Dark Theatre

di Melora
(/viewuser.php?uid=2546)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Million Waves In Their Head ***
Capitolo 2: *** The Last Days of Summer ***
Capitolo 3: *** Gimme a Little Piece of Your Outfit ***



Capitolo 1
*** A Million Waves In Their Head ***


NOTA DELL'AUTRICE:Mi rendo conto di non aver sviluppato per bene il carattere dei due personaggi, nè probabilmente aver chiarito bene le situazioni ma mi è venuto fuori così, dal nulla, e per quanto io provi non riesco a "concretizzarlo" un po' di più. Il rating è alto perchè nei prossimi capitoli ci saranno scene un po' hot, spero almeno ^_* In questo capitolo non c'è molta azione, anzi non ce n'è proprio per niente, è nato più che altro per testare uno stile di scrittura al quale non sono abituata, e cioè in prima persona, al presente. Vediamo che salta fuori =)

*** A MILLION WAVES IN THEIR HEAD ***

"Oh cazzo…maledetta sveglia del cavolo…dormi Mia…continua a dormire!"
Tengo gli occhi chiusi, ripetendomi mentalmente che sto ancora dormendo, neanche fosse un mantra.
"Io sto dormendo…io sto dormendo…io sto dormendo…io sto dormendo…e adesso chi cazzo è?!"
Qualcuno ha bussato alla porta. Chiamarlo bussare è un eufemismo, comunque. Facevano meno rumore se la colpivano con un ariete.
"Hermione, svegliati!" io urlerei di più, fossi in te.
Mia madre. Fantastico. La scuola non è finita neanche da una settimana e già non ne posso più di stare a casa.
"Ehm…sì mamma, sono sveglia!"
Con un sospiro rassegnato striscio fuori dal letto e barcollo verso il bagno stile zombie.
Una specie di vampira mi guarda dallo specchio, spaventandomi a morte.
"Sembra che mi abbiano presto a sberle…ma che cavolo…" In effetti la mia faccia non è delle migliori stamattina. Per prima cosa ho un bel brufolo proprio al centro della fronte, sembro un semaforo. Poi sono pallida, sembro sul punto di svenire con due occhiaie che mi arrivano alle ginocchia. E infine i miei capelli sono talmente aggrovigliati che assomigliano ad un nido di chiurli, ci mancano solo le uova. "Complimenti Mia, proprio ottimo lavoro…"
In un modo o nell'altro finisco di lavarmi i denti, senza smettere di compatirmi, e mi infilo un paio di pantaloni e una maglietta a caso, tanto in questa viuzza sperduta nel nulla non mi vede nessuno.
"Ma perché non sono andata da Ron e Harry anche quest'anno…"
Già…perché? In tre giorni è la trecentomillesima volta che me lo chiedo. Mi era sembrata una buona idea, trascorrere l'estate a casa e non alla Tana o a Grimmauld Place, come gli ultimi anni. Avrei potuto ripassare i programmi degli ultimi sei anni e imparare a memoria quello del settimo. Tutto perfetto, se escludiamo due minuscoli particolari. Anzi, tre. Mamma, papà e Rosalie. I miei adorabili genitori rompiscatole e la mia sorellina spaccatimpani.
"Buongiorno…"
Entro sbadigliando in cucina e saluto i tre piccoli particolari. Rosalie si limita a gorgogliare qualcosa, spruzzando di latte tutta la sedia ma non me la prendo. In fondo ha solo otto mesi, devo comprenderla no? E poi è così carina…
"Hermione perché ti sei svegliata così tardi?" Papà mi guarda neanche fossi una criminale. Scusa se sono in vacanza e rimango a letto dieci minuti in più eh?
Ecco, loro non li comprendo invece. Neanche salutano questi. Hermione qui, Hermione là. A volte li odio. Non so come hanno fatto a mettere al mondo due tesori come me e Rosie. Per la maggior parte del tempo però gli voglio bene, accidenti a me.
"Sì tesoro, ora come farai a studiare tutto quello che avevi programmato?"
Come da copione mamma interviene. Ho tre mesi di studio davanti e ho già terminato il ripasso di Incantesimi, la parte teorica ovviamente, dal primo al terzo anno, ma a loro interessa?
"Mamma, non ti preoccupare…oggi avevo intenzione di fare una pausa"
Mica è vero, oggi volevo iniziare con Pozioni. Voglio soltanto rompergli le scatole. Insomma, non possono pretendere che io passi tutta l'estate a studiare no?
"Pausa?" Lo dice come se gli avessi rivelato che sono uno scarafaggio trasfigurato.
Evidentemente lo pretendono. Basta guardare la loro faccia in questo momento.
"Sì…pensavo di fare una passeggiata e andare fino alla biblioteca babbana vicina al supermercato…sai, è tanto che non leggo qualcosa di non-magico…"
Mi sono autoconvinta. Andrò a cercarmi qualche polveroso librone babbano e passerò la giornata rintanata su qualche poltrona della biblioteca. Sono mortalmente stufa di essere in continuazione sotto esame, di non poter vivere la mia vita come voglio. Ogni decisione che prendo viene esaminata al microscopio, cercando di capire se possa danneggiare la mia immagine di ragazza perfetta. Io non voglio essere perfetta! Non mi interessa, io voglio essere soltanto Hermione Granger. Mi sento come se fossi costretta a guardare uno spettacolo, ma posso stare soltanto dietro le quinte. Non faccio parte della troupe, né sono un'attrice. Non posso nemmeno applaudire quando lo spettacolo termina. E poi rimango a guardare tutti che se ne vanno. Chi da solo, chi in coppia, qualcuno in gruppo. Tutti hanno fatto parte di qualcosa, meno io.
"Se pensi che non rimarrai indietro…" odio quando mia madre usa quel tono da tesoro-poi-non-dire-che-non-lo-sapevi-se-prendi-cento-invece-che-centotredici.
Vorrei tanto gridare qualcosa di molto cattivo ma poi mi sentirei malissimo. Senza contare che spavento Rosie quando alzo la voce. L'ultima volta mi ha sputacchiato tutta la sua pappetta in faccia per vendicarsi. Meglio continuare a mangiare i miei cereali e poi uscire in fretta di casa.
"Mangia i cereali e tieni la bocca chiusa…mangia i cereali e tieni la bocca chiusa…mangia i cereali e tieni la bocca chiusa…" A quanto sembra sta storia dei mantra funziona. Tengo la bocca chiusa e mi ingozzo di cereali al cioccolato, ignorando bellamente i miei genitori e la mia sorellina che sono decisamente troppo polemici per il mio umore odierno.

