Scorpius Malfoy e le 5 vendette

di pensa_e_potrai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'inizio ***
Capitolo 2: *** la stazione ***
Capitolo 3: *** a Hogwarts, finalmente ***
Capitolo 4: *** smistamento e rivelazioni ***
Capitolo 5: *** La Mappa e i nuovi professori ***
Capitolo 6: *** verità e rabbia ***
Capitolo 7: *** ritornare indietro ***
Capitolo 8: *** Eventi ***
Capitolo 9: *** Pensatoio- parte 1 ***
Capitolo 10: *** Pensatoio- parte 2 ***
Capitolo 11: *** Incontri ***
Capitolo 12: *** La vera storia di Sirus Black ***
Capitolo 13: *** Amortentia e armadi ***



Capitolo 1
*** l'inizio ***


La luce filtrò attraverso le tende bianche della stanza. Scorpius non ebbe il tempo di realizzare che avrebbe dovuto svegliarsi, perché la voce di sua madre che gli urlava dal piano di sotto lo precedette

"Scorpius! Devi sbrigarti! Non puoi tardare al tuo primo giorno!"

Con pochissima sia convinzione che anche credibilità, le rispose

"Arrivo..."

"Il primo giorno? Primo giorno... Il primo giorno!!"

Si alzò immediatamente, tirò su le lenzuola e corse verso l'armadio di legno, ma poi si ricordò che sua madre gli aveva già preparato i vestiti la sera prima, e li aveva riposti nel cassetto. Sua madre era veramente precisa, non le sfuggiva niente. Aveva programmato tutto fin nei minimi dettagli da mesi, da quando gli era arrivata la lettera. Era entusiasta almeno quanto lui, e a volte gli era capitato di pensare che lo fosse ancora di più.

I suoi genitori gli avevano raccontato tutto di Hogwarts, ogni luogo, ogni materia, insomma tutto. E ogni volta finivano per litigare sulla casata di cui avrebbe fatto parte.

Ma lui non aveva dubbi, sarebbe stato sicuramente Serpeverde, come suo padre, era una cosa ovvia. Assomigliava in tutto a lui, nel carattere e nell'aspetto. Aveva anche lui sia i suoi capelli chiarissimi sia la sua ambizione, sia i suoi occhi di ghiaccio sia la sua astuzia. 

Tirò fuori dal cassetto la camicia bianca, la giacca grigia e i jeans. Si vestì frettolosamente e poi si spostò verso la libreria. Non era particolarmete piena, anzi, aveva solo i libri che gli sarebbero serviti quell'anno. Li aveva sfogliati un po' tutti, chi più chi meno, e per quello che aveva capito sapeva già che si sarebbe sentito male molto spesso a lezione di Erbologia. Li prese uno per uno e li mise nella valigia.

Non fece in tempo a voltarsi per raggiungere la porta che udì qualcuno bussare nervosamente, e sentì una vocetta stridula e infantile

"Draco, ti sbrighi?"

"Eccomi..."

Stava quasi per uscire, ma la persona fu più rapida e spalancò la porta. Vide una massa di capelli ricci corrergli incontro. Era sua sorella Emma. Era più piccola di lui di un anno, ma nonostante quello sapeva più cose di quante ne sapesse lui. Più volte gli aveva chiesto in prestito i suoi libri per Hogwarts, e più volte li aveva letti. Tutte le volte che lui le faceva notere che "non fosse possibile che una bambina di dieci anni possa leggere e finire Storia di Hogwarts senza addormentarsi", e tutte le volte lei gli rispondeva semplicemente che se lo faceva lei voleva dire che invece era possibile.

Ma, sempre secondo lui, il motivo era solamente il fatto che era come sua madre. Due goccie d'acqua. Lei si informava su tutto quello che sentiva, e quando i genitori discuetevano sullo smistamento del figlio, e suo padre la spuntava, lei interveniva e faceva presente ai suoi genitori che lei sarebbe stata una Grifondoro. Ogni tanto prendeva in giro la sorella chiamandola Hermione, proprio per sottolineare la somiglianza impressionante con sua madre, ma lei non si arrabbiava minimamente. Adorava sua madre, e per lei era un complimento. Aprì l'armadio una volta ancora e prese una borsa stretta e lunga con dentro la sua scopa. Quell'anno anche agli studenti del primo sarebbe stato permesso di giocare a Quidditch. Si voltò verso la sorella che lo fissava. Nonostante la diversità dei caratteri erano stati sempre complici in tutto, e a volte Scorpius riusciva a trascinare la più piccola in una delle sue bravate. La guardò che lo fissava impaziente, e le rispose ancora.

"Arrivo Emma!" lei spostò lo sguardo sulla valigia ancora aperta e glòi chiese supplichevole

"Posso dare un'occhiata al libro un'ultima volta?" lui la guardò prima come se non glielo avesse mai detto, poi le sorrise beffardo 

"MI dispiace! Dovrai aspettare un anno!" 

Lei improvvisò un broncio, che però non fu uno dei più riusciti. Infatti dopo pochi secondi i due si misero a ridere, uscirono dalla porta e si gettarono sulle scale.

 

Spazio Autrice

Lo so! Capitolo cortissimo! Ma voglio solo sapere cosa ne pensate. E sì, la storia non è neanche iniziata , quindi se avete qualche preferenza sui personaggi che incontrerà il nostro Scorpius o qualche altra cosa in particolare non esitate a chiedere, aspetto solo voi!!!

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Capitolo 2
*** la stazione ***


Scesero le scale come se stessero correndo ma maratona, e come al solito Emma vinse. Era piccola, e veloce. E ovviamente, come tutte le volte, lo prese in giro e gli disse

"Meglio che voli più veloce di quanto corri!"

"Vedremo quest'anno!" Le aveva risposto, orma di fiondarsi in soggiorno, sorpassandola.
Sua sorella aveva ereditato da suo padre solo la passione per il Quiddich. Voleva, doveva giocare come Battitore quando sarebbe andata a scuola. L'istinto di colpire qualcosa con una mazza le piaceva, cosa che lo inquieta e faceva ridere allo stesso tempo.

Arrivò di corsa in cucina, e vide i suoi genitori che parlavano, anzi discutevano, come di consuetudine. Ma di solito erano tutte sciocchezze, e poi tutto si concludeva con un bacio, che gli faceva venire il voltastomaco.
Ma invece, lo sapeva, quella era una cosa seria. Si nascose dietro la porta e si mise a origliare

"... lo sai Draco! Sai che succederà! Il problema è che lui non lo sa! Dobbiamo dirglielo!"

"Hermione, devi capire che è meglio per lui non saperlo. Avrà dei problemi per questo, ma non possiamo proteggerlo in alcun modo!"

"Noi no, Draco! Infatti dobbiamo fare in modo che sappia proteggersi da solo. Se sarà Serpeverde, e lo sarà, sai benissimo che non accetteranno il suo sangue. E gli altri? Tu ti sei pentito, ma ci sono ancora delle persone che se la prendono con quelli come te, e con la loro famiglia!"

"Non possiamo dirglielo! È troppo piccolo per queste cose. Lui non sa nulla di lui! È l'unico modo per proteggerlo! Se sapesse perché alcun persone ci guardavano male quando siamo andati a Diagon Alley, perché ci hanno aggrediti al Ghirigoro, perché alcuni studenti lo tratteranno male, dovremmo dirgli tutto! Tutto! E non possiamo! Se avrà paura inutilmente, noi bon potremmo staglia vicino! E chi lo farà?

"Harry!"

"Potter?"

"Si, Draco, Potter! Harry! Sarà il suo professore di Difesa contro le Art Oscure! Lui sa tutto meglio di noi!"

"Ti prego, Hermione, aspettiamo! Gli manderemo n gufo, ma prima dovrà parlare con Pott... ehm... Harry!"

"Va bene."

"Hey, non preoccuparti! Andrà tutto bene! Fidato di me, come dodici anni fa! Lo farai?"

"Sempre!"

Uscì dalla cucina e si rifugiò nel corridoio adiacente al soggiorno.
Mille domande gli invasero la testa. Cosa c'entrava il suo sangue? Cosa aveva di tanto strano? Di cosa si era pentito suo padre? Qual era il vero motivo per cui li avevano insultati alla libreria?
 

Dopo la colazione abbandonò quei pensieri, avrebbe chiesto tutto a Harry. Era.il migliore amico di sua madre, e sapeva che sarebbe stato il suo professore. Con discrezione lo avrebbe chiesto.

Per quella discussione avevano fatto tardi alla stazione. Ebbe poco tempo per sentire sua sorella lamentarsi del fatto che voleva andare anche lei a Hogwarts.

Prese la gabbietta con all'interno Ares, il suo gufo nero, e la prese in mano. Era sempre con lui, ma non l'aveva mai usata per per inviare una lettera. Dopo le tante raccomandazioni dei suoi, sua madre lo abbracciò, e suo padre fece altrettanto.

"Mandaci una lettera con Ares appena arrivi, ok?" gli disse sua madre

Il treno fischiò. Era tradi, doveva andare. Salutò i suoi genitori ed entrò nel treno. Aprì la porta del primo scompartimento e vi trovò un ragazzino dai capelli corvini e gli occhi color smeraldo.
Fece un cenno per chiedergli se poteva sedersi, e il ragazzo annuì.

Rimasero in silenzio per molti minuti. 
Scorpius non si reputata timido, né voleva apparire così, perciò ruppe il silenzio

"Io sono Scorpius."

"Piacere! Io sono Albus!"

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Capitolo 3
*** a Hogwarts, finalmente ***


Era strano come due ragazzi che non si conoscessero potessero socializzare in così poco tempo. Ma, in una scuola come quella in cui stavano per andare, gli argomenti di cui parlare erano tanti.

Inizialmente gli argomenti furono i più banali, le materie, il Quidditch e altre cose di cui si doveva parlare per forza. Scorpius scoprì che Albus amava quello sport magico quasi quanto lui, e condivideva il sogno di diventare cercatore.

E dopo una serie interminabile di domande classiche e di discussioni sulla materia più noiosa della scuola (Scorpius credeva che fosse Erbologia, mentre Albus tifava Storia di Hogwarts, ed era quasi riuscito a convincere il primo) arrivarono a parlare dell'argomento di rito: lo smistamento.
Albus teneva gli occhi stranamente fissi sul pavimento, mentre raccontava.

"Beh, sai... Sinceramente ho un po' di paura..." aveva iniziato "Insomma... nella mia famiglia sono tutti Grifondoro, non vorrei deluderli, anche se mi hanno già detto che non gli importa. Temo che potrei esser smistato in Serpeverde."

