando palesemente di irritarla: già non sopportava la sua reincarnazione, figuriamoci le sue sciocche amichette!

Ma Shaorin non era una stupida e aveva imparato a controllare le proprie emozioni ormai da tempo; sorrise alla sacerdotessa, fermando Koga dal saltarle addosso.

-Stai calmo… me la sbrigo io…

Gli sussurrò all’orecchio.

-Va bene, ma se ti insulta ancora una volta la rispedisco all’inferno da dove proviene…

La ragazza riportò la sua attenzione sulla miko, dopodiché fece un leggero inchino e la fissò dritta negli occhi, guardandola con aria di sfida.

-Voi dovete essere Kikyo-sama… il mio nome è Shaorin Hikimune… anch’io sapevo che somigliavate molto a Kagome-chan, ma ora sono costretta a ricredermi…

Fece una breve pausa per infondere maggior effetto alle proprie parole; un sorriso compiaciuto le apparve sulle labbra.

-Voi siete solo la sua copia…

Koga rise, mentre una fiammata di rabbia balenava nelle iridi color ghiaccio della sacerdotessa e Shao se ne andava subito seguita dallo youkai.

-Certo che sei perfida quando ti ci metti!

Esclamò divertito.

-Lo so.

 

Kagome sbadigliò rumorosamente, stiracchiandosi sul futon e sbattendo le palpebre.

Cercò di alzarsi, ma si ritrovò stretta al petto di Inuyasha che appena aveva provato ad allontanarsi da lui aveva aperto gli occhi e ora la stava fissando con dolcezza.

All’inizio lei si stupì di quella posizione, poi ricordò gli avvenimenti della notte precedente e regalò all’hanyou un tenero sorriso, che lui ricambiò con un bacio sulle labbra.

“Io ieri notte ho fatto l’amore con Inuyasha…”

Pensò al colmo della felicità.

-Ciao…

Sussurrò lei.

-Ciao tesoro mio…

Inuyasha la osservò con le calde iridi ambrate, contemplando la pelle dal pallore lunare della ragazza illuminata dalla luce dorata del sole del mattino come ipnotizzato dalla sua bellezza.

Difatti erano entrambi ancora nudi e le coperte se ne stavano ammucchiate assieme ai loro vestiti in un angolo della loro capanna.

Una folata di vento entrò dalla finestra e Kagome rabbrividì, stringendosi forte al corpo del mezzo demone cercando di scaldarsi con il suo calore.

Lui le sorrise e le cinse le spalle con le braccia, avvolgendola in un amorevole abbraccio e baciandole la fronte.

Affondò il viso fra i capelli color ebano della ragazza, annusando il suo dolce profumo e respirandone il più possibile, ma al suo naso arrivò anche un altro odore, che lo fece irrigidire come un pezzo di legno.

Kagome se ne accorse.

-Cosa c’è?

Ma lui non rispose, continuando a lanciare occhiate furtive fuori dalla finestra con aria ansiosa.

-Inuyasha? Inuyasha!

La voce della ragazza lo riportò alla realtà.

-Ehm… ah, si… cosa?

-Si può sapere cosa c’è?

Lei gli rivolse uno sguardo preoccupato: cosa gli stava succedendo? Era come se qualcosa lo distraesse.

-No… niente… davvero, non ho niente…

Abbozzò un sorriso.

Cosa diavolo ci faceva Kikyo al villaggio? Naraku era ancora in vita, perciò non poteva essere li per chiedergli di mantenere la promessa di morire con lei… o forse si?

Una scossa di paura gli pervase il cuore: se la miko gli avesse chiesto di tener fede a quella promessa, come avrebbe fatto a spiegarlo a Kagome? Avevano fatto l’amore, come poteva lasciarla dopo quello che era successo fra loro? Come poteva abbandonarla così?

No, non lo avrebbe fatto! Era ora di chiarire le cose una volta per tutte: avrebbe preso da parte la sacerdotessa e le avrebbe spiegato che lui desiderava restare accanto a Kagome e che perciò non sarebbe più morto con lei; non poteva e non voleva andare via da Kagome, lui l’amava più di qualsiasi altra cosa e le sarebbe rimasto accanto per tutta la vita.

-Sicuro?

-Si, non preoccuparti.

Si alzò bruscamente per andare a vestirsi, facendo ondeggiare il rosario che Kaede gli aveva messo intorno al collo tanti mesi prima, all’inizio della loro avventura.

Una ventata di nostalgia invase il suo animo, ripensando a quando erano solo loro due a viaggiare.

I suoi ricordi volarono lontani, mentre si infilava la casacca del karinginu scarlatto e sistemava le pieghe su di essa con rapide passate della mano destra.

Kagome continuava a non capire il perché di quel comportamento, ma se c’era qualcosa che non andava lui gliene avrebbe parlato, perciò decise di passarci sopra e di non farne una questione di stato.

Si alzò anche lei e gli si avvicinò, chinandosi per raccogliere la sua divida: il ciondolo a forma di cuore dondolò ed emise un lieve luccichio, colpito da un raggio di luce.

Inuyasha lo guardò con la coda dell’occhio e nel vedere che lo indossava ancora si sentì pieno di felicità.

-Inuyasha…

La voce di Miroku richiamò l’attenzione di entrambi, che finirono di vestirsi il più velocemente possibile e cercarono di assumere un’aria il più disinvolta possibile.

-Entra pure.

Il monaco sollevò la tendina che fungeva da porta e sbirciò all’interno della stanza, rivolgendo ai due un’occhiata eloquente, ma riassunse subito un’espressione seria.

-Dovresti uscire un momento… da solo…

L’hanyou annuì, mentre Kagome cercava di dare una risposta a quel comportamento così strano.

-Miroku, potresti farmi un favore?

Sussurrò all’houshi uscendo.

-Certamente.

-Ti prego, tieni Kagome qui dentro. Non voglio che lei e Kikyo si incontrino… ho la brutta sensazione di sapere perché è qui.

Scomparve attraverso la porta; la ragazza gli rivolse uno sguardo del tipo: “o mi spieghi cosa sta succedendo o ti ammazzo” e Miroku rise istericamente.

Affrontare Kagome arrabbiata era l’ultima cosa che voleva, perciò si affrettò a chiamare Sango e Shaorin a dargli man forte.

 

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Capitolo 26
*** Una promessa da mantenere ***


Cap

Cap. 26 Una promessa da mantenere

 

Inuyasha mosse qualche passo verso la radura: un sole alto e radioso spendeva fulgido in un cielo senza nuvole e la sua luce lo costrinse a socchiudere appena le iridi ambrate.

Si era alzato un leggero vento ed al suo olfatto giungevano sia l’odore di Kagome che quello di Kikyo; l’hanyou respirò a fondo, cercando di sembrare sicuro di se e delle proprie azioni.

Non che fosse ancora indeciso, lui amava Kagome e su quello non c’era più alcun dubbio, ma affrontare Kikyo era come doversi di nuovo confrontare con un passato da cui era sicuro di essere riuscito a sfuggire.

Camminò ancora per qualche metro; i suoi passi emettevano un mormorio sordo, ammorbidito dalla rugiada che si trovava ancora sul prato e sentiva i fili d’erba solleticargli la pianta dei piedi.

Si fermò all’ombra del Goshinboku; Kikyo era li ad aspettarlo, lo sapeva, eppure quando la vide uscire da dietro il tronco dell’albero una morsa gli strinse le viscere.

Gli occhi di lei lo fissavano come due specchi gelidi, in cui lui poteva vedersi riflesso; però la sensazione che gli diede vedere il proprio volto in quelle iridi color ghiaccio non fu affatto piacevole, anzi, un brivido freddo gli percorse tutta la spina dorsale.

-Ciao Inuyasha…

Disse Kikyo sorridendo, mentre nei suoi occhi si accendeva una luce strana, malvagia e allo stesso tempo compiaciuta.

Presto, molto presto il suo Inuyasha sarebbe stato nuovamente suo e quell’insulsa nigen sarebbe stata costretta ad andarsene e a ritornare nella sua epoca, così lei avrebbe avuto di nuovo campo libero.

-Ki… Kikyo…

Sussurrò lui con voce bassa e rauca.

Perché diavolo si era messo in quella situazione? Ormai erano mesi che sapeva di essersi innamorato di Kagome e nonostante tutto continuava a mancare del coraggio necessario per dire alla miko la verità.

-Mi fa molto piacere vederti, Inuyasha… è passato molto tempo dal nostro ultimo incontro.

La sua voce era suadente, dolce… quasi come un canto, un canto ingannatore però, che aveva come unico fine quello di confondere la mente del mezzo demone di modo da potersene servire a suo piacimento.

Mosse qualche passo verso di lui, mentre un leggero vento le sollevava le pieghe del kimono ed i lunghi capelli neri ondeggiavano sotto i suoi capricci, coprendole parzialmente il viso.

L’hanyou respirò a fondo e l’odore della miko si intrufolò all’interno del suo olfatto, ma nessuna ondata di nostalgia invase i suoi sensi; ormai nel suo cuore c’era solo una persona e non era Kikyo.

Nel frattempo lei gli era arrivata di fronte e lo fissava con falsa dolcezza, cercando di far leva sui ricordi del mezzo demone da non dargli così via di scampo alla sua richiesta.

Lui la guardò dritto negli occhi; ormai non aveva più paura di farlo.

-Se… senti…

Cominciò un po’ incerto, ma la ragazza lo interruppe, avvicinandosi ulteriormente al suo volto; ormai ciò che li divideva era poco più che un respiro.

-Non dire nulla… amore mio, non dire nulla…

Fece per baciarlo, ma Inuyasha la scostò appoggiando le proprie mani sulle spalle della sacerdotessa, dandogli l’opportunità di parlarle con calma e impedendole così un possibile secondo tentativo.

Questa volta non avrebbe esitato, questa volta non si sarebbe lasciato sopraffare dai ricordi, per quanto dolci o dolorosi potessero essere.

Sapeva che se non avesse chiarito quell’orribile situazione in cui si era ficcato con le proprie mani Kagome, la sua adorata Kagome, avrebbe sofferto, e l’ultima cosa che voleva era far soffrire la ragazza che amava.

Era vero che in un tempo lontano lui e la sacerdotessa si erano voluti bene, ma ciò che ora lo legava a Kagome era ben più che semplice affetto.

Quello che lui sentiva per Kagome era amore! Amore, un amore immenso, dolce, tenero, che lo legava eternamente alla ragazza.

-No.

Disse con fermezza; Kikyo urlò dentro di se dalla rabbia.

-Noi dobbiamo parlare, Kikyo… noi… tu e io…

Lei lo fermò di nuovo, questa volta con aria seria.

-Si, hai ragione.

Fece una pausa, poi parlò di nuovo.

-Sono venuta sin qui per chiederti di mantenere la tua promessa.

 

-Ora voi mi spiegate perché Inuyasha è fuori da dieci minuti e non è ancora tornato!

L’espressione furente di Kagome fece rabbrividire il monaco e la sterminatrice, mentre Shaorin cercava nel suo cervello una scusa plausibile.

Di certo non poteva dirle: è uscito perché Kikyo è venuta qui al villaggio, noi non sappiamo perché però sembrava essere una cosa importante.

Non solo si sarebbe arrabbiata ancora di più, ma avrebbe prima ucciso tutti loro e poi si sarebbe catapultata fuori dalla capanna per disintegrare la miko e Inuyasha.

-Allora?

Chiese con una chiara nota di ira nella voce, tamburellando nervosamente le dita della mano sinistra sul pavimento.

-Ehm… lui è… è uscito…

-Questo lo so! Voglio sapere perché è uscito!!!

Era sull’orlo di una crisi di nervi: non solo l’amore della sua vita l’aveva mollata li come una scema dopo aver fatto l’amore con lei, ma quelli che a regola avrebbero dovuto essere i suoi migliori amici cercavano di prendere tempo ed evitavano in tutti i modi le sue domande.

-Perché… ehm…

Shao si passò nervosamente una mano fra i capelli dorati, mentre tentava invano di inventarsi una balla che potesse risultare se non credibile, almeno probabile.

Cercò con lo sguardo il sostegno di Miroku e Sango, ma anche loro erano nella medesima situazione.

A nessuno veniva in mente niente.

Kagome sbuffò, irritata dal comportamento degli amici; non era una sciocca, sapeva benissimo che almeno uno di loro conosceva il motivo per cui Inuyasha era uscito, ma a quanto sembrava nessuno di loro aveva intenzione di rivelarglielo.

-Ecco… lui doveva…

La voce di Sango era flebile e tremante; se non temeva di affrontare i demoni che erano anche il triplo di lei, poteva affermare in tutta tranquillità che anche solo l’idea di dover fronteggiare l’amica arrabbiata le faceva venire i brividi!

-Lui doveva fare una commissione per Kaede-sama!

Le tre ragazze fissarono l’houshi, voltando tutte il capo contemporaneamente: Shao e Sango avevano gli occhi sbarrati, mentre Kagome lo guardava poco convinta.

Non era una stupida, capiva quando quello che usciva dalla bocca dei suoi amici era una frottola, ma vista l’espressione soddisfatta di Miroku per essere riuscito a concepire un’idea, poco credibile, ma pur sempre un’idea nell’arco di quasi un quarto d’ora, decise di non insistere.

In fondo, se per caso Inuyasha avesse avuto qualche problema, sicuramente gliene avrebbe parlato.

Alzò le mani in segno di resa e fece un gesto scocciato, poi scosse il capo facendo sollevare appena i capelli neri.

-Va bene, mi arrendo

Tutti e tre tirarono un sospiro di sollievo: finalmente Kagome si era decisa a lasciarli stare.

La ragazza si alzò in piedi e si avvicinò allo zaino, cominciando a frugavi all’interno in cerca di un qualcosa di preciso.

Dopo qualche secondo ne estrasse un pacchetto di patatine; lei adorava le patatine fritte, nonostante sapesse benissimo che un pacchetto di quelle faceva più male alla salute che venti delle brodaglie della vecchia Kaede.

Lo aprì con eccessiva foga e alcune di esse caddero sul pavimento, facendole assumere nuovamente quell’espressione furente.

Sango, Shao e Miroku trattennero il respiro: se per caso si fosse di nuovo arrabbiata non erano certi che sarebbero riusciti ad uscirne tutti interi o addirittura vivi!

Però i Kami ebbero pietà di loro e decisero di risparmiarli: Kagome sbuffò ancora, ma si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

Appoggiò la schiena contro il muro di legno e cominciò a sgranocchiare distrattamente le patatine, continuando a fissare la porta.

Perché Inuyasha non tornava? E soprattutto perché quella mattina si era comportato in modo così strano?

Sembrava distratto, come se qualcosa lo turbasse.

Però non le aveva detto niente, o almeno niente che potesse farla pensare ad un motivo plausibile per essersene andato.

Forse era veramente andato a fare una commissione…

Sospirò rumorosamente, portandosi una mano alla bocca e leccandosi i polpastrelli sporchi di polvere al formaggio.

-Miroku…

Shaorin si avvicinò al monaco, cercando di non attirare l’attenzione di Kagome e di mantenere il tono di voce ad un livello il più basso possibile.

-Si?

-Perché Inuyasha ci mette così tanto? Per ora Kagome-chan ha deciso di lasciar perdere, ma ho idea che se lui non si farà vivo nei prossimi dieci minuti sarà lei ad uscire a cercarlo.

Miroku si morse il labbro inferiore, lanciando un’occhiata furtiva alla ragazza, che continuava a mangiare con aria distaccata.

-Ho idea che la questione per cui Kikyo-sama

Pronunciò quel nome con voce così bassa da sembrare una parola proibita e persino Shaorin, che si trovava a pochi millimetri da lui fece fatica a comprenderlo.

-…è venuta qui sia più che per una semplice discussione.

-Vorresti forse dire che…

La ragazza rabbrividì e l’houshi le rivolse uno sguardo carico d’angoscia, dopodiché annuì col capo.

-Ho paura di si

In quel momento Koga entrò nella capanna, e l’attenzione di tutti si postò sul giovane lupo.

-Koga, che ci fai qui? Pensavo fossi partito questa mattina presto.

-In effetti dovevo, ma poi è arrivata Kikyo e io…

-Kikyo!?!

Kagome scattò in piedi, facendo cadere a terra il sacchetto di plastica e rovesciandone il contenuto per terra.

Shao si portò una mano alla fronte, subito imitata dalla tajiya e dal monaco, ed un gemito fuoriuscì dalle loro labbra.

-Perché non me lo avete detto?

La ragazza era furiosa: come avevano potuto nasconderle una cosa del genere? Come avevano potuto?!?

Ma soprattutto era arrabbiata con Inuyasha: ora capiva il perché di quello strano comportamento, era arrivata la sacerdotessa e così lui se l’era svignata senza dirle nulla!

Le lacrime le invasero gli occhi, ma con uno sforzo enorme le ricacciò indietro, facendo leva sulla rabbia che in quel momento le stava bruciando la gola e il cuore, facendole formulare frasi terribili.

-Kagome, ti prego, noi non volevamo mentirti…

Cominciò debolmente Sango.

Sapeva che per ciò che avevano fatto non c’erano giustificazioni, ma del resto avevano promesso ad Inuyasha di non dirle niente sino a che lui non avesse risolto la faccenda.

-PERò è ESATTAMENTE QUELLO CHE AVETE FATTO!!! MA LA COSA CHE MI FA Più ARRABBIARE è IL FATTO CHE VOI ABBIATE PENSATO CHE IO NON FOSSI ABBASTANZA ADULTA DA CAPIRE…

Chinò il capo verso il basso nascondendo così gli occhi sotto la folta frangetta nera, mentre forti singhiozzi le scuotevano il corpo.

-MA DEL RESTO NON DEVE ESSERE STATA UN IDEA VOSTRA, VOI NON AVETE FATTO ALTRO CHE ESEGUIRE GLI ORDINI DI INUYASHA, NON è VERO?

Urlò con voce colma di disperazione.

-Kagome…

-NON è VERO?!?

Seguì un breve silenzio, poi i tre ragazzi annuirono.

-Si…

Mormorarono all’unisono.

Kagome aprì la bocca per urlare di nuovo, ma vedendo gli amici in quello stato decise che era meglio prendersela con la fonte della sua rabbia.

Senza dire niente uscì dalla capanna superando un attonito Koga e scomparendo oltre la tendina.

-Scusatemi…

Stormì lui, abbassando lo sguardo;Shao si alzò e lo abbracciò confortante, scuotendo il capo con un sorriso malinconico sulle labbra.

-Non è colpa tua… avremmo dovuto dirle la verità.

 

-Cosa vuoi dire?

Inuyasha guardò la sacerdotessa con inquietudine.

-Voglio dire esattamente quello che ti ho appena detto: sono venuta sin qui per chiederti di mantenere la promessa che mi facesti tempo fa.

-Ma Naraku è ancora vivo!
Protestò lui; che cosa gli prendeva? Doveva mettere le cose in chiaro con Kikyo o la storia sarebbe ricominciata daccapo.

Fu interrotto dai suoi pensieri dalla miko, che gli gettò le braccia al collo e gli accarezzò dolcemente una guancia con la mano destra.

La sua mano era fredda, gelida… come la morte… Kagome invece era così calda e solare, bastava anche solo un suo sorriso e il mondo intero gli sembrava più bello.

-Al diavolo Naraku! Io voglio stare con te, non m’importa se sarò o meno vendicata…

Sorrise maliziosamente, ormai certa di essere ad un passo dal suo obbiettivo: Kagome stava venendo li, sentiva la sua aura spirituale avvicinarsi a gran velocità e non appena fosse arrivata lei avrebbe completato la sua opera facendo in modo che quei due si odiassero.

-No, Kikyo io devo ucciderlo! Altrimenti…

Lei lo bloccò di nuovo.

Era troppo vicina al suo scopo per rinunciare o per lasciarsi abbindolare dalle belle parole e dalle nobili intenzioni del mezzo demone; il suo scopo era solo uno: togliere di mezzo la nigen e andare all’inferno con Inuyasha, quello che fosse poi successo non le interessava.

-Inuyasha, io ti amo… non ha più alcuna importanza la morte di Naraku… ora noi ci siamo ritrovati, non ci serve nient’altro…

Ormai sentiva l’anima di Kagome a pochi passi, perciò il suo piano era finalmente giunto a compimento.

Posò una mano sulla nuca dell’hanyou e, nonostante tutte le sue proteste, gli diede un bacio sulle labbra.

 

Kagome si fermò a pochi metri da loro, gli occhi ormai talmente pieni di lucciconi da annebbiarle la vista.

La disperazione prese possesso del suo cuore, mentre la sua anima si spezzava andando in mille frantumi.

Era stata tutta una bugia, tutto uno sporco inganno…

Quelle carezze, quei baci, quelle parole, quelle sensazioni… tutto solo una montagna di dannate bugie.

E lei c’era cascata come un’idiota.

Strinse forte i pugni ed un singhiozzo le sfuggì dalla bocca.

Nel sentire quel rumore, il mezzo demone riuscì ad allontanarsi dalla miko e quando vide la ragazza in piedi poco distante da lui il sangue gli si gelò nelle vene.

-Ka… Kagome…

Sussurrò, mentre sul volto di Kikyo compariva un sorriso soddisfatto.

-STA ZITTO!!!

Si morse il labbro e affondò il capo nella spalle; le lacrime ormai avevano preso possesso del suo viso e le rigavano le guance come due grossi fiumi, alimentati dal risentimento e dal dolore.

-Sta zitto…

Ripeté, questa volta senza urlare, ma il suo tono di voce fece ancora più male all’hanyou: era rassegnato… rassegnato a ciò che i suoi occhi le mostravano, anche se non era la verità.

Ma del resto che le importava? Inuyasha l’aveva ingannata per tutto quel tempo e come se non bastasse lei aveva lasciato che quel bastardo s’impossessasse della sua verginità.

Un altro singhiozzo, una lacrima.

-Tu… tu sei stato bravo Inuyasha…

Sussurrò poi, asciugandosi le lacrime con la manica della divisa.

-No, Kagome…

-TACI MALEDETTO!!!

Aveva di nuovo urlato, ma non voleva farlo; non gli avrebbe dato anche la soddisfazione di vederla distrutta.

Inuyasha la fissava esterrefatto: cosa aveva combinato? Perché non era riuscito a chiarire le cose con Kikyo?

Un’idiota, ecco cos’era.

-Sono stata una sciocca… una vera sciocca…

Sollevò il viso e guardò dritto nelle iridi ambrate il mezzo demone con lo stesso odio con cui fissava Naraku.

-Sai, Inuyasha, anche se solo per un secondo ho creduto che tu mi amassi… che ingenua…

Un singhiozzo, una lacrima.

-Ho creduto che tu avessi fatto l’amore con me perché mi amavi… ma ora so che l’hai fatto solo per placare la tua voglia in attesa del ritorno della tua adorata sacerdotessa.

Un singhiozzo, una lacrima.

Inuyasha si sentì morire: come poteva pensare che fosse così? Lui l’amava, non aveva fatto l’amore con lei solo per un semplice desiderio carnale!

Aprì la bocca per ribattere, per spiegare, ma lei lo fermò con un gesto secco della mano, senza distogliere quello sguardo carico di odio dal volto del mezzo demone.

La ragazza sorrise senza ombra di felicità, creando due fossette sulle guance che deviarono il corso delle lacrime, facendo si che alcune di esse si depositassero sulle sue labbra.

Sentì il loro sapore in bocca.

-Non devi dire nulla Inuyasha… ormai è tutto finito… io tornerò a casa e puoi star certo che non mi vedrai mai più… l’unica cosa che ti chiedo è di dire addio da parte mia agli altri…

Dopo aver pronunciato quelle parole infilò una mano sotto la maglietta e ne estrasse la boccetta contenete le schegge della Shikon no Tama; le fissò per un attimo, dopodiché le gettò per terra.

La fiala rotolò sino ai piedi dell’hanyou.

-Tieni… in fondo era quello che volevi…

Corse via, nascondendo il viso fra le mani e cercando di reprimere i singhiozzi che le fuoriuscivano dalle labbra.

Lui si accasciò al suolo; gli occhi vuoti come la sua anima.

Aveva solo voglia di piangere; per colpa della sua stupida ostinazione e del suo orgoglio era riuscito a perdere l’unica donna che avesse mai contato veramente nella sua vita… l’unica che lo aveva saputo capire… l’unica che lo aveva accettato nonostante la sua natura… l’unica e basta…

Kikyo sorrise compiaciuta e approfittando dello stato di trance in cui era caduto il mezzo demone si allontanò velocemente, addentrandosi nella foresta.

 

-Stupida! Stupida!

La sua testa urlava, il suo cuore urlava, la sua anima urlava.

Tutto in lei era in preda al dolore.

Si sentiva svuotata di tutto: sentimenti, pensieri, sensazioni, ricordi… ogni cosa…

Ora il suo corpo non era altro che un involucro vuoto di carne e ossa; persino la rabbia se n’era andata, lasciando il posto alla desolazione più totale.

La sua anima era devastata.

Passò davanti alla capanna dove quella notte si era fatta sporcare da quel maledetto mezzo demone e la disperazione crebbe a tal punto da darle la forza per aumentare la velocità dei suoi piedi.

Shaorin, che era appoggiata allo stipite della porta ad aspettarla, la vide passare in lacrime.

-KAGOME!

Gridò, fissando sconvolta il viso dell’amica.

Vedendo però che lei non accennava a risponderle, cominciò a correrle dietro, chiamandola e tentando invano di fermarla.

Ma, per quanto potesse urlare, la ragazza sembrava sorda ai suoi richiami e alle sue preghiere, ignorandole forse volutamente.

Dal canto suo Kagome continuava a correre, nonostante i polmoni sembrassero vicini all’esplodere ed il suo cuore batteva talmente forte da darle l’impressione di volerle uscire dal petto.

Del resto che importava? Inuyasha l’aveva solo presa in giro, l’aveva usata, e senza di lui la sua vita non aveva senso.

Non le importava se il suo cuore sarebbe schizzato fuori dal suo corpo: Inuyasha aveva già provveduto a spezzarlo e niente avrebbe mai potuto riassemblarne i pezzi.

Voleva solo andare via… andare via da quel mondo… andare via da quei ricordi… andare via da Inuyasha…

Intanto Shao correva ed era solo grazie agli estenuanti allenamenti di pattinaggio e alle ore passate in palestra che riusciva ancora a starle dietro.

Ma dove diavolo trovava quella forza?

Un’ombra le passò in viso, oscurando il suo sguardo e riempiendolo di compassione: era la disperazione a darle tutta quell’energia.

Un po’ perché conosceva Kagome meglio di chiunque altro, un po’ perché per lei la sofferenza per amore era una sorta di abitudine, nel giro di pochi secondi realizzò quello che probabilmente era successo fra lei ed il mezzo demone.

Si sentì un verme.

In fondo era anche colpa sua; se lei, invece di mentirle, le avesse spiegato con calma la situazione ora tutto quello non sarebbe successo.

La chiamò ancora, e ancora una volta Kagome fece finta di niente continuando a correre.

-Niente male nigen, davvero niente male.

Kikyo comparve da dietro un tronco d’albero, fissando la ragazza con infinito divertimento.

Lei arrestò improvvisamente la corsa, fermandosi a breve distanza dalla miko e facendo si che per poco Shaorin non la investisse.

-Ma che diavolo…

Poi portò lo sguardo sulla sacerdotessa, e da stanco divenne pieno d’ira; Kagome non disse nulla, limitandosi a ricambiare l’occhiata.

-CHE COSA VUOI, MALEDETTA?

Gridò Shao, afferrando Kagome per un braccio e cercando di portarla via, ma lei sembrava come pietrificata.

-Diciamo che c’è qualcuno che muore dalla voglia di vedervi.

Prese qualcosa dal kimono con una mano, dopodiché se la portò alle labbra e lo soffiò verso le due ragazze.

-Buona notte…

Shao inspirò un paio di volte, realizzando che si trattava di sonnifero solo dopo aver visto l’amica cadere a terra priva di sensi.

-Da… dannazione…

Sussurrò, prima che le immagini davanti ai suoi occhi scomparissero, inghiottite da uno sfondo nero.

 

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Capitolo 27
*** Senz'anima ***


Cap

 

Cap. 27 Senz’anima

 

Un forte odore di medicinale invase il naso di Shaorin, facendole venire un intenso senso di vomito e costringendola ad aprire gli occhi.

Le immagini davanti a lei erano sfocate e a fatica riuscì a capire dove si trovava; cercò di girare il collo per avere una visuale più completa del paesaggio circostante e solo in quel momento capì di essere legata.

Provò a muovere le braccia, ma anche i suoi polsi erano legati dietro la schiena e, per quanto ci provasse, non riusciva a sciogliere quei nodi; le corde erano troppo strette e resistenti.

-Vedo che ti sei svegliata.

Quella voce stridula e falsamente cordiale fece in modo che la nausea aumentasse ulteriormente.

Cercò con lo sguardo la fonte di quel suono così sgradito alla sua digestione e, quando l’ebbe individuata, oltre al vomito le montò un’enorme rabbia.

-Kikyo…

Sibilò, dando uno strattone alla corda nel tentativo di allentarne la presa, ma come il precedente anche questo tentativo fu del tutto inutile, anzi, la pressione che esse esercitavano sull’addome sembrò addirittura aumentare.

Il suo stomaco non approvò, affatto.

Si voltò da un lato e finalmente riuscì a liberarsi dei liquidi che le opprimevano le viscere, riversandoli sull’erba.

-Oh, poverina! Forse il sonnifero era troppo forte…

Rise malignamente, compiacendosi di vedere quella stupida ragazzina che il giorno prima aveva osato insultarla chiamandola “brutta copia” in quello stato così pietoso.

Ma ora sia lei che Kagome erano in mano sua e fra poco il piano suo e di Naraku sarebbe andato a compimento.

Certo, la giovane nigen dai capelli biondi non era prevista, ma tanto che cosa importava? Sarebbe bastato ucciderla e poi usare la sua anima.

-Allora, si sono svegliate?

Naraku comparve da dietro una fitta coltre di alberi, avvolto nella pelliccia candida di babbuino.

-Solo la sgualdrina bionda… l’altra sta ancora dormendo.

-Non importa, sarà comunque un’ottima concubina… è pur sempre una donna splendida.

Si avvicinò a Shaorin e le accarezzò il volto; come risposta ricevette uno sputo in piena faccia.

Era legata, ma non avrebbe messo da parte il suo orgoglio per così poco; era meglio la morte che dover soddisfare i desideri di quell’essere, obbedendogli come una bambola.

-Maledetta troia!!!

Urlò l’hanyou, dandole un calcio nello stomaco; Shao si piegò in due, appoggiando la fronte sull’erba fresca e respirando a fatica.

Il dolore per quel calcio le pervadeva tutto il corpo e aveva la netta sensazione di avere qualche costola incrinata.

Sollevò leggermente il capo in cerca di Kagome, guardandosi attorno nel tentativo di trovare l’amica.

Kagome era appoggiata al tronco di una grossa quercia a pochi metri da lei, aveva il capo chinato verso il basso, il suo peso era completamente abbandonato al fusto della pianta ed era ancora sotto l’effetto del sonnifero che Kikyo aveva somministrato loro il giorno… non era al corrente nemmeno da quanto tempo si trovava li… per quanto ne sapeva potevano benissimo essere giorni, se non addirittura settimane.

Se era effettivamente così, a quell’ora Inuyasha, Koga, Miroku e Sango dovevano essere già sulle loro tacce.

Pregò in cuor suo che le trovassero al più presto; non poteva combattere in quelle condizioni.

Oltre al sonnifero era sicura che quella mummia le avesse somministrato anche qualche droga; riusciva a fatica a formulare pensieri logici e ogni volta che provava a concentrarsi per raccogliere le forze, una forte fitta dietro la nuca la interrompeva.

Chissà se Sesshoumaru era tornato indietro…

Si, come no… era inutile illudersi! Lui non l’amava, non l’aveva mai amata e di certo in quel momento lei era sicuramente l’ultimo dei suoi pensieri… sempre se fosse stata uno di essi.

Improvvisamente sentì una mano afferrarla per i capelli e costringerla ad alzarsi; un altro dolore si unì a quello provocatole dal calcio di poco prima, facendola imprecare mentalmente.

Dapprima tenne gli occhi chiusi, poi però sentì vicino, troppo vicino per i suoi gusti, al suo viso un fiato fetido che la costrinse ad aprirli.

Naraku la fissò compiaciuto, ghignando e mostrando i canini lunghi e acuminati; Shaorin ringhiò.

-Hai proprio un bel caratterino. Non mi sorprende affatto che tu sia riuscita a fare breccia nel cuore del Principe dei Demoni.

-Non osare rivolgerti a Sesshoumaru, hanyou! Tu non vali neanche la metà di lui! Non ti è permesso di nominarlo!

Il mezzo demone fece per colpirla di nuovo, colmo d’ira per il suo comportamento arrogante, ma ci ripensò dopo qualche secondo, mentre gli veniva in mente una splendida idea per far soffrire quella nigen sin troppo coraggiosa.

Lasciò la presa dai capelli dorati della ragazza, allontanandosi da lei in direzione di Kagome ancora incosciente.

-Bene, ragazzina… vorrà dire che mi dedicherò subito alla tua cara amica…

Si accucciò accanto al corpo della ragazza, cominciando a sfiorarle le gambe con le mani pallide e ossute.

-Io me ne vado. Non ho intenzione di assistere alla scena, anche se vedere quella mocciosa mentre piange e urla sotto le tue mani non sarebbe male come spettacolo…

Shao rabbrividì e per la terza volta cercò di liberarsi dalle funi che le impedivano quasi tutti i movimenti.

-LASCIALA STARE BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA!!! NON AZZARDARTI A TOCCARLA!!!

Un altro calcio le arrivò all’addome, facendole sputare sangue e costringendola ad accasciarsi per la seconda volta.

-Secondo me dovresti stare zitta… non sei nella posizione di dire cosa dobbiamo o non dobbiamo fare.

Kikyo rise malignamente, beandosi della vista di Shao ridotta in quello stato ed aspettando un urlo o un insulto di rimando.

Non ebbe però nessuna risposta a quelle parole; molto probabilmente era svenuta a causa del dolore.

In fondo doveva avere minimo una o due costole rotte; nessun essere umano poteva resistere ad una tale tortura rimanendo cosciente.

Fece per allontanarsi, quando una forte aura malvagia invase l’intera radura, avvolgendo tutto ciò che si trovava al suo interno in una sorta di barriera d’odio.

Naraku sentì le forze diminuire enormemente e la miko fu costretta a tapparsi il naso e la bocca con la candida manica del kimono sacerdotale, trattenendo a stento un conato di vomito.

-Ma che diavolo succede?

Gridò l’hanyou, guardandosi nervosamente attorno.

Una risata terribile si insinuò all’interno delle orecchie di entrambi; i due si voltarono lentamente verso Shaorin e con sconcerto misto a terrore la videro mettersi in ginocchio.

-Davvero credevi di poterti liberare di me così facilmente, Naraku?

Di nuovo quella voce stridula, la stessa del giorno in cui lui ed il gruppo di Inuyasha si erano scontrati.

-Tu?

Sussurrò in preda al panico.

-Te l’ho detto… sono il tuo incubo Naraku… il peggiore di tutti…

Le corde che legavano Shao presero fuoco, trasformandosi in cenere nera e  fumante nel giro di pochi secondi.

