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Kagome camminava lentamente sull’erba umida di pioggia dopo il temporale che si
era appena concluso, canticchiando fra sé e sé.
I suoi passi si trascinavano lentamente sul prato bagnato emettendo deboli
rumori, mentre le sue braccia erano incrociate dietro la schiena.
Le iridi color ametista fissarono lo sguardo sul cielo ora terso e limpido oltre
la cima degli alberi e i suoi pensieri volarono lontano assieme alle nuvole che
il vento rapidamente stava portando via, diretti tutti verso la medesima
immagine.
Improvvisamente un’ombra a lei familiare sbucò dal bosco raggiungendola
velocemente.
-Inuyasha…
Mormorò sforzando un dolce sorriso.
-Come mai sei qui da sola?
-Niente in particolare… volevo solo starmene un po’ per conto mio…
Liquidando l’ hanyou con quelle parole prive di emozioni, la ragazza continuò a
camminare assente lungo il perimetro della piccola radura.
Il mezzo spettro, non credendo ad una sola sillaba di ciò che gli aveva detto,
le si avvicinò e cominciò a passeggiarle accanto.
Il cuore di Kagome cominciò a battere più forte: la sola presenza di Inuyasha
bastava per mandarle in tilt il cervello e tutto il resto.
Sentiva brividi caldi lungo tutto il corpo ed il respiro diventava
improvvisamente irregolare.
Cercò di isolare la sua mente da tutto ciò che le stava attorno, hanyou
compreso, tentando di concentrare i suoi pensieri sulle parole della canzone.
Ma, nonostante tutti i suoi sforzi, non riusciva ad ignorare la sua presenza e,
anche se aveva portato i suoi pensieri lontano da quel luogo, il mezzo demone
era sempre lì accanto a lei, in qualunque posto si trovasse.
La sua voce continuava a cantare, seguendo le note della musica che le
risuonavano in testa, mentre gli occhi erano fissi al suolo, quasi temendo
un’incontro con quelli meravigliosi di lui.
Inuyasha non parlava, limitandosi ad ascoltarla.
La voce soave di Kagome gli risuonavano dolcemente nelle sensibili orecchie ma,
anche se non comprendeva il significato di quelle parole quanto erano in una
lingua a lui sconosciuta, gli sembrava che avessero un qualcosa di triste.
Difatti l’espressione di lei era tutt’altro che allegra e Kagome non riusciva a
capire con quale forza riuscisse ancora a trattenere le lacrime.
-But you’ll never love me me…I know…
La sua voce si spense e la ragazza chinò il capo.
L’ hanyou si fermò e le andò vicino.
-Che cosa c’è? Stai male?
A quell’ipotesi il cuore del mezzo demone mancò un battito: la sola idea che
Kagome, la SUA Kagome potesse stare male lo mandava in paranoia, quasi fino a
farlo impazzire.
Lei si limitò a scuotere lievemente il capo.
-Sai Inuyasha…
Cominciò con un fil di voce.
-Questa canzone mi fa pensare a noi tutte le volte che la sento o la canto…
Lentamente alzò il viso, rivelando i grossi lucciconi che le avevano ormai
invaso gli occhi.
Il mezzo demone si sentì morire: odiava vederla piangere!
Per lui era come se la sua anima andasse in mille frantumi, che si dissolvevano
uno ad uno ad ogni lacrima della ragazza.
-Kagome io…
Lei gli posò l’indice sulle labbra, che risultarono al suo tocco calde e
morbide; quanto avrebbe voluto poterle baciare almeno una volta!
Scacciò in fretta quel pensiero dalla mente: Tanto tu non potrai mai baciarlo…
lo sai…
-Le parole di questa canzone significano: Ma tu non mi amerai mai… lo so… ed è
proprio come noi due…
L’ultima sillaba morì in un sofferto singhiozzo mentre Kagome si accasciava
sull’erba nascondendo il volto fra le mani.
Inuyasha le si sedette accanto, rimanendo in silenzio.
Cosa mai avrebbe potuto dire?!? Lui non faceva altro che tentennare fra lei e
Kikyo, era normale che si sentisse triste.
Però il pensiero di essere proprio lui la causa della sua tristezza lo faceva
talmente arrabbiare che avrebbe volentieri preso a testate un grosso masso!!!
-I… know…
-BASTA!!!
Le afferrò le mani e le strinse fra le sue.
-Smettila di farti del male!
Kagome lo guardò con occhi sbalorditi; il mezzo demone si addolcì ed avvicinò il
proprio viso a quello della ragazza.
-Ti prego… se ti fai del male ne fai anche a me…
Lei lo fissò incredula: nemmeno nei suoi sogni aveva sentito Inuyasha dire certe
cose… e, soprattutto, dirle rivolte a lei!
I grandi occhi d’ambra del ragazzo le osservarono teneramente il viso, per poi
soffermarsi su quelli viola di lei, riflettendosi al loro interno.
-Kagome…
Le sussurrò all’orecchio.
Che bel suono che aveva il suo nome proferito dalla voce di Inuyasha… quanto
avrebbe voluto che quella voce che avesse pronunciato il suo nome nei sogni al
posto di quello di Kikyo …quanto avrebbe voluto che fosse solo per lei … quanto
avrebbe voluto che il suo cuore fosse solo per lei…
A risvegliarla da quegli amari pensieri fu il loro stesso soggetto: difatti l’
hanyou aveva annullato la breve distanza che si trovava fra i loro visi e ora le
loro bocche erano una sopra l’altra, unite in un dolcissimo bacio……………
………………Improvvisamente Kagome aprì gli occhi.
Era nella sua stanza ed era ancora giorno: aveva sognato tutto!!!
Un’enorme malinconia le invase il cuore e lacrime copiose cominciarono a
scenderle lungo le guance.
-Un sogno…tutto un sogno…
Gemette contraendo le labbra in una smorfia di dolore.
-È STATO TUTTO SOLO UN DANNATISSIMO SOGNO!!!!
Queste ultime parole le aveva urlate.
Perché doveva essersi innamorata di lui?! Perché non di Kouga o di Hojo, che
erano da sempre interessati a lei?!
Affondò la testa nel cuscino e pianse a lungo, macchiando il tessuto rosa
pastello di lacrime.
Lacrime che si sovrapposero ad altre che ormai avevano formato una grande
chiazza più scura sulla stoffa…
…altre lacrime che aveva pianto prima di quel momento… altre lacrime che aveva
pianto a causa sua… a causa di Inuyasha…
Sango e Miroku erano seduti all’interno della capanna della vecchia Kaede
assieme al piccolo Shippo, che giocava con Kirara.
La ragazza si lasciò sfuggire un tenero sorriso in direzione del piccolo: chissà
se quando avrebbe avuto dei bambini sarebbero stati così adorabili.
Quasi a leggerle nel pensiero, il monaco disse:
-Sono sicuro che sarai un ottima madre.
Lei arrossì leggermente.
-Come fai a dirlo?
Rispose in tono quasi ironico.
-Diciamo che è un mio presentimento.
La guardò intensamente negli occhi e le sorrise.
Sango sentì le guance prenderle fuoco: adorava quel sorriso, anzi, a dirla
tutta, adorava ogni cosa di quel ragazzo.
Persino il suo vizio di allungare le mani nei momenti meno opportuni passava in
secondo piano quando Miroku sorrideva in quel modo.
-Hai caldo?
La ragazza cadde dalle nuvole e si guardò attorno un po’ spaesata suscitando le
risate di lui.
-Perché dovrei averne?
-Hai il viso tutto rosso…
Nel sentire la voce del monaco, il demone volpe si voltò verso di lei e le
squadrò attentamente il volto, dopodiché ridacchiò divertito posando lo sguardo
prima sulla ragazza e poi su Miroku.
-Ha ragione!!! Hai lo stesso colore della brodaglia che prepara la vecchia Kaede
quando deve curare le ferite di Inuyasha!!!
A quel paragone, la tajiya assunse un colorito simile a quello dell’haori del
mezzo demone.
Il piccolo youkai volpe cominciò a ridere.
-Sei proprio buffa!!!
Esclamò prendendo in braccio Kirara.
-I…io esco…
Così dicendo oltrepassò la tendina che fungeva da porta e si allontanò di
qualche passo dalla capanna.
“Oddio… che figure…” Pensò ancora rossa in viso.
“Certo che Shippo poteva anche evitare… però com’è bello Miroku quando sorride…”
Abbassò leggermente il viso e un dolce sorriso le comparve sulle labbra.
“Soprattutto quando quel sorriso è per me…”
Cominciò a camminare verso il bosco, pensando se esistesse una felicità più
grande di quella che provava in quel momento.
Cap. 2 Riconciliazioni
Nel Frattempo Inuyasha era seduto sul pozzo mangiaossa e ne fissava l’interno con occhi un po’ tristi.
“Ci sta mettendo una vita!!!Giuro che se non arriva entro dieci minuti salto nel pozzo e vado a prenderla!!!”
Il cuore dell’ hanyou era già in agitazione: anche se Kagome se ne era andata da solo quaranta minuti, lui ne sentiva già la mancanza.
Difatti, anche se non l’avrebbe mai ammesso davanti agli altri, il solo pensiero di essere costretto a starle lontano lo faceva stare male.
Orami era inutile mentire a se stessi: lui amava Kagome, e l’amava come non aveva mai amato nessun altra… forse neppure Kikio.
I sorrisi della ragazza, le sue risate, quell’adorabile broncio che metteva su quando lui la faceva arrabbiare… come amava quel viso.
“Lo sai Kagome? Ho idea di essermi innamorato di te…”
Pensò come se stesse parlando con la ragazza.
Passò una mano sul legno che componeva il portale per il modo della donna che amava e nella sua mente comparve l’immagine di lei quando usciva dal pozzo con quell’enorme zaino giallo sulle spalle.
Sorrise appena.
Un dolce vento si alzò nella radura, accarezzandogli i lunghi capelli argentei e portando al suo fiuto l’odore dei fiori appena sbocciati.
Adorava il profumo dei fiori; era così simile a quello di Kagome che quando lei si trovava nella sua epoca era un modo per sentirla sempre accanto a se.
Poi la sua figura s’irrigidì di colpo, scattando in piedi.
Annusò ancora l’aria, cercando conferma al suo presentimento.
Un ringhio uscì dalle labbra di Inuyasha: i suoi timori erano fondati, vicino, molto vicino, si trovava un demone molto potente.
Pose una mano sull’impugnatura di Tessaiga pronto ad estrarla.
Il demone si stava avvicinando ed il suo odore diventava via via più intenso e chiaro al naso del mezzo demone; ormai ne era sicuro:
-Sesshoumaru!!! Esci allo scoperto dannato!!!
Urlò sguainando la spada, che si trasformò non appena ne strinse l’elsa fra le mani.
Il vento aumentò d’intensità, rivelando la posizione dello youkai che però sembrava non avere alcuna intenzione di mostrarsi.
Inuyasha cominciò a perdere la pazienza.
-Bene…
Ghignò quasi compiaciuto.
-Vorrà dire che sarò costretto a scovarti alla mia maniera…ABBATTENDO TUTTI GLI ALBERI DI QUESTA DANNATA FORESTA!!!!
Ma, prima che potesse mettere in atto il suo proposito di disboscamento, la figura del fratello comparve da dietro una grossa quercia.
L’ hanyou era già pronto ad iniziare la battaglia, quando si accorse che nel demone c’era qualcosa di strano.
Sesshoumaru era diverso: la sua espressione era fredda e spavalda come sempre ma il viso aveva come dei segni lungo le guance, segni lucidi e regolari che ne percorrevano i lineamenti… sembravano lacrime…
Mano a mano che gli si avvicinava, Inuyasha notò con grande stupore che gli occhi dello spettro erano stranamente arrossati, come se avesse pianto a lungo prima di quel momento.
Il mezzo demone scacciò quel pensiero dalla mente scuotendo il capo: suo fratello non aveva mai pianto, nemmeno quando suo padre era morto… figuriamoci ora!!!
E poi, che motivo poteva mai avere per piangere?
I passi del demone si arrestarono a poca distanza da lui… rimasero in silenzio per qualche minuto, squadrandosi a vicenda.
La figura di Sesshoumaru era come sempre avvolta dal kimono bianco; il viso dai lineamenti ben definiti non lasciava trasparire alcuna emozione e stranamente le sue braccia erano conserte sul petto, come se vi tenesse qualcosa…
Il vento scompigliò le lunghe chiome di entrambi… le mani del mezzo demone erano ancora ben strette alla spada.
-Inuyasha…
Il tono della sua voce era diverso… sembrava turbato.
-Devo chiederti una cosa…
Lo youkai posò il proprio sguardo su ciò che aveva in braccio e, con grande stupore da parte del mezzo demone, i lineamenti del suo viso sembrarono addolcirsi.
-Sesshoumaru?
La voce fioca e bassa di una bimba arrivò alle orecchie di entrambi.
-Shhh… dormi… devi riposare.
L’ hanyou si avvicinò al fratello e vide la piccola Rin addormentata, la osservò con tenerezza.
Poi, nell’osservarla meglio, notò che il viso della bimba era pallido… molto pallido… anche troppo!!!
Due grandi occhiaie scure le cerchiavano gli occhi socchiusi e le guance di solito color pesca erano livide e scavate.
-Che le è successo?
Si azzardò a domandare, anche se non si aspettava una risposta.
-Sta male…
Suscitando lo stupore negli occhi del fratello, il demone gli rispose anche se con la solita freddezza, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi o di incrociare il suo sguardo.
Rin diede alcuni colpi di tosse ed ampie macchie di sangue si disegnarono sul kimono bianco di Sesshoumaru..
-Lei sta…
Sussurrò Inuyasha.
-Si…sta morendo…
Questa volta non riuscì a mascherare l’angoscia e la sua voce s’incrinò sull’ultima parola.
Gli occhi dell’hanyou si riempirono di compassione, dopodiché si rivolse al fratello, curioso di sapere il motivo che lo aveva spinto sin lì.
-Senti, perché sei venuto?
Domandò senza giri di parole.
-Ho bisogno del tuo aiuto.
Il tono di lui ritornò freddo e distaccato; era già abbastanza umiliante dover chiedere qualcosa al fratello, non voleva dargli anche la soddisfazione di farsi vedere preoccupato.
Il mezzo demone lo fissò esterrefatto: il grande Sesshoumaru, che lo odiava sin dall’infanzia, stava chiedendo il suo aiuto!!!
-Stai parlando sul serio?!?
Lo youkai corrugò la fronte, evidentemente irritato da quella
frase.
-Tu devi portarmi dalla vecchia che conosce i rimedi contro tutti i veleni… devo chiederle di aiutare Rin…
Inuyasha rimase in silenzio: il suo orgoglio stava prendendo il sopravvento, ma bastò uno sguardo al viso livido della bimba che tutti i suoi sentimenti mutarono in pena.
La piccola, nel sentire una voce diversa da quella di colui che aveva cominciato a considerare come un fratello, aprì lievemente gli occhi.
-Mh…
-Sono qui Rin…
Con un gesto tanto affettuoso quanto insolito per lui, Sesshoumaru accarezzò il viso livido e scavato di Rin, contraendo le labbra in una smorfia molto simile ad un sorriso.
-Non mi sento tanto bene…
Gemette strofinandosi il naso con una mano.
-Ora andiamo da una persona che ti farà stare subito meglio…
La piccola sforzò un sorriso, dopodiché si accoccolò fra le braccia dello youkai riaddormentandosi.
Una lacrima scese dagli occhi color ambra del demone, che la scacciò immediatamente.
Non voleva che il fratello lo vedesse piangere, soprattutto per un motivo così futile come la vita di una misera umana.
Eppure la sola idea che Rin potesse morire lo inquietava profondamente: ormai si era affezionando alla piccola e non riusciva ad immaginare la propria vita senza di lei.
Inuyasha la prese fra le braccia, facendo attenzione a non svegliarla.
-Forse è meglio che la porti io dalla vecchia Kaede… non so come reagirebbe nel vederti…
Fece per dirigersi verso il villaggio, quando la mano del demone gli si posò sulla spalla, facendolo voltare.
-Grazie…
Quelle parole uscirono dalle labbra di Sesshoumaru quasi come un respiro…
Inuyasha le sentì chiaramente solo grazie al suo udito finissimo, ma non rispose, limitandosi a sorridere appena.
Sapeva quanto gli costava quel ringraziamento, e forse fu per questo che non rivelò mai a nessuno ciò che gli aveva detto.
Kagome infilò anche l’ultimo libro nello zaino, che ora somigliava più ad un pallone aerostatico e con sguardo preoccupato si chiese come sarebbe riuscita a trasportare quella “cosa” sino nella Sengoku Jidai.
Si alzò in piedi e cercò di caricarselo sulle spalle, ma non riuscì neanche a sollevarlo.
-E ora come faccio?!?
Esclamò sedendosi sul pavimento.
“Però un’alternativa ci sarebbe…”
Pensò con aria furba.
“Potrei chiedere ad Inu Yasha di darmi una mano…”
Ma il sorrisetto complice sulle sue labbra si spense, trasformandosi in una smorfia.
Già s’immaginava la reazione di quello stupido: “Certo che sei proprio una buona a nulla!!!Non riesci nemmeno a portarti lo zaino!!!”
I suoi pensieri si concentrarono sull’espressione superiore e spavalda che in viso quando gli si presentava l’occasione di dimostrare quanto fosse forte e possente e si lasciò sfuggire un sorriso.
Anche se cercava di non darlo a vedere, sotto la scorza del duro e rozzo Inuyasha sapeva essere dolce e comprensivo.
Peccato che quelle sue qualità rimanevano spesso e volentieri perfettamente nascoste dalle sue maniere tutt’altro che gentili!
Tirò un sospiro di rassegnazione, preparandosi mentalmente agli scherni che avrebbe ricevuto da parte dell’hanyou e si avviò verso il pozzo.
Scese le scale del tempio velocemente, quasi impaziente di rivedere quell’adorabile visetto imbronciato.
Non appena vi si trovò di fronte, tutta la sua euforia si trasformò in tristezza ed il sogno di poco prima si materializzò davanti ai suoi occhi: lei…Inuyasha… il bacio…
Sentì le lacrime pungerle le iridi viola.
“Che stupida che sono…”
Un’espressione rassegnata le comparve sul viso.
“Lo sai che per lui esiste solo Kikio………… allora perché mi sono innamorata?!?! Perché devo soffrire così tanto?!?!”
Si portò una mano sul petto e strinse il bavero della camicetta con forza: nonostante sapesse benissimo che per Inuyasha lei era solo un’amica, non riusciva ad accettare il fatto che in lei vedesse solo l’immagine della miko.
Un lacrima cadde dentro il pozzo, risvegliandola da quei pensieri.
Stava di nuovo piangendo…………
Ormai era diventata un’abitudine!
Erano ormai più di due mesi che non faceva altro: tutte le volte che rimaneva sola nella sua stanza oppure con Sango era come se quelle dannatissime lacrime uscissero per conto loro!!!
Allora si lasciava andare a pianti disperati, ripetendo continuamente il nome del mezzo demone.
Scosse la testa nel tentativo di scacciare quella patetica immagine di se stessa dalla mente e con la manica della divisa si asciugò gli occhi e le guance: non voleva che Inuyasha la vedesse così; non l’avrebbe sopportato.
Dalle sue labbra uscì un lieve sospiro.
“Coraggio Kagome! Bisogna andare avanti!”
Cercando di infondersi forza con quelle parole, la ragazza fece un lungo respiro e saltò nel pozzo.
Cap. 3 Cuore di demone
Miroku si sedette accanto alla vecchia Kaede fissando il volto livido della bambina.
-Ditemi somma Kaede, come sta?
L’anziana miko non rispose, limitandosi a scuotere tristemente il capo, dopodiché versò un infuso di erbe medicinali all’interno di una tazza e la posò sul pavimento, aspettando che Rin si svegliasse.
-Kaede-sama…
Il monaco cercò lo sguardo della donna, ma lei lo abbassò lasciandogli intendere i suoi pensieri.
-Volete dire che non c’è speranza?
Conosceva già la risposta e le grosse macchie di sangue accanto alla bocca della piccola ne erano la conferma.
-Se…Sesshoumaru…
Un sospiro sofferto scaturì dalle labbra scure di Rin, mentre apriva lievemente gli occhi neri.
Kaede si chinò su di lei e le porse la scodella con dentro il liquido color legno, cercando di farglielo bere.
-Che cos’è ‘sta roba?
Chiese con un fil di voce, fissando quella sottospecie di brodaglia puzzolente con in volto un’espressione profondamente schifata.
-Forza piccola… se vuoi sentirti meglio devi berla.
La piccola non ne aveva la benché minima intenzione e non appena la vecchia tentò nuovamente di fargliela ingurgitare, scappò fuori dalla capanna.
-Sesshoumaru!!!
Gemette la bimba correndogli incontro.
Non appena la vide, lo youkai le andò vicino e si accucciò sull’erba accanto a lei.
-Mi vogliono far bere una cosa schifosa!!!
Buttò le braccia al collo del demone che la strinse forte.
La piccola diede alcuni colpi di tosse e ampie macchie rosse si allargarono sul candido kimono di lui.
Il cuore dello youkai mancò un battito; nonostante si comportasse sempre in modo freddo e distaccato nei suoi confronti, voleva bene alla piccola Rin e la sola idea che lei potesse lasciarlo lo terrorizzava.
Certo, c’era sempre la Tenseiga, ma era lui l’aveva sempre usata per riportare in vita chi era morto sotto i colpi di spade e lance e di conseguenza non sapeva se avrebbe funzionato anche con la morte per malattia, perciò aveva deciso di chiedere aiuto ad Inuyasha nonostante l’attrito presente fra loro.
Però doveva ammettere che, pur essendo un hanyou, il fratello non era poi così male.
Diede un piccolo bacio sulla fronte alla piccola e la prese in braccio.
-Lo so… ma è per farti stare meglio…
Disse guardandola con tenerezza attraverso i grandi occhi ambrati.
Rin sorrise.
-Allora lo bevo!
Sesshoumaru la posò sul prato e la piccola gli afferrò la mano artigliata, stringendola affettuosamente.
-Però mi devi accompagnare…
Lui annuì leggermente col capo.
Camminarono sino alla capanna, dove Kaede e Miroku li guardavano stupiti e allo stesso tempo contenti, pensando che c’era qualcosa di vero nel detto “Tutti possono cambiare…se viene data loro la possibilità…”
Inuyasha osservava il fratello dall’albero sacro ed un sorriso gli comparve sulle labbra.
“Sesshoumaru… allora è proprio vero che gli umani hanno il potere di cambiare le persone…”
L’attenzione del mezzo demone fu però attirata da un profumo che conosceva ormai sin troppo bene: Kagome era arrivata.
Velocemente scese dal ramo sul quale era seduto e cominciò a correre verso il pozzo mangiaossa.
Quasi senza accorgersene, aveva portato la velocità dei suoi passi al massimo della velocità: la voglia di rivedere la sua adorata Kagome era tale da infondergli una forza straordinaria.
Difatti la ragazza era seduta sulla sommità del pozzo, fissando assente gli alberi attorno ad esso.
Sorrise appena, avvicinandosi a lei.
-Ciao.
Le sussurrò ad un orecchio.
-Ciao Inuyasha.
Rispose, voltandosi verso di lui e ricambiando il sorriso.
-Ci hai messo un bel po’ di tempo…
Continuò, aiutandola a scendere.
-Scusami, ma mi sono addormentata… posso chiederti un favore?
-Cosa?
-Avrei bisogno di una mano con lo zaino e…
-Fhe!!! Certo che sei proprio debole!!! Non riesci nemmeno a portarti lo zaino!!!
La voce di Kagome sovrastò quella del mezzo demone, che si ritrovò spiaccicato a terra.
-A CUCCIA!!!!!!!
Gridò rossa di rabbia, riavvicinandosi al pozzo.
-A…aspetta Kagome…
-E perché dovrei?!
Rispose burbera.
-Devi venire al villaggio… Rin è malata…
L’espressione di entrambi divenne improvvisamente seria.
-Cosa?!
-Si… Sesshoumaru l’ha portata da noi un’ora fa…
-Quindi anche lui è qui…
-Non preoccuparti… non ha intenzione di attaccarci…
La ragazza fissò Inuyasha dritto nei grandi occhi ambrati, avvicinandosi a lui ed aiutandolo ad alzarsi.
-Certo che fai male!!!
Esclamò contrariato, massaggiandosi la schiena.
-Scusa…
Le meravigliose iridi ametista di lei si velarono di uno spesso strato di tristezza e l’hanyou sentì un groppo salirgli alla gola.
Era infatti un po’ di tempo che i due condividevano le reciproche emozioni: se Kagome era malinconica o preoccupata, inevitabilmente Inuyasha diventava cupo e silenzioso.
Ma la cosa valeva anche se uno di loro era felice; difatti se la giovane era allegra lui si sentiva tranquillo e il suo umore migliorava notevolmente.
Ormai si conoscevano talmente bene che a lei bastava guardarlo negli occhi per leggere nei suoi pensieri.
Per Inuyasha era ancora un po’ complicato scoprire cosa le passava per la testa e spesso si ritrovava spalmato al suolo per motivi che il più delle volte non riusciva a capire.
Gli posò le mani sulle clavicole e cominciò a massaggiargliele dolcemente, come per farsi perdonare.
Inuyasha socchiuse gli occhi e si rilassò a quel tocco così gentile, muovendo involontariamente le orecchie canine.
-Sai Kagome…
Sussurrò appoggiando la schiena al petto della ragazza, che arrossì appena e gli passò le braccia attorno alle spalle.
Il mezzo demone spalancò le iridi ambrate, dopodiché sorrise e strinse il braccio destro di lei con una mano.
-Mi sento bene qui con te… veramente bene…
-Grazie… è importante per me…
Posò il capo su quello dell’ hanyou e intrecciò i propri capelli neri ebano con quelli argentati di lui.
“Kagome… quanto vorrei che rimanessimo così per sempre…”
Girò il viso verso quello della ragazza per poter ammirare ancora quei meravigliosi occhi viola e le loro labbra si sfiorarono.
Entrambi arrossirono, rimanendo immobili in quella posizione.
I loro sguardi erano congelati l’uno dentro l’atro, scrutando dentro le reciproche anime e cercando di carpirne tutti i segreti.
Con angoscia l’ hanyou notò che le iridi di Kagome erano ancora colme di tristezza.
Le prese una mano e la strinse con la sua.
-Ti prego… se tu sei triste, lo sono anch’io…
Si avvicinò ancora: ora ciò che separava le loro bocche era poco più che un soffio.
-Dimmi che non sei un sogno…
La voce di lei era bassa e sofferente, cosa che fece tremendamente male al mezzo demone.
-No……………… Kagome io non sono un sogno………… tu sei il mio sogno, il mio sogno più bello……………
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime e di scatto si allontanò da Inuyasha.
-No…
La guardò smarrito.
-Per favore, non chiedermelo…………… Kikyo…………
Prima che finisse la frase, lui le posò una mano sulle labbra.
-Io voglio te… e nessun altra!
Kagome gli sorrise, guardandolo dolcemente.
Lui ricambiò con altrettanto affetto, ma qualcosa in quegli occhi la fece sussultare.
-Cosa c’è?
-Tu non stai guardando me………………
Gemette mentre calde lacrime iniziarono a solcarle il viso.
-Tu…Tu cerchi Kikyo!!!
Si liberò da quell’abbraccio che per lei ora era quasi soffocante e scappò verso il villaggio, nascondendo il volto fra le mani.
Il cuore di Kagome stava quasi scoppiando da tanto batteva; quegli erano stati gli attimi più belli di tutta la sua vita, ma quando Inuyasha l’aveva guardata negli occhi, si era sentita trasparente come l’aria.
Era come se quelle meravigliose iridi ambrate la penetrassero, attraversandole l’anima come una lama calda fa col burro e cercando dentro di lei qualcosa che non era e che no sarebbe mai potuta essere………………………… Kikyo………
L’ hanyou la fissò scomparire nella boscaglia, rimanendo attonito e sconvolto da quel comportamento.
Capitolo 4 Un po’ di riposo
Sango strinse forte l’amica, lasciando che si sfogasse.
-Lui non vede che quell’orribile manichino in me!!! Per lui sono solo un rimpiazzo………………
I singhiozzi di Kagome erano forti e irregolari
-Su amica mia………… cerca di non pensarci e…………
Un lamento da parte della ragazza interruppe la voce della tajiya.
-MA IO LO AMO!!!! E NON POSSO SMETTERE DI AMARLO!!!!
Gli occhi della giovane si riempirono di lacrime, che cominciarono a solcarle il viso.
Ormai era inutile tentare di negarlo: lei si era tremendamente innamorata di Inuyasha e la consapevolezza di essere solo una “sostituta” le faceva male, veramente male.
Una morsa le strinse il cuore.
-Oh Kagome-chan……………………
Sango non sapeva cosa dire: spesso aveva visto l’amica piangere e quasi sempre per lo stesso motivo, ma quella volta il pianto di lei era sofferto, dolorante, sembrava quasi che la sua anima si stesse sgretolando.
L’abbracciò con tutto l’affetto possibile.
-Perché proprio io?!? Perché a me?!?
I respiri della ragazza erano diventati talmente irregolari che la sua voce si era fatta quasi ansimante, come quella di chi ha appena terminato una lunga corsa.
-Io sono stufa di soffrire……… eppure non riesco a smettere di volergli bene, di volergli restare sempre accanto………………………
La sterminatrice fece un profondo respiro, cercando di trovare le parole adatte; odiava vedere quella che ormai considerava la sua migliore amica in quello stato, ma la paura di dire qualcosa di sbagliato la bloccava e le frasi le morivano in gola.
Però doveva parlarle, dirle un qualche cosa di confortante; tutte le volte che lei si era sentita sola o triste Kagome le era sempre stata accanto e ora doveva sdebitarsi.
-Kagome, io non so cosa dirti…………… non ho mai provato un dolore come il tuo, ma di una cosa sono sicura: voglio vederti sorridere, voglio vederti felice……………
La voce divenne quasi supplichevole.
-………………e per una volta vorrei che la smettessi di piangere quando nessuno ti vede……………
Il pianto di Kagome si quietò e l’ombra di un sorriso le comparve sulle labbra ancora tremanti.
-Grazie…………………………
Sussurrò con voce ancora rotta dai singhiozzi.
-E di cosa?
-Per riuscire a farmi sorridere anche quando vorrei addormentarmi per non svegliarmi più…………………… grazie……………………
Si abbracciarono ancora più forte.
-Fatti forza Kagome-chan, vedrai che tutto andrà a posto.
Kagome si asciugò le guance con la manica del vestito e fissò con sguardo interrogativo la tajiya attraverso gli occhi gonfi per il pianto.
-Come fai a dirlo?
-Diciamo che per ‘ste cosa ho una specie di sesto senso!!!
La voce di Miroku irruppe fra le due amiche.
-Ragazze, venite dentro un attimo.
Disse facendo loro cenno di entrare un attimo.
La tendina che fungeva da entrata si sollevò e comparve la sagoma del monaco, subito seguita da quelle delle ragazze.
Gli occhi di tutti i presenti erano velati da un’evidente commozione e angoscia e ognuno cercava di concentrarsi su ciò che stava facendo.
La vecchia Kaede stava finendo di preparare un altro infuso per la piccola Rin, che sonnecchiava fra le braccia di Sesshoumaru.
Nonostante tutti i complessi e la sua diffidenza nei confronti dello youkai, vederlo così distrutto sostituì tutti quei sentimenti in pena e compassione.
Il demone girò i grandi occhi ambrati verso il punto in cui si trovavano le due ragazze, rivolgendo loro il suo solito sguardo senza calore.
Entrambe ricambiarono con la stessa espressione, dopodiché l’attenzione di Kagome si posò sulla piccola, che nel sentirle entrare aveva aperto lievemente gli occhi.
-Ciao……………………………
Disse lei sorridendo con dolcezza
-‘Ao……………
Mugolò la bimba, stropicciandosi gli occhioni neri.
Sesshoumaru abbozzò un sorriso, stupendo enormemente la ragazza che trasformò definitivamente i suoi sentimenti nei confronti del demone da timore in dolcezza e tenerezza.
L’anziana miko si avvicinò alla ragazza, sedendosi accanto a lei e porgendo a Rin un’altra tazza di quell’orribile brodaglia.
-Che cos’ha?
Domandò sottovoce.
-Non lo sappiamo…………………
Lo sguardo della vecchia s’incupì ulteriormente.
-Purtroppo io non conosco questo tipo di malattia e di conseguenza non posso curarla…………………
La bimba si avvicinò alle due donne, guardandole con occhi indagatori e un’espressione corrucciata comparve sulle sue labbra scure.
-Perché parlate così piano? Avete forse qualcosa da nascondere?
Kagome sorrise.
-Mmmhh……………………forse………………
Poi la prese fra le braccia e cominciò a farle il solletico.
Improvvisamente forti colpi di tosse scossero l’esile corpo della bambina, mentre grandi macchie rosse si disegnavano sulla candida divisa della giovane.
Kagome la fissò con occhi esterrefatti.
-Ma tu hai la tubercolosi!!!!
Gridò stringendola a se ed attirando tutti gli sguardi dei presenti.
-Divina Kagome…………
Cominciò serio Miroku.
-Conosci questa malattia?
-Si… nella mia epoca è una patologia curabile se presa in tempo.
Il demone si voltò verso di lei con occhi che lasciavano trasparire una chiara nota di apprensione.
-Potresti guarirla?
Chiese cercando di riassumere la sua solita espressione fredda.
-Non io, ma penso che i medici del mio tempo potrebbero riuscirci…ma………
Lo youkai le si avvicinò e la guardò dritto negli occhi color ametista, facendola lievemente arrossire: non si era mai accorta di quanto gli occhi di Sesshoumaru somigliassero a quelli del fratello; se solo fosse stato Inuyasha a guardarla in quel modo………
“BASTA!!!!”
Si disse decisa.
“Ora basta pensarci… devo andare avanti. Lo devo ai miei amici…”
Lanciò una veloce occhiata a Sango e Miroku, dopodiché ritornò a guardare il demone davanti a se.
-Ma?
Le domandò con voce stranamente ansiosa.
-Ma dovrei portarla assieme a me nel futuro e non so se…
Lui la interruppe bruscamente; quei due erano più simili di quanto potessero immaginare!
-Va bene…… ma io verrò con te…
“Non voglio lasciarla sola!”
Pensò con decisione, ma le sue parole furono leggermente diverse; non voleva mostrare le sue debolezze e tanto meno lo voleva fare davanti a dei miseri esseri umani!
-…Voglio assicurarmi che manterrai la tua promessa…
Kagome sorrise.
Sapeva benissimo che mentiva e, nonostante cercasse di mascherare la sua preoccupazione, riusciva a leggere nei suoi occhi tutta l’ansia che si teneva dentro.
“Proprio come per Inuyasha…”
-Ok…
Un’idea le attraversò la mente………… ed era un’idea grandiosa!
-Perché non venite tutti da me?
-Cosa?!?
Chiesero tutti all’unisono.
-Si! Venite a stare da me sino a che Rin non si sarà rimessa del tutto! Sarebbe fantastico!!!
Il piccolo Scippo le saltò fra le braccia, con un sorriso ingenuo sulle labbra da cucciolo.
-Io vengo anche subito!!!
Esclamò con entusiasmo.
-Allora è deciso!
Disse Sango con allegria.
-Però c’è un problema…………………………
Aggiunse poi la sterminatrice in tono pensoso.
-Chi lo dice ad Inuyasha?
Un’imbarazzante e cupo silenzio calò nella capanna, quando il mezzo demone comparve dalla tendina e li guardò con occhi annoiati.
-Ehi!!! Che avete da guardare?!?!
Kagome raccolse tutto il suo coraggio all’interno della sua anima e con la voce un po’ tremante gli chiese:
-E…ecco i…io volevo chiederti se ti andava di venire a casa mia per qualche tempo……………………
Stupito e felice anche solo del fatto che lei gli rivolgesse ancora la parola, quando realizzò che gli aveva appena chiesto di rimanere a casa sua si sentì rinascere.
-Fhe! Mi sa proprio che dovrò venirti dietro………… non vorrei che ti cacciassi in qualche guaio e poi se ci sono anche quel bonzo…
Disse indicando Miroku, che assunse un’espressione molto offesa.
-…E mio fratello a piede libero chissà cosa potrebbe succedere!!!
Kagome abbassò il viso, distogliendo gli occhi da quello di Inuyasha, rendendolo così nuovamente triste in quanto pensava che lei non lo volesse guardare negli occhi.
Però lei non stava cercando di non guardarlo in viso, ma di evitare di mostrare il gigantesco sorriso che le si era dipinto in volto.
Così i sei
si trasferirono a casa della ragazza mentre Rin veniva
portata in ospedale ed affidata alle cure dei medici, che cominciarono subito
una terapia per accelerarne la guarigione.
La madre
della ragazza era rimasta leggermente stupita nel vedere
tutta quella gente stabilirsi a casa sua, ma da donna di animo buono e
disponibile qual’era accettò volentieri di ospitarli.
Sango,
Shippo e Kagome si sistemarono in camera di quest’ultima e i tre ragazzi furono
“messi” nella stanza di Sota che si trovava in gita con la scuola e sarebbe
rimasto via per due settimane.
Purtroppo
l’assegnazione dei letti non era stata una cosa facile: siccome il lettoeffettivo era solo
uno e gli altri due erano futon, sia l’hanyou che lo youkai avevano deciso che
il privilegio di dormirvi doveva per forza spettare a loro.
Avevano
così cominciato a litigare furiosamente sino a che non avevano realizzato che il letto era già stato occupato da Miroku.
Erano
passati ormai quasi cinque giorni e la vita scorreva abbastanza tranquilla e quel pomeriggio il tempo era splendido.
Il cielo
era limpido e i raggi del sole erano così caldi che sembrava di essere già in
estate!
Approfittando
della temperatura e della bella giornata tutti si erano posizionati
nel giardino che circondava il tempio Higurashi.
Sango e
Kagome si erano infilate i costumi da bagno e prendevano il sole sugli
asciugamani, Miroku era seduto all’ombra di un albero a meditare e Sesshoumaru
e Inuyasha se ne stavano appollaiati sui rami di un’antica quercia, ammirando
il panorama.
L’umore
dello youkai era molto migliorato da quando aveva
saputo che la piccola Rin era fuori pericolo e si stava lentamente rimettendo e
aveva persino smesso di attentare alla vita del fratello.
-Ehi
Kagome!!!
La voce
musicale di una ragazza irruppe nella quiete del tempio, mentre essa compariva
dalla scalinata.
I due la
fissarono con occhi sospettosi, mentre il monaco continuava la sua meditazione.
Era una
ragazza molto bella: aveva circa diciotto anni, capelli biondi lunghi sino
all’inizio delle spalle e una morbida frangetta che le ricadeva
sulla fronte, alta e grandi occhi blù-grigio.
Indossava
una maglia bianca senza maniche che lasciava scoperto
l’ombelico, rivelando i tatuaggi che aveva lungo entrambi gli avambracci ed una
minigonna azzurra sopra il ginocchio.
Kagome
alzò lo sguardo mettendosi a sedere, dopodiché sorrise
all’amica salutandola con un cenno della mano.
-Ni-hao
Shao-chan!!!
Disse
guardandola con occhi confusi.
-‘Ao… anf…
anf…
Ansimò
lei, appoggiandosi sulle gambe per riprendere fiato dopo tutte quelle scale.
-Come mai
qui?
La ragazza
alzò lo sguardo, mentre i due fratelli continuavano a squadrarla in modo
indagatore.
-Oggi
abbiamo lezione………… Non dirmi che te ne sei
dimenticata?!?
Kagome assunse
un’aria colpevole e fece una timida linguaccia.
-Lezione
di cosa?
S’intromise
Sango.
-Di canto
per me e di piano per questa qui!!! Piacere, Shaorin
Hikimune.
Disse
sorridendo e porgendo la mano alla ragazza.
-Sango.
Lei la
strinse, ricambiando il sorriso.
Nel
frattempo Miroku e Inuyasha si erano avvicinati alle ragazze.
-Shao-chan,
questi sono Miroku e Inuyasha…mentre quello appollaiato sull’albero è
Sesshoumaru.
Shaorin si
alzò in piedi e salutò i due, presentandosi con la sua solitaspontaneità.
-Allora è
lui il famoso Inuyasha.
Disse
rivolgendosi a Kagome, che arrossì lievemente.
-Ehm………
-Dalla tua
faccia sembrerebbe proprio di si!!! Certo che sei
proprio un gran bel ragazzo…
La sua
voce indugiò sull’ultima parola, accortasi solo in quel momento delle buffe
orecchie da cane che sovrastavano la lunga chioma di capelli argentei e i
grandi occhi ambrati dalla pupilla verticale.
Rendendosi
conto dell’espressione stupita dell’amica, cercò di inventare al più presto una
scusa.
-Devi sapere
che Inuyasha è un fan accanito di “Bastard!!!” Perciò
si è tinto i capelli, ma in realtà li ha neri e negli occhi porta le lenti a
contatto…
Come scusa
era veramente patetica e non sperava che l’amica ci
credesse, ma probabilmente i Kami erano dalla sua parte in quel momento e
Shaorin le rivolse un sorriso.
-Capisco!!! Certo che quel manga sta veramente spopolando!
Disse,
cercando di mascherare il fatto che non credeva ad una
sola parola di ciò che Kagome le aveva appena detto.
Il suo
sguardo si posò poi sul ragazzo ancora seduto su uno dei rami della quercia e
rimase quasi ipnotizzata a guardarlo.
Era
veramente bello; doveva avere circa vent’anni e somigliava in maniera
impressionante ad Inuyasha, nonostante non avesse le orecchie da cane.
Sentendosi
osservato, lo youkai alzò il capo e la fissò dritto nei grandi occhi blu cielo.
Shao
avvertì una scossa attraversale la schiena e un
improvviso rossore le invase il volto, ma nonostante tutto non distolse lo
sguardo; non ci riusciva!
Quegli
occhi avevano su di lei un’influenza terribile, come magneti.
Cercando
di togliersi da quella situazione più che imbarazzante sorrise dolcemente; lui
rimase impassibile come al solito.
-Non farci caso, è sempre così…
Kagome le
posò una mano sulla spalla.
In quel
momento Miroku si era avvicinato alle due e con aria seria aveva preso una mano
a Shaorin.
-Divina
Shao, vi prego di concedermi l’onore di un figl…………
SDENG!!!
Una
bottiglia di crema solare si stampò sulla fronte del monaco, che cadde a terra
sotto lo sguardo divertito di Inuyasha, quello
rassegnato di Kagome e quello allibito della ragazza.
-FHE!!!
Esclamò
Sango, voltando il capo dalla parte opposta visibilmente incavolata!
La signora
Higurashi comparve sulla soglia di casa e salutò con un cenno della mano la
ragazza.
-Buongiorno
Shaorin, puntuale come al solito.
Lei
sorrise e ricambiò il saluto, dopodiché si avviò verso la porta seguita a ruota
da Kagome e dagli altri.
Solo il
demone rimase fuori, ma prima che lei sparisse dentro l’ingresso la guardò con
la coda dell’occhio, facendo attenzione a non farsi
vedere.
Quella
ragazza aveva degli occhi veramente belli e non solo quelli; era tutta bella…
Scacciò
immediatamente quei pensieri dalla mente e tornò a concentrarsi sul paesaggio.
Kagome
appoggiò le dita sui tasti del pianoforte, mentre Shaorin prendeva fiato.
La madre
della ragazza le porse uno spartito, che aprì e appoggiò sopra il piano,
leggendo le note e traducendole velocemente.
-Allora ragazze,
questo è un pezzo abbastanza difficile, per cui
Shaorin cerca di tenere il fiato per le note più alte.
Lei annuì lievemente col capo, dopodiché fece cenno a Kagome di
cominciare.
La ragazza
diede qualche nota d’introduzione sino a che Shao
iniziò a cantare, armonizzando la propria voce con le note del piano.
-Memory…turn
your face to the moonlight… let your memory lead you… open up, enter in……………
Il tono
candido e cristallino della ragazza invase tutta la
stanza, infiltrandosi all’interno delle orecchie dei presenti come la brezza
calda di fine primavera, che porta con se il dolce profumo dei fiori.
Inuyasha
chiuse leggermente gli occhi e si lasciò cullare dalla voce di Shao e dalle
note che Kagome suonava.
Non gli
aveva mai detto di saper suonare quel “coso”……… ma del
resto lui non glielo aveva mai chiesto.
Sango
aveva appoggiato la testa sulla spalla destra di Miroku, che le aveva cinto le spalle con un braccio.
La
sterminatrice era rimasta molto sorpresa del fatto che il monaco non avesse
tentato di allungare le mani, ma quella posizione non
le dispiaceva affatto,anzi, perciò aveva deciso di rimanere così per il maggior
tempo possibile, pregando che quella canzone durasse mooooooolto a lungo.
Quella
dolcissima melodia uscì dalla finestra lasciata aperta per il grande caldo ed arrivò alle orecchie dello youkai, che sentì
un brivido caldo scendergli lungo la schiena.
Si voltò
verso la fonte di quel canto e con stupore vide che era la ragazza di poco
prima.
Si alzò
dal ramo su cui era seduto e con movimenti veloci e silenziosi andò a sedersi
accanto alla finestra, sbirciandovi all’interno.
La sua
attenzione cadde subito sull’esile figura di Shao; di nuovo si trovò a pensare
a quanto fosse bella quella ragazza.
Ma c’era
qualcosa di strano in lei, qualcosa che sfuggiva a tutti i
suoi sensi celato sotto quel volto splendido e angelico, una specie di
segreto dalla natura sia buona che cattiva che gettava un’ombra sull’indole
dolce di lei, affascinandolo.
La canzone
proseguiva, avvolgendo tutto ciò che si trovava attorno alle due ragazze.
Inuyasha
osservò il viso di Kagome con tenerezza: vederla così rilassata, senza
preoccupazioni e angoscia che le marcavano i lineamenti del volto, era per lui
ciò che di più bello si poteva desiderare.
Dopo quello che era accaduto nella radura cinque giorni prima i
rapporti fra di loro erano ancora un po’ tesi e le parole della ragazza gli
risuonavano nella mente all’infinito, facendogli sorgere mille dubbi.
Era vero
che in Kagome lui vedeva solamente una fotocopia di Kikyo?
Quella
domanda lo assillava giorno e notte, e per quanto si scervellasse
la risposta che si dava era sempre la stessa: no!
Lui la
amava perché era Kagome e non per la sua presunta somiglianza alla miko; amava
i suoi sorrisi, le sue risate e soprattutto amava lei, lei e nessun
altra!!!
Improvvisamente
la ragazza smise di suonare e la voce di Shao si spense.
Come una saetta la sterminatrice si allontanò dal monaco, che la
guardò con un’espressione profondamente delusa.
-Bene
ragazze, direi che può anche bastare per oggi. Perché non ti fermi a cena Shaorin? Tanto un posto c’è
sempre.
La giovane sorrise.
-Grazie,
molto volentieri.
La donna
uscì dalla stanza e si diresse verso la cucina.
Intanto
Sesshoumaru era ancora fuori dalla finestra e fissava
insistentemente il viso di Shao, che sentendosi osservata si voltò verso di lui
incontrando il suo sguardo per la seconda volta.
Questa
però lo youkai non girò il volto e rimase a specchiarsi in quelle iridi color
del cielo.
-C…ciao………
Accennò,
tentando di trovare qualcosa da dire che non la
facesse sembrare una deficiente.
Lui non
parlava, limitandosi a guardarla con la solita freddezza.
L’atteggiamento
gelido proprio del demone non sembrava però avere
alcun effetto su di lei, che continuò a guardarlo ipnotizzata dalle grandi
iridi ambrate di lui.
-Tu sei
Sesshoumaru vero?
-Si…
Rispose in
tono quasi gentile.
I presenti
lo fissarono esterrefatti.
-Le ha
appena risposto senza sbraitare o sbaglio?
Sussurrò
Sango all’orecchio dell’amica.
-Sembrerebbe
di si… forse nemmeno lui è immune al fascino di
Shao-chan…
Lo youkai
distolse per un attimo lo sguardo da lei per posarlo sulle due giovani, che recepirono il messaggio e trascinarono gli altri due fuori
dalla camera, portandoli di sopra.
-Il mio
nome è Shaorin Hikimune…
Sussurrò a
voce così bassa che persino lo stesso Sesshoumaru fece fatica a distinguere le
parole.
-Hai un
bel nome…
Scese dal
davanzale e le si avvicinò.
-Grazie…………………………
anche il tuo è molto bello…
Il
cervello della ragazza alzò bandiera bianca; l’influenza di quel ragazzo era
talmente forte che, per quanto si sforzasse, non riusciva a formulare un solo
pensiero razionale.
-Tu sei il
fratello di Inuyasha?
Domandò,
cercando di iniziare una conversazione.
-Come lo
sai?!?
Il tono
del demone divenne improvvisamente duro.
-Scusami, non volevo farti arrabbiare.
Distolse
controvoglia lo sguardo dal bel viso di lui e si diresse su per le scale, ma
una mano artigliata la fermò.
-Non mi
hai fatto arrabbiare…………
Rimasero a
fissarsi per un lungo istante, sino a che un urlo arrabbiato da parte di Sango invase tutta la casa.
-MIROKUUUUUUUUUUUUU!!!!!!!
La ragazza scosse il capo, dopodiché si diresse su per le scale ma si
accorse di avere ancora la mano di Sesshoumaru attorno al polso.
Quando
entrarono nella camera si presentò davanti ai loro occhi una scena ormai
consueta a quelli degli altri due: Sango correva dietro al monaco con in mano
una lampada, urlando e lanciandogli tutte le maledizioni che conosceva ed
inventandosene anche qualcuna al momento.
Kagome
cercava in tutti i modi di calmare gli istinti omicidi dell’amica e pregava
Inuyasha di darle una mano, ma l’hanyou era troppo divertito da quella scenetta
e non aveva alcuna intenzione di porvi fine.
Shao cercò
di trattenersi dal scoppiare a ridere, ma alla vista dell’espressione assassina
negli occhi della tajiya esplose.
Cominciò a
ridere come una pazza, unendosi al mezzo demone.
Fece per
portarsi le mani alla bocca quando si accorse che le dita di Sesshoumaru erano
ancora strette attorno al suo polso.
Lo guardò
ed arrossì furiosamente, mentre lui lasciava velocemente la presa e riportava
lo sguardo sulla camera di Kagome.
-Patetico…
Disse
atono.
Intanto
Kagome aveva notato la presenza dei due e con grande felicità si accorse che la
ragazza stava ridendo.
-Shao-chan
tu stai ridendo!!!
Gridò
gettandole le braccia al collo sotto lo sguardo gelido dello youkai.
Le labbra
rosee della ragazza si curvarono in accenno di un sorriso, distogliendo lo sguardo
dal demone e portandolo sull’espressione raggiante dell’amica.
-Eh già…
non ridevo così da quando Subaru mi ha……………
Il dolce
sorriso sul suo volto si spense e uno spesso velo di tristezza le si posò sugli
occhi.
Kagome se
ne accorse e cercò di dirigere i pensieri della ragazza su una qualsiasi altra
cosa che non fosse Subaru.
-Ah… ehm…
senti, vieni a darmi una mano in cucina?
Shao annuì
lievemente e alzò lo sguardo, rivelando le grosse lacrime che le avevano invaso
le iridi blu.
Sesshoumaru
le notò e le lanciò un’occhiata distaccata con la coda dell’occhio; era bastato
un attimo per farle cambiare umore, anzi, era bastato quel nome…Subaru…
Lo youkai
la osservò allontanarsi, sentendosi stranamente turbato da quel suo sguardo
così triste.
Ma non era
solo in quel momento; Shaorin aveva sempre avuto quell’alone di profonda
depressione negli occhi sin da quando era arrivata e, anche se non sapeva
perché, quando qualche minuto prima erano rimasti a fissarsiintensamente aveva sentito una spiacevole
fitta allo stomaco.
Quasi come
se quel dolore evidentemente profondo s’infiltrasse dentro di lui, smuovendo
qualcosa dentro il suo petto.
Inuyasha
gli si avvicinò.
-Ehi
fratello, che ti prende?
Chiese
sottovoce.
-Niente…
Il demone
si allontanò dalla stanza, voltandogli le spalle.
Era ormai
sera e una figura vestita da un lungo abito sacerdotale rosso e bianco
camminava nella fitta boscaglia, invocando un nome che la legava ad un odio
profondo e radicato all’interno della sua anima.
-Naraku!!!
Ripeté
ancora una volta, guardandosi attorno con aria palesemente spazientita per non
ricevere risposta ai propri richiami.
Gli occhi
inespressivi della miko saettarono fra gli alberi circostanti, cercando un
qualche indizio che le rivelasse la presenza nelle vicinanze del mezzo demone.
Rimase in
silenzio per qualche secondo, dopodiché cominciò a
procedere sui propri passi, capendo che chi cercava molto probabilmente non si
trovava in quel luogo.
Poi una
voce lugubre le arrivò all’orecchio come una folata di aria invernale e gelata.
-Buona
sera Kikyo…
Sibilò,
mentre una sagoma apparentemente umana avvolta nella pelliccia di un babbuino
bianco compariva poco distante da lei.
-Mi
sorprende tutta questa cortesia da parte tua Naraku…
Kikyo
eliminò dal tono della sua voce la nota di nervosismo, assumendo nuovamente
l’atteggiamento distaccato che era proprio del ruolo che aveva rivestito sino a
cinquant’anni prima.
-Così mi
ferisci, io pensavo che tu fossi venuta qui per me…
Sul volto
cadaverico e perennemente contratto in un’espressione di superiorità ve ne
comparve una falsamente offesa..
-Evita le
lusinghe, con me non attaccano!
Fece una
pausa e puntò lo sguardo gelido verso gli occhi malvagi dell’hanyou, dopodiché riprese a parlare in tono vagamente sprezzante.
-Però hai
ragione…
Tirò un
sospiro di rassegnazione; era caduta veramente in basso se ora doveva scendere
a patti con lo stesso essere che aveva causato la sua morte, ma pur di riavere
per se Inuyasha avrebbe fatto questo ed altro.
-Sono qui
per chiedere la tua collaborazione.
Naraku
ghignò compiaciuto.
-Io voglio
che Inuyasha torni da me e per fare ciò ho bisogno che tu mi liberi di Kagome…
-Nulla di
più facile.
La miko lo
interruppe.
-Ma non
devi ucciderla………… devi far si che lei arrivi ad odiarlo e tenti di ucciderlo,
costringendolo così a farla fuori………
Nelle
iridi color ghiaccio di Kikyo apparve una fiamma di malignità.
Naraku
scosse il capo.
-Sono
spiacente, ma dubito fortemente che Inuyasha alzerebbe mai un dito su di lei,
anche se dovesse provare ad ucciderlo.
Lei lo fissò
con ritrovato odio.
-Non
m’interessa!!!
Gridò con
voce stridula.
-Tu devi
soltanto fare in modo che lei lo odi, così tornerà da me e andremo insieme nel
regno dei morti!!!
Il mezzo
demone abbassò il capo e allargò il ghigno che gli curvava le labbra bluastre.
“Povera stupida… però potrei trarre
vantaggio da questo accordo e placare così il desiderio che mi tiene ancora
legato ad Onigumo………… che sia sul corpo di Kikyo o su
quello dell’altra ragazza………”
-Allora
d’accordo, entro dieci giorni tu mi dovrai portare la ragazza, dopodiché procederò secondo il mio volere…
La miko
gli voltò le spalle e s’incamminò fra gli alberi, fissando il buio compiaciuta.
“Inuyasha………… presto saremo di
nuovo insieme………”
L’hanyou
la fissò allontanarsi, dopodiché rivolse lo sguardo
su due figure che sino a quel momento erano rimaste celate dal buio.
-Avete
sentito?
Disse
gelido.
Un raggio
lunare illuminò le tre sagome con il suo pallido chiarore, rivelando l’identità
di quelli che sembravano essere degli spiriti.
Il primo
era un ragazzo che dimostrava più o meno sedici anni; aveva i capelli neri e
corti che gli ricadevano sulla fronte, comprendo parzialmente gli occhi dorati.
L’altra
era una ragazza della stessa età del primo; gli occhi erano di un azzurro
talmente chiaro da sembrare quasi bianchi, i capelli erano dello stesso colore
del ragazzo e la sua pelle era bianca come la luna.
Entrambi
erano vestiti di nero ma, mentre il vestito di lui era composto da un’ampia
camicia e da pantaloni lunghi e stretti, quello di lei era molto aderente e una
profonda scollatura a V metteva in bell’evidenza le
forme prosperose dello spirito femminile.
Naraku li
guardò compiaciuto.
-Certo…
Squittì
lei con voce lamentosa.
-Io e
Kamui siamo al tuo servizio e vi rimarremo sino a missione ultimata… e poi, non
è per questo che ci hai evocato?
Il mezzo
demone la guardò con occhi freddi.
-Si
Kotori, hai perfettamente ragione. Voi dovrete tenere a bada l’hanyou di nome
Inuyasha e il monaco Miroku.
-Ma cosa
ci darai in cambio?
Kamui si
avvicinò alla sorella e le posò una mano sul sedere; lei si volse e lo guardò
con aria provocante.
-Vi
renderò il potere che vi è stato tolto da Midoriko…
Entrambi
sorrisero, dopodiché Naraku si allontanò fra gli
alberi, seguito da Kanna.
-Tu pensi
che manterrà la promessa?
Sussurrò poi la ragazza.
-Se così
non dovesse essere, lo uccideremo…
La prese
per le spalle e la girò e cominciò a baciarla con violenza, mentre la mano che
si trovava sul fondoschiena di Kotori s’infilò fra le sue gambe e le spostò
rapidamente le mutande, dopodiché due dita
s’insinuarono brutalmente dentro di lei.
Il respiro
dello spettro demoniaco diventò ansimante e con le dita magre gli afferrò il
poso, incitandolo ad andare più a fondo.
Lui
sorrise soddisfatto ai suoi gemiti e con la bocca cominciò a scendere lungo la
scollatura.
La seconda
mano le scostò il tessuto dal seno e cominciò a massaggiarlo con movimenti
circolari, che vennero poi sostituiti dalla lingua dello spettro.
-Ehi voi
due!!!
La voce di
Kagura interruppe i due, che controvoglia si staccarono.
-Venite…………
La youkai
li fissò con una nota di disgusto; perché diavolo Naraku li aveva richiamati
dal baratro erano stai rinchiusi per mille anni?
Sbuffò
contrariata, quando la mano gelida di Kamui le si posò sulla spalla, facendole
scorrere un brivido freddo lungo la schiena.
-Perché
senza di noi la discendente di Midoriko potrebbe distruggerlo…
Sbarrò gli
occhi azzurri sotto lo sguardo divertito dei due spiriti infernali e sussurrò:
-Ma tu
puoi…
-Si… sia
io che Kotori possiamo leggere nel pensiero…………… per cui attenta a ciò che
pensi.
Kotori
scoppiò a ridere, una risata senza emozioni e seguita dal ragazzo si
dileguarono nella notte.
Dalla
prima volta che Shao e gli altri si erano incontrati erano passati otto giorni.
Lei si era
già perfettamente inserita nel gruppo e, con grande
felicità da parte di Kagome, aveva recuperato un po’ di buon umore.
Persino
Sesshoumaru sembrava felice di vederla in giro per casa e spesso i due
parlavano a lungo.
Veramente
era lei che faceva di tutto per trovarsi sola con lui e, quando aveva capito
che la sua presenza non gli dava fastidio, si sedeva sul pavimento e cominciava
a parlare.
All’inizio
lui sembrava ignorare le sue parole, ma dopo qualche giorno aveva cominciato a
risponderle e quando lei gli parlava le si sedeva
accanto.
Erano
ormai quarantotto ore che lo youkai le rivolgeva la parola senza bisogno che
fosse lei a cominciare un qualsiasi discorso e sempre più spesso cercava
volutamente la sua compagnia quando era indaffarata in
altre cose.
Quell’atteggiamento
non era passato però inosservato agli occhi degli altri occupanti della casa di
Kagome e tutti all’infuori di Inuyasha cominciavano a
sospettare che fra loro stesse succedendo qualcosa.
Ma era
difficile credere che Sesshoumaru potesse provare affetto verso un’altra
persona, soprattutto se questa era un’umana.
Era anche
vero però che a Rin lui voleva palesemente bene, per cui
sia Kagome che Sango presero in considerazione l’idea che sia Shaorin che lo
youkai stessero cominciando a piacersi.
Così una
sera le due amiche portarono la ragazza nel tempietto con una scusa e, una
volta sicure che nessuno dei ragazzi le avesse seguite, diedero il via
all’interrogatorio.
-Allora Shao-chan…
Cominciò
Kagome, con l’aria di chi la sa lunga.
-Siamo
davanti ad un fatto curioso…
Continuò
Sango, assumendo la stessa espressione dell’altra e facendo ridere Shaorin, che
si portò una mano alla bocca.
-E cioè?
Domandò
con aria innocente.
-Sappiamo
che fra te e Sesshoumaru c’è qualcosa…
-Eh?!?
Sul viso
della ragazza comparve una striscia rossa e portò lo sguardo sul pavimento.
-Ah-ah!!!
Gridò
Kagome, indicandola.
-No… non
c’è niente fra noi………
-Però
ti piace.
Concluse Sango con ineluttabile semplicità, facendo aumentare la
carica di porpora sulle sue guance.
-Ehm…
Si morse
un labbro, nel tentativo di trovare una qualche scusa credibile, ma le parole
le morivano in gola ed i suoi pensieri erano come impazziti e formavano
un’enorme confusione nella sua mente.
In effetti
Sesshoumaru era veramente un gran bel ragazzo ed era molto tempo che non
trovava così piacevole la compagnia di un ragazzo che non fosse Subaru.
-Forse un
po’…
Cominciò
con voce quasi impercettibile.
-Un po’?
Insistette
la sterminatrice.
-Mi piace
molto, d’accordo?!?
Ammise con
una nota infastidita nella voce cristallina.
Le due
ragazze la guardarono felici e Kagome le mise un
braccio intorno alle spalle, stringendola con affetto.
-Sono felice per te………………… te lo meriti!
La tajiya
le guardò leggermente confusa; non capiva perché la ragazza fosse perennemente
così triste e tanto meno comprendeva perché tutte le volte che sorrideva o
rideva Kagome-chan diventava euforica.
-Senti Shao-chan, posso chiederti una cosa personale?
-Certo Sango-kun, siamo amiche.
-Chi è Subaru?
Shaorin
aprì le labbra per rispondere, ma si sentì mancare la voce e gli occhi le si riempirono di lacrime.
Nel vedere
quella reazione, la sterminatrice si sentì profondamente in colpa e tentò di
scusarsi, ma lei la fermò.
-No, non
preoccuparti………
Fece un
profondo respiro e si asciugò le guance con il dorso della mano.
-Subaru
è il mio ex ragazzo…
La sua
voce era così sofferente che Sango si pentì profondamente di aver posto quella
domanda.
-Devi
sapere innanzitutto che io ho perso i genitori e mio
fratello Kioshi l’anno scorso in un incidente di
macchina e da quel momento ho cominciato a vivere da sola…
Kagome le
strinse una mano.
-Ho
passato sette mesi d’inferno… nonostante tutto però sono riuscita a tirare
avanti grazie alle mie amiche e dopo qualche tempo mi hanno
convinto a ricominciare ad uscire… è stato durante una di quelle sere che ho
incontrato Subaru…
Nei suoi
occhi blu cielo si accese una luce di nostalgia.
-All’inizio
pensavo di non interessargli, ma un mattino mi ha
fermato nei corridoi del liceo e mi ha chiesto di diventare la sua ragazza………
Curvò le
labbra in un sorriso privo di allegria.
-Io ho
subito accettato! Me ne ero innamorata perdutamente e
pensavo che il mio sentimento fosse ricambiato almeno in parte……… ma mi
sbagliavo, mi sbagliavo enormemente…
-Oh Shao!!!
Esclamò la
sterminatrice abbracciandola.
-Lui mi ha
usata per tre mesi e quando ha ottenuto quello che
voleva, non ci
ha
pensato due volte prima di scaricarmi………
-Vuoi dire che tu…
-Si, ho
fatto l’amore con lui.
La stretta
della ragazza si fece più forte e Shaorin sentì qualcosa di bagnato sulla
guancia destra.
-Sango…
Mormorò
Kagome, accorgendosi che stava piangendo.
-Mi
dispiace!!! Non volevo farti ricordare dei fatti tanto
tristi!!! Perdonami ti prego!!!
Lei le
passò un braccio attorno alle spalle e cercò di calmarla.
-Non
importa……… come ti ho già detto siamo amiche, perciò è naturale sapere tutto
l’una dell’altra.
La ragazza
chiuse gli occhi e Sango e Kagome si scambiarono un’occhiata colpevole: c’era
ancora una cosa che Shaorin non sapeva ed era il segreto più importante…………
Erano le
cinque del pomeriggio e Kagome se ne stava sdraiata sul materasso della sua
camera, immersa nel silenzio più totale.
Gli altri
erano usciti per fare un giro per Shibuya e così
poteva rimanere un po’ per conto suo a pensare.
Sospirò
profondamente e chiuse le palpebre.
-Inuyasha…
Sussurrò,
stringendo le braccia sul petto come per abbracciare l’aria.
Si
rannicchiò sul copriletto e sbadigliò stancamente: la convivenza era veramente
stancante, soprattutto se due dei coinquilini erano Sango e Miroku!!!
Sorrise ad
occhi chiusi e nella sua mente si materializzò l’immagine della sterminatrice
che correva dietro al monaco urlando come una matta sotto gli occhi divertiti di Inuyasha…
…Inuyasha…
da quanto tempo ormai era innamorata di lui? Molto
probabilmente dalla prima volta che i suoi occhi avevano incontrato le
pietre d’ambra del mezzo demone.
Improvvisamente
sentì una grande tristezza invaderle il cuore e una
lacrima le rigò la guancia destra.
Sbuffò
rassegnata.
-Ehm………Kagome,
sei sveglia?
La ragazza
scattò a sedere: che ci faceva Inuyasha a casa?
-Si… vieni
pure…
La figura
dell’hanyou comparve da dietro la porta e la guardò dolcemente, sorridendo
appena e mandando in tilt tutti i sensi della ragazza.
-Come mai
a casa? Pensavo fossi uscito con gli altri…
Lui le si sedette accanto.
-No, non ne avevo voglia…
Le rivolse
un altro sorriso e lo stomaco di Kagome si annodò così stretto da mozzarle il
respiro.
-Stai
bene?
Inuyasha le si avvicinò ancora, guardandola preoccupato: aveva il
viso tutto rosso… che avesse la febbre?
Le portò
amorevolmente una mano alla fronte per sentire se fosse
calda.
-Eppure
non hai la febbre…
Disse
corrucciato.
-Sto bene……… non devi preoccuparti.
Gli prese
la mano e la strinse dolcemente fra le sue.
Inuyasha
sentì un forte rossore salirgli alle guance.
Timidamente
portò lo sguardo sugli occhi color ametista della ragazza e non appena vide la
sua immagine riflessa in quegli specchi meravigliosi, vi si perse all’interno,
sprofondando in un mare di sentimenti contrastanti.
Quanto era
bella Kagome, ma la sua bellezza non era ricollegata al volto di Kikyo……… lei
era bella perché era Kagome, l’unica Kagome………
Avvicinò
il suo viso a quello della ragazza contemplando i dolci lineamenti del suo
volto.
Lei scosse
il capo lasciando la mano del mezzo demone e le lacrime tornarono
a pungerle gli occhi: perché la guardava così?!? Perché diavolo la stava
guardando in quel modo?!?
Lei odiava
quegli occhi così dolci; anche se poteva sembrare che quello sguardo fosse per
lei, sapeva ormai sin troppo bene che non era così.
Maledisse
i Kami e la sua somiglianza alla miko.
-Kagome,
ti prego guardami…
Mormorò
l’hanyou, riportandola alla realtà.
-No…
Protestò
debolmente la ragazza, senza togliere gli occhi dal lenzuolo.
-Perché?!?
Odio quando fai così…
Si voltò,
con grossi lucciconi che le rigavano le guance scendendo copiosamente dalle sue
iridi.
-Ah, tu odi quando Io faccio così?!?!
Tutta la
rabbia e la frustrazione esplosero in quelle parole cariche di dolore,
sofferenza e risentimento nei confronti di se stessa.
-Allora io
cosa dovrei dire tutte le volte che tu e Kikyo vi incontrate
e tu non riesci nemmeno a guardarmi in faccia?!? Cosa dovrei fare?!? Dovrei mettermi ad urlare, a piangere… dimmelo, perché
io non lo so…
Lasciò
cadere la testa sul petto e forti singhiozzi presero
il posto delle parole.
Inuyasha
la fissò con amarezza e imprecò mentalmente, maledicendo tutti e tutto, ma soprattutto
maledicendo se stesso.
Fece un
lungo respiro e raccolse tutta la forza che aveva nel cuore: doveva chiarire
quell’orribile situazione e con lei o non avrebbe più avuto il coraggio di
guardarla in faccia.
Con una
mano le prese il viso e lo sollevò, riportandolo all’altezza del proprio.
-Ora per
favore ascoltami senza interrompermi………
Annuì
lievemente con la testa.
-Tu sai
che fra me e Kikyo c’è un forte legame, e sai anche che dovrò saldarlo con la
mia vita…
Con uno
sforzo terribile si impose di continuare a parlare
nonostante gli occhi tristi di Kagome.
-Ma
sai anche che io voglio vederti felice, e odio quando piangi…
Senza
dargli il tempo di finire la frase la ragazza gli gettò le braccia al collo e
si strinse al petto dell’hanyou.
-Allora tu
mi vuoi bene?!?
Singhiozzò,
sorridendo appena.
-Certo che
te ne voglio!!! Tu non hai idea di quanto tenga a
te!!! Tu sei…
“Sei
l’unico scopo della mia vita! Sei il mio amore!”
-Sei la
mia migliore amica…
Aveva
mentito, di nuovo… e di nuovo senza saperne il perché.
Lei chiuse
gli occhi abbracciandolo più forte che poteva; nonostante non l’amasse, almeno
le voleva bene… e questo le bastava.
Camminavano
per le vie del centro ormai da un’ora e lo youkai cominciava veramente ad
averne abbastanza.
Continuava
a chiedersi perché mai aveva accettato di andare con loro; lui odiava la
compagnia degli umani e tanto meno quella degli amici
di quell’inetto del fratello.
Eppure
ora era lì, a camminare assieme a loro e la cosa non gli dava fastidio più di
tanto.
E poi
Shaorin sembrava allegra…
Quella
ragazza aveva una strana influenza su di lui: come se la sua presenza gli
rendesse tutto meno sgradevole.
Persino la forzata convivenza con Inuyasha diventava una
cosa quasi sopportabile se lei era in casa, girando per le stanze con quegli
occhi immensi quanto tristi e la chioma dorata che ondeggiava sotto i capricci
del vento.
Le rivolse
uno sguardo distratto e curvò le labbra in quello che sembrava un sorriso.
Più di una
volta si ritrovava a pensare a quanto fosse bella e
ancora più volte si chiedeva perché quelle iridi stupende fossero perennemente
segnate da un così grande dolore.
Ormai
sapeva quasi tutto di lei; da una settimana la ragazza non aveva fatto che
parlargli della sua vita e della sua famiglia, ma su
quel Subaru non gli aveva mai detto nulla.
-Ehi
Sesshoumaru, guarda!
La voce
musicale di Shao lo riportò sulla terra e vide il bel viso della ragazza
davanti a se, indicandogli una grossa insegna luminosa.
-Una
gelateria!!! Chi vuole il gelato?
Chiese
allegramente.
-Ehm……………
cos’è un gelato?
Sussurrò
Miroku all’orecchio di Sango.
-IO!!!
Gridò uno
Shippo entusiasta.
-Sango-chan?
-S…si… ce…
certo…
Sorrise
poco convinta.
Poco dopo
le due ragazze e il cucciolo di volpe erano sedute
sopra una panchina e si gustavano i due coni sotto lo sguardo attento e
incuriosito del monaco.
-Ha un
gusto ottimo!
Affermò la
sterminatrice leccandosi le labbra dalla crema bianca.
-Hai
ragione!!! È buonissimissimo!!!
Il kitsune sorrise ingenuamente e si sedette in grembo alla
tajiya, che gli accarezzò la testolina scarlatta con dolcezza.
Gli occhi
della ragazza invece erano rivolti a Sesshoumaru: come al
solito lo youkai era in disparte, in piedi all’ombra di un grosso albero e
fissava il vuoto con occhi freddi.
Chissà
come mai si comportava in quel modo…
La giovane
si alzò dal blocco di cemento su cui era seduta e si avvicinò al demone, con un
leggero rossore sul viso.
-Come mai
qui da solo?
Gli chiese
con dolcezza.
-Non sono
affari tuoi…
Tagliò
corto con il suo solito tono gelido, pentendosi però quasi subito di quelle
parole tanto sgarbate.
-Se ti do fastidio me ne vado subito!
Esclamò
guardandolo con la stessa espressione indifferente, stupendo enormemente lo
youkai.
Girò il
volto per andarsene e una striscia di cioccolato le macchiò la pelle lattea.
Senza
nemmeno riflettere su cosa stesse facendo, lui le
passò una mano sulla guancia pulendola da quella sostanza fredda e molle dal
profumo insolito e dal colore del legno.
Shaorin si
voltò, arrossendo furiosamente e lasciando che dai suoi occhi trasparisse una
nota di imbarazzo.
Il demone
la guardò con occhi apparentemente distaccati, ma dentro di se cominciò a
sentire qualcosa di strano, come un senso di affetto
verso quell’umana.
-Ti sei
sporcata…
Per la
prima volta le parole gli mancarono, quasi perdendo la forza di uscire dalla
sua bocca.
Lei gli sorrise, aumentando l’intensità di quella sensazione.
-Grazie,
non me ne ero accorta.
Poi notò
che la mano di Sesshoumaru era ancora sporca di gelato e cominciò a frugare
all’interno dello zaino azzurro, cercando di trovare un qualcosa di preciso
all’interno di quell’insulso ammasso di roba.
Lo youkai
si lasciò sfuggire un mezzo sorriso divertito nel
sentire i farfugliamenti della ragazza.
-TROVATO!
Gridò,
estraendo un ritaglio di carta e porgendoglielo e facendo sussultare un passero
poco distante.
Lui guardò
prima il fazzoletto, poi il viso sorridente di Shao con diffidenza, facendole
uscire una piccola risata.
-Cosa c’è?!?
Chiese
indispettito.
-No…
niente…
Mentì
spudoratamente, dopodiché gli prese la mano con la
sua e gli pulì le dita dal cioccolato.
Sesshoumaru
si ritrovò ancora a fissare insistentemente quegli occhi così belli e notò che
la profonda angoscia che vi albergava era, seppur per un secondo, sparita.
-Sei bella quando sorridi.
Le
sussurrò, facendo aumentare notevolmente la carica di rossore sulle guance dal
pallore lunare della ragazza, che strabuzzò le iridi blu.
-Ah… g… gra… grazie…
Cosa
diavolo le prendeva?!?! Da quando in qua si faceva
mettere in tale imbarazzo da un ragazzo, che perlopiù conosceva da appena una
quindicina di giorni?!?
Eppure
Sesshoumaru era diverso; quel suo atteggiamento così freddo le ricordava se
stessa subito dopo la morte dei genitori ed era forse questo il motivo per cui si sentiva così bene in sua compagnia…
Nonostante
non sapesse quasi nulla di lui riusciva a leggere nella sua mente come un libro
aperto e, sebbene non conosceva le ragioni che lo avevano spinto ad un tale
comportamento, sapeva che all’interno del suo animo c’era una grande ferita… lo sentiva dentro di se…
Aveva
sofferto tanto e per tanti motivi, perciò sapeva riconoscere
quando qualcuno provava rancore o dolore e aveva capito che dentro il
cuore dello youkai c’era un’enorme ferita che, nonostante il tempo avesse ormai
del tutto cicatrizzato, aveva reso il suo animo freddo come il ghiaccio.
Forse era per questo che adorava tanto la presenza di Sesshoumaru;
anche se non era lo stesso, un forte dolore li accomunava, completando i
rispettivi animi.
-Shao-chan!!!
La voce di
Sango la risvegliò dai suoi pensieri.
-Si?
Chiese
distrattamente, scuotendo il capo d’oro fuso.
-C’è qui
uno che ti vuole.
La ragazza
si voltò verso il punto in cui la tajiya e gli altri erano seduti e con i suoi
occhi incontrò quelli verde pino di un ragazzo alto e dai
lunghi capelli biondo platino raccolti in una coda bassa.
Shaorin
sentì il suo cuore fermarsi e le si mozzò il respiro.
-Ciao…
La voce
bassa e sensuale di lui le pervase il corpo accompagnata
da un brivido gelido.
-Subaru…
Mormorò,
sentendo che le forze cominciavano ad abbandonarla.
Nel
sentire quel nome, Sesshoumaru la guardò con occhi velati da una lieve
tristezza e vide chiaramente la moltitudine di lacrime che aveva ormai invaso
quelli di lei.
-Andiamo a
casa!
Lo youkai
l’afferrò per un braccio e la trascinò via dal parco, facendo cenno con la
testa a Miroku e a Sango di seguirlo.
La ragazza
non fece resistenza, ma continuò a fissare le iridi spavalde di Subaru sino a che Sesshoumaru non la costrinse a voltarsi,
chiamandola per nome.
-Perché?
Azzardò
Shippo, che voleva rimanere ancora un po’ in giro per le vie di Shibuya a guardare quelle grandi vetrate con
all’interno delle statue senza testa abbigliate in modo bizzarro.
-Tu vieni
e basta!
La voce
del demone ritornò fredda come al solito, dopodiché indicò ai due ragazzi il viso sconvolto di
Shaorin, che era ormai palesemente sull’orlo di una crisi di pianto.
-Dobbiamo
semplicemente tornare…
Aggiunse
il monaco, dopodiché si scambiò un’occhiata d’intesa
con la tajiya che annuì tristemente.
Quest’ultima
prese fra le braccia il piccolo di kitsune e corsero
dietro allo youkai, chiedendosi il perché di quel comportamento.
Intanto il
ragazzo rivolse a Shaorin uno sguardo divertito, scuotendo la testa con fare
beffardo.
-E
brava Shaorin… si fa presto a rimpiazzarmi…
Il suo
sorriso si trasformò in un ghigno.
-Ma ci
penserò io a farti passare la voglia di cercare qualcun altro…
Si
allontanò fischiettando.
Per tutto
il resto della serata Shao rimase in silenzio, con gli occhi vuoti e
inespressivi.
Kagome era
seriamente preoccupata per lei e aveva cercato di strapparle qualche
informazione, ma lei si limitava a scuotere il capo o ad annuire assente, quasi
non sentendo le parole che le venivano rivolte.
Persino
Inuyasha aveva cominciato ad sentirsi inquieto per
l’atteggiamento della ragazza che aveva ormai cominciato a considerare
un’amica.
-So-chan,
che ti sei imbambolata a fissare mio fratello?!?!
Esclamò
l’hanyou, cercando di farla reagire in qualche modo.
Era
disposto persino a canzonarla se fosse servito a
svegliarla da quello stato di stasi in cui si trovava da quando erano tornati
dalla loro passeggiata.
Dopo due o
tre tentativi la ragazza cedette e seguita dal mezzo
demone ritornò in cucina.
-Allora?
Chiese
Sango, con voce apprensiva.
-Niente… è
come caduta in coma… ma non riesco a capire perché.
Oggi sembrava così felice…
-Da quando
ha visto quel ragazzo al parco è diventata strana!
Aggiunse
Miroku pensieroso.
Kagome
voltò la faccia verso di lui con in viso
un’espressione molto simile a quella che aveva tutte le volte che un demone
cercava di ucciderla per appropriarsi delle schegge della sfera, solo che in
quel momento era mista a odio, un odio profondo.
