Redemption di Herm735 (/viewuser.php?uid=73080)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Forgive me for I have sinned ***
Capitolo 2: *** Hold on to Vengeance for it'll be Strenght ***
Capitolo 3: *** Hide the Beast Deeper Inside ***
Capitolo 4: *** Kiss Away the Pain of my Wounded Heart ***
Capitolo 5: *** The Deeper the Lie, the More Truth in its Echo ***
Capitolo 6: *** The Maleficent Spell of the Impure Hearts ***
Capitolo 7: *** She Will Always Find Me (Just Maybe Not Right Now) ***
Capitolo 8: *** The Redemption of the Fallen Queen ***
Capitolo 9: *** If Anybody Could Have Saved Me, It Would Have Been You ***
Capitolo 10: *** Maybe Someday We Will Talk and Not Just Speak ***
Capitolo 11: *** Love Will Have Its Sacrifices ***
Capitolo 12: *** Misery Loves Company ***
Capitolo 13: *** The Damnation of the Fallen Savior ***
Capitolo 14: *** The Only Way Out, Is Through ***
Capitolo 1 *** Forgive me for I have sinned ***
Quando una nuova cattiva minaccia la sicurezza di Storybrooke, sarà compito di Regina ed Emma cercare di tenere la città al sicuro. Regina vuole essere buona e cerca di redimersi, ma per farlo deve aiutare Emma nella lotta contro un nemico che metterà a dura prova entrambe. Quello che non avrebbero mai potuto aspettarsi è che ogni passo di Regina verso la propria redenzione è anche un passo verso la loro sconfitta. Se neanche la redenzione può salvarle dal male, cosa possono fare? Dove il resto fallisce, solo un atto di fede potrebbe riuscire a salvarle.
Forgive me for I have sinned
Regina scese dalla macchina, dopo aver accompagnato Henry a scuola, dirigendosi verso Granny's per prendere il solito caffè, quando vide una piccola folla radunata attorno all'orologio della città, tutti con gli occhi puntati verso le lancette.
Si avvicinò, vedendo Emma Swan ferma davanti alle persone, con le spalle alla torre e le mani alzate, un espressione leggermente nervosa.
“Non c'è niente da vedere, tornate a casa o a lavoro e continuate come se niente fosse.”
Fece qualche altro passo avanti e tutti iniziarono a voltarsi verso di lei, bisbigliando tra loro a bassa voce.
“Che sta succedendo qui?”
“Come se non lo sapesse già” arrivò la risposta mormorata ma rancorosa di Brontolo.
“Le lancette sono ferme di nuovo” rispose Emma con un sorriso.
Lo sguardo di Regina si spostò verso l'orologio, constatando che effettivamente il tempo non stava più scorrendo.
“Abbiamo controllato problemi nel meccanismo o cose del genere, ma sembra che si sia fermato senza motivo” terminò Emma.
Regina si guardò attorno, vedendo tutti gli occhi su di sé.
“Capisco. E ovviamente io sono la prima contro cui puntate il dito” sorrise amaramente. “Dopo tutto quello che ho fatto, è bello vedere che niente è cambiato.”
Sostenne lo sguardo di Emma per qualche minuto, voltandosi e procedendo in direzione della tavola calda a cui si stava dirigendo poco prima.
“Regina, aspetta!”
Quando la bionda la raggiunse, Regina sbuffò, senza rallentare.
“Sceriffo Swan, le assicuro che non ho niente a che fare con qualsiasi cosa stia succedendo alle lancette. Può chiedere ad Henry, se vuole. Ho passato con lui tutto il fine settimana.”
“Regina, sai che non la penso così. Sai che io ti credo, che sono dalla tua parte.”
Le Jimmy Choo nere su cui Emma aveva tenuto lo sguardo fisso si fermarono di colpo quando Regina si arrestò bruscamente, voltandosi verso di lei.
“Dalla mia parte” ripeté. “Solo non abbastanza da farlo sapere alla città. Chi mai si alzerà per stare dalla parte della Regina Cattiva, d'altra parte? Tale madre, tale figlia.”
Emma fu confusa dalle parole di Regina, ma scosse la testa appena lei si mosse, ricominciando a seguirla.
“Dobbiamo trovare chi è stato, capire cosa è successo.”
“No, sceriffo Swan. Lei deve trovare chi è stato. Io non sono più neanche il sindaco di questa città, non vedo come potrei aiutare. Ed ovviamente, oltre a questo, c'è anche il fatto che, beh, non voglio.”
Una risata acuta risuonò nelle strade, tra le case, dentro le macchine.
Regina la conosceva, anche troppo bene. Il sangue le si gelò nelle vene.
Si voltò di scatto, mettendosi tra Emma e la nube di fumo nero che si stava formando tra loro e l'orologio.
“Guarda, guarda. La Regina Cattiva piegata alla sua stessa plebe.”
Regina inspirò. Non poteva essere vero.
“Per tua fortuna sono venuta a salvarti, non sei contenta? Ho solo fermato il tempo finché non riesco ad arrivare a quello che voglio. Staremo di nuovo insieme, amica mia” rise di nuovo, malignamente, poi per un attimo la voce si fermò, la strega finse di trasalire. “Oh, no, aspetta. L'unica cosa che credo terrò di questa città” dalla densa nube di fumo uscì la figura una donna vestita con un abito magenta ed in mano un lungo bastone alto quasi quanto lei, non era altro che fumo, che in un secondo fu abbastanza vicino a Regina da poterle sussurrare l'ultima frase “è il tuo cuore.”
La sua figura sparì subito dopo, non rimase altro che la densa nube nera.
“Presto le tenebre scenderanno, Regina. Avete fatto un terribile errore. Avete portato Aurora con voi.”
La nube esplose, il fumo si sparse per ogni strada della città, ogni via, ogni casa. La voce che prima riecheggiava solo davanti a loro poteva essere sentita in tutta Storybrooke.
“Sto venendo a prendere quello che mi serve e poi sistemerò ogni torto che mi è stato fatto. Fosse l'ultima cosa che faccio.”
Un attimo dopo, il fumo era sparito.
Regina continuò a fissare il cielo, chiedendosi come fosse possibile.
L'aveva intrappolata, ne era così dannatamente sicura. Erano state alleate, molto tempo prima, ma una volta che Regina si era trovata a lanciare per la prima volta la maledizione, l'aveva rinchiusa in una caverna, assicurandosi che non potesse mai trovarne la via d'uscita. E, di sicuro, era ancora nella caverna che si trovava, non poteva essere altrimenti.
Iniziò a camminare a passo svelto in direzione della torre dell'orologio.
“Dove stiamo andando?” domandò Emma, sbrigandosi a seguirla.
Regina non rispose.
Emma capì che le cose erano gravi, perché neanche si prese il disturbo di dirle che tecnicamente era Regina che stava camminando, lei non faceva altro che seguirla senza il suo consenso e ficcare il naso in cose che non la riguardavano. Doveva avere davvero soggezione della donna dentro la nube, se neanche protestava contro la presenza di Emma.
“Perché stiamo andando in biblioteca?” chiese la bionda quando capì che sarebbero andate dentro la torre. Fu quando Regina raggiunse l'ascensore e si voltò verso di lei che capì finalmente cosa stavano facendo. “Oh. Dimmi di no.”
“Dobbiamo scendere. Dentro i tunnel” concluse Regina, rivelando l'ascensore con un gesto secco della mano.
Ad Emma non era piaciuto trovarsi faccia a faccia con il drago che era lì sotto e di sicuro avrebbe volentieri evitato di farlo una seconda volta. Ma il tono di Regina non ammetteva repliche.
Entrarono dentro, tirarono giù la grata e guardando mentre le porte dell'ascensore si chiudevano con una lentezza snervante. Dentro il piccolo spazio della cabina, c'era un silenzio disarmante.
“Allora” iniziò Emma, tentando di rompere il silenzio. “Che avete fatto tu ed Henry questo fine settimana?”
Regina alzò gli occhi al cielo, rifiutandosi di intrattenere una conversazione con la donna al suo fianco. Era l'unico fine settimana che Henry aveva passato con lei da quando era tornato a vivere alla villetta di Regina. Il loro accordo era che stava con lei per la settimana e con i Charmings nel fine settimana, ma quei giorni Bianca e David avevano deciso di prendersi un po' di tempo per sé e Emma aveva dovuto fare da babysitter al piccolo Neal, quindi Henry era rimasto a casa, contento di passare un po' di tempo con sua madre senza preoccuparsi di dover andare a scuola il giorno dopo. Avevano visto dei film, tra cui Lilo&Stich, uno dei loro preferiti di quando suo figlio era pccolo, Henry le aveva mostrato dei nuovi fumetti che aveva iniziato a leggere e Regina lo aveva ascoltato ripetere le materie che doveva studiare. Erano stati dei giorni così normali da essere quasi perfetti.
Quasi.
Sia lei che Emma erano la famiglia di Henry ed entrambe potevano vedere che quando non era con entrambe, una di loro gli mancava. Sempre.
“Si concentri, miss Swan” fu tutto quello che Regina rispose. “Potremmo dover usare la magia, deve essere pronta.”
Emma sospirò. “Sì, vostra maestà” mormorò in modo da risultare quasi inudibile.
L'ascensore si aprì subito dopo.
Regina uscì con passo fiero, alzando la grata. La bionda non sarebbe mai riuscita a capire come poteva risultare così sicura di sé, decisa e fiera anche su un paio di tacchi alti dodici centimetri. Lei sarebbe risultata soltanto ridicola. Ma in effetti, qualsiasi cosa Regina facesse risultava sempre elegante. Regina fu la prima a raggiungere la caverna ed entrarvi, con Emma subito dietro.
Entrambe erano preparate ad affrontare qualsiasi cosa fosse venuto loro incontro, ma quello era fondamentalmente il problema: lì non c'era niente da combattere.
“Vuota.”
Emma non capì bene perché quella singola parola mormorata dalla mora le fece desiderare di abbracciare le persone a lei care un'ultima volta. Regina sì che sapeva incutere terrore con il più piccolo dei gesti.
“È fuggita.”
“Questo spiega la nube di fumo.”
“Dobbiamo andare, trovare Aurora e i tuoi genitori.”
Emma annuì, seguendola appena iniziò a tornare sui propri passi.
“Certo che per una che non vuole aiutare ti stai dando parecchio da fare” le disse, un mezzo sorriso soddisfatto sulle labbra.
“Stia zitta, miss Swan.”
“Regina.”
Il nome era detto con fermezza. La donna si voltò, guardando lo sceriffo negli occhi.
Dopo Neverland, dopo la Regina delle Nevi, dopo tutto quello che avevano affrontato insieme, anche lei poteva ammettere che suonava un po' ridicolo.
“Emma” si corresse.
Erano diventate amiche, grazie alla costanza con cui Emma era riuscita a fare in modo che Regina si fidasse nuovamente di lei anche dopo che aveva riportato la quasi defunta moglie di Robin Hood indietro dal passato.
Emma ricordava distintamente il momento in cui Marian si era svegliata, in cui Hood aveva scelto di tornare insieme a lei, decidendo di lasciare che Regina affrontasse il dolore da sola. Non era giusto. Non era giusto che tutti si dessero per vinti quando si trattava di lei, solo a causa del suo passato. Emma non lo avrebbe fatto. Avrebbe continuato a combattere perché la donna al suo fianco potesse avere il suo lieto fine, qualunque esso fosse.
Quando uscirono dalla biblioteca, il doppio di persone rispetto a poco prima stavano aspettando ai piedi della torre dell'orologio.
Appena le vide uscire, Biancaneve si diresse verso di loro.
“Cosa è successo? Abbiamo sentito la stessa voce in tutta la città. E le lancette dell'orologio si sono fermate.”
Emma si voltò verso Regina.
“È tornata.”
Bianca le guardò in modo confuso, spostando lo sguardo da una all'altra, ponendo loro una muta domanda.
“Malefica.”
Avevano riunito praticamente tutta la città dentro il municipio. Regina se ne stava in disparte con Henry al proprio fianco. La sala era riempita dai brusii di tutti, nessuno capace di tenere le proprie ipotesi per sé.
Quando Bianca si alzò in piedi ed iniziò a parlare, il silenzio calò immediatamente.
“Come molti di voi ormai avranno sentito, le lancette dell'orologio della città si sono fermate. Siamo nuovamente bloccati.”
Quell'ammissione fece ripartire i sussurri all'interno della stanza, finché la donna si schiarì la voce, facendo cessare ogni rumore.
“Molti di noi si sono chiesti chi fosse responsabile, alcuni sono giunti a conclusioni un po' troppo affrettate” il suo sguardo si fermò più del necessario su Brontolo, che si strinse nelle spalle, distogliendo lo sguardo “in ogni caso” continuò Bianca “ben presto la colpevole si è fatta avanti, rivelandosi all'intera città. È con immenso rammarico che devo comunicarvi che Malefica è di nuovo in libertà.”
All'ennesima interruzione, nessuno osò neanche proferire parola.
“Non ci aspettiamo che agisca contro di noi presto, ma neanche che non si faccia più viva. Vi chiediamo, comunque sia, di tornare con tranquillità alle vostre case, questa sera, ed ai vostri lavori domani mattina. Non c'è niente di cui allarmarsi, per il momento.”
“Quindi dovremmo starcene con le mani in mano” tagliò corto Ruby.
“Sembra più o meno la stessa cosa che abbiamo fatto con la Regina delle Nevi. E Cora. E Peter Pan” elencò Belle. “Non ha funzionato esattamente bene le altre volte.”
“Forse dovremmo agire per primi questa volta” propose la Fatina Blu. “Cercare un compromesso, per evitare una battaglia e delle vittime.”
“Se anche riuscissimo mai a trovarla, penso che incontrarla e affrontarla in sé comporterebbe un sacco di vittime” rispose Aurora. “Credetemi.”
“Quindi le lasciamo scegliere da che parte cominciare, chi far fuori per primo?” chiese incredulo Brontolo. “Io dico” continuò “che restiamo uniti finché non la troviamo.”
Di nuovo nella stanza di alzò un insieme indistinto di voci.
Bianca e David si guardarono, non sapendo cosa fare, come mettere tutti d'accordo.
Ad alzarsi in piedi e parlare, fu Regina.
“Se posso permettermi, vorrei sottolineare che uno scontro diretto con Malefica, nonostante potrebbe risultare l'unica arma efficace nel determinare la sua sconfitta, è anche molto rischioso e potrebbe culminare in una veloce, sebbene dolorosa morte, per chiunque osi avventurarsi all'interno della Fortezza Proibita.”
Per parecchi secondi, nessuno osò parlare.
“Beh, avete sentito che ha detto” incoraggiò tutti Brontolo. “Se la Regina Cattiva dice di non andare ad attaccare Malefica, non c'è dubbio che andare ad ucciderla è esattamente quello che dobbiamo fare.”
Regina alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Henry scattò in piedi, pronto ad intervenire.
“Se non volete ascoltare un consiglio da parte mia, almeno ascoltate la risposta dello sceriffo Swan.”
Emma fu colta di sorpresa. “La mia risposta a cosa?”
“Chi è stata l'unica persona che Malefica ha minacciato questa mattina, signorina Swan? L'unica persona a cui Malefica è interessata, a cui ha minacciato di rubare il cuore, l'unica in pericolo. Chi è?”
Emma esitò. Desiderava, più di ogni altra cosa, di poter mentire o eludere la domanda. Perché sapeva cosa Regina stava cercando di fare. Ma non le aveva lasciato scelta. Non poteva fare altro se non rispondere, tutti gli occhi puntati su di lei non le lasciavano scelta.
“Te, Regina.”
Nessuno sapeva come rispondere a quella ammissione.
“Quindi vedete” concluse la donna come se fosse ovvio. “Potete tornare a dormire tranquilli nelle vostre case, ai vostri lavori, continuare le vostre vite come ha suggerito Biancaneve. L'unica persona in questa stanza che al momento corre alcun pericolo, sono io. Scommetto che nessuno sarà più disposto a combattere adesso, non è vero?”
Dopo un lungo minuto di silenzio, un sorriso beffardo si formò sulle labbra di Regina.
“Come pensavo” mormorò.
“Per me non cambia niente” Ruby si alzò in piedi. “Regina è una di noi, adesso. Merita la nostra protezione, ci ha aiutato a sconfiggere Cora e Pan e Ingrid. È il nostro turno di proteggere lei, adesso.”
“Miss Lucas, si sieda” mormorò Regina. Il suo tentativo di non far partecipare mezza città ad una missione suicida stava per essere rovinato da una ragazzina in minigonna. Frustrante, per una regina.
“Ruby, hai combattuto una guerra contro di lei. Come puoi dimenticare così facilmente?” chiese Ashley.
“Non ho dimenticato la guerra contro di lei” rispose con decisione. “Ma non ho dimenticato neanche le tre che ho combattuto al suo fianco. Se non siete disposti a proteggerla, non siate così felici di accettare il suo aiuto quando è l'unica che può salvarvi.”
“Combattere adesso è comunque assurdo, Ruby” intervenne Bianca. “Possiamo fare dei turni, delle squadre di ricerca, per proteggere Regina” propose. “Ma non inizieremo un'altra guerra.” Il suo tono lasciava intendere che non erano accettate contraddizioni.
“Non ho bisogno del vostro aiuto. So cavarmela benissimo, grazie comunque” intervenne Regina, scuotendo la testa. “Posso trovare Malefica, trattare con lei e nessuno di voi dovrà rimetterci niente, questa volta.”
Bianca scosse la testa, ma Regina era decisa a non trattare.
“Bianca” le disse con fermezza. “Devo farlo. Devo. Non vado fiera di quello che ho fatto in passato, del dolore che ho causato, delle persone che” il suo sguardo si posò brevemente sul ragazzo al suo fianco, ricordandole che non era quello il momento di confessare i propri peccati. “Delle persone che ho ferito. Non potrò mai rimediare a tutti gli errori che ho fatto. Neanche se vivessi altre dieci vite, potrei essere di nuovo la persona buona che un tempo sono stata, che tu hai conosciuto. Non posso tornare indietro. Ma non voglio neanche continuare a vivere con sangue innocente sulle mie mani. Malefica è un mio problema. Lascia che sia io a risolverlo, lasciami questa occasione. È l'unica che avrò mai, forse. È la mia unica possibilità di redimermi.”
Senza aggiungere altro, posò una mano sulla spalla di Henry, facendolo alzare e conducendolo fuori dal municipio, verso la loro macchina.
Quando furono dentro, lui le prese la mano.
“Sono fiero di te, mamma. Sono orgoglioso che tu voglia essere buona. Ma devi sapere che non sei sola. Non te lo lasceranno mai fare.”
“Chi non me lo lascerà mai fare?”
Henry sorrise, proprio mentre qualcuno bussò sul finestrino della Mercedes di Regina dalla parte del conducente. Lei lo abbassò solo per trovarsi davanti Emma.
“Non mi arrenderò con te, Regina. Te l'ho già detto. Non ci arrenderemo” precisò, facendosi di lato, permettendo a Regina di vedere Bianca e David.
La stretta di Henry sulla sua mano si rafforzò.
“Siamo una famiglia, mamma. Nessuno viene abbandonato...”
“...o dimenticato. Lo so” rispose Regina in un sussurro, riconoscendo la citazione da uno dei film preferiti di Henry.
Non si era ancora abituata a come le cose erano cambiate.
“Anche noi vogliamo aiutare” la voce di Ruby attirò la loro attenzione.
Accanto a Bianca e David si erano fermate lei ed una ragazza asiatica che Regina ricordava di aver visto una sola volta, al campo di Robin Hood.
“Ho avuto già a che fare con Malefica” disse loro la ragazza. “Con le sue maledizioni e con le sue vittime. Voglio aiutare voi, come voi avete aiutato Emma e Bianca a tornare dalla Foresta Incantata, se per voi va bene” fece un passo avanti. “Il mio nome è Mulan.”
Il viso di Henry si illuminò.
“Mulan! Sei tipo la mia principessa preferita” ci tenne a precisare.
“Ehi!” protestò incredula Biancaneve.
“Scusa Bianca” mormorò rendendosi conto del suo errore. “Ma Mulan era il guerriero più forte di tutta la Cina” continuò a bassa voce.
“Grazie, Emma” sussurrò Regina. “So che è merito tuo. Anche se dovrò sopportare i due idioti.”
“Ehi” intervenne Biancaneve per la seconda volta. “Sapete che sono ancora qui, vero?”
Emma sorrise alla donna al volante, guardandola mettere in moto la Mercedes, solo per vederla fermarsi di nuovo pochi metri più avanti.
“E, miss Lucas, la prego. Indossi gonne che non lascino vedere la sua biancheria intima, se proprio deve essere presente. La donna vestita come un uomo e il principe dell'impulsività possono venire, a condizione che la spiffera segreti rimanga a casa.”
Emma sorrise, riconoscendo finalmente Regina ed aspettando di sentire quale soprannome avrebbe tirato fuori per lei.
“Mulan, anche lei è la benvenuta, ovviamente” concluse, prima di ripartire verso Mifflin Street.
Emma sbuffò con fare incredulo, appoggiando le mani sui fianchi.
“Quindi io sarei la donna vestita da uomo? Io non vesto affatto...” guardando in basso, verso i propri stivali neri, i jeans stretti, la maglia bianca ed il giacchetto di pelle, che se paragonati alle scarpe con il tacco ed il tailleur grigio di Regina, non erano poi così femminili. Alzando gli occhi al cielo, sbuffò di nuovo, sentendo Ruby ridere. “Non una parola.”
Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito, fatemi sapere cosa ne pensate!
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Capitolo 2 *** Hold on to Vengeance for it'll be Strenght ***
Hold on to Vengeance for it'll be Strenght
Quando Emma entrò nel proprio ufficio, con quindici minuti di ritardo rispetto al suo orario di lavoro, non fu sorpresa di vedere Regina seduta sulla sua scrivania, le gambe incrociate, la schiena perfettamente dritta. Indossava un vestito nero che terminava a circa metà coscia, e che la posizione a gambe incrociate sulla scrivania aveva contribuito a far salire di qualche ulteriore centimetro. Per essere la donna che l'ultima volta aveva suggerito a Ruby delle gonne più lunghe, quel vestito era incredibilmente corto.
“Buongiorno, miss Swan.”
“Vostra Maestà” ritorse lei.
“Preferisco Regina e basta” mormorò. “Quel titolo porta con sé timore, ovunque vada.”
La mente di Regina tornò alla sera prima. Alla sola menzione da parte di Bianca del nome di Malefica, tutti nella stanza avevano fatto silenzio. C'era un tempo in cui il suo nome causava la stessa reazione, mentre adesso ovunque venisse pronunciato non si trascinava dietro altro se non una scia di rancore.
Emma si accorse di aver evocato ricordi poco piacevoli, cercò quindi di distrarre Regina immediatamente.
“Allora, da dove pensi di cominciare?” chiese, con un piccolo sorriso.
Regina sospirò, scendendo dalla scrivania.
“Beh, per prima cosa dobbiamo capire dove si nasconde, no? Il modo più veloce è un incantesimo di localizzazione. Ma ci serve qualcosa di suo.”
“Ma dove possiamo trovare qualcosa di Malefica?” chiese Emma perplessa.
Regina sospirò, abbassando lo sguardo e inclinando la testa di lato.
Fu allora che Emma capì dove quel viaggio sarebbe iniziato.
“Gold.”
Mentre uscivano incontrarono ad aspettarli David, Bianca, Ruby e Mulan. Regina aprì la bocca per protestare contro la presenza della sua figliastra, ma lei la anticipò.
“Non mi importa se non vuoi il mio aiuto, Regina. Non mi arrenderò.”
La donna si morse l'interno di una guancia per non dare una risposta carica di rancore e disprezzo.
Iniziò a camminare verso il negozio di Gold senza aggiungere un'altra parola.
Quando entrarono tutti insieme, Tremotino fu abbastanza perplesso.
“Fatemi indovinare. La nostra squadra di salvataggio verso la nuova minaccia di Storybrooke. E qualche intruso” aggiunse, i suoi occhi fissi su Regina.
Lei non si lasciò minimamente turbare dal suo sguardo.
“Ho bisogno di qualcosa di suo. Per un incantesimo di localizzazione.”
Gold sorrise.
“Perché dovrei aiutarvi, perché dovrebbe importarmi?”
“Farò qualsiasi patto tu voglia” intervenne Emma annoiata. “Spara.”
“Qualsiasi? Interessante.”
“No, non faremo proprio alcun patto” disse Regina fermamente. Poi sorrise, appoggiando una mano sul bancone e avvicinandosi a Gold. “Chiedilo di nuovo, Tremotino.”
Lui si guardò attorno, con la tentazione improvvisa di ridere in faccia alla donna davanti a lui. Si chinò verso di lei, un sorriso beffardo sulle labbra.
“Perché dovrei aiutarti?”
Regina sollevò il mento, scandendo ogni parola perché lui la comprendesse bene.
“Chi te lo sta chiedendo?” ritorse. “Sei sposato, adesso. Tutto ciò che possiedi, è tuo soltanto per metà. La domanda giusta da fare è: perché Belle dovrebbe aiutarci?”
Dalla porta che dava sul retro del negozio si affacciò la ragazza che aveva origliato l'intera conversazione.
“E la risposta” continuò Regina “è che ci aiuterà perché stiamo cercando di salvare la città da qualcuno che vuole fare del male agli amici della famigliola felice” con un cenno della testa indicò le persone alle proprie spalle. “Non è vero, Belle?”
“Dagli ciò di cui hanno bisogno Tremo. Ti prego. Fai la cosa giusta” gli si avvicinò, prendendogli le mani. “Per me.”
Dopo qualche secondo di esitazione, lui annuì.
Regina sapeva esattamente dove colpire. La sua unica debolezza. Era ancora così brava a manipolare le persone come voleva, era difficile credere che ci fosse qualcosa di diverso in lei. A Tremotino sembrava la persona che era sempre stata. O meglio, la persona che lui stesso aveva forgiato.
Con un movimento del polso fece apparire davanti a loro una sfera di cristallo. In realtà, quello che ne rimaneva. Era rotta sulla parte superiore e il supporto dorato era scheggiato. Sembrava che stesse per rompersi da un momento all'altro.
Regina la riconobbe immediatamente. Era la sfera che Malefica teneva sempre con sé, sopra il proprio bastone, in cui custodiva la sua maledizione più preziosa. Quella che Regina aveva rotto per rubarle la Maledizione che aveva lanciato su Storybrooke.
La prese cautamente dalle mani di Tremotino. Ma quando con un gesto della mano la incantò affinché trovasse Malefica, qualcosa andò storto. Apparvero davanti ai loro occhi tre sfere tutte identiche.
“Che sta succedendo?” domandò Emma perplessa.
Regina sospirò, lo sguardo adirato.
Tutti automaticamente si voltarono verso Gold.
“Non è colpa sua” intervenne Regina. È Malefica. Sebbene non vi sia modo di eludere un incantesimo di localizzazione senza ricorrere a metodi abbastanza estremi, è possibile riuscire a confondere le proprie tracce.”
“Quindi solo una delle tre sfere porta davvero a dove si trova Malefica” concluse Ruby.
“Esattamente. Le altre due portano a posti in cui è stata ed in cui ha lasciato una traccia di sé, per così dire.”
“Tipo la faccia di fumo che ci ha minacciato davanti la biblioteca?” chiese Emma.
“Esatto. Ma più articolate, più verosimili.”
“Quindi adesso cosa facciamo?” domandò David.
“Ci dividiamo” decise Emma. “Non possiamo sprecare l'incantesimo. Dividiamoci in coppie. Ci rivediamo al mio ufficio appena l'incantesimo finisce. Nessuno affronti Malefica da solo, ancora meglio, nessuno la affronti, punto.”
Appena David voltò lo sguardo verso Bianca lei annuì, apprestandosi a seguire la sfera che per prima lasciò il negozio. Ruby sorrise maliziosamente, afferrando Mulan per un braccio e trascinandola verso la seconda sfera.
“Vieni Mulan. A quanto pare, stiamo formando quel tipo di coppie.”
“Guarda che ti ho sentita, Ruby.”
Lei non fece caso alle parole di Emma, dirigendosi fuori dal negozio.
“Beh, sembra che siamo rimaste noi due” disse a Regina con un sorriso.
Regina seguì immediatamente la terza sfera. “Non perdiamo altro tempo.”
“Sono ore che camminiamo” si lamentò Emma.
“A malapena un paio” la contraddisse la mora.
Si erano trovate a vagare per il bosco, erano quasi subito uscite dal sentiero battuto, seguendo la sfera.
Dopo qualche minuto di silenzio, la bionda parlò di nuovo.
“Sai già che saremo noi a trovarla, vero?”
“Cosa te lo fa pensare, Emma?”
“Beh, non avresti mandato Ruby insieme a Mulan se avessi pensato che avrebbero potuto imbattersi in Malefica. Nessuna di loro ha poteri magici e so che non le avresti lasciate andare sapendo che se incontrassero Malefica non avrebbero neanche una possibilità di cavarsela.”
“Neanche i tuoi genitori hanno poteri magici” le ricordò.
“Loro se la cavano sempre in un modo o nell'altro.”
Regina sospirò. “Nessuno lo sa meglio di me, fidati” le disse con un sorriso provocatorio. “In ogni caso, non è esattamente accurato dire che Ruby non ha poteri magici. Al contrario, la sua capacità di tramutarsi in lupo è rara e invidiata da molti” precisò. “Comunque non devi preoccuparti. È solo un trucco, non può essere in tre posti contemporaneamente. Ma deve muoversi molto velocemente tra i luoghi in cui vuole che le sfere si fermino, apparendo e scomparendo in ognuno di essi, finché non siamo dove lei ci vuole.”
“Quindi quello che stai dicendo è che stiamo camminando dritti dentro la sua trappola?”
“Solo io e te, mia cara. Lei cerca me, quindi lascerà in pace gli altri.”
Emma si fermò di colpo quando lo capì. Poi si affrettò per recuperare Regina.
“Li hai lasciati andare perché non volevi che fossero in pericolo, nessuno di loro. Non volevi aiuto dall'inizio” ragionò ad alta voce.
“Mi dispiace, ma non ho intenzione che qualcun altro muoia a causa mia.”
“Allora perché hai portato me?” sorrise beffardamente. “È il tuo modo di dirmi che siamo finalmente amiche?”
Regina rise, scuotendo la testa.
“Chi dice che ti stia portando con me?” chiese enigmaticamente. “Sai il punto esatto del bosco in cui siamo adesso, Emma?”
Lei si guardò attorno attentamente, ma era tutto uguale, non aveva idea di dove si trovassero ed era stata troppo occupata a prestare attenzione a Regina per prestare attenzione alla loro direzione.
“Beh, no, ma sono già qui, quindi non serve.”
Regina si fermò, voltandosi.
“Ci vediamo stasera Emma” le rivolse un sorriso debole. “Ce la farò, ok? Tornerò a casa. Puoi dire ad Henry che l'ho promesso.”
La bionda la guardò enigmaticamente, scuotendo la testa, senza capire.
Poi Regina, la guardò ancora una volta negli occhi, così intensamente, come se volesse aggiungere altro. Ma all'ultimo momento sembrò ripensarci, scuotendo la testa. Mosse il polso in modo deciso ma fluido ed Emma si sentì avvolgere da una sensazione strana, come se il suo intero corpo fosse immerso in un liquido caldo e denso. Si sentì trascinare per qualche istante e, quando riaprì gli occhi, era in piedi nel proprio ufficio.
“Dannazione.”
Sapeva che Emma si sarebbe arrabbiata con lei, ma non le importava. Non era disposta a mettere in pericolo proprio l'unica amica che aveva in quella città, e forse in assoluto, solo perché era l'unica altra persona che possedeva la magia. Beh, a parte Gold. Ma in quale razza di universo parallelo Gold l'avrebbe mai aiutata a sconfiggere Malefica?
Rise con se stessa a quel pensiero.
Doveva continuare da sola, da lì in poi.
Era così e basta.
Doveva farlo da sola.
Era la sua battaglia ed era giusto che fosse lei l'unica a combatterla. Era così che aveva sempre affrontato tutte le battaglie a cui la vita l'aveva costretta.
Dopotutto era la sua redenzione, non quella di Emma.
“Emma?”
“David. Cosa ci fate qui?”
Sia lui che Bianca erano completamente bagnati, seduti sulle sedie dell'ufficio di Emma, ad aspettare di avere notizie dalle altre due coppie.
“Abbiamo seguito la sfera fino al molo, ma poi è caduta a terra, come se l'incantesimo fosse terminato. Ci siamo voltati e Malefica era lì.”
“Cosa?” chiese Emma, confusa. “Credevamo che stesse aspettando noi.”
“Beh, avrebbe senso. Quando ha visto che eravamo noi ci ha spinto verso l'acqua, dicendo che sarebbe andata a rubare la magia che le serviva per colpire Regina da qualcuno di almeno vagamente utile ed è sparita.”
Emma inspirò, chiudendo gli occhi.
“Penso che Regina lo sospettasse, mi ha spedito qui perché non voleva che rischiassi di trovarmi in un loro ipotetico scontro.”
“Pensiamo che Malefica voglia usare i tuoi poteri per fare del male a Regina, ma non abbiamo la più pallida idea di come pensi di poterteli rubare.”
Emma sospirò.
Le cose si stavano complicando sempre di più.
Regina continuò a camminare, immersa nei suoi pensieri.
Sapeva che, senza Emma lì ad aiutarla, stava praticamente camminando verso la propria condanna a morte. Ma non era davvero riuscita a mettere in pericolo la vita della bionda che negli ultimi mesi le era stata sempre affianco.
All'inizio Regina lo aveva considerato fastidioso e inconveniente, ma piano piano si era abituata a quello strano rapporto di amicizia.
Lei e Emma, in fondo, avevano in comune una cosa fondamentale per entrambe: Henry.
Capitava abbastanza di frequente che Emma si fermasse da loro dopo aver riaccompagnato il ragazzo a casa da scuola e che loro tre facessero cena insieme, parlando del più e del meno, senza che fossero tirati in ballo il passato di Regina o le cose che aveva fatto. Doveva ammettere che si era affezionata, sebbene lentamente, alla ragazza che così tanto aveva insistito per essere sua amica.
Si ricordava ancora di quando si erano incontrate alla tavola calda di Granny ed Emma le aveva offerto da bere solo per poi scusarsi del fatto che Robin Hood avesse scelto di tornare insieme a sua moglie. Regina aveva riso, perché era una cosa per cui solo Emma si sarebbe potuta scusare. Le aveva detto che non vedeva come le decisioni di Robin potessero essere colpa sua e che non importava. Che lei non era innamorata di lui.
Camminando per il bosco, Regina rise di se stessa.
Neanche il suo vero amore, era riuscita ad amare. Neanche lui.
Per Regina era un chiaro segno che innamorarsi non faceva per lei, non era il suo destino. Non era mai stata brava nelle storie d'amore. L'unico uomo della sua vita, quello per cui ci sarebbe sempre stata, era Henry. Se Robin le aveva insegnato una cosa, era quella. Nessuno poteva arrivare a riempire il cuore di Regina quanto anche solo il pensiero del suo piccolo principe.
La sua vita senza Henry sarebbe stata priva di significato.
Ed era ironico, perché se non avesse fatto le cose che rimpiangeva così tanto, se Emma non fosse nata e non avesse rotto la maledizione, lei non avrebbe mai avuto suo figlio. Ed era più o meno l'unica persona senza la quale Regina era davvero sicura di non poter vivere.
Eppure.
Eppure qualcosa mancava.
Quell'amore in senso romantico, quello che le faceva venir voglia di vomitare ogni volta che guardava i Charming's. Le dava la nausea, sì, eppure la incuriosiva allo stesso tempo.
Avrebbe voluto provarlo, almeno una volta, avrebbe voluto sentirsi amata da qualcuno in quel modo.
Pensò a Daniel. Erano passati qualcosa come cinquant'anni dalla sua morte. Il ricordo di lui era ancora forte e sapeva che si erano amati. Ma sapeva anche che per quanto forte, quel sentimento non era simile a quello che provavano Bianca e David. Lunghe riflessioni l'avevano portata a concludere che Daniel forse non era stato il suo vero amore, ma neanche Robin lo era.
Si era da tempo ormai rassegnata al fatto che non lo avrebbe mai trovato.
Era così immersa nei propri pensieri che si accorse che la piccola sfera di vetro si era fermata davanti a lei solo quando ci andò a sbattere contro.
Si paralizzò, vedendola cadere a terra.
Alla periferia del suo sguardo vide una figura avvicinarsi, una donna con un lungo abito magenta ed un bastone.
“Malefica.”
“Regina. Finalmente sole.”
Qualche istante dopo entrarono nell'ufficio di Emma Robin Hood e uno dei suoi compagni, Will Scarlet, sostenendo Mulan, che faticava a camminare.
“Che diavolo è successo?” chiese Emma precipitandosi al suo fianco.
“Belle l'ha trovata dentro la biblioteca quando è andata ad aprire qualche minuto fa, stavamo passando lì fuori quando abbiamo sentito le urla.”
“Mulan, stai bene?”
La ragazza annuì. “Ho solo sbattuto la testa e credo che il mio braccio sia rotto.”
“Dobbiamo portarti in ospedale.”
“Le abbiamo detto la stessa cosa, ma lei ha detto che era di vitale importanza arrivare da te il prima possibile.”
Emma appoggiò le mani sulle sue spalle.
Fu allora che capì che c'era qualcosa in tutto quello che mancava. O meglio, qualcuno.
“Dov'è Ruby?”
Mulan inspirò con grande fatica.
“Ha detto” una fitta al braccio la distrasse, fece uno sforzo enorme per continuare a parlare. “Ha detto che le serviva il suo tipo di magia.”
“Le serviva per cosa?” domandò Emma in un sussurro.
Mulan fece qualche respiro mozzato, emettendo un sussurro strozzato.
“Per risvegliare la bestia.”
“Ti ci è voluto un bel po', cara” la provocò Regina, mettendosi le mani sui fianchi.
“Beh, sono stata un po' occupata con la tua bella ragazzina.”
Il sorriso beffardo che aveva indossato fino ad un istante prima sparì dal viso di Regina senza lasciare tracce.
“Che le hai fatto?” chiese con una rabbia nella sua voce che credeva di aver perduto.
“Oh, magnifico, Regina. Ce l'hai ancora. La rabbia, la sete di vendetta. Ti ricordi, cosa ti dicevo sempre? Tieniti stretta la vendetta perché sarà l'unica cosa che riuscirai a tenerti quando chiunque altro al mondo ti avrà abbandonato. Sembra che ci siamo, finalmente. Dimmi, il mio consiglio ti è stato d'aiuto? Aggrappati alla vendetta, perché ti darà forza.”
Regina non rispose, serrò la mascella e cercò di capire quale sarebbe stata una mossa intelligente a quel punto.
“Andrò a privare la bella ragazzina dei suoi poteri magici, adesso. Prometto di restituirtela appena ho finito. So quanto sei gelosa dei tuoi giochi.”
Regina decise di mandare al diavolo la prudenza e alzò le mani nell'aria, cercando di colpire la strega davanti a sé e farla atterrare contro uno degli alberi alle sue spalle, ma lei fu più veloce, dissolvendosi in un fumo prima che la magia riuscisse a raggiungerla.
“Maledizione” urlò Regina in mezzo al bosco. Ma dopo breve la rabbia la lasciò ed i suoi occhi furono offuscati dal rimorso. “Emma” mormorò a se stessa. Se l'avesse tenuta al suo fianco Malefica non l'avrebbe mai raggiunta.
Incrociando le mani si trasportò nell'ufficio dello sceriffo, senza la più pallida idea di come comunicare la notizia ai due idioti.
La prima cosa che vide furono due occhi verdi che la fissavano.
“Emma.”
“Regina, stai bene, grazie al cielo.”
“Credevo che Malefica ti avesse presa. Ha detto” iniziò, bloccandosi subito dopo.
Guardò i presenti, confusa, notando che Mulan e Ruby non erano lì. Il suo sguardo perplesso si fermò sulla bionda.
“Ruby è sparita. Malefica voleva lei fin dall'inizio” mormorò Emma.
E Regina maledisse il proprio nome, per l'ennesima persona innocente persa a causa sua.
Nel primo capitolo ho inserito un banner della storia, fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo. A presto!
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Capitolo 3 *** Hide the Beast Deeper Inside ***
Hide the Beast Deeper Inside
Emma non capiva come le risultasse ogni volta così difficile tenere il passo con Regina, nonostante lei indossasse sempre tacchi alti e scomodi.
Aveva classe, le doveva concedere come minimo quello.
Quando finalmente furono dentro l'ospedale, trovarono Robin, Marian e Will nella sala d'aspetto, Hood scattò in piedi appena vide Regina. Lei lo ignorò, forse neanche facendoci caso, dirigendosi il più velocemente possibile verso la camera dove stava riposando Mulan.
Una volta dentro, Regina si paralizzò.
L'espressione dura che aveva in volto si fece ancora più inespressiva ed Emma capì che era arrabbiata con se stessa, per quello che era successo alla donna che aveva davanti.
“Cosa le è successo?” domandò piano, avvicinandosi al suo letto.
“Ha sbattuto la testa, ha un braccio rotto” elencò Emma “chissà che altro. Conoscendola, avrà lottato contro Malefica fino a perdere conoscenza.”
“Non stento a crederlo. Guarda il suo viso.”
Emma fissò l'occhio, più scuro di quanto avrebbe dovuto essere, il labbro sanguinante, un taglio sulla guancia sinistra, uno sul sopracciglio destro.
Regina alzò la mano nella sua direzione, passandola delicatamente sopra le ferite. La spostò poi sul suo braccio ed Emma vide che non vi era più sangue sulle sue bende, né lividi attorno al suo occhio.
Dopo qualche istante, Regina si voltò verso di lei.
“L'hai guarita.”
“Quello che ho potuto. Il braccio le farà male, ma non è più rotto. Le costole sono di nuovo a posto, ho fermato l'emorragia interna e ho fatto sparire tagli e lividi. Non ho rimedi per guarirla dai suoi ricordi, temo.”
Emma sorrise. “Grazie.”
La mora scrollò le spalle. “Di cosa? Non ho guarito te.”
“Qualcuno doveva dirtelo, ed io sono qui.”
Regina appoggiò le mani sui propri fianchi con fare irritato.
“Miss Swan, non l'ho fatto per avere una sorta di ricompensa, non mi serve che lei indori la pillola per me. Sono abituata a non essere ringraziata per le cose gentili che faccio, sebbene io convenga che sono eventi più unici che rari.”
Emma alzò le sopracciglia al suo tono serio e deciso.
“Quando hai salvato la vita a mia madre il ringraziamento è stata la mano del Re e diventare regina, o sbaglio?”
Qualcosa, un lampo scuro, passò sui suoi occhi. Ed Emma capì di aver detto la cosa più sbagliata che avrebbe mai potuto dire in quel momento.
“Quel ringraziamento, miss Swan, è risultato nella morte dell'uomo che amavo quando avevo solo diciotto anni ed in suo nonno che strisciava dentro il mio letto ogni notte senza mai preoccuparsi di ciò che io avevo da dire a riguardo, in una vita di infelicità e nell'addormentarmi ogni sera tra le lacrime mentre sua madre nella stanza affianco sentiva e non aveva il coraggio di stare dalla mia parte.”
“Regina, io-”
“Se lo risparmi. Le persone come lei, sua madre e suo nonno, miss Swan, sono il motivo per cui ho smesso di fare cose gentili in primo luogo. Perché invece di un ringraziamento non prova a fare un atto gentile a sua volta.”
Senza aggiungere altro superò Emma, spalancando la porta della camera con un gesto della mano e dissolvendosi in fumo appena fu un solo passo fuori dalla porta.
Emma si chiese perché non si era limitata a tenere la bocca chiusa in primo luogo.
Si era appena versata il secondo bicchiere di whisky quando sentì bussare alla porta. All'inizio pensò solo di ignorarlo, ma quando la persona lì fuori bussò di nuovo, capì che se non avesse risposto alla porta Henry avrebbe potuto svegliarsi.
La persona che vide ferma nel suo patio la spinse ad un alzata di occhi al cielo da record.
“Miss Swan” sospirò in modo stanco. “Sta cercando di svegliare nostro figlio mentre dorme, per caso?” buttò giù tutto d'un fiato il contenuto del bicchiere che aveva in mano.
Emma sorrise involontariamente.
“Cosa?”
“Hai detto nostro figlio. Nostro” indicò prima sé e poi Regina per un paio di volte, prima di rendersi conto di quanto sdolcinato doveva sembrare che stesse sorridendo per quella cosa.
“Per l'amor di Dio” sussurrò lei in risposta, alzando di nuovo gli occhi al cielo, battendo il record che aveva appena stabilito. “Entra, ho bisogno di versarmi altro whisky per continuare questa conversazione.”
Emma la seguì dentro lo studio.
Regina, dandole le spalle, versò due bicchieri uguali per contenuto a quello che aveva in mano quando aveva aperto la porta. Ne porse uno ad Emma, che lo accettò con un piccolo sorriso.
“Mi dispiace per quello che ho detto prima” si scusò sedendosi sul divano.
Regina sospirò. “Non avrei dovuto risponderti in quel modo. Avrei dovuto soltanto dire prego e stare zitta. D'altra parte non si può pretendere che tu sia dotata di qualche tipo di tatto, a giudicare dal comportamento dei tuoi genitori.”
Fu il turno di Emma di alzare gli occhi al cielo.
“Guarda che hanno notato tutti che hai smesso di cercare di uccidere mia madre. Puoi dirlo, sai? Di averla perdonata e di essere tornata a volerle bene. Sei stata la sua matrigna per tanto tempo.”
Regina fece una faccia disgustata.
“Non mi piacciono queste insinuazioni, io non ho mai provato niente se non disgusto per tua madre. E l'unico motivo per cui non sto cercando più di ucciderla è che è la nonna di Henry” chiarì, sorseggiando il suo whisky, sedendosi a sua volta difronte ad Emma, che scosse la testa e si lasciò sfuggire una piccola risata.
“Sei così testarda.”
“E tu sei così sfacciata.”
Emma si rigirò il bicchiere tra le mani, prendendone un sorso e continuando a guardare in basso mentre si decideva a chiedere.
“Perché pensavi che Malefica avesse preso me?”
Regina fu colta in contropiede.
“Era la cosa più logica da pensare. Ha detto che avrebbe rubato la magia ad una persona che conoscevo ed ho pensato a te.”
“Ma avevi detto poco prima che anche Ruby aveva della magia. Magia invidiata da molti, perfino.”
“La tua è invidiata dai più. Magia bianca, il prodotto del Vero Amore. La Salvatrice. Ho dato per scontato che avesse preso te.”
“L'hai pensato perché ti sentivi in colpa per non avermi fatto rimanere dove potevi vedermi, per non avermi protetta.”
“Non sei mica mia figlia” le disse, ridendo. “Potresti andare tranquillamente a giocare dove non posso vederti ed io dormirei sonni tranquilli, cara.”
“E allora perché hai pensato a me?”
“Sei l'altra madre di Henry, l'unica amica che ho. Era logico pensare che avesse preso te.”
“Il mio superpotere dice che stai mentendo.”
Regina rise amaramente, alzandosi in piedi e dandole le spalle.
“Ha detto che aveva preso la mia ragazzina” pronunciò le ultime due parole con una rabbia che prese Emma alla sprovvista. Fece attenzione ad omettere il 'bella' che Malefica aveva usato. “Che le avrebbe tolto i poteri magici e alla fine me l'avrebbe restituita. So quanto sei gelosa dei tuoi giochi, mi ha detto” Regina rise con marezza. “Non ha ancora visto niente” la sua voce si incrinò leggermente durante quella minaccia, seguita da un altro sorso di whisky.
“Perché Malefica dovrebbe pensare questo di Ruby?”
“Non lo so, onestamente. Penso che abbia osservato l'assemblea, abbia visto che Ruby ha preso le mie difese. Avrà tratto le sue conclusioni.”
“E tu pensavi che si riferisse a me?” chiese Emma, con un filo di voce.
Vide le spalle di Regina abbassarsi.
“Ero soltanto preoccupata per i tuoi poteri. Non illuderti, Swan.”
Guardò Regina mentre si versava dell'altro liquore e si voltava, per passarle la bottiglia. La bionda svuotò il proprio bicchiere in un solo sorso e poi lo riempì nuovamente quasi fino all'orlo, appoggiando la bottiglia sul tavolino basso tra lei e Regina.
“Devi ammetterlo però, la nostra è un'amicizia singolare” le disse Emma con un piccolo sorriso.
Ed era vero per così tanti motivi che Regina neanche perse tempo a ripassarli tutti nella propria mente prima di ridere.
Il suono di quella risata alleggerì il cuore di Emma.
“La Cattiva e la Salvatrice.”
Emma svuotò di nuovo il proprio bicchiere e dopo averlo appoggiato accanto alla bottiglia si alzò in piedi, fronteggiando Regina.
“È difficile considerarti la mia cattiva.”
“È difficile considerarti la mia salvatrice.”
Continuarono a guardarsi negli occhi per diversi momenti, c'era a malapena mezzo metro a separarle ed Emma aveva bevuto troppo whisky e Regina era ferita troppo in profondità.
Emma avrebbe semplicemente voluto dirle che anche se non era la sua salvatrice, avrebbe voluto più di ogni altra cosa al mondo esserlo. Avrebbe voluto che Regina abbassasse le sue dannate difese solo il tempo necessario a capire che Emma non avrebbe mai lasciato perdere, non con lei, che quello che voleva era solo che lei fosse felice. Che lei fosse salva.
Ma non poteva dirlo.
Non poteva, dopo tutta la fatica, tutti i suoi sforzi per diventare così amica con la madre di suo figlio, farla fuggire via perché sentiva qualcosa dentro sé che non avrebbe mai e poi mai dovuto sentire. Quindi fece quello che aveva fatto dal giorno in cui avevano sconfitto la Regina delle Nevi, mesi prima, e seppellì nelle profondità di se stessa quel sentimento a cui solo da allora era riuscita a dare un nome, ma che da moltissimo tempo prima aveva iniziato a fiorire dentro lei.
Regina, invece, avrebbe solo voluto dirle di andare via. Di prendere Henry e di fuggire lontano, il più lontano possibile dalla morte che la seguiva ovunque andasse, dall'infelicità che era sempre sulla scia dei suoi passi.
Avrebbe voluto dirle di andare via ed essere felice e smetterla di preoccuparsi per lei, per una stupida amicizia ammaccata e piena di bende. Di smetterla di preoccuparsi di ferirla e di pensare soltanto ad andare avanti. Le persone, Regina lo sapeva, stavano sempre meglio dopo averla superata ed essere andati per la loro strada.
Ma nessuna delle due disse niente di ciò che pensavano. Era troppo difficile.
Regina fu la prima a distogliere lo sguardo e a voltarsi, posando il proprio bicchiere.
“Per prima cosa domani mattina, porto Henry a casa tua. Rimarrà con te, dove potrai proteggerlo, dove la sua vita non sarà messa a rischio dalla mia presenza. Voglio che sia al sicuro.”
“Non c'è posto al mondo in cui Henry si senta più al sicuro che al tuo fianco.”
Regina rise amaramente.
“Non so se lo hai notato, ma il mio fianco è il luogo dove una persona innocente oggi è stata rapita. Se succedesse ad Henry non me lo perdonerei mai.”
“Tu non eri insieme a Ruby. Ma se sei insieme ad Henry, niente di male gli può succedere. So che lo proteggerai a qualsiasi costo, e lo sa anche lui.”
Regina scosse la testa. “Poi sono io quella testarda.”
“Beh, faccio del mio meglio per tenere il tuo passo” scherzò Emma.
“Se qualcosa dovesse succedermi, Emma” si voltò verso di lei, facendo un passo nella sua direzione e guardandola nuovamente negli occhi “devi prenderti cura di lui.”
