Dublino-Firenze ~ la strada per la vendetta

di _Lookingforpenguins___
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Robert! ***
Capitolo 2: *** violin with blood ***
Capitolo 3: *** I was worried ***
Capitolo 4: *** You didn't lost it all yet ***
Capitolo 5: *** Grey... ***
Capitolo 6: *** good morning ***



Capitolo 1
*** Robert! ***


Per Ridley, quella prima lezione, fu completamente inutile. Non fece altro che fissare il violino e ascoltare i discorsi senza senso di quello squilibrato. Sospirò, poi tornò in sala di violino, sperando che l'insegnante non ci fosse. Così fu. Era leggermente nervosa, cosí prese istintivamente il violino e cominciò a suonare 'The Phantom Of The Opera' per scaricare la rabbia. Infatti rischiava di spezzare le corde del violino e suonava piú velocemente del solito. Non si poteva negare la sua bravura. Le sue performance erano davvero sublimi, lei era elegante, era davvero portata per quello strumento. Aveva preso tutto dalla sua famiglia, anche se non voleva ammetterlo. Mentre suonava, sentí degli applausi e si fermò di colpo. «oh, signorina, come mi dispiace che lei odi il violino! È cosí brava. Mi ha ipnotizzato! Le sue note mi hanno fatto traboccare il cuore come avrebbero dovuto!» era il suo insegnante pazzo. «e tu da dove sbuchi?» chiese Rid perplessa. «sono sempre stato qui, solo che lei era accecata dalla rabbia e ha visto solo ciò che voleva vedere, milady» rispose lui inchinandosi. La ragazza sbuffò. «fila via. Voglio stare sola» disse lei, scontrosa. «cosa turba tanto il suo animo?» chiese ancora lui. Ridley, stufa, puntò l'arco verso l'insegnante con violenza. «un'altra parola e ti am-» ma Grey la bloccò. «signorina, vorrei informarla che non stiamo giocando a scherma» disse con un sorriso innocente, che fece infuriare Ridley. «SMETTILA, MANIACO!» urló con tutti i suoi polmoni, tantò che la sentí anche Miss Charlotte, che corse su. «che sta succedendo?!» chiese perplessa. «scusi per il baccano, miss» disse Grey inchinandosi. Ridley aveva ancora quella faccia infuriata e lanció un'occhiata mortale alla zia. «stanno procendendo bene le lezioni?» chiese Charlotte ignorando le occhiataccie della nipote. «ma ha semplicemente un talento naturale, signora» sorrise l'insegnante. «ne sono lieta, allora vi lascio continuare. Buona lezione» sorrise Miss Charlotte per poi congedarsi. Ridley voleva ammazzare sia l'insegnante che la zia. Era