-Quale
ragazzo?
Sibilò
furente.
-Non lo so… era alto, biondo, con gli occhi verdi…
Lei lo
interruppe con insolita violenza.
-SUBARU!!! BASTARDO, BRUTTO FIGLIO DI ………
Urlò
destando l’attenzione di tutti, compresa quella di Sesshoumaru che era seduto
sul davanzale della finestra.
La ragazza
cominciò a gesticolare e ad imprecare piuttosto pesantemente verso il ragazzo,
chiamandolo con ogni genere di appellativo offensivo
che conosceva.
-Kagome
calmati…
Disse
molto piano Inuyasha, mettendole le mani sulle spalle.
-CALMARMI?!?!?! IO DOVREI CALMARMI?!!?
Rispose
con una tale foga da far sussultare tutti i presenti.
-QUEL
BRUTTO IDIOTA HA DISTRUTTO LA
VITA DI SHAO ED IO MI DOVREI CALMARE?!?!
Nessuno di
loro la aveva mai sentita urlare in quel modo, e soprattutto con un tono tanto
carico di odio.
Inuyasha pensò
che se mai Kagome
si fosse rivolta a lui con quella voce, sarebbe sicuramente
morto.
Persino
Sesshoumaru si stupì di un simile comportamento da parte di quella femmina;
aveva coraggio da vendere.
Un brontolio
incomprensibile fuoriuscì dalle sue labbra e si diresse su per le scale,
seguita a ruota da Sango che tentava di farla smettere di imprecare, o
perlomeno di evitare di urlare tutte le belle parole che le fuoriuscivano dalle
labbra.
Lo youkai
fissò la scena con sguardo annoiato, dopodiché voltò
la sua attenzione fuori dalla finestra su cui era
seduto.
“Allora quello là era proprio Subaru………………… chissà perché sta
così male quando lo vede………”
Non sapeva
che ore fossero, ma nonostante tutto non riusciva a prendere sonno.
Erano ore
ormai che fissava insistentemente il soffitto della camera immersa nel buio e
gli unici rumori che si sentivano erano il russare di Miroku e il respiro
regolare di Inuyasha e delle ragazze nella camera
accanto.
Si portò
una mano alla fronte e si spostò alcune ciocche di capelli da davanti agli
occhi, mentre nella sua mente si materializzò il dolcissimo viso di Shaorin
quel pomeriggio, con le lacrime agli occhi e i dolci lineamenti del volto contratti in quell’espressione tormentata.
Sentì una grande rabbia salirgli alla gola; anche se non capiva
perché, l’idea che quel bastardo la riducesse in quello stato gli faceva venire
voglia di uscire a cercarlo e, una volta trovato, spaccargli la faccia a suon
di pugni!!!
Imprecò
mentalmente, dopodiché sollevò la sinistra sopra il
suo volto e guardò le due dita che poche ore prima avevano accarezzato la pelle
liscia e chiara della ragazza e il modo in cui lei gliele aveva pulite da quel gela…qualcosa…
Sentì uno
strano senso di caldo alle guance.
Che
gli stava succedendo? Lui odiava gli umani… ma Shaorin
no…lei era diversa… era dolce, sensibile e nonostante l’aspetto timido aveva
una personalità forte e allegra.
Poi i suoi
occhi… quante volte aveva guardato all’interno di quei due specchi color del
mare pregando i Kami di potersi perdere al loro interno? Tante, forse troppe…
eppure sarebbe rimasto a fissarli per ore, giorni, mesi…
Le iridi
di Shaorin erano come una porta verso il suo mondo: al loro interno si potevano
chiaramente vedere profonde cicatrici di dolore e di angoscia
immensi che ancora bruciavano… ma c’era qualcos’altro… come un potere nascosto,
terribile…
Sorrise
chiudendo le pietre d’ambra.
Improvvisamente
la quiete che avvolgeva la casa venne interrotta da
una strana musichetta proveniente dalla camera delle ragazze.
Inuyasha
aprì l’occhio destro; doveva essere uno di quei cellu…
qualcosa che usava Kagome quando doveva avvertire la
madre che avrebbe tardato.
Una risata
seguì un secondo squillo di quella melodia stridula,
svegliando del tutto il mezzo demone.
Poi
silenzio.
Forse si
erano addormentate.
Lo youkai
non fece in tempo a formulare quel pensiero che quell’aggeggio suonò di nuovo, ma questa volta non vi fu nessuna risata.
Un forte
odore di lacrime arrivò al fiuto sensibile dei due fratelli; il rumore della
porta che si apriva seguito da passi veloci che si allontanavano lungo il
corridoio assieme alle lacrime e al profumo di Shaorin.
Stava
piangendo… di nuovo…
Pensò
Sesshoumaru sentendo una fitta all’addome.
I passi di
Shao si persero nella notte subito dopo essere uscita dall’abitazione della
giovane.
Il
silenzio cadde nuovamente su tutta la casa, ma nonostante tutto
il demone non riuscì a prendere sonno.
Passarono
due ore.
Sembrava
che tutto fosse tornato tranquillo, ma i mormorii spaventati di Kagome ruppero
nuovamente la quiete della notte.
Nel
sentire la voce della ragazza così allarmata il mezzo demone scattò a sedere e
fece per dirigersi nella loro stanza, quando la sua sagoma comparve sulla porta
con in volto un’espressione profondamente angosciata e
i grandi occhi color ametista erano pieni di grosse lacrime.
-Kagome…
Sussurrò
lui con voce apprensiva, andandole accanto e posandole una mano artigliata
sulla spalla.
-Dov’è Shao-chan?!?
Gemette mentre grossi lucciconi cominciavano a scenderle lungo le guance arrossate
per la tensione.
-È uscita
qualche ora fa…
Disse
Sesshoumaru con finta noncuranza.
-COSA?!?!
Gridò con
voce terrorizzata.
-Oh Kami-sama!!! Cosa cavolo sarà
andata a fare!?!?Tipregotipregotiprego fa che non
faccia niente di stupido!!!
Il corpo di lei era scosso da continui fremiti di paura e le
lacrime erano talmente tante da annebbiarle la vista.
Inuyasha
si sentì morire nel vederla in quel modo.
-Su, cerca
di calmarti… vedrai che è andata solo a fare una passeggiata…
Cercò di
tranquillizzarla, assumendo un modo di fare
estremamente dolce e insolito per lui.
-ANDATA A
FARE UNA PASSEGGIATA?!?!?!?!?!
Urlò
facendo sopraggiungere anche Sango e Shippo e svegliando Miroku, che nonostante
tutto aveva continuato a dormire profondamente sino a quel momento.
-LEI NON È
ANDATA A FARE UNA SEMPLICE PASSEGGIATA!!! SE TUTTO VA
BENE È ANDATA AD AMMAZZARSI!!!!!
Tutti
ammutolirono, fissando esterrefatti il volto terrorizzato di Kagome.
Lo youkai
strabuzzò gli occhi e una paura profonda s’impadronì della sua anima.
Senza
rimanere a sentire il resto dei suoi discorsi saltò giù dalla finestra e
cominciò a correre fra le vie deserte della città, cercando nell’aria il dolce
odore di Shao.
Correva
ormai da quasi un’ora ma Shaorin non si trovava.
Aveva
addirittura provato a chiamarla più volte, ma le sue grida si perdevano nel
traffico e il profumo della ragazza si mescolava a quello dei tubi di
scappamento delle macchine, diventando praticamente
irriconoscibile.
“Dove sei…”
Era il
pensiero che gli affollava la mente.
Una forte collera gli invase l’anima; perché era scappata?!?
Se per
caso era colpa di quel dannato di Subaru
l’avrebbe sicuramente ucciso, anche a costo di andare sino a casa sua e di
strappargli la carne dalle ossa a unghiate!!!
Mentre
percorreva le strade di Tokyo il volto della ragazza
gli compariva continuamente davanti agli occhi, con un dolce sorriso e le
guance leggermente arrossate.
Quanto era bella…
Poi
quell’immagine fu sostituita dalle grandi iridi blu di lei piene di lacrime e
quello sguardo carico di sofferenza e la rabbia che sentiva dentro aumentò
ancora.
Sentì un
forte dolore nel petto.
Se le
fosse accaduto qualcosa di male non se lo sarebbe mai
perdonato; anche se non gli piaceva ammetterlo, Shao aveva preso un posto
speciale nel suo cuore gelido e l’idea di poterla perdere lo faceva stare male,
malissimo!
Ma,
nonostante tutti i suoi tentativi, la ragazza sembrava essere sparita nel
nulla, come inghiottita da quel susseguirsi ininterrotto di luci intermittenti
che erano il centro della città.
Era
appoggiata sul parapetto del ponte da ormai quasi un ora
ed era un’ora che piangeva ininterrottamente.
-Sono una
stupida…
Disse con
occhi rasseganti.
Un sorriso
amaro e triste le comparve sulle labbra rosee e con un gesto della mano si
asciugò le guance, ma altre lacrime ne presero subito
il posto, continuando a scorrere ininterrottamente.
-Perché Subaru………… Perché?!?
Gemette,
affondando il viso nelle braccia e battendo un pugno sulla ringhiera di
metallo.
-Io ti
amavo……………… ti amo……… non posso andare avanti senza di te…… cosa mi resta se tu
te ne vai!?!
I suoi
lamenti si alzavano nella notte silenziosa e la voce di
solito tenera e dolce della ragazza era rotta dai singhiozzi.
Ma non
le importava più di niente e di nessuno.
Subaru
l’aveva solo usata e lei c’era cascata come una stupida.
Quante
volte Kagome e Yakumo glielo avevano detto e ripetuto
che a lui non gliene era mai importato niente?
Migliaia e
forse anche di più.
Ma lei
non aveva mai dato loro retta e ora era lì, sola su quel ponte a piangere come
una bambina.
E pensare
che si era ripromessa che dopo aver perso la famiglia in quell’orribile
incidente d’auto non avrebbe mai più pianto per nessun motivo al mondo…
Patetica,
la parola giusta era patetica.
Scosse la
testa ed altri lucciconi si staccarono dai suoi occhi per cadere nel fiume
sottostante.
Con lo
sguardo seguì il loro percorso sino a scorgere le acque scure e tumultuose e
una strana luce vi si accese all’interno.
Forse aveva
trovato il modo, il modo per smettere di soffrire………
Salì sul
parapetto e respirò profondamente, dopodiché guardò
nuovamente il canale.
Avrebbe
messo fine a tutto: al dolore……… al tormento………… al pianto………
-Kagome,
mi spiace tanto…
Ormai
aveva perso le speranze, quando un rumore di singhiozzi gli giunse
alle sensibilissime orecchie.
Ringraziò
il cielo e sfrecciò nella direzione in cui i lamenti si facevano più intensi.
“Shaorin, sei veramente una stupida!!!”
La sua
anima gridava, per paura di ciò che potesse fare o che
potesse esserle fatto.
Era la
prima volta che sentiva tutte quelle emozioni per una persona all’infuori di se
stesso e Rin.
Ma quello
che provava nei confronti di Shaorin era diverso da
quello che sentiva per la bambina: anche se non sapeva perché, se solo le
avessero torto anche un solo capello i mal capitati si sarebbero amaramente
pentiti di ciò che avevano fatto e quando quel pomeriggio l’aveva vista così
distrutta aveva avuto l’impulso di stringerla fra le braccia e di baciare le sue
labbra.
Che si
stesse innamorando di lei?
No,
sicuramente no…
Quello che
provava per lei era semplice possesso, solo attrazione fisica… lui non si sarebbe mai innamorato………… e tanto meno di una stupida
ragazza umana.
Eppure era
là, a correre come un pazzo solo per sapere che stesse
bene e che non si fosse fatta male.
Percorse
tutta Shibuya e quando finalmente riuscì a
riconoscere la sagoma della ragazza, vide con orrore che si trovava in piedi
sopra il parapetto di un ponte.
La chiamò
con tutto il fiato che aveva in corpo, ma lei non gli rispose, continuando a
fissare il vuoto sotto di sé.
Improvvisamente
cominciò a sentire una spiacevole sensazione farsi
strada dentro di lui: era come se tutto il mondo gli si stesse avvinghiando
attorno, stringendogli la gola con forza.
Continuò
ad invocare il nome della ragazza, sperando che non facesse nulla di avventato.
Benché
Sesshoumaru fosse uno degli youkai più veloci fra quelli della sua razza, la
distanza che lo separava dal ponte era troppa persino per lui e se non fosse
riuscito a fermarla la ragazza sarebbe morta.
Una
seconda e più forte fitta al petto lo raggiunse.
-Shaorin!!!
Urlò
ancora una volta.
Finalmente
lei si voltò verso di lui e lo fissò assente attraverso i grandi occhi blu
sommersi di lacrime.
Un sorriso
senza allegria le comparve sul volto.
Aprì le
braccia e si lasciò cadere nel vuoto, senza un grido, mentre grossi lucciconi
le rigavano il viso dal pallore lunare.
Il signor
Hikimune entrò nella camera della ragazza seguito dalla moglie Kasumi.
Shao alzò
leggermente lo sguardo e fissò i due con sufficienza, dopodichè tornò a
concentrare la sua attenzione sulla rivista che stava leggendo.
Il padre
la guardò e scosse rassegnato la testa, dopodichè si avvicinò al letto e la
chiamò con un chiaro tono di rabbia nella voce.
-Shaorin…
Disse,
cercando di incontrare lo sguardo della figlia che però
lo evitava accuratamente.
-Shaorin!
Alzò il
tono, ma la ragazza non gli diede retta, tenendo la sua attenzione ferma sul
giornale che teneva fra le mani.
-SHAORIN!!!
La voce era dura e severa.
-Eh?
Mugolò lei, alzando leggermente gli occhi blu mare e
fissando con strafottenza la figura paterna e ignorando completamente quella della
matrigna.
-Perché non sei andata a prendere Kioshi oggi pomeriggio?
Sorata Hikimune cercò di riprendere la calma,
ma quell’atteggiamento di menefreghismo da parte della figlia lo mandava
su tutte le furie!
-Non mi andava…
Rispose con voce atona.
L’uomo le tolse il giornale dalle mani, costringendola
così a guardarlo negli occhi.
-Non ti andava?
Sibilò.
-No…
-Perché non ti andava?
-Non lo so… forse perché non avevo voglia di uscire…
Sorata strabuzzò gli occhi: da quando sua figlia era
diventata così cattiva nei confronti del fratellastro e della matrigna?
Non si era mai comportata in quel modo
prima di un mese fa, ma ora sembrava che i commenti acidi e le occhiate
velenose fossero diventate per lei una sorta di obbligo nei loro confronti.
-DIAMINE SHAORIN, MA HAI IDEA DI QUELLO CHE GLI POTEVA
SUCCEDERE?!?
Gridò, sotto lo sguardo indifferente della ragazza,
-SE NON FOSSE STATO PER MIKAMI CHE LO HA TROVATO ALLA
FERMATA E LO HA RIPORTATO A CASA, ORA TUO FRATELLO SAREBBE CHISSà
DOVE O PEGGIO!!!
Lei lo guardò con gli occhi che si riempivano di lacrime e
si sentì in colpa per tanta durezza, ma prima di potersi scusare e riprendere
il discorso in modo più calmo, Shao esplose.
-KIOSHI NON è MIO FRATELLO!!!
Urlò, sotto gli occhi increduli di Kasumi.
-Shao…
Sussurrò la donna.
-NON DIRE NIENTE!!!
Continuò guardandola con sguardo carico di
odio e disperazione.
-TU NON HAI IL DIRITTO DI DIRMI QUELLO CHE DEVO FARE!!! TU NON SEI MIA MADRE!!!
Un sonoro ceffone le vibrò sulla guancia destra.
-Non dirlo mai più!
Esclamò lui.
Shaorin fissò con dolore immenso il padre con le lacrime
che le scendevano copiose lungo le guance e si portò una mano sul punto in cui
poco prima le era stato dato lo schiaffo.
-Ti odio…
Singhiozzò
la ragazza, distogliendo lo sguardo da quello dell’uomo e sdraiandosi sul letto
scoppiando a piangere.
Perché
stava accadendo tutto questo?!? Suo padre non l’aveva
mai picchiata prima di quel momento, anche quando la mamma era morta e lei era
scappata di casa, mentre ora le aveva dato uno
schiaffo.
Sentì il
segno bruciare, farle male……… ma la cosa che le faceva
più male era la ferita che le era stata aperta nell’anima.
Era tutta
colpa loro, di Kioshi e di Kasumi!!!
Da quando
quella donna e suo figlio erano entrati nella sua
vita, tutto era cambiato, andando a rotoli.
Il
rapporto col padre era diventato maledettamente teso e non facevano altro che
litigare.
Lui non
faceva che rimproverarla per qualsiasi cosa, mentre con Kioshi
era sempre gentile e premuroso: il “figlio preferito”, così lei lo aveva più
volte chiamato durante le loro discussioni, sottolineando
il fatto che lui non veniva mai sgridato!
Li odiava,
li odiava con tutta se stessa!!!
Sorata
uscì lentamente dalla stanza seguendo la moglie, guardando la figlia in lacrime
con un grandissimo peso sul cuore.
Avrebbe
voluto spiegarle, parlare con lei, lasciare che si sfogasse, ma ora doveva
andare all’aeroporto; aveva un aereo per Pechino fra meno i
due ore…
Si chiuse
la porta alle spalle, non accorgendosi del bambino che se ne stava accanto alla
porta con le guance invase dalle lacrime.
La sua
adorata sorellina lo odiava; lui le voleva così bene e lei lo odiava…
Poi tutto
si fa nero… il telefono squilla… la corsa all’ospedale… la voce fredda
dell’infermiere… il pianto disperato davanti alle bare della sua famiglia… lo
zio che legge il discorso di addio…………
………
-AAAAAAAAHHH!!!
Shaorin
aprì gli occhi e molte lacrime si posarono sul bel viso dello youkai, che nel
vederla finalmente cosciente tirò un sospiro di sollievo.
Non
capendo dove fosse, la ragazza si guardò attorno
spaventata, incrociando così lo sguardo preoccupato di Sesshoumaru.
Solo in
quel momento si accorse di trovarsi fra le braccia del demone e un forte
rossore le invase le guance.
-G…Grazie…
Bisbigliò imbarazzatissima.
Lui la
appoggiò a terra con leggerezza, guardando i grandi occhi blu ancora pieni di
grossi lucciconi.
-Stai
bene?
Le chiese,
con voce come al solito fredda.
-Si…
Il tono
era stranamente basso.
-Non
dovevi fermarmi…
Mormorò, con una chiara nota di rancore verso se stessa nella voce incrinata dal lungo
pianto.
Con le
dita artigliate le asciugò le guance, accarezzando la pelle morbida e dal
pallore lunare della giovane.
-Volevi
morire?
Domandò,
passandole una mano fra i capelli.
All’inizio
non rispose, ma una voce nella sua testa continuava a
urlare talmente forte che per lei fu impossibile ignorarla.
Fece un profondo respiro, dopodiché alzò lentamente lo sguardo verso quello
dello youkai.
-Si…
Gemette,
mordendosi il labbro inferiore.
-E
sarebbe stato meglio per tutti se ora io fossi morta!
Il suo
corpo venne scosso da un fremito.
-Perché
dici così?
-Perché io
non ho più ragione di vivere in questo modo!!!Subaru mi ha solo usata, ho detto a mio padre che lo odiavo
poco prima che morisse, non ho mai potuto chiedere scusa a mio fratello per
avergli dato del “moccioso petulante e insopportabile”…
Le parole
si perdevano nei singhiozzi e con le mani strinse la
forte il colletto della camicia da notte.
Nel
vederla in quel modo lo youkai si sentì morire: non voleva che piangesse, non voleva che fosse triste, voleva vederla felice, voleva
vederla sorridere.
Le passò
le braccia attorno alla vita e la strinse forte a se.
Affondò il
viso nei capelli dorati della ragazza e respirò il suo profumo: quanto era
buono; sapeva di latte e di fresco.
-Se tu
morissi, io ne soffrirei………………
Si stupì
delle sue stesse parole: da quando aveva cominciato a provare quellesensazioni? E, soprattutto, da quando le provava per un’umana?
Ma era
vero, se lei fosse morta, lui ne avrebbe sofferto e
anche se non amava ammetterlo neppure con se stesso, cominciava a volerle bene,
molto bene.
Shao
rimase impressionata da quel gesto, ma si lasciò abbracciare e appoggiò il capo
sul petto del demone.
-Oh
Sesshoumaru!
Esclamò
lei, stringendosi allo youkai e macchiandogli la maglia di lacrime.
-Scu…
scusami…
Gemette.
-Non è
niente, non preoccuparti…
Si
accoccolò fra le braccia del ragazzo.
Si sentiva bene……… per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva
veramente bene…
Era come
se quella stretta le desse un piacevole senso di tranquillità, calore,
sicurezza.
Proprio da
lui, che faceva di tutto per essere freddo e distaccato dal resto del mondo;
sorrise, per la prima volta dopo tanto tempo, e chiuse gli occhi lasciando che
il respiro regolare di Sesshoumaru la cullasse come una ninna nanna.
-Quando
stai male, vieni a parlare con me… ti ascolterò sempre.
Le posò un
bacio sulla fronte.
Rimase in
silenzio in attesa di una risposta da parte sua, ma
lei non disse nulla.
Aveva
forse detto o fatto qualcosa di sbagliato?
Allarmato
da quel pensiero, chinò il capo verso quello di Shaorin e la guardò attraverso
gli occhi ambrati con una leggera nota di apprensione nello sguardo distaccato
e freddo.
Si era
addormentata…
Curvò le
labbra in quello che pareva un sorriso e se la caricò sulla schiena, dopodiché si diresse verso la casa di Kagome.
Kagome
camminava avanti e indietro per la cucina da ormai due ore; aveva il viso
segnato dall’angoscia e gli occhi pieni di lacrime.
Inuyasha
la guardava con tristezza: odiava vederla così, ma del resto più che
confortarla e dirle che sarebbe andato tutto bene non
poteva fare.
Come se
non bastasse, Sango era andata in depressione, attribuendosi in modo indiretto
la colpa di quanto era successo.
-Tu non
hai fatto nulla.
La
rincuorò Miroku, sforzando un sorriso.
-Ma è
anche colpa mia se So-chan ha ricordato Subaru!!! Io le ho chiesto di raccontarmi quella storia, io le ho
fatto ritornare in mente tutto il dolore che ha provato, io…
Il monaco
le posò l’indice sulle labbra.
-Basta
preoccuparsi! Sono sicuro che Sesshoumaru l’ha trovata e che ora stanno
tornando qui.
La
sterminatrice arrossì lievemente, dopodiché abbozzò
un sorriso e lo abbracciò.
-Grazie.
Gli
sussurrò ad un orecchio.
Kagome
girò il volto verso i due ragazzi e li guardò con dolcezza: chissà come mai non
si erano ancora dichiarati… si vedeva lontano un miglio che si piacevano da morire…
Sospirò
con rassegnazione.
Perché
anche lei ed Inuyasha non erano così? Perché Inuyasha non l’abbracciava mai quando era triste o si sentiva male?
Il suo
cuore fu invaso da un forte dolore, che si andò ad aggiungere all’angoscia che
provava per Shaorin; sapeva già la risposta ed era inutile tentare di negarlo…
… Lui non
l’amava, mentre Miroku amava palesemente Sango…
Sospirò di nuovo, questa volta con una nota di sofferenza,
riprendendo a deambulare nervosamente per la camera.
L’hanyou,
seduto su di uno sgabello, la osservava con occhi mesti e seguiva con lo
sguardo i suoi movimenti.
Quanto
avrebbe voluto stringerla fra le braccia e cacciare via ogni sua
preoccupazione, anche se tutto ciò gli sarebbe dovuto costare addirittura la
vita stessa!!!
Avrebbe
dato qualsiasi cosa pur di vederla felice.
Gli
ritornarono in mente le parole che la ragazza gli aveva
detto qualche settimana prima nella radura:
“Tu stai
guardando Kikyo!!!”
L’immagine
di Kagome in lacrime prese il posto di ogni altro
pensiero nella sua mente e la depressione prese possesso anche del suo animo.
Perché era
tutto così difficile?!? Perché non poteva andare da
lei e dichiararle i suoi sentimenti?!?
Abbassò
gli occhi ambrati.
Perché
c’era un’altra persona che lui aveva giurato di proteggere e che era arrivata a
dare la vita pur di rimanergli accanto………
……… Kikyo.
Spesso
negli ultimi mesi si era ripetutamente chiesto cosa mai avrebbe fatto quando la sfera sarebbe stata completata, ma ancora
adesso non riusciva a trovare una risposta.
Di una
cosa però era assolutamente sicuro: lui voleva stare con Kagome, voleva
renderla felice, ma una promessa gravava sulle sue spalle come un pesante
macigno, un patto che sarebbe stato costretto a mantenere prima
o poi………
Improvvisamente
la porta d’ingresso si spalancò e la figura di Sesshoumaru vi comparve.
Nel
vederlo, Kagome e Sango si precipitarono da lui, chiedendogli dove fosse
Shaorin.
Il demone
si limitò ad indicare con un cenno del capo la sagoma della ragazza che dormiva
beatamente sulla sua schiena.
Tutti e
quattro tirarono un sospiro di sollievo.
-Portiamola
di sopra.
Sussurrò
Kagome, ben attenta a non svegliare l’amica.
Lo youkai
si diresse su per le scale seguendo la ragazza, tenendo ben saldo il copro di Shaorin contro il suo, facendo attenzione a non
fare movimenti bruschi che ne avrebbero inevitabilmente disturbato il sonno.
-Falla
sdraiare sul mio letto…
Gli disse,
indicando il materasso.
Sempre
molto lentamente, Sesshoumaru entrò nella stanza e con
delicatezza la appoggiò sul lenzuolo, mettendole la testa sul cuscino.
Prima di
recarsi nella sua stanza, si voltò e le guardò il volto per un attimo: dormiva
un sonno senza incubi, il viso sereno e un dolce sorriso sulle labbra rosee.
Di nuovo
quel senso di calore gli invase l’anima; era davvero
così cambiato da provare tenerezza nei confronti di una femmina umana?
Probabilmente
si, visto che le si era affezionato così tanto.
Uscì con
passo silenzioso, chiudendosi la porta alle spalle e pregando che i Kami le
regalassero almeno per quella notte dei bei sogni.
Kagura
saltò giù dalla sua piuma e con un’aria evidentemente seccata entrò nella
stanza dove da ormai tre giorni si era barricato Naraku.
-Allora?
Che notizie mi porti?
Domandò
l’hanyou, con un tono tutt’altro che gentile.
-Koga e i
superstiti della tribù dei demoni lupo sono accampati ad ovest non molto
lontano da qui, mentre Inuyasha e la sua banda sembrano
essere svaniti nel nulla e con lui anche Sesshoumaru e quella bambina che si
porta appresso…
Il mezzo
demone si voltò verso la youkai e la guardò negli occhi color ghiaccio con aria
quasi indignata.
-COME
SPARITI?!?
Gridò, dandole un colpo con uno dei suoi tentacoli e lanciandola
contro uno dei muri di legno.
-Kanna!
Chiamò
poi, mentre lei si rialzava a fatica e gli rivolgeva uno sguardo carico di odio e di risentimento.
La bambina
bianca arrivò dopo qualche istante, seguita da Kohaku che come al solito fissava il nulla con occhi vuoti.
-Mostrami
dove sono Inuyasha e la sua banda.
La bimba
annuì con il capo e allungò lo specchio verso il suo creatore, sul quale
comparvero le immagini del pozzo Mangiaossa.
-Allora?
Sbraitò
lui, con voce spazientita.
-Non
riesco a trovarli, il mio specchio non percepisce la loro presenza… è come se
fossero spariti…
Rispose
con voce priva di alcuna emozione nonostante il volto
contratto dall’ira dell’ hanyou.
-E
Sesshoumaru?
-Anche
loro sono spariti……… tutti tranne Jaken………
Così
dicendo mostrò attraverso la superficie riflettente l’immagine del demone rospo
che camminava avanti e indietro con aria arrabbiata.
-Kohaku…
Disse poi,
rivolgendosi al ragazzino.
-Si, sommo
Naraku…
-Vai da
lui e costringilo a dirti dove si trovano Sesshoumaru e la bambina, dopodiché uccidilo.
-Si… sommo
Naraku.
Così
dicendo diede le spalle al mezzo demone e sotto lo sguardo compiaciuto di
quest’ultimo si diresse verso l’uscita del palazzo, diretto a compiere il
compito che gli era stato dato dal suo padrone.
-Kagura…
Lanciò
un’occhiata indifferente alla demone che era ancora
accasciata sul pavimento tenendosi le mani sull’addome nel punto in cui lui
l’aveva colpita poco prima.
-Tu invece
vai dalla vecchia Kaede e fatti dire tutto quello che
riesci su Inuyasha…
-E
poi?
Chiese con
voce ansimante.
-Fanne
quello che vuoi, la sua vita non m’interessa…
La demone
si alzò a fatica e seguì il tragitto fatto poco prima da Kohaku, scomparendo
nell’ombra del corridoio.
-Ora devo
solo liberarmi da questo insulso desiderio verso la
sacerdotessa, dopodiché sarò finalmente libero di
portare a termine il mio piano…
La porta
si aprì nuovamente e i due spettri infernali guardarono la figura di Naraku
attraverso i loro occhi privi di qualsiasi emozione all’infuori dell’odio e del
disprezzo.
-Così se
la sono svignata…
Commentò
acidamente Kamui, ghignando malignamente ed entrando in quella sorta di camera,
seguito a ruota dalla sorella.
-Avranno
avuto paura… nessuno può tenerci testa a parte Midoriko e sua altezza Shinata, ma visto che la prima è morta e la regina è stata
costretta alla sorveglianza di uno dei Segreti Celesti, siamo praticamente
imbattibili!
Aggiunse
con aria superba lo spirito femminile, passando le dita lunghe e magre fra i
capelli neri e mossi.
-Prima
abbiamo incontrato un bambino……… morto………
Cominciò
con aria falsamente incuriosita lo spettro dalle sembianze di ragazza,
posandosi due dita sulle labbra bluastre.
-L’ho
riportato in vita qualche tempo fa… è il fratello della sterminatrice di demoni
che viaggia assieme ad Inuyasha…
-Che
cosa meschina………
Lo
interruppe lo spirito, sedendosi accanto a Kotori.
-Usare il
cadavere dell’adorato fratellino per combattere contro la sorella… sono cose
che non si fanno! Esclamò con voce atona e con un’espressione di finta
ammonizione sul viso dal pallore lunare.
-E già………
è proprio una cattiveria… come quelle che facevamo noi quando
ancora eravamo al servizio di sua altezza.
Entrambi sorrisero e Kamui le passò le braccia sul ventre,
obbligandola a sedersi sulle sue ginocchia.
Con una
mano cominciò a percorrere la spina dorsale dello spettro, provocandole brividi lungo tutto il corpo.
-Naraku…
Disse
rivolto all’ hanyou, che lo fissò con una nota di
inquietudine negli occhi neri e freddi.
-Quando
potremo avere indietro i nostri poteri originali? Ti ricordo che sino a che non
ce li renderai, non potremo distruggere l’erede di Midoriko e, sino a che essa
non verrà annientata, ci sarà sempre la possibilità
che tu venga sconfitto…
Portò la
mano al di sotto della gonna di Kotori e cominciò a
toccare la sua intimità, mentre un pallido rossore si dipingeva sulle sue
guance lattee e gemiti di piacere scaturivano dalla sua bocca.
Lui fece
un ghigno di rabbia: seppure non gli piacesse sentirselo dire, era vero:sino a che Kagome
fosse stata in vita lui non sarebbe mai riuscito a compiere la sua missione… a
meno che l’animo della ragazza non venisse macchiato e quindi dissolto…
Da
rabbioso il suo sorriso divenne compiaciuto e una luce sinistra gli si accese
nelle iridi.
Kamui gli
rivolse uno sguardo divertito.
-Intendi
portartela a letto?
Chiese con
indifferenza continuando a stimolare la femminilità della sorella, i cui gemiti
aumentavano d’intensità.
-Penso
proprio che lo farò…
Rise, una
risata senza allegria.
Lo spettro
sorrise, dopodiché pose fine alla sua tortura inserendo
due dita all’interno della morbidezza della ragazza, che lanciò un grido appagato mentre il piacere s’impossessava di lei.
Naraku li
guardò con aria soddisfatta: ora che li aveva liberati dal sigillo e che
lavoravano per lui nemmeno Inuyasha e tanto meno quella stupida umana che era
la reincarnazione di Kikyo avrebbero potuto intralciare i suoi piani.
Gli
sarebbe bastato consegnare quell’ hanyou
insignificante alla miko e poi avrebbe avuto capo libero.
Quando
Shao aprì gli occhi era ormai giorno inoltrato e i caldi e luminosi raggi
solari filtravano dalle tende della camera di Kagome.
La ragazza
si portò una mano alla testa ed socchiuse lievemente
le iridi blu mare: aveva un mal di testa talmente forte che le sembrava che il
cervello volesse uscirle dalle orecchie e come se non bastasse aveva gli occhi
gonfi e le bruciavano da morire.
Si
stiracchiò sul letto e sbatté le palpebre più volte, cercando di mettere a
fuoco le immagini che aveva davanti agli occhi.
Con
movimenti ancora addormentati si mise a sedere e fece per alzarsi dal letto, ma
una mano le si posò sulla spalla destra,
costringendola a rimanere a letto.
-Sarebbe
meglio che riposassi ancora un po’.
Quelle
parole le arrivarono alle orecchie come un eco lontano; era una voce fredda e
distaccata.
Si
strofinò gli occhi ancora un paio di volte e così riuscì a vedere chiaramente
le sagome che erano davanti a lei.
-Sesshoumaru?
Lo youkai
la guardò con occhi indifferenti.
-Che
ore sono?
-Circa le
undici…
La ragazza
aprì gli occhi e si buttò sul cuscino.
-Oddio, ho
dormito sino alle undici del mattino? Perché nessuno mi ha svegliata?!?
Lo youkai
si sedette sul letto accanto a Shaorin, dopodichè le porse
un bicchiere d’acqua.
-Dormivi
così beatamente che Kagome ha preferito lasciarti stare…
Shao
guardò interrogativamente il bel viso dello youkai, dopodichè sorrise
dolcemente.
-Sei
rimasto con me tutta la mattina?
Lui non
rispose.
Shao
appoggiò il bicchiere sul pavimento e gli rivolse uno sguardo pieno di
gratitudine, dopodichè si avvicinò e lo abbracciò da dietro.
-Grazie…
Il demone
sgranò gli occhi ambrati, ma si lasciò abbracciare.
-Perché?
Le chiese
poi, con voce quasi ironica.
-Perché
cosa?
-Perché
mi ringrazi…
-Perché
sei l’unica persona eccetto le mie amiche e la mia famiglia a cui sia mai importato qualcosa di me…
Appoggiò
la testa sulla schiena di Sesshoumaru e altre lacrime presero a scenderle lungo
le guance.
Nel
sentire quell’odore lo youkai si voltò verso di lei e la guardò con una nota di apprensione nello sguardo.
-Stai piangendo…
Lei
sorrise fra i grossi lucciconi che le sgorgavano dagli occhi, ma non era un
sorriso malinconico… sembrava contenta…
-Si… ma
non sono triste…
-E
allora perché stai piangendo?
Si
avvicinò a lui e gli diede un dolcissimo bacio sulle
labbra.
-Sono
felice… felice che tu sia entrato nella mia vita regalandomi un po’ di quel
sole che non ho più visto da quando sono rimasta sola…
Lo baciò
ancora, passandogli una mano fra i capelli argentati.
Sesshoumaru
sentì un pugno allo stomaco non appena la bocca calda e morbida della ragazza
si posò sulla sua, rimanendo quasi immobilizzato a causa di quel gesto.
Shaorin,
sentendo che non accennava a rispondere ai suoi baci, fece per allontanarsi da lui ma lo youkai le mise una mano dietro la nuca e
riallacciò le proprie labbra a quelle della ragazza.
Lei sorrise, dopodiché fece scivolare
la propria lingua nella bocca di Sesshoumaru, accarezzandogli il palato e
intrecciandosi con quella di lui.
Il demone
l’abbracciò più stretto che poteva, evitando però di toglierle il respiro, e
rispose al bacio della ragazza cercando di non essere violento.
L’ultima
cosa che voleva era darle motivo per porre fine a quel contatto così
meraviglioso o farle del male.
Rimasero
così per molti minuti, tenendosi stretti l’uno all’altra.
Shao si
sentiva felice, veramente felice per la prima volta
dopo tanto tempo trascorso in lacrime nella sua stanza e nonostante quel
ragazzo volesse a tutti i costi apparire impassibile e freddo trovava in lui
tutto ciò che le era mancato durante tutti quegli anni.
Il demone
invece non riusciva a capire come potesse sentirsi così vicino ad una ragazza,
per di più umana, che conosceva da così poco tempo.
Lui non si
era mai legato profondamente a qualcuno, nemmeno a suo padre e dopo la morte di
quest’ultimo aveva giurato a se stesso che non si sarebbe maipiù affezionato a nessuno……… ma ora
nella sua vita era entrata Shao, che con i suoi modi gentili e i suoi sorrisi
era riuscita a penetrare nel suo cuore e aveva sciolto parte del ghiaccio che
lo ricopriva.
Era tutto
perfetto; il tempo pareva essersi fermato per loro e ogni cosa aveva perso
importanza, sfocandosi e mescolandosi a tutto il resto.
Un rumore
di passi giunse alle sensibili orecchie di lui,ma
lasciò che anche quel suono si andasse ad aggiungere a tutto quello che aveva
ormai perso importanza.
-Ehi
So-chan, sei sveglia?
Kagome
comparve dalla porta della camera con gli occhi allegri e un grande
sorriso sulle labbra.
I due
ragazzi si staccarono e la fissarono leggermente imbarazzati; Sesshoumaru era
rimasto impassibile, mentre il viso di Shao aveva assunto
un’interessante
tonalità di rosso.
Lei
ammutolì, fissandoli sbalordita.
-Ah… ehm…
forse dovrei tornare dopo…
Ma lo
youkai si alzò dal letto sciogliendo l’abbraccio che sino a pochi attimi prima
li aveva tenuti uno vicino all’altro.
Passò
accanto alla ragazza come se niente fosse, ignorando completamente la sua
presenza.
Dopo che
lui fu sceso dalle scale, Kagome guardò l’amica con
aria incredibilmente felice e scosse la testa con finta severità.
-Hikimune
Shaorin, da lei non me lo aspettavo proprio…
Disse,
trattenendo a stento una risata.
-L’ho
baciato.
Sussurrò
Shaorin, mordendosi il labbro inferiore.
A quel
punto la ragazza cedette alla parte più disinvolta del suo animo e si buttò sul
materasso gettandole le braccia al collo.
-So-chan
sono così felice per te!!!!
Quasi urlò
quelle parole, da tanta era la felicità che le invadeva il cuore in quel
momento.
-Calmati
Kagome-chan, è stato solo un bacio… non credo che per lui abbia significato più
di tanto………………
Nonostante
fossero amare le parole che uscirono dalla sua bocca, non ci fu nessuna ombra ad oscurare i suoi begli occhi, non questa
volta…
Sango era
sdraiata sull’erba e teneva gli occhi socchiusi sotto gli occhiali da sole a
mascherina azzurri che Kagome le aveva regalato un mese prima
quando era tornata da quella che lei chiamava “gita scolastica” o qualcosa del
genere.
Si era
spalmata addosso circa un intero tubetto di olio
abbronzante e si sentiva simile alle frittelle che lei e Kagome avevano tentato
di cucinare quella mattina, ottenendo come risultato finale delle cose informi
e unte tanto da scivolare fra le mani.
Quando le
avevano portate in tavola Inuyasha aveva storto il
naso affermando che piuttosto che mangiare quella “roba”(così le aveva definite)
avrebbe preferito una delle gambe del tavolo.
Sesshoumaru
invece era stato molto più civile rispetto al fratello: aveva semplicemente detto che a lui il cibo degli esseri umani non piaceva, ma
davanti al viso (falsamente e strategicamente) triste di Shaorin aveva ceduto e
ne aveva assaggiato un pezzo.
Quello che
però si era dimostrato il più carino e dolce di tutti era stato Miroku, che
nonostante il loro aspetto, si era messo nel piatto ben tre
di quelle… cose… perché non potevano essere definite in altro modo, e le aveva
mangiate tutte senza fare una piega.
Com’era
dolce il suo Miroku.
-Mio?
Pensò a
voce alta, scostandosi dal viso una lunga ciocca di capelli castani e
sorridendo.
Lui non
era il SUO Miroku, ma le piaceva lo stesso pensare che fosse così, anche se lui
perdeva la testa per ogni gonnella che passava sotto i
suoi begli occhi blu.
Rise fra
sé e sé, pensano all’espressione innocente del monaco quando
lei lo rincorreva perché aveva allungato le mani dove non doveva.
Chissà se
lo faceva solo perché era una bella ragazza o perché sotto sotto
provava anche lui qualcosa nei suoi confronti.
Un giorno
di quelli avrebbe dovuto chiederglielo, possibilmente quando
lui fosse stato ubriaco di sakè e lei completamente
fuori di testa.
Rise
ancora; stare vicino a quell’adorabile svitata di Shao le aveva causato una strana reazione chimica nella testa e sempre più
spesso si ritrovava a riflettere su quanto fosse bello.
E pensare
che solo qualche tempo prima se solo il pensiero del
monaco l’avesse sfiorata avrebbe assunto il colore del karinginu
di Inuyasha e sarebbe uscita con una scusa idiota del tipo:”Ho solo un po’ di
caldo… non ho niente…” o qualcosa di più patetico.
La
sterminatrice si stiracchiò sul prato umido e sorrise
di nuovo, quasi compiacendosi di quei pensieri.
-Ehilà
Sango, come mai qui da sola?
L’ombra
del soggetto stesso dei suoi pensieri le coprì il sole, facendole togliere gli
occhiali scuri.
-Ciao…
Disse,
reprimendo malamente uno sbadiglio.
Ecco un
altro segno del suo cambiamento: ora riusciva a parlare con lui con
straordinaria naturalezza, trattandolo come una persona qualunque e non come
l’oggetto primo di ogni suo desiderio.
-Che
fai?
-Prendo il
sole…
-Posso
mettermi qui con te?
-Ok…
basta che non provi ad allungare le mani… altrimenti ti faccio
fuori…
Il monaco
la guardò con una nota di malinconia nelle iridi color cielo, ma quando si
accorse che scherzava le regalò uno di quei sorrisi che lei amava tanto e le si sdraiò accanto.
Socchiuse
gli occhi al sole di mezzogiorno.
Rimasero
in silenzio per qualche minuto, distesi sull’erba soffice attorno al tempio
Higurashi a fissare il cielo che quella mattina era particolarmente bello: il
suo azzurro era a dir poco meraviglioso.
A cercare
di iniziare un qualche tipo di conversazione fu lo stesso houshi, che amava
sentire il suono della voce di Sango.
-Ti piace così tanto stare qui ad abbrustolirti al sole come uno
spiedino?
Ironizzò
nel tentativo di farla ridere; gli piaceva tanto la risata allegra e candida
della sua adorata tajiya.
Lei appoggiò
il capo su una mano e lo guardò alzando il sopracciglio destro con aria
spavalda; lui aprì un occhio e ricambiò lo sguardo.
Sorrisero
entrambi.
-Direi
che piace anche a te, visto che ti sei messo qui con me…
Disse provocatoria.
-Ma a
me piace stare qui solo perché ci sei tu.
La
semplicità delle parole del monaco provocarono sui
colori del viso della ragazza un’alterazione radicale, passando dal dorato al
rosso vivo.
-S…stai sche… scherzando vero?
-No,
perché dovrei?
Sango
ammutolì.
“Ricordati che se arrossisci fai
una figura del cavolo; ricordati quello che ti ha detto So-chan… si, basta
pensarci un attimo…dio com’è bello… no! Ricorda le parole di Shao… ricorda… CHE CAVOLO AVEVA DETTO SHAORIN!?!?!?”
Miroku la
guardò con quegli occhi innocenti e la porpora sulle sue guance aumentò ancora.
Con un
gesto dolcissimo le prese il viso con una mano e la costrinse a portare la sua
attenzione su di lui.
-Ah… io…
ecco… mi…
Il
cervello della ragazza alzò bandiera bianca, rifiutandosi di provare ancora a
formulare una qualche sottospecie di pensiero logico.
-Sicura di
sentirti bene?
Lei aprì
la bocca per rispondere, ma ciò che emisero le sue
corde vocali non fu qualcosa di riconducibile alle parole.
-Durrrrr…
Il monaco
la guardò sbalordito e la sterminatrice pregò i Kami che un improvviso
terremoto aprisse uno squarcio sotto di lei e che in
pochi secondi lascaraventasse in un
baratro senza ritorno, di modo da evitare di dover dare una qualunque
spiegazione per quel……… qualcosa che le era appena uscito dalle labbra.
-Cosa?
Chiese lui
trattenendo a stento una risata divertita.
-…-
Ancora
silenzio; ormai Miroku era sull’orlo di una crisi di riso
mentre Sango continuava a cambiare colore sulle guance, andando dal
rosso sangue al rosso porpora per poi giungere a una sorta di viola intenso
tendente al fucsia.
L’houshi,
capendo che la ragazza non sarebbe riuscita a spiccicare una sola parola se lui
non le avesse dato una mano, cercò di trovare il più
in fretta possibile un discorso alternativo per sviare la conversazione, anche
se sinceramente gli dispiaceva l’idea di doversi togliere da quella posizione,
ma continuare a torturare la tajiya in quel modo sarebbe stato di certo una
cattiveria nei suoi confronti.
Così,
seppur controvoglia, tolse la mano dal suo viso e ritornò a sdraiarsi sull’erba
fresca.
Per la
sterminatrice fu come il risveglio da un brutto sogno, solo che tutte quelle
figuracce le aveva fatte sul serio.
Nel
tentativo di riprendere la calma e la facoltà di formulare pensieri logici,
anche lei si distese sul prato, cercando di sembrare indifferente a quello che
era accaduto pochi attimi prima.
Rimasero
in quello stato di post-figuraccia per circa due o tre minuti, dopodiché Miroku le prese una mano con la sua e se la portò alle labbra, baciandone il dorso con tenerezza.
Sango
sorrise, sebbene il suo volto fosse di nuovo in fiamme.
-Bella
giornata, vero?
Chiese poi
lui, guardandola con la coda dell’occhio.
Kikyo
camminava per i sentieri deserti della foresta intorno al palazzo di cui Naraku
aveva preso possesso qualche settimana addietro, trascinando i passi sulla
terra arida e secca a causa della forte aura maligna che veniva
sprigionata da esso.
Avvolta
come sempre nel suo abito sacerdotale, la miko continuava la sua passeggiata
fra gli alberi della foresta dove alcuni giorni prima aveva preso l’accordo con
l’hanyou per riavere indietro Inuyasha.
Ormai il
pensiero del mezzo demone era diventato per lei peggio che un’ossessione: lo
sognava la notte, pronunciava il suo nome durante il sonno e non passava ora,
minuto, attimo delle sue giornate senza che il suo bel
viso le invadesse la mente.
Era
veramente caduta in basso: pur di ricongiungersi a lui aveva accettato di fare
un accordo con lo stesso individuo che aveva causato la loro separazione e in
seguito la sua morte.
Ma non
le importava, o perlomeno non più di tanto; pur di riuscire a riprendersi il
cuore del suo adorato hanyou era disposta a questo e altro, persino a vendere
il suo corpo se fosse stato necessario.
Continuava
a camminare; il volto dal pallore quasi cadaverico portava su di se la solita
espressione indifferente e distaccata e gli occhi azzurri e spenti saettavano
da un tronco ad un altro, esplorando con lo sguardo ogni minima venatura del
loro legno.
Uno dei
suoi spiriti della morte le andò accanto, portando come al
solito l’anima di qualche donna.
Lei lo prese fra le mani fredde e lo inglobò all’interno del suo
corpo, facendo un ampio respiro e riacquistando seppure per poco tempo un po’
del colore rosato che la sua pelle aveva perso ormai da cinquant’anni.
Avanzò
ancora attraverso il bosco immerso nel silenzio, sfiorando appena con le dita le cortecce degli alberi e le foglie dei rami più bassi
o di quelli che intralciavano il suo cammino.
Ad ogni
suo tocco però esse ingiallivano e cadevano al suolo dietro i suoi passi,
private della loro linfa vitale.
Rivolse
loro uno sguardo vuoto, all’interno del quale non appariva alcun segno di emozioni o di pensieri.
Uno
sguardo senza vita, proprio come lei.
Nemmeno
l’odio ormai era più proprio di quel pezzo di anima
che era riuscita a riprendersi tempo prima, quando una strega le aveva donato
quel corpo fatto di terra.
Ripensando
a quell’avvenimento che le aveva consentito di ritornare in quel mondo le ritornò alla mente il viso di Inuyasha.
Un sorriso
senza calore curvò le labbra pallide quanto la sua pelle; che belli erano gli
occhi di Inuyasha.
Molte
volte si era specchiata al loro interno ma solo in
quel momento, in cui per lei non era più possibile farlo, si era resa conto di
quanto fossero importanti per lei.
Ora in
quelle iridi ambrate non c’era più posto per lei… ora avevano
un’altra persona da guardare… ora c’era Kagome nei suoi occhi.
Improvvisamente
una sensazione che somigliava molto alla rabbia e al rancore si fece strada dentro di lei.
Quella
dannata della sua reincarnazione!!!
Ora era
lei la ragazza con cui Inuyasha rideva… lei era la persona con cui divideva le
sue giornate… lei era colei che consolava il cuore ferito del suo adorato
hanyou… ora era lei la persona di cui il mezzo demone era innamorato…
E
questo non poteva sopportarlo!
Non poteva
sopportare il fatto che una ragazza che non fosse lei
potesse dormire accanto a lui, potesse stargli vicino quando era triste,
potesse curare le sue ferite, potesse sentire il suo respiro, ascoltare la sua
voce e soprattutto, potesse aver preso un posto nel suo cuore… un posto che era
stato il suo… un posto che le spettava di diritto…
E si
sarebbe ripresa quel posto anche a costo di uccidere Kagome con le suemani.
Non le
importava quanto o cosa le sarebbe costato, lei si sarebbe
ripresa Inuyasha e con lui anche il suo cuore.
Arrestò la
sua camminata e si sedette sull’erba secca e ingiallita, guardando la sua
immagine riflessa all’interno del lago.
Anche
se il suo viso era lo stesso di cinquant’anni prima,
non si poteva dire lo stesso della sua anima.
Si guardò
più attentamente: aveva una grossa macchia scura sulla guancia destra.
Immerse la
mano nell’acqua gelida, ma non sentì nulla; anche se aveva un corpo in
apparenza umano, non percepiva alcuna sensazione, che fosse di freddo o caldo.
Si portò
la mano sulla macchia e cominciò a sfregarla lentamente, cercando di mandarla
via.
Continuò a
massaggiarsi la guancia per molti minuti, ma non successe nulla; per quanto ci
provasse, quell’alone nerastro non accennava ad andarsene o a diminuire la sua
intensità.
Ci provò
ancora, ma non cambiò nulla.
Cominciò a
capire: quelle macchie non erano causate da polvere, inchiostro o qualsiasi
altra cosa, ma dall’odio e dal disprezzo con cui aveva macchiato la sua anima.
Era
cambiata; se solo pensava a come era la sua
personalità prima di quel momento sentiva un senso di repulsione.
Cinquant’anni
fa non avrebbe mai nemmeno pensato a cose come la vendetta e tanto meno sarebbe
scesa a patti con un mezzo demone, che per lo più era la causa dell’odio che
aveva diviso lei e Inuyasha.
Ma ora
era diverso; lei doveva riuscire a riavere il suo hanyou e per farlo era pronta
a tutto.
Ripensò
con nostalgia ai giorni in cui lei e Inuyasha erano
felici, al tempo in cui lui l’accompagnava in barca lungo il fiume vicino al
villaggio, al modo in cui l’abbracciava e sentì la malinconia nel cuore.
Guardò
ancora il suo riflesso; le macchie erano ancora più grandi.
Era
sporca, sporca di qualcosa che non avrebbe mai potuto
pulire con acqua o con un panno.
Era sporca
di tutto quello che aveva fatto, di tutta la frustrazione che aveva provato, di
tutto il rancore che si era portata dentro.
Tutto a
causa del suo amore, a causa di Inuyasha…
No, non
era colpa di Inuyasha, ma di quella maledetta ragazza
che era arrivata dal futuro e le aveva portato via l’anima e la cosa a cui
teneva più di ogni altra: il cuore del suo amato mezzo demone.
Ma non si
sarebbe fatta dimenticare così facilmente; avrebbe trovato il modo, prima o poi, di allontanare la sua reincarnazione dal suo
hanyou e fare in modo che fra loro non rimanesse nemmeno l’ombra di una
qualsiasi specie di sentimento positivo.
E forse
ora ci era quasi riuscita, anche se era stata costretta
a scendere a patti con quel verme infido di Naraku.
Per
Inuyasha avrebbe fatto questo e altro.
Persino la
purificazione della Shikon no Tama aveva perso ogni importanza per lei e tanto
meno le importava se quel mezzo demone o qualcun altro l’avesse
utilizzata macchiandone inevitabilmente la sua entità; tanto a
rimetterci sarebbe stato soltanto lui.
E poi
anche volendo lei non sarebbe stata in grado di fare più nulla per renderla
nuovamente pura dall’odio; ormai anche l’animo della miko era corrotto, sporco,
macchiato della colpa di aver serbato rancore.
Ma del
resto che cosa aveva da perdere?
Nulla…
aveva sempre odiato quel ruolo, eppure lo aveva accettato senza fare una piega.
Ma ora che
finalmente quel peso gravoso le era stato tolto da
sopra le spalle aveva finalmente libertà di scegliere da sola, di vivere quel
pezzo di vita che le era stato restituito senza dover pensare al bene della
sfera prima che al proprio.
Si passò
la mano ancora gocciolante fra la lunga e fluente chioma di capelli color dell’ebano
e socchiuse le iridi color ghiaccio, mentre si alzava una leggera brezza calda.
Come tutte
le volte, non sentì nulla: né il vento sulla pelle, né la sensazione di fresco
che esso portava soffiando sull’acqua che aveva sulla mano sinistra, né il
profumo dei fiori di cui l’aria era impregnata.
Però
non le interessava.
Aveva già
lasciato quel mondo e allora come in quel momento non
rimpiangeva nulla, se non Inuyasha.
Ma ora
Inuyasha si era legato ad un’altra persona e più volte le aveva dimostrato che
quel legame era più di semplice amicizia.
-Kagome…
Disse con voce atona, priva di qualsiasi emozione.
-Tu me lo
hai portato via…
Si alzò in
piedi; la mano ricadde lungo il fianco bagnando con l’acqua fredda del lago
l’abito sacerdotale.
-E ne
pagherai le conseguenze… con tutti gli interessi…
Ghignò
compiaciuta, mentre si riavviava su i suoi passi addentrandosi nella folta
boscaglia con la solita andatura che la faceva assomigliare molto ad uno
spirito.
Del resto
lei era quello… niente più che uno spirito…
Kaede
corse fuori dalla sua capanna, prima che fosse
distrutta da una lama di vento sprigionata dal ventaglio di Kagura.
L’anziana
miko si affrettò a raggiungere il villaggio, ma con orrore si accorse che era
in fiamme.
In mezzo
alla folla che scappava da ogni parte urlando in preda al panico, riuscì a
distinguere due figure che era sicura non avere mai
visto prima di quel momento.
Fece
appena in tempo a risvegliarsi da quei pensieri per riuscire a schivare un
secondo attacco da parte della youkai, che non riuscì a raggiungerla per puro
miracolo.
Con il
respiro affannoso la vecchia cercò di avvicinarsi il
più possibile alle case in fiamme, così da poter dare una mano agli abitanti,
ma l’esile corpo della domatrice del vento le si parò davanti, sbarrandole così
la strada.
-Non si fa
così…
La ammonì
lei, con un ghigno soddisfatto sulle labbra color sangue.
-Scappare
prima che io abbia avuto il tempo di dirti perché sono venuta sino a qui… sono
proprio cose che non si fanno…
Il suo
ghigno si spense e con una mano afferrò il kimono della donna, sollevandola da
terra e fissandola con gli occhi gelidi.
-Dove
sono Inuyasha e i suoi amici?
Domandò
con tono terribile.
-Non… non
lo so…
Mentì la
miko.
La stretta
della demone si fece più forte.
-Non
raccontarmi storie, vecchia! Lo so che li stai
coprendo, ma con me le tue bugie non attaccano!!!
La voce di
Kagura era stridula e in essa
era appena percettibile una nota di angoscia.
Nella sua
mente continuavano a risuonare le parole gelide di Naraku e l’espressione di indifferenza sul viso di quel bastardo le comparve
davanti agli occhi.
-Kagura…
Le aveva
detto, dopo averla colpita per l’ennesima volta con uno dei mille tentacoli
viscidi che componevano quell’accozzaglia di demoni di ogni
sorta che erano il suo corpo.
-Se
non riuscirai a farti dire dove si trovano la reincarnazione di Kikyo, non
lascerò correre…
Strinse il
pugno libero.
Dannato
Naraku! Anche se era una sua creatura, lei non era la
sua serva e tanto meno un oggetto su cui scaricare la rabbia.
Non
passava giorno senza che lui le facesse del male, molto spesso ferendola anche
in modo profondo.
Ma non
aveva scelta: lui aveva in mano il suo cuore e quindi anche la sua vita, perciò
non poteva fare altro che obbedire senza fare obiezioni, anche se la cosa la
disgustava.
-Ehi Kagura…
La voce di
Kotori risvegliò la youkai da quei pensieri e con occhi quasi smarriti fissò
quelli inespressivi dello spettro che le si era
avvicinata.
-Questa
sarebbe la vecchia?
Chiese con voce quasi compiaciuta nel vedere l’anziana sacerdotessa
fra le mani di Kagura.
-Si… ma
non si decide a parlare.
Guardò Kaede con indifferenza, dopodiché
rivolse nuovamente la sua attenzione al viso pallido della
demone.
-Non
preoccuparti, se non vuole parlare ci penserò io…
La donna
la fissò con la paura dipinta all’interno degli occhi neri: che cos’era quella
ragazza? Non era un demone, ma nemmeno un essere umano.
Aveva gli
occhi vuoti e la pelle era decisamente troppo lattea e
perfetta per appartenere alla razza umana… e poi l’aura maligna che emanavano
lei e quell’altro ragazzo era decisamente troppo forte persino per un demone
completo.
Improvvisamente
vide la mano magra della giovane appoggiarsi sulla sua fronte e sentì come se
quelle dita affusolate riuscissero a penetrare nella sua mente.
Passarono
pochi attimi, dopodiché lo spettro ritrasse la mano e
chiamò il fratello, che si allontanò dalla cenere che restava del villaggio e
scavalcò alcuni cadaveri.
-Inuyasha
o come si chiama e l’erede di Midoriko sono andati in
un’altra epoca e la chiave per accedervi è un pozzo che non si trova molto
distante da qui… ma per poterlo attraversare è necessario possedere delle
schegge di quella Shikon no Tama o qualcosa del genere…
Disse con
freddezza, come se quello di cui stava parlando fosse stato solo un gingillo
senza la benché minima importanza.
E in effetti per quei due era proprio così; non importava
loro nulla di quella sfera; l’unica cosa che bramavano era riprendersi i poteri
che li erano stati sottratti da Midoriko e tutto il resto era solo un patetico
sfondo per il loro obbiettivo.
-Brava
sorella…
Kamui le
carezzò i lunghi capelli corvini e mossi e voltò le spalle alla
demone, che li guardò stupefatti.
-Non
meravigliarti…
Lo spettro
infernale ghignò divertito, imitato dopo qualche secondo dalla sorella.
-Kotori è la più potente manipolatrice di menti di tutto l’inferno… solo
sua altezza Shinata è dotata di poteri ancora più grandi…
Si
allontanò di qualche passo.
-Ora sbarazzati di lei…
Da
esterrefatta l’espressione sul viso di Kagura divenne
arrabbiata ed indispettita.
Come si
permetteva quello di darle ordini?!?
-Tu
uccidila e basta!
Negli
occhi dei due fratelli apparve come una fiamma d’odio e le loro ombre
proiettate sul terreno bruciato si deformarono, assumendo l’aspetto di due
diavoli dalle lunghe ali nere da pipistrello.
Il suo
animo sussultò; che cosa diavolo erano quei due?!?
Senza
nemmeno pensare, rispose alle parole dello spirito in tono sommesso e quasi
timoroso.
-S…si…
Riportò la
sua attenzione sulla miko.
-Mi spiace
vecchia; fosse per me non lo farei… ma è la tua vita o
la mia…
Così
dicendo affondò il ventaglio nel ventre di Kaede,
aprendo una lunga ferita su di esso dalla quale
cominciò a fuoriuscire sangue lordo.
Un gemito
strozzato sgorgò dalle labbra della donna, dopodiché
la presa attorno al suo collo fu lasciata, facendola stramazzare al suolo che
in breve tempo s’imbevette di rosso.
Si ritrovò
per l’ennesima volta a darsi del perfetto imbecille nel giro di dieci minuti.
Ancora non
sapeva come diavolo era riuscito a farsi convincere da Miroku a farlo, e per di
più ad indossare quegli insulsi pantaloni che gli stringevano le gambe e quella
maglia che cadeva da tutte le parti.
Eppure ora
era li in compagnia di Shao, o So-chan come la chiamava lui, a camminare per le
vie di quella città caotica in mezzo ad una quantità a suo parere assurda di
gente.
Shaorin
invece sembrava a suo agio, come se vedere tutte quelle persone tutte insieme
nello stesso posto fosse per lei la cosa più naturale del mondo; del resto però
lei abitava in quella città e quella era l’epoca a cui apparteneva, la stessa
di Kagome.
Già…
Kagome…
Quanto
teneva a quella ragazza che in così poco tempo era riuscita a fare breccia nel
suo cuore e che l’aveva trasformato da mezzo demone diffidente e chiuso nella
sua vita di solitudine ad una persona come un’altra, che viaggiava insieme ad
altri ragazzi che lo trattavano nello stesso modo… quelli che ormai considerava
i suoi amici…
Amici… per
molti anni aveva considerato quella parola solo un’idiozia o una menzogna,
inventata dagli umani per mentire a se stessi e convincersi di non essere soli.
Ma ora no,
ora lui sapeva che l’amicizia esisteva e la prima ragazza che glielo aveva
dimostrato era stata proprio Kagome, che non curante della sua natura a metà
che in passato gli aveva assicurato l’isolamento e l’essere evitato da tutti,
gli aveva offerto il suo affetto senza pretendere nulla in cambio.
Ed era per
questo, per il fatto che a lei non importasse nulla del suo essere mezzo demone
e mezzo umano e che gli volesse bene forse proprio per quella ragione che si
era innamorato di lei.
Nemmeno a
Kikyo aveva tenuto tanto e ora che ci rifletteva sempre più spesso si accorgeva
che ciò che aveva provato cinquant’anni prima per la miko non era amore, o
perlomeno non come quello che sentiva per Kagome.
La
sacerdotessa gli aveva imposto una condizione ben precisa per poterla amare,
mentre lei gli aveva aperto il suo cuore senza essere condizionata dalla sua
natura di hanyou.
Improvvisamente
la voce cristallina di Shao lo risvegliò dai suoi pensieri, chiamandolo
insistentemente.
-… yasha…
ATTENTO INUYASHA!!!!
-Eh?
SDENG!
L’hanyou
si ritrovò spalmato contro un palo, sotto gli occhi divertiti della ragazza che
tentava disperatamente di trattenere una risata, con risultati molto scarsi.
-Ahia!!!
Sbraitò
lui, massaggiandosi la testa e assumendo un’espressione contrariata sul bel
visetto.
-Io ho
provato ad avvertirti, ma tu come al solito non mi stai mai a sentire!! Sono
venti minuti che ti parlo e scommetto che se ti chiedessi che cosa stavo
dicendo non sapresti rispondermi!
La giovane
inarcò le sopraciglia facendo una smorfia arrabbiata e Inuyasha si morse il
labbro inferiore.
-Scusa…
Shaorin
sorrise dolcemente e fu imitata subito dopo dal mezzo demone; stava scherzando.
-Fa
niente… però cerca di evitare i pali della luce, non credo che la tua testa ne
sarebbe dispiaciuta.
Risero
entrambi, dopodiché la ragazza gli indicò una vetrina e lo afferrò per un
braccio, trascinandolo davanti ad essa.
-La
gioielleria dovrebbe essere questa…
Disse
rivolgendosi all’amico, che annuì pensieroso.
-Qual è la
collana?
Inuyasha
guardò attentamente i ciondoli luccicanti elegantemente posizionati all’interno
delle loro scatoline, portandosi una mano al mento e tamburellando su di esso
le dita artigliate.
Lei lo
guardò con aria intenerita; adorava quel ragazzo, anche se si conoscevano da
poco tempo lo considerava ormai uno dei suoi più cari amici, insieme a Sango, a
quell’adorabile bambino di nome Shippo e a quel pervertito di Miroku.
Poi
naturalmente c’era Sesshoumaru… anche se si era ripromessa di non legarsi mai
più troppo in fretta ad un ragazzo non poteva fare a meno di volergli bene… e
forse anche qualcosa di più…
-Questa
qui.
La voce
roca e decisa di Inuyasha la destò da quelle riflessioni e guardò con aria
curiosa l’oggetto che lui le stava indicando attraverso il vetro.
-Veramente
molto carina!
Affermò
convinta, fissando allegra una bellissima collanina d’argento con un piccolo
ciondolo a forma di cuore color viola scuro.
-Secondo
te le piacerà?
-Affermativo!
Sono tre mesi che mi stressa dicendo che è veramente troppo bella e che
vorrebbe che qualcuno gliela regalasse…
Assunse
un’aria furbetta, guardando con una punta di malizia l’amico che ricambiò lo
sguardo leggermente confuso.
-E molto
spesso mi ha detto anche che avrebbe voluto che fossi stato tu a regalargliela…
Il viso
dell’hanyou diventò di mille colori dall’imbarazzo; Shao rise ancora,
divertendosi alle espressioni spaesate di lui.
-Io?
Veramente voleva che fossi io?
La voce
gli tremava appena; Kagome, la ragazza di cui era innamorato, voleva che lui le
regalasse una cosa a cui teneva?
Felice,
ecco come si sentiva, profondamente felice! Ed era così felice che non si curò
nemmeno del fatto di essere arrossito.
-Si… mi sa
proprio che hai fatto perdere la testa alla mia migliore amica caro il mio bel
furbino!
Gli diede
un colpetto con le dita sul naso, sorridendogli.
Eh si,
ormai i sorrisi per lei non erano più solo un ricordo; da quando Sesshoumaru
era entrato nella sua vita non riusciva a non sentirsi bene con se stessa e con
gli altri.
-Dai
entriamo, altrimenti rischiamo di rimanere qui tutto il giorno e che ci
chiudano fuori!
Prese il
mezzo demone per la maglia e se lo tirò dietro nella gioielleria.
Avevano
appena finito di mangiare e tutti si erano ritirati nelle stanze al piano di
sopra.
A forza di
chiacchierare e di ridere avevano fatto l’una e Sango, Miroku, Shippo, Shaorin,
Sesshoumaru e i famigliari di Kagome erano andati a dormire già in stato
comatoso.
Erano
rimasti solo lui e la ragazza; lei stava lavando i piatti in cucina e Inuyasha
le dava una mano come poteva, mettendoli in quegli assurdi cassetti attaccati
alle pareti.
Kagome
canticchiava fra sé e sé mentre immergeva ancora le mani nell’acqua insaponata
e l’hanyou la fissava amorevolmente con gli occhi ambrati, compiacendosi di
quel momento in cui erano soli; ultimamente capitavano sempre più raramente
momenti così.
-Scusa,
potresti passarmi quello straccio per favore?
Gli
sussurrò palesemente stanca, indicandogli un panno sgualcito poco lontano dal
posto in cui era seduto.
Lo prese e
glielo porse.
-Sei
stanca…
Kagome
sorrise, felice del fatto che si stesse preoccupando per lei.
-No…
yaumh!
Si portò
una mano piena di sapone vicino alle labbra, coprendo malamente un grosso
sbadiglio.
Lui la
guardò alzando il sopraciglio destro; poteva fingere quanto voleva, ma con lui
le bugie non attaccavano!
Capiva se era stanca e in quel momento il viso affaticato e gli occhi lucidi
erano una prova più che sufficiente.
-Ok, ho un
po’ di sonno…
-Un po’?
-Sono
morta dal sonno, va bene così?!?
Replicò
lei leggermente contrariata; va bene preoccuparsi, ma Inuyasha aveva
l’irritante qualità di portare ogni cosa, anche la più insignificante, ad un
punto altamente critico!
-Decisamente…
Passarono
ancora alcuni minuti, durante i quali i due ragazzi rimasero in silenzio a
lanciarsi occhiate furtive, accertandosi molto accuratamente che l’altro non
stesse guardando.
-Senti
Kagome…
Cominciò
poi Inuyasha, tirando fuori dalla tasca dei suoi jeans un cofanetto ricoperto
di velluto blu.
La ragazza
lo fissò per un attimo, dopodiché concentrò la sua attenzione su uno dei
bicchieri che stava lavando.
-Oggi io e
Shao siamo andati in centro e io…
Improvvisamente
gli mancò la voce; cercò più volte di continuare il discorso ma dalla sua bocca
non usciva nessun suono.
Provò
ancora a parlare… niente… silenzio totale, come se le sue corde vocali fossero
andate in sciopero senza avvisarlo.
-E tu?
Lo spronò
Kagome, impaziente quanto lui di vedere cosa si celasse all’interno di quella
graziosa scatoletta.
-Io… ehm…
io ho… ho…
Lei si
lasciò scappare un sorriso, dopodiché cercò di dargli una mano capendo che se
fosse rimasta in silenzio aspettando che il mezzo demone ritrovasse la facoltà
di formulare frasi dal contenuto logico avrebbe fatto in tempo a veder sorgere
il sole.
-Ha per
caso qualcosa a che vedere con quello?
Indicò con
un cenno del capo il cofanetto.
-Ecco si!
Vedi io…
“Calmati
Inuyasha, prendi la cosa con filosofia… fai un bel respiro… si così… ora mi
sento molto meglio… bene, cerchiamo ora di dire qualcosa di intelligente… o
perlomeno di dire qualcosa…”
Cercò
ancora di parlare, ma la voce non si decideva ad uscire.
Ormai
Kagome cominciava a stufarsi; d’accordo che lo amava, ma non poteva neanche
farsi santa per sopportare i comportamenti idioti dell’hanyou, che fra l’altro
erano diventati sempre più frequenti in quel periodo.
-Me lo
dici domani… ora andiamo a dormire…
Fece per
allontanarsi dalla cucina quando la mano del mezzo demone le afferrò il
braccio.
-S…senti…
i…io…
“Eccolo
che ricomincia a balbettare! Ma è diventato scemo tutto di un colpo?!? Forse
devo smetterla con tutti quegli A CUCCIA…”
Pensò,
facendo uno sforzo immenso per trattenersi dal levare gli occhi al cielo e
dall’andarsene.
-IO TI HO
COMPRATO QUESTA!
Le porse
il cofanetto abbassando gli occhi.
La ragazza
lo guardò un po’ stupita; aveva si ritrovato la parola, ma sembrava non
riuscire ancora a controllare il suo tono di voce.
Prese fra
le dita la scatola e la guardò con occhi luccicanti; che fosse… no, ma che
andava a pensare!!! Eppure lo sembrava così tanto… magari lo fosse stato…
La aprì
lentamente; la mano le tremava, quasi avesse paura di scoprire cosa ci fosse al
suo interno.
Quando
finalmente lo sportellino superiore fu completamente aperto, quasi non volle
guardare ma vinta dalla curiosità rivolse i grandi occhi color ametista a ciò
che esso celava.
Sbarrò gli
occhi, che sentì improvvisamente riempirsi di lacrime e sul suo viso comparve
il più dolce e felice sorriso che Inuyasha avesse mai visto da parte sua.
-Oh
Inuyasha…
Mormorò,
mentre il suo sguardo saettava dal gioiello al volto incerto del mezzo demone,
che la guardava in attesa di una qualche parola da parte sua.
-Allora…
ti piace?
Kagome
strinse le labbra e, anche se non voleva, grossi lucciconi cominciarono a
scenderle lungo le guance arrossate; da quanto tempo non era così felice? Forse
non era mai stata così felice.
Nel
vederla in quello stato, l’hanyou ebbe un sussulto e le andò subito accanto,
pensando di averle fatto un torto regalandole quella collanina.
-Kagome…
scusami… io…
Lei lo
fece tacere abbracciandolo e nascondendo il viso fra le pieghe della sua
maglietta.
-No, non
scusarti…
Sussurrò
fra i singhiozzi di felicità autentica.
Lui appoggiò
il mento sul capo della ragazza, respirando a pieni polmoni quel profumo così
dolce e che era così familiare al suo naso.
Perché
ogni volta che poteva, lo gustava sino a che i suoi polmoni non riuscivano più
ad inspirare aria; amava così tanto quell’odore che sarebbe volentieri
soffocato a forza di assaporarlo.
-Non
scusarti per avermi reso felice…
Lui sgranò
gli occhi: felice… l’aveva fata felice!!!
Sentì il
soffio caldo della vita insinuarsi dentro di lui tramite la stretta della donna
che amava più di qualsiasi altra cosa.
Nemmeno
Kikyo, nemmeno lei aveva saputo dargli quel calore, il calore umano che unisce
chi lo sa donare a chi viene donato per tutta la vita.
Perché in
amore non ci devono essere condizioni o patti, mentre la miko gli aveva imposto
il sacrificio più grande per poterle restare accanto: gli aveva chiesto di
rinunciare a se stesso.
Invece
Kagome no; mai gli aveva chiesto di rinunciare ad una parte di lui per poterle
voler bene…
…Anzi, a
pensarci bene, lei non gli aveva mai chiesto o imposto nulla per poter rimanere
al suo fianco…
-Nulla…
Sussurrò
con voce così bassa che avrebbe potuto sentirlo solo l’udito fine di uno youkai
completo.
-Allora ti
piace.
-Certo che
mi piace! Lo adoro!
Si staccò
seppur controvoglia da quell’abbraccio e tirò fuori dalla scatola la collanina,
dopodiché ne appoggiò il contenitore sul tavolo della cucina e, dopo essersi
spostata i lunghi capelli neri, si portò le braccia dietro il collo e cercò di
allacciarsela.
Dopo un
paio di tentativi capì che da sola la cosa era praticamente impossibile e così
si voltò verso il mezzo demone.
-Potresti
darmi una mano? Non sono molto pratica di queste cose…
Lui
sorrise e prese la catenina fra le dita artigliate, sfiorandole appena la pelle
candida e morbida del collo.
Kagome
sentì una scossa lungo tutto il corpo e un leggero rossore le comparve sul
viso.
Il mezzo
demone se ne accorse e con finta noncuranza le sfiorò nuovamente il corpo,
provocandole ancora quella piacevolissima sensazione come di vento freddo sulla
pelle calda.
-Ti piace?
Le
bisbigliò all’orecchio con una punta di malizia, facendo aumentare la carica
scarlatta sulla pelle bianca e liscia della ragazza.
-Dai,
smettila!
Si
allontanò di scatto da lui, facendo ondeggiare il ciondolo a forma di cuore che
si era legata attorno al collo.
-Vieni,
andiamo a letto…
Fece per
andarsene quando lui l’abbracciò da dietro e le stampò un bacio sulla guancia,
facendole assumere un colore molto simile a quello del sole al tramonto.
-Ah… ehm…
sarà meglio che vada a dormire…
Si diresse
su per le scale, lasciando Inuyasha nella cucina.
-Kagome…
la mia Kagome…
Scosse il
capo sorridendo amorevolmente, dopodiché la seguì al piano di sopra.
Erano le
otto del mattino e Shaorin, nonostante tutti i suoi sforzi, non riusciva a
riprendere sonno.
Si rigirò
un paio di volte nel futon, dopodiché realizzò che anche se ci si fosse messa
d’impegno non sarebbe riuscita a riaddormentarsi.
Quelli
erano alcuni dei momenti in cui invidiava profondamente Kagome: sarebbe potuto
cascare il mondo che quella non si sarebbe svegliata e come se non bastasse
riusciva a dormire in qualsiasi luogo, dall’erba al letto più soffice, mentre
lei aveva già i suoi problemi ad addormentarsi nel suo letto, figuriamoci
dormire in un sacco a pelo!
Tirò un
sospiro rassegnato, dopodiché si alzò silenziosamente in piedi e, attenta a non
disturbare il sonno delle amiche e del piccolo Shippo, uscì dalla camera e si
diresse giù per le scale cercando di non fare troppo rumore.
Entrò
nella cucina e si stupì di non trovarvi nessuno; di solito la signora Higurashi
si alzava presto e spesso l’aveva vista preparare la colazione per Kagome e
Sota anche alle sei del mattino.
Si portò
una mano alla fronte e chiuse gli occhi sorridendo; quel giorno il nonno di Kagome,
sua madre e suo fratello dovevano andare a trovare uno degli zii della ragazza
perché malato.
Si
avvicinò al frigorifero e lo aprì, estraendone un cartone di latte e versandone
un po’ all’interno di un bicchiere.
-Yaumh!
Sbadigliò
rumorosamente, dopodiché prese il bicchiere fra le mani e ne ingurgitò qualche
sorso.
Si pulì le
labbra con il dorso della mano e sbadigliò ancora, avvicinandosi ad uno
sgabello e sedendosi sopra di esso.
-Looking at
the pages of my life… faded memories of me and you…
Iniziò a
canticchiare fra sé e sé, tamburellando le dita sul ripiano di legno del
lavandino ed appoggiandovi il bicchiere vuoto.
Cercò di
non usare un tono di voce troppo alto; non voleva svegliare i suoi amici e
tanto meno Sesshoumaru.
Sorrise al
pensiero del bel viso dello youkai.
Si
stiracchiò e strizzò gli occhi blu, ancora assonnata nonostante Morfeo si
rifiutasse di tenerla ancora per qualche ora fra le sue braccia.
Non appena
sentì i passi di Shaorin allontanarsi dalla stanza accanto alla sua, Sesshoumaru
aprì le meravigliose iridi ambrate e fece saettare le pupille verticali da un
punto all’altro della camera.
Suo
fratello dormiva profondamente, accompagnato dal monaco che russava beato nel
letto vicino al suo.
Senza
badare al fatto di essere in boxer, il demone si alzò dal letto e, non
curandosi troppo degli altri due, scavalcò il letto e il futon ed aprì la porta
con la noncuranza che era propria del suo carattere.
-Ehi
fratello…
La voce di
Inuyasha lo raggiunse prima che potesse sparire del tutto dalla stanza; pur
essendo un hanyou anche lui possedeva un udito piuttosto sviluppato e, vista la
minima distanza che lo separava dallo youkai, i suoi passi erano giunti alle
dolcissime orecchie canine svegliandolo da un sonno parziale.
Nonostante
quello fosse il posto più comodo sul quale avesse mai dormito fatta eccezione
per il gigantesco letto che aveva quando ancora abitava con la madre e il padre
al castello dell’Ovest, non riusciva mai ad addormentarsi del tutto, quasi
temendo le conseguenze che sprofondare nell’incoscienza avrebbero potuto
comportare.
-Dove vai?
-Non sono
affari tuoi.
La
risposta fu esattamente quella che il mezzo demone si aspettava.
Ormai ci
era abituato; per quanti sforzi facesse, suo fratello continuava a comportarsi
in quel modo freddo e scontroso nei suoi confronti.
Lo odiava,
questa era la verità e anche se non lo avrebbe ammesso neppure sotto tortura,
lui ne soffriva.
Non aveva
mai preteso l’affetto del fratello e più volte avrebbe accettato anche la sua
indifferenza, ma l’odio non riusciva proprio a digerirlo.
