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Questa è la mia prima ff,
spero vi piaccia, per favore se avete suggerimenti, migliorie allo stile
grafico, critiche da farmi non esitate, sarò più che felice di leggerle!!
EDWARD POV
Scuola superiore di Forks.
Primo giorno del terzo anno, il mio purgatorio personale. I miei quattro
fratelli si erano già avviati, mancavo solo io all’ appello. Del resto oggi era
una quelle giornate in cui non sopportavo di dover assistere alle smancerie che
Alice, Jasper, Rosalie e Emmett si scambiavano. A volte era dura essere l’unico “scoppiato”
della famiglia.
Ero appoggiato alla mia Volvo,
riordinando libri di testo che ormai conoscevo a memoria, ma che facevano parte
della messinscena cui io e i miei fratelli dovevamo prestarci ogni giorno, per
salvare le apparenze.
Apparenze, figuriamoci. Quando
sei un mostro, una creatura senz’anima, condannata a
vivere per l’eternità in un corpo da diciassettenne, a
cosa ti serve salvare le apparenze? A niente. Appunto.
L’altro
aspetto che odiavo della scuola superiore era dover ascoltare ogni giorno i
pensieri idioti di adolescenti in piena tempesta ormonale…
Già, perché oltre ad essere un vampiro, sapevo anche leggere nel pensiero...
Era un aspetto fastidioso, soprattutto perché per quanto mi sforzassi riuscivo
a concedere solo un minimo di privacy alle persone che amavo: i miei quattro
fratelli e i miei genitori Carlisle edEsme.
Scossi la testa, feci un
respiro profondo e mi preparai ad affrontare la banalissima quotidianità che mi
si prospettava davanti, quando all’improvviso avvertii un
odore, l’odore umano più buono che avessi mai sentito in
quasi novant’anni.
Sapeva di rose, di fresia e di
qualcosa che non riuscii ad identificare..ma che lo rendeva dolcissimo e
unico..
E poi…
poi.. La vidi. Era la cosa più bella che avessi mai visto in tutta la mia
esistenza.
Correva spaventata verso di
me, con gli occhi color cioccolato profondissimi sbarrati per la paura, le gote
imporporate dallo sforzo, i lunghi capelli mogano che si muovevano in un’
onda..
Era molto più che bellissima.
Era snella ma ben fatta, il suo esile corpo trasmetteva un fragilità che ti
faceva subito venire voglia di proteggerla; e cosa più importante correva verso
di me.
Quando incrociò i miei occhi
per un attimo arrossì ancora di più, poi con passo spedito e uno sguardo
risoluto nei suoi stupendi occhi si avvicinò a me.
Mi guardò per un istante
ancora, sussurrò uno “scusami”
talmente flebile che ad un orecchio umano sarebbe sfuggito e poggiò dolcemente le
sue labbra sulle mie.
“Ma che…”non ebbi neanche il tempo di finire di
formulare il pensiero, che il suo dolce odore e il suo caloremi avvolsero e mi fecero perdere la testa… per una frazione di secondo pensai che si trattasse
del mostro che era in me che stava affiorando, ma poi capii.
Era DESIDERIO. Desiderio puro
di abbracciare quella fragile ragazza, di cui non conoscevo neanche il nome, e
di baciarla a mia volta.
Così lo feci. Per la prima
volta da quando la mia seconda vita era cominciata (a dire il vero non mi era
mai successo neanche da umano) mi abbandonai all’istinto.
Feci scivolare una mano lungo
la sua schiena e l’altra trai i suoi capelli, poi
dischiusi le labbra per respirare ancora meglio il suo profumo. La sentii
irrigidirsi per un attimo, ma poi anche lei si abbandonò a quell’elettricità
che ci aveva percorsi dal primo istante in cui le nostre bocche si erano
incontrate.
Poi all’improvviso,
non sapevo neanche come fosse successo, le nostre lingue si incontrarono,
dapprima piano, poi con sempre più passione, io non mi decidevo a lasciarla, e
lei, la ragazza che in pochi attimi aveva scombussolato la mia esistenza,mi stringeva sempre più forte…
Sentii in lontananza una corsa
affannosa, dei pensieri talmente confusi da essere indecifrabili, e poi Lui
apparve. Lo conoscevo bene, era il cretino della scuola per eccellenza: TyerCrowe. Pensava che tutte le
ragazze dovessero cadere ai suoi piedi, si sentiva secondo solo ai cinque “irraggiungibili” Cullen.
Aprii gli occhi e la vidi che
mi fissava con uno sguardo da cucciolo impaurito, mi stava pregando di non
lasciarla andare, e così feci.
Le accarezzai la guancia per
rassicurarla, e con la punta della dita, come se fosse stata la più fragile
delle bolle di sapone le abbassai le palpebre; richiusi gli occhi anch’io, ma mi concentrai sui pensieri di quel cretino.
Erano un misto di rabbia ed
incredulità: “ma..ma..ma..
come si permette quella brutta… con quel mostro di Culen poi..bleah!!…ma
me la pagherà.. oh.. eccome se me la pagherà.”
Poi urlò “Bella
Swan, te la farò pagare, vedrai!! Ti renderò la vita un inferno!!”
e si allontanò come una furia.
Quando i suoi passi furono
lontani abbastanza, non più udibili ad orecchio umano, quella bellissima
ragazza si stacco da me e rossa in viso mi balbettò: “S-s-scu-scusai-i-io n-non so
c-c-osa mi sia p-p-preso,” fece
un respiro profondo e continuò, con voce più ferma: “
grazie davvero, non sai da cosa mi hai liberato” e scappò
via.
Io rimasi talmente impietrito
da non riuscire né a gridarle un “Aspetta!”
né a correrle dietro, nonostante fosse la cosa che più avrei voluto al mondo.
Mi guardi le mani e chiusi gli
occhi assaporando i momenti appena vissuti, il suo calore, il suo profumo, le
sue soffici labbra.. Ero talmente immerso nei miei pensieri che l’arrivo
dei miei fratelli mi colse alla sprovvista.
“Aha!! C’è sempre una prima volta” pensò Emmett compiaciuto.
Aprii gi occhi e li guardai,
ad uno ad uno: non c’era dubbio che avessero assistito
alla scena, ma la cosa strana è che sembravano tutti così.. così felici, ecco. Emmett aveva un sorriso
che gi andava da un orecchio all’altro, Jasper sorrideva
compiaciuto, Rosalie mi guardava con calore e mi sorrideva dolcemente e Alice
era Alice. Mi guardava con una gioia paragonabile solo a quella che aveva
quando Jasper riusciva a stupirla, il che, dato il suo potere di preveggenza,
non accadeva spesso. Ma c’era di più.. una luce maliziosa
nei suoi occhi.
La guardai torvo e le chiesi
cos’avesse visto, e lei con tono falsamente innocente mi
rispose: “Niente fratellino, proprio niente”.
Non mi convinceva, così provai a sentire i suoi pensieri, ma si stava
concentrando sui suoi momenti intimi con Jazz, perciò era chiaro che non
volesse farmelo sapere.
Un po’
stizzito mi concentrai sugli altri, per primo Emmett che come al solito era
bonaccione, ma anche.. beh Emmett: “Sono proprio felice.. ora finalmente non sarai più il verginello del gruppo, e da bravo fratello maggiore potrò
insegnarti un po’ di giochini..”. Lo ignorai e passai a Jazz, anche lui era felice, forse più
di Emmett, dato che poteva sentire le mie emozioni, che in quel momento io non
capivo, ma lui con la sua esperienza sì.
Rosalie mi lasciò basito.
Avevamo sempre avuto un rapporto difficile, conflittuale, anche se col tempo e
soprattutto da quando aveva trovato Emmett, la sua metà, era migliorato
parecchio, ma non si poteva ancora dire che fossimo completamente liberi dalle
ostilità. Perciò mi stupii non poco quando la ascoltai: “Ed, sono felice per te, davvero, finalmente
non sarai più solo.” La guardai e le sorrisi, un
sorriso dolce, che ei ricambiò.
Mi sentivo in dovere di
spiegare ai miei fratelli cosa fosse successo e perché mi fossi comportato in
quel modo, perciò presi un respiro profondo (nonostante non fosse necessario) e
iniziai:
“Ragazzi io non so cosa mi sia
preso, davvero… cioè lei si è avvicinata e mi ha baciato,
si vedeva che l’ha fatto perché era in pericolo, e forse
non so io..” mi fermai un attimo a pensare “ecco
forse io le ho ispirato sicurezza, fiducia, fatto sta che si è avvicinata e mi
ha baciato. Io non ho scuse per come mi sono comportato, lo so, ma il suo
odore, il suo profumo era buonissimo, anzi no, di più ”,
ormai parlavo talmente in fretta che l’udito umano non
sarebbe riuscito a percepire le mie parole “sapeva di
rose, di fresia e di qualcosa che non sono riuscito a identificare, però,
però.. ha risvegliato in me delle emozioni che non sapevo di poter provare, e
non parlo del nostro istinto, era qualcosa di ancora più forte, che mi ha
spinto a stringerla a me..” mi interruppi imbarazzato,
senza sapere come continuare.
Con mia grande sorpresa
scoppiarono tutti a ridere.
“Davvero, Edward è a prima
volta che ti sento parlare così tanto in una volta sola”
mi fece Jazz.
“Già, è stato interessante” fece eco Emmett.
Alice si limitava a guardarmi,
sorniona, mentre Rose mi lasciò senza parole: “ quel
qualcosa che ti ha spinto a baciarla e che non hai capito si chiama attrazione
fratellino, anche se nel tuo caso direi che si è trattato proprio di un colpo
di fulmine.”
Gli altri annuirono convinti.
Io ero completamente sconvolto. “C-come,
scusa?”
Rose mi guardò paziente e mi
parlò come se davanti a lei ci fosse un bambino piccolo e non un vampiro quasi centenario:
“Ed, ho appena detto che ti sei innamorato, capito? Quello
che ti ha spinto a baciarla si chiama A-M-O-R-E”.
Ormai non sapevo neanche più
cosa dire.
Intervenne Alice: “Rose hai proprio ragione, sai io te e Bella saremo grandi
amiche”, mi fece l’occhiolino.
Maledetta folletta
veggente!!“Ragazzi,
ma io non ci ho manco parlato con quell’
” mi stava scappando la parola angelo
ma mi morsi la lingua-meglio non peggiorare la situazione- “quella
ragazza”.
“Oh, ci parlerai”
fece Alice, aggiungendo pensando “e non
solo”.
Jasper e Emmet intanto si
guardavano complici, ma io ero totalmente distratto dalle mie perfide sorelle e
dalle loro teorie assurde, per cui sobbalzai quando mi dissero all’unisono “però Ed, per essere a prima volta
che baciavi qualcuno non te la sei cavata affatto male”,
ed Em continuò “anzi a vederla
sembrava davvero che lei fosse in paradiso”.
Al ricordo scoppiai a ridere
in armonia con loro, Rose ed Alice intanto parlavano già di andare a fare
shopping con la mia futura ragazza, e pensavano a quanto nostra madre, Esme,
sarebbe stata felice nel vedermi finalmente innamorato.
Riscossi tutti dal
chiacchiericcio e dissi: “Andiamo in classe, e non una
parola su questa storia, fino a quando non arriviamo a casa”,
- già perchè avrei dovuto, ma soprattutto volevo
parlarne anche ai miei genitori, “o dirò io a Carlisle ed
Esme, e poi ho bisogno di qualche ora per capire, analizzare questa situazione ”.
Gli altri acconsentirono,
mentre ci dirigevamo verso gli edifici, mi venne in mente un particolare, che
non avevo notato prima perché troppo stupito e scosso: non avevo sentito nessun pensiero proveniente dalla ragazza.
Grazie a tutti per
le recensioni. Cercherò di aggiornare con un nuovo capitolo ogni giorno o ogni
due.
@ Fin: spero che
questo carattere aiuti i tuoi poveri occhietti =)
Al solito sono
sempre pronta ad accogliere suggerimenti.
BELLA POV
Oddio. Oddio. Cosa avevo fatto? Non era possibile
che io, Isabella Swan, goffa, impacciata e insignificante diciassettenne avessi
baciato un bellissimo ragazzo, ma che dico, un dio greco dagli occhi miele nel
parcheggio della mia nuova scuola.
No. Era assolutamente IMPOSSIBILE.
Poi però mi annusai i capelli, e il suo dolcissimo
profumo mi invase. Era qualcosa che non avevo mai sentito prima, qualcosa di
ultraterreno, ma soprattutto era la prova che avevo davvero baciato uno
sconosciuto.
Allora. Ricapitoliamo. Cos’era successo?
Dall’inizio. Adesso mi trovavo a Forks, nello stato
di Washington, cittadina tra le più piovose d’America, per vivere con mio
padre, l’ispettore Charlie Swan,dopo che mia madre si era risposata, ma
soprattutto per sfuggire a… NO, a quello non volevo neanche pensarci. Scossi la
testa e mi concentrai.
Ero arrivata da circa un mese, e questo tale, Tyler
Crowe, che abitava a tre casa di distanza da quella di Charlie, non mi aveva
mollata un attimo. Me lo ritrovavo sull’uscio di casa, quando passeggiavo,
quando mi sedevo in giardino, dappertutto. Era diventato peggio di un maniaco.
Chissà perché poi. Non ero davvero quello che si
definisce una bellezza, coi miei capelli color topo e i miei banalissimi occhi
marroni. Il mio fisico poi non era niente di che, ero snella, questo sì, ma
senza forme provocanti che potessero far girare la testa ai ragazzi.
Probabilmente questo Tyler mi dava il tormento
giusto perché ero la “nuova”, l’ultima arrivata, e sicuramente voleva fare il
gallo coi suoi amici vantandosi di essere stato il primo adaver marcato il territorio.
A Charlie non avevo detto nulla di questo tizio, era
troppo iperprotettivo, avrebbe finito con lo sparargli, e io non volevocreare caos; eroscappata a Forks per poter vivere in pace.
Molto diplomaticamente mi ero quindi rinchiusa in casa da metà agosto, fingendo
un’influenza,e aspettando che arrivasse settembre, quando sarebbe cominciato il
liceo.
Non so nemmeno come, ma al mio primo giorno di
scuola mi ritrovai bloccata in un angolo un po’ appartato del parcheggio con
Tyler che diceva un mucchio di sciocchezze, che ascoltavo solo a metà, certa
solo di una cosa: il suo sguardo non mi piaceva. Non mi piaceva per niente, era
troppo smile a quello sguardo.
Per fortuna in mezzo a tutto quel blaterare gli
squillò il cellulare, guardando il display mi disse che doveva proprio rispondere, ma che sarebbe tornato da me in pochi
minuti… io pensai freneticamente, e decisi di scappare… già, ma dove? Correndo,
raggiunsi lo spiazzo, almeno qui se mi fosse successo qualcosa qualcuno mi
avrebbe aiutato.
Poi all’improvviso lo vidi,e rimasi senza fiato. Era appoggiato ad una
Volvo grigia, intento a riordinare i suoi libri, ed è bellissimo.. Capelli
color bronzo spettinati, occhi color miele, carnagione pallida e un fisico da
modello. I nostri sguardi si incrociarono per un istante, ed una scossa mi
attraversò tutto il corpo. SentivoTyler
che si avvicinava, e presi una decisione irrazionale, mi avvicinai,
mormorandogli pianissimo uno “scusami” e, alzandomi in punta di piedi, poggiai
le mie labbra sule sue, pianissimo, aspettando che lui mi scostasse in malo
modo. Mentre aspettavo, mi accorsi che era davvero freddo, gelido, ma questa
cosa non mi dispiaceva, tutt’altro… mi stupii. Fece scivolare una mano lungo la
mia schiena e l’altra tra i miei capelli. Io scioccata, decido di abbandonarmi
all’istinto, e all’improvviso il nostro bacio si trasformò in qualcosa di più…
Non
ci credo!! Sto dando il mio primo bacio ad uno sconosciuto… ma ne vale la pena.
Mi
stringevo a lui sempre più forte, ma sembrava non accorgersene.
Sentendo Tyler avvicinarsi aprii gli occhi
terrorizzata e quell’Adone era lì a fissarmi, capisce e raccoglie la mia
preghiera muta, perché mi accarezzò dolcemente la guancia e mi abbassò le
palpebre con delicatezza, continuando a baciarmi.
All’improvviso Tyler arrivò, e dopo un attimo di
silenzio urlò: “Bella Swan, te la farò pagare, vedrai!! Ti renderò la vita un
inferno!!”
Dopo che si allontanò, mi staccai da lui a
malincuore e gli balbettai: “S-s-scu-scusa i-i-io n-non so c-c-osa mi sia
p-p-preso,” e dopo un respiro profondo,con voce più ferma: “ grazie davvero,
non sai da cosa mi hai liberato” scappando via.
Ricordando tutto, scappai in bagno, dove mi
sciacquai la faccia, e mi avviai verso il laboratorio di biologia cercando di
passare il più inosservata possibile.
Una ragazza gentile, Angela Weber, che avevo
incontrato un paio di volte al supermercato, mi mostrò i mio banco, ancora
vuoto. Ero curiosa di sapere chi fosse il mio compagno, e aspettando che arrivasse
tirai fuori i libri dallo zaino.
All’improvviso sentii l’odore celestiale di poco
prima e alzando lo sguardo lo vidi. Era lui.
Mi guardava con uno in maniera indecifrabile, ma con un vago sorriso su
volto. Io arrossii. Bene, almeno non mi odiava. Feci un respiro profondo e mi
preparai a parlare.
Grazie davvero di cuore a tutti per le splendide parole,
è bello sapere che quello che scrivi piace.
Un grazie particolare a Fin, che mi sta molto
incoraggiando, grazie per le tue dritte, agli errori di grammatica cercherò di
stare più attenta =), per quelli di battitura anche, ma sappiate che la
tastiera del mio pc è poco collaborativa.
Come ringraziamento speciale vi metto un capitolo nuovo!!
Di nuovo Eddy stavolta!! E poi un consiglio: secondo voi è troppo ripetitivo
scrivere due volte lo stesso capitolo dai due POV? Preferite che alterni
proseguendo con la trama? Ho un progettino, e siccome dei capitoli sono già
scritti mi piacerebbe sapere che ne pensate. Bacissimi.
Ps: ovvio che suggerimenti su qualunque aspetto sono i
benvenuti!! Anche quello grafico… vi piace?
Preferireste un altro carattere? Un altro colore?
Edward
POV
Ancora non riuscivo a capacitarmi di quello che era
successo pochi minuti prima, ma mi imposi di non pensarci e di tornare ad
essere il solito “irraggiungibile” Edward Cullen. Attraversando i corridoi
chiusi la mente. Non era piacevole essere il punto focale delle fantasie delle
adolescenti in piena tempesta ormonale. Tutti noi lo eravamo, alle nostre prede
apparivamo bellissimi, ma chissà perché io ero il preferito da quel branco di
oche starnazzanti.
Senza volerlo mi soffermai a pensare a lei. A cosa l’avesse spinta a baciarmi,
cosa aveva provato quando l’aveva fatto, perché avesse scelto proprio me. Che fosse come tutte le altre adolescenti?
Ne dubitavo. Sentivo, sapevo che non
era così. Nonavevo sentito i suoi
pensieri, probabilmente perché troppo stupito, ma sapevo che quando si era
buttata tra le mie braccia aveva paura, paura di Tyler Crowley, un umano. Che
ironia! Aveva paura di un umano ma non di un vampiro, aveva affidato a me la
sua vita, senza neanche sapere chi- o meglio- cosa fossi. Senza sapere che avrei potuto sfondarle i cranio con un
carezza, farla morire dissanguata.
Eppure...non l’avevo fatto. Perché? Per il suo profumo? No, non era soltanto per quello. A
detta di Rose e degli altri mi ero innamorato.
Possibile? Di un’umana poi? Io che non avevo cedutomai a nessuna, né a Rose
che era bellissima, e che Carlisle sperava potesse diventare la mia compagna
(grazie al cielo non era mai successo, perché entrambi ci eravamo amati-conflittualmente- sempre e solo come fratello e sorella), né
all’affascinante Tanya, che mi aveva corteggiato per cinquant’anni, né a tutte
le altre.
Ma poi innamorarsi così? Senza conoscere neanche il
suo nome? No, aspetta il suo nome lo conoscevo, era Isabella Swan, la figlia
dello sceriffo, arrivata da Phoenix dove aveva vissuto con la madre. Chissà
perché era qui.
Senza accorgermene ero davanti all’aula di biologia,
uno tra i corsi più noiosi, soprattutto per uno studente con due lauree in medicina… presiun
respiro ed entrai.
Prima mi colpi il suo profumo, così buono…
E poi la vidi. Era seduta al mio banco, al nostro banco. E una gioia irrazionale
mi percorse da capo a piedi. Mi sintonizzai sui pensieri dei miei compagni, per
cercare di carpire anche i suoi.
-ecco quel figo di Cullen, ma come fa ad
essere sempre così bello?-era
Jessica Stanley.
-uffa gli è toccato il posto vicino alla nuova, volevo esserci io- Mike
Newton, che poi si perse in fantasie oscene su Bella, la mia Bella. ALT! La mia
Bella? Ma mi ero rincitrullito?
Intanto mi avvicinavo a lei, ma non sentivo nulla. I
pensieri degli altri erano sulla stessa linea di Mike e Jessica, per cui li
chiusi fuori e sedetti al mio posto. Lei alzò gli occhi stupita, arrossii;
intanto io le sorridevo, cercando di non sembrare troppo compiaciuto dal fatto
che ci fosse lei vicino a me.
Poi fece un respiro profondo- avevo notato che lo
faceva spesso, per calmarsi e prendere coraggio forse?- e mi disse: “Ciao, io
sono Isabella Swan, la figlia di Charlie Swan, sono arrivata qui da solo un mese…” e mi tese la mano.
Io la scrutavo attento, ma non riuscivo a percepire
i suoi pensieri,possibile che non potessi
leggerle la mente? Interessante. Questo aspetto mi intrigava,magari era una persona interessante, o magari
si sarebbe rivelata la solita adolescente noiosa e monotona.
Decisi di provare a conoscerla, e mi stupii io stesso di quei pensieri, visto che non
avevo mai provato ad avvicinarmi agli umani per costruire un qualsiasi tipo di
rapporto.
Le mie riflessioni non durarono più di qualche
secondo, ma lei era diventata porpora e capii che forse aveva interpretato il
mio silenzio come un rifiuto, così mi affrettai a rimediare: “ Ciao, io sono Edward
Cullen, eh,beh direi che ci siamo conosciuti abbastanza bene prima..”
Idiota!!!
Che cavolo stai dicendo!! Guarda com’è arrossita…
Ormai era davvero quasi
viola, “Sì.. ecco mi dispiace, m-ma io di solito non
mi comporto così, e davvero c’è un motivo dietro al mio comportamento” –respirò
profondamente- “e lo so che tu probabilmente penserai che io sia una ragazza
facile, ma davvero non è così, comunque mi dispiace di averti assalito, ma ti
sono davvero grata… ”
Mio Dio. Era davvero troppo carina… così decisi di buttarmi
prima che lo facesse qualcun altro- avevo sentito i pensieri, ed erano in
tanti, troppi, quelli che volevano
farsi avanti- “sai io non è che non abbia apprezzato anzi, e lo so che l’hai
fatto perché quel tale, Tyler, non aveva buone intenzioni,” a queste mie parole
i suoi occhi si spalancarono e si riempironodi paura, la paura che avevo visto mentre la baciavo, la stessa che me
l’aveva fatta accarezzare e stringere più forte…
“C-come f-fai a-a-as-sa-saperlo?”
Sentii il bisogno di stringerla di nuovo, era
davvero strano, io di solito così freddo e distaccato,
desideravo adesso stringere tra le braccia quella fragile e bellissima umana
dai pensieri inaccessibili, così mi limitai a prenderle la mano, pensando poi
di ritrarla –di sicuro la ripugnerò, sono
così freddo, così morto,- ma
inaspettatamente rispose alla stretta, “Lo conoscono tutti qui, stai
tranquilla”.
Si rilassò e mi regalò un sorriso stupendo,
luminoso, che io ricambiai, e sentii il suo cuore accellerare
i battiti…
Così decisi di essere totalmente – per quanto
potessi permettermelo- sincero con lei…
“Sai, a me non è dispiaciuto per niente il tuo…ehm…attacco, ma nemmeno io mi sono comportato nel
migliore dei modi, però..ecco…vedi…” , era sbiancata
a queste parole, ma non aveva lasciato la mia mano, ecco idiota e adesso? Poi mi giunse la voce di Alice -dille la verità…-
Maledetto mostriciattolo!!
Feci comunque quello che diceva Alice- e chi
riusciva mai ad opporsi a lei?- perciò continuai: “cioè.. diciamo che ti ho
assalito anche io, però ti giuro, non lo faccio tutti i giorni, anzi era la
prima volta che facevo una cosa del genere, anzi no, sarebbe meglio dire che
era la prima volta in assoluto che facevo
delle cose del genere” calcai il tono sulle ultime parole, volevo
davvero che ci credesse, sapesse che era stata la prima.
Con
mia grande sorpresa scoppiò in una risata cristallina -quant’è bella- e mi fece sarcastica: “vorresti farmi credere che un dio grec… un ragazzo carino come te ha scelto me, questo insignificante esserino per dare il suo primo bacio?”
Ero
confuso. Primo. Aveva detto dio greco, quindi forse le piacevo, almeno
fisicamente –ma tutti ci trovavano
attraenti- eppure, invece che esserne deluso ne ero stranamente compiaciuto. Secondo. Si era definita
essere insignificante. Ma era pazza?
Cieca?
La
guardai intensamente perché volevo
che mi credesse,e le dissi: “sì,
davvero per il mio primo bacio ho scelto una ragazza bellissima, dalle guance
rosse, i capelli mogano e gli occhi color del cioccolato, che stamattina mi è
venuta incontro…”
Lei
si ritrasse impercettibilmente, sbiancò, gli occhi le si riempirono di lacrime
e sfilò la sua mano dalla mia.
Ecco brutto, cretino!! Hai visto?
Penserà che sei un depravato.
“Scusami…
io non volevo, davvero.. volevo solo dire che…”
Ma a quelpunto entrò il professor Banner e io non
riuscii a terminare la frase.
Allora vi piace? Vi ho incuriosite? Se tutto va bene
aggiorno stasera sul tardi.. e seavete
voglia di sentire il resto della storia..
L’avevo promesso, no? Ed eccomi qui con
il nuovo capitolo, che spero apprezzerete.
Mi fate davvero felice con i vostri
commenti,ogni volta che vi leggo mi commuovo… prima d’ora non avevo mai pubblicato
i miei scritti, ed è bello sapere che riesco a trasmettervi un po’ delle
emozioni che provo.
Grazie, grazie, grazie di cuore.
@Bluking: attenzione, perché non tutto è
come sembra… però sei vicina.. più o meno…
La verità la scoprirete solo leggendo
(^_^)
BELLA
POV
Era lì, bello, bellissimo, e mi fissava.
Feci unrespiro profondo - per calmarmi e prendere coraggio- e gli dissi: “Ciao,
io sono Isabella Swan, la figlia di Charlie Swan, sono arrivata qui da solo un
mese…” e gli tesi la mano.
Mi scrutava con sguardo attento, ma non accennava a
prendere la mia mano. Pensai che forse credeva di avere davanti una poco di
buono, e chi avrebbe potuto dargli torto?
Poi mi rispose, facendomi un sorriso sghembo che
avrebbe incantato chiunque: ““ Ciao, io sono Edward Cullen, eh,beh direi che ci
siamo conosciuti abbastanza bene prima..”
Arrossii violentemente. In quel momento il mio
incarnato doveva essere sicuramente più vino al porpora che non al rosa, così
tentai di rimediare:
“Sì.. ecco mi dispiace, m-ma
io di solito non mi comporto così, e davvero c’è un motivo dietro al mio
comportamento” –calma Bells, respira- “e lo so che tu probabilmente penserai che io sia una ragazza facile, ma
davvero non è così, comunque mi dispiace di averti assalito, ma ti sono davvero
grata… ”
Chissà perché avevo aggiunto quell’utima frase…
volevo forse che non pensasse male di me? No, impossibile. Lo conoscevo solo da
poche ore.
La sua risposta mi tolse il fiato: “sai io non è che
non abbia apprezzato anzi, e lo so che l’hai fatto perché quel tale, Tyler, non
aveva buone intenzioni.”
Spalancai gli occhi dal stupore. Come faceva a saperlo? Come poteva sapere che
io li riconoscevo tutti?
Ero quasi fuori di me, ma riuscii a balbettargli un:
“C-come f-fai a-a-a s-sa-saperlo?”
Inaspettatamente mi prese la mano, era davvero
ghiacciata, ma aveva un che di rassicurante, e di nuovo una scossa elettrica mi
percorse da capo a piedi, gli sorrisi, e lui mi ricambiò –mamma quant’era bello- sentii il mio cuore accelerare, ma sperai
vivamente che lui non se ne accorgesse…
Continuò con slancio: “Sai, a me non è dispiaciuto
per niente il tuo…ehm…attacco, ma nemmeno io mi sono comportato nel migliore
dei modi, però..ecco…vedi…”
Sbiancai. Non riuscivo a capire dove volesse
arrivare. Che voleva dire?
Non dissi nulla, ero ammutolita, lui riprese con
ancora più trasporto e una voce melodiosa: “cioè.. diciamo che ti ho assalito
anche io, però ti giuro, non lo faccio tutti i giorni, anzi era la prima volta
che facevo una cosa del genere, anzi no, sarebbe meglio dire che era la prima
volta in assoluto che facevo delle cose
del genere”
Ah.
Ecco.
Peccato. Che delusione. Partiva con le bugie. LUI. Il suo primo bacio a ME.
Figuriamoci. Ma del resto da un ragazzo così bello non ci si poteva aspettare
altro… era un dongiovanni. Ma di quelli irriducibili. Peccato. Mi piaceva
davvero. Mi ero sentita protetta tra le sue braccia, quella mattina. PECCATO? Bells, ma ti sei ammattita? Riprenditi.
Vuole prendermi in giro? Bene. Ma che non si aspetti che la “nuova” sia anche
un’allocca.
Gli
risi in faccia senza ritegno e aggiunsi sarcastica: “vorresti farmi credere che
un dio grec… -contegno Bella,
contegno,mai sentito parlare di tecniche antisgamo?-un ragazzo carino come
te ha scelto me, questo
insignificante esserino per dare il suo primo bacio?”
Aha. Adesso ti voglio.
Speravo di averlo messo in difficoltà, ma quando incrociai il suo sguardo
sentii di nuovo la scossa. Mi stava fissando intensamente. Troppo. Rischiavo di perdermi in quelle sue iridi miele, erano incantevoli,
ingannatrici. Ma non fu nulla, nulla, in confronto alle sue parole: “Sì,
davvero per il mio primo bacio ho scelto una ragazza bellissima, dalle guance
rosse, i capelli mogano e gli occhi color del cioccolato, che stamattina mi è
venuta incontro…”
IO.
Bellissima.NO!! Odiavo che quella
parola venisse attribuita a me. Mi ricordava troppo quello che volevo
dimenticare, quella voce che mi
diceva le stesse parole.
Probabilmente
sbiancai. Di sicuro si accorse delle lacrime che stavano per sgorgare, e del
fatto che avessi ritratto la mano, che era rimasta tra le sue per tutto il
tempo.
Mi
guardò, i suoi occhi assunsero uno sguardo triste, probabilmente pensava fosse
colpa sua, ma io non potevo spiegargliche in realtà ero io, io sola ad essere sbagliata, perché un po’ in
fondo volevo credergli. Mi piaceva. Ma non
in quel modo. No. Di sicuro mi piaceva in quel modo, ma io non potevo permettermi di corromperlo, di
sporcarlo. Non l’avrei sopportato.
“Scusami… io non volevo,
davvero.. volevo solo dire che…” la sua voce era più melodiosa.
Era tristissima adesso.
Ma a quelpunto entrò il professor Banner e nonterminò la frase.
L’ora passò in un baleno.
Cercai di non guardarlo più, e al suono della campanella mi dileguai. Dovevo
seguire educazione civica e inglese, e per fortuna Edward Cullen non era in
nessuna delle mie due classi. Notai però una ragazza molto carina, esile,
simile ad un folletto, con la pelle diafana e gli occhi topazio che mi fissò
con uno sguardo malizioso per entrambele lezioni.
Decisi di ignorarla.
Intanto un ragazzo, Mike, carino e cordiale, mi aveva tenuto compagnia durante
inglese, subissandomi di domande. Io rispondevo cercando di essere diplomatica,
mantenendomi però sul vago.
Non mi piaceva che le
persone sapessero troppo di me.
Soprattutto, non volevo
sapessero quello. Nessuno ne sarebbe
mai venuto aconoscenza. Nessuno. E tantomeno lui. Non volevo lo sapesse. Non avrei
potuto tollerarlo.
Mike intanto, si era fatto
insistente, troppo, voleva che in mensa mi sedessi al suo tavolo, così mi
avrebbe presentato i suoi amici. Io invece desideravo solo starmene da sola e
passare il più inosservata possibile.
Stavo per accettare, non
perché mi facesse piacere, ma perché ero spossata dalla sua insistenza quando
intervenne la ragazza-folletto che mi aveva fissato per tutto il tempo dicendo:
“Bella la porto io a pranzo, si siederà al nostro
tavolo”, e guardandomi raggiante: “vedrai ti piacerà, i miei fratelli sono
meravigliosi, ti divertirai, diventeremo grandi amiche. ”
Mike era indietro, stupito
e infuriato, ma non proferì parola.
In cosa mi ero cacciata? Cercai
di dimenarmi ma la ragazza-folletto, senza smettere di sorridere mi prese per
mano – la sua mano era gelida quanto la sua,
ma ancora non m scostai, quel tocco aveva un che di rassicurante- e la seguii
inerme.
Arrivate in mensa mi
lasciai guidare, senza neanche fare la fila per prendere il pranzo: “tranquilla
ci ha già pensato mia sorella Rose”, mi resi conto che non sapevo neanche come
si chiamasse, così glielo chiesi e lei rispose in voce musicale, bellissima, da
soprano:
“Ah, già che sbadata. Io
Sono Alice. Alice Culen”- sconvolta stavo per scappare, ma lei si era già
fermata davanti a un tavolo e cominciò a fare le presentazioni: “allora lei è
mia sorella, Rosalie, ma tu puoi chiamarla Rose, tanto saremo tutte e tre
grandi amiche..”.
Guardai quella ragazza
bionda e bellissima, era davvero perfetta. Mi sentii insignificante.
“Lui è Jasper, il fratello
gemello di Rose, ed anche la mia metà, tu puoi chiamarlo Jazz” indicò un
ragazzo altrettanto bello, biondo e dall’aspetto maestoso che ricordava un
leone, poi passò ad un ragazzo bruno e nerboruto, con le fossette: “lui è
Emmett, il ragazzo di Rose”
Con mio grande imbarazzo
si fermo su di lui: “e, infine lui è Edward, e al momento non sta con nessuna,
in futuro chissà…” e mi lanciò di nuovo quell’occhiata maliziosa, che però
notai solo con la coda dell’occhio, perché il mio sguardo era incatenato al
suo, sembrava ancora triste per quanto successo a biologia.
Ma che dici idiota. Non farti illusioni. E’
impossibile. E se per la più assurda delle ipotesi tu dovessi piacergli sarebbe
comunque impossibile. CHIARO??!!
Sospirai. Ero cotta a
puntino, già il primo giorno. Ma non potevo assolutamente, assolutamente permettermi di sporcarlo. MAI.
Quello che si chiamava
Emmett disse con una sonora risata: “allora che si fa, si mangia?”
Ovviamente l’unico posto
libero era quello vicino ad Edward.