stanca, stanca di non essere ascoltata, era stanca del fatto che i suoi sentimenti venissero ignorati. Stava per scoppiare a piangere, non ce la faceva piú a resistere. Scappò dalla stanza di violino e corse via da casa per andare dove qualcuno l'avrebbe capita. Dal suo amico segreto, di cui nessuno sapeva l'esistenza. Dopo dieci minuti di corsa era arrivata. Si trovava per l'ennesima volta davanti a quell'umile casetta, nulla in confronto ai suoi standard. Ma per lei era confortevole: si trovava meglio lí che nella sua villa. Lí sentiva quel calore familiare, anche se c'era solo una persona; a casa sua c'era solo astia, e autorità, nonostante ci fossero la zia e una cifra smisurata di servi. Bussó al campanello, e in men che non si dica, il suo tanto adorato amico aprì: era molto piú grande di lei, aveva un bellissimo sorriso che rassicurava, dei lunghi capelli argentei e degli occhi quasi grigi. «Robert!» esclamò la ragazza disperata, per poi abbracciarlo. «che succede, piccola?» chiese lui premurosamente. Lei cominciò a piangere, così Robert capí che era meglio entrare. Ridley era ancora abbracciata a lui, mentre le accarezzava i lunghi capelli biondi che gli erano sempre piaciuti. Finalmante Ridley finí di piangere. Robert la fece sedere su una poltroncina davanti al camino e le offrí una tazza di latte e miele, che alla ragazza piaceva tanto. «cosa la porta nella mia umile dimora, milady?» chiese sperando di farla ridere. Lei accennò un sorriso, poi gli spiegò tutto. Robert era l'unico, oltre sua zia, che le dava del tu. Si erano conosciuti in un modo del tutto casuale. Lei era piccola e si era allontanata dal giardino di casa per raccogliere tanti fiori, per fare una ghirlanda a sua madre. Mentre li raccoglieva con tanta concentrazione, dietro di lei spuntò questo ragazzo dalla strana capigliatura, che cominciò ad insegnarle i nomi, le caratteristiche e la storia di tutti i fiori che la bambina stava raccogliendo, ed era davvero interessata, così cominciarono a parlare, e Ridley, per la prima volta, capí che lui era uno di quelli che si chiamano 'amici'. «non capiscono che odio il violino!» esclamò arrabbiata. «purtroppo non puoi sottrarti alle tradizioni di famiglia, piccina» disse Rob dolcemente. «perchè non posso vivere come te?!» chiese lei. «perchè il Signore, per te, ha scelto una vita rosea» «questa non é una vita rosea! Per niente! Il mio insegnante di violino é pazzo!»