“Non ti succederà niente. Non lo permetterò.”
“Ma se dovesse succede, devi fare in modo che lui sia al sicuro.”
“Regina, per favore.”
“Promettimelo.”
“Non ti succederà niente di male.”
“Emma, promettimelo e basta, devo saperlo.”
“Non posso promettertelo! Non posso e basta perché se ti succede qualcosa Henry non starà mai più bene, non si sentirà mai più al sicuro. Nessuno può riprendersi dal perdere una madre, e lui ti vuole così tanto bene, Regina. Se ti succedesse qualcosa, lo distruggerebbe. Quindi non fare cavolate e sopravvivi. Se non vuoi farlo per te o per me, fallo per Henry.”
Dicendo il nome di loro figlio Emma le prese la mano con la sua.
La mora annuì, sospirando.
“Ti accompagno alla porta” le disse piano. “È tardi e domani dobbiamo iniziare a cercare Ruby immediatamente.”
Emma annuì, capendo che quello era il suo modo di troncare la conversazione.
D'altra parte quando, come in ogni loro discussione, arrivavano ad un'impasse, non c'era molto altro da fare se non arrendersi al fatto che nessuna delle due avrebbe mai dato ragione all'altra.
Cercarono Ruby per tutta la giornata successiva. Niente sembrava funzionare. Malefica aveva una predisposizione per eludere gli incantesimi di localizzazione e avevano cercato in tutti i posti noti di Storybrooke, ma non avevano trovato niente.
“C'è un libro che mi ha dato Belle” iniziò subito Emma quando Regina aprì la porta. “I centouno modi per trovare una persona.”
La mora le fece cenno di entrare.
“La cena è quasi pronta. Togliti il giacchetto, posa quel libro polveroso e siediti a tavola. Voglio che la vita di Henry continui normalmente, quindi adesso faremo cena come una famiglia normale e poi parleremo del libro. Tutto chiaro?”
L'unica risposta fu un'alzata di spalle.
Quando Regina faceva uno dei suoi discorsi, Emma si trovava spesso in difficoltà a fare altro se non concordare.
La cena trascorse tra i racconti di Henry sulla scuola e le sue domande inquisitorie su Malefica, ma alla fine Regina gli disse che era l'ora di andare a letto, visto che il giorno dopo aveva scuola.
Lei ed Emma si spostarono nello studio, libro alla mano, si sedettero alla scrivania ed iniziarono a cercare qualcosa di utile tra quei centouno modi di rintracciare una persona.
Circa una settimana dopo, avevano messo in pratica tutti gli incantesimi, i trucchi, i consigli scritti in quel libro uno per uno e anche qualcosa in più.
Ma Ruby era introvabile. Sembrava che fosse sparita dalla faccia della terra.
Ogni sera Emma si fermava a cena a casa Mills, cenavano con Henry e poi leggevano i nuovi libri che Belle di volta in volta portava loro. E parlavano. Di qualsiasi cosa venisse loro in mente, dal perché una regina avesse imparato a cucinare la lasagna al forno, al tipo di musica che ascoltavano, c'era solo un argomento che rimaneva intoccabile: il passato di Regina. Il poco che Emma sapeva era ricavato da mezze frasi e frecciatine messe insieme per formare un quadro neanche lontanamente completo.
“Non ne posso più, è completamente inutile!” sbottò Emma, lanciando il libro che aveva in mano sul divano ed alzandosi.
“Per una volta, mi trovo d'accordo. Sono passate due settimane da quando Ruby è sparita, leggere libri non ci sta aiutando a trovarla e di sicuro non la riporterà indietro.”
“Propongo di cambiare tattica.”
“E cosa vorresti fare? Chiamare Malefica e chiederle se per favore riporta qui l'amica di infanzia di tua madre?”
Emma roteò gli occhi. “Tu hai idee migliori?”
Il silenzio di Regina le disse tutto quello che doveva sapere.
“Sono così stanca” ammise la mora, alzandosi dalla scomoda sedia di legno e lasciandosi cadere sul divano su cui Emma aveva gettato il libro. “Voglio solo trovare quella ragazza e salvarla. Non è giusto. Non sarebbe dovuta morire così soltanto per avermi difesa.”
“Regina, per quello che ne sappiamo è ancora viva.”
Emma si mise accanto a lei sul divano, prendendole una mano.
“Sono passate due settimane, Emma. Se avesse davvero avuto intenzione di portarla indietro, lo avrebbe già fatto. Non credi?”
Emma non riuscì a trovare in sé abbastanza convinzione per mettere insieme una mezza verità, quindi si limitò a stringere la mano che teneva con la sua.
“Almeno nessuno prenderà più le mie difese, adesso che Ruby è mancata così tanto tempo da casa. Gli altri saranno tutti al scuro.”
Emma scosse la testa. “Io prenderò sempre le tue difese. Se lo avessi fatto per prima, quel giorno, forse adesso ci sarei io con Malefica.”
“Non dirlo neanche per scherzo, Emma! Se avesse preso te, mi avrebbe ucciso. Ed avrebbe ucciso Henry.”
Senza pensare, Emma si avvicinò all'altra donna, abbracciandola forte per qualche secondo e poi allentando un po' la presa, ma senza allontanarsi da lei.
“Troveremo una soluzione, Regina. Ritroveremo Ruby e la porteremo a casa sana e salva. Te lo prometto.”
“Questo è il motivo per cui non mi piacciono gli abbracci” mormorò Regina, che però lo stava ricambiando.
“Per il contatto fisico?”
“Perché non posso vedere la tua faccia e capire se stai mentendo.”
Emma rise piano, allontanandosi e guardando Regina negli occhi.
“Troveremo una soluzione” ripeté piano. “Te lo prometto.”
E Regina si concesse, solo per quella volta, di crederle.
Dopo aver accompagnato Emma alla porta si diresse in cucina per appoggiare i loro bicchieri dentro il lavandino quando sentì una sensazione a dir poco agghiacciante, un brivido gelido le percorse la schiena.
Fu allora che la porta d'ingresso si spalancò, un rumore assordante proveniente dalla porta principale invase la casa.
Henry corse immediatamente fuori dalla sua camera. Regina urlò nella sua direzione per assicurarsi che lui la sentisse.
“Devi dire ad Emma che cosa sta succedendo. Dille che sarò io a raggiungerla quando tutto sarà finito, probabilmente dovrebbero aspettare in ospedale” suggerì al figlio. Poi lo avvolse in una nube porpora e lo trasportò via.
Uscì correndo dalla porta di ingresso, trovandosi davanti una scena agghiacciante.
Ruby era stesa a terra poco distante dai gradini di ingresso, priva di sensi. Il corpo era pieno di lividi e tagli e stava perdendo sangue.
Alla fine del vialetto, c'era lei, nel suo abito magenta, immobile.
“Che le hai fatto?” le urlò contro.
“Oh, cara, non essere arrabbiata con me. Ho soltanto tirato fuori quello che mi serviva di lei.”
“Non puoi averlo fatto. Non puoi aver separato il lupo dalla ragazza senza averla uccisa.”
Fu mentre lo diceva che si rese conto che probabilmente era esattamente quello che aveva fatto per ottenere ciò che voleva.
“Rilassati, il tuo furetto è ancora vivo. Non per molto se non fai qualcosa, però.”
Regina mosse una mano, lanciando una pioggia di fuoco contro la donna difronte a lei. Ma il fuoco si dissolse con un simile movimento della mano della sua rivale.
“Cosa l'ho risparmiata a fare, se tu sei comunque così arrabbiata con me, mia cara?”
Regina non la stava ascoltando. Voleva solo proteggere le persone che amava e l'unico modo che aveva per farlo era eliminando la donna davanti a sé.
Materializzò delle frecce di metallo e le scagliò contro Malefica, che ne causò l'esplosione. Quando mosse di nuovo il polso, Regina roteò in aria e finì addosso all'albero alla sua destra.
“Non combatti da molto tempo, Regina. Sicura di sapere ancora come si fa?”
Nonostante un dolore lancinante alla metà sinistra del proprio volto e alla spalla destra, si alzò nuovamente in piedi.
“Stai attenta, Malefica. La bestia sta iniziando a vedersi.”
Con un gesto secco spezzò il bastone della donna, che si distrasse il tempo necessario a Regina per spedirla indietro di una decina di metri e mandarla a sbattere contro una macchina dall'altro lato della strada, il cui allarme partì all'istante.
Si rialzò in piedi, sollevando Regina a mezz'aria. Ma stavolta lei si fece trovare preparata, trasportandosi alle spalle della donna in magenta spingendola verso lo stesso albero su cui poco prima aveva sbattuto lei.
“Beh, attenta cara. Perché sta iniziando a vedersi anche la tua. Nascondi la bestia più in profondità, Regina. Continua a fingere di essere buona e un giorno potresti perfino convincere te stessa. Ma non me.”
Fu allora che una pioggia di corvi le si abbatté contro, beccandola e ferendola ovunque. Mentre sentiva i loro becchi e ali sulla propria pelle, qualcosa di freddo le tocco il petto. Una mano attraversò il proprio torace e si avvolse attorno al suo cuore. Ogni battito le rimbombò nelle orecchie.
Uno. Due. Tre.
Poi la mano si era ritratta, portando quel cuore con sé.
Dopo qualche secondo di panico, Regina si lasciò avvolgere dal fuoco, incenerendo i volatili che aveva intorno riapparendo subito dopo sui gradini di casa propria, accanto al corpo di Ruby.
Stringendo una mano nell'aria, afferrò per la gola la donna a qualche metro da lei. Lei fu sollevata di qualche centimetro da terra, ma sorrise beffardamente.
“Puoi scegliere, cara. Puoi salvare il tuo furetto, oppure puoi provare ad uccidere me e riprenderti il tuo cuore.”
Poteva vedere la rabbia cieca negli occhi di Regina.
Riusciva a percepire quanto sarebbe stato facile per lei mettere fine alla sua vita semplicemente chiudendo le dita. Ma lo stile di Regina era molto più sofisticato e doloroso.
Bastò quell'attimo di esitazione, per permetterle di spostarsi magicamente per essere di nuovo alla fine del vialetto.
“Scegli. Lotta e lasciala morire. Oppure sii una codarda e salva la sua vita.”
Fu allora che lo sguardo di Regina si spostò sulla ragazza svenuta ai suoi piedi.
“Questa è la scelta più facile del mondo” rispose, abbassandosi e sollevando Ruby tra le braccia, sentendo una fitta lancinante alla spalla destra, iniziò a respirare affannosamente. “Avrò altri giorni per scegliere di essere coraggiosa. Ma solo questo momento per salvare la sua vita.”
Senza aggiungere altro, una nube di fumo porpora la circondò, trasportando entrambe nella sala d'attesa dell'ospedale.
Vide Henry, ancora in pigiama, che aveva trascinato tutti lì in fretta e furia. Vide Emma camminare verso lei e la ragazza tra le sue braccia prese conoscenza proprio mentre Regina cadeva in ginocchio.
La sua spalla era ferita, il viso, le braccia, le gambe. Ogni parte di lei sanguinava a causa dell'assalto dei corvi. Ruby non era messa meglio.
Alzò una mano, sfiorando il viso di Regina. Le sue dita incontrarono sangue ed il viso della donna più grande si contorse per un solo istante con dolore.
“Mi hai salvata” mormorò debolmente.
La adagiò piano a terra, mentre la sua visuale iniziava ad annerirsi.
“Non ho salvato abbastanza.”
L'ultima cosa che riuscì a registrare, furono due braccia forti avvolte attorno al proprio busto e due occhi verdi fissi dentro i suoi.
“Emma” chiamò piano.
Poi il mondo attorno si fece buio.
Penso che il prossimo capitolo arriverà venerdì prossimo, cercherò di continuare ad aggiornare una volta a settimana. Se volete, fatemi sapere che ne pensate!
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Capitolo 4 *** Kiss Away the Pain of my Wounded Heart ***
Buon Natale a tutti!
Kiss Away the Pain of my Wounded Heart
Emma rimase seduta al fianco di Regina, osservando le sue ferite, fino a perdere la cognizione del tempo.
Aveva un taglio profondo sulla guancia sinistra, quello che Ruby aveva sfiorato, ma ne aveva uno anche appena più n alto, che le attraversava l'estremità della palpebra, dal sopracciglio alla tempia. C'erano dei tagli profondi sulle braccia e sul torso, sembravano quasi dovuti a dei morsi, o meglio a delle beccate, quasi come se fosse stata attaccata da uno stormo di uccelli.
Il cuore di Emma si strinse dentro il suo petto quando si rese conto che quella era, di fatto, un'ipotesi più che probabile.
Quando le palpebre di Regina vibrarono e si aprirono, Whale ancora non era venuto a visitarla, era impegnato con Ruby.
“Regina” mormorò Emma, stringendole una mano. “Piano, hai delle ferite abbastanza profonde.”
Sentì una risata sarcastica lasciare le sue labbra tremolanti e quella fu la conferma che non solo era sveglia, ma sapeva esattamente dov'era e con chi stava parlando.
“Non ne hai idea” mormorò, cercando di tirarsi a sedere.
“Piano, piano” ripeté Emma, aiutandola immediatamente. “Come ti senti?”
Non c'era bisogno di una risposta, le bastò l'occhiata che Regina le lanciò, con l'occhio sinistro semi chiuso a causa della ferita.
“Portami da Ruby.”
“Dovresti riposare. Non sanno se si riprenderà presto e non si è ancora svegliata.”
“Emma. Portami da Ruby” chiese di nuovo, con decisione. Ma poi la sua voce si fece incerta e si ridusse a poco più di un sussurro quando disse le uniche parole che Emma non avrebbe mai pensato di sentire uscire dalla sua bocca. “Per favore.”
Emma la aiutò ad alzarsi con un sospiro, conducendola verso la stanza di Ruby. Regina riusciva a camminare da sola, ma era visibilmente debole. Quando entrarono, la prima cosa che Emma vide fu che Whale se n'era andato da un pezzo e non si era neanche disturbato a fingere di controllare Regina.
“Stai lontano da lei” disse gelidamente Granny osservando mentre la mora, con lo sguardo fisso su Ruby, si avvicinava al suo capezzale.
Bianca e David scattarono in piedi, pronti a placare gli animi di tutti. Regina sembrò non sentirla neanche, si limitò a proseguire e ad appoggiare entrambe le mani sul viso della ragazza. Emma riconobbe la tristezza dentro i suoi occhi mentre sfiorava il suo viso, quella sensazione di impotenza contro quello che le era stato fatto.
“Deve saperlo” mormorò Regina. “Deve sapere che mi dispiace.”
“Allontanati da lei” ripeté la nonna della ragazza.
Ma Regina chiuse gli occhi, inspirando. Le sue dita scivolarono lente sulla pelle del suo viso e poi si spostarono sul collo, le spalle, le braccia, fino a prenderle le mani. Quello che successe lasciò di stucco tutti i presenti, tranne Emma, che lo aveva già visto succedere qualche settimana prima con Mulan. Le mani di Regina si spostarono, adagiandosi una sul suo petto ed una sul suo stomaco, una luce tenue tra le sue mani ed il corpo della ragazza attirò l'attenzione di David.
“Bianca” iniziò con tono incerto. Lei capì al volo.
“Sì. Sta usando la magia bianca” mormorò.
Ed Emma si chiese come aveva fatto lei a non accorgersene la prima volta.
Lo sforzo che richiese guarire le sue ferite, fece oscillare Regina di lato. Prontamente, Emma avvolse le braccia attorno al suo busto, sostenendola.
“Ti tengo. Ci penso io, ti tengo” mormorò. Regina le permise di sostenere parte del proprio peso.
Ruby aprì lentamente gli occhi.
“Mi dispiace.”
“Regina, l'hai guarita, va bene così” sussurrò nuovamente Emma. “L'hai salvata.”
“Non ho salvato abbastanza” ammise con voce rotta. “Mi dispiace, Ruby, per non aver potuto salvare il lupo.”
La ragazza incrociò il suo sguardo con aria stanca, ma riuscì a sorridere debolmente.
“Regina” sussurrò “non le avrei mai permesso di prenderlo, lo sai. È una parte troppo grande di me.”
La regina continuò a guardarla con aria confusa. Entrambe erano stanche e deboli, così Ruby cercò di dirle l'essenziale con meno parole possibili.
“Quando ha compreso che non sarebbe riuscita a strapparlo via senza uccidermi, ha aspettato che mi trasformassi sotto la luna piena ed ha preso soltanto un po' del mio pelo. Ha detto che ci sarebbe voluto più tempo, ma che non importava. Sapeva che se mi avesse uccisa tu avresti fatto rotolare via la sua testa, l'unico motivo per cui sono viva è che tu sei dalla mia parte, Regina.”
“L'unico motivo per cui sei viva è la paura che quella donna ha di me” la corresse in un sussurro, scuotendo la testa. “Mi dispiace per quello a cui ti ha sottoposto a causa mia.”
“Non era a causa tua” la corresse. “Il suo piano non ha te come obbiettivo, ha te come vittima” le spiegò Ruby.
Emma trasalì.
“Le serve il tuo cuore per qualcosa di più grande. Siamo tutti in pericolo, Regina, e tu sei l'unica che può salvarci.”
Emma percepì le sue gambe farsi ancora meno stabili, si impegnò per continuare a tenere Regina in piedi, ma il compito stava diventando difficile.
“Andiamo, Regina. Devo portarti a casa.”
Dopo qualche altro secondo in cui il suo sguardo rimase incollato a quello di Ruby, finalmente annuì, permettendo ad Emma di portarla verso l'uscita e poi verso la macchina.
“Perché hai guarito le sue ferite e non le tue?” le chiese appena Regina fu sistemata comodamente sul divano.
“Non avevo abbastanza energia per fare entrambe le cose” spiegò velocemente, mentre Emma si sedeva accanto a lei. “E poi, per me le cicatrici sono importanti. Mi ricordano delle battaglie che ho vinto, dei nemici che ho sconfitto.”
La mano della bionda si spostò involontariamente sul labbro superiore di Regina, sfiorando con il pollice la piccola cicatrice sulla parte destra, prima di rendersi conto di quello che stava facendo e ritrarre la mano come se si fosse bruciata.
“C'è un kit di primo soccorso dentro il bagno del piano superiore” le dette istruzioni Regina. “Non penso di riuscire a salire le scale al momento.”
Emma annuì, salendo velocemente al piano superiore e scendendo di nuovo appena trovato quello che voleva. Cercando di usare il massimo della delicatezza iniziò a disinfettare i tagli sul viso di Regina, vedendole fare una smorfia ogni volta che si spostava verso la ferita successiva.
“Quello che hai fatto oggi è stato molto coraggioso.”
“Certo” rimarcò ironicamente. “Fuggire via da una battaglia che stavo perdendo, molto coraggioso senza dubbio.”
“Intendevo non cedere alla rabbia. Alla voglia di vendetta cieca che so che hai provato guardandola, alla tentazione di finirla lì e in quel momento. Ma invece hai scelto di salvare Ruby, di mettere la vita di una ragazza che conosci a malapena davanti alla rabbia che hai coltivato per così tanto tempo.”
“La rabbia era tutto quello che avevo” sussurrò. “Ora non lo è più” disse in modo semplice e disarmante allo stesso tempo, spostando lo sguardo per incontrare quello di Emma. “Voglio di più per me stessa, altri sentimenti con cui riempire il mio cuore.”
Quasi si morse la lingua appena si ricordò che non aveva neanche più un cuore da riempire.
E forse fu il bisogno di Emma di salvare tutti, di guarire tutti, o quel vizio della famigliola felice di dover sempre ricompensare ogni buona azione, ma la mano di Emma che stava disinfettando il taglio sul suo mento si fermò e la bionda le prese gentilmente il viso tra le mani.
“Non guardarmi così, non voglio la tua pietà.”
Emma scosse appena la testa, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi neanche per un istante, accarezzando piano le sue guance.
“Voglio essere io la causa di qualsiasi sentimento riempie il tuo cuore.”
Regina scosse la testa, ma Emma strinse la presa sul suo volto, impedendole di distogliere lo sguardo dal suo.
“Non puoi salvare tutti.”
“Non voglio salvare tutti.”
Due mani fredde e tremanti si posarono su quelle calde e ferme di Emma.
“Non puoi salvare me, Emma, lo sai. Ho fatto troppa strada, troppi passi mi hanno allontanato da quella ragazza di diciotto anni così ingenua e buona. Non potrò mai più essere lei.”
“Non voglio salvare lei” spiegò sorridendo, con una semplicità disarmante. “Voglio salvare te.”
Regina scosse la testa. “Sono troppo difficile da salvare.”
Ma Emma sapeva che gli eroi non vengono chiamati così perché lasciano mance abbondanti ai ristoranti o salvano gattini dagli alberi. Vengono chiamati così perché salvano anche chi si rifiuta di essere salvato. E, per la prima volta in vita sua, Emma quasi desiderò meritarsi quel titolo che Henry le aveva attribuito innumerevoli volte.
“Non smetterò mai di provare” disse piano.
Si avvicinò lentamente a Regina, guardando dentro i suoi occhi pieni di lacrime che era così allenata a trattenere. Inclinando la testa di lato la baciò lentamente sulla guancia, lasciando che le sue labbra rimanessero attaccate alla sua pelle per parecchi secondi.
Sentì una sensazione calda nel punto in cui le loro mani si toccavano, in cui toccava il suo viso e tutto quel calore sembrava provenire dalle sue labbra. Lentamente si allontanò, guardando Regina con un misto di confusione e incertezza.
“Il tuo viso.”
“Mi hai guarita” mormorò Regina, sorpresa più di lei.
“No, io non ho fatto nulla.”
“Ma lo hai fatto, eppure. Perché non sono stata io. E tu se quella che ha meno controllo sulla propria magia.”
Le sopracciglia di Emma si avvicinarono in un cipiglio confuso. Chissà che altre cicatrici era riuscita a guarire, con un semplice bacio sulla guancia. Chissà quanto in profondità poteva arrivare, quante delle ferite di Regina poteva riuscire a riparare con un bacio.
Quando si avvicinò di nuovo per provarci, però, Regina abbassò il viso, chiudendo gli occhi.
“Non devi farlo per forza, perché hai pietà di me.”
“Smetti di dirlo, non ho pietà di te.”
“Allora perché continui a cercare di guarirmi?”
“Chi dice che lo sto facendo per te, Regina? Sto cercando di guarire anche me stessa.”
Regina si rifiutò di alzare il viso, chiudendo gli occhi con più forza e continuando a scuotere lentamente la testa.
Emma allora la abbracciò, avvolgendo le braccia attorno a lei, cercando di farle capire che voleva solo proteggerla.
“Le ferite sulle tue braccia e sul resto del tuo corpo ci sono ancora?”
Percepì Regina scuotere la testa. “Sono guarite. Grazie.”
“Non ho fatto niente.”
“Mi hai guarita.”
“Ti ho baciata.”
“È la stessa cosa.”
Emma stava per rispondere che non era affatto la stessa cosa, che aveva desiderato baciarla, mentre guarirla le era venuto spontaneo nel momento in cui era avvenuto quel contatto, ma poi si rese conto che era esattamente quello che Regina stava cercando di spiegarle.
Continuò a tenere abbracciata Regina, finché gli eventi estenuanti della giornata si fecero sentire e la mora si addormentò sul proprio divano. Emma la stese gentilmente, posando su lei una coperta che di solito stava sulla poltrona e spostandole i capelli dal viso.
“Buonanotte, Regina” mormorò baciandola delicatamente sulla fronte.
“Emma” un suono simile al suo nome uscì dalle labbra della donna ormai addormentata, gli occhi chiusi, un'espressione pacifica in volto.
Quella visione le strappò un sorriso.
Uscì senza fare rumore, chiedendosi se mai sarebbe riuscita a superare le difese di Regina abbastanza da riuscire a guarire con un bacio non solo le ferite aperte ma anche tutte le cicatrici che la mora si portava dietro.
La mattina dopo si incontrarono dentro l'ufficio di Emma, per cercare di capire quale sarebbe stata la loro prossima mossa.
“Non possiamo trovarla, questo è poco ma sicuro, ci abbiamo provato per due settimane” osservò Bianca con un sospiro.
Ruby aveva detto loro che l'unico rumore riconoscibile che riusciva a distinguere quando Malefica non era con lei era il rumore dell'acqua che scava la terra. Avevano pensato immediatamente al fiume, cercando per tutto il bosco in lungo ed in largo, ma non avevano trovato niente. Quindi avevano provato anche a cercare per tutta la spiaggia e al molo, ma senza alcun risultato.
“Non possiamo neanche aspettare che si venga a prendere il cuore di Regina però” puntualizzò Emma.
“L'unica cosa da fare è cercare di capire a cosa servono il pelo di un lupo mannaro ed un cuore, così possiamo trovare un modo per neutralizzare qualsiasi pozione stia preparando.”
“Regina, questo presuppone che lei arrivi al tuo cuore e lo usi per qualcosa di poco carino. Che fine ha fatto tutta la storia del prevenire è meglio che curare?”
“Beh, non possiamo prevenire qualcosa se non sappiamo cos'è, non è vero?”
Emma sospirò. “Non mi piace questa storia.”
“Oh, perché io invece non vedevo l'ora che una pazza psicopatica che se ne va in giro a maledire la figlia della tizia che ha sposato l'uomo di cui era innamorata mi strappi il cuore dal petto e lo aggiunga come ingrediente ad una zuppa di lupo.”
“Regina.”
“Emma.”
Le due erano impegnate da diversi secondi ormai in quella sorta di sfida a chi fissava l'altra più a lungo, quando Bianca si schiarì la voce.
“Cercare di capire il suo piano, come diceva Regina, è più o meno l'unica cosa che possiamo sperare di fare al momento, quindi iniziamo da lì e vediamo dove ci porta, ok? Chiederò a Belle se ha mai letto di un incantesimo simile e magari potrà prestarci i libri in cui cercare.”
Nessuna delle due annuì, ma nessuna delle due protestò.
Quando aprì la porta di casa dopo almeno mezzo minuto di insistente bussare, Regina capì che avrebbe dovuto immaginarsi che Emma non avrebbe lasciato cadere quella discussione così facilmente.
“A cosa devo il piacere-”
La bionda entrò in casa senza neanche salutare o chiedere permesso, facendosi strada dentro la cucina.
“Dobbiamo proteggere il tuo cuore.”
“Noi” Regina pose un forte accento su quella parola “non dobbiamo fare niente.”
“Invece sì.”
“Solo perché mi ha baciato su una guancia non ha il diritto di dirmi cosa è meglio che io faccia con il mio cuore, miss Swan.”
“Non ha niente a che vedere con quello. Voglio solo proteggerti. Il tuo cuore è importante.”
Regina scosse la testa.
“Dove tengo il mio cuore non è affar tuo.”
“Beh, Regina, spero vivamente che tu non lo abbia affidato di nuovo a qualche ladro da quattro soldi.”
Lo sguardo di Regina si rabbuiò sentendo quell'accusa.
“Pare proprio che io lo abbia fatto, no?” mormorò piano, in modo che la bionda non riuscisse a capire bene le sue parole.
“Cosa?”
“Lascia stare, per favore. Lascia stare tutta questa idea, questa tua inspiegabile pretesa di proteggere il mio cuore e pensa a cosa faremo quando Malefica inizierà ad usarlo.”
“Regina, ti prego! Non ha senso il modo in cui ti stai comportando. Dimmi cosa c'è che non va e basta, ok?”
Regina odiava Emma Swan.
Odiava il modo in cui capiva quando le persone stavano mentendo, odiava il fatto che sapeva sempre come metterla alle strette, odiava che non riusciva ad odiare Emma neanche un centesimo di quanto odiava se stessa.
“Perché è troppo tardi” urlò contro la donna che le stava facendo saltare i nervi. “Perché potevo scegliere tra salvare Ruby o riprendermi il mio cuore dalle mani di Malefica e salvare forse l'intera città, ma non potevo lasciarla morire. No, non volevo lasciarla morire! Volevo essere buona. Volevo fare la cosa giusta” scosse la testa, la sua voce si incrinò. “E adesso che quella maledetta cosa non è più dentro di me posso vedere che scelta incredibilmente stupida ho fatto. Le mie emozioni mi hanno annebbiato. Volevo essere buona, invece ho condannato tutti e adesso non so come rimediare.”
Malefica le aveva restituito Ruby in cambio del proprio cuore. E Regina si sentiva una stupida ad aver accettato quello scambio.
Si appoggiò una mano sulla bocca, rilasciando un respiro tremolante, chiudendo gli occhi e sentendosi impotente, indifesa, sconfitta.
Fu allora che percepì due braccia avvolgerla.
“Non osare mai più parlare del tuo cuore così.”
Regina lasciò andare una risata tremolante. Era quasi ovvio che di tutte le cose che aveva appena detto, quella era stata scelta da Emma come argomento di discussione.
“Tu non l'hai mai visto” appoggiò la fronte sulla spalla della bionda. “È così nero” la sua voce era ridotta a meno di un sussurro. “Come le tenebre.”
“Forse non ho mai visto il tuo cuore, Regina, ma ho visto te e ti conosco. Stai cambiando, ogni giorno fai qualcosa che mi fa capire che non solo stai provando a redimerti, a fare del bene, ma ci stai riuscendo meglio della maggior parte delle persone che conosco.”
Regina scosse la testa.
“Tu sei buona, Regina Mills” le disse Emma, scandendo ogni parola.
E come ultimamente spesso le succedeva, Regina decise di credere alle parole di Emma, di fidarsi del suo giudizio più che del proprio.
Le piaceva di più vedersi attraverso gli occhi di Emma che attraverso i propri, perché la propria immagine riflessa in quegli occhi verdi era di gran lunga la versione migliore di sé che avesse mai visto.
Caddero facilmente in una routine, quasi fosse la cosa più ovvia del mondo. Regina accompagnava Henry a scuola ogni mattina, visto che il ragazzo aveva insistito per tornare a stare a casa sua già pochi giorni dopo lo scontro con Malefica. Poi lei ed Emma rimanevano tutto il giorno alla biblioteca a cercare insieme a Ruby e Belle dei possibili incantesimi che coinvolgessero del pelo di un lupo mannaro ed un cuore, con scarsi risultati. Beh, a meno che Malefica non stesse mettendo su tutta quella storia solo per fare un filtro d'amore per far innamorare Ruby e Regina, ovviamente. Facevano pranzo inseme da Granny oppure Ruby portava loro qualcosa dalla tavola calda e passeggiavano tutte e quattro fino al molo per mangiare guardando l'oceano.
Nel frattempo Bianca e David stavano di giorno in giorno parlando con tutti gli abitanti di Storybrooke nel tentativo, dovevano ammetterlo, disperato, di riuscire a carpire qualche informazione su dove potessero trovarsi Malefica o la sua Fortezza Proibita. Anche loro però avevano raggiunto scarsi risultati.
Quando Henry usciva da scuola Emma andava a prenderlo e lo accompagnava a casa di Regina, dove lui faceva i compiti mentre loro continuavano a cercare di ricapitolare le loro informazioni e leggevano libri di incantesimi, cercando di trovare qualcosa che gli permettesse, se non di localizzare Malefica, almeno di poter comunicare con lei. Ma anche da quel fronte ancora non avevano ottenuto risultati.
Quando arrivava il momento Regina preparava la cena mentre Emma per lo più la osservava, parlavano del più e del meno e poi mangiavano tutti e tre insieme. Ogni sera Emma chiedeva almeno tre volte a Regina se era sicura che non fosse un problema che si fermasse da loro così spesso, sentendo ogni volta una risposta ironica diversa.
“Non preoccuparti, è l'oro del Reame di tua madre che ha riempito il mio conto in banca quando ho lanciato la maledizione, quindi tecnicamente sono soldi tuoi quelli che uso per la spesa.”
Ed Emma ogni sera rideva, rimanendo a cena.
Nei fine settimana, o se le cose erano più caotiche in città comunque almeno per un giorno, mettevano tutto quanto in pausa e spendevano il loro tempo come una famiglia comune, insieme a Bianca e David. Facevano colazione tutti insieme alla tavola calda e poi passeggiavano o facevano gite in barca, oppure Bianca insegnava ad Henry a tirare con l'arco o David gli insegnava ad usare la spada.
“Sta crescendo in fretta, non è vero?” chiese Regina alla bionda al proprio fianco, guardandolo con la spada di legno in mano mentre sorrideva.
“Già. Dovremmo sempre trovare momenti come questo, per stare tutti insieme, anche nei giorni più bui.”
“Non sarà sempre possibile, purtroppo. Ho la sensazione che presto saremo di nuovo in guerra.”
“Saremo sempre in qualche tipo di battaglia, Regina. Sono quattro anni che non facciamo altro, o sbaglio? Dobbiamo cercare di fare tesoro di questi momenti, non voglio perdermi tutta la sua vita a causa dei cattivi. Non serve sopravvivere se poi ci perdiamo” fece un cenno della testa verso David che rideva, mentre insegnava ad Henry come fare un affondo e a Bianca che lo incoraggiava, cullando Neal tra le proprie braccia “se ci perdiamo questo. Non dovremmo mai essere troppo occupate per fermarci e ricordarci che siamo felici, che abbiamo una famiglia che ci ama.”
“Sei felice” la corresse Regina “e questa è la tua famiglia.”
Emma scosse la testa. Regina abbassò lo sguardo.
“Sai come ha iniziato a chiamare la domenica mia madre?”
“Il giorno della settimana in cui io ed il mio maritino perfetto insegniamo a mio nipote come combattere anche se sappiamo che se mai lo lasciassimo partecipare ad una battaglia le sue due mamme ci ucciderebbero?” domandò sarcasticamente. “Forse è un po' lungo.”
“Il giorno della famiglia” replicò Emma con tono deciso. “Tu sei inclusa nelle nostre domeniche quando lei le programma, Regina, e fai parte di questa famiglia come tutti noi.”
Gli occhi di Regina si alzarono immediatamente per incontrare i suoi.
Emma le sorrise, cercando di esprimere tutta la propria sincerità.
“La mia idea di famiglia è una sedia vuota” mormorò la mora, scuotendo la testa. “Dopo che mio padre è morto, ho continuato a tenere il suo posto a tavola. Il suo posto, il posto migliore, doveva sempre rimanere vuoto. Come se fosse ancora lì. Questa è la mia esperienza di famiglia, come potrei mai essere all'altezza dei Charming's?” chiese sospirando ed abbassando nuovamente lo sguardo.
“Non devi farlo per forza, ovviamente. Non posso costringerti a voler far parte della nostra famiglia” le disse, appoggiando una mano sulla sua. Quando la mora alzò nuovamente lo sguardo le sorrise. “Ma lasceremo sempre la tua sedia vuota, Regina. Aspettando anche se sappiamo che non verrai, perché questo è quello che fanno le famiglie. Quindi direi che la tua idea non è poi così lontana dalla nostra.”
Furono distratte quando gli altri si avvicinarono alle rocce su cui erano sedute.
“Mamma, Bianca dice che possiamo fare la pizza in casa per la cena di stasera e vuole sapere se possiamo andare a comprare gli ingredienti mentre loro portano Neal a riposarsi per un po'.”
“Certo” rispose Emma, sorridendo ed alzandosi.
“Mamma, va bene anche per te?” chiese poi a Regina.
“Oh, non so se dovrei venire anche io” guardò verso Bianca in modo esitante.
“Ma devi venire, Regina, è una cena di famiglia!” rispose lei, sorridendole.
“Chiedevo per la pizza, mamma” chiarì Henry. “Era scontato che saresti rimasta con noi. Su, andiamo prima che il negozio chiuda” incoraggiò le sue mamme, poi avvicinandosi a David e incamminandosi con lui verso la macchina.
“Che ti avevo detto?” mormorò Emma, colpendola delicatamente con la propria spalla contro la sua e sorridendole di nuovo.
“Voi Charming's e il vostro continuo sorridere. Mi sono sempre chiesta se vi facessero male i muscoli della faccia, dopo le prime dodici ore di fila.”
“Beh” la provocò Emma facendo qualche passo solo per poi voltarsi a guardarla di nuovo. “Penso che un giorno sarai in grado di rispondere a quella domanda in prima persona. Appena decidi di lasciar andare l'armatura e di cedere al mio brillante umorismo.”
Emma si voltò nuovamente, ricominciando a camminare.
Dietro di sé sentì una risata cristallina che le toccò il cuore e poi dei passi veloci, poco dopo l'altra donna fu al suo fianco.
“Prima o poi dovrebbe proprio decidere di iniziare ad usare quest'umorismo di cui si vanta sempre, miss Swan” le disse sorridendo mentre la superava.
“Oh mio Dio, Regina. Hai appena fatto una battuta?”
“Cosa posso dire? Hai una pessima influenza su di me.”
Raggiunsero la macchina ridendo e, anche se solo per quella giornata, tutti gli altri problemi furono messi da parte.
Regina pensò che Emma aveva ragione.
Avrebbero sempre dovuto trovare il tempo per fermarsi e ricordarsi che, nonostante tutto, erano felici.
Se volete, fatemi sapere che ne pensate!
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Capitolo 5 *** The Deeper the Lie, the More Truth in its Echo ***
Grazie a tutti coloro che hanno recensito la storia o che l'hanno
aggiunta tra le seguite o tra le preferite.
Questa storia dovrebbe avere più o meno sui 15 capitoli, è venuta un
po' più lunga di quello che avevo pensato, spero non vi dispaccia.
Buona lettura!
The Deeper the Lie, the More Truth
in its Echo
Certo, Regina era decisamente
bellissima da guardare.
“Cosa c'è?”
Emma fu riportata bruscamente alla
realtà.
“Cosa?”
Regina continuò a guardare il libro
che stava fingendo di leggere e si schiarì la voce.
“È la terza volta che mi fissi oggi.
Sto iniziando a pensare che ci sia del dentifricio sul mio viso.”
“Solo tre. È una buona media”
mormorò la bionda tra sé e sé.
“Cosa?” chiese nuovamente Regina,
alzando lo sguardo nella sua direzione.
“Niente” si affrettò a rispondere
Emma. “Scusami. Sono solo distratta. Tutto questo leggere sta
diventando estenuante.”
“Lo immagino, vista la tua attitudine
per i libri.”
“Divertente” rispose ironicamente,
sospirando e cercando di concentrarsi nuovamente sul libro che aveva
in mano.
Regina fece lo stesso.
Dopo qualche minuto però, Emma si
distrasse nuovamente dal testo.
Non era sicura di cosa passasse per la
testa di Regina la maggior parte del tempo e, poco ma sicuro, non
aveva la più pallida idea di cosa provasse per lei. Ammesso che
provasse qualcosa e non fosse semplicemente e completamente
indifferente nei suoi confronti.
I suoi occhi, senza che lei lo volesse,
tornarono a studiare i suoi lineamenti eleganti.
D'altra parte, lei cosa provava?
Attrazione, quello era sicuro. Ma anche
affetto. Erano diventate così amiche nelle ultime settimane,
passavano praticamente ogni momento della giornata in cui erano
sveglie insieme. Ed Emma doveva ammettere che se avessero deciso di
iniziare a passare insieme anche quelli in cui erano addormentate, a
lei non sarebbe dispiaciuto affatto.
“Quattro, Emma.”
I suoi occhi scattarono nuovamente
verso il basso, sul libro che stava leggendo.
Era qualcosa che andava oltre l'affetto
per una semplice amica o per una persona per cui provava attrazione,
però. Ma Emma non sapeva, o forse non voleva, forse non era ancora
pronta a dargli un nome. Ma era qualcosa che andava dannatamente
vicino a quello che vedeva ogni giorno negli occhi dei propri
genitori quando si guardavano.
Chiuse il libro in modo deciso e scattò
in piedi.
“Vado da Ruby a prendermi del caffè.
Ne vuoi?”
“Sì, ti ringrazio.”
Senza aggiungere altro uscì dalla
biblioteca il più velocemente possibile.
Qualsiasi cosa quel sentimento fosse,
la spaventava a morte. Non perché lo provasse, ma perché era
praticamente sicura che Regina non sentisse lo stesso per lei.
Henry scese le scale solo quando Regina
ripeté per la terza volta che la cena era pronta.
“Scusa mamma, stavo finendo i
compiti.”
“A meno che i compiti non fossero
finire di leggere l'ultimo numero di Superman per domani, tesoro,
dubito che tu stia dicendo la verità.”
Henry arrossì leggermente, sorridendo
quando si accorse che Regina stava facendo lo stesso. Gli piaceva
vedere sua madre così rilassata.
“Emma non c'è?” chiese,
guardandosi attorno.
“No, è dovuta andare in città.
Brontolo ha alzato il gomito e sta causando un po' di problemi. Forse
potrebbe raggiungerci più tardi.”
Lui si mise seduto a tavola mentre
Regina appoggiava i loro piatti.
“Allora” iniziò con tono casuale.
“Tu ed Emma state passando un bel po' di tempo insieme ultimamente.
Senza litigare.”
“Io ed Emma abbiamo messo da parte le
nostre divergenze per cercare di lavorare insieme e trovare una
soluzione al problema che abbiamo con Malefica, tesoro.”
“Sì, ma quello poteste farlo senza
che lei venga qui ogni giorno, no?” chiese, iniziando a mangiare.
“Suppongo di sì, ma così riusciamo
a procedere più velocemente.”
“Ma Ruby è tornata da un mese e
ancora non sappiamo niente su dove sia Malefica, no?”
“Henry, stai dicendo che io e tua
madre siamo delle incompetenti o soltanto che non vorresti che
passasse così tanto tempo qui da noi?” domandò a quel punto
Regina guardandolo negli occhi e posando la forchetta, non del tutto
pronta ad affrontare quella conversazione.
“No, nessuna delle due” chiarì lui
in fretta, alzando le mani. “Ma, vedi, questo è esattamente quello
di cui stavo parlando: qualche mese fa non avresti mai chiamato Emma
mia madre” si difese.
Regina fu presa in contropiede. “Ma
lei è tua madre. Sei stato molto chiaro a riguardo ed io non voglio
altro che offrirti qualsiasi cosa desideri.”
“Prima eri gelosa di lei. Adesso sia
tu che lei mi incoraggiate a passare tempo con entrambe, a volervi
bene allo stesso modo. Deve pur significare che qualcosa sta
cambiando.”
“Beh, ma è ovvio che qualcosa sta
cambiando. Stiamo tutti facendo del nostro meglio per crescere ed
adattarci a quello che ci sta succedendo.”
“Sì ma” lui distolse lo sguardo,
cambiando posizione, come se fosse a disagio. “Guardando ad un
ipotetico futuro” continuò, sempre evitando lo sguardo di sua
madre. “Voglio mettere in chiaro la mia posizione” si fece
coraggio “se sia tu che Emma doveste decidere di risposarvi e avere
altri figli, a me andrebbe benissimo” Regina sgranò gli occhi a
quelle parole “e di sicuro vorrei ancora vedere Emma così spesso,
ma voglio rimanere a vivere qui con te, anche se adesso siete amiche
voglio che tu combatta ancora per tenermi con te, mamma. Questa è
casa mia, sono cresciuto tutta la tua vita con te.”
“Henry, in nessun caso io rinuncerei
a tenerti con me, sei mio figlio! Non potrei mai sostituirti o
smettere di combattere per te, neanche se mi risposassi.”
“Potrebbe succedere, quindi?”
chiese lui, come se fosse la domanda più casuale del mondo.
E Regina si sentì come se suo figlio
avesse pilotato la conversazione per arrivare finalmente a fare la
domanda che aveva in mente fin dall'inizio.
“Perché me lo stai chiedendo,
Henry?”
“Sono solo curioso.”
Regina lo osservò attentamente per
parecchi secondi, cercando di capire dove suo figlio stesse cercando
di andare a parare.
“Henry, i ricordi del mio primo
matrimonio non sono esattamente felici. Sposare qualcuno è una cosa
molto più complicata della passeggiata verso l'altare con il vestito
bianco. Richiede di avere fede cieca in un'altra persona ed io non so
se sarò mai più in grado di amare qualcuno abbastanza da fidarmene
a tal punto.”
Lui rimase in silenzio per qualche
minuto, pensando a quelle parole, mentre continuavano la loro cena.
“Lo capisco, mamma.”
“Perché questa domanda, tesoro?
Senti la mancanza di” Regina faticò non poco a trovare le parole
adatte “una figura maschile o qualcosa del genere?”
“No, niente del genere. Voglio solo
che tu sia felice.”
“Ma io sono già felice, Henry” gli
disse, prendendogli la mano e sorridendo.
“Va bene. Ma se si presentasse
l'occasione tu non rinunciare solo perché in passato è andata male,
ok?”
Regina cercò di dare un senso a tutto
quel discorso, ma non ci stava capendo molto.
“Va bene, tesoro.”
Henry sorrise, tornando a mangiare.
In quel momento qualcuno bussò alla
porta, così Regina si alzò, facendogli cenno di continuare mentre
lei apriva.
“Emma. Entra, abbiamo appena iniziato
a mangiare, ti preparo un piatto.”
Lei sorrise, annuendo e baciando
velocemente Regina su una guancia prima di andare verso la cucina. La
mora si sfiorò il punto in cui le labbra di Emma l'avevano toccata e
chiuse gli occhi, sospirando.
Il ricordo delle sensazioni che provava
quando ancora aveva il cuore dentro il petto si stava affievolendo,
ma era più che sicura che non fosse quella la sensazione che di
solito veniva evocata ogni volta che qualcuno la baciava sulla
guancia.
Scosse la testa, dandosi della stupida.
Lei non provava assolutamente niente di
diverso per Emma Swan di ciò che provava un mese prima, ovvero un
sentimento di amicizia per una persona con cui aveva un passato
turbolento.
“Regina, tutto ok?” chiese
l'oggetto dei suoi pensieri affacciandosi dalla cucina verso
l'ingresso.
Lei si voltò, ricominciando
improvvisamente a funzionare.
“Certo, ero solo sovrappensiero.”
Preparò un piatto per Emma con il cibo
avanzato e poi si unì a lei ed Henry a tavola.
“Di cosa stavate parlando?” domandò
innocentemente la bionda.
Regina fu paralizzata per un momento.
“Stavo giusto dicendo a mamma che
ultimamente voi due sembrate andare molto d'accordo.”
“Oh,
Henry, chiedile quello che vuoi sapere e basta” lo incoraggiò
Regina. “Tutta la premessa mi ha solo confuso, tesoro.”
Emma spostò il proprio sguardo
perplesso da Regina ad Henry, che senza farselo ripetere due volte
arrivò al punto.
“Stavo chiedendo a mamma se tu e lei
abbiate intenzione di sposarvi.”
Emma arrossì visibilmente, iniziando a
fissare il proprio piatto.
“E pensavo che se dovesse succedere
io vorrei rimanere comunque a vivere qui con mamma, alla fine ho
vissuto tutta la vita in questa casa, senza contare che
l'appartamento dei nonni è un po' affollato, e mi sembra la cosa
migliore per tutti.”
La bionda da imbarazzata diventò
decisamente confusa. Ci mise diversi istanti per capire, e quando ci
arrivò disse la cosa più stupida che avrebbe mai potuto dire.
“Oh, intendevi, sposarci con altre
persone.”
A Regina andò di traverso il boccone
che stava masticando, iniziò a tossire ed Emma le versò subito
dell'acqua, le sue guance tinte di porpora quando si rese conto di
quello che aveva appena detto.
“Beh, sì, mamma, non puoi mica
sposare te stessa” scherzò Henry con una risata. Ma quando Emma
continuò a guardare altrove capì il vero significato di quella
frase. “Oh” disse solo, arrossendo a sua volta. “Beh, poter
vivere con entrambe sarebbe bello” offrì lui. “Ma non penso che
sia quello che vogliate.”
“Henry, finisci di mangiare” disse
piano Regina. “Devi ancora finire i compiti. E non intendo il
fumetto di Superman.”
Lui sorrise colpevolmente, finendo di
cenare e poi aiutando in silenzio sua mamma a caricare la
lavastoviglie prima di correre al piano superiore.
Una volta che fu sparito alla loro
vista Regina si diresse verso lo studio ed Emma, senza dire una
parola, la seguì, bloccandosi però sulla porta e guardando mentre
la mora versava da bere in due bicchieri.
“Siediti, mi stai facendo agitare”
disse Regina senza voltarsi, percependo la presenza di Emma sulla
soglia che temporeggiava nervosamente.
Senza farselo ripetere, entrò nella
stanza, mettendosi seduta sul divanetto.
Regina prese i due bicchieri e si fermò
davanti a lei, porgendogliene uno. Emma lo prese con una mano, mentre
con l'altra intercettò quella di Regina prima che potesse ritrarla.
Alzò il viso, guardandola dal basso
verso l'alto. Gli occhi della donna però erano fissi sulle loro mani
unite.
“So che lo hai capito” mormorò
piano la bionda.
“Emma, ti prego” scosse la testa,
ritraendo la mano e voltandosi.
La bionda si alzò di nuovo,
avvicinandosi a lei.
“Regina, sei una donna intelligente.
So che vedi come ti guardo, so che lo hai capito.”
La mora sospirando si voltò di nuovo.
“Cosa vuoi che ti dica, Emma?”
“La verità. Sai che provo qualcosa
per te, è lì ogni volta che ti tocco o ti prendo la mano, è in
ogni bacio sulla tua guancia, in ogni volta che ti accorgi che ti
fisso mentre leggi. Sai che provo qualcosa per te e quello che ti sto
chiedendo è se provi qualcosa anche tu.”
Regina fu inizialmente presa in
contropiede.
Ma poi Emma vide qualcosa cambiare nei
suoi occhi, la sua espressione divenne più dura.
“La verità” rise sarcasticamente
“è che io non provo niente” fece un passo verso di lei “per
te” forzò ogni parola “Emma” concluse con tono duro. Si sporse
verso di lei, i loro visi a pochi centimetri di distanza. “Non
provo niente di niente” scandì ogni parola.
Emma inspirò e poi deglutì, cercando
di alleviare il nodo che sentiva alla gola.
Voleva la verità, beh, l'aveva avuta.
Quello era ciò che si meritava per
aver ceduto a dei sentimenti che sapeva non essere ricambiati.
Poi l'espressione di Regina cambiò di
nuovo, lasciando spazio ad uno sguardo confuso e disorientato. Una
delle sua mani scattò verso il proprio petto, chiuse gli occhi con
forza.
Emma, preoccupata, si affrettò a
sostenerla.
“Regina, stai bene?”
“Non ho la più pallida idea del
perché ho appena detto quelle cose” si scusò, sentendo le gambe
che le cedevano.
Emma aprì e richiuse la bocca almeno
quattro volte, senza avere la più pallida idea di cosa dire. Alla
faccia dei cambi d'umore.
“Qualcosa non va” mormorò. “Sta”
riusciva a parlare con affanno. “Sta facendo qualcosa al mio cuore.
Un incantesimo, credo.”
Emma la aiutò a sedersi sul divano.
“Guardami” ordinò, prendendole il
viso tra le mani, cercando di assicurarsi che nei suoi occhi non
avvenisse lo stesso repentino cambiamento d'umore di poco prima.
“Guardami e non ti azzardare a lasciarmi, Regina” ordinò con
decisione.
Vide paura e incertezza farsi strada
dentro gli occhi castani, ma era sicura che Regina fosse ancora lì,
ed era intenzionata a tenercela e non lasciare che succedesse di
nuovo.
“Sei più forte di lei. Puoi
sconfiggerla. Io credo in te.”
“Emma” sussurrò debolmente. “Sta
facendo qualcosa al mio cuore. Posso sentirlo cambiare mentre
parliamo, posso sentir cambiare la sua forma. È strano, come se
riuscissi a malapena a percepirlo, ormai.”
La bionda scosse la
testa con decisione.
“No, non può succedere, non adesso,
non stanotte. Non posso perderti.”
