FMA:FullMetalAlphabet di A_Dark_Fenner (/viewuser.php?uid=59852)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #01 A for Alchemy ***
Capitolo 2: *** #02 B for Borrow ***
Capitolo 1 *** #01 A for Alchemy ***
FMA: FullMetal Alphabet
#01
Personaggi: Edward
Elric, Alphonse Elric, Trisha Elric, Van Hohenheim.
Ambientazione:
Resembool,primavera 1903
Intro:
“Mamma…Cos’è
l’alchimia?”
A
for Alchemy
“Perché
papà non viene con noi al fiume?”
“Deve studiare
tesoro…Per diventare ancora più bravo con
l’alchimia…”
“…”
“…”
“Mamma…Cos’è
l’alchimia?”
Trisha si
voltò verso il figlio più grande che camminava al
suo fianco, stringendo un lembo di stoffa del suo vestito turchese.
Edward la guardava con un’espressione di sincero interesse
dipinta nei grandi occhi colore dell’oro ed attendeva una
risposta.
“Bhe…Vediamo…L’alchimia
è una cosa potente, che se viene usata da persone buone
aiuta la gente, ma se viene usata nel modo sbagliato può
fare molto male…”
“E’
come una magia?”
“Si, diciamo
di si…Ma ora non pensarci, vai ad insegnare ad Alphonse come
si nuota”
…
Quando si ha quattro
anni essere curiosi è normale. Edward era un bambino normale
ed in quanto tale, moriva dalla voglia di saperne di più su
quest’alchimia.
Una sera, dopo che
Trisha ebbe dato il bacio della buona notte a lui ed ad Alphonse, Ed
sgattaiolò furtivo attraverso il piccolo corridoio che
separava la camera dei due fratelli dallo studio del padre e,
silenziosamente, si appostò dietro la spessa porta di legno
semiaperta. All’interno della stanza scorse la schiena del
padre, curva su pile di appunti e tomi giganteschi.
Edward si stava
chiedendo cosa ci fosse di così magico nello stare col naso
appiccicato a quei libroni, quando il padre si alzò dalla
sedia e, curvatosi a terra, tracciò un cerchio con
all’interno una composizione di triangoli simile ad una
stella ad otto punte. Successivamente vi versò sopra della
sabbia, poi poggiò le mani sul cerchio, che si
illuminò all’istante, lasciando il piccolo Ed a
bocca aperta. Quando la luce cessò, al posto della sabbia,
in mezzo al cerchio, era apparso un calice che suo padre aveva appena
preso in mano e riempito con del vino che aveva sul tavolo. Edward non
riusciva a credere ai propri occhi: suo padre era una specie di mago!
Doveva assolutamente dirlo a tutti! Corse in camera sua e di Alphonse e
si fiondò sul letto del fratello.
“Al,
Alphonse svegliati!!! Papà è un
mago!!Papà è un mago!!”
“…Yawn…Cosa
dici fratellone…? Lasciami dormire!”
“No, no!
Devi venire a vedere!!”
Così Edward
trascinò Alphonse (ancora mezzo addormentato) davanti allo
studio del padre, dove entrambi si misero a sbirciare.
“Io non vedo
niente di magico, fratellone…Ho sonno, torniamo a
nanna?”
“Aspetta,
Al…Guarda, guarda!!”
Ora Hohenheim aveva
tracciato un altro cerchio, simile a quello di prima, ma questa volta
vi aveva messo al centro un pennino che si era spezzato.
Ripeté le stesse azioni della volta precedente, e quando la
luce cessò il pennino era di nuovo intero.
Alphonse era sorpreso
fino al midollo.
“Ma
è…è…Una magia!!!”
“Cosa ti
avevo detto?!”
Al era raggiante.
“Dobbiamo
dirlo alla mamma e a Winry e alla zia Pinako!!!
“La mamma lo
sa già! E’ lei che mi ha detto che papà
è un alchimista!”
Alphonse
guardò Edward interrogativo.
“E
cos’è un alchimista?”
“Beh…Hai
visto anche tu…E’ una specie di mago… E
l’alchimia è una specie di
magia…”
“Allora da
grande voglio fare l’alchimista!”
“Ma la mamma
ha detto anche che se l’alchimia la usa gente cattiva fa male
alle persone…”
Al tacque un momento,
riflettendo sulle parole del più grande.