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Capitolo 2
*** violin with blood ***


Un urlo maschile squarciò le mura di casa Blue. Quella donna non ne poteva piú. Sospirò disperata, poi salí le scale, aprí la porta e c'era di nuovo quella raccapricciante scena, per la terza volta. L'insegnante di violino a terra pieno di sangue e sua nipote che teneva l'arco da cui gocciolava sangue, con quel viso innocente. «l'hai fatto di nuovo?» chiese la donna seccata. «mi scusi Miss Charlotte, ma non si poteva sopportare» rispose la ragazza calmissima. «non posso occuparmi di tutti questi cadaveri!» si lamentò la donna. «tenga» rispose la ragazza lanciandole un pacchetto di fiammiferi. «sono efficaci» sorrise poi. «tu sei matta» disse la donna incredula. «può darsi» scrollò le spalle la ragazza, poi lasciò cadere a terra l'arco, superò Miss Charlotte, e uscí dalla stanza. Sperava che quella volta avesse finalmente finito di studiare il violino: non le piaceva per nulla. E come capriccio, ammazzava gli insegnanti, ma alla zia non importava ciò che voleva la ragazza. Ridley scappò in giardino, cosí da non doversi sorbire la ramanzina di Miss Charlotte. Respirava l'aria pulita del mattino e rideva come una psicopatica. Forse, dopotutto, pazza ci era, ma purtroppo era un difetto genetico di famiglia. Ma lei non se ne faceva un problema. Sentì la finestra sopra di lei aprirsi violentemente e spuntó la zia con un'espressione abbastanza furiosa. «non credere di fermarmi! Tu continuerai a studiare il violino! Chiamerò un insegnante che non si farà mettere i piedi in testa da una bambina capricciosa come te!» urlò. La ragazza si alzó con aria arrogante e incroció le braccia al petto, mentre il vento scuoteva i suoi lunghi capelli d'oro. «ah, davvero? Vedremo, Miss Charlotte» disse sicura di sé. Pensava di farli fuori tutti, nessuno sarebbe riuscito a tenerle testa. Passarono alcuni giorni, e Ridley vedeva la zia gironzolare per la casa in modo nervoso. Forse era seccata per il fatto di non aver trovato alcun insegnante capace. La ragazza ridacchiò. La divertiva vedere la zia in quelle condizioni. Decise di lasciar perdere Miss Charlotte e corse di sopra a prendere il violino, per poi saltare dalla finestra e arrivare in giardino senza farsi vedere. Aveva deciso di bruciare il violino. Era un violino importante, visto che la sua famiglia, da generazioni, costruiva e suonava violini. Bruciando quello strumento maledetto avrebbe porso fine a quella tortura. Gettò il violino a terra e stava per appiccare il fuoco, quando una mano pallida e sconociuta le bloccó il polso. «non dovrebbe fare certe cose, signorina!» la rimproverò. Ridley si sentì oltraggiata: chi era quel pinguino?! «chi sei tu? E con quale diritto mi dici cosa fare e cosa non fare, eh?» rispose arrogante come sempre. «io sono il suo nuovo insegnante di violino, milady» si inchinò. Ridley sbarró gli occhi: la zia aveva trovato un nuovo insegnante in cosí poco tempo?! Non era come gli altri: non era per niente anziano, anzi! Era bello, affascinante, era alto, con degli occhi verdi penetranti e capelli neri e lunghi fino alle spalle come il petrolio. Ridley fece un passo indietro. «ok» disse indifferente. «che ne dice di cominciare?» chiese dolcemente. «io non voglio! Odio il violino!» esclamó la ragazza. «le insegneró ad amarlo, se mi darà il permesso» sorrise lui inchinandosi e porgendole la mano. «perchè dovrei fidarmi di te?» chiese lei diffidente. «perchè sono il suo insegnante, ovvio» sorrise ancora lui, però quel sorriso aveva qualcosa di inquietante e malefico. La ragazza deglutí, poi lui prese con una mano il violino e con l'altra strinse quella della ragazza, poi rientrarono. La zia li guardó curiosa dall'uscio della porta: credeva di aver finalmente scelto l'insegnante giusto. Ridley e l'insegnante Nonsisaancorailnome entrarono nella stanza da violino. Entrambi guardarono lo strumento che se ne stava sul tavolino da caffé. «stiamo perdendo tempo» si lamentò la ragazza. «no, milady. Stiamo osservando il violino» rispose convinto il pinguino. «e cosa ci sarebbe di costruttivo in tutto questo?» chiese confusa lei. «non c'é proprio nulla che la colpisce di questo strumento musicale sublime?» disse lui con aria teatrale. «non la colpisce la sua eleganza? Non le trabocca il cuore quando sente quelle dolci note?» continuó con lo stesso tono. Ridley alzò un sopracciglio. Non era l'unica pazza lí dentro. «no» rispose secca. «signorina! Non faccia l'apatica e la cinica! Si lasci trasportare dalle emozioni!» esclamó lui.

