I Feel You.

di TheGayShark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il dubbio. ***
Capitolo 2: *** Il parco. ***
Capitolo 3: *** L'irruzione. ***
Capitolo 4: *** So chi sei. ***
Capitolo 5: *** L'incontro. ***
Capitolo 6: *** A quattro zampe. ***
Capitolo 7: *** Che giornata da cani! ***
Capitolo 8: *** Bibidi bobidi PUFF ***
Capitolo 9: *** Ghosts' advice ***
Capitolo 10: *** Parallele. ***
Capitolo 11: *** Presenze indesiderate ***



Capitolo 1
*** Il dubbio. ***


I FEEL YOU
_Il Dubbio_

 



Mi chiamo Brittany Pierce ed ho un problema: il mio più gran difetto è ciò che amo di più in me.

Se dovessi dirla tutta, ho molti più problemi che semplicemente uno, ma credo che questo sia quello più significativo, se non addirittura la fonte di tutti gli altri problemi.
Che sbadata, vi sto vendendo aria fritta ma non vi ho ancora detto di che si tratta! Per esperienza personale, non proverò nemmeno ad addolcire la pillola perché mi prenderete per stupida lo stesso.
Vedo i fantasmi.
Ecco, l'ho detto, e scommetto che non mi credete. Mi sbaglio? Non provate neanche a scuotere il capo, perché posso vedere la verità brillarvi negli occhi.

Gli unici ad aver capito immediatamente sono stati i miei genitori, mamma ha detto che anche la pro-zia stramba di papà poteva farlo e che perciò il gene del sensitivo si sarebbe dovuto presentare da qualche altra parte in famiglia. Se non fossi stata io, probabilmente questa fortuna o disgrazia sarebbe capitata a mia sorella, quindi meglio così.

A mio padre venne il sospetto perché ogni volta che andavamo al cimitero per trovare i nonni, il mio viso anziché tramutare in un'espressione annoiata (come accadrebbe nella normalità per gli altri bambini)  si illuminava ed io saltellavo di gioia. 

C'erano una marea di persone là dentro, e questo mio "dono" mi ha confuso le idee più e più volte.

Insomma, non so cosa dicano i telefilm a riguardo ma.. i fantasmi sono esattamente come noi. Non sono trasparenti, non sono umani scoloriti ed hanno più umorismo di tanti altri esseri viventi. Ecco perché all'inizio per me è stato quasi impossibile capire che non si trattava di forme di vita vere, ma di uomini del passato.

Avrei dovuto cominciare ad insospettirmi quando mi si presentò in camera George Washington, in effetti. 

All'epoca pensai che mi fosse apparso in aiuto per aiutarmi con il compito di storia,  che trattava però della storia moderna. Pensando che lui ne sapesse più di un libro, le cui parole comunque mi confondevano anche più dello strano modo di parlare di Georgie - sì, siamo diventati molto intimi!- 

Neanche a dirlo, ho preso la mia bella F ma non feci  storie perché il Presidente in persona (o quasi)  mi disse che la mia insegnante era un'istruttrice poco qualificata e dotata di visioni troppo futuriste, per i suoi gusti. Oh, se lo dice Washington io mi fido! Chi sono io per dare torto al fondatore del Paese? .. Infatti nessuno.

No, non nessuno, io sono Brittany Pierce. 

Sono Brittany Pierce e vedo i fantasmi.

Insomma, il liceo con questo grosso problema non è stato esattamente quello che si può chiamare una passeggiata, ma mi sono divertita. Il mio ex ragazzo, Artie, credeva che la storia dei fantasmi fosse solo una pagliacciata, una delle mie tante stranezze. Eh sì, perché a Lima, al McKinley High ma credo anche da tutte le altre parti del mondo, non avere una passione smisurata per lo studio significa essere stupidi. 

Un certo Einstein mi aveva convinta del contrario.

Mi ero chiusa in bagno a scuola per piangere indisturbata dopo l'ennesima insufficienza  presa quando questo signore baffuto mi apparve davanti.

Ho provato a mandarlo via in tutti i modi, anche perché era un uomo e si trovava in un bagno femminile, inoltre poteva essere accusato di stupro o di qualcosa come la pedofilia, dai, io avevo solo sedici anni! Non ero più vergine da un pezzo, ma quell'ometto non faceva esattamente per me.

Lui crucciato mi disse che aveva già troppe persone sulla coscienza e che prima di andare oltre avrebbe voluto aiutare almeno la metà delle persone di cui aveva causato la morte, perciò non mi avrebbe lasciata in pace senza un sorriso.

Quando capii di che stava parlando avrei tanto voluto abbracciarlo, ma con i fantasmi è una cosa che non si può fare a meno che loro abbiano un qualche permesso, o qualcosa del genere.

Mi disse anche di essere stato perseguitato a modo suo. Mi confessò di essere stato bocciato e giuro che anche se erano solo parole  mi furono di sollievo.

Fu lì che appresi che non era certo un voto ad dare valore alla persona.

Appresi anche che i fantasmi dovevano andare da qualche parte, e con l'aiuto della pro-zia morta di mio padre finalmente ebbi tutte le risposte che cercavo.

Da allora, sono quello che sono: una medium.

Oggi ho 23 anni e no, non ho fatto il college. 

Sono una medium a tutti gli effetti, ho dei biglietti da visita colorati con uno zombie finto sopra che si toglie il cappello a mo' di saluto.

Ho pensato che potesse essere più confortante del solito "tutti quelli che ami sono morti e io sono l'unica speranza che hai per dirgli che ti dispiace". 

Ho anche uno studio, ma ci vado solo quando il mio coinquilino, Mike, porta a casa la sua quasi moglie Tina.

Se mi faccio pagare per quello che faccio? Nì.

Insomma, ho delle regole! Se sono delle persone vive con un cuore pulsante nel petto, allora certo, devono pagare. 

Lo faccio solo perché mi chiedono spesso e volentieri di metterli in contatto con gente che è già passata oltre, e che quindi io non vedo più. Posso solo sentirli, ma per mettermi parlare con loro devo faticare parecchio.

Se invece è un fantasma a venire da me, non richiedo un pagamento. 

Sono due cose totalmente differenti.. Voglio dire, i fantasmi sono BLOCCATI in questo mondo, non possono andare avanti. 

Le persone che vogliono parlare con i loro cari defunti, invece, possono continuare la loro vita comunque. E' solo un capriccio che sono ben disposta di soddisfare.

Mike è l'unico ragazzo che al college mi ha creduta immediatamente. 

Ci conoscemmo  a danza e frequentammo assieme il glee club del liceo.

I suoi genitori non erano molto contenti del fatto che "trascurasse" la scuola per la danza, un giorno arrivarono addirittura a dirgli che era la vergogna della famiglia e che tutti i suoi antenati si stavano probabilmente contorcendo nella tomba o dovunque essi fossero per via di un discendente tanto scapestrato.

Aveva preso A meno in chimica.

Lui ne rimase talmente tanto abbattuto che mi misi in contatto con i suoi antenati di mia spontanea volontà, per fargli sentire con le loro parole che non era così.

Non so come riuscii a farlo, ma quella volta anche lui sentì le voci dei suoi antenati. Non c'era nessun altro nella stanza, solo io  e Mike.

Io, Mike, ed una ventina di voci che parlavano una strana lingua asiatica.

Da quel momento diventammo inseparabili. Lui cominciò ad aiutarmi a scuola, ed io.. beh, io ballavo con lui.

Artie mi lasciò per la gelosia, nessuno sapeva che anche Mike aveva una ragazza, perché all'epoca Tina era più simile ad un ombra piuttosto che una vera alunna.

Ora, come già vi ho detto prima, viviamo insieme.

Non so per quanto sarà ancora così, oggi Mike mi ha chiesto di lasciargli casa libera al pomeriggio perché deve assolutamente proporre a Tina di sposarlo, ed io sono che dirà di sì.

Ha addobbato l'appartamento con scritte che sembravano disegni, anche se lui dice che sono ologrammi o ideogrammi o.. non so, mi ha confusa un po'.

Comunque, quando sono uscita di casa l'appartamento sapeva di fiori di loto, e più che la mia dimora sembrava.. un bordello cinese degli anni venti. 

Sono andata alla mia caffetteria di fiducia, mi sono seduta al tavolino e ho cominciato a mettere per iscritto vari pensieri, tra cui il fatto che erano almeno tre mesi che non vedevo un fantasma. 

Potevo comunque sentirli, ma nessuno si era più presentato come uno spirito da tre mesi, appunto.

Stavo per battere un'altra parola al computer quando lo schermo del portatile mi si chiuse sulle dita.

 

-Brittany Pierce? -

 

Alzai lo sguardo per scoprire chi mi aveva appena ghigliottinato le dita in un portatile quando credo mi venne un infarto.

Non uno di quelli veri eh, quelli che vengono a chi ama tanto tanto tanto.

La ragazza più bella di Seattle mi aveva appena mozzato le dita, il fiato e la lingua, visto che non riuscii neanche a dirle "sì".

Era mora, poco più bassa di me, carnagione caffè-latte. Lo stesso colore del contenuto della mia tazza.

Sembrava aver fatto una corsa perché aveva l'aria di una realmente stanca.

 

- Mi devi aiutare. -

 

Più che una richiesta di aiuto mi sembrava un ordine, mi stupii di non scattare in piedi sull'attenti. Aveva un tono di voce caldo, più roco del normale per le ragazze ma che le dava un'aria incredibilmente sexy.

Certo, avrebbe dovuto lavorare un po' sui suoi modi di fare, perché non è molto educato chiudere il computer ad una persona che nemmeno conosci ed obbligarla ad aiutarti.

Qualcosa in lei mi fece pensare che.. no, non era un ordine. Era una disperata richiesta di aiuto.

 

-Puoi sederti se ti va, così ne parliamo. - Le mostrai la sedia di fronte alla mia, dall'altra parte del tavolino, ma lei apparve spaventata all'idea.

-Non qui. - 

 

Aggrottai la fronte, cercando di capire cosa volesse propormi.

Prima che potesse parlare ancora mi ricordai di avere uno studio, anche se era più una sala divertimenti..

Tirai fuori dal portafoglio il mio biglietto da visita, porgendoglielo. 

Ancora una volta, si limitò a fissare la mia mano protesa verso lei senza neanche degnarsi di prendere il bigliettino. 

Forse aveva bisogno di un incoraggiamento.

 

- C'è scritto l'indirizzo del mio studio, se non vuoi parlarne qui possiamo parlarne là. - Le sorrisi gentilmente, incontrando un'altra volta i suoi occhi scuri.

 

Niente da fare, non mi rispose neanche. Continuò a fissarmi invece, e credo di essere arrossita.

Passarono almeno dieci secondi prima che potessi risentire la sua voce.

 

-No. Ci vediamo al Magnolia Park.-

-..Okaaay..- Annuii, constatando che realmente conoscevo quel parco, perciò non sarebbe stato un grosso problema arrivarci. 

- Quando, adesso?- 

Alla mia domanda, lei rise. Una risata che.. non so neanche descrivervi.

-Domani. Alle nove di sera, va bene?-

Per la prima volta, finalmente, la sentii dubitare delle sue parole.

Senza quella strafottenza nella voce era ancora più carina. 

- Sì può fare ma.. non è chiuso a quell'ora??- 

 

Rise un'altra volta e senza neanche salutarmi se ne andò, così com'era arrivata. 

Guardai l'ora sul computer e notai che si era fatto tardi, così recuperai le mie cose e andai alla cassa a pagare, speranzosa di poter trarre qualche informazione su quella ragazza tanto strana quanto bella.

 

- Due dollari e cinquanta, come sempre. - Il titolare mi sorrise, cambiandomi la banconota da dieci di cui ero provvista.

-Ehi, ma tu la conosci al ragazza con cui parlavo prima?- 

 

Mi guardò silenziosamente, scuotendo poi il capo. -Quale ragazza?-

Okay, forse non era rimasta tanto tempo a parlare con me, però sapevo di averla vista davvero, non era un'allucinazione.

-Quella mora, carina.. aveva una maglietta nera scollata a V.. -

Pensai ad altri dettagli da dargli, ma non mi venne in mente nulla. Recuperai i miei soldi e presi lo scontrino, gettando tutto in disordine nella borsa.

Sarebbe stata una bella caccia al tesoro, dopo.

- Non.. non l'ho proprio vista, mi dispiace. - 

Mi mordicchiai il labbro alla sua risposta. Che fosse.. 

-OH!- Per tutti i pirati delle Maldive, se fosse stata un fantasma?!

-Uhm, non fa niente, grazie lo stesso Joe!- 

 

Lui fece un cenno del capo ed io corsi fuori dal locale, stranamente preoccupata.

Non può essere un fantasma, mi ha chiuso il computer! Però non voleva prendere il biglietto.. forse perché non poteva farlo.

Questa volta mi era capitato un bel grattacapo.

Peccato solo che in quanto a logica non fossi una cima.
 


Ooookay, è solo un'idea, quindi che ne dite di farmi sapere cosa ne pensate in una recensione o in un messaggio privato?
Io sono molto dubbiosa... Grr, fatemi sapere qualcosa. :3
Ciao ciao, scusate gli errori!

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Capitolo 2
*** Il parco. ***


I FEEL YOU
_IL PARCO_

 

*****
Grazie mille per le recensioni, ho apprezzato tantissimo! Ho deciso di dare un'opportunità alla ff perché è una storia su cui  ho molti spunti, sono ancora abbastanza confusa riguardo alla linea generale che darò alla vicenda perché ho veramente troppe idee in testa e non so quale seguire. 
Aggiornamento veloce perché ho tempo, non aspettatevi un aggiornamento tanto veloce anche per i prossimi capitoli!:) Amo le vostre recensioni e vi sarei grata se ne lasciaste qualcuna sul capitolo per due semplici motivi: con i vostri consigli posso migliorarmi e venire incontro alle vostre aspettative e perché amo parlare con voi e sapere cosa ne pensate del capitolo. Detto questo, vi lascio leggere in pace eeee vi saluto sotto!
******


"Non puoi incontrare una sconosciuta da sola in un parco isolato alle nove di sera!  Non so neanche se a quell'ora, d'inverno, il parco è ancora aperto!"

Ecco cosa mi piace di Mike: si preoccupa per gli altri. Non importa cosa sia successo alla sua vita, quanti problemi abbia o cosa gli passi per la testa, se sente odore di guai o situazione rischiosa, si preoccupa per l'incolumità del suo prossimo.

Purtroppo con Tina non era andata affatto bene. Non ne sapevo molto, perché per Mike quello era ancora un nervo scoperto, ma quando la sera dell'incontro con la mora-presunta-fantasma ero tornata a casa, avevo trovato il mio amico in lacrime intento a disfare letteralmente il nostro appartamento. 

Probabilmente avrebbe dovuto farlo lo stesso. Insomma, era stata secondo me una bella proposta di matrimonio, aveva ricreato alla perfezione l'ambiente orientale con giochi di colore, musiche di sottofondo e profumi da far girare la testa, quindi prima o poi avrebbe dovuto fare in modo che la nostra casa tornasse ad essere quello che era:una bettola americana.

Invece, il fatto che Tina gli avesse negato la mano e quindi la possibilità di sposarsi lo aveva mandato leggermente tanto in crisi. - che poi dico, per una caspita di mano bisogna fare tutte queste storie? E come funziona esattamente? Bisogna staccarsi la mano e darla al compagno? Perché se è così io non mi sposo! - 

Fatto sta che io avendo Mike come coinquilino ho guadagnato tutto ciò che avrei mai potuto desiderare, ma lui con me non aveva vinto granché. Non ho mai imparato molto bene a consolare gli altri, perché ogni volta che ero io ad essere triste avevo due opzioni: o il sesso occasionale, o pregare nell'intercessione di qualche anima tormentata che mi tenesse occupata e lontana da ogni pensiero negativo.

La seconda scelta dipendeva totalmente dalla fortuna come potrete ben immaginare, quindi si risolveva spesso con dell'altro sesso occasionale in riparazione al mancato intervento di uno spirito.

Ora, offrire del sesso occasionale al mio migliore amico in lacrime forse non era un'ottima idea, ma per gentilezza chiesi lo stesso. Lui parve prendere in considerazione la cosa, o forse mi stava solo guardando con stupore, ma fortunatamente alla fine  mi disse di no. Dico fortunatamente perché quella sera avevo la testa altrove per poter alleviare le sue pene in quel modo,comunque.

Provai a chiedergli se voleva parlarne, se voleva sfogarsi. L'unica cosa che pronunciò fu "ti sembro troppo asiatico?" .. ehh. 

Come si risponde ad una domanda del genere? Come fa uno ad essere troppo quello che è?

Era come se mi avessero chiesto se ero troppo medium.. 

Purtroppo, certe cose sono e basta. Di perdé, se visto sotto la corretta luce, potrebbe essere una cosa positiva. Immaginate un leone che è troppo leone. Ce la fate? Ed ora immaginate un leone che è poco leone. Cos'è meglio?

Quindi, non sapendo esattamente come rispondere, mi limitai a rimanere in silenzio. La mia espressione a metà tra il "che cavolo stai dicendo Willis" ed il "sicuramente sei asiatico abbastanza!" deve aver parlato  lo stesso, perché lui sbuffò in un singhiozzo ed arrendevolmente si lasciò andare al divano, a pancia in giù. Era la fotocopia di un delfino spiaggiato.

Vederlo  in quello stato di frustrazione e tristezza mi lasciava l'amaro in bocca, era come se mi avessero appena presa a calci nello stomaco.

No, anzi: Mike assomigliava ad un cucciolo di panda magro piangente. 

Visto che il piano del sesso era naufragato,  non mi restava che l'opzione spiriti.

Come fai a salvare qualcuno con l'aiuto di un fantasma se questo qualcuno non può effettivamente vedere i fantasmi?

Beh, mi ero messa a parlare di questa sconosciuta che avevo incontrato al bar ed ovviamente lui non ne fu entusiasta. Mi guardò stranito, finendo col dire che l'argomento era rimandato all'indomani mattina . Avrei voluto continuare a discutere  su quella bellissima e maleducatissima ragazza, ma non potevo forzare il mio miglior amico piangente ad ascoltarmi.

Perciò andai in camera e ne parlai con l'unico amico che  mai e poi mai mi avrebbe detto di no. Beh, non lo  avrebbe fatto principalmente per un motivo: non sapeva parlare.

Ho provato ad insegnargli a scrivere, leggere e parlare, ma non c'è stato nulla da fare, a Lord Tubbington l'inglese non piace e basta. 

Purtroppo è morto quando avevo vent'anni, fortunatamente riesco ancora a vedere il suo fantasma.

Non so come funzioni per gli animali, in realtà, perché non credo che loro possano avere conti in sospeso che gli impediscono di andare oltre.. però lo posso toccare. 

Mike dice che è inquietante, io dico che mi da conforto. Inoltre, non devo neanche spendere soldi per i croccantini, perché Tubbs non può mangiare. Allo stesso tempo, non può dimagrire, motivo per cui continua a rotolare per casa come aveva fatto a suo tempo, prima che lo stroncasse un infarto. 

Non capivo perché tutti piangessero, io potevo ancora vederlo, toccarlo..mio padre me lo spiegò tre volte, poi rinunciò.

Dopo essermi confessata con il mio gatto, quella sera, mi addormentai tranquilla.

La mattina successiva, invece, mi ero svegliata con Mike nel letto, aggrappato a me. Ebbi il timore di essere stata usata come una bambola gonfiabile durante il sonno, ma se fosse stato così me ne sarei sicuramente ricordata.

Credetemi, non lo chiamano Tsunami per via dei frequenti maremoti asiatici.

Quando gli parlai di quella strana sconosciuta lui, come vi ho detto all'inizio, si spaventò per me.

 

"Ma non è proprio una sconosciuta, le ho parlato." corrugai la fronte, senza capire esattamente perché quella volta stesse facendo tanto il protettivo.

"Sai il suo nome?" Lo domandò con un tono di voce calmo, non voleva essere 'accusatorio' in nessun modo.

Io ci pensai su un po', poi scossi il capo. In effetti, il suo nome non lo sapeva neanche il barista.

"Sai dove abita?"

"No ma --"

"C'è qualcosa che sai di lei?" Ora Mike aveva assunto un tono apprensivo. Mi fissava con quel suo muso "troppo orientale" e quegli occhietti tirati ai lati che mi facevano una gran tenerezza. 

Mi persi a pensare ai suoi lineamenti, lui deve essersene accorto perché si schiarì la voce, incatenando i suoi occhi ad i miei.

"Huh?" risposi io, con una faccia sicuramente inebetita.

Lui scoppiò a ridere, scuotendo appena il capo. "Vengo con te, stasera."

"No,  non  serve davvero, non è una sconosciuta!" Il fatto è che morivo dalla voglia di rivedere quella ragazza, seppur fosse stata tanto sgarbata.

Aveva qualcosa di corrotto nell'anima, avevo notato subito quanto fosse turbata.

Se era un fantasma, allora, aveva fatto qualcosa di davvero irrimediabile, perché mai avevo visto tanto tormento in due iridi nere. 

Se era umana, viva e vegeta, era molto vicina alla dannazione.

Meritiamo tutti un po' di pace, chi l'ha da vivo spesso l'ha anche da morto, e chi non l'ha da vivo da morto se la sogna. 

Ecco perché mi piace tanto il lavoro che faccio con i fantasmi, è tutto incentrato sulle seconde occasioni, che secondo me non vanno negate mai a nessuno. Siamo umani, sbagliamo, impariamo dai nostri errori e ci miglioriamo. Chi continua a sbagliare sullo stesso errore lo fa più per ottusità che per cattiveria, c'è bisogno di qualcuno che si avvicini con una torcia, illumini l'errore, lo sottolinei col rosso e spieghi esattamente tutte le regioni per cui un comportamento è sbagliato.

"Non sai neanche se è un fantasma o una ragazza, Brittany. L'hai detto tu stessa!" Mike si lasciò cadere nuovamente sul letto, con le mani tra i capelli. Sembrava trovar interessante il nostro soffitto.

Però aveva ragione. Non ne sapevo davvero niente di lei.

"Lo scoprirò questa sera.." 

"E come?" Mike mi guardò con un sopracciglio inarcato,  dietro a quel sorrisetto c'era troppa tristezza nascosta.

Poteva fare il cretino quanto voleva, poteva anche negare di starci male, ma era palese che  non avesse ancora elaborato neanche in una minima parte quello che gli era successo con Tina.

Presi il cuscino dietro alla mia testa e glielo gettai in faccia, mettendomi subito a cavalcioni sul suo addome.

"Ma che- Brittany!"

"Mai.." Gli pizzicai il fianco, sentendolo contorcersi sotto di me e feci del mio meglio per non scoppiare a ridere al posto suo sul più bello. "..e dico mai, sottovalutare una medium!" 

Forse una guerra del solletico non era l'antidepressivo giusto per la sua situazione, ed intraprenderne una alle nove del mattino non era stata una delle mie più brillanti idee, ma lo sentii comunque ridere, perciò supposi di aver  fatto, una volta tanto, la cosa giusta.


Ci misi tutto il pomeriggio per convincere Mike a lasciarmi andare da sola dalla ragazza/fantasma.

Alle volte sapeva essere davvero cocciuto.

Un suo compagno di corso, fortunatamente, gli aveva chiesto di andare a ballare con lui quella sera. L'asiatico sembrò valutare la cosa con attenzione, ma alla fine accettò.

Sapevo cos'aveva in mente, e non mi sentivo di correggerlo questa volta. Aveva bisogno di stordirsi, ubriacarsi, risvegliarsi a in una casa che non è la nostra, in un letto che non è né il mio né il suo, e fuggire nel silenzio che regna prima del risveglio, con i postumi di una sbornia.

Quando uscii di casa lui se n'era già andato da un pezzo,  a quanto pare si era concesso anche un'aperitivo in compagnia prima della grande bevuta in discoteca.

Fui felice di avere più di un'ora di tempo per prepararmi, perché onestamente ero molto nervosa.

So che non avrei dovuto esserlo, infondo era solfato una probabile cliente ma.. era bellissima.

La cosa più bella che avessi mai visto. Che fosse un fantasma o una ragazza, non aveva importanza. Era bellissima, e il solo pensiero che potessi non piacerle neanche un po' mi dava talmente tanto fastidio da farmi mancare l'aria. Sciocco, no?

Beh, ebbi tutto il tempo per scegliere i vestiti accuratamente e scartare le maglie con strane faccine disegnate sopra, animali ricamati e personaggi di cartoni o fumetti stampati sopra.

Non mi ero mai vestita in un modo tanto serio.

La parte più difficile fu il trucco, ero abituata ad un trucco talmente leggero da sembrare inesistente. Ma avevo visto i colori che usava la mora, quel nero attorno agli occhi sembrava quasi di un'altra epoca, se solo si fosse presentata come Cleopatra le avrei creduto.

Sfoderai tutte le mie capacità per prepararmi a quell'appuntamento di lavoro.

In un parco.

Alle nove di sera.

Erano già le nove e mezza, e di quella ragazza neanche l'ombra. Come avevamo pensato io e Mike, il parco era chiuso, ed io ero tentata di tornare a casa.

Caspita però, ci avevo messo così tanto a prepararmi e morivo dalla voglia di rivedere quella strana ragazza dai lineamenti latini.

"Hai paura di un cancello, occhi belli?"

Alzai subito lo sguardo, sulla strada non c'era nessuno. Nessuno alla mia destra, nessuno alla mia sinistra, non riuscivo a capire da dove venisse quella voce.

Aveva un non-so-che di familiare.

Oh! Doveva essere la mia ragazza! Cioè, non mia nel senso mia, mia nel senso.. ecco.. la ragazza che cercavo!

Ma di che cancello parl- oh, ma certo, il cancello del parco. 

Mi voltai e con grande sorpresa, non la trovai neanche lì. Mi avvicinai alle sbarre ed infilai il viso tra un barra di metallo e l'altra del cancello, cercandola con lo sguardo nel buio del parco. 

Sentii qualcosa colpire il terreno, mi voltai a sinistra e vidi una corda, arrotolata per un pezzo sul marciapiede ed appesa a.. - seguii con lo sguardo il percorso della corda dal basso verso l'alto, ed incontrai le fronde di un albero che per metà sporgeva i rami sulla strada, mentre per l'altra metà era intrappolato dentro al parco. 

La corda era legata ad un ramo abbastanza massiccio, e c'era qualcosa che luccicava vicino al nodo.. Capii di cosa si trattava solo quando incontrai i suoi occhi.

Mi ci volle parecchio per riprendermi, l'aria fredda invernale non mi infastidiva neanche più.

Okay Brittany, calma. Pensa a cos'ha detto Mike.

                        - "Ti sembro troppo asiatico?" -

No, zuccona! L'altra cosa che ha detto!

                        -"Lavora con la ragione. Non sai se è un fantasma, non puoi neanche chiederglielo."

                        "Perché no?" domandai accigliata, incrociando le braccia al petto.

                        "Perché sei una medium, i fantasmi li dovresti riconoscere a colpo d'occhio. La perderesti come cliente se le domandassi "ehi, sei un fantasma?".."

                        Pensai alle sue parole e siccome sembravano avere un senso, annuii. "Allora, come faccio?"

                        "Conta." Lui deve aver visto la mia espressione confusa, perché si chiarì immediatamente. "Conta quante cose la fanno sembrare umana e quante cose la fanno sembrare un fantasma."

 

Giusto.

Presi mentalmente carta e penna e comincia a scrivere:

1. FANTASMA: Evita il contatto umano. Mi ha teso una corda per scavalcare, poteva benissimo allungarmi un braccio.

 

"Non ti sai arrampicare?" Domandò la mora, in quello che sembrava un tono di scherno.

Tanto bella quanto antipatica. "Certo che lo so fare, ero una Cheerleader!"

Mi sembrò confusa dalle mie parole, ma non indagai oltre. Spinta dalla voglia di mostrarle quanto valessi, afferrai la corda e posando i piedi sulle sbarre del cancello mi tirai su, come se stessi scalando una parete rocciosa. Giunta alla cima, lei saltò giù dal ramo, saranno stati almeno due metri.

Atterrò  sui piedi e si rimise su come se niente fosse, alzando lo sguardo su di me.

 

2.FANTASMA: Non credo che senta il dolore fisico.

 

"Hai intenzione di startene lassù ancora per molto?" Domandò lei, incrociando le braccia sotto al seno. Ringraziai Dio mentalmente per il fatto che indossasse una giacca, altrimenti sarei caduta come una pera dall'albero vedendo la sua scollatura. Potevo comunque immaginarla..

Quando una sferzata di vento mi colpì la schiena, persi l'equilibrio e  mi sentii cadere, ma qualcosa rallentò la mia caduta. 

Ancora oggi non so spiegare come accadde, ma quando toccai terra non sentii male.

Lei, per tutto il tempo rimase impassibile ad osservare la scena. L'unica cosa che fece? Si passò una mano sulla fronte quando atterrai sull'erba senza emettere nessun gridolino di dolore.

 

3. Stronza insensibile! FANTASMA: Mi sarei potuta rompere una gamba e lei non muove un dito!

 

"Se riesci ancora a reggerti in piedi, seguimi." Si voltò senza aspettare la mia risposta e cominciò a camminare verso la zona più buia del parco.

"Dove mi porti?" Domandai preoccupata rimettendomi in piedi e facendo una corsetta per chiudere la distanza che si era creata tra di noi. Non volevo fare la figura dell'idiota ed ero caduta come un sacco di patate.. a questo punto che importanza aveva il fatto che avessi passato quasi un'ora tra trucco, parrucco e vestiti?

"Al riparo dal freddo. È una casetta per bambini, ma non credo sia un problema per te."

Cosa voleva dire? Mi considerava infantile? E non le avevo neanche parlato di me! Come faceva a sapere quelle cose del mio carattere?

"Bello zombie sul bigliettino da visita, comunque." Ecco di nuovo la sua risata. L'avrei ascoltata per ore ed ore, l'avrei registrata e l'avrei ascoltata in eterno.

Mi sentii arrossire quando mi accorsi che in realtà, stava ridendo di me. Dovevo restare calma, restare calma e contare.

"Aspetta, hai detto al riparo dal freddo? Tu senti il freddo?"

Lei si fermò, si voltò verso di me e mi osservò nel buio, come se avessi detto la cazzotta del secolo.

Probabilmente arrossii ulteriormente, ma a questo punto che importanza aveva?

La mora annuì, poi riprese a camminare verso l'ignoto.

 

2.FANTASMA: Non credo che senta il dolore fisico.

1. ESSERE VIVENTE: Sente il freddo.

 

"Come ti chiami?" Cominciava a pesarmi il non sapere con chi stessi girando.

Lei non disse niente finché non giungemmo a quella che era una piccola capanna in legno, niente più che un riparo per bambini, come aveva detto lei prima. 

"Ha importanza?" Rispose lei, entrando senza tante cerimonie ed accucciandosi lì dentro, non aspettando il mio ingresso. Le buone maniere che fine hanno fatto?

"Certo  che ne ha. Io sono Brittany Pierce, ho vent--"

"So chi sei!" non mi lasciò neanche finire la frase.  Mi accomodai dentro con lei, sentendomi realmente a disagio. Era pazza. Pazza e maleducata ed io stavo rischiando la vita!

Oh, però era bellissima.

"Sai chi sono?" Mi pentii di averlo chiesto nell'esatto istante in cui quelle parole si levarono dalle mie labbra. 

Certo che lo sapeva, il giorno prima al bar mi aveva interrotta domandane proprio "Brittany Pierce?". Era… un fantasma stalker?

Quel silenzio era imbarazzante.

"Mi chiamo Santana." Uscì flebile come un sussurro detto in fin di vita, mi sporsi verso di lei e scossi il capo per farle capire che non avevo sentito nulla.

"Sa-Satana? Quel, Satana?"

Okay, ero terrorizzata. Non solo ero uscita con una sconosciuta.. ero uscita con il diavolo!

Ci credo che aveva la dannazione negli occhi, Dio, come ho fatto ad essere così stupida! Una tale bellezza.. i suoi modi di fare mai gentili.. Non mi aveva teso la mano perché non voleva aiutarmi, non perché non poteva farlo! Allo stesso modo in cui non si era mossa quando ero caduta. Diamine!

Una risata  mi riportò a lei. Come faceva una risata tanto pura ad essere tanto corrotta da malvagità?

"Santana, ho detto."

Tirai un sospiro di sollievo, sicuramente lei lo aveva sentito. 

"Potrei comunque lavorare per lui, per quello che ne sai."

Okaaay, non era esattamente confortante, come cosa. Mi convinsi che stava solo scherzando perché l'alternativa mi faceva talmente paura da farmi stare male. 

Santana.."Santana come?"

"Santana e basta." rispose subito lei, negandomi il piacere di sapere il suo cognome. Le piaceva essere in vantaggio sugli altri.

"Uhhmm.. pe-perché vuoi il mio aiuto, Santana?"

Mi sembrò di averla colta impreparata. 

Approfittai della sua incertezza per studiare il suo viso da vicino. Era tutto il contrario del mio.

Iridi scure, capelli di pece, poteva sembrare realmente l'essenza del male. Pelle scura, magari solo per il fatto che la luce scarseggiava, e labbra rosse, piene.

Quanto mi sarebbe piaciuto sporgermi e..

"Io.." Di nuovo, non fu che un sussurro. Era chiaro che non sapesse da dove cominciare. Allungai la mano verso di lei, per accarezzarle il ginocchio e dirle che andava bene, che poteva prendere il suo tempo, ma una voce urlò ed entrambe indietreggiamo di colpo con i nostri corpi, stringendoci alle pareti di quella casetta di legno.

 

"Vieni fuori, mascalzone, so che sei qua dentro! Proprio una bella idea quella di lasciare la corda appesa, sai?"

 

"È.. è la guardia?" Okay, ora ero a tutti gli effetti terrorizzata.

Lei mi rivolse un'espressione  di pietra,  rimarcando la stupidità della mia domanda e l'ovvietà della risposta.

"Dobbiamo andarcene!" Urlai io, in preda al panico. La torcia dell'uomo illuminò subito lo spiazzo di terra davanti all'ingresso della casetta in cui eravamo riparate. 

Santana mi fulminò con lo sguardo e se avesse potuto credo mi avrebbe uccisa. 

Senza indugiare oltre, si lanciò fuori dalla casetta, usando l'uscita opposta al buco d'entrata della casa.  

Io la seguii, sperando di uscirne senza grossi problemi, ma quando fui fuori dalla casetta lei era sparita. 
 


Grazie per l'attenzione, vi auguro un buon anno e una buona fine delle vacanze natalizie! :3
Ciàciaaao, 
TheGayShark.

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Capitolo 3
*** L'irruzione. ***


I FEEL YOU
-
L'IRRUZIONE

 

Il tragitto per tornare a casa mi sembrò più lungo e stancante del solito quella notte. Ancora non mi so spiegare come ho fatto a tornare all'appartamento sana e salva senza farmi venire nessun infarto, non credo mi dimenticherò quest'esperienza tanto in fretta.

Avevo come la sensazione, durante tutto il tragitto, di essere seguita da qualcosa, da qualcuno, ma ogni volta che mi voltavo trovavo null'altro che l'eco dei miei passi. Mi era sembrato, una volta o due, di aver visto un'ombra nera, identificata poi come un randagio. Certo, a Seattle non è una cosa all'ordine del giorno vedere cani in solitaria aggirarsi per la strada, specialmente da quando per aumentare l'occupazione il sindaco ha istituito una squadra di accalappiacani. 

Mi convinsi che fosse semplicemente la mia immaginazione, probabilmente anche la stanchezza. Se  poi si aggiunge tutto lo spavento per via di Santana, il rischio di una denuncia (per..violazione delle norme di sicurezza??), l'illusione o la paranoia sembravano diventare più che giustificabili. 

Quell'uscita con la mora non aveva portato da nessuna parte, ne sapevo tanto quanto prima, con la misera consolazione del nome. Forse quello mi avrebbe aiutata a capire se era un fantasma o un essere vivente a tutti gli effetti. Non sono molte le persone a portare quel  nome, e di certo non aveva discendenze celtiche. Mi bastava trovare un cognome che potesse calzarle bene e cercare su internet i necrologi più recenti.

Per esperienza personale so che un fantasma non aspetta mai tanto prima di presentarsi ad un medium, se ha qualche problema. Molti si nascondono e aspettano decenni, è vero, ma tenendo conto del fatto che Santana era venuta a cercarmi in un bar e mi aveva rivolto la parola solo dopo essersi accertata che la potessi sentire, esclusi l'ipotesi che la ragazza se fosse stata uno spirito,  fosse morta da tempo. 

Non più di un anno.

Sì, un anno era il massimo, avrei cercato solo nei necrologi dell'anno.

Inserii le chiavi nel chiavistello,  cercando di farlo nel più religioso silenzio. Mi dava fastidio quando gli altri condomini, dopo aver fatto le ore piccole ed essere rientrati ad ore assurde, entravano in casa come se stessero conquistando Parigi, e sì, sono una grande fan del silenzio, perciò anche se Mike non era in casa, cercai di non fare rumore.

La luce però era accesa.

Mi prese il panico un'altra volta, chi poteva esserci alle due di notte nel mio appartamento!?

Mi rasserenò il televisore acceso, non credevo possibile il fatto che un ladro si mettesse a guardare Jackass nella casa che stava svaligiando. Piuttosto, me lo sarei aspettata da Mike. 

Infatti, spaparanzato sul divano con la tv impostata sul muto, c'era il mio coinquilino. 

Scossi il capo divertita, concedendomi anche una risatina. Poi realizzai che lui non  sarebbe dovuto essere lì. 

"Ehi.." Mi avvicinai a lui con qualche remora, se era già rincasato significava solo che qualcosa era andato storto. E io che mi pregustavo già un beato sonno ristoratore.. Diamine, sarebbe dovuto restare fuori fino a tardi a ballare,  ubriacarsi e divertirsi e.. 

"Ehilà, raggio di sole!" 

Uhm. D'accordo, forse aveva provveduto ad ubriacarsi. Arricciai il naso sentendo nel suo alito odore di Tequila.

Non voglio annoiarvi con la storia della Tequila, vi basti sapere che è stata battezzata come "il nostro alcolico". Come aveva potuto bere il nettare della nostra amicizia senza di me? Io mi sarei buttata sul rum, piuttosto! Che maniere. 

"Che ci fai già a casa, Michael?" 

Chiamarlo per nome intero dava fastidio anche a me, ma volevo fargli capire che in qualche modo era riuscito ad innervosirmi. La Tequila!

Mi sedetti accanto a lui sul divano, preparandomi per quella che presumevo potesse essere la serata più lunga e bizzarra della mia vita. 