“Noi non
siamo cattivi, vero fratellone?”
Edward
guardò Alphonse, serio, poi sorrise e gli
scompigliò i capelli.
“No che non
lo siamo!”
“Allora va
tutto bene! Da grandi saremo alchimisti e aiuteremo tutti
quanti!”
I due
bambini tornarono nella loro cameretta, felici e soddisfatti.
Non si erano accorti
che Trisha si era svegliata a causa del loro parlottare e che aveva
sentito tutto ciò che avevano detto.
Ora era appoggiata
allo stipite della camera da letto dei due fratelli e li osservava
dormire sereni con un mezzo sorriso sul volto.
“Li hai
sentiti anche tu, vero Trisha?”
La donna si
voltò, richiamata dalla voce del marito.
“Si”
“Forse
sarebbe il caso di dire loro la verità
sull’alchimia… Magari non è il caso che
si facciano idee sbagliate…”
Trisha scosse
dolcemente il capo.
“Non ce
n’è bisogno, caro…Sono solo dei
bambini…Lasciali sognare ancora un
po’…”
“Come vuoi,
Trisha…”
Dopo un momento di
silenzio Trisha guardò il marito negli occhi.
“Tesoro…Se
parlare con loro dell’alchimia vi farebbe passare
più tempo insieme…”
Hohenheim si
irrigidì un poco.
“Vedremo,
Trisha…Io torno ancora un po’ nello
studio…Non serve che mi aspetti
sveglia…Buonanotte…”
Hohenheim diede un
veloce bacio alla moglie, evitandone lo sguardo deluso, per poi tornare
nella sua stanza.
Trisha
guardò il marito sparire nel suo piccolo mondo separato. Poi
sospirò, chiudendo la porta della camera di Ed e Al.
Nel sonno Edward
sorrideva ed ogni tanto balbettava qualche frase sconnessa.
“…Mamma…Winry…
Zia… Chiamate papà... Voglio fargli
vedere…Come siamo bravi, io e Al…”
END
NOTA
DELL’AUTRICE:Salve a tutti!! Io sono nuova di qui e questa
è la frima fic che pubblico!! Fatemi sapere cosa ne
pensate!!!!
KISSU e alla prossima
ADF
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Capitolo 2 *** #02 B for Borrow ***
Efp1
#02
Personaggi:Edward
Elric, Roy Mustang (piccola comparsa di Winry Rockbell e Alphonse Elric)
Ambientazione:Resembool/Central
City, autunno 1918
Intro:
“Mi manderai in rovina con questa storia dei prestiti,
Acciaio.”
B for Borrow
Edward Elric, 19 anni
passati,
camminava spedito verso la stazione nella fresca aria autunnale, in un
turbinio di foglie multicolore che nemmeno notava, essendo totalmente
perso nei suoi pensieri. Il ragazzo era seguito a stento da Winry e dal
fratello Alphonse, che faticavano a tenere il passo. Arrivati a
destinazione aspettarono l’arrivo del diretto per Central
City,
sul quale Ed salì di volata, come se quello potesse
andarsene
senza di lui. Winry guardò Al come a chiedergli se ne
sapesse
qualcosa di tutta quella ingiustificata fretta. Il più
piccolo
degli Elric accennò un sorriso e scosse appena le spalle
facendole capire che non era nulla di preoccupante e pericoloso, per
una volta.
Edward
indugiò un momento sull’ingresso del vagone.
“Nii-san,
sei sicuro che non sia necessario che venga?
Dopotutto…Quella volta c’ero anche
io…”
Ed scosse leggermente
la testa.
“Non ti
preoccupare, me la sbrigherò in fretta…”
Al annuì
sorridendo.
“Va bene,
come preferisci.”
Winry salì
il primo gradino
che portava nella carrozza, si avvicinò al viso di Ed e gli
schioccò un rumoroso bacio sulla guancia, che
bastò per
far diventare il ragazzo di un delizioso color pomodoro.
“Buon
viaggio”
“Gra-grazie…”
Al ridacchiava sotto i
baffi. Ed lo
fulminò per poi entrare definitivamente nel treno. Questo
iniziò a muoversi poco dopo, preceduto dagli avvisi del
capostazione ai ritardatari di salire velocemente nei vagoni.