I tatuaggi che portava sulle braccia si aprirono come ferite e rivoli scarlatti cominciarono a fuoriuscire da essi; Shao alzò lentamente il viso.

Naraku e Kikyo indietreggiarono di qualche passo: cosa diamine era quella ragazza? Non era un demone, ma nemmeno un essere umano! Nessun uomo disponeva di poteri tanto grandi.

Gli occhi della giovane li fissarono divertiti attraverso la pupilla oblunga, incastonata dal rosso porpora che avevano assunto.

-DIMMI COSA SEI!!!

Un’altra risata echeggiò fra gli alberi, facendo aumentare l’orrore negli animi dei due.

Shaorin si alzò in piedi, mentre due fiamme violacee le giravano intorno e simboli scuri le comparivano sul volto.

Allungò una mano verso di loro, puntando il dito artigliato contro il mezzo demone ed un sorriso divertito le curvò le labbra color sangue, rivelando le lunghe zanne che erano comparse al posto dei canini.

-Tu sei un essere bastardo… che per giunta non è nemmeno il risultato dell’unione di due esseri differenti che si sono amati…

Da divertito il ghigno che aveva sul viso si trasformò in un espressione di disprezzo e di sdegno.

-Sei solo il risultato di un brutto miscuglio creato al solo fine di poter possedere quell’insulso involucro di fango.

Quelle iridi prive di pietà si spostarono sulla sacerdotessa.

-Ricordo il tuo viso, miko. Quando sei morta ho mandato Uriel a prenderti… strano che tu non te ne ricordi…

Fece una pausa, durante la quale si passò la lingua sulle labbra; Kikyo si sentì mancare e Naraku inorridì: aveva la lingua biforcuta come quelle dei serpenti o dei rettili!!!

-Ma del resto cosa si può pretendere da una come te? Una che è disposta a vendersi al suo stesso assassino pur di ottenere ciò che vuole.

La sacerdotessa aprì la bocca per ribattere, ma Shinata le comparve davanti con una velocità impressionante e la prese per il collo, sollevandola di dieci centimetri da terra.

-Sai una cosa? Non appena l’angelo si darà per vinta, io mi impossesserò completamente del corpo della dolce Shaorin e allora tu sarai la prima ad offrirmi il proprio sangue!

Naraku la fissava terrorizzato e allo stesso tempo affascinato da quella creatura che sembrava fatta di solo, puro e semplice odio.

-Dimmi il tuo nome…

Chiese piano, cercando di evitare di attirare su di se l’ira di quella specie di diavolo.

-In circostanze normali ti avrei già ucciso, mezzo essere, ma non lo farò… non illuderti però che sia mossa da pena o da buoni propositi; quei sentimenti io non li provo… non ho un cuore con cui farlo…

Le sue parole potevano sembrare amare o malinconiche, ma il suo tono di voce era compiaciuto.

-Ti dirò il mio nome, di modo da imprimertelo nella testa come un marchio, una maledizione di fiamme e dolore che ti perseguiterà anche dopo la morte… perché dopo la morte ci sarò io ad attenderti…

La stretta attorno alla gola di Kikyo venne improvvisamente lasciata, facendola cadere a terra e il diavolo si diresse verso Naraku.

-Io sono la morte… l’angelo nero della dimenticanza… quell’ombra che non sparisce sotto la luce del sole… io sono la regina degli inferi… colei che fu destinata a reincarnarsi in un corpo mortale perché ha osato disubbidire alle leggi dell’universo stesso…

Avvicinò il viso a quello del mezzo demone, circondandogli parte della faccia con i capelli simili a fili di sangue.

-Io sono la moglie del diavolo… io sono Shinata…

Dopo quelle parole la ragazza cadde a terra priva di sensi e l’aura maligna che aleggiava nel bosco cominciò lentamente a svanire.

Una grossa chiazza di sangue si allargò sull’erba verdeggiante, macchiandole gli abiti strappati.

La sacerdotessa, ancora inginocchiata al suolo, si portò una mano alla gola dando alcuni colpi di tosse.

Allibì passandosi le dita sulla pelle dove poco prima quella creatura l’aveva stretta così forte da mozzarle il respiro: aveva delle grosse bruciature lungo tutte le parti in cui le dita artigliate di Shinata avevano toccato la sua carnagione.

-Cosa diavolo è quella nigen?

Mormorò alzandosi.

Naraku non rispose, continuando a fissare il vuoto con un’espressione sconvolta e con gli occhi sgranati.

-Naraku! NARAKU!!!

Le urla soffocate e furenti della miko lo riportarono alla realtà e fissò il volto livido e pallido di lei con la paura dipinta nelle iridi nere e fredde.

-…Il diavolo…

Sussurrò.

-Cosa?

Lei lo fissò esterrefatto.

-Quella donna è il diavolo…

Rimasero entrambi in silenzio per molti minuti, fissandosi con occhi a metà strada fra il terrorizzato e l’incredulo.

-Andiamocene…

Tagliò corto lui dopo qualche minuto, rompendo il silenzio.

-E di lei che ne facciamo?

Chiese Kikyo, con voce tremante e stranamente flebile.

-Se la lasciamo qui rivelerà a tutti i nostri piani!

-LO SO DANNAZIONE!!! Ma se per caso dovesse ritrasformarsi davanti a Kamui e Kotori saremmo fregati!

-Vuoi dire che lei è…

-Esattamente. È la loro signora e se quei due lo scoprissero non ci penserebbero due volte a farci fuori, poteri o meno!

Fece una pausa, poi parlò di nuovo con ritrovata freddezza.

-Perciò dobbiamo correre il rischio. Non faranno comunque in tempo ad impedirmi di annullare lo spirito di quella mocciosa e di liberarmi così dell’ultimo legame che ancora mi riconduce ad Onigumo.

L’hanyou si avvicinò a Kagome, che era rimasta svenuta durante tutto quel tempo, e se la caricò sulle spalle, lanciando un’ultima occhiata al corpo inerte di Shaorin quasi temendo di rivedere quegli occhi terribili fissi su di se.

-Sei sicuro di quello che fai?

-No… ma è l’unico modo per rimanere in vita.

Sparirono, lasciando Shaorin distesa sull’erba rossa.

 

La testa le scoppiava ed i suoi occhi bruciavano terribilmente.

Sbatté le palpebre un paio di volte e davanti a se trovò immagini che non riusciva a riconoscere.

Si guardò intorno, fissando attentamente ogni particolare di quella stanza: era buia, avvolta dalle ombre per più della metà e non c’erano finestre.

Sentiva un forte odore di chiuso misto ad una forte presenza malvagia e avvertì una sorta di pugno allo stomaco seguito da un forse senso di nausea.

Dov’era finita?

Non riusciva a ricordare nulla degli ultimi giorni della sua vita; sempre che si trattassero di giorni.

Ma tanto che cosa importava? Che si fosse trattato di giorni, mesi oppure anni non faceva differenza: non c’era più nulla per cui valesse la pena di continuare a vivere… non più ormai.

Inuyasha… chissà dov’era in quel momento

Ma del resto non aveva più importanza, lui non l’amava e forse non l’aveva mai considerata nemmeno come un’amica; lei era solo uno strumento che gli era servito per radunare i frammenti della Shikon no Tama e ora che la sua adorata sacerdotessa era tornata, lei non aveva più motivo di rimanere con lui.

A dire il vero senza Inuyasha non aveva più motivo nemmeno per rimanere in vita… vivere o morre per lei in quel momento non avrebbe fatto alcuna differenza.

-Dormito bene?

Kagome girò il volto verso un lato della camera completamente immersa nell’oscurità e solo in quel momento si accorse dell’altra presenza che si trovava con lei.

Una scossa di paura le attraversò tutto il corpo quando vide la fonte di quella voce; Naraku uscì lentamente dall’ombra, fissandola con gli occhi pieni di desiderio.

-Na… Naraku…

Gemette, appoggiandosi alla parete.

-Hai paura nigen?

Lei non rispose, cercando con lo sguardo una possibile via d’uscita o comunque un qualcosa che le permettesse di sottrarsi alle sue mani.

Niente… non c’era niente…

Solo una porta, ma si trovava esattamente alle spalle di Naraku e dalla parte opposta a quella in cui si trovava lei.

Si strinse nelle spalle senza distogliere lo sguardo dal mezzo demone; perché l’aveva rapita? In fondo lei non aveva più le schegge della sfera, prima di correre via le aveva gettate ai piedi di Inuyasha.

Forse Naraku non lo sapeva e quindi, credendo che i frammenti fossero ancora in suo possesso, l’aveva portata sino in quel luogo per costringerla a renderglieli.

O forse voleva fare in modo di attirare li Inuyasha e quindi di riuscire ad ucciderlo…

Un’ombra le oscurò il viso livido e sentì gli occhi riempirsi di lacrime: Inuyasha non sarebbe venuto… non questa volta…

-No… non ho paura di te…

Disse in tono gelido, sostenendo lo sguardo di Naraku.

Lui sorrise beffardo.

-Invece dovresti averne. Non hai nessuno che ti possa proteggere e senza il tuo arco sei del tutto indifesa. Il tuo adorato hanyou non riuscirà a salvarti in tempo.

-Non illuderti, maledetto! Non ho con me la Shikon no Tama e quindi il tuo piano è andato a vuoto.

Naraku rise divertito, mentre una strana luce si accendeva all’interno dei suoi occhi.

-Ti sbagli nigen… il mio piano è praticamente riuscito.

Kagome deglutì rumorosamente, mentre i battiti del suo cuore acceleravano e il suo respiro cominciava a farsi irregolare: se non erano i frammenti quello che voleva, allora lei a cosa gli serviva?

-Co… cosa vuoi dire?

Gemette appiattendosi ulteriormente contro la parete; un presentimento, un’orribile presentimento continuava a crescere dentro la sua anima e la paura cominciò a prendere possesso del suo cuore.

-Che sei tu quella che voglio.

Si inginocchiò davanti alla ragazza e le accarezzò la guancia, ma lei scostò bruscamente il viso e lo allontanò da se con un calcio.

-NON MI TOCCARE!

Urlò terrorizzata, alzandosi freneticamente in piedi e correndo verso la porta.

Afferrò la maniglia con entrambe le mani nel tentativo di aprirla, ma nonostante tutti i suoi sforzi non successe nulla.

Molto probabilmente doveva essere bloccata dall’esterno.

-Eh eh… non puoi fuggire…

Si alzò in piedi lentamente, ricominciando ad avvicinarsi a lei.

-Ormai è finita… e io ho vinto.

Kagome cercò ancora di forzare la serratura; come la prima volta però non successe nulla.

Improvvisamente qualcosa le cinse la vita da dietro e si sentì stringere al petto del mezzo demone.

-LASCIAMI!!!

Gridò, dimenandosi fra le braccia di lui e tentando invano di liberarsi da quella sgradevole stretta.

-Te l’ho già detto… non puoi fuggire…

Accostò il proprio viso all’orecchio della ragazza e le sussurrò poche parole, mentre sulle labbra sottili compariva un ghigno soddisfatto.

Dapprima Kagome avvertì un lieve formicolio in tutto il corpo, non badandoci più di tanto, ma quando provò di nuovo a divincolarsi dall’abbraccio di Naraku scoprì di non riuscire più a muovere nessuna parte del corpo.

Si sentì abbandonare contro l’addome di lui e, per quanto si sforzasse, non era più in grado nemmeno di parlare.

Naraku rise, cominciando ad accarezzarle sensualmente le gambe con movimenti lenti e circolari.

La ragazza cercò di parlare, di opporsi, di fare qualsiasi cosa, ma era come se il suo corpo fosse completamente paralizzato.

-Non devi preoccuparti, è solo una condizione momentanea… svanirà non appena avrò finito…

Senza poter fare nulla per impedirlo, la mano dell’hanyou si infiltrò sotto la sua gonna e iniziò a toccare la parte più intima di lei attraverso il sottile tessuto delle mutandine.

La seconda mano intanto la spogliava in fretta, sfilandole di dosso l’uniforme scolastica e lasciandola praticamente nuda.

Sentì un mare di lacrime invaderle gli occhi fissi davanti a se quando avvertì due dita penetrare dentro di lei… solo Inuyasha aveva potuto fare una cosa del genere…

Aveva voglia di piangere, ma Naraku le aveva impedito anche quello; soltanto due fiumi di pianto silenziosi erano ciò che le era stato concesso.

Non poteva nemmeno urlare, lamentarsi, singhiozzare… niente di niente…

Anche il reggiseno cadde sul pavimento freddo e brividi di orrore e disgusto la pervasero mentre quell’essere la distendeva su di esso e si sdraiava sopra di lei.

Percepiva la bocca di lui macchiarle la pelle e le labbra con il suo veleno, baciandola dappertutto e sentiva i palmi di lui fissi sui suoi seni, massaggiandoli e stringendoli quasi sino a farle male.

Avrebbe tanto voluto poter urlare.

Ma non poteva fare niente…

Le dita di Naraku scesero lungo i suoi fianchi, fermandosi sull’elastico delle mutandine; gliele sfilarono in un attimo e le buttarono lontano, assieme agli altri vestiti.

Il respiro dell’hanyou sulla sua pelle divenne irregolare e cominciò a strusciarsi contro di lei, percorrendole il corpo con le mani avide e violente e toccandola nei punti a cui solo Inuyasha aveva avuto accesso.

Si sentiva sporca, anche il solo essere sfiorata da lui le faceva venire voglia di vomitare e ora che praticamente si era impossessato interamente di lei avrebbe tanto voluto sprofondare all’interno del legno che componeva la pavimentazione.

Ma non poteva fare niente…

Avvertì le mani di lui posarsi nuovamente sulle sue gambe; con un movimento secco Naraku gliele aprì e si posizionò fra di esse.

A quel punto la nausea diventò insopportabile, ma era paralizzata…

Non poteva fare niente…

Lo sentì entrare dentro di se con una spinta violenta e non ci fu alcun piacere per lei; solo un gran dolore e tanta voglia di piangere.

Un’altra spinta, la bocca di quell’essere che le baciava e leccava la pelle, le mani che si stringevano attorno ai suoi glutei facendo aderire ancora di più il proprio corpo a quello di lui.

Un’altra spinta, la voglia di urlare, le lacrime che continuavano a scendere silenziose lungo il suo volto, il respiro freddo e velenoso del mezzo demone che la facevano rabbrividire.

Un’altra spinta, un liquido orrido che le invadeva il ventre, l’anima che andava in mille frantumi.

Un’altra spinta, l’ultima… poi il freddo.

Solo il senso di freddo che la avvolgeva completamente, mentre lo vedeva alzarsi e rivestirsi.

Avrebbe voluto chiudere gli occhi e immaginare di non essere mai stata in quel luogo, ma l’effetto di quella sorta di incantesimo non era ancora svanito e così fu costretta a vedere ancora una volta le iridi colme di desiderio dell’hanyou su di se.

Era stata violata da Naraku, il suo spirito era ormai stato sporcato da lui e in più non aveva nemmeno potuto opporsi a quella tortura.

Di nuovo il formicolio e pian piano ricominciò a sentire gli arti del suo corpo sotto il proprio controllo.

Serrò le palpebre, illudendosi che quando le avrebbe riaperte si sarebbe ritrovata a casa sua, nel suo letto…

Ma non accadde nulla; era ancora lì, completamente nuda, stesa sul pavimento freddo con l’anima distrutta.

Era stanca, tanto stanca.

Prima che le forze l’abbandonassero del tutto vide di nuovo avvicinarsi il mezzo demone con qualcosa fra le mani.

Sembrava una sfera lucente…

Ma ora era troppo stanca e, in fondo, non le importava.

 

Tutto intorno a lei era avvolto nel buio, avvertiva un senso di sporco sulla pelle e la nausea le invadeva la gola.

Si guardò attorno, cercando qualcosa di familiare nell’ambiente che la circondava… niente…

Non vedeva altro che il buio attorno a lei; in quel luogo non c’era nulla a parte l’oscurità e il freddo.

Allungò una mano nelle ombre e, dopo aver cercato a vuoto per qualche minuto, sfiorò qualcosa.

Un sorriso le curvò le labbra e, con il cuore nuovamente riscaldato dalla fiamma della speranza, portò su quell’oggetto una seconda mano, tirandolo verso la luce.

-EHI!

Kagome alzò il viso, riconoscendo in quella voce qualcosa di familiare, e con grande gioia vide davanti a se Inuyasha.

Il suo sorriso divenne ancora più luminoso e, nonostante l’intorpidimento del suo corpo, si alzò in piedi e gli gettò le braccia al collo.

-Inuyasha!!! Sei venuto a salvarmi!!!

Gridò euforica, stringendosi a lui mentre grosse lacrime cominciavano a prendere possesso del suo viso.

Ma la reazione di lui non fu esattamente quella che si aspettava: il mezzo demone l’afferrò per un braccio, stringendolo con una tale violenza da farle male, e la allontanò bruscamente da se.

-Inuyasha…

Mormorò la ragazza, fissandolo esterrefatta.

-NON TOCCARMI!

Urlò, guardandola con odio attraverso le stille d’ambra liquida e inarcando le sopracciglia.

-Ma Inuyasha…

-NON CHIAMARMI PER NOME, STUPIDA NIGEN!!! TU NON HAI IL DIRITTO DI PRONUNCIARLO!!!

Kagome sgranò gli occhi color ametista, guardandolo sbalordita: Inuyasha non si era mai rivolto a lei con quel tono, nemmeno quando litigavano.

Sembrava quasi che doverle rivolgere la parola, o anche il solo guardarla, lo disgustasse.

-Cosa stai dicendo? Perché ti comporti così?

Chiese, andandogli di nuovo accanto e cercando di capire il perché di quello strano comportamento.

-IO NON HO PROPRIO NIENTE! E FAMMI IL FAVORE DI NON STARMI APPICCICATA, LA TUA PUZZA MI DA LA NAUSEA!!!

La scostò da se per la seconda volta, dandole una violenta spinta che la fece cadere per terra.

-Cosa ti succede?

Chiese con le lacrime agli occhi.

-Hai dimenticato quella notte che abbiamo passato insieme? Hai dimenticato quando mi hai regalato questa?

Così dicendo infilò una mano sotto la camicetta della divisa e ne estrasse la catenina con il cuore.

Inuyasha la osservò corrugando la fronte; Kagome, credendo che stesse tornando alla normalità, se la sfilò dal collo e gliela porse.

L’hanyou la prese fra le mani, dopodiché scoppiò a ridere.

La ragazza lo fissò con le lacrime agli occhi mentre stringeva il cuore di ametista fra le dita, sgretolandolo.

-Inuyasha…

Gemette cominciando a piangere dal dolore.

-NON NOMINARMI!!! TI HO GIà DETTO CHE NON NE HAI IL DIRITTO!!! E comunque io ho fatto l’amore con te solo perché ne avevo voglia. Non avrai seriamente creduto che mi fossi innamorato di te?

Rise ancora, mentre Kagome sentiva nuovamente quel sapore così orribile invaderle la bocca… la disperazione…

-Io amo solo una donna e tu non sei che la sua brutta copia!

In quel momento dal buio comparve una seconda figura, avvolta in un kimono sacerdotale bianco e rosso.

Nel vederla, il mezzo demone sorrise dolcemente, pronunciando il suo nome con estrema tenerezza.

-Kikyo.

Le andò accanto, cingendole la vita con le braccia e stringendola al proprio petto con amore.

La miko gli sorrise, accarezzandogli la guancia destra per poi baciarlo delicatamente sotto gli occhi distrutti della ragazza, che era ancora seduta a terra e li osservava come se tutto ciò fosse la realizzazione dei suoi incubi più terribili.

E, in effetti, era proprio così.

Si portò le mani al viso e lo affondò in esse, macchiandosi le dita con le lacrime che scendevano incessantemente dai suoi occhi.

Perché piangi ragazzina?”

Una voce angelica esplose nella sua testa.

“Chi sei?”

Chiese mentalmente lei, sollevando il capo in cerca di un’altra presenza; non c’era nessuno, a parte Kikyo ed Inuyasha che si baciavano.

Nel suo cuore cominciò ad accendersi la rabbia.

“Un amico… non devi avere paura…”

Ma la ragazza era ancora diffidente, sebbene quel tono così gentile le infondesse calma.

“Come faccio a sapere che sei veramente un amico?”

Perché voglio aiutarti…”

“Io non ho bisogno d’aiuto!”

“A no?”

“No…”

“Allora perché piangi?”

“Io non sto piangendo.”

“Davvero?”

“No…”

“Non devi preoccuparti piccolina, io sono qui per farti sentire meglio”

Perché dovresti aiutarmi?”

Perché non mi piace vederti in questo stato così pietoso… e poi odio quella miko e il mezzo sangue in un modo che tu non puoi nemmeno immaginare…”

All’inizio rimase sulle difensive, ma non appena rivolse nuovamente lo sguardo verso i due, che nel frattempo continuavano a baciarsi, la rabbia dentro di lei esplose improvvisamente, trasformandosi in odio.

Cosa dovrei fare?”

“Allunga una mano alla tua destra.”

Kagome fece come le aveva detto la voce nella sua testa e trovò una magnifica katana.

Aveva l’elsa in oro lavorato con un motivo in stile orientale, che si prolungava sulla lama sino a metà di essa.

La sollevò lentamente e constatò che, oltre all’incredibile bellezza, era anche molto leggera e maneggevole.

Com’è bella…”

Disse affascinata, fissandola con gli occhi che brillavano di una strana luce.

“Se ti piace così tanto puoi tenerla, ma prima dovrai fare una cosa per me e, naturalmente, anche per te”

Che cosa?”

“Uccidi Inuyasha e Kikyo”

“No… io… non posso…”

Perché?”

Perché… io lo amo…”

Ma lui ti ama?”

“Bhe, no ma…”

“E poi ti ha trattata malissimo, perciò perché non potresti farlo?”

“Già… perché?”

Sul suo viso comparve un ghigno malvagio.

“Fallo e ti assicuro che ti sentirai meglio…”

“Si… io mi sentirò meglio”

Si alzò in piedi e si avvicinò ai due, tenendo stretta in pugno la spada.

Con un colpo secco trapassò il corpo della miko e dopo pochi attimi anche quello del mezzo demone cadde al suolo privo di vita.

Fissò soddisfatta la sua opera, dopodiché scoppiò in una risata divertita.

-…odio…

Sibilò osservando gli occhi sbarrati e vitrei dell’hanyou, disteso a terra sopra la sua adorata miko, poi spostò la propria attenzione sul sangue che colava dalla lama lucente.

Rise di nuovo, dopodiché tutto l’ambiente che la circondava fu invaso da una luce accecante…………………………………

 

………………………… quando riaprì gli occhi si ritrovò nella stanza di Naraku, con il mezzo demone che la fissava divertito.

Si mise a sedere e si guardò intorno; accanto a se scorse la stessa spada che aveva visto in sogno.

Ghignò perfidamente, rivelando i lunghi canini che si posavano sul labbro inferiore.

-Inuyasha…

Disse, prendendo l’arma fra le mani e stringendola possessivamente.

-Io ti odio…

 

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Capitolo 28
*** Perdonami ***


CIIIIIIIIIAAAAAAAAAAAAAAAAAOOOOOOOOOOOO A TUTTI

CIIIIIIIIIAAAAAAAAAAAAAAAAAOOOOOOOOOOOO A TUTTI!!! Cm ve la passate? Io sono in piena crisi da troppo studio, non ho più nemmeno il tempo per respirare…T.T sigh sob, penso che morirò fra breve. Cmq volevo scusarmi per il vergognoso ritardo di qst cap. ma cm vi ho già detto ho avuto mille e più cose da fare. Ringrazio tutti qll che hanno commentato e che commentano dall’inizio della fic, VI VOGLIO TROPPO BENE!!! Ora gustatevi il cap, spero vi piaccia. AVVISO: le cose non si mettono bene per i nostri eroi ma alla fine tt si risolverà…………………………… forse……………………… (hihihi cm mi piace essere sadica ^_^ )

IMPORTANTE per Fre-chan: Amore mio, scusami se nn mi faccio più sentire, ma ho finito i soldi nel cellulare(Shao: tanto per cambiare vero? Io: ZITTA!!!) e per di più i prof si sono convinti del fatto che la mia persona sia un soggetto interrogabile piuttosto succulento e strano caso il mio numero (è il 16, il più sfigato di tt!!!) è sempre il primo ad uscire!!!! Morirò, ne ho la certezza… ti adoro!!! Ah, ti volevo ringraziare per le pag di X sn troppo belle e devo dire che le cose si stanno mettendo più o meno nel modo che avevo immaginato… Cercherò di farmi sent al più presto!!!

 

 

 

 

Cap. 28 Perdonami

 

-STUPIDO! STUPIDO! STUPIDO!!!

Sesshoumaru sferrò un pugno contro un albero, che cadde a suolo con un fragoroso tonfo.

I suoi occhi erano rossi di rabbia e le fiamme sul suo braccio brillavano come quando era impegnato in battaglia.

Sentiva ogni muscolo del suo corpo vibrare e contrarsi per la collera e il suo kimono ne portava i segni sulla stoffa.

Si odiava, si odiava con tutto se stesso!

Non solo aveva abbandonato la donna che amava, ma aveva lasciato che quel bastardo di Naraku la riducesse in quel modo.

 

Flash back

Sesshoumaru era tornato al villaggio di Edo per riprendersi Rin e così riuscire a riappacificarsi con Shao, ma                                     quando era arrivato aveva trovato il fratello accasciato al suolo con una boccetta fra le mani.

Quando i suoi compagni lo avevano visto, Koga gli aveva comunicato che Shao era corsa dietro a Kagome e che probabilmente in quel momento la stava consolando.

Lui era andato a cercarla e, proprio nel momento in cui era arrivato nel punto in cui si trovavano le due ragazze, entrambe erano sparite assieme a quella sacerdotessa.

Così erano partiti alla loro ricerca e dopo tre giorni durante i quali avevano girato a vuoto per la regione, avevano trovato Shao riversa a terra in un lago di sangue.

Fine Flash back

 

La vecchia Kaede aveva detto che molto probabilmente doveva aver ricevuto dei calci molto violenti nell’addome, in quanto aveva tre costole incrinate e dovevano ritenersi fortunati ad averla trovata ancora viva.

Ormai erano due notti che non faceva che urlare, con quegli occhi scarlatti sbarrati e strani simboli simili a bruciature sul viso.

Lui le era rimasto accanto per tutto il tempo, fatta eccezione quando l’anziana miko doveva spalmarle quel decotto di erbe sull’addome.

Infatti in quel momento probabilmente le stava rimettendo le bende.

“Shaorin, come ho potuto lasciare che ti accadesse questo?”

Il viso sorridente di lei gli comparve davanti agli occhi e quasi istintivamente si voltò in direzione del Goshinboku, come se aspettasse di vederla comparire da dietro uno dei lunghi rami.

Per un momento gli sembrò di scorgere la sua sagoma che gli correva incontro, con gli occhi limpidi e un dolce sorriso per lui sulle labbra.

Sferrò un secondo pugno ad un altro albero, facendogli fare la fine del precedente.

Era un idiota!

Per il suo stupido orgoglio si era imposto di non tornare indietro e cosa aveva ottenuto? La donna che amava stava morendo.

Non l’avrebbe lasciata andare via da lui senza una spiegazione, a costo di affrontare con Tenseiga anche il diavolo in persona.

Una fitta lo pervase, facendolo sussultare.

Il diavolo, almeno secondo ciò che aveva dedotto dai momenti in cui Shao e i due spiriti al servizio di Naraku si erano incontrati, avrebbe potuto essere proprio lei.

Chiuse le iridi d’ambra e le sentì bruciare.

Da quando l’avevano trovata in quella radura aveva continuato a mantenere quell’aspetto terribile e si dimenava ininterrottamente, rendendo praticamente impossibile medicarla.

Per riuscire a metterle la fasciatura intorno all’addome avevano dovuto tenerla ferma in due!

Lui aveva la testa della ragazza appoggiata sulle ginocchia e le teneva strette le braccia, mentre Koga le bloccava le gambe.

C’era voluta quasi mezz’ora, durante la quale era stato costretto a vedere il proprio riflesso all’interno di quegli occhi rossi come il sangue.

Per fortuna da quel giorno la situazione era lievemente migliorata: i decotti che la miko usava per far si che le costole guarissero più in fretta sembravano calmarla, sebbene l’effetto fosse quasi nullo, e ora per cambiarle le fasce bastava solo il giovane lupo.

Con amarezza aveva notato che il legame fra i due si era molto rafforzato ed era palesemente diventato più intimo.

All’inizio aveva addirittura pensato che fra loro fosse nato qualcosa, ma poi Inuyasha lo aveva rassicurato dicendogli che erano solo buoni amici e che durante il tempo in cui lui era andato via, la ragazza era caduta in uno stato di depressione e Koga non aveva fatto altro che consolarla.

Le parole di quell’inetto del fratello lo avevano lasciato lievemente perplesso, soprattutto l’ultima frase.

-Almeno tu potrai ancora fare qualcosa…

In quei giorni infatti Inuyasha sembrava quasi un fantasma: aveva gli occhi fissi nel vuoto, sempre pieni di lacrime e mangiava a stento.

Non che gli interessassero i problemi di quell’idiota, ma da quando la sua donna era sparita, o come aveva sentito dire dai nigen e dal lupo, se ne era andata, si era lasciato andare e se non fosse stato per le suppliche dei suoi amici avrebbe volentieri tralasciato i pasti.

In effetti però anche per lui era stato così quando aveva lasciato Shao quella mattina.

Non riusciva a pensare ad altro e ogni volta che si guardava attorno e non la vedeva, si sentiva solo, terribilmente solo.

-Signor Sesshoumaru…

La piccola Rin comparve da dietro uno dei tronchi abbattuti, con gli occhioni neri pieni di grossi lucciconi.

Stringeva forte al petto un pezzo di carta e guardava la figura del demone, che ormai considerava come un fratello, nel modo più triste esistente.

-Che vuoi?

Rispose burbero, senza nemmeno guardarla.

-So-chan aveva fatto questo per Rin, ma Rin vuole regalarlo a lei…

Gli porse quel foglio con un mezzo sorriso, ma si vedeva chiaramente che soffriva tanto, forse troppo per una bimba della sua età.

Lo youkai si voltò verso di lei e lo prese fra le mani; i suoi occhi si colmarono di lacrime quando vide ciò che Shaorin aveva disegnato.

Era un disegno, un disegno bellissimo: lui la stringeva fra le braccia e in mezzo a loro spiccava il faccino sorridente di Rin.

Deglutì, ricacciando a forza quelle sgradevoli gocce simboli di debolezza all’interno della sua anima.

Rimase in silenzio, fissando quell’immagine come se fosse stata la cosa più preziosa che avesse mai avuto.

La piccola, vedendolo in quello stato, pensò di averlo fatto arrabbiare e, cercando di trattenersi dallo scoppiare a piangere, si affrettò a scusarsi in un modo che sembrasse convincente.

-Perdoni Rin, ma lei pensava che questo l’avrebbe fatta sentire meglio… non voleva farla arrabbiare Signor Sesshoumaru…

La bambina chinò il capo e il suo corpo venne scosso da piccoli singhiozzi, mentre i lacrimoni che aveva cercato con tanto impegno di trattenere le scendevano lungo le guance rosee.

Improvvisamente sentì le braccia del demone circondarla e si ritrovò appoggiata a lui.

-Sesshoumaru-sama, Rin è tanto preoccupata per So-chan! Lei sta lì in quel letto, ha quella faccia cattiva e i suoi occhi non sono più blu! Rin non vuole che So-chan muoia!!! Rin vuole tanto bene a So-chan!!! 

L’abbraccio dello youkai diventò più forte e lui le posò un bacio sulla fronte, cercando di calmarla.

-Lo so… anch’io sono preoccupato per lei…

Rin strinse il kimono bianco con le piccole dita, singhiozzando e sfogando tutta la preoccupazione che aveva nel cuore.

-Rin vuole che So-chan torni come era prima e che canti di nuovo per lei.

Sesshoumaru aprì lievemente le iridi ambrate e abbozzò un sorriso, sentendosi  meglio dopo aver stretto fra le braccia la bimba.

-Grazie Rin…

Le sussurrò ad un orecchio, mentre lei smetteva immediatamente di piangere e il suo visetto si illuminava.

-Tieni…

Disse poi con dolcezza, porgendole di nuovo il foglio, ma lei scosse il capo con in viso un raggiante sorriso.

-No, questo è per Sessshoumaru-sama! È un regalo da parte di Rin e di So-chan.

Il demone la guardò con il calore nel cuore, sentendo un senso di tranquillità invadergli l’anima.

-Andiamo?

Chiese la piccola, stringendogli una mano artigliata e tirandolo dolcemente verso il villaggio.

-Si Rin, ora andiamo.

Seguì la piccola, facendosi trascinare da lei e lasciando che quell’adorabile bambina gli girasse intorno come un’ape impazzita.

Di solito le avrebbe detto di smetterla, ma non oggi; da quel giorno si sarebbe occupato delle persone a cui voleva bene e non avrebbe più lasciato che il suo orgoglio si frapponesse fra lui e loro.

 

Shao aveva finalmente smesso di urlare e sembrava quasi ritornata alla sua espressione normale.

I suoi occhi erano ancora sbarrati, ma il loro colore stava lentamente sfumando verso la loro tonalità originale e la bocca finemente disegnata era finalmente rilassata.

Sesshoumaru le era accanto, appoggiato al muro e la stringeva amorevolmente fra le braccia.

Qualche attimo prima era entrata Sango nella capanna e lo aveva pregato di riposare un po’, ma come suo solito lo youkai non le aveva dato retta e le aveva risposto secco.

Però, prima che la tajiya sparisse oltre la tendina, le aveva rivolto poche parole, che avevano suscitato in lei un sorriso.

-Sto bene, grazie…

Le aveva proprio detto grazie! Lui, il grande principe dei demoni, aveva ringraziato una nigen.

Del resto si era anche innamorato di una nigen, perciò la cosa non era poi così strana…

In quel momento Shao emise un lieve mugolio e si mosse fra le sue braccia, chiudendo finalmente gli occhi, muovendo i capelli dorati e inondando le narici del demone con il suo dolce profumo.

Sesshoumaru sentì nuovamente i suoi occhi bruciare a causa delle lacrime e un sorriso gli curvò le labbra; persino lui faceva fatica a riconoscersi.

-Sesshoumaru…

Gemette, cercandolo con una mano che fu subito stretta da quella di lui.

-Sono qui…

La strinse più forte al suo corpo, appoggiandole il capo sul proprio petto e baciandole amorevolmente la fronte.

-Non andartene… non lasciarmi sola…

Lacrime salate cominciarono a scenderle dagli occhi chiusi, rigandole il viso pallido e scavato.

L’inu-youkai si sentì morire: Shao stava ricordando quel giorno in cui lui se ne era andato, facendola soffrire.

Per questo e per non essere riuscito a proteggerla per la seconda volta si odiava, si odiava con tutto se stesso.

Shao piangeva sommessamente, avvinghiandosi al demone con le braccia e invocando il suo nome fra i singhiozzi.

Lui la cullava con tutta la tenerezza di cui era capace, rassicurandola, sussurrandole dolci frasi all’orecchio e tenendola stretta, quasi come se lasciarla significasse allontanare una parte di se.

Era proprio così… Shao era parte di lui… era il suo mondo, il suo amore… era tutto ciò di cui aveva bisogno…

Gli arti di lei gli circondarono il collo e la ragazza aprì lievemente gli occhi ora di nuovo blu.