"C'era .." Lo vidi posare un dito sul proprio naso, sventolandolo poi in faccia a me. "Tina." 

Io annuii, c'avrei scommesso che c'entrava anche lei. Quello però era il locale preferito di Mike, non aveva senso.. 

"Ma tu non c'eri! Ed io non sapevo con chi ballare per farla ingelousire!" 

Scoppiai a ridere per il modo con cui trascinava le parole e le storpiava senza neanche rendersene conto. Mi accorsi dopo che la mia risata poteva essere scambiata per del menefreghismo, perciò mi affrettai a tornare seria e ad accarezzargli il viso con fare quasi materno. 

"Vedrai che ci ripenserà, è pazza se ti lasc--" 

"Sono troppo orientale per lei!" Mi afferrò per il colletto della giacca che non ero ancora riuscita a togliermi, e rimasi paralizzata dalla sua reazione. Mi squadrò con rabbia, posando poi lo sguardo sulle mie labbra. La sua espressione cambiò, lo vidi lottare con se stesso per un po' prima di abbozzare un sorriso e portarmi ad un soffio dalle sue labbra. Quello che fece dopo mi spiazzò letteralmente: prese a singhiozzare. 

Mi balenò in testa la possibilità che, oltre a bere, avesse anche fumato qualcosa. 

Sebbene fossi accaldata, provvidi immediatamente a stringergli le braccia attorno alla schiena, provando a farlo smettere. 

Non so per quanto tempo restammo così, ma alla fine lui si staccò dicendo con una strana sicurezza "non ho bisogno di Tina."

Peccato che tu abbia pianto per lei fino ad un secondo fa, drago cinese. 

Annuii poco convinta, aspettando che aggiungesse anche "io ho te. " 

Gli sorrisi dolcemente, felice del fatto che mi considerasse come la sua seconda scelta per il matrimonio, non che mi sentissi pronta per fare quel passo eh. Ma non me l'avrebbe chiesto per un po', quindi per il momento andava bene così. 

Le sue mani si posarono sulla mia cerniera della giacca e la tirarono verso il basso ed io non esitai a toglierla. Stavo morendo dal caldo.

Lui mi liberò con qualche difficoltà della giacca, e non appena incontrai il suo sguardo seppi cosa sarebbe successo. 

Si protese verso di me e senza tante cerimonie posò le labbra sulle mie. Indietreggiai con il capo, guardandolo dispiaciuta. Non volevo che lo facesse con me pensando a lei. Cioè, so che non avrebbe potuto fare altrimenti, ma se proprio dovevo consolarlo così, lo avrei fatto quando entrambi eravamo coscienti. 

Riconobbi le sue dita posarsi sul bordo dei miei jeans, abbassai lo sguardo per accertarmi che fosse realmente così e sospirai. 

"Ti prego.." 

Non fu che un sussurro, ma credetemi se vi dico che fece talmente tanto rumore da rimbalzare su ogni muro della stanza almeno due volte prima che io potessi in qualsiasi modo rispondere. 

"Mike, sei ubriaco." gli sorrisi anche se era l'ultima cosa che avrei voluto fare, tutto ciò che si meritava era una bella lavata di testa.

In effetti, una doccia forse avrebbe aiutato..

"Sì, ma tu me lo hai proposto da sobria!" Scoppiò in una fragorosa risata, tanto che dovetti tappargli la bocca con le mani per impedirgli di svegliare l'intero condominio.

Signori e signore, mi ci sono volute due ore ed un quarto per farlo desistere, alla fine sono riuscita a metterlo a letto senza rischiare che una cicogna facesse il nido sul mio camino. 


 

Il giorno dopo dovetti gestire un Mike alle prese con i postumi di una sbornia colossale che neanche ricordava di avermi mezza violentata - so che non è il termine giusto, ma mi piace come suona!- sul divano. 

Non ricordava neanche lo schiaffo che gli diedi per farlo smettere né tantomeno la testata colossale che aveva preso contro la testiera del letto nel tentativo di coricarsi e dormire.

Pensò che il mal di testa fosse dovuto appunto ai postumi, io gli diedi ragione.

Decisi di restare a casa con lui, tanto non avevo troppo lavoro da fare.

Nel corso della giornata mi suonò il telefono un paio di volte, ma nessun fantasma si presentò alla mia porta. Beh, di solito non bussavano lo stesso..Ricordo ancora la spiacevole volta in cui lo spirito di una signora che avrà avuto sì e no ottant'anni mi venne a far visita nell'esatto momento in cui la mia mano aveva deciso di fare una visita alla  coinquilina tra le mie gambe, giusto per assicurarsi che  la situazione laggiù fosse tranquilla.

Da lì decisi di imporre un forte divieto alla masturbazione, altro che diventare ciechi.

Passammo il pomeriggio a guardare  West Side Story, come ballerini entrambi amavamo quel musical ed entrambi speravamo di poterne copiare la coreografia per divertirci nelle giornate noiose come quella. Mike non tardò comunque a farmi domande su Santana.

Solo allora  mi ricordai della ragazza.

"Siamo.. credo due fantasma contro un umano."

Lui arricciò le labbra e aprì la bocca nonostante avesse appena preso un sorso di cappuccino, il quale gli uscì dalle labbra immediatamente gocciolando sul pavimento. Si passò la manica della felpa sulle labbra e scosse il capo, facendomi capire di non aver compreso.

"Ho fatto l'elenco! E sono due punti per l'essere fantasma ed uno solo per l'essere vivente con un cuore vero che batte. Ci sei?"

Lui annuì, poi volle sapere tutto nei dettagli. Feci ordine mentale e, tralasciando quanto mi fossi preparata per quell'appuntamento durato meno di un battito di ciglia, gli raccontai tutto per filo e per segno.
“Finalmente hai qualcosa che ti tiene sveglia la notte. Hai già provato a fare qualche ricerca per venire a capo di questo enigma?” Mi domandò Mike con una vena di scherno nella voce. Non so perché fosse tanto divertito, era una faccenda molto seria per me!
Scossi il capo in segno di diniego, non gli spiegai però di essermi attardata a farlo solo perché  lui stesso era stato un intralcio nella ricerca.
Non è mai carino dire alle persone che sono un peso. Michael, poi, non è mai stato un peso per me. Anzi, credo che si possa affermare senza problemi il contrario sebbene il mio migliore amico sia troppo gentile per ammetterlo.
Senza contare che per me era molto più importante prendermi cura di persone che sapevo essere vive con certezza, come si suol dire prima il piacere e poi il dovere!

"Ho bisogno di mettere la testa fuori da questo buco, devo comprare qualcosa?" Mike si posò le mani sulle ginocchia e si alzò dal divano. Prese la giacca e se la mise come se più che metterla per proteggersi dal freddo lo facesse per fare felice me. Cominciavo a pensare che anche lui, come Santana, non sentisse il freddo.

Pensai brevemente alla sua domanda, poi scossi il capo.Nella mia testa suonò un piccolo campanello di allarme che mi face aprire bocca per contraddire i miei movimenti. "Sì! C'è.. credo di aver fatto una lista, guarda sopra al mobiletto dove ci sono le chiavi!"

Lui si guardò in giro e prese un pezzettino di carta rovinato.

"Un ombrello, una scatola di lego dei pompieri, dei guanti da barbone, un calzino che faccia compagnia a quello blu rimasto solo.. Brittany, che roba è?"

Oh-oh. Feci una smorfia imbarazzata, chiaramente mi aveva scoperta. "No, non quella, mettila via!" Mi alzai più veloce di un fulmine e lo raggiunsi per togliergli dalle mani il mio tesoro. "Questa è la lista per Babbo Natale dell'anno prossimo! Aspetta.."  misi la lettera in tasca e cercai prima sul mobiletto e poi nei cassetti, quando stavo per gettare la spugna trovai un altro pezzo di carta che sta volta cominciava con "orsetti gommosi". 

"Ecco, è questa!" 

Lui la esaminò qualche istante, poi decise che probabilmente era una cosa fattibile prendere tutte le parole elencate nella lista.

"Non sto fuori tanto, a dopo!" Si avvicinò e, dopo avermi salutata con un bacio sulla guancia, uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle.

 

Rimasta sola nel silenzio di casa, decisi di  farmi una doccia  veloce prima di mettermi alla ricerca di questa misteriosa Santana.

Ancora dovevo capire perché  mi  avesse chiesto aiuto. Per cosa? 

Quegli occhi.. Ci si poteva leggere qualsiasi cosa. Rimorso, inquietudine, diffidenza, forse timore ma soprattutto collera. Sapeva nasconderla piuttosto bene, ma dopo ventitré anni che non faccio altro che capire i fantasmi, gli occhi delle persone, vive o morte, non avevano più misteri.

Tutta quella rabbia che aveva dentro.. se era venuta a cercare il mio aiuto per  ammazzare qualcuno per lei se lo poteva scordare! 

Pensai che difficilmente quella ragazza avrebbe rivisto la luce o si sarebbe salvata…ma le seconde possibilità non si negano a nessuno, giusto?

Rimasi a riflettere davanti allo specchio con un asciugamano attorno al corpo per coprirmi giusto il seno ed il sedere, mia madre diceva sempre che era indispensabile tenerli seeeempre coperti. 

 

"Se non ti metti qualcos'altro addosso ti prenderai una polmonite."

 

Sgranai gli occhi, sicura di aver appena avuto un'allucinazione. Mi voltai talmente in fretta che nel movimento l'asciugamano scivolò dritto ai miei piedi, lasciandomi completamente nuda.

Non era possibile.

Ero talmente ossessionata da quella mora che arrivavo anche ad immaginarla nei momenti meno opportuni!

L'immagine di Santana si avvicinò a me con un sorriso beffardo sulle labbra. Si abbassò a terra e con tutta la lentezza di questo mondo raccolse l'asciugamano e -per tutti i Gummies! Ero nuda! 

Mi sentii avvolgere il viso da uno strano calore. Che figura!

La sentii ridacchiare, ma non osai incontrare il suo sguardo. Non da quando avevo notato che si stava soffermando sul mio corpo.

Stanca di tutto quell'imbarazzo e sul punto di urlare,  le strappai dalle mani l'asciugamano e me lo misi indosso, per coprirmi.

 

"Non che mi dispiaccia quello che vedo, ma se ti ammali non mi sei più di nessun aiuto."

 

Okay, calma, teniamo la calma.

Come diceva la volpe di pinocchio? Oh, sì: andiamo andiamo andiamo, la testa non perdiamo!

Metti in riga due parole Brittany, ce la puoi fare.

 

"Non mi piace ammalarmi, quindi non credo che lo farò!"

 

I suoi occhi neri si puntarono sui miei e per un attimo ebbi il timore che fosse sul punto di prendermi a sberle. Invece, si mise a sorridere.

Ero ancora in tempo per rimediare alle enormi calzate che stavo dicendo/facendo, bastava solo ignorare la presenza di Santana e provare a  concentrarsi.

Se davvero quella ragazza era Santana, allora.. che ci faceva nel mio salotto? Com'era entrata, soprattutto?

Oh, no. No, no,no, no. Allora era un fantasma vero.. 

Cominciai ad avere paura, dovevo per forza porle quella domanda. Se avesse confermato i miei sospetti almeno avrei saputo in linea di massima cosa voleva che facessi per lei.

 

"Come sei entrata, Santana?"

Per la seconda volta in due giorni vidi la sua sicurezza venir meno, ma questa volta non riuscii a sorriderne.

Si riprese subito, comunque. Alzò le spalle e mise su di nuovo quella maschera di strafottenza e menefreghismo, liquidandomi in fretta. "Dovresti imparare a tenere le finestre chiuse."

"Santana, abito al primo piano di un palazzo!" No, non le  avrei permesso di mentirmi. Se voleva il mio aiuto, doveva pagarlo con l'onestà e non era sulla giusta strada.

"Questo lo so, ho anche rischiato di rompere i tacchi salendo da quella fottuta scala che collega ogni balcone!"

oh..Così si era proprio intestardita con me. Se da una parte mi sentivo lusingata, dall'altra cominciavo ad aver paura di lei. Un fantasma stalker è la cosa peggiore che questo Mondo possa vedere!

"Perché non hai semplicemente suonato il campanello?"

Mi fissò intensamente un'altra volta, poi si voltò di scatto verso la porta e rimase in silenzio, come in ascolto. 

Provai a richiamarla, ma lei mi intimò di stare zitta. 

"Ora devo andare, ma ho bisogno di parlarti. Solo io e te. Quindi non  pensare neanche di sparire da questa città, conosco il tuo odore e ti verrò a cercare!"

Aggrottai la fronte, pensando di aver frainteso. Ma perché non mi poteva semplicemente lasciare il numero di telefono?

Prima che potessi ribattere, era sparita come aveva fatto Mike due ore prima, fuori dalla porta. 

Non passò neanche un minuto che la porta si riaprì di nuovo, il mio coinquilino aveva fatto rifornimento per i prossimi tre mesi a giudicare dalla grandezza delle sue borse.

"Dobbiamo ricordarci di chiudere sempre il portone, c'era un cane sul pianerottolo!" Sembrava esasperato, impiegai diversi secondi per capire che non stava scherzando.

"..un cane?"

"Un cane! Un bel cane, tra l'altro."

Avrei davvero voluto parlare del cane, ma adesso c'era qualcos'altro che mi premeva chiedergli.

"Hai per caso incrociato Santana? Una mora, bassina, seno pr--"

"So com'è fatta Santana, Brittany, non fai altro che blaterare su di lei da quando l'hai incontrata. E no, l'unica cosa che ho visto è stato quel..Aspetta, perché avrei dovuto vedere Santana?"

Posò le iridi scure sulle mie in modo simile a quello in cui lo aveva fatto Santana, ma nei suoi occhi c'era solo curiosità e preoccupazione.

 

[3. FANTASMA: Penso che Mike non possa vederla..]

 


Ah, non sono stata molto di parola, ma so già che non  appena riprenderà scuola aggiornare sarà impossibile. Quindi do sfogo alla fantasia finché ho tempo.
Ne approfitto per dirvi che FINALMENTE ho capito co e articolare la storia. 
Il banner.. boh, spero si veda, ho troppi problemi con sto html...
Scusate gli errori, sono alla ricerca di un beta! Qualcuno si propone? ahah:3
Fatemi sapere cosa ne pensate!!:)
Oh, Buon Anno per quel che vale..

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Capitolo 4
*** So chi sei. ***


I FEEL YOU

-
SO CHI SEI

 


Passarono tre giorni prima che potessi concentrarmi pienamente sul caso di Santana. 

Non nego di averle pensato per tutto il tempo in quei giorni, dico solo di aver avuto altro da fare. Non potevo permettermi di continuare a restare a casa a far nulla, cominciavo a sentirmi nuovamente un peso per Mike. Non era giusto che dovesse mantenere entrambi con il suo stipendio, perciò mi rimboccai le maniche e tornai in quello che ancora mi ostinavo a definire studio.

Mi ero fatta in quattro per renderlo un ambiente ospitale, anche se alla fine a dire di Mike, era diventato più che altro un'icona celebrativa per gli anni ottanta, un rifugio di una figlia dei fiori. 

Continuo a non capire cosa ci sia di male, in fondo molti di noi sono nati sotto ad un cavolo e sono abbastanza sicura che i cavoli siano piante e che quindi abbiano dei fiori. Figlio dei fiori non può essere un insulto, no?

Beh, come vi stavo dicendo, dovetti tornare a lavorare, specialmente per via di un povero signore che  da giorni mi pregava di metterlo in contatto con la sua "Cara Addie". 

Vi chiederete perché l'ho fatto aspettare tanto. 

Beh, non sta a me giudicare.. Ma quel signorotto dal bastone ricurvo e dai baffi stranamente ordinati e grigi, non era il Santo che sembrava essere. 

Mi era costato un mal di testa pazzesco, ma riuscii a parlare con quella che presumevo fosse la moglie del vecchio lo stesso giorno in cui quell'uomo si presentò alla porta del mio studio per chiedermi aiuto. Ciò che scoprii..  la "Cara Addie" non era la moglie defunta del vecchietto, bensì  era l'amante di cui era ancora innamorato quando entrambi non avevano più che trent'anni. Hanno cornificato i propri partner dopo neanche dieci anni di sposalizio..

A differenza del vecchietto, Addie stava pagando per la sua infedeltà dall'altra parte e non aveva nessuna intenzione di conversare ancora con quel "dannato maiale" che l'aveva tratta in tentazione e l'aveva condannata ad anni e anni prima di poter vedere la luce vera. Ad un certo punto della conversazione tra me e Addie, era intervenuto anche il marito della suddetta,  inveendo come un pazzo contro di me. Ecco cosa succede ad aiutare gli animi umani! Una confusione pazzesca. 

Alla fine, dopo due giorni di lotta verbale, ero riuscita a convincere la donna a parlare un'ultima volta con l'ex amante, giusto per mettere la parola fine a quella storia fuori dal comune. 

Era successo proprio quel giorno, e sulla strada del ritorno verso casa non riuscivo a togliermi dalla mente cos'era successo dopo.

Il vecchio se n'era andato dal mio studio abbastanza abbattuto, forse deluso dal fatto che la sua amante non lo volesse più. Credo anche che abbia colto l'espressione di disgusto sul mio viso perché prima di pagarmi ed andarsene, mi regalò una sua pillola di saggezza. E quella frase.. non mi si schioda dalla mente.

 

"Non faccia la suora, lei, che al giorno d'oggi è così! Ci vogliono almeno tre persone per mantenere una relazione stabile!" 

 

Io sul momento annuii, incapace di dire nulla. Non avrei mai voluto mancare di rispetto ad un anziano,  e poi, ognuno ha le proprie convinzioni. 

Certo che se realmente è così, mi viene su una certa tristezza. Forse non era prettamente riguardo al lato fisico, magari il fatto che ci vogliano tre persone per tenere su una coppia significa che, oltre ai due innamorati, ci vuole un amico che li guidi verso un punto di luce, raddrizzando i due quando sembrano instabili.

Ad ogni modo, non potevo saperlo. Era passato troppo tempo dall'ultima volta che mi ero fidanzata con qualcuno o che avevo avuto una relazione più o meno duratura.

Cominciava un po' a mancarmi la vita di coppia, in realtà.

 

Passeggiando verso casa mi resi conto di non aver neanche  iniziato a documentarmi su Santana. 

Non avendo subito un computer a disposizione, mi lasciai guidare dai miei pensieri. 

Molto probabilmente, era un fantasma. Non lo dico solo per via dell'elenco mentale che avevo stillato, che era un chiaro tre a uno per l'essere fantasma.

La storia del balcone e dell'entrata a sorpresa in casa non mi aveva convinta tanto. Era brava a mentire, indubbiamente. Non aveva vacillato nella spiegazione, aveva sempre sorretto il mio sguardo e sembrava realmente convinta dalla sua bugia.

Ma non era abbastanza brava da darla a bere a me.

Se uno ci pensa bene, era una cosa alquanto surreale: nessuno rischierebbe una denuncia per violazione di proprietà privata per così poco. Hanno inventato i campanelli proprio per  salvaguardare la privacy! 

Forse mi stavo lasciando prendere dai miei pensieri.

Mi ricordai di come quella volta che ero convinta che la mia miglior amica mi parlasse alle spalle, un vecchio barbuto mi apparse in camera per aiutarmi a pensare. 

Avevo messo giù per scritto una serie di punti, che erano la base della mia teoria "Rachel Sparla". 

Lì per lì pensai fosse Dio.. Aveva una toga, barba bianca, capelli bianchi, viso stanco.. poi però mi disse di chiamarsi.. Ugh, non ricordo! Faccio sempre confusione con quei nomi strani.. Aristotele? Socrate? Come? Non ricordo, ricordo solo che era greco. Era greco e supposi fosse un professore o il capo di una setta di intellettuali visto che mi disse di volermi insegnare un metodo che aveva dato a tutti i suoi seguaci. Tutto quello che dovevo fare era trovare una tesi (appunto, RachelSparla), sostenerla in ogni modo possibile (questo lo sapevo anche io, avevo già scritto anche i punti!) e poi semplicemente sostenere il contrario. 

Mi sembrò divertente e complicato, ma caspita se mi ha aiutata! 

Alla fine Rachel non aveva mai detto nulla sul mio conto, ad aprire bocca era stato quell'idiota riccioluto: Jacob Ben Israel.

Mi sentii sollevata dal fatto che Rachel non mi avesse tradita, anche perché ero l'unica amica che avesse.

Dunque, Santana fantasma? Okay, provvediamo al "Santana no fantasma"! 

Questa è difficile.. Effettivamente la finestra era aperta. Quindi ok, immaginiamo per un attimo che Santana abbia ancora un cuore funzionante nel petto. Mi ha raccolto l'asciugamano. È anche possibile che sia un fantasma però, spesso i fantasmi muovono cose, spostano oggetti.. 

Allo stesso tempo, sono abbastanza sicura di aver sentito il suo profumo in casa ed i fantasmi non hanno un profumo. Anche se lo avesse rubato in una profumeria e se lo fosse spruzzato addosso, non ne avrebbe trattenuto la fragranza, era una cosa che i fantasmi non potevano fare.

 

         - Concentrarsi sul profumo di Santana la prossima volta. 

 

Ha detto di sentire il mio odore, il che implica che lei abbia ancora un olfatto funzionante. Non sono sicura che i fantasmi possano sentire gli odori.

Riguardo la faccenda di Mike.. Avrebbe dovuto incontrarla per forza. 

Questa è logica. 

Santana è uscita di casa abbastanza presto, e non credo sia passato un minuto tra l'uscita di scena di Santana ed il rientro del mio coinquilino. Ha detto di aver visto un cane.. 

Lo stesso cane che mi seguiva al ritorno dal parco? Cos'era questa storia del cane?

E poi, perché Santana voleva incontrarmi da sola? 

C'erano ancora troppe domande irrisolte. Aprii il portone stranamente stanca e quando entrai in casa ringraziai Dio perché Mike era in cucina e a giudicare dal profumino stava preparando qualcosa. 

Mangiammo insieme, in uno strano silenzio. Ogni volta che dicevo a Michael di avere mal di testa, lui annuiva e mi lasciava stare, diventava muto come un pesce pur di farmi rilassare. 

Che ragazzo d'oro. O di mandorle! 

Poi disse di voler dormire e io lo lasciai fare perché onestamente avrei dormito anche io. Ma non era ancora il momento: dovevo cercare le mie risposte. Dopo aver chiuso tutte le finestre di casa, mi misi a letto e aprii il portatile tra le mie gambe. 

Non persi tempo e digitai su internet le parole chiave per la mia ricerca. Nei necrologi di Seattle, non c'era neanche una Santana. 

Allargai la ricerca  a tutti gli Stati Uniti, ma quello che trovai non mi fu d'aiuto. 

 

- Santana Wilow in Badming, rimasta vedova e  mancata a New Orleans alla veneranda età di novantadue anni. No, non è la mia Santana.

 

-Santana Gwyn, un mese e pochi giorni, Washington DC. Oddio, povera bambina.. 

 

-Santana McDunam, cinquantasei anni, El Pazo. Non ci siamo. Aspetta, El pazo?

 

Oh, certo! I lineamenti di Santana non erano Americani.. Forse del sud America? Magari avrei potuto limitare la ricerca al Messico ed all'America Latina, restringendo il campo dell'età da diciannove a trent'anni al massimo. 

Vennero fuori una sfilza di nomi e mi appuntai il cognome di ogni ragazza. Le foto accanto agli annunci, però, non le assomigliavano per niente. Tutte quelle scritte strane, poi, non aiutavano per nulla. 

Doveva essere spagnolo o italiano, roba troppo strana per i miei gusti.  

Arrivai alla conclusione che, a meno che non fosse mancata da tempo, Santana non fosse un fantasma. 

Forse avrei dovuto approfondire di più  la ricerca, se solo avessi saputo il suo cognome..

Allo stesso tempo, ero sicura che non potesse essere una persona normale. Il modo in cui era scesa da quell'albero senza neanche fare un rumore, non un lamento.. La velocità con cui si defilava dalle situazioni compromettenti per lei. 

Quel tormento nell'anima.. Okay, forse ho letto troppe volte la saga di Twilight, ma.. 

Scossi il capo, nella vita vera certe cose non esistono! Però nella vita vera le gente non vede neanche i fantasmi..

Per l'ennesima volta ebbi la sensazione di sentirmi osservata, ma doveva essere solo la paranoia.

Digitai la parola "licantropi"  sentendomi più stupida del solito per poter anche solo pensare una cosa simile,  non vi dico il numero di pagine che vennero fuori. 

"Creatura maledetta.." Borbottai tra me e me, leggendo le prime righe di Wikipedia.

La mia prof diceva sempre che non fosse una fonte troppo attendibile, ma ormai era la mia compagna ufficiale di ricerca, quindi, al diavolo. 

Dunque, come pensavo. Licantropi. 

Si dividono in due categorie, principalmente: chi si trasforma inconsapevolmente, perdendo poi la ragione, e chi invece più similmente ad un mutaforma si trasforma a piacimento, rimanendo cosciente. Appuntai mentalmente "Lupin" per la prima voce e "Jake" per la seconda.

Questo comunque non spiegava il fatto che Mike avesse visto un cane anziché un lupo. Qualcosa non tornava. 

Creature maledette.. 

Non chiedetemi come ci sono arrivata, ma alle tre del mattino stavo leggendo una pagina riguardante i demoni abisso, o qualcosa del genere. 

Se vi state chiedendo cosa siano,  vi dirò che manco io ci ho capito molto. So solo che hanno una stirpe maledetta o qualcosa del genere e che riescono a trasformarsi in animali, in qualche modo.

Creature maledette, appunto. 

Solo che queste conservavano caratteristiche animali anche in forma umana. Godono di forza sovrumana, velocità, controllano.. Un elemento? ... No, okay, basta. 

Questa era una vera pazzia ed il mio cervello non aveva bisogno di credere in altri mostri, già facevo fatica ad addormentarmi prima che dovevo guardarmi le spalle solo dall'uomo nero, ora anche i demoni!

Avevo bisogno di dormire, avevo creato più confusione di quella che avevo in origine. Forse il mattino mi avrebbe aiutata a fare chiarezza in quella storia. 

Chiusi il portatile e mi infilai sotto alle coperte, sperando di addormentarmi in fretta. 

 

 

Era notte fonda, stavo passeggiando in una strada che non conoscevo. Ad essere precisi, ero su un marciapiede e sembravo aver abbastanza fretta di arrivare alla mia meta. Ma qual era la mia meta? È mai possibile essere tanto rincitrulliti? Avrei tanto voluto sbuffare, ma dalle mie labbra non uscì nulla. 

Oh, whoa, frena. E questi tacchi vertiginosi da dove escono fuori? Sono anche abbastanza sicura di non aver mai avuto questo completino nero. Ah, forse è uno di quei regali di Natale della zia Ruth che non apro mai per paura che non mi piacciano..

Okay, no, basta stranezze, questo è troppo. Da quando ho cominciato a fumare? Lord Tubbington è riuscito a passarmi questo vizio?..

Non riuscii ad impedire alla mia mano in versione abbronzata di avvicinare quell'affare alle mie labbra, fui obbligata a fumare. So che molti la usano come scusa, ma davvero, non era mia intenzione farlo!

In compenso, ero arrivata, credo. Almeno.. avevo rallentato in prossimità di un cancello in legno, non troppo minaccioso. Avevo trattenuto il respiro,  mi ero passata una mano sotto agli occhi come per scacciare lacrime che sapevo di non aver pianto, e mi ero decisa ad entrare.

Solo che.. non conoscevo nessuno.

Mi spiego meglio. Ero in un parco che definirei abbastanza losco, e mi stavo avvicinando ad una panchina in cui erano seduti una biondina dai  capelli a caschetto, permettetemi di dirlo, estremamente carina, ed un ragazzo altrettanto bello, muscoloso e con mezza testa pelata. Cioè, entrambe le metà della testa erano pelate ed al centro a mo' di spartiacque c'era una piccola cresta di capelli scuri.

Forse in un'altra vita quelli sarebbero potuti essere amici miei, o conoscenti, sfortunatamente non in questa. Non capivo perché sentissi questo bisogno interno di parlare con loro, come a confessarmi.

Mi schiarii la voce e la biondina si girò a fissarmi. 

Assunse un'aria preoccupata e si schiacciò contro il ragazzo che prontamente l'accolse tra le braccia.

"Non ti avvicinare!" 

Provai a ribattere ma dalle mie labbra non uscì niente, neanche un suono.

"Dio, se mi tocca.. avrà la rabbia!" la bionda aveva preso a parlare con un tono quasi isterico e credo che se avesse potuto si sarebbe alzata sulla panchina.

Ecco perché non socializzo con le persone molto spesso..

Il ragazzo si alzò lasciando la bionda dietro di sé sulla panchina e mi venne in contro con fare minaccioso.

Oh-oh, guar in vista!

"Sciò, sparisci! Via, ho detto!" 

 

Aprii gli occhi sentendo la fronte imperlata dal sudore. Mi tirai su dal letto e puntai con lo sguardo l'orologio.

Le cinque e quarantadue.

Perfetto, oltre ai fantasmi e alle sconosciute misteriose ora dovevo aggiungere alla lista di problemi anche l'insonnia.

Che fossero state tutte quelle ricerche che avevo fatto a metteremi tanta paura? Sapevo di essere facilmente impressionabile.. Ma che rabbia, volevo solo riposarmi!

Dopo svariati tentativi di rimettermi a letto, avendo compreso di non poter più chiudere occhio, optai per fare colazione. Di solito verso le sette del mattino in tv danno i cartoni migliori: potevo prendere due piccioni con una fava!

Mi misi addosso il maglione e mi alzai, diretta alla cucina. Passando per il salotto vidi  un pezzetto di carta giusto ai piedi della porta. Pensai che potesse essere una lista che io o Mike avevamo perso, ma quando mi abbassai per raccoglierlo, restai sorpresa da quello che c'era scritto.

Era un pezzo di giornale, tagliato abbastanza male, probabilmente strappato di fretta, ma soprattutto sembrava bagnato. 

 

`"Boch Lowen: Voci per il Seattle Children's Hospital"

Come da tradizione, ritorna l'evento che da ormai sei anni riesce a convincere i cittadini di Seatte

a scendere in battaglia nel nome di un'onorevolissima causa: la raccolta fondi per il Seattle Children's

Hospital. Come per l'edizione passata, anche  quest'anno il ritrovo è fissato al Gas Work Park, dove

dalle  10.30 p.m. i Boch Lowen daranno voce ai loro strumenti e ai loro cuori per poter dare una speranza

a tutte le famiglie dei bambini ricoverati nella struttura. L'ingresso è libero per i bambini fino a dodici anni,

tutti gli altri potranno prendere parte al concerto pagando la modica cifra di 25$, il ricavato sarà devolut--´

 

 

Sospirai passandomi più volte il foglietto tra le mani. Terminava così, strano. 

Lo posai sul tavolo, posandoci sopra il sassolino che una mia amica aveva dipinto, ora raffigurante una coccinella. Pensai che, tenendolo così in bella vista, mi sarebbe stato più facile ricordarmi di chiedere delucidazioni a Mike quando si sarebbe svegliato.


 


Scusate il capitolo un po' "vuoto" ma avevo bisogno di inserire questo passaggio. 
Spero che nonostante la "noiosità" del capitolo non vi siate addormentati!:D
Scusate sempre gli errori, sono sempre alla ricerca di un beta. T.T Alla prossima. :3

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Capitolo 5
*** L'incontro. ***


 

I FEEL YOU
-
L'INCONTRO


Dopo una lunga discussione con Mike, arrivammo alla conclusione che quel  trafiletto di giornale che avevo trovato vicino alla porta, sul pavimento, non era caduto né a me né a lui. 

In effetti, la cosa mi sembrò aver un senso quando il mio coinquilino mi ricordò che in tre anni di convivenza, nessuno dei due aveva mai comprato un quotidiano o qualcosa del genere, fatta eccezione  per le rare volte in cui uno dei due compariva su un articolo per qualche strano motivo. Mike, il più delle volte, era riuscito a far stampare il suo nome e la sua foto su quei tristi fogli sottili pieni di paroline scritte fitte e di immagini in bianco e nero, per via del ballo. Era il ballerino più promettente che avessi mai visto, ancora non mi spiegavo perché non aveva mai voluto andare a vivere a LA, tra il mondo dello spettacolo, o ad Hollywood. Si era accontentato di aprire la sua scuola di ballo per ragazzini e sembrava esserne soddisfatto.

Io.. beh, le mie stranezze attirano sempre l'attenzione, specialmente quando per convincere un fantasma a smettere di torturarsi stalkerando la propria ragazza, sopravvissuta all'incidente per lui mortale, vengo scambiata per una specie di psicopatica schizofrenica. 

Non che m'importi tanto, comunque. 

Chi realmente mi vuole bene sa chi sono, e se vuole notizie su di me sa di poterne trovare solo sul mio blog: fonde for two!

Una volta fare video era la mia passione, mi ero anche convinta ad iscrivermi assieme al mio ex del tempo del liceo, Artie, all'università cinematografica o qualcosa di simile di New York. Avevo anche frequentato, per un breve tempo. Poi semplicemente, capii che quella non era la mia strada. 

Senza contare che era molto più noiosa di come l'avevo immaginata: non si passavano le ore a guardare film su film, come voi tutti forse penserete. Facevano delle lezioni assurde sugli aspetti psicologici e sul portamento degli attori, sulle caratteristiche te..ten..tassiche dei video! O.. beh, non ricordo esattamente, quell'università è riuscita a confondermi più di quanto non abbia fatto il fantasma di Enrico ottavo raccontandomi la storia di tutte le sue mogli e dei suoi amori.. Robe da strapparsi i capelli.

Ad ogni modo, ritorniamo a noi. Dov'ero rimasta? Ah, sì, ricordo.

Quando Mike mi chiese se non trovassi strano il fatto che il pezzo strappato di giornale fosse bagnato, risposi che non doveva essere poi così impossibile come cosa, visto il diluvio che c'era fuori. 

Peccato solo che quando il drago cinese aprì le tapparelle ci fosse un sole simile a quello della primavera di novembre nel mezzo del cielo di Seattle. 

"Magari è solo un pezzo di carta che viene da molto lontano, non sappiamo molto su di lui." 

Presi le difese al mio trovatello, chissà quando aveva volato per arrivare fino a me. 

"Ne abbiamo già parlato Britt, i fogli non volano da persona a persona.." Mike mi porse una tazza con del cappuccino fumante, era il secondo della giornata, ma non mi dispiaceva poi così tanto. 

Storsi il naso alla sua affermazione. "E che mi dici degli aeroplanini di carta? O delle partecipazioni ai matrimoni?" 

Lui rimase in silenzio per qualche istante. Ah, lo sapevo, il ragazzo aveva una strategia di difesa debole! Non si può difendere l'indifendibile e non si può creare qualcosa che non c'è, a meno che tu non abbia un genio della lampada o un creatore di fatti. Come una stampate 3D di persone, o di situazioni. Oh, come la userei per..

"Qualcuno deve averlo fatto passare da sotto la porta. Qualcuno che ti vuole vedere." 

Mike prese tra le mani il trafiletto, dandogli un'altra letta veloce. Aggrottai la fronte, girandomi verso il salotto. Diedi uno sguardo interrogativo all'uomo baffuto, spaparanzato sul mio divano, che per tutta risposta urlò semplicemente:

"Non aiuterò una capitalista!" 

Alzai gli occhi al cielo, sbuffando divertita. Non sapevo manco cosa volesse dire, ma mi sembrava una di quelle frasi come 'gioventù bruciata' o 'meglio una gallina oggi che un uovo domani', e proprio mi infastidiva. Lui, in particolare, aveva uno strano odio radicato verso noi americani, e parlava con questo strano accento russo. Quando ci conoscemmo mi disse che l'unico modo in cui potevo chiamarlo era Stalin, ma non mi sembrava molto amichevole, così mi documentai e cercai il suo nome, troppo difficile per me da ricordare. 

"Non fare il brontolone, il mio divano ti va comodo! So che sai chi l'ha lasciato, perché non me lo dici e basta? Poi giuro che ti aiuto a spuntare i baffi.." 

Guardai con aria supplichevole l'anziano uomo che mi stava osservando come se fossi la cosa più brutta che avesse mai visto. Io non guardo così neanche le mie calze dopo una giornata passata nelle converse. 

"..c'è di nuovo Stalin qui dentro?.." Mike intervenne, attirando anche l'attenzione del fantasma. La prima volta che seppe di avere uno dei più grandi carnefici della storia in salotto non sembrò essere particolarmente entusiasta della situazione, poi si é semplicemente abituato. Diciamo che il fatto che Stalin avesse una cotta per lui - o  qualcosa di molto simile, credetemi!- aveva reso Mike più disposto ad avere lo spirito di quell'uomo per casa.

Ecco, questa cosa la definirei razzista: Mike gli va a genio perché è cinese e quindi, secondo lui, comunista, io invece sono una 'sporca capitalista americana, figlia del male e meritevole di morte'. 

"Si rifiuta ancora di parlarmi!" Posai il cappuccino sul tavolo, incrociando le braccia sotto al seno. "Sai Iosif, se mi odi così tanto potresti almeno dirlo al tuo discepolo!" Mike abbozzò una risata alla mia affermazione, ma non doveva essere una cosa divertente: ero dannatamente seria.

Che ingiustizia, alle volte gli uomini si credono divinità scese in terra e riuscire a farli ragionare è più impossibile di catturare una nuvola e tenerla per sé, come aveva fatto Goku con la nuvola speedy.

"So che il compagno non mi può sentire, non mi inganni! Sono disposto ad aiutare un uomo di Mao, ma non collaborerò con una nemica del partito!" Detto questo, scomparve ed io non riuscii a fare a meno di trattenere un ringhio di frustrazione.

Secondo me era l'età ad averlo ridotto ad essere tanto intollerante nei confronti di noi giovani americani.. 

"..cosa sta dicendo?.." Mike notò l'espressione sul mio viso, non potendo sapere che il vecchio dittatore se ne fosse già andato. Era utile come un ombrello nel deserto per un beduino sul cammello. 

"Lui lo sa, ma non me lo vuole dire! E comunque, se n'è andato assieme all'esercito di nani che vive tra i suoi baffi." 

Il mio miglior ed unico amico estese una mano verso di me, accarezzandomi il dorso del braccio dopo essersi concesso un'altra risata ed aver addentato il suo pancake. 

"Senti, chiunque sia, è qualcuno che vuole attirare me o te al concerto di domani. È una specie di invito.."