La sensazione dentro il suo petto era
alquanto strana. Sentiva caldo, come se il suo corpo stesse prendendo
fuoco dall'interno, lo sentiva battere ad un ritmo allucinante, ma
allo stesso tempo lo percepiva così leggero, come non lo era stato
più da anni ormai.
“Emma, devi” disse piano “devi
fare una cosa per me.”
“Tutto, qualunque cosa tu voglia è
tua.”
Regina, sentendo quelle parole, ebbe
una fitta ancora più forte delle altre. Non era doloroso o
pericoloso, era solo una sensazione nuova e strana, oppure da tempo
dimenticata.
“Devi prendere Henry. Prendilo e
andiamo via da qui.”
“Non voglio lasciarti.”
“Starò bene. Farai in fretta.
Dobbiamo andare.”
Emma, dopo un lungo momento di
indecisione, annuì.
“Torno subito. Non muoverti.”
Si alzò dal divano, correndo verso le
scale.
“Mi dispiace” sentì Regina
mormorare alle proprie spalle.
Ma quando si voltò per chiederle di
cosa fosse dispiaciuta, non vide altro che una stanza vuota. Si era
trasportata via. Regina se n'era andata.
Osservò la ragazza bionda dal suo
specchio, vista con gli occhi di Regina.
“La verità. Sai che provo qualcosa
per te, è lì ogni volta che ti tocco o ti prendo la mano, è in
ogni bacio sulla tua guancia, in ogni volta che ti accorgi che ti
fisso mentre leggi. Sai che provo qualcosa per te e quello che ti sto
chiedendo è se provi qualcosa anche tu.”
Malefica sorrise della sfacciataggine
della ragazza, sollevando con delicatezza il cuore che stava
stringendo in mano, pronta a sfruttare l'Incantesimo dell'Eco che
aveva lanciato sul cuore parecchi giorni prima.
“Mentile” ordinò con fermezza.
“Dille la cosa più lontana dalla verità” sussurrò sul cuore
che aveva rubato.
“La verità” sentì parlare Regina,
guardando la scena attraverso uno specchio che mostrava ciò che
vedevano gli occhi della persona di cui Malefica stringeva il cuore
“è che io non provo niente per te, Emma. Non provo niente di
niente.”
Malefica sorrise a sé stessa.
Il cuore di Regina iniziò a battere
più forte e la voce di Regina riecheggiò nella stanza.
Niente se non amore.
“Dovresti averlo imparato ormai,
Regina” mormorò Malefica a se stessa con soddisfazione.
Amore.
“Più grande è la menzogna, più
verità c'è nell'eco.”
Amore.
Il cuore iniziò a
battere velocemente nella sua mano, riusciva ad ascoltare
distrattamente i dialoghi che provenivano dallo specchio, ma continuò
a fissare il cuore.
Ad ogni battito il
sangue che circolava tornava indietro più rosso, anche se in realtà
non aveva un circolo sanguigno a cui pompare, continuò a battere
all'impazzata, diventando sempre più chiaro, l'oscurità lentamente
svaniva, finché tornò del suo colore originale: soltanto rosso.
“Mi dispiace” un sussurro spezzato
proveniente dallo specchio riempì la stanza.
Malefica alzò di nuovo lo sguardo,
sorridendo.
“Non incolpare me, Regina. Ti sei
fatta tutto questo da sola.”
Appoggiò il cuore delicatamente nella
scatola in cui lo teneva e poi si diresse verso l'uscita della
caverna in cui si trovava, pronta, dopo settimane di lunga attesa, a
portare finalmente a compimento il suo piano.
Regina si era trasportata alla
biblioteca.
Era stata così stupida e cieca, si
maledisse per non aver capito prima.
Prese uno dei primi libri che avevano
letto da uno scaffale e lo appoggiò sulla scrivania, aprendone
l'indice ed iniziandone la consultazione.
Quando trovò quello che stava cercando
andò alla pagina giusta e rilesse tutto quanto da capo, solo per
vedere perfettamente confermati i propri ricordi.
Le rimaneva soltanto un altro
interrogativo che aveva bisogno di risposta.
Cercò un altro libro ancora, uno degli
ultimi che avevano deciso di sfogliare in un tentativo disperato.
Per la seconda volta cercò la pozione
che aveva in mente e lo rilesse, rendendosi conto che a grandi linee
era come se lo ricordava.
“Ma certo” mormorò a se stessa.
“Ha perfettamente senso.”
Stanca e a corto di speranza, si
sedette su una delle sedie e piegò gli angoli delle pagine della
pozione e dell'incantesimo che era andata lì per cercare, richiuse i
libri e si mise ad aspettare.
“Sarà questione di minuti ormai”
valutò ad alta voce.
Pensò a cosa avrebbe fatto Emma, per
prima cosa. Di certo avrebbe portato Henry in un posto sicuro, con
tutta probabilità a casa dei suoi genitori. E poi si sarebbe messa a
cercarla in lungo ed in largo, noncurante del fatto che avevano già
tentato di scovare il nascondiglio di Malefica insieme per settimane.
Sospirò, appoggiando il gomito al
tavolo e poi posando il mento sulla propria mano.
Passò una mano sui libri, facendoli
sparire entrambi in una nuvola di fumo viola.
Forse se avesse cercato meglio, pensò.
Se avesse capito prima dove si trovava la sua nemica oppure perché
aveva scelto proprio Ruby. Ma, senza ombra di dubbio, la cosa che li
aveva mandati più fuoristrada era stato il fatto che Malefica
volesse rubare proprio il cuore di Regina.
Lei ed Emma avevano provato di tutto,
dagli incantesimi con i cuori magici a quelli con i cuori corrotti, a
quelli con i cuori rubati. Niente che coinvolgesse peli di lupo, né
altro che avesse un minimo di logica.
Ma Regina ci era arrivata, alla fine.
Tutto aveva perfettamente senso.
Perché Ruby, perché i peli di lupo.
Perché il suo cuore.
Perfino il luogo in cui adesso era
sicura che l'avrebbe trovata.
Tutto aveva una logica disarmante.
Sentì un rumore alle proprie spalle.
Delle porte che si aprivano. Una grata che si alzava.
“Ti stavo aspettando” disse con
voce calma Regina.
“Scusa per il ritardo. Il tuo cuore
doveva buttare fuori un bel po' di oscurità, di vendetta, di rabbia,
di rancore. Ci è voluto il suo tempo.”
Con estrema fatica, si alzò in piedi,
voltandosi verso la donna alle sue spalle.
“Ci sono voluti anni, ci è voluta
così tanta pazienza, così tanto impegno. E quando finalmente potevo
sentirlo succedere, il mio cuore non era dentro il mio petto. Non
pensavo che ce l'avrei mai fatta, ma eccomi qui. Il mio cuore si è
redento. E tu mi hai tolto quel momento. Mi hai portato via quella
sensazione.”
“A malapena, mia cara. Lo hai sentito
comunque, non è vero? Solo un po' più attenuato” le sorrise
beffardamente.
Regina serrò la mascella, cercando di
non perdere il controllo.
“Avevi programmato tutto. Tutti
questi anni, hai aspettato. Hai aspettato che io imparassi a volere
bene a mio figlio, che combattessi contro i cattivi, che diventassi
una dei buoni, che infrangessi una maledizione, che in me nascesse
questo desiderio infinito di redenzione. E poi hai pianificato tutto.
Hai fatto in modo che salvassi la vita di Ruby, che mi riavvicinassi
a Bianca e la perdonassi per la morte di Daniel, per la morte di
Cora, della mia stessa madre. Hai perfino aspettato che perdonassi me
stessa per ciò che ho fatto a mio padre, che mi convincessi che la
sua morte non è stata invano, perché io adesso sono finalmente
felice. Hai aspettato e aspettato e aspettato. In silenzio, nascosta
nell'ombra.”
“E tu, mia cara, non mi hai deluso.
Questa è la tua gloriosa redenzione, Regina Cattiva. Che vi sia
gioia in ogni angolo di questo Regno” proclamò ad alta voce con
una risata a dir poco inquietante, alzando le braccia verso l'alto.
“Perché tra poco questo Regno sarà mio, e non esisteranno più
sciocchezze come la gioia” sputò fuori l'ultima parola con
disprezzo.
“Solo una cosa non capisco. Come ti
sei liberata? Credevo che dopo la morte del tuo amato non fosse
rimasto di te altro che un fantasma.”
“Ma è semplice. Sei stata tu a
farlo. Beh, per l'esattezza Biancaneve, ma poco cambia. Vedi, io mi
ero incatenata al cuore del mio amato, per poter vivere finché fosse
vissuto in qualche forma il suo amore. Quando mi hai portato in
questo mondo ogni ricordo che lo racchiudeva è rimasto indietro,
trasformandomi in un'eco.”
“Quindi com'è possibile che tu
adesso sia qui?” domandò, sinceramente curiosa.
Malefica le rivolse un mezzo sorriso
beffardo, rispondendo con una sola parola.
“Aurora.”
Regina la guardò con espressione
confusa.
“La seconda maledizione l'ha portata
qui con noi” comprese Regina.
“Esattamente. Quella ragazzina è
impregnata dell'amore che suo padre aveva per la sua figlia perfetta.
Dal momento esatto in cui ha messo piede qui ho iniziato a nutrirmi
di quell'amore, fino a riuscire a rompere le mie catene e liberarmi
dalla prigione in cui mi avevi rinchiusa.”
“Ed io avevo già fatto metà del
lavoro per te, a quel punto.”
“Conveniente, non credi?”
“L'Incantesimo dei Cuori Impuri”
continuò Regina. “Molto audace.”
“Cosa posso dire? Ho il cuore
perfetto a disposizione, tanto vale provare e vedere cosa succede,
non credi?”
Regina annuì.
“Brillante, davvero.”
“Detto da te, è davvero
terrificante.”
“C'è solo una cosa con cui non hai fatto i
conti” le ricordò Regina, iniziando a passeggiare per la stanza.
“E cosa sarebbe, mia cara?”
“Se io muoio, Malefica, il mio cuore
morirà con me.”
“Ma io non ho mai avuto intenzione di
ucciderti” le disse come se fosse ovvio. “Non prima di averti
tolto la magia, o se proprio devo, mentre te la sto togliendo.”
“Oh, lo so questo. Ma vedi, forse non
ti è molto chiara tutta questa cosa della redenzione, amica mia.
Lascia che te lo spieghi io. Redimersi significa raggiungere la pace
morale, liberandosi dalle proprie colpe e dai propri motivi
d'infelicità.”
“Che è esattamente quello che hai
fatto tu” concluse Malefica, senza lasciarsi intimorire minimamente
dal discorso di Regina.
“E allora cosa di fa pensare che
rovinerò adesso il cuore che mi sono impegnata così tanto per
redimere? Preferirei di gran lunga morire che ricominciare da capo
adesso” disse con amarezza. “E tu potrai non volerlo fare, cara,
ma conosco giusto la persona che non aspetta altro che liberarsi di
me. La persona che ha più paura di me in assoluto.”
“E chi sarebbe?”
Regina le sorrise, facendo apparire del
fumo sulla propria mano destra. Quando si dissipò Malefica vide
l'oggetto che aveva evocato: un pugnale.
“Me, mia cara.”
Senza neanche un secondo di esitazione
Regina sollevò la mano che stringeva il pugnale, facendola poi
ricadere con forza contro il proprio petto.
Il suo ultimo pensiero prima di
colpirsi andò verso Emma, che l'aveva pregata di non lasciarla. Non
era pronta.
Ma Regina lo era. Non voleva morire, ma
non aveva più paura. Perché sapeva che c'erano persone che
l'avrebbero ricordata e amata anche dopo.
E che avrebbero lasciato un posto per
lei, continuando a tenere vuota la sedia che un tempo le era
appartenuta.
Regina Mills se ne andava sapendo di
essere amata.
Sapendo di aver avuto la sua
Redenzione.
Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima!
|
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Capitolo 6 *** The Maleficent Spell of the Impure Hearts ***
Grazie di cuore a chi sta leggendo e commentando questa storia.
Buona lettura!
The Maleficent Spell of the Impure
Hearts
La punta del pugnale che aveva in mano
sfiorò a malapena la sua pelle quando con un gesto secco della mano
la donna davanti a lei lo fece volare dall'altra parte della stanza.
Regina evocò una sfera di fuoco
nell'altra mano, cercando di portarsela contro, ma si ritrovò
bagnata da capo a piedi.
Si trasportò allora lontano da quella
stanza, ma sentì una mano aggrapparsi a lei giusto in tempo per
riuscire a seguirla nel salto verso la foresta di Storybrooke.
Appena arrivata si voltò verso il
pendio alle sue spalle, saltando. Ma delle funi spesse le si
avvolsero attorno, tenendola sollevata a mezz'aria.
“Lascia che mi tolga la vita in pace,
Malefica” urlò, spazientita.
“Puoi scordartelo, non sono arrivata
fino a questo punto perché un tuo attimo di debolezza rovinasse
tutto” rispose, facendola atterrare di nuovo delicatamente a terra,
davanti a sé.
Le funi si allentarono e la lasciarono
libera.
“Benissimo” concesse Regina. “Se
proprio non vuoi permettermi di fare del male a me stessa, me la
prenderò con te.”
Due scie di fuoco volarono verso la
donna con il lungo vestito magenta, ma lei si trasportò dietro
Regina, mettendo una mano attorno al suo collo e parlandole in un
sussurro vicino all'orecchio.
“Non sembri poi così redenta, alla
fine.”
Regina si divincolò dalla sua presa, spingendola verso
lo stesso burrone da cui lei stessa era appena risalita.
A metà salto Malefica si ritrasportò
davanti a Regina.
“Sappiamo entrambe che nessuna delle
due al momento può battere l'altra, quindi che senso ha continuare a
lottare?” le chiese, sospirando in modo irritato.
“Puoi scordarti che ti lasci
semplicemente andartene così facilmente.”
“E come vorresti impedirmelo?” le
chiese beffardamente.
Regina mosse una mano nell'aria,
facendole tremare la terra sotto i piedi. Malefica fu distratta da
quello che stava succedendo sotto di lei, quindi non fece caso al
lampo che Regina le stava facendo arrivare addosso dall'alto.
Si gettò di lato giusto in tempo per
evitarlo ed immediatamente evocò i suoi corvi, che circondarono
Regina per la seconda volta. A differenza di quanto successo nel loro
primo scontro non venne colta di sorpresa, incenerendoli prima che
potessero avvicinarsi troppo.
Ma mentre era impegnata a liberarsi dei
corvi, Malefica fece crescere delle radici dalle piante ai suoi
piedi, bloccandola.
“In un modo o nell'altro Regina,
credimi, vincerò questa battaglia.”
Regina si trovò
completamente avvolta dalle radici, evocò nuovamente il fuoco per
bruciarle, ma Malefica le aveva apparentemente rese immuni a quel
tipo di magia.
“Fai troppo affidamento sul tuo
fuoco, Regina. Devi usare più fantasia” la rimproverò.
“Disse la donna che evoca i suoi
stupidi uccellacci ad ogni battaglia.”
“Sono stanca di questi giochetti. È
ora di andare.”
Muovendo il proprio bastone in
direzione della sua testa le fece perdere conoscenza.
Emma entrò a casa dei suoi genitori
quasi buttando giù la porta.
“Regina è sparita” annunciò
subito. “Dovete tenere d'occhio Henry mentre io vado a cercarla.”
Bianca e David si alzarono
immediatamente, raggiungendola nell'ingresso.
“E dove vorresti andare a cercarla,
esattamente?” chiese sua madre.
“Abbiamo guardato ovunque Emma” le
ricordò David.
“Non mi interessa. Ricontrollerò
tutto da capo. Da qualche parte dovrà pur essere, no?”
I suoi genitori si guardarono, incerti.
“Cosa c'è?”
“Hai detto che Regina è sparita”
iniziò David.
“Si è trasportata via, sì.”
“Beh, noi pensiamo di sapere dove è
andata” concluse Bianca.
Fece un cenno con la testa di seguirla
mentre tornava verso il tavolo a cui lei e David erano seduti quando
Emma ed Henry erano entrati.
“Pensavamo che tu fossi insieme a lei
e che ce li aveste mandati per farci vedere, ma se non sei stata tu,
credo proprio che Regina ci abbia mandato questi due libri” le
mostrò i tomi comparsi per magia sul loro tavolo.
Emma li prese tra le mani.
“Siete sicuri che siano da parte
sua?”
“Fumo porpora” spiegò David.
“Sembra proprio una sua magia.”
“In più, ci sono delle pagine
segnate. Pensiamo che siano degli indizi.”
“Che pagine?” chiese subito Emma.
David prese il libro di pozioni,
aprendolo ad una pagina con l'angolo piegato.
“Guarda qua, è una pozione per
Riavocare Bestie Perdute” lesse ad alta voce. “Quando ho
incontrato per la prima volta Malefica nella Foresta Incantata, ero
stato mandato da lei da Tremotino, che mi aveva dato una pozione che
le avrebbe impedito di trasformarsi di nuovo in un drago.”
Emma trasalì, leggendo gli
ingredienti.
“Magia di una creatura mutaforma”
guardò di nuovo suo padre. “Deve aver usato il pelo di Ruby per
fare questa pozione e risvegliare il proprio drago, o una cosa del
genere.”
“Abbiamo pensato la stessa cosa.”
“Ma non è tutto” intervenne
Biancaneve. “Nel libro di incantesimi c'era una pagina segnata con
una maledizione molto potente. L'Incantesimo dei Cuori Impuri.”
Emma si spostò per leggere la pagina
che le stava indicando.
“Qui c'è scritto che deve essere
evocato da una creatura immortale.”
“Esattamente. Ci abbiamo pensato e
anche se non sappiamo come Malefica si sia liberata, siamo abbastanza
sicuri che non fosse immortale. Ma poi abbiamo pensato al motivo per
cui aveva così fretta di prendersi la magia di Ruby e solo
all'ultimo ha optato per il pelo. Aveva fretta di proteggersi,
capisci?” chiese Bianca. “I draghi sono creature incantate,
antiche di centinaia e centinaia di anni e ormai quasi estinte. Lei è
l'ultima in vita. È sopravvissuta all'estinzione della sua
specie.”
“Quindi anche se non è proprio immortale potrebbe
esserci abbastanza vicina da aggirarlo e lanciare comunque la
maledizione.”
Bianca annuì di nuovo.
“Se ci pensi, qualcosa di immortale
sopravvive a qualsiasi cosa. Malefica è riuscita a ingannare la
morte e tornare all'antica gloria. Quindi direi che c'è abbastanza
vicina.”
“Ma qui c'è anche scritto che per
attuare l'incantesimo serve la magia di qualcuno dal cuore redento”
osservò Emma. Poi fece due più due. “Non penserete mica che
Regina la stia aiutando, non è vero?”
“Ma certo che no!” disse subito
David. “Pensiamo che Malefica voglia rubarle il cuore per
accelerare in qualche modo il suo processo di guarigione.”
“Già quello sarebbe pericolosissimo.
Regina potrebbe non sopravvivere, se il suo cuore non è pronto a
cambiare” spiegò Bianca.
Emma rivide quel lampo negli occhi di
Regina poco prima che il suo atteggiamento diventasse così
distaccato e il modo in cui si era portata una mano sul il petto.
“Solo per ipotesi” iniziò Emma a
bassa voce. “Se Malefica avesse già avuto il cuore di Regina” si
schiarì la voce “e se fosse successo qualcosa che avesse
completato la sua redenzione, se vogliamo chiamarla così, è
possibile che sia successo mentre il cuore non era dentro il suo
petto?”
“Beh, tecnicamente sì” iniziò
Bianca. “Ma Malefica non aveva il suo cuore, giusto?”
Emma si fissò le scarpe.
“Sì, ce l'aveva” Bianca tirò le
proprie conclusioni.
“E tu sei sicura che sia successo
qualcosa di così drastico da cambiare il suo cuore in modo
radicale?” chiese David.
Emma inspirò, continuando imperterrita
a fissarsi le scarpe.
“Stavamo parlando, quando si è
portata una mano al petto. All'improvviso era così debole, come se
dentro sé stessero succedendo un milione di cose. Abbiamo subito
pensato che Malefica stesse usando il suo cuore per ucciderla, ma non
sembrava che stesse provando così tanto dolore. Almeno, non è
quello che ha detto.”
“E cosa ha detto?” chiese suo
padre.
“Che riusciva a sentire il proprio
cuore cambiare.”
Per diversi momenti calò il silenzio
nella stanza.
“Ragazzi” i tre si voltarono di
colpo verso Henry, ancora fermo nell'ingresso, che, ovviamente, aveva
sentito tutto. “Non vorrei intromettermi, ma secondo me non state
afferrando il punto di tutta questa cosa.”
“E quale sarebbe il punto?” chiese
Emma, perplessa.
“Malefica vuole lanciare
l'Incantesimo dei Cuori Impuri.”
Tutti e tre annuirono,
convinti.
“Beh” disse Henry come se stesse
per fargli notare la cosa più ovvia del mondo. “Ma che cosa fa
questo stupido incantesimo?”
Quando Regina riprese conoscenza la
prima cosa che percepì fu la corda attorno ai propri polsi, così
iniziò a strattonare e cercare di allentare il nodo. Quando si rese
conto che l'unico risultato che avrebbe ottenuto sarebbe stato di
ferirsi con la corda, si ricordò che aveva un modo più semplice a
disposizione per liberarsi: usare la magia.
Si concentrò e prese un respiro,
cercando di schiarire i propri pensieri. Ma quando provò ad usare la
magia sulla corda, quella si strinse ancora di più attorno ai suoi
polsi, facendole lasciare un piccolo gemito di dolore.
“Non sforzarti, non ce n'è bisogno”
la voce di Malefica fece scattare i suoi occhi verso l'alto. “È
una corda incantata, ogni tentativo che fai di liberarti con la magia
la farà stringere ancora di più attorno ai tuoi polsi. Non puoi
usare né il fuoco, né altro, l'unico modo di scioglierla è usando
le mani, ma ovviamente per te quella non è un'opzione al momento.”
Regina serrò la mascella, tentando di
pensare.
Si trovava in una grotta, la grotta in
cui lei stessa aveva rinchiuso Malefica anni prima, ma l'ingresso era
sparito. Erano circondate da terra tutto intorno. La strega doveva
per forza trasportarsi lì dentro perché di sicuro non c'era una via
per entrare. Né per uscire.
Se non poteva incenerire la corda,
poteva almeno incenerire la donna davanti a sé.
I suoi occhi si ridussero a due
fessure, mentre si preparò a sferrare il proprio attacco. Un dolore
lancinante si fece strada dai suoi piedi alle sue gambe, le raggiunse
il busto ed infine gli arti superiori ed il viso. Rilasciò un urlo
di dolore, piegando la testa verso il basso quando la magia si esaurì
pochi secondi dopo.
“Te l'ho detto, non sforzarti.”
Regina cercò di calmare il proprio
battito, il suo respiro era pesante e affannato, come se avesse corso
a perdifiato per chilometri.
“Ogni magia che tenti di usare su di
me non solo sarà vana, ma la percepirai sul tuo stesso corpo come se
la stessi facendo su di te.”
Regina chiuse gli occhi.
Non poteva usare la magia, non poteva
combattere corpo a corpo perché era legata ad una sedia, i polsi e
le caviglie giunti.
“Che cosa vuoi da me?” chiese con
rabbia.
“Oh, lo sai cosa voglio da te, mia
cara.”
Regina alzò lo sguardo su di lei,
tenendo il viso basso.
“Mi serve la tua magia se voglio
lanciare l'incantesimo.”
“Cosa speri di ottenere, Malefica?”
Lei rise sarcasticamente, percorrendo
la stanza a passi lenti, fino a trovarsi davanti a Regina. Le prese
il viso con una mano, stringendo le dita sulle sue guance, facendole
alzare la testa e guardando dritto dentro i suoi occhi.
“Quello che tu non sei mai riuscita
ad ottenere.”
E Regina lesse in quegli occhi
sentimenti a lei così familiari, ma che allo stesso tempo le
sembravano essere così lontani e sfocati, indistinti, come se ormai
per lei anche il solo pensiero di provare un rancore così intenso
fosse inconcepibile.
“Vendetta.”
“L'Incantesimo dei Cuori Impuri”
lesse Emma ad alta voce “difficile da lanciare, solo i maghi più
potenti possono padroneggiare l'arte della magia oscura in modo così”
sospirò “bla bla bla, passiamo alla parte importante” con il
dito scorse il paragrafo, fino ad arrivare alla parte che interessava
loro. “Ecco qua. Per lanciarlo serve la magia di qualcuno dal cuore
redento, questo l'avevamo capito” sbuffò. “Ma una strega redenta
non lancerebbe mai un incantesimo di questo tipo, quindi si presume
che le si debbano strappare via i poteri magici. Per farlo si deve
possedere il suo cuore, iniziare il processo di separazione e
reinserire il cuore solo quando la strega sarà abbastanza debole da
poter essere separata dalla propria essenza magica.”
Emma si bloccò, quelle parole
suonavano così perfide e terribili.
“Vuole strappare via una parte di
Regina?” chiese Bianca con voce tremante. “Ma una cosa del genere
è anche lontanamente possibile?”
“A quanto pare sì, ma” Emma
deglutì, cercando di mantenere il controllo. Sentiva gli occhi
bruciare, ma non poteva piangere davanti ad Henry. “Una volta
separata dalla propria magia, Regina potrebbe non riuscire a
sopravvivere.”
David le circondò le spalle con un
braccio, cercando di confortarla.
“Non lo permetteremo, Emma.
Riusciremo ad arrivare in tempo.”
“E come?” domandò lei in un
soffio. “Neanche sappiamo dov'è.”
“Troveremo un modo.
Troviamo sempre un modo.”
“Continua a leggere” la incoraggiò
Henry con gli occhi lucidi. “Cosa succederebbe se riuscisse a
lanciare questa maledizione?”
Emma fece scivolare gli occhi sul
testo, saltando le parti inutili su come attuare l'incantesimo ed
arrivando alle conseguenze.
“Il Cuore Redento contiene in sé
tutti i sentimenti positivi appartenenti all'animo umano, come la
gioia, la compassione, la speranza, fino ad arrivare anche all'amore.
Ma allo stesso tempo contiene la traccia, il ricordo, di ogni
sentimento negativo, come la tristezza, il rancore, la vendetta e
l'odio. Lanciando questa maledizione, ogni cuore che ha conosciuto
anche brevemente uno solo di questi sentimenti, un cosiddetto Cuore
Impuro, verrà reso del tutto incapace di provare sentimenti
appartenenti alla magia bianca, venendo macchiato irrimediabilmente
da quella nera. I cuori toccati dall'incantesimo si riempiranno di
rabbia, rancore e vendetta pari a quelli più profondi provati dalla
persona a cui il Cuore Redento è appartenuto. Allo stesso tempo, i
sentimenti provati dopo la redenzione verranno completamente
cancellati nei cuori colpiti, rendendo tali persone del tutto
incapaci di compassione e felicità. Nei cuori dei più buoni la
maledizione ha effetti devastanti, a causa del suo potere di
convertire l'amore in odio.”
Quando Emma ebbe terminato la lettura
ci furono parecchi momenti di silenzio.
Il primo a parlare fu Henry.
“Assomiglia alla maledizione di
Ingrid” osservò.
“No, non proprio. La Regina delle
Nevi ci ha fatto vedere soltanto i lati negativi nelle altre persone,
portandoci ad odiare di più chi odiavamo già e ad amare di meno chi
amavamo. Questo ha l'effetto opposto” concluse Emma. “Ci fa
odiare le persone che amiamo di più.”
Bianca e David si guardarono negli
occhi per un lungo momento.
“Dobbiamo fermarla” disse con
decisione Bianca. “Non possiamo affrontare qualcosa del genere, non
di nuovo.”
David annuì con decisione, spostando lo sguardo
verso Emma e poi verso la stanza in cui dormiva loro figlio.
“Tu ed Henry rimanete con Neal, io ed
Emma andiamo a fare un giro di perlustrazione. Ovunque siano, non
penso che Regina si sia lasciata sconfiggere senza combattere.”
Emma annuì verso suo padre.
“La cosa più assurda è che non
posso fare altro che sentirmi felice.”
Tutti guardarono verso Bianca come se
fosse improvvisamente diventata pazza.
Lei sorrise.
“Lo so, so che dovrebbe essere un
momento tetro, ma, nonostante la maggior parte di me sia spaventata e
preoccupata, non lascerò che Malefica mi impedisca di provare gioia
per una cosa che ho aspettato per così tanto tempo.”
Continuarono a guardarla come se si
aspettassero di vederla svenire da un momento all'altro.
“Regina, la mia
Regina, è tornata. Voi non l'avete conosciuta. Non davvero. Non
quando aveva diciotto anni e mi ha salvato la vita, non quando è
diventata la mia unica amica, non quando era innamorata di Daniel.”
Emma sentì il
fuoco lento della gelosia divampare nel proprio addome.
“E adesso, è
tornata. Ha abbandonato la propria rabbia ed il proprio rancore, ha
detto addio alla sete di vendetta e all'odio e si è redenta. Non sto
dicendo che possiamo tornare a come le cose erano cinquant'anni fa
perché non è così, le cose che ha fatto sono comunque successe. Ma
questa è la certezza che niente del genere succederà più. Che la
nostra famiglia è salva e al sicuro. Non lascerò che lo stupido
piano di Malefica mi porti via questo momento di felicità.”
Sorrisi simili a
quello di Bianca si fecero strada anche sulle labbra di David ed
Henry.
“Cinquant'anni,
hai detto bene” Emma scosse la testa, lo sguardo velato da una
tristezza che per gli altri sembrava quasi fuori luogo a quel punto.
“Regina ha aspettato cinquant'anni, ha sofferto, ha odiato, ha
provato rancore. E redimersi è stata probabilmente la cosa più
difficile che abbia mai fatto, la cosa più coraggiosa che abbia mai
fatto. Quella donna è la persona più forte che io conosca e neanche
se ne rende conto. E Malefica le ha strappato via quel momento. Non
ha potuto sentirlo, tutta quella fatica e poi non ha potuto
percepirlo dentro sé” la sua voce si incrinò quando pensò a
quanta ingiustizia c'era in quell'atto di crudeltà. “Ed io gliela
farò pagare, per questo.”
Senza aggiungere
altro si diresse verso la porta di ingresso, uscendo velocemente.
Malefica lasciò
andare il suo viso, allontanandosi da lei di qualche passo.
“Vuoi vederlo?”
le chiese come qualcuno che sta per dividere un segreto. “Scommetto
che vuoi vederlo.”
Evocando il cuore
di Regina nella propria mano la tese verso di lei, facendo in modo
che Regina avesse il proprio cuore davanti agli occhi.
“A cosa stai
pensando? Pensi che è cambiato, che è più bello, non è vero?”
domandò nuovamente la strega.
Regina chiuse gli
occhi.
“Penso che avrei
voluto sentirlo” mormorò con tristezza. “Ma tu me lo hai
impedito.”
“Oh, povera
piccola Regina. Ogni cosa bella le viene strappata via. Prima il
fidanzatino, poi mammina, adesso il cuore e tra poco anche la magia.”
Regina aprì gli
occhi, guardando la donna evidentemente pazza con un mezzo sorriso.
Fece un movimento fluido ed il cuore sparì di nuovo dal suo palmo.
“Buona fortuna,
cara. Ti servirà se speri di separarmi dalla mia magia, neanche sei
riuscita a separare Ruby dalla sua.”
“Ma è diverso, lei è
una mutaforma, strapparle il lupo è come spezzarla a metà. Sono
legati troppo in profondità.”
“Anche io e la
mia magia” ritorse Regina. “È la mia più vecchia amica, era con
me quando nessuno era disposto a stare al mio fianco, non mi ha mai
delusa quando ero triste e mi ha sempre sorpresa quando sono stata
felice. Non me la porterai via facilmente.”
Malefica rise,
scuotendo la testa, come se fosse convinta che Regina stesse
ingannando se stessa.
“Ma vedi, mia
cara, mentre volevo tenere in vita il furetto abbastanza a lungo da
finire la pozione e aspettare che facesse effetto prima che tu mi
trovassi, con te non ho lo stesso problema. Non mi serve che tu
rimanga in vita, tutto quello che mi serve è avere la tua magia. E
se dovrò ucciderti per riuscirci, allora così sia.”
Regina sostenne il
suo sguardo.
Doveva
temporeggiare. Doveva resistere solo finché Emma non l'avesse
trovata. Non che fosse così sicura che ci sarebbe riuscita, ma
doveva almeno darle l'occasione di tentare.
“Perché sei
rimasta qui nella vecchia caverna?”
“Perché è il
primo posto che avete controllato. Ero sicura che dopo il nostro
incontro nel bosco non sareste più tornate a guardare qui sotto.”
Regina si
maledisse, perché avevano passato mesi letteralmente sopra la testa
di Malefica, a cercare informazioni nei libri della biblioteca,
quando quello che avrebbero dovuto fare era cercare sotto le proprie
scarpe.
“Perché hai
fermato l'orologio?” chiese di nuovo.
“Beh, non potevo
permettere che continuaste ad invecchiare, no? Poteva succedere
qualcosa ad Aurora. Potevate trovare il modo di tornare nella Foresta
Incantata o lei ed il suo principe da strapazzo avrebbero potuto
decidere di lasciare Storybrooke. Dovevo fare qualcosa per attirare
l'attenzione di tutti e fare in modo che foste così concentrati su
di me da non preoccuparvi di cercare altro.”
“Abbiamo tenuto
Aurora sotto costante sorveglianza dei nani, tutti quanti, e anche
alcune delle fatine, giorno e notte, per mesi. E viene fuori adesso
che tu non eri minimamente interessata nel vendicarti sulla Bella
Addormentata.”
Malefica inspirò,
distogliendo lo sguardo.
Regina sorrise tra
sé e sé perché sapeva di aver appena colpito proprio nel punto più
debole dell'altra strega.
“Ovviamente, come
ho fatto a non capirlo. Aurora non è solo colei che ti ha permesso
di liberarti, non potresti mai farle del male neanche adesso che non
ti serve più, perché nonostante sia la figlia della persona che più
hai odiato al mondo, è anche la figlia della persona che più hai
amato al mondo.”
Malefica la guardò
con disprezzo.
“Dimmi Regina,
come ci si sente ad avere finalmente la propria vendetta servita su
un piatto d'argento proprio ora che hai redento il tuo cuore?”
Il sorriso di
Regina si affievolì fino a sparire.
“Non ho idea di
cosa stai parlando.”
“Di Biancaneve,
mi pare ovvio” spiegò Malefica, passeggiando per la stanza. “Un
amore in cambio di un amore, no?”
Regina aggrottò la
fronte in un'espressione confusa.
“Prima un segreto
che rivela ti strappa il tuo innamorato, ma poi cinquant'anni dopo la
bambina che mette al mondo ti salva e ti redime. Biancaneve è
l'origine del tuo male, il motivo che ha dato il via alla cascata di
eventi che ti hanno portato a diventare la Regina Cattiva, ma è
anche l'origine della tua redenzione. Buffo come finalmente tutto il
disegno del fato abbia senso, non è vero?”
Regina serrò la
mascella.
“Io non provo
assolutamente nessuna forma di amore per Emma Swan. Tutto quello che
condividiamo è un'amicizia e nostro figlio.”
“Vostro figlio.
Oh, cara, suona proprio come un'estranea qualsiasi.”
Regina contrasse i
muscoli delle braccia, sentendo le corde che le premevano più forti
nella pelle attorno ai polsi, ma non riuscì ad evitare l'impulso di
liberarsi per tirare un pugno alla donna che in quel momento stava
ridendo di lei.
“Non vedo come
questa possa essere classificata come vendetta, in ogni caso” disse
con voce rabbiosamente lenta Regina, ricordandosi che quello che
stava cercando di fare era guadagnare un po' di tempo.
“Non lo vedi?
Beh, allora lascia che ti spieghi” propose Malefica, avvicinandosi
a Regina e appoggiando le mani sulle sue ginocchia, chinandosi nella
direzione per parlare faccia a faccia. “Tu hai corrotto la sua
bambina.”
Regina
si morse la lingua, per non replicare che Emma di sicuro non era una
santa, che aveva vissuto per ventotto anni prima di conoscerla e che
di sicuro non era stata lei a corromperla, visto che aveva avuto un
figlio a diciotto anni e lo aveva partorito in prigione. Ma non
voleva dare a Malefica la soddisfazione di sapere che era riuscita a
irritarla. In più, nonostante la logica le dicesse che quel pensiero
non aveva senso, non poteva che concordare con Malefica. Si sentiva
come se avesse corrotto Emma, perché l'aveva indotta a provare
qualcosa per una persona come lei.
“Immagina la
reazione che avrà la povera Biancaneve quando saprà che tu e sua
figlia siete così, vogliamo dire, intime?”
“Io ed Emma non
siamo affatto intime” rispose Regina con rabbia, sentendosi in
dovere di proteggere il nome di Emma. Come se quella frase la
rendesse colpevole di un crimine orribile che faceva sentire Regina
come se fosse tenuta assolutamente a precisare la sua innocenza.
“Andiamo Regina,
io ti conosco. Scommetto che si è inginocchiata ai tuoi piedi appena
hai sussurrato sul suo cuore di farlo.”
C'erano così tante
cose che Regina avrebbe potute risponderle in quel momento, tipo che
il cuore di Emma non poteva essere rubato perché lei era la
Salvatrice, il prodotto del Vero Amore, e neanche Cora era stata in
grado di strapparglielo dal petto. Oppure avrebbe potuto sottolineare
come non avrebbe mai e poi mai rubato il cuore di Emma, soprattutto
non per costringerla ad ubbidire ai suoi ordini. Oppure che lei ed
Emma non avevano mai avuto quel tipo di rapporto. Ma la sola
insinuazione di qualcosa di così orribile bastò per far salire
dentro Regina un istinto di protezione verso la propria famiglia che
la spinse ad agire stupidamente.
Malefica era ancora
piegata verso di lei quando Regina mosse velocemente entrambi i
piedi, legati tra loro a livello delle caviglie, spingendo da
sinistra verso destra contro le gambe di Malefica, facendola cadere
di lato. Appena fu a terra, Regina premette violentemente la suola
delle proprie scarpe contro il collo della donna, sentendo il tacco
affondare leggermente nella pelle.
Ma, ovviamente,
poco potevano le scarpe Prada di Regina contro un singolo movimento
della mano di Malefica, che la fece volare, accompagnata dalla sedia,
dall'altra parte della stanza.
Regina rimase
sdraiata con la testa e la schiena contro il pavimento, respirando
affannosamente.
Colpire Malefica
era la cosa giusta. Eppure non l'aveva percepita come giusta, l'aveva
percepita come qualcosa che aveva fatto nel tentativo di
sopravvivere. Averla mandata al tappeto non le aveva dato la
soddisfazione che pensava ne avrebbe ricavato, l'aveva solo fatta
sentire peggio per averle fatto del male anche se sapeva che non
sarebbe mai e poi mai riuscita a fuggire con quello stupido gesto.
Era colpa di
quell'inutile Cuore Redento, pensò.
Ormai non riusciva
più a provare gioia nell'infliggere dolori non necessari al
prossimo.
Malefica si alzò
con calma, dirigendosi verso la donna ancora a terra con passo
deciso. Quando fu accanto alla sedia si fermò, guardandola con
disprezzo.
Regina inspirò
profondamente, chiedendosi perché diavolo non fosse rimasta ferma e
buona, cercando di guadagnare ancora un po' di tempo. Ovviamente
doveva quasi soffocare la propria rapitrice, perché quello di sicuro
avrebbe avuto delle conseguenze molto convenienti per lei. Aveva
quasi voglia di alzare gli occhi al cielo per il proprio
comportamento avventato.
“Te la farò
pagare per questo” sibilò a denti stretti Malefica.
Sollevò il bastone
a destra della propria testa e poi lo ruotò bruscamente verso il
basso, fino a farlo collidere con la metà sinistra del volto di
Regina, che sentì un dolore lancinante, un fischio sordo ad un
orecchio, e poi più niente.
Spero che la spiegazione riguardo il piano di Malefica adesso sia
chiara, non volevo farle fare un monologo come nei film né spiegare il
piano in quanto voce narrante, quindi ho optato per Bianca e David che
lo spiegano ad Emma.
Fatemi sapere che ne pensate, le vostre opinioni sono sempre utili.
Alla prossima!
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Capitolo 7 *** She Will Always Find Me (Just Maybe Not Right Now) ***
Grazie a tutti voi che avete commentato questa storia! Il titolo è un
chiaro riferimento alla famiglia Charming.
Buona lettura!
She Will Always Find Me (Just Maybe
Not Right Now)
Avevano cercato per tutto il bosco,
erano passate ore da quando avevano iniziato. Avevano perlustrato
ogni angolo, ma non avevano trovato il minimo indizio, né sentito il
più piccolo rumore se non quelli della natura stessa. Solo
disarmante silenzio.
“Emma, sono passate ore. Dobbiamo
tornare a casa, riposarci per un po'. Non possiamo continuare a
vagare senza meta.”
“Lei è qui fuori da qualche parte,
non mi darò pace finché non l'avrò trovata.”
David sospirò.
“Hai bisogno di dormire per un po'.
Domani mattina continueremo, perlustreremo di nuovo il molo e la
spiaggia, manderemo Bianca e Mulan a cercare per la città, Ruby può
cercare di seguire l'odore di Regina e Belle può girare di casa in
casa e chiedere se qualcuno l'ha vista.”
Emma sbuffò, scuotendo la testa.
“Potrebbe essere troppo tardi domani
mattina.”
“Emma, Regina non è qui” le fece
notare, facendo un gesto con le braccia tutto attorno a sé.
“Allora andiamo al molo, continuiamo
a cercare lì.”
David chiuse gli occhi scuotendo la
testa, pronto a protestare.
“Non posso perderla” disse con
forza Emma prima che lui potesse aprire di nuovo bocca. “Non posso,
David. Non posso crescere Henry senza di lei. Non posso camminare per
le strade di questa città senza che qualcosa me la ricordi, senza
sentire la sua mancanza anche quando l'ho vista due ore prima, papà”
mormorò piano. “Io non posso sopravvivere se Regina muore.”
David annuì, appoggiando le mani sulle
sue spalle.
“Ma noi non la lasceremo morire,
Emma. Dormiremo qualche ora e poi ricominceremo a cercarla, finché
non sarà di nuovo al sicuro, a casa.”
Solo quando suo padre la abbracciò si
rese conto di quanto aveva appena lasciato intendere senza volerlo e
chiuse gli occhi, ricambiando l'abbraccio.
Improvvisamente la stanchezza
accumulata durante le ultime settimane la raggiunse, facendole
desiderare di stendersi anche solo per qualche momento.
“Hai ragione” sussurrò alla fine.
“È meglio se ci riposiamo per qualche ora.”
Quando riprese conoscenza la primissima
cosa che riuscì a percepire fu un dolore indescrivibile al volto.
Con un verso gutturale che ben poco era
conforme al comportamento che avrebbe dovuto tenere una Regina, aprì
gli occhi, prendendo atto dell'ambiente che la circondava.
E tutti gli eventi del giorno prima
ritornarono di colpo alla mente, in un misto di emozioni di cui a
malapena era cosciente e che non sarebbe mai e poi mai riuscita
neanche ad elencare.
Ebbe a malapena il tempo di tratte un
paio di respiri pesanti, quando la sua visuale fu invasa da una
figura che avrebbe preferito non dover vedere mai più.
“Malefica.”
“Bene, quindi non sei già morta.
Sarebbe stato un problema fare tutta questa fatica solo per poi
vederti tirare le cuoia così presto, senza neanche avere la
possibilità di provare a rubare la tua preziosa magia.”
“Quanto sono rimasta svenuta?”
“Una decina di ore. Diciamo solo che
fuori è mattina da un bel po'.”
Il cuore di Regina si strinse in una
morsa di ferro, alla consapevolezza che se non l'avevano trovata dopo
dieci ore, a nessuno era venuta in mente la domanda più semplice da
porsi, quella che aveva fatto immediatamente capire a Regina dove si
trovava la loro avversaria: dove è l'unico posto di Storybrooke dove
potrebbe entrare un drago e passare comunque inosservato? La risposta
era piuttosto semplice, ovviamente, ovvero il posto in cui Regina
l'aveva tenuto la prima volta, la miniera.
Loro erano stati così stupidi da non
prendere in considerazione l'unico posto che avevano già controllato
all'inizio ed ovviamente non sapendo quale fosse il piano di
Malefica, ovvero quello di rimpossessarsi della propria natura
perduta, avevano cercato in lungo ed in largo il bosco, il molo e la
spiaggia, perché Ruby aveva detto loro che durante la propria
prigionia l'unico rumore che era in grado di sentire nelle lunghe
notti di silenzio, era quello delle onde che si infrangevano sulla
banchina. Era stato quindi scontato cercare in luoghi vicini ad una
sorgente d'acqua. A nessuno di loro era venuto in mente quello che
diversi mesi prima Elsa li aveva portati a scoprire. In linea d'aria,
i tunnel erano proprio accanto alla spiaggia. E al momento il grosso
foro nella parete causato dalla magia di Elsa permetteva al rumore di
entrare nei tunnel, che stretti e lunghi com'erano permettevano
probabilmente al suono, almeno di notte quando tutto il resto era
calmo e c'era quiete, di rimbombare all'interno di tutta la caverna.
“Allora” la voce di Malefica la
distrasse dai suoi pensieri. “Un'ultima domanda prima di iniziare
il nostro, vogliamo dire, processo di estrapolazione?”
Regina serrò la mascella.
Glielo avrebbe reso dannatamente
difficile, poco ma sicuro. Se proprio doveva andarsene, allora lo
avrebbe fatto in grande stile, proprio come aveva vissuto.
“Perché proprio questa maledizione?”
Sul volto di Malefica corse veloce
un'ombra, che era sparita solo un istante dopo, ma che Regina era
riuscita a vedere.
“Ci fa odiare le persone che abbiamo
amato. Io ho provato sulla mia pelle l'odio del mio principe, quindi
non vedo perché agli altri dovrebbe essere risparmiata questa
sofferenza. Voglio che tutti guardino negli occhi della persona che
amano e vedano soltanto disprezzo. Allora avrò avuto la mia
rivincita.”
Regina le rivolse un sorrisetto.
“Oh, cara, che crudeltà.”
“Sì, ammetto che è una maledizione
piuttosto spietata.”
“Mi riferivo a mentire all'ultima
domanda di una condannata a morte.”
Malefica strinse gli occhi,
avvicinandosi a Regina.
“Tu lo amavi, mentre lui ti odiava.
Lanciando questa maledizione tutti abbandoneranno i propri cari a
causa dell'odio, ma quel sentimento sarà reciproco, quindi nessuno
potrà mai provare quello che hai provato tu. O dovrei dire, quello
che tu ancora provi. Perché tu lo ami ancora e ti ricordi il suo
sguardo di odio verso di te. È quello che vuoi cancellare.”
Il volto di Malefica si dipinse di
un'espressione rabbiosa.
“Stai lanciando una maledizione
sull'intera città soltanto per colpire te stessa e dimenticare
l'amore che hai provato, per sostituirlo con odio ed essere
finalmente libera dal dolore che ti ha afflitto per tutto questo
tempo.”
La mano di Malefica che non stava
stringendo il bastone si sollevò in aria, chiudendosi.
Regina percepì una morsa stringerle la
gola. Respirare divenne impossibile, i suoi pensieri divennero
improvvisamente offuscati.
“Fai silenzio adesso. È ora di
ricordarti un po' delle buone maniere che sembri aver dimenticato,
mia cara. Vediamo fin dove posso spingerti, devo ammettere che sono
piuttosto curiosa di quanto resisterai.”
Ma Regina lo sapeva, non avrebbe potuto
resistere a lungo. Quello era il motivo per cui aveva cercato di
temporeggiare. Era diventata fragile, le sue debolezze erano esposte
ed aveva troppo da perdere. Senza più neanche la rabbia o la
vendetta a cui aggrapparsi, non aveva armi per contrattaccare
Malefica.
Non aveva possibilità di sopravvivere.
Il bastone di Malefica si inclinò
nella sua direzione, la morsa sulla sua gola si allentò, ma subito
dopo un lampo di luce partì dal bastone e si diresse dritto dentro
il suo petto.
Un urlo a dir poco tremendo scivolò
fuori dalle labbra di Regina e risuonò nella caverna.
Emma era caduta in un sonno profondo
non appena si era sdraiata sul divano, mentre David aveva raggiunto
Bianca nel loro letto, addormentandosi ancora vestito sopra le
coperte accanto a lei.
Fu lui il primo a svegliarsi, passando
una mano ad occhi chiusi sul materasso, accorgendosi che era solo. Si
alzò in piedi, raggiungendo Bianca in cucina, che stava preparando
loro la colazione. Le si avvicinò, dandole il buongiorno con un
bacio.
“Suppongo non abbiate notizie”
osservò, data l'assenza di Regina.
David si limitò a scuotere la testa.
“Dobbiamo trovarla, Bianca. Se non
salviamo Regina, non solo perderemo un membro della nostra famiglia,
ma potremmo seriamente vederne svanire un secondo davanti i nostri
occhi” fece un cenno leggero della testa in direzione della donna
sdraiata sul divano, ancora addormentata.
Bianca annuì, il suo sguardo si spostò
su sua figlia.
“Sono diventate molto unite, non è
vero? Emma tiene molto a Regina.”
“Tutti noi teniamo a lei.”
“Non nel modo in cui lo fa Emma,
David.”
“Che intendi?” chiese lui, cercando
di rimanere sul vago, non volendo usare la confessione di Emma della
notte precedente contro di lei.
“Beh, io tengo a lei perché è la
mia matrigna e l'altra madre di mio nipote. Ma David, è più di
quello. Devi ammettere che ultimamente non stiamo trattando Regina
come una matrigna o una suocera, ma più come una” Bianca si
schiarì la voce. Avrebbe voluto dire nuora, ma sembrava un termine
troppo distaccato per la loro famiglia, per il tipo di rapporto che
avevano con Regina. “Una figlia. Qualcuno da proteggere, di cui
prendersi cura, le cui pessime scelte perdonare incondizionatamente.”
Sorrise, tornando a guardare David
negli occhi.
“Lo vedi anche tu, non è vero? Il
modo in cui la guarda. Il modo in cui entrambe si guardano. Mi scalda
il cuore e mi ricorda incredibilmente il modo in cui...”
“...io guardo te” concluse David.
Si scambiarono un sorriso complice.
“Non possiamo permettere che si
perdano proprio adesso che si sono appena trovate” concluse Bianca
con decisione. “Dobbiamo riprendere immediatamente a cercarla.”
David annuì, iniziando a spiegarle
come aveva in mente di dividersi i vari compiti, proponendo di
chiedere a chiunque volesse di unirsi alle squadre di ricerca.
Avevano bisogno di tutto l'aiuto che potevano ottenere.
Quando dopo parecchi minuti il lampo si
ritrasse, Regina serrò la mascella, respirando profondamente e
cercando di calmare il battito impazzito del proprio cuore.
Aveva resistito come meglio poteva,
cercando di pensare al legame che aveva con la sua magia, alla
sensazione che provava ogni volta che la usava, aggrappandovisi e
cercando di non lasciar andare neanche per un secondo.
“Devo ammettere che col furetto è
stato più facile. Ma d'altra parte, non potevo uccidere quella
ragazzina. Non avrò lo stesso problema con te, però.”
Un secondo lampo raggiunse il petto di
Regina.
Sentiva una sensazione strana, simile a
quella che veniva percepita se qualcuno si appropriava del suo cuore
strappandoglielo dal petto, ma allo stesso tempo abbastanza diversa.
Era come se cercasse di strapparla via
qualcosa di più intrecciato al suo corpo, qualcosa che risiedeva in
ogni organo, in ogni fibra dei suoi muscoli e delle sue ossa, in ogni
terminazione nervosa, in ogni arteria e vena di se stessa.