*****
-Che cazzo succede?!- Una specie di elefante si è abbattuto sul mio comodino, svegliandomi dal bellissimo sogno che stavo facendo.
Ma che palle, anche stamattina 'sta storia. Il gatto di mamma ha deciso che era ora di svegliarsi ed è venuto a rompermi le scatole, come ogni giorno.
-Disgraziatissimo animale…che mal di testa, porca miseria…- Mi sembra di avere le Sorelle Stravagarie che suonano rock'n'roll dentro la mia testa. E ora quel cazzo di gatto mi è anche saltato sopra.
-Scendi gatto del cavolo!- Macché, neanche mi caga quella bestiaccia.
Leopold è il gatto di mia madre. E' brutto, spelacchiato e maledettamente cattivo ma a Lady Narcissa, signora piace, così me lo dovrò sorbire per tutta l'estate.
-Vai via stronzo o è la volta buona che ti vomito addosso anche l'anima…-
Evidentemente questa minaccia funziona. Si sposta dalla mia pancia, che era decisamente sul punto di scoppiare, e se ne va in qualche cantuccio dove può meditare sulla prossima malefatta.
Bene, un obbiettivo è raggiunto. Il prossimo è ricordarmi perché diavolo ho mal di testa, il che si traduce nel cercare di ricordarsi cosa ho fatto ieri sera.
-Blaise…c'era Blaise…- niente, i miei ricordi si fermano a quando Blaise è arrivato al pub, poi da lì più niente. -Vabbè, solita sbronza ho capito- ora provo di alzarmi e speriamo di non fare un capitombolo.
Riesco ad alzarmi, è già molto. Mi avvio verso il bagno strascicando i piedi, nella mia migliore interpretazione di homo sbronzos.
-Che cazzo…- devo guardarmi due volte, non sembro nemmeno io. C'è un tizio nello specchio, ma giuro che se sono io mi sposo Silente.
-Oddio, ieri sera devo avere veramente esagerato…- la ramanzina che mi aspetta non l'augurerei nemmeno a Potter. Beh forse a Potter sì.
Mi faccio coraggio e inizio ad esaminare i danni. Disastro e rovina.
-Ci metterò ore a sistemarli- mi lascio scappare un gemito di disperazione mentre guardo i miei capelli, di solito perfettamente a posto. Non stamattina però. Sono la quintessenza dello scompigliamento. Poi passo ad ammirare le mie splendide occhiaie, se oggi non faccio attenzione prima o poi mi ci inciampo. Ho le labbra livide e le guance incavate. Le ho sempre in verità, oggi più del solito.
-E quelli che minchia sono?- il mio sguardo si è abbassato fino al collo, deturpato da una serie infinita di segni rossi. Merda. Prego affinché Blaise si ricordi cos'è successo ieri, o non saprò mai chi cazzo me li ha fatti. Passo un dito sulla quintalata di succhiotti che qualche anima pia, o magari più di una, mi hanno gentilmente lasciato.
-Mi ucciderà- già riesco ad immaginarmi la ramanzina tremenda che mi farà la mia governante domani, quando tornerà dalla sua visita ai parenti. E come al solito dovrò sorbirmi la solita tirata su quanto mio padre sarebbe deluso e su quanto mia madre resterebbe sconvolta. Non è un argomento che mi interessa particolarmente. Non più. E poi, cavolo, si è mai sentito un diciassettenne che ha la governante?
-Meglio andare a far colazione…- con un sospiro mi infilo una maglietta e un paio di pantaloncini e scendo giù nella sala, dove un paio di elfi domestici si affaccendano attorno ad una persona. Che strazio.
-Buongiorno madre- la saluto per educazione, e perché mi fa un po' pena. Ha perso tutto, se mai ha posseduto qualcosa nella sua vita.
Non mi risponde, come sempre, si limita a farfugliare qualcosa, mettendo in agitazione i due elfi -Lady Narcissa, signora, il signorino Draco è sceso a fare colazione- con pazienza Janni, l'elfa personale di mia madre, le spiega che sono lì. E' snervante, ogni cosa che succede le viene riferita, sperando che quel guscio vuoto che è diventata reagisca. Ma non reagirà mai più. Io lo so da mesi, da anni.
-Signorino Draco, date un bacio a vostra madre- trattenendomi dal dimostrare tutta la mia rabbia mi chino per sfiorare la guancia di quella donna. Sono disgustato. Tutto di lei mi disgusta, la sua stessa essenza. Lei e mio padre credevano di poter diventare potenti ma non riuscivano a vedere oltre la loro vanità. Con il passare degli anni sono stati trasformati in giocattoli, semplici marionette nelle mani di Voldemort. Voldemort, non mi fa più paura questo nome. Mi fa semplicemente schifo, come tutti coloro che sono cascati nella sua rete. Mio padre, mia madre, i miei amici. Tutti schiavi, tutti privi di qualsiasi pensiero razionale, alla fine. Io no, oh no. Io voglio guadagnarmi il potere, voglio dimostrare al mondo che sono il migliore. Non ho bisogno che un assassino spiani la strada per me, io ce la farò da solo, senza uccidere nessuno. Non ha senso togliere la vita a qualcun altro, sconfiggere qualcuno che odi da molta più soddisfazione che ucciderlo.
-Gli stessi pensieri, ogni mattina- ci ricasco, ogni volta che vedo quella cosa che è diventata mia madre e penso a quel pazzo di mio padre, rinchiuso in qualche fetida cella, ricado negli stessi ragionamenti. Malgrado tutto quello che dico sono ancora legato a loro. E la cosa mi irrita da impazzire.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** The Last Days of Summer ***