Invito? come poteva essere un invito? Era solo un giorn-- ohh. Però.. poteva anche essere una minaccia di morte! Il nostro futuro assassino voleva spingerci ad andare al concerto per poterci assassinare davanti a migliaia di persone e farlo sembrare come un incidente! Al giorno d'oggi, d'altronde, sono molte le persone maldestre che inciampano sulla lama di un coltello. Io non lo troverei poi così sorprendente.

"Potremmo andare.. Insomma, io ci sarei andato comunque. Lo devo almeno a Bruce."

Alzai lo sguardo verso il mio miglior amico, posando per un momento i miei pensieri da una parte. Era una fantasia estremamente avvincente, ma conoscevo quella vocina triste che mi aveva parlato troppo bene per lasciarla rattristarsi da sola. Annuii, convenendo con lui che non avremmo mai potuto saltare quel concerto di beneficenza.

Bruce era un bimbo di otto anni, si era iscritto alla scuola di Mike ad aprile, ma un cancro l'aveva costretto a ritirarsi a novembre. Mike mi disse che non fu semplice raccontare ai suoi compagni  di "classe" cosa fosse successo al loro amico, certe notizie sono già difficili da dare agli adulti, dirle ai bambini sembra un crimine di guerra. Fatto sta che  il piccolo ballerino si era ricoverato all'ospedale per bambini di Seattle, la miglior struttura pediatrica della nazione che sfortunatamente aveva anche un caro prezzo per le cure. Con quella raccolta di denaro quell'anno, si voleva istituire un fondo per le famiglie come quelle di Bruce, troppo povere per poter garantire ottime cure ai loro piccoli umani malati, da cui l'ospedale avrebbe attinto denaro per fare le cosiddette operazioni "pro bonus".

Secondo me, era un'idea geniale.

Io e Mike eravamo soliti andare al concerto di beneficenza di Seattle, sia perché sentivamo di dover regalare speranza a chi ne aveva bisogno sia perché gli artisti che si esibivano mettevano sempre musica buona. La parte migliore, però, era la sera successiva al concerto: il palco restava montato e le band locali di poca  notorietà - o più semplicemente, chiunque avesse voglia di mettersi in mostra- saliva sotto alla luce dei riflettori per racimolare ancora qualche offerta per l'ospedale. 

"Credi che anche quest'anno ci saranno i suonatori di benjio?" 

"Sarebbe grandioso! Potremmo mettere su di nuovo quei balli di gruppo country!" Mike diede un'ultima dentata al pancake, illuminandosi all'idea di poter mettere su una coreografia di grease ambientata nel far west. Non chiedetemi perché, ma la musica country mi fa sempre pensare ai cowboy e quindi agli sceriffi. 

"Oh, dovremmo vestirci da indiani!" Battei le mani alla mia idea, immaginando già di tirare giù una tenda e cucirla in modo da fare un vestito da indiano. Avrei chiesto le penne da mettere in testa ai piccioni che di solito sostavano sulla finestra del mio studio.

Lui scosse il capo ridacchiando, come se avessi fatto un'altra battuta. So che gli indiani cinesi o olandesi sono rari, ma credo che siano esistiti anche loro.. i famosi indiani d'Olanda! 

"Comunque, dobbiamo andarci."

"Sì, sicuro. Ma.. tu.. hai idea su chi possa averci mandato quell'invito?" Ancora mi faceva strano chiamarlo invito. Era un giornale, cappero!

Ci guardammo per un attimo negli occhi, poi ad entrambi venne un'intuizione.

"Tina!" - " Nicki!" lo urlammo nello stesso momento. 

Lui sembrò perplesso, inarco un sopracciglio, alzandosi per mettere a posto le tazze ed il suo piatto, ancora sporco di sciroppo d'acero. "Chi è Nicki?"

"La signora del secondo piano."  Alzai le spalle con fare ovvio. Nicki aveva una settantina d'anni, ma nel fiore degli anni era stata una Rocker da paura, sono quasi sicura che sia stata una specie di Groupie dei Led Zeppelin. Alle volte le viene malinconia e le mancano i cari bei tempi, è già capitato che alle tre di notte si alzasse solo per ascoltare a tutto volume Smoke On The Water. Suo marito è rimasto stroncato da un infarto a causa di questa sua brutta abitudine, ma almeno se n'è andato sulle note di TNT degli AC/DC. 

A quanto pare ero l'unica ad aver creato un rapporto con la povera donna, tant'è che alle volte quando Mike mi lasciava sola per uscire con Tina, quando ancora erano una coppia, finivo spesso col cenare con Nicki. Mi raccontava delle storie appassionanti e divertenti, non so quante di quelle fossero vere, ma erano comunque uno sballo. Certo, non le avevo detto che potevo ancora vedere il suo defunto marito, non mi sembrava il caso di darle anche quel tormento.

"uhm.. e se invece fosse quella Santana?"

Giuro che smisi di respirare. Fu solo per qualche istante, ma smisi di respirare. Fortunatamente avevo finito il secondo cappuccino, altrimenti avrei rischiato di strozzarmi.

Santana.. solo il nome  mi faceva arrossire. L'idea di rivederla dopo essermi involontariamente denudata di fronte a lei era.. okay, le avevo promesso di aiutarla, però ora ero davvero imbarazzata. Aveva persino detto che non le dispiaceva vedere quello che ha visto! Non è legale dire una cosa del genere ad una conoscente, specialmente se a dirlo è la ragazza più bella e misteriosa del mondo.

La conoscevo da appena qualche settimana, eppure avevo già appreso un tratto distintivo della mora: la normalità non faceva per lei.

Probabilmente era perché lei stessa non era un essere "normale", qualsiasi cosa fosse. Demone, fantasma, lupo mannaro a comando o scalatrice di pini marittimi o castagni che dir si voglia. 

Ci eravamo incontrate solo tre volte e nessuno dei nostri incontri è definibile normale. La possibilità che fosse effettivamente lei era plausibile e molto papabile. 

"Non so.. io non.."

"Non devi andarci da sola, ti ho già detto che tanto voglio andare a sentire quei pazzi! Muoio dalla voglia di conoscere Santana e se fosse Tina.. non sarei a mio agio da solo. Poi a cantare sarà il gruppo di Finn, te lo ricordi?"


Il giorno successivo giunse alla sera senza troppi intoppi. 

La possibilità che fosse stata realmente Santana ad invitarmi mi aveva creato qualche problema a prendere sonno, la mia fervida immaginazione non smetteva di creare filmini su noi due. Ciascuno era  ambientato al parco in cui si sarebbe tenuto il concerto,ovviamente, ma cambiavano leggermente le battute e le angolazioni della ripresa. 

La città era in preda al caos, come ogni volta il concerto attirava non solo gli abitanti di Seattle, ma anche turisti curiosi e fanatici della beneficenza. Il gruppo che si sarebbe esibito poi, i Boch Lowen , aveva riscosso molti consensi nel giro di poco tempo, diventando in fretta una tra le band più acclamate e popolari del momento. Il batterista, Finn Hudson -nonché ex quarterback della squadra di football della scuola- era in qualche modo riuscito ad attirare anche l'attenzione della star di Broadway ebrea per cui la critica impazziva, Rachel Berry. Come sapevo tutte queste cose? 

Ve l'ho detto, Finn e Mike erano molto amici. Non ve l'ho detto?.. Beh, forse perché all'epoca io e Mike non ci parlavamo ancora moltissimo e sto cercando di rimuovere il liceo dai miei ricordi. 

Comunque, entrambi facevano parte della squadra della scuola, i Titans, si erano legati come due piccioni, anime gemelle. 

Poi qualcosa, qualcosa chiamata vita, si è messa tra loro e li ha distaccati fisicamente, anche se le loro anime hanno continuato a tenersi in contatto telefonicamente. 

Mike era stato il primo a sapere di Rachel e mi aveva costretta a documentarmi. Ovviamente non avevo ancora avuto l'occasione di conoscerla ma qualcosa mi diceva che, pur di avere la sua faccia stampata su una prima pagina, quella Rachel Berry avrebbe attraversato lo stato e sarebbe giunta fino a noi, a Seattle. 

Per quel che mi riguardava, ci sarebbe potuto essere anche il Papa, ma se ad avermi invitata era stata Santana.. avrei visto solo lei. Magari all'inizio avrei anche cercato di nascondermi e passare inosservata, ma non avrei avuto occhi che per lei. 

Dopo qualche ora di preparativi con Mike, eccomi qui, che scalpito per entrare e fare un po' di casino. Si muore dal freddo ma sono certa che ne varrà la pena. 

Per ora, di Santana neanche l'ombra. 

"Ci perdiamo qualcosa da bere?" Mike ha alzato il tono di voce per farsi sentire, la band di Finn ha già cominciato a suonare e la folla scalpita. Noi abbiamo appena pagato l'ingresso, perciò siamo in una zona abbastanza marginale. 

"Ora non ho molta sete a dire il vero." Nel dirlo non l'ho neanche guardato negli occhi, sto analizzando la folla attentamente sperando di scorgere Santana. Non mi dispiacerebbe neanche vedere Nicki o Tina, a questo punto, purché si presenti qualcuno e mi faccia capire che non è stato un serial killer ad invitarci, perché ora l'idea di morire non è più tanto invitante come quando volevo vedere se era vero che i defunti vivessero nella luce. 

"Qualcuno ha lo stomaco chiuso?" Mike accenna una risatina, posandomi da dietro le mani sulle spalle. È un buon tentativo per smorzare la tensione e l'ansia, ma non è sufficiente. Vorrei solo che questa faccenda si sveli  al più presto. "Sono sicuro di sapere cosa ti può aiutare, ho visto una bancarella là in fondo che dà la cioccolata calda. Se prometti di non muoverti te la vado a prendere. Che dici?" 

Mi prendo una pausa dalla ricerca visiva e mi volto verso il mio miglior amico per posargli un bacio sulla guancia. Adoro quando fa così, sembra proprio che mi legga nel pensiero. Annuisco, tracciandomi con l'indice una croce sotto al seno sinistro da sopra il pesante giaccone. "Croce sul cuore, non mi muovo da qui!" 

Dovevo sembrare una specie di bambina agitata perché lui se n'è andato ridendo da solo, come quel cinese che ride come un pazzo aprendo la scatola di sushi preconfezionata.  Devo farvi vedere quel video, chiunque voi siate!

Guardo Mike allontanarsi con lo sguardo,  spero vivamente che mi ritrovi tra tutta questa marea di gente e che non si perda a guardare la macchinetta che ruota la cioccolata calda. Sono abbastanza sicura che quella roba sia  ipnotica.

"Mi sembrava di essere stata chiara riguardo al volerti vedere da sola. " 

Ta-tunf. Ta-tunf. Ta-tunf. Ta-tunf. 

Non è la cassa dei Boch Lowen, è il mio cuore a martellare così. 

Sono certa di aver sentito quasi un sussurro, era la sua voce: quando mi volto in direzione della fonte del suono, però, non c'è nessuno. Amareggiata scuoto il capo, ero sicura di aver trovato la mia piccola mora invadente ma dev'essere il freddo a giocarmi brutti scherzi. Le famose allucinazioni Polari.

Quando ritorno con lo sguardo verso il palco, lei è davanti a me. 

Dio, Babbo Natale, uomo barbuto che ci guardi dai cieli.. ma è mai possibile che questa tua creatura diventi più bella ogni giorno che passa? Ma cosa le fa lo scorrere del tempo, la migliora come il vino? Davvero, non m'importa cosa sia, voglio diventare come lei. Se proprio non puoi farmi questo miracolo, Babbo Natale, puoi almeno fare in modo che si accorga di me come persona e non solo come medium aiutante? Te ne sarei davvero grata.  

"Ti faccio paura?" 

Dischiudo le labbra per rispondere, ma non trovo nulla che non sia troppo scontato. Non voglio che anche lei creda che sia stupida e cerchi aiuto altrove. Però sinceramente, un po' mi metteva in soggezione ed il fatto che quando provo a dire "un po'"  quelle parole mi si fermino in gola rifiutandosi di uscire allo scoperto, ne è la riprova.

Incrocio il suo sguardo per qualche istante e.. santi Lunis, pessima mossa! 

È davvero disumano il suo sguardo. Quel nero è invadente, come la sua personalità, sembra poter leggere tutti i miei pensieri su di lei e la cosa mi mette a disagio perché non tutti sono esattamente puri. Non ha un attimo di incertezza, la sua sicurezza non vacilla mai e sono quasi certa che vedermi in questa condizione di svantaggio assoluto la metta di buon umore. Infatti ha un sorrisetto tirato e nascosto sulle labbra. 

Ma io ti conosco, mascherina! So che hai un cuore e so che sai sorridere, ti ho già vista  e non mi freghi.

In tutto questo pensare, mi sono anche dimenticata di rispondere, ora penserà che non le voglio parlare! Mi schiarisco la voce, decisa a emettere almeno un suono ma ancora una volta, lei è più veloce.

"Chi tace acconsente.. Per le strade di New York ci sono mimi più loquaci di te."  Santana è leggermente più bassa di me, ma vi assicuro che mi sta guardando come se non fossi che una piccola formichina del terreno, spero almeno che le piacciano gli insetti. "Cos'è successo alla tua lingua? Te l'ha mangiato quella palla di lardo che chiami ancora gatto?" 

Woah, frena. Posso ancora accettare quel tuo far finta di essere superiore, ma qui stiamo un po' esagerando. Non mi piacciono gli insulti. Che poi..  "Come sai di Lord Tubbs? Lo puoi vedere? Sei un fantasma?" 

No, dimmi di no, dimmi che hai inventato tutto. Ora il mio cuore è come impazzito, e a pensarci bene non riesco a sentire l'odore di Santana. 

Lei scoppia a ridere, abbassando per qualche istante lo sguardo. Quanto le costa dirmi di no?! "Cerchiamoci un posto più appartato, la musica tanto forte mi disturba, visto che proprio devo raccontarti la mia storia voglio farlo nel pieno delle mie capacità. In più, non mi va di parlare se c'è anche il tuo bodyguard made in china." 

Incredibile come cambi idea repentinamente. Ora ha quel l'aria da persona seria e dura che tanto mi mette a disagio e che tra l'altro non le sta neanche bene addosso. La invecchia, è più carina se sorride.

"Si chiama Mike e.. non posso lasciarlo da solo, avevamo promesso di restare assieme questa sera.." Ora mi sento leggermente colpevole perché non mi dispiacerebbe scaricare Mike per Santana. Ma credo sia dovuto agli strani super-poteri di Santana, ormai sono convinta che non sia un'umana. 

"Dubito che a Yao Ming freghi qualcosa di te ora come ora impegnato com'è a flirtare con la principessa WenCheng." 

Cos.. credo che mi stia dicendo che.. Oh, no, allora è stata Tina ad invitarci! "Aspetta, è con una ragazza orientale? Lo hai visto? Hai visto lei?"

Mi sta guardando come se fossi pazza. Ho detto qualcosa di sbagliato?.. "Qualcosa del genere, sì, ti dispiace muoverti?" Santana ha già preso a camminare nervosamente in direzione opposta al palco ed io sono ferma come una statua, ancora non so come reagire. Forse dovrei lanciarmi tra le sue braccia, forse dovrei correre da Mike per dargli sostegno morale. Tina era stata una vera e propria vipera.

"Santana, no, dobbiamo- devo! Devo andare ad aiutarlo!"

Faccio per girarmi e muovere un piede in direzione della bancarella della cioccolata calda e qualcosa mi afferra la giacca da dietro. 

"Non ci pensare neanche, non andremo a fare il terzo e il quarto incomodo per la famiglia dell'imperatore cinese!" 

"Non è una cosa molto carina quella che hai appena detto." Scuoto il capo guardandola sempre con più stupore,  penso che non abbia dei veri e propri sentimenti. Manca assolutamente di empatia.

La vedo aprire bocca per rispondere quando un assolo di chitarra elettrica fa alzare un boato da parte della folla e Santana si porta le mani alle orecchie. "Possiamo semplicemente andarcene da qua!?"

Questa volta nella sua voce c'è una vena di preoccupazione, sembrerebbe quasi essere implorante. Non so perché la infastidisca tanto, ma se non le piace la musica forte avrebbe potuto evitare di invitarmi ad un concerto. 

Ho notato che la cosa che la infastidisce di più sono i colpi di batteria. "Va bene, però voglio avvisare lo stesso Mike. Solo.. ti va di cercarlo con me? Per non perderci.."

"Con chi stai parlando, Britt?" 

Mi volto e trovo Mike a fissarmi come se fossi deficiente, quando invece mi verrebbe da dare a lui dell'idiota per non avermi cercata prima. Non vedo una cioccolata calda per me tra le sue mani! Ad ogni modo, so che è egoista, ma Tina può aspettare, finalmente posso presentargli Santana e voglio farlo subito, non vorrei che scappasse di nuovo.

"Mike, lei è Santana!" Okaaay, forse l'ho detto con un po' troppa enfasi, ma capitemi, il mio miglior amico finalmente vede la ragazza che mi sta facendo uscire di testa e magari riuscirà a capire perché Santana mi intriga così tanto.

Rivolgo un sorriso fiducioso a Santana che per tutta risposta mi sta fissando  con un'espressione che non so come descrivervi. È come se.. non credo che le piacciano molto le presentazioni, anche se non penso che sia timida. 

"..Santana..?" Mike ripete il suo nome  con troppa incertezza, puntando il dito sulla mora che gli avevo precedentemente indicato. Signore, dimmi che la può vedere.  Direi proprio che ci riesce, comunque, a giudicare dalla sua faccia. 

Passano diversi secondi in cui tutti e tre restiamo in silenzio, Santana si è portata entrambi le mani sul viso ed ha esalato un sospiro che non premetteva nulla di buono.

"Mike, dì qualcosa, la stai facendo andare in panico!" Doveva essere un sussurro udibile solo da lui,ma è uscito più alto di quanto non dovesse.

"Britt.. non mi avevi detto che Santana è .."  sia io che lei lo guardiamo incuriosite. Spero solo che non dica cose come 'un pezzo di gnocco' o 'una fica stratosferica', perché allora non mi resterebbe davvero altra alternativa se non quella di scavarmi una fossa e rimanerci a vita.

"..un cane." 

 


Helloooowww. Come sempre, vi chiedo scusa per tutti gli orrori grammaticali che avete trovato, sono tutti miei figlioli e vi prego di accettarli per quello che sono, giuro che m'impegnerò per aiutarli nella guarigione.
Ah, so che questo capitolo finisce un po' di m.. ma questo è quanto.
Non so ancora se inserire gli altri personaggi nella storia, come Finn e Rachel, perché temo di non saperli gestire. 
Forse avrete notato il cambio di  tempo, ho pensato che riportare la cosa al presente, per ora, ha più senso.
Opinioni? Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, nel prossimo finalmente Britt capirà chi - o meglio cosa- è realmente Santana. Se avete dubbi, come sempre, io sono in pvt. (?)
Besos, alla prossima!:)

 

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Capitolo 6
*** A quattro zampe. ***


I FEEL YOU
-
A QUATTRO ZAMPE






"Con chi stai parlando, Britt?" 

Mi volto e trovo Mike a fissarmi come se fossi deficiente, quando invece mi verrebbe da dare a lui dell'idiota per non avermi cercata prima. Non vedo una cioccolata calda per me tra le sue mani! Ad ogni modo, so che è egoista, ma Tina può aspettare, finalmente posso presentargli Santana e voglio farlo subito, non vorrei che scappasse di nuovo.

"Mike, lei è Santana!" Okaaay, forse l'ho detto con un po' troppa enfasi, ma capitemi, il mio miglior amico finalmente vede la ragazza che mi sta facendo uscire di testa e magari riuscirà a capire perché Santana mi intriga così tanto.

Rivolgo un sorriso fiducioso a Santana che per tutta risposta mi sta fissando  con un'espressione che non so come descrivervi. È come se.. non credo che le piacciano molto le presentazioni, anche se non penso che sia timida. 

"..Santana..?" Mike ripete il suo nome  con troppa incertezza, puntando il dito sulla mora che gli avevo precedentemente indicato. Signore, dimmi che la può vedere.  Direi proprio che ci riesce, comunque, a giudicare dalla sua faccia. 

Passano diversi secondi in cui tutti e tre restiamo in silenzio, Santana si è portata entrambi le mani sul viso ed ha esalato un sospiro che non premetteva nulla di buono.

"Mike, dì qualcosa, la stai facendo andare in panico!" Doveva essere un sussurro udibile solo da lui,ma è uscito più alto di quanto non dovesse.

"Britt.. non mi avevi detto che Santana è .."  sia io che lei lo guardiamo incuriosite. Spero solo che non dica cose come 'un pezzo di gnocco' o 'una fica stratosferica', perché allora non mi resterebbe davvero altra alternativa se non quella di scavarmi una fossa e rimanerci a vita.

"..un cane."





..Eh? 

Le mie paure sono appena diventate realtà: qualcuno ha messo della droga nella cioccolata calda di Mike, probabilmente Tina, e adesso il mio migliore amico ha preso a dire cose senza senso sotto l'effetto di qualche strano allucinogeno.  Mi volto verso Santana per assicurarmi di non essere uscita di testa, perché solo il fatto che Michael le abbia dato del cane mi ha messo il dubbio di essere davvero diventata pazza, anche se lei è ancora al mio fianco. Spero solo di non finire assieme a Van Gogh, quell'uomo mi mette più paura della parte in cui, nel cartone animato, Malefica diventa un drago. Dio, di solito prendo il cuscino e me lo premo in faccia, prima di vederlo con Mike addirittura correvo in camera mia ad urlare, sperando che quel pezzo passasse in fretta. Se dovessi dire, anche l'orso di Red e Toby mi faceva abbastanza paura.. ma non così tanta! Ad ogni modo, Santana non è un orso né tantomeno un drago, dubito seriamente che sia un cane ma.. com'è quel detto? Mai dire cane se non ce l'hai nel sacco?  Temo che la mia testa stia per esplodere, non so davvero cosa pensare.. 

Sto per alzare bandiera bianca quando il capo reparto soluzioni del mio cervello manda l'allarme lampadina: eureka, idea! Posso giocare a cane o donna!

Chiudo gli occhi per concentrarmi, anche se con tutto questo casino è più difficile che catturare l'ombra di peter pan. E questa canzone mi piace anche.. Okay, no devo smettere di battere il piede per tenere il tempo e dare un po' di attenzione a questa causa. 

Concentrazione. Io sono la concentrazione.

Annuisco alla vocina nella mia testa che solitamente mi dà buoni consigli e quando riapro gli occhi so esattamente cosa devo fare. Donna o cane, Mike o Santana? So cosa vedo, e quella è una ragazza. A meno che i cani non siano persone e le persone non siano cani, cosa che mi metterebbe in crisi perché vorrebbe dire che i miei ex sono cani, mia madre è una cagna, e io sono una zoofila.  

Per avere risposte, comunque, mi basta contare. Abbasso lo sguardo e dal terreno lo sposto sul corpo di Santana, alzandolo e appuntando mentalmente tutto ciò che la rendeva donna. 

Due piedi, due ginocchia, un busto, due mani, due braccia, un seno prosperoso, due spalle, un seno prosperoso, due labbra, un seno prosperoso, due occhi, un sen--

"Brittany!" 

Ops, beccata. Alzo lo sguardo colpevolmente su Santana, dopo essere stata richiamata da lei. Ma che ci posso fare se  tiene la zip della giacca per metà aperta e mi sbatte in faccia Thelma e Louise? 

Quando l'ha sentita gridare, Mike invece ha fatto un salto indietro e qualche persona si è girata verso di noi. 

"Ehi, buona, a cuccia!" 

Ora ho gli occhi puntati su Mike, il quale a sua volta ha un dito puntato verso Santana, forse nell'intento di sembrare minaccioso.. Scuoto il capo perché non capisco sinceramente il perché si debba rivolgere a lei come se fosse davvero un cane. Ho appena appurato che sia una ragazza! 

Anche a Santana non piace questa cosa, infatti stringe gli occhi e senza scrupoli avanza verso Mike, arricciando le labbra. 

"B-Brittany! Il tuo cane mi sta ringhiando!" 

Il mio cane? Pensavo di avere solo un gatto fantasma. Ah, no, parla di Santana.. Ma la piantiamo con questa storia? E poi Santana è silenziosa! Decisamente, il mio miglior amico è allucinato.

Tutta questa storia mi scombussola veramente troppo, mi piacerebbe avere un disegnino della situazione e magari anche una spiegazione. Allungo la mano verso la mora per fermarla, ma quando le mie dita giungono ai suoi jeans non sentono la stoffa, bensì un ammasso di peli folti e credo abbastanza lunghi, saranno almeno almeno quattro centimetri. Santana si allontana immediatamente e io ritiro la mano, per niente sicura di aver sentito quello che le mie dita hanno toccato. 

La mora sembra ferita, mi guarda come se le avessi appena tirato una pugnalata. Cosa dovrei dire io, allora? Non sono neanche ancora riuscita a capire cosa significhi tutto ciò! 

Come un bambino a cui è appena stato rubato il gioco, sbatto i piedi per terra attirando l'attenzione di Mike e di Santana. Emetto un suono simile ad un lamento, alzando gli occhi cielo. "Questa cosa non ha senso." 

Il mio sguardo vaga prima sul mio migliore amico, poi su quella che a me continuava ad apparire come una ragazza. Mike alza le spalle facendomi un sorriso che definirei di consolazione, mentre riserva a Santana uno sguardo truce. "Visto che chiaramente voi due riuscite a comunicare, perché non le spieghi che cosa sta succedendo?" 

Una signora di passaggio ha appena guardato malissimo Mike, deduco che anche a lei Santana appaia come un cane, anche se non vedrei nulla di sbagliato nel rivolgersi in quel modo ad un amico quadrupede. 

L'unica cosa che non mi spiego è perché io invece continuo a vederla come una splendida ragazza. 

"Ringrazia Buddha che ho una dignità e dei sani principi perché altrimenti ti starei già pisciando sulla gamba, Jackie Chan!" 

"Santana!"  Non è possibile che su tre volte che apre bocca, due siano per insultare qualcuno. 

Mike mi da una gomitata, intimandomi sottovoce di farla smettere d'abbaiare. Aggrotto la fronte ancora stranita, non aveva abbaiato nessuno. 

"Calmati bionda, ho detto che non lo farò." Lei inarca un sopracciglio e io sono sempre più convinta che Santana sia  una persona, anche se prima toccandola ho sentito del pelo. Insomma, i cani non sono così espressivi.

Si sta mettendo sulla difensiva, se voglio sperare di poter cavare il ragno dal buco devo predisporla bene nei miei confronti. È chiaro che la compagnia di Mike gli sia d'intralcio. Senza contare che prima aveva ribadito come volesse parlarmi da sola, forse questa situazione la mette a disagio.

"Mh, Mike? San mi ha detto che ha visto Tina parlare con te o qualcosa del g-" 

"Oh, si, ti volevo parlare di questo! Mi è venuta a cercare per chiarire! Ma ti rendi conto?! Cosa c'è da chiarire, non dobbiamo chiarire nulla!" 

Mike ha preso a gesticolare e sembra un clown depresso nel mezzo di una crisi esistenziale che delira su come i nasi blu abbiano più fascino di quelli rossi. Non avete mai visto un clown delirare così? Non sapete cosa vi siete persi, allora. 

Mi avvicino a Mike, prendendolo delicatamente per il gomito ed allontanandomi di qualche passo da Santana assieme a lui. "So che è una cosa che ti scombussola, ma forse dovresti davvero cercare di chiarire con lei. Se non altro per chiarire che è finita.. E poi.." mi giro per dare un'occhiata a Santana, che sembra presa dal concerto. "..credo che Santana ti odi, dubito che mi dirà qualcosa finché ci sei tu. " Alzo le spalle innocentemente, certe volte non c'è modo migliore per esprimere un pensiero del farlo nell'assoluta sincerità. 

"Oh, quindi adesso Santana viene prima di me? Un cane?" Mike si finge offeso, so che sta fingendo perché come ogni volta che prova a mettere su una scenetta del genere comincia a muovere le sopracciglia in ogni modo possibile, forse cercando di essere più convincente. L'unico effetto che trasmette però è che un terremoto gli stia distruggendo la fronte e le sue sopracciglia mandorlate.  Quando capisce che quella tattica non funziona sospira con fare rinunciatario, annuendo probabilmente ai suoi pensieri. "Avevo comunque intenzione di parlarle.. Ma ci tenevo ad avere la tua approvazione." 

È la cosa più tenera della terra quando ammette una sua colpa. Quel modo nervoso che ha di scombussolarsi i capelli della nuca lo fa assomigliare ad un lemure dispettoso. Io gli sorrido perché so perfettamente quanto ancora ami Tina, nonostante tutto. 

"Ci vediamo a casa?" 

Ancora una volta mi ritrovo ad annuire e a sorridergli grata. "Ci vediamo a casa."

Si sporge per posarmi un bacio sulla guancia ed io gli vado in contro per facilitargli il compito,socchiudendo gli occhi a quel contatto. Le labbra di Mike erano calde anche con venti gradi sotto zero.

"Quindi mi porti a casa tua?" 

Mi distacco velocemente da Mike, la voce di Santana riesce a farmi sentire in colpa per qualsiasi cosa faccio. O meglio, non proprio in colpa.. più che altro, ogni volta che la sento parlare il mio cuore fa le capriole e mi spavento da morire.

Mike lancia un'ultima occhiataccia a Santana prima di allontanarsi ammiccandomi, partendo alla ricerca di Tina. 

"Huh, ti porto a casa mia?" Ripeto la frase di Santana, voltandomi verso di lei e prendendomi il mio tempo per elaborare la cosa. La sto portando a casa mia? Quando l'ho detto? Lei mi sorride in quel modo che proprio non posso reggere, mi sta guardando come se  fossi uno spettacolo comico televisivo. Però in effetti non è poi un'idea così cattiva, sebbene Santana stia cercando di nasconderlo posso ancora vedere come la infastidisca tutto quel rumore. Come dice sempre Francis Drake, ' cavalca l'onda!' 

"Oh, sì, ti sto portando a casa. " Le sorrido annunciando la cosa come se stessi proclamando una legge, al che lei  arriccia le labbra, sul punto di ridere, quindi mi correggo. "Mia!"  

Santana inarca le sopracciglia scuotendo il capo per farmi capire di non aver compreso nulla. "A casa mia, ti porto a casa mia." 

"Ci conosciamo da poco e già mi vuoi portare da te non appena hai casa libera?"

Lo ha detto in tono scherzoso ma poco importa, la mia faccia sta andando a fuoco da tanto devo essere arrossita. Il suo continuo incrociare le braccia sotto al seno non rende più semplice la mia situazione, per cui sono costretta a chiudere gli occhi e scuotere il capo con vigore per liberarmi la mente dall'immagine delle gemelle di Santana. 

Davvero sembrava che ci stessi provando con lei?

"Non.. io.. Ho pensato che potesse piacerti." mi mordo il labbro per darmi una scossa, non potevo continuare a balbettare parole e dire frasi senza senso o fraintendibili come quella. "N-non dico venire con me! Cioè sì, ma non a letto! Insomma.. credo che ti possa piacere il silenzio che c'è a casa mia!" 

Il suo sguardo incontra il mio per qualche istante e mi sembra quasi .. intenerita? okay, intenerita da tutto quel mio annaspare per dire qualcosa di sensato. Non è che una sensazione destinata a finire presto perché Santana in meno di un secondo scoppia a ridere ed io penso di poter vivere solo di quel suono per anni.

Credo di essere rimasta a bocca aperta. Non ho mai sentito nulla di così.. è come.. una risata piena, calda, ma allo stesso tempo graffiante ed io mi sono innamorata. Della sua risata, ovviamente! 

"N-non ridere! Ti ricordo che.. Ti sei intrufolata a casa mia di nascosto mentre facevo la doccia!" 

Come se fosse un banale argomento di conversazione,  lei annuisce, alzando lo sguardo verso il cielo. Le stelle le stanno suggerendo la risposta? "Ah, lo ricordo" Mi punta contro un indice,  aggrottando lievemente il capo. "Quando ti sei spogliata davanti a me." 

Ha ancora indosso quel sorrisetto da comico convinto che è sicuro di piacere alla gente ma usa comunque le risate registrate per far partire quelle vere. Con tutte le volte che sono arrossita comincio a non sentire più il freddo della serata. 

Non perdo tempo e mi giustifico immediatamente, un neurone si è alzato nel mio cervello gridando 'obiezione!' ed ovviamente è stata accolta. "È stato involontario!" 

"Come vuoi." Lei alza le spalle roteando gli occhi, come se la mia osservazione le creasse dei problemi. "Allora, andiamo?" 

Annuisco mettendomi le mani nelle tasche della giacca ed incamminandomi al suo fianco, silenziosamente, verso l'uscita del parco. La sua compagnia non è sgradevole, ma ho notato che non è una ragazza di molte parole. Sembra volerle conservare, come se anche solo parlare le costasse fatica. Ciò che non sa è che, facendo così, mi fa sentire importante anche semplicemente pronunciando un "oh" di tanto in tanto. Quando arriviamo al cancello una delle tre guardie poste come sorveglianza mi ferma, indicando Santana. 

"Signorina, lo deve  tenere al guinzaglio. Sono le regole. " L'uomo si porta entrambe le mani alla cintura e si tira su i pantaloni come a volermi fare notare di avere il potere. Lo so perché lo fa anche un amico con cui Stalin litiga spesso, è un ometto più piccolino e dai capelli neri quasi sempre unti accompagnati da dei piccolissimi baffuti che secondo me ha sbagliato a tagliare, perché sono un po' ridicoli. 

Santana abbassa lo sguardo, chiaramente a disagio ed io decido di stare al gioco della guardia perché a questo punto non ha senso mettere su una scena in cui spiego a quel buon uomo che Santana è una persona. Inoltre sono sicura che dare ragione a lui ci costerà meno tempo, magari Santana così dovrà tribolare di meno e potrà sentirsi meglio un po' più in fretta.

"Oh, sì, ha ragione. Ma me l'hanno rubato! Dovreste fare più attenzione a ciò che succede là dentro perché l'ho lasciata per un secondo da sola legata alla panchina e quando sono tornata indietro non aveva più neanche il collare." Gli sorrido alzando le spalle innocentemente, come scusa non è molto sensata ma lui non fa troppe storie, si limita a ricordarmi di comprarne uno nuovo per la sicurezza della collettività e ci lascia uscire. Rivolgo alla mora un sorriso fiducioso, presto saremo al caldo di casa mia e potremmo provvedere alla sua situazione.

Santana non ha più detto una parola ed io non la voglio forzare, arriviamo alla macchina in silenzio e le apro la portiera per farla entrare. Dopo poco mi metto alla guida, diretta al mio appartamento. Visto che lei non si degna di dire una parola accendo la radio ma ad un volume molto basso, non ho ancora capito che problemi abbia Santana con la musica e non voglio rischiare di farla stare male.

"Va un po' meglio fuori da tutto quel casino?" 

Lei si limita ad annuire, tenendo gli occhi puntati sulla strada. Adesso chi è quella a cui hanno mangiato la lingua?

"Se ti da fastidio la radio la spengo.." Le rivolgo un'occhiatina veloce, ma lei non mi considera.

Il viaggio prosegue silenziosamente finché non riesco a parcheggiare la macchina. Ho notato che durante tragitto Santana ha sbadigliato più e più volte, ricordo solo ora che il cane di mia nonna lo faceva quando pativa la macchina. 

"Ho guidato così male?" Le apro la portiera per farla scendere, vedendola in difficoltà con la maniglia, è sempre stata un po' difettosa.  Magari dell'aria fresca le sarà d'aiuto. 

"Abbiamo rischiato di investire due ragazzi, hai passato un semaforo con il giallo e per poco non facevamo un frontale con quella dannata moto!" Santana si fionda fuori dalla macchina, fissandomi quasi.. intimorita? È un'emozione che sa provare?..

"Esagerata." Sbuffo pur sapendo che sia lei ad avere ragione, la guida non era mai stata il mio forte. Non posso fare a meno di sorridere al fatto che Santana sembra essersi ripresa, ora capisco perché fosse stata tanto silenziosa. Probabilmente se avesse aperto bocca mi avrebbe vomitato sul sedile.

"Vuoi passare dal balcone anche 'sta volta o ti accontenti delle scale?" 

Di nuovo, lei ruota gli occhi e senza aspettarmi si incammina verso il portone. "Sono già passata anche dalle scale!" Ha addirittura sminuito l'irruzione a casa mia con un gesto della mano.Devo ricordarle che, anche se molta altra gente la vede come un cane, quello è un reato.

Chiudo la macchina e con una breve corsetta arrivo dalla mora, non del tutto certa di aver compreso la sua affermazione. Quando mai aveva usato le mie scale?

In poco tempo siamo dentro al mio appartamento, Santana starnutisce non appena ci mette piede. Faccio mente locale sui prodotti che io e Mike potremmo aver usato per profumare l'ambiente, l'unica cosa che mi viene in mente è quell'essenza orientale che Mike aveva sparso quando si era proposto a Tina. "Tutto okay? Sei allergica a qualcosa?" 

Lei fa una faccia schifata, guardandomi come se fossi una cimice verde e puzzolente. "Si può sapere cos'hai bruciato qui dentro?!" 

Io mi acciglio pensandoci, avevo effettivamente avuto qualche problema a cuocere la cena ma era stato ore ed ore prima.. 

"Io e Mike abbiamo provato a fare la pizza ma mi sono dimenticata di averla infornata.. E.. " alzo le spalle senza dare troppa importanza alla cosa, sono cose che capitano a tutti. Specie se alla radio c'è il tuo gruppo preferito in diretta live da Chicago. 

"Hai sete?" Le chiedo aprendo il frigo e prendendo un bicchiere dalla credenza.

Per un attimo penso che possa dire sì, poi semplicemente scuote il capo. Sospirando mi verso l'acqua e mi siedo sul tavolo della cucina, prendendo un sorso d'acqua per  mandare via la siccità simile a quella del deserto del Sahara che si era formata nella mia gola. Probabilmente c'era anche qualche faraone a spasso tra le mie tonsille..

Vorrei davvero avere la pazienza di aspettare, ma glielo devo chiedere il prima possibile perché questa storia mi sta tormentando. 

"Allora.. Sei un cane?" Le sorrido guardandola un'altra volta dall'alto al basso, pentendomi subito della mia domanda. 

Santana mi guarda truce, come mi ero aspettata,  indicandosi il viso con l'indice della mano sinistra. "Tu che dici, genio?" 

Non sono sicura che me lo stia chiedendo davvero, probabilmente è solo una di quelle domande autoriche (retoriche non suona estremamente male?) che la gente si pone da sola. Nel dubbio, rispondo.

