Il Rosso e il Verde

di data81
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il momento dei pensieri ***
Capitolo 2: *** Incantesimi Silenziosi e scommesse pericolose ***
Capitolo 3: *** Alcune volte la verità non è bella come la immaginiamo, altre volte sì ***
Capitolo 4: *** L'Invito ***
Capitolo 5: *** La Festa di Lumacorno ***
Capitolo 6: *** L’avvertimento di Goyle ***
Capitolo 7: *** Il morso del serpente ***
Capitolo 8: *** Colei-Che-Sa-Sempre-Cosa-Fare ***
Capitolo 9: *** La notte che non esiste ***
Capitolo 10: *** I tanti usi della Felix Felicis ***
Capitolo 11: *** La Caverna, la Torre e il Draco ***
Capitolo 12: *** Disposizioni e Chiarimenti ***
Capitolo 13: *** La cerimonia del Marchio ***
Capitolo 14: *** L'ultima danza della Fenice ***
Capitolo 15: *** Epilogo: Il Rosso e il Verde ***



Capitolo 1
*** Il momento dei pensieri ***


Capitolo 1: Il momento dei pensieri

 

Era piuttosto tardi ma, per una volta, Harry Potter non si preoccupava più di tanto di beccarsi una punizione o di far perdere punti alla propria Casa.
Il motivo per cui si aggirava per i corridoi di Hogwarts nonostante fuori fosse già buio e in barba ad ogni divieto, infatti, era ufficiale: era appena uscito dall'ufficio del Professor Silente dopo avere passato con lui l'intera serata.
Certo, qualcuno - facendo un nome a caso gli veniva in mente Piton - gli avrebbe potuto contestare che dall'ufficio del Preside si poteva arrivare alla sua Sala Comune in cinque minuti mentre lui vagabondava da mezz'ora, ma non sarebbe potuto essere più in errore.
Il fatto era che, nonostante immaginasse i suoi amici Ron ed Hermione intenti ad aspettarlo svegli davanti al fuoco, lui aveva bisogno di riflettere e la vastità silenziosa di Hogwarts di notte era perfetta a quello scopo.
Quando quell'estate Silente era andato a prenderlo a casa dei Dursley e lo aveva condotto con sè a reclutare il professor Lumacorno, Harry si era sentito vivo ed utile per la prima volta dopo i fatti del Ministero. Quando poi - nel magazzino delle scope dei Weasley - il Preside gli aveva rivelato la sua intenzione di partecipare più attivamente alla sua istruzione magica attraverso delle lezioni private, si era sentito euforico. Lui era il Prescelto ad eliminare Voldemort e Silente - l'unico in grado di tenere testa al terribile mago oscuro - lo avrebbe aiutato in ciò istruendolo! 
Il loro primo incontro non era certo andato come Harry si aspettava - visto che non avevano mai mosso le bacchette se non quando Silente aveva riempito il proprio Pensatoio - ma era comunque stato istruttivo.
Harry aveva potuto vedere la madre di Voldemort e, benché non fosse rimasto troppo impressionato dalla cosa, era fiducioso che l'incontro avesse avuto la sua importanza nei piani del suo mentore.
Stava ancora ripensando ai Gaunt - e più in particolare alla figura terrorizzata ed emaciata di Merope Gaunt - quando si accorse di non essere solo in un corridoio del quarto piano.
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto rallentò istintivamente il passo e, cercando di produrre meno rumore possibile, fece correre la mano destra fino alla tasca sinistra, dove percepì il confortevole contatto con l'impugnatura della propria bacchetta.
Si trattava però di un riflesso condizionato ed il mago se ne rese conto non appena notò che la persona - che si stava facendo bellamente i fatti suoi guardando il cielo stellato appoggiata al bancaletto di una grande finestra - indossava la divisa della scuola.
La ragazza - a giudicare dalla sua minutezza Harry suppose che lo fosse - era talmente concentrata nei suoi pensieri da non accorgersi minimamente della sua presenza.
Sentendosi stupido per avere pensato subito ad un pericolo in quello che in quei giorni  poteva essere definito il luogo più sicuro dell'intera Gran Bretagna, il ragazzo dalla cicatrice a forma di saetta si fece avanti e, curioso di vedere chi fosse la misteriosa studentessa, la salutò con un "Non è un po' tardi per una passeggiata al chiaro di luna?"
 
Al sentire il suono di una voce che - per quanto amichevolmente - la apostrofava, la ragazza sussultò e ciò fu facilmente visibile dal tremito tutt'altro che leggero delle esili spalle.
Con lentezza, come se temesse di trovarsi una bacchetta puntata contro, la studentessa si voltò verso il suo interlocutore.
La prima cosa che Harry notò, alla pallida luce del cielo notturno che filtrava dalla finestra, fu la cravatta verde-argento che scendeva dal collo della ragazza fino a nascondersi all'interno della divisa, seguendo perfettamente la leggera curva disegnata dai seni.
Alzando di poco lo sguardo, il Grifondoro non faticò però a riconoscere anche altri dettagli quali il volto ovale, incorniciato da capelli color caffè tagliati in un semplice caschetto o gli occhi color nocciola che, riconoscendolo, scintillarono pericolosamente.
"Potter! Quale inaspettata, ma per questo non meno sgradita, sorpresa..." sibilò a denti stretti mentre lo fissava intensamente.
"Parkinson..." ribatté lui mantenendo lo sguardo fisso finché la sua interlocutrice non fu costretta a spezzare per prima il contatto visivo portandosi una mano alla frangetta come per risistemarla "potrei dire la stessa cosa. Che ci fai così lontana dalla tana delle Serpi?"
"Potrei chiederti la stessa cosa," ribatté la mora mettendosi una mano sul fianco "mi sembra che tu sia abbastanza lontano dalla torre di Grifondoro... se ti beccasse Piton..."
“Temo dovrebbe mordersi la lingua.” gli rispose il ragazzo, benché non fosse così sicuro del fatto che l’odiato insegnante di Pozioni – e da quell’anno di Difesa contro le Arti Oscure – avrebbe accettato come giustificazione il fatto che il ragazzo avesse avuto un incontro col Preside. D’altronde Harry non avrebbe mai dato ad un qualsiasi Serpeverde la soddisfazione di vederlo insicuro, così aggiunse “Ho un motivo ufficiale per essere in giro…”
“Ah, già,” esclamò lei, mentre un accenno di sorriso divertito le passava sul viso “Stasera eri in punizione… non dirmi che il professor Piton ti ha trattenuto fino a quest’ora…”
“Spiacente,” rispose lui “ma la punizione di Piton dovrà aspettare fino alla prossima settimana!”
“Certo, farsi mettere in punizione il primo giorno…” commentò lei, come se volesse avere l’ultima parola prima di voltarsi nuovamente verso la finestra.
Su questo il giovane mago non aveva nulla da ribattere e, comunque, non sembrava che la cosa interessasse alla ragazza.
Un po’ irritato per il brusco congedo, Harry cercò qualcosa di velenoso da dire prima di andarsene ma la rispostaccia gli morì in gola vedendo una coppia di occhi gialli fissarlo da in fondo al corridoio.
“Beh, pare che ora vedremo se il mio motivo per gironzolare è migliore del tuo, Parkinson!” sussurrò attirando l’attenzione della studentessa.
La ragazza dai capelli color caffè si voltò e, vedendo la inconfondibile sagoma spelacchiata della gatta del custode, si lasciò sfuggire un’imprecazione degna di uno scaricatore di porto.
“Molto fine, Parkinson!” commentò Harry con un sussurro, mentre entrambi correvano verso un secondo corridoio per sfuggire all’imminente arrivo di Gazza, il custode “Con quella bocca ci baci tua madre?”
“Non fare l’idiota, Potter!” sibilò lei di rimando, fermandosi un momento ad un incrocio, per poi scegliere il corridoio di destra “Oggi è il turno di vigilanza della McGranitt e, visto che mi ha già messa in punizione martedì, se mi ribecca stavolta mi leva la pelle!”
In effetti la professoressa di Trasfigurazione, che quella sera era di turno come coordinatrice delle ronde notturne, era molto severa e con lei il fatto che la scuola fosse iniziata da appena una settimana non sarebbe stata una grande scusante per essere stati beccati in giro.
Pansy stava per svoltare a sinistra, verso le scale, quando la mano di Harry le si strinse attorno al braccio trascinandola dentro una classe vuota.
“Ma che, sei scemo?” chiese assai irritata, mentre si massaggiava il punto dove il ragazzo l’aveva stretta “Gazza guarderà di sicuro nelle aule, se solo sospetta che ci siano studenti a spasso!”
“Quelle sono le scale principali,” rispose però il Grifondoro, togliendosi nel contempo un panno lucido da una delle tasche della divisa “Gazza verrà sicuramente su di lì quindi, a meno che tu non desideri ardentemente farti beccare, avvicinati a me e stai zitta!”
“Perché, sai renderti invisib…?” iniziò la Serpeverde, prima di notare che il corpo del suo compagno di disavventura sembrò veramente scomparire mentre con un gesto collaudato si copriva con quella stoffa sottile e quasi impalpabile.
Harry aveva, infatti, tirato fuori di tasca il Mantello dell’Invisibilità ereditato dal padre e ci si era avvolto, lasciandolo aperto quel tanto che bastava per indicare alla Parkinson dove andare, caso mai avesse ritenuto la sua avversione nei confronti del Grifondoro meno importante di quella per le punizioni con la McGranitt.
Per un attimo la giovane strega sembrò combattuta tra il raggiungere il Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto sotto la protezione del Mantello e lo scappare, ma la voce di Gazza che – dagli ultimi gradini della scalinata - chiamava la sua fedele gatta, la spinse velocemente verso la prima opzione.
Non appena la Serpeverde gli fu accanto, Harry la avvolse col Mantello e la trascinò in un angolo della classe, facendola chinare accanto a lui così da essere certo che anche i loro piedi fossero ben nascosti dal fine tessuto argentato.
 
I due studenti rimasero immobili uno accanto all’altra per quasi due minuti prima che la luce della lanterna del custode illuminasse il tratto di corridoio appena visibile attraverso la porta socchiusa.
Per tutto il tempo il Grifondoro e la Serpeverde respirarono il più silenziosamente possibile mentre Gazza parlava a Miss Purr, ricordando con piacere l’anno precedente quando l’Inquisitore Supremo – una figura imposta dal Ministero della Magia nel tentativo di controllare e screditare Albus Silente - aveva reintrodotto nel castello le punizioni corporali per gli studenti più indisciplinati.
Nonostante entrambi fossero certi che il custode avrebbe frugato le aule del piano una ad una, Pansy sussultò quando la porta di legno si aprì rivelando la tenue luce della lanterna e Gazza non li scoprì solo perché il suo compagno fu estremamente rapido a metterle la mano davanti alla bocca, soffocando qualunque rumore indesiderato.
La Serpeverde era indignata per il fatto che l’altro – nientemeno che Potter, il nemico giurato della sua Casa – la stesse toccando, ma non ebbe cuore di muovere un muscolo quando vide il custode attraversare la soglia e sollevare la fonte di luce per vedere meglio nella penombra dell’aula vuota.
Per sua parte, Harry non aveva idea del fatto che il contatto con l’altra stesse scatenando tanti pensieri omicidi nei suoi confronti, anche perché era molto più preoccupato per la situazione contingente.
Il ragazzo era infatti sicuro del fatto che Gazza non sarebbe stato in grado di vederli attraverso l'invisibilità del Mantello e reputava difficile che l’uomo entrasse per frugare palmo a palmo tutta la stanza. D’altro canto, come in diverse altre occasioni simili, il mago con gli occhiali era fortemente convinto che Miss Purr fosse perfettamente in grado di individuarlo nonostante il Mantello.
Harry non avrebbe saputo dire esattamente il perché, ma era certo che gli occhi gialli della gatta spelacchiata – che stava ostinatamente immobile appena dentro la stanza – lo stessero fissando con estrema precisione.
Passarono parecchi interminabili secondi prima che il custode, apparentemente soddisfatto dell’ispezione sommaria alla classe, facesse dietro-front diretto alla porta successiva. La Serpeverde accanto ad Harry stava giusto tirando un sospiro di sollievo quando Gazza si immobilizzò nell’atto di chiudere la porta, notando che Miss Purr non sembrava avere intenzione di allontanarsi.
“Cosa stai fissando, piccola mia?” chiese con la sua parlata strascicata, mentre con curiosità rientrava nella stanza e sollevava nuovamente la lanterna per illuminare meglio l’angolo in cui i due studenti si nascondevano “Non c’è nessuno lì… o no?”
Il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta cominciò a sudare freddo mentre il custode, incuriosito, domandava al proprio felino se, per caso, vedeva qualche studente.
La gatta fece un passo prudente verso di loro. Era evidente che percepiva la presenza di qualcosa, perché si era acquattata come se stesse per saltare ed i suoi occhi sembravano trafiggerli.
Pensando a cosa sarebbe successo se il custode l'avesse beccata in piena notte in una classe con un ragazzo, Pansy rabbrividì e - istintivamente - si avvicinò maggiormente al suddetto, come in cerca di protezione.
Sentendo il corpo della Serpeverde poggiarglisi contro, Harry le scoccò una fugace occhiata e vide che gli occhi scuri erano spalancati e fissavano alternativamente lui e la gatta.
Come era solito fare in situazioni di emergenza (anche se, ad essere sinceri, questa poteva essere considerata tale solo con un grosso sforzo di fantasia, visto che non era minacciato da nessun mostro gigante o mago oscuro), il Grifondoro lasciò che fosse il proprio istinto a guidarlo ed estrasse la bacchetta senza fare movimenti bruschi.
Per un attimo il ragazzo con gli occhiali valutò la possibilità di Schiantare o Confondere il custode, ma poi la sua attenzione fu attratta da un luccichio nel corridoio fuori dall'aula e un piano si compose nella sua mente.
Certo, non era assolutamente sicuro della sua riuscita, ma doveva provarci.
Facendo appello a tutta la sua concentrazione, Harry puntò la bacchetta verso il luccichio nel corridoio e pensò ad un incantesimo che conosceva perfettamente da molto tempo 'Wingardium Leviosa!'
Obbedendo docilmente al comando silenzioso, l'elmo di una delle armature che adornavano il corridoio si staccò dalle spalle corazzate su cui era poggiato e levitò fino alle scale.
Stupito di essere riuscito con tanta facilità ad eseguire l'Incantesimo Silenzioso che solo tre giorni prima lo aveva fatto dannare a lezione di Incantesimi, Harry spostò l'elmo fin sul terzo gradino e poi abbassò la bacchetta.
Libero dalla magia che lo sosteneva a mezz'aria, l'elmo di ferro cadde rumorosamente sul gradino sottostante e, con un frastuono metallico che spezzò il silenzio della scuola addormentata, ruzzolò per un paio di piani.
Harry sentì Pansy sussultare ma, avendo ancora la mano davanti alla sua bocca, poté impedirle di gridare rivelando involontariamente la loro posizione.
Per suo conto, quando udì il primo tonfo, Gazza si voltò di scatto verso la porta e, dopo avere borbottato qualcosa che suonava vagamente come "Maledetto Pix, ma se ti prendo..." richiamò a se la propria gatta e corse verso l'origine del rumore dando uno spintone alla porta dell'aula per richiuderla.
I due studenti attesero che il portone si chiudesse e che la voce lamentosa di Gazza si allontanasse prima di cominciare a respirare normalmente.
 
Non appena il ragazzo ebbe tolto la mano dalla sua bocca, Pansy si preparò a riempirlo di insolenze per il modo in cui l'aveva azzittita, ma - prima che potesse iniziare - lui le fece cenno di tacere e la trascinò fuori.
Percorsero il corridoio del quarto piano nascosti dal Mantello dell'Invisibilità, con Harry che la trascinava per un polso poi, dopo essere passati per un passaggio segreto in pendenza che la Serpeverde non conosceva, si infilarono in un'aula in disuso del secondo piano e si chiusero la porta alle spalle.
"Perfetto," commentò il mago soddisfatto, appoggiandosi con noncuranza su di un banco "Ora basterà aspettare una decina di minuti, poi potremo partire ognuno per la sua strada!"
Harry stava abbozzando un sorriso, ma questo gli morì sulle labbra vedendo lo sguardo omicida della Serpeverde che aveva appena «salvato».
"Potter!" esclamò lei, sussurrando per non farsi sentire ma utilizzando ugualmente un tono che pareva stesse urlando "Come hai osato? Come ti è saltato in mente anche solo di sfiorarmi?"
"Eh?" domandò perplesso il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, mentre indietreggiava verso un muro e valutava l'opportunità di tirare fuori la bacchetta e Schiantare l'altra "Scusa tanto se ti ho impedito di buttarti tra le braccia di Gazza! La prossima volta ti lascerò prendere una punizione clamorosa!"
"Non sto parlando di quello, sottospecie di deficiente con le manie di protagonismo!" lo rimbeccò lei "Sto parlando del fatto di avermi messo la tua manaccia da Troll sulla bocca!"
"Ohhh, chiedo perdono, sua signoria la regina delle Serpi," rispose Harry, scaldandosi a sua volta "ma non avevo alcuna intenzione di farmi beccare perché ho avuto la malaugurata idea di aiutare un'oca isterica che non è neppure capace di restare ferma e zitta!"
"Oca isterica?" ripetè la Serpeverde scandalizzata "Oca isterica a me?"
"No, ad una che passava di lì per caso!" ribatté il ragazzo con gli occhiali fissandola in cagnesco e maledicendosi nel contempo per lo slancio di cavalleria - assolutamente fuori luogo - che lo aveva spinto ad aiutare la mora.
Rendendosi conto che, se avessero continuato così, presto la discussione sarebbe sfociata in una lite ad alta voce, Harry prese un profondo respiro e disse "Senti, smettiamola o Gazza ci sentirà e saremo punto e a capo..."
"A questo punto dubito cambi molto..." gli rispose Pansy, abbassando però il tono di voce "col casino che hai fatto con quell'incantesimo, probabilmente ci sarà l'intero corpo docente a cercarci."
Sentendo quell'affermazione, Harry non poté fare a meno di ridere, mentre tutta l'irritazione gli passava d'un colpo.
"Bhe, che c'è di così buffo?" chiese lei, mettendosi entrambe le mani sui fianchi e fissandolo storto.
Costringendosi con uno sforzo a smettere di ridere, il Grifondoro stese una mano davanti a sè e rispose "Nulla, nulla... solo..."
"Solo?" ripetè lei, mentre i suoi occhi scuri dardeggiavano nella direzione dello sfrontato che la stava evidentemente prendendo in giro.
"Solo pensavo che tu non devi essere andata spesso in giro per il castello di notte, negli ultimi cinque anni." rispose Harry offrendole nel contempo un sorriso che voleva comunicare una proposta di armistizio.
"Cosa te lo fa supporre?" domandò la strega, mentre l'espressione bellicosa di prima veniva sostituita da una perplessa, caratterizzata da un sopracciglio sollevato e da una postura leggermente meno minacciosa.
"La notte è il regno di Pix." le disse Harry a mo' di spiegazione poi, vedendo che l'altra sembrava non capire cosa c'entrasse l'accenno al Poltergeist di Hogwarts, aggiunse "In una notte normale Pix è capace di fare un casino del genere anche tre o quattro volte... se i professori dovessero alzarsi ogni volta che succede, praticamente non chiuderebbero mai occhio."
Ripensando alla sicurezza con cui le aveva impedito di prendere le scale e alla calma con cui aveva gestito l'entrata di Gazza nell'aula dove si nascondevano, Pansy giunse alla conclusione che Potter non doveva essere un novellino in tema di escursioni notturne per il castello e che, di conseguenza, probabilmente sapeva di cosa stava parlando.
Non sapendo bene cosa dire, ma non volendo darla vinta al Grifondoro, la ragazza si limitò ad affermare "Non ho mai avuto bisogno di andarmene in giro nel cuore della notte. La nostra Sala Comune mi ha sempre dato tutto quello che serve... e comunque ho sempre trovato qualcuno che mi andasse a prendere quello che non c'era!"
"Eppure stasera eri a spasso per il quarto piano," gli fece notare il mago con la cicatrice a forma di saetta "che c'é, in Sala Comune avevano finito la Coca Cola e quelli del primo anno erano già a letto?"
"La che?" domandò la mora poi, come se si fosse appena ricordata di dover puntualizzare una cosa importante, aggiunse "e - tanto per la cronaca - non ero a spasso, stavo... riflettendo."
"Oh," commentò il ragazzo spostando lo sguardo sulla Serpeverde ed accorgendosi che non lo stava guardando ma fissava le stelle che brillavano alte sul Lago Nero fuori dal castello "stavi pensando alla tua fantasmagorica vita sentimentale?"
"E tu che ne sai?" domandò lei con voce neutra, ma con un tono che fece pensare ad Harry che, tutto sommato, forse non si era sbagliato più di tanto "Forse che all'acclamato salvatore del Mondo Magico non capita mai di doversi fermare a pensare? O hai delegato questa funzione alla Granger?"
"Mi capita più spesso di quanto non creda," ribatté lui, ripensando al motivo che - originariamente - lo aveva spinto a farsi quella passeggiata notturna per il castello "ma - di sicuro - mai per cose importanti come quelle a cui pensi tu."
"E vorrei anche vedere..." ribatté la Parkinson, a cui doveva essere - evidentemente - sfuggito il tono ironico con cui l'ultima frase era stata detta.
Ma davvero la Serpeverde pensava che lui non avesse pensieri che lo tenevano sveglio di notte? Davvero credeva che le sue preoccupazioni fossero così ridicole?
Scuotendo la testa divertito, Harry buttò l'occhio all'orologio e si accorse che si era fatto veramente tardi.
Decidendo di lasciar cadere quella assurda conversazione, disse "Dai, su... andiamo!"
"Andiamo dove?" chiese la mora, smettendo di guardare il cielo fuori dalla finestra e fissandolo perplessa.
"Ti riaccompagno alla tua Sala Comune." spiegò lui leggermente spazientito, mentre sollevava gli occhi al soffitto in un gesto esasperato... possibile che dovesse discutere con lei anche per farle un piacere?
"E perché dovrei venirci con te, scusa?" domandò Pansy, come se la trovasse una cosa assurda che non aveva mai preso neppure in considerazione.
"Perché ho un Mantello dell'Invisibilità che ti impedirà di beccarti l'ennesima punizione per essere scesa dalla Scala Grande, passando esattamente davanti all'ufficio di Gazza?" propose Harry, accingendosi nel contempo a mettersi il suddetto oggetto magico.
"Per poi essere in debito con te?" ribatté cocciuta la strega dai corti capelli color caffè "No, grazie!"
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si trovò a chiedersi perché stesse facendo tutta quella fatica per convincerla a farsi aiutare. Non sarebbe stato più semplice lasciarla lì a sbrigarsela da sola ed andare a letto?
Indubbiamente ma - come diceva Hermione - lui aveva la mania di fare l'eroe, perciò si sentì obbligato a tentare "Perché non lo consideri un modo per sdebitarmi dell'affronto che ti ho fatto mettendoti una mano sulla bocca?"
Queste parole gli valsero un'occhiata curiosa da parte della ragazza. Evidentemente il fare favori per non essere in debito doveva essere un concetto diffuso tra i Serpeverde, perché dopo un attimo Pansy accettò e si fiondò sotto il Mantello.
 
Impiegarono circa cinque minuti per scendere fino ai sotterranei da cui si accedeva alla Sala Comune di Serpeverde e, per tutto il tempo, Pansy si lasciò guidare dal suo accompagnatore senza protestare.
Quando furono giunti sani e salvi davanti al ritratto che proteggeva l'accesso al dormitorio, la strega si guardò intorno e - dopo essersi accertata che non vi fosse nessuno - uscì rapidamente dalla protezione offerta dal Mantello.
"Bhe, allora... è stato così tragico? C'era bisogno di fare tutte quelle storie?" domandò Harry, solo parzialmente visibile sotto il Mantello.
"Non so se te l'ho già detto Potter," ribatté stizzita la Parkinson, scoccandogli un'occhiataccia mentre il volto del ragazzo, come sempre contornato da una zazzera di capelli neri sparati in ogni direzione, scompariva alla vista "hai i modi e l'eleganza di un Gigante di montagna!"
"Ha parlato miss finezza!" ribatté in un sussurro la voce disincarnata del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, facendo sentire a Pansy un brivido lungo la schiena per quanto era vicina al suo orecchio destro "Non temere, Parkinson, la prossima volta non mi porrò proprio il problema di aiutarti, quindi non ci sarà il rischio che ti tocchi in maniera inappropriata..."
Harry era talmente vicino alla Serpeverde da riuscire a distinguere i singoli capelli della frangetta che, in quel momento, aveva ripreso a tormentarsi.
Guardandola bene il Grifondoro dovette ammettere che - senza tutto il trucco che di solito indossava durante il giorno - la ragazza era piuttosto carina e...
'Ma che cavolo sto pensando?' si domandò il moro, dandosi metaforicamente un pugno per riprendersi 'Lei è una Serpeverde, una nemica, la ragazza di Malfoy... non importa se stasera abbiamo avuto una discussione quasi civile!'
Sentendo che la strega stava borbottando qualcosa che suonava vagamente come "Idiota!", il giovane non riuscì però a resistere e volle avere l'ultima parola.
Avvicinatosi di nuovo fino ad averla a meno di trenta centimetri, le sussurrò "Non credo proprio di esserlo e, comunque, ci ho pensato... se preferisci la prossima volta per zittirti, anziché metterti una mano sulla bocca, ti bacerò..."
Ciò detto, il ragazzo si allontanò in fretta e fece bene perché la Serpeverde, dopo un primo momento in cui credette di avere un infarto per la paura, estrasse la bacchetta e - sferzando l'aria attorno a sè - sibilò "Brutto bastardo, non oseresti!"
L'unica risposta che ebbe fu la risata divertita di Harry che si allontanava.
Mentre passava davanti alle quattro clessidre che conteggiavano i punti della Coppa delle Case, però, il mago si ritrovò a ripensare a quella strana nottata e decise che a Ron ed Hermione avrebbe raccontato solo della lezione privata con Silente, tralasciando la piccola avventura accaduta dopo.
 

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Capitolo 2
*** Incantesimi Silenziosi e scommesse pericolose ***


Capitolo 2: Incantesimi Silenziosi e scommesse pericolose

 
La domenica trascorse senza problemi ed Harry - complici la storia dell'incontro con Silente e la mole di compiti che i professori avevano assegnato in quella prima settimana di scuola - non ebbe modo di ripensare alla propria avventura notturna.
Fu solo il lunedì mattina prima della lezione di Difesa contro le Arti Oscure che il Grifondoro e la Serpeverde ebbero modo di vedersi.
Harry, Ron ed Hermione si erano già seduti ai loro soliti posti quando Pansy entrò seguendo Draco Malfoy e Blaise Zabini.
Il platinato capo del gruppetto di Serpeverde trovò immediatamente una «parolina gentile» per loro e Ron si affrettò a ribattere, anche se Hermione si affrettò a bloccarlo prima che Piton potesse cominciare a togliere loro dei punti.
Mentre il Serpeverde ed i due Grifondoro si insultavano, il ragazzo con gli occhiali  scoccò un'occhiata alla Parkinson che, dopo avere gettato un'occhiata tutt'intorno, gli fece un impercettibile cenno di saluto.
L'ingresso nell'aula di Piton, accompagnato dal suo immancabile svolazzare di vesti nere, troncò tutte le discussioni e - dopo avere raccolto con un pigro colpo di bacchetta i temi assegnati la settimana precedente - il professore si apprestò a cominciare la lezione.
Quel giorno gli studenti si sarebbero dovuti allenare in coppie in cui - a turno - uno doveva Schiantare l'altro, che a sua volta doveva difendersi con un Sortilegio Scudo. A complicare il tutto, naturalmente, gli studenti dovevano utilizzare unicamente Incantesimi Non Verbali.
Harry e Ron cominciarono subito ad esercitarsi ma, come Piton non mancò di notare ad alta voce scatenando le risatine dei Serpeverde, sembravano non esercitare una concentrazione sufficiente per riuscire nel compito loro assegnato.
Ignorando le parole dell'odioso insegnante, il mago con gli occhiali tentò nuovamente di concentrarsi ma fu distratto da un tonfo alla sua sinistra.
Voltandosi il ragazzo notò che la sua amica Hermione aveva un sorriso soddisfatto impresso sul viso e, poco più in là, Neville Paciock era disteso su di un materasso... Schiantato.
"Dieci punti per..." cominciò la voce di Piton sorprendendo Harry. Non che la sua migliore amica non meritasse un premio per il risultato conseguito, ma era estremamente raro che quell'insegnante in particolare riconoscesse i meriti dei Grifondoro.
"Serpeverde!" concluse infatti l'ex insegnante di Pozioni, facendo voltare di scatto il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto nella sua direzione "Complimenti signor Malfoy, ottimo lavoro!"
Sotto lo sguardo incredulo della parte Grifondoro della classe stava tronfio Draco Malfoy e, proprio davanti a lui, Vincent Tiger si massaggiava una spalla come se vi avesse ricevuto un pugno.
"Ma non l'ha Schiantato!" protestò debolmente Seamus Finnegan. In fondo, tutti sapevano che non sarebbe servito a nulla protestare contro i favoritismi di Piton e anche il coraggio Grifondoro ha un limite.
"Non mi aspetto certo uno Schiantesimo perfettamente riuscito al primo tentativo, signor Finnegan." rispose soave l'insegnante, scoccando nel contempo allo studente un'occhiata inceneritrice "E' evidente che, il solo produrre un qualsiasi tipo di effetto è già un risultato per un ragazzo di sedici anni."
"Ma Hermione è riuscita a Schiantare completamente Neville!" protestò allora Ron, intromettendosi nel discorso ed indicando la strega dai crespi capelli castani che stava rianimando il compagno svenuto.
Harry immaginò che la sua amica non avesse apprezzato l'essere messa in mezzo e ne ebbe conferma quando, alle successive parole di Piton, vide le sue spalle tremare.
"Per quanto non metta in dubbio la capacità di concentrazione della sua amica So-Tutto-Io, signor Weasley," iniziò l'uomo, facendo ghignare i Serpeverde "è estremamente improbabile che abbia eseguito un incantesimo così complesso correttamente al primo tentativo. E più facile che il signor Paciock sia inciampato sui suoi stessi piedi e abbia sbattuto la testa."
Il professore continuò poi il proprio monologo affermando che una simulazione del genere meritava almeno una penalità di venti punti per Grifondoro, ma il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto non lo ascoltava più. La sua attenzione era infatti perfettamente suddivisa tra gli occhi castani di Hermione (che in quel momento erano pericolosamente lucidi tanto la ragazza era prossima a scoppiare in lacrime) e lo sguardo attento di Pansy che sembrava puntato esattamente sulla sua schiena.
Facendo qualcosa che sorprese l'intera classe, il mago con gli occhiali interruppe il monologo del suo insegnante urlando "Ora basta!"
 
"Ora basta!" urlò Harry e l'intera classe parve ammutolire al suono di quelle parole violente.
Solo Piton sembrò non troppo sorpreso da quella reazione e, assottigliati gli occhi a due fessure, disse "Ma forse l'eroico salvatore del mondo magico ha qualcosa da obiettare..."
"Perché fa così?" chiese il ragazzo, scoccando nel contempo all'altro uno sguardo che, se fosse stato un incantesimo, avrebbe avuto lo stesso effetto di un Avada Kedavra.
Il mago più grande si apprestò a ribattere togliendo una cinquantina di punti a Grifondoro, ma si interruppe quando vide delle pericolose scintille sprizzare dalla punta della bacchetta di Harry.
Quest'ultimo, completamente ignaro di aver appena dato fuoco agli appunti di Lavanda Brown, continuò "Perché non può accettare che una delle sue studentesse - solo perché è una Grifondoro - è in grado di fare esattamente ciò che le ha chiesto?"
"E' molto semplice, signor Potter," rispose allora l'uomo in nero con tono glaciale "perché gli Schiantesimi sono incantesimi di per sè complessi e - nonostante lo scorso anno lei abbia ricoperto l'indubbiamente invidiabile ruolo di insegnante in un gruppo di studio clandestino sulla materia - mi pregio di saperne più di lei a sufficienza da affermare che, per il vostro livello di preparazione, la riuscita completa di questo specifico Incantesimo Non Verbale è decisamente improbabile."
Qualsiasi persona con un minimo di istinto di autoconservazione a quel punto - percependo l'evidente rabbia del mago - si sarebbe arreso.
Ma Harry aveva da tempo abbandonato il sentiero della ragionevolezza e quindi ribatté "Improbabile non è impossibile!"
Col sorriso di chi ha appena dato scacco matto al suo avversario, Piton gli chiese soave "Vero, allora perché non ci da lei una dimostrazione?"
L'intera classe, che da tempo aveva ormai smesso di respirare, si voltò verso lo studente che, con voce gelida, rispose "Come preferisce!" e fece scattare in avanti la propria  bacchetta.
Ciò che Piton sembrava non capire era che - in quel momento - Harry non aveva paura di lui e non considerava neppure le conseguenze del proprio gesto.
Spinto da una rabbia così intensa da riuscire a cancellare ogni altro pensiero o emozione meglio di dieci lezioni di Occlumanzia, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto scagliò senza fatica un rapidissimo dardo di energia magica verso il petto del suo insegnante.
Se davanti al giovane ci fosse stato un mago meno preparato, sarebbe stato certamente centrato dallo Schiantesimo. Piton era però un ottimo duellante perciò - nonostante non si aspettasse la riuscita dell'incantesimo - riuscì a difendersi erigendo all'ultimo istante una barriera difensiva.
Lo Schiantesimo rimbalzò con un breve guizzo sul Sortilegio Scudo del professore di Difesa e andò a schiantarsi contro il muro di fondo dell'aula, scavando un buco di una trentina di centimetri nella dura pietra del castello.
Se prima la classe era rimasta silenziosa per paura di intromettersi nel diverbio studente-professore, ora nessuno sembrava in grado di parlare per lo stupore.
Per suo conto Harry, resosi finalmente consapevole di ciò che aveva fatto, stava fissando lo sguardo inespressivo di Piton in attesa della ovvia punizione. Anche il professore, però, sembrava più intento a fare lo stesso che a macchinare dolorosi tormenti, tanto che i suoi occhi neri restavano pienamente concentrati su quelli verdi del ragazzo.
Sorprendendo tutti, alla fine, l'insegnante non esplose in una prevedibile manifestazione d'ira ma, dopo avere distolto per primo lo sguardo da quella contesa silenziosa per puntarlo verso un angolo deserto della stanza, riprese la lezione da dove si era interrotta.
 
La successiva mezz'ora trascorse in una calma assoluta. Piton assegnò loro un capitolo da leggere e si mise a trafficare con alcune pozioni che estrasse dalla propria borsa. Alla fine della lezione, tutti raccolsero le proprie cose in silenzio e si apprestarono ad uscire dall'aula.
"Resti un momento, signor Potter," disse però Piton mentre Harry finiva di raccogliere i propri libri e si preparava ad andarsene con i suoi amici "desidero scambiare due parole con lei in privato."
Facendo cenno a Ron ed Hermione che si sarebbero visti in Sala Grande, Harry si sedette su di una sedia della prima fila di banchi e, nonostante un improvviso quanto devastante senso di stanchezza, ricambiò orgogliosamente gli sguardi dei suoi compagni di corso, accettando con un sorriso gli «in bocca al lupo» dei Grifondoro e rispondendo con occhiatacce agli sguardi divertiti dei Serpeverde.
"Per favore, signorina Parkinson," disse poi il professore a Pansy, che si era attardata a raccogliere alcuni libri che le erano caduti di mano "chiuda la porta uscendo."
Capendo il messaggio tra le righe, la studentessa dai corti capelli color caffè si affrettò ad uscire e, solo quando furono soli, il mago con la cicatrice a forma di saetta si azzardò ad alzare lo sguardo sul suo insegnante.
"Dimmi Potter," chiese allora Piton, con lo stesso tono con cui poneva domande sulle lezioni scolastiche "qual'è lo scopo di uno Schiantesimo?"
Harry, che si aspettava che l'altro gli inveisse contro, rimase spiazzato dal tono tranquillo e professionale con cui era stata posta quella domanda. Ritenendo comunque che non fosse il caso di far irritare ulteriormente l'uomo, rispose "Gli Schiantesimi hanno lo scopo di stordire il bersaglio, incapacitandolo e - quindi - neutralizzandolo senza causargli serie ferite."
"Molto bene," convenne Piton prima di continuare "ed ora guarda bene il buco in quella parete e dimmi: che effetto avrebbe avuto il tuo Schiantesimo se non fosse stato deviato?"
Istintivamente Harry volse lo sguardo verso la parete e deglutì. Solo in quel momento - infatti - parve rendersi realmente conto del fatto che, se ricevuto in pieno petto, il suo attacco avrebbe quasi certamente ucciso Piton passandolo da parte a parte.
"Suppongo..." rispose cautamente "suppongo che avrebbe potuto causare ferite piuttosto serie."
"Tendo a concordare con questa valutazione." convenne il professore con tono ironico "Sono inoltre certo del fatto che tu sia consapevole dell'esistenza di altri incantesimi che hanno esattamente questo stesso scopo."
"Delle... delle Maledizioni Oscure, suppongo..." intervenne il mago più giovane con la voce che ora tremava un po’, mentre sentiva la forza abbandonare del tutto i suoi muscoli e ringraziava di essere già seduto.
Piton lasciò cadere quella ovvietà e continuò "Quello che ora bisogna capire, è perché un incantesimo di tipo non letale sia diventato così pericoloso... qualche idea in proposito?"
Harry era sempre più stupito dal modo pacato con cui si stava svolgendo quell'assurda conversazione ma - poiché preferiva tale approccio rispetto al solito tono omicida dell'insegnante - decise di rispondere sinceramente "Io credo dipenda dalla rabbia. In quel momento ero molto arrabbiato e mi sono sentito incredibilmente lucido e deciso. Come se fossi certo di riuscire nell'incantesimo."
Per un secondo Piton parve sorpreso dalle capacità deduttive del ragazzo poi, ritornando alla sua solita espressione di ghiaccio, commentò “Molto bene Potter. Ora, prima che il tuo piccolo cervello arrivi all’assurda conclusione di possedere un qualche misterioso potere che ti elevi al di sopra della marmaglia che compone la società magica, lascia che ti spieghi che non è così.”
Harry non apprezzò il ritorno al tono sarcastico – per di più immotivato, dato che lui non aveva alcuna ambizione di «elevarsi al di sopra della marmaglia» ma preferì tacere mentre l’uomo continuava “Il potere di eseguire incantesimi complessi sotto l’effetto di un sentimento particolarmente intenso – quale la rabbia, ad esempio – è comune a tutti i maghi fin dall’infanzia…”
Ricordandosi di quando aveva, in un momento di ira, gonfiato zia Marge senza bisogno della bacchetta, il Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto affermò “E’ lo stesso principio dei casi di magia involontaria dei giovani maghi.”
“In effetti sì,” convenne il professore di Difesa contro le Arti Oscure “anche se, di norma, si presume che dopo il primo anno di istruzione magica tali episodi non si manifestino più...”
Harry sopportò stoicamente l’occhiataccia dell’adulto che, non ricevendo reazione alla propria frecciatina, continuò “Ad ogni modo, nei bambini ciò avviene in quanto la magia che si sviluppa nel loro corpo non può essere diversamente incanalata. I maghi adulti, per contro, potendo concentrare i propri poteri attraverso la bacchetta, non necessitano di scoppi di magia non controllabili per affrontare le situazioni di tutti i giorni.”
“Ma non c’è modo di utilizzare un simile potere in maniera… costruttiva?” osò domandare lo studente che, forse per la prima volta durante la sua carriera scolastica, trovava interessante una lezione di Piton.
Il professore alzò gli occhi al soffitto e commentò “Suppongo che tutte le lezioni di Occlumanzia dello scorso anno ti siano scivolate da un orecchio all’altro senza minimamente sedimentarsi nel cervello, vero Potter? Altrimenti non mi chiederesti una cosa del genere. Comunque esistono tre motivi per cui la magia alimentata da uno scatto d’ira non è utile in uno scontro reale. Il primo è che la sua potenza non è controllabile nè dosabile.”
Vedendo che Harry lanciava uno sguardo fugace al buco nel muro, Piton si felicitò dell’idea di averlo lasciato in bella vista anziché ripararlo e continuò “Il secondo motivo è – ovviamente – da ricollegarsi allo stato confusionale che comporta il lasciarsi trascinare dalle emozioni anziché seguire la via della logica.”
A quel punto, Harry strinse i denti con forza in quanto sapeva già quali sarebbero state le successive parole dell’uomo vestito di nero e non venne deluso quando questi disse “Come ben ricorderai dai fatti del Ministero di alcuni mesi fa, il lasciarsi guidare da qualunque cosa diversa dalla ragione può avere effetti letali per sè stessi o per gli altri.”
L’accenno alla morte di Sirius fu una pugnalata al cuore, ma il mago con gli occhiali si limitò a reagire facendo un breve cenno del capo.
Forse un po’ deluso, Piton concluse “Quanto al terzo motivo, credo potresti constatarlo da te se solo ti guardassi in uno specchio.” E, detto ciò, mosse la bacchetta trasfigurando un banco in un grande specchio.
Guardandosi grazie ad esso, Harry si accorse del fatto che la debolezza che aveva percepito prima non era dovuta alla paura della reazione del professore. La sua immagine allo specchio era infatti molto pallida ed i capelli, per colpa del sudore copioso che gli ricopriva il volto, erano praticamente incollati alla fronte.
“La magia che hai scatenato era molto potente,” spiegò infine Piton riportando lo specchio alla sua condizione originale “ma questa potenza ha un costo. Non potendo utilizzare la tua energia magica – che viene convogliata solo attraverso la concentrazione – hai attinto tale potenza direttamente dalla tua forza vitale, indebolendoti sensibilmente.”
Ciò detto, l’uomo porse al ragazzo la pozione che aveva preparato prima e gli ordinò “Ora bevi questo tonico e vai a pranzo. Dovrebbe essere più che sufficiente a rimetterti in forze.”
Harry obbedì ma, proprio mentre stava abbassando la maniglia della porta, il professore aggiunse con un ghigno satanico stampato sul volto “Ah, Potter… non dimenticare la nostra punizione di sabato.”
Chiedendosi come avesse potuto dimenticare anche solo per dieci minuti che Piton fosse l’essere più bastardo dell’universo, Harry uscì e notò che qualcuno lo stava aspettando appoggiato ad una colonna.
“Bhe, Potter,” disse Pansy Parkinson che, di tutta la discussione aveva udito solo l’ultima frase “non so cosa Piton ti abbia fatto, ma sembri uno che è appena stato Cruciato…”
“Molto divertente…”commentò lui, che dopo un primo momento durante il quale si era chiesto perché la Serpeverde fosse rimasta ad aspettarlo, aveva concluso che – con tutta probabilità – desiderava solo assistere alla sua umiliazione per mano del Capocasa verde-argento.
“Comunque secondo me sabato ti farà a pezzi!” concluse lei a mò di saluto, prima di dirigersi senza aggiungere altro verso la Sala Grande.
Sperando che nella famiglia della Parkinson non ci fossero stati casi di Veggenti famosi, il Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto fece per seguirla verso il sospirato pranzo, quando vide aprirsi la porta dell’aula di Difesa.
Si aspettava di vedere Piton uscire da quella porta, quindi rimase molto sorpreso notando il lungo naso adunco e la folta barba bianca di Silente spuntare dal rettangolo di legno.
Ma quando era entrato il Preside?
Poiché era impossibile che ciò fosse avvenuto nei pochi secondi in cui aveva parlato con Pansy, Harry concluse che doveva essere già dentro da un po’. Improvvisamente il ragazzo capì come mai Piton era stato così tranquillo con lui e sentì il bisogno impellente di ringraziare il suo canuto mentore.
“Professore!” lo chiamò, attirando la sua attenzione che, in quel momento, sembrava rivolta verso qualcosa di assai più distante.
“Ah, Harry, ragazzo mio,” lo salutò con cordialità l’anziano mago “ti trovo un po’ pallido. Forse dovresti mangiare qualcosa.”
“Sì signore,” rispose il giovane “stavo proprio andando a mensa. Io… insomma, volevo ringraziarla.”
“E di cosa, Harry?” domandò l’uomo, mentre i suoi occhi azzurri scintillavano dando al ragazzo la solita impressione di una certa impudenza giovanile che non aveva mai abbandonato l’uomo nei suoi numerosi anni.
“Bhe, per prima…” rispose il giovane dagli occhi verdi.
“Ma io sono appena arrivato, non posso aver fatto nulla.” ribatté il Preside facendogli l’occhiolino.
Il ragazzo con gli occhiali colse il messaggio tra le righe e sorrise, dicendo “Allora, io vado in Sala Grande.”
“Buon appetito, Harry!” rispose Silente, dirigendosi verso il suo studio “E, mi raccomando, rifletti bene sulle lezioni apprese oggi, mentre gusti il nostro sublime pasticcio di rognone!”
“Non mancherò!” garantì il ragazzo, stupendosi di come il vecchio professore fosse in grado di dire quasi tutto con il suo strano modo di giocare con le parole.
In effetti, lui aveva molte cose su cui riflettere.
 
Il sabato successivo Harry Potter si ritrovò a pensare che Pansy Parkinson doveva – necessariamente – avere sangue di Veggente nelle vene.
Era appena uscito dalla punizione con Piton che, ancora piuttosto irritato per l’incidente occorso in classe il lunedì precedente, aveva ben pensato di tenerlo per tre ore a separare i Vermicoli marci da quelli sani, per poi metterli a mani nude in una specie di contenitore in cui stavano marcendo fegati di Salamandra.
Chiedendosi se l’odore di zolfo e rancido sarebbe mai andato via dai suoi abiti – o se fosse più semplice farli Evanescere – il Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto si diresse al bagno dei Prefetti (poteva entrarci in quanto Capitano della Squadra di Quidditch di Grifondoro) per un bagno caldo che gli togliesse dalla pelle delle mani la sensazione di viscido lasciatagli dai Vermicoli marci.
Fu solo verso mezzanotte meno un quarto che il ragazzo uscì dal bagno con un’espressione soddisfatta… aveva dovuto utilizzare quattro diversi tipi di bagnoschiuma, ma alla fine era riuscito a togliersi di dosso quel puzzo tremendo.
‘Se rientro nel dormitorio così – però - Ron e Seamus mi prenderanno in giro per il resto dell’anno,’ si disse scegliendo un passaggio segreto che, anziché portarlo alla torre di Grifondoro, gli permettesse di raggiungere i piani alti del castello ‘credo che sia meglio se mi faccio un giro prima di rientrare.’
Vagò per qualche minuto nel silenzio notturno poi, quando stava cominciando a prendere in considerazione l'idea di andare a dormire, una voce attirò la sua attenzione.
"Ma che bel profumo hai stasera, Potter!" commentò divertita la ragazza che stava comodamente appoggiata ad una colonna "Dove stai andando, dalla tua bella?"
"Sei spiritosa quanto uno Snaso infilato nei pantaloni, Parkinson!" ribatté piccato il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, sentendosi però curiosamente lieto di aver incontrato nuovamente la Serpeverde in quel corridoio del quarto piano "Tanto per la cronaca non è profumo, ma un disperato  tentativo di eliminare la puzza di Vermicoli marci."
"Ah, già..." esclamò allora la mora, mentre un sorrisetto le si allargava sul volto leggermente imbronciato "la punizione con Piton!"
"Puoi evitare il tuo sarcasmo Made-in-Serpeverde," le fece notare il ragazzo con gli occhiali fulminandola con lo sguardo "per oggi ne ho già avuta una dose adeguata."
Ad Harry parve che Pansy stesse per ribattere a tono alla sua affermazione e si preparò ad un nuovo duello verbale, ma così non fu. Sorprendendolo, infatti, la ragazza lasciò cadere la facile provocazione del profumo e riprese a guardare fuori dalla finestra.
Rimasero in silenzio ancora per un po’ poi, sentendosi  stranamente atterrito dalla possibilità di non parlare ancora con la coetanea, il Grifondoro affermò "Certo che ti deve piacere veramente il panorama di quella finestra, per rischiare a questo modo l'ennesima punizione."
"Il cielo notturno mi rilassa e mi aiuta a pensare." rispose la ragazza prima di aggiungere "E, comunque, perché dici che sto rischiando un'altra punizione?"
"Gazza è piuttosto prevedibile nei suoi giri di ronda, ed è la stessa cosa per i Prefetti. Controllano i corridoi sempre agli stessi orari." spiegò il moro,  indicandole - nel contempo - di seguirlo verso un corridoio  nascosto che si rivelò non appena il ragazzo ebbe sfiorato un'armatura con la punta della propria bacchetta borbottando "Alohomora!".
"Gazza non usa mai questo passaggio, perché la serratura può essere aperta solo con la magia." le disse il Grifondoro mentre il muro tornava al suo posto senza fare alcun rumore.
"E adesso dove stiamo andando?" domandò la Serpeverde che - anche se non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura - apprezzava la sicurezza con cui il suo interlocutore si muoveva per i deserti corridoi della scuola.
Harry si bloccò e la guardò attentamente. Anche quella sera sembrava aver rinunciato all'eccessivo trucco che portava di giorno ed era - oggettivamente - molto carina. Senza interrogarsi troppo sul perché delle proprie sensazioni, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto decise che non aveva alcun desiderio di lasciare che la Serpeverde andasse per la sua strada, così propose "Che ne dici della Torre di Astronomia? Il sabato non ci sono lezioni e da lì il cielo si dovrebbe vedere molto bene..."
La giovane strega lo guardò perplessa per un attimo poi, sfoggiando il tipico sorrisetto strafottente che sembrava insegnassero a tutti i Serpeverde subito dopo lo Smistamento, acconsentì "D'accordo Potter, fai strada."
 