NOTA DELL'AUTRICE=Ehm...è uscita così, spero non sia troppo orrenda^^ Ringrazio immensamente tutti quelli che hanno recensito il primo chap, mi fa un gran piacere leggere i vostri commenti =) Questo capitolo è ancora senza azioni rilevanti...sto cercando di sviluppare i personaggi e farmi un'idea delle loro personalità e inoltre devo ancora abituarmi ad usare la prima persona, non mi viene spontaneo^^ Beh, che altro dire...spero che piaccia =)

*** THE LAST DAYS OF SUMMER ***


Guardo fuori dalla finestra del soggiorno, ignorando bellamente le urla della mia governante, la signora Spring. Di primaverile non ha proprio niente, questa qui.
Vecchia, rugosa e con la flessibilità mentale di un manico di scopa. Non so neanche perché mi sta rimproverando, se devo essere sincero.
E' tutta estate che mi sorbisco le sue sgridate che vanno dalla mia maleducazione al fatto che esco con Blaise quasi tutte le sere e rientro in condizioni pietose per la maggior parte delle volte.
-Sì ho capito…- tento con poca convinzione di bloccare il fiume di parole ma come prevedevo niente da fare.
Guardo l'orologio, cercando di spostare la lancetta di qualche minuto con la forza del pensiero. Tra cinque minuti arriverà Blaise e dopo qualche altro urlo questa vecchia pipistrella la smetterà di rompere o almeno lo spero.
-Dovete smetterla di comportarvi così, signorino…- che noia, è mezzora che va avanti a sbraitare come una cornacchia. Mi sono chiesto parecchie volte se non gli si secca mai la lingua ma evidentemente la risposta è no.
Per ingannare il tempo mi metto a contare le rose dipinte sulla carta da parati, che tra parentesi è abbastanza orripilante. Tutto in questa stanza è orripilante, compresa la governante avvizzita e non mi stancherò mai di ripeterlo.
Le finestre sono piccole e perennemente sbarrate, così l'unica luce della stanza viene dal grande camino che è sempre acceso, a qualsiasi ora e con qualsiasi tempo. Le fiamme, lungi dal fornire alla sala un'atmosfera romantica, producono ombre sinistre sui muri e sul pavimento, creando una sensazione di soffocamento, di panico.
Ogni superficie piana della stanza è ricoperta da soprammobili ammuffiti che risalgono ai tempi dei miei bisnonni, uccelli impagliati, orride statuette e cornici arrugginite. Ogni volta che respiri ti entrano in bocca chili di polvere, peggio che fumarsi un pacchetto intero di sigarette alla menta.
La carta da parati è sbiadita e in molti punti lacerata, così come la tappezzeria rosso scuro e le tende nere. Nel complesso fa abbastanza schifo e quella cosa, che una volta era mia madre, e che ora sta stravaccata su una poltrona a gorgogliare come una neonata completa il quadretto deprimente.
Tutto in questa stanza fa venire la nausea.
-Malfoy ci sei?- Il Signore sia lodato, Blaise. La faccia della mia governante è assurdamente divertente in questo momento, sembra che le abbiano appena infilato un cetriolo nel didietro. Assomiglia vagamente alla McGrannit ma neanche quella gattaccia rincitrullita riesce ad essere così odiosa.
Mrs Spring si allontana bofonchiando qualcosa a proposito di mia madre e di quanto la sconvolgo. Sì certo, come no.
Esce dalla stanza proprio nel momento in cui entra il ragazzo moro che aspetto da ore e che come al solito sfoggia un sorriso falso come Giuda.
-Buonasera Zabini…- lo squadro con occhio critico -la puntualità ce la siamo scordata nel primo cassetto in alto, vero?-
Alto più o meno come me, i lucidi capelli corvini scendono fino a sfiorare le spalle e il fisico modellato da lunghe ore in sella ad una scopa è messo sfacciatamente in mostra.
Non c'è che dire, Blaise sa scegliersi i vestiti come nessun'altro. Dura ammetterlo eh?
Stasera dobbiamo andare in discoteca e ha messo un paio di jeans strappati ad arte e una canottiera nera aderente. Il messaggio è più che chiaro: Io-sono-più-figo-di-chiunque.
Mi consolo pensando che per quanto stile possa avere, Blaise Zabini ha più difetti delle spine di un cactus. Il peggiore è sicuramente quello di riuscire a essere più figo di me, ogni tanto. Ma solo ogni tanto, intendiamoci.