-Fhe!
Si voltò
verso la parete e richiuse gli occhi d’ambra, mentre il demone scompariva nel
corridoio.
Shaorin
appoggiò la testa al ripiano del lavandino ed un brivido freddo le corse lungo
le braccia nude.
-Mmmmhhh…
Mugolò,
contrariata dalla reazione che il gelo del marmo le aveva provocato ed
affondando il viso insonnolito nello spazio che separava il suo petto dagli
avambracci incrociati sul mobile.
Aveva
sonno eppure non riusciva a dormire; imprecò mentalmente e si passò una mano
fra l’oro fuso che erano i suoi capelli, arruffandoli più di quanto già non
fossero.
Chiuse gli
occhi nel tentativo di riuscire a farsi ancora una dormita prima di doversi
vestire ed andare a prendere la conferma per quel corso di disegno che dopo
mesi di lavori part-time da strapparsi la pelle a morsi era finalmente riuscita
a potersi permettere.
Immaginò
lo studio in cui avrebbe lavorato e si estraniò per qualche secondo da quella
stanza, volando lontano con la fantasia e lasciando fuori da quei dolci
pensieri tutto ciò che la circondava.
Si vedeva
seduta ad un tavolo bianco, con mille matite e fogli sparsi ovunque; stava
cercando disperatamente di dare vita ad un personaggio che le martellava nella
testa, ma senza successo.
Vide se
stessa fare di fogli con disegni appena accennati palline stropicciate e
buttarle nel cestino già piano, ottenendo come risultato quello di rovesciarne
a terra il contenuto.
Poi ebbe
come un lampo di genio e la sua mano cominciò a muoversi sulla carta bianca,
tracciando i contorni di un viso apparentemente astratto, ma che ai suoi occhi
appariva in qualche modo familiare.
Poi la
mano si ritrasse, rivelando il disegno appena finito; con gli occhi
dell’immaginazione lo osservò meglio… era un volto che conosceva… sembrava
Sesshoumaru…
Lo guardò
ancora: era Sesshoumaru!
Aprì gli
occhi di scatto ed alzò il capo dorato dal lavandino; da quando aveva
cominciato a vederlo nei suoi sogni?!? Era vero che si erano baciati, ma visto
il modo in cui si era comportato nei suoi confronti nei giorni seguenti aveva
del tutto abbandonato l’idea di poterlo fare ancora.
Non che
non avesse voluto, anzi, baciare quel ragazzo era per lei la miglior medicina
del mondo contro la depressione e anche se la cosa era accaduta una sola volta,
sempre più spesso si trovava a pensare a quanto bello sarebbe stato poterlo
fare una seconda… una terza…
Ridacchiò
fra sé e sé, facendo una smorfia autoironica e sorridendo.
Se pensava
che solo qualche settimana prima l’idea di baciare qualcun altro all’infuori di
Subaru le avrebbe dato il voltastomaco, ora lo avrebbe fatto, eccome se lo
avrebbe fatto! E anche di corsa!
Sogghignò
passandosi una mano sul viso e delineandone i dolci lineamenti con le dita
lunghe e magre.
-Ho sonno!
Esclamò a
mezza voce, soffocando un altro sbadiglio.
-Allora
perché ti sei alzata?
La ragazza
ascoltò le parole pronunciate dalla voce fredda e distaccata che le piaceva
tanto senza voltarsi; sapeva a chi apparteneva.
-Buongiorno
Sesshoumaru…
Mormorò
stiracchiandosi sulla sedia.
Lui non
rispose al suo saluto; Shao non vi fece caso, tanto ormai aveva capito che era
inutile prendersela per quel comportamento, lui era così e difficilmente
sarebbe cambiato.
-Come mai
in piedi di prima mattina?
Nonostante
sapesse che non avrebbe avuto una risposta, lei si impuntò a voler iniziare una
conversazione.
Poteva
anche non essere scontrosa o glaciale come lui, ma in quanto a testardaggine
faceva invidia ad un mulo!
Avrebbe
parlato con lui, anche a costo di tirargli fuori le parole con una pinza se fosse
stato necessario!
-Potrei
farti la stessa domanda…
Shao lo
guardò stupita; era una risposta un po’ laconica, ma pur sempre un inizio.
Dandosi
maggior forza attraverso quelle poche e secche parole, la giovane cercò ancora
di intavolare un discorso che non includesse risposte come “si” o “no”.
-Io non
riuscivo più a prendere sonno… sarò strana, ma non riesco a dormire bene in
quel letto.
-Neppure
io… non sono abituato a giacigli così…
-Per me è
più un fatto di testa…
Sesshoumaru
la guardò leggermente incuriosito da quelle parole.
-Io non
riesco più a dormire bene in nessun letto da quando sono rimasta sola…
Sorrise
malinconica.
-Ho un
senso di colpa così grande nei loro confronti da agitarmi nel sonno… tu sei
fortunato ad avere ancora tuo fratello…
Lo youkai
assunse un’espressione quasi disgustata.
-Decisamente
no.
Shao lo
guardò con ritrovato dolore.
-Come fai
a dire una cosa del genere?
-Io odio
mio fratello e per me lui rappresenta solo un impiccio…
Una
lacrima solitaria le solcò la guancia destra, ma la ragazza la asciugò subito;
non voleva mettersi a piangere davanti a lui.
-Odi tuo
fratello?
La domanda
poteva sembrare quasi un rimprovero, ma nella sua voce non vi era presente
alcuna nota critica… a dire il vero la sua voce era completamente priva di qualsiasi
emozione, apparendo fredda quasi quanto quella dello stesso youkai.
-Non dire
che non dovrei. Ho i miei buoni motivi per farlo.
-Infatti
non intendo dirtelo… so che hai le tue ragioni… tutti le hanno… o almeno, come
nel mio caso, credono di averle…
Anche
Sesshoumaru si voltò verso di lei e i loro sguardi si incrociarono; gli occhi
di lui erano gelidi, mentre quelli di lei erano di nuovo tristi.
-Io ho
odiato mio fratello e la mia matrigna… ho odiato mio padre…
-Tuo
padre?
Il demone
la guardò stupefatto: come poteva una ragazza come lei provare un sentimento
come l’odio? No… non poteva essere possibile…
-Si…
quando lui è morto, io l’ho odiato come mai avevo fatto in vita mia. Lo odiavo
perché mi aveva lasciata sola, perché se ne era andato senza di me… ma più di
chiunque altro ho odiato me stessa…
Fece un
profondo respiro.
-Io mi
sono odiata… mi sono odiata per aver provato rancore… per aver distrutto la
vita alle persone che amavo poco prima di perderle… per questo io mi sono
odiata per otto mesi…
Abbassò lo
sguardo; se avesse fissato ancora per un attimo quelle pietre ambrate sarebbe
scoppiata in lacrime.
-Sai…
spesso le persone odiano i propri amici o familiari perché attribuiscono a loro
la causa delle proprie disgrazie… e così non ci si accorge di quanto queste
persone siano importanti e, una volta perse per sempre, ci si ritrova da soli
ad odiare se stessi…
Non riuscì
più a trattenersi e, pregando in cuor suo che Sesshoumaru non le facesse
domande, iniziò un pianto silenzioso.
Lo youkai
la guardò con una piccola nota di tristezza negli occhi.
Ora capiva
perché le voleva così bene: nonostante non sapesse praticamente nulla di lui,
con le sue parole e con la sua storia riusciva a penetrare nel più profondo
della sua anima e, anche se in modo indiretto, ne carpiva ogni singolo
anfratto.
-Per te è
stato così?
Shao vide
il demone avvicinarsi e fu costretta ad alzare il viso pieno di calde lacrime.
-È così
evidente?
Si portò
una mano sul viso e cercò di asciugarsi i lucciconi che le sgorgavano dai begli
occhi blu mare, ma non appena le toglieva altre ne prendevano subito il posto.
Sesshoumaru
sentì una fitta all’addome; la ragazza si allontanò da lui e si avvicinò ad uno
dei cassetti e ne estrasse un fazzoletto di carta con cui si asciugò nuovamente
il viso, dopodiché respirò profondamente cercando di riprendere un po’ di
autocontrollo.
-Scusa…
non so cosa mi sia successo…
Cercò di
abbozzare un sorriso, ma le riuscì piuttosto male.
-Ne soffri
ancora così tanto?
Le si
accostò di nuovo, rifiutando di allontanarsi da lei.
-Tanto…ma
ho imparato a superarlo. Grazie ai miei amici sono riuscita ad andare avanti…
non so come avrei fatto senza di loro…
Fece una
breve pausa, poi parlò di nuovo.
-E tu?
Perché odi tuo fratello?
All’inizio
non le rispose, dandole l’idea che non volesse parlarne.
-Se non
vuoi dirmelo non fa niente… sono pur sempre fatti tuoi e quindi se preferisci
non parlarne ti…
Lui la
interruppe.
-Risale a
molto tempo prima di questo momento…
Stupendo
la ragazza ma anche se stesso, lo youkai cominciò a raccontarle la sua vita,
tralasciando dettagli del tipo che lui era un demone e che odiava suo fratello
per la sua natura a metà fra un essere completo come lui e un essere umano.
-…Mio
padre lo ha sempre preferito a me. Lui era sempre stato il…
-Figlio
preferito.
La voce di
Shao si unì alla sua.
-Come fai
a saperlo?
Lei lo
guardò in volto attraverso quegli occhi splendidi con una tale semplicità da
far sciogliere parte del ghiaccio che ricopriva il suo cuore.
-Perché
anche io ho usato quel nome… tante, troppe volte…
Chiuse le
palpebre per un attimo, dopodiché ritornò a guardare il ragazzo nelle iridi
ambrate.
-Non sai
quante volte io mi sono rivolta al mio piccolo Kioshi chiamandolo così… quante
volte l’ho ferito senza che me ne importasse… spesso sapevo che stava
ascoltando i litigi con mio padre e nonostante questo io lo chiamavo con
quell’appellativo che lo faceva tanto soffrire…
Sorrise
senza allegria.
-Ed è
anche per questo che quando vedo qualcuno litigare con il proprio fratellino o
sorellina mi sento malissimo… perché io non posso più farlo…
-Litigare
con tuo fratello?
-No, fare
pace con lui e dirgli che gli voglio bene…
Dopo aver
pronunciato quelle parole, l’animo della ragazza si liberò del peso che lo
aveva reso così infelice per tutto quel tempo e ciò che non era riuscita ad
esternare con le parole si riversò fuori da lei sottoforma di lacrime.
Sesshoumaru
le passò le braccia attorno alle spalle e la strinse a se, quasi volendo
trasmetterle un po’ della forza che lo aveva sempre caratterizzato sin da
piccolo; ma Shao era una ragazza forte, si vedeva.
Nonostante
fosse rimasta sola era riuscita ad andare avanti e, benché avesse commesso
degli sbagli, era sempre riuscita a rialzare la testa e a guardare avanti.
-Smetti di
piangere… ti prego…
Lei
appoggiò il capo sul petto del ragazzo.
-Perché se
piangi mi fai del male.
Lo abbracciò
a sua volta, sentendosi finalmente sciolta dal vincolo di dolore che la legava
ai ricordi della sua famiglia.
Anche se
non ne conosceva completamente il perché, quel ragazzo aveva il potere di farla
star bene anche fra i ricordi più dolorosi della sua vita.
Ed era per
questo che si sentiva così legata a lui, era per questo che quando era fra le
sue braccia voleva che il tempo si fermasse, era per questo che si stava
innamorando di lui.
A
quell’ultimo pensiero il suo cuore ebbe un sobbalzo; non doveva accadere
ancora, lo aveva giurato a se stessa.
Non si
sarebbe mai più innamorata se non dell’uomo con cui avrebbe condiviso il resto
della sua vita.
Per
questo, anche se ormai era conscia di ciò che sentiva nei confronti di
Sesshoumaru, non glielo avrebbe mai detto… mai…
Naraku
camminava su e giù per il pavimento della stanza con un’espressione palesemente
nervosa sul volto cadaverico.
Gli occhi
neri saettavano da una parte all’altra della camera, soffermandosi prima su
Kamui e Kotori, che con la loro solita indifferenza si stavano baciando
appoggiati al muro, poi su Kagura, che lo guardava quasi divertita nel vederlo
in quello stato di agitazione.
-Che c’è
Naraku, stai forse impazzendo?
Una voce
fredda irruppe nella sala, mentre dalla porta scorrevole compariva la sagoma
evanescente di Kikyo.
Il volto
del mezzo demone si rilassò momentaneamente e un ghigno falsamente gentile si
dipinse sulle sue labbra scure.
-Kikyo… a
cosa devo il piacere di questa visita?
La miko lo
guardò con insofferenza, disgustata da tanta cordialità da parte di
quell’essere.
-Risparmiami
i convenevoli e piuttosto dimmi perché non riesco più a trovare Inuyasha.
Il tono
della sacerdotessa era leggermente arrabbiato e il mezzo demone se ne
compiacque, mentre lei gli si avvicinava.
-Allora?
-Donna,
vedi di non urlare… la tua voce stridula mi fa venire il mal di testa…
La miko si
voltò verso l’origine di quella voce e solo in quel momento si accorse della
presenza dei due spiriti.
Li guardò
con freddezza.
-E questi
chi sono? Altre tue bambole?
Kamui le
volò accanto e le legò una frusta lucente attorno al collo pallido, con gli
occhi aurei che brillavano di un oro intenso e le pupille nere si erano
assottigliate come quelle di un serpente fissandola con odio.
-Donna… se
tu dirai ancora una parola rivolgendoti a me e a Kotori chiamandoci bambole ti
rispedirò all’inferno dove dovresti essere ormai da cinquant’anni.
Kikyo si
sentì improvvisamente paralizzata, come se quella voce fatta di puro odio le
impedisse i movimenti.
E poi come
faceva quello a sapere che era già morta e perlopiù da cinquant’anni?
-Non
spaventarla fratellino… per questo ci sarà tempo dopo…
Lo spettro
femminile le si avvicinò e la guardò divertita attraverso gli occhi color
ghiaccio.
-Tu sei Kikyo…
la donna che ha relegato colui che è amato dall’erede di Midoriko ad un albero
nei pressi del villaggio che abbiamo distrutto ieri mattina.
-Di…
distrutto?
Mormorò
con apprensione.
-Si… e
Kagura ha anche ucciso una vecchia… tua sorella…
Ghignarono
entrambi e dall’occhio destro della miko fuoriuscì una lacrima salata, che
scese lungo la guancia pallida per poi staccarsi dal viso e cadere sul
pavimento di legno.
-Lasciatela
andare… per favore…
La voce di
Naraku era stranamente sommessa e cortese; i due si allontanarono da Kikyo, ridendo
compiaciuti.
-Noi ce ne
andiamo…
Così
dicendo sparirono attraverso l’ombra dell’uscio.
-Chi… chi
diavolo sono quei due?
Gemette
poi la miko, portandosi una mano alla gola e dando alcuni colpi di tosse; il
mezzo demone le si accostò con occhi colmi di desiderio, che tratteneva solo
perché voleva farla sua solo quando l’hanyou sarebbe morto.
-Due
spiriti che ho liberato da un sigillo posto loro da Midoriko secoli or sono…
sono i più forti spettri infernali che esistano in tutti gl’inferi… li ha
creati la moglie del dio del caos e ora che lei è stata relegata dai Kami a
sorvegliare uno dei segreti dell’universo sono i più potenti in assoluto… sono
secondi solo alla loro regina e agli dei celesti…
Anche se
le sue parole erano orgogliose, nessun sorriso soddisfatto si trovava sulla sua
bocca.
-Ma non
puoi controllarli, vero?
La
sacerdotessa lo guardò con aria canzonatoria.
-Non del
tutto… ma sino a che non riavranno tutti i loro poteri, sarò ancora in grado di
tenerli a bada…
L’hanyou
si allontanò da lei e si sedette accanto alla finestra, fissando senza emozioni
il paesaggio brullo e devastato dall’aura malvagia che aleggiava attorno al
castello che gli si poneva davanti.
-E come
farai quando li riavranno?
-Solo io
conosco chi ha ereditato quei poteri dalla sacerdotessa Midoriko, e solo io
conosco in che modo poterli liberare dal sigillo che li tiene celati
all’interno del cuore della ragazza…
-Ti
riferisci a Kagome?
-Si… mi
spiace, ma ho idea che lei sia molto più forte di te…
La miko
assunse un’espressione rabbiosa e piena di rancore.
-Più forte
di me?!?
Gridò.
-Purtroppo
è vero… del resto che ti aspettavi dall’erede della creatrice della Shikon no
Tama?
-COSA?!?!
Kagura
alzò lo sguardo e fissò divertita la scena: odiava quella maledetta
sacerdotessa, con quell’aria da statua di pietra; le dava la nausea e vedere il
suo viso impassibile contratto dall’ira era per lei il migliore fra gli
spettacoli comici.
-IO SONO
L’EREDE DI MIORIKO!!!!
-Davvero?
E allora come mai non li hai tu i poteri di Kotori e Kamui all’interno del tuo
cuore?
Rispose
lui con calma.
-PERCHé IO
MI SONO Già REINCARNATA E QUINDI LI HO TRASMESSI A QUELLA STUPIDA NIGEN!!!
Naraku
rise senza alcuna traccia di allegria.
-Sfortunatamente
per te quei poteri Midoriko li ha trasmessi direttamente nel cuore della
persona che riteneva adatta per poterli contenere… e, a quanto pare, tu non eri
quella giusta.
Kikyo gli
rivolse uno sguardo carico d’odio e lui ne godé pienamente; adorava vederla così,
la sacerdotessa sporcata del disprezzo verso di lui, lo faceva sentire
soddisfatto di se stesso.
-Non
prendertela… sei pur sempre una potente sacerdotessa…
Il volto
cadaverico e liscio della donna riprese la solita espressione gelida e impassibile,
ma negli occhi azzurri era ancora chiaramente visibile una nota di rabbia.
-Ora
tornerò al villaggio poco distante da qui…quando hai bisogno di me manda la tua schiava con il ventaglio a
chiamarmi.
Kagura
ringhiò e le due si scambiarono uno sguardo di puro veleno.
-A
proposito…
Disse poi
la miko, rivolgendosi nuovamente a Naraku.
-Se per
caso una volta riavuti i poteri quei due spettri dovessero rivoltarsi contro di
te per appropriarsi della Shikon no Tama?
-Non lo
faranno.
Rispose
sicuro.
-Come fai
a dirlo?
Lei lo
squadrò con aria poco convinta, cercando di cogliere qualche dettaglio che
tradisse l’aria spavalda del mezzo demone.
-Perché a
loro la sfera non interessa.
La sua
voce era sempre tranquilla, come se avesse la certezza assoluta di poter
contare su i due spettri.
-A tutti
interessa in qualche modo. Forse per diventare più forti…
Lui rise
malignamente.
-Perché
dovrebbero diventare più forti? Hanno poteri sufficienti per distruggere questo
mondo.
-E allora
perché non lo fanno?
-Che cosa
ne trarrebbero? E poi anche loro devono rispondere delle loro azioni… e lo
devono ad una creatura dalla potenza tale che ne temono l’ira come un topo teme
il serpente.
Kikyo lo
guardò con gli occhi quasi spaventati: se persino quei due avevano qualcuno di
più potente alle spalle e dovevano seguire le sue direttive, se quell’essere
fosse mai sceso sulla terra cosa sarebbe accaduto?
-Hai mai
pensato che quella creatura potrebbe arrivare qui una volta che i suoi servi
avranno riavuto i loro poteri?
-Non è una
cosa possibile… la loro regina è stata imprigionata dai Kami supremi e deve
scontare una pena per aver infranto le loro leggi… quindi sino a che essa non
verrà liberata anche loro devono attenersi alle direttive celesti… altrimenti
rischiano di essere nuovamente rinchiusi oppure di essere costretti a
reincarnarsi…
Ghignò
compiaciuto, anche se quelle frasi erano servite più che a convincere la
sacerdotessa a dare sicurezza a se stesso.
Perché,
anche se sino a che Kamui e Kotori non avrebbero riavuto i poteri poteva ancora
sperare di contrastarli, quei due spiriti avevano un’aura troppo strana e la
cosa gli incuteva non poca paura.
Se per
caso avrebbero trovato il modo di recuperare quei poteri senza di lui era
sicuro che non avrebbero aspettato l’arrivo della loro regina per poterlo
togliere di mezzo.
A quel
pensiero l’hanyou deglutì rumorosamente, mentre sul suo volto compariva l’ombra
dell’angoscia.
-Ora vai…
non appena tramonterà il sole manderò Kotori a prendere Kagome e allora il
nostro piano sarà praticamente completato.
Il sole
splendeva caldo e i suoi raggi illuminavano tutta la città, dando l’impressione
di essere già in estate inoltrata, nonostante fosse appena la fine di giugno.
Kagome
girava freneticamente per la casa in calzoncini corti e la camicetta bianca era
annodata appena sotto il seno.
In mano
teneva un bicchiere con del ghiaccio e del the freddo per la tajiya , sperando vivamente che Miroku non le apparisse alle
spalle e cominciasse di nuovo ad assillarla con le sue domande.
Un sorriso
divertito le comparve sulle labbra al pensiero delle sfuriate che quei due
avevano cominciato a farsi a vicenda da un paio di giorni prima.
Infatti
Sango si era presa il raffreddore e, oltre ad avere il naso gocciolante e gli
occhi gonfi come palline da ping-pong, il suo umore di solito calmo e composto
aveva lasciato il posto ad una sorta di essere irascibile e scorbutico molto
simile ad Inuyasha.
-Come sta?
La figura
del monaco spuntò dalla camera di Sota e la fissò con
occhi colmi di apprensione.
-Non devi
preoccuparti…
Rispose
lei levando gli occhi al cielo.
-Entro
domani sarà di nuovo in forma.
Il monaco
assunse un’espressione poco convinta e si allontanò da lei diretto verso la
stanza dove riposava la sterminatrice.
Sebbene
Kagome gli avesse più volte assicurato che entro un paio di giorni si sarebbe
sentita meglio, lui non faceva altro che preoccuparsi ed assillare la ragazza
con domande del tipo:”Ma sei sicura che guarirà?”
oppure: “E se per caso peggiorasse?”
All’inizio
lei aveva cercato di dimostrarsi disponibile e comprensiva nei suoi confronti:
poteva comprendere la sua preoccupazione, visto che
era la prima volta che gli capitava di vedere quella patologia così comune
nell’epoca moderna, ma dopo la diciottesima volta che si sentiva porre quelle
domande anche la sua pazienza aveva raggiunto il limite.
Così, con
tutta la gentilezza possibile, gli aveva chiesto di levarsi dai piedi, di
lasciare in pace l’amica e che nel giro di uno o due
giorni sarebbe tornata in perfetta salute.
Per
fortuna il fisico forte ed allenato della sterminatrice aveva fatto si che la malattia durasse poco più di due giorni e ormai si
poteva affermare con certezza che le sue condizioni di salute erano quasi
perfette.
L’unica
cosa che ancora rimaneva sotto gli effetti del raffreddore
era l’umore della tajiya.
Infatti
era tutta la mattina che lei e Miroku non facevano che litigare furiosamente e
più volte la ragazza aveva minacciato di ucciderlo in preda ad uno degli
attacchi di follia omicida che erano diventati ormai all’ordine del giorno.
Dapprima
Kagome aveva cercato di appianare le loro discussioni, ma dopo un po’ si era
accorta che, nonostante la sua reazione fosse leggermente eccessiva, Sango era
dalla parte della ragione.
Non
passava minuto in cui Miroku non le fosse accanto o le
raccomandasse di stare a letto o di riposare e le aveva severamente vietato di
allontanarsi dalla camera se non per andare in bagno.
-IO VOGLIO
USCIRE!!! STO BENE ORA E L’ULTIMA COSA CHE MI SERVE è
UNA BAMBINAIA!!!
Eccoli
che ricominciavano.
Kagome
sospirò e rinunciò all’idea di portare all’amica un bicchiere di the freddo.
-Non ne
posso più nemmeno io.
Inuyasha
comparve alle sue spalle ed assunse la medesima espressione della ragazza.
-‘Giorno Inuyasha…
Disse lei
in tono rassegnato, guardando un po’ stupita l’hanyou: indossava un paio di
jeans corti sino a sotto il ginocchio ed una maglietta bianca che metteva in
risalto gli addominali scolpiti.
-Dove
hai preso quei vestiti?
Chiese
stiracchiandosi; stare dietro a Sango e a Miroku l’avevano stancata più di
quanto pensasse.
-Me li ha
dati tua madre… ha detto che erano quelli di tuo papà.
-Ti stanno
molto bene. Non pensavo che avessi un così bel fisico.
Lui
arrossì leggermente, meravigliato da un così dolce complimento nei suoi confronti.
Kagome gli sorrise chiudendo gli occhi violetti e lo stomaco del
mezzo demone ebbe una reazione curiosa: gli sembrava che si fosse annodato con
l’intestino quasi a voler formare un nuovo organo tutt’uno con esso.
-A
proposito di So-chan… è tutta la mattina che non la vedo.
-Penso sia
fuori con Sesshoumaru.
La ragazza
lo guardò con aria maliziosa.
-Sai che
mi spaventi quando fai quella faccia?
Risero
entrambi.
-Scusa… ma
non posso fare a meno di pensare che ormai quei due si piacciano… e anche tanto!
-Mio
fratello?!? Ma hai presente di chi stai
parlando?
-Lo so che
l’idea che a lui piaccia un’umana è quasi assurda, ma quando li vedo insieme è
come se un po’ del ghiaccio che lo ricopre si sciogliesse sotto la dolcezza di
So-chan.
Inuyasha
la guardò con tenerezza.
In effetti
era possibile… o almeno per lui era stato così: all’inizio nemmeno lui pensava
di poter mai amare nessuno, ma poi nella sua vita era entrata Kikyo… no… lui
non aveva mai amato veramente la miko… loro erano solo due esseri soli che si
erano trovati…
E poi il
sentimento che sentiva nei confronti di Kagome non era
nemmeno paragonabile… lei non si era legata a lui solo perché isolata dal resto
del modo, ma perché gli voleva bene nonostante la sua natura a metà fra
l’essere umano e il demone.
Forse
anche per suo fratello poteva essere così.
-…yasha… Inuyasha?
La voce
dalla giovane lo riportò alla realtà.
-Si… scu…scusa… stavo pensando…
-Vieni…
non hai ancora fatto colazione e mia madre ha comprato le brioche al
cioccolato!
Lo sguardo
dell’hanyou divenne confuso.
-Una che?
Kagome
rise con semplicità facendo comparire un meraviglioso sorriso sulle labbra
rosate di lui.
-Una
brioche. Sono dei dolci fatti di pasta sfoglia con
dentro crema, marmellata o cioccolato.
Nonostante
la sua spiegazione gli occhi ambrati del mezzo demone
erano ancora diffidenti.
-Non
importa. Ti fidi di me?
-Fhe! Certo che mi fido di te.
-Allora
vieni in cucina e mangia!
Con
decisione gli afferrò una mano e se lo trascinò dietro sino alla cucina,
cercando di non dare troppa importanza al fatto che stesse per mano con il
ragazzo che amava.
-Che
bella giornata.
Shaorin sorrise fissando gli alberi con gli occhi azzurri socchiusi e
portandosi una mano fra i capelli.
-Erano
settimane che non vedevo un sole così.
Sorrise
stiracchiandosi sulle gambe di Sesshoumaru e gli accarezzò la pelle liscia del
viso.
Si sentiva
bene come mai in vita sua; aveva la testa appoggiata sulle ginocchia dello
youkai e lui le teneva la mano con la propria, sfiorandole di tanto in tanto il
dorso con le dita artigliate.
I capelli
dorati della ragazza erano sparsi sui pantaloni bianchi del ragazzo e si intrecciavano con quelli argentati di lui, mentre le sue
iridi ambrate le fissavano insaziabili il volto dai dolci lineamenti.
Era
proprio bella con quell’espressione rilassata e con il sole che la illuminava
appena.
Sentendosi
osservata la ragazza aprì gli occhi ed incontrò lo sguardo del demone,
stupendosi di ciò che trovò in esso.
Non era freddo… sembrava quasi dolce…
-Cosa c’è?
Anche
la sua voce era diversa; il tono era sempre distaccato e molte volte scortese,
ma quando si rivolgeva a lei era come se una debole fiamma lo riscaldasse.
-Nulla…
stavo solo pensando…
Lo youkai
si chinò su di lei e le diede un bacio sulle labbra.
-A che
cosa?
Si sentiva
stranamente incuriosito da quell’espressione misteriosa che la ragazza assumeva quando lui le poneva domande del genere.
-Mistero…
Sorrise
enigmaticamente e gli sfiorò con le dita la punta del naso facendogli apparire
una striscia rosea sulla pelle lattea.
-Non vuoi
dirmelo?
Rispose
lui sullo stesso tono.
“Sapessi quante cose vorrei poterti dire senza rischiare di
perderti…”
Improvvisamente
i suoi occhi divennero tristi e fecero sussultare il cuore gelido di
Sesshoumaru.
-Cosa c’è?
Le chiese
con apprensione, stringendole più forte la mano.
Non voleva
che diventasse di nuovo infelice, voleva vederla sorridere come aveva fatto qualche istante prima.
-Nulla…
veramente, nulla…
Spostò gli
occhi blu mare sul cielo, cercando di non incrociare lo sguardo del demone.
Sapeva
benissimo che se lui l’avesse guardata con quelle
splendide pietre ambrate la sua forza d’animo si sarebbe dissolta in pochi
istanti e sarebbe stata costretta a rivelargli tutto… anche il fatto che si era
innamorata di lui e questo non doveva accadere.
-Sei
sicura? Sai che se hai bisogno di parlare con qualcuno io ti ascolterò sempre…
La ragazza
si sollevò leggermente e sigillò le sue labbra con quelle di lui, baciandolo
con la dolcezza che era propria del suo animo ma il
demone la allontanò e la fissò con occhi severi.
-Dimmi
la verità.
Shao si
morse il labbro inferiore e tentò di voltarsi da un’altra parte, ma una mano
dello youkai la costrinse a riportare il suo sguardo nel proprio.
Quegli
occhi… come li odiava quando la guardavano in quel
modo… annullavano tutte le sue difese e dire bugie diventava per lei una specie
di tabù inviolabile.
-Ho paura.
Sussurrò
con tono di voce così basso che persino Sesshoumaru ebbe difficoltà a
distinguere le parole uscite dalla sua bocca.
-Di che
cosa?
-Di
perderti… non voglio più perdere le persone a cui
voglio bene… non lo sopporterei…
Le braccia di lui la circondarono e la strinsero al suo corpo
talmente forte che per un attimo le mancò il respiro.
-Tu mi
vuoi bene?
-Certo che
te ne voglio!!! Io voglio bene a te, ad Inuyasha, a
Sango,a Miroku, a Shippo, a Kagome-chan…
-Allora
non devi temere di perdere nessuno di loro. Perché se
vuoi veramente bene ad una persona, nessuno potrà mai portartele via.
I grandi
occhi blu della ragazza lo guardarono con sorpresa, dopodiché
si riempirono di lacrime e un dolcissimo sorriso le apparve sulla bocca
finemente disegnata.
Si strinse
a lui ed appoggiò la testa sul suo petto, sentendo attraverso la stoffa sottile
della maglietta il battito del suo cuore.
-La sai
una cosa?
Gli bisbigliò
poi, una volta che si fu calmata.
-Cosa?
-Ho idea
di volerti anche troppo bene.
Erano
circa le dieci di sera e il cielo era pieno di bellissime stelle.
Shaorin,
Kagome e Sango erano sedute sui gradini del tempio e fissavano la volta celeste
con occhi sognanti.
-Che
bella notte.
Affermò la
prima stiracchiandosi e sbadigliando rumorosamente.
-Hai decisamente ragione… era da molto tempo che non vedevo
stelle tanto belle e splendenti.
Affermò la
nigen, abbracciandosi le ginocchia ed appoggiando l’addome sulle cosce.
-Sono
della stessa idea. Mi mancavano serate così tranquille…
La tajiya
socchiuse appena gli occhi color caffè e cercò di
mettere a fuoco la sagoma della luna, che quella notte era particolarmente
luminosa e con la sua luce pallida faceva risplendere gli occhi delle tre
ragazze.
-Io vado
un momento dentro…
Kagome si
alzò lentamente dalla scalinata e si incamminò verso
casa, non accorgendosi che la boccetta contenente le schegge della Shikon no
Tama le era scivolata dalla tasca della giacca ed era caduta affianco a Sango,
che la prese fra le dita e la mise in tasca con finta noncuranza.
Si guardò
attorno con fare circospetto e un senso di angoscia le
invase l’anima, spaventandola: perché Kagome non si era accorta di aver perso i
frammenti della sfera? Di solito se ne rendeva subito conto.
Rivolse
ancora un’occhiata diffidente al tempio e all’amica, che ormai era quasi del
tutto scomparsa dalla scalinata.
Non la
chiamò; Shao non era stata ancora messa al corrente
del fatto che lei e gli altri provenivano da un’altra epoca e non voleva
crearle dubbi o suscitare in lei qualche sospetto.
-Ehi Sango-chan, tutto ok?
Chiese la
ragazza, vedendola allarmata.
-Si… non
preoccuparti… non è niente…
Ma c’era
qualcosa, lo sentiva, qualcosa che si stava avvicinando velocemente e non era
qualcosa di buono, ne era sicura.
Trascorse
ancora qualche minuto durante il quale Shao e la sterminatrice rimasero a
contemplare la notte in silenzio, avvolte dall’oscurità più totale.
-Forse
sarebbe meglio rientrare…
La tajiya
si alzò in piedi e fu seguita a ruota dalla giovane, che continuava a fissarla
con aria preoccupata.
Sango era
strana, come spaventata, ma non riusciva a capirne il motivo: era una notte
così bella, così silenziosa…
Forse
anche troppo silenziosa.
Improvvisamente
anche lei cominciò a percepire che qualcosa non andava,
anche se non riusciva a capire cosa.
Immerse nei loro pensieri non si accorsero di essersi avvicinate al pozzo.
-Ehi
Sango, mi sa tanto che abbiamo sbagliato stra…
Improvvisamente
un’ombra nera saltò fuori dal tempietto avvolta da un
lungo mantello corvino.
Il viso
però non era celato dalla stoffa e lunghi capelli neri e mossi erano lasciati
ai capricci del vento, mentre la sua pelle lattea veniva
fatta risplendere dalla luce della luna.
Atterrò con
leggerezza davanti a loro e le guardò attraverso gli occhi color ghiaccio con
un sorriso privo di emozioni.
-Bene
bene…
Disse poi,
con voce angelica.
-Chi sei?
Chiese la
sterminatrice, pronta ad ingaggiare battaglia anche se
sapeva che senza il suo Hiraikotsu era in svantaggio.
Se non l’avesse lasciato in soffitta…
La ragazza
era talmente immersa nei suoi pensieri che non si accorse che Shaorin e quella
sagoma si stavano fissando con occhi strani: la prima
aveva gli occhi come svuotati e sul suo viso di solito dolce era comparsa la
medesima espressione fredda di quella sagoma e si guardavano in silenzio.
-Sono qui per me… sono venuti a prendermi…
Dai
tatuaggi che portava su entrambe le braccia cominciò a
fuoriuscire del sangue, come se essi si fossero aperti come profonde ferite.
Attorno a
lei aveva cominciato ad espandersi una sorta di aura
malvagia e la sterminatrice, credendo che fosse opera di quella strana ragazza,
le andò accanto e la allontanò di qualche passo.
-Ehi tu!!!
Gridò
Sango, riportando su di se l’attenzione della figura.
-Chi sei?!?
-Io sono
Kotori… e visto le schegge della Shikon no Tama che porti con te, tu devi
essere Kagome.
Disse lei,
indicando con un cenno del capo la boccetta che lei stringeva fra lei mani.
Sentendo
la voce dello spettro, Shao ritornò in se e rivolse loro uno sguardo confuso.
-Ma
cosa sta succedendo?
-Non ne ho
idea… ma di una cosa sono sicura, vuole la sfera.
-La sfera?!?
Ci stava capendo
sempre meno: sfera?!? Shikon no
Tama?!?! Che diavolo stava succedendo!?! E soprattutto,
che diavolo centrava Kagome con tutto quello?!?
-Non
preoccuparti ragazzina, io da te non voglio nulla… lei è l’unica che mi interessa…
-Come fai a sapere…
L’espressione
del suo viso cambiò ancora, contraendo di nuovo i suoi lineamenti in una sorta
di maschera di ghiaccio più terribile di quella di
Sesshoumaru.
-Lei legge
nel pensiero…
Sia Sango
che Kotori la guardarono stupefatte.
-Lei è uno
dei due servi della signora degli inferi… Kotori e
Kamui… creati dall’essenza stessa del male per sottostare solo ed
esclusivamente al volere di Shinata…
Le iridi
blu di Shao cominciarono ad assumere un colore violaceo, sempre più vicino al
rosso e sulla pelle perfetta comparvero dei segni scuri simili a simboli
demoniaci.
Anche
l’essenza della ragazza stava cambiando, invasa da un’enorme
potere malvagio che spaventò persino lo spirito stesso.
-Voi?
Sibilò,
avvicinandosi a lei.
-STALLE LONTANA!!!
Sesshoumaru
comparve dalla porta della casa subito seguito da Kagome, Inuyasha e Miroku.
Aveva
subito avvertito l’odore del sangue della giovane che continuava a fuoriuscire
dalle immagini che portava tatuate su entrambi gli arti e si era precipitato
immediatamente fuori dall’abitazione.
Lo youkai
si scagliò contro Kotori, che facilmente evitò l’attacco saltando su di un
albero.
-Sei forte demone, ma non abbastanza…
-Bastarda!
Vieni qui e combatti!
Ringhiò
Inuyasha estraendo Tessaiga, ma Shaorin gli si parò
davanti, con in volto un ghigno terribile.
-Non
toccare i miei schiavi…
Kagome la
fissò esterrefatta: l’energia che aleggiava attorno all’amica era
incredibilmente grande e intensa da farle quasi del tutto perdere la percezione
delle schegge della Shikon no Tama.
-SANGO!!!
Miroku si
gettò accanto alla tajiya, che era come immobilizzata a fissare lo spirito
femminile.
Scossa
dalla voce preoccupata del monaco, si risvegliò dallo stato di torpore in cui
era stata avvolta da una forza a lei sconosciuta e senza dire nulla gli mise
fra le mani la boccetta con i frammenti.
-Dalli a
Kagome, ma non farlo prima che lei se ne sia andata…
Lanciò uno
sguardo atterrito verso Kotori, che squadrava Shaorin con aria quasi gioiosa,
almeno per quanto si possa ritenere felice colei che
ha appena ritrovato la propria padrona che per divertimento ingaggiava con lei
combattimenti fatti di armi proibite e che per la maggior parte delle volte
terminavano con un gran numero di profonde e grosse ferite sulla sua pelle
perfetta.
-Voi, mia
signora…
Scese
dall’albero e fece per accostarsi alla ragazza, ma il demone balzò in avanti ed
estrasse la Tokijin pronto per colpire quella creatura
che era sicuro non si trattasse né di un uomo né di uno youkai…
… aveva
odore di zolfo e di sangue, proprio come l’odore che avvolgeva Shaorin in quel
momento…
Che
cosa stava succedendo?
-Fermo!
La voce
stranamente stridula ed acuta di lei fece spostare su di sé l’attenzione di
Sesshoumaru, che solo in quel momento si accorse del suo cambiamento: ormai i
suoi occhi erano quasi del tutto rossi e simboli sottili
le ornavano il volto assieme ai capelli che si stavano stranamente allungando e
al contatto con il sangue che fuoriusciva ancora copioso dai tatuaggi avevano
cominciato ad assorbirne il medesimo colore.
La ragazza
allungò la mano macchiata da strisce di porpora verso di lui e una fortissima
ondata di energia malvagia lo investì in pieno,
catapultandolo contro un albero.
-Shao?
Mormorò,
fissando esterrefatto quel viso che a stento riusciva a riconoscere come quello
della giovane a cui si era così affezionato.
Kotori le si inginocchiò di fronte, chinando rispettosamente il
capo corvino in segno di sottomissione.
-Mia
signora… quanto tempo…
Shaorin
protese le dita verso la testa dello spettro, ma una dardo
carico di potere spirituale le sfrecciò accanto, provocandole un leggero
graffio sulla carne dal pallore lunare.
Lo spirito
ringhiò irata e scattò via, portandosi una mano sulla ferita e fissando con
odio la ragazza.
-Maledetta…
Sibilò,
mentre ritornava indietro verso Sango e Miroku.
-Ci
rincontreremo presto mocciosa, e la prossima volta non sarai così fortunata.
Così dicendo
saltò addosso alla sterminatrice e con una forte spinta
allontanò il monaco da lei e se la caricò sulle spalle.
-A presto.
Si gettò
nel pozzo, scomparendo all’interno di esso assieme a
Sango e in poco tempo le grida rabbiose della tajiya scomparvero assieme
all’odore di sangue che quell’essere si portava addosso.
Non appena
la presenza di Kotori diventò impercettibile anche all’olfatto finissimo di
Sesshoumaru, Shaorin roteò le iridi blu e cadde a terra macchiando il viottolo
con il sangue.
A fatica
lo youkai si rialzò e le andò incontro.
Aveva un
grosso taglio dietro la nuca e due o tre costole rotte, ma non sembrava farci caso più di tanto; il pensiero che occupava la sua
mente in quel momento era il volto carico d’odio di Shao e quell’enorme energia
che gli aveva scaraventato contro non appena aveva provato ad attaccare quella
specie di spirito.
Si inginocchiò
accanto a lei e, noncurante del fatto di aver completamente impregnato i
calzoni bianchi di rosso, la sollevò da terra e le scostò i capelli biondi dal
viso.
Per la
prima volta in vita sua un brivido di paura gli scosse
l’animo gelato: Shao aveva gli occhi sbarrati e vuoti, scarlatti e dalla
pupilla verticale e sottile come quella di un serpente, le labbra semiaperte e
lunghe zanne serrate in un’espressione di puro disprezzo.
-Mio…
La voce
della ragazza era ancora stridula e la gioia che di solito provocava in tutti coloro che la ascoltavano era completamente scomparsa,
lasciando il posto ad un’orribile sensazione di gelo.
-Lui è
mio…
Sollevò
incosciente un braccio ricoperto da lunghe fasce purpuree e lo posò sulla
maglietta del demone, stringendo con forza innaturale la stoffa e lacerandola
con lunghi artigli violacei.
-MIO!!!
Urlò con
un tono così acuto da costringere i due fratelli a tapparsi le orecchie per non
rimanerne assordati.
Poi grosse
lacrime cominciarono a sgorgare da quegli occhi che risultavano
irriconoscibili a quelli di Sesshoumaru, lacrime simili a perle nere che
rigavano il suo viso cancellando man mano quegli strani segni e riportando il
colore delle iridi di Shao alla loro tonalità originale.
Pian piano
i lucciconi diventarono sempre più chiari, andando dal color cenere al grigio
perla per poi ritornare finalmente della tonalità dell’acqua.
Quando
finalmente ogni traccia di quell’essere che per pochi attimi aveva preso
possesso di lei svanì e le ferite aperte in corrispondenza dei tatuaggi si
furono rimarginate, la ragazza chinò il capo da un lato e chiuse le iridi
nuovamente blu sprofondando nell’incoscienza del sonno.
Lo youkai
tirò un sospiro sollevato e la strinse a se, accarezzandole il capo dorato con
insolita dolcezza.
-MALEDIZIONE!!!
La voce
rotta dai lamenti di Miroku risvegliò i presenti e tutti rivolsero verso di lui
la propria attenzione.
-Maledizione…
Batté un
pugno sul terreno sino a cui poco prima si trovava la sua adorata Sango e una
smorfia di rancore gli comparve sul volto segnato dalle grosse lacrime.
Kagome gli
si avvicinò e lo abbracciò con tutta la comprensione possibile; sapeva sin
troppo bene cosa voleva dire vedersi portare via la persona che amava senza
poter fare nulla per impedirlo.
-La
riporteremo qui con noi, non preoccuparti…
L’houshi
si strinse alla ragazza, cercando conforto in quelle braccia che gli erano da
sempre state amiche.
-Ho
lasciato che me la portassero via…
Singhiozzò.
-No, non potevi fare nulla… quella non era un demone come gli altri…
nemmeno Inuyasha ci sarebbe riuscito…
-Ora che
cosa le faranno? Se per caso dovesse succederle
qualcosa di brutto oppure dovessero farle del male io…
Lei gli
posò l’indice sulle labbra.
-Non
preoccuparti, partiremo non appena Shao si sarà risvegliata… quell’essere
aveva una scheggia della sfera con se, perciò…
In quel
momento un brivido gelido le pervase il corpo: lei i frammenti non li aveva
più, le erano caduti ed era sicura di averli percepiti fra le mani di Sango
poco prima che Shaorin si trasformasse… ma allora loro
non sarebbero più potuti tornare indietro…
-Tieni…non
so perché li avesse lei… ma me li ha dati Sango poco
prima che quella Kotori o come si chiama la rapisse…
Così
dicendo porse a Kagome la bottiglietta contente i
pezzi recuperati della Shikon no Tama e lei tirò un sospiro sollevato.
-Dobbiamo
fare il più in fretta possibile… quasi certamente quella lavorava per Naraku e
quindi è probabile che abbia scambiato Sango per me, perciò quando So-chan si
sveglierà partiremo.
-E come
pensi di spiegarle il fatto di dover partire così improvvisamente e,
soprattutto, come intendi giustificare l’essere che ha cercato di farci fuori a tutti quanti compresa lei?!?
Il tono di
voce di Inuyasha era palesemente agitato e i grandi
occhi ambrati esprimevano grande preoccupazione.
Kagome si
allontanò dal monaco e si avvicinò a lui, tenendo gli occhi violetti fissi sui
fili d’erba.
Sapeva che
ciò che stava per dire avrebbe suscitato nell’hanyou una brutta reazione, ma
ormai aveva preso una decisione e nemmeno i suoi rimproveri le avrebbero fatto cambiare idea.
-Le dirò la verità…
-COSA?!?
-Hai
capito benissimo… ho intenzione di dire a Shaorin tutta la verità su di te,
sull’epoca Sengoku e sulla Shikon no Tama… lei è
sempre stata sincera con me e ora che ho l’occasione di poterle rendere il
favore non intendo tirarmi indietro!
Il tono di
voce di Kagome era così deciso che non ammetteva
repliche, tuttavia il mezzo demone trovò lo stesso qualcosa con cui
contestarla.
-E se
per caso si spaventasse o non ti credesse? Hai preso in considerazione
l’ipotesi che lei ti dia della matta?
-CERTO CHE
L’HO FATTO!!!
Gridò
arrabbiata, ma poi comprese che era inutile
incavolarsi e che in fin dei conti quei ragionamenti non erano del tutto
sbagliati… in fondo Inuyasha si stava preoccupando per lei…
-Lo so Inuyasha… ma non posso e NON VOGLIO assolutamente avere più
alcun segreto per lei… le voglio troppo bene per mentirle ancora.
L’hanyou sorrise e la abbracciò con affetto.
-Se è
quello che ritieni giusto, non sarò certo io a fermarti.
Le
accarezzò la parte della schiena lasciata scoperta dalla scollatura della
camicia da notte e le diede un bacio sulle fronte in
segno di resa.
Lei lo
guardò con riconoscenza.
Ecco un
altro dei motivi per cui lo amava così tanto:
nonostante il suo comportamento abituale fosse molto simile a quello di un
bambino viziato, nei momenti più critici sapeva lasciare da parte il lato più
infantile del suo carattere ed assumere quello di un uomo maturo e comprensivo.
-Grazie
Inuyasha…
-DIAMINE!!!
L’urlo di Naraku invase tutto il castello e sul viso livido dei due
fratelli comparve un’espressione di stupore.
-Cosa ti succede hanyou, il tuo cervello sta forse dando campo libero
alla follia? Oppure quella miko ti ha somministrato
una delle sue punture di “potere spirituale”?
Mi ero
ripromessa di non inserire nessun commento personale all’interno della storia,
ma qui mi sembra d’obbligo: come avrete capito Kotori si riferisce alle frecce
di Kikyo con l’espressione “punture”, perciò potete benissimo dedurre che lei
odia la mummia!!!
Kotori:
Non la sopporto!!! Perché non posso picchiarla? Tanto
lo so che vorresti farlo anche tu!!!
Io: Cerca
di resistere, un pugno prima che muoia te lo faccio
dare, contenta?
Pronunciando
quelle parole con aria quasi divertita Kotori fletté due volte l’indice e il
medio di entrambe le mani e un ghigno compiaciuto le
comparve sulle labbra scure.
-HAI PRESO
LA PERSONA SBAGLIATA!!!!
Gridò
irato il mezzo demone, ma vedendo l’espressione improvvisamente seria sui volti
di entrambi fu costretto ad incanalare la rabbia sulla mano che stringeva parte
del kimono.
-Hai
rapito l’ultima superstite della tribù di sterminatori di
demoni! Io ti avevo detto di portarmi la miko!!!
L’erede di Midoriko!!!
Lei lo
guardò con finto dispiacere, dopodiché posò la sua
attenzione su Sango, la quale giaceva a terra sotto l’effetto di un veleno
soporifero.
-Capisco… però era lei che teneva i frammenti della Shikon no Tama, perciò almeno
quelli dovrei averli recuperati.
Così
dicendo si accostò alla ragazza e gli posò la mano gelata e magra sulla fronte,
assorbendo attraverso quel lieve contatto tutti i suoi
ricordi inerenti le ultime ore.
Chiuse gli
occhi quasi bianchi e una lieve luce nera si sprigionò dalla punta delle dita
dello spettro.
Dopo pochi
istanti li riaprì e con aria di sufficienza guardò la
tajiya stesa a terra con il volto parzialmente coperto dai lunghi capelli
castani.
-Allora?
Domandò
con impazienza Naraku, facendo cenno a Kagura di
portarla in un’altra stanza.
-Lei non
li possiede… li ha dati all’houshi di nome Miroku di cui è innamorata prima che
io la rapissi…
L’ira nei
confronti dello spirito femminile crebbe ulteriormente, ma prima di quella
discussione aveva visto lei ed il fratello parlare e
la luce sinistra che Kamui aveva negli occhi gli incuteva non poca paura.
-Va bene
Kotori… non è importante, potrò sempre rapire Kagome più avanti… ora abbiamo
una delle sue migliori amiche, perciò presto o tardi verranno a riprendersela.
Un bagliore
inquietante comparve nelle sue iridi nere e un ghigno soddisfatto gli curvò le
labbra pallide.
-E allora
potrò appropriarmi dell’erede di Midoriko… e dei
frammenti che porta con se…
Rise
malignamente, dopodiché uscì dalla stanza per andare
a consultare lo specchio di Kanna e vedere se per
caso il gruppo di Inuyasha si fosse già messo in
viaggio.
Non appena
fu uscito ed i suoi passi divennero sempre più deboli, i due spettri si
scambiarono un’occhiata d’intesa.
-Più passa
il tempo e più mi rendo conto di quanto siano idiote
le creature di questa terra…
Disse
Kotori, accarezzando insistentemente la cintura dei calzoni del fratello e
passandosi la lingua sulla bocca con fare provocante.
-Hai
ragione sorellina… a volte mi chiedo perché abbiamo accettato di lavorare per
quel deficiente… una volta che avremo riottenuto i poteri mi auguro vivamente
per lui che non creda di poterci tenere come suoi
servi.
-Non
preoccuparti, sa anche meglio di noi che una volta ritornati
allo stadio originale noi ce ne ritorneremo all’inferno.
Cominciò a
giocherellare con la fibbia della cintola e mano a mano
che ne allentava la chiusura continuava a diminuire la distanza che la separava
dallo spirito.
-Sai, una
volta che avremo di nuovo la nostra potenza al massimo voglio andare a
divertirmi un po’ nelle sale della tortura…
Le passò
una mano sulla scollatura del vestito, tracciandovi un simbolo ben preciso che
si materializzò come marchiato a fuoco sulla pelle perfetta dello spettro.
-Si… verrò
con te…
Si
baciarono come al solito con violenza, senza un
briciolo di dolcezza in quell’intrecciarsi prepotente di lingue e con un gesto
secco lei fece scivolare a terra la cintura e le sue mani s’infilarono
all’interno dei pantaloni di Kamui, cominciando a scendere molto lentamente
all’interno di essi.
Il respiro di lui divenne mano a mano più affannoso sotto il
tocco sensuale e allo stesso tempo incredibilmente freddo della sorella.
Pian piano
le sue dita arrivarono sino alla virilità dello spettro e cominciarono a
lambirlo molto lievemente, gioendo del sudore che stava cominciando ad
imperlare la fronte del fratello.
-Il
piacere divora lentamente…
Sussurrò
poi, prendendo il suo membro fra le dita e cominciando a muovere il polso in
modo ritmico aumentando gradualmente la velocità della propria tortura.
Le mani di
Kamui le afferrarono le cosce magre
e risalirono sino ai suoi glutei, stringendoli con forza.
-Poi
esplode…
Un gemito
fuoriuscì dalle labbra di lui e la stretta attorno
alle natiche della sorella si fece più intensa e un forte piacere lo pervase.
Si
baciarono ancora, mentre il movimento verticale della mano dello spirito di donna diminuiva sino ad arrestarsi del tutto.
Quando
quegli eventi consueti per loro furono del tutto cessati, Kotori assunse
un’espressione profondamente seria.
-Io ho
trovato una ragazza…
-Una
ragazza?
Chiese lui
perplesso.
-Si… era
bionda e aveva grandi occhi azzurri… appena mi ha visto, ha cominciato a
trasformarsi… i suoi occhi sono diventati rossi ed un alone malvagio molto più
potente dei nostri l’ha avvolta…
Si
guardarono freddamente negli occhi.
-Vorresti
forse dire che sua altezza…
-Non ne
sono sicura, ma quando quell’inu-youkai ha tentato di
attaccarmi, lei lo ha respinto con un solo gesto della mano…
Kamui
ghignò con le iridi dorate piene di odio e di gioia e
il viso di solito composto e perfetto assunse un’espressione di pura malvagità.
-Sai cosa
significherebbe se per caso avessi ragione?
-Finalmente
potremmo tornare negli inferi senza dover recuperare i nostri poteri… se la Regina fosse rinata, noi potremmo
accedere di nuovo alle stanze reali e divertirci come
mille anni fa…
Risero
entrambi della notizia che per loro equivaleva come all’annuncio di una delle
maggiori gioie per gli esseri umani.
Non sapeva
dove si trovasse, era certa di non aver mai visto quel
luogo prima di quel momento, eppure sapeva esattamente dove andare.
Le stanze
erano ampie e pure, bianche, dall’arredamento quasi assente, con grandi disegni
incisi nei muri di marmo candido.
I suoi
occhi saettarono rapidamente attraverso quell’interminabile corridoio, cercando
un punto preciso.
Ma
cosa stava cercando? Nemmeno lei lo sapeva, ma era certa che quel qualcosa si
trovasse proprio là.
I suoi
passi diventarono più veloci, diretti verso una meta precisa
anche se la sua mente ignorava quale fosse.
All’improvviso
tutto fu invaso da una luce rossa seguita da un gemito strozzato e da un tonfo…
poi un grido.
Senza
rendersene conto si ritrovò nel luogo da cui era arrivato quel terribile
lamento e davanti ai suoi occhi vide ciò che non avrebbe mai dovuto sapere, o
perlomeno non in quel momento.
C’erano
due ragazze in quella stanza, le più belle di tutte quelle all’interno del
castello, una aveva i capelli biondi e lunghi sino alle caviglie e un paio di
grandi ali bianche e piumate le spuntavano dalla
schiena.
L’altra
aveva i capelli lunghi come la prima ma, a differenza
di quest’ultima, erano rossi come il sangue, gli occhi erano cattivi e del
medesimo colore e due gigantesche ali da diavolo nere come la notte la
avvolgevano.
L’angelo stava piangendo… il diavolo ghignava compiaciuto.
Si
avvicinò ancora e vide il motivo di quelle lacrime: un ragazzo bellissimo dalla
lunga chioma castana era steso sul pavimento in marmo
rosa e aveva il ventre squarciato.
L’angelo
sollevò il capo ed aprì le iridi di un azzurro così bello che chiunque si
sarebbe incantato a fissarli.
Girò
lentamente il capo dorato e la guardò dritta negli occhi
mentre si alzava in piedi e le andava incontro.
Anche
il diavolo fece lo stesso e in breve tempo tutte e due si trovavano di fronte a
lei: sui visi di entrambe erano disegnati simboli arcaici, che impreziosivano i
loro volti dalla pelle lattea e dai lineamenti perfetti come quelli delle
statue di marmo.
L’angelo
aprì le labbra vellutate come petali di rosa e in una lingua a lei sconosciuta
ma che allo stesso tempo le risultava comprensibile e
chiara la salutò con una dolcezza quasi soprannaturale…
…Shimuni…
così aveva detto di chiamarsi…
Poi fu il
turno dell’altra: schiuse la bocca dello stesso colore del sangue e parlò
anch’essa in una lingua che, per quanto fosse certa di non avere mai sentito in
vita sua, riusciva a capire benissimo.
Lei era
Shinata… lo sapeva già, come sapeva già il nome dell’angelo… non sapeva perché,
ma quelle cose già le conosceva.
Le due
figure le andarono incontro e la abbracciarono, dopodichésentì entrambe le voci sussurrarle in quelle lingue
così diverse eppure così familiari a lei le medesime parole:
“Noi siamo
le due custodi di questo mondo… noi siamo le due gemelle offerte al bene e al
male e scelte da essi per vegliare su un mondo diviso
a metà…”
Rispose alle loro parole non seppe mai in quale lingua.
“Perché mi trovo qui?”
Di nuovo
entrambe parlarono, di nuovo in quelle due lingue.
“Perché noi siamo parte di te… Shaorin…”
Shaorin
aprì lievemente gli occhi blu e vide davanti a se i volti preoccupati di Kagome
e di Inuyasha.
Che
cosa era stato quel sogno? Che cosa voleva
significare?
Si portò
una mano alla fronte e cercò di ricordare ciò che quelle due creature le avevano detto, ma più si sforzava più i ricordi scivolavano
via, sino a diventare un quadro confuso ed incomprensibile.
Sesshoumaru
era in piedi appoggiato al muro; Miroku non c’era…
-So-chan!!!
Il piccolo Shippo le saltò in braccio e la abbracciò forte, circondandole il
ventre con le piccole braccia ed affondando la testolina scarlatta nella maglia
della ragazza.
-Shippo…
Mormorò
lei, mettendosi a sedere sul morbido materasso ed accarezzandogli i capelli con
dolcezza.
-Come ti senti?
Kagome le si sedette accanto e le porse un bicchiere di acqua e
zucchero, fissandola con occhi preoccupati.
-Ora sto
meglio grazie… a parte questo senso di debolezza e un gran mal di testa…
Si
massaggiò il capo con la mano destra, muovendo appena i fili d’oro che lo
componevano incorniciandole il viso dolcissimo con le lunghe ciocche lisce e
morbide.
-Bevila tutta, ti farà bene.
Inuyasha
le sorrise e tirò un sospiro di sollievo nel vedere
che le sue guance sembravano aver ripreso del tutto il loro autentico colore
rosato.
La ragazza
non replicò e prese il bicchiere fra le mani
fissandolo con aria leggermente sospettosa.
-Cosa ci hai messo?
Chiese rivolta all’amica.
-Tu bevi
senza troppe cerimonie!!!
Lo sguardo
severo negli occhi preoccupati della giovane fecero
capitolare Shao, che, sebbene con non poca esitazione, si portò il vetro alle
labbra ed ingurgitò qualche sorso di quella bevanda.
Rimase in
silenzio per qualche secondo, dopodiché
sorrise e scosse il capo con aria divertita.
-Questo è
zucchero…
Sussurrò
ridendo, passandosi la lingua sul labbro inferiore per gustarne meglio il
sapore.
-Avevi
forse paura che ti avvelenassi!?!
Esclamò
con finta indignazione Kagome, portandosi le mani ai fianchi e fissandola
falsamente indispettita.
-Decisamente
si!!!
Risero
entrambe ed Inuyasha le guardò sollevato, dopodiché
si alzò dal letto avvicinandosi al fratello che continuava imperterrito a
fissare una piccola crepa nel muro.
-Pare che
stia meglio.
Sussurrò a
bassa voce, di modo da evitare che le due ragazze sentissero ciò che doveva
dirgli.
-Si…
“Risposta
alla Sesshoumaru”, pensò l’hanyou trattenendosi dal levare gli occhi al cielo e
dall’andarsene sbuffando; quel comportamento da parte del fratello aveva la
capacità di fargli perdere molto in fretta la pazienza.
Non che ne avesse più di tanta, ma quell’atteggiamento gli dava
talmente sui nervi che, se con una persona normale riusciva a mantenere almeno
un minimo di autocontrollo, con lui la cosa diventava praticamente una pura e
semplice utopia.
-Senti…
Cominciò
poi lui, cercando di non pensare a quanto detestasse
quell’atteggiamento.
-Secondo
te cosa farà una volta che Kagome le avrà raccontato
la verità? Sai meglio di me che l’ultima cosa che potrebbe accadere sarebbe
quella che lei ci credesse…
-Lo so
Inuyasha, credi che non ci abbia pensato?
Sibilò lui
con una chiara nota di rabbia nella voce, senza però distogliere lo sguardo dal
muro bianco.
-Non dico
questo. Voglio solo sapere se hai intenzione di portarla via con te nel caso
credesse a ciò che le diremo.
Lo youkai
non rispose immediatamente, riflettendo attentamente sulle parole del fratello
minore.
Passarono alcuni minuti, dopodiché parlò di nuovo.
-Io
vorrei… ma l’idea di esporla a pericoli come Naraku o i demoni che popolano la nostra epoca mi fa sentire male…
-Hai paura
di vederla morire?
A quelle
parole il demone fu costretto a guardare negli occhi Inuyasha che sorrise con
aria complice.
-Come fai a dirlo?
Domandò
freddamente.
-Credi che
non l’abbia capito che ti stai innamorando di lei? So cosa vuol dire temere di
veder morire la persona che ami davanti ai tuoi occhi… lo so
sin troppo bene…
I suoi
occhi meravigliosi si velarono di tristezza e le immagini di tutte le volte che
Kagome aveva rischiato la vita gli invasero la mente,
colmando il suo cuore di angoscia.
-Non mi
sto innamorando… comunque in parte è vero, non voglio
che muoia o che venga coinvolta in combattimenti pericolosi, perciò
probabilmente le dirò di restare…
-Non ti
ascolterà… e poi non serve a nulla allontanarla… ti
farebbe solo sentire peggio… non poter vedere i suoi sorrisi, non poter udire
le sue risate… non sentire i suoi rimproveri… non poter litigare con lei…
Quelle
parole penetrarono all’interno dell’anima di Sesshoumaru, il quale fissò
leggermente stupito l’hanyou.
Aveva
capito che ciò che stava dicendo erano più che altro quello che sentiva nei
confronti di Kagome, ma quello che più lo sorprendeva era il
fatto che i loro sentimenti fossero così affini.
-Finiresti
per odiarti e allora lei si sarebbe talmente allontanata che sarebbe
impossibile riportarla indietro…
-Ehi voi
due!
La voce di Shaorin li interruppe.
-Perché
fate gli asociali? Non è carino isolarsi!!!
Inuyasha
sorrise e ritornò a sedersi sul letto accanto alla ragazza, arruffandole i capelli biondi e lisci con una mano artigliate.
-Kagome…
Disse poi
lei, improvvisamente seria.
-Dimmi
pure So-chan.
-L’essere
che ha aggredito me e Sango…
Fece una
pausa, quasi faticando a credere nelle proprie parole.
-Che
cos’era?
Kagome
lanciò un’occhiata al mezzo demone che le era seduto
accanto, il quale annuì con il capo argentato.
Quando
Kagome ebbe finito di parlare, gli occhi di Shaorin
erano piuttosto confusi e fissavano l’amica con aria esterrefatta.
-Vuoi dire che né Sesshoumaru né Inuyasha sono esseri umani?
-No…
Inuyasha è un hanyou, Sesshoumaru e Shippo sono due youkai… ed io sono la
reincarnazione di Kikyo e riesco a vedere i frammenti della Shikon noi tama…
per questo manco per lunghi periodi…
Fra loro
cadde il silenzio: Shaorin continuava a spostare lo sguardo da Inuyasha a
Sesshoumaru al piccolo Shippo che nel frattempo si era assopito fra le sue
braccia.
-Allora tu
sei un mezzo demone…
Sussurrò
incredula, guardando Inuyasha.
-Si… e lui
è un demone completo.
Indicò
Sesshoumaru con un cenno del capo e lo youkai si accostò al letto guardandola
attraverso gli occhi freddi e distaccati.
Passarono
alcuni minuti in silenzio; Kagome continuava a guardare la ragazza preoccupata
per la sua possibile reazione, mentre l’hanyou tamburellava nervosamente le
dita artigliate sul copriletto.
-Ora
capisco…
Disse poi
lei, fissando il vuoto.
-Cosa?
La giovane
le rivolse un’occhiata allarmata.
-Capisco
perché mi sono così affezionata a voi… perché non siete persone comuni…
Kagome strabuzzò
gli occhi e dopo qualche attimo passato in un sospiro di
sollievo, afferrò un cuscino e glielo tirò in testa.
-AHIA!!!
Gridò lei,
massaggiandosi il capo.
-Mi hai
fatto prendere un colpo!!! Per un attimo ho pensato
che mi stessi prendendo per matta!!!
Sorrisero
dolcemente.
-Scusami…
avevo capito che voi non eravate come tutti gli altri qui a Tokyo, ma l’idea
che poteste provenire addirittura da un’altra epoca mi
ha decisamente spiazzato!
Inuyasha
la guardò con riconoscenza, contento del fatto che non
si fosse spaventata o messa a ridere.
-Allora
queste sono vere!
Esclamò
Shao afferrando dolcemente le orecchie del mezzo demone ed accarezzandole
divertita.
-Come sonokaiwaiiiiii!!!!
-Ehi!
Lui scostò
la testa sottraendosi a quelle carezze e rivolgendole un’occhiataccia,
facendola scoppiare a ridere assieme a Kagome.
-Quindi
ora dobbiamo partire a cercare Sango e…coso… come hai detto
che si chiama?
-Naraku…
Kagome
scosse la testa, dopodiché assunse un’aria seria e
guardò l’amica dritta nei grandi occhi blu, la quale assunse la medesima
espressione.
-Ricordati
però che è molto pericoloso, perciò non voglio obbligarti a seguirci se non vuoi.
-Io vengo!
La
interruppe decisa Shaorin.
-Non ti
lascerò combattere da sola contro i demoni… e poi Sango è
anche amica mia, perciò mi vedo costretta ad accompagnarti!
Kagome
sorrise, poi si avvicinò alla ragazza e le sussurrò ad un orecchio:
-Mi sa
tanto che hai dimenticato di esporre il motivo più importante, cioè che ti sei innamorata perdutamente del bel Sesshoumaru!
Shao
arrossì violentemente, dopodiché le diede una piccola
spinta facendola finire in braccio al mezzo demone.
-Bleah!
Esclamò,
facendole la linguaccia.
-C’è solo
un problema…
Aggiunse
Inuyasha pensieroso.
-E
sarebbe?
-Tu non
sai combattere. Come farai a difenderti?
Kagome e
Shaorin scoppiarono a ridere
-Io non so
difendermi?
Lo canzonò
la ragazza asciugandosi le lacrime con le mani.
-Caro mio,
questa ragazza sa usare la spada anche meglio di te!!!
E poi ha praticato per ben tre anni le arti marziali e con il pattinaggio
artistico ha il fisico più solido di una roccia, perciò….
-Perciò
chiunque oserà avvicinarsi a me farà una brutta fine!!!
Si batterono il “cinque”, dopodiché
ricominciarono a tirarsi le cuscinate colpendo
per la maggior parte delle volte il povero hanyou.
Sesshoumaru
la guardò felice: sarebbe venuta nella Sengoku jidai con loro e così avrebbero potuto stare insieme.
E poi
non doveva nemmeno preoccuparsi per la sua incolumità; se era veramente così
brava come diceva allora poteva benissimo badare a se stessa e dargli la
possibilità di nascondere il fatto di essersi innamorato di lei.
Quella
parola lo fece sussultare… innamorato… come faceva a
dire di esserlo? Lui non aveva mai amato nessuno… eppure sentiva che ciò che
provava nei confronti di Shao andava ben oltre l’affetto o il possesso, come
più volte aveva provato ad imporre a se stesso.
Lui
l’amava, questa era la verità, ma mai glielo avrebbe rivelato,
mai… non voleva dirglielo… non voleva che per causa sua le succedesse qualcosa
di male…
Scossa
violentemente il capo: perché stava cercando dei motivi? Lui non glielo avrebbe
detto e basta!
Eppure,
anche se non sapeva perché, sentiva che quella specie di giuramento che aveva
fatto a se stesso gli avrebbe provocato non pochi guai.
Il sole sorse sulla città, inondando quella sorta di mare
di cemento e vetro con la sua luce dorata.
I raggi filtrarono lievi e deboli come le carezze di una
madre e gli occupanti della casa Higurashi si alzarono dai rispettivi letti con
aria seria: dovevano partire.
Kagome indossò la divisa scolastica e guardò fuori dalla finestra con aria risoluta; sapeva sin troppo
bene che quella avrebbe potuto essere l’ultima volta che vedeva quel panorama,
ma ormai aveva preso una decisione e non avrebbe abbandonato i suoi amici solo
per paura.
Aveva già affrontato Naraku e molte volte aveva sentito su di se le mani gelide e ossute della morte,
ma non per questo avrebbe mollato.
Non era l’unica a rischiare la vita, lo sapeva; con lei la
rischiavano Shao, Sango, Miroku, Shippo, Sesshoumaru, Inuyasha…
…Inuyasha…
In quel momento un forte raggio
solare le invase il viso, costringendola a socchiudere gli occhi color
ametista.
Si portò una mano alla fronte e, proiettandosi con essa un’ombra sulle meravigliose iridi viola, riuscì a
vedere le sagome dei grattaceli che risplendevano sotto quella luce così
intensa e calda.
Forse fu solo l’immaginazione di una ragazza di quindici anni, ma quel raggio il suo cuore lo interpretò come un
segno, un avvertimento che la portò a formulare una solenne promessa con se
stessa: se mai ne fosse uscita viva, avrebbe impedito ad Inuyasha di morire con
Kikyo e gli avrebbe dichiarato i suoi sentimenti senza giri di parole.
Non avrebbe più mentito, non avrebbe più cercato di
ingannare se stessa ripentendosi che per lei era solo un amico… lei lo amava e non si poteva più mentire su questo.
Qualunque prezzo avesse dovuto pagare glielo avrebbe
detto; gli avrebbe detto “io ti amo Inuyasha”, non
importa cosa sarebbe potuto succedere, ma almeno si sarebbe liberata l’anima
dalle catene del rimpianto per parole mai dette, baci mai dati, lacrime mai
piante…
Appoggiò le dita sul petto e chiuse gli occhi, come a
voler suggellare un patto con quella splendida giornata.
-Kagome, dobbiamo andare…
Shaorin comparve sulla porta: indossava un paio di calzoni
militari stretti in fondo da un laccio e una maglia nera a maniche corte che
lasciava come al solito scoperto l’ombelico; ai piedi
portava un paio di scarpe da ginnastica e ai polsi due polsini neri come la
fascetta fra i capelli ed i guanti senza dita ad entrambe le mani.
Legata alla cintura c’era la sciabola che suo padre le
aveva regalato quando aveva vinto il torneo di karatè, elegantemente riposta nel suo fodero nero con sopra
disegnato un angelo color argento.
“Al mio piccolo angelo”
Quelle poche parole erano scritte nel medesimo colore
della figura e sotto portavano la firma di Sorata Hikimune, il suo adorato
papà.
Ora quella spada sarebbe stata usata per salvare la vita
ad una delle sue migliori amiche e nell’istante in cui lei ne sfiorò l’elsa giurò solennemente a se stessa che mai e per nessun motivo
avrebbe usato quella spada per attaccare o per vendetta… mai…
-Sei pronta?
Le domandò Kagome, guardandola con gli occhi lucidi; si
era ripromessa di non piangere e non l’avrebbe fatto, ma almeno una lacrima se
la poteva concedere ed era sicura che nessuno avrebbe avuto da ridire.
-No… forse non lo sono mai stata…
Sospirò rumorosamente.
-Però ormai sono qui e non intendo
tirarmi indietro per nessun motivo… non lascerò i miei amici da soli… non lo
farò più…
Sorrisero entrambe, dopodichéscesero in silenzio le scale.
I loro sguardi erano colmi di paura e di
angoscia, si poteva vedere chiaramente, ma nessuna delle due lo teneva
basso.
Erano alti e fieri, mentre cercavano nei propri cuori un
po’ di coraggio per quella che erano sicure sarebbe
stata la più grande delle loro avventure e nonostante si sentissero vulnerabili
come non mai, non cercarono di trovare una scusa per evitare tutto quello che
da quel momento in poi sarebbe potuto accadere loro.
Forse sarebbero morte, lo sapevano
che c’era una possibilità che accadesse, ma non dovevano avere paura: con loro
c’erano le persone che amavano, c’erano Inuyasha e Sesshoumaru e questo bastava
per infondere loro tutta la forza di cui avevano bisogno.
Arrivate in cucina videro con
piacere che tutti erano già pronti.
Shippo dormiva ancora appollaiato sullo zaino giallo di
Kagome e fra le braccia di Sesshoumaru riposava la piccola Rin, ormai
completamente ristabilita, che Miroku era andato a prendere la mattina stessa.
Kagome prese carta e penna e velocemente scrisse poche
parole per informare la propria famiglia che stava di nuovo partendo.
“Siamo tornati tutti nella Sengoku jidai… è venuta anche So-chan… non so quando potrò tornare…”
Non so nemmeno se lo farò…
Pensò mentre un forte sapore amaro le invadeva
la bocca.
“Nonno, Sota, mamma, vi voglio
bene… a presto…”
Improvvisamente una macchia si formò
sulla carta bianca, sciogliendo parte della parola “a presto”; stava
piangendo…
Inuyasha se ne accorse e le andò
accanto, abbracciandola da dietro con tutto l’amore possibile.
Capiva perché piangeva ed una terribile fitta gli
raggiunse il cuore, facendogli assumere un’espressione dolorante.
-Non sei obbligata a venire se non vuoi…
Le sussurrò dolcemente all’orecchio, affondando il viso
nell’incavo del collo della ragazza e respirando a grandi sorsi il suo dolce
profumo.
Kagome sorrise, ritrovando la determinazione.
-Ma io voglio esserci Inuyasha…
Rispose accarezzandogli la guancia.
-Io voglio combattere per le persone che amo… voglio combattere per portare un po’ di pace agli abitanti
dei villaggi che Naraku ha distrutto… e, soprattutto, voglio combattere per te…
L’hanyou alzò lievemente lo sguardo senza però staccarsi
dalla pelle morbida e profumata della giovane.
Era questo uno dei motivi per cui
la amava e non avrebbe mai smesso di amarla: lei aveva coraggio, e nonostante
sapesse a quali pericoli andava incontro, non voleva scappare… lei aveva parte
della forza di volontà che a lui mancava… lei aveva parte della forza d’animo
di cui lui aveva bisogno… lei era quella parte di lui che cercava da tanti
anni… per questo e per un migliaio di altri motivi lui l’amava…
Si strinsero ancora più forte in quell’abbraccio, quasi a
volersi trasmettere reciprocamente un po’ di determinazione.
Shaorin sorrise, dopodiché si strinse nelle spalle e chiuse gli occhi blu come il mare.
“Sarò forte… lo sarò per le persone a cui voglio bene…”
Sentì due braccia cingerle le spalle e inaspettatamente si
ritrovò appoggiata al petto dello youkai, che la strinse forte.
-Ti prego Shao…
Cominciò piano lui, accarezzandole dolcemente la schiena.
-Non fare nulla di stupido… combatti se vuoi, ma ti prego,
non avventarti contro i nemici senza pensare alle conseguenze…
La sentì sorridere.
-E se non vuoi farlo per te stessa…
fallo per me…
Pronunciando quelle parole il demone allungò il viso
perfetto verso quello dolce della ragazza ed unì le loro labbra con un
dolcissimo bacio.
Miroku era in disparte, con la bimba che Sesshoumaru gli aveva
dato in braccio prima di andare da Shao.
Rivolse uno sguardo al panorama inondato dal sole del
mattino fuori dalla finestra della cucina, quasi
aspettandosi che Sango sbucasse da dietro uno di quegli alberi con in volto un
meraviglioso sorriso.
L’avrebbe riportata indietro e allora le avrebbe chiesto di sposarlo, perché tutto poteva sopportare, anche
la morte, ma non vedere la sterminatrice fra le braccia di un altro uomo.
La voce di Kagome irruppe nei pensieri di tutti.
-Andiamo…
Uscirono lentamente dall’abitazione dirigendosi verso il
pozzo; Shao stringeva la mano di Sesshoumaru con forza, Kagome quella di Inuyasha.
Arrivarono davanti ad esso e
ognuno di loro guardò l’interno buio di quella specie di portale con una nota
di paura nello sguardo.
Tutti, nessuno escluso, avevano quella striscia scura
negli occhi: il timore di perdere la persona che amavano, il terrore di non
poter fare nulla per impedirlo.
Ma nei loro occhi c’era anche la
forza, quella forza che nemmeno l’arma più terribile avrebbe potuto portare
via.
La forza dell’amore, la forza
della fiducia, la forza che scaturiva da quelle mani strette l’una nell’altra.
E quella è l’unica forza che sola
può superare anche gli ostacoli che quando si è soli sembrano insormontabili…
perché insieme tutto è possibile…
-Tutti pronti?
Domandò con voce tremante la ragazza; la stretta della
mano di Inuyasha aumentò dandole ancora un po’ di
coraggio.
-Pronti! Esclamarono all’unisono, dopodiché
saltarono nel pozzo scomparendo all’interno del suo buio.
Sango aprì lievemente gli occhi castani e si guardò
intorno cercando di capire dove di trovasse.
Aveva una gran confusione in testa, per non parlare
dell’emicrania che sembrava non avere alcuna intenzione
di lasciarla in pace.
Si mise a sedere e provò a mettere a fuoco ciò che aveva
davanti agli occhi: si trovava in una stanza, di questo ne
era sicura.
Improvvisamente un forte odore di chiuso le raggiunse le
narici, costringendola a portarsi una mano al viso.
Dov’era finita?
Pian piano i ricordi del giorno prima le ritornarono alla
mente: lei era stata rapita da quella sorta di spettro, dopodiché
aveva sentito un forte dolore alla nuca e tutto intorno a lei si era fatto
scuro.
Si portò una mano sul collo e una smorfia di dolore le
comparve sulle labbra rosee: doveva avere un grosso livido su di esso, perché ogni volta che lo sfiorava sentiva una fitta
lancinante che la costringeva a togliere immediatamente le dita.
La pelle però era intatta e non le sembrava di avere
ferite da nessuna parte del corpo.
-Ti sei svegliata…
Una voce di bambino la risvegliò dai suoi pensieri e la
sterminatrice vide una sagoma entrare in quella camera dalla porta scorrevole.
La felicità le pervase il cuore mentre
continuava a fissare insistentemente il volto del ragazzino che le si stava
avvicinando tenendo fra le mani un vassoio con del cibo.
-Kohaku?
Sussurrò lei, cercando di alzarsi in piedi.
Ma non appena tentò di avvicinarsi a
lui, qualcosa la fece cadere a terra; era legata… avrebbe dovuto immaginarselo…
Lui le andò incontro con aria preoccupata e, dopo aver
appoggiato il cabaret a terra, la aiutò a rimettersi
seduta.
-Tutto bene?
Le chiese guardandola attraverso
gli occhi del medesimo color nocciola di quelli della sorella.