 Quello che disse l'amico (credeva di poterlo considerare così) lo lasciò alquanto perplesso. Non sapeva il motivo per cui avesse paura di finire nella sua casata (la considerava sua, visto che era sicuro che sarebbe finito lì). Decise di nascondere per un attimo il fatto che era sicuro di ciò che sarebbe accaduto, finse di non avere qualche dubbio, e chiese

"Come mai? Insomma, non credo che, se i tuoi non hanno problemi, ci sia motivo."

ebbe il sentore che Albus lo avesse preso per pazzo.  Lo guardava interrogativo, e continuava a fissare a intermittenza i suoi capelli e i suoi occhi. 

"oh, hai ragione, in effetti nulla di grave. Pensavo solo che i miei genitori si sarebbero potuti arrabbiare, ma  in effetti non ci sono problemi. Invece, tu?"

non era stato affatto convincente, per nulla, ma dicise di sorvolare. Eppure, per qualche strano motivo, si sentiva come fuori posto, come se tutti quanti sapessero una cosa di cui lui era completamente all'oscuro. Era successo quella mattina con sua madre e suo padre, quando aveva origliato la loro discussione, e stava risuccedendo. Ma non voleva fare il terzo grado a quello che sembrava essere l'unico studente che gli avesse rivolto la parola, e non solo per dirgli 'scusa, è occupato!'. Avrebbe scritto quella sera a sua madre per chiedere delle spiegazioni, ovviamente non nel modo più diretto.

"Mmm..." indugiò a rispondere, forze per paura della sua reazione "I miei genitori mi hanno detto che probabilmente sarò un Serpeverde, come mio padre. Dopo taaaaanto tempo di discussioni con mia madre che credeva sarei stato Grifondoro, lui l'ha convinta. Non credo se la prenderà."

Albus sembrò esser tornato nella sua fase riflessiva, fissava i suoi occhi, i suoi capelli, e poi ricominciava a ragionare. Era sicuro di sentire il rumore delle sue rotelle che giravano. Stava quasi per parlare, quando udimmo il rumpre della porta dello scompartimento che si apriva. Ne uscì una ragazzina dai capellli rossi e dagli occhi scuri, che portava già la divisa, che aveva il fiatone. Si portò una mano al petto, come se cercasse di contare i battiti. Appena riprese fiato si mise a gridare

"Albus! Miseriaccia, sono ore che ti cerco! Ero con James, e anche lui non aveva idea di dove fossi! Ho corso per tutto il treno come una pazza!" era ufficiale, stava fulminando Albus con lo sguardo. Se avesse strizzato per un secondo gli occhi avrebbe notato delle piccole bruciature sulla faccia dell'amico.

La stava studiando mentre continuava a urlare contro Albus. 

"E' davvero carina!"

si lasciò sfuggire il pensiero, mentre la fissava. Era sicuro che se qualcuno fosse entrato in quel momento avrebbe pensato che Scorpius stesse cercando di leggerle nella mente. 

La ragazza voltò lo sguardo verso di lui, e arrossì violentemente.

"Ciao, sono Rose. Scusa per questa scenata a cui hai assistito!" era ufficiale, la faccia di Rose era più rossa dei suoi capelli, mentre quella di Albus aveva un grosso punto interrogativo sulla fronte. Anche lei si mise a fissarlo come faceva l'amico moro.

"Scusa, ma hai qualche cosa di veramente, ma veramente, familiare. Come fai di cognome?"

"M-Malfoy." balbettò senza volere, cosa che lo mise non poco a disagio.

"Ora mi spiego tutto, i nostri genitori andavano a scuola insieme. Non so se te lo hanno mai raccontato. Mio padre si chiama Ron, ed era molto amico di tua madre, se non mi sbaglio si chiamava Hermione."

"Mio padre invece si chiama Harry. E, purtoroppo, sarà il nostro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Non so cosa ci possa essere di più imbarazzante."

non poterono parlare oltre, che dai finesrtini videro un castello immenso, circondato da un'alone di mistero, ovvio per un posto del genere. 

Albus e Scorpius si cambiarono e si misero la divisa.

Quando il treno si fermò scesero tutti e tre, euforici, e si miserop a girare vorticosamente su loro stessi per catturare quante più immagini possibili. 

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Capitolo 4
*** smistamento e rivelazioni ***


Quando scesero dal treno, un uomo molto alto, con una folta barba scura e un sorriso affabile aveva chiamato a raccolta tutti gli studenti del primo anno.

"Quello è Hagrid!" aveva bisbigliato Albus. Aveva raccontato di quanto lui e suo padre fossero amici, e in più di una strana storia riguardante un uovo di drago.

Durante il giro sulle barche attorno alla scuola, i ragazzi rimasero più volte a bocca spalancata.

Guardavano Hogwarts come se fosse la cosa più bella che avessero mai visto, e stavano iniziando a pensare fosse così. Albus e Scorpius avevano intravisto il campo da Quidditch, che ovviamente suscitò in loro molto interesse; invece Rose sembrava voler contare ogni mattone di cui la scuola era fatta.

Rimasero in silenzio per tutto il tempo, troppo impegnati a scattare fotografie con la mente, 

Quando finalmente arrivarono all'ingresso della Sala Grande, una donna vestita di verde e dallo sguardo severo, gli illustrò cosa sarebbe successo poco dopo.

Erano tutti e tre molto emozionati: fra poco sarebbero stati finalmente smistati!

Albus continuava ad avere quello sguardo cupo e preoccupato, ma la cosa che più turbò Scorpius era che sembrava averlo acquisito anche Rose. Non disse nulla, anche lui era un po' spaventato. Sapeva già cosa sarebbe successo, eppure l'aria attorno a lui pareva pesante. Notò due ragazzi suduti sui gradini che lo fissavano, irritati.

Irritati? Ma non aveva fatto nulla. Forse era solo una sua impressione. Non ebbe il tempo di pensarci ancora. Dovevano entrare.

Lo spettacolo che si presentò ai loro occhi era qualcosa di bellissimo: decine di candele fluttuavano sospese nell'aria, sotto a quello che sembrava il cielo, ma che in realtà era il soffitto della Sala.

Vicino al tavolo dei professori, poggiato su di uno sgabello, vi era un cappello rattoppato e logoro. Scorpius sapeva cos'era: il Cappello Parlante. 

Ricordava le innumerevoli volte in cui i suoi genitori gli avevano raccontato di quell' "oggetto". Da quel che aveva capito non era particolarmente simpatico, a volte supponente, ma dopotutto era lì per fare quello.

Si perse per qualche minuto nei ricordi, e venne riportato alla realtà da una voce che gridava

Weasley, Rose."

Rose andò tremante verso lo sgabello, prese il Cappelo e lo mise in testa

"GRIFONDORO!"

Il tavolo rosso-oro scoppiò in un applauso fragoroso, che venne interrotto dalla chiamata di un'altro studente.
Intanto Rose corse sorridente verso il tavolo di quella che era la sua casa.

"Potter, Albus."

L'amico gli fece un cenno di saluto con la mano e si avvicinò.

Si udì un mormorio di stupore che venne messo a tecere dalle riflessioni del Cappello.

"Potter... coraggioso, leale, intelligente, astuto... Sai? Sono convinto, come lo ero con tuo padre, che staresti benissimo tra i Serpeverde...

Sicuro? Non t'interessa? Veramente? Allora, è meglio... GRIFONDORO!"

I Grifondoro ricominciarono ad applaudire, ancora più forte.
Scorpius invece aveva come una strana sensazione.
I suoi nuovi amici erano in Grifondoro, e la cosa lo turbata. 
Forse aveva il presentimento di poterli perdere, forse ci teneva.
Non ebbe il tempo di pensarci ulteriormente

"Malfoy, Scorpius."

Andò titubante, prese il Cappello e lo mise in testa.
Quello iniziò a riflettere

"Mmm... interessante, interessante davvero. Mi ricordi la signorina Granger... hai la sua intelligenza e il suo coraggio, ma non hai preso del tutto da lei. Non ti metterei tra i Grifondoro.
Astuzia... ti vedo bene tra i...
SERPEVERDE!"

Il tavolo dei verde-argento scoppiò in un battito di mani fragoroso e entusiasta.
Si levò il Cappello dalla testa e si unì alla sua nuova famiglia: i Serpeverde.

La cena fu stupenda: cibi di ogni tipo, pollo, verdure, dolci.
Scorpius mangio come se fosse a digiuno da una vita, e ogni tanto guardava verso i Grifondoro, dove Albus e Rose stringevano le mani di chiunque, sorridendo.

Venne interrotto da una voce squillante e curiosa

"Perché stai guardando quelle nullità?"

Una ragazzina bassina, anche lei del primo anno, dai capelli lunghissimi e gli occhi a mandorla, entrambi neri come la pece, lo stava fissando con superiorità.

"Smettila Alicia! Scusala, è una pettegola."

Un ragazzo alto, che sembrava del quinto anno, anche lui con capelli e occhi scuri, aveva tappato bocca di Alicia.
Fece cenno ai ragazzi attorno a lui di tacere, e loro eseguirono.

"Sono Liah, Michael Liah!"

Gli tese la mano, mentre lo continuava a fissare, freddo e calcolatore.

"Malfoy, Scorpius Malfoy."

"Mia sorella è una ficcanaso.
È stata indiscreta, neanche ti conosce, e già fa domande-
Non gli sembrava una persona simpatica, lo squadrava, e parlava come se stesse cercando di scoprire qualcosa, qualcosa di importante. I ragazzi attorno a lui lo fissavano allo stesso modo, come se gli stessero facendo il terzo grado.
-Ad ogni modo... che aveva detto il Cappello su tua madre? Come si chiamava?"
Non aveva idea di cosa gli importasse di quel dettaglio, ma non era di certo un segreto, così rispose

"Hermione Granger."
Il gruppo di Michael si ammutolì.

"Noi andiamo!" Fece un altro cenno, e i ragazzi si alzarono e uscirono dalla Sala, seguiti da Alicia, che correva per stargli dietro.