Regina cercò di ignorare il dolore e
concentrarsi sulla propria volontà di tenersi stretta la propria
magia, pensando ad ogni volta che l'aveva aiutata a salvarsi o
salvare qualcun altro.
In cuor suo Regina sapeva che senza
magia sarebbe stata una persona migliore, Henry le aveva chiesto così
tante volte di smettere di usarla, in fondo. Ma sapeva anche che
nell'istante esatto in cui Malefica si fosse appropriata di essa,
avrebbe preso anche la sua vita.
Quindi combatté sia con la strega che
aveva davanti, sia con la madre dentro sé, con la sua parte che
voleva disfarsi di quel fardello, e si aggrappò alla magia per la
propria vita.
L'attacco cessò di nuovo, gli occhi di
Regina si aprirono faticosamente per posarsi sulla donna che la stava
sottoponendo a quella tortura.
“Resistere è inutile, Regina. Sai
bene quanto me che nessuno in questa città mi conosce come te e che
non mi troveranno in tempo.”
“Emma mi troverà” rispose, come se
fosse un dato di fatto.
“La tua fede cieca in quella donna è
vomitevole.”
“Aspetta e vedrai” le disse,
ricordando di quando era riuscita a trovarla mentre Owen la stava
torturando. “Lei mi trova sempre.”
“Oh, cielo!” esclamò Malefica,
portandosi teatralmente una mano sul petto. “Inizi a parlare come
la tua figliastra adesso. Ma vedi, la biondina non ti troverà mai. E
sai perché Regina?”
Lei alzò il viso verso l'alto,
fissando gli occhi sul soffitto, sperando che la gravità rimettesse
a posto le lacrime che non era disposta a piangere.
Malefica le si avvicinò, afferrandole
il viso perché la guardasse negli occhi.
“Lei non ti sta cercando.”
Con una risata acuta voltò il viso di
Regina verso uno specchio a qualche metro da loro, muovendo il
bastone e facendo apparire l'immagine di Emma sdraiata sul divano a
casa dei suoi genitori, immersa in quello che sembrava essere un
pacifico sonno.
“La tua bella principessa dorme sonni
tranquilli.”
Un nodo si formò nella gola di Regina.
Non perché Emma non stava vangando
alla sua disperata quanto inutile ricerca, ma perché si rese conto
che quella era probabilmente l'ultima volta che vedeva il suo viso.
Ed era riflesso dentro uno specchio.
“Rinuncia alla speranza, Regina. Lei
non verrà a prenderti.”
Gli occhi della mora si chiusero,
incapace di osservare quell'immagine anche solo per pochi secondi in
più.
“Possiamo giungere ad un compromesso”
propose a quel punto Malefica contro ogni aspettativa, lasciando
andare la presa sul suo volto ed abbassandosi alla sua altezza per
poterla guardare dentro gli occhi. “Siamo state amiche per
tantissimo tempo. Non deve finire per forza così. Non devo arrivare
ad ucciderti. Dammi la tua magia adesso, senza più combattere ed
opporti all'inevitabile ed io ti risparmierò la vita. Potrai tornare
a casa dai tuoi cari. Vederli ancora una volta. Vedere Emma ancora
una volta.”
“Giusto in tempo per dire loro addio”
mormorò Regina.
“È più di quello che avrai se non
ti arrendi adesso” le fece notare.
E lei per un momento lo prese
seriamente in considerazione. Poteva smettere di combattere,
riposarsi, arrendersi. Poteva mettere fine a tutto quel dolore,
quella terribile tortura a cui era stata sottoposta ormai per ore.
Poteva tornare a casa e riabbracciare suo figlio per l'ultima volta,
prima che lui iniziasse ad odiarla.
Ma poi si rese conto che a quel punto
sarebbe stato inevitabile. Che avrebbe visto disprezzo negli occhi di
Henry e di Emma. Che le sarebbe rimasto a quel punto?
Rimanendo lì, aveva ancora il ricordo
di come l'avevano guardata fino a quel giorno.
Poteva rimanere lì, morire da eroina e
fare in modo che suo figlio fosse fiero di lei. Che tutti fossero
fieri di lei.
“Non mi arrenderò mai” rispose con
decisione.
Malefica alzò gli occhi al cielo,
irritata.
“La principessina non verrà a
salvarti.”
“Non ho bisogno che venga, posso
salvarmi da sola. L'ho sempre fatto” ritorse, lo sguardo fisso sul
pavimento.
Una risata malvagia risuonò nelle sue
orecchie.
“Oh, mia cara, sappiamo entrambe fin
troppo bene che se non fosse per merito suo il tuo cuore sarebbe
ancora nero come l'oscurità.”
“Può esserlo di nuovo” la sfidò
Regina, alzando la testa con aria fiera. “Posso cambiare di nuovo,
così non potrai più usare il mio cuore.”
Chiuse gli occhi, pensando a tutte le
persone che aveva perso. A Daniel, a quanto lo aveva amato, alla
morte di Cora e ad ogni cosa che le aveva insegnato, allo sguardo di
Henry mentre le diceva che non era sua madre, agli occhi di Emma
quando le dava del mostro senza anima, a Biancaneve mentre le
confessava di aver rivelato il suo segreto. A quando aveva ucciso suo
padre, cercando di aggrapparsi a ciò che aveva percepito in quel
momento.
E magari avrebbe anche funzionato. Se
le immagini non fossero state spazzate via da suo padre che
l'abbracciava, dalla voce di Henry che le diceva di volerle bene, da
Bianca che diceva che faceva parte della famiglia. Dalla sensazione
calda che aveva provato al ventre quando Emma l'aveva baciata
delicatamente sulla guancia, guarendola.
Le sue spalle si abbassarono, si lasciò
andare in un lungo sospiro.
“Davvero pensavi che sarebbe stato
così facile?” la strega rise di lei. “Hai perdonato il tuo
passato, Regina. Non è così semplice recuperare quell'odio. Hai
perdonato chi ti ha ferito, chi ti ha fatto del male e chi ti ha
abbandonato. E, ancora più importante, hai perdonato te stessa. Non
puoi tornare indietro da una cosa del genere.”
Regina sentì calde lacrime premere
contro le sue palpebre per riuscire ad uscire, ma le ricacciò
indietro con un respiro tremolante.
“Non mi arrenderò mai” ripeté.
“Se non per me stessa, combatterò almeno per le persone che mi
amano.”
Un'altra maligna risata raggiunse le
sue orecchie.
“E chi sarebbero, mia cara? A nessuno
importa poi così tanto di te.”
Regina alzò lo sguardo, con l'aria
stanca, profonde occhiaie ed il corpo che non era altro che un
intreccio di dolore e ferite.
Non trovò neanche la forza di mentire,
quindi non negò.
Quando Emma si svegliò, la prima
persona che vide fu David, che le porse una tazza di caffè caldo ed
un piatto con sopra due pancake.
“Mangia e appena avrai finito andremo
al molo. Mulan e Bianca hanno già perlustrato la periferia della
città e adesso andranno a controllare ogni singola casa abbandonata,
Belle e Granny hanno già iniziato a chiedere informazioni ad ogni
persona che entra alla tavola calda, più tardi andranno a fare
domande anche di casa in casa, se Ruby non trova niente. Lei ed Henry
sono a Mifflin Street, cercando qualcosa di Regina in modo che Ruby
possa seguirne l'odore.”
Emma, ancora leggermente fuori fase a
causa del sonno, si mise seduta ed accettò quello che David stava
offrendo.
“Ti ringrazio.”
Lui le sorrise debolmente.
“La troveremo. Questa storia finisce
oggi.”
Lei fu grata del fatto che le stesse
mentendo, perché quelle erano le parole che aveva bisogno di
sentirsi dire per andare avanti in quella folle impresa.
Mangiò in fretta, subito dopo lei e
suo padre si diressero al molo, cercarono in lungo e in largo, dentro
ogni barca, in ogni rimessa, sotto ogni casa o capanna o villetta, ma
lì non c'era neanche la minima traccia di Malefica, né di Regina.
Fu proprio quando decisero di tornare
in città e vedere se Bianca e Mulan avevano trovato qualche traccia,
quando il cellulare di Emma squillò.
“È Henry” si affrettò a
rispondere. “Dimmi che Ruby ha trovato qualcosa.”
“Mamma, dovete tornare in città. Non
abbiamo ancora potuto provare, perché sta succedendo un mezzo casino
qui. Mulan e nonna si sono cacciate in mezzo ad una specie di
piccolissima discussione.”
“Certo. Perché non avevamo
abbastanza problemi con le cose così come stavano fino a dieci
minuti fa” scattò Emma, esasperata. “Stiamo arrivando.”
Quando furono in centro, si resero
conto che quella che Henry aveva definito discussione era in realtà
una lite vera e propria. E che, dicendo piccolissima, intendeva che
era coinvolta quasi tutta la città.
“Che sta succedendo qui?” chiese
Emma, mettendosi tra Bianca e Brontolo, che si stavano urlando
contro.
Dalla parte di Bianca c'erano soltanto
una manciata di persone: Ruby, Mulan, Henry e Belle. Alle spalle di
Brontolo c'era tutto il resto della città.
Sua madre fissò con sguardo duro
l'uomo, poi voltandosi verso di lei.
“I nani si rifiutano di continuare a
proteggere Aurora.”
“Beh, non ne vediamo più il senso.
Eravamo quasi sicuri che Malefica volesse Regina, in ogni caso, e
adesso che l'ha catturata di certo ci lascerà in pace.”
“Ma se cambiasse idea? Adesso che non
è più il suo legame con la presenza di Aurora in città a tenerla
in vita, potrebbe decidere di attuare una vendetta più mirata e
venire ad ucciderla” gli fece notare Bianca, sbuffando. Quella
frase fece capire ad Emma che li aveva aggiornati su quello che
avevano scoperto la sera prima.
“Lascia stare, possiamo cavarcela
senza il loro aiuto” disse Emma gelidamente.
“No che non possiamo! Non siamo
abbastanza per proteggere lei e cercare Regina contemporaneamente, lo
sai” le fece notare sua madre. “Se Malefica la attaccasse,
Filippo da solo non potrebbe fare granché. I nani potrebbero
rallentarla almeno finché non arriviamo noi, tu con la magia hai
almeno una chance, visto che per ora Regina non può proteggerci.”
“Vale per tutta la città?”
domandò, sempre con tono gelido. “Nessuno è disposto ad aiutarci
a proteggere Aurora, né a trovare Regina?”
Attorno a loro si era radunata una
bella folla. Non solo i nani non risposero, ma anche le fatine e
tutti gli altri abitanti di Storybrooke distolsero lo sguardo.
“Nessuno di voi?” urlò, facendo
qualche passo indietro perché tutti riuscissero a vederla.
Passò lo sguardo su ogni singola
persona presente e poi, con uno sbuffo di incredulità, guardò di
nuovo a Brontolo, rivolgendosi però Bianca.
“E così sia” disse lentamente.
“Lascia che tornino alle loro case. Lascia che aspettino e
aspettino e aspettino fin quando si renderanno conto che nessuno può
salvarli da Malefica se non la donna che sono stati così impazienti
di abbandonare.”
Si rivolse poi all'intera città, la
voce forte risuonò per tutta la strada principale.
“Avete condannato a morte la vostra
unica speranza. Quando troverò Regina, e credetemi, io la troverò”
scandì bene la frase perché tutti capissero “la implorerò di
lasciarvi morire tutti, la pregherò di non salvarvi dalla
maledizione di Malefica, ma di andarsene via e starsene ferma a
guardare mentre tutti noi, me compresa, ci pieghiamo alla volontà di
quella pazza. Perché l'unica persona immune alla maledizione è lei,
eppure si è letteralmente quasi fatta ammazzare nel tentativo di
salvarvi.”
Nessuno disse niente, ma sul volto di
tutti i presenti, perfino su quello di Brontolo, Emma riusciva a
scorgere una smorfia di puro terrore.
“Quindi correte, da codardi quali
siete. Andatevi a nascondere il più lontano possibile dalle persone
che amate. Perché, gente, ci sarà una guerra molto presto. E questa
volta nessuno la combatterà al posto vostro.”
Senza aggiungere altro, Emma si voltò,
incamminandosi verso la propria auto, pronta ad andare a perlustrare
anche la spiaggia.
David la seguì di corsa, sapendo che
sua figlia era ferita e che in quel momento aveva bisogno del suo
aiuto più di quanto ne avesse bisogno chiunque altro.
Regina chiuse gli occhi, pregando che
Malefica si stancasse presto. Era andata avanti per ore, fermandosi
solo per quello che la mora supponeva essere il suo pranzo.
Ovviamente a lei non aveva concesso di mangiare niente.
Poi aveva continuato nuovamente per ore
ed ore.
Sperava che ben presto la donna avesse
deciso di fare anche cena e lasciarla riposare per la notte, perché
non era affatto sicura di poter resistere ancora a lungo.
Quando anche Malefica sembrò capire
che continuando l'unico risultato sarebbe stato quello di ucciderla
invece che di strapparle la magia, decise che poteva essere
abbastanza, come primo giorno.
Evocò un bicchiere d'acqua,
avvicinandosi a Regina e portandoglielo alle labbra.
“Bevi. Non posso lasciarti morire di
sete, purtroppo.”
Regina provò ad opporre resistenza, ma
lei, senza cerimonie, le strinse il viso con una mano e la aprì la
bocca, versandovi dentro l'acqua.
“Continueremo domani” concluse,
uscendo dalla stanza senza aggiungere altro.
Regina si concesse finalmente di
rilassare i propri muscoli, stanca e quasi allo stremo delle forze,
deglutì cercando di scacciare i cattivi pensieri.
Ruby aveva raccontato loro che nelle
due settimane in cui era stata prigioniera di Malefica, solo un paio
di volte lei si era presa il disturbo di andare da lei in persona.
L'aveva lasciata senza cibo o acqua per qualche giorno e poi si era
presentata da lei, torturandola senza successo per non più di
qualche ora.
L'aveva lasciata qualche altro giorno
da sola, facendo apparire per lei dell'acqua o, di tanto in tanto,
del cibo.
Aveva aspettato una notte di luna piena
e l'aveva immobilizzata dopo la sua trasformazione, strappandole
qualche ciuffo del suo pelo.
Alla fine, quando era arrivato il
momento giusto per riportarla a casa, l'aveva ferita e fatta svenire
praticamente col solo scopo di provocare la rabbia di Regina.
In confronto a ciò che stava passando
Regina, che era stata lì per un solo giorno, quello di Ruby era
stato praticamente un campeggio al coperto.
D'altra parte Regina era almeno
riuscita a capire come mai non erano state in grado di trovarla con
nessun tipo di incantesimo.
La caverna in cui si trovavano, così
come i tunnel che la circondavano, erano scavanti nella terra
impregnata di polvere di fata. Malefica ne aveva in qualche modo
usato il potere per schermare ogni loro incantesimo di localizzazione
e ogni altro loro tentativo. L'unica cosa che avrebbe potuto condurli
da lei, in quella caverna, sarebbe stata la stessa cosa che stava
proteggendo Malefica da settimane: la polvere di fata.
Una risata amara uscì dalle labbra di
Regina.
Le fatine non l'avrebbero mai aiutata.
E, in fondo, poteva capirne il perché. Aveva causato troppo dolore,
per poter essere considerata una dei buoni. Le uniche persone che
riuscivano davvero a vedere del buono in lei, erano Henry ed Emma.
Emma.
Almeno Henry sapeva che Regina gli
voleva bene. Glielo aveva ripetuto così tante volte che era scura
che lui lo avesse finalmente capito.
Ma Emma, d'altro canto, non lo sapeva.
Come avrebbe potuto?
Avrebbe dovuto dirlo quando ne aveva
avuta l'occasione.
Ormai era troppo tardi.
Si maledisse, quando colse i propri
pensieri in fallo. Non si poteva permettere quell'atteggiamento, se
voleva riabbracciare suo figlio ed Emma.
“Verrà a salvarmi. Lei mi troverà.
Emma mi troverà.”
Ma come? Come mai sarebbe potuta
riuscire a trovarla, lì dov'era, dimenticata ed incapace di
comunicare col resto del mondo?
Chiuse gli occhi, sospirando forte.
Ci sarebbe riuscita, non importava
come. In qualche modo, Emma l'avrebbe trovata.
“Emma mi salverà” sussurrò a se
stessa, decidendo che per quella volta, poteva permettersi di fare un
atto di fede. “Sta venendo a prendermi.”
Probabilmente nel periodo esami la storia andrà brevemente in pausa, si
tratterà forse di un pao di settimane, anche se non so ancora se
troverò il tempo o meno di continuare ad aggiornare.
Grazie ancora a tutte voi.
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Capitolo 8 *** The Redemption of the Fallen Queen ***
Un grazie di cuore a chi legge e commenta questa storia.
Buona lettura!
The Redemption of the Fallen Queen
“Sto iniziando a pensare che dovremmo
smetterla di seguire questa pista dell'acqua, perché né qui né al
molo abbiamo trovato niente” disse Emma mentre si incamminavano di
nuovo verso la macchina.
David sospirò. Ormai si era fatto buio
e non c'era più modo di continuare a cercare sperando di ottenere
qualche risultato.
“Stiamo seguendo qualsiasi tipo di
pista Emma. Non è qui, non è nel bosco, non è al molo, non è in
città o in periferia. Nessuno ha visto niente, notato o sentito
qualcosa. Sono tutti vicoli ciechi, sembra che siano sparite nel
nulla.”
Emma si passò una mano sugli occhi,
cercando di scacciare via il sonno dai suoi occhi, ma con scarsi
risultati.
Camminando, passarono davanti al
cratere che Elsa aveva scavato nella roccia con i propri poteri,
senza badarvi troppo passarono oltre, non preoccupandosi neanche di
lanciarvi una seconda occhiata.
“Domani possiamo provare a cercarla
con l'olfatto da lupo di Ruby” propose a bassa voce, sapendo che
anche quel tentativo si sarebbe rivelato del tutto inutile, visto che
non avevano potuto cercare in città quel giorno a causa delle
discussioni che si erano sollevate tra gli abitanti che erano contro
e quelli che erano a favore di continuare la ricerca. Il giorno dopo
era improbabile che Ruby sarebbe riuscita a fiutare alcuna traccia,
visto che erano passate già ventiquattro ore, ma dovevano almeno
provare.
David annuì.
“Sembra una buona idea.”
Salirono in macchina, guidando in
silenzio fino a casa.
Fecero cena con Bianca ed Henry,
parlando poco. Henry aveva tenuto lo sguardo basso sul proprio piatto
per tutta la sera, rispondendo a monosillabi solo quando chiamato in
causa.
“Tutto ok, ragazzino? Sembri molto
pensieroso” gli disse Emma, una volta che i loro piatti furono
vuoti.
Lui annuì, ma non disse niente.
“Posso andare in camera mia, adesso?”
Emma sospirò. Era stata una domanda
stupida. Come poteva essere tutto ok quando sua madre era stata
rapita?
“Certo. Vuoi che ti accompagni a
scuola domani mattina?”
“Posso andare a piedi” disse solo,
alzandosi e andando al piano superiore in silenzio.
Bianca si accorse che Emma era rimasta
a fissare le scale ormai vuote e le appoggiò una mano sulla spalla.
“È solo preoccupato. Lo siamo tutti.
Quando troveremo Regina sarà di nuovo se stesso e tutto andrà a
posto.”
“Se” la corresse Emma con un filo
di voce.
“Come?”
“Se troveremo Regina. Se Regina è
ancora viva, se riusciremo mai a capire dov'è e come diavolo abbiamo
fatto a non trovarla con nessun incantesimo, nessun trucco, niente di
niente. Ma chi lo sa, magari domani ci sveglieremo e miracolosamente
avremo tutte le risposte a portata di mano” disse bruscamente,
prima di alzarsi e andare verso il bagno, sbattendosi la porta alle
spalle e chiudendosi dentro a chiave.
“Stanno soffrendo” le ricordò
David. “Nessuno di loro due sa bene come affrontare questo tipo di
dolore.”
Bianca annuì, sospirando.
“Speravo solo che non dovessero
scoprirlo, non ancora almeno, ma sto iniziando a chiedermi se
arriveremo da lei in tempo.”
“Dobbiamo” disse lui con decisione.
“Non ci sono altre alternative.”
Né loro due, né tanto meno Emma,
potevano aspettarsi che invece, la mattina dopo, qualcuno si sarebbe
davvero svegliato di colpo, con la risposta finalmente a portata di
mano.
Henry spalancò gli occhi, tirandosi a
sedere e dandosi dell'idiota.
Era così semplice, che si chiese come
avessero fatto a non pensarci prima.
Corse giù per le scale, salutando i
suoi nonni e sua madre come se stesse andando normalmente a scuola,
uscendo di casa e guardandosi brevemente alle spalle, controllando
che non lo stessero seguendo, prima di incamminarsi nella direzione
opposta.
Doveva raggiungere al più presto il
convento.
Malefica era tornata da Regina la
mattina seguente, forzandola a bere soltanto un altro bicchiere
d'acqua prima di ricominciare a cercare si strapparle via la magia.
Quando capì che la donna era ancora
troppo forte, fece un incantesimo, evocando delle lame invisibili che
iniziarono a recidere la pelle delle gambe, delle braccia, del busto
di Regina. Alcuni tagli, come sul collo e sul viso, i punti più
sensibili, erano piccoli e profondi poco più di quelli causati dalla
carta, mentre quelli sulle gambe e sul busto erano profondi e
laceranti, sanguinavano copiosamente e Regina era sicura che se non
fosse stato per la magia, sarebbe morta dissanguata nel giro di
qualche minuto.
Quello era un tipo di tortura
decisamente diverso, a cui entrambe erano poco avvezze. Non era
particolarmente più doloroso dei tentativi di strapparle la magia,
ma era un dolore decisamente diverso, più legato al suo corpo che
alla sua mente, un dolore allo stesso tempo più tangibile, ma anche
più distante, ovattato. Proveniva non da dentro sé, ma dall'esterno
del suo corpo. Fu quasi grata per quel cambiamento, finché anche
quel dolore divenne insopportabile quanto quello a cui era stata
sottoposta prima.
Regina continuò a combattere, sapendo
di essere ormai allo stremo delle forze.
Perfino Malefica riusciva a vedere che
la donna che aveva davanti era ormai esausta, abbattuta, quasi senza
più speranza.
Quello era il momento perfetto per
darle il colpo di grazia.
“Guardati” le disse con tono di
disprezzo.
Regina era seduta, ancora legata, con
la testa leggermente piegata verso il basso e verso destra, il labbro
inferiore era spaccato e sanguinante, la metà sinistra del volto era
livida per il colpo subito il giorno prima e ricoperta di sangue
raffermo. I tagli sul suo corpo avevano smesso di sanguinare quando
Malefica li aveva richiusi, trasformandoli in orrende cicatrici, per
permettere al dolore di essere perpetuato senza rischiare che la
donna morisse dissanguata quando lei non era lì per osservarla.
“Un tempo eri una giovane così
bella, piena di speranza e sogni, così buona. E poi sei diventata la
Regina Cattiva, il cui nome incuteva terrore e panico in tutti i
Reami. Cosa è rimasto adesso, dentro il tuo nome, di quel rispettoso
terrore?” chiese retoricamente. “Niente. La Regina Cattiva è
caduta in disgrazia.”
Per la prima volta in tutta la
giornata, una piccola, debole, quasi inudibile risata si alzò dalle
labbra di Regina. Perché era davvero ovvio che quello fosse ciò che
pensava Malefica, ma allo stesso tempo era profondamente triste.
“La mia disgrazia era la mia rabbia”
mormorò Regina con fatica. “Pensavo fosse l'unica cosa che avevo,
ma mi sbagliavo” ogni respiro che traeva era come una coltellata al
petto. “C'è di più, deve esserci, o niente avrebbe il minimo
senso” il dolore atroce, fisico e mentale, che stava provando,
quasi le impediva di parlare. “Devo credere che ci sia altro che la
vita ha da offrirmi e che io ho da offrire a questa vita. Ero una
Regina caduta, ma la mia Redenzione è stato ciò che mi ha riportato
a vivere.”
Malefica strinse la mano a pugno.
“Perché non puoi semplicemente
perdere la speranza, così posso rubarti i tuoi inutili poteri e
mettere fine a questa storia una volta per tutte?” chiese, adirata,
mentre il movimento della sua mano causava mancanza d'aria nella gola
di Regina.
“Puoi” mormorò piano, respirando a
fondo per riuscire ad emettere anche la seconda parola di quella
frase “scordartelo.”
Malefica strinse ancora di più la
presa.
“Taci” le ordinò a denti stretti.
Quando la visuale di Regina cominciò
ad abbuiarsi e capì che era in procinto di svenire, si sentì
improvvisamente sollevata.
Almeno, per qualche ora, non avrebbe
più sentito quel lancinante dolore.
Henry entrò dentro l'edificio,
aspettando che qualcuno arrivasse ad accoglierlo, non sapendo bene a
chi rivolgersi.
Per sua fortuna, la persona che cercava
fu proprio la prima ad avvicinarsi a lui pochi istanti dopo che ebbe
varcato l'ingresso.
“Henry, come posso aiutarti?”
Lui sorrise educatamente.
“Fata Blu, ho bisogno del suo aiuto
per una cosa. Non posso dirle cosa.”
“Si tratta di trovare tua madre?”
Henry spostò lo sguardo in basso. Era
stato troppo ovvio, adesso lei non lo avrebbe mai e poi mai aiutato.
“Forse siamo stati tutti un po'
troppo duri con Regina, io per prima. Certe volte penso che potrei
essere in parte responsabile per quello che è successo così tanti
anni fa, quando io le ho negato una possibilità di trovare la
propria felicità solo perché era la figlia di Cora. A volte penso
che la sua caduta verso il male possa essere in parte anche colpa
mia.”
Henry si trattenne dal sottolineare che
in realtà era colpa sua molto più che in parte, ma si trattenne,
deciso ad ottenere quello per cui era andato lì.
“Potremmo trovarla con la polvere di
fata” propose lui. “La polvere fatata non fallisce mai, è una
delle magie più potenti che esistono.”
“Vero” concordò lei. “Tuttavia è
possibile trovare qualcuno attraverso la sua guida solo se la persona
che ne va alla ricerca è il suo-”
“Vero Amore” concluse Henry,
sorridendo. “Lo so. Lasci che mi occupi io di quello.”
“Vuoi chiedere l'aiuto di Robin
Hood?” chiese, incuriosita la fata.
“Una cosa del genere” concesse lui,
sorridendo ancora di più.
“Non penso che Marian sarà molto
d'accordo con questo piano, Henry. Potrebbero nascere altri conflitti
interni nella nostra città e al momento questa è l'ultima cosa di
cui abbiamo bisogno” lo avvertì.
“Non si preoccupi, me ne occuperò
io. Lei mi dia la polvere ed io farò il resto.”
“Oh, no, Henry. Temo proprio di non
poterlo fare. Il massimo che posso offrirti, ma solo perché sento di
dover sistemare un antico torto che ho fatto a tua madre, è quello
di accompagnarti nella tua missione e usare la polvere di fata su di
lui. Ma attento, avrai soltanto un tentativo. Quindi devi essere
sicuro che sia lui il Vero Amore di tua madre.”
Henry fece una
smorfia.
“È che si tratta di una questione
delicata. Non potrebbe semplicemente darmene un pochina? Farò
attenzione, lo prometto.”
“Non funziona così, Henry. Devo
essere io a lanciare la polvere, o gli effetti potrebbero essere
imprevedibili.”
Lui sospirò, le sue spalle si
abbassarono in segno di resa.
“Affare fatto. Ma, per prima cosa,
dobbiamo andare a trovare mia madre e dirle di questo piano, lei ci
aiuterà.”
La fata annuì, seguendo il ragazzo
verso l'uscita.
Ruby aveva annusato una delle giacche
di Regina, ma l'odore di quella donna a Storybrooke era praticamente
in ogni strada. Trovarla si sarebbe rivelato più difficile del
previsto.
“Sto cercando di seguire l'odore che
mi sembra il più recente, ma non sono affatto sicura che questa si
rivelerà la pista giusta” avvertì gli altri.
“Non importa. Dobbiamo provare” la
incoraggiò Bianca.
Lei iniziò a seguire quella traccia,
che li portò verso la strada principale, verso la torre
dell'orologio ed infine dentro la biblioteca.
“Regina è venuta qui molto spesso
negli ultimi mesi” osservò David. “Lei, Emma e Belle passavano
qui intere giornate quando cercavano incantesimi di localizzazione
oppure tentavano di scoprire cosa stesse tramando Malefica.”
“No, non credo sia per quello” lo
contraddisse Emma. “Credo che questo sia il posto in cui Regina è
sparita. Pensateci, da quale altro posto avrebbe potuto segnare
l'angolo di quei libri e poi spedirli a casa vostra? Deve essere
venuta qui quando si è smaterializzata ed è sicuramente qui che
Malefica l'ha rapita.”
Ruby però non stava ascoltando.
“Ragazzi” mormorò Belle, indicando
la ragazza con un cenno della testa. “Sta ancora seguendo il suo
odore.”
Continuò a camminare, fino a
raggiungere l'ascensore.
“È qui” disse con sicurezza Ruby.
“Sento il suo odore.”
Salirono dentro l'ascensore, soltanto
lei, Emma e Mulan. Non potevano scendere più di tre alla volta.
Una volta uscite, Ruby inspirò di
nuovo, guardandosi attorno.
Emma percepì immediatamente
l'indecisione nei suoi movimenti.
“Non può essere” disse con rabbia.
“Cosa c'è?” chiese Mulan.
“È sparito. L'odore di Regina è
improvvisamente sparito nel nulla più assoluto.”
Emma colpì la terra alla sinistra
dell'ascensore con un pugno, imprecando a bassa voce.
Dopo qualche istante di silenzio, fu
proprio la bionda a parlare.
“Torniamo alla tavola calda, facciamo
pranzo e decidiamo qual'è la prossima mossa. Dobbiamo riordinare le
idee.”
Le altre due annuirono, rientrando
nell'ascensore.
Se fossero rimaste qualche altro
istante dentro le miniere, sarebbero riuscite ad udire l'urlo
dilaniante che squarciò l'aria.
L'inconfondibile pianto di dolore di
una regina caduta.
Il viso di Regina era basso, il suo
respiro affannato.
“Pensavo ti piacesse il fuoco” la
prese in giro Malefica.
Regina strinse i denti, troppo stanca
anche per replicare.
“Presumo che non sia altrettanto
bello quando è rivolto contro di te, non è vero?”
Ancora una volta, Regina rimase in
silenzio.
Malefica camminò nella sua direzione,
passeggiando in cerchio attorno alla sua sedia, osservando Regina con
prudenza.
“Mi rende in un certo senso quasi
triste, questa mia così imminente vittoria. Sei stata qui soltanto
un paio di giorni e sembra che già tu sia allo stremo delle tue
forze. Suppongo che davvero i tempi stiano cambiando.”
Quando per la terza volta la donna non
rispose, Malefica prese il suo viso con una mano, facendolo volgere
verso l'alto.
Gli occhi di Regina erano aperti, ma
distanti. Sembravano quasi essere velati, come se Regina stesse
iniziando a scivolare via.
La Regina Cattiva stava sbiadendo
davanti ai suoi occhi. Per mano sua.
Perfino l'animo solitamente
imperturbabile di Malefica, fu in qualche modo scosso da quella
visione.
“Ti ho visto al massimo della tua
forza, Regina” la sua voce era riverente, ma c'era anche una nota
di paura rievocata al solo ricordo della donna che era un tempo
stata. “Vederti brillare è stato un privilegio. Essere presente
per vedere ogni vita che hai preso senza il minimo riguardo, ogni
lieto fine che hai strappato via dalle mani di chi nessun torto ti
aveva mai fatto, sempre spietata, sempre fredda e calcolatrice. Non
perdevi mai” ricordò in un sussurro. “Non pensavo di vivere
abbastanza a lungo da vedere la tua caduta, figuriamoci poi la tua
redenzione.”
La presa sul suo viso si fece più
leggera. Quasi come quella di una vecchia amica che sta dicendo il
proprio addio.
“Eppure eccoci qui. La redenzione
della regina caduta. E non solo oggi sono qui per assistere a questi
eventi, ma essi si svolgono per mano mia, per mia decisione.”
L'orgoglio nella sua voce schiarì per
un breve momento il occhi di Regina. Superò il velo che li aveva
coperti e fu in grado di arrivare dritta dentro la sua testa.
“Ti ho visto al massimo della tua
forza” ripeté. “E adesso ti vedo al limite più infimo della tua
debolezza.”
Lasciò il viso muovendo delicatamente
la mano come in una carezza, allontanandosi poi da Regina solo per
evocare un cuore nella propria mano destra.
Quando Henry entrò nella tavola calda,
scorse subito il tavolo a cui erano seduti sua mamma ed i suoi nonni,
insieme a Belle, Mulan e Aurora, che andava sempre in giro con loro
da quando i nani le avevano negato la protezione adeguata. Ruby era
in piedi accanto a loro.
“Ehi, ragazzi” salutò Henry, gli
occhi fissi sulle proprie scarpe.
“Henry” Emma prese atto della sua
presenza, alzando stancamente lo sguardo verso di lui. “Non
dovresti essere a scuola, ragazzino?”
“Già” trasse un respiro profondo.
“L'ho, tipo, saltata.”
“Henry” il tono di Emma era di
rimprovero, ma lui si affrettò ad alzare le mani, pronto a
giustificarsi.
“Avevo i miei buoni motivi, mamma.”
“Sentiamo, cosa è abbastanza
importante da farti pensare di poter saltare la scuola senza
conseguenze?” lo sfidò.
Lui alzò lo sguardo verso la fata al
suo fianco.
“Penso di aver trovato un modo in cui
possiamo raggiungere mia madre.”
Gli occhi di tutti i presenti
scattarono verso di lui.
“Certo Henry” disse Emma
ironicamente “un gruppo di adulti ha continuato a brancolare nel
buio per giorni, ma adesso arrivi tu, un ragazzino di tredici anni, e
ci offri la soluzione su un piatto d'argento.”
“Direi più dentro un sacchettino”
offrì lui, senza scoraggiarsi.
“Emma, vale la pena ascoltarlo, non
credi?” le fece notare Bianca. “Non è che abbiamo molte altre
idee in ogni caso.”
Emma si strinse nelle spalle,
sospirando.
“Ho solamente pensato che servirebbe
un tipo di magia che non fallisce mai, giusto?” chiese
retoricamente. “La soluzione era piuttosto semplice, in realtà.
Una delle magie bianche più potenti di sempre” indicò la donna
che l'aveva accompagnato lì con un cenno della testa. “La polvere
di fata.”
Nessuno osò fiatare. Certo, lì per lì
avevano tutti pensato che era decisamente improbabile che Henry
potesse presentarsi lì con la soluzione in tasca, per così dire. Ma
apparentemente era proprio quello che aveva fatto.
“Possiamo usare la polvere sul Vero
Amore di mia madre e trovarla” spiegò, come se per lui fosse stata
la cosa più scontata a cui pensare.
“Quindi vuoi usare la polvere su
Robin e seguirlo fino a lei?” domandò Emma, pronta ad annuire e ad
alzarsi per andare a cercare l'idiota che, con suo sommo dispiacere,
in quel momento era probabilmente la loro unica possibilità di
trovare Regina. “Posso convincerlo a provarci, basta che qualcuno
distragga Marian abbastanza a lungo” ragionò ad alta voce.
“Abbiamo solo una possibilità”
mormorò Henry con apprensione, guardando Emma dritta negli occhi.
“Soltanto una.”
“Purtroppo è tutto quello che posso
concedervi al momento” fece sapere loro la Fata, abbassando lo
sguardo.
“Quindi dobbiamo scegliere con
attenzione” continuò il ragazzo. “Secondo me non dovrebbe farlo
Robin.”
“Perché no? Ha funzionato la prima
volta, quando i ruoli erano invertiti. Potrebbe funzionare di nuovo,
è la nostra migliore opportunità.”
“Devo dissentire” la contraddisse
Henry in un modo che sottolineò talmente tanto la sua somiglianza a
Regina da far stringere il cuore di Emma in una morsa.
Il ragazzo si guardò attorno prima di
continuare, ma la tavola calda era praticamente vuota ad eccezione
del loro tavolo e Granny dietro il bancone.
“Ho sentito nonna e nonno parlare in
cucina ieri mattina” ammise, guardandoli entrambi di sottecchi.
Bianca arrossì, mentre David si
schiarì la voce, evitando lo sguardo di Emma.
“Hai origliato” lo rimproverò lui.
“Forse. Ma non cambia quello che ho
sentito. Voi la pensate come me su questa cosa, non è vero? Quindi
datemi una mano, per favore. Non sono sicuro di riuscire a spiegare
il perché di quello che penso.”
“E cos'è esattamente quello che
pensi?” domandò Emma, perplessa.
“Penso che tu dovresti usare la
polvere per trovare mamma.”
Di nuovo, tutti i presenti lo
fissarono.
Emma aprì e chiuse la bocca senza che
uscisse alcun suono. Tutti gli occhi si spostarono poi su di lei.
“Henry” sospirò. “Io e tua
madre” tentò di spiegare, incontrando notevoli difficoltà “non
abbiamo quel genere di rapporto.”
Lui alzò involontariamente gli occhi
al cielo, altro tratto che aveva acquisito passando così tanto tempo
con Regina.
“No, stammi a sentire. So che sarebbe
più semplice. Se fossimo una famiglia come tutte le altre, se io e
tua madre ci mettessimo insieme e fossimo con te tutto il tempo. Ma
purtroppo lei non prova niente per me.”
“Mamma, io penso
onestamente che tu sia troppo sveglia per credere alla cavolata che
hai appena detto.”
Bianca intervenne quando si accorse che
sua figlia stava per iniziare ad alzare il tono.
“Questo non riguarda quello che
Regina prova o no per te, ma quello che tu provi per lei, Emma” le
disse piano. “So che fa paura ed è difficile, ma io e tuo padre lo
vediamo. Henry lo vede. Il modo in cui la guardi quando sai che lei
non può vederti.”
Emma deglutì con forza.
“Sentite, non posso farlo. Non posso
e basta. Non so neanche cosa prova lei per me, dannazione, non so
neanche cosa io provo per lei! Ed ora mi mettete all'angolo con
questa storia del Vero Amore e cose del genere. Come diavolo faccio a
sapere una cosa del genere?”
“Non devi saperlo” cercò di
tranquillizzarla Henry. “La polvere la troverà anche se tu non ne
sei certa.”
Emma scosse la testa.
“Ma se poi non sono io? Se abbiamo
sprecato la polvere per niente?”
“Emma” intervenne per la prima
volta Ruby, con fermezza. “Chiudi gli occhi e pensa a casa.”
La bionda corrugò la fronte.
“Scusami?”
“Chiudi gli occhi” Ruby scandì
ogni parola. “E pensa a casa.”
Emma sospirando fece come ordinato.
Le si strinse il cuore, immaginando il
numero 108 di Mifflin Street.
“Apri la porta, entri nell'ingresso e
vai verso la cucina. E la vedi. Lei è lì che sta cucinando la cena
per la tua famiglia. Ti sorride, è felice. E lo sei anche tu.”
Soltanto il pensiero di tornare a casa
sapendo che Regina sarebbe stata lì ad aspettarla, le scaldò il
cuore. Immaginò come sarebbe stato, vederla sorridere per nessun
altro motivo se non la sua presenza. Sentì una sensazione calda allo
stomaco.
Sarebbe potuta andare così, forse.
Sarebbero potute essere felici.
Emma sospirò, aprendo di nuovo gli
occhi.
“Non capisco quale sia lo scopo di
tutto questo, Ruby.”
Lei le rivolse un sorrisetto
compiaciuto.
“A meno che tu non mi dica che ti sei
appena immaginata Bianca, il punto che volevo provare è chiaro come
il sole.”
L'espressione di Emma fu l'unica prova
che le serviva per confermare che era stata colta in fragrante.
“Se pensi alla villa di Regina come
casa tua e a lei ed Henry come la tua famiglia, alza il sedere,
ascolta tuo figlio, segui quella polvere di fata e salva la tua
cavolo di anima gemella prima che io te lo faccia fare nel modo
difficile.”
Emma deglutì. Quella era probabilmente
la primissima volta da quando aveva messo piede a Storybrooke che si
sentiva anche solo minimamente minacciata dalla ragazza che aveva
davanti. Ed era un lupo mannaro, quindi era tutto dire.
Si alzò in piedi, incontrando lo
sguardo di Henry con il proprio.
L'espressione fiduciosa del ragazzo le
dette forza.
“Facciamolo. Non abbiamo niente da
perdere in ogni caso.”
Seguirono la polvere fuori dalla tavola
calda, per le strade di Storybrooke.
Emma camminava con passo indeciso,
accanto a sé c'era Henry, mentre dietro di loro camminavano Bianca,
David, Mulan, Belle, Ruby, Aurora e Blu. Dicevano di essere lì per
dare una mano in caso si fossero davvero imbattuti in Malefica, ma
l'unica che lo aveva detto in modo abbastanza convincente era Mulan.
Per il resto di loro, Emma sapeva che quella caccia alla strega si
era appena trasformata in un gioco chiamato 'Regina sarà o non sarà
il Vero Amore di Emma? E se non lo è, allora a chi condurrà la
polvere?' ed era un gioco che a lei non sarebbe piaciuto neanche se
lo avesse fatto senza un pubblico, figurarsi quindi coi suoi genitori
che la seguivano.
Per qualche minuto, Emma lasciò che la
speranza di riuscire finalmente a ritrovare Regina si facesse strada
nel suo subconscio.
Ma poi la polvere arrivò alla torre
dell'orologio.
“Dannazione” imprecò a bassa voce.
“La biblioteca.”
“Cosa?” chiese Henry.
“Ragazzino” lo prese delicatamente
per le spalle, cercando di spiegare. “Questo è l'ultimo posto in
cui è stata Regina. È da qui che ci ha spedito i libri, quindi è
lecito pensare che sia qui che Malefica l'ha rapita.”
“Quindi?”
“Quindi, siamo bloccati di nuovo.
Anche l'olfatto di Ruby ci ha portato qui, ma è un vicolo cieco,
Henry. Regina non è qui.”
Lui ci pensò per un momento, ma poi
scosse forte la testa.
“Non possiamo arrenderci ora.”
“Henry, non c'è più nulla che
possiamo fare, purtroppo. Non qui.”
Lui si liberò dalla presa di sua
madre, scuotendo la testa.
“La polvere di fata non sbaglia mai”
urlò con rabbia.
“Allora avresti dovuto portarla a
Robin, maledizione” rispose Emma con altrettanta rabbia.
“Sei tu la Salvatrice, mamma.”
“Non sono capace neanche di trovare
la donna che amo” gli fece notare. “Che razza di Salvatrice
sono?” con un gesto della mano indicò la porta della biblioteca,
dentro cui era entrata la scia di polvere.
“Hai detto che non ti saresti mai
arresa.”
Emma fu presa in contropiede dalle sue
parole.
“Né con me, né con lei.”
Sospirò, abbassando lo sguardo.
“Non mi sto arrendendo” mormorò
piano, forse più a sé stessa.
“Beh, nemmeno io” rispose lui
risolutamente.
Prima che Emma riuscisse a realizzare
cosa stava succedendo, Henry corse dentro la biblioteca, continuando
a seguire la scia fatata.
Emma si precipitò dietro di lui.
Lo vide entrare nell'ascensore e fece
giusto in tempo a gettarsi dentro con lui, prima che il ragazzo
abbassasse la grata.
Senza che nessuno dei due toccasse
alcun bottone, l'ascensore iniziò a scendere.
“Che diavolo” mormorò la bionda.
“È la polvere” esclamò Henry.
“Sta ancora funzionando.”
Una volta che l'ascensore si fu
fermato, Emma guardò incredula la polvere attraversare le grate e
continuare a scivolare per i tunnel della miniera.
Si maledisse, perché poche ore prima
c'erano andati così maledettamente vicini. Avrebbero potuto salvarla
prima. E in quel momento forse poteva essere già troppo tardi.
“Henry” si voltò di scatto,
afferrando il ragazzo per le spalle. “Continuerò a seguirla, ok?
Ma devo farlo da sola. Non puoi stare qui, è pericoloso. Se Regina
sapesse che ti ho portato con me, mi ucciderebbe.”
“Ma...”
“Niente ma” gli
disse con risoluzione. “Adesso tu torni di sopra e stai coi tuoi
nonni. Aspettateci lì, non muovetevi e per nessun motivo al mondo,
non importa se passa una settimana e non siamo ancora tornare, non
seguitemi.”
“Ma, mamma...”
“Henry” disse
il suo nome con forza. “Solo per questa volta, ti prego, fai come
ti dico. Troverò Regina e torneremo a casa. Ma tu, per favore, torna
di sopra. Devi essere al sicuro. Devi avere la tua migliore
possibilità. Solo così io e tua madre potremo combattere senza la
costante paura che possa succederti qualcosa.”
Lui abbassò la testa. Purtroppo, aveva
senso.
“La troverò, Henry. Te lo prometto.”
Dopo essersi assicurata che il ragazzo
fosse tornato di sopra, continuò a seguire la traccia della polvere,
il cuore le batteva nel petto così forte da riempirle le orecchie,
le gambe le tremavano, ma non si fermò.
Aveva una promessa da mantenere.
Malefica si soffermò a guardarla
un'ultima volta.
La sua testa era chinata in avanti, lo
sguardo basso, gli occhi velati. Il viso era incredibilmente pallido,
la sua pelle era fredda eppure la fronte era madida di sudore. I suoi
vestiti e la sua pelle erano sporchi della terra della caverna. Era
ricoperta da ferite, alcune delle quali cicatrizzate magicamente,
altre ancora aperte e sanguinanti. Le sue labbra erano secche, la sua
voce stanca. Perfino i suoi lamenti di dolore erano ormai quasi
quieti e rassegnati.
Avrebbe potuto renderla più debole,
soltanto uccidendola.
“Per strapparti la magia devo
restituirti questo” si avvicinò lentamente a Regina, sempre
stringendo in mano il suo cuore. “Sono curiosa di vedere cosa
succederà quando avrai il tuo nuovo cuore nel petto.”
Regina a malapena riuscì a ridere
un'unica volta con sarcasmo.
“Sei pronta, mia cara?”
Regina alzò gli occhi, l'aria stanca,
l'espressione arresa.
Senza attendere oltre, Malefica si
posizionò davanti a lei.
“Mettiamo fine a questa storia” la
incoraggiò Regina.
Con un gesto fluido della mano di
Malefica, il suo cuore torno al proprio posto.
Uno. Due. Tre battiti.
E la redenzione
della regina caduta era compiuta.
Fatemi sapere cosa ne pensate, scusate se ho tardato un paio di giorni
ad aggiornare, ma è un periodo un po' fretico.
Grazie per la pazienza. Alla prossima.
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Capitolo 9 *** If Anybody Could Have Saved Me, It Would Have Been You ***
Offtopic: Nell'ultimo periodo ho scoperto le meraviglie di
tumblr e ho passato un po' di tempo ad ammirare i lavori della Swan
Queen Week (se non sapete cos'è e siete delle fan sfegatate della
coppia vi consiglio caldamente di cercare la pagina, perché consiste in
una settimana con un prompt diverso ogni giorno e decine di fanfiction
e fanart), finché oggi sono entrata nel tag #swanqueen e quello che ho
trovato sono stati messaggi davvero poco carini da parte di fan delle
altre coppie di OUAT che di sicuro potevano risparmiarsi di mettere
quello specifico tag. Quale è il punto di questo discorso senza capo né
coda, vi chiederete? Ebbene, queste righe vogliono essere un
incoraggiamento a non fare gli stessi errori, non importa quale sia la
vostra ship, la vostra OTP, canon o fanon che sia, rispettate i gusti e
le opinioni degli altri, essere cattivi non serve a niente se non a
penalizzare la vostra stessa coppia. Davvero ragazzi, ma queli "Ship
Wars"? Non facciamoci la "guerra", che davvero non serve a niente, è
uno scontro tra poveri dove alla fine non vince nessuno, quindi in caso
vi capitasse una situazione del genere, non dite cose cattive ma usate
argomentazioni logiche, fate più bella figura sia voi che la vostra
ship. In sostanza: non fate la guerra, fate l'amore (e scrivete
fanfiction)! Scusate l'offtopic ma era una cosa che oggi avevo bisogno
di condividere. Viva la Swan Queen!
Titolo: Il titolo del capitolo
si ispira alle parole usate da Virginia Woolf nella sua lettera di
addio al marito il giorno del suo suicidio, dopo lunghi anni di
depressione che alla fine l'ha sconfitta, lei scrive "Se qualcuno
avesse potuto salvarmi saresti stato tu. Tutto se n'è andato da me
tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la
vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di
quanto lo siamo stati noi." Se avete qualche minuto vi consiglio la
lettura di questa spendida lettera (la trovate anche su Wikipedia,
nella pagina con la sua biografia" e la visione del film "The Hours" in
cui è citata e che parla della vita di questa incredibile donna.
Scusate la prolissa digressione, vi lascio alla lettura del capitolo!
If Anybody Could Have Saved Me, It
Would Have Been You
Emma continuò a
seguire la polvere di fata per i tunnel, con i sensi sempre in
allerta, pronta a carpire qualsiasi rumore.
E ci aveva
creduto.
Davvero, per una
decina di minuti aveva creduto che avrebbe funzionato.
Attraversò quel
labirinto seguendo fedelmente la scia della polvere, perdendosi tra
la fitta rete di vicoli della miniera, ma non dandosi per vinta.
Aveva deciso di
aver fede in Henry e nella magia, per una volta.
E cercò di non
lasciarsi scoraggiare dopo i primi dieci minuti in cui camminò a
vuoto.
Ma poi, le
sembrò di essere di nuovo in una delle strade in cui era già
passata.
La polvere di
fata poteva perdersi?
Perché se c'era
anche solo una minima possibilità che succedesse, allora ovviamente
doveva essere quella lì. Perché Emma era semplicemente fortunata a
tal punto.
O forse la sua
anima gemella era morta e l'avevano seppellita lì sotto da qualche
parte e la polvere stava cercando di farla stancare, in modo che si
arrendesse.
Ma poi successe
la cosa più strana in assoluto.
La polvere entrò
in una delle pareti, infiltrandosi nella terra e attraversandola.
All'inizio Emma
pensò che quella era la fine. Che lei ovviamente non poteva
attraversare i muri, neanche quelli di terra, quindi non c'era altro
da fare.
Ma poi si
ricordò di cosa era successo ad Elsa.
Aveva fatto
esplodere una parete solo per trovarsi sulla spiaggia.
La mappa di
quelle miniere era un casino, non c'era modo di capire dove si
trovasse.
E se la polvere
di fata non si fosse persa, né avesse sbagliato persona?
Forse i giri in
tondo erano perché stava cercando di condurre Emma attraverso quella
parete, ma vista la testardaggine della mora nel non capire dove
doveva andare, aveva semplicemente deciso di mostrarglielo.
C'era una
speranza, sebbene piccola, che dietro quel muro di terra ci fosse
Regina. Viva. Pronta ad essere salvata.
Emma chiuse gli
occhi, inspirando, pronta a far esplodere la parete con la propria
magia.
Chiuse le mani a
pugno, aprendole poi di scatto in avanti.
Un rumore sordo
riecheggiò nelle gallerie mentre il muro che aveva davanti veniva
frantumato in terriccio.
Appena il cuore
fu di nuovo al suo posto, dentro il suo petto, Regina percepì una
sensazione strana percorrerla.