-Ciao Draco…tu invece a quanto vedo continui a tenerti stretto il tuo cattivo gusto- fa una smorfia divertita mentre mi esamina dalla testa ai piedi. Tutto come programmato. Mi annoierebbe se non sapessi che il divertimento viene più avanti.
-Prima che decida di lasciarti qui, andiamo- ridacchio avvicinandomi al camino. Do un ultima controllata ai vestiti per assicurarmi che quell'arpia non mi abbia fatto qualche scherzo. Sto molto attento da quella volta che mi ha aperto un buco esattamente in mezzo al mio fondoschiena e io sono andato in giro tutto il pomeriggio per Diagon Alley senza accorgermene.
Sembra tutto a posto, la camicia bianca è intatta e immacolata e i pantaloni neri non hanno tagli imbarazzanti. Sono proprio figo stasera, e scusate se me lo dico da solo. La camicia è sbottonata fino a metà torace e i pantaloni sono perfetti per mettere in mostra il mio fisico niente male.
Blaise sembra aver intuito che mi sto complimentando da solo e si affretta a darmi uno spintone -Sì, lo so cosa stai pensando…quella camicia è orrida, comunque- Caro, carissimo Blaise. Prima o poi lo ucciderò.
Prendo una manciata di sabbia finissima, Polvere Volante Deluxe, da un cofanetto intagliato e la scaglio tra le fiamme del camino che improvvisamente diventano di un blu elettrico.
-Dove andiamo stasera?- chiedo, visto che non abbiamo ancora parlato della destinazione.
Blaise fa spallucce -Pansy e Millcent ci aspettano al Three Hours tra una mezzoretta-
Fantastico, ci mancava solo Pansy Parkinson. E' dall'inizio dell'estate che mi sta attaccata come una patella allo scoglio e si impegna a succhiarmi via tutto il sangue dal collo. Devo stare attento, ha manie vampiresche quella gallina.
-Bene, e allora noi andiamo al Journey- E' il mio locale preferito e ha come immenso pregio quello di essere inaccessibile alle due ochette da quando hanno inondato di vomito la pista da ballo, complici un paio di cocktail un po' troppo forti. Che chiaramente avevamo preparato io e Blaise.
Blaise ridacchia alle mie spalle e mi da una leggera pacca sulla spalla in segno di approvazione, le fiamme blu mi attendono per portarmi verso un'altra serata divertente, un'altra manciata di ore lontano da questa casa orribile e dai suoi orribili abitanti.
E io non voglio farle aspettare.
******
"Chi è?" qualcuno sta bussando alla porta e mi sveglia, come al solito. Cavoli, stavo facendo un sogno proprio bello: c'era una specie di ippogrifo rosa shocking che calpestava tutte quelle oche di Serpeverde, mentre uno schiopodo color prugna rincorreva Ron e Harry attorno al capo di Quidditch.
Apro gli occhi e mi tiro a sedere, lanciando uno sguardo alla sveglia. Sono le sei del mattino. Ieri sono andata a letto tardissimo e ora ho la testa completamente rintronata.
Non pensate male, mica sono andata in giro per locali o roba simile, ho soltanto studiato Antiche Rune fino alle due di notte. Non cambierò mai, non c'è bisogno che me lo diciate, grazie.
"Chi cazzo rompe a quest'ora…" borbotto decisamente incazzata.
Butto i piedi fuori dal letto e vado alla porta, ma quando la apro non trovo nessuno fuori. Eppure sento ancora bussare.
"Ma che scema che sei, Mia…" improvvisamente capisco da dove proviene il suono e corro alla finestra. Il mio gufo, Rachel, è appollaiato sul davanzale e picchietta contro il vetro per farsi aprire.
Quando spalanco la finestra vola nella stanza e sento le sue ali sfiorarmi la testa. E' un gesto che fa sempre, mi fa sentire protetta in qualche modo.
"Buongiorno Rachie…tutto okay?" sono contenta di vederla perché sono settimane che non torna a casa. E' rimasta tutta l'estate dai Weasley visto che i miei sopportano a malapena Grattastinchi, figuriamoci lei.
E poi ogni tanto le mie vecchie compagne di scuola vengono a trovarmi, come glielo spiego un gufo portalettere in camera mia?
Noto che una lettera è legata alla zampa della mia gufetta e mi avvicino per prenderla, notando la calligrafia disordinata sulla busta e indovinando il mittente.