Sesshoumaru sorrise, un vero sorriso, e la chiamò piano.

-Shao?

-Sesshoumaru…

La sua voce era bassa, stanca, ma a lui sembrava come sempre una dolce musica; improvvisamente una lacrima sfuggì al suo controllo e scese dai suoi occhi, posandosi sul candido kimono.

-Sei tornato…

Sussurrò ancora, ma i suoi occhi non erano affatto felici; Sesshoumaru ne soffrì enormemente e decise una volta per tutte di mettere da parte il suo carattere.

Non avrebbe perso la ragazza di cui si era innamorato solo per orgoglio.

La strinse fra le braccia più forte che poteva e, senza più riuscire a controllarsi, iniziò a piangere per la prima volta.

Shao sgranò le iridi blu mare e lo fissò in viso.

-Tu stai piangendo…

Sussurrò esterrefatta.

-Ti prego, non farlo mai più.

Singhiozzò lui, sfregando il proprio volto contro quello della ragazza e macchiandole la pelle con le lacrime.

-Cosa?

-Non provare mai più a lasciarmi solo…

Lo stupore di lei aumentò ancora di più: stava piangendo, il demone dal cuore di ghiaccio stava piangendo e lo stava facendo per lei.

-Si Shaorin, piango… è così difficile da credere?

La sua voce era completamente diversa, non sembrava neanche la stessa persona: il tono era sofferente, flebile, rotto dal pianto, completamente diverso da quello freddo e distaccato che aveva di solito, ma non gli importava.

Voleva solo Shao, Shao e nessun altro e se per questo doveva piangere e supplicarla di restare con lui allora l’avrebbe fatto, senza vergognarsene.

Era stata proprio lei ad insegnarglielo: non bisogna mai vergognarsi a dimostrare di voler bene.

L’arrabbiatura e il rancore che aveva serbato nel cuore nei confronti dello youkai si dissolse fra quelle lacrime e un sorriso luminoso come tutte le stelle in cielo le apparve sulle labbra.

-No… non è difficile da credere… non lo è affatto

Gli prese il volto fra le mani e lo baciò con tutto l’amore che teneva gelosamente all’interno della sua anima, intrecciando la propria lingua a quella del demone e abbracciandolo dolcemente.

-Non devi piangere…

Gli disse poi, staccandosi dalla sua bocca.

-Perché non dovrei?

Chiese con un sorriso ironico lo youkai, che ne frattempo aveva smesso di piangere e si era asciugato le lacrime.

-Perché se piangi mi fai del male…

Il viso dello youkai sembrò liberarsi per un momento della maschera di ghiaccio che lo ricopriva e un’espressione di pura e semplice felicità comparve su di esso.

Shao sorrise di nuovo; quanto lo amava…

-Giuramelo.

Disse poi lui, appoggiando la fronte su quella della ragazza e guardandola attraverso le stille d’ambra liquida con tenerezza.

Era cambiato, enormemente cambiato.

Solo qualche mese prima il solo pensiero di piangere, soprattutto di farlo davanti ad una nigen, lo avrebbe disgustato e avrebbe sicuramente ucciso chiunque avesse osato accennare all’argomento.

Mentre ora aveva fra le braccia una femmina umana e sino a pochi attimi prima aveva pianto a dirotto stringendola a se e pregandola di non lasciarlo mai solo.

Pregare… per quasi tutta la vita aveva considerato quella parola come un marchio di vergogna, un’onta che deturpava irrimediabilmente l’animo di un demone e che poteva essere rimosso solo con la morte.

Invece ora lui si riteneva fiero di se stesso, perché aveva impedito alla copertura di ghiaccio che lo ricopriva dal giorno in cui era morto suo padre di fargli perdere l’unica persona che avesse mai contato veramente qualcosa per lui.

-Che cosa dovrei giurare?

-Devi giurarmi che rimarrai per sempre accanto a me…

Lei lo fissò attraverso quell’oceano di stelle che erano i suoi occhi, comunicandogli attraverso quello sguardo tutte le cose che era sicura di non riuscire ad esprimere con le parole.

-Te lo giuro, principe dei demoni, te lo giuro

Si baciarono ancora e ancora, tenendosi stretti l’uno all’altra come due anime desiderose di diventare una cosa sola.

Ma non quella notte; c’erano ancora troppe cose da risolvere e l’ombra di Naraku incombeva su di loro assieme a quelle di Kamui e Kotori.

Presto sarebbero venuti a prendere le ultime schegge che mancavano al completamento della Shikon no Tama e molto probabilmente quello sarebbe stato il giorno in cui tutto sarebbe stato deciso.

Non c’erano vie di mezzo: o avrebbero ucciso Naraku e di conseguenza trovato il modo di rinchiudere quei due spettri, oppure sarebbero stati loro ad essere uccisi… era terribile, ma era comunque la realtà.

 

Un grosso boato seguito da un esplosione irruppe nella quiete del grande palazzo.

Kikyo si precipitò fuori, fissando terrorizzata il paesaggio circostante: dove sino al giorno prima si era trovato il sontuoso e curato giardino, ora vi era solo una gigantesca voragine e al centro di essa si poteva vedere un’unica figura: Kagome.

Kotori e Kamui uscirono dalla loro stanza, dove trascorrevano la maggior parte del tempo, e ammirarono compiaciuti l’opera della ragazzina.

-Molto bene piccola

Naraku comparve da una delle porte che davano sul parco e si avvicinò alla ragazza, osservandola compiaciuto.

Indossava un corto vestito a collo alto senza maniche del medesimo colore dei suoi occhi, con ricami in oro e argento che ne ornavano la stoffa e i lunghi capelli neri, che teneva per la maggior parte del tempo sciolti e morbidi sulle spalle, erano raccolti in una coda alta.

Il viso, di solito dolce e luminoso, era cambiato: i lineamenti erano molto più adulti, l’ombretto rosso che portava sulle palpebre le conferivano un’aria quasi regale e legata al collo si poteva vedere chiaramente la Shikon no Tama quasi completa, che scintillava di una luce opaca.

Una luminosa sfera d’energia brillava nella sua mano e un ghigno soddisfatto le curvava le labbra tinte da un rossetto scarlatto.

-Sono diventata brava, vero?

Chiese poi, rivolta al mezzo demone.

-Decisamente si, luce dei miei occhi… i tuoi colpi sono micidiali. Persino i due spettri sono colpiti dalla tua potenza.

Il ghigno sul viso di lei si allargò e scagliò il secondo globo energetico contro l’ala destra del palazzo, che nel giro di pochi attimi venne completamente disintegrata.

-Ehi, cerca di calmarti! Se mi distruggi il palazzo poi dove potrai attaccare la testa di Inuyasha?

Chiese lui ridendo e passandole una mano sulla guancia.

-Si, forse hai ragione.

Nella mente di Kagome si materializzò l’immagine di lei che decapitava quell’insulso hanyou e una luce malvagia le si accese negli occhi color ametista.

-Potrai sempre allenarti con Kotori e Kamui. Credo sarebbero felici di potersi finalmente misurare con qualcuno alla loro altezza. Sai, durante lo scontro con Inuyasha…

Al sentire Naraku pronunciare quel nome Kagome ringhiò furente e per liberarsi da quella rabbia afferrò un sasso da terra e lo lanciò lontano, mancando di poco il viso di Kikyo.

-… E Sesshoumaru sono rimasti molto delusi…

In quel momento i due spiriti arrivarono sul campo di allenamento della ragazza e la squadrarono con occhio critico.

-Devo proprio ammettere che hai fatto un ottimo lavoro, Naraku. Questa ragazza ha una potenza enorme… avrebbe dato del filo da torcere anche a noi, quando non eravamo ancora in possesso di tutti i nostri poteri…

Infatti, dopo aver violentato Kagome e quindi dissolto il suo spirito, Naraku aveva estratto mediante un incantesimo i poteri che Midoriko aveva rinchiuso all’interno della sua anima e li aveva ridati ai legittimi proprietari come prevedeva l’accordo.

Ora che avevano finalmente riacquistato i loro poteri l’aspetto esteriore dei due era cambiato.

Gli occhi dorati di Kamui brillavano in continuazione e gli bastava anche solo sfiorare un qualcosa come una parete per ridurla in cenere, mentre i capelli di Kotori si erano allungati di molto, arrivandole quasi alle caviglie ed i suoi occhi avevano assunto una tonalità di grigio talmente chiaro che era praticamente impossibile distinguere l’iride dal resto dell’occhio.

Kagome li guardò con ammirazione: era molto attratta dagli enormi poteri di quei due e l’idea di allenarsi con loro la stuzzicava non poco.

-Senti Kagome…

Disse lo spirito femminile, sorridendo candidamente, un sorriso falso.

-Vieni con noi, ci divertiremo…

Kamui rise, abbracciandola da dietro e accarezzandola.

-Vuoi dire che potremo combattere?

Chiese lei, euforica al pensiero di potersi misurare con uno di loro.

-Si… e non solo questo.

Il secondo spirito si allontanò dalla sorella e si avvicinò a Kagome, sfiorandole il seno con una mano.

Lei lo fissò con una nota furibonda nello guardo, dopodiché gli afferrò il polso destro e lo tirò verso di se.

-Se tu mi toccherai ancora anche solo con un dito, io ti rispedirò all’inferno assieme alla tua amichetta…

Sibilò mostrando i lunghi canini.

Kamui e Kotori risero.

-Sei agguerrita ragazzina, ma non scherzare col fuoco… finirai per rimanere scottata.

Si allontanarono sghignazzando e Kagome andò loro dietro; per niente al mondo avrebbe rinunciato a fronteggiarli e poi aveva voglia di sgranchirsi un po’ le gambe; distruggere cose e persone era un passatempo divertente, ma a lungo andare stancava.

Guardò la sua immagine riflessa in una delle poche vetrate ancora intatte di tutto il castello e un sorriso le curvò le labbra: era proprio bella con quegli abiti, il trucco era un po’ pesante, ma l’effetto finale faceva passare questo particolare in secondo piano.

Non si era mai vista così; era come se si fosse finalmente liberata da uno scomodo involucro di brava ragazza e fosse riuscita a far emergere la sua vera personalità.

E poi i suoi poteri erano praticamente illimitati.

Mai durante il periodo che aveva passato in compagnia di quell’idiota era riuscita ad esprimere a pieno le sue capacità.

Si sentiva bene, meravigliosamente bene.

Naraku la guardò allontanarsi con gli occhi che brillavano: era bastato dissolvere il suo spirito ed esporla alla sfera sporca di odio e tutti i dubbi, il dolore e la rabbia presente nel suo cuore si erano tramutati in puro odio.

-Sei sicuro di ciò che fai?

La sacerdotessa comparve alle sue spalle, con il kimono sporco dei detriti e della polvere scatenate dalle esplosioni causate dalla ragazza.

-Perché me lo chiedi?

Domandò con aria seccata, fissando la miko con occhi gelidi; ormai il desiderio che sino a poco tempo prima lo divorava nei confronti della sacerdotessa lo aveva del tutto abbandonato.

-Perché non sono sicura che l’effetto ottenuto con le emanazioni malvagie della Shikon no Tama sia duraturo.

Naraku la guardò ghignando.

-Oh, non devi preoccuparti… sono già due settimane che ha subito la trasformazione, Kagome ha un potere illimitato e lo scherzetto che hai fatto a lei e ad Inuyasha non ha fatto altro che rafforzarlo…

Rise beffardamente.

-Sai, ora che sono riuscito a disfarmi della mia parte umana e che lei è diventata cattiva, potrei anche tenerla con me come mia regina… sempre che a te non dispiaccia.

-Figurati, mi basta che lei e Inuyasha siano divisi… almeno potrò averlo tutto per me.

Girò le spalle al mezzo demone e si addentrò nel maestoso palazzo, ridendo di gusto al pensiero di poter riavere finalmente il suo adorato hanyou.

 

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Capitolo 29
*** La forza dell'odio ***


Commento al cap: Ciriciao a tt miei adorati lettori

Commento al cap: Ciriciao a tt miei adorati lettori!!! Mi scuso profondamente per il gigantesco e super vergognoso ritardo di qst cap della fic, ma sto lett impazzendo a causa della scuola e di tt il resto, perciò cercate di comprendermi.

Ringrazio tt qll che commentano dall’inizio della fic che ho int di chiamare uno ad uno: KillKenny, Mewrobby, -Cric-, Elychan, Narsyl, Kiky85, lilù, Rubin89, Lila-chan, Kagomechan91,Lorimhar che è l’ultimo arrivato e a lui dedico uno spazio speciale perché si è letto tt la mia storia in 2 giorni: Sei proprio un volenteroso, nemmeno io penso di averlo mai fatto!!! E poi ringrazio tt quelli che leggono la mia fic, mi date veramente la voglia di andare avanti!!!

Alla mia adorata Fre-chan mando un bacio mega galattico, perché è più di un anno che mi sopporta e che mi ha aiutato a superare momenti difficili!!! TI VOGLIO TROPPO BENE AMORE MIO!!!

Infine devo dire una cosa a Laurie: stammi a sentire, se la mia fic non ti piace fammi il favore di non commentarla anche perché nessuno ti ha costretto a leggerla e poi prima di dirmi ciò che hai scritto e che non intendo riportare dovresti leggere tt i 28 cap. che ho postato e non dopo aver letto il primo elargire sentenza. Cmq ribadisco, se la fic non ti piace non posso farci niente e mi devo scusare ufficialmente per tt la melassa, cm l’hai definita tu, che ho messo nel 1° cap.

Perciò chiedo scusa anche ai miei adorati lettori, mi dispiace se ho rischiato di farvi venire il diabete.

Acchan

 

 

Cap. 29 La forza dell’odio

 

Camminavano da due settimane senza sosta e ormai sui volti di tutti era comparsa l’ombra della stanchezza.

Persino Sesshoumaru sembrava sull’orlo di un crollo, sia nervoso che fisico, e in gran parte la cosa era dovuta al fatto che aveva viaggiato per tutto il tempo con Shaorin sulle spalle.

Lui si era rifiutato di lasciarla procedere a piedi come gli altri e non le aveva nemmeno permesso di salire su Kirara, nonostante le proteste da parte di lei e le sue suppliche.

Infatti, benché cercasse di nasconderlo e fosse passato molto tempo dal giorno in cui le avevano incrinato le costole, il dolore continuava a manifestarsi sottoforma di forti e dolorose fitte all’addome, rallentando i suoi movimenti e rendendoli molto meno agili.

Lo youkai se ne era accorto e, sebbene non lo avrebbe mai ammesso nemmeno davanti ai Kami, quando viaggiavano faceva molta più attenzione ai propri spostamenti ed evitava accuratamente frenate brusche o improvvisi cambi di direzione.

Quel suo comportamento stupiva persino il demone stesso; non si sarebbe mai comportato così per nessun motivo al mondo e ora invece gli sembrava che il modo in cui si prendeva cura di lei, perché era esattamente ciò che stava facendo, lo facesse sentire bene, come mai lo era stato in tutta la sua vita.

Shaorin aveva anche questo potere su di lui?

Il semplice averla accanto e modificare per una minima parte il proprio modo di essere bastavano per fargli percepire un contatto così diretto ed intenso con lei?

Un altro da aggiungere alla lista.

Sango era accasciata sul collo della demone gatto e Miroku appoggiato sulla sua schiena; dormivano entrambi profondamente nonostante fossero le undici passate del mattino.

Anche Shao era addormentata e il suo viso era appoggiato alla schiena del demone; i suoi respiri gli scaldavano la pelle lattea e perfetta e a volte la ragazza sussurrava nel sonno, invocando il suo nome.

A quel punto lui rallentava l’andatura (durante i primi giorni accelerava, ma viste le condizioni in cui si trovava preferiva non consumare inutilmente energie che avrebbero potuto rivelarsi preziose) e una volta abbastanza lontano dal resto del gruppo, cominciava a parlarle.

Di solito le rivolgeva solo un paio di frasi, ma sempre più spesso si ritrovava a confessare tutti i sentimenti, le sensazioni ed i pensieri che gli passavano per la mente.

Sapeva che probabilmente non sentiva neanche una parola di quello che le diceva, ma una parte di lui lo spronava a continuare, evidenziando il fatto che quando parlava con lei gli sembrava di disfarsi di un peso.

E ancora più spesso si ritrovava a sussurrarle dei dolcissimi “Ti amo”, ma quando questo accadeva Sesshoumaru si assicurava che Shaorin stesse effettivamente dormendo.

Inuyasha camminava in testa alla fila, come sempre del resto, ed era quello più provato di tutti.

Non dormiva, a stento mangiava e il suo viso dorato dal sole era profondamente segnato dalla fatica.

Profonde occhiaie scure gli cerchiavano gli occhi dorati, spesso sembrava quasi che le sue gambe andassero avanti da sole, spinte da una volontà propria e che il resto del corpo fosse in uno stato di coma.

Però non voleva fermarsi, non l’avrebbe fatto per nulla al mondo.

Ancora non riusciva a credere che Kikyo avesse rapito Kagome e che molto probabilmente l’avesse consegnata a Naraku.

Se fosse stato veramente così e se per caso quell’essere avesse osato anche solo torcerle un capello, non si sarebbe fatto scrupoli ad uccidere anche la sacerdotessa.

Non l’aveva mai amata, di questo ne era certo.

Quando lui si allontanava dal villaggio e non vedeva la miko per periodi che spesso si trasformavano in mesi, non sentiva mai la sua mancanza, mentre se Kagome sfuggiva alla sua vista anche solo per qualche secondo, era come se gli avessero sottratto una parte di se, come se ai suoi polmoni mancasse improvvisamente l’aria.

Perché Kagome era la sua aria, perché Kagome era la sua vita.

Lanciò un’occhiata fugace a Miroku e Sango: erano abbracciati, anche nel sonno si tenevano abbracciati.

Si amavano da morire, era chiaro come il sole e ora che erano finalmente riusciti a dichiararsi non si lasciavano mai, nemmeno per un attimo.

I suoi occhi si spostarono per un attimo sul fratello e lo vide dare un lieve bacio sulla guancia di Shao, che dormiva profondamente appoggiata alla sua schiena.

Pur sapendo che se si fosse azzardato a dirglielo Sesshoumaru lo avrebbe disintegrato all’istante, quei due sembravano proprio fatti l’uno per l’altra e se mai suo fratello si sarebbe legato seriamente a qualcuno sperava che fosse lei.

Non che lui avesse mai chiesto una sua opinione, era una cosa praticamente impossibile, ma sperava che fosse Shaorin.

Anche se non sapeva come, quella ragazza era riuscita a cambiarlo.

Rin si mosse leggermente sulla sua schiena.

-Inu-chan, dove siamo?

Mormorò stropicciandosi gli occhi.

-Dormi, non preoccuparti… ti sveglio quando siamo arrivati…

La bambina sorrise sulle labbra screpolate dal forte vento che da qualche giorno soffiava prepotentemente nel territorio pianeggiante che stavano attraversando, dopodiché si accoccolò fra le spalle di lui richiudendo i profondi occhi neri.

Koga gli correva accanto, non meno provato degli altri ed i compagni che gli erano rimasti dopo la strage compiuta da Kagura tempo prima, Ginta e Akkaku, li seguivano poco distanti.

Ora che si erano chiariti e che il demone lupo aveva accettato il fatto che lui era seriamente innamorato della ragazza, i due andavano più o meno d’accordo.

Camminarono ancora per molti chilometri, ormai si era fatto buio e grandi nuvoloni neri avevano affollato il cielo, rendendo quasi impossibile la vista.

La lunga pianura era ormai giunta al termine e alberi alti e dai tronchi possenti cominciavano a fare parte del paesaggio, infittendosi man mano che procedevano all’interno di quello che ormai si stava trasformando in un bosco.

Improvvisamente un lampo squarciò il cielo carico di nuvoloni, irrompendo nel silenzio di stanchezza che avvolgeva il gruppo e svegliando i ragazzi che dormivano.

Shippo lanciò un grido e si strinse al petto di Sango, nascondendo il visetto infantile fra i seni della ragazza, che lo abbracciò teneramente.

-Stai calmo, è stato solo un lampo.

Dopo pochi secondi un forte tuono percorse l’aria, stridendo nelle orecchie di Inuyasha e in quelle di Sesshoumaru, costringendoli a tapparsi le orecchie per non rimanerne assordati.

Purtroppo però, le braccia di Sesshoumaru erano i sostegni su cui Shao si reggeva e una volta venuti meno, la ragazza cadde a terra, non facendo in tempo ad aggrapparsi al suo collo a causa dello stato di coma in cui si trovava nonostante il boato.

-Ahi…

Gemette, portandosi le mani all’addome e lasciandosi crollare sull’erba rinsecchita dal caldo.

Sesshoumaru si voltò di scatto verso di lei e le si accucciò accanto, fissandola ansioso.

-Shao…

La chiamò in modo stranamente gentile.

-Sto bene, non preoccuparti.

Sorrisero entrambi, mentre una lieve pioggerellina cominciava a scendere dal cielo plumbeo.

La ragazza rimase immobile, lasciando che le gocce d’acqua le cadessero sul viso, bagnandole la pelle ed i capelli.

-Inuyasha, non possiamo proseguire con questo tempo…

Disse Miroku, cingendo il ventre di Sango con le braccia e appoggiandola al proprio petto; la tajiya sorrise e si abbandonò contro il corpo di lui.

-Anche se riuscissimo a continuare il viaggio, né tu né Sesshoumaru né Koga sareste più in grado di percepire l’odore di Naraku.

Sebbene con riluttanza, l’hanyou assentì col capo.

-Hai ragione, dovremmo fermarci qui sino a che non smetterà di piovere…

Così dicendo indicò ai compagni un tempio palesemente abbandonato.

 

L’acquazzone non accennava a placarsi, anzi, più il tempo passava più la densità della pioggia sembrava aumentare.

Shao era completamente zuppa; adorava la pioggia e aveva voluto a tutti i costi rimanere un po’ sotto l’acqua.

Così, quando Sesshoumaru era finalmente riuscito a trascinarla sotto la tettoia di pietra (caricandosela in spalla nonostante le sue proteste), aveva i vestiti interamente fradici.

Si accoccolò ancora di più contro il petto dello youkai e appoggiò il capo bagnato sotto quello di lui, inondandogli le narici con il suo dolcissimo profumo di latte.

La stretta intorno alle sue spalle si fece più intensa e si ritrovò circondata dalla morbida coda bianca del demone, che le sorrise e la guardò con gli occhi ambrati pieni di dolcezza.

Lei ricambiò, ma prima di poter dire qualcosa del tipo “Sei gentile”, emise uno starnuto, inzuppandogli il viso.

-Grazie.

Disse laconico.

Shaorin si portò le mani alla bocca, ma non appena cercò di scusarsi un secondo starnuto le uscì dal naso.

-Hai preso il raffreddore.

Le regalò un’occhiata piena di tenerezza e la avvolse completamente con la sua coda, immergendola all’interno di quella nuvola di calore.

-Testa dura.

Così dicendo diede un lieve pugno sulla sua testa; Shao gli fece la linguaccia.

-Do… dono dolo raffreddadaETCIù!!!

La ragazza si lasciò cadere addosso al demone e mugolò con voce nasale; Sesshoumaru rise lievemente e l’abbracciò con affetto.

-Tu starmi a sentire mai, vero?

Chiese con ironia, accarezzandole la pelle liscia e fresca per la pioggia, delineando i muscoli sodi e finemente disegnati dagli anni trascorsi agli allenamenti per i campionati di pattinaggio con le dita artigliate.

Shao sorrise appena chiudendo gli occhi blu.

Il demone le baciò la fronte, controllando che non si stesse ammalando e un lieve sorriso gli curvò appena le labbra rosate: stava bene, almeno per il momento.

La guardò preoccupato: cosa avrebbe fatto se per caso si fosse di nuovo trasformata in quell’orribile creatura? La prima volta e la seconda era svenuta e grazie a quello si era calmata, ma se questa volta non fosse bastato?

Come poteva essere possibile che una ragazza tanto meravigliosa nascondesse dentro di se un potere così terribile.

Shao si mosse leggermente, stringendosi più forte a lui.

-Shao?

La chiamò piano, avvicinando il proprio viso a quello della ragazza.

-Mmmh?

Mugolò lei, senza aprire le palpebre.

-Sei sicura di stare bene?

La ragazza si scostò lievemente dal corpo del demone e gli rivolse uno sguardo confuso, annebbiando gli occhi color del mare.

-Si, perché ti preoccupi tanto?

Sesshoumaru distolse lo sguardo, posandolo sul panorama al di fuori della tettoia: pioveva ancora a dirotto.

-No… niente…

Shaorin storse il naso.

-Sicuro?

-Ma si…

Le sorrise, dopodiché le baciò dolcemente le labbra, spedendole piccole e piacevolissime scariche elettriche in tutto il corpo.

 

Inuyasha era seduto con la schiena appoggiata ad una colonna, avvolta in gran parte da grossi rampicanti.

I suoi meravigliosi occhi color ambra erano come sempre persi nel vuoto, come alla ricerca di qualcosa ed era molto facile capire cosa cercassero con tanta assiduità: Kagome.

Nella testa dell’hanyou si ammassavano ricordi, parole, gesti, litigi, riappacificazioni e tutto si mescolava rapidamente, formando un intricato puzzle all’interno del quale ogni tassello rappresentava un pezzo della sua vita, un frammento della vita trascorsa assieme a lei.

Lei… tutto per lei… ogni gesto, ogni respiro, ogni risata, ogni lacrima… ogni cosa solo per lei.

Lei che aveva saputo capirlo, lei che aveva guardato oltre il suo essere a metà fra umano e demone, lei che lo aveva accettato per quello che era, lei che era tutto ciò di cui aveva bisogno…

… lei, che ora se ne era andata…

Si, se ne era andata.

Era vero che Kikyo aveva rapito sia lei che Shaorin e, a quanto aveva riferito la ragazza, la sacerdotessa e Naraku si erano alleati, ma restava comunque il fatto che Kagome se ne era andata a causa sua, per colpa del suo stupido carattere che gli aveva impedito di mettere le cose in chiaro una volta per tutte.

Durante la notte vedeva il suo viso, con le lacrime che scendevano copiose lungo le guance, quella sofferenza che macchiava i suoi occhi, tanto belli quanto vasti, e poi quelle parole pronunciate con il dolore…

Come aveva potuto lasciarla andare via?

Non solo non le aveva mai detto di amarla, ma quando Kikyo lo aveva baciato lui non aveva fatto nulla per impedirlo.

E ora lei se ne era andata… rapita, ma la sua intenzione era quella di andarsene, glielo aveva detto…

Una fortissima fitta gli pervase il cuore, facendogli mancare un respiro.

-Tutto bene Inuyasha?

Miroku gli posò una mano sulla spalla e lo guardò impensierito; era da quando Kagome-sama se ne era andata che lui si comportava in quel modo e se non fossero riusciti a riportarla indietro molto probabilmente sarebbe morto, o per il fatto di non mangiare o per disperazione.

L’hanyou sorrise al ragazzo che ormai considerava come un amico, scuotendo appena il capo argentato.

-Si, non preoccuparti.

Il monaco assentì col capo, ma si poteva vedere lontano un miglio che Inuyasha stava tutt’altro che bene.

Però più che provare a parlargli cosa poteva fare?

 

Erano circa le due del mattino quando un’enorme esplosione li fece svegliare di soprassalto.

La sterminatrice ordinò a Kirara di rimanere accanto a Shippo e Rin e di uccidere chiunque avesse cercato di avvicinarsi; la neko-youkai annuì con la grossa testa.

Uscirono di corsa fuori dal tempio, cercando di scorgere qualcosa attraverso il fitto muro di pioggia che rendeva impossibile vedere qualsiasi cosa a più di due metri di distanza.

Era tutto tranquillo, o almeno così sembrava.

L’unico rumore udibile era quello della pioggia che si abbatteva contro di loro e sulle piante, emettendo deboli mormorii.

Si guardarono attorno, affinando l’udito nel tentativo di percepire qualcosa di insolito, un sibilo estraneo ai suoni della natura.

Niente.

Forse anche l’esplosione e quel boato erano stati frutto della loro immaginazione; però era abbastanza strano che sei persone avessero avuto lo stesso incubo nel medesimo istante.

Shaorin lasciò la mano di Sesshoumaru e si allontanò di qualche passo da lui, fissando un punto fisso fra le gocce d’acqua.

-Shao! Dove vai?

La chiamò allarmato lo youkai.

-C’è qualcosa che…

Non fece in tempo a finire la frase che un gigantesco globo di energia la investì in pieno stomaco, scaraventandola contro un albero.

-SHAO!

Gridò Sango, gettandosi accanto all’amica.

Una risata echeggiò fra le rovine e dopo qualche attimo le sagome di Kamui e Kotori comparvero dal buio, avvolte nelle grandi ali nere, subito seguiti da Kagura, Kohaku e Naraku e da un’orda di demoni che si era portato appresso molto probabilmente con l’intento di usarli come scudo.

-Bene bene, vedo che siamo giunti alla resa dei conti.

Disse malignamente quest’ultimo, fissando divertito il viso contratto dall’ira di Inuyasha.

I sei ragazzi osservarono l’aspetto dei loro nemici: mentre la domatrice del vento e il fratellino di Sango erano sempre gli stessi, i due fratelli erano cambiati e la loro potenza era aumentata, e non di poco.

Anche Naraku era diverso: sembrava più forte, come se ora fosse un demone completo.

Kotori gli si avvicinò, spiegando le lunghe ali da diavolo e ridendo di gusto; si passò una mano dai lunghi artigli laccati di viola fra i lunghi capelli ricci e girò gli occhi perlacei dalla pupila color zaffiro verso il mezzo demone.

-Noi due abbiamo un conto in sospeso, cagnolino.

Sibilò sorridendo, mostrando così le lunghe zanne.

-Vieni a prendermi allora! Sempre se tu riesca a starmi dietro.

Mentì spudoratamente; era stanco, distrutto, quelle poche ore di riposo non erano servite a ridargli la forza che aveva perso durante quei lunghi giorni di corsa ininterrotta.

Saettò velocemente lo sguardo fra i presenti, in cerca di Kagome; niente… che Naraku l’avesse lasciata nel suo covo?

Lo spirito fece per lanciarsi contro il proprio avversario, sguainando la lunga falce dalla lama nera a forma di spicchio di luna, quando il fratello le posò una mano pallida sulla spalla.

-Mi raccomando, non fargli troppo male… per lui ci sono altri progetti…

Lanciò un’occhiata a Naraku e alla presenza che rimaneva accuratamente nascosta dietro di lui avvolta in un lungo mantello viola.

Kotori montò il broncio, ma non discusse.

-Se è proprio necessario…

Mugolò storcendo il naso, dopodiché si voltò di nuovo verso Inuyasha, questa volta con l’intenzione di attaccare.

Si sollevò di qualche centimetro da terra, puntando la propria arma nella direzione dell’hanyou.

-Giochiamo cagnolino.

Lui le rivolse uno sguardo colmo di collera, mentre sfoderava Tessaiga e si preparava a rispondere a quelli che era certo sarebbero stati gli attacchi più potenti che avesse mai dovuto fronteggiare.

 

Intanto Koga aveva già cominciato a combattere contro Kagura, con tutta l’intenzione di farla finalmente fuori, mentre Sango si faceva strada insieme a Miroku fra l’orda di demoni che Naraku aveva portato con se, cercando di aprire un varco che li conducesse a lui.

Ma sembrava che più ne uccidevano, più quelli si moltiplicavano.

Sesshoumaru brandiva la tokijin, parando gli assalti da parte di Kamui e tenendosi a debita distanza dalla portata di quelle dannante fruste; già una volta si era lasciato giocare da quel maledetto spettro e la cosa non si sarebbe ripetuta una seconda volta.

Prima di ogni cosa, però, doveva assicurarsi che quei due non si avvicinassero a Shaorin.

Non poteva rischiare un’altra trasformazione, era già abbastanza pericoloso così, senza doversi preoccupare della salvezza della donna che amava.

-Non darti pena, demone.

Disse freddo lo spirito, tentando un’altra volta di afferrarlo con le proprie corde, fallendo.

-Cosa?

Chiese esterrefatto; come faceva a sapere … che idiota! Lui e la sorella leggevano nel pensiero! Come aveva potuto dimenticarlo?!?

-Sua altezza ritornerà, molto presto… e allora ti assicuro che la tua piccola umana non avrà più ragione di esistere!

Preso dalla rabbia, lo youkai si gettò contro lo spirito, ringhiando e stringendo a tal punto l’elsa della propria spada da far diventare bianche le nocche.

-Se tu oserai toccarla, io ti strapperò le ali e ti costringerò ad ingoiarle per intero!

Kamui rise, dopodiché fece roteare le fruste sopra il capo color ebano e le legò attorno al collo di lui.

-Dannazione.

 

Sango abbatté l’ennesimo youkai con il proprio Hiraikotsu, controllando con la coda dell’occhio che Miroku non provasse ad aprire il Kazana.

Se avesse anche solo osato pensarci, lei lo avrebbe fatto svenire e legato ad un albero, di modo da tenerlo buono sino a che non fosse tutto finito.

Lo amava troppo per lasciarlo morire.

Improvvisamente qualcosa sfrecciò velocissimo accanto al suo viso, provocandole un piccolo taglio.

-Ma che cosa…

Si voltò di scatto verso il punto da cui era sicura provenisse quel colpo e si trovò davanti al fratello.

Si sentì morire; quegli occhi vuoti, quel volto inespressivo…

-Kohaku…

Gemette mordendosi il labbro inferiore.

Il ragazzino non disse nulla, limitandosi a scagliare contro la tajiya la propria arma una seconda volta.

Lei la schivò abilmente, saltando dalla parte opposta.

-SANGO!

Miroku le corse accanto, guardandola con ansia attraverso gli occhi color nocciola.

-Tutto bene?

-Si… ora vai da Naraku, non possiamo permetterci di farlo scappare di nuovo… ma se ti azzardi ad usare il foro del vento ti ucciderò io prima del veleno di quei maledetti insettacci!

Disse in un soffio, senza distogliere lo sguardo dalle iridi fredde del ragazzino a pochi metri da loro.

-NON CI PENSO NEMMENO A LASCIARTI SOLA!

Protestò lui energicamente, Sango scosse il capo castano.

-Ti prego… è una cosa che devo risolvere da sola…

Il monaco scosse energicamente il capo, stringendole le mani fra le sue con gli occhi pieni di preoccupazione.

-Non potrei mai la…

Improvvisamente la voce gli morì in gola, sovrastata da un grido strozzato di dolore e sentì le ultime forze che gli erano rimaste abbandonarlo completamente, mentre la sua bocca veniva invasa dal sapore salato del sangue.

Uno spruzzo scarlatto seguì quel lamento, fuoriuscendo dalle labbra di lui sottoforma di colpo di tosse e macchiando così il viso della giovane sterminatrice, che sbarrò gli occhi color nocciola.

-No…

Gemette mentre Miroku cadeva fra le sue braccia, con le iridi blu vuote e semichiuse.

-NO!!!

Ripeté disperata, stringendo forte il corpo dell’houshi ed invocando il suo nome fra le lacrime.

Alzò lo sguardo verso il fratello e lo vide mentre riafferrava la sua arma sporca di sangue, del sangue dell’uomo che amava.