"Io dico di no." Lei borbotta qualcosa di incomprensibile in risposta mentre senza troppi problemi si siede sul mio divano. Ora è più o meno nello stesso posto in cui si siede di solito Stalin, ho un po' paura che possa apparire ora e spodestarla, accusandola di sabotaggio e mandandola in un gulag siberiano. Oppure che compaia il suo amico razzista e.. oh, no, accadrebbe il finimondo! 

"Però..Mike dice di sì." Mi distacco dal tavolino a cui mi ero appoggiata, seguendola sul divano. Volevo che non lo prendesse come un interrogatorio, quindi era mio compito smorzare la tensione. Tutti i fantasmi sono agitati prima di confessare il proprio passato, anche se, ora che ci penso, non so se Santana è un fantasma o no.

"Quindi.. Ti va di dirmi che succede? Magari cominciare col dirmi perché mi hai chiesto aiuto?" 

La vedo ponderare le parole, come incerta di rispondermi. Nell'aria sono udibili solo i nostri respiri, anche Nicki questa sera è tranquilla. Oh, c'è anche il ticchettio zoppo del mio orologio, ogni quattro secondi perde un secondo, quindi più che per segnare il tempo noi lo teniamo come un vecchio amico. Non è carino allontanare un mutilato di guerra solo perché cammina lento.

"Nel caso in cui la tua spiccata intelligenza ti abbia impedito di capirlo, ho un problema." 

Ouch, questo ha fatto un po' male. Sono abituata alla gente che mi da della stupida..Speravo che con il passare degli anni le persone semplicemente smettessero di insultarmi, ma a quanto pare certe cose non finiscono con il liceo. Però sentirlo dire dalla persona per cui hai una mezza cotta è anche peggio. 

"Santana, voglio aiutarti. Mi fai male se mi insulti, potresti evitare di farlo? Magari solo finché..non avrò finito di aiutarti?" 

Santana emette un suono simile ad un ringhio di frustrazione e ho il timore che voglia mordermi o farmi del male fisicamente, questa volta. Invece comincia ad alzare la voce, presa dalla rabbia. 

"Credi che a me non faccia male questa situazione? Credi che sia felice così come sono? Credi che mi faccia piacere elemosinare l'aiuto di una.." Le lancio un'occhiata d'ammonizione e lei si ferma prima di terminare quell'insulto. "Ognuno sta male, occhi belli. Fattene una ragione." 

Scuoto il capo sbuffando, alle volte Santana sa essere davvero pesante. Capisco che sia difficile per lei, ma tutta quell'ostilità non le sarà d'aiuto. 

Con certe persone, però, tutto quello che serve è la pazienza. In fin dei conti se è riuscita a chiedermi aiuto credo che riuscirà anche a spiegare cosa le sia successo e come posso aiutarla. 

"Quale situazione, Santana? Perché non mi racconti cosa ti è successo?"

Per tutta risposta lei sospira, sprofondando di più nei cuscini del divano. Non sembra voler raccontare nulla, immagino mi tocchi strapparle le parole di bocca. Probabilmente porle delle domande potrebbe aiutarla a sbloccarsi.. "Facciamo così, io ti faccio delle domande semplici e tu rispondi anche se sono domande stupide. Va bene?"

Santana annuisce appena e io le rivolgo un sorriso, sono fiduciosa che questa cosa possa andare a buon fine. "Credi di poterlo fare senza insultarmi?" 

Comincio  a trovare divertente il modo in cui rivolge lo sguardo al cielo ogni qual volta ci sia qualcosa che la infastidisce. Alla fine però, come prima, annuisce.

So bene che non dovrei partire con una domanda del genere perché, come forse direbbe mia madre, facendo così gli insulti me li cerco, tuttavia ero certa che una sua risposta seria sull'argomento mi avrebbe chiarito molti aspetti della personalità di Santana. Talvolta le cose che sembrano di poco conto hanno una rilevanza fondamentale.

"Cosa ne pensi di Hans?"

Non appena apro bocca lei socchiude gli occhi come fanno i concorrenti dei quiz televisivi quando gli porgono una domanda molto importante. Dopo qualche secondo li riapre, voltandosi lentamente verso di me e guardandomi come se mi fosse cresciuta una Tour Eiffel in fronte. La vedo combattere per qualche istante contro un insulto, lo so perché prima di rispondermi deglutisce tanto rumorosamente che ho quasi pensato che stesse mangiando di nascosto da me, ricacciando quelle parole cattive nel profondo del suo corpo. 

"..chi?!"

"Il principe Hans!" 

Mi porto una mano alla fronte per controllare che effettivamente non mi sia cresciuto nulla di anomalo perché Santana continua a guardarmi in modo strano. Non ha neanche sbattuto le palpebre da tanto è concentrata ad insultarmi con lo sguardo. Quello che non sa è che così sembra ancora più carina, se è possibile.

Inarca un sopracciglio con aria interrogatoria e capisco di dovermi spiegare meglio. "Il principe Hans, quello del cartone.. Frozen? Ti dice niente?"

Lei abbassa lo sguardo come se questa volta fossi stata io ad insultarla, scuote il capo e si appoggia con un gomito al bracciolo del divano, posandosi il mento sul palmo della mano. "Non vedo la TV da un po' di tempo, ormai.."

Sono ancora un po' -tanto, troppo! - scandalizzata dal fatto che Santana non abbia visto Frozen e mi appunto mentalmente di doverle chiedere, magari più tardi, se le va di guardarlo con me. Per il momento, tuttavia, credo sia meglio concentrarsi sulla sua ultima affermazione. Mi pento già della domanda che sto per porle.

"È perché sei un fantasma?" Non sono certa che i fantasmi non possano vedere la TV, ma è un modo come un altro per introdurre la domanda nel discorso.

La sento sbuffare ma grazie al cielo non mi insulta, quella specie di promessa che mi ha fatto prima deve pesarle davvero molto in questo istante. Un po' mi dispiace di averle chiesto di non insultarmi, ognuno ha il proprio modo di sfogarsi.. ma bisogna sempre porre un freno al male che facciamo agli altri.

"Questa catapecchia che sa di cinese bruciato ha uno specchio?" 

Arriccio le labbra per trattenere un sorriso, ha uno strano umorismo ed un modo di parlare tutto suo. Okay, il mio appartamento non è una suite imperiale ma è comunque meglio di una scatola di cartone sotto ad un ponte, sebbene da piccola sognassi di girare il mondo dentro ad una scatola/astronave tutta colorata.

"Non so se il mio appartamento ha uno specchio, se vuoi  però ne ho io uno, è tutto mio ed è in camera mia!" Stando al suo gioco mi alzo in piedi, porgendole una mano per aiutarla a disinfossarsi dal divano ma compre sempre rifiuta ogni contatto e fa da sola, facendomi apparire come una perfetta idiota. Con un po' di imbarazzo sostengo il suo sguardo per qualche decimo di secondo prima di passarmi sui pantaloni il palmo della mano che prima si era estesa in sua direzione.  Le indico con il pollice una porta alle nostre spalle, camera mia come sempre era un disastro e speravo che ritardare il nostro ingresso in quella stanza avrebbe in qualche modo influito sul suo giudizio, magari in positivo.

Come leggendomi nel pensiero mi sorride, camminando assieme a me verso la mia camera. Spero solo che anche camera mia non puzzi di cinese bruciato o di medium sudata, sarebbe sgradevole e non sopporterei una critica di quel genere. A Santana non importa molto dell'ambiente a quanto pare, si guarda attorno e non trovando lo specchio si limita a chiedermi "Dov'è?"

Non so cosa voglia dimostrarmi, ma tanto vale lasciarla fare. Apro l'armadio e sembra che a Narnia ci sia stata un'altra rivoluzione, visto il casino dei miei vestiti. Mike a volte mi dice che sembrano masticati dai cani, spero che l'alter ego di Santana non si metta davvero a mangiarmi le magliette, non potrei andare a lavorare nuda o vestita da uomo..Le indico con l'indice l'interno dell'anta dell'armadio, mi sembrava lo specchio più appropriato da mostrarle. Ne ho uno anche sul soffitto, ma quello l'ho dovuto mettere per via di un poeta italiano che non mi dava pace. D'Annunzio, mi sembra, insisteva su come fosse meglio potersi vedere durante.. ehm.. beh, avete capito, quelle cosacche che un po' mi manca fare. 

Santana sospira ancora, ponendosi al mio fianco ed entrando nel raggio di riflesso dello specchio. Con un cenno del capo mi indica l'immagine riflessa e io non  capisco molto, ho sempre trovato strano vedere tramite un filtro qualcuno che posso invece ammirare direttamente, ma non la voglio contraddire. In qualche modo si sta aprendo a me.

Alzo lo sguardo sullo specchio e Santana non c'è più.

Al posto suo è comparso un cane che non sapevo di avere, così volto il capo verso di lei, e riecco Santana. 

Decisamente confusa, volgo nuovamente lo sguardo allo specchio e, di nuovo, ecco il cane. 

Ha un pelo nero lungo, non troppo curato ma stranamente lucente. Potrebbe rientrare nella taglia media e a guardarlo bene sembra più un lupo che un vero e proprio cane. Orecchie triangolari, da quel che riesco a intravedere ha una una coda piuttosto pelosa, tanto che potrebbe essere usata come spolverino per la polvere. È una specie di Balto, però tutto nero.

E quegli occhi.. che di canino non hanno nulla. 

Abbassa le orecchie e zampetta via dal raggio di riflesso dello specchio, con un portamento decisamente fiero. Proseguo con lo sguardo il suo movimento, ritrovandomi a guardare Santana più confusa che mai. "Okaaay…Non..non credo di aver capito.."

"Lo specchio riflette solo la materia."  Questa è la sua risposta, la sputa fuori come se fosse stata costretta. Chiudo l'armadio perché quello specchio attaccato all'anta mi sta mettendo un po' di inquietudine, scuoto il capo. Materia.. mi sta parlando di chimica, scienze o quelle cose lì? Il concetto di materia.. ah, sapevo che avrei dovuto ascoltare il professo Robestin. Ma dov'è Einstein quando serve??

"Santana.. scusami ma.. ho davvero bisogno di una spiegazione più comprensibile.." Capisco che non sia facile per lei parlarmene, ma come ho già detto, se vuole il mio aiuto devo capire qual è il problema. Parlando con questi termini scientifici non andremo proprio da nessuna parte.

"Mettiamola così, ciò che vedi guardando me è ciò che sono realmente. Quello che hai visto nello specchio è quello che dovresti vedere se solo non fossi una medium, cioè.. quello che sono stata costretta a diventare." 

Uhm… questa roba è un po' contorta, annuisco senza riuscire a starle davvero dietro e lei lo intuisce. Armandosi di pazienza abbassa per un secondo lo sguardo, come per prepararsi ad un nuovo approccio al problema. "Nessuno ti ha mai spiegato  perché quelli come te possono parlare con gli spiriti?" 

Esiste anche una spiegazione? Pensavo che fosse così e basta. Un po' come chi nasce daltonico o chi Pakistano. 

"Alcune leggende dicono che.. esistono delle persone dall'animo puro, quasi incorruttibile, ed è proprio questa qualità a renderli capaci di parlare con i fantasmi che ancora sono su questo Mondo. Tu hai difficoltà a distinguere un fantasma da una persona viva e vegeta, o sbaglio?" 

Scuoto il capo, neanche quella mia parente con il 'dono' mi aveva mai spiegato questa cosa. Santana è una specie di medium castigata? Come fa a sapere queste cose?

"Come pensavo. È perché non ti sei mai rapportata con la forma esterna di un essere vivente, quando parli con qualcuno quello che vedi non è il corpo di per sé, ma l'anima.  Ed è anche il motivo per cui, quando parli con me, non vedi la mia fattezza attuale, bensì il mio spirito. Non mi vedi sotto forma di cane perché non è ciò che realmente sono,  ma vedi la latina più sexy ed incazzata di tutta Lima Heights che non appena riuscirà  a tornare la ragazza di un tempo prenderà a calci tutti quei bastar--" 

"Santana!" L'insulto non era rivolto a me, ma non sarebbe finita bene lo stesso. Non voglio che ai suoi amici fischino le orecchie come se avessero in testa delle teiere impazzite.

"Umpf."

Quella piccola dose di orgoglio nelle sue parole mi fa sorride, anche se mi ha appena dato molto su cui pensare.  Aveva senso, in qualche modo.. quindi quella che vedo è l'essenza di Santana. 

"Mi devi davvero aiutare, Brittany. So per certo che puoi parlare con gli spiriti, perché altrimenti non capiresti nulla di ciò che dico. E tanto per rispondere alla tua domanda, no, non sono un fantasma, anche se a volte è come se lo fossi." Abbassa lo sguardo liberandosi di quella tristezza con una scossa della testa. "Senti, devi parlare con una persona per me e devi farlo al più presto. Dimmi solo come funziona, tipo sei come google che se ti do nome e cognome trovi tutto o ti serve qualcosa di suo? Come un cane da fiuto?" 

Woah, mi rimangio tutto. Santana non è una di poche parole, non smette più di parlare e mi sto ancora perdendo nei miei pensiero, non so come dirle in modo carino che prima di poter parlare con chiunque lei volesse sentire.. c'era ancora qualche ostacolo.  Mi dispiace tanto deluderla proprio ora che finalmente è sé stessa e si è fatta prendere dall'emozione. Almeno, credo.

"Huh.. no, aspetta, non posso così. Prima dov-"

"Cosa? Dovrei cosa?"

Mi mordo il labbro inferiore ritrovandomi ad annuire solo per abbassare lo sguardo. Ho paura di fare la fine della mia pizza nel forno. "..Ahm, sì, ecco, devi dir-"

"Dirti cosa?! Ce la fai a mettere in riga due parole senza intervallarle con degli ehm o uhm o ahhhm? Mi sembra di parlare con uno scimpanzé balbuziente!"

..Corrugo la fronte nello sforzo richiesto dal mio cervello per capire se si tratti di un insulto o altro, guardandola confusa. 

Sì, era un insulto. Lei sbuffa e io capisco di dover cambiare metodo, solo domande. Niente comprensione.

Immagino di essere nel mio studio e di dovermi rapportare con un vecchio dalla dentiera tremolante ed il catetere rotto che mi gocciola ovunque. Almeno così non sarò distratta dal corpo di Santana.

"Perché crede di dover par-"

"Crede? Ora mi dai del lei?"

"Santana!" La ammonisco con uno sguardo, alzando le braccia al cielo presa da un attimo di rabbia. Non è proprio rabbia a dire il vero, sono solo un po' irritata, credo. Non sono sicura di poter arrivare a fondo se mi interrompe ogni due secondi.

"Okay, okay." Ci guardiamo brevemente negli occhi e quando credo di avere il via libero chiudo di nuovo gli occhi per riprendere la concentrazione. Se non fosse che.."Dico solo che mi hai dato del 'tu' fin dal primo momento, quando neanche sapevi come mi chiamassi, ed ora che entriamo in confidenza mi dai del lei, è strano. Sei strana. Sei una specie di Benjamin Button solo che anziché essere nata vecchia tu hai la confidenza retr-"

"SAN-TA-NA!" Scandisco ogni sillaba, quasi urlando. Mi ha fatto perdere tutta la concentrazione, lo sapevo!

"Okay.." Alza le mani in segno di resa, lanciandomi un'occhiatina divertita. 

Ritorno a pensare che sia un qualsiasi cliente, questa domanda è come obbligatoria per me. Non sempre cercare il passato per superare il presente è una buona idea.

"..Dicevo, perché credi di dover parlare con questa persona? Non hai pensato ad un modo alternativo di..venire a capo da questa situazione?"

"Oh, questa poi." Aggrotto la fonte non capendo esattamente cosa stia dicendo e non appena il mio sguardo incontra il suo..Il sorriso ha definitivamente lasciato il viso della mora. Ha fatto le valigie, ha preso il primo aereo per Don't-Worry-Be-Happy-Land e non tornerà fino a che il sole non farà luce rossa. Huh, codardo. Nel frattempo Santana ha assunto un'espressione un po' inquietante.

"Se ci ho pensato.. certo che ci ho pensato! Ho passato gli ultimi sei anni della mia fottutissima vita a pensarci su, e ora ne ho abbastanza. Ho creduto di poter convivere con questo cazzo di incubo sperando che si pentisse di avermi fatto una cosa simile, ma non è andata. E adesso non ne posso più. Non ne posso più del pelo, non ne posso più delle pulci, non ne posso più dei cani che mi annusano il culo e cercano di montarmi come se fossi un randagio del cazzo e non ne posso più delle unghie che si rompono contro l'asfalto! Non ne posso più del cibo andato a male, della carità dei ristoranti italiani perché voglio un vero pranzo al Bel Grissino e non gli avanzi del mese scorso! Voglio dormire di nuovo al caldo tra le lenzuola in un materasso morbido, dove non arriva il vento e neanche la pioggia e soprattutto voglio tornare a poter toccare una ragazza da donna a donna! Quindi sì, bionda sbandata, ci ho pensato a lungo e sono arrivata alla conclusione che parlare con un fantasma sia la mia unica via di fuga. Perché a quella stronza non bastava avermi ridotta così, doveva pure crepare e farmi vagabondare su quattro zampe di merda in eterno!" 

..Eee così ha fatto le valigie anche il divieto di insulto. Ciao piccolino, mi mancherai! Salutami il sorriso di Santana, se lo vedi. 

Santana riprende fiato, è affannata e sembra quasi che abbia appena corso una maratona di trentasei chilometri. Magari il suo cuore canino e peloso si stanca più facilmente se deve dire tante cose.

Provo ad ignorare il modo con cui si è espressa anche se non posso fare a meno di pensare alla frustrazione non troppo nascosta dietro alle sue parole. 

Da quello che ho capito qualcuna l'ha ridotta così da un po' di tempo. Mi passo il dorso della mano sulla fronte, leggermente imbarazzata dalla situazione che si è creata, è chiaro che devo assolutamente aiutarla. Non che prima avessi qualche dubbio, eh, solo che speravo di risolvere la cosa senza dover richiamare spiriti. Forse dovrei semplicemente accontentarmi del fatto che Santana non sia un fantasma, se è viva e può tornare ad essere una ragazza allora ho ancora un piccola..piccola..piccolissima speranza? Anche solo di diventare sua amica..

"Mi dispiace, Santana.. Prometto che farò qualsiasi cosa per aiutarti." Doveva uscire un po' più forte di così, invece è suonato come un sussurro tremolante.

"Però ho bisogno di sapere ancora qualche cosina.." Faccio una smorfia sapendo che non mi sta guardando, ho paura che dopo tutta quella  frustrazione e rabbia che ha portato fuori possa reagire male.

"Parla."

"Mh.." annuisco cercando con il lanternino le parole più delicate per non urtarla. "Prima hai detto che se sei così.. la colpa è di qualcuno.." 

Santana è sul punto di rispondere quando invece crolla, piantandomi nel cuore una tristezza infinita. Avevo visto per un istante un barlume di speranza, aveva quasi dischiuso le labbra e stava per dirmi qualcosa, l'ho visto, non sono pazza. Non ho idea di cosa l'abbia fermata, fatto sta che ora i suoi occhi scrutano attentamente le piastrelle del mio pavimento. Trovo strano tutto questo interesse per i quadratini colorati che tappezzano il suolo di camera mia, quindi comincio a pensare a cosa possa averla trattenuta. 

"Senti, ora ho sonno quindi.." scuote il capo alzando per qualche attimo lo sguardo su di me, poi volge gli occhi alla porta prima di tornare a guardarmi e retrocede verso l'uscita. 

"Aspetta!" Salto in piedi, alzandomi dal materasso su cui quasi mi stavo addormentando e alzo una mano aperta davanti a lei, come fanno i vigili quando ti vogliono fermare.

"Brittany, davvero, sono stanca, ne par.." 

"Hai detto che ti manca dormire in un letto, ed io ho un letto!" 

Questa volta è lei a non capire me, mi guarda come se avessi detto qualcosa in aramaico antico. Non l'ho detto, vero? 

"Ho promesso di aiutarti.." Alzo le spalle non sapendo come spiegarmi meglio, nella  mia mente è così semplice! Non posso farla tornare ad essere una ragazza in questo preciso istante, però posso migliorare le sue condizioni in qualche modo. "Prendila come se fossi il tuo genio della lampada, però con infiniti desideri. Volevi un letto morbido con delle lenzuola e..dei cuscini.." Le indico con entrambe le mani il letto alle mie spalle, quando d'un tratto mi sembra di capire perché Santana sia così esitante. "N-Non dormirò con te! Vado.. a dormire sul divano o con Mike, puoi restare se ti va.. Resta."

Santana ha raddrizzato la schiena sentendo parlare di Mike, non credo che il mio migliore amico sia la sua più grande simpatia.. 

"Dormo io sul divano." Si volta, facendo un altro passo verso la porta e quasi mi viene da ringhiare per via della sua testardaggine. Che poi, se il cane è lei, dovrebbe essere lei a ringhiare e non io. Strana la vita, no? Un po' come quando credi di aver messo lo zucchero nel caffè ed invece ci hai messo il sale perché le confezioni dello zucchero e del sale si assomigliano all'inverosimile.

"Santana, no, sei una mia ospite e non faccio dormire gli ospiti sul divano!"

"E a me non va che per far dormire me nel tuo letto tu dorma sul divano o con Bruce Lee!" Scuoto il capo aggrottando la fronte alla sua affermazione. Ma che diavolo?

Lei sembra intercettare la mia confusione perché si affretta ad aggiungere "Puzza di Tofu ammuffito, se dormi con lui finisce che prendi la sua puzza. Posso sopportarne uno, ma due.. potrei vomitarti sul cuscino! E ti assicuro che ho mangiato pesante."

Mi gratto una tempia ancora leggermente spaesata. "Huh, quindi..? Ho un letto singolo Santana, non credo che in due.."

"Sono piccola! Cioè, non occupo spazio. Posso.. dormire ai piedi del letto?"

Annuisco perché tutto d'un tratto Santana mi fa una tenerezza infinita. Tuttavia, ora mi prende il panico. Se Mike puzza di Tofu i miei piedi di cosa sanno, Brie?Gorgonzola??

"Mi cambio e arrivo, tu intanto fa come se fossi a cas..ehm..mettiti comoda!"

Scappo da quella stanza sorpassandola sulla porta e volo in bagno, lavandomi per la seconda volta nella giornata. Probabilmente Santana annuserà anche questo, ma meglio la camomilla della stagionatura di miei piedi essenza Nike.

Dopo essermi lavata in ogni dove, esco dal bango e prendo dal divano un cuscino per Santana. Quando torno in camera lei è stranamente appallottolata ai piedi del letto. Sono certa che vedere un cane in quella posizione sia una cosa naturale, ma credetemi che vedere una ragazza tutta attorcigliata è.. strano.Alza la testa in mia direzione facendomi un sorriso timido. Le poso il cuscino vicino alla testa, lei mormora un grazie e se lo sistema sotto alla testa mentre io mi metto sotto le coperte cercando di non darle troppi fastidi. Sono felice del fatto che non dica nulla dei miei piedi, allora ha funzionato.

Spengo la luce e soffoco uno sbadiglio, rilassandomi contro il cuscino.   "Buonanotte San. "

"Buonanotte.." 

Chiudo gli occhi, incapace realmente di prendere sonno. Non faccio che pensare a ciò che mi ha detto Santana, inoltre devo soffocare la voglia che ho di allungarmi per abbracciarla.

Io.. credo che.. credo che Santana voglia davvero aprirsi con me. Ci stava anche riuscendo.

Ma qualcosa l'ha bloccata.

Ho sempre pensato che le cose vadano fatte tutte in una volta, specialmente quelle dolorose. Un unico strappo, come per i cerotti.

Santana invece aveva preferito dilazionare il tutto, secondo me in una strana forma di masochismo. Era chiaro che parlare di certe cose, per lei, fosse doloroso. 

Avrei solo potuto tenerle la mano lungo tutto quel viaggio che stava compiendo con me, incredibilmente felice che avesse scelto me e non un'altra medium.
 


Hola! Spero che vi sia piaciuto, per qualsiasi dubbio, sono in pvt.
Avviso che la settimana prossima, molto probabilmente, non pubblicherò nulla per via della scuola.
Grazie per le recensioni!Ancora una volta scusate la grammatica, tutti errori miei. ç_ç

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Capitolo 7
*** Che giornata da cani! ***





***
So che avrei dovuto aggiornare tipo secoli fa, ma la scuola mi ha rotto le dita. Davvero. Non le muovo più.
Ouch. 
No, seriamente, scusate il ritardo. Per l'ennesima volta, errori miei, Devo sempre trovarmi un Beta ma mi pesa un po' il culo, sooo.. Ecco a voi il capitolo non betatoo! E' essenzialmente un filler scritto in tremila tempi diversi, perciò non fate caso alla completa mancanza di un filo logico.
Spero vi piaccia lo stesso, ciao pimpi pelli. 
***

 


I FEEL YOU
-

Che giornata da cani!
 




Il fiato sempre più corto, le gambe si muovono come se fossero possedute, i miei polmoni prima o poi (più prima che poi) batteranno tre volte le mani a terra dando segno di resa. Solo allora l'arbitro di smack down dichiarerà la mia palese sconfitta. Fino a quel momento, però, sono in gioco. Devo solo resistere un altro po', solo un altro po'. Ho sognato così a lungo di poter avere questo tesoro tutto per me e non lascerò che degli indigeni prendano questo scrigno.

Mi spiego meglio, so che probabilmente non state capendo gran che. Per amor di onestà, però, devo confessarvi che io non so manco chi siate voi ma suppongo che.. non so, forse siete gli omini che mi vivono in testa? Oparte della mia coscienza? Boh, io farò finta che siate gli spettatori della mia nuova serie TV: tutto su Britney. (magari se metto questo titolo qualche invasato guarderà il programma pensando che si parli di Britney Spears, cosa poi non molto distante dalla verità…)

Ma tornando a noi.. la leggenda narra che esista un tesoro (quello che sto tenendo tra le mani, appunto!) chiamato " tesoro di Larhan". Questo contiene la mappa per la terra degli unicorni bicromatici, tipo il pezzato Blu-Argentato o il puro vellutato verde smeraldo-giallo terra Florida, ed inoltre contiene ogni preziosità dolciaria. Sì, avete capito bene: ogni tipo di dolce immaginabile comparirà nello scrigno. Come funziona? Basta immaginare cosa si vuole, ed il gioco è fatto. Personalmente, ho sempre sognato di mangiare una crêpes frangesse ripiena di würstel e crema pasticciera, solo che tutti si rifiutano di farmene una. Lo scrigno si può aprire solo con l'unghia del mignolo di un capitano, il che è una fortuna perché Mike è un capitano e mi sta aspettando sulla costa a bordo del suo bellissimo veliero. L'unico problema è che gli indigeni sono molto protettivi nei confronti di questo prezioso, inestimabile, impagabile ed incomparabile tesoro, per cui stanno facendo qualche storia e non mi vogliono proprio far andare via.

Quindi sì, sto correndo per scappare da loro. Sono quasi uscita dalla foresta quando uno di loro mi salta addosso, sento il suo peso sulle spalle e so che è la fine!

Colpisco terra, accartocciandomi come un soldatino di piombo al sole sullo scrigno. Succede una cosa inaspettata, ora: l'indigeno mi sta baciando la guancia! Io mi ribello, provo ad allontanarlo e sembra funzionare perché non sento più il suo peso addosso. In compenso, ho la sua saliva sulla guancia.

Ma ehi, sono salva.

Tiro un sospiro di sollievo, provando a rialzarmi. La speranza dura poco, l'indigeno ha cambiato tattica: credo si sia offeso perché non voglio i suoi baci ed ora mi tira per i piedi! Oddio, la fine è vicina! Ora mi porterà nella sua tenda a figliare, dovrò sellargli il cavallo e fare la punta alle sue lance, rammendargli le unghie rotte dei piedi e.. no, giammai! "Via, canaglia! Non ti lascerò mai avere il Larhan!"

Niente da fare, non si rassegna, continua a tirarmi verso l'interno della foresta senza alcuna remora. Ma cavolo, non gli faccio neanche pena?

"Pipì!"

Aggrotto la fronte all'esclamazione dell'indigeno. Ma che cavolo..? Forse non parla la mia lingua. Come urlo di battaglia è abbastanza fantasioso, però. Immaginatevi trecento indigeni che vi corrono contro all'urlo di pipì. Strano, vero?

"Via, ho detto! Lasciami!"

L'indigeno ringhia di frustrazione lasciandomi sinceramente perplessa. Qualcosa mi prende la caviglia ed il dolore mi fa alzare da terra, con gli occhi sgranati.

Solo che.. tutto d'un tratto, la foresta è sparita. È sparito l'indigeno ed è sparito anche.. il mio tesoro, oh no! Sospirando tristemente rivolgo la mia attenzione alla caviglia che prima era dolorante e lì per lì resto un po' perplessa da ciò che vedo.

"..Santana?"

Una massa di capelli neri, disordinati, le ricade sul viso, rendendomi un po' difficile l'identificazione della situazione. Santana aveva di fatto il viso molto vicino alla mia caviglia e cavolo, se solo non fosse tanto idiota come supposizione direi che mi ha appena morsa.

Alza lo sguardo con un'aria che grida a gran voce mi hai beccata, sporge leggermente il labbro inferiore e poi mi parla, con una voce che è ancora impastata dal sonno ma decisamente più sveglia della mia. Il suo viso si deforma in un'espressione supplichevole.

"Devo.. devo fare la pipì!"

..Mi ha svegliata per avvisarmi che le scappa? Beh, molto educato e gentile da parte sua condividere così i suoi pensieri con me, ma quando ieri dicevo di aprirsi a me non pensavo che si sarebbe aperta fino a questo punto. Insomma, certe cose rimangono pur..intime..

Sospiro affondando di nuovo il viso nel cuscino e mormorando qualcosa che probabilmente a lei arriverà come 'suono confuso e ovattato'. "Il bagno è la prima porta a destra quando entri .. dalla porta di casa.. cioè, è quella che quan--"

Di nuovo, l'indigen-ehm, Santana! Di nuovo, Santana mi è addosso. Sento le sue mani premono sulle mie spalle, al che emetto un verso di disapprovazione. Ma che modi sono di svegliare una povera ragazza assonnata, uffa, fammi tornare da Larhan.

"Britt, non lo posso usare il bagno! Ti prego, usciamo. O aprimi la porta e fammi uscire o giuro che te la faccio qui!"

Cosa? Con un brontolio mi alzo, caricando il peso sui gomiti. Finalmente Santana mi lascia un po' di spazio, la mia schiena respira di nuovo. Mi giro verso di lei, rivolgendole uno sguardo perplesso. Lei sbuffa saltando giù dal letto e appoggia subito una mano sulla porta. Mi ricorda un po' Lord Tubbington quando vuole usc--OH! Ora capisco! Chiaro, i cani non usano il bagno!

"Aspetta, non posso uscire in pigiama!" Con gli occhi aperti quel tanto per garantirmi di potermi muovere senza inciampare in tutto ciò che è sul mio cammino, scendo dal letto alla ricerca di qualcosa da mettere. Credo sia il sonno, ma per un po' mi è sembrato di sentire Santana piagnucolare. In quattro e quattr'otto, sono pronta. Neanche le modelle si cambiano così in fretta!

Nel giro di un minuto siamo fuori dal palazzo, fortunatamente per lei non vivo all'ultimo piano.

Santana percorre il marciapiede guardandosi attorno circospetta, un passante mi guarda male e deduco sia perché ho le pantofole ai piedi. Seguo Santana con lo sguardo, davvero curiosa di sapere quale posto sceglierà come bagno. Si accosta vicino ad una piccola aia formatasi attorno ad uno dei tanti alberi della via.

I nostri sguardi si incontrano per qualche secondo, restiamo in silenzio a studiarci.

"Bè? Girati!"

Santana mi lancia un'occhiataccia, manco stessi cercando di spiarla mentre si fa la doccia. Poi si accovaccia a terra, senza mai smettere di guardarmi male. Per questa volta decido di lasciar perdere le indagini su come una ragazza cane faccia pipì e dove, quindi alzo le mani al cielo in segno di resa e mi volto, per lasciarle un po' di privacy. Per quanta privacy si possa ottenere in una strada a Seattle, si intende.

"Se stai cercando di dare a Goku energia per fare la sfera Genkidama, devo avvisarti che non funziona. Ho passato un giorno intero a provarci, ma non è successo nulla.. comunque, è tuo quel cane?"

È il ragazzo più carino che abbia mai visto - e non lo dico solo per il fascino dell'uomo in divisa, per cui ho sempre avuto un debole. È biondo, ha due spalle che mi ricordano un po' quelle del pugile Alì, se non fosse che uno è bianco e l'altro è nero. I capelli, invece, sono quelli di Justin Bieber, ma gli stanno incredibilmente bene. Non c'è un filo di barba sul suo viso, che quindi è simile al culetto di un neonato milionario che può permettersi di spalmarsi una crema ammorbidente sulle chiappette ogni tre volte l'ora. E poi ci sono le labbra. Quelle labbra mi stanno guardando come mi guardava il tesoro di Lahran. Parlano.

Parlano e mi dicono prendimi.

"Oh, volentieri.."

Lui aggrotta la fronte ed io mi accorgo che probabilmente devo aver detto qualcosa senza neanche essermene resa conto. Ma che mi aveva chiesto?

"Volentieri? " Si porta una mano alla nuca, ripetendo la mia parola. "Scusa, ma questo è il mio primo giorno e non sono ancora molto bravo. Certo, un giorno diventerò come quelli di Ghostbuster, solo che essendo un accalappiacani sarei un.. sai, Dogbuster? Ma fino a quel giorno ti dispiacerebbe rispondere solo sì o no? Mi semplificherebbe le cose."

Quando le sue labbra si muovono sembra di guardare due marshmallows scontrarsi sofficemente l'uno contro l'altro in un moto perpetuo. Sembrano quasi quelle di Santana!

"Sì.." annuisco da brava bambina, non voglio mettere i bastoni tra le ruote di un ufficiale.

Nel frattempo Santana appare al mio fianco, ha le braccia incrociate ed un sopracciglio alzato e se la conoscessi davvero bene direi che sta per mordere l'ufficiale. È strano il modo in cui cambia espressione da un secondo all'altro, mi mette quasi..paura? No, non diciamo sciocchezze. Santana non fa paura.

"Quindi..è tuo quel cane? O meglio.. cagna. " Il biondo indica Santana e, di nuovo, annuisco.
“Eh no, a farmi dare della cagna da una trota non ci sto!” Santana gli punta il dito contro ed il biondo fa un passo indietro, per essere un accalappiacani non sembra avere tanto feeling con gli animali.
“San.. per favore.” Le poso una mano sulla spalla, sperando che la faccia sentire più umana e meno cane. Mi ci manca solo che si metta ad assalire un rappresentante dello Stato! Dopo aver borbottato qualcosa che suona molto come il serpentese, la mora si calma, per modo di dire, ignorando il biondo davanti a noi ed incamminandosi verso il portone del palazzo.

“Ahm.. devi.. d-devi comprarle un conzaglio. Ehm, un guillare!”
Un cozzaglio? Un giullare? Ma di che si parla, pensavo che Santana fosse un cane!
Il biondo si schiarisce la voce, credo che si stia sentendo un po' in imbarazzo. Per amor di onestà, ammetto di sentirmi in imbarazzo io per lui.
“Quello che voglio dire è che per la sicurezza di tutti, dovresti comprare un collare, di quelli con le piastrine. Ed anche un guinzaglio, non è legale tenere i cani sciolti in aree non adibite allo svago canino.” Si porta le mani alla cintura, si alza i pantaloni e con aria di fierezza si aggiusta i ray ban a goccia sul naso.
Di nuovo con la storia del collare.. Santana mi uccide se le dico che dovrò tenerla legata in pubblico. Suppongo sia giusto così, però.
“Sì,lo so. Sono tutte cose che.. ho. In casa. Ti inviterei a salire ma immagino tu non possa lasciare il servizio per queste cose perciò..”
“No, ma potrei farlo nei giorni di riposo! Cioè.. solo per.. sai. Sicurezza pubblica.”
Ma quanto è carino quando si dondola sui piedi?

Ho fame!” Sia io che il poliziotto ci giriamo verso Santana che dal nulla, si è messa a urlare. “Devo fare colazione e fa freddo. Possiamo muoverci, bionda?”
Ora mi sento in colpa. Non avrei dovuto farla aspettare così tanto, in effetti. Senza contare che ho fame anche io e.. mi sono accorta adesso di avere le ciabatte ai piedi. Quindi sì, ritirata!
“Ahm, suppongo di sì? Devo proprio andare ora.” Indietreggio con gli occhi su di lui, per poco non mi inciampo nei miei stessi piedi! Credo che Santana abbia borbottato un qualcosa di poco carino, ma forse è solo la mia immaginazione.
“Grande! Perfetto. Allora.. hum.. ci vediamo in giro!”
 