-Si… grazie…
Sussurrò la tajiya, trattenendo a stento le lacrime.
-Devi fare più attenzione… potevi farti male…
Così dicendo le porse una scodella con del cibo.
-Grazie… ma non ho molta fame.
Sango si sforzò di sorridere; se Kohaku si trovava li
voleva dire che quello era di sicuro il castello di
Naraku, quindi quello spettro che la sera prima aveva aggredito lei e Shaorin
credendo che fosse Kagome lavorava per lui, perciò era meglio essere prudenti…
per quanto ne sapeva, quel cibo poteva essere benissimo avvelenato.
-Va bene… comunque sia io te lo
lascio qui, nel caso ti venga fame più tardi…
Fece per andarsene, ma lei gli afferrò dolcemente un
braccio con una mano e lo guardò con tenerezza.
-Potresti rimanere un po’ qui con me?
Kohaku la fissò esterrefatto; Naraku gli aveva detto che molto probabilmente quella ragazza gli avrebbe
fatto una richiesta del genere e che avrebbe fatto meglio a non fidarsi, ma
qualcosa dentro di lui lo spingeva ad accettare quella richiesta così sincera.
E poi gli dava un senso di
sicurezza, anche se non sapeva perché.
-Se vuoi…
Le si sedette accanto e la tajiya gli rivolse un
altro sguardo carico d’amore; gli occhi del suo adorato fratellino non erano
vuoti, erano proprio come quelli del loro papà: grandi e color nocciola, con
una nota spaurita al loro interno… proprio come quando abitavano ancora al
villaggio degli sterminatori di demoni con la loro famiglia…
Sollevò un sospiro di nostalgia: non doveva farsi
illusioni… Kohaku era morto e quando loro avrebbero sconfitto Naraku ed
avrebbero recuperato il frammento della sfera che aveva nella schiena lui
sarebbe ritornato nel regno degli inferi, questa volta per sempre…
-Cosa c’è?
Gli domandò il ragazzino.
-Nulla… pensavo a mio fratello…
-Hai un fratello?
Sango lo guardò sorpresa, poi sorrise e tornò a
concentrare la propria attenzione sul muro davanti a lei.
-Si… o perlomeno lo avevo…
-Che cosa gli è successo?
-…è morto…
-Oh… mi dispiace… gli eri molto
affezionata?
-Si… moltissimo… però non l’ho perso, perché porto sempre
con me il suo ricordo all’interno del mio cuore e così è un po’ come se non ci
fossimo mai separati…
Il ragazzino la guardò confuso, come se quelle parole
avessero risvegliato in lui una sorta di antico
sentimento… e improvvisamente ebbe la sensazione di aver già conosciuto quella
ragazza.
-Senti…
Cominciò incerto lui, ma Kagura
comparve sulla porta e gli lanciò un’occhiata eloquente.
-Naraku vuole parlare con te…
Sibilò gelida la domatrice del vento, facendogli cenno col
capo di muoversi e di andare via.
-Si, arrivo subito.
Lo sguardo del bambino ritornò vuoto ed inespressivo,
mentre come un robot si alzava dal pavimento e scompariva dietro la demone all’interno del corridoio avvolto da una fitta
oscurità.
-Ci si rivede Sango…
Disse ghignando compiaciuta.
-Sembrerebbe di si… e posso
constatare che tu sei ancora la schiavetta di Naraku…
Rispose la sterminatrice in aria di sfida.
Kagura la guardò con
odio, dopodiché le voltò le spalle fingendo
un’espressione indifferente alle sue parole.
-Forse… ma nella tua condizione attuale non penso proprio
che tu sia in grado di offendermi… a meno che tu non
voglia raggiungere prematuramente i Kami celesti…
Rise malignamente, dopodiché si avviò sui passi del ragazzino, inoltrandosi anch’essa nel
corridoio.
“Dannata sterminatrice di demoni!!!”
Pensò stringendo i pugni.
“Però ha ragione, io sono ancora sotto il controllo di
quel bastardo e sino a che lui avrà il mio cuore io
non portò fare nulla per liberarmi di lui…”
Diede furiosa un colpo ad uno dei muri del palazzo,
aprendovi un grosso buco e facendo cadere al suolo alcuni suoi pezzi.
Kaede aprì gli occhi e intravide su di se i visi
preoccupati di Kagome e di Miroku, che nel vederla finalmente cosciente tirarono un sospiro di sollievo e sorrisero.
-Ehi vecchia! Volevi farti ammazzare?
Sbraitò sarcasticamente Inuyasha, seduto a gambe
incrociate in un angolo della capanna.
L’anziana miko sorrise, dopodiché cercò di mettersi seduta ma Shaorin la
fermò guardandola ansiosa.
-Penso che dovrebbe rimanere ancora un po’ a riposo… la
ferita che ha riportato non è uno scherzo…
Kaede le rivolse uno sguardo confuso, ma prima che potesse
fare o chiedere qualsiasi cosa Kagome la precedette.
-Questa è Shaorin… è una mia cara amica ed è venuta a
darci una mano contro Naraku e i suoi.
-Molto lieta.
Le due donne si strinsero la mano sotto gli occhi di
Sesshoumaru, che da quando erano tornati nell’epoca
Sengoku non distoglieva mai l’attenzione da lei.
Il piccolo Shippo e Rin giocavano allegramente nel prato fuori da ciò che restava della baracca, mentre Kirara vegliava su di loro accoccolata accanto ad un pezzo
di tetto.
-Che cosa è successo qui?
Domandò l’houshi, porgendo alla vecchia una tazza con del
the caldo ed assumendo un’espressione grave.
-Sono venuti tre giorni fa… erano una
demone con un ventaglio…
-Kagura!
Ringhiò l’hanyou, stringendo la manica del karinginu rosso.
-…E due ragazzi dalla forza spaventosa… da soli hanno raso
al suolo tutto il villaggio… ma non erano demoni…
I quattro si scambiarono un’occhiata eloquente: dovevano
essere sicuramente gli scagnozzi di Naraku.
-Sono stati Kamui e Kotori…
Sussurrò Shaorin, fissando il paesaggio desolato fuori dalla porta e sentendo un improvviso senso di colpa,
come se quella devastazione fosse in parte anche colpa sua.
-Si… è il fratello di Kotori… sono due spiriti gemelli
creati da Shinata per essere suoi schiavi ed eseguire i suoi
ordini… non rispondono a nessuno… nemmeno ai Kami supremi… soltanto la regina
degli inferi può controllarli…
Tutti, compreso Sesshoumaru, la fissarono stupefatti: come
faceva a sapere tutte quelle cose su di loro? Nessuno
li aveva mai visti e quindi non poteva esserselo fatto raccontare.
-Shao, tu come lo sai?
Chiese Inuyasha.
-Non lo so… so solo che è come se i loro volti fossero
stampati nella mia mente… ma non c’è un motivo… non
che io sappia.
Lo youkai sentì una fitta all’addome e i suoi occhi
osservarono pieni d’angoscia il dolce viso di Shaorin e improvvisamente gli
ritornò in mente la sera prima, quando lei si era trasformata e le parole che
Kotori le aveva rivolto gli echeggiarono nella testa.
“Mia Signora…”
L’aveva chiamata così prima di inginocchiarsi davanti a
lei… che fosse… no, ma cosa andava a pensare!
Shaorin era un’umana, non c’era alcun dubbio su questo…
eppure nei suoi occhi c’era qualcos’altro… qualcosa che andava oltre il dolore
o la gioia… e la cosa lo spaventava terribilmente.
Kaede guardò prima il demone, poi la ragazza seduta
accanto a lei.
Era evidente che lui aveva
qualcosa che lo tormentava, e visto il modo in cui fissava la giovane era
sicuramente una preoccupazione che la riguardava molto direttamente.
-Ditemi somma Kaede, oltre a quei tre avete per caso visto
se con loro c’era Naraku?
La donna si portò una mano rugosa al mento e parve
riflettere attentamente sulla domanda di Miroku.
-No… erano soli…
-Vuol dire che quel bastardo non
si è scomodato a venire!!!
Sibilò Inuyasha a denti stretti; Kagome gli si avvicinò e
gli posò una mano sul viso liscio e dalla pelle morbida.
-Calmati… non serve a nulla arrabbiarsi…
Il suo tono di voce era così dolce che il mezzo demone non
poté fare a meno di arrossire e nel risponderle la sua
voce tremò per un attimo.
-S… si… ha…hai ragione…
Kagome gli regalò uno dei suoi sorrisi dolcissimi e lo
stomaco del mezzo demone si annodò in un modo talmente stretto che si sentì
mancare.
-Però c’è qualcosa che non mi torna…
Disse poi lei pensierosa.
-Perché hanno rapito Sango? È vero che lei
aveva le schegge della Shikon no Tama, ma potevano
limitarsi a prenderle, no? Invece l’hanno rapita e per di più quello spirito
non si è nemmeno accorto quando Sango le ha date in
mano a Miroku…
-Credeva che fossi tu.
Shao riportò nuovamente su di se l’attenzione dei
presenti.
-Come?
-Prima che svenissi, lei ha chiamato Sango Kagome… quindi
il loro obbiettivo eri tu e non lei…
Inuyasha le afferrò una mano e la strinse forte: se Kagome
era l’obbiettivo di Naraku allora presto o tardi sarebbero tornati all’attacco.
Ma lui non avrebbe permesso a quel
lurido bastardo di portargliela via; anche a costo di rimetterci la vita, glielo
avrebbe impedito!
-Parte del mistero è spiegato… ma continuo a non capire perché a
lui serva io… in fondo l’unica cosa che dovrebbe interessargli sono i
frammenti…
-Questo proprio non lo so…
Il silenzio piombò nuovamente sugli occupanti della
capanna, quando la ragazza avvertì la presenza di ben tre schegge.
-Si stanno avvicinando a grande
velocità… sono tre…
Inuyasha si scrocchiò le nocche ed assunse un’espressione
quasi compiaciuta, dopodichè estrasse Tessaiga ed uscì dalla capanna.
-Inuyasha!!! Cosa vuoi fare!?!
Gridò lei spaventata, correndogli dietro.
-C’è odore di lupo… finalmente potrò
sgranchirmi un po’ le gambe… tutto quel tempo passato nella tua epoca mi ha
impedito di fare esercizio…
Ghignò soddisfatto.
-E fare fuori quel lupastro sarà
un’ottima ginnastica!
In quel momento una specie di turbine di vento cominciò ad
intravedersi fra le chiome degli alberi.
Shaorin uscì a vedere cosa stesse
succedendo seguita immediatamente da Sesshoumaru.
Nella capanna rimasero Miroku e la vecchia che, dopo aver
osservato le uscite precipitose degli altri quattro ragazzi, lo guardò con aria
curiosa e un po’ perplessa mentre continuava a mescolare pazientemente le erbe
nella pentola sopra il fuoco.
-E tu, sommo monaco, perché non esci?
Gli domandò Kaede.
-Perché non ho voglia di vedere quei due
che litigano…
Sospirò rassegnato, dopodichè riprese a concentrarsi
sull’unguento che stava preparando per curare la ferita dell’anziana miko.
Senza farsi pregare, la figura di Koga comparve dopo pochi
attimi dalla boscaglia e come al solito si avvicinò a
Kagome, senza curarsi minimamente della presenza dell’hanyou.
-Kagome… quanto tempo.
Le disse guardandola intensamente negli occhi e
stringendole le mani fra le sue; come di consueto lei lo guardò sorridendo.
-Koga… era tanto che non ti vedevo.
-Mi sono preoccupato moltissimo. Non riuscivo più a
percepire il tuo adorabile profumo e ho avuto paura che quel cagnolino avesse lasciato che ti accadesse qualcosa di male.
Un pesante gocciolone comparve sulla fronte della ragazza,
mentre arrivavano anche Ginta e Akkaku.
-EHI DANNATO!!!
Urlò Inuyasha, allontanandolo con una spinta da Kagome e parandosi davanti a
lei con aria scorbutica.
-Prova ancora a stringerle le mani in quel modo e io ti ammazzo!!!
Shaorin assisteva alla scena leggermente sconvolta: la
ragazza le aveva accennato più volte ad un certo Koga
e al fatto che lui ed Inuyasha non facevano altro che litigare, ma mai si
sarebbe aspettata una cosa del genere… sembravano due bambini viziati!
-Kagome-chan… ma fanno sempre così?
Sussurrò all’orecchio dell’amica, la quale sospirò con
aria arrendevole.
-Si… io ormai ci ho fatto l’abitudine, ma ho paura che
Sesshoumaru perda la pazienza…
-Non preoccuparti, dubito che la cosa gli importerà più di
tanto… anzi, vedere il fratello ed un lupo che si ammazzano a vicenda sarà per
lui uno spettacolo interessante direi…
Così dicendo lanciò uno sguardo carico di dolcezza allo
youkai, il quale le rispose con una specie di mezzo sorriso.
Fece per avvicinarsi a lui, ma il demone lupo le saltò davanti
fissandola attraverso i grandi occhi blu.
-Ehilà!
Esclamò, sorridendole sensualmente e facendole assumere la
stessa espressione dell’amica.
-Kagome, porti una ragazza così carina con te e non me la
presenti? Non devi preoccuparti però, tu sei l’unica
nel mio cuore.
Shaorin si voltò verso quest’ultima e con aria
supplichevole le fece cenno di darle una mano.
-Fossi in te non farei tanto il gradasso
con lei, lupastro!
Disse l’hanyou, avvicinandosi a Kagome.
-E perché? È forse un’altra delle tue
donne?
-No… ma è quella di mio fratello, e se provi anche solo a
sfiorarla credo che andrai a fare compagnia agli
angeli molto prematuramente.
Koga non badò alle parole del mezzo demone, ma
effettivamente si sentiva osservato e quando individuò la fonte di quello sguardo,
un brivido freddo gli corse lungo la schiena.
Sesshoumaru lo stava fissando e non si poteva certo dire
in maniera amichevole.
-Ehm… piacere, Shaorin.
La ragazza gli porse la mano, cercando di evitare uno
scontro sanguinoso e la mutilazione di qualche parte del corpo.
-Io sono Koga, il capo dei demoni lupo… lo sai che sei proprio bella?
L’inu-youkai avanzò di qualche passo, pronto a ridurlo un
frullato.
Shao continuava a saettare lo sguardo
preoccupata dal lupo a Sesshoumaru, che era pericolosamente vicino alla
schiena del primo e lo fissava con una nota anche troppo palese di pura e
semplice voglia di ammazzarlo.
Lui le strinse la mano, dopodiché saltò via appena in tempo per evitare di
essere fatto a fettine.
-Certo che la cortesia è di famiglia!
Sbraitò Koga, fissando con aria di sfida il demone.
-Tu toccala anche solo con un dito e io ti faccio fuori.
La sua voce era addirittura più fredda del solito: che
fosse quella la sua maniera per esprimere la gelosia?
Shao arrossì lievemente e si morse il labbro inferiore
sorridendo, poi si voltò verso di lui e gli baciò dolcemente le labbra come per
ringraziarlo di quelle attenzioni.
Nel frattempo Inuyasha e Koga avevano di nuovo cominciato
a litigare e Kagome, che aveva veramente perso la
pazienza, si intromise fra i due con una sorta di aura maligna che le aleggiava
attorno.
-Ora voi due la smettete!!! Mi
sono spiegata?!?
-Si… ce…certo…
Mormorarono i due litiganti, smettendo all’istante di
discutere: quando Kagome di arrabbiava faceva
veramente paura!
Era passata un’ora ed era da un’ora
che Koga, Inuyasha e Sesshoumaru offrivano alle ragazze e al monaco uno
spettacolo più unico che raro: i due fratelli avevano fatto fronte comune e
cercavano continuamente di ammazzare il demone lupo.
Shaorin e Kagome avevano provato più volte a farli
smettere, ma inutile dire che quei tre non accennavano
a volersi calmare.
Alla fine le due giovani si erano rassegnate e scuotendo
il capo erano uscite dalla capanna con l’intento di farsi un bagno.
L’acqua dello stagno era fredda, ma il vento caldo e la
temperatura quasi torrida non fecero dare loro troppa importanza ad essa.
Lentamente si tolsero i vestiti e li appoggiarono sui rami
più bassi di un albero abbastanza vicino al laghetto da dare loro modo di
poterli prendere senza essere costrette ad uscire completamente dall’acqua.
La prima ad immergersi fu Shao, che si tuffò leggera come
una libellula provocando uno spostamento minimo delle acque scure del laghetto,
nuotando in apnea in un punto poco distante.
Riemerse dopo molti secondi, alzandosi in piedi: l’acqua
le arrivava alle ginocchia ed il corpo perfettamente modellato dai lunghi anni
passati ad allenarsi a pattinare sul ghiaccio si imperlò
di milioni di gemme luccicanti che risplendevano d’argento sotto la luce della
falce di luna.
-Sai che sei splendida?
Le disse l’amica, ammirando il fisico perfetto con occhi
sognanti e pieni d’invidia: quanto avrebbe voluto avere le forme dolci come
quelle di Shao, invece lei aveva un seno gigantesco, sodo, ma comunque enorme!!!
-Grazie.
Ricambiò lo sguardo sorridendo.
La ragazza nuotò verso di lei e, una volta raggiunta la
riva, si appoggiò ad una grossa pietra piatta e liscia bagnandola con le gocce
che cadevano dai suoi capelli.
Kagome si immerse più lentamente,
bagnandosi la pelle bianca prima di entrare completamente all’interno di quella
distesa nera e ondeggiante sotto il soffio di un vento caldo.
Un piacevole senso di refrigerio la pervase, dipingendole
in volto un’espressione di compiacimento.
Un mugolio di approvazione le
scaturì dalla bocca contro la sua volontà, attirando su di se gli occhi blu e
perplessi di Shao.
Arrossì lievemente, stringendosi nelle spalle.
Nel vederla così Shaorin rise, tuffandosi nuovamente
nell’acqua e dando qualche bracciata in quella che sembrava una colata di
petrolio, tranne che per lo splendente riflesso del disco lunare.
-Com’è bello qui…
Sussurrò piano la ragazza, lasciando che la corrente si intrecciasse con i suoi capelli e che le leggere raffiche
create dall’aria calda le sfiorassero come carezze la pelle nuda, provocandole
piacevoli brividi di freddo.
Kagome le andò accanto, camminando cautamente sui sassi
lisci e coperti di alghe viscide che le facevano il
solletico ai piedi.
-Come fai a rimanere qui? I sassi sono così scivolosi!!!
Sbraitò tentando di mantenere un equilibrio precario, anche se con scarsi
risultati.
-Non è vero… è solo
un’impressione…
Bisbigliò sorridendo.
-Impressione?!? Qui è tutto un tappeto di viscide,
putride, schifose alghe appiccicose!!! E come se non
bastasse rischio di cadereeeeeeee!!!!
Non fece in tempo a terminare la frase che con un tonfo
seguito da un grosso spruzzo cadde rovinosamente in acqua.
Shaorin scoppiò a ridere fragorosamente, costringendosi
così ad appoggiare i piedi sul fondale e constatando che effettivamente era
piuttosto viscido, ma non le dava fastidio.
Un’arrabbiatissima Kagome riemerse con
in viso un’espressione piena di collera e di furia omicida, ma la
represse sfogandola in uno sbuffo molto simile a quello delle teiere.
Passarono ancora un’ora in quello stagno, ma la ragazza si
rifiutò categoricamente di immergersi ancora, ignorando volutamente e
rispondendo con grugniti e sbuffi alle preghiere dell’amica.
Dopo un po’ di tempo anche Shao cominciò a sentire il
freddo e così si avvicinò di nuovo alla riva nell’intento di uscire dall’acqua
scura.
Afferrò la propria biancheria pulita dal ramo su cui
l’aveva riposta poco prima e la indossò velocemente, quasi temendo di essere
spiata.
-Kagome…
Mormorò piano, strizzandosi i capelli dorati e roteando
distrattamente un piede all’interno dello stagno.
-Qualcosa non va?
Le si avvicinò con gli occhi preoccupati:
conosceva sin troppo bene quell’espressione e sapeva per esperienza che
significava chiaramente che il cuore della ragazza non era sereno.
-No… non esattamente…
Si fermò per un attimo, vergognandosi delle parole che stava per pronunciare e preparandosi mentalmente alle
possibili reazioni dell’amica.
-Senti… ti è mai capitato di volere così
tanto bene ad un ragazzo da…
Un forte rossore le invase le gote.
-Da desiderare che lui ti costringa a rimanergli accanto,
proibendoti addirittura di ritornare a casa?
Un breve silenzio cadde sulle due, mentre gli occhi
violetti di Kagome scrutavano il viso imbarazzato di Shao.
-Si… e molte volte…
Shaorin si volse e la fissò stupefatta.
-Veramente?!?
Domandò stupita; lei abbozzò un sorriso.
-Che c’è di strano? Anche io sono
innamorata!!!
Ricambiò il sorriso.
-Scusami… ma proprio non ti ci vedo senza TV o giri in
centro…
-Ah ah! Grazie tante per la considerazione!
Da arrabbiato il suo viso diventò dolce, quasi sognante.
-Non sai quante volte, quando ero costretta a tornare
nella mia epoca, avrei voluto che Inuyasha sbucasse da
quel pozzo e mi fissasse con quei grandi occhi ambrati, per poi afferrarmi e
trascinarmi di nuovo qui…
Le parole che seguirono furono come la descrizione di un
sogno… perché di questo si trattava: un sogno, un sogno
e nulla di più.
Quando ebbe finito di parlare, Shaorin le
rivolse un sincero e limpido sorriso, contenta di aver trovato comprensione.
-Sei cresciuta, Kagome-chan…
Furono le uniche sillabe che uscirono dalle sue labbra.
Rimasero così a fissare le stelle in cerca di una che potesse far avverare uno dei loro desideri.
Trascorsero così tanto tempo in
quella posizione che quasi non si resero conto dello scorrere del tempo, ma a
ricordarglielo furono proprio gli oggetti di quelle speranze.
-Ehi Kagome!!!
Gridò Inuyasha, portandosi una mano alla testa e
guardandosi attorno.
-Non percepisco il loro odore…
Commentò asciutto Sesshoumaru, cercando più volte
nell’aria il profumo di Shaorin, ma senza alcun risultato.
-Devono essere al fiume… molto probabilmente si sono fatte
il bagno e non si sono accorte dell’ora che hanno fatto!
Grugnì contrariato l’hanyou, prima di invocare nuovamente
il nome della ragazza anche questa volta però senza risposta.
-Dove si trova il fiume?
Domandò lo youkai, scrutando la boscaglia.
-A pochi minuti di cammino… ma non credo sia una buona idea. Se ci scoprono ci
faranno passare un brutto quarto d’ora…
Sorrise all’immagine del visetto della ragazza che tanto
amava con l’espressione imbronciata che la faceva ancora più bella, se era
possibile.
Ma le sue parole non sembrarono
importanti per il fratello, che come un fantasma gli passò accanto diretto verso
lo stagno.
-Dove pensi di andare?!?
Gli urlò il mezzo demone; come risposta ricevette una più
che eloquente occhiataccia.
-Sai Kagome-chan, erano mesi che
non mi sentivo così bene…
-Anche a me fa quest’effetto… l’epoca
Sengoku è per me meglio che una medicina…
Si stiracchiò sull’erba umida.
-A volte vorrei non tornare a casa… non che non senta la tua mancanza o quella della mamma, del nonno e di Sota, ma questo posto mi fa sentire in pace con me stessa…
come se fosse il “mio” posto…
-Il posto di Inuyasha?
-Si… il posto di Inuyasha…
Dopo quella frase cadde il silenzio.
Shaorin si ritrovò a riflettere sulla sua vita, su come odiasse il mondo in cui viveva e su come ogni cosa la
facesse sentire oppressa e soffocata… li invece era tutto diverso… le sembrava
quasi di essere in grado di liberare la propria anima dalle catene del rimorso…
era solo una sensazione lunga quanto un battito di ciglia, ma era pur sempre
una cosa che nulla nell’epoca moderna aveva saputo darle.
E poi li c’era Sesshoumaru, il
suo adorato youkai.
Mai per nessuno, nemmeno per Subaru, aveva provato
qualcosa di così intenso e profondo; quando lui la sfiorava una scarica
elettrica le attraversava ogni singolo nervo, dandole nuova voglia di vivere.
Si abbracciò le ginocchia ed affondò il viso nell’incavo
fra le due braccia ed il torace, spargendo su di esse
lunghe ciocche bionde imperlate di lacrime d’acqua dolce.
Kagome si chinò in avanti ed immerse la mano nel fiume;
vide il suo viso riflesso nello specchio d’acqua: era lievemente sfocato ed alcune ciocche di capelli le si erano attaccate
al viso, dandole quasi l’impressione di essere una persona diversa.
Per un momento le sembrò quasi di vedere Kikyo al posto
del suo riflesso; una morsa le attanagliò lo stomaco.
Shaorin se ne accorse e le andò
vicino.
-Dimmelo…
-Cosa?
-Dimmi perché ogni volta che ti guardi allo specchio
scoppi in lacrime.
Il tono di voce della ragazza era così
decisa che lei non poté mentire, fissandola a sua volta con gli occhi
pieni di grossi lucciconi.
-Kikyo…
Così cominciò a raccontarle ogni cosa, da come lei ed
Inuyasha si erano conosciuti, quando la miko era stata riportata in vita da
Urasue, a quando li aveva visti abbracciati…
Mentre parlava un pianto silenzioso
le segnava il viso, bagnandolo con il sapore amaro delle lacrime.
Shao l’ascoltava in silenzio, senza mai interromperla
sebbene avesse un milione di domande da porle.
-…Forse è proprio per questo che lui mi sta accanto…
perché io somiglio a lei… ma io non posso essere solo
una sostituzione di un ricordo vivente, io sono Kagome… forse non sono speciale
come lei, ma vorrei solo che lui mi apprezzasse per quello che sono…
Un lungo e sofferto singhiozzo seguì la fine di quelle
parole; la ragazza si strinse nelle spalle e l’amica l’abbracciò con tutto
l’affetto possibile.
-Tu sei speciale, Kagome-chan, e se per caso lui non se ne è ancora reso conto significa che è un idiota
matricolato!
-Forse… ma io lo amo… e nonostante io sappia benissimo che
per lui sono solo un’amica, continuo ad amarlo…
La stretta si fece più intensa.
-Non pensare a quello che non sei e che non potrai mai
essere! Tu sei una persona meravigliosa!!! Se non
fosse stato per te e per Yakumo io ora sarei incinta o morta! Se ti sembra poco…
Kagome la guardò con le lacrime che scendevano copiose, ma
riuscì comunque a rivolgerle un sorriso di
gratitudine.
-EHI KAGOME!!!
Le due ragazze si voltarono verso la boscaglia e
riuscirono ad identificare due sagome che venivano verso di
loro.
Si infilarono i vestiti il più
rapidamente possibile, dopodiché si appoggiarono agli alberi ad aspettarli.
-Finalmente!!!
Sbraitò Inuyasha, guardandole con aria severa; Shao e Kagome sorrisero
timidamente in segno di scusa.
-Avete idea di che ore sono? Credevamo foste state rapite!!!
-Chiediamo umilmente perdono, vostra altezza…
Rispose ironica Shaorin, facendo una profonda riverenza e
muovendo platealmente la mano destra.
-Ah ah ah! Molto divertente
So-chan!
Le diede una leggera spinta
facendola ridere; Kagome invece era silenziosa, come se avesse perso la parola.
Il mezzo demone se ne accorse e
le andò accanto.
-Stai bene?
-Certo… nessun problema…
Si allontanò da lui il più in fretta possibile, sotto gli
occhi tristi di Shao.
-Kagome…
Sussurrò, stringendo il lembo della maglia con le mani e
mordendosi il labbro inferiore.
Quasi ignorando la presenza di
Sesshoumaru le corse dietro, lasciando i due fratelli da soli.
-Ma cosa…
-A volte mi chiedo se tu sia cieco.
Commentò acido lo youkai, avviandosi sui passi delle
ragazze.
-Cosa vuoi dire?!?
Domandò irritato.
-Che sei un idiota, e che non ti accorgi
quando fai soffrire le persone.
-Bhe, non che tu sia meglio di me!
Stava per scoppiare un’altra lite, quando un pensiero
orribile balenò nella mente di entrambi.
-Aspetta un momento… se noi siamo qui, allora nella
capanna con loro ci sono Koga e Miroku!!!
Dimenticando all’istante ogni possibile scontro, i due
fratelli cominciarono a correre verso il villaggio.
-Mi dispiace che la tua famiglia sia stata uccisa così…
anch’io ho perso i miei cari tempo fa…
Disse dolcemente Shaorin, appoggiando la schiena al muro
di legno e fissando distrattamente la pentola che bolliva davanti ai suoi
occhi.
-Davvero?
Le domandò il demone lupo, seduto accanto a lei.
-Si… in un incidente di macchina.
Koga la guardò confuso.
-Cos’è una macchina?
Le chiese, facendola ridere.
-Lascia stare, non ha importanza.
Il viso dello youkai le comparve davanti agli occhi,
fissandola corrucciato attraverso le iridi azzurre.
-Tu hai un profumo strano… come di zucchero e latte…
La annusò ancora.
-Però sai anche di zolfo…
Lo guardò perplessa, dopodiché
cominciò a ridere divertita.
-Sai che sei veramente buffo?
Koga arricciò il naso.
-Guarda che sono il capo della tribù Yoro,
perciò esigo rispetto!!!
Shao lo guardò con dolcezza; quel ragazzo le ricordava
tantissimo il suo adorato fratellino.
Gli posò una mano fra i capelli e glieli scompigliò
affettuosamente; sorrisero entrambi.
-Tu mi ricordi molto una persona…
Gli confidò a mezza voce, avvicinandosi a lui.
-Davvero? Forse uno dei tuoi precedenti fidanzati?
Chiese spavaldo.
-Non esattamente… somigli tanto a Kioshi, mio fratello.
Koga la fissò sconvolto: lui, il capo dei demoni lupo,
somigliava a suo fratello piuttosto che ad un possibile ragazzo?!?
-Ah…
Bisbigliò abbassando deluso lo sguardo.
Shao se ne accorse e gli prese il
mento fra le dita, alzandogli il volto e guardandolo con tenerezza.
-Ehi, non ti sarai mica offeso?
-No…
Distolse di nuovo le iridi dal bel viso di Shao, la quale
s’intenerì ancora nel vederlo in quello stato e gli posò un bacio sulla fronte.
Il demone arrossì lievemente.
-Tu sarai mio amico…
Gli sussurrò prima di alzarsi in piedi e di andare a fare
una passeggiata assieme alla piccola Rin.
Sesshoumaru era seduto su uno dei rami di una grossa
quercia e rivolgeva lo sguardo freddo verso le stelle.
Attorno a lui era tutto immerso nel silenzio, tranne che
per le voci che provenivano dalla capanna.
Si portò una mano fra i capelli argentati e li accarezzò
distrattamente, lasciando che un leggero vento li facesse ondeggiare sotto i
suoi capricci e socchiuse gli occhi ambrati.
Quella sera era tutto molto tranquillo, forse sin troppo.
Molto presto ci sarebbe stata una battaglia, non quella
decisiva, ma sicuramente altrettanto pericolosa e sanguinosa.
Sentì una morsa stringergli forte il cuore: e se per caso
fosse accaduto qualcosa di male a Shaorin?
Non lo avrebbe permesso, non le avrebbe permesso
di combattere e le avrebbe imposto di rimanere al sicuro.
Ma già sapeva che non ci sarebbe riuscito; lei glielo
aveva detto subito che intendeva lottare e la cosa che più lo preoccupava era il fatto che aveva giurato di proteggere ad ogni costo
le persone che amava.
No… non le avrebbe concesso di
farsi del male.
A risvegliarlo da quei pensieri fu proprio il loro stesso
oggetto.
La ragazza camminava per mano con la piccola Rin, che
continuava a girarle intorno ridendo.
-So-chan!!! Guarda cosa ha
trovato Rin!!!
Gridò mostrandole un bellissimo fiore bianco.
-Che bello.
Rispose sorridendo la ragazza, prendendo
il fiore fra le mani e posizionandoselo fra i capelli dorati.
-Somigli ad una fata So-chan!!!
Esclamò guardandola con occhi sognanti; la ragazza la
prese fra le braccia e si sedette sull’erba morbida.
-Sei molto gentile piccolina…
Sorrise dolcemente, accarezzandole con tenerezza la
testolina castana.
-Sai So-chan, vorrei che tu
rimanessi con Rin per sempre.
Shaorin la fissò leggermente stupita: rimanere per sempre?
Non ci aveva mai pensato… in effetti non sarebbe stato
male, in fondo lei in quel mondo aveva degli amici, un… demone… che amava…
nell’altra epoca non aveva più nulla, o almeno nulla che le imponesse di
ritornarvi.
Un senso di calma invase il suo cuore, facendola sentire
bene.
Strinse forte al petto la bambina, baciandole
affettuosamente il capo.
-Sarebbe bello… meraviglioso.
Rin si accoccolò su di lei, cingendole la schiena con le
braccia ed appoggiando il capo sulla sua spalla.
Sorrise, intenerita dai comportamenti di quella bimba: se
mai avesse avuto dei figli, avrebbe voluto che fossero
proprio come lei.
Dall’alto del ramo anche lo youkai abbozzò quello che
poteva sembrare un mezzo sorriso se osservato molto attentamente.
-Canteresti una ninna nanna a Rin?
Domandò poi la piccola, fissandola attraverso gli occhioni
neri come la notte con un’espressione supplichevole.
Shao non poté che intenerirsi e assentì con un cenno del
capo.
-Che cosa vuoi che ti canti?
-Una canzone che parli d’amore… di due persone che si
amano tanto!!!
La ragazza decise di stuzzicarla un po’, anche se aveva
già in mente le parole che fra breve sarebbero uscite dalla sua bocca.
-Tanto quanto?
-Tantissimo!!!
Esclamò rapita la bimba.
-Come nelle favole che mi raccontava
la mamma.
-Va bene… canterò una canzone che parla di un ragazzo
innamorato così follemente della sua ragazza che lui vorrebbe essere il suo
“eroe”…
Dopo aver pronunciato quelle parole ed aver suscitato
nella bambina una grande curiosità, prese fiato e con
la voce dolce e musicale cominciò a cantare una delle canzoni che più amava… Hero…
-Would you dance… if I asked
you to dance?
Or would you run and never
look back?
Mentre parlava i suoi occhi così belli
risplendevano di una luce sognante, quasi come se piccole stelle vi si fossero
accese all’interno.
Lo youkai, nel sentirla cantare, si voltò verso la ragazza
e la fissò sentendo una piacevole sensazione di calore all’interno del petto.
-Would you cry if you saw me
crying?
And would save my soul tonight?
Fece un breve respiro, dopodiché ricominciò a cantare
sotto gli occhi del demone, che continuava ad osservarla senza stancarsi.
-Would you tremble if I
touch your lips?
Oh would you laugh? Oh,
please tell me this…
Would you die now for the
one you love?
On hold me in your arms
tonight…
Rivolse lo sguardo al cielo stellato, mentre la piccola
cominciava a sentire le dolci carezze di Morfeo sui suoi occhi.
Una lacrima le rigò il viso dai dolci lineamenti e un
sussulto scosse il cuore freddo di Sesshoumaru.
-I can be your hero baby…
I can kiss away the paint…
I will stay by you forever…
You can take my breathe away…
Un’altra lacrima le solcò le guance, scendendo dai suoi
occhi contro la sua volontà; avrebbe voluto che Sesshoumaru fosse li ad ascoltarla, avrebbe voluto che lui fosse il suo eroe…
ma erano sogni, solo sogni… era vero che stavano bene insieme e i baci non
scarseggiavano, ma lei lo amava e la consapevolezza di non essere ricambiata le
faceva male.
-Would you swear that you’ll
always be mine?
Or would you lie? Would you
run and hide?
Lo youkai continuava a fissarla con un groppo alla gola,
mentre sentiva le sue parole intrufolarsi nelle proprie orecchie.
Non ne comprendeva il significato, non conosceva quella
lingua, ma riusciva a percepire che ciò che esprimevano rendevano Shaorin piena
di tristezza.
-Am I in too deep? Have I
lost my mind?
I don’t care. You’re here
tonight…
Ormai la piccola Rin era sprofondata nel sonno profondo,
sorridendo sotto le suadenti note di quella canzone così dolce.
La strinse amorevolmente e le posò un bacio in fronte,
accarezzandole i lunghi capelli castani con le lunghe
dita.
Era indecisa se smettere o no di cantare, ma il suo
attaccamento a quella canzone la spronò a continuare.
-I can be your hero baby…
I can kiss away the paint…
I will stay by you forever…
You can take my breathe away…
Sesshoumaru saltò giù dal ramo silenzioso, avvicinandosi a
lei quasi come un angelo custode e come esso senza farsi notare o dare segno
della sua presenza.
Si appoggiò al tronco di un grosso albero, giocando sull’oscurità
che lo avvolgeva e cercando di ridurre al minimo persino i suoi respiri.
-Oh… I just want hold you…
I just want hold you… Oh
yeah…
Am I in too deep? Have I
lost my mind?
Well, I don’t care. You’re
here tonight.
Shaorin sentì due braccia stringerla da dietro, ma non
ebbe paura; sapeva di chi erano ed un limpido sorriso le comparve sulle labbra.
Aprì la bocca per parlare, ma la voce dello youkai la
precedette.
-Continua a cantare… per favore…
Una scarica le attraversò tutto il corpo e sentì gli occhi
pungerle nuovamente per le lacrime.
Con uno sforzo terribile le ricacciò indietro e continuò
la canzone, questa volta però senza sentire la morsa della tristezza attorno
alla gola.
- I can be your hero baby…
I can kiss away the paint…
I will stay by you forever…
You can take my breathe away…
Sesshoumaru le baciò dolcemente il collo e le guance,
mentre le accarezzava tenero le spalle.
Shao cantava, solleticandogli le orecchie con il dolce
tono di quelle parole prive per lui di alcun
significato, ma che riuscivano comunque a farlo sentire stranamente bene.
Del resto, a lui, bastava Shaorin per farlo stare bene.
-I can be… your hero!
I can kiss away the paint!
Now I’ll stay by you
forever!
You can take my breathe away…
La sua voce calò di tono, sfumando dolcemente verso le
note più basse; il demone la strinse più forte, appoggiando le labbra
sull’incavo del suo collo e baciandolo dolcemente.
-You can take my breathe away… I can be your hero…
La canzone finì e la voce di Shaorin si spense, ma attorno
a loro si era creato come una specie di alone, una
sorta di cupola di cristallo finissimo e leggero eppure indistruttibile.
Lentamente la ragazza si voltò verso lo youkai e lo guardò
intensamente in quelle pietre ambrate che erano i suoi occhi, perdendovisi
all’interno come in un labirinto, dal quale però non voleva più uscire.
Rimase immobile, a guardarlo: com’era bello, forse troppo
per lei, eppure ora era con lei e la stava guardando con le labbra tese in una
sorta di mezzo sorriso, che però a lei sembrò il più
bello di tutto l’universo.
Amore, ecco cosa aveva nel cuore in quel momento, solo
amore; un amore così grande che avrebbe potuto
riempirci il cielo!
-Sesshoumaru…
Non riuscì a dire altro e, in fondo, non c’era nient’altro
da dire.
Lui le prese il mento fra le dita artigliate e le sollevò
il viso, di modo da poterlo guardare attentamente in ogni suo piccolo
particolare.
La ragazza si sentì arrossire, ma non fece altro che
appoggiare la guancia sulla sua mano, la quale sfiorò la pelle
di lei con una tenera carezza.
I loro volti cominciarono ad avvicinarsi; ormai ciò che li
divideva era poco più che un respiro.
-So-chan…
La voce di Rin irruppe fra i due, che si trovarono
costretti ad allontanarsi controvoglia.
-Si Rin?
-Ho tanto sonno…
-Ora andiamo a dormire…
Sorrise alla bambina, dopodiché si alzò in piedi e si
avviò verso il villaggio, anche se non molto felice.
Fece qualche passo, dopodiché si arrestò e tornò
velocemente indietro verso il demone e gli diede un lungo bacio sulle labbra.
Si staccò da lui dopo molti minuti e si incamminò
sui propri passi, seguita da Sesshoumaru che le cinse le spalle con un braccio.
Shao appoggiò la testa sulla sua spalla, dopodiché socchiuse felice le iridi blu, sentendole di nuovo
piene di lacrime.
Ma non era triste… era felice… con
lui era sempre felice… e niente e nessuno le avrebbe potuto togliere quella
felicità.
Inuyasha camminava lentamente fra gli alberi, ascoltando,
seppur in lontananza, la voce di Shao.
Gli piaceva molto sentirla cantare, aveva veramente una bella
voce e poi ormai la considerava come un’amica.
L’erba fresca gli solleticava i piedi ed il vento faceva
ondeggiare la sua lunga chioma argentata.
Una forte raffica gli invase il viso, portando alle sue
narici il profumo dolce di Kagome; ne respirò quanto più i suoi polmoni gli
permisero, dopodiché diresse i suoi passi verso di
lei.
Sentì una piacevole sensazione di tranquillità, come se
tutta la collera e il risentimento che covavano dentro di lui si fossero
dissolti; del resto, se Kagome gli era accanto, ogni
cosa perdeva importanza.
Anche il solo averla vicina lo
rendeva sereno, contagiato dall’allegria della ragazza e dalla sua voglia di
vivere, che attraverso tutto il tempo passato insieme era riuscita a
trasmettere anche a lui.
Sorrise.
La voglia di vivere… lui l’aveva persa nel momento stesso
in cui sua madre era morta; nemmeno Kikyo era riuscita a ridargli quel calore umano che tanto gli mancava.
Poi però era arrivata Kagome… la sua Kagome… lei era così
semplice, spontanea, sensibile eppure dall’enorme forza d’animo.
Ed era stato proprio grazie a queste sue qualità che era riuscita a fare breccia nel suo cuore indurito da anni
passati in solitudine e sotto gli sguardi indignati della gente e a fargli
perdere letteralmente la testa.
L’amava, l’amava così tanto che
se mai avesse potuto dichiarale ogni cosa che sentiva nei suoi confronti non
gli sarebbero bastate tutte le parole esistenti per esprimerle.
Improvvisamente si ritrovò nei pressi della capanna della
vecchia Kaede; era talmente immerso nei suoi pensieri che non si era accorto di essere ritornato indietro!
Kagome era seduta sul prato, abbracciando le ginocchia e
con il volto seminascosto dai capelli neri.
Inuyasha la chiamò piano e nel sentire la sua voce la
ragazza alzò leggermente lo sguardo, regalandogli un dolce sorriso.
-Ciao…
Sussurrò, mentre l’hanyou le si sedeva
accanto.
-Ciao. È da molto che sei qui da sola?
-Una mezzora… avevo voglia di guardare la luna…
Rivolsero entrambi gli occhi verso il disco lunare, che
era poco più che una striscia bianca nel cielo stellato.
-Domani notte sarà il nuviluvio.
Disse lei, guardando con la coda dell’occhio il viso del
mezzo demone.
-Lo so…
Fece un lungo respiro, dopodiché la guardò dritta negli
occhi con un’evidente nota di angoscia.
-Ho paura Kagome…
Lo guardò stupita: da quando era diventato così sincero
nei suoi confronti?
-Di cosa?
-Di poterti perdere… di non riuscire a proteggerti…
La sorpresa nei suoi occhi aumentò ancora, ma vederlo in
quello stato le provocò un senso di tenerezza e, nonostante l’imbarazzo, lo
abbracciò con tutta la dolcezza possibile.
Inuyasha spalancò gli occhi ambrati, sentendosi arrossire,
ma si lasciò abbracciare e un luminoso sorriso gli curvò le labbra.
-Non devi avere paura… io sono
qui con te.
-Ma è proprio per questo che ho paura…
non voglio che per colpa mia ti succeda qualcosa di male.
Kagome sciolse l’abbraccio e si inginocchiò
davanti a lui, guardandolo seria attraverso gli occhi color ametista.
-Senti, io ho deciso di rimanerti accanto
qualunque cosa accada e non mi tirerò indietro per nessun motivo.
-Ma io non voglio perderti!
Esclamò con foga, ma la ragazza rimase impassibile.
-E pensi che io lo voglia?
A quelle parole il mezzo demone ammutolì; nel vederlo così
il suo tono di voce si addolcì e gli accarezzò il viso con una mano.
-Nemmeno a me fa piacere pensare che forse questa potrebbe
anche essere l’ultima volta in cui stiamo insieme… ma
comunque non intendo rinunciare a combattere. Ho motivo quanto te di lottare
contro Naraku.
Sorrisero entrambi, dopodiché l’hanyou
la strinse fra
le sue braccia affondando il capo fra i suoi capelli.
-Ti prego, non lasciarmi.
Le sussurrò all’orecchio in tono quasi supplichevole;
Kagome ricambiò l’abbraccio ed appoggiò il capo nell’incavo del suo collo.
-Ricorda sempre: qualunque cosa accada, io sarò sempre al
tuo fianco… come ragazza o come spirito, io non ti lascerò mai solo…
Si fissarono per un lungo attimo, gli sguardi incatenati
l’uno nell’altro, uniti dal legame indissolubile che è
l’amore.
-Però promettimi che non cercherai di proteggermi se per
caso la battaglia durerà sino alla notte.
-Non me lo chiedere.
-Perché?
-Perché come tu mi proteggi tutte
le volte, ora anche io voglio fare la mia parte…e la mia parte in questa storia
consiste soprattutto nel darmi da fare per difendere le persone che amo… e tu
sei una di queste.
Improvvisamente i loro visi cominciarono ad avvicinarsi,
come due calamite.
Kagome sentì la mano di Inuyasha
posarsi dietro la sua nuca, poi il suo respiro sulla sua pelle.
Un brivido le percorse la schiena
prima che le loro labbra si unissero in un tenero bacio.
Dolcemente la bocca della ragazza si schiuse e la lingua
dell’hanyou si intrufolò delicatamente fra le sue
labbra ad intrecciarsi con la sua.
Quando si staccarono avevano entrambi le
guance arrossate, ma non importava.
Appoggiarono le fronti una sull’altra, guardandosi negli
occhi sorridendo; una lacrima solcò la guancia di lei
e il mezzo demone ebbe un sussulto.
-Cosa c’è?
Le chiese allarmato.
-Sono felice, Inuyasha, sono solo felice.
Si accoccolò fra le sue braccia e appoggiò il capo color
dell’ebano sul petto del ragazzo che amava.
Chiuse gli occhi, mentre lui la avvolgeva in una stretta
protettiva e le baciava delicatamente la fronte.
Purtroppo il sonno la raggiunse prima di poter udire ciò
che lui le sussurrò ad un orecchio.
Era l’alba; le luci dei raggi solari invasero il bosco e
le chiome degli alberi rispendevano dell’oro riflesso del sole.
Il cielo era limpido, nemmeno una nuvola, ed il vento si
era calmato rendendo l’aria tersa.
Sesshoumaru aprì gli occhi e vide Shaorin in piedi poco
distante da lui; si stava preparando.
La ragazza si allacciò la cintura dei calzoni e indossò i
guanti neri senza dita sulle mani, mentre lo youkai si metteva a sedere sul
futon.
La osservò attentamente mentre prendeva la sua spada e ne
sfiorava il fodero con le dita affusolate; la estrasse lentamente, osservandone
come ipnotizzata la lama lucida e perfetta.
Diede qualche fendente nell’aria, usandola con estrema
destrezza e, nonostante fosse molto lunga ed evidentemente pesante, riuscendo a
muoversi con estrema facilità.
Il demone continuava a guardarla senza stancarsi e nel
vederla così determinata non poté fare a meno di sorridere.
-Buongiorno Sesshoumaru.
Sussurrò dolcemente la ragazza senza voltarsi, riponendo
all’interno della copertura nera la sciabola finemente lavorata e sorridendo, passandosi
una mano fra i capelli dorati illuminati dal sole.
Lui le rivolse uno sguardo stupito.
-Come facevi a sapere che ero sveglio?
Le chiese, alzandosi.
Lei gli si accostò e lo baciò dolcemente sulle labbra, poi
gli rivolse un’occhiata misteriosa.
-Non riesco a non accorgermi quando ho i tuoi occhi su di
me…
Un altro bacio, questa volta più profondo, legò nuovamente
le loro bocche l’una all’altra; Shao gli prese il viso fra le mani.
La lingua del demone entrò dolcemente nella bocca della
giovane, accarezzando i suoi denti ed esplorandole il palato sino ad
intrecciarsi con quella di lei con dolcezza, una dolcezza quasi innaturale per
la sua indole gelida ed insensibile.
Ma con lei era tutto possibile, perché quella ragazza
umana era riuscita ad aprire un varco in quello spesso strato di ghiaccio che
ricopriva il suo cuore e lentamente lo stava riscaldando con quel nuovo
sentimento che gli aveva insegnato: l’amore.
Kagome si stiracchiò ancora assonnata fra le braccia di
Inuyasha, che le rivolse uno sguardo pieno di tenerezza.
-Ciao…
Le sussurrò all’orecchio, dandole un bacio sulla guancia.
-‘Giorno Inuyasha, dormito bene?
-Con te qui con me, come potrei non farlo?
Arrossì lievemente, dopodiché si sciolse da quella stretta
seppur controvoglia e si avvicinò al suo enorme zaino giallo, estraendovi arco
e frecce.
Tese la corda dell’arco per controllare che fosse tesa a
dovere, dopodiché lasciò la presa facendola vibrare con un suono argentino che
arrivò alle sensibili orecchie dell’hanyou come un fastidioso ronzio.
Dopo qualche secondo si alzò anche lui ed imitò la
ragazza, raccogliendo Tessaiga dal pavimento ed assicurandola con un nodo
robusto alla cintura del karinginu scarlatto.
-Sai, la prima volta che ti ho incontrato ho pensato di
essere impazzita…
Lui la guardò sorridendo.
-Perché?
-Bhe, perché non avevo mai visto un ragazzo con le
orecchie da cane ed i capelli argentati.
Risero divertiti entrambi.
In quel momento comparve Miroku, che entrò nella capanna
con gli occhi seri e determinati.
-Dobbiamo andare, ormai è quasi ora.
-Si…
Rispose attento Inuyasha, annusando l’aria.
-Loro sono qui… sento puzza di zolfo!
Erano tutti pronti, attenti, decisi, in attesa di una
lotta che stava per essere combattuta.
Avevano gli occhi fermi ed il cuore che batteva forte; le
armi imbracciate e pronte ad essere usate contro i nemici.
Shao deglutì rumorosamente, dopodiché sguainò la spada e
la puntò verso il terreno, stringendone saldamente l’elsa intarsiata d’argento.
I loro avversari non tardarono ad arrivare: Kamui e Kotori
comparvero nella radura avvolti da fiamme violacee, subito seguiti da Kagura, la
quale scese dalla propria piuma e si affiancò ai due spiriti.
Naraku fu l’ultimo ad arrivare, tenendo stretta in uno dei
suoi tentacoli la tajiya, legata e imbavagliata.
-Sango!
Gridò Miroku, scagliandosi contro l’hanyou, ma venne
fermato da una mano di Inuyasha.
-Cosa fai?!?
Esclamò con rabbia il monaco.
-Se ti avventi così su di loro, non ci metteranno che
pochi secondi a toglierti di mezzo!
Abbassò lo sguardo.
-Scusami, hai ragione.
La voce lugubre di Naraku invase le orecchie dei presenti,
parlando con una chiara nota di divertimento.
-Vedo con piacere che ci siamo tutti… e noto anche che
abbiamo compagnia: Koga, ti credevo ad ovest…
-Sai, pur di spaccarti il muso sono pronto a fare il giro
del mondo due volte di corsa!
Ringhiò il demone lupo, fissando Kagura con odio.
-E vedo che anche il grande Sesshoumaru si è unito a noi.
-Taci! Lurido mezzo demone.
Lo interruppe brusco l’inu-youkai, portando le mani sulla
Tokijin e sfiorandone l’impugnatura con le dita artigliate.
-Oh, che caratterino. Ma cosa vedono i miei occhi:
un’altra femmina umana si è unita al vostro gruppo… che cosa carina.
Il ghigno sul viso cadaverico di Naraku si allargò ancora,
sicuro di aver suscitato l’ira di quella ragazza, ma Shaorin si limitò a
sorridere, dopodiché lo guardò fisso attraverso gli occhi blu mare.
-Sarà molto meno carina quando ti avrò staccato la testa
dal collo.
Rispose con voce tanto gelida da fare invidia allo stesso
Sesshoumaru, il quale la fissò sbalordito.
Il mezzo demone digrignò denti, irritato da
quell’atteggiamento così superbo da parte di quella donna.
-Non osare rivolgerti a me così, femmina! O sarò costretto
ad insegnarti le buone maniere!
Shao rise di gusto, dopodiché tornò a posare il suo
sguardo sull’hanyou, che la fissava pieno di rabbia.
-Oh, sono mortificata! Vi prego, datemi modo di farmi
perdonare facendovi provare direttamente cosa significa sfidarmi!
La spavalderia di Naraku si esaurì e con voce fredda diede
l’ordine di attaccare.
I primi a lanciarsi contro di loro furono i due spettri,
che seguendo le direttive di Naraku si scagliarono subito contro Sesshoumaru ed
Inuyasha, i quali sguainarono le rispettiva spade pronti a dare battaglia.
Kotori fece comparire una lunga falce dalla lama nerastra
e la puntò contro il mezzo demone.
-Ora morirai!
Gridò con voce acuta.
Le due lame cozzarono fragorosamente, costringendo
Inuyasha ad allontanarsi per non rimanere assordato da quel rumore.
-Oh, il cagnolino soffre di mal d’orecchie!
Commentò acida.
-Fhe, ti farò rimangiare ogni singola sillaba di ciò che
hai appena detto!
Si gettò nuovamente contro lo spettro, annusando l’aria in
cerca del taglio nel vento.
-KAZE NO KIZU!!!
Urlò non appena lo ebbe individuato.
Un vortice di luce invase lo spirito femminile, che sembrò
dissolversi sotto la potenza sprigionata da Tessaiga.
-Tu sei il grande Sesshoumaru.
Disse atono Kamui, fissandolo attraverso gli occhi dorati.
-E tu chi saresti?
-Io sono Kamui, il gemello di Kotori… veniamo dall’inferno
e siamo stati risvegliati da Naraku per togliere di mezzo te e quella marmaglia
di insulsi nigen!
Detto questo, lo spetto alzò i palmi al cielo e due lunghe
fruste di luce comparvero su di essi.
Sesshoumaru lo osservò impassibile, ricordando ciò che gli
aveva detto Shaorin la sera prima:
-Cerca di non pensare a niente quando combatterai contro
uno dei due spettri, loro sanno leggere nel pensiero, perciò sfrutteranno ogni
tua preoccupazione per colpirti.
Lo youkai puntò la lama della Tokijin verso Kamui in segno
di sfida, dopodiché emise un ringhio sommesso prima di cominciare a combattere.
Kagura cadde a terra, con il labbro inferiore spaccato e
da cui fuoriusciva un rivolo di sangue scuro; fissò con odio il demone lupo e
le due ragazze: nonostante fossero umane le davano non poco filo da torcere.
Koga la guardò divertito, dopodiché le si avvicinò e le si
inginocchiò davanti, con un ghigno compiaciuto.
-Bene bene… la grande domatrice del vento battuta al primo
round da un demone e da due ragazze…
La canzonò, aumentando l’odio nello sguardo della youkai.
-Dannato bastardo!
Ringhiò furente.
-Fossi in te non alzerei troppo la voce… le tue condizioni
attuali non te lo permettono…
La demone cercò con lo sguardo il ventaglio: era a pochi
passi da lei, ma se avesse tentato di prenderlo Koga l’avrebbe sicuramente
uccisa; era meglio giocare d’astuzia.
-D’accordo, hai vinto…
Sussurrò falsa, mentre si metteva in ginocchio e teneva lo
sguardo rivolto verso il basso.
-Vedo che finalmente hai capito. Allora, visto che hai
ritrovato un po’ di buon senso, ti farò morire velocemente, senza troppe
sofferenze.
Ma non riuscì a finire la frase che la mano artigliata
della youkai gli perforò l’addome, provocandogli una grossa ferita da quale
cominciò subito a fuoriuscire molto sangue.
Un gemito strozzato scaturì dalla gola di lui, mentre
Kagura si alzava in piedi e recuperava il ventaglio.
-KOGA!
Gridò Kagome, andandogli accanto.
-Ma… maledetta…
Gemette il demone lupo, portandosi una mano allo stomaco e
sentendo il sapore salato del sangue invadergli la bocca.
La demone domatrice del vento rise, dopodiché alzò la
propria arma pronta a dare ad entrambi il colpo di grazia.
-Salutami i tuoi compagni.
Kagura alzò il ventaglio per scagliare le lame di vento,
ma fu costretta a spostarsi per evitare un colpo di spada da parte di Shaorin.
-Ma cosa…
-Hai sbagliato i tuoi conti se pensavi di poterti
sbarazzare di noi senza combattere… se vuoi uccidere Kagome e Koga, prima dovrai
passare sul mio cadavere!!!
La sua voce era stridula, rabbiosa, del tutto inconsueta
per una come lei; la ragazza fissò l’amica con occhi increduli.
-Kagome, porta via di qui Koga, per questa basto io.
Kagome avrebbe voluto ribattere, ma riusciva a percepire,
seppur fosse quasi nulla, una specie di presenza malvagia che aleggiava attorno
all’amica, perciò decise di non discutere e fece passare un braccio del demone
lupo attorno al proprio collo.
-Ce la fai a camminare?
Annuì con un cenno del capo.
Inuyasha guardò soddisfatto il proprio operato: aveva si
sradicato qualche albero, ma almeno era riuscito a togliere di mezzo quella
specie di spettro della morte.
Fece per andarsene, quando un colpo lo raggiunse alla
spalla, provocandogli un grosso taglio su di essa.
-MA CHE DIAVOLO!!!
Urlò dolorante l’hanyou, portandosi una mano sulla ferita:
era piuttosto profonda e gli faceva male, ma non era peggio di quelle a cui era
abituato, perciò non doveva essere un problema.
-Ti ho mancato, cagnolino.
La voce acuta di Kotori gli rimbombò nelle orecchie,
seguita da una risata divertita.
Inuyasha strabuzzò gli occhi ambrati: come diavolo faceva
ad essere ancora viva? Era sicuro di averla colpita in pieno con il taglio nel
vento, come poteva essersi salvata?!?
-Non è così facile uccidermi, per non dire impossibile.
La sagoma dello spirito comparve davanti a lui, fissandolo
compiaciuta attraverso le iridi color ghiaccio.
-Fhe! Tutti possono morire! Anche i più scaltri guerrieri
si trovano prima o poi faccia a faccia con la morte!
-Si… a meno che tu non sia già morta…
Lo spettro rise di nuovo ed improvvisamente il suo corpo
cominciò a trasformarsi: due lunghe ali nere da diavolo si allungarono dietro
la sua schiena e le sue braccia vennero ricoperte da tatuaggi molto simili a
quelli di Shao.
Il mezzo demone la fissò con una nota di paura nello
sguardo: cosa diavolo erano quei due?!?
Sesshoumaru diede un altro fendente a vuoto, mancando come
i precedenti il bersaglio di pochi millimetri.
“Dannazione, è troppo veloce!”
Pensò, cominciando ad irritarsi per non riuscire a
colpirlo.
-Cosa c’è, demone, ti stai forse stancando troppo?
Kamui sorrise beffardo, evitando un altro fendente della
Tokijin ed allontanandosi da lui.
-Sai, fossi in te mi arrenderei… non voglio sporcarmi le
mani del sangue di un misero demone.
Si fissarono gelidi, mentre l’inu-youkai riprendeva fiato.
Anche se gli seccava doverlo ammettere, quello era
veramente veloce, anche per lui, e se avessero continuato così ancora per molto
non era più tanto sicuro che il primo a cedere sarebbe stato lo spirito.
-Non preoccuparti, non sarai tu a sporcarti le mani di
sangue!
Si scagliò di nuovo contro di lui, mentre i suoi occhi
cominciavano ad arrossarsi e le zanne ad allungarsi.
-Allora non vuoi capire… tu non puoi uccidere chi è già
morto!
Come quello della sorella, anche il corpo dello spettro
cominciò a mutare: le iridi dorate iniziarono ad irradiare una debole luce,
mentre dalla sua schiena comparvero un paio di grandi ali nere.
Sesshoumaru lo fissò sbalordito, quasi non credendo ai
propri occhi.
Kamui fece roteare sopra la propria testa le lunghe
fruste, dopodiché le lanciò contro lo youkai: la prima gli si strinse attorno
al collo, la seconda attorno al braccio destro.
-Ormai non c’è più nulla da fare per te!
Aprì la bocca, rivelando così le lunghe zanne che
componevano la sua dentatura.
Shaorin fece una rovesciata all’indietro e riprese fiato,
allontanandosi dalla demone.
-Maledetta.
Sibilò lei, guardando con occhi pieni di rancore la nigen
e portandosi una mano sul braccio, in corrispondenza della ferita che le era
appena stata inferta dalla ragazza.
-Credevi di poterti liberare di me così facilmente?
Domandò compiaciuta, spalancando le iridi e ricambiando lo
sguardo della demone con altrettanto odio.
Kagura ebbe un sussulto: cosa stava succedendo? Come
faceva una nigen ad essere tanto forte? Era certa che si trattasse di un’umana,
ma quella ragazza aveva qualcosa di strano.
-Che hai? Il gatto ti ha forse mangiato la lingua?
Chiese spavalda, facendo roteare la sottile lama della
propria sciabola e ghignando, divertita da quella situazione.
Un secondo fremito scosse la youkai: da quando le nigen
avevano le zanne? E da quando i loro occhi erano rossi?
Ma un altro colpo di spada la costrinse a distogliere la
mente da quei pensieri, saltando lontano dalla ragazza.
-Ora ti farò assaggiare un po’ del mio potere!
Gridò Kagura, scagliandole contro le lame di vento.
Shao rimase ferma a fissarle sino all’ultimo momento,
dopodiché allungò una mano sporca del sangue che le colava dalle ferite
infertale dalla youkai e con un semplice gesto le dissolse.
-Tu non puoi battermi…
Sussurrò.
Un altro colpo di falce raggiunse Inuyasha, facendolo
cadere a terra in un lago di sangue e facendo rotolare lontano Tessaiga, che
perse subito il suo potere ritornando ad essere una vecchia katana arrugginita.
-Dannazione…
Ringhiò, pulendosi il labbro spaccato.
Kotori atterrò a pochi passi da lui, fissandolo attraverso
gli occhi quasi bianchi e ripiegando le ali.
-Che c’è cagnolino? Forse ti ho fatto troppo male?
-Bastarda!
Fece per alzarsi, ma il suo corpo era tutto una ferita e
come se non bastasse la spada si trovava proprio dietro allo spettro.
Se non fosse riuscito a riprenderla entro pochi attimi,
era sicuro che avrebbe perso il controllo ed il suo sangue di spettro lo
avrebbe di nuovo trasformato in un mostro.
-Non darti pena, cagnolino… prima che tu possa fare o
diventare qualsiasi cosa, io ti manderò a fare compagnia ai dannati!
Così dicendo sollevò la falce e fece per colpire l’hanyou,
ma una freccia carica di potere spirituale le passò sul braccio, provocandole
un lungo taglio.
-Non lo toccare!
Gridò Kagome, incoccando un’altra freccia e prendendo la
mira con estrema cura; il braccio era fermo ed i suoi occhi carichi di
determinazione.
-Questo non dovevi farlo…
Sibilò Kotori, digrignando le zanne, spiegando di nuovo le
ali e stringendo forte di rabbia la falce.
-KAGOME, SCAPPA!!!
Urlò Inuyasha, cercando di alzarsi, ma una forte fitta al
fianco sinistro lo raggiunse facendolo ricadere rovinosamente a terra.
Kotori spostò lo sguardo dalla ragazza al mezzo demone,
per poi riportarlo di nuovo sulla ragazza.
-Così tu sei Kagome… bene, vorrà dire che invece che
ucciderti mi divertirò un po’ con te sotto gli occhi del tuo adorato Inuyasha!
Si scagliò contro di lei; la ragazza, con straordinario
sangue freddo, scoccò la seconda freccia, che raggiunse lo spettro ad un’ala,
provocando in essa un grosso buco.
Kotori fu costretta a fermarsi, portandosi una mano sulla
parte colpita e ringhiando, mentre le sue zanne si allungavano ulteriormente ed
i capelli neri si arricciavano come se continue scariche elettriche li
attraversassero.
-La prossima volta mirerò al volto!
Gridò lei, mantenendosi impassibile.
-Sei proprio l’erede di Midoriko… solo lei avrebbe potuto
procurarmi una ferita del genere oltre alla mia Signora…
Kagome la guardò confusa.
-Cosa?
Sesshoumaru stramazzò al suolo, con lunghi tagli lungo
entrambe le braccia e una serie di grosse bruciature sui punti in cui le fruste
di Kamui lo avevano colpito.
Era decisamente in svantaggio: quell’essere sembrava fatto
d’aria, tutte le volte che cercava di colpirlo lui riusciva ad evitare i suoi
colpi sempre all’ultimo secondo e a rispondere con un colpo altrettanto forte,
che però andava sempre a segno.
Il kimono bianco del demone era strappato e sporco di
sangue in molti punti e le ustioni rendevano i suoi movimenti più lenti e
faticosi.
-Mi hai dato filo da torcere, devo ammetterlo, ma ora mi
sono stancato… perciò metterò la parola fine a questo combattimento.
Alzò la mano destra e da essa si allungarono cinque
artigli simili a finissime lame, pronto a colpirlo.
-Addio…
Sesshoumaru sorrise ironico, dopodiché prese fra le mani
la Tokijin e non appena lo spirito fu abbastanza vicino, gliela conficcò nel
collo, aprendovi una grossa ferita.
Kamui rimase immobile per un momento, assottigliando la
pupilla sino a renderla appena una fessura, poi sorrise quasi come se avere una
lamapiantata all’interno del collo
fosse una cosa piacevole.
L’inu-youkai lo guardò incredulo: come faceva ad essere
ancora vivo? E, soprattutto, come mai dalla ferita non fuoriusciva nemmeno una
goccia di sangue?
-Allora non vuoi capire…
Sibilò.
-IO NON POSSO MORIRE!!! IO SONO GIÀ MORTO!!!
Portò una mano sull’impugnatura della spada e con un movimento
rapido ne estrasse la lama, gettandola lontano.
Sesshoumaru lo fissò provando per la prima volta in vita
sua la paura: nel punto in cui l’aveva colpito non c’era nessuna ferita!
Kamui rise malignamente, dopodiché riprese il suo attacco,
questa volta portandolo a segno.
Lo youkai sentì le unghie dello spirito perforagli la
carne come mille aghi e non poté fare a meno di provare un dolore lancinante.
-Soffri… demone… ma non preoccuparti, fra poco non
sentirai più nulla…
Le fruste che teneva nell’altra mano si intrecciarono fra
di loro, formando una sorta di spada.
-Ora muori!!!
Naraku lanciò un grido dolorante, vacillando
pericolosamente e lasciando andare Sango, che cadde a terra priva di sensi.
-Dannato monaco!
Gridò, passandosi una mano sul labbro inferiore dal quale
fuoriusciva un rivolo scarlatto.
Miroku si accucciò accanto alla sterminatrice e la sollevò
da terra, controllando che non fosse ferita.
Nel sentire la sua voce, Sango aprì lievemente le iridi
castane e cercò di mettere a fuoco le immagini davanti a lei.
-Do… dove sono?
Mormorò portandosi una mano sulla fronte.
Prima che potesse dire qualsiasi altra cosa, due braccia
la strinsero così forte che le mancò per un attimo il respiro.
-Miroku?
Sussurrò, riuscendo finalmente a vedere nitidamente le
sagome che sino a qualche attimo prima le apparivano come un ammasso indefinito
di puntini colorati.
-Oh Sango…
Singhiozzò lui, stringendola forte a se e piangendo per la
felicità; lei ricambiò l’abbraccio con dolcezza.
-Sei salva… amore mio, sei salva!
Sango strabuzzò gli occhi, che in breve si riempirono di calde
lacrime di felicità, lui l’amava… non aveva sognato, Miroku le aveva detto che
l’amava…
Lo strinse forte.
-Ti amo… ti amo… ti amo…
Ripeteva, mentre il monaco le sorrideva fra i grossi
lucciconi che gli solcavano il viso.
-Maledizione.
Ringhiò Naraku, alzandosi seppure a fatica.
-KAGURA!!! RADUNA GLI ALTRI E ANDIAMOCENE!!!
Ma la demone non gli rispose; allarmato, si guardò
freneticamente in giro e con immensa sorpresa la vide stesa a terra davanti a
Shaorin.
-INCAPACE!!! ALZATI!!!
Le urlò furente.
Nel sentire quella voce, la ragazza si voltò verso di lui
e lo guardò attraverso gli occhi violacei; sorrise divertita.
-Naraku…
Sibilò, avvicinandosi a lui con passo lento.
Mano a mano che avanzava i lineamenti del suo viso si
contraevano sempre di più, sino a farla sembrare un’altra persona; dai tatuaggi
che portava sulle braccia cominciò a fuoriuscire copiosamente del sangue e
simboli scuri comparvero come marchi sul suo viso.
-Chi sei?
Chiese l’hanyou, con una chiara nota di paura nella voce.
-Sono l’emissario di morte… il dolore… il pianto…
Ormai ciò che li separava erano solo pochi passi.
-Sono il tuo incubo…
Kamui ghignò malignamente, pronto a porre fine
all’esistenza di Sesshoumaru che lo fissava senza ombra di paura negli occhi.
-Muori!
Stava per affondare la lama lucente nella carne dello
youkai, quando sentì una presenza anche troppo famigliare.
Si voltò verso Naraku e spalancò le iridi dorate, mentre
il suo ghigno si trasformava in un’espressione di pura gioia.
-Mia Signora…
Sussurrò, perdendo ogni interesse per il demone ed
allontanandosi da lui.
Sesshoumaru lo fissò sbalordito: che cosa stava
succedendo?
Poi un forte odore di sangue gli invase l’olfatto, e la
cosa che più lo spaventava era che quell’odore era mescolato a quello di
Shaorin.
-Shao…
Gemette, cercandola con lo sguardo.
Kagome venne scaraventata contro un albero, battendo
violentemente la testa e stramazzando al suolo.
-KAGOME!!!
Urlò Inuyasha e, nonostante il dolore, si alzò in piedi e
si trascinò vicino alla ragazza.
-Kagome… apri gli occhi, ti prego…
Le lacrime cominciarono a solcare il bel viso dell’hanyou,
scendendo lungo le sue guance e posandosi sul volto della giovane.
-Non darti pena, cagnolino. Non l’ho uccisa… diciamo che
mi sono solo divertita a giocarci…
Lui la guardò con odio profondo, stringendo il corpo privo
di sensi di lei al petto quasi possessivamente.
Come il fratello prima di lei, anche lo spirito femminile
sentì l’improvvisa presenza di un essere malvagio, un essere che conosceva sin
troppo bene e proprio come Kamui anche sul suo viso comparve un radioso
sorriso, dopodiché diede le spalle ad Inuyasha.
Il mezzo demone non provò nemmeno ad inseguirla; ora
Kagome aveva bisogno di lui, e non c’era nulla all’infuori di quello.
Shaorin continuava ad avvicinarsi al mezzo demone,
guardandolo con occhi pieni di odio.
-Tu sarai il sacrificio di sangue per la mia rinascita…
Alzò la spada, pronta a colpirlo, ma una lama di vento la
raggiunse alla schiena, squarciandole la maglietta e provocandole una profonda
ferita.
La ragazza stramazzò a terra, roteando gli occhi.
-SHAORIN!!!!
Urlò Sesshoumaru, cercando di alzarsi.
-Tu non ti muoverai da qui.
Kamui lo sbatté al suolo, legandogli attorno al collo una
delle fruste e cominciando lentamente a succhiargli le energie.
-Ma…maledetto…
Ringhiò l’inu-youkai.
-SHAO!
Sango e Miroku si avvicinarono dell’amica, ma Kagura li
spedì lontano attraverso un altro colpo di ventaglio.
-Dannata Kagura.
Miroku si alzò faticosamente in piedi e fece per aprire il
kazana, ma un gruppo di Saimyosho li circondò.
Il monaco si fermò, riavvolgendo il rosario attorno alla
mano destra: se fosse stato in buone condizioni di salute lo avrebbe aperto
comunque, ma la battaglia contro Naraku gli aveva sottratto troppe energie e se
per caso avesse assorbito anche il veleno sarebbe sicuramente morto.
Però, se nessuno degli altri fosse venuto in loro aiuto,
avrebbe usato il kazana nonostante gli insetti; non poteva lasciare che Shao
morisse in quel modo.
-Ma dove sono Kagome, Inuyasha, Sesshoumaru e Koga?
Domandò Sango, guardandosi attorno.
-Non lo so… ma se non si sbrigano ad arrivare sarò
costretto ad usare il foro sulla mano destra…
-NO!!!
Esclamò con foga la sterminatrice, guardandolo attraverso
gli occhi pieni di lacrime.
-Se lo fai, morirai sicuramente!!! Non ti permetterò di
lasciarmi sola!!!
Gridò stringendosi a lui.
-Oh Sango…
Naraku fissò il corpo di Shao compiaciuto: anche se non
sapeva perché, quegli occhi gli avevano provocato un brivido lungo la schiena.
E poi l’aura maligna che la avvolgeva era molto simile a
quella di Kamui e Kotori, e la cosa non era per nulla rassicurante.
-Maledetto…
Sibilò la ragazza.
Naraku la fissò terrorizzato ed il silenzio cadde sui
presenti.
-Tu… come fai ad essere ancora viva!?!
Kotori e Kamui la osservarono sbalorditi: ormai non avevano
più alcun dubbio, quella ragazza era la reincarnazione di Shinata.
-I miei schiavi non ti hanno insegnato nulla? Non puoi
uccidere chi è già morto… e nemmeno chi la morte la possiede dentro di se…
Fece per alzarsi, ma il mezzo demone le diede un forte
colpo con uno dei suoi tentacoli facendola rotolare sull’erba, che in breve
tempo si imbevette del sangue che sgorgava dalle molte ferite che la ragazza
aveva lungo tutto il corpo.
-SHAO!!! SHAO!!!
Urlava Sesshoumaru, cercando di divincolarsi dalla stretta
dello spettro, ma più si dimenava o cercava di allentare la presa della corda
più quella assorbiva le sue energie.
-Sei proprio una spina nel fianco… devi morire…
Shao alzò leggermente il capo sporco di sangue, fissandolo
con gli occhi ormai completamente rossi attraverso la pupilla verticale.
Digrignò i denti quando lo vide avvicinarsi.
-Dannato hanyou…
Sibilò con voce stridula.
-Non preoccuparti, presto i tuoi amici verranno a farti
compagnia.
Raccolse la spada che aveva perduto durante la lotta contro
il monaco, dopodiché rivolse uno sguardo divertito alla ragazza e si preparò
per colpirla.
-Muori!
Fece per trafiggerla, ma prima che la lama raggiungesse la
pelle di lei un forte calcio fece cadere a terra l’hanyou.
-MA COSA…
-Credevi fosse così facile sbarazzarsi di me?
Koga sorrise beffardo, nonostante una smorfia di dolore
fosse presente sul suo viso e lo guardò con rancore.
Si accucciò accanto alla ragazza e la sollevò da terra,
prendendola fra le braccia e macchiandosi le mani con il suo sangue, che usciva
copioso dai due tagli che portava sulla schiena.
-DANNATO BASTARDO!!! COME HAI OSATO FARLE DEL MALE?!?
Naraku si rialzò a fatica, pulendosi nuovamente la bocca
dal sangue.
-KAGURA, KAMUI, KOTORI, MUOVETEVI!!! CE NE ANDIAMO!!!
I due spiriti rivolsero uno sguardo indifferente ai
presenti, dopodiché si avvicinarono all’hanyou assieme a Kagura.
-Ciao ciao cagnolino!
Disse con finta dolcezza lo spirito femminile, mandandogli
un bacio.
-La prossima volta che ci incontreremo, demone, io ti
ucciderò.
Kamui ghignò, subito imitato dalla sorella, dopodiché
scomparvero avvolti da un bagliore accecante.
Koga si accasciò al suolo, sempre tenendo stretta fra le
proprie braccia Shaorin, ancora priva di sensi.
Sango e Miroku gli si avvicinarono ed il monaco controllò
le ferite della ragazza e quelle del demone lupo.
-Sei messo male Koga… Devi assolutamente riposare…
Lo youkai lo guardò con gratitudine, mentre la
sterminatrice constatava che l’amica fosse solo svenuta.
In quel momento anche Kagome ed Inuyasha comparvero al
loro fianco: lei aveva da poco ripreso i sensi e la fronte era invasa dal
sangue a causa di una grossa ferita che le si era
aperta quando era stata scaraventata contro quell’albero da Kotori; lui, che si
reggeva alla ragazza, pieno di macchie scarlatte ovunque e l’aspetto
palesemente dolorante.
-Kagome-chan!
Gridò Sango, buttandole le braccia al collo e
stringendola, felice di vedere che, seppure con qualche ferita, erano sani e
salvi.
-Sango-chan…Miroku è riuscito a liberarti.
Il monaco sorrise, dopodiché riportò la propria
attenzione su Shao, che non dava ancora segni di riprendersi.
-Non lo sappiamo… è successo come quando hanno rapito
Sango… ha cominciato a comportarsi in modo strano, poi i suoi occhi hanno iniziato
a cambiare colore e nonostante le ferite ha continuato
a combattere sino a che non ha perso del tutto i sensi…
Tutti si guardarono preoccupati; il primo a parlare fu
Koga, facendola sedere sulle sue ginocchia ed appoggiandole il capo sul proprio
petto.
-È come se provasse piacere nel combattere, o più
semplicemente, nel vedere spargimenti di sangue…
Kagome lo interruppe bruscamente, sebbene una forte nota dolorante fosse ben udibile nella sua voce.
-Lei non è cattiva! La conosco praticamente
da tutta la vita e posso assicurarvi che non è affatto una persona malvagia!
-Non è lei, Kagome…
Questa volta a parlare era stato Miroku.
-Dire piuttosto che è una presenza dentro di lei… per
tutto il tempo in cui le sono stato accanto durante il
periodo trascorso a casa tua questa aura maligna non si è mai manifestata…
almeno sino al giorno in cui Kotori è venuta a rapirti…
Ancora silenzio.
-Sentite…
Inuyasha prese la parola, guardando con aria triste il
viso segnato da profondi tagli della ragazza che ormai aveva iniziato a
considerare come un’amica.
-Io propongo di non dirle nulla… secondo
me si sentirebbe in colpa…
-Mi sembra una buona idea,
sebbene sia stato tu a proporla, cagnolino.
Kagome e Sango si guardarono insofferenti: non potevano
mettersi di nuovo a litigare, non in una situazione come quella.
-Fhe! Grazie, lupastro.
Le due li fissarono sbalorditi, dopodiché sorrisero; forse
avevano deciso che non era il caso di darsi addosso, viste le condizioni precarie
in cui si trovavano praticamente tutti, fatta
eccezione per Sango, visto che per buona parte del combattimento era rimasta
svenuta.
Koga distolse lo sguardo dal mezzo demone e lo portò su
Shaorin; ancora non dava cenno di risveglio e una profonda angoscia aveva
cominciato ad impadronirsi di tutti.
-Secondo voi è…
-Shaorin non è morta!
La voce gelida di Sesshoumaru scosse tutti dallo stato di
preoccupazione in cui si trovavano, arrivando alle loro
spalle coperto di ferite proprio come il fratello e anche da numerose
ustioni.
Senza dire altro, si inginocchiò
accanto a Koga con tutte le intenzioni di prendere Shao dalle sue braccia.
Dapprima il demone lupo non ne volle sapere, ringhiando
contro l’inu-youkai, ma poi fu convinto da uno sguardo
eloquente di Kagome.