Quale sarà il segreto di Bella?Ancora
non ve lo svelo..*me perfida* ma altrimenti che gusto c’è? Però…
Non perdete il prossimo capitolo, una
svolta interessante aspetta i nostri beneamini.
Come al solito grazie a tutte per le recensioni…
mi fa piacere avere scatenato la vostra curiosità, ma per il momento vi lascio
sulle spine… non vorrete mica scoprire tutto subito? ^_^
ragazze, leggevo una FF, e c’è la mia stessa frase sul desiderio…ma
io non l’ho plagiata!!! Quella ff è stata scritta
prima della mia, ma io davvero l’ho letta solo ieri!! Che faccio??
EDWARD
POV
Non mi guardò più per tutta la durata dell’ora di
biologia. Al suono della campanella, quel cretino di Mike Newton le si affiancò
e cominciò a tartassarla di domande, su Phoenix, sul perché fosse a Forks, se
avesse un ragazzo. Rispondeva a monosillabi, ma ogni voltache si parlava della sua vita sentimentale
sbiancava e si irrigidiva. Chissà perché. Che avesse qualcuno?
A questo pensiero una rabbia cieca mi assalì, ma non
riuscivo a capire cosa fosse. Per non irritarmi ancora di più chiusi la mente,
e mi concentrai sulle lezioni.
A pranzo mi avviai verso il nostro solito tavolo, ec’erano tutti meno Alice. Gli altri erano
stranamente eccitati, si scambiavano sguardi complici che non capii finchè
Alice non varcò la soglia della mensa. Era con lei e la teneva per mano.
La ragazza sembrava spaesata, ma sapevamo tutti che
quel mostriciattolo era irremovibile e che quando decideva una cosa, quella
doveva essere. Mi preparai perciò ad assecondarla, Alice si avvicinò e fece le
presentazioni; arrivata a me disse: “e, infine lui è Edward, e al momento non sta con nessuna, in futuro chissà…” presi nota mentalmente di farla a pezzi una
volta arrivati a casa.
In quel momento ero troppo impegnato a guardarla
negli occhi, ero perso nel suo sguardo, cercavo di trovare qualche risposta ai
suoi mille segreti. Si sedette vicino a me. Era l’unico posto libero.
Quello che Emmet stava per dire mi colpì come un
fulmine“adesso le chiedo com’è statobaciare appassionatamente il verginello”…
gli mollai un calcio da sotto la sedia “scusa,
scherzavo.” Ci mancava solo che pensasse che tutti i maschi Cullen fossero
dei depravati. Per quello bastavo io.
Poi, spiazzandomi, Bella parlò: “ehm, Alice, non per
essere indiscreta, ma se Rose è tua sorella e Jasper il suo gemello”- arrossì
imbarazzata, era tenerissima- “com’è
che tu e Jazz state insieme?”
Scoppiammo tutti a ridere. Rispose Rose: “oh, Bella
devi sapere che tutti noi siamo stati adottati… io e
Jazz siamo gemelli e viviamocon
Carlisle ed Esme da quando avevamo otto anni, Esme è una nostra prozia, ci
sentiamo davvero come a casa, come in una famiglia.”
“Capisco,dev’essere davvero bello avere una famiglia
numerosa, di cui fa parte anche il tuo ragazzo..”, e il suo tono mi sembrò
stranamente sollevato; forse sperava che in famiglia di maniaco ce ne fosse
solo uno.
Jasper ed Emmett continuavano a lanciarsi sguardi
complici,che non mi piacevano affatto,
non lasciavano presagire nulla di buono.
“Allora, Isabella” cominciò Jasper e lei lo interruppe
“preferirei essere chiamata Bella se non vi dispiace, lo preferisco.”
“D’accordo Bella. Allora, ti va di dirci qualcosa di
te? Di come sei arrivata nella sperduta Forks?”
Di nuovo notai che impallidiva e si ritraeva impercettibilmente,
ma si riprese subito: “oh, beh, non c’è molto da dire, sono venuta a stare un po’
con mio padre, l’ispettore Swan, anche perché ma madre si è risposata con Phil,
un giocatore di baseball che adoro,
ma che fa una vita un po’ nomade, sempre sballottato di qua e di là, partite,
trasferte, nuovi contratti, e a me non andava di seguirli come un pacco
postale, volevo un po’ di pace, così eccomi qui.”
“Bello!!! Sono contenta tu sia venuta a stare a
Forks, ci voleva proprio una ventata d’aria nuova…
dobbiamo assolutamente organizzare una battuta di shopping io, tee Rose, vero Rose?” Alice che saltellava
impazzita sulla sedia.
“Mi pare il minimo” fece Rose “Bella è così bella, ma ha bisogno di un totale makeover”, aggiunse Rosalie con aria esperta.
Notai che era di nuovo sbiancata. Sembrava succedesse
sempre quando le si facevano complimenti o quando si cercava di indagare sul
suo passato. Perché? Perché? Stavo impazzendo,
non so cosa avrei dato per poter capire cosa le passava per la testa.
Emmett scoppiò a ridere “povera te, non sai in cosa
ti sei cacciata, sono due maniache.”
Entrambe lo fulminarono con lo sguardo, e Bella
scoppiò a ridere.
Mio Dio. Era perfetta, stupenda, sublime. Volevo stringerla
di nuovo tra le mie braccia come avevo fatto quella mattina, ma sapevo che non
era il caso.
Jasper mi richiamo mentalmente all’ordine: “ehi, fratellino, controllati. 1. Stai sbavando,
2. Non hai spiccicato parola. Datti una svegliata!”, gli lanciai un
occhiataccia e annuì.
Cominciai impacciato: “allora come trovi le lezioni?”-
più imbranato no, eh!-e un coro mentale di idiota! Che dici? Ma chi ti ha insegnato a fare conversazione? Eppure stamattina
ci sapevi fare eccome…(l’ultima parte era di Emmet,
ovviamente).
Il mio angelo
sussultò nel sentire la mia voce, ma poi mi rispose con un sorriso a fior di
labbra: “bene, dai, come primo giorno non è andata male…”
s’interruppe bruscamente.
Tyler Crowley e il codazzo erano arrivati in mensa,
e lui la guardava con un’espressione omicida negli occhi. Sentii un ringhio
salirmi dal petto ma un coro di calmati!
mi trattenne.
Bella aveva di nuovo la sua espressione da cucciolo
spaurito, mi venne di nuovo voglia di stringerla. I pensieri di Tyler erano
maligni: “guarda quella sgualdrina, al
tavolo dei Cullen, ma adesso ti sistemo io..” e lessi le sue intenzioni,
strinsi i pugni sul tavolo fino a far sbiancare (per quanto fosse possibile) le
nocche.
Stavo per balzare in piedi, ma Alice, stranamente
compiaciuta mi trattene -non lo fare, non
intervenire ancora.- le diedi ascolto, come al solito.
Bella, al mio fianco, tremava. Le strinsi la mano sotto
il tavolo, e lei, dopo un attimo di esitazione, la prese e intrecciò le dita
nelle mie. Il suo calore mi invase. Era una
sensazione indescrivibile.
Lui passò e alitò a Bella “Sgualdrina.” Ero fuori di
me-calmati Ed!, lascialo fare. Il bello deve ancora venire, poi gli darai una bella
lezione, l’ho visto, ma adesso lascialo fare- cercai di capire cosa avesse
visto, ma me lo impedì- sennò non c’è più
gusto, ma sarai grande, fidati-.
Anche gli altri erano sconvolti e volevano
intervenire, ma Alice scosse il capo e tutti le diedero ascolto, ci fidavamo di
lei e delle sue visioni.
La mia ragione di esistenza, perché ormai lo sapevo,
per quanto impossibile, ero innamorato
pazzamente lei, continuava a
tremare, le strinsi forte la mano. Mi rivolse un debole sorriso, ma era scossa.
Intanto Tyler non accennava a modificare il suo
piano e io tremavo di rabbia. Si sedette a un tavolo poco distante dal nostro e
cominciò a parlare con forzata indifferenza, abbastanza forte perché lo si
sentisse per tutta la mensa “Allora che ve ne pare della nuova?”
“Non lo so, non ci ho ancora parlato, ma sembra a
posto ” fece Jessica Stanley.
“A me sembra carina, è gentile.” Era Mike Newton. Ancora con quelle fantasie oscene sulla mia Bella.
“Mah, a me sembra insignificante e superba, non ha
rivolto la parola a nessuno e già si siede coi Cullen, si sente una dea.”
Lauren Mallory, quella serpe invidiosa.
Il mio amore tremava, non sapeva che fare, dove
guardare. La strinsi più forte.
“Mi spiace deludervi, ma è una sgualdrina, frenate
subito le vostre fantasie. Sapete è la mia vicina, ci ha provato fin da subito,
io pensavo di farmi un giro di collaudo,
nuovo materiale, era tutta dolce. Stamattina pure, mi stava facendo le fusa
nel parcheggio come una gatta in calore, migiro per rispondere al telefono, e quando la ritrovo la vedo avvinghiata
ad Edward Cullen, e ci stavano dando dentro…di
brutto. ”
Al nostro tavolo erano tutti basiti a parte Alice,
che continuava a sorridere.
I pensieri degli altri erano divisi in due fazioni: i
maschi erano persi in fantasie oscene su di lei- si vede che è una porcellina- e le ragazze la odiavano perché era
riuscita ad accalappiarmi, i pensieri erano pieni di invidia e istinti omicida.
Bella era lì, bianca, immobile, non muoveva
neanchemuscolo. Ma stringeva la mia
mano forte, sempre più forte. Le mie riflessioni erano durate pochi secondi,
sentivo Tyler ciarlare, aggredirlo non avrei potuto, sarebbe stata la sua fine.
Dentro ribollivo, ma grazie all’autocontrollo
affinato in quasi un secolo, mi alzai con calma apparente, trascinando Bella
con me. “C-chef-f-fai?”,
era terrorizzata. “Fidati di me” le sussurrai all’orecchio.
Tenendola per mano mi avvicinai al tavolo dove Tyler
ciarlava ancora, gli occhi di tutti erano per me e Bella.
Tyler si bloccò e mi guardò con aria di sfida,“Ti
serve qualcosa?”
“Veramente sì,” sorrisi affabile, con Bella che mi
stringeva sempre più forte, “sai ti ho sentito insultare la mia ragazza” – ma sei
cretino! Vabbè, ormai è detta- “e volevo sapere
su quali basi…forse è dovuto al fatto che ti abbia
rifiutato dal primo momento in cui le hai messo gli occhi addosso?o forse perché
stamattina è venuta da me quando tu nel parcheggio stavi cercando di bloccarla
per saltarle addosso?”
“Bravo
Ed!! Lo stai distruggendo!!” era Jasper.
“Vai
così!!” Emmett.
“Hai le palle fratellino!!” una
Rose molto compiaciuta. Mi piacque.
“Te l’avevo detto io!!” la
saggia Alice.
Tyler
era ormai porpora. “Non è la tua ragazza, non ti ho mai visto girarle intorno…” si bloccò. Si era tradito da solo.
“Ma
come, pensavo che fosse lei a dati la
caccia.” Gli mostrai un ghigno minaccioso.
Si
ammutolì, ma poi riprese: “Non è la tua ragazza, non pendermi per il culo.”
Erano
tutti stupiti. Nessuno si era mai permesso tanto con un Cullen. Ma del resto
nessun Cullen aveva mai difeso qualcuno. “Oh, si che lo è.”
Mi
restava solo una cosa sa fare, tutt’altro che spiacevole. Fa’ che non mi respinga, fa’ non mi respinga, ti prego. Le presi la
mano, e la guardai come mi aveva guardato lei quella mattina prima di baciarmi,
e poggiai le mie labbra sulle sue.
Stavolta
si abbandonò subito tra le mie braccia, e fu lei la prima a cercare la mia
lingua.
Quando
si unirono sentii l’ormai familiare calore invadermi e la strinsi forte a me.
Mi
ritrovai a baciarla famelico, con bruciante desiderio, lei rispondeva con altrettanto
ardore. Volevo fosse solo mia.
Non
so per quanto continuammo così, avevo chiuso la mente, ogni fibra del mio
essere era concentrato su di lei,su di
noi, sul nostro bacio.
Mi
staccai da ei dolcemente, e vidi lo scintillio dei suoi occhi, le sue labbra
rosse e piene, le sue guance rosse, piacere misto ad imbarazzo.
La
abbracciai, respirai il profumo dei suoi capelli e mi voltai trionfante verso
un Tyler umiliato e furioso: “Ci credi adesso?”.
Senza
aspettare la sua reazione ci voltammo e uscimmo.
Eccomi qui con l’aggiornamento serale.
Mi fa davvero piacere il seguito che mi sto conquistando.
Grazie a tutti quelli che mi leggono e
recensiscono spero di non perdervi per strada!
Un grazie particolare alla piccola Fin, che
mi sostiene, incoraggia e consiglia. Grazie davvero, e non preoccuparti, se mai
scrivessi un capitolo che fa schifo, non esitare a dirmelo (vale anche per
tutti gli altri lettori, ovviamente).
A
tutti coloro che mi chiedono cosa sia successo a Bella… eh,eh!!! arrivate in
fondo alla pagina…
BELLA
POV
Non potevo crederci. L’avevo fatto. Di nuovo. Ero lì, in piedi, in mensa,
avvinghiata ad Edward Cullen con gli occhi di tutti puntati addosso.
Ricordavo solo che ero seduta a pranzo con i cinque
Cullen, che erano davvero gentili e poco invadenti, anche se qualche loro
domanda aveva fatto riemergere brutti ricordi. Tutto sommato però mi stavo
divertendo.
Poi c’era lui.
Eravamo seduti, vicini, i nostri gomiti si sfioravano. Aveva parlato poco,
forse era ancora imbarazzato per la mattina o dispiaciuto per biologia, non ne
ero sicura.
Tutto stava filando liscio, ridevo spensierata,
quando all’improvviso entrò Tyler con il suo seguito. Ricordo solo che mi disse
pianissimo “Sgualdrina” passandomi vicino, poi andò a sedersi. La mia mente si
svuotò. Non di nuovo. Sentii una
stretta gelida avvolgermi la mano, gliene fui grata. Era rassicurante.
Intrecciai le mie dita con le sue.
Poi…
il vuoto. Riuscivo a percepire solo vagamente Tyler che parlava ad a voce,
probabilmente stava dicendo a tutta la scuola quello che a me aveva solo
sussurrato.
Al mio tavolo, tutti i Cullen tranne Alice sedevano
rigidi. Edward era il più pallido, era irritato, si vedeva. All’improvviso mi
fece alzare, tenendomi ancora per mano.
“C-chef-f-fai?”,
gli domandai terrorizzata. “Fidati di me”, lo disse così vicino al mio orecchio
da procurarmi un brivido. Non percepii molto dello scambio di battute tra
Edward eTyler, il mio cervello registrò
solo stralci del mio eterno salvatore che diceva “la
mia ragazza” e “Oh,
si che lo è.” E poi il nulla. Incrociai lo sguardo di Edward, uno sguardo
dolce ma al tempo stesso timoroso, e poi le sue labbra fredde sulle mie.
Fu un attimo. Di nuovo una scossa elettrica mi
pervase, e cominciai a baciarlo con passione, tanta, tanta passione. Lui
rispose al mio bacio, e io dimenticai chi ero, dove mi trovavo;l’unica cosa che contava eravamo noi . Dopo un tempo che mi parve
infinito, si staccò dolcemente, e mi guardo tanto intensamente da farmi
sciogliere. Mi abbracciò, lo sentii dire qualcosa a Tyler e poi uscimmo.
Non sapevo dove mi stessi portando, ma l’aria fresca
era un toccasana, mi risveglia dal mio torpore.
“Perché?” gli chiesi irritata. “Perché l’hai fatto?
Avresti potuto lasciarmi lì, ci avrei pensato da sola.” In realtà ero molto più
che felice che mi avesse difesa, ero al
settimo cielo. Ma non potevo permettermi di trascinare anche lui nel mio inferno personale. Non volevo. Da quella mattina erano successe
troppe cose tra di noi. Stava diventando troppo
importante per me. Il mio punto di riferimento. Non potevo dipendere così
da lui. Nella maniera più assoluta.
Sentii un dolore lancinante al petto, e capii. Capii
che inconsciamente, assurdamente, contro ogni logica, ero già persa, cotta, innamorata di lui. Era l’Amore, quello
vero, quello che secondo mia nonna capitava una volta nella vita, se eri
straordinariamente fortunata. Altrimenti, come succedeva nella maggior parte
dei casi, potevi non conoscerlo mai.
Perché?
Perché adesso? Perché non era successo prima?
Adesso io non potevo permettermi di innamorarmi. Non
lo meritavo.
Le lacrime cominciarono a scendere, e io non sapevo
come fermarle.
Edward mi guardava addolorato, forse pensava fossi un’ingrata.
Si avvicino per asciugare le mie lacrime, e io stupidamente, egoisticamente non lo respinsi.
Mi abbracciò di nuovo, e il suo dolce profumo mi
invase e mi calmò un poco.
Si scostò leggermente da me, per guadarmi in faccia e
mi disse pianissimo: “mi dispiace, non volevo dire quello che ho detto, però
sentivo di doverti difendere, io lo so che non sei così.”
Respirò profondamente, mi sorrise dolce e disse:
“anzi, no scusami, ho detto una bugia. In realtà ho detto quelle cose perché
spero che possano essere vere. Io mi sono innamorato di te. Lo so che è
assurdo, irragionevole, impossibile, ma sento che se tu domani dovessi sparire
dalla mia vita, dalla mia esistenza, io mi spegnerei. Penso sia accaduto una
specie di miracolo. ” Mi fece un sorriso sghembo che mandò il mio cuore a
mille. “Ci credi all’amore a prima vista?”
Eccole.
Le
parole che mai, mai avrei voluto che
mi dicesse. E così anche lui provava lo stesso per me. Che strano destino. Io,
piccola, insignificante ragazza, dopo poche ore ero diventata la destinataria
dell’amore di un ragazzo bellissimo, dolce e speciale.
Stranamente gli credevo. E non perché la mia
autostima fosse aumentata, ma perché sentivo che era lui la mia anima gemella.
Il mio Amore. Quello dei racconti di mia nonna, quello che lei non era riuscita
ad incontrare, il sogno che sperava di vedere realizzato con me.
Ma io non potevo dirgli di sì. Avrei voluto, ma non
potevo. Non potevo rovinare la sua vita, la sua reputazione, il suo futuro.
Paradossalmente, lo amavo troppo per stargli accanto.
Così con la morte nel cuore, mi preparai a
rispondergli.
Respirai profondamente- forza e coraggio, fallo per LUI- : “mi dispiace Edward, ma io… apprezzo molto quello che hai fatto per me, non sai
quanto, ma… ti prego, non chiedermi questo…”
“Perché?” la sua voce era strozzata, triste. “Sei
innamorata di qualcun altro?” gli occhi diventarono due fessure. “Se è così mi
dispiace, dimentica tutto.”
“NO!” quasi gridai, “non c’è nessun altro, davvero,
non c’è mai stato nessun altro. Solo
che… non posso, ecco…”
“E allora perché mi hai baciato? Perché stamattina
hai risposto al mio bacio, e poco fa mi hai baciato in quel modo?” quasi gridava, “potevi benissimo reggermi il gioco
senza tutto quel trasporto… ”
Colpita
e affondata.
“Lo so, mi dispiace, non è che tu non mi piaccia,”- ma che dici? Vuoi rovinargli la
vita?Controllati! – “ti trovo molto carino, però.. ecco io non posso
amarti. Né te né nessun altro. Forse amici, ma niente di più…”
“Perché?
Perché non posso essere io?” era davvero triste adesso.
“Perché.. tu non centri, sono io che non posso
amare. Davvero. Tu sei splendido, sicuramente troverai qualcuna che sia in
grado di amarti meglio di quanto possa fare io. Mi dispiace. ” Mi voltai per
andarmene, ma la sua voce, un sussurro, una preghiera mi fermarono.
“Ti prego, almeno pensaci. Se sono stato troppo
affrettato, mi dispiace ma..ma davvero io non ho mai provato per nessuna quello
che provo per te.”
“Mi dispiace, ma non posso, davvero, è la cosa
migliore per tutti e due.” Ma soprattutto
per te. Fidati. Lasciami andare. Ti prego. Per il tuo bene.
Mi avvicinai e gli posai un leggero bacio sulle
labbra. Mi voltai cominciai a camminare.
Una voce dolcissima e melodiosa: “Bella, ti prego…ripensaci…”
Ma non mi girai. Lottai con me stessa per continuare
ad andare avanti.
Non volevo vedesse le lacrime che mi solcavano il
viso.
Scappa
Edward, ti prego. Ti amo troppo. Scappa da me. Non voglio distruggerti. Io
distruggo tutto quello che tocco. E tu sei troppo, troppo puro perché io possa
avvicinarmi a te.
Non
ti merito. Non ti merito. Non ti merito.
Io
sono un’assassina.
Allora!!! Che ve ne pare? Piaciuto? Tenetevi pronte.. il
prossimo capitolo sarà intitolato “Casa Cullen…”
Al solito, grazie a tutti quelli che
leggono e recensiscono.
@Yaya:
so che sembra tutto un po’ affrettato, ma è tutto per lo svolgersi della
storia.
E poi lo ammetto…
sono una romanticona… mi intrigava molto la
situazione del colpo di fulmine…
In ogni caso tenete d’occhio la storia
della nonna.. ^_^
EDWARD POV
Ero a pezzi. Aveva detto che non mi voleva. Aveva
detto che non poteva amare nessuno.
Perché? Perché?Se avessi potuto
piangere l’avrei fatto.
Per qualche ora nella mia eterna, immutata
mezzanotte c’era stata la luce, e adesso di nuovo il buio. Non sapevo che fare.
Volevo gridare, ma non avevo voce.
“Andiamo a casa” disse Rosalie mettendomi una mano
sulla spalla. Annuì. Avevano sentito tutto. Pazienza. È in questi momenti che
ci si accorge del calore della propria famiglia.
Emmett e Jasper mi guardavano addolorati, e mi
fecero un mezzo sorriso.
Solo Alice era ancora tranquilla. “Andrà bene
vedrai. ” A quel punto esplosi. Non volevo prendermela con Alice, io e lei
avevamo sempre avuto un rapporto speciale, ma non riuscivo più a tollerare
quella sua sicurezza.
“Quale parte di non
posso amarti non hai capito?” le ringhiai.
“Ho sentito tutto. ” sorrideva ancora. “Bene, allora
mi pare che non ci sia più molto da dire. Torniamo a casa.”
Durante il tragitto nessuno parlò. I loro pensieri
erano rivolti a me. Erano tristi. Soprattutto Rose, “speravo che potesse essere finalmente felice. Perché? Perché non può
accettare questo ragazzo stupendo? ” Le sorrisi dallo specchietto
retrovisore e le mormorai: “sono un vampiro.”Mi guardò con dolcezza e disse: “stupido.”
Alice era ancora nel suo mondo, Jasper le teneva la
mano. Avevano chiuso tutti e due la mente. Strano, Jasper non lo faceva mai. “Jasper…cosa?” “Ne parliamo a casa Ed. Scusami. È che
nonso se sia giusto dirtelo. Io…devo pensarci. Devo decidere. ”
Eravamo arrivati nel bosco, dove si ergeva la nostra
bella villa in stile coloniale. “Carlisle ed Esme sono dentro. Andiamo.” Era
Alice. “Ragazzi… io non ce la faccio a parlare…a dirglielo.” “Lo faccio io, tranquillo.” Sempre in
mezzo, quel mostriciattolo.
“Noi”, la
corresse Rosalie. Trasalii. Da quando Rose si preoccupava così per me? Non che
mi dispiacesse, tutt’altro, ma…
Entrammo. I nostri genitori erano in salotto, sul
divano, intenti a leggere.
“Dobbiamo parlarvi di una cosa importante” disse
Alice. Alzarono gli occhi, e le nostre facce li spaventarono. Pensavano al
peggio. Che qualcuno di noi si fosse lasciato andare uccidendo qualcheinnocente.
“No, non si tratta di quello. Tranquilli.”Sospirarono sollevati. “Allora che è
successo?”
“”Edward si è innamorato. Davvero. Di brutto. Colpo
di fulmine.”
A quelle parole Esme si illuminò. Aveva sempre desiderato
che un giorno io potessi trovare qualcuno che mi completasse, che mi desse
gioia e riempisse il vuoto e l’insofferenza che provavo.
“Edward, ma è… è la cosa più bella che potesse
succederti. Sei felice figlio mio? ”
Carlisle era più guardingo, aveva notato che
qualcosa non era come avrebbe dovuto essere. “È umana? Le hai fatto del male?”
Tutti risero. Intervenne Emmett: “più che male direi
che l’ha fatta andare in paradiso…”
I miei fratelli risero, i miei genitori mi
guardavano con un’espressione interrogativa.
“Ma allora
che…” pensava mia madre. Mi conosceva bene, benissimo, il suo Edward non
avrebbe mai baciato una ragazza. Mai.
Mio padre aspettava una risposta, paziente. Si era
rilassato ora che aveva saputo che non avevamo fatto del male a nessuno. Non
che ci avrebbe ripudiati, non ce lo avrebbe mai fatto pesare, avrebbe
continuato ad amarci. Solo che per lui le vite umani era preziose, non voleva
che la nostra natura ci impedisse di esserlo. Per questo ci nutrivamo di sangue
animale. Non volevamo spezzare vite.
“Ecco io… io l’ho baciata.
Due volte. Oggi.”
Mia madre spalancò gli occhi, era ancora più felice.
Carlisle era stupito. Anche lui mi conosceva bene. Sapeva che ionon mi interessavo al genere femminile, né
tantomeno che le baciassi.
“Una volta in mensa, davanti a tutti” sghignazzò
Jasper.
“C..come??!!” dissero all’unisono.
Io non riuscivo a parlare. Intervenne Alice. “La
prima volta è stata lei, nel parcheggio, è arrivata e lo ha baciato, molto
castamente però. Poi il signorino si
è fatto trasportare e si è avvinghiato a lei come un polipo,” risero tutti, tranne Esme, troppo sconvolta.
Stavo per protestare, ma la nana non me lo permise, fammi finire, “insomma mio fratello, l’uomo che non deve chiedere mai, quello
sempre distaccato, indifferente si è abbandonato al suo istinto sepolto di uomo. ”
“Capisco, ma, tesoro, questa ragazza…
saltarti addosso così… da mamma non ne sono molto felice…”
“Mamma!!” il mio tono salì di due ottave, non avevo
mai perso la pazienza con lei. Era addolorata. “Scusami, scusami, non volevo,
ti voglio bene. ” la abbracciai. “Scappava da quelmaniaco di Tyler Crowley, comunque. Era
talmente insistente chelei non ha
trovato altro modo, lui non aveva belle intenzioni. Il resto l’ho fatto io
davvero. Io…non lo so… ma lei… quando l’ho guardata negli occhi mi ha fatto provare
emozioni nuove, mi ha fatto venire voglia di proteggerla…
non so perché.”
Rose sbuffò spazientita. “Te l’ho detto il perché. Ti sei innamorato. Colpo di fulmine. E poi, prima lo dici a lei e poi lo
neghi?” Era irritata adesso. Maschi, pensò.
“Come gliel’hai detto?” Mio padre era davvero
stupito. La prima volta in trecentosessantacinque anni in cui era rimasto senza
parole.
Parlò Emmett: “Sì perché in mensa nostro fratello ha
tirato fuori gli attributi. Quel cretino di Tyler, sapete che ci odia perché
siamo più popolari di lui, si è incazzato nero quando l’ha vista seduta con
noi- ce l’ha trascinata Alice- e ha cominciato a chiamarla sgualdrina,
facendosi sentire da tutti i presenti. Il nostroEddino
non c’ha più visto, s’è alzato portandosela dietro, e gli ha detto di smetterla
di importunare la sua ragazza solo
perché l’aveva respinto. E poi… ”
Si fermò, scoppiando a ridere, non riusciva a stare
serio per più di dieci minuti.
Continuò Jasper: “E poi, siccome quel maniaco aveva
messo in dubbio le sue parole, lui l’ha baciata. E stavolta il polipo l’ha
fatto lei” concluse con un mezzo sorriso. Ringhiai. “calma fratello, scherzavo.”
Io mi rabbuiai. Non volevo ricordare cos’era
successo dopo.
Ma ai miei genitori dovevo dirlo. Loro mi amavano.
Si fece avanti Rosalie, che mi sconvolgeva sembra di più.
“Dopo un’eternità si
sono staccati, avresti dovuto vederlo mamma, era davvero felice, era in estasi,” Esme sorrise con trasporto- che bello, avrei voluto esserci..- “e
lui l’ha portata fuori. Lei era un po’ irritata, e quando gli ha chiesto il
perchè” si fermò esitante, vuoi dirlo tu?,
scossi la testa; racconto tutto?-
annuii, io non ce l’avrei fatta. “Quando lei gli ha chiesto le ragioni, lui
prima ha detto che voleva difenderla, e poi che l’ha detto perché sperava fosse
vero, che era innamorato di lei, era stato un colpo di fulmine”.
“Ma è meraviglioso!!” trillò mia madre. Mio padre
era ancora un po’ rigido, ma era felice.
“No. Non lo è mamma. Mi ha respinto. ” lo dissi con
la voce strozzata. Non ci riuscivo. Faceva ancora troppo male.
“Ma magari si è spaventata, sei stato un po’ troppo
affrettato, sai?”ma i suoi pensieri
erano diversi, ma Edward…
dev’essere vero..allora lei…perché l’ha fatto?
“Non l’ha respinto, ossia non ha detto che non gli
piace. Ha detto che lei non può amare nessuno. ” Era ancora Rosalie.
“Sembrava addolorata anche lei, però. Io penso che gli piaccia. Che lo ami. Ma
non capisco il suo rifiuto. Anche se mi pare assurdo che gli umani abbiano le
nostre stesse emozioni intense, però lei… penso che
lei lo ami”.
“Certo che
lo ama. L’ho visto.” Alice e le sue visioni. Cominciavo a odiarla.
“Alice, non serve darmi false speranze. Davvero.”
Quasi strillò: “ Tu non capisci!!! Papà, io l’ho
visto. È l’Amore papà. L’Amore.”
Carlisle e Esme erano sbigottiti. “L’Amore? Non è
possibile. Capita raramente agli umani, figuriamoci tra un vampiro e un’umana.”
“Ti dico che è così. Davvero. Lei è l’altra metà
della sua anima.”
“Io NON ho un’anima!!” adesso ero io a strillare.
“Sì che ce l’hai idiota. Lo so. Ce l’abbiamo tutti qua dentro.”
“Ma che cos’è questa storia?” Emmett era confuso.
“L’Amore?”
Mio padre era strano. “È
una leggenda vecchissima. Di secoli e secoli fa. Le anime degli esseri viventi,
anche le nostre Edward, ci sembrano a
sé stanti, ma per ognuna di esse c’è la sua gemella, la sua metà. Vivi
normalmente,ma all’improvviso può
arrivare l’Amore.
Non il solito amore. No,
l’Amore.
Due persone si incontrano,
si vedono, e capiscono.
Capiscono dal primo
istante che si amano. Che devono stare insieme. Che si completano.
È un legame indissolubile,
eterno. Ma si deve essere particolarmente fortunati. Agli umani capita
raramente. È una grandissima benedizione per loro trovare l’Amore.”
“Anche loro conoscono questa leggenda?” Jasper era
allibito.
“Sì, ma non nei dettagli.”
“Anche se fosse così, lei non mi vuole, quindi fine
della storia.”
“Aspetta!!” Esme era raggiante adesso, “ma chi è
questa ragazza?”
“La nuova studentessa, Isabella Swan. Bella per gli
amici.” Emmett era compiaciuto. Ed è pure
moolto carina.
Ringhiai.
Calma fratellino, io ho Rose. La mia Rosalie. Era solo una constatazione.
Mio padre a sentire il nome del mio angelo- lo era ancora,
nonostante tutto- si era ritratto impercettibilmente e si era chiuso nei suoi
pensieri.
Ma io lo conoscevo troppo bene. “Papà? Che c’è? C’è
qualcosa che devo sapere? Qualcosa che la riguarda?”
“Edward, figliolo…” era logorato. Si vedeva.
“No papà.” Jasper lo interruppe brusco. “Lascia
parlare me. Edward, siediti un attimo.”
Obbedii. “Adesso ti dirò quello che ho percepito, ma
devi stare calmo.”
Mi irrigidii. “Calmo, o dovrò calmarti io.”
Annui. “Bene. Lei ha un segreto. Nasconde qualcosa.
Qualcosa che la fa soffrire. Qualcosa che vuole dimenticare, ma che al tempo
stesso ha deciso che deve ricordare.
Qualcosa che la fa sentire sporca, immeritevole di amore. Ma non so cosa sia.
Tu lo sai?”
“No,io…”esitai. “Io non riesco a leggeri suoi
pensieri. Ho provato, ma non ci riesco. Non so perché.”
“Lo sapevo!!!” Alice era felice. Schifosamente
felice. “È l’Amore!!”. La guardai storto.
Intervenne mio padre, sempre attento, chiuso nei
suoi pensieri: “Edward, se la ami, se la ami davvero come credo, devi aspettare che sia lei a dirtelo. A dirti tutto.”
Feci un cenno col capo. In quella situazione
assurda, nonostante tutto, una piccola speranza stava nascendo in me.
“Vado in camera. Ho bisogno di riflettere.”
Mi dileguai su per le scale, lasciandoli ai loro
pensieri.
Grazie, come sempre. A tutte. Questo capitolo sarà un po’ diverso.
Capirete perché. Spero apprezzerete.
BELLA
POV
Senza neanche rendermene conto ero riuscita ad
arrivare a casa. Per fortuna papà era al lavoro. Non avrebbe tollerato che
tornassi a casa a metà giornata, soprattutto il primo giorno di scuola.
Gli volevo davvero bene. Si era comportato meravigliosamente,
fin dall’inizio. Non aveva fatto troppe domande, era felice che avessi deciso
di vivere con lui per un po’.
Non potevo dirgli la vera ragione per la quale avevo
deciso di abbandonare Phoenix. Non lo sapeva nessuno oltre me. Certo, la scusa
di Phil era perfetta, così anche mia madre si era convinta a malincuore a
lasciarmi andare. Né a lei né a mia nonna, che era la persona che mi era in
assoluto più vicina, colei che amavo più di tutti, ero riuscita a dire qualcosa.
Ero sicura però che la mia adorata nonna avesse
capito. Forse non tutto. Ma qualcosa
sì.
Mentre preparavo delle perfette lasagne casalinghe
per Charlie, (le adorava e io volevo farmi perdonare per aver bigiato),
ripensai a quando, con la morte nel cuore, avevo salutato la nonna.
“Nonna, io… mi dispiace, ma
ho deciso di andare a vivere per un po’ con Charlie, a Forks. Mi dispiace, ma
ho bisogno di cambiare aria…” mi bloccai. Non sapevo
come continuare. Avevo le lacrime agliocchi.
Mia nonna m guardò per un istante, poi mi fece un
sorriso, che dopo tanto buio, riuscì a scaldarmi. “Lo capisco, tesoro. Ultimamente
ti vedo cambiata, triste, spenta. Non voglio che tu mi dica il perché. Se l’avessi
voluto l’avresti già fatto, ma so che non vuoi. Forse un giorno lo farai. Ma non
adesso.” Singhiozzai. “Tranquilla. Penso che Forks possa farti bene, anche se
non c’è mai il sole. Tu ami il sole,
resisterai?” mi scappò un sorriso. La nonna
mi conosceva come le sue tasche.
“Credo di sì, e poi Charlie.. è ora che qualcuno si occupi
di lui. Almeno per un po’.. ”
Annuì pensosa: “Sì, credo sarà felice di farsi
coccolare un po’…”
D’un tratto ricordai l’ultimo stralcio della
conversazione con la nonna, e il piatto che avevo in mano mi cadde,
frantumandosi in mille pezzi.