"Certo che conosci veramente tanti passaggi segreti, qui nel castello..."
dovette ammettere Pansy quando, cinque minuti e quattro piani dopo, si ritrovarono affacciati all'alto parapetto della Torre di Astronomia.
Un po’ stupito da quello che aveva tutta l'aria di essere la cosa più vicina ad un complimento che un Serpeverde avesse fatto ad un Grifondoro negli ultimi cinquant'anni, Harry arrossì leggermente e - senza guardarla - rispose "E' quasi impossibile essere amici di Fred e George Weasley senza avere imparato un certo numero di trucchetti e poi...."
Pansy, che prima aveva alzato lo sguardo sulla volta celeste e ammirava le costellazioni quasi con reverenza, si voltò a fissarlo.
Anche i Serpeverde conoscevano bene la fama dei gemelli Weasley e, benché fossero considerati dei traditori del loro sangue, erano ugualmente rispettati dalla Casa verde-argento per il loro carisma ed il loro indubbio spirito. Ciò che, però, aveva attratto l'attenzione della mora non era la notizia che Potter fosse stato istruito sui passaggi segreti da loro, quanto il tono con cui aveva troncato la frase e ciò che esso presupponeva.
"Cosa stavi per dire?" domandò, cercando di mantenere un tono neutrale per non mostrare la curiosità che provava.
"Nulla di importante." si giustificò lui poi, capendo che la strega non avrebbe mollato l'osso così facilmente, aggiunse "Stavo solo pensando che quello che non ho imparato da Fred e George l'ho imparato con Ron ed Hermione, ma per motivi che avevano ben poco a che fare col divertimento o il farsi un giretto notturno per schiarirsi le idee."
"Ma quelle scorrazzate ti sono comunque valse una certa fama..." osservò lei "non puoi negare che ne sia valsa la pena."
"Ne è valsa la pena per i risultati ottenuti, non certo per la fama." rispose il giovane con gli occhiali poi, notando lo sguardo ironico della Serpeverde, aggiunse "Non guardarmi così... ti garantisco che, se ti fossi trovata di fronte ad un centinaio di Dissennatori o ad un Basilisco di dieci metri, troveresti la notorietà uno stimolo assai poco attraente."
La giovane non la pensava esattamente così, ma si trattava di una frase a cui - decisamente - non era facile controbattere, così Pansy preferì rimanere in silenzio e si rimise a guardare le stelle.
Dal canto suo Harry le si avvicinò silenziosamente e, dopo essersi appoggiato con le braccia al parapetto di pietra, finse di guardare il terso cielo stellato mentre con la coda dell'occhio lanciava uno sguardo curioso al volto di Pansy che, così assorta nel fissare la volta celeste, sembrava risplendere nella chiara luce lunare.
"Ti piace proprio guardare il cielo notturno, eh?" chiese dopo un po’, rompendo il silenzio che era dilagato tra loro.
"Mi piacerebbe essere una stella," ribatté lei con tono sincero, dimenticandosi per un momento di chi fosse il suo interlocutore "guardare tutto da lassù, splendente ed eterna."
Imbarazzata per essersi scoperta così tanto davanti ad un Grifondoro (peggio, davanti a Potter!), la strega arrossì vistosamente e - per cambiare argomento - disse "La lezione di lunedì è stata veramente particolare..."
Stai parlando di Difesa?" domandò il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, benché quella di Piton fosse stata la sola lezione avuta in comune con la strega il giorno in questione.
"Sì," confermò lei portandosi la mano alla frangetta senza che ce ne fosse un effettivo bisogno, visto che non c'era vento "non capita spesso che uno studente scavi un buco di trenta centimetri nel muro dell'aula del Professor Piton senza perdere nemmeno un punto..."
"Oh, se hai paura che il vostro Capocasa si sia rammollito, non temere..." la tranquillizzò il Grifondoro in tono ironico "stasera quel maledetto si è ampiamente vendicato sia per la prima lezione che per lunedì scorso!"
A sentire quelle parole piene di rabbia le labbra della Serpeverde si distesero in un sorriso divertito che si trasformò in una cristallina risata quando la giovane intercettò l'occhiataccia scoccatale da Harry. Quest'ultimo, nonostante l'irritazione che provava nei confronti di Piton, non appena sentì quel suono - curiosamente allegro e privo di qualunque animosità - non poté non unirsi alla risata della strega.
Dopo un po’ la risata dei due si spense lasciandoli a guardarsi negli occhi in un silenzio imbarazzato. Nonostante non lo ammettesse nemmeno a sè stesso, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto fu dispiaciuto  da quel silenzio e ci rimase male quando le successive parole della ragazza dai corti capelli color caffè vennero pronunciate con astio.
Pansy, probabilmente ritenendo che il rapporto tra loro fosse stato fin troppo civile per rientrare nello standard Grifondoro - Serpeverde, assunse un tono di scherno e gli disse "Comunque, almeno da quello che ho sentito della vostra discussione, anche lunedì Piton ti ha rimesso al tuo posto, chiarendoti quanto poco tu valga nel campo degli Incantesimi Silenziosi..."
Abboccando immediatamente al cambio di tono, anche Harry si scaldò e le rispose per le rime “Valgo molto di più di tanti altri che si sono – nonostante questo – presi molti più meriti!”
L’allusione agli spudorati complimenti del professore di Difesa al mediocre tentativo di Draco Malfoy di produrre uno Schiantesimo Silenzioso era piuttosto facile da leggere tra le righe, quindi Pansy non impiegò più di un paio di secondi prima di scattare in difesa del proprio ragazzo urlando “Cosa c’è, al Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto-Non-Si-Capisce-Bene-Come brucia se, per una volta, non fa la figura dell’eroe? O forse sei solo invidioso del fatto che un Serpeverde sia più bravo di te in una materia che credevi di padroneggiare?”
Harry si morse un labbro per non urlare a sua volta, ben sapendo che se si fosse lasciato andare avrebbero iniziato una lite furibonda che, forse, sarebbe finita bacchette alla mano. Ma Harry non aveva voglia di litigare, nè tantomeno di affatturare Pansy.
Cercando bene le parole da utilizzare per troncare quella discussione senza far irritare ulteriormente l’altra, il mago con gli occhiali fece un respiro profondo e disse “Senti, è stata una serata abbastanza stressante e sono venuto quassù per rilassarmi, non per litigare. Perché non lasciamo cadere l'argomento?"
"Non ci penso neppure!" gli rispose la Serpeverde, ben decisa a non mollare l'osso "Ti tormenterò finché non ammetterai che ti brucia che qualcuno sia più bravo di te in Difesa..."
"Io sono capacissimo di effettuare Incantesimi Silenziosi!" esclamò allora il moro, ben sapendo che le ultime tre - tragiche - lezioni di Incantesimi e di Trasfigurazione lo smentivano clamorosamente "E, sicuramente, so farli meglio di te!"
Ecco una frase che nessun Serpeverde avrebbe potuto ignorare.
Con un ghigno di sfida, la giovane strega si risistemò i capelli ribelli dietro le orecchie e chiese "E saresti disposto a scommettere su questo?"
Vi fu un momento di silenzio, durante il quale entrambi poterono sentire senza difficoltà gli inquietanti rumori provenienti dalla Foresta Proibita. La Serpeverde attendeva tranquilla la risposta del Grifondoro ben sapendo che - dopo essere stato lui stesso a offrire il pretesto per la sfida - non poteva che essere affermativa.
"Cosa vorresti scommettere?" chiese il giovane, conscio come l'altra del fatto che si trattava di una cosa irrilevante... se avesse rifiutato lei lo avrebbe sbandierato ai quattro venti davanti a tutta la Sala Grande.
"La posta lasciamola a discrezione del vincitore." rispose la ragazza dai corti capelli color caffè "E' così che scommettiamo a Serpeverde. Chi perde accetta la penitenza a scatola chiusa."
Era una follia, ma Harry non poteva ugualmente tirarsi indietro, quindi capitolò "D'accordo, in cosa dovrebbe consistere la sfida?"
Pansy lo fissò con uno sguardo felice poi, dopo essersi guardata intorno per un paio di secondi, afferrò un vecchio cannocchiale dimenticato da un qualche studente distratto e disse "E' semplice... buttiamo questo giù dalla torre e tentiamo di Appellarlo contemporaneamente senza parlare. Vince chi riuscirà ad averlo in mano prima che tocchi terra."
"Mi sta bene," accettò il mago con la cicatrice a forma di saetta che, dopo il quarto anno, aveva una grande affinità con gli Incantesimi di Appello "ma che succede se nessuno dei due ci riesce?"
"Semplice..." gli rispose la ragazza "buttiamo giù qualcos'altro!"
 
"Ok, e adesso che succede?" chiese Harry, mentre tra le mani si rigirava il vecchio telescopio che si erano contesi.
In realtà la disputa era stata piuttosto accesa e Pansy si era dimostrata molto abile con gli Incantesimi Silenziosi. Entrambi erano infatti riusciti ad Appellare l'oggetto subito dopo il lancio e la sfida si era - di conseguenza - risolta in una mera prova di forza tra i due incantesimi. Purtroppo per la Serpeverde, però, in questo tipo di prova i precedenti del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto (l'aver Appellato la propria scopa da grande distanza mentre affrontava un Drago, ad esempio) gli avevano fornito una buona preparazione perciò, dopo un paio di secondi durante i quali era rimasto sospeso a mezz'aria conteso tra i due incantesimi, il telescopio era volato docilmente nelle sue mani.
"Cosa vuoi che succeda?" sbottò un po’ piccata Pansy "Dimmi cosa vuoi che faccia e lo farò!"
Harry rimase silenzioso nel sentire quelle parole. Se la Serpeverde avesse veramente fatto ciò che lui voleva, ci sarebbe stata una concreta possibilità di scoprire se davvero Draco Malfoy era un Mangiamorte. Certo, Pansy non avrebbe mai tradito volontariamente il suo ragazzo, ma...
Perso nelle sue riflessioni, il mago non si accorse del fatto che il soggetto principale di queste ultime sembrava avere interpretato a modo proprio il suo silenzio.
Fu solo quando si sentì dire "E allora... che stai aspettando, un invito scritto?" che alzò lo sguardo e capì di trovarsi in una situazione decisamente imbarazzante.
La Parkinson si era infatti seduta in maniera piuttosto scomposta su di un banco e, dopo essersi sfilata il maglione, aveva cominciato a slacciare i bottoni della camicetta di seta che indossava.
"Che... che diavolo stai facendo?" domandò il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, mentre le sue orecchie arrossivano furiosamente nel vedere le delicate mani della compagna slacciare il terzo bottone mettendo in evidenza il pizzo del reggiseno nero nella ormai profonda scollatura.
"Interpreto i tuoi desideri, visto che il tuo coraggio Grifondoro non sembra sufficiente per chiedermi direttamente quello che vuoi..." rispose lei con semplicità, come se ciò che stava facendo fosse una cosa assolutamente normale.
"Io non stavo affatto pensando a quello!" ribatté Harry quasi urlando.
"Ah... no?" domandò Pansy  e, vedendo la sua espressione sinceramente stupita, il ragazzo si ritrovò a chiedersi che razza di gente frequentasse per trovare normale una cosa del genere.
"Bhe, dalla tua espressione sembrava volessi chiedermi qualcosa di decisamente scandaloso, ma che non trovassi il coraggio di farlo..." si giustificò la strega "volevo solo velocizzare il processo."
Harry non rispose e, dopo un po’ di silenzio - durante il quale Pansy ebbe tutto il tempo di risistemarsi - propose "Si è fatto piuttosto tardi... che dici, rientriamo?"
La Serpeverde acconsentì e, questa volta senza proteste, si infilò sotto il Mantello dell'Invisibilità del mago con la cicatrice a forma di saetta.
 
Giunti davanti all'accesso alla Sala Comune di Serpeverde dopo una lunga deviazione (Pix aveva allagato praticamente metà del secondo piano e Gazza aveva urlato talmente tanto da svegliare il professor Vitius), i due studenti si guardarono in faccia per un lungo momento.
"Eccoci qui..." disse infine Harry, le cui orecchie non erano ancora tornate del giusto colore dopo i fatti della Torre di Astronomia.
"Così parrebbe," confermò la strega che, a differenza del suo inusuale compagno, sembrava abbastanza a proprio agio "anche se non mi hai ancora spiegato come facevi a sapere dov'è l'ingresso della Sala Comune di Serpeverde."
"Non sperare che te lo dica!" rispose lui poi, vedendo che la ragazza non sembrava intenzionata a lasciare la protezione offerta dal mantello, continuò "Bhe, Parkinson, allora buona notte."
La giovane parve sorpresa da quel saluto poi, accorgendosi che - effettivamente - era piuttosto strano per loro starsene lì in piedi, rispose "Buona notte Anche a te, Potter!" e si allontanò.
Stranamente Harry non provò nessun tipo di piacere dall'essersi liberato di quella ragazza rompiscatole e, anzi, si sentì dispiaciuto.
'Cosa ti aspettavi,' si chiese tra sè e sè mentre si rimetteva il Mantello dell'Invisibilità 'il bacio della buona notte?'
Come se avesse sentito quel pensiero assurdo, la Serpeverde si voltò verso la posizione precedentemente occupata dal mago invisibile e, un po’ titubante, chiamò "Potter, ci sei ancora?"
"Sì, Parkinson," rispose lui, rendendosi di nuovo parzialmente visibile "che c'é?"
La strega rimase in silenzio e, dal modo in cui la vide mordersi il labbro inferiore, Harry suppose che stesse chiedendosi se dirgli o no il motivo per cui lo aveva richiamato.
"E la mia penitenza?" chiese infine.
Un po’ deluso, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto rispose semplicemente "Quando sarà il momento te lo farò sapere!"
"Ottimo," rispose lei in tono sollevato prima di scomparire dietro al quadro che proteggeva i dormitorio verde-argento "allora, alla prossima!"
"Alla prossima!" rispose il mago dalla cravatta rosso-oro, anche se gli unici a sentirlo furono i quadri di quella zona dei sotterranei.
 

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Capitolo 3
*** Alcune volte la verità non è bella come la immaginiamo, altre volte sì ***


Capitolo 3
Alcune volte la verità non è bella come la immaginiamo, altre volte sì 
 
Al piovoso Settembre si era susseguito un gelido Ottobre ed i monti che nascondevano il castello di Hogwarts erano già ricoperti da uno spesso strato di neve.
Fu durante il primo finesettimana ad Hogsmeade che la tragedia della guerra contro l'Oscuro Signore penetrò profondamente nella vita degli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria: Katie Bell, una studentessa di Grifondoro dell'ultimo anno, fu infatti sottoposta alla Maledizione Imperius durante la gita e, probabilmente guidata da un Mangiamorte, tentò di portare una collana maledetta all'interno del castello.
Fu proprio Harry ad accorgersi della cosa in quanto Katie, durante una lite con una compagna di Casa, toccò accidentalmente la collana e quasi ne rimase uccisa.
Interrogato sull'accaduto insieme agli inseparabili Ron ed Hermione, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto espose alla professoressa McGranitt - vicepreside nonchè membro attivo dell'Ordine della Fenice - la teoria elaborata durante la fine dell'estate secondo cui il colpevole non poteva che essere il neo-Mangiamorte Draco Malfoy.
Pur vedendo smontata la propria tesi da prove assai solide (Malfoy quel giorno era in punizione con la McGranitt stessa), il mago con gli occhiali non si arrese e cominciò a lambiccarsi il cervello per trovare un modo per far cadere in trappola il Serpeverde platinato.
Purtroppo Ron ed Hermione erano entrambi della stessa opinione dell'insegnante di Trasfigurazione e ciò gli sottraeva una quantità significativa del potenziale deduttivo ed inventivo del loro gruppo. D'altro canto, il fatto di essere solo in questa faccenda gli dava l'opportunità di utilizzare la sua arma segreta - la promessa di Pansy - senza parlare ai due amici del loro incontro clandestino.
Non che avessero fatto nulla di male (benché su questo Hermione non sarebbe stata d'accordo, visto che avevano infranto un bel numero di regole e lui aveva rischiato grosso con quella scommessa alla cieca), ma non gli andava di parlare loro della Serpeverde.
Il motivo era piuttosto semplice: razionalmente il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si rendeva conto che la strega era una persona di cui non fidarsi e - visto il giro di amicizie che frequentava - una possibile neo-Mangiamorte, ma dal punto di vista soggettivo non era così.
Dopo un mese e mezzo dal loro primo «incontro ravvicinato del III° tipo» Harry era arrivato a non poter più ignorare i segnali di attrazione che il suo corpo gli inviava quando si trovava a guardarla in classe o quando, sempre dopo aver controllato che nessuno li sentisse, lei lo salutava con un cenno affabile.
A merito del giovane eroe del mondo magico va comunque detto che, il primo giorno dopo l'incidente, la sua mente non pensava a quella ragazza, ma alla sua amica Katie che - vista la gravità del suo caso - stava per essere trasferita al San Mungo.
Quella domenica l'intera scuola sembrava scossa da ciò che era accaduto e non si trattava di una cosa così incomprensibile. Nel clima di incertezza che caratterizzava la Seconda Guerra Magica, infatti, tutta la popolazione guardava ad Albus Silente come ad una specie di punto di riferimento e la notizia di un attentato avvenuto propri  sotto i suoi occhi aveva creato grandi ripercussioni.
Già diversi genitori avevano comunicato l'intenzione di ritirare da scuola i propri figli e, tra gli studenti, c'erano parecchie facce cupe.
Questo clima teso non si applicava - ovviamente - agli studenti della Casa di Serpeverde che, con l'eccezione dei bimbi del primo e secondo anno, osservavano il tutto con sguardo neutrale e con un mezzo ghigno divertito a fior di labbra.
"E' perché sanno di non correre pericoli!" commentò Ron, passando davanti alla solita cricca verde-argento capeggiata da Malfoy "E' come al secondo anno..."
Harry ricordava bene il periodo a cui si riferiva l'amico e ricordava anche meglio la reazione di Malfoy alla scoperta della riapertura della Camera dei Segreti.
"Adesso tocca a voi, Mezzosangue!" aveva commentato all'epoca, con un sorriso malevolo sulle labbra pallide.
Lanciando un'occhiata truce al Serpeverde, non poté evitare di notare che questa volta era tutt'altro che allegro.
Dopo un momento di riflessione, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto giunse alla conclusione che, tutto sommato, una parte del ragionamento fatto il giorno precedente coi suoi amici era corretto: l'obiettivo della collana maledetta era stato mancato e Katie Bell era stata solo una vittima casuale.
Harry si stava ancora chiedendo come avesse fatto Malfoy a mettere sotto Imperius Katie pur essendo in punizione ad Hogwarts quando il biondo, non apprezzando la lunga occhiataccia ricevuta, gli urlò dietro "Hey Potter, che è successo, perché sei così immusonito?"
"Ignoralo." suggerì Hermione e non aveva neppure tutti i torti, visto che loro erano in tre ed i Serpeverde in sette.
Ma il consiglio della strega dai crespi capelli castani cadde nel vuoto quando Nott aggiunse con voce cattiva "Lasciali perdere, Draco. Non vedi che portano il lutto per quella cagna che ieri ci ha lasciato le penne?"
Quella del Serpeverde fu una pessima battuta, ma prima ancora che i suoi compagni potessero rendersi conto del pericolo Harry aveva già estratto la bacchetta e, pensando 'Levicorpus!' lo aveva già appeso al soffitto per una caviglia.
"Che diavolo fai, Potter!" ringhiò Malfoy, estraendo a sua volta la bacchetta imitato da Tiger e Goyle. Per conto loro, Zabini e Pansy si limitarono ad osservare la scena un po' preoccupati e la Greengrass non trovò nulla di meglio da fare che nascondersi dietro una colonna.
Anche Ron ed Hermione estrassero le bacchette e, ignorando sia l'inferiorità numerica che il rischio di essere beccati dai professori, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto disse "La prossima volta che ti sento grugnire qualcosa del genere, Nott, ti lavo la bocca col sapone!"
"Basta Draco," disse allora Blaise, liberando Theodore con un colpo di bacchetta mentre Pansy sembrava indecisa se intervenire o meno "non credo che valga la pena di litigare con i tre prodi difensori dell'onorevole casato di Grifondoro."
"Almeno Grifondoro era una persona che meritava rispetto!" rispose con cattiveria Ron, puntando la bacchetta specificamente contro Nott che sembrava sul punto di scagliare un Anatema -Che-Uccide "Serpeverde cos'ha mai fatto, a parte allevare serpenti e complottare contro quelli che lo credevano amico?"
Ci fu un momento di silenzio sdegnoso da parte degli studenti verde-argento e, approfittandone, il rosso aggiunse "Ah, già... difficilmente avrebbe potuto fare altro, visto che era così preso ad inventarsi quelle idiozie sulla purezza del sangue!"
"Sentimi bene, pezzente!" esclamò allora Zabini, puntando per la prima volta la bacchetta nella loro direzione "Non puoi permetterti di prendere in giro gli ideali in cui noi crediamo solo perché sono diversi dai tuoi!"
"E' vero, Ron..." affermò a sorpresa Hermione "se lo fai ti comporti come loro..."
"L'ironia non ti si addice, Sanguesporco!" la rimbottò la Greengrass da dietro la colonna.
"Chi non ha nemmeno il coraggio di mettere fuori il muso prima di parlare anche con un vantaggio numerico di sette a tre dovrebbe solo stare zitta!" la rimbeccò Harry.
"Qualche problema, Harry?" domandò una voce amica alle spalle del trio di Grifondoro.
"Assolutamente nessuno, Ginny. Stavamo solo avendo una civile discussione politica con Malfoy ed i suoi amici..." rispose con un sorriso la strega dai crespi capelli castani vedendo che con l'arrivo di Ginny, Neville, Dean, Seamus e Luna le sorti di un possibile duello si erano completamente ribaltate.
I quattro Grifondoro e la Corvonero erano tutti ex membri del gruppo segreto organizzato ed addestrato da Harry, perciò erano più che capaci di battersi. Ben sapendolo Malfoy decise di lasciar cadere la discussione e, dopo un'occhiata significativa a Nott - che pareva ancora interessato ad attaccare briga - disse "Va bene ragazzi, in questo posto c'è troppa plebaglia per i miei gusti. Andiamocene."
 
Dopo che i Serpeverde ebbero abbandonato il campo, Harry e gli altri decisero di tornare alla Sala Comune di Grifondoro per sbollire la rabbia.
"E avete visto come annuivano tutti alle parole di Zabini?" chiese Ron, mentre salivano una rampa di scale "Sono tutti dei pappagalli che ripetono le ciance a vanvera dei loro genitori..."
"Già," convenne Ginny scuotendo affermativamente la zazzera di capelli rossi "In realtà secondo me non si rendono neppure conto di quello che dicono. Sono talmente assuefatti da queste idee che non mi stupirebbe se diventassero tutti Mangiamorte senza nemmeno accorgersene!"
A quelle parole Harry si estraniò dalla conversazione. Ciò che Ginny gli aveva detto lo aveva portato a ripensare alla conversazione avuta sull'Espresso di Hogwarts tra Malfoy ed i suoi compagni: tutti loro sembravano ammaliati dalla possibilità che il ragazzo fosse stato coinvolto da Voldemort nella imminente guerra.
Istintivamente il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto immaginò la figura di una giovane Serpeverde dai capelli castani con indosso il mantello nero dei Mangiamorte e scosse violentemente la testa.
"Tutto a posto, Harry?" domandò Hermione, accorgendosi che il suo migliore amico si era fermato a metà della scala e non sembrava essersi neppure accorto di essere rimasto indietro rispetto agli altri.
"Cos...?" rispose perplesso il moro poi, come se fosse stato folgorato da una illuminazione, aggiunse "Scusate ragazzi... mi sono appena ricordato di dover fare una cosa. Ci vediamo tra un po' in Sala Comune."
Ciò detto il giovane mago si diresse a passo spedito verso la guferia e, dopo avere buttato giù alcune righe frettolose su di un pezzo di pergamena, afferrò uno dei gufi della scuola e glielo consegnò.
Dieci minuti più tardi Pansy, accovacciata su di un comodo divano della Sala Comune di Serpeverde srotolò il messaggio e lesse le poche parole che lo componevano: Questa sera, appuntamento alle dieci davanti al bagno di Mirtilla Malcontenta per scontare la tua punizione. HP
 
Alle dieci e un quarto Harry vide la chioma scura di Pansy spuntare da un corridoio laterale e, dopo averle fatto un cenno con la mano in segno di riconoscimento, entrò nel bagno femminile in disuso dove al secondo anno lui ed i suoi amici avevano preparato la Pozione Polisucco.
"La puntualità è un optional per te, a quanto pare..." disse il ragazzo a mo’ di saluto non appena la giovane si fu chiusa la porta alle spalle.
Pansy lo fissò come se avesse appena affermato che i tempi erano maturi per lanciare sul mercato mantelli di burro al pistacchio e ribatté "Buonasera anche a te, Potter. Strano posto per scontare una punizione..."
I due si osservarono per un lungo momento ed Harry non poté non pensare - per l'ennesima volta dall'inizio di quell'anno scolastico - che la Serpeverde era veramente molto carina quando non esagerava col trucco e non girava col resto del branco.
Accorgendosi di stare arrossendo in zona gote, il ragazzo decise di rispondere "Diciamo che, dopo il civile scambio di opinioni di oggi, c'era una cosa che volevo mostrarti..."
"In un bagno abbandonato e con una scopa da corsa in mano?" domandò sinceramente perplessa la strega, lanciando un'occhiata alla Firebolt che il ragazzo con gli occhiali reggeva nella sinistra.
"Ti garantisco che questo è il miglior posto possibile," ripetè lui, mentre con un incantesimo sigillava la porta "e, per quel che riguarda la scopa, credo proprio che tra un po' ci servirà."
"Sei tu che comandi..." ribatté lei con un sorrisetto strano in volto "almeno per ora. Allora, che si fa?"
"Una passeggiata." le rispose enigmatico Harry poi, vedendo che l'altra sembrava lì lì per chiedere qualcos'altro, aggiunse "Stamattina sembravate tutti così convinti dall'appassionante filippica di Zabini che ho pensato di farti partecipare ad una gita nel passato."
"Tu non sei tutto in casa, lo sai?" domandò la ragazza dai capelli color caffè, senza riuscire però a nascondere del tutto la curiosità che provava "Neppure per gli standard di Grifondoro. Che c'entrano i discorsi sugli ideali di purezza del sangue di Serpeverde col bagno di Mirtilla Malcontenta? Mi hai portata qui per dimostrarmi che ciò in cui credo è sbagliato?"
"Vedrai..." rispose Harry, afferrandola con delicatezza per un polso e trascinandola verso l'ultimo bagno "E comunque no, non voglio dimostrarti nulla. Voglio solo darti la possibilità di giudicare ciò in cui credi sulla base di fatti concreti."
Ciò detto gli occhi del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si sforzarono di individuare un certo serpentello inciso su di un rubinetto bloccato e, quando lo trovarono, la sua voce articolò una sola parola in una lingua composta unicamente di sibili.
"Apriti!"
 
Dopo essere scesi attraverso uno scivolo tutto curve che pareva non finire mai, i due ragazzi si ritrovarono in un tunnel di roccia completamente buio, salvo per la zona illuminata dalla bacchetta che Harry aveva prontamente acceso.
Spaventata da quell'ambiente da incubo, Pansy afferrò con forza la mano che il suo compagno di avventura le porgeva per rialzarsi e, guardandosi bene dal lasciarla, chiese "Ma... dove siamo? Che posto è questo? Perché mi hai portata qui? E... e poi, che razza di lingua era quella che hai usato prima?"
"Paura, Parkinson?" chiese divertito Harry, guidandola nel contempo lungo il tunnel ed assaporando il contatto con quella mano un po' fredda che stringeva la sua.
"Paura io, Potter?" rispose la giovane, punta nell'orgoglio "Tu sei fuori! Devi avere bevuto troppo Succo di Zucca stasera!"
Decidendo che non era il caso di far notare alla Serpeverde che gli si era praticamente avvinghiata alla mano, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto decise di rispondere alle domande che gli erano state fatte prima "Ci troviamo qualche centinaio di metri sotto il Lago Nero e quello di prima era Serpentese. Quanto al che posto e al perché siamo qui, lo scoprirai presto."
Camminarono per un po' lungo quel tunnel finché non trovarono una frana davanti alla quale si bloccarono.
"Mi sa che dobbiamo rinunciare alla passeggiata." commentò la strega con un evidente senso di sollievo. Anche se non lo avrebbe mai ammesso con Potter, quel posto le metteva addosso una fifa blu.
"Non temere," rispose lui divertito "sapevo della frana, ma c'è un passaggio abbastanza largo per passarci strisciando." e le indicò il buco in questione.
"E' uno scherzo, non è vero?" protestò lei poi, vedendo che il Grifondoro aveva già iniziato a percorrere il passaggio, si affrettò a seguirlo per non rimanere sola in quel posto lugubre.
Dopo avere attraversato la frana in silenzio (Pansy non osò proferire parola neppure quando, tra i massi, le parve di vedere una specie di pezzo di pelle di un bianco quasi trasparente) i due proseguirono lungo il tunnel fino ad una enorme parete di pietra con raffigurati due giganteschi serpenti con degli smeraldi brillanti al posto degli occhi.
Nuovamente Harry parlò in Serpentese e, come prima il sifone del bagno si era fatto da parte per permettere l'accesso allo scivolo, così i due serpenti di pietra si spostarono per lasciare posto ad una porta.
Harry si aspettava di essere investito da un forte tanfo di morte e putrefazione, ma così non fu. Ringraziando silenziosamente per l'ottimo sistema di ricircolo dell'aria, il giovane mago guidò la sua compagna lungo una gigantesca stanza di forma rettangolare le cui pareti erano adornate da alte colonne modellate a forma di serpente.
"Benvenuta nella Camera dei Segreti," disse tetro Harry, mentre giungevano davanti all'enorme statua di pietra di un mago che riempiva tutta la parete di fondo della stanza "dovresti sentirti onorata. Credo tu sia la sola Serpeverde - eccetto Voldemort - ad aver mai messo piede in questa zona del castello."
Sopraffatta all'idea di trovarsi veramente in quel luogo, la ragazza si prese un po' di tempo per studiare le fattezze di pietra di Salazar Serpeverde che sembravano scrutarla da quell'enorme volto dall'espressione spiritata. Fu solo seguendo la lunga barba che scendeva fino ai piedi della statua che la giovane strega si accorse di ciò che si trovava tra le gambe del mago e, quando lo vide, lanciò un urlo degno di un tenore e abbracciò con forza (e senza alcun ritengo) il ragazzo che le stava accanto.
A voler essere sinceri, Pansy non aveva affatto torto a reagire in questo modo: ai piedi della statua stava - infatti - una creatura che si sarebbe potuta facilmente definire da incubo.
Lungo una decina di metri e dotato di una enorme bocca spalancata, da cui spuntavano zanne di trenta centimetri, stava il più grosso serpente che la strega avesse mai visto.
Il corpo - su cui la pelle dotata di robuste scaglie verdi sembrava ora troppo grande a causa della decomposizione della carne sottostante - era allungato sul pavimento e sembrava fissarli entrambi anche se al posto degli occhi aveva due profondi solchi.
"Quello..." osò chiedere la giovane dopo un po', fissando il cadavere della creatura da sopra la spalla di Harry "quello è il Mostro di Serpeverde?"
"Ciò che ne rimane." confermò il mago, costringendola a voltarsi per vedere bene l'enorme rettile.
"E' una creatura orrenda!" esclamò lei, fissando quelle zanne che sembravano in grado di sfondare facilmente la pietra "E tu lo hai ucciso a dodici anni, con solo la tua bacchetta?"
"A dire il vero l'ho ucciso con una spada..." le rispose Harry, un po' stupito dal tono ammirato della Serpeverde e per nulla dispiaciuto dal fatto che lei non sembrasse avere alcuna intenzione di staccarsi dal suo braccio, a cui si era praticamente incollata "la mia bacchetta l'aveva rubata il ricordo di Voldemort all'età di sedici anni. Ma non è per questo che ti ho portata qui."
Lei lo fissò sorpresa poi, lanciando un'altra occhiata al Basilisco che quattro anni prima aveva seminato il terrore ad Hogwarts, chiese "E allora, cos'altro vorresti mostrarmi?"
"Tutto quello che ti ho già fatto vedere..." rispose lui, indicando con un ampio gesto delle mani l'intera stanza.
Lei seguì il gesto della mano con gli occhi poi, tornando a guardare il Grifondoro, gli domandò "Non capisco, cosa vuoi dire?"
"Quando oggi ho sentito Zabini parlare delle idee di Serpeverde, usando quel tono sognante, ho pensato che nessuno di voi ha veramente idea di chi fosse Salazar Serpeverde. Io di lui non so molto e buona parte di quello che so l'ho scoperto venendo qui e parlando con Voldemort..."
Di nuovo Pansy rabbrividì sentendo pronunciare il nome del mago oscuro ed Harry continuò "Io so questo: All'inizio Serpeverde era uno dei quattro Fondatori della scuola e penso che fosse amico degli altri tre."
La ragazza con la cravatta verde-argento lo guardò perplessa e lui le spiegò "Ti ricordi la filastrocca del Cappello Parlante l'anno scorso? Quando la sentii, rimasi basito, perché dopo quattro anni qui mi pareva strano immaginare un periodo in cui tra Serpeverde e gli altri tre Fondatori non ci fosse ancora stata la spaccatura che lo portò a lasciare Hogwarts. Quel giorno ci ho riflettuto molto e da allora mi piace immaginarli come quattro compagni di avventura, quattro amici che avevano un sogno in comune e che - tra mille difficoltà - lo hanno realizzato."
"Ma Serpeverde aveva da sempre idee diverse dagli altri su quali studenti dovessero essere ammessi a scuola," gli fece notare Pansy, che era un po' sconvolta al pensiero di Godric Grifondoro e Salazar Serpeverde che combattevano uno affianco all'altro per difendere Hogwarts ed i suoi primi studenti "questo è un fatto risaputo..."
"E allora?" domandò il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, sinceramente perplesso "Forse che gli amici non litigano furiosamente tra loro quando sono in disaccordo su qualcosa di importante? In questi sei anni non ti sei mai accorta delle litigate furibonde tra me e Ron, o tra Ron ed Hermione?"
Trattandosi di un argomento incontestabile, la Serpeverde si astenne da ulteriori commenti ed il mago continuò "Poi, ad un certo punto, le cose cambiarono. L'amicizia tra Salazar e gli altri finì in pezzi e lui scelse di abbandonarli..."
"Vedi che lo giudichi!" eclamò allora lei, che lo attendeva al varco "Tu non sai cosa ruppe la loro amicizia, ma giudichi colpevole Serpeverde a prescindere."
"Certo che giudico," affermò Harry in tutta tranquillità "ma non pretendo che il mio giudizio sia uguale al tuo. Quanto ai motivi alla base del mio giudizio, essi sono piuttosto semplici: dopo la rottura gli altri tre Fondatori portarono avanti il loro sogno comune, mentre Serpeverde creò questa Camera dei Segreti, a lode di sè stesso..."
Ciò detto il ragazzo indicò l'enorme statua raffigurante il quarto Fondatore e poi il cadavere del Basilisco "E allevò quello, per portare avanti la sua crociata contro coloro che - secondo lui - non avevano il diritto di stare ad Hogwarts."
Erano parole dure, ma Pansy non avrebbe saputo come obiettare.
Rimase però stupita quando Harry concluse "Vedi, secondo me Hogwarts ha a tutt'oggi quattro Case perché la tua - quella di cui porti con orgoglio i colori - esiste in onore di Serpeverde il Fondatore, l'uomo che si è battuto al fianco di Corvonero, Grifondoro e Tassorosso per creare e proteggere questo castello. Quando voi parlate di Serpeverde, invece, mi sembra parliate solo di lui..." ed indicò la statua di quindici metri, il cui volto - a causa della bocca spalancata da cui quattro anni prima era uscito il Basilisco - sembrava quello di un pazzo.
 
Quando ebbe terminato di parlare, Harry si preparò ad un fuoco di sbarramento di insulti e teorie sulla purezza del sangue che non venne mai.
Guardando la Serpeverde che gli stava accanto e che stringeva le sue dita ritmicamente - infatti - il ragazzo con gli occhiali si accorse che stava realmente riflettendo sulle sue parole e che, di tanto in tanto, lanciava occhiate dubbiose alla statua di Serpeverde e al cadavere del Basilisco.
Quell'inaspettata quiete fu molto gradita al Grifondoro che pensò bene di non interomperla.
Passarono almeno dieci minuti prima che la ragazza si riscuotesse dai propri pensieri e, quando avvenne, le prime parole che disse avevano ben poco a che vedere con l'argomento della precedente discussione.
"Non mi stupisce che la Weasley si sia innamorata di te..." borbottò infatti la Serpeverde voltandosi verso l'uscita della Camera ed avviandovisi con passi misurati, sempre senza interrompere il contatto tra loro.
"Eh?" domandò spiazzato il Grifondoro seguendola "Ma di che cavolo parli? Che c'entra Ginny con quello di cui discutevamo? E poi Ginny sta’ con Dean e non è certo innamorata di me."
A sorpresa, Pansy si passò la mano libera sulla fronte in un gesto di rassegnazione e rispose "E' ovvio che la Piattola ti viene dietro, e non ha nemmeno tutti i torti. Chi è la ragazza che non si innamorerebbe dell'eroe che la salva da un mostro del genere?"
"Una Serpeverde?" domandò caustico il ragazzo, senza neppure rendersene conto.
Non era stata sua intenzione litigare con quella ragazza che - peraltro - quella sera era anche stata molto gentile con lui perciò, quando si accorse di ciò che aveva detto, cercò di rimediare.
"Scusami!" disse, portandosi davanti alla strega dopo che questa gli aveva lasciato la mano ed era partita a passo spedito verso l'uscita "Non volevo offenderti, davvero. È che mi da fastidio sentirmi chiamare eroe..."
"E perché?" chiese lei, fissandolo intensamente e dimenticandosi anche di essere offesa con lui "Tutti vorrebbero essere considerati degli eroi. Tu poi hai anche compiuto diverse imprese... eroiche."
Rendendosi conto del complimento appena ricevuto, Harry arrossì un po' e disse "Io non ho mai fatto nulla per essere considerato un eroe. Ciò che ho fatto è stato per salvare della gente, e non sempre è servito... anzi."
Pansy non capiva bene a cosa il mago si riferisse. Lei non sapeva che i fatti del Ministero - che l'estate precedente avevano nuovamente innalzato Harry Potter nell'Olimpo degli eroi - erano iniziati come una missione di salvataggio che si era conclusa con la morte del padrino del ragazzo.
"Bhe, a me piacerebbe essere salvata da un eroe," concluse infine la Serpeverde mentre si incamminava verso il tunnel di pietra "anche se non credo potrà mai accadermi."
 
Rimpiangendo il percorso di andata, quando avevano proceduto mano nella mano, Harry si limitò a seguirla e ad osservare i capelli castano scuro che le ondeggiavano armoniosi sulle spalle. Per questo motivo, trovandosi ad una certa distanza, ci mise del tempo ad accorgersi che quelle stesse spalle si muovevano di tanto in tanto, scosse da singhiozzi silenziosi.
"Parkinson, aspetta!" la chiamò lui, aumentando il passo e raggiungendola in poche rapide falcate "Che c'é, non ti senti bene?"
La ragazza si voltò leggermente, così da nascondergli alla vista il volto con i capelli, e proseguì senza rispondere.
Erano praticamente giunti alla frana quando il Grifondoro raccolse il suo coraggio e le afferrò un braccio, costringendola a voltarsi verso di lui.
Ciò che vide, nonostante un po' se lo aspettasse, non gli fece affatto piacere.
Gli occhi scuri di Pansy, ancora parzialmente nascosti dalla frangetta, erano velati e lucidi mentre tracce di pianto erano ben evidenti sulla pelle arrossata delle gote.
"Tu stai piangendo..." affermò in un lampo di genialità ed originalità il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto... forse Hermione non aveva tutti i torti a lamentarsi della scarsa capacità emotiva dei suoi due migliori amici!
"Non sto affatto piangendo!" rispose lei, pulendosi il volto con la mano libera ma non cercando in nessun modo di liberarsi della presa del ragazzo "Io non piango per così poco..."
"E' colpa mia, vero?" chiese a quel punto Harry, domandandosi se per caso quella sera non avesse esagerato facendole quella ramanzina e poi quella sfuriata nella Camera dei Segreti.
"Non dire idiozie, Potter!" esclamò però lei, rimettendosi a piangere ed appoggiandosi alla parete di detriti, per poi scivolare lentamente fino a terra "Credi... credi che una Purosangue come me possa piangere per colpa di uno stupido Grifondoro Mezzosangue?"
A quelle parole, che di solito lo avrebbero mandato in escandescenza, il mago non reagì in alcun modo. Era infatti evidente anche alla sua «sensibilità ridotta» che Pansy soffriva per qualcosa e che stava solo cercando di sfogare su di lui un po' del dolore che provava.
Lentamente il ragazzo le si sedette accanto e le passò un braccio sulla spalla, abbracciandola. Lei non si oppose e, anzi, si appoggiò con la testa sul suo petto prima di sussurrare "Sai di essere di una gentilezza stomachevole, vero Potter?"
"Gentile come sempre, Pansy..." rispose lui, accorgendosi solo dopo un po' di averla chiamata per nome. La ragazza non reagì alla cosa e, dopo averla lasciata piangere un altro po', il mago con la cicatrice a forma di saetta le chiese "Ti va di dirmi cosa ti fa star male?"
Seguì un lungo momento di silenzio durante il quale Harry immaginò le metaforiche rotelle del cervello della ragazza che giravano all'impazzata cercando anche un solo motivo per cui confidarsi con lui.
Di norma la cosa sarebbe stata semplicemente impensabile, ma di norma loro due non sarebbero nemmeno stati abbracciati all'ingresso della Camera dei Segreti, quindi lo stupore del mago non fu eccessivo quando - dopo avere tirato su col naso - lei gli chiese "Mi giuri di non riferire a nessuno quello che ti dico? Per nessun motivo?"
"D'accordo." accettò lui, stranamente felice di condividere con la Serpeverde un segreto solo loro.
"E' per Draco che sto male..." riprese la ragazza.
Ad Harry si attorcigliarono le budella ed una strana creatura, che non si era mai reso conto di ospitare nel basso ventre, cominciò ad emettere un ringhio basso e minaccioso.
Non che il mago con la cicatrice a forma di saetta non si aspettasse che la colpa delle sofferenze della strega fosse del suo fidanzato, ma in cuor suo aveva sperato di non dover parlare con lei di una delle persone che più detestava al mondo.
Ignara del fatto che l'essere ospitato da Harry avesse già condannato il biondo alla pena di morte per squartamento dopo le sue prime parole, Pansy continuò "Vedi, io lo conosco da una vita... eravamo bambini quando ci hanno presentati e, per me, lui è sempre stato uno dei miei due più cari amici..."
Harry avrebbe preferito tacere, ma il mostriciattolo dentro di lui lo obbligò a dire "Veramente? Io - e più di metà scuola con me - pensavo che fosse il tuo ragazzo..."
"Bhe, sì, ma solo dopo il Ballo del Ceppo." affermò lei poi, ignara dei lamenti della creatura nel petto di Harry (che, per la delusione, si stava rifacendo le unghie sul suo muscolo cardiaco) continuò "Comunque, quello che volevo dire è che siamo stati molto uniti praticamente da quando comincio ad avere ricordi e - nel bene e nel male - ho sempre pensato di conoscerlo..."
"Ma?" domandò lui, capendo dal modo in cui Pansy si tormentava la frangetta, che stavano arrivando all'elemento cruciale del problema.
"So che a te Draco sembra uno stronzo per come si comporta, ma - fondamentalmente - è una brava persona..."
Su questo, Harry preferì non commentare e il suo silenzio fu premiato quando la Serpeverde aggiunse "Per questo ciò che ha raccontato sull'Espresso di Hogwarts mi ha scioccata."
Il Grifondoro trattenne il fiato mentre la conversazione effettuava - nella sua scala di valori - un incommensurabile balzo in avanti. Il ragazzo sapeva, infatti, che in quell'occasione Malfoy aveva confidato ai propri compagni di Casa di avere ricevuto da Voldemort una missione.
"All'inizio credevo che scherzasse... sai, per impressionarci. Poi, col passare dei giorni, ho capito che era serio."
Qui Pansy fece un profondo respiro e, come se lottasse per fare ciò che stava facendo, alzò gli occhi arrossati per incontrare quelli verdi di Harry "Ha cominciato a sparire per un mucchio di tempo e sembra sempre più preoccupato. Ed ora questo... sai, credo sia stato lui... credo che sia stato Draco a far avere la collana maledetta alla Bell!"
Le parole della strega colpirono profondamente il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto il quale, decidendo che tutta la sincerità della ragazza tra le sue braccia meritava un comportamento più che onorevole, le disse "Anch'io sospetto che Malfoy abbia ricevuto da Voldemort l'incarico di uccidere qualcuno e l'ho riferito alla McGranitt, ma lei la pensa diversamente..."
"Quindi il «Trio dei Miracoli» è già lanciato alla ricerca delle prove che spediranno Draco ad Azkaban?" domandò la Serpeverde un po' freddamente, utilizzando il nomignolo irriverente con cui la Casa verde-argento soleva chiamare il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta ed i suoi due più grandi amici.
"Non ho detto questo." rispose Harry sulla difensiva poi, notando che gli occhi arrossati della ragazza erano fissi su di lui, aggiunse "Io voglio solo impedirgli di portare a termine il suo compito, non farlo arrestare. E, comunque, solo io la penso così. Ron ed Hermione condividono l'opinione della McGranitt!"
"Saresti disposto a darmi la tua parola?" domandò la strega, fissandolo intensamente come se volesse percepire attraverso gli occhi e la mimica facciale la sincerità della risposta "La tua parola di Grifondoro?"
"La mia parola di Grifondoro." confermò lui senza esitare. In realtà non sapeva da dove venissero quelle parole, ma si accorse che erano sincere.
Il mostriciattolo ruggì la propria approvazione quando, dopo avergli di nuovo sorriso, Pansy affermò "E chi l'avrebbe mai detto, Harry Potter e Pansy Parkinson alleati per impedire a Draco Malfoy di commettere un omicidio e di rovinarsi la vita..."
Alleati non era esattamente il termine a cui il Grifondoro aveva pensato, ma non ebbe modo di lamentarsi soprattutto perché - dopo essersi nuovamente pulita gli occhi con la manica dell'uniforme - la Serpeverde si mise in piedi di scatto e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi.
 
Fecero il resto del percorso sotterraneo camminando a braccetto in silenzio e, quando giunsero al tunnel, utilizzarono la Firebolt di Harry per raggiungere nuovamente il bagno di Mirtilla Malcontenta.
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, che durante l'ascesa aveva apprezzato particolarmente il contatto del corpo della Serpeverde contro la propria schiena, atterrò di malavoglia vicino ai lavandini e, una volta smontato dalla scopa, tirò fuori il Mantello dell'Invisibilità dicendo "Vieni, ti riaccompagno alla tua Sala Comune."
I due si avviarono in silenzio verso i sotterranei e ad Harry parve che la sua accompagnatrice stesse pensando a qualcosa di assai importante.
Vedendola lanciare un'occhiata triste al cielo notturno fuori dalla finestra, il giovane mago si ritrovò a riflettere sul fatto che, tutte le volte che l'aveva vista così assorta, si era trovato a chiedersi in maniera più o meno ironica cosa mai potesse turbarla a quel modo. Ora che sapeva quali preoccupazioni la facessero andare in giro per il castello di notte, invece, pensò che quella ragazza era molto più profonda di quanto non avesse mai creduto.
Sentendosi osservata, Pansy si voltò verso di lui e gli lanciò uno sguardo interrogativo, in risposta al quale il mago con gli occhiali arrossì visibilmente.
Vedendo le sue gote colorarsi di rosso, la Serpeverde sorrise e gli sussurrò in un orecchio "Sai Potter, ora capisco perché metà della popolazione femminile di Hogwarts ti viene dietro. Non è per la storia del Prescelto..."
"Ah, no?" domandò lui imbarazzato nel sentire il fiato caldo di lei sul suo collo.
"No," confermò la strega, fermandosi a metà della scalinata che faceva da collegamento tra i sotterranei ed il piano terra "è il fascino del bravo ragazzo..."
Dopodichè la giovane dalla cravatta verde-argento posò delicatamente le sue labbra su quelle dell'altro.
Si trattò di un bacio casto di appena qualche secondo poi, prima che il cervello sconvolto di Harry potesse anche solo pensare di approfondirlo, Pansy ruppe il contatto e sfuggì da sotto il Mantello dell'Invisibilità.
"Buona notte, Harry!" disse, mentre veniva inghiottita dal buio delle segrete.
Troppo sorpreso da ciò che era appena accaduto, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto non percepì il tono imbarazzato con cui era stato pronunciato il suo nome e non si accorse neppure del rossore delle gote di chi lo aveva appena fatto.
 

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Capitolo 4
*** L'Invito ***


Capitolo 4: L’invito
 
Se l'accenno di bacio con Pansy aveva sconvolto i sogni - e con essi le notti - di Harry, a scombussolare i ritmi diurni del ragazzo fu un evento assai più spiacevole: la prima partita di Quidditch dell'anno.
Non che la partita in sè fosse andata male - visto che Grifondoro aveva praticamente annientato Serpeverde - ma gli strascichi del dopopartita avevano segnato profondamente le dinamiche interne della cerchia degli amici più stretti di Harry.
Per la seconda volta da quando frequentava Hogwarts, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si ritrovò ad essere il migliore amico di due persone che sembravano intenzionate a non avere più alcun tipo di rapporto.
Da quando Ron si era messo con Lavanda Brown nell'euforia del dopopartita, infatti, Hermione si rifiutava di rivolgergli la parola. Dal suo canto il rosso, non avendo compreso che l'aggressione perpetrata dall'amica quella sera era dovuta alla gelosia, era a sua volta arrabbiato con lei e non riteneva di avere alcun motivo di scusarsi.
Oltre al non indifferente problema di trovare un modo di riappacificare i suoi amici, Harry aveva anche una preoccupazione di ordine più immediato: da quando il professor Lumacorno lo aveva invitato alla sua festa di Natale insieme ad una accompagnatrice, infatti, pareva che ogni ragazza single della scuola si appostasse sotto il vischio per riuscire a baciarlo e, contemporaneamente, venire invitata.
Il giorno prima della famosa festa Harry era appena riuscito a dileguarsi da uno dgli «incontri piovra» tra Ron e Lavanda (nel senso che nel modo in cui si abbracciavano sembravano due piovre intrecciate dalla marea) e si stava dirigendo in biblioteca per studiare con Hermione quando ebbe modo di vedere nuovamente Pansy.
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto stava percorrendo un corridoio del secondo piano quando si accorse di essere in trappola.
Dopo essersi accorto di essere seguito da Romilda Vane ed il suo gruppetto di Grifondoro del quarto anno, il giovane mago tentò di seminarle svoltando a destra e si trovò davanti tre Corvonero ed un paio di Tassorosso che - da come si misero a ridacchiare vedendolo - lo aspettavano al varco sotto il vischio.
Sapendo di avere pochi secondi prima che quella sanguisuga di Romilda lo raggiungesse, Harry riprese a camminare verso il gruppo misto davanti a lui, sperando che l'immediato sopraggiungere delle Grifondoro causasse abbastanza confusione da permettergli di scappare.
Stava ancora maledicendo la propria distrazione - per colpa della quale aveva dimenticato il Mantello dell'Invisibilità nell'uniforme indossata il giorno prima - quando una porta nascosta si aprì alla sua destra quel tanto che bastava perché una mano gli afferrasse il braccio e lo trascinasse dentro.
"Con questo mi devi un favore, Potter!" affermò divertita la ben nota voce di Pansy, mentre la porta nascosta tornava al suo posto.
Harry fissò per un lungo momento la sua salvatrice e poi sorrise. La ragazza, nonostante avesse il suo «look diurno» caratterizzato da una quantità eccessiva di trucco, era sempre molto bella e lui si ritrovò presto a fantasticare sulle labbra rosse che aveva appena sfiorato un mese prima.
Da quella fatidica sera, infatti, i due non si erano più incontrati di notte in giro per il castello (Harry aveva usato diverse volte la Mappa del Malandrino per cercarla, ma il suo puntino era sempre fisso nei dormitori di Serpeverde) ed i loro contatti si erano limitati a qualche fugace sguardo o sorriso a lezione.
"Carino questo posto," commentò dopo un po' il mago con la cicatrice a forma di saetta per interrompere il flusso dei suo - attualmente poco casti - pensieri "non lo conoscevo..."
"Neppure io," convenne lei abbassando lo sguardo per non incrociare gli occhi verdi del ragazzo "Me lo hanno mostrato i ragazzi più grandi al terzo anno... loro ci venivano per appartarsi con le ragazze, ma io lo trovo perfetto per pensare e rifarmi il trucco tra una lezione e l'altra."
Harry sospettava che - quando diceva pensare - Pansy intendesse dire piangere, ma non commentò e si limitò a dire "Comunque ti ringrazio, mi hai appena salvato la vita."
Sentite queste parole Pansy scoppiò a ridere e, quando ebbe finito di singhiozzare divertita, disse "Sai, sei veramente un tipo assurdo. Pronunci senza fare una piega il nome di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, affronti Basilischi e Draghi e dici che ti ho salvato perché ti ho nascosto da un gruppetto di oche starnazzanti?"
"Quelle sono assai più pericolose di un gruppo di Mangiamorte," garantì il moro, sentendosi però particolarmente compiaciuto dal complimento implicitamente contenuto nell'affermazione della ragazza "e poi, non posso neppure Schiantarle!"
"L'eroico Harry Potter che si rompe l'osso del collo nel vano tentativo di sfuggire alle sue fans..." commentò lei, anche questa volta tenendosi la pancia dal ridere "forse Tu-Sai-Chi dovrebbe istituire un tuo fan-club anziché cercare di ucciderti di persona..."
Di norma Harry se la sarebbe presa, ma in questo caso non ci riuscì. Quando vide la ragazza così allegra e ridanciana, infatti, le sue labbra si distesero in un sorriso allegro e la bestia nel suo petto emise un basso ringhio soddisfatto.
"Non fare tanto la furba, Parkinson... la situazione non è affatto divertente come potrebbe sembrare. Già prima dovevo praticamente girare col Mantello dell'Invisibilità per evitare quella pazza di Romilda Vane. Ora, con la storia della festa di Lumacorno..."
"La festa di Natale?" chiese Pansy che, nonostante non fosse stata invitata, era sempre piuttosto ben informata sugli eventi mondani relativi alla scuola "Tu hai ricevuto un invito per la festa di Natale del professor Lumacorno?"
"Esattamente!" convenne il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto tristemente, come se - anziché ad una festa - fosse stato invitato al Raduno di Natale dei Mangiamorte "E, dato che devo portare un'accompagnatrice, loro cercano di bloccarmi ad ogni porta per avere un bacio sotto il vischio e farsi invitare."
"Bhe, mi sembra ovvio che facciano così..." commentò allora la Serpeverde con tono divertito.
"Ovvio?" ripetè perplesso il Grifondoro "A me non sembra... e che cavolo, mi stanno dando il tormento per una stupidissima festa!"
A sentire quelle parole Pansy si passò una mano sulla fronte poi, col tono un po' abbattuto di chi spiega ad un bambino parecchio ritardato che uno più uno fa due, disse "Potter, capisco che tu sia troppo impegnato a salvare il mondo e ad aiutare le vecchiette ad attraversare la strada per accorgertene, ma davvero nessuno ti ha mai spiegato che questa festa è l'evento mondano dell'anno, qui ad Hogwarts?"
"Starai scherzando, spero?" ribatté il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, mentre il suo cervello accendeva una serie di spie di allarme. Se la Parkinson diceva il vero, infatti, prima dell'indomani Romilda Vane avrebbe tentato qualcosa di pericoloso!
"Potty, Potty..." affermò la strega, mettendogli una piccola mano sulla spalla e facendolo arrossire abbastanza da dimenticarsi di arrabbiarsi per l'uso di quel nomignolo idiota "lascia che ti dica una cosa in amicizia. Le feste di Lumacorno sono sempre state un ricettacolo di gente importante e questa si preannuncia ancora più «in» delle ultime. Andarci con il «Prescelto» è il metodo migliore per acquisire parecchia visibilità davanti a gente che conta. Considerati fortunato per il fatto che le Serpeverde non ti prendano in considerazione per principio, perché Millicent ha già provato a mettere Blaise sotto Imperius due volte!"
Harry decise di prendere l'affermazione come una battuta e fece una breve risata non troppo convinta.
"Ma tanto lui ci andrà con Dafne, quindi è tempo perso..." concluse Pansy poi, cambiando tono, aggiunse "e tu, con chi ci andrai?"
Harry non riuscì a rispondere subito alla domanda.
Istintivamente gli veniva da rispondere che - se proprio doveva andarci - ci sarebbe andato volentieri con lei, ma si rendeva conto che era una risposta che non avrebbe portato a nient'altro che una umiliazione per lui, quindi optò per "Non saprei... in realtà nessuna delle ragazze che mi sta tormentando mi interessa minimamente, quindi penso che alla fine ci andrò con Hermione."
Era una mezza verità, ma Pansy sembrò non accorgersene e disse "Sì, suppongo che - ormai - anche la... Granger non abbia un cavaliere."
Il Grifondoro notò la pausa prima del cognome della sua amica e suppose che la Parkinson si fosse sforzata per non chiamarla con i suoi soliti nomignoli offensivi. Grato di questa piccola cortesia - così atipica per una Serpeverde - rispose "Infatti, quindi penso che nessuno avrà da ricamarci tanto sopra, se andiamo insieme..."
Harry si aspettava una qualche battutina sull'improbabile coppia Harry/Hermione, ma la strega lo sorprese affermando "Bhe, questo non fa altro che confermare la mia teoria secondo cui Weasley è un idiota..."
L'espressione del mago con gli occhiali si indurì sentendo la ragazza offendere il suo migliore amico ma, prima che potesse ribattere a tono, la giovane strega continuò "E' inutile che fai quella faccia, perché è così. Solo un idiota si sarebbe messo con la Brown quando ha qualcuno come la Granger che gli muore dietro."
"Eh?" domandò Harry, stupefatto. Di tanti motivi che si aspettava Pansy tirasse fuori a supporto della sua tesi, infatti, quello era veramente l'ultimo "Pensavo che tu disprezzassi Hermione, visto che la prendi sempre in giro e la insulti sempre."
La Parkinson si morse un labbro come se non sapesse bene cosa rispondere poi, dopo un momento di esitazione, spiegò "Non mi piace perché è una dannata So-Tutto-Io ed è di origini Babbane, però riconosco che è molto intelligente. A parità di... impurità di sangue, credo sia molto meglio lei di quell'oca bionda!"
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto trovò divertente vedere come la Serpeverde si sforzasse di non usare termini come Mezzosangue o Sanguesporco in sua presenza e, essendogliene grato, evitò di ribattere sull'affermazione relativa alla purezza del sangue.
"Vabbé," disse alla fine Pansy, dopo avere guardato distrattamente l'ora sul suo orologio da polso in argento "si è fatto tardi e devo ancora fare una traduzione di Antiche Rune... ci si vede in giro, Potter!"
"D'accordo Parkinson, alla prossima!" rispose lui, prima di rimanere solo nella stanza.
Quando fu certo che nessuno fosse nei paraggi, il giovane dagli spettinati capelli neri diede un calcio al muro e, tra le parolacce ricollegabili all'improvviso dolore all'alluce, borbottò "Dannazione!"
 