Adagiò dolcemente a terra il corpo del ragazzo e sguainò la lunga katana che portava legata al fianco destro, fissando con rancore e dolore immensi Kohaku.

Sapeva cosa doveva fare… lo aveva sempre saputo… e sapeva anche che non c’era nessun altro modo.

 

Shaorin aprì lievemente gli occhi blu mare, guardandosi attorno.

Aveva un grosso mal di testa… doveva aver sbattuto da qualche parte.

Non fece in tempo ad alzarsi che Koga le volò accanto, colpito alle gambe dalle lame di vento di Kagura.

-KOGA!

Gridò terrorizzata lei, gattonando sull’erba impregnata d’acqua e di fango verso il giovane lupo, che si stringeva le mani intorno alle gambe.

-Cosa ti è successo?

Chiese lei, aiutandolo a sedersi.

-Maledizione… non ho fatto in tempo a spostarmi…

Shao seguì il suo sguardo e vide le profonde ferite che gli attacchi di Kagura gli avevano provocato sul braccio destro e sulle gambe.

-Chi ti ha ridotto così?!?

Urlò la ragazza, strappandosi parte della stoffa dei calzoni e cercando di fermare il sangue che fuoriusciva copioso dai lunghi tagli.

-Non… non serve…

Sussurrò stancamente lui, prendendo i polsi della giovane con le mani e stringendoli, sporcandole la pelle con macchie scarlatte.

-Ma che vai dicendo? Se non fermo subito il sangue potresti anche morire!!!

Disse con foga, scuotendo nervosamente il capo d’oro fradicio a causa del temporale.

-Calmati, Shaorin, CALMATI!

La ragazza lo fissò smarrita e confusa con gli occhi pieni di lacrime, mordendosi il labbro inferiore e singhiozzando.

Koga sorrise stancamente e le accarezzò la testa, sporcandole anche i capelli con il proprio sangue.

-Sono uno youkai,non saranno certo due ferite a farmi fuori. Ora però devi promettermi che andrai da Sesshoumaru e che qualunque cosa succeda tu non ti avvicinerai a quei due spettri.

-Mai io…

-PROMETTIMELO!

Dapprima Shao non seppe cosa rispondere, dopodiché iniziò ad annuire con un cenno del capo.

-Va bene. Ma tu devi giurarmi che non ti farai ammazzare!

-D’accordo, mi hai conv

Una lama di vento comparve dal nulla e colpì lo youkai in pieno petto, facendolo cadere a terra privo di sensi.

-KOGA!!!

Urlò sconvolta, guardandosi attorno con gli occhi pieni di grosse lacrime di disperazione.

Una risata divertita echeggiò fra le gocce di pioggia,

-Ora non fai più tanto il gradasso, vero lupastro?

Kagura comparve dalla nuvola di polvere sollevata dal suo ventaglio, con un sorriso soddisfatto sulle labbra e tre schegge della Shikon no Tama stretta nel pugno.

Quando però vide la ragazza il ghigno si spense, lasciando il posto ad un’espressione impaurita.

-Tu?

Chiese indietreggiando.

-Così ci rincontriamo. Deve essere proprio il destino…

Shao si alzò in piedi, seppur un po’ a fatica, ed estrasse la lunga e fine sciabola dal fodero nero.

-Ora finalmente mi libererò di te…

Ringhiò.

 

Sango cadde a terra, una smorfia di forte dolore sul viso sporco di fango e di acqua che cadeva incessantemente dal cielo, mischiandosi alle lacrime che le rigavano copiosamente le guance.

La katana volò via dalle sue mani e si conficcò nel terreno a pochi passi dal ragazzino.

Perché devo combattere contro di te, Kohaku? Io ti voglio bene…”

La sua testa urlava, il suo cuore piangeva e i suoi muscoli gemevano di dolore ad ogni movimento brusco.

Era stanca, troppo stanca.

Il ragazzino le lanciò contro la lunga arma, ferendola alla spalla sinistra e macchiandole i vestiti di sangue.

-Ah…

Gemette, portandosi una mano al taglio.

Kohaku avanzò verso di lei, i passi che strascicavano sul terreno fradicio di pioggia, le mani strette attorno all’impugnatura.

Gli occhi color nocciola del ragazzino fissavano vuoti le immagini sfocate dal temporale, lasciando intravedere il nulla che si celava nel suo animo ormai morto da tempo.

Alzò la punta di falce e si preparò a dare il colpo di grazia alla sua avversaria, guardandola, senza provare alcuna emozione davanti a quelle lacrime e a quella sofferenza.

La sterminatrice alzò lo sguardo, colmo di dolore, sino ad incontrare quello dell’adorato fratellino.

A fatica si alzò in piedi, trascinando i piedi nel fango e dirigendosi verso di lui con un sorriso dolce sulle labbra sporche di sangue.

-Kohaku…

Mormorò, mentre le gocce d’acqua le inondavano il capo, infradiciandole i capelli e portandosi via le lacrime.

Il ragazzino fermò i suoi passi, fissando con stupore quella ragazza che si stava avvicinando a lui.

Avrebbe dovuto ucciderla… questi erano gli ordini di Naraku… ma non ne aveva il coraggio e non riusciva a capire perché.

Improvvisamente sentì le braccia di Sango cingergli il collo e, prima che potesse fare qualsiasi cosa, si ritrovò stretto al suo petto.

L’arma gli cadde di mano, finendo in una pozzanghera sotto i suoi piedi, gli occhi color nocciola si riempirono di caldi lacrimoni e all’improvviso una serie di immagini cominciarono a scorrere nella sua mente.

Vide se stesso, vide quella ragazza, Sango era il suo nome, vide i suoi genitori… e ancora vide se stesso, all’interno di un grosso cortile, vide i cadaveri dei propri compagni, gli occhi distrutti di sua sorella, poi il buio…

Quelli erano i suoi ricordi… i ricordi che aveva voluto dimenticare…

-Sorella…

Singhiozzò ricambiando la stretta.

-Kohaku!

Esclamò lei.

-Perdonami sorella! Io ti ho fatto del male, te ne ho fatto tanto!

La tajiya scosse il capo.

-Non ha importanza. Ora sono qui con te e non ti lascerò mai più solo.

Kohaku sorrise, affondando il volto nel petto della sorella maggiore e lasciandosi andare ad un pianto silenzioso.

La sterminatrice lo guardò con il dolore dipinto in volto; doveva liberarlo, ormai non c’erano più soluzioni.

Se avesse lasciato il frammento della sfera nel suo corpo, a Naraku sarebbe bastato schioccare le dita per farlo ritornare una marionetta priva di volontà e di emozioni.

Allungò una mano verso l’elsa della propria spada e la sollevò dall’erba, dopodiché la conficcò nella schiena del ragazzino.

-Perdonami Kohaku… ti prego…

Sussurrò, posandogli un bacio in fronte.

Lui sorrise, chiudendo gli occhi ora finalmente lucidi.

-Grazie… sorella…

Il frammento della Shikon no Tama cadde a terra, intriso di sangue, portandosi via la vita fittizia che gli era stata data con il solo scopo di provocargli altro dolore.

Il peso del suo corpo si abbandonò a quello della sterminatrice, che lo strinse ancora più forte a se.

Si lasciò cadere in ginocchio, in mezzo al fango e al sangue che colava dalle sue ferite e da quella che aveva ridato la libertà al suo adorato fratellino.

I singhiozzi aumentarono, mozzandole il respiro mentre cullava Kohaku fra le braccia, in una stretta fraterna piena d’amore.

-Ora sei libero piccolo mio… finalmente libero

Gemette fra i singhiozzi.

-Signorina Sango.

Il vecchio Myoga saltò sulla spalla della tajiya.

-Il signor Miroku…

Lei parve risvegliarsi da un incubo e voltò subito il viso verso il corpo esanime del monaco.

Adagiò a terra quello del ragazzino e si trascinò a fatica verso di lui, insozzando la propria armatura con il fango.

Una volta arrivata dall’houshi, si appoggiò al suo petto e chiuse gli occhi, ormai priva di ogni forza sia mentale che fisica.

-Amore mio… sono con te…

Disse in un soffio, prima di svenire.

 

Kotori afferrò Inuyasha per la gola e lo sbatté contro un albero, compiacendosi dell’espressione di sofferenza che l’hanyou aveva sul volto.

Tessaiga volò a pochi metri da lui, ritornando una vecchia e arrugginita katana.

Gli occhi perlacei lo scrutavano con aria superba, come commiserandolo e questo ad Inuyasha dava particolarmente sui nervi.

Provò a liberarsi, ma era stanco, enormemente stanco.

In più quella maledetta era diventata ancora più forte ed ora, non solo schivava i suoi attacchi, ma riusciva contemporaneamente ad evitare Tessaiga e a ferirlo con quella dannata falce nera.

-Allora, cagnolino, come ci si sente ad essere in trappola?

Sibilò lei, avvicinando il capo a quello di lui.

Il mezzo demone si ritrasse, voltandosi; l’odore di sangue e zolfo che si portava addosso era talmente forte da dargli la nausea.

-Che c’è? Il gatto ti ha forse mangiato la lingua?

Rise divertita.

Le lunghe zanne brillarono sotto il bagliore accecante di un fulmine, che squarciò il cielo illuminando tutto il paesaggio circostante e facendo risplendere la pioggia che continuava a cadere senza sosta dal cielo.

Vide Naraku che lo guardava divertito e una gigantesca rabbia gli si accese dentro il cuore, aggiungendosi al rancore verso se stesso.

Cercò ancora una volta di allontanare da se Kotori, sferrandole un calcio all’addome.

Lo spettro si piegò in due e le ali si abbassarono, ma un secondo dopo erano nuovamente spiegate nell’aria come lame taglienti, mentre quelle iridi bianche ritornarono a fissare il volto dell’hanyou colme di rabbia.

-Ora morirai…

Soffiò furente, alzando la falce per squarciargli il ventre.

-Aspetta Kotori.

Naraku venne avanti e solo in quel momento Inuyasha si accorse della presenza che lo seguiva.

-Qui c’è una persona che desidera la sua morte molto più di te…

Lo spirito ghignò, lasciando la presa intorno al collo del mezzo demone, che cadde rovinosamente nel fango.

Alzò gli occhi ambrati e vide quella figura venire verso di lui, avvolta in un lungo mantello color porpora che delineava le sue dolci forme, avvolgendoli e stringendoli, attaccandosi ad essi a causa della pioggia.

-Finalmente avrò la mia vendetta…

Una violenta raffica di vento si scagliò contro di loro, facendo volare a terra la lunga stoffa.

Il mezzo demone sbarrò gli occhi, che si riempirono di lacrime.

Gli occhi color ametista di lei lo fissarono con quell’odio che mai le aveva visto in volto e una fitta al cuore, come una pugnalata alle spalle, lo raggiunse.

-Kagome…

Gemette con voce strozzata.

 

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Capitolo 30
*** Sangue, dolore e lacrime ***


Commento al capitolo: salve a tutti gente

Commento al capitolo: salve a tutti gente!!! Cm ve la passate? Io non tanto bene, perché la scuola mi sta lentamente uccidendo e ormai ho i nervi a fior di pelle, meno male che domani è VACANZA!!! Ke bello!!! Allora, comincio subito con un GIGANTESCO GRAZIE a tt i miei affezionati commentatori, che con le loro parole mi tirano un po’ su di morale e poi mando un BACIO ENORME alla mia Fre-chan che da Lunedì è maggiorenne!!! Ti adoro amore, mi disp se nn sn anc riuscita a spedirti il disegno, ma ‘sto cavolo di computer nn vuole collaborare!!!

Per quanto riguarda la fic, è con un po’ di malinconia che vi annuncio l’inizio del conto alla rovescia, perché dopo questo cap ce ne saranno ancora altri quattro e poi FINITA!!! Nn so ancora se essere contenta o dispiaciuta per qst, ma credo che dentro di me siano presenti entrambi qst sentimenti.

Ancora un GRAZIE ai miei commentatori e lettori: VI ADORO TT, SENZA ECCEZIONE!!!

 

 

 

 

Cap. 30 Sangue, dolore e lacrime

 

La ragazza lo squadrava con un orribile ghigno sulle labbra scarlatte di rossetto, la linea fine degli occhi accentuata da una striscia di ombretto del medesimo colore e uno stretto e corto vestito delineava le sue forme.

Al suo collo splendeva la Shikon no Tama, infilata in una catenina d’argento e contornata da altre pietre del medesimo colore.

Il silenzio calò per un attimo, un attimo lungo una vita, in cui gli unici rumori erano l’infrangersi delle gocce di pioggia sui loro corpi.

-Bene bene… sono proprio fortunata. La tua testa e la sfera completa tutto in un colpo solo.

Kagome si concentrò, richiamando a se i propri poteri, e in pochi attimi il frammento che si trovava nella schiena di Kohaku e quelli che Kagura aveva sottratto a Koga volarono nelle sue mani.

Sorridendo li riassemblò al pezzo che portava al collo; dopo un lieve bagliore i pezzi si riunirono, ritornando ad essere uno solo.

Ora la Shikon no Tama era nuovamente completa.

Kagome rise piano, con gli occhi che fissavano insistentemente quel globo luccicante.

-Kagome…

Ripeté incredulo il mezzo demone, avvicinandosi a lei con un’espressione incredula sul volto.

-Cosa ti è successo? Che ti hanno fatto?

Allargò le braccia nel tentativo di prenderla fra di esse, ma lei lo fulminò con un’occhiata colma di risentimento e gli scagliò contro un globo di energia, scaraventandolo a terra.

-Nel fango, è li che gli esseri bastardi come te devono stare.

Ringhiò con odio.

Inuyasha la guardava esterrefatto: cosa avevano fatto alla sua Kagome? Lei non era mai stata così, lei era una persona di indole gentile.

Non avrebbe mai detto delle cose così cattive, nemmeno sotto tortura.

Era come se quella non fosse Kagome, ma tutti i difetti e la cattiveria esistenti al mondo concentrate in un’unica persona.

Naraku si avvicinò alla ragazza e le passò un braccio intorno alla vita, stringendola a se.

Inuyasha ringhiò.

-Non mi stupisce che tu ti senta confuso, Inuyasha. Non potevi certo aspettarti che la tua dolce, piccola, ingenua Kagome…

Nel sentire quegli aggettivi collegati al suo nome, la ragazza si portò un dito in bocca e mimò un conato di vomito.

-… si trasformasse in questa splendida creatura.

Le baciò la guancia, accarezzandole il fianco destro.

Kagome sorrise, un sorriso sporco, un sorriso che non faceva splendere il sole ogni volta che lo si guardava.

-Dico bene, piccola?

Chiese poi, rivolto alla ragazza.

-Certo. Ora sono finalmente libera, grazie a te…

Si voltò verso l’oggetto dl suo risentimento.

-Ma è anche merito tuo se ora sono finalmente riuscita a crescere, diventando una ragazza forte in grado di esprimere a pieno le proprie potenzialità… si, bhe, perché se tu quella mattina non mi avessi mentito, ora sarei stata la sua donna… mi sento male solo all’idea!

Rise e con lei anche Naraku.

-Perché devi capire che io ti odio Inuyasha. Ti odio con tutta me stessa, perché mi hai mentito, perché mi hai sporcata, perché mi hai fatto credere di amarmi, perché mi hai solo usata come riempitivo.

L’hanyou si sentì morire, come se quelle parole lo avessero svuotato di una parte della sua anima.

Attorno a Kagome cominciò ad espandersi un’aura malvagia, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime e in essi si accendeva la fiamma dell’odio.

Naraku le mise una mano sulla spalla.

-Su, piccola, vedi di non usare subito tutte le tue energie. Altrimenti come riuscirai a farlo soffrire adeguatamente?

Le disse con voce suadente, la ragazza parve calmarsi.

-Si, hai perfettamente ragione.

Si sciolse dalla stretta di Naraku e cominciò ad avvicinarsi al mezzo demone, che continuava a guardarla con gli occhi pieni di lacrime.

-Perché ora tu soffrirai Inuyasha, soffrirai talmente tanto che rimpiangerai di essere venuto al mondo e mi supplicherai di ucciderti, ma io non ti accontenterò. La morte che ti darò sarà lenta, dolorosa, proprio come tutte le sofferenze che ho dovuto patire io a causa tua.

Diede un calcio a Tessaiga, lanciandola verso di lui e fissandolo con aria apparentemente calma.

Sguainò la sua katana dal fodero e la puntò contro Inuyasha.

-Alzati, hanyou, alzati e muori.

 

Kagura saltò indietro, ansimando ed emettendo così deboli nuvolette di vapore, che si disperdevano nell’aria fredda, perdendosi nell’oscurità della notte e del temporale.

Maledetta nigen.

Non solo l’aveva ferita in più punti, in più sembrava non risentire minimamente della stanchezza o del dolore.

Anche lei era riuscita a colpirla e più volte per giunta, caricando una gran quantità di energie in quei colpi che erano andati a segno.

Niente… era sempre li, si rialzava, si asciugava il viso con una delle maniche di quella strana maglia, scostandosi i capelli dorati dal viso fradicio e ricominciava ad attaccarla.

Era stato un errore, un errore gigantesco.

Quella ragazza era decisamente fuori dal comune, sia come forza che come capacità combattive.

Erano quasi venti minuti che si davano addosso a vicenda e, nonostante avesse rischiato la morte poco tempo prima, sembrava non risentirne minimamente.

-Che c’è? Sei forse stanca?

Chiese Shaorin, facendo un profondo respiro e puntandole contro la lama della lunga sciabola.

La youkai la guardò con odio, dopodiché aprì per l’ennesima volta l’elegante ventaglio scarlatto, pronta a scagliare contro di lei le sue lame di vento.

Una volta l’avevano fermata, forse potevano riuscirci anche una seconda.

La domatrice del vento urlò, disegnando con esso due grandi archi nell’aria che in un attimo si trasformarono in vere e proprie lame.

La ragazza rimase immobile, guardandole concentrata, poi, quando le aveva ormai a meno di un metro di distanza, si diede la spinta e cominciò una lunga serie di salti all’indietro.

Dopo il decimo, con l’ausilio delle braccia riuscì ad imprimere abbastanza forza e spiccò un alto salto, atterrando sul ramo di un albero ed evitando così l’attacco della propria avversaria.

-MALEDIZIONE!

Gridò lei, ringhiando di rabbia.

Shao rise, come divertita da quella situazione.

-Mi spiace, ma i tuoi trucchetti non hanno più effetto su di me.

Disse con voce calma.

-E poi, io mi sono stufata di questo gioco… è ora di smetterla.

Saltò giù dalla propria postazione, tenendo stretta in pugno la sciabola, pronta a colpire la propria avversaria.

La youkai evitò il fendente per un pelo, stupendosi di una così grande velocità da parte di una nigen.

-Mi hai manc

Non fece in tempo a finire la frase che lei aveva già scagliato un secondo attacco, questa volta mandandolo a segno.

Un gemito strozzato le fuoriuscì dalle labbra, seguito da un rivolo di sangue scuro; le aveva conficcato la spada nel petto.

Abbassò lo sguardo: Shaorin alzò il capo, fissandola con aria superba attraverso le iridi violacee.

Lungo la lama cominciò a scendere sangue, disegnando su di essa righe scarlatte.

Una goccia di esse cadde sul viso della ragazza, ancora inginocchiata davanti alla demone.

La domatrice del vento sorrise, sollevando lo sguardo verso il cielo carico di nuvoloni.

Grosse lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi color mare, mescolandosi alle gocce di pioggia che cadevano incessantemente.

-Buffo…

Disse, mentre le immagini davanti a lei cominciavano a sfumare nell’indistinto ed un forte sapore salato le invadeva la bocca.

-Non pensavo che sarei morta, o almeno non per mano tua…

Rise e un altro spruzzo scarlatto le fuoriuscì dalle labbra del medesimo colore.

-Almeno ora sono libera…

Un secondo sorriso le solcò la bocca, dopodiché Kagura stramazzò a terra, priva di vita.

Shaorin si portò una mano alla spalla destra, massaggiandosela a causa di uno degli attacchi della youkai.

Guardò la lama della sciabola che teneva stretta nella mano sinistra e la alzò davanti a se.

Osservò il sangue che colava da essa, ed un sorriso le curvò le labbra mentre i suoi tatuaggi si aprivano.

Aveva appena ucciso, rompendo così la promessa che aveva fatto, avrebbe dovuto sentirsi male o comunque turbata, invece la vista di quel sangue la faceva sentire forte.

Lo esaminò come ipnotizzata mentre le colava sulla mano e si mischiava a quello che fuoriusciva dai suoi tatuaggi.

Com’era bello il colore del sangue.

Osservò quelle macchie con gli occhi che brillavano di un’intensa luce scarlatta e ci si vide riflessa.

Che belli i suoi occhi di quel colore.

Ghignò, mostrando i lunghi canini che si appoggiavano al labbro inferiore.

Lasciò cadere per terra la spada e le righe scarlatte si sciolsero nella pozzanghera, mischiandosi ad acqua e fango.

Si portò la mano al viso e lo guardò con occhi che brillavano di una luce sinistra, dopodiché lo leccò con la lingua.

-Mmmmhhh

Mugolò, passandosi la lingua sulle labbra e cancellando così gli ultimi residui dalla propria bocca.

Il sapore del sangue era proprio buono… che nostalgia…

 

Sesshoumaru fece un balzo all’indietro, ancora imprigionato dalle lunghe fruste argentee di Kamui, che si limitava a lasciarlo allontanare gustandosi l’espressione di stanchezza che ormai segnava il bel viso dal pallore lunare del demone.

Dio se era stanco!

Ormai gli sembrava di stare in piedi solo grazie ad una forza estranea al suo corpo, che lo sorreggeva con braccia invisibili.

Lo spirito invece sembrava appena sveglio da una lunga dormita, veloce, il suo respiro non era mai affannato, al contrario del proprio.

Si passò una mano sulla fronte, madida di sudore e pioggia, scostando da essa alcune ciocche argentee fradice a causa del temporale che non accennava a diminuire.

Non sapeva per quanto sarebbe ancora riuscito a resistere, ormai l’unica parte del corpo che ad ogni movimento non urlava per lo sforzo erano i muscoli del viso.

Come se non fosse già abbastanza, Shaorin era sparita.

Si era voltato un attimo per evitare un altro attacco da parte dello spettro che lei si era volatilizzata assieme a Kagura.

Se per caso le fosse successo qualcosa si sarebbe ucciso.

Era già la seconda volta che la perdeva di vista a causa di quel dannato spirito infernale, lasciando che Naraku e i suoi servi la ferissero praticamente a morte.

Improvvisamente Kamui saltò in avanti, risvegliandolo dai suoi pensieri e lo colpì allo stomaco con un pugno.

Un rivolo di sangue gli uscì dalla bocca, seguita da un gemito strozzato.

Imprecò mentalmente, cadendo rovinosamente sull’erba bagnata ed impregnando così il candido kimono di fango, mischiandolo al sangue che sgorgava dalle numerose ferite.

-Ma… maledizione…

Sibilò portandosi una mano all’addome.

-Non temere youkai, non ti farò soffrire ancora per molto…

Sollevò la mano in cui teneva le due impugnature di pelle nera, aumentando ulteriormente la stretta intorno al collo del suo avversario.

Sesshoumaru si sentì mancare e fu costretto ad appoggiare a terra le mani per rimanere seduto.

La vista gli si stava annebbiando lentamente e percepiva il consistente abbandono delle forze.

Diede alcuni colpi di tosse e altre macchie scarlatte si disegnarono sulla stoffa fradicia e sporca.

Vide lo spettro muovere i propri passi sull’erba bagnata, fissandolo divertito con quegli occhi dorati che parevano irradiare luce propria seminascosti dalla lunga e liscia frangia color ebano.

Improvvisamente sentì la pioggia arrestarsi e con leggero stupore alzò lievemente il capo d’argento.

Non aveva smesso di piovere, semplicemente Kamui lo aveva coperto con le grandi ali nere.

-Non c’era bisogno di disturbarsi…

Commentò ironico lo youkai, fissando la figura davanti a se con un sorriso di sfida; lo spettro ricambiò con un ghigno beffardo, scoprendo le lunghe zanne al posto dei canini.

-Parli anche troppo per i miei gusti… però non ti ucciderò, non io almeno. Quello che ho in serbo per te sarà peggiore di qualsiasi morte e ti osserverò implorarmi di farti fuori, ridendo, prima che la mia signora decida di levarti di mezzo…

Sesshoumaru non rispose, fissandolo colmo d’ira.

-Se tu oserai anche solo sfiorare Shaorin, io ti ucciderò e non m’interessa che tu sia già morto o meno. Troverò il modo di rispedirti all’inferno, dovesse essere l’ultima cosa che faccio!

Il ghigno sul volto cadaverico dello spirito si spense, lasciando il posto ad un’espressione rabbiosa.

-Attento demone, a giocare col fuoco si finisce per scottarsi.

Con una velocità impressionante gli sferrò un calcio al basso ventre, scaraventandolo contro un albero.

Il suo corpo fu pervaso da mille e più spasmi di dolore, mentre ricadeva a terra, ormai incapace di rialzarsi.

-Aspetta.

Una voce di donna, una voce fredda arrivò alle sue orecchie; sollevò appena il volto e riuscì seppur a fatica a distinguere una figura avvolta in un lungo kimono sacerdotale bianco e rosso.

-E perché? Non prendo ordini da te, miko.

Kikyo rimase impassibile, mantenendo quell’espressione gelida sul volto dalla pelle di porcellana.

-Lascia che sia la sua adorata nigen a dargli il colpo di grazia. O preferisci sporcarti le mani con il sangue di un demone?

Le iridi innaturali di Kamui si ridussero a due fessure d’oro fuso, ma rimase esteriormente calmo.

-Era quello che avevo già in mente di fare, miko, non c’è bisogno che tu ti preoccupi dei fatti miei.

Frustò il vento con le lunghe ali, provocando un forte spostamento d’aria che costrinse la sacerdotessa ad indietreggiare.

-Ora faresti meglio ad andare, altrimenti Kagome ucciderà il tuo Inuyasha prima che tu possa portartelo all’inferno.

Sesshoumaru sgranò le iridi annebbiate dalla stanchezza e dal troppo sangue perso dalle ormai innumerevoli ferite che gli ricoprivano praticamente tutto il corpo.

Se Kagome ed Inuyasha stavano combattendo fra di loro, allora che fine avevano fatto Kotori e Kagura?

Un brivido gelato gli percorse l’anima.

Doveva trovare Shao, e doveva farlo subito.

Fece per alzarsi, ma un dolore lancinante gli percorse tutto il corpo, sottraendogli le forze e facendolo cadere nuovamente a terra.

-Ma cosa…

Disse, cercando di alzarsi di nuovo, ma ormai era completamente privo di energie.

-Ah, dimenticavo…

Disse Kamui, voltandosi appena e fissandolo con sdegno.

-Ti ho iniettato un veleno particolare… rimarrai lì sino a che non arriverà il momento giusto…

-Maledetto.

Sibilò.

 

Inuyasha cadde a terra, ormai senza più la forza di evitare i potenti e veloci attacchi di Kagome.

La Tessaiga era stretta nella sua mano, ma l’aveva solo usata per parare i colpi che non riusciva a schivare.

Non poteva usarla contro Kagome, come avrebbe potuto alzare la propria spada sulla donna che amava? La stessa spada con cui l’aveva protetta tante volte.

Il kimono rosso era ormai quasi completamente imbevuto del sangue che fuoriusciva copioso dai vari tagli infertigli dalla ragazza.

Si portò una mano alla spalla destra e una smorfia dolorante gli contrasse i lineamenti stanchi non appena le dita sfiorarono un grosso livido violaceo su di essa.

La pioggia continuava a cadere incessantemente, rendendo insopportabile il peso dell’haori ormai totalmente fradicio.

A fatica si sedette in ginocchio, mentre le lacrime gli bruciavano gli occhi e gli appannavano la vista, già provata dall’eccessiva perdita di sangue, e alzò il viso verso di lei.

La vide venirgli incontro, il vestito zuppo d’acqua che le delineava le dolci forme, facendola apparire più grande.

I capelli neri erano mossi dal vento nonostante fossero bagnati, la frangia le incorniciava il viso e il trucco si era ormai completamente sciolto, colando sulle guance rosee e disegnando su di esse lunghe righe nere e rosse.

L’hanyou fece un lungo e sofferto respiro; i muscoli dell’addome gemettero per lo sforzo e il sapore salato del sangue gli invase la bocca.

-Che c’è Inuyasha? Hai forse paura di batterti con me?

Rise malignamente.

-Ma ti capisco, anch’io avrei paura di morire.

Altre risate.

Il mezzo demone si strinse una mano sul petto, afferrando e strappando la già logora stoffa scarlatta in corrispondenza del cuore.

-Perché…

La sua voce era bassa, flebile, come il pianto di un cucciolo.

Per un attimo lei smise di ridere e lo scrosciare della pioggia rimase l’unico rumore fra di loro.

-Cosa?

-Perché, Kagome, perché?

Ripeté lui guardandola con gli occhi colmi di gocce di pianto.

La ragazza parve non capire.

-Dimmi perché ti sei venduta a lui.

Di nuovo quel tono sofferente, spiraglio su uno scudo d’orgoglio e durezza che lasciava intravedere un’anima distrutta dal dolore.

Kagome ringhiò piena di rabbia.

-PERCHÈ?!? HAI ANCHE IL CORAGGIO DI CHIEDERMI PERCHÉ?!?

Gli scagliò contro un altro globo di energia, scaraventandolo contro un tronco d’albero, abbattendolo.

-TU SEI IL PERCHÉ! È SOLO COLPA TUA SE IO MI SONO LASCIATA SCOPARE DA LUI!!!

Attorno a lei si formò un campo magnetico che fece roteare le gocce di pioggia rendendole simili ad un vortice, le iridi color ametista si riempirono di lacrime di rabbia.

Inuyasha sgranò gli occhi ambrati, sentendo il proprio cuore andare in mille frantumi.

-Tu ti sei concessa a Naraku?

Mormorò con voce febbrile.

-Proprio così.

Naraku comparve attraverso lo schermo d’acqua, con le labbra bluastre contratte in un ghigno malvagio.

-Maledetto.

Sibilò il mezzo demone, tentando di alzarsi, ma un forte dolore al fianco destro provocato dall’ennesima ferita lo fece ricadere rovinosamente a terra.

-Vedi Inuyasha, quando l’ho fatta rapire da Kikyo e l’ho portata al castello, tu avevi talmente distrutto la sua anima che mi è bastato formulare un semplice incantesimo di immobilizzazione per privarla di ogni forma di resistenza.

Posò una mano sulla spalla della ragazza e si avvicinò a lei.

-Ed è stato solo grazie a te che sono riuscito a liberarmi del tutto del mio cuore umano…

Fece scendere la mano lungo il fianco destro di lei e la strinse, voltandola verso di se e sorridendo.

-E come premio aggiuntivo ho avuto direttamente dalle tue braccia la mia regina.

Le baciò famelico le labbra rosse di rossetto, togliendolo, spingendo la propria lingua nella bocca della ragazza e intrecciandola con quella di lei.

L’hanyou si afflosciò a terra, come svuotato di ogni forza.

Kagome si era consegnata a Naraku, la sua Kagome, si era lasciata toccare, baciare da quell’essere e tutto per colpa sua.

Il cuore del mezzo demone si sciolse in un mare di amare lacrime, fissando la pioggia che cadeva con occhi vuoti.

-Kagome…

Singhiozzò con voce rotta.

La ragazza si staccò da Naraku e sguainò la lunga katana, puntandola contro di lui e fissandolo con occhi ancora pieni di collera.

-Ora ti ucciderò e così compirò la mia vendetta.

Inuyasha alzò lo sguardo sino ad incrociare quello di lei, provocandole una fastidiosa fitta all’addome.

Quegli occhi tanto belli erano vuoti, disperati, cupi; non li aveva mai visti così…

Ma che stava facendo?!? Lei lo odiava, lo odiava con tutta se stessa e doveva ucciderlo!!!
Eppure c’era qualcosa in quegli occhi che le fermava la mano, che le impediva di ucciderlo come aveva sempre voluto.

Lui non parlava, limitandosi a guardarla con la vista offuscata dalle lacrime che non riusciva più trattenere.

Una dopo l’altra quelle fastidiose gocce iniziarono a scorrere lungo le guance macchiate di sangue e fango dell’hanyou, solcando in quello strato di sporco righe chiare e trasparenti.

Una seconda fitta raggiunse Kagome, questa volta però all’altezza del petto e molto più intensa.

Si ordinò di distogliere lo sguardo da quelle iridi che tanto aveva amato, ma una voce nella sua testa glielo impedì.

Perché proprio ora? Perché doveva piangere proprio un momento prima della sua vendetta?

-Forza Kagome, ora puoi finalmente vendicarti di tutto quello che ti ha fatto patire, di tutto il dolore che ti ha costretto a sopportare. Uccidilo e sarai libera…

La risvegliò Naraku, preoccupato davanti a quell’esitazione.

-S… si…

Disse smarrita, continuando a guardare le iridi d’ambra di lui.

Kagome scosse violentemente la testa, come nel tentativo di scacciare quelle sensazioni, ma non ci riusciva.

Più fissava le stille d’ambra del mezzo demone, più lei si sentiva persa in esse, e la cosa che più la spaventava era che lei voleva perdervisi, lo voleva con tutta se stessa.

Cercò di far leva su tutto il rancore che aveva serbato sino a quel momento, alle lacrime che lui le aveva dato, alle notti passate a piangere, a tutte le volte che aveva visto lui e Kikyo insieme…

Niente, non c’era più niente di tutto questo nel suo cuore.

Aveva la testa vuota, confusa, come se tutti i suoi pensieri fossero andati in mille pezzi ciascuno e ora tutti quei frammenti avessero iniziato a vorticarle freneticamente nella mente sottoforma di uragano.

Non capiva più nulla.

Non riusciva più a ricordare perché aveva odiato Inuyasha.

Eppure era sicura di odiarlo, lo odiava perché lui le aveva mentito e l’aveva usata come rimpiazzo di Kikyo…

No… non era per questo… e allora perché?

Perché era arrivata ad odiarlo?

Era davvero così importante essere la prima del suo cuore?

Non lo sapeva… non sapeva più niente…

Lo youkai la fissò nervoso; non era normale il modo in cui lei stava guardando Inuyasha e la cosa non gli piaceva per niente.

-CHE STAI ASPETTANDO?!? UCCIDILO!

Urlò irrequieto.

-I… io…

Scosse di nuovo il capo fradicio di pioggia, il suo respiro diventò irregolare e la vista le si annebbiò a causa delle lacrime.

Improvvisamente una forte luce bianca si sprigionò dalla Shikon no Tama, che in pochi attimi sembrò lavarsi di tutto l’odio con cui era stata sporcata durante quelle settimane.

-COSA?!?

Urlò di nuovo Naraku, fissando inorridito la sfera.

-COME DIAVOLO FA AD ESSERE TORNATA PURA?!? TU SEI UNA CREATURA DELL’ODIO, NON PUOI ESSERE RITORNATA BUONA SOLO PER UN PAIO DI LACRIME.

Ma ormai Kagome non lo stava più a sentire; si sentiva strana, persa, come se vagasse all’interno di una stanza completamente buia.

Inuyasha la guardò con gli occhi ricolmi di nuove gocce di luce; seppur a fatica si alzò in piedi, utilizzando la Tessaiga come bastone e cominciò a trascinare i piedi nel fango verso di lei.