Dopo una sola mattina di convivenza con Santana, ho imparato un sacco di cose su di lei. Innanzitutto, odia la cucina e la compagnia di Mike. Nel giro di poche ore gli ha distrutto un paio di scarpe e quando all'ora di pranzo l'abbiamo chiamata, abbiamo scoperto che il cuscino del mio miglior amico è stato vittima di un attacco terroristico canino, opera sua. A meno che lo spirito di Lord Tubbington non si sia incarnato in qualche peluche con i denti.. E a proposito di Tubbs, è da ieri sera che non lo vedo. Evidentemente la presenza di Santana lo disturba.
A pranzo è stata una specie di lotta. Santana voleva sedersi a tavola, come comprensibile, ma Mike ha insistito nel farla stare a terra perché “i cani non possono mangiare a tavola”. Inutile dirvi che Santana gli ha urlato contro di tutto, peccato solo che Mike abbia sentito semplici ululati e abbai vari. È stato il pranzo più divertente della mia vita!
Alla fine San è riuscita a mangiare a tavola, in un piatto di plastica. In effetti, non piacerebbe neanche a me l'idea di dover mangiare nello stesso piatto in cui ha mangiato un cane, perciò siamo giunti alla conclusione che abbiamo bisogno di cose per cani.
Ciotole, principalmente, ma anche guinzaglio collare e piastrina. Non ho intenzione di portarla dalla veterinaria perché San è stata abbastanza chiara riguardo al non voler in nessun modo avere a che fare con uno di quegli affari.. chi sono io per obbligarla?
Comunque, per rendere la permanenza di Santana a casa nostra un po' più vivibile, abbiamo deciso di andare al centro commerciale per prenderle tutto l'occorrente. Ci abbiamo messo una vita a scegliere il collare, a Santana non piaceva nulla. Specialmente perché quando è stato il momento di metterlo continuava ad allontanarsi, dicendo che in nessun modo sarebbe scesa a tanto. Invece, con l'aiuto di Mike, siamo riusciti ad allacciarle l'unico collare che le era piaciuto. Io avevo optato per quello rosa con il fiocchetto e le farfalle, ma Santana ha avuto un mezzo infarto quando gliel'ho proposto, per cui dopo mezz'ora buona di trattative, ho accettato di prenderle quello nero in pelle, con le borchie perché “fa più da duro”.
Per il guinzaglio Mike è stato molto meno democratico, è entrato da solo nel negozio ed è uscito con una semplice catenina di metallo.
Io e Santana abbiamo già deciso di cambiarlo, comunque.
L'umore nero della mia nuova amica si è risollevato quando Mike ha detto di doverci lasciare, probabilmente non sopportava l'idea di dover restare con noi anche per la scelta della medaglietta. Prevedeva già che sarebbe andata per le lunghe.
Quindi, ora siamo solo io e lei e da più di un'ora stiamo dibattendo su quale prendere. Inutile dire che metà delle persone nel negozio mi sta guardando come se fossi pazza.. Ma che ci posso fare se loro non capiscono cosa dice San? Non sto davvero parlando con un cane..O, e a proposto di cose strane: portare a spasso una ragazza, legata al guinaglio è.. non so come descriverlo. Un po' mi fa piacere avere Santana tutta per me, ma vedo quanto le dia fastidio essere così limitata nei movimenti.
Comunque, finché siamo in un luogo pubblico non posso lasciarla libera.
“Per l'ennesima volta Brittany, no. Non ti azzardare a prendere quella rotonda. Non metterò MAI qualcosa di così banale!”
“Santana, è solo una cosa temporanea! E non spenderò tutti quei soldi per la medaglietta con i brillantini!”
“Certo, perché non sarai TU a portarla!”
Alzo gli occhi al cielo, non è possibile che siamo di nuovo tornate alla storia dello stile.
“Cosa ne dici di quella lì?”
“Non vedo niente, c'è quella grassona davanti.. Ehi! Ehi tu, donna cannone!”
“Santana”
Mi porto le mani sulle labbra quando tutti si girano verso di noi, ricordandomi solo dopo che grazie a Dio nessuno oltre a me sa quello che ha detto Santana. Sconsolata, mi avvicino a lei dopo essermi scusata con tutti. “Non puoi insultare tutti così. Se stai buonda, ti prendo in braccio e ti faccio vedere.”
“Cos-no! Brit--” Quasi al limite della pazienza, la sollevo rimanendo stupida come sempre dal contatto con lei. Dimentico sempre che sia più pelosa di quel che appare. Soprattutto, è leggerissima. “Brittany, mettimi giù! Ti prego, mettimi giù!”
La ignoro, determinata a porre la parola fine a questa tortura. “Quella a forma di stella, la vedi?”
“Le ho viste tutte, mettimi giù! Brittany, ti mordo, mettimi giù!”
Con un sorriso divertito la poso a terra, notando solo allora David Crockett seduto sul bancone del negozio. “Dovevi ucciderla quando avevi l'occasione, bionda. Una tagliola e via, sai che bella pelliccia ci usciva?”
..Ma finirà mai questa giornata? Perché tutti a me i fantasmi pazzi?!
“Allora, che ne dici di quella con la stella, San?”
“Dico di no, ti sembro la Berry?!”
Berry? Rachel, Berry? La star di Broadway? “ehm.. no.. ma come la conosci?”
“Con tanta sfortuna, ecco come. La liceale più noiosa, petulante, irritante ed odiosa della storia. Dopo la Fabray, ovviamente.”
Aggrotto la fronte, non è possibile. Santana e Rachel hanno fatto la scuola assieme? Quindi Santana è.. di Lima?
“Prendiamo quella a forma di osso. E' scontata, ma la posso accettare. Tanto non durerà molto, vero?”
“Spero proprio di no..” Le faccio un sorriso d'incoraggiamento anche se per ora, non ho molto con cui aiutarla. Mi piacerebbe darle una mano per togliersi di dosso il pelo e sta situazione, ma finché non si decide a parlare con me di quel suo problema.. peloso.. non posso fare molto.
Ci mettiamo quasi due ore, tra la lentezza del commesso ed il traffico di Seattle, ma alla fine riusciamo ad arrivare a casa.
Santana è molto carina con questo collare addosso, sembra una rocker gotica ed è stranamente eccitante. Il tipo del negozio non ci credeva che si chiamasse realmente Santana, mi ha chiesto se sono una fan di Carlos e.. non so ancora cosa volesse dire. Adesso ha anche il mio numero di cellulare addosso. Spero che nessuno mi debba mai chiamare dicendomi che è stata investita.
 



Mike è uscito per chiarire con Tina, io e Santana siamo sul divano anche se Mike ha detto che San lascia troppi peli sulle federe.. non mi sembrava carino farla sedere per terra.
In tv stanno dando La Bella e La Bestia, credevo che Santana si fosse addormentata dopo i primi dieci minuti, ma ora che siamo quasi al termine, la sento singhiozzare.
Mi giro verso di lei, con l'incontrollabile voglia di allungarmi per abbracciarla ma dopo oggi ho imparato che il contatto fisico non fa per lei. Quindi.. davvero, non so cosa fare. Magari me lo sto immaginando, anche perché quel cartone non fa piangere. Se si trattasse di Dumbo potrei capire.. ma La Bella e La Bestia? Naah.
Però sta davvero piangendo.
“San?”
.. Niente. “Santana?”
Questa dev'essere la giornata ignora Brittany spudoratamente nonostante ti lasci stare sul divano. “Santana.. è tutto okay?”
Quello che vedo dopo, letteralmente mi spezza il cuore. Santana ha gli occhi rossi e gonfi, si sta mordendo il labbro inferiore e nonostante tutto annuisce, pensando che io le creda.
“San..” C'è una vena di rimprovero nella mia voce, ma è solo perché se continua a tagliarmi fuori dai suoi pensieri non riuscirò mai ad aiutarla come dovrei.
“Davvero, è tutto.. okay.” Si volta di nuovo verso lo schermo, appoggiando il viso al cuscino. Dio, ma si può essere più pucciose?
“Capita anche a me di piangere quando va tutto bene. Anzi, lo faccio sempre. Alle volte mi alzo di buon umore e ho già le lacrime agli occhi. Amo le giornate in cui piango dal mattino alla sera, davvero.” Spero che capisca che sono ironica, altrimenti mi prende davvero per matta. Non mi piacciono i manicomi!
“È solo.. è solo che non se lo meritava!”
Mi gratto la nuca confusa, suppongo stiamo parlando.. della bestia?
“Non lo meritava? Ma San, è tornato ad essere un uomo, tutti meritano una seconda occasione..”
“Non meritava di diventare bestia!”
Le mie labbra prendono la forma di una “o” quando capisco che sta piangendo perché si rivede in lui. Con la piccola differenza che Santana è sia la bella che la bestia.
“Facciamo tutti cose orribili..Perché solo- solo pochi stronzi ne pagano le con- conseguenze?” Non so davvero cosa risponderle. Lei tira su con il naso, stringendo a sé il cuscino. “Non c'è mai n-niente che funziona a questo mondo. Quella stronza non aveva.. non aveva nessun diritto di rovinargli la vi- la vita!”
So che non dovrei farlo, ma a questo punto mi sembra un crimine restare in disparte e guardarla piangere.
In pochi attimi, mi spingo verso di lei e la stringo forte al petto, come faceva mia mamma quando di notte facevo irruzione nel suo letto piangendo come una disperata per via di qualche incubo. Santana non mi respinge, non potrei essere più felice.
D'altronde, quando stiamo male, abbiamo tutti bisogno di una spalla su cui piangere.
“Sono sicura che non hai fatto nulla di male, Santana. Ti tirerò fuori da questa storia..”
Il viso di San sul petto è la sensazione più gradevole che abbia mai provato. Anche se ha il naso bagnato e id il suo pelo mi solletica la pelle. Starei così per delle ore.
“Stai tranquilla.. siamo in due a lottare adesso, riusciremo a venirne fuori. E poi, come il Principe, anche tu cambierai quello per cui sei stata.. punita.. e.. tornerà tutto a posto.”
Non sono molto sicura delle mie parole, anche perché non ho idea del perché Santana sia quello che sia. Il giorno prima era stata troppo vaga riguardo l'argomento, avevo deciso di lasciarle qualche giorno di tempo per aprirsi da sola, anche se ciò ci porta a perdere tempo.
Tempo prezioso che nessuno ci darà mai indietro.
“Io non lo posso cambiare Britt..”
Vorrei tanto sorridere per il nomignolo che mi ha appena dato, ma il suo singhiozzare me lo rende impossibile.
“Non dire sciocchezze San, tutti possono cambiare.” Non so più se sono i suoi capelli o il suo pelo, ma è davvero soffice.
“Non.. no. Questa cosa.. non posso.”
Scuoto il capo, sempre dell'idea che nulla sia irremovibilmente statico. La vita è dinamismo, la vita è cambiamento. Di qualsiasi cosa si tratti, può sempre migliorarsi.
“Io sono.. Mi piacciono le donne. E se anche per te è un problema, non puoi più tirarti indietro! Lo hai promesso..”
Wooooah. Le piacciono le donne! Ho una chance! Stappate lo champagne, fate partire i fuochi d'artificio! Che qualcuno monti le casse ed una pista da ballo perché voglio fare il mio ballo della vittoria! E questa volta durerà più di venti secondi!
“Mi hai sentita? .. Lo sapevo che eri come la gente del Texas, pronti a donare soldi ai bambini malati e non appena vedono un omosessuale s--”
“Santana, non è un problema, sono bisessuale!”
Il silenzio. Nel giro di pochi secondi nella mia casa è sceso il silenzio.
Solo la musica disney ha il coraggio di farsi sentire.
“Non devi dirlo solo per..”
“No! Cioè.. lo sono. Davvero.”
Santana si distacca leggermente dal mio petto ed ora vorrei piangere io perché mi ero abituata al suo contatto.
“Potresti smettere di esserlo?”
Inarco un sopracciglio confusa, per poi scuotere il capo.
Mi fa tanto i discorsi sull'accettazione e poi è la prima a dire che le da fastidio la mia sessualità? Mi prende in giro?
“Ecco. Vedi? Certe cose non si possono cambiare.”
Ouch. Ho un po' paura di porle la prossima domanda, ma a questo punto.. “Sei diventata un cane perché sei lesbica?”
Lei mette su un sorriso amaro, alzando gli occhi al cielo. “Se tutte le lesbiche diventassero cani, metà della popolazione di New York e buona parte di quella di Seattle girerebbe a quattro zampe.”
..Simpatica. “Volevo dire se--”
“Sì.” ..Sì. Sì cosa? Mi legge nel pensiero?..
“Purtroppo, non tutti sono.. ben disposti nei confronti delle persone come noi.” Annuisco, capendo cosa volesse dire. Ai tempi del liceo mi perseguitavano per via dei fantasmi, ma molti atri miei amici, invece, erano stati vittime di prese in giro per la loro sessualità.
“E la persona che mi ha.. ridotta così.. era una di quelle. Stronza patentata.”
Non è semplice come pensavo. Comincio a credere che aiutare Santana sarà più difficile di quanto avessi immaginato. Certe convinzioni sono dure da estirpare..
“Ho bisogno che tu la convinca a farmi tornare ad essere.. me stessa. Santana Lopez, due gambe, niente pelo. Devi farmi parlare con lei, Britt..”
Annuisco, ricordandomi che il giorno prima Santana aveva detto qualcosa riguardo a come la persona che l'aveva 'trasformata' -per così- dire in cane, era morta prima di potersi ricredere. “Ci possiamo provare.”
“Adesso?”
“Adesso.”


-The Gay Shark.

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Capitolo 8
*** Bibidi bobidi PUFF ***





***
Scusate il ritardo imperdonabile, I Know. Ho dovuto studiare tantissimo per la terza prova, in più la tesina comincia a darmi qualche problema.
Ripeto per l'ennesima volta, errori miei! Spero vi piaccia, ciao pimpi pelli.
***


I FEEL YOU
-

Bidibi bodibi PUFF



“Ho bisogno che tu la convinca a farmi tornare ad essere.. me stessa. Santana Lopez, due gambe, niente pelo. Devi farmi parlare con lei, Britt..”
Annuisco, ricordandomi che il giorno prima Santana aveva detto qualcosa riguardo a come la persona che l'aveva 'trasformata' -per così- dire in cane, era morta prima di potersi ricredere. “Ci possiamo provare.”
“Adesso?”
“Adesso.”

 

Resto ferma immobile dove sono, come una bambola che ha appena visto il fratello della propria padrona staccare la testa alla sua migliore amica, Barbie-sella-pony, ed aspetta con orrore la propria ora. Perché sa che sta per arrivare.
Io non devo aspettare poi così tanto, ciò che temevo leggermente è appena accaduto. Per la cronaca, il mio “adesso?” era stato buttato lì come si fa con le proposte di volontariato, che restano sospese in aria ed evitate come la peste dalla maggior parte delle persone. Speravo che Santana mi dicesse che no, quello non era assolutamente il momento perché entrambe eravamo stanche, entrambe eravamo fin troppo emotive per via del cartone appena finito e a breve, con ogni probabilità, sarebbe tornato Mike.
Secondo me neanche Santana è tanto convinta di quello che mi ha appena detto, anche se mi sta guardando con quegli occhioni neri da cucciolo implorante che .. Oh, e va bene.
Non sono abituata a fare le cose così, alla veloce e senza un secondo piano, ma se proprio mi guarda come il gatto con gli stivali di Shrek.. non posso dire no. O posso farlo? C'è un codice civile da qualche parte che difende il mio diritto di dire “no io mi oppongo”? Mi va bene anche un testo unico. Magari un emendamento? Niente?..

Ma che fine fanno i fantasmi degli avvocati quando mi servono, che diamine! Tutta questa storia dei fantasmi è un gran complotto.

“Terra chiama Brittany?”
“Pronto!” Mi porto la mano chiusa all'orecchio, con il pollice ed il mignolo tesi per formare una mano-telefono. Mi ci vogliono diversi secondi per rendermi conto che a chiamarmi era stata Santana. Con tanto imbarazzo mi infilo la mano nella tasca dei jeans. “Ahm..sì?”
Santana mi sta guardando con un sorriso tenero sul viso. Ora so che potrei fare centinaia di figuracce se ad aspettarmi c'è sempre quel sorriso che sembra dire 'sei un po' fuori ma ti dona'.
“Facciamolo!”
Vi ho detto che prima, nell'imbarazzo, sono arrossita? No? Beh, ora lo sapete. Ma ciò che volevo dirvi è.. se prima ero rossa, ora sono viola. Probabilmente ho frainteso, anche se non riesco proprio a connettere di che stia parlando. C'è solo una cosa che mi è venuta in mente al suo 'facciamolo' e per quanto muoio dalla voglia di- ehm, per quanto mi piacerebbe, suppongo, le nostre condizioni non sono le migliori per permetterci di farlo davvero. Ai suoi occhi devo apparire come un'idiota patentata. Sto tenendo lo sguardo basso perché tutta la situazione che si è creata è troppo imbarazzante, non voglio proprio rifiutarla ma se penso che è un cane, in realtà – cioè per finta- tutto ciò è.. incestuoso. Ed i cesti non mi sono mai piaciuti. Specialmente quelli da frutta. I peggiori, però, sono quelli da frutta finta che traggono in inganno le povere ragazze bionde in visita dagli zii.
Ancora mi perseguita quel maledetto cestino ingannatore.
“Brittany!”
Il suo tono è cambiato, è diventato meno tollerante. L'ho irritata semplicemente stando zitta? Woah, faccio progressi. E dire che pensavo quasi di piacerle..
“Uhm, co-cosa?” Alzo lo sguardo innocentemente, sperando che non mi prenda a sberle o a zampate, che forse è peggio.
“Hai detto che potevi farmici parlare. Facciamolo!”
Vi devo informare che, no, non è delusione quella che traspare dalla mia espressione. So che può sembrare delusione, ma vi assicuro che non è così! Perché mai dovrei essere delusa? Sarebbe stato un rapporto tra cesti, no? Non sono né delusa né dispiaciuta. E soprattutto, non ho mai pensato che Santana mi stesse davvero chiedendo di farlo con lei. Dai, non sono così.. stupida.
Invece sì, in qualche modo. È sempre la stessa storia che si ripete, corsi e ricorsi storici, mi sembra quasi di sentire Giambattista Vico rovinarmi le orecchie con le sue teorie delle ere e del tempo. La mia migliore amica mi aveva promesso che sarebbe sparita con l'età, o almeno si sarebbe attenuata. Invece no, la mia stupidità è un peso di cui non mi libererò mai a quanto pare.
“Mh, sì.. possiamo.. farlo.” Annuisco cercando di scacciare i pensieri negativi che mi sono tornati in mente, sono talmente fastidiosi che mi sembra di avere in testa un pugile che si accanisce contro il mio cervello.
“Bene! Come funziona? Sei una specie di centralino telefonico? Devo dirti nome-cognome-città e tu la rintracci?”
Nonostante tutto, non riesco a fare a meno di sorriderle. Sarebbe bello se funzionasse così. In realtà non ho mai avuto chiaro come accadesse la cosa. Accadeva e basta, il più delle volte.
Era come se gli spiriti sapessero che qualcuno li stesse cercando, e dal momento in cui venivo a sapere della loro esistenza, loro si intrufolavano nella mia vita.
Mi passo una mano sulla fronte, ripetendomi che avrei fatto meglio a trattare Santana come una semplice cliente, perché ora sarebbe stato più facile. Invece so che a lei non piace parlare del suo passato, non so neanche con chi dovrò parlare! So perché è finita con l'essere un cane, a grandi linee, ma non riesco a connettere tutti i pezzi del puzzle.
Chiunque sia la stronza che l'ha trasformata in cane, con ogni probabilità non mi starà a sentire.
Di solito sono ottimista nei confronti della vita, ma questa sera ho un senso di cupaggine (si può dire cupaggine? Tipo, cupo ma.. una cupa scempiaggine?) che proprio non riesco a vincere.
Riporto alla mente le parole di Santana, scuoto il capo per risponderle. “Non serve, ma sarebbe carino se almeno sapessi il suo nome. Sai.. giusto per.. educazione.”
Lei inarca un sopracciglio e so esattamente a cosa sta pensando: perché dovrei essere educata con una donna che trasforma le persone omosessuali in cani?
Non posso darle neanche tutti i torti. Mia madre però mi ha insegnato ad essere gentile con tutta la gente, senza fare distinzioni. Mi diceva sempre che a me non sarebbe piaciuto se avesse trattato mia sorella in un modo e me in un altro, ed aveva ragione. Non è mai carino fare preferenze o usare tre pesi e due scarpe. O due pesi e tre stature? Certi proverbi sono un po' complicati da ricordare, ammettiamolo.
“E' una cosa formale. Come quando alzi la cornetta e dici pronto, anche se non sei pronto a sentire cosa l'altro sta per dirti. Credi di esserlo ma non lo sei. Perché solo i corridori sono sempre pronti. O i cibi precotti!”
Santana non sembra molto convinta dalla mia spiegazione, comincio a credere di confonderla. Ogni volta che apro bocca per dire più di due sillabe lei mi guarda con quella faccia da “ma cosa ha appena detto?” che un po' mi mette a disagio.
“Credo che vecchia stronza andrà benissimo.”
“Santana..”
Lei rotea lo sguardo, prima di parlare sembra soppesare le proprie parole con prudenza. “Alma.”
E' l'unico suono che esce dalle sue labbra, al che deduco sia il nome della “vecchia stronza” che l'ha costretta a vivere con il pelo per un po' di tempo.
Annuisco senza aggiungere altro, posso percepire la tensione di Santana semplicemente guardandola. Ovviamente lei cerca di nasconderla, ma non le riesce bene. È normale avere paura, non la giudico.
Ecco, ora ha inizio quello strano processo di cui – forse – vi ho accennato prima. Non è per nulla semplice riuscire ad arrivare ad un fantasma conoscendone solo il nome, proprio come di solito non è semplice e basta arrivare ad un fantasma.
Chiudo gli occhi, ripetendo più volte il il nome della “vecchia stronza” di Santana, sperando che si avvicini a me. Insomma dai, non sono per niente pericolosa o minacciosa. Di solito gli spiriti mi amano! Però effettivamente, ora che ci penso, il fantasma della donna in considerazione dev'essere davvero un'eccezione.
“Assomigli un po' al mio vecchio computer quando andava in tilt.”
Emetto una specie di grugnito alla sua affermazione, come le viene in mente di insinuare che la mia mente funzioni con il sistema binario. Tuttavia, forse per smorzare la tensione, sto al suo gioco. D'altronde, era compito mio aiutarla a farla sentire a suo agio in questa situazione delicata.

“Biiip!”
Sento distintamente il suono di una risata sommessa e a meno che qualche fantasma non si sia presentato nel mio salotto, deve appartenere a Santana. Non posso permettermi di aprire gli occhi purtroppo, ricominciare da capo con un mal di testa non è d'aiuto a nessuno, ora come ora.
Passano altri due minuti nel silenzio, o qualcosa di simile, perdo un po' la concezione del tempo in questi casi. Sono quasi tentata di dire a Santana che così non possiamo andare avanti perché stiamo brancolando nel buio – io sicuramente, ad occhi chiusi!- quando comincio a vedere qualcosa.
È bionda, decisamente corpulenta. Sta camminando verso di me ad un ritmo molto lento, i suoi boccoli biondi rimbalzano ad ogni suo passo proprio come fa il suo seno prosperoso. Ha una specie di fascia in testa che la rende simile ad un hippie degli anni ottanta e alle orecchie ha due anelli d'oro abbastanza larghi.
Io questa l'ho già vista..
“AHIA!” apro gli occhi di scatto sentendomi graffiare il braccio.
Mi volto verso Santana, che nel frattempo ha avuto la brillante idea di tirarmi una zampata. La osservo confusa e mi accorgo sia dalla sua espressione che dalla sua mano posata sul mio avambraccio che probabilmente, più che una zampata, avrebbe voluto semplicemente accarezzarmi.
Cos- no, aspettate. Non quel genere di carezze che si fanno tra fidanzati e .. huh, beh, a me non dispiacerebbe.
“Ci sei riuscita?” Santana sembrava non voler pronunciare davvero quelle parole a giudicare dalla quantità assurda di tempo che ha impiegato per farle uscire dalla sua bocca.
Solo allora mi torna in mente cosa stessimo facendo. Non erano coccole, era.. stavo cercando la vecchia di Santana. “Ahm, forse? A-aspetta, lasciami fare!”
L'ultima cosa che vedo è Santana che inarca un sopracciglio in mia direzione.
Dov'ero rimasta? Uffa. Prendo un sospiro e chiudo gli occhi di nuovo.
Non me l'aspettavo, ma non devo aspettare neanche un minuto perché la signora cui vi parlavo prima ricompaia. Non so da dove abbia tirato fuori il tavolo, la sedia, i pasticcini ed il tè, ma ora ho davanti tutta quella roba.
“Oh, cara, ti stavo aspettando.”
Aspettava me? Oh, sì, certo, chi altro poteva aspettare. Chiaro, nella mia mente ci posso mettere piede solo io, che io sappia. Io e un'orda infinita di fantasmi. “Pensavo aspettassi il Presidente. Sai, chiacchiere al caminetto..Come sta Franklin?”
La signora paffuta lascia uscire una grassa risata – scusate il gioco di parole – ed io non capisco il perché. Forse non era morta da tanto.
“Roosevelt?”
Io annuisco, sembrava tutto così.. surreale.
“Ha ancora i suoi problemi con Hoover, ma almeno hanno smesso di ammazzarsi. Vieni cara, siedi.”
Mi gratto confusa una tempia, come faccio a sedermi se in realtà sono già seduta? Però mi muovo. Dal momento in cui decido di provare a farlo, mi avvicino realmente alla sedia di fronte alla sua e mi siedo. Non ho ancora capito come diavolo sia possibile che io sia in due posti contemporaneamente.
Tanto vale che assaggi un biscotto, no?
“Non ci provare, quelli sono per Vittoria, cara.”
Sgrano gli occhi allibita, mi legge nel pensiero? AH, no. Ecco, avevo una mano posata già su un pasticcino. Se con Vittoria si riferisce alla regina Vittoria, allora sono più che felice di non averle rovinato la merenda. Se invece è la signora della mia ex città che mi aveva bucato le gomme della bicicletta a invece..
“Ho pensato di farti un po' di compagnia mentre Rufus cerca la tua.. persona. Ti ricordi di me, vero Brittany?”
Ohh, sicuramente. Un po' come quando la gente mi chiama al telefono e comincia a parlarmi senza mai rivelare la loro identità. É orribile, soprattutto perché passo tutta la conversazione a concentrarmi sulla loro voce senza prestare grossa attenzione a quello che mi dicono. Faccio sempre la figura dell'imbecille.
Scuoto il capo mordicchiandomi il labbro inferiore, vorrei davvero ricordarmi il suo nome, ma non mi viene in mente nulla..
“Immaginavo.” Nella sua voce non c'è un briciolo di risentimento. Eppure c'era qualcosa di familiare nel suo viso. Forse erano quei due lobi pendenti o quegli occhi che gridavano “pazzia” da tutti i pori, ma ero sicura di averla già vista da qualche parte. La domanda è: come avevo fatto a dimenticarmi un soggetto del genere?
“Sono Liesje.” Mi fa un sorrisone di quelli che sarebbero in grado di scongelare anche i cuori degli yeti e nella mia testa si accende una lampadina.
Un nome così poteva averlo solo..ma certo, la mia pro-zia stramba!
Emetto un gridolino alzandomi per andarla ad abbracciare. “Zia! Ma che fine hai fatto? Non ti vedo da quando.. da quando ho scoperto di poterti vedere, in effetti.”
Mi gratto la nuca confusa, ritirandomi da quell'abbraccio che cominciava ad essere alquanto imbarazzante.
L'ultima volta che avevo avuto a che fare con lei ero una bambina, mi aveva spiegato lei di tutta la faccenda dei fantasmi. Ma forse questo ve l'ho già detto?
“Oh, sì, ho avuto un gran daffare per farti arrivare a tutti quegli spiriti. Ma è quello che si fa quando si è una squadra, ci si aiuta, no?”
Oh. Ohhh. Ora capisco perché solitamente cercare gli spiriti per le persone vive non mi costava poi tanta fatica. Era mia zia a fare tutto! Ora mi sento davvero in debito.
Annuisco alle sue parole, abbozzando un sorriso.
“E anche adesso io.. non sono proprio qui per farti compagnia. Tu e Santana sembrate una bella squadra, eh? So che vuoi aiutarla, è per quello che ho mandato Rufus a cercare sua nonna lo stesso. Però prima che tu possa anche solo dirle 'hola', cara, devo mettermi a conoscenza di una cosa.”
Cos-che? Troppe informazioni stipate tutte assieme. Cosa dovrei dire, a cosa dovrei ribattere?
Non ho tempo di fare nulla, lei si alza in piedi e mi offre il braccio.
“Andiamo cara, non abbiamo molto tempo.” Ancora una volta mi sorride gentilmente. Non so resistere a quei sorrisi. In men che non si dica sono attaccata al suo braccio.
Mi è sembrato di essere in una lavatrice, però sono ancora tutta asciutta.
Non ho idea di dove siamo finite.
Il tavolo dei biscotti di mia zia non c'è più, sono in una cucina stranamente piccola, ha un qualcosa di esotico. Saranno i peperoncini attaccati alle pareti o le spezie sulle mensole a conferirgli quello strano stile?

 

“Santana, sei tutta ossa. Come Gesù sulla croce!”
Solo allora mi accorgo delle due persone presenti nella sala. Quella più anziana è vicina al lavabo, si è girata con un piatto in mano di.. non saprei esattamente cosa sia quella roba, ma non sembra essere tanto commestibile. A tavola, con un'aria spenta e triste, c'è Santana.
Mia zia probabilmente ha intercettato la mia confusione, perché mi chiarisce subito la situazione.
“Non possono sentirci, è solo un ricordo.”
“Siamo come i fantasmi del natale passato?”
“Anche come i fantasmi del natale presente, se è per questo.”
Lei mi sorride, sono felice che qualcuno finalmente mi capisca. Amo A Christmas Carol.

La vecchia signora ha posato quel piatto di roba probabilmente non commestibile sul tavolo e con una vena di rimprovero nella voce ha aggiunto “mangia” come se fosse un comando.
“Abuelita..”
Mi porto le mani sulle labbra. Non. Ci. Credo. È lei la stronza che stiamo cercando!
Mi volto verso mia zia, lei annuisce soltanto mentre la scena va avanti.
“C'è una cosa che ti voglio dire.”
“Sì, parla, ma fallo con la bocca piena!”
Santana sorride, sembra quasi rincuorata. Indossa un abito nero ed è decisamente più giovane di come è adesso, eppure sembra aver solo guadagnato punti in bellezza con la crescita.
La signora che cucinava si è girata ed è andata a lavare i piatti, al che Santana scatta in piedi e tutta la tranquillità che c'era sul suo volto, ora, è scomparsa.
“No no no no no, aspetta.”
L'ho sentita deglutire rumorosamente. É andata a recuperare la signora e ha detto qualcosa di.. spagnolo? Sì, era spagnolo, ma non l'ho capito.
Deve averla convinta però, l'anziana donnina saluta le stoviglie con un “finisco dopo” e si decide a fare ritorno al tavolo con Santana.
Sono in ansia io per loro, anche se non ho ancora capito cosa si devono dire.
Santana sospira, torturandosi le dita ed i palmi delle mani, che poi ripone sul legno del tavolo. Ora vorrei che mi potesse sentire, perché ho solo voglia di sedermi accanto a lei, o in braccio a lei, e dirle che andrà bene, non importa di che si tratta.
É così tesa..
“Ah, allora. Devo confidarti un segreto.”
Quella che credo sia sua nonna, a questo punto, le rivolge un'occhiata scettica.
“Un segreto.. che mi tengo dentro da tanto tempo.”
“Vuoi la salsa?”
Cos- che? Già la roba che Santana ha davanti sarà incommestibile, che senso ha aggiungere salsa?
“No no, no, escuchame.”
Brava la mia ragazza! Lo sapevo, è intelligente!
“Ti prego..” Prende un sospiro e la vedo in difficoltà. È chiaro che questo segreto la metta in difficoltà. “Sei speciale per me..”
La signora non aspetta neanche un secondo prima di alzare l'indice e puntarglielo contro.
“Santana, sei incinta?!”
WOAH. Dimmi di no, ti prego, se devi proprio avere un bambino voglio che sia con m-- hem. Voglio dire, se devi avere un bambino.. dovresti.. aspettare ancora un pochettino.
Santana tace e sia io che sua nonna siamo sull'orlo di una crisi di nervi. A parlare è ancora la donna più vecchia. “Guarda che ti spacco la sedia in testa!”
Questa volta sono a favore di tua nonna, San.
Però com'è tenera quando ride.. faccio un sospiro di sollievo quando nega, mia zia si avvicina al mio orecchio e sussurra “Deve piacerti davvero tanto, eh.”
Okay, ora sono rossa come i peperoncini appesi alle pareti.
“E' che da quando sono piccola ti osservo. Sei sempre stata una donna forte e hai sempre fatto quello in cui credevi.”
La signora annuisce, come compiaciuta da quelle parole. Pff, egocentrica.
“Senza mai preoccuparti di quello che la gente pensava di te.”
“Parlami della tua vita, la mia la conosco.” Oh però, ora capisco da chi abbia preso Santana. Hanno tutti un caratterino così piccante in famiglia? Perché se è così, non voglio conoscere i suoi genitori.
“Abuelita...” Ora Santana è davvero in crisi.
“A me piacciono.. le ragazze.. nel modo in cui dovrebbero piacermi i ragazzi.”
Oh cazzo. Oddio, non volevo usare quella parola però.. sì, no, cazzo proprio. Io non lo voglio più vedere questo ricordo, sono in imbarazzo e so già che finirà male. È un incubo dal quale non posso uscire!
“Zia, no, ti prego io-” mi zittisce con una mano, sono tanto nel panico quanto lo è Santana.
“Devi vederlo.”

Vedere cosa?! Sua nonna stare ferma su quella sedia e meditare la vendetta perfetta?
“é.. una cosa che mi sono sempre tenuta dentro e.. volevo condividerla con te perché ti voglio molto bene.Questa è la vera me. Voglio che tu lo sappia.”
Mi tappo le orecchie perché davvero, non voglio più sentire niente di niente. La vedo muovere le labbra, sta evidentemente continuando il discorso. Quando mia zia si accorge del mio tentativo di ignorare la situazione, mi da un colpo sul braccio per farmi stappare le orecchie.
Uffa.

“Dì qualcosa, per favore..”
“Tutti hanno dei segreti, Santana. Si chiamano segreti per una ragione.”
Si guardano storto per qualche istante, poi continua. “Voglio che tu esca da questa casa. Non voglio rivederti mai più.”
“Nonna, no.”
“FUORI. Adesso!”
“Io sono la stessa persona di prima!”
Lei sembra rifletterci per un momento, poi si esprime.
“Forse è questo il problema.”


Sia io che Santana aggrottiamo la fronte. Ma di che parla quella pazza? Che problema c'è?

“Abuelita..”
“Hai fatto la tua scelta Santana, ora è giusto che io faccia la mia.”
La nonna si alza in piedi, ponderando le sue prossime parole.
“Forse cambiare per un po' ti chiarirà le idee. Le compagnie che frequenti.. chiaramente ti fanno male.”
Santana scuote il capo in protesta ma prima di poter dire qualsiasi cosa, sua nonna la ferma.
“Las palabras mágicas ¿Cómo eran, Santanita?”
Non aspetta una risposta. Alza un indice in sua direzione e schiocca semplicemente le dita.
Nel giro di pochi secondi, Santana è diventata un cane. Questa volta neanche io riesco a vederla nella sua forma umana. Ha le orecchie basse, la coda tra le gambe e sembra essersi appena resa conto del guaio in cui è capitata.
“Forse un altro punto di vista ti aiuterà a tornare la mia
niña.”

Non so spiegare come, ma siamo ritornate tra i pasticcini di mia zia.
“E' stato.. orribile. Perché me lo hai fatto vedere?!”
Non mi risponde perché all'improvviso appare un uomo stempiato, apparentemente stanco ma incredibilmente elegante.
“Siamo pronti, Signora.”
“Oh, grazie Rufus, chiedile di darci solo un secondo.”
Lui annuisce e ci lascia di nuovo sole.
“Quello che voglio dire, amore mio, è che ogni tanto vale la pensa di bluffare.”


E' tutto finito.
Apro gli occhi, con un mal di testa lancinante. Santana mi guarda speranzosa e io non so cosa risponderle. Vorrei solo abbracciarla, ma una voce spunta dal nulla e me lo impedisce.

“Santana.. avrei dovuto immaginarlo.”


La conosco questa voce.
Mi giro in direzione della fonte del suono e la vedo: in piedi, nel mio salotto, c'è Alma.
Sorride, guardando sua nipote. Vorrei solo prenderla a schiaffi. Non è giusto, vero? La violenza non è mai la risposta.. lo so.
Santana deve aver capito, non appena mi vede tanto concentrata su un punto che a lei doveva apparire come uno spazio vuoto, si schiarisce la voce e mi domanda “è qui, non è vero?”
Io annuisco, con gli occhi puntati su quella stronza. Davvero, ma che bisogno c'era di trasformarla in un cane? Non poteva solo farla uscire da casa sua? Maledetta omofoba.
“Abuela?.. Se sei qui e mi senti, devi.. ti prego, non ce la faccio più a vivere così!”
La donna sembra soddisfatta nel sentire quelle parole.
“Ti sente..” Sussurro all'orecchio di Santana, sapendo che Alma avrebbe comunque capito cosa le stavo dicendo.
“Ti sei pentita, Santana? Le pulci e la fame ti hanno fatto capire quanto sia sbagliato il tuo peccato?”
Oh, questa poi. Dovreste vederla. La nonna di Santana crede davvero molto nelle cose che dice. Nelle cazzate che dice, vorrei specificare.
Santana mi sta guardando, speranzosa di ricevere una traduzione.
Mi tornano in mente le parole di mia zia: a volte vale la pensa bluffare. Non conosco così bene Santana, ma sono certa che se le riferissi quello che sua nonna le ha appena chiesto darebbe di matto. A quanto pare, dovrò fare l'interprete.
“Oh, sì signora. Questo glielo posso assicurare. La sua.. nina? Huh, è venuta da me per confessarsi. Fortunatamente per noi, il nostro Signore misericordioso mi ha dato la grazia di poter parlare con il mondo dei.. condannati. Morti non morti. Farisei, ecco. ”
Okay, forse avrei dovuto fare più attenzione a quello che dicevano a messa, ma che cavolo, tanto qua sembra una gara a chi le spara più grosse.
Lo voglio sentir dire da lei.”
Però, la vita passa e il carattere resta. Questa donna sarebbe all'inferno se solo esistesse.
“Ahm, Santana? Puoi dire a tua nonna che sei pentita?”
Spero che il mio sguardo sia abbastanza eloquente. Santana alle prime non capisce di cosa stia parlando. Qualcosa la fa rinsavire, brevemente annuisce e pronuncia un debole “..ssì..”
Io annuisco, facendole cenno di aggiungere qualcos'altro.
“Sono.. no, sai cosa? Io non-” “Lei non vuole dire altro perché le fa male ammettere che lei avesse ragione!”
In men che non si dica, ho chiuso il muso di Santana in una mano. Indovinate un po'? Pur di dire la sua mi morde.
“Santana!”
Ci guardiamo per un paio di secondi, completamente in silenzio. Questa volta ha fatto male..
“Sai Santana, sono passati tanti anni dall'ultima volta che ti ho vista.”
Alzo la testa in direzione della donna che ha ripreso a parlare, Santana – come se nulla fosse successo- mi chiede di dirle cosa stesse dicendo. Con un po' di astio, riferisco il succo del discorso.
“ Avremmo potuto fare tante cose assieme, io e te. Invece hai preferito rovinarti la vita da sola. Non l'ho fatto per cattiveria, Santanita, ho dovuto farlo per riportarti sulla retta via, capisci?”
Questa volta, nel riferire a Santana le parole di sua nonna, evito attentamente di riportarle la parte del “ti sei distrutta con le tue mani” perché non voglio una rissa nel mio salotto.
“Pensavo che questo giorno non potesse arrivare mai. E non mi sbagliavo.”
Rivolgo uno sguardo confuso alla donna, non capendo cosa stesse dicendo.
“Davvero, Brittany? Credevi davvero che potessi bermi tutta questa pagliacciata?”
Santana reclama la mia attenzione, richiedendo aggiornamenti.
Non sta andando bene, non sta andando bene affatto! “Eh.. lei dice che.. non crede che tu sia veramente.. insomma.. pentita.”
Santana deglutisce rumorosamente come aveva fatto in quel ricordo.
“Quello che ti ho fatto, mi sta costando parecchio quassù.” La vecchia signora riprende a parlare, senza aspettare che Santana intervenisse.
Cosa voleva dire esattamente? Santana dischiude le labbra per ribattere, ma la fermo, riferendole l'ultima frase di sua nonna.
“Immagino che non ti aspettavi di morire con me sulla coscienza, eh? Avresti dovuto immaginare che non sarei tornata da te. Ma sai cosa? Te lo meriti. Sapere che non puoi raggiungere il tuo fottuto paradiso per colpa mia è la notizia più bella di un'intera vita! Essere un cane ora sarà decisamente più divertente! Mi alzerò ogni mattina e saprò che le mie pulci sono il giusto prezzo da pagare per tenerti ovunque tu sia adesso!”
Dischiudo le labbra per intervenire o quantomeno riprendere Santana, ma sua nonna è più veloce.
“Devo deluderti un'altra volta, Santana. Non resterò in questa terra di mezzo per colpa tua. Io ho provato a salvarti, ho fatto la mia buona azione. Ne farò un'altra, proprio ora, ma sarai tu a pagare le conseguenze dei tuoi peccati.”
Inarco un sopracciglio scettica, mi sembra di essere capitata nel mezzo di un raduno per fanatici di cristo. Se solo avessi saputo che le messe erano diventate tanto divertenti, ogni domenica mattina mi sarei alzata presto solo per godermi una sceneggiata del genere. Perché dai, non è davvero possibile essere tanto fanatici e ottusi.
Credo in Dio, ma non come fa la nonna di Santana.
Avrei milioni di motivi per andare all'inferno, tra cui l'aver detto qualcosa di poco carino in una chiesa ed aver sedotto un prete cattolico che era davvero carino, tempo fa, ma per amore.. Nessuno mai finirà all'inferno per amore.
Santana mi chiede cosa avesse detto la stronza – testuali parole eh!- ed io le rispondo che.. se non ho capito male.. avrebbe risolto il suo problema di peli e pulci.
E' tutto fin troppo sospetto, anche solo il modo in cui Alma si avvicina a noi.
Le sue labbra si increspano in un sorriso, poi è il buio.