Così, seppur riluttante, gli posò in braccio la ragazza
ancora in stato di incoscienza.
Sesshoumaru gli stava profondamente antipatico, forse
anche più del fratello minore, anzi, sicuramente molto più di
Inuyasha!
Odiava quel suo modo di fare così freddo e menefreghista
ai problemi degli altri; anche lui era un demone e di certo non brillava per il
suo altruismo, ma nel caso di Sesshoumaru la cosa era esasperata talmente tanto
da dargli altamente sui nervi!
Non appena fu fra le braccia dello youkai, Shaorin aprì
lievemente gli occhi azzurri, dopodiché sorrise prima
di perdere di nuovo i sensi.
Chinò il capo da un lato, facendo trattenere il respiro ai
suoi amici.
-Non ha niente… è solo svenuta.
Il demone si avviò verso il villaggio, mentre tutti gli altri
tiravano un sospiro di sollievo per poi seguire i suoi
passi.
Kagome medicò anche l’ultima ferita di Inuyasha,
che era praticamente ricoperto di bende dalla testa ai piedi.
-Stai un po’ fermo, altrimenti ti
farà più male!
Gridò esasperata, cercando di disinfettare uno dei graffi
che il ragazzo aveva sul volto.
L’hanyou aveva una totale repulsione per tutto ciò che si
poteva definire medicinale e/o disinfettante, non mancando di mandare in bestia
la ragazza che per riuscire a disinfettare anche un semplice graffio doveva
compiere azioni epiche!
Come se non bastasse, quella notte era il nuviluvio e vista la sua natura di uomo,
Inuyasha non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto e questo non aveva fatto
altro che peggiorare ulteriormente il suo cattivo umore.
-Ma brucia!!!
Replicò, cercando di evitare il
cotone imbevuto d’alcool.
-Lo so che brucia, ma se non stai fermo ti farà più male!
Disse supplichevole la ragazza, che si convinceva sempre
di più di avere a che fare con un bambino invece che con un ragazzo.
-Non ci penso nemmeno!!!
-Per favore Inuyasha, non fare il bambino e fatti
medicare!
-Stammi lontana!!! Quel coso fa
male!!!
Per un po’ la ragazza cercò di sopportare, ma alla fine la
sua immensa pazienza si era esaurì (Inuyasha aveva l’irritante qualità di
riuscire molto spesso a farla arrabbiare) e, fra un’imprecazione e l’altra,
decise di lasciare il ragazzo scorbutico alle cure di Kaede.
Koga per fortuna si stava rimettendo piuttosto in fretta,
grazie anche alle medicazioni di Sango e Kagome, mentre Miroku era un po’ più
lento a riacquistare la salute, ma per fortuna le sue ferite erano più che
altro graffi e qualche contusione, perciò anche lui
era in via di guarigione.
Quella che invece preoccupava più di tutti era Shaorin,
che, nonostante fossero trascorsi ormai tre giorni, non accennava a svegliarsi.
La vecchia miko aveva detto che in
teoria doveva essere ormai fuori pericolo, ma aveva comunque perso molto sangue
e perciò non era del tutto sicura di questa sua affermazione.
Sesshoumaru si era stabilito all’interno della capanna in
cui riposava la ragazza e si era categoricamente rifiutato di lasciarsi curare
le ferite dalle due ragazze.
Non che ne avesse bisogno, vista
la sua natura di youkai, ma le ustioni erano piuttosto numerose e sembravano serie,
quindi un impacco a base di erbe medicinali non avrebbe potuto che farlo
guarire più in fretta.
Però inutile dire che ogni
tentativo di convincerlo era andato a vuoto, come quelli per farlo uscire dalla
capanna.
Gli unici momenti in cui acconsentiva ad abbandonare
momentaneamente la sua postazione accanto al futon di Shao
era quando Kagome e Sango dovevano cambiarle le bende.
Per fortuna la mattina del quarto giorno la ragazza aprì
gli occhi, togliendo dall’animo di tutti un grosso peso.
-Dove sono?
Chiese, cercando di mettersi a sedere, ma un forte dolore
alla schiena la costrinse a rimanere sdraiata.
Non appena la vide sveglia, lo youkai sentì gli occhi
pungere.
-Sei sveglia?
Domandò quasi incredulo; la ragazza si guardò intorno ed
incrociò lo sguardo del demone.
-Sesshoumaru…
Sussurrò, sorridendo dolcemente.
Ma il demone non le rispose,
limitandosi a guardarla freddamente prima di alzarsi ed uscire dalla capanna.
-Ti avevo detto di stare attenta.
Commentò acido, prima di
scomparire oltre la tendina che fungeva da porta.
-Sei una stupida.
La giovane lo guardò con le iridi blu piene di tristezza e
di lacrime, e ignorando il dolore che le provocava anche solo muovere le dita
della mano si alzò in piedi, con tutta l’intenzione di seguirlo.
-Sesshoumaru!
Lo chiamò più volte con voce sofferente e fioca,
appoggiandosi allo stipite dell’entrata.
Lui si voltò appena, rivolgendole di
nuovo quell’occhiata gelida che tanto le faceva male.
-Faresti meglio a tornartene a letto. Sei
ferita.
-Si può sapere che diavolo ti ho
fatto!?!
La ragazza aveva di nuovo quel tono arrabbiato, e se
qualcuno l’avesse sentita da lontano avrebbe stentato
a credere che avesse ferite tanto gravi su buona parte del corpo.
Lo youkai si sentì morire nel vedere il suo viso: non era
solo arrabbiata, stava soffrendo, soffrendo per il suo
comportamento che persino lui stesso considerava stupido.
-Niente, non hai fatto proprio niente!
“E nemmeno io non ho fatto nulla
per proteggerti…”
Fece per andarsene, ma una mano di Shao gli afferrò
saldamente il polso, fissandolo con i grandi occhi blu pieni di lacrime; ma non
avrebbe pianto, non davanti a lui.
-Ora spiegami perché ti comporti così.
-Ti ho detto che non ho nulla!
Nel divincolarsi da quella presa eseguì un movimento
troppo brusco e la giovane perse il già precario equilibrio, cadendo a terra.
Una smorfia di dolore le comparve sul viso, sentendo
alcune delle ferite riaprirsi con uno strappo.
Un gemito sommesso le scaturì dalle labbra, mentre ampie
macchie di sangue si allargavano sulle bende pulite.
Sesshoumaru si sentì morire; le si
inginocchiò accanto e provò ad aiutarla a rialzarsi, ma lei lo allontanò
sottraendosi alle sue braccia.
-Shao io…
-No, non serve… Sai, credevo
fossi diverso, credevo che la maschera indifferente che porti fosse soltanto
una maschera… ma ora devo ricredermi e dare ragione a tuo fratello…
-Ti prego, lasciami spiegare…
-Non c’è proprio niente da spiegare… è stata colpa mia,
che ho ingenuamente creduto che a te potesse interessare una stupida nigen…
In quel momento Koga comparve da una delle capanne e non
appena vide la ragazza in quello stato, le corse accanto, aiutandola ad
alzarsi.
L’inu-youkai continuò a guardarla con immensa angoscia:
cosa aveva fatto? Oltre ad averla fatta arrabbiare le aveva persino
fatto del male!
Si odiava.
Però il suo orgoglio non riusciva ad essere messo da
parte, così il demone se ne andò correndo in silenzio,
senza voltarsi.
-Shao, cosa è successo?
Le domandò piano il demone lupo.
-Nulla, veramente, sto bene…
Dopo aver pronunciato quelle parole scoppiò a piangere;
Koga l’abbracciò confortante, accorgendosi così delle macchie scarlatte sulle
bende.
-Cosa diavolo ti ha fatto quel maledetto? Se per caso ha
osato ferirti giuro che lo ammazzo!
La ragazza lo guardò con dolcezza; il suo migliore amico,
ecco cos’era diventato quel demone.
-Non preoccuparti… sono caduta e alcune ferite si sono riaperte… ma non è nulla di grave, veramente.
Koga la fece salire sulla sua schiena e, facendo attenzione ai propri movimenti, la portò all’interno
della capanna della vecchia Kaede, dove si trovavano anche gli altri.
La miko finì di cambiarle le bende, dopodiché porse il
rotolo candido a Kagome che lo ripose all’interno della cassetta del pronto
soccorso.
-Come ti senti?
-Bene… ho passato giorni migliori, ma
viste le mie condizioni posso dire di stare relativamente bene.
Kagome e Sango risero, Koga le sorrise e lei rispose con dolcezza.
Inuyasha li guardò sospettoso: che cosa stava succedendo
fra quei due? Forse Shaorin aveva deciso di lasciar perdere
il fratello e si era innamorata del lupastro… era una cosa possibile…
Continuò ad assillarsi con quei dubbi tanto da farsi quasi
friggere il cervello, sino a che non decise di chiedere consiglio a Kagome.
-Secondo te So-chan si è innamorata del lupastro?
Domandò sottovoce.
La ragazza lo guardò negli occhi, credendo stesse
scherzando; quando realizzò che era serio, non poté
trattenersi dallo scoppiare a ridere.
-Che hai da ridere?!?
Esclamò offeso, arricciando il naso.
-Scusa, ma quello che mi hai appena detto è così assurdo
che non ho potuto fare a meno di ridere.
-Allora spiegami perché passano così
tanto tempo a parlare! Nemmeno con Sesshoumaru si è mai comportata così!
Lei alzò gli occhi al cielo, esasperata; non che Inuyasha
fosse stupido, ma a volte anche le cose più evidenti lui non riusciva a
capirle.
-Sono amici, solo amici!
-No!
-Si!
-No, no e poi no!!!
Kagome aprì la bocca per replicare, dopo
però ebbe un’altra idea, fantastica, un po’ cattiva ma pur sempre
un’idea fantastica!
-Inuyasha…
Mormorò sorridendogli sensualmente; l’hanyou sentì un
forte rossore invadergli le guance e la bocca diventò improvvisamente secca,
incapace di emettere alcun suono.
-A CUCCIA!!!
Il mezzo demone si ritrovò spiaccicato al suolo.
-A… ahia…
Gemette, ancora coperto dalle bende e muovendo
involontariamente le orecchie canine, intenerendo il cuore della ragazza.
Gli si accucciò accanto, dopodiché gli prese il viso fra
le mani e gli baciò teneramente le labbra.
Miroku rivolse loro uno sguardo saccente, poi si avvicinò
a Sango e le cinse la vita con le braccia, stringendola dolcemente.
Lei si lasciò abbracciare, ma controllò attentamente che
le mani del monaco rimanessero sul suo ventre e non prendessero iniziative
proprie.
L’houshi le diede un affettuoso bacio sulla guancia,
facendola arrossire leggermente.
-Oggi sei anche più bella del
solito…
Le sussurrò ad un orecchio.
-Vuoi dire che sono bella quando
ho un livido grosso come una padella dietro il collo e varie escoriazioni lungo
il corpo?
Rispose ironicamente, apprezzando però il complimento.
Shaorin osservò gli amici con occhi tristi e sospirò
rumorosamente, mentre un velo di malinconia le annebbiava lo sguardo.
Il demone lupo se ne accorse e le
andò vicino, passandole affettuosamente un braccio intorno alle spalle e
scrollandola, nel tentativo di tirarle su il morale evidentemente a terra.
-Dai So-chan… cerca di sorridere…
La ragazza tentò un mezzo sorriso, ma ciò che le riuscì fu
solo una brutta smorfia; Koga storse il naso.
-Scusami, Ko-chan… non sono dell’umore giusto…
Ma lui non sembrava intenzionato a
demordere dal suo intento.
-Tu riderai, su questo sono
irremovibile.
Una lieve risata scaturì dalle labbra morbide della
ragazza ed un sorriso soddisfatto comparve su quelle dello youkai.
-Vedi che ci sono riuscito?
-Grazie… sei veramente un amico.
Lo strinse forte, appoggiando il capo d’oro fuso
nell’incavo del suo collo e lasciando che il giovane lupo le desse un bacio
sulla fronte bendata.
Kagome si sedette sul futon della sua capanna,
stiracchiandosi e emettendo un rumoroso e grande sbadiglio.
-Stanca?
Inuyasha alzò lievemente la tendina e guardando il viso
assonnato della ragazza con un tenero sorriso.
-Che ci fai qui a quest’ora? Credevo dormissi da un pezzo…
Chiese lei, riponendo in un angolo lo zaino giallo ed estraendone
un pigiama di cotone rosa con disegnate alcune rose bianche; l’hanyou lo
osservò per un attimo con aria sospettosa, poi realizzò che probabilmente era
quella cosa che Kagome usava nella sua epoca per andare a dormire…
pigiaqualcosa…
-Niente bacio della buona notte?
Domandò deluso.
-Scusami… Inu-chan.
Gli posò un dolcissimo bacio sulle labbra, che ben presto
cominciò ad essere più profondo: le loro lingue entrarono nelle reciproche
bocche, intrecciandosi e giocando fra di loro per lunghi minuti.
Kagome adorava baciare Inuyasha: ogni volta era un
qualcosa di speciale, un qualcosa che avrebbe per sempre conservato gelosa nel
proprio cuore, come una sorta di tesoro di cui solo loro erano a conoscenza.
I suoi baci erano dati con foga, la stessa che lui utilizzava
durante le battaglie contro i demoni, soltanto che la utilizzava non per fare
del male, bensì per regalarle attimi indimenticabili.
Si staccarono per un momento, posando le fronti l’una
sull’altra e fissandosi intensamente negli occhi.
Si baciarono ancora, e mano a mano che i minuti
trascorrevano entrambi sentivano dentro di loro accendersi un nuovo sentimento,
che era completamente diverso dalla dolcezza o dall’amore, ma viaggiava sulla
loro stessa linea.
Era la passione; una passione bruciante, che si accendeva
ogni volta che i loro colpi si sfioravano.
-Kagome…………………
Mormorò lui, allentandosi appena dalle sue labbra.
-…………… Si?
-……………Dovremmo andare a dormire…………
Fece per andarsene, ma la ragazza lo tirò nuovamente a se,
stringendogli le braccia attorno al collo.
-Non ho molto sonno…
Gli sussurrò sulle labbra, facendolo arrossire.
Lo baciò ancora, solleticandogli il palato con la lingua e
mordicchiandogli il labbro inferiore.
-Nemmeno io…
Le passò le braccia attorno alla vita e fece aderire il
torace di lei al proprio, sentendo i suoi due seni appoggiarsi sulla stoffa del
kariginu.
Si staccò dalla bocca della nigen e cominciò a scendere
lungo il collo, baciandone e mordendone la pelle morbida e bianca.
Kagome avvertì un forte calore invaderle in corpo, come se
quella passione si stesse lentamente impadronendo di lei.
Inuyasha si avvicinò al futon, sedendosi su di esso e
facendole cenno con una mano di stendersi accanto a lui.
Lei gli si inginocchiò di fronte, portandosi una mano alla
casacca della divisa e cominciando a slacciarne i bottoni.
Per un po’ l’hanyou rimase a guardarla come ipnotizzato,
poi le chiese di fermarsi e prese il suo posto, sbottonandole adagio la maglia
con le dita artigliate.
Quando essa scivolò a terra, il mezzo demone rimase letteralmente
incantato a contemplare la bellezza della ragazza: aveva un seno bellissimo,
prosperoso eppure sodo e rotondo.
Kagome gli si avvicinò ancora, posando le mani sulla
casacca di lui e accarezzandola sensualmente.
Come ad interpretare i suoi pensieri, Inuyasha se la sfilò
rapidamente e la gettò in un angolo, rimanendo a torso nudo.
La ragazza lo fissò, sentendosi avvampare: era perfetto!
Gli addominali scolpiti, la pelle dorata dal sole…
Una forte scossa elettrica l’attraversò quando lui la
baciò di nuovo, con passione bruciante, immensa, alimentata ulteriormente
dall’immenso amore che provava nei suoi confronti.
Le mani del mezzo demone cominciarono a scendere lungo la
sua schiena, massaggiandola con movimenti circolari sino ad arrivare alla chiusura
del reggiseno.
In un attimo anche quello cadde sul pavimento di legno,
lasciando i seni della ragazza completamente esposti alla vista dell’hanyou.
Dalla sua schiena, le dita di lui si spostarono sul suo
ventre, risalendo verso i dolci pendii di lei e, quando vi furono sopra,
accarezzandoli con estrema delicatezza, quasi avendo paura di sporcare quella
pelle così meravigliosa e perfetta ai suoi occhi.
Kagome reclinò il capo all’indietro, mentre piccoli gemiti
sommessi scaturivano dalla sua bocca sotto quel tocco.
Si strinse forte al mezzo demone, che perse l’equilibrio e
cadde all’indietro sul futon, con la ragazza stretta al suo petto.
Si guardarono intensamente negli occhi, sorridendo con i
visi arrossati ed i respiri che si facevano sempre più irregolari ed affannati.
Inuyasha continuava a baciarla sul collo, sul petto, sui
seni che teneva ancora fra le mani, accarezzandoli.
La ragazza cominciò a strusciarsi contro di lui, cercando
di approfondire quel contatto così intimo con lui.
-Ora ti torturerò un po’…
Disse lei, con aria furba e uno sguardo malizioso che
faceva risplendere i suoi occhi color ametista.
-Cosa vuoi fare?
-Ti piacerà, non preoccuparti.
Si staccò leggermente dal suo corpo e scese lungo le sue
addominali, baciandoli e leccandoli con l’intento di aumentare l’eccitazione
dell’hanyou; la cosa sembrò funzionare piuttosto bene.
Quando arrivò ai calzoni, li sfilò con un movimento lento,
dolce, quasi a voler prolungare l’attesa.
Nel momento in cui essi caddero accanto ai suoi indumenti,
Kagome osservò con occhi scintillanti il fisico perfetto del ragazzo,
assaporandone ogni minimo dettaglio, dopodiché prese con una mano la virilità
di lui e cominciò a toccarlo gentilmente con le dita.
Il respiro del mezzo demone continuava ad accelerare,
mentre la ragazza cominciava a muovere ritmicamente il polso, sempre più
velocemente sino a che un gemito di piacere non fuoriuscì dalle labbra di lui.
Kagome sorrise e ritornò sulle sue labbra, baciandolo con
estrema dolcezza e delicatezza.
Inuyasha strinse al petto la ragazza, accarezzandole la
morbida pelle con le mani artigliate, senza però graffiarla o farle del male.
-Devo ricambiare il favore…
Le sussurrò all’orecchio con voce calda e roca,
soffiandole sensualmente aria calda sul collo e facendola rabbrividire fra le
sue braccia.
-Fidati di me…
Le tappò la bocca con un lungo bacio, mentre la sua mano
destra le sfilava la gonna che ancora indossava e si intrufolava dentro gli
slip, cominciando ad lambire la parte più intima di lei.
La giovane abbracciò ancora di più il ragazzo, sentendo il
piacere pervaderla come una grande ondata di calore.
Un grido appagato le sfuggì quando sentì due delle dita
che la stavano toccando entrare all’interno della sua femminilità e la stretta
che la legava ad Inuyasha divenne più forte sino a che quel forte appagamento
non si fu esaurito e che lui non ebbe ritirato la mano.
Ritornarono a baciarsi, quasi volendo allungare l’attesa
per quell’unione che li avrebbe resi completi l’uno nell’altra.
Il mezzo demone esitava, continuando le sue carezze e
assaporando la pelle di lei con dolcissimi baci; sapeva che quando sarebbe
entrato dentro di lei le avrebbe fatto inevitabilmente del male, perciò
preferiva rimandare.
-Inuyasha…
Mormorò lei, smettendo per un momento di baciarlo.
-Si?
-Non avere paura… io non ne ho…
-Ti farò male, e io non voglio…
-Lo so, ma un piccolo dolore non potrà rovinare quello che
ci ha uniti questa notte…
Lui la guardò in viso: aveva gli occhi lucidi, le guance
arrossate ed i capelli lievemente arruffati, ma era comunque bella da morire.
La fece scendere dal suo corpo e si sdraiò sopra di lei,
cercando di fare il più piano possibile.
Le aprì lentamente le gambe, accarezzandola con quella
dolcezza che solamente lui conosceva e si posizionò al centro di esse, facendo
aderire i loro bacini.
I loro corpi si incastravano perfettamente, come due
tasselli di un puzzle fatti per essere l’uno il completamento dell’altro.
Entrò dentro di lei con tutta la delicatezza di cui era
capace, con una spinta lieve e nella maniera più delicata che conosceva, ma
nonostante questo non poté fare a meno di notare una goccia di luce che scese
lungo la guancia della ragazza.
Con un dito la scacciò via, dopodiché le baciò le labbra
carico di tenerezza, cominciando a muoversi all’interno del suo corpo.
Una sensazione meravigliosa pervase entrambi, come a
suggellare quell’unione che entrambi desideravano sin dal primo istante in cui
i loro sguardi si erano incontrati.
Kagome gli strinse le braccia attorno al collo, gemendo
sommessamente e invocando il suo nome in maniera tanto dolce da farlo
impazzire; adorava sentire quel nome pronunciato dalla voce di lei, e ora che
lo diceva con quel tono basso e rotto dal piacere lo appagava ancora di più,
lasciando che la sua mente si perdesse negli angoli più nascosti di quel mondo
in cui esistevano solo lui e Kagome, la ragazza che amava.
Kagome sentì un forte dolore quando Inuyasha entrò dentro
di lei, e per quanto si fosse sforzata di resistere dal singhiozzare, una
lacrima le sgorgò dall’occhio destro.
Fu però solo un momento, perché subito dopo avvertì un
piacere fortissimo invaderla completamente.
Si strinse ancora più forte a lui, quasi avendo paura di
abbandonare quel contatto così intimo.
Si sentiva completa, felice, in pace col mondo e con se
stessa e tutta l’angoscia ed il dolore che l’avevano perseguitata durante i
mesi precedenti erano ormai lontani, quasi impercettibili, come un ricordo
sfocato, così distanti da sembrare una sorta di brutto sogno che la sua mente
aveva rinchiuso nei recessi della memoria.
Reclinò all’indietro il capo nero come la notte, sfiorando
le mani di Inuyasha e la propria pelle con le punte dei capelli.
Sentì una delle mani salire sino alla nuca e li premerla
dolcemente verso la bocca dell’hanyou, mentre le loro lingue continuavano a
giocare fra di loro muovendosi velocemente all’interno delle loro bocche.
Gemiti appagati le sfuggivano di tanto in tanto, quando le
sue labbra si separavano da quelle di Inuyasha e non appena sentiva il caldo
respiro di lui sul suo viso, le veniva la pelle d’oca.
Avvertì l’hanyou cominciare a muoversi dentro di lei,
dapprima con movimenti dolci e ritmici, che mano a mano aumentavano di
intensità, provocandole sensazioni meravigliose, che si andavano ad aggiungere
al grande piacere che lentamente divorava entrambi.
Gli attimi trascorrevano a rallentatore, come se il tempo
avesse diminuito la sua velocità per permettere ai due amanti di gustarsi sino
in fondo quei momenti meravigliosi.
I loro respiri erano sincroni, sino a sembrare un unico
suono che si diffondeva sommesso per la stanza, inondando la calma della notte.
Ogni respiro di lui era per l’hanyou come affondare il
naso in un mazzo di rose freschissime: il profumo di Kagome sapeva di rose e di
acqua fresca, che tutte le volte che gli era vicina lo avvolgeva con dolci
carezze, e in quel momento in cui erano un’unica cosa era come se quell’odore
fosse parte di lui, in eterno mescolato al proprio.
Anche la ragazza riusciva a sentire quello di Inuyasha;
sebbene il suo olfatto non fosse sviluppato come quello di lui, ora che la sua
pelle era così vicina alla propria aveva i sensi avvolti da quel profumo così
buono, e più lo baciava più riusciva a sentirlo.
-Inuyasha…
Ripeté ancora una volta, con un tono di voce così
armonioso che il mezzo demone non poté fare a meno di stringerla forte tra le
braccia, mentre quelle meravigliose emozioni cominciavano ad affievolirsi.
Lentamente lui abbandonò il corpo di Kagome, cercando di
far piano.
I due ragazzi si distesero l’uno accanto all’altra,
abbracciati, guardandosi intensamente negli occhi.
Si sorrisero dolcemente, poi lei appoggiò il capo
arruffato sul petto del mezzo demone, che le baciò lievemente la fronte ed
appoggiò il mento su di essa, respirando ancora una volta prima di
addormentarsi il profumo della ragazza e sentendosi finalmente completo.
Glielo avrebbe detto, non appena si fossero svegliati le
avrebbe dichiarato i suoi sentimenti.
In fondo ora erano una cosa sola, un solo spirito, un solo
corpo, unito eternamente dal vincolo dell’amore reciproco, anche se non ancora
dichiarato, sempre forte.
La strinse al suo petto, poi chiuse gli occhi e lasciò che
Morfeo li accogliesse fra le sue braccia.
Un grido stridulo e pieno d’odio e ira irruppe nella
notte, arrivando sino alle fredde stelle.
La miko strinse fra le mani la lunga e candida manica,
mentre il viso freddo e pallido si trasformava in una maschera di rancore, che
le contraeva i lineamenti.
Come aveva potuto farle una cosa simile?!? E per di più
con quella mocciosa che altro non era che una sua brutta copia!
Un altro urlo sgorgò dalle sue labbra, lanciando un altro
sguardo ad Inuyasha e Kagome, abbracciati e addormentati.
Sorridevano, e vederli così felici non fece che aumentare
la rabbia dentro di lei; il sangue le ribolliva.
Kikyo digrignò i denti e strinse ancora la manica.
Maledetta Kagome, come aveva osato toccare il suo adorato
hanyou!?! Come aveva potuto?!?
Ma non gliela avrebbe lasciata passare liscia, non questa
volta.
Non le importava nulla se quell’idiota di Naraku preferiva
aspettare, non appena il sole fosse tramontato il giorno seguente lei l’avrebbe
rapita e consegnata a lui.
Un sorriso maligno le comparse sulle labbra livide.
Prima però avrebbe fatto in modo che quello che era
accaduto fra lei ed il suo Inuyasha diventasse un ricordo orribile, così quei
due si sarebbero odiati ed il suo piano per andare all’inferno con lui si
sarebbe realizzato.
Rise, una risata malvagia, piena di compiacimento per le
immagini di Kagome in lacrime che le vorticavano nella testa.
-Inuyasha…
Sussurrò, rivolgendo un’ultima occhiata ai due amanti che
dormivano beatamente l’uno fra le braccia dell’altra.
-Tu sarai mio, anche a costo di uccidere quella mocciosa
con le mie stesse mani e poi trascinarti all’inferno…
Rise di nuovo, dopodiché voltò le spalle al villaggio dove
era nata e cresciuta per addentrarsi all’interno della foresta.
I raggi dell’alba filtrarono attraverso l’entrata della
capanna ed uno di essi colpì Shaorin in pieno viso.
La ragazza aprì lievemente le iridi blu mare e si portò
una mano alla fronte, stiracchiandosi sul letto.
Fece per alzarsi, quando si accorse di avere Rin
accoccolata in grembo che ancora dormiva beatamente, stringendo fra le mani un
lembo della sua maglietta.
Delicatamente e facendo attenzione a non svegliarla, la
prese in braccio e la distese sul suo futon con delicatezza, dopodiché le
sfiorò il viso con una lieve carezza.
Sorrise teneramente.
Quella bambina era così adorabile! Tutte le volte che
l’aveva accanto le veniva voglia di abbracciarla e di coccolarla, cosa che per
lo più accadeva, visto che la piccola si era affezionata tantissimo a lei.
Il suo sorriso si fece più luminoso, ma un altro raggio la
raggiunse, come chiamandola fuori.
Silenziosa come un gatto uscì dalla capanna, muovendo
attenta i passi sul legno: se Rin, Sango e Shippo avevano il sonno pesante, a
Koga invece bastava anche il minimo rumore per scattare in piedi.
Era sorpresa che non si fosse svegliato non appena aveva
adagiato la bimba sul letto; o forse era sveglio, ma non voleva disturbarla e
così aveva fatto finta di essere ancora addormentato.
Ecco un altro particolare di quell’epoca che adorava: li
si era fatta un sacco di amici, mentre da quando erano morti i suoi genitori
nell’era moderna aveva sempre avuto problemi a socializzare.
Certo, le sue compagne di classe la consideravano una
persona simpatica e gentile e spesso si confidavano con lei, ma per quanti
sforzi facesse le uniche persone di cui riusciva a fidarsi erano Kagome e
Yakumo.
Invece li era riuscita a trovare persone di cui si fidava,
e per di più ora aveva anche un migliore amico… Koga della tribù dei demoni
lupo.
Non appena appoggiò i piedi sull’erba ancora umida di
rugiada la luce dorata del sole del mattino la invase, infondendole nuovo
calore e facendo risplendere i suoi capelli.
Respirò a fondo, sentendo l’odore della terra umida e dei
fiori che erano sbocciati tutti intorno.
Si riempì i polmoni di quel profumo, assaporandone più che
poteva e posando lo sguardo sulle cime degli alberi che si erano tinte di rosso
e oro, mentre la stessa luce faceva brillare i suoi occhi.
-Buongiorno mondo…
Sussurrò allargando le braccia per poter filtrare meglio
quel fulgore che sgorgava dal sole e che le provocava così tanta gioia.
-Ti piace il sole?
Koga uscì dalla porta e le sorrise.
-Lo adoro! È come un’infusione di buon umore per me…
quando il tempo è bello è difficile che mi senta triste.
Si stiracchiò ancora.
-Ieri c’era bel tempo, eppure eri triste.
-Infatti ho detto che è difficile, ma non impossibile…
Le ultime parole morirono in una sorta di singhiozzo e
così il demone lupo le passò le braccia sul ventre e la strinse a se, dandole
un candido bacio sulla guancia.
-Forza So-chan, vedrai che riuscirai ad uscirne.
La cullò fra le sue braccia, dondolandola con dolcezza e
appoggiando il capo nell’incavo del suo collo.
-Grazie… sei un amico.
Gli disse lei, trovando in quell’abbraccio un senso di
protezione che aveva provato solo con Sesshoumaru.
-Un amico?
-Ok, ok… il mio migliore amico!
Esclamò allontanandosi dal giovane lupo; lui la riprese
fra le braccia e cominciò a farle il solletico.
Shao, che lo soffriva da morire, cercò di divincolarsi
dalla stretta di Koga, ma lui non aveva intenzione di lasciarla andare e
continuava a giocare con lei ignorando volutamente le preghiere della ragazza.
-Dai Ko-chan lasciami!
-No!
-Ti prego…
Mormorò, assumendo l’espressione di “cucciola spaventata”,
sapendo che il demone non avrebbe resistito a quella faccia.
Difatti, fra uno sbuffo e un lamento, lui la lasciò andare
e la fissò divertito: si era affezionato a quella ragazza ed il tempo che
trascorreva in sua compagnia era decisamente piacevole.
-Koga, posso farti una domanda?
Chiese lei, diventando improvvisamente seria in volto.
-Certo.
Shao lo guardò con occhi indecisi, mordendosi nervosamente
il labbro inferiore e cominciando a girarsi i capelli attorno alle dita.
-Senti… cosa ne pensi di Kagome-chan e Inu-chan, insieme
intendo…
Il lupo aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse
subito dopo come se le parole si fossero improvvisamente cancellate dalla sua
testa.
Rimase in silenzio per qualche attimo, dopodiché si passò
una mano fra i capelli neri e sorrise rassegnato.
-Anche se la cosa non mi va giù, ormai l’ho accettato…
Respirò a fondo, deglutendo rumorosamente; Shao gli regalò
uno di quei sorrisi che gli alleggerivano il cuore.
-Perché, per quanto mi possa sforzare, Kagome ama
Inuyasha… per lei sono solo un buon amico… ci sto male, è vero, ma se è un buon
amico quello che vuole da me è quello che sarò.
Ricambiò il sorriso della ragazza con affetto; le voleva
veramente bene, come amica naturalmente, ma era comunque una delle persone più
importanti della sua vita.
-La sai una cosa?
Lui la guardò attraverso gli occhi azzurri, specchiandoli
in quelli blu di lei con ritrovata allegria.
-Cosa?
-Ti voglio bene.
Shaorin rimase a fissarlo stupita, poi sorrise e gli andò
incontro, buttandogli le braccia al collo e stringendosi a lui.
-Anch’io te ne voglio tanto!
Gli baciò la guancia, inondando le narici con il suo
strano profumo.
Rimasero in quella posizione per molti minuti, ma
improvvisamente lo sentì irrigidirsi ed un ringhio uscì dalle labbra del demone
lupo.
Seguì il suo sguardo con gli occhi e fissò esterrefatta la
figura che si stava avvicinando come un fantasma: era praticamente la fotocopia
di Kagome, solo che quella ragazza aveva i capelli più lunghi ed il viso
freddo, privo di espressione come i suoi occhi.
-Kikyo…
Sussurrò, allontanandosi da Koga ma continuando a
stringergli la mano con la propria.
-Tu devi essere la nuova ragazza… mi avevano detto che eri
bella, ma a me sembri solo diversa…non se ne sono mai viste di ragazze con quel
colore di capelli…
Disse velenosa, cercando palesemente di irritarla: già non
sopportava la sua reincarnazione, figuriamoci le sue sciocche amichette!
Ma Shaorin non era una stupida e aveva imparato a
controllare le proprie emozioni ormai da tempo; sorrise alla sacerdotessa,
fermando Koga dal saltarle addosso.
-Stai calmo… me la sbrigo io…
Gli sussurrò all’orecchio.
-Va bene, ma se ti insulta ancora una volta la rispedisco
all’inferno da dove proviene…
La ragazza riportò la sua attenzione sulla miko, dopodiché
fece un leggero inchino e la fissò dritta negli occhi, guardandola con aria di
sfida.
-Voi dovete essere Kikyo-sama… il mio nome è Shaorin Hikimune…
anch’io sapevo che somigliavate molto a Kagome-chan, ma ora sono costretta a
ricredermi…
Fece una breve pausa per infondere maggior effetto alle
proprie parole; un sorriso compiaciuto le apparve sulle labbra.
-Voi siete solo la sua copia…
Koga rise, mentre una fiammata di rabbia balenava nelle
iridi color ghiaccio della sacerdotessa e Shao se ne andava subito seguita
dallo youkai.
-Certo che sei perfida quando ti ci metti!
Esclamò divertito.
-Lo so.
Kagome sbadigliò rumorosamente, stiracchiandosi sul futon
e sbattendo le palpebre.
Cercò di alzarsi, ma si ritrovò stretta al petto di
Inuyasha che appena aveva provato ad allontanarsi da lui aveva aperto gli occhi
e ora la stava fissando con dolcezza.
All’inizio lei si stupì di quella posizione, poi ricordò
gli avvenimenti della notte precedente e regalò all’hanyou un tenero sorriso,
che lui ricambiò con un bacio sulle labbra.
“Io ieri notte ho fatto l’amore con Inuyasha…”
Pensò al colmo della felicità.
-Ciao…
Sussurrò lei.
-Ciao tesoro mio…
Inuyasha la osservò con le calde iridi ambrate,
contemplando la pelle dal pallore lunare della ragazza illuminata dalla luce
dorata del sole del mattino come ipnotizzato dalla sua bellezza.
Difatti erano entrambi ancora nudi e le coperte se ne
stavano ammucchiate assieme ai loro vestiti in un angolo della loro capanna.
Una folata di vento entrò dalla finestra e Kagome
rabbrividì, stringendosi forte al corpo del mezzo demone cercando di scaldarsi
con il suo calore.
Lui le sorrise e le cinse le spalle con le braccia, avvolgendola
in un amorevole abbraccio e baciandole la fronte.
Affondò il viso fra i capelli color ebano della ragazza,
annusando il suo dolce profumo e respirandone il più possibile, ma al suo naso
arrivò anche un altro odore, che lo fece irrigidire come un pezzo di legno.
Kagome se ne accorse.
-Cosa c’è?
Ma lui non rispose, continuando a lanciare occhiate
furtive fuori dalla finestra con aria ansiosa.
-Inuyasha? Inuyasha!
La voce della ragazza lo riportò alla realtà.
-Ehm… ah, si… cosa?
-Si può sapere cosa c’è?
Lei gli rivolse uno sguardo preoccupato: cosa gli stava
succedendo? Era come se qualcosa lo distraesse.
-No… niente… davvero, non ho niente…
Abbozzò un sorriso.
Cosa diavolo ci faceva Kikyo al villaggio? Naraku era
ancora in vita, perciò non poteva essere li per chiedergli di mantenere la
promessa di morire con lei… o forse si?
Una scossa di paura gli pervase il cuore: se la miko gli
avesse chiesto di tener fede a quella promessa, come avrebbe fatto a spiegarlo
a Kagome? Avevano fatto l’amore, come poteva lasciarla dopo quello che era
successo fra loro? Come poteva abbandonarla così?
No, non lo avrebbe fatto! Era ora di chiarire le cose una
volta per tutte: avrebbe preso da parte la sacerdotessa e le avrebbe spiegato
che lui desiderava restare accanto a Kagome e che perciò non sarebbe più morto
con lei; non poteva e non voleva andare via da Kagome, lui l’amava più di
qualsiasi altra cosa e le sarebbe rimasto accanto per tutta la vita.
-Sicuro?
-Si, non preoccuparti.
Si alzò bruscamente per andare a vestirsi, facendo
ondeggiare il rosario che Kaede gli aveva messo intorno al collo tanti mesi
prima, all’inizio della loro avventura.
Una ventata di nostalgia invase il suo animo, ripensando a
quando erano solo loro due a viaggiare.
I suoi ricordi volarono lontani, mentre si infilava la
casacca del karinginu scarlatto e sistemava le pieghe su di essa con rapide
passate della mano destra.
Kagome continuava a non capire il perché di quel
comportamento, ma se c’era qualcosa che non andava lui gliene avrebbe parlato,
perciò decise di passarci sopra e di non farne una questione di stato.
Si alzò anche lei e gli si avvicinò, chinandosi per
raccogliere la sua divida: il ciondolo a forma di cuore dondolò ed emise un
lieve luccichio, colpito da un raggio di luce.
Inuyasha lo guardò con la coda dell’occhio e nel vedere
che lo indossava ancora si sentì pieno di felicità.
-Inuyasha…
La voce di Miroku richiamò l’attenzione di entrambi, che
finirono di vestirsi il più velocemente possibile e cercarono di assumere
un’aria il più disinvolta possibile.
-Entra pure.
Il monaco sollevò la tendina che fungeva da porta e
sbirciò all’interno della stanza, rivolgendo ai due un’occhiata eloquente, ma
riassunse subito un’espressione seria.
-Dovresti uscire un momento… da solo…
L’hanyou annuì, mentre Kagome cercava di dare una risposta
a quel comportamento così strano.
-Miroku, potresti farmi un favore?
Sussurrò all’houshi uscendo.
-Certamente.
-Ti prego, tieni Kagome qui dentro. Non voglio che lei e
Kikyo si incontrino… ho la brutta sensazione di sapere perché è qui.
Scomparve attraverso la porta; la ragazza gli rivolse uno
sguardo del tipo: “o mi spieghi cosa sta succedendo o ti ammazzo” e Miroku rise
istericamente.
Affrontare Kagome arrabbiata era l’ultima cosa che voleva,
perciò si affrettò a chiamare Sango e Shaorin a dargli man forte.
Inuyasha mosse qualche passo verso la radura: un sole alto
e radioso spendeva fulgido in un cielo senza nuvole e la sua luce lo costrinse
a socchiudere appena le iridi ambrate.
Si era alzato un leggero vento ed al suo olfatto
giungevano sia l’odore di Kagome che quello di Kikyo;
l’hanyou respirò a fondo, cercando di sembrare sicuro di se e delle proprie
azioni.
Non che fosse ancora indeciso,
lui amava Kagome e su quello non c’era più alcun dubbio, ma affrontare Kikyo
era come doversi di nuovo confrontare con un passato da cui era sicuro di
essere riuscito a sfuggire.
Camminò ancora per qualche metro; i suoi passi emettevano
un mormorio sordo, ammorbidito dalla rugiada che si trovava ancora sul prato e
sentiva i fili d’erba solleticargli la pianta dei piedi.
Si fermò all’ombra del Goshinboku;
Kikyo era li ad aspettarlo, lo sapeva, eppure quando
la vide uscire da dietro il tronco dell’albero una morsa gli strinse le viscere.
Gli occhi di lei lo fissavano
come due specchi gelidi, in cui lui poteva vedersi riflesso; però la sensazione
che gli diede vedere il proprio volto in quelle iridi color ghiaccio non fu
affatto piacevole, anzi, un brivido freddo gli percorse tutta la spina dorsale.
-Ciao Inuyasha…
Disse Kikyo sorridendo, mentre nei suoi occhi si accendeva
una luce strana, malvagia e allo stesso tempo compiaciuta.
Presto, molto presto il suo Inuyasha sarebbe stato
nuovamente suo e quell’insulsa nigen sarebbe stata
costretta ad andarsene e a ritornare nella sua epoca, così lei avrebbe avuto di
nuovo campo libero.
-Ki… Kikyo…
Sussurrò lui con voce bassa e rauca.
Perché diavolo si era messo in quella
situazione? Ormai erano mesi che sapeva di essersi innamorato di Kagome e nonostante
tutto continuava a mancare del coraggio necessario per dire alla miko la
verità.
-Mi fa molto piacere vederti, Inuyasha… è passato molto
tempo dal nostro ultimo incontro.
La sua voce era suadente, dolce… quasi come un canto, un canto ingannatore però, che aveva come unico fine quello di
confondere la mente del mezzo demone di modo da potersene servire a suo
piacimento.
Mosse qualche passo verso di lui, mentre un leggero vento
le sollevava le pieghe del kimono ed i lunghi capelli neri ondeggiavano sotto i
suoi capricci, coprendole parzialmente il viso.
L’hanyou respirò a fondo e l’odore della miko si intrufolò all’interno del suo olfatto, ma nessuna ondata
di nostalgia invase i suoi sensi; ormai nel suo cuore c’era solo una persona e
non era Kikyo.
Nel frattempo lei gli era arrivata di fronte e lo fissava
con falsa dolcezza, cercando di far leva sui ricordi del mezzo demone da non
dargli così via di scampo alla sua richiesta.
Lui la guardò dritto negli occhi; ormai non aveva più
paura di farlo.
-Se… senti…
Cominciò un po’ incerto, ma la ragazza lo interruppe,
avvicinandosi ulteriormente al suo volto; ormai ciò che li divideva era poco
più che un respiro.
-Non dire nulla… amore mio, non dire
nulla…
Fece per baciarlo, ma Inuyasha la scostò appoggiando le
proprie mani sulle spalle della sacerdotessa, dandogli l’opportunità di
parlarle con calma e impedendole così un possibile secondo tentativo.
Questa volta non avrebbe esitato, questa
volta non si sarebbe lasciato sopraffare dai ricordi, per quanto dolci o
dolorosi potessero essere.
Sapeva che se non avesse chiarito
quell’orribile situazione in cui si era ficcato con le proprie mani Kagome, la
sua adorata Kagome, avrebbe sofferto, e l’ultima cosa che voleva era far
soffrire la ragazza che amava.
Era vero che in un tempo lontano lui e la sacerdotessa si
erano voluti bene, ma ciò che ora lo legava a Kagome era ben più che semplice
affetto.
Quello che lui sentiva per Kagome era amore! Amore, un amore immenso, dolce, tenero, che lo legava
eternamente alla ragazza.
-No.
Disse con fermezza; Kikyo urlò dentro di se dalla rabbia.
-Noi dobbiamo parlare, Kikyo… noi… tu e io…
Lei lo fermò di nuovo, questa volta
con aria seria.
-Si, hai ragione.
Fece una pausa, poi parlò di nuovo.
-Sono venuta sin qui per chiederti di mantenere
la tua promessa.
-Ora voi mi spiegate perché Inuyasha è fuori
da dieci minuti e non è ancora tornato!
L’espressione furente di Kagome fece rabbrividire il
monaco e la sterminatrice, mentre Shaorin cercava nel suo cervello una scusa
plausibile.
Di certo non poteva dirle: è uscito perché Kikyo è venuta qui al villaggio, noi non sappiamo perché però sembrava
essere una cosa importante.
Non solo si sarebbe arrabbiata ancora di più, ma avrebbe
prima ucciso tutti loro e poi si sarebbe catapultata fuori dalla
capanna per disintegrare la miko e Inuyasha.
-Allora?
Chiese con una chiara nota di ira
nella voce, tamburellando nervosamente le dita della mano sinistra sul
pavimento.
-Ehm… lui è… è uscito…
-Questo lo so! Voglio sapere
perché è uscito!!!
Era sull’orlo di una crisi di nervi: non solo l’amore
della sua vita l’aveva mollata li come una scema dopo
aver fatto l’amore con lei, ma quelli che a regola avrebbero dovuto essere i
suoi migliori amici cercavano di prendere tempo ed evitavano in tutti i modi le
sue domande.
-Perché… ehm…
Shao si passò nervosamente una mano fra i capelli dorati,
mentre tentava invano di inventarsi una balla che potesse risultare
se non credibile, almeno probabile.
Cercò con lo sguardo il sostegno di Miroku e Sango, ma
anche loro erano nella medesima situazione.
A nessuno veniva in mente niente.
Kagome sbuffò, irritata dal comportamento degli amici; non
era una sciocca, sapeva benissimo che almeno uno di loro conosceva il motivo per cui Inuyasha era uscito, ma a quanto sembrava nessuno di
loro aveva intenzione di rivelarglielo.
-Ecco… lui doveva…
La voce di Sango era flebile e tremante; se non temeva di
affrontare i demoni che erano anche il triplo di lei,
poteva affermare in tutta tranquillità che anche solo l’idea di dover fronteggiare
l’amica arrabbiata le faceva venire i brividi!
-Lui doveva fare una commissione per Kaede-sama!
Le tre ragazze fissarono l’houshi, voltando tutte il capo contemporaneamente: Shao e Sango avevano gli
occhi sbarrati, mentre Kagome lo guardava poco convinta.
Non era una stupida, capiva quando
quello che usciva dalla bocca dei suoi amici era una frottola, ma vista
l’espressione soddisfatta di Miroku per essere riuscito a concepire un’idea,
poco credibile, ma pur sempre un’idea nell’arco di quasi un quarto d’ora,
decise di non insistere.
In fondo, se per caso Inuyasha avesse avuto qualche
problema, sicuramente gliene avrebbe parlato.
Alzò le mani in segno di resa e fece un gesto scocciato,
poi scosse il capo facendo sollevare appena i capelli neri.
-Va bene, mi arrendo…
Tutti e tre tirarono un sospiro di
sollievo: finalmente Kagome si era decisa a lasciarli stare.
La ragazza si alzò in piedi e si avvicinò allo zaino,
cominciando a frugavi all’interno in cerca di un
qualcosa di preciso.
Dopo qualche secondo ne estrasse
un pacchetto di patatine; lei adorava le patatine fritte, nonostante sapesse
benissimo che un pacchetto di quelle faceva più male alla salute che venti
delle brodaglie della vecchia Kaede.
Lo aprì con eccessiva foga e alcune di esse
caddero sul pavimento, facendole assumere nuovamente quell’espressione furente.
Sango, Shao e Miroku trattennero il respiro: se per caso
si fosse di nuovo arrabbiata non erano certi che
sarebbero riusciti ad uscirne tutti interi o addirittura vivi!
Però i Kami ebbero pietà di loro e
decisero di risparmiarli: Kagome sbuffò ancora, ma si limitò ad alzare gli
occhi al cielo.
Appoggiò la schiena contro il muro di legno e cominciò a
sgranocchiare distrattamente le patatine, continuando a fissare la porta.
Perché Inuyasha non tornava? E soprattutto perché quella mattina si era comportato in
modo così strano?
Sembrava distratto, come se qualcosa lo turbasse.
Però non le aveva detto niente, o almeno niente che potesse farla pensare ad un motivo plausibile per essersene
andato.
Forse era veramente andato a fare una commissione…
Sospirò rumorosamente, portandosi una mano alla bocca e
leccandosi i polpastrelli sporchi di polvere al formaggio.
-Miroku…
Shaorin si avvicinò al monaco, cercando di non attirare
l’attenzione di Kagome e di mantenere il tono di voce ad un livello il più
basso possibile.
-Si?
-Perché Inuyasha ci mette così tanto?
Per ora Kagome-chan ha deciso di lasciar perdere, ma
ho idea che se lui non si farà vivo nei prossimi dieci minuti sarà lei ad
uscire a cercarlo.
Miroku si morse il labbro inferiore, lanciando un’occhiata
furtiva alla ragazza, che continuava a mangiare con aria distaccata.
-Ho idea che la questione per cuiKikyo-sama…
Pronunciò quel nome con voce così bassa da sembrare una
parola proibita e persino Shaorin, che si trovava a pochi millimetri da lui
fece fatica a comprenderlo.
-…è venuta qui sia più che per
una semplice discussione.
-Vorresti forse dire che…
La ragazza rabbrividì e l’houshi le rivolse uno sguardo
carico d’angoscia, dopodiché annuì col capo.
-Ho paura di si…
In quel momento Koga entrò nella capanna, e l’attenzione
di tutti si postò sul giovane lupo.
-Koga, che ci fai qui? Pensavo fossi partito questa
mattina presto.
-In effetti dovevo, ma poi è arrivata Kikyo e
io…
-Kikyo!?!
Kagome scattò in piedi, facendo cadere a terra il
sacchetto di plastica e rovesciandone il contenuto per terra.
Shao si portò una mano alla fronte, subito imitata dalla
tajiya e dal monaco, ed un gemito fuoriuscì dalle loro labbra.
-Perché non me lo avete detto?
La ragazza era furiosa: come avevano potuto nasconderle
una cosa del genere? Come avevano potuto?!?
Ma soprattutto era arrabbiata con
Inuyasha: ora capiva il perché di quello strano comportamento, era arrivata la
sacerdotessa e così lui se l’era svignata senza dirle nulla!
Le lacrime le invasero gli occhi, ma con uno sforzo enorme
le ricacciò indietro, facendo leva sulla rabbia che in quel momento le stava
bruciando la gola e il cuore, facendole formulare frasi terribili.
-Kagome, ti prego, noi non volevamo mentirti…
Cominciò debolmente Sango.
Sapeva che per ciò che avevano fatto non c’erano
giustificazioni, ma del resto avevano promesso ad Inuyasha di non dirle niente
sino a che lui non avesse risolto la faccenda.
-PERò è ESATTAMENTE QUELLO CHE AVETE FATTO!!!
MALA COSA CHE
MI FA Più ARRABBIARE è IL FATTO CHE VOI ABBIATE PENSATO CHE IO NON FOSSI
ABBASTANZA ADULTA DA CAPIRE…
Chinò il capo verso il basso nascondendo così gli occhi
sotto la folta frangetta nera, mentre forti singhiozzi le scuotevano il corpo.
-MA DEL RESTO NON DEVE ESSERE STATA UN
IDEA VOSTRA, VOI NON AVETE FATTO ALTRO CHE ESEGUIRE GLI ORDINI DI
INUYASHA, NON è VERO?
Urlò con voce colma di disperazione.
-Kagome…
-NON è VERO?!?
Seguì un breve silenzio, poi i tre ragazzi annuirono.
-Si…
Mormorarono all’unisono.
Kagome aprì la bocca per urlare di nuovo, ma vedendo gli
amici in quello stato decise che era meglio prendersela con la fonte della sua
rabbia.
Senza dire niente uscì dalla capanna superando un attonito
Koga e scomparendo oltre la tendina.
-Scusatemi…
Stormì lui, abbassando lo sguardo;Shao
si alzò e lo abbracciò confortante, scuotendo il capo con un sorriso
malinconico sulle labbra.
-Non è colpa tua… avremmo dovuto dirle
la verità.
-Cosa vuoi dire?
Inuyasha guardò la sacerdotessa con inquietudine.
-Voglio dire esattamente quello che ti ho appena detto:
sono venuta sin qui per chiederti di mantenere la promessa che mi facesti tempo fa.
-Ma Naraku è ancora vivo!
Protestò lui; che cosa gli prendeva? Doveva mettere le cose in chiaro con Kikyo
o la storia sarebbe ricominciata daccapo.
Fu interrotto dai suoi pensieri dalla miko, che gli gettò
le braccia al collo e gli accarezzò dolcemente una guancia con la mano destra.
La sua mano era fredda, gelida… come la morte… Kagome
invece era così calda e solare, bastava anche solo un suo sorriso e il mondo
intero gli sembrava più bello.
-Al diavolo Naraku! Io voglio stare con te, non m’importa
se sarò o meno vendicata…
Sorrise maliziosamente, ormai certa di essere ad un passo
dal suo obbiettivo: Kagome stava venendo li, sentiva la sua aura spirituale
avvicinarsi a gran velocità e non appena fosse arrivata lei avrebbe
completato la sua opera facendo in modo che quei due si odiassero.
-No, Kikyo io devo ucciderlo! Altrimenti…
Lei lo bloccò di nuovo.
Era troppo vicina al suo scopo per rinunciare o per
lasciarsi abbindolare dalle belle parole e dalle nobili intenzioni del mezzo
demone; il suo scopo era solo uno: togliere di mezzo la nigen e andare
all’inferno con Inuyasha, quello che fosse poi successo non le interessava.
-Inuyasha, io ti amo… non ha più alcuna importanza
la morte di Naraku… ora noi ci siamo ritrovati, non ci serve nient’altro…
Ormai sentiva l’anima di Kagome a pochi passi, perciò il
suo piano era finalmente giunto a compimento.
Posò una mano sulla nuca dell’hanyou e, nonostante tutte
le sue proteste, gli diede un bacio sulle labbra.
Kagome si fermò a pochi metri da loro, gli occhi ormai
talmente pieni di lucciconi da annebbiarle la vista.
La disperazione prese possesso del suo cuore, mentre la sua anima si spezzava andando in mille frantumi.
Era stata tutta una bugia, tutto
uno sporco inganno…
Quelle carezze, quei baci, quelle
parole, quelle sensazioni… tutto solo una montagna di dannate bugie.
E lei c’era cascata come un’idiota.
Strinse forte i pugni ed un singhiozzo le sfuggì dalla
bocca.
Nel sentire quel rumore, il mezzo demone riuscì ad
allontanarsi dalla miko e quando vide la ragazza in piedi poco distante da lui
il sangue gli si gelò nelle vene.
-Ka… Kagome…
Sussurrò, mentre sul volto di Kikyo compariva un sorriso
soddisfatto.
-STA ZITTO!!!
Si morse il labbro e affondò il capo nella
spalle; le lacrime ormai avevano preso possesso del suo viso e le
rigavano le guance come due grossi fiumi, alimentati dal risentimento e dal
dolore.
-Sta zitto…
Ripeté, questa volta senza urlare, ma il suo tono di voce
fece ancora più male all’hanyou: era rassegnato… rassegnato a ciò che i suoi
occhi le mostravano, anche se non era la verità.
Ma del resto che le importava?
Inuyasha l’aveva ingannata per tutto quel tempo e come se non bastasse lei
aveva lasciato che quel bastardo s’impossessasse della sua verginità.
Un altro singhiozzo, una lacrima.
-Tu… tu sei stato bravo Inuyasha…
Sussurrò poi, asciugandosi le lacrime con la manica della
divisa.
-No, Kagome…
-TACI MALEDETTO!!!
Aveva di nuovo urlato, ma non voleva farlo; non gli
avrebbe dato anche la soddisfazione di vederla distrutta.
Inuyasha la fissava esterrefatto: cosa aveva combinato? Perché non era riuscito a chiarire le cose con Kikyo?
Un’idiota, ecco cos’era.
-Sono stata una sciocca… una vera sciocca…
Sollevò il viso e guardò dritto nelle iridi ambrate il
mezzo demone con lo stesso odio con cui fissava Naraku.
-Sai, Inuyasha, anche se solo per un secondo ho creduto
che tu mi amassi… che ingenua…
Un singhiozzo, una lacrima.
-Ho creduto che tu avessi fatto l’amore con me perché mi amavi… ma ora so che l’hai fatto solo per placare la tua
voglia in attesa del ritorno della tua adorata sacerdotessa.
Un singhiozzo, una lacrima.
Inuyasha si sentì morire: come poteva pensare che fosse
così? Lui l’amava, non aveva fatto l’amore con lei
solo per un semplice desiderio carnale!
Aprì la bocca per ribattere, per spiegare, ma lei lo fermò
con un gesto secco della mano, senza distogliere quello sguardo carico di odio dal volto del mezzo demone.
La ragazza sorrise senza ombra di felicità, creando due
fossette sulle guance che deviarono il corso delle lacrime, facendo si che alcune di esse si depositassero sulle sue labbra.
Sentì il loro sapore in bocca.
-Non devi dire nulla Inuyasha… ormai è tutto finito… io
tornerò a casa e puoi star certo che non mi vedrai mai più… l’unica cosa che ti
chiedo è di dire addio da parte mia agli altri…
Dopo aver pronunciato quelle parole infilò una mano sotto
la maglietta e ne estrasse la boccetta contenete le
schegge della Shikon no Tama; le fissò per un attimo, dopodiché le gettò per
terra.
La fiala rotolò sino ai piedi dell’hanyou.
-Tieni… in fondo era quello che
volevi…
Corse via, nascondendo il viso fra le mani e cercando di
reprimere i singhiozzi che le fuoriuscivano dalle labbra.
Lui si accasciò al suolo; gli occhi vuoti come la sua
anima.
Aveva solo voglia di piangere; per colpa della sua stupida
ostinazione e del suo orgoglio era riuscito a perdere
l’unica donna che avesse mai contato veramente nella sua vita… l’unica che lo
aveva saputo capire… l’unica che lo aveva accettato nonostante la sua natura…
l’unica e basta…
Kikyo sorrise compiaciuta e approfittando dello stato di trance in cui era caduto il mezzo demone si allontanò
velocemente, addentrandosi nella foresta.
-Stupida! Stupida!
La sua testa urlava, il suo cuore
urlava, la sua anima urlava.
Tutto in lei era in preda al dolore.
Si sentiva svuotata di tutto: sentimenti, pensieri,
sensazioni, ricordi… ogni cosa…
Ora il suo corpo non era altro che un involucro vuoto di
carne e ossa; persino la rabbia se n’era andata, lasciando il posto alla
desolazione più totale.
La sua anima era devastata.
Passò davanti alla capanna dove quella notte si era
fatta sporcare da quel maledetto mezzo demone e la disperazione crebbe a tal punto da darle la forza per aumentare la
velocità dei suoi piedi.
Shaorin, che era appoggiata allo stipite della porta ad
aspettarla, la vide passare in lacrime.
-KAGOME!
Gridò, fissando sconvolta il viso dell’amica.
Vedendo però che lei non accennava a risponderle, cominciò
a correrle dietro, chiamandola e tentando invano di fermarla.
Ma, per quanto potesse urlare, la
ragazza sembrava sorda ai suoi richiami e alle sue preghiere, ignorandole forse
volutamente.
Dal canto suo Kagome continuava a correre, nonostante i
polmoni sembrassero vicini all’esplodere ed il suo cuore batteva talmente forte
da darle l’impressione di volerle uscire dal petto.
Del resto che importava? Inuyasha l’aveva solo presa in
giro, l’aveva usata, e senza di lui la sua vita non aveva senso.
Non le importava se il suo cuore sarebbe
schizzato fuori dal suo corpo: Inuyasha aveva già provveduto a spezzarlo
e niente avrebbe mai potuto riassemblarne i pezzi.
Voleva solo andare via… andare
via da quel mondo… andare via da quei ricordi… andare via da Inuyasha…
Intanto Shao correva ed era solo grazie agli estenuanti
allenamenti di pattinaggio e alle ore passate in palestra che riusciva ancora a
starle dietro.
Ma dove diavolo trovava quella forza?
Un’ombra le passò in viso, oscurando il suo sguardo e
riempiendolo di compassione: era la disperazione a darle tutta quell’energia.
Un po’ perché conosceva Kagome meglio di chiunque altro,
un po’ perché per lei la sofferenza per amore era una sorta di
abitudine, nel giro di pochi secondi realizzò quello che probabilmente
era successo fra lei ed il mezzo demone.
Si sentì un verme.
In fondo era anche colpa sua; se lei, invece di mentirle,
le avesse spiegato con calma la situazione ora tutto
quello non sarebbe successo.
La chiamò ancora, e ancora una volta
Kagome fece finta di niente continuando a correre.
-Niente male nigen, davvero niente male.
Kikyo comparve da dietro un tronco d’albero, fissando la
ragazza con infinito divertimento.
Lei arrestò improvvisamente la corsa, fermandosi a breve
distanza dalla miko e facendo si che per poco Shaorin
non la investisse.
-Ma che diavolo…
Poi portò lo sguardo sulla sacerdotessa, e da stanco
divenne pieno d’ira; Kagome non disse nulla, limitandosi a ricambiare
l’occhiata.
-CHE COSA VUOI, MALEDETTA?
Gridò Shao, afferrando Kagome per un braccio e cercando di
portarla via, ma lei sembrava come pietrificata.
-Diciamo che c’è qualcuno che muore dalla
voglia di vedervi.
Prese qualcosa dal kimono con una mano, dopodiché se la
portò alle labbra e lo soffiò verso le due ragazze.
-Buona notte…
Shao inspirò un paio di volte, realizzando
che si trattava di sonnifero solo dopo aver visto l’amica cadere a terra priva
di sensi.
-Da… dannazione…
Sussurrò, prima che le immagini davanti ai suoi occhi
scomparissero, inghiottite da uno sfondo nero.
Un forte odore di medicinale invase il naso di Shaorin,
facendole venire un intenso senso di vomito e costringendola ad aprire gli
occhi.
Le immagini davanti a lei erano sfocate e a fatica riuscì
a capire dove si trovava; cercò di girare il collo per avere una visuale più
completa del paesaggio circostante e solo in quel momento capì di essere legata.
Provò a muovere le braccia, ma anche i suoi polsi erano
legati dietro la schiena e, per quanto ci provasse,
non riusciva a sciogliere quei nodi; le corde erano troppo strette e
resistenti.
-Vedo che ti sei svegliata.
Quella voce stridula e falsamente cordiale fece in modo
che la nausea aumentasse ulteriormente.
Cercò con lo sguardo la fonte di quel suono così sgradito
alla sua digestione e, quando l’ebbe individuata, oltre al vomito le montò
un’enorme rabbia.
-Kikyo…
Sibilò, dando uno strattone alla corda nel tentativo di
allentarne la presa, ma come il precedente anche questo tentativo fu del tutto
inutile, anzi, la pressione che esse esercitavano sull’addome sembrò
addirittura aumentare.
Il suo stomaco non approvò, affatto.
Si voltò da un lato e finalmente riuscì a liberarsi dei
liquidi che le opprimevano le viscere, riversandoli sull’erba.
-Oh, poverina! Forse il sonnifero era troppo forte…
Rise malignamente, compiacendosi di vedere quella stupida ragazzina che il giorno prima aveva osato
insultarla chiamandola “brutta copia” in quello stato così pietoso.
Ma ora sia lei che Kagome erano
in mano sua e fra poco il piano suo e di Naraku sarebbe andato a compimento.
Certo, la giovane nigen dai capelli biondi non era
prevista, ma tanto che cosa importava? Sarebbe bastato ucciderla e poi usare la
sua anima.
-Allora, si sono svegliate?
Naraku comparve da dietro una fitta coltre di alberi, avvolto nella pelliccia candida di babbuino.
-Solo la sgualdrina bionda… l’altra sta ancora dormendo.
-Non importa, sarà comunque
un’ottima concubina… è pur sempre una donna splendida.
Si avvicinò a Shaorin e le accarezzò il volto; come
risposta ricevette uno sputo in piena faccia.
Era legata, ma non avrebbe messo
da parte il suo orgoglio per così poco; era meglio la morte che dover
soddisfare i desideri di quell’essere, obbedendogli come una bambola.
-Maledetta troia!!!
Urlò l’hanyou, dandole un calcio nello stomaco; Shao si
piegò in due, appoggiando la fronte sull’erba fresca e respirando a fatica.
Il dolore per quel calcio le pervadeva tutto il corpo e
aveva la netta sensazione di avere qualche costola incrinata.
Sollevò leggermente il capo in cerca di Kagome,
guardandosi attorno nel tentativo di trovare l’amica.
Kagome era appoggiata al tronco di una grossa quercia a
pochi metri da lei, aveva il capo chinato verso il basso, il suo peso era
completamente abbandonato al fusto della pianta ed era ancora sotto l’effetto
del sonnifero che Kikyo aveva somministrato loro il giorno… non era al corrente nemmeno da quanto tempo si trovava li… per
quanto ne sapeva potevano benissimo essere giorni, se non addirittura
settimane.
Se era effettivamente così, a quell’ora Inuyasha, Koga,
Miroku e Sango dovevano essere già sulle loro tacce.
Pregò in cuor suo che le trovassero
al più presto; non poteva combattere in quelle condizioni.
Oltre al sonnifero era sicura che quella mummia le avesse somministrato anche qualche droga; riusciva a fatica a
formulare pensieri logici e ogni volta che provava a concentrarsi per
raccogliere le forze, una forte fitta dietro la nuca la interrompeva.
Chissà se Sesshoumaru era tornato indietro…
Si, come no… era inutile illudersi! Lui non l’amava, non
l’aveva mai amata e di certo in quel momento lei era sicuramente l’ultimo dei
suoi pensieri… sempre se fosse stata uno di essi.
Improvvisamente sentì una mano afferrarla per i capelli e
costringerla ad alzarsi; un altro dolore si unì a quello provocatole dal calcio
di poco prima, facendola imprecare mentalmente.
Dapprima tenne gli occhi chiusi, poi
però sentì vicino, troppo vicino per i suoi gusti, al suo viso un fiato
fetido che la costrinse ad aprirli.
Naraku la fissò compiaciuto, ghignando e mostrando i
canini lunghi e acuminati; Shaorin ringhiò.
-Hai proprio un bel caratterino. Non mi
sorprende affatto che tu sia riuscita a fare breccia nel cuore del
Principe dei Demoni.
-Non osare rivolgerti a Sesshoumaru, hanyou! Tu non vali
neanche la metà di lui! Non ti è permesso di
nominarlo!
Il mezzo demone fece per colpirla di nuovo, colmo d’ira
per il suo comportamento arrogante, ma ci ripensò dopo qualche secondo, mentre
gli veniva in mente una splendida idea per far soffrire quella nigen sin troppo
coraggiosa.
Lasciò la presa dai capelli dorati della ragazza,
allontanandosi da lei in direzione di Kagome ancora incosciente.
-Bene, ragazzina… vorrà dire che
mi dedicherò subito alla tua cara amica…
Si accucciò accanto al corpo della ragazza, cominciando a
sfiorarle le gambe con le mani pallide e ossute.
-Io me ne vado. Non ho intenzione di assistere alla scena,
anche se vedere quella mocciosa mentre piange e urla sotto le tue mani non sarebbe male come spettacolo…
Shao rabbrividì e per la terza volta cercò di liberarsi
dalle funi che le impedivano quasi tutti i movimenti.
-LASCIALA STARE BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA!!!
NON AZZARDARTI A TOCCARLA!!!
Un altro calcio le arrivò all’addome, facendole sputare
sangue e costringendola ad accasciarsi per la seconda volta.
-Secondo me dovresti stare zitta…
non sei nella posizione di dire cosa dobbiamo o non dobbiamo fare.
Kikyo rise malignamente, beandosi della vista di Shao
ridotta in quello stato ed aspettando un urlo o un insulto di rimando.
Non ebbe però nessuna risposta a quelle parole; molto
probabilmente era svenuta a causa del dolore.
In fondo doveva avere minimo una
o due costole rotte; nessun essere umano poteva resistere ad una tale tortura
rimanendo cosciente.
Fece per allontanarsi, quando una forte aura malvagia
invase l’intera radura, avvolgendo tutto ciò che si trovava al suo interno in
una sorta di barriera d’odio.
Naraku sentì le forze diminuire enormemente e la miko fu
costretta a tapparsi il naso e la bocca con la candida manica del kimono
sacerdotale, trattenendo a stento un conato di vomito.
-Ma che diavolo succede?
Gridò l’hanyou, guardandosi nervosamente attorno.
Una risata terribile si insinuò
all’interno delle orecchie di entrambi; i due si voltarono lentamente verso
Shaorin e con sconcerto misto a terrore la videro mettersi in ginocchio.
-Davvero credevi di poterti liberare di me così
facilmente, Naraku?
Di nuovo quella voce stridula, la stessa del giorno in cui lui
ed il gruppo di Inuyasha si erano scontrati.
-Tu?
Sussurrò in preda al panico.
-Te l’ho detto… sono il tuo
incubo Naraku… il peggiore di tutti…
Le corde che legavano Shao presero fuoco, trasformandosi
in cenere nera efumante
nel giro di pochi secondi.
I tatuaggi che portava sulle braccia si aprirono come ferite e rivoli scarlatti cominciarono a fuoriuscire da
essi; Shao alzò lentamente il viso.
Naraku e Kikyo indietreggiarono di qualche passo: cosa
diamine era quella ragazza? Non era un demone, ma nemmeno un essere umano!
Nessun uomo disponeva di poteri tanto grandi.
Gli occhi della giovane li fissarono divertiti attraverso
la pupilla oblunga, incastonata dal rosso porpora che
avevano assunto.
-DIMMI COSA SEI!!!
Un’altra risata echeggiò fra gli alberi, facendo aumentare
l’orrore negli animi dei due.
Shaorin si alzò in piedi, mentre due fiamme violacee le
giravano intorno e simboli scuri le comparivano sul volto.
Allungò una mano verso di loro, puntando il dito
artigliato contro il mezzo demone ed un sorriso divertito le curvò le labbra
color sangue, rivelando le lunghe zanne che erano comparse al posto dei canini.
-Tu sei un essere bastardo… che per giunta non è nemmeno
il risultato dell’unione di due esseri differenti che si sono amati…
Da divertito il ghigno che aveva sul viso si trasformò in un espressione di disprezzo e di sdegno.
-Sei solo il risultato di un brutto
miscuglio creato al solo fine di poter possedere quell’insulso involucro di
fango.
Quelle iridi prive di pietà si spostarono sulla
sacerdotessa.
-Ricordo il tuo viso, miko. Quando
sei morta ho mandato Uriel a prenderti… strano che tu
non te ne ricordi…
Fece una pausa, durante la quale si passò la lingua sulle
labbra; Kikyo si sentì mancare e Naraku inorridì: aveva la lingua biforcuta
come quelle dei serpenti o dei rettili!!!
-Ma del resto cosa si può pretendere da una
come te? Una che è disposta a vendersi al suo stesso assassino pur di
ottenere ciò che vuole.
La sacerdotessa aprì la bocca per ribattere, ma Shinata le
comparve davanti con una velocità impressionante e la prese
per il collo, sollevandola di dieci centimetri da terra.
-Sai una cosa? Non appena l’angelo si darà per vinta, io mi impossesserò completamente del corpo della dolce Shaorin
e allora tu sarai la prima ad offrirmi il proprio sangue!
Naraku la fissava terrorizzato e allo stesso tempo affascinato
da quella creatura che sembrava fatta di solo, puro e semplice odio.
-Dimmi il tuo nome…
Chiese piano, cercando di evitare di attirare su di se l’ira di quella specie di diavolo.
-In circostanze normali ti avrei già ucciso, mezzo essere,
ma non lo farò… non illuderti però che sia mossa da
pena o da buoni propositi; quei sentimenti io non li provo… non ho un cuore con
cui farlo…
Le sue parole potevano sembrare amare o malinconiche, ma
il suo tono di voce era compiaciuto.
-Ti dirò il mio nome, di modo da imprimertelo nella testa
come un marchio, una maledizione di fiamme e dolore che ti perseguiterà anche
dopo la morte… perché dopo la morte ci sarò io ad
attenderti…
La stretta attorno alla gola di Kikyo venne
improvvisamente lasciata, facendola cadere a terra e il diavolo si diresse
verso Naraku.
-Io sono la morte… l’angelo nero della dimenticanza…
quell’ombra che non sparisce sotto la luce del sole… io sono la regina degli
inferi… colei che fu destinata a reincarnarsi in un corpo mortale perché ha
osato disubbidire alle leggi dell’universo stesso…
Avvicinò il viso a quello del mezzo demone, circondandogli
parte della faccia con i capelli simili a fili di sangue.
-Io sono la moglie del diavolo… io sono
Shinata…
Dopo quelle parole la ragazza cadde a terra priva di sensi
e l’aura maligna che aleggiava nel bosco cominciò lentamente a svanire.
Una grossa chiazza di sangue si allargò sull’erba
verdeggiante, macchiandole gli abiti strappati.
La sacerdotessa, ancora inginocchiata al suolo, si portò
una mano alla gola dando alcuni colpi di tosse.
Allibì passandosi le dita sulla pelle dove poco prima
quella creatura l’aveva stretta così forte da mozzarle il respiro: aveva delle
grosse bruciature lungo tutte le parti in cui le dita artigliate di Shinata
avevano toccato la sua carnagione.
-Cosa diavolo è quella nigen?
Mormorò alzandosi.
Naraku non rispose, continuando a fissare il vuoto con
un’espressione sconvolta e con gli occhi sgranati.
-Naraku! NARAKU!!!
Le urla soffocate e furenti della miko lo riportarono alla
realtà e fissò il volto livido e pallido di lei con la paura dipinta nelle
iridi nere e fredde.
-…Il diavolo…
Sussurrò.
-Cosa?
Lei lo fissò esterrefatto.
-Quella donna è il diavolo…
Rimasero entrambi in silenzio per molti minuti, fissandosi
con occhi a metà strada fra il terrorizzato e l’incredulo.
-Andiamocene…
Tagliò corto lui dopo qualche minuto, rompendo il
silenzio.
-E di lei che ne facciamo?
Chiese Kikyo, con voce tremante e stranamente flebile.
-Se la lasciamo qui rivelerà a tutti i
nostri piani!
-LO SO DANNAZIONE!!! Ma se per
caso dovesse ritrasformarsi davanti a Kamui e Kotori saremmo fregati!
-Vuoi dire che lei è…
-Esattamente. È la loro signora e se quei due lo
scoprissero non ci penserebbero due volte a farci fuori,
poteri o meno!
Fece una pausa, poi parlò di nuovo con ritrovata freddezza.
-Perciò dobbiamo correre il rischio. Non
faranno comunque in tempo ad impedirmi di annullare lo
spirito di quella mocciosa e di liberarmi così dell’ultimo legame che ancora mi
riconduce ad Onigumo.
L’hanyou si avvicinò a Kagome, che era rimasta svenuta
durante tutto quel tempo, e se la caricò sulle spalle, lanciando un’ultima
occhiata al corpo inerte di Shaorin quasi temendo di rivedere quegli occhi
terribili fissi su di se.
La testa le scoppiava ed i suoi occhi bruciavano
terribilmente.
Sbatté le palpebre un paio di volte e davanti a se trovò
immagini che non riusciva a riconoscere.
Si guardò intorno, fissando attentamente ogni particolare
di quella stanza: era buia, avvolta dalle ombre per più della metà e non
c’erano finestre.
Sentiva un forte odore di chiuso misto ad una forte
presenza malvagia e avvertì una sorta di pugno allo stomaco seguito da un forse
senso di nausea.
Dov’era finita?
Non riusciva a ricordare nulla degli ultimi giorni della
sua vita; sempre che si trattassero di giorni.
Ma tanto che cosa importava? Che si
fosse trattato di giorni, mesi oppure anni non faceva differenza: non c’era più
nulla per cui valesse la pena di continuare a vivere…
non più ormai.
Inuyasha… chissà dov’era in quel
momento…
Ma del resto non aveva più importanza, lui non l’amava e
forse non l’aveva mai considerata nemmeno come un’amica; lei
era solo uno strumento che gli era servito per radunare i frammenti
della Shikon no Tama e ora che la sua adorata sacerdotessa era tornata, lei non
aveva più motivo di rimanere con lui.
A dire il vero senza Inuyasha non aveva più motivo nemmeno
per rimanere in vita… vivere o morre per lei in quel momento non avrebbe fatto alcuna differenza.
-Dormito bene?
Kagome girò il volto verso un lato della camera
completamente immersa nell’oscurità e solo in quel momento si accorse
dell’altra presenza che si trovava con lei.
Una scossa di paura le attraversò tutto il corpo quando vide la fonte di quella voce; Naraku uscì
lentamente dall’ombra, fissandola con gli occhi pieni di desiderio.
-Na… Naraku…
Gemette, appoggiandosi alla parete.
-Hai paura nigen?
Lei non rispose, cercando con lo sguardo una possibile via
d’uscita o comunque un qualcosa che le permettesse di
sottrarsi alle sue mani.
Niente… non c’era niente…
Solo una porta, ma si trovava esattamente alle spalle di
Naraku e dalla parte opposta a quella in cui si trovava lei.
Si strinse nelle spalle senza distogliere lo sguardo dal
mezzo demone; perché l’aveva rapita? In fondo lei non aveva più le schegge
della sfera, prima di correre via le aveva gettate ai piedi di
Inuyasha.
Forse Naraku non lo sapeva e quindi, credendo che i
frammenti fossero ancora in suo possesso, l’aveva portata sino in quel luogo
per costringerla a renderglieli.
O forse voleva fare in modo di
attirare li Inuyasha e quindi di riuscire ad ucciderlo…
Un’ombra le oscurò il viso livido e sentì gli occhi
riempirsi di lacrime: Inuyasha non sarebbe venuto… non questa volta…
-No… non ho paura di te…
Disse in tono gelido, sostenendo lo sguardo di Naraku.
Lui sorrise beffardo.
-Invece dovresti averne. Non hai nessuno
che ti possa proteggere e senza il tuo arco sei del
tutto indifesa. Il tuo adorato hanyou non riuscirà a salvarti in tempo.
-Non illuderti, maledetto! Non ho con me la Shikon no Tama
e quindi il tuo piano è andato a vuoto.
Naraku rise divertito, mentre una strana luce si accendeva
all’interno dei suoi occhi.
-Ti sbagli nigen… il mio piano è praticamente
riuscito.
Kagome deglutì rumorosamente, mentre i battiti del suo
cuore acceleravano e il suo respiro cominciava a farsi
irregolare: se non erano i frammenti quello che voleva, allora lei a cosa gli
serviva?
-Co… cosa vuoi dire?
Gemette appiattendosi ulteriormente contro la parete; un
presentimento, un’orribile presentimento continuava a
crescere dentro la sua anima e la paura cominciò a prendere possesso del suo
cuore.
-Che sei tu quella che voglio.
Si inginocchiò davanti alla ragazza e
le accarezzò la guancia, ma lei scostò bruscamente il viso e lo allontanò da se
con un calcio.
-NON MI TOCCARE!
Urlò terrorizzata, alzandosi freneticamente in piedi e
correndo verso la porta.
Afferrò la maniglia con entrambe le mani nel tentativo di
aprirla, ma nonostante tutti i suoi sforzi non successe
nulla.
Molto probabilmente doveva essere bloccata dall’esterno.
-Eh eh… non puoi fuggire…
Si alzò in piedi lentamente, ricominciando ad avvicinarsi
a lei.
-Ormai è finita… e io ho vinto.
Kagome cercò ancora di forzare la serratura; come la prima
volta però non successe nulla.
Improvvisamente qualcosa le cinse la vita da dietro e si
sentì stringere al petto del mezzo demone.
-LASCIAMI!!!
Gridò, dimenandosi fra le braccia di lui
e tentando invano di liberarsi da quella sgradevole stretta.
-Te l’ho già detto… non puoi
fuggire…
Accostò il proprio viso all’orecchio della ragazza e le
sussurrò poche parole, mentre sulle labbra sottili compariva un ghigno
soddisfatto.
Dapprima Kagome avvertì un lieve formicolio in tutto il
corpo, non badandoci più di tanto, ma quando provò di nuovo a divincolarsi
dall’abbraccio di Naraku scoprì di non riuscire più a muovere nessuna parte del
corpo.