-Kagome…

Gemette fra i singhiozzi.

-Kagome…

Ormai ciò che li divideva erano poco più di cinquanta centimetri.

-Kagome!

Allargò le braccia e la prese fra di esse, stringendola al proprio petto e macchiandole il vestito con il sangue.

La ragazza sbarrò gli occhi viola, mentre un piacevole calore l’avvolgeva, spazzando via definitivamente gli ultimi residui di rancore e di rabbia.

-Inuyasha…

Mormorò lei, con voce febbrile.

-Perdonami amore mio, perdonami se puoi.

Lo stupore negli occhi di lei aumentò ancora.

“Amore mio… Inuyasha mi ha chiamato amore mio…”

La sua mente era come paralizzata: non riusciva a parlare, per quanto si sforzasse, dalla sua bocca non usciva alcun suono.

Avrebbe voluto parlare, dire qualcosa, ma era come se tutto ciò che aveva nella testa si fosse cancellato mediante quell’abbraccio.

Percepiva il calore di Inuyasha attorno a se ed era come se il resto del mondo stesse lentamente svanendo.

-Se vuoi puoi odiarmi, ma almeno fallo sapendo che io non ti ho mai mentito, né quel giorno né mai. Io ti amo Kagome, ti amo

Lei aprì la bocca per rispondere, ma sentì la stretta del mezzo demone venir meno e lo vide inginocchiarsi davanti a lei.

-Ora posso morire… ora che sai la verità posso morire…

Inuyasha chiuse gli occhi ed un sorriso felice comparve sulle labbra incrostate di sangue e screpolate dal vento, seguito da altre lacrime che continuarono il percorso delle precedenti.

La ragazza sollevò la katana, ma non riuscì a colpirlo, come se non ne fosse più capace.

Naraku la guardò con apprensione.

Doveva assolutamente fare in modo che uccidesse Inuyasha e doveva farlo prima che gli influssi malvagi della sfera svanissero del tutto.

-Kagome, non credere a quelle menzogne. Te le sta dicendo solo per farti sentire peggio. Uccidilo odiandolo, altrimenti non sarai mai libera.

-I…io…

Tutto il mondo attorno a lei svanì come in un sogno.

L’unico rumore ancora presente era lo scrosciare della pioggia.

Per l’ennesima volta si ritrovò a cercare nel suo cuore, scrutandone ogni più piccolo anfratto.

Cercò l’odio, la rabbia, il rancore che l’avevano accompagnata in quei giorni, donandole tutta quella forza e rendendola tanto potente.

Ma non era quella la potenza che cercava, in realtà non era nemmeno una forza.

Era solo qualcosa che le aveva dato l’illusione di aver trovato un modo per scappare, una via di fuga dal dolore che le provocava la consapevolezza di un amore non ricambiato.

Ora però Inuyasha le aveva detto che l’amava…

Che senso aveva allora continuare a scappare da qualcosa che non esisteva se non nella sua testa?

Guardò di nuovo nel suo cuore e finalmente riuscì a vedere cosa c’era veramente.

C’era solo amore, l’amore incontenibile che l’aveva legata a quel mezzo demone.

Era come se tutta la rabbia e l’odio se ne fossero andati assieme a quelle lacrime, le stesse che ora le andavano a riempire le iridi impestate di mascara nero.

Era vero, aveva sofferto e tanto, anche a causa della sua indecisione, ma era stata la sofferenza più dolce che avesse mai provato.

Lasciò cadere sull’erba la spada e grossi lucciconi iniziarono a percorrerle le guance color pesca, già sporche del trucco scioltosi a causa dell’incessante pioggia.

-Non posso…

Inuyasha aprì gli occhi di scatto e la guardò con la gioia che gli pervadeva tutta l’anima.

-Kagome…

La chiamò piano lui.

-INUYASHA!!!

Un grido acuto di autentica felicità esplose dalla sua gola, mentre si gettava addosso al mezzo demone e lo stringeva fra le lacrime.

-Oh Inuyasha, scusami Inuyasha… Io non avrei mai voluto dirti quelle cose… io non ti odio Inuyasha… io ti amo…

I singhiozzi della ragazza erano talmente forti da mozzarle il respiro, ma non le importava.

Era felice, ora era veramente felice.

-Non ti preoccupare amore mio, è tutto a posto.

L’hanyou le prese il volto con una mano coperta di sangue e la baciò con tutto l’amore che aveva nel cuore e che finalmente era riuscito a dichiararle.

 

-Maledizione.

Naraku si allontanò dai due di qualche passo, stringendo i pugni dalla rabbia.

Aveva perso; Kagome era riuscita a liberarsi dal suo incantesimo, lo stesso che però era riuscito a portare Kikyo ed Inuyasha ad odiarsi.

-Che cosa è successo?

La miko gli comparve accanto, guardandolo con aria preoccupata.

-Guarda tu stessa.

Kikyo lo fissò confusa, dopodiché si voltò verso il punto che lo youkai le stava indicando.

Una morsa terribile le attanagliò la gola: Inuyasha, il suo Inuyasha stava baciando quella maledetta nigen.

-Ma… co…come..

Balbettò scuotendo il capo d’ebano, quasi a non voler accettare ciò che i suoi occhi le mostravano.

-La ama, Kikyo, e per quanto mi dispiaccia dirlo, la ama molto più di quanto abbia mai amato te.

-NON è POSSIBILE!!!

Urlò stridula la miko, sconvolta.

-Inuyasha ama me, soltanto me!

Naraku rise, quasi rassegnato.

-Mi spiace, ma non è così. Lo stratagemma che ho usato per dividerli è lo stesso che utilizzai con voi, ma come puoi vedere lei è riuscita a resistergli e a far prevalere la forza del suo amore…

Fece una pausa.

-…Un amore molto più grande del tuo…

La sacerdotessa rimase immobile, fissando il suo adorato hanyou stretto a quella dannata ragazzina che altro non era che la sua reincarnazione, la sua brutta copia.

-No…

Mosse qualche passo in avanti, trascinandoli pesantemente sull’erba.

-No!

Ripeté, più decisa questa volta.

-NO!!!

Afferrò la katana che Kagome aveva lasciato cadere e cominciò ad accelerare i propri passi.

-TU NON ME LO PORTERAI VIA!!!

Alzò la spada, il volto contratto dall’ira.

-NON ME LO PORTERAI MAI VIA!!!
Tutto accadde come a rallentatore: un grido di rabbia, uno spruzzo di sangue, un gemito strozzato, una vita che si spezza.

Il peso del corpo della ragazza si abbandonò su quello del mezzo demone, mentre la spada le strappava la stoffa violacea e su di essa si allargava un’ampia macchia di sangue.

Inuyasha sentì le labbra della ragazza staccarsi dalle sue, scivolando sul suo volto come prive di forze.

Spalancò gli occhi ambrati, che in breve si riempirono di lacrime di disperazione.

La miko ritrasse la spada, un sorriso insano sulle labbra livide, una luce omicida negli occhi azzurri.

L’hanyou prese fra le braccia il corpo della giovane, fissandola attonito con apprensione.

-Kagome…

Gemette iniziando a piangere.

La nigen aprì lievemente gli occhi color ametista, sorridendo con rassegnazione.

-Mi ha colpita

Sussurrò guardando le mani sporche di sangue; lui ne prese una con la propria e la strinse forte.

-Non è niente, ora ti porteremo dalla vecchia Kaede e lei ti guarirà, come ha sempre fatto…

La nigen scosse la testa.

-Io sto morendo Inuyasha… lo sai anche tu…

-NO!!!

Gridò in preda alla disperazione il mezzo demone.

-TU NON MORIRAI! TU NON PUOI MORIRE!!! Non puoi…

Kagome sorrise di nuovo e con le forze che le rimanevano portò la mano libera sul viso bagnato di lui, accarezzandogli una guancia.

-Mi dispiace Inuyasha… mi dispiace tanto…

L’hanyou iniziò a piangere, guardando impotente quegli occhi che tanto amava spegnersi lentamente.

-Non dire così… tu guarirai, GIURAMI CHE GUARIRAI!!!

I singhiozzi del mezzo demone erano talmente forti da rendergli difficile persino respirare e le lacrime talmente tante da annebbiargli la vista quasi completamente, sfocando le immagini che aveva davanti.

-Ho freddo, Inuyasha, ho tanto freddo…

La voce della ragazza era flebile, poco più di un sussurro.

Lui la strinse più forte che poté.

-Non avere paura… ci sono io con te… io ci sarò sempre…

Lei sorrise dopodiché, con le ultime forza che le rimanevano, sussurrò:

-Grazie di tutto amore mio…

La sua voce si spense, come la sua vita.

Quegli occhi tanto vivi si chiusero per sempre ed il peso del suo corpo cadde completamente sulle braccia di lui.

-Kagome?

La chiamò terrorizzato.

-KAGOMEEEEEEEEEEEEE!!!

 

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Capitolo 31
*** In the darkness ***


Commento al capitolo: Ciriciao gente

Commento al capitolo: Ciriciao gente!!! Cm ve la passate? Io purtroppo non troppo bene e la causa è sempre e solo quella: SCUOLA!!!! Ma io mi chiedo, giovedì è l’ultimo giorno di scuola, perché quelle idiote delle mie prof mi devono mettere saggio di greko, saggio Divina Commedia, int di mate e d’inglese in qst maledetti tre giorni, che poi sarebbe uno, visto che oggi è martedì… cmq sono stanchissima e non vedo proprio l’ora che tutto qst finisca… ringrazio tutti i commentatori e chiedo loro scusa per il precedente cap leggermente drammatico e mi rimetto alla vostra clemenza per questo che ora posto, in quanto è ancora più tragico ^.^’ hihihi, vi prego non uccidetemi!!!

Prima di lasciarvi alla lettura, mando un megagigante baciozzo alla mia adoratissima Fre-chan, a cui voglio un kasino di bene!!!

 

Cap. 31 In the darkness

 

Inuyasha stringeva forte il corpo ormai privo di vita della ragazza, fissando il viso livido e scavato di lei con la vista annebbiata dalle lacrime.

-Ti prego, ti prego non lasciarmi…

Singhiozzò con gli occhi invasi dal dolore.

-TI PREGO NON LASCIARMI!!!

Quell’urlo venne sovrastato dal fragore di un tuono, perdendosi in esso.

La scosse ancora una volta, nel vano tentativo di vederla aprire ancora una volta quegli occhi tanto belli.

Era inutile mentire a se stessi: Kagome era morta, se ne era andata per sempre e lui non aveva potuto fare nulla per impedirlo.

Sentì il proprio cuore andare in mille pezzi, li sentì cadere dentro ogni lacrima che piangeva e attraverso esse si perdevano fra le gocce di pioggia, uscendo dai suoi occhi.

Lasciò cadere il capo su quello della ragazza, piangendo come un bambino.

-T… ti prego…

Ripeté ancora una volta.

Non poteva essersene andata, non poteva!
Poteva accettare il fatto che lei lo odiasse, persino quello che lei se ne tornasse per sempre nella sua epoca… almeno avrebbe avuto la certezza che fosse felice e al sicuro…

Ma ora lei era morta, immobile e fredda fra le sue braccia come una statua dai lineamenti finissimi.

Il profumo della ragazza cominciò pian piano a svanire, perdendosi e mescolandosi all’odore dell’acqua e della terra fradicia per lasciare il posto a quello della morte.

Le immagini della loro vita insieme gli corsero davanti agli occhi, come una pellicola fatta di piccoli fotogrammi che avevano il potere di rendergli migliore la vita.

-Kagome…

Sussurrò con gli occhi ormai completamente invasi dalle lacrime.

Non capiva più nulla, non vedeva più nulla e per lui non c’era nulla al di fuori di Kagome che avesse la benché minima importanza.

Abbracciò la ragazza, cingendole la schiena ferita a morte con le braccia stanche e piene delle ferite che lei gli aveva inferto.

Cosa avrebbe fatto ora senza Kagome? Cosa ne sarebbe stato di lui ora che la donna che amava era morta, persa per sempre?

La testa gli si svuotò, facendolo piombare in uno stato di semi incoscienza che lo tratteneva dal prendere Tessaiga e dal conficcarsela nel cuore, in modo da poterle rimanere accanto per sempre.

-Su piccolo, non fare così…

Una voce… la conosceva… di chi era? Non riusciva a ricordarlo…

-In fondo era solo la mia copia… perché piangi? Ora potremo finalmente stare insieme…

Quelle parole gli penetrarono il poco che restava della sua anima, raggiungendone una parte che sperava di aver rinchiuso per sempre nei meandri di essa.

Un brivido simile a scossa elettrica lo pervase.

-Kikyo…

Disse atono, gli occhi vuoti che fissavano instancabili il dolce viso della sua adorata Kagome.

La miko chinò il capo d’ebano da un lato, sorridendo con sporca dolcezza.

-Si amore mio?

Una seconda scossa lo attraversò di nuovo seguendo il percorso della prima, questa volta più intensa.

-Perché Kikyo… perché lo hai fatto?

L’ultima parola si confuse con un ringhio sommesso.

Il respiro dell’hanyou iniziò ad essere irregolare, affannoso, come dopo una lunga ed ininterrotta corsa.

-Come perché? Ma per stare con te, è ovvio.

Un'altra scossa, seguita però subito dopo da un intenso sussulto.

-P… Per stare con me?!?

La voce gli tremava, le braccia vibravano come quando era impegnato in battaglia contro Naraku.

La sacerdotessa gli si avvicinò sempre sorridendo, non accorgendosi di ciò che stava capitando al mezzo demone.

-Ora lascia a terra quella stupida nigen e vieni con me… così potremo morire insieme finalmente…

Lui non si mosse, rimanendo immobile come un blocco di pietra, dandole le spalle.

-Inuyasha?

Fece per toccarlo, quando una mano di lui afferrò il suo polso e lo strinse con incredibile forza, facendole male.

Lo vide adagiare con cura la ragazza a terra, dopodiché si voltò verso di lei.

Kikyo sbarrò gli occhi color cielo per la paura, indietreggiando di qualche passo; Inuyasha la riportò subito a pochi centimetri dal proprio viso, costringendola a fissarlo dritto negli occhi.

Le iridi ambrate del mezzo demone si erano tinte di rosso, con la pupilla verticale azzurra sottile nel centro che la fissavano con infinita collera e rancore.

Il viso già provato dalla stanchezza ora era contratto dall’ira, due righe violacee si erano disegnate su entrambe le guance, lunghe zanne bianche si trovavano al posto di quelle normali e i già lunghi artigli ora somigliavano a lunghe e candide lame.

-Come hai osato…

Sibilò, soffiandole in faccia il fiato sottoforma di nuvolette bianche.

-COME HAI OSATO, MALEDETTA TROIA!!! COME HAI OSATO TOCCARE KAGOME?!? COME HAI OSATO?!?

Kikyo cercò di indietreggiare, ma come la prima volta la mano dell’hanyou la costrinse a rimanere al suo posto.

-M…ma io…

Cominciò con voce flebile.

-COSA?!? COSA HAI DA DIRE PRIMA CHE TI UCCIDA?!?

La paura negli occhi di lei crebbe ancora: non c’era alcun dubbio, Inuyasha voleva veramente ucciderla.

-Io… io l’ho fatto per te… per noi… per noi… così avremmo potuto morire insieme…

-NOI? COME PUOI ANCHE SOLO RIFERIRTI A ME E A TE COME AD UNA COPPIA?!?

-Ma noi lo eravamo… c… ci siamo baciati… ci siamo amati… io ti amavo… tu amavi me…

Inuyasha esplose.

-IO NON TI AMO!!! NON TI HO MAI AMATA KIKYO E MAI TI AMERÒ!!! COME HAI POTUTO ANCHE SOLO PENSARE CHE IO VOLESSI STARE CON TE PIUTTOSTO CHE CON KAGOME?!?

La miko si fece coraggio e ribatté alle parole del mezzo demone.

-Tu l’amavi perché era me! Perché ti ricordava me! Ora che lei è morta noi possiamo stare insieme!

L’hanyou sentì il sangue salirgli alle tempie, ribollendo dalla rabbia e solo perché voleva prima dirle tutto ciò che pensava si trattenne dal strapparle il cuore dal petto.

-IO NON L’AMAVO PERCHÈ MI RICORDAVA TE!!! IO L’AMAVO perché ERA KAGOME E PER NESSUN ALTRO MOTIVO!!! E SAI COSA TI DICO, KIKYO, CHE ORA PIÙ CHE MAI IO TI ODIO.

Abbassò il capo, dopodiché le perforò il petto con una mano.

La miko aprì e chiuse la bocca due volte nel tentativo di dire qualcosa, ma ne uscì solamente un gemito strozzato prima che il suo corpo si dissolvesse in polvere.

-Bene bene, Inuyasha…

L’hanyou si voltò verso Naraku, che lo fissava divertito.

-Vedo che ti sei dato da fare; hai lasciato che le due donne della tua vita morissero una per mano dell’altra e la seconda per mano tua…

Fece una breve pausa, dando così più veleno alle proprie parole.

-Mi vedo costretto a congratularmi, nemmeno io sarei riuscito a fare di meglio…

Inuyasha ringhiò di rabbia, accecato dall’odio e con un urlo disumano si gettò contro il demone.

Lui si limitò a ghignare.

-Attento, hanyou, io non sono più uno stupido mezzo demone. Ora sono uno youkai completo e mi basta un gesto per distruggerti.

Così dicendo alzò la mano destra, sulla quale comparve un grosso globo di energia nera.

-Ora finalmente mi libererò dell’ultimo oggetto indesiderato che intralciava i miei piani…

La sfera d’ombra lasciò la sua mano e si diresse veloce verso l’hanyou, perforandogli l’addome.

Cadde a terra, gli occhi ancora pieni di grosse lacrime mentre il suo aspetto ritornava normale.

Si portò le mani sul grosso buco creatosi all’impatto con il colpo energetico e le mani già macchiate di sangue si imperniarono di quello che usciva a fiotti dalla ferita.

La vista cominciò a calare, si sentì improvvisamente stanco e il sapore salato del sangue gli invase la bocca.

Stava morendo…

Girò il volto verso il corpo di Kagome e, dopo essersi alzato malamente, si trascinò verso di lei, muovendo a fatica i passi nel fango e vincendo il dolore per il peso eccessivo del kimono fradicio.

La pioggia batteva incessantemente, finendogli negli occhi che si spegnevano lentamente e mischiandosi alle lacrime, pulendogli il viso dal sangue e dalla melma.

Si lasciò cadere in ginocchio a pochi centimetri da lei, fissandola con lo sguardo più dolce possibile.

Con le ultime forze che gli rimanevano la prese di nuovo fra le braccia, le baciò dolcemente le labbra fredde come il ghiaccio, dopodiché chiuse gli occhi e cadde all’indietro, sempre stringendo a se la ragazza.

Un sorriso malinconico gli solcò le labbra prima di cadere definitivamente in un sonno senza risveglio ed un sussurro uscì dalla sua bocca.

-Arrivo amore… aspettami

 

Shaorin fissò disperata l’immagine che si parava davanti ai suoi occhi: Kagome e Inuyasha erano stesi al suolo, gli occhi chiusi, in una pozza di sangue; poco distanti si trovavano anche Sango e Miroku, lei adagiata sul corpo inerme di lui ed entrambi avevano le iridi serrate e gli abiti fradici e sporchi di sangue.

Sesshoumaru… dov’era? Probabilmente se ne era andato… che stupida, aveva realmente creduto che lui potesse volerle bene o addirittura amarla?

Si afflosciò al suolo, come se le ossa non fossero più in grado di reggere il suo peso.

Gli occhi violacei si colmarono di lacrime, svuotati di ogni emozione.

Non poteva essere, non doveva essere così!

Kagome, Inuyasha, Sango, Miroku… era morti, erano tutti morti…

Si lasciò sprofondare nel buio, che in breve tempo l’avvolse completamente, facendola cadere in uno stato di stasi.

-Povera piccola… soffri molto, vero?

Una voce suadente e sensuale le arrivò alle orecchie come un sussurro indistinto all’interno del vuoto in cui si era rinchiusa.

-Chi sei?

Chiese debolmente lei.

-Non preoccuparti di questo… io sono qui per aiutarti…

Improvvisamente la figura di una meravigliosa ragazza dai lunghissimi capelli rossi e dagli occhi del medesimo colore le comparve davanti.

Era avvolta in un lungo vestito di seta viola, che delineava le provocanti forme con una profonda scollatura a V e la stoffa che stringeva la vita magra e ben disegnata.

La vide venire verso di lei, un sorriso falsamente angelico sulle labbra carnose tinte di rosso.

Sentì le braccia dalla pelle pallida avvolgerla e stringerla in un abbraccio di conforto.

-Non è giusto…

Singhiozzò Shao, lasciandosi andare a quella stretta.

-Si piccola, lo so…

-Perché sono morti?!? Perché mi hanno lasciata sola?!?

-Purtroppo non hanno avuto scelta… ma io ho il modo per farla pagare a tutti quelli che ti hanno fatto soffrire, a cominciare da quel maledetto che ha causato la loro morte…

La ragazza alzò lievemente il viso, andando così ad incontrare lo sguardo ipnotico della donna.

-Come?

Domandò, mentre veniva inconsciamente risucchiata da quelle iridi ammaliatrici.

-Tu dormi… al resto penserò io…

-Si…

Chiuse gli occhi, sprofondando in un sonno senza sogni e si abbandonò fra le braccia della ragazza, che trasformò il sorriso in un ghigno.

Passò una mano artigliata fra i capelli biondi di lei e ne attorcigliò una ciocca attorno alle dita, che in pochi secondi si imbevette di rosso.

-Ora che tu mi hai dato il permesso, io posso rinascere a nuova vita… e tu…

Disse con orgoglio rivolgendo lo sguardo verso un’altra figura che sino a quel momento era rimasta celata dal buio.

-Tu ora non puoi fare più nulla per salvare questa stupida umana… sorella…

La donna vestita di viola scoppiò a ridere, dopodiché lasciò cadere Shaorin a terra.

-HAI PERSO SHIMUNI! IO, SHINATA, SIGNORA DEGLI INFERI, HO FINALMENTE VINTO!!!

Una colonna di fumo nero la avvolse sino a farla del tutto scomparire.

Shimuni uscì dall’ombra, le grandi ali d’angelo strappate in più punti, l’abito lungo e candido sporco di polvere e grandi lacrime bianche come perle lucide scendevano copiose lungo le guance di porcellana sulle quali si vedevano simboli dorati.

Si inginocchiò accanto al corpo di Shao e le accarezzò il viso, dopodiché chinò il capo d’oro fuso e iniziò a piangere sommessamente.

-Ho fallito…

…Shaorin aprì gli occhi scarlatti, risvegliandosi dal coma in cui era caduta.

Un ghigno comparve sulle sue labbra e sul viso si disegnarono simboli demoniaci dal colore nero.

Si portò una mano al volto e scostò alcune ciocche scarlatte dalla fronte, passandosi le dita avvolte da un guanto di pelle nera fra di essi.

Si alzò in piedi, traballante dopo millenni rimasta imprigionata in un’anima buona; i vestiti strappati e sporchi di sangue erano stati sostituiti da un meraviglioso abito nero.

In vita era stretto e disegnava dolcemente le forme prosperose del diavolo, per poi ricadere lungo e liscio dai fianchi come una colata d’inchiostro separata da un lungo spacco.

-Shinata è viva…

Sussurrò con voce innaturale.

 

Naraku si avvicinò ai corpi di Inuyasha e Kagome, fissando insensibilmente quelle due anime abbracciate dai visi pallidi e mesti, semi coperti dai capelli intrisi di pioggia e di sangue.

Si chinò su Kagome e le strappò la Shikon no Tama dal collo, che al contatto con la mano del demone si tinse nuovamente di nero.

Kamui gli si avvicinò, le lunghe ali nere aperte sopra il capo color ebano a ripararlo dalla pioggia che continuava a cadere, creando sul terreno ormai completamente imbevuto d’acqua grosse pozzanghere.

Gli occhi gelidi si soffermarono per un momento sui due amanti abbracciati, indifferenti, come impermeabili alla disperazione di quell’immagine straziante di due anime che come colpa hanno avuto solo quello dell’illudersi di potersi amare liberamente.

-Allora?

Chiese freddo, insensibile.

-Io ho quello che volevo… il vostro aiuto non mi serve più…

Kamui rise divertito, i lunghi e affilati canini vennero scoperti dalle labbra pallide e sottili.

-Giusto, demone, giusto

Le iridi dorate si socchiusero, riducendosi a due fessure di metallo fuso e prezioso che fissavano incomprensibilmente fameliche la figura che stava loro di fronte.

Naraku si sentì stranamente infastidito da quello sguardo e nel tentativo di allontanare dalla sua mente quel pensiero si voltò in cerca dei propri servi.

Vide Kohaku steso a terra poco distante dalla tajiya, la quale sembrava dormire sul corpo chiaramente esanime del monaco.

Passò oltre, setacciando con gli occhi neri gli alberi che li circondavano.

Kotori comparve accanto al fratello, i capelli innaturalmente asciutti le incorniciavano il viso raffinato dal pallore lunare.

Le iridi perlacee si portarono su quelle del fratello, le osservarono per qualche attimo, poi, come se attraverso quell’occhiata lui le avesse trasmesso i propri pensieri, assunse la medesima espressione.

Gli si accostò ancora.

-Manca poco… un soffio…

Sussurrò, ritornando a guardare Naraku.

-Lei lo risparmierà?

Chiese; Kamui le sorrise malignamente.

-Secondo te?

Entrambi risero sommessamente; avevano i loro poteri, erano finalmente liberi e ora Lei era tornata.

Finalmente sarebbero potuti tornare all’inferno, dove avrebbero reclamato dopo tanto tempo passato sotto quel dannato sigillo i loro posti come i guardiani dei dannati.

E non ci sarebbe stato più nessuno in grado di fermarli: Midoriko era imprigionata all’interno della Shikon no Tama e la sua erede era morta, ormai avevano vinto.

Naraku continuava a guardarsi intorno, cercando la youkai domatrice del vento e chiamandola con rabbia mista ad inquietudine.

Non gli piaceva l’idea di essere solo con i due spiriti, gli dava uno spiacevole senso di apprensione, come se una parte di lui stesse aspettando qualcosa che non sarebbe tardato ad arrivare.

Sentiva gli occhi dei fratelli su di se e l’ansia cresceva, creando dentro di lui una terribile sensazione, come un presentimento.

La pioggia continuava a cadere incessante, bagnando ogni cosa, infradiciando i corpi senza vita e lavando via il sangue che insudiciava i volti e i vestiti.

Tutto intorno c’era solo il silenzio, un pesante silenzio, poi un debole rumore ruppe la quiete, un rumore regolare e cadenzato, dei passi…

Naraku si voltò di scatto, fissando il paesaggio attorno a se con occhi terrorizzati.

-Kagura?

Chiamò con voce leggermente incrinata.

Nessuno rispose.

-KAGURA! DANNATA!

Il rumore di passi diventò più intenso; qualunque cosa fosse si stava avvicinando.

-KAGURA!

Urlò atterrito.

-Kagura non verrà.

Da dietro un albero comparve una figura avvolta da un lungo vestito nero: una cascata di capelli rossi simili a sangue incorniciavano un viso dal pallore lunare, facendo risaltare gli occhi del medesimo colore e ricadendo morbidi lungo la schiena sino ai polpacci, lunghe orecchie appuntite spuntavano da essi, con i lobi perforati da dieci a destra e undici buchi a sinistra da cui pendevano orecchini di ametista e rubini, incastonati in oro rosso e giallo.

Le labbra cariche di rossetto porpora si allungarono in un sorriso, zanne bianchissime e affilate comparvero da una dentatura perfetta, gli occhi cremisi incastonati da lunghe e folte ciglia color pece che rendevano quello sguardo magnetico e fatale.

-Nessuno verrà, per quanto tu possa urlare, pregare, piangere o gemere…

Shinata avanzò sul terreno zuppo, affondando i tacchi a spillo nella terra molle, facendo ondeggiare le maniche ampie e dai bordi orlati di rosso del vestito e lasciando le mani avvolte in guanti neri da cui spuntavano lunghi artigli impreziositi dallo smalto nero ciondolare lungo i fianchi prosperosi e ben definiti e fissando Naraku con la medesima espressione dei due spiriti.

-Vostra altezza.

Dissero cordiali e sottomessi Kamui e Kotori, inginocchiandosi nonostante l’erba fradicia e le numerose pozzanghere di fango e acqua piovana.

Lei sorrise di nuovo, avvicinandosi loro e accarezzando i capelli di entrambi con le lunghe dita affusolate.

-I miei piccoli spettri di morte… quanto tempo

Con un cenno della mano li fece alzare, guardandoli negli occhi con odio, disprezzo, desiderio.

Prese il volto di Kamui fra le dita, lo fece avvicinare a lei, compiacendosi nel più profondo dell’anima di quei cinque centimetri che la rendevano più alta dello spirito maschile.

Lei era al di sopra di tutto e di tutti; solo Lui aveva il privilegio di superarla.

-Tu eri il mio preferito…

Lo baciò sulle labbra, famelica di ciò che per troppo tempo le era stato a suo parere ingiustamente negato.

Con violenza la lingua del diavolo donna si insinuò nella bocca di lui, muovendosi con sensualità, attorcigliandosi con quella dello spettro.

Si staccò da lui, avvicinandosi a Kotori che la guardava con ammirazione mista ad adorazione.

-E tu la mia gemma…

Anche a lei diede un bacio, anche a lei con la stessa violenza, muovendo forte la lingua e invadendo la sua bocca sporca di terribili peccati.

Naraku le guardò inorridito, sbalordito e terrorizzato, indietreggiando con gli occhi sbarrati.

Voleva fuggire, doveva fuggire.

Shinata si staccò dalla ragazza, sorridendo cattiva e riducendo a due fessure gli occhi scarlatti.

Si allontanò dalla ragazza e allungò le braccia verso il cielo, stiracchiandosi e girando su se stessa; respirò a fondo l’aria impregnata dell’odore del fango e del sangue, reclinando appena il capo all’indietro.

-L’aria nei polmoni, l’acqua sulla pelle, il vento fra i capelli…

Chiuse gli occhi per un attimo, ispirando di nuovo.

-Mi dà il voltastomaco!

Alzò le braccia al cielo, sgranchendosi dopo quei lunghi anni di reclusione, e due paia di lunghe ali nere come il carbone si aprirono dietro di lei.

Il diavolo ghignò compiaciuta e le sbatté un paio di volte, frustando l’aria e provocando un forte spostamento d’aria.

-Ma devo dire che l’idea di aver finalmente rimesso al suo posto quel maledetto angelo mi fa sentire euforica…

Si voltò verso Kamui e Kotori e sorrise di nuovo.

-Strano vero?

Risero tutti e tre, una risata terribile, senza allegria.

 

L’ennesima goccia di pioggia cadde sui suoi occhi chiusi, bagnando la pelle pallida incrostata di sangue, scendendo lungo i graffi e le ustioni, delineando il taglio affusolato del viso.

La luna tatuata sulla sua fronte era sbiadita, come se la pioggia l’avesse scolorita; respirava ancora, seppure a fatica, ma ad ogni boccata d’aria corrispondevano mille e una fitte all’addome.

I capelli color argento erano sparsi sul terreno, fradici, sporchi, impregnati di sangue, arruffati e ormai tutte le sue forze l’avevano completamente abbandonato.

Come diavolo aveva fatto a farsi sconfiggere da quel maledetto spettro? Lui era Sesshoumaru, il principe dei demoni…

Cercò di respirare di nuovo e il sapore del sangue gli invase la bocca, soffocandolo.

“È finita…”

Pensò, sorridendo ironico e abbandonandosi completamente al terreno, ormai totalmente sfinito.

“E pensare che credevo di essere invincibile…”

Rise sommessamente e una seconda ondata di dolori lancinanti lo pervasero dalla testa ai piedi.

-Non è ancora tutto perduto principe Inu-youkai…

Il demone spalancò gli occhi ambrati.

-Chi… chi sei?

Chiese debolmente, guardandosi attorno.

Davanti ai suoi occhi si materializzò l’immagine di una ragazza dai lunghi capelli dorati e dalle grandi ali bianche, che lo guardava preoccupata attraverso un paio di meravigliosi occhi blu oceano privi di pupille, simili a due zaffiri dal taglio perfetto.

-Shao?

Domandò debolmente lo youkai, rivolgendole un sorriso.

L’angelo gli sorrise dolce scotendo il capo d’oro e con una mano gli accarezzò il viso, pulendolo dal sangue e dalla polvere.

-No, sono un angelo del cielo…

-Se… sei venuta a portarmi via?

La ragazza gli si sedette accanto e gli prese una mano, sollevandolo dall’erba fradicia e aiutandolo a mettersi seduto.

-Il mio nome è Shimuni… sono la guardiana dei cancelli celesti…

Gli occhi blu lo guardarono penetranti, apparendo infinitamente profondi, come quelli della sua Shao.

Improvvisamente tutti i suoi ricordi gli ritornarono alla mente, come se prima di quel momento la stanchezza li avesse cancellati.

-Shao?!? Dov’è Shaorin?!?

Domandò con ritrovato vigore, cercandola con lo sguardo.

Lo sguardo di Shimuni divenne improvvisamente triste, che abbassò gli occhi e sospirò con malinconia.

-Lei non è più Shaorin… mia sorella Shinata ha preso possesso del suo corpo e io non sono stata in grado di fermarla…

Sesshoumaru la fissò incredulo, sentendo gli occhi riempirsi di grosse lacrime salate; non poteva averla persa, non l’aveva persa, non doveva! Glielo aveva promesso, lei non lo avrebbe mai lasciato solo e Shao le promesse le manteneva sempre.

-NO!

Gridò lui.

-La mia Shao non può essersene andata!!!

Shimuni socchiuse gli occhi color cielo e scosse il capo.

-Lei non se ne è andata, ma se non riuscirai a liberare il suo corpo dallo spirito di mia sorella prima del sorgere del sole, la sua anima andrà perduta…

-Ma come posso fare? Sono esausto…

-Per quello io posso guarirti, poi però dovrai cavartela da solo, i miei poteri sono troppo deboli.

Così dicendo mostrò allo youkai la mano destra: la sagoma era trasparente e rispetto al resto del corpo sembrava quasi una sorta di riflesso sbiadito.

-Io sto scomparendo… non sono riuscita a salvarla, ti prego, fallo tu per me…

L’angelo si avvicinò a Sesshoumaru e lo baciò sulle labbra, trasmettendogli quel poco di energia che ancora le restava e infondendogli così nuove forze.

Il demone si sentì avvolgere da un intenso calore e improvvisamente tutta la stanchezza e il dolore scomparvero.

-Salva il tuo amore… salva la nostra terra…

-Come? Io non sono nemmeno riuscito a proteggerla…

Lei lo guardò serena, dopodiché gli accarezzò il viso.

-L’amore è la forza più grande di tutte… se riuscirai ad amarla e superare l’odio e la cattiveria che ora sono padroni del suo spirito, allora non ci saranno problemi…

La donna sorrise felice, dopodiché chiuse le iridi azzurre e si allontanò da lui.

-Addio principe… ora è tutto nelle tue mani…

Shimuni comparve fra la pioggia, sprigionando una luce bianca.

Sesshoumaru si alzò in piedi, fissando il muro d’acqua con nuova determinazione e ritrovato vigore.