Non aveva idea di cosa avesse detto di tanto strano, e per di più vide i Serpeverde che facevano il passaparola, e uno a uno iniziarono a guardarlo male, con disprezzo.
Ma cosa aveva mai detto?
Il Prefetto Serpeverde chiamò a raccolta gli studenti del primo anno, e li condusse nei sotterranei.
Si fermarono davanti a un punto preciso del muro di pietra dei sotterranei.
"Purosangue!" Pronunciò.
Alcuni ragazzi applaudono.
Cosa voleva dire? Non lo sapeva.
Vide una porzione di muro scivolare su un lato. Entrarono tutti, e il Prefetto condusse i nuovi studenti nel dormitorio.
Scorpius entrò, e di gettò sul letto.
Scrisse un gufo a sua madre, con le solite informazioni: arrivo, smistamento e cena. Raccontò di Albus e Rose, ma non disse nulla dei suoi tormenti.
Uscì dai dormitori e dalla Sala Comune, si stava sentendo male con tutte quelle occhiatacce.
Andò a rifugiarsi in Biblioteca, magari avrebbe scoperto cosa voleva dire Purosangue.
Tra i volumi nessuno sembrava essere interessante, come se nessuno avesse mai dato importanza a quella parola, come se tutti sapessero già il suo significato.
Nulla, non trovo nulla.
Si sedette su un tavolino, mentre sfogliava il libro di Incantesimi.
Ma qualcosa attirò la sua attenzione.
Dei primini Corvonero, appena lo videro, si voltarono dalla parte opposta e cercarono di sgattaiolare via dalla Biblioteca.
Erano gli stessi che ora dello Smistamento lo avevano guardato accigliati.

Li rincorse fino a raggiungerli

"Spiegatemi cosa vi ho fatto!"

"Noi non vogliamo avere a che fare con persone come te!"

Non dissero altro, se ne andarono, e lo lasciarono lì, cm mille domande in testa.
Voleva delle risposte, e le avrebbe avute.
Credeva di sapere a chi chiedere.

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Capitolo 5
*** La Mappa e i nuovi professori ***


Passò una notte insonne, con mille dubbi e tormenti.

Il solo pensiero che i suoi gentiori gli avessero nascosto qualcosa lo faceva arrabbiare in maniera incontrollabile.  Pensava a tutte le domande che aveva rivolto loro e a tutte le risposte che aveva ricevuto. Sua madre gli diceva sempre

"Ricordati, Scorpius, che non ti diremo mai bugie!"

Ma quella, di fatto, lo era di per sé.  

L'unica cosa che lo faceva calmare di poco era il pensiero che il giorno dopo, all'ora di pranzo, avrebbe riempito le lacune a dir poco enormi che aveva. Era ancora un poco insicuro, sull'idea di chiedere informazioni a Albus e a Rose, ma si sarebbe vergognato a fare quelle domande a qualcun altro.

Teneva gli occhi chiusi come fossero portoni, ma non dormiva per nulla.

Verso le tre gli parve di sentire un ticchettio insistente.

Inizialmente non ci fece caso, pensando fosse uno scherzo della sua testa, ma sentendo il rumore aumentare si avvicinò alla finestra.

Vide un gufo nero che picchiettava sul vetro, e reggeva una busta.

"Ma chi mi scrive di notte?"

Il gufo era il suo, che aveva mandato con una lettera ai sui genitori quella sera stessa. Si stupì della sua velocità.

Aprì la finestra, facendo bene attenzione a non svegliare nessuno.

Accarezzò per un attimo le piume di Ares, che gli si posò sulla spalla.

La lettera non era neanche chiusa in una busta. La aprì, e notò che era scritta di fretta, con l'inchiostro verde scuro.

L'unica persona che sapeva lo usasse era...

"Papà?"

Per quale motivo gli aveva scritto a quell'ora? Magari nella lettera avrebbe trovato delle risposte.

Caro Scorp,

Inizio dicendoti che ero sicuro saresti stato Serpeverde.
Anche tua madre alla fine si era rassegnata all'idea, appena in tempo direi.
Non so quando riceverai la lettera, ti dico solo che l'ho scritta molto tardi. 
Ci sono grosse novità, ma tua madre non vuole che te le racconti, crede sia meglio che rimangano una sorpresa.
Non posso dirti tutto, anzi, veramente quasi nulla, ma saprai tutto molto presto.
                                            Papà

P.S.: ci vediamo domani

Quella lettera era veramente ambigua. Cosa voleva dire? Di tante novità non gliene aveva detta nemmeno una. E poi il post scriptum... ci vediamo domani?

Per tutta la mattina aveva rimuginato e riflettuto sulle parole da dire. Non sarebbe potuto andare da Albus e Rose per dirgli "Perch tutti mi guardano male?", o peggio ancora. "Cosa vuol dire purosangue?"
Ma tante riflessioni nn servirono a nulla, visto che si ritrovò all'ora di pranzo senza nessun idea per come cominciare.
Si andò a sedere al tavolo dei Serpeverde, fissando la porta d'ingresso, ma gli amici tardavano ad arrivare.
Attese imbambolato per una ventina di minuti, prima di vedere una chioma rossa e spettinata che gli correva incontro.

"Scorpius, vieni, su sbrigati! Devi vedere una cosa!"

Senza dargli il tempo di parlare, lo prese per il braccio e lo trascinò fuori dalla Sala Grande, nei sotterranei, fino ad un'aula che, per la presenza di calderoni e provette, Scorpius identificò come l'aula di pozioni.
Seduti ad uno dei tanti tavoli c'erano Albus e un altro ragazzo più grande di loro, che per la somiglianza con l'amico, capì che doveva essere James.

"Ciao Scorpius!"

Lo salutò amichevolmente Albus, facendo un ampio gesto con la mano.
James gli indicò una sedia, e insieme a Rose Scorpius si andò a sedere.

"Non dovremo essere qui! Se ci vedesse il professore?"

"Il professore non è ancora attivato! Zitto e guarda questa!" Disse il maggiore, indicandogli una pergamena piuttosto logora e senza scritte.

"Cos'è?" Chiese, piuttosto perplesso.

James non rispose, si limitò ad appoggiare la punta della bacchetta sul foglio

"Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!"

Appena pronunciò quelle parole, sulla pergamena apparvero delle scritte

Messieurs Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso, sono lieti di presentarvi la Mappa del Malandrino!

James aprì quello strano foglio di pergamena, e Scorpius rimase a bocca aperta. Era una mappa di tutta la scuola, e non solo. Riusciva a vedere tutti gli studenti e gli insegnanti, che si muovevano.

"Dove l'hai trovata?"

"Fregata nell'ufficio di mio padre. Occhio a non usarla nei corridoi però, che se la vede non sapete che succederà!"

Disse fissando una delle tante figure che si muovevano, accompagnata dalla scritta "HARRY POTTER".

Guardando la Mappa del Malandrino, Scorpius rimase davvero perplesso, quando tra le figure che si trovavano nella Sala Grande ne apparvero altre due, "Hermione Granger" e "Draco Malfoy".

"Cosa ci fanno i miei genitori qui?"

"Scopriamolo!" Disse con tono quasi indagatore Rose.
James appoggiò la bacchetta sulla Mappa e disse

"Fatto il misfatto!"

E la Mappa sparì. Uscirono dall'aula e richiusero la porta. Facendo bene attenzione a non incontrare nessuno, tornarono in Sala Grande. Non entrarono, si appostarno dietro alla porta.
Scorpius dovette stropicciarsi gli occhi innumerevoli volte, per credere che quello che vedeva nn fosse un allucinazione 
Seduti al tavolo dei professori, c'erano veramente i suoi genitori.
Vide la professoressa McGranit che si alzava, probabilmente per fare un annuncio.

"Attenzione studenti. Prima che vi concentriate solo sul cibo, vorrei fare un annuncio. Proprio ieri sono stati nominati due nuovi professori qui a Hogwarts, nostri ex studenti. Quins voglio chiedervi di fare un applauso di benvenuto a Draco Malfoy, nostro nuovo professore di volo-
Suo padre si alzò e fece un gesto di saluto col capo -e Hermione Granger, professoressa di pozioni.-
Anche lei si alzò, e salutò la sala con un gran sorriso.
-Detto questo vi auguro un buon pranzo."
Tutti applaudirono, ad eccezione di Scorpius, che perlopiù aveva visto nella Mappa il nome di sua  sorella.

"Venite con me! Devo chiedervi una cosa!" Disse agli amici, facendogli cenno di seguirlo.

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Capitolo 6
*** verità e rabbia ***


Tornarono nuovamente nell'aula di pozioni, che Scorpius si affrettò a sigillare.
Non diede loro il tempo di fare alcuna domanda, che subito si liberò da quel peso

"Perché i Serpeverde appena hanno sentito il nome di mia madre mi hanno trattato così? Ha fatto qualcosa che non so?"

Albus abbassò la testa, Rose chiuse gli occhi un attimo, James sembrava impassibile. La ragazza prese un lungo respiro

"Ci sono maghi e streghe nati da genitori Babbani, e così tua madre. Alcuni purosangue, cioè famiglie di soli maghi, disprezzano queste persone, credono siano inferiori..."

"Ma è una bugia! Una cavolata! Mia nonna lo era, ed era una delle migliori, così tua madre!" Albus si alzò in uno scatto di rabbia. 
Possibile che si potesse pensare una cosa così solo per una casualità, per l'essere nati da dei Babbani si potesse venire disprezzati?
Rose fece cenno ad Albus di calmarsi, e così Scorpius continuò

"Sapete nulla di cosa è successo anni fa, quando i nostri genitori erano qui a scuola?"

Rose lo guardò perplessa

"Intendi prima o dopo la Guerra?"

"Quale guerra?"

"Non ne sai nulla?" La rossa sembrava quasi preoccupata.
I suoi amici si guardarono un attimo, sembrava stessero comunicando con gli occhi. James prese la parola

"Anni fa, prima che nascessimo, un mago oscuro, Voldemort, tornò. Era già stato potente prima, ma qualcosa lo aveva fermato. Voleva distruggere mio padre, Harry Potter, perché secondo la profezia era l'unico ostacolo. Lui e i suoi seguaci, i Mangiamorte, hanno ucciso molte persone, compreso il fratello di mia madre, Fred...
Dopo la Guerra il mondo magico è tornato normale, i Mangiamorte che non si erano pentiti sono andati a Azkaban!"

"Furono in molti a pentirsi?" Chiese Scorpius quasi assente, come se sapesse che le informazioni dovevano essere di più

"No, non molti, quasi nessuno... ma- Albus diede una botta sulla spalla al fratello per fermarlo

"Chi si pentì?" chiese appeso a un filo

"Tuo padre, e dopo di lui suoi genitori."

Lui rimase spiazzato. Suo padre era stato un Mangiamorte? Non gli aveva mai detto nulla, non gli aveva mai raccontato della Guerra, dei pregiudizi del sangue, di niente!

"Perché?"

"Solo lui può dirtelo..." rispose l'amico abbassando il capo.
Avrebbe gioito chiedere di più, molto di più, ma non fece in tempo. Sentì dall'esterno un sussurro, 'Alohomora', e la porta si aprì di scatto. Sulla soglia apparve sua madre, quasi preoccupata

"Ciao ragazzi!" Fece un cenno di saluto agli amici, che risposero imbarazzati. Quindi si conoscevano.