Si sentì abbandonare contro l’addome di
lui e, per quanto si sforzasse, non era più in grado nemmeno di parlare.
Naraku rise, cominciando ad accarezzarle sensualmente le
gambe con movimenti lenti e circolari.
La ragazza cercò di parlare, di opporsi, di fare qualsiasi
cosa, ma era come se il suo corpo fosse completamente paralizzato.
-Non devi preoccuparti, è solo una condizione momentanea…
svanirà non appena avrò finito…
Senza poter fare nulla per impedirlo, la mano dell’hanyou si infiltrò sotto la sua gonna e iniziò a toccare la parte
più intima di lei attraverso il sottile tessuto delle mutandine.
La seconda mano intanto la spogliava in fretta, sfilandole
di dosso l’uniforme scolastica e lasciandola praticamente
nuda.
Sentì un mare di lacrime invaderle gli occhi fissi davanti
a se quando avvertì due dita penetrare dentro di lei… solo Inuyasha aveva potuto fare una cosa del genere…
Aveva voglia di piangere, ma Naraku le aveva impedito anche quello; soltanto due fiumi di pianto
silenziosi erano ciò che le era stato concesso.
Non poteva nemmeno urlare, lamentarsi, singhiozzare…
niente di niente…
Anche il reggiseno cadde sul pavimento freddo e brividi di orrore e disgusto la pervasero mentre quell’essere la
distendeva su di esso e si sdraiava sopra di lei.
Percepiva la bocca di lui
macchiarle la pelle e le labbra con il suo veleno, baciandola dappertutto e
sentiva i palmi di lui fissi sui suoi seni, massaggiandoli e stringendoli quasi
sino a farle male.
Avrebbe tanto voluto poter urlare.
Ma non poteva fare niente…
Le dita di Naraku scesero lungo i suoi fianchi, fermandosi
sull’elastico delle mutandine; gliele sfilarono in un attimo e le buttarono
lontano, assieme agli altri vestiti.
Il respiro dell’hanyou sulla sua pelle divenne irregolare
e cominciò a strusciarsi contro di lei, percorrendole il corpo con le mani
avide e violente e toccandola nei punti a cui solo Inuyasha aveva avuto
accesso.
Si sentiva sporca, anche il solo essere sfiorata da lui le
faceva venire voglia di vomitare e ora che praticamente
si era impossessato interamente di lei avrebbe tanto voluto sprofondare
all’interno del legno che componeva la pavimentazione.
Ma non poteva fare niente…
Avvertì le mani di lui posarsi
nuovamente sulle sue gambe; con un movimento secco Naraku gliele aprì e si
posizionò fra di esse.
A quel punto la nausea diventò insopportabile, ma era
paralizzata…
Non poteva fare niente…
Lo sentì entrare dentro di se con una spinta
violenta e non ci fu alcun piacere per lei; solo un gran dolore e tanta voglia
di piangere.
Un’altra spinta, la bocca di
quell’essere che le baciava e leccava la pelle, le mani che si stringevano
attorno ai suoi glutei facendo aderire ancora di più il proprio corpo a quello
di lui.
Un’altra spinta, la voglia di
urlare, le lacrime che continuavano a scendere silenziose lungo il suo volto,
il respiro freddo e velenoso del mezzo demone che la facevano rabbrividire.
Un’altra spinta, un liquido
orrido che le invadeva il ventre, l’anima che andava in mille frantumi.
Un’altra spinta, l’ultima… poi il
freddo.
Solo il senso di freddo che la avvolgeva completamente,
mentre lo vedeva alzarsi e rivestirsi.
Avrebbe voluto chiudere gli occhi e immaginare di non
essere mai stata in quel luogo, ma l’effetto di quella sorta di
incantesimo non era ancora svanito e così fu costretta a vedere ancora
una volta le iridi colme di desiderio dell’hanyou su di se.
Era stata violata da Naraku, il suo spirito era ormai
stato sporcato da lui e in più non aveva nemmeno potuto opporsi a quella
tortura.
Di nuovo il formicolio e pian piano ricominciò a sentire
gli arti del suo corpo sotto il proprio controllo.
Serrò le palpebre, illudendosi che quando le avrebbe
riaperte si sarebbe ritrovata a casa sua, nel suo
letto…
Ma non accadde nulla; era ancora lì,
completamente nuda, stesa sul pavimento freddo con l’anima distrutta.
Era stanca, tanto stanca.
Prima che le forze l’abbandonassero del tutto vide di
nuovo avvicinarsi il mezzo demone con qualcosa fra le mani.
Sembrava una sfera lucente…
Ma ora era troppo stanca e, in fondo,
non le importava.
Tutto intorno a lei era avvolto nel buio, avvertiva un
senso di sporco sulla pelle e la nausea le invadeva la gola.
Si guardò attorno, cercando qualcosa di familiare
nell’ambiente che la circondava… niente…
Non vedeva altro che il buio attorno a lei; in quel luogo
non c’era nulla a parte l’oscurità e il freddo.
Allungò una mano nelle ombre e, dopo aver cercato a vuoto
per qualche minuto, sfiorò qualcosa.
Un sorriso le curvò le labbra e, con il cuore nuovamente
riscaldato dalla fiamma della speranza, portò su quell’oggetto una seconda
mano, tirandolo verso la luce.
-EHI!
Kagome alzò il viso, riconoscendo in quella voce qualcosa
di familiare, e con grande gioia vide davanti a se
Inuyasha.
Il suo sorriso divenne ancora più luminoso e, nonostante
l’intorpidimento del suo corpo, si alzò in piedi e gli gettò le braccia al
collo.
-Inuyasha!!! Sei venuto a
salvarmi!!!
Gridò euforica, stringendosi a lui
mentre grosse lacrime cominciavano a prendere possesso del suo viso.
Ma la reazione di lui non fu
esattamente quella che si aspettava: il mezzo demone l’afferrò per un braccio,
stringendolo con una tale violenza da farle male, e la allontanò bruscamente da
se.
-Inuyasha…
Mormorò la ragazza, fissandolo esterrefatta.
-NON TOCCARMI!
Urlò, guardandola con odio attraverso le stille d’ambra
liquida e inarcando le sopracciglia.
-Ma Inuyasha…
-NON CHIAMARMI PER NOME, STUPIDA NIGEN!!!
TU NON HAI IL DIRITTO DI PRONUNCIARLO!!!
Kagome sgranò gli occhi color ametista, guardandolo
sbalordita: Inuyasha non si era mai rivolto a lei con quel tono, nemmeno quando litigavano.
Sembrava quasi che doverle rivolgere la parola, o anche il
solo guardarla, lo disgustasse.
-Cosa stai dicendo? Perché ti comporti così?
Chiese, andandogli di nuovo accanto
e cercando di capire il perché di quello strano comportamento.
-IO NON HO PROPRIO NIENTE! E FAMMI IL FAVORE DI NON STARMI
APPICCICATA, LA TUA PUZZA
MI DA LA NAUSEA!!!
La scostò da se per la seconda volta, dandole una violenta
spinta che la fece cadere per terra.
-Cosa ti succede?
Chiese con le lacrime agli occhi.
-Hai dimenticato quella notte che abbiamo passato insieme?
Hai dimenticato quando mi hai regalato questa?
Così dicendo infilò una mano sotto la camicetta della
divisa e ne estrasse la catenina con il cuore.
Inuyasha la osservò corrugando la fronte; Kagome, credendo
che stesse tornando alla normalità, se la sfilò dal collo e gliela porse.
L’hanyou la prese fra le mani, dopodiché
scoppiò a ridere.
La ragazza lo fissò con le lacrime agli occhi
mentre stringeva il cuore di ametista fra le dita, sgretolandolo.
-Inuyasha…
Gemette cominciando a piangere dal dolore.
-NON NOMINARMI!!! TI HO GIà DETTO CHE NON NE HAI IL DIRITTO!!! E comunque io ho
fatto l’amore con te solo perché ne avevo voglia. Non avrai seriamente creduto
che mi fossi innamorato di te?
Rise ancora, mentre Kagome sentiva nuovamente quel sapore
così orribile invaderle la bocca… la disperazione…
-Io amo solo una donna e tu non sei che la sua brutta
copia!
In quel momento dal buio comparve una seconda figura,
avvolta in un kimono sacerdotale bianco e rosso.
Nel vederla, il mezzo demone
sorrise dolcemente, pronunciando il suo nome con estrema tenerezza.
-Kikyo.
Le andò accanto, cingendole la vita con le braccia e
stringendola al proprio petto con amore.
La miko gli sorrise,
accarezzandogli la guancia destra per poi baciarlo delicatamente sotto gli
occhi distrutti della ragazza, che era ancora seduta a terra e li osservava
come se tutto ciò fosse la realizzazione dei suoi incubi più terribili.
E, in effetti, era proprio così.
Si portò le mani al viso e lo affondò in esse, macchiandosi le dita con le lacrime che scendevano
incessantemente dai suoi occhi.
“Perché piangi ragazzina?”
Una voce angelica esplose nella sua testa.
“Chi sei?”
Chiese mentalmente lei, sollevando il capo in cerca di
un’altra presenza; non c’era nessuno, a parte Kikyo ed Inuyasha che si
baciavano.
Nel suo cuore cominciò ad accendersi la rabbia.
“Un amico… non devi avere paura…”
Ma la ragazza era ancora diffidente,
sebbene quel tono così gentile le infondesse calma.
“Come faccio a sapere che sei
veramente un amico?”
“Perché voglio aiutarti…”
“Io non ho bisogno d’aiuto!”
“A no?”
“No…”
“Allora perché piangi?”
“Io non sto piangendo.”
“Davvero?”
“No…”
“Non devi preoccuparti piccolina, io sono qui per farti
sentire meglio”
“Perché dovresti aiutarmi?”
“Perché non mi piace vederti in
questo stato così pietoso… e poi odio quella miko e il mezzo sangue in un modo
che tu non puoi nemmeno immaginare…”
All’inizio rimase sulle difensive, ma non appena rivolse
nuovamente lo sguardo verso i due, che nel frattempo continuavano a baciarsi,
la rabbia dentro di lei esplose improvvisamente, trasformandosi in odio.
“Cosa dovrei fare?”
“Allunga una mano alla tua destra.”
Kagome fece come le aveva detto
la voce nella sua testa e trovò una magnifica katana.
Aveva l’elsa in oro lavorato con un motivo in stile
orientale, che si prolungava sulla lama sino a metà di essa.
La sollevò lentamente e constatò che, oltre
all’incredibile bellezza, era anche molto leggera e maneggevole.
“Com’è bella…”
Disse affascinata, fissandola con gli occhi che brillavano
di una strana luce.
“Se ti piace così tanto puoi
tenerla, ma prima dovrai fare una cosa per me e, naturalmente, anche per te”
“Che cosa?”
“Uccidi Inuyasha e Kikyo”
“No… io… non posso…”
“Perché?”
“Perché… io lo amo…”
“Ma lui ti ama?”
“Bhe, no ma…”
“E poi ti ha trattata malissimo,
perciò perché non potresti farlo?”
“Già… perché?”
Sul suo viso comparve un ghigno malvagio.
“Fallo e ti assicuro che ti
sentirai meglio…”
“Si… io mi sentirò meglio”
Si alzò in piedi e si avvicinò ai due, tenendo stretta in
pugno la spada.
Con un colpo secco trapassò il corpo della miko e dopo
pochi attimi anche quello del mezzo demone cadde al suolo privo di vita.
Fissò soddisfatta la sua opera,
dopodiché scoppiò
in una risata divertita.
-…odio…
Sibilò osservando gli occhi sbarrati e vitrei dell’hanyou,
disteso a terra sopra la sua adorata miko, poi spostò la propria attenzione sul
sangue che colava dalla lama lucente.
Rise di nuovo, dopodiché tutto l’ambiente che la
circondava fu invaso da una luce accecante…………………………………
………………………… quando riaprì gli
occhi si ritrovò nella stanza di Naraku, con il mezzo demone che la fissava
divertito.
Si mise a sedere e si guardò intorno; accanto a se scorse
la stessa spada che aveva visto in sogno.
Ghignò perfidamente, rivelando i lunghi canini che si
posavano sul labbro inferiore.
-Inuyasha…
Disse, prendendo l’arma fra le
mani e stringendola possessivamente.
CIIIIIIIIIAAAAAAAAAAAAAAAAAOOOOOOOOOOOO
A TUTTI!!! Cm ve la passate? Io sono in piena crisi da
troppo studio, non ho più nemmeno il tempo per respirare…T.T sigh sob, penso
che morirò fra breve. Cmq volevo scusarmi per il vergognoso ritardo di qst cap. ma cm vi ho già detto ho avuto mille e più cose da
fare. Ringrazio tutti qll che hanno commentato e che commentano dall’inizio
della fic, VI VOGLIO TROPPO BENE!!! Ora gustatevi il
cap, spero vi piaccia. AVVISO: le cose non si mettono bene per i nostri eroi ma alla fine tt si risolverà…………………………… forse………………………
(hihihi cm mi piace essere sadica ^_^ )
IMPORTANTE per Fre-chan: Amore mio, scusami se nn mi faccio più
sentire, ma ho finito i soldi nel cellulare(Shao: tanto per cambiare vero? Io: ZITTA!!!) e per di più i prof si sono
convinti del fatto che la mia persona sia un soggetto interrogabile piuttosto
succulento e strano caso il mio numero (è il 16, il più sfigato di tt!!!) è
sempre il primo ad uscire!!!! Morirò, ne ho la certezza… ti adoro!!! Ah, ti volevo ringraziare per le pag
di X sn troppo belle e devo dire che le cose si stanno mettendo più o meno nel
modo che avevo immaginato… Cercherò di farmi sent al più presto!!!
Cap. 28 Perdonami
-STUPIDO! STUPIDO! STUPIDO!!!
Sesshoumaru sferrò un pugno contro un albero, che cadde a
suolo con un fragoroso tonfo.
I suoi occhi erano rossi di rabbia e le fiamme sul suo
braccio brillavano come quando era impegnato in battaglia.
Sentiva ogni muscolo del suo corpo vibrare e contrarsi per
la collera e il suo kimono ne portava i segni sulla stoffa.
Si odiava, si odiava con tutto se
stesso!
Non solo aveva abbandonato la donna che amava, ma aveva
lasciato che quel bastardo di Naraku la riducesse in quel modo.
Flash back
Sesshoumaru era tornato al villaggio di Edo
per riprendersi Rin e così riuscire a riappacificarsi con Shao, ma quando era
arrivato aveva trovato il fratello accasciato al suolo con una boccetta fra le
mani.
Quando i suoi compagni lo avevano visto,
Koga gli aveva comunicato che Shao era corsa dietro a Kagome e che
probabilmente in quel momento la stava consolando.
Lui era andato a cercarla e, proprio nel momento in cui
era arrivato nel punto in cui si trovavano le due ragazze, entrambe erano
sparite assieme a quella sacerdotessa.
Così erano partiti alla loro ricerca e dopo tre giorni
durante i quali avevano girato a vuoto per la regione, avevano trovato Shao
riversa a terra in un lago di sangue.
Fine Flash back
La vecchia Kaede aveva detto che
molto probabilmente doveva aver ricevuto dei calci molto violenti nell’addome,
in quanto aveva tre costole incrinate e dovevano ritenersi fortunati ad averla
trovata ancora viva.
Ormai erano due notti che non faceva che urlare, con
quegli occhi scarlatti sbarrati e strani simboli simili a bruciature sul viso.
Lui le era rimasto accanto per tutto il tempo, fatta eccezione quando l’anziana miko doveva spalmarle quel
decotto di erbe sull’addome.
Infatti in quel momento probabilmente le
stava rimettendo le bende.
“Shaorin, come ho potuto lasciare che ti accadesse
questo?”
Il viso sorridente di lei gli comparve davanti agli occhi
e quasi istintivamente si voltò in direzione del Goshinboku,
come se aspettasse di vederla comparire da dietro uno
dei lunghi rami.
Per un momento gli sembrò di scorgere la sua sagoma che
gli correva incontro, con gli occhi limpidi e un dolce sorriso per lui sulle
labbra.
Sferrò un secondo pugno ad un altro albero, facendogli fare la fine del precedente.
Era un idiota!
Per il suo stupido orgoglio si era imposto di non tornare
indietro e cosa aveva ottenuto? La donna che amava stava morendo.
Non l’avrebbe lasciata andare via da lui senza una
spiegazione, a costo di affrontare con Tenseiga anche
il diavolo in persona.
Una fitta lo pervase, facendolo sussultare.
Il diavolo, almeno secondo ciò che aveva dedotto dai
momenti in cui Shao e i due spiriti al servizio di Naraku si erano incontrati,
avrebbe potuto essere proprio lei.
Chiuse le iridi d’ambra e le sentì
bruciare.
Da quando l’avevano trovata in quella radura
aveva continuato a mantenere quell’aspetto terribile e si dimenava
ininterrottamente, rendendo praticamente impossibile medicarla.
Per riuscire a metterle la fasciatura intorno all’addome avevano dovuto tenerla ferma in due!
Lui aveva la testa della ragazza appoggiata sulle
ginocchia e le teneva strette le braccia, mentre Koga le bloccava le gambe.
C’era voluta quasi mezz’ora, durante la quale era stato
costretto a vedere il proprio riflesso all’interno di quegli occhi rossi come
il sangue.
Per fortuna da quel giorno la situazione era
lievemente migliorata: i decotti che la miko usava per
far si che le costole guarissero più in fretta sembravano calmarla, sebbene
l’effetto fosse quasi nullo, e ora per cambiarle le fasce bastava solo il
giovane lupo.
Con amarezza aveva notato che il legame fra i due si era
molto rafforzato ed era palesemente diventato più intimo.
All’inizio aveva addirittura pensato che fra loro fosse
nato qualcosa, ma poi Inuyasha lo aveva rassicurato dicendogli
che erano solo buoni amici e che durante il tempo in cui lui era andato via, la
ragazza era caduta in uno stato di depressione e Koga non aveva fatto altro che
consolarla.
Le parole di quell’inetto del fratello lo avevano lasciato
lievemente perplesso, soprattutto l’ultima frase.
-Almeno tu potrai ancora fare qualcosa…
In quei giorni infatti Inuyasha
sembrava quasi un fantasma: aveva gli occhi fissi nel vuoto, sempre pieni di
lacrime e mangiava a stento.
Non che gli interessassero i problemi di quell’idiota, ma
da quando la sua donna era sparita, o come aveva sentito dire dai nigen e dal
lupo, se ne era andata, si era lasciato andare e se
non fosse stato per le suppliche dei suoi amici avrebbe volentieri tralasciato
i pasti.
In effetti però anche per lui era stato così
quando aveva lasciato Shao quella mattina.
Non riusciva a pensare ad altro e ogni volta che si
guardava attorno e non la vedeva, si sentiva solo, terribilmente solo.
-Signor Sesshoumaru…
La piccola Rin comparve da dietro uno
dei tronchi abbattuti, con gli occhioni neri pieni di grossi lucciconi.
Stringeva forte al petto un pezzo di carta e guardava la
figura del demone, che ormai considerava come un fratello, nel modo più triste
esistente.
-Che vuoi?
Rispose burbero, senza nemmeno guardarla.
-So-chan aveva fatto questo per Rin, ma
Rin vuole regalarlo a lei…
Gli porse quel foglio con un mezzo sorriso, ma si vedeva
chiaramente che soffriva tanto, forse troppo per una bimba della sua età.
Lo youkai si voltò verso di lei e lo prese fra le mani; i
suoi occhi si colmarono di lacrime quando vide ciò che
Shaorin aveva disegnato.
Era un disegno, un disegno
bellissimo: lui la stringeva fra le braccia e in mezzo a loro spiccava il
faccino sorridente di Rin.
Deglutì, ricacciando a forza quelle sgradevoli gocce
simboli di debolezza all’interno della sua anima.
Rimase in silenzio, fissando quell’immagine come se fosse
stata la cosa più preziosa che avesse mai avuto.
La piccola, vedendolo in quello stato, pensò di averlo
fatto arrabbiare e, cercando di trattenersi dallo scoppiare a piangere, si
affrettò a scusarsi in un modo che sembrasse convincente.
-Perdoni Rin, ma lei pensava che questo l’avrebbe fatta sentire meglio… non voleva farla arrabbiare
Signor Sesshoumaru…
La bambina chinò il capo e il suo corpo venne
scosso da piccoli singhiozzi, mentre i lacrimoni che aveva cercato con tanto
impegno di trattenere le scendevano lungo le guance rosee.
Improvvisamente sentì le braccia del demone circondarla e
si ritrovò appoggiata a lui.
-Sesshoumaru-sama, Rin è tanto preoccupata per
So-chan! Lei sta lì in quel letto, ha quella faccia
cattiva e i suoi occhi non sono più blu! Rin non vuole che So-chan muoia!!! Rin vuole tanto bene a So-chan!!!
L’abbraccio dello youkai diventò più forte e lui le posò
un bacio sulla fronte, cercando di calmarla.
-Lo so… anch’io sono preoccupato per lei…
Rin strinse il kimono bianco con le piccole dita,
singhiozzando e sfogando tutta la preoccupazione che aveva nel cuore.
-Rin vuole che So-chan torni come era
prima e che canti di nuovo per lei.
Sesshoumaru aprì lievemente le iridi ambrate e abbozzò un
sorriso, sentendosimeglio
dopo aver stretto fra le braccia la bimba.
-Grazie Rin…
Le sussurrò ad un orecchio, mentre lei smetteva immediatamente
di piangere e il suo visetto si illuminava.
-Tieni…
Disse poi con dolcezza, porgendole di nuovo il foglio, ma
lei scosse il capo con in viso un raggiante sorriso.
-No, questo è per Sessshoumaru-sama!
È un regalo da parte di Rin e di So-chan.
Il demone la guardò con il calore nel cuore, sentendo un
senso di tranquillità invadergli l’anima.
-Andiamo?
Chiese la piccola, stringendogli
una mano artigliata e tirandolo dolcemente verso il villaggio.
-Si Rin, ora andiamo.
Seguì la piccola, facendosi trascinare da lei e lasciando
che quell’adorabile bambina gli girasse intorno come un’ape impazzita.
Di solito le avrebbe detto di
smetterla, ma non oggi; da quel giorno si sarebbe occupato delle persone a cui
voleva bene e non avrebbe più lasciato che il suo orgoglio si frapponesse fra
lui e loro.
Shao aveva finalmente smesso di urlare e sembrava quasi
ritornata alla sua espressione normale.
I suoi occhi erano ancora sbarrati, ma il loro colore
stava lentamente sfumando verso la loro tonalità originale e la bocca finemente
disegnata era finalmente rilassata.
Sesshoumaru le era accanto, appoggiato al muro e la
stringeva amorevolmente fra le braccia.
Qualche attimo prima era entrata Sango nella capanna e
lo aveva pregato di riposare un po’, ma come suo solito lo youkai non le aveva
dato retta e le aveva risposto secco.
Però, prima che la tajiya sparisse
oltre la tendina, le aveva rivolto poche parole, che avevano suscitato in lei
un sorriso.
-Sto bene, grazie…
Le aveva proprio detto grazie!
Lui, il grande principe dei demoni, aveva ringraziato
una nigen.
Del resto si era anche innamorato di una nigen, perciò la
cosa non era poi così strana…
In quel momento Shao emise un lieve mugolio e si mosse fra
le sue braccia, chiudendo finalmente gli occhi, muovendo i capelli dorati e
inondando le narici del demone con il suo dolce profumo.
Sesshoumaru sentì nuovamente i suoi occhi bruciare a causa
delle lacrime e un sorriso gli curvò le labbra; persino lui faceva fatica a
riconoscersi.
-Sesshoumaru…
Gemette, cercandolo con una mano che fu subito stretta da
quella di lui.
-Sono qui…
La strinse più forte al suo corpo, appoggiandole il capo
sul proprio petto e baciandole amorevolmente la fronte.
-Non andartene… non lasciarmi sola…
Lacrime salate cominciarono a scenderle dagli occhi
chiusi, rigandole il viso pallido e scavato.
L’inu-youkai si sentì morire: Shao stava ricordando quel
giorno in cui lui se ne era andato, facendola
soffrire.
Per questo e per non essere riuscito a proteggerla per la
seconda volta si odiava, si odiava con tutto se
stesso.
Shao piangeva sommessamente, avvinghiandosi al demone con
le braccia e invocando il suo nome fra i singhiozzi.
Lui la cullava con tutta la tenerezza di cui era capace,
rassicurandola, sussurrandole dolci frasi all’orecchio e tenendola stretta,
quasi come se lasciarla significasse allontanare una parte di se.
Era proprio così… Shao era parte di lui… era il suo mondo,
il suo amore… era tutto ciò di cui aveva bisogno…
Gli arti di lei gli circondarono
il collo e la ragazza aprì lievemente gli occhi ora di nuovo blu.
Sesshoumaru sorrise, un vero sorriso, e la chiamò piano.
-Shao?
-Sesshoumaru…
La sua voce era bassa, stanca, ma a lui sembrava come
sempre una dolce musica; improvvisamente una lacrima sfuggì al suo controllo e
scese dai suoi occhi, posandosi sul candido kimono.
-Sei tornato…
Sussurrò ancora, ma i suoi occhi non
erano affatto felici; Sesshoumaru ne soffrì enormemente e decise una
volta per tutte di mettere da parte il suo carattere.
Non avrebbe perso la ragazza di cui si era innamorato solo
per orgoglio.
La strinse fra le braccia più forte
che poteva e, senza più riuscire a controllarsi, iniziò a piangere per la prima
volta.
Shao sgranò le iridi blu mare e lo fissò in viso.
-Tu stai piangendo…
Sussurrò esterrefatta.
-Ti prego, non farlo mai più.
Singhiozzò lui, sfregando il proprio volto contro quello della ragazza e macchiandole la pelle con le lacrime.
-Cosa?
-Non provare mai più a lasciarmi solo…
Lo stupore di lei aumentò ancora di
più: stava piangendo, il demone dal cuore di ghiaccio stava piangendo e lo
stava facendo per lei.
-Si Shaorin, piango… è così
difficile da credere?
La sua voce era completamente diversa, non sembrava
neanche la stessa persona: il tono era sofferente, flebile, rotto dal pianto,
completamente diverso da quello freddo e distaccato che aveva di solito, ma non
gli importava.
Voleva solo Shao, Shao e nessun altro e se per questo doveva piangere e supplicarla di restare con lui allora
l’avrebbe fatto, senza vergognarsene.
Era stata proprio lei ad insegnarglielo: non bisogna
mai vergognarsi a dimostrare di voler bene.
L’arrabbiatura e il rancore che aveva serbato nel cuore
nei confronti dello youkai si dissolse fra quelle
lacrime e un sorriso luminoso come tutte le stelle in cielo le apparve sulle
labbra.
-No… non è difficile da credere… non lo
è affatto…
Gli prese il volto fra le mani e lo baciò con tutto
l’amore che teneva gelosamente all’interno della sua anima, intrecciando la
propria lingua a quella del demone e abbracciandolo dolcemente.
-Non devi piangere…
Gli disse poi, staccandosi dalla sua bocca.
-Perché non dovrei?
Chiese con un sorriso ironico lo youkai, che ne frattempo aveva smesso di piangere e si era asciugato le
lacrime.
-Perché se piangi mi fai del male…
Il viso dello youkai sembrò liberarsi per un momento della
maschera di ghiaccio che lo ricopriva e un’espressione di pura e semplice
felicità comparve su di esso.
Shao sorrise di nuovo; quanto lo amava…
-Giuramelo.
Disse poi lui, appoggiando la fronte su quella della
ragazza e guardandola attraverso le stille d’ambra liquida con tenerezza.
Era cambiato, enormemente cambiato.
Solo qualche mese prima il solo pensiero di piangere,
soprattutto di farlo davanti ad una nigen, lo avrebbe disgustato e avrebbe
sicuramente ucciso chiunque avesse osato accennare
all’argomento.
Mentre ora aveva fra le braccia una
femmina umana e sino a pochi attimi prima aveva pianto a dirotto stringendola a
se e pregandola di non lasciarlo mai solo.
Pregare… per quasi tutta la vita aveva considerato quella
parola come un marchio di vergogna, un’onta che deturpava irrimediabilmente
l’animo di un demone e che poteva essere rimosso solo con la morte.
Invece ora lui si riteneva fiero di se stesso, perché
aveva impedito alla copertura di ghiaccio che lo ricopriva dal giorno in cui
era morto suo padre di fargli perdere l’unica persona che avesse mai contato
veramente qualcosa per lui.
-Che cosa dovrei giurare?
-Devi giurarmi che rimarrai per sempre accanto a me…
Lei lo fissò attraverso quell’oceano di stelle che erano i
suoi occhi, comunicandogli attraverso quello sguardo tutte
le cose che era sicura di non riuscire ad esprimere con le parole.
-Te lo giuro, principe dei demoni, te lo
giuro…
Si baciarono ancora e ancora, tenendosi stretti l’uno
all’altra come due anime desiderose di diventare una cosa sola.
Ma non quella notte; c’erano ancora
troppe cose da risolvere e l’ombra di Naraku incombeva su di loro assieme a
quelle di Kamui e Kotori.
Presto sarebbero venuti a prendere le ultime schegge che
mancavano al completamento della Shikon no Tama e molto probabilmente quello
sarebbe stato il giorno in cui tutto sarebbe stato deciso.
Non c’erano vie di mezzo: o avrebbero ucciso Naraku e di conseguenza trovato il modo di rinchiudere quei due
spettri, oppure sarebbero stati loro ad essere uccisi… era terribile, ma era
comunque la realtà.
Un grosso boato seguito da un esplosione
irruppe nella quiete del grande palazzo.
Kikyo si precipitò fuori, fissando terrorizzata il
paesaggio circostante: dove sino al giorno prima si
era trovato il sontuoso e curato giardino, ora vi era solo una gigantesca
voragine e al centro di essa si poteva vedere un’unica figura: Kagome.
Kotori e Kamui uscirono dalla loro stanza, dove
trascorrevano la maggior parte del tempo, e ammirarono compiaciuti l’opera
della ragazzina.
-Molto bene piccola…
Naraku comparve da una delle porte che davano sul parco e
si avvicinò alla ragazza, osservandola compiaciuto.
Indossava un corto vestito a collo alto senza maniche del
medesimo colore dei suoi occhi, con ricami in oro e argento che ne ornavano la stoffa e i lunghi capelli neri, che teneva
per la maggior parte del tempo sciolti e morbidi sulle spalle, erano raccolti
in una coda alta.
Il viso, di solito dolce e luminoso, era cambiato: i
lineamenti erano molto più adulti, l’ombretto rosso che portava sulle palpebre
le conferivano un’aria quasi regale e legata al collo
si poteva vedere chiaramente la Shikon no Tama quasi completa, che scintillava
di una luce opaca.
Una luminosa sfera d’energia brillava nella sua mano e un
ghigno soddisfatto le curvava le labbra tinte da un rossetto scarlatto.
-Sono diventata brava, vero?
Chiese poi, rivolta al mezzo demone.
-Decisamente si, luce dei miei occhi… i tuoi colpi sono
micidiali. Persino i due spettri sono colpiti dalla tua potenza.
Il ghigno sul viso di lei si
allargò e scagliò il secondo globo energetico contro l’ala destra del palazzo,
che nel giro di pochi attimi venne completamente disintegrata.
-Ehi, cerca di calmarti! Se mi distruggi il palazzo poi
dove potrai attaccare la testa di Inuyasha?
Chiese lui ridendo e passandole una mano sulla guancia.
-Si, forse hai ragione.
Nella mente di Kagome si materializzò l’immagine
di lei che decapitava quell’insulso hanyou e una luce malvagia le si
accese negli occhi color ametista.
-Potrai sempre allenarti con Kotori e Kamui. Credo sarebbero felici di potersi finalmente misurare con qualcuno
alla loro altezza. Sai, durante lo scontro con Inuyasha…
Al sentire Naraku pronunciare quel nome Kagome ringhiò
furente e per liberarsi da quella rabbia afferrò un sasso da terra e lo lanciò
lontano, mancando di poco il viso di Kikyo.
-… E Sesshoumaru sono rimasti
molto delusi…
In quel momento i due spiriti arrivarono sul campo di allenamento della ragazza e la squadrarono con occhio
critico.
-Devo proprio ammettere che hai fatto
un ottimo lavoro, Naraku. Questa ragazza ha una potenza enorme… avrebbe dato del filo da torcere anche a noi, quando non
eravamo ancora in possesso di tutti i nostri poteri…
Infatti, dopo aver violentato Kagome e
quindi dissolto il suo spirito, Naraku aveva estratto mediante un incantesimo i
poteri che Midoriko aveva rinchiuso all’interno della sua anima e li aveva
ridati ai legittimi proprietari come prevedeva l’accordo.
Ora che avevano finalmente riacquistato i loro poteri
l’aspetto esteriore dei due era cambiato.
Gli occhi dorati di Kamui brillavano in continuazione e
gli bastava anche solo sfiorare un qualcosa come una parete per ridurla in cenere,
mentre i capelli di Kotori si erano allungati di molto, arrivandole quasi alle
caviglie ed i suoi occhi avevano assunto una tonalità di grigio talmente chiaro
che era praticamente impossibile distinguere l’iride
dal resto dell’occhio.
Kagome li guardò con ammirazione: era molto attratta dagli
enormi poteri di quei due e l’idea di allenarsi con loro la stuzzicava non
poco.
-Senti Kagome…
Disse lo spirito femminile, sorridendo candidamente, un
sorriso falso.
-Vieni con noi, ci divertiremo…
Kamui rise, abbracciandola da dietro e accarezzandola.
-Vuoi dire che potremo
combattere?
Chiese lei, euforica al pensiero di potersi misurare con
uno di loro.
-Si… e non solo questo.
Il secondo spirito si allontanò dalla sorella e si
avvicinò a Kagome, sfiorandole il seno con una mano.
Lei lo fissò con una nota furibonda nello guardo, dopodiché gli afferrò il polso destro e lo tirò
verso di se.
-Se tu mi toccherai ancora anche solo
con un dito, io ti rispedirò all’inferno assieme alla tua amichetta…
Sibilò mostrando i lunghi canini.
Kamui e Kotori risero.
-Sei agguerrita ragazzina, ma non scherzare col fuoco…
finirai per rimanere scottata.
Si allontanarono sghignazzando e Kagome andò loro dietro;
per niente al mondo avrebbe rinunciato a fronteggiarli e poi aveva voglia di
sgranchirsi un po’ le gambe; distruggere cose e persone era
un passatempo divertente, ma a lungo andare stancava.
Guardò la sua immagine riflessa in una delle poche vetrate
ancora intatte di tutto il castello e un sorriso le curvò le labbra: era
proprio bella con quegli abiti, il trucco era un po’ pesante, ma l’effetto
finale faceva passare questo particolare in secondo piano.
Non si era mai vista così; era come se si fosse finalmente
liberata da uno scomodo involucro di brava ragazza e fosse riuscita a far
emergere la sua vera personalità.
E poi i suoi poteri erano praticamente
illimitati.
Mai durante il periodo che aveva passato in compagnia di
quell’idiota era riuscita ad esprimere a pieno le sue
capacità.
Si sentiva bene, meravigliosamente bene.
Naraku la guardò allontanarsi con gli occhi che
brillavano: era bastato dissolvere il suo spirito ed esporla alla sfera sporca di odio e tutti i dubbi, il dolore e la rabbia presente nel
suo cuore si erano tramutati in puro odio.
-Sei sicuro di ciò che fai?
La sacerdotessa comparve alle sue spalle, con il kimono
sporco dei detriti e della polvere scatenate dalle
esplosioni causate dalla ragazza.
-Perché me lo chiedi?
Domandò con aria seccata, fissando la miko con occhi
gelidi; ormai il desiderio che sino a poco tempo prima lo divorava nei
confronti della sacerdotessa lo aveva del tutto abbandonato.
-Perché non sono sicura che l’effetto
ottenuto con le emanazioni malvagie della Shikon no Tama sia duraturo.
Naraku la guardò ghignando.
-Oh, non devi preoccuparti… sono già due settimane che ha
subito la trasformazione, Kagome ha un potere illimitato e lo scherzetto che
hai fatto a lei e ad Inuyasha non ha fatto altro che rafforzarlo…
Rise beffardamente.
-Sai, ora che sono riuscito a disfarmi
della mia parte umana e che lei è diventata cattiva, potrei anche tenerla con
me come mia regina… sempre che a te non dispiaccia.
-Figurati, mi basta che lei e Inuyasha siano
divisi… almeno potrò averlo tutto per me.
Girò le spalle al mezzo demone e si addentrò nel maestoso
palazzo, ridendo di gusto al pensiero di poter riavere finalmente il suo
adorato hanyou.
Commento al cap: Ciriciao a tt miei adorati lettori
Commento al cap:
Ciriciao a tt miei adorati lettori!!! Mi scuso
profondamente per il gigantesco e super vergognoso ritardo di qst cap della
fic, ma sto lett impazzendo a causa della scuola e di tt il resto, perciò
cercate di comprendermi.
Ringrazio tt qll che
commentano dall’inizio della fic che ho int di
chiamare uno ad uno: KillKenny, Mewrobby, -Cric-, Elychan, Narsyl, Kiky85,
lilù, Rubin89, Lila-chan, Kagomechan91,Lorimhar che è l’ultimo arrivato e a lui
dedico uno spazio speciale perché si è letto tt la mia storia in 2 giorni: Sei
proprio un volenteroso, nemmeno io penso di averlo mai fatto!!! E poi ringrazio
tt quelli che leggono la mia fic, mi date veramente la voglia di andare
avanti!!!
Alla mia adorata
Fre-chan mando un bacio mega galattico, perché è più di un anno che mi sopporta
e che mi ha aiutato a superare momenti difficili!!! TI
VOGLIO TROPPO BENE AMORE MIO!!!
Infine devo dire una
cosa a Laurie: stammi a sentire, se la mia fic non ti
piace fammi il favore di non commentarla anche perché nessuno ti ha costretto a
leggerla e poi prima di dirmi ciò che hai scritto e che non intendo riportare
dovresti leggere tt i 28 cap. che ho postato e non dopo aver letto il primo
elargire sentenza. Cmq ribadisco, se la fic non ti
piace non posso farci niente e mi devo scusare ufficialmente per tt la melassa,
cm l’hai definita tu, che ho messo nel 1° cap.
Perciò chiedo scusa
anche ai miei adorati lettori, mi dispiace se ho rischiato
di farvi venire il diabete.
Acchan
Cap. 29 La forza
dell’odio
Camminavano da due settimane senza sosta e ormai sui volti
di tutti era comparsa l’ombra della stanchezza.
Persino Sesshoumaru sembrava sull’orlo di un crollo, sia
nervoso che fisico, e in gran parte la cosa era dovuta
al fatto che aveva viaggiato per tutto il tempo con Shaorin sulle spalle.
Lui si era rifiutato di lasciarla procedere a piedi come
gli altri e non le aveva nemmeno permesso di salire su
Kirara, nonostante le proteste da parte di lei e le sue suppliche.
Infatti, benché cercasse di nasconderlo e fosse passato molto tempo dal giorno in cui le avevano
incrinato le costole, il dolore continuava a manifestarsi sottoforma di forti e
dolorose fitte all’addome, rallentando i suoi movimenti e rendendoli molto meno
agili.
Lo youkai se ne era accorto e,
sebbene non lo avrebbe mai ammesso nemmeno davanti ai Kami, quando viaggiavano
faceva molta più attenzione ai propri spostamenti ed evitava accuratamente
frenate brusche o improvvisi cambi di direzione.
Quel suo comportamento stupiva persino il demone stesso;
non si sarebbe mai comportato così per nessun motivo al mondo e ora invece gli
sembrava che il modo in cui si prendeva cura di lei, perché era esattamente ciò
che stava facendo, lo facesse sentire bene, come mai
lo era stato in tutta la sua vita.
Shaorin aveva anche questo potere su di lui?
Il semplice averla accanto e modificare per una
minima parte il proprio modo di essere bastavano per fargli percepire un
contatto così diretto ed intenso con lei?
Un altro da aggiungere alla lista.
Sango era accasciata sul collo della
demone gatto e Miroku appoggiato sulla sua schiena; dormivano entrambi
profondamente nonostante fossero le undici passate del mattino.
Anche Shao era addormentata e il suo
viso era appoggiato alla schiena del demone; i suoi respiri gli scaldavano la
pelle lattea e perfetta e a volte la ragazza sussurrava nel sonno, invocando il
suo nome.
A quel punto lui rallentava l’andatura (durante i primi giorni
accelerava, ma viste le condizioni in cui si trovava preferiva non consumare
inutilmente energie che avrebbero potuto rivelarsi preziose)
e una volta abbastanza lontano dal resto del gruppo, cominciava a
parlarle.
Di solito le rivolgeva solo un paio di frasi, ma sempre
più spesso si ritrovava a confessare tutti i sentimenti, le sensazioni ed i
pensieri che gli passavano per la mente.
Sapeva che probabilmente non sentiva neanche una parola di
quello che le diceva, ma una parte di lui lo spronava
a continuare, evidenziando il fatto che quando parlava con lei gli sembrava di
disfarsi di un peso.
E ancora più spesso si ritrovava a
sussurrarle dei dolcissimi “Ti amo”, ma quando questo accadeva Sesshoumaru si
assicurava che Shaorin stesse effettivamente dormendo.
Inuyasha camminava in testa alla fila, come sempre del
resto, ed era quello più provato di tutti.
Non dormiva, a stento mangiava e il suo viso dorato dal
sole era profondamente segnato dalla fatica.
Profonde occhiaie scure gli cerchiavano gli occhi dorati,
spesso sembrava quasi che le sue gambe andassero avanti da sole, spinte da una volontà propria e che il resto del corpo fosse
in uno stato di coma.
Però non voleva fermarsi, non
l’avrebbe fatto per nulla al mondo.
Ancora non riusciva a credere che Kikyo avesse rapito
Kagome e che molto probabilmente l’avesse consegnata a Naraku.
Se fosse stato veramente così e se per caso quell’essere avesse osato anche solo torcerle un capello,
non si sarebbe fatto scrupoli ad uccidere anche la sacerdotessa.
Non l’aveva mai amata, di questo ne
era certo.
Quando lui si allontanava dal villaggio
e non vedeva la miko per periodi che spesso si trasformavano in mesi, non
sentiva mai la sua mancanza, mentre se Kagome sfuggiva alla sua vista anche
solo per qualche secondo, era come se gli avessero sottratto una parte di se,
come se ai suoi polmoni mancasse improvvisamente l’aria.
Perché Kagome era la sua aria, perché
Kagome era la sua vita.
Lanciò un’occhiata fugace a Miroku e Sango: erano
abbracciati, anche nel sonno si tenevano abbracciati.
Si amavano da morire, era chiaro come il sole e ora che
erano finalmente riusciti a dichiararsi non si lasciavano mai, nemmeno per un
attimo.
I suoi occhi si spostarono per un attimo sul fratello e lo
vide dare un lieve bacio sulla guancia di Shao, che dormiva profondamente
appoggiata alla sua schiena.
Pur sapendo che se si fosse azzardato
a dirglielo Sesshoumaru lo avrebbe disintegrato all’istante, quei due
sembravano proprio fatti l’uno per l’altra e se mai suo fratello si sarebbe
legato seriamente a qualcuno sperava che fosse lei.
Non che lui avesse mai chiesto
una sua opinione, era una cosa praticamente impossibile, ma sperava che fosse
Shaorin.
Anche se non sapeva come, quella
ragazza era riuscita a cambiarlo.
Rin si mosse leggermente sulla sua schiena.
-Inu-chan, dove siamo?
Mormorò stropicciandosi gli occhi.
-Dormi, non preoccuparti… ti sveglio
quando siamo arrivati…
La bambina sorrise sulle labbra screpolate dal forte vento
che da qualche giorno soffiava prepotentemente nel territorio pianeggiante che
stavano attraversando, dopodiché si accoccolò fra le spalle
di lui richiudendo i profondi occhi neri.
Koga gli correva accanto, non meno provato degli altri ed
i compagni che gli erano rimasti dopo la strage compiuta da Kagura tempo prima,
Ginta e Akkaku, li
seguivano poco distanti.
Ora che si erano chiariti e che il demone lupo aveva accettato il fatto che lui era seriamente innamorato della
ragazza, i due andavano più o meno d’accordo.
Camminarono ancora per molti chilometri, ormai si era
fatto buio e grandi nuvoloni neri
avevano affollato il cielo, rendendo quasi impossibile la vista.
La lunga pianura era ormai giunta al termine e alberi alti
e dai tronchi possenti cominciavano a fare parte del paesaggio, infittendosi
man mano che procedevano all’interno di quello che
ormai si stava trasformando in un bosco.
Improvvisamente un lampo squarciò il cielo carico di nuvoloni, irrompendo nel silenzio di stanchezza che
avvolgeva il gruppo e svegliando i ragazzi che dormivano.
Shippo lanciò un grido e si strinse al petto di Sango,
nascondendo il visetto infantile fra i seni della ragazza, che lo abbracciò
teneramente.
-Stai calmo, è stato solo un lampo.
Dopo pochi secondi un forte tuono percorse l’aria,
stridendo nelle orecchie di Inuyasha e in quelle di
Sesshoumaru, costringendoli a tapparsi le orecchie per non rimanerne assordati.
Purtroppo però, le braccia di Sesshoumaru erano i sostegni
su cui Shao si reggeva e una volta venuti meno, la
ragazza cadde a terra, non facendo in tempo ad aggrapparsi al suo collo a causa
dello stato di coma in cui si trovava nonostante il boato.
-Ahi…
Gemette, portandosi le mani all’addome e lasciandosi
crollare sull’erba rinsecchita dal caldo.
Sesshoumaru si voltò di scatto verso di lei e le si accucciò accanto, fissandola ansioso.
-Shao…
La chiamò in modo stranamente gentile.
-Sto bene, non preoccuparti.
Sorrisero entrambi, mentre una lieve pioggerellina
cominciava a scendere dal cielo plumbeo.
La ragazza rimase immobile, lasciando che le gocce d’acqua
le cadessero sul viso, bagnandole la pelle ed i capelli.
-Inuyasha, non possiamo proseguire con questo tempo…
Disse Miroku, cingendo il ventre di Sango con le braccia e
appoggiandola al proprio petto; la tajiya sorrise e si abbandonò contro il corpo di lui.
-Anche se riuscissimo a continuare il viaggio, né tu né
Sesshoumaru né Koga sareste più in grado di percepire
l’odore di Naraku.
Sebbene con riluttanza, l’hanyou assentì
col capo.
-Hai ragione, dovremmo fermarci
qui sino a che non smetterà di piovere…
Così dicendo indicò ai compagni un tempio palesemente
abbandonato.
L’acquazzone non accennava a placarsi,
anzi, più il tempo passava più la densità della pioggia sembrava
aumentare.
Shao era completamente zuppa; adorava la pioggia e aveva
voluto a tutti i costi rimanere un po’ sotto l’acqua.
Così, quando Sesshoumaru era finalmente riuscito a
trascinarla sotto la tettoia di pietra (caricandosela in spalla
nonostante le sue proteste), aveva i vestiti interamente fradici.
Si accoccolò ancora di più contro il petto dello youkai e
appoggiò il capo bagnato sotto quello di lui,
inondandogli le narici con il suo dolcissimo profumo di latte.
La stretta intorno alle sue spalle si fece più intensa e
si ritrovò circondata dalla morbida coda bianca del demone, che le sorrise e la
guardò con gli occhi ambrati pieni di dolcezza.
Lei ricambiò, ma prima di poter dire qualcosa del tipo
“Sei gentile”, emise uno starnuto, inzuppandogli il viso.
-Grazie.
Disse laconico.
Shaorin si portò le mani alla bocca, ma non appena cercò
di scusarsi un secondo starnuto le uscì dal naso.
-Hai preso il raffreddore.
Le regalò un’occhiata piena di tenerezza e la avvolse
completamente con la sua coda, immergendola all’interno di quella nuvola di
calore.
-Testa dura.
Così dicendo diede un lieve pugno sulla sua testa; Shao
gli fece la linguaccia.
-Do… dono dolo raffreddada… ETCIù!!!
La ragazza si lasciò cadere addosso al demone e mugolò con
voce nasale; Sesshoumaru rise lievementee
l’abbracciò con affetto.
-Tu starmi a sentire mai, vero?
Chiese con ironia, accarezzandole la pelle liscia e fresca
per la pioggia, delineando i muscoli sodi e finemente
disegnati dagli anni trascorsi agli allenamenti per i campionati di pattinaggio
con le dita artigliate.
Shao sorrise appena chiudendo gli occhi blu.
Il demone le baciò la fronte, controllando che non si
stesse ammalando e un lieve sorriso gli curvò appena le labbra rosate: stava
bene, almeno per il momento.
La guardò preoccupato: cosa avrebbe fatto se per caso si
fosse di nuovo trasformata in quell’orribile creatura? La prima volta e la
seconda era svenuta e grazie a quello si era calmata, ma se questa volta non
fosse bastato?
Come poteva essere possibile che una ragazza tanto
meravigliosa nascondesse dentro di se un potere così terribile.
Shao si mosse leggermente, stringendosi più forte a lui.
-Shao?
La chiamò piano, avvicinando il proprio viso a quello
della ragazza.
-Mmmh?
Mugolò lei, senza aprire le palpebre.
-Sei sicura di stare bene?
La ragazza si scostò lievemente dal corpo del demone e gli
rivolse uno sguardo confuso, annebbiando gli occhi color del mare.
-Si, perché ti preoccupi tanto?
Sesshoumaru distolse lo sguardo, posandolo sul panorama al
di fuori della tettoia: pioveva ancora a dirotto.
-No… niente…
Shaorin storse il naso.
-Sicuro?
-Ma si…
Le sorrise, dopodiché le baciò
dolcemente le labbra, spedendole piccole e piacevolissime scariche elettriche
in tutto il corpo.
Inuyasha era seduto con la schiena appoggiata ad una
colonna, avvolta in gran parte da grossi rampicanti.
I suoi meravigliosi occhi color ambra erano
come sempre persi nel vuoto, come alla ricerca di qualcosa ed era molto facile
capire cosa cercassero con tanta assiduità: Kagome.
Nella testa dell’hanyou si ammassavano ricordi, parole,
gesti, litigi, riappacificazioni e tutto si mescolava
rapidamente, formando un intricato puzzle all’interno del quale ogni tassello
rappresentava un pezzo della sua vita, un frammento della vita trascorsa
assieme a lei.
Lei… tutto per lei… ogni gesto,
ogni respiro, ogni risata, ogni lacrima… ogni cosa solo per lei.
Lei che aveva saputo capirlo, lei che aveva guardato oltre
il suo essere a metà fra umano e demone, lei che lo aveva accettato per quello
che era, lei che era tutto ciò di cui aveva bisogno…
… lei, che ora se ne era andata…
Si, se ne era andata.
Era vero che Kikyo aveva rapito sia lei che
Shaorin e, a quanto aveva riferito la ragazza, la sacerdotessa e Naraku si
erano alleati, ma restava comunque il fatto che Kagome se ne era andata a causa
sua, per colpa del suo stupido carattere che gli aveva impedito di mettere le
cose in chiaro una volta per tutte.
Durante la notte vedeva il suo viso, con le lacrime che
scendevano copiose lungo le guance, quella sofferenza che macchiava i suoi
occhi, tanto belli quanto vasti, e poi quelle parole pronunciate con il dolore…
Come aveva potuto lasciarla andare via?
Non solo non le aveva mai detto
di amarla, ma quando Kikyo lo aveva baciato lui non aveva fatto nulla per
impedirlo.
E ora lei se ne era andata…
rapita, ma la sua intenzione era quella di andarsene, glielo aveva detto…
Una fortissima fitta gli pervase il cuore, facendogli
mancare un respiro.
-Tutto bene Inuyasha?
Miroku gli posò una mano sulla spalla e lo guardò
impensierito; era da quandoKagome-sama
se ne era andata che lui si comportava in quel modo e se non fossero riusciti a
riportarla indietro molto probabilmente sarebbe morto, o per il fatto di non
mangiare o per disperazione.
L’hanyou sorrise al ragazzo che ormai considerava
come un amico, scuotendo appena il capo argentato.
-Si, non preoccuparti.
Il monaco assentì col capo, ma si poteva vedere lontano un
miglio che Inuyasha stava tutt’altro che bene.
Però più che provare a parlargli cosa
poteva fare?
Erano circa le due del mattino quando
un’enorme esplosione li fece svegliare di soprassalto.
La sterminatrice ordinò a Kirara di rimanere accanto a
Shippo e Rin e di uccidere chiunque avesse cercato di
avvicinarsi; la neko-youkai annuì con la grossa
testa.
Uscirono di corsa fuori dal
tempio, cercando di scorgere qualcosa attraverso il fitto muro di pioggia che
rendeva impossibile vedere qualsiasi cosa a più di due metri di distanza.
Era tutto tranquillo, o almeno così sembrava.
L’unico rumore udibile era quello della pioggia che si
abbatteva contro di loro e sulle piante, emettendo deboli mormorii.
Si guardarono attorno, affinando l’udito nel tentativo di
percepire qualcosa di insolito, un sibilo estraneo ai
suoni della natura.
Niente.
Forse anche l’esplosione e quel boato erano stati frutto della loro immaginazione; però era abbastanza
strano che sei persone avessero avuto lo stesso incubo nel medesimo istante.
Shaorin lasciò la mano di Sesshoumaru e si allontanò di
qualche passo da lui, fissando un punto fisso fra le gocce d’acqua.
-Shao! Dove vai?
La chiamò allarmato lo youkai.
-C’è qualcosa che…
Non fece in tempo a finire la frase che un gigantesco
globo di energia la investì in pieno stomaco,
scaraventandola contro un albero.
-SHAO!
Gridò Sango, gettandosi accanto all’amica.
Una risata echeggiò fra le rovine e dopo qualche attimo le
sagome di Kamui e Kotori comparvero dal buio, avvolte nelle grandi ali nere,
subito seguiti da Kagura, Kohaku e Naraku e da un’orda di demoni che si era
portato appresso molto probabilmente con l’intento di usarli come scudo.
-Bene bene, vedo che siamo giunti alla resa dei conti.
Disse malignamente quest’ultimo, fissando divertito il
viso contratto dall’ira di Inuyasha.
I sei ragazzi osservarono l’aspetto dei loro nemici:
mentre la domatrice del vento e il fratellino di Sango erano sempre gli stessi,
i due fratelli erano cambiati e la loro potenza era aumentata, e non di poco.
Anche Naraku era diverso: sembrava più
forte, come se ora fosse un demone completo.
Kotori gli si avvicinò, spiegando le lunghe ali da diavolo
e ridendo di gusto; si passò una mano dai lunghi artigli laccati di viola fra i
lunghi capelli ricci e girò gli occhi perlacei dalla pupila
color zaffiro verso il mezzo demone.
-Noi due abbiamo un conto in sospeso, cagnolino.
Sibilò sorridendo, mostrando così le lunghe zanne.
-Vieni a prendermi allora! Sempre se tu
riesca a starmi dietro.
Mentì spudoratamente; era stanco, distrutto, quelle poche
ore di riposo non erano servite a ridargli la forza che aveva perso durante
quei lunghi giorni di corsa ininterrotta.
Saettò velocemente lo sguardo fra i presenti, in cerca di
Kagome; niente… che Naraku l’avesse lasciata nel suo covo?
Lo spirito fece per lanciarsi contro il proprio
avversario, sguainando la lunga falce dalla lama nera a forma di spicchio di
luna, quando il fratello le posò una mano pallida sulla spalla.
-Mi raccomando, non fargli troppo male…
per lui ci sono altri progetti…
Lanciò un’occhiata a Naraku e alla presenza che rimaneva
accuratamente nascosta dietro di lui avvolta in un lungo mantello viola.
Kotori montò il broncio, ma non discusse.
-Se è proprio necessario…
Mugolò storcendo il naso,
dopodiché si voltò
di nuovo verso Inuyasha, questa volta con l’intenzione di attaccare.
Si sollevò di qualche centimetro da terra, puntando la
propria arma nella direzione dell’hanyou.
-Giochiamo cagnolino.
Lui le rivolse uno sguardo colmo di collera, mentre
sfoderava Tessaiga e si preparava a rispondere a quelli che era certo sarebbero stati gli attacchi più potenti che avesse mai
dovuto fronteggiare.
Intanto Koga aveva già cominciato a combattere contro
Kagura, con tutta l’intenzione di farla finalmente fuori, mentre Sango si faceva strada insieme a Miroku fra l’orda di demoni che
Naraku aveva portato con se, cercando di aprire un varco che li conducesse a
lui.
Ma sembrava che più ne uccidevano,
più quelli si moltiplicavano.
Sesshoumaru brandiva la tokijin, parando gli assalti da
parte di Kamui e tenendosi a debita distanza dalla portata di quelle dannante
fruste; già una volta si era lasciato giocare da quel maledetto spettro e la
cosa non si sarebbe ripetuta una seconda volta.
Prima di ogni cosa, però, doveva
assicurarsi che quei due non si avvicinassero a Shaorin.
Non poteva rischiare un’altra trasformazione, era già
abbastanza pericoloso così, senza doversi preoccupare della salvezza della
donna che amava.
-Non darti pena, demone.
Disse freddo lo spirito, tentando un’altra
volta di afferrarlo con le proprie corde, fallendo.
-Cosa?
Chiese esterrefatto; come faceva a sapere … che idiota!
Lui e la sorella leggevano nel pensiero! Come aveva potuto dimenticarlo?!?
-Sua altezza ritornerà, molto presto… e allora ti assicuro che la tua piccola umana non avrà più ragione di
esistere!
Preso dalla rabbia, lo youkai si gettò contro lo spirito,
ringhiando e stringendo a tal punto l’elsa della propria spada da far diventare
bianche le nocche.
-Se tu oserai toccarla, io ti
strapperò le ali e ti costringerò ad ingoiarle per intero!
Kamui rise, dopodiché fece roteare le fruste sopra il capo
color ebano e le legò attorno al collo di lui.
-Dannazione.
Sango abbatté l’ennesimo youkai con il proprio Hiraikotsu, controllando con la coda dell’occhio che Miroku
non provasse ad aprire il Kazana.
Se avesse anche solo osato pensarci,
lei lo avrebbe fatto svenire e legato ad un albero, di modo da tenerlo buono
sino a che non fosse tutto finito.
Lo amava troppo per lasciarlo morire.
Improvvisamente qualcosa sfrecciò velocissimo accanto al
suo viso, provocandole un piccolo taglio.
-Ma che cosa…
Si voltò di scatto verso il punto da cui era sicura provenisse quel colpo e si trovò davanti al fratello.
Si sentì morire; quegli occhi vuoti, quel
volto inespressivo…
-Kohaku…
Gemette mordendosi il labbro inferiore.
Il ragazzino non disse nulla, limitandosi a scagliare
contro la tajiya la propria arma una seconda volta.
Lei la schivò abilmente, saltando dalla parte opposta.
-SANGO!
Miroku le corse accanto,
guardandola con ansia attraverso gli occhi color nocciola.
-Tutto bene?
-Si… ora vai da Naraku, non possiamo permetterci di farlo
scappare di nuovo… ma se ti azzardi ad usare il foro
del vento ti ucciderò io prima del veleno di quei maledetti insettacci!
Disse in un soffio, senza distogliere lo sguardo dalle
iridi fredde del ragazzino a pochi metri da loro.
-NON CI PENSO NEMMENO A LASCIARTI SOLA!
Protestò lui energicamente, Sango scosse il capo castano.
-Ti prego… è una cosa che devo risolvere da sola…
Il monaco scosse energicamente il capo,
stringendole le mani fra le sue con gli occhi pieni di preoccupazione.
-Non potrei mai la…
Improvvisamente la voce gli morì in gola, sovrastata da un
grido strozzato di dolore e sentì le ultime forze che gli erano rimaste
abbandonarlo completamente, mentre la sua bocca veniva
invasa dal sapore salato del sangue.
Uno spruzzo scarlatto seguì quel lamento, fuoriuscendo
dalle labbra di lui sottoforma di colpo di tosse e
macchiando così il viso della giovane sterminatrice, che sbarrò gli occhi color
nocciola.
-No…
Gemette mentre Miroku cadeva fra le sue braccia,
con le iridi blu vuote e semichiuse.
-NO!!!
Ripeté disperata, stringendo forte il corpo dell’houshi ed
invocando il suo nome fra le lacrime.
Alzò lo sguardo verso il fratello e lo vide
mentre riafferrava la sua arma sporca di sangue, del sangue dell’uomo
che amava.
Adagiò dolcemente a terra il corpo del ragazzo e sguainò
la lunga katana che portava legata al fianco destro,
fissando con rancore e dolore immensi Kohaku.
Sapeva cosa doveva fare… lo aveva sempre saputo… e sapeva anche che non c’era nessun altro modo.
Shaorin aprì lievemente gli occhi blu mare, guardandosi
attorno.
Aveva un grosso mal di testa…
doveva aver
sbattuto da qualche parte.
Non fece in tempo ad alzarsi che Koga le volò accanto,
colpito alle gambe dalle lame di vento di Kagura.
-KOGA!
Gridò terrorizzata lei, gattonando sull’erba impregnata
d’acqua e di fango verso il giovane lupo, che si stringeva le mani intorno alle
gambe.
-Cosa ti è successo?
Chiese lei, aiutandolo a sedersi.
-Maledizione… non ho fatto in tempo a spostarmi…
Shao seguì il suo sguardo e vide le profonde ferite che
gli attacchi di Kagura gli avevano provocato sul braccio destro e sulle gambe.
-Chi ti ha ridotto così?!?
Urlò la ragazza, strappandosi parte della stoffa dei
calzoni e cercando di fermare il sangue che fuoriusciva copioso dai lunghi
tagli.
-Non… non serve…
Sussurrò stancamente lui, prendendo i polsi della giovane
con le mani e stringendoli, sporcandole la pelle con macchie scarlatte.
-Ma che vai dicendo? Se non fermo
subito il sangue potresti anche morire!!!
Disse con foga, scuotendo nervosamente il capo d’oro
fradicio a causa del temporale.
-Calmati, Shaorin, CALMATI!
La ragazza lo fissò smarrita e confusa con gli occhi pieni
di lacrime, mordendosi il labbro inferiore e singhiozzando.
Koga sorrise stancamente e le accarezzò la testa,
sporcandole anche i capelli con il proprio sangue.
-Sono uno youkai,non saranno
certo due ferite a farmi fuori. Ora però devi promettermi che andrai da
Sesshoumaru e che qualunque cosa succeda tu non ti avvicinerai a quei due
spettri.
-Mai io…
-PROMETTIMELO!
Dapprima Shao non seppe cosa rispondere, dopodiché iniziò
ad annuire con un cenno del capo.
-Va bene. Ma tu devi giurarmi che
non ti farai ammazzare!
-D’accordo, mi hai conv…
Una lama di vento comparve dal nulla e colpì lo youkai in
pieno petto, facendolo cadere a terra privo di sensi.
-KOGA!!!
Urlò sconvolta, guardandosi attorno con gli occhi pieni di
grosse lacrime di disperazione.
Una risata divertita echeggiò fra le gocce di pioggia,
-Ora non fai più tanto il gradasso, vero lupastro?
Kagura comparve dalla nuvola di polvere sollevata dal suo
ventaglio, con un sorriso soddisfatto sulle labbra e tre schegge della Shikon no Tama stretta nel pugno.
Quando però vide la ragazza il ghigno
si spense, lasciando il posto ad un’espressione impaurita.
-Tu?
Chiese indietreggiando.
-Così ci rincontriamo. Deve essere proprio il destino…
Shao si alzò in piedi, seppur un po’ a fatica, ed estrasse
la lunga e fine sciabola dal fodero nero.
-Ora finalmente mi libererò di te…
Ringhiò.
Sango cadde a terra, una smorfia di forte dolore sul viso
sporco di fango e di acqua che cadeva incessantemente
dal cielo, mischiandosi alle lacrime che le rigavano copiosamente le guance.
La katana volò via dalle sue
mani e si conficcò nel terreno a pochi passi dal ragazzino.
“Perché devo combattere contro di
te, Kohaku? Io ti voglio bene…”
La sua testa urlava, il suo cuore
piangeva e i suoi muscoli gemevano di dolore ad ogni movimento brusco.
Era stanca, troppo stanca.
Il ragazzino le lanciò contro la lunga arma, ferendola
alla spalla sinistra e macchiandole i vestiti di sangue.
-Ah…
Gemette, portandosi una mano al taglio.
Kohaku avanzò verso di lei, i passi che strascicavano sul
terreno fradicio di pioggia, le mani strette attorno all’impugnatura.
Gli occhi color nocciola del ragazzino fissavano
vuoti le immagini sfocate dal temporale, lasciando intravedere il nulla che si
celava nel suo animo ormai morto da tempo.
Alzò la punta di falce e si preparò a dare
il colpo di grazia alla sua avversaria, guardandola, senza provare
alcuna emozione davanti a quelle lacrime e a quella sofferenza.
La sterminatrice alzò lo sguardo, colmo di dolore, sino ad
incontrare quello dell’adorato fratellino.
A fatica si alzò in piedi, trascinando i piedi nel fango e dirigendosi verso di lui con un sorriso
dolce sulle labbra sporche di sangue.
-Kohaku…
Mormorò, mentre le gocce d’acqua le inondavano il capo,
infradiciandole i capelli e portandosi via le lacrime.
Il ragazzino fermò i suoi passi, fissando con stupore
quella ragazza che si stava avvicinando a lui.
Avrebbe dovuto ucciderla… questi erano gli ordini di Naraku… ma non ne aveva il coraggio e non riusciva a capire
perché.
Improvvisamente sentì le braccia di Sango cingergli il
collo e, prima che potesse fare qualsiasi cosa, si ritrovò stretto al suo petto.
L’arma gli cadde di mano, finendo in una pozzanghera sotto
i suoi piedi, gli occhi color nocciola si riempirono di caldi lacrimoni e
all’improvviso una serie di immagini cominciarono a
scorrere nella sua mente.
Vide se stesso, vide quella ragazza, Sango era il suo
nome, vide i suoi genitori… e ancora vide se stesso, all’interno di un grosso
cortile, vide i cadaveri dei propri compagni, gli
occhi distrutti di sua sorella, poi il buio…
Quelli erano i suoi ricordi… i ricordi
che aveva voluto dimenticare…
-Sorella…
Singhiozzò ricambiando la stretta.
-Kohaku!
Esclamò lei.
-Perdonami sorella! Io ti ho fatto del
male, te ne ho fatto tanto!
La tajiya scosse il capo.
-Non ha importanza. Ora sono qui con te e non ti lascerò
mai più solo.
Kohaku sorrise, affondando il
volto nel petto della sorella maggiore e lasciandosi andare ad un pianto
silenzioso.
La sterminatrice lo guardò con il dolore dipinto in volto;
doveva liberarlo, ormai non c’erano più soluzioni.
Se avesse lasciato il frammento della sfera nel suo corpo,
a Naraku sarebbe bastato schioccare le dita per farlo ritornare una marionetta
priva di volontà e di emozioni.
Allungò una mano verso l’elsa della propria spada e la
sollevò dall’erba, dopodiché la conficcò nella schiena del ragazzino.
-Perdonami Kohaku… ti prego…
Sussurrò, posandogli un bacio in fronte.
Lui sorrise, chiudendo gli occhi ora finalmente lucidi.
-Grazie… sorella…
Il frammento della Shikon no Tama
cadde a terra, intriso di sangue, portandosi via la vita fittizia che gli era
stata data con il solo scopo di provocargli altro dolore.
Il peso del suo corpo si abbandonò a quello della
sterminatrice, che lo strinse ancora più forte a se.
Si lasciò cadere in ginocchio, in mezzo al fango e al
sangue che colava dalle sue ferite e da quella che aveva ridato la libertà al
suo adorato fratellino.
I singhiozzi aumentarono, mozzandole il respiro
mentre cullava Kohaku fra le braccia, in una stretta fraterna piena
d’amore.
-Ora sei libero piccolo mio… finalmente
libero…
Gemette fra i singhiozzi.
-Signorina Sango.
Il vecchio Myoga saltò sulla spalla della tajiya.
-Il signor Miroku…
Lei parve risvegliarsi da un incubo e voltò subito il viso
verso il corpo esanime del monaco.
Adagiò a terra quello del ragazzino e si trascinò a fatica
verso di lui, insozzando la propria armatura con il fango.
Una volta arrivata dall’houshi, si appoggiò al suo petto e
chiuse gli occhi, ormai priva di ogni forza sia
mentale che fisica.
-Amore mio… sono con te…
Disse in un soffio, prima di svenire.
Kotori afferrò Inuyasha per la gola e lo sbatté contro un
albero, compiacendosi dell’espressione di sofferenza che l’hanyou aveva sul
volto.
Tessaiga volò a pochi metri da lui, ritornando una vecchia
e arrugginita katana.
Gli occhi perlacei lo scrutavano con aria superba, come
commiserandolo e questo ad Inuyasha dava particolarmente sui nervi.
Provò a liberarsi, ma era stanco, enormemente stanco.
In più quella maledetta era diventata ancora più forte ed
ora, non solo schivava i suoi attacchi, ma riusciva contemporaneamente ad
evitare Tessaiga e a ferirlo con quella dannata falce nera.
-Allora, cagnolino, come ci si sente ad essere in
trappola?
Sibilò lei, avvicinando il capo a quello di lui.
Il mezzo demone si ritrasse, voltandosi; l’odore di sangue
e zolfo che si portava addosso era talmente forte da dargli la nausea.
-Che c’è? Il gatto ti ha forse
mangiato la lingua?
Rise divertita.
Le lunghe zanne brillarono sotto il bagliore accecante di
un fulmine, che squarciò il cielo illuminando tutto il paesaggio circostante e
facendo risplendere la pioggia che continuava a cadere senza sosta dal cielo.
Vide Naraku che lo guardava divertito e una gigantesca
rabbia gli si accese dentro il cuore, aggiungendosi al rancore verso se stesso.
Cercò ancora una volta di allontanare da se Kotori,
sferrandole un calcio all’addome.
Lo spettro si piegò in due e le ali si abbassarono, ma un
secondo dopo erano nuovamente spiegate nell’aria come
lame taglienti, mentre quelle iridi bianche ritornarono a fissare il volto
dell’hanyou colme di rabbia.
-Ora morirai…
Soffiò furente, alzando la falce per squarciargli il
ventre.
-Aspetta Kotori.
Naraku venne avanti e solo in quel momento Inuyasha si
accorse della presenza che lo seguiva.
-Qui c’è una persona che desidera la sua morte molto più di te…
Lo spirito ghignò, lasciando la presa intorno al collo del
mezzo demone, che cadde rovinosamente nel fango.
Alzò gli occhi ambrati e vide quella figura venire verso di lui, avvolta in un lungo mantello color porpora che
delineava le sue dolci forme, avvolgendoli e stringendoli, attaccandosi ad essi
a causa della pioggia.
-Finalmente avrò la mia vendetta…
Una violenta raffica di vento si scagliò contro di loro,
facendo volare a terra la lunga stoffa.
Il mezzo demone sbarrò gli occhi, che si riempirono di
lacrime.
Gli occhi color ametista di lei lo fissarono
con quell’odio che mai le aveva visto in volto e una fitta al cuore, come una
pugnalata alle spalle, lo raggiunse.
Commento al
capitolo: salve a tutti gente!!! Cm ve la passate? Io non
tanto bene, perché la scuola mi sta lentamente uccidendo e ormai ho i nervi a
fior di pelle, meno male che domani è VACANZA!!! Ke
bello!!! Allora, comincio subito con un GIGANTESCO GRAZIE a tt i miei
affezionati commentatori, che con le loro parole mi tirano un po’ su di morale
e poi mando un BACIO ENORME alla mia Fre-chan che da Lunedì è maggiorenne!!! Ti
adoro amore, mi disp se nn sn anc
riuscita a spedirti il disegno, ma ‘sto cavolo di computer nn vuole
collaborare!!!
Per quanto riguarda
la fic, è con un po’ di malinconia che vi annuncio l’inizio del conto alla
rovescia, perché dopo questo cap ce ne saranno ancora altri quattro e poi
FINITA!!! Nn so ancora se essere contenta o
dispiaciuta per qst, ma credo che dentro di me siano presenti entrambi qst
sentimenti.
Ancora un GRAZIE ai
miei commentatori e lettori: VI ADORO TT, SENZA ECCEZIONE!!!
Cap. 30 Sangue,
dolore e lacrime
La ragazza lo squadrava con un orribile ghigno sulle
labbra scarlatte di rossetto, la linea fine degli occhi accentuata da una
striscia di ombretto del medesimo colore e uno stretto
e corto vestito delineava le sue forme.
Al suo collo splendeva la Shikon no
Tama, infilata in una catenina d’argento e contornata da altre pietre del
medesimo colore.
Il silenzio calò per un attimo, un attimo
lungo una vita, in cui gli unici rumori erano l’infrangersi delle gocce di
pioggia sui loro corpi.
-Bene bene… sono proprio fortunata. La
tua testa e la sfera completa tutto in un colpo solo.
Kagome si concentrò, richiamando a se i propri poteri, e
in pochi attimi il frammento che si trovava nella schiena di Kohaku e quelli
che Kagura aveva sottratto a Koga volarono nelle sue
mani.
Sorridendo li riassemblò al pezzo che portava al collo;
dopo un lieve bagliore i pezzi si riunirono,
ritornando ad essere uno solo.
Ora la Shikon no Tama era nuovamente completa.
Kagome rise piano, con gli occhi che fissavano
insistentemente quel globo luccicante.
-Kagome…
Ripeté incredulo il mezzo demone, avvicinandosi a lei con
un’espressione incredula sul volto.
-Cosa ti è successo? Che ti hanno fatto?
Allargò le braccia nel tentativo di prenderla fra di esse, ma lei lo fulminò con un’occhiata colma di
risentimento e gli scagliò contro un globo di energia, scaraventandolo a terra.
-Nel fango, è li che gli esseri
bastardi come te devono stare.
Ringhiò con odio.
Inuyasha la guardava esterrefatto: cosa avevano fatto alla
sua Kagome? Lei non era mai stata così, lei era una persona di
indole gentile.
Non avrebbe mai detto delle cose così cattive, nemmeno
sotto tortura.
Era come se quella non fosse Kagome, ma tutti i difetti e
la cattiveria esistenti al mondo concentrate in
un’unica persona.
Naraku si avvicinò alla ragazza e le passò un braccio
intorno alla vita, stringendola a se.
Inuyasha ringhiò.
-Non mi stupisce che tu ti senta confuso, Inuyasha. Non
potevi certo aspettarti che la tua dolce, piccola, ingenua Kagome…
Nel sentire quegli aggettivi collegati al suo nome, la
ragazza si portò un dito in bocca e mimò un conato di vomito.
-… si trasformasse in questa
splendida creatura.
Le baciò la guancia, accarezzandole il fianco destro.
Kagome sorrise, un sorriso sporco, un sorriso che non faceva
splendere il sole ogni volta che lo si guardava.
-Dico bene, piccola?
Chiese poi, rivolto alla ragazza.
-Certo. Ora sono finalmente libera, grazie a te…
Si voltò verso l’oggetto dl suo risentimento.
-Ma è anche merito tuo se ora sono finalmente riuscita a
crescere, diventando una ragazza forte in grado di esprimere a pieno le proprie
potenzialità… si, bhe, perché se tu quella mattina non mi avessi
mentito, ora sarei stata la sua donna… mi sento male solo all’idea!
Rise e con lei anche Naraku.
-Perché devi capire che io ti odio
Inuyasha. Ti
odio con tutta me stessa, perché mi hai mentito, perché mi hai sporcata, perché mi hai fatto credere di amarmi, perché mi
hai solo usata come riempitivo.
L’hanyou si sentì morire, come se quelle parole lo
avessero svuotato di una parte della sua anima.
Attorno a Kagome cominciò ad espandersi un’aura malvagia,
mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime e in essi
si accendeva la fiamma dell’odio.
Naraku le mise una mano sulla spalla.
-Su, piccola, vedi di non usare subito tutte le tue
energie. Altrimenti come riuscirai a farlo soffrire adeguatamente?
Le disse con voce suadente, la ragazza
parve calmarsi.
-Si, hai perfettamente ragione.
Si sciolse dalla stretta di Naraku e cominciò ad
avvicinarsi al mezzo demone, che continuava a guardarla con gli occhi pieni di
lacrime.
-Perché ora tu soffrirai Inuyasha,
soffrirai talmente tanto che rimpiangerai di essere venuto al mondo e mi
supplicherai di ucciderti, ma io non ti accontenterò. La morte che ti darò sarà
lenta, dolorosa, proprio come tutte le sofferenze che ho dovuto patire io a
causa tua.
Diede un calcio a Tessaiga, lanciandola verso di lui e
fissandolo con aria apparentemente calma.
Sguainò la sua katana dal fodero
e la puntò contro Inuyasha.
-Alzati, hanyou, alzati e muori.
Kagura saltò indietro, ansimando ed emettendo così deboli
nuvolette di vapore, che si disperdevano nell’aria fredda, perdendosi
nell’oscurità della notte e del temporale.
Maledetta nigen.
Non solo l’aveva ferita in più punti, in
più sembrava non risentire minimamente della stanchezza o del dolore.
Anche lei era riuscita a colpirla e più volte per giunta,
caricando una gran quantità di energie in quei colpi
che erano andati a segno.
Niente… era sempre li, si rialzava, si asciugava il viso
con una delle maniche di quella strana maglia, scostandosi i capelli dorati dal
viso fradicio e ricominciava ad attaccarla.
Era stato un errore, un errore
gigantesco.
Quella ragazza era decisamente
fuori dal comune, sia come forza che come capacità combattive.
Erano quasi venti minuti che si davano addosso a vicenda
e, nonostante avesse rischiato la morte poco tempo prima,
sembrava non risentirne minimamente.
-Che c’è? Sei forse stanca?
Chiese Shaorin, facendo un
profondo respiro e puntandole contro la lama della lunga sciabola.
La youkai la guardò con odio, dopodiché
aprì per l’ennesima volta l’elegante ventaglio scarlatto, pronta a
scagliare contro di lei le sue lame di vento.
Una volta l’avevano fermata, forse
potevano riuscirci anche una seconda.
La domatrice del vento urlò, disegnando con esso due grandi archi nell’aria che in un attimo si
trasformarono in vere e proprie lame.
La ragazza rimase immobile, guardandole concentrata, poi,
quando le aveva ormai a meno di un metro di distanza, si diede la spinta e cominciò una lunga serie di salti all’indietro.
Dopo il decimo, con l’ausilio delle braccia riuscì ad
imprimere abbastanza forza e spiccò un alto salto, atterrando sul ramo di un
albero ed evitando così l’attacco della propria avversaria.
-MALEDIZIONE!
Gridò lei, ringhiando di rabbia.
Shao rise, come divertita da quella situazione.
-Mi spiace, ma i tuoi trucchetti non hanno più effetto su
di me.
Disse con voce calma.
-E poi, io mi sono stufata di questo
gioco… è ora di smetterla.
Saltò giù dalla propria postazione, tenendo stretta in
pugno la sciabola, pronta a colpire la propria avversaria.
La youkai evitò il fendente per un pelo, stupendosi di una
così grande velocità da parte di una nigen.
-Mi hai manc…
Non fece in tempo a finire la frase che lei aveva già
scagliato un secondo attacco, questa volta mandandolo a segno.
Un gemito strozzato le fuoriuscì dalle labbra, seguito da
un rivolo di sangue scuro; le aveva conficcato la
spada nel petto.
Abbassò lo sguardo: Shaorin alzò il capo, fissandola con
aria superba attraverso le iridi violacee.
Lungo la lama cominciò a scendere sangue, disegnando su di
essa righe scarlatte.
Una goccia di esse cadde sul viso
della ragazza, ancora inginocchiata davanti alla demone.
La domatrice del vento sorrise,
sollevando lo sguardo verso il cielo carico di nuvoloni.