-

Mi tiro su dal letto con un mal di testa lancinante, solo quando bevo fino al quasi coma etilico finisco in queste condizioni. Mi do un'occhiata attorno, alla ricerca di qualche indizio. Mi ci vuole un po' per ricordare cosa fosse successo la notte precedente e... Santana!
Mi alzo di scatto – pessima mossa- e ignorando il martello pneumatico che ho in testa, esco dalla camera. Le sue ciotole non ci sono più, il guinzaglio è sparito e di Santana non c'è alcuna traccia in nessuna stanza. Prima di darla per dispersa, però, entro nella camera di Mike.
So che è improbabile che sia lì, ma mai dire mai. Apro la porta e la prima cosa che vedo è il fondoschiena nudo di Mike. Si gira verso di me, coprendosi con le lenzuola ed al suo fianco si tira su Tina, imbarazzata quanto il suo ex ragazzo.
“Brittany! Non si usa più bussare?”
“Eh.. non.. cosa ci ..?” Sono troppo scombussolata. Pensavo che Mike e Tina si fossero lasciati! Oh, al diavolo i loro drammi orientali, ho bisogno di Mike.
“Mike, hai visto Santana?”
“Chi?”
“Chi è Santana?” Tina gli fa da eco, con un pizzico – un pizzico grosso, di quelli da giganti- di gelosia.
Scuoto il capo, non è un buon momento per prendermi in giro.
“Santana, Mike! La ragazza cane! Quella che credevamo fosse un fantasma!”
Mike mi guarda come se fossi scema.
“Siamo andati ieri a comprarle il collare e la medaglietta e.. le ciotole! Le abbiamo anche preso il guinzaglio!”
Mike resta in silenzio, rivolgendomi uno sguardo a metà tra il preoccupato e l'impaurito. È Tina a parlare per lui.
“Brittany.. ieri pomeriggio sei uscita con me e Mike. Siamo andati al centro commerciale per vedere le fedi nuziali.”
 

***
Oh, volevo solo aggiungere che ho apprezzato moltissimo le recensioni anche se non ho risposto! Mi fa davvero piacere leggere i vostri pensieri in merito alla storia.
Vi lascio con una piccola domanda: cosa credete sia successo, in realtà? ;)
***



-The Gay Shark

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Capitolo 9
*** Ghosts' advice ***





***
Hola! Vorrei ringraziare tutti per le bellissime parole che mi regalate ogni volta. Vi avviso, il capitolo di per sé non ha nulla di speciale o di avvincente, immaginavo di farlo uscire un po' meglio e invece è uscita 'sta merda. Non l'ho riletto, spero non sia troppo schifoso. È che ho sempre meno tempo, non pubblicare mi sa di stronza e pubblicare male.. non so, è meglio di niente. In caso qualcuno volesse farmi da beta.. Mp! Vi sto pregando, sì. ç_ç
Ripeto per l'ennesima volta, errori miei! Spero vi piaccia lo stesso.
***


I FEEL YOU
-

Ghosts' advice



Sapete quella storia del “se non riesci a trovare le risposte è solo perché non stai facendo le domande giuste” ? Beh, permettetemi di dire che è un'enorme bugia. Volete sapere chi l'ha inventata? La sfinge. Rifilava questa frase a tutti quelli che si lamentavano di non riuscire a risolvere gli enigmi che lei gli poneva. Poi, ovviamente, se li mangiava.
Quasi non mi dispiacerebbe un destino simile. E poi voglio dire, chi non pagherebbe oro per passare una vita all'interno di una sfinge?? Sarebbe come vivere in un unicorno millenario mitologico al quadrato. Almeno in qualche modo le mie fatiche sarebbero ripagate. Sto facendo di tutto per capire che fine abbia fatto la mia nuova amica/cotta pazzesca, ma per quanto ci pensi non riesco ad arrivare a nessuna conclusione.
Non è vero che non ottengo la soluzione del problema per via delle domande sbagliate, di questo sono più che sicura. È l'unica parte della situazione che so per certo essere vera. La mia domanda è giusta, ma continuo a non ricevere alcuna risposta.

Anche se non so chi voi siate, vi dispiace ragionare con me? Molte volte mi dicono che il mio cervello funziona in maniera diversa da quella degli altri e per quanto ne vada fiera, alle volte mi crea qualche impiccio.
Dunque, facciamo come si fa nei labirinti delle tovagliette che ti danno alle tavole calde quando lasci ai camerieri un po' di mancia. (Lo so, lo so. Le danno solo ai bambini.. ma alle volte l'attesa per un pasto può essere infinita, che male c'è ad ingannare il tempo con gli enigmi stampate su quelle adorabili tovagliette di carta??)
Dicevo, come si fa per quei labirinti.. Certa gente lo chiamerebbe barare, in realtà è solo usare la testa. Questa cosa me la insegnò mio padre, quando ancora ero alta poco più di un metro e le mie gengive erano nude e crude per via della strage di denti da latte.
Un giorno, dopo scuola, mi portò a mangiare al Kux Cafè. Sapeva quanto amassi i giochini di logica, che spesso completavo a modo mio, perciò mi prese una manciata di tovagliette per il solo gusto di vedermi con un sorriso. Le prime non le ricordo, probabilmente per la loro semplicità, ma l'ultima.. quella era davvero complicata.
Era un labirinto, come forse avrete ormai capito. Mi piace ripetermi, si vede? Oh, comunque.. Ah, il labirinto!
Era talmente complesso che ad ogni cunicolo mi perdevo, finendo in una strada chiusa.
Non saprei dirvi quanto tempo ci misi, ma non riuscii a completarlo. Avevo anche rifiutato di mangiare per uscire da quel maledettissimo ammasso di viuzze ingarbugliate.
Alla fine, mio padre venne in mio aiuto. Mi disse che alle volte, per uscire da situazioni complesse che sembrano esser state costruite per il solo diletto di vederti persa, basta usare un piccolo accorgimento: partire dalla fine. In quel modo sei sicuro di non restare in trappola.
Con il labirinto funzionò a meraviglia, se vi interessa. Da quel giorno non c'è tovaglietta abbastanza tasta da poter fermare Brittany Susan Pierce. Quando entro nelle tavole calde quei pezzi di carta morbidi e disegnati rimpiangono il giorno in cui sono diventati tali, abbandonando la loro forma di albero.
La sto buttando sul drammatico, mi sa..
Ad ogni modo, la chiave è il labirinto.
Sono una specie di Indiana Jones e sono rimasta chiusa in una trappola ingegnosa che non sembra avere punti deboli. Devo solo cercare di vedere le cose da un punto di vista più alto, distaccato, magari la situazione mi sembrerà più chiara.
Alla fine del mio labirinto c'è Santana. All'inizio, ci sono io.
Okay. Bel passo avanti che ho fatto. Peccato che non possa avere come su google maps un segnalino che dica “indicazioni da qui a là”.
Con calma.. analizziamo la cosa un'altra volta: Santana è sparita e con lei anche le sue cose. Ora, con un po' di buon senso, un cane non si può portare via museruola guinzaglio ciotole e compagnia bella. Deve aver avuto un aiutante. Che sia Tina?
Certo, è le l'antagonista, il minotauro! Tina ha rubato Santana, ha tirato una padellata in testa a Mike come Rapunzel ha fatto con Eugene e poi lo ha convinto di non aver maaai conosciuto Santana! .. Manca solo un movente. Passionale?? Anche se non credo che Mike sia il tipo di persona che è attratta dai cani.. o forse.. huh. Ma Santana non è proprio un cane. Non lo è per niente e se mi sentisse parlare adesso mi ammazzerebbe.
Ma dove diavolo è finita..
Non mi era mai successo di avere un vuoto di memoria tanto significativo fino ad oggi. Forse era colpa di Tina anche per questo? Nah.. una padellata o un vaso in testa non sarebbero sufficiente a farmi dimenticare tutte le cose che ho rimosso dalla cronologia mentale, perciò suppongo che mi sia caduto il cielo in testa. Appropriato, non trovate?
Pensavo di aver trovato qualcosa di simile ad un'amica ed era anche speciale. Stavo cominciando a scoprirla e l'ho persa.
Devo prendere una pausa da tutto questo o finirò col dare di matto più di quanto non abbia già fatto. È tutto così assurdo..
Esco da camera mia per andare dritta dritta a prendermi un gelato dal freezer. Se proprio devo deprimermi, voglio farlo bene.
Possibile che quello al cocco che piace a me finisca sempre per primo? Mike continua a negare che gli piaccia, ma l'ho visto prenderne certe cucchiaiate che.. ah, come vorrei che i broccoli mi facessero schifo come a lui fa schifo il cocco. Avrei una vita infinita!
“Ti dispiacerebbe prendere una tazza anche per me, zuccherino?”
Conosco bene questa voce.D'altronde come fare a non riconoscere il re dell'R&B?
“Sai che non posso farlo James, se ti ammazzo tua moglie mi uccide!”
Scuoto il capo divertita, non sapevo di poter davvero trovare il buon umore oggi.
“È perché sono diabetico, vero?”
Annuisco divertita, lasciando perdere il gelato. É rimasto solo quello al pistacchio e.. non mi piace proprio.
“Allora, che ti succede hot pants?”
Alzo gli occhi al cielo rivolgendogli un'occhiatina che dovrebbe teoricamente significare che deve smettere di essere così tanto eccentrico.
Non è possibile che di tre parole che dice due siano riferimenti a sue canzoni o cose varie.
“E' finito il gelato al cocco..”
Il cantante- o meglio, quello che è lo spirito del cantante- si siede con poca cura sul tavolo della mia cucina. Mi sta guardando più o meno allo stesso modo in cui si la fata turchina guarda Pinocchio quando gli si allunga il naso ma lui continua a sostenere di non aver detto una bugia.
“It's just you and me, darling..” Mi fa l'occhiolino, sono certa che stia portando avanti questo giochino per farmi sorridere e devo ammettere che, anche se per poco, funziona.
“Niente, davvero. Solo il cocco e..”
Non faccio in tempo a finire la frase che una voce maschile più acuta di quella di James comincia a parlare alle mie spalle.
“Jamie, bro, ti stai perdendo la parte più bella della serata! Se ci lasci da soli ora Elvis vincerà per l'ennesima volta!”
Non. Ci. Posso. Credere.
Michael Jackson nella mia cucina!? Ed è molto più giovane di quanto immaginassi.. Insomma, sembra essere ringiovanito. Non gli darei più di venticinque anni..
“Yo, super bad!”
No, seriamente James, questa era pessima. Non so dove passino il tempo questi spiriti, ma è chiaro che non gli fa bene. Escono tutti di testa, dopo un po'.
Sembrano due ragazzini. Michael si è avvicinato a lui, so che non dovrei ma sentirmi osservata da quei due mi mette piuttosto in soggezione.
“Ho interrotto qualcosa?” Domanda il più giovane, mettendo in luce una certa timidezza, probabilmente caratteriale.
Io scuoto il capo con forza, ci manca solo che qualcuno cominci a pensare che me la spasso con gli spiriti delle persone che non ci sono più!
“Sì.” James mi contraddice immediatamente, provocando così un “oh” chiaramente imbarazzato da parte di Michael. Grazie al cielo, si chiarisce dopo poco.
“Occhi belli, qui, stava per dirmi cosa le è successo prima che arrivassi tu!”
“Mi dispiace! Mi dispiace davvero tanto. É solo che.. niente, non importa. Cosa le è successo?”
Se solo potessi, avrei già preso Michael tra le braccia. Non ricordo di aver mai provato tanta tenerezza per lui quando era vivo e di certo mi stupisce farlo ora che è.. un'anima. Non c'è modo in cui possa davvero abbracciarlo, in effetti..
“Oh, maan! Ti ho detto che stava per dirmelo, non che me l'ha detto!”
Scoppio a ridere all'ultima uscita del più vecchio, sembrano davvero due ragazzini litigiosi. Però sono una bella coppia, assieme. Sapevo che anche in vita avessero avuto un legame particolare, ma non immaginavo di questo tipo. Specialmente, non credevo che Michael fosse tanto ingenuo quanto me.
Il ballerino alza le mani in aria in segno di resa, posandole poi sulle proprie labbra. Io gli faccio un cenno con la mano per fargli capire che non era poi così importante quello di cui stavo parlando con James, ma subito quest'ultimo mi rimbecca.

“Avanti riccioli d'oro, come hai sentito dallo smilzo non ho così tanto tempo. Quel bastardo di Aaron non può rubarmi la serata un'altra volta, giuro che lo rispedisco in Mississippi con qul-huh!”
Questa volta rido davvero di cuore, mi piacerebbe troppo passare le serate con loro!
Michael, dopo avergli rifilato una gomitata tra le costole, borbotta sotto voce – come se non potessi sentirli!- di usare un po' più di tatto.
I due si guardano male per qualche istante, poi James con una faccia quasi offesa gli fa segno di fare da sé. L'ho sentito aggiungere “se sai fare di meglio”.
“Quello che vuole dire lui è.. Ti va di parlarcene? Sappiamo ascoltare abbastanza bene.”
“Certo, perché nessun altro ci rivolge mai la parola.”
In effetti, non potevo dare torto a James. Con chi altro potevano parlare? Oddio, so che la comunità dei non più vivi è abbastanza popolosa.. ma.. beh, che importa. Magari raccontarlo a qualcuno mi aiuterà a chiarirmi le idee.
“Okay.. ehm, non so da dove cominciare.”
“Di solito si parte dall'inizio.”

“Beh, non per forza. Hai visto Star Wars?” Il più pallido non perde occasione di correggere l'amico. “Quello che vogliamo dire è che sarebbe carino se partissi dall'inizio.”
Accenno un sorriso a entrambi riordinando i pensieri. Mi ci vuole un po' di tempo, ma alla fine riesco a vuotare il sacco raccontando per filo e per segno tutto quello che poteva essere rilevante per arrivare ad una qualche conclusione.
“Bel pasticcio, bambolina.” James Brown si passa una mano tra i capelli, non mi sembra poi così intenzionato ad aiutarmi in questa vicenda. Anche Michael sembra accorgersene.
“Sai Jamie, puoi anche andare a dare battaglia a Presley. Qua.. ci penso io.”
Non se l'è fatto ripetere due volte. Quando mi sono girata per vedere cosa potesse rispondere, James Brown era sparito. Tanto so che non appena apro il gelato al cocco ritorna. Che tra parentesi, devo ricordarmi di comprarlo.
“So che balli piuttosto bene.”
Davvero? Oddio, Michael Jackson sa che ballo! E ha anche detto che ballo bene! Se anche questo è un sogno giuro che appena mi alzo prendo a schiaffi il primo che incontro. Cioè, non proprio a schiaffi.. a carezze, ecco.
“Sì.. ho più o meno smesso, in realtà..”
“Sciocchezze, non si smette mai. Per chi ce l'ha nel sangue, è come respirare.”
“Sembra che tu abbia dovuto smettere, ad un certo punto.”
Mi mordo la lingua, non volevo dirlo ad alta voce! È solo che.. quando sono frustrata dico cose che non vorrei dire. Poi, ovviamente, me ne pento, ma non serve a molto..
“Di respirare? Prima o dopo smetterai anche tu di farlo. Ma non ho smesso di ballare.”
Grazie a Dio, Michael mi sta ancora sorridendo. Ha esteso una mano verso di me e sono più che sicura che il gesto sia più per gentilezza che per reale voglia di prendermi per mano. Insomma, sa che non può farlo. Gli spiriti non possono toccare le persone, come vi ho forse già detto.
Sto al gioco, d'altronde sta solo cercando di rallegrarmi. Poso la mano sul palmo di quella che a me appare come la sua mano e come pensavo, non sento nulla. Quando però lui si muove verso il salotto è come se qualcosa mi stesse realmente trascinando assieme a lui, così metto un piede davanti all'altro e lo seguo.
“Per le cose difficili ci vuole sempre un po' di tempo.” Comincio ad abituarmi ai suoi sorrisi incoraggianti. Vorrei averne uno per tutte le volte che mi sento giù. Perché non gli fanno fare da testimonial della mentadent??
“Arrivare ad una risposta in fretta, nella maggior parte dei casi, significa arrivare alla conclusione sbagliata. Da quel che ho capito, è l'ultima cosa che vuoi fare, sbagliare con lei. Giusto?”
Annuisco soltanto, non ho idea di dove voglia andare a campare. Cioè, okay, mi dispiacerebbe arrivare ad una soluzione che non è quella corretta ma..

“Ascolta, continuando ad arrovellarti non arriverai da nessuna parte. Sai che non puoi aver sognato tutto quanto, devi solo ascoltare il tuo cuore. Ascoltare il tuo cuore e avere fede.”
Aggrotto la fronte alle sue ultime parole, a quanto pare James lo ha contagiato con questa cosa dei titoli delle canz-aspettate, ma da dove viene la musica??

If you call out loud will it get inside?
Through the heart of your surrender
To your alibis..
And you can say the words
Like you understand but the power's in believing
So give yourself a chance..



Ammetto che avere un Michael Jackson in salotto che ti canta una serenata pur di tirarti su è qualcosa di eccezionale. Non avrei mai pensato di poter ballare seriamente su una canzone con questo ritmo, specialmente non con un fantasma, ma Michael è riuscito a rendere l'impossibile possibile. Mi fa fare una giravolta, posso appoggiarmi a lui ed è quasi come se lo sentissi. Mi sembra di rivivere Casper!

Cause you can climb the highest mountain
swim the deepest sea..
Any road that you take will get you there if you only try..

Ho cominciato a canticchiare con lui. Non posso descrivervi l'impaccio che ho nel muovermi e nell'accennare qualche nota assieme a lui.. ma ad un certo punto, viene facile come respirare.

So keep the faith! Don't let nobody turn you round.
You got to know when it's good to go to get your dreams up off the ground!
So keep the faith, baby yeah, because it's just a matter of time
before your confidence will win out..
Believe in yourself no matter what it's gonna take
You can be a winner but you gotta keep the faith


Comincio a credere che possa essere un problema di fede, come dice Michael. Ha ragione, so cos'ho visto. Non importa se Mike o Tina o il mondo intero neghi la sua esistenza, so che Santana c'è ancora da qualche parte. Lo so perché la sento caspita, io la sento! Devo solo capire dove si è cacciata. Magari con un po' di fiducia in me stessa posso.. venirne fuori?
Michael d'improvviso mi allontana, per un momento penso che sia impazzito (o semplicemente rinsavito dallo stato di calma in cui è rimasto finora?) perché come se nulla fosse, mi salta sul divano e finge di tenere un microfono in mano. Mi porto una mano alle labbra ma non riesco ad impedire ad una sana risata di farsi sentire.
Sembra un predicatore impazzito con quel dito puntato contro di me!

Now I tell ya sister how to do the thing right:
lift up your head and show the world you got pride!
Go for what you want don't let them get in your way,
you can be a winner but you gotta keep the faith, yeeeeeeah! Ah-hee-hee!



Ha un pugno alzato in aria in una posizione fin troppo simile a quella di Freddie Mercury. Gli faccio un applauso per la grinta e la voglia che è riuscito a infondermi di non mollare. Non ricordavo che le canzoni potessero avere un così forte effetto.
Lui mi guarda un po' sperso, borbotta un qualcosa che alle mie orecchie assomiglia molto ad uno “scusami”, poi scende dal divano, sistema i cuscini che, per via della mancanza di un corpo, non aveva minimamente scombussolato e si avvicina nuovamente a me.
“In questo momento il tuo cervello è in sovraccarico e essuno vuole vederti esplodere in una crisi di nervi. Tantomeno chi si è preso cura di te fino ad oggi.”
Eccomi servita con un altro di quei super sorrisi. Cavolo, ne voglio una scatola piena!
Però ha ragione. Se potessi lo ingaggerei come motivatore personale. Solo non capisco.. chi si è preso cura di me? Parla di Mike? O dei miei genitori che non sento da un po'? Non capisco, onestamente.
Non finché non mi indica con un dito e con le labbra mima un “Liesje”.
Oh..Oh! OH ma che cavolo perché non ci ho pensato IO prima??
Non faccio in tempo a gridare grazie che anche lui è già scappato sulle note di say it loud-I'm black and I'm proud.
Sulla lavagnetta del salotto, quella che di solito io e Mike usiamo per scrivere le cose da comprare, è apparsa una scritta, con una calligrafia che non conosco. Recita “when the world is on your shoulder gotta straighten up you act and boogie down”

Sono pronta.
Ho un'aspirina sul comodino, una pallina nella mano come antistress e della musica rilassante in sottofondo.
Sono fortunata ad essere rimasta sola in casa anche sta sera, così magari riuscirò a trarre qualche somma. O qualche differenza?
Chiudo gli occhi e l'unica cosa che voglio vedere è mia zia.
Ti prego ti prego ti prego. Non ho mai avuto così tanto bisogno di te, ti prego. Zia? Zia Liiz?
Avanti, mi hai aiutata tu a finire in questo casino, dammi una mano! Devo solo chiederti una cosa, poi scompaio come la stella cometa dopo Natale.
Ti ho offesa? Zia? Aspetta, come si chiamava il tuo maggiordomo più? Ranuncolo? Robert? Rosmarie? Ro..Rog..roger! No, aspetta era tipo..rof..ruf..RUFUS! Era quello il nome?
Avanti, ti prego, ho bisogno di voi!
Almeno dammi un segno.. dammi.. un indizio, qualcosa!


Il mio cellulare suona e quasi mi prende un coccolone. Ma che cavolo? Aspettate, che sia Santana? DIO!
Salto giù dal letto in un baleno, recuperando il telefono dalla scrivania.
Ovviamente, era una dannata notifica di Candy Crush. Certo, d'altronde non ho mai dato il mio numero a Santana, quindi ha senso che in qualche modo lei.. anche se SO che c'è.. non possa chiamarmi.
Tanto vale farsi una partitella a questo punto, tanto mia zia non mi degna di attenzioni.
Apro facebook, maledicendomi per la mia stupidità perché avrei dovuto aprire direttamente l'app del gioco.. Ma.. e se invece questo fosse stato il mio segno?
Quello di mia zia, insomma? Ma cosa voleva dire??
Facebook.. Santana e Candy Crush. So che è uno zuccherino. Magari ci giocava? Oh, magari aveva un profilo!
Digito nella barra di ricerca Santana.. come si chiama di cognome!? Capperi fritti, me lo aveva detto! Era qualcosa che spagnoleggiava.. Provo con Santana Rodriguez. Santana Alvez? Santana Garcias! Santana.. Lopez? No, non può essere questo, ma tentar non nuoce.
Ci mette un'eternità a caricare. Scorro tutta la prima pagina e quasi sul fondo c'è una foto che mi attrae subito.
È piccolina, quindi non la vedo proprio bene.. ma sembrerebbe.. i capelli neri ci sono, la forma sembra quella. Per essere, è una ragazza.
Il mio cuore comincia a battere all'impazzata, che l'abbia riconosciuta prima lui di me? Sta calmo mio fedele amico, potresti sbagliare e rimanere ustionato.
Schiaccio sull'icona, aspetto che si carichi il profilo.
C'è quella dannata rotellina che gira e gira e non so dire se il senso è orario o antiorario. Mi sento quasi ipnotizzata. Oh, Sant'uaria, santa della mia connessione discontinua.. eddaai..
Se mi lasci proprio ora.. con tutto quello che faccio per te! Insomma, vabè, non faccio niente per te ma ti pago lo stesso! EHI! Io non ti finanzio per essere così lenta! Possibile che qualcuno non possa darke un qualche tipo anfetamina o robe per farla andare più veloce? Non ti uso mai, ci stiamo antipatiche a vicenda.. d'accordo.. ma per una volta, almeno tu, fammi sto favore e apri la pag-AH, l'ha aperta! Caricata! Ci siamo! Diio, ti prego! Per favore..
Okay, calma calma calma. Va tutto bene, con calma ora esaminiamo la situazione.
Nome: Santana Lopez. Questo può essere giusto.
La foto è la sua. I capelli sono leggermente diversi da come li portava con me, ma con il trucco indosso è eccezionale. Non c'è dubbio, è lei. Chissà quando ha pubblicato l'ultima cosa.
Ho questa pazza voglia di saperne di più, non mi stanco mai delle informazioni su di lei.
Posizione attuale: Lima, Ohio.
Lima? Io pensavo che Lima fosse solo in Perù! Che figata, non sono mai stata in Ohio. Perché non mi ha mai detto di essere originaria di lì?
Aspetta, oh, frena. Situazione sentimentale.. single. E andiaaamo!
Non mi fa vedere nulla di quello che ha pubblicato, in compenso dice che “Santana Lopez è stata taggata nella foto di Noah Puckerman”. E questo da dove esce?
Nella foto Santana ha un abito da sera, un cocktail in mano ed ha il braccio di un ragazzo sull-OHHH ma io questo lo conosco! Momento, conosco anche la tipa bionda abbracciata a Santana sull'altro lato!
Sono sicura di averli già visti, solo che non ricordo esattamente dove. Facciamo un piccolo calcolo delle probabilità: programma televisivo? No, non farei mai andare in tv quello con la cresta. Però i lineamenti della bionda.. Telegiornale? No. Supermercato? Magari una cassiera. Sembra più una bibliotecaria.
Lui sembra un tipo losco. Forse l'ho visto al parco una delle tante sere in cui faccio tardi... Oh, sì, ora ricordo vagamente.. era un parco. Aveva a che fare con un parco.. un parco, una panchina.. quel tipo mi ha urlata contro! No, non ha urlato contro di me, ha urlato contro il mio alter ego! Era un sogno! Il sogno che.. no, aspetta. Che senso ha? Sto diventando una sensitiva potentissima come le medium delle serie tv? Posso prevedere le cose come nella serie tv Streghe?
Io continuo a non capire.
Ma quando l'hanno messa questa foto? Ci sarà una maledettissima data?
Dopo aver litigato un po' con il telefono, riesco a trovarla. Do una rapida occhiata al calendario con i gattini appeso al muro.. ma è.. no, non è possibile.. è di ieri sera.
Sto diventando pazza?

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Capitolo 10
*** Parallele. ***





HOLA! Con immensa gioia vi annuncio che ho trovato non una ma ben due meravigliossisime beta. 
Un grazie grosso grosso a RolltheDice e Lailaps che con pazienza mi hanno aiutata ad aggiustare questo ammasso di lettere e abuso di virgole. 
Vorrei ringrazie anche chi ogni volta perde tempo a recensire i miei capitoli, apprezzo tantissimo e  mi ingiuggiolo nelle vostre belle parole!
L'ultima cosa che dico, poi vi lascio alla lettura, è che la storia sta giungendo al termine. Non penso di scrivere più di altri cinque capitoli (ed è un'approssimazione molto "larga")
Detto questo, spero vi piaccia.
*******

 


I FEEL YOU
-

Parallele



Seattle, Washington. ~


Santana è viva. Esiste ancora, quindi sua nonna non l'ha polverizzata dalla faccia della terra. è esattamente come la ricordo, il che significa che non posso in nessun modo essermi immaginata tutto, e sta bene.  A meno che questo non sia un sogno? A questo punto, non voglio neanche svegliarmi. Voglio solo sapere come andrà a finire.
La cosa più brutta quando succedono questo genere di cose è che, miei cari, non c'è proprio nessuno con cui poterne parlare. Come potrete immaginare,  l'aver trovato Santana – o meglio, saperla viva da qualche parte -  è stata la cosa più elettrizzante del secolo. Forse è stato ancora meglio del nostro primo incontro. Voglio dire, non era neanche così amichevole… Eppure qualcosa in lei mi ha incuriosita fin da subito. Non il pelo, ovviamente. 


Morivo dalla voglia di dire a qualcuno  quanto fossi stata geniale nel riuscire a cogliere gli indizi bene come solo Conan avrebbe saputo fare, ma nessuno poteva capirmi realmente. Che poi, diciamocelo chiaramente: non c'è la stessa gioia nel dichiarare ritrovata una persona di cui i tuoi amici non conoscono l'esistenza di quanta ce ne sarebbe se qualcuno potesse comprendere il sollievo dell'avvenimento.  É orribile quando neanche il tuo migliore amico ti capisce, cominci a credere di aver qualcosa che non va. Interessi sbagliati, poca asiaticità.. Amnesie. 


Sebbene fossi conscia dell'impossibilità di Mike di comprendere a pieno il mio livello di felicità, decisi di chiamarlo lo stesso. Poco importava che fosse con Tina, quei due teoricamente non sarebbero neanche dovuti stare insieme, poco importava che non sapesse neanche chi fosse Santana.  Ancora tremante, con il telefono tra le mani, aprii il suo contatto dalla rubrica e lo chiamai in fretta e furia. Uno squillo a vuoto, due, tre. Comincio a pensare di aver scelto il momento sbagliato per chiamarlo. Che stia facendo cose non adatte ai minori di diciotto anni – voi avete diciotto anni, vero? Diciassette, almeno? …. io non sono responsabile delle parolacce che ho detto o delle cose che ho pensato. Non dovreste neanche sapere cosa penso, diamine! Poi  però, qualcosa interrompe il mio flusso di pensieri. Il miracolo: “Pronto?”
“Mike!” La voce mi esce stranamente più alta del consueto, il che la dice lunga su quanto sia tesa. Robe che a confronto una corda di violino dei giganti è calma come Bob Marley dopo essersi sparato quello che il mio amico barbone chiamerebbe 'un gran cannone'.
“Brittany..” Spero di non aver sentito un gemito. Era un gemito? Che schifo. “È successo qualcosa?”
Ah, dimmelo tu se è successo qualcosa, vecchio porco! So che accoppiarsi è un diritto di tutti ma dai, conosco sia te sia Tina.. vi ho già sentiti, ma anche per telefono? Qualcuno che mi risparmia questa tortura schifosissima?
Non dico queste cose però, le tengo per me. Anzi, annuisco scioccamente, ogni volta faccio lo stesso errore. Ma chi se lo ricorda che chi è dall'altra parte della cornetta non ci può vedere?
“Uhm, sì..”
Aspetta, dammi un attimo.” Okay, questo non era decisamente riferito a me visto che era più che altro un sussurro. Resto in attesa per diversi secondi, valuto l'opzione di canticchiare una canzone e così faccio. Mi è sempre piaciuto mormorare motivetti come se fossi un call center vivente.

 

Anche se tutto quello che esce dalla mia bocca sono un paio di mh-hm mhhm scomposti quello che suona nella mia mente è completamente diverso.
London bridge is falling down, falling down, falling down, London bridge is falling down myyy faaair laaady.
Taaake a key and lock her up, lock her up, lock her up, taaake a key and lock her up, myyy faaaai-

“Britt?”
“La preghiamo di rimanere in linea.” è la mia miglior voce metallica. Britt-è-robot. Bri-biip.
My faaair lady. How will we build it up? Build it up? Build it up?
“Mike? Questi maledetti call-center!” Mi fingo indignata, fermando a metà quel motivetto che ormai mi è entrato in testa e difficilmente ne farò a meno, oggi.
Dall'altra parte c'è una lieve risata, sono lieta che si ricordi ancora come siamo soliti scherzare io e lui. Ho un umorismo che spesso la gente fraintende con stupidità.
Hai di nuovo scardinato la finestra?”
Cosa? No! Ma che baggianate. Non è che se uno fa un errore una volta poi ci sono più possibilità che rifaccia lo stesso sbaglio. Diamine, la gente impara, si evolve. Non io, ma gli altri sì.
La storia della finestra, tra  l'altro, sarebbe anche divertente, ma al momento risulterebbe.. inappropriata.
“No, no, la finestra è okay.”
“Washington ha fatto l'ennesima rievocazione della guerra d'indipendenza? Se mi rompono qualcosa questa volta li.. non lo so, li faccio sparire anche come anime!”
..Ecco. Sapevo che prima o dopo avrebbe tirato in ballo anche questa storia. Vi ricordate quando vi ho detto che i fantasmi non possono entrare in contatto con le persone? La cosa non vale per gli oggetti, come forse già saprete. Di fatto, moltissimi spiriti nel corso della storia si sono avvalsi di strumenti per farsi notare o per mettersi in comunicazione con chi, meno fortunato di me, non poteva vederli.
Dovete sapere, inoltre, che il nostro primo presidente ha la strana mania di rievocare eventi storici per puro divertimento. Quando lo fanno per strada, non è un grosso problema. Insomma, sì, però non devo rimettere a posto io.
È capitato una volta che la voglia di reinterpretare un grande classico della storia gli sia presa proprio in mezzo al mio salotto. Il nostro, sarebbe meglio dire, visto che hanno distrutto più cose di Mike che mie.
Spero solo che non ripetano le crociate.
“Uhm.. no, non è neanche quello..”
“Allora cosa?”
Se solo mi facessi parlare, Michael Chang, te lo direi!
Sospiro abbattuta, sta smontando tutto l'entusiasmo che avevo in corpo. Cosa volevo dirgli? Ah, sì, ricordo, Santana!  “L'ho trovata!”
“Cosa?”
“Chi!”
“Chi?”
“Cosa chi?” comincio a confondermi. Ma di che stiamo parlando?
Dall'altra parte lo sento sospirare, se non mi manda a quel paese ora sono salva per un po'.
“Cosa o chi hai trovato, Brittany?”

Ahhh. Non potevi dirlo subito anziché parlare come un pappagallo? “Santana!”
“Chi?”
Di nuovo? Qualcuno ha dimenticato di lavarsi le orecchie questa mattina. “Santana, Mike, ho trovato Santana!” 
“Sant.. oh, Santana. No, aspetta, cosa vuol dire che l'hai trovata?! Dove?”
“Sul telefono. Cioè, su facebook! Si chiama Lopez, Santana Lopez!”
Dall'altra parte, il silenzio. Ora che ci penso suonava come Bond, James Bond. Non volevo che uscisse così. Si è arrabbiato per quello?
“Mike?”
“ È.. magnifico. Mandami il link del profilo, magari mi torna in mente se la vedo. Va bene?”
“Un... Okay, va bene..”
“Okay, aspettami a casa, dammi cinque minuti e sono da te!”
“Sì, ma.. Mike! Mike?”
“Cosa?”
“Cos'è il link?” Ho sentito chiaramente un palmo della mano schiantarsi contro qualcosa. Forse la fronte di Mike.
“..niente, lascia stare. Torno il prima possibile, aspettami!”
Riattacca prima di lasciarmi il tempo anche solo di pensare a cosa abbiamo detto.
Mi sistemo a letto, prendo un libro dal comodino e poso il telefono da parte. Devo solo cercare di restare sveglia nonostante l'ora tarda e il mal di testa che mi è preso.
Aspettare Mike sveglia, ecco cosa devo fare.
Solo che il libro non mi prende, ho in testa troppi pensieri.
So relativamente poco di Santana e di quello che è successo, un istante prima era qua e il giorno dopo bum, sparita.
Cosa ci fa in Ohio? Vorrei solo che qualcuno mi spiegasse per filo e per segno cos'è successo.
Non vedo l'ora che mia zia mi parli di nuovo, solo lei può chiarirmi questo dubbio.
Beh, chiudere gli occhi per qualche secondo non mi farà male..

È arrivato il terremoto, si salvi chi può! Tutti sotto al letto, chi può sotto gli stipiti, correte in strada e gridate che la fine è vicin-ah. No, ritiro tutto.
A quanto pare mi sono addormentata e  quello che per me era un terremoto, in realtà, è la manona  di Mike che mi scuote. Che fine ha fatto la galanteria??
“Brittany, tirati su, dai!”
“Mhhh-aaah”
Sembro una tigre drogata quando faccio questi versi, eppure mi diverto. Senza contare che ora come ora non riesco a dire nulla di meglio di questo.
“Dai Brit, ho qualcosa per te.”
Qualcosa per me? Santana?
In un batter d'occhio mi alzo, stropicciandomi gli occhi. Mike ha per le mani una tazza fumante di cioccolata calda, a giudicare dall'odore. Niente Santana, mi ha ingannata.
Mi metto seduta a letto, aspettando che lui mi porga la tazza per assaggiare un po' del contenuto.
“Grazie..”
La luce che filtra dalla finestra mi fa credere di aver dormito per una notte intera. A quanto pare non sono riuscita ad aspettare Mike sveglia.
“Che ne dici di darmi il telefono mentre fai colazione? Così vedo questa famosa Santana.”
Io annuisco, indicandogli con la testa il comodino, su cui è posato il mio cellulare. Lui lo prende e comincia a maneggiare l'aggeggio da bravo asiatico.
Questa cosa non doveva essere razzista, se siete asiatici, non vi odio. Solo, ammettiamo che avete una marcia in più con la tecnologia?
Passano diversi momenti di silenzio, poi il mio amico spara il verdetto.
“Mai vista. Però è..”
Inarco un sopracciglio in segno d'avvertimento, qualsiasi cosa lui stia per dire potrebbe offendermi.
“..Molto bella.”
Mh, bravo ragazzo.
Bella.