No,
non può essere.
“Piccolina, pensavo ad una cosa…
sarebbe fantastico se a Forks incontrassi l’Amore…
che dici?”
“Oddio nonna, non ricominciare…lo
sai che non ci credo… ”
“Lo so tesoro. Ma avverto una buona vibrazione.”
La nonna lo sapeva. Sapeva che avrei incontrato l’Amore. Quello che non sapeva era che non potevo amarlo, che mi era impossibile.
Chiusi gli occhi e vidi due occhi miele, sentii una
voce tristissima: “ripensaci…”,
chissà quanto lo avevo ferito. Tanto. Ma in cuor mio sapevo che era la scelta
giusta. Per lui. Meglio soffrire adesso, piuttosto che dopo,
quando avrebbe scoperto la verità. Almeno adesso non mi trovava ripugnante. Dopo
sì. Dopo lo avrebbe fatto. Dopo aver saputo.
No. Mai. Non avrei sopportato quel dolore.
Mi toccai le guance e mi accorsi che piangevo. Mi sedetti
sul divano, e lascia che le lacrime scorressero e si esaurissero.
Cercavo di non pensare, di non pensare ai suoi occhi, alla sua voce, a lui. Ma era
impossibile. Era l’unica cosa che avevo in mente.
Il campanello mi scosse dal mio torpore. Capii che
mi ero addormentata. Andai alla porta, l’aprii, e…
Davanti a me un paio di occhi miele mi fissavano
tristi.
EDWARD POV
Salii in camera. E mi chiusi la porta alle spalle. Per
prima cosa mi diressi davanti al sofisticato lettore, e mi premetti il tasto
play.
Partì Claire
de lune, la mia canzone preferita. Mi aiutava a pensare. Pensavo alle
parole di Jasper…ha
un segreto. Qualcosa che la fa soffrire. Qualcosa che la fa sentire sporca,
immeritevole di amore…
Adesso cominciavo a capire. Capivo i suoi silenzi, la
sua paura, le sue esitazioni. C’era qualcosa che la logorava. Ma che non
avrebbe mai svelato a nessuno. Lo si capiva da come si ritraeva quando le si
chiedeva della sua vita. Era qualcosa successo a Phoenix. Qualcosa che non la
portava a fidarsi di nessuno. Che non le permetteva di lasciarla andare.
Eppure con me l’aveva fatto. Forse era davvero l’Amore,
quello leggendario… Adoravo pensarci.
No
Edward. Calmati. magari era solo la paura… o gli
ormoni. O magari ti trova solo carino, niente di più.
Ne dubitavo. Non ero un illuso, uno di quelli con l’ego
smisurato, però sapevo che lei non
era quel tipo di ragazza. Non si sarebbe mai comportata come aveva fatto senza
un buon motivo. Lo sapevo. Lei era
pura, innocente. Era la cosa migliore che ci fosse sulla faccia della terra.
E comunque, stavo facendo i conti senza l’oste. Io ero
un vampiro. Lei un’umana. Era impossibile. Eppure, se era davvero l’Amore, se
lei mi avesse amato come l’amavo io sapevo che non sarebbe stato un problema. Le
sarei rimasta accanto finchè non la morte non l’avrebbe raggiunta. Oppure avrei
potuto trasformarla. Mi ero sempre considerato un mostro, ma adesso non mi
sentivo più così.
Punto primo. Ero un vampiro vegetariano. Non uccidevo le persone per nutrirmi. Certo, in
passato l’avevo fatto, ma solo malvagi, e anche se non era una scusa, ero
davvero pentito e ogni giorno cercavo di rimediare ai miei sbagli.
Punto secondo. Forse
avevo un’anima. E se ce l’avevo, non ero poi tanto mostro. Se la storia
dell’Amore fosse stata vera, allora avrei saputo di avere un’anima, e questo mi
provocava una strana eccitazione.
Lo avrei scoperto. A tutti i costi. Poi un’idea
malsana mi attraversò la mente. Di sicuro Alice l’aveva visto. Sogghignai.
Anche se lei non mi voleva in quel modo, avrei
potuto starle vicino. Tutta la scuola pensava stessimo insieme, e lei aveva
bisogno di protezione da Tyler e da quelli come lui.
Quindi
a scuola potevamo stare insieme. Fingere
di essere una coppia. Ci saremmo comportati da amici, ma agli occhi degli altri
saremmo sembrati una coppia. QQQQuesto mi avrebbe dato la possibilità
di starle vicino, di amarla in silenzio. Di conoscerla e di farmi conoscere. E magari
sarei riuscito a farla fidare di me, tanto che mi avrebbe confidato il suo
segreto, e io avrei potuto confidarle il mio.
Decisi
di andare a casa sua, per dirle che a scuola potevamo fingere di essere amici,
così almeno sarebbe stata al sicuro.
Ecco
cosa avrei fatto. Volai giù dalle scale e mi precipitai a casa sua.
Suonai
il campanello, e dopo qualche attimino venne ad aprirmi. Era bellissima, come
sempre, ma aveva gli occhi arrossati.
Aveva
forse pianto? Mi preoccupai. Feci un respiro profondo e le dissi: “Ciao,
possiamo parlare un attimo?”
Eccomi con un nuovo capitolo… Che farà la nostra Bella?
Accetterà la proposta di Edward o deciderà di andare per la sua strada?
EDWARD
POV
Era lì, sulla soglia di casa sua, e non riusciva a spiaccicare
una parola. Io, nel dubbio, rimanevo in silenzio, cercando di rassicurarla con
lo sguardo.
Poi parlò: “Certo, però, scusami non posso farti
entrare, sono da sola e mio padre non vuole ragazzi in casa durante la sua
assenza.” Sapevo che non mi aveva detto tutto. Glielo leggevo negli occhi.
Aveva anche paura. Forse di restare da sola con un ragazzo, o forse pensava che
così sarebbe stato più facile chiudermi la porta in faccia se avessi rinnovato
le proposte della mattina…
“Certo, non c’è problema. Prima di tutto volevo
chiederti scusa per tutto quello che ti ho detto nel parcheggio. Mi spiace, non
volevo alzare la voce con te… Puoi perdonarmi? ” le lanciai uno sguardo dolce,
carico d’amore, e lei arrossì.
“Ecco, vedi…io…”
“Ti prego Bella, non possiamo dimenticare tutto?”
“D-dimenticare?” si era intristita adesso.
“Certo, so che ti senti a disagio, e io vorrei che
potessimo provare ad essere amici?”
“Amici?” sembrava scettica adesso.
“Beh sì, visto che non posso starti vicino come
vorrei…” era sbiancata. -Idiota!!! Vuoi
toglierti anche questa possibilità?- “Cioè, volevo dire… possiamo essere
amici e basta, se vuoi. Senza secondi fini.”
Si fece pensosa per qualche minuto, che sembrava non
finire mai.
“D’accordo, penso che si possa fare… Niente secondi
fini? Ho la tua parola?” mi guardò in maniera davvero innocente… accidenti!!! Come faccio? Non voglio
tradirla.
“Si, niente secondi fini, davvero.”- Bugiardo!!- “Solo che….” Esitai.. come
facevo a dirglielo? Si fidava di me. Almeno un po’.
“Solo che..? Cosa Edward?” Sentirla pronunciare il
mio nome mi provocò scosse in tutto il corpo… era davvero appagante…
“Ecco, mi chiedevo… tutti a scuola pensano che noi
adesso stiamo insieme… ” non potevo proporle subito il piano… Avrebbe capito
subito la mia idea.
“Già, è un bel problema… immagino anche che Tyler
non mi lascerà in pace quando lo scoprirà, l’hai umiliato davanti a tutti...”
ridacchiò…
“Beh, non deve saperlo per forza…” azzardai.
“Come, prego?” adesso si era fatta sospettosa.
Nonchalance,
Ed, nonchalance. Come se fosse la cosa più innocente del mondo…
“Ecco… intendevo… non è che a scuola lo debbano
sapere per forza…”
“Non ti seguo” invece mi seguiva eccome. Lo capivo
dai suoi occhi, si era accesa una scintilla di consapevolezza.
“Possiamo sempre fingere davanti agli altri…” ero
imbarazzatissimo. Fortuna che i vampiri non arrossivano.
“Fingere cosa di preciso?” adesso era stizzita. Mi
guardava con… sperai non fosse disprezzo quello che leggevo nei suoi occhi.
Ok,
sgancia la bomba. Al massimo ti chiuderà la porta in faccia.
“Di stare insieme” dissi in un soffio.
Si irrigidii. Il suo sguardo si fece duro, freddo.
Non lo sopportavo. “Mi spiace, ma non credo sia il caso” rispose glaciale.
Fece per chiudere la porta ma la fermai: “Bella aspetta,
mi hai frainteso. Volevo semplicemente dire che a scuola possiamo stare insieme
da amici, senza però spiegare a nessuno che in realtà non siamo una coppia. Comportandoci amichevolmente,
stando vicini, tutti lo penseranno. ” Stavo per dire qualcosa che non avrei
voluto, ma dovevo. – Fallo e basta, sii
uomo.- “Ovviamente tra noi non ci sarà nessun contatto di quel tipo.”
Comprese all’istante. I suoi occhi si spensero per
un breve attimo, ma poi luccicarono di nuovo. “E perché dovrei assecondarti?” era
ancora scettica.
“Perché così saresti al sicuro. Da Tyler e da quelli
come lui.”Dissi semplicemente.
“Ecco io…” esitava ancora.
Cosa voleva dire? Non si fidava di me? Pensava fossi
come Tyler?
“Spero che almeno tu possa fidarti abbastanza di me
da capire che io non ti farei mai del male. Non sono come loro. Ti prego Bella, credimi.” Ero quasi implorante adesso.
Sussultò a quelle mie parole. Sperai decidesse di
fidarsi di me.
Stava per parlare, quando all’improvviso un forte
odore di bruciato ci travolse.
Un lampo di consapevolezza le attraversò il viso.
“ODDIO!! LE LASAGNE!!” e schizzò in cucina,
lasciandomi come uno scemo sull’uscio.
La vidi estrarre dal forno un ammasso informe e
bruciacchiato. Era davvero dispiaciuta. Non sapevo che fare. Stavo per voltarmi
e andarmene quando la sua voce cristallina mi raggiunse:
“Allora, amico,
pensi di venire ad aiutarmi o cosa?”
Sorrisi. Ero felice. Cercando di non sembrare troppo
compiaciuto mi chiusi la porta alle spalle e mi avviai verso la cucina.
Grazie per essere
arrivati in fondo alla pagina!!! Aspetto i vostri commenti!!scusate, so che il
capitolo è un po’ corto, ma una terribile emicrania mi ha impedito di lavorare
come avrei voluto!! Mi spiace. Ma mi farò perdonare col prossimo capitolo. Lo prometto!!
Torno con un nuovo capitolo, scritto con
la canzone “Decode” dei Paramore come sottofondo.
Spero mi abbia dato l’ispirazione
giusta. A voi l’ardua sentenza.
In alcuni punti ci saranno delle scritte
in rosso, sono i pensieri del nostro vampiropreferito. Ho scelto questo metodo perché volevo rendere immediati i
suoi pensieri in alcune situazioni. Fatemi sapere che ne pensate.
BELLA
POV
Certo che a volte la vita è davvero strana. Ero lì, nella
mia cucina, a cercare di scrostare delle lasagne bruciate da una teglia
diventata ormai inutilizzabile. E non ero da sola. No. Ero con lui. Il mio amico. Mi faceva male pensare che fossimo solo amici, ma era sempre
meglio di niente.
Tu e il tuo Amore amici. Che cosa buffa. Chissà cosa
avrebbe detto la nonna. Ridacchiai al pensiero. Dovevo telefonarle al più
presto.Ero consapevole che il fatto di
essere amici fosse troppo, era egoista da parte mia stargli
vicina, seppure in quel modo.
Però lui mi aveva stupito. Aveva detto che potevamo
dimenticare tutto, ma mantenere un buon rapporto. Senza nessun contatto di quel
tipo. Le sue parole mi avevano fatto morire dentro, ma sapevo che era la scelta
giusta. Poi la sua frase: “visto che non
posso starti vicino come vorrei…” mi aveva ridato
un barlume di speranza.
Sciocca. Non puoi.
L’assurdità della faccenda stava nel fatto che avevamo deciso di fingere di
essere una coppia a scuola, o meglio, di non smentire le voci che si sarebbero
sparse su di noi.
Per
proteggermi, per farmi stare al sicuro. Nonostante la crudeltà
col quale l’avevo trattato, era ancora pronto a difendermi. A rovinare la sua
reputazione.
Non avrei dovuto permetterlo. Non potevo davvero
essere così egoista. Però… però adesso non ce la
facevo ad occuparmi di me stessa, a proteggermi da sola. Dovevo superare quel blocco.
Ero ancora una preda facile. Me n’ero accorta quella
mattina con Tyler. E io non volevo commettere mai più lo stesso errore.
Edward non sapeva nulla. Non sospettava niente. Voleva
solo aiutarmi. Era altruista. Sapevo che avrebbe rispettato i confinistabiliti, che non mi avrebbe chiesto nulla
di più.
Sì, perché lui era il mio Amore. Forse lui non lo
sapeva, ma io sì. Sapevo anche che le cose sarebbero potute degenerare, ma nel
momento in cui avevo accettato il “patto”, mi ero ripromessa che, se mai le
cose fossero diventate troppo difficili, o lui fosse stato vicino a scoprire la verità- all’ipotesi peggiore non
volevo neanche pensare- sarei scomparsa dalla sua vita.
Lo osservai di sottecchi. Era davvero magnifico. Con
i capelli bronzei che seguivano i suoi movimenti, gli occhi miele concentrati
sulla teglia, quelle mani bianche e perfette… al suo
corpo non volevo neanche pensarci, sarebbe stato troppo per il mio
autocontrollo.
Vedendolo impegnato nella battaglia contro la teglia
mi venne da ridere.
“Che hai?” mi chiesi irritato. “Ti faccio ridere?”
“Sì. Sei davvero buffo, tutto impegnato in questa
lotta” sogghignai.
“Beh, se qualcuno
si fosse ricordato di mettere il timer, a quest’ora le lasagne sarebbero cotte
al punto giusto. Non bruciate”, cercava di fare l’irritato, ma si vedeva che si
divertiva. Anche se aveva un’espressione un po’ disgustata sul voto. Chissà forse
l’odore di bruciato lo infastidiva.
“Da’ qua, faccio io. Tu vai pure di là a guardare la
tivù, c’è il canale dello sport” aggiunsi schifata. Mio padre passava ore e
ore, solo per guardare degli idioti che rincorrevano una palla o si facevano
male.
Sorrise. “Non ti piace lo sport?” “No, lo odio. Charlie
dice che non ne apprezzo il fascino.”
“Neanche a me piace. Non lo trovo interessante. Posso
restare qui a guardare che combini?” e mi fece il suo sorriso sghembo da
svenimento.
“C-certo, se ti fa piacere.” –Riprenditi, stupida!- “Devo trovare qualcos’altro per Charlie.”
“D’accordo.
Ti aiuto?”
“Scherzi?
Non mi vuoi avvelenare il papino?”
“Oh,
oh.. ma quanto siamo protettive…” si fece serio. “Gli
vuoi molto bene, vero?”
“Logico.
È la ragione per cui sono qui.” Bugiarda.
Non è la sola.
“
Capisco.” Era pensieroso adesso.
“Che
c’è?”
“Niente..
pensavo…” Sarà davvero solo
per quello? Meglio non indagare. Non ancora. Scapperebbe da me. È troppo
presto. E poi è bello starle vicino anche così, senza fare niente. Solo guardarla.
È perfetta sotto tutti i punti di vista.
“A
cosa?”
A quanto sei bella.“Al
fatto che sia ora di tornare a casa. Non vorrei ritrovarmi con un proiettile in
testa se tuo padre dovesse rientrare.” Non riesco a
resistere. Sto per saltarti addosso. E non per bere il tuo sangue.. vorrei
baciarti fino a farti perdere la testa. Vorrei sfilarti la maglietta…vorrei…“Ehm.. Edward? Ti sei
incantato?”
“Sì.
Cioè no. Scusami. Ora vado. È stato bello passare il pomeriggio con te. Così. In
amicizia.” Dannazione.
Non so se ce la faccio. Ti voglio. Mia e di nessun altro.
In amicizia. Fa
male quanto una coltellata. Ma è questa l’unica strada. “D’accordo ti
accompagno alla porta” mi sforzai di sorridere.
“Grazie.”
Oddio. Di nuovo quel sorriso. Cerca
di non morire. Riprenditi.
“Prego.”
Dai, diglielo. “Grazie, per oggi, per
tutto, ma soprattutto… ”
“Sì?”
Ti prego dimmi che mi vuoi, che non sopporti questa
situazione. “Per le lasagne”. Idiota! Cretina! Che gli volevi dire? Ti amo? Sei il mio Amore? Ma dai. Non esiste.
“Sicuro.
Quando vuoi. Posso anche combattere contro un intero esercito di patate… Sarò il suo cavalier
servente, madama.” Oddio così sembro
uscito dal Medioevo. Altro che 1918.
“D’accordo
milord.” Risi. “Ma da dove le prendi?”
Mi ha scambiato per un decerebrato. Depravato e decerebrato lo
stesso giorno. Perfetto. Complimenti Cullen. Mi gioco un’ultima carta.
“Domani
passiamo a prenderti noi.”
“Noi?”
non capivo.
“Io
e i miei fratelli. Anche loro vogliono essere tuoi amici. Andiamo tutti insieme
a scuola.”
Il
mio cuore saltò qualche battito. Sperai che non se ne fosse accorto. “D’accordo. Sarà divertente.
E poi siamo una coppia, no?” oddio, ma che sto dicendo? Sono pazza. Non puoi.
Non puoi, stupida egoista.
Vuoi proprio che ti strappi i vestiti di dosso? Meglio andarmene
prima di fare qualche cavolata.
“Certo.
È logico. Siamo una coppia. ” mi fece l’occhiolino e mi sentii svenire. Una sensazione
nuova, devastante. Brividi lungo la schiena…
“Scappo
prima che mia madre si preoccupi troppo.” E prima di fare
qualcosa per cui mi odieresti.
“D’accordo.
A domani.” Chiusi in fretta la porta. Troppe emozioni. Per una attimo mi era
sembrato che tra di noi fosse scattata una scinitilla…
un istinto che non saremmo riusciti a fermare.
Per fortuna se n’è andato. Non avrei
sopportato di macchiarlo. Devo darmi una calmata. E pure i miei ormoni.
Per
calmare i bollenti spiriti, optai per una doccia.
Allora.. la nostra Bella si sta
sciogliendo.. Edward riuscirà nel suo intento? Tenete d’occhio gli altri
capitoli.. la storia prenderà una piega molto..ehm..focosa…Baci a tutte!
Ciao a tutte. Un grazie a chi mi ha
inserito tra gli autori preferiti. Un grazie a tutti i lettori e recensori. I
vostri commenti mi riempiono l’anima, e mi spronano ad andare avanti. Per
scoprire il segreto di Bellina dovrete aspettare ancora un po’. Per il momento
voglio dedicarmi a sviluppare i rapporti tra i protagonisti.
@Fin: Grazie come sempre per i tuoi
commenti ed incoraggiamenti. Mi spiace tu abbia trovato punti del capitolo confusi,
a me sembrava il modo migliore per rendere i pensieri di entrambi in quella
situazione. Voglio dire: Ed e Bella in una stanza da soli. Ma soprattutto quale
persona sana di mente riesce a non saltare addosso ad Edward??
EDWARD
POV
Tornai a casa con delle emozioni contrastanti. Avevo
passato uno dei pomeriggi migliori della mia esistenza. Anzi, forse il migliore. Ero felice. Certo, la
storia dell’essere amici mi metteva un po’ a disagio, ma per il momento andava
bene. Sempre meglio di niente.
Ero soddisfatto del mio comportamento. Ero stato
davvero bravo a trattenermi. Non dal bere il suo sangue, che, certo, mi tentava
in maniera spropositata, ma dal toglierle i vestiti da dosso. Era una
sensazione del tutto nuova per me. Fino al giorno prima pensavo che tutto il
genere femminile, vampire e umane, non fossero altro delle sciocche che
tentavano di incastrarti e manipolarti.
Ma io desideravo Bella. La volevo. Volevo che nessuno la guardasse né toccasse. Volevo possederla.
Omioddio. Non dirai sul serio
Cullen. Non la vuoi in quel senso, vero? No. Sì. La voglio.
Voglio fare l’amore con lei, voglio sentirla, voglio guardarla mentre è persa
nel piacere…
Allora sono un depravato. No. Non
lo sono. Sono quasi centenario e… vergine!!Che diamine!!! Oddio. E se arrivasse
il momento e non sapessi come si fa?Qui mi serve Emmett. E pure Jazz.
Arrivai
a casa trafelato, mi aspettavano tutti preoccupati. Solo Alice era tranquilla.
Sbuffai. Quella saputella cominciava a darmi sui nervi. Rose mi guardava apprensiva
quasi quanto Esme, mio padre e i miei fratelli erano preoccupati, ma Emmett
mostrava il solito sorrisetto.
“Beh? Hai combinato? Sei dei nostri
finalmente?”. Guardai in tralice il mio
fratello-orso: “Sempre cavaliere tu eh?” E poi a mia sorella: “Ma come fai a
stare con lui? È privo di tatto e di sensibilità!!”; lei mi sorrise in risposta. “Non
lo so manco io, miracoli dell’amore…”.
“Allora?”
Esme era in pena. “Che è successo?”
Ghignai.
Allora miss-so-tutto-io non aveva parlato. Strano. “Volevo lasciarti la gloria del racconto, mio prode cavaliere.”. Fantastico. Pure uno zimbello adesso. La
guardai storto.
“Niente
mà, sono andato da lei e le ho chiesto se potevamo dimenticare tutto quello che
era successo tra noi e se se la sentiva di essermi amica.”
“Ma
come, dimenticare? Ed, ma perchè ti ostini ad essere infelice? Amarla non
sarebbe da egoisti. ” Sospirò. “Lei è l’altra metà della tua anima, il tuo
destino, il tuo Amore.”
“Non
è questo. È che…” esitai. Non sapevo come dirglielo. “È che Jasper ha ragione,
mamma. Lei nasconde qualcosa che la fa soffrire, che la incatena, e finchè non
se ne libera non potrebbe stare mai con nessuno. Io voglio che lei si fidi di
me. Voglio essere qualcuno su cui lei possa contare, sempre al suo fianco. E
sta’ sicura che mi guadagnerò la sua fiducia, e poi mi dichiarerò di nuovo. Ho
deciso, non la lascerò scappare.”
Erano
tutti sbalorditi.
“Grandioso
fratello!!!” Emmett.
“Bravo figliolo.” Mio padre mi diede una pacca
sulla spalla.
“Non
c’è altro?” chiese Alice innocentemente. Avanti.
Dillo a tutti della tua ideuccia.
“Uffa
Alice. Sei pesante!!! Comunque, sì. Abbiamo deciso di non smentire le voci che
si creeranno a scuola. Fingeremo di stare insieme. ”
“Grande!! Certo che ti sai ingegnare…
complimenti.” Era Jasper.
“Bravo,
grande idea, Edward. Chi l’avrebbe detto che saresti diventato così
calcolatore?” Rosalie se la rideva alla grande. Hai capito Eddino…
“Bene,
direi che è tutto. Anzi no, da domani passiamo a prenderla noi. Starà sempre con
noi. Non voglio corra pericoli.”
“Stretta supervisione?”Emmett
era incredulo. “D’accordo. Mi piacerebbe avere una scusa perspaccare la testa a Crowley… ”
“Emmett!!”
mia madre e mio padre lo ripresero.
“Lo
so, lo so. Dicevo così per dire.” Uffa
però. Mi piacerebbe.
Risi.
Emmett era davvero uno spasso. Dal suo aspetto non si sarebbe detto, ma era un
tenerone, un cuccioletto. Oddio. Adesso mi tornava in mente che dovevo parlare
con Em e Jazz di quello. Sperai non
mi prendessero in giro, ma soprattutto che Alice non l’avesse visto. Provai a
leggere i suoi pensieri, stava pensando allo shopping che avrebbe fatto con
Bella e Rose.
“Emmett, Jasper, vi va di andare a caccia?”
Nessuno
si stupì più di tanto. Bene, adesso devo
trovare un modo intelligente per introdurre il discorso.
Dopo
aver cacciato un branco di alci e un paio di orsi, ci abbandonammo nella
foresta. Lo facevamo sempre. Era rilassante.
O.K. Fatti coraggio. Tanto alla
fine dovrai chiederglielo.
“Allora,
ragazzi.. come va?” Caspita. Non ci siamo.
“Ma che gli prende?”
Emmett era confuso.
“Edward,
se vuoi chiederci qualcosa, se vuoi
sapere qualcosa, chiedi e basta. Da quando fai tutti questi giri di parole?
”
Accidenti
a Jasper e al suo potere. Uffa.
“Va
bene, ma dovete giurare di non ridere
e di non farne parola con nessuno.”
Strano. Non è da lui. Chissà che
succede. “D’accordo” promise Jazz.
“IO
non prometto, sai che la serietà non è il mio forte. Ma cercherò di
trattenermi.”
“Va
bene.” Speriamo bene. “Allora…
dunque… cioè… com’è il sesso?”
Come
da copione, scoppiarono entrambi a ridere. “Insomma! Io sono serio. Oggi con
Bella, è stato strano. Avevo davvero
voglia di saltarle addosso e strapparle i vestiti, e… farla mia.” Ma perché li faccio con loro questi
discorsi? E con potresti farli se no, idiota?
“Caspita Ed, tutta stà
passione c’hai in corpo?”Jasper era
stupito.
“Beh è normale, è stato unvergine per novant’anni.” Sghignazzò Emmett.
Cercai di ignorarli. “Ma, voglio dire com’è? Che si
prova quando si fa l’amore con qualcuno?”
“È la cosa più bella che esiste Edward. Tu e la
persona che ami diventate un tutt’uno…” Jasper era
sognante. Cercai di non captare i suoi pensieri. Non ci tenevo a vedere Alice
nuda.
“Frena la poesia fratello. Lui vuole sapere come si
fa. Devo cominciare dagli elementi base?” Emmett non riusciva a stare serio.
“No.Grazie
fin là penso d arrivarci. Più che altro volevo sapere come fate a trattenervi.”
Di nuovo risate. “Ma noi non ci tratteniamo. Lo
facciamo sempre.”
“Sì, grazie, questo lo so. Vi si sente per tutta casa. Soprattutto te e Rose.” Lo
guardai torvo. Vendetta, tremenda
vendetta.
Emmett era compiaciuto. Gli piaceva vantarsi di
essere lo stallone di casa. “Rose è una furia… che ci
posso fare se…”
“ALT! RISPARMIACI.” Gridammo io e Jasper
all’unisono. Aggiunsi: “Già faccio uno sforzo atroce nel lasciarvi la vostra
privacy. Non costringermi, ti prego…”
Emmett si era offeso adesso e aveva messo il broncio
da bambino piccolo. “Siete solo gelosi. ”
“Non credo proprio… Alice
è stupenda sotto tutti i punti di vista.”
“Io sì. Forse un po’. È strano ma…
desidero davvero stringerla fra le mie braccia.”
“E allora fallo, no? Che aspetti?”
“Non è così semplice Em. So che se facessi una cosa
del genere lei scapperebbe per sempre… la perderei. E
poi non so se davvero le piaccio in quel modo…”
“Oh, andiamo!” sbottò Emmett. “Credi davvero che si
avvinghierebbe al primo che passa così disperatamente come ha fatto con te? Si
vede che tra di voi c’è attrazione…”
“Concordo. Devi solo aspettare che superi il suo blocco…”
“Sì, ma intanto come evito di saltarle addosso ogni
volta che mi guarda? Non ce la faccio.” Piagnucolai.
“Ed. Devi resistere, la ami, ce la puoi fare. Io con
Rose ho dovuto aspettare perché superasse tutti i fantasmi del suo passato.”
Rise. “E adesso è disinibitissima..”
“D’accordo, concetto chiaro. Torniamo a casa a
cambiarci. È quasi ora di andare a scuola.”
Curai più del solito il mio abbigliamento, a scuola
c’era qualcuno su cui, per la prima volta in tutta la mia esistenza, volevo
fare colpo.
Speravo solo di riuscire a trattenermi dal fare cose
stupide. Devi riuscirci. La ami.
“Andrà bene” mi sussurrò Alice prima di salire in
macchina. Mi fidai.
Scusate se ieri non ho postato, ma purtroppo
una terribile emicrania mi ha distrutta. Spero il capitolo vi sia piaciuto. Anche
se la storia è ancora molto “soft”per il momento..
Scusate il ritardo
nell’aggiornamento, ma purtroppo l’università mi reclama…
Eh, sì… gli esami si avvicinano, e devo fare il mo dovere… Ma non disperate!!! Mi sono organizzata meglio, e
gli aggiornamenti dovrebbero tornare ad essere più o meno regolari. Grazie come
sempre a chi legge e a chi recensisce. Un bacione.
BELLA
POV
Ore 6.30. DRIIIIIN!! La sveglia mi segnalava che era
ora di alzarsi. La spensi con un gesto secco e mi girai dall’altro lato, per
cercare di dormire ancora un po’. Chiusi gli occhi.
ODDIO. Due occhi topazio apparvero. “Domani ti passiamo a prendere”. Edward.
Sarebbe passato a prendermi. Non c’era un minuto da perdere. Balzai giù dal
letto, ma la mia coscienza mi riprese.
Calma,
calma. Anche se ti fai carina, qual è lo scopo? Non devi mica fare colpo.
Ricordati che non puoi. Non devi.
Rovineresti la sua vita.
Va
bene,va bene. Ma curare la mia persona non implica che voglia fare colpo su
qualcuno.
Almeno era così che cercavo di auto convincermi.
Scesi a fare colazione e ci trovai mio padre, intendo a mangiare le sue solite
uova fritte con la pancetta.
“Ehi, Bells!” mi disse a
bocca piena.
“ ’Giorno papà. Guarda che tutte quelle uova ti
fanno male. Ti si alza il colesterolo.”
“Dai Bells, sono anni che
mi mangio così…”
“Appunto.. è ora di cambiare abitudini. Da domani
niente più uova. Ci penso io a te. A proposito, oggi mi fermo a fare la spesa.
A comprare alimenti salutari.. perciò
goditi la tua ultima colazione.”
Charlie borbottò qualcosa che suonava come “guarda
te se una ragazzina mi deve tenere sotto controllo..” , ma sapevo che in fondo
era contento che ci fosse qualcuno a prendersi cura di lui e a coccolarlo. Il
matrimonio con mi madre era durato troppo poco perchépotesse assaporare appieno le gioie della
vita a due.
“Allora, hai fatto amicizia con qualcuno a scuola?”
cercava di suonare indifferente, ma era un po’ preoccupato, sapeva che non ero
troppo socievole. Se solo avesse saputo cosa avevo combinato il primo giorno…
“Ehm, in realtà sì. Hai presente i Cullen? Seguo
qualche corso con Alice ed Edward, così abbiamo legato, e mi hanno presentato
anche il resto della famiglia…”. Aspettavo una sua
reazione, ero preparata al peggio…
“Ah, i Cullen. Gran bella famiglia, molto unita. I
ragazzi non li conosco bene, ma non hanno mai dato problemi. Conosco il dottore
e sua moglie, persone squisite. ”
Ero più tranquilla adesso, così mi concessi qualche
altro particolare…“Sì, anche lorosonocarini, mi hanno detto che passano a prendermi…
non è un problema, vero? ”
“No, anzi. Così sono più tranquillo anche io. Ma che
mi dici di Crowley? Non andate d’accordo?”
Calma.
Calma. Nnodeve
accorgersi di niente. “È molto gentile, ma sai ha già il
suo gruppo, io non vorrei diventare di troppo… ” feci
un respiro profondo. “I Cullen invece sono più… non saprei… forse perché li tengono tutti un po’ a distanza,
eppure sembrano molto più amichevoli degli altri.”
“Già, la gente li tiene lontani. Sarà l’invidia.
Sono tutti così attraenti…” sospirò. “Beh, io vado.
Dovresti andare a prepararti anche tu, altrimenti farai aspettare i tuoi amici.
A stasera.”
Finii i miei cereali, sparecchiai e mi fiondai in
bagno. Una doccia veloce, una passata della mia crema idratante preferita al
muschio bianco e mi buttai sull’armadio. Cosa mettere? Niente di troppo
appariscente. Optai per dei semplicissimi Levi’s neri, felpa bianca e sneakers multicolore. Ecco. In questo modo nessuno può pensare che mi sia messa fatta carina
apposta. Soprattutto per lui.
Un leggerissimo tocco di matita, una spruzzata di
fard, e un lucidalabbra fruttato. Perfetto. Semplice, poco appariscente.
Normale,
per fortuna. Non sarò sulla bocca di tutti. Proprio no. Oh,
andiamo, ma chi voglio prendere in giro? Certo
che sarò sulla bocca di tutti. Con quello che è successo ieri. E poitutti pensano che io ed Edward stiamo insieme.
Non che mi dispiaccia.
Un suono di clacson mi riscosse dalle mie
riflessioni, appena in tempo. Presi la giacca al volo e uscii in tutta fretta.
Ed eccolo lì, bello come il sole, appoggiato alla
sua Volvo, dalla parte del passeggero.
Rosalie guidava una Bmw rossa decappottabile su cui
albergavano anche Em, Alice e Jasper. Li salutai con la mano.
Azzardai un’occhiata ad Edward che mi stava tenendo
la portiera aperta, il mio cuore saltò qualche battito per poi riprendere il
suo normale ritmo. Era davvero bello. Indossava una camicia nera, coi primi tre
bottoni aperti che lasciavano intravedere il suo petto scolpito, e un paio di
jeans che evidenziavano la sua figura perfetta. Ebbi un fremito, ma cercai di
nasconderlo.
“Ciao”. Avvertii un brivido. La sua bocca era ad un
centimetro dal mio orecchio.
Bella,
controllati. Calma. È solo un amico.
“C-ciao Edward. Passato
una buona nottata?”
“Ottima e tu?”
“Anche, grazie. Ho dormito sodo. ”
Sorrise. “Davvero? Fatto bei sogni?”
“No stanotte non ho sognato nulla, credo. O
perlomeno non me lo ricordo… Tu? Fatto bei sogni?”
Si rabbuiò.“No, io non sogno. Mai.”
“Oh, peccato.”
“Siamo arrivati. Pronta per entrare nella fossa dei
leoni?”
Sospirai.“Sì, ce la posso fare.” Con mia grande
sorpresa le parole mi uscirono prima che potessi fermarle: “Sì però.. tu stammi
vicino, d’accordo?”
Stupida,
stupida. Che ti salta in mente? Vuoi rovinarlo?
“Ehm, scusa io…”
Ma lui mi stava guardando con uno sguardo dolcissimo
e un sorriso perfetto: “Non ti preoccupare, lo so che volevi dire…Io… ti starò vicino, senza
chiederti niente che tu non voglia…”
Lo guardai grata. Lo amavo davvero, e sapevo che era
egoista usarlo così, ma non potevo farne a meno. Almeno in quei momenti.
Scendemmo dalla macchina raggiungendo gli altri… persa nel chiacchiericcio di Alice e Rose mi
distrassi, ma non potevo faremeno di
notare che i fratelli Cullen, più che il mio gruppo di amici, sembravano la mia
scorta.
Ridacchiai a quell’idea.
“Fantastico!!! Lo prendo come un sì…
dopo le lezioni tutti a Port Angeles a fare
shopping!!!” Trillò Alice.
“Come? Cosa? Oh, al diavolo. Vada per lo shopping
selvaggio.”
“Così si fa, ragazza!!!” Rose era entusiasta quasi
quanto Alice.