Grosse lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi color
mare, mescolandosi alle gocce di pioggia che cadevano incessantemente.
-Buffo…
Disse, mentre le immagini davanti a lei cominciavano a
sfumare nell’indistinto ed un forte sapore salato le invadeva la bocca.
-Non pensavo che sarei morta, o almeno non per mano tua…
Rise e un altro spruzzo scarlatto le fuoriuscì dalle
labbra del medesimo colore.
-Almeno ora sono libera…
Un secondo sorriso le solcò la bocca,
dopodiché Kagura stramazzò a terra, priva di vita.
Shaorin si portò una mano alla spalla destra,
massaggiandosela a causa di uno degli attacchi della
youkai.
Guardò la lama della sciabola che teneva stretta nella
mano sinistra e la alzò davanti a se.
Osservò il sangue che colava da essa,
ed un sorriso le curvò le labbra mentre i suoi tatuaggi si aprivano.
Aveva appena ucciso, rompendo così la promessa che aveva
fatto, avrebbe dovuto sentirsi male o comunque
turbata, invece la vista di quel sangue la faceva sentire forte.
Lo esaminò come ipnotizzata mentre le colava sulla mano e
si mischiava a quello che fuoriusciva dai suoi tatuaggi.
Com’era bello il colore del sangue.
Osservò quelle macchie con gli occhi che brillavano di
un’intensa luce scarlatta e ci si vide riflessa.
Che belli i suoi occhi di quel
colore.
Ghignò, mostrando i lunghi canini che si appoggiavano al
labbro inferiore.
Lasciò cadere per terra la spada e le righe scarlatte si
sciolsero nella pozzanghera, mischiandosi ad acqua e fango.
Si portò la mano al viso e lo guardò con occhi che
brillavano di una luce sinistra, dopodiché lo leccò con la lingua.
-Mmmmhhh…
Mugolò, passandosi la lingua sulle labbra e cancellando
così gli ultimi residui dalla propria bocca.
Il sapore del sangue era proprio buono… che nostalgia…
Sesshoumaru fece un balzo all’indietro, ancora
imprigionato dalle lunghe fruste argentee di Kamui, che si limitava a lasciarlo
allontanare gustandosi l’espressione di stanchezza che ormai segnava il bel
viso dal pallore lunare del demone.
Dio se era stanco!
Ormai gli sembrava di stare in piedi solo grazie ad una
forza estranea al suo corpo, che lo sorreggeva con braccia invisibili.
Lo spirito invece sembrava appena sveglio da una lunga
dormita, veloce, il suo respiro non era mai affannato, al contrario del
proprio.
Si passò una mano sulla fronte, madida di sudore e
pioggia, scostando da essa alcune ciocche argentee
fradice a causa del temporale che non accennava a diminuire.
Non sapeva per quanto sarebbe ancora riuscito a resistere,
ormai l’unica parte del corpo che ad ogni movimento non urlava per lo sforzo
erano i muscoli del viso.
Come se non fosse già abbastanza, Shaorin era sparita.
Si era voltato un attimo per evitare un altro attacco da
parte dello spettro che lei si era volatilizzata assieme a Kagura.
Se per caso le fosse successo
qualcosa si sarebbe ucciso.
Era già la seconda volta che la perdeva di vista a causa
di quel dannato spirito infernale, lasciando che Naraku e i suoi servi la
ferissero praticamente a morte.
Improvvisamente Kamui saltò in avanti, risvegliandolo dai
suoi pensieri e lo colpì allo stomaco con un pugno.
Un rivolo di sangue gli uscì dalla bocca, seguita da un
gemito strozzato.
Imprecò mentalmente, cadendo rovinosamente sull’erba
bagnata ed impregnando così il candido kimono di fango, mischiandolo al sangue
che sgorgava dalle numerose ferite.
-Ma… maledizione…
Sibilò portandosi una mano all’addome.
-Non temere youkai, non ti farò soffrire ancora per molto…
Sollevò la mano in cui teneva le due impugnature di pelle
nera, aumentando ulteriormente la stretta intorno al collo del suo avversario.
Sesshoumaru si sentì mancare e fu costretto ad appoggiare
a terra le mani per rimanere seduto.
La vista gli si stava annebbiando lentamente e percepiva
il consistente abbandono delle forze.
Diede alcuni colpi di tosse e altre
macchie scarlatte si disegnarono sulla stoffa fradicia e sporca.
Vide lo spettro muovere i propri passi sull’erba bagnata,
fissandolo divertito con quegli occhi dorati che parevano irradiare luce
propria seminascosti dalla lunga e liscia frangia color ebano.
Improvvisamente sentì la pioggia arrestarsi e con leggero
stupore alzò lievemente il capo d’argento.
Non aveva smesso di piovere, semplicemente
Kamui lo aveva coperto con le grandi ali nere.
-Non c’era bisogno di disturbarsi…
Commentò ironico lo youkai, fissando la figura davanti a
se con un sorriso di sfida; lo spettro ricambiò con un ghigno beffardo,
scoprendo le lunghe zanne al posto dei canini.
-Parli anche troppo per i miei gusti… però non ti
ucciderò, non io almeno. Quello che ho in serbo per te
sarà peggiore di qualsiasi morte e ti osserverò implorarmi di farti fuori,
ridendo, prima che la mia signora decida di levarti di mezzo…
Sesshoumaru non rispose, fissandolo colmo d’ira.
-Se tu oserai anche solo sfiorare Shaorin, io ti ucciderò
e non m’interessa che tu sia già morto o meno. Troverò
il modo di rispedirti all’inferno, dovesse essere
l’ultima cosa che faccio!
Il ghigno sul volto cadaverico dello spirito si spense,
lasciando il posto ad un’espressione rabbiosa.
-Attento demone, a giocare col fuoco si finisce per
scottarsi.
Con una velocità impressionante gli sferrò un calcio al
basso ventre, scaraventandolo contro un albero.
Il suo corpo fu pervaso da mille e più spasmi di dolore,
mentre ricadeva a terra, ormai incapace di rialzarsi.
-Aspetta.
Una voce di donna, una voce
fredda arrivò alle sue orecchie; sollevò appena il volto e riuscì seppur a
fatica a distinguere una figura avvolta in un lungo kimono sacerdotale bianco e
rosso.
-E perché? Non prendo ordini da te,
miko.
Kikyo rimase impassibile, mantenendo quell’espressione
gelida sul volto dalla pelle di porcellana.
-Lascia che sia la sua adorata nigen a dargli
il colpo di grazia. O preferisci sporcarti le mani con
il sangue di un demone?
Le iridi innaturali di Kamui si ridussero a due fessure
d’oro fuso, ma rimase esteriormente calmo.
-Era quello che avevo già in
mente di fare, miko, non c’è bisogno che tu ti preoccupi dei fatti miei.
Frustò il vento con le lunghe ali, provocando un forte
spostamento d’aria che costrinse la sacerdotessa ad indietreggiare.
-Ora faresti meglio ad andare, altrimenti Kagome ucciderà il tuo Inuyasha prima che tu possa portartelo all’inferno.
Sesshoumaru sgranò le iridi annebbiate dalla stanchezza e
dal troppo sangue perso dalle ormai innumerevoli ferite che gli ricoprivano praticamente tutto il corpo.
Se Kagome ed Inuyasha stavano combattendo fra di loro, allora che fine avevano fatto Kotori e Kagura?
Un brivido gelato gli percorse
l’anima.
Doveva trovare Shao, e doveva
farlo subito.
Fece per alzarsi, ma un dolore lancinante
gli percorse tutto il corpo, sottraendogli le forze e facendolo cadere
nuovamente a terra.
-Ma cosa…
Disse, cercando di alzarsi di nuovo, ma ormai era
completamente privo di energie.
-Ah, dimenticavo…
Disse Kamui, voltandosi appena e fissandolo con sdegno.
-Ti ho iniettato un veleno particolare… rimarrai lì sino a
che non arriverà il momento giusto…
-Maledetto.
Sibilò.
Inuyasha cadde a terra, ormai senza più
la forza di evitare i potenti e veloci attacchi di Kagome.
La Tessaiga era stretta nella sua mano, ma l’aveva solo
usata per parare i colpi che non riusciva a schivare.
Non poteva usarla contro Kagome, come avrebbe potuto alzare la propria spada sulla donna che amava? La
stessa spada con cui l’aveva protetta tante volte.
Il kimono rosso era ormai quasi completamente imbevuto del
sangue che fuoriusciva copioso dai vari tagli infertigli dalla ragazza.
Si portò una mano alla spalla destra e una smorfia
dolorante gli contrasse i lineamenti stanchi non appena le dita sfiorarono un
grosso livido violaceo su di essa.
La pioggia continuava a cadere incessantemente, rendendo
insopportabile il peso dell’haori ormai totalmente fradicio.
A fatica si sedette in ginocchio, mentre le lacrime gli
bruciavano gli occhi e gli appannavano la vista, già provata dall’eccessiva
perdita di sangue, e alzò il viso verso di lei.
La vide venirgli incontro, il vestito zuppo d’acqua che le
delineava le dolci forme, facendola apparire più
grande.
I capelli neri erano mossi dal vento nonostante fossero
bagnati, la frangia le incorniciava il viso e il trucco si era ormai
completamente sciolto, colando sulle guance rosee e disegnando su di esse lunghe righe nere e rosse.
L’hanyou fece un lungo e sofferto respiro; i muscoli
dell’addome gemettero per lo sforzo e il sapore salato del sangue gli invase la
bocca.
-Che c’è Inuyasha? Hai forse paura di
batterti con me?
Rise malignamente.
-Ma ti capisco, anch’io avrei paura
di morire.
Altre risate.
Il mezzo demone si strinse una mano sul petto, afferrando
e strappando la già logora stoffa scarlatta in corrispondenza del cuore.
-Perché…
La sua voce era bassa, flebile, come il pianto di un
cucciolo.
Per un attimo lei smise di ridere e lo scrosciare della
pioggia rimase l’unico rumore fra di loro.
-Cosa?
-Perché, Kagome, perché?
Ripeté lui guardandola con gli occhi colmi di gocce di
pianto.
La ragazza parve non capire.
-Dimmi perché ti sei venduta a lui.
Di nuovo quel tono sofferente, spiraglio su uno scudo
d’orgoglio e durezza che lasciava intravedere un’anima distrutta dal dolore.
Kagome ringhiò piena di rabbia.
-PERCHÈ?!? HAI ANCHE IL CORAGGIO DI CHIEDERMI PERCHÉ?!?
Gli scagliò contro un altro globo di energia,
scaraventandolo contro un tronco d’albero, abbattendolo.
-TU SEI IL PERCHÉ! È SOLO COLPA TUA SE IO MI SONO LASCIATA
SCOPARE DA LUI!!!
Attorno a lei si formò un campo magnetico che fece roteare
le gocce di pioggia rendendole simili ad un vortice, le iridi color ametista si
riempirono di lacrime di rabbia.
Inuyasha sgranò gli occhi ambrati, sentendo il proprio
cuore andare in mille frantumi.
-Tu ti sei concessa a Naraku?
Mormorò con voce febbrile.
-Proprio così.
Naraku comparve attraverso lo schermo d’acqua, con le
labbra bluastre contratte in un ghigno malvagio.
-Maledetto.
Sibilò il mezzo demone, tentando di alzarsi, ma un forte
dolore al fianco destro provocato dall’ennesima ferita lo fece ricadere
rovinosamente a terra.
-Vedi Inuyasha, quando l’ho fatta rapire da Kikyo e l’ho
portata al castello, tu avevi talmente distrutto la sua anima che mi è bastato formulare un semplice incantesimo di
immobilizzazione per privarla di ogni forma di resistenza.
Posò una mano sulla spalla della ragazza e si avvicinò a
lei.
-Ed è stato solo grazie a te che sono
riuscito a liberarmi del tutto del mio cuore umano…
Fece scendere la mano lungo il fianco destro di lei e la
strinse, voltandola verso di se e sorridendo.
-E come premio aggiuntivo ho
avuto direttamente dalle tue braccia la mia regina.
Le baciò famelico le labbra rosse di rossetto,
togliendolo, spingendo la propria lingua nella bocca della ragazza e
intrecciandola con quella di lei.
L’hanyou si afflosciò a terra, come svuotato di ogni forza.
Kagome si era consegnata a Naraku, la
sua Kagome, si era lasciata toccare, baciare da quell’essere e tutto per
colpa sua.
Il cuore del mezzo demone si sciolse in un mare di amare lacrime, fissando la pioggia che cadeva con occhi
vuoti.
-Kagome…
Singhiozzò con voce rotta.
La ragazza si staccò da Naraku e sguainò la lunga katana, puntandola contro di lui e fissandolo con occhi
ancora pieni di collera.
-Ora ti ucciderò e così compirò la mia vendetta.
Inuyasha alzò lo sguardo sino ad incrociare quello di lei,
provocandole una fastidiosa fitta all’addome.
Quegli occhi tanto belli erano vuoti, disperati, cupi; non
li aveva mai visti così…
Ma che stava facendo?!? Lei lo
odiava, lo odiava con tutta se stessa e doveva ucciderlo!!!
Eppure c’era qualcosa in quegli occhi che le fermava la mano, che le impediva
di ucciderlo come aveva sempre voluto.
Lui non parlava, limitandosi a guardarla con la vista
offuscata dalle lacrime che non riusciva più trattenere.
Una dopo l’altra quelle fastidiose gocce iniziarono a
scorrere lungo le guance macchiate di sangue e fango dell’hanyou, solcando in
quello strato di sporco righe chiare e trasparenti.
Una seconda fitta raggiunse
Kagome, questa volta però all’altezza del petto e molto più intensa.
Si ordinò di distogliere lo sguardo da quelle iridi che
tanto aveva amato, ma una voce nella sua testa glielo impedì.
Perché proprio ora? Perché doveva
piangere proprio un momento prima della sua vendetta?
-Forza Kagome, ora puoi finalmente vendicarti di tutto
quello che ti ha fatto patire, di tutto il dolore che ti ha costretto a
sopportare. Uccidilo e sarai libera…
La risvegliò Naraku, preoccupato davanti a
quell’esitazione.
-S… si…
Disse smarrita, continuando a guardare le iridi d’ambra di
lui.
Kagome scosse violentemente la testa, come nel tentativo
di scacciare quelle sensazioni, ma non ci riusciva.
Più fissava le stille d’ambra del mezzo demone, più lei si
sentiva persa in esse, e la cosa che più la spaventava
era che lei voleva perdervisi, lo voleva con tutta se stessa.
Cercò di far leva su tutto il rancore che aveva serbato
sino a quel momento, alle lacrime che lui le aveva dato,
alle notti passate a piangere, a tutte le volte che aveva visto lui e Kikyo
insieme…
Niente, non c’era più niente di tutto questo nel suo
cuore.
Aveva la testa vuota, confusa, come se tutti i suoi
pensieri fossero andati in mille pezzi ciascuno e ora tutti quei frammenti
avessero iniziato a vorticarle freneticamente nella mente sottoforma di uragano.
Non capiva più nulla.
Non riusciva più a ricordare perché aveva odiato Inuyasha.
Eppure era sicura di odiarlo, lo odiava
perché lui le aveva mentito e l’aveva usata come rimpiazzo di Kikyo…
No… non era per questo… e allora perché?
Perché era arrivata ad odiarlo?
Era davvero così importante essere la prima del suo cuore?
Non lo sapeva… non sapeva più
niente…
Lo youkai la fissò nervoso; non era normale il modo in cui
lei stava guardando Inuyasha e la cosa non gli piaceva per niente.
-CHE STAI ASPETTANDO?!? UCCIDILO!
Urlò irrequieto.
-I… io…
Scosse di nuovo il capo fradicio di pioggia, il suo
respiro diventò irregolare e la vista le si annebbiò a
causa delle lacrime.
Improvvisamente una forte luce
bianca si sprigionò dalla Shikon no Tama, che in pochi attimi sembrò lavarsi di
tutto l’odio con cui era stata sporcata durante quelle settimane.
-COSA?!?
Urlò di nuovo Naraku, fissando inorridito la sfera.
-COME DIAVOLO FA AD ESSERE TORNATA PURA?!?
TU SEI UNA CREATURA DELL’ODIO, NON PUOI ESSERE
RITORNATA BUONA SOLO PER UN PAIO DI LACRIME.
Ma ormai Kagome non lo stava più a
sentire; si sentiva strana, persa, come se vagasse all’interno di una stanza
completamente buia.
Inuyasha la guardò con gli occhi ricolmi di nuove gocce di
luce; seppur a fatica si alzò in piedi, utilizzando la Tessaiga come bastone e
cominciò a trascinare i piedi nel fango verso di lei.
-Kagome…
Gemette fra i singhiozzi.
-Kagome…
Ormai ciò che li divideva erano poco più di cinquanta
centimetri.
-Kagome!
Allargò le braccia e la prese fra di
esse, stringendola al proprio petto e macchiandole il vestito con il sangue.
La ragazza sbarrò gli occhi viola, mentre un piacevole
calore l’avvolgeva, spazzando via definitivamente gli ultimi residui di rancore
e di rabbia.
-Inuyasha…
Mormorò lei, con voce febbrile.
-Perdonami amore mio, perdonami
se puoi.
Lo stupore negli occhi di lei
aumentò ancora.
“Amore mio… Inuyasha mi ha chiamato amore mio…”
La sua mente era come paralizzata: non riusciva a parlare,
per quanto si sforzasse, dalla sua bocca non usciva alcun suono.
Avrebbe voluto parlare, dire qualcosa, ma era come se tutto ciò che aveva nella testa si fosse
cancellato mediante quell’abbraccio.
Percepiva il calore di Inuyasha
attorno a se ed era come se il resto del mondo stesse lentamente svanendo.
-Se vuoi puoi odiarmi, ma almeno
fallo sapendo che io non ti ho mai mentito, né quel giorno né mai. Io ti amo Kagome, ti amo…
Lei aprì la bocca per rispondere, ma sentì la stretta del
mezzo demone venir meno e lo vide inginocchiarsi davanti a lei.
-Ora posso morire… ora che sai la verità posso morire…
Inuyasha chiuse gli occhi ed un sorriso felice comparve
sulle labbra incrostate di sangue e screpolate dal
vento, seguito da altre lacrime che continuarono il percorso delle precedenti.
La ragazza sollevò la katana, ma
non riuscì a colpirlo, come se non ne fosse più capace.
Naraku la guardò con apprensione.
Doveva assolutamente fare in modo che uccidesse Inuyasha e
doveva farlo prima che gli influssi malvagi della sfera svanissero del tutto.
-Kagome, non credere a quelle menzogne. Te le sta dicendo
solo per farti sentire peggio. Uccidilo odiandolo, altrimenti non sarai mai
libera.
-I…io…
Tutto il mondo attorno a lei svanì come in un sogno.
L’unico rumore ancora presente era lo scrosciare della
pioggia.
Per l’ennesima volta si ritrovò a cercare nel suo cuore,
scrutandone ogni più piccolo anfratto.
Cercò l’odio, la rabbia, il rancore che l’avevano accompagnata in quei giorni, donandole tutta quella
forza e rendendola tanto potente.
Ma non era quella la potenza che
cercava, in realtà non era nemmeno una forza.
Era solo qualcosa che le aveva dato
l’illusione di aver trovato un modo per scappare, una via di fuga dal dolore
che le provocava la consapevolezza di un amore non ricambiato.
Ora però Inuyasha le aveva detto
che l’amava…
Che senso aveva allora continuare a
scappare da qualcosa che non esisteva se non nella sua testa?
Guardò di nuovo nel suo cuore e finalmente riuscì a vedere
cosa c’era veramente.
C’era solo amore, l’amore
incontenibile che l’aveva legata a quel mezzo demone.
Era come se tutta la rabbia e l’odio se ne fossero andati
assieme a quelle lacrime, le stesse che ora le andavano a riempire le iridi
impestate di mascara nero.
Era vero, aveva sofferto e tanto, anche a causa della sua
indecisione, ma era stata la sofferenza più dolce che avesse mai provato.
Lasciò cadere sull’erba la spada e grossi lucciconi
iniziarono a percorrerle le guance color pesca, già sporche del trucco
scioltosi a causa dell’incessante pioggia.
-Non posso…
Inuyasha aprì gli occhi di scatto e la guardò con la gioia
che gli pervadeva tutta l’anima.
-Kagome…
La chiamò piano lui.
-INUYASHA!!!
Un grido acuto di autentica
felicità esplose dalla sua gola, mentre si gettava addosso al mezzo demone e lo
stringeva fra le lacrime.
-Oh Inuyasha, scusami Inuyasha… Io non
avrei mai voluto dirti quelle cose… io non ti odio Inuyasha… io ti amo…
I singhiozzi della ragazza erano talmente forti da
mozzarle il respiro, ma non le importava.
Era felice, ora era veramente felice.
-Non ti preoccupare amore mio, è tutto a posto.
L’hanyou le prese il volto con una mano coperta di sangue
e la baciò con tutto l’amore che aveva nel cuore e che finalmente era riuscito
a dichiararle.
-Maledizione.
Naraku si allontanò dai due di qualche passo, stringendo i
pugni dalla rabbia.
Aveva perso; Kagome era riuscita a liberarsi dal suo
incantesimo, lo stesso che però era riuscito a portare
Kikyo ed Inuyasha ad odiarsi.
-Che cosa è successo?
La miko gli comparve accanto, guardandolo con aria
preoccupata.
-Guarda tu stessa.
Kikyo lo fissò confusa, dopodiché
si voltò verso il punto che lo youkai le stava indicando.
Una morsa terribile le attanagliò la gola: Inuyasha, il
suo Inuyasha stava baciando quella maledetta nigen.
-Ma… co…come..
Balbettò scuotendo il capo d’ebano, quasi a non voler
accettare ciò che i suoi occhi le mostravano.
-La ama, Kikyo, e per quanto mi dispiaccia dirlo, la ama
molto più di quanto abbia mai amato te.
-NON è POSSIBILE!!!
Urlò stridula la miko, sconvolta.
-Inuyasha ama me, soltanto me!
Naraku rise, quasi rassegnato.
-Mi spiace, ma non è così. Lo stratagemma che ho usato per
dividerli è lo stesso che utilizzai con voi, ma come puoi vedere lei è riuscita
a resistergli e a far prevalere la forza del suo amore…
Fece una pausa.
-…Un amore molto più grande del
tuo…
La sacerdotessa rimase immobile, fissando il suo adorato
hanyou stretto a quella dannata ragazzina che altro non era
che la sua reincarnazione, la sua brutta copia.
-No…
Mosse qualche passo in avanti, trascinandoli pesantemente
sull’erba.
-No!
Ripeté, più decisa questa volta.
-NO!!!
Afferrò la katana che Kagome
aveva lasciato cadere e cominciò ad accelerare i propri passi.
-TU NON ME LO PORTERAI VIA!!!
Alzò la spada, il volto contratto dall’ira.
-NON ME LO PORTERAI MAI VIA!!!
Tutto accadde come a rallentatore: un grido di rabbia, uno spruzzo di sangue,
un gemito strozzato, una vita che si spezza.
Il peso del corpo della ragazza si abbandonò su quello del
mezzo demone, mentre la spada le strappava la stoffa violacea e su di essa si allargava un’ampia macchia di sangue.
Inuyasha sentì le labbra della ragazza staccarsi dalle
sue, scivolando sul suo volto come prive di forze.
Spalancò gli occhi ambrati, che in breve si riempirono di
lacrime di disperazione.
La miko ritrasse la spada, un sorriso insano sulle labbra
livide, una luce omicida negli occhi azzurri.
L’hanyou prese fra le braccia il corpo della
giovane, fissandola attonito con apprensione.
-Kagome…
Gemette iniziando a piangere.
La nigen aprì lievemente gli occhi color ametista,
sorridendo con rassegnazione.
-Mi ha colpita…
Sussurrò guardando le mani sporche di sangue; lui ne prese
una con la propria e la strinse forte.
-Non è niente, ora ti porteremo dalla vecchia Kaede e lei
ti guarirà, come ha sempre fatto…
La nigen scosse la testa.
-Io sto morendo Inuyasha… lo sai
anche tu…
-NO!!!
Gridò in preda alla disperazione il mezzo demone.
-TU NON MORIRAI! TU NON PUOI MORIRE!!!
Non puoi…
Kagome sorrise di nuovo e con le forze che le rimanevano
portò la mano libera sul viso bagnato di lui, accarezzandogli una guancia.
-Mi dispiace Inuyasha… mi dispiace
tanto…
L’hanyou iniziò a piangere, guardando impotente
quegli occhi che tanto amava spegnersi lentamente.
-Non dire così… tu guarirai, GIURAMI CHE GUARIRAI!!!
I singhiozzi del mezzo demone erano talmente forti da
rendergli difficile persino respirare e le lacrime talmente tante da
annebbiargli la vista quasi completamente, sfocando le immagini che aveva
davanti.
-Ho freddo, Inuyasha, ho tanto
freddo…
La voce della ragazza era flebile, poco più di un
sussurro.
Lui la strinse più forte che poté.
-Non avere paura… ci sono io con te… io
ci sarò sempre…
Lei sorrise dopodiché, con le
ultime forza che le rimanevano, sussurrò:
-Grazie di tutto amore mio…
La sua voce si spense, come la sua
vita.
Quegli occhi tanto vivi si chiusero per sempre ed il peso
del suo corpo cadde completamente sulle braccia di lui.
Commento al
capitolo: Ciriciao gente!!! Cm ve la passate? Io purtroppo
non troppo bene e la causa è sempre e solo quella: SCUOLA!!!!
Ma io mi chiedo, giovedì è l’ultimo giorno di scuola, perché quelle idiote
delle mie prof mi devono mettere saggio di greko, saggio Divina Commedia, int
di mate e d’inglese in qst maledetti tre giorni, che poi sarebbe
uno, visto che oggi è martedì… cmq sono stanchissima e non vedo proprio l’ora
che tutto qst finisca… ringrazio tutti i commentatori e chiedo loro scusa per
il precedente cap leggermente drammatico e mi rimetto alla vostra clemenza per
questo che ora posto, in quanto è ancora più tragico ^.^’ hihihi, vi prego non
uccidetemi!!!
Prima di lasciarvi
alla lettura, mando un megagigante baciozzo alla mia adoratissima Fre-chan, a
cui voglio un kasino di bene!!!
Cap. 31 In the
darkness
Inuyasha stringeva forte il corpo ormai privo di vita
della ragazza, fissando il viso livido e scavato di lei con la vista annebbiata
dalle lacrime.
-Ti prego, ti prego non
lasciarmi…
Singhiozzò con gli occhi invasi dal dolore.
-TI PREGO NON LASCIARMI!!!
Quell’urlo venne sovrastato dal
fragore di un tuono, perdendosi in esso.
La scosse ancora una volta, nel vano tentativo di vederla
aprire ancora una volta quegli occhi tanto belli.
Era inutile mentire a se stessi: Kagome era morta, se ne era andata per sempre e lui non aveva potuto fare nulla
per impedirlo.
Sentì il proprio cuore andare in mille pezzi, li sentì
cadere dentro ogni lacrima che piangeva e attraverso esse si perdevano fra le
gocce di pioggia, uscendo dai suoi occhi.
Lasciò cadere il capo su quello della ragazza, piangendo
come un bambino.
-T… ti prego…
Ripeté ancora una volta.
Non poteva essersene andata, non poteva!
Poteva accettare il fatto che lei lo odiasse, persino
quello che lei se ne tornasse per sempre nella sua epoca… almeno avrebbe avuto
la certezza che fosse felice e al sicuro…
Ma ora lei era morta, immobile e
fredda fra le sue braccia come una statua dai lineamenti finissimi.
Il profumo della ragazza cominciò pian piano a svanire,
perdendosi e mescolandosi all’odore dell’acqua e della terra fradicia per
lasciare il posto a quello della morte.
Le immagini della loro vita insieme gli corsero davanti
agli occhi, come una pellicola fatta di piccoli fotogrammi che avevano il
potere di rendergli migliore la vita.
-Kagome…
Sussurrò con gli occhi ormai completamente invasi dalle
lacrime.
Non capiva più nulla, non vedeva più nulla e per lui non
c’era nulla al di fuori di Kagome che avesse la benché
minima importanza.
Abbracciò la ragazza, cingendole la schiena ferita a morte
con le braccia stanche e piene delle ferite che lei gli aveva inferto.
Cosa avrebbe fatto ora senza Kagome? Cosa ne sarebbe stato di lui ora che la donna che amava era
morta, persa per sempre?
La testa gli si svuotò, facendolo piombare in uno stato di
semi incoscienza che lo tratteneva dal prendere Tessaiga e dal conficcarsela
nel cuore, in modo da poterle rimanere accanto per sempre.
-Su piccolo, non fare così…
Una voce… la conosceva… di chi era? Non riusciva a
ricordarlo…
-In fondo era solo la mia copia… perché piangi?
Ora potremo finalmente stare insieme…
Quelle parole gli penetrarono il poco che restava della
sua anima, raggiungendone una parte che sperava di aver rinchiuso per sempre
nei meandri di essa.
Un brivido simile a scossa elettrica lo pervase.
-Kikyo…
Disse atono, gli occhi vuoti che fissavano instancabili il
dolce viso della sua adorata Kagome.
La miko chinò il capo d’ebano da un lato, sorridendo con
sporca dolcezza.
-Si amore mio?
Una seconda scossa lo attraversò di nuovo seguendo il percorso
della prima, questa volta più intensa.
-Perché Kikyo… perché lo hai fatto?
L’ultima parola si confuse con un ringhio sommesso.
Il respiro dell’hanyou iniziò ad essere irregolare,
affannoso, come dopo una lunga ed ininterrotta corsa.
-Come perché? Ma per stare con
te, è ovvio.
Un'altra scossa, seguita però subito dopo da un intenso
sussulto.
-P… Per stare con me?!?
La voce gli tremava, le braccia vibravano come quando era
impegnato in battaglia contro Naraku.
La sacerdotessa gli si avvicinò sempre sorridendo, non
accorgendosi di ciò che stava capitando al mezzo demone.
-Ora lascia a terra quella stupida nigen e vieni con me…
così potremo morire insieme finalmente…
Lui non si mosse, rimanendo immobile come un blocco di
pietra, dandole le spalle.
-Inuyasha?
Fece per toccarlo, quando una mano di
lui afferrò il suo polso e lo strinse con incredibile forza, facendole
male.
Lo vide adagiare con cura la ragazza a
terra, dopodiché si voltò verso di lei.
Kikyo sbarrò gli occhi color cielo per la paura,
indietreggiando di qualche passo; Inuyasha la riportò subito a pochi centimetri
dal proprio viso, costringendola a fissarlo dritto negli occhi.
Le iridi ambrate del mezzo demone si erano tinte di rosso,
con la pupilla verticale azzurra sottile nel centro che la fissavano con
infinita collera e rancore.
Il viso già provato dalla stanchezza ora era contratto
dall’ira, due righe violacee si erano disegnate su entrambe le guance, lunghe
zanne bianche si trovavano al posto di quelle normali e i già lunghi artigli
ora somigliavano a lunghe e candide lame.
-Come hai osato…
Sibilò, soffiandole in faccia il fiato sottoforma di
nuvolette bianche.
-COME HAI OSATO, MALEDETTA
TROIA!!! COME HAI OSATO TOCCARE KAGOME?!? COME HAI
OSATO?!?
Kikyo cercò di indietreggiare, ma come la prima volta la
mano dell’hanyou la costrinse a rimanere al suo posto.
-M…ma io…
Cominciò con voce flebile.
-COSA?!? COSA HAI DA DIRE PRIMA CHE TI UCCIDA?!?
La paura negli occhi di lei
crebbe ancora: non c’era alcun dubbio, Inuyasha voleva veramente ucciderla.
-Io… io l’ho fatto per te… per noi… per noi… così avremmo potuto morire insieme…
-NOI? COME PUOI ANCHE SOLO
RIFERIRTI A ME E A TE COME AD UNA COPPIA?!?
-Ma noi lo eravamo… c… ci siamo
baciati… ci siamo amati… io ti amavo… tu amavi me…
Inuyasha esplose.
-IO NON TI AMO!!! NON TI HO MAI
AMATA KIKYO E MAI TI AMERÒ!!! COME HAI POTUTO ANCHE SOLO PENSARE CHE IO VOLESSI
STARE CON TE PIUTTOSTO CHE CON KAGOME?!?
La miko si fece coraggio e
ribatté alle parole del mezzo demone.
-Tu l’amavi perché era me! Perché
ti ricordava me! Ora che lei è morta noi possiamo stare insieme!
L’hanyou sentì il sangue salirgli alle tempie, ribollendo
dalla rabbia e solo perché voleva prima dirle tutto ciò che pensava si
trattenne dal strapparle il cuore dal petto.
-IO NON L’AMAVO PERCHÈ MI RICORDAVA TE!!!
IO L’AMAVO perché ERA KAGOME E PER NESSUN ALTRO MOTIVO!!! E SAI COSA TI DICO,
KIKYO, CHE ORA PIÙ CHE MAI IO TI ODIO.
Abbassò il capo, dopodiché le
perforò il
petto con una mano.
La miko aprì e chiuse la bocca due volte nel tentativo di
dire qualcosa, ma ne uscì solamente un gemito strozzato prima che il suo corpo
si dissolvesse in polvere.
-Bene bene, Inuyasha…
L’hanyou si voltò verso Naraku, che lo fissava divertito.
-Vedo che ti sei dato da fare; hai lasciato che le due
donne della tua vita morissero una per mano dell’altra
e la seconda per mano tua…
Fece una breve pausa, dando così più
veleno alle proprie parole.
-Mi vedo costretto a congratularmi,
nemmeno io sarei riuscito a fare di meglio…
Inuyasha ringhiò di rabbia, accecato
dall’odio e con un urlo disumano si gettò contro il demone.
Lui si limitò a ghignare.
-Attento, hanyou, io non sono più uno stupido mezzo
demone. Ora sono uno youkai completo e mi basta un gesto per distruggerti.
Così dicendo alzò la mano destra, sulla quale comparve un
grosso globo di energia nera.
-Ora finalmente mi libererò dell’ultimo oggetto
indesiderato che intralciava i miei piani…
La sfera d’ombra lasciò la sua mano e si diresse veloce
verso l’hanyou, perforandogli l’addome.
Cadde a terra, gli occhi ancora pieni di grosse lacrime mentre il suo aspetto ritornava normale.
Si portò le mani sul grosso buco creatosi all’impatto con
il colpo energetico e le mani già macchiate di sangue si imperniarono
di quello che usciva a fiotti dalla ferita.
La vista cominciò a calare, si sentì improvvisamente
stanco e il sapore salato del sangue gli invase la bocca.
Stava morendo…
Girò il volto verso il corpo di Kagome e, dopo essersi
alzato malamente, si trascinò verso di lei, muovendo a
fatica i passi nel fango e vincendo il dolore per il peso eccessivo del kimono
fradicio.
La pioggia batteva incessantemente, finendogli negli occhi
che si spegnevano lentamente e mischiandosi alle lacrime, pulendogli il viso
dal sangue e dalla melma.
Si lasciò cadere in ginocchio a pochi centimetri da lei,
fissandola con lo sguardo più dolce possibile.
Con le ultime forze che gli rimanevano la
prese di nuovo fra le braccia, le baciò dolcemente le labbra fredde come
il ghiaccio, dopodiché chiuse gli occhi e cadde all’indietro, sempre stringendo
a se la ragazza.
Un sorriso malinconico gli solcò le labbra prima di cadere
definitivamente in un sonno senza risveglio ed un sussurro uscì dalla sua
bocca.
-Arrivo amore… aspettami…
Shaorin fissò disperata l’immagine che si parava davanti
ai suoi occhi: Kagome e Inuyasha erano stesi al suolo, gli occhi chiusi, in una
pozza di sangue; poco distanti si trovavano anche Sango e Miroku, lei adagiata
sul corpo inerme di lui ed entrambi avevano le iridi
serrate e gli abiti fradici e sporchi di sangue.
Sesshoumaru… dov’era? Probabilmente se ne
era andato… che stupida, aveva realmente creduto che lui potesse volerle
bene o addirittura amarla?
Si afflosciò al suolo, come se le ossa non fossero più in
grado di reggere il suo peso.
Gli occhi violacei si colmarono di lacrime, svuotati di ogni emozione.
Non poteva essere, non doveva
essere così!
Kagome, Inuyasha, Sango, Miroku… era
morti, erano tutti morti…
Si lasciò sprofondare nel buio, che in breve tempo
l’avvolse completamente, facendola cadere in uno stato di stasi.
-Povera piccola… soffri molto, vero?
Una voce suadente e sensuale le arrivò alle orecchie come
un sussurro indistinto all’interno del vuoto in cui si era rinchiusa.
-Chi sei?
Chiese debolmente lei.
-Non preoccuparti di questo… io sono qui per aiutarti…
Improvvisamente la figura di una meravigliosa ragazza dai
lunghissimi capelli rossi e dagli occhi del medesimo colore le comparve
davanti.
Era avvolta in un lungo vestito di seta viola, che delineava le provocanti forme con una profonda scollatura a
V e la stoffa che stringeva la vita magra e ben disegnata.
La vide venire verso di lei, un
sorriso falsamente angelico sulle labbra carnose tinte di rosso.
Sentì le braccia dalla pelle pallida avvolgerla e
stringerla in un abbraccio di conforto.
-Non è giusto…
Singhiozzò Shao, lasciandosi andare a quella stretta.
-Si piccola, lo so…
-Perché sono morti?!? Perché mi
hanno lasciata sola?!?
-Purtroppo non hanno avuto scelta… ma
io ho il modo per farla pagare a tutti quelli che ti hanno fatto soffrire, a
cominciare da quel maledetto che ha causato la loro morte…
La ragazza alzò lievemente il viso, andando così ad
incontrare lo sguardo ipnotico della donna.
-Come?
Domandò, mentre veniva
inconsciamente risucchiata da quelle iridi ammaliatrici.
-Tu dormi… al resto penserò io…
-Si…
Chiuse gli occhi, sprofondando in un sonno senza sogni e
si abbandonò fra le braccia della ragazza, che trasformò il sorriso in un
ghigno.
Passò una mano artigliata fra i capelli biondi di lei e ne attorcigliò una ciocca attorno alle dita, che in pochi
secondi si imbevette di rosso.
-Ora che tu mi hai dato il
permesso, io posso rinascere a nuova vita… e tu…
Disse con orgoglio rivolgendo lo sguardo verso un’altra
figura che sino a quel momento era rimasta celata dal buio.
-Tu ora non puoi fare più nulla per salvare questa stupida
umana… sorella…
La donna vestita di viola scoppiò a
ridere, dopodiché lasciò cadere Shaorin a terra.
-HAI PERSO SHIMUNI! IO, SHINATA, SIGNORA DEGLI INFERI, HO
FINALMENTE VINTO!!!
Una colonna di fumo nero la avvolse sino a farla del tutto
scomparire.
Shimuni uscì dall’ombra, le grandi ali d’angelo strappate
in più punti, l’abito lungo e candido sporco di polvere e grandi lacrime
bianche come perle lucide scendevano copiose lungo le guance di porcellana
sulle quali si vedevano simboli dorati.
Si inginocchiò accanto al corpo di
Shao e le accarezzò il viso, dopodiché chinò il capo d’oro fuso e iniziò a
piangere sommessamente.
-Ho fallito…
…Shaorin aprì gli occhi scarlatti, risvegliandosi dal coma
in cui era caduta.
Un ghigno comparve sulle sue labbra e sul viso si
disegnarono simboli demoniaci dal colore nero.
Si portò una mano al volto e scostò alcune ciocche
scarlatte dalla fronte, passandosi le dita avvolte da un guanto di pelle nera fra di essi.
Si alzò in piedi, traballante dopo
millenni rimasta imprigionata in un’anima buona; i vestiti strappati e sporchi
di sangue erano stati sostituiti da un meraviglioso abito nero.
In vita era stretto e disegnava dolcemente le forme
prosperose del diavolo, per poi ricadere lungo e liscio
dai fianchi come una colata d’inchiostro separata da un lungo spacco.
-Shinata è viva…
Sussurrò con voce innaturale.
Naraku si avvicinò ai corpi di Inuyasha
e Kagome, fissando insensibilmente quelle due anime abbracciate dai visi
pallidi e mesti, semi coperti dai capelli intrisi di pioggia e di sangue.
Si chinò su Kagome e le strappò la Shikon no Tama dal collo, che al contatto con la mano del demone si
tinse nuovamente di nero.
Kamui gli si avvicinò, le lunghe ali nere aperte sopra il
capo color ebano a ripararlo dalla pioggia che continuava a cadere, creando sul
terreno ormai completamente imbevuto d’acqua grosse pozzanghere.
Gli occhi gelidi si soffermarono per un momento sui due
amanti abbracciati, indifferenti, come impermeabili alla disperazione di quell’immagine
straziante di due anime che come colpa hanno avuto
solo quello dell’illudersi di potersi amare liberamente.
-Allora?
Chiese freddo, insensibile.
-Io ho quello che volevo… il vostro aiuto non mi serve
più…
Kamui rise divertito, i lunghi e affilati canini vennero scoperti dalle labbra pallide e sottili.
-Giusto, demone, giusto…
Le iridi dorate si socchiusero, riducendosi a due fessure
di metallo fuso e prezioso che fissavano incomprensibilmente fameliche la
figura che stava loro di fronte.
Naraku si sentì stranamente infastidito
da quello sguardo e nel tentativo di allontanare dalla sua mente quel pensiero
si voltò in cerca dei propri servi.
Vide Kohaku steso a terra poco distante dalla tajiya, la
quale sembrava dormire sul corpo chiaramente esanime del monaco.
Passò oltre, setacciando con gli occhi neri gli alberi che
li circondavano.
Kotori comparve accanto al fratello, i
capelli innaturalmente asciutti le incorniciavano il viso raffinato dal
pallore lunare.
Le iridi perlacee si portarono su quelle del fratello, le
osservarono per qualche attimo, poi, come se attraverso quell’occhiata lui le
avesse trasmesso i propri pensieri, assunse la
medesima espressione.
Gli si accostò ancora.
-Manca poco… un soffio…
Sussurrò, ritornando a guardare Naraku.
-Lei lo risparmierà?
Chiese; Kamui le sorrise malignamente.
-Secondo te?
Entrambi risero sommessamente;
avevano i loro poteri, erano finalmente liberi e ora Lei era tornata.
Finalmente sarebbero potuti tornare all’inferno, dove
avrebbero reclamato dopo tanto tempo passato sotto quel dannato sigillo i loro
posti come i guardiani dei dannati.
E non ci sarebbe stato più nessuno
in grado di fermarli: Midoriko era imprigionata all’interno della Shikon no
Tama e la sua erede era morta, ormai avevano vinto.
Naraku continuava a guardarsi intorno, cercando la youkai
domatrice del vento e chiamandola con rabbia mista ad inquietudine.
Non gli piaceva l’idea di essere
solo con i due spiriti, gli dava uno spiacevole senso di apprensione, come se
una parte di lui stesse aspettando qualcosa che non sarebbe tardato ad
arrivare.
Sentiva gli occhi dei fratelli su di se e l’ansia
cresceva, creando dentro di lui una terribile sensazione, come un
presentimento.
La pioggia continuava a cadere incessante, bagnando ogni
cosa, infradiciando i corpi senza vita e lavando via il sangue che insudiciava
i volti e i vestiti.
Tutto intorno c’era solo il silenzio, un
pesante silenzio, poi un debole rumore ruppe la quiete, un rumore
regolare e cadenzato, dei passi…
Naraku si voltò di scatto, fissando il paesaggio attorno a
se con occhi terrorizzati.
-Kagura?
Chiamò con voce leggermente incrinata.
Nessuno rispose.
-KAGURA! DANNATA!
Il rumore di passi diventò più intenso; qualunque cosa
fosse si stava avvicinando.
-KAGURA!
Urlò atterrito.
-Kagura non verrà.
Da dietro un albero comparve una figura avvolta da un
lungo vestito nero: una cascata di capelli rossi simili a sangue incorniciavano un viso dal pallore lunare, facendo risaltare
gli occhi del medesimo colore e ricadendo morbidi lungo la schiena sino ai
polpacci, lunghe orecchie appuntite spuntavano da essi, con i lobi perforati da
dieci a destra e undici buchi a sinistra da cui pendevano orecchini di ametista
e rubini, incastonati in oro rosso e giallo.
Le labbra cariche di rossetto porpora si allungarono in un
sorriso, zanne bianchissime e affilate comparvero da una dentatura perfetta,
gli occhi cremisi incastonati da lunghe e folte ciglia color pece che rendevano
quello sguardo magnetico e fatale.
-Nessuno verrà, per quanto tu possa
urlare, pregare, piangere o gemere…
Shinata avanzò sul terreno zuppo, affondando i tacchi a
spillo nella terra molle, facendo ondeggiare le maniche ampie e dai bordi
orlati di rosso del vestito e lasciando le mani avvolte in guanti neri da cui
spuntavano lunghi artigli impreziositi dallo smalto nero ciondolare lungo i
fianchi prosperosi e ben definiti e fissando Naraku con la medesima espressione
dei due spiriti.
-Vostra altezza.
Dissero cordiali e sottomessi Kamui e Kotori,
inginocchiandosi nonostante l’erba fradicia e le numerose pozzanghere di fango
e acqua piovana.
Lei sorrise di nuovo,
avvicinandosi loro e accarezzando i capelli di entrambi con le lunghe dita
affusolate.
-I miei piccoli spettri di morte… quanto
tempo…
Con un cenno della mano li fece alzare, guardandoli negli
occhi con odio, disprezzo, desiderio.
Prese il volto di Kamui fra le dita, lo fece avvicinare a
lei, compiacendosi nel più profondo dell’anima di quei cinque centimetri che la
rendevano più alta dello spirito maschile.
Lei era al di sopra di tutto e di
tutti; solo Lui aveva il privilegio di superarla.
-Tu eri il mio preferito…
Lo baciò sulle labbra, famelica di ciò che per troppo
tempo le era stato a suo parere ingiustamente negato.
Con violenza la lingua del diavolo donna si insinuò nella bocca di lui, muovendosi con sensualità,
attorcigliandosi con quella dello spettro.
Si staccò da lui, avvicinandosi a Kotori che la guardava
con ammirazione mista ad adorazione.
-E tu la mia gemma…
Anche a lei diede un bacio, anche a lei
con la stessa violenza, muovendo forte la lingua e invadendo la sua bocca
sporca di terribili peccati.
Naraku le guardò inorridito, sbalordito e terrorizzato,
indietreggiando con gli occhi sbarrati.
Voleva fuggire, doveva fuggire.
Shinata si staccò dalla ragazza, sorridendo cattiva e
riducendo a due fessure gli occhi scarlatti.
Si allontanò dalla ragazza e allungò le braccia verso il
cielo, stiracchiandosi e girando su se stessa; respirò a fondo l’aria
impregnata dell’odore del fango e del sangue, reclinando appena il capo all’indietro.
-L’aria nei polmoni, l’acqua sulla
pelle, il vento fra i capelli…
Chiuse gli occhi per un attimo, ispirando di nuovo.
-Mi dà il voltastomaco!
Alzò le braccia al cielo, sgranchendosi dopo quei lunghi
anni di reclusione, e due paia di lunghe ali nere come il carbone si aprirono dietro di lei.
Il diavolo ghignò compiaciuta e le sbatté un paio di
volte, frustando l’aria e provocando un forte spostamento d’aria.
-Ma devo dire che l’idea di aver
finalmente rimesso al suo posto quel maledetto angelo mi fa sentire euforica…
Si voltò verso Kamui e Kotori e sorrise di nuovo.
-Strano vero?
Risero tutti e tre, una risata terribile, senza allegria.
L’ennesima goccia di pioggia cadde sui suoi occhi chiusi,
bagnando la pelle pallida incrostata di sangue, scendendo lungo i graffi e le
ustioni, delineando il taglio affusolato del viso.
La luna tatuata sulla sua fronte era sbiadita, come se la
pioggia l’avesse scolorita; respirava ancora, seppure a fatica, ma ad ogni
boccata d’aria corrispondevano mille e una fitte all’addome.
I capelli color argento erano
sparsi sul terreno, fradici, sporchi, impregnati di sangue, arruffati e ormai
tutte le sue forze l’avevano completamente abbandonato.
Come diavolo aveva fatto a farsi
sconfiggere da quel maledetto spettro? Lui era Sesshoumaru, il principe dei
demoni…
Cercò di respirare di nuovo e il sapore del sangue gli
invase la bocca, soffocandolo.
“È finita…”
Pensò, sorridendo ironico e abbandonandosi completamente
al terreno, ormai totalmente sfinito.
“E pensare che credevo di essere
invincibile…”
Rise sommessamente e una seconda ondata di dolori
lancinanti lo pervasero dalla testa ai piedi.
-Non è ancora tutto perduto principe Inu-youkai…
Il demone spalancò gli occhi ambrati.
-Chi… chi sei?
Chiese debolmente, guardandosi attorno.
Davanti ai suoi occhi si materializzò l’immagine di una
ragazza dai lunghi capelli dorati e dalle grandi ali bianche, che lo guardava preoccupata attraverso un paio di meravigliosi
occhi blu oceano privi di pupille, simili a due zaffiri dal taglio perfetto.
-Shao?
Domandò debolmente lo youkai, rivolgendole un sorriso.
L’angelo gli sorrise dolce
scotendo il capo d’oro e con una mano gli accarezzò il viso, pulendolo dal
sangue e dalla polvere.
-No, sono un angelo del cielo…
-Se… sei venuta a portarmi via?
La ragazza gli si sedette accanto e gli prese una mano,
sollevandolo dall’erba fradicia e aiutandolo a mettersi seduto.
-Il mio nome è Shimuni… sono la
guardiana dei cancelli celesti…
Gli occhi blu lo guardarono penetranti, apparendo
infinitamente profondi, come quelli della sua Shao.
Improvvisamente tutti i suoi ricordi gli ritornarono alla
mente, come se prima di quel momento la stanchezza li avesse cancellati.
-Shao?!? Dov’è Shaorin?!?
Domandò con ritrovato vigore, cercandola con lo sguardo.
Lo sguardo di Shimuni divenne improvvisamente triste, che
abbassò gli occhi e sospirò con malinconia.
-Lei non è più Shaorin… mia sorella Shinata ha preso
possesso del suo corpo e io non sono stata in grado di fermarla…
Sesshoumaru la fissò incredulo, sentendo gli occhi
riempirsi di grosse lacrime salate; non poteva averla persa, non l’aveva persa,
non doveva! Glielo aveva promesso, lei non lo avrebbe mai
lasciato solo e Shao le promesse le manteneva sempre.
-NO!
Gridò lui.
-La mia Shao non può essersene andata!!!
Shimuni socchiuse gli occhi color cielo e scosse il capo.
-Lei non se ne è andata, ma se
non riuscirai a liberare il suo corpo dallo spirito di mia sorella prima del
sorgere del sole, la sua anima andrà perduta…
-Ma come posso fare? Sono esausto…
-Per quello io posso guarirti, poi però
dovrai cavartela da solo, i miei poteri sono troppo deboli.
Così dicendo mostrò allo youkai la mano destra: la sagoma
era trasparente e rispetto al resto del corpo sembrava quasi una sorta di
riflesso sbiadito.
-Io sto scomparendo… non sono
riuscita a salvarla, ti prego, fallo tu per me…
L’angelo si avvicinò a Sesshoumaru e lo baciò sulle
labbra, trasmettendogli quel poco di energia che
ancora le restava e infondendogli così nuove forze.
Il demone si sentì avvolgere da un intenso calore e
improvvisamente tutta la stanchezza e il dolore scomparvero.
-Salva il tuo amore… salva la nostra terra…
-Come? Io non sono nemmeno riuscito a proteggerla…
Lei lo guardò serena, dopodiché
gli accarezzò il viso.
-L’amore è la forza più grande di tutte… se riuscirai ad
amarla e superare l’odio e la cattiveria che ora sono
padroni del suo spirito, allora non ci saranno problemi…
La donna sorrise felice, dopodiché chiuse le iridi azzurre
e si allontanò da lui.
-Addio principe… ora è tutto nelle tue mani…
Shimuni comparve fra la pioggia, sprigionando una luce
bianca.
Sesshoumaru si alzò in piedi, fissando il muro d’acqua con
nuova determinazione e ritrovato vigore.
-Questa volta riuscirò a proteggerti Shaorin, ci riuscirò perché io ti amo.
Naraku venne scaraventato contro
un masso e un rivolo di sangue scuro fuoriuscì dalla sua bocca.
Shinata rise di gusto, subito seguita dai due spiriti,
dopodiché si passò una mano fradicia di pioggia fra i capelli, facendo assumere
loro una strana piega, che però non faceva altro che
rendere più bello il suo viso.
-Mi deludi Naraku… a giudicare da ciò che hai fatto a
quegli inetti a cui la piccola Shaorin teneva tanto mi sembravi
molto più potente.
Si scrocchiò le dita, reclinando
da un lato il capo scarlatto e sospirando rassegnata.
-Io… caught… mi sto solo
riscaldando…
Gemette lo youkai, rialzandosi malamente
in piedi utilizzando lo stesso masso su cui era stato sbattuto come appiglio e
pulendosi il labbro inferiore dal sangue che colava copioso da esso.
Era esausto, completamente svuotato di ogni
sorta di forza; gli attacchi di quell’essere erano talmente veloci e potenti da
riuscire a malapena a vederli, evitarli poi era una cosa praticamente
impossibile.
Una fitta al fianco destro lo raggiunse non appena tentò
di reggersi in piedi senza l’ausilio del masso.
Si portò una mano sulla parte dolente e una smorfia tradì
la sua aria spavalda e sicura; Shinata sospirò di nuovo.
-Si, come no. Ma come avete fatto a rimanere al suo
servizio senza staccargli la testa? È praticamente
come un insulso umano.
-Non sottovalutarmi creatura infernale! Forse non sarò
alla tua altezza, ma anch’io ho i miei assi nella
manica.
Così dicendo giganteschi tentacoli uscirono dal kimono
strappato e fradicio di pioggia, dirigendosi verso Shinata.
La donna sorrise, rimanendo immobile.
-Non ho bisogno di sottovalutarti,
Naraku, tu sei già una nullità.
Dal palmo della sua mano scaturì una lunga spada e con un
paio di fendenti tutte quelle orribili e deformi appendici vennero
ridotte ad un mucchio di brandelli che caddero nel fango.
Lo youkai ringhiò colmo d’ira.
-Dannazione.
Improvvisamente il ghigno sul volto di Shinata scomparve,
lasciando spazio ad un’espressione furiosa; si portò la mano destra al viso e
con due dita artigliate toccò appena la pelle in corrispondenza di un graffio
da cui fuoriuscì una striscia rossa di plasma.
-Tu… come hai osato…
Sibilò furente, stringendo il pugno e conficcandosi le
unghie laccate di smalto viola nella carne.
Gli occhi del demone iniziarono a brillare, mentre attorno
a lei si creava una colonna di vento, che sollevava pezzi di terreno e deviava
il corso delle gocce d’acqua.
Un urlo disumano e stridulo fuoriuscì dalla sua gola e le
lunghe ali nere si spiegarono verso il cielo coperto di nuvole nere.
-Nessuno può anche solo permettersi di sfiorarmi oltre a
Lui!!!
Alzò le mani sopra la testa e un globo di tenebre si
materializzò fra di esse, ingrandendosi sfruttando la
rabbia che le scorreva assieme al sangue nelle vene.
Le
pupille oblunghe si assottigliarono a tal punto da essere appena visibili
all’interno delle iridi color rubino, le labbra si
assottigliarono, sbavando appena il rossetto cremisi al lato della bocca,
sporcando la pelle bagnata dalla pioggia. -Tu sei già morto, dannato youkai.
La sfera
di tenebre venne lanciata contro Naraku, che non
riuscì a schivare il colpo e venne colpito in pieno stomaco.
All’impatto
con le membra del demone, dalla palla si sprigionò una luce abbagliante che
avvolse tutto per pochi istanti.
-Ma…
maledizione…
Il suo
corpo cadde nel fango con un tonfo secco, lacerato in più pezzi che si sparsero
disordinatamente sull’erba e nelle pozzanghere.
Su tutta
la radura si sparse a pioggia il liquido scarlatto, mischiandosi a quello degli
altri ragazzi di cui ormai l’erba si era imbevuta.
L’ultimo
pezzo a cadere fu il capo, che rimbalzò sul prato un paio di volte prima di
finire in una pozzanghera.
Naraku
strinse la bocca in una smorfia di dolore lancinante, urlando dentro il proprio
cervello.
Aprì a
malapena l’unico occhio che gli rimaneva, guardandosi attorno cercando di fare
una sorta di misurazione della distanza dalle altre
parti, formulando così le possibili idee per la fuga.
Per sua
fortuna la testa era ancora integra e ciò gli regalava un’ottima occasione per
poter riuscire a riassemblarsi.
“Devo
assolutamente allontanarmi da qui…”
Pensò
rapidamente, cercando una soluzione per riuscire a ricomporre il proprio corpo
senza essere scoperto dal diavolo o dai suoi servi.
Improvvisamente
nella sua mente si accese una luce, l’unica debole speranza di fuga e quindi di
salvezza.
“Fingerò di essere morto,
così mi lascerà andare…”
Non fece
però in tempo a terminare di compiacersi per l’idea appena avuta che si sentì
afferrare per i capelli e sollevare da terra.
Una
scossa di terrore gli attraversò il cervello, mentre fulmineo richiudeva
l’occhio sinistro e assumeva un’espressione ferma.
-Ma
che bravo… giocare a fare il morto…
La voce
di Shinata gli perforò le orecchie, segnando così il suo destino: era
spacciato, ormai non c’era più nulla da fare.
-Ci hai
provato demone, ma ti è andata male e ora sono costretta ad eliminarti…
Ghignò il
diavolo, dopodiché creò un secondo globo nero e glielo piazzò in mezzo agli
occhi, generando un secondo scoppio che, sebbene fosse meno potente del primo,
frantumò la scatola cranica del demone.
La testa
esplose, riducendosi in piccoli lembi di pelle e ossa, mescolati a ciò che
pareva essere sangue.
Kotori
scoppiò a ridere assieme a Kamui, fissando indifferentemente i brandelli di
pelle e organi vari dei demoni che avevano composto il corpo di Naraku sparsi
un po’ dappertutto.
Kamui si
avvicinò a Shinata e le porse la Shikon no Tama,
ancora color ebano, che al solo contatto con le mani del diavolo emise una
scarica di energia, creando una piccola ma potente barriera cercando di
allontanarsi da lei.
La donna
sorrise, dopodiché strinse fra le dita la piccola palla trasparente,
frantumandola.
-Ci vuole
ben altro per resistere ai miei poteri.
Avvolse
la sfera con una luce violacea e la lasciò cadere dalle dita, facendola fluttuare
in aria e osservandola con occhi interessati.
-Allora è
nato tutto da qui, tutto questo casino… io non ho mai pensato che un oggetto
così piccolo e dal potere tanto esiguo potesse essere
motivo di contesa…
Rise,
scuotendo il capo di fuoco.
-Ma si
sa, il cuore degli uomini e dei demoni è stupido… si
lasciano corrompere e ammaliare da beni materiali credendo di poter così
ottenere forza e potere… dimenticano le cose per loro importanti, lasciandosi
portare all’ossessione e poi alla pazzia… non hanno più cura di chi sta loro
intorno, diventano crudeli con i propri cari e con se stessi, rinunciando al
proprio io per diventare ciò che l’oggetto che bramano vuole che essi siano…
Sfiorò la
punta della sfera con le dita che emise una debole
pulsazione, vano tentativo di sottrarsi a quella malvagità.
-Patetico.
Disegnò
un cerchio nell’aria con un dito e a comando la Shikon no
Tama iniziò a girare su se stessa, dandole l’opportunità di poterla esaminare
più accuratamente.
-Povera Midoriko… una miko del tuo rango costretta alla reclusione in
un’insulsa sfera che altro non è che l’ammasso di spiriti… mi fai quasi pena…
Rise di
nuovo.
-Purtroppo
per te la ragazza in cui avevi riposto le tue ultime
speranze è morta… il tuo destino è segnato… hai perso Midoriko e ormai non c’è
più nessuno che possa liberarti.
Prese la
sfera e la infilò in una delle sue collane.
-Sarai comunque un bel ciondolo…
Disse
ghignando, rivolgendo lo sguardo verso Kamui e Kotori che risposero con la
medesima espressione.
-Ora non devo fare altro che aspettare l’alba, dopodiché questo corpo sarà
finalmente mio.
-Su
questo avrei qualcosa da ridire.
I due
spettri si girarono di scatto, fissando sprezzanti e un po’ sorpresi
la figura che era comparsa da dietro un albero; Shinata rimase immobile,
limitandosi a sorridere.
-Quindi
sei ancora vivo… mi sorprendi demone, pensavo che
Kamui ti avesse già messo fuori gioco.
Si voltò
lentamente, incrociando così lo sguardo gelido dell’inu-youkai che era in piedi
dinnanzi a lei.
-Ma a
tutto c’è rimedio…
Con un
cenno del capo fece intendere i propri pensieri ai due spiriti, che si
scagliarono fulminei su di lui.
-Mi
dispiace, a quanto pare la tua fine avverrà per mano nostra!
Gridò
Kotori, facendo materializzare la lunga falce.
-Ma
non preoccuparti, tempo qualche ora e Shaorin verrà a farti compagnia!
Ridendo
scagliarono contro di lui colpi potenti, mirando a distruggerlo immediatamente.
Ma, non
appena essi furono a pochi centimetri dal suo corpo, una barriera di luce venne sprigionata, facendo fallire i loro attacchi.
I due
spiriti si guardarono confusi.
-Come è
possibile? Nessun demone può erigere una barriera in grado di fermarci!
Ringhiò
innervosito Kamui; non gli piaceva affatto l’idea che
quel damerino fosse riuscito ad eludere uno dei suoi colpi.
Anche
il diavolo aveva smesso di sorridere e ora lo fissava con occhi attenti,
cercando in lui una qualche anomalia.
-No, non può… ma conosco qualcuno che può farlo. Kamui, lanciagli
contro uno dei tuoi buchi neri.
Disse
seria.
-Con grande piacere altezza.
Sorrise
compiaciuto, mentre fra le sue mani si formava un globo di energia
nera.
-Preparati
youkai, questa sarà la tua fine.
Gli occhi
dello spirito si illuminarono di un’intensa luce
dorata mentre scagliava quell’ammasso di potere malefico contro Sesshoumaru.
Anche
questa volta il colpo si infranse contro la cupola
protettiva, disperdendosi fra le gocce di pioggia.
-MALEDIZIONE!
Urlò di
rabbia il ragazzo, mostrando i lunghi canini bianchi e ringhiando.
-Calmati
Kamui, né tu né Kotori ora potete colpirlo.
Parlò
Shinata, apparentemente calma.
-Ma
per quale motivo?
Chiese la
ragazza, avvicinandosi al fratello.
-Perché
quel demone è protetto da qualcuno che ha poteri molto
superiori ai vostri…
Il
diavolo aprì la mano sinistra e la puntò verso Sesshoumaru, guardandolo
attentamente.
-E
molto probabilmente pari ai miei…
I due
spettri si fissarono sbalorditi: come poteva esistere al mondo qualcuno in
grado di tenere testa a Shinata? Lei era la moglie di Lui,
scelta dalle forze oscure per sorvegliare i cancelli dell’Oblio.
Dal palmo
della donna si sprigionò un piccolo globo color sangue, mentre i suoi occhi si
colmarono della stessa tonalità scarlatta.
Un
sussurro impercettibile scaturì dalle sue labbra e la sfera schizzò via dalle
sue dita, andando ad infrangersi contro la barriera.
Un forte
impatto seguito da una potente onda d’urto fecero
tremare i rami degli alberi circostanti e provocarono uno spostamento d’aria
che per poco non fece cadere lo youkai a terra, ma lo lasciò comunque illeso.
-Allora
avevo visto giusto…
Sussurrò
storcendo la bocca e passandosi una mano guantata di
pelle fra i capelli che cominciavano ad imperlarsi delle gocce di pioggia.
Si
avvicinò al demone e lo guardò attentamente, chinando il capo
prima a destra e poi a sinistra, guardandolo con occhi attenti e con un
sorriso consapevole.
-C’è solo
una cosa che può salvarti dai miei poteri…
Gli prese il mento fra le dita e, con grande stupore da parte del
demone, si avvicinò a lui con l’intenzione di baciarlo.
Ma
improvvisamente, quando le loro labbra furono a pochi millimetri di distanza,
una scarica elettrica colpì entrambi, allontanandoli l’uno dall’altra.
-Ed è
il bacio di un angelo.
Rise
appena, abbassando per un attimo la testa di fiamme per riportare poi subito
gli occhi in quelli del demone.
Kamui e
Kotori si guardarono schifati: fra tutte le cose che detestavano il bacio di un
angelo era al primo posto.
-Ma
non di un angelo qualsiasi… bensì della mia cara sorellina…
Da calmo
il suo tono diventò improvvisamente rabbioso e si voltò di scatto, volgendo il
capo verso il cielo e iniziando ad urlare.
-NON
RIUSCIRARI MAI A
SCONFIGGERMI SHIMUNI!!! ORMAI HO
VINTO E TU SEI SOLO UN FANTASMA!!!
Una
sagoma chiara si materializzò davanti a lei, i lunghi capelli dorati ricadevano
morbidi sui fianchi e sulle caviglie, formando una sorta di aura
celestiale attorno al viso dalla pelle bianca e perfetta.
-Non c’è bisogno di urlare, sorella, io sono qui.
Shinata
ringhiò e la prese per la gola, fissandola con odio.
-Non puoi
vincere, ormai io ho preso il controllo di questo corpo e finalmente potrò
tornare da Lui e senza bisogno di pregare i Kami dopo aver distrutto questo
insulso pianeta…
Shimuni
rimase impassibile, fissando decisa la sorella negli occhi color sangue con
fermezza, poi sorrise.
-Questo è
quello che credi tu, sorella…
Disse
compiaciuta l’angelo; la stretta attorno al suo collo si fece più stretta e
Shinata si avvicinò al suo viso, stringendo i denti.
-Cosa vuoi insinuare?
Sibilò
arrogante.
-Il tuo
piano è quasi perfetto, devo dartene atto sorella, ma
quasi, non del tutto… c’è una cosa che tu hai sottovalutato e che sarà la tua
rovina…
Dal corpo
dell’angelo si sprigionò una forte luce, che costrinse
Shinata ad allontanarsi da lei.
-Cosa vuoi dire?
Ringhiò
cattiva, portandosi una mano davanti agli occhi per non rimanere accecata dalla
luce della sorella.
-Tu
perderai come la prima volta e allora i Kami ti dissolveranno. Non ci sarà una
seconda possibilità…
-RISPONDI
ALLA MIA DOMANDA!
Shimuni
rise cristallina, mentre i contorni del suo corpo iniziavano a disperdersi
nella pioggia che incessante continuava a cadere dalle nuvole nere.
-L’amore
sarà la tua rovina, Shinata, esattamente come lo fu mille
anni fa.
Il
diavolo, accecato dalla rabbia, creò un globo di energia
si sprigionò dalle sue mani e lo scagliò contro quella che era ormai solo la
proiezione dell’angelo, attraversandola e andando ad esplodere poco lontano,
riducendo ad un cumulo di cenere più di cento alberi.
-Ormai è
giunto il momento si pagare per tutto il dolore che hai causato, Shinata, e ti assicuro che ci sarò io ad aspettarti fuori dai cancelli.
Rise di nuovo, dopodiché si dissolse nel temporale.
-MALEDETTA!!!
Urlò la
donna, ringhiando come una fiera e creando un vortice di energia
attorno a se stessa.
Sesshoumaru
la guardò con occhi pieni di disperazione: allora era tutto vero, la sua dolce
Shaorin era diventata una creatura spietata.
Sentì una
fortissima fitta al cuore ed ebbe la sensazione che ci fosse
qualcosa di più che semplici gocce di pioggia a bagnarli gli occhi.
Il suo
amore lo stava abbandonando, e tutto perché lui non era stato capace di
proteggerla… di nuovo…
Ma di una
cosa era sicuro: l’avrebbe riportata indietro, anche a costo di dover dare la propria vita.
Shao era
la sua vita, il suo unico amore, non avrebbe lasciato
che gliela portassero via senza combattere.
Sguainò
la Tokijin e si avvicinò alla donna, così diversa dalla sua Shao eppure parte
della stessa anima.
-Vuoi
combattere contro di me, demone?
Disse
lei, nuovamente calma.
-Esattamente…
Io riporterò indietro Shao, anche a costo della vita.
Shinata
voltò il capo, fissandolo negli occhi con gelido odio e chinando la testa da
una parte.
Un’altra
fitta raggiunse il cuore del demone: quante volte aveva visto Shaorin fare quel
gesto con un sorriso dolcissimo sulle labbra.
Perché
era successo tutto questo? Perché proprio a loro due?
Lei era l’unica che avesse mai contato davvero in
tutta la sua vita e ora rischiava di perderla per sempre… un’altra volta…
-Mmhh…
chissà se la penserai ancora così quando ti perforerò
le costole con i miei artigli, trapassandoti il cuore…
Ghignò
sadica e perversa la donna, guardandolo con attenzione, scrutandolo, quasi a
mangiarlo con gli occhi.
Un
profondo senso di fastidio gli passò sotto la pelle fradicia d’acqua piovana,
sentendo un terribile brivido scorrergli giù per la schiena.
-Sai una
cosa?
La donna
mosse qualche passo verso lo youkai, guardandolo fissa attraverso gli occhi
cremisi.
-A
guardarti meglio devo ammettere che per essere un demone sei proprio bello…
Shao aveva scelto bene…
Sporca e
sensuale gli si avvicinò, sorridendo cattiva; a sentire quel nome Sesshoumaru
si sentì morire.
-Una
volta che ti avrò ucciso, ti porterò all’inferno con me e ti farò diventare uno
dei miei amanti…
Allungò
una mano verso di lui, volendo toccarlo, ma il globo di luce la respinse,
provocandole un graffio da cui fuoriuscì un rivolo rosso.
-Tsk!
Sibilò a
denti serrati.
-Shimuni
ti protegge, non vuole nemmeno che io ti baci… certo che ci deve tenere proprio
tanto a te.
Cercò di
nuovo di sfiorarlo e di nuovo fu allontanata dalla barriera.
-Sei così
simile a Mikail… non trovo poi così strano che abbia dato i suoi poteri per
proteggerti… voleva riuscire a salvare almeno te…
Sesshoumaru
la guardò confuso; Shinata ghignò.
-Ti sei
chiesto perché Shimuni ti abbia aiutato? Il tuo viso è molto simile a quello di
un umano di cui lei di era innamorata e che io ho
ucciso…
Rise di
gusto.
-Dopo
quell’episodio siamo state rinchiuse nell’anima della
ragazza che ti è tanto cara e mia sorella le si è affezionata quasi
morbosamente, vivendo attraverso di lei la vita che i Kami hanno negato ad
entrambe… Shimuni ha visto in te il riflesso dell’amore della sua vita e ha
cercato di aiutarti…
Altre
risate.
-Ma
ha fallito! E fra poco io avrò di nuovo un corpo
stabile! Puoi pure dire addio al tuo grande amore, non penso che vi rivedrete!!!
Sesshoumaru
ringhiò di rabbia e si scagliò contro il diavolo, alzando la spada verso di lei
per colpirla.
Shinata
si scostò veloce, evitando il colpo con un ghigno beffardo sulle labbra intrise
di rossetto.
-Certo
che sei proprio stupido…
Sogghignò
divertita.
-TACI!
Urlò lui, ricolmo di rabbia.
Tentò di
nuovo di ferirla con la spada, ma la donna schivò il suo attacco per l’ennesima
volta, con quell’orribile sorriso sulla bocca.
-Non hai
pensato che, se per qualche strano motivo tu riuscissi a colpirmi, anche la tua
adorata Shao rimarrebbe ferita?
Lo youkai
si bloccò: era vero, nonostante fosse posseduto da quel diavolo era pur sempre
il corpo di Shao.
Improvvisamente
sentì una forte fitta al fianco destro: la lama
sottile e tagliente della spada di lei gli aveva perforato la carne, aprendovi
una profonda e dolorosissima ferita.
Si inginocchiò
al suolo, il viso contratto da una smorfia di spasimo, gli occhi stretti in due
fessure.
-Ma…maledizione…
Shinata
gli si avvicinò di nuovo.
-Sei
vulnerabile come un bambino… basta che si nomini quella ragazza e la tua forza
si sfalda, la tua freddezza si dissolve e ogni tua
speranza di vittoria svanisce.
Non
appena si trovò a qualche centimetro dallo youkai, la barriera di luce che lo
proteggeva comparve fra di loro, sbarrandole di nuovo
la strada.
Questa
volta però la donna non disse nulla, rimanendo ferma.
Si portò
una mano dentro la scollatura del vestito, estraendone la Shikon no Tama completamente nera.
-Hai
ragione Shimuni, io non posso batterti, ma questa volta ho una carta in più
dalla mia parte…
La sfera
iniziò a brillare della luce violacea che la caratterizzava, sprigionando il
proprio potere e fondendolo a quello del diavolo.
-E
sarà grazie a questa piccola palla di vetro che io ti rispedirò in mezzo alle
nuvole e riuscirò finalmente ad avere un corpo interamente mio.
Gli occhi
di Shinata si tinsero di nero, riempiendosi come di un liquido corvino in cui
brillava una pupilla verticale candida come la luna.
I capelli
si sollevarono in aria, come se per magia si fossero asciugati dalla pioggia, i
simboli sulle sue guance iniziarono a brillare ed il suo corpo fu avvolto da
un’aura d’ombra.
-Ormai è finita… io ho vinto…
Sesshoumaru
alzò appena gli occhi d’ambra e vide la sagoma del diavolo avvicinarsi a lui
con la sfera fra le mani.
Aveva
capito le sue intenzioni, ma nonostante tutto non riusciva a fare nulla; come
avrebbe potuto farle del male? Come avrebbe potuto
ferirla? Lui l’amava, non poteva colpirla…
-Shao,
perdonami…
Abbassò
il capo, pronto a ricevere il colpo di grazia da parte di Shinata.
Una lacrima gli scese dagli occhi, disegnando sulla sua guancia
una riga scura e andando a cadere sull’erba fradicia di pioggia.
-Addio
youkai, ci vedremo all’inferno…
Alzò la
spada sopra la sua testa, ghignando, dopodiché sferrò un forte fendente contro
la barriera, che si frantumò in mille pezzi.
La lama
della spada attraversò i frammenti di luce che rimanevano, correndo veloce
verso la testa di Sesshoumaru, ma non appena si trovò a pochi centimetri da lui
una forza esterna ne fermò il colpo.
-COSA?!?
Urlò
rabbiosa il diavolo.
“Non ti
lascerò fargli del male…”
Una sagoma comparve davanti al demone, con le braccia
incrociate sopra il viso a parare il fendente.
-Tu? Com’è possibile?!?
Anche Sesshoumaru aprì gli occhi e quando vide chi lo
aveva appena salvato una gioia incontenibile prese possesso
della sua anima.
-Shao?
Mormorò piano.
“Si…”
L’inu-youkai lasciò cadere a terra la Tokijin e cercò di
abbracciarla, ma le sue braccia trapassarono il corpo della ragazza.
Solo in quel momento si accorse di cosa gli stava
realmente davanti: uno spirito…
-Come hai fatto ad uscire dalla
gabbia? Nessuno c’era mai riuscito!
Ringhiò la donna, arretrando.
“Io non sono mai entrata nella gabbia… seppur umana sono sempre parte di te come tu lo sei di me… come io
non sono riuscita a rinchiuderti nella mia anima tu non puoi farlo con me…”
Il diavolo ringhiò di odio e di
furia, stringendo gli occhi di nuovo rossi e riducendoli a due fessure.
Lo spirito di Shaorin si voltò verso lo youkai e gli
rivolse il più dolce dei sorrisi, inginocchiandosi accanto a lui.
“Il mio Sesshy-chan…”
Sussurrò teneramente, accarezzandogli il viso.
Il demone sentì il calore di quella mano e chiuse appena
le iridi di ambra liquida, appoggiando il viso contro
quel sostegno inesistente, portando la propria mano su quella di lei,
attraversandola.
“Mi dispiace di averti fatto del male…
non volevo…”
Lui scosse il capo.
-Non è colpa tua… sono io che non riesco a combattere…
“Perché? Sei abbastanza forte da
riuscire almeno a rispondere ai suoi attacchi…”
Sesshoumaru aprì le palpebre e la guardò negli occhi con
tristezza.
-Perché non posso farti del male…
Lei lo abbracciò con amore, cingendogli il collo con le
braccia evanescenti.
“Lo hai fatto per me?”
-Si…
Rispose in un sussurro, trattenendosi dal tentare di nuovo
di stringerla e quindi di rimanere deluso.
“Non devi farlo… lei non aspetterà che tu decida di
combattere… ti ucciderà e io non voglio…”
-Ma se colpisco lei è come se colpissi
te…
“Si, ma non devi preoccuparti per me… sono abbastanza
forte per resistere a qualche ferita… ora combatti, ti
prego, fallo per me…”
-No, non posso…
“Si che puoi! Non pensare a lei
come ad una proiezione di me stessa… io sono Shao, lei è Shinata…”
-Ma se poi ti ferissi troppo
gravemente e tu non riuscissi a resistere? Non posso perderti…
“Io ce la farò. Non sono una bambina che ha bisogno della
tua protezione, so cavarmela da sola.”
Per un attimo la sua espressione si fece più dura, poi un
sorriso solcò le labbra rosee e si allontanò appena da lui.
-Dove vai?
Chiese allarmato, cercando di
prenderle la mano.
“Devo ritornare nel corpo di Shinata, altrimenti mi dissolverei… promettimi che combatterai… prometti che lo
farai per me…”
Lui annuì con dolore.
-Si… per te…
Lei sorrise di nuovo, poi gli diede un tenero bacio sulle
labbra.
“Tu ce la farai… lo so…”
La sagoma della ragazza scomparve nelle gocce di pioggia,
ritornando all’interno del cuore del diavolo.
Sesshoumaru la guardò sparire, con un dolore immenso
dentro l’anima e con una lacrima al bordo dell’occhio destro.
-Shao…
Shinata osservò la scena con occhi
spavaldi, lievemente inquieta da quell’avvenimento.
Kamui le si avvicinò.
-Mia Signora, cosa dobbiamo fare?
Chiese con voce sommessa.
-Niente, voi dovete solo guardare… non
mi farò battere da una stupida umana. Io ucciderò quel demone e dopo
tutti gli esseri viventi di questo inutile pianeta… è
solo questione di tempo.
La donna si allontanò dal ragazzino, dirigendosi di nuovo
verso Sesshoumaru.
-Allora youkai, cosa ti ha detto la tua dolce nigen? Sai,
devo confessare ce non mi aspettavo una simile forza
d’animo, ma non importa… sarà ancora più dolce distruggerla…
Voleva ridere, ma al posto della voce uscì un colpo di
tosse.
Abbassò lo sguardo e vide il demone con la spada stretta
nel pugno che le trapassava il fianco desto.
-Non mi lascerò battere, e tu non mi porterai via Shao.
-Maledetto!
Ringhiò saltando via e portandosi una mano sulla ferita.
-La tua impudenza mi sorprende, ma non credere che basti
ferirmi per sconfiggermi… per farlo dovrai uccidermi e allora morirà anche la
tua stupida umana.
Sesshoumaru rimase freddo, come se il ghiaccio che Shao
aveva sciolto con tanta fatica fosse ricomparso, ricoprendo di nuovo tutto il
suo cuore.
-Lei non morirà…
Disse gelido.
-E come fai ad esserne tanto sicuro?
-Perché io la farò rivivere anche a costo
della vita.
Si lanciò di nuovo all’attacco, preciso, veloce e
impassibile come era sempre stato, mentre i suoi occhi
fissavano indifferenti quelli di lei.
Shinata si preparò a ricevere i colpi del demone,
sguainando la propria spada e aspettandolo ferma.