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Capitolo 3
*** I was worried ***


«Rob, ti prego, posso stare qui stanotte? Non voglio tornare a casa!» lo supplicò Ridley. «piccina, non mi sembra il caso... Si preoccuperanno» rispose il ragazzo dolcemente. «non si accorgeranno neanche della mia assenza! A loro non importa di me!» urló la ragazza stringendo la giacca di Robert. «ti prego, Robert! Ti prego!» urlò supplichevole. Il piú grande sospirò e annuí. Non poteva dire di no: la disperazione di Ridley era quasi palpabile, si vedeva dai suoi occhi, era infelice, e a Robert dispiaceva, le voleva bene. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di aiutare la sua piccina. «grazie!» esclamó la ragazza abbracciandolo forte. «non ho pigiami della tua misura...» la avvisò. «tranquillo, mi accontenterò di qualunque cosa. L'importante é che stia con te.» rispose la ragazza. Robert le accarezzó i capelli e la guardó dolcemente. Gli capitava poche volte di vedere quel lato di Ridley, ma era il suo preferito. «giochiamo a scacchi?» chiese improvvisamente la bionda tornando quella di sempre. Robert sorrise. «assolutamente no! So giá che mi batterai!» rise. «ma io voglio giocarci proprio per questo: per provare il sapore della vittoria» disse la ragazza con uno sguardo malizioso. Robert rise e sospirò. ----- Intanto, a casa Blue tutti facevano le solite cose, senza badare all'assenza di Rid. Tutti, tranne l'enigmatico insegnante di violino... «miss Charlotte, é sicura che non dobbiamo preoccuparci?» chiese preoccupato. «stia tranquillo, Mr. Grey. Ridley scappa spesso, a volte rimane fuori anche di notte. Ormai non ci faccio più caso. É in un'età di ribellione, è normale» disse Charlotte, calma. Grey sospiró e si inchinó, poi uscì di casa. Lui non era tranquillo, non voleva che alla sua Lady succedesse qualcosa. ----- «ti avevo detto che sarebbe stato inutile giocare!» rise Robert. Ridley si limitò a sorridere. Robert arrossì di colpo. Non poteva negare che, dalla prima volta che si erano incontrati, aveva sempre avuto un debole per Ridley. Ma capiva che lei era una bambina, rispetto a lui. Così aveva cominciato a vederla come la sua piccola sorellina. «sono giá le nove?» chiese la bionda incredula. Rob annuì. Ridley sbadigliò, cosí il ragazzo andó a prenderle una maglia che le sarebbe andata come abito e la portó nella sua camera. «grazie Rob. Buonanotte» sorrise per poi mettersi a letto e cadere in un sonno profondo. Robert, premurosamente, spense la luce e rimase qualche attimo a guardare il viso rilassato di quella Ridley dormiente. Sorrise dolcemente, poi chiuse la porta. «buonanotte anche a te... Piccina». Verso le due di notte Robert si sveglió di colpo e sentì rumori sospetti dal tetto. «un ladro! Ridley!» esclamó e si alzó velocemente, per poi correre in camera di Ridley per vedere se stava bene. Non c'era. Cominciò a sudare freddo. Sentì piú trambusto, cosí uscì fuori e vide due figure sul tetto, ma non riusciva a distinguerle. Poi, la luce lunare lo aiutò, e sbarró gli occhi: era Ridley che cercava di non farsi prendere da un uomo vestito da pinguino. Non sapeva che pensare. "che diavolo sta succedendo?" pensó. «Ridley!» urlò. La ragazza si giró verso di lui e l'uomo la prese. "che idiota! L'ho distratta!" pensó il ragazzo dai capelli argentei. «LASCIAMI STARE, MANIACO!» urló Ridley. Robert saltó sul tetto e la liberó. «lasciala stare!» urló. «mi spiace, signorino, ma miss Ridley deve tornare a casa» sorrise innocentemente l'uomo. Ridley ringhió. «lasciami andare! Non voglio tornare a casa!» si lamentò. «milady, sono venuto a cercarla perchè ero preoccupato! Mica come sua zia che non si interessa!» la rimproveró il pinguino. Ridley si calmó un attimo. "ero preoccupato per lei". Quelle parole continuarono a rigirarle nella testa. Non poteva crederci, qualcuno oltre Robert si era preoccupato per lei. «tu... Eri preoccupato... Per me?» chiese incredula. «ovviamente, milady» rispose Grey dolcemente. Robert capí che quello doveva essere l'insegnante di violino, ma non gli sembrava cosí pazzo, anzi! Era... Premuroso. «saluti il suo amico e torniamo a casa» sorrise l'insegnante. Ridley annuì e fece come le aveva detto. Robert sorrise, era davvero felice che qualcuno oltre a lui si fosse preoccupato per la piccola Ridley. ----- «Grey?» «milady?» «mmh... G-grazie» disse arrossendo. «di nulla, milady. É mio dovere» sorrise. Ridley arrossí ancora di più. «era il suo fidanzato segreto?» ridacchió il pinguino. Ridley diventò, se possibile, ancora piú rossa. «a-assolutamente no! É-è solo un a-amico!» Grey ridacchiò, poi la portò a letto. «buonanotte milady» «buonanotte Grey» ...

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Capitolo 4
*** You didn't lost it all yet ***