La frustrazione di Harry non fece che crescere quella sera quando, dopo una sessione di studi in biblioteca, Hermione gli confidò di aver sentito Romilda Vane ed un gruppo di ragazze parlare di somministrargli un filtro d'amore per farsi invitare alla festa di Lumacorno.
Il giovane mago era ora seduto sul suo letto e fissava con sguardo arrabbiato la scatola di Cioccalderoni - probabilmente corretti con un qualche filtro proveniente da Tiri Vispi Weasley - regalatagli dalla Vane dopo che aveva rifiutato un'Acquaviola al suo ingresso in Sala Comune. 
"Al tuo posto la farei finita e ne inviterei una: così le altre la smetteranno di illudersi." gli aveva saggiamente consigliato Hermione e, in cuor suo, Harry sapeva che l'amica aveva ragione.
Il problema stava nel fatto che lui non voleva andare a quella dannata festa con la prima che passa, perché sapeva che - dopo - si sarebbe sparsa in giro per la scuola la notizia che ci stava insieme.
Per un motivo non troppo dissimile, purtroppo, non poteva neppure andarci con la ragazza che in quel periodo gli piaceva...
'E poi lei è innamorata di un altro!' aggiunse tra sè e sé.
"Che cavolo di situazione!" borbottò arrabbiato dopo un lungo momento di silenzio assoluto poi, comprendendo che non sarebbe riuscito a prendere sonno tanto presto, rinunciò all'idea di mettersi in pigiama.
Si buttò malamente il Mantello dell'Invisibilità sulle spalle e, senza avvertire nessuno, approfittò dell'ingresso di Colin Canon per superare indisturbato il quadro della Signora Grassa che - da sempre - proteggeva l'accesso ai dormitorio di Grifondoro.
Camminò perso nei suoi pensieri per un bel po' di tempo e, quando fece caso a dove stesse andando, si accorse di essere nel corridoio del quarto piano dove aveva incontrato Pansy la prima volta.
Guardandosi intorno, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto notò di essere solo e rimase un po' deluso. Inconsciamente, infatti, il mago con la cicatrice a forma di saetta aveva sperato di trovare una certa Serpeverde ad attenderlo intenta a fissare il cielo stellato.
Rimproverandosi per quel pensiero un po' sciocco, il giovane mago ricominciò a camminare ed i suoi piedi lo condussero in cima alla Torre di Astronomia, che trovò deserta.
Se veramente avesse voluto trovare la Parkinson, Harry avrebbe potuto utilizzare la Mappa del Malandrino che si trovava nel suo baule, ma non lo fece.
Il desiderio inconscio di incontrare - e magari di invitare alla festa - Pansy, infatti, si scontrava costantemente con la consapevolezza del ragazzo che troppe cose si frapponevano tra loro due e non riusciva ad avere la meglio.
Rassegnato a lasciare perdere la follia che quella sera lo aveva tenuto lontano dalle braccia di Morfeo, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto scese silenziosamente le scale a chiocciola della torre e si stava dirigendo verso il suo dormitorio quando notò di non essere solo.
Con l'aiuto del mantello ereditato dal padre il giovane raggiunse non visto la fonte del rumore e rimase piacevolmente sorpreso vedendo tre loschi figuri che camminavano bacchette alla mano.
Pensando che potesse essere una buona occasione per capire quale fosse il fantomatico incarico affidato a Malfoy da Voldemort, il Grifondoro seguì il biondo ed i suoi due scagnozzi nella loro escursione notturna attraverso i bui corridoi della scuola ma rimase deluso.
Infrangendo le speranze di Harry, infatti, Malfoy non commise alcun omicidio, ma si limitò a scendere fino ai sotterranei senza scambiare una parola con Tiger e Goyle.
Giunto davanti al ritratto che proteggeva l'accesso alla Sala Comune verde-argento, il trio di Serpeverde si mise in fila per attraversare il buco nascosto ed Harry si accodò.
 
"Dove sei stato?" domandò una voce nella penombra dell'elegante Sala Comune di Serpeverde.
Sentendo quella voce Malfoy si bloccò sul posto, immediatamente imitato dai suoi due gorilla.
Harry dal canto suo riconobbe subito la voce di Pansy ma, non ricordando bene la disposizione della stanza dalla sua unica visita di quattro anni prima, faticò a capire da dove provenisse.
Draco non doveva avere lo stesso problema perché, senza neppure guardare, puntò la bacchetta e borbottò "Incendio!"
Subito il fuoco nel grande camino cominciò ad ardere vivacemente e la sua luce permise a tutti di individuare la posizione della ragazza dai corti capelli color caffè.
Pansy - con indosso una pesante vestaglia nera a coprire la camicia da notte - era rigidamente seduta su di un'antica poltrona di pelle verde e legno di noce, i cui piedini avevano la forma di serpenti attorcigliati su sè stessi.
Il suo sguardo - Harry ormai aveva imparato a riconoscere l'umore della Serpeverde da esso - non prometteva nulla di buono ed i due scagnozzi di Malfoy pensarono bene di andare a dormire in tutta fretta.
Tiger se ne andò verso una scala senza pronunciare parola mentre Goyle, dopo avere lanciato alla Parkinson quello che ad Harry sembrò uno sguardo di scuse, borbottò un "Buona notte a tutti..." e se la svignò dietro all'amico.
Rimasti soli, i due Serpeverde si squadrarono per una ventina di secondi poi, quando il rumore dei passi dei due gorilla fu svanito del tutto, Pansy ripetè la propria domanda.
Evidentemente infastidito dall'insistenza della strega, Malfoy rispose con stizza "Certo non sono affari che ti riguardano!" e si diresse a sua volta verso quelli che dovevano essere i dormitori maschili.
Ma Pansy fu molto svelta ad intercettarlo. La ragazza si alzò al volo dalla poltrona e, con uno scatto da centometrista, si mise in mezzo al passaggio che il biondo avrebbe dovuto percorrere affermando "Col cavolo che non lo sono! Adesso tu mi dici dove diavolo ti rintani ogni giorno, sempre con Vincent e Gregory a fare da guardia!"
"Pansy, te lo ripeto un'ultima volta..." sibilò lui, mentre gli occhi diventavano due sottili lame di ghiaccio "non sono affari tuoi, quindi levati dai piedi!"
"Non lo capisci che è una follia?" domandò lei, abbassando però il tono di voce così che nessuno a parte il suo interlocutore (ed un osservatore invisibile che non si sarebbe dovuto trovare lì) potesse sentirla "Se solo tu ti confidassi con me, forse potrei aiutarti!"
Inaspettatamente Draco rise, ma si trattò di una fredda risata di scherno "No Pansy, non puoi aiutarmi. L'unico aiuto che mi avresti potuto dare era di tipo morale, ma ci hai rinunciato un mese fa, quando mi hai lasciato. Ora levati di torno!"
A queste parole il sangue si gelò nelle vene di Harry ed il mostro nel suo petto ruggì con una gioia selvaggia così intensa che il ragazzo temette di venire scoperto. La notizia che Malfoy e la Parkinson si fossero lasciati non era mai trapelata al di fuori della loro Casa, ma se era vero...
"E' vero, ti ho lasciato..." convenne la Serpeverde ed il suo volto era sinceramente addolorato "l'ho fatto per diversi motivi, ma ciò non cambia il fatto che, prima di metterci insieme, noi fossimo amici. Ed è da amica che ti chiedo di dirmi che succede! Draco, tu non puoi ammazz..." 
Ma non poté finire la frase, perché venne centrata in pieno viso da un manrovescio di Malfoy che le fece scattare  il volto di lato.
Pe  un attimo il tempo sembrò fermarsi. Draco era ancora immobile, con la mano alzata e la pelle diafana del volto colorata dal rosso acceso della rabbia. Gli occhi azzurri, completamente dilatati, erano agganciati a quelli color nocciola di Pansy che si era portata una mano alla guancia offesa e lo fissava sconvolta. Infine Harry, ancora sotto il Mantello dell'Invisibilità, stringeva convulsamente la bacchetta, pronto a scagliare una Maledizione-Senza-Perdono sul biondo.
"Non azzardarti mai più a parlare di questa storia!" sibilò il giovane Serpeverde scandendo con un misto di rabbia e paura ogni parola "Capito?"
"Capito?" ripetè alzando il tono di voce e facendo un passo verso la sua ex che, ancora sconvolta per lo schiaffo ricevuto, non sembrava in grado di rispondere.
"Ti ho detto..." ripetè ancora lui, azzerando la distanza tra loro e afferrandola con forza per la vestaglia "mi hai capito?"
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto stava già sussurrando le prime sillabe di un incantesimo di Rilascio quando Pansy sferrò a Malfoy una ginocchiata all'inguine e, divincolandosi, riuscì a sfilarsi la vestaglia e a scappare.
La ragazza fuggì attraverso l'uscita della Sala Comune e il mago con la cicatrice a forma di saetta, nonostante la voglia matta di maledire il suo nemico di sempre, preferì seguirla.
Mentre stava attraversando il ritratto, gli parve di sentir borbottare con voce stanca un "Grandioso...", ma non vi fece molto caso.
 
La parte che conosceva meno dell'intero castello erano i sotterranei, perciò Harry impiegò diversi minuti ad individuare dove Pansy potesse essere fuggita.
Dopo avere cercato infruttuosamente nei bagni e nella classe di Pozioni, infine, il ragazzo trovò la sua coetanea seduta su di una panca in una vecchia aula che, a giudicare dalla foggia antiquata di tavoli e sedie, doveva essere stata abbandonata da parecchi anni.
"Ciao..." cominciò lui, togliendosi il mantello e richiudendo la porta dietro di sé. Come sempre aveva dato prova di una originalità fuori dal comune, ma non sapeva davvero come approcciare la ragazza dopo ciò a cui aveva assistito.
Pansy - non essendosi accorta del suo ingresso furtivo - sussulto al suono della sua voce, ma si riscosse in fretta e, cercando di nascondere le lacrime con alcune ciocche di capelli, rispose "P...Potter, che ci fai qui? Mi hai spaventa!"
"Volevo solo vedere come stavi..." rispose cauto lui, infilandosi nel contempo il mantello in tasca.
"Sei incredibile, sai?" domandò lei, senza riuscire ad impedirsi di continuare a piangere "Cos'hai, una specie di sesto senso per le damigelle in difficoltà?"
Gli fece cenno di sedersi accanto a lei e lui si affrettò ad eseguire rispondendo "Ero a spasso per il castello quando ho incrociato Malfoy, Tiger e Goyle che tornavano qui e li ho seguiti..."
Non disse perché lo aveva fatto, nè che vedendo il modo in cui il biondo l'aveva trattata era a due dita dal Cruciarlo, ma non servì. Percependo una presenza amica accanto, Pansy si lasciò andare e - poggiatagli la testa sul petto - pianse a lungo.
Harry, dopo un momento di imbarazzo in cui si chiese cosa avrebbe dovuto fare per consolarla, la abbracciò e rimasero così per un bel po'.
Pensando che in pieno dicembre - nei sotterranei del castello, poi! - la Serpeverde potesse aver freddo con indosso unicamente una leggera camicia da notte, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto coprì entrambi con il mantello della propria divisa. Ciò comportò, però, che la strega dovette stringersi ulteriormente contro di lui e quel contatto così intimo lo portò a pensare a quanto lei fosse bella.
Dopo un po' di silenzio, infatti, il Grifondoro se ne uscì con una frase che - in una situazione normale - non si sarebbe mai sognato di pronunciare "Pansy, ti va di venire con me alla festa di Lumacorno?"
 
Dopo che Harry ebbe lanciato quell'invito inaspettato ci fu un lungo momento di silenzio, durante il quale il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto ebbe tutto il tempo di chiedersi cosa diavolo gli era passato per la testa e di prevedere le possibili reazioni (che andavano dal ridergli in faccia allo scagliargli contro un Anatema-Che-Uccide) della ragazza accanto a lui.
Dal canto suo, Pansy fu talmente sorpresa dalle parole del Grifondoro che smise immediatamente di piangere e sollevò su di lui uno sguardo interrogativo.
Passarono un paio di secondi a fissarsi così poi, pensando di avere intuito il motivo alla base di quelle parole, la Parkinson si staccò dal petto di Harry e gli disse a bruciapelo "Ti stupirà saperlo, Potter, ma io non voglio la tua pietà!"
"Pietà?" domandò confuso il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta poi, comprendendo che la Serpeverde aveva frainteso la sua domanda, cercò di spiegare "Che c'entra la pietà? Io non..."
"Non mi hai chiesto di venire alla festa per non farmi pensare a stasera?" chiese lei, alzandosi in piedi e portando le mani ai fianchi in posizione irosa "Credi che sia così scema?"
Harry non sapeva bene cosa dire, così alzò lo sguardo sulla figura davanti a lui. Non fu un bene, perché nella debole luce lunare che penetrava dalla finestra della stanza riuscì ad individuare con estrema chiarezza le generose forme che la sottile camicia da notte nascondeva a malapena e divenne più rosso di un peperone.
La strega non parve accorgersene, ma si calmò ugualmente quando vide il giovane abbassare lo sguardo e lo sentì dire - a voce bassissima - qualcosa che suonava come "Ma io volevo davvero andarci con te..."
"Tu... cosa?" chiese stupefatta lei poi, sentendosi arrossire a sua volta, aggiunse "Ma... tu hai capito quello che ti ho detto oggi? Ti rendi conto di cosa significherebbe venire con te a..."
"E tu hai capito che non mi importa?" ribatté Harry sollevando lo sguardo con fierezza e fissandola dritta negli occhi "Non me ne frega niente di quello che potrebbe dire la gente e non mi interessa cosa potrebbero pensare i miei amici. Così come non intendo invitare alla festa una ragazza qualunque per togliermi di torno le pazze della mia Casa! Ho invitato te perché mi piaci e mi piacerebbe se ci andassimo insieme!"
Dette - urlate forse sarebbe più appropriato - queste parole, il giovane mago si interruppe e osservò attentamente la sua compagna di scuola, cercando di indovinare la sua risposta dallo sguardo.
Non ci riuscì, ma non dovette comunque attendere molto perché dopo appena una decina di secondi Pansy rispose con una vocina sottile "Oh... Allora, allora direi che va bene..."
Un bel sorriso distese le labbra di Harry che, praticamente saltando in piedi, domandò conferma di ciò che aveva sentito "Veramente?"
Anche la Serpeverde sorrise vedendo la genuina felicità che illuminava gli occhi color smeraldo del suo futuro cavaliere. Certo, andare alla festa con Harry Potter avrebbe comportato parecchie chiacchiere e qualche complicazione, ma come poteva rispondergli di no dopo quello che aveva detto?
Ricordandosi di essere una Serpeverde con una certa fama, però, la giovane strega aggiunse "Però sappi che io non vado alle feste per fare tappezzeria in un angolo."
"In che senso, scusa?" domandò il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto perplesso.
"Ho accettato di venire con te ad una festa, quindi intendo divertirmi." spiegò lei poi, ricordandosi del comportamento del Grifondoro al Ballo del Ceppo due anni prima, specificò "Chiacchiereremo con gli invitati e balleremo quando apriranno le danze!"
La prospettiva di ballare certo non esaltava Harry, ma il ragazzo si disse che era un prezzo accettabile "D'accordo, ti prometto che ti farò ballare..."
"E ti metterai un abito elegante." aggiunse lei, minacciandolo con un dito puntato verso il petto "Prescelto o no, non intendo presentarmi con uno straccione!"
"E va bene..." accettò lui, che per la prima volta si trovava in una situazione per cui non riusciva ad arrabbiarsi "c'è altro?"
"Direi di no..." rispose Pansy, avvicinandosi alla porta con un mezzo sorriso di vittoria sulle labbra "ci vediamo alle otto davanti alla Sala Grande. Mi raccomando, bello e puntuale!"
La ragazza si apprestò ad uscire, ma Harry non riuscì a trattenersi dal chiedere "E tu lo sarai?"
In realtà il ragazzo non avrebbe saputo dire perché se ne era uscito con quella frase, ma il risultato non gli dispiaque.
Bloccatasi a metà del gesto di uscire, infatti, Pansy si voltò e tornò verso di lui con passo e cipiglio decisi. Prima che il mago con la cicatrice a forma di saetta potesse fare o dire qualcosa, la brunetta gli afferrò la nuca con entrambe le mani e gli diede un bacio mozzafiato di almeno due minuti.
Staccatasi la ragazza tornò alla porta e, prima di uscire, gli fece l'occhiolino e gli disse "Mai pretendere la puntualità da una ragazza!"

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Capitolo 5
*** La Festa di Lumacorno ***


Capitolo 5: La Festa di Lumacorno
 
La mattina dopo, durante la colazione, Harry avvertì Hermione di avere seguito il suo consiglio e di avere invitato finalmente una ragazza per la festa.
Lo disse a voce piuttosto alta, così da farsi sentire bene da Romilda Vane e dalle altre appartenenti al suo «fan club».
"Dalle loro facce, oserei supporre che non è una Grifondoro..." commentò Hermione con un mezzo sorriso divertito, indicando il gruppetto di studentesse che - tutto d'un tratto - sembravano aver ricevuto la notizia che avrebbero passato le vacanze di Natale a fare ripetizioni private con Piton.
"Infatti non lo é..." confermò il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, guardandosi però dal gettare un'occhiata alla tavolata verde-argento per individuare la propria dama.
"Capisco," affermò divertita la sua amica "non vuoi dirmi chi è per evitare che qualcuno la affatturi prima della festa..."
"No, non è quello..." negò però il giovane che, in caso di uno scontro tra Pansy ed una qualunque delle ragazze che lo stavano fissando come gattini bagnati, non avrebbe scommesso uno Zellino bucato sulla malcapitata che si fosse trovata dal lato sbagliato della bacchetta della Serpeverde "il fatto è che..."
Ma Hermione non seppe mai che fatto fosse perché, avendo notato Ron e Lavanda entrare a colazione avvinghiati in maniera tale che per separarli sarebbe servito il Solvente Universale di Nonna Acetonella, bofonchiò qualcosa sul dover andare in biblioteca e se ne andò.
L'argomento dell'identità dell'accompagnatrice di Harry passò poi in secondo piano a seguito di una furiosa litigata tra Ron ed Hermione durante Trasfigurazione e rimase in tale posizione fino all'ora di pranzo.
In quell'occasione Harry scoprì a quali abissi possono giungere le donne per vendetta quando, con un sorriso più falso degli articoli di Rita Skeeter, Hermione si unì a lui, Ron, Lavanda e Calì cominciando una conversazione con quest'ultima ed ignorando i due che si baciavano.
"Ciao, Calì! Vai alla festa di Lumacorno stasera?" chiese la ragazza dai crespi capelli castani, con un'espressione tanto dolce da far venire ad Harry un attacco di diabete.
"Non sono stata invitata..." rispose mestamente la ragazza indiana, lanciando una brevissima occhiata al Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto... che anche lei avesse - in segreto - sperato di andarci con lui?
Il Grifondoro si stava chiedendo come avrebbero reagito tutte le ragazze che gli andavano dietro vedendolo con Pansy Parkinson, ma si distrasse sentendo la sua migliore amica dire "Vedo Cormac alle otto..."
Subito nella tavolata rosso e oro si scatenò il finimondo: Ron sollevò lo sguardo come se avesse appena ricevuto una secchiata d'acqua gelida e Lavanda drizzò le orecchie cercando di captare ogni possibile pettegolezzo.
La bionda venne presto ricompensata perché, rispondendo alla successiva domanda della sua compagna di dormitorio, Hermione confermò di stare con McLaggen e aggiunse "Bhe, pare proprio che saremo solo cinque Grifondoro alla festa..."
"Cinque?" si azzardò a domandare Lavanda, la cui curiosità aveva preso ormai il sopravvento sul buon senso.
Era la prima volta che le due si parlavano da quando la bionda stava con Ron, ed Harry temette che la sua migliore amica affatturasse la compagna. La ragazza, invece, tirò fuori un sorriso ancora più falso di prima e rispose "Bhe, certo... oltre a noi due è stata invitata Ginny - che ci va con Dean, ovviamente - ed Harry, che ha invitato una ragazza di un'altra Casa."
Chiedendosi cosa avesse fatto di male, il mago con la cicatrice a forma di saetta osservò la sua amica lanciare uno sguardo sprezzante a Ron ed andarsene, lasciandolo come unico bersaglio della curiosità popolare.
Mentre una curiosissima Lavanda - che evidentemente non aveva capito quanto era fortunata ad avere ancora la testa attaccata sulle spalle - gli domandava se si era rimesso con Cho Chang, Harry intercettò per un secondo lo sguardo di una certa Serpeverde. Vedendola sorridere palesemente divertita per il suo imbarazzo, il mago con la cicatrice a forma di saetta si appuntò mentalmente di farle recapitare una cassa di Schiopodi Sparacoda per Natale.
 
Alle otto meno cinque - dopo avere impiegato quasi quaranta minuti a prepararsi (la metà dei quali spesi nell'inutile tentativo di dare un senso ai propri capelli) - Harry scese verso la Sala Grande e, gettando un'occhiata distratta alle quattro clessidre della Coppa delle Case, si appoggiò ad un muro per attendere la propria dama.
Un discreto numero di ragazze quella sera sembrava non avere nulla di meglio da fare che ciondolare fuori dalla Sala Grande in gruppetti.
Cercando di ignorare le occhiatacce che le studentesse si scagliavano a vicenda, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto lanciò un'occhiata all'orologio da polso e sbuffò... Erano le otto e un quarto, e della Parkinson nemmeno l'ombra!
Alle otto e venti Harry stava cominciando a chiedersi se tutta quella storia non fosse stato un colossale scherzo dei Serpeverde e se, in quel momento, la ragazza che aveva invitato alla festa di Natale non se la stesse ridendo alle sue spalle nella Sala Comune verde-argento.
Alle otto e venticinque - senza più un briciolo di pazienza in corpo - il mago dalla cicatrice a forma di saetta stava per lanciarsi bacchetta alla mano verso i sotterranei per fare una strage di Serpeverde quando un chiacchiericcio stupito si levò dalle ragazze che lo circondavano.
Lanciando uno sguardo verso le scale in discesa, finalmente Harry la vide. Le streghe radunate nell'atrio, che tutto potevano aspettarsi tranne che la dama di Harry Potter fosse una Serpeverde (e che, quindi, guardavano verso le scale per i piani superiori), l'avevano vista solo all'ultimo momento ed ora la fissavano sbalordite.
Dal canto suo, ad Harry non poteva importare di meno delle loro opinioni. Il ragazzo, infatti, non riusciva semplicemente a togliere gli occhi di dosso a quella minuta figura avvolta in un sottile strato di brillante seta dei colori di Serpeverde. La ragazza indossava un abito da sera di seta verde - composto da un bustino aderente senza spalline e da un'ampia gonna lunga fino a terra - con rifiniture, bordi e ricami in argento.
Pansy salì l'ultima rampa di gradini ostentando un'aria compiaciuta e, mentre le altre ragazze la fissavano sconvolte, rivolse un sorriso radioso al suo cavaliere.
Affrettandosi a porgerle prima la mano (per fare gli ultimi due gradini) e poi il braccio, il Grifondoro non poté evitare - completamente dimentico della faccenda del ritardo - di commentare "Stai benissimo..."
"Te l'avevo detto..." rispose lei divertita, mentre si avviavano verso lo studio di Lumacorno attraverso un fuoco incrociato di sguardi invidiosi e sconvolti "comunque anche tu stai bene, anche se sembra che tu abbia tentato di pettinarti con i Fuochi d'Artificio del Dottor Filibuster..."
"L'ho fatto, ma con i Fuochi Forsennati Weasley..." rispose lui, che non riusciva a non lanciare sguardi ammirati alla giovane strega al suo fianco "non avrei mai potuto tradire i gemelli!"
Scambiandosi qualche altra battuta i due giunsero - accorgendosi appena della musica che filtrava nel corridoio - alla porta dell'ufficio dell'insegnante di Pozioni e lì bussarono un paio di volte.
Docilmente la superficie di legno si aprì per farli entrare ed entrambi poterono ammirare la grande stanza, il cui soffitto sembrava un immenso tendone dai colori caldi, in cui il rosso ed il giallo si amalgamavano con un verde brillante.
Harry stava osservando affascinato le luminose fate rinchiuse in un enorme lampadario quando la gioviale e tonante voce di Horace Lumacorno lo riportò alla realtà.
"Harry, ragazzo mio!" tuonò l'anziano insegnante che, per l'occasione, indossava una bizzarra giacca da camera in velluto con cappello a fiocchetti coordinato "Ormai temevo non venissi più!"
"Buona sera, professore..." salutò lui imbarazzato, mentre Lumacorno si faceva largo tra la folla di invitati ed Elfi Domestici fino a raggiungerlo "ci scusi, ma... abbiamo perso la cognizione del tempo..."
"Figurati, figurati..." rispose il vecchio mago, scoccando un sorrisetto sornione in direzione di Pansy. Evidentemente anche Lumacorno considerava una bella ragazza un valido motivo per fare tardi ad una festa.
"E chi è questa incantevole fanciulla?" chiese poi, mentre afferrava al volo due flûte di champagne dal vassoio di un Elfo e li porgeva agli ospiti "Non credo di avere mai avuto il piacere di averti a lezione, mia cara..."
Harry stava per rispondere ma Pansy, che era decisamente più a suo agio di lui in queste situazioni mondane, lo anticipo’.
"Mi chiamo Pansy, Pansy Parkinson," disse offrendo all'insegnante la mano "e sono al sesto anno, a Serpeverde."
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si godette il momento di stupore di Lumacorno poi, mentre questi si esibiva in un perfetto baciamano, la Serpeverde continuò "Purtroppo quest'anno non ho continuato Pozioni, ma sono molto lieta di conoscerla..."
Dopo le presentazioni Lumacorno, che sembrava estremamente eccitato all'idea di poter mostrare a tutti Harry Potter con al braccio l'erede di una famiglia magica piuttosto antica e famosa, li portò a conoscere un po’ di invitati.
Stavano scambiando due parole con Eldred Worpe ed il suo amico vampiro Sanguini quando, tra i cappelli e le nuvole di fumo di pipa, ad Harry parve di notare una cespugliosa massa di capelli castani. Lieto di avere una scusa per liberarsi di Worpe e della sua insistenza nel voler mettere le mani sui diritti della biografia autorizzata di Harry Potter, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto fece un cenno a Pansy che - dopo avergli rivolto un'occhiata divertita - si scusò con il mago e lo trascinò via.
"Ti ringrazio..." sussurrò lui, mentre passavano davanti ad un paio di Corvonero del settimo anno che, per lo stupore di vederli mano nella mano, per poco non si strozzarono con le tartine al caviale "mi hai di nuovo salvato!"
"Sta diventando una brutta abitudine," confermò Pansy, stringendosi al braccio del ragazzo con la cicatrice a forma di saetta in risposta allo stupore generato nei due studenti "forse dovrei cominciare a farmi pagare..."
"Non penso sarebbe carino." affermò allora Harry poi, notando la cespugliosa chioma castana muoversi nella loro direzione, aggiunse "Hermione sta venendo da questa parte."
I lineamenti della Serpeverde si irrigidirono sotto il leggero trucco che portava. L'incontro con la Granger era infatti il primo faccia a faccia che, come coppia, i due avevano con i rispettivi amici.
"Fammi indovinare," sussurrò la ragazza, cercando con la mano libera una inesistente ciocca (aveva legato i capelli con un fermaglio d'argento) da portarsi dietro le orecchie
"lei non sa nulla di noi due..."
"Sa solo che ho invitato una ragazza alla festa e ha intuito che non è una Grifondoro..." spiegò Harry sottintendendo che lui non le aveva dato alcun indizio sull'identità della sua dama. Avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro - magari una raccomandazione a Pansy affinché cercasse di non offendere la strega - ma la Granger parve notarlo e accelerò per raggiungerlo così si limitò a salutarla con un "Ciao Hermione... ma che hai fatto? Sembri appena sfuggita ad un Tranello del Diavolo!"
"Oh, circa un quarto d'ora fa sono sfuggita..." cominciò la ragazza, che pareva non aver riconosciuto Pansy e che era tutta scarmigliata "voglio dire, ho lasciato Cormac. Sotto il vischio! Da allora cerco di evitarlo."
Non aggiunse altro perché venne interrotta da una risatina divertita.
Accorgendosi per la prima volta della presenza di qualcuno avvinghiato al braccio del suo migliore amico, la più brillante studentessa di Hogwarts si voltò verso l'origine della risata e sbiancò.
Notando che la ragazza fissava alternativamente lei ed Harry senza riuscire ad articolare nessuna parola intellegibile, Pansy le sorrise e disse "Anch'io sono lieta di rivederti, Granger... vuoi un bicchiere d'Acquaviola?" e le porse un piccolo calice.
Senza riflettere più di tanto Hermione afferrò il calice e lo bevve d'un fiato poi, apparentemente più calma, guardò nuovamente verso la Parkinson e sbattè più volte le palpebre. Accertatasi del fatto che la Serpeverde non era una specie di illusione, si rivolse ad Harry chiedendogli "Potrei parlarti un momento?"
Pansy sapeva che quel confronto era inevitabile, così lasciò il braccio del proprio cavaliere e gli disse "Io vado a scambiare due parole con Gwen Holles, di «Strega Moderna». Non metterci troppo, però, perché non vorrei incrociare Blaise."
Facendo cenno di avere capito, il ragazzo con gli occhiali attese che la sua dama si allontanasse poi, cercando di non assumere un'aria colpevole, chiese "Allora?"
 
"Allora?" ripetè lei, cercando di tenere bassa la voce ed evitando a malapena di assumere un tono isterico "Harry, ti rendi conto che quella che era avvinghiata al tuo braccio è Pansy Parkinson?"
Il giovane - già dalla prima volta che si era reso conto di essersi innamorato della Serpeverde - sapeva che i suoi amici avrebbero reagito a quella maniera quindi, sapendo che quelle parole erano dettate dalla preoccupazione e non dalla cattiveria, fece un lungo respiro per evitare di arrabbiarsi e rispose "Sì, me ne sono accorto, come mi sono accorto del fatto che come coppia potremmo sembrare... male assortiti."
Hermione quasi sorrise a quelle parole. Il suo amico si rendeva perfettamente conto della complessità della situazione e, visto il suo imbarazzo, non era nè sotto Imperius nè sotto l'effetto di un filtro d'amore. Il fatto che sembrasse veramente attratto dalla Parkinson, però, rendeva ancora più difficile la cosa.
Harry conosceva Hermione molto meglio di chiunque altro - perfino di Ron - perciò non fece alcuna fatica a leggere questi ed altri pensieri dalla sua espressione. Lei detestava la Parkinson praticamente dal loro primo incontro, perciò non fu affatto strano sentirle tentare "Ti rendi conto che è la ragazza di Malfoy?"
"No, non lo é." rispose il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto "Si sono lasciati già da un po’..."
"Potrebbe essere tutta una farsa, una presa in giro organizzata dai Serpeverde per ferirti!" tentò Hermione, irritata dal fatto che l'amico sembrasse avere una risposta a qualunque sua obiezione. Se fosse stato così preparato anche in classe, persino Piton sarebbe stato costretto a dargli un «Eccezionale», anziché i suoi soliti «Accettabile».
"Sì, lo so..." ammise Harry, che lo aveva pensato l'ultima volta non più di venti minuti prima "senti, non sono ancora completamente fuori di testa. So che è rischioso e che Pansy è diversissima da me, però mi piace. È una cosa strana da pensare - figurati da dire - ma è così..."
"Io..." Hermione ora era in imbarazzo. Quando Harry aveva confessato a lei e a Ron la sua attrazione per Cho Chang, loro lo avevano incoraggiato e alla fine l'amico aveva sofferto. Se la Corvonero era riuscita a ferirlo, cosa avrebbe potuto fargli la Parkinson?
"Lo so che non vuoi che soffra," la rassicurò lui con un sorriso "ma è un rischio che ho deciso di correre e vorrei che la mia migliore amica mi appoggiasse..."
A quelle parole Hermione dovette cedere e, abbracciandolo brevemente, gli disse "D'accordo, ma fai attenzione..."
 
"Ciao, ti sono mancato?" domandò Harry, offrendo nel contempo a Pansy un secondo calice, visto che il primo - ormai vuoto - giaceva  sul tavolino accanto a lei.
La ragazza accettò il pensiero e, dopo essersi congedata dalla strega con cui stava parlando, gli rispose "Un po', ma spero che tu riesca a trovare il modo di farti perdonare... E la Granger?"
Harry riflettè sul fatto che la domanda era passibile di varie interpretazioni, poi decise di rispondere nella maniera più completa possibile "Tutto bene. E' dovuta scappare perché stava arrivando McLaggen, ma ti saluta e ci augura di passare una bella serata."
"Ragazza intelligente, per essere una Grifondoro..." commentò la moretta poi, dopo essersi accertata che la frecciatina avesse fatto il dovuto effetto sul suo cavaliere, continuò "vieni, andiamo a conoscere quelle streghe laggiù!"
Lui non aveva particolar interesse a conoscere «quelle streghe laggiù», ma non obiettò. Non riuscì però a trattenersi dal rispondere alla provocazione precedente "Guarda che anch'io sono un Grifondoro!"
"Per l'appunto..." ribatté lei sorridente, ma la sua espressione mutò rapidamente notando chi era il ragazzo dalla carnagione scura che stava attirando l'attenzione del gruppetto che aveva selezionato come prossimo «obiettivo».
Harry, che a sua volta aveva notato Zabini intento a conversare amabilmente con il gruppetto di streghe verso cui Pansy si stava dirigendo, non fece obiezioni: se la ragazza non si sentiva pronta ad affrontare i suoi compagni Serpeverde, di certo lui non l'avrebbe forzata!
Si diressero verso uno degli angoli della stanza ma, ad un certo punto, furono investiti da un forte odore di Sherry ed una voce li bloccò.
"Harry Potter!" esclamò la professoressa Cooman riconoscendolo nonostante l'abbondante dose di alcool che sembrava avere ingerito "Mio caro ragazzo!"
Mentre la Cooman blaterava sul fatto che era sempre stata a conoscenza della storia del «Prescelto» e che per lui sarebbe stato importantissimo seguire Divinazione, Harry rimpianse di non essere andato incontro a Zabini.
La sensazione che sarebbe stato meno grave beccarsi una Cruciatus dal Serpeverde dalla pelle d'ebano non fece che aumentare quando Lumacorno - che a giudicare dal volto arrossato e dal cibo che teneva in mano si stava divertendo un mondo - intervenne "Ah, Sibilla, siamo tutti convinti che la nostra materia sia la più importante! Ma io non credo di aver mai conosciuto una persona così portata per le pozioni..."
L'insegnante di Pozioni andò dritto con la sua fila di complimenti, ma il mago con la cicatrice a forma di saetta smise di ascoltarlo. Era vero che - grazie all'aiuto del libro del Principe Mezzosangue - era diventato addirittura più bravo di Hermione in Pozioni, ma lui odiava essere al centro di tante attenzioni e - in più - temeva che tutto quell'interesse nei suoi confronti potesse far sentire esclusa Pansy.
Timore peraltro ingiustificato, visto che la ragazza sembrava si stesse crogiolando compiaciuta negli sguardi ammirati - e spesso gelosi - che riceveva. Il suo atteggiamento cambiò però radicalmente quando - dopo avere nominato il nome «Severus» in un discorso che il mago con gli occhiali aveva smesso di seguire - Lumacorno allungò il braccio verso un punto imprecisato alla loro destra e trascinò Piton nella conversazione.
L'arrivo improvviso del Capopcasa di Serpeverde parve raggelare l'aria: Harry deglutì a fatica per buttare giù il Succo di Zucca che stava sorseggiando (dovette controllarsi per non sputarlo sul trio di insegnanti a causa dell'improvvisa apparizione della persona che odiava di più al mondo dopo Voldemort e la Umbridge) e Pansy strinse la mano del ragazzo tanto forte che, se non fosse stata così minuta, gli avrebbe fratturato le dita.
Dal canto suo, anche Piton parve talmente scioccato dal vedere i due ragazzi in un atteggiamento così intimo che si dimenticò persino di lanciare una delle sue battutine velenose quando l'attuale insegnante di Pozioni elogiò la grande abilità di Harry in quella materia, dandogliene parte del merito in quanto suo ex insegnante.
Fortemente imbarazzata dall'incontro con Piton, Pansy borbottò qualcosa sul recuperare un'Acquaviola e si allontanò.
Rimasti «soli» quanto si può esserlo in mezzo ad una conversazione ad una festa, Piton ed Harry si fissarono con estrema attenzione negli occhi e l'insegnante vestito di nero, abbassando lo sguardo per primo, commentò "Devo dire, signor Potter, che la sua scelta di un'accompagnatrice per questa festa è alquanto... inusuale."
Harry si infastidì a quella affermazione e, vedendo lo strano sorriso formatosi sotto il naso adunco di Piton, si preparò a dargli una rispostaccia che lo avrebbe certamente fatto finire in punizione.
Non ne ebbe però il tempo, perché subito l'insegnante di Pozioni rimproverò bonariamente il suo ex allievo commentando "Su, su, Severus... che cosa terribile da dire! Io trovo la signorina Parkinson adorabile e penso che siano una bellissima coppia!"
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto fissò con crescente preoccupazione lo sguardo del professore di Difesa che, dopo avergli lanciato un'occhiata strana, riprese da dove era stato interrotto "Conosco bene la signorina Parkinson, è stata mia allieva per cinque anni ed appartiene alla Casa di cui sono il Direttore. Semplicemente mi chiedevo come avrebbe reagito il padre del signor Potter venendo a conoscenza delle sue... frequentazioni!"
Harry si incupì a quelle parole, ma non vedeva come rispondere senza fare una figuraccia. Effettivamente Piton conosceva James Potter molto meglio di lui e, per quel poco che ne sapeva il ragazzo, suo padre non avrebbe reagito certo bene alla notizia che il figlio frequentasse una Serpeverde.
"Ma non c'è assolutamente nulla di male nel fatto che un Grifondoro e una Serpeverde riescano a passare del tempo assieme senza passare alle bacchette!" esclamò allora Lumacorno poi, lanciando un'occhiata divertita al suo ex allievo aggiunse "Mi pare che anche tu intrattenessi dei buoni rapporti con..."
Ma l'improvviso arrivo di Gazza - che trascinava per un orecchio un Draco Malfoy piuttosto seccato - impedì al grasso insegnante di finire la propria frase.
Durante la breve conversazione che seguì, Harry si convinse che i suoi sospetti su Malfoy erano perfettamente fondati. Anche se Lumacorno parve credervi, secondo il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto la storia del biondo (che aveva ammesso di volersi imbucare alla festa) faceva acqua peggio di un calderone col fondo bucato e l'atteggiamento di Piton - che trascinò il ragazzo in corridoio per «decidere la sua punizione» - non fece che confermarglielo.
Il giovane mago stava cercando una scusa per seguire i due quando Pansy, che anche se si era defilata pareva aver seguito attentamente l'evolversi della situazione, lo afferrò per un braccio e domandò ad alta voce "Per favore, Harry, potresti accompagnarmi al bagno? Avrei bisogno di risistemarmi il trucco..."
Il Grifondoro non se lo fece ripetere due volte e, non appena furono nel corridoio, i due complici si buttarono sulle spalle il Mantello dell'Invisibilità e cominciarono a frugare le aule alla ricerca di Piton e Malfoy.
 
Non molto tempo dopo l'improbabile coppia entrò in un'aula e, dopo averla sigillata acusticamente grazie ad un ingegnoso incantesimo trovato da Harry nel libro di Pozioni del Principe Mezzosangue, si misero a riflettere in silenzio sulle conseguenze di ciò che avevano sentito.
Origliando attraverso la porta dell'aula dove Piton e Malfoy si erano chiusi, infatti, avevano ascoltato una parte consistente del loro discorso. Nonostante il biondo Serpeverde avesse negato ogni coinvolgimento, le parole di accusa di Piton erano inequivocabili: secondo l'insegnante (che faceva da spia sia per Silente che per Voldemort) era stato Malfoy - nell'ambito della missione affidatagli dall'Oscuro Signore - a far avere a Katie Bell la collana maledetta che l'aveva quasi uccisa.
Harry, che si era appoggiato ad un banco subito dopo avere messo in tasca il Mantello dell'Invisibilità, stava pensando a tutte le possibili implicazioni di quanto udito (vale a dire l'affiliazione di Malfoy ai Mangiamorte e l'eterno dubbio su quale dei due schieramenti servisse davvero Piton), quando finalmente alzò lo sguardo su Pansy.
La giovane strega si era seduta per terra con la schiena appoggiata alla cattedra e, come per proteggersi da un freddo che non aveva nulla a che vedere con il gelo visibile oltre i vetri della finestra, si era portata le ginocchia al petto.
Vedendola tutto d'un tratto così piccola ed indifesa, Harry decise che le sue elucubrazioni potevano benissimo essere posticipate di un giorno o due e le si sedette accanto.
"Ti va di parlarne un po'? Le domandò gentilmente, mentre col braccio destro le cingeva le spalle con un gesto che - nonostante lo avesse fatto solo un paio di volte - gli era ormai piacevolmente familiare.
"Non c'è molto da dire, non credi?" rispose lei con voce triste, mentre lasciava le proprie ginocchia per posizionarsi con la testa nell'incavo della spalla di lui "Penso che quello che abbiamo sentito sia una conferma più che sufficiente per i nostri sospetti su Draco... lui ha quasi ucciso una innocente per svolgere un compito per Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!"
Si trattava di parole dure ed il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta si ritrovò a chiedersi quanto fossero costate alla Serpeverde. Se avesse dovuto dirle lui su Ron o Hermione, si sarebbe sentito morire dentro!
"E Piton che ha addirittura stretto un Voto Infrangibile con sua madre, promettendo di aiutarlo in questa follia!" aggiunse la giovane strega, mentre con la mano destra si tormentava la frangetta.
Ecco, quella era l'unica parte del discorso appena sentito che gli risultava oscura. Cercando di capire, il ragazzo chiese "Mi spieghi cos'è esattamente un Voto Infrangibile?"
"Mi prendi in giro?" domandò lei stupita poi, vedendo l'aria sinceramente perplessa del mago spiegò "Un Voto Infrangibile è un potentissimo incantesimo che vincola una persona al rispetto di una o più promesse, con pena la morte se non le rispetta..."
"La... morte?" ripetè stupito Harry poi, assimilato il concetto, commentò "Adesso capisco perché, sentendo Piton pronunciare quelle parole, sembrava ti fosse venuto un colpo..."
"Infatti." approvò Pansy poi, volendosi togliere un dubbio, aggiunse "Ma davvero non avevi mai sentito parlare del Voto Infrangibile?"
"No, mai." rispose il ragazzo alzando la mano destra come se volesse giurare "E, d'altronde, come avrei potuto? I miei erano maghi, ma sono morti quando avevo un anno... da allora io ho sempre vissuto tra i Babbani. Figurati che, quando sono andato a prendere l'Espresso di Hogwarts la prima volta, non conoscevo neppure il Quidditch!"
Razionalmente la Serpeverde sapeva che non avrebbe dovuto ridere della morte dei genitori del ragazzo, ma era difficile pensare che il più giovane Cercatore che Hogwarts aveva avuto negli ultimi secoli - il mago che in sella ad una scopa aveva sconfitto un drago - non avesse mai sentito parlare di scope volanti prima degli undici anni.
"Scommetto che rideresti di meno se avessi passato i primi undici anni della tua vita a dormire in uno sgabuzzino..." borbottò lui, fingendosi arrabbiato mentre - in realtà - era ben felice di vederla un po’ più allegra.
Scherzarono per qualche altro minuto poi, improvvisamente, Pansy tornò seria e lo fissò negli occhi chiedendogli "Cosa devo fare?"
Il cambiamento repentino del tono del discorso non stupì più di tanto Harry.
Era però evidente che la situazione - le rivelazioni di quella sera - avevano scosso profondamente l'animo della giovane Serpeverde e ciò dispiaceva molto al Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, che aveva desiderato per lei unicamente una serata normale e divertente.
Le stava accarezzando dolcemente i capelli nel tentativo di consolarla quando, tutto d'un tratto, notò qualcosa di cui non si era accorto fin da quando era entrato in quella stanza: si riusciva a sentire la musica della festa.
Colto da una illuminazione, il Grifondoro lasciò Pansy e, dopo essersi alzato, le porse la mano e le chiese "Mi vuole concedere questo ballo, madamigella?"
La strega sollevò perplessa lo sguardo sul suo cavaliere poi, notando anche lei la musica lenta che pareva filtrare da ogni direzione, sorrise radiosa ed afferrò la mano che le veniva offerta.
"Credevo odiassi ballare." affermò con un sussurro, mentre le mani di Harry si posizionavano su di lei come a volerla stringere in un abbraccio protettivo.
"Una promessa è una promessa!" affermò però il mago con la cicatrice a forma di saetta, mentre iniziava a muovere i primi passi cercando di fissare lo sguardo negli occhi nocciola di Pansy, anziché lasciarlo libero di vagare fino alla generosa scollatura della strega.
La ragazza sorrise a quella affermazione e, poggiandosi contro il corpo di lui per sentirsi ancora più protetta, affermò a bassa voce "Il solito bravo ragazzo..."
"Pare che come genere piaccia..." affermò lui, beandosi di quell'ennesima - strana - situazione.
Ballarono in silenzio per un po’ poi - mentre le ultime note della canzone si disperdevano - si fissarono per un lungo momento, come a volersi imprimere quel momento nella memoria.
La tensione nell'aria era palpabile ed entrambi chiusero gli occhi lasciando che fosse la memoria a guidare le loro labbra verso quelle dell'altro. Erano a meno di un centimetro quando un fortissimo sferragliare di metallo proveniente dal corridoio li fece sussultare, dividendoli.
"Per la bacchetta tarlata di Morgana!" esclamò la Serpeverde, portandosi una mano al cuore e respirando affannosamente "Cosa è stato?"
Harry era piuttosto contrariato dall'interruzione così si avvicinò alla porta e si mise ad ascoltare. Subito sentì la voce sottile del Poltergeist del castello che, sulle note di «Merry Christmas» stava cantando una canzone piuttosto oscena, colpendo nel contempo gli elmi delle armature che incontrava.
"E' Pix," spiegò allora il mago con gli occhiali "dannazione a lui... dovrò ricordarmi di chiuderlo in una cassa e spedirlo in Antartide!"
"Mi ha fatto prendere un accidente..." commentò Pansy, che sembrava indispettita quanto lui dall'improvvisa interruzione del loro lento e di quanto ne stava seguendo.
"Per un secondo ho pensato che fosse Gazza..." commentò allora il giovane con gli occhiali, ormai ben conscio del fatto che l'atmosfera romantica di un momento prima era andata a farsi benedire.
Pansy, al contrario, doveva aver trovato qualcosa di divertente in quello che era successo o in ciò che lui aveva appena detto, perché il suo broncio si trasformò in un bel sorriso mentre diceva "Bhe, di sicuro avremmo fornito a studenti e professori qualcosa di cui parlare da qui a Pasqua!"
“Sicuro...” convenne Harry. Beccare Harry Potter e Pansy Parkinson a baciarsi in una classe vuota, infatti, sarebbe stato un argomento di pettegolezzo eccezionale nel microcosmo che era la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
“D’altronde, di questi tempi,” continuò la Serpeverde avvicinandosi al ragazzo con un movimento ancheggiante decisamente sensuale “gli argomenti di discussione diversi da guerra, sparizioni e omicidi scarseggiano terribilmente…”
Effettivamente, si disse il Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto mentre rispondeva al bacio appassionato della sua dama e – dopo averle cinto le spalle nude con le mani – si sedeva su di un banco facendola accomodare sulle sue ginocchia, a scuola mancavano decisamente argomenti su cui discutere allegramente!