Ci sono una marea di aggettivi che mi piacerebbe aggiungere, ma non mi va di farlo. “Sì..”
“Ed è.. fidanzata.”
Cos-comincio a tossire, mi è andata di traverso la cioccolata cada. Devo averne sputato un po' qua e là nelle lenzuola, ma ora come ora non è il mio problema principale. “Lei è cosa?! No!”
“Beh, non so tu ma io non metterei foto di bac-”
“Ma lo stato sentimentale dice di no!”
Mike mi guarda come se fossi pazza, poi gira lo schermo del telefono verso di me.
Quello che i miei occhi vedono è Santana appesa al collo dell'energumeno con la cresta. Si baciano. “Ce ne sono a bizzeffe di foto del genere..”
Non ho idea di dove le abbia cercate, ma ha ragione. Mi basta far scorrere le foto con un dito per vederne altre, dello stesso genere.
Qualcosa nel mio petto ha fatto crack.
Poso la cioccolata calda sul comodino, per nulla intenzionata a mangiare altro e lascio il telefono tra le coperte, ritornando ad immergere la testa nel cuscino.
Sono arcistufa di questa storia.
“Non volevo dire.. insomma.. magari è solo..”
Neanche Mike riesce ad elaborare una frase di senso compiuto, il che non fa altro che aumentare il mio.. fastidio. Sì, credo che sia solo un semplice fastidio. 
Non è proprio possibile che sia tanto stupida da illudermi tutte le volte.
Forse ve l'ho già detto, ma ogni volta che prendo una sbandata per qualcuno non finisce mai nel modo in cui mi aspetto.  Che poi, se fosse solo un discorso di rispettare le aspettative, non sarebbe così tragico. Il problema è che non va mai neanche minimamente in un modo accettabile per me.
Non è vittimismo, è solo.. realismo, suppongo. So che lamentarsi non mi sarà d'aiuto, ma ora come ora è tutto quello che voglio fare. Stare a letto, dimenticare che fuori da queste quattro mura esiste un mondo vero e fingere, solo per qualche istante, che Santana non sia mai esistita.
Per gli altri è così facile, perché io non posso provare la stessa cosa?
Probabilmente Santana neanche si ricorda di me, proprio come Mike non si ricorda di lei e via dicendo. 
Non avrei mai dovuto accettare di aiutarla in principio e avrei dovuto smettere di aiutare la gente con problemi simili. Spero vivamente, a esser sinceri, che di casi come quello della latina non ce ne siano più per due semplici motivi: primo, sarebbe orribile. Secondo, non so, ma un elenco puntato con solo un'argomentazione è deboluccio. Inventatelo voi il punto due.
Comincio a pensare che avrei dovuto dare retta ai miei, avrei dovuto frequentare la MIT e lasciar perdere la stramberia dei fantasmi.

Keep the faith 'sti cazzi.

“Brittany, dai, non fare così. Troveremo una soluzione.” Sì certo, è facile palare perché si ha la lingua in bocca, se solo ti avvicini questa volta te la stacco!
“Ma se fino a ieri di Santana non ne volevi sapere niente!”
Solo quando parlo mi accorgo di stare piangendo. Le parole escono più acute del dovuto e quasi strozzate. Ora che ci penso, la gola mi brucia da morire.
“Era prima che questa Santana ti facesse piangere.”
“Non sto piangendo!” Urlo in un singhiozzo. Brava Brittany, convincente.
Lui sospira posando la mano sulla spalla come aveva fatto prima per svegliarmi.
“Dove hai detto che abita?”
Mi rifiuto di rispondere, Santana è una storia CHIUSA. Santana non esiste. Scusate, qualcuno ha detto Santana? Santana chii? Santana cosa?? Bah.
“Lima, Ohio?”
Non mi sembra di aver detto niente, Mike. No aspetta, come lo sai? Sei un discendente del genio della lampada? Avevo qualche dubbio, in effetti assomiglia ad Akinator..
Mi tiro su leggermente, solo per poterlo guardare. All'orco gli occhi rossi, se ne farà una ragione.
“Come lo sai?”
“Non lo sapevo con certezza, ho solo.. sperato.”
Aggrotto la fronte, non capisco niente. Sta per caso parlando cinese? Perché sennò mi sono rincoglionita una volta per tutte e non c'è speranza che rinsavisca.
La tesi della botta in testa si fa sempre più palpabile, magari mi risveglierò in un letto d'ospedale e scoprirò che tutto questo non è altro che un sogno.
“La settimana prossima Tina ha una specie di grande riunione con dei suoi ex compagni. Roba da Glee Club.”
..Okay, sono andata, persa. Lanciate un SOS, venite a recuperarmi.  “Cos'è un glee club?”
Mike alza le spalle, credo ne sappia quanto me. Ma che c'azzecca la riunione di Tin- cavolo.
La cosa di Tina.. Tina è di Lima. Insomma, okay, è chiaramente cinese, ma  so per certo che ha vissuto a Lima. 
Contrariamente a me e Mike, lei ha fatto il liceo lì, o almeno, qualche anno di liceo.
Loro due si sono conosciuti solo dopo, quando Tina si trasferì a Seattle per finire gli studi.
Che Dio abbia in gloria quella cinese!
Ancora non ho capito perché ha cambiato scuola, ma sono felice oggi più che mai che l'abbia fatto!
Una vocina frena il mio entusiasmo.
Non cambia molto, Brittany. Siamo obiettive: Santana probabilmente non sa neanche chi tu sia. Ha un ragazzo e una vita felice.
Qual è il tuo piano? Se anche riuscissimo arrivare fino a lei.. tu che cosa faresti, precisamente?

Eh. Bella domanda. Non credo esista una risposta sensata. Mi sa che mi tocca ricorrere al piano B.
“Mike.. Io non credo che sia una buona idea.. dovremmo.. dovremmo solo lasciar perdere.”
“Coosa?”
Io annuisco, vorrei dirgli che ha capito bene cos'ho detto e non ha bisogno che io lo ripeta, ma le parole mi si fermano in gola. È come se qualcosa dentro di me – qualcuno?- stesse lottando per tenere vicina la possibilità di un incontro a Lima.
“No, non se ne parla! Io non ci vado là da solo con Tina a fare quello che non conosce nessuno!”
“Cos- è per questo che speri che venga con te?!”
“...No...” Inarco un sopracciglio perplessa, lui si spiega meglio. “.. Possiamo prendere due piccioni con una fava! Con un aereo in questo caso.. Sai che non mi fido a lasciarti da sola per una settimana, non se resti di quest'umore.”
“Ma io a Lima non ci voglio andare!”
“Come no? Pensavo che volessi andare a salvare la tua bella!”
“Non è la mia bella e non la devo salvare proprio da nessuno!”
“Neanche dal moicano che le mangia la faccia?”
Non mi trattengo, maledetto cinese, e gli tiro il cuscino dritto sul muso. AH! Così impari a sfidare le ragazze tristi.
“Ahi! Okay, hai vinto. Ma vieni lo stesso con noi a Lima!”
E allora cos'ho vinto? Come faccio a fargli capire che non ci voglio andare? Non ci voglio andare, uffa, ora lo grido!
“Senti, non dev'essere per forza una missione 'riconquista la gnocca'. Certo, se  si ricorda di te allora siamo a cavallo, ma se non lo fa a perderci è lei. E poi chissà che non basti una settimana a farvi innamorare.”
Ah, parla per lei. Io sono già cotta come una pera.
“Ho detto che con te a Lima non ci vengo!”
Lui si alza dal letto, non dà l'idea di uno che si sia ravveduto. 

Prima di sparire del tutto dalla mia camera, proprio quando è sulla soglia della porta, posa una mano contro lo stipite e si gira verso di me. Non mi piace per niente il sorrisetto che ha sulle labbra.

“Prenoto un posto anche per te, faresti meglio a disdire i tuoi appuntamenti.


 


 

Lima, Ohio ~


Le giornate in Ohio non sono poi così entusiasmanti come si potrebbe pensare.
L'America, nella sua vastità, sa essere una nazione tanto allegra e vivace quanto noiosa e monotona.
Come per  il clima, le persone dell'Ohio non hanno mezze misure: se fa caldo, è troppo caldo, e se fa freddo è troppo freddo. Le incessanti piogge tolgono ogni voglia di fare e la forma della bandiera, biforcuta,  la dice lunga sulla lingua dei suoi abitanti.
Difetti a parte, non c'è niente di speciale nelle vite di coloro che sono costretti a vivere in questa terra.
La gente si alza, fa colazione, va a lavorare – di solito è qualcosa che detesta – poi torna a casa alla sera, se tutto fila liscio, con un broncio in viso. Se  la giornata è particolarmente colorita può scappare un bacio o una litigata, poi, come dopo il carosello, tutti a dormire.
Non è niente di simile a Wisteria Lane, dove ogni giorno succede qualcosa di nuovo.
A Lima, in Ohio, il massimo dello scandalo, se proprio si punta al clue, è rappresentato da un cappello giallo abbinato a dei pantaloni verdi fluorescenti e una maglietta rosa shocking.
(Questo dovrebbe dirvi qualcosa sul numero di abitanti omosessuali nascosti nello Stato.)
A Santana non sarebbe dispiaciuto qualcosa di più vivace, di più giovanile. Aveva sempre sognato di vivere nei quartieri della cittadina di Desperate Housewives e, quando capì che ciò non sarebbe stato possibile, decise di trasformare la propria vita in qualcosa di molto simile alla trama di un probabile personaggio di  una qualunque serie tv.
Eppure Santana era ben consapevole della monotonia delle giornate di Lima e della noia di una cittadina insignificante nel cuore dell'America, quando decise di restare incatenata per sempre in quella cittadina senza infamia e senza lode, destinata ad un futuro grigio e ad un'esistenza misera.
Chi glielo aveva fatto fare? Nessuno. Nessuno le aveva puntato la pistola alla tempia intimandole di restare, era stata una sua decisione. Guidata dalle paure di una vita all'insegna dell'incerto? Possibile, ma pur sempre una sua decisione.
La latina si divertiva comunque a passare le proprie giornate lamentandosi dell'inetto che si era scelta come compagno, il “provincialotto” e “derelitto” che l'aveva, a suo dire, trattenuta in quel buco di città, impedendole di sfondare a NewYork come ballerina o cantante. Magari avrebbe unito le due cose diventando la nuova Beyoncé del secolo.
Ne aveva tutte le capacità, glielo dicevano tutti.
Era stato l'amore a impedirle di volare.
Quando finì scuola, Santana ebbe la possibilità di studiare per un breve periodo in Kentucky, a Louisville, grazie ad una borsa di studio da Cheerleader che la persona più odiosa della scuola era riuscita a farle avere. Le ci volle una litigata furiosa con Quinn con tanto di schiaffi per farle aprire gli occhi sulla realtà che stava vivendo. Non tornò subito. Aspettò ancora un paio di tradimenti prima di  tornare dritta dritta tra le braccia del suo uomo preferito.
La loro relazione era sempre stata così da che Santana ne avesse memoria.
Ai tempi del liceo lui stava con Quinn, la bionda destinata a diventare la miglior amica della latina, ma la tradiva già con la mora. C'era sempre stato un certo feeling tra quei due, un tipo di amore decisamente strano, se di amore si può parlare.
Divenne quasi ridicolo quando Santana si rese conto di essere attratta dalle ragazze e non dai maschietti, ma non fu che un periodo. Quella santa donna, sua nonna, l'aiutò a  guarirne.
Sì, in Ohio per buona parte delle persone essere omosessuale significa essere malati.
Il concetto di malattia, di per sé, è abbastanza semplice: come arriva, se ne deve andare. Esiste sempre una cura da applicare quando presa in tempo.
Abuela Lopez non aspettò neanche un batter di ciglio ad applicare la sua cura quando la nipote in lacrime le confidò il suo segreto. Sebbene all'iniziò fu tentata di sbatterla fuori di casa, pensandoci su trovò un'idea migliore per aiutarla. La tenne a vivere con sé, solo per poterla obbligare a partecipare ogni domenica alla Santa Messa dove a suon di confessioni e preghiere recitate in ginocchio sui ceci, la fece ravvedere.
Strano cosa l'amore di Dio possa fare, no?
Che la mora avesse realmente sorpassato la fase di omosessualità? A suo dire, sì.
Avrebbe negato fino alla morte di non poter fare a meno di guardare le gambe slanciate e nude delle donne che ogni giorno entravano nel suo luogo di lavoro. E che nessuno osi dire che, quando queste escono dalla porta, gli occhi di Santana cadono sul loro lato b.
Per dimostrare a tutti quanto fosse rinsavita – forse più per dimostrarlo a sé stessa - non esitò un istante a rendere partecipe della sua guarigione miracolosa il suo amico-ex fidanzato Noah.
Lui quasi svenne per l'assurdità della faccenda e la contentezza, ma l'accettò a braccia aperte. In cambio di un paio di braccia aperte, ovviamente, le chiese di aprirgli qualcos'altro. Le gambe, ad esempio.
Non è questa la parità di sessi? Una cosa per una cosa? Dente per dente?
A Lima vige ancora la legge del taglione, sì.
Erano due ragazzi dal cuore d'oro, quei due. Non due santi, ma due persone a modo. Rispettabili.
Il bullo tonto di Lima e la stronzetta di Lima Heights.
Talmente tanto minacciosi da finire a lavorare come barista lei e come operatore ecologico lui.
A dire il vero, Puck poteva ritenersi più che fortunato dell'avere ancora un lavoro con tutte le volte in cui era finito al fresco, in prigione. Piccoli furti, infrazioni da nulla.
La sua ragazza gli ripeteva in continuazione che solo un cretino poteva farsi beccare in modi idioti come quelli in cui, ogni volta, Puck veniva trovato.
Flagranza di reato: lo beccavano sempre con le mani nel sacco, il genio.
Ogni volta erano urla isteriche in spagnolo, seguite da una mazzetta ai poliziotti e dalla scarcerazione del ragazzo.
Meraviglioso cosa i soldi possano fare al giorno d'oggi. C'è qualcosa che non possano comprare?
Santana se lo chiedeva ogni mattina, guardandosi allo specchio. Guardandosi il seno nuovo che adornava il suo petto, non poteva trovare risposta migliore di “no”.
Si faceva un discorso mentale molto incoraggiante ogni volta mentre si preparava per andare a lavorare, seducente come solo il sesso in persona sa essere.
Si ripeteva che sarebbe successo qualcosa, qualcuno si sarebbe accorto di lei e delle sue magnifiche potenzialità. L'avrebbero salvata. Un uomo affascinante l'avrebbe notata, le avrebbe chiesto di sposarlo e l'avrebbe portata via da Lima e dallo schifo delle persone con cui doveva condividere l'aria, l'avrebbe fatta vivere come una regina, servita e riverita.
Non che l'ultima parte non accadesse già. Tutto ciò che Santana doveva fare quando voleva qualcosa era sbattere un po' gli occhi, aprire la scollatura e il gioco era fatto.
Alle volte si domandava anche perché si ostinasse a lavorare, avrebbe potuto mantenere sé e il suo promesso sposo senza problemi per almeno cent'anni con i soldi dei suoi genitori.
Tuttavia, essere così dipendente dalla sua famiglia la faceva stare male, quasi la portava a sentirsi soffocare.
Così lavorava.
Part-time, se proprio vogliamo dirla tutta. La ragazza aveva temuto che farsi fare un contratto a tempo pieno al Lima Bean le avrebbe rotto la schiena e rovinato la manicure.
Era finita a lavorare con due persone che non sopportava, ma aveva la speranza di poter diventare in un futuro molto vicino la dirigente del bar. Avrebbe potuto rilevarlo senza alcun problema, come già vi ho detto, i soldi non erano un problema.
Ma non era ciò a cui Santana mirava, no. Comprarlo era troppo facile.
Lei voleva guadagnarsi il titolo di proprietaria, poco contava che per farlo passasse le mattinate in ginocchio tra le gambe di un uomo che detestava, ma abbastanza carino da valerne la pena.
Non che lo guardasse veramente in faccia.
Ogni volta che Sebastian la chiamava distrattamente, lei non perdeva un secondo. Lasciava immediatamente qualsiasi mansione stesse svolgendo, rischiando più volte di mandare a fuoco il locale, si fiondava nell'ufficio del ragazzo e difficilmente usciva prima di un'ora.
Gli altri dipendenti smisero di chiedersi di cosa avessero tanto da parlare quando Rory, un povero irlandese costretto a lavorare in quel posto per poter restare in America per un altro po', li sorprese nel mezzo di un “incontro”.
Lui fu licenziato all'istante, ma le voci cominciarono a correre.
Quello che Santana dovette fare per convincere Puck del suo amore andò oltre l'immaginabile (e non è ciò che molte persone definirebbero un argomento di conversazione a prova di orecchie sensibili).
Quel giorno si recò a lavoro con il solito broncio di sempre, speranzosa di non doversi sudare la promozione.
Era  più irascibile del solito, il che era capibile. Si era resa conto poche ore prima di quanto la sua vita fosse cupa e monotona. Era rimasta intrappolata in una promessa di matrimonio che non lasciava a sperare nulla di buono.
Alle volte quasi si sentiva in colpa per la marea di corna che regnavano sulla testa del suo ragazzo, promesso sposo. Solitamente questi pensieri erano seguiti da una scusa stupidissima. Una delle preferite di Santana, quella che si diceva più spesso, era  che qualcosa dovesse pur far compagnia a quella cresta solitaria.
Aveva inoltre il dubbio che anche lui non fosse così fedele, sebbene devoto fino all'inverosimile alla latina.
Pensare che solo l'anno prima era finito dentro per aver quasi ucciso di botte un povero sciagurato che aveva trovato, al rientro dal lavoro, nel letto con la sua ragazza.
Lei disse che non aveva voluto, era stato il giardiniere ad obbligarla e che, per non perderci dei denti, aveva semplicemente giocato il gioco dell'aggressore. Puck se la bevve senza batter ciglio.
Avrebbe fatto di tutto pur di tenere per sé quella meraviglia latina dalla pelle bronzea, i lineamenti definiti e un seno che avrebbe potuto tener occupati cinque uomini a volta.
Era la sua meraviglia.
Per questo aveva deciso di metterle un anello al dito con la promessa di sposarla. Sperava che, almeno in quel modo, avrebbe tenuto alla larga gli sprovveduti che miravano ad approfittarsene.
Folle, folle come solo un innamorato può essere.
Santana entrò nel locale e dopo essersi cambiata, si mise a lavorare. Non passarono neanche cinque minuti che il titolare la chiamò nel suo ufficio.
La mora dovette mettere da parte tutto il suo malumore perché, per il momento, la possibilità di ottenere il bar era la sua massima aspirazione. Sarebbe stata una fonte di reddito quasi inesauribile.
Entrò nella stanza, il ragazzo non aveva ancora abbassato le tapparelle. Era chiaro che a Sebastian oggi andava di perdere tempo.
“Se speri che lo faccia in mondovisione, puoi provare a farti togliere due costole e succhiartelo da solo.”
Il titolare, un ragazzo giovane almeno quanto Santana e estremamente attraente, si limitò a scuotere il capo, come ritenendo che rispondere alla latina sarebbe stata solo una perdita di tempo.
Si sedette alla scrivania con calma e con estrema eleganza. Si era creato uno strano silenzio a cui nessuno dei due era abituato.
Solitamente, non avevano neanche il tempo per dirsi ciao.
“Sì, forse dovrei farlo. Sicuramente riuscirei a raggiungere risultati migliori dei tuoi.”
Quando Sebastian si decise a risponderle, lo fece con lo sguardo puntato sull'orizzonte fuori dalla finestra. Sempre senza guardarla, percependo che l'altra fosse rimasta esattamente dove l'aveva lasciata, ossia alla porta, le fece segno con una mano di prendere posto a sedere davanti a lui, dall'altro lato della scrivania.
Questa si che era una novità. Che Sebastian si fosse dato ai giochi di ruolo?
Santana non si fece pregare, si tolse il grembiule e si sedette con ben poca grazia.
“Non lo metto in dubbio. Sappiamo entrambi che hai una certa esperienza con i ragazzi.”
“A differenza tua, a me i ragazzi piacciono realmente.”
C'era questa cosa, tra loro. Erano consapevoli l'uno dei gusti dell'altro e sebbene entrambi ripudiassero il sesso opposto, non disdegnavano dei sani rapporti tra loro.
Cose da diventar matti, se solo uno si fermasse a ragionarci su.
“Per quanto mi piacerebbe stare qui a parlare con te, ed è relativamente poco, ho del lavoro da fare di là. Quindi perché non andiamo dritti al sodo?”
Sebastian abbassò per un momento lo sguardo sul cavallo dei propri pantaloni, i giochi di parole di Santana erano sempre estremamente demotivanti. Battute talmente tristi da rendere depresso qualsiasi essere vivente nelle vicinanze.
“Pazienta, Lopez.”
Fu tutto ciò che disse. Aprì uno dei cassettoni della scrivania a cui entrambi erano seduti e, dopo una breve ricerca, tirò fuori un plico di fogli abbastanza corposo.
Lo posò sul legno, girandolo di modo che Santana potesse leggerlo. Prese una delle tante penne vicino alla tastiera del computer che adornava l'angolo della scrivania, e l'avanzo alla mora.
“Che roba è?”
“Non sai leggere?” La rimbeccò lui, prontamente.
Santana gli lanciò un'occhiata storta, gli avrebbe volentieri tirato in faccia quell'ammasso di fogli. L'avrebbe quantomeno deformato.
Santana aspettò, fece correre le dita lungo la carta, calcando con i polpastrelli le lettere  che spiccavano maggiormente poiché in carattere maggiore.
Recitava: cessione di immobile a titolo gratuito.
“Una donazione?”
Sebastian alzò un sopracciglio, guardandola come se fosse una pietanza di terza scelta con tanto di capello nel piatto e per di più servita fredda.
“Ti facevo più sveglia, non sono più così sicuro di volerti lasciare la baracca.”
Santana quasi ebbe un infarto.
Lo guardò a bocca aperta, incapace di proferir parola. Com'era successo?
Qualcuno lassù aveva ascoltato le sue preghiere e si era finalmente deciso a farle un favore.
Ma la donna, si sa, è diffidente per natura. Quindi, quando  l'unica parola che sarebbe dovuta uscire dalle sue labbra era 'grazie', ciò che pronunciò fu “perché?”
Sebastian alzò le spalle. “Ne ho abbastanza di questa cittadina inutile. Me ne vado e non voglio ricordi.”
Non c'era esitazione nella sua voce, solo sicurezza. Santana si disse che in un altra vita, le sarebbe piaciuto avere la stessa decisione del ragazzo, avere il coraggio di abbandonare tutto e andarsene come lui.
“In meno di una settimana sarò a miglia e miglia da qui, con la sola speranza di non mettere più piede a Lima. Non che me ne freghi qualcosa, ma vorrei evitare che questo posto chiudesse in un  mese. È l'unica cosa che anima un po' la vita di voi sfigati. Quindi adesso perché non smetti di fare domande e semplicemente firmi quei fogli?”
Non se lo fece ripetere due volte. Anche a rischio di sbagliare, Santana mise una firma su ogni foglio che riportava uno spazio adatto per poter firmare.
Furono due minuti di silenzio e scarabocchi, poi Santana finì.
“Adesso.. come funziona?” Domandò la latina, ancora incredula. Non vedeva l'ora di poter tornare a casa dal suo ragazzo a dirgli che finalmente avrebbe smesso di lavorare. Niente più orari fissi, niente di niente. Avrebbe gestito tutto da casa, stava per diventare una vera Signora.
“Di solito, si ringrazia.” Suggerì la voce pacata del ragazzo.
Santana diventò verde, solo il pensiero di dire grazie le bloccava il respiro e le faceva venire voglia di vomitare.
Ma chiaramente, non era alle parole che Sebastian era interessato.
Gli fu sufficiente far saltare il bottone dei suoi jeans e abbassarsi la zip per far capire a Santana quale tipo di ringraziamento volesse.


-TheGayShark 

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Capitolo 11
*** Presenze indesiderate ***






I FEEL YOU
-
PRESENZE INDESIDERATE

 


 

Alla fine ho ceduto.  Le mie finte proteste non sono state sufficientemente convincenti per fermare il diabolico piano dei dragoni cinesi visto e considerato il fatto che mi trovo in una stanza d'albergo di Lima. 

Arrivarci è stata un'impresa ardua degna di Ulisse, anche se  non ci abbiamo messo trent'anni. Dopo aver fatto il check-in (ed è stato estenuante, Mike si è dovuto togliere anche gli scarponi e abbiamo sfiorato per poco l'allarme per rischio biologico o batteriologico che sia, credetemi, i suoi piedi sono bombe chimiche!) siamo saliti sul primo aereo che inizialmente sembrava in regola, pronto a partire, ma dopo duecento metri circa di "rincorsa", se così si può dire, è tornato a terra per fermarsi definitivamente. La voce metallica ha detto che era un guasto al motore. Qualcuno è andato in panico.

Ci hanno fatti scendere - ho sentito un uomo in giacca e cravatta urlare di tutto, volavano insulti e minacce del tipo "vi mando in fallimento" e via dicendo, certe cose proprio non te le aspetti dagli uomini eleganti- e ci hanno pregati di attendere nella sala apposita.  Neanche a dirlo, trovare questa dannata sala è stato come uscire da uno dei labirinti di Indiana Jones. 

Ma vi pare che le mie pene potessero finire così? No, troppo semplice. Ebbene, già è estenuante aspettare per ore un aereo fantasma, ma vi immaginate doverlo aspettare assieme due innamorati?  Per quanto si sforzino per farmi sentire a mio agio e non escludermi troppo, non posso fare a meno di sentirmi come la ruota di scorta di un calesse in garage. Orribile, ovunque mi girassi c'erano coppette felici e labbra che si davano duello all'ultima saliva e.. hugh.

Alla fine, qualche divinità ha messo una buona parola con quel qualunque-entità-sia che ce l'ha con me e mi manda continue maledizioni. Sembrava impossibile, ma ce l'abbiamo fatta. Con calma, ma ce l'abbiamo fatta. Insomma che anziché salutare la nostra città al mattino, come previsto, abbiamo  abbandonato  Seattle alle nove di sera, con le pance piene di panini dell'aeroporto e lo stomaco pieno  di farfalle.

E, hub, indovinate un po? È saltato fuori che Tina - quella bugiarda buona a nulla orientale che cerco di non odiare con tutta me stessa, fallendo ogni volta miseramente - conosce Santana! A quanto pare ha fatto parte del Glee Club assieme a lei, per qualche tempo. Giuro che quando l'ha ammesso, avrei voluto saltarle addosso con qualcosa di contundente. Una vanga, ad esempio. Come ha fatto a non dirmelo prima, è crudele tenere sulle spine una persona in quel modo. No, mi correggo, è disumano! E ora devo anche condividere queste "vacanze" con lei. Pft. 

Tornando a noi… I due innamorati, dopo essersi registrati alla reception dell'albergo in cui alloggiamo, hanno deciso di farsi una passeggiata romantica in questo buco di città. Presumo facciano avanti ed indietro perché Lima è talmente piccola in confronto a Seattle che se lanci un sasso lo ritrovi già in un'altra cittadina. Ho reso l'idea? 

Devo dire, però, che le persone sembrano un po' più amichevoli qui. Sarà che probabilmente si conoscono un po' tutti e sono abituati a trattarsi come se fossero tutti parenti, ma mi fa sentire a casa, anche se sono a chilometri e chilometri di distanza dal mio piccolo appartamento solitario. Mi chiedo come stia il fantasma di Tubbs. Povero il mio micio abbandonato, spero mi perdoni.

Ad ogni modo, sono riuscita a trovarmi una stanzetta tutta mia in questo albergo piccolino ma ospitale, temo solo di sentire i rumori molesti dei due innamorati attraverso i muri.  Per favore Harry Potter, fa che non si mettano a fare cose vietate ai minori proprio questa sera. Da' loro un po' di decenza.

Vi devo confessare di essere parecchio agitata, domani pomeriggio dovrei - finalmente - rivedere Santana ed il fatto che lei probabilmente non ricordi minimamente chi sono non mi aiuta a sperare in bene o a sentirmi rilassata. Fortunatamente, ho portato dei tranquillanti. Ho deciso di passare la notte insonne, mi va bene, ma domani dopo pranzo mi calo un calmante. 

So cosa pensate. Sto esagerando. Permettetemi di correggervi: non sto ancora esagerando perché non ho intenzione di berli assieme a della vodka o alcolici di qualsiasi tipo. Sono una persona responsabile!

 

 

"Sei sicuro che non sia fatta?" sento Tina mormorare al suo ragazzo, il quale sta guidando spensieratamente l'utilitaria del papà di Tina. Non è granché e credo che se solo schiacciasse il piede con più forza sull'acceleratore con ogni probabilità si staccherebbe la marmitta o qualcosa di molto simile. Deve avere più anni questa macchina che Lima stessa. Posso affermare con certezza che lo spirito di mio nonno ha meno anni di questa scatola a motore.

Per quanto riguarda me, oggi ho l'anima leggera. Sono più calma e spensierata di una nuvola bianca  estiva, una di quelle che sembrano veramente essere fatta di zucchero filato o di cotone. Devo ammettere comunque che questa piccola e decrepita  automobile ha un pregio, i suoi sedili sono comodi quanto i letti di re Luigi XVI. Non so esattamente se sto ancora sognando o meno, ma non mi importa scoprirlo. L'importante è che possa rivedere Santana. 

Visto che siamo in vena di confessioni, vi confido un altro segreto, che però dovete tenere per voi. Ero tentata di prendere un tranquillante perché la notte scorsa non ho praticamente chiuso occhio al pensiero di dover spiegare tutto a Santana, se non dovesse ricordarmi a questo punto non so davvero cosa farei. So che ho detto che non sarebbe stato un grosso problema, ma me lo rimangio immediatamente. Comunque, per concludere la favola, ero tentata di prendere un tranquillante, ma visto che avevo ancora due pastiglie ho deciso di prenderle entrambe. Non è mai carino lasciare qualcuno da solo, so per certo che i medicinali muoiono di solitudine quando rimangono così, spaiati e abbandonati ad un involucro di simili carta stagnola pungente. Il destino delle pastiglie nelle confezioni trasparenti poi è ancora peggiore, vedono tutte le loro amiche lasciare la busta prima di loro. Restano circondate dalla desolazione..E poi, Baudelaire stesso mi ha suggerito di prenderle entrambe! I poeti non danno mai cattivi consigli.

"Ne sono sicuro, amore. Britt è solo.. incuriosita da questa magnifica città. Giusto, Britt?" 

La voce di Mike mi riporta alla realtà, i nostri sguardi si intrecciano nello specchietto centrale retrovisore per qualche secondo. Inarco un sopracciglio scettica, sa benissimo cosa mi sta succedendo perché quando è entrato nella mia stanza d'albergo questa mattina, gli ho aperto la porta con l'involucro vuoto dei tranquillanti in mano. Ora, io non sono la boss delle scuse ma posso vantarmi di avere una fantasia abbastanza ricca.. di certo non crederei alla scusa che ha inventato Mike per 'proteggermi'. 

Ho aperto bocca per rispondere e mi sono ritrovata con la fronte schiacciata al finestrino, senza la vitalità necessaria per proferir parola.

Insomma, se hai vissuto per tutta la vita a Seattle come può incuriosirti Lima? 

Tina ad ogni modo non sembra porsi molti dubbi, la sento mormorare in risposta un "se lo dici tu" pieno di indifferenza, io e lei non andiamo esattamente d'accordo. Credo sia perché ha il brutto vizio di essere più egocentrica della Terra stessa, se solo potesse suppongo si creerebbe una gravità tutta sua per far girare l'universo intero attorno a lei. 

In questo momento però non riesco ad odiarla, mi costa troppo fatica anche solo aprire bocca per parlare. Mi sembra davvero di stare ancora sognando.

Chiudo gli occhi per una manciata di minuti e mi lascio cullare dalla voce isterica di Tina che imperterrita dà indicazioni stradali a Mike, evidentemente a colazione ha mangiato un GPS. 

Non so esattamente quanto tempo sia passato, ma quando riapro gli occhi perché Mike mi sta gentilmente strattonando una gamba per svegliarmi, mi ritrovo nel mezzo di una stradina decisamente deserta. 

"Huh, ci sono." Mormoro con la voce impastata, Tina è già fuori dalla macchina e sta borbottando qualcosa su quanto sia stata una pessima idea portarsi dietro 'Ginger e Fred'. Suppongo si stia riferendo a me e Mike perché non molto tempo fa ci siamo esibiti in I'll Be Hard to Handle, non so come Tina ne è venuta a conoscenza ma da allora continua a prenderci in giro. Sono sicura che Fred Astaire però non fosse asiatico.

Quando con un po' di fatica sia io che Mike siamo fuori dalla macchina, Tina è già dall'altra parte della strada a suonare il campanello della casa più carina che abbia visto finora in questa città. 

Il giardino è spazioso, al centro c'è un vialetto che accompagna sotto al porticato in cui tra i graziosi tavolini da tè c'è anche un piccolo dondolo. Oh, beh, e la porta. 

Ed io che credevo che case così esistessero solo nei videogiochi come The Sims o nelle serie tv. Alle volte la realtà sa sorprendermi.

Facciamo giusto in tempo a raggiungerla che un ragazzino magrolino con il ciuffo all'insù si rivela da dietro alla porticina di legno, non appena riconosce Tina le si getta al collo e tra i due non so chi stia urlando più forte. 

Io e Mike ci scambiamo uno sguardo confuso, ricordo di aver visto scene del genere solo nelle serie TV più insensate di MTV. 

"Forse hanno dimenticato sul fuoco la pentola a pressione?" Suggerisco portandomi una mano alle labbra, certa che in quel modo mi avrebbe sentita solo Mike.

Il mio amico riesce solo a sorridere alla mia battuta  perché a quanto pare il mio "commento" ha attirato l'attenzione dei due esemplari di neo-adulti-urlatori. A questo punto, suppongo abbiano la vista a raggi x. E dire che Tina non me ne ha mai parlato… deve proprio odiarmi.

"Uhm.. ciao." Brava Brittany, gentilezza e decisione. Sventolo una mano in direzione del ragazzo-ciuffo, manco mi conosce e già mi ha beccata a sparlare di lui. Questo con un sorriso tirato in faccia (sembra più che altro l'espressione che fanno le persone con le coliche quando non vogliono far notare il loro dolore) alza lentamente una mano in aria per rispondere al mio saluto. 

"Ciaao!" Lo sguardo che Tina e quel tipo si scambiano parla da solo. 

In men che non si dica, in modi molto cortesi, Tina strattona Mike per farlo arrivare al suo fianco. "Giusto, a volte mi dimentico di  non essere sola." Coff coff,  a volte ti dimentichi di non essere sola nell'universo. L'unica, grande, la magnifica Tina Cohen-Chang! "Lui è Mike, il mio fidanzato."

"Futuro sposo a quanto ho sentito! Piacere di conoscerti, Mike. Io sono Kurt." Inarco un sopracciglio, a quanto pare Mike è riuscito a far cambiare idea a Tina riguardo la sua asiaticità.. O mi sono sognata tutto quanto?

Mike sorride e asseconda il ragazzino in quella che, per me, è la stretta di mano più imbarazzante del secolo. Passano secondi infiniti prima che Kurt si schiarisca la voce  come a voler incitare Tina a presentare anche me.

"Oh, giusto, lei è Brittany." Ecco come la mia amica liquida la vicenda, con tanto di sbuffo stressato a fine frase. Immagino sia stato difficile per lei dire quelle tre parole, che ardue immense fatiche.

"Oh.. Brittany, giusto, dovevo arrivarci da solo dopo tutto quello che Tina mi ha raccontato su di te." Il ragazzo mi sorride gentilmente, porgendomi la mano e sporgendosi per quello che presumo sia un invito per un abbraccio. 

Non posso fare a meno di pensare che sia un ottimo tentativo, di certo questo Kurt oltre ad avere classe nel vestire ha anche una buona dose di cortesia dalla sua parte. Compensa la totale mancanza di Tina! Mi affretto a stringergli la mano, non voglio smascherarlo però sono certa che Tina non gli abbia mai detto nulla su di me. "È un piacere conoscerti." Rifiuto l'abbraccio perché non credo di essere pronta a sforzare le corde vocali come aveva fatto prima con Tina.

Faccio appena in tempo a terminare la frase che una ragazza mora e bassottella ci raggiunge sull'uscio e senza neanche perdere tempo a presentarsi, si mette a parlare in un tono di voce abbastanza alto. "Tina, ci stavamo giusto domandando quando saresti arrivata!"

Ad osservarla bene, credo di averla già vista da qualche parte. Forse in tv, ma non ne sono sicura. Ha un viso difficile da dimenticare, la sua frangetta ordinata e precisa all'inverosimile non ha niente in comune alla mia, disordinata e irregolare. Non sono molto a mio agio con lei nei paraggi ed il modo in cui sta squadrando me e Mike mi fa sentire ulteriormente fuori posto. "Oh. Forse sull'invito avrei dovuto specificare che l'incontro era riservato ai soli membri del glee club, come sempre."

E benvenuti a Lima!

"Rach, abbiamo sempre fatto delle eccezioni per i.. partner." Kurt la corregge a braccia conserte, è appena cominciata eppure a me questa conversazione non piace per niente. Temo di sapere già come andrà a finire. 

"I cinesi non possono avere delle relazioni aperte, sicuramente va contro le loro tradizioni antiche e ferree." Woah, devo ammettere che se non la pensassi quasi come lei, le starei puntando l'indice contro e griderei razzista! "Quindi, visto che non credo che Tina si sia aggiunta al club delle amanti delle donne, per quanto mi dispiaccia, temo che tu non abbia i requisiti necessari per partecipare al raduno del Glee. Senza offesa." La voce calma della mora bassina è quasi inquietante e il significato delle sue parole mi raggiunge piano piano. Stava parlando con me e non con Mike, giusto? Però se così fosse significherebbe che .. ho perso l'unica occasione che ho per vedere Santana!

"N-no, infatti, capisco ma.."

"Ma non è mai stata a Lima, non saprebbe neanche dove andare. Non si potrebbe fare uno strappo alla regola?" Mike interviene a darmi man forte, ma a giudicare dall'espressione della ragazza, che è rimasta immutata, non l'abbiamo convinta.