I maschi si lamentarono.
“Vabbè, noi andiamo in classe”
disse Alice trascinandomi nell’aula d’inglese. “Ci vediamo a pranzo.”
“Ciao ragazzi.” Lo guardai: “Ciao Edward… grazie di tutto…per
tutto.” E gli schioccai un bacio sulla guancia.
Emmett rise. “Oh, avanti…
tutto qua quello che sapete fare? ”
Edward lo guardò furioso: “Non sei divertente. Per
niente.” Poi guardandomi addolorato: “Scusalo, ma sai…
è Emmett. Neanche Rose può farci niente.”
“Già..non posso farci nulla…scusalo.”
Ridevamo tutti spensieratamente quando passò Tyler,
che sibilò: “Eccola qua, la pseudo-coppia.. ma vi
smaschererò. Non mi si prende in giro.”
In un attimo tutti i Cullen mi furono davanti.
Rabbiosi. Protettivi. Sentii anch’io una rabbia cieca. Una rabbia che avevo
soppresso, incolpando solo me stessa.
Basta. Adesso basta. PrimaSam e Jacob a Phoenix, adesso Tyler qui. No.
Non credo proprio. E anche se Edward mi odierà, anche se mi faccio schifo da
sola non mi interessa. Non posso tollerare certe cose. Non oggi. Non adesso che
ho degli amici. Amici che non sanno
del mi passato e che mi vogliono bene.
“Convinto tu.” Risposi acida. “Ragazzi, andiamo a
lezione. Edward mi accompagni in classe? Non voglio saperne di fare la candela
a Jazz e Alice.”
Lo presi per mano. La sua mano era ghiacciata, come
sempre. Strano. Non mi dispiaceva. Era piacevole quel ghiaccio. Mi guardava
dubbioso, come spaventato, ma io gli sorrisi rassicurante.
Allora intrecciò le sue dita nelle mie, e un altro
brivido mi percorse. Cercai di ignorarlo.
Lui aveva un’espressione strana. Concentrata, assorta,
a tratti sofferente.
Oddio.
Lo sto obbligando a tenermi per mano. Oddio. Non vuole, mi odia.
Arrivati
davanti all’aula d’inglese si staccò da me e mi guardò. Tyler e la sua cricca
passavano proprio in quel momento.
Al
diavolo. Avrò tempo per pentirmene.
Mi avvicinai di scatto, mi alzai sulle punte e lo
baciai.
Adesso mi respinge. Mi dirà che sono una
poco di buono.
Ma con mia grande sorpresa si comportò come la prima
volta. Mi strinse e cominciò a baciarmi con passione, a cui non potei fare a
meno di rispondere. Le nostre lingue si cercavano, si intrecciavano, si
rincorrevano.
Edward sembrava avere un’urgenza a me sconosciuta,
in un attimo mi ritrovai appoggiata al muro, le sue mani vagavano sotto la mia felpa.
Quel contatto mi procurava i brividi, e non perché lui fosse gelido, ma perché
risvegliava tutti i miei istinti.
È
già successo. Ma le loro mani non erano così…erano
viscidi.. lui invece è così… Dio, che bella
sensazione.
Si staccò all’improvviso. I suoi occhi scintillavano
di desiderio, ma la sua voce era dispiaciuta: “Bella, mi dispiace, avevo
promesso e… guarda cos’è successo. Da oggi chiederò ad Emmett e Jasper di stare
con te. Io non posso. Io non ci riesco. Scusa.”
NO!!
Sapevo
che la cosa migliore era lasciarlo andare, ma in quegli attimi di passione
avevo realizzato che lo amavo troppo. Non riuscivo a stare senza di lui.
Metti
a tacere la tua coscienza e fa’ ciò che vuoi.
Lo abbracciai e gli sussurrai all’orecchio: “No!!
Non dirlo neanche per scherzo, ti prego.” Ero implorante. “A me non è dispiaciuto,
non sono pentita… è stato…”
E diglielo!! “è stato bellissimo.”
Arrossii fino alla punta dei capelli.
“Ma tu ieri hai detto che…hai
cambiato idea?”
Avevo cambiato idea? Sì, ma non potevo dirglielo. “Lo
so cosa ho detto ieri…no, non ho cambiato idea, ” si
rabbuiò e un lampo di dolore gli attraversò gli occhi“ma…ecco… tu mi fai
uno strano effetto. Non riesco a resisterti. Mi dispiace. Non dovrei. Non
voglio usarti, ma mio malgrado tu…” non riuscivo a
finire.
Idiota!!
E adesso?
“Io cosa?”
“Riesci a far crollare tutte le mie difese. Ma io
non ti posso trascinare giù con me. Non posso portarti all’inferno.”
“Tanto ci sono già.” Me lo disse con un tono duro,
mai usato prima. Poi si addolcì: “Io non ti chiedo niente, non voglio niente
più di quello che tu ti senti di darmi. Davvero. Comportati come vuoi. Ma
tienimi vicino.”
Quanto lo amo!! “Va
bene, ma non ti prometto niente. Non voglio essere più egoista di quanto non
sia già.”
Rise nel mio orecchio, procurandomi altri brividi.
“Tu egoista? Non scherzare.”
Se
solo sapessi. Che faccio? Che faccio?
“Io ti starò sempre accanto, qualunque cosa accada.
Puoi contare sempre su di me, su di noi. Davvero.”
Singhiozzai. “Se solo sapessi…
”
Mi cullò. “Qualunque cosa sia, non può essere peggio
di quello ce ho fatto io. Fidati.” C’era una nota di amarezza nella sua voce.
Mi staccai e lo guadai negli occhi. Era distante, la mascella contratta…
“Non puoi saperlo.”
“Invece sì.” Mi sorrise. “E ora vai in classe, da
brava. Tyler non farà nulla, ma per ogni evenienza c’è il mostriciattolo.”
Sorrisi. “Allora ci vediamo poi a biologia.”
“Sì.” Mi guardò per un lungo istante, forse volve
baciarmi di nuovo. Speravo lo
facesse.
“Allora ciao.”
“Ciao.”
Volevo
mi
baciasse. Al diavolo. “Ehm, Edward,
non stai dimenticando niente? ”
Mi guardò confuso: “Cosa?”
Lo baciai di nuovo. “Questo. Siamo o no una coppia?”
“Ah..eh..uhm… scusami.”
Era a corto di parole. Ridacchiai.
“Vado davvero adesso.”
“Sì. Ciao.” Lo guardai allontanarsi. Come ebbe
svoltato l’angolo i sensi di colpa mi assalirono.
Stupida.
Stupida. Stupida.
Entrai in classe. Nessuno disse nulla, ma mi
guardavano tutti.
Mi sedetti affranta accanto ad Alice. “Non sei una
stupida. Non lo sei.” Mi guardò intensamente. “Quello che hai fatto è stato
giusto. Ricordati però che niente è
come sembra. Niente. Né le tue
azioni, né Edward, né noi. Ti vogliamo bene. Qualsiasi cosa tu sia, qualsiasi
cosa tu abbia fatto noi ti vorremo sempre con noi.”
La guardai. Ero scioccata. Non riuscivo a proferire
parola. Ma una domanda mi turbinava nel cervello:
Cosa sapeva Alice? Quanto sapeva? Come
faceva a saperlo? Lui sapeva? Sapeva e
mi voleva lo stesso? No. Impossibile. Non potevo.
Alice continuava a guardarmi con affetto. Volevo delle
risposte. Ma le domande mi morirono in gola.
Il professore entrò in quell’istante.
Allora, direi che ci siamo. I prossimi
capitoli saranno decisivi. Si chiariranno i nostri eroi? Sarà tutto rose e
fiori? O arriverà qualcuno a scombussolare il loro equilibrio?
Eccomi con un nuovo
capitolo. Spero vi piaccia… grazie a chi legge, a chi
recensisce e a chi mi ha messo tra preferiti!! Siete la mia linfa!!
Lo sveliamo adesso il segretuccio
di Bellina? O aspettiamo ancora?Leggete e lo scoprirete. Avviso che da questo
capitolo in poi il linguaggio e le situazioni saranno un pochino più “strong”.
Niente di troppo eccessivo, comunque.
EDWARD
POV
Mi allontanai da Bella. Dovevo, altrimenti non avrei risposto più delle mie azioni. Ci
eravamo baciati ancora. Indescrivibile. Ero felice. Avvertivo ancora il sapore delle
sue labbra sulle mie, le mie mani bruciavano di desiderio, l’avevo toccata ma
non abbastanza.
E lei, lei che aveva detto che abbattevo i suoi
muri. Ero felice. Ma durò poco. Sentii Alice parlare a Bella: “Non sei una
stupida. Non lo sei. Quello che hai fatto è stato giusto. Ricordati però che niente
è come sembra. Niente. Né le tue azioni, né Edward, né noi. Ti
vogliamo bene. Qualsiasi cosa tu sia, qualsiasi cosa tu abbia fatto noi ti
vorremo sempre con noi.”
Ma dico era impazzita? La vidi sbiancare, i suoi
occhi si erano fatti vacui. Stava per chiedere qualcosa, ma il professor Mason entrò proprio in quel momento, e lei, il mio angelo,
si girò verso di lui sconfitta.
Ero incazzato nero. Alice era una stronza. L’avrei
fatta a pezzi. Un ringhio sommesso mi sfuggi dalle labbra, mi alzai in piedi di
scatto.
“Cullen tutto bene? La vedo pallido.” Più del solito. Mi disse l’insegnante di
spagnolo.
Feci un respiro per non ringhiarle contro.“In
effetti non mi sento molto bene. Posso uscire?”
Cercai di ignorare tutti i pensieri cattivi degli
idiotipresenti sul fatto che il grande Cullen stesse poco bene.
Uscii sbattendo la porta. Dovevo raggiungere l’aula
d’inglese, portare Bella via da lì. Entrai come un fulmine.
Il professore mi guardò stranito. “Cullen, che
succede? ” “Devo portare via la signorina Swan, c’è stata un’emergenza.”
Guardai torvo Alice che mi sorrideva maliziosa, e le
dissi in un velocissimo ed impercettibile (ad orecchie umane) sussurro: “Ti
ammazzo. E stavolta Jazz non mi ferma. L’idea era di non forzarla.”
“Mi
ringrazierai, come al solito. E non sono una stronza.”
Le lanciai un’ultima occhiataccia, e poi spostai lo
sguardo sulla mia Bella. Era
terrorizzata. Mi colpirono i suoi occhi. Chiedevano aiuto.
Tyler era nero di rabbia, ma sapeva che finchè
c’eravamo noi non poteva avvicinarsi a Bella. Lo guardai in maniera assassina, vampiresca. “Ma che
cavolo!!”. L’avevo terrorizzato. Bene. Altrimenti gli avrei staccato la
testa a morsi.
“Signor Cullen, non credo che lei possa portare via
la signorina Swan così. Ci sono delle regole, sa? Che vanno rispettate.”
Dio mio. Proprio adesso doveva fare il petulante? Pensa
Edward, pensa. Come la potresti portare via? Alice interruppe i miei
pensieri. Digli che Carlisle ha avuto i
risultati deisuoi esami e deve vederla
subito.
Sguardo d’intesa. Ogni tanto il mostriciattolo aveva
delle idee non male.
“Mi dispiace, ma mio padre ha avuto i risultati di
alcuni esami e deve visitare Bella subito, dice che è urgente. Ovviamente può chiamare l’ospedale per accertarsi che non
stia mentendo.” Lanciai un’occhiata a una Bella sempre più preoccupata e in
pena.
“Perciò, la prego di scusarmi, ma dobbiamo proprio andare.”
Presi Bella dolcemente per un braccio e la tirai
fuori dal banco. Afferrai la sua giacca e uscimmo.
“L-la mia borsa.” “Non
preoccuparti ci pensa Alice.”
“Dove mi porti?” Tremava. Povero amore.
“Lontano da qui.”
“E se chiamano l’ospedale? Mio padre?”
“Alice avviserà Carlisle, si inventerà lui qualcosa.
”
“Ma perché?”
“Non potevo lasciarti lì. Eri troppo spaventata. Io…non riesco a vederti in quello stato. Scusa. So che a
volte Alice esagera, ma lei ha…” storsi la bocca. “un modo tutto suo di vedere le cose.”
Pensavo di averla rassicurata, invece si staccò da
me e corse nel boschetto limitrofo alla scuola.
Mi guardò spaventata, ma anche…rabbiosa.
“Cosa ne sai tu di quello che mi ha detto Alice? Eh?
Cosa ne sai tu? A che gioco giocate?
Lo sapevo che non avrei dovuto fidarmi di voi. ” Il suo viso diventò scarlatto.
La guardavo stupito,scioccato. Da dove le veniva fuori tutta quella rabbia?
“Ma guarda che…”
“NO!!!” mi urlò. “Niente ma…
fate tanto gli amici, dite che volete proteggermi, invece volete solo sapere tutto di me, e cercate di estorcermelo
con l’inganno. Non voglio più saperne niente. Né di te né dei tuoi fratelli.
Con me avete CHIUSO. Mi fidavo di voi. Di tutti voi. Che idiota.” Rise
amareggiata. “E tu, tu che fai il dolce, il carino… e
io che ti ho detto quelle cose… Ho anche creduto che
tu potessi essere…” . Si bloccò di colpo e scosse la
testa.
Che
potessi essere? Che potessi essere COSA?
“Sono una stupida. Addio”
Crack.
Cos’era? Probabilmente il mio cuore morto e freddo che si spezzava. No. Non
posso lasciarti andare così. Non adesso che tiho trovata. Almeno non senza spiegazioni.
Decido su due piedi di confidarle uno dei miei segreti. Magari le avrei
fatto paura, schifo, ribrezzo, ma almeno non mi avrebbe lasciato con la
convinzione che l’avevo presa in giro.
Si era voltata. Scappava. Da me. “Alice non mi ha detto nulla!”
Si girò. Era scettica. Non conoscevo ancora questo
suo lato. L’avevo vista così solo due volte, conoscevo di lei solo il lato
fragile. Mi piaceva. Era sempre piena di sorprese.
“Ah no? E allora come avresti fatto? Le hai letto
nel pensiero?” chiese ironica.
La
amo. È perspicace. È
perfetta per me. La guardai con un sopracciglio alzato. “E se fosse?”
“No. Non è possibile. Smettila di prendermi in
giro.” Era sempre scettica, ma avvertivo una punta di preoccupazione. Mi scrutò
attentamente. Qualcosa nel mio viso le fece cambiare idea. Sbiancò.
“Leggi nel pensiero? ”
Annuii.
I suoi occhi si annebbiarono. “Ma solo in quello di
Alice, vero?”
Scossi la testa. Non riuscivo a parlare. Non
riuscivo a capire che reazione potesse avere. E non riuscivo a capire lo scopo
di quelle domande.
“R-Riesci a leggere nel pensiero di tutti?” Era terrorizzata. Mi guardava
spaesata e spaurita. Ma il punto focale era che non era di me che era spaventata.
“Sì. È una dote abbastanza potente. Perciò quando ho
sentito quello che Alice ti aveva detto e visto il tuo viso terrorizzato nei
suoi pensieri, ho deciso di portarti via da lì. Sapevo che non avresti
resistito a lungo. Non voglio che gli altri ti vedano soffrire.” Respirai a
fondo. Il suo profumo era delizioso, mi inebriò. “Voglio essere io il tuo punto
di riferimento. Quello su cui contare quando stai male, quando soffri, quando…” –buttati
cretino- “quando gli spettridel tuo
passato tornano a farti visita.”
Cominciò a tremare visibilmente, mentre le lacrime
le riempivano gli occhi.
“Allora lo sai…” sussurrò.
“Lo sai. Capisco. L’hai visto. E quindi credo che tu non ne voglia più sapere
di me. Mi pare giusto.” Lacrime copiose solcavano il suo bellissimo viso.
“Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Vorrei solo che non lo dicessi a
nessuno. Per piacere.”
Ecco. Allora c’era qualcosa che la tormentava.
Potevo fingere, usare sotterfugi per scoprire la verità, finalmente. Ma no. Non
volli. -La sincerità prima di tutto. La ami.-“No Bella.
Non lo so. Non so niente.”
“C-co-come non sai niente?
Ma se puoi leggere nel pensiero di tutti, allora lo sai.”
“No, Bella. Posso leggere i pensieri di tutti con una solo eccezione.”
“Una sola eccezione?” era ancora scossa,
ma un barlume di speranza attraversò i suoi occhi. Voleva la conferma di ciò
che forse aveva già capito.
“Sì,
l’unica eccezione sei tu, Amore.”
Spalancò
gli occhi. “A-Amore?”
Ops.
Pessima mossa. Meglio non raccontarle tutta la storia. Poi sì che avrebbe
pensato che fossi pazzo. L’abbracciai con cautela. “Scusa è scappato. Ma sei
così tenera, così, fragile, ma anche decisa quando vuoi, che mi hai stregato.”
“E
io pensavo che… niente, solo una vecchia leggenda. Storie della nonna.”
Sorrise, arrossendo e mi strinse a sua volta.
Una
vecchia leggenda? Che lo sappia? Oddio e
se lo sa? Magari pensa che sia io la sua parte complementare. No. No. Aspetta.
Potrebbe anche essere che le piaccia qualcun altro. Oddio. Però mi stringe.
Però mi bacia. Però non mi respinge mai. Magari le piaccio. O forse no. O sì.
Oddio.
Perché cavolo è così difficile? Eddai idiota. Chiediglielo. Con indifferenza. Con
noncuranza.
“Di
che parli? Quali leggende?”
Si
irrigidì tra le mie braccia. Ma non s staccò. “No, niente. Forse te ne parlerò
un giorno.”
Ma io voglio saperlo adesso. “Va
bene. Ci conto.”
Si
strinse di più a me. “Mi dispiace per quello che ti ho detto prima. Non le
penso davvero quello cose. Solo che…” tremava tra le mie braccia, “ ci sono
cose che non voglio che nessuno sappia.”
Ancora
un altro crack. “Nemmeno io?”
“Soprattutto
tu.”
Perfetto. Fantastico. Ma perché?Cosa
può essere di tanto brutto?Jazz ha detto
di non insistere. Va bene. Però voglio saperlo. Uffa!!
Un
po’ imbronciato risposi: “ Va bene. Come vuoi. Non voglio forzarti. Aspetterò
sia tu a dirmelo.”
Si
scostò un po’ da me per guardarmi negli occhi, e mi regalò un bellissimo
sorriso, che illuminò il cioccolato fuso dei suoi occhi.
“Grazie.”
Oddio. No. Controllati!!!
Purtroppo anche se io riuscivo a controllarmi, l’inquilino del piano di sotto
non la pensava allo stesso modo. Devo
allontanarmi da lei.
“Prego.
Adesso però voglio portarti in un posto. Dovremmo avere lasciato la scuola già
da un pezzo. Aspetta qui che vado a prendere la macchina.”
Mi
fece un sorriso d’assenso. Mi avviai a passi veloci verso la macchina.
Ok. Calmati non fare cazzate. Tipo
saltarle addosso. Gliel’hai promesso, no? E lei è importante per te. Quindi i
pantaloni restano allacciati. Da domani metto la cintura di castità. O mamma.
Sembro un cretino.
Oook. Niente panico. Respira. E tu stai buono!! NO!! Sembro Emmett!!
Cioè adesso ci parlo pure? No. Sei stato buono per novant’anni. Devi continuare così.
Io e lei in macchina. Da soli. Ommammamamma. Ok tranquillo. Tu sei Edward Cullen. Ce la
puoi fare. Sì ce la puoi fare.
Era
bellissima. Mi stava aspettando con un leggero sorriso sulle sue bellissime
labbra. Contegno.
Salì
tutta contenta. “Dove mi porti?”. Già, doveavrei potuto portarla? Alla mia
radura.
“Ti
porto in un bel posto.” Accesi lo stereo e le note di Debussy
si diffusero dolci e sommesse nell’abitacolo.
Lei
spalancò gli occhi: “Claire de lune?”
Una
ragazza che consce Debussy. Io la sposo. Anche il mio
amico era felice della notizia.
Calmo. “Lo
conosci?”
“Certo
che sì. Debussy è uno dei miei compositori preferiti.”
“Anche
dei miei.”
“Abbiamo
qualcosa in comune allora.”
Sì.
Eravamo quasi arrivati. Decisi di bendarla. Così l’effetto sarebbe stato ancora
più speciale.
“Bella.
Ti fidi di me?”
“Sì.”
Lo disse subito, di slancio. Mi fece felice.
“Allora
lasciami fare.”
La
bendai col mio fazzoletto di seta nero.
“MA..
cosa?”
“Fidati.
Ti porto in un bel posto.”
“Va
bene.”
“Andiamo.
Posso prenderti la mano?”
Arrossì
tantissimo. “Si, ma perché?”
“Sennò
inciampi.”
“Va
bene. Grazie.”
“Per
cosa?”
“Per
avermelo chiesto.”
Stavamo
camminando. “Di niente.”
Eravamo
quasi arrivati. Ancora pochi passi e…
Un’idea
mi passò per la mente. “Adesso non ti arrabbiare però.”
Mi
avvicinai pianissimo e la baciai. Un piccolo bacio a fior di labbra.
“Scusa.
Ma sei così dolce…” prima che potesse dire qualsiasi
cosa le tolsi la benda e lei si trovò davanti lo spettacolo che più mi piaceva.
Circondato
da alberi secolari, c’era uno spiazzo erboso, era settembre e i fiori c’erano
ancora tutti. Uno spettacolo da togliere il fiato.
Bella
lo guardava estasiata.
“Ti
piace? È il mio posto segreto. Non ci ho mai portato nessuno.”
“Davvero?
Sono la prima?” lo disse con una luce sbarazzina negli occhi.
“Sì.
Lo sai. Te l’ho detto.”
Si
fece maliziosa. “Già è bellissimo. Mi lascia senza parole. Però…”
Oddio. “Però?”
“Però… adesso ti bendo io…”
NO. NO. NO.
Mi
ritrovai bendato, Bella mi prese per mano, portandomi nella radura. Mi fece
sedere.
“Non
vedi niente vero?” mi chiese.
“No,
certo che no.” Come potevo dirle che non faceva alcuna differenza, con i miei
sensi da vampiro super sviluppati?
Leisi avvicinava pericolosamente alle mie
labbra, la vedevo arrossire, ma quando parlava aveva sempre un tono deciso,
sicuro.
“Sai,
prima non sei stato troppo carino.”
“Ah
no?” le chiesi a voce bassissima.
Arrossì
come un peperone, ma la sua voce era ferma e decisa.
“No,
per niente.” Lo disse con voce ancora più bassa della mia; io sudavo freddo (in
senso figurato, i vampiri non sudano), non potevo perdere il controllo.
Lei
si avvicinò e cominciò a baciarmi. Dapprima piano, dolcemente, poi con
passione. Le sue labbra sembravano modellate apposta sulle mie. Sentii la sua
lingua che timidamente seguiva il contorno delle mie, così le schiusi
pianissimo.
Faceva
tutto lei. Io cercavo di controllarmi.
Qualcuno reclama il potere. No.
Calmo. Vedevo che le costava un certo sforzo, era dolcissima.
Impacciata,
insicura sul da farsi, ma continuava. Il suo viso era rilassato, tenero come
non l’avevo mai visto.
Capii.
Capii che si stava lasciando andare. Quello era il suo modo per farmi capire
che sifidava di me. Per adesso poteva
solo farlo quando pensava che io non la vedessi.
Con
una mano mi accarezzò la schiena. Piano. Pianissimo.
Non
resistetti, emi ritrovai a stringerla a
me, con dolcezza, baciandola delicatamente. M sembrava di avere tra le mani un
fiore raro, bellissimo che poteva però sparire da un momento all’altro.
Poi
leiiniziò a baciarmi con più passione,
con desiderio. La imitai. La strinsi
più forte. Lei si aggrappò a me, quasi a non volermi lasciare, per paura che
potessi andarmene.
Non ti lascerò mai, Amore mio. MAI.
Sentivo
che la situazione si stava facendo pericolosa.
Il
mio corpo la desiderava. La voleva.
Senza
pensarci due volte la presi in braccio, e lei si ritrovò seduta sulle mie
gambe. Le mie mani scivolarono sotto la sua felpa, proprio come quella mattina.
Seguivo le sue delicate forme, piano, attento a non farle male.
Lei
aveva ancora gli occhi chiusi, assaporava il momento, proprio come me.
E
poi, lasciandomi di sasso, infilò la sua
mano sotto la mia maglietta, seguendo
con le dita i miei muscoli definiti. La sentivo indugiare sulle mie spalle, sui
pettorali, sugli addominali.
Le
sfuggì un gemito. Fu allora che smisi di ragionare. La strinsi ancora di più a
me, il suo bacino sopra il mio. Si accorse che ero eccitato e sul suo viso si
dipinse la paura. Si staccò da me con le lacrime agli occhi, e corse via.
Mi
tolsi la benda e le corsi dietro, spaventato. La afferrai per un braccio.
“Che
c’è? Che succede? Che ho fatto? Dove ho sbagliato?”
“E
allora? Non dire cazzate Bella. Due giorni, due ore o due minuti, io ti amo. E
ti amerò sempre. E so che anche tu mi ami. E vuoi sapere perché?”
Mi
guardava. Piangeva ma non parlava.
“Perché
sei il mio Amore, la mia anima gemella, quella che mi completa.”
Strabuzzò
gli occhi. “Lo sai?”
Oddio. “Lo
so? Lo sai?”
“Sì…è…è una stora
che mi raccontava sempre mia nonna.”
“La
leggenda di prima?”
“Sì.
Quella. Ma io… io non pensavo fosse vera finchè non
ti ho incontrato.”
Toccai
il cielo con un dito. La abbracciai forte, ma lei si staccò
“Non
posso. Non voglio”, disse in un sussurro.
“Perché?”
ero di nuovo incazzato. “Perché? Dimmelo!”
Ci
penso su. Si fece triste. Poi parlò pianissimo.
“
Sì forse è meglio che te lo dica, così magari ti farò ribrezzo e mi
dimenticherai.”
Vi piace? Aggiorno
domani, perché alcuni nodi verranno al pettine, ma altri se ne creeranno. Ci
saranno nuovi arrivi, malvisti da entrambi i nostri eroi…
Spiacente, ma l’interlinea non è mio amico… nell’anteprima
viene tutto bellissimo,poi quando pubblico è un’accozzaglia. Siate comprensive please. XD
Bene… col precedente capitolo ho ricevuto minacce di morte, quindi
credo sia ora di sciogliere qualche dubbio!!! Diciamo che sì, avete capito
abbastanza bene ciò che èsuccesso a
Bella.. ma anche in questo caso, per citare Alice: “Niente è come
sembra” ^_^ . Grazie a tutto il seguito!!
Mi fa piacere avervi fatto ridere un po’…
ci vuole ogni tanto..
BELLA
POV
Era arrivato il momento di dirgli tutto. Tutta la verità su di me. Su quello che avevo fatto.
Ero straziata, il momento di dirgli addio era arrivato prima di quanto
pensassi. Ma non potevo fare altrimenti. Non dopo che lui aveva detto che mi
amava, che sapeva che io ero il suo Amore.
Avrebbe dovuto saperlo. Per il suo bene, per il suo
futuro.Mi avrebbe disprezzata, mi
avrebbe guardata con disgusto, ma almeno mi avrebbe dimenticata.
Il momento era arrivato davvero troppo presto, ma in
parte era stata colpa mia. Avevo pensato di poter vivere, ma mi ero lasciata
andare, e avevo rovinato tutto. ANCORA.
Cosa avrei fatto dopo che lui l’avesse saputo? Sarei
dovuta andare via da Forks? Tornare a Phoenix? Impossibile. Lì c’erano i
ricordi, la verità, la vendetta di Jacob che sicuramente mi aspettava.
“Bella? Non voglio sapere niente. Non forzarti. Me lo dirai quando sarai
pronta. Io ti resterò accanto comunque.”
Che dolce. Era convinto di quello che diceva, ma ero
sicura che appena ascoltato tutto, se la sarebbe data a gambe. Era così che
doveva essere. “Io non credo invece. Scapperai.
Ma va bene così. È giusto che sia così.”
“Non ti lascio. Non ti lascerò. MAI.”
“Neanche se ti dicessi che ho ucciso una persona?”
Rimase a bocca aperta. Tipico. Meglio così. Per il suo bene.
“No… non ci credo.” Il suo
era uno sguardo vacuo, non capivo…
“Invece sì. L’ho fatto. Davvero. Tre mesi fa. A Phoenix.”
Rabbrividii.
“Cos’è successo?” La sua voce era calma. Probabilmente
era in stato di shock.
“È una storia lunga, ti basti sapere questo. Addio.”
Mi voltai per andarmene, non volevo mi vedesse piangere ancora. Ma la sua mano
fredda si strinse ferrea sul mio polso.
“Com’è successo? Chi era?”
“Non penso che questo sia importante”, dissi aspra
cercando di divincolarmi, “ti basti sapere che ho stroncato una vita, sono sporca,
non merito il tuo amore, né di essere felice.”
Era furioso. E i suoi occhi erano…
neri? “Non dire stronzate, adesso mi dici tutto. Almeno questo me lo devi.”
Avevo paura. Beh, se non mi disprezzava ancora sicuramente
col resto della storia l’avrebbe fatto.
“A maggio erano arrivati a Phoenix dei nuovi
ragazzi. Venivano nella mia stessa scuola. Sono di discendenza indiana, ma si
spostano spesso. I loro genitori sono ricchi, loro sono intelligenti, quindi
non è un problema se arrivano a fine anno in una nuova scuola. Io ero davvero
timida, stavo sempre solo con la mia migliore amica, Kate. Ma quando sono
arrivati loro…”
tremai al ricordo dei loro inganni, delle loro belle parole.
“Continua.” Era ancora arrabbiato. I suoi occhi
erano due pozzi neri di rabbia.
“Kate è timida come me, ma si era presa una cotta
per uno dei due, Sam, la sua prima cotta; quindi quando loro cercarono di fare
amicizia con noi non ci opponemmo.”
Mi guardava, mi fissava,
come se volesse scrutarmi dentro.
“A me loro erano indifferenti, ma Kate era felice,
anche Sam sembrava interessato, per cui mi sforzavo di essere mediamente
cordiale.” Sospirai. “Comunque in poche settimane diventammo amici. Sam e Kate
erano quasi una coppia, e Jacob sembrava interessato a me, ma io non lo
ricambiavo, c’era solo amicizia. A scuola eravamo invidiate, ci chiamano i Fantastici Quattro, ovviamente ci
odiavano perché i due tipi nuovi avevano preferito legare con noi piuttosto che
con le ragazze in.”
Edward sembrava confuso. “Ma cosa centra tutto
questo con quello che mi hai detto?”
“Ci sto arrivando. Hai detto che vuoi sapere tutto, no?”
“Sì, scusa. Continua.”
“Bene. Insomma per la prima volta ero contenta. Avevo
altri amici oltre a Kate, ed erano speciali. Solo che dopo alcune settimane
Jacob si fece insistente, continuava a dirmi che ero bella, bellissima. Io mi sentivo a disagio, ma sapevo che non
potevo trattare male Jake, altrimenti avrei
allontanato Sam da Kate. Quindi gli spiegai che io gli ero affezionata, ma non
in quel modo. Lui disse che capiva, e
si comportò sempre bene. Poi una sera…” mi sfuggì un
singhiozzo.
Finora avevo parlato in tono distaccato e freddo, ma
ora non ci riuscivo più. Era troppo doloroso.
“Una sera?” mi incalzò Edward, ma avevo visto i suoi
pugni stringersi, sapevo che aveva capito.
Trattenni le lacrime. “Una notte di giugno, tornavo
a casa da quella di mia nonna, aveva avuto un’emergenza, e io ero andata da
lei. Mentre tornavo sentivo dei passi dietro di me, ma non ci badai più di tanto.
Poi sentii distintamente delle voci chiamarmi, erano Sam e Jake.
”
“Cosa?” Aveva spalancato gli occhi. “Ti hanno fatto
del male? Ti hanno toccata?”
Annuii. Il suo angelico viso si trasformò in una
maschera di rabbia, mi fissò per un momento prima di chiudere gli occhi.
Bene.
Non riesce neanche più a guardarmi. Meglio così.
“Erano ubriachi, ma non me ne accorsi subito. Tra una
chiacchiera e l’altra mi trascinarono in un vicolo buio, e spingendomi contro
il muro cominciarono a mettermi le mani addosso.”
“Bastardi…”
“Beh, io cercai di farli ragionare, ma poi mi resi
conto che era questo quello che avevano sempre voluto da me e Kate. Mi incazzai.
Jake cercava di baciarmi, ma io tenevo le labbraserrate, mentre Sam mi toccava sottola maglia
e tentava di sfilarmela. Non so come ma riuscii a liberarmi e a scappare in
fondo al vicolo, ma loro mi raggiunsero e mi bloccarono a terra. ” Adesso
piangevo.
Lui riaprì gli occhi, “Basta Bella. Non voglio saper
più niente. Non voglio tu riviva quei momenti per me.”
“Adesso mi ascolti fino alla fine. Avevo le loro
mani dappertutto, non riuscivo a muovermi, ero terrorizzata, ma alla fine, non
so con quale forza, li ho strattonati e ho colpito Sam con una mazza di metallo
che era lì. In testa. Ha cominciato a perdere sangue a fiotti e io sono
scappata, lasciando Jake allibito.”
“Amore. Mi dispiace.” Fece per avvicinarsi ed
abbracciarmi, ma io lo scansai.
“Tornai a casa, non so neanche io come, ero in stato
di shock. Feci una doccia e mi infilai a letto. La mattina dopo andai a scuola.
Ero catatonica. Kate mi venne incontro, piangeva, diceva che avevano trovato quei due in un vicolo, pestati a sangue, e che Sam era
in coma, in stato vegetativo. Aveva buone possibilità di non svegliarsi più.”
“E… poi è morto?”
Scossi la testa. “Da quanto ne so è ancora lì.”
“Ma… allora non hai ucciso
nessuno. E poi l’hai fatto per difenderti. Non c’è niente di male.”
“Ti sbagli. È come se l’avessi ucciso. I medici
dicono che non si sveglierà più. Se mai dovesse farlo sarà diverso da quello
che era.”
“Anche se fosse se l’è meritato.” Nei suoi occhi c’era
ancora odio puro.
“No. Non puoi capire. Anche se si sono comportati
male con me, io ho spezzato una vita. Per quanto fosse malvagio, io non ne avevo il diritto. Non sono Dio.”
Si rabbuiò a queste parole, le sue labbra si
piegarono in un sorriso amaro che non capii.
“No, Bella. Tu
non hai fatto niente di male. Se lo meritavano. L’hai detto a qualcuno?”
Scossi la testa.
“ È per questo che sei andata via da Phoenix? Senso di
colpa?”
“Anche. Odiavo vedere Kate a pezzi, ridotta in
quello stato per colpa mia, ma soprattutto sono andata via per lui. Jacob.”
“Perché?”
“Mi tormentava. Dopo un paio di giorni venne a
scuola, e mi disseche se avessi fatto quello che mi diceva sarebbe stato
zitto. Io rifiutai. I giorni passavano, ma lui non parlava. Forse aveva paura
che la sua parola contro la mia sarebbe stata nulla. Non lo so. Allora passò
alle lusinghe.”
Edward era davvero furioso adesso. “Non si è arreso?”
“No, affatto. Mi tormentava, diceva che ero bella, che mi voleva. Ma non funzionava. Io non cedevo. E allora è passato agli
insulti. Sgualdrina, puttana, troia… di tutto. Ma io resistevo. Cercavo di stare
sempre con qualcuno, non uscivo mai. Poi la scuola è finita e io con una scusa
sono venuta a Forks per stare in pace.”
“Ma non ci sei riuscita.”
“No. A parte il senso di colpa, ho incontrato Tyler.