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Capitolo 6
*** L’avvertimento di Goyle ***


Capitolo 6: L’avvertimento di Goyle
 
Harry rientrò veramente tardi quella sera e, una volta messosi sotto le coperte, praticamente non riuscì a prendere sonno.
Dopo la festa lui e Pansy avevano passato molto tempo nell'aula nella quale si erano rifugiati e, quando finalmente avevano accettato l'idea di dover rientrare nei rispettivi Dormitori prima che i loro compagni si svegliassero, avevano usato il Mantello dell'Invisibilità per attraversare sicuri i deserti corridoi della scuola.
Davanti all'ingresso della Sala Comune di Serpeverde - visto che Harry sarebbe partito l'indomani mattina per la Tana via Metropolvere mentre Pansy avrebbe preso L'Espresso di Hogwarts con gli altri studenti - si erano salutati con un lungo bacio dolceamaro e la ragazza lo aveva pregato di non scriverle finché si trovava a casa.
Ora, mentre i primi raggi di sole penetravano dalla finestra accendendo di un rosso luminoso le tende del suo letto a baldacchino, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si trovò a ripensare alle parole della giovane strega.
La richiesta di Pansy, che lì per lì gli era parsa eccessiva ma comprensibile vista la tipologia di famiglia da cui proveniva, lo aveva fatto riflettere su quella che ormai considerava la loro storia. Come avrebbero reagito gli altri Serpeverde alla notizia, visto che di quei tempi i rapporti tra le loro due Case venivano considerati distesi quando gli studenti si limitavano ad affrontarsi con incantesimi appresi prima del quarto anno e - per lo più - innocui? L'avrebbero forse isolata, creandole dei problemi nella vita di tutti i giorni?
E gli altri Grifondoro che avrebbero detto? Certo, Hermione si era dimostrata piuttosto comprensiva, ma la sua amica era una persona estremamente razione ed equilibrata, quindi non era un barometro significativo degli umori della casata rosso-oro.
Il fatto poi che lui fosse il Capitano della squadra di Quidditch e che - per colpa della faccenda del "Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto" prima e del "Prescelto" poi - fosse considerato una specie di simbolo per i Grifondoro non faceva che peggiorare le cose per entrambi.
Harry stava giusto pensando che la reazione di Ron fosse più adatta ad interpretare quella della sua Casa quando il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dal Weasley in questione che, con la faccia assonnata di chi ha dormito veramente male, scostò le tende del suo baldacchino e disse "Forza, svegliati... tra mezz'ora dobbiamo essere nell'ufficio della McGranitt!"
"Sì, sono sveglio..." ribatté il moro, alzandosi e dando un'occhiata rapida tutt'intorno.
I loro compagni stavano ancora dormendo della grossa e - tenuto conto del fatto che avrebbero preso L'Espresso di Hogwarts alle dieci - era piuttosto improbabile che si svegliassero per scambiarsi gli auguri di Natale.
Silenziosamente i due ragazzi si vestirono e, visto che i loro bauli erano già stati spediti alla Tana dagli Elfi, scesero verso la Sala Comune.
Nella grande stanza, sedute sulle comode poltrone davanti al camino, Ginny ed Hermione stavano parlando a bassa voce e, quando li videro, si interruppero di colpo.
Visto il rapporto teso che - in quei giorni - intercorreva tra Ron ed Hermione, Harry si stava già preparando ad una specie di guerra pre natalizia. Guerra che venne impedita sul nascere dal tempestivo arrivo di Lavanda Brown che, con un pacco in mano, sembrava più che intenzionata a fare a modo suo gli auguri di Natale al rosso.
In meno di venti secondi i due Grifondoro si ritrovarono avvinghiati in un bacio appassionato ed Hermione - che pareva essere a malapena in grado di trattenere le lacrime - si affrettò ad augurare un generico "Buon Natale..." prima di correre a rinchiudersi nel suo dormitorio.
Rimasti soli (concettualmente se non fisicamente, visto che Ron e Lavanda sembravano in un universo tutto loro) Harry e Ginny si scambiarono uno sguardo di intesa e uscirono dalla torre di Grifondoro.
Scesero una rampa di scale in silenzio poi, apparentemente con un grosso sforzo di volontà, la rossa prese la parola e disse "Hermione mi ha raccontato che ieri hai sconvolto un mucchio di gente alla festa..."
"Così pare..." ribatté lui, interpretando il tono secco della voce di Ginny come una reazione più che normale a quella che sospettava essere la notizia del giorno "Non ti ho incontrata con Dean..."
"Ce ne siamo andati quasi subito..." rispose la rossa e, questa volta, il suo tono sembrava imbarazzato "sai, lui non ama molto questo genere di cose. E poi crede che Lumacorno lo detesti."
Rimasero entrambi in silenzio e ciò sembrò tremendamente fuori luogo ad Harry che - solo fino al giorno prima - riusciva a parlare con lei come con una sorella.
Prima che uno di loro trovasse qualcosa di cui parlare, però, i due Grifondoro si trovarono la strada sbarrata dalla considerevole massa di un corrucciato Greory Goyle che ostruiva il passaggio.
"E' troppo chiederti di toglierti di mezzo e farci passare?" domandò Ginny col solito tono che riservava ai Serpeverde: un qualcosa a metà tra l'educato ed il minaccioso.
Il corpulento studente dovette abbassare di parecchio lo sguardo per riuscire ad incontrare gli occhi azzurri della rossa. Per un paio di secondi si fissarono e fu il ragazzo ad interrompere per primo il contatto. Ciononostante non si ritrasse e, dopo avere rialzato lo sguardo verso Harry, disse "Dobbiamo parlare da soli."
'Un'affermazione breve e secca, perfettamente in linea col personaggio...' pensò Harry, ma ad alta voce rispose solo "Come mai da solo? Malfoy e Tiger stanno ancora facendo i bauli per le vacanze?"
"Dobbiamo parlare." ripetè poi, calcando di più sulle ultime parole "Da soli!"
Ginny non sembrava molto convinta della cosa, ma d'altronde il corridoio era deserto ed Harry era perfettamente in grado di tenere testa a Goyle così - quando il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto le fece cenno di andare avanti - obbedì.
"Allora, cosa volevi dirmi?" chiese il ragazzo con gli occhiali quando furono rimasti soli.
"Dobbiamo parlare... di Pansy..." spiegò il Serpeverde facendogli cenno di spostarsi verso la finestra. Evidentemente, anche il solo essere visti a parlare con Harry Potter era deleterio per gli appartenenti alla casa di Salazar Serpeverde.
Goyle si appoggiò alla finestra e lo squadrò a lungo senza parlare. Il silenzio nel corridoio era totale ed Harry si chiese se non si trattasse di una trappola, anche se escluse questa evenienza quasi subito, visto che Goyle era evidentemente a disagio.
"Questa storia non va bene!" esclamò dopo un po’ di tempo il Serpeverde.
Harry alzò un sopracciglio infastidito e, cercando di mantenere un tono controllato, rispose "Perché non dovrebbe andare bene? E - soprattutto - perché pensi che siano fatti tuoi? Se sta bene a me e a Pansy, penso che sia più che sufficiente."
La faccia del ragazzo più grosso fu percorsa da un brivido e le sue spalle si irrigidirono ma, con sua somma sorpresa, Harry lo vede trarre un grosso respiro come per calmarsi. Per quanto potesse sembrare strano, in quella situazione Goyle - che in sei anni di scuola era sempre stato nulla più del gorilla di Malfoy - voleva avere una conversazione civile.
"Tengo molto a Pansy..." disse semplicemente "è la mia cugina preferita."
Si trattava di una risposta strana da parte di Goyle, ma ripensando allo sguardo dispiaciuto che il gorilla aveva rivolto alla giovane strega dai capelli color caffè la sera del litigio con Malfoy, il ragazzo con gli occhiali si trovò a pensare che l'altro non stesse mentendo.
"E non va bene che voi state insieme perché..." continuò il Serpeverde bloccandosi un attimo, come se stesse cercando le parole giuste per esprimere il concetto che aveva in mente "perché tu sei tu. E se tu stai con lei, le crei dei problemi."
"E, secondo te, questo non lo sappiamo anche io e Pansy?" domandò il mago con la cicatrice a forma di saetta, che aveva appena ricevuto dal compagno conferma di alcuni dei timori che quella notte lo avevano tenuto sveglio.
"Tu non capisci cosa significa." ribatté Goyle frustrato "Essere Serpeverde e avere le nostre famiglie... lei soffrirà e io non voglio che soffra!"
"Nemmeno io voglio vederla soffrire!" gli garantì sinceramente Harry "Non so se tu mi creda o no, ma è così."
Il corpulento ragazzo lo guardò per un attimo negli occhi poi, senza abbassare lo sguardo, affermò "Io non sono molto bravo. Non so fare tanto bene le magie..."
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto lo fissò perplesso, non capendo dove l'altro volesse andare a parare. Era strano sentire un Serpeverde ammettere di non saper fare qualcosa... strano quasi quanto sentire Goyle esprimere frasi non monosillabiche!
"Ma questa è una cosa tra noi due." continuò il ragazzo "Senza Vincent o Draco... Pansy non mi ascolta perché si è innamorata di te, ma se la fai soffrire io ti ammazzo!"
 
Harry pensò che, nonostante lo avesse sempre visto con aria truce ed intento a fare il bullo, Goyle non gli era mai sembrato minaccioso come in quel momento.
Prima che uno dei due potesse aggiungere altro, però, dall'angolo del corridoio apparve Piton che, dopo avere lanciato ad entrambi un'occhiata penetrante ed indagatrice, chiese "Cosa sta succedendo qui?"
"Nulla," rispose prontamente il Grifondoro, mentre Goyle assumeva un'espressione ebete tipica di quando veniva interrogato "stavamo solo facendo due chiacchiere..."
Il professore, che sembrava piuttosto sorpreso di aver trovato Potter e Goyle da soli senza bacchette in mano, li fissò per un momento e disse "Capisco. Bhe, mi dispiace interrompere la vostra allegra conversazione, ma sei in ritardo per l'appuntamento con la professoressa McGranitt."
"Oh, giusto!" affermò Harry, ricordandosi che doveva usare il camino della sua Capocasa per andare alla Tana.
Senza aggiungere altro, se non un rapido cenno di saluto ed una scusa, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si incamminò verso l'ufficio dell'insegnante di Trasfigurazione dove lo aspettavano anche Ron e Ginny.
"Tutto bene, Harry?" domandò la rossa, mentre il fratello gli lanciava uno sguardo un po’ stranito.
"Sì, tutto bene." rispose il moro poi, rivolgendosi all'insegnante "Mi scusi per il ritardo, professoressa... mentre venivo qui ho incontrato Gregory Goyle che aveva urgenza di parlarmi e mi ha trattenuto più tempo di quanto non pensassi."
"Sì, Potter," rispose la McGranitt guardandolo con un sorriso comprensivo e porgendogli il vaso contenente la Polvere Volante "la signorina Weasley mi ha informato del tuo... contrattempo. Ora, però, dovete proprio andare o Molly si preoccuperà."
I tre studenti si misero in fila e, uno alla volta, usarono la Metropolvere per raggiungere il salotto della Tana dove un'apprensiva signora Weasley si preoccupo’ di togliere loro di dosso la fuliggine e di stritolarli in un affettuoso abbraccio spacca-ossa.
Una volta espletate queste formalità, Ginny venne trascinata dalla madre in cucina per «due chiacchiere tra donne» mentre un sempre più stranito Ron guidò il suo migliore amico nella sua camera in soffitta.
Quando ebbe chiuso la porta, Harry si voltò verso il compagno di mille avventure e, un po’ rassegnato, disse "Avanti, spara..."
 
Le supposizioni di Harry rispetto alla reazione del suo migliore amico risultarono fondate. Esattamente come si era aspettato, Ron prese il discorso alla lontana e, dopo un paio di inconcludenti giri di parole, buttò lì nel discorso "Di cosa hai parlato con Goyle?"
"Di Pansy Parkinson." rispose il moro con una semplicità disarmante.
Fu buffo vedere lo stupore disegnarsi sul viso del Rosso. Evidentemente Ron si aspettava che il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto negasse fino alla fine la sua relazione con la Serpeverde e la sua ammissione - fatta come se si trattasse della cosa più normale del mondo - gli aveva fatto perdere il filo del discorso.
"Ah..." rispose semplicemente l'amico poi, titubante, aggiunse "e perché?"
"Perché ieri siamo andati insieme alla festa di Lumacorno. Pensavo che Ginny o Lavanda te l'avessero detto..."
"In effetti sì, ma non ci credevo." rispose  il Rosso, mentre le orecchie raggiungevano lo stesso colore dei capelli "E... ti sembra una cosa... Normale?"
Harry roteò gli occhi al cielo e, con infinita pazienza, si apprestò a spiegare al suo migliore amico ciò che già aveva detto ad Hermione durante la festa.
Naturalmente si trattò di un'impresa tutt'altro che facile, complicata ulteriormente dalla Materializzazione improvvisa dei Gemelli che - avvisati prontamente da Ginny delle novità - non persero tempo a sperimentare sul povero Grifondoro una nuova invenzione volta a scoprire se il soggetto aveva assunto Filtri d'Amore nelle ultime 48 ore.
Una volta appurato che il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta era «pulito», Fred e George si divertirono un mondo a prenderlo in giro dimenticandosi - quasi - di ironizzare sulla storia tra Ron e Lavanda.
Harry fu però grato ai gemelli per le loro «attenzioni» in quanto - attraverso l'ironia pungente delle battute dei due Weasley - la faccenda della sua relazione con Pansy perdette il tono tragico/melodrammatico che Ron le aveva dato, diventando in fretta qualcosa di imprevisto e divertente.
Dopo le prime ore di perplessità e preoccupazione, infatti, tutti con l'eccezione di Ginny cedettero al lato spiritoso della faccenda ed il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto poté condurre il suo migliore amico sull'altro argomento di cui voleva parlare: la discussione tra Piton e Malfoy, nonchè il collegamento di quest'ultima con i fatti di quell'estate da Magie Sinister e con l'attentato a Katie Bell.
Il resto della vacanza - con l'esclusione della visita a sorpresa di Percy e del Ministro Scrimgeour il giorno di Natale, che si dimostrò però essere solamente un tentativo maldestro di convincere Harry ad appoggiare pubblicamente l'operato del Ministero - trascorse in un lampo ed Harry si trovò a contare i giorni che lo separavano dal ritorno ad Hogwarts.
Non che non gli facesse piacere trascorrere del tempo con i Weasley (anche se Ginny sembrava particolarmente insofferente ed intrattabile), ma lui non vedeva l'ora di rivedere Pansy e darle il regalo che le aveva acquistato per Natale.
Fu perciò con molte aspettative che afferrò una manciata di Polvere Volante dal vaso sopra il camino del salotto della Tana e, dopo averla gettata nel fuoco rendendolo smeraldino ed indolore, disse "Hogwarts!"

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Capitolo 7
*** Il morso del serpente ***


Capitolo 7: Il morso del serpente
 
La mattina dell'ultimo giorno di vacanze passò così in fretta che Harry quasi non si accorse di ciò che accadeva attorno a lui.
Era arrivato ad Hogwarts via Metropolvere assieme a Ron e Ginny alle nove e un quarto e L'Espresso che trasportava il resto dei suoi compagni - e con essi Pansy - avrebbe raggiunto la stazione di Hogsmeade solo nel tardo pomeriggio.
Preso dall'agitazione per l'incontro con la bella Serpeverde, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto vagò fino all'ora di pranzo per il castello insieme al suo migliore amico e, dopo un veloce pasto in Sala Grande, i due andarono a trovare Hagrid nella sua capanna.
La coppia di Grifondoro - dopo un affettuoso saluto all'Ippogrifo Fierobecco - si trattenne dal Mezzogigante tutto il pomeriggio parlando di vari argomenti: Harry e Ron erano interessati a scoprire quanto l'insegnante di Cura delle Creature Magiche sapesse delle misteriose assenze di Silente, mentre Hagrid era un po' preoccupato per la storia di Harry e Pansy.
Per un po' il mago con gli occhiali tentò di rassicurare il Mezzogigante poi, nel tentativo di sviare la sua attenzione, fece deviare l'argomento della discussione sul suo fratellastro Grop.
Lieto di parlare del proprio parente di cinque metri e mezzo, Hagrid raccontò loro come fosse diventato educato e quante parole avesse imparato nell'ultima estate.
Per nulla entusiasta del fatto che il vocabolario di Grop si fosse arricchito in sei mesi di trenta parole (arrivando peraltro alla stratosferica cifra di quarantuno parole totali), Ron fece l'errore di afferrare uno dei biscotti rocciosi cucinati dall'insegnante e, morsicandolo, quasi ci rimise un dente.
Mentre sputacchiava pezzetti di biscotto della consistenza del marmo e - con ogni probabilità - pezzetti di molare, il rosso adocchiò l'orologio poggiato sul camino e disse "Scusa, Hagrid, ma non dovresti preparare le carrozze e andare a prendere gli studenti ad Hogsmeade?"
Il Mezzogigante diede un'occhiata all'orologio e, dopo essersi battuto sulla fronte una manata che avrebbe stordito un elefante, si alzò dicendo "Cavolo, c'hai ragione, Ron! Mi sono messo a chiacchierare e mi sono scordato... andate su, che devo..."
Ad Harry venne improvvisamente un'idea e, interrompendo il monologo del suo mastodontico amico, disse "Hagrid, lascia che ti aiutiamo noi a preparare le carrozze, così farai in tempo."
L'insegnante apprezzò l'idea molto più di Ron e, scoccando loro un sorrisone attraverso la barba cespugliosa, li incitò a seguirlo.
In mezz'ora i tre riuscirono a legare i Thesral alle carrozze e, quando tutto fu pronto, Harry trovò più che naturale chiedere "Che ne dici se ti accompagnamo alla stazione?"
Mentre Ron scuoteva la testa sconsolato, Hagrid fissò accigliato il ragazzo con gli occhiali e rispose "Ma...non so se è il caso. Cioè c'è il pericolo che i Mangiamorte ti attaccano fuori da Hogwarts..."
"Andiamo Hagrid, sono con te..." ribatté il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, che non aveva attaccato finimenti a scheletrici cavalli alati per nulla "se bastavi tu come guardia a Diagon Alley, perché non dovresti bastare ora?"
"E poi," aggiunse Ron che - nonostante non approvasse la sua storia con Pansy - era pur sempre il suo migliore amico "non dimenticare che la stazione è presidiata da un contingente di Auror... dubito che Tu-Sai-Chi sceglierebbe questo momento per attaccare."
"Mi sa che c'avete ragione voi..." ribatté il barbuto insegnante, lusingato dalla fiducia che i due Grifondoro riponevano nelle sue capacità "forza, andiamo che è tardi!"
 
Harry giunse alla stazione giusto in tempo per vedere in lontananza la nuvolea di vapore che si alzava dallo scarlatto locomotore dell'Espresso di Hogwarts.
"Uno spettacolo, eh?" domandò Hagrid mentre si avvicinava con i due ragazzi al binario.
"Sicuro!" garantì Harry, che serbava al rosso treno della scuola un posto nel suo cuore fin da quando lo aveva visto per la prima volta sei anni prima a King'Cross.
Dopodichè il giovane mago si spostò verso un albero dal quale avrebbe potuto vedere tutto il binario e si preparò a cercare - tra la folla di studenti che si apprestavano a scendere dalle vetture affollate - una certa brunetta.
Il ragazzo scorse diverse teste note (tra le quali l'inconfondibile testa cespugliosa di Hermione e la chioma biondo cenere di Luna Lovegood), ma non gli riuscì di trovare la strega a cui pensava da prima di Natale.
"Ciao Harry!" lo salutò allegramente Neville, arrivandogli alle spalle e facendogli venire un accidente "Hai passato buone feste?"
"Ottime, grazie..." rispose il giovane, mentre silenziosamente malediceva il compagno di dormitorio per il pessimo tempismo "Tua nonna come sta?"
"In forma come sempre..." ribatté il giovane, non notando il tono sbrigativo con cui l'amico aveva posto la domanda.
Non che ormai servisse cercare di essere sbrigativi, visto che non appena il giovane Paciock aveva pronunciato ad alta voce il suo nome una piccola torma di ragazzine capeggiate da Romilda Vane lo aveva circondato.
Fortunatamente in quel momento apparve Hermione che, col suo passo marziale e lo sguardo autoritario, fendette facilmente la folla di ragazzine adoranti e, giunta davanti al suo migliore amico, lo salutò con calore augurandogli buon Natale.
Con la scusa di dargli un bacio sulla guancia, poi, la strega dai crespi capelli castani sussurrò all'amico "E' inutile che aspetti qui... è già partita verso il castello scortata da Malfoy, Tiger e Goyle..."
"Anch'io sono felice di vederti, Hermione!" esclamò il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto ad alta voce, cercando di nascondere la delusione che provava con un sorriso di circostanza.
Essendo chiaro che se fosse rimasto lì avrebbe fatto solo la figura dell'idiota, Harry si unì a Neville ed Hermione ed il trio salì su di una carrozza dove Luna aveva già preso posto.
Con la coda dell'occhio il mago con gli occhiali notò un Ron un poco imbronciato salire su un'altra carrozza con Lavanda e, mentre si chiedeva come sarebbe stato fare lo stesso con la ragazza di cui era innamorato, si lasciò scappare un piccolo sospiro.
 
Durante tutto il banchetto Harry lanciò sguardi fugaci verso il tavolo verde-argento, ma non riuscì mai ad incrociare lo sguardo con Pansy.
La ragazza, che sembrava essere enormemente interessata al cibo che gli Elfi Domestici le Materializzavano davanti, non sollevò mai lo sguardo dal piatto e si alzò prima del dolce.
Sentendo il piccolo pacchetto che aveva in tasca impaziente di essere consegnato alla sua legittima proprietaria, anche Harry si alzò e si diresse verso l'uscita della stanza cercando di non dare troppo nell'occhio.
Riuscito alla meno peggio nell'intento, il Grifondoro si affrettò verso le scale che conducevano ai sotterranei e - individuata la Serpeverde - la chiamò ad alta voce "Pansy, aspetta!"
La ragazza ebbe un brivido e si immobilizzò poi, senza neppure voltarsi, riprese a camminare.
"Hei!" esclamò allora il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, facendo uno scatto ed afferrandole il polso sinistro dopo averla raggiunta "Che ti prende?"
"Forse non ti vuole parlare, Potter!" affermò una voce strascicata dietro di lui, ed Harry seppe che, proprio come sull'Espresso di Hogwarts, non era stato in grado di passare inosservato "Che c'é, non è possibile che qualcuno non voglia avere a che fare con l'eroe del Mondo Magico?"
Con una furia fredda negli occhi, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si voltò e fissò lo sguardo in quello di ghiaccio di Draco Malfoy poi, dopo un lungo momento di silenzio, rispose "Non sono affari che ti riguardano, sparisci!"
Non furono tanto le parole, ma il tono... in quelle poche sillabe era nascosta una rabbia simile e a quella che aveva mostrato a Piton durante l'esercitazione sugli Schiantesimi Silenziosi e ciò bastò a ghiacciare sul posto Goyle e a far indietreggiare Tiger, che stava cercando inutilmente di estrarre dalla tasca della divisa la bacchetta impigliata nella stoffa.
Il biondo Serpeverde, invece, non fece una piega e con lo stesso tono del suo avversario rispose "Gli affari che riguardano una di noi riguardano tutti noi! Sarà meglio che te ne vada tu..."
"Altrimenti potresti farti molto male!" commentò Zabini, uscendo dall'ombra di un corridoio laterale in compagnia di Nott e di un paio di Serpeverde del settimo anno... tutti e quattro avevano le bacchette alzate e puntate verso il Grifondoro.
Harry non fece nessun movimento ostile, ma non lasciò neppure il braccio di Pansy o la propria posizione.
Si rendeva conto di essere in svantaggio ma, come era già successo quell'anno, una voce amica ribaltò la situazione. 
"Fossi in te abbasserei in fretta quella bacchetta, Zabini!" affermò dura la voce di Hermione, mentre la sua bacchetta compariva a pochi centimetri dalla testa del Serpeverde "Oppure dovranno portartici di peso in infermeria..."
In tutta evidenza l'esodo di massa dei Serpeverde dalla Sala Comune non era passato inosservato perché, un momento dopo, quasi tutto il sesto anno di Grifondoro più Ginny, Luna, Dennis e Colin Canon comparve alle spalle della riccia con un'espressione decisamente bellicosa.
Era evidente che, se la situazione non fosse cambiata negli istanti successivi, qualcuno si sarebbe fatto molto male o sarebbe stato espulso.
Fu quello il momento che Pansy scelse per voltarsi verso Harry e parlare.
 
Il viso della Serpeverde era una maschera inespressiva e la sua voce, in quell'aria tesa quanto una corda di violino, risuonò dura e gelida.
"Ti spiacerebbe mollare il mio braccio, Potter?" domandò poi, con un tono che non ammetteva repliche, aggiunse rivolta a Malfoy "Quanto a te, Draco... ti assicuro che sono perfettamente in grado di risolvere da sola i miei problemi, quindi abbassa quella cazzo di bacchetta e fatti un giro!"
Il biondo accusò il colpo e, con un sorriso amaro sulle labbra, fece cenno ai compagni di cessare le ostilità.
A quel punto anche Harry fece un gesto agli ex membri dell'Esercito di Silente che, con un minimo di tentennamento, fecero altrettanto.
Una volta sedato il rischio di una guerra aperta, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto avrebbe voluto portare Pansy in un luogo appartato, così da capire perché ce l'aveva con lui, scusarsi e fare pace... a quanto pareva, però, la strega la pensava diversamente.
"Ed ora, Potter, mettiamo bene in chiaro le cose..." aggiunse con voce stridula, fregandosene altamente del fatto che ci fossero almeno una ventina di persone che li fissavano "io non so cosa tu possa aver capito, ma hai frainteso. Lascia perciò che ti spieghi come stanno le cose tra noi: non sono la tua ragazza..."
Harry accusò il colpo, ma non disse nulla lasciandola continuare.
"Non siamo amici..." continuò la Serpeverde, notando con la coda dell'occhio il cenno di assenso di Draco e Blaise, nonchè il sorrisetto idiota di Tiger. Goyle, per contro, aveva la faccia tirata dalla preoccupazione e guardava alternativamente lei ed il consistente gruppo di Grifondoro che li circondava.
"Sono venuta con te alla festa di Lumacorno solo per farmi notare..." aggiunse Pansy, continuando il suo elenco di chiarimenti e guardando nel contempo Harry che stringeva convulsamente qualcosa in tasca.
La Serpeverde pensò si trattasse della bacchetta che - già una volta - aveva tenuto testa all'Oscuro Signore e, preparandosi a ricevere una maledizione, concluse "Quindi vedi di toglierti dai piedi e di non rompermi più l'anima!"
 
Harry avrebbe voluto piangere.
Le parole di Pansy lo avevano ferito in un modo più doloroso della Cruciatus infertagli da Voldemort al quarto anno, ma non cedette.
Tra le tante cose, infatti, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto era anche orgoglioso e non aveva nessuna intenzione di farsi umiliare ancora di più di quanto già non lo fosse stato.
Ogni voce del «piccolo elenco di precisazioni» della Serpeverde dai capelli color caffè era per lui una stilettata al cuore ma, mentre la strana creatura nel suo petto cercava di impiccarsi con le budella, rimase impassibile.
"Quindi vedi di toglierti dai piedi e di non rompermi più l'anima!" concluse Pansy fissandolo con durezza.
Harry si perse per un secondo in quegli occhi nocciola che infestavano da mesi i suoi sogni e, per un momento, gli parve di scorgervi - dietro l'evidente ira - qualcosa di completamente diverso: dolore.
Confuso, il mago con la cicatrice a forma di saetta rimase imbambolato per un paio di secondi poi, dopo avere borbottato un "Capito..." si voltò e se ne andò verso le scale per i piani superiori.
"Ehi amico, aspetta!" gli gridò dietro Ron, cercando di liberarsi dalla stretta di Lavanda che - tanto per cambiare - gli si era avvinghiata ad un braccio quando sembrava stessero per volare le maledizioni.
Ma Harry non si voltò.
 
"Ehi amico, aspetta!" gridò Ron, cercando nel contempo di liberarsi di Lavanda abbastanza da poter inseguire il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta.
"Lascia stare, RonRon..." gli disse però la bionda con tono saputo "non credo che, in questo momento, abbia voglia di parlare."
"Ma..." provò ad obiettare il rosso, ma venne gelato da uno sguardo di Hermione che, per quanto non gli rivolgesse più la parola dai tempi della partita contro Serpeverde, si ritrovò obbligata a dare ragione alla compagna di dormitorio: non era il momento di parlare con Harry... e, sinceramente, non era il caso che il primo a parlargli fosse Ron-sensibilità-di-un-cucchiaino-Weasley!
A quel punto il gruppo di Serpeverde se ne andò sghignazzando e solo con l'intervento combinato di Neville, Dean e Seamus i Grifondoro riuscirono ad impedire a Ginny di lanciare qualche fattura.
Un po' tristi per quanto capitato all'amico, i Grifondoro tornarono alla Sala Comune rosso-oro (Luna declinò l'invito ad unirsi a loro e, aggregandosi ad un gruppetto di Corvonero del sesto anno tornò al suo Dormitorio) e si sedettero sulle poltrone per parlare dell'accaduto.
Come era prevedibile, la conversazione degenerò presto in una serie di propositi di vendetta contro la Casa di Serpeverde in generale e, meno di un'ora più tardi, tutti decisero di andare a dormire.
Hermione, che dopo avere sconsigliato di iniziare un qualsiasi tipo di faida si era subito messa a leggere un libro in Runico Antico, rimase infine sola e lanciò un'occhiata al proprio orologio da polso: era mezzanotte e del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto non c'era ancora alcuna traccia.
Un po' preoccupata, la riccia decise che era abbastanza tardi e che era meglio andare a recuperare l'amico prima che decidesse di passare una notte all'addiaccio per rimuginare su quanto successo dopo cena.
Silenziosamente la strega salì le scale del dormitorio maschile e, dopo avere lanciato un Incantesimo Tacitante, aprì la porta.
Dean, Seamus, Neville e Ron stavano ronfando della grossa dietro le pesanti tende dei rispettivi letti a baldacchino ma, per non rischiare di venire scoperta in ciò che stava facendo, Hermione utilizzò un paio di Incantesimi Silenziosi per aprire il baule di Harry ed Appellare la Mappa del Malandrino.
Tornata in Sala Comune, la Grifondoro srotolò la vecchia pergamena alla incerta luce delle braciere del camino e, dopo avere borbottato "Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!" attese che dalla punta della sua bacchetta venisse tracciata una perfetta mappa della scuola.
Immaginando correttamente che il suo migliore amico avesse preferito rifugiarsi in un posto isolato e ben lontano dai sotterranei dei Serpeverde, la più brillante studentessa della scuola impiegò meno di un minuto per individuare il puntino rappresentante Harry James Potter in cima alla Torre di Astronomia.
Soddisfatta, la ragazza dai crespi capelli castani si infilò la vecchia pergamena in tasca e, senza guardare altro, si apprestò ad uscire per raggiungere l'eroe del Mondo Magico.
Se fosse stata meno presa dalla preoccupazione per Harry, probabilmente, Hermione si sarebbe accorta del fatto che un secondo puntino si stava clandestinamente apprestando a salire dai sotterranei verso la torre più alta del castello...
 
Harry era seduto per terra, con gli occhi rivolti al cielo nuvoloso e la schiena appoggiata all'alto parapetto di pietra.
Quando giunse in cima alla torre, Hermione si fermò nell'ombra della zona coperta e osservò attentamente il suo migliore amico che - in quella scomoda posizione - era tanto preso dai propri pensieri da non accorgersi nè del freddo pungente né, tantomeno, della sua presenza.
Per la strega fu difficile trovare il coraggio di palesarsi, poiché sapeva che l'amico non avrebbe gradito essere visto in quelle condizioni. D'altro canto, Harry le era sempre stato vicino e - nel suo modo impacciato - aveva cercato di consolarla durante la sua crisi con Ron, quindi il minimo che poteva fare era ricambiargli il favore.
La ragazza dai crespi capelli castani stava giusto cercando le parole più adatte per iniziare il discorso quando udì dei passi sull'ultima rampa di scale.
Incerta sul da farsi, Hermione si nascose maggiormente nell'ombra e - bacchetta alla mano - rimase in attesa di vedere chi stesse salendo sulla Torre di Astronomia a quell'ora.
Nonostante nei pochi secondi prima dell'arrivo dello sconosciuto/a avesse vagliato anche quella opportunità, la ragazza rimase ugualmente stupita vedendo la Parkinson avanzare lentamente fino alla parte aperta della torre.
La Serpeverde, che era senza trucco ed indossava un semplice maglione nero su di un paio di jeans, attese qualche secondo una reazione da parte di Harry poi, vedendo che il Grifondoro si era limitato a puntare su di lei lo sguardo, disse "Ciao, immaginavo di trovarti qui..."
"In un qualche modo sembra appropriato, no?" rispose di rimando il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto con voce roca.
Hermione, che stava assistendo alla scena da una piccola e scura finestra, si trovò a chiedersi se quel posto avesse un significato speciale per loro. Le sue riflessioni vennero però interrotte quando l'altra strega si avvicinò al suo amico e, poggiandosi al parapetto, parlò nuovamente.
"Sono venuta per scusarmi..." spiegò Pansy senza trovare il coraggio di distogliere lo sguardo dal cielo nuvoloso per puntarlo negli occhi verdi del suo interlocutore "Prima mi sono comportata da vera bastarda, ma..."
"Lascia stare, ho già capito." la interruppe però il mago con la cicatrice a forma di saetta, alzandosi a sua volta per portarsi alla stessa altezza della ragazza "Quella era la versione per i tuoi amici Serpeverde. Forza, ora dimmi la mia versione..."
"Harry, non è facile..." provò a spiegare la Parkinson, mentre la voce si faceva più incerta e flebile "sapevi che una storia tra noi era..."
"Sbagliata, lo so." affermò il moro dopo un momento "Goyle si è premunito di informarmi."
"Greg è un bravo ragazzo, voleva solo evitarmi di soffrire..." affermò la Serpeverde.
"Pansy, dimmi solo una cosa..." disse Harry, afferrandola per una spalla e voltandola, così da costringere i loro sguardi ad incontrarsi "il motivo per cui vuoi lasciarmi... è per Malfoy o per altro?"
Dalla sua posizione nascosta, Hermione vide le spalle della ragazza tremare e, immaginando che stesse iniziando a piangere, si trovò quasi dispiaciuta per lei.
"Non è così semplice..." provò a dire la strega dai capelli color caffé.
"Ho capito." rispose semplicemente il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto lasciandola e mettendo le mani in tasca "Allora Goyle aveva ragione."
Per la seconda volta quel giorno Pansy vide la mano destra di Harry stringere convulsamente qualcosa in tasca ma, prima che potesse parlare, il moro continuò "Senti Pansy, quello che la vigilia di Natale ho detto a Goyle è vero... non voglio che tu soffra e, se per vederti felice devo allontanarmi da te, lo farò."
Ciò detto, prima che la Serpeverde potesse aggiungere altro, il Grifondoro se ne andò a grandi passi.
Per qualche secondo Hermione continuò a guardare in direzione di Pansy poi, decisa a consolare il suo migliore amico, tirò nuovamente fuori la Mappa del Malandrino e si affrettò a seguirlo.
 
"Ciao Harry, posso entrare?" domandò Hermione infilandosi nell'aula di Trasfigurazione dopo avere annullato l'Incantesimo di Blocco praticato dal suo migliore amico.
Era strano trovarlo lì, in quell'aula dove lo stesso Harry l'aveva trovata a piangere quando aveva visto Ron e Lavanda baciarsi per la prima volta. All'epoca la strega aveva Evocato uno stormo di canarini per rallegrarla, mentre l'amico stava raccogliendo attorno a sè una miriade di oggettini, Appellandoli con Incantesimi Silenziosi.
"Solo tu potevi metterci così poco ad annullare il mio incantesimo..." commentò il giovane mago, perdendo la concentrazione e lasciando cadere a terra una piuma d'oca spuntata "come mi hai trovato?"
"La Mappa del Malandrino..." rispose semplicemente la Grifondoro richiudendo la porta con un colpo di bacchetta ed andando a sedersi accanto all'amico.
"Sono stato un idiota a pensare che potesse funzionare..." affermò lui dopo un po', cominciando a rimettere a posto gli oggetti con semplici Incantesimi di Esilio "Tu, Ron e Ginny mi avevate avvertito, ma non vi ho dato ascolto."
"Harry, io ti ho detto quelle cose perché credevo che la Parkinson volesse ingannarti, ma..." Hermione si interruppe imbarazzata. Come dire al suo migliore amico che lo aveva spiato mentre si lasciava con la sua ragazza?
"Ma?" chiese lui, ignaro del conflitto emotivo dell'amica.
La ragazza fece un profondo respiro e spiegò "Harry, questa sera io ti stavo cercando da un po' e... beh, ti avevo già trovato prima... sulla torre..."
"Lo so," rispose semplicemente lui "e allora?"
Leggermente spiazzata, Hermione perse il filo del discorso e domandò "Lo sai? Ma come hai fatto a capirlo?"
"Ho sentito i tuoi passi mentre salivi le scale. All'inizio pensavo fossi Pansy, ma tu hai un passo diverso. Ne ho avuto la conferma quando lei è arrivata davvero, perché aveva i tacchi."
"E io che pensavo di averti preso di sorpresa..." commentò la strega dai crespi capelli castani "invece eri all'erta."
"Non così tanto." commentò amaramente il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto "Se fossi stato abbastanza attento, ora non soffrirei così..."
"Non dirlo nemmeno per scherzo!" si infervorò Hermione, senza sapere bene da dove le venissero quelle parole "Non puoi rimpiangere di esserti innamorato!"
Il ragazzo non disse nulla e la sua amica, dopo averlo abbracciato, gli chiese "C'è qualcosa che posso fare per te?"
"No, Hermione, grazie..." rispose il mago con gli occhiali poi, tirando fuori di tasca qualcosa, si corresse "anzi, sì. Per favore, sbarazzati di questo..."
Hermione osservò il pacchettino color blu metallizzato tutto stropicciato che Harry le aveva messo in mano e, senza dire nulla, se lo mise in tasca.

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Capitolo 8
*** Colei-Che-Sa-Sempre-Cosa-Fare ***


Capitolo 8: Colei-Che-Sa-Sempre-Cosa-Fare
 
Hermione ne aveva veramente abbastanza dell'infermeria e - soprattutto - di vedere i suoi amici finirci facendole prendere un colpo ogni volta.
Aveva cominciato Neville più di un mese prima quando, dopo un'accesa discussione con Malfoy, era stato colpito da una maledizione di Tiger che lo aveva attaccato alle spalle.
In quell'occasione la ragazza era corsa subito a trovarlo nel regno di Madama Chips, ma la sua preoccupazione era stata immediatamente sedata dalla strega che le aveva garantito che il Grifondoro aveva preso solo una brutta botta e che sarebbe uscito subito.
La seconda volta - solo una settimana prima - era stata molto peggiore.
La giornata, nonostante si trattasse del compleanno di Ron (il primo che festeggiava da sei anni a quella parte senza che lei gli regalasse qualcosa o gli facesse anche solo gli auguri), era cominciata in maniera spettacolare quando era scesa in Sala Comune e aveva intravisto il rosso spintonare malamente Lavanda Brown dal suo percorso blaterando come un ossesso il nome di Romilda Vane.
Visto che l'intraprendente Grifondoro del quarto anno aveva tentato di rifilare un filtro d'amore ad Harry prima della Festa di Lumacorno (e tenendo conto del comportamento veramente strano di Ron) era ovvio che il giovane Weasley era sotto l'influsso di una qualche pozione, ma Hermione non ritenne necessario avvertire di ciò la sua disperata compagna di Casa.
La ragazza dai crespi capelli castani era scesa allegramente a fare colazione certa che Harry, da bravo Eroe-Della-Porta-Accanto, avrebbe portato l'amico in infermeria e che li avrebbe visti scendere presto a colazione.
Stava prendendo in considerazione l'idea di commentare il tutto con un "Che succede, RonRon... problemi di cuore?" quando vide un Tassorosso del secondo anno sfrecciare verso il tavolo dei professori e dire qualcosa alla McGranitt e al professor Silente, che si alzarono immediatamente e lo seguirono.
Incuriosita e con un brutto presentimento, la strega li seguì ad una ragionevole distanza fino all'infermeria dove una sconvolta Madama Chips le chiuse praticamente la porta in faccia dicendo "Non ora signorina Granger. Vedrà che il signor Weasley si riprenderà!"
Le parole della strega la colpirono con una violenza tale che, quando Harry la vide all'uscita degli insegnanti, temette che qualcuno le avesse fatto un incantesimo Confundus.
E poi, naturalmente, era toccato ad Harry. Non era passata neppure una settimana da quando il mago con la cicatrice aveva salvato la vita al suo migliore amico che già veniva ricoverato a sua volta.
"Quando lo becco lo ammazzo!" garantì Ginny, soffiando come un grosso gatto nella direzione del campo da Quidditch.
I ragazzi della squadra di Grifondoro avevano appena finito di raccontare a Ron (che era ancora convalescente dal suo avvelenamento) di come il suo sostituto - in un attacco di idiozia degno del peggior Allock - avesse strappato ad un suo compagno la mazza da Battitore e con essa avesse scagliato un Bolide in testa ad Harry, rischiando di farlo schiantare da quindici metri d'altezza.
L'intera squadra di Quidditch rosso-oro era piuttosto irritata con McLaggen che - ragionò Hermione - avrebbe fatto molto meglio a restarsene nascosto per un paio di giorni senza farsi vedere, a meno che non preferisse venire linciato.
Quando Madama Chips sentì che la "temperatura" nella stanza era diventata troppo alta per giovare alla salute dei suoi pazienti, però, arrivò di corsa nei pressi dei due soli letti occupati e cacciò tutti in malo modo.
 
Ginny ed Hermione furono le ultime a lasciare l'infermeria (la rossa, pur di restare un altro po’ arrivò a fingere un capogiro che le costò l'assunzione di una pozione dal colore, dalla consistenza e - purtroppo - dal sapore di vomito) e, appena uscite, incontrarono la proverbiale goccia che fece traboccare il vaso della pazienza della più giovane delle due.
Appena fuori dalla porta, infatti, Pansy Parkinson stava immobile contro una colonna come se stesse cercando di non farsi notare mentre aspettava il momento opportuno per entrare.
Hermione sapeva bene della colossale cotta che Ginny covava per Harry fin dall'età di dieci anni e - quindi - poteva facilmente immaginare lo stato d'animo della giovane Weasley in quel momento.
La Grifondoro del quinto anno aveva sicuramente sofferto scoprendo che il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si era innamorato della Serpeverde, ma non aveva potuto dire o fare nulla tenendo conto del fatto che anche lei stava con l'ultimo di una serie non proprio brevissima di ragazzi.
Dopo lo scherzetto che la strega aveva fatto ad Harry tre mesi prima, però, le cose erano cambiate e Ginny era sempre pronta a dare man forte per qualche «azione punitiva» ai danni degli studenti verde-argento.
In effetti, riflettè Hermione vedendo la sua amica estrarre la bacchetta senza nessuna provocazione, da Gennaio la scuola si trovava in un clima di Guerra Fredda perenne, che vedeva Grifondoro e Tassorosso schierati contro i Serpeverde mentre i Corvonero - dall'alto della loro torre e con l'evidente esclusione dei membri dell'ES - cercavano di non trovarsi nella traiettoria delle Maledizioni.
Gennaio era trascorso in un clima così teso che gli insegnanti - perfino Piton, che di norma avrebbe goduto enormemente nel prendere in giro Harry sulla faccenda della sua storia con Pansy - avevano ricevuto specifici ordini di tenere il più separate possibile le due fazioni, evitando ogni elemento di attrito.
Ma quello, decisamente, non era il momento per ripensare a tutto ciò.
 
"Che ci fai qui, Parkinson?" domandò Ginny con tono di voce casuale che mal si addiceva alla bacchetta che teneva fermamente puntata sulla sua interlocutrice.
"Non sono certo fatti tuoi," ribatté la Serpeverde senza estrarre la bacchetta, facendo affidamento sull'onore dei Grifondoro che - almeno in teoria - avrebbe dovuto impedire alla Weasley di attaccare per prima "comunque sono venuta in infermeria per chiedere a Madama Chips una pozione contro l'allergia..."
"Ah sì?" ribatté con tono di scherno la rossa "E a cosa sei allergica? Ai sentimenti?"
"Fottiti Weasley!" ribatté Pansy, estraendo a sua volta la bacchetta "Lasciami passare o te ne pentirai amaramente!"
"Che paura!" esclamò la Grifondoro, mentre la sua bacchetta si portava in posizione per scagliare una Maledizione Pustolosa "Te lo dico una volta sola, Parkinson... stai lontana da Harry, o ti farò parecchio male!"
"Harry chi?" chiese ingenuamente la Serpeverde, ma Hermione vide - per un secondo - tentennare la sua maschera di divertita strafottenza "Ah... Potter! Stai tranquilla, pidocchiosa piattola, non me ne importa nulla dello Sfregiato. Per me puoi prendertelo quando vuoi!"
In un secondo la mente di Hermione passò dallo stato di pre allerta a quello di Allarme Rosso. Mentre una minuscola parte del cervello della ragazza dai crespi capelli castani registrava l'incongruenza tra le parole della Parkinson ed il suo comportamento con Harry sulla Torre di Astronomia, la sua mano si mosse da sola e - con un abile colpo di bacchetta - eresse un Sortilegio Scudo tra le due contendenti.
 
Sia Ginny che Pansy - che si erano completamente dimenticate della presenza di Hermione - vennero sorprese dalla bolla di energia magica che si era espansa tra di loro e si voltarono all'unisono verso l'autrice dell'incantesimo.
Fu in quella posizione un po’ ridicola che la professoressa McGranitt - svoltando un angolo - trovò le tre studentesse: Hermione con la bacchetta puntata verso le due contendenti e le altre (divise da un Sortilegio Scudo) intente a fissarla a bocca aperta e con le bacchette abbassate.
"Che succede qui?" domandò cautamente la vicepreside, ben sapendo che la sola presenza di Pansy Parkinson e Ginevra Weasley nella stessa stanza era di per sè una combinazione piuttosto pericolosa.
"Buongiorno professoressa McGranitt!" esclamò allora la strega dai crespi capelli castani poi, ben conscia di doversi inventare una scusa valida e convincente per evitare a se stessa e alla sua migliore amica una punizione, fece appello a tutta la propria faccia tosta e aggiunse "In realtà è colpa mia... stavo discutendo con Pansy della Teoria dei Campi Magici Duttili e - visto che lei non credeva al fatto che il Terzo Teorema di Baserel si applicasse anche agli Incanti Difensivi - le ho voluto dare una dimostrazione."
La donna sollevò un sopracciglio mentre, con sguardo da insegnante esperta, osservava le espressioni sconvolte della Serpeverde e della Grifondoro più giovane: era abbastanza ovvio che non avessero la più strapallida idea di ciò di cui la signorina Granger stesse parlando!
L'insegnante di Trasfigurazione sembrava incerta su come comportarsi di fronte alla situazione, ma una voce divertita le venne in soccorso dalle sue spalle.
"In effetti il campo effettivo di applicazione del Terzo Teorema di Baserel agli Incanti Difensivi è argomento di discussione da parecchi anni tra gli esperti..." commentò il Preside, dissolvendo il Sortilegio Scudo di Hermione con un casuale colpo di bacchetta "anche se, personalmente, ritengo sia possibile a patto che si tenga conto della Chiosa di La Forge* sull'Inversione delle Armoniche di Campo. Comunque sono felice che tali argomenti di teoria magica avanzata suscitino un simile interesse negli studenti!"
L'alta figura rivolse un sorriso a tutte e quattro le donne poi, non appena le tre ragazze ebbero riposto le rispettive bacchette, aggiunse "Vogliate scusarmi ora... amerei infinitamente vagliare le vostre opinioni al riguardo, ma ho necessità di vedere Madama Chips..."
L'anziano mago si diresse in infermeria senza aggiungere altro e la McGranitt fece un rapido cenno alle tre studentesse di andare per le rispettive strade.
 
Dopo l'incontro con Pansy, Hermione aveva lasciato che Ginny raggiungesse il resto della squadra di Quidditch per partecipare alla «caccia al McLaggen» e si era recata in biblioteca.
Fu proprio sulla strada per la parte del castello che preferiva che fece l'ennesimo brutto incontro della giornata: Draco Malfoy accompagnato dai suoi due gregari (Hermione odiava il termine scagnozzi col quale di norma li identificavano Harry e Ron) Tiger e Goyle.
"Guarda guarda, una Mezzosangue tutta sola in giro per il castello!" commentò il Serpeverde, mentre sul volto di Tiger si disegnava un sorriso maligno "Non pensi sia pericoloso per quelle come te girare senza scorta, di questi tempi?"
"Pericoloso?" ripetè la ragazza in tono sprezzante, sperando che il biondo non percepisse la sua paura "Dipende... pericoloso per me o per te?"
"Hai fegato, Granger..." commentò Malfoy, mentre i suoi occhi si accendevano di una luce di sfida assai poco rassicurante "Ma il fegato non basta, specie ora che Lenticchia e San Potter non sono in giro per farti da guardaspalle!"
"Sai Malfoy," ribatté la Grifondoro tirando fuori la bacchetta, questa volta veramente arrabbiata "credo tu non abbia passato abbastanza tempo sotto forma di furetto per imparare la lezione... credo proprio che ti servirebbe un corso di recupero!"
A quelle parole l'aria attorno a loro gelò con la stessa rapidità con cui il divertimento scomparve dalle iridi azzurre di Draco. Il ragazzo ricordava, infatti, con estrema umiliazione  la Trasfigurazione in furetto albino subita al quarto anno e - retorica sulla purezza del sangue a parte - sapeva che la strega sarebbe stata perfettamente in grado di replicare quell’incantesimo.
Purtroppo, però, la Granger era la sola ad avere una bacchetta in mano e Malfoy sapeva che la ragazza aveva abbastanza cervello da colpirlo per primo, a prescindere da quanto minacciosi potessero essere i suoi due scagnozzi e da quanto male le avrebbero fatto dopo.
Prima che la cosa degenerasse Goyle - che per tutto il tempo aveva guardato a destra e sinistra come alla ricerca di qualcosa - affermò "Attento, Capo. Vitious ha appena affacciato la testa da un'aula del corridoio."
A quel punto il biondo soffiò verso Hermione un "Salvata dalla campanella!" e se ne andò.
 
Poiché era stata una giornata molto stressante, giunta in biblioteca la ragazza preferì non dedicarsi ai compiti ma scelse uno dei numerosi tomi in runico e si mise semplicemente a leggere.
Si trattava di un avvincente cronaca relativa ad una caccia ai Giganti avvenuta molti secoli prima e la Grifondoro - presa dallo stile pulito dell'autore e cullata dall'assoluta silenziosità della biblioteca deserta - non si accorse del fatto che qualcuno le si era avvicinato finché non udì un goffo tentativo di attirare la sua attenzione mediante quello che sembrava un grugnito.
Sollevando lo sguardo verso il proprio inatteso ospite, Hermione rimase molto sorpresa nel vedere la considerevole massa di Goyle che - con un certo nervosismo - cercava di sistemarsi il nodo alla cravatta verde-argento.
"Posso fare qualcosa per te?" domandò la strega, cercando di mantenere un tono gentile, anche se si sentiva a disagio dopo i fatti di quel pomeriggio.
"Io... vorrei parlare!" affermò il Serpeverde poi, come se si fosse ricordato una cosa importante, aggiunse "Mi dispiace per oggi. A volte Draco esagera, ma è un po’ che è sempre preoccupato e si arrabbia facilmente."
"Immagino che non sia successo nulla..." rispose la ragazza poi, facendogli un cenno lo invitò a sedersi.
Goyle prese posto di fronte a lei con la grazia di un elefante e, quando  la sedia sotto di lui ebbe smesso di gemere per lo sforzo di sostenerlo, Hermione continuò "Di cosa volevi parlarmi?"
"Uh, beh... io..." il ragazzo si grattò pensosamente la nuca, poi prese coraggio e disse "senti, ho bisogno del tuo aiuto. Tu sei quella che sa sempre tutto... sei intelligente e sai sempre cosa fare, quindi puoi risolvere il mio problema!"
'Un ragionamento che non fa una piega...' si disse la Grifondoro non mancando di notare come le guance del corpulento studente si fossero colorate di rosso nel dirle quelle cose.
"Oh, d'accoro..." rispose dopo un momento di riflessione "qual è il tuo problema?"
"Il mio problema è Pansy..." bisbigliò il ragazzo a voce bassissima, come se volesse mantenere la cosa segreta o - più probabilmente - come se fosse troppo imbarazzato per parlarne ad alta voce "è ancora innamorata di Potter e ci sta male!"
 
Hermione, a quelle parole, rimase silenziosa. Durante quella terribile notte passata con Harry nell'aula di Trasfigurazione, il ragazzo le aveva raccontato che - prima di Natale - Goyle gli si era presentato davanti chiedendogli di lasciare la cugina per non farla soffrire.
Lì per lì la Grifondoro era troppo sconvolta dalla sofferenza dell'amico e - quando questi si era lamentato di aver creduto come un'idiota alla recita del bestione - non gli aveva detto nulla.
Ora, però, la situazione era diversa. Nonostante non lo avesse mai considerato stupido come facevano i suoi amici, nemmeno Hermione credeva che Goyle sarebbe stato in grado di simulare una simile preoccupazione per qualcuno se questa non fosse genuina.
Consapevole che il Serpeverde le stava chiedendo aiuto con sincerità, la ragazza dai crespi capelli castani affermò "Capisco... e cosa vorresti che facessi?"
Fu il turno di Goyle di trarre un profondo respiro prima di parlare "A Natale ho detto a Potter di lasciare in pace Pansy, perché pensavo che avrebbe avuto guai uscendo con lui... è stato così. Draco non le parlava più e Theo e Blaise volevano fargliela pagare per questo tradimento."
Spiegò serio poi, con lo sguardo di chi ripensava ad un evento spiacevole, continuò "Durante le feste sono andato a casa di Theo e ho scoperto che voleva dirlo ai genitori di Pansy... per farlo star zitto ho dovuto pestarlo per bene!"
Hermione fece una espressione disturbata alla notizia, ma ricordando chi fosse realmente Theodore Nott, non disse nulla.
"Comunque era tardi..." riprese il Serpeverde "Blaise ci era già andato. Pansy ha avuto un mucchio di storie per questo ed è stata punita. Quando è tornata, ha lasciato Potter."
A queste parole Hermione fece una smorfia: se i suoi fossero stati contrari al suo amore per Ron, lei non si sarebbe certo fatta mettere i piedi in testa per una semplice punizione.
"Tu non puoi capire..." disse allora Gregory, come se dalla sua espressione avesse compreso i suoi pensieri "per noi è diverso..."
La Grifondoro non capiva il senso delle parole dell'altro, ma decise di non approfondire ulteriormente l'argomento, così lasciò parlare Goyle.
"Pensavo che tutto sarebbe tornato a posto, ma non è così. Draco ha pensato che Pansy volesse prendere in giro Potter e l'ha perdonata, ma non è così. Oggi, quando Tiger ha raccontato della sua caduta dalla scopa non ha fatto una piega, ma appena Draco è andato via ha detto che aveva da fare ed è scappata dalla Sala Comune... Credo che è andata a vedere come sta Potter di nascosto!"
Trattenendosi a stento dal correggere gli strafalcioni grammaticali del Serpeverde, Hermione annuì "Ci ha provato, ma c'era Ginny ad impedirle di entrare..."
"Sì, beh... la Weasley è un tipaccio e non mi sorprende... comune è ovvio che a Pansy piace ancora Potter, ogni tanto la becco che piange e quando le chiedo che ha mi risponde «niente Greg, mai stata meglio»!"
"Ti rendi conto che è un po’ poco per affermare che la Parkinson sia ancora innamorata di Harry?" domandò infine la Granger che, però, da quando aveva incontrato la ragazza prima non faceva che pensare a quanto strana fosse stata la sua rottura con il suo migliore amico... forse addirittura più strana della loro relazione!
Goyle scosse le robuste spalle e disse "Non conosco bene i sentimenti, ma conosco la mia cuginetta da sempre. È così e, a questo punto, credo che la cosa migliore sia che faccia pace con Potter. Magari senza farlo sapere ai nostri compagni di Casa."
Hermione si morse un labbro, capendo che Goyle l'aveva messa in un gran pasticcio. Da una parte sapeva che - se si fosse intromessa in una faccenda così delicata - Harry l'avrebbe odiata, ma dall'altra aveva la tremenda sensazione che il Serpeverde seduto davanti a lei avesse ragione su ciò che le aveva appena detto.
'Dannazione, se faccio rimettere insieme quei due Ginny mi odierà a morte!' si disse la Grifondoro, ma sapeva di non avere alternative: come al terzo anno, quando aveva fatto requisire alla McGranitt la Firebolt di Harry temendo fosse maledetta, così anche ora doveva fare la cosa giusta.
"Devo parlare con la Parkinson," affermò infine "Quella ragazza dovrà darmi parecchie spiegazioni!"
Gli occhietti di Goyle si illuminarono come quando veniva servito il dolce dopo i pasti e, preda di un'euforia un po’ bambinesca, il grosso Serpeverde si alzò in piedi (facendo rovesciare la sedia su cui era stato fino a quel momento) e le afferrò le mani ringraziandola.
"Hem... sì..." rispose la ragazza "ora, potresti ridarmi la mia mano?"
"Oh..." rispose lui, accorgendosi in quel momento di ciò che stava facendo e lasciandole le mani come se scottassero "Sì, certo..."
"D'accordo, io vado..." disse la Grifondoro alzandosi a sua volta e raccogliendo le sue cose. Alla fine, ricordandosi di una cosa, Hermione chiese all'altro "Toglimi una curiosità... questo pomeriggio Vitious non c'era in quel corridoio, vero?"
Goyle rimase stupito da quell'affermazione, ma la sua espressione fu una risposta sufficiente per la strega che - con un sorriso - commentò "Sei uno strano Serpeverde, sai?"
 