Un calore
diverso da qualsiasi altra cosa avesse mai provato si irradiò dal
suo cuore e si diffuse alle sue braccia, alle sue gambe, alla sua
testa. Si sentiva come se fosse stata per tutta la vita in uno stato
semi vigile, in cui vedeva tutto ciò che la circondava in modo
confuso e appannato, ma in quel momento non lo era più.
Tutto fu
improvvisamente chiaro.
Le cose si
incastrarono perfettamente al loro posto.
Tutto era dove
doveva essere.
Malefica guardò
stupefatta quando una tenue luce brillò sul petto di Regina, proprio
nel punto in cui si trovava il suo cuore.
Regina inspirò,
chiudendo gli occhi ed alzando il viso.
Un istante dopo,
la luce sul suo petto si affievolì, la grotta tornò ad essere
tetra.
“Vuoi dire le
tue ultime parole?” chiese Malefica con un sorrisetto, il bastone
teso nella sua direzione.
Regina alzò
lentamente lo sguardo.
Una luce intensa
le brillava dentro gli occhi.
Fu allora che
sorrise.
Ma non era uno
dei soliti sorrisi che aveva rivolto a Malefica nel corso della sua
prigionia. Era un sorriso sincero e così puro che mise la strega
seriamente in difficoltà.
“Grazie”
sussurrò piano.
La sua voce era
piena di qualcosa, aveva una nota particolare, che Malefica ci mise
un bel po' a riconoscere. Ma quando ci riuscì, qualcosa in lei si
paralizzò.
Regina era
felice.
“Che cosa
diavolo hai da sorridere?” domandò con rabbia.
“Posso provare
di nuovo tutte le cose che avevo dimenticato” mormorò, non
riuscendo a smettere di mostrare la gioia che provava. “Posso
sentire ciò che contiene il mio cuore adesso che si è alleggerito
delle sue colpe.”
“Perché sei
felice?” urlò Malefica. “Non era così che doveva andare, stai
per morire!”
“Ma non
importa” sussurrò Regina con tono riverente, senza la minima
paura. “Non importa perché oggi muoio come la ragazza di diciotto
anni che aveva un futuro pieno di felicità davanti a sé, che aveva
speranza e fede nel destino. Muoio sapendo di essere amata. Questo è
il dono più prezioso che potessi farmi.”
“Zitta” ordinò
Malefica con un urlo acuto. “Stai zitta” ripeté, la voce sempre
più infuriata. “Non sei amata, Regina, nessuno ti ama! Tutta la
città ti odia!”
“La mia
famiglia mi ama.”
“No, loro non sono la tua famiglia, nessuno
di loro è davvero la tua famiglia.”
“Sì che lo
sono” Regina sorrise di nuovo, la consapevolezza di quella verità,
che avrebbe dovuto indebolirla, la rese invece più forte che mai.
“Era destino che lo fossero. Era destino che Bianca facesse parte
della mia vita, prima come figliastra, poi come madre di Emma. Era
destino che Henry toccasse la mia vita e mi cambiasse in modo così
profondo. Era destino che portasse qui Emma e rompesse la mia
maledizione solo perché distruggendo quella finta felicità potessi
finalmente averne una reale. Potessi finalmente avere il privilegio
di conoscere Emma, il tocco della sua mano, il calore del suo corpo,
la morbidezza delle sue labbra. La felicità disarmante causata dal
suo amore.”
Mentre parlava
una piccola luce era tornata a brillare nel suo petto e man mano che
il discorso procedeva si era ingrandita sempre di più, illuminando
dapprima tutta la metà sinistra del suo torace e poi iniziando
lentamente a diffondersi anche in alto, in direzione della spalla, e
alla metà destra del suo petto.
“Emma Swan non
ti ama!” urlò Malefica al massimo della sua voce, cercando di
apparire il più terrificante possibile.
Regina rise a
pieni polmoni, perché sapeva quanto Malefica si stesse sbagliando.
“Lei non è
qui, non è venuta a salvarti, non è venuta per te, non è riuscita
a trovarti! Si è semplicemente arresa, come tutto il resto del
mondo.”
Regina scosse la
testa, un sorriso aleggiava ancora sulle sue labbra.
“Se qualcuno
avesse potuto salvarmi, sarebbe stata lei.”
Chiuse gli
occhi, ricordando il tocco della sua mano sulla propria guancia, la
sensazione delle sue labbra contro di essa o sulla sua fronte.
La luce candida
continuava a diffondersi sul suo corpo.
“E lo ha
fatto” sussurrò. “In così tanti modi, Emma mi ha salvato. Mi ha
salvato anche se io non volevo lasciarglielo fare. Anche dalla
persona che temo di più al mondo. Me stessa.”
“Basta”
l'urlo di Malefica tuonò dentro la caverna. “Lei non ti ama.”
Regina, per la
prima volta da tantissimo tempo, accettò con fede cieca quello che
il suo cuore le stava dicendo. Abbracciò il sentimento che stava
esplodendo dentro di esso per poi avvolgere tutto il suo corpo e la
sua mente.
L'aveva
finalmente capito.
“Non importa.
Quello che importa è che io amo lei, così profondamente che la mia
vita è cambiata semplicemente per la sua presenza. La guardo ed il
mio cuore esplode in mille emozioni indescrivibili. Sono una persona
migliore, per merito suo. Per merito dell'amore che provo per Emma.”
Guardò verso il
proprio petto, vedendo una luce bianca emanata dal suo cuore.
Era magia
bianca.
“L'amore per
Emma mi ha resa forte” realizzò.
Regina realizzò
che la magia bianca evocata dall'amore che provava in quel momento,
era così potente da poter sopraffare quella nera di Malefica.
Perfino l'incantesimo che teneva imprigionati i suoi polsi e le sue
caviglie.
Le corde che la
tenevano legata si sciolsero senza il minimo sforzo.
Si alzò in
piedi delicatamente, senza sforzo nonostante tutte le ferite che
aveva addosso.
“No!”
Malefica urlò.
C'era andata
così vicina.
Regina sollevò
le mani davanti a sé e la sua avversaria fu incapace di muoversi.
“Grazie per
tutto quello che hai fatto per me, vecchia amica.”
Il tono sincero
della voce di Regina mandò Malefica su tutte le furie.
“Non è
finita” tuonò. “Otterrò la mia vendetta, tornerò per reclamare
il tuo cuore e la tua magia e per maledire quest'intera città. E
stavolta non commetterò gli stessi errori.”
Regina, sebbene
avesse una presa salda su di lei, era ancora debole e ferita, allo
stremo delle forze e praticamente ormai arresa al proprio destino di
morte.
Per questo tutto
ciò di cui Malefica ebbe bisogno, fu un suo attimo di distrazione.
Proprio in quel
momento la parete alla destra di Regina esplose ed i frammenti di
terra causarono una fitta nube di polvere.
Malefica,
approfittando del tempismo perfetto, si dissolse in turbinio di fumo
nero.
Quando la
cortina di polvere si fu diradata, Emma corse dentro la stanza,
guardandosi attorno con impazienza.
La vide subito,
in piedi al centro della caverna, tremante. Cadde in ginocchio. Poi
voltò la testa nella sua direzione.
Fu allora che
Emma vide la metà sinistra del suo volto, livida e sanguinante,
gonfia. I suoi vestiti erano lacerati e sporchi di terra e sangue.
Emma si
precipitò al suo fianco, affrettandosi ad inginocchiarsi accanto a
lei e sorreggerla prima che cadesse del tutto.
“Emma”
sussurrò lei, un piccolo sorriso aleggiava sulle sue labbra.
Appoggiò una
mano sulla sua guancia, accarezzandola con il pollice.
“Regina” i
suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Il mio
desiderio è stato esaudito.”
“Quale
desiderio?”
“Rivederti di
persona ancora una volta.”
Emma rafforzò
la presa su di lei, cercando di scacciare le lacrime.
“Mi dispiace
di averci messo così tanto.”
Regina scosse la
testa, continuando a sorridere.
“Il tuo
tempismo è perfetto.”
Emma sentì un
nodo alla gola.
“Non
riuscivamo a trovarti. Non sapevamo come. Volevo soltanto salvarti.”
Quelle frasi
erano sconnesse e non avevano molto senso, ma Regina capì comunque
ciò che Emma stava cercando di dirle.
“Se qualcuno
avesse potuto salvarmi, saresti stata tu.”
Ed Emma capì
che niente al mondo avrebbe mai potuto reggere il paragone con quello
che provava in quel momento per Regina.
Non avrebbe mai
più pensato di qualcun'altra che era bellissima anche con i vestiti
strappati, ricoperta di fango. Non avrebbe mai più sentito la
mancanza di qualcuno come aveva sentito quella di Regina fino ad un
momento prima di riabbracciarla. Non avrebbe mai più provato una
felicità così assoluta e profonda soltanto sentendo la risata di
un'altra persona.
Era solo Regina,
che le faceva provare quelle cose.
Ed Emma ne era
sicura, non sarebbe mai più stata così innamorata di qualcun altro
come lo era di lei.
“Ti amo,
Regina.”
Non trovò altro
da dire.
Voleva solo che
lo sapesse.
Qualsiasi cosa
fosse successa, voleva che Regina sapesse cosa provava per lei.
Non aveva tempo
di dire altro, ma non importava.
Qualcosa nel
tono della sua voce, nei suoi occhi, nel modo in cui la stava
abbracciando, qualcosa dette a Regina la consapevolezza di quello che
provava Emma.
“Ti amo
anch'io.”
La pelle del suo
viso era innaturalmente pallida, i suoi occhi erano stanchi, il suo
corpo era troppo fragile.
Emma inspirò,
cercando di deglutire il nodo che aveva alla gola.
Poi si chinò
appena su di lei, e la baciò sulle labbra.
E all'improvviso
fu giorno in piena notte. Quel bacio fu neve ad agosto, fu un ricordo
di qualcosa che doveva ancora accadere, furono mille rumori tutti
insieme e allo stesso tempo attonito e stupito silenzio.
Fu tutto quello
che c'era al mondo e allo stesso tempo non fu abbastanza, qualcosa
dentro loro urlava perché gli fosse concesso di più o nient'altro
in assoluto.
Il Vero Amore di
per sé era già una magia potentissima. Ma se a fare quella magia
erano la strega più potente in circolazione ed il prodotto del Vero
Amore, qualcosa di indescrivibile sarebbe per forza accaduto.
Quando si
guardarono di nuovo negli occhi entrambe sentirono per la prima volta
il peso di cosa era successo attorno a loro.
Due ragazzine
sperdute, che non sapevano come amare molto bene, che erano state
abituate da tutta la vita a fuggire da qualsiasi forma di speranza o
amore, si trovavano l'una davanti all'altra senza più difese, senza
possibilità di rimangiarsi le proprie parole e tornare indietro.
La cosa più
assurda fu quando si resero conto che nessuna delle due voleva farlo.
Che erano entrambe pronte ad andare avanti.
“Mi hai
salvata” sussurrò Regina.
“Ti sei
salvata da sola” la contraddisse Emma con un sorrisetto. “Avevi
praticamente fatto tutto il lavoro quando sono arrivata qui.”
Regina scosse la
testa. “No, Emma. Guardami. Mi hai salvata.”
Lo sguardo di
Emma scivolò sulla sua figura, constatando che non vi erano più
ferite sul suo viso, né tagli sulle sue mani.
Aveva di nuovo
guarito Regina con un bacio.
“Senti
dolore?” chiese subito.
“Non più. Mi
sento solo terribilmente stanca.”
“Andiamo a
casa.”
Senza attendere
alcuna risposta Emma si alzò in piedi, aiutando Regina a fare lo
stesso e sostenendola mentre camminavano vero l'ascensore da cui era
arrivata Emma e che le avrebbe riportate verso la biblioteca.
Fu solo quando
furono dentro, che Emma si rese conto cosa le aspettava di sopra.
La verità.
Ora era allo
scoperto, tutti conoscevano il suo segreto, il suo amore per Regina.
I suoi genitori,
le sue amiche, perfino suo figlio, comprendevano perfettamente l'uso
della polvere di fata. E Blu, per quanto in realtà fosse solo frutto
della maledizione, era pur sempre stata una suora per ventotto anni.
E tutti loro
sapevano la verità.
Emma deglutì,
provando a dire qualcosa, ma non riuscì neanche ad aprire la bocca
che l'ascensore si fermò e Regina si mosse verso l'uscita.
Il braccio
sinistro della mora era attorno alle sue spalle, mentre quello destro
di Emma sorreggeva la vita dell'altra, aiutandola a camminare. Le sue
ferite potevano essere guarite, ma non mangiava da giorni e si
sentiva davvero stanca, come se non avesse dormito per dieci anni.
David, Mulan,
Belle e Aurora era seduti ad uno dei tavoli della biblioteca, Henry
era seduto sopra lo stesso tavolo, guardando verso l'ascensore, Blu
era in disparte, in piedi ed in silenzio, mentre Bianca e Ruby
stavano nervosamente percorrendo la stanza avanti e indietro.
Quando sentirono
il rumore delle porte che si aprivano, tutti i loro occhi scattarono
nella direzione da cui proveniva quel suono. Nessuno parlò, nessuno
si mosse, avevano tutti paura anche di respirare.
Quando Emma uscì
dall'ascensore con Regina al proprio fianco il primo a muoversi di
nuovo fu Henry.
“Mamma!” le
corse incontro lanciandosi tra le sue braccia.
Lei avvolse il
braccio libero attorno a lui, poggiando il mento sulla sua testa,
sorridendo e chiudendo gli occhi.
“Lo sapevo”
si allontanò, guardando lei e poi verso Emma e di nuovo lei per
qualche secondo. “Io avevo detto che avrebbe funzionato” con un
sorriso fiero l'abbracciò di nuovo. “La polvere di fata non
sbaglia mai.”
Regina corrugò
la fronte, guardando Emma.
“Polvere di
fata? È così che mi hai trovata?”
Lei distolse lo
sguardo, mentre le sue guance si coloravano di un tenue rosso.
Henry si
allontanò di nuovo, pronto a raccontare tutta la storia, ma rimase
senza parole quando due braccia si avvolsero veloci attorno a sua
madre, prendendo il posto delle sue.
“Bianca,
allenta la presa, Regina è molto debole” mormorò Emma, che in
realtà aveva il timore che Regina l'avrebbe fatta volare dall'altra
parte della biblioteca.
“Suppongo che,
soltanto per questa volta, gli abbracci vadano bene” la
tranquillizzò Regina con tono stoico, portando con incertezza la
propria mano libera verso l'alto, dando due pacche sulla schiena di
Biancaneve, prima di appoggiarla semplicemente e stringendo appena.
Bianca si
allontanò dopo qualche secondo, le lacrime agli occhi.
“Sono grata
che tu stia bene.”
Regina deglutì,
cercando di scacciare il nodo che aveva in gola, ed annuì. Il suo
stupido cuore intriso di magia bianca le stava rendendo difficile
trovare una risposta irritante.
Prima che
potesse processare il primo abbraccio, ne arrivò un secondo, forte
almeno quanto il primo.
“Miss Lucas.”
“Hai usato il
plurale, abbracci. E poi Bianca ne ha avuto uno, ed io non ho mai
tentato di mandarti al rogo.”
Regina rise,
ricambiando l'abbraccio.
“Beh, io non
ho mai fatto una maledizione del sonno eterno su di te.”
“Vedi?
Possiamo senza dubbio essere ottime amiche.”
Ruby si
allontanò, lasciandola andare e le sorrise.
“Anche io sono
grata che tu stia bene.”
“Grazie”
stava per usare il cognome, come al suo solito, ma suonava così
formale adesso, dopo tutto quello che avevano passato insieme. “Ruby”
si corresse, ricambiando il sorriso.
Guardò attorno
alla stanza.
C'erano davvero
delle persone che la amavano, Malefica aveva torto.
C'erano persone
che l'avevano cercata e che erano preoccupate per lei. La sua
famiglia ed i suoi amici.
“Grazie a
tutti voi.”
Bianca scosse la
testa. “Nessuno viene abbandonato, siamo una famiglia.”
Henry la
abbracciò di nuovo.
“Mi sei
mancata, mamma.”
“Mi sei
mancato anche tu tesoro” lo baciò sulla testa, sorridendo.
“Andiamo a
casa, adesso. Penso che Regina abbia bisogno di una bella dormita e
di almeno un pasto completo” li incoraggiò Emma.
“E di una
doccia di tre ore” aggiunse la mora.
“Regina, oh
mio Dio, ma tu stai sanguinando” notò improvvisamente Ruby,
guardando i suoi vestiti ricoperti di sangue.
“No, no, Emma
mi ha guarita. Sto bene. Sono solamente molto stanca.”
“Emma
ti ha guarita” ripeté Bianca, alzando un sopracciglio in direzione
della figlia. “Non sapevo che ne fossi capace.”
“Neanche io,
se ti è di consolazione” scherzò Emma con un sorriso.
“Come è
possibile” sentirono un sussurro debole, una voce in disparte.
“Blu” disse
soltanto Regina. “Non ti avevo vista.”
“Come è possibile
che tu, tra tutte le persone, sia riuscita a redimerti?” chiese,
facendo un passo avanti, ma tenendo la testa bassa. “Dopo tutto il
male che hai fatto, come è possibile? Ci sono persone che commettono
un singolo errore e poi passano la vita a tentare di riparare, mentre
dopo tutto quello che tu ci hai fatto passare, puoi semplicemente
avere di nuovo un cuore puro. Come è possibile?” ripeté per
l'ennesima volta.
Regina inspirò,
cercando di trovare la forza per affrontare quella discussione.
“Per prima
cosa, il mio cuore non è puro. Questo è proprio il motivo per cui
Malefica lo voleva. Ho dentro me sia le cose buone che quelle cattive
che ho fatto, ogni mia azione è parte di me. Dovrò convivere con la
mia oscurità per il resto dei miei giorni. E ci saranno giorni in
cui cadrò di nuovo, certo” ammise, quasi con leggerezza. “Ma
saranno piccoli errori, per cui continuerò a rimediare per il resto
della mia vita. La redenzione non è mai fine a sé stessa. È un
processo che dura tutta la vita, i miei errori continueranno a
perseguitarmi ed io farò del mio meglio per essere migliore e per
riparare a quello che ho fatto. La redenzione non finisce mai. Tutto
quello che ha fatto Malefica è stato un incantesimo per accelerare
il processo per cui il cuore si libera della magia nera. Ma non
significa che non tornerà. Il mio cuore si macchierà di nuovo”
sospirò. “Ma va bene così. Perché stavolta combatterò
l'oscurità che è parte di me, non mi lascerò diventare di nuovo
soltanto una parte di essa.”
Nessuno osò
dire una parola.
“Non causerò
mai più tutto quel dolore” disse con risoluzione. “Adesso so che
non importa quanto in basso potrò cadere, ci saranno sempre accanto
a me le persone che amo per aiutarmi a rimettermi in piedi.”
Il suo sguardo
incontrò quello di Henry e si sorrisero con aria complice.
“Finalmente”
le disse, alzando gli occhi al cielo, ma sorridendo ancora. “Sto
cercando di fartelo capire da, tipo, sempre.”
Regina alzò gli
occhi al cielo in modo praticamente uguale a quello che aveva usato
Henry qualche secondo prima, ed Emma si chiese come fosse possibile
che si assomigliassero così tanto.
Lei gli
accarezzò una guancia.
“Ti voglio
bene, Henry.”
“Ti voglio
bene anch'io, mamma.”
Quando
arrivarono a casa, Regina riuscì a percorrere il vialetto senza
l'aiuto di Emma, nonostante la bionda fosse rimasta accanto a lei per
tutto il tragitto, pronta ad offrire il proprio aiuto al minimo
cenno.
“Potresti
rimanere?” domandò Regina quando furono dentro casa. “Mentre mi
faccio un bagno caldo, così puoi tenere d'occhio Henry, proteggerlo
se succede qualcosa.”
“Certamente,
sarò qui finché avrai bisogno di me” rispose immediatamente con
un piccolo sorriso.
Regina lo
ricambiò, rispecchiando l'incertezza di Emma con la propria. Senza
aggiungere altro si incamminò verso la scalinata, mentre Emma
appoggiò una mano sulla spalla di Henry, conducendolo verso la
cucina.
“Vieni
ragazzino. Perché non prepariamo qualcosa da mangiare?”
“Ottima idea,
mamma sarà affamata.”
Emma sorrise di
nuovo, con un po' più di decisione.
“Cosa dovremmo
preparare secondo te?”
Lui ponderò la
domanda per qualche istante, scrollando poi le spalle.
“Diamo
un'occhiata al frigo” propose la bionda.
Nel frattempo
Regina aveva raggiunto il bagno. Iniziò a riempire la vasca mentre
lentamente si tolse i vestiti. Fu solo quando fu immersa nel tepore
dell'acqua calda che si rese conto di quanto fosse davvero stanca.
Ogni muscolo era
indolenzito, ogni centimetro del suo corpo era teso. Si sforzò per
rilassarsi, lasciando che l'acqua massaggiasse via la tensione del
proprio corpo. Fu solo quando il calore iniziò a dissiparsi, che
decise di uscire.
Avvolta solo nel
suo asciugamano tornò nella sua camera da letto, scegliendo dei
vestiti puliti.
Si rivestì con
la stessa lentezza con cui si era tolta i vestiti, ancora dolorante e
stanca, nonostante il bagno caldo le avesse giovato.
Un sommesso
bussare alla porta la distrasse dalla sua scelta delle scarpe.
“Avanti”
disse immediatamente, scegliendone poi un paio a caso.
La porta si aprì
solo il minimo indispensabile a fare passare una voce, senza che la
persona a cui apparteneva si mostrasse.
“Regina,
quando vuoi la cena è pronta. Voglio dire, se vuoi. Cioè, se hai
fame, ecco.”
La mora sorrise
tra sé e sé di quel tenero balbettare, infilandosi velocemente le
scarpe e poi aprendo la porta del tutto, guardando Emma con un
sorriso.
Lei alzò
timidamente lo sguardo.
“Tempismo
perfetto, mia cara.”
Emma ricambiò
il sorriso.
“Non
aspettarti niente che arrivi neanche lontanamente vicino al sapore
delle cose che cucini tu, però, ti avverto. Ma io ed Henry abbiamo
fatto del nostro meglio.”
“Sono sicura
che andrà benissimo.”
Si sorrisero di
nuovo, percorrendo poi le scale fianco a fianco.
“Pensavamo che
saresti stata affamata, quindi abbiamo fatto un bel po' di pollo,
mamma. Prepara lo stomaco” la avvertì Henry.
Lei rise,
sedendosi a tavola.
Mangiarono
mentre Henry raccontava a Regina tutto quello che avevano provato in
quei giorni per riuscire a trovarla.
“Finché
stamani mi sono svegliato con l'idea della polvere di fata. Ha
funzionato in passato, quindi di sicuro poteva funzionare di nuovo.”
Il sorriso di
Regina vacillò, la sua espressione divenne confusa. Non c'era
bisogno di avere i poteri del signor Gold, pensò Emma, per capire
che stava pensando a Robin.
“Ma ovviamente
ho pensato che il tuo vero amore di sicuro doveva essere cambiato
quando avevi scelto di non entrare in quella taverna tutti quegli
anni fa. Poi ho capito.”
“Cosa hai
capito?” chiese Emma, curiosa forse anche più di Regina di sapere
come aveva deciso che doveva essere lei.
“Beh, è
semplice. Voi due adesso non litigate più, andate d'accordo,
lavorate fianco a fianco per sconfiggere i cattivi e tutto il resto,
giusto? E avete detto a tutti quanti che è perché siete diventate
amiche.”
Loro due si
guardarono per un breve momento, ma subito lo sguardo di Regina tornò
su Henry ed annuì.
“Ma gli amici
non si guardano in quel modo” fece notare lui, riferendosi allo
sguardo che si erano appena scambiate. Poi guardò verso Emma,
sorridendo. “Noi ti guardiamo come se secondo noi avessi appeso le
stelle” disse, voltandosi poi verso Regina. “Ed io ed Emma
guardiamo te come se avessi creato la luna” concluse. “Voi non vi
guardate come se foste amiche, vi guardate come si guarda la
famiglia, come vi guardo io. Ed entrambe avete rotto delle
maledizioni baciandomi, quindi un amore più vero di questo non
esiste, giusto?”
Regina, dopo
parecchi attimi di attonito silenzio, iniziò a ridere sommessamente.
“Quindi questa
è la storia di come siamo stati tutti fregati per perspicacia da un
bambino di tredici anni.”
Anche Henry
iniziò a ridere insieme a lei, ed Emma si unì poco dopo.
“Sono
piuttosto sveglio, per queste cose” osservò, senza modestia.
Quello fece
ridere Emma ancora di più.
“Andiamo,
Henry, l'unico motivo per cui eri così sicuro è che hai origliato i
tuoi nonni mentre dicevano che ci guardiamo come si guardano loro.”
“Quello
potrebbe aver aiutato” ammise lui.
Regina continuò
a ridere, scuotendo la testa.
“Fantastico,
adesso Biancaneve è più informata di me sulla mia stessa vita
privata. Forse dovrei ricominciare con i miei piani per liberarmi di
lei.”
“Oh, Regina,
vi hanno visto tutti mentre vi abbracciavate” le disse Emma,
ridendo.
“Quella è
stata una cosa che non succederà mai più” ci tenne a chiarire.
“Un momento di debolezza dovuto a giorni e giorni di tortura fisica
e psicologia. Non mi coglierà di nuovo alla sprovvista, poco ma
sicuro.”
Ed ovviamente
Regina stava scherzando, ma la menzione dei suoi giorni di prigionia
fece rabbuiare i volti di Emma ed Henry.
Ci furono
parecchi minuti di silenzio.
“Perché non
andiamo a letto, adesso?” propose guardando il ragazzo.
Lui comprese che
quello era il modo di Emma per dirgli che voleva parlare con Regina,
quindi si limitò ad annuire, alzandosi ed abbracciando entrambe le
sue mamme, prima di andare verso la propria camera.
Appena loro
figlio sparì al piano superiore, Emma vide nel volto di Regina tutta
la stanchezza e la fragilità che la donna aveva fino a pochi istanti
prima cercato di celare davanti agli occhi del proprio figlio.
“Dovresti
riposare anche tu, Regina.”
“Metterò a
posto qui e poi” iniziò, ma Emma scosse la testa, interrompendola.
“Ci penso io.
Chiuderò a chiave con la magia mentre esco, promesso.”
Regina inspirò,
non sapendo bene cosa dire. Non voleva lasciare ad Emma, che aveva
cucinato tutto, anche il compito di rimettere a posto.
“Possiamo fare
così” propose la bionda, percependo la sua indecisione. Senza
sapere bene come spiegare ciò che voleva fare, si limitò a muovere
una mano, spostando con la magia tutti i piatti sporchi all'interno
della lavastoviglie e tutti gli avanzi dentro al frigo. “Nessuna
delle due deve mettere a posto” le rivolse un piccolo sorriso,
alzandosi in piedi.
Regina non
sapeva bene cosa dire.
La gentilezza di
quella donna, certe volte, era disarmante.
“Grazie, Emma.
Per tutto quanto.”
Lei scrollò le
spalle.
“Ho solo mosso
una mano.”
“Intendevo-”
“So cosa
intendevi. Ma non voglio essere ringraziata per essere arrivata
troppo tardi.”
“Non era
troppo tardi. Io sono qui, sono viva.”
“Non grazie a
me.”
“Anche grazie
a te, Emma. Tu mi hai guarita.”
“Sarei dovuta
riuscire a trovarti prima, avrei dovuto pensare alla polvere subito,
invece non sono stata razionale.”
“Se ci avessi
pensato tu non saresti mai venuta a cercarmi, ma avresti mandato”
si rifiutò di pronunciare quel nome “qualcun altro. E non avrebbe
funzionato.”
Emma sospirò,
portandosi le mani alla vita, guardando in basso.
“Ci credi
davvero?” domandò con un filo di voce. “Nella polvere di fata,
in questa storia del vero amore?”
Regina preferì
non rispondere, sicura che Emma non avrebbe gradito ciò che aveva da
dire, e la lasciò continuare.
“Nel mondo da
cui vengo io, queste cose non esistono. L'amore significa riuscire a
sopportare un'altra persona anche nei giorni in cui a malapena
sopporti te stesso.”
“Il Vero Amore
è la magia più potente di tutte” le ricordò Regina, alzandosi in
piedi. “Ed è una cosa terrificante, perché potrebbe scivolarti
accanto e non lo sapresti mai. È così facile, perdersi, non solo
nel tuo mondo, ma anche nel mio. Tu sei abituata a vedere i tuoi
genitori, ma anche nella Foresta Incantata trovare il vero amore è
estremamente raro, la maggior parte delle persone si convincono di
esserci riuscite e non avranno mai modo di essere smentite. Le
maledizioni del sonno eterno, la polvere di fata, nella maggior parte
dei casi sono solo modi di provare che qualcosa che veniva
considerato magico in realtà non lo è. Saresti sorpresa dal numero
di coppie che erano sicure di essere il reciproco vero amore e poi
non sono riuscite a salvarsi a vicenda.”
Lentamente si
avvicinò ad Emma, fermandosi proprio davanti a lei e guardandola
negli occhi, lo spettro di un sorriso aleggiava sulle sue labbra.
“Per
rispondere alla tua domanda, non credo nella polvere di fata. Ma sì,
credo nella magia del vero amore, perché l'ho vista tante volte.”
Emma deglutì,
cercando di capire cosa stesse cercando di dire. Se non credeva nella
polvere di fata, significava quindi che non credeva che Emma fosse il
suo Vero Amore?
“Credo nelle
scelte che facciamo, credo che siano quelle a fare la differenza alla
fine. E di certo non posso costringerti a scegliere di credere in
qualcosa di così assurdo per il tuo mondo. Non posso costringerti a
scegliere me” il fiato di Emma fu bloccato a metà della sua gola.
“Né penso che dovresti farlo, perché mi conosco e conosco te e
penso che questo” indicò tra loro con un gesto della mano
“potrebbe essere o l'amore più grande mai esistito, oppure la
distruzione di tutto quello a cui teniamo.”
“Ho già preso
la mia decisione quando ho accettato di seguire la polvere fatata.
Anzi, credo di averla presa molto tempo prima, quando ti ho detto che
avrei trovato il modo di farti avere il tuo lieto fine.”
Regina scosse la
testa, un sorriso amaro.
“Il mio lieto
fine non è qualcuno che vuole salvarmi, è qualcuno che vuole
amarmi.”
“Non possono
essere entrambe?”
Lo sguardo di
Regina divenne triste, in qualche modo distante. Troppe persone
avevano già provato a salvarla, e lei sapeva che non era quello di
cui aveva bisogno. Era perfettamente capace di salvarsi da sola.
“Se qualcuno
avesse potuto salvarmi, saresti stata tu” le disse, alzando una
mano ed accarezzando lentamente la sua guancia. “E se qualcuno
avesse potuto amarmi, saresti stata tu” continuò con un sorriso
triste. “Ma nessuno può davvero amare qualcuno come me.”
Senza aggiungere
altro si allontanò da lei, incamminandosi verso le scale.
“Buonanotte,
Emma.”
“Buonanotte,
amore mio” fu la risposta della bionda.
Gli occhi di
Regina si riempirono di lacrime.
Ma non tornò
sui propri passi.
Grazie a tutte per aver letto, fatemi sapere cosa ne pensate di
questa storia e di questo capitolo (e anche la vostra opinione sulle
poche righe iniziali, se le avete lette)!
Un abbraccio
|
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Capitolo 10 *** Maybe Someday We Will Talk and Not Just Speak ***
Titolo: Il titolo è ispirato alla canzone "Same Mistake" di
James Blunt, che stavo ascoltando mentre scrivevo questo capitolo.
Buona lettura!
Maybe Someday We Will Talk and Not
Just Speak
Sapeva di non essere la benvenuta.
O almeno, era così che si sentiva,
fuori casa della sua migliore amica, a fare la guardia e proteggere
delle persone che non volevano essere protette. A difendere in ogni
modo a lei possibile la donna che aveva fatto breccia dentro il suo
cuore, nel modo più discreto possibile.
Era nella sua natura, dopotutto.
Soffrire senza disturbare.
Dei rumori provenienti da una via a
lato della casa la distrassero. Si diresse verso l'origine del suono,
pronta a sguainare la propria spada, quando un viso familiare voltò
l'angolo. La sua mano si ritrasse lentamente, ma non passò
inosservata alla donna davanti a lei.
“Sai, dovresti davvero comprare una
pistola, Mulan.”
“Ruby. Cosa ci fai qui?”
“Potrei farti la stessa domanda.”
Mulan si schiarì la voce, distogliendo
lo sguardo.
“Stavo passando da qui” rispose
piano.
“Certo” Ruby rise, scuotendo la
testa. “Stavi passando nel bel mezzo della notte e hai deciso di
fermarti davanti casa di Aurora per qualche ora, non è così?”
Mulan non rispose, chinando la testa.
“So che eri qui anche ieri sera, e la
sera prima. So che la stai proteggendo da quando i nani non lo fanno
più.”
“Come lo sai?” domandò, corrugando
la fronte e guardando di nuovo negli occhi la ragazza che aveva
davanti.
“Perché mentre tu proteggevi lei”
le rivolse un piccolo sorriso scherzoso “io proteggevo te.”
Mulan corrugò la fronte.
“Malefica pensa che se uccide me
Regina metterà in mostra la sua testa conficcata su un palo, quindi
ho pensato che potevo aiutarti a tenere d'occhio la situazione.”
“Non potrei mai accettare” le disse
Mulan, scuotendo la testa.
“E questo è il motivo per cui l'ho
fatto di nascosto” spiegò ridendo. “Vieni, torniamo nella via
principale.”
Camminarono in silenzio fianco a
fianco, passeggiando per la strada in cui terminava il vialetto della
casa di Aurora e Filippo, ma non fermandosi mai troppo vicine
all'abitazione.
“Allora, quando è iniziato tutto tra
te e Aurora? È stato prima o dopo che lei conoscesse Filippo? Sa
quello che provi per lei, immagino. L'avrà sicuramente capito da
come la guardi.”
“Tu parli molto, vero?”
“Beh, una di noi due deve pur tenere
in piedi la conversazione, no? Se avessi la tua stessa attitudine per
le parole, staremmo sempre in silenzio. Come quando stavamo seguendo
la sfera incantata verso Malefica, non ti decidevi a spiccicare
parola.”
“E tu non riuscivi a farne a meno,
proprio come ora.”
“Quindi suppongo che lei non lo
sappia” concluse Ruby, sospirando.
“Aurora è felice. Non potrei mai
portarle via quello che ha adesso.”
Un'ombra distante passò veloce nello
sguardo di Ruby, ma Mulan era molto perspicace per quello che
riguardava l'atto di celare i propri sentimenti, quindi capì
immediatamente che c'era qualcosa che Ruby le stava nascondendo. Un
attimo dopo, velocemente più di quanto era arrivata, quell'ombra
sparì.
“Che mi dici di te? Nessun
fidanzato?”
“Ne ho avuto uno, una volta. Non è
finita molto bene. L'ho sbranato, letteralmente.”
“Fidanzata, forse?” chiese
timidamente, sapendo che in quel mondo le cose erano molto diverse e
che la donna al suo fianco era molto aperta.
Seppe di aver posto la domanda giusta
quando nuovamente vide la sua espressione vacillare.
“Tu e Regina, c'è qualcosa tra voi?
Malefica aveva ragione?”
Ruby rise, scuotendo immediatamente la
testa.
“Regina è una donna molto
affascinante, ma tutto quello che provo per lei è una sincera
amicizia, un profondo affetto e molta gratitudine per avermi salvato
la vita.”
Mulan attese che continuasse, ma quando
capì che non lo avrebbe fatto si decise a darle un altro piccolo
incoraggiamento.
“Puoi confidarti con me. Come tu
stessa hai detto, raramente sono io a parlare. So tenere segreti
molto bene.”
Ruby sospirò. “Non sono sicura ci
sia un segreto da tenere, in realtà. È passato molto tempo, ormai
sono andata avanti ed ho superato, ho accettato che qualsiasi cosa ci
fosse mai stata, era soltanto dentro la mia testa. Lei ha fatto la
sua scelta tantissimi anni fa. E la bestia che ha scelto di amare non
sono io.”
“Tu non sei una bestia, Ruby” disse
Mulan, posandola una mano sul braccio e fermandosi in mezzo alla
strada.
“Non sono una bestia abbastanza
perché qualcuno decida di salvarmi, né buona abbastanza perché
qualcuno decida di amarmi” rispose ironicamente, scuotendo la
testa. “Questa è la mia maledizione, forse. Essere per sempre
divisa a metà.”
“Personalmente, credo che ognuno di
noi prima o poi riesca a trovare qualcuno che lo fa sentire completo.
È quello che succede quando qualcuno ti ama, un amore così grande
che il tuo cuore culla e che non andrà più via.”
“Questo è quello che hai provato per
Aurora? Lei ti ha reso completa?”
Mulan scosse tristemente la testa,
abbassando di nuovo lo sguardo.
“Aurora non mi amava. Ed il
sentimento che ho provato un tempo per lei sta iniziando ad
affievolirsi, a ritrasformarsi soltanto in quella sincera amicizia
che abbiamo un tempo avuto. Credo che ci sia qualcun'altra destinata
ad amarmi e ad essere da me ugualmente amata.”
“Vorrei avere la tua stessa fiducia.”
“Ce l'avrai, quando ti troverà.”
Scambiandosi un ultimo sorriso
ricominciarono a camminare in silenzio.
Entrambe con un amore non corrisposto
alle spalle, si capivano l'un l'altra meglio di quanto chiunque altro
avrebbe fatto.
Passeggiarono in un silenzio
confortevole che, vista la natura alquanto loquace di Ruby, Mulan
sapeva non essere destinato a durare a lungo.
“Allora” iniziò infatti poco dopo
“c'è una cosa in questo mondo che dovresti assolutamente provare,
una di queste sere, chiamata whisky.”
Mulan sorrise, scuotendo la testa,
pronta a chiedere di cosa si trattasse, ma Ruby la precedette,
continuando a parlare prima che lei avesse modo di porre la domanda.
“È una sorta di siero della verità,
ma dal sapore molto più buono, le persone lo bevono di propria
volontà, perché ti fa davvero divertire. Ci sono degli effetti
collaterali di cui dovrei informarti, però.”
Mulan non riuscì proprio a dirle che
Will Scarlet aveva introdotto tutti i compagni di Robin Hood al
whisky poco dopo il loro arrivo a Storybrooke, ma la lasciò parlare
ascoltando con attenzione ogni singola parola.
Regina era solita svegliarsi molto
presto ogni mattina, era un'abitudine che aveva sempre avuto e che si
era accentuata ancora di più quando Henry era piccolo e lei si
alzava per preparare la colazione ad entrambi prima che lui si
svegliasse.
Quel giorno, tuttavia, quando aprì gli
occhi il sole era già alto in cielo.
Era decisamente riposata, i dolori
stavano iniziando ad attenuarsi e si sentiva molto più se stessa
della sera prima.
Si vestì velocemente, scendendo al
piano inferiore per bere almeno un caffè prima di chiedere ad Henry,
che di sicuro era già in piedi, cosa volesse per colazione. Ma la
scena che la accolse in cucina le tolse il fiato.
Emma stava cucinando qualcosa mentre
rideva, Henry le stava accanto, anche lui stava ridendo mentre
tentava di togliersi della farina dai pantaloni.
“Mamma ti ucciderà.”
“Incolperò te, dirò che sei stato
maldestro” scherzò Emma, continuando a ridere.
Regina si schiarì la voce,
avvicinandosi ai fornelli.
“Mamma” la salutò immediatamente
Henry. “La farina sui miei pantaloni è colpa di Emma, lo giuro.”
“Quanta fretta di vendermi,
ragazzino” mormorò la bionda, alzando gli occhi al cielo.
“Ma è vero.”
Emma gli lanciò un'occhiataccia,
voltandosi verso Regina.
“Ho pensato di venire presto, così
potevamo prepararti la colazione e lasciarti riposare un po'. Ieri
sera sembravi così stanca” le disse piano.
Lei la guardò con riconoscenza, poi
sorrise a suo figlio ed indicò i fornelli.
“Che state facendo?”
“Pancake” le disse Henry
entusiasta.
“Ne abbiamo fatti anche con le
banane, così Henry mangerà anche un po' di frutta. Adesso ne stiamo
preparando alcuni al cioccolato” la informò Emma.
“Sei stata davvero gentilissima,
Emma.”
“Beh, mi voglio prendere cura della mia famiglia” le
sorrise timidamente.
“Emma” iniziò Regina, inspirando
profondamente.
“Henry, che ne dici di andare a
prendere quel fumetto che volevi farmi vedere?” intervenne prima
che Regina riuscisse a finire la frase.
Lui guardò entrambe un paio di volte,
capendo che stava succedendo qualcosa. Annuì, sparendo verso il
piano superiore.
“Non mi arrenderò, Regina.”
Lei sospirò. “Tutti si fidano così
tanto di quello che indica la polvere di fata, ma ha già fallito in
passato.”
“Non lo sto facendo per la polvere di
fata o per il vero amore o per qualsiasi altro motivo, ma solo perché
è quello che voglio. Voglio stare con te, stare con la mia famiglia,
svegliarmi tenendoti tra le braccia e addormentarmi sapendo che sei
al sicuro. Perché io, Regina, ti amo. E questo è davvero l'unico
motivo per cui sono qui.”
“Emma.”
“Non importa se non provi la stessa
cosa. Non devi dirlo, se non lo pensi. So che ieri, quando ci siamo
riviste, eri molto scossa ed era tutto surreale, quindi non devi
preoccuparti di quello che hai detto in quel momento. Voglio solo che
tu sappia che io sono qui, che sarò qui se mai vorrai darmi
un'occasione.”
“Emma” ripeté Regina con più
decisione, appoggiandole una mano sulla guancia e facendole alzare il
viso nella sua direzione. “Mi dispiace” mormorò sommessamente.
“Mi sono spaventata quando hai detto che dubitavi della polvere di
fata, ho lasciato spazio alle mie insicurezze e ho implicato cose che
non avrei dovuto.”
Gli occhi di Emma esprimevano una
fragilità che Regina non vi aveva mai visto dentro prima di allora.
“Se è quello che vuoi anche tu”
forzò se stessa a parlare, nonostante la sua incapacità
nell'affrontare i propri sentimenti. “Voglio darci un'occasione.”
Regina non era brava con le parole o
con i discorsi, né con i sentimenti in generale. Emma lo sapeva fin
troppo bene, quindi apprezzò il passo che aveva fatto nella sua
direzione.
Emma si avvicinò velocemente, posando
un bacio leggero sulle labbra di Regina, per poi tornare
immediatamente al suo posto, spostando nuovamente lo sguardo sui
pancake.
Regina ci mise diversi secondi a
rendersi conto di cosa era appena successo, ma quando lo fece un
sorriso si dipinse sulle sue labbra. Le guance di Emma arrossirono
leggermente.
Henry, tornando al piano inferiore, si
fermò appena fuori dalla cucina e guardò le sue mamme, una con gli
occhi fissi sui fornelli e rossa in viso, l'altra che fissava la
prima sorridendo come non le aveva quasi mai visto fare. Ed in quel
momento si rese conto che, un giorno, ogni cosa avrebbe trovato il
proprio posto e tutto si sarebbe incastrato alla perfezione. Quello
era uno di quei momenti, come dicevano le sue mamme, in cui ci si
doveva prendere una pausa da tutte le battaglie ancora in corso,
fermarsi un istante, ed apprezzare la propria felicità. Ed era
esattamente quello che stava facendo lui in quel momento.
“Allora” disse, entrando in cucina.
“Vogliamo mangiare i pancake prima che si freddino?” chiese,
sorridendo degli sguardi che le due donne si stavano lanciando di
sottecchi.
“Prendo i piatti” si offrì Regina.
“Io le posate” propose Henry.
Emma aveva passato una vita a fuggire
da qualsiasi tipo di impegno le ricordasse anche solo vagamente una
famiglia. Ma la sua famiglia era in qualche modo riuscita a trovarla
lo stesso. E doveva ammettere che per lei andava più che bene, se
quello era solo un assaggio di tutto ciò che doveva ancora venire.
Si erano dati appuntamento alla tavola
calda per pranzo.
Quando Emma, Regina ed Henry entrarono,
Bianca e David erano già seduti ad un tavolo insieme a Belle e
Aurora, mentre Ruby e Mulan erano al bancone a parlare tra loro.
Quando li videro entrare raggiunsero anche loro il tavolo, rimanendo
in piedi.
Si avvicinarono al tavolo, salutando
tutti quanti e mettendosi seduti.
“Io e Bianca siamo stati a
controllare la caverna, ma è di nuovo vuota.”
Regina alzò gli occhi al cielo.
“Siete andati a controllare da soli?
Cosa avreste fatto se fosse stata ancora lì, un discorso sulla
speranza e sull'amore?”
“Sono grata di vedere che sei tornata
in te stessa, Regina” disse Belle, trattenendo un sorriso.
Per la seconda volta nel giro di pochi
secondi, la mora alzò gli occhi al cielo.
“Qual'è la nostra prossima mossa?”
domandò Emma.
Prima che qualcuno avesse modo di
rispondere, la porta della tavola calda si aprì, facendo entrare il
gruppo di rumorosi nani.
La schiena di Emma si irrigidì,
ricordando il loro ultimo incontro.
Quando si accorsero della presenza di
Regina, Brontolo si avvicinò immediatamente al tavolo.
Emma scattò in piedi.
“L'avete ritrovata. Viva.”
“Vattene via” le sue mani erano
serrate a pugno, le sue braccia lungo i fianchi.
“Adesso magari farete qualcosa di
concreto per aiutare la città.”
Stava per iniziare ad urlare, quando
sentì una mano toccare gentilmente la sua, facendole aprire il pugno
e stringendola piano. Emma abbassò lo sguardo, incontrando quello di
Regina, che era ancora seduta. Mosse gli occhi in direzione della
sedia di Emma, annuendo, facendole cenno di sedersi di nuovo.
Emma, seppur con riluttanza, si voltò
nuovamente verso Brontolo, ripetendo “Vattene via” con voce ferma
prima di tornare a sedersi.
“Quello che hai detto su implorarla
di non salvarci-”
“Hai sentito le prime due volte,
gnomo da giardino, o vuoi che lo ripeta anche io per una terza?
Sparisci prima che ti faccia sparire io” disse Regina, senza
neanche degnarsi di voltarsi nella sua direzione.
Lui prese fiato, pronto a parlare di
nuovo, quando la mora mosse una mano. Dalla sua bocca non uscì
niente.
“Allora, stavamo discutendo della
nostra prossima mossa, se non sbaglio.”
“Regina” la riprese Bianca.
“Cosa? Gli ho solo tolto la voce. Se
si decide ad andarsene gliela restituirò” concesse.
Lui annuì disperatamente, le mani
attorno alla propria gola, nel tentativo di far uscire un qualsiasi
suono.
Regina mosse di nuovo il polso,
restituendogli la voce.
Lui, senza farselo dire per una quarta
volta, tornò dagli altri nani, lasciando in pace il tavolo dei
Charming's.
“Posso quindi presupporre che il resto
della città era contro la missione di salvataggio” mormorò con
tono duro. “Non ne sono sorpresa.”
Emma le prese la mano sopra il tavolo,
dove tutti potevano vederla.
“Noi non ci saremmo mai arresi. La
loro opinione non conta, noi siamo la tua famiglia.”
Regina le rivolse un piccolo sorriso.
“E cos'è quella storia, chi avresti
implorato di non salvare gli gnomi?”
“Ero arrabbiata” si difese Emma,
facendo una smorfia ed alzando le mani in segno di difesa, spostando
la sua da quella di Regina. “Forse ho insinuato che ti avrei
pregata di lasciarli tutti in balia di Malefica ed andartene il più
lontano possibile.”
“Ma Malefica non può fare niente,
senza il mio cuore” le fece notare.
“Beh, questo lo sapevamo noi, ma
tutto il resto di Storybrooke no.”
Regina annuì, ridendo con leggerezza.
“Quindi la figlia di Bancaneve ha
minacciato i sette nani.”
Emma le rivolse un sorrisetto.
“Sono stata forte, ammettilo. Avresti
voluto vederlo.”
“Quindi” David si schiarì la voce.
“Vogliamo starcene qui mentre loro flirtano tutto il giorno oppure
pensiamo ad un piano?”
Emma arrossì immediatamente, mentre
Regina abbassò lo sguardo.
“Io avrei un piano” propose Regina
a bassa voce. “Ma si tratta di una cosa piuttosto drastica, dovremo
essere pronti a tutto.”
Tutti gli occhi si spostarono su di
lei.
Spiegò cosa aveva intenzione di fare,
mentre gli altri ascoltavano con attenzione. Discussero a grandi
linee cosa dovevano fare, pianificando in dettaglio alcuni importanti
particolari, e poi scelsero una data.
“Tra tre giorni” decise con
risoluzione Regina.
“Perché proprio tre giorni?”
domandò David.
“Quello è il tempo che mi serve.”
“Per cosa?” la domanda fu di
Bianca.
“Per sistemare quello che devo. Nel
caso in cui non dovessi farcela.”
“Regina, saremo tutti lì” le
ricordò Ruby.
“Ce la faremo, insieme” aggiunse
Mulan con risoluzione.
“Non lascerò che ti succeda niente”
terminò Emma con risoluzione.
Regina li guardò tutti, ognuno con
affetto e decisione negli occhi. Non l'avrebbero mai lasciata
indietro. Sospirò.
“Bene, ma devo recuperare le forze,
quindi quei tre giorni serviranno comunque.”
Nessuno poté negarle quello.
Si alzò lentamente, dicendo che aveva
bisogno di una boccata d'aria ed uscendo dalla tavola calda. Pochi
secondi dopo sentì dei passi dietro di sé e capì immediatamente
che Emma l'aveva seguita, senza neanche doversi voltare a
controllare.
Aveva una sorta di super potere che
faceva spuntare farfalle nel suo stomaco ogni volta che Emma era a
meno di due metri da lei.
“Cosa c'è?” chiese a bassa voce,
continuando a guardare in avanti.
“Per cosa ti servono davvero questi
tre giorni?”
“Sempre dritta al punto, vero Emma?”
“Mi conosci, non sono tipo da giri di
parole.”
Regina la guardò di sottecchi,
ricambiando il sorrisetto che Emma le stava rivolgendo in quel
momento.
“Di cosa hai così paura?” domandò
la bionda con un filo di voce.
Gli occhi di Regina scattarono
nuovamente in avanti, lontano dai suoi, mentre inspirava
profondamente.
“Di quello che è appena successo in
quella stanza.”
Emma corrugò la fronte.
“Se non vuoi affrontare Malefica
subito-”
“Non mi riferivo a lei. Mi riferivo
ai tuoi genitori, a tutti quanti a quel tavolo che mi trattano come
se non avessi desiderato le loro teste servite su un piatto d'argento
per numerose decadi. Si sono dimenticati così facilmente di quello
che ho fatto?”
“Oh, Regina” Emma sospirò,
scuotendo la testa. “Non penso che potranno mai dimenticare, non si
dimentica qualcosa del genere. Ma si può perdonare ed andare avanti.
Tu non sei più quella persona.”
“Lo sono però” la contraddisse
Regina, deglutendo e cercando senza successo di scacciare il nodo che
aveva in gola. “Io ho fatto quelle cose. Mi ricordo esattamente
cosa provavo. Ho fatto cose orribili, Emma” ammise con un filo di
voce. “Non si dovrebbe mai perdonare qualcosa di così assurdo.
Tutti a quel tavolo, inclusa te, inclusa me, come esseri umani
dovremmo provare sdegno e risentimento per le a dir poco atroci
azioni che ho compiuto.”
“Regina” dopo aver sussurrato con
voce tremante ma dolce il suo nome Emma le prese una mano con la sua,
vedendo le lacrime brillare dentro gli occhi di Regina quando lei
spostò lo sguardo verso di lei.