"Ciao Scorpius... te lo avrei detto prima, ma- si fermò un istante e lo fissò dritto negli occhi - cosa hai?" Chiese con apprensione. Scorpius si alzò e strinse i pugni. Non riuscì a trattenersi e urlò

"Perché non mi avete detto nulla? Non mi avete mai detto della Guerra, non mi avete detto che papà era un Mangiamorte, non mi avete detto niente di voi! Non posso fidarmi di voi!" Sputò fuori tutto, prima di sorpassarla e andarsene.

Non ascoltò sua madre che lo implorava a tornare indietro. Sbattè la porta e si mise a correre, dove non sapeva, probabilmente fuori, lontano.
Gli avevano negato il passato.
Non li avrebbe perdonati facilmente, questo era poco ma sicuro.

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Capitolo 7
*** ritornare indietro ***


Nella sua testa le voci rimbombavano.
Rose, Albus e James gli ricordavano tutte le cose che gli erano state nascoste in undici anni.
Bugie.
Degli assurdi e crudeli pregiudizi, di una guerra terrificante, di uno spaventoso mago oscuro e del suoi seguaci, tra loro suoi parenti. Non sapeva nulla.
Bugie.
Davanti a sé l'immagine della porta d'ingresso sempre più vicina, che varcò indisturbato. Non c'era nessuno nei corridoi, nessuno studente, nessun insegnante. I fantasmi erano spariti, e i quadri non erano nelle loro cornici. Tutto questo silenzio conferiva ai suoi passi furiosi che riecheggiavano per i corridoi un ritmo incessante e solitario. E nella sua testa quella sola parola.
Bugie.
Bugie. Bugie. Bugie.

Uscì dall'ingresso, ma non si fermò, voleva proseguire, andare oltre, ancora più lontano.
Ma dove? 
Si fermò un attimo solamente, e se ne pentì. Guardò il Lago Nero, e i ricordi del primo giorno, così vicino, e delle sue emozioni così diverse e contrastanti. Felicità e rabbia. Meraviglia e delusione. Stupore e amarezza. Era tutto come la prima sera. Lui era solo diverso. Si sentiva stupido, ricordando la leggerezza della prima volta che aveva visto quelle mura. Ora era pesante. Troppo.

Sentì dei passi veloci, sempre più vicini. Una voce lo chiamò. Una, due, tre volte. Sempre più passi, più vicini. Altri lontani vi si aggiunsero. Troppo tardi per muoversi. 
Una mano troppo piccola per una donna gli prese la spalla e lo costrinse a voltarsi.

"Scorpius, ti prego!"

"C'è altro che non mi avete detto?" Ignorò sua madre e le urlò contro.

"Ti prego, non ora!" Con fretta cercò di portarlo dentro, ma lui non si muoveva.

"Perché non mi avete detto nulla?"

"Ti prego, ti prego vieni dentro!"

Non capiva la sua disperazione. Fino a pochi secondi dopo. Sentì solo un urlo, di una ragazzina.
Non riuscì a ragionarci, neanche a sentirlo del tutto. 
Vide un bagliore verde che si avvicinava, dal cielo, se quello era ancora il cielo. Scuro, punteggiato da ombre nere che scendevano. La luce si avvicinò, lo puntava. Più vicino. Più vicino ancora. Sempre più vicino. Troppo vicino. 
Hermione lo gettò da una parte e lui cadde a terra. Alzò lo sguardo, appena in tempo per vedere sua madre investita dal lampo.
Si alzò e corse da lei. La mosse, cercò di svegliarla.

"Mamma! Mamma!" Urlava come quando era bambino. Non poteva fare nulla. Con il viso rigato dalle lacrime continuava a chiamarla e a cercare di riportarla in vita.
"Mamma! Mamma! Svegliati, ti prego!" 
In un turbinio di urla senti quei passo remoti. Vicini. E ancora una volta venne chiamato

"Scorpius!" un passo veloce, una corsa disperata. La persona a cui apparteneva si gettò su Hermione e cercò a sua volta di svegliarla. Per la prima volta Scorpius vide suo padre piangere.
Dal collo di Hermione vide pendere un ciondolo a forma di clessidra d'oro. Gli occhi di Draco di illuminarono, come se avesse intravisto in bagliore di speranza in quell'oggetto bizzarro.
Prese quel ciondolo dorato, e lo sfilò dal collo di Hermione, che guardo ancora con dolore. A sua volta lo avvolse attorno al suo e a quello di Scorpius. Strinse in mano la piccola clessidra.
Le fece compiere un solo giro. Vennero avvolti da un lampo di luce, mentre la scuola lo era da tetre ombre nere.

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Capitolo 8
*** Eventi ***


Erano nello stesso luogo in cui avevano usato quello strano ciondolo, ma c'era ancora luce. Il sole si stava abbassando lentamente, ma non era ancora il tramonto.
Scorpius si guardò intorno. Non c'era nessuno con loro, sua madre non era a terra accanto a lui, le ombre nere e agghiaccianti che aveva visto non c'erano.
Era tutto come fossero tornati indietro

"Cosa... come..." si sentiva stupido. Non riusciva a trovare parole per esprimersi. La prima cosa che gli venne in mente era quella strana clessidra d'oro

"Quel ciondolo..."

Draco prese la clessidra e gliela mise in mano.

"Questa è una Giratempo. Questo ciondolo permette di viaggiare indietro nel tempo. Tua madre la usava per seguire tutti i corsi, quando veniva qui a Hogwarts. L'ha tenuta solo per casi di estrema necessità. Non vorrebbe che la usassimo..."

"Perché? Dobbiamo salvarla." Non capiva perché sua madre dovesse sempre proibirgli di fare alcunché. Non vedeva problemi in quel caso

"Brutte cose accadono ai maghi che interferiscono con il corso degli eventi- esordì Draco serio- e noi stiamo per fare esattamente questo. Dobbiamo impedire che Hermione muoia."

Ancora non capiva. Cosa sarebbe successo? Non era giusto che sua madre morisse, non poteva essere questo che doveva accadere.

"Andiamo." Disse solo Scorpius, prendendo per il braccio il padre, che però rimase fermo dove era

"Tu sei qui... ma anche nella scuola. Il te del passato non deve vederti. Dove eri a quest'ora?"

Scorpius cercò di capire. Le cose sembravano più chiare. Troppo, erano troppo semplici.

"A quest'ora sarei... in Sala Grande!"

"Perfetto! Ora ascoltami. Devi andare dal me del passato e dirmi, cioè dirgli, che deve andare nella Sala Comune dei Serpeverde. Dagli la Giratempo e digli di non fare domande, e convincilo a tornare indietro nel tempo. E non fare domande anche tu. Vai e basta."

"Tu cosa farai?"

"Appena il te del passato uscirà dalla Sala Grande gli dirò di seguirmi nella Sala dei Serpeverde, poi uscirò e ti aspetterò davanti alla porta dell'aula di pozioni. Ora vai e aspetta che il vecchio te esca dalla Sala, poi parla con il vecchio me.- gli diede una pacca sulla spalla e lo guardò benevolo- andrà tutto bene. Ora vai."

Scorpius annuì, strinse in mano il ciondolo Giratempo ed entrò a scuola.

Era tutto così strano. Non si preoccupava più di nulla che non fosse quella situazione. Non provava più rabbia, solo inquietudine. Si ripeteva nella mente che ce l'avrebbe fatta, che sua madre sarebbe stata salva.
Arrivò davanti all'ingresso della Sala Grande e guardò all'interno. Posò gli occhi sul tavolo dei Serpeverde, e si vide fra i tanti. Poteva sentire ancora quella sensazione d'impiazienza che aveva provato. Era così strano vedersi tra quei ragazzi e trovarsi all'esterno di tutto quello.
Spostò lo sguardo su un gruppo di ragazzi seduti al suo stesso tavolo, che additavano il lui del passato. 
Michael Liah era tra loro, che bisbigliava qualcosa, suscitando l'ilarità del suo gruppetto. Sapeva benissimo di cosa parlavano. Gli stava dicendo che sua madre era una Nata Babbana, ne era sicuro. Aveva capito tutto.
Sentì crescere in sé l'impulso di andare lì e di prendere a pugni quell'idiota. 
Strinse i denti e abbassò il volto.
Udì rimbombare nei corridoi dei passi svelti e affannati.

"Rose!"

Filò via dalla porta e si nascose dietro una colonna, schiacciandosi il più possibile su di essa per non esser visto.
Quando la ragazzina passò tornò a guardare all'interno della Sala, dove Rose parlava con il sé del passato. Si avvicinò ancora e si fermò a guardare l'amica. Lo sapeva, era molto carina, molto.
Si stava avvicinando. Prese di nuovo coscienza di quello che doveva fare e si nascose ancora.
Non attese molto che sentì la voce di suo padre parlare con il vecchio lui. Si affacciò di poco e vide suo padre del passato ancora seduto al tavolo degli insegnanti. Quindi quello che parlava era il "vero" suo padre.
Le voci si spensero e si allontanarono.
Ora toccava a lui.
Mise la Giratempo nella tasca della veste ed entrò.
Si diresse verso il tavolo degli insegnanti, da cui sua madre si era appena alzata.
Vide suo padre del passato e si avvicinò

"Hey Scorpius!- gli fece con un cenno di saluto lui- scusa per il gufo troppo ambiguo... hai una faccia... successo qualcosa?"
Era il momento. Cosa gli avrebbe detto?

"Pensa! Pensa!"

"La mamma." Disse solo, come fosse la prima cosa che aveva in mente. In un certo senso era vero.

"Cosa? È appena andata via..."

"Non fare domande, ti prego vieni con me. È importante papà."

Notò il suo sguardo perplesso e leggermente preoccupato.
Si diressero all'esterno della Sala, e a quel punto Scorpius tirò fuori la Giratempo.

"Chi te l'ha data?"

"La mamma.- disse ancora, con una punta di esasperazione- Dobbiamo tornare indietro nel tempo. È per lei."

"Cosa..."

"Non chiedere ti prego. Devi venire nella Sala Comune dei Serpeverde. Partiremo da lì. È importante! Arrivo subito papà."

Il Draco del passato rimase perplesso, ma annuì e si diresse dove indicato.
Lo guardò andare e poi si ricordò dell'aula di pozioni. Corse verso i Sotterranei bui e umidi, fino alla stanza, e lì vide sempre suo padre, e dedusse che fosse quello del presente. Quello si voltò e gli andò incontro.

"Tutto apposto? Ti ho dato retta?" Chiese affannato

"Sì tutto apposto.- annui, ma poi si chiese il perché di tutto ciò -Cosa abbiamo fatto così?"