Hermione era sempre stata una persona meticolosa in ciò che faceva e, in quell'occasione particolare, non fu da meno.
Per lei fu un pomeriggio estenuante, durante il quale dovette fare appello a tutto il proprio tatto e a tutta la propria pazienza con tre diverse «testone» per ottenere ciò che voleva, ma ci riuscì.
In quel momento si trovava davanti ad una particolarmente irritata Madama Chips che, con occhio critico, stava studiando una pergamena firmata dalla Vicepreside.
"Sembrerebbe tutto a posto..." disse alla fine, mettendosi in tasca il foglio "può andare, ma non ne capisco davvero la necessità!"
"Vede Madama," rispose Hermione con una vocetta timida che cercava di nascondere il fatto che fosse lei stessa l'autrice di tutta quella macchinazione "la professoressa McGranitt crede che Harry si riprenderebbe meglio se non dormisse qui..."
L'infermiera lasciò cadere l'argomento e, con malgarbo, porse al Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto una pozione e gli diede alcune istruzioni sul non stancarsi particolarmente.
"Ora mi spieghi cosa succede?" domandò il mago con la cicatrice a forma di saetta quando rimasero soli "Come hai fatto a convincere Madama Chips a lasciarmi tornare nel mio letto?"
"Non proprio nel tuo letto..." lo corresse la strega afferrandolo per una manica ed indirizzandolo verso il secondo piano anziché verso la torre di Grifondoro "la McGranitt pensava che - se fossi tornato al tuo Dormitorio - la tentazione di arrivare fino alla stanza del settimo anno per affatturare McLaggen sarebbe stata troppo forte. Per stanotte ti è stata preparata una delle stanze degli ospiti del secondo piano."
Con questa risposta la giovane glissò sul fatto che era stata lei a proporre quella soluzione all'insegnante di Trasfigurazione dopo averle - subdolamente - fatto sapere quanto Harry soffrisse a passare la notte in infermeria dopo averci dormito al quarto anno dopo avere assistito all'omicidio di Cedric Diggory.
"Beh, meglio che dormire in infermeria..." commentò il ragazzo allegramente "comunque non vedo l'ora di farmi una bella dormita ristoratrice. Dopodiché mi occuperò di affatturare McLaggen!"
Dal canto suo, Hermione sapeva che le cose non sarebbero state così semplici, ma non disse nulla. Meno di un minuto dopo, aprendo la porta della stanza assegnatagli, anche Harry se ne accorse.
Seduta sul letto con un'espressione tirata in viso, infatti, lo stava aspettando Pansy Parkinson.

*Geordi LaForge, ingegnere capo della U.S.S. Enterprise 1701-D ed E...piccola citazione di Star Trek, mia serie SF preferita in assoluto!

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Capitolo 9
*** La notte che non esiste ***


Capitolo 9: La notte che non esiste
 
Svegliarsi nel cuore della notte a causa di un incubo (o, in alcuni casi, a causa di una involontaria passeggiata nella mente contorta di un certo Signore Oscuro) non era certo una novità per Harry Potter. Al contrario lo era la voce assonnata che - da pochi centimetri - gli domandò cosa fosse successo.
Confuso a causa del sogno fatto, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si guardò intorno, scioccato... non era la solita voce di Ron quella che gli stava domandando se ci fossero problemi!
Se era bastata una impastata voce femminile a scioccare l'eroe del Mondo Magico, è meglio tralasciare la reazione che ebbe accorgendosi che la strana sensazione di oppressione al lato sinistro del corpo era dovuta alla presenza di una ragazza completamente nuda comodamente appollaiata sul suo braccio.
Quando ebbe ripreso il controllo di quanto rimaneva dei suoi neuroni, Harry si decise a distogliere lo sguardo dalla massa di capelli corvini che gli copriva la spalla e si mise a riflettere.
Non appena ebbe modo di pensare, il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta riuscì a ricordare tutti i fatti della sera precedente e comprese che la ragazza accanto a lui non poteva che essere Pansy Parkinson.
"Nulla, domini tranquilla..." rispose alla fine, anche se non ce n'era veramente bisogno. La strega si era infatti già riaddormentata e, a giudicare dal respiro regolare, stava facendo bei sogni.
Facendo attenzione a non svegliarla nuovamente, il giovane mago scostò delicatamente da sé la bella Serpeverde e si alzò.
Alla tenue luce della luna il Grifondoro raggiunse il piccolo bagno privato di cui la stanza degli ospiti era dotata e - aperto il rubinetto dell'acqua fredda - infilò la testa sotto il getto per schiarirsi le idee.
La sera prima Hermione lo aveva accompagnato in quella stanza e, dopo aver dichiarato col suo tono più minaccioso che «se loro due teste dure avessero tentato di uscire senza prima essersi chiariti, li avrebbe Trasfigurati entrambi in enormi Vermicoli», se ne era andata lasciandoli soli.
Il che - a pensarci col senno di poi - era stata un'ottima cosa!
I due avevano infatti parlato molto... o meglio, Pansy aveva parlato molto mentre Harry si era limitato ad ascoltarla come un ebete, già praticamente perso dopo le prime parole con le quali la strega aveva ammesso di essere ancora innamorata di lui.
Improvvisamente un particolare ricordo della conversazione della sera precedente raggiunse il cervello del giovane mago, travolgendolo con la forza e la delicatezza di un Ippogrifo imbizzarrito.
Di nuovo perfettamente lucido, Harry ricordò l'incubo appena vissuto e non poté impedirsi di rabbrividire. Rientrando in camera cercò di calmarsi e, per riuscirci, scelse di focalizzare l'attenzione sulla figura profondamente addormenta sul letto.
A giudicare da come vi si era avvinghiata, Pansy aveva trovato in uno dei cuscini del grande letto a baldacchino un valido sostituto di Harry ed il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto non poté impedirsi di rimanere diversi minuti ad ammirarla.
Il mago dalla cicatrice a forma di saetta avrebbe desiderato più di ogni altra cosa cancellare il ricordo del sogno appena fatto e rimettersi nel letto per dare il cambio al proprio cuscino, ma con suo grande disappunto si scoprì incapace di farlo.
Con quelle immagini che gli si ripetevano in continuazione nella mente, il Grifondoro si rivestì e, lanciata un'ultima occhiata a quella che - ormai - considerava la sua ragazza, afferrò la bacchetta ed uscì nel buio corridoio della scuola.
 
Con passo deciso Harry si diresse verso l'ufficio del Preside.
Nonostante i difficili momenti avuti dopo la sua «disavventura» al Ministero della Magia l'anno precedente, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto aveva da tempo concluso che Albus Silente era la cosa più vicina ad un parente che gli fosse rimasta e - in quel momento - aveva bisogno di aiuto.
Giunto davanti al Gargouille di guardia Harry pronunciò la parola d'ordine e, non appena la creatura di pietra si fu scostata, salì sulla scala a chiocciola e raggiunse il portone dello studio del Preside.
Erano le tre di notte ed Harry non fu eccessivamente sorpreso di trovare la porta chiusa. Dopo avere tentato invano di abbassare la maniglia, nonostante fosse certo che un qualche tipo di incantesimo avesse già avvertito Silente della sua presenza, Harry bussò alcuni colpi alla porta.
Fu solo dopo avere atteso almeno cinque minuti (e dopo avere ricevuto parecchi improperi dai quadri appesi nella stanza) che il ragazzo si rassegnò al fatto che - probabilmente - il professor Silente non era al castello.
Harry sapeva che le assenze di Silente erano in qualche modo connesse alle attività dell'Ordine della Fenice, ma ciò non gli impedì di sentirsi risentito per il fatto che - in un momento come quello - non ci fosse per aiutarlo.
Stizzito il giovane mago decise di passare al Piano B. Se il Preside non poteva aiutarlo, avrebbe fatto da solo!
Al ragazzo servirono solo un paio di minuti per ideare un piano di emergenza (si trattava, in realtà, del piano originale che la bestia squamosa nel suo petto gli aveva suggerito prima che la sua parte razionale avanzasse la proposta di parlare con Silente) e ancora meno per metterlo in pratica. Teoricamente il primo passo sarebbe stato quello di raggiungere la torre di Grifondoro per recuperare il Mantello dell'Invisibilità e la Mappa del Malandrino, ma Hermione si era premurata di avvertirlo che la parola d'ordine della Signora Grassa era cambiata e non aveva voluto rivelargliela per timore che cercasse di sfuggire al confronto con Pansy.
'Meglio così!' si disse Harry mentre, con passo felpato, si dirigeva verso il passaggio segreto che conduceva alle cucine... sarebbe stato comunque difficile entrare nel dormitorio senza svegliare Ron, e non era affatto certo che l'amico avrebbe approvato il suo piano!
Il giovane mago stava per imboccare le scale dei sotterranei quando, alle sue spalle, una sgradevole voce disse "Ma guarda un po'... il nostro eroico signor Potter a spasso di notte per il castello!"
 
"Ma guarda un po'... il nostro eroico signor Potter a spasso di notte per il castello!"
Sentendo queste parole, il sangue nelle vene di Harry ghiacciò. Di tutte le persone che poteva incontrare, infatti, Piton era l'unico che non sarebbe mai riuscito a raggirare.
Resistendo all'istinto di lanciare di sorpresa uno Schiantesimo all'insegnante, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si voltò con estrema lentezza e, mettendo su la sua migliore faccia da poker, rispose "Buona sera, professore... cosa posso fare per lei?"
"Dirmi cosa stavi facendo in giro per il castello a quest'ora, ad esempio." rispose l'untuoso insegnante con tono duro,  trafiggendolo nel contempo con uno sguardo di puro disprezzo.
Preferendo dire una mezza verità piuttosto che una bugia completa, Harry rispose "In realtà stavo andando nelle cucine, per vedere se riuscivo a procurarmi qualcosa da mangiare."
"Alle tre del mattino?" domandò sospettoso l'adulto, mentre i suoi occhi neri si stringevano in due fessure nel tentativo di cogliere un qualsiasi indizio di bugie.
"Sì," rispose il Grifondoro, rinfrancato dal fatto che la sua copertura sembrasse credibile... essere beccati nel tentativo di entrare nelle cucine era decisamente meno grave di ciò che stava realmente per fare "sa, oggi ero in infermeria e ho saltato la cena..."
"Ho sentito della spettacolare prestazione del signor McLaggen, a quanto pare dovrò rivedere il suo voto nell'ultimo compito di Difesa..." commentò il professore con un ghigno molto Serpeverde poi, tornando a fissare il volto del ragazzo aggiunse "comunque non raccontarmi balle, Potter. So che Madama Chips ti ha dato dell'Ossofast per rimetterti in piedi e dubito fortemente che tu senta un qualsiasi stimolo diverso dalla nausea per almeno 24 ore."
Harry avrebbe voluto protestare, soprattutto perché dopo ciò che aveva fatto con Pansy la sera precedente aveva davvero fame (in barba al saporaccio dell'Ossofast!), ma non disse nulla perché venne anticipato da Piton "So che hai tentato di entrare nell'ufficio del Preside, quindi te lo chiedo di nuovo... cosa ci fai in giro a quest'ora?"
"E' vero, sono andato dal professor Silente, ma per motivi personali!" rispose il ragazzo, preferendo non negare quel fatto visto che - probabilmente - aveva fatto scattare qualche incantesimo di allarme "Visto che non c'era ho solo pensato di farmi uno spuntino e poi tornare a letto."
"Sarei quasi tentato di crederti, Potter..." ribatté l'insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure "non posso punirti per essere andato nell'ufficio del Preside, visto che è stato lui stesso a darti la parola d'ordine, ma potrei punirti per averti trovato a bighellonare per la scuola di notte!"
Il giovane con gli occhiali quasi sperava in quella punizione, ma si rese presto conto che le parole di Piton avevano un significato ben diverso.
Quando l'uomo dal lungo naso adunco ricominciò a parlare, infatti, la mano del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si strinse automaticamente sull'impugnatura della bacchetta.
"Potrei, ma non lo farò! Conosco fin troppo bene lo sguardo che avevi mentre scendevi le scale, e non era certo lo sguardo di chi sta cercando di fare lo spuntino di mezzanotte di nascosto..."
La mente di Harry stava lavorando febbrilmente alla ricerca di un'idea per togliersi dai guai quando, senza preavviso, la bacchetta comparve nelle mani di Piton che pronunciò "Legilimens!"
 
La mente di Piton travolse le barriere mentali di Harry con molta più potenza di quanto non avesse mai fatto durante le loro lezioni di Occlumanzia e, senza che il ragazzo potesse opporre una reale resistenza, giunse fino al suo subconscio.
C'erano molte cose che Harry Potter avrebbe voluto tenere segrete all'insegnante che odiava di più in assoluto, e tra queste le due più importanti erano senza dubbio gli incontri con Silente e quelli - di tutt'altra natura - con Pansy.
Sapendo di non essere in grado di svuotare la mente abbastanza bene da bloccare ogni ulteriore visione, Harry scelse quindi dei ricordi diversi (e facilmente reperibili) e si concentrò su di essi.
La mente di Piton venne così bombardata dai più forti ricordi di vita del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto e vacillò sotto l'impatto delle immagini della lotta di quest'ultimo contro il Mostro di Serpeverde.
Piton quasi si ritrasse nel percepire con incredibile accuratezza il dolore della zanna di Basilisco che gli perforava il fianco, ma riuscì ad escludere tale ricordo ed andò oltre, trovandosi in una delle numerose stanze per gli ospiti del Castello di Hogwarts.
Per un istante l'insegnante di Difesa ebbe la visione di un ragazzo dai capelli neri che - da dietro - abbracciava una coetanea slacciandole una cravatta verde-argento ma, immediatamente, il panorama attorno a lui cambiò.
Piton rimase quasi ammirato dalla strategia di Potter di precipitarlo in un nuovo ricordo ogni volta che si avvicinava a qualcosa che non voleva vedesse, ma la sua attenzione venne immediatamente attratta da un movimento al suo fianco.
Come se si trovasse nel corpo del giovane Grifondoro, l'adulto voltò la testa e si trovò faccia a faccia con un Cedric Diggory piuttosto perplesso e scarmigliato poi, mentre udiva la voce di Potter lanciare un avvertimento, vi fu un lampo verde ed il Tassorosso si accasciò a terra morto.
In quel momento l'insegnante di Difesa capì che - per concentrarsi meglio - il suo studente stava evocando i suoi peggiori incubi e, riconoscendo quello in cui si trovava (e non avendo intenzione di viverlo), si concentrò nuovamente per superare quella difesa.
Questa volta si trovò in un sotterraneo che non conosceva ma che, stranamente, gli ricordava tanto un sottoscala. Dalle pareti di pietra pendevano catene di ferro grosse un pollice e, alla tenue luce delle rade torce che illuminavano quel posto, per un attimo Piton notò una strana collezione di soldatini di plastica poggiati su di una mensola.
Avvicinandosi, l'uomo dal lungo naso adunco notò che i soldatini sembravano tutti rotti e riparati con del nastro adesivo e che - salvo due - erano tutti di dimensioni e colori diversi.
La mente del mago percepiva la stanchezza di quella di Harry e, comprendendo che quello era uno dei ricordi che il giovane avrebbe voluto nascondergli, lasciò perdere quell'incongruenza e procedette ad esplorare la stanza.
Vi era una brandina ma, prima che potesse avvicinarsi ad osservarla, Piton sentì dei passi sopra di lui (come se qualcuno scendesse di corsa delle scale e lui si trovasse sotto di esse) e venne travolto da una manciata di polvere.
Seguendo il rumore di passi che si allontanavano, il mago si ritrovò in una stanza adornata da altissime colonne con bassorilievi di serpenti che, in qualche modo, gli ricordò le fugaci immagini viste mentre riviveva il ricordo della lotta col Basilisco nella Camera dei Segreti.
Piton rimase nuovamente colpito da quelle strane incongruenze, ma quando sentì delle urla femminili accelerò il passo nella loro direzione.
Notando che il panorama attorno a lui cominciava a trasformarsi nella zona di Foresta Proibita in cui lui, Potter e la Granger erano stati aggrediti dai Dissennatori tre anni prima, Piton raddoppiò l'intensità della propria concentrazione e superò le deboli difese del suo studente.
Grazie all'impegno dell'abile Legilimens il ricordo si stabilizzò e divenne quello di una stanza che era certo di avere già visto. Era circolare ed in pietra e, più in basso, vi era un piano su cui svettava un arco di pietra chiuso da una tenda.
Riconoscendo il luogo dove era morto Sirius Black, Severus credette per un attimo che Potter fosse riuscito a cambiare nuovamente ricordo, ma capì quasi subito che non era così.
Guardando meglio, il capo della Casa di Serpeverde notò infatti che nella stanza c'erano due persone in piedi attorno ad un fagotto di stracci.
Avvicinandosi ulteriormente, Piton comprese che quello che originariamente aveva scambiato per un oggetto buttato malamente a terra era in realtà una ragazza. I capelli neri di media lunghezza le coprivano il volto, ma l'uomo la riconobbe dalla voce non appena una delle due figure le ebbe puntato contro la bacchetta gridando "Crucio!"
 
Piton stava osservando con estrema attenzione le due figure (di cui una assomigliava curiosamente all'Oscuro Signore con i capelli di Lucius Malfoy mentre l'altra - più minuta ma non meno inquietante - aveva una forte similitudine con Bellatrix Lestrange), così rimase estremamente irritato quando tutto attorno a lui si fece buio e la nota voce di Pansy Parkinson venne sostituita da quella di una delle persone che aveva odiato di più al mondo: James Potter.
"Lily, prendi Harry e scappa! E' lui! Scappa! Corri! Io cerco di trattenerlo..."
'No!' pensò l'insegnante, comprendendo con orrore a quale ricordo il giovane Potter fosse ricorso per proteggere la propria mente dalla sua Legilimanzia.
Piton provò con cupa determinazione ad abbattere quella difesa, ma il suo controllo vacillò pericolosamente nell'udire il rumore di qualcuno che si precipita fuori da una stanza, seguito dallo spalancarsi di una porta e dalla ben nota risata maligna dell'Oscuro Signore.
"No! Harry no, ti prego!" gridò disperata la voce di Lily Evans e, in quel momento, il mago perse totalmente il controllo sull'incantesimo.
"Spostati, stupida... Spostati..." rispose una voce sibillina poi, mentre l'oscurità attorno a lui tornava ad assumere l'aspetto del corridoio di Hogwarts in cui i due si trovavano, Piton riuscì a sentire le ultime parole di una delle poche persone a cui avesse mai davvero tenuto "Harry no! Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry! Non Harry! Ti prego... per favore... lui no!"
 
L'ultimo ricordo aveva avuto sull'insegnante un impatto talmente violento che gli ci vollero una trentina di secondi buoni per rendersi conto di essere stato completamente espulso dalla mente di Potter.
Quando l'uomo sollevò lo sguardo, però, trovò ad incontrarlo una coppia di occhi verdi che conosceva fin troppo bene e, poco più a sinistra, una bacchetta spianata.
"Non ci riprovi mai più!" lo minacciò Harry e, dal tono che aveva assunto la sua voce, l'uomo comprese che era a due dita dallo scagliare una Maledizione-Senza-Perdono.
In qualunque altra situazione, Piton lo avrebbe fissato con freddezza e lo avrebbe schernito.
In qualunque altra situazione, Piton lo avrebbe certamente punito per quello che stava per fare.
In qualunque altra situazione, sarebbero certamente volati parecchi incantesimi.
"Seguimi Potter," disse invece il Capocasa di Serpeverde rimettendo in tasca la bacchetta e voltando le spalle al Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto "credo sia il caso che noi due parliamo un po'..."
 
Dopo essere riuscito faticosamente a respingere l'assalto mentale di Piton, Harry si sollevò in piedi e, furioso, gli puntò contro la bacchetta.
"Non ci riprovi mai più!"
Da una qualche parte del suo cervello c'era sicuramente un neurone che urlava al ragazzo che era già abbastanza nei guai anche senza puntare la bacchetta contro il professore che lo odiava di più in assoluto, ma Harry non lo sentiva. Piton aveva invaso la sua mente e profanato pensieri estremamente intimi, quindi si meritava una lezione... o almeno questi erano i pensieri del Grifondoro prima di incrociare gli occhi neri dell'insegnante.
Era la prima volta che Piton lo guardava così... possibile che in quegli occhi - che gli avevano riversato sempre e solo disgusto - lo stessero guardando con tristezza?
Il turbamento del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto a quella rilevazione fu tale che, quando l'adulto gli chiese di seguirlo nel suo ufficio, non oppose resistenza.
Mentre camminavano nei silenziosi corridoi della scuola, Harry ebbe tutto il tempo di cambiare idea diverse volte su cosa fare con Piton: la parte di lui che lo aveva spinto verso le cucine gli suggeriva di Schiantare l’insegnante mentre ancora gli dava le spalle e cancellargli la memoria, mentre quella che lo aveva condotto a parlare col professor Silente gli consigliava di approfittare del fatto che il Capocasa di Serpeverde sembrasse sotto l’effetto di qualche potente allucinogeno per risolvere la questione parlando.
Quest’ultimo pensiero fece sorridere il mago con la cicatrice a forma di saetta: parlare civilmente con Piton sarebbe stata un’esperienza veramente strana! Ma, d’altro canto, Piton gli era sembrato ancora più strano!
A quel punto, mentre i due procedevano nel silenzio più assoluto, il ragazzo si trovò a domandarsi perché l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure avesse cambiato così radicalmente comportamento dopo la scampagnata nella sua testa.
‘Deve essere stato l’ultimo ricordo…’ dedusse il Grifondoro mentre Piton apriva la porta del suo studio e - dopo avere acceso il fuoco nel camino con un colpo di bacchetta - vi posava sopra un bollitore ‘prima era determinato a penetrare nei miei ricordi, mentre dopo si è fatto espellere senza fare resistenza. Ma perché?’
Harry era infatti ricorso al ricordo della morte dei suoi genitori per disperazione, ma non pensava che questo potesse avere sull’insegnante un effetto diverso da quello dei precedenti, come invece era successo.
‘E’ veramente molto strano…’ si disse, mentre il professore gli faceva cenno di sedersi davanti alla sua scrivania e metteva con malgarbo due tazze di tè sul piano di legno scuro.
“Molto bene, Potter,” disse l’uomo dal naso adunco dopo un lungo momento di imbarazzante silenzio “ti ho chiesto di seguirmi perché vorrei capire cos’era ciò che ho visto… non era un ricordo, vero?”
“Nulla che la riguardi.” Rispose Harry, mettendosi immediatamente sulla difensiva e lasciando la tazza che aveva preso e che – visto chi gliela aveva offerta – conteneva probabilmente Veritaserum.
Accorgendosi del comportamento del Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto, l’insegnante di Pozioni prese un profondo respiro e, cercando di assumere un tono meno aggressivo, disse “Ascoltami, Potter… mi rendo conto che possa sembrarti una cosa strana detta da me, ma tutto quello che voglio è impedirti di fare una sciocchezza.”
Il giovane mago lo guardò in tralice e l’adulto – un po’ scocciato - continuò “So che non hai motivo di credermi, ma ti propongo un patto: rispondi sinceramente a tutte le mie domande e io non ti metterò in punizione per averti beccato in giro per il castello di notte e ti lascerò andare a fare ciò che vuoi… che ne pensi?”
Il Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto non credeva alle proprie orecchie… Piton che gli proponeva di fare finta che non fosse successo nulla se gli avesse risposto sinceramente? L’unica spiegazione possibile per un così radicale cambio di atteggiamento nei suoi confronti era un Incantesimo Confundus particolarmente potente, ma supponendo un inganno colossale, preferì una risposta prudente “Senza offesa, ma trovo difficile accettare l’idea che lei mi proponga una cosa del genere…”
“Non faccio fatica ad immaginarlo…” commentò l’uomo dagli unticci capelli neri “ma c’è una cosa di cui devi tenere conto. Io so già – a grandi linee – ciò che volevi fare e questo mi basterebbe per farti passare parecchi guai.”
“E lei quanti ne passerebbe se dicessi in giro che ha usato illegalmente la Legilimanzia su di me?” ribatté Harry prontamente.
“Come vedi abbiamo entrambi una bacchetta puntata alla testa dell’altro…” commentò semplicemente Piton e, in qualche modo, la sua ammissione di colpa riuscì a rilassare abbastanza il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, che decise di rispondere (con una certa cautela) alle domande del mago.
"Era il ricordo di un incubo." disse allora il Grifondoro, cercando di rispondere sinceramente dando però meno informazioni possibile.
"Da quello che ho potuto capire, riguarda la signorina Parkinson..." buttò lì l'ex Serpeverde che - compreso il gioco a cui stava giocando lo studente - decise di seguire le stesse regole.
"A volte mi capita di avere incubi che la riguardano..." rispose vago Harry, che in realtà dopo la loro rottura sognava Pansy quasi tutte le notti.
"Ma, evidentemente, gli altri incubi non avevano molto a che fare con questo..." gli fece notare Piton "forse perché questo non è propriamente un incubo, giusto?"
Quello era il momento di decidere se essere sincero con Piton e, con sommo stupore di entrambi i maghi presenti nella stanza, Harry rispose "No, infatti... Questo risale ad oggi."
"Deduco quindi che la signorina Parkinson ti abbia raccontato quello che le è accaduto durante le feste di Natale..." commentò piattamente l'insegnante, prima di prendere una lunga sorsata di thè.
Fu un bene che l'uomo vestito di nero avesse in mano la propria tazza, perché così se ne rovesciò una sola quando il mago dalla cicatrice a forma di saetta batté con forza le mani sulla scrivania urlando "Lei lo sapeva! Pansy è stata Cruciata dai suoi genitori e lei non ha fatto nulla!"
Piton si prese un momento per scegliere con accuratezza le parole da utilizzare, poi disse "Sì, lo sapevo. Il signor Goyle mi ha informato della cosa dopo il suo tentativo fallito di contenere l'informazione della vostra relazione..."
Il Grifondoro rimase colpito dal tono che Piton stava usando e non disse nulla, lasciandolo continuare "Vedi, la maggior parte delle famiglie Purosangue - praticamente tutte quelle più conservatrici - hanno un concetto molto rigido dell'educazione e, sapendolo, non mi è stato difficile immaginare cosa sarebbe successo..."
"Ma non ha fatto nulla per impedirlo!" esclamò il giovane mago, fulminandolo con lo sguardo.
Piton alzò gli occhi al cielo e riprese il proprio discorso "Di certo non potevo agire nella stessa maniera di Goyle, visto che il danno era già stato fatto. Così ho agito nell'unica maniera che sapevo sarebbe stata efficace... ho contattato Draco Malfoy e l'ho convinto ad andare dai Parkinson."
Una vena pulsò sulla tempia di Hary, ma il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si limitò a far cenno all'insegnante di proseguire.
"Il giovane Malfoy si è immediatamente recato dai genitori di Pansy e ha spiegato loro che la storia della figlia con te era - a suo parere - un modo per farlo ingelosire, visto che lui aveva rotto il loro fidanzamento..."
"Tutto qui?" domandò con ira malcelata il ragazzo con gli occhiali, notando che il professore sembrava avere terminato il discorso "Della gente utilizza una Maledizione-Senza-Perdono su di una studentessa della sua Casa e questo è tutto quello che lei fa in risposta?"
"Secondo te cosa avrei dovuto fare?" ribatté l'adulto, che sapeva che presto sarebbero arrivati a quel punto "Denunciarli al Ministero?"
Harry sembrava evidentemente di quell'opinione, poiché rispose "Come minimo... ma sicuramente aveva un buon motivo per non farlo!"
Piton ignorò il tono ironico del Grifondoro e rispose "Infatti, avevo dei validi motivi per non farlo..."
"Non faccio fatica ad immaginare questi motivi." rispose Harry senza traccia di ironia "Fortunatamente io non devo fare la spia per l'Ordine della Fenice, quindi posso tranquillamente denunciarli..."
"Ed era questo che volevi fare?" domandò in tono esasperato l'insegnante, ben sapendo che questo atto - benché impulsivo e tipicamente Grifondoro - sembrava molto limitato rispetto all'ira che aveva percepito in Potter.
"Oh, no... ho imparato bene la sua lezione... niente atti impulsivi!" ribatté il ragazzo "Mi farò accompagnare da Dobby a casa Parkinson e darò personalmente una lezione ai genitori di Pansy."
"Un piano veramente ridicolo..." commentò il direttore di Serpeverde scuotendo rassegnato la testa "cosa ti fa pensare di essere in grado di sopraffare due maghi adulti, anche cogliendoli di sorpresa? E poi, non hai pensato che - avendo su di te la Traccia - ti troveresti immediatamente circondato dall'Ufficio per la Regolazione della Magia Minorile?"
"Non ho intenzione di prenderli di sorpresa. Voglio dargli una lezione faccia a faccia." rispose lo studente con un tono così duro che il professore dovette ricordare a sé stesso che la persona che aveva davanti aveva tenuto testa all'Oscuro Signore e ad un Basilisco "Quanto al Ministero... a Natale il Ministro in persona è venuto a pregarmi di farmi vedere un po’ al Ministero per dare un po’ di credito al loro operato. Pensa davvero che cercherebbero di causarmi dei problemi se consegnassi due persone che hanno utilizzato una Maledizione-Senza-Perdono su di una minorenne?"
Il professore dovette ammettere che - pur nella sua follia - il ragazzo era stato estremamente lucido nell'organizzare la sua piccola vendetta. Inoltre i suoi occhi verdi, che alla luce delle candele sembravano quasi spiritati, lo fissavano con estrema attenzione come a sfidarlo a rimangiarsi la parola data precedentemente.
Era proprio una gran brutta situazione. Certo, Piton avrebbe potuto ritrattare la propria promessa e mettere Potter in punizione per impedirgli di infilarsi in un guaio enorme, ma questa opzione avrebbe avuto delle conseguenze gravi, tanto più che il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto aveva dimostrato di comprendere appieno l'influenza di cui poteva godere sul Ministro della Magia.
Maledicendo Silente ed i suoi mille viaggi segreti,  Piton si rese conto che gli restava solo una carta da giocare...
 
"Molto bene, Potter... vai pure a metterti in questo nuovo guaio." affermò l'insegnante di Difesa contro le Arti Oscure poi, godendosi lo sguardo di puro stupore del ragazzo, aggiunse "Io di certo non ti impedirò di fare qualcosa che ti farà odiare da una delle migliori studentesse della mia Casa..."
Bloccandosi a metà nel gesto di alzarsi in piedi, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto scoccò un'occhiata perplessa all'adulto e chiese "In che senso? Perché mai Pansy dovrebbe odiarmi per quello che sto per fare? Io lo faccio per lei!"
"E cosa, esattamente, stai per fare per lei?" domandò Piton con tono subdolo mentre apriva la porta del suo studio, come a dire che la loro discussione era finita "Aggredirai i suoi genitori e li farai arrestare?"
Dirigendosi lentamente alla porta, Harry ribatté "Intendo vendicarla per quello che le hanno fatto!"
Piton non aggiunse nulla finché il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta non ebbe raggiunto il corridoio poi, con noncuranza, chiese "Dimmi, Potter... tu stimi Hagrid, vero?"
"Certo che sì!" rispose il giovane, credendo che l'altro volesse insultare il suo amico Mezzogigante.
"Mentre odi i tuoi parenti Babbani... i Dursley..." riprese l'altro, facendo una strana smorfia di disgusto nel pronunciare il cognome degli zii di Harry.
"Esatto!" rispose subito lui. In fondo non era certo un segreto che lui ed i suoi zii non si potessero vedere neppure in cartolina.
"Quindi avresti stimato ancora di più Hagrid se, sei anni fa, anziché recuperarti da quel faro avesse spezzato la schiena a tuo zio e strangolato tua zia per ciò che ti avevano fatto passare nei tuoi primi undici anni di vita..." commentò serafico Piton, prima di sbattere la porta in faccia al Grifondoro.
 
Harry non si aspettava certamente un congedo del genere, quindi fu così sconcertante per lui ritrovarsi da solo in mezzo al corridoio da soprassedere su come Piton potesse conoscere le condizioni in cui Hagrid lo aveva trovato il giorno del suo undicesimo compleanno.
Ripensando alle ultime parole di Piton, il ragazzo si stupì molto nel trovarsi d'accordo con quanto aveva voluto dirgli l'insegnante.
In effetti il giovane mago era diventato così amico di Hagrid - nonostante la sua pericolosa mania per i mostri - proprio perché questi era il Gigante buono che lo aveva salvato dalla sua precedente vita con i Dursley. Se, anziché far crescere una coda da porcello a suo cugino, Hagrid si fosse comportato con la stessa violenza degli altri Giganti, probabilmente Harry avrebbe cercato di evitarlo con ogni mezzo!
Perso nei suoi pensieri, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto non si accorse di trovarsi nelle cucine del castello finché non notò una zuffa furibonda tra due Elfi Domestici che conosceva fin troppo bene: Dobby e Creacker.
Sedata la lite, ricevendo nel contempo l'ennesima occhiataccia dalla reticente creatura ricevuta in eredità dal suo padrino, Harry condusse da parte Dobby e gli annunciò che aveva bisogno che gli facesse un piacere.
 
"Già messa in atto la tua giustizia, Potter?" domandò una voce alla sua destra una decina di minuti più tardi.
Senza scomporsi, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto voltò la testa verso il proprio insegnante di Difesa che lo fissava a braccia conserte dalla porta del suo studio e, mostrando il vassoio che portava in mano, rispose "Ho impiegato un po' a scegliere la marmellata: ero indeciso tra arancia e lampone..."
Anche Piton scoccò un'occhiata al vassoio carico di vivande protette da un incantesimo di Stasi e, scuotendo la testa, evitò ogni ulteriore commento.
La parte più onesta di Harry, dopo una lunga lotta interiore con quella che considerava Piton un essere odioso e malvagio fino al midollo, riuscì a far sentire la propria voce, ricordando al Grifondoro che era stato proprio l'insegnante ad impedirgli di fare una sciocchezza di proporzioni epiche e che per questo andava ringraziato.
Con un sospiro, il ragazzo con gli occhiali richiamò Piton mentre questi stava chiudendo un'altra volta la propria porta "Professore, aspetti..."
L'uomo, un po’ stupito, mise una mano sulla porta di legno e lo fissò intensamente con i suoi penetranti occhi neri.
"Io..." cominciò Harry, non riuscendo però a trovare le parole per andare avanti. D'altronde, come si fa a ringraziare qualcuno con il quale ti sei reciprocamente odiato dalla prima volta che vi siete visti?
"Potter, lascia stare." disse l'adulto che, in verità, si sentiva a disagio tanto quanto il suo studente "Facciamo semplicemente come se questa notte non sia mai esistita... domani sarà tutto come ieri."
Apparentemente soddisfatto, Harry fece un cenno di saluto e si diresse nuovamente verso la camera che divideva con Pansy, sperando che questa avesse continuato a dormire beatamente durante la sua assenza.
"Ah, Potter!" lo richiamò alla fine Piton, facendolo voltare a metà corridoio "Cinque punti in meno a Grifondoro per la tua mancanza di perspicacia... La Signorina Parkinson preferisce la marmellata di arance, perché è meno calorica..."

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Capitolo 10
*** I tanti usi della Felix Felicis ***


Capitolo 10: I tanti usi della Felix Felicis
 
"Ed io continuo a dire che non mi piace affatto!" commentò Ron incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo dal litigio che stava avvenendo dall'altro lato della vecchia aula in disuso in cui si trovavano.
In tutta risposta, Hermione lo fulminò con una espressione a metà tra il divertito ed il minaccioso che stava ad indicare qualcosa tipo "Ron Weasley, stai attento a come ti esprimi!"
Dopo la faccenda dell'avvelenamento, infatti, i due amici avevano sepolto l'ascia di guerra e le dinamiche all'interno del «Magico Trio» erano tornate ad essere più o meno le stesse di sempre.
Più o meno, perché non era possibile ignorare le conseguenze che il riaccendersi della relazione tra Harry e Pansy aveva avuto sugli altri due Grifondoro.
Sbuffando, il ragazzo si scostò una ciocca di capelli rossi dagli occhi ed indicò con la mano il mago e la strega che stavano litigando dall'altro lato della stanza "No, a tutto c'è un limite... passi che il mio migliore amico si sia rimesso con la Parkinson. Passi anche che, per non farsi scoprire dagli altri Serpeverde, fingano di cavarsi gli occhi in pubblico per poi nascondersi da qualche parte per fare pace..."
La strega dai capelli ricci, notando che Harry era arrossito a quelle parole, si concesse un sorriso e lasciò Ron continuare "Guarda, posso anche tollerate di incontrarci in segreto per discutere insieme di cosa sta combinando Malfoy e di come impedire che provi ad ammazzare un terzo giocatore della nostra squadra di Quidditch... ma non posso tollerare lui!"
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto seguì la traiettoria tracciata dal dito del suo migliore amico e - nonostante ne condividesse i dubbi - non poté evitare di sorridere alla vista del soggetto che li aveva scatenati.
Quando Pansy gli aveva proposto di incontrarsi tutti assieme per condividere ciò che sapevano della situazione di Draco e per individuare un piano di azione, il mago con la cicatrice a forma di saetta non aveva avuto alcuna obiezione. Ciò che non si era aspettato era però che la Serpeverde - lungi dal presentarsi da sola all'appuntamento segreto - arrivasse accompagnata dal suo cuginetto preferito.
Goyle non era sembrato troppo contento della cosa e, prima ancora di salutare, i due studenti dalla divisa verde-argento avevano iniziato a discutere.
"Molto bene, Ron," sibilò allora Hermione, mentre la Parkinson sussurrava a Goyle qualcosa che lo zittì di colpo, facendogli assumere la stessa tonalità di rosso di un peperone particolarmente maturo "se non riesci ad essere abbastanza adulto per discutere di cose importanti, quella è la porta!"
Riconoscendo il tono spazientito della ragazza, al giovane Weasley tornò in mente il ricordo dei canarini che gli aveva aizzato contro non troppo tempo prima e preferì tacere.
 
"Molto bene," affermò con un gran sorriso Pansy che, dopo avere zittito le proteste dell'amico, aveva scoccato un bacio a stampo ad Harry e si era seduta su di una sedia "scusate per il contrattempo..."
"Non c'è problema..." commentò Hermione accomodandosi dall'altro lato del Grifondoro rispetto alla Serpeverde. Ron e Goyle rimasero in piedi a braccia conserte, intenti a scrutarsi a vicenda e a lanciare - di tanto in tanto - sguardi in cagnesco alle due compagne di Casa.
"Ok, vogliamo cominciare?" domandò Harry, prima che qualcuno trovasse un pretesto per litigare di nuovo. Visto che nessuno sembrava voler parlare aggiunse "Stasera siamo qui per chiarire esattamente cosa stia combinando Malfoy dall'inizio dell'anno, se è coinvolto negli attentati contro Katie Bell e contro Ron e - se del caso - cercare di capire quale potrebbe essere il suo vero obiettivo e cosa fare in merito."
"Sì, così da poterlo spedire ad Azkaban!" esclamò indignato il Serpeverde.
Harry e Pansy stavano per rispondergli ma, come avveniva praticamente sempre in qualunque altra aula di quella scuola, fu Hermione a parlare per prima.
"No, Goyle... non è così. Quello che ci preme non è far arrestare Malfoy..."
"Anche se lo meriterebbe..." commentò Ron, che non era particolarmente d'accordo con gli obiettivi che gli altri due componenti del «Trio dei Miracoli» si erano posti.
La strega dai crespi capelli castani gli scoccò un'occhiata assassina del tipo «ultimo avvertimento» e proseguì "Quello che vogliamo è prevenire un terzo attentato, così da impedirgli di diventare un assassino. Vogliamo solo aiutarlo..."
Il grosso studente fissò gli occhi della ragazza per un attimo poi, arrossendo, fece cenno di sì e si sedette con lo sguardo basso.
Sentendosi un po' stupido ad essere rimasto in piedi da solo (e non volendo tirare ulteriormente la corda con Hermione), anche Ron si sedette ed Harry riprese a parlare, riepilogando ciò che avevano sentito durante la visita di Malfoy a Magie Sinister, l'estate precedente.
Quando ebbe terminato di esporre ciò, Pansy prese la parola raccontando di quel poco che Draco aveva confidato della missione assegnatagli dall'Oscuro Signore e, successivamente, delle discussioni che ciò aveva generato quando ancora stavano insieme.
Harry riprese parlando dell'attentato a Katie e di ciò che aveva sentito dagli insegnanti.
Fu di nuovo il turno di Pansy di narrare ciò che avevano sentito dire a Piton durante la festa di Lumacorno e concluse il tutto Hermione, riepilogando i propri sospetti relativamente al possibile bersaglio del secondo attentato.
"A questo punto, " prese la parola il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, dopo avere riflettuto per un po' sul quadro che emergeva dalle descrizioni appena fatte "direi che ci sono alcuni punti su cui possiamo trovarci d'accordo: innanzitutto il bersaglio degli attentati dovrebbe essere qualcuno di importante, come Lumacorno o il professor Silente."
"Ma Voi-Sapete-Chi non affiderebbe mai un compito del genere a Malfoy..." obiettò nuovamente Ron, che non era mai stato d'accordo su quel punto "non ha neppure compiuto 17 anni!"
"Ma ciò che ha detto il professor Piton è inequivocabile." ribatté Hermione, con un tono deciso "V...Voldemort gli ha affidato un compito e, vista la natura dei primi due attentati, il compito è uccidere qualcuno."
"E, d'altro canto," aggiunse Harry "Voldemort non sprecherebbe la possibilità di avere un suo agente così vicino a Silente per colpire qualcuno di poco importante..."
Poiché non sembravano esserci altre obiezioni, Hermione espose la seconda deduzione ovvia "Secondo: i due attentati posti in essere finora non sembravano avere avuto una grossa pianificazione, mentre Malfoy lavora a qualcosa da parecchio. Ciò implica che - molto probabilmente - il suo vero piano è un altro, mentre la collana e l'idromele avvelenato sono stati attacchi estemporanei dettati dalla preoccupazione."
"Quindi il problema vero é: cosa sta pianificando Draco e, soprattutto, dove sparisce tutto quel tempo?"
Mentre diceva questo, la Serpeverde scoccò al suo amico una occhiata traversa e rimase in attesa.
"Ecco..." cominciò Goyle, dimostrando subito tutta la sua ritrosia nel parlare "sì, cioè... io non so cosa fa, però spesso ci chiede - a me e a Vincent - di fare la guardia mentre lui va in un certo posto..."
"Dove, esattamente?" domandò Hermione facendogli, nel contempo, un sorriso di incoraggiamento.
Harry, sentendo la voce del Serpeverde più sicura, cominciò a domandarsi se il ragazzo non provasse una certa attrazione per la sua migliore amica.
La sua attenzione fu però immediatamente calamitata dalle successive parole dello studente con la cravatta verde-argento.
"Si tratta della vostra stanza... la stanza segreta dove vi abbiamo beccato l'anno scorso con L'ES."
 
Anche se Goyle non fu in grado di dire loro cosa si trovasse nella Stanza delle Necessità, Harry chiuse la riunione ritenendo di avere scoperto delle cose molto interessati.
Quella sera, mentre i due gruppi si dividevano per tornare nei rispettivi dormitori, il mago con la cicatrice a forma di saetta escluse dai propri pensieri il chiacchiericcio eccitato di Ron - che sghignazzava divertito all'idea di Tiger e Goyle trasformati in bambinette con la Pozione Polisucco - e cominciò a cercare soluzioni per accedere al covo del biondo Serpeverde.
Nonostante l'impegno suo e dei suoi amici, però, la Stanza delle Necessità rimase completamente sigillata e presto il giovane mago dovette dare priorità ad uno dei pochi problemi che non poteva condividere con la ragazza di cui era innamorato: la missione affidatagli da Silente.
Dopo avere tentato - per l'ennesima volta senza successo - di ottenere il ricordo relativo agli Horcrux da Lumacorno, Harry si arrese al fatto che aveva una sola arma da giocare: la Felix Felicis che aveva vinto alla prima lezione di Pozioni grazie al libro del Principe Mezzosangue.
Quella sera Harry ne prese una sorsata sufficiente per diverse ore di fortuna e subito il liquido dorato gli «suggerì» che raggiungere Hagrid per il funerale di Aragog sarebbe stata veramente una buona idea.
Il ragazzo era appena uscito dal proprio dormitorio col Mantello dell'Invisibilità addosso, scatenando una involontaria lite tra Ron e Lavanda, quando la Pozione gli fece notare che il modo migliore per raggiungere la capanna di Hagrid era quello di passare per il corridoio della Stanza delle Necessità.
Guidato dall'infallibile certezza di stare facendo la cosa migliore, il giovane mago raggiunse l'acceso alla magica stanza e, subito, trovò una scena molto interesse.
Due bambinette di forse undici anni stavano discutendo tra loro, apparentemente su chi delle due dovesse reggere un grosso vaso di vetro con dentro dei girini.
Dopo un po' una delle due bambine sbatté con poca grazia il contenitore nelle mani dell'altra e, con una vocetta stridula, disse "Senti, Goyle... a me fa troppo male la pancia. Vado a letto!" e se ne andò.
Harry stava per chiedersi per quale motivo la Felix gli avesse suggerito di recarsi lì quando un Malfoy particolarmente incavolato comparve da una porta che fino ad un momento prima non c'era.
"Dov'è finito Tiger?" domandò scoccando un'occhiataccia alla bambina rimasta e reggendosi nel contempo una mano che sembrava tutta annerita.
"Non stava bene..." rispose Goyle semplicemente, scatenando però le ire del biondo.
"Che razza di collaboratori!" sbottò il Serpeverde con un ringhio "Andate tutti al diavolo!"
Goyle sembrava piuttosto indeciso su come agire ma Malfoy, dopo avere mandato al diavolo anche «quel fottuto armadio», gli ringhiò contro "E tu sbrigativo a chiudere quella dannata porta! Io vado a farmi medicare la mano da Daphne!"
Ciò detto si avviò giù dalle scale senza guardarsi indietro.
"Goyle, aspetta!" sussurrò il ragazzo dalla cicatrice a forma di saetta, prima che la finta bambina chiudesse la porta della Stanza delle Necessità "Fammi entrare prima di chiudere..."
La bimba bionda fissò con sguardo duro la testa fluttuante che era appena spuntata dal Mantello dll'Invisibilità poi, con voce severa, acconsentì "Va bene, ma ricorda che non è per te che lo faccio!"
"Ne sono consapevole." gli garantì il moro, raggiungendo l'apertura e infilandosi nel covo di Malfoy prima che la porta si chiudesse alle sue spalle.
Con passo infallibile Harry si mosse tra enormi scaffali straripanti di ogni genere di oggetti e resti animali poi - passando di fianco ad una scrivania sulla quale era appoggiato un busto con una vecchia tiara - trovò ciò che stava cercando.
Mezzo smontato e con un'intera collezione di strani attrezzi attorno, infatti, un grosso armadio dall'aspetto stranamente familiare svettava in un ampio spazio che era stato svuotato buttando numerose cose di lato.
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si impresse nella memoria ogni dettaglio del mobile e degli attrezzi di Malfoy poi, sapendo di avere altre cose a cui dedicarsi, se ne andò.
 
Euforico per il successo della propria missione (per il successo di entrambe le proprie missioni, in realtà) Harry entrò dal portone principale del castello, cercando di non farsi notare da nessuno.
"Harry, sei tu?" domandò una voce sussurrante, da qualche parte nei pressi delle grandi clessidre che tenevano il conto dei punti della Coppa delle Case.
Dato che il ragazzo era protetto alla vista dal proprio Mantello dell'Invisibilità c'erano poche persone nel castello che avrebbero potuto capire che era lui dal semplice aprirsi e chiudersi del portone. Anche se L'effetto della Felix Felicis era terminato, il giovane mago indovinò ugualmente chi fosse la proprietaria della voce e, sempre a bassa voce, rispose "Pansy?"
Quasi immediatamente la Serpeverde uscì da dietro le gigantesche clessidre di cristallo ed Harry, toltosi il Mantello, la abbracciò.
"Che cavolo ci fai qui a quest'ora?" domandò lui, un po' stupito di trovarla lì.
"La Granger mi ha detto che eri uscito per andare a seppellire un ragno gigante..." spiegò la ragazza dopo avergli dato un lungo bacio "Non ero certa se mi stesse prendendo o meno per i fondelli, ma tu avevi detto che oggi dovevi fare una cosa per Silente e quindi..."
"Mi sei venuta ad aspettare..." commentò lui, colpito da quel gesto di affetto.
Anche Pansy dovette accorgersi da avere agito un po' troppo da «ragazzina innamorata» per i suoi gusti, perché arrossì un po' e volle puntualizzare "In realtà sono venuta a controllare che non fosse tutta una scusa e che non stessi facendo i tuoi porci comodi con un'altra..."
Il mago rise diverto e, dopo averla baciata a sua volta garantì "No, stai tranquilla... non c'è nessun'altra!"
"Sarà meglio!" commentò la Serpeverde poi, con sguardo malizioso aggiunse "Ti ho mai detto quanto sono brava con gli Incanti Stagliuzzanti?"
"No e non ci tengo a scoprirlo!" garantì Harry poi, diventando serio, aggiunse "Oggi, prima di uscire, sono riuscito anche ad entrare nella Stanza delle Necessità e a vedere cosa sta facendo Malfoy..."
Anche Pansy si fece subito seria e, staccandosi leggermente da lui, lo invitò a spiegarsi con un "Cosa hai visto?"
Harry stava per raccontarle dello strano armadio quando, cogliendoli entrambi di sorpresa, una voce esclamò "Potter! Cosa stai facendo a quest'ora fuori dal tuo letto?"
I due ragazzi, riconoscendo la voce della professoressa McGranitt si separarono come se tra loro fosse scoppiata una bomba.
"Buonasera, professoressa..." rispose il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto-Almeno-Fino-Ad-Ora, mentre la Serpeverde si irrigidiva come se fosse stata colpita dall'Incantesimo della Pastoia "vede, non è come sembra..."
"No, signor Potter..." convenne l'insegnante scoccando un'occhiata sconvolta a Pansy che, ancora immobile, stringeva convulsamente la mano di Harry "è molto peggio..."
"Lei non capisce!" esclamò però il ragazzo, tirando fuori la stessa faccia tosta con la quale - al secondo anno - era riuscito a convincerla che lui e Ron stavano andando a trovare la pietrificata Hermione, anziché a cercare il Mostro di Serpeverde "Ho... abbiamo appena compiuto un incarico importante per il professor Silente e se lui fosse qui glielo potrebbe confermare..."
Si trattava di una versione leggermente stiracchiata della verità, ma il Grifondoro sperò che potesse essere sufficiente a toglierli dai guai, specie in considerazione del fatto che il Preside era assente da diversi giorni.
La donna li fissò con sospetto poi, stringendo gli occhi in due fessure, disse "Molto bene, Potter... in questo caso non vi dispiacerà seguirmi nel suo ufficio per avere conferma di questo."
 
Harry pose piede sulla scala mobile che lo avrebbe portato nell'ufficio del Preside con grande eccitazione.
La direttrice della sua Casa era rimasta profondamente sorpresa quando - alla notizia del ritorno di Silente - il ragazzo si era messo in testa al trio e aveva praticamente trascinato lei e la Parkinson fino ai Gargoylle di guardia, ma - bisogna ammetterlo - lei non sapeva nulla della boccetta contenente il ricordo di Lumacorno.
Scoccando l'ennesima occhiataccia alla giovane Serpeverde che li seguiva con un'espressione smarrita, la Vicepreside bussò alla pesante porta di legno che si trovava in cima alle scale e - dopo avere ottenuto il permesso - entrò.
"Scusi il disturbo, Preside," disse formalmente non appena tutti e tre ebbero varcato la soglia dell'ufficio "Ma ho appena trovato questi due studenti in giro per il castello e, visto che Potter sostiene che stava agendo per suo conto, ho pensato di interpellarla..."
Silente si voltò verso di loro e, non per la prima volta in quell'anno, Harry pensò che non ricordava di averlo mai visto così stanco.
Gli occhi azzurri dell'uomo osservarono con curiosità la coppia di ragazzi (facendo arrossire Pansy che - evidentemente - non era avvezza a sostenere il loro sguardo) ma, prima che l'anziano mago potesse chiedergli alcunché, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto affermò "Ce l'ho, signore!"
Immediatamente l'espressione di Silente abbandonò la curiosità ed i suoi occhi si accesero mentre, con tono fermo, affermava "Molto bene, Minerva... ti ringrazio. Ora torna pure ai tuoi compiti."
L'insegnante di Trasfigurazione, comprendendo che la storia dell'incarico non era una scusa, sembrò molto sorpresa e non si mosse.
Non volendo sembrare scortese il Preside - che pure riteneva di primaria importanza consultare al più presto il ricordo di Lumacorno - fece un sorriso alla sua amica e aggiunse "Ah, Minerva... Spero che non ti dispiaccia, ma preferirei che non facessi parola con nessuno dei tuoi «incontri» di questa sera..."
La Vicepreside fece un cenno di assenso e se ne andò.
Quando fu certo che fossero soli, Silente si rivolse a Pansy e le disse "Quanto a lei, signorina Parkinson, non vorrei sembrarle scortese, ma ci sono delle cose che devo discutere con Harry in privato."
"C...certamente, signore." rispose la giovane strega, evidentemente in soggezione a parlare direttamente con uno dei più potenti maghi di tutti i tempi "Se per lei va bene, io tornerei al mio Dormitorio..."
"In realtà non vorrei farla girare da sola per il castello a quest'ora..." ribatté l'anziano mago con un sorriso "perché invece non approfitta della mia biblioteca privata per ingannare il tempo?"
Una porta che Harry non aveva mai notato prima si aprì e la Serpeverde fece per avviarsi nella stanza ma venne anticipata dalla Fenice di Silente che, con un paio di battiti delle sue ali vermiglie, la sorpassò.
"Sono certo che troverà la compagnia di Fanny molto... stimolante!"
 