Dopo aver slegato il foglio di carta dalla zampa di Rachel le faccio una carezza, osservandola ammirata: è uno splendido animale, dalle piume scurissime e con gli occhi color dell'oro più puro. Mi ricordo che tra tutti i piccoli gufi che c'erano al negozio lei mi ha colpito subito, senza un motivo particolare.
Ma ora la lettera. Apro il foglio piegato e lo porto davanti agli occhi, iniziando a scorrere le poche righe.
"Carissima Hermione…purtroppo non ci vedremo a Diagon Alley quest'anno" leggo ad alta voce e già mi incavolo.
Ma come? Sono due mesi e mezzo che non li vedo e loro mi dicono che devo aspettare ancora? Vabbè che sono solo due settimane, però…Ok, continuiamo e stiamo a vedere.
"Come sai io e Harry siamo in Romania da Charlie e torniamo giusto in tempo per prendere il treno, il primo settembre. Le nostre cose ce le comprano i due gemelli, quindi se per caso li vedi digli di ricordarsi assolutamente le mie piume d'aquila nuove" sbuffo, contrariata.
E' tipico di Ron dilungarsi in questi particolari inutili invece che scrivere cose sensate, per esempio che cosa diavolo stanno facendo là. Mica me l'avevano detto che sarebbero andati in Romania, questa me la pagheranno con gli interessi.
"Harry ti saluta e anche tutti gli altri, ci vediamo direttamente sul treno. Un abbraccio, Ron" scaglio la lettera sulla scrivania e torno verso il letto con le labbra strette.
"Tutti gli altri…" già mi immagino la montagna di cose interessanti che si possono imparare in un paese affascinante come la Romania e loro cosa mi scrivono? Che devo ricordare ai gemelli le piume nuove di Ron. Disgraziati.
"Mica ti ci hanno obbligato a restare qui…potevi andarci pure tu" una vocina nella testa inizia a farsi sentire, ormai è diventata un'abitudine. Forse sto uscendo pazza. Anzi no, sicuramente sto uscendo pazza.
"Zitta tu…" dopo aver messo a tacere la fastidiosa coscienza decido di farmi una doccia prima di partire per Diagon Alley.
Questi mesi di vacanza sono stati stranissimi, mi sento un po' tagliata fuori da tutto. I giorni sembrano essere passati così lentamente da farmi impazzire, eppure ora che guardo indietro mi pare che il tempo sia volato via come i semi di un soffione colpiti da un refolo di vento.
Soltanto la catasta di cartellette che contengono tutti i miei appunti mi ricordano tutto il tempo che ho passato china sui libri per ripassare i programmi.
"Non pensarci troppo su, tanto ormai è ora di tornare a scuola…" già, ultimo anno ad Hogwarts. E sarò anche Caposcuola, come se non avessi già abbastanza da fare.
Oddio, non che mi faccia schifo. Anzi, quando è arrivata la lettera ero felicissima, e lo sono tuttora. Però questa faccenda dell'ultimo anno mi confonde.
Finita la scuola che farò? Una volta ero sicura di voler fare l'Auror, ma ora so che probabilmente non è un mestiere adatto a me. Ci vuole troppo istinto, troppo spirito di adattamento. Sono capace di ammettere i miei limiti, io sono troppo logica per andare veramente bene per questo lavoro.
E poi da quando Harry ha sconfitto…Voldemort, l'anno scorso, il lavoro per gli Auror è calato parecchio. Non che sia un male, però bisogna anche essere pratici, no?
"Adesso va meglio…" pulita e profumata inizio a prepararmi per andare a fare compere, anche se dentro la mia testolina continuo a rimuginare.
Potrei fare l'avvocato. Mi è sempre piaciuto come lavoro, da quando ho lavorato alla causa di Fierobecco e poi con il CREPA.
Sì, forse potrei ma voglio prima parlarne con la McGrannit, a scuola.
"Dunque…vediamo se ho preso tutto" controllo di avere con me abbastanza soldi per il viaggio e la chiave della mia camera blindata alla Gringott.
Ho cominciato a risparmiare soldi dal primo anno, facendo qualche lavoretto durante l'estate e mettendo da parte i soldi dei regali, quindi ora ho un bel gruzzoletto che mi aspetta.
Non ho mai comprato niente di niente, mi merito un regalino no?
"Okay, andiamo che facciamo tardi…" dico ad alta voce mentre esco dalla mia camera e scendo al piano terra, pronta per lo shopping.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Gimme a Little Piece of Your Outfit ***