“Ho ucciso così tante persone.
Ferito così tante persone. Ho sterminato un intero villaggio, Emma,
solo perché nessuno voleva confessare dove si trovasse tua madre. Ho
schioccato le dita e loro sono stati uccisi. Quando li ho visti ho
desiderato più di ogni altra cosa al mondo poter cambiare quello che
avevo fatto. Ma non potevo tornare indietro, quindi sono andata
avanti e ho continuato per il mio oscuro sentiero. Mi sentivo
intrappolata nella mia stessa malvagità.”
“Regina, è stato anni fa” mormorò
Emma, prendendole il viso tra le mani. “È successo più di
trent'anni fa” le ricordò. “Non sei più quella persona.”
“Ma lo sono” protestò lei quasi disperatamente.
“Ricordo così vividamente il viso di ogni persona che ho ucciso,
ero io, sono io, Emma. Sono io.”
“È passato tantissimo tempo.”
“Non merito di essere perdonata per
tutte le vite che ho rubato.”
“Meriti di essere perdonata per
tutte le vite che hai salvato, Regina” sussurrò Emma, scuotendo la
testa. “Hai salvato tutti da Pan invertendo la maledizione, hai
salvato tutti da Zelena con la magia bianca, hai salvato tutti da
Ingrid rompendo quei braccialetti, ora salverai tutti ancora una
volta da Malefica, Regina. Hai salvato tante vite quante ne hai
tolte, tutti lo sappiamo. Tutti vediamo quanta strada hai fatto,
quanto sei cambiata. So che eri tu, Regina. So chi eri e so chi sei e
non ti amerò mai di meno per il tuo passato.”
Qualcosa in quello che aveva detto Emma
toccò Regina così nel profondo che le lacrime iniziarono a solcare
le sue guance.
Emma avvolse immediatamente le braccia
attorno a lei, stringendola il più forte possibile, cullandola
delicatamente.
Non si sarebbe mai arresa.
Non con Regina.
Non con il suo vero amore.
“Non so come hai fatto a
convincermi.”
“Nello stesso modo in cui ti convinco
ogni volta" Emma le sorrise, sollevando il menù ed
aprendolo davanti a sé. “Ricordandoti che, non importa quanto le
cose si mettono male, dobbiamo sempre trovare il tempo per fermarci e
ricordarci di essere felici.”
“Spiegalo ai tuoi genitori, che
pensano che in questo momento siamo alla cripta a mettere appunto gli
ultimi dettagli del nostro piano.”
“Regina, è stato un miracolo
convincerti ad avere un primo appuntamento” Emma sospirò. “E, se
vogliamo essere oneste, è altamente improbabile che io riesca a
convincerti tanto presto ad averne un secondo” aggiunse sbuffando.
“Quindi prendi in mano il menù, decidi cosa vuoi mangiare e fai
finta che non moriremo tutti tra due giorni.”
“Non moriremo tutti tra due giorni,
infatti” Regina cadde nella trappola senza neanche la minima
incertezza. “Ce la caveremo come facciamo sempre.”
“Perfetto, allora dovrebbe essere
facile” sorrise con soddisfazione, prendendo il secondo menù e
porgendolo alla donna che aveva davanti. “Preferisci il vino rosso
o bianco? Personalmente sono più un tipo da birra, ma sono disposta
a fare un'eccezione.”
Regina la fissò per parecchi istanti,
immobile.
Emma le aveva chiesto di uscire per
cena e Regina aveva annuito dando per scontato che intendesse una
cena di famiglia, ma Emma le aveva detto che doveva passare da casa
per mettersi qualcosa di più elegante. Regina aveva quindi
considerato che si trattasse di una cena formale e si era adeguata
all'abbigliamento.
Con riluttanza, aveva lasciato che a
guidare fosse Emma. Quando la bionda aveva posteggiato nel parcheggio
dell'unico ristorante di classe della città, molto lontano dalla
tavola calda, tutti i pezzi del puzzle finalmente si erano
incastrati. Aveva pensato per un istante di rifiutarsi di entrare, ma
Emma, percependo la sua indecisione, le aveva fatto notare che ormai
erano lì, che i suoi genitori erano con Henry, che tutti erano al
sicuro ed infine che non era carino da parte di Regina rimangiarsi la
propria parola.
Quindi erano lì, sedute al tavolo di
un ristorante, nessuna delle due con la più pallida idea di cosa
stavano facendo.
Regina sollevò timidamente una mano,
prendendo il menù che Emma le stava porgendo e lasciando finalmente
che i suoi occhi si allontanassero da quelli di Emma.
“Bianco” disse infine “ma di
solito con il pesce o il dessert. Se abbiamo intenzione di ordinare
carne dovremmo ordinare un rosso.”
“Se preferisci il bianco perché non
ordiniamo del pesce?” propose Emma, sorridendo.
Regina alzò di nuovo lo sguardo su di
lei, ricambiando il sorriso.
“Fanno il salmone” osservò con un
sorrisetto provocatorio.
“Adoro il salmone” mentì
prontamente Emma, il suo sorriso si ingrandì ancora di più. Non era
il suo piatto preferito, ma di certo le piaceva.
Regina ricordava perfettamente
l'avversione di Emma per alcuni tipi di pesce, aveva proposto il
salmone perché era l'unico che le aveva visto mangiare una volta
quando era andata a prendere Henry a casa dei Charming's.
“Non è assolutamente vero, Emma. So
che preferisci la grigliata, perché non prendi quella ed ordiniamo
un rosso italiano? Andrà benissimo anche con il pesce.”
“Prendiamo il bianco. Andrà
benissimo anche con la grigliata.”
Regina rise, scuotendo la testa.
“Non devi cercare di conquistarmi
facendomi scegliere il vino, Emma. Io ti ho visto mangiare un
hamburger facendoti colare il ketchup su tutta la maglia e l'ho
trovato adorabile, ti ho vista bere birra dalla bottiglia e l'ho
trovato meno disgustoso di quanto immaginassi, ti ho visto mangiare
patatine a manciate alla volta.”
“Sì, ma adesso siamo fuori e non mi
rovescerò salse addosso, userò forchetta e coltello e lascerò che
tu scelga il vino perché i tuoi gusti in quel campo sono migliori
dei miei, visto che come hai appena sottolineato, io di solito bevo
birra dalla bottiglia.”
Regina stava per protestare, ma Emma
non gliene lasciò il tempo.
“Voglio essere alla tua altezza.
Voglio almeno provarci, Regina. Lasciamelo fare.”
“Tu sei perfettamente alla mia
altezza.”
“Solo quando non indossi i tacchi.”
“Intendevo-”
“So benissimo cosa intendevi. Ma
sappiamo entrambe che non è vero. Tu sei una regina.”
“Tu sei
una principessa.”
“Non davvero, no. Sono solo una
ragazzina che è inciampata e caduta dentro questo mondo di favole e
lieto fine.”
“Sei la mia
ragazzina inciampata e caduta dentro il mio mondo. E posso
assicurartelo, cara, non c'era nessun lieto fine prima che arrivassi
tu.”
Continuarono a
guardarsi negli occhi, sorridendosi in un modo che solo loro potevano
capire, a cui solo loro erano così abituate.
Il resto del mondo,
per loro, era letteralmente sparito.
Per
questo entrambe trasalirono quando un cameriere si avvicinò al loro
tavolo, salutandole e chiedendo loro cosa volessero ordinare. Regina
fu la prima a tornare con i piedi per terra, schiarendosi la voce e
dettando il proprio ordine, Emma fece lo stesso poco dopo.
Non parlarono più
di Malefica per il resto della serata. Quel momento, entrambe ne
avevano la certezza, era più importante.
Parlarono e basta, di loro, di tutto
quello che veniva loro in mente. Per la prima volta parlarono
davvero. Era così facile, come se si conoscessero da una vita.
Erano a proprio agio. Come se fossero
in famiglia.
Il viaggio di ritorno nell'auto di
Emma, al contrario della cena, fu molto silenzioso, ma altrettanto
confortevole.
Scesero entrambe, camminando lentamente
fino alla porta d'ingresso.
Fu Emma la prima a raccogliere il
coraggio necessario per avvicinarsi e baciarla dolcemente sulle
labbra.
Una mano di Regina subito raggiunse la
sua guancia, sfiorandola piano.
Si allontanarono il necessario per
guardarsi negli occhi, entrambe stavano sorridendo.
Solo per quella sera, non c'era nei
loro occhi la storia della regina cattiva o della salvatrice, non
c'erano tutti gli anni del loro passato a tormentarle. Erano soltanto
due donne al loro primo appuntamento. Come se tra loro le cose
potessero essere semplici. Come se le loro vite non fossero state un
totale casino.
“Buonanotte Regina.”
“Buonanotte, Emma.”
E per quella volta, soltanto per una
sera, quella era l'unica cosa che volevano essere. Due persone
innamorate. Niente di più, niente di meno.
“Sei qui anche stasera” la salutò
Ruby, porgendole un caffè senza aggiungere altro.
Mulan lo afferrò con incertezza, ma
poi la seguì quando iniziò a camminare.
“Ho avvisato Bianca che siamo qui.
Staranno pronti, in caso ci servisse aiuto.”
Mulan, ancora una volta non rispose,
stringendo le labbra in una linea sottile.
“Questa è la penultima notte in cui
dovrai proteggerla da lontano. Da dopodomani potrai tornare dai tuoi
compagni, se è quello che vuoi. Ma il tuo aiuto è stato molto
prezioso, voglio che tu sappia che lo ricorderò.”
“Sarò sempre pronta a fare del
bene.”
Ruby le sorrise.
“Lo so, è la cosa che più mi
sorprende di te. La vita non è stata gentile con te, ma tu continui
ad essere gentile con la vita, senza aspettarti mai niente in cambio
per le tue buone azioni.”
“Non si dovrebbe essere buoni perché
ci si aspetta una ricompensa.”
Ruby annuì, sorseggiando il proprio
caffè.
C'era qualcosa nella donna che aveva
affianco che la intrigava. Era così coraggiosa, così pronta a fare
la cosa giusta, indipendentemente da cosa le fosse personalmente
costata. Quello di Mulan era un altruismo quasi unico, bastava vedere
che nonostante tutto quello che era successo, ancora le importava di
Aurora a tal punto da essere lì per proteggerla.
Ruby la ammirava. Essere sua amica
sarebbe stato un privilegio.
“Stavo pensando che prima o poi dovrò
farti assaggiare le frittelle di mia nonna. Nessuno in città le sa
fare come lei, dicono tutti che le sue sono le migliori. Magari
potresti venire a trovarmi e potremmo mangiarle insieme, una sera.”
“Frittelle per cena?”
Ruby inspirò, vedendo solo in quel
momento il difetto nel suo brillante piano per far promettere a Mulan
di rivedersi anche quando non ci sarebbe stata più nessuna battaglia
contro Malefica. Senza sapere bene cosa dire, rise, smettendo di
trattenere il respiro.
“Frittelle per cena.”
Mulan la guardò negli occhi ancora per
qualche secondo. Poi distolse lo sguardo, prendendo un sorso del
caffè che le era stato offerto.
“Mi farebbe piacere.”
Biancaneve stava preparando del tè
caldo ed Henry e David erano seduti sul divano, quando qualcuno bussò
alla porta.
“Vado io” li informò Emma, sapendo
che Regina li avrebbe raggiunti quella mattina e sperando che si
trattasse di lei.
Non rimase delusa, vedendo di fatto la
mora sul pianerottolo.
“Buongiorno, Emma.”
La bionda le sorrise, facendo un passo
nella sua direzione e baciandola sulla guancia.
Regina chiuse gli occhi, lasciandosi
cullare dalla serenità di quel momento.
“Grazie” mormorò quando Emma si
allontanò. “Per ieri sera. È stato perfetto.”
“Per merito tuo” sussurrò Emma,
facendole cenno di entrare.
“Mamma” la salutò immediatamente
Henry, andandole incontro per abbracciarla appena vide che era lei
alla porta.
“Ciao, piccolo principe” lo salutò
baciandolo sulla fronte.
“Come ti senti?”
“Meglio” disse, sorridendogli.
Parlarono per qualche minuto, finché
Henry si congedò per andare nella sua camera al piano superiore e
Regina ed Emma si sedettero in cucina insieme a Bianca e David.
“Sei ancora sicura che sia una buona
idea?” chiese lui a bassa voce.
“L'unica che abbiamo” constatò
Regina.
Bianca aggiornò Regina sul fatto che
Ruby e Mulan stavano tenendo d'occhio Aurora, li avrebbero avvertiti
se fosse successo qualcosa, ma era rimasto tutto calmo da quando
Regina era ritornata a casa.
Così fecero del loro meglio per
parlare d'altro, Regina chiamò Henry, desiderosa di trascorrere con
lui quell'ultimo giorno.
Regina e Bianca cucinarono insieme,
mentre Emma ed Henry tentarono di insegnare a David come si giocava
ai videogame, con scarsi risultati.
La giornata trascorse tranquillamente,
con la pace tipica dei momenti che precedono le tempeste. E Regina
pensò che fosse assurdo, che quel giorno avessero parlato così
tanto senza dirsi niente, mentre lei ed Emma la sera prima avevano
usato così poche parole per dirsi tutto ciò che era necessario.
Tra lei ed Emma funzionava così, in
quel periodo.
Bastavano poche frasi e tutto il mondo
attorno spariva.
“Quindi, domani” mormorò Emma.
Li aveva riaccompagnati alla villa,
Henry era aveva già dato la buonanotte, salendo al piano superiore e
lasciandole sole.
“Domani” ripeté Regina.
Passarono diversi momenti in silenzio.
Senza dire niente si avvicinarono l'una
all'altra, baciandosi come non avevano mai fatto prima, come se
stessero cercando di racchiudere in un bacio tutto ciò che provavano
in quel momento, come se fossero convinte che quella fosse la loro
ultima occasione per farlo.
“Rimani, stanotte” mormorò Regina,
il respiro affannato, dopo diversi minuti.
“Regina.”
“Emma, rimani. Ci sono due camere
degli ospiti, se sei più a tuo agio, oppure puoi dormire affianco a
me, ma non in quel senso. Dormo meglio quando so che sei al sicuro. È
vero che sono più tranquilla quando sei dove posso vederti.”
La bionda sorrise appena, ricordando la
conversazione che avevano avuto quando Regina l'aveva mandata via dal
bosco e verso il suo stesso ufficio, perché voleva affrontare
Malefica da sola, senza che Emma rischiasse di essere ferita.
La baciò di nuovo, con passione,
avvolgendola dolcemente tra le proprie braccia.
“Dormirò affianco a te allora, dove
posso vederti. Dormo meglio anche io quando so che tu sei al sicuro.”
Regina la prese per mano, intrecciando
le loro dita e conducendola al piano superiore, dentro la propria
camera da letto.
Sotto suggerimento di Regina, Emma
chiuse gli occhi, evocando il proprio pigiama. Quando li riaprì
aveva addosso dei pantaloncini sportivi ed una maglia a maniche
corte. Non era minimamente paragonabile al pigiama di seta di Regina.
Arrossì per la consapevolezza di non
essere davvero neanche lontanamente all'altezza della donna che le
stava davanti.
Ma dallo sguardo negli occhi di Regina,
lei non la pensava allo stesso modo. Non vi lesse altro che pura
adorazione.
Era un momento così intimo che quasi
spaventò a morte entrambe.
Ma poi Regina prese il viso di Emma tra
le proprie mani, baciandola con tutta la dolcezza di cui era capace.
Ed Emma capì che non aveva senso avere paura, perché quella era la
cosa migliore che le fosse mai successa, forse raggiunta soltanto da
Henry.
Si sdraiarono sotto le coperte, ma
continuarono a guardarsi negli occhi anche al buio, stese così
vicine che i loro nasi si sfioravano, in completa ammirazione l'una
dell'altra.
Regina sfiorò la guancia di Emma
delicatamente, avvicinandosi per baciarla ancora una volta a fior di
labbra.
Non le era rimasto molto da dire, non
voleva parlare del più e del meno come avevano fatto con i
Charming's per tutto il giorno. Se doveva parlare, voleva che fosse
qualcosa di significativo. Quindi disse l'unica cosa importante che
le era rimasta da dire.
“Ti amo. Ricordalo. Qualsiasi cosa
succeda domani, portalo sempre nel tuo cuore.”
Emma corrugò la fronte, ma quando
Regina la baciò ancora una volta, capì che protestare o cercare di
tranquillizzarla non avrebbe aiutato.
Così anche lei decise di dire l'unica
cosa importante.
“Ti amo anche io, Regina.”
Fatemi sapere la vostra opinione su questo capitolo. In tutto
dovrebbero essere 14 capitoli, ma l'ultimo potrebbe essere più una
sorta di epilogo, non sarà molto lungo.
Grazie a tutte e alla prossima!
|
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Capitolo 11 *** Love Will Have Its Sacrifices ***
Titolo: questo titolo si ispira
alla sigla di una webseries disponibile su youtube, "Carmilla", tratta
da un romanzo di Sheridan Le Fanu che vi consiglio assolutamente di
vedere.
Buona lettura!
Love Will Have Its Sacrifices
L'unico rumore nella piazza, quel pomeriggio, era quello prodotto
dai tacchi di Regina che premevano ripetutamente contro l'asfalto.
Avevano detto a tutta la città di stare il più lontano possibile
dalla via principale della città, perché Regina era tornata ad
essere nuovamente cattiva ed imprevedibile ed avrebbe affrontato
Malefica da sola.
Ovviamente, non le avrebbero mai e poi mai lasciato fare una cosa
del genere. Emma, Mulan, David e Bianca erano ognuno in un
nascondiglio diverso attorno alla piazza, tutti pronti ad intervenire
alla prima occasione.
“Andrà tutto bene” mormorò Regina alla ragazza al suo
fianco.
“Lo so. Mi sono offerta volontaria io, Regina.”
Regina deglutì con difficoltà, poi inspirando la guardò con
l'espressione più dura di cui fu capace, i suoi occhi distanti.
Quello era il modo in cui iniziava.
Regina postò una mano contro la propria gola, amplificando la
propria voce perché potesse essere udita in ogni angolo di
Storybrooke.
“Malefica” il suo tono era duro e calmo. “Sono stufa di
aspettare, come sai non ho mai avuto molta pazienza. Quindi ho deciso
di smettere di attendere e tornare al mio vecchio stile e darti un
ultimatum. Puoi venire ad affrontarmi adesso, oppure non farlo mai
più. Ti serve un cuore redento, giusto? Il mio lo sarà ancora per
poco.”
Un brivido scese lungo la schiena di Ruby.
Anche Bianca lo vide, ovviamente, perfino David lo percepì.
Quella era la voce della regina cattiva.
“Hai dieci secondi per farti vedere, mia cara. Terminati i quali
inizierò ad uccidere l'unica persona abbastanza stupida da essere
rimasta quando tutti gli altri sono fuggiti e continuerò con
chiunque mi si porrà davanti finché il mio cuore non sarà di nuovo
nero e corrotto.”
La sua voce riecheggiò per ogni strada, dentro ogni casa, ogni
nave ormeggiata al porto, ogni tunnel della miniera, in ogni angolo
del bosco.
“Se vuoi un Cuore Redento, questa è la tua ultima occasione per
prendertene uno.”
Ruby deglutì, sentendo la mano sinistra di Regina, quella che non
era contro la sua gola, spostarsi sul dietro del suo collo.
“Dieci”
iniziò a contare. “Nove” spinse Ruby davanti a sé mancando di
grazia “otto” con un gesto secco la fece cadere in ginocchio.
“Sette” girandole attorno le si posizionò di fronte. “Sei” i
loro occhi si incontrarono.
Gli occhi di Regina le dissero tutto quello che doveva sapere.
Quasi sorrise, ma per fortuna riuscì a trattenersi e continuare a
recitare. Dentro non vi lesse rabbia, vendetta o paura. Regina la
stava guardando con una complicità velata di tristezza.
Ruby non aveva paura.
Sapeva che quella era l'unica soluzione. Era la cosa giusta da
fare.
“Cinque” disse ancora più forte, senza rompere il contatto
visivo. “Quattro” si voltò nuovamente in avanti, sperando di
veder comparire Malefica. “Tre” sapevano tutti che non avrebbe
funzionato, in fondo. “Due” disse, dopo essersi tolta la mano da
davanti la gola, in modo che solo Ruby e gli altri fossero in grado
di sentire. “Uno.”
Quando non successe niente un lampo rabbioso attraversò gli occhi
di Regina. Usò nuovamente la magia per amplificare la propria voce.
“Come preferisci” la sua voce tuonò, fredda e senza
sentimento.
Si voltò nuovamente verso Ruby, abbassandosi per guardarla dritto
negli occhi. Appoggiò la mano sinistra sulla sua spalla, tenendola
ferma in posizione.
Era pronta a passare al loro piano di riserva.
“Ma avrai un esemplare unico di creatura magica sulla coscienza”
disse nuovamente. “Il cuore del piccolo lupo lo porto con me.”
Togliendosi di nuovo la mano dalla gola la affondò dentro il
petto di Ruby.
Gli occhi della ragazza si ingrandirono a causa della strana
sensazione. Trattenne il fiato.
Guardò in basso in tempo per vedere la mano di Regina che si
ritraeva stringendo saldamente un cuore.
“Regina!” urlò Emma, uscendo dal proprio nascondiglio e
correndo verso di lei. “Non devi arrivare a tanto, possiamo trovare
un altro modo. Regina, ti prego. Non farlo.”
Lei stava ancora guardando Ruby negli occhi.
La ragazza allora annuì impercettibilmente, un gesto che nessuno
eccetto Regina era abbastanza vicino per vedere.
Ruby era pronta.
“Non c'è altro modo” disse ad alta voce, voltandosi verso
Emma.
“Se distruggi il cuore di Ruby, Malefica avrà vinto.”
“Non c'è altro modo” urlò di nuovo.
“Tu eri d'accordo con lei” il tono rabbioso ed accusatorio di
Emma era rivolto a Ruby. “Potevamo trovare un altro modo, invece
avete deciso di fare di testa vostra, eravamo d'accordo di non
arrivare a tanto.”
“Mi dispiace, Emma” fu l'unica risposta di Ruby.
La mano di Regina che non stava stringendo il suo cuore prese il
suo volto gentilmente, alzandole il mento con delicatezza.
Macchiare nuovamente il cuore redento di Regina era la soluzione
più veloce per vanificare ogni sforzo di Malefica. Lo sapevano
tutti, Regina per prima. Era stata Ruby a proporre quel piano ed
offrirsi volontaria per attuarlo.
Si guardarono negli occhi per un lungo istante.
“L'amore avrà i suoi sacrifici” disse Ruby.
Ed in quel momento non erano la regina cattiva ed il lupo mannaro
a dirsi addio. Erano solo Regina e Ruby. Erano solo due amiche, che
si salutavano per l'ultima volta.
La mano di Regina si strinse forte attorno al cuore, gli occhi di
Ruby girarono all'indietro, mentre cadeva a terra.
“No!” l'urlo di Emma squarciò il silenzio.
Le dita di Regina rilasciarono lentamente la polvere che stava
stringendo.
Poi il suo viso si alzò ed ebbe la certezza che non fossero più
sole, in quella piazza.
Si voltò lentamente, fissando la donna alle proprie spalle.
“Malefica. Sei in ritardo.”
Emma si spostò lentamente lontano da Regina.
“Beh, mia cara, ero più che sicura che fosse un bluff. Non mi
aspettavo di certo la morte della bella ragazzina.”
Mentre le due erano prese nella loro gara di occhiatacce, Malefica
non si accorse che Emma si era smaterializzata dal punto in cui era
per riapparire alle sue spalle.
Appena lo fece, sia lei che Regina alzarono le mani. Una luce,
come una scossa elettrica, passò nell'aria sopra di loro, formando
una sorta di cupola.
“Una trappola” osservò Malefica. “Che fantasia, mie care.”
“Non puoi lasciare la piazza, Malefica. Questa storia finisce
oggi, finisce qui” le disse Regina con decisione.
“Devo ammetterlo, Regina. Non pensavo che avresti davvero ucciso
la ragazzina solo per portarmi dove mi volevi.”
“Sei stata tu
a ricordarmi chi sono davvero, Malefica. Quanto facilmente ho ucciso
in passato, quando facilmente potrei farlo di nuovo.”
Emma si trasportò accanto al corpo di Ruby, alle spalle di
Regina.
“Beh, mia cara, decisamente un bel cambiamento dall'ultima volta
che ci siamo viste qualche giorno fa.”
“Il fatto che farlo sia facile, non implica che lo farò di
nuovo” chiarì Regina. “Devo credere che il bene, come il male,
non è in noi dalla nascita. Siamo ciò che scegliamo di essere. Ed
io voglio essere buona.”
Emma si piegò, prendendo una mano di Ruby e stringendola appena.
Lei aprì gli occhi, lasciando che Emma la aiutasse a rialzarsi.
“Era ora, perché l'asfalto non è affatto comodo e la schiena
iniziava a farmi male.”
L'espressione di Malefica era impagabile.
“Non è possibile” mormorò rabbiosamente.
“Al contrario, mia cara. È incredibile che tu abbia creduto che
avrei ucciso una persona a cui tengo solo per attirarti in una
trappola.”
“Ma, come è possibile?” domandò lei, cercando di capire.
“Un cuore finto” spiegò semplicemente Emma.
“Ma glielo ha estratto dal petto!”
“No, affatto” la contraddisse Regina. “Ho soltanto messo una
mano dentro il suo petto, tirandola fuori qualche secondo dopo vuota,
per poi evocare un cuore finto abbastanza velocemente perché tu non
te ne accorgessi. Da ovunque stessi osservando la scena, eravamo
abbastanza sicure che ti saresti tenuta a distanza il tempo
necessario per non notare la frazione di secondo in cui la mia mano è
rimasta vuota. Tutto quello che Ruby ha dovuto fare è stato far
finta di svenire al momento giusto. Sei stata imbrogliata da un cuore
di cartapesta, cara.”
L'espressione di Malefica divenne ancora più rabbiosa quando capì
quanto stupidamente era stata raggirata.
“Non è un problema” disse infine. “Rimedierò subito alla
menzogna che avete usato per condurmi qui, rendendola reale.”
La sua mano sinistra si sollevò in aria, stringendo la gola di
Ruby e sollevandola qualche centimetro da terra.
“Ci penserò io ad uccidere la ragazzina al posto tuo, regina
caduta.”
Neanche fece in tempo a finire la frase che una freccia tagliò
l'aria sfiorando il suo braccio prima di superarla.
La ferita che le fu inflitta era molto superficiale, ma la spinse
comunque a ritrarre la mano e lasciar andare Ruby.
“Vedo che non siete venute sole. Che meraviglia. Più vittime
tra cui scegliere” mormorò con voce carica di risentimento,
puntando il proprio bastone nel punto da cui era partita la freccia,
muovendolo poi verso l'alto.
Una seconda freccia venne scoccata da Mulan mentre il suo corpo
era sollevato in aria.
Malefica la evitò, spostando bruscamente il bastone verso il
basso e verso sinistra.
Mulan venne scagliata verso il centro della piazza, atterrando a
qualche metro da Regina. Ruby le corse subito incontro per
controllare le sue ferite ed aiutarla a rialzarsi.
Non era molto brava con l'arco, era stata imprecisa e lo sapeva.
Ma sapeva anche che David non ne aveva uno e che Bianca non si
sarebbe rivelata così presto.
“Bene, bene, bene” disse lentamente Malefica, con una risata
che aveva una nota che fece rabbrividire le sue avversarie. “Prima
di iniziare, lasciate che dice soltanto una cosa. Ti credevo più
intelligente, Regina. Quando Cora diceva di non portare il tuo cuore
in battaglia, non intendeva soltanto letteralmente, sai? Intendeva
anche questo” rise di nuovo. “Portare in battaglia la propria
metà è un errore da principianti. Dentro cosa sono incappata, una
trappola o un doppio appuntamento?”
Le mani di Regina si strinsero a pugno, ma non rispose.
“Indipendentemente da come finirà questa battaglia, se c'è una
cosa che posso predirre con certezza è che il lupo aveva ragione.”
Emma fece un passo avanti, pronta a mettere fine alla voglia di
parlare che aveva la donna quel giorno.
“L'amore avrà i suoi sacrifici” concluse Malefica.
Sollevò nuovamente la mano sinistra, scagliando bruscamente Emma
a terra, a qualche metro dalle altre.
Regina sollevò entrambe le mani mentre Mulan sguainava la spada.
Un lampo di luce bianca si irradiò dalle mani di Regina, ma venne
assorbito dalla sfera sul bastone di Malefica non appena lei se lo
portò davanti.
Aveva fatto qualche piccola modifica, apparentemente.
“Ricordi, Regina? Usare la magia non funzionerà, farà
stringere le corde ancora di più” sorrise sadicamente, guardando
l'espressione di Regina vacillare alla menzione dei suoi giorni di
prigionia e tortura. “Ho ampliato il meccanismo anche alla magia
bianca e ho incantato il bastone. Assorbe la magia, mia cara.”
Regina serrò la mascella.
Non potevano più intrappolarla con la magia, né ferirla con
essa, né evitare uno scontro diretto, a quel punto.
Significava che avevano soltanto due opzioni: toglierle il bastone
o ucciderla a mani nude.
Regina sospirò, cercando di temporeggiare per dare modo ad Emma
di rialzarsi.
“Non devi per forza scegliere questo cammino, Malefica. Puoi
ancora tornare indietro, smettere di cercare vendetta. Niente ti
ridarà il tuo amato.”
“Ma io non voglio riaverlo, infatti” sbottò la strega. “Il
punto di tutto questo non era mai stato riaverlo indietro, ricordi? È
smettere di amarlo ed iniziare ad odiarlo. E fare in modo che la
stessa cosa succeda anche a voi.”
La sua mano sinistra si strinse sulla gola di Regina, togliendole
l'aria.
Emma si gettò in avanti, sguainando la spada che suo padre le
aveva saggiamente consigliato di portare.
Malefica, senza neanche lasciare che si avvicinasse, iniziò la
propria trasformazione in drago.
Quello però la costrinse a lasciar andare Regina e il proprio
bastone. La mora ne approfittò immediatamente.
“Pensavi che fossi venuta impreparata, mia cara?”
Con un gesto della mano bloccò il drago a fauci spalancate,
pronto a lanciare la prima ondata di fuoco su di loro. Non avrebbe
potuto tenerla bloccata a lungo, ma il tempismo era perfetto.
Estrasse la pozione che aveva preparato insieme ad Emma e con un
gesto della mano la lanciò con l'aiuto della magia dentro la bocca
del drago, aspettando che finisse nel suo stomaco, prima di
sbloccarlo.
Lentamente Malefica tornò alla sua forma umana, senza essere
riuscita neanche a lanciare il primo attacco.
Era la stessa pozione che aveva usato David molti anni prima, il
drago le era stato di nuovo portato via.
Riprese immediatamente possesso del proprio bastone.
“Lo devo ammettere, Regina, ti credevo più arrugginita.”
“Non posso dire lo stesso di te” ritorse la mora.
Adirata a causa delle sue parole, il bersaglio successivo fu
ovviamente la persona a cui Regina teneva di più.
Emma fu sollevata a mezz'aria e poi scagliata verso l'asfalto, una
mano la tenne incollata a terra, mentre il bastone si mosse nella sua
direzione.
“Temo che la tua innocente metà non sappia come tenersi la
magia stretta bene quanto te o il tuo lupo, cara.”
Una luce dorata iniziò a sollevarsi dal torace di Emma.
Regina scagliò attacco dopo attacco, ma vennero assorbiti dal
bastone di Malefica.
Scagliò allora del fuoco e delle frecce, ma Malefica usò la mano
sinistra per spegnere il fuoco con l'acqua e per deviare le frecce.
Poi tornò ad usarla per tenere ferma la bionda contro l'asfalto.
Non vide arrivare la freccia alla sua sinistra, però, che le
sfiorò una guancia, lasciandole il viso sanguinante e costringendola
a lasciar andare il bastone e portarsi entrambe le mani contro il
volto a causa del dolore.
Regina corse verso Emma, assicurandosi che avesse ancora la sua
magia ed aiutandola a rialzarsi mentre Malefica si ricomponeva.
Una seconda freccia la raggiunse, lei si spostò appena in tempo
perché le portasse via soltanto una ciocca di capelli invece
dell'occhio sinistro.
Scagliando una terza freccia, che si conficco in mezzo alla coscia
destra della donna, Biancaneve uscì dal proprio nascondiglio.
“Non ti azzardare mai più a provare a fare del male a mia
figlia.”
L'urlò atroce di Malefica fu abbastanza da far indietreggiare
tutti i presenti per un momento. Con una mano tremante spezzò la
punta della freccia, estraendola poi dalla propria gamba.
Il dolore non la fermò, il sangue che stava perdendo neanche la
distrasse per più di qualche momento. Tornò subito all'attacco.
La sua magia si diresse verso Biancaneve, ma non la colpì mai.
David si mise nella traiettoria del suo attacco, venne scagliato
di lato. Sua moglie corse al suo fianco, aiutandolo a rialzarsi.
“Più un triplo appuntamento, quindi.”
Nessuno fece caso alla battuta di Malefica, tranne Regina.
“So bene quanto sia doloroso per te essere sempre la terza
incomodo. O, in questo caso, direi la settima.”
Contemporaneamente alzarono le mani, Malefica le scagliò contro
dei corvi, che Regina fu pronta ad incenerire con il fuoco.
David e Mulan le si gettarono contro con le spade, ma lei li
scagliò di lato, respingendo i loro attacchi.
Un'altra freccia lanciata da Bianca si conficcò nel suo braccio
sinistro.
Dopo un solo istante di muto e dilaniante dolore, si estrasse
anche quella freccia, riducendo con la magia l'arco di Bianca in
polvere, in modo da renderla innocua.
Mulan, pensando velocemente le lanciò il suo, ma Malefica vi
lanciò contro del fuoco, per incenerire anche quello.
“Pensavo che il fuoco fosse una mia prerogativa” intervenne
Regina.
“Ogni tanto è bello camminare nelle tue scarpe, regina
caduta.”
“Oh, credimi cara, camminare su questi tacchi non è
facile come sembra, richiede un'eleganza ed una compostezza che tu
non potresti mai raggiungere.”
Senza ulteriore indugio Regina
lanciò nella sua direzione un incantesimo per bloccarla, che fu però
assorbito dalla sfera sul suo bastone.
Emma fece lo stesso, pensando che in due forse potevano superare
quella difesa, ma non servì a nulla.
Malefica si voltò verso la donna che le aveva inflitto le due
ferite più gravi che aveva in quel momento. Muovendo una mano,
l'attirò verso di sé, fino a fare in modo che le si inginocchiasse
davanti.
David corse verso di lei, ma con un semplice gesto Malefica lo
rispedì all'indietro.
Regina sapeva che uccidendo Bianca sarebbero morti entrambi.
C'erano degli svantaggi, nel condividere un cuore.
L'amore davvero richiede i suoi sacrifici, Regina lo sapeva fin
troppo bene.
Chiudendo gli occhi e raccogliendo tutta la forza che possedeva,
proprio mentre Malefica sollevò una mano, pronta ad infierire un
colpo mortale, le mani di Regina si mossero velocemente in avanti,
una barriera di magia bianca spedì Malefica diversi passi indietro.
Smaterializzò Bianca, facendola ricomparire alle proprie spalle,
al sicuro. David le corse immediatamente accanto.
“C'è una cosa che non hai valutato quando hai deciso di
portarti così tanto aiuto, Regina” la informò Malefica con un
sorriso che poteva essere descritto soltanto come sadico. “Le
persone innocenti che sono qui, corrono il rischio di morire per mano
mia, oggi. Più ce ne sono, più è alta la vostra possibilità di
vittoria, più è alto il rischio che uno di loro ci rimetta la
propria vita, mia cara regina caduta.”
“Come se io non li avessi avvertiti.”
“Beh, dovevi avvertirli con più decisione. Perché qualcuno
oggi si sacrificherà.”
Emma, che non era molto per combattere con le parole, decise di
passare ai fatti, afferrando la mano di Regina.
“Adesso” mormorò.
Entrambe sollevarono la mano che non era intrecciata con quella
dell'altra.
Le loro magie si confusero, divennero una soltanto, si
abbracciarono e raggiunsero il bastone di Malefica, scagliandolo
lontano decine di metri da dove si trovava lei.
Lei le guardò a dir poco sbalordita. Per un attimo, niente si
mosse. Poi, velocemente, cercò di riafferrare il bastone con la
magia, ma Regina fu ancora più svelta, paralizzandolo a mezz'aria,
spezzandolo in due e facendolo cadere rovinosamente a terra.
L'unica parte intatta era la sfera, che rotolò in avanti,
fermandosi sulla sinistra della piazza in cui si trovavano.
“Arrenditi, Malefica. È l'ultima possibilità che hai di
rinunciare senza che vi siano conseguenze per quello che hai tentato
di fare” le disse Emma. “Arrenditi adesso e ti sarà garantito
quello che è stato concesso a tutti, in questa città. Una seconda
occasione.”
Per diversi istanti, la strega non parlò.
Fece qualche passo lento nella loro direzione.
Tutti loro erano completamente in allerta.
“Mai” fu l'unica parola che mormorò, prima di sferrare il suo
ultimo attacco.
Alzando una mano, fece volare Emma indietro di qualche metro.
Regina, abbandonando per un istante la propria razionalità, corse
verso di lei.
Fu allora che successe.
Troppo in fretta perché qualcuno potesse impedirlo.
Malefica, fece una sorta di magia su di Ruby, facendola
trasformare in pieno giorno nella sua forma di lupo.
Lo sguardo di Regina scattò verso l'alto e riconobbe subito quel
tipo di incantesimo: stava tentando di strapparle di nuovo la magia
per potersi ritrasformare in drago.
Ma non aveva alcun senso.
Anche se ci fosse riuscita, la conversione di quel tipo di magia
da quella di lupo a quella di drago richiedeva ore, forse giorni.
Come aveva intenzione di temporeggiare per giorni?
Erano lì, senza poter fuggire.
Non c'era modo per lei di usare quella magia.
Ma, ovviamente, l'unica a saperlo era Regina.
Fu per quello che Mulan reagì immediatamente, impugnando la
propria spada come una lancia e scagliandola contro la strega,
pensando di non avere neanche il tempo di avvicinarsi abbastanza da
affrontarla in duello.
Malefica lasciò andare Ruby, bloccando la spada in aria e
girandola di centottanta gradi, rispedendola indietro al mittente.
Non appena la magia di Malefica non fu più su di lei, Ruby tornò
alla forma umana. Giusto in tempo per vedere Mulan essere colpita al
fianco sinistro dalla sua stessa spada ed accasciarsi a terra.
“No!” urlò, precipitandosi al suo fianco.
“Sei stata tu a dirlo” le ricordò Malefica, ridendo. “L'amore
avrà i suoi sacrifici” mormorò. “Io non devo far altro che
scegliere quale amore.”
Mosse la mano contro Bianca, una scossa elettrica percorse il suo
intero corpo e David a sua volta sguainò la spada.
Ma Regina non lo avrebbe permesso.
La vista di Malefica fu abbuiata da una cortina di fumo viola
quando Regina le si materializzò a meno di un metro.
“Adesso basta” le disse soltanto, immobilizzandola con la
magia. “Non farai più male a nessuno, adesso basta” le si
avvicinò lentamente, appoggiando una mano sulla sua spalla e
guardandola tristemente.
L'altra mano di Regina si alzò, pronta ad afferrare il suo cuore.
“Addio, vecchia amica” la salutò.
Stava per affondare la mano dentro il suo petto, quando sentì
qualcosa trattenerla. Come era successo sull'Isola che non c'è, Emma
le stava impedendo di afferrare il suo cuore.
Scosse lentamente la testa.
“L'ultima volta, l'hai fatto tu perché non volevi che il mio
cuore si macchiasse. È giunto il momento che io ti restituisca quel
favore.”
“Assolutamente no. Non te lo permetterò Emma. Il mio cuore non
sarà mai più puro, ma il tuo lo è ancora.”
“Mi dispiace Regina” mormorò piano, prendendo alla sprovvista
tutti e bloccandola con la propria magia. “Hai sofferto così tanto
per la tue redenzione. Questa donna ti ha strappato via quel momento
con una facilità disarmante. Non le permetterò di strapparti via
anche la redenzione stessa. Se qualcuno deve ucciderla, lo farò io.”
“Emma, c'è un altro modo” le ricordò Bianca. “C'è sempre
un altro modo.”
Ma Emma scosse la testa, sapendo che anche se ci fosse stato, non
avevano il tempo di trovarlo. Dovevano liberarsi di lei e guarire
Mulan prima che morisse. Non c'era più tempo di fare niente ormai,
se non quello.
Nessuno aveva notato David avvicinarsi a loro e posizionarsi
dietro Malefica.
“Libera Regina, Emma” ordinò.
Lo sguardo confuso di sua figlia si spostò su di lui.
“Andate a curare Mulan.”
“David, che cosa stai facendo?”
Lui sollevò la spada.
“Io e tua madre condividiamo un solo cuore. Ed è già
macchiato. Faccio quello che dovrebbe fare ogni genitore, Emma.
Quello che avrei dovuto fare moltissimo tempo fa nella Foresta
Incantata invece di accettare di mandarti da sola in un altro mondo.
Ti proteggo. Faccio ciò che farebbe ogni padre” ripeté. “Proteggo
l'innocenza di mia figlia.”
Quando la spada di David attraverso la schiena di Malefica fino a
fuoriuscire dal suo petto, l'incantesimo che la immobilizzava si
infranse.
Cercò di dimenarsi, di afferrare David o di smuovere la lama che
la trafiggeva.
Ma ormai era troppo sofferente e indebolita per usare la magia. E
a mani nude non aveva possibilità contro suo padre.
Cadde in ginocchio, David continuò a tenerla ferma.
“Vai, Emma” le disse. I suoi occhi non avevano mai lasciato
quelli della figlia, neanche per un istante. “Salvatela.”
Emma scacciò le lacrime dai propri occhi, sbloccando Regina.
Quello era il modo in cui finiva.
Dopo soltanto qualche istante di indecisione corsero verso Ruby e
Mulan, ma una voce alle loro spalle le distrasse.
“Addio, vecchia rivale” disse rivolgendosi a Regina,
distorcendo il ricordo del loro rapporto, guardandolo in chiave
opposta a quella che aveva usato lei per dirle addio poco prima,
scegliendo di vederne solo il marcio. “Questo è il mio ultimo
regalo per te.”
Correndo verso Mulan si erano inavvertitamente avvicinate alla
sfera del bastone di Malefica, che ora si trovava solo a qualche
metro da loro due.
La strega mosse una mano, attivandola in qualche modo.
Un vortice di luce, prima minuscolo, poi sempre più grande, si
irradiò da dentro la sfera, rompendola ed espandendosi sempre di
più.
Era molto simile al vortice del tempo di Zelena, notò Emma.
Sembrava un portale, di quelli che possono trasportare in mondi
diversi.
Eppure era diverso da qualsiasi altro portale entrambe avessero
mai visto.
“Avete continuato a lanciarmi contro tutti quegli incantesimi e
la sfera ha continuato ad assorbire la vostra potentissima magia, ma
non vi siete mai chieste dove andasse a finire” gli fece notare,
parlando ormai con fatica.
Regina era quella delle due più vicina al portale.
Emma capì immediatamente cosa avrebbe fatto.
“Il mio ultimo regalo è un mondo in cui tutte le tue più
grandi paure sono realtà, Regina. In cui l'infelicità ti attende ed
in cui non avrai via di scampo dall'odio che tutti provano per te. Un
mondo in cui sarai il più lontana possibile dal tuo lieto fine.”
Le sue parole furono solo di sottofondo.
Emma e Regina continuarono a guardarsi negli occhi.
“Non azzardarti.”
Regina sospirò, sapendo che non poteva fare altrimenti.
“Prenditi cura di Henry per tutte e due.”
Emma scosse la testa, afferrando il braccio di Regina.
“Ha bisogno di sua madre” insistette la mora.
“Tu sei sua madre” disse con decisione Emma.
“Oh, Emma” Regina rise piano, scuotendo lentamente la testa.
“Avrei pagato per sentirtelo dire cinque anni fa.”
“Non eravamo pronte a stare insieme, cinque anni fa” le
ricordò Emma. “Ma lo siamo adesso, Regina.”
“Ma adesso che siamo pronte, non è più tempo per me e te di
stare insieme” le disse, accarezzandole lentamente una guancia.
“Una di noi deve rimanere.”
Appoggiò la mano su quella che Emma aveva sul suo braccio,
tentando di farle mollare la presa, ma Emma si rifiutò.
Rafforzò ancora di più la stretta.
“Siamo migliori insieme. O rimaniamo entrambe, o andiamo
entrambe.”
“Emma, il portale si ingigantirà sempre di più. O saltiamo
dentro, o potrebbe finirci tutta la città. Se è davvero terribile
quanto dice Malefica” sospirò, scuotendo la testa. “Non voglio
che le persone a cui vogliamo bene corrano questo rischio. Rimani,
amore mio. Proteggi questa città come hai sempre fatto.”
Emma sapeva che con loro entrambe in un'altra realtà un pericolo
a Storybrooke avrebbe significato quasi sicuramente la caduta della
città in mano al cattivo di turno, ma far andare Regina in quella
realtà da sola sarebbe stata la fine di Emma.
Non poteva vivere senza Regina.
“L'amore avrà i suoi sacrifici” ripeté Emma, comprendendone
finalmente il significato.
Poteva scegliere se rimanere con i suoi genitori ed Henry o se
compiere un atto di fede ed andare con Regina.
Il suo sacrificio sarebbe stato rinunciare ai suoi genitori e a
suo figlio.
Ma del resto, aveva vissuto senza i propri genitori per ventotto
anni, poteva farlo di nuovo finché non fossero riuscite a tornare
indietro.
Ma Henry?
Guardò verso sua madre.
“Dovete prendervi cura di lui” urlò. “Qui ci siete voi e
potete prendervi cura di lui. Ma qualcuno deve prendersi cura di
Regina. Non può andare da sola. Siamo una famiglia. Significa che
nessuno rimane da solo.”
Bianca annuì.
“Ruby, appena noi saremo nel vortice sarete liberi di uscire
dalla piazza. Dovete correre da Whale e fare in modo che lui la
guarisca nel modo tradizionale, senza magia. Se siete disperati, ma
solo se non c'è altro modo, andate da Gold. Ditegli che una volta
tornate pagherò qualsiasi prezzo per la vita di Mulan. Qualsiasi.”
Ruby deglutì, tenendo per sé il dubbio che avrebbero potuto
farcela.
Si voltò nuovamente verso la mora.
“Tu sei il mio Vero Amore, Regina” sussurrò. “Se devo
sacrificare tutto il resto per poter stare con te, allora così sia.
Sono pronta a pagare qualsiasi prezzo.”
Regina guardò verso il portale.
Non c'era più tempo per discutere.
“Dobbiamo chiuderlo dietro di noi, Emma” mormorò. “Non
torneremo. Salvare Storybrooke, questa volta, significa non tornare a
casa.”
“Io e te lo sappiamo, Regina. Loro devono continuare ad avere
speranza” le disse. “È quello che permette loro di andare avanti
ogni volta più forti di prima. Non possiamo dire loro che andiamo
per non tornare mai più indietro.”
Regina inspirò, sapendo che la bionda aveva ragione.
Parlò poi a voce alta, verso Bianca.
“Saluta Henry per noi. E digli” guardò Emma negli occhi,
entrambe sull'orlo delle lacrime, entrambe sconfitte. “Digli che
torneremo a casa presto. Che lo abbracceremo di nuovo molto presto.”
L'amore ha i suoi sacrifici.
Certe volte piccoli.
Altre volte, enormi.
“L'unico modo per salvarlo è rinunciare a lui. Di nuovo”
mormorò Regina.
Emma annuì, deglutendo e tendendo una mano nella direzione della
mora.
“Stavolta io sarò al tuo fianco, almeno.”
Senza esitare, la mora afferrò la mano tesa nella sua direzione.
“Ed io sarò al tuo.”
L'amore ha i suoi sacrifici.
Quello non era il modo in cui iniziava, né il modo in cui finiva.
Era solo un'altra tappa del loro difficile viaggio insieme.
Ma erano pronte a saltare. Erano pronte ad un atto di fede. Perché
avevano la certezza che, ovunque quel portale le avesse portate,
sarebbero state insieme, al fianco della persona che amavano.
Interrompendo finalmente lo sguardo intenso che si stavano
scambiando, saltarono insieme dentro il portale, mano nella mano.
Fu solo mentre stavano precipitando nel portale, che Regina iniziò
a capire il vero significato delle parole di Malefica.
Un mondo in cui tutte le tue più grandi paure sono realtà.
Riuscirono, mentre erano ancora intrappolate nel vortice, a fare
in modo che il portale si chiudesse dietro di loro.
In cui non avrai via di scampo dall'odio che tutti provano per
te.
Fu esattamente nel momento in cui atterrarono nella realtà di cui
Malefica aveva parlato, che Regina lo capì.
Un mondo in cui sarai il più lontana possibile dal tuo lieto
fine.
Stavano andando in un mondo dove la strega era riuscita a lanciare
la sua maledizione. Un mondo in cui tutti odiavano le persone che un
tempo avevano amato.
E lei vi stava precipitando dentro, mano nella mano con Emma.
L'amore avrà i suoi sacrifici.
Caddero rovinosamente a terra.
Le loro mani si erano separate durante l'impatto. Si alzarono in
piedi, lentamente. Fu allora che si guardarono negli occhi.
“Ti rendi conto di cosa hai fatto?”
Aveva parlato in poco più di un sussurro.
Rimasero immobili, continuarono a guardarsi negli occhi.
In una manciata di minuti, tutto era cambiato. Era assurdo,
ridicolo perfino, se si fermavano a pensarci.
Anche quando vincevano, riuscivano ad uscire comunque sconfitte.
Erano convinte che Malefica fosse caduta nella loro trappola, ma
in realtà erano state loro a gettarsi di loro spontanea volontà
dentro la sua.
E, semplicemente, era una trappola da cui non avevano vie
d'uscita.
“Hai rovinato tutto.”
Lo sapete, sono per la suspance! Fatemi sapere cosa ne pensate di
questo capitolo e della storia, ormai ci avviciniamo sempre di più al
finale.
Alla prossima!
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Capitolo 12 *** Misery Loves Company ***
Scusate il ritardo, buona lettura!
Misery Loves Company
“Ti rendi conto di cosa hai
fatto?”
In una manciata di minuti, tutto era
cambiato.
Anche quando vincevano, riuscivano
ad uscire comunque sconfitte.
“Hai rovinato tutto.”
Quando il portale si richiuse, nessuno
di mosse.
Bianca continuò a fissare la sfera che
ormai giaceva a terra, infranta.
David estrasse la spada dal torace di
Malefica, il suo cuore aveva già smesso di battere da diversi
secondi. Era ora di lasciarla andare.
Ruby stava premendo le mani contro la
ferita sul fianco sinistro di Mulan, erano ricoperte ormai di sangue
e gli occhi della donna sdraiata a terra stavano iniziando lentamente
a chiudersi, stava scivolando via.
Passarono solo una manciata di secondi.
Bianca cadde in ginocchio, iniziando a
piangere, David le corse accanto, abbracciandola.
Ruby sfiorò la guancia di Mulan,
guardandola negli occhi per l'ultima volta.
Erano passati solo una manciata di
secondi da quando il portale si era richiuso. E già ogni cosa era
cambiata per sempre.
Continuarono a
guardarsi, nessuna delle due sapeva cosa dire.
A malapena
continuarono a respirare, cercando di evitare ogni possibile rumore.