Il gallo cantò. Ridley si sveglió all'istante, ma non aveva alcuna voglia di alzarsi. Le faceva male la testa, e stava ancora immagazzinando i ricordi della sera precedente. "quel dannato insegnante" Decise di chiudere un altro po' gli occhi, poi sentì bussare alla porta. «altri cinque minuti, miss Charlotte!» urló lamentandosi. La porta si aprì. «buongiorno milady». Rid sbarró gli occhi: era Grey! «CHE DIAVOLO CI FAI NELLA MIA STANZA, MANIACO?!» urló balzando dal letto. «milady, si calmi. Sono ordini di Miss Charlotte» rispose l'insegnante, spaventato dalla reazione della signorina. «cosa ti ha detto quella squilibrata?» gli chiese lei. «è uscita per alcuni affari di famiglia, ha detto che non tornerá prima di stanotte. Così mi ha affidato la sua custodia» le spiegó. Ridley sbuffó. Odiava quando la zia la trattava come una bambina: aveva quattordici anni, diamine! «beh, io posso cavarmela da sola. Non ho bisogno del cane da guardia!» si lamentò, poi. Grey sospirò rassegnato: quella ragazza non sentiva ragioni. «ora esci, devo vestirmi» disse scontrosa. «sicura di farcela?» chiese preoccupato. «ESCI DI QUI, MANIACO!» urló Ridley, spingendolo fuori la porta, per poi chiuderla violentemente e diventare tutta rossa. Odiava quell'insegnante, lo odiava da morire. Intanto Grey, da fuori, ridacchiava: le reazioni della signorina erano davvero esilaranti. Era sicura di sè, ma allo stesso tempo era groffa, molto goffa. E Grey trovava tenero tutto ciò, non poteva fare a meno di pensare ai suoi modi. Capì che aveva fatto ad accettare di servire il casato Blue. Sorrise, poi qualche minuto dopo, Ridley uscì dalla stanza e lo guardó furiosa. «SEI UN MANIACO! DEPRAVATO! SEI STATO QUI FUORI A SBIRCIARE. TI FACCIO LICENZIARE PER PEDOFILIA!» urlò. «milady, la prego, si calmi. Non stavo facendo nulla del genere. Avevo paura che avesse bisogno d'aiuto» disse sinceramente il povero insegnante. Ridley sospirò e lasciò perdere, per poi sorpassarlo. Grey la richiamò all'istante. «dove va, milady?» «dove mi pare, mi sembra ovvio» rispose lei in modo prepotente, per poi buttarsi dalla finestra del primo piano. «milady!» urlò Grey spaventato. Si affacciò alla finestra e vide che la sua lady non si era fatta neanche un graffio, e sospirò sollevato. Dopo chi la sentiva Miss Charlotte! Ridley era in giardino e si stese. Si respirava un'aria migliore del solito: era maggio, il periodo delle rose, il fiore preferito della bionda. Nel profondo, anche se non voleva ammetterlo, Ridley era una romanticona, anche se non era mai stata innamorata di nessuno, e proclamava di non credere nell'amore! Per far vedere sempre quella sua parte da dura. ----- Intanto, miss Charlotte era a Firenze a saldare i suoi "affari". «cosa diavolo volete ancora dalla mia famiglia?! Mi avete già tolto tutto!» gridò arrabbiata. «QUASI tutto, signora Charlotte» rispose con un sorriso maligno la donna davanti a lei: altissima, divisa rigorosamente nera ed elegante, occhi blu e felini, e lunghi capelli neri e lisci. «c'è una cosa che non le abbiamo ancora tolto» disse ancora la donna con quel sorriso.