Abita vicino casa di Charlie. E aveva lo stesso
sguardo. Io ne ero terrorizzata. Mi seguiva dappertutto. Così per il resto
dell’estate mi sono chiusa in casa.”
“E il primo giorno di scuola?”
“Ero arrivata presto, e lui anche. Eravamo in un
angolo del parcheggio, le sue intenzioni erano chiarissime. Ma poi si è
allontanato. Io sono corsa via e ti ho visto. Il resto lo sai.”
Sorrise. “Sì, lo so.”
“Bene. Adesso vado. Per favore, non dirlo a nessuno,
altrimenti dovrei andarmene di nuovo e a Phoenix non posso tornare. Ciao.”
Mi voltai. Ma lui mi si parò davanti e mi abbracciò.
“Nn andare. Ti amo. Davvero.”
“A-anche dopo questo?”
“Certo. Non è cambiato niente per me.”
“D-davvero?”
“Davvero.”
“Anche se ho fatto quelle cose terribili? ”
“Sì, Bella.”
Era davvero possibile che mi amasse nonostante
tutto? Sì, era possibile. Lo sapevo. Lo sentivo. Forse, dopotutto, anche io
meritavo di essere amata.
“Grazie. Mi fai felice.”
Mi sporsi per baciarlo, e poi gli sussurrai: “Ti amo
anch’io, sai? ”
Si scostò e mi sorrise. Ma era un sorriso triste. “Adesso
lo so.”
Un pensiero mi balenò per la testa. Arrossi furiosamente.
E diglielo!
“Quindi adesso siamo…ehm… una coppia vera?”
Sorriso sghembo. “Sì, direi di sì. Vieni che ti
porto a casa.”
Era ancora triste però. Oddio. E se invece si sentisse obbligato?
“Ehm…Edward… Io non voglio
che tu ti senta obbligato a starecon me
per via di una leggenda.”
“Ma che dici?”
“Beh, sei diventato triste tutto a un tratto, io non
voglio obbligarti. Sapere che mi ami, anche se non stai con me mi basta.”
“No. Bella, Amore, non è quello. Quando mi hai detto
che mi amiho toccato il cielo con un
dito. Il punto è che…”
“Che?!”
“Niente. Dai ti porto a casa.”
Mi baciò velocemente, e poi ci dirigemmo in
macchina. Io ero felice. Mi aveva
accettata per quello che ero. Lo amavo.
Durante il tragitto non mi disse una parola, ma
teneva la sua mano nella mia. Arrivata a casa mi diede un bacio dolcissimo, e
mi disse:
“A domani.”
“Sì. A domani.”
Quella sera mi addormentai col sorriso, dopo tanto,
tanto tempo.
Finito. Che ne pensate?
Nel prossimo chappy scopriremo cosa sapeva Carlisle
di Bella, e avremo un Edward preso dai dubbi. Dite che rivelerà la sua natura o
la terrà nascosta? Voi cosa vorreste che facesse? Tenetevi pronte, una tempesta
è in arrivo!!
Capitolo 15 *** Notte di passione - parte prima ***
Breaking news: Kristen Stewart si fa le canne. L’hanno paparazzata
fuori casa sua col suo bruttissimo fidanzato a fumare da uno chilom. Ecco
spiegata quell’aria da rimbambita che ha durante le interviste. Spero per lei
che smetta prima di rovinarsi la carriera, o che almeno se le faccia in casa. Più
che altro perché gli americani sono dei bigotti assurdi. Avete presente, no? Bene
dopo codesto commento che non c’entra nà ceppa con la
storia, arriva quello vero.
Ebbene, in questo capitolo
sciolgo altri nodi, sapremo cosa nascondeva papà Carl e se Edward rivelerà il
suo segreto a Bella oppure no. Avviso inoltre che da questo capitolo in poi il clima
si farà sempre più caldo… Stavolta sul serio… Come al solito ringrazio tutte le lettrici e le
commentatrici. Un grazie speciale ai 109 utenti che mi hanno inserito tra i
preferiti.
EDWARD POV
Avrei dovuto essere
felice. Finalmente sapevo con certezza che anche lei mi amava, che eravamo
destinati, eppure non riuscivo ad esserlo. Proprio no. Perché mi sentivo un
mostro. Perché lei era così pura ed ingenua. Si sentiva in colpa per aver
mandato un tizio in coma, nonostante avesse cercato di aggredirla.
“Per
quanto fosse malvagio, io non ne avevo il diritto. Non sono Dio.”
Continuava a rimbombarmi nelle orecchie. Si sentiva così tremendamente in
colpa, e lei non lo aveva neanche
ucciso.
Io sì. Avevo ucciso
tante persone. Tutti malvagi certo, ma lei
non avrebbe mai capito. Lo sapevo. Era troppo pura per accettare i miei
sbagli del passato, il mio delirio di onnipotenza dovuto a una ‘ribellione
adolescenziale.’ Non mi avrebbe più guardato con quegli occhi pieni di fiducia,
con quell’amore. Non avrei mai più potuto toccarla, baciarla, guardarla se le
avessi detto la verità. Probabilmente nel momento stessoin cui avessi pronunciato la parola vampiro,
sarebbe scappata a gambe levate. E forse era giusto così.
Ero arrivato a casa. Parcheggiai
la Volvo nel capannone adibito a garage, dove sostavano anche l’M3 di Rose, la
jeep di Emmett, la Mercedes di Carlisle e la mia adorata AstonMartin.
Mi aspettavano tutti in
salotto, schierati e preoccupati, ma io scossi la testa e mi ritirai in camera
mia. Mi spiaceva farlo preoccupare così, ma non me la sentivo di parlare con
nessuno.
Mi stesi sul divano in
pelle nera, e chiusi gli occhi. Ripercorrevo tutti i momenti passati con lei, i
suoi baci, le sue carezze, i suoi sospiri, la sua pelle…
Sarebbe stata l’ultima volta? Avrei sopportato il dolore del suo rifiuto? Avrei
dovuto lasciare Forks? Non lo sapevo. Non volevo pensarci. Solo l’idea di separarmi
da lei mi procuravadolore.
Toc
toc. Sobbalzai. Non mi ero
accorto di nulla. Speriamo mi apra. Era
mio padre.
“Entra papà.” L’unico
in grado di consigliarmi in quel frangente era solo lui.
“Grazie figliolo.”
“È successo qualcosa?
Alice ci ha detto che sei scappato con Bella da scuola.”
“ Sì, infatti. Non hai
mai pensato che Alice sia un pochino invadente?”
“È
il suo modo di fare. Lo sai che quando a delle visioni sulla nostra felicità si
impegna al massimo per farle avverare.”
“Lo so, ma a volte
esagera. Non si rende conto di far soffrire la gente. Lo sai che io l’adoro, però… oggi ha esagerato.”
“Con
Bella?”
“Sì.”
“Che èsuccesso di così grave?”
“Ha detto a Bella che
nonostante tuttonoi le saremmo stati
vicini, perché le vogliamo giàbene.”
“E
lei? Come ha reagito?”
“”Si è quasi sentita
male, l’ho portata via, ma lei se l’è presaperché pensava fossimo interessati a sapere del suo passato e basta”.
“Ah.
E tu che lei hai detto?”
“Che so leggere nel
pensiero.”
“Edward…”
“Lei all’inizio si è
impietrita, ma quando ha saputo che sono incapace di leggere nel suo si è
calmata.”
“Capisco. E lei ti ha
creduto?”
“Sì. Non so perchè. Probabilmente
le sembravo davvero serio. Poi le ho detto che l’amavo davvero…
e lei per dissuadermi mi ha raccontato cos’è successo a Phoenix.”
“Ah.” “E così te l’ha detto. Pensava davvero di
dissuaderti allora.”
“Già. Ma tu cosa sai? Lei
dice che a parte lei e quei due… ” -la rabbia mi
prevalse al pensiero di quei due bastardi, al fatto che avessero toccato la mia donna- “esseri, nessuno sa nulla.”
“Non proprio. Ha parlato
con uno psicologo a Phoenix, Andrew, il mio amico.”
Andrew. Uno dei migliori
amici umani di mio padre. L’unico di questo tempo che sapesse la verità su di
noi, e che ci rispettava e stimava per le nostre scelte. Per Carlisle poi,
aveva un’adorazione smisurata, loconsiderava il suo mentore.
“Ma non avrebbe dovuto
mantenere il segreto professionale? O denunciarla?”
“No. Non poteva. Vedi,
quando ha saputo che Isabella sarebbe venuta a Forks, si è sentito in dovere di
avvisarmi.”
“Perché?”
“Perché i ragazzi che l’hanno
aggredita sono dei Quileute, e potrebbero tornare qui da un momento all’altro.”
”Midispiace, Edward.”aggiunse mentalmente.
Strinsi i pugni
perla rabbia. Quei cani bastardi. Avevano toccato il mio angelo, l’avevano messa in
pericolo. E ionon avrei nemmeno potuto
spaccare la faccia a quei rognosi, a meno di non scatenare una guerra. Maledetto
patto.
Un patto vecchio di
settant’anni, che vietava ai Cullen di mettere piede in quella pulciosa
riserva, in cambio del silenzio degli indiani di La Push.
“Edward,
calmati. Ricorda chi sei.”
“Io non ce la faccio. Se
penso che potrebbero tornare, io… Sai che quello
rimasto ha continuato anche dopo? Capisci? ”
“So
tutto.”
“Ma perché Andrew non
ha convinto Bella a denunciarli?”
Lo sguardo di mio padre
fu attraversato da un lampo d’ira .“ Dopo alcune indagini Andrew ha scoperto
che…”
“Cosa papà?”
“Non
era la prima volta che quei due si comportavano così. Ecco perché si spostano
spesso.”
Un ringhio uscì dalle
mie labbra, non potevo crederci. Mi irrigidii.
“E allora? Non si può
fare niente?” gridai.
“Lo sai anche tu quanto
potere abbiano gli indiani, soprattutto i Quileute. E Bella era già troppo scossa.”
“Io li ammazzo con le
mie mani!!!”
“Edward,
calmati.
Sai che non puoi farlo.”
“Ma se quelli tornano,
Bella sarà in pericolo. E io non potrò fare niente per lei.”
“Se dovessero tornare
la proteggeremo NOI.” “Tutti insieme.”
Mi commossi. “Grazie
papà.”
“Che altro è successo?”
Sapevo che era il suo modo per distrarmi. Rilassai il corpo.
“Ha detto che mi ama. E
anche lei conosce la leggenda.”
“Ma è fantastico!Sei
felice?”
“Lei… lei non sa cosa sono… Se lo sapesse non mi vorrebbe.”
“Ti amerà lo stesso. Tu
sei il migliore di noi. Il più meritevole.”
“Continuerebbe ad
amarmi, certo, ma non mi vorrebbe più. Non vorrà stare accanto ad un assassino.
”
“Cosa te lo fa credere?”
“Si sente in colpa. Pensa
di essere un’assassina, anche se quello è
solo in coma. Quando gliel’ho fatto notare, lei mi ha detto che ha comunque
spezzato una vita, e che“Per quanto fosse
malvagio, io non ne avevo il diritto. Non sono Dio.””
“Ah.” “Capisco.”
“Già. Con i miei
trascorsi non mi accetterà mai. Sto pensando di andarmene. ”
“No” disse risoluto mio
padre. “Non vai da nessuna parte.”
“Ma non potrei
sopportare lei che mi guarda con disprezzo. Non ce la faccio.”
“Ma se non ci provi
neanche.” “Devi dirglielo. È giusto. Glielo
devi.”
“Lei non mi vorrà più poi.”
“Ti vorrà. Ma se non
dovesse, continuerai ad amarla per sempre, sapendo che l’hai lasciata
scegliere, che l’ami talmente tanto da lasciarla libera.”
“Non so se sono in
grado, se ho abbastanza forza.”
“Se
non ce l’hai la troverai. È così che deve essere.”
“Hai ragione. Io esco.”
Avevo bisogno di vederla. Volevo godere appieno di quegli ultimi momenti.
“Dove vai?”
Il mio sorriso doveva
essere abbastanza eloquente, perché annuì.
“Da
lei. Capisco. Attento a non svegliarla. Ha avuto una giornata pesante e deve
riposare.”
“Lo so. Spiega tu tutto
agli altri. E per piacere dì ad Alice” -no
meglio- “anzi, ordinale di non
dirmi nulla.”
Uscii da casa con gli
occhi di tutti addosso e mi avviai verso casa Swan. Era una casetta carina,
modesta, timida. Come lei. Come doveva essere suo padre.
La camera di Bella era
al piano superiore. Mi arrampicai aiutandomi con la grondaia e in due secondi
ero alla sua finestra. L’immagine che vidi mi mozzò il respiro.
Bella era distesa
supina, con le labbra rosse socchiuse. Era coperta dal busto in giù da un
semplice lenzuolo, indossava quella che doveva essere una camicia da notte con
delle spalline sottili. Era anche scollata. Il suo decolté si mostrava in tutta
la sua prosperità.
Accidenti.
Sapevo che era magnifica. Ma non così tanto. È troppo.
Era blu, un colore che
si sposava perfettamente con la sua carnagione avorio. Era splendida. Si mosse
leggermente e una spallina scivolò, creando un’immagine estremamente sensuale.
O
mio Dio. È meglio andare adesso.
“Mmm…Edward… non mi lasciare.”
Spalancai gli occhi che
mi avesse visto? No, aveva gli occhi chiusi, e il tono era sommesso. Bella parlava
nel sonno. Bella mi stava sognando. Piano,
piano, il più silenziosamente possibile aprii la finestra, e scivolai dentro la
sua stanza. Sentivo suo padre russare sonoramente.
Mi guardai intorno. La camera
era mediamente grande, con una libreria stipata fino all’orlo. Un impianto
stereo di buona fattura occupava un angolo della stanza, con affianco un porta CD pieno. Ne riconobbi uno di Debussy.
Sulla scrivania, dall’altro lato della stanza era poggiato un MacBookAir*-si
tratta bene la signorina-e
i libri di scuola.
Spostai di nuovo la mia
attenzione su di lei. Era indescrivibile. Pianissimo mi avvicinai al suo letto,
e le feci una delicatissima carezza sulla guancia, poi mi chinai ad annusarla.
Che
profumo. Il veleno mi invase la bocca, ma lo ricacciai
indietro. Non le avrei fatto del male. No.
Era la cosa più importante della mia esistenza,non
avrei permesso alla mia orribile natura di portarmela via.
Decisi di sdraiarmi
accanto a lei. Dormiva profondamente non se ne sarebbe accorta.
“Edward ti amo. Davvero.”
Mi sognava ancora.
“Anch’io ti amo.” Glielo
sussurrai piano all’orecchio. Un sorriso
le si dipinse in volto. Forse mi aveva sentito.
Non so quanto tempo
passò. Era notte inoltrata. Io continuavo a guardala, stregato, affascinato. All’improvviso
Bella cominciò ad agitarsi, a contorcersi, ad urlare“NO!NO! LASCIATEMI! LURIDI SCHIFOSI!”, era
agonizzante.
Così piano, con
delicatezza l’abbracciai, sussurrandole all’orecchio: “shh,
tranquilla amore, ci sono qua io. Non tisuccederà niente.”
Sembrò calmarsi. Ma all’improvviso
spalancò gli occhi e mi guardò. Terrorizzata.
“E-Edward?
S-sei t-tu?”
“Sono io.”
“Che fai qua? Come sei
entrato?”
Sperai non pensasse
male.“Scusami, volevo solo guardarti dormire. Ma poi hai fatto un incubo e non
ho resistito. Mi sono disteso accanto a te per tranquillizzarti.” Era una mezza
verità, ma non volevo sembrare troppo patetico.
“Oh. E come sei
entrato? M-mio padre..”
“Dorme, tranquilla. Dalla
finestra.”
“Dalla finestra? Ma è
altissimo!”
Risi piano. “Ma no, che
dici. Tutto intero, vedi?”
Si tranquillizzò e mi
guardò con…amore?
“E tu non devi dormire? Non hai sonno?”
Mi irrigidii. Cosa
dirle? Non volevo mentirle, ma neanche confessarle la verità. Non ancora.
“No, non ho sonno. È interessante
guardarti dormire. Affascinante.” Le lanciai
uno sguardo penetrante. La imbarazzai. Arrossì come un peperone.
“Oh beh, se lo dici tu.”
Abbassò lo sguardo ma si rese conto della sua mise, “O mamma!! No!” e si coprì di scatto col lenzuolo.
“Hai v-vi-visto?”
“Ehm, sì.” Al solito
non riuscivo a capire dove volesse andare a parare.
“Oh, no! Adesso non mi
vorrai più.”
“E perché no, scusa?”
“Perché sono, ehm, insignificante?”
Sorrisi nell’oscurità. “Davvero
lo pensi?”
“Beh, guardami.”
“Ma io ti sto guardando. E sei la cosa più bella
che abbia mai visto.”
La sentii rabbrividire.
Mi ricordai che anche il bastardo le diceva che era bella.
“Scusa.”le mormorai. “Mi
dispiace. Non volevo. Ma, per quanto quello fosse stronzo, aveva ragione. Tu sei bella, bellissima. E non è una
colpa.”
Lei e Rosalie erano più
simili di quanto pensassi, tutte e due bellissime, con un destino più triste
dell’altro. Forse, quando Bella avrebbe saputo, parlare con Rose le avrebbe
giovato.
Riemerse timida dalle
coperte. “Davvero mi trovi bella?”
“Sì, non ho mai visto
niente di più bello di te.”
Diventò se possibile
ancora più rossa. “Grazie, a-anche tu non sei male.”
Risi. Rimanemmo a
fissarci nell’oscurità, illuminati solo dal chiarore della luna per istanti
infiniti.
Poi, con mio grande
stupore, Bella mi chiese: “Posso baciarti?”
Mi sciolsi. Se il mio
cuore avesse battuto, sarei diventato tachicardico.
Sorrisi dolce. “Certo. Quando
vuoi.” Mi rialzai, appoggiandomi sul gomito, avvicinando il mio viso al suo, guardandola
intensamente. Lei, timida, cominciò a baciarmi lentamente, ad occhi chiusi. Era
un sogno. No. Era il mio miracolo personale.
Con naturalezza il bacio divenne più profondo, le
nostre lingue si cercavano, bramose, instancabili; i nostri respiri affannosi. Come
se non ci fosse altro. Con la mano libera, le accarezzai i capelli, il viso la
spalla. Sempre con cautela, ricordando la sua reazione del pomeriggio. Immaginavo
quanto potesse essere difficile per lei.
Con mio grande stupore
Bella si alzò, senza interrompere il bacio e mi strinse. Mi staccia per un
attimo.
Era una visione. La leggera
camicia da notte si fermava di poco sotto l’inguine, lasciando le sue gambe
lisce e snelle scoperte. Deglutii rumorosamente. Sentii uno spasmo al bassa
ventre.
La
voglio. La desidero.
Mi avventai su di lei
famelico, cercando le sue labbra. La baciavo come se non esistesse altro, avrei
continuato per l’eternità.
Ogni tanto interrompevo
il bacio per guardarla, la divoravo con
gli occhi e lei arrossiva, senza dire niente.
Ad un certo punto
sentii le sue mani sotto la mia maglia e lei che tentava di sfilarmela.
“Bella..” dissi roco “non
mi pare il caso…”
“Oh sì, invece” disse
languida. Maledizione. È irresistibile. “Io
sono qua mezza nuda, tu sei vestito. Mai sentito parlare della parità di
coppia?”
Mi arresi. “Va bene. Però
faccio io.” Tolsi la maglia e la gettai sul pavimento. Ero illuminato dalla
luna, e la vidi rimanere senza fiato. Sapevo di essere attraente, ma non ci
avevo mai badato. Eppure l’occhiata ammirata che mi lanciò mi riempì di
orgoglio.
Piano, passò una mano
sui miei addominali, in una dolce carezza. Ero scosso da fremiti di piacere. Mi
stava facendo impazzire.
Adesso
tocca a me. Feci scorrere la mia lingua sul suo
collo, sulla clavicola. Le scappò un gemito. Mi staccai e la guardai. Era arrivato
il momento di liberarsi della camicia da notte. Lei annuì alla mia domanda
muta, perciò con lentezza esasperante gliela sfilai. Raggiunse la mia maglia
sul pavimento.
Rimasi incantato. Indossava
un reggiseno in pizzo nero, e una culotte coordinata.
“Sei magnifica”
bisbigliai. Piano, le sfiorai un seno con la mano.
Gemette. Allora, con
più sicurezza infilai la mano sotto l’indumento sempre accarezzandola. Sentii il
capezzolo inturgidirsi. Con un scatto aggraziato le sganciai il reggiseno,
sfilandoglielo poi velocemente. Portai la mia bocca al seno destro, e cominciai
giocare col suo capezzolo, disegnano con la lingua piccoli cerchi, mentre con l’altra
mano le accarezzavo i fianchi e le cosce.
La sentivo fremere e
sospirare al mio tocco, e questo mi
eccitò ancora di più.
Presi a mordicchiarle
il capezzolo con foga, ma facendo attenzione a non procurarle danni.
Avvertivo il suo
respiro farsi sempre più affannoso, mentre mi stringeva spasmodicamente a sé,
affondando le unghie nella mia schiena.
Decisi di osare. Feci scivolare
la lingua lungo il suo ventre, indugiando sull’ombelico, facendola gridare di
piacere. Piano mi avvicinai alla sua intimità, riuscivo a sentire il calore il
dolce profumo che emanava.
Feci scivolare le mie
dita dentro i suoi slip, accarezzandola. Affondai poi due dita inlei, sentendola contorcersi di piacere.
“Edward.. ti prego.. no…”
Mi fermai. Spiazzato. “Hai
paura? Non vuoi?”
“Non è quello.. ti
prego continua…” mi guardò con gli occhi annebbiati dal
desiderio. Ormai non facevo neanche più caso ai miei spasmi, ero concentrato su
di lei. Continuavo a muovermi sempre più velocemente, poi mi staccai e le
sfilai l’ultimo indumento che aveva addosso.
Mi fermai un attimo a
guardarla. Ero incantato, stregato. Era perfetta.
Portai la mia lingua tra le sue gambe, assaporando quegli umori dolciastri.
Mi lasciai guidare dall’istinto, indugiando con la lingua nei punti in cui
sapevo avrebbe provato più piacere.
Alzai gli occhi per
guardarla. Mugolava di piacere, il viso leggermente arrossato, la bocca
socchiusa, il corpo inarcato verso il mio, fremendo e gemendo.
Intrecciò le mani nei
miei capelli, facendomi affondare ulteriormente. Continuavo, niente mi dava più
piaceredel sentirla rispondere al mio
tocco, mi faceva sentire vivo.
Fu scossa da spasmi
sempre più violenti, finchè un ultimo gemito non le uscì dalle labbra e si
rilassò completamente.
Era appagata, e io
felice. Piano scivolai fuori e mi distesi accanto a lei, rubandole un ultimo,
piccolo bacio. Mi sdraiai di su un fianco, trovandomi così di fronte al suo
viso.
Aveva gli occhi chiusi,
un’espressione beata.
Parlò piano. “Grazie. Sai,
non ho pensato neanche un attimo a quei due, è stato del tutto diverso, tu eri
così dolce. È stato.. bellissimo.”
“Davvero?” chiesi con
una punta di imbarazzo e una certa urgenza nella voce.
“Sì, sei stato
bravissimo. Aspetta.” Esitò un attimo. “Ma era la prima volta che tu..”
Annuii imbarazzato. “Eh
già.”
Mi regalò un sorriso
dolcissimo. “O mio Dio. Sei così bravo in tutto?”
Sghignazzai malizioso. “Chi
lo sa. Vuoi provare?”
Una luce birichina si
accese nei suo occhi. Si alzò.
“No caro mio. Adesso tocca
a te.”
E così dicendo mi tirò
per un braccio.
*Scusate, è il mio sogno. Non potevo
non inserirlo e fare un po’ di pubblicità occulta.
Spero
il capitolo vi sia piaciuto, ho cercato di renderlo passionale e dolce allo
stesso tempo, cercando di non essere volgare. Volevo trasmettere amore e
desiderio. Spero di esserci riuscita. Consigli e critiche sempre ben accetti.
Capitolo 16 *** Notte di passione - parte seconda ***
Una precisazione
per Lavinne: il mio commento non era atto a dare a
Kris della tossica. Anche io fatto le mie esperienze nel periodo di ‘ribellione
adolescenziale’ (non sono vecchia, faccio 20 anni a gennaio, quindi di certo
non la critico per una canna). Semplicemente, avendo passato a 17 anni sei mesi
a New York, conosco abbastanza bene la mentalità degli americani. E fidati
quando dico che sono dei bigotti. Un esempio su tutti:gli alcolici si possono
bere per strada solo dentro un sacchetto, altrimenti ti fanno la multa. Ma se
sei ubriaco marcio e giri per le strade con della vodka nel sacchetto ti
lasciano in pace. E abbiamo mille esempi di star stroncate dai mass media per
avvenimenti simili. “L’aria da rimbambita” nelle interviste era una battuta XD.
Kris è tra le mieattrici preferite, in
‘into the wild’ e ‘il bacio che aspettavo’ è stata
sublime, spero solo che resti coi piedi per terra e non si rovini come tante
altre star il cui successo è arrivato da piccoli facendoli precipitare in un
baratro (uno su tutti quello di mamma ho perso l’aereo, o Britney Spears se
preferite). In sintesi, nel mio commento c’era semplicemente la speranza
implicita che Kristennon imbocchi una cattiva strada e sprechi il suo talento. Che, per
esperienza, posso assicurare non è per nulla difficile. Detto questo, continua
a leggere la storia. Si fa tutto interessante. ^_^
Ok, adesso il
commento attinente alla storia. Anzitutto, il rating è giusto secondo voi? Io
penso di sì. O dovrei alzarlo? Non penso. Poi… si è
capito che odio Jacob? Credo di sì, dato che l’ho dipinto come un bastardo
maniaco seriale… Personalmente lo apprezzo solo nel
terzo libro di BreakingDawn.
Certo, non lo disprezzo quanto Bella, che ha un vampiro disposto ad amarla per
l’eternità e si innamora pure del cagnaccio. Non capirò mai la scelta della Meyer. Cioè, ci sarebbe stato che Jake
si innamorasse di lei,ma che lei lo
ricambiasse no. Per niente. Che scambiasse l’affetto fraterno per amore sì, che
cercasse consolazione in lui dopo l’abbandono del suo grande amore pure, ma non
che sparasse la boiata che lui è la sua anima gemella umana. Scusate ma non ci
credo. Forse perché sono una romanticona, e credo che
il vero amore sia uno solo, che sia impossibile amare due persone
contemporaneamente. Provare attrazione per due persone nello stesso momento sì,
provare affetto anche, essere confusi sui sentimenti che si provano per due
persone pure. Ma arrivare alla conclusione di amarli entrambi, anche se in uno
più dell’altro no. Non esiste proprio. È la distruzione della favola creata in Twilight, che si protrae fino a quando Jake
non ha l’imprinting con Nessie. Che poi anche là. Mi
è sembrata più che altro una soluzione per dare il contentino a tutti.
Dopo questa
fantastica digressione, (scusatemi per lo sfogo ma mi era necessario), vi
lascio al capitolo, in cui la nostra Bella farà letteralmente impazzire Edward.
Purtroppo è difficile descrivere alcune scene o azioni senza cadere nello
squallido, ma io spero di esserci riuscita. In caso contrario, non esitate a
farmelo notare, e provvederò subito con le dovute modifiche.
******************************
BELLA
POV
“No caro mio. Adesso tocca a te.”
Da quando ero così disinibita? Non lo sapevo. Non
pensavo neanche di essere in grado di osare tanto. Ma lui…
lui aveva abbattuto tutti i miei muri, le mie paure. Non pensavo che sarei mai
stata in grado di essere amata, di provare piacere senza far riaffiorare brutte
esperienze. Ma lui ci era riuscito mi aveva portato in paradiso. Adesso toccava
a me ricambiare il favore. Anche se non sapevo proprio cosa fare. O da dove
cominciare.
Bazzecole.
Ci puoi riuscire.
“Bella, io non… credo sia
il caso, ecco.” Mi disse roco. Lo voleva.
“E perché no?” chiesi con una malizia che non mi
apparteneva.
“Io non… voglio obbligarti
a fare qualcosa che tu non vuoi, solo perché ti senti in dovere di farlo.”
Sorrisi. Era dolcissimo. Si preoccupava sempre per
me. “Forse ti sfugge un piccolo particolare. Io voglio farlo.” E così dicendo presi a far scorrere le mie dita
lungo il suo petto perfetto e scolpito. Lo sentii fremere. Ero ancora nuda.
“Sei ancora dell’idea che dovrei fermarmi?” domandai
portando le mie labbra vicinissime alle sue.
“Io non…” mi rispose col
respiro accelerato.
Mi avvicinai ancora di più, respirando il suo
profumo delizioso. Le sue labbra socchiuse in attesa di un mio bacio. Perfidamente
deviai verso il suo orecchio, facendo giocare la mia lingua col suo lobo.
Era gelido. Strano.
Sarà un tipo freddoloso…anche
se sa riscaldare benissimo.
“Allora? Devo fermarmi?” le sue mani erano sui miei
fianchi, mi stringevano in una presa delicata.
“No” gemette piano.
“Come?” Che
perfida. L’avevo sentito benissimo, ma volevo divertirmi un po’.
“No. Per favore, continua.” Sapevo che mi
desiderava. Ogni fibra del suo essere me lo trasmetteva.
Mi misi seduta su di lui,intrecciando le mie mani dietro il suo collo.
Trattenni per un attimo il respiro. Sentivo sotto di me qualcosa di estremamente…duro.
Arrossii vistosamente. Lui parve accorgersene, perché
cercò di spostarsi, ma gli chiusi la bocca con un bacio.
Un bacio intenso, passionale.
“Non ti preoccupare. E poi sono io che ti faccio
quest’effetto, no?”
Sorrise. “Sì, ma… non
vorrei pensassi che sono fatto della loro
stessa pasta”, finì increspando le labbra.
Lo guardai piena di rabbia. “Credi davveroche potrei fare questo con te” e indicai la mia posizione, “se davvero ti pensassi
uguale a loro?”
“No ma… sta succedendo
tutto così in fretta..e non vorrei che tu..”
Gli posai un dito sulle labbra. “Tu mi ami?”
Il suo sguardo si fece caldo e dolce. “Sì, non
immagini neanche quanto.”
“E allora a cuccia.”
Lo baciai di nuovo, mordicchiando il suo labbro
inferiore, per poi posare un lunga scia di baci sul suo collo. Feci scivolare
le mie mani sulla sua schiena, accarezzandola piano.
Feci scivolare la mia lingua lungo il suo torace,
assaporandone le forme scolpite. Sentivo il suo respiro accelerato. Indugiai sull’ombelico
per qualche secondo, risalendo poi con lentezza esasperante, fino ad arrivare
alla sua bocca, e lo bacia con furia.
Mentre le nostre lingue si intrecciavano impazzite,
i nostri respiri affannosi, la mano di Edward scivolò sulla mia natica,
stringendola con forza, facendomi gemere di piacere. Mi staccai e lo guardai
negli occhi, erano annebbiati di piacere, così come i miei.
Di nuovo feciscivolare le mie mani lungo in suo torace, arrivando ai bottoni dei suoi
jeans, che riuscì a sbottonare con facilità. Mentre glieli sfilavo, lo vidi
guardarmi con amore, tanto tanto amore.
Era la mia vita adesso. Tutta la mia vita.
Rimase in boxer neri e, illuminato solo dal chiarore
della luna era uno spettacolo. Sembrava davvero un dio greco scolpito nel
marmo.
Perfetto.
Sublime.
Sempre fissandolo negli occhi, giocai con l’elastico
dei suoi boxer,finchè non presi
coraggio e glieli tolsi.
Azzardai un’occhiata e rimasi senza fiato. Era… decisamente ben dotato.
Lo sentii ridere. “Rimasta senza parole, signorina Swan?”
Mi costrinsi ad alzare lo sguardo, sul suo viso si
leggeva un’espressione compiaciuta.
Adesso
vediamo chi rimarrà senza parole.
Gli sorrisi maliziosa, avvolgendo il suo sesso con
la mia mano. Mi stupì per quanto fosse grosso.
Oddio.
E adesso come si fa? Calma Bella. Lasciati andare. Sei la sua prima donna,
quindi anche se farai schifo non se ne accorgerà. Speriamo.
Cominciai a muovermi su e giù con la mano, prima
piano, poi sempre più veloce. Lo sentivo sospirare, gemere, ripetere il mio
nome.
“Oddio Bella sei… mi lasci
senza respiro.” La sua voce così calda e seducente mi eccitò ancora di più.
Non sapevo neanche piùcosa stavo facendo. La mia ragione era andata
a farsi benedire già da un po’.
La mia mano venne presto sostituita dalla mia bocca.
Edward continuava a gemere,mentre le mie labbra lo avvolgevano. Il suo corpo si irrigidì, mentre il suo
respiro si spezzava, e con un ultimo spasmo raggiungeva il piacere.
Lo guardai attentamente, aveva gli occhi chiusi, un’espressione
indecifrabile sul volto. Di scatto li riaprì, e mi sorrise dolce.
Mi abbracciò stretta.
“Grazie. È stato incredibile. Ti amo.” Mi sussurrò
all’orecchio.
“Davvero? Sei serio?” chiesi imbarazzata.
“Sì. È stata la notte più bella della mia vita. Prima
mi dici che mi ami, che sai che siamo destinati, e poi questo…
meraviglioso. Non lo dimenticherò mai.”
“Neanche io. Ti amo.”
Rimase a cullarmi per un po’ tra le sue braccia,
finchè non cominciai a tremare. Nonostante tutto, Edward era ancora gelido, ed
io. Si scostò di scatto.
“Hai freddo?”
“U-un p-pochino”
balbettai.
“Forse è meglio rivestirci.”
“Già.”
Ci rivestimmo in silenzio, poi Edward, con molta
dolcezza mi mise sotto le coperte.
“Buonanotte amore, ci vediamo domani.”
“Non resti?”chiesi speranzosa.
“Se tuo padre ci vedesse insieme domani mattina…”
“Te ne andrai prima che si svegli. Mettiamo la
sveglia.” Implorai.
Sorrise triste. “Non so se è il caso…”
Sfoderai l sguardo da cucciolotta
che usavo con Reneè quando volevo ottenere qualcosa. Funzionò.
“E va bene, fammi spazio su.”disse arrendevole.
Esultai della mia vittoria. “Prego signore.”
“Grazie.” Si avvicinò a me mi abbracciò. “Sei
pericolosa, sai?”
“E per quale motivo, scusa?”
“Perché riesci a manipolarmi con uno sguardo…”
“Tu lo fai sempre col tuo sorriso…”
“Davvero?”
“Ops, forse non avrei
dovuto dirtelo…adesso lo userai contro di me…”
“Chissà… dormi adesso,
forza. Altrimenti domattina sarai uno straccio. Da brava.”
“Va bene.”
Mi accoccolai sul suo petto e rimasi ad ascoltare il
suo respiro regolare, e il battito del suo cuore.
Il
battito del suo cuore? Inesistente. Oddio.
“Edward, perché il tuo cuore non batte?”
Rimasi ferma nell’oscurità, col cuore pieno di
paura, in attesa della sua risposta.
Finito. Impressioni? Un abbraccio.
@Fin: per qualche capitolo niente sangue, solo roba
estremamente sdolcinata… almeno per un po’…
@Lavinne:Sì, sono davvero stata a NY. I sei mesi più belli di tutta la mia
vita. La frenesia di quella città ti entra dentro come una tempesta e non ti
lascia più. Ti marchia a fuoco. Cmq,se vuoi un consiglio per quanto sia bella
Londra, l’Irlanda del nord è meglio. La cittadina di Londonderry
è un piccolo angolo di paradiso. Facci un pensierino.