Per un istante,
solo per un istante, Emma pensò che se fosse rimasta ferma,
immobile, senza dire o fare niente, non sarebbe successo quello che
stava per succedere. Ma sapeva che non stava facendo altro che
ritardare l'inevitabile ed ingannando se stessa.
Regina, d'altro
canto, aveva così tante cose da dire in quel momento, che neanche
sapeva da dove iniziare.
Fu lei la prima ad
abbassare lo sguardo, cercando di capire quale era la cosa migliore
da fare.
Era di nuovo sola.
Lontana da casa,
lontana da Henry. Lontana perfino da Emma, anche se era l'unica che
era lì proprio davanti a lei.
Era sola più che
mai.
Sentì le proprie
mura alzarsi di nuovo, pronte a proteggerla da qualsiasi cosa fosse
uscita dalla bocca della donna che le stava davanti.
In qualsiasi
universo alternativo si trovassero in quel momento, una cosa era
certa: il cuore che Malefica aveva usato per l'incantesimo era il
suo.
Regina ne era
immune.
Il suo cuore non
mentiva, amava Henry proprio come aveva sempre fatto, così come
amava ancora Emma.
Quindi, c'era solo
un piccolissimo problema, a quel punto. Ovvero che se le supposizioni
di Regina erano corrette ed in quel mondo l'Incantesimo dei Cuori
Impuri era riuscito, se tutti odiavano le persone che avevano amato,
allora c'erano solo due cose che potevano succedere a quel punto,
entrambe terrificanti.
Se Emma l'avesse
guardata con disprezzo e risentimento, un solo sguardo l'avrebbe
distrutta una volta per tutte. Perché significava che avrebbe
passato il resto della sua vita ad essere innamorata di qualcuno che
la odiava. Ci era già passata con Henry ed era stato dilaniante. Ma
aveva paura che con Emma sarebbe stato doloroso ad un livello ben più
insopportabile che semplicemente dilaniante.
Ma c'era un'altra
opzione.
Ed era ben più
terrificante.
Perché Emma
avrebbe potuto guardarla, senza odio, risentimento né disprezzo
negli occhi. Ed avrebbe voluto dire che, molto semplicemente, non era
mai stata innamorata di lei. Che non la odiava perché non l'aveva
mai amata davvero. Che Emma, come aveva promesso, stava cercando di
salvarla e di darle il lieto fine che meritava. Sarebbe stato così
da Emma, con quel suo bisogno compulsivo di salvare sempre chi aveva
più bisogno del suo aiuto.
E quello sarebbe
stato peggio dell'odio.
Sarebbe stato un
milione di volte più devastante.
Perché avrebbe
significato che per Emma era stato solo un gioco, solo una bugia. Che
lei in realtà non provava niente per Regina.
Qualsiasi cosa
fosse successa in quel momento, non avrebbe portato altro che
indicibile dolore dentro il suo cuore.
E allora ne ebbe la
certezza.
Quel mondo era il
posto più lontano possibile dalla sua felicità e dal suo lieto
fine.
Malefica aveva
vinto.
Con
riluttanza, sollevò gli occhi su Emma, guardandola attentamente,
studiando ogni dettaglio della sua espressione.
Vide confusione,
paura, incertezza.
“Mi dispiace”
mormorò a bassa voce, gli occhi sbarrati, non sapendo né cosa aveva
fatto, né come rimediare.
Era chiaro che non
aveva idea di cosa Regina la stesse accusando.
Non ne aveva idea.
Perché provava
esattamente ciò che provava fino a poco prima.
Emma non ne aveva
idea.
“No” mormorò
Regina, il cuore spezzato, la voce rotta, gli occhi pieni di lacrime.
“No” pregò con più decisione, portandosi le mani a coprirsi il
viso ed indietreggiando.
“Regina.”
“Come hai potuto”
urlò, scuotendo la testa.
“È perché siamo
intrappolate in questo mondo senza Henry?” domandò Emma con un
filo di voce, il suo tono chiaramente perplesso. “Sei arrabbiata
con me per questo? Perché non sono rimasta con lui?”
Regina scosse la
testa, iniziando a piangere.
Era così strano
per Emma, vederla piangere. Regina non piangeva mai, si teneva sempre
tutto dentro, preferiva affrontare da sola il dolore. Non era una
cosa che era abituata a condividere con qualcun altro.
Quindi Emma sapeva
che qualcosa di grave non andava.
“Tu non mi odi”
mormorò alla fine.
Emma fu confusa.
Scosse la testa, facendo un passo verso di lei.
“Ovviamente no,
Regina, io ti amo!”
Regina indietreggiò
di molti più passi, tenendo Emma a distanza di sicurezza.
Dopo qualche
istante si asciugò le lacrime dal viso con rabbia, inspirando a
pieni polmoni nel vano tentativo di calmarsi.
“Siamo in un
mondo” iniziò a spiegare con voce tremante “dove un incantesimo
fa in modo che tutti odino le persone che amano davvero.”
Emma iniziò a
capire dove quel discorso stava andando a finire, e non le piaceva
per niente.
“E tu, Emma, tu
non mi odi.”
“Regina-”
“Quindi non mi
hai mai amato davvero.”
“Regina.”
“Ora è un po'
tardi per fingere di odiarmi, quindi risparmiatelo. Te l'ho già
detto, Emma. Il mio lieto fine non è qualcuno che vuole salvarmi. È
qualcuno che vuole amarmi.”
“Ed io ti amo!”
le disse Emma, avvicinandosi velocemente e prendendole una mano prima
che Regina potesse indietreggiare.
Lei provò a
districarsi dalla sua presa, tirando via la mano, ma prima che
riuscisse a realizzare quello che stava succedendo si ritrovò
avvolta nelle ormai familiari braccia della donna di cui era
innamorata.
Dopo parecchi
momenti di lotta, capì che lo sceriffo era più forte di lei e che
non era quello il modo di sfuggirle.
“Lasciami
andare.”
“Mai.”
Quella singola
parola fu abbastanza per far tornare le lacrime dentro i suoi occhi.
“Regina, io ti
amo. Ti amo. Che tu ci creda o meno, questa è la verità. Io ti amo
come non ho mai amato un'altra persona in tutta la mia vita, ed
abbiamo avuto un totale di tre appuntamenti, di cui uno a pranzo, ma
non importa. Perché tu sei la mia famiglia, sei la mia casa. Non ti
perderò, non posso perderti. Sono venuta fin qui con te, non posso
perderti adesso.”
Regina continuò a cercare di liberarsi dalla
sua presa, ma i tentativi divennero sempre più flebili, finché
rimase immobile dentro le sue braccia, gli occhi chiusi con forza,
rifiutandosi di crederle, ma rifiutandosi anche di credere alle sue
stesse insinuazioni.
“Non sappiamo
neanche se davvero in questo mondo c'è quell'incantesimo o se
Malefica pensava semplicemente che saresti venuta qui da sola. Non
sappiamo se siamo nel mondo reale, nel mondo delle favole, non
sappiamo niente ancora. Io ti amo, Regina. Con tutto il mio cuore.
Stavolta devi fare un atto di fede e credermi.”
E Regina pensò a
quando Emma l'aveva guarita baciandola, due volte. Pensò a quando
l'amore per lei le aveva permesso di liberarsi da Malefica nella
caverna. Non poteva non essere reale, non essere ricambiato.
L'amore, per
Regina, era come un legame, come un filo. Se non c'è nessuno a
tenere l'altra estremità, il filo cade. L'amore cade. Ma Regina
amava Emma in un modo così immenso, l'amava nel cuore, ma anche
nelle ossa e nei muscoli e nelle terminazioni nervose, la amava nello
stesso modo in cui percepiva la magia. La amava ovunque.
Qualcosa del
genere, un legame del genere, non poteva esistere se non ricambiato.
Aprì piano gli
occhi, rilassandosi tra le braccia di Emma.
Si allontanò da
lei lentamente, il minimo indispensabile per guardarla negli occhi.
“Emma?”
Lei le sorrise
debolmente.
“Ti amo davvero”
disse per l'ennesima volta. “Qualsiasi cosa succeda, non
dimenticare mai che è la verità.”
“Mi dispiace”
si scusò, districandosi dalla presa di Emma solo per poter gettare
le braccia attorno al suo collo e stringerla a sé. “Ti amo
anch'io. Mi dispiace.”
Emma ricambiò
immediatamente l'abbraccio.
“È tutto
apposto” accarezzò lentamente la sua schiena. “Va tutto bene
adesso. Troveremo una via d'uscita, te lo prometto. Torneremo da
Henry.”
Senza esitare
neanche un secondo in più, Emma la baciò dolcemente sulle labbra,
cercando di farle capire quanto l'amasse.
Quando si
separarono, dopo parecchi istanti, si guardarono finalmente attorno.
Non erano nella foresta incantata, quello era abbastanza ovvio.
Entrambe riconobbero subito il luogo in cui si trovavano in quel
momento.
“È il punto
esatto in cui siamo entrate nel portale” osservò Emma.
“Siamo a
Storybrooke” concluse Regina per lei.
Ma non c'era
nessuno per le strade, non c'era un'anima viva da nessuna parte.
Percorsero la strada principale, ma tutti i negozi erano chiusi.
Dopo una breve
perlustrazione si diressero verso l'unico posto in cui sapevano che
sarebbero state al sicuro, almeno finché avessero deciso cosa fare
per tentare di fuggire da quella che sembrava essere una città
fantasma.
Si diressero al
bosco e da lì, dentro la cripta di Regina.
Erano convinte che
l'avrebbero trovata vuota, perché era incantata perché nessuno
tranne Regina potesse entrarvi, a meno che lei non fosse già dentro.
“Dobbiamo trovare
una via d'uscita” disse Emma, appena Regina spostò la bara ed
iniziarono a scendere le scale.
“Potrebbe non
essercene una” mormorò in risposta. “Cosa faremmo se rimanessimo
bloccate qui per sempre?”
Emma non rispose.
Non sapeva cosa dire, né se c'era una risposta da dare a quella
domanda. Stava per suggerire che avrebbero cercato di capire cosa
fare di momento in momento, quando Regina si bloccò bruscamente.
“Cosa c'è?”
chiese Emma.
“C'è qualcuno
qui.”
“Come lo sai?”
“Lo so e
basta.”
“Ma come è possibile, Regina? Nessuno può entrare se
tu non sei qui.”
“Allora forse ci
sono” rispose in un sussurro. “O meglio, la versione di me di
questo universo potrebbe essere qui.”
Emma sospirò.
“Un po'
affollata, come cripta.”
Regina non rispose.
Percorse gli ultimi gradini lentamente, una volta giunta in fondo
sollevò le mani in segno di resa.
Quando anche Emma
fece lo stesso, prendendo esempio da lei, la sua supposizione di
rivelò corretta. Sentirono la voce di un uomo provenire da dietro di
loro.
“Non voltatevi.
Chi siete?”
Regina abbassò
immediatamente le mani.
“Non vogliamo
fare del male a nessuno” rispose Emma con una calma quasi
innaturale, vista la situazione.
“La tua voce”
disse invece Regina. “Io ti conosco.”
“Nessuno che sia
soggetto alla maledizione può entrare qui dentro eccetto me.”
Era una voce
familiare, ma qualcosa era strano. Come se fosse abituata ad una
versione di quella voce meno profonda, meno mascolina, meno adulta.
“Henry.”
Si voltò,
noncurante di quello che aveva detto l'uomo poco prima.
Indietreggiò
immediatamente, appena lo vide.
Quello non era il
suo Henry.
Emma a quel punto
si voltò a sua volta, trovandosi faccia a faccia con un ragazzo che
doveva avere circa vent'anni, il cui viso era cupo, la voce segnata
da sofferenza.
Aveva l'aria di
qualcuno pronto a strapparti il cuore dal petto, rifletté Regina.
E sebbene quel
ragazzo fosse fisicamente simile a suo figlio, tanto da farle pensare
di essere la sua versione adulta, non era il suo Henry.
Quando le vide in
faccia, qualcosa nella sua espressione cambiò.
I suoi lineamenti
si distesero, quasi a tal punto da far intravedere loro il ragazzo
che avevano lasciato indietro.
“Mamme”
sussurrò.
Poteva avere venti,
trenta o settant'anni, Henry sarebbe sempre stato un ragazzino, per
loro. Sarebbe sempre stato loro figlio.
Quindi quando lui
si avvicinò a loro velocemente, non pensarono alla maledizione. Non
pensavano che potesse essere pericoloso o che volesse fare loro del
male. Non pensarono e basta. Perché era Henry.
Quindi quando lui
si avvicinò entrambe si limitarono ad aprire le braccia ed
accoglierlo in un abbraccio di gruppo, stringendolo e cullandolo.
Dopo diversi
istanti, il ragazzo si allontanò bruscamente.
“Voi non siete
soggette alla maledizione. E non siete le mie mamme. Non potete
esserlo. Quindi chi siete e perché siete qui?”
“Non siamo solo
in una realtà alternativa. Siamo nel futuro” osservò Regina,
studiando i suoi lineamenti.
“Realtà
alternativa?” ripeté lui.
“Sì” confermò
Emma. “Veniamo da un altro mondo in cui la maledizione non è mai
stata lanciata, un mondo in cui abbiamo sconfitto Malefica. Un mondo
in cui tu hai quattordici anni.”
Henry ci rifletté
a lungo.
“Siete entrate
nella cripta, nonostante l'incantesimo ed io non vi odio, ma vi
voglio ancora bene, per cui non state mentendo quando dite che venite
da una Storybrooke diversa, perché tutti qui sono stati colpiti
dalla maledizione e voi non potete essere le mie mamme. Ma come è
possibile che siate qui?”
Raccontarono
brevemente la loro battaglia con Malefica, la trappola, la sfera, il
vortice. Quando ebbero finito, Henry annuì, dicendo che aveva senso.
“Ora parlami
dell'incantesimo che c'è sulla cripta” gli disse Regina. “Chi
l'ha fatto?”
“L'ho fatto io”
rispose Henry con semplicità.
“Impossibile. Tu
non hai magia” lo contraddisse Emma.
Ma Regina sorrise e
basta. “Ha la tua, geneticamente, ed ha avuto anni per imparare.
Quanti anni nel futuro siamo?”
“Se il vostro
Henry ha davvero quattordici anni, siete cinque anni nel futuro. Io
ne ho diciannove, ho iniziato ad avere la magia a diciassette anni.
La maledizione di Malefica era già piazzata da circa tre anni e
mezzo quando mi sono chiuso qui dentro. Esco raramente. È pericoloso
là fuori.”
“E come sei
sopravvissuto prima di riuscire a fare l'incantesimo di protezione?”
domandò Emma, perplessa.
“Tu mi hai
protetto” le disse. “Beh, non tu. La tua versione di questo
mondo.”
“E poi cosa è successo? Sono” deglutì, non
credendo alla domanda che stava per porre. “Sono morta?”
“No. Sei solo”
sospirò, scuotendo la testa. “Quando la maledizione è stata
lanciata, le uniche persone immuni eravamo tu, io e Gold. Lui aveva
fatto un patto con Malefica, ovviamente, mentre io e te eravamo
protetti a causa della scia del Vero Amore.”
Emma corrugò la
fronte, perplessa.
“Ma certo”
disse invece Regina. “Ha senso. Se ha lanciato la maledizione con
la mia magia appena l'ha ottenuta, c'era ancora una considerevole
traccia di me in essa. Ha percepito il vero amore tra me e voi due e
vi ha risparmiati.”
“Esattamente”
il ragazzo annuì. “È così che l'hai spiegata a mamma ed è così
che lei l'ha spiegato a me.”
“E poi cos'è
successo?”
Henry inspirò, non
del tutto pronto a quella conversazione.
“La magia ha
perso la traccia” intervenne Regina. “Non c'era più niente di
me.”
Lui annuì. “Io e mamma abbiamo iniziato lentamente ad
odiarci. Abbiamo avuto un po' di tempo, però. Io avevo appena
scoperto di avere la magia quando le cose sono peggiorate
all'improvviso, sono scappato e mi sono chiuso qui dentro.”
“Perché lei non
ti ferisse” concluse Emma.
“Perché io non
ferissi lei” la corresse. “Era stanca, debole, ormai arresa a
questo destino. La mia magia era fresca, giovane, forte. Non la vedo
da più di un anno. Penso viva ancora alla villa di mamma. Anche
quella è protetta da un incantesimo uguale a questo. Quindi so che è
al sicuro, ma so che non posso vederla. Perché un tempo è stata la
persona che ho più amato al mondo. E adesso, ogni volta che la
guardo, la disprezzo.”
“Ma sai che non è
reale.”
“Al contrario.
Sembrava tutto davvero molto, molto reale fino a circa un paio d'ore
fa. Immagino che voi due c'entriate qualcosa.”
Loro due si
guardarono. Regina ci arrivò per prima.
“Il bacio.”
Emma corrugò la
fronte, perplessa.
“Il bacio del
Vero Amore” concluse. “Ma non siamo di questo mondo, la
maledizione non ha effetto su di noi, quindi non possiamo romperla.”
“Non abbiamo
rotto la maledizione. Le strade erano vuote, le persone sono ancora
barricate dentro le loro case. È solo Henry” spiegò Regina. “La
scia del Vero Amore. In qualche modo potremmo essere riuscite a
riattivarla.”
“C'è solo un
modo per saperlo” intervenne il ragazzo. “Dobbiamo andare a
cercare mia madre.”
Entrambe annuirono,
pronte ad uscire dalla cripta.
Ma poi una domanda
sorse spontanea ad Emma.
“Ehi, ma la tua
versione in questo mondo dove si trova?”
Sia Regina che
Henry si paralizzarono alla domanda.
“Non è ovvio,
mia cara?” le chiese, esitante. “Io sono morta.”
La semplicità e la
complessità di quella frase, quasi fecero venire ad Emma voglia di
ridere fino alle lacrime.
“Morta?” ripeté
con una risata incredula. “Come fai ad esserne così sicura?”
“Malefica aveva
la mia magia, aveva il mio cuore. È un miracolo che tu ed Henry
siate ancora vivi, presumo che molti non abbiano avuto lo stesso
privilegio.”
Entrambe si
voltarono verso Henry, che deglutì, chiudendo gli occhi ed
inspirando solo per un istante.
Si fece forza,
tornando a guardarle.
“Avete detto che
nel vostro mondo, quando stavate per saltare nel portale, Mulan era
in punto di morte.”
Entrambe annuirono.
“Qui le cose sono
andate diversamente. Molto diversamente.”
Quella frase fece
pensare loro al peggio, ma non le preparò minimamente per la storia
che Henry stava per raccontare.
“Ho sentito solo
un racconto di mia madre, quindi non so come sono andate esattamente
le cose, ma so che Malefica è riuscita ad un certo punto della
battaglia a rispedire una delle frecce di Biancaneve contro di lei,
trafiggendole il cuore.”
Regina,
istintivamente, passò un braccio attorno alle spalle di Emma,
stringendola protettivamente contro di sé.
“David è morto
insieme a lei, visto che condividevano lo stesso cuore. Solo a quel
punto ha ferito Mulan nel modo che voi avete descritto. Avete
continuato a lottare a lungo, finché entrambe eravate esauste. Dopo
che Mulan fu morta dissanguata e voi tre eravate allo stremo delle
forze, si è avvicinata a Ruby.”
Entrambe
trasalirono. Non poteva essere.
“Ha preso il suo
cuore.”
Regina chiuse gli
occhi, Emma scosse la testa.
“Mamma ha fatto
ciò che aveva fatto la prima volta che Malefica aveva minacciato
Ruby, ovviamente.”
Quello colse di
sorpresa entrambe.
“Non ha ucciso
Ruby?”
Henry scosse
lentamente la testa.
“Le ha riservato
un destino peggiore. L'ha lasciata libera di tornare a casa ed odiare
per il resto dei suoi giorni le persone che amava in quel momento, in
cambio della vostra resa. Avete entrambe ignorato le sue preghiere di
lasciarla morire, e l'avete salvata. E non è passato da allora un
singolo giorno in cui lei non vi abbia odiato per averlo fatto.
Ironicamente, però, il suo destino è stato ancora peggiore che
essere sottoposta alla maledizione.”
“Quindi ci siamo
solo arrese. Così. Semplicemente” mormorò Emma, tentando di
capacitarsi della cosa.
“Non proprio”
continuò Henry. “Avete tolto l'incantesimo che la intrappolava e
trasportato via Ruby, continuando a combattere. Ma a quel punto voi
eravate sole, la magia non aveva effetto, veniva assorbita dalla
sfera, lei poteva di nuovo trasportarsi. Avete fatto tutto il
possibile e anche qualcosa in più.”
“Ma non è
bastato” intervenne Regina.
“Si è presa la
tua magia alla fine. Ed ovviamente ha tenuto il tuo cuore. Ha
lanciato l'incantesimo. Un sacco di gente ha iniziato a morire,
uccisa dai propri cari. Tutti hanno iniziato a chiudersi in casa,
rifiutandosi di uscire.”
“E tu ha dovuto
assistere. Mi dispiace così tanto, Henry” disse Regina.
“Abbiamo tutti
dovuto assistere. Tu eri devastata, mamma. Pensavi fosse colpa tua.”
“Lo era. Lo è”
si corresse Regina. “È la mia magia, il mio cuore, la mia resa.
Quindi tutto questo è colpa mia.”
“No. È colpa di
Malefica. Tutto quanto, ogni vita, ogni cuore, questa è colpa sua,
mamma. Non puoi prenderti per l'ennesima volta la responsabilità di
qualcosa che non sei riuscita ad evitare, non è giusto. Stavolta più
che mai, è colpa sua.”
Per diversi istanti
nella cripta vi fu silenzio.
Poi il racconto di
Henry continuò.
“Per un paio di
settimane ci ha fatto guardare. Voleva che vedessimo che aveva vinto.
Tu hai lanciato l'incantesimo di protezione sulla casa, per
proteggere me ed Emma una volta che avesse deciso di usare il tuo
cuore, ma non ne ha mai avuto l'occasione.”
“Certo che no”
lo interruppe Regina. “Poteva ordinarmi di farvi del male. C'è un
numero massimo di volte che posso ripetermi di rimanere ancora un
giorno sperando di non uccidere involontariamente le persone che amo,
suppongo” sospirò. “Poi avrò deciso di dover andare via e
lasciarvi al sicuro.”
Henry annuì.
“Non potevi
ucciderti. Malefica non te lo lasciava fare, ordinava al tuo cuore di
non farlo, di non ucciderti. Voleva che vedessi. Voleva che
soffrissi.”
“Ma io non potevo
correre il rischio.”
“Sapeva, come lo
sapevi anche tu, che prima o poi la scia si sarebbe esaurita ed io ed
Emma avremmo iniziato ad odiarti. Non voleva assolutamente perdersi
la tua faccia quando l'unica persona ancora immune alla maledizione
saresti stata solamente tu. Ma abbiamo tutti e tre concordato che
avevi sofferto abbastanza per altre cento e mille vite. Non volevamo
che assistessi anche a tutto questo.”
Gli occhi di Emma
si riempirono di lacrime. Si rifiutava di crederci, non poteva
essere.
“L'ho fatto io?”
la sua voce era ridotta a meno che un sussurro. “L'ho uccisa io,
perché lei non poteva?”
Si sentì mancare
al solo pensiero.
Pensò alla sua
mano dentro il petto di Regina, attorno al suo cuore. Ma quello era
il punto, Regina non aveva il suo cuore al tempo, quindi l'aveva
fatto in un altro modo. Pensò ad una spada, ma era un dolore
inutile. Pensò ad una pistola. Veloce. Indolore. E sentì l'impulso
di urlare, di dire che non l'avrebbe mai fatto, anche se era già
successo e se a farlo non era stata lei, sentiva il bisogno di
gridare comunque.
Henry scosse la
testa con forza.
“Non l'avresti
mai fatto.”
Emma sospirò di
sollievo, sentendosi nuovamente come se conoscesse se stessa.
“Mamma ha optato
per una soluzione molto più da lei” spiegò. “Molto più
regale.”
Senza aggiungere
altro le condusse alla fine della cripta, dove giaceva una bara di
cristallo incantata per non far deteriorare il corpo al suo interno
né per far avvicinare nessuno che avesse intenzione di fare del male
alla donna.
“La maledizione
del sonno eterno.”
“Ma io la posso
infrangere” osservò subito Emma. “Cioè, l'altra me.”
Henry scosse la
testa. “Ieri la odiavi. La odiavo anche io. Perché avresti dovuto
svegliarla? E poi mamma ancora non ha il proprio cuore. È lo stesso
motivo per cui non avete rotto la maledizione nell'istante esatto in
cui Malefica l'ha lanciata: il bacio del Vero Amore non ha effetto se
non avete entrambe il vostro cuore dentro il petto. L'unico modo per
svegliarla è che mamma torni ad amarla, che rimetta il cuore al suo
posto, risvegliandola poi con il bacio del Vero Amore. È solo
un'alternativa elegante alla morte, perché nessuna delle cose che ho
elencato è anche remotamente possibile.”
Regina gli sorrise,
scuotendo la testa.
“Se abbiamo
riattivato la scia, tua madre sta di nuovo sentendo ciò che prova
davvero per lei. E se facciamo in fretta, se arriviamo a Malefica
prima che la maledizione ritorni su di lei e su di te, possiamo
sconfiggerla e riprenderci il cuore di tua madre.”
Lui le guardò,
perplesso.
“Voi non siete
colpite dalla maledizione. Potreste andarvene, andare a vivere a New
York, o Boston, ed essere felici per sempre. Perché volete
aiutarmi?”
“Per prima cosa,
non importa che mondo è questo, tu sei nostro figlio e noi ti
aiuteremo sempre, Henry” iniziò Emma.
“Seconda cosa,
sconfiggere Malefica e liberare tutti dalla maledizione è la cosa
giusta da fare e noi siamo i buoni” continuò Regina.
“Terza cosa,
sconfiggere Malefica e riattivare il portale che ci ha fatto arrivare
qui attualmente contenuto nella sfera del suo bastone, potrebbe
riportarci a casa dal nostro Henry. Quindi faremo di tutto per
aiutarvi.”
“E per ultimo,
vedere me stessa in quella bara di cristallo è leggermente
inquietante, che razza di persona sarei se non aiutassi la versione
di me stessa di una realtà alternativa a liberarsi da una
maledizione del sonno eterno auto inflitta?”
Henry sospirò
pesantemente.
“Sì. Siete
davvero le mie mamme.”
Uscirono dalla
cripta, camminando il più discretamente possibile per le strade di
Storybrooke.
“Se n'è andata
troppo presto” mormorò Henry senza preavviso, mentre Emma, qualche
metro avanti a loro, perlustrava la strada successiva.
“Tua madre?”
Il ragazzo annuì.
“Ha aspettato
solo qualche settimana, mentre la maledizione non è arrivata a noi
per anni. Il suo amore era più forte di quello che pensava.”
“Lo è ancora”
lo corresse Regina. “Qualsiasi cosa abbiamo fatto per riattivare la
scia, non sarebbe stata possibile se lei non vi avesse ancora amato.”
“Già. È rimasto
stabile per tre anni prima di iniziare ad indebolirsi, poi ha
iniziato a vacillare ed infine è svanito.”
“Per essere sotto
una maledizione, è durato tantissimo.”
“Sarebbe durato anche
di più, se fosse rimasta con noi. Ma pensavamo di non avere tempo,
pensavamo di svegliarci un giorno e di saltarci alla gola. E lei non
sopportava di vedere la città spaccarsi a metà in questo modo,
sapendo che era a causa della sua magia. Non riusciva a capire che
sebbene fosse stata la sua magia, non era lei la colpevole. Ho spesso
pensato che se fosse rimasta con noi, con tre anni di tempo, saremmo
riusciti a sconfiggere Malefica e a riprenderci il suo cuore senza
problemi.”
“Non lo sapeva”
sussurrò Regina.
“Adesso lo so. Ma
per tutto questo tempo l'odio mi ha accecato. Solo adesso capisco il
motivo per cui se ne è andata così presto.”
Regina continuò a
guardarlo studiare le case davanti a sé.
“Non pensava di
essere così forte. Non pensava che il suo amore valesse così tanto,
che ci avrebbe dato abbastanza tempo per farcela a sconfiggerla.”
La voce di Emma li
fece trasalire entrambi.
“Tua madre ama in
modo disarmante, ragazzino. Ama più in profondità di chiunque
altro, sente di più e lo sente troppo forte, per questo è stata
ferita così tante volte. Per questo è stata delusa. Per una donna
che ama come lei, immagina cosa significhi rinunciare all'amore.”
Regina sospirò.
“Mi ha trasformato in un mostro, la prima volta. Probabilmente
aveva paura che sarebbe successo di nuovo. Non voleva ripetere i
nostri errori da capo.”
Henry annuì. “Lo
capisco adesso. Ma non è giusto. Tre anni senza di lei hanno
trasformato sia me che mamma in due casini. Quando la maledizione è
arrivata, ha trovato una buona base di risentimento sopra cui
cementare l'odio.”
“Tu pensi che sia
colpa mia?” mormorò Emma, sorpresa.
Lui scosse la
testa. “Io ho incolpato me, pensando che se foste state sole forse
mamma avrebbe combattuto più a lungo. E tu hai incolpato te stessa
per non essere riuscita a sconfiggere Malefica da sola. Sapevamo
entrambi che l'unica in grado di riuscirci era mamma, ma senza il suo
cuore non poteva fare niente. Io e te non siamo riusciti a
riprendercelo. E questo ci ha distrutto.”
“È questo”
disse Regina improvvisamente, sorridendo. “Ci serve questo,
riprenderci il suo cuore, andare da Regina e svegliarla. Ma dobbiamo
farlo in fretta, prima che la traccia del Vero Amore sparisca di
nuovo. Dobbiamo svegliarla e tutte e quattro insieme possiamo
riuscire a sconfiggerla una volta per tutte.”
Henry annuì,
seguito da Emma.
“Non sarà
facile. Non avremo aiuto.”
“Qualcuno ci
aiuterà, invece” disse Henry. “La stessa persona che mi ha
aiutato in questo anno e mezzo, la stessa persona che ho continuato
ad odiare ma che adesso devo ringraziare. Ma prima di andare da lei,
dobbiamo trovare mia madre, assicurarci che non sia ancora sotto
l'effetto della maledizione e convincerla a venire con noi.”
Entrambe annuirono,
poi tutti e tre ricominciarono a camminare verso la villa di Mifflin
Street.
“Non capisco a
cosa è servito” mormorò Emma, guardandosi attorno. “La città
intera è distrutta, non ha sudditi, ha solo morti e codardi, anche
chi aveva deciso di combattere da tempo ormai si è arreso. Quindi
che cosa ha ottenuto, con questa maledizione? Non è il suo lieto
fine, non può essere felice in mezzo a questa città in rovina.”
“Credo che
invece, in un certo senso, per quanto perverso e assurdo, lo sia.”
“Ma come?
Perché?” chiese Emma, scuotendo la testa con incredulità. “Non
ha senso, perché dovrebbe essere felice di questo?”
Regina sospirò,
scuotendo la testa.
“L'infelicità
ama la compagnia” sussurrò. “Neanche io ero felice con la mia
maledizione, ma almeno tutti gli altri erano infelici. Ed è stato
abbastanza per anni.”
“E poi cosa è
successo?”
“Mi sono resa
conto che non stavo andando da nessuna parte, che ero intrappolata
dentro la mia stessa maledizione. Certo, potevo lasciare Storybrooke,
potevo girare il mondo sapendo che nessuno avrebbe potuto seguirmi,
visto che tutti erano intrappolati lì, ma non è mai stato quello
che ho voluto. Sapevo che non mi avrebbe mai resa felice. Questo
mondo, per quanto affascinante, non è il mio. Non poteva rendermi
felice. Volevo di più, volevo smetterla di sentirmi vuota, di non
sentire” deglutì, sospirando. “Di non sentire niente.”
“Henry. È stato
lui, non è vero? Che ti ha fatto provare di nuovo felicità.”
“Esatto. Per
dieci anni, siamo stati felici. Ma poi ha scoperto di essere stato
adottato, ha trovato quel libro ed ha capito che qualcosa nella
nostra città non andava.”
La mano di Emma
scivolò dentro quella di Regina, stringendola con la sua.
“La vita mi ha
insegnato che l'infelicità purtroppo non è dimezzata, se condivisa.
Io lo so, ma Malefica deve ancora impararlo a quanto pare. Rendersi
conto che rendere infelici tutti gli altri non la farà mai sentire
meglio. Perché l'infelicità condivisa non è dimezzata, ma la
felicità condivisa è raddoppiata.”
Regina la guardò
negli occhi con un sorriso che aleggiava sulle labbra. Emma lo
ricambiò immediatamente.
“L'infelicità
ama la compagnia, ma è la felicità ciò che ti fa capire davvero
cosa significa non essere soli.”
Emma era stata sola
tutta la vita, era cresciuta da sola, aveva vissuto da sola. Ma non
si sentiva più sola da quando sapeva di essere amata, dai suoi
genitori, da Henry, da Regina. Quindi capiva perfettamente ciò che
la mora volesse dire.
Strinse di più la
presa sulla sua mano, avvicinandosi per baciarla velocemente a fior
di labbra.
Quando si voltarono
di nuovo, Henry era fermo davanti a loro, con una mano sul cuore e lo
sguardo basso.
“Cosa c'è,
qualcosa non va?” domandò immediatamente Emma.
Lui alzò lo
sguardo su di loro. L'espressione sul suo viso era più simile a
quella del quattordicenne che conoscevano rispetto a pochi minuti
prima.
“Ho sentito
qualcosa” disse loro. Poi sorrise. “Come se mi rendessi sempre
più conto di quanto sono insensati i pensieri che ho avuto in questo
anno e mezzo passato ad odiare tutte le persone che adesso amo di
nuovo.”
Regina pensò alle
sue parole con attenzione. Alla fine, sorrise.
“Penso che il tuo
mondo non sia più abituato all'amore” concluse, spostando poi lo
sguardo su Emma. “L'amore è più prezioso che mai, dobbiamo
sfruttare questo arco di tempo, prima che l'odio vinca di nuovo.
Andiamo, dobbiamo trovare tua madre” disse, guardando nuovamente
Henry e appoggiando una mano sulla sua spalla, mentre lo guidava
verso la villa, continuando a stringere la mano di Emma.
Mifflin Street era
molto diversa da come la ricordavano.
Non c'erano luci,
se non una ogni tanto, la maggior parte delle case erano ormai
distrutte o quasi, c'erano automobili abbandonate in mezzo alla
strada o sui vialetti. C'era soltanto una casa che sembrava reggersi
ancora in piedi.
Una casa che tutti
e tre conoscevano molto bene.
Giunti alla porta
d'ingresso, valutarono cosa fare.
“Se entriamo
senza avvisare potrebbe insospettirsi. Potrebbe coglierci alle spalle
ed attaccarci prima di darci un'occasione di spiegare” valutò
Emma.
“Beh, sta a te
decidere” fece presente Henry. “Non penso che nessuno al mondo la
conosca meglio di quanto la conosci tu, no? Siete la stessa persona
del resto.”
“Non proprio. Chi lo sa cosa mi passerà per la
testa tra cinque anni? Non sono più sicura di conoscermi così
bene.”
Mentre stavano
ancora discutendo per capire cosa fare, uno strano suono li
distrasse.
“Che cosa hai
appena fatto?” domandò Emma, un'espressione incredula sul viso.
“Beh, tesoro, ho
suonato il campanello” le disse Regina, come se fosse la cosa più
scontata del mondo.
“Tu” Emma
inclinò la testa, guardandola come se fosse completamente pazza. “Tu
hai suonato il campanello.”
“Sì” rispose
con semplicità. “Che altro avremmo dovuto fare? Tu tendi ad essere
leggermente paranoica quando la tua famiglia è in pericolo e fai
cose avventate. Quindi probabilmente sarai al secondo piano in questo
momento e ci starai studiando per capire chi siamo. Ben presto ti
renderai conto che alla porta ci sono te stessa, tuo figlio e la
donna che ami. Niente sorprese, niente mosse avventate. Aspetteremo
che tu venga ad aprirci e sia disposta a parlarci. Cosa che accadrà
solo se la maledizione non ha ancora effetto sull'altra versione di
te. Quindi ecco che avremo anche la risposta che stiamo cercando.”
Emma ed Henry la
guardarono senza dire niente, completamente ammutoliti da quel
ragionamento.
“A quanto pare
c'è qualcuno che ti conosce meglio di te stessa” si corresse Henry
in un sussurro.
Si voltarono di
nuovo verso la porta, aspettando che qualcuno la aprisse. Passarono
diversi momenti, tanto che Emma stava per far notare a Regina che il
suo piano non aveva funzionato, quando successe.
La luce del portico
si accese, illuminandoli.
Lentamente, la
porta si aprì.
Fatemi sapere che ne pensate, alla prossima!
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Capitolo 13 *** The Damnation of the Fallen Savior ***
Scusate infinitamente il ritardo, buona lettura!
The Damnation of the Fallen Savior
Una donna era ferma
sulla porta di ingresso. Assomigliava ad Emma, ma era più magra, il
viso consumato, l'espressione più dura.
Poi vide Henry.
Si guardarono negli
occhi per un lungo momento.
“Mamma.”
Lei fece un passo
verso di lui, la voce piena di speranza e affetto.
“Henry.”
Le corse incontro,
gettandosi tra le sue braccia senza esitazione.
Regina sentì una
stretta al cuore. Non importava in che mondo si trovasse, suo figlio
che abbracciava Emma la rendeva sempre felice.
La mano di Emma, la
sua Emma, strinse la sua più forte.
Si scambiarono un
sorriso.
“E voi chi
sareste?”
Entrambe guardarono
nuovamente la donna davanti a sé, che aveva un braccio attorno alle
spalle di Henry in segno di protezione.
“Noi, mia cara”
rispose Regina. “Siamo il motivo per cui al momento vuoi bene a tuo
figlio.”
Senza aggiungere altro, si fecero strada dentro la casa, chiudendo la
porta e preparandosi a quella scomoda conversazione.
Parlare davanti
ad Henry di certe cose era strano per loro, ma accettarono di farlo
perché sapevano che erano tutte storie che lui già conosceva. Ed
ormai, il loro bambino, aveva diciannove anni. Non era più un
bambino.
Quando ebbero
finito di raccontare tutto ciò che era successo loro in quella
difficile giornata, la donna con cui stavano parlando ripeté la
storia che aveva dato Henry poche ore prima.
Condivisero ciò
che avevano capito e quello che avevano deciso di fare, ovvero
recuperare il cuore di Regina, chiedendole se voleva unirsi a loro in
quell'impresa.
“Non smetterò
mai di combattere. Non ho mai smesso. Non finché c'è stata in me
traccia del suo amore.”
Una volta che
decisero di agire la mattina successiva, Henry disse che sarebbe
andato a riposare nella sua vecchia camera.
Emma si offrì
di accompagnarlo, mentre Regina rimase in soggiorno con la sua
versione di cinque anni più vecchia.
Quando furono
sole la donna si alzò, prendendo tre bicchieri dalla vetrina e
riempiendoli a metà con del whisky che Regina riconobbe
immediatamente come il proprio.
Ne porse un
bicchiere a lei, prendendone uno per sé e lasciando l'altro sul
tavolo tra loro.
Regina fece del
suo meglio per tenere lo sguardo basso, sul bicchiere, ma sentiva due
occhi curiosi su di sé.
“Che c'è?”
chiese, incapace di resistere, alzando gli occhi e ricambiando
finalmente quell'insistente sguardo.
Emma sorseggiò
il proprio whisky, continuando a guardarla.
“Non ti vedo
da tantissimo tempo. Sto cercando di capire se ti ricordavo
esattamente come sei, tutto qui.”
Regina si trovò
in uno strano modo attirata verso la donna davanti a sé.
“Sembri
diversa. Posso distinguerti da lei con facilità. Cosa ti fa pensare
che io sia ancora uguale alla tua Regina?”
“Lei non è
cambiata. Non ha vissuto tutto questo. Non ha passato cinque anni in
questo inferno. È ancora la Regina perfetta che io ricordo nei
minimi dettagli. E tu sei identica a lei.”
“Sembri
diversa” ripeté, cercando di capire cosa era cambiato. “Sembri”
quasi trasalì quando realizzò cosa c'era di diverso in Emma.
L'ombra scura
sul suo volto e dentro i suoi occhi, l'aria stanca e quasi arresa, il
modo in cui aveva preso il liquore, i gesti decisi con cui lo aveva
versato, il modo in cui aveva abbracciato Henry. Le ricordava
qualcosa.
“Sembri più
simile a me.”
“Lo dici con
così tanto terrore nella voce” rispose Emma, con un sorriso
triste. “Non preoccuparti, lo sapevo già” fermò Regina prima
che potesse negarlo. “L'ho saputo dal momento in cui vi siete
baciate e la maledizione ha iniziato a dissiparsi dal mio cuore. Se
mi vedesse adesso, dopo questi cinque anni, non mi amerebbe come
prima. Forse non mi amerebbe affatto.”
“Come puoi dire una
cosa del genere?” il tono di Regina era diventato accusatorio.
“Mi hai amato
per il mio coraggio, per il mio essere buona e per il modo in cui
proteggo sempre le cose che amo. Tutto quello è sparito, adesso. Non
sono che un'ombra della donna che cammina al tuo fianco” con un
gesto della mano indicò le scale. “La mia Regina amerebbe lei, più
di me. Lo vedo nei tuoi occhi.”
“Io non sono
lei” rispose Regina con tono piatto.
“Eppure lo
sei. Sei più simile a lei di quanto io sono simile alla tua Emma.”
“Ma non sono
comunque lei. Lei sa quello che hai passato, quello che Henry ha
passato. Se c'è una cosa di cui sono sicura è che io ti amerei
sempre. Qualsiasi cosa tu abbia fatto, qualsiasi cosa sia cambiata
così tanto, non sarà mai abbastanza da spingerla a non amarti. Se
lei è me, posso assicurartelo.”
La donna davanti
a lei sospirò, continuando a sorseggiare il suo drink.
“Puoi chiedere
se vuoi. So che muori dalla voglia di sapere cosa ha fatto da ore, so
che lui è la tua priorità.”
Regina esitò.
Ma aveva bisogno di saperlo. Aveva bisogno di una spiegazione.
“L'incantesimo
dei cuori impuri colpisce solo chi ha il cuore macchiato. Henry ne è
stato colpito con la tua stessa tempistica, quindi deve aver fatto
qualcosa per cui non ha mai perdonato se stesso.”
“Aveva sedici
anni, quasi diciassette. Avevamo lasciato la casa per andare a fare
l'ennesima scorta di cibo, uscivamo un paio di volte al mese al
massimo. Le cose erano degenerate piuttosto in fretta in città, non
gli permettevo spesso di venire con me, ma quella volta decisi di
portarlo. I sette nani ci hanno aggredito, volevano le nostre
provviste, ne ho fatti svenire sei con la magia ma Eolo mi ha preso
alle spalle. Stava per soffocarmi a morte.”
Regina trasalì.
Era decisamente
un mondo così diverso.
“Ha preso una
sbarra di ferro, la prima cosa che ha trovato. Un solo colpo, alla
testa. Ha avuto incubi per settimane. Il sangue aveva ricoperto
l'asfalto troppo in fretta perché io potessi impedirgli di vederlo.
Quando riuscii a respirare di nuovo normalmente e riprendemmo a
camminare, era troppo tardi.”
Regina chiuse
gli occhi, deglutendo a vuoto. Il suo bambino era diventato uno dei
sopravvissuti, e ne aveva pagato il prezzo.
Sentì dei passi
per le scale e quando qualcuno le si sedette accanto riaprì gli
occhi, giusto in tempo per vedere Emma prendere il bicchiere che la
sua versione più vecchia le stava porgendo e sorseggiarne il
contenuto.
“È strano.
Come stare davanti a uno di quegli specchi nelle case degli orrori.
Sai di essere tu ma c'è qualcosa di diverso.”
“Solo che io
non sono più alta o più magra, sono soltanto spezzata.”
“Non
intendevo-”
“So cosa
intendevi. Domani mattina andiamo a recuperare i rinforzi e poi ci
gettiamo nella missione suicida” concluse, svuotando il proprio
bicchiere ed alzandosi. “Sapete dov'è la camera degli ospiti,
immagino. Buonanotte.”
Quando se ne fu
andata, Emma si voltò verso Regina.
“È una mia
impressione o non mi sopporta?”
“Credo che ti
invidi, tesoro. Perché tu hai me e lei non ha più niente.”
Regina prese il
bicchiere che Emma aveva in mano, appoggiando sia quello che il suo
sul tavolo davanti a loro ed alzandosi, porgendo una mano ad Emma.
La bionda la
prese, lasciandosi condurre al piano superiore e verso la camera
degli ospiti. Richiuse la porta dietro di sé, sedendosi sul letto
accanto a Regina.
“Mi manca
Henry” mormorò la mora. “Sembrano passati anni da quando lo
abbiamo visto. Mi manca il mio piccolo principe.”
“Manca anche a
me. In modo indescrivibile” confessò Emma, passando le braccia
attorno alla vita della mora e stringendosela contro.
Regina fece
scivolare le braccia attorno al suo collo, aggrappandosi a lei.
Entrambe
chiusero gli occhi.
“Se la sfera
ci ha spedito cinque anni nel futuro, anche ammettendo che questo
portale ci riporti a casa, significherebbe” iniziò Emma,
interrompendosi bruscamente quando il coraggio di terminare quella
frase venne a mancare.
“Dieci anni
nel futuro. Ventiquattro anni” concluse Regina, senza bisogno che
lei ponesse la domanda.
Il silenzio
scese nella stanza.
“Pensi che”
iniziò Regina, a corto di parole a sua volta. “Mulan” disse
solo.
“Come avrebbe
potuto farcela, senza magia? Il danno era troppo esteso per Whale.”
Sospirarono
entrambe, abbracciandosi più forte.
Poi Emma sentì
Regina ridere. Una risata che aveva poco di divertito.
“Cosa c'è?”
“La nostra
prima notte insieme è a cinque anni da casa, nella stanza degli
ospiti.”
Anche Emma rise,
allontanandosi il necessario per appoggiare la propria fronte sulla
sua.
“Potremmo
dormire” propose la bionda.
“Potremmo essere morte, domani
sera.”
“Dovremmo
dormire” si corresse. “E riposare.”
Regina sospirò.
“Non voglio
che sia così. Cinque anni nel futuro, nella stanza degli ospiti,
perché abbiamo paura di non avere altre occasioni. Non doveva andare
così.”
Emma scosse la
testa. “Non andrà così, allora.”
Prese la mano di
Regina, guidandola fino a farla stendere e mettendosi poi su un
fianco accanto a lei. Si guardarono negli occhi, sorridendosi e
continuando a tenersi per mano. Erano distanti solo pochi centimetri,
entrambe sentivano il bisogno di starsi il più vicino possibile.
“A cosa stai
pensando?”
“Al passato.
Al futuro. A noi.”
“Cerca di
dormire e risposare. Domani sarà una giornata intensa.”
“Come posso
riposare? Come posso smettere di pensare a dove siamo e perché?”
Emma non
rispose, avvicinandosi ed eliminando la poca distanza che era rimasta
tra loro, baciandola dolcemente.
Rimasero così,
vicine, i loro corpi uniti in un abbraccio che forse andava più in
profondità della pelle ed arrivava alle loro anime, le fronti si
toccavano, i nasi si sfioravano. Regina aveva il braccio sinistro
attorno al collo di Emma e appoggiato sul cuscino di fianco ai suoi
capelli, mentre il braccio destro di Emma era sopra la vita di
Regina, in una stretta rassicurante ma non possessiva.
Quando il sonno
finalmente soggiunse, nessuna delle due si mosse neanche di un
millimetro, neanche durante i sogni tormentati che attraversarono.
Rimasero
immobili, strette in quell'amore senza tempo.
L'aria di
mattina era gelida. Le strade deserte. L'unica cosa in movimento
erano loro quattro, mentre percorrevano silenziosamente le strade di
Storybrooke.
“La tavola
calda?” mormorò Emma. “È qui il vostro prezioso alleato?”
Senza che
nessuno si degnasse di rispondere, entrarono dentro la tavola calda,
dalla porta principale, come se niente fosse.
La stanza era
completamente buia, le finestre e tutte le altre entrare erano
sigillate da lastre di metallo o travi di legno.
Quel posto era
un bunker.
La campanella
sopra la porta ancora funzionava, notò immediatamente Regina,
avvertendo chiunque fosse in quella stanza del loro arrivo.
Non potevano
vedere al buio, ma se c'era qualcun altro lì dentro, probabilmente
poteva vedere loro, perché sentirono muovere qualcosa subito prima
che una voce stranamente familiare li facesse sobbalzare.
“Non sareste
dovuti venire.”
Una luce si
accese sopra uno dei tavoli verso la parte più distante dall'entrata
del locale. La ragazza teneva in mano una pistola che non esitò a
caricare e a puntare contro di loro.
“Andatevene o
dovrò spararvi.”
Emma scattò
spontaneamente in avanti.
“Ruby.”
La ragazza si
alzò, indietreggiando. Emma si paralizzò.
“Non pensare
che non sparerò solo perché siete in due. Parlate in fretta e fate
in modo che vi creda, avete tre minuti.”
Regina si
schiarì la voce, facendo qualche passo avanti e mettendosi al fianco
di Emma, lo sguardo alto e fiero.
“Molto bene,
Miss Lucas. Io ed Emma veniamo da una realtà alternativa in cui
siamo riuscite a sconfiggere Malefica e ad impedire che lanciasse la
maledizione su di noi, pochi istanti prima di morire ha attivato una
sorta di dispositivo contenuto dentro la sua sfera che ci ha spedito
qui, cinque anni nel futuro. Non sappiamo per quale motivo Miss Swan
e Henry” guardò alle proprie spalle con aria sospettosa “ci
abbiano portate qui, da una vecchia amica pronta a spararci, ma
l'unica cosa che vogliamo è uccidere Malefica e tornare a casa.
Quindi adesso togliamo il disturbo, se per te va bene.”
Lei le fissò a
lungo, senza muoversi. Regina ricambiò lo sguardo con intensità,
studiandola.
“Non siete
sotto l'effetto della maledizione” concluse.
“Neanche loro”
aggiunse Emma. “Ci siamo baciate e a quanto pare abbiamo riattivato
la traccia, almeno per un po' di tempo. Questo è il motivo per cui
dobbiamo agire in fretta.”
“Neanche tu”
mormorò la mora. “Neanche tu sei sotto l'effetto della
maledizione.”
Lei scosse la
testa. “Come è successo ad Hook durante l'incantesimo di Ingrid,
non avevo il cuore dentro il petto quando è successo. Se Gold ci
avesse avvertito prima di questa cosa, avremmo potuto semplicemente
tirarci fuori tutti i cuori per una decina di secondi, ma ovviamente
è un'informazione che è stato molto attento a tenere per sé.”
“Giusto”
osservò Emma “ci hanno detto che Malefica aveva il tuo cuore, che
è così che ha costretto Regina ad arrendersi.”
Ruby annuì.
“Emma e Regina
mi hanno aiutato a riprendermelo, ma la maledizione era già stata
lanciata. Poco dopo Regina si è arresa ed io ho fatto lo stesso.”
“Hai
continuato a portarmi provviste per tutto questo tempo, anche se
sapevi che ti odiavo” intervenne Henry. “Le lasciavi appena fuori
dalla cripta di mia madre. So che eri tu.”
Ruby scrollò le
spalle. “La camera frigorifera di mia nonna era piena zeppa di cose
da mangiare, qualcuno doveva pur consumarle, prima che andassero a
male. E noi due da soli non ce l'avremmo mai fatta.”
“Voi due?”
mormorò Emma.
“Lui dov'è?”
Miss Swan parlò per la prima volta da quando erano entrate.