"Ti abbiamo impedito di uscire. Se non sarai con Rose, Albus e James non saprai nulla e non fuggirai. Così tua madre non ti verrà a cercare... e non morirà."

L'ombra nera che aveva scagliato il lampo verde verso di lui gli balzò in mente.

"Chi era che ci ha attaccati?"

Gli occhi grigi di Draco, così identici ai suoi, si fecero scuri e malinconici. Abbassò lo sguardo e cercò le parole.
Altri passi, poi una voce

"Scorpius! Draco! Dove eravate?"

Era Hermione. Davanti a loro. Viva.
Scorpius sentiva di stare per scoppiare a piangere. Corse dalla madre e l'abbracciò. Lei sembrava non capire, poi il ragazzo ricordò. Si staccò da Hermione e finalmente si liberò da quel peso

"So della Guerra. So che sei una Nata Babbana e so che molti non lo accettano. So che papà era un Mangiamorte e so che alcuni pensano non sia una brava persona. Voglio capire cosa successe a voi."

La donna rimase spaesata.
I suoi genitori si scambiarono degli sguardi preoccupati e carichi di tristezza.
Hermione strinse la mano di Draco ed esordì

"Amore... forse è il momento che sappia tutto."

Lui annuì e condusse il figlio infondo al corridoio dei Sotterranei. Aprì una porta che sembrava appartenere a una stanza in disuso da anni. Al suo interno c'erano quelli che Scorpius immaginava essere gli ingredienti per ogni tipo di pozione. 
Entrarono al suo interno, e si diressero verso un armadio senza l'anta destra. 
Suo padre aprì la sinistra, rivelando un oggetto che lasciò il ragazzo a bocca aperta. 
Di fronte a lui c'era una sorta di bacinella di pietra, con strani rilievi, e un liquido luminoso  argentato all'interno.

Spazio autrice:
Ciao!!! Ecco a voi uno dei capitoli più lunghi che abbia scritto al telefono. Ora ho un dolore terribile alle dita, ma sono soddisfatta. E voi? Vi è piaciuto? Avete capito di che strano oggetto si tratta? Cosa pensate che accadrà, ora che Draco e Scorpius hanno modificato il corso del tempo?
Alla prossima! Baci!!!

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Capitolo 9
*** Pensatoio- parte 1 ***


Cos'era quello strano oggetto? E cosa più importante, quale attinenza aveva con la sua richiesta di conoscere il passato dei suoi genitori? Queti ultimi si stavano scambiando occhiate interrogative tra loro, come se comunicassero con gli occhi. Il silenzio quasi asfissiante e carico di domande venne rotto da suo padre, che disse con tono basso

"Faccio io." Tirò fuori la bacchetta dai pantaloni e la portò alla tempia. Scorpius rimase perplesso. Fu come se Draco avesse estratto dalle proprie meningi dei fili argentati, che depose nella strana bacinella. Il ragazzino rimase a guardarli mischiarsi con il liquido argenteo, per qualche istante.

"Guarda lì dentro, nel Pensatoio." lo esortò sua madre, indicanto l'oggetto, il Pensatoio. Lui si avvicinò ad esso con titubanza, strizzando gli occhi, ma non vide nulla. Si avvicinò ancora, fino a toccare il liquido con il naso. Quasi d'istinto, immerse la faccia in quello, che parve risucchiarlo.

Ebbe la sensazione di cadere, sempre più in profondità, fino ad atterrare in un luogo inconfondibile all'esterno di Hogwarts: il campo da Quidditch.

Al suo interno, vide i giocatori Serpeverde e Grifondoro, a terra. I capitandi delle squadre si sbraitavano contro. Il ragazzino si avvicinò lentamente alla scena, come se temesse di esser visto. Ma quelli non si accorsero di lui, o perchè troppo impegnati a litigare (opzione più probabile di quello che credeva), o perchè non potevano proprio vederlo. Accolse quell'idea, che finalmente gli fece capire perchè era lì: si trovava in una sorta di pensiero, un ricordo.

Guardò uno per uno i volti dei giocatori, senza soffermarsi in particolare su ognuno. Ma solo un ragazzo attirò la sua attenzione. Un Grifondoro dai capelli corvini, gli occhi smeraldo e un paio di occhiali dalle lenti rotonde, di metallo, ridotti parecchio male. Aveva la netta sensazione di averlo già visto, ma non ricordava dove. Quello si spostò appena, e allora capì. Vide sulla sua fronte, ben definita, una cicatrice a forma di saetta. Quindi quello era il famoso Harry Potter, il bambino sopravvissuto. Si ricordò di quando aveva sentito dire (origliando) a sua madre che sarebbe stato il suo

Scorpius decise di spostare il suo sguardo sui litiganti, per capire cosa stesse succedendo.

"Oh guardate.- fece in tono ironico un ragazzo Serpeverde, alto e moro -Un'invasione di campo."

Vide avvicinarsi un ragazzo dai capelli rossi e un'altra ragazza. Sgranò gli occhi per essere certo di quello che vedeva. La ragazzina dai capelli spettinati e i denti leggermente sporgenti assomigliava veramente tanto a Emma, sua sorella. Ma si ricordò che quello era un ricordo. Allora dedusse che si trattasse di sua madre. Gli faceva uno strano effetto vederla così davanti a lui. Il ragazzo dai capelli rossi vicino a lei, quindi, doveva essere Ronald Weasley, un suo vecchio amico, di cui gli aveva parlato. Quest'ultimo domandò, leggermente alterato

"Che succede? Perchè non giocate? E lui che ci fa qui?"

Scorpius si spostò all'indietro, per vedere a chi fosse diretto quello sguardo sprezzante. Per la seconda volta dovette controllare di vederci bene. Il ragazzino era della sua stessa altezza, biondo platino e dagli occhi grigi. Sembrava veramente il suo sosia. Era certo che fosse suo padre, tante erano le volte che gli aveva detto quanto gli assomigliasse.

"Io sono il nuovo Cercatore dei Serpeverde Weasley.- iniziò Draco superbo - E tutti stanno ammirando i manici di scopa che mio padre ha comprato alla nostra squadra."

Disse mostrando un manico di scopa lucido e nuovo di zecca, e così fecero gli altri Serpeverde. Erano inconfondibilmente delle Nimbus Duemila Uno, modelli che erano stati nettamente superati dalle Firebolt Ventidue, ma che per quei tempi dovevano essere un ultimo modello.

"Belli vero?- continuò con fare da superiore - Ma non è detto che anche la squadra dei Grifondoro non riesca a mettere insieme un po' di soldi per comprarsi delle scope nove. Se mettete all'asta quelle vecchie carrette delle Scopalinda Cinque, vedrete che qualche museo pagherà per averle."

I compagni di squadra di suo padre risero, mentre i Grifoni sembravano sul punto di passare alle mani

"Per lo meno, - commentò con asprezza Hermione, intromettendosi tra le risate dei verde-argento - nessuno nella squadra del Grifondoro si è dovuto comprare l'ammissione. Loro sono stati scelti per il talento."

Draco la guardò irritato, e leggermente sorpreso. La sua aria di superiorità vacillò per un secondo, come se fosse rimasto spiazzato dal fatto che qualcuno gli avesse risposto. Si ricompose velocemente e avanzò.

"Nessuno ha chiesto il tuo parere, sporca mezzosangue." Sputò acido, calcando le ultime due parole.

Scoppiò una bolgia. I Grifondoro sui misero a urlare ''Come ti permetti?" e insulti vari. Doveva essere un appellativo peggiore di quanto Scorpius pensasse, considerando la reazione dei ragazzi. Ron tirò fuori la bacchetta (spezzata sulla punta e aggiustata alla buona con dello scotch) e la puntò sul biondo, pronunciando un incantesimo, che però gli rimbalzò contro. E si trovò a vomitare lumache mentre i Serpeverde ridevano e gli amici correvano verso di lui ad aiutarlo.

Ma Scorpius non poté vedere altro, perché la scena svanì piano piano da davanti ai suoi occhi.

Si ritrovò in un corridoio, silenzioso e semi-deserto. Tutto taceva, ad eccezione di due voci che sussurravano. Da una stanza, che era sicuro fosse l'infermeria, uscirono Harry e Ron, visibilmente preoccupati. Davanti a loro arrivò, ghignando, un ragazzino biondo, che chiese beffardo.

"Hey che vi è preso? Un troll in pozioni?!"

"Taci Malfoy!" Urlarono in risposta, e se ne andarono.

Draco rimase lì, perplesso, mentre altre due persone gli passarono accanto. Il primo era un uomo alto, dalla folta barba bianca e degli occhiali a mezzaluna sul naso; l'altra era invece la professoressa McGranitt, che conversava con il primo. Scorpius ascoltò. La professoressa disse agitata

"Non posso crederci... è una cosa inaudita... la signorina Granger, pietrificata... questa scuola non è più un luogo sicuro."

Appena i due si allontanarono, suo padre assunse un'aria scioccata.

"Oh no, la Granger!" Si fiondò in infermeria, e percorse la stanza fino a un lettino in fondo a essa. Molte tendine erano tirate, ma una sola non lo era, e lui lo seguì verso di quella.
Draco sussultò, e così anche Scorpius. Sdraiata sul lettino, c'era Hermione. Era immobile e gelida. Un braccio era lungo il fianco, e la mano sembrava stringere qualcosa. L'altro braccio era teso in avanti.
Draco si avvicinò a lei e la guardò con amarezza.

"Non può... non puoi... non può essere successo a te.- strinse la mano che era rimasta pietrificata in avanti con la sua - Non azzardarti a restare così. Sei più forte, ti prego." lasciò andare lentamente la mano fredda e immobile della ragazzina e si allontanò, per non esser visto. Ogni tanto, mentre si allontanava, si voltava a guardarla.

La scena sparì di botto, senza diradarsi lentamente. Al suo posto c'era un muro, con ma scritta agghiacciante, di sangue

'La camera dei segreti è stata aperta, temete, nemici dell'erede.'

Ma quella sparì ancora.
Ormai era abituato a quella sorta di dissolvenza. Le voci si facevano distanti, remote, e le immagini sfumavano difronte ai suoi occhi. Ora era in un corridoio della scuola, davanti a un immenso muro di pietra. Non c'era nessuno, ma sapeva che sarebbe arrivato, doveva. Così si sedette a terra e attese pazientemente. Udì in lontananza dei passi frettolosi che rimbombavano. Si alzò in piadi e si appoggiò alla parete. I passi appartenevano a una ragazza, dai capelli biondo cenere, la pelle chiarissima e una bizzarra collana di tappi di Burrobirra al collo. Questa parve concentrarsi un attimo, poi passò davanti alla partete di pietra, tornò indietro e lo rifece altre due volte. Lì, dal nulla, apparve all'improvviso una porta gigantesca, dietro alla quale la ragazza sparì immediatamente. E la porta scomparve.