Sono tornata. Causa acqua molto alta, mi
prendo una vacanza dall’uni. Ve l’ho mai detto? Studio in quel di Venezia,
dicono tra le città più belle del mondo…ma che io non
amo particolarmente! Provate a viverci voi con tutta quell’acqua!! E i topi… Vi interessa sapere che studio? Sì, no? Perché due
non fa tre.. 1,722453..(ok, scusate,
battutaccia!), cmq studio giapponese… sono al secondo anno! È una faticaccia, ma ti
dà anche soddisfazioni… Va bene, cmq tutto ciò per
dirvi che avrò un po’ più di tempo… quindi
preparatevi ad uno o due capitoli al giorno
bellezze!! Dopo questa descrizione della mia vita, che ha riscosso molti consensi
(come no! XD) passiamo al commentino
sul capitolo.
Eccomi con un nuovo capitolo. Edward dice a Bella il suo
segreto, come reagirà lei? Questo è un capitolo molto intenso, ho impiegato
molto che scriverlo. Fatemi sapere le vostre impressioni. Come al solito
ringrazio chi legge, chirecensisce e
chi mi ha aggiunta tra i preferiti. Un bacio a tutte. Ah, per la gioia di Fin,
fra qualche capitolo comincerà a scorrere sangue (chissà se solo in senso
figurato..), ma per il momento vorrei dedicarmi al rapporto Ed-Bella.
Il prossimo chappy sarà lo stesso, ma visto dal POV
di Bella. Siccome è un capitolo importante per lo scorrere della storia, mi
sembra giusto proporlo dai due punti di vista. Un abbraccio vampiresco-stritolatore
a tutte.
******************************
EWARD
POV
Sette parole. Una semplice domanda. Una domanda che
avrebbe portato via tutta la felicità conquistata in quei pochi giorni.
“Edward,
perché il tuo cuore non batte?”
Perché sono un mostro. Perché sono morto. Perché sono
un assassino. Ecco perché. Ma come dirlo?
Tu mi abbandonerai. Mi lascerai. Sarai terrorizzata
da me. Dalla mia natura. Mi odierai.
Mentire? Farla
addormentare? No. Carlisle aveva ragione. Dirle la verità. Lasciarla scegliere. Non essere egoista.
Bella si rialzò, e mi guardò con terrore. “C-Cosa
s-sei? Perché il tuo cuore non batte?”
Guardai l’ora. Le quattro del mattino. Paura. Terrore.
Vuoto. Diventare di nuovo vuoto, un guscio. Precipitare di nuovo nel
purgatorio. No, sarebbe diventato un inferno. Farla allontanare da me dopo aver
conosciuto quella sublime felicità. Il mio personalissimo inferno. Pazienza. Non
potevo mentirle.
“Edward. Dimmi. Perchè. Adesso. Lo. Voglio. Sapere. ”
era decisa e terrorizzata allo stesso tempo.
“Prometti di non urlare?”
“Non ti prometto niente.” Disse decisa. Era la mia fine.
“Tuo padre si sveglierà se urli. Ti spiegherò tutto.
Ma non urlare. Per favore.” La stavo
implorando. Era importante.
Rabbia mista a paura. “Va bene. Ma adesso me lo
dici.”
“Ti assicuro che sparirò dalla tua vita, dopo averti
spiegato tutto. Non ti perseguiterò. Lo giuro.”
Vidi i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa. “È
così terribile?”
La sua domanda mi trafisse il cuore. Dolore. “Di
più.”
“…”
Presi un respiro profondo e m allontanai dal letto,
andando nell’angolo più lontano della stanza.
“Il mio cuore non batte perché…
perché sono morto.”
“Sei m-m-morto? Cosa sei?”
Male. “Ecco, io sono… sono
un vampiro.”
Strabuzzò gli occhi. Ora sì. Vedevo terrore. Terrore
puro nella sua espressione. “Un vampiro? I vampiri non esistono…”
ma non sembravaconvinta neanche lei.
“Purtroppo sì… e io sono
uno di loro…”
Paura. Terrore. Rabbia. “Anche i tuoi fratelli?”
“Sì. Tutti.”
“Quindi… mi avete circuita
per farmi diventare il vostro prossimo pasto?” Glaciale.
“No, Bella. Non è come pensi…”
“Cosa esattamente non è come penso? I vampiri non
uccidono le persone per nutrirsi?”
“Noi ci nutriamo di sangue animale, Bella. Noi non
uccidiamo gli esseri umani. Non vogliamo essere mostri.”
Mi guardava assorta. “Davvero?”
“Sì. Sul serio.” Feci un timido sorriso. Magari non
le favo poi così schifo.
“Quindi tu… tu non mi
mangerai?”
“No, Bella. Non potrei mai ucciderti. Io…” mi fermai. Non potevo certo costringerla a stare con
me dicendo che l’amavo. “Nessuno di noi ti farà del male.”
“Quindi tu… non hai mai
ucciso nessuno, no?” chiese sorridente.
Ecco. Un’altra domanda che mai, mai, avrei voluto mi
facesse. Eppure dovevo risponderle. “No, Bella. Non è proprio così. Mi dispiace.”
Sul suo viso un’espressione indecifrabile. Paura? Ribrezzo? Terrore? Non riuscivo
a capire.
“Mi dispiace. Davvero. Ti giuro che non c’è giorno
in cui non mi penta di ciò che ho fatto.”
“Quanti? Quanti ne hai uccisi?” Era di nuovo fredda,
distante, glaciale.
“Non lo so. Parecchi comunque.”
“Parecchi.” Lo disse in un sussurro. Rivolto più a
se stessa che a me. La disgustavo. Glielo leggevo in faccia. Avrei dato tutto
per poterle leggere la mente al momento.
“A cosa pensi?” Mi sfuggì prima che potessi
fermarmi.
Sospirò e guardò in basso. “Io.. vorrei stare da
sola, se non ti dispiace. Ho bisogno di pensare.”
“Capisco.” In realtà sapevo cosa volesse dire tutto
questo. Ma la mia mente rifiutava solo l’idea. “Immagino che domani andrai a
scuola da sola.”
Scosse la testa. “Non credo sarò a scuola domani.”
Crack.
“Come
vuoi. Allora ciao.” Sapevo che in realtà era un addio. Un addio vero. Un addio eterno. “So che non ha molto senso detto
da me, ma… per favore, cerca di fare attenzione a
Tyler.”
Mi guardò. “Come vuoi.”
La fissai intensamente per un lungo istante, l’ultimo.
“Buonanotte.” Balzai giù dalla finestra, e corsi, corsi, nei boschi. Mi fermai solo
quando fui sufficientemente lontano da lei.
Bene.
Almeno adesso si risparmierà la vita accanto ad un mostro. Potrà vivere
normalmente, lontano da te. Potrà sposarsi, avere dei figli. Avrà quello che tu
non potrai darle.
Al pensiero di lei con un altro mi sfuggì un
ringhio. Non volevo che qualcun altro la toccasse, che qualcun altro la avesse.
Non volevo che qualcun altro le sfiorasse le labbra, toccasse i suoi seni morbidi,
affondasse nella sua intimità. Ma non potevo impedirlo. Non se era questo ciò
che lei voleva. Ero stato fin troppo egoista. Mi sarei accontentato di vivere nel ricordo di quei tre
giorni pieni di amore e felicità. Sospirai. Dovevo tornare a casa. Dovevo una
spiegazione alla mia famiglia.
Mi aspettavano in salotto quando arrivai. Tutti preoccupati.
Alice m guardò comprensiva.
“Gliel’hai detto…Mi dispiace. Dillo anche a loro. Sono tutti in ansia.”
“Lo sa.” Dissi semplicemente.
“E come l’ha presa?” chiese Esme titubante. “Fa’ che l’abbia presa bene…”
“Diciamo che il fatto che siamo vampiri l’ha
sconvolta meno rispetto allo scoprire che sono un assasino.”
“Oh
Edward..” mamma.
“Mi
spiace…” Rosalie.
“E quindi?” Emmett non faceva l’idiota come al
solito.
Mi strinsi nelle spalle. Cercavo di non dare a
vedere quanto stessi soffrendo. “Quindi niente. Ha detto che ha bisogno di
pensare. E che domani resta a casa.”
“Cattivo
segno…” pensò Emmett.
Rosalie, Jasper e mio padre erano profondamente dispiaciuti
per me. Come stai?- era questo il
pensiero comune.
“Sto bene, davvero. È così che doveva essere. Magari
fra qualche anno mi ricorderà solo come un incidente di percorso. ”
Mi fissavano sbalorditi.
“Ma
che dici? Vedrai che si aggiusterà tutto.” Alice parlava
con poca convinzione.
“No, Alice, non si aggiusterà niente. Ma va bene
così. Si vede che l’amore non è per me. Continuerò come ho sempre fatto.”
A quel punto non mi aspettavo la reazione delle
donne di famiglia che seguì. Tutte e tre in coro mi gridarono “SEI UN IDIOTA!!!”
e poi si ritirarono nelle loro stanze, sbattendo le porte con tanta forza da
far tremare tutta la casa. Da Rosalie ed Alice potevo anche aspettarmelo, ma da
mia mamma…
“Perché
si ostina ad essere infelice?Ha la felicità a due passi, se la merita,ma non fa
nessuno sforzo per tenerla stretta… eppure se lo
merita. È solo un ragazzo…” ecco
perché mia madre era così… neanche arrabbiata. Era proprio
incazzata. Incazzata nera.
Alice e Rose erano una più nera dell’altra. Nelle loro
teste rimbombavano solo insulti.
“E
se stai ascoltando tanto meglio!”pensò Rose infuriata.
Gli uomini di casa presto le raggiunsero, senza dire
niente. Sapevano quanto stavo male, e non insistettero.
Mi avviai verso il fiume. Mi persi nel pensiero di
Bella e delle emozioni che poche ore prima ci eravamo regalati. Se mi
concentravo riuscivo a sentire ancora il suo tocco su di me, il suo sguardo
carico d’amore, come non sarebbe stato più. Cercai di imprimerlo bene in testa,
in modo da portarlo con me per l’eternità.
Era quasi arrivata l’ora di andare a scuola. Tornai a
casa, feci una doccia, indossai dei vestiti puliti e mi avviai verso la
macchina per aspettare i miei fratelli. C’era un’atmosfera tesa, e nessuno faceva
niente per alleggerirla. Il silenzio regnava sovrano, mentre le loro menti
erano molto chiassose. Adesso potevo sentire gli insulti di Alice e Rosalie
anche nelle menti di Emmett e Jasper. Donne.
Quanto potere avevano.
“Cos’è? Terrorismo psicologico?”
Rosalie mi rispose sdegnosa, col naso per aria. “No,
è solo la verità.”
“Emmet, Jasper?”
Jasper rimase impassibile, mentre Emmett mi parlò
col pensiero: “Mi ha minacciato. Niente giochini per un mese. UN MESE! Sai che non posso resistere.
E non fare niente per far capire che lo sai. Se ti può tranquillizzare, so che
farai la cosa giusta. Ma se dovesse andare male…
almeno lo hai intinto il biscotto?”
Lo guardai storto. Arrivati a scuola tutti si stupirono per il
fatto che Bella non fosse con noi. Ormai era considerata la sesta Cullen.
Chissà come sarebbe
stato quando la nostra rottura sarebbe stata resa pubblica. Sicuramente qualcuno
l’avrebbe invitata ad uscire. C’era la
fila. E quel bastardo di Crowley ne avrebbe approfittato. No. Sarei rimasto io a proteggerla nell’ombra, non avrebbe corso
rischi. L’insegnante di biologia mi chiese dove fosse Bella, e io risposi che
era malata.
La mattinata scorse senza troppi intoppi, avevo
chiuso la mente per evitare di sentire tutte le fantasie più oscene su di lei, ero rimasto tutto il tempo immerso
nel ricordo dei momenti passati insieme.
All’ora di pranzo mi unii come al solito ai miei
fratelli. Rosalie però non c’era. Strano.
“Dov’è Rose?” chiesi sospettoso.
“Non preoccuparti. Non è andata a fare niente di
quello che pensi”, Alice era acidissima. Ancora insulti nella sua testa.
“Ha detto che era troppo irritata, non voleva stare
in mezzo a questi umani bavosi, è
andata a fare strage di alci e cervi.”
“Capisco.” Strano. Rosalie amava essere al centro
dell’attenzione, amava essere ammirata ed essere soggetto di fantasie maschili.
“Devo proprio averla irritata…”
“Già,” rispose Alice piccata.
La pausa pranzo trascorse in fretta. Così come il
resto della giornata. In macchina il terrorismo psicologico di Alice continuò. Ad
un certo punto esplosi.
“Oh, insomma, Alice. Non posso costringerla a stare
con me. Non voglio che debba guardarmi con gli occhi pieni di disprezzo. Lei detesta
gli assassini. E io faccio parte della categoria.”
“Ma..” si bloccò. Il suo sguardo si fece vacuo,
stava avendo una visione. Sbircia nella sua mente. Io in viaggio. Verso l’Alaska.
“Te ne vai?” sussurrò lei.
Gli sguardi si spostarono su di me.
“Me ne vado?” risposi, con un sibilo.
“NO!!” un’altra visione. Bella che teneva per mano
un ragazzo, senza volto, e gli sorrideva.
Contrassi la mascella. “È giusto che sia così. È così
che deve essere. È cosi che sarebbe dovuta andare. Io sono soltanto un
incidente di percorso.”
Fu
Jasper a parlare.“E l’Amore allora? La tua anima che si completa con la sua…”
“Per quanto mi riguarda io l’amerò sempre. Forse anche
per lei, nonostante tutto, io sarò sempre speciale. Ma è giusto che stia con
qualcuno che rispetti i suoi canoni. Io semplicemente non sono tra questi.”
Silenzio. Nemmeno Alice poteva più contraddirmi.
“Partirò stanotte,e quando vi trasferirete vi raggiungerò di
nuovo.”
“Esme ti ucciderà” disse Emmett.
“Lo so. Ma non posso farci niente.”
-Pazzo.-
-Potrei
darti una mano coi miei poteri. Non rinunciare adesso.-
-Cretino.
Ti odierò per il prossimo secolo. Come minimo.-
Questi erano i pensieri di Em, Jazz, e Alice.
A casa
comunicai agli altri la notizia. Mio padre fu comprensivo.
“Se
è quello che desideri davvero. Se pensi che sia la scelta giusta.”
Annuii. “Allora non ho obiezioni.”
Mia madre fu un altro paio di maniche. Era addolorata,
si vedeva.
“Non puoi andartene così, arrenderti così, non
quando hai finalmente trovato l’Amore. Parlale. Falle capire chi sei, quanto tu
sia meritevole e in gamba. ”
Scossi la testa. “Andrei contro i suoi desideri. Tenerla
legata a me quando lei… quando le faccio ribrezzo non
servirebbe a nulla.”
“Se non per lei, fallo almeno per noi. Per la tua
famiglia. Per favore.”
La abbracciai. “Sarà solo per pochi anni, lo prometto.
Appena cambierete posto vi seguirò.”
“Magari
potremmo farlo adesso. Tutti insieme.”
“No, mamma. Non voglio che tutti quanti siano
costrettia ricominciare a causa mia. Lascia
almeno che i ragazzi si diplomino. ”
Intervenne mio padre. “Esme…
è la scelta giusta.” La guardò significativo.
Col dolore negli occhi mia madre si arrese. “Va
bene. Mi mancherai. Verremo spesso a trovarti.”
“Ci conto. Ora vado a preparare le mie cose.” In realtà
volevo stare solo, ma a loro non lo dissi. Sapevo però che lo capivano.
Salito in camera mi abbandonai sul mio divano,
ascoltando ininterrottamente Debussy per ore ed ore,
pensando a lei, lei che riempiva i miei pensieri e -forse- la mia anima. Sarebbe rimasta sempre aperta
la ferita, ma potevo consolarmi, sapendola felice, con una famiglia.
Era notte inoltrata ormai. Mi restava solo una cosa
da fare.
Scesi, e trovai tutti in salotto impegnati in
diverse occupazioni. Em e Rose a coccolarsi sul divano, Carlisle leggeva un
trattato medico, Esme ricamava, ed Alice e Jasper erano impegnati in una
partita a scacchi.
“Io… vado da lei, voglio
vederla un’ultima volta, prima di sparire per sempre dalla sua vita.”
Un lampo attraversò gli occhi di Rose, ma non ci
feci troppo caso. La mia sofferenza era troppo acuta per prestarle attenzione.
Parlò mio padre: “Va bene. Sta’ attento.”
“Sì.”
In pochi minuti fui da
lei. Sbirciai dalla finestra e la vidi profondamente addormentata, così mi
dissi che entrare per farle un’ultima carezza era una cosa fattibile.
Aprii piano la finestra
e scivolai dentro senza fare rumore. Mi avvicinai, inspirando a fondo il suo
odore, e feci scorrere la punta delle mie ditadalla tempia al collo nella più dolce delle carezze. Mi chinai per darle
un bacio a fior di labbra, l’ultimo. Le sussurrai “ti amo,ti amerò per sempre,sii felice..” cercando di infondere a
quelle parole tutto l’amore che provavo.Mi voltai per andarmene, ma la
sua voce dolce mi fermò.
“Edward…”
mi sognava di nuovo.
Mi voltai di scatto e…
no, non stava sognando. Era lì a guardarmi ad occhi aperti…
“Non andartene,
dobbiamo parlare.” Sbaglio o non c’era disprezzo nella sua voce?
Si mise a sedere, tenendosi
ben coperta.
“Va bene, ti ascolto”
dissi sedendomi ai piedi del letto.
******************************
Capitolo finito. Cosa dirà mai Bella al nostro sexy vampiro ? lo
saprete domani… intanto uno spoiler piccolo piccolo, giusto per non farvi morire di curiosità.
“Ho capito arrivo!”lo
scampanellio insistente mi costrinse ad uscire dalla vasca.
[….]
Sulla porta di casa mia c’era
una bionda talmente bella da togliere il respiro.
“Rosalie..” dissi senza fiato.
Mi sorrise dolce. “Posso
entrare? Avrei bisogno di parlarti.”
@Lavinne: Brava!! Vedrai che non te ne
pentirai! Se ti interessa qualche informazione in più fammelo sapere tramite
commento o contattami! Sarò lieta di aiutarti!
@Fin: Davvero ascolti musica giapponese?
^_^ Ti adoro donna! Che ascolti? I Jhonny’s?
Io ultimamente (col fatto che faccio cinese
seconda lingua), mi sono data pure alla musica taiwanese! Roba tipo Fahrenheit
e S.H.E. . Definirla musica è un po’ azzardato, ma
sono orecchiabili, e i video son comicissimi. XD.
Eccoci qua! In questo capitolo si capiranno
le emozioni di Bella, il perché del suo comportamento. E ovviamente Rosalie.
Non voglio essere presuntuosa, ma la mia
Rosie mi piace. Acida al punto giusto, non egoista, una che ama la sua
famiglia. Ma la ama non come la Rosalie della Meyer, in maniera ossessiva, ma
volendo la felicità di tutti.
E’ presente la sua storia in questo
capitolo, così come la racconta in Eclipse, l’ho solo sintetizzata e modificata
in alcuni punti.
Ovviamente io non sono d’accordo né con
gli omicidi né con la pena di morte. Sono una sostenitrice dei pluri-ergastoli.
Ma per esigenze di storia ho modificato le mie vedute. Logicamente non invito
nessuno a commettere un omicidio plurimo.
******************************
BELLA POV
Ero sconvolta. Non sapevo davvero cosa pensare. Il suo cuore non batteva. Incredibile.
Impossibile.
“C-Cosa
s-sei? Perché il tuo cuore non batte?”
Edward guardò l’orologio. Cercava forse di prendere
tempo? Un nuovo modo per prendermi in giro? Questo pensiero soffocò per un
attimo il terrore che mi aveva attanagliato, e gli dissi con rabbia:
Lui sembrò esitare, ma potevo vedere la tristezza
nei suoi occhi. “Prometti di non urlare?”
“Non ti prometto niente.”Mi stava facendo infuriare. Credeva davvero
di poter raggirarmi così?
“Tuo padre si sveglierà se urli. Ti spiegherò tutto.
Ma non urlare. Per favore.” La sua supplica mi ammorbidì un poco.
“Va bene. Ma adesso me lo dici.” Acconsentii per
tagliare corto.
“Ti assicuro che sparirò dalla tua vita, dopo averti
spiegato tutto. Non ti perseguiterò. Lo giuro.”
Sparire dalla mia vita. Lui? Non mi amava? O era
qualcosa di imperdonabile?
“È così
terribile?”
“Di più.” Dolore
puro nei suoi occhi.
Mi spezzò il respiro. Anch’io stavo soffrendo con
lui.
“…”
Prese un respiro profondo si allontanò dal letto,
andando nell’angolo più lontano della stanza. Forse per non farmi paura.
“Il mio cuore non batte perché… perché sono morto.”
Morto? Era uno zombie? No.. che scemenze. Eppure il
suo viso mi diceva che qualcosa di vero c’era. Così chiesi spiegazioni. “Sei m-m-morto?
Cosa sei?”
Un lampo nei suoi occhi. “Ecco, io sono… sono un
vampiro.”
Spalancai gli occhi. Ero terrorizzata e incredula
allo stesso tempo. Non volevo crederci, ma sapevo che era vero. Tutto si
spiegava. Il pallore, la sua temperatura gelida, la bellezza ultraterrena.
“Un vampiro? I vampiri non esistono…” dissi poco
convinta. Speravo ancora potesse smentirmi.
“Purtroppo sì… e io sono uno di loro…”
Crack.
Il
mio cuore che si spezza. “Anche i
tuoi fratelli?”
“Sì. Tutti.”
Ecco. Vai a fidarti delle persone. Ero stata
tradita. Di nuovo. E perché poi?
Un’unica spiegazione. Uccidermi.
“Quindi… mi avete circuita per farmi diventare il
vostro prossimo pasto?” Glaciale.
“No, Bella. Non è come pensi…”
Non
è come pensi. Le ultime parole famose. La persona che
amo e che dice di amarmi mi ha appena confessato di essere un vampiro. Un assassino. La cosa che odio di più al
mondo.
“Cosa esattamente non è come penso? I vampiri non
uccidono le persone per nutrirsi?”
“Noi ci nutriamo di sangue animale, Bella. Noi non
uccidiamo gli esseri umani. Non vogliamo essere mostri.”
Non
ci credo. Pensa Bella.
Ti ha mai fatto del male? No. Mi ha sempre protetta, anche quando non sapeva
niente di me. E dopo ha continuato ad
amarmi.
“Davvero?”
“Sì. Sul serio.” Fece un timido sorriso.
“Quindi tu… tu non mi mangerai?”
“No, Bella. Non potrei mai ucciderti. Io…” esitò. “Nessuno di noi ti farà del male.”
Che
voleva dire? “Io…” Allora era davvero un angelo, il
mio miracolo personale. Ma c’era una domanda che dovevo fare. Anche se conoscevo la
risposta. Era buono. Mi amava. Non
avrebbe mai detto sì.
“Quindi tu… non hai mai ucciso nessuno, no?” chiesi
con un ampio sorriso.
Strinse i pugni e rispose pianissimo. “No, Bella.
Non è proprio così. Mi dispiace.”
NO!
Altro
crack. Altro pezzo di me in frantumi.
Impossibile. Non lui. Era fatto della
stessa pasta di Jacob.
“Mi dispiace. Davvero. Ti giuro che non c’è giorno
in cui non mi penta di ciò che ho fatto.”
“Quanti? Quanti ne hai uccisi?” Sembrava che il mio
corpo si fosse separato dalla mia mente, non sentivo nulla, se non un gran
vuoto.
“Non lo so. Parecchi comunque.”
“Parecchi.” Ne aveva uccisi parecchi. Neanche tanto importanti da ricordare esattamente quanti.
Che schifo.
Dopo qualche istante di silenzio mi chiese: “A cosa
pensi?”
Sospirai guardando in basso. Non lo sapevo nemmeno io.
Sapevo solo che non potevo più stare con lui. E non per quello che era, ma per
ciò che aveva fatto. Ucciso.
“Io.. vorrei
stare da sola, se non ti dispiace. Ho bisogno di pensare.”
“Capisco.” Sapevo che capiva tutte le implicazioni di quella mia frase.
“Immagino che domani andrai a scuola da sola.”
Andare a scuola. Assolutamente no. “Non credo sarò a
scuola domani.”
“Come vuoi. Allora ciao.” Suonava come un addio. Un
addio vero. Fece una pausa, poi aggiunse:“So che non ha molto senso
detto da me, ma… per favore, cerca di fare attenzione
a Tyler.”
Si preoccupava per me? Tyler era il pericolo?
Assentii. “Come vuoi.”
Mi fissò intensamente per un lungo istante,
l’ultimo. “Buonanotte.” Volò fuori dalla finestra, e scomparve. Per sempre.
Scoppiai a piangere a dirotto, non so per quanto.
Due ore. Forse di più. Non riuscivo a pensare a niente, solo al fatto che se
n’era andato. Decisi di alzarmi quando sentii mio padre trafficare in cucina.
“Ciao Bells!” mi disse
tutto allegro.
Sapevo di essere uno straccio. Non avrei dovuto
insistere molto. Gli dissi dalle scale: “Papà, oggi resto a casa. Sto male. Non
riesco a muovermi.”
“Bella”, mi rimproverò bonario, “non fare i capricci
uno dei primi giorni di scuola. Vestiti , su.”
Decisi di farmi vedere. Magari cambiava idea.
“Papà, non sto facendo i capricci. Sto davvero
male.” Dissi arrivando in cucina.
Mi guardò e impallidì. Dovevo essere peggio di
quanto immaginassi. “Oddio Bella. Ti porto all’ospedale? Sei pallidissima,
smunta, con le occhiaie…”
Avevo fatto affiorare il padre apprensivo che c’era
in lui. Quando succedeva poteva fare concorrenza perfino a Renée.
“No papà, tranquillo mi basta un po’ di riposo. Respira.
Ecco bravo, così”.
“Come? Ma che..” all’improvviso la folgorazione.
Arrossì. “Ah.”
“Papà calma.”
Imbarazzo totale. “Sì, sì. Beh allora rimettiti a
letto e riposa. Io vado. A stasera.”
“D’accordo. Ciao pà.”
Tornai di sopra distrutta. Avevo cercato di non
pensare fino a quel momento, ma adesso era ora di affrontaretutti gli avvenimenti della sera
precedente.Le lacrime le avevo finite.
Assassino. Era questo
Edward. Il mio Edward. L’Amore della mia vita. Era qualcosa che io non potevo
accettare. Con tutta me stessa, anche sforzandomi, non ce la facevo. Mi sentivo
sbagliata io per le condizioni in cui versava Sam, era tecnicamente vivo, ma in realtà io l’avevo ucciso. Mi
sentivo in colpa, talmente tanto da non riuscire a dormire bene, talmente tanto
da odiarmi, da sentirmi inadeguata, sporca. L’avevo fatto per difendermi,
eppuremi sentivo in colpa.
Lui invece, aveva ammazzato anche se non gli era
necessario, poteva combattere la sua natura ma non l’aveva fatto. Per quanto lo
amassi, l’unica opzione che avevo era quella di lasciarlo, non potevo
continuarea stargli accanto.
Ogni volta, avrei continuato a pensare a tutti
quelli che erano morti per sua mano e mi sarei sentita complice. Non potevo. La
colpa che mi portavo addosso era già abbastanza grande.
Egoista.
Sì. Sono un’egoista. Ma d’altronde cos’altro resta nella mia vita? Ogni volta
che mi fido di qualcuno finisce male. Vengo tradita. Non
posso permetterlo.
La cosa da fare era una sola.Lasciarmi tutto alle spalle. Ora. Altrimenti
non ce l’avrei più fatta. Mi si strinse il cuore, ma era questa la cosa giusta.
In cuor mio sapevo che lo avrei amato per sempre, ma non potevo stare con lui.
Proprio no.
La decisione era presa. Adesso la parte difficile
era dirglielo. Lui sapeva, ma gli
dovevo una spiegazione. Almeno quello.
Ero distrutta. Avevo pianto tutte le mie lacrime,
avevo preso la decisione più difficile e straziante della mia vita. Mi sentivo vuota.
Meglio
se ti abitui. Da adesso in poi sarà così per molto, molto tempo.
Scossi la testa. Non sarei riuscita a dormire,
quindi optai per un bagno, sperando di rilassarmi. Guardai l’ora.Mezzogiorno.
Le mie riflessioni erano durate più di quanto
immaginassi.
Decisamente, avevo bisogno di una bagno. Rimasi a
mollo un’ora, e ci sarei rimasta, se il campanello non avesse suonato. Decisi di ignorarlo. Ma chiunque fosse non si
arrendeva.
Sbuffai.
Gridai verso la porta:
“Ho capito arrivo!”lo
scampanellio insistente mi costrinse ad uscire dalla vasca.
Mi asciugai in fretta il
corpo, frizionai i capelli con l’asciugamano e indossai la tuta.
Ma chi sarà mai…
Quando aprii mi ritrovai
davanti una delle poche persone che non mi sarei mai aspettata di vedere.
Sulla porta di casa mia
c’era una bionda talmente bella da togliere il respiro.
“Rosalie..” dissi senza
fiato.
Mi sorrise dolce. “Posso
entrare? Avrei bisogno di parlarti.”
“C-certo…
Accomodati. Ehm… ti offro qualcosa?” le chiesi mentre
la scortavo in salotto.
“Bella… non credo tu abbia quello che vorrei”
rispose sorridendo.
“Scusa.” Ero un peperone.
“Figurati. Sono qui per parlarti di una cosa.”
“Parlarmi?”
“Sì, ma non mi manda lui. Sono venuta io perché… è giusto che
sia io.”
Ero senza parole. “Capisco.”
“Ti va di ascoltare la mia storia?”
“La tua storia?”
“Sì.”
“Va bene.”
“Non è molto piacevole.”
“Fa niente. Apprezzo il fatto che tu sia qui.”
“Il mondo in cui sono cresciuta era diverso da
questo. Era il 1933, avevo diciotto anni e vivevo a Rochester. La mia famiglia
era di ceto medio.
I miei genitori erano dei superficiali, ma questo lo
capii solo in seguito. A casa mia la Depressione era solo un pettegolezzo, la
situazione dei più poveri non ci toccava minimamente.
La mia bellezza per i miei genitori era un tesoro.
Erano degli arrampicatori sociali.
Mi piaceva che dovunque andassi tutti mi
ammirassero, mi piaceva pensare di essere la figlia preferita. Stupido, vero? ”
“Io non ti seguo.”
Sorrise. “Hai ragione. Arrivo al punto. Le uniche
cose che desideravo a diciotto anni erano una casa grande con bei mobili che qualcun
altro avrebbe pulito e una cucina moderna in cui qualcun altro avrebbe
cucinato. Sapevo che avrei ottenuto
tutto questo.”
“E poi?”
“L’unica volta in cui mi sentii invidiosa di qualcun
altro fu quando la mia amica Vera ebbe un figlio.
La maternità era l’unica cosa che desiderassi davvero.
A Rochester c’era una
famiglia nobile. I King. Avevano un figlio, di nome Royce,
che essendo l’erede della banca dove lavorava mio padre fu nominato
supervisore.
I miei organizzarono un incontro, e Royce rimase folgorato dalla mia bellezza.
Così cominciò il corteggiamento. Che ovviamente mi
lusingava. Ci fidanzammo dopo due mesi.”
“Eri felice?”
“Oh, sì. Da ragazzina sciocca qual ero non mi
rendevo conto che per lui io ero solo un trofeo da mostrare in società.
Ero abbagliata
dalle feste, dai balli, dai bei vestiti. Non invidiavo più Vera.
Sognavo i figli miei e di Royce
e li immaginavo giocarenel giardino di
villa King ”
Digrignò identi.
“Una sera ero da Vera, e avevo giocato col piccolo
Henry. Era dolcissimo.
Lei, il marito e il bambino mi accompagnarono alla
porta, e suo marito le baciò dolcemente la guancia. Provai fastidio.
Quando Royce mi baciava
non era così dolce. Scacciai quel pensiero. Sarei stata felice con lui. Una regina.”
Sorrise amara.
“Per strada era buio, i lampioni erano già accesi. Faceva
freddo. Mancava solo una settimana ad aprile. A pochi passi da casa udì le voci
di un gruppo di uomini. Ubriachi.”
Rabbrividii. A quel punto potevo immaginare il
resto. Anche Rosalie se ne accorse.
“Era Royce con i suoi
amici.”
Ero terrorizzata. “Il tuo fidanzato…”
“Già. Ti risparmio i dettagli. Ti dico solo che mi
strapparono i vestiti e mi lasciarono per strada, credendomi morta. E le
battute si sprecarono. Io aspettavo solo di morire. Ma poi mi trovò Carlisle e
mi salvò.”
“Ti ha salvata tuo padre?”
“Già. È stato davvero un padre per me.
Carlisle non ci toglie la vita, ci salva.
Decisi di rimanere con loro e di adattarmi al loro
stile di vita, sangue animale.
Carlisle non ha mai bevuto sangue umano, se non
quando ha trasformato me, Esme ed Edward.”
“Anche Edward? Conosci la sua storia?” adesso ero
curiosa.
“Sì, ma dovrà essere lui a raccontartela Bella.”
Annuii. Ma non credevo ci sarebbe stata l’occasione.
“Nella mia vita da vampira ho ucciso. Cinque umani.”
Rabbrividii. “Royce e i
suoi amici?”
“Già. Lui l’ho lasciato per ultimo.
Aveva capito cosa lo aspettava e si era rinchiuso in
una fortezza.
Ma io l’ho trovato e l’ho ucciso. Non ho bevuto il
loro sangue però. Non volevo contaminarmi.
Puoi biasimarmi? So di essere un’assassina, ma non
sono pentita. Quelli non erano esseri
umani.”
E, stranamente la capivo. La capivo davvero.
E non la biasimavo.“Io penso di capire. Capisco.
Lui
tiha portato via la vita, i sogni, i
desideri. Capisco perché l’hai fatto. Grazie.”
“Perché mi ringrazi? ”
“Perché non mi sento più in colpa per quello che ho
fatto.”
Era vero. Quelli che adottavano certi comportamenti
non erano esseri umani. Non meritavano tale classificazione.
“Sai.. io ho
avuto un’esperienza simile alla tua… ma è finita meglio…”
“Shh, so tutto Bella. Non preoccuparti.”
Ero stranita. Edward l’aveva detto alla sua
famiglia? “È stato lui?”
“No, Bella, Edward non l’avrebbe mai fatto. È stato
Carlisle, l'ha saputo dal dottor Andrew Meyer.”
“Tuo padre conosce il dottorMeyer?”
“Sì, sono vecchi amici.
Non prendertela Bella, lui voleva solo proteggerti perché…”
si fermò e cambiò discorso: “quando ha saputo che
saresti venuta a Forks ha raccontato tutto a Carl, per farti tenere d’occhio,
ma lui non ha raccontato niente a nessuno finchè tu non l’hai detto ad Edward.
Perché pensavamo ormai facessi parte della famiglia,
e nella nostra famiglia non ci sono segreti. ”
“Mi dispiace, ma io…”
“Bella, tranquilla, non sono venuta qui per farti
cambiare idea, ma solo per dirti alcune cose su Edward che lui non ti dirà mai,
perché tiene troppo a te, e ti lascerà sicuramente andare. Ma io voglio che tu
sappia.
Tu non hai paura di quello che siamo, giusto? ”
“No. Mi avete sempre protetta. Non è questo.”
Sorrise. Era davvero dolce.
“Sai, Edward aveva diciassette anni quando è stato
trasformato.
Non ha mai amato nessuna, mai.
Tu sei stata la prima, e resterai l’unica. Tu sei l’altra
sua metà. ”
Un colpo al cuore. “Lo so”, sussurrai.