"Ebbene, Harry... Non c'è nient'altro di cui vorresti parlarmi prima di concludere questa ottima giornata?"
Il Grifondoro, che stava riflettendo sull'enormità del compito di identificare, trovare, recuperare e distruggere tutti gli Horcrux di Voldemort, si riscosse all'udire quelle parole e fissò il proprio sguardo in quello del suo mentore.
Già al secondo anno Harry si era sentito porre quella domanda e - in quell'occasione - aveva scelto di mentire tenendo per sé le proprie preoccupazioni.
In quel caso tutto si era risolto per il meglio, ma il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si era spesso trovato a pensare che - con quel suo comportamento - aveva messo in pericolo molte persone.
"In effetti sì," rispose dopo un momento di silenzio "Ma si tratta di una decisione che non spetta solo a me..."
"In questo caso, probabilmente, potresti voler approfittare anche tu del mio studio..." propose il mago adulto, dimostrando per l'ennesima volta un grande acume.
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto fece un cenno di assenso e raggiunse Pansy che - con suo sommo stupore - si trovava in piedi accanto al trespolo di Fanny, intenta ad accarezzare il morbido piumaggio della Fenice.
"Hai mai visto un animale più bello?" domandò la ragazza sentendolo entrare.
Anche il giovane si avvicinò al trespolo e, dopo avere salutato la creatura magica, affermò "Non mi aspettavo di trovarvi in così buoni rapporti... da quanto mi disse il professor Silente, le Fenici sono piuttosto riservate."
"All'inizio, infatti, mi guardava male..." spiegò la Serpeverde con un sorriso "credo non le piacesse la mia cravatta. Così me la sono tolta e poi le ho raccontato che stiamo assieme... dopo è stata molto più affettuosa."
"Curioso..." commentò il giovane.
Non poté aggiungere altro in quanto la strega lo prevenne affermando "Già... a quanto pare è la prima dei tuoi amici ad accettarmi..."
"Non dire così..." affermò Harry abbracciandola "non è vero e lo sai. Hermione ti ha accettata ed anche Ron... solo che a lui piace fare un po' di scena!"
A quelle parole Pansy sorrise e, cercando di togliersi dalla mente l'espressione di disprezzo della McGranitt quando li aveva beccati insieme, chiese "Allora, avete finito?"
"Sì," rispose il Grifondoro poi, guardandola negli occhi, aggiunse "ma c'è un'altra cosa... credo dovremmo raccontargli di Malfoy."
"Non so se è una buona idea..." commentò preoccupata la ragazza dopo avere abbassato la voce per non farsi sentire da altri a parte il suo ragazzo "e se poi lo fa arrestare?"
"Su questo non c'è pericolo." la tranquillizzò però il giovane "Silente non è quel tipo di persona. Lui cerca sempre la soluzione che permette di salvare tutti..."
"Schifosamente Grifondoro..." commentò allora la strega con divertimento "un po' come qualcuno che conosco!"
 
"E questo è tutto..." affermò Harry dopo avere raccontato con dovizia di particolari ogni brandello di informazione che avevano racimolato, le deduzioni che avevano effettuato e ciò che aveva visto nella Stanza delle Necessità.
Silente lo aveva ascoltato in silenzio con attenzione e - quando ebbe finito - disse "Come sempre, Harry, sono stupito di come tu ed i tuoi amici..." e lì scoccò un sorriso a Pansy "siate in grado di arrivare agli obiettivi che vi ponete..."
Il mago fece una pausa e, dopo avere congiunto le dita delle mani, riprese "A questo punto - visto anche quanto vi sta a cuore questo problema - credo sia il caso di confidarvi alcune delle informazioni a cui ho avuto accesso io. Badate, si tratta di informazioni che non devono uscire da questa stanza, poiché da queste dipende la vita di diverse persone."
Dopo che entrambi gli ebbero confermato che non avrebbero parlato con nessuno - con l'eccezione di Ron ed Hermione - Silente continuò "In effetti la missione che Voldemort ha affidato al signor Malfoy è quella di uccidere me e anch'io ritengo che la collana e l'idromele fossero solo tentativi effettuati in un momento di disperazione..."
Lo aveva detto con una leggerezza tale che sembrava stesse parlando della sua collezione di figurine delle Cioccorane, ma Harry saltò su con evidente preoccupazione chiedendo "E lei, signore? Che provvedimenti ha preso?"
"Fino ad ora mi sono limitato a cercare di anticipare il signor Malfoy, in attesa del momento adatto per affrontare il problema." rispose candidamente il canuto insegnante poi, vedendo che il giovane Grifondoro sembrava sul punto di protestare, aggiunse "Vedete, Voldemort controlla Draco Malfoy in maniera assai subdola... in effetti lo fa attraverso la minaccia di uccidere i suoi genitori!"
La bocca di Pansy si spalancò in una espressione di stupore, mentre Harry strinse il bordo del tavolo fino a farsi sbiancare le nocche di entrambe le mani.
Vedendo che nessuno dei due studenti sembrava in grado di commentare, il Preside continuò "Come potete ben immaginare, in questa situazione sono restio ad agire se non al momento più opportuno o quando si sia esaurita ogni altra possibilità. Però grazie alle vostre informazioni ho un nuovo elemento su cui lavorare... quell'armadio!"
Nello studio si fece tutto silenzioso poi, mentre l'insegnante prendeva in considerazione l'idea di mandare a letto i due ragazzi, Pansy parlò per la prima volta di sua iniziativa "Ecco, signore... io non ne sono proprio certa, anche perché non l'ho visto di persona, però, dalle descrizioni di Harry credo che l'armadio su cui Draco sta lavorando sia l'Armadio Svanitore in cui l'anno scorso Montalgue scomparve per un paio di settimane..."
"Questo fatto mi è nuovo..." rispose Silente che, forse per la prima volta quella sera, aveva concentrato tutta la sua attenzione su Pansy "immagino sia successo durante la mia assenza..."
La Serpeverde fece cenno di sì e, ricordando un altro dettaglio, aggiunse "Montalgue raccontò che, mentre era imprigionato al suo interno, si trovava in una specie di nulla. Ogni tanto gli sembrava di essere nella scuola, ma a volte sentiva parti di discorsi provenienti da..."
"Da Magie Sinister!" esclamò allora Harry, interrompendola prima che dicesse «da qualche altra parte» "Ho visto un armadio identico in quel negozio quattro anni fa! Ecco cos'era l'oggetto che Malfoy ha ordinato a Sinister di tenere..."
"Ma, se sono una coppia..." affermò Pansy dimostrando un grande acume "allora si potrebbe usarli per spostarsi da uno all'altro... magari anche ignorando il campo anti-Materializzazione di Hogwarts!"
"O, peggio, potrebbe essere utilizzato per far penetrare ad Hogwarts qualcuno... magari dei Mangiamorte!" conclusione il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto.
Il Preside rimase silenzioso per un attimo poi affermò "Molto bene, mi avete dato molto su cui riflettere e ci sono alcune precauzioni aggiuntive che è necessario porre in essere. Ora credo dobbiate proprio andare a dormire."
I due ragazzi fecero per alzarsi ma il loro interlocutore aggiunse "Avete fatto veramente un ottimo lavoro, ma - visto quanto vi ho accennato prima - vi prego di non agire di vostra iniziativa..."
 
 

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Capitolo 11
*** La Caverna, la Torre e il Draco ***


Capitolo 11: La Caverna, la Torre e il Draco
 
La rivelazione della minaccia incombente sulla famiglia di Malfoy aveva scosso profondamente Harry e Pansy che, dopo avere raccontato il tutto a Ron ed Hermione, avevano provato ad individuare una strategia efficace per risolvere la situazione del biondo.
In particolare Hermione sembrava pensare che - seguendo la logica di Silente secondo cui l'amore è il tipo di magia più forte - il modo migliore per aiutare il Serpeverde fosse fargli capire che non era solo e che, se solo lo avesse cercato, avrebbe potuto trovare aiuto.
Pansy era un po' scettica rispetto a questa strategia perché conosceva bene l'amico e dubitava che fosse possibile convincerlo che aveva la possibilità di risolvere i suoi problemi in maniera diversa da quella che si era prefisso.
La bella Serpe dovette però ricredersi quando una sera Harry le raccontò di avere trovato Draco in lacrime a sfogarsi con Mirtilla Malcontenta e di essere riuscito a malapena ad evitare (più che altro per pietà) di scontrarsi con lui.
La strega dai neri capelli a caschetto fu fiera del livello di maturità raggiunto dal suo ragazzo nel poco tempo che avevano avuto per frequentarsi e, mentre gli dimostrava inequivocabilmente quanto fosse orgogliosa di lui, rifletté sul fatto che la sua amica Mezzosangue ('Si può avere un'amica e sfotterla continuando a chiamarla così?' si chiese in un momento di quiete) forse non aveva tutti i torti: avrebbe dovuto tentare di riallacciare i rapporti di amicizia con Draco e fargli capire che non era solo.
 
Fu all'inizio di Giugno, durante un tranquillo tardo pomeriggio assolato, che la situazione di Harry mutò inesorabilmente.
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto stava progettando una romantica passeggiata al chiaro di luna con Pansy quando un suo compagno di Casa gli porse una pergamena arrotolata, vergata dalla ormai nota calligrafia del Preside di Hogwarts.
"Stasera andiamo a cercare l'Horcrux..." comunicò in un fiato ai suoi due migliori amici, prima di dirigersi a passo spedito verso l’ufficio di Silente.
Ciò che avvenne mentre correva davanti all’arazzo dei Troll in tutù, però, gli fece dimenticare l’imminente missione alla ricerca dei frammenti dell’anima dell’Oscuro Signore.
Non fu esattamente l’incontro con la professoressa Cooman a sconcertarlo - benché lo scoprire che Malfoy aveva portato a termine i propri piani proprio quella sera che né lui né Silente erano ad Hogwarts lo avesse messo in comprensibile agitazione – quanto quello che l’insegnante di Divinazione si lasciò sfuggire durante i suoi soliti sproloqui vaneggianti.
Una volta saputo che era stato Piton – lo stesso Piton che lo aveva sempre osteggiato e che il Preside si ostinava a difendere a spada tratta nonostante fosse un ex Mangiamorte – a tradire i suoi genitori rivelando a Voldemort la prima parte della Profezia sul Prescelto, Harry aveva affrontato il canuto Preside della scuola con l’intento di capire perché si fidasse di lui.
Nuovamente Silente aveva però evitato la risposta, riducendo il tutto ad un puro atto di fede nei suoi confronti: come gli aveva detto Remus Lupin a Natale, o ci si fidava di Silente e Piton, o non ci si fidava neppure di Silente.
Leggermente scocciato per la situazione (benché non vedesse l’ora di poter finalmente fare qualcosa di concreto nella guerra che stava scoppiando attorno a lui) e per nulla certo che il sistema di sicurezza posto in essere da Silente fosse sufficiente a difendere Hogwarts dai Mangiamorte e dal piano di Malfoy in assenza del Preside, il Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto raggiunse di corsa la Torre di Grifondoro con la scusa di dover recuperare il proprio Mantello dell’Invisibilità e – afferrato quanto rimaneva della Felix Felicis vinta all’inizio dell’anno – la consegnò ai suoi due migliori amici.
“Raccogliete tutti i membri dell’ES che potete,” suggerì loro ignorando le proteste di Hermione che voleva che fosse lui ad assumere la Pozione della Fortuna “dividetevi in gruppi e prendete la Felix, poi controllate il corridoio della Stanza delle Necessità e gli alloggi di Piton.”
Non si curò di spiegare il nuovo motivo che lo spingeva a non fidarsi dell’insegnante di Pozioni, ma si accertò che facessero come aveva detto prima di aggiungere “Per favore, avvertite anche Pansy dicendole che io sono impegnato con Silente, ma che Malfoy è pronto a mettere in essere il suo piano e che deve fare attenzione. Dubito che ci riuscirete, ma provate convincerla a non mettersi nei guai…”
Ciò detto, immaginando che il sorrisetto sghembo di Hermione e lo sguardo al cielo di Ron significassero che era solo un povero illuso se sperava in quanto aveva appena detto, il mago con la cicatrice a forma di saetta scese nuovamente le scale fino al portone di ingresso, dove il suo mentore dalla raggrinzita mano destra lo stava attendendo pazientemente.
 
L’esplorazione della caverna in cui Voldemort aveva nascosto il proprio Horcrux – per la precisione quello creato con il Medaglione di Serpeverde – era stata molto più pericolosa di quanto Harry avesse potuto immaginare.
Per quanto Silente fosse con lui, infatti, il ragazzo era stato costretto prima ad affrontare la difficile prova di costringere il suo anziano compagno a bere un terribile veleno e poi a confrontarsi con un apparentemente infinito esercito di Inferi pronti a farli entrambi a pezzi.
Infine, dopo essersi salvato grazie al provvidenziale intervento del Preside di Hogwarts, il giovane con gli occhiali aveva dovuto portare entrambi fuori dalla grotta (maledicendo i Dursley che non avevano mai ritenuto importante fargli fare un corso di nuoto) e poi effettuare una Materializzazione Congiunta per tornare a Hogsmeade.
Quando aveva visto la familiare porta de «I Tre Manici di Scopa», il ragazzo si era sentito al sicuro e aveva – per un attimo – creduto di potersi finalmente rilassare... certo, questo prima di vedere il Marchio Nero torreggiare in cima alla Torre di Astronomia!
La vista del simbolo di Voldemort sembrò rinvigorire il Preside che, nonostante le precarie condizioni dovute alla terribile pozione ingerita per recuperare l’Horcrux, ordinò con forza ad Harry di recuperare un paio di scope da dietro il bancone di Madama Rosmerta e di seguirlo fino al castello.
Mentre il vento gli sfrecciava nelle orecchie a causa della velocità elevata alla quale i due compagni stavano ritornando al castello, mille domande e altrettante preoccupazioni attraversavano la mente sovraffollata del giovane Grifondoro: Perché le loro misure di sicurezza non erano state sufficienti? Forse avevano interpretato male il piano di Malfoy? Cos’era successo ai suoi amici, ai quali aveva chiesto - per l’ennesima volta - di rischiare la vita per un suo capriccio?
E, soprattutto, cos’era successo a Pansy?
 
Il dubbio di Harry sullo stato di salute della ragazza di cui era innamorato era perfettamente legittimo.
Ben lungi dall’essere prudente e posata - infatti - la Serpeverde aveva reagito con grande energia alla notizia che il suo ex ragazzo (nonché ex migliore amico) fosse pronto a portare a termine il proprio piano per uccidere Silente e la notizia che quest’ultimo e lo stesso ragazzo con la cicatrice erano partiti per una missione segreta contro l’Oscuro Signore non aveva fatto altro che farle sentire maggiormente le responsabilità che sentiva sue nei confronti di Malfoy.
La mora si era subito offerta di aiutare l’ES a pattugliare i corridoi la sera ma – segretamente – aveva deciso che era giunto il momento di affrontare Draco.
Non avendolo trovato in Sala Comune si era recata nell’ultimo posto in cui il biondo era stato visto trascorrere il tempo che non impiegava nel tentativo di riparare l’Armadio Svanitore: il bagno di Mirtilla Malcontenta.
Con passo deciso la strega si diresse verso il bagno in disuso dove il suo ragazzo – anni prima – aveva preparato una Pozione Polisucco per tentare di venire a capo del mistero dell’Erede di Serpeverde (quando lui e Ron glielo avevano raccontato si era sbellicata dalle risate all’idea di Tiger e Goyle che afferravano pasticcini volanti per poi cadere addormentati dopo il primo morso!) e, liquidate un paio di pettegole di Tassorosso del secondo anno con uno sguardo che prometteva eterno tormento, vi entrò.
Come si era aspettata trovò il suo compagno di Casa intento a parlare nervosamente col fantasma che infestava il bagno, anche se si interruppe non appena la vide.
“Cosa ci fai qui?” domandò con lo stesso tono arrabbiato con cui le si rivolgeva sempre dai fatti di Natale.
“Direi che tu non sei nella posizione di fare questa domanda, visto che questo è un bagno femminile…” ribatté la ragazza dai corti capelli neri, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Questo bagno è in disuso da un’eternità,” ribatté però lui, per nulla convinto della risposta ricevuta “cosa ci fai qui?”
“Ti cercavo.” Rispose semplicemente la Serpeverde, decidendo che era inutile girare ancora attorno al discorso “Devo parlarti di una cosa e devo farlo in privato…”
Malfoy seguì il suo sguardo fino alla figura translucida della studentessa uccisa molti anni prima dal Mostro di Serpeverde, ma non accennò a chiedere al fantasma di andarsene e – anzi – commentò “Questo è il rifugio di Mirtilla, perché dovrebbe andarsene per fare un piacere a te?”
Pansy fece spallucce e – senza più indirizzare nemmeno sguardo all’altra – rispose “Non che me ne importi molto… tanto quella specie di piagnona sa già che sei un quasi assassino, quindi non credo si sconvolga più di tanto a sentirci parlare di quello che vuoi fare stanotte.”
Gli occhi di Draco furono attraversati da un guizzo di attenzione ed il ragazzo fece per estrarre la bacchetta, ma si bloccò trovandosi quella della compagna di Casa puntata in mezzo agli occhi.
“No, caro…” gli disse lei aumentando le distanze tra loro e tenendolo sotto tiro “già una volta hai cercato di evitare questo discorso con me ricorrendo alla forza. Questa volta vedi di stare buono, o mi costringerai ad appenderti al soffitto per una caviglia!”
Con un profondo respiro Draco si calmò e, assumendo l’atteggiamento meno aggressivo di cui fosse capace, rispose “Come vuoi, Pans… parliamo.”
 
“Come vuoi, Pans… parliamo.” Aveva detto Malfoy, lasciando stare la tasca in cui sapeva si trovava la sua bacchetta.
Pansy si concesse un sorriso, ma non accennò ad abbassare la guardia. Non era sicura di come poter affrontare quel discorso, ma sapeva che non avrebbe permesso a quello che considerava una delle persone più importanti della sua vita di diventare un assassino. Lo avrebbe fermato, a costo di Schiantarlo e rinchiuderlo in una delle segrete di cui la scuola era stata certamente dotata in tempi meno civilizzati.
"So quello che stai trafficando nella Stanza delle Necessità." affermò allora, evitando però di rivelare che era stato Harry a scoprirlo... di certo Draco non avrebbe apprezzato il sentir nominare il Grifondoro "Non credo che far entrare dei Mangiamorte ad Hogwarts sarebbe una buona idea... sai che rischio correrebbero gli studenti se nel gruppo di assalto ci fosse gente come Greyback o la tua cara zietta?"
"Cosa vuoi che me ne importi di tutti quei Mezzosangue e Sanguesporco?" ribatté il Serpeverde tentando, con scarso successo, di nascondere la sorpresa causatagli da quello che la strega gli aveva detto.
"Non prendermi in giro, Draco..." lo ammonì la ragazza con sguardo serio "lo so come la pensi veramente su queste cose e ti conosco troppo bene: non sei un assassino."
"A volte si diventa ciò che non si é..." ribatté il biondo "quando non si hanno alternative..."
"Ma tu un'alternativa ce l'hai!" lo interruppe però Pansy, che cercava di trasmettere la sincerità delle sue parole anche attraverso lo sguardo "Puoi chiedere aiuto a Silente, lui..."
"Silente?" ripeté incredulo Draco, mentre un sorrisetto ironico gli deformava l'espressione prima neutrale "Certo, idea geniale... Mi scusi signor Preside, non è che potrebbe proteggere me ed i miei genitori Mangiamorte da Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato? No, sa... È che lui mi ha chiesto di ammazzarla, così per poco quest'anno non ho fatto secchi due suoi studenti..."
Detta così sembrava veramente ridicola, ma Pansy aveva parlato a quattr'occhi con il professor Silente ed era certa che il potente mago fosse sincero. Fu per questo che rispose "Ti prego, Draco, fidati di me... sai che non farei mai nulla che possa nuocerti e..."
La Serpeverde dovette però interrompersi quando, cogliendo entrambi gli studenti di sorpresa, Mirtilla Malcontenta le attraversò il cuore con la mano incorporea.
Per la ragazza dai capelli a caschetto fu come ricevere una secchiata d'acqua ghiacciata in pieno viso e - distratta - abbassò per un attimo la bacchetta.
Malfoy fu lesto ad approfittare della occasione procuratagli dal fantasma e, estratta la bacchetta, la Schiantò.
"Lei non ti capisce..." commentò con un sorriso un po' ebete la ragazza spettro, certa di avere appena «conquistato punti» col Serpeverde.
"No, non mi capisce..." convenne laconico il mago mentre, con un colpo di bacchetta, legava ed imbavagliava l'amica. Con un Wingardum Leviosa la fece levitare fino ad uno dei bagni e, dopo averla posata quanto più comodamente permettessero le strette corde, si avvicinò alla porta del bagno.
"Per favore, Mirtilla, domattina chiama qualcuno e falla liberare..." domandò infine, mentre si apprestava ad andare incontro al suo destino. Per Pansy - si disse - quella notte sarebbe stato molto più sicuro rimanere chiusa in bagno.
 
Per quella che doveva essere la sesta o settima volta in quella notte, Harry maledì il destino in tutte le lingue che conosceva.
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si trovava infatti Pietrificato sul pavimento della Torre di Astronomia e, a parte maledire il destino, non poteva fare altro che osservare con odio - dalla relativa sicurezza del proprio Mantello dell'Invisibilità - i due Maghi Oscuri giunti in aiuto di Malfoy.
Quando lui e Silente erano atterrati in cima alla torre su cui svettava il Marchio Nero, infatti, il giovane Serpeverde li stava aspettando ed era riuscito a Disarmare il Preside della scuola mentre questi utilizzava un Incantesimo della Pastoia Total Body su di lui, così da impedirgli di lanciarsi nello scontro con altri Mangiamorte.
Immobilizzato ed invisibile, il mago con la cicatrice a forma di saetta aveva tentato inutilmente di lottare contro la potenza del sortilegio del Preside poi, rinunciandoci, si era concentrato sulla discussione tra questi e l'ex della sua ragazza.
Draco non sembrava particolarmente pronto a commettere l'omicidio che Voldemort gli aveva commissionato e, anzi, era rimasto stupito dal fatto che il suo bersaglio conoscesse il suo piano in ogni minimo dettaglio e, nonostante questo, gli avesse permesso di porlo in essere pur di non metterlo in pericolo.
Harry era arrivato a credere che Malfoy fosse pronto ad accettare l'aiuto offertogli da Silente quando, con uno schianto, altri due Mangiamorte raggiunsero la terrazza della torre prendendo in mano la situazione.
Fu in quel momento che il mago con gli occhiali ebbe modo di conoscere di persona il famigerato Fenrir Greyback, il licantropo che utilizzava la propria maledizione come un dono di morte contro gli avversari di Voldemort.
"Tu, Fenrir?..." commentò Silente dopo uno scambio di battute col primo Mangiamorte, appuntando lo sguardo sull'uomo dal volto scoperto e dagli aguzzi ed insanguinati denti.
Proprio così," rispose il Mannaro, e ad Harry parve di sentire nella sua voce un tono compiaciuto "contento di vedermi, Silente?"
"No, non posso dire di esserlo..." rispose il Preside, puntando uno sguardo di disappunto sul giovane Malfoy che abbassò subito lo sguardo.
Greyback sorrise a quella risposta e del sangue colò sul suo mento. Il Lupo aveva attaccato anche senza la luna piena!
"Però sai quanto mi piacciono i ragazzi, Silente." rispose con un ghigno malvagio, lasciando intuire che quella notte aveva attaccato uno studente e facendo correre un brivido di preoccupazione lungo la spina dorsale di Harry, che subito ricominciò a concentrarsi per combattere l'effetto dell'incantesimo del Preside.
"Devo dedurre che adesso attacchi anche senza la luna piena?" domandò L'uomo anziano "Questo è del tutto insolito... hai sviluppato un gusto per la carne umana che non può essere soddisfatto una volta al mese?"
"Già!" affermò il Mangiamorte con orgoglio "Ti sconvolge, questo, Silente?" Ti terrorizza?"
"Be', non posso fingere che non mi disgusti." ribatté l'interpellato con voce improvvisamente più dura "E sì, mi sconcerta un po' che il nostro Draco abbia portato proprio te nella scuola dove vivono i suoi amici..."
 
Né Harry né Silente sapevano che questo scambio di battute aveva risvegliato in maniera dolorosa in Draco il ricordo della discussione avuta con Pansy nel pomeriggio, perciò rimasero sorpresi quando il ragazzo sbottò con veemenza "Io non sapevo che quel... coso sarebbe venuto, io..."
"Basta con queste sciocchezze, moccioso!" intimò però il Lupo Mannaro (che non pareva troppo felice di essere stato chiamato «coso»), interrompendo il tentativo del giovane Serpeverde di giustificarsi "L'Ordine della Fenice ci ha quasi sopraffatti laggiù, quindi sbrigati ad accopparlo e andiamo!"
Ma il Serpeverde stava pensando a tutt'altro. 'Aveva ragione Pansy, su tutto...' si disse, mentre con mano tremante sollevava la bacchetta 'Silente era davvero disposto ad aiutarmi ed io ho messo in pericolo i miei amici...'
"Sbrigati!" ringhiò allora l'altro Mangiamorte, un tipo dalla corporatura massiccia e di poche parole.
'Non sei un assassino.' ripeté nella mente del ragazzo il ricordo di Pansy 'Non sei un assassino.'
E, per Merlino, aveva ragione!
In un istante Draco seppe cosa fare e, voltandosi di scatto verso i propri presunti compagni, gridò "Bombarda!"
 
Harry stava lottando con forza contro l'incantesimo paralizzante: era frustrato per il fatto di non riuscire ad intervenire in quel momento così importante e questo lo stava facendo infuriare.
Per un attimo sentì la propria energia magica accumularsi dentro di lui, ma capì immediatamente che non sarebbe riuscito ad indirizzarla in maniera tale da liberarsi: per quanto avesse un nuovo motivo per odiare Piton, non riuscì ad ignorare quanto gli aveva insegnato non molto tempo prima.
Costringendosi a calmarsi, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto fece un respiro profondo e cominciò a concentrarsi per combattere l'energia che lo immobilizzava.
L'improvviso voltafaccia di Malfoy, però, quasi gli fece perdere la concentrazione. Il Serpeverde aveva scagliato un Incanto Esplosivo verso Greyback e l'altro Mangiamorte ma quest'ultimo - che evidentemente non si fidava del ragazzo - fece in tempo ad erigere un Sortilegio Scudo per proteggersi.
Mentre il Lupo Mannaro si rotolava a terra nel tentativo di spegnere le fiamme che gli stavano bruciando il mantello e i capelli, l'altro Mago Oscuro scagliò un Anatema-Che-Uccide verso il Serpeverde, mancandolo di pochi centimetri e costringendolo a buttarsi a terra per evitare pezzi del cornicione sbriciolati dalla Maledizione.
'Ora o mai più!' si impose Harry, concentrandosi al massimo delle proprie capacità nell'idea di spezzare il giogo del Petrificus che lo teneva immobilizzato.
Inizialmente sembrò che non stesse ottenendo risultati poi, mentre Greyback si rialzava ed il suo compagno si apprestava a dare il colpo di grazia a Malfoy, si sentì nuovamente in grado di muoversi.
Senza nemmeno riflettere il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta si sollevò in piedi e, prima ancora che il suo Mantello toccasse terra, un dardo cremisi saettò dalla sua bacchetta centrando il Mangiamorte più grosso al petto.
Malfoy sembrò stupito di vederlo comparire dal nulla in suo aiuto, ma si riscosse in fretta quando vide Greyback pronto ad attaccare.
"Relascio!" gridò il Serpeverde da posizione supina, puntando approssimativamente la bacchetta nella direzione del Mannaro.
Il Licantropo venne colpito con forza dall'energia magica, che gli fece perdere l'equilibrio e rotolò giù dalle scale della torre.
Subito Harry si apprestò a seguirlo per dargli il colpo di grazia, ma la voce di Draco lo bloccò "Aspetta, Potter!"
Il mago con gli occhiali si voltò verso il suo inabituale alleato e vide che questi si era avvicinato a Silente, che sembrava ancora più debole e pallido di prima.
Con un sospiro anche Harry si avvicinò ai due, ma tenne la bacchetta puntata verso la porta della torre.
 
"Che sta succedendo qui?" domandò la tagliente voce di Piton, mentre l'oscuro professore usciva dall'ombra della tromba delle scale.
Di tutte le scene che si era immaginato, però, quella che si trovò di fronte dopo avere scavalcato il corpo privo di sensi di un Mangiamorte era davvero L'ultima: Potter e Malfoy, entrambi con la bacchetta saldamente puntata verso di lui, stavano vegliando un Silente in condizioni piuttosto malridotte.
"Severus!" lo salutò con forzata allegria il vecchio Preside, lanciando nel contempo un'occhiata significativa ai due studenti che - con una certa reticenza - abbassarono le bacchette e si fecero da parte.
"Non ti vedo affatto bene, Albus..." commentò seccamente l'insegnante di Difesa, mentre eseguiva alcune Contromaledizioni silenziose.
"Sai che ho piena fiducia nelle tue capacità, Severus..." ribatté il Preside poi, voltandosi verso l'insegnante, aggiunse "come sta andando lo scontro di sotto?"
"Bene, per quanto ho potuto vedere." rispose con asprezza l'uomo dal naso adunco "Ti avrei potuto dire di più se tu mi avessi informato su quanto stava per succedere..."
Malfoy osservò stupito quello scambio di battute mentre Harry, che sospettava che Silente avesse taciuto a Piton del probabile attacco affinché quest'ultimo non lo riferisse a Voldemort, si affrettò a cambiare argomento "Direi che i Mangiamorte sono in fuga, signore..."
Tutti si voltarono verso di lui, ma senza farci caso il giovane continuò "Stanno cercando di raggiungere i cancelli, ma Hagrid e Fierobecco ne hanno intercettati un paio..."
A quelle parole anche Draco si voltò verso il parco ed i suoi occhi grigi furono attratti dalla grande forma grigia di un ben noto Ippogriffo che - con una certa ironia - stava attaccando ferocemente McNair.
Il Serpeverde stava per domandare cosa ci facesse al castello quella bestia - che già una volta lo aveva attaccato e che era riuscita misteriosamente a sfuggire al boia contro cui ora si stava avventando - quando un forte gemito di Potter attirò la sua attenzione.
Il Grifondoro si era accasciato a terra e, cercando di sopportare un evidente dolore, si premeva con forza la mano sinistra sulla famosa cicatrice.
"Ma... cos'ha?" domandò il biondo, notando che i due insegnanti guardavano il coetaneo con occhi estremamente preoccupati.
"Concentrati, Potter!" affermò ad un certo punto Piton, afferrandolo per le spalle e scuotendolo con forza, così da obbligarlo a focalizzare la sua attenzione su di sé "Escludilo dalla tua mente, o si accorgerà della tua presenza e ne approfitterà come lo scorso anno al Ministero!"
Il Preside scoccò uno sguardo di disapprovazione all'altro adulto, ma non disse nulla in quanto le parole dell'insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure parvero riportare Potter tra loro.
Con un cenno, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto li rassicurò di essere riuscito a separare - almeno parzialmente - la sua mente da quella del Signore Oscuro poi, mentre Piton lo lasciava come se si fosse accorto solo in quel momento di avere afferrato a mani nude un calderone bollente, disse "era lui.., era... molto arrabbiato..."
"I primi Mangiamorte sono tornati al loro Quartier Generale riferendo della sconfitta subita, immagino..." commentò Silente con una gravità nello sguardo che mal si addiceva alla buona notizia riferita dal mago con gli occhiali.
"Sì," convenne Harry, alzandosi in piedi con una mano appoggiata al parapetto della torre per non perdere l'equilibrio "stava... interrogando Greyback. A suon di Cruciatus!"
"In questo caso non ci rimane più molto tempo." commentò seccamente Silente alzandosi in piedi poi, rivolgendosi al proprio subordinato "Severus, devi recarti immediatamente a Malfoy Mannor per prelevare la padrona di casa, prima che Voldemort decida di attaccarla per punire il tradimento di Draco!"
A quelle parole il giovane Serpeverde ebbe un sussulto: da un lato sapeva - infatti - che la sollecitudine del capo dell'Ordine della Fenice era necessaria, ma dall'altro aveva paura ad affidare la salvezza di sua madre a Piton, che sapeva essere un fedele servitore di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Fu Potter che, per motivi completamente diversi dai suoi, lo tolse da quella situazione di incertezza.
"No!" disse infatti il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, bloccando il professore di Difesa prima che potesse avviarsi verso l'uscita della Torre di Astronomia "A quanto pare lei è il solo a sapere come curare il professor Silente... andrò io a Malfoy Mannor!"
"Non dire idiozie, Potter" rispose duramente Piton "Tu non sai neppure dove si trova Malfoy Mannor... e poi, se ti trovassi di fronte l'Oscuro Signore..."
"Avrei più possibilità di lei di tenergli testa per il tempo necessario a sfuggirgli!" rispose Harry con una sicurezza incrollabile che spiazzò l'insegnante.
Anche Malfoy dovette percepire quella sicurezza, perché subito si accodò al Grifondoro affermando "Vado con lui... io so come arrivare a casa mia!"
"Ottimo!" affermò allora il mago con la cicatrice, lanciando con un gesto secco al biondo la scopa con cui era arrivato Silente ed inforcando l'altra "Atterreremo appena fuori dalle mura e ci Smaterializzeremo..."
Piton stava per protestare nuovamente, ma venne bloccato dal Preside che affermò "Appena recuperata la signora Malfoy usate la Metropolvere per raggiungere il camino del mio studio..."
I due fecero cenno di sì e, in un batter d'occhio, scomparvero alla vista.
"E' una follia, Albus..." commentò l'insegnante nerovestito mentre, dopo essersi passato il braccio sinistro del Preside sulle spalle, lo aiutava a camminare fino al suo studio. Era davvero una follia... Potter e Malfoy non avevano alcuna speranza di tenere testa a Voldemort neppure nell'improbabile caso che non si scannassero a vicenda!
Come se gli avesse letto nel pensiero, il vecchio dalla barba argentea sorrise e commentò "Quei ragazzi sono cresciuti in fretta, ma temo non sia abbastanza. Presto dovranno lottare e sarebbe bene che riuscissero a farlo uno a fianco dell'altro..."
 
"Preoccupato per i tuoi amichetti, Potter?" domandò cupo Draco mentre con la bacchetta colpiva il cancello del grande parco di Malfoy Mannor.
Non essendo possibile Materializzarsi nei possedimenti della ricca famiglia Purosangue, i due studenti lo fecero fuori dall'ingresso principale e, non appena i battenti di ferro si furono spalancati, inforcarono nuovamente le scope che si erano portati dietro e partirono alla volta dell'immensa villa padronale che svettava in cima alla collina.
Mentre il cancello dietro di loro si richiudeva - riattivando così le interdizioni magiche poste sull'intera tenuta - il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto scoccò un'occhiataccia al compagno e rispose "Anche..."
Chino sulla scopa, Malfoy gettò una fugace occhiata al Grifondoro e - dalla sua espressione dolorante - comprese che parte della sua mente doveva ancora essere in contatto con quella dell'Oscuro Signore.
Preoccupato, il biondo Serpeverde accelerò al massimo e chiese "Sta venendo qui, vero?"
"Paura, furetto?" commentò Harry che - tutto sommato - non aveva completamente perdonato Malfoy per averli ficcati tutti in quel guaio "Non preoccuparti... se è successo qualcosa a Pansy, Voldemort sarà l'ultimo dei tuoi problemi..."
Il biondo gli scoccò un'occhiataccia. Anche se - in fondo - sapeva che Pansy non si sarebbe tirata indietro così facilmente dalla sua relazione con Potter, faceva comunque male toccare per mano il fatto che la tua ex sta con il tuo rivale di sempre.
Riconoscendo però nello sguardo del moro una reale preoccupazione per la strega, il Serpeverde si limitò a rispondere "Tranquillo, prima di far entrare i Mangiamorte ad Hogwarts l'ho schiantata e chiusa nel bagno di Mirtilla Malcontenta!"
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto fece cenno di aver compreso e commentò semplicemente "Sbrighiamoci!"
Harry riteneva infatti che non sarebbe stato di grande utilità per Malfoy sapere che Voldemort aveva appena usato una Cruciatus per togliersi dai piedi Rodolphus Lestrange, che aveva la colpa di non essersi scansato abbastanza in fretta dal suo cammino mentre usciva dal proprio covo...
 
I due atterrarono davanti al portone principale e Draco stava per aprirlo quando Potter gli disse le ultime parole che avrebbe voluto sentirsi dire "Presto, è qui!"
Malfoy sussurrò una parola d'ordine e spalancò i battenti in legno rinforzato con forza tale che Buky, l'Elfo Domestico incaricato da sua madre di controllare chi si fosse avvicinato al Mannor a quella tarda ora, venne sbalzato via.
"Madre, Dove siete?" urlò Draco con quanto fiato aveva in corpo, mentre una lontana ma potentissima esplosione sottolineava come le difese del Mannor stessero venendo aggredite dalla potentissima Magia di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
"Draco...? Cosa sta succedendo?" rispose di rimando Narcissa Black in Malfoy, scendendo un ampio scalone di marmo con indosso unicamente una raffinata camicia da notte in seta bianca e con i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle "Cosa ci fai qui e..."
La Purosangue si interruppe vedendo un alquanto provato Harry Potter reggersi ad un mobile dell'ingresso ed il figlio ne approfittò per correrle incontro e - dopo averla trascinata senza troppe cerimonie verso il grande camino del salotto - dirle "Non adesso, Madre... ora dobbiamo fuggire!"
Senza ulteriori indugi, la donna seguì i due ragazzi nell'attiguo salone di rappresentanza e vide che il figlio stava aprendo ad uno ad uno i cassetti di un antico mobile di rovere.
"Per Morgana, ma dove diavolo è la Polvere Volante?" sbraitò il ragazzo biondo, mentre il suo improbabile compagno tirava fuori la bacchetta ripetendo "Muoviti, dannazione!"
Comprendendo il piano di Draco, la signora Malfoy corse verso il camino e aprì un piccolo scomparto segreto tirandone fuori un contenitore d'avorio intarsiato e ne tolse il coperchio affermando nel contempo "Eccola! Ma dove vuoi andare?"
"Troppo tardi!" gridò però Harry, mentre l'intera parete del salotto esplodeva in un inferno di fiamme e calcinacci.
 
La cicatrice gli bruciava terribilmente e - nei momenti di maggior dolore - riusciva ad intravedere ciò che passava sotto gli occhi carmini del Signore Oscuro.
Lo vide chiaramente sfondare la porta del proprio covo con uno stizzito gesto della bacchetta e percepì il terrore nei Dissennatori che si affrettarono ad allontanarsi dal suo percorso.
Dopodichè - mentre stava entrando nel Mannor - lo vide girare su sè stesso e Smaterializzarsi.
Un istante dopo percepì l'ira di Voldemort che veniva respinto dalle difese magiche della villa.
Sapendo che il tempo a loro disposizione stava per esaurirsi, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto lanciò a Malfoy un avvertimento che venne subito sottolineato da una potentissima esplosione, segno che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato aveva superato le difese esterne.
Mentre il Serpeverde al suo fianco cercava la madre e la trascinava verso il camino più vicino, Harry sprofondò nella mente dell'Oscuro Signore e vide che stava volando ad alta velocità verso la loro posizione.
Malfoy sembrava non riuscire a trovare la Polvere Volante così Potter pensò bene di incitarlo di nuovo mentre - per precauzione - estraeva la bacchetta e la puntava verso Voldemort.
Fu Narcissa a trovare la maledetta polverina in uno scomparto segreto del camino, ma ormai era tardi. La bionda signora Malfoy aveva appena domandato la loro destinazione quando, con un Bombarda dalla potenza devastante, l'Oscuro Signore penetrò in casa.
"Troppo tardi!" affermò con cupa determinazione il solo Grifondoro nella stanza mentre una coppia di occhi color brace si posava su di lui.
 
"Ma guarda che sorpresa..." commentò la lugubre voce del Signore Oscuro, mentre la sua bacchetta si muoveva nella direzione del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto "tre nemici in una volta sola. Forse questa serata non sarà la delusione che temevo!"
Harry non disse nulla ma si preparò a combattere. Sapeva che la sua bacchetta aveva la peculiare caratteristica di poter contrastare quella del mago oscuro, ma per riuscirci doveva essere pronto a scagliare un incantesimo nello stesso momento in cui anche l'altro lo avesse fatto.
"Sai Draco, mi hai deluso profondamente..." aggiunse poi, gelando con un solo sguardo Draco che aveva alzato la bacchetta per tentare di combattere "e non è una buona idea deludere Lord Voldemort!"
Ciò detto, l'uomo dalle sembianze serpentine si apprestò a lanciare una maledizione sul biondo, ma dovette desistere per deviare uno zampillo di luce blu scaturito dalla bacchetta di Narcissa Malfoy.
Subito Harry si mise davanti al Serpeverde e - dopo avere sussurrato a Malfoy di scappare - si concentrò sul suo avversario e disse "Avanti, Riddle... Perché non te la vedi con me? O hai paura?"
Gli occhi di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato lampeggiarono d'ira ma il mago - conscio del Prior Incantatio che legava le loro bacchette - non reagì e si limitò a dire "Come preferisci, Potter... allora sarai tu il primo!"
Il mago con gli occhiali sentì distintamente il suono delle fiamme del camino che aumentavano di intensità e la voce di Malfoy borbottare il nome della loro Scuola. Non ebbe bisogno di guardare le fiamme - che immaginava essere mutate  nel solito color verde smeraldo tipico dell'uso della Metropolvere - per comprendere di essere rimasto solo.
Consapevole che la sua sola speranza di salvezza consisteva in quello stesso camino appena usato da Malfoy, Harry decise di non aspettare ulteriormente e fece l'unica cosa che Voldemort non si sarebbe mai atteso: lo attaccò per primo.
"Expelliarmus!" gridò, ben conscio del fatto che il suo avversario sarebbe stato preparato a quell'attacco.
L'Oscuro Signore eresse infatti un Sortilegio Scudo talmente potente da deflettere dieci attacchi come quello dello studente, ma il semplice scontrarsi dei due incantesimi fu sufficiente a scatenare nuovamente lo stesso fenomeno avvenuto due anni prima, la notte della rinascita di Voldemort.
"Sei uno sciocco, Harry..." affermò il mago oscuro mentre entrambe le bacchette - ormai collegate dalla risonanza delle piume di fenice che contenevano - cominciavano a vibrare "due anni fa sono stato sorpreso dal comportamento delle nostre bacchette, ma ora non più. Mi sono fatto spiegare da Olivander la faccenda dei nuclei gemelli e so come sconfiggerti!"
Ma il mago con la cicatrice, nonostante il punto d'impatto tra i due flussi magici si stesse avvicinando a lui, non era preoccupato... per quanto fosse di norma avventato, infatti, questa volta aveva scelto di seguire il suggerimento di Piton ed elaborare un piano prima di agire.
"Davvero?" domandò come avrebbe potuto chiedere se veramente le previsioni meteo davano pioggia per il giorno dopo "Però c'è qualcosa di diverso dall'ultima volta... non lo hai notato?"
Gli occhi dell'Oscuro Signore si strinsero leggermente mentre osservava il flusso magico come a volerci trovare una qualche anomalia, ma non era a questo che Harry si riferiva.
Prima che l'altro potesse capire a cosa si riferiva con la sua criptica frase, il Grifondoro afferrò la bacchetta con entrambe le mani e le diede un forte strattone verso l'alto, facendo sì che l'energia magica colpisse il soffitto del salotto, facendolo a pezzi.
Diverse tonnellate di marmo crollarono sulla testa dell'Oscuro Signore che fu costretto a proteggersi dalla pioggia di letali pietre erigendo una cupola argentea attorno a sé.
Approfittando dell'attimo di tregua, Harry coprì i due metri che lo separavano dal camino e, schivando un frammento di marmo grande quanto la testa di Hagrid, afferrò il delicato contenitore della Polvere Volante.
Nella sua mente il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto poteva sentire l'impazienza di Voldemort che - con foga - trasfigurava la roccia che lo aveva sepolto, ma non si voltò.
Senza neppure aprirlo, il giovane gettò l'intero contenitore nel fuoco e, non appena le fiamme divennero verdi, vi si buttò in mezzo gridando "Hogwarts, ufficio del professor Silente!"

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Capitolo 12
*** Disposizioni e Chiarimenti ***


Mi scuso per l'allucinante ritardo, ma ho avuto un periodo complicato in ufficio...spero mi perdonerete!
 

Capitolo 12: Disposizioni e Chiarimenti
 
L'alba si levò lenta nella finestra della sua stanza nella Torre di Grifondoro ma Harry - perso in mille pensieri e circa il doppio di preoccupazioni - non la notò quasi.
Gli eventi della notte precedente rimbalzavano nella sua mente come Bolidi impazziti rinchiusi in una stanza e, non per la prima volta, il ragazzo desiderò di possedere un Pensatoio in cui rinchiuderli per poterli esaminare con maggiore cura.
Le sue preoccupazioni - strano a dirsi - non erano concentrate tanto sui terribili eventi avvenuti, quanto sulle ripercussioni che questi avrebbero avuto nel futuro. Ripercussioni che aveva appena intravisto durante la discussione avuta la sera precedente con Silente, ma che sembravano trovarsi lì, appena oltre la portata della sua percezione.
Istintivamente la mano del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto corse alla tasca dei pantaloni con i quali si era coricato, dalla quale estrasse il medaglione di Serpeverde.
O meglio, quello che aveva creduto essere il medaglione di Serpeverde fino a quando lui ed il Preside non lo avevano aperto, appurando che si trattava di un falso.
'L'ennesimo problema in un oceano di problemi...' rifletté il giovane mago, mentre una vocetta nella sua testa gli faceva notare quanto alto fosse stato il prezzo pagato per quel falso Horcrux: Neville, Vitious e Moody erano rimasti feriti in maniera superficiale, ma Bill Weasley era stato sfigurato dall'assalto di Greyback e - anche se sembrava avere evitato il pericolo della contaminazione da Lupo Mannaro - il suo volto non sarebbe mai più stato lo stesso.
E poi, naturalmente, c'era Silente.
Harry non lo aveva mai visto così debole e provato come quando era apparso nel suo camino dopo essere sfuggito a Voldemort.
Quando la sera precedente il ragazzo era comparso nello studio dell'anziano uomo, ricevendo occhiate stupite dai due Malfoy e da Piton (che - in tutta evidenza - lo ritenevano spacciato), Silente si era affrettato a sigillare il proprio camino, ma  quel semplice gesto sembrava essere stato sufficiente a privarlo di ogni energia. Quando poi i due Grifondoro erano rimasti soli per esaminare il medaglione, il mago con gli occhiali aveva avuto la netta impressione che il suo mentore faticasse a rimanere sveglio e concentrato.
'Speriamo che stamattina stia meglio!' si disse il giovane afferrando gli occhiali ed aprendo le tende del proprio baldacchino il più silenziosamente possibile. Dopo i fatti della sera precedente - che, come era logico aspettarsi, erano immediatamente divenuti di pubblico dominio nonostante i professori avessero tentato di tenerli segreti - a nessuno studente era permesso uscire dalla propria Sala Comune, ma Harry dubitava che qualcuno gli avrebbe impedito di recarsi in Infermeria. Ciò che realmente temeva era che i suoi compagni di Casa lo bloccassero per ore per farsi raccontare gli eventi della sera precedente, così come avevano già tentato di fare quando la McGranitt lo aveva riaccompagnato al Dormitorio con Ginny, Ron ed Hermione.
Nel più assoluto silenzio si vestì e, constatato che Ron dormiva ancora, si infilò la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans e scese in Sala Comune.
Come aveva immaginato nella grande stanza c'erano solo il Caposcuola di Grifondoro ed i due Prefetti del quinto anno, ma nessuno dei tre cercò di fermarlo.
Bunny Stenford, una ragazzina di quindici anni con le trecce di un color castano chiaro stava dormendo il sonno dei giusti appoggiata al petto del secondo Prefetto che - vedendolo arrivare - gli fece un timido sorriso ed un cenno del capo.
Risposto al saluto, Harry incrociò lo sguardo stanco e cerchiato da occhiaie del Caposcuola Shawn. Era piuttosto evidente che neppure il ragazzo più grande intendeva ostacolarlo, perché gli scoccò un'occhiata carica di ammirazione.
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si sentì a disagio e, mentre usciva tra i brontolii della Signora Grassa, si trovò a chiedersi cosa dei fatti del giorno prima fosse giunto alle orecchie dei suoi compagni.
Con questo ed altri mille pensieri per la testa, Harry attraversò velocemente i deserti corridoi della scuola non incontrando nessuno a parte un paio di Prefetti del sesto anno di Corvonero e Tassorosso, che si limitarono a complimentarsi con lui e a dirgli di evitare i corridoi del secondo piano dove Gazza e Ms Purr stavano pattugliando.
 
Harry entrò in Infermeria cercando di fare meno rumore possibile (non era certo che l'atteggiamento reverenziale con il quale i suoi compagni lo trattavano si applicasse anche a Madama Chips) e subito incrociò lo sguardo con Fleur Delacour che sedeva sonnecchiante al capezzale del suo quasi marito.
Non appena lo vide la Mezzaveela si alzò in piedi e, con la grazia tipica delle creature magiche da cui discendeva, lo raggiunse senza svegliare Molly Weasley che si era addormenta su di una sedia con la testa appoggiata sul materasso su cui giaceva il maggiore dei suoi sette figli.
"Salut, Arrì..." lo salutò, mischiando la sua lingua di origine e l'Inglese come era solita fare nei momenti di maggiore stanchezza o pressione "hai pututo dormir un peux?"
Il ragazzo con gli occhiali le fece un cenno affermativo poi, lanciando un'occhiata ai vari lettini occupati dai membri dell'Ordine della Fenice e dell'ES che sembravano dormire placidamente, chiese "Come sta Bill?"
"Melio..." gli rispose la francese, mentre un debole sorriso le attraversava i delicati lineamenti del volto "Si è sveliato prima, mais Madame Chips li ha doto une potion per dormire... jusq'a quand le ferite scicatrisino..."
Harry fece un cenno di assenso, poi si informò sullo stato di Neville e Malocchio.
"Mi hai chiesto le conditions di presque toutti..." disse con un sorriso la strega di Beauxbatons, dopo averlo rassicurato sullo stato di salute di tutti feriti "tranne che di una scerta fille..."
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto arrossì fino alla punta delle orecchie, ma rispose "Di lei preferirei accertarmene di persona, se è sveglia..."
"Oh, è svelia..." gli confermò una Fleur particolarmente divertita "Non sei la prima visità pour elle. Spero solo che avec toi sia meno... Dangereuse!"
 