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Capitolo 5
*** Grey... ***


«Grey, sai cucinare?» chiese Ridley curiosa. «ovviamente, milady» sorrise lui. «allora preparami qualcosa da mangiare, ho fame!» si lamentò. «perfavore...» disse poi con un flebile sospiro, per non farsi sentire, ma l'insegnante la sentí e ridacchió. Ridley non era una ragazza dalle buone maniere, tranne nelle occasioni importanti. Ma quell'insegnante era strano, davvero strano. Non le sembrava neanche umano, data la sua bellezza. Sbarrò gli occhi quando si rese conto dei pensieri che stava facendo e si coprí il volto rosso di vergogna con le mani. Grey si spaventó. «milady! Si sente bene?» «s-sì, sto benissimo?» rispose lei balbettando. L'insegnante sorrise dolcemente. «se ti avvicini ancora ti faccio fuori!» balbettò ancora. «per carità di Dio! No!» ridacchiò lui. La bionda si infuriò. «non prenderti gioco di me, dannato!» esclamò con il viso ancora rosso. «che ne dice di suonare un po'?» sorrise e le porse la mano. «assolutamente no! Ho troppa fame per suonare!» rispose lei. L'insegnante sospirò e annuì, mettendosi poi a preparare qualcosa di gustoso per la piccola lady. Miss Charlotte stava ancora parlando con quella donna, e aveva sempre piú paura. «non la toccherete!» esclamò sicura. «lei crede? Dopotutto in questi quattordici anni non le è mai interessato di sua nipote, e ora, improvvisamente si preoccupa per lei?» rise. Charlotte divenne rossa dalla rabbia. «sappiamo tutti che tiene quella ragazza solo per mantenere alto il nome dei Blue, visto che lei non é stata capace di imparare la sublime arte del violino» disse ancora. Miss Charlotte stava per perdere la pazienza. Aveva voglia di sbattere quella donna al muro e farla fuori. Ma forse, dopotutto, le cose stavano davvero così. Lei non si era mai veramente preoccupata di Ridley. Le faceva suonare il violino nonostante lei non volesse, non la faceva mai parlare. Solo allora si rese conto che come zia aveva fallito. Non aveva mantenuto la promessa fatta a sua sorella. "fa' che cresca forte e sana, e che abbia una sua idea, senza dipendere dagli altri". Aveva fatto tutt'altro, e non lo aveva mai capito. «cosa c'é? Non risponde piú? Vede che ho ragione?» disse la donna con un sorrisetto che la fece innervosire. «non toccherete mia nipote, a costo di perdere la mia stessa vita!» annunció poi. La mora rise: «la prenderemo alla lettera, Miss Charlotte» «milady?» «sí?» «é pronto» sorrise. La ragazza sentí qualcosa al petto. Rise di se stessa, poi decise che era meglio sedersi e mangiare in silenzio, ma la sua bocca non stava mai chiusa. «tu non mangi?» «ovviamente no, milady» rispose con quel suo sorriso. Ridley decise che era bene così e voleva chiudere lí, ma... «dai, mangia anche tu! Io non ce la faró mai a finire tutta questa roba!» disse invece. Grey fece una faccia sorpresa, e Ridley voleva sprofondare. «come desidera, milady» disse infine l'insegnante, per poi sedersi e mangiare insieme a lei. Si sentiva a disagio, lí, sola col suo insegnante, su cui aveva anche fatto degli apprezzamenti. Voleva finire di mangiare al piú presto e alzarsi da quella dannata tavola, per scappare di casa e andare da Robert. Anche se non sarebbe stato facile uscire. «milady, si sente bene? È di nuovo rossa come prima. Non si sará mica presa la febbre?» chiese l'uomo preoccupato avvicinandosi alla fronte della ragazza, che scosse nervosamente la testa per dire: "sto bene", ma le parole le morirono in gola, le corde vocali sembravano non voler funzionare. «forse sarebbe meglio se si riposasse» disse ancora. «no» rispose lei in un urlo stridulo, a causa delle corde vocali. Grey fece una faccia perplessa, non sapeva cos'avesse la sua lady, e voleva saperlo a tutti i costi. Non riusciva nemmeno a parlare! Aveva paura che si fosse davvero beccata l'influenza! ----- Miss Charlotte, intanto, si stava dirigendo all'aeroporto per tornare a Dublino, e al piú presto. Conosceva quella malvagia organizzazione: non si sarebbero fatti scrupoli ad attaccare, immediatamente, Ridley, nonostante fosse una quattordicenne, pur di farle un torto egoistico. Sospirò. Quella situazione le sembrava cosí assurda. Anche se un po' era tranquilla, visto che al fianco di sua nipote c'era Grey. Si fidava, di quell'uomo. Ma mai come allora, aveva avuto voglia di tornare a casa, abbracciare Ridley e ringraziare il cielo che stesse bene. «che ne dice di andare un po' fuori, invece di stare chiusi qui dentro?» sorrise Grey. "ma anche no! Fuori da sola con questo maniaco?!" pensò subito Ridley. E scosse la testa. La testa si rifiutava, si rifiutava di funzionare. Ma doveva battere i piedi a terra, o la sua crisi ormonale adolescenziale avrebbe preso il sopravvento.

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Capitolo 6
*** good morning ***