-Questa volta riuscirò a proteggerti Shaorin, ci riuscirò perché io ti amo.

 

Naraku venne scaraventato contro un masso e un rivolo di sangue scuro fuoriuscì dalla sua bocca.

Shinata rise di gusto, subito seguita dai due spiriti, dopodiché si passò una mano fradicia di pioggia fra i capelli, facendo assumere loro una strana piega, che però non faceva altro che rendere più bello il suo viso.

-Mi deludi Naraku… a giudicare da ciò che hai fatto a quegli inetti a cui la piccola Shaorin teneva tanto mi sembravi molto più potente.

Si scrocchiò le dita, reclinando da un lato il capo scarlatto e sospirando rassegnata.

-Io… caught… mi sto solo riscaldando…

Gemette lo youkai, rialzandosi malamente in piedi utilizzando lo stesso masso su cui era stato sbattuto come appiglio e pulendosi il labbro inferiore dal sangue che colava copioso da esso.

Era esausto, completamente svuotato di ogni sorta di forza; gli attacchi di quell’essere erano talmente veloci e potenti da riuscire a malapena a vederli, evitarli poi era una cosa praticamente impossibile.

Una fitta al fianco destro lo raggiunse non appena tentò di reggersi in piedi senza l’ausilio del masso.

Si portò una mano sulla parte dolente e una smorfia tradì la sua aria spavalda e sicura; Shinata sospirò di nuovo.

-Si, come no. Ma come avete fatto a rimanere al suo servizio senza staccargli la testa? È praticamente come un insulso umano.

-Non sottovalutarmi creatura infernale! Forse non sarò alla tua altezza, ma anch’io ho i miei assi nella manica.

Così dicendo giganteschi tentacoli uscirono dal kimono strappato e fradicio di pioggia, dirigendosi verso Shinata.

La donna sorrise, rimanendo immobile.

-Non ho bisogno di sottovalutarti, Naraku, tu sei già una nullità.

Dal palmo della sua mano scaturì una lunga spada e con un paio di fendenti tutte quelle orribili e deformi appendici vennero ridotte ad un mucchio di brandelli che caddero nel fango.

Lo youkai ringhiò colmo d’ira.

-Dannazione.

Improvvisamente il ghigno sul volto di Shinata scomparve, lasciando spazio ad un’espressione furiosa; si portò la mano destra al viso e con due dita artigliate toccò appena la pelle in corrispondenza di un graffio da cui fuoriuscì una striscia rossa di plasma.

-Tu… come hai osato…

Sibilò furente, stringendo il pugno e conficcandosi le unghie laccate di smalto viola nella carne.

Gli occhi del demone iniziarono a brillare, mentre attorno a lei si creava una colonna di vento, che sollevava pezzi di terreno e deviava il corso delle gocce d’acqua.

Un urlo disumano e stridulo fuoriuscì dalla sua gola e le lunghe ali nere si spiegarono verso il cielo coperto di nuvole nere.

-Nessuno può anche solo permettersi di sfiorarmi oltre a Lui!!!

Alzò le mani sopra la testa e un globo di tenebre si materializzò fra di esse, ingrandendosi sfruttando la rabbia che le scorreva assieme al sangue nelle vene.

Le pupille oblunghe si assottigliarono a tal punto da essere appena visibili all’interno delle iridi color rubino, le labbra si assottigliarono, sbavando appena il rossetto cremisi al lato della bocca, sporcando la pelle bagnata dalla pioggia. -Tu sei già morto, dannato youkai.

La sfera di tenebre venne lanciata contro Naraku, che non riuscì a schivare il colpo e venne colpito in pieno stomaco.

All’impatto con le membra del demone, dalla palla si sprigionò una luce abbagliante che avvolse tutto per pochi istanti.

-Ma… maledizione…

Il suo corpo cadde nel fango con un tonfo secco, lacerato in più pezzi che si sparsero disordinatamente sull’erba e nelle pozzanghere.

Su tutta la radura si sparse a pioggia il liquido scarlatto, mischiandosi a quello degli altri ragazzi di cui ormai l’erba si era imbevuta.

L’ultimo pezzo a cadere fu il capo, che rimbalzò sul prato un paio di volte prima di finire in una pozzanghera.

Naraku strinse la bocca in una smorfia di dolore lancinante, urlando dentro il proprio cervello.

Aprì a malapena l’unico occhio che gli rimaneva, guardandosi attorno cercando di fare una sorta di misurazione della distanza dalle altre parti, formulando così le possibili idee per la fuga.

Per sua fortuna la testa era ancora integra e ciò gli regalava un’ottima occasione per poter riuscire a riassemblarsi.

“Devo assolutamente allontanarmi da qui…”

Pensò rapidamente, cercando una soluzione per riuscire a ricomporre il proprio corpo senza essere scoperto dal diavolo o dai suoi servi.

Improvvisamente nella sua mente si accese una luce, l’unica debole speranza di fuga e quindi di salvezza.

 Fingerò di essere morto, così mi lascerà andare…”

Non fece però in tempo a terminare di compiacersi per l’idea appena avuta che si sentì afferrare per i capelli e sollevare da terra.

Una scossa di terrore gli attraversò il cervello, mentre fulmineo richiudeva l’occhio sinistro e assumeva un’espressione ferma.

-Ma che bravo… giocare a fare il morto…

La voce di Shinata gli perforò le orecchie, segnando così il suo destino: era spacciato, ormai non c’era più nulla da fare.

-Ci hai provato demone, ma ti è andata male e ora sono costretta ad eliminarti…

Ghignò il diavolo, dopodiché creò un secondo globo nero e glielo piazzò in mezzo agli occhi, generando un secondo scoppio che, sebbene fosse meno potente del primo, frantumò la scatola cranica del demone.

La testa esplose, riducendosi in piccoli lembi di pelle e ossa, mescolati a ciò che pareva essere sangue.

Kotori scoppiò a ridere assieme a Kamui, fissando indifferentemente i brandelli di pelle e organi vari dei demoni che avevano composto il corpo di Naraku sparsi un po’ dappertutto.

Kamui si avvicinò a Shinata e le porse la Shikon no Tama, ancora color ebano, che al solo contatto con le mani del diavolo emise una scarica di energia, creando una piccola ma potente barriera cercando di allontanarsi da lei.

La donna sorrise, dopodiché strinse fra le dita la piccola palla trasparente, frantumandola.

-Ci vuole ben altro per resistere ai miei poteri.

Avvolse la sfera con una luce violacea e la lasciò cadere dalle dita, facendola fluttuare in aria e osservandola con occhi interessati.

-Allora è nato tutto da qui, tutto questo casino… io non ho mai pensato che un oggetto così piccolo e dal potere tanto esiguo potesse essere motivo di contesa…

Rise, scuotendo il capo di fuoco.

-Ma si sa, il cuore degli uomini e dei demoni è stupido… si lasciano corrompere e ammaliare da beni materiali credendo di poter così ottenere forza e potere… dimenticano le cose per loro importanti, lasciandosi portare all’ossessione e poi alla pazzia… non hanno più cura di chi sta loro intorno, diventano crudeli con i propri cari e con se stessi, rinunciando al proprio io per diventare ciò che l’oggetto che bramano vuole che essi siano…

Sfiorò la punta della sfera con le dita che emise una debole pulsazione, vano tentativo di sottrarsi a quella malvagità.

-Patetico.

Disegnò un cerchio nell’aria con un dito e a comando la Shikon no Tama iniziò a girare su se stessa, dandole l’opportunità di poterla esaminare più accuratamente.

-Povera Midoriko… una miko del tuo rango costretta alla reclusione in un’insulsa sfera che altro non è che l’ammasso di spiriti… mi fai quasi pena

Rise di nuovo.

-Purtroppo per te la ragazza in cui avevi riposto le tue ultime speranze è morta… il tuo destino è segnato… hai perso Midoriko e ormai non c’è più nessuno che possa liberarti.

Prese la sfera e la infilò in una delle sue collane.

-Sarai comunque un bel ciondolo…

Disse ghignando, rivolgendo lo sguardo verso Kamui e Kotori che risposero con la medesima espressione.

-Ora non devo fare altro che aspettare l’alba, dopodiché questo corpo sarà finalmente mio.

-Su questo avrei qualcosa da ridire.

I due spettri si girarono di scatto, fissando sprezzanti e un po’ sorpresi la figura che era comparsa da dietro un albero; Shinata rimase immobile, limitandosi a sorridere.

-Quindi sei ancora vivo… mi sorprendi demone, pensavo che Kamui ti avesse già messo fuori gioco.

Si voltò lentamente, incrociando così lo sguardo gelido dell’inu-youkai che era in piedi dinnanzi a lei.

-Ma a tutto c’è rimedio… 

Con un cenno del capo fece intendere i propri pensieri ai due spiriti, che si scagliarono fulminei su di lui.

-Mi dispiace, a quanto pare la tua fine avverrà per mano nostra!

Gridò Kotori, facendo materializzare la lunga falce.

-Ma non preoccuparti, tempo qualche ora e Shaorin verrà a farti compagnia!

Ridendo scagliarono contro di lui colpi potenti, mirando a distruggerlo immediatamente.

Ma, non appena essi furono a pochi centimetri dal suo corpo, una barriera di luce venne sprigionata, facendo fallire i loro attacchi.

I due spiriti si guardarono confusi.

-Come è possibile? Nessun demone può erigere una barriera in grado di fermarci!

Ringhiò innervosito Kamui; non gli piaceva affatto l’idea che quel damerino fosse riuscito ad eludere uno dei suoi colpi.

Anche il diavolo aveva smesso di sorridere e ora lo fissava con occhi attenti, cercando in lui una qualche anomalia.

-No, non può… ma conosco qualcuno che può farlo. Kamui, lanciagli contro uno dei tuoi buchi neri.

Disse seria.

-Con grande piacere altezza.

Sorrise compiaciuto, mentre fra le sue mani si formava un globo di energia nera.

-Preparati youkai, questa sarà la tua fine.

Gli occhi dello spirito si illuminarono di un’intensa luce dorata mentre scagliava quell’ammasso di potere malefico contro Sesshoumaru.

Anche questa volta il colpo si infranse contro la cupola protettiva, disperdendosi fra le gocce di pioggia.

-MALEDIZIONE!

Urlò di rabbia il ragazzo, mostrando i lunghi canini bianchi e ringhiando.

-Calmati Kamui, né tu né Kotori ora potete colpirlo.

Parlò Shinata, apparentemente calma.

-Ma per quale motivo?

Chiese la ragazza, avvicinandosi al fratello.

-Perché quel demone è protetto da qualcuno che ha poteri molto superiori ai vostri…

Il diavolo aprì la mano sinistra e la puntò verso Sesshoumaru, guardandolo attentamente.

-E molto probabilmente pari ai miei…

I due spettri si fissarono sbalorditi: come poteva esistere al mondo qualcuno in grado di tenere testa a Shinata? Lei era la moglie di Lui, scelta dalle forze oscure per sorvegliare i cancelli dell’Oblio.

Dal palmo della donna si sprigionò un piccolo globo color sangue, mentre i suoi occhi si colmarono della stessa tonalità scarlatta.

Un sussurro impercettibile scaturì dalle sue labbra e la sfera schizzò via dalle sue dita, andando ad infrangersi contro la barriera.

Un forte impatto seguito da una potente onda d’urto fecero tremare i rami degli alberi circostanti e provocarono uno spostamento d’aria che per poco non fece cadere lo youkai a terra, ma lo lasciò comunque illeso.

-Allora avevo visto giusto…

Sussurrò storcendo la bocca e passandosi una mano guantata di pelle fra i capelli che cominciavano ad imperlarsi delle gocce di pioggia.

Si avvicinò al demone e lo guardò attentamente, chinando il capo prima a destra e poi a sinistra, guardandolo con occhi attenti e con un sorriso consapevole.

-C’è solo una cosa che può salvarti dai miei poteri…

Gli prese il mento fra le dita e, con grande stupore da parte del demone, si avvicinò a lui con l’intenzione di baciarlo.

Ma improvvisamente, quando le loro labbra furono a pochi millimetri di distanza, una scarica elettrica colpì entrambi, allontanandoli l’uno dall’altra.

-Ed è il bacio di un angelo.

Rise appena, abbassando per un attimo la testa di fiamme per riportare poi subito gli occhi in quelli del demone.

Kamui e Kotori si guardarono schifati: fra tutte le cose che detestavano il bacio di un angelo era al primo posto.

-Ma non di un angelo qualsiasi… bensì della mia cara sorellina…

Da calmo il suo tono diventò improvvisamente rabbioso e si voltò di scatto, volgendo il capo verso il cielo e iniziando ad urlare.

-NON RIUSCIRARI MAI A SCONFIGGERMI SHIMUNI!!! ORMAI HO VINTO E TU SEI SOLO UN FANTASMA!!!

Una sagoma chiara si materializzò davanti a lei, i lunghi capelli dorati ricadevano morbidi sui fianchi e sulle caviglie, formando una sorta di aura celestiale attorno al viso dalla pelle bianca e perfetta.

-Non c’è bisogno di urlare, sorella, io sono qui.

Shinata ringhiò e la prese per la gola, fissandola con odio.

-Non puoi vincere, ormai io ho preso il controllo di questo corpo e finalmente potrò tornare da Lui e senza bisogno di pregare i Kami dopo aver distrutto questo insulso pianeta…

Shimuni rimase impassibile, fissando decisa la sorella negli occhi color sangue con fermezza, poi sorrise.

-Questo è quello che credi tu, sorella…

Disse compiaciuta l’angelo; la stretta attorno al suo collo si fece più stretta e Shinata si avvicinò al suo viso, stringendo i denti.

-Cosa vuoi insinuare?

Sibilò arrogante.

-Il tuo piano è quasi perfetto, devo dartene atto sorella, ma quasi, non del tutto… c’è una cosa che tu hai sottovalutato e che sarà la tua rovina…

Dal corpo dell’angelo si sprigionò una forte luce, che costrinse Shinata ad allontanarsi da lei.

-Cosa vuoi dire?

Ringhiò cattiva, portandosi una mano davanti agli occhi per non rimanere accecata dalla luce della sorella.

-Tu perderai come la prima volta e allora i Kami ti dissolveranno. Non ci sarà una seconda possibilità…

-RISPONDI ALLA MIA DOMANDA!

Shimuni rise cristallina, mentre i contorni del suo corpo iniziavano a disperdersi nella pioggia che incessante continuava a cadere dalle nuvole nere.

-L’amore sarà la tua rovina, Shinata, esattamente come lo fu mille anni fa.

Il diavolo, accecato dalla rabbia, creò un globo di energia si sprigionò dalle sue mani e lo scagliò contro quella che era ormai solo la proiezione dell’angelo, attraversandola e andando ad esplodere poco lontano, riducendo ad un cumulo di cenere più di cento alberi.

-Ormai è giunto il momento si pagare per tutto il dolore che hai causato, Shinata, e ti assicuro che ci sarò io ad aspettarti fuori dai cancelli.

Rise di nuovo, dopodiché si dissolse nel temporale.

-MALEDETTA!!!

Urlò la donna, ringhiando come una fiera e creando un vortice di energia attorno a se stessa.

 

Sesshoumaru la guardò con occhi pieni di disperazione: allora era tutto vero, la sua dolce Shaorin era diventata una creatura spietata.

Sentì una fortissima fitta al cuore ed ebbe la sensazione che ci fosse qualcosa di più che semplici gocce di pioggia a bagnarli gli occhi.

Il suo amore lo stava abbandonando, e tutto perché lui non era stato capace di proteggerla… di nuovo…

Ma di una cosa era sicuro: l’avrebbe riportata indietro, anche a costo di dover dare la propria vita.

Shao era la sua vita, il suo unico amore, non avrebbe lasciato che gliela portassero via senza combattere.

Sguainò la Tokijin e si avvicinò alla donna, così diversa dalla sua Shao eppure parte della stessa anima.

-Vuoi combattere contro di me, demone?

Disse lei, nuovamente calma.

-Esattamente… Io riporterò indietro Shao, anche a costo della vita.

Shinata voltò il capo, fissandolo negli occhi con gelido odio e chinando la testa da una parte.

Un’altra fitta raggiunse il cuore del demone: quante volte aveva visto Shaorin fare quel gesto con un sorriso dolcissimo sulle labbra.

Perché era successo tutto questo? Perché proprio a loro due? Lei era l’unica che avesse mai contato davvero in tutta la sua vita e ora rischiava di perderla per sempre… un’altra volta…

-Mmhh… chissà se la penserai ancora così quando ti perforerò le costole con i miei artigli, trapassandoti il cuore…

Ghignò sadica e perversa la donna, guardandolo con attenzione, scrutandolo, quasi a mangiarlo con gli occhi.

Un profondo senso di fastidio gli passò sotto la pelle fradicia d’acqua piovana, sentendo un terribile brivido scorrergli giù per la schiena.

-Sai una cosa?

La donna mosse qualche passo verso lo youkai, guardandolo fissa attraverso gli occhi cremisi.

-A guardarti meglio devo ammettere che per essere un demone sei proprio bello… Shao aveva scelto bene…

Sporca e sensuale gli si avvicinò, sorridendo cattiva; a sentire quel nome Sesshoumaru si sentì morire.

-Una volta che ti avrò ucciso, ti porterò all’inferno con me e ti farò diventare uno dei miei amanti…

Allungò una mano verso di lui, volendo toccarlo, ma il globo di luce la respinse, provocandole un graffio da cui fuoriuscì un rivolo rosso.

-Tsk!

Sibilò a denti serrati.

-Shimuni ti protegge, non vuole nemmeno che io ti baci… certo che ci deve tenere proprio tanto a te.

Cercò di nuovo di sfiorarlo e di nuovo fu allontanata dalla barriera.

-Sei così simile a Mikail… non trovo poi così strano che abbia dato i suoi poteri per proteggerti… voleva riuscire a salvare almeno te…

Sesshoumaru la guardò confuso; Shinata ghignò.

-Ti sei chiesto perché Shimuni ti abbia aiutato? Il tuo viso è molto simile a quello di un umano di cui lei di era innamorata e che io ho ucciso…

Rise di gusto.

-Dopo quell’episodio siamo state rinchiuse nell’anima della ragazza che ti è tanto cara e mia sorella le si è affezionata quasi morbosamente, vivendo attraverso di lei la vita che i Kami hanno negato ad entrambe… Shimuni ha visto in te il riflesso dell’amore della sua vita e ha cercato di aiutarti…

Altre risate.

-Ma ha fallito! E fra poco io avrò di nuovo un corpo stabile! Puoi pure dire addio al tuo grande amore, non penso che vi rivedrete!!!

Sesshoumaru ringhiò di rabbia e si scagliò contro il diavolo, alzando la spada verso di lei per colpirla.

Shinata si scostò veloce, evitando il colpo con un ghigno beffardo sulle labbra intrise di rossetto.

-Certo che sei proprio stupido…

Sogghignò divertita.

-TACI!

Urlò lui, ricolmo di rabbia.

Tentò di nuovo di ferirla con la spada, ma la donna schivò il suo attacco per l’ennesima volta, con quell’orribile sorriso sulla bocca.

-Non hai pensato che, se per qualche strano motivo tu riuscissi a colpirmi, anche la tua adorata Shao rimarrebbe ferita?

Lo youkai si bloccò: era vero, nonostante fosse posseduto da quel diavolo era pur sempre il corpo di Shao.

Improvvisamente sentì una forte fitta al fianco destro: la lama sottile e tagliente della spada di lei gli aveva perforato la carne, aprendovi una profonda e dolorosissima ferita.

Si inginocchiò al suolo, il viso contratto da una smorfia di spasimo, gli occhi stretti in due fessure.

-Ma…maledizione…

Shinata gli si avvicinò di nuovo.

-Sei vulnerabile come un bambino… basta che si nomini quella ragazza e la tua forza si sfalda, la tua freddezza si dissolve e ogni tua speranza di vittoria svanisce.

Non appena si trovò a qualche centimetro dallo youkai, la barriera di luce che lo proteggeva comparve fra di loro, sbarrandole di nuovo la strada.

Questa volta però la donna non disse nulla, rimanendo ferma.

Si portò una mano dentro la scollatura del vestito, estraendone la Shikon no Tama completamente nera.

-Hai ragione Shimuni, io non posso batterti, ma questa volta ho una carta in più dalla mia parte…

La sfera iniziò a brillare della luce violacea che la caratterizzava, sprigionando il proprio potere e fondendolo a quello del diavolo.

-E sarà grazie a questa piccola palla di vetro che io ti rispedirò in mezzo alle nuvole e riuscirò finalmente ad avere un corpo interamente mio.

Gli occhi di Shinata si tinsero di nero, riempiendosi come di un liquido corvino in cui brillava una pupilla verticale candida come la luna.

I capelli si sollevarono in aria, come se per magia si fossero asciugati dalla pioggia, i simboli sulle sue guance iniziarono a brillare ed il suo corpo fu avvolto da un’aura d’ombra.

-Ormai è finita… io ho vinto…

Sesshoumaru alzò appena gli occhi d’ambra e vide la sagoma del diavolo avvicinarsi a lui con la sfera fra le mani.

Aveva capito le sue intenzioni, ma nonostante tutto non riusciva a fare nulla; come avrebbe potuto farle del male? Come avrebbe potuto ferirla? Lui l’amava, non poteva colpirla…

-Shao, perdonami…

Abbassò il capo, pronto a ricevere il colpo di grazia da parte di Shinata.

Una lacrima gli scese dagli occhi, disegnando sulla sua guancia una riga scura e andando a cadere sull’erba fradicia di pioggia.

-Addio youkai, ci vedremo all’inferno…

Alzò la spada sopra la sua testa, ghignando, dopodiché sferrò un forte fendente contro la barriera, che si frantumò in mille pezzi.

La lama della spada attraversò i frammenti di luce che rimanevano, correndo veloce verso la testa di Sesshoumaru, ma non appena si trovò a pochi centimetri da lui una forza esterna ne fermò il colpo.

-COSA?!?

Urlò rabbiosa il diavolo.

“Non ti lascerò fargli del male…”

Una sagoma comparve davanti al demone, con le braccia incrociate sopra il viso a parare il fendente.

-Tu? Com’è possibile?!?

Anche Sesshoumaru aprì gli occhi e quando vide chi lo aveva appena salvato una gioia incontenibile prese possesso della sua anima.

-Shao?

Mormorò piano.

“Si…”

L’inu-youkai lasciò cadere a terra la Tokijin e cercò di abbracciarla, ma le sue braccia trapassarono il corpo della ragazza.

Solo in quel momento si accorse di cosa gli stava realmente davanti: uno spirito…

-Come hai fatto ad uscire dalla gabbia? Nessuno c’era mai riuscito!

Ringhiò la donna, arretrando.

“Io non sono mai entrata nella gabbia… seppur umana sono sempre parte di te come tu lo sei di me… come io non sono riuscita a rinchiuderti nella mia anima tu non puoi farlo con me…”

Il diavolo ringhiò di odio e di furia, stringendo gli occhi di nuovo rossi e riducendoli a due fessure.

Lo spirito di Shaorin si voltò verso lo youkai e gli rivolse il più dolce dei sorrisi, inginocchiandosi accanto a lui.

“Il mio Sesshy-chan…”

Sussurrò teneramente, accarezzandogli il viso.

Il demone sentì il calore di quella mano e chiuse appena le iridi di ambra liquida, appoggiando il viso contro quel sostegno inesistente, portando la propria mano su quella di lei, attraversandola.

“Mi dispiace di averti fatto del male… non volevo…”                     

Lui scosse il capo.

-Non è colpa tua… sono io che non riesco a combattere…

Perché? Sei abbastanza forte da riuscire almeno a rispondere ai suoi attacchi…”

Sesshoumaru aprì le palpebre e la guardò negli occhi con tristezza.

-Perché non posso farti del male…

Lei lo abbracciò con amore, cingendogli il collo con le braccia evanescenti.

“Lo hai fatto per me?”

-Si…

Rispose in un sussurro, trattenendosi dal tentare di nuovo di stringerla e quindi di rimanere deluso.

“Non devi farlo… lei non aspetterà che tu decida di combattere… ti ucciderà e io non voglio…”

-Ma se colpisco lei è come se colpissi te…

“Si, ma non devi preoccuparti per me… sono abbastanza forte per resistere a qualche ferita… ora combatti, ti prego, fallo per me…”

-No, non posso…

Si che puoi! Non pensare a lei come ad una proiezione di me stessa… io sono Shao, lei è Shinata…”

-Ma se poi ti ferissi troppo gravemente e tu non riuscissi a resistere? Non posso perderti…

“Io ce la farò. Non sono una bambina che ha bisogno della tua protezione, so cavarmela da sola.

Per un attimo la sua espressione si fece più dura, poi un sorriso solcò le labbra rosee e si allontanò appena da lui.

-Dove vai?

Chiese allarmato, cercando di prenderle la mano.

“Devo ritornare nel corpo di Shinata, altrimenti mi dissolverei… promettimi che combatterai… prometti che lo farai per me…”

Lui annuì con dolore.

-Si… per te…

Lei sorrise di nuovo, poi gli diede un tenero bacio sulle labbra.

“Tu ce la farai… lo so…”

La sagoma della ragazza scomparve nelle gocce di pioggia, ritornando all’interno del cuore del diavolo.

Sesshoumaru la guardò sparire, con un dolore immenso dentro l’anima e con una lacrima al bordo dell’occhio destro.

-Shao…

 

Shinata osservò la scena con occhi spavaldi, lievemente inquieta da quell’avvenimento.

Kamui le si avvicinò.

-Mia Signora, cosa dobbiamo fare?

Chiese con voce sommessa.

-Niente, voi dovete solo guardare… non mi farò battere da una stupida umana. Io ucciderò quel demone e dopo tutti gli esseri viventi di questo inutile pianeta… è solo questione di tempo.

La donna si allontanò dal ragazzino, dirigendosi di nuovo verso Sesshoumaru.

-Allora youkai, cosa ti ha detto la tua dolce nigen? Sai, devo confessare ce non mi aspettavo una simile forza d’animo, ma non importa… sarà ancora più dolce distruggerla…

Voleva ridere, ma al posto della voce uscì un colpo di tosse.

Abbassò lo sguardo e vide il demone con la spada stretta nel pugno che le trapassava il fianco desto.

-Non mi lascerò battere, e tu non mi porterai via Shao.

-Maledetto!

Ringhiò saltando via e portandosi una mano sulla ferita.

-La tua impudenza mi sorprende, ma non credere che basti ferirmi per sconfiggermi… per farlo dovrai uccidermi e allora morirà anche la tua stupida umana.

Sesshoumaru rimase freddo, come se il ghiaccio che Shao aveva sciolto con tanta fatica fosse ricomparso, ricoprendo di nuovo tutto il suo cuore.

-Lei non morirà…

Disse gelido.

-E come fai ad esserne tanto sicuro?

-Perché io la farò rivivere anche a costo della vita.

Si lanciò di nuovo all’attacco, preciso, veloce e impassibile come era sempre stato, mentre i suoi occhi fissavano indifferenti quelli di lei.

Shinata si preparò a ricevere i colpi del demone, sguainando la propria spada e aspettandolo ferma.

-Questo è l’ultimo round, demone… non ci sarà una seconda possibilità.

 

 

 

...

Lettori(voce tipo esorcista): Dov’è?!?

Lettori(prendendo i forconi e le torce): Dov’è quella maledetta?!?

Lettori:Tanto ti troveremo dannata, è inutile che ti nascondi!!!

 

Io: hihihi… tanto da qui non mi troveranno mai…

 

Lettori(occhi rossi):ECCOLA!!!

 

Io: ç_ç Sono morta…

 

Lettori: Ora la pagherai!!!

 

Io: Vi prego pietà!!!

 

Shaorin:Io glielo avevo detto di farla meno tragica. -_-‘ ma come al solito non mi da mai retta.

 

 

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Capitolo 32
*** Prima che sorga il sole... ***


Commento al capitolo: CIAOOOOOOOOO GENTE

Commento al capitolo: CIAOOOOOOOOO GENTE!!!! Come ve la passate? Io sono appena tornata dalla montagna e mi sento una sorta di panettone da tt quello che ho mangiato!!!! Mamma mia qnt roba c’era!!! Cmq, mi scuso per il pauroso ritardo ma lassù in mezzo alle nevi non avevo possibilità di collegarmi, perciò spero che vi asterrete dall’uccidermi… per qnt riguarda il cap le cose cominciano ad aggiustarsi, ma non aspettatevi il finale prima di altri due lunghissimi capitoli……hihihihi cm sono sadica!!! No ske, cmq dovrete attendere ancora un pochino prima di vedere finalmente la fine di qst lunga fic.

Ringrazio tt quelli che hanno commentato (minacce di morte a parte ^^) e mi disp di avervi fatto stare male, ma secondo me se non c’è un po’ di tragedia le storie non sono belle e per finire mando un bacio mega alla mia Fre-chan, a cui voglio più che un mondo di bene!!!

E ora godetevi(per qnt possiate godervi un cap cm qst….. hihihihi cosa avrà voluto dire?) il 32esimo nonché penultimo cap della storia.

 

Cap. 32 Prima che sorga il sole

 

L’ennesimo cozzare delle lame, l’ennesimo attacco che si infrangeva pesante sulle spade, l’ennesimo fendente andato a vuoto.

I due combattenti continuavano ad aggredirsi come animali in gabbia, utilizzando ogni singolo muscolo nel tentativo di mettere l’altro in difficoltà, squadrandosi con occhi pieni di odio e di freddezza.

Sesshoumaru era ritornato un demone spietato, i suoi colpi erano precisi, dettati non dalla disperazione ma da semplice tecnica e abilità che negli anni aveva accumulato.

I suoi movimenti erano leggeri, precisi, la Tokijin continuava ad obbedirgli in modo perfetto, muovendosi come la protesi del braccio che la impugnava.

Shinata invece si trovava per la prima volta nella condizione di dover utilizzare gran parte delle proprie forze.

La cosa la solleticava, finalmente aveva trovato un avversario al suo livello che la costringeva ad impegnarsi nel combattimento, sfruttando a pieno i propri poteri.

Finalmente poteva divertirsi senza reprimersi, dando libero sfogo ai propri istinti e alla propria forza.

Saltò veloce da un lato, cercando di colpirlo a tradimento, ma Sesshoumaru evitò il colpo e rispose con un affondo.

Shinata lo guardò con gli occhi socchiusi, sorridendo appena.

Era proprio bravo…

Però la cosa stava andando troppo per le lunghe: i capelli le si erano completamente inzuppati di pioggia, il trucco pesante si era sciolto, sporcandole il viso pallido come la luna e le era colato lungo le guance.

Lei odiava essere in disordine, soprattutto per quanto riguardava il trucco e i capelli.

Doveva porre fine a quella lotta e doveva farlo subito, ne aveva abbastanza.

Volutamente sferrò un attacco poco potente, lasciando che lo youkai lo schivasse, attendendo la sua risposta.

Sesshoumaru alzò la Tokijin e si scagliò su di lei con cattiveria, colpendola sulla spalla destra.

Il sangue del diavolo macchiò la lama lucente della spada, dopodiché Shinata si accasciò al suolo, fingendo di provare dolore.

Un ghigno terribile si trovava sulle sue labbra, ma veniva accuratamente celato al demone dalla cascata di capelli rosso sangue.

Si concentrò, richiamando a sé lo spirito ormai quasi dissolto di Shao, che con le ultime forze che ancora la tenevano in vita si stringeva ad essa.

“Dammi i tuoi occhi…”

Disse, afferrandola per i polsi e stringendoli con le unghie.

Shao cercò di ribellarsi, ma ormai era in fin di vita e se voleva sopravvivere sino all’alba doveva risparmiare tutte le forze che poteva.

Si arrese, mentre le lacrime le scendevano lungo le guance pallide.

Sentì le mani di Shinata posarsi sulle sue palpebre ed un dolore intenso la pervase.

Una luce azzurra avvolse le mani del demone, risalendole le braccia, arrivando sino al volto e infilandosi nelle sue iridi, che si tinsero del medesimo colore di quelle di Shao.

Quando furono completamente blu, le mani di Shinata liberarono la ragazza dalla loro stretta e una risata maligna uscì dalle labbra del demone.

“Ormai è finita, piccola, ho vinto…”

Scoppiò a ridere, dissolvendosi in mezzo alle fiamme.

Shaorin cadde a terra, grossi lacrimoni che le solcavano il viso e singhiozzi convulsi che le mozzavano il flebile respiro.

“Sesshoumaru… ti prego… quella non sono io … non sono io…”

Singhiozzò.

 

Il diavolo iniziò un pianto sommesso, stringendosi le braccia sul ventre.

Sesshoumaru la guardò confuso, cercando un qualche cenno che lo aiutasse a capire.

-Sesshoumaru…

Una voce dolce, piena di sofferenza e rotta dal pianto arrivò alle orecchie dello youkai, che spalancò gli occhi.

-Shao?

La chiamò piano, avvicinandosi a lei di qualche passo.

La donna fece scomparire il ghigno dalle labbra e lo sostituì con un’espressione piena di sofferenza.

-Aiutami Sesshoumaru…

Gemette falsamente dolorante, alzando appena il capo color sangue e rivelando gli occhi blu rubati a Shao.

Il demone sbarrò le iridi ambrate, fissando quelle blu di Shinata, illudendosi di averla finalmente ritrovata.

-Shao!

Gridò di gioia, gettandosi accanto alla ragazza e abbracciandola più forte che poteva.

-Angelo mio… ho temuto di perderti per sempre…

Shinata sorrise compiaciuta fra le braccia del demone, circondandogli il torace con le proprie.

 

-NO!

Shao si strinse nelle spalle, cadendo di nuovo in ginocchio, lucciconi sempre più numerosi le rigavano le guance.

-Non sono io! Sesshoumaru non sono io!

Un rivolo di sangue le uscì dalle labbra e improvvisamente le mancò l’aria, come se i suoi polmoni non riuscissero più ad inspirare l’aria; non aveva più tempo, ancora poche ore e sarebbe finita.

-Perché non riesci a sentirmi? Perché?!?

 

-Shao… grazie al cielo ce l’ho fatta… non so come sarei potuto andare avanti  senza di te…

Sussurrò lo youkai, stringendo sempre più forte la ragazza.

Le passò una mano fra i capelli, incredulo, felice, stordito ma finalmente con la donna che amava.

Non l’avrebbe mai più lasciata andare, da quel momento le sarebbe rimasto sempre accanto e avrebbe vegliato su di lei.

-D’ora in poi non ti lascerò mai più, te lo giuro

 

Shao urlò di dolore, mentre tagli profondi le comparivano sulle braccia e sul viso, il sangue le colò lungo il corpo macchiandole i vestiti.

-Sesshoumaru, ti prego… non credere ai suoi occhi, sono falsi…

 

La pioggia continuava a cadere, ma il demone non sembrava farci più caso, completamente perso nella vana convinzione di aver finalmente riavuto indietro il suo tesoro più grande.

Il diavolo si limitava a stare fra le sue braccia, pienamente consapevole che ogni secondo passato accanto a Sesshoumaru toglieva forze a Shaorin.

Shinata sollevò una mano e gliela appoggiò sul petto.

-Dì buona notte…

Sesshoumaru la guardò confuso.

-Cosa?

 

-NOOOOOOOOOOOOOO!!!!

Shao si portò le mani al volto, cadendo a terra.

-No…

 

Un gemito strozzato seguì quella domanda e un dolore lancinante lo attraversò completamente.