Harry si diresse silenziosamente verso il letto più lontano dalla porta (era stato lui a suggerire di metterla lì perché sapeva che avrebbe gradito la vista sul cielo stellato che si poteva godere dalle finestre dell'Infermeria) e lì trovò la sua ragazza, intenta a mantenere un ostentato broncio ad un Draco Malfoy che sembrava fare di tutto per apparire piccolo ed indifeso mentre, da una sedia vicino al letto, le domandava di perdonarlo.
La rigida postura della strega confermò al Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto ciò che lei stessa gli aveva detto quando si erano visti brevemente la sera precedente: non avrebbe perdonato tanto presto il Serpeverde platinato per il tiro mancino che le aveva tirato.
Quando lo vide arrivare, Pansy gli fece un enorme sorriso e - alzandosi dal letto - gli si gettò letteralmente al collo con una foga che raramente il Grifondoro le aveva visto esternare davanti ad altri.
Una foga che - ragionò il mago con la cicatrice a forma di saetta mentre rispondeva al bacio - probabilmente dipendeva in parte dall'intenzione di punire Malfoy in maniera assai più subdola di una Cruciatus.
"Buongiorno, bellissima, come stai stamattina?" le chiese quando si furono staccati, cercando nel contempo di tenere d'occhio la bacchetta di Malfoy e di non guardarlo direttamente per non scoppiargli a ridere in faccia a causa delle cinque dita rosse che risaltavano splendidamente sulla carnagione lattea delle sue guance.
"Bene, adesso che sei venuto a rallegrare la mia giornata..." sorrise lei, arrossendo leggermente e portandosi una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio in un gesto che il ragazzo con gli occhiali aveva imparato ad associare alla sua timidezza o al suo nervosismo.
Il giovane mago con la cravatta rosso e oro sorrise all'idea che Pansy - che pure era tanto disinibita da baciarlo appassionatamente di fronte al suo ex (con addosso solo una leggera camicia da notte) - fosse così inesperta nell'esprimere i propri veri sentimenti.
Stava per dire qualcosa di romantico anche lui quando, dalla sedia ai piedi del letto, giunse uno sbuffo palesemente disgustato.
"Buongiorno anche a te, Malfoy!" commentò un po' irritato... nonostante i fatti della sera prima, infatti, non sarebbe stato facile accettare il Serpeverde dai modi irritanti come un alleato.
"Pensavo che - dopo le fatiche di ieri - l'eroe del Mondo Magico si sarebbe riposato questa mattina quindi ero venuto a tenere compagnia a Pansy..." commentò il mago dai capelli biondi, mentre con un gesto secco si alzava dalla sedia e faceva per allontanarsi "ma evidentemente mi sbagliavo. Beh, me ne vado!"
Prima che gli altri due studenti potessero commentare o rispondere, però, arrivarono Ron ed Hermione e diedero il buongiorno a tutti.
"Eilà, ecco dov'eri..." disse la strega dai crespi capelli castani, salutando il suo migliore amico. Dopodiché scoccò un'occhiata incuriosita alla faccia di Malfoy e si rivolse a Pansy sorridendole amichevolmente "A quanto pare ti sei ripresa bene... ieri sera quando non sei venuta per il pattugliamento mi ero preoccupata!"
"Grandioso, Pans..." commentò seccato Draco, mentre si infilava con noncuranza le mani nelle tasche dei pantaloni del completo nero che indossava "adesso sei anche amica di una Mezzosangue..."
"Non chiamarla Mezzosangue!" sbottarono in coro Harry e la sua ragazza poi, mentre Malfoy sollevava un sopracciglio a metà tra il divertito e l'infastidito, Ron lo afferrò rudemente e lo spinse contro il muro.
"Dannato furetto, anche dopo tutto il casino che hai combinato hai il coraggio di offendere chi ti porge una mano per aiutarti!" strillò il rosso, mentre stringeva le mani a pugno.
Subito tutti i presenti nella Infermeria silenziosa si voltarono per vedere cosa stesse accadendo e Draco, sentendosi gli occhi di tanti proprietari di bacchette puntati contro, rinunciò ad estrarre la sua.
Ron sembrava sul punto di attaccare il Serpeverde, ma Hermione si mise tra i due intimandogli di smetterla.
"Quanto a te, Malfoy..." continuò la strega fissando il biondo con uno sguardo di fuoco "mi sono stufata del fatto che usi gli altri per scaricarti! Se non la pianti di comportarti così ti Trasfiguro veramente in un parafulmine e ti appendo in cima alla Torre di Corvonero!"
"Tu provaci, sottospecie di mezzobabbana zannuta!" sibilò il mago che, benché non avesse idea di cosa fosse un parafulmine, aveva trovato la minaccia assai più preoccupante delle pose da macho del giovane Weasley ed aveva estratto la bacchetta "Provaci, e ti Schianto prima ancora che tu abbia potuto pronunciare la prima sillaba di..."
Ma venne interrotto da un Sortilegio Scudo che si espanse tra di loro.
Tutti si voltarono verso il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto che, con sguardo duro, si portò davanti all'altro e disse "Perché non te la vedi con me, invece...?"
"Mi inviti a nozze, Potter..." commentò il biondo, nel momento esatto in cui la McGranitt mise piede nella stanza.
"Che cosa pensate di fare voi due?" domandò l'insegnante con un urlo, vedendo le bacchette spianate.
 
L'urlo della McGranitt parve gelare tutti i presenti con l'eccezione dei due contendenti che, completamente concentrati l'uno sulla bacchetta dell'altro, non diedero segno di averla udita.
"Harry, smettila... davvero non serve che..." provò Hermione, ma si interruppe sentendo la mano di Pansy che le si stringeva sul braccio.
La strega di origini Babbane si voltò verso la Purosangue che, nonostante l'evidente preoccupazione per entrambi i contendenti, le fece cenno di non intervenire.
"Non siete più due bambini!" strepitò però l'insegnante di Trasfigurazione, ignorando lo sguardo abbattuto di tutti quelli che avevano compreso l'inutilità di quell'intervento "Dopo i fatti di ieri volete ancora battervi? Siete degli incoscienti!"
"In realtà..." affermò però alle sue spalle la calma voce del Preside "ritengo che un duello tra loro sarebbe veramente un'ottima idea..."
A quelle parole, affermate con voce divertita da qualcuno che nessuno aveva visto entrare, anche Harry e Draco si bloccarono stupiti.
Dopo avere raccolto da terra la propria mascella, Minerva McGranitt si voltò verso il suo superiore ed amico e - incredula - domandò "Stai scherzando, vero Albus?"
"Niente affatto, Minerva cara..." rispose però il vecchietto, mentre abbracciava tutti i presenti con un caloroso sguardo dei suoi penetranti occhi azzurri "questo scontro continuo tra Draco ed Harry va avanti da quasi sei anni. Ritengo che la soluzione migliore sia concluderlo oggi stesso, con un bel duello. Seguitemi, prego..."
Dopodiché l'anziano mago si voltò e, con passo molto più sicuro rispetto a quello della sera precedente, li condusse tutti in Sala Grande.
Nessuno ebbe il coraggio di parlare durante il breve tragitto e, quando giunsero nella stanza principale della scuola, Silente scostò le tavolate delle quattro Case con un colpo di bacchetta ed evocò una pedana per duelli.
"Prego, accomodatevi..." disse il Preside ai due bellicosi studenti "e, mi raccomando, che sia un duello leale. Niente Sortilegi Oscuri o Maledizioni Senza Perdono!"
 
Dopo un inchino appena accennato, i due ragazzi cominciarono a scagliarsi contro ogni tipo di incantesimo che erano in grado di padroneggiare.
Certo che Silente avrebbe impedito l'uso di ogni Maledizione Oscura, Malfoy dovette rinunciare a buona parte dei trucchetti insegnatigli da sua zia Bellatrix l'estate precedente ed anche Harry si trattenne dall'utilizzare il Sectumsempra del Principe Mezzosangue, il cui devastante effetto aveva scoperto la sera precedente sui corpi senza vita degli Inferi a guardia del falso Horcrux.
Mentre i due studenti si battevano con grande foga, Silente si era accomodato su di una poltrona dalla imbottitura di velluto magicamente evocata e seguiva lo scontro con vivo interesse.
Per conto suo, al contrario, la McGranitt teneva lo sguardo fisso sul capo dell'Ordine della Fenice senza proferire parola.
"Desideri domandarmi qualcosa, Minerva cara?" domandò l'anziano uomo, fingendo di non accorgersi dell'aria bellicosa dell'amica.
L'insegnante di Trasfigurazione fece un profondo respiro per evitare di rispondergli male poi, con quanta più calma possibile, affermò "Io non capisco, Albus. Hai sempre disapprovato gli scontri ed ora sei tu stesso a spingere perché Potter e Malfoy si battano tra loro!"
"Questo perché, Minerva, preferisco che accada qui ed ora, piuttosto che in un momento meno opportuno." rispose semplicemente il Preside, spostando per la prima volta lo sguardo sulla sua sottoposta.
"Ha ragione, professoressa..." intervenne titubante Hermione, subito seguita da Pansy che fece un cenno di assenso. Entrambe, infatti, avevano compreso ciò che la McGranitt si ostinava a non voler accettare: quello scontro era un male necessario.
Fu però Ron che, mostrando un acume maggiore del solito, spiegò il concetto a parole "Era inevitabile che si battessero prima o poi. Tra Harry ed il furetto ci sono troppe faccende in sospeso..."
Il Preside sorrise divertito sentendo il soprannome dato a Draco poi, prima che la McGranitt potesse contestare, aggiunse "Il signor Weasley ha perfettamente ragione. C'è qualcosa tra Harry e Draco che, finché non sarà rimosso, gli impedirà sempre di collaborare..."
"Ma cosa potrà mai esserci?" sbottò la signora Weasley giungendo in aiuto alla McGranitt, mentre Malfoy animava un tavolo affinché gli facesse da scudo contro il Bombarda lanciato dal mago con la cicatrice a forma di saetta "Sono due ragazzi. Anche se hanno avuto alcune divergenze durante la scuola..."
"Non si tratta di questo." la interruppe però Pansy, che tra tutti loro era quella che conosceva meglio il Serpeverde dagli occhi di ghiaccio "E' una questione di orgoglio... Draco non può accettare di sentirsi inferiore ad Harry."
Nessuno a parte Silente - neppure Hermione - parve capire quella affermazione, quindi la strega continuò "Draco è molto orgoglioso delle proprie capacità e - anche se ha sempre invidiato di nascosto la popolarità di Harry - non si è mai sentito inferiore a lui. Per lo meno fino a ieri sera..."
"Intendi dire quando Harry ha sfidato Tu-Sai-Chi per permettere a Malfoy e a sua madre di svignarsela?" domandò Ron, ricevendo un'occhiataccia da Hermione per non avere avuto il coraggio di pronunciare il nome di Voldemort.
"Esatto!" convenne la bella Serpeverde con un sorriso, che si trasformò in una espressione di paura quando vide il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto venire colpito da un lampo azzurro.
Anche gli altri trattennero il fiato, per lo meno fino a quando il Grifondoro non si rialzò scagliando uno Schiantesimo che mancò di un soffio l'avversario, poi la professoressa di Trasfigurazione disse "Io continuo però a non capire come il battersi possa far loro del bene."
"Battendosi Harry scaricherà buona parte della tensione e della rabbia che cova nei confronti di Draco..." spiegò Silente con semplicità "e, nel contempo, il signor Malfoy si renderà conto che lui ed Harry non sono così diversi e che non ha nessun motivo di sentirsi inferiore a lui."
In realtà il Preside aveva anche un terzo motivo per volere che i due ragazzi si battessero (e per sperare che fosse il Grifondoro a prevalere), ma ritenne opportuno non menzionarlo.
Accarezzando lievemente la propria bacchetta in legno di sambuco, l'anziano uomo si concentrò nuovamente sullo scontro giusto in tempo per assistere alla sua conclusione.
 
Silente aveva ragione: in quanto a capacità magiche e abilità nei duelli, Harry e Draco più o meno si equivalevano.
Dopo un inizio a favore del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, infatti, il Serpeverde aveva superato la sua irrazionale paura nei confronti del suo compagno di scuola ed aveva cominciato a combattere in maniera aggressiva, contrastando con foga gli incantesimi di Harry e ribattendo tutte le volte che vedeva una opportunità di superare le difese del Grifondoro.
Fu per questo che, dopo parecchi minuti di duello sostanzialmente in parità, i due contendenti si fermarono per concedersi il tempo di riprendere fiato e di studiare una nuova mossa.
Per quasi dieci secondi i due ragazzi si squadrarono, pronti ad attaccare al minimo cenno di cedimento dell'altro, poi qualcosa cambiò.
Stanco di aspettare Malfoy scagliò un incantesimo di Disarmo contro Harry che, grazie ai propri riflessi allenati, fece appena in tempo ad erigere un Sortilegio Scudo per difendersi.
Approfittando del tempo che il moro aveva perso per erigere il sortilegio difensivo, Malfoy fece un passo avanti e si apprestò a scagliare uno Schiantesimo che - ne era certo - avrebbe chiuso la partita.
Fu proprio in quel momento che la Dea Bendata scelse di voltare le spalle al biondo Serpeverde e di sorridere al ragazzo con gli occhiali.
Il piede di Draco si posò infatti in un punto della pedana precedentemente colpito da un Incanto Esplosivo e, sotto il suo peso, il legno cedette facendolo sprofondare fino al ginocchio.
Harry fu lesto ad approfittare della ghiotta opportunità e, con foga, gridò "Expelliarmus!"
Malfoy non ebbe neppure il tempo di maledire il fato per quel che era accaduto che una potente forza magica lo costrinse ad aprire le dita della mano destra, lasciando che la sua bacchetta finisse salda nella stretta di Potter.
 
La inattesa quanto imprevedibile fine del duello venne accolta dal silenzio assoluto degli occupanti della Sala Grande.
Arrabbiato per la propria sfortuna, Malfoy tentò di liberare la gamba incastrata, riuscendo solo a piantare ulteriormente una grossa scheggia di legno nel pantalone nero che indossava.
"Ma porc...!" esclamò poi, sollevando lo sguardo verso l'alto, vide il suo avversario che gli porgeva una mano per aiutarlo.
"Non voglio il tuo aiuto!" lo respinse però l'altro con malgarbo "Ce la faccio da solo..."
"Non lo metto in dubbio..." gli rispose Harry, cercando nel contempo di comprendere le proprie emozioni. Si era aspettato di gioire della vittoria finalmente conseguita sul biondo, ma non era così.
Ripensando a quello che aveva appreso sui Serpeverde stando con Pansy, il mago tentò un nuovo approccio buttando lì un "Non è stata una vittoria soddisfacente..."
"Certo che no!" confermò Draco, fissandolo perplesso come se lo vedesse per la prima volta "Se non fossi stato così sfortunato, ti avrei distrutto..."
"Allora vieni fuori di lì, così te le posso suonare per bene!" ribatté il moro, porgendogli nuovamente la mano.
Malfoy sbuffò sonoramente poi, con un gesto di stizza, accettò l'aiuto del rivale.
Anche lavorando insieme Harry e Draco impiegarono quasi un minuto per liberare la gamba di quest'ultimo dalla pedana.
Quando ebbero finito - infine - il Grifondoro restituì la bacchetta al Serpeverde che, borbottando un "Adesso dovrò disinfettarla..." se la mise in tasca.
"Allora, avete finito di fare i macho voi due?" domandò infine Pansy, rompendo il silenzio in cui sembravano caduti tutti gli astanti ed avvicinandosi ai due contendenti.
"Assolutamente no..." rispose il suo ragazzo, mettendo anch'egli via la bacchetta e fissando Malfoy.
Questi non si fece attendere ed aggiunse "Voglio la rivincita!"
"Ti devo la rivincita..." confermò Harry poi - senza distogliere il contatto visivo con il coetaneo, ma sentendo su di sé lo sguardo divertito di Silente - aggiunse "ma non adesso. Che ne dici di dopo la fine della guerra?"
Malfoy rimase silenzioso per un momento, poi acconsentì borbottando "E sia... ma vedi di non farti ammazzare prima!"
 
Una volta concluso il duello Silente si alzò dalla poltrona che aveva Evocato e, con voce seria, domandò ad Harry, Ron, Hermione, Pansy e Draco di seguirlo nel suo studio.
I cinque ragazzi si incamminarono dietro l'anziano Preside ma, nonostante nelle loro teste si chiedessero di cosa volesse loro parlare il mago, non dissero nulla fino a quando non si furono accomodati davanti alla sua scrivania.
"Molto bene, immagino vi chiederete perché vi abbia convocati qui..." esordì il mago, facendo nel contempo comparire cinque Succhi di Zucca davanti ai suoi ospiti.
Hermione e Pansy fecero cenno di sì, mentre Harry e Draco - che erano estremamente assetati e disidratati dopo il duello - si avventarono sulle bevande ghiacciate.
"Ebbene è presto detto..." aggiunse Silente senza abbandonare il proprio tono confidenziale "desidero darvi le mie ultime disposizioni in caso dovessi morire."
I due ragazzi che stavano bevendo il succo, sentite queste parole, quasi ci si strozzarono poi - dopo che Hermione, Ron e Pansy li ebbero aiutati a riprendersi con qualche colpo ben assestato sulla schiena - Harry osò chiedere "Ma, signore... cosa significa...?"
"Suvvia, Harry, non fare quella faccia...non è poi una evenienza così impossibile!" gli disse bonariamente l'anziano mago, con la stessa espressione serena di quando - alla fine del primo anno - avevano parlato della distruzione della Pietra Filosofale e dell'imminente morte di Nicholas Flameil.
"Vedete," continuò poi il mago con un sorriso diretto a tutti e cinque "come forse avrete notato, in questo momento non sono nel pieno delle mie forze. Ritengo quindi probabile che Voldemort scelga questo momento per scontrarsi con me e - in queste condizioni - non sono certo di essere in grado di tenergli testa."
"Ma sicuramente lei può..." iniziò a dire Harry (che era l'unico abbastanza in confidenza con il Preside per interromperlo), ma venne prontamente interrotto dall'uomo dalla barba bianca con un semplice cenno della mano sana.
"No, Harry..." rispose Silente e, se possibile, il suo sorriso si fece ancora più dolce "se ci sarà bisogno, io non mi tirerò indietro e tu dovresti capirmi. Tu per primo hai sempre rischiato la vita senza riserve quando hai ritenuto che l'obiettivo da raggiungere lo richiedesse!"
Il mago con la cicatrice a forma di saetta fu tentato di obiettare ancora, ma non avendo nulla da controbattere a quella verità inconfutabile, scelse di tacere.
Prendendo il silenzio dei suoi cinque ospiti come un invito a proseguire, il Preside disse "Ora, se Voldemort dovesse avere la meglio su di me, sono propenso a credere che non attenderà molto prima di assumere il controllo del Ministero e - tramite esso - di Hogwarts."
"Sì, lo credo anch'io." commentò cupo Malfoy poi, sotto lo sguardo attento di tutti gli altri, proseguì "Non so nulla di preciso, ma a Natale ho sentito zia Bella parlare di un progetto per mettere sotto Imperius alcuni membri dello staff del Ministro..."
Silente fece cenno di essere già al corrente di quel fatto poi continuò "Ovviamente non mi aspetto che voi cinque vi opponiate attivamente ad un possibile colpo di stato, ma ho trovato alcuni modi in cui potrete rendervi utili."
Nessuno lo interruppe, così il mago continuò fissando il proprio sguardo sul ragazzo con gli occhiali "Harry... per quanto ti riguarda, tu sai cosa fare se io dovessi morire..."
Il Grifondoro sapeva benissimo che - se Silente fosse morto - la sua principale responsabilità sarebbe stata quella di trovare e distruggere gli Horcrux di Voldemort, così fece un cenno di assenso.
"Credo sia inutile ribadire ulteriormente l'importanza del compito che tu, Ron ed Hermione dovrete portare a termine, quindi mi limito a ricordarti di essere prudente perché - dopo di me - tu sarai il bersaglio principale di Voldemort." gli disse allora il Preside.
"Aspetti un momento!" lo interruppe però Pansy, mantenendo un tono di voce calmo nonostante lo sguardo che prometteva battaglia "Perché Hermione e Weasley possono accompagnare Harry ed io dovrei restare indietro? Sono discretamente brava negli Incantesimi di Guarigione e potrei essere certo utile!"
                                             
"Non lo metto in dubbio, mia cara..." commentò il vecchio mago, concentrando sulla Serpeverde la sua attenzione "Madama Chips mi ha riferito della tua richiesta di apprendistato presso di lei lo scorso anno e - come ben sai - sono stato più che lieto di concedere il mio permesso. Ciononostante avevo intenzione di domandarti un sforzo più... sottile, durante l'imminente guerra."
Potter e Malfoy, entrambi seduti ai due lati della strega dai capelli a caschetto, incrociarono involontariamente lo sguardo nel tentativo di intercettare quello di lei e rimasero assai sorpresi di condividere la stessa preoccupazione per le parole del Preside.
Perfettamente calma e un po' curiosa, la Parkinson domandò "Cosa vorrebbe esattamente da me?"
"Come ben sai, una delle mie maggiori preoccupazioni è sempre stata la sicurezza degli studenti di questa scuola..." spiegò il vecchietto poi, con una espressione indecifrabile, aggiunse "E tremo al solo pensiero che Hogwarts possa finire in mano a Voldemort e ai suoi Mangiamorte. Ciononostante non si tratta di una eventualità così impossibile e - in quel malaugurato caso - ritengo essenziale avere all'interno della scuola qualcuno di veramente fidato."
"Perché io?" domandò però la ragazza, sollevando poi il quesito che aveva attraversato anche il brillante cervello di Hermione "Non sono sufficienti i professori a proteggere gli studenti?"
"Fino a due anni fa ti avrei risposto di sì, mia cara." affermò però l'anziano mago, mentre il suo sguardo si incupiva vistosamente "Ma l'esperienza di Dolores Umbridge mi ha insegnato quanto i professori - se male supportati - possano essere impotenti anche tra le sicure mura di questa scuola..."
Ripensando a quanti guai era stata in grado di causare la donna-rospo avendo alle spalle solo un Ministro idiota, Harry non poté che convenire sulle preoccupazioni del Preside: che libertà d'azione avrebbero avuto degli insegnanti spalleggiati da Voldemort in persona?
"Quindi cosa si aspetta da me, professore?" chiese Pansy, ora palesemente dubbiosa. Era evidente che anche lei era giunta alla stessa conclusione del suo ragazzo!
"Conoscendo il modus operandi di Voldemort e dei suoi seguaci," spiegò Silente "ritengo più che probabile che raccolgano una loro forza di sicurezza tra gli studenti più fidati. Una forza di sicurezza alla quale vorrei che tu prendessi parte..."
"Per fare la spia?" chiese la mora, comprendendo finalmente dove volesse andare a parare il mago dalla folta barba bianca.
"Diciamo per poter trasmettere informazioni utili a quanti - certamente - tenteranno una qualche forma di resistenza all'interno del castello..." ribatté Silente con un sorriso.
"Grandioso!" commentò però Draco, interrompendo il filo del loro discorso "Pansy farà la spia, Potter l'eroe solitario con i fidi gregari e io? Cosa ha pensato per me?"
 
Lo scatto di rabbia di Draco colse di sorpresa gli altri quattro studenti, che erano tutti persi nelle loro riflessioni sulle missioni loro affidate.
Il primo a reagire fu Harry che, già nervoso all'idea del rischio che Pansy si sarebbe addossata facendo la spia, gli rispose piuttosto violentemente.
"Vedi di abbassare i toni, Malfoy!" disse con un tono tagliente quanto un Sectumsempra "Stiamo parlando di cose serie e..."
"Sai quanto me ne può fregare delle vostre «cose serie»?" ribatté acido il biondo, senza neppure lasciargli il tempo di finire la frase "Io ho accettato l'aiuto dell'Ordine della Fenice affinché mi proteggesse, non per essere costretto a rischiare la pelle sotto un'altra bandiera!"
Prima che il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto potesse anche solo pensare di rispondergli per le rime, però, Silente prese la parola "Non avevo in mente nulla del genere, infatti..."
Sotto lo sguardo di ghiaccio di Draco, il Preside continuò con voce serena e nient'affatto irritata "Non è mia abitudine costringere la gente a collaborare con me, Draco. Permettimi perciò di farti una proposta e - se non ti sentirai di accettarla - ritieniti libero di raggiungere i tuoi genitori nel luogo protetto predisposto dall'Ordine per nasconderli da Voldemort..."
Con un profondo sospiro - quasi fosse certo di stare per pentirsi della propria scelta - Malfoy acconsentì ad ascoltare la proposta di Silente.
"Dimmi, Draco, cosa credi farà Voldemort appena avrà preso il controllo del Ministero e di Hogwarts?" domandò il Preside, come se gli stesse chiedendo un pronostico sulla prossima partita delle Harpies.
"Immagino che si occuperà di togliere di torno tutti quelli che ancora possono opporglisi..." ipotizzò il biondo, cercando di mantenere un tono neutrale e infastidito nonostante sapesse benissimo di essere anche lui in quella lista.
"Ovviamente lo farà," confermò l'insegnante, prima di aggiungere "ma questo lo farà segretamente  sfruttando i suoi Mangiamorte. Io volevo sapere - secondo la tua opinione - quale sarà la sua prima mossa pubblica."
Il Serpeverde questa volta si prese del tempo per rispondere. Cosa avrebbe fatto Voldemort?
"Immagino..." rispose titubante "immagino che creerà un Ministro-fantoccio e poi cercherà di consolidare la sua posizione con una qualche campagna contro un avversario comune..."
La risposta colse di sorpresa Harry e gli altri Grifondoro che - forse per la prima volta in sei anni - si ritrovarono costretti a riconoscere la percettività e la capacità deduttiva di Draco. Anche Silente accolse l'intuizione dello studente con un cenno di apprezzamento, prima di proseguire "Esattamente, Draco. Qualunque dittatore che imposti sulla forza il proprio regime necessita di un nemico comune per far sì che gli alleati non gli si rivoltino contro. In questo caso particolare mi sento propenso a credere che Voldemort sceglierà di concentrarsi sull'argomento della «purezza del sangue» e sulla conseguente eliminazione dei nati Babbani..."
"E, magari, lei vorrebbe che li aiutassi a fuggire?" chiese Draco in tono ironico... sarebbe stata veramente una richiesta strana a lui, che al secondo anno si era augurato la morte dei Mezzosangue ad opera del Mostro di Serpeverde!
"Non proprio..." lo contraddisse però il Preside, ignorandone volutamente il tono ironico con cui la domanda era stata posta "in realtà - avendo io grande stima delle tue capacità di leadership e di combattimento - vorrei che tu li addestrassi a battersi..."
A quella frase non furono solamente le bionde sopracciglia di Malfoy ad inarcarsi verso l'alto, ma l'uomo continuò come se niente fosse "Vedi, Draco, quella gente sarà allo sbaraglio e rischierà la propria vita inutilmente. Se invece tu accetterai di addestrarli, potranno difendersi e diventare una forza in grado di opporsi a Voldemort quando sarà il momento."
"Cioè vorrebbe che facessi quello che ha fatto l'anno scorso Potter qui a scuola?" chiese il biondo, dopo avere assimilato le parole del suo interlocutore e tentando di ignorare il senso di orgoglio che aveva istintivamente provato sentendo il complimento.
"Ti chiedo solamente di dare ad altri la possibilità di battersi in ciò che credono ed in ciò che ritengono essere giusto." ribatté l'anziano mago con voce greve poi, tornando allegro aggiunse "Comunque, per rispondere alla tua domanda... grossomodo sì - anche se in una diversa proporzione - ti chiedo proprio questo."
 
Senza attendere la risposta di Malfoy, il Preside congedò tutti i presenti all'infuori di Harry e trascorse col Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto almeno un'altra ora durante la quale espresse una serie di ipotesi sull'identità del misterioso R.A.B.
Alla fine fu Harry ad insistere nel rinviare la discussione, in quanto vedeva chiaramente che Silente era troppo debole per continuare.
"Non possiamo permetterci di rinviare ancora per molto, Harry." gli rispose in tono grave l'insegnante "Domani dovrai lasciare Hogwarts e non so quando potremo vederci nuovamente..."
Il ragazzo con gli occhiali immaginava che - dopo l'attacco dei Mangiamorte e l'evidente stato di debolezza di Silente - ci fosse il rischio che la scuola chiudesse, perciò accettò la cosa con un cenno del capo e disse solo "Io ho fiducia in lei, Professore... quando vorrà sarò pronto!"
Poi fece un cenno di saluto ed uscì, ma in qualche modo l'indiscreta lacrima che si era persa nella folta barba di Silente gli fece temere che quelle fossero le ultime parole che gli rivolgeva.
Scuotendo con forza la testa per cacciare l'idea che gli aveva attraversato la mente, il Grifondoro superò il Gargoille di guardia all'ufficio del Preside e si diresse verso l'aula di Incantesimi, dove Pansy ed i suoi amici lo aspettavano.
Svoltato l'angolo, però, il ragazzo si trovò di fronte nientemeno che Draco Malfoy che - pigramente appoggiato ad una colonna - lo attendeva a braccia conserte.
I due si fissarono intensamente senza dirsi nulla poi, quando furono abbastanza vicini da potersi parlare senza urlare, il biondo ruppe il silenzio affermando "Non ha detto tutta la verità. Per un qualche motivo è convinto che la sua fine sia vicina..."
Harry fece un cenno di assenso, chiedendosi se al Serpeverde fosse venuto spontaneo rivolgersi a lui in maniera così naturale o se - al contrario - avesse dovuto preparare quel piccolo discorso... dal canto suo, lui non credeva che la sua gola fosse in grado di emettere più di qualche monosillaba non scortese verso Malfoy!
Ignaro del conflitto interiore scoppiato dentro il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, Draco riprese il suo ragionamento "Ma la sua prima preoccupazione è stata quella di organizzarci per il futuro... è una persona molto strana!"
Non sapendo bene cosa ribattere, il mago con la cicatrice a forma di saetta ripeté una frase di Silente che gli ronzava in testa fin da quando il Preside aveva serenamente annunciato di aspettarsi una fine imminente "Per una mente bene organizzata, la morte non è che l'inizio di una nuova, grande avventura..."
Il Serpeverde, esattamente come il Grifondoro sei anni prima, non seppe cosa rispondere e si limitò a tacere mentre l'altro lo superava.
Harry era già ad un paio di metri alle sue spalle quando, improvvisamente, Draco si voltò e disse "Va bene, Potter, avrai il tuo dannato esercito!"
Il ragazzo con gli occhiali si voltò anch'egli di colpo, stupito delle parole del compagno.
Questi, in evidente imbarazzo per la decisione presa e per ciò che stava a significare, si affrettò ad aggiungere "Ma non si tratterà di un gruppo di mammolette come il tuo ES... saranno dei veri combattenti!"
Nessuno dei due aggiunse altro ma, se si considerano i presupposti di quell'impensabile alleanza, non era realmente necessario farlo.

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Capitolo 13
*** La cerimonia del Marchio ***


Capitolo 13: La cerimonia del Marchio
 
L'estate (già di per sé più lunga del normale) passava con una lentezza esasperante ed Harry, dopo appena una settimana, era già al limite delle proprie capacità di sopportazione.
Come se non fosse stato abbastanza brutto dover salutare Pansy a scuola - senza poter fare il viaggio di ritorno con lei e con il fondato timore di non rivederla per molto tempo - i suoi sporadici contatti col Mondo Magico gli avevano fatto capire che Voldemort si stava facendo sempre più audace e potente.
A completare questo quadro idilliaco, infine, c'era il rapporto con i suoi zii, che non avevano per nulla apprezzato il ritrovarsi il loro terribile nipote tra i piedi prima del tempo.
"E poi, naturalmente, c'è il «problema Dudley»!" si disse, ricordando tutte le pulizie che era stato costretto a fare da zia Petunia, in vista del ritorno anticipato del suo Didino Piccino.
Sì, perché due sere prima il suo strabordante cugino aveva telefonato per avvertire che - causa maltempo che aveva allagato tutto il piano terra della sua scuola, anche lui avrebbe terminato l'anno scolastico con un paio di settimane di anticipo.
Ora i suoi zii si trovavano a Londra, per andarlo a prendere alla stazione, così Harry aveva un paio d'ore per  commiserarsi e maledire Voldemort per tutti i guai che aveva causato.
Perso nei suoi pensieri, il ragazzo con gli occhiali non si accorse del fatto che i suoi «adorati» parenti erano tornati, almeno fino a quando non sentì bussare alla propria porta.
Stupito da quel trattamento civile - che di solito nessuno dei suoi familiari stretti usava nei suoi riguardi - il mago si sollevò a sedere sul letto e disse "Avanti!"
La serratura scattò con un click e, lentamente, la porta si aprì mostrando la robusta (ma ormai definita e non più informe) sagoma di suo cugino.
"Dudley..." lo salutò il Grifondoro, ben conscio che - da quando aveva scoperto la sua natura di mago - suo cugino cercava sempre di evitarlo in ogni modo possibile.
"Ciao, cugino..." salutò il biondo, senza tuttavia dare segno di entrare nella stanza.
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto sbuffò e, immaginando che l'altro avesse un valido motivo per parlargli (e, soprattutto, non volendosi beccare una strigliata da zia Petunia per non aver fatto entrare suo cugino in camera), lo invitò ad accomodarsi.
Dudley lanciò un'occhiata alle scale - come per accertarsi che nessuno lo vedesse - poi entrò e si chiuse la porta alle spalle.
Con sorpresa di Harry, gli occhietti porcini del consanguineo scorsero curiosi dal baule delle sue cose di scuola alle vecchie copie della Gazzetta del Profeta sulla sua scrivania. Vedendolo perso in quegli evidenti elementi magici, il ragazzo con gli occhiali si chiese cosa avesse potuto cambiare Dudley a tal punto e - improvvisamente curioso di sapere perché fosse venuto a trovarlo - gli chiese "Allora, cosa volevi?"
L'altro distolse immediatamente lo sguardo da una foto in cui un crucciato Ministro Scrimgeour urlava ordini ad un gruppo di Auror e lo concentrò sugli occhi verdi del cugino.
"Ecco, io..."
Dudley aggiunse anche qualche altra parola, ma Harry non se ne accorse perché - nel momento esatto in cui il parente apriva bocca - dalla cicatrice sulla sua fronte si propagò un'ondata di pura soddisfazione mista a malvagità e lui si ritrovò violentemente proiettato nella mente di Lord Voldemort.
 
In un secondo Harry si ritrovò in una vasta radura ai margini di una foresta sconosciuta e, davanti a lui, vide una distesa di Mangiamorte ammantati nei loro mantelli neri.
La sua (sua? Non era sua, doveva sforzarsi di mantenere la propria coscienza separata da quella dell'Oscuro Signore!) scheletrica mano bianca fece un ampio cenno e la marea oscura si divise in due parti, lasciando al centro una ventina di figure ammantate ma prive di maschera e cappuccio...
E tra queste, in mezzo a buona parte del sesto e settimo anno di Serpeverde, c'era Pansy!
La mente del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, a quella vista, urlò tanto forte che temette Voldemort lo avesse sentito.
Incurante del suo immateriale ospite, però, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato puntò alla gola la propria bacchetta e, con voce amplificata grazie ad un "Sonorus!", disse "Miei fedeli Mangiamorte, ascoltate! Come sapete poco tempo fa siamo stati traditi da qualcuno che ritenevamo fedele. Qualcuno che ci ha venduti all'Ordine della Fenice facendo fallire il nostro attacco ad Hogwarts..."
Diversi tra i Mangiamorte più vicini indietreggiarono intimoriti dalla furia che emanava il loro signore, ma questi non si lasciò andare a nessuno scatto d'ira e proseguì "La famiglia Malfoy pagherà caro il propriori tradimento, ma non è per questo che vi ho chiamati a raccolta. Siamo qui per dare il benvenuto ad alcune giovani leve, maghi e streghe che - vedendo la purezza dei nostri intenti - hanno scelto di unirsi alle nostre schiere!"
Un boato di eccitazione esplose dalle figure incappucciate, mentre buona parte dei ragazzi sollevava il viso scoperto verso il mago dalle sembianze rettiline.
"Visti i fatti recenti, però," continuò Voldemort una volta ottenuto il silenzio "gli aspiranti Mangiamorte dovranno dare prova della loro fedeltà prima di ricevere il Marchio!"
A quelle parole un gruppetto di maghi oscuri capitanati da una Bellatrix Lestrange a viso scoperto si staccò dalla folla e, con alcuni incantesimi non verbali, Appellò dagli alberi vicini un certo numero di grossi sacchi di iuta.
Con sommo orrore di Harry (e di parte dei futuri Mangiamorte, a giudicare dalle loro espressioni sbigottite), al contatto col suolo i sacchi svanirono nel nulla lasciando a terra solo un mucchietto di persone legate come salami e dall'aspetto emaciato.
"Allora, chi vuole essere il primo a dimostrarmi la sua fedeltà?" chiese divertito il più potente mago oscuro degli ultimi secoli.
Subito un ragazzo dalla struttura fisica imponente si staccò dal gruppo e, scortato da due Mangiamorte, si avvicinò a Voldemort e gli si inchinò davanti.
"Permettetemi, Signore, di presentarvi mio figlio..." disse il più grosso dei due Mangiamorte con tono adulatorio "Vincent Tiger..."
"Molto bene..." disse Voldemort con tono compiaciuto, facendo allontanare i due servi e concentrandosi sul ragazzo "Molto bene. Dimmi, Vincent... tu conosci le Maledizioni senza Perdono?"
"Sì, mio Signore!" rispose con tono ottuso il ragazzo.
Voldemort fece un rapido cenno con la bacchetta e, ubbidiente, uno degli uomini legati fece un breve volo atterrando malamente tra i due maghi.
"Questo è un sudicio Babbano!" esclamò allora l'Oscuro Signore, facendo un paio di passi indietro "Uccidilo!"
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto avrebbe voluto impedire quel gesto, ma non poté fare nulla quando - sollevata senza nessuna esitazione la bacchetta - Tiger recitò "Avada Kedavra!"
Un lampo verde scaturì dalla bacchetta del Serpeverde e, tra le acclamazioni della folla di Mangiamorte, il Babbano prigioniero smise di contorcersi per sempre.
 
L'orrore di ciò a cui aveva appena assistito spinse Harry a concentrarsi per spezzare il legame con Voldemort, ma l'eccitazione provata dall'Oscuro Signore mentre imponeva al braccio di Tiger il Marchio Nero fu tale da impedirgli di lasciare la radura.
Da qualche parte nella sua mente, il Grifondoro sentiva la voce di Dudley chiamarlo ed il vocione di zio Vernon protestare qualcosa, ma non vi prestò attenzione in quanto Voldemort chiamò a sè il prossimo aspirante Mangiamorte: Pansy!
Incespicando nell'ampia veste nera la strega avanzò lungo la radura scortata dai genitori e - come il suo compagno di Casa prima di lei - si inginocchiò a terra.
Di nuovo Voldemort allontanò i Mangiamorte e richiamò un prigioniero - questa volta una ragazzina piangente di forse dodici anni - ed impose alla strega di ucciderla.
Pansy sollevò tremante la bacchetta e, titubante, tentò di recitare l'incantesimo "Ava... Avad..."
Il cuore di Harry riprese a battere quando si rese conto che Pansy non avrebbe mai ucciso la ragazzina, ma subito l'evidente ira di Voldemort gli ricordò che il mago non avrebbe tollerato alcuna diserzione.
"Avanti, che aspetti? Uccidila!" orinò Voldemort, mentre i genitori della ragazza si avvicinavano alla scena.
"Io... non posso..." affermò però la Serpeverde, abbassando definitivamente la bacchetta "non posso farlo!"
Harry avrebbe voluto gridarle di scappare, ma se anche fosse stato in grado di farlo non ne avrebbe avuto il tempo in quanto il padre di Pansy fu rapidissimo a scagliare una violenta Cruciatus sulla figlia.
L'urlo della ragazza dai capelli corvini fu l'ultima cosa che Harry sentì, prima che un improvviso senso di gelo spezzasse il contatto con la mente di Voldemort riportandolo al numero 4 di Privet Drive.
 
Quando quella mattina i suoi genitori le avevano portato il mantello nero, comunicandole che da lì a un paio d'ore avrebbe ricevuto il Marchio, Pansy si era sentita morire ma non aveva avuto il coraggio di opporsi.
Durante la sua preparazione, la ragazza aveva anche pensato di darsi alla fuga - abbandonare quei pazzi dei suoi genitori e raggiungere il suo Harry nella missione affidatagli da Silente - ma la stretta sorveglianza dei signori Parkinson glielo aveva impedito.
Il solo pensare al ragazzo con la cicatrice a forma di saetta le provocò una nuova fitta al cuore. Cosa avrebbe detto Harry vedendola col Marchio Nero sul braccio o - peggio - incorociandola su un campo di battaglia con la maschera ed il mantello dei Mangiamorte?
Avrebbe capito che - come Draco - anche lei era stata costretta a partecipare a quella follia? E - anche nel caso in cui l'avesse fatto - che ne sarebbe stato di quella loro strana relazione, che con tanta facilità aveva sbaragliato la sua maschera di freddezza e cambiato radicalmente la sua vita?
La stretta della Materializzazione Congiunta la riscosse dai suoi pensieri e si trovò in una ampia radura, circondata da Mangiamorte e suoi compagni di Casa.
Tutti i ragazzi furono raggruppati al centro dell'ampia schiera di maghi oscuri e, persa tra tutti loro, Pansy cercò il sostegno della sola figura amica: suo cugino Gregory.
Il ragazzo aveva uno sguardo insolitamente serio e, appena la vide, si staccò dal suo amico Vincent e la raggiunse.
Nonostante la strega fosse certa del fatto che suo cugino condividesse con lei la preoccupazione per ciò che stava per avvenire, non ebbero il tempo di dirsi nulla in quanto la comparsa di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato calamitò l'attenzione di tutta la folla.
Vedendo per la prima volta il mago che aveva scatenato ben due Guerre Magiche, Pansy si sentì morire: si trattava di una creatura (difficilmente lo si sarebbe potuto definire uomo!) che trasudava potere e malvagità.
Il suo abito frusciò appena mentre, con poche parole, Voldemort annunciava la condanna a morte di Draco e della sua famiglia.
La bella Serpeverde, che si sentiva schiacciata da quella situazione enormemente più Grande di lei, trasalì quando Vincent Tiger si fece avanti volontariamente per essere marchiato e non riuscì a trattenere un singhiozzo vedendolo uccidere a sangue freddo un Babbano innocente.
Se fosse stata abbastanza lucida, probabilmente la giovane avrebbe capito che Voldemort voleva solo accertarsi che nessun nuovo Mangiamorte si facesse prendere dagli scrupoli al momento di dover uccidere qualcuno in azione, ma non ci arrivò.
Tutto quello che riuscì a capire fu, invece, che presto sarebbe toccato a lei scegliere tra la morte o il diventare una assassina.
La portata delle conclusioni a cui era giunta non l'aveva ancora colpita in pieno che sentì qualcuno afferrarla per un braccio e scortarla verso il suo destino.
'Perché mi fate questo?' chiese silenziosamente ai suoi genitori che, da dietro le loro maschere da Mangiamorte, la fissavano duramente per ricordarle che non era possibile tornare indietro.
Terrorizzata nel sentire gli occhi rossi di Voldemort puntati su di lei, la giovane strega cercò rapidamente un modo per uscire da quella situazione. Nella disperazione le venne da chiedersi 'Cosa farebbe Harry al posto mio?'
La risposta era in realtà piuttosto semplice: Harry non avrebbe di certo acconsentito a fare quello che volevano l'Oscuro Signore ed i suoi genitori! Harry avrebbe affrontato l'avversario e, al momento opportuno, sarebbe riuscito a fuggire mettendo in salvo l'ostaggio...
Lei non era Harry (e non era nemmeno lontanamente brava quanto lui in Difesa Contro le Arti Oscure), ma sfruttando il fattore sorpresa forse ce l'avrebbe potuta fare ugualmente.
Con un Piano in mente, la giovane sollevò la bacchetta e si preparò a recitare la più letale delle Maledizioni Senza Perdono, dirigendola all'ultimo momento verso il temibile mago oscuro.
Ma, nonostante la sua determinazione e i buoni propositi, le due parole dell'Anatema -Che-Uccide si rifiutarono di uscirle dalla gola.
"Io... non posso..." esclamò alla fine, mentre il braccio armato di bacchetta si abbassava nonostante il richiamo di Voldemort "Non posso farlo..."
Aveva fatto la sua scelta: non era un'assassina e neppure un'eroina. Dopo avere gettato un'occhiata di scuse alla bambina che non era riuscita a salvare, chiuse gli occhi e attese la morte.
Pansy sapeva che - prima di morire - sarebbe stata torturata per sottolineare che non ci si può opporre all'Oscuro Signore, ma ugualmente pianse quando comprese che era stato suo padre a scagliare la Cruciatus che le infiammava l'intero sistema nervoso.
 
Harry sentì il bagnato sul volto e tra i capelli e - aprendo di scatto gli occhi - si accorse di essere chino sulla vasca da bagno, con la testa sotto il getto dell'acqua gelata.
"Meno male, ti sei ripreso..." esclamò Dudley, aiutandolo a rimettersi in piedi incurante degli strepiti indignati della madre che vedeva insudiciato il suo lindo bagno patronale "stavamo parlando, poi ti sei afferrato la testa e hai iniziato ad urlare e ad agitarti. Pensavo ti stesse venendo un colpo!"
"Magari gli fosse venuto!" borbottò seccamente zio Vernon, ma Harry lo ignorò.
La testa gli faceva un male da impazzire e, ogni volta che chiudeva gli occhi, riusciva a vedere attraverso la mente di Voldemort Pansy che veniva torturata.
Razionalmente sapeva che la cosa migliore da fare sarebbe stata avvertire Silente e l'Ordine della Fenice, ma così facendo avrebbe perso tempo e - se c'era una cosa che in questo momento Pansy non aveva - era il tempo.
Facendo qualcosa che andava contro ogni suo istinto, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si voltò verso il suo robusto cugino e disse "Dud, ho bisogno del tuo aiuto!"
I tre Dursley furono talmente stupiti da quella frase che Dudley fece a tempo a rispondere "Che devo fare?" prima che lo zio Vernon potesse intimargli di «tenere Dudley fuori dalle sue stramberie».
Ignorando bellamente lo zio, il mago con la cicatrice a forma di saetta si rivolse al suo coetaneo dicendogli "Ascoltami bene, Dudley... ci sono delle vite in gioco! Devi correre dalla signora Figg, il più veloce che puoi..."
Il biondo fece cenno di sì, benché dall'espressione perplessa del suo faccione fosse evidente che non comprendeva come la vecchia matta amante dei gatti potesse aiutare qualcuno.
"Vai da lei e dille di chiamare Silente..." riprese Harry, certo che - nonostante non sapesse nulla del mondo magico - suo cugino avesse capito perfettamente che stava parlando dell'anziano mago che era andato a prenderlo a casa alla fine dell'estate precedente "deve sapere che Voldemort sta marchiando i Serpeverde del sesto e settimo anno. Digli che ci sono tantissimi Mangiamorte!"
"Ho capito." rispose il ragazzo poi, ricapitolando "Chiamare Silente, Voldemort sta marchiando i Serpeverde e ci sono tanti Mangiamorte..."
Il ragazzo con gli occhiali fece cenno di sì e, estratta la bacchetta dalla tasca dei pantaloni (a quel punto gli zii si dileguarono dimostrando un coraggio degno del buon vecchio Codaliscia), si preparò a Materializzarsi nel luogo che aveva visto attraverso gli occhi di Voldemort.
"Aspetta!" lo interruppe però Dudley "Che cosa pensi di fare tu nel frattempo?"
"Vado a prendere un po' di tempo, quindi sbrigati!" rispose il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, prima di sparire in un «pop».
 
Goyle fissò con occhi sbarrati suo zio - il marito della sorella di suo padre - cruciare la sua cuginetta preferita e le sue dita si strinsero sulla bacchetta che teneva in tasca.
Benché razionalmente sapesse che non avrebbe fatto differenza, il Serpeverde decise che non lo avrebbe permesso e - cogliendo di sorpresa quanti gli erano accanto - si mise a correre verso Pansy, scagliando nel contempo uno Schiantesimo che centrò alle spalle il suo aguzzino.
Reagendo con una velocità innaturale, Voldemort mosse la sua bacchetta e Goyle si ritrovò immobilizzato a testa in giù, intento a fluttuare lentamente verso Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
"Non amo chi assume questo tipo di iniziative!" esclamò L'Oscuro Signore, mentre i genitori di Goyle si inginocchiavano chiedendo pietà per il gesto sconsiderato del loro figlio "Spiegati!"
Il grosso Serpeverde non riusciva a ragionare al meglio col sangue che gli affluiva al cervello in quella maniera, ciononostante cercò di perorare la causa di Pansy affermando "Lei... lei non è capace di fare del male, ma non è vero che non è fedele..."
"O sei uno sciocco o sei anche tu un traditore..." affermò però Voldemort, mentre con un secondo colpo di bacchetta faceva cadere il corpulento Serpeverde sulla sua compagna di Casa.
Goyle tentò immediatamente di rialzarsi con l'intenzione di Smaterializzarsi insieme a Pansy, ma fu nuovamente costretto in ginocchio dall'Oscuro Signore che, con un'unica Cruciatus, riuscì a colpire sia lui che le due ragazze che aveva accanto.
"Ed ora, mio giovane alleato," affermò in tono indolente il mago più vecchio in direzione di Vincent Tiger, che era in piedi - immobile - dietro di lui "dai loro il colpo di grazia..."
Prima ancora di avere finito di pronunciare l'ultima sillaba, però, uno Schiantesimo sfiorò la veste nera di Voldemort andando ad esplodere contro il petto del neo-Mangiamorte che stramazzò al suolo come un sacco di patate.
"E' una festa privata o posso unirmi anch'io?" domandò allora Harry Potter, suscitando esclamazioni di sorpresa tra tutti i Mangiamorte che lo videro uscire dalla foresta.
Anche Goyle lo osservò con attenzione dalla posizione prona in cui si trovava e, guardando i suoi occhi verdi colmi di ira e determinazione, per un attimo pensò che forse sua cugina non aveva poi sbagliato a riporre la sua fiducia nel Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto.
 
L'impatto della sensibile massa di Goyle sulla sua schiena la riportò rapidamente alla realtà, appena in tempo per subire in pieno la nuova Maledizione Cruciatus scagliata da Voldemort.
Quando il dolore cessò il cervello di Pansy urlò al suo corpo di usare quella dannata bacchetta che ancora stringeva in mano per difendersi, ma i muscoli delle sue dita si rifiutarono di eseguire qualunque movimento.
Con la coda dell'occhio la ragazza si accorse che - a dispetto della Maledizione di cui aveva subito la maggior parte della potenza - Gregory stava cercando di alzarsi per affrontare Vincent Tiger, che aveva ricevuto l'incarico di ucciderli entrambi.
Non fu però il grosso Serpeverde ad abbattere il compagno di Casa... mentre Goyle ancora cercava la propria bacchetta, infatti, uno Schiantesimo attraversò il campo visivo di Pansy e - sfiorato l'Oscuro Signore - centrò Tiger mandandolo K.O.
Il cuore della bella Serpeverde aumentò i battiti quando, da un qualche punto alle sue spalle, giunse la voce del suo salvatore che - ironicamente - domandò se poteva unirsi alla festa.
'Harry!' pensò la strega, costringendosi a voltarsi verso la direzione della voce e sorridendo istintivamente vedendo che il suo cavaliere senza macchia era veramente venuto a salvarla.
Certo, il suo cavaliere non aveva un cavallo bianco e non indossava una corazza argentata (anzi, a giudicare dallo stato della sua maglia, sembrava appena uscito da un laghetto!), ma nel suo sguardo deciso si leggeva chiaramente l'intento di dare una lezione al mostro dalla pelle diafana che la sovrastava.
"Harry!" esclamò allora Voldemort, come se si rivolgesse ad un amico che non vedeva da molto tempo "Ben arrivato, non ti aspettavamo..."
"Il gufo col mio invito deve essere andato perso..." commentò il Grifondoro mentre riduceva le distanze facendo attenzione a tenere Voldemort tra sè e le schiere di Mangiamorte che lo spalleggiavano.
"Sei venuto a concludere lo scontro dell'altra sera?" chiese gioviale l'Oscuro Signore, scagliando nel contempo un lampo giallo dalla propria bacchetta.
"Protego!" urlò il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, riuscendo a lanciare su di sé un Sortilegio Scudo appena in tempo per assorbire la maggior parte della Magia Oscura dell'attacco.
L'incantesimo fu ugualmente abbastanza forte da fargli piegare le ginocchia ma Pansy - solo guardandolo negli occhi - comprese che Harry non si sarebbe mai chinato davanti al suo nemico.
"Sectumsempra!" gridò allora il ragazzo con gli occhiali, imprimendo nella Maledizione appresa dal Principe Mezzosangue molta più rabbia di quella che aveva riversato nello Schiantesimo diretto contro Piton a lezione.
Voldemort non ebbe problemi ad erigere a sua volta un incantesimo difensivo che deviasse la lama di energia magica, ma rimase ugualmente sorpreso nel vedere che questa - per quanto a potenza ridotta a causa del suo Protego - era stata ugualmente in grado di spaccare una grossa roccia in due parti.
"Bene bene..." affermò ridacchiando il mago "a quanto pare il piccolo Harry ha imparato a tirare fuori le unghie!"
"Non sai quanto, bastardo!" urlò il mago con la cicatrice a forma di saetta, scagliando nel contempo uno Schiantesimo non verbale che venne ugualmente respinto dalle difese dell'Oscuro Signore.
"Anche tuo padre si è battuto con questa foga, prima di morire, sai?" domandò divertito l'essere dalle sembianze rettiline, prima di scagliare una potente Cruciatus al giovane Grifondoro, che cadde a terra urlando.
"Lascialo in pace!" strillò allora Pansy mentre, da una distanza praticamente pari a zero, scagliava un lampo viola verso Voldemort.
Il mago oscuro - che non si aspettava minimamente che uno dei Serpeverde ai suoi piedi potesse schierarsi con Potter - fu colto di sorpresa e le sue difese ricevettero in pieno la Maledizione che lo fece indietreggiare.
Approfittando dell'occasione Goyle afferrò con forza la bambina legata sotto di lui e, con uno strattone, se la caricò in spalla.
"Muoviti Pans!" urlò poi il bestione, afferrando la cugina con la mano libera e trascinandosela dietro mentre correva verso Potter.
"Impedimenta!" ruggì però Bellatrix Lestrange che, i insieme a suo marito Rodolphus e a Nott senior, era corsa in aiuto di Voldemort.
Degli spessi rampicanti si animarono bloccando i piedi del grosso Serpeverde che, perduto l'equilibrio, rovinò a terra trascinandosi dietro le due ragazze.
Pansy atterrò duramente e fu subito affiancata dalla pericolosa Bellatrix che, con aria spiritata, le puntò la bacchetta al collo.
"E adesso, signorina..." cominciò la ricercata, ma si interruppe quando vide Nott fnire a terra un paio di metri più in dietro, Schiantato.
"Tu ed io abbiamo un conto in sospeso, pazza!" gridò Harry per attirare ulteriormente la sua attenzione.
La strega avrebbe voluto reagire sventrandolo, ma sapeva bene che Potter era del Signore Oscuro quindi non si mosse.
"Vai pure, Bellatrix..." la invitò allora Voldemort, come se le avesse letto nel pensiero il desiderio di scontrarsi col mago con gli occhiali "ma non ucciderlo!"
La Mangiamorte sorrise e, con una elegante piroetta, svanì.
"Alle tue spalle!" gridò Pansy, riuscendo ad avvertire appena in tempo Harry che si buttò a terra evitando uno Schiantesimo.
"Impedimenta!" urlò il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, puntando a caso la bacchetta nella direzione da cui era provenuto il colpo "Supeficium! Bombarda!"
La sequenza di attacchi venne schivata facilmente dalla primogenita delle sorelle Black che, con un balzo laterale, si trovò nella direzione perfetta per contrattaccare.
"Crucio!" gridò la donna, riuscendo a colpire di striscio il ragazzo con gli occhiali e strappandogli un gemito.
"Tutto qui, Harry?" lo incitò lei, mentre i tratti del suo viso apparivano distorti dalla smorfia folle che li attraversava "Non volevi affrontarmi?"
Il mago cercò di muoversi, ma la strega scagliò nuovamente la Maledizione della Tortura, bloccandolo a terra.
Dalla sua posizione prona Pansy non riuscì bene a vedere cosa accadde dopo, ma di due fatti fu certa: prima l'aria venne attraversata da un canto dolcissimo. e - un attimo dopo - si scatenò l'inferno.
 