-Questo è l’ultimo round, demone… non ci
sarà una seconda possibilità.
...
Lettori(voce tipo esorcista): Dov’è?!?
…
Lettori(prendendo i forconi e le
torce): Dov’è quella maledetta?!?
…
Lettori:Tanto
ti troveremo dannata, è inutile che ti nascondi!!!
Io: hihihi… tanto da qui non mi
troveranno mai…
Lettori(occhi rossi):ECCOLA!!!
Io: ç_ç Sono morta…
Lettori: Ora la pagherai!!!
Io: Vi prego pietà!!!
Shaorin:Io
glielo avevo detto di farla meno tragica. -_-‘ ma come al solito non mi da mai
retta.
Commento al capitolo:
CIAOOOOOOOOO GENTE!!!! Come ve la passate? Io sono appena
tornata dalla montagna e mi sento una sorta di panettone da tt quello che ho
mangiato!!!! Mamma mia qnt roba c’era!!! Cmq, mi scuso per il pauroso ritardo ma lassù in mezzo
alle nevi non avevo possibilità di collegarmi, perciò spero che vi asterrete
dall’uccidermi… per qnt riguarda il cap le cose cominciano ad aggiustarsi, ma
non aspettatevi il finale prima di altri due lunghissimi capitoli……hihihihi cm
sono sadica!!! No ske, cmq dovrete attendere ancora un pochino prima di vedere
finalmente la fine di qst lunga fic.
Ringrazio tt quelli
che hanno commentato (minacce di morte a parte ^^) e mi disp di avervi fatto
stare male, ma secondo me se non c’è un po’ di tragedia le storie non sono
belle e per finire mando un bacio mega alla mia Fre-chan, a cui voglio più che
un mondo di bene!!!
E ora godetevi(per
qnt possiate godervi un cap cm qst….. hihihihi cosa
avrà voluto dire?) il 32esimo nonché penultimo cap della storia.
Cap. 32 Prima che sorga il sole
L’ennesimo cozzare delle lame, l’ennesimo attacco che si infrangeva pesante sulle spade, l’ennesimo fendente
andato a vuoto.
I due combattenti continuavano ad aggredirsi come animali
in gabbia, utilizzando ogni singolo muscolo nel tentativo di mettere l’altro in
difficoltà, squadrandosi con occhi pieni di odio e di
freddezza.
Sesshoumaru era ritornato un demone spietato, i suoi colpi
erano precisi, dettati non dalla disperazione ma da semplice tecnica e abilità
che negli anni aveva accumulato.
I suoi movimenti erano leggeri, precisi, la Tokijin
continuava ad obbedirgli in modo perfetto, muovendosi come la protesi del
braccio che la impugnava.
Shinata invece si trovava per la prima volta nella
condizione di dover utilizzare gran parte delle proprie forze.
La cosa la solleticava, finalmente aveva trovato un
avversario al suo livello che la costringeva ad impegnarsi nel combattimento,
sfruttando a pieno i propri poteri.
Finalmente poteva divertirsi senza reprimersi, dando
libero sfogo ai propri istinti e alla propria forza.
Saltò veloce da un lato, cercando di colpirlo a tradimento, ma Sesshoumaru evitò il colpo e rispose con un
affondo.
Shinata lo guardò con gli occhi socchiusi, sorridendo
appena.
Era proprio bravo…
Però la cosa stava andando troppo per le lunghe: i capelli
le si erano completamente inzuppati di pioggia, il
trucco pesante si era sciolto, sporcandole il viso pallido come la luna e le
era colato lungo le guance.
Lei odiava essere in disordine, soprattutto per quanto
riguardava il trucco e i capelli.
Doveva porre fine a quella lotta e doveva farlo subito, ne aveva abbastanza.
Volutamente sferrò un attacco poco potente, lasciando che
lo youkai lo schivasse, attendendo la sua risposta.
Sesshoumaru alzò la Tokijin e si scagliò su di lei con
cattiveria, colpendola sulla spalla destra.
Il sangue del diavolo macchiò la lama
lucente della spada, dopodiché Shinata si accasciò al suolo, fingendo di
provare dolore.
Un ghigno terribile si trovava sulle sue labbra, ma veniva accuratamente celato al demone dalla cascata di
capelli rosso sangue.
Si concentrò, richiamando a sé lo spirito ormai quasi
dissolto di Shao, che con le ultime forze che ancora la tenevano in vita si
stringeva ad essa.
“Dammi i tuoi occhi…”
Disse, afferrandola per i polsi e stringendoli con le
unghie.
Shao cercò di ribellarsi, ma ormai era in fin di vita e se
voleva sopravvivere sino all’alba doveva risparmiare tutte le forze che poteva.
Si arrese, mentre le lacrime le scendevano lungo le guance
pallide.
Sentì le mani di Shinata posarsi sulle sue palpebre ed un
dolore intenso la pervase.
Una luce azzurra avvolse le mani del demone, risalendole
le braccia, arrivando sino al volto e infilandosi nelle sue iridi, che si
tinsero del medesimo colore di quelle di Shao.
Quando furono completamente blu, le mani
di Shinata liberarono la ragazza dalla loro stretta e una risata maligna uscì
dalle labbra del demone.
“Ormai è finita, piccola, ho
vinto…”
Scoppiò a ridere, dissolvendosi in mezzo alle fiamme.
Shaorin cadde a terra, grossi lacrimoni che le solcavano
il viso e singhiozzi convulsi che le mozzavano il
flebile respiro.
“Sesshoumaru… ti prego… quella non sono
io … non sono io…”
Singhiozzò.
Il diavolo iniziò un pianto sommesso, stringendosi le
braccia sul ventre.
Sesshoumaru la guardò confuso, cercando un qualche cenno
che lo aiutasse a capire.
-Sesshoumaru…
Una voce dolce, piena di sofferenza e rotta dal pianto
arrivò alle orecchie dello youkai, che spalancò gli occhi.
-Shao?
La chiamò piano, avvicinandosi a lei di qualche passo.
La donna fece scomparire il ghigno dalle labbra e lo sostituì
con un’espressione piena di sofferenza.
-Aiutami Sesshoumaru…
Gemette falsamente dolorante, alzando appena il capo color
sangue e rivelando gli occhi blu rubati a Shao.
Il demone sbarrò le iridi ambrate, fissando quelle blu di
Shinata, illudendosi di averla finalmente ritrovata.
-Shao!
Gridò di gioia, gettandosi accanto alla ragazza e
abbracciandola più forte che poteva.
-Angelo mio… ho temuto di
perderti per sempre…
Shinata sorrise compiaciuta fra le
braccia del demone, circondandogli il torace con le proprie.
-NO!
Shao si strinse nelle spalle, cadendo di
nuovo in ginocchio, lucciconi sempre più numerosi le rigavano le guance.
-Non sono io! Sesshoumaru non sono io!
Un rivolo di sangue le uscì dalle labbra e improvvisamente
le mancò l’aria, come se i suoi polmoni non riuscissero più ad inspirare l’aria;
non aveva più tempo, ancora poche ore e sarebbe finita.
-Perché non riesci a sentirmi? Perché?!?
-Shao… grazie al cielo ce l’ho
fatta… non so come sarei potuto andare avanti senza di te…
Sussurrò lo youkai, stringendo sempre più forte la
ragazza.
Le passò una mano fra i capelli, incredulo, felice, stordito ma finalmente con la donna che amava.
Non l’avrebbe mai più lasciata andare, da quel momento le
sarebbe rimasto sempre accanto e avrebbe vegliato su di lei.
-D’ora in poi non ti lascerò mai più, te
lo giuro…
Shao urlò di dolore, mentre tagli
profondi le comparivano sulle braccia e sul viso, il sangue le colò lungo il
corpo macchiandole i vestiti.
-Sesshoumaru, ti prego… non credere ai suoi occhi, sono
falsi…
La pioggia continuava a cadere, ma il demone non sembrava
farci più caso, completamente perso nella vana convinzione di aver finalmente
riavuto indietro il suo tesoro più grande.
Il diavolo si limitava a stare fra le sue braccia,
pienamente consapevole che ogni secondo passato accanto a Sesshoumaru toglieva
forze a Shaorin.
Shinata sollevò una mano e gliela appoggiò sul petto.
-Dì buona notte…
Sesshoumaru la guardò confuso.
-Cosa?
-NOOOOOOOOOOOOOO!!!!
Shao si portò le mani al volto, cadendo a terra.
-No…
Un gemito strozzato seguì quella domanda e un dolore
lancinante lo attraversò completamente.
Gli artigli di lei gli avevano
perforato il torace all’altezza del cuore, lacerando la carne e attraversando i
muscoli e le costole.
-Stupido demone.
Ghignò lei.
Lo youkai abbassò gli occhi pieni di lacrime ed incontrò
quelli di lei, rossi come il sangue, pieni d’odio e cattiveria.
-Sei proprio uno stupido… credevo che sapessi riconoscere
gli occhi della donna che ami, ma forse non è così…
Scoppiò a ridere, rigirando le unghie dentro il petto
dello youkai, a cui sfuggì un gemito di dolore.
-Povera piccola Shaorin, chissà come si sentirà sapendo
che il suo adorato demone non è nemmeno capace di riconoscere i suoi occhi…
Sesshoumaru ringhiò rabbioso, mentre il sangue iniziava a
colare dalle ferite e macchiava il già lurido kimono.
-Te lo posso dire io come si sente: è distrutta, molto
probabilmente il suo spirito è al limite, scommetto che sta piangendo, anzi, lo
so… sento le sue lacrime nell’anima e posso percepire le urla che lancia ogni volta che le mie mani ti sfiorano.
Un secondo ringhio uscì dalle labbra del demone.
-Maledetta…
Sibilò rabbioso, digrignando le zanne.
-Ma io riuscirò a riprendermi Shao, non credere che ti lascerò portarmela via senza combattere! Lei è mia e nessuno
riuscirà a dividerci!!!
Gli occhi di Shinata lo fissarono gelidi e la ragazza
corrugò le sopracciglia fini e scarlatte poi, ritraendo gli artigli, disse.
-E per cosa? Per farla soffrire di
nuovo? Per farla piangere?
Sesshoumaru alzò appena lo sguardo, fissandola confuso.
-Cosa stai dicendo?
Sussurrò, stringendo le palpebre sino a ridurre gli occhi
a due fessure d’ambra liquida.
-Secondo te come mai solo ora sono riuscita a prendere il
possesso del corpo di Shaorin? Perché tu le hai
distrutto l’anima, demone, tu l’hai illusa con la speranza di un amore vero, di
un affetto senza secondi fini, e invece l’hai fatta piangere, l’hai fatta
soffrire enormemente…
Shinata lo fissò con odio e con disprezzo, perforandogli
l’anima con quello sguardo terribile.
-Credi davvero che riportandola indietro la faresti
felice? Credi davvero che le basterebbe un po’ del tuo affetto? Se tu la riporti qui lei morirà dentro, completamente e
allora non ci sarà più nulla da fare…
Sesshoumaru si sentì svuotare dentro, come se qualcosa
risucchiasse le sue energie dall’interno, una sorta di gorgo che attirava
dentro di se la sua anima.
Era davvero così? Era veramente colpa sua se quel diavolo
era riuscita a prendere possesso del corpo di Shao?
Come aveva potuto non pensare alla possibilità di essere
una delle cause? Tutto era cominciato quando loro due
si erano incontrati e per colpa sua lei aveva rischiato di morire più volte… A
cosa sarebbe servito riportarla da lui se poi non fosse riuscito a renderla
felice?
A niente forse, a niente, ma c’era qualcosa che ancora
doveva dirle e per farlo doveva salvarla.
Poi avrebbe potuto tornare nella
sua epoca, lasciarlo solo, non gli importava, voleva solo che fosse felice.
Abbracciò Shinata, stringendola di nuovo al petto e
affondando il volto fradicio e sporco nei capelli color sangue di lei,
chiudendo gli occhi.
-Perdonami Shao… perdonami per
tutto il dolore che ti ho dato… so di non essere perfetto e di non essere
capace a renderti felice, ma voglio solo rivedere il tuo sorriso, solo quello…
ti prego…
Shinata sbarrò gli occhi rossi, sentendosi improvvisamente
debole.
Uno strano calore l’avvolse, infiltrandosi all’interno del
suo corpo, riempiendole le vene di sangue caldo, andando a risvegliare quel
cuore che con tanta fatica e dedizione era riuscita a
congelare.
Improvvisamente una sensazione che non aveva mai provato
prima iniziò a farsi strada fra i pensieri ed i
ricordi che Shaorin non aveva ancora perduto completamente.
Le ali da diavolo si abbassarono, completamente prive di
forze, accasciandosi come lenzuoli sporchi sull’erba fradicia di pioggia.
Gli occhi cominciarono a pungerle, a bruciarle appena e
prima che potesse fare qualsiasi cosa iniziò a piangere.
Il corpo ormai esausto di Shao giaceva a terra, in un lago di sangue scuro, rinchiusa in quella parte di se stessa
che ancora riusciva a controllare, ma che purtroppo continuava a diminuire.
Ormai aveva esaurito tutte le forze a
sua disposizione, non era più in grado di resistere a Shinata.
Sarebbe morta fra qualche minuto, lo poteva
percepite chiaramente: la vita la abbandonava lentamente, scorrendo via
attraverso le ferite che la sua anima aveva ricevuto a causa del diavolo.
Gli occhi ricolmi di lacrime fissavano completamente
annebbiati dalla stanchezza il nulla che ormai la circondava, aveva tanto
sonno… ormai non poteva che attendere la propria morte, non aveva più alcuna
forza.
-Sesshoumaru…
Sussurrò, muovendo appena le labbra sporche di rosso.
-Sesshoumaru…
Le sue palpebre diventarono
improvvisamente pesanti, il sangue ormai a fiumi scorreva via dalle
ferite assieme alla sua vita.
Vide le immagini davanti ai suoi occhi diventare sempre
più sfocate, confondersi con il buio, sciogliersi nelle lacrime.
Le rimaneva un solo respiro, un solo
respiro e poi sarebbe morta.
Inspirò tutta l’aria che poté, mille fitte le attraversarono l’addome, riempiendo i polmoni di sangue.
-Addio…
L’aria uscì dalle sue labbra, portando con se la sua vita, ma prima che i suoi occhi si chiudessero del tutto
uno strano calore la circondò, prendendo il posto del gelo.
La vita sembrò ritornare dentro il suo corpo, la sua mente risvegliarsi, il suo spirito riasseblarsi.
Improvvisamente tutto ciò che aveva attorno si tinse di
bianco.
Sesshoumaru continuava a stringere Shinata, non facendo
più caso a nulla attorno a lui.
Persino il fatto che avesse smesso finalmente di piovere non era arrivato ai suoi sensi, estremamente fini ed
attenti, ora ciò che gli importava era avere quella donna fra le braccia.
Non era Shao, ma per lui era come se lo fosse stata.
Sapeva che molto probabilmente avrebbe combinato dei
disastri, che avrebbero litigato, che avrebbe pianto, che lei forse se ne
sarebbe andata, ma non poteva assolutamente permettere che morisse senza sapere
ciò che sentiva nei suoi confronti.
-Ti prego, riportala indietro…
Chiese in tono di supplica, rotto dalle lacrime che
cercava di ricacciare indietro.
-No.
Rispose secca Shinata, ma qualcosa nella sua voce fece
stupire lo youkai: non era più piena di odio e di
rancore, era solamente triste.
Solo in quel momento si accorse che stava piangendo.
-Perché piangi?
Le domandò con voce appena stupita; la donna non rispose.
-Tu sei una creatura strana, demone…
Disse Shinata, limitandosi a guardare davanti a se il
paesaggio bagnato ma non più sfocato dalle gocce di pioggia.
-Saresti disposto anche a dare la
tua vita in cambio della sua… tutto solo per amore… un sentimento così stupido…
Rise debolmente.
Amore… un sentimento che le era stato negato sin dalla
nascita, rapita dai diavoli in tenera età, educata da essi
a diventare l’essenza stessa del male… una volta avrebbe affermato con certezza
di essere fiera di tutto ciò, ma in quel momento, mentre lacrime nere le
solcavano le guance bianche, non ne era più così sicura.
Portò le mani sulle spalle di Sesshoumaru e lo allontanò
da se, guardandolo con occhi nuovi, con occhi diversi,
con occhi sereni…
-Mi hai sconfitta demone…
Un sorriso comparve sulle labbra sbavate di rossetto.
-E come premio io realizzerò il tuo
desiderio più grande…
Un’intensissima luce bianca si sprigionò dal corpo del
diavolo, invadendo tutta la pianura, avvolgendo i corpi senza vita che ancora
giacevano l’uno accanto all’altro sul campo di una battaglia ormai finita,
pulendo l’erba dal sangue e lavando gli occhi dalle lacrime.
Sesshoumaru si portò una mano sugli
occhi per non rimanere accecato da quel bagliore, cercando di distinguere al
suo interno la sagoma del diavolo.
Riuscì soltanto ad intravedere il viso
di lei per un attimo, solcato da un sorriso e non da un ghigno, prima
che quella forte luce si esaurisse del tutto.
Lo youkai si guardò intorno, tentando di trovare un
qualche segno della presenza di Shinata.
Inspirò più volte l’aria, cercando quell’odore così forte
di zolfo e di sangue, ma non trovò nulla; che l’acqua l’avesse dissolto
completamente?
Però c’era qualcosa di strano: non
percepiva più nemmeno l’odore della morte che sino a qualche attimo prima
invadeva il suo olfatto nonostante la pioggia; quello il temporale non poteva
esserselo portato via, l’odore di morte rimaneva sempre sui cadaveri, bagnati o
meno.
Cosa voleva dire tutto questo?
Sesshoumaru si alzò in piedi, aspettandosi qualche fitta o
perlomeno un dolore lancinante ai muscoli, ma non accadde nulla.
Incredulo si guardò il kimono: era completamente intatto,
pulito, senza macchie di sangue né polvere o fango.
Tutte le ferite erano state completamente rimarginate e i
lividi e le escoriazioni se ne erano andati.
Sorrise malinconicamente: quello non era il suo desiderio
più grande… cosa importava essere vivo senza la persona
che gli permetteva di amare i giorni che era costretto a trascorrere su
quell’insulso pianeta?
Sentì le lacrime invadergli gli occhi d’ambra, pungenti ed
insistenti come mai ne aveva avute.
Guardò il cielo ormai quasi completamente sgombro dalle
nuvole e lo vide chiaro, il blu della notte che pian piano si andava
stemperando nell’azzurro di un mattino ormai prossimo.
Le stelle erano quasi completamente scomparse, solo le più
vicine si vedevano ancora attraverso il cielo, la luna sbiadiva lentamente, pronta
a cedere il proprio posto al sole.
Era tutto meraviglioso, meraviglioso davvero, ma allo
youkai non sembrava che l’ennesimo giorno vuoto.
Senza Shao tutto aveva perso importanza, persino la vita
stessa.
Una folata di vento lo investì, scompigliando i capelli
fradici, asciugando gli abiti bagnati, portando al suo naso il profumo dei
fiori, dell’erba intrisa di rugiada, della vita e di qualcos’altro…
Sbarrò gli occhi, annusando quanto più i suoi polmoni gli
permettevano: era lei, ne era sicuro.
Si voltò lentamente, temendo l’infrangersi di quel fievole
e debole sogno, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli blu mare di lei non
ebbe più dubbi.
-Shao…
La chiamò piano; lei sorrise, allargando le braccia verso
di lui.
-Sesshoumaru…
Disse lei con voce dolce.
Sesshoumaru iniziò a correrle incontro, senza staccare gli
occhi dai suoi, ormai sicuro che ciò che aveva davanti non era un sogno, ma la
realtà.
Le arrivò accanto, la prese fra le braccia, la sollevò da
terra facendola girare più volte tenendola stretta a sé.
Era lei, non un fantasma o un’illusione, era Shaorin, la
sua Shaorin ed era tornata da lui.
La sentì singhiozzare contro il suo petto, mentre si
stringeva a lui con quanta più forza aveva in corpo, euforica,
finalmente libera da una maledizione che la perseguitava sin dalla nascita.
-Angelo mio…
Le sussurrò ad un orecchio, mentre la riappoggiava a
terra.
-Sono libera… finalmente sono libera…
Singhiozzò Shaorin, sorridendo fra le lacrime che copiose
le rigavano il volto pallido e sporco di sangue.
Sesshoumaru la guardò in viso e solo in quel momento si
accorse delle innumerevoli ferite che le ricoprivano il corpo.
-Cosa ti è successo?!?
Esclamò inorridito.
-Il tempo era quasi scaduto… se il sole fosse sorto prima
che tu mi avessi liberata sarei morta… il mio spirito
non era abbastanza forte per resistere a quello di Shinata e ogni minuto che
passava subivo dei danni… queste ferite…
Fece una pausa.
-Però tu mi hai salvato in tempo e ora
io sono libera… le hai fatto capire quanto l’affetto e i sentimenti possano
essere potenti e così lei ha fatto avverare il tuo desiderio più grande…
Così dicendo gli indicò i corpi di Inuyasha,
Kagome, Sango e Miroku: li vide aprire gli occhi, uno dopo l’altro, senza
alcuna ferita, con nuova vita dentro l’anima.
-Ma come…
Sussurrò sbigottito.
-Per quanto tu possa cercare di
negarlo, non ero solo io quella che volevi salvare…tuo fratello, Kagome e tutti
gli altri, tu volevi che rivivessero e così è stato…
Sesshoumaru arrossì appena: era davvero così?
Poi guardò di nuovo quelli che erano diventati i suoi
compagni ed un sorriso appena accennato comparve sulle sue labbra; forse si…
Kagome aprì lievemente le palpebre, sbadigliando come dopo
una lunga dormita.
Che strana sensazione la avvolgeva,
le sembrava di percepire una sorta di nuova vita dentro di sé.
Com’era possibile? Lei era morta.
Un raggio di luce la raggiunse in pieno volto,
costringendola a richiuderle subito; era forse arrivata in paradiso?
Se era davvero così assomigliava un
sacco ad una foresta… la foresta dove era morta e dove erano morti i suoi
compagni.
Si mise a sedere, guardandosi intorno smarrita.
Quello non era il paradiso, ne era
certa, quella era la Sengoku
jidai; ma allora lei era ancora viva?
No, non poteva essere possibile.
Ricordava sin troppo bene il dolore della ferita sulla
schiena, le lacrime di Inuyasha, il freddo, poi il
buio…
Ma se era morta come faceva a
trovarsi in quel luogo?
-Kagome?
Una voce sin troppo familiare la vece voltare.
Con immensa gioia vide Inuyasha, vivo, sotto di se, che la
guardava incredulo attraverso quegli occhi così belli;
allora era vero, era viva!
-Inuyasha…
Gemette lei, con un dolcissimo sorriso sulle labbra di nuovo calde.
Inuyasha la guardava con occhi sbalorditi, quasi non
credendo a ciò che essi gli mostravano.
-Sei viva?
Le sussurrò allungando le mani per toccarla, ma esitando
per paura che tutto questo fosse solo l’ennesimo inganno del suo cuore.
-Si amore mio, sono viva…
Inuyasha la afferrò in un abbraccio fulmineo, stringendola
più che poteva, iniziando a piangere come un bambino.
Kagome alzò il capo verso il cielo ormai quasi del tutto
azzurro e mimò un “grazie” con le labbra.
-Ti amo Inuyasha, ti amo da
morire…
Gli disse, stringendolo a sua volta e baciandogli la
guancia bagnata dalle lacrime e dalla pioggia ormai terminata.
-Non ti lascerò mai più sola, amore mio,
non lo farò mai più te lo giuro.
Le diede un bacio candido sulle labbra rosa, colmandosi il
cuore di gioia nel sentirle di nuovo calde e morbide.
-Te lo giuro…
Sango alzò appena il capo, guardandosi intorno con gli
occhi ancora intrisi delle lacrime che aveva pianto.
Sentì il corpo di Miroku sotto il proprio e con un sorriso
inconsolabile sulla bocca lo strinse al proprio.
-Miroku…
Singhiozzò la tajiya, credendo di aver perso la ragione
della sua vita.
-Perché non sei andato via? Perché non mi hai lasciato combattere da sola? Ora saresti
vivo…
Affondò il viso nei capelli neri del monaco,
abbracciandolo forte e macchiandogli il volto con le lacrime.
-Perché ti amo…
Sango sbarrò gli occhi color nocciola.
-Cosa?
Sussurrò, mentre i suoi respiri aumentavano la loro
velocità.
-Perché io ti amo…
Miroku si staccò da lei, mettendosi a sedere accanto alla
ragazza e stiracchiandosi le braccia indolenzite.
La sterminatrice lo guardava con gli occhi ancora pieni di lacrime, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.
-Sei un sogno?
Domandò iniziando di nuovo a piangere.
L’houshi aprì finalmente gli occhi azzurri e li voltò
verso di lei, che continuava a fissarlo come se davanti a lei si fosse
materializzato uno spettro.
-Non direi.
Disse sorridendo.
Sango lanciò un urlo di gioia, gettandogli le braccia al
collo, facendolo cadere nuovamente a terra.
-SEI VIVO!
Gridò con un sorriso di pura e autentica gioia.
-Si, non dovrei?
Domandò lievemente confuso lui.
La sterminatrice di demoni non badò alle sue parole e gli
baciò le labbra felice, felice per davvero.
-Promettimi che d’ora in poi non te ne andrai
mai più!
Esclamò, cercando di assumere un tono di comando, ma le
riuscì piuttosto male, tradendosi con le lacrime che ancora le solcavano il
viso.
Miroku la baciò di nuovo.
-Ti prometto ogni cosa, amore mio.
Sorrisero entrambi.
Era tutto finito, finalmente era tutto finito;
Shao era salva, Inuyasha, Kagome, Sango, Miroku erano vivi, Naraku era stato
sconfitto e Shinata non c’era più.
-SO-CHAN!!!
Gridò la piccola Rin, correndole incontro.
-Rin…
La prese fra le braccia, baciandole la fronte bagnata di
pioggia.
-State tutti bene!!!
Singhiozzò la piccola, piangendo a dirotto e stringendosi
a quella che ormai considerava come una mamma.
Shippo corse verso Kagome, abbracciandole il ventre e
iniziando a singhiozzare, la ragazza sorrise.
-Signorino Inuyasha, che miracolo!
Il vecchio Myoga saltò sulla punta del naso dell’hanyou e lo
guardò con occhi stupiti.
Inuyasha lo prese con le unghie e
lo posò sul palmo aperto di Kagome, che sorrideva ancora raggiante.
-Vi credevo morto assieme agli altri! Anche
lei signorina Kagome è salva, che sollievo!
Disse il demone pulce, asciugandosi le lacrime con un
fazzoletto.
-È un autentico miracolo!
Ripeté per l’ennesima volta il vecchietto, sedendosi sulla
mano di Kagome ed incrociando le minuscole zampette.
-Dobbiamo ringraziare Sesshoumaru e Shaorin… è solo grazie
a loro che siamo tutti vivi ora.
Sesshoumaru diede un nervoso
colpo di tosse, Shao fece un dolce sorriso con le labbra sporche di sangue.
-Signorina Shaorin, come mai siete ferita in quel modo mentre tutti gli altri non hanno più nemmeno un
graffio?
La ragazza abbassò lo sguardo per un attimo, poi sorrise
di nuovo conestrema
cortesia.
-Diciamo che non ero presente quando
Shinata ha ridato la vita a tutti.
L’inu-youkai la guardò con occhi teneramente innamorati,
realizzando in quel momento quanto quel sorriso gli
era mancato.
-SO-CHAN!!!
Un grido di gioia attraversò il cielo azzurro e sereno e da
dietro un albero comparve Koga, anche lui completamente sano.
Il demone lupo iniziò a correre verso la ragazza, che lo
guardò con felicità mentre si sentiva abbracciare e
sollevare da terra per la seconda volta.
-Oddio, credevo fossi morta!
Esclamò stringendola.
-Ko-chan…
Sussurrò lei, mentre gli occhi le si
riempivano di nuovo di grosse lacrime e abbracciava il demone a sua
volta.
-Ma tu sei ferita!
Disse poi lui, riappoggiandola a terra e osservando i
vestiti strappati e sporchi di sangue scuro.
-Non preoccuparti, non è niente.
Lo youkai la abbracciò di nuovo, baciandole la guancia e
ringraziando i Kami di averla lasciata in vita.
Sesshoumaru li osservava con occhi appena gelosi: non gli
piaceva che quel lupastro abbracciasse Shaorin, la sua Shaorin, e tanto meno
che le baciasse la guancia.
Però lei stava sorridendo, perciò era felice e lui non
aveva alcuna intenzione di rovinarle di nuovo la
giornata come aveva fatto sin troppe volte.
Aspettò che lei e il demone lupo si fossero allontanati,
dopodichè le andò vicino e la prese fra le braccia, passandole le braccia sul ventre piatto.
Shaorin sorrise lievemente, chinando appena il capo da un
lato.
-Sei geloso?
Sesshoumaru le baciò il collo.
-Forse.
La ragazza rise, accarezzandogli la pelle del viso con le
dita lunghe e affusolate, dopodichè si girò verso di lui e lo abbracciò a sua
volta, trovandosi a pochissima distanza dal volto dello youkai.
-Io ho occhi solo per te, lo sai…
Lo baciò con tenero amore, avvolgendogli il collo con le
braccia chiare.
-Koga…
Kagome gli andò vicino e lo abbracciò con affetto,
provocandogli un fastidioso brivido che andò a toccare ogni suo singolo nervo.
-Se mi stai così vicina mi fai
venire voglia di baciarti e non posso farlo.
Le sussurrò con voce triste e dolce nello stesso tempo; la
ragazza abbozzò un mezzo sorriso e gli diede un bacio sulla guancia.
-Correrò questo rischio…
In quel momento Inuyasha si avvicinò ai due e gli sguardi
dell’hanyou e dello youkai si incontrarono per un
attimo.
-Non preoccuparti cagnolino, te la restituisco subito.
Così dicendo prese le mani di Kagome e le tolse dal proprio collo, facendola allontanare da se.
-Mi sa che dovrò rassegnarmi… a quanto pare quello ti ama
sul serio e tu lo ricambi, non voglio certo essere causa della tua infelicità.
La ragazza gli regalò un secondo sorriso, facendo brillare
gli occhi color ametista con la luce della felicità.
-Grazie, Koga.
Il demone lupo indietreggiò di qualche passo, mentre
Inuyasha si accostava a Kagome e le passava un braccio intorno alle spalle.
-Ho idea che dovrò andare in
cerca di una donna che sappia apprezzarmi davvero, ormai ti ho persa…
Disse cercando di sembrare spavaldo, ma le sue parole
sapevano solo di lacrime; Kagome lo guardò con gratitudine.
-Forse, ma hai vinto un’amica.
Il demone lupo le sorrise.
-Kamui… cosa facciamo adesso?
Kotori si avvicinò al fratello, guardandolo preoccupata
attraverso gli occhi bianchi.
-Non possiamo tornare all’inferno senza Shinata e lei
ormai è stata dissolta… i Kami non l’hanno perdonata una seconda volta…
Kamui ringhiò di rabbia, stringendo i pugni.
-Ma dobbiamo tornare! Senza il miasma
di Naraku e con l’erede di Midoriko di nuovo in vita rischieremmo di essere di nuovo rinchiusi o peggio…
Kotori posò lo sguardo colmo d’odio su Sesshoumaru, che
ancora teneva Shao stretta a se.
-Tutta colpa di quel maledetto inu-youkai! Se non fosse
stato per lui a quest’ora saremmo di nuovo
all’inferno!
Anche lo spirito maschile volse gli
occhi d’oro verso il demone, ma non fu odio quello che l’immagine dei due
ragazzi abbracciati gli provocò.
Un ghigno comparve sulle labbra sottili e scure.
-Kamui?
Lo chiamò la sorella, incuriosita da quello sguardo.
-Ho trovato il modo per tornare a casa.
Kagome abbracciò Shaorin e Sango, che era forse l’unica ad
avere gli occhi appena tristi: Kohaku non si era salvato, era morto, perso per
sempre.
Però andava bene così, lei lo sapeva,
suo fratello era morto ormai da tempo e non sarebbe stato possibile in alcun
modo farlo tornare in vita.
Shaorin strinse a se le amiche, felice come non mai, senza più ombre dentro il cuore, finalmente libera.
-Siete salve… che sollievo…
Disse la ragazza.
-Si, ancora non ci credo.
Rispose Sango, con un sorriso accennato.
-Credevo che non avrei mai più rivisto nessuna di voi… ho veramente creduto di morire quando Kikyo mi ha colpita
con quella spada.
Kagome si rabbuiò, ritornando indietro con i pensieri a
quei terribili attimi prima che tutto intorno a lei diventasse buio.
-Su Kagome-chan, non ci devi più pensare! Quella brutta
strega ormai è morta e finalmente Inuyasha è tutto per te…
Lei sorrise.
-Si, hai ragione…
Sango intervenne, con occhi colmi di preoccupazione.
-Dov’è finita la Shikon no Tama?
Chiese allarmata; Kagome abbassò
lo sguardo per un attimo, infilando le mani sotto la maglietta.
-Non preoccuparti, è qui con me.
Disse, estraendo la sfera completata dalla scollatura
della divisa scolastica.
-Non ho idea del motivo, ma quando mi sono risvegliata è
riapparsa nella mia mano.
Sango si rilassò, mandando un sospiro di
sollievo, dopodichè si allontanò dalle due ragazze e si avvicinò a
Miroku, abbracciandolo.
Non appena la tajiya fu abbastanza distante da non sentire
le parole che stava per dire, Shao si avvicinò appena
di più a Kagome.
-E ora?
Shaorin assunse un’espressione turbata.
-Cosa?
Kagome rivolse lo sguardo verso l’amica.
-Cosa faremo ora io e te?
La ragazza parve rabbuiarsi, ma dopo qualche secondo uno
splendido sorriso le comparve sulla bocca color pesca.
-La sfera deve essere distrutta, non ci sono dubbi su
questo, però forse ho capito come utilizzarla…
Si bloccò improvvisamente, sbarrando gli occhi,
terrorizzata.
Shao la fissò stupita e confusa.
-Kagome, cosa c’è?
Improvvisamente si sentì sollevare da terra, un braccio
pallido e magro ma estremamente forte le cinse le
spalle e una mano gelida e sottile le afferrò il collo, impedendole di gridare.
-Mi dispiace piccola, ma tu verrai con noi.
Kamui ghignò malvagiamente, aumentando la stretta attorno
alla gola della ragazza.
-SHAORIN!!!
Gridò Sesshoumaru, correndo verso di lei e sguainando la Tokijin.
-Non avvicinarti inu-youkai, ormai è
tardi.
Disse ridendo, passando una mano fra i capelli d’oro di
lei, che inutilmente tentava di liberarsi dalla stretta dello spettro.
-Lei è il nostro lasciapassare per l’Inferno, anche se non
è più Shinata, parte dei suoi poteri resistono ancora
e sarà proprio grazie ad essi che potremo finalmente ritornare a casa!
Lo spettro fece cenno alla sorella con la testa e la
ragazza si chinò sul terreno, appoggiandovi sopra una mano.
In un attimo l’erba e i fiori iniziarono ad avvizzire.
-Addio demoni, è stato divertente giocare con voi!
Così dicendo lanciò un grido, i suoi occhi si colmarono di
nero e dopo un sordo boato una lunga spaccatura aprì
in due la terra sotto i piedi dei due spettri gemelli.
Kamui e Kotori chiusero le ali, facendosi inghiottire da
quella voragine.
Shao vide con orrore il mondo scomparire sotto i suoi
piedi, sprofondando in quel buio senza ritorno.
Non voleva andare via, non voleva!
Lei voleva restare con Sesshoumaru, voleva
ancora ridere, voleva respirare l’aria, voleva vedere la luce del sole… per la
prima volta in vita sua voleva vivere…
Un brivido la scosse, risvegliando dentro di lei un potere
che inconsapevolmente dormiva dentro il suo cuore.
-…Mi…
Un sussurrò le uscì dalle labbra,
mentre un lieve chiarore iniziava ad irradiarsi dai tatuaggi sulle braccia
piene di tagli.
-Cosa?
I due spiriti la fissarono attoniti.
-LASCIAMI!!!
Urlò, sprigionando un intenso lampo di luce bianca,
costringendo Kamui a lasciarla andare.
La luce avvolse l’intero baratro, investendo in pieno sia
Kamui che Kotori, che iniziarono a dissolversi.
-Maledizione…
Sibilò lo spettro, guardandola con odio mentre la sua
sagoma e quella di Kotori si sfocavano, perdendo consistenza.
-Non avrei mai creduto possibile che una nigen potesse
avere un simile potere…
La fissò con un ghignò, dopodichè
sia lui che la sorella sparirono all’interno della luce bianca.
-SHAORIN!!!
Sesshoumaru si gettò sull’orlo della voragine, fissandone
l’interno con occhi pieni di terrore e lacrime.
-SHAORNI RISPONDIMI!!!
Urlò nella speranza che per qualche miracolo lei fosse
ancora viva.
Senza che potesse fare più nulla per impedirlo, lacrime
chiare e amare iniziarono a scendere dai suoi occhi sconvolti.
Non poteva averla persa, non di nuovo.
-SHAORIN!!!
Di nuovo cercò di aggrapparsi a quello che mano a mano che i secondi passavano diventava sempre più
l’ombra di un sogno irrealizzabile.
-Shaorin…
La voce gli morì in gola, mentre si accasciava a terra,
mentre la sua anima moriva, mentre la sua vita perdeva
ogni senso.
Se ne era andata di nuovo e di
nuovo lui non aveva saputo fare nulla per proteggerla.
-SESSHOUMARU!!!
Improvvisamente una voce arrivò alle sue orecchie, una voce che non poteva essere solo frutto della sua
immaginazione.
Si sporse nuovamente sull’orlo del precipizio, setacciando
con lo sguardo le pareti di roccia aspra e irsuta.
-SONO QUI!!!
Lo youkai chinò il capo e improvvisamente nei suoi occhi
si riaccese la speranza.
Shaorin era poco più sotto, appesa ad uno spuntone di
roccia, che lo guardava terrorizzata attraverso gli occhi blu.
-SHAO!!!
Gridò lui, allungando istintivamente un braccio verso di
lei.
-PRENDI LA MIA MANO!
La ragazza lasciò un appiglio e cercò di raggiungere le
dita dello youkai con la propria mano.
-NON… NON CE LA FACCIO!!!
Disse lei, indebolita dalle ferite e dalla perdita di
sangue.
-SI CHE CE LA FAI!!! DAMMI LA
MANO!!!
La ragazza ci provò di nuovo, allungando ancora una volta
il braccio pieno di ferite verso quello del demone.
-È TROPPO LONTANO!
Singhiozzò, sforzandosi di arrivare alla mano di lui ma senza ottenere alcun risultato.
-NON è TROPPO LONTANO!!! FORZA,
SHAORIN, DAMMI LA MANO!!!
Gli occhi dello youkai bruciavano intensamente e la vista
gli si stava lentamente annebbiando a causa delle lacrime.
Ancora una volta Shaorin provò a raggiungerlo, ma come i
precedenti tentativi anche questo andò a vuoto, ottenendo come unico risultato
quello di sottrarle ulteriormente le forze.
-Non posso… non ci arrivo…
Gemette lei, abbassando il capo ed iniziando a piangere.
Sesshoumaru la fissò terrorizzato.
-CERTO CHE PUOI!!! NON LASCERÒ
CHE TU TE NE VADA!!!SHAORIN, DAMMI QUELLA CAZZO DI MANO!!!
La ragazza sorrise tristemente, abbassando il braccio.
-Mi dispiace Sesshoumaru… mi dispiace
di non avertelo mai detto prima di questo momento…
Lentamente alzò il viso segnato da grosse lacrime e con
occhi lucidi e distrutti gli rivolse un ultimo sorriso, forse il più bello che lui le aveva mai visto su quel volto che così tanto
amava.
-Ti amo Sesshoumaru…
Il demone sbarrò gli occhi ambrati, guardandola incredulo:
lo amava? Shaorin lo amava?
Aprì la bocca per rispondere, ma prima che potesse dire o
fare qualsiasi cosa, con orrore la vide lasciare la presa e cadere nel vuoto.
-NOOOOOOOOOOOO!!!!
Urlò di dolore, cercando inutilmente di afferrarla prima
che fosse troppo tardi.
-Addio…
Sussurrò debolmente la ragazza, chiudendo gli occhi e
lasciandosi precipitare in quel buio senza ritorno.
Però era felice, era riuscita a dire a
Sesshoumaru di amarlo e questo le bastava.
Commento al capitolo: Ola gente, come ve la passate
Commento al capitolo:
Ola gente, come ve la passate? Io sono depressissima,
perché è ricominciata quella palla di scuola… ma non è
tutto, come se non bastasse qll brutta …beep… della mia prof di greko non solo
ci ha caricati come dei muli fra versioni lunghe una pagina e montagne di testi
da studiare, ma qll cara donna ha deciso persino di interrogare, di GRAMMATICA,
su TRE(e ci tengo a sottolineare la parole TRE) versioni diverse!!! Le
venisse un colpo apoplettico!!!
Cmq, ecco a voi il finale
mieloso e tremendamente dolce che tutti mi avete
chiesto con modi più o meno carini(Si cara KK, mi riferisco proprio a te e alla
tua Yamato, che mi auguro tu riporrai nella sua custodia alla fine della
lettura… no sto ske, anzi i tuoi commenti mi hanno fatto sorridere tvtrb ^.^) e
ringrazio tutti, ma proprio tutti per i commenti. Dopo questo cap ci sarà
l’epilogo e la fic finalmente si chiuderà nel modo che spero vi piaccia.
Ora vi lascio al cap
Ps: Francy ti voglio
troppo bene!!! Appena posso ti risp alla mail!!!
Cap. 33 Dimmi che mi ami
Sesshoumaru rimase immobile a fissare la sagoma di Shaorin
sparire nel buio, gli occhi vuoti, le lacrime di disperazione che scendevano
incessantemente lungo il viso pietrificato.
Fissava il nulla, incapace di dire o fare qualsiasi cosa
se non rimanere bloccato come una statua.
-Te ne sei andata…
Gemette.
Il silenzio cadde fra i ragazzi, rotto soltanto dai
singhiozzi convulsi di Kagome e Sango, che piangevano
forte abbracciate ad Inuyasha e Miroku.
-Perché?!? PERCHÉ?!?
Gridò Kagome, stringendosi all’hanyou che l’abbracciò più
stretto che poteva, piangendo anche lui assieme alla ragazza.
-S… So-chan…
Sango piangeva talmente forte che il suo respiro si era
fatto irregolare e le parole uscivano dalle sue labbra sottoforma di deboli e
confusi balbettii.
-Te ne sei andata davvero…
La voce dello youkai era piatta, priva di
alcuna forma di emozione; chi non lo avesse visto in volto avrebbe
tranquillamente affermato che non fosse successo nulla.
-Mi hai lasciato solo Shaorin, mi hai
lasciato solo…
Si alzò in piedi, avvicinandosi di nuovo all’orlo del
baratro.
Per qualche istante rimase fermo a guardare il vuoto,
dopodichè un fremito scosse le sue spalle e i suoi
occhi diventarono completamente rossi.
-ME LO AVEVI PROMESSO!!!
Urlò disperato.
-MI AVEVI PROMESSO CHE NON MI AVRESTI MAI LASCIATO SOLO!!!! SEI UNA BUGIARDA SHAORIN!!!
Il demone si lasciò cadere a terra, iniziando a piangere
forte, stringendo i pugni talmente forte da far
diventare bianche le nocche.
-Sei una dannatissima bugiarda!!!
Singhiozzò, affondando il viso fra le braccia.
-Se… se tu me lo avessi detto… se tu mi avessi
detto di amarmi… perché me lo hai nascosto Shao?
I suoi singhiozzi aumentarono.
-Perché amore mio?!? Io ti amo Shaorin, io ti amo davvero…
L’ennesima lacrima si staccò dal suo viso, cadendo
all’interno del burrone e svanendo in quella voragine senza ritorno come la
ragazza.
-Ti amo…
Continuava a cadere, ininterrottamente, senza trovare una
fine, avvolta da un buio che non poteva essere dissolto.
Aveva gli occhi chiusi, ma non per paura di vedere ciò che
le stava attorno, bensì perché non le importava più nulla.
Era riuscita a confessare a Sesshoumaru di amarlo, era
riuscita a dirglielo guardandolo negli occhi ed era felice.
Forse poteva sembrare ingiusto che proprio ora che si era
dichiarata dovesse morire, ma per lei non era così.
Non aveva aspettato la sua risposta, sicuramente negativa
e perciò le era rimasto il beneficio del dubbio, non
aveva dovuto affrontare la realtà e il dolore che essa avrebbe comportato.
Era una codarda.
Però andava bene così, a lei andava
bene così…
Poi qualcosa comparve attraverso la coltre di buio e
polvere e le cadde sul viso; era una goccia d’acqua, una goccia
calda, una lacrima…
La ragazza aprì appena le palpebre ed allora si accorse di
essersi fermata, sospesa nel vuoto, avvolta da una luce bianca.
-Cosa succede?
Chiese con voce stanca.
-Non è ancora giunto per te il momento di morire…
Shimuni comparve poco sopra di lei, con un sorriso
angelico sulle labbra rosee e morbide.
-Lui ti ama… non puoi andare via
da lui ora…
Shaorin la guardò confusa.
-Mi ama?
L’angelo le rivolse uno sguardo dolcissimo, guardandola
con lo stesso amore con cui una madre guarda la
propria figlia.
-Si piccola, ti ama più della vita e tu devi
tornare da lui… a meno che tu non voglia…
Shaorin sorrise colma di gioia.
-Io voglio andare da lui, non voglio
lasciarlo…
Shimuni annuì col capo, dopodichè le
porse una mano candida.
-Vieni…
Shaorin allungò la propria verso quella dell’angelo,
riuscendo questa volta a prenderla.
-Torna da lui…
Dal corpo dell’angelo si sprigionò una luce chiara, molto
simile a quella che pochi minuti prima aveva dissolto
i due spettri gemelli.
Shao si sentì sollevare verso l’alto, a velocità sempre
più forte, mentre percepiva di nuovo l’aria pulita dentro i polmoni.
La velocità aumentò ancora, facendole perdere i sensi;
l’unica cosa che riuscì a vedere prima di svenire fu il cielo.
Sesshoumaru piangeva, ancora inginocchio
sul terreno umido.
Le lacrime non volevano sapere di
smettere di scendere dai suoi occhi e singhiozzi sempre più intensi gli
mozzavano il respiro.
-Shao…
Gemette, stringendo una manciata
di fili d’erba con le mani sporche del sangue che usciva da tagli che si era
procurato con i propri artigli e bagnandoli con il proprio pianto.
-Shaorin…
Ripeté sempre più piano, come se le forze lo stessero
abbandonando.
Improvvisamente un fascio di luce scese dal cielo limpido,
inoltrandosi all’interno della voragine.
Lo youkai alzò appena il capo, guardando con gli occhi
annebbiati dalle lacrime quella colonna bianca.
Gli sembrava che ci fosse qualcuno al suo interno… era
frutto della sua immaginazione o era solo un brutto
scherzo del suo cuore, che ancora si rifiutava di accettare che Shaorin fosse
morta?
Ma mano a mano che i secondi
passavano quella che all’inizio sembrava solo un ombra, una sagoma senza limiti
ben definiti iniziò a comparire sempre più chiara, più reale, più vera.
-Shao?
Chiamò piano, ancorandosi di nuovo ad una stupida speranza
che gli diceva che lei era ancora viva.
In quel momento Shimuni uscì da quel
bagliore quasi accecante, tenendo Shaorin priva di sensi fra le braccia
candide.
Sesshoumaru scattò in piedi, fissando le due donne con le
iridi ambrate piene di gioia e lacrime.
L’angelo gli sorrise dolcemente,
atterrando leggera come un uccello davanti a lui, ripiegando le ali bianche.
-Tu l’hai amata davvero, anche sapendo ciò che si celava
nel suo cuore… hai lottato, ti sei battuto affinché lei tornasse da te, anche a
costo della tua stesa vita…
Gli diede la ragazza, che subito lui afferrò e strinse
quasi possessivamente, guardando quel viso che tanto amava con occhi ancora
increduli.
-E per questo meriti di poterla
tenere con te… lei ti rimarrà accanto, crescerà con te, ti amerà più della
vita… non abbandonarla, non lo merita…
Sesshoumaru annuì, sollevando anche se controvoglia lo
sguardo dalla ragazza per posarlo sugli occhi blu cielo dell’angelo.
-Non lo farò mai…
Lei sorrise di nuovo, dopodichè si abbassò verso Shao.
-Tu sarai felice, lo so…
Le baciò le labbra, donandole così rinnovata vita e
liberandola nuovamente dalla sua maledizione, questa volta per sempre.
I tagli, i graffi e il sangue che la sporcavano si
dissolsero come i tatuaggi che portava su entrambe le braccia.
Una nuova e più grande forza la
pervase, ridandole il respiro e il sorriso.
Due righe rosa si disegnarono sulle guance, una stella
dorata le comparve sulla fronte e le unghie sulle dita si allungarono.
Shimuni si sollevò dal suo viso e spiegò le ali bianche,
allontanandosi dai due ragazzi.
-Ora lei è uno youkai, proprio come te…
te la affido con tutto il mio cuore principe dei demoni, non deludermi…
Sesshoumaru sorrise grato.
-Ti ringrazio angelo.
Disse con voce rotta dall’emozione; lei sorrise.
-No… sono io che ringrazio te… hai insegnato l’importanza
dell’amore a mia sorella, non avresti potuto farmi
regalo più grande.
Così dicendo si alzò in volo, addentrandosi nuovamente
nella colonna di luce e sparendo al suo interno.
-Addio Sesshoumaru…
Disse, dopodichè alzò il capo d’oro verso il cielo e
scomparì definitivamente dietro una nuvola.
L’inu-youkai la guardò andare via, perdersi all’interno
della volta celeste e un sorriso gli comparve sulle labbra sottili.
-Sesshoumaru…
Una voce, la sua voce, la voce della cosa che gli era più cara al mondo gli fece abbassare lo sguardo.
-Shaorin…
Sussurrò, iniziando di nuovo a piangere.
La vide sorridere fra le sue braccia, mentre lo guardava
attraverso gli occhi blu dalla pupilla verticale.
-Sei viva.
Annuì col capo.
-Si…
Il demone la sollevò verso il cielo, tenendola stretta fra
le braccia, facendola girare nell’aria.
-SEI VIVA!!!
Urlò di nuovo, piangendo, facendo scintillare i capelli e
gli occhi blu come il cielo della ragazza sotto la luce del sole calda.
Un grido di spavento misto a gioia le uscì dalla gola mentre reclinava il capo all’indietro e si lasciava
girare, piangendo di felicità.
Era vero allora, lui voleva davvero che lei tornasse da
lui.
-Mi gira la testa…
Disse con voce rotta dall’emozione, tenendosi saldamente
alle spalle del demone e consentendosi di essere trasportata da quei volteggi
nell’aria fresca e ancora umida di pioggia.
Lui rallentò lentamente l’intensità dei propri giri,
ridendo assieme alla ragazza sino a fermarsi.
Lentamente la lasciò scendere nel proprio abbraccio come
acqua fresca, sollevandole appena i vestiti, sino a farle toccare l’erba
bagnata con la punta dei piedi.
-Shaorin.
Ripeté, quando il viso della ragazza fu ad appena un
soffio di distanza dal suo; la vide sorridere fra le lacrime.
-Ti amo…
La baciò con amore, gioia, passione, stringendola più che
poteva a sé quasi sino a farle mancare il respiro.
Lei chiuse gli occhi, lasciandosi baciare, rispondendo con
tenera passione e angelica dolcezza.
Ora era veramente felice.
Le sue mani percorsero il capo della ragazza, la schiena,
il bacino, le braccia, come a voler concretizzare quell’immagine attraverso le
proprie dita, accarezzandole la pelle bianca e morbida.
-Ti amo da morire…
Le sussurrò, sollevandosi per un attimo dalle labbra di lei e guardandola innamorato attraverso le stille
d’ambra liquida.
-Ridimmelo…
Mormorò la ragazza, mordendosi il labbro inferiore.
-Ti amo…
Lei lo abbracciò con forza, stringendosi a lui e
affondando il viso nella lunghissima chioma argentea.
-Ai shiteru Sesshy-chan!!! Ai
shiteru con tutta l’anima!!!
Il demone sorrise di nuovo,
respirando più che poteva del profumo di Shaorin, rinchiudendola nelle sue
braccia per non lasciarla andare mai più.
Kagome la abbracciava talmente forte da soffocarla,
piangendo come una bambina.
-Oddio che paura che mi hai fatto prendere!!!
Urlò singhiozzando, macchiandole la maglietta con i grossi
lacrimoni che le scendevano lungo il viso.
-Credevo fossi morta!!!
Shao sorrideva felice, stringendo l’amica con affetto.
-Non puoi sbarazzarti di me così
facilmente… lo sai…
La ragazza continuava a piangere, sorridendo e
singhiozzando allo stesso tempo, ringraziando i Kami per aver salvato una delle
sue migliori amiche.
Rimasero così, abbracciate l’una all’altra, per lunghi minuti
durante i quali Shao tentò di tranquillizzare l’amica.
-Dai Ka-chan, sto bene ora.
Kagome annuì con il capo d’ebano, allontanandosi da lei di
qualche passo e asciugandosi i lacrimoni con la manica della divisa.
-Si, hai ragione, è stupido piangere quando
non ce n’è motivo.
Scoppiò di nuovo in singhiozzi e subito le braccia di Inuyasha la accolsero in un caldo e tenero abbraccio.
-Su amore, So-chan è salva, non devi piangere.
La ragazza si rinchiuse all’interno di esse,
nascondendo il viso nell’haori scarlatto.
-Lo so che è una cosa senza senso, ma io non riesco a
smettere di piangere… è che quando l’ho vista volare giù, Sesshoumaru che
urlava, era tutto talmente triste che ora mi sembra
impossibile che lei sia salva!
L’hanyou le prese il volto con una mano, alzandole lo
sguardo verso il proprio e guardandola con infinita dolcezza.
-Su piccola, è tutto a posto.
Le baciò le labbra.
-Ora mi prometti che cercherai di calmati? Sai bene che
non sopporto quando piangi.
La ragazza sforzò un sorriso e fece cenno di assenso con la testa.
-Va bene…
Inuyasha le diede un secondo bacio, questa volta più lungo
del precedente e più profondo.
Quando le loro labbra si allontanarono la
vide finalmente rasserenarsi e sentiva chiaramente il suo respiro che tornava
pian piano regolare.
-Brava la mia Kagome.
La ragazza fece un secondo sorriso, riempiendo l’anima del
mezzo demone con un’ondata di forte calore e di gioia di vivere.
-Lo sai che ti amo vero?
Lui storse per un attimo la bocca.
-Si… credo che tu me lo abbia detto un paio di volte…
Kagome gli tirò un lieve pugno sul torace.
-CATTIVO!
Gridò fingendosi arrabbiata e tentando di sciogliersi
dall’abbraccio del mezzo demone.
-Gomen ne koi, Ka-chan, sono seriamente pentito…
La ragazza sorrise e gli baciò le labbra.
-Sarà meglio per te che sia la
verità.
Kagome infilò anche l’ultima cosa nello zaino giallo,
dopodichè si passò una mano sulla fronte, scostando da davanti agli occhi viola
alcune fastidiose ciocche nere.
Inuyasha la guardava in silenzio, limitandosi a
contemplarla in quei gesti così semplici.
-Per quanto tempo ancora hai intenzione di rimanere lì a
fissarmi senza dire una parola?
La ragazza si alzò in piedi, voltandosi verso l’hanyou.
-Volevo solo guardarti prima che tu te ne vada da me per sempre.
Gli occhi ambrati di Inuyasha
divennero profondamente malinconici, mentre chinava appena il capo d’argento
verso il pavimento, nascondendo sotto la folta frangia quelle che a parere di
Kagome erano sicuramente lacrime.
-Cosa vuoi dire?
Domandò lei confusa, avvicinandosi al mezzo demone.
-VOGLIO DIRE CHE TU TE NE VAI E
MI LASCI SOLO, ECCO COSA VOGLIO DIRE!!!
Gridò nella speranza di sembrare duro e distaccato, ma si
lasciò tradire da una chiara nota di tristezza nella voce.
Kagome sorrise con amore, dopodichè gli si accostò e lo
abbracciò da dietro, cingendogli le spalle con le braccia chiare e calde.
-Io non me ne vado e non ti lascerei
per nulla al mondo! Io ti amo Inuyasha e l’ultima cosa che vorrei sarebbe andare via da te per sempre.
L’hanyou la guardava con la coda dell’occhio.
-Ma come farai con la Shikon no
Tama? Tu stessa hai detto di volerla distruggere e senza di essa
non potresti più tornare qui…
Il tono di voce di lui si era fatto più calmo, più dolce,
anche se ancora si ostinava a voler sembrare freddo.
-Lo so, ma a questo ho già pensato io. E poi, ora che
So-chan è uno youkai e che ha deciso di rimanere con Sesshoumaru qui nella
Sengoku Jidai oltre che lasciare te, Sango, Miroku, Shippo, Koga e tutti mi toccherebbe anche separarmi dalla mia migliore amica, perciò
non credi anche tu che io abbia probabilmente trovato un’altra soluzione?
Inuyasha si voltò verso Kagome, guardandola finalmente in
viso.
-Allora non te ne vai?
Domandò; la sua voce si era ormai completamente arresa
alla dolcezza della ragazza.
-Inuyasha no baka!!! Certo che
non me ne vado!!!
Gli schioccò un tenero bacio sulle labbra.
-Allora direi che posso anche
darti una mano con il tuo bagaglio.
Risero.
Erano tutti in piedi attorno al pozzo Mangiaossa.
Gli occhi erano fissi sull’inquietante buio che regnava al
suo interno, rendendo quasi impossibile credere che quello potesse essere il
portale per un’altra epoca.
Kagome venne avanti, tenendo fra le mani la Shikon no Tama
che splendeva di luce violetta e limpida.
-Io chiedo alla protettrice della sfera di concedermi la
possibilità di parlare.
Un forte bagliore si sprigionò dalla piccola palla di un
materiale molto simile al quarzo.
Kagome venne avvolta da un
chiarore viola e, grazie ad una forza estranea a coloro che si trovavano
intorno a lei, si sollevò dal suolo.
La ragazza chiuse gli occhi, sentendo una strana quiete
colmarle l’anima.
Improvvisamente il mondo attorno a lei scomparve, mutando
in una sorta di salone dalle pareti che andavano dal viola scuro al bianco.
-Chi chiede di conferire con la somma Midoriko?
Una voce di donna le arrivò alle orecchie.
-Io sono Kagome Higurashi… la reincarnazione della
sacerdotessa Kikyou e sono qui per parlare con Midoriko-sama.
Una sorta di vento la investì, scompigliandole i capelli.
-Apri gli occhi, nigen…
Anche se con un po’ di timore, Kagome
sollevò lentamente le palpebre e davanti a sé vide la sagoma evanescente di
Midoriko.
Istintivamente fece un profondo e
rispettoso inchino, evitando accuratamente di guardarla negli occhi.
-Somma Midoriko…
Sussurrò emozionata e spaventata.
La sacerdotessa le prese il mento con una mano e le
sollevò il volto, riportando gli occhi di lei nei
propri.
-Non temere il mio sguardo, ragazza del futuro, non sono qui
per farti del male…
Kagome fece un intenso respiro, cercando di infondersi
coraggio.
“Per Inuyasha… è per Inuyasha”
Pensò fermamente, dopodichè prese la parola.
-So bene che lei non mi farà del male e io sono venuta qui per parlarle di una questione molto importante.
Midoriko ritornò seria.
-Parla pure, io ti ascolterò.
-Io ho invocato il suo nome perché volevo chiederle di
poter usare la Shikon no Tama… come lei sa io vengo dal futuro e i frammenti
della sfera sono l’unica cosa che mi permettono di viaggiare attraverso la mia
epoca e la vostra, però vorrei poter usare la sfera
per aprire un varco attraverso le due epoche…
La miko continuava a guardarla con aria attenta, gli occhi
nocciola scrutavano il volto di Kagome alla ricerca di un qualcosa che le confermasse che ciò che stava dicendo fosse effettivamente
la verità.
-So bene che così facendo la Shikon no
Tama andrebbe distrutta, però non è una cosa così cattiva: demoni e uomini
hanno compiuto stragi per questo gioiello e la sua distruzione non potrebbe che
essere una cosa buona, non è forse così?
Fra le due cadde il silenzio: la sacerdotessa la guardava
dritta negli occhi con espressione severa, ma Kagome sosteneva
il suo sguardo, decisa ad andare sino in fondo.
Passarono alcuni attimi, che alla ragazza sembrarono ore,
poi Midoriko parlò di nuovo, questa volta con un
sorriso sulle labbra.
-Mia piccola Kagome, il tuo desiderio è forse il più
nobile fra tutti quelli mai espressi da coloro che sono
stati a contatto con la sfera. Tu vuoi usare gli enormi poteri della Shikon no Tama solo per amore, senza secondi fini come il potere o
la cupidigia.
La ragazza la guardò con occhi speranzosi.
-Allora vuole dire che posso?
Midoriko sorrise di nuovo.
-Se tu lo facessi io non avrei nulla da ridire, però sono
io ora a fare a te una proposta: piuttosto che distruggerla e disperdere quindi
il suo grande potere saresti disposta ad inglobare dentro al
tuo spirito tutti i poteri della sfera?
Kagome assunse un’espressione incredula.
-Io? Ma se a malapena riesco a
scoccare una freccia, come posso contenere questo potere senza rischiare di
fare del male a chi mi sta accanto?
La miko le si avvicinò, le prese
una mano e la posò in corrispondenza del cuore della giovane.
-Ora che il tuo spirito è finalmente completo e che le ombre
dal tuo cuore si sono definitivamente dissolte sei in grado di
essere la mia erede, colei che merita di avere i miei poteri…
Kagome scosse il capo sconvolta.
-Ma come posso io usare un potere così
grande con giudizio? E se per caso commettessi degli sbagli?
Midoriko le fece cenno di tacere.
-Tu sei la mia erede, la persona che io ho scelto per prendere il mio posto come miko su questa terra e già il
fatto che tu ti ponga questi problemi significa che sei in grado di
affrontarli.
Kagome vi rifletté per qualche secondo.
-Se accetto, se inglobo dentro di me la Shikon no Tama, potrò lo stesso attraversare il pozzo?
-Certo bambina, non sarai mai privata né
dell’amore dei tuoi amici né dell’affetto della tua famiglia… anche loro ti serviranno
per poter crescere. Allora, qual è la tua risposta?
Kagome chiuse gli occhi per un attimo,
dopodichè annuì decisa.
-Accetto Midoriko-sama e vi prometto che mi impegnerò al massimo per non deludervi.
La miko sorrise felice e pian piano quella sorta di varco spazio temporale iniziò a dissolversi.
-Grazie a te sono finalmente libera, il mio spirito ha
vinto su quello del grande demone e ora posso andare
in cielo.
La ragazza non capiva.
-Come è possibile? Io non ho fatto nulla.
Midoriko la guardò con occhi sereni.
-Ti sbagli, tu hai usato la sfera per amore, non per brama
di potere o per vendetta e questo ha fatto si che il
grande demone fosse definitivamente sconfitto.
Tutto fu avvolto da un bianco abbagliante e
improvvisamente Kagome si sentì pervadere da un enorme forza
buona.
-Ora sei una miko, ma non una qualsiasi: sei la mia erede
Kagome e come tale ti è affidato il compito di
proteggere gli uomini… la Shikon no Tama ti fornirà tutto il potere che ti
servirà e ti donerà anche l’immortalità…
Kagome sbarrò gli occhi.
-L’immortalità?
Domandò esterrefatta; la sacerdotessa annuì con il capo
dai lunghi capelli neri.
-Si, è così…
Scomparve e in un attimo la ragazza si ritrovò fra le
braccia di Inuyasha, che la guardava con occhi
preoccupati.
-Kagome, stai bene?
Le chiese con apprensione.
-Si… credo di si…
Disse, ancora in stato confusionale.
-Allora, hai ottenuto il permesso?
Shaorin le si avvicinò, tenendo
Sesshoumaru per mano e rivolgendo all’amica uno sguardo ansioso.
-Io… non saprei dire cosa è successo…
Kagome si portò una mano alla testa, come se cercasse di
riportare alla mente gli avvenimenti accaduti poco prima; aveva un gran mal di
testa.
-Non ricordo bene… mi trovavo in una sorta di stanza che però non lo era… poi è arrivata Midoriko ed ha iniziato
a parlare… ma non riesco a ricordare cosa mi ha detto.
Sango si accostò ai due ragazzi.
-Ma la Shikon no Tama non era
nella tua mano?
La ragazza alzò lo sguardo verso quello della tajiya, gli
occhi viola assenti e distanti, come se la sua anima si trovasse da tutt’altra
parte.
-Dentro di me…
Disse, portandosi le mani al petto in corrispondenza del
cuore.
-La sfera ora è dentro di me…
Tutti la guardarono attoniti.
-Dentro di te?
Ripeté incredulo l’hanyou, fissandola con occhi sconvolti mentre si alzava in piedi e saliva sul pozzo
mangiaossa.
-Si… ora lei è parte di me…
Giunse le mani e chiuse gli occhi e improvvisamente un
forte vento avvolse la radura, facendo volare in aria i capelli neri della
giovane, poi si voltò verso Inuyasha.
-E io posso usarla per realizzare il
nostro desiderio… dammi la mano Inuyasha…
Lui continuava a guardarla smarrito, confuso dal suo
comportamento, ma si fidava di lei e le diede la mano.
La ragazza lo fece salire sul pozzo e lo fece posizionare di fronte a lei, guardandolo nelle iridi ambrate
con quello sguardo distratto.
-Cosa stai facendo?
Azzardò inquieto; lei sorrise.
-Non avere paura… io posso…
Lo baciò sulle labbra e un lampo di luce bianca esplose,
invadendo per un attimo tutto il bosco con il proprio bagliore.
L’hanyou si sentì pervadere da nuova energia, come se una
vita nuova e più forte si fosse insinuata dentro di
lui; non riusciva a capire perché, ma percepiva chiaramente che qualcosa in lui
era cambiato.
-E ora anche tu…
Kagome si sollevò dalle sue labbra, sorridendo felice.
Inuyasha aprì gli occhi, lievemente stordito.
-Co… cosa è successo?
Chiese.
-Ho esaudito il nostro desiderio più grande… ho aperto un
varco attraverso la mia epoca e la tua e ti ho
trasmesso un po’ del mio potere… sei più forte ora, proprio come volevi…
Il mezzo demone le rivolse un sorriso, dopodichè le prese
il viso fra le mani e appoggiò la propria fronte su quella di lei.
Commento al capitolo:
eccoci…. Questo è proprio l’ultimo cap della mia fic… un misto di tristezza e
di sollievo mi affollano la testa e mi bloccano le parole… non so cosa
scrivere… forse sono soddisfatta di essere riuscita a portare a termine una
cosa impegnativa come questa(33 capitoli + l’epilogo non sono uno scherzo,
almeno per me!!!) e allo stesso tempo però mi sento
infelice… perché è finita, si credo sia per questo… Cmq ringrazio dal profondo
del cuore tutti coloro che hanno sempre commentato e che ringrazierò
personalmente alla fine del cap, è anche e soprattutto grazie a voi che sono
riuscita ad arrivare sino a questo, a migliorarmi e perciò vi mando un bacio
megagigantesco con tutto il mio affetto!!! GRAZIE!!! Vi consiglio di leggerla
con il sottofondo di una canzone romantica, se avete There you’ll be ancora
meglio visto che è proprio quella che ho usato per dare una conclusione, ma una
qualsiasi altra andrà benissimo… vi assicuro che rende molto meglio!!!
E ora godetevi la
fine di questa immensa storia…
Cap. 34 Epilogo
Shaorin si lasciò cadere sul morbido letto, sorridendo con
gli occhi socchiusi sotto la luce del tramonto che filtrava dalla finestra e
che colorava i grattaceli di Tokyo con i propri raggi
d’arancione e di rosa.
I capelli bagnati si sparsero sul materasso e sul suo
viso, ma la ragazza rimase completamente immobile, rimanendo
a fissare quel meraviglioso crepuscolo estivo.
I suoi pensieri volarono lontano, afferrati e portati via
dal flebile alito di vento che faceva ondeggiare appena la tenda bianca
arricciata da una parte della finestra.
Quasi si stupì della calma che regnava in quella stanza,
una calma completamente priva di attesa, completamente
priva di apprensione per un qualche cosa che sarebbe potuto capitare da un
momento all’altro.
Sentiva le voci dei suoi amici provenire dal piano di
sotto: Inuyasha che litigava con Sesshoumaru, Sango che rincorreva Miroku
perché le aveva toccato il sedere e Kagome che cercava
di mettere tutti d’accordo senza riuscirci.
Un dolce sorriso le curvò le labbra fresche dell’acqua
della doccia.
Era tutto talmente bello da non sembrarle vero.
Avere degli amici, non piangere in ogni momento in cui
rimaneva da sola, essere felice, avere qualcuno che si prendeva cura di lei e
di cui lei si prendeva cura… sembrava tutto un bel sogno.
Eppure non era così, quella era la
realtà, una meravigliosa realtà che si era costruita in così poco tempo.
La sua vita era cambiata radicalmente nell’ultimo mese:
finalmente aveva superato la crisi dovuta alla morte della propria famiglia,
aveva ricominciato ad amare, aveva ricominciato a
vivere.
Ancora non riusciva a credere a ciò che le era successo:
aveva scoperto di essere metà angelo e metà diavolo,
aveva combattuto contro demoni e spiriti della morte, aveva viaggiato
attraverso epoche differenti, aveva combattuto contro se stessa, aveva
incontrato la persona che avrebbe amato per il resto della vita.
Aprì appena di più gli occhi color mare.
Sesshoumaru… mai nella vita avrebbe immaginato di
innamorarsi di un tipo simile: freddo, scontroso, orgoglioso e permaloso, che
odiava essere preso in giro e parlava appena.
Decisamente non era il suo tipo ideale, però
lo amava, lo amava da morire.
Lui l’aveva protetta, aveva rischiato la vita per salvarla
e più di una volta le aveva asciugato le lacrime,
aiutandola a superare momenti difficili.
Avevano anche litigato, ma si erano sempre ritrovati.
Una lieve risata le scaturì dalla bocca semi aperta.
-So-chan, sei qui?
Kagome entrò nella camera, aprendo appena la porta.
-Si…
Rispose sottovoce.
-Come mai non scendi? È quasi
pronto e domani dobbiamo svuotare casa tua, perciò sarebbe
meglio che mangiassi qualcosa.
-Lo so, ma volevo rimanere un po’ sola… penso che per un
po’ di tempo non tornerò a Tokyo, perciò volevo godermi ancora per qualche
momento la vista dei grattaceli.
Kagome sorrise, andando a sedersi
accanto all’amica e stendendosi come lei sul materasso.
-Sono belli al tramonto… anche a me
piace
guardarli.
La ragazza annuì.
-Si, ma manca ancora qualcosa.
Shao allungò una mano verso il comodino, afferrando il
telecomando dello stereo.
-Che cd c’è dentro?
Domandò.
-Quello della colonna sonora di Pearl Arbour
…
La ragazza bionda sorrise con aria assente, dopodichè
selezionò il numero della canzone, schiacciò PLAY e
nella camera si diffuse una dolcissima melodia.
-Adoro questa canzone.
Sussurrò Kagome, incrociando le braccia sopra la testa e
lasciandosi andare sulle note di quella musica meravigliosa.
When I think back on these times
And the dreams we left behind
I’ll be glad ‘cause I
was blessed
To get, to have you in my life
When I look back on these days
I’ll look and see your face
You were right there for me
In my dreams I’ll always see you above the sky
In my heart there will always be a place for
you
For all my life
I’ll keep a part of you with me
And everywhere I am, there you’ll be
And everywhere I am, there you’ll be
Well you showed me how it feels
To feel the sky within my reach
And I always will remember all the strength
you gave to me
Your love made me make it through
Oh, I owe so much to you
You were right there for me
In my dreams I’ll always see you above the sky
In my heart there will always be a place for
you
For all my life
I’ll keep a part of you with me
And everywhere I am, there you’ll be
Cause I always saw in you my light, my
strength
And I want to tank you now
For all the ways you were right there for me
You were right there for me
You were right there for me
For always
In my dreams I’ll always see you above the sky
In my heart there will always be a place for
you
For all my life
I’ll keep a part of you with me
And everywhere I am, there you’ll be
And everywhere I am, there you’ll be
There You’ll be
-È proprio vero…
Kagome girò appena il capo verso Shaorin, guardandola
interrogativamente con l’unico occhio aperto.
-Che cosa?
Chiese.
-Che le canzoni più belle sono quelle
che parlano di te…
La ragazza fissò l’amica con occhi teneri e sognanti,
dopodichè riportò la propria attenzione sui grattaceli
illuminati dal sole ormai morente.
-Si, hai ragione.
Shaorin consegnò la chiave in mano a Hideki, che da quel
momento in poi avrebbe abitato nel suo appartamento.
-L’unica cosa è che devi stare attento con il
riscaldamento, è difettoso.
Il ragazzo dai capelli castani sorrise.
-Non preoccuparti, anche quello di casa mia faceva i
capricci, ma penso che dopo qualche giorno riuscirò a farmi rispettare.
Risero, dopodichè lei scese le scale, tenendo fra le
braccia una borsa con dentro ciò che restava della sua
roba; il resto lo avevano già portato via Inuyasha e Sesshoumaru.
Schiacciò per l’ultima volta il pulsante dell’apri porta ed uscì in strada.
-Mi mancherà questo posto.
Disse con un sorriso che sapeva un po’ di lacrime.
-Non devi andartene se non vuoi.
Shao non si voltò, sapeva a chi apparteneva quella voce.
-No… io devo andare via… sino a questo
momento sono rimasta a Tokyo solo per paura di allontanarmi dal ricordo
della mia famiglia, di mia madre…
Si sentì abbracciare da dietro e i capelli argentati di
Sesshoumaru le caddero sulle spalle.
-Ma i ricordi uno se li porta
dovunque vada…
Appoggiò la guancia contro quella
dello youkai, respirando il suo profumo: era così buono.
-E poi ho più di una ragione per
andare via.
-E cioè?
Chiese lui, facendola giare di modo da poterla guardare
negli occhi.
-Ma… veramente non saprei… ah, ecco!
Adoro le sorgenti termali vicino al palazzo dell’Ovest.
Sesshoumaru storse la bocca.
-Ah davvero?
Esclamò falsamente contrariato.
-Si e poi anche perché il cibo è molto più salutare e devo
assolutamente mettermi a dieta.
Lo youkai la allontanò da se, fingendosi arrabbiato.
-Allora perché non vai in vacanza da qualche parte? Non è
necessario che tu ti trasferisca.
Shaorin appoggiò a terra il sacchetto
gli saltò sulle spalle, abbracciandogli il collo con le braccia sode e
abbronzate.
-Scemo!
Gli tirò un pugno affettuoso sulle scapole muscolose.
-Lo sai benissimo perché vengo a vivere nella Sengoku
Jidai.
Sesshoumaru la prese per la mano,
catturandola di nuovo fra le proprie braccia e stringendola forte.
-Ripetimelo.
Le disse in tono spavaldo.
-Se me lo chiedi con quel tono non
te lo dico.
Lui la baciò sulle labbra, sciogliendo tutte le sue
resistenze e facendole comparire un sorriso sottile sulle labbra.
-Allora?
Chiese di nuovo.
-Perché ti amo e perché non ci sarà mai
nulla che riuscirà ad allontanarmi da te… soltanto tu potrai mandarmi via se
vorrai.
Lo baciò di nuovo, più a lungo.
-Non preoccuparti, non succederà… la mia
vita ti appartiene.
Rispose dolce lui.
-E la mia appartiene a te.
Sesshoumaru le prese una mano e se la portò sul cuore.
-Questo è ciò che mi lega a te, Shaorin, il mio cuore…
I suoi occhi diventarono seri mentre
Shao appoggiava il capo sul suo petto, socchiudendo appena gli occhi felici.
-Ricorda sempre amore mio: ogni attimo, ogni
lacrima, ogni momento felice, ogni risata, ogni cosa è e sarà sempre tutto solo
per te.
Fine
E ora un po’ di ringraziamenti…
A Lorhimar: anche se è da poco che hai letto la
fic, mi ha fatto piacere che ti sia piaciuta e sono
contenta di averti soddisfatto con il finale… spero che anche questo epilogo ti
sia piaciuto altrettanto, anche se il miele penso abbia ormai intriso irrimediabilmente
questa fic, ma dopo tutto quel sangue e quelle lacrime non pensi anche tu che
ci stia a pennello?
A
KillKenny: spero proprio che la tua furia omicida si sia del tutto placata, mi
disp di non averti dato la soddisfazione di vedere Subaru morto, ma purtroppo
quando ho scritto qst fic la cosa non mi è passata per
la testa, comunque ti assicuro che nel seguito (qnd riuscirò ad avere il tempo
per scriverlo) il biondino avrà un incontro un po’ troppo ravvicinato con gli
artigli del nostro Sesshy!!!
A Elychan: tu
mi accompagni da tutta la fic, sin dai primi capitoli e per questo ti ringrazio
tantissimo!!! Tutte le “o” che hai usato mi fanno ben sperare circa la tua
opinione sul mio lavoro, perciò mando un bacio anche a te..
A Raska81: non preoccuparti, Kagome non è una
stupida e saprà gestire la cosa nel modo giusto, e poi ha Inuyasha
–anche se non so che aiuto potrebbe darle ^.^ ndA Cosa vuoi insinuare?!?
ndI - con lei no? Comunque siamo
in due ad amare i lieti fini e questo cap ne è la prova, non credi? Un baciozzo
A luchia nanami: Anche tu in quanto a “o” non
scherzi!!! ^.^ sto ske naturalmente, mi sento
soddisfatta che ti sia piaciuto, spero che ti godrai questo epilogo con lo
stesso entusiasmo, ciauz!!!
A Lila: mi dispiace di averti fatto
piangere, ma diciamo che qst era anche uno dei miei
obbiettivi, perché vuol dire che sono riuscita ad emozionarti, non credi?
A Kymie_chan: con tutti quei complimenti mi hai
fatto arrossire sino alla punta dei capelli!!! Sei davvero
troppo buona, ma sentirti dire queste cose mi riempie anche di fierezza perché forse
significa che non sono poi così male!!! Ti adoro anche io e grazie per il lungo
sostegno durante questo periodo di pubblicazione!!! Tv1mdb!!!
A Narsyl: anche se è un po’ che non commenti mi
hai comunque accompagnata durante tutto questo
luuuuuuungo, e ci tengo a sottolineare lungo, periodo di pubblicazione, spero
che leggerai anche qst ultimo cap, e mi dirai cosa ne pensi.
E ora alla mia migliore amica,
Ka-chan87: Amore
mio, anche se ultimamente non ci siamo più sentite tnt spesso, volevo, oltre
che ringraziarti per tutti i tuoi commenti e tutto il tuo sostegno durante
questi ormai quasi due anni, dirti che sono veramente
felice di averti ritrovata e di essere riuscita a mettere su un’amicizia come
la nostra, che ormai posso dire più che consolidata!!! Ti voglio un bene che tu
non puoi nemmeno immaginare!!!!
…e a tutti
i lettori di qst fanfiction: grazie a tutti voi, per avermi aiutato in qst
periodo ad andare avanti nonostante tutto quello che mi è successo, grazie per
aver creduto in me e in quello che scrivo, che ormai sono la stessa cosa, grazie
per i vostri commenti, che mi hanno sempre spronato a continuare qst
pubblicazione e soprattutto mi hanno aiutato a migliorarmi… per questo e per un
1. 000. 000. 000 di altri motivi,