"Giu-giusto! E poi, ho fatto così tanta strada per poterla vedere che non posso acc-"

Mike mi dà prontamente una gomitata - gentile, non preoccupatevi, non c'è bisogno di chiamare il centralino per abusi su donne! - nelle costole per impedirmi di auto-sputtanarmi. 

"Siamo tutti maggiorenni e vaccinati, quindi.." La mora gesticola in mia direzione, suppongo stia cercando di chiedere il mio nome.

"Brittany."

"..Brittany. Io sono Rachel, ma avrai sicuramente sentito parlare di me, la stella più luminosa di Broadway."

Mi mordicchio il labbro inferiore, mi dispiace darle queste delusioni ma ho solo una vaga idea di Broadway e di ciò che succede in quella zona di New York.

"No? Devi pur avermi riconosciuta, sono stata una dei quattro giudici nell'ultima stagione di The Voice, ho co-gestito il Saturday Night game-show e-"

"Rach.." Grazie al cielo Kurt la interrompe, non so per quanto ancora avrei resistito. E poi, onestamente, ora come ora non mi interessa capire dove ho già visto Rachel, vorrei prima sistemare la faccenda Santana. Anche se forse l'ho davvero vista in tv, oppure in qualche incubo dovuto ad un'indigestione di cibo cinese. 

"Oh, sì, stavo dicendo.. Sì, ci sono, che Brittany non avrà problemi ad orientarsi in città. Mi dispiace, ma non posso creare legami di parentela dal nulla." Detto ciò, dopo aver fatto spallucce e avermi rivolto quella che suppongo sia una finta faccia dispiaciuta, Rachel ritorna dentro alla casa. Quello che non sa è che liquidando così la storia ha liquidato anche le mie possibilità con Santana. 

"Rachel, aspetta! Io ho un motivo molto importante.. ho fatto così tanta strada…" Sento una mano sulla spalla e girandomi per vedere a chi appartiene, incontro gli occhi del ragazzo con il ciuffo perfettamente laccato.

"Vorrei poter fare qualcosa per te, Brittany… Ma è impossibile smuovere Rachel una volta che decide.." Kurt mi rivolge un sorriso triste, non mi aiuta molto ma è sempre meglio di una scrollata di spalle. 

"Vorrei che non fosse così..." 

Ci salutiamo con un'alzata di mano, come se fossimo indiani. Tina e Kurt sono i primi a entrare in casa e a questo punto a me non resta che sperare che Tina, per quanto odiosa, provi a mettere qualche buona parola con Santana. 

"Ti lascio la macchina, io e Tina al ritorno prenderemo un taxi.. Prova a non pensarci, fatti un giro. Alla missione 'recupera la memoria del cane sexy' penso io, non preoccuparti. A fine giornata avrai un appuntamento con quella ragazza, parola d'onore." Mike tira fuori dalla tasca le chiavi dell'utilitaria dei genitori di Tina, che prendo con qualche riluttanza. Non sono mai stata una brava guidatrice. Poi, per onorare la sua promessa, sporge verso di me il mignolo della mano destra. Vorrei credere che la simpatia di Mike possa aiutarmi ad avvicinarmi a Santana, ma ricordo bene che quando Santana aveva incontrato per la prima volta Mike, non era stato amore a prima vista. Con riluttanza, allaccio il mignolo al suo, la speranza è sempre l'ultima a morire.

"Andiamo Mike, non abbiamo tutto il giorno!" La voce di Tina ci raggiunge e capisco che è proprio il momento di lasciarlo andare.

"Goditi l'incontro per VIP, ci sentiamo per messaggio."

Mike si lascia andare ad una lieve risatina prima di mettere piede in quella casa. "Non distruggere la macchina, beep-beep."

Alzo gli occhi al cielo e in men che non si dica la porta mi si chiude davanti. Perfetto, speravo proprio di finire alla guida di una macchina centenaria sotto l'effetto di tranquillanti. Oh, ho dimenticato di menzionare il fatto che le mie già minuscole possibilità con Santana sono andate in fumo. 

Entro in macchina sforzandomi per non pensare a quanta strada abbia fatto per arrivare fin qua e vedere le mie aspettative deluse, perciò una volta dentro, per distrarmi, mi affretto ad accendere la radio. Mi volto per fare retromarcia ed uscire in qualche modo da quel parcheggio e..  "AHH!"

"Non urlare, biondina!"

Con il respiro ancora corto per lo spavento, mi soffermo ad osservare la donna in carne che se ne sta seduta in tranquillità sui sedili posteriori dell'utilitaria dei genitori di Tina. Ma cosa cavolo..

Non so dire con precisione quanto sia alta, ma posso dire con certezza che è una figura abbastanza mastodontica, non vorrei essere scortese ma credo di aver visto cose simili solo nei musei, nelle zone adibite ai primati o ai nostri avi.. È una donna in carne, non sembra essere particolarmente curata. I suoi capelli scompigliati le ricadono lisci, come spaghetti, sulle spalle, larghe da far paura.

La mia ospite - o meglio, l'infiltrata - mi scruta allo stesso modo in cui sto facendo io con lei, senza batter ciglio. Le braccia conserte, il viso corrucciato in un'espressione non troppo gentile, gli occhi di un nero particolare..

"Scusi..ma com'è entrata qui dentro, precisamente?" La mia voce è poco più forte di un sussurro, rare volte sono stata tanto intimidita da una persona che neanche conosco. Credo che in questo caso sia colpa dell'apparenza.. 

"Cosa stai aspettando? Mettiti in strada, di questo passo faremo tardi!"  La sua risposta arriva ancor prima che io finisca la frase, suppongo non abbia nemmeno perso tempo ad ascoltarmi. Come immaginabile, mi acciglio. Non mi piace avere sconosciuti in macchina, tantomeno se sono scortesi. Apro bocca per ribattere e chiederle nuovamente come abbia fatto a salire sulla macchina senza che me ne accorgessi, ma un altro evento strano mi blocca. 

La donna che era sui sedili posteriori, ora, siede davanti assieme a me, solo dal lato del passeggero. 

"Avanti, zuccherino. Non dirmi che devo insegnarti a fare manovra, è stato già impossibile insegnarlo a mio figlio che mi sembra ben più sveglio di te. "

Scuoto il capo con forza, ho guadagnato la mia patente tempo fa, so bene come si fa manovra. "Non sono sempre così, è che oggi.. i tranquillanti, sa? Sono.. beh, sono belli tosti." 

Alzo le spalle sperando che mi capisca, ma quando mi volto verso di lei mi trovo davanti il ritratto della serietà. Dev'essere il modo insistente in cui i suoi occhi mi fissano che mi fa rimettere le mani sul volante per uscire dal parcheggio quasi senza che io me ne accorga. Ho una sola spiegazione plausibile per tutto ciò.

"Lei è uno spirito, giusto? " 

"E tu di certo non sei Einstein." 

"Nope, ma l'ho conosciuto." Annuendo da sola, non posso fare a meno di far trapelare un sorriso al ricordo del mio primo incontro con quell'ometto baffuto. Dovevo dire grazie a lui per parte della mia autostima. 

Dò una veloce occhiata al sedile di fianco al mio, giusto per controllare che la donna sia ancora lì. Forse è una fortuna che mi sia apparsa, magari riuscirò a tenermi impegnata per questo pomeriggio e non penserò troppo alla fine della mia storia mai iniziata con Santana. 

"Allora.. facciamo tardi per dove? Dove stiamo andando?" Tamburello le dita sul volante dovendomi fermare ad un semaforo rosso. In effetti, ho imboccato la strada senza neanche avere una meta precisa. Il modo migliore per andare in a van scoperta o per perdersi! 

"Questo dovresti dirmelo tu visto che hai il volante tra le mani." La donna sbuffa, ma sono quasi certa di aver intercettato un sorriso su quel suo musone lungo.

"Sì ma io non sono di qua, pensi che credevo di dover tenere la sinistra. Invece anche in Ohio la guida è a destra, incredibile no?" Sconvolgente. Non ero neanche sicura del fatto che la gente qui avesse le strade, a dire il vero..

"Sicura di avere la patente, biondina?" 

"Siiicura! Ma se così non fosse, non dovrebbe farsi problemi, non credo lei possa morire di nuovo." 

Le rivolgo un breve sorriso, poi scatta il verde. Resto ferma per alcuni secondi non sapendo dove andare, la macchina dietro di me si mette a suonare il clacson ed è allora che la signora-fantasma si decide a darmi indicazioni che seguo prontamente. "Se avessi saputo che dopo la morte sarei diventata un GPS avrei fatto più attenzione da viva!"

"Beh, è un navigatore abbastanza simpatico, io pagherei per averla." Tengo gli occhi sulla mia ospite per un po' troppo tempo, tanto che lei deve riprendermi per farmi tornare con gli occhi sulla strada. Giusto. 

Non distruggere la macchina Cohen Chang, Brittany. 

"Davvero però, lei è un'ottima compagnia. Una superba compagna di viaggio!" Tolgo una mano dal volante per sventolare in aria l'indice, è una cosa che ho visto fare a tante persone quando vogliono rafforzare un concetto.

"Ne riparleremo quando non sarai più sotto l'effetto di quelle pasticche."

"Pft." Sbuffo allontanando quel commento con un cenno della mano. "Così le fa sembrare qualcosa di orribile. Sono solo tranquillanti. Per umani, mi sono assicurata non fossero per cavalli."

Sento le sue labbra schioccare in segno di disappunto. "Alla prossima gira a destra, tesoro." 

"Aaagli ordini, capitano!" Faccio come mi suggerisce la mia nuova amica e d'un tratto, mi ritrovo in una strada non troppo trafficata. Lascio passare una grossa mercedes nera prima di immettermi. Mi domando solo dove mi stia portando.

"Quanti anni hai detto di avere, ragazzina?"

"Non credo di averlo mai detto, signora, non ho neanche detto il mio nome!" Porto il palmo della mia mano aperta alla fronte, dove atterra con un sonoro ciac. "Ora penserà sicuramente che io sia una maleducata! È che ho così tante cose nella testa.. sono appena stata esclusa da un club privato di.. sfigati!" Alzo gli occhi al cielo sentendo l'irritazione farsi sentire, questa faccenda mi torturerà per un bel po'. 

Il silenzio della signora al mio fianco mi sprona a continuare il mio soliloquio. "Ho ventitré anni, mi chiamo Brittany. Brittany S. Pierce, come la cantante, ma non proprio. Sa cosa? Forse avrei dovuto cantare! Proprio lì, sotto al porticato, avrei dovuto fargli vedere che posso ancora fare parte del glee club anche se ormai il loro si è sciolto da chissà quanto.." 

"Ventitré anni? Sei una bellissima ragazza, Brittany, immagino tu sia fidanzata..?"

"Tzèèhh." Arrossisco lievemente alla sua domanda, mi piacerebbe davvero essere fidanzata. Magari con Santana. "Nossignora, libera come un uccello di bosco. "

Anche tenendo lo sguardo fisso sulla strada sento gli occhi dello spirito gravarmi addosso. Percepisco un sospiro, poi più niente. "Saresti la ragazza perfetta per il mio bambino."

Bambino? Woah, frena, per queste cose si va in prigione. Anche se ammetto di essere stata fidanzata con un bimbo di sette anni qualche tempo fa.. 

"Qualsiasi ragazza sarebbe perfetta, tutte tranne quella schifosa ingrata che dice di amare!" 

Suppongo di aver appena sentito il motivo per cui questa donna non riesce a passare oltre. I familiari, un vecchio cliché. Per il novanta percento delle volte, la colpa è loro se i loro cari non possono oltrepassare quella sorta di limbo che li tiene legati a terra. Sono spiriti amorevoli, per la maggior parte dei casi, i quali si rifiutano di vedere i loro parenti condurre un'esistenza sbagliata e vendono quasi l'anima al diavolo pur di rimettere a posto le cose.

Sospiro annuendo, mi piacerebbe avere più tempo per restare a Lima ed aiutare questo fantasma, ma temo che i miei pochi giorni di permanenza non saranno sufficienti a dare la pace a questa donna. 

"Magari anche quella schifosa ingrata lo ama.. Forse lo esprimono in maniera diversa dal normale ma si amano davvero." Provo a suggerire, purtroppo non conoscendo la sua situazione mi viene difficile inserirmi nel suo dramma familiare.

"No, non è amore!" Il tono di voce dello spirito diventa più nervoso, quasi isterico. Mi volto in sua direzione per cercare di chiederle spiegazioni con lo sguardo e mi ritrovo a fissare una vena sulla sua tempia, che pulsa come se la signora fosse viva. "No, no tu non la conosci. Quella sgualdrina viola tutte le leggi della Torah solo respirando. Non va bene per mio figlio." 

Vedo il suo labbro superiore flettersi per mostrare i suoi denti, un po' come fa un cane prima di ringhiare. Che situazione, la mamma ebrea non mi era mai capitata. 

"Uhm, no, ma potrei provare a conoscerla se lei mi dicesse di chi stiamo parlando." La via della diplomazia è sempre la mia preferita, anche se spesso e volentieri non funziona con le anime. Loro non conoscono la ragione, credo funzionino solo ad impulsi. 

"Credimi, la conoscerai prima di quanto immagini." 

Cos.. Inarco un sopracciglio provando a ragionare sulla sua affermazione. Questa sembrava più una minaccia. La sento mormorare una qualcosa di simile ad un "mi dispiace", poi altro silenzio. 

Lo spirito non se n'è andato, rimane seduto dal lato del passeggero senza proferire parola, lasciandomi a ragionare con i miei nuovi pensieri. Non appena ritorno in albergo dovrò iniziare una ricerca su di lei, ed ho davvero pochi elementi per farlo. So che è ebrea, so com'è fatta fisicamente, visto che non riporta alcuna "lesione" non credo sia morta per strane ragioni, magari un infarto. Escluderei comunque l'omicidio, il che se mi rassicura da una parte, dall'altra rende tutto un po' più difficile. La notizia di un'ebrea uccisa risulta molto più semplice da trovare su internet piuttosto che quella di una signora sovrappeso morta per cause naturali.

"Ho sempre amato i luna park come quello."

Cooosa? Luna Park? Dove?! Distolgo immediatamente lo sguardo dalla strada per gettarmi alla ricerca di un luna park nei paraggi. "Dove?? Dice che è aperto??" Dimmi di sì, così ho trovato cosa fare oggi!

"Là tesoro, oltre il parco. È difficile da vedere per via degli alberi, ma se solo ti sporgi di più.."

Giusto, sono troppo bassa su quest'utilitaria! Allungo un po' il collo, avvicinando la testa al finestrino. Passo svariati secondi a guardare in direzione del parco per scorgere almeno l'ombra di una giostra senza risultati, poi sento qualcosaw. 

Crash.

È il mio cuore che va in pezzi. (Anche la mia testa, non appena Tina rivedrà la sua macchina)

Chiudo gli occhi sperando che sia solo un brutto sogno, un'allucinazione causata dai farmaci o uno scherzo del fantasma. Quando li riapro, però, non cambia nulla. Sono sempre sull'utilitaria dei genitori di Tina, ho sempre davanti la Mercedes nera che ho tamponato stupidamente ad un semaforo rosso e - ah, no, questa non mi piace. Il fantasma se n'è andato. "Che razza di madre sei, non puoi lasciarmi nel momento del bisogno!" 

Piagnucolare non mi aiuterà molto, ma è l'unica cosa che riesco a fare in quei pochi attimi. Poi, come a rallentatore, la portiera dell'enorme macchinone davanti a me, si apre. 

Signore, ti prego, dimmi che non è lo Yeti o il cugino malvagio di Hulk o il pronipote di Hitler. Ti prego, fa che sia un vecchietto col cappello.

Sto letteralmente tremando.

Il braccio che apre la portiera sembra abbastanza piccolino, qualcuno lassù deve aver sentito le mie preghiere. 

Attaccato al braccio esile, arriva anche il resto del corpo e, sì, è una ragazza. 

Stivali in pelle neri con tanto di tacco che le arrivano fino al ginocchio, jeans scuri - quasi neri - tanto attillati da farmi domandare come possa muoversi quella povera ragazza, maglia nera (indovinate un po'? Anche quella è attillata) con una scollatura a "V" che sono certa mi stia facendo sbavare. I suoi capelli sono mori, di un castano chiaro, porta degli occhiali da sole marroni e mi sta venendo incontro con la stessa cattiveria di una leonessa a cui hanno rubato i piccoli.

Che poi, a guardarla meglio, sembra quasi Santana e mi scappa da ridere al pensiero. Se solo avesse avuto i capelli neri, avrei rischiato seriamente l'infarto. La mia mente oggi proprio non ne vuole sapere di funzionare.

Mi decido a mia volta a scendere dalla macchina, penso di doverle almeno delle scuse. "Sono mortificata, non so davvero come s-"

"Che cazzo di problemi hai!" La voce della mora interviene prima che possa finire la frase, ma non è per quello che mi interrompo. Conosco quella voce. 

Ho la conferma definitiva quando si toglie gli occhiali da sole, fermandosi sul capo tra i capelli. Conosco quegli occhi, conosco quel viso, conosco quel profumo. 

Nei secondi successivi vedo solo le sue labbra muoversi e le sue sopracciglia incresparsi di tanto in tanto, sporadicamente mi punta il dito contro per poi mostrarmi con le mani la parte posteriore della sua macchina. Non la sento.

Non ci credo. Santana Lopez mi sta sbraitando contro! So che non è normale, ma l'unica cosa che vorrei fare adesso è saltarle in braccio, stringerla e dirle che mi è mancata incredibilmente! 

Che sia un'allucinazione? Dovrei toccarla per capirlo, ma come faccio a farlo senza sembrare una pazza? Beh oddio, mi sono appena schiantata contro la sua macchina.. potrei anche fingere uno svenimento. 

Non riesco seriamente a crederci, dev'essere anche questo un effetto collaterale dei tranquillanti. Devo però frenare l'entusiasmo ed ingranare la retromarcia per qualche istante: se mi grida contro in quel modo significa che non ricorda niente di niente. Io sono qui che scalpito per dirle che mi è mancata e che sono felice di sapere che è ancora viva e vegeta, ma lei non ha la più pallida idea di chi io sia. Sapevo che sarebbe potuto succedere, ma speravo con tutto il cuore che si potesse evitare questa situazione, specialmente perché non ho pensato a come spiegarle la cosa. Non voglio perderla di nuovo, ma come potrei fare per farla innamorare di me? E soprattutto..Perché adesso mi fissa in quel modo?

"..huh?"

"Oh, magnifico! Mi ci mancava giusto la menomata mentale, oggi." Santana si porta le mani nei capelli con fare semi disperato. Non sono menomata, sono solo un po' stordita. Metà dote naturale, metà pasticche, ma forse è meglio se questo lo tengo per me.. 

"Mi dispiace davvero tanto Santana, la macchina non è neanche mia.." Mormoro appoggiandomi con imbarazzo con il palmo della mano alla portiera ormai chiusa della macchina.

Santana cambia immediatamente espressione, da tanto è diventata seria fa paura. Non ho tempo per capire cosa stia succedendo, all'improvviso i suoi pugni si chiudono attorno al colletto della mia maglietta e mi ritrovo con la schiena contro il metallo dell'auto. "Cosa cazzo sei, una specie di stalker?! Eh? Prima mi distruggi la macchina, poi cosa? Ti piacerebbe distruggermi la vita?"

Aggrotto le sopracciglia impaurita e confusa, cavolo certo che non voglio distruggerle la vita. Anzi, voglio.. volevo aiutarla. Volevo aiutarla, sì, ma invece mi sono presa una grandissima cotta. Che poi, che razza di collegamenti fa il suo cervello? Perché mai dovrebbe piacermi una cosa del genere. A chi potrebbe piacere? A nessuno.

"Come sai il mio nome?" Mi ringhia contro, spingendomi nuovamente contro l'auto. So che non è il momento, ma non riesco a fare a meno di pensare a quanto sia strano che una donna così piccolina come lei abbia tanta forza. Inoltre le sue labbra adesso sono così vicine al mio viso che se solo sporgessi di qualche centimetro il collo, riuscirei a baciarla. Oh, quanto ho sognato di farlo.. beh, non in queste circostanze. Ho avuto tante fantasie, ma non sono ripa da cose violente. 

"Ti ho fatto una domanda!" La sua voce è ancora più aggressiva - per quanto possibile - di prima, tanto da riuscire a riportarmi con la testa in questo mondo. Hmm.. Come so il suo nome? 

Oh, è semplice San! Ti ho conosciuta quando eri un cane, poi sono successe un paio di cosette e ti ho persa completamente. È come se l'universo avesse preso una piega diversa. Riesci a crederci? Ah, dimenticavo di dirti che vedo i fantasmi ogni tanto, tipo ogni giorno. Ho conosciuto anche tua nonna, persona strana ed antipatica. Credo sia stata lei ad incasinare tutto, ma lascia perdere, ti va di uscire con me? No? Ah, è perché ti sembro una pazza?

"Uhm, io.." Mentre penso ad un modo per uscire da questa situazione, porto le mani sopra ai suoi pugni chiusi. Non so se è per la sua vicinanza o per il modo in cui sta stringendo il tessuto della mia maglietta attorno al mio collo, ma ho qualche fatica a riempire i polmoni. "Non riesco tanto a respir-"

"Non me ne frega un cazzo, dimmi come sai il mio nome!" 

Comincio a preferire Santana in versione cane, aveva meno ormoni pazzi ed un carattere più trattabile. Ma visto che non si può avere tutto dalla vita, devo accontentarmi con quello che ho. Vorrei anche che i calmanti non mi frenassero così l'immaginazione.. Come so il suo nome? Ho bisogno di una bugia convincente. O di una mezza verità?

"Tina! Tina i ha parlato di te, ho visto le vostre foto del liceo!" Dio, per favore, fa che abbiano delle foto assieme. Dammi una mano!

Una ruga si forma sulla fronte di Santana, che lentamente affievolisce la presa. "Tina? Tina Cohen-Chang, la balbuziente?" Domanda senza alcuna gentilezza nella voce.

Balbuziente? Uhm, non che io sappia. Ma quante Tine Cohen Chang esistono in questo mondo? Spero poche. Annuisco soltanto e dopo qualche secondo  di esitazione finalmente sono libera dalla sua presa. "Quella sfigata non dovrebbe avere il permesso di parlare di me in giro e tu mi devi dei soldi." 

Woah, frena Santana, ti ho appena rivista e già parliamo di debiti? "Soldi?"

Con nonchalance la mora indica le nostre macchine, mettendosi poi a braccia conserte. "Mi hai appena tamponata!"

Oh. "Giusto.." annuisco piano, spostandomi di qualche passo per vedere quanti danni abbia provocato. Inarco un sopracciglio scoppiando a ridere quando vedo il muso della mia macchina (meglio, quella dei genitori di Tina) e la parte posteriore del super macchinose di Santana. 

"Cosa ci trovi di tanto divertente? Aspetta, sei ubriaca? Dovrei chiamare la polizia."  Alle parole di Santana mi volto di scatto, l'ultima cosa di cui ho bisogno solo i poliziotti. Potrebbero credere che abbia rubato la macchina e conoscendo Tina, sosterrebbe la loro tesi facendomi sbattere dritta al fresco. 

"No, no sono sobria! Aspetta, ti faccio vedere subito!" Pur di bloccarla faccio quello che ho visto fare in diversi film alla televisione. Sollevo una gamba e allargo le braccia, dimostrandole di avere il mio equilibrio. L'espressione non impressionata di Santana mi spinge a portare anche l'indice  sulla punta del mio naso e non sapendo cos'altro fare resto ad osservarla silenziosamente, sperando che mi creda. "Sobria, vedi?"

"Mi devi comunque un risarcimento." Santana alza di poco il mento, facendomi sentire ancora più in basso - socialmente - rispetto a lei. Come se la sua bellezza disarmante, di per sé, non bastasse!

"Santana.. Credo che moralmente, sia tu a dovermi un risarcimento. Il tuo carro armato non si è fatto niente!" Ed è vero. Piuttosto, dovrò un risarcimento a Tina ed ho paura che possa chiedermelo in termini di sangue. Magari vorrà un mio rene..

"Mi sei venuta contro! Non stavi neanche guardando la strada, probabilmente!" Santana mi punta contro l'indice, costringendomi un'altra volta ad indietreggiare. So di essere nel torto, ma non credo davvero di doverle pagare qualcosa.. 

"Lo so, e  mi dispiace terribilmente.. Ma guarda, non hai neanche un graffio." Mi avvicino alla sua macchina e dopo essermi assicurata con lo sguardo della veridicità delle mie parole, le mostro la parte posteriore della sua auto. Lei si avvicina per scrutare silenziosamente le condizioni della sua vettura e prima che possa ribattere, mi affretto ad aggiungere. "Se vuoi posso offrirti qualcosa. Immagino che questo incidente ti abbia spossato mentalmente.."

La verità, è che vorrei passare del tempo assieme a lei. In tranquillità, non in mezzo alla strada, e possibilmente senza che lei mi urli addosso. Inoltre, sembra così stanca e.. stressata. 

"Mi prendi anche per il culo, adesso?" 

Scuoto il capo energicamente, non capisco perché sia così intrattabile oggi. Cioè, lo capisco, l'ho appena tamponata.. Ma nessuno si è fatto male (non ancora, almeno) e la sua macchina non ha neanche una piccola ammaccatura. Potrebbe semplicemente sorridere alla nostra buona sorte!

"Non vuoi perché sono una sconosciuta? Mi chiamo Brittany, Brittany S. Pierce. Ora che mi conosci potresti accettare il mio invito e risolvere questa faccenda davanti ad una tazza calda e fumante di caffè."

Propongo con un sorriso, sperando con tutto il cuore che accetti. Lei sembra prendere in considerazione la mia proposta, il che mi lascia ben sperare.

"Non ho più di trenta minuti." Risponde rimettendosi i suoi occhiali da sole. Un po' mi dispiace che lo abbia fatto, i suoi occhi scuri sono così attraenti..

"Trenta minuti andranno benissimo." Sorrido soddisfatta del risultato, è un buon passo avanti. "Solo che.. non sono di qua, quindi.."

"Lo avevo capito dall'accento, svitata. Trova un posto per quella carretta e sali su una vera macchina, so io dove andare." 

Svitata mi piace, quasi. Potrei abituarmici. Annuisco con un sorrisone in faccia, che Dio benedica gli sbalzi d'umore delle persone! Dopo essere salita sulla macchina neo-distrutta Cohen-Chang, faccio attenzione a non danneggiarla ulteriormente nel tentativo di spostarla a lato della carreggiata. Spero che dopo Santana mi riporti qui, perché sennò non saprei come ritrovare questo posto.

La macchina nera della latina mi aspetta qualche metro più avanti, in un baleno la raggiungo e con qualche fatica prendo posto dal lato del passeggero. Ancora non ci credo.

"Uh, pensavo fosse più semplice.Cioè, non la facevo così alta, tu come fai a salire senza problemi? Con quei tacchi, poi?" Domando incuriosita per 'scusare' la mia goffaggine. Seriamente però, la mercedes di Santana sarà almeno cinquanta centimetri da terrà, salirci su è come montare a cavallo. 

La mora mi rifila uno sguardo poco gentile, devo aver detto qualcosa che non -oh! Dio, come mi è venuto in mente! Ora mi abbandona al ciglio della strada, ne sono certa. Scusati, idiota!

"Cioè, io non volevo dire.. Beh, sì, ma in verità quello a cui pensavo era che -"

Santana alza un palmo in mia direzione per fermare quell'abuso di parole che stavo inscenando, ponendo fine alla nostra "conversazione".

 

Dopo cinque imbarazzanti minuti di silenzio, il carro armato di Santana si accosta in prossimità di un bar con un delizioso dehor. In rigoroso silenzio scendiamo dalla vettura (con molti problemi, per quel che mi riguarda, per poco non mi spalmavo come burro sull'asfalto) ed entriamo nel locale. Ci sono un paio di tavoli sparsi ai lati della stanza, di fronte all'ingresso invece si trova il bancone. C'è anche una specie di vetrinata in cui sono disposti diversi dolcetti, se solo non avessi lo stomaco tanto chiuso crede ne prenderei uno. Giusto per assaggiare, insomma, sono pur sempre una turista! Credo sia un bar a conduzione familiare, comunque, viste le dimensioni ristrette e l'uomo che è in servizio. Dopo aver fatto le nostre ordinazioni senza sprechi di tempo - a me però sarebbe piaciuto fermarmi per parlare con il simpatico nonnino che ci ha promesso di portare i nostri caffè al tavolo - ci troviamo un posto per sedere. 

Santana si accomoda a un tavolo con quattro sedie, forse le piace stare larga. Decido di mettermi di fronte a lei, sarebbe un po' imbarazzante sedere al suo fianco. 

"È un posto molto carino, come lo conosci?" Provo ad intavolare un discorso, sperando che questa volta il cambio d'umore della latina sia dalla mia parte.

"Sono cresciuta in questa città, tu che dici?" In risposta, ottengo anche un sopracciglio alzato. Provo ad immaginare un possibile scenario, dipingendo nella mente uno dei possibili modi in cui Santana potrebbe essere venuta a conoscenza dell'esistenza di quel posticino. 

"Era una giornata tetra e piovosa. Tu piangevi, tutta zuppa, sul marciapiede perché avevi perso la barchetta di carta che inseguisti correndo per decine di metri nella speranza di recuperare la tua compagna di giochi. Purtroppo non hai avuto modo di salvarla, dopo aver solcato il mare improvvisato nel canalino a bordo strada per via della pioggia, il tuo veliero finì nell'unico tombino aperto. Il signore check ha servite al bancone è il tuo bis-pro-zio-adottivo da allora. Dopo tutto questo tempo, lui ancora ti regala i dolcetti che portavi a scuola custodendoli gelosamente, perché vede ancora in te la piccola bambina che piangeva sotto la pioggia con i codini bagnati e le mani a coprire le guanciotte rigate dalle lacrime." Non so perché, ogni tanto mi piace immaginare storie semi tristi a lieto fine. Sarà che spero di averne uno con Santana?

Non riesco a decifrare lo sguardo della mora. Mi sta fissando intensamente, tra le sue sopracciglia si sono formate delle piccolissime rughette che la fanno sembrare una gran pensatrice.Iil suo labbro superiore lievemente arricciato, invece, scopre dei denti bianchissimi, la vista del suo canino mi porta con il pensiero altrove. Mi ha riportato alla memoria il giorno in cui la vidi allo specchio, sotto forma di cane. Mi domando se sia possibile che Santana non abbia memoria di ciò che è successo. 

"È la stessa fervida immaginazione che ti ha portata a sbattere contro la mia macchina poco fa?" La sua voce attira la mia attenzione, costringendomi a posporre la riflessione su quanto accaduto, a dopo.

"Huh.." Ecco, no, è stata colpa di un fantasma. "Stavo.. in verità stavo cercando il Luna Park. Con.. Lo sguardo, sai." Mi indico gli occhi con le dita, devo smettere di gesticolare troppo. Quando sono nervosa divento più idiota del solito.

"Un Luna Park a Lima? Di questa stagione? Perché invece non un cammello?" 

Non sono sicura che sia ironia quella, ma ha lo stesso pessimo odore pungente dell'ironia. "I cammelli puzzano un po' e non hanno un bel carattere. Non sono neanche lontanamente comparabili con un parco di divertimenti!" 

"E non trovando un Luna Park hai deciso di giocare agli autoscontri da sola, con la macchina dei coreani." Di nuovo quel sopracciglio alzato. Se solo Santana non mi piacesse tanto, a quest'ora il suo comportamento mi avrebbe quantomeno irritata.

"In verità no, avevi ragione, sono una stalker. Sono stata ingaggiata da losche figure per porre fine alla tua vita." Ribatto usando lo stesso tono serio che aveva usato la ragazza di fronte a me fino a quel momento. Non so se riuscirà a capire che sto scherzando, ma visto che sembra apprezzare tanto l'ironia..

"È per questo che ho deciso di portarti in un bar che non è il mio, così quando arriverà il tuo caffè magicamente avvelenato, non potranno dare la colpa a me." 

Finalmente percepisco il primo sorriso sulle labbra di Santana, anche se sembra volerlo mascherare con le unghie e con i denti. Forse non è molto abituata a farlo. Quando era a Seattle con me, però, tutta spaventata e coccolosa, sorrideva spesso. Le fossette sulle sue guance cominciavano a mancarmi terribilmente.

"Gestisci un bar?" Domando curiosa quando finalmente arriva il signore anziano con la nostra ordinazione. 

"Da poco tempo, sì." Santana si sporge per prendere la sua tazza che porta alle labbra senza neanche aggiungere dello zucchero. 

Vorrei dirle che forse così è un tantino troppo amaro o che forse dovrebbe aspettare un minutino che diventi meno caldo, ma poi non dico nulla. Magari il segreto dei suoi capelli segosi, scuri come la pece, e della sua colorazione tanto bronzea è proprio quello. 

Per non rischiare di diventare una Santana n.2, prendo tre bustine di zucchero che mescolo subito al caffè, lasciandolo poi raffreddare. "Ed è lussuoso come la tua macchina?"

"Perché, vuoi venire a distruggere anche quello con una macchina non tua?" Domanda posando la tazzina già vuota sul tavolino. 

"Sfortunatamente per te, ho finito le macchine a disposizione. Anzi, credo che dopo questa giornata rimarrò a piedi per un po'.." Alzo le spalle con un sospiro, diciamo anche che me lo sono meritata.

"Come conosci Tina?" Il suo tono di voce mi sembra già meno aggressivo di prima.

"È la ragazza del mio miglior amico. Futuro sposa, a dire la verità.." Mormoro posando lo sguardo sulle mani di Santana. È allora che noto un anello abbastanza sfarzoso sul suo anulare. Il mio battito aumenta anche se cerco di auto ingannarmi, so di doverle porre quella domanda anche a rischio di sentire qualcosa che non mi piacerà per niente. "Anche tu sei vicina al matrimonio?" 

Le labbra di Santana si dischiudono, so che vorrebbe rispondermi anche se dopo poco più di un secondo, quelle due carnosissime strisce di carne rossastra si richiudono senza far scappare il minimo suono.

"Si è fatto tardi, io devo andare." Mormora dopo, alzandosi in piedi e prendendo la sua borsa. 

Capisco di avere poco tempo, devo darle un mio recapito perché non posso perderla e non credo di avere il tempo per girare ogni bar di Lima alla ricerca di quello della ragazza.

Rapidamente, esamino le mie opzioni. Potrei darle il mio biglietto da visita, ma mi richiamerebbe se vedesse quello che sono, quello che faccio? Non posso rischiare.

"Aspetta, Santana!" Mi alzo a mia volta, sporgendo una mano in sua direzione per fermarla. Il contatto fisico non deve essere la sua cosa preferita perché non appena le mie dita si chiudono attorno al suo polso, quello che ricevo è uno sguardo di fuoco. "Posso avere il tuo numero? Vorrei.. farmi perdonare per la macchina. Con più di un caffè." 

Le sue labbra si incurvano in un sorriso che definirei quantomeno malizioso, motivo per cui le mie guance cominciano ad arrossarsi. So che è tutto nella mia testa, ma l'immaginazione sa fare brutti scherzi.

"Potresti invece darmi il tuo numero, così sono sicura di poterti chiamare per una constatazione amichevole.." 

La mia gola si fa secca all'istante per il tono di voce più basso di prima di Santana. Non so a che gioco stia giocando, ma a questo punto sono quasi felice di essere una pedina. 

"C-constatazione.. amichevole?" Le faccio da eco, non capendo esattamente di cosa stesse parlando. Perché quei paroloni?

Lei annuisce, tirando fuori il cellulare dalla tasca. Poi punta gli occhi sui miei e vedendomi ancora imbambolata, prova a darmi un indizio in più. "Constatazione amichevole di incidente, Brittany."

Ah, il modo in cui ha pronunciato il mio nome. Vorrei pregarla di dirlo di nuovo con quella voce ed all'ennesimo pensiero non esattamente innocente che faccio, comprendo che l'effetto dei tranquillanti sia definitivamente andato perduto.

"Ah, sì, giusto." Cerco di uscire da quella situazione d'imbarazzo in cui mi sono cacciata io stessa con le mie mani e quando Santana sporge il suo cellulare verso di me, comprendo che vuole che digiti il mio numero. Richiamo alla mente l'ordine delle cifre che compongono il mio numero di telefono e quando ho finito le rivolgo un piccolo sorriso.

"Ti scrivo non appena ho tempo, Brittany di Seattle. Cerca di fare ritorno a casa Cohen-Chang senza distruggere ulteriormente la loro carretta centenaria." 

Con un occhiolino ed un sorriso meraviglioso che so per certo, mi resterà a mente per sempre, Santana esce dal locale. 

Io sospiro, ancora avvolta dal suo profumo, e mi risiedo a tavola. Tiro fuori una banconota da dieci dollari, decisa a lasciare il resto all'anziano che ci ha servite. 

Alzo lo sguardo per posare i soldi accanto alle nostre tazzine vuote e mi accorgo di non essere sola. Davanti a me c'è di nuovo la stessa donna che poco tempo prima mi aveva scroccato un passaggio.

"Mi dispiace per la tua macchina, credevo fosse più resistente."

Dischiudo le labbra formando un "o" di stupore con la bocca. Maledizione, lo sapevo! "Lei lo aveva premeditato!" Ribatto faticando a tenere la voce bassa, quello spirito mi aveva rovinato la giornata! Beh, allo stesso tempo mi aveva aiutata a trovare Santana.. Ma credo sia solo una combinazione.

"Avevo premeditato di rovinare la vita a quella stronza come sta facendo lei con mio figlio, ho solo scelto l'aiutante sbagliato." 

Aggrotto brevemente la fronte, analizzando le sue parole. Prima che io possa anche solo ribattere, lei non è sparita. 

Perfetto, era proprio questo il motivo per cui morivo dalla voglia di venire in questo dannato Stato!
 



Mi scuso per la lunga attesa e per gli errori,  il capitolo non è betato. 
È con immensa gioia che vi comunico che questa storia sta raggiungendo la fine e che, per il momento, ho ripreso a scrivere anche A Very Potter Crossover, conto di pubblicare l'aggiornamento a metà agosto. 
Spero che nonostante il periodo di pausa, il capitolo sia di vostro gradimento. 
Un grazie speciale a coloro che recensiscono e a quelli che invece mi scrivono in privato, dandomi una grandissima mano per quel che riguarda idee da cui prender spunto. Siete la mia manna dal cielo.
Grazie anche a tutti quelli che ancora seguono la storia, a quelli che l'hanno aggiunta ai preferiti o alle storie da ricordare, non vi conosco ma vi voglio bene. <3
Alla prossima!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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