La locomotiva
sbuffò ed i
ragazzi fecero un ultimo cenno di saluto verso il finestrino di Ed,
prima di voltarsi per riportarsi sulla via di casa.
Edward osservava
distrattamente la
campagna correre fuori dal finestrino, in un arcobaleno di tutti i
caldi colori dell’autunno. Poco a poco, i campi lasciarono il
posto al lastricato, le strade sterrate a quelle asfaltate, le piccole
fattorie ai palazzi ingombranti:era arrivato a Central City.
Scese alla stazione e
subito prese
la strada più veloce per il Quartier Generale.
Arrivò
all’enorme edificio, si fermò un secondo, prese un
respiro
profondo ed entrò a passo deciso.
Varcata la soglia , fu
investito da
un’ ondata di familiari suoni e colori. I soldati si
muovevano
svelti e precisi nelle loro divise blu mare, indaffarati nella routine
del Quartier Generale. Ed adocchiò la segreteria e si
avvicinò allo sportello.
“Ehm…Buongiorno…”
La segretaria, una
donna sulla
quarantina con gli occhiali ed i capelli raccolti in uno chignon,
alzò gli occhi su Edward e sorrise cordiale.
“Sì,
cosa posso fare per te?”
Edward si
schiarì la voce.
“Ho bisogno
di avere un
colloquio con il Comandante Supremo” proclamò il
più professionalmente possibile.
La donna rimase
interdetta a fissarlo. Un ragazzino come quello che chiedeva udienza al
comandante supremo?
“Sei sicuro
di…” iniziò la donna.
“La prego,
ho una certa
fretta…Può riferire al Comandante che il suo
vecchio
amico Edward Elric è venuto a fargli visita?” la
interruppe il biondo, leggermente irritato.
La segretaria
sbatté le
palpebre, scosse la testa ed agguantò ancora poco convinta
la
cornetta del telefono della rete interna.
Premette un pulsante e
dopo alcuni
secondi disse alcune parole che Ed non riuscì ad afferrare,
dopodiché riattaccò e tornò a puntare
lo sguardo
scettico sul biondo.
“Accomodati
lì, in
sala d’aspetto. Il comandante supremo ti riceverà
il prima
possibile…”
Ed le
lanciò un occhiataccia e si andò a sedere sulle
scomode panche rasenti al muro.
Trascorsero circa 10
minuti, quando
dagli altoparlanti attaccati al soffitto, uscì un *click*,
seguito da uno schiarimento di voce. Una voce che Ed conosceva fin
troppo bene.
“Il signor
fagiolin…Ehm volevo dire il signor Acciaio, è
pregato di
presentarsi all’ufficio del comandante supremo, in quanto la
sua
richiesta di colloquio è stata accettata. Prego i colleghi
militari di fare attenzione, perché quello che sta
camminando
tra voi, non è un acaro biondo, ma è il suddetto
Acciaio.
Grazie per l’attenzione!”
…
O.o’
…
“IO LO
AMMAZZOOOOOOOOOO!!!!!!!!”
Edward stringeva
convulsamente i
pugni e camminava sbattendo i piedi verso l’ufficio del
comandante. Arrivato alla porta, la spalancò di colpo e fece
irruzione nella stanza con un’ espressione omicida.
Dietro una grande
scrivania
ingombra di carte, c’era una poltrona girevole, voltata verso
le
finestre che davano sul cortile.
La suddetta si
voltò lentamente verso il furente Ed e rivelò la
figura di…
“MUSTANG!!!!!”
ringhiò Ed.
“Salve
acciaio, è da
un sacco di tempo che non ci vediamo, ma noto con piacere che i tuoi
modi delicati non sono cambiati” disse il moro, con il suo
classico sorrisetto made-in-Mustang stampato in faccia.
Edward
grugnì qualcosa di incomprensibile in risposta.
“Come dici?!
Oh, sì, anche io sono felice di rivederti, ma prego,
accomodati” fece Mustang, beffardo.
“Nemmeno lei
è
cambiato, taisa, è rimasto il solito bastardo di
sempre…” affermò Edward, sedendosi in
una
poltroncina di fronte alla scrivania di Mustang e guardandolo male.
“Non
dovresti più chiamarmi così, sai acciaio?
“ disse Roy appoggiando il mento sul palmo della mano.
“Già,
le do ragione.