Scorpius era rimasto sbalordito, stava realmente pensando di soffrire di allucinazioni. Stette lì a pensare al perchè di quel ricordo, quando altri passi, ma stavolta lenti e silenziosi, giunsero al suo orecchio. E poco dopo apparve un ragazzo alto e biondo, che guardava interrogativo la porta ormai sparita. Scorpius lo riconobbe subito. Sembrava fosse passato molto tempo dall'ultimo ricordo, perché quel ragazzino basso e gracile ora sembrava molto più adulto, ed era quasi come quello che conosceva. Quindi, ancora una volta, stava guardando suo padre. Questo si allontanò lentamente e in silenzio, e sparì come le immagini davanti agli occhi di suo figlio.

In quel momento Scorpius si trovava in un ufficio, se così si poteva definire. Le pareti erano rosa confetto, con appese innumerevoli foto e piattini di ceramica che ritraevano dei gatti, che si muovevano e miagolavano. Al centro della stanza c'erano una scrivania e due sedie. Seduta lì, si trovava una donna dai capelli castani acconciati con un cerchietto rosa e la faccia da rospo. Anche lei era vestita solo di rosa. Dava il voltastomaco.
La donna sorseggiava tranquillamente del thè. Ma cosa c'entrava quella con i ricordi dei suoi? Visto che l'unica cosa da fare era aspettare, Scorpius si sedette su ma delle sue serie davanti alla scrivania, e aspettò, fino a che non sentì bussare.

"Avanti avanti." Disse la donna con voce acuta, appoggiando la tazza nel piattino sul tavolo. E dalla porta entrò Draco, che salutò formalmente con un cenno del capo. Si sedette sulla sedia accanto a quella di Scorpius, con base postura rigida e dritta.

"Allora? non ha scoperto nulla?" Chiese impaziente ma pacata la donna.

"No." Si limitò a dire lui, freddo e inespressivo.

"Non ha neanche una vaga idea di cosa stanno tramando Potter e i suoi amici?" La donna parve diventare preoccupata, il sorriso congelato sulle sua labbra vacillava, e la voce era ancora più acuta. La calma però rimaneva intatta, quasi irritante.

"No."

"Non è riuscito a seguirli?"

"No."

"Lei è completamente inutile Malfoy! Si rende conto che stanno tramando contro di me? Sono ancora dalla parte di Silente! Se ne vada!" Si alzò in piedi e indicò l'uscita. Draco si alzò e se ne andò senza aggiungere nulla, sbattendo la porta.

L'ufficio si fece lontano, ancora una volta tutto sparì davanti ai suoi occhi.

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Capitolo 10
*** Pensatoio- parte 2 ***


Non aveva mai visto quel luogo, ma credeva fosse ancora all'interno di Hogwarts. Era una torre, che dava la vista sul cielo, in quel momento scuro, con un'immagine quasi fluttuante su di esso. Pareva fosse un simbolo. Un teschio da cui usciva un serpente che si attorcigliava su se stesso. Non sapeva cosa fosse, ma non portava nulla di buono.
Scorpius spostò lo sguardo sulle persone davanti a lui.
I primi che vide furono quattro uomini vestiti di nero, con le bacchette pronte e puntate sulla stessa persona. Più avanzati, con in mano anche lui la bacchetta, che tremava di nervosismo e faticava a mantenere la mira, c'era ancora una volta suo padre. Non lo aveva mai visto così. Nei suoi occhi c'era terrore, quello vero. Paura.
Guardò a chi tutti puntassero la bacchetta, e vide lo stesso uomo che aveva 'incontrato' in un ricordo del secondo anno, ma era diverso, sembrava invecchiato e stanco. Si reggeva alla parete retrostante a sé.

"No. Abbiamo ricevuto degli ordini. Deve farlo Draco. Ora, Draco, sbrigati."

"Non gli resta molto da vivere comunque, mi pare! Guardatelo... cosa ti è successo Silly?" Un uomo dallo sguardo strabico si rivolse all'anziano.

"Oh, meno resistenza, riflessi più lenti, Amycus.- rispose il destinatario delle provocazioni, con calma- La vecchiaia insomma... Un giorno forse succederà anche a te... se sarai fortunato..."

"Che vuol dire,-sbottò l'uomo- eh, che vuol dire? Sempre lo stesso, eh, Silly, parli parli e non fai niente, niente, non so nemmeno perché il Signore Oscuro si prende la briga di ucciderti! Avanti, Draco, fallo!"

"Ora, Draco, presto." Lo incitarono

"Lo farò io." Disse un uomo dai denti aguzzi in mostra e lo sguardo folle.

"Ho detto no!" Un lampo scaraventò la figura indietro.

"Draco, fallo o spostati. Uno di noi..." fece una donna, che si bloccò. Una figura nell'ombra aveva aperto la porta con uno scatto, e si avvicinava. L'uomo aveva i capelli scuri e unti, gli occhi neri vuoti, e anche lui la bacchetta pronta.

"Abbiamo un problema, Piton. Il ragazzo non sembra in grado..."

Piton spinse di lato Draco

"Severus..." pronunciò con tono dolce l'uomo su cui tutte le bacchette erano puntate, ormai quasi a terra.

"Severus... ti prego..."

"Avada Kedavra!" Un lampo di luce verde lo investì e fece sparire tutto.

Cambiò totalmente scenario. Si trovava in quello che sembrava un piccolo appartamento. Davanti a lui si trovavano un divano rosso di modeste dimensioni, un camino spento e un tavolino da caffè. Sulla sinistra le porte di due stanze, sulla destra un'altra porta, aperta. Il tutto era avvolto dal buio quasi totale, ad eccezione della poca luce che proveniva dalla stanza alla sua destra.

Vi entrò, e capì che si trattava di una cucina.
Sbatté più volte le palpebre, per vedere nella penombra, senza avvicinarsi troppo, e riconobbe le  due figure.
Draco stava sussurrando qualcosa all'orecchio di Hermione.
Quella, a un certo punto in uno scatto, fece cadere il piatto che stava asciugando e lo mandò in frantumi.

"Sei solo un'idiota, Malfoy! Sai solo dire quello! Mezzosangue qui, Mezzosangue là! Se fossi una Purosangue per cosa mi insulteresti, eh?"

Si era voltata e lo aveva spinto all'indietro, mettendosi a gridare. Scorpius seguiva la scena senza muoversi. Non li aveva mai visti litigare così, ma pensava, da quello che aveva capito, che allora fosse normale.

"Non fare la santarellina con me, Granger!- urlò lui di rimando-Anche tu mi hai pregiudicato, solo perché quell'insulso cappello parlante mi ha messo tra i Serpeverde, ma tu che sei una Grifondoro, ti credi tanto migliore di noi eh?"

"Non mi parlare di pregiudizi, Malferret, perché non sei certo tu quello che per una casualità, per esser nato da dei genitori Babbani a venir sempre giudicato inferiore! Tu sei una Serpe, e anche se fossi nato Babbano lo saresti stato, perché era nel tuo destino. Tu contro di me non puoi dire niente! Non hai mai espresso un giudizio TUO su di me!
Hai solo seguito le idee di tuo padre! Cosa pensi veramente di me? Cosa senti?"

Si era sempre sentito disgustato quando vedeva i suoi genitori baciarsi. Eppure in quel momento gli parve diverso, forse perché i due erano più giovani nel ricordo, o forse solo perché aveva capito quanto l'uno contava per l'altra e viceversa. Ma ovviamente non poté vedere ciò che accadde dopo.

La stanza in cui si trovava in quel momento era quella dei suoi genitori, solo che mancavano alcune foto sulle pareti. Si sentivano dei rumori provenienti dal bagno, e d'istinto Scorpius si avvicinò alla porta, ed entrò con cautela nella stanza. Davanti allo specchio, Draco sciacquava l'avambraccio sinistro nel lavandino e lo sfregava furiosamente. Dal riflesso si vedevano chiaramente gli occhi rossi.

"Cosa fai?" La voce fece sobbalzare anche Scorpius. Hermione si trovava sulla soglia, appoggiata alla porta, gli occhi socchiusi, le mani sul pancione.

"Guarda.-disse suo padre con una sorta di disperazione nella voce- Guarda!" Indicava il braccio sinistro. Su di esso c'era uno strano tatuaggio. Era così orribilmente simile a quello che aveva visto in cielo, nel ricordo sulla torre. Esso era chiaro e sbiadito, la pelle sotto di esso rossa.

"Cosa ti succede?" Chiese apprensiva ma calma Hermione.

"Sono un mostro."

"No che non lo sei."

"Non voglio che nostro figlio lo veda. Voglio cancellarlo del tutto." Indicava nuovamente il segno sul braccio, e riprese a sfregarlo.

"Sai...- si avvicinò lei, fermandolo e facendosi guardare negli occhi- sai che questo è impossibile."

"Io voglio proteggerlo. Lui non saprà mai nulla di tutto questo."

"Dovrà capire un giorno."

"Quando sarà il momento. Prima no."

"Non potremo nascondergli il passato."

"Quando sarà il momento. Quando sarà il momento saprà."

"Va bene." Sospirò stancamente e con rassegnazione Hermione.

"Dai vieni a dormire." Aggiunse dandogli un bacio veloce. Draco si spostò dal lavandino e raggiunse Hermione nella camera adiacente. Spense la luce, e il ricordo.

Si trovava al Ghirigoro, la libreria. Ci era già stato prima dell'inizio della scuola, ma non era stata una bella esperienza.
Eppure era tutto così simile a quel giorno. Poi capì. Dalla porta vide entrare lui, Emma e i suoi genitori. Avrebbe rivissuto quel momento in cui si era sentito terribilmente male, con quella sensazione malevola allo stomaco.

"Bene." tra la folla di persone presenti si levò un grido.

Un uomo di altezza media, capelli e occhi neri, vestito in modo impeccabile spuntò tra la gente
"Bene, bene, bene." Continuò con un sorrisetto sghembo.

"Beh cosa c'è Malfoy, non si saluta?"

"Non rivolgermi la parola Liah!" Rispose suo padre, i pugni serrati e le braccia lungo i fianchi, cercando di mantenere il controllo. Aveva capito bene? Liah? Quel cognome era terribilmente familiare. Infatti, da dietro di lui subito dopo spuntò una ragazzina bassa e con gli occhi e i capelli scuri tali a quelli del padre. Michael non c'era, o non si vedeva.

"Ma che bella famigliola,-continuò quello imperterrito- non c'è che dire."

"Dimmi un po' tu- avanzò ancora, puntando il dito su Hermione - ma non ti vergogni a dormire nel suo stesso letto?"