Ruby continuò a
guardarli per diversi secondi, poi si voltò, aprendo una delle
camera della locanda situate alla fine del corridoio di quel piano.
Tornò davanti a loro, con un bambino che la seguiva da vicino,
nascosto dietro le sue gambe.
Emma, la
versione grande di lei, fece parecchi passi avanti, inginocchiandosi
davanti a quel ragazzino di sei anni.
Lui sembrò
riconoscerla, perché, incoraggiato da una mano di Ruby sulla sua
testa, si mostrò agli altri, andando incontro alla bionda ed
abbracciandola. Lei se lo strinse contro per la prima volta da quando
la maledizione aveva iniziato ad avere effetto su di lei, le lacrime
agli occhi, perché non vedeva suo fratello da un anno e mezzo.
“Neal.”
Regina trasalì,
Emma si portò una mano alle labbra.
Henry si mosse
subito dopo, avvicinandosi, cadendo a sua volta in ginocchio ed
abbracciando entrambi.
“Io ero
l'unica che la maledizione non avrebbe mai colpito” spiegò Ruby.
“Ero l'unica che potesse occuparsi di lui.”
Regina avvolse
un braccio attorno alle spalle di Emma, tentando di rassicurarla e
proteggerla con quel singolo, semplice gesto.
“Sapevo che un
giorno saresti tornata” disse il bambino, guardando Emma.
Lei si alzò,
sollevandolo da terra e continuando a tenerlo stretto tra le proprie
braccia. Se le supposizioni di Regina erano giuste, Emma lo aveva
cresciuto per quasi quattro anni, prima che la traccia iniziasse a
svanire. Probabilmente non riusciva più a ricordare i propri
genitori, ma si ricordava di lei.
“Questa guerra
finisce oggi” la voce di Miss Swan era tetra e buia, ma decisa. Non
lasciava spazio a repliche.
Non che nessuno
avesse intenzione di dire qualcosa per contraddirla. Era tutti
d'accordo con lei e pronti a mettere fine a quell'insensata
maledizione.
“Sarà al
sicuro, qui?” mormorò Regina, osservando Emma chiuderlo nuovamente
nella stanza da cui Ruby lo aveva fatto uscire.
“Ci sono
parecchi dei miei incantesimi che proteggono questa stanza. Se non
dovessimo tornare, se la caverà. Sa dove andare a prendere da
mangiare e mi assicurerò che almeno Henry torni da lui per
aiutarlo.”
Regina scosse
immediatamente la testa.
“Emma lo
porterà con sé. Li porterà con sé entrambi. Mi assicurerò che
lei sopravviva, fosse l'ultima cosa che faccio. E conoscendola non
lascerà mai suo fratello e suo figlio in un mondo senza i loro
genitori.”
“Conoscendola”
ripeté la bionda in un sussurro.
“Conoscendoti.”
Emma fece un
passo verso di lei, spostandole una ciocca di capelli dal viso e
sistemandola dietro il suo orecchio, il suo pollice tracciò la linea
del suo zigomo, il palmo della sua mano si soffermò sulla sua
guancia.
“Mi sei
mancata.”
Regina chiuse
gli occhi, incapace di dire onestamente lo stesso, visto che lei non
era mai stata separata da Emma. Si limitò quindi ad appoggiare la
sua mano su quella che Emma aveva sul suo volto.
“Lo immagino.”
Facendo una
leggera pressione, la bionda le fece alzare il viso. Aprì gli occhi
e si guardarono a lungo, finché qualcuno si schiarì la voce a
qualche metro da loro.
Entrambe si
sentirono come colte in fragrante, voltandosi verso la donna a
qualche metro da loro, entrambe con lo sguardo basso.
“Vado da
Henry” si congedò Miss Swan, lasciandole sole.
La bionda
percorse il corridoio, appoggiando le mani sui fianchi di Regina,
guardandola poi negli occhi.
“Due è una
coppia, tre è una folla. Devo essere gelosa di me stessa?”
domandò, alzando un sopracciglio inquisitorio.
“Mi si spezza
il cuore quando ti vedo triste. Anche se sono i suoi occhi e non
esattamente i tuoi, mi si spezza il cuore lo stesso.”
Emma la guardò
sospettosamente, decisa ad alleggerire l'atmosfera.
“Potrebbe
essere quello, oppure potresti semplicemente confessare che la tua
più grande fantasia è avere una cosa a tre con due me.”
Regina rise,
sentendo il suo viso avvampare.
“La tua mente
è sempre nei bassifondi, non è vero? Anche se devo ammettere che
l'idea è piuttosto intrigante.”
Emma rise,
baciandola sulle labbra. Regina la ricambiò immediatamente.
“Ehi, non
starai mica pensando a me tra cinque anni, mentre mi baci, non è
vero?”
Regina rise di
cuore. “Questa frase suona assurda anche per i nostri standard.”
Emma rise a sua
volta, baciandola di nuovo.
Tutti e tre,
fianco a fianco, si diressero verso la piazza che un tempo era stata
il centro di Storybrooke, di cui era rimasto soltanto pochi metri
quadrati di posto, il resto occupato da un'accurata replica della
Fortezza Proibita di Malefica, che si ergeva più alta della torre
dell'orologio e ne copriva l'enorme quadrante.
La città era
indiscutibilmente sua.
Emma sguainò la
spada, Ruby caricò la pistola ed Henry estrasse l'arco.
Tutte le lezioni
che aveva fatto con Bianca e David della domenica pomeriggio aveva
alla fine dato i loro frutti.
La bionda si
diresse verso uno dei lampioni caduti contro l'asfalto, sbattendo la
spada contro di esso con tutta la propria forza per tre volte.
“Malefica”
urlò il nome con rabbia e disprezzo. “Esci fuori, è arrivata
l'ora di pareggiare i conti, c'è un cuore che devi restituirci.”
Tornò tra Henry
e Ruby, tutti e tre rivolti verso l'entrata della Fortezza, nessuna
traccia di paura nei loro volti.
Emma sollevò la
mano sinistra, con cui non stava tenendo la spada e usando tutta la
magia che possedeva lanciò un campo di forza conto il portone
d'ingresso, causandone l'esplosione e rilasciando cadere la mano
lungo il proprio fianco. Quello almeno avrebbe di sicuro attirato
attenzione.
Una risata acuta
e malefica provenne da dentro il castello, poco prima che la strega
uscisse dal punto in cui poco prima si trovava il portone.
“Mi stavo
giusto annoiando, nell'ultimo anno e mezzo, miei cari. Vediamo che
piano brillante avete preparato mentre vi saltavate alla gola.”
Nessuno dei tre
rispose, ma una freccia venne scagliata contro la sua coscia destra.
Malefica la
deviò con la magia, senza neanche sforzarsi.
Rise di nuovo.
“Hai preso
tutto da tua nonna, ragazzino. Sei incapace quanto lei. Ancora non
riesco a capacitarmi del fatto che tua madre non sia riuscita ad
ucciderla con tutto il tempo che ha avuto. D'altra parte, a giudicare
dalla sua assenza dalla scena da cinque anni circa, tua madre è una
che si arrende piuttosto facilmente.”
Una seconda
freccia venne scoccata nella sua direzione, ma lei la deviò
nuovamente con estrema facilità.
Il proiettile
proveniente dalla pistola di Ruby era molto, molto più veloce e
molto più difficile da deviare, però. La colpì sulla guancia
sinistra, lasciandovi una scia di sangue. Un urlo agghiacciante
squarciò l'aria.
“Attenta a
come parli dei miei cari, strega. Ti ricordo che io non sono sotto la
tua maledizione” le disse con voce ferma la ragazza.
Dopo essersi
ripresa dal lancinante dolore al viso Malefica alzò nuovamente gli
occhi su di loro, fissando con aria incredula la propria mano sporca
del suo sangue.
“Siete qui per
uccidermi” osservò con stupore. “Cosa è successo a voi eroi?
Niente trappole per intrappolarmi e darmi una seconda occasione?
Niente redenzione per me?”
“Cosa ci è
successo?” ripeté Emma con voce cupa. “Tu, ci sei successa.
Questo ci è successo” si indicò attorno. “Viviamo dentro
un'infinita apocalisse. Dentro l'inferno. Dentro il tuo Regno. Ma non
temere, tutto questo finisce oggi.”
Malefica le
rivolse un sorriso sadico ed inquietante, prima di scrollare
semplicemente le spalle e sospirare.
“Se è quello
che desiderate, metterò fine alla vostra infelicità.”
“Che gesto
generoso da parte tua.”
“Bastava
chiedere, l'avrei fatto anche tempo fa.”
Fu il turno di
Emma di sorriderle.
“Oggi finisce
tutto con la tua morte.”
Malefica rise di
quell'affermazione, sollevando sia la mano con cui teneva il bastone
che quella libera.
Un secondo colpo
proveniente dalla pistola di Ruby colpì la mano destra di Malefica,
costringendola a far cadere il bastone.
Lei venne colta
alla sprovvista, ma sollevò in fretta le mani una seconda volta,
senza preoccuparsi del bastone, muovendole bruscamente in avanti,
scagliando a terra sia Henry che Ruby, diversi metri dietro il punto
in cui si trovavano poco prima.
Sollevò
nuovamente le mani per dare il colpo di grazia ad Emma, ma
improvvisamente si ritrovò immobilizzata.
Emma roteò la
spada di lato a sé, camminando lentamente verso la donna, sempre
sorridendole e guardandola negli occhi.
“Non sei mai
stata capace di guardare più in là del tuo naso, non è vero?” la
schernì, mentre continuava ad avvicinarsi.
Lei si guardò
attorno, vedendo le due donne ai suoi lati che la tenevano incatenata
con la propria magia.
Alla sua
sinistra, una copia quasi identica della donna che aveva davanti la
stava guardando più o meno allo stesso modo, ma nel suo viso non
c'era traccia di sorriso, le mani erano sollevate verso Malefica ed
una tenue luce bianca di irradiava da esse. Alla sua destra invece,
c'era una donna a lei molto familiare. I capelli mori, i tratti
nobili, la posizione simile a quella della donna alla sua sinistra,
con le mani tese verso di lei ed una tenue luce bianca che si
irradiava dalle sue mani. Una donna che non vedeva da quasi cinque
anni.
“Regina.”
“Salve,
vecchia amica.”
“Come è
possibile, hai una maledizione del sonno eterno su di te, non puoi
essere risvegliata a meno che tu non abbia il cuore dentro il tuo
petto ed il tuo vero amore ti baci. Ma il tuo cuore è in mio
possesso ed Emma ti odia.”
“La prima è
corretta, la seconda è semplicemente assurda” rispose la donna che
aveva davanti, sollevando la propria spada e puntandola contro la sua
gola, continuando a guardarla dritta negli occhi.
“Non sono la
Regina che conosci” rispose invece la mora, attirando nuovamente la
sua attenzione su di sé. “Io ed Emma proveniamo da una realtà in
cui ti abbiamo sconfitta. La sfera sul tuo bastone conteneva un
incantesimo che ci ha spedito in questo mondo dove tu avevi vinto, ma
a quanto pare il tuo piano ti si è ritorto contro.”
Malefica la
guardò con incredulità.
“Non è
possibile, è assurdo. Quell'incantesimo doveva mandarti nel posto
più distante dal tuo lieto fine” la informò.
“Lo ha fatto.
Io sono sotto la maledizione del sonno eterno, Emma mi odia, Henry mi
odia, gli altri membri della mia famiglia sono tutti morti, eccetto
Ruby e Neal, gli unici due in tutta la città che non sono stati
colpiti dalla maledizione e sono comunque riusciti a sopravvivere
cinque anni, ma ho perso tutto. Ho perso tutto” ripeté. “Questo
era il posto più lontano dal mio lieto fine, indubbiamente. Ma lo
era fino al momento esatto in cui ho messo piede qui. Quando Emma ha
preso la decisione di venire con me, non solo ha reso vano il tuo
tentativo di separarmi da lei, ma ha anche provveduto a portare in
questo mondo qualcosa di cui si erano dimenticati tutti quanti
eccetto me.”
“E sarebbe?”
“Il Vero
Amore.”
Malefica rise
sarcasticamente. “Ridicolo. Non siete di questo mondo, la
maledizione non ha effetto su di voi, dunque non potete romperla.”
“È qui che ti
sbagli. È bastato un bacio perché la traccia si riaccendesse. Henry
ci ha riconosciute, così come la versione del futuro di me. Ci hanno
aiutate ad arrivare a te e noi abbiamo aiutato loro ad arrivare a
questo punto” la corresse Emma.
“Rimandaci a
casa, Malefica, e restituisci il cuore di Regina. Non puoi più
vincere neanche una battaglia di questa guerra” disse Regina,
cercando di farle capire che ormai non aveva via di scampo.
Malefica guardò
di nuovo gli occhi della donna la cui spada le sfiorava la gola.
Avrebbe riconosciuto quello sguardo ovunque, in qualsiasi mondo, in
qualsiasi tempo e dentro qualsiasi occhi.
“So che non
risparmierai la mia vita. Quindi uccidimi adesso e affronta le
conseguenze quando lo avrai fatto. Meglio il rimpianto che il
rimorso, non è vero?”
Sia Emma che
Regina spostarono lo sguardo tra le due reiterate volte.
“Emma, non
farlo. Se la uccidi non riusciremo a tornare a casa” disse
immediatamente Regina, seriamente preoccupata che potesse farlo
davvero.
“Troveremo un
modo.”
“Non sarai
mica seria, versione stupida di me” mormorò con incredulità Emma.
Ruby ed Henry si
erano rialzati, entrambi si fecero avanti, prendendo a loro volta la
mira su Malefica.
“Se non lo fa
lei lo farò io” intervenne Ruby.
“O io” si
aggiunse Henry.
“State tutti
quanti fermi, non fate neanche un altro passo in avanti” disse
Regina ad alta voce. “Se la uccidete, con lei morirà anche la
nostra possibilità di tornare a casa. Cancellerete per sempre la
nostra possibilità di avere un lieto fine.”
“Se non la
uccidiamo, nessuno avrà mai più alcun lieto fine in tutta
Storybrooke. Non possiamo permetterle di vivere. Neanche sappiamo per
certo che vi riporterà davvero a casa. Potrebbe limitarsi a spedirvi
in un mondo ancora peggiore e lasciarvi lì a marcire” Emma cambiò
impugnatura, la spada pendeva sul petto della strega quasi in
verticale, le sue mani erano strette sull'elsa, pronte ad affondare.
Emma e Regina si
guardarono negli occhi.
“Saremmo
dovute venire ad affrontarla da sole, avremmo sicuramente vinto lo
stesso e le cose sarebbero andate meglio” le disse la bionda.
“Come dici tu,
due è una coppia, tre è una folla” rispose sommessamente Regina.
Malefica sorrise
alla donna che la stava guardando con disprezzo.
“Uccidimi
cara, fai pure. Prendi il suo cuore, vai da lei e piangi sulla sua
tomba, accettando finalmente il fatto che è morta. Non sei più la
persona di cui lei è innamorata. Tu sei cambiata e lei è rimasta la
stessa. Sai bene quanto lo so io che se ti vedesse oggi non ti
amerebbe più, quindi vai e bacia il suo cadavere tutte le volte che
vuoi, ma la regina caduta è ormai perduta per sempre. Non vedrai i
suoi occhi mai più.”
“Bugiarda.”
“Vai a dirle
addio, cara. Vai alla sua tomba con un fiore per la tua amata.
Accetta la sua dipartita e passa oltre.”
“Stai zitta”
urlò, sollevando la spada, pronta a colpire.
“Uccidimi e
sarai condannata a passare una vita a fare il terzo incomodo”
guardò verso Regina e poi verso l'altra Emma. “Fai pure, mia cara.
Sarà il mio colpo di grazia alla vostra felicità.”
Regina ed Emma
sapevano che era esattamente quello che voleva. Morendo si portava
dietro l'incantesimo che le aveva spedite in quel mondo. Le
intrappolava lì, dove Emma le avrebbe viste essere innamorate per
tutta la vita.
Ma non sembrava
più importarle, era accecata dall'odio e dal ricordo delle cose
terribili che erano successe negli ultimi cinque anni.
Non le importava
più di fare la cosa giusta, ma solo di fare ciò che l'avrebbe fatta
sentire meglio a breve termine.
Regina conosceva
quella sensazione molto meglio di quanto avrebbe mai voluto che Emma
dovesse avvicinarcisi. Riconobbe subito il sentimento che le
offuscava gli occhi.
Vendetta.
“Menomale che
ero qui, perché la redenzione della regina caduta giungesse a
compimento. Ed ero qui per la tua dannazione.”
La sua spada
cadde sul torace della donna trafiggendole il cuore appena quelle
parole furono uscite dalle sue labbra.
“Ma chi,
adesso, provvederà” mormorò, le sue ultime parole deboli e
stentate “alla redenzione della Salvatrice Caduta?”
Continuarono a
guardarsi negli occhi fino a che l'ultima traccia di vita svanì.
Regina ed Emma
lasciarono andare il corpo ormai senza vita di Malefica, smettendo di
tenerla immobile con la magia.
Cadde a terra in
modo scomposto e poco sacro. Era così assurdo vedere una vita
portata via in quel modo. Ma non potevano in alcun modo prendere le
difese di Malefica. Si era andata a cercare quel destino, sapendo che
prima o poi l'avrebbe raggiunta. Aveva creato lei ciò che l'aveva
uccisa, aveva messo lì lei quell'odio, quel risentimento, quella
rabbia e quella sete di vendetta che alla fine le erano costate la
vita.
Emma lasciò
cadere a terra la propria spada, dirigendosi verso l'entrata della
Fortezza Proibita, decisa più che mai a trovare il cuore della donna
per cui aveva combattuto quella battaglia. Poteva anche essere
d'accordo con Malefica sul fatto che non sarebbe stata in grado di
risvegliare Regina, ma le doveva almeno quello. Almeno provarci.
Regina, d'altro
canto, si diresse immediatamente contro il bastone, prendendo la
sfera che vi era poggiata e portandola con sé.
“Troveremo un
altro modo” le disse Emma.
Ma Regina scosse
la testa.
“Questo è il
nostro unico modo.”
Emma sospirò,
ma non aveva intenzione di mollare così presto.
“Dobbiamo
continuare a tentare, Regina. Dobbiamo tornare da nostro figlio.”
La mora annuì,
prendendole la mano.
“La nostra
unica possibilità è che Miss Swan riesca a svegliarmi” le disse,
ma il suo tono non era molto convinto. “Forse se tutte e quattro
sovraccarichiamo la sfera con la nostra magia, potremmo riuscire ad
attivare il meccanismo che ci ha spedito qui ed invertirlo.”
Emma annuì,
rafforzando la presa sulla sua mano.
“E allora
andiamo a svegliarti” provò a sorriderle, ma non riuscì a far
raggiungere da quel sorriso i suoi occhi.
Entrarono a loro
volta nella Fortezza Proibita.
Regina notò
subito che era una versione molto ridotta di quella originale, non vi
erano così tante stanze e anche quelle che c'erano, erano molto più
piccole in dimensioni.
“Non sarà
lontano. Se la conosco bene, avrà voluto tenerlo sempre vicino, per
essere sicura che non potesse riprenderselo.”
Mentre entrambe
le bionde perlustravano la stanza, Regina si diresse immediatamente
verso il trono di Malefica, sapendo che probabilmente era quello il
punto in cui trascorreva le sue monotone e insignificanti giornate.
Con un gesto
della mano fece volare il pesante trono qualche metro verso destra,
guardando con soddisfazione il piccolo baule che vi era riposto sotto
ed ignorando il rumoroso tonfo causato dalla rovinosa caduta
dell'oggetto contro il pavimento.
“Beh, è stato
facile” mormorò a se stessa, abbassandosi e sollevando lo scrigno
tra le proprie mani, aprendolo e guardando al suo interno.
Un cuore un po'
ammaccato ed ormai su cui qualche piccola macchia era tornata giaceva
all'interno, pulsante, vivo, reale. Regina lo percepiva battere in
sincronia con il suo. Non aveva alcun dubbio che fosse quello.
Lo sfiorò
delicatamente, sovrappensiero.
Poi richiuse la
scatola, tenendola nella mano destra mentre con la sinistra
continuava a tenere la sfera del bastone di Malefica.
“Andiamo alla
cripta.”
Uscirono dalla
Fortezza Proibita e trovarono soltanto Henry ad aspettarle.
“Dov'è Ruby?”
“Sta andando a
prendere Neal, tra poco sarà qui e potremo andare. Non vuole
lasciarlo solo, sa che ha paura.”
Emma annuì.
Dopo neanche un paio di minuti Ruby fu di ritorno con il bambino.
“Siete
pronti?” domandò Regina, porgendo la sfera alla sua Emma e lo
scrigno con il cuore all'altra Emma. “Ci trasporterò direttamente
all'ingresso della cripta se per voi va bene, così ci risparmiamo il
viaggio.”
Dopo un assenso
generale fece come aveva detto.
Immediatamente
camminarono verso la bara, spostandola ed accedendo alla cripta,
scendendo in fretta le scale, mentre Ruby rimase di guardia.
Henry e Neal
rimasero nella stanza accanto, mentre loro tre si diressero verso la
teca di vetro in cui era contenuto il corpo di Regina.
Fu proprio la
mora a prendere in mano il cuore della sua controparte, offrendosi di
rimetterlo al suo posto.
Quando tutto fu
sistemato anche loro due tornarono alla stanza principale, lasciando
Emma da sola in modo che potesse prendersi il proprio tempo.
“Cavolo,
Regina” mormorò Emma una volta rimasta da sola. “E se Malefica
ha ragione e non posso svegliarti perché non mi ami?” si chiese
retoricamente. “Ho paura, Regina. Se non funziona, se non riesco a
svegliarti” deglutì, sospirando. “Non saranno solo le nostre
vite ad essere rovinate, ma sarà tutto raddoppiato.”
Si passò una
mano sulla fronte, guardando il viso della donna distesa dentro la
teca. Sembrava così serena e pacifica. Come se stesse semplicemente
dormendo. Ma Emma sapeva in che luogo terribile si trovava. Ricordava
la descrizione di quella stanza piena di fiamme e sapeva che il
dolore che Regina stava provando in quel momento doveva essere
atroce. Ogni secondo che sprecava era un secondo in più che Regina
passava dentro quella stanza. Non poteva più aspettare, era inutile
rimandare, ormai.
“Immagino sia
ora di scoprire se sono davvero condannata, come ha detto Malefica, o
se posso ancora salvarmi.”
Quello era il
momento della verità.
“Se posso
ancora salvarti.”
Accarezzandole
lentamente il viso si chinò su di lei, baciandola dolcemente a fior
di labbra.
Quando si
allontanò da lei guardò nuovamente il viso di Regina, osservando
attentamente mentre i suoi occhi tremarono e poi si aprirono.
Sentì
immediatamente una mano accarezzare la propria guancia.
“Emma.”
Sorrise, con la
certezza che ogni cosa sarebbe tornata al proprio posto.
Fatemi sapere cosa ne pensate! Alla prossima, con l'epilogo
della storia!
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Capitolo 14 *** The Only Way Out, Is Through ***
Eccoci alla fine. Questo è l'epilogo. Tutte le storie devono
averne uno...no?
The Only Way Out, Is Through
Passarono un bel po' di tempo a
spiegare a Regina cosa era successo mentre lei era addormentata, in
quei cinque anni ma soprattutto negli ultimi giorni.
Quando le ebbero raccontato cosa era
successo e che avevano bisogno di rimandare le loro copie
nell'universo giusto, lei fu immediatamente d'accordo e pronta a
partecipare.
“Due giorni in questa realtà e
sembrano passati dieci anni” sospirò Emma, mentre tornarono verso
la piazza di Storybrooke.
“Non è divertente, Emma” Regina la
fulminò con lo sguardo.
“Henry avrà ventiquattro anni. Si
sarà già diplomato al college.”
“Il college più vicino è a Boston.
Pensi che i tuoi genitori lo abbiano mandato così lontano solo per
farlo studiare?”
“Sarà meglio per loro. Henry deve
avere una vita migliore della mia.”
“Potremmo tornare e potrebbe essersi
sposato. Potrebbe aver avuto un figlio a diciotto anni, avrebbe l'età
di Neal” le disse Regina, indicando con un gesto della testa il
ragazzino che stava camminando mano nella mano con Henry qualche
metro dietro di loro.
“Non scherzare, Regina.”
“Non sto affatto scherzando. Sotto la
guida dei tuoi genitori, chissà cosa cavolo sarà successo al mio
piccolo principe.”
“Beh, presumo che lo scopriremo
presto.”
Regina appoggiò la sfera al centro,
Henry, Ruby e Neal rimasero in disparte mentre loro si posizionarono
attorno ad essa alla stessa distanza l'una dall'altra.
“Pronte?” domandò Regina.
Tutte le altre annuirono, tesero le
braccia in avanti.
La loro magia colpì simultaneamente la
sfera, illuminandola di una luce bianca e brillante.
Continuarono per diversi secondi a
concentrarsi sulla sfera, ma non successe niente di niente.
Provarono ancora e ancora, ma
semplicemente niente sembrava essere efficace.
“Forse dovremmo” iniziò la
versione più vecchia di Emma.
Ma Regina capì subito che stava per
proporre di rinunciare, quindi la bloccò con un semplice ma deciso
“No.”
“Non sta funzionando” le fece
notare l'altra Regina. “Forse Malefica era l'unica che poteva
attivare il portale.”
“Ma questo significherebbe che non
c'è modo di tornare indietro” rispose Emma, facendo notare
l'ovvio, ma non riuscendo ad evitarlo.
“No” ripeté soltanto Regina,
scuotendo la testa e tendendo nuovamente le mani in avanti, pronta a
colpire di nuovo la sfera.
“Regina” iniziò Emma.
Lei non si lasciò minimamente
distrarre, ricominciando con il suo incantesimo.
“Non mi arrenderò. Potete aiutarmi o
potete togliervi di mezzo. La scelta è vostra” disse soltanto,
chiudendo gli occhi e concentrandosi con tutta se stessa sulla sfera.
“Forse” intervenne la Regina di
quella realtà “il punto è che la stiamo colpendo con la magia
sbagliata. Del resto, la magia di Malefica era nera. Dovremmo provare
ad usare quel tipo di magia, invece di quella bianca.”
Regina ci rifletté a lungo. Alla fine
annuì.
“Solo io e te ne siamo in grado.”
“Dovrà bastare” mormorò.
Senza esitare oltre, entrambe
iniziarono a colpire la sfera nuovamente, usando l'altro tipo di
magia che possedevano.
La sfera tremò, ma niente di più.
Regina sapeva che doveva essere più
forte, più scura, più il tipo di magia che avrebbe usato Malefica,
ma non sapeva se era ancora capace di farlo, dopo tutto quello che
aveva provato con la propria redenzione.
Chiuse gli occhi, la voce di sua madre
risuonò nella sua testa.
L'amore è debolezza.
Inspirando si concentrò sul dolore, su
quello che aveva provato quando Cora aveva strappato via il cuore di
Daniel, pensando a cosa avrebbe fatto se al suo posto ci fosse stata
Emma. Si rese conto in quel momento che visto quanto le loro vite
erano frenetiche e pericolose, la possibilità di perdere Emma a
causa di qualcuno come sua madre, non era così assurda come poteva
sembrare a primo impatto.
Si concentrò sul dolore, sulla rabbia
che anche il solo pensiero di quell'avvenimento le causavano
immediatamente.
Pensò alla vendetta.
A quanto facile fosse per lei quel
sentimento.
A quanto forte l'aveva provata.
In un lampo accecante il portale
contenuto nell'amuleto di Malefica si spalancò, proprio come era
successo la prima volta.
Si presero per mano, pronte ad
attraversarlo, quando la voce di un uomo le distrasse.
“Aspettate” Henry si avvicinò
quasi correndo. Abbracciò Regina, mormorando un tenue “Addio”
contro la sua guancia e poi abbracciò Emma, parlandole all'orecchio.
La bionda corrugò la fronte, ma annuì. “Fate attenzione” disse
loro. “In questi cinque anni sono successe molte cose, cose che voi
dovrete affrontare. Che forse, se rimanete insieme, riuscirete a
fermare. Non è tutta colpa di Malefica, la distruzione di questa
città.”
“Henry” Emma del futuro intervenne,
facendolo tacere. “Non ci è concesso rivelare loro niente del
futuro. Non dire altro.”
Lui guardò la versione giovane di Emma
negli occhi, annuendo.
“Ricorda solo cosa ho detto” la
avvertì.
Poi indietreggiò, lasciando che Emma e
Regina si prendessero per mano.
“E se fossero già passati cinque
anni?” mormorò Regina, quando furono faccia a faccia col portale,
ma senza muoversi.
“E se il portale mandasse avanti
sempre di cinque anni e ne fossero passati dieci?” chiese di
rimando Emma.
“Presumo che lo scopriremo presto.”
Emma sospirò.
Erano pronte.
Proprio come vi erano entrate, uscirono
di nuovo da quel portale e tornassero finalmente a casa.
Quando il portale si richiuse, nessuno
si mosse.
Bianca continuò a fissare la sfera che
ormai giaceva a terra, infranta.
David estrasse la spada dal torace di
Malefica, il suo cuore aveva già smesso di battere da diversi
secondi. Era ora di lasciarla andare.
Ruby stava premendo le mani contro la
ferita sul fianco sinistro di Mulan, erano ricoperte ormai di sangue
e gli occhi della donna sdraiata a terra stavano ormai iniziando
lentamente a chiudersi, stava scivolando via.
Passarono solo una manciata di secondi.
Bianca cadde in ginocchio, iniziando a
piangere, David le corse accanto, abbracciandola.
Ruby sfiorò la guancia di Mulan,
guardandola negli occhi per l'ultima volta.
Erano passati solo una decina di
secondi da quando il portale si era richiuso. E già ogni cosa era
cambiata per sempre.
Fu allora che, proprio come si era
richiuso, il portale si riaprì, una luce abbagliante fece voltare di
nuovo tutti loro verso la sfera.
Emma e Regina la attraversarono,
guardandosi attorno velocemente. Riconobbero immediatamente il posto
e il momento in cui si trovavano: non potevano che essere passati
pochi secondi da quando se ne erano andate via.
Si guardarono, capendosi al volo.
Emma si voltò verso il portale, usando
la magia per richiuderlo, mentre Regina corse a perdifiato verso
Mulan, cercando di guarirla.
Quando il portale fu richiuso, le
ferite della principessa riparate ed il momentaneo shock si fece da
parte, Biancaneve corse incontro a sua figlia, abbracciandola con
slancio.
David fece lo stesso, mentre Biancaneve
passava ad abbracciare Regina, dopo che Ruby l'ebbe lasciata andare.
Dopo qualche istante, si guardarono
l'un l'altro.
“Ha funzionato” mormorò Emma.
“L'incubo è finito” aggiunse
Biancaneve.
“Malefica è morta” la voce di
Regina nascondeva il tono triste di chi ha appena perso un'amica. I
suoi occhi si abbassarono e non disse altro, incamminandosi
lentamente verso Mulan, sollevandola con la magia e poi
trasportandosi dentro l'ospedale.
Quando gli altri raggiunsero
l'ospedale, trovarono soltanto Whale che monitorava i suoi parametri
vitali, ma di Regina non c'era traccia.
Emma era sicura di dove l'avrebbe
trovata, così uscì dall'edificio, dirigendosi a passo svelto verso
la propria macchina, ed iniziò a guidare verso Mifflin Street.
Quando spalancò la porta, vide due
figure in piedi nell'ingresso, abbracciate così strette che potevano
a malapena essere distinte l'una dall'altra.
“Non mi lascia andare, mi ha tenuto
così per un buon quarto d'ora.”
La voce di Henry arrivò alle sue
orecchie attutita dalla spalla di Regina, contro cui era appoggiato
il suo viso.
Le braccia della donna erano avvolte
attorno alle sue spalle, mentre quelle di Henry cingevano la vita di
sua madre.
“Sembra che non mi abbia visto da
anni, quando invece eravamo insieme due ore fa.”
Emma tirò un sospiro di sollievo
tremolante, prima di scoppiare a ridere.
“Ragazzino, domani ti
porto da tuo nonno, così può insegnarti come ci si rade. Quattro
peli sulla faccia non sono una barba, sono brutti da vedere e
spaventano le ragazze.”
Lui la guardò con gli occhi socchiusi,
come se fosse matta. E forse lo era. Forse le sue madri erano
entrambe impazzite in quel breve lasso di tempo in cui erano state
lontane.
Emma si avvicinò a loro,
abbracciandoli entrambi ed appoggiando il mento sopra la testa di suo
figlio.
“Mi sei mancato” mormorò Regina.
“Anche a me, ragazzino” aggiunse
Emma.
“Qualcosa mi dice che per voi non
sono passate le poche ore che sono trascorse per me” mormorò lui,
iniziando a preoccuparsi.
“Siamo state nel futuro” raccontò
Emma, allontanandosi leggermente, per poterlo guardare negli occhi.
“Cinque anni nel futuro.”
“Oh” sussurrò lui, portandosi una
mano sul viso. “Questo spiega i commenti sulla barba.”
Sia Emma che Regina risero,
districandosi dall'abbraccio ma rimanendo vicinissime ad Henry, senza
volerlo le loro mani si intrecciarono.
“Ma quanto siete state lì?”
“Solo un paio di giorni, ma è stato
terribile.”
“Com'era?”
“Te lo racconteremo dopo, quando ci
saranno anche i tuoi nonni. Per adesso perché non andiamo a pranzo?
Non so voi, ma io sto morendo di fame.”
Si trovarono alla tavola calda di
Granny, i suoi genitori erano già lì che li aspettavano, mentre
Ruby e Mulan erano ancora in ospedale. Belle e Aurora li avevano
raggiunti prima che Emma, Regina ed Henry arrivassero.
Quando la porta della tavola calda si
aprì e le due donne entrarono precedute da loro figlio, tutti quanti
si paralizzarono.
Regina abbassò lo sguardo, sapendo che
la sua presenza poteva non essere ben vista da chi pensava che
Malefica li avesse presi di mira a causa sua. Ma l'unica cosa che
voleva era pranzare assieme alla sua famiglia, quindi si fece
coraggio ed attraversò il ristorante fino al tavolo dove erano
Bianca e David, sedendosi insieme a loro, seguita immediatamente da
Emma ed Henry.
“Dovete raccontarci tutto” disse
immediatamente Bianca, curiosa come al solito. “Cosa c'era
dall'altra parte del portale?”
“Siete cadute in un portale?”
intervenne subito Henry. “Forte.”
“Ragazzino, dobbiamo rivedere il tuo
concetto di forte” intervenne Emma, ridendo della propria battuta,
iniziando a raccontare di cosa era successo loro, del viaggio nel
futuro, dell'incontro con Henry, dell'incantesimo del sonno eterno
che Regina aveva fatto a se stessa e del cambiamento radicale nel
modo di fare di Emma.
Raccontò di come avevano visto Ruby e
Neal, ormai cresciuto, di come avevano sconfitto nuovamente Malefica
e di come erano infine riuscite a riaprire il portale per poter
tornare indietro alla propria realtà.
“E la città era completamente
devastata?” chiese Henry.
“Sì, tranne poche case.”
“E Malefica lo aveva fatto?”
domandò Bianca.
“Ma, perché? Non suona molto da lei”
intervenne nuovamente Henry.
Emma e Regina si guardarono,
leggermente perplesse.
“La gente sarà impazzita, come dopo
l'incantesimo di Ingrid” cercò di ragionare Emma. “Penso che
dopo cinque anni in quel modo le cose siano degenerate.”
Nessuno sembrò molto convinto da
quella spiegazione.
Le parole che Henry aveva detto loro
nel futuro risuonarono nella testa di entrambe le donne.
Non è tutta colpa di Malefica, la
distruzione di questa città.
Che ci fosse
qualcos'altro in serbo per loro, proprio adesso che erano riuscite a
sconfiggere Malefica?
“Ma non ci avete
detto la cosa più importante” le distrasse loro figlio, facendo
perdere loro quella linea di pensiero. “Quanto sarò bello da
grande?”
Tutti risero,
distraendosi, anche se solo per quel pranzo, dalle cose orribili che
erano successe quel giorno. E che probabilmente avrebbero continuato
a succedere.
Quando rientrarono
alla villa quella sera, dopo aver passato tutto il pomeriggio in
ospedale con Ruby e Mulan e aver cenato a casa dei genitori di Emma,
erano esauste.
Sembrava che
fossero passati anni.
Volevano soltanto
dormire e svegliarsi il giorno seguente, per poter iniziare ad andare
avanti con le loro vite, come facevano sempre dopo ogni battaglia.
“Vuoi aspettarmi
qui, mentre accompagno Henry a letto?” sussurrò Regina appena la
porta si chiuse alle sue spalle.
“Mamma ho
quattordici anni, penso di riuscire a trovare il mio letto da solo”
disse Henry, alzando gli occhi al cielo ed incamminandosi verso le
scale.
“Ti aspetto qui”
le disse Emma con un sorriso, sapendo che Regina voleva dargli la
buonanotte prima di lasciarlo dormire.
Lei le rivolse uno
sguardo grato, seguendo suo figlio.
“Henry, dai la
buonanotte a tua madre” ordinò quando fu ai piedi delle scale.
Lui si voltò,
tornando indietro di corsa mentre Regina iniziava a salire lentamente
le scale, avvicinandosi ad Emma ed abbracciandola di slancio, senza
che lei avesse il tempo di reagire in alcun modo.
“Notte, ma'” le
disse, sorridendole e poi correndo di nuovo n direzione delle scale,
superando Regina ed arrivando prima di lei in camera.
Emma rimase lì a
guardare le scale che avevano appena percorso le due persone più
importanti della sua vita, sorridendo a se stessa.
Sovrappensiero, si
mise le mani dentro le tasche del giacchetto come era solita fare.
Solo in quel
momento si ricordò di quello che le aveva sussurrato Henry
all'orecchio.
Controlla la tua tasca sinistra
quando nessuno può vederti.
Ci aveva fatto
scivolare dentro un bigliettino. Sopra c'erano poche righe
scarabocchiate in fretta con l'inconfondibile calligrafia di Henry.
Lesse velocemente
quelle poche righe, poi le rilesse di nuovo, ancora e ancora e
ancora. Ma non avevano senso.
Poteva solo dirle
cosa aspettarsi, invece le aveva lasciato un indovinello.
Ruby e Whale non sono gli unici
mostri della Foresta Incantata.
Ne manca uno alla lista, ma dovrai
arrivarci da sola.
Ricordati solo che nessuno è al
sicuro quando cala la notte.
Cosa diavolo stava
cercando di dirle suo figlio?
“Cosa stai
leggendo?”
La voce di Regina
la colse alla sprovvista, il suo sguardo scattò verso l'alto ed
accartocciò in fretta il foglietto che aveva in mano, che senza il
suo controllo prese fuoco, lasciando solo cenere tra le sue dita.
“Mi hai spaventata.”
“Ti
chiedo scusa, non era mia intenzione” la donna si avvicinò
lentamente verso di lei, prendendole delicatamente la mano per
controllare che non vi fossero bruciature. La magia poteva essere
pericolosa per chi non sapeva bene come usarla.
“Era solo la lista della spesa della
settimana scorsa” mentì Emma. “Non so perché fosse ancora nella
tasca del mio giacchetto.”
Regina continuò a guardare il palmo
della sua mano, cercando di nascondere il proprio sorriso e annuendo
distrattamente.
“Non c'entra niente con quello che ti
ha sussurrato Henry all'orecchio quindi, né con il foglietto che ha
fatto scivolare dentro la tua tasca?”
Emma deglutì, per un attimo quasi
spaventata dalla capacità di osservare ogni dettaglio della donna
che le stava di fronte.
“Immagino che tu non voglia
parlarne.”
“Non stasera” supplicò Emma.
“Magari tra qualche giorno potremmo iniziare a cercare i nostri
nuovi guai, ma fintanto che non sono loro a trovarci per primi, io
dico di vivere qualche giorno in santa pace.”
Regina le sorrise e fu solo in quel
momento che Emma si rese conto che non stava più controllando che
non si fosse bruciata, ma stava tracciando con delicatezza le curve
ed i dossi della sua mano, tenendola delicatamente tra le proprie,
guardandola negli occhi con nient'altro che comprensione e affetto.
Il suo respiro fu improvvisamente
bloccato a metà della sua gola quando si rese conto che erano a casa
di Regina, Henry stava dormendo e loro erano finalmente a casa.
Emma fece un passo in avanti, invadendo
lo spazio personale di Regina, quasi senza rendersene conto.
A sua volta, la mora lasciò andare la
mano di Emma, per stringere le proprie braccia attorno alle sue
spalle.
“Ciao” mormorò Emma, mentre le sue
mani si posavano sui fianchi di Regina.
“Ciao” rispose sorridendole.
“Sei bellissima” aggiunse la
bionda, dandosi della stupida troppo tardi per essersi lasciata
sfuggire quello che per lei era un segreto inconfessabile, ma che per
il resto del mondo non era altro che l'oggettività dei fatti. Emma
trovava Regina molto bella, chiunque sarebbe riuscito a rendersene
conto.
Le dita di Regina accarezzarono
delicatamente il suo viso per qualche istante, poi sfiorò con le
labbra quelle di Emma.
Avrebbe voluto dire così tante cose,
dirle che l'amava, ma che c'era di più. Che pensava di aver trovato
finalmente l'unico vero amore della sua vita e che tutto il resto,
tutto quello che aveva provato per altre persone, impallidiva davanti
all'immensità di ciò che sentiva per Emma. Avrebbe voluto dirle che
anche se non sapeva bene come fare, voleva che tra loro le cose
funzionassero, perché sentiva che quella era la sua possibilità di
avere finalmente un lieto fine. Avrebbe voluto dirle che era
dispiaciuta per tutto il dolore che le aveva causato e che amava ogni
piccola cosa del suo carattere e del suo passato, avrebbe voluto
scusarsi e si sentiva così dannatamente egoista, perché anche se ne
avesse avuta l'occasione, non avrebbe mai cambiato il proprio
passato, non avrebbe mai rinunciato a Henry o a lei, anche se forse
Emma sarebbe stata più felice e avrebbe avuto una vita più semplice
nella Foresta Incantata insieme ai suoi genitori. Non si riteneva
abbastanza forte da desiderare di rinunciare alla cosa che aveva
cercato per tutta la vita e che adesso finalmente aveva: il suo lieto
fine, con i suoi due veri amori, Emma ed Henry.
Ma sapeva che Emma non l'avrebbe mai
desiderato, né le avrebbe mai chiesto di farlo perché in cuor suo
Regina sapeva che quello non era soltanto il suo lieto fine, ma era
anche quello di Emma, che neanche lei avrebbe mai potuto rinunciare
ad Henry.
Avrebbe voluto dirle che era una specie
di miracolo che fossero lì, due persone che non avevano mai avuto
una vera casa e che non si erano mai sentite amate davvero, pronte ad
essere la casa e l'amore di cui l'altra aveva così disperatamente
bisogno.
C'erano così tante cose che avrebbe
voluto dirle, ma non sapeva come fare.
Quindi non disse niente.
Si allontanò da lei, prendendola di
nuovo per mano e la guardò solo per un instante, prima di voltarsi e
condurla al proprio fianco in direzione delle scale che conducevano
al piano superiore, verso la propria camera da letto.
Appena la porta della stanza di Regina
fu chiusa si baciarono di nuovo, come non si erano mai baciate prima.
Era un bacio insistente e passionale, che lasciò entrambe senza
fiato.
Regina fece scivolare con delicatezza
il giacchetto di pelle di Emma a cui ormai entrambe erano affezionate
dalle sue spalle, appoggiandolo sulla sedia a lato del suo letto.
Si guardarono negli occhi di nuovo, il
resto del mondo era completamente sparito.
Non esistevano più favole, streghe
cattive, maledizioni, portali, né bigliettini. Esistevano solo loro
due in quel momento.
Nient'altro aveva più importanza.
Quella settimana passò in fretta, tra
le visite in ospedale finché Mulan fu finalmente dimessa, le
riunioni della città per decidere cosa fare riguardo le
ristrutturazioni necessarie in piazza dopo il loro scontro con
Malefica e l'apertura del portale, le cene a casa dei Charmings ed il
loro tempo di qualità con Henry.
Le cose tornarono ad essere frenetiche
molto velocemente e la quiete che era solita seguire ad una tempesta
non si concesse neanche per un istante.
Le loro menti furono costantemente
occupate dai mille spostamenti dei loro corpi e solo in qualche rara
occasione Emma ebbe la possibilità di riflettere su cosa
significasse il bigliettino lasciato dentro il suo giacchetto.
Avrebbe voluto parlarne con Regina, ma
di solito la sera erano così stanche che affrontare un discorso del
genere sembrava impossibile.
I giorni passarono in fretta, finché
le cose iniziarono lentamente a sistemarsi e tutto tornò nel proprio
ordine naturale.
Emma ricominciò a lavorare come
sceriffo, Henry ricominciò ad andare a scuola. Regina, per mancanza
di un'occupazione migliore, spesso faceva compagnia a Bianca in
ufficio, aiutandola con qualche mansione da sindaco con cui Bianca
non aveva familiarità e occupandosi invece di Neal quando lei
riusciva a cavarsela da sola.
Emma iniziò ad andare a cena a casa
loro ogni sera, per poi rimanere a dormire quasi ogni notte, ma era
una sorta di muto accordo che non ne avrebbero mai parlato con Henry,
che era stato un po' il loro cupido, e che quindi di sicuro non aveva
bisogno che fossero loro a spiegargli la situazione. E ovviamente
c'era il bonus di evitare una conversazione molto imbarazzante,
quindi colsero l'occasione al volo.
Lentamente le cose di Emma avevano
iniziato a spostarsi dentro la villa di Mifflin Street. Prima
solamente un cambio di scarpe, visto che i suoi stivali spesso e
volentieri si macchiavano di fango e la villa di Regina era sempre
così pulita. Poi uno spazzolino da denti ed ovviamente un pigiama,
anche se in realtà raramente riuscivano a rivestirsi prima di
addormentarsi.
Poi qualche cambio per non dover andare
a lavoro con gli stessi vestiti del giorno prima.
Quella sera, come le altre, Emma si
fermò a cena e poi a dormire.
Tutto sembrava finalmente essere
tornato alla calma normalità di una piccola cittadina del Main,
proprio come era prima che la maledizione fosse spezzata.
Ma proprio quella sera, durante la
cena, Henry disse qualcosa che Emma non riuscì a togliersi dalla
testa per tutta la sera.
“Non riesco a superare quel
livello.”
“Sempre il videogioco con gli zombie?”
“Sì. Forse dovrei chiedere aiuto a
Whale.”
Lui e Regina avevano riso. Emma lo
aveva preso per uno scherzo tra loro che lei non poteva capire ed
aveva scrollato le spalle.
Ma quel dialogo l'aveva tormentata per
tutta la sera, non riusciva a spiegarsi perché.
Fu quando si ritrovò a fissare il
soffitto nel buio della camera da letto di Regina che si rese conto
che era probabilmente perché il nome di Whale era scritto anche sul
bigliettino che Henry aveva fatto scivolare dentro il suo giacchetto.
Cercando di non dare troppo peso alla
cosa, tentò di addormentarsi.
“Ti sento pensare” mormorò Regina,
la voce carica di sonno e gli occhi chiusi. “Non riesco a dormire
con il rumore dei tuoi pensieri.”
Emma rise appena,
avvicinandosi e prendendola tra le proprie braccia.
“Perdonami.”
“Ne vuoi parlare”
chiese con voce dolce, anche se dalla sua voce si intuiva che tutto
ciò che avrebbe voluto lei era poter dormire.
“Magari domani” rispose, baciandola
sulla testa. “Adesso proviamo a dormire.”
Dopo qualche istante la mora era di
nuovo scivolata nel sonno.
Emma chiuse gli occhi, ma non riuscì a
smettere di pensare.
Cosa avevano in comune una cameriera ed
un dottore? Quello le sembrava solo l'inizio di una barzelletta per
adulti, nient'altro.
C'era qualcosa che le sfuggiva.
La loro età? I Regni da cui venivano?
Sapeva che Whale non era nato nella Foresta Incantata, forse aveva
qualcosa a che fare con quello.
Prima che potesse giungere ad una
conclusione la stanchezza ebbe il sopravvento ed Emma scivolò in un
sonno agitato, avvolta da un incubo indecifrabile.
Ricordava soltanto un lupo che ululava,
si trovava dentro un cimitero, sopra una lapide senza nome, continuò
ad ululare senza tregua finché il terreno sotto il lupo si mosse, ma
non a causa di un terremoto. Dalla terra, tra i verdi fili d'erba, si
alzò qualcosa, dalla forma strana e inquietante, qualcosa di viscido
e completamente fuori contesto. Qualcosa che Emma riconobbe come una
mano.
Quando il telefono del numero 108 di
Mifflin Street squillò nel cuore della notte, Regina fu la prima ad
essere svegliata.
Scattò in piedi e corse verso il
telefono temendo il peggio.
“Pronto?”
“Regina.”
“David.”
“Emma è lì con te?”
“Sì, sta dormendo.”
“Forse dovresti svegliarla. Abbiamo
avuto una sorta di emergenza in città.”
“Cosa è successo?” domandò
preoccupata.
“Abbiamo trovato un ragazzo nel
bosco. Era morto quando siamo arrivati.”
“Ma è terribile”
mormorò Regina, corrugando la fronte.
“La parte più assurda non è che
fosse morto quando siamo arrivati” le disse.
Soltanto in quel momento la donna si
rese conto di quanto fosse scosso l'uomo dall'altra parte della
cornetta, di quanta agitazione percepisse nella sua voce.
Emma si svegliò di colpo dal suo
incubo, madida di sudore.
Che stupida, era stata.
Ruby non era una cameriera, per Henry.
Ruby era un lupo mannaro.
E Whale non era un dottore, non era un
chirurgo. Era il dottor Frankenstein, colui che riportava in vita i
morti. Colui che aveva per primo dato vita agli zombie.
Lupi mannari e zombie erano già in
città, mancava solo un'altra cosa per completare la triade storica
dei film horror.
Ma Emma sperava, con tutto il suo
cuore, di essere completamente fuori strada.
Guardò verso la porta della camera da
letto, Regina stava rientrando in quel momento.
“Dobbiamo vestirci. Ha chiamato
David, hanno trovato un ragazzo nel bosco, era già morto quando sono
arrivati.”
Emma trasse dei respiri profondi,
cercando di calmarsi. Ma poi si accorse che Regina era scossa almeno
quanto lei.
“Cos'altro ha detto?” osò
chiedere, pentendosene subito dopo.
Si guardarono negli occhi per un lungo
istante.
Sapevano entrambe che un altro pericolo
a Storybrooke significava la fine della tranquillità che avevano
così difficilmente mantenuto in quel breve periodo.
“Ha detto” iniziò Regina,
deglutendo. “Il ragazzo era morto. Ma non è rimasto morto
molto a lungo.”
Emma si sentì gelare il sangue nelle
vene, quando realizzò che aveva avuto ragione qualche minuto prima
con la sua terribile supposizione.
Le loro vite erano davvero troppo
complicate.
“Vampiri” mormorò.
Con una semplice parola, ecco che
iniziava per loro una nuova battaglia.
Se avessimo l'audio adesso partirebbe la
sigla di Carmilla. Scherzi a parte, non so se scriverò mai una seconda
parte per questa storia, ma mi piaceva l'idea di un finale aperto. Del
resto sarebbe finita così se fosse stata una stagione (o metà stagione)
del telefilm! Quindi che dire, ringrazio tutte voi e spero che mi
farete sapere cosa pensate di questa storia, se per voi è stato
interessante o una perdita di tempo. Io nel frattempo vi ringrazio
tutte.
Un abbraccio, alla prossima.
Herm
NB: Il sequel è adesso online con il titolo "Predestination"!
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