“Quello che tu non accetti è che lui abbia ucciso
delle persone.”
Annuii.
“Beh, ti posso solo dire che grazie al suo potere
non ha mai ucciso innocenti. Ha sempre e solo ucciso quelli come Royce.”
Spalancai gli occhi per la sorpresa.
“Già. Con questo non voglio giustificarlo, ma solo
offrirti un altro punto di vista.
Io vorrei che fosse felice, perché non lo è mai
stato davvero.
Prima del tuo arrivo si limitava ad esistere,
trascinandosi giorno dopo giorno, ma con te ha cominciato a vivere. ”
“Io… io non lo sapevo.” Ero
scossa.
“Lo so. Grazie per avermi ascoltata. Ti prego solo
di pensarci. Ora vado.”
Si avviò verso la porta. “Grazie Rosalie. Io non ti
prometto niente. Però ci penserò. Grazie.”
“Ciao Bella.”
Chiuse la porta dietro di sé lasciandosi dietro una
scia profumata.
Ero davvero senza parole. Era tutto così assurdo. Ma
anche così reale. Dopo quello che mi aveva raccontato Rosalie potevo vedere
Edward sotto una luce diversa?
Sapevo che lo amavo, che era il mio destino, la metà
perfetta della mia anima. La risposta era una sola.
Sì. Potevo. Quello che aveva fatto in passato non
era giusto, per niente, ma lui era pentito. Si vedeva. Lo sapevo. Riuscivo
ancora a vedere i suoi occhi sofferenti quando mi aveva raccontato tutto. E tutte
le allusioni che aveva fatto prima. Era
così chiaro.
E aveva salvato chissà quante ragazze, che
altrimenti si sarebbero ritrovate a fare la fine di Rosalie, o la mia.
Sì, decisamente potevo guardare la storia sotto una
luce diversa. E poi, quando mi avrebbe raccontato la sua storia, avrei capito meglio le sue motivazioni. Una sola cosa
importava adesso.
Io lo amavo. Non avrei potuto vivere senza di lui. Ora
non restava che dirglielo. Pregai affinchè quella notte venisse da me. Avevo bisogno
di dirglielo, di stringerlo a me.
Per ingannare il tempo, in attesa della sera feci le
pulizie in grande, cucinai per Charlie un’elaboratissima
cena a base di pesce.
Quando arrivò mio padre era stupito.
“Ehi tesoro, ti sei ripresa?”
“Sì papà, sto meglio, grazie. Ti ho preparato la
cena.”
Ci sedemmo a tavola. “Accidenti, ma questa non è una
cena, è un banchettto!!”
“Ti piace?”
“Scherzi? È tutto squisito”. Sorrisi compiaciuta.
Dopo cena Charlie si mise a guardare la partita in
televisione, mentre io rassettavo la cucina con esasperante lentezza, per fa
passare il tempo. Alle dieci salii in camera, augurando la buonanotte a mio
padre.
Misi il pigiama, e mi ficcai sotto le coperte. Non avevo
intenzione di addormentarmi, volevo aspettare Edward, ma la stanchezza mi prese
e caddi in un sonno profondo.
Non so quanto dormii. Mi risvegliai di scatto,
sentendo una carezza gelida e delicata che mi attraversava il viso. Era lui. Era venuto. Era venuto da me.
Feci attenzione a non muovermi, per non fargli
capire che miero svegliata. Con un
bacio, un bacio che sapeva d’addio, mi sfiorò le labbra. Poi un sussurro: “ti
amo,ti amerò per sempre,sii felice..”
Voleva andarsene. Voleva lasciarmi. Non gliel’avrei
permesso. Lo chiamai piano.
“Edward.”
Si voltò, stupito di trovarmi sveglia. Parlai,
cercando di mettere quanta più dolcezza potevo nelle mie parole.
“Non andartene, dobbiamo parlare.”
Sospirò. “Va
bene, ti ascolto”.
E così dicendo si sedette ai piedi del mio letto.
******************************
Il capitolo è lunghetto. Ma mi piaceva così. Che ne
pensate? Mi farebbe piacere qualche commento, per capire se ho preso la
direzione giusta. Bacioni!
Grazie a tutte,
come sempre. Vi adoro. Capitolo scritto avvolta in un plaid, con una caraffa di
Ciobar al gianduia con pannadavanti (alla faccia delle calorie…) e Claire de Lune come sottofondo. Spero mi abbia
dato l’ispirazione giusta.
******************************
EDWARD
POV
Ci guardavamo in silenzio. Io e lei. Perso nei suoi
occhi color cioccolato. Nel suo sguardo solo tristezza.
“Mi vuoi lasciare?”
Spalancai gli occhi stupito. “Sì. Vado in Alaska.”
Una lacrima scivolò lungo la sua guancia. “P-perché?” sussurrò.
“Perché è cosìche deve andare.”
“Tu non mi ami?”
Come poteva pensare una cosa del genere?Era tutto il mio mondo. Non l’aveva ancora
capito?
“È proprio
perché ti amo che me ne vado. Non voglio che tu debba soffrire ancora standomi
accanto.”
“E lo fai senza neanche chiedere la mia opinione?”
chiese irritata.
Perché mi torturava in quel modo? Sapevo che lei non
voleva più stare con me.
“Penso che tu sia stata molto chiara in proposito
ieri sera, e… va bene così. Forse avrei dovuto dirtelo prima. Adesso puoi
andare avanti. Puoi odiarmi se vuoi. ”
“Ma io non voglio odiarti.”
Come? Ma che stava dicendo?
“Bella, so che non vuoi stare con me non per quello
che sono, ma per quello che ho fatto. Ti capisco. Amo questa tua morale. Non devi
tradirla per me.” Mi costava molto dire quelle parole, ma sapevo di doverlo
fare.
“Allora l’altra sera tu hai capito quello che stavo
pensando.” Soffriva anche lei. In quella stanza c’era davvero tanto dolore.
“Già, non riesco a leggerti nella mente, ma fra le
righe sì.” Le sorrisi.
“Mi dispiace.” Calde lacrime bagnavano il suo viso.
La tentazione di abbracciarla era forte, ma sapevo che se l’avessi fatto non
sarei più riuscito ad andarmene.
Ma io dovevo andare
via. Per lei. Per il suo futuro.
Strinsi i pugni per fermare l’istinto di
stringerla.“No, non scusarti Bella. Non c’è niente per cui tu debba scusarti.
Assolutamente niente.”
Singhiozzò forte.
“Abbracciami ti prego.” Lo disse piano, ma riuscii a
sentirla.
Non potevo. “Bella… devo andare. È meglio così.”
“Per favore.”
Mi avvicinai a leipiano. Il suo odore era buonissimo. Affondai il naso nei suoi capelli e
ispirai forte. Dopo qualche attimo si calmò e mi strinse.
“Ti amo.” Lo disse con dolcezza, tanta tanta dolcezza.
Sorrisi. “Lo so, ma so anche che non puoi più stare
con me. Vedrai che andrà bene. All’inizio sarà difficile, ma poi si aggiusterà
tutto. Mi dimenticherai. Riuscirai ad amare qualcun altro.”
Si staccò da me e mi guardò con rabbia. Se avesse
potuto urlare l’avrebbe fatto.
“Io voglio stare con te. Sempre. Per sempre.”
Il mio cuore esultò. Mi calmai subito. Non potevo
farle questo. E dovevo pronunciare le parole che più ci avrebbero ferito.
“Bella… io sono un assassino. Ho ucciso delle persone. Sono un mostro.”
“Ti sbagli. Quelli che hai ucciso non erano persone.
Non erano neanche esseri umani.”
Sussultai. Che voleva dire?
“Ma che…”
“Oggi Rosalie è stata qui.”
Rosalie.
Non era andata a caccia. Ero felice, ma anche incazzato. Perché l’aveva fatto?
Per rovinarle la vita?
“Bella mi dispiace, non l’ho mandata io. Davvero.”
S’incupì. “Lo so. Abbiamo fatto unachiacchierata.”
Non
le avrà raccontato quello?
“Mi ha raccontato la sua storia. Di come è diventata
una vampira. E mi ha aperto gli occhi.”
“Su cosa?”
Rosalie, la sua storia non la raccontava mai. Era
troppo per lei. Ma per me l’aveva fatto. Per Bella.
“Sul fatto che non devo poi sentirmi in colpa per
quello che è successo a Phoenix. Alla fine io mi sono difesa e la peggio
l’hanno avuta loro. E poi ho pensato a tutte le ragazze che non hanno avuto la
mia stessa fortuna, e a quelli, che
non si pentono di quello che fanno. E perseverano. Come Jacob. ”
Il nome del cane
lo pronunciò a voce bassissima, le labbra contratte in unasmorfia di disgusto.
Almeno si era liberata dei suoi fantasmi. “Mi fa
piacere che Rosalie ti abbia aiutata. Pensavo che sarebbe stato utile a tutte e
due parlarne, e così è stato. Ma io… il mio è un altro discorso. Io mi sono fatto giudice,
pensavo di essere onnipotente… è sbagliato, e ti giuro che non c’è giorno in cui il
rimorso non mi tormenti, ma non posso tornare indietro.”
“E non pensi a tutte le ragazze come me che hai
salvato? A quelle a cui hai evitato la fine che avrebbe fatto tua sorella se
tuo padre non l’avesse salvata?”
Cosa gli aveva detto Rose? Ero senza parole. Non
avrebbe dovuto farlo.
“Cosa sai?” chiesi con una voce che non mi
apparteneva.
“So solo che quelli che uccidevi non erano
propriamente innocenti. Erano dei
mostri.”
“Bella, cosa facessero non cambia niente. Io ho ucciso.”
Mi guardò decisa. “Questo lo so. E non sto dicendo
che sia giusto, ma direi che possiamo vederlo anche da un’altra prospettiva,
no?” mi sorrise e mi abbracciò di nuovo.
Non potevo crederci. Mi voleva davvero? Nonostante
tutto? Sembrò che il mio cuore ricominciasse a battere.
La strinsi anch’io. “Sei sicura Bella? Non sentirti
obbligata. Sei libera di scegliere. Se un giorno dovessi cambiare idea lo
accetterò. Ti lascerò andare.”
“Idiota! La smetti di dire certe cose? Hai capito o
no che io e te staremo sempre insieme?” disse stringendomi ancora di più.
“Ti amo.” Ero felice.
“Lo so. Ma io ti amo di più.”
Ridacchiai. “Ne dubito. Io ho aspettato un secolo
prima di poter amare. E non c’è persona al mondo che ami qualcuno come e quanto
io amo te. Fidati.”
Sentii il suo cuore accelerare i battiti e il sangue
pomparle più forte nelle vene. Era arrossita. Il suo viso era nascosto nel mio
petto, ma io sapevo che era così.
“Quanti anni hai?” mi chiese all’improvviso.
“Diciassette.”
“E da quanto tempo hai diciassette anni?”
Sorrisi al suono tono d’avvocato. “Da un po’.”
Sarebbe rimasta sconvolta se le avessi raccontato la mia storia? Non lo sapevo.
Non volevo pensarci.
“Edward…” sentire il mio
nome pronunciato da lei mi metteva i brividi. “Prometti che un giorno mi
racconterai la tua storia?”
“Un giorno? Se vuoi posso raccontartela anche
adesso. Tanto una parte la conosci già.”
Mi guardò maliziosa. “Veramente pensavo di passare
questi momenti in maniera un po’ diversa…”
Feci un mezzo sorriso. “E come esattamente?”
“Così.” E si sporse per baciarmi.
Dapprima con dolcezza, poi con passione. Tutte le
ansie e le paure provate in quelle ore si stavano dissolvendo, sparivano,
cancellate dal nostro amore.
Le accarezzai la schiena delicatamente, facendo
scivolare la mano su è giù, mentre le sue mani erano ancorate alla mie spalle.
La temperatura stava salendo, i nostri respiri si
facevano affannosi, il mio corpo voleva di più, ma non in era il momento
giusto. Mi staccai con delicatezza.
“Bella… dovresti dormire. Ieri notte non hai chiuso
occhio. ”
Che buffa. Aveva messo un broncio da bimba piccola
che la rendeva ancora più attraente.
Oddio
se fai così mi uccidi.
“Ti ricordo che è stato un certo vampiro a tenermi
sveglia.”
Sorrisi. “Ehm… adesso però
devi dormire. Fai la brava.”
Sospirò. “Effettivamente sono stanca…
dormi con me?”
Risi. “Cosa c’è da ridere?”
“Bella… i vampiri non dormono.”
“Ah, già, voi dormite di giorno nella bara.
Dimenticavo.”
Risi ancora più forte. “Sei incredibile.”
“Ma è vero! Nei film e nei libri è sempre così. ”
“Si, amore, ma i vampiri veri non dormono mai.”
“Mai? E come lo passate il tempo?”
“Ehm…” cosa le dico adesso?
“Allora? Passi le tue nottate a fare torbido sesso
con sconosciute?” lo disse scherzando, ma con una punta di… gelosia?
Sogghignai all’idea. Mi piaceva da matti il fatto
che potesse essere gelosa. “Diciamo che quello lo fanno le coppie di casa…”
“E tu?” chiese sospettosa. Eh sì, era proprio
gelosa.
“Io niente. Leggo, suono, vado a caccia, studio…”
Socchiuse gli occhi. “E le donne?”
Fantastico. Un vampiro novantenne che deve
confessare alla propria ragazza di essere vergine.
Vai
Cullen. Ce la puoi fare. Non è la fine del mondo.
“Te l’ho già detto che sei stata la prima che ho
baciato, no?”
I suoi lineamenti si rilassarono. “Quindi… neanche quello?”
Sospirai. Preparati.
Diglielo. Tira fuori gli attributi e diglielo. “Ho sempre pensato che avrei
fatto l’amore, mai solo sesso. E prima di te non mi sono mai innamorato.”
Un bellissimo sorriso la illuminò. I suoi occhi
erano carichi di amore. Lo vedevo.
Quanto
è bella. Dannazione! Perché non riesco a leggerle la mente? Così saprei cosa
sta pensando e se anche lei ha mai… come glielo
chiedo?
Mentre mi tormentavo, mi anticipò.
“Sei davvero il mio Amore, il mio destino. Vorrà
dire che faremo l’amore per la prima volta insieme, io e te. Voglio che tu sia il primo e unico uomo della mia vita. Lo
prometti?”
Se avessi potuto piangere l’avrei fatto. Non ero
solo felice. Ero euforico.
“Sì, te lo prometto.”
Restammo abbracciati ancora per un po’, beati. Non
c’era nient’altro oltre noi due. Il paradiso.
Quando la sentii sbadigliare mi riscossi.
“Forza signorina, adesso però dormi.”
“Mi metti sotto le coperte?”
Che bambina capricciosa. Adorabile.
“Su, forza.”
“Vai pure. Immagino che la notte sia lunga. Trova
qualcosa da fare. Ci vediamo domani.”
“Ma io ce l’ho qualcosa da fare.”
Inarcò le sopracciglia con aria interrogativa. “E
sarebbe?”
“Guardarti dormire.”
Sorrise contenta.
“Allora ti faccio spazio.”
“Sì, grazie.”
Mi misi di fianco a lei, ma non sotto le coperte,
per paura di farla congelare.
“Non vieni sotto?”
“No, avresti troppo freddo.”
Arrossì . “Veramente non ho mai freddo quando stai
vicino a me...”
Ero curioso. “E perché mai?”
Si accoccolò sul mio petto.“Perché…”
Attesi. Poi il suo respiro si fece regolare e capii
che si era addormentata.
Che tenera. La amavo davvero. La osservai fino allo
spuntare del giorno, chiedendomi cosa stesse sognando. Me sicuramente. Ripeteva
il mio nome in continuazione, e mi riempiva di gioia ogni volta.
Ma le parole più belle erano “Edward, ti amo.”
******************************
Ok. Che ve ne pare?
Sondaggio: vi piacerebbe il pov di Bella anche per
questo capitolo o siete curiose di sapere come va avanti la storia? So di
avervi lasciato a bocca asciutta, ma volevo mostrare la cavalleria d’altri tempi
di Ed. Ma i prossimi capitoli promettono scintille e dolcezza. Un abbraccio a
tutte.
Capitolo 20 *** Perchè non capisci che ti amo? ***
Grazie a tutte per le
recensioni. Ho deciso di pubblicare il capitolo col pov
di Bella. Non me ne vogliate.
******************************
BELLA
POV
Ci guardavamo in silenzio. Istanti
infiniti. Le parole mi morivano in gola, non volevo pronunciarle. Avevo paura
di accelerare il momento. E io volevo stare con lui.
“Mi vuoi lasciare?”
Spalancò gli occhi. Forse non si aspettava
che capissi. “Sì. Vado in Alaska.”
In Alaska. Lontano da me. Sentivo
che le lacrime stavano per cadere.
“P-perché?” chiesi piano.
“Perché è così che deve andare.”
Disse deciso.
Crack. poteva davvero lasciarmi così? Non mi amava allora. “Tu non
mi ami?”
I suoi occhi si splancarono. Un lampo d’ira attraverso il suo sguardo.
“È proprio perché ti amo che me ne
vado. Non voglio che tu debba soffrire ancora standomi accanto.”
Mi arrabbiai. Aveva deciso tutto
lui. Non era giusto. Adesso che avevo la felicità non me la sarei lasciata
sfuggire.
“E lo fai senza neanche chiedere la
mia opinione?”
Si fece triste. Poi sospirando,
parlò. “Penso che tu sia stata molto chiara in proposito ieri sera, e… va bene
così. Forse avrei dovuto dirtelo prima. Adesso puoi andare avanti. Puoi odiarmi
se vuoi. ”
Mi stava chiedendo di odiarlo? Assurdo.
Non avrei mai potuto farlo. Glielo dissi.
“Ma io non voglio odiarti.”
Scosse impercettibilmente la testa.
“Bella, so che non vuoi stare con me
non per quello che sono, ma per quello che ho fatto. Ti capisco. Amo questa tua
morale. Non devi tradirla per me.”
Le sue parole mi ferirono. Perché
ero stata io a ferirlo, io a farlo soffrire, ma nonostante tutto lui pensava al
mio bene.
“Allora l’altra sera tu hai capito
quello che stavo pensando.” Mi sentivo uno schifo.
“Già, non riesco a leggerti nella
mente, ma fra le righe sì.” Sorrise dolce.
Fu proprio quel sorriso a farmi
crollare. Le lacrime cominciarono a scendere di nuovo, silenziose. “Mi
dispiace.”
“No, non scusarti Bella. Non c’è
niente per cui tu debba scusarti. Assolutamente niente.”
Come avevo potuto pensare male di
lui? Mi ero comportata malissimo, ma lui continuava a pensare al mio bene.
Singhiozzai forte. Avevo bisogno di sentirlo vicino, di toccarlo, di inspirare
il suo profumo.
“Abbracciami ti prego.” Lo dissi
piano, ma riuscì a sentirmi.
Esitò. “Bella… devo andare. È meglio
così.”
“Per favore.” Era importante. Cercai
di infondere tutto il mio amore per lui in quelle due parole.
Si avvicinò piano. Affondò il naso
nei miei capelli. Io ero immobile contro il suo petto, singhiozzante. Dopo
qualche attimo mi calmai e lo strinsi.
Adesso o mai più. “Ti amo.”
“Lo so, ma so anche che non puoi più
stare con me. Vedrai che andrà bene. All’inizio sarà difficile, ma poi si aggiusterà
tutto. Mi dimenticherai. Riuscirai ad amare qualcun altro.”
Mi staccai furiosa. Come poteva dire
cose del genere? Non aveva ancora capito che per me era indispensabile quanto
l’aria?
“Io voglio stare con te. Sempre. Per
sempre.”
I suoi lineamenti si distesero per
qualche secondo, ma poi tornò triste.
“Bella… io sono un assassino.
Ho ucciso delle persone. Sono un mostro.”
Mi sentii morire dentro. Come avevo
potuto essere così stupida da pensare quelle cose di lui? Rosalie mi aveva
fatto capire che lui non accettava quello che era, e le azioni dovevano aver
rafforzato la sua convinzione di essere un mostro. Ma lui non lo era. Era il
mio angelo.
“Ti sbagli. Quelli che hai ucciso
non erano persone. Non erano neanche esseri umani.”
Gli si bloccò il respiro per un
attimo.
“Ma che…”
Lo interruppi. “Oggi Rosalie è stata
qui.”
Si irrigidì. Si sentiva in colpa?
“Bella mi dispiace, non l’ho mandata
io. Davvero.”
Mi rabbuiai. Ma che opinione aveva
di me. “Lo so. Abbiamo fatto una chiacchierata.” Dissi secca.
Rimaneva in silenzio. Forse indeciso
su cosa dire.
“Mi ha raccontato la sua storia. Di
come è diventata una vampira. E mi ha aperto gli occhi.”
“Su cosa?” chiese stupito, ma
avvertivo una punta di rabbia.
“Sul fatto che non devo poi sentirmi
in colpa per quello che è successo a Phoenix. Alla fine io mi sono difesa e la
peggio l’hanno avuta loro. E poi ho pensato a tutte le ragazze che non hanno
avuto la mia stessa fortuna, e a quelli, che non si pentono di quello
che fanno. E perseverano. Come Jacob. ”
Mi costava dire quel nome, sentii le
labbra contrarsi involontariamente in una smorfia.
Sospirò. “Mi fa piacere che Rosalie
ti abbia aiutata. Pensavo che sarebbe stato utile a tutte e due parlarne, e
così è stato. Ma io… il mio è
un altro discorso. Io mi sono fatto giudice, pensavo di essere onnipotente… è sbagliato, e ti giuro che non c’è giorno in cui il
rimorso non mi tormenti, ma non posso tornare indietro.”
Ecco qual era il punto. Ed era tutta
colpa mia. Dovevo aprirgli gli occhi.
“E non pensi a tutte le ragazze come
me che hai salvato? A quelle a cui hai evitato la fine che avrebbe fatto tua
sorella se tuo padre non l’avesse salvata?”
“Cosa sai?” chiese con voce
strozzata.
Parlai decisa.“So solo che quelli
che uccidevi non erano propriamente innocenti. Erano dei mostri.”
“Bella, cosa facessero non cambia
niente. Io ho ucciso.”
Avevo ragione. Si sentiva davvero in
colpa ogni momento della sua vita.
“Questo lo so. E non sto dicendo che
sia giusto, ma direi che possiamo vederlo anche da un’altra prospettiva, no?”
sorrisi e lo abbracciai forte.
Rispose alla stretta. “Sei sicura
Bella? Non sentirti obbligata. Sei libera di scegliere. Se un giorno dovessi
cambiare idea lo accetterò. Ti lascerò andare.”
M stava facendo arrabbiare di nuovo.
Bene, visto che non legge tra le
righe diciamoglielo chiaramente.
“Idiota! La smetti di dire certe
cose? Hai capito o no che io e te staremo sempre insieme?” e così dicendo lo
strinsi ancora di più.
“Ti amo.” Riuscivo ad avvertire la
felicità nella sua voce.
“Lo so. Ma io ti amo di più.” Dissi
convinta.
Rise. “Ne dubito. Io ho aspettato un
secolo prima di poter amare. E non c’è persona al mondo che ami qualcuno come e
quanto io amo te. Fidati.”
A quelle parole mi sentii avvampare.
Era la cosa più dolce che qualcuno mi avesse mai detto. Dovevo cambiare
discorso prima di morire per autocombustione.
“Quanti anni hai?”.
“Diciassette.”
Eh? “E da quanto tempo hai
diciassette anni?”
“Da un po’.”
“Edward…” volevo sapere tutto di lui. “Prometti che un giorno mi
racconterai la tua storia?”
“Un giorno? Se vuoi posso
raccontartela anche adesso. Tanto una parte la conosci già.”
Nah. non
in questo momento. Adesso voglio stringerti. Mi sei mancato troppo.
“Veramente pensavo di passare questi momenti in maniera un po’ diversa…”
Fece il sorriso sghembo che tanto mi
piaceva. “E come esattamente?”
“Così.” E lo baciai.
Prima piano, con dolcezza, poi con
passione. Mi sentivo di nuovo viva. Tutti i pezzi stavano tornando al
posto giusto.
Sentii le sue mani fredde
accarezzarmi la schiena delicatamente, mentre io mi aggrappavo alle sue spalle,
per paura di perdermi in quel fiume di emozioni.
L’ambiente si stava decisamente
riscaldando. Speravo in un bis degli avvenimenti della sera precedente. Ma con
mio grande disappunto si staccò.
“Bella… dovresti dormire. Ieri notte
non hai chiuso occhio. ” disse con tono da papà.
Misi il broncio. Ma proprio adesso
gli veniva in mente che dovevo dormire?
“Ti ricordo che è stato un certo
vampiro a tenermi sveglia” dissi acida.
Sorrise. Svicolò. “Ehm… adesso però devi dormire. Fai la brava.”
Sospirai. Ero davvero distrutta.
Troppe emozioni in poche ore mi avevano spossata.
“Effettivamente sono stanca… dormi con me?”
Rise.
Ecco. Ridi pure di me. Non c’è
problema. “Cosa c’è da ridere?”
“Bella… i vampiri non dormono.”
Vero. Loro dormivano di giorno. Gli
esposi in un attimo tutte le mie teorie, convinta. “Ah, già, voi dormite di
giorno nella bara. Dimenticavo.”
Rise ancora più forte. “Sei
incredibile.”
Ma mi ha scambiata per un clown? “Ma è vero! Nei film e nei libri è sempre così. ”
“Si, amore, ma i vampiri veri
non dormono mai.”
Come? Mi tornarono in mente le sue
parole.” “Io non sogno. Mai”.
“Mai? E come lo passate il tempo?”
“Ehm…” faceva l’evasivo. La cosa mi insospettì. Non era da lui.
Certo, le notti sono lunghe.. ma lui aveva detto che non era mai stato con
nessuna, aveva mentito?
“Allora? Passi le tue nottate a fare
torbido sesso con sconosciute?” chiesi sospettosa.
Gli si era dipinto un sorrisetto in
faccia. Che cavolo stava pensando? “Diciamo che quello lo fanno le coppie di casa…”
“E tu?” essere circondato da
coppiette che si scambiavano effusioni non era il massimo, e la voglia ti
veniva. Era scientificamente provato.
“Io niente. Leggo, suono, vado a
caccia, studio…”
Sicuro? “E le donne?”
Sembrava..imbarazzato? oddio, ho
messo in imbarazzo un vampiro?
“Te l’ho già detto che sei stata la
prima che ho baciato, no?”
E che c’entra?Manco la Roberts in Pretty Woman baciava, ma si dava da fare lo stesso.
Chiesi conferma. “Quindi… neanche quello?”
Sembrava davvero volesse
sprofondare.“Ho sempre pensato che avrei fatto l’amore, mai solo sesso.
E prima di te non mi sono mai innamorato.”
Sorrisi…
Le parole più belle che avrebbe mai potuto dirmi.
Lo vedevo contorcersi, sapevo che
voleva chiedermi qualcosa. Lo anticipai, dicendo quello che mi suggeriva il
cuore.
“Sei davvero il mio Amore, il mio
destino. Vorrà dire che faremo l’amore per la prima volta insieme, io e te. Voglio
che tu sia il primo e unico uomo della mia vita. Lo prometti?”
Mi guardò intensamente. Sembrava
felice.
“Sì, te lo prometto.”
Mi sentivo in paradiso, ma un forte
sbadiglio spezzò l’incanto del nostro abbraccio.
“Forza signorina, adesso però
dormi.”
“Mi metti sotto le coperte?” facevo la
bimba viziata, ma era fantastico, perché lui mi assecondava
“Su, forza.” Mi prese come una
poppante e mi ficcò sotto le coperte.
“Vai pure. Immagino che la notte sia
lunga. Trova qualcosa da fare. Ci vediamo domani” dissi, riluttante all’idea di
doverci separare.
“Ma io ce l’ho qualcosa da fare.”
Ma se non dormiva. “E sarebbe?”
“Guardarti dormire.”
Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ma come fai
ad essere così dolce?
“Allora ti faccio spazio.”
“Sì, grazie.”
Si stese di fianco a me, restando
sopra il lenzuolo.
“Non vieni sotto?”
“No, avresti troppo freddo.”
Non direi proprio. Avvampai. “Veramente non ho mai freddo quando stai vicino a
me...”
“E perché mai?”
Brava. Messa nei guai con le tue
stesse parole. Mica puoi dirgli che anche solo il suo respiro ti fa ribollire
il sangue nelle vene.
“Perché…” cercai di prendere tempo.
Ma ne presi troppo, perché mi
risvegliai il mattino dopo, con lui che mi guardava sorridente.
“Buongiorno, amore.”
******************************
Bene, ho deciso di
pubblicare anche il pov di Bella. Da adesso in poi
però il pov sarà di nuovo alternato. E una sorpresa.
La tempesta mi
rovina i piani del sabato sera. E io che faccio? Scrivo. E vi regalo un nuovo
capitolo. Così accontento tutti.
@ Fin: grazie per
la dritta. Ho riletto il capitolo più e più volte sia prima che dopo la
pubblicazione. Ma non trovo il pezzo incriminato. Me tapina. ç_çMi illumini?
******************************
EDWARD
POV
Avevo passato
la notte più bella di tutta la mia esistenza. E adesso lei era sveglia. Ed era
bellissima. Più bella del solito.
“Buongiorno
amore.”
Spalancò gli
occhi e biascicò un “’giorno” poco convinta.
Le sorrisi
e mi chinai a baciarla. Rispose subito al bacio, ma poi si bloccò.
“Charlie! Scuola!”
Risi. “Oggi
è sabato, non c’è scuola e tuo padre è uscito stamattina presto per andare a
pesca. È anche venuto a controllarti.”
S’irrigidì.
“E ti ha visto?”
“Ma no,
appena ho sentito che si era svegliato sono andato a casa a cambiarmi, e sono
rimasto nei paraggi finchè non se n’è andato.”
Tirò un
sospiro di sollievo. “Sai che casino se ti avesse trovato qui…”
“Penso che
le sue urla si sarebbero sentite fino a Seattle. Dormito bene?”
“Sì,
grazie. Col mio vampiro preferito accanto è stata una nottata piacevole. E la
tua? Ti sei annoiato?”
“No. Sei interessante
quando dormi. Parli nel sonno.”
Arrossì. “Oh,
no. Che hai sentito?”
“Hai
pronunciato il mio nome.”
“Tante
volte?”
“Dipende
dalla tua concezione di tanto..”
Le sfuggì
un sospiro e si nascose sottole
coperte.
“Dai
pigrona, alzati.”
Riemerse e
cominciò a stiracchiarsi. “Mmm, penso che andrò a fare una doccia. Vieni con
me?” aggiunse maliziosa.
Meno male
che non arrossivo. “Vado aprepararti la
colazione.”
“Non vieni
con me?” chiese facendomi gli occhioni.
Sì, sì e ancora sì.
“Non mi
sembra il caso. Magari un’altra volta.”
Cretino! La più bella ragazza che tu
abbia mai conosciuto ti chiede di fare la doccia insieme e tu rifiuti? Se Emmett
e Jasper lo vengono a sapere ti prenderanno per il culo per i prossimi due
secoli.
“Come
vuoi. Se cambi idea… lascio la porta aperta.” Mi fece
un sorriso languido e sparì verso il bagno.
Respira ED, respira. Tu non andrai nella doccia con lei. Tu non
entrerai in quel dannatissimo bagno. No.
Tu adesso vai in cucina e le prepari la colazione.
Sì. Ecco cosa
avrei fatto. La colazione. La colazione.
Scesi in
cucina e mi guardai attorno circospetto. Cosa mangiano gli umani per colazione?
Pensa. Concentrati.
Latte e
cereali. E succo d’arancia. E una mela. Ecco.
Trovai tutto
quello di cui avevo bisogno e lo misi in tavola. Sentivo l’acqua della doccia
scorrere , e la tentazione saliva…
No! Non puoi, tu sei un gentiluomo d’altri
tempi. Non un qualunque diciassettenne arrapato.
Giusto. Cercai
qualcosa da fare, così accesi la televisione. Una soap colombiana, che non
riuscì a distrarmi.
Oh, ma chi se ne frega. In fondo sono un diciassettenne arrapato.
Salii le
scale d’un fiato, ma mi bloccai di fronte alla porta del bagno. L’acqua aveva
smesso di scorrere.Aprii piano la
porta, e quello che vidi mi tolse il respiro.
Bella nuda,
che si frizionava le punte dei capelli con l’asciugamano.
Mi avvicinai
senza fare rumore, e quando fui abbastanza vicino le accarezzai la schiena.
Ebbe uno
scatto.
“Ti ho
spaventata? Scusami. Non volevo.” Mi sentivo un idiota totale.
Mi sorrise.
“No scusa tu, ero assorta nei miei pensieri, non ti ho sentito arrivare.”
Era inutile
dirle che anche se si fosse concentrata non mi avrebbe sentito comunque.
“E a cosa
pensavi per essere così distratta?” sperai non avesse fatto cattivi pensieri. Non
l’avrei sopportato.
Arrossì. “A
te.” Disse semplicemente.
Senza dire
niente mi avvicinai e la baciai. Un bacio dolce, che le trasmetteva tutto il
mio amore.
“Alla fine
hai cambiato idea, eh? Peccato che abbia già finito.”
“Beh non
direi.” Accompagnai la mia affermazione squadrandola dalla testa ai piedi.
La vidi avvampare.
Sorrisi. Che tenera.
“Beh, che
c’è? Ti vergogni?”
“Assolutamente
no!” sbottò indignata. Poi ripreso il controllo: “Ma non è carino che sia solo
tu ad avere una visuale completa. ”
“D’accordo.”
Mi sfilai la camicia con decisione, lasciandola scivolare sul pavimento.
Bella
trattenne il respiro. “Ti piace quello che vedi?” chiesi malizioso.
Mi baciò. Mi
persi nella sua bocca, nelle sensazioni che mi trasmetteva.
Ti voglio. Adesso.
Lasciò la
mia bocca per depositare una scia di baci sul mio torace, tracciando poi con la
lingua la forma dei miei addominali.
Non so
cosa accadde dopo. Ci ritrovammo schiacciati sul muro, baciandoci furiosamente,
i respiri affannati. Presto Bella si aggrappò a me, avvolgendo le gambe intorno
ai miei fianchi, facendo entrare i nostri bacini in contatto. Accorgendosi della
mia eccitazione, prese a strusciarsi, facendomi gemere di piacere.
“Bella…
vuoi farmi morire?” domandai con voce roca.
Rise,
continuando a strusciarsi. “Tanto sei già morto. Che male posso farti?”
Mi fai impazzire. Ecco cosa c’è. E non
riesco a trattenermi.
Decisi che
lei aveva giocato abbastanza. Ora era il mio turno. La scostai da me,
assicurandomi che fosse ben salda al muro. Presi in mano i suoi seni, e
cominciai ad accarezzarli, piano, senza mai staccare gli occhi dai suoi.Bella si stava mordendo il labbro inferiore,
per non gridare.
“Non
trattenerti, voglio sentirti.” Avvampò ancora di più ma liberò il labbro.
La afferrai
per i glutei e la spinsi più in alto, in modo che il mio viso si trovasse all’altezza
del suo seno. Affondai nell’incavo e respirai il suo profumo a pieni polmoni. Era
il paradiso. Torturai il suo capezzolo con la lingua, mentre dalla sua bocca
uscivano gemiti sempre più forti e il suo respiro diventava sempre più veloce.
Giocai anche
con l’altro seno, quando Bella mi lasciò di stucco.
“Edward,
ti voglio.”
Mi allontanai
leggermente e la guardai. Il viso rosso, la bocca socchiusa, gli occhi
appannati dal desiderio.
Per qualche
momento ci perdemmo l’uno negli occhi dell’altra.
“Ti prego,
fa’ l’amore con me, vuoi?”