Harry sapeva di non avere speranze combattendo contro Bellatrix (forse ancora meno che battendosi contro lo stesso Voldemort, visto che con la Mangiamorte non poteva contare neppure sul vantaggio datogli dai Nuclei Gemelli), ma la sfidò ugualmente per distrarre la sua attenzione da Pansy.
La lotta era però impari e, dopo appena uno scambio di incantesimi, si ritrovò a terra a contorcersi dal dolore.
'Scusami, Pansy...' pensò in un momento di disperazione, che fortunatamente ebbe vita breve in quanto spazzato via da quello che comprese essere il melodioso canto di una Fenice.
Anzi, non di una Fenice qualsiasi, ma quello di Fanny!
Anche Bellatrix venne distratta dal canto del magico uccello e, quando i suoi occhi si alzarono al cielo per cercare l'origine del suono flautato, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto ne approfittò per colpirla con uno Schiantesimo che la fece ruzzolare giò per un breve tratto di terreno in discesa.
Immediatamente Harry si alzò in piedi e, puntando lo sguardo verso i restanti Mangiamorte, vide Fanny precipitare tra loro e - appena toccato terra - esplodere in una accecante palla di fuoco.
Almeno quattro tra Mangiamorte ed aspiranti tali vennero investiti in pieno dallo scoppio e caddero a terra mentre molti degli altri, disorientati, furono facile preda dei membri dell'Ordine della Fenice che apparvero dal nulla lanciando Schiantesimi in ogni direzione.
Approfittando della distrazione di Rodolphus Lestrange, che era corso a soccorrere la moglie, il ragazzo con gli occhiali si affrettò a raggiungere Pansy, Goyle e la Babbana legata.
"Tutto bene?" riuscì a chiedere, prima che la Serpeverde dai capelli a caschetto gli si gettasse al collo.
"Anch'io sono felice di vederti, piccola..." gli disse il Grifondoro abbracciandola con la sinistra ma tenendo la mano armata di bacchetta pronta a colpire "ma temo non sia il momento migliore per i convenevoli..."
Come a conferma delle parole del mago con la cicatrice a forma di saetta, meno di cinque secondi dopo un uomo con addosso un liso mantello da viaggio grigio atterrò malamente affianco a loro dopo un volo di diversi metri.
"Ma che...?" esclamò Pansy, staccandosi da Harry e alzando la propria bacchetta subito imitata da Goyle.
"E' Lupin!" esclamò il grosso Serpeverde, riconoscendo l'uomo che gli aveva fatto da insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure al terzo anno.
Ad ulteriore conferma dell'identità dell'ex professore, meno di un secondo dopo apparve anche Ninfadora Tonks, che mostrava un vistoso taglio sotto i capelli nuovamente rosa choc.
"Tonks, ma che succede?" chiese allora Harry, facendosi notare prima che la giovane Auror potesse attaccarli accidentalmente "Remus é..."
"Lui sta venendo qui!" esclamò però la ragazza, spaventata, troncando ogni domanda.
Tutti si voltarono nella direzione da cui erano arrivati i due membri dell'Ordine e, con orrore, videro la scura sagoma di Voldemort avanzare togliendo di mezzo Kingsley Sacherbolt senza troppi complimenti.
"Ora basta con i giochi, Harry!" esclamò Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato con gli occhi che lampeggiavano di rabbia "E' arrivata la tua fine!"
"Io non credo proprio, Tom!" esclamò però una voce forte e sicura alle spalle dei cinque maghi malconci.
Sentendo quella voce, Harry tirò mentalmente un sospiro di sollievo: Albus Silente era finalmente giunto sul campo di battaglia!

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Capitolo 14
*** L'ultima danza della Fenice ***


Capitolo 14: L'ultima danza della Fenice
 
"Ciao Tom, bentrovato..." salutò Silente come se, anziché trovarsi al cospetto di uno dei più spietati maghi oscuri di tutti i tempi, avesse appena rincontrato un vecchio amico al bancone dei Tre Manici di Scopa.
Voldemort fissò con astio il suo antico insegnante ma, forse indeciso su come agire o più semplicemente in attesa dell'arrivo dei suoi servitori, non attaccò né lui né gli altri.
Incurante del fatto che il suo avversario potesse aggredirlo in qualunque momento (o conoscendolo abbastanza bene da sapere che non lo avrebbe fatto) il Preside di Hogwarts si avvicinò ad Harry e ai suoi altrettanto malconci compagni e li gratificò di un sorriso.
"Come sempre, Harry, è difficile stare dietro alla tua irruenza..." commentò l'anziano mago, fissando i suoi occhi azzurri in quelli del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto.
Harry comprese subito dal tono allegro del suo interlocutore che non si trattava di un rimprovero, ma nonostante ciò non poté impedirsi di tentare di scusarsi per avere costretto il suo mentore ad un confronto con Voldemort quando ancora non si era ripreso dal veleno ingerito nella caverna.
Silente non ascoltò neppure il tentativo del ragazzo di scusarsi e lo interruppe affermando "Suvvia, Harry... va bene così. Non mi sarei aspettato nulla di meno da te! Ora, però, credo sia il caso che tu  conduca i tuoi amici al sicuro."
"Non credo di capire, signore..." rispose il giovane mago voltandosi verso il loro avversario comune, anche se - in realtà - aveva recepito perfettamente l'ordine ricevuto "non dovremmo unire le nostre forze in questo scontro? Specialmente ora che..."
Ma il Preside non gli permise di terminare l'accenno alla propria precaria condizione di salute "Per quanto trovi la tua preoccupazione per me toccante, Harry, sono fermamente convinto che la cosa migliore che tu possa fare è portare al sicuro la signorina Parkinson, il signor Goyle e l'altra ragazza..."
Ma il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto non aveva intenzione di fuggire di fronte a Voldemort, quindi si oppose nuovamente all'ordine ricevuto "Con tutto il rispetto, signore, credo di dover restare e combattere. Voldemort non mi permetterà di certo di..."
"Non temere, io e l'Ordine ti procureremo il tempo necessario ad allontanarti da qui..." lo rassicurò il Preside poi, accorgendosi di avere parlato troppo duramente aggiunse "Ascolta, Harry... so che vuoi combattere, ma non è ancora arrivato il momento. Ora come ora non sono in grado di battermi contro Voldemort e proteggere al contempo tutti voi, quindi preferisco che fuggiate lasciandomi campo libero..."
"Ma potrei aiutarla!" protestò Harry, sapendo che il tempo stava per scadere. I Mangiamorte erano molto più numerosi dei membri dell'Ordine e presto sarebbero giunti in aiuto del loro Signore. "La mia bacchetta..."
"No, Harry," esclamò però Silente, questa volta con una punta di irritazione "questo deve essere un duello tra me e Voldemort. Se tu ti intromettessi, lui ti sceglierebbe come bersaglio primario e questo non può accadere ancora... ora vai..."
Il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta lanciò una rapida occhiata a Pansy e la vide fissare terrorizzata l'Oscuro Signore. Che ne sarebbe stato di lei se fossero rimasti a combattere?
E che ne sarebbe stato di Goyle che, nonostante le evidenti ferite, restava cocciutamente in piedi con la bacchetta pronta ad aiutarlo?
"D'accordo..." capitolò alla fine, lanciando un ultimo sguardo al suo mentore "Mi prometta però di fare attenzione..."
Silente sorrise e, senza dire niente, superò il proprio allievo e si diresse con passo spedito e sicuro verso quella che sapeva essere l'ultima battaglia della sua vita.
 
"Questa scena non mi è nuova, Tom..." commentò Silente con un sorrisetto divertito sulle labbra.
In effetti era riuscito a convincere Harry a ripiegare nella sicurezza di Privet Drive in un tempo ragionevolmente breve e - con la scusa di aiutarlo a trasportare Goyle e la Babbana ferita - aveva inviato in quella casa anche Lupin e Tonks per impedirgli di tornare indietro.
"Forse, ma stavolta non finirà come al Ministero..." rispose seccamente Voldemort che, dopo una breve riflessione, aveva deciso che l'eliminazione di Silente fosse prioritaria rispetto al togliere di mezzo il Ragazzo-Che-E'-SopravvissutoPiù-Volte-Per-Una-Sfortuna-Sfacciata "questa volta ti ucciderò."
"Forse, sì..." convenne l'anziano mago sollevando la propria bacchetta ed effettuando l'inchino di rito in caso di duello "ma sei veramente sicuro che la mia morte agevolerà i tuoi piani?"
"Dopo averti tolto di torno nessuno oserà più opporsi a me!" ribatté L'Oscuro Signore, rispondendo all'inchino per poi scomparire in uno svolazzare del suo mantello nero.
La Maledizione giunse un istante più tardi, sotto forma di uno schizzo di luce bluastra abilmente parato dal Preside di Hogwarts che, con un semplice tocco di bacchetta, trasformò la letale energia magica in uno 'sciame di innocue lucciole.
Irritato ma per nulla stupito, Voldemort scagliò una sequenza di Schiantesimi, immediatamente seguiti da un Avada Kedavra.
Silente deviò il primo dardo di luce rossa contro Rodolphus Lestrange il quale - dopo avere inutilmente tentato di risvegliare sua moglie - si era appostato dietro ad un albero per dare man forte al suo signore.
Il Mangiamorte cadde proprio nel momento in cui una roccia aguzza, animata dalla Bacchetta di Sambuco, emerse dal suolo per intercettare gli altri incanti offensivi.
La Maledizione-Senza-Perdono distrusse facilmente la protezione di pietra, ma dietro di essa non vi era più alcun bersaglio per il successivo attacco dell'Oscuro Signore.
Il tenebroso mago dalle sembianze rettiline impiegò appena un secondo per individuare la consistente energia magica posseduta dal suo vecchio rivale e questa sua percettività gli permise di sollevare in tempo un Sortilegio Scudo, prima che una tormenta di lame di fiamma lo avvolgesse.
Esausto a causa del dispendio di energie necessarie all'esecuzione del complesso incantesimo, Silente impiegò alcuni secondi a realizzare l'esistenza dell'incanto difensivo all'interno del vortice di fiamme e quasi cadde a terra per evitare l'Avada Kedavra che l'avversario gli scagliò in risposta.
"Sei diventato debole..." commentò divertito Voldemort, emergendo indenne dalle fiamme e fissando l'anziano mago che - aiutandosi con la mano nera e morta - cercava di reggersi in piedi con l'ausilio di un albero "non sei più alla mia altezza!"
"Sai com'é...è l'età..." gli rispose l'uomo dagli occhi azzurri e dalla candida barba argentea che, non appena ripreso il controllo sul proprio respiro, si era rimesso in posizione difensiva "ma, d'altronde, l'età ha anche i suoi vantaggi!"
 
Harry si Materializzò direttamente nel salotto di casa Dursley con Pansy avvinghiata al braccio sinistro e, prima ancora di poter sentire la prima sillaba di protesta di zia Petunia per tutto il fango e la polvere che stava spargendo sul suo pregiato tappeto persiano, la sua testa esplose come un grosso fuoco di artificio del dottor Filibuster buttato in una bacinella d'acqua.
I suoi sensi riuscirono in qualche modo a sentire il rumore della sua bacchetta che si schiantava a terra, così come il grido allarmato della bella Serpeverde al suo fianco, ma la sua attenzione era diretta a tutt'altre faccende.
Nella sua mente, infatti, vedeva il professor Silente incalzato da svariati incantesimi e sentiva la frenesia di Voldemort come se l'istinto di uccidere il vecchio mago fosse suo.
La prima fase del duello tra i due maghi più potenti al mondo fu rapida e letale. Nonostante la sua infermità, Silente sembrava sempre sicuro di sè e riuscì ad evitare ogni attacco del suo oscuro avversario, riuscendo anche a portare qualche assalto efficace.
"Sei diventato debole..." disse una voce non sua, una voce che il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto aveva ormai imparato a conoscere come quella della sua nemesi "non sei più alla mia altezza!"
Ed in effetti sembrava essere vero. L'assalto di Silente era stato tanto potente da lasciare senza fiato il vecchio mago, ma non sembrava essere stato neppure lontanamente sufficiente a superare le difese dell'Oscuro Signore.
"Sai com'é...è l'età..." fu la risposta divertita del Preside di Hogwarts "ma, d'altronde, l'età ha anche i suoi vantaggi!"
Ad Harry sembrò una risposta data appositamente per esasperare il proprio avversario e - effettivamente - anche Voldemort fece alcuni profondi respiri prima di ribattere col suo abituale tono controllato.
"Non mi inganni, vecchio." affermò, riducendo le distanze e mettendosi in posizione per scagliare un nuovo assalto "Non so come tu e Potter abbiate fatto a scoprire dove si sarebbe tenuta questa cerimonia, ma stavolta non ne uscirai vivo!"
"Come sempre, Tom, la tua capacità di comprendere ciò che ti circonda è al più da considerarsi mediocre..." lo schernì il vecchio mago poi, probabilmente per evitare che Voldemort sospettasse della capacità di Harry di penetrare nella sua mente nonostante la sua Occlumanzia, aggiunse "Possibile che, sospettoso come sei, tu non abbia considerato la sconsideratezza della tua idea di marchiare tutti i figli maggiorenni dei tuoi Mangiamorte? Che non abbia pensato che qualcuno - magari uno dei tuoi fedeli luogotenenti - avrebbe potuto non essere d'accordo e fare la spia?"
Harry sentì i sospetti di Voldemort convergere verso i propri - non troppo fedeli - servitori, ma Silente non gli lasciò il tempo di fare altro poiché aggiunse "E comunque, Tom, come tuo solito attribuisci una eccessiva importanza all'idea della morte!"
"Come sempre su questo argomento la pensiamo in maniera assai diversa..." commentò Voldemort poi, appena prima di riprendere l'attacco, aggiunse "comunque, visto che tu non temi la morte, spero non ti dispiacerà crepare una volta per tutte!"
Il successivo attacco fu fulmineo e violento, tanto che il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta temette veramente per la vita del suo mentore.
Con una energia insospettabile nelle sue condizioni - però - Silente riuscì di nuovo a respingere ogni colpo e anche a portare un potente contrattacco, tanto che Harry poté percepire distintamente in bocca il sapore del sangue di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Galleggiando nella mente di Voldemort, il giovane Grifondoro poté percepire tutta la rabbia del mago oscuro e anche un potente flusso di energia magica pronto a colpire il Preside di Hogwarts.
"No!" urlò il ragazzo con gli occhiali, ma la sua bocca (o meglio, la bocca di colui che era stato Tom Riddle) articolò invece una incomprensibile formula magica, facendo scaturire dalla bacchetta con l'anima di piuma di Fenice un flusso energetico dello stesso colore e della stessa apparente consistenza del sangue.
Se anche la formula di quell'incantesimo proibito - pronunciata in gaelico antico - aveva colto di sorpresa Harry, la stessa cosa non si poteva dire del suo mentore che - con un elegante colpo di polso e voce chiara - aveva evocato dalla punta della propria bacchetta in legno di sambuco un getto di energia azzurra in tutto e per tutto simile ad acqua purissima.
I due incantesimi si scontrarono a metà strada e, anziché dissolversi a vicenda o avere l'uno la meglio sull'altro, si fusero in un solo fascio di luce dalle tonalità cangianti.
 
La mente di Harry fu come schiacciata dalla impressionante concentrazione che Voldemort stava impiegando per tentare di avere la meglio sul suo antico insegnante di Trasfigurazione, ma il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta riuscì ugualmente a concentrare la propria attenzione su Silente.
Il volto del vecchio mago dalla barba bianca era una maschera di imperturbabile concentrazione, ma il copioso sudore che gli colava dalla fronte dimostrava senza possiblità di errore a quale sforzo stesse sottoponendo il proprio fisico provato per mantenere la concentrazione sull'incantesimo.
Ciò che però preoccupo’ Harry più di tutto, furono gli azzurri occhi del Preside, nei  quali poté vedere la stessa stanchezza che avevano mostrato alcuni giorni prima, nella grotta dell'Horcrux, mentre il mago respingeva gli eserciti di Inferi.
Certo del fatto che Silente fosse prossimo a cedere e avesse bisogno del suo aiuto,  il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto tentò di concentrarsi a sufficienza per escludere la mente di Voldemort dalla sua, così da riprendere il controllo del proprio corpo e Materializzarsi nella mischia.
Tentò, ma non ne ebbe il tempo in quanto pochi istanti dopo un terzo contendente giunse sul luogo dove si stava combattendo l'epico scontro tra i due più grandi maghi dell'epoca moderna.
Il nuovo arrivato - che purtroppo vestiva il nero mantello dei Mangiamorte - si mosse con passo deciso verso i due maghi ed Harry trovò estremamente curioso il fatto che, nonostante l'abito e la maschera lo rendessero completamente irriconoscibile, il suo modo di camminare gli fosse assai familiare.
Ciò almeno fino a quando, con un gesto secco della mano non armata di bacchetta, il Mangiamorte non si tolse maschera e cappuccio mettendo in mostra una zazzera di unticci capelli neri ed un prominente naso adunco.
"Ah, amico mio!" salutò Voldemort, mentre il suo volto serpentino si contorceva in un truce sorriso "Arrivi giusto in tempo per assistere al mio trionfo..."
L'insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure non disse nulla, limitandosi a chinare il capo e a scoccare un'occhiata di sbieco a Silente il quale - vedendolo giungere - non aveva smesso neppure per un istante di sorridere.
Fu forse questo fatto a far scattare un allarme nella contorta mente del Signore Oscuro.
Dalla sua posizione privilegiata di osservatore - infatti - Harry sentì chiaramente la maligna gioia di Voldemort trasformarsi in sospetto, mentre in lui si sedimentava l'idea che la spia che aveva rivelato a Silente le informazioni sulla cerimonia del Marchio fosse proprio Piton il doppiogiochista.
Esisteva solo un modo per accertarsi della reale fedeltà del mago che assisteva al duello e Harry lo comprese nell'istante esatto in cui Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato disse "Anzi, amico mio... lascio a te l'onore di uccidere il nostro più temibile nemico!"
Se si fosse trattato di un altro Mangiamorte - magari della folle Bellatrix - indubbiamente Voldemort avrebbe ottenuto una reazione di giubilio per l'onore che stava concedendo. Il sempre freddo e razionale Severus Piton, invece, si limitò ad annuire e a sollevare la bacchetta per scagliare un incantesimo letale.
Harry sapeva che quello era un momento decisivo: contro chi dei due contendenti sarebbe stato rivolto il mortifero lampo verde? Sia Silente che Voldemort erano troppo impegnati a mantenere il controllo dei rispettivi incantesimi per riuscire a schivare l'assalto del professore di Hogwarts, quindi la scelta di chi dei due sarebbe morto sarebbe dipesa unicamente dalla risposta al più grande argomento di discussione tra Harry e Silente: la vera lealtà di Severus Piton.
Fu proprio in quel momento che la sicurezza che - fino ad allora - aveva caratterizzato l'espressione di Silente, vacillò. All'improvviso il volto dell'anziano mago si fece stanco e preoccupato, mentre i suoi occhi azzurri cercavano di incrociare quelli nero pece del mago più giovane.
"Severus... ti prego..."
Furono queste le ultime parole di Albus Silente in quanto, meno di un istante dopo, la bacchetta di Piton scattò verso di lui accompagnata dalle più terribili parole che Harry avesse mai sentito "Avada Kedavra!"
 
Nonostante fosse stata una delle giornate più dure di cui avesse ricordo, quella notte Dudley non riusciva proprio a prendere sonno.
Rigirandosi nel letto, il ragazzo non poté non ripensare allo spavento che si era preso quando suo cugino era stato colto dalle convulsioni in camera sua e dalle parole che gli aveva detto prima di scomparire.
Harry si era fidato di lui, gli aveva confidato un incarico importante e - forse per la prima volta - i due cugini erano stati vicini.
Quando il mago gli aveva detto che delle vite sarebbero dipese da lui, il ragazzo si era sentito pervaso da una scarica di adrenalina che lo aveva fatto correre come un pazzo giù dalle scale, per poi schizzare lungo Privet Drive incurante degli strepiti dei suoi sbalorditi genitori.
Arrivato a casa della signora Figg, Dudley si era visto squadrare apertamente dalla vecchia matta, la quale aveva però fatto come richiesto da Harry e, buttando nel camino della strana polvere che aveva reso le fiamme verdi, aveva convocato l'anziano mago che era venuto a far loro visita l'estate precedente.
Come già al loro precedente incontro, il biondo si era sentito in forte soggezione per via dell'aura di potere emessa dal mago, ma aveva ripetuto fedelmente le parole di Harry (causando - tra l'altro - un accidente alla signora Figg quando aveva pronunciato il nome
«Voldemort»).
Anche se le notizie ricevute avevano allarmato Silente, l'anziano Preside di Hogwarts aveva gratificato Dudley con un sorriso che gli aveva scaldato il cuore, garantendogli che aveva fatto la cosa giusta.
Questo fu di grande conforto al ragazzo quando, tornato a casa, si dovette sorbire per la prima volta in vita sua le occhiatacce di rimprovero dei suoi genitori.
Per quasi dieci minuti i tre Dursley si fissarono in cagnesco dalle poltrone del salotto poi, l'arrivo improvviso di Harry e di altre cinque persone sanguinanti, fecero passare la questione in secondo piano.
Quando poi Harry era crollato a terra tra le urla della ragazza che gli stava accanto, per un attimo Dudley aveva creduto di vedere della genuina preoccupazioni negli occhi di sua madre - preoccupazione che, se veramente c'era stata, era stata subito sostituita da una espressione indignata.
Harry aveva continuato a contorcersi a terra per diversi minuti mentre la ragazza dai capelli rosa era scomparsa portando con sé una bambina svenuta poi, dopo un urlo di pura disperazione, si era come risvegliato.
Dudley non sapeva cosa il cugino avesse visto nel suo sogno, ma era certo che per lui sarebbe stato difficile dimenticare l'espressione triste che aveva mentre - rannicchiato contro la ragazza dai capelli a caschetto - aveva detto "Lo ha ucciso... Piton ha ucciso Silente..."
 
Certo di non riuscire più a dormire dopo avere ricordato quei momenti di tensione, Dudley scostò definitivamente il lenzuolo in cui si era attorcigliato e si alzò.
Il ragazzo si affacciò alla finestra della propria casa quasi temendo di vedere qualche mago cattivo pronto ad ucciderli (l'uomo che accompagnava Harry aveva accennato ad un rischio del genere) e, vedendo solo quella anomala nebbia che da un anno aveva sconvolto il clima inglese, rise della propria stupidità.
Un po' rinfrancato dal non aver trovato pazzi assassini tra le begonie della madre, Dudley si avviò alla porta della propria camera con l'intento di andare a bere qualcosa in cucina.
Il Babbano percorse quanto più silenziosamente possibile il corridoio della zona notte e - dopo una breve occhiata alla porta chiusa della stanza che il cugino divideva con la ragazza mora (con estrema disapprovazione di sua madre, tra l'altro!) - scese le scale ed entrò in cucina attratto dalla presenza di una luce accesa.
China davanti al frigorifero chiuso con indosso una maglia bianca a righe nere molto più grande di lei, quella che Dudley sospettava fortemente essere la ragazza di suo cugino sembrava pronta ad emettere una lunghissima sfilza di insolenze.
Quando il biondo aveva visto per la prima volta quella ragazza terrorizzata - il cui volto pallido era ancora più accentuato dalla tenebrosa veste che indossava - l'aveva immediatamente scambiata per la classica damigella in difficoltà, ma non avrebbe potuto sbagliarsi di più.
Quando suo cugino era svenuto, infatti, la giovane strega aveva assunto il controllo della situazione obbligando suo padre a cedere il divano ad Harry e sbraitando ordini a destra e a manca per avere aiuto.
Non le era neppure servito tirare fuori la bacchetta magica per tacitare le proteste dei suoi genitori... era bastato il tono con il quale, dall'alto di uno sguardo che sembrava capace di gelare il sangue, aveva affermato che ne aveva abbastanza dei loro piagnistei.
Era stata ancora più aggressiva poco più tardi quando, dal nulla, era comparso un uomo anziano dalla criniera leonina accompagnato da un ragazzo dai capelli rossi e dagli occhiali cerchiati di corno.
Per quel poco che Dudley aveva capito dal mago che era comparso assieme ad Harry - che era stato immediatamente tacitato dal nuovo venuto con una unica occhiataccia - i nuovi visitatori erano il Ministro dei maghi e il suo assistente.
Ciò nonostante, quando il pezzo grosso si era rivolto malamente alla mora e al suo grosso amico (che, fino a quel momento, era rimasto immobile come se avesse avuto paura di toccare gli oggetti presenti in sala o come se desiderasse diventare parte del mobilio), era scoppiata con uno scatto degno di un serpente, tanto che Dudley si ritrovò a chiedersi se non fosse per una qualche ragione ricollegabile a questo comportamento che Harry gli aveva parlato di «Serpeverdi».
Il Babbano non aveva colto tutte le colorite metafore che la ragazza aveva usato per apostrofare i due interlocutori, ma - vista la reazione scandalizzata del rosso - era praticamente certo che il riferimento al verrucoso «lato B» di una certa Morgana fosse un insulto.
Per conto suo, quello che si era presentato come Ministro della Magia pareva avere accusato il colpo quando la strega aveva accusato lui ed il suo staff di essere degli «incompetenti che obbligavano la gente a difendersi da sola» ed aveva replicato accusandola nuovamente di essere una Mangiamorte.
Dudley vide il ragazzo grosso impallidire visibilmente a quell'accusa ma - prima che la mora potesse ribattere - suo cugino era comparso con una faccia talmente arrabbiata che nemmeno l'uomo dalla criniera leonina aveva osato ribattere quando gli aveva ordinato di seguirlo in cucina.
In cucina Harry non aveva urlato e, accostando un bicchiere alla porta come aveva visto fare tante volte a sua madre, Dudley non era riuscito a sentire che poche parole non particolarmente significative tra le quali «Gazzetta», «Incompetenti» e «Caramelle».
Al Babbano non era ben chiaro perché la minaccia di finire come Caramella potesse spaventare il Ministro dei maghi, ma evidentemente suo cugino lo sapeva perché - quando uscirono dopo una ventina di minuti - l'uomo dalla criniera leonina sembrava molto arrabbiato ma aveva abbassato di parecchio la cresta e, senza aggiungere altro, se ne era andato.
 
"C'è una toppa sotto la maniglia del frigo..." spiegò Dudley ad alta voce, attirando così l'attenzione della strega "serve la chiave per aprirlo..."
Il ragazzo osservò le esili spalle di Pansy sobbalzare ma - proprio come aveva sperato - la strega indossava solamente una sua vecchia maglietta che le arrivava sotto le ginocchia e, non avendo tasche in cui infilare la propria bacchetta, non lo tramutò in un porcellino d'India.
"Un frigofifero a chiave... Che cosa stupida!" borbottò allora Pansy, facendosi indietro e cedendo il passo al Babbano che l'aveva colta di sorpresa facendole venire un colpo. Certo, Harry le aveva mostrato il funzionamento di quell'aggeggio la sera precedente, ma non le era parso di vedergli usare una chiave.
"Mia madre lo installò circa tre anni fa per impedirmi di fare degli spuntini di mezzanotte..." spiegò il biondo, mentre da una tasca dei pantaloni che portava tirava fuori quelli che sembravano essere due pezzetti di filo di ferro tutti piegati "ci ho messo quasi un mese a capire come aprirlo..."
Ciò detto, il grosso ragazzo si chinò verso la maniglia ed infilò i fili nella serratura, facendoli girare un po’. Dopo Circa un minuto, un leggero «click» annunciò che la porta era aperta.
"Vuoi qualcosa da bere?" chiese un attimo dopo avere spalancato lo sportello "C'è della Coca, del tè freddo e della birra... cosa preferisci?"
Pansy non aveva la più pallida idea di cosa fosse una «Coca» e, non volendo correre il rischio con qualche strana robaccia Babbana, decise di evitarla a priori. Certa che con un tè non avrebbe più dormito, alla fine la strega optò per una birra.
Per un po' i due stettero in silenzio a bere poi, con una certa titubanza, Dudley chiese "Come sta Harry?"
"Dorme..." rispose la mora poi, scorgendo un genuino interesse negli occhi del Babbano, aggiunse "ne aveva veramente bisogno... è stata una giornata lunga e dura..."
Dallo sguardo spento della strega Dudley capì che quella frase non valeva solo per il cugino ma, non sapendo cosa dire per confortarla, preferì tacere.
Visto che la conversazione languiva e la birra era finita, dopo un paio di minuti Pansy fece per alzarsi quando il biondo la precedette con una domanda spiazzante "Ci sarà una guerra, vero? Tra voi maghi, intendo..."
"E' già da un po' che c'é..." rispose la Serpeverde, dopo un momento di silenzio "solo che, adesso che Silente è morto, sarà molto più difficile vincerla..."
"E voi come ci siete finiti in mezzo?" chiese il ragazzo che - ingenuamente - pensava che fossero troppo giovani per partecipare ad una guerra.
"Diciamo solo che ho avuto la sfortuna di nascere in una famiglia razzista che ha scelto di schierarsi dal lato sbagliato..." affermò la mora poi, con voce tremante, aggiunse "e che ha pensato bene di decidere anche per me..."
"Capisco..." commentò il ragazzo, annuendo pensosamente. Per quanto le due situazioni non fossero paragonabili, infatti, Dudley non poteva fare a meno di pensare a come negli anni passati lui ed i suoi genitori avevano trattato Harry.
Il corpulento ragazzo aveva trovato facile e conveniente ritenere il cugino un mostro, una specie di abominio della natura da non invidiare. Nonostante il modo in cui l'avevano trattato, però, l'anno prima il giovane mago lo aveva salvato dai mostri succhia anima ed anche ora - dopo avere in qualche modo assistito alla morte di quello strano vecchio che per lui era così importante - si era preoccupato di mettere al sicuro lui ed i suoi genitori da quel pazzo che gli voleva fare  la pelle.
'Aveva ragione quel Silente...' si disse Dudley, ricordando le ultime parole dell'uomo che, in definitiva, gli aveva aperto gli occhi su molte cose 'i miei genitori, comportandosi come si sono comportati, credevano di farmi del bene ma mi hanno causato un gran danno...'
"L'importante, però, è che tu abbia fatto la tua scelta..."
"Già..." convenne Pansy abbozzando un sorriso "ma non ce l'ho fatta da sola... ho avuto un aiuto veramente speciale. È per questo che penso che - se qualcuno può far qualcosa per fermare questa follia - quello è Harry..."
 
"Mio cugino può farcela!" affermò fiducioso il ragazzo che, benché non sapesse nulla di lord Voldemort o delle altre cose relative alla Seconda Guerra Magica, pensava che - se qualcuno era riuscito a cambiare lui - avrebbe potuto cambiare anche il mondo.  Tracannando d'un sorso quel che restava della sua birra il ragazzo aggiunse "Lui non è il tipo da arrendersi..."
"Sì, lui ha un po' il pallino dell'eroe..." convenne la ragazza con un sorriso poi, voltandosi verso il frigo, prese altre due birre e ne porse una al padrone di casa.
Dudley accettò il gesto e, alzando la propria bottiglia, disse "A mio cugino... che mi ha salvato da un Dissennato!"
Pansy lo guardò perplessa poi, ricordando che al quinto anno il suo ragazzo aveva detto di essere stato attaccato da una coppia di Dissennatori a casa sua, scosse la testa divertita e aggiunse "Ad Harry, che mi ha salvata da me stessa e da quegli sciroccati dei miei genitori!"
Brindarono in silenzio e, dopo avere bevuto un lungo sorso, Dudley tornò alla carica con una nuova domanda "E adesso che farete?"
Pansy rimase silenziosa per parecchi secondi poi, ricordando le parole di Silente sulla missione di Harry, disse "Non ne ho idea, ma di una cosa sono sicura... Harry lo sa, ed io gli starò accanto!"
 
 

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Capitolo 15
*** Epilogo: Il Rosso e il Verde ***


Epilogo:
Il Rosso e il Verde
 
La giornata volgeva al tramonto ma - nonostante non avesse praticamente chiuso occhio da trentasei ore - il cuore di Harry era sballottato da troppe emozioni per permettergli di dormire.
Quasi quindici ore prima la Bacchetta di Sambuco l'aveva eletto a suo padrone e, rifiutandosi di colpirlo, aveva ritorto un Avada Kedavra contro Voldemort - uccidendolo una volta per tutte.
In quel momento il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto-Ben-Tre-Volte aveva creduto che tutto fosse finito e che l'esplosione di genuina gioia che aveva avvolto la Sala Grande fosse il degno epilogo per quella brutta vicenda che durava da troppi anni.
Ovviamente si era sbagliato...
Dopo essersi occupati di catturare quanti più Mangiamorte possibile i sopravvissuti tra i «buoni» erano stati costretti al triste compito di curare i feriti e contare i morti.
Violentemente l'immagine di Ron - distrutto davanti al cadavere ancora sorridente di Fred - attraversò il suo Io cosciente facendolo sentire in colpa: nonostante tutti gli ripetessero il contrario, il mago con la cicatrice a forma di saetta non poteva fare a meno di sentirsi colpevole per quanti erano morti per aiutarlo ad ottenere quella vittoria.
Per quanto si sforzasse di non farlo, ogni volta che chiudeva gli occhi non poteva fare a meno di vedere le facce di Tonks e Lupin - che lasciavano orfano un bambino di neppure un anno - o quella di Draco Malfoy, che dopo avere guidato coraggiosamente un nutrito gruppo di Mezzosangue fuggitivi in battaglia era crollato in lacrime davanti alla figura del padre, giunto all'ultimo momento in suo soccorso e sacrificatosi per salvarlo da Mulciber.
E poi, naturalmente, c'era il ricordo dell'ultimo scambio di sguardi avuto con lui...
 
L'incupirsi dei pensieri di Harry dovette ripercuotersi sul suo volto perché Pansy, che fino a quel momento si era limitata ad accarezzargli i lunghi capelli scarmigliati tenendo la testa del ragazzo sulle proprie gambe, gli chiese "Che c'é?"
"Nulla..." rispose il Grifondoro poi, sapendo che tale risposta non avrebbe fatto altro che scatenare la curiosità della Serpeverde, si corresse "stavo pensando a Piton... devo ammettere che di lui non avevamo capito proprio un bel niente!"
Pansy chiuse gli occhi nel tentativo di trovare le parole giuste da dire. Rispettando il desiderio di Ron di restare solo con il proprio dolore - e quello di Hermione di non abbandonare il rosso -, Harry non aveva confidato a nessuno dei due il motivo per cui aveva infine deciso di fidarsi di Piton...
Solo a lei il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto aveva raccontato di ciò che aveva visto nel Pensatoio, giustificando così la sbalorditiva decisione di far pressione su Kingsley Sacherbolt per ottenere che la salma dell'ultimo Preside di Hogwarts venisse recuperata dalla Stamberga Strillante e posta tra quelle dei difensori della scuola.
Se per lei era stato difficile credere al contenuto dei ricordi che l'algido professore aveva consegnato in punto di morte al figlio della donna che amava, non osava immaginare come potesse aver reagito Harry...
"Mi sarebbe piaciuto veramente conoscere l'altro Piton..." commentò il ragazzo con gli occhiali "non il Capocasa di Serpeverde, ma la persona che ha sempre cercato di proteggermi nonostante il ricordo di mio padre..."
"Puoi sempre fargli costruire un ritratto..." propose Pansy, cercando di risollevargli un po' il morale "scommetto che gli piacerebbe avere sempre un buon controllo sull'aula di Pozioni!"
Harry sorrise, pensando che la presenza del ritratto di Piton in quell'aula avrebbe definitivamente ucciso le probabilità dei futuri studenti di Hogwarts di sopravvivere ai corsi di Pozioni senza avere crisi di nervi.
In quel momento in cui rievocava il ricordo dell'unticcio professore intento ad umiliarlo durante la prima lezione di Pozioni del primo anno, il Grifondoro si rese conto di aver visto una volta «l'altro Piton». Si trattava dell'uomo che - quando lo aveva scoperto intento a prepararsi ad assalire Villa Parkinson - era intervenuto con arguzia e con una buona dose di tatto per impedirgli di fare una grossa sciocchezza.
Ripensando a quei cinque punti persi per avere avuto dubbi sulla marmellata da scegliere, il giovane sorrise tristemente e disse "E' brutto accorgersi che qualcuno è migliore di quanto credevi solo quando è troppo tardi..."
"Già..." convenne Pansy chinando il capo. I capelli - che durante L'ultimo anno si era fatta crescere per mascherare per quanto possibile la propria ben nota fisionomia ai Mangiamorte e ai loro sostenitori - le caddero davanti agli occhi e lei li tolse con uno sbuffo spazientito.
Le parole di Harry le avevano involontariamente riportato alla mente un pensiero che - quella mattina - aveva scelto di ignorare.
Dopo un lungo momento di silenzio la strega osò infine chiedere "Veramente mia madre ti ha salvato la vita?"
A quelle parole dal volto del mago con la cicatrice a forma di saetta scomparve l'espressione afflitta mentre - al ricordo di Piton - si sostituiva quello di una bella donna dai lunghi capelli neri che, con appena un alito di voce angosciata, gli domandava se la figlia stesse bene.
"Senza la sua bugia non avrei potuto evitare di battermi con Voldemort prima della distruzione dell'ultimo Horcrux..." confermò il giovane mago, scrutando attentamente i delicati lineamenti di porcellana della sua ragazza. Quando le aveva riferito la prima volta ciò che sua madre aveva fatto nella foresta, la Serpeverde aveva reagito erigendo una maschera di freddezza alimentata dall'odio covato nell'ultimo anno e mezzo verso i suoi genitori.
Ora che quella maschera si stava finalmente incrinando, il Grifondoro decise di lanciare un'altra piccola picconata "Magari potresti provare a parlarle..."
Lei gli rivolse un'occhiataccia rispondendo "Le manderò delle arance ad Azkaban!"
"Magari prima del processo..." continuò il mago che, dopo più di un anno di convivenza, sapeva bene fin dove poteva spingersi con la sua velenosa principessa.
Lei non rispose, ma dal suo sguardo Harry capì che stava pensando seriamente alle sue parole, così concluse affermando "Io testimonierò... racconterò quello che ha fatto. Nel bene e nel male."
Dopo quella frase Pansy sorrise e - divertita dall'esagerata onestà e genuinità del ragazzo - cambiò posizione e lo baciò appassionatamente.
 
Per molto tempo i due ragazzi non ebbero nulla da dirsi poi, voltandosi verso Pansy e guardando il suo volto incupito bagnato dalla luce delle stelle, Harry affermò "Uno Zellino per i tuoi pensieri..."
Il viso di Pansy arrossì sensibilmente, ma la Serpeverde non disse nulla. Nella situazione in cui si trovavano - vincitori di una devastante guerra appena conclusasi con tantissimi morti ancora da piangere e seppellire - si vergognava profondamente di quello che le rodeva dentro.
Non trovando il coraggio di parlare del pensiero che l'aveva fatta incupire, Pansy cercò di rispondere con ironia, mettendosi una mano sul fianco e affermando "Stai insinuando che i miei pensieri valgono così poco?"
"Tutto l'oro della mia camera blindata alla Gringott per i tuoi pensieri..." ribatté serafico il Grifondoro, senza scomporsi minimamente.
"Perché, cosa ti fa pensare che i Folletti vogliano rendertelo dopo la faccenda del drago?" gli fece notare lei, con un ultimo - debole - tentativo di depistarlo. In realtà sui Folletti sapeva abbastanza da credere che - una volta caduto Voldemort - quelle infide creature sarebbero state più che felici di dimenticare ciò che avevano fatto ed osannare Harry come un eroe... il tutto, ovviamente, per ingraziarsi chi comandava in quel momento!
"Mi stavo chiedendo se i lavori di ricostruzione della scuola saranno terminati per settembre..." ammise infine.
Il Grifondoro non capiva come l'idea dei lavori di ricostruzione di Hogwarts potesse aver fatto rabbuiare l'espressione della strega, ma ormai la conosceva abbastanza bene da sapere che qualunque richiesta di chiarimenti l'avrebbe fatta irritare, comportando un allungarsi dei tempi prima di avere spiegazioni chiare, quindi preferì tacere.
"Sai... il fatto è che ci ho pensato e non mi dispiacerebbe frequentare il prossimo anno..."
Questa notizia colpì un po' Harry, anche se il mago con gli occhiali fu bravo a nasconderlo. Quando quel pomeriggio la professoressa McGranitt aveva affermato che gli esami di fine anno si sarebbero svolti al Ministero alla fine di giugno, infatti, il nuovo Ministro della Magia lo aveva fissato intensamente e aveva affermato che - se lo avessero voluto - anche lui e i suoi amici avrebbero potuto partecipare.
Hermione aveva subito ribattuto che non avrebbero mai potuto studiare l'intero programma in così poco tempo, ma Kingsley si era limitato a scoppiare a ridere e, fissando Harry, aveva affermato che gli avrebbe fatto un gran piacere vederlo il più presto possibile al corso Auror.
La cosa pareva avere scandalizzato Hermione, mentre Pansy era scoppiata a ridere a sua volta e Ron aveva commentato asciuttamente che era un bene, visto che intendeva andare a lavorare con George al negozio di scherzi per star vicino al fratello.
"Anzi, mi piacerebbe molto tornare e passare un anno intero a non preoccuparmi di nulla, tranne che delle lezioni, dei compiti, dei vestiti," affermò poi, con fare sornione, aggiunse  "e di dove andare a passare un po' di tempo con il mio ragazzo Grifondoro..."
'Ed ecco, infine, il vero problema...' si disse Harry, sentendo quell'ultima frase. Alle parole di Kingsley, infatti, lui non aveva certo fatto mistero di voler iniziare il prima possibile il corso per diventare Auror.
"Pansy, ascolta..." disse piano, ben sapendo di essere molto più vicino alla morte di quando aveva duellato con Voldemort "sai che non posso tornare ad Hogwarts. Kingsley ci ha fatto capire perfettamente che - al momento - serve che io mi dia da fare per..."
"Che TU ti dia da fare?" ripeté lei, calcando parecchio sul «tu» "Harry, è una vita che ti dai da fare. È da quando sei entrato ad Hogwarts che non fai altro che cercare di risolvere tutti i problemi del mondo... Kingsley non è un idiota, lascia che provi a cavarsela da solo!"
"Ma non capisci che, in questo momento, io sono un simbolo? Un qualcosa attorno a cui la società magica si riunisce per ritrovare la propria compattezza dopo essersi quasi spaccata?" esclamò il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto e, dal suo tono tetro, ben si capiva quanto poco gli piacesse l'idea di essere un simbolo.
"E che ne è del tuo diritto a vivere una vita normale?" domandò lei, incalzandolo "Sei così sicuro che il tuo sacrificio faccia bene alla società?"
Harry non sembrava in grado di ribattere a quella affermazione, così non si oppose quando lei gli assestò il colpo di grazia affermando "Non sarebbe un messaggio migliore, per la società, se tu scegliesti di non approfittare della tua fama ma tornassi a studiare e dessi i MAGO normalmente? Non sarebbe un segnale di massima stima nei confronti del Ministero e del normale funzionamento delle istituzioni?"
 
Per un bel po' di tempo Harry non disse nulla. Una parte di lui - quella che ci teneva a risolvere in prima persona tutti i problemi - gli suggeriva che la sua presenza al Ministero sarebbe servita, mentre quella più razionale gli faceva notare che le parole della strega accanto a lui erano assai sensate. Che esempio avrebbe dato se si fosse lui per primo approfittato della propria posizione per infrangere le regole delle istituzioni che voleva sostenere?
Stava ancora riflettendo su questo quando Pansy lo interruppe dicendo "Mi dispiace, Harry..."
Riscossosi dai propri pensieri, il ragazzo sollevò lo sguardo e notò immediatamente che l'espressione risoluta della ragazza dai capelli color caffè era in perfetto contrasto con il tono arrendevole che aveva utilizzato.
"Mi dispiace tanto. Ancora una volta mi sono comportata da perfetta Serpeverde stronza ed egoista, che pensa solo a sé stessa e a ciò a cui tiene!" affermò poi la strega, facendo aumentare esponenzialmente le preoccupazioni del Grifondoro. Nonostante tutti i cambiamenti dell'ultimo anno, infatti, Pansy era sempre stata orgogliosa di essere una Serpeverde.
"Ma hai ragione tu." aggiunse poi, con la massima serenità "Basta egoismo. E' giusto che tu faccia quel che è meglio per tutti..."
Sempre più spiazzato da quel discorso, il ragazzo non trovò nulla da dire fin quando la sua compagna non aggiunse "Anzi, sai che ti dico? Finché non farò anch'io qualcosa di buono per la società non mi merito di dividerti con il resto delle persone che hanno bisogno di te..."
"In che senso, scusa?" domandò il Grifondoro, mentre con la mente si malediceva per aver rimesso la Bacchetta di Sambuco nella tomba di Silente. Forse con la Stecca della Morte avrebbe avuto una chance di difendersi da ciò che stava per capitargli tra capo e collo...
"Sì, sarà dura ma ormai ho deciso." affermò con tono convinto Pansy, mentre i suoi occhi brillavano maliziosi "Fino a dopo aver superato i miei MAGO, basta contatti tra noi."
"Basta contatti?" ripeté incredulo il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto "Ma che dici?"
"Ma come, non sei orgoglioso di me?" domandò Pansy, facendo una faccia stupita e trattenendo a stento la voglia di scoppiare a ridere "Anziché fare la Serpeverde egoista che ti vuole tutto per sé mi sto comportando come una Grifondoro. Per il bene degli altri rinuncio a ciò che mi piace e che vorrei io: le coccole, le carezze, i baci... il  sesso..."
Fu solo a quel punto, quando la ragazza fece per scostarsi da lui, che Harry capì lo scopo di tutto quel discorso e non poté fare a meno di ridere, riconoscendo la folle genialità che sottostava a quelle parole.
"E se, invece, io mi dimostrassi un po' più egoista e decidessi che il mondo può girare anche senza il mio aiuto?" domandò attirandola a sé.
"Beh, in quel caso verrebbe meno la mia guida sulle tortuose e disinteressate strade della Grifondoricità." gli rispose la bella strega, lasciandosi baciare sul collo e sistemandosi meglio contro di lui "Immagino che a quel punto tornerei ad essere la vecchia me stessa!"
Tutto sommato - si disse Harry - a lui piaceva di più la vecchia Pansy!
 
"Ed anche questo problema è risolto." commentò poco dopo Pansy che, dopo un lungo ed appassionato bacio, era riuscita ad estorcere ad Harry la promessa che sarebbe tornato ad Hogwarts con lei "Devo confermare ad Hermione che la strategia dello sciopero funziona e che è applicabile anche al caro Ronnie..."
A quelle parole Harry ebbe una nitida immagine della reazione del suo migliore amico di fronte al tipo di pressione psicologica a cui era stato sottoposto lui e si affrettò a dire "Forse sarebbe meglio se a Ron parlassi io..."
"Che carino, lo faresti davvero? Per me?" domandò la Parkinson con fare civettuolo.
"Sei terribile, lo sai vero?" rispose il povero Grifondoro.
"Lo dice anche Greg..." confermò lei facendo spallucce "comunque questo non toglie che mi hai tolto un altro problema. Ora devo solo trovare un posto per passare l'estate..."
Pansy gli aveva già accennato a quel problema qualche ora prima, quando gli aveva chiesto di accompagnarla a Villa Parkinson a recuperare le sue cose. Con entrambi i genitori in prigione e la propria fama di eroina di guerra, la ragazza avrebbe potuto ottenere dal Ministero di avere la casa, ma aveva preferito rinunciarvi per via dei brutti ricordi che la legavano ad essa.
"Quindi che farai?" le chiese il ragazzo dalla cicatrice a forma di saetta.
"Oh, non preoccuparti troppo!" gli rispose lei con un sorriso "Alla Gringott c'è una cassetta a mio nome con la mia dote. Immagino che i Folletti non faranno troppe storie per darmela e, altrimenti, c'è sempre la cara vecchia tenda!"
Risero entrambi, poi Harry propose "Perché invece non vieni con noi alla Tana? Almeno saresti in compagnia..."
"No, ti ringrazio, ma temo che sarebbe pericoloso!" affermò divertita Pansy e, pensando alla fatica fatta l'estate precedente per impedire alla Serpeverde e a Ginny di farsi reciprocamente a pezzi, non poté che darle ragione.
"Ma non temere, qualche volta verrò a trovarvi. E poi, quando avrò trovato un appartamentino in affitto, tu potrai venire tutte le volte che vorrai!"
A quelle parole, però, dentro Harry era scattato qualcosa. Non si trattava di una idea razionale ma, d'altronde, lui non era esattamente famoso per la propria razionalità così affermò "Ci sarebbe anche una terza opzione..."
Vedendo che Pansy lo osservava perplessa, il mago raccolse tutto il proprio coraggio e si spiegò "Sì, insomma... ora andrò dai Weasley per star loro vicino col funerale e tutto il resto, ma non intendo trasferirmi alla Tana vita natural durante..."
"Ah, no?" affermò la Serpeverde a metà tra il divertito ed il sinceramente stupito. Nei pochi giorni trascorsi a casa Weasley l'estate precedente, infatti, aveva potuto constatare come tutti - ed in particolare la signora Weasley - lo trattassero come un altro figlio/fratello e come la cosa sembrasse non dispiacere affatto al ragazzo.
La giovane strega stava ancora ripensando a quella specie di terzo grado a cui l'aveva sottoposta la signora Weasley quando aveva capito che lei ed Harry stavano insieme quando il mago riprese a parlare "No, non posso approfittare sempre di loro. Per questo ho deciso di andare a vivere a Grimmauld Palace... con l'aiuto di Creacker eravamo riusciti a rendere quel posto quasi decente e - ora che non ho più problemi di segretezza - penso che non sarà affatto impossibile trasformare quella casa..."
In cuor suo, Pansy era d’accordo. Quando lei, Harry, Ron ed Hermione vi ci si erano nascosti dopo la caduta del Ministero aveva trovato la casa piuttosto bella e, a parte la muffa, le infestazioni ed il mobilio, aveva più volte sognato di viverci con Harry.
Ma non era questo che le stava proponendo, vero?
Improvvisamente conscia di questa possibilità, la strega affermò "Beh, sarà un lavoraccio... e poi, col tuo gusto, chissà come la arrederai!"
La ragazza aveva fatto questa battuta per togliersi di dosso quel senso di paura che le attanagliava lo stomaco, ma questi si fece solo più forte quando Harry disse "Potresti venire con me a Grimmauld Palace... così di sicuro l'arredamento sarebbe scelto con più gusto!"
Sentendo quelle parole, Pansy fu più che lieta di essere già sdraiata per terra.
Debolmente, più per prendere tempo che per altro, disse "Guarda che a me piace lo stile classico: Pelle verde, noce scuro... ebano, argento..."
"Ed io amo i colori caldi," ribatté il mago con la cicatrice a forma di saetta con un sorriso divertito "rosso, oro..."
"Rosso e verde stanno bene insieme come Pozioni Detonanti e fuochi d'artificio..." gli fece notare lei, ma il suo tono da critica d'arte fu un po' sciupato dal fatto che anche le sue labbra erano state contagiate dal sorriso dell'altro.
Harry finse di pensarci un attimo, poi concluse "Ti dirò... se siamo riusciti a non scannarci noi due convivendo per un anno in una tenda, sono ottimista sul fatto che riusciremo a trovare un punto d'accordo anche sui mobili..."
A quelle parole Pansy sorrise e, azzerate le distanze, lo baciò teneramente.
"Era un sì?" domandò lui dopo un po'.
"Ad una condizione, però..." rispose la Serpeverde con un ghigno divertito "visto che sei l'eroe del Mondo Magico ed il sommo maestro di Difesa Contro le Arti Oscure, mi devi insegnare la Controfattura per la Fattura Orcovolante!"


Scusate l'enorme ritardo con cui pubblico l'epilogo di questa storia...in realtà sono stato così incasinato col lavoro che avevo dimenticato di non aver inserito il capitolo O_o'

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