Gli artigli di lei gli avevano perforato il torace all’altezza del cuore, lacerando la carne e attraversando i muscoli e le costole.

-Stupido demone.

Ghignò lei.

Lo youkai abbassò gli occhi pieni di lacrime ed incontrò quelli di lei, rossi come il sangue, pieni d’odio e cattiveria.

-Sei proprio uno stupido… credevo che sapessi riconoscere gli occhi della donna che ami, ma forse non è così…

Scoppiò a ridere, rigirando le unghie dentro il petto dello youkai, a cui sfuggì un gemito di dolore.

-Povera piccola Shaorin, chissà come si sentirà sapendo che il suo adorato demone non è nemmeno capace di riconoscere i suoi occhi…

Sesshoumaru ringhiò rabbioso, mentre il sangue iniziava a colare dalle ferite e macchiava il già lurido kimono.

-Te lo posso dire io come si sente: è distrutta, molto probabilmente il suo spirito è al limite, scommetto che sta piangendo, anzi, lo so… sento le sue lacrime nell’anima e posso percepire le urla che lancia ogni volta che le mie mani ti sfiorano.

Un secondo ringhio uscì dalle labbra del demone.

-Maledetta…

Sibilò rabbioso, digrignando le zanne.

-Ma io riuscirò a riprendermi Shao, non credere che ti lascerò portarmela via senza combattere! Lei è mia e nessuno riuscirà a dividerci!!!

Gli occhi di Shinata lo fissarono gelidi e la ragazza corrugò le sopracciglia fini e scarlatte poi, ritraendo gli artigli, disse.

-E per cosa? Per farla soffrire di nuovo? Per farla piangere?

Sesshoumaru alzò appena lo sguardo, fissandola confuso.

-Cosa stai dicendo?

Sussurrò, stringendo le palpebre sino a ridurre gli occhi a due fessure d’ambra liquida.

-Secondo te come mai solo ora sono riuscita a prendere il possesso del corpo di Shaorin? Perché tu le hai distrutto l’anima, demone, tu l’hai illusa con la speranza di un amore vero, di un affetto senza secondi fini, e invece l’hai fatta piangere, l’hai fatta soffrire enormemente…

Shinata lo fissò con odio e con disprezzo, perforandogli l’anima con quello sguardo terribile.

-Credi davvero che riportandola indietro la faresti felice? Credi davvero che le basterebbe un po’ del tuo affetto? Se tu la riporti qui lei morirà dentro, completamente e allora non ci sarà più nulla da fare…

Sesshoumaru si sentì svuotare dentro, come se qualcosa risucchiasse le sue energie dall’interno, una sorta di gorgo che attirava dentro di se la sua anima.

Era davvero così? Era veramente colpa sua se quel diavolo era riuscita a prendere possesso del corpo di Shao?

Come aveva potuto non pensare alla possibilità di essere una delle cause? Tutto era cominciato quando loro due si erano incontrati e per colpa sua lei aveva rischiato di morire più volte… A cosa sarebbe servito riportarla da lui se poi non fosse riuscito a renderla felice?

A niente forse, a niente, ma c’era qualcosa che ancora doveva dirle e per farlo doveva salvarla.

Poi avrebbe potuto tornare nella sua epoca, lasciarlo solo, non gli importava, voleva solo che fosse felice.

Abbracciò Shinata, stringendola di nuovo al petto e affondando il volto fradicio e sporco nei capelli color sangue di lei, chiudendo gli occhi.

-Perdonami Shao… perdonami per tutto il dolore che ti ho dato… so di non essere perfetto e di non essere capace a renderti felice, ma voglio solo rivedere il tuo sorriso, solo quello… ti prego…

Shinata sbarrò gli occhi rossi, sentendosi improvvisamente debole.

Uno strano calore l’avvolse, infiltrandosi all’interno del suo corpo, riempiendole le vene di sangue caldo, andando a risvegliare quel cuore che con tanta fatica e dedizione era riuscita a congelare.

Improvvisamente una sensazione che non aveva mai provato prima iniziò a farsi strada fra i pensieri ed i ricordi che Shaorin non aveva ancora perduto completamente.

Le ali da diavolo si abbassarono, completamente prive di forze, accasciandosi come lenzuoli sporchi sull’erba fradicia di pioggia.

Gli occhi cominciarono a pungerle, a bruciarle appena e prima che potesse fare qualsiasi cosa iniziò a piangere.

 

Il corpo ormai esausto di Shao giaceva a terra, in un lago di sangue scuro, rinchiusa in quella parte di se stessa che ancora riusciva a controllare, ma che purtroppo continuava a diminuire.

Ormai aveva esaurito tutte le forze a sua disposizione, non era più in grado di resistere a Shinata.

Sarebbe morta fra qualche minuto, lo poteva percepite chiaramente: la vita la abbandonava lentamente, scorrendo via attraverso le ferite che la sua anima aveva ricevuto a causa del diavolo.

Gli occhi ricolmi di lacrime fissavano completamente annebbiati dalla stanchezza il nulla che ormai la circondava, aveva tanto sonno… ormai non poteva che attendere la propria morte, non aveva più alcuna forza.

-Sesshoumaru…

Sussurrò, muovendo appena le labbra sporche di rosso.

-Sesshoumaru…

Le sue palpebre diventarono improvvisamente pesanti, il sangue ormai a fiumi scorreva via dalle ferite assieme alla sua vita.

Vide le immagini davanti ai suoi occhi diventare sempre più sfocate, confondersi con il buio, sciogliersi nelle lacrime.

Le rimaneva un solo respiro, un solo respiro e poi sarebbe morta.

Inspirò tutta l’aria che poté, mille fitte le attraversarono l’addome, riempiendo i polmoni di sangue.

-Addio…

L’aria uscì dalle sue labbra, portando con se la sua vita, ma prima che i suoi occhi si chiudessero del tutto uno strano calore la circondò, prendendo il posto del gelo.

La vita sembrò ritornare dentro il suo corpo, la sua mente risvegliarsi, il suo spirito riasseblarsi.

Improvvisamente tutto ciò che aveva attorno si tinse di bianco.

 

Sesshoumaru continuava a stringere Shinata, non facendo più caso a nulla attorno a lui.

Persino il fatto che avesse smesso finalmente di piovere non era arrivato ai suoi sensi, estremamente fini ed attenti, ora ciò che gli importava era avere quella donna fra le braccia.

Non era Shao, ma per lui era come se lo fosse stata.

Sapeva che molto probabilmente avrebbe combinato dei disastri, che avrebbero litigato, che avrebbe pianto, che lei forse se ne sarebbe andata, ma non poteva assolutamente permettere che morisse senza sapere ciò che sentiva nei suoi confronti.

-Ti prego, riportala indietro…

Chiese in tono di supplica, rotto dalle lacrime che cercava di ricacciare indietro.

-No.

Rispose secca Shinata, ma qualcosa nella sua voce fece stupire lo youkai: non era più piena di odio e di rancore, era solamente triste.

Solo in quel momento si accorse che stava piangendo.

-Perché piangi?

Le domandò con voce appena stupita; la donna non rispose.

-Tu sei una creatura strana, demone…

Disse Shinata, limitandosi a guardare davanti a se il paesaggio bagnato ma non più sfocato dalle gocce di pioggia.

-Saresti disposto anche a dare la tua vita in cambio della sua… tutto solo per amore… un sentimento così stupido…

Rise debolmente.

Amore… un sentimento che le era stato negato sin dalla nascita, rapita dai diavoli in tenera età, educata da essi a diventare l’essenza stessa del male… una volta avrebbe affermato con certezza di essere fiera di tutto ciò, ma in quel momento, mentre lacrime nere le solcavano le guance bianche, non ne era più così sicura.

Portò le mani sulle spalle di Sesshoumaru e lo allontanò da se, guardandolo con occhi nuovi, con occhi diversi, con occhi sereni…

-Mi hai sconfitta demone

Un sorriso comparve sulle labbra sbavate di rossetto.

-E come premio io realizzerò il tuo desiderio più grande…

Un’intensissima luce bianca si sprigionò dal corpo del diavolo, invadendo tutta la pianura, avvolgendo i corpi senza vita che ancora giacevano l’uno accanto all’altro sul campo di una battaglia ormai finita, pulendo l’erba dal sangue e lavando gli occhi dalle lacrime.

Sesshoumaru si portò una mano sugli occhi per non rimanere accecato da quel bagliore, cercando di distinguere al suo interno la sagoma del diavolo.

Riuscì soltanto ad intravedere il viso di lei per un attimo, solcato da un sorriso e non da un ghigno, prima che quella forte luce si esaurisse del tutto.

 

Lo youkai si guardò intorno, tentando di trovare un qualche segno della presenza di Shinata.

Inspirò più volte l’aria, cercando quell’odore così forte di zolfo e di sangue, ma non trovò nulla; che l’acqua l’avesse dissolto completamente?

Però c’era qualcosa di strano: non percepiva più nemmeno l’odore della morte che sino a qualche attimo prima invadeva il suo olfatto nonostante la pioggia; quello il temporale non poteva esserselo portato via, l’odore di morte rimaneva sempre sui cadaveri, bagnati o meno.

Cosa voleva dire tutto questo?

Sesshoumaru si alzò in piedi, aspettandosi qualche fitta o perlomeno un dolore lancinante ai muscoli, ma non accadde nulla.

Incredulo si guardò il kimono: era completamente intatto, pulito, senza macchie di sangue né polvere o fango.

Tutte le ferite erano state completamente rimarginate e i lividi e le escoriazioni se ne erano andati.

Sorrise malinconicamente: quello non era il suo desiderio più grande… cosa importava essere vivo senza la persona che gli permetteva di amare i giorni che era costretto a trascorrere su quell’insulso pianeta?

Sentì le lacrime invadergli gli occhi d’ambra, pungenti ed insistenti come mai ne aveva avute.

Guardò il cielo ormai quasi completamente sgombro dalle nuvole e lo vide chiaro, il blu della notte che pian piano si andava stemperando nell’azzurro di un mattino ormai prossimo.

Le stelle erano quasi completamente scomparse, solo le più vicine si vedevano ancora attraverso il cielo, la luna sbiadiva lentamente, pronta a cedere il proprio posto al sole.

Era tutto meraviglioso, meraviglioso davvero, ma allo youkai non sembrava che l’ennesimo giorno vuoto.

Senza Shao tutto aveva perso importanza, persino la vita stessa.

Una folata di vento lo investì, scompigliando i capelli fradici, asciugando gli abiti bagnati, portando al suo naso il profumo dei fiori, dell’erba intrisa di rugiada, della vita e di qualcos’altro…

Sbarrò gli occhi, annusando quanto più i suoi polmoni gli permettevano: era lei, ne era sicuro.

Si voltò lentamente, temendo l’infrangersi di quel fievole e debole sogno, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli blu mare di lei non ebbe più dubbi.

-Shao…

La chiamò piano; lei sorrise, allargando le braccia verso di lui.

-Sesshoumaru…

Disse lei con voce dolce.

Sesshoumaru iniziò a correrle incontro, senza staccare gli occhi dai suoi, ormai sicuro che ciò che aveva davanti non era un sogno, ma la realtà.

Le arrivò accanto, la prese fra le braccia, la sollevò da terra facendola girare più volte tenendola stretta a sé.

Era lei, non un fantasma o un’illusione, era Shaorin, la sua Shaorin ed era tornata da lui.

La sentì singhiozzare contro il suo petto, mentre si stringeva a lui con quanta più forza aveva in corpo, euforica, finalmente libera da una maledizione che la perseguitava sin dalla nascita.

-Angelo mio…

Le sussurrò ad un orecchio, mentre la riappoggiava a terra.

-Sono libera… finalmente sono libera…

Singhiozzò Shaorin, sorridendo fra le lacrime che copiose le rigavano il volto pallido e sporco di sangue.

Sesshoumaru la guardò in viso e solo in quel momento si accorse delle innumerevoli ferite che le ricoprivano il corpo.

-Cosa ti è successo?!?

Esclamò inorridito.

-Il tempo era quasi scaduto… se il sole fosse sorto prima che tu mi avessi liberata sarei morta… il mio spirito non era abbastanza forte per resistere a quello di Shinata e ogni minuto che passava subivo dei danni… queste ferite…

Fece una pausa.

-Però tu mi hai salvato in tempo e ora io sono libera… le hai fatto capire quanto l’affetto e i sentimenti possano essere potenti e così lei ha fatto avverare il tuo desiderio più grande…

Così dicendo gli indicò i corpi di Inuyasha, Kagome, Sango e Miroku: li vide aprire gli occhi, uno dopo l’altro, senza alcuna ferita, con nuova vita dentro l’anima.

-Ma come…

Sussurrò sbigottito.

-Per quanto tu possa cercare di negarlo, non ero solo io quella che volevi salvare…tuo fratello, Kagome e tutti gli altri, tu volevi che rivivessero e così è stato…

Sesshoumaru arrossì appena: era davvero così?

Poi guardò di nuovo quelli che erano diventati i suoi compagni ed un sorriso appena accennato comparve sulle sue labbra; forse si…

 

Kagome aprì lievemente le palpebre, sbadigliando come dopo una lunga dormita.

Che strana sensazione la avvolgeva, le sembrava di percepire una sorta di nuova vita dentro di sé.

Com’era possibile? Lei era morta.

Un raggio di luce la raggiunse in pieno volto, costringendola a richiuderle subito; era forse arrivata in paradiso?

Se era davvero così assomigliava un sacco ad una foresta… la foresta dove era morta e dove erano morti i suoi compagni.

Si mise a sedere, guardandosi intorno smarrita.

Quello non era il paradiso, ne era certa, quella era la Sengoku jidai; ma allora lei era ancora viva?

No, non poteva essere possibile.

Ricordava sin troppo bene il dolore della ferita sulla schiena, le lacrime di Inuyasha, il freddo, poi il buio…

Ma se era morta come faceva a trovarsi in quel luogo?

-Kagome?

Una voce sin troppo familiare la vece voltare.

Con immensa gioia vide Inuyasha, vivo, sotto di se, che la guardava incredulo attraverso quegli occhi così belli; allora era vero, era viva!

-Inuyasha…

Gemette lei, con un dolcissimo sorriso sulle labbra di nuovo calde.

Inuyasha la guardava con occhi sbalorditi, quasi non credendo a ciò che essi gli mostravano.

-Sei viva?

Le sussurrò allungando le mani per toccarla, ma esitando per paura che tutto questo fosse solo l’ennesimo inganno del suo cuore.

-Si amore mio, sono viva…

Inuyasha la afferrò in un abbraccio fulmineo, stringendola più che poteva, iniziando a piangere come un bambino.

Kagome alzò il capo verso il cielo ormai quasi del tutto azzurro e mimò un “grazie” con le labbra.

-Ti amo Inuyasha, ti amo da morire…

Gli disse, stringendolo a sua volta e baciandogli la guancia bagnata dalle lacrime e dalla pioggia ormai terminata.

-Non ti lascerò mai più sola, amore mio, non lo farò mai più te lo giuro.

Le diede un bacio candido sulle labbra rosa, colmandosi il cuore di gioia nel sentirle di nuovo calde e morbide.

-Te lo giuro…

 

Sango alzò appena il capo, guardandosi intorno con gli occhi ancora intrisi delle lacrime che aveva pianto.

Sentì il corpo di Miroku sotto il proprio e con un sorriso inconsolabile sulla bocca lo strinse al proprio.

-Miroku…

Singhiozzò la tajiya, credendo di aver perso la ragione della sua vita.

-Perché non sei andato via? Perché non mi hai lasciato combattere da sola? Ora saresti vivo…

Affondò il viso nei capelli neri del monaco, abbracciandolo forte e macchiandogli il volto con le lacrime.

-Perché ti amo…

Sango sbarrò gli occhi color nocciola.

-Cosa?

Sussurrò, mentre i suoi respiri aumentavano la loro velocità.

-Perché io ti amo…

Miroku si staccò da lei, mettendosi a sedere accanto alla ragazza e stiracchiandosi le braccia indolenzite.

La sterminatrice lo guardava con gli occhi ancora pieni di lacrime, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.

-Sei un sogno?

Domandò iniziando di nuovo a piangere.

L’houshi aprì finalmente gli occhi azzurri e li voltò verso di lei, che continuava a fissarlo come se davanti a lei si fosse materializzato uno spettro.

-Non direi.

Disse sorridendo.

Sango lanciò un urlo di gioia, gettandogli le braccia al collo, facendolo cadere nuovamente a terra.

-SEI VIVO!

Gridò con un sorriso di pura e autentica gioia.

-Si, non dovrei?

Domandò lievemente confuso lui.

La sterminatrice di demoni non badò alle sue parole e gli baciò le labbra felice, felice per davvero.

-Promettimi che d’ora in poi non te ne andrai mai più!

Esclamò, cercando di assumere un tono di comando, ma le riuscì piuttosto male, tradendosi con le lacrime che ancora le solcavano il viso.

Miroku la baciò di nuovo.

-Ti prometto ogni cosa, amore mio.

Sorrisero entrambi.

 

Era tutto finito, finalmente era tutto finito; Shao era salva, Inuyasha, Kagome, Sango, Miroku erano vivi, Naraku era stato sconfitto e Shinata non c’era più.

-SO-CHAN!!!

Gridò la piccola Rin, correndole incontro.

-Rin…

La prese fra le braccia, baciandole la fronte bagnata di pioggia.

-State tutti bene!!!

Singhiozzò la piccola, piangendo a dirotto e stringendosi a quella che ormai considerava come una mamma.

Shippo corse verso Kagome, abbracciandole il ventre e iniziando a singhiozzare, la ragazza sorrise.

-Signorino Inuyasha, che miracolo!

Il vecchio Myoga saltò sulla punta del naso dell’hanyou e lo guardò con occhi stupiti.

Inuyasha lo prese con le unghie e lo posò sul palmo aperto di Kagome, che sorrideva ancora raggiante.

-Vi credevo morto assieme agli altri! Anche lei signorina Kagome è salva, che sollievo!

Disse il demone pulce, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto.

-È un autentico miracolo!

Ripeté per l’ennesima volta il vecchietto, sedendosi sulla mano di Kagome ed incrociando le minuscole zampette.

-Dobbiamo ringraziare Sesshoumaru e Shaorin… è solo grazie a loro che siamo tutti vivi ora.

Sesshoumaru diede un nervoso colpo di tosse, Shao fece un dolce sorriso con le labbra sporche di sangue.

-Signorina Shaorin, come mai siete ferita in quel modo mentre tutti gli altri non hanno più nemmeno un graffio?

La ragazza abbassò lo sguardo per un attimo, poi sorrise di nuovo con  estrema cortesia.

-Diciamo che non ero presente quando Shinata ha ridato la vita a tutti.

L’inu-youkai la guardò con occhi teneramente innamorati, realizzando in quel momento quanto quel sorriso gli era mancato.

-SO-CHAN!!!

Un grido di gioia attraversò il cielo azzurro e sereno e da dietro un albero comparve Koga, anche lui completamente sano.

Il demone lupo iniziò a correre verso la ragazza, che lo guardò con felicità mentre si sentiva abbracciare e sollevare da terra per la seconda volta.

-Oddio, credevo fossi morta!

Esclamò stringendola.

-Ko-chan…

Sussurrò lei, mentre gli occhi le si riempivano di nuovo di grosse lacrime e abbracciava il demone a sua volta.

-Ma tu sei ferita!

Disse poi lui, riappoggiandola a terra e osservando i vestiti strappati e sporchi di sangue scuro.

-Non preoccuparti, non è niente.

Lo youkai la abbracciò di nuovo, baciandole la guancia e ringraziando i Kami di averla lasciata in vita.

Sesshoumaru li osservava con occhi appena gelosi: non gli piaceva che quel lupastro abbracciasse Shaorin, la sua Shaorin, e tanto meno che le baciasse la guancia.

Però lei stava sorridendo, perciò era felice e lui non aveva alcuna intenzione di rovinarle di nuovo la giornata come aveva fatto sin troppe volte.

Aspettò che lei e il demone lupo si fossero allontanati, dopodichè le andò vicino e la prese fra le braccia, passandole le braccia sul ventre piatto.

Shaorin sorrise lievemente, chinando appena il capo da un lato.

-Sei geloso?

Sesshoumaru le baciò il collo.

-Forse.

La ragazza rise, accarezzandogli la pelle del viso con le dita lunghe e affusolate, dopodichè si girò verso di lui e lo abbracciò a sua volta, trovandosi a pochissima distanza dal volto dello youkai.

-Io ho occhi solo per te, lo sai

Lo baciò con tenero amore, avvolgendogli il collo con le braccia chiare.

-Koga…

Kagome gli andò vicino e lo abbracciò con affetto, provocandogli un fastidioso brivido che andò a toccare ogni suo singolo nervo.

-Se mi stai così vicina mi fai venire voglia di baciarti e non posso farlo.

Le sussurrò con voce triste e dolce nello stesso tempo; la ragazza abbozzò un mezzo sorriso e gli diede un bacio sulla guancia.

-Correrò questo rischio…

In quel momento Inuyasha si avvicinò ai due e gli sguardi dell’hanyou e dello youkai si incontrarono per un attimo.

-Non preoccuparti cagnolino, te la restituisco subito.

Così dicendo prese le mani di Kagome e le tolse dal proprio collo, facendola allontanare da se.

-Mi sa che dovrò rassegnarmi… a quanto pare quello ti ama sul serio e tu lo ricambi, non voglio certo essere causa della tua infelicità.

La ragazza gli regalò un secondo sorriso, facendo brillare gli occhi color ametista con la luce della felicità.

-Grazie, Koga.

Il demone lupo indietreggiò di qualche passo, mentre Inuyasha si accostava a Kagome e le passava un braccio intorno alle spalle.

-Ho idea che dovrò andare in cerca di una donna che sappia apprezzarmi davvero, ormai ti ho persa…

Disse cercando di sembrare spavaldo, ma le sue parole sapevano solo di lacrime; Kagome lo guardò con gratitudine.

-Forse, ma hai vinto un’amica.

Il demone lupo le sorrise.

 

-Kamui… cosa facciamo adesso?

Kotori si avvicinò al fratello, guardandolo preoccupata attraverso gli occhi bianchi.

-Non possiamo tornare all’inferno senza Shinata e lei ormai è stata dissolta… i Kami non l’hanno perdonata una seconda volta…

Kamui ringhiò di rabbia, stringendo i pugni.

-Ma dobbiamo tornare! Senza il miasma di Naraku e con l’erede di Midoriko di nuovo in vita rischieremmo di essere di nuovo rinchiusi o peggio…

Kotori posò lo sguardo colmo d’odio su Sesshoumaru, che ancora teneva Shao stretta a se.

-Tutta colpa di quel maledetto inu-youkai! Se non fosse stato per lui a quest’ora saremmo di nuovo all’inferno!

Anche lo spirito maschile volse gli occhi d’oro verso il demone, ma non fu odio quello che l’immagine dei due ragazzi abbracciati gli provocò.

Un ghigno comparve sulle labbra sottili e scure.

-Kamui?

Lo chiamò la sorella, incuriosita da quello sguardo.

-Ho trovato il modo per tornare a casa.

 

Kagome abbracciò Shaorin e Sango, che era forse l’unica ad avere gli occhi appena tristi: Kohaku non si era salvato, era morto, perso per sempre.

Però andava bene così, lei lo sapeva, suo fratello era morto ormai da tempo e non sarebbe stato possibile in alcun modo farlo tornare in vita.

Shaorin strinse a se le amiche, felice come non mai, senza più ombre dentro il cuore, finalmente libera.

-Siete salve… che sollievo…

Disse la ragazza.

-Si, ancora non ci credo.

Rispose Sango, con un sorriso accennato.

-Credevo che non avrei mai più rivisto nessuna di voi… ho veramente creduto di morire quando Kikyo mi ha colpita con quella spada.

Kagome si rabbuiò, ritornando indietro con i pensieri a quei terribili attimi prima che tutto intorno a lei diventasse buio.

-Su Kagome-chan, non ci devi più pensare! Quella brutta strega ormai è morta e finalmente Inuyasha è tutto per te…

Lei sorrise.

-Si, hai ragione…

Sango intervenne, con occhi colmi di preoccupazione.

-Dov’è finita la Shikon no Tama?

Chiese allarmata; Kagome abbassò lo sguardo per un attimo, infilando le mani sotto la maglietta.

-Non preoccuparti, è qui con me. 

Disse, estraendo la sfera completata dalla scollatura della divisa scolastica.

-Non ho idea del motivo, ma quando mi sono risvegliata è riapparsa nella mia mano.

Sango si rilassò, mandando un sospiro di sollievo, dopodichè si allontanò dalle due ragazze e si avvicinò a Miroku, abbracciandolo.

Non appena la tajiya fu abbastanza distante da non sentire le parole che stava per dire, Shao si avvicinò appena di più a Kagome.

-E ora?

Shaorin assunse un’espressione turbata.

-Cosa?

Kagome rivolse lo sguardo verso l’amica.

-Cosa faremo ora io e te?

La ragazza parve rabbuiarsi, ma dopo qualche secondo uno splendido sorriso le comparve sulla bocca color pesca.

-La sfera deve essere distrutta, non ci sono dubbi su questo, però forse ho capito come utilizzarla…

Si bloccò improvvisamente, sbarrando gli occhi, terrorizzata.

Shao la fissò stupita e confusa.

-Kagome, cosa c’è?

Improvvisamente si sentì sollevare da terra, un braccio pallido e magro ma estremamente forte le cinse le spalle e una mano gelida e sottile le afferrò il collo, impedendole di gridare.

-Mi dispiace piccola, ma tu verrai con noi.

Kamui ghignò malvagiamente, aumentando la stretta attorno alla gola della ragazza.

-SHAORIN!!!

Gridò Sesshoumaru, correndo verso di lei e sguainando la Tokijin.

-Non avvicinarti inu-youkai, ormai è tardi.

Disse ridendo, passando una mano fra i capelli d’oro di lei, che inutilmente tentava di liberarsi dalla stretta dello spettro.

-Lei è il nostro lasciapassare per l’Inferno, anche se non è più Shinata, parte dei suoi poteri resistono ancora e sarà proprio grazie ad essi che potremo finalmente ritornare a casa!

Lo spettro fece cenno alla sorella con la testa e la ragazza si chinò sul terreno, appoggiandovi sopra una mano.

In un attimo l’erba e i fiori iniziarono ad avvizzire.

-Addio demoni, è stato divertente giocare con voi!

Così dicendo lanciò un grido, i suoi occhi si colmarono di nero e dopo un sordo boato una lunga spaccatura aprì in due la terra sotto i piedi dei due spettri gemelli.

Kamui e Kotori chiusero le ali, facendosi inghiottire da quella voragine.

Shao vide con orrore il mondo scomparire sotto i suoi piedi, sprofondando in quel buio senza ritorno.

Non voleva andare via, non voleva!

Lei voleva restare con Sesshoumaru, voleva ancora ridere, voleva respirare l’aria, voleva vedere la luce del sole… per la prima volta in vita sua voleva vivere…

Un brivido la scosse, risvegliando dentro di lei un potere che inconsapevolmente dormiva dentro il suo cuore.

-…Mi…

Un sussurrò le uscì dalle labbra, mentre un lieve chiarore iniziava ad irradiarsi dai tatuaggi sulle braccia piene di tagli.

-Cosa?

I due spiriti la fissarono attoniti.

-LASCIAMI!!!

Urlò, sprigionando un intenso lampo di luce bianca, costringendo Kamui a lasciarla andare.

La luce avvolse l’intero baratro, investendo in pieno sia Kamui che Kotori, che iniziarono a dissolversi.

-Maledizione…

Sibilò lo spettro, guardandola con odio mentre la sua sagoma e quella di Kotori si sfocavano, perdendo consistenza.

-Non avrei mai creduto possibile che una nigen potesse avere un simile potere…

La fissò con un ghignò, dopodichè sia lui che la sorella sparirono all’interno della luce bianca.

 

-SHAORIN!!!

Sesshoumaru si gettò sull’orlo della voragine, fissandone l’interno con occhi pieni di terrore e lacrime.

-SHAORNI RISPONDIMI!!!

Urlò nella speranza che per qualche miracolo lei fosse ancora viva.

Senza che potesse fare più nulla per impedirlo, lacrime chiare e amare iniziarono a scendere dai suoi occhi sconvolti.

Non poteva averla persa, non di nuovo.

-SHAORIN!!!

Di nuovo cercò di aggrapparsi a quello che mano a mano che i secondi passavano diventava sempre più l’ombra di un sogno irrealizzabile.

-Shaorin…

La voce gli morì in gola, mentre si accasciava a terra, mentre la sua anima moriva, mentre la sua vita perdeva ogni senso.

Se ne era andata di nuovo e di nuovo lui non aveva saputo fare nulla per proteggerla.

-SESSHOUMARU!!!

Improvvisamente una voce arrivò alle sue orecchie, una voce che non poteva essere solo frutto della sua immaginazione.

Si sporse nuovamente sull’orlo del precipizio, setacciando con lo sguardo le pareti di roccia aspra e irsuta.

-SONO QUI!!!

Lo youkai chinò il capo e improvvisamente nei suoi occhi si riaccese la speranza.

Shaorin era poco più sotto, appesa ad uno spuntone di roccia, che lo guardava terrorizzata attraverso gli occhi blu.

-SHAO!!!

Gridò lui, allungando istintivamente un braccio verso di lei.

-PRENDI LA MIA MANO!

La ragazza lasciò un appiglio e cercò di raggiungere le dita dello youkai con la propria mano.

-NON… NON CE LA FACCIO!!!

Disse lei, indebolita dalle ferite e dalla perdita di sangue.

-SI CHE CE LA FAI!!! DAMMI LA MANO!!!

La ragazza ci provò di nuovo, allungando ancora una volta il braccio pieno di ferite verso quello del demone.

-È TROPPO LONTANO!

Singhiozzò, sforzandosi di arrivare alla mano di lui ma senza ottenere alcun risultato.

-NON è TROPPO LONTANO!!! FORZA, SHAORIN, DAMMI LA MANO!!!

Gli occhi dello youkai bruciavano intensamente e la vista gli si stava lentamente annebbiando a causa delle lacrime.

Ancora una volta Shaorin provò a raggiungerlo, ma come i precedenti tentativi anche questo andò a vuoto, ottenendo come unico risultato quello di sottrarle ulteriormente le forze.

-Non posso… non ci arrivo

Gemette lei, abbassando il capo ed iniziando a piangere.

Sesshoumaru la fissò terrorizzato.

-CERTO CHE PUOI!!! NON LASCERÒ CHE TU TE NE VADA!!!SHAORIN, DAMMI QUELLA CAZZO DI MANO!!!

La ragazza sorrise tristemente, abbassando il braccio.

-Mi dispiace Sesshoumaru… mi dispiace di non avertelo mai detto prima di questo momento…

Lentamente alzò il viso segnato da grosse lacrime e con occhi lucidi e distrutti gli rivolse un ultimo sorriso, forse il più bello che lui le aveva mai visto su quel volto che così tanto amava.

-Ti amo Sesshoumaru…

Il demone sbarrò gli occhi ambrati, guardandola incredulo: lo amava? Shaorin lo amava?

Aprì la bocca per rispondere, ma prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, con orrore la vide lasciare la presa e cadere nel vuoto.

-NOOOOOOOOOOOO!!!!

Urlò di dolore, cercando inutilmente di afferrarla prima che fosse troppo tardi.

-Addio…

Sussurrò debolmente la ragazza, chiudendo gli occhi e lasciandosi precipitare in quel buio senza ritorno.

Però era felice, era riuscita a dire a Sesshoumaru di amarlo e questo le bastava.

 

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Capitolo 33
*** Dimmi che mi ami ***


Commento al capitolo: Ola gente, come ve la passate

Commento al capitolo: Ola gente, come ve la passate? Io sono depressissima, perché è ricominciata quella palla di scuola… ma non è tutto, come se non bastasse qll brutta …beep… della mia prof di greko non solo ci ha caricati come dei muli fra versioni lunghe una pagina e montagne di testi da studiare, ma qll cara donna ha deciso persino di interrogare, di GRAMMATICA, su TRE(e ci tengo a sottolineare la parole TRE) versioni diverse!!! Le venisse un colpo apoplettico!!!

Cmq, ecco a voi il finale mieloso e tremendamente dolce che tutti mi avete chiesto con modi più o meno carini(Si cara KK, mi riferisco proprio a te e alla tua Yamato, che mi auguro tu riporrai nella sua custodia alla fine della lettura… no sto ske, anzi i tuoi commenti mi hanno fatto sorridere tvtrb ^.^) e ringrazio tutti, ma proprio tutti per i commenti. Dopo questo cap ci sarà l’epilogo e la fic finalmente si chiuderà nel modo che spero vi piaccia.

Ora vi lascio al cap

Ps: Francy ti voglio troppo bene!!! Appena posso ti risp alla mail!!!

 

Cap. 33 Dimmi che mi ami

 

Sesshoumaru rimase immobile a fissare la sagoma di Shaorin sparire nel buio, gli occhi vuoti, le lacrime di disperazione che scendevano incessantemente lungo il viso pietrificato.

Fissava il nulla, incapace di dire o fare qualsiasi cosa se non rimanere bloccato come una statua.

-Te ne sei andata…

Gemette.

Il silenzio cadde fra i ragazzi, rotto soltanto dai singhiozzi convulsi di Kagome e Sango, che piangevano forte abbracciate ad Inuyasha e Miroku.

-Perché?!? PERCHÉ?!?

Gridò Kagome, stringendosi all’hanyou che l’abbracciò più stretto che poteva, piangendo anche lui assieme alla ragazza.

-S… So-chan…

Sango piangeva talmente forte che il suo respiro si era fatto irregolare e le parole uscivano dalle sue labbra sottoforma di deboli e confusi balbettii.

-Te ne sei andata davvero…

La voce dello youkai era piatta, priva di alcuna forma di emozione; chi non lo avesse visto in volto avrebbe tranquillamente affermato che non fosse successo nulla.

-Mi hai lasciato solo Shaorin, mi hai lasciato solo…

Si alzò in piedi, avvicinandosi di nuovo all’orlo del baratro.

Per qualche istante rimase fermo a guardare il vuoto, dopodichè un fremito scosse le sue spalle e i suoi occhi diventarono completamente rossi.

-ME LO AVEVI PROMESSO!!!

Urlò disperato.

-MI AVEVI PROMESSO CHE NON MI AVRESTI MAI LASCIATO SOLO!!!! SEI UNA BUGIARDA SHAORIN!!!

Il demone si lasciò cadere a terra, iniziando a piangere forte, stringendo i pugni talmente forte da far diventare bianche le nocche.

-Sei una dannatissima bugiarda!!!

Singhiozzò, affondando il viso fra le braccia.

-Se… se tu me lo avessi detto… se tu mi avessi detto di amarmi… perché me lo hai nascosto Shao?

I suoi singhiozzi aumentarono.

-Perché amore mio?!? Io ti amo Shaorin, io ti amo davvero…

L’ennesima lacrima si staccò dal suo viso, cadendo all’interno del burrone e svanendo in quella voragine senza ritorno come la ragazza.

-Ti amo…

 

Continuava a cadere, ininterrottamente, senza trovare una fine, avvolta da un buio che non poteva essere dissolto.

Aveva gli occhi chiusi, ma non per paura di vedere ciò che le stava attorno, bensì perché non le importava più nulla.