-Che cazzo ci faccio in un posto così

NOTA DELL’AUTRICE= ehm… non so se potrà piacere… però vi giuro che mi è uscita così di getto e non ho trovato nessun’altro modo per immaginarmi la scena. Forse troppo melensa, forse troppo incasinata, non lo so… Mancano risposte per alcuni comportamenti, mancano precisazioni e vi assicuro che lo so… ma è uscita così e per ora così rimane. Recensite, mi raccomando! =)



*** GIMME A LITTLE PIECE OF YOUR OUTFIT ***



-Che cazzo ci faccio in un posto così?- Mi accorgo di aver parlato ad alta voce quando vedo la smorfia di due sosia di Piton supertruccate che barcollano avanti su tacchi alti quanto una torre di Hogwarts. Fantastico, Mia… prima figura di merda della serata!

Prendendo un profondo respiro sorpasso le due tizie che sembrano travestiti e cerco di entrare nel locale affollato, lisciando le pieghe del vestito nero che indosso.

Sembrava così carino in vetrina, un semplice tubino senza maniche, lungo appena sopra il ginocchio, tanto carino che alla fine l’ho comprato. Bel lavoro, mi sta come se avessi addosso il cappotto peloso di Hagrid.

Entro nella discoteca fumosa, subito assordata dalla musica più orrida che abbia mai sentito e praticamente cieca, visto che l’unica fonte di illuminazione sembra essere un coso che gira sopra la testa di gente scalciante e scalmanata. Ma a che cosa diavolo pensavo quando ho deciso di fare questa pazzia?

Spintonando un maghetto grassoccio e puzzolente e un paio di “pitonesse” vestite di niente mi avvicino al bancone del bar, lottando per accaparrarmi uno sgabello libero.

-Posso avere un succo di zucca?- Urlo, cercando di sovrastare il fracasso del locale. Maledizione, già le Sorelle Stravagarie mi sembravano troppo fastidiose, non credo di poter sopportare oltre questo strazio. Il tizio al bar non sembra molto felice della mia richiesta, fa una faccia strana. Comunque pare che abbia sentito, mi sta allungando un bicchiere.

Esamino attentamente il liquido giallino, tanto per essere sicura che non abbia capito male, ma a quanto pare va tutto bene. Bevo o non bevo? Cincischio un po’ con il sottobicchiere, accavallando le gambe in un gesto involontario prima di accorgermi di cosa sto facendo.

Sono uscita di testa? Sembro una maledetta single disperata in una di quelle stupide soap-operas che guarda mia madre.

Riprendo una posizione semi-normale sullo sgabello, decidendomi a ingollare un lungo sorso di succo. Tutto okay, non sembra esserci nulla di strano, per fortuna. In pochi sorsi ho finito di bere, il liquido dolce che scivola lungo la gola devastata dalla cappa di fumo che si può tagliare con la bacchetta.