“Bastardo” l’ho usato fin
troppo…Dovrò
cercare un nuovo aggettivo…” concordò
sarcastico Ed.
Roy roteò
gli occhi irritato.
“Hai capito
che intendo…”
“Mpf…
Non si
aspetterà che mi metta a farle la riverenza,
spero…” borbottò il biondo acido.
Roy sbuffò
ed incrociò le braccia.
“Certo che
no, acciaio, solo mi farebbe piacere che riconoscessi i miei passi
avanti una volta tanto!”
Edward in tutta
risposta si limitò a frugare sotto il suo mantello rosso e
trarne fuori un oggetto che porse a Roy.
L’ex
colonnello lo prese in
mano, e constatò che si trattava di un piccolo portamonete.
L’aprì e ne riversò il contenuto sul
palmo della
mano. Erano 520 cens.
Mustang sorrise appena.
“Te ne sei
ricordato.”
“Certo, per
chi mi ha preso?” rispose Ed borioso.
Anche se quello che
affermava non era del tutto vero. Alla fine era tutto merito di
Den…
*Flashback*
Edward era
sull’orlo di una crisi di nervi.
Da circa
mezz’ora stava
cercando inutilmente un libro di alchimia avanzata, mettendo a
soqquadro la piccola biblioteca che aveva allestito in casa Rockbell,
sua sede momentanea.
Camminava sbattendo i
piedi e
grugniva frasi incomprensibili mentre spostava tomi su tomi, senza
riuscire a trovare quello di cui aveva disperato bisogno. Stava
completando delle ricerche su una particolare categoria di cerchi
alchemici che aveva ricavato studiando a fondo l’Arte di
Rentan,
ma senza quel volume si sarebbe arenato.
All’improvviso
lo colse il
dubbio che il suddetto tomo non fosse stato imbucato in qualche
cassetto, così cominciò ad aprirne
freneticamente,
buttando all’aria vecchie scartoffie, manuali per la
manutenzione
degli auto-mail, chiavi inglesi… Niente, nessuna traccia del
libro che cercava. Rimise sconsolato nei cassetti tutte le
cianfrusaglie, senza prestare troppa attenzione ad esse,
finché
non gli capitò tra le mani un tintinnante portamonete
sgualcito.
Il biondo dilatò gli occhi dorati, folgorato da un ricordo
di
quattro anni prima.
Se n’era
quasi dimenticato, accidenti… Doveva andare a Central City,
e in fretta!
Corse su per le scale
ed
entrò di volata nella sua stanza. Trasse da sotto il letto
la
valigia che usava sempre per i viaggi lunghi e la riempì con
il
necessario per qualche giorno via da casa.
“Che stai
facendo, Ed?”
Edward si
voltò, colto di sorpresa da quella voce improvvisa.
“Ah, Winry!
Devo partire per Central City, ma non ti preoccupare…Non
starò via molto!”
Winry lo
fissò indagatrice.
“Cosa vai a
fare in città?”
“Ho una
faccenda molto importante in sospeso…”
Winry
sbuffò spazientita.
“Ovviamente
non hai intenzione di spiegarmi nulla,non è
così?”
Ed la
guardò, con l’espressione più colpevole
del mondo.
“Winry…
E’ una storia lunga e…”
“Ah, stop!
Non dire altro! Và, e cerca di tornare tutto
intero!”
Lo interruppe la
ragazza scuotendo
il palmo davanti a sé, come per bloccare
l’imminente
giustificazione del biondo, che sorrise appena.
Winry fece per uscire
dalla stanza, ma all’ultimo si bloccò, voltandosi
ancora verso il ragazzo.
“Ah,
Ed…
Dimenticavo…” disse traendo da una delle
molteplici tasche
della tuta da lavoro un piccolo libro rilegato di rosso, con evidenti
segni di morsi sulla copertina.
“Questo deve
essere tuo, Den lo stava sbranando poco fa…”
Ed osservò
il SUO libro
sull’Arte di Rentan, pieno di buchi e grondante di bava con
sguardo afflitto, poi abbassò la testa sospirando. Per quel
giorno, aveva finito di studiare.
*Fine flashback*
“E poi
gliel’avevo
detto no? Avrebbe riavuto i suoi soldi quando sarebbe arrivato in
cima.” Disse Ed “L’aveva promesso a tante
persone,
che l’hanno seguita fino ad ora.”