"Non provare a..." iniziò la minaccia Draco, vedendo interrotto da Liah, che continuò rivolgendosi al lui del ricordo e a Emma

"E voi due invece..."

"Non osare parlare ai miei figli." Si frappose Draco fra loro

"Hermione, porta i ragazzi fuori." Hermione annuì con una punta di preoccupazione negli occhi, prendendo per mano lui e Emma e portandoli fuori.
Ma Scorpius era lì ora. Avrebbe visto che era successo.

"Ti faccio i miei complimenti, ti sei messo a posto. Beh certo, la storiella del matrimonio con una Sanguesporco ha risollevato la fama della tua famiglia, ma non abbastanza da scarcerare tuo padre, vero, Malfoy?"

Draco si lanciò in avanti con i pugni stretti, verso l'uomo, ma (per fortuna o sfortuna) venne trattenuto da due uomini dietro di lui. Intanto, anche in Scorpius la rabbia montava.

"A quanto pare c'è gente ancora disposta a passare sul fatto che tu sia uno schifoso Mangiamorte. Ma dimmi, quanto denaro hai dovuto sborsare per trovare moglie? O sei caduto davvero così in basso da scegliere una sgualdrina Mezzosangue?"

In quel momento Scorpius lo vide perdere ogni controllo. Gli andò in contro e diede un pugno ben assestato sul naso di Liah.
Lasciò i soldi per terra, raccolse il libri e uscì dalla libreria.
Era quella la verità. Non aveva più interrogativi.
Si sentì come sollevare da terra, e vorticare in alto, verso il soffitto del Ghirigoro.

Sentì, finalmente, il viso immerso nel liquido, e ne uscì.
Davanti a lui, sua madre e suo padre lo guardavano, curiosi e leggermente preoccupati. Sapeva tutto ora.
 

Spazio autrice

Saaaalve a tutti! Eccomi qua, credevate fissi morta eh? Scusate se non mi sono fatta sentire, ma ci ho messo molto a preparare un capitolo decente. Che dite? In questo ho messo i ricordi un po più significativi, direi. Me lo lasciate un commentino per capire come sono andata?
Grazie mille. Un bacio!

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Capitolo 11
*** Incontri ***


"Tutto a posto?" tentò di iniziare una conversazione Hermione, avvicinandosi per vedere come stava il figlio.

"Sì... sì sto bene." si affrettò a rispondere lui, prima insicuro, poi più deciso, anche se falsamente.

Scorpius voleva dirglielo. Voleva parlargli del ricordo in cui aveva visto suo padre mentre tentava inutilmente di togliersi il Marchio. Ma tacque. Era troppo anche per lui. Sua madre lo guardava sospettosa, stava per aprire la bocca e formulare una nuova domanda, quando udì il tonfo della porta che si spalancava.
 Sulla soglia era apparso un uomo sui trent' anni, forse di meno. Aveva i capelli neri spettinati e appiccicati sulla fronte dal sudore, gli occhi dalle iridi verdi e i contorni leggermente arrossati, nascosti per metà da un paio di occhiali rotondi di metallo.

"Hermione." disse Harry con il fiatone, appoggiandosi allo stipite per riprendere fiato.

"Malfoy." aggiunse fissando Draco, che ricambiò lo sguardo

"E' sempre un piacere Potter.- Fece lui di rimando- Qual buon vento ti porta?"

"I Mangiamorte, se non ve ne siete accorti. Sono loro il motivo."

Scorpius ricordò di averli visti poco prima di tornare indietro con la Giratempo. Tese di poco l'orecchio e solo allora sentì le grida e i rumori degli incantesimi che provenivano da non troppo lontano.

 "Come mai sei arrivato solo ora?" chiese Hermione, il cui tono apprensivo aveva lasciato spazio ad uno più severo.

"Non credo sia il momento di discuterne, risponderò quando tutto questo sarà finito."

Dalla porta sbucò una figura tremante e impaurita. Era Emma, che corse ad abbracciare i genitori piangendo. Era spaventata, ma non disse nulla. Da quell'istante negli occhi di Draco si accese un lampo di sfida e rabbia.

"Andiamo. Potter facci strada."

Il gruppo si mise a correre a perdifiato fino alla Sala Grande. Da quel punto Harry tornò indietro a prendere i figli, ancora nella classe di pozioni.

Draco e Hermione si misero davanti a Scorpius ed Emma e fecero da scudo, lanciando incantesimi non verbali davanti a loro senza neanche mirare. Harry tornò affannato, stringendo vicino a sé Albus, Rose e Lily, mentre teneva James per la divisa.

La Sala Grande non era più la stessa, era devastata. I vetri delle finestre frantumati, i tavoli delle case spaccati in due, alcuni erano addirittura finiti contro i muri. Numerosi corpi giacevano a terra. Quelli di studenti e Mangiamorte.

Era rimasto un solo Mangiamorte in piedi, che pareva determinato a fronteggiare gli avversari da solo.

Mentre quello era impegnato contro la Mcgranitt, James si liberò dalla stretta di Harry e prese la mira su di lui

"Expelliarmus!" gridò.

Senza nemmeno guardare, l'uomo parò il colpo e lo rispedì a James, la cui bacchetta volò lontano.

Il Mangiamorte rise beffardo e puntò la bacchetta verso di loro, pronto a colpire.

Un lampo di luce rossa saettò verso l'uomo, mancandolo per un soffio. Quello si voltò immediatamente per individuare il mittente dell'incantesimo.

Era una ragazza alta, dai capelli neri scuri, tagliati corti dietro e lunghi sulla frangia, che le copriva metà degli occhi dal colore grigio sull'azzurro. Portava dei vecchi jeans strappati dall'usura e una felpa scura che cadeva sulle spalle. 

Quella teneva stretta in mano la bacchetta e la puntava contro il Mangiamorte, che dalla sua fece schizzare un lampo di luce verde. Con prontezzza la ragazza lo schivò e rispose

"Petrificus totalus!"

Il Mangiamorte si protesse e le rispedì la fattura, che venne nuovamente schivata.

I duellanti si guardavano in cagnesco. Il Mangiamorte, la cui collera era evidentemente aumentata per il fatto che una ragazza lo stesse fronteggiando, lanciava maledizioni a destra e manca, ma senza colpire la ragazza, sia perchè per la furia non si prendeva la briga di mirare, sia per la velocità dell'avversaria. Le spedì una fattura impedente, ma lei si protesse e con rapidità la fattura tornò contro l'uomo e lo colpì.

Senza attendere neanche un secondo la ragazza lo colpì in pieno petto con un lampo di luce rossa e lo mandò contro la parete, facendolo svenire.

Riprese fiato. L'intera Sala Grande la stava guardando sbigottita.

Lei fece finta di nulla, e con eleganza si mosse fino al centro della sala, riprese la bacchetta di James e gliela porse, poi tese la mano, e James si affrettò a stringerla.

"Piacere, Mel..."

Mel fece una pausa e riprese

"Mel... Black."

Disse calcando con disprezzo il cognome.

 

 

Spazio autrice

Salve a tutti! Sono euforica perchè ho avuto un lampo di genio e finalmente ho aggiornato! Che bello! Allora, ditemi, siete curiosi di sapere qualcosa di più su questa Mil? Conoscere le sue origini, il motivo del suo cognome e del duo disprezzo per esso?
Tutto verrà svelato nel prossimo capitolo. Lo giuro, aggiornerò presto. Alla prossima!

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Capitolo 12
*** La vera storia di Sirus Black ***


Il cognome della ragazza non ricordò nulla in particolare a Scorpius o agli amici, ma parve impressionare i genitori, invece. Harry mosse quasi impercettibilmente le labbra, ma da labiale si capiva che stesse ripetendo 'Black'. Fece quel gesto ancora un paio di volte e alla fine parlò, con un sussurro, e a Scorpius sembrò di vedere gli occhi velarsi di lacrime per un momento.

"Sirius..."

Al sentir pronunciare quel nome, Mel per risposta superò il gruppo e si diresse di corsa fuori dalla Sala Grande, i cui presenti erano ancora atterriti da ciò che era appena successo.
Harry si mise a rincorrere la ragazza, seguito dopo un attimo dagli altri. Cosa voleva dire tutto quello? Chi era questo Sirius Black?
Mel corse fino alla porta d'ingresso, che era bloccata. Harry e gli altri al seguito la raggiunsero.

"Mel aspetta!" Harry la fermò e le afferrò la spalla, costringendola a voltarsi. Lei abbassò lo sguardo ed esplose in una risatina bassa e isterica.

"È questo il motivo per cui questi anni sia io che mia madre ci siamo rifiutate di parlare o anche di pensare alla magia. È per colpa sua."

Rise ancora amareggiata. Invece Harry no. Serio e malinconico, la costrinse a guardarlo.

"Mel ascolta... tuo padre, chi era?"

Lei scoppiò furibonda.

"Credi veramente che potrei saperlo? Io di lui non so nulla, e così neanche mia madre non lo sapeva. Oh lei credeva che fosse sincero, lei credeva che l'amasse, illusa. Fesserie, tutte idiozie. L'ha usata, solo quello. Si è trovato una sistemazione, si è svagato e poi è sparito. Sì, lei era convinta che sarebbe tornato, lui lo aveva promesso. Fece passare un anno, e le spedì quell'insulsa lettera dicendo che sarebbe andato da lei. Ma poi se l'è rimangiato."

"Sirius non lo avrebbe mai fatto!" Gridò Harry con disperazione, ricacciando dentro le lacrime

"Tu cosa ne sai?"

"Io lo conoscevo. Era il mio padrino. Era un uomo leale."

"Era un traditore!"

"No! Non lo era!"

"Allora perché non è mai tornato? Perché non ha mai voluto più vedere mia madre? Perché non si è mai preso la briga di rispondere alle sue lettere? Perché non ha mai cercato me?" Mel cerco di riprendere fiato appoggiandosi qualche istante al muro.

"Sirius... lui voleva... non poteva però." Harry cercava di trovare le parole per riaprire quella che sembrava una ferita ancora del tutto non chiusa.

"Come non poteva?"

"Era ricercato dal Ministero della Magia, per un omicidio che non ha mai commesso, ed era costretto a nascondersi. Sedici anni fa, durante il Torneo Tremaghi, quando venni estratto, lui decise di tornare da dove era per aiutarmi."

"Perché non ha raccontato nulla a mia madre allora?" La sicurezza di Mel vacillava, e per appiglio la ragazza di aggrappò al freddo muro di pietra.