Noto solo troppo tardi che il barman sta ridacchiando e annuendo con approvazione verso di me. Che cazzo vuole quello? Sto bevendo dello stramaledetto succo analcolico, per la miseria. Gli invio un’occhiata che vorrebbe essere intimidatoria, storcendo la bocca in una smorfia, ma già non sta più guardando verso di me.

Dio, come mi sono ridotta… Va bene, l’estate è stata tutto fuorché eccitante e l’anno che mi aspetta non sarà certo pieno di novità e divertimenti. Ma passare da un po’ di noia estiva a un buco puzzolente grande quanto uno sgabuzzino per le scope non è decisamente una cosa da sani di mente.

E’ solo quando un gruppo di pitonesse esaltate quasi mi travolge che me ne accorgo. Vedo sfocato. Cioè, vedere è una parola grossa in questa specie di caverna priva di un qualsiasi tipo di luce, ma quel poco che vedo è sfocato.

Strizzo un po’ gli occhi, stropicciandoli appena per vedere se si tratta del fumo, ma quando li riapro le cose precipitano. Che cazzo sono quei lampi? Oddio. Che mi succede?

La musica pare più bassa ora ma il mio cervello non registra la diminuzione di volume e sembra sempre più in tilt. Mi volto disperata verso il cameriere, allungandomi sopra il bancone per afferrargli un braccio. –Che diavolo ci hai messo in quel succo?- Urlo, ormai presa dal panico nell’accorgermi che mi muovo in modo strano, a scatti. E ho caldo, tanto caldo.

-Niente bella, rilassati e goditi la serata… secondo me ne hai bisogno!- Mi sembra che il tizio abbia ammiccato ma non ne sono sicura perché improvvisamente una voce glaciale riesce in qualche modo a penetrare nei miei timpani fracassati, bloccandomi sul posto.

-Ma bene… vedo che la Mezzosangue ha deciso di divertirsi un po’, giusto?- Con uno sforzo immenso mi volto, alzandomi dallo sgabello e cercando di ignorare il fatto che sto barcollando come se fossi ubriaca. Forse sono ubriaca. Non posso essere ubriaca. Io non sono ubriaca. Ecco, basta convincersi.

-Ma questo chi è?- L’ho detto ad alta voce? Ti prego dimmi di no. So che devo conoscere questo tizio biondo qui davanti, ma non riesco a…

E poi improvvisamente sto girando. Giro giro giro giro. Braccia, ci sono due braccia che mi stringono e mi fanno girare. Luce buio luce.

Ma sono io questa? Questo corpo che sta gridando e ridendo, stretto a uno sconosciuto? Che cosa mi hanno fatto?

-La perfezione non ti basta più, vero?- Da un punto imprecisato vicino all’orecchio sento la voce di prima. –E allora vediamo se riusciamo a stropicciarti un po’- Non c’è tempo per essere spaventati, non c’è tempo per le domande.

Giro ancora, mi sembra di non toccare neanche terra, chiudo gli occhi e continuo a girare.

Non sono io questa ragazza che si sta divertendo così tanto. Oh sì, mi sto divertendo da morire. Importa sapere chi sono? Voglio davvero sapere chi è questa bocca, queste labbra sulla mia pelle?

Lampi dorati, mani nel buio, ridere ridere ridere piangere.

Delirio.

Sono in delirio e non voglio uscirne mai più.



*****



-Idiota-

Blaise mi squadra con disgusto, mentre io invece ho un sorriso a novecento denti stampato in faccia.

-Mi hai lasciato in mezzo a quel gruppo di galline starnazzanti per tutta la sera… Non puoi capire la fatica che ho fatto per non Schiantarle tutte.-

Com’è teatrale il nostro Blaise. Sorrido ancora di più.

-Mi spiace, amico… avevo qualcosa da fare.- Eufemismo, non “qualcosa” da fare. Lo scoop del secolo. La manna dal cielo, quello che mi permetterà di sopravvivere quest’ultimo anno di scuola senza dover fare nessuna fatica.

-E che cosa sentiamo?- Eccola, l’espressione da cucciolo ferito che il mio amico sa fare tanto bene. Quello che intende è “come hai potuto! Ora almeno raccontami come è andata e fammi fare due risate, maledetto te!”. Ma questa volta non posso accontentarlo.

Ho le mani sprofondate nelle tasche mentre ci dirigiamo verso il Paiolo Magico, da dove torneremo a casa, e tra le dita la stoffa morbida mi trasmette una esaltante sensazione di potere.