Roy si
rigirò le monete tra le mani, pensieroso.
“Ma tu non
hai intenzione di andartene così, sbaglio?” chiese
Mustang guardando l’altro negli occhi.
Edward
ghignò soddisfatto.
“Speravo me
lo chiedesse!
Avrei proprio bisogno di fare una telefonata e, pensi che caso, ho
finito le monetine. Non è che avrebbe qualche spicciolo da
prestarmi?” fece Ed con l’aria più
indifferente del
mondo.
Roy lo
guardò storto.
“Mi manderai
in rovina con questa storia dei prestiti, acciaio.”
“Sopravviverà…”
commentò sarcastico il biondo.
Roy sospirò
sconfitto, e non trovando altra via d’uscita che la resa,
allungò ad Ed alcune monete.
“Allora,
mame-chan, quand’è che potrò rivedere
quelle simpatiche monetine?”
Edward
ignorò con uno sforzo
sovrumano il nomignolo usato dal più grande e stette
pensieroso
per un po’. Poi il suo viso si aprì in un sorriso
soddisfatto.
“Riavrà
le sue monete
quando avrà trovato un nuovo sogno per cui
lottare.”
Affermò convinto guardando spavaldo il colonnello.
Il colonnello rimase
muto a fissare il biondo con gli occhi spalancati.
“Non pensavo
ti importasse così tanto di quello in cui credo.”
Commentò Roy sinceramente sorpreso.
“Sa
com’è, se
lei non ha nulla di interessante da fare per troppo tempo diventa
nervoso. Ed io non ci voglio essere, non ci tengo a finire
arrosto.” Spiegò Edward con aria di sufficienza.
Roy sorrise ed
annuì.
“Quindi non
mi lasci nemmeno
un po’ di tempo per riposarmi, eh acciaio? Devo
già
rimettermi al lavoro…” sospirò Roy
afflitto.
Edward scosse la testa
severo.
“E’
rimasto anche il solito lavativo… Dovrò parlare
con il tenente Hawkeye…”
“Generale…”
lo corresse Roy.
“Generale”
disse Ed
sorridendo “Ora, se lei permette, mi prendo la
libertà di
congedarmi, oh supremo comandante di merda!”
recitò Ed
facendo un profondo inchino.
“Brutto
tappetto…Un
po’ di rispetto per il tuo superiore!”
esclamò Roy
guardandolo con un sorrisetto.
Edward
iniziò a tremare ed esplose in un urlo disumano.
“CHI SAREBBE
COSì PICCOLO DA POTER GIOCARE A CALCIO CON UN
NEUTRONE??EH?!?EH?!?CHI?!?!”
Roy rise di gusto.
“E’
sempre un piacere chiacchierare con te, Ed.”
Edward lo
fissò torvo ed aprì la porta.
“Chissà
perché
ogni volta che esco dal suo ufficio mi viene sempre una gran voglia di
distruggere qualcosa. ” commentò
sull’uscio.
“Fai
bene,devi sfogare il tuo
essere. Vedi? Io ti impartisco lezioni di vita importanti per la tua
crescita” affermò Roy sottolineando con
molta,
troppa enfasi l’ultima parola.
Sbam.
Roy si
trovò solo nel suo ufficio, ridacchiante.
Si sedette dietro la
scrivania e si mise al lavoro.
Acciaio gli aveva
proposto una bella sfida…
Quella storia dei
prestiti l’avrebbe rovinato, certo.
Ma, doveva ammetterlo,
era anche maledettamente intrigante.
END
NOTA DI ADF:
Ciao a tutti! Ecco la seconda One-Shot della mia raccolta. Per chi non
avesse letto i capitoli 62 e 63 del manga, Ed aveva chiesto dei soldi
in prestito a Roy e quando lui glieli ha chiesti in dietro Ed gli ha
risposto che li avrebbe riavuti quando sarebbe diventato comandante
supremo e poi ne avrebbe chiesti altri insieme ad una nuova promessa.
Mi era piaciuta molto questa scena, ed ho deciso di immaginare come
sarebbe potuta andare avanti. ^_^
FATEMI SAPERE CHE NE
PENSATE!!!
P.S.:Grazie a Rinalamisteriosa che ha commentato la prima One-Shot!!
^_^ Grazie, grazie, grazie!!!!^__^
Kissu
ADF
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