"Non voleva mettere nei guai anche lei. Il Ministero non era più quello di una volta... dovette nascondersi e non poté uscire per mesi, né parlare con nessuno. Ecco perché non ricevette né inviò alcuna lettera." Harry riacquistava sicurezza quanta compassione acquistava Mel. In quel momento le fiamme nei suoi occhi si spensero,

"Quindi lo cercavano per cose che non aveva fatto? Ed era costretto a nascondersi?"

"Sì. Lui non lo avrebbe mai voluto. Certo, poi lo scagionarono..."

"Allora perché non tornò più?"

"Peche fu dopo la sua morte." Un lampo di tristezza e terrore attraversò gli occhi dei due.

"Non posso credere di averlo odiato tutti questi anni per colpe non sue..." Mel si ricredette e si vergognò di sé stessa.

"Non fa nulla, non potevi saperlo." Le rispose comprensivo Harry.

"Avrei voluto conoscerlo... come era?"

"Sirius? Beh, Sirius era una persona meravigliosa. Sirius era divertente, leale, coraggioso, disposto a fare tutto per gli amici. Sirius avventato, riluttante alle regole e agiva d'impulso. Tu hai tanto che me lo ricorda. Per esempio i tuoi occhi..."

Disse fissando intensamente gli occhi chiari della ragazza.

"Credo sia giunta l'ora che tu venga finalmente smistata."

Mel annuì con fare elegante e si diresse in Sala Grande, nella quale i professori si stavano adoperando per riportare alla normalità il putiferio dovuto all'attacco. Mentre anche Harry, Hermione e Draco si riunivano a loro, Mel si mosse con grazia fino al tavolo degli insegnanti, si voltò verso la McGranitt e disse con voce chiara e tranquilla:

"Voglio essere smistata, se possibile."

La Preside rimase sbigottita un attimo, guardò la ragazza un secondo e capì immediatamente. Tirò fuori dalla tasca della veste verde scuro un foglio bianco, non di pergamena, ma di carta. Lesse due righe e chiamò uno degli studenti vicino a lei e gli fece un cenno. Quello uscì dalla sala e ritornò poco dopo con in mano il vecchio e logoro cappello con cui i ragazzi erano stati smistati giusto qualche giorno prima.
La McGranitt fece apparire una sedia dal nulla e necessità segno a Mel di sedersi. Lei lo fece, e fiera si fece mettere il cappello sul cranio. Quello subito tuonò.

"Oh... davvero interessante... l'ultima Black, se non erro. Sì... dunque vediamo se seguirai la tradizione... mmh-mmh... questo è interessante, con i Black mi è capitato una volta sola... è insolito... ma ti assicuro che non mi sbaglio mai... sì, sarai perfetta in... GRIFONDORO!"

Il volto di Mel si illuminò. La ragazza si tolse il cappello, estrasse la bacchetta, e come se niente fosse aiutò a rimettere i tavoli delle case ai loro posti, assieme ai professori. I presenti si sedettero e la cena apparve sui loro piatti, e passarono la serata come soleva ogni sera.

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Capitolo 13
*** Amortentia e armadi ***


La settimana che seguì a quella strana giornata fu più che ordinaria in confronto agli ultimi avvenimenti. Mel era molto diversa dall'impressione che Scorpius, Rose e Albus avevano avuto di lei. Invece James era addirittura più spavaldo del solito in sua presenza, ma finiva per fare la figura dell'imbranato con lei, scatenando un attacco di risate agli amici. Per rimettersi in paro con gli insignificanti cinque anni di scuola persi, Mel dovette darsi da fare per molto tempo con le lezioni supplementari di ogni materia tenute dagli insegnanti anche fino a sera tardi, e la scuola non era prorpio il suo forte. Ma riuscì a cavarsela lo stesso, e inoltre si scoprì molto dotata nel volo, tanto che decise di partecipare alle selezioni di Quidditch. 

Era passato un mese, e quella mattina Scorpius avrebbe avuto un'ora di pozioni con i Grifondoro. Si trovava molto meglio con loro che con i compagni di casa, salvo eccezioni.

Arrivò davanti alla classe di pozioni e aspettò che arrivassero gli amici. Era in anticipo e provava una sorta di strano imbarazzo a stare in classe con sua madre come professoressa. All'arrivo di Albus e Rose chiacchierarono davanti all'aula e poi entrarono. Scorpius si sentì stranamente confuso e rilassato allo stesso tempo appena entrò, e un profumo misto di brioches, legno di ciliegio e fiori gli invase le narici. Notò che tutti i presenti nella classe cercavano la fonte del profumo mentre si sedevano.

"Buon giorno a tutti. Ho visto che avete notato quelcosa di strano, no?"

I presenti guardarono sbalorditi Hermione, che sorrideva anche lei. Si spostò oltre la cattedra e scoprì un calderone, e l'aroma si fece più forte.

"Questa è Amortentia- disse Hermione indicando il calderone- il filtro d'amore più potente al mondo, che come spero sappiate non genera il vero amore ma solo un'ossessione. E' una pozione particolare, infatti assume un odore diverso per ciascuno a seconda di ciò che più attrae la persona. Cosa sentite voi per esempio?"

Gli studenti si guardarono imbarazzati fra loro, ma nessuno rispose. Hermione invece sorrise ancora.

"Capisco, un po' di imbarazzo capita. Ad ogni modo io sento... aroma di erba tagliata... pergamena nuova e... muschio bianco." Hermione si allontanò dal calderone e scosse la testa per riprendersi

Scorpius sorrise ricordando un avvenimento che risaliva a qualche anno prima. Sua madre gli aveva raccontato di aver sentito profumo di muschio bianco quando annusò l'Amortentia al sesto anno. E gli disse anche che quello era il profumo che suo padre portava ogni giorno.

"Ovviamente non preparerete questa per ora- continuò Hermione- per ora ci alleneremo con la Pozione Scacciabrufoli. La ricetta si trova nelle prime pagine del vostro libro di pozioni. A lavoro."

Per metà la lezione trascorse tranquillamente, ma a un certo punto venne interrotta dalla profesoressa Mcgranitt, che venne a chiamare Hermione per una riunione in sala insegnanti. In classe tutti smisero di conecntrarsi sulla pozione ed iniziarono un dibattito sui possibili motivi della riunione. John Finnigan, dei Grifondoro, diceva di aver sentito la Preside accennare all'attacco dei Mangiamorte avvenuto qualche tempo prima.

"E' impossibile." commentò Anthony Nott, dei Serpeverde, scuotendo scetticamnete il capo.

"Invece no. L'altro giorno la preside ha chiamato anche il Professor Potter."

"Evidentemente cercano una soluzione." si intromise Rose, lasciando un punto interrogativo stampato in faccia dei due litiganti.

"Soluzione di cosa?" chiesero all'unisono.

"Ovvio, sul come hanno fatto i Mangiamorte ad entrare a scuola." concluse con arguzia la ragazza.

Lasciò esterrefatti i due ragazzi, e anche il resto della classe rimuginò molto su quello che Rose aveva appena detto.

Le discussioni continuarono, mentre Scorpius, Albus e Rose si appartarono in un banco in fondo all'aula. Lì Scorpius raccontò della Giratempo, del salto nel passato e di ciò che aveva visto nel Pensatoio. Alla fine del resocontro i due amici erano a bocca aperta.

"Ma quindi mi stai dicendo che siete andati indietrio nel t4empo?" iniziò Rose con unb pizzico di inquietudine.

"Sì." annuì Scorpius, che aveva inteso cosa voleva dire "So che non avremmo dovuto farlo, ma l'alternativa era che mia madre morisse, e se permetti preferisco così."

"Ma Scorpius..." insistette Albus "brutte cose accadono ai maghi che si intromettono nel corso del tempo."

"E cosa potrebbe mai succederci?" chiese lui, un tantino preoccupato.

Gli amici alzarono le spalle, e in quel momento suonò la fine dell'ora, e i tre si diressero a pranzo.

Ma a metà del percorso Albus si fermò.

"Cosa fai?" Gli chiese Rose.

"Venite." Fece lui, e trascinò gli amici di nuovo in corridoio, fino ad arrivare davanti alla sala professori.

"Non dovremo essere qui." Bisbigliò Rose, abbassando la voce quando i ragazzi le fecero cenno di tacere.

Provarono ad appoggiarsi alla porta, ma non si sentiva nulla, visto che la porta era stata resa imperturbabile.

"Ora come facciamo?" Chiese Scorpius leggermente allarmato, cercando uno spiraglio da cui ascoltare.

"Lasciate fare a me." Disse Rose, e si mise a frugare nello zainetto rosso. Da esso estrasse tre oggetti che assomigliano a delle orecchie, on un lungo filo molle attaccato.

"Orecchie Oblunghe." Sorrise Rose "Un regalo di zio George."

Fece passare un'estremità sotto allo spiraglio della porta, una volta per ogni Orecchio. Poi ne prose una ad Albus e una a Scorpius, e i ragazzi le premettero contro le vere orecchie, stringendosi vicino allo spiraglio per sentire ancora meglio.

Scorpius sentì un profumo familiare... quello che aveva sentito quando aveva annusato l'Amortentia. Fiori.

Li ignorò e si avvicinò all'Orecchio. Grazie a quello riusciva a sentire tutto ciò che accadeva.

Dall'altra parte della porta si udivano le voci distinte dei professori che sussurravano, e quella risoluta della McGranitt che sovrastava le altre.

"Vi assicuro.- continuò la Preside- che nessuno credeva che l'armadio fosse ancora in funzione."

Altri bisbigli coincitati. Scorpius, Albus e Rose si appiccicarono alle Orecchie Oblunghe.

"Lei si ricorda come usarlo, Draco?" Chiese con calma la McGranitt.

Un sospiro stanco.

"Sì. Sì ricordo... Si vede che qualcuno ha detto a qualche studente, o insegnante, come collegarlo. Altro modo non c'è."

"Grazie. Per evitare che quello che è successo anni fa succeda ancora." La McGranitt fece una pausa "provvederemo a portarlo via dalla scuola al più presto."

"Professoressa- la voce era chiaramente quella di Harry- crede che dovremo avvertire gli studenti?"

Altri bisbigli.

"Credo dovremo. Se sanno qualcosa sarà meglio che non ci tengano all'oscuro. Ora andate."

Scorpius, Albus e Rose misero via le Orecchie Oblunghe e corsero verso la Sala Grande, ma tutti e tre si chiedevano cosa fosse esattamente l'Armadio.

Spazio autrice:

Eccomi! Non sono morta. E non so come scusarmi per l'assenza, ma ho avuto miliardi di verifiche... maledetta scuola babbana!!!
Ok... allora, che ne pensate? Spero avrete indovinato di quale armadio parla la McGranitt. Se sì scrivetelo nei commenti. Baci mezzosangue e purosangue.

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