Era riuscita a confessare a Sesshoumaru di amarlo, era riuscita a dirglielo guardandolo negli occhi ed era felice.

Forse poteva sembrare ingiusto che proprio ora che si era dichiarata dovesse morire, ma per lei non era così.

Non aveva aspettato la sua risposta, sicuramente negativa e perciò le era rimasto il beneficio del dubbio, non aveva dovuto affrontare la realtà e il dolore che essa avrebbe comportato.

Era una codarda.

Però andava bene così, a lei andava bene così…

Poi qualcosa comparve attraverso la coltre di buio e polvere e le cadde sul viso; era una goccia d’acqua, una goccia calda, una lacrima…

La ragazza aprì appena le palpebre ed allora si accorse di essersi fermata, sospesa nel vuoto, avvolta da una luce bianca.

-Cosa succede?

Chiese con voce stanca.

-Non è ancora giunto per te il momento di morire…

Shimuni comparve poco sopra di lei, con un sorriso angelico sulle labbra rosee e morbide.

-Lui ti ama… non puoi andare via da lui ora…

Shaorin la guardò confusa.

-Mi ama?

L’angelo le rivolse uno sguardo dolcissimo, guardandola con lo stesso amore con cui una madre guarda la propria figlia.

-Si piccola, ti ama più della vita e tu devi tornare da lui… a meno che tu non voglia…

Shaorin sorrise colma di gioia.

-Io voglio andare da lui, non voglio lasciarlo…

Shimuni annuì col capo, dopodichè le porse una mano candida.

-Vieni…

Shaorin allungò la propria verso quella dell’angelo, riuscendo questa volta a prenderla.

-Torna da lui…

Dal corpo dell’angelo si sprigionò una luce chiara, molto simile a quella che pochi minuti prima aveva dissolto i due spettri gemelli.

Shao si sentì sollevare verso l’alto, a velocità sempre più forte, mentre percepiva di nuovo l’aria pulita dentro i polmoni.

La velocità aumentò ancora, facendole perdere i sensi; l’unica cosa che riuscì a vedere prima di svenire fu il cielo.

 

Sesshoumaru piangeva, ancora inginocchio sul terreno umido.

Le lacrime non volevano sapere di smettere di scendere dai suoi occhi e singhiozzi sempre più intensi gli mozzavano il respiro.

-Shao…

Gemette, stringendo una manciata di fili d’erba con le mani sporche del sangue che usciva da tagli che si era procurato con i propri artigli e bagnandoli con il proprio pianto.

-Shaorin…

Ripeté sempre più piano, come se le forze lo stessero abbandonando.

Improvvisamente un fascio di luce scese dal cielo limpido, inoltrandosi all’interno della voragine.

Lo youkai alzò appena il capo, guardando con gli occhi annebbiati dalle lacrime quella colonna bianca.

Gli sembrava che ci fosse qualcuno al suo interno… era frutto della sua immaginazione o era solo un brutto scherzo del suo cuore, che ancora si rifiutava di accettare che Shaorin fosse morta?

Ma mano a mano che i secondi passavano quella che all’inizio sembrava solo un ombra, una sagoma senza limiti ben definiti iniziò a comparire sempre più chiara, più reale, più vera.

-Shao?

Chiamò piano, ancorandosi di nuovo ad una stupida speranza che gli diceva che lei era ancora viva.

In quel momento Shimuni uscì da quel bagliore quasi accecante, tenendo Shaorin priva di sensi fra le braccia candide.

Sesshoumaru scattò in piedi, fissando le due donne con le iridi ambrate piene di gioia e lacrime.

L’angelo gli sorrise dolcemente, atterrando leggera come un uccello davanti a lui, ripiegando le ali bianche.

-Tu l’hai amata davvero, anche sapendo ciò che si celava nel suo cuore… hai lottato, ti sei battuto affinché lei tornasse da te, anche a costo della tua stesa vita…

Gli diede la ragazza, che subito lui afferrò e strinse quasi possessivamente, guardando quel viso che tanto amava con occhi ancora increduli.

-E per questo meriti di poterla tenere con te… lei ti rimarrà accanto, crescerà con te, ti amerà più della vita… non abbandonarla, non lo merita…

Sesshoumaru annuì, sollevando anche se controvoglia lo sguardo dalla ragazza per posarlo sugli occhi blu cielo dell’angelo.

-Non lo farò mai…

Lei sorrise di nuovo, dopodichè si abbassò verso Shao.

-Tu sarai felice, lo so

Le baciò le labbra, donandole così rinnovata vita e liberandola nuovamente dalla sua maledizione, questa volta per sempre.

I tagli, i graffi e il sangue che la sporcavano si dissolsero come i tatuaggi che portava su entrambe le braccia.

Una nuova e più grande forza la pervase, ridandole il respiro e il sorriso.

Due righe rosa si disegnarono sulle guance, una stella dorata le comparve sulla fronte e le unghie sulle dita si allungarono.

Shimuni si sollevò dal suo viso e spiegò le ali bianche, allontanandosi dai due ragazzi.

-Ora lei è uno youkai, proprio come te… te la affido con tutto il mio cuore principe dei demoni, non deludermi…

Sesshoumaru sorrise grato.

-Ti ringrazio angelo.

Disse con voce rotta dall’emozione; lei sorrise.

-No… sono io che ringrazio te… hai insegnato l’importanza dell’amore a mia sorella, non avresti potuto farmi regalo più grande.

Così dicendo si alzò in volo, addentrandosi nuovamente nella colonna di luce e sparendo al suo interno.

-Addio Sesshoumaru…

Disse, dopodichè alzò il capo d’oro verso il cielo e scomparì definitivamente dietro una nuvola.

L’inu-youkai la guardò andare via, perdersi all’interno della volta celeste e un sorriso gli comparve sulle labbra sottili.

-Sesshoumaru…

Una voce, la sua voce, la voce della cosa che gli era più cara al mondo gli fece abbassare lo sguardo.

-Shaorin…

Sussurrò, iniziando di nuovo a piangere.

La vide sorridere fra le sue braccia, mentre lo guardava attraverso gli occhi blu dalla pupilla verticale.

-Sei viva.

Annuì col capo.

-Si…

Il demone la sollevò verso il cielo, tenendola stretta fra le braccia, facendola girare nell’aria.

-SEI VIVA!!!

Urlò di nuovo, piangendo, facendo scintillare i capelli e gli occhi blu come il cielo della ragazza sotto la luce del sole calda.

Un grido di spavento misto a gioia le uscì dalla gola mentre reclinava il capo all’indietro e si lasciava girare, piangendo di felicità.

Era vero allora, lui voleva davvero che lei tornasse da lui.

-Mi gira la testa…

Disse con voce rotta dall’emozione, tenendosi saldamente alle spalle del demone e consentendosi di essere trasportata da quei volteggi nell’aria fresca e ancora umida di pioggia.

Lui rallentò lentamente l’intensità dei propri giri, ridendo assieme alla ragazza sino a fermarsi.

Lentamente la lasciò scendere nel proprio abbraccio come acqua fresca, sollevandole appena i vestiti, sino a farle toccare l’erba bagnata con la punta dei piedi.

-Shaorin.

Ripeté, quando il viso della ragazza fu ad appena un soffio di distanza dal suo; la vide sorridere fra le lacrime.

-Ti amo…

La baciò con amore, gioia, passione, stringendola più che poteva a sé quasi sino a farle mancare il respiro.

Lei chiuse gli occhi, lasciandosi baciare, rispondendo con tenera passione e angelica dolcezza.

Ora era veramente felice.

Le sue mani percorsero il capo della ragazza, la schiena, il bacino, le braccia, come a voler concretizzare quell’immagine attraverso le proprie dita, accarezzandole la pelle bianca e morbida.

-Ti amo da morire…

Le sussurrò, sollevandosi per un attimo dalle labbra di lei e guardandola innamorato attraverso le stille d’ambra liquida.

-Ridimmelo…

Mormorò la ragazza, mordendosi il labbro inferiore.

-Ti amo…

Lei lo abbracciò con forza, stringendosi a lui e affondando il viso nella lunghissima chioma argentea.

-Ai shiteru Sesshy-chan!!! Ai shiteru con tutta l’anima!!!

Il demone sorrise di nuovo, respirando più che poteva del profumo di Shaorin, rinchiudendola nelle sue braccia per non lasciarla andare mai più.

 

Kagome la abbracciava talmente forte da soffocarla, piangendo come una bambina.

-Oddio che paura che mi hai fatto prendere!!!

Urlò singhiozzando, macchiandole la maglietta con i grossi lacrimoni che le scendevano lungo il viso.

-Credevo fossi morta!!!

Shao sorrideva felice, stringendo l’amica con affetto.

-Non puoi sbarazzarti di me così facilmente… lo sai

La ragazza continuava a piangere, sorridendo e singhiozzando allo stesso tempo, ringraziando i Kami per aver salvato una delle sue migliori amiche.

Rimasero così, abbracciate l’una all’altra, per lunghi minuti durante i quali Shao tentò di tranquillizzare l’amica.

-Dai Ka-chan, sto bene ora.

Kagome annuì con il capo d’ebano, allontanandosi da lei di qualche passo e asciugandosi i lacrimoni con la manica della divisa.

-Si, hai ragione, è stupido piangere quando non ce n’è motivo.

Scoppiò di nuovo in singhiozzi e subito le braccia di Inuyasha la accolsero in un caldo e tenero abbraccio.

-Su amore, So-chan è salva, non devi piangere.

La ragazza si rinchiuse all’interno di esse, nascondendo il viso nell’haori scarlatto.

-Lo so che è una cosa senza senso, ma io non riesco a smettere di piangere… è che quando l’ho vista volare giù, Sesshoumaru che urlava, era tutto talmente triste che ora mi sembra impossibile che lei sia salva!

L’hanyou le prese il volto con una mano, alzandole lo sguardo verso il proprio e guardandola con infinita dolcezza.

-Su piccola, è tutto a posto.

Le baciò le labbra.

-Ora mi prometti che cercherai di calmati? Sai bene che non sopporto quando piangi.

La ragazza sforzò un sorriso e fece cenno di assenso con la testa.

-Va bene…

Inuyasha le diede un secondo bacio, questa volta più lungo del precedente e più profondo.

Quando le loro labbra si allontanarono la vide finalmente rasserenarsi e sentiva chiaramente il suo respiro che tornava pian piano regolare.

-Brava la mia Kagome.

La ragazza fece un secondo sorriso, riempiendo l’anima del mezzo demone con un’ondata di forte calore e di gioia di vivere.

-Lo sai che ti amo vero?

Lui storse per un attimo la bocca.

-Si… credo che tu me lo abbia detto un paio di volte…

Kagome gli tirò un lieve pugno sul torace.

-CATTIVO!

Gridò fingendosi arrabbiata e tentando di sciogliersi dall’abbraccio del mezzo demone.

-Gomen ne koi, Ka-chan, sono seriamente pentito…

La ragazza sorrise e gli baciò le labbra.

-Sarà meglio per te che sia la verità.

 

Kagome infilò anche l’ultima cosa nello zaino giallo, dopodichè si passò una mano sulla fronte, scostando da davanti agli occhi viola alcune fastidiose ciocche nere.

Inuyasha la guardava in silenzio, limitandosi a contemplarla in quei gesti così semplici.

-Per quanto tempo ancora hai intenzione di rimanere lì a fissarmi senza dire una parola?

La ragazza si alzò in piedi, voltandosi verso l’hanyou.

-Volevo solo guardarti prima che tu te ne vada da me per sempre.

Gli occhi ambrati di Inuyasha divennero profondamente malinconici, mentre chinava appena il capo d’argento verso il pavimento, nascondendo sotto la folta frangia quelle che a parere di Kagome erano sicuramente lacrime.

-Cosa vuoi dire?

Domandò lei confusa, avvicinandosi al mezzo demone.

-VOGLIO DIRE CHE TU TE NE VAI E MI LASCI SOLO, ECCO COSA VOGLIO DIRE!!!

Gridò nella speranza di sembrare duro e distaccato, ma si lasciò tradire da una chiara nota di tristezza nella voce.

Kagome sorrise con amore, dopodichè gli si accostò e lo abbracciò da dietro, cingendogli le spalle con le braccia chiare e calde.

-Io non me ne vado e non ti lascerei per nulla al mondo! Io ti amo Inuyasha e l’ultima cosa che vorrei sarebbe andare via da te per sempre.

L’hanyou la guardava con la coda dell’occhio.

-Ma come farai con la Shikon no Tama? Tu stessa hai detto di volerla distruggere e senza di essa non potresti più tornare qui…

Il tono di voce di lui si era fatto più calmo, più dolce, anche se ancora si ostinava a voler sembrare freddo.

-Lo so, ma a questo ho già pensato io. E poi, ora che So-chan è uno youkai e che ha deciso di rimanere con Sesshoumaru qui nella Sengoku Jidai oltre che lasciare te, Sango, Miroku, Shippo, Koga e tutti mi toccherebbe anche separarmi dalla mia migliore amica, perciò non credi anche tu che io abbia probabilmente trovato un’altra soluzione?

Inuyasha si voltò verso Kagome, guardandola finalmente in viso.

-Allora non te ne vai?

Domandò; la sua voce si era ormai completamente arresa alla dolcezza della ragazza.

-Inuyasha no baka!!! Certo che non me ne vado!!!

Gli schioccò un tenero bacio sulle labbra.

-Allora direi che posso anche darti una mano con il tuo bagaglio.

Risero.

 

Erano tutti in piedi attorno al pozzo Mangiaossa.

Gli occhi erano fissi sull’inquietante buio che regnava al suo interno, rendendo quasi impossibile credere che quello potesse essere il portale per un’altra epoca.

Kagome venne avanti, tenendo fra le mani la Shikon no Tama che splendeva di luce violetta e limpida.

-Io chiedo alla protettrice della sfera di concedermi la possibilità di parlare.

Un forte bagliore si sprigionò dalla piccola palla di un materiale molto simile al quarzo.

Kagome venne avvolta da un chiarore viola e, grazie ad una forza estranea a coloro che si trovavano intorno a lei, si sollevò dal suolo.

La ragazza chiuse gli occhi, sentendo una strana quiete colmarle l’anima.

Improvvisamente il mondo attorno a lei scomparve, mutando in una sorta di salone dalle pareti che andavano dal viola scuro al bianco.

-Chi chiede di conferire con la somma Midoriko?

Una voce di donna le arrivò alle orecchie.

-Io sono Kagome Higurashi… la reincarnazione della sacerdotessa Kikyou e sono qui per parlare con Midoriko-sama.

Una sorta di vento la investì, scompigliandole i capelli.

-Apri gli occhi, nigen…

Anche se con un po’ di timore, Kagome sollevò lentamente le palpebre e davanti a sé vide la sagoma evanescente di Midoriko.

Istintivamente fece un profondo e rispettoso inchino, evitando accuratamente di guardarla negli occhi.

-Somma Midoriko…

Sussurrò emozionata e spaventata.

La sacerdotessa le prese il mento con una mano e le sollevò il volto, riportando gli occhi di lei nei propri.

-Non temere il mio sguardo, ragazza del futuro, non sono qui per farti del male…

Kagome fece un intenso respiro, cercando di infondersi coraggio.

“Per Inuyasha… è per Inuyasha”

Pensò fermamente, dopodichè prese la parola.

-So bene che lei non mi farà del male e io sono venuta qui per parlarle di una questione molto importante.

Midoriko ritornò seria.

-Parla pure, io ti ascolterò.

-Io ho invocato il suo nome perché volevo chiederle di poter usare la Shikon no Tama… come lei sa io vengo dal futuro e i frammenti della sfera sono l’unica cosa che mi permettono di viaggiare attraverso la mia epoca e la vostra, però vorrei poter usare la sfera per aprire un varco attraverso le due epoche…

La miko continuava a guardarla con aria attenta, gli occhi nocciola scrutavano il volto di Kagome alla ricerca di un qualcosa che le confermasse che ciò che stava dicendo fosse effettivamente la verità.

-So bene che così facendo la Shikon no Tama andrebbe distrutta, però non è una cosa così cattiva: demoni e uomini hanno compiuto stragi per questo gioiello e la sua distruzione non potrebbe che essere una cosa buona, non è forse così?

Fra le due cadde il silenzio: la sacerdotessa la guardava dritta negli occhi con espressione severa, ma Kagome sosteneva il suo sguardo, decisa ad andare sino in fondo.

Passarono alcuni attimi, che alla ragazza sembrarono ore, poi Midoriko parlò di nuovo, questa volta con un sorriso sulle labbra.

-Mia piccola Kagome, il tuo desiderio è forse il più nobile fra tutti quelli mai espressi da coloro che sono stati a contatto con la sfera. Tu vuoi usare gli enormi poteri della Shikon no Tama solo per amore, senza secondi fini come il potere o la cupidigia.

La ragazza la guardò con occhi speranzosi.

-Allora vuole dire che posso?

Midoriko sorrise di nuovo.

-Se tu lo facessi io non avrei nulla da ridire, però sono io ora a fare a te una proposta: piuttosto che distruggerla e disperdere quindi il suo grande potere saresti disposta ad inglobare dentro al tuo spirito tutti i poteri della sfera?

Kagome assunse un’espressione incredula.

-Io? Ma se a malapena riesco a scoccare una freccia, come posso contenere questo potere senza rischiare di fare del male a chi mi sta accanto?

La miko le si avvicinò, le prese una mano e la posò in corrispondenza del cuore della giovane.

-Ora che il tuo spirito è finalmente completo e che le ombre dal tuo cuore si sono definitivamente dissolte sei in grado di essere la mia erede, colei che merita di avere i miei poteri…

Kagome scosse il capo sconvolta.

-Ma come posso io usare un potere così grande con giudizio? E se per caso commettessi degli sbagli?

Midoriko le fece cenno di tacere.

-Tu sei la mia erede, la persona che io ho scelto per prendere il mio posto come miko su questa terra e già il fatto che tu ti ponga questi problemi significa che sei in grado di affrontarli.

Kagome vi rifletté per qualche secondo.

-Se accetto, se inglobo dentro di me la Shikon no Tama, potrò lo stesso attraversare il pozzo?

-Certo bambina, non sarai mai privata né dell’amore dei tuoi amici né dell’affetto della tua famiglia… anche loro ti serviranno per poter crescere. Allora, qual è la tua risposta?

Kagome chiuse gli occhi per un attimo, dopodichè annuì decisa.

-Accetto Midoriko-sama e vi prometto che mi impegnerò al massimo per non deludervi.

La miko sorrise felice e pian piano quella sorta di varco spazio temporale iniziò a dissolversi.

-Grazie a te sono finalmente libera, il mio spirito ha vinto su quello del grande demone e ora posso andare in cielo.

La ragazza non capiva.

-Come è possibile? Io non ho fatto nulla.

Midoriko la guardò con occhi sereni.

-Ti sbagli, tu hai usato la sfera per amore, non per brama di potere o per vendetta e questo ha fatto si che il grande demone fosse definitivamente sconfitto.

Tutto fu avvolto da un bianco abbagliante e improvvisamente Kagome si sentì pervadere da un enorme forza buona.

-Ora sei una miko, ma non una qualsiasi: sei la mia erede Kagome e come tale ti è affidato il compito di proteggere gli uomini… la Shikon no Tama ti fornirà tutto il potere che ti servirà e ti donerà anche l’immortalità…

Kagome sbarrò gli occhi.

-L’immortalità?

Domandò esterrefatta; la sacerdotessa annuì con il capo dai lunghi capelli neri.

-Si, è così…

Scomparve e in un attimo la ragazza si ritrovò fra le braccia di Inuyasha, che la guardava con occhi preoccupati.

-Kagome, stai bene?

Le chiese con apprensione.

-Si… credo di si

Disse, ancora in stato confusionale.

-Allora, hai ottenuto il permesso?

Shaorin le si avvicinò, tenendo Sesshoumaru per mano e rivolgendo all’amica uno sguardo ansioso.

-Io… non saprei dire cosa è successo…

Kagome si portò una mano alla testa, come se cercasse di riportare alla mente gli avvenimenti accaduti poco prima; aveva un gran mal di testa.

-Non ricordo bene… mi trovavo in una sorta di stanza che però non lo era… poi è arrivata Midoriko ed ha iniziato a parlare… ma non riesco a ricordare cosa mi ha detto.

Sango si accostò ai due ragazzi.

-Ma la Shikon no Tama non era nella tua mano?

La ragazza alzò lo sguardo verso quello della tajiya, gli occhi viola assenti e distanti, come se la sua anima si trovasse da tutt’altra parte.

-Dentro di me…

Disse, portandosi le mani al petto in corrispondenza del cuore.

-La sfera ora è dentro di me…

Tutti la guardarono attoniti.

-Dentro di te?

Ripeté incredulo l’hanyou, fissandola con occhi sconvolti mentre si alzava in piedi e saliva sul pozzo mangiaossa.

-Si… ora lei è parte di me…

Giunse le mani e chiuse gli occhi e improvvisamente un forte vento avvolse la radura, facendo volare in aria i capelli neri della giovane, poi si voltò verso Inuyasha.

-E io posso usarla per realizzare il nostro desiderio… dammi la mano Inuyasha…

Lui continuava a guardarla smarrito, confuso dal suo comportamento, ma si fidava di lei e le diede la mano.

La ragazza lo fece salire sul pozzo e lo fece posizionare di fronte a lei, guardandolo nelle iridi ambrate con quello sguardo distratto.

-Cosa stai facendo?

Azzardò inquieto; lei sorrise.

-Non avere paura… io posso…

Lo baciò sulle labbra e un lampo di luce bianca esplose, invadendo per un attimo tutto il bosco con il proprio bagliore.

L’hanyou si sentì pervadere da nuova energia, come se una vita nuova e più forte si fosse insinuata dentro di lui; non riusciva a capire perché, ma percepiva chiaramente che qualcosa in lui era cambiato.

-E ora anche tu…

Kagome si sollevò dalle sue labbra, sorridendo felice.

Inuyasha aprì gli occhi, lievemente stordito.

-Co… cosa è successo?

Chiese.

-Ho esaudito il nostro desiderio più grande… ho aperto un varco attraverso la mia epoca e la tua e ti ho trasmesso un po’ del mio potere… sei più forte ora, proprio come volevi…

Il mezzo demone le rivolse un sorriso, dopodichè le prese il viso fra le mani e appoggiò la propria fronte su quella di lei.

-Sei unica.

La baciò di nuovo.

-Ed è per questo che ti amo.

 

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Capitolo 34
*** Epilogo ***


Commento al capitolo: eccoci…

Commento al capitolo: eccoci…. Questo è proprio l’ultimo cap della mia fic… un misto di tristezza e di sollievo mi affollano la testa e mi bloccano le parole… non so cosa scrivere… forse sono soddisfatta di essere riuscita a portare a termine una cosa impegnativa come questa(33 capitoli + l’epilogo non sono uno scherzo, almeno per me!!!) e allo stesso tempo però mi sento infelice… perché è finita, si credo sia per questo… Cmq ringrazio dal profondo del cuore tutti coloro che hanno sempre commentato e che ringrazierò personalmente alla fine del cap, è anche e soprattutto grazie a voi che sono riuscita ad arrivare sino a questo, a migliorarmi e perciò vi mando un bacio megagigantesco con tutto il mio affetto!!! GRAZIE!!! Vi consiglio di leggerla con il sottofondo di una canzone romantica, se avete There you’ll be ancora meglio visto che è proprio quella che ho usato per dare una conclusione, ma una qualsiasi altra andrà benissimo… vi assicuro che rende molto meglio!!!

E ora godetevi la fine di questa immensa storia…

 

 

Cap. 34 Epilogo

 

Shaorin si lasciò cadere sul morbido letto, sorridendo con gli occhi socchiusi sotto la luce del tramonto che filtrava dalla finestra e che colorava i grattaceli di Tokyo con i propri raggi d’arancione e di rosa.

I capelli bagnati si sparsero sul materasso e sul suo viso, ma la ragazza rimase completamente immobile, rimanendo a fissare quel meraviglioso crepuscolo estivo.

I suoi pensieri volarono lontano, afferrati e portati via dal flebile alito di vento che faceva ondeggiare appena la tenda bianca arricciata da una parte della finestra.

Quasi si stupì della calma che regnava in quella stanza, una calma completamente priva di attesa, completamente priva di apprensione per un qualche cosa che sarebbe potuto capitare da un momento all’altro.

Sentiva le voci dei suoi amici provenire dal piano di sotto: Inuyasha che litigava con Sesshoumaru, Sango che rincorreva Miroku perché le aveva toccato il sedere e Kagome che cercava di mettere tutti d’accordo senza riuscirci.

Un dolce sorriso le curvò le labbra fresche dell’acqua della doccia.

Era tutto talmente bello da non sembrarle vero.

Avere degli amici, non piangere in ogni momento in cui rimaneva da sola, essere felice, avere qualcuno che si prendeva cura di lei e di cui lei si prendeva cura… sembrava tutto un bel sogno.

Eppure non era così, quella era la realtà, una meravigliosa realtà che si era costruita in così poco tempo.

La sua vita era cambiata radicalmente nell’ultimo mese: finalmente aveva superato la crisi dovuta alla morte della propria famiglia, aveva ricominciato ad amare, aveva ricominciato a vivere.

Ancora non riusciva a credere a ciò che le era successo: aveva scoperto di essere metà angelo e metà diavolo, aveva combattuto contro demoni e spiriti della morte, aveva viaggiato attraverso epoche differenti, aveva combattuto contro se stessa, aveva incontrato la persona che avrebbe amato per il resto della vita.

Aprì appena di più gli occhi color mare.

Sesshoumaru… mai nella vita avrebbe immaginato di innamorarsi di un tipo simile: freddo, scontroso, orgoglioso e permaloso, che odiava essere preso in giro e parlava appena.

Decisamente non era il suo tipo ideale, però lo amava, lo amava da morire.

Lui l’aveva protetta, aveva rischiato la vita per salvarla e più di una volta le aveva asciugato le lacrime, aiutandola a superare momenti difficili.

Avevano anche litigato, ma si erano sempre ritrovati.

Una lieve risata le scaturì dalla bocca semi aperta.

-So-chan, sei qui?

Kagome entrò nella camera, aprendo appena la porta.

-Si…

Rispose sottovoce.

-Come mai non scendi? È quasi pronto e domani dobbiamo svuotare casa tua, perciò sarebbe meglio che mangiassi qualcosa.

-Lo so, ma volevo rimanere un po’ sola… penso che per un po’ di tempo non tornerò a Tokyo, perciò volevo godermi ancora per qualche momento la vista dei grattaceli.

Kagome sorrise, andando a sedersi accanto all’amica e stendendosi come lei sul materasso.

-Sono belli al tramonto… anche a me piace guardarli.

La ragazza annuì.

-Si, ma manca ancora qualcosa.

Shao allungò una mano verso il comodino, afferrando il telecomando dello stereo.

-Che cd c’è dentro?

Domandò.

-Quello della colonna sonora di Pearl Arbour

La ragazza bionda sorrise con aria assente, dopodichè selezionò il numero della canzone, schiacciò PLAY e nella camera si diffuse una dolcissima melodia.

-Adoro questa canzone.

Sussurrò Kagome, incrociando le braccia sopra la testa e lasciandosi andare sulle note di quella musica meravigliosa.

When I think back on these times

And the dreams we left behind

I’ll be glad ‘cause I was blessed

To get, to have you in my life

When I look back on these days

I’ll look and see your face

You were right there for me

In my dreams I’ll always see you above the sky

In my heart there will always be a place for you

For all my life

I’ll keep a part of you with me

And everywhere I am, there you’ll be

And everywhere I am, there you’ll be

Well you showed me how it feels

To feel the sky within my reach

And I always will remember all the strength you gave to me

Your love made me make it through

Oh, I owe so much to you

You were right there for me

In my dreams I’ll always see you above the sky

In my heart there will always be a place for you

For all my life

I’ll keep a part of you with me

And everywhere I am, there you’ll be

Cause I always saw in you my light, my strength

And I want to tank you now

For all the ways you were right there for me

You were right there for me

You were right there for me

For always

In my dreams I’ll always see you above the sky

In my heart there will always be a place for you

For all my life

I’ll keep a part of you with me

And everywhere I am, there you’ll be

And everywhere I am, there you’ll be

There You’ll be

 

-È proprio vero…

Kagome girò appena il capo verso Shaorin, guardandola interrogativamente con l’unico occhio aperto.

-Che cosa?

Chiese.

-Che le canzoni più belle sono quelle che parlano di te…

La ragazza fissò l’amica con occhi teneri e sognanti, dopodichè riportò la propria attenzione sui grattaceli illuminati dal sole ormai morente.

-Si, hai ragione.

 

Shaorin consegnò la chiave in mano a Hideki, che da quel momento in poi avrebbe abitato nel suo appartamento.

-L’unica cosa è che devi stare attento con il riscaldamento, è difettoso.

Il ragazzo dai capelli castani sorrise.

-Non preoccuparti, anche quello di casa mia faceva i capricci, ma penso che dopo qualche giorno riuscirò a farmi rispettare.

Risero, dopodichè lei scese le scale, tenendo fra le braccia una borsa con dentro ciò che restava della sua roba; il resto lo avevano già portato via Inuyasha e Sesshoumaru.

Schiacciò per l’ultima volta il pulsante dell’apri porta ed uscì in strada.

-Mi mancherà questo posto.

Disse con un sorriso che sapeva un po’ di lacrime.

-Non devi andartene se non vuoi.

Shao non si voltò, sapeva a chi apparteneva quella voce.

-No… io devo andare via… sino a questo momento sono rimasta a Tokyo solo per paura di allontanarmi dal ricordo della mia famiglia, di mia madre…

Si sentì abbracciare da dietro e i capelli argentati di Sesshoumaru le caddero sulle spalle.

-Ma i ricordi uno se li porta dovunque vada…

Appoggiò la guancia contro quella dello youkai, respirando il suo profumo: era così buono.

-E poi ho più di una ragione per andare via.

-E cioè?

Chiese lui, facendola giare di modo da poterla guardare negli occhi.

-Ma… veramente non saprei… ah, ecco! Adoro le sorgenti termali vicino al palazzo dell’Ovest.

Sesshoumaru storse la bocca.

-Ah davvero?

Esclamò falsamente contrariato.

-Si e poi anche perché il cibo è molto più salutare e devo assolutamente mettermi a dieta.

Lo youkai la allontanò da se, fingendosi arrabbiato.

-Allora perché non vai in vacanza da qualche parte? Non è necessario che tu ti trasferisca.

Shaorin appoggiò a terra il sacchetto gli saltò sulle spalle, abbracciandogli il collo con le braccia sode e abbronzate.

-Scemo!
Gli tirò un pugno affettuoso sulle scapole muscolose.

-Lo sai benissimo perché vengo a vivere nella Sengoku Jidai.

Sesshoumaru la prese per la mano, catturandola di nuovo fra le proprie braccia e stringendola forte.

-Ripetimelo.

Le disse in tono spavaldo.

-Se me lo chiedi con quel tono non te lo dico.

Lui la baciò sulle labbra, sciogliendo tutte le sue resistenze e facendole comparire un sorriso sottile sulle labbra.

-Allora?

Chiese di nuovo.

-Perché ti amo e perché non ci sarà mai nulla che riuscirà ad allontanarmi da te… soltanto tu potrai mandarmi via se vorrai.

Lo baciò di nuovo, più a lungo.

-Non preoccuparti, non succederà… la mia vita ti appartiene.

Rispose dolce lui.

-E la mia appartiene a te.

Sesshoumaru le prese una mano e se la portò sul cuore.

-Questo è ciò che mi lega a te, Shaorin, il mio cuore…

I suoi occhi diventarono seri mentre Shao appoggiava il capo sul suo petto, socchiudendo appena gli occhi felici.

-Ricorda sempre amore mio: ogni attimo, ogni lacrima, ogni momento felice, ogni risata, ogni cosa è e sarà sempre tutto solo per te.

 

 

 

Fine

E ora un po’ di ringraziamenti…

 

A Lorhimar: anche se è da poco che hai letto la fic, mi ha fatto piacere che ti sia piaciuta e sono contenta di averti soddisfatto con il finale… spero che anche questo epilogo ti sia piaciuto altrettanto, anche se il miele penso abbia ormai intriso irrimediabilmente questa fic, ma dopo tutto quel sangue e quelle lacrime non pensi anche tu che ci stia a pennello?

A KillKenny: spero proprio che la tua furia omicida si sia del tutto placata, mi disp di non averti dato la soddisfazione di vedere Subaru morto, ma purtroppo quando ho scritto qst fic la cosa non mi è passata per la testa, comunque ti assicuro che nel seguito (qnd riuscirò ad avere il tempo per scriverlo) il biondino avrà un incontro un po’ troppo ravvicinato con gli artigli del nostro Sesshy!!!

A Elychan: tu mi accompagni da tutta la fic, sin dai primi capitoli e per questo ti ringrazio tantissimo!!! Tutte le “o” che hai usato mi fanno ben sperare circa la tua opinione sul mio lavoro, perciò mando un bacio anche a te..

A Raska81: non preoccuparti, Kagome non è una stupida e saprà gestire la cosa nel modo giusto, e poi ha Inuyasha –anche se non so che aiuto potrebbe darle ^.^ ndA Cosa vuoi insinuare?!? ndI - con lei no? Comunque siamo in due ad amare i lieti fini e questo cap ne è la prova, non credi? Un baciozzo

A luchia nanami: Anche tu in quanto a “o” non scherzi!!! ^.^ sto ske naturalmente, mi sento soddisfatta che ti sia piaciuto, spero che ti godrai questo epilogo con lo stesso entusiasmo, ciauz!!!

A Lila: mi dispiace di averti fatto piangere, ma diciamo che qst era anche uno dei miei obbiettivi, perché vuol dire che sono riuscita ad emozionarti, non credi?

A Kymie_chan: con tutti quei complimenti mi hai fatto arrossire sino alla punta dei capelli!!! Sei davvero troppo buona, ma sentirti dire queste cose mi riempie anche di fierezza perché forse significa che non sono poi così male!!! Ti adoro anche io e grazie per il lungo sostegno durante questo periodo di pubblicazione!!! Tv1mdb!!!

A Narsyl: anche se è un po’ che non commenti mi hai comunque accompagnata durante tutto questo luuuuuuungo, e ci tengo a sottolineare lungo, periodo di pubblicazione, spero che leggerai anche qst ultimo cap, e mi dirai cosa ne pensi.

E ora alla mia migliore amica, Ka-chan87: Amore mio, anche se ultimamente non ci siamo più sentite tnt spesso, volevo, oltre che ringraziarti per tutti i tuoi commenti e tutto il tuo sostegno durante questi ormai quasi due anni, dirti che sono veramente felice di averti ritrovata e di essere riuscita a mettere su un’amicizia come la nostra, che ormai posso dire più che consolidata!!! Ti voglio un bene che tu non puoi nemmeno immaginare!!!!

 

e a tutti i lettori di qst fanfiction: grazie a tutti voi, per avermi aiutato in qst periodo ad andare avanti nonostante tutto quello che mi è successo, grazie per aver creduto in me e in quello che scrivo, che ormai sono la stessa cosa, grazie per i vostri commenti, che mi hanno sempre spronato a continuare qst pubblicazione e soprattutto mi hanno aiutato a migliorarmi… per questo e per un 1. 000. 000. 000 di altri motivi,

GRAZIE CON TUTTO IL CUORE!!!!

 

E questa è veramente la FINE.

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