Oh sì, tra le mie dita tengo qualcosa di prezioso. Potrò girare per quella scuola di idioti come un Re, non solo come un Caposcuola, e nessuno, neanche un patetico gruppetto di Grifondoro, potrà fermarmi.

Però non c’è soltanto questo a cui pensare, la vittoria su quella Mezzosangue. Anche lo spettacolo da lei offerto merita una bella riflessione. Da sola, su quello sgabello. Sembrava così fuori posto.

Mi sono reso subito conto di cosa stava bevendo. Impossibile per me confondere gli effetti dell’ Hypnotic Pumpkin da quella volta che mi sono ritrovato nudo sul pavimento di casa, tentando di baciare una dei nostri elfi domestici. E la più brutta, tra l’altro.

E come potevo lasciarmi sfuggire questa possibilità? La magnifica occasione di penetrare quella corazza e trovarla vulnerabile. Ferirla, come nessuno altro ha mai fatto prima.

-E comunque avresti anche potuto…- Lascio parlare Blaise senza ascoltarlo, ora non sto più sorridendo. Improvvisamente non ci trovo più molto da ridere, ho soltanto voglia di arrabbiarmi con qualcuno, con qualcosa.

Sembrava così… sola.

Cazzo, Draco, che diavolo vai a pensare?

Mi rimprovero da solo, scuotendo la testa come per allontanare una mosca fastidiosa e seguendo Blaise tra le fiamme cerulee del caminetto.



Tempo una decina di minuti e sono sotto le coperte. E ora perché non ho sonno? Guardo la giacca, abbandonata ai piedi del letto.

-Coraggio, ammettilo…- mormoro, ora talmente furioso con me stesso da riuscire a malapena a pensare chiaramente. –Non sei riuscito a farle del male, a tormentarla come volevi all’inizio… Non ce l’hai fatta, Draco.-

Certo che non ce l’ho fatta. Lei neanche si è resa conto che ero io. L’ho fatta ballare, l’ho stretta e toccata. L’ho fatta ridere, urlare. Volare.

E lei non si rendeva conto che quei baci erano miei. E i suoi gemiti non erano per me. Non per Draco Malfoy, non per l’odiato Serpeverde.

E questo mi fa incazzare più di qualsiasi altra cosa.

-Chissà se Potter l’ha mai vista così? Oppure Weasel…- Il pensiero ha del comico, in fondo. Strisciando raggiungo la tasca della giacca, tirando fuori un mucchietto di stoffa stropicciata.

Così pura. Andava sporcata almeno un po’.

E’ sempre maledettamente perfetta, gelida, glaciale. Non un sorriso che non sia per i suoi piccoli compagni di misfatti. Alza quel maledetto sopracciglio e passa oltre, uno scarafaggio la infastidirebbe di più.

La quantità di energia che mi occorre ogni volta per non battere i piedi a terra come un bambino scemo basterebbe per illuminare tutta Hogwarts e parte del villaggio, ci scommetterei un orecchio.

E’ irritante. Arrogante fino al limite della provocazione. Così altezzosa che a volte vorrei semplicemente prenderla a schiaffi, dimenticando tutte le battutine argute e gli scherzetti intricati, da professionista.

Respira, Draco. Questo non è proprio da te.

Anche il gatto sembra d’accordo perché improvvisamente abbandona la sua postazione ai piedi del letto, mi lancia un’occhiata sprezzante e se ne va a coda dritta. Tanto di guadagnato.

-Ho bevuto troppo stasera, ecco perché faccio tutti questi pensieri strani.- Tento di rassicurarmi. Cazzate. Un mare di cazzate.

La pura e semplice verità è che… Andiamo Draco, puoi farcela. Okay, la pura e semplice verità è che era troppo bella per farle veramente del male.

Per la barba di Merlino, non sarei riuscito a starle lontano neanche se avessi avuto un Tranello del Diavolo attaccato dove non batte il sole. Soprattutto se l’avessi avuto attaccato lì.

Struccata, chiaramente irritata. Con quell’aria insicura e quel vestito maledettamente stretto. Un bel salto da Miss Divisa-della-Scuola-anche-nei-Giorni-di-Vacanza. E quei capelli. Quei capelli.

Basta, cazzo. Altrimenti col cavolo che riuscirò a dormire senza prima farmi una sega. E mi rifiuto categoricamente di masturbarmi pensando ad una sporca Mezzosangue.

Mi rigiro tra le coperte per trovare la posizione giusta e sono già miracolosamente quasi addormentato quando mi rendo conto di stringere ancora il pezzo di stoffa tra le mani.

Ridacchio, ficcandolo sotto il cuscino come se fosse un portafortuna.

-Chi l’avrebbe mai detto che la perfetta, immacolata, candida Hermione Granger avesse una predilezione per i tanga di pizzo nero?-

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=29583