Miss Charlotte era finalmente tornata a Dublino e tiró un sospiro di sollievo. Era impaziente di rivedere la nipote. «milady, sono le due di notte! Perchè é ancora sveglia?» chiese Grey sorpreso: aveva sete ed era sceso a prendere un po' d'acqua, ma aveva visto Ridley seduta a tavola. «non ho sonno, Grey. Secondo te la zia sta bene?» chiese lei nel dormiveglia, meravigliandosi di se stessa. Grey sorrise. «non si preoccupi, milady. Sua zia sta di sicuro bene, e sará anche tornata giá qui a Dublino». La ragazza tirò un sospiro di sollievo e si lasció andare sul tavolo, chiudendo gli occhi. Aveva avuto le sue parole di conforto, poteva finalmente dormire in pace. Grey stava per prenderla in braccio e portarla in camera sua, ma bussarono alla porta. Cosí lasció la padroncina lì e andó ad aprire: Miss Charlotte. La donna sorrise e tiró un sospiro di sollievo appena entrata in casa. «bentornata, miss Charlotte» si inchinó il violinista. «grazie, Grey. Ridley?» chiese lei ansiosa. Grey gliela mostró mentre dormiva sulla tavola. «è stata qui ad aspettarvi, anche se non ha voluto ammetterlo» ridacchió poi. Charlotte sorrise dolcemente, poi prese la nipotina in braccio e si preoccupó di portarla in camera. «buonanotte tesoro» le lasció un bacio sulla fronte. ----- Intanto, la donna mora escogitava un piano per annientare Charlotte e la nipote. Non sapeva proprio dove e quando colpire. Poi fece mente locale, e allora sorrise maligna. Avrebbe fatto saltare la testa a quella ragazza e avrebbe distrutto psicologicamente Charlotte. Era un piano terribile, non poteva assolutamente fallire. ----- Ridley si sveglió al canto del gallo, ma non aveva voglia di alzarsi. Cosí si lasció trascinare un altro po' sotto le coperte. La prima cosa che le venne in mente quella mattina, fu il sorriso del suo insegnante di violino. "ma cosa?!" Si schiaffeggió da sola e sospiro per tornare in sè. Bussarono alla porta. Temeva che fosse Grey, cosí non rispose, peró poi vide la porta aprirsi, ed era Miss Charlotte! Sbarró gli occhi: non veniva mai a darle il buongiorno! «buongiorno, Rid» sorrise. La ragazza alzó un sopracciglio, doveva esserci qualcosa sotto. «cosa devo fare stavolta?» chiese infine, nervosa. La donna la guardó confusa. «sono solo venuta a darti il buongiorno...» disse sospirando. «ok, buongiorno» rispose Rid scontrosa, per poi alzarsi. Charlotte la guardó tristemente, ma poi si mise a riflettere. "cosa mi aspettavo? Che mi accogliesse con un abbraccio? Che stupida" Grey era in cucina e preparava la colazione mentre canticchiava la primavera di Antonio Vivaldi. Non vedeva l'ora di vedere la sua lady e darle il buongiorno. E si aspettava di vederla insieme alla zia, ma purtroppo non fu così. Ridley stava a destra e Miss Charlotte a sinistra. «buongiorno, milady. Buongiorno Miss Charlotte» disse l'insegnante inchinandosi. «buongiorno Grey» rispose la donna un po' triste. «'giorno» rispose la ragazza in modo scontroso. L'insegnante sorrise, poi l'avvisó che avrebbero iniziato le vere lezioni di violino, quel giorno. Charlotte se ne stava ad un lato del tavolo e guardava il modo elegante in cui la nipote mangiava, nonostante il suo caratteraccio. Sorrise, perché almeno l'educazione gliel'aveva data. Grey guardava la sua lady, e la donna se ne accorse cominciando a preoccuparsi. Hey, lei si fidava di quell'uomo. Non poteva credere che fosse quel tipo di persona! Scosse la testa e lasció perdere, di sicuro si era sbagliata. La donna mora stava studiando tutti gli orari e stava spiegando il piano ai suoi complici. Sarebbe stato un attacco a sorpresa e non vedeva l'ora di vedere la faccia di Charlotte. «avete capito bene?» «sì!» Sorrise maligna, era eccitata all'idea di porre finalmente fine a quella dannata famiglia di violinisti che lei aveva sempre odiato. «è pronta a cominciare?» le chiese. Ridley annuí distratta. Aveva voglia di fare tutto, tranne che stare da sola con quel maniaco. Grey ridacchió. «le manca il suo fidanzato?». La ragazza diventó rossa dall'imbarazzo. «t-ti ho detto che non è il m-mio f-fidanzato!!». L'insegnante sorrise, poi lasciò perdere e prese il violino. Ridley lo osservava in ogni suo gesto: era così affascinante. Poi distolse subito lo sguardo. «sol, sol, sol, sol, sol, sol, sol, si, mi, fa, sol» canticchiava l'insegnante e la bionda eseguiva alla perfezione, senza sbagliare neanche una nota. Grey la osservava, sognante, e batteva le mani per mantenere il tempo. Non poteva negare l'evidenza. Era proprio una Blue, a tutti gli effetti.

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