Annuii e
tenendola stretta la portai in camera, dove l’appoggiai delicatamente sul
letto.
Le sue
mani presero ad armeggiare con i miei jeans, e me li sfilò gettandoli a terra. Ero
rimasto solo in boxer.
Accarezzò piano
la mia eccitazione, poi fece scivolare la mano dentro e cominciò a muoverla su
e giù, aumentando sempre di più il ritmo. Io ero scosso da brividi di
piacere,ma proprio quando stavo per raggiungere l’apice si fermò e tolse l’ultimo
ostacolo che era rimasto.
Ora eravamo
entrambi nudi. Ci mangiavamo con gli occhi, cercando di imprimere nella mente i
nostri corpi.
Cominciammo
a baciarci con urgenza, le nostre lingue in una danza forsennata, quando lo
squillo del telefono interruppe il nostro idillio.
“Lascia
che suoni” mormorai sulle sue labbra.
“Non avevo
intenzione di rispondere,” rispose riprendendo dove avevamo lasciato.
Ma il
telefono sembrava non darci tregua.
Sbuffammo all’unisono.
“Mi sa che
mi tocca alzarmi, tu resta dove sei, torno fra un attimo”, mi baciò veloce
sulle labbra e scomparve indossando unaleggera vestaglia.
Col mio
super udito riuscivo a sentire quello che diceva Bella.
“Pronto? Sì,
sono io. Chi è?”
Silenzio. Silenzio.
Silenzio.
Poi Bella
parlò con voce strozzata: “C-capisco, ti richiamo io
fra un po’, suonano alla porta. Appena mi libero ti richiamo.”
Il tonfo
della cornetta. E poi i singhiozzi di Bella. Afferrai boxer e pantaloni e li
infilai allavelocità della luce.
Corsi giù.
Bella era
seduta sul pavimento, abbracciata alle ginocchia, singhiozzante.
“Amore. Chi
era? Che è successo?” L’ansia mi dilaniava.
“E-eraK-Kate” riuscì a dire con
voce rotta dal pianto.
La paura
mi invase, la mia mente vagliava tutte le possibili implicazioni di quella
frase. Sapevo comunque che non poteva essere nulla di buono.
“Sam si è
svegliato.”
******************************
Orbene, eccoci qua.
Sam si è risvegliato. Sarà lo stesso Sam? E questo avvenimento che cambiamenti
porterà nella vita di Edward e Bella? E i Cullen come reagiranno?
Scusate il ritardo
nell’aggiornamento. Ma erano gli ultimi giorni di lezione, e lo sprint finale è
sempre il peggiore. Adesso ci sono. E arriva il Natale!! Sono felice.
@Fin: tesò
non sei impazzita, è che Lavinne mi aveva gentilmente
segnalato l’errore prima, quindi ho provveduto subito a correggerlo.
Bueno.
Comincia l’azione. Col risveglio di Sam, il passato bussa di nuovo alla porta
di Bella. Come influirà questo sul rapporto dei nostri beniamini? Grazie come
sempre a chi segue questa storia.
******************************
BELLA
POV
Maledizione.
Proprio adesso il telefono doveva suonare?
“Pronto?”
“Bella Swan?” disse una voce familiare.
“Sì, sono io. Chi è?” risposi scocciata. Pensavo ad
Edward che mi aspettava in camera.
“Oh, Bella. Sono Kate. Come stai? Mi manchi!” come
al solito era un fiume in piena. Anche lei mi era mancata.
“Non ci crederai mai. È successa una cosa
fantastica! Sono felicissima! Sam si è risvegliato poco fa.”
Sam
si è risvegliato poco fa. Quello che non avrei mai voluto sentire.
Il mio incubo peggiore era tornato. Proprio nel momento in cui cominciavo ad
essere felice.
“Bella, oh Bella! Non sto più nella pelle. Tra poco
vado a trovarlo, adesso stanno facendo tutti i controlli. Non so ancora niente
di preciso.”
Persa nel mio incubo personale, non avevo ancora
risposto a Kate, ma lei sembrava non curarsene, troppo presa dalla sua gioia.
Che era la mia distruzione.
“Finalmente potremmo stare insieme di nuovo… Ehi, ci sei?”
“C-capisco, ti richiamo io
fra un po’, suonano alla porta. Appena mi libero ti richiamo.”
La prima bugia che mi era venuta in mente. Abbassai
la cornetta e mi accasciai sul pavimento, cominciando a piangere e
singhiozzare. Era tutto sbagliato. Il momento sbagliato. La situazione
sbagliata. La mia relazione con Edward. Tutto. Non riuscivo a frenare né le
lacrime né i tremiti, ma Edward mi sentì, perchè si precipitò da me e mi chiese
ansioso:
“Amore. Chi era? Che è successo?”
“E-eraK-Kate”
riuscii a dire trale lacrime, senza
alzare il viso.
Presi tutto il coraggio che mi
restava e pronunciai le parole più difficili.
“Sam si è svegliato.”
Restòin silenzio per un lungo istante, mentre io
continuavo a piangere e singhiozzare, dopodiché mi abbracciò e mi lasciò
sfogare. Non so per quanto rimanemmo così. Quando mi staccai ilsuo sguardo mi lasciò basita. Non erano i
suoi soliti occhi, non erano topazio, erano.. neri. Si leggeva la rabbia dentro. La voglia di vendetta.Sussultai. Lui se ne accorse. Mi guardò
triste, chiuse gli occhi respirando a fondo e mi posò un bacio sulla fronte.
“Scusa, amore non volevo
spaventarti.” Era davvero distrutto. Non potevo lasciare che si commiserasse e
incolpasse.
“Non ho avuto paura di te.”
Inarcò un sopracciglio.
“Te lo giuro. È solo che.. i tuoi occhi… Non mi hai mai guardata in quel modo. Ero sorpresa.”
“Scusami. È stato vederti qui seduta
a piangere, pensando che ancora una volta era colpa di quelli… Mi spiace. Cercherò di
non farlo più. Che ti ha detto Kate?”
“Io non lo so. Sono andata in tilt.
Ha detto che si è svegliato e che al momento stanno facendo tutti gli
accertamenti. Non sono riuscita a chiederle niente. Che farò adesso? Io non
voglio lasciare Forks, non voglio perderti! ”
“Non succederà,” mi rispose
rassicurante. “ti proteggerò io. Insieme con la mia famiglia.”
Mi sentii sollevata per un istante.
Ma poi pensai a quello che aveva detto il dottor Meyer
a Phoenix, a quello che erano in grado di fare. No. Non potevo rischiare di
mettere in pericolo Edward.
“Non se ne parla! Ci penserò da
sola. Tu non devi immischiarti. Capito?”
Mi guardò arrabbiato. “E tu sì,
invece?”
“Io… me la
sono già cavata una volta. Ci riuscirò ancora. Tu e la tua famiglia non potete
rischiare di essere scoperti per colpa mia.”
“NON ESISTE!” urlò furioso.
Mi alzai di scatto e mi allontanai
da lui. “Invece sì! È un mio problema, devo risolverlo io. Non posso rischiare
di perderti”, aggiunsi sottovoce.
Si avvicinò e mi prese la mano,
guardandomi negli occhi. “Tu non mi perderai mai, amore mio. Mai. E noi
possiamo proteggerti meglio di quanto tu creda. I tuoi problemi sono anche i
miei. Io ti amo. Non riuscirei più ad andare avanti se dovesse succederti
qualcosa. Capisci?”
Il battito del mio cuore accelerò.
Sapevo che mi amava, ma sentirglielo dire in quel modo mi aveva spiazzata. Era
esattamente quello che provavo io.
“Va bene” mi arresi. Mi strinsi al
suo petto freddo, sussurrando: “ho paura.”
“Stai tranquilla. Ora andiamo a casa
mia. Ne parliamo con gli altri e decidiamo che fare.”
Per un attimo mi dimenticai di Sam,
di Jacob, di tutto.
Io a casa sua?
“C-casa
t-tua?” riuscii a balbettare.
“Casa mia. Sì perché? Hai paura di
entrare in una casa infestata dai vampiri?”
“Non è quello..” risposi arrossendo.
“E allora cos’è?”
Come spiegargli che andare a casa
del mio ragazzo mi metteva in ansia?
“Ehm.. cioè…io…ecco…
ci saranno anche i tuoi genitori?” ero in imbarazzo come mai in vita mia.
Scoppiò a ridere. “Amore sei davvero
assurda. Ti preoccupi non di entrare in una casa piena di vampiri ma di
incontrare i miei genitori?”
“Beh… sai
com’è…”
Sorrise e mi accarezzò piano una
guancia. “Tanto te li avrei fatti conoscere domani. Abbiamo solo anticipato di
qualche ora. Su, forza, andiamo a vestirci.”
Il piccolo sollievo che avevo provato
per qualche minuto sparì subito. Abbracciai forte Edward, respirando il suo
profumo.
Mentre mi accarezzava la testa mi
sussurrò: “Bella, stai tranquilla, vedrai che non riusciranno più a farti del
male. Te lo giuro. Sei al sicuro.”
Annuii, e tenendoci per mano andammo
io in camera ed Edward in bagno a recuperare la camicia.
Optai per una camicetta blu notte
con un paio di skinny jeans neri. Mentre passavo in
rassegna le scarpe, entrò Edward già vestito, che mi lanciò un’occhiata tanto
intensa da farmi arrossire.
“Potresti evitare di guardarmi così
per favore?”
Sorrise sghembo. “E perché mai? Sto guardando
qualcosa che è mio. Non vedo cosa ci
sia di male.”
“C’è di male che mi deconcentri, e io devo scegliere
le scarpe. O vuoi farlo tu al posto mio?”
“E perché tanta cura oggi?”
Lo guardai alzando le sopracciglia.
“A parte che sarò una sciattona come al solito, ma è
il minimo visto che qualcuno mi
presenterà ai suoi.”
Sorrise. Sapevo che stava inscenando quei siparietti
per farmi pensare il meno possibile a ciò che era successo e ciò che mi
aspettava di lì a poco. Era davvero unico. Ma per il momento non avevo
intenzione di dirglielo. Sbuffai e tornai a concentrarmi sulle scarpe.
“Mmm.. allora… le
ballerine no, le decolté neanche… gli stivali al
ginocchio coi tacchi neppure… Oddio. ” Per un attimo
mi scordai della presenza di Edward nella stanza, e cominciai il solito teatrino
che facevo quando ero indecisa su cosa mettere.
“Allora. Respira. Concentrati. Devi andare dai
genitori del tuo ragazzo, per cui niente di troppo appariscente. Qualcosa di
semplice che ti faccia avere stile.” Visualizzai nella mente l’immagine degli
stivaletti neri bassi, che arrivavano poco sopra la caviglia, con delle fibbie
argentate ai lati.
“CI SONO!” urlai in preda
all’euforia. Riaprii gli occhi di scatto, afferrai gli stivali in questione
nella parte bassa dell’armadio, e mi voltai per andarmi a sedere sul letto e
indossarli.
Mi pietrificai. Mi ero completamente dimenticata di
lui. Era lì, immobile sullo stipite della porta, e non si era perso niente di
ciò che avevo detto.Si stava sforzando
di non ridermi in faccia.
Arrossii. “Che c’è?” chiesi brusca.
“Niente. È stato interessante vederti parlare con le
scarpe. Devo raccontarlo ad Alice e Rose.”
“Tsk.” Mi avviai verso l’angolo
beauty della camera, e mi guardai allo specchio. Stavo bene, ma si vedeva che
ero provata. Rinunciando a truccarmi, visto che non avrebbe comunque fatto
differenza, misi giusto un po’ di fard, per dare un tocco di colore. Non volevo
spaventare i Cullen col mio pallore.
“Ecco, sono pronta. Come sto?”
Mi lanciò il solito sguardo intenso. “Sei
bellissima. Ho un debole per come quel colore si sposa con la tua carnagione.” Disse
indicando la camicetta.
“Va bene, andiamo, prima che si faccia notte.”
Si avvicinò. “Prima però…”
e si sporse per baciarmi. Come al solito la passione ci travolse, ma io riuscii
a staccarmi prima che prendesse il sopravvento.
“Andiamo” disse semplicemente.
Mentre io chiudevo la porta di casa Edward si era
avviato verso la macchina e mi teneva la portiera aperta. Lo guardai stupita e
luiricambiò con un sorriso compiaciuto.
Mentre Edward guidava in silenzio, chiusi gli occhi
e sprofondai nei miei pensieri. Continuavo a pensare a Kate che mi diceva
felice: “Sam si è risvegliato.” Come
potevo dire alla mia migliore amica che la sua gioia a me non procurava altro
che dolore? Non ne avevo il coraggio. Ma se questo l’avesse messa in
pericolo?Se avessero provato a farle
quello che avevano cercato di fare a me? Non potevo permettere neanche
questo.Scossi la testa e riaprii gli
occhi. Eravamo nella foresta?
Guardai Edward che guidava concentrato. “Ma vivi in
mezzo alla foresta?”
“Sì. Ci piace la tranquillità.”
Proseguì ancora per qualche minuto, finchè gli
alberi si diradarono e rivelarono un’immensa villa bianca in stile
coloniale,con finestre e porte d’epoca.
“È bellissima” riuscì a dire.
Sorrise. “L’ha ristrutturata Esme.”
Spense il motore e in un attimo fu vicino a me. “Andiamo?”
Sbiancai. “Sì, però ti prego, stammi vicino.”
“Guarda che non mordono mica, eh?”
“Lo so. Ma… li hai
avvisati che venivo?”
“Non ce n’è stato bisogno.”
“E perché?”
“Li ha avvisati Alice.”
Aggrottai le sopracciglia. “L’hai detto ad Alice?”
“No. Ha avuto una visione.”
Spalancai gli occhi, incredula. “Una visione?”
“Sì, una visione.”
“Alice riesce a vedere nel futuro?”
“Sì. Però non è mai niente di definitivo, le sue
visioni cambiano a seconda delle decisioni che prendiamo.”
Scossi la testa. Ormai niente riusciva a scalfirmi
più di tanto. “E ha visto arrivare anche me? Sapeva di me e della mia storia?”
Un’ombra di divertimento gli attraversò il viso. “Questo
non lo so con precisione. Da quando sei arrivata tu, ogni volta che provo a
leggerle la mente si concentra o su Jasper, o sul latino.”
“Ti nasconde i pensieri?”
“Già. Adesso andiamo. Esme non sta più in sè dalla
voglia di conoscerti.”
“Riesci a sentirli?”
“Beh sai, oltre d essere superforti e superveloci,
siamo dotati anche di vista ed udito molto sviluppati. Adesso però andiamo, o
ti ritroverai senza fidanzato.”
Sospirai rassegnata. “Va bene. Ma poi mi racconterai
le cose come si deve.”
Mi aprì la portiera e mi scortò dentro casa, dove
rimasi incantata. L’ingresso era ampio e spazioso, dipinto con tutte le
sfumature del bianco.Mi portò in un
immenso salone, dove c’erano un camino e un divano di pelle panna enorme. In angolo
della stanza, su un soppalco eraposizionato uno splendido pianoforte.
Edward chiamò piano: “Esme, Carlisle!”
Davanti a me comparvero i due vampiri. Entrambi belli
come il sole. Carlisle non dimostrava neanche trent’anni, alto e biondo, più
bello di qualsiasi divo del cinema che avessi mai visto. Esme invece era più
bassa, coi capelli color caramello e la pelle diafana, le labbra rosse. Sembrava
Biancaneve. Mi accolsero sorridenti. Carlisle mi venne incontro tendendomi la
mano, che io strinsi senza alcun timore.
“Ciao, Bella.”
“Salve dottor Cullen.” Dissi rispondendo alla sua
gelida stretta.
Rise. “Chiamami Carlisle, non farti problemi.”
“D’accordo… Carlisle.” Dissi
con una sicurezza che stupì anche me.
Esme mi venne incontro con un enorme sorriso e mi
abbracciò, lasciandomi basita per qualche istante, ma poi risposi anch’io a
quel freddo abbraccio che però trasmetteva calore.
“Benvenuta in famiglia cara,” mi sussurrò all’orecchio.
Si staccò piano e mi fece accomodare sul divano,
dove ci seguirono tutti. Edward era stranamente gongolante.
“Allora… ” cominciò
Carlisle sorridendo, ma fu interrotto da quella furia della natura di Alice che
scese le scale urlando come una pazza: “Bella! Finalmente sei arrivata!” in un
attimo mi raggiunse mi stritolò in un abbraccio, baciandomi poi sulle guance.
Jasper la seguiva silenzioso e mi salutò con un cenno della mano e un sorriso
caloroso.
Dopo qualche istante arrivarono, tenendosi per mano,
Rosalie ed Emmet. Rose mi si avvicinò con un luccichio negli occhi e mi posò un
lieve bacio sulla guancia, mormorando un “grazie”
al mio orecchio. Io scossi la testa e le feci un timido sorriso. Il vocione di
Emmett si fece sentire: “Ciao Bellina!” e poi mi caricò sulle spalle come un
sacco di patate facendomi girare per la stanza.
“Mettimi giù! Mettimi subito giù!” gridavo divertita
tempestandolo di pugni.
Esme tossicchiò e lanciò uno sguardo di fuoco ad Em,
che mi mise giù all’istante. Io risi, e tornai accaldata a sedermi vicino ad
Edward.
Per un attimo ci fu silenzio, poi Alice trillò: “Te
l’avevo detto Rose che aveva gusto, hai visto come si è vestita bene?”
“Già” assentì la bionda, “ma perché non ti metti
così in tiro anche per venire a scuola? Faresti sbavare tutti quei trogloditi… ” disse arricciando la bocca.
Mi strinsi nelle spalle, stavo per rispondere che
non mi interessava per niente fare colpo, ma Edward rispose prima.
“Li fa già sbavare adesso con una semplice felpa e
dei jeans, quindi…” disse con uno strano sguardo
negli occhi. Gelosia? Mi appuntai mentalmente di chiederglielo quando fossimo
stati soli, ma Emmett scoppiò a ridere fragorosamente, facendo tremare i muri.
“Oh, qui qualcuno è geloso.. Eddino
è geloso, chi l’avrebbe mai detto! ” disse tirando una gomitata a Jasper, il
quale stette subito al gioco.
“Chi l’avrebbe detto che un giorno avremmo visto
Edward Cullen, l’uomo che non deve
chiedere mai, geloso marcio della sua ragazza?”
Si guadagnarono un’occhiata assassina da parte di
Edward, che si alzò e prendendoli per il colletto li trascinò in terrazza. Io li
guardavi stupita ed ammirata. Erano davvero una famiglia. Poi mi ricordai della
buona educazione e sorrisi ad Esme e Carlisle e dissi:
“Complimenti, avete proprio una bellissima casa. Edward
mi ha detto che l’hai ristrutturata tu.”
“Sì, è stato un lavoro impegnativo, ma alla fine ne
è valsa la pena.”
Dalla terrazza arrivavano dei tonfi. Mi preoccupai. “Ma
che sta succedendo?”
“Nulla, fanno solo i selvaggi come al solito,”
rispose Esme con una punta di sarcasmo. Alice e Rose sibilarono un “Qui si
mette male,” al che, come un fulmine vedemmo
rientrare i tre fratelli.
Si allinearono l’uno accanto all’altro, e vidi Esme
lanciargli uno sguardo di fuoco, che fece tremare anche me. Non avrei mai
pensato che quella donna così dolce potesse incutere tanta paura.
I tre dissero in coro: “Scusaci, mamma.”E tornarono a sedersi.
I ragazzi cominciarono a parlare di baseball, mentre
noi donne parlavamo di vestiti e della battuta di shopping saltata qualche
giorno prima.
Stavo bene. Mi sentivo a casa. Dopo poche ore
sentivo quella famiglia anche un po’ mia.
E avevo relegato Sam in un angolino del mio cervello. Alice e Rose mi
stavano chiedendo come avessi scelto gli abbinamenti per quel giorno, quando
Edward intervenne: “oh, avreste dovuto vedere i discorsi che faceva con le sue scarpe… da morire dal ridere. Proprio come quelli che fate
voi due…” io lo fulminai con un’occhiataccia,facendolo
tacere. Scoppiarono tutti a ridere.
“Ti mette in riga la nostra Bella, eh? Ti adoro!”
fece Emmett tra le risate, cui si aggiunsero presto quelle di tutti, Edward
compreso.
Continuammo a chiacchierare indisturbati, finchè non
squillò il telefono. Rispose Carlisle.
“Pronto? Amico mio, è un piacere sentirti!”
Probabilmente i Cullen potevano sentire anche quello
che diceva l’altro interlocutore, perché si erano tutti pietrificati.
Mi preoccupai. “Edward che succede?” gli sussurrai
piano.
Mi abbracciò e disse piano “Amore, aspetta un
attimo, per favore, poi ti spiego tutto.”
Ma
che sta succedendo?Perchè sono tutti nervosi?
Carlisle intanto continuava a parlare, annuendo e
ripetendo in continuazione “Capisco” “mmh” e ponendo
domande mediche in termini tecnici.
“Sì è qui. Te la passo.”
Si scostò dalla cornetta e mi chiese gentile: “Bella,
puoi venire un attimo? C’è una persona che vorrebbe parlarti.”
Mi alzai come un automa, con Edward che mi teneva
per mano e mi seguiva.
“Pronto?” risposi con voce flebile.
“Isabella ciao, sono il dottor Meyer.
Come stai?”
E capii. Capii il perché delle facce dei Cullen, la
calma apparente di Edward, la tensione che si era creata nella stanza.
“Bene, dottore. So tutto. Me l’ha detto Kate
stamattina. Come sta?”
Sentii la stretta sulla mia mano farsi più forte. Chiusi
gli occhi.
“Meglio di quanto si potesse sperare. Non ha subito
alcun danno cerebrale, non soffre di amnesia, ha solo bisogno di un po’ di
riabilitazione e di tanto riposo.”
“Capisco” risposi piatta. “E ha confermato la storia
di Jacob, vero?”
Sospirò. “Sì. E ovviamente data la loro posizione
tutti gli credono. Mi dispiace.”
“Non fa niente. Sapevo sarebbe andata così. Io adesso
sono al sicuro. Ho solo paura…”
“Di cosa Isabella?”
“Per Kate” risposi in un soffio. “Non vorrei
passasse quello che ho passato io, non ce la farebbe, lei non è forte. Può aiutarla?”
“Certo. Cercherò di tenerla lontano. Devo darti
anche un’altra notizia, e temo non ti piacerà.”
“Che succede?”
“Lasceranno presto Phoenix. Torneranno nella loro
terra d’origine.”
“E che centra questo con me?”
“La loro riserva è quella di La Push.”
La
Push. Mi suona familiare.
“Quindi?” chiesi con tranquillità.
Sentii il dottore sospirare pesantemente. “Mi
dispiace dirtelo, ma La Push dista circa20 km da Forks.”
Spalancai gli occhi, la cornetta mi cadde di mano, e
poi… il buio.
******************************
Scusate per il siparietto davanti all’armadio, ma è davvero
quello che faccio io ogni volta. Poi ho controllato su viamichelin,
e LaPush dista davvero 25 km da Forks. Giusto per
essere precisi. Magari Jacob e Sam si sono redenti… A
presto!
I vostri commenti
sono splendidi. Grazie davvero. Sapere che riesco a farvi piangere mi riempie
di gioia. Vuol dire che forse forse qualcosa di
quello che voglio trasmettere scrivendo vi arriva. E mi fa sentire bene. Finora
i miei scritti erano sempre rimasti nella memoria del pc.
La fiction non si interromperà, posterò almeno due o tre capitoli durante le
feste, preparazione esami permettendo. Il sottofondo musicale di questo
capitolo sono le canzoni di Elton John, e l’elephantmatley del film “MoulinRouge”, spero siano stati d’ispirazione…
Buona lettura.
******************************
EDWARD
POV
Riuscii ad afferrare Bella prima che si schiantasse
a terra.
“È svenuta” . disse Carlisle con tono professionale.
“Poverina,
dev’essere davvero scossa.” Mia madre preoccupata.
I miei fratelli avevano degli sguardi assassini.
“Non
si avvicineranno a lei.” Pensò rabbiosa Alice.
“No,
non le faranno del male, ha avuto un crollo emotivo non indifferente, ma DEVE
riprendersi”. Jasper la appoggiava.
“Ma
sì, facciamoli arrivare quei cagnacci rognosi, e se osano avvicinarsi a Bellina
li facciamo fuori. Lascia che mi diano un motivo. Uno solo, e renderemo un
favore all’umanità intera facendoli sparire.” Emmet
si preparava già alla battaglia.
“Non
permetterò che le facciano del male di nuovo, ha già sofferto troppo.” Rosalie era
agguerrita almeno quanto Alice ed Emmett.
Ero felice dell’istinto di protezione che avevano
verso Bella. Ormai era una Cullen.
“La porto in camera mia. Lasciate che ci parli io. Non
vorrei che si chiudesse vedendovi tutti preoccupati. Almeno io riesco a farla
parlare.”
“Sì, vai. Noi prepariamo qualcosa da mangiare per
quando si sveglia.”
Tenendola stretta a me la portai al piano di sopra,
adagiandola dolcemente sul letto.Era pallidissima,
e anche nel sonno il suo volto era tirato, una maschera di terrore. Le accarezzai
piano una guancia.
Povero
amore mio. Non voglio vederti soffrire. Ci sono io al tuo fianco, non
permetterò che ti facciano ancora del male. Ti amo troppo.
Dopo circa mezz’ora, cominciò a stiracchiarsi,
mugugnando.
Aprì gli
occhi e mi guardò stupita. “Edward? Che è successo?”
Le sorrisi rassicurante. “Dopo la telefonata sei
svenuta, amore. Ci siamo tutti preoccupati.”
La vidi rabbrividire impercettibilmente, così mi avvicinai per un abbraccio, ma lei si
scostò. Si era scostata da me. Non avrei sofferto in quel modo neanche se
avessi bruciato per l’eternità tra le fiamme dell’inferno.
Cosa
succede adesso? Perché si è ritratta?
Mi appoggiai di nuovo sulla sedia.
Cercavo di non farle vedere il mio dolore, ma lei se
ne accorse.
“Amore, scusami… non
volevo. Non volevo respingerti.”
“Non devi
giustificarti, va bene così. Ti lascio sola.” Non potei evitare di lasciar
trasparire un po’ di amarezza. Mi avviai a passo umano verso la porta, ma Bella corse verso di me abbracciandomi
stretto.
“Mi dispiace. Per un attimo…
ho pensato a loro. Scusa. Lo so che tu sei diverso. Puoi perdonarmi?”
Sentii un dolore all’altezza del cuore. “Certo che
sì.”
Poi mi girai, trovandomi faccia a faccia con lei. “Bella,
se per te è difficile… possiamo anche smettere di
avere quel tipo di relazione. Va bene
così.”
Sgranò gli occhi. “Dici sul serio?”
No.
Ovviamente. Voglio fare con te l’amore sempre, in ogni momento. Ma ti amo e non
voglio vederti soffrire.
Deglutii. “Sì. All’istante. Non voglio che tu debba
soffrire, sentirti a disagio, o peggio ancora arrivare ad odiarmi e paragonarmi
a loro. Non voglio questo.”
La sua espressione si fece imperscrutabile. Che frustrazione.Oltre ai suoi pensieri, ora anche il suo viso
era illeggibile.
“Te lo chiedo di nuovo: sei convinto di quello che
stai dicendo?”
“La
sincerità è la base di tutti i rapporti, ricordatelo figlio mio.”
Il pensiero di Esme mi giunse come una furia dentro la testa.
Vediamo
di essere sinceri.
“No, Bella, la verità è che io vorrei stare con te
ogni secondo, baciare ogni centimetro del tuo corpo, fare l’amore con te
sempre, senza mai fermarmi. Ma non voglio essere ancora più egoista, e se tu
non te la sentissi di continuare sul piano fisico…lo accetterei. Non voglio
vederti star male. ”
Durante tutto il mio discorso il suo viso aveva
attraversatotutte le gradazioni del
rosso, per finire sul porpora intenso.
Senza dire niente si avvicinò, e alzandosi sulle
punte dei piedi mi baciò. Ma non era uno dei nostri soliti baci, era un bacio
diverso da tutti quelli scambiati fino a quel momento. Pieno delle emozioni che
vuole trasmettermi. Amore, passione, desiderio, senso di colpa, scuse… tutto. Tutto il nostro mondo è in quel bacio. Il nostro
amorein quel bacio.
Poi piano si stacca. Gli occhi scintillanti. “Beh,
wow. Non potevi dirmi cosa più bella, sai?” dice accarezzandomi dolcemente. “Ma
io voglio stare con te. In tutti i
sensi. Adesso sarà difficile…” esitò tremando. L’abbracciai
e mi sedetti sul divano, con lei in braccio.
“Sai… èstrano. Pensavo di esserci riuscita a
lasciarmi tutto dietro… ma se loro venissero qui… sarebbe troppo dura. Potrei allontanarmi di nuovo da
te, respingerti, anche se non vorrei.”
“Non importa, io ti appoggerò sempre. E nessuno
riuscirà a farti del male. Te lo assicuro.”
Sorrise debolmente. “Grazie. È difficile dimenticare
certe cose. Ma ce la farò. Per te per me, e per non dargli soddisfazione.”
“Ecco brava. Ti voglio così combattiva.” Le posai
unbacio in fronte, quando la vidi impallidire
all’improvviso eaggrapparsi a me.
“Amore che c’è?”
“U-un capogiro.”
Sospirai sollevato, era solo un calo di zuccheri. “Scendiamo,
gli altri ti hanno preparato qualcosa da mangiare.”
Batté le mani deliziata, proprio come una bambina. “Davvero?
Che bello! Mi trattano così bene… gli sono già affezionata,
sai?”
“E ci mancherebbe. Sono parte della tua famiglia
adesso.”
Si rabbuiò un attimo. “Ma…
ma loro che pensano di me?”
Le spostai una ciocca dietro l’orecchio. “Piaci a
tutti. Soprattutto ad Esme. Gongola ogni volta che ti sfioro. Mio padre ammira
il tuo coraggio. E i mie fratelli..beh, l’hai visto da sola.”
Si fece esitante. “E per..per quella storia?”
“Nessuno ti biasima. I miei genitori sono più
pacifici, ma i miei fratelli gli spezzeranno volentieri le ossa se si dovessero
avvicinare di nuovo.”
Mi diede un piccolo bacio. “Ho fame. Andiamo?”
“Certo.”
Trovammo tutti in salotto, mentre facevano finta di
guardare la televisione, ma i loro sorrisi la dicevano lunga. Azzardai una
veloce lettura alle loro menti.
“Potevano
combinare qualcosa…” Emmett pensava, ovviamente, solo a
quello.
“Ma
da quando Edward è così smielato? Bleah…”
Jasper era quasi schifato. Mi ripromisi di fargli un discorsetto. In quanto a
smancerie lui e Alice erano imbattibili.
“Shopping!
Prima o poi si staccheranno..”
“Certo
che è carina anche quando è sconvolta. Non vedo l’ora di acconciarla.”
Le mie sorelle sulla stessa linea d’onda. Ragazze. I
miei cercavano gentilmente di pensare ad altro. Ma erano davvero compiaciuti.
“Bella, cara ti abbiamo preparato il pranzo. È di
là. Alice aveva previsto a che ora ti saresti svegliata. Andate pure. ”
“Sì, Bella, è meglio che tu metta qualcosa sotto i
denti.Dopo per favore tornate qui. Dobbiamo
parlare.” Mio padre parlò in tono dolce. Pensavo che Bella si spaventasse,
invece fece un sorriso edisse: “Allora,
la cucina? Muoio di fame!”
“Sisi, certo.” La condussi
nella stanza, sul bancone c’era preparato un vassoio con sandwich assortiti.
“Wow! Potreste aprire una società di catering, sono
ottimi.” Disse mentre mangiava.
Io la osservai affascinato. Era incantevole
qualunque cosa facesse. Chiacchierammo tranquilli finchè non finì di mangiare. Poi
si alzò e cominciò a sparecchiare.
“Che fai scusa?”
“Rassetto, mi sembra ovvio.”
“Che?”
“Metto in ordine?” ritentò.
“Sì, ma per quale motivo?”
“Perché non mi pare il caso che a farlo siano tua
madre o le tue sorelle.”
“Beh, ma per loro non è né un problema né un
disturbo.”
“Beh, ma io voglio farlo. È questione di un attimo.”
Ostinata.
“Ma Bella non serve. Davvero.”
S’impuntò e mi raggelò con lo sguardo. “Ho detto che
lo faccio. Punto.”
Poi mi fece gli occhi da cucciola, e cedetti. “Fa’
come vuoi. Ma sbrigati, Carlisle ci aspetta.”
Mi posò un casto bacio sulla guancia. “Certo, faccio
in un attimo. Non voglio far aspettare tuo padre.”
Sentii un fischio e mi girai. La mia famiglia era
sulla soglia della cucina. Che mi guardava interdetta. Non riuscivano a capire
come Bella riuscisse a ottenere tutto ciò che voleva.
Non mi azzardai a sondare le loro menti, sicuramente
piene di prese in giro.
“Beh, allora noi ragazzi andiamo di là, vi
aspettiamo.” Disse mio padre.
“Sì, non ci metteremo molto.” Rispose mia madre.
Andammo in salotto.
Emmet non si fece pregare per esprimere il suo
parere. “Wow, ti fa fare il soldatino la mia sorellina, eh? Devo proprio farle
i complimenti.” Ringhiai.
“Beh, pochi comandanti erano così autorevolidurante la Guerra di Secessione” fece eco
Jazz.
“Basta, finitela!”
sbottai.
“Beh, Edward, devi ammettere che ti tiene davvero in
riga Isabella.” Pure mio padre adesso! Era una tortura!
“Ma guarda, noi ti capiamo perfettamente, le donne
hanno armi che neanche noi…”
Mi bloccai Alice stava avendo la visione. Due ragazzi
dalla pelle scura e i capelli lunghi che superavano il cartello “Benvenuti a
Forks.”
“Edward… Due settimane. Saranno qui tra due settimane.”
La voce di Alice rimbombava nella mia testa.
Due settimane.
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Allora. Qualche chiarimento.
Sam e Jacob non hanno ancora subito la trasformazione in licantropi, perché ricordiamoci
che il gene licantropo per svilupparsi ha bisogno della vicinanza di vampiri. E
Sam e Jacob finora nonhanno avuto
contatti con loro. Quindi Alice li vede nelle visioni. Poi, non siate troppo
cattive con Bella che respinge Edward, ha subito un grave shock. Nel prossimo
capitolo, fuoco e fiamme!
Piccolo sondaggio: Secondo
voi Sam e Jacob che scuola devono frequentare? Quella della riserva o il liceo
di Forks? Vediamo se siete intuitive. Baci a tutte e Buone feste.
Auguri a
tutte!Passato buone feste? Io sì, anche se dovrò lavorare il doppio in palestra
per smaltire tutto quello che ho mangiato… Aiuto!
Prima delle vacanze qualcuno mi ha definita sadica (piccola Fin comincia a scappare… scherzo!
XD) quindi… non vi deluderò. Un abbraccio e come
sempre grazie per i commenti. Canzone di sottofondo: Saythatyou love me di Martin Nievera(su youtube
la trovate).
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BELLA
POV
Era davverorilassante stare insieme alle Cullen. Parlare con loro di argomenti
leggeri prima di affrontare Carlisle era un toccasana.
“Beh, io preferisco di gran lunga Colazione da Tiffany, lo stile di quel
film è assolutamente divino e…” mentre parlava, gli occhi di Alice si fecero
vitrei, sembrava persa. Io ero terrorizzata, mentre Esme e Rosalie sembravano
solo leggermente ansiose.
“Ma sta male?” chiesi con un punta d’isteria nella
voce.
“No cara, sta solo avendo una visione” mi rispose
Esme rassicurante.
“Ah…” non mi accorsi
neanche di Edward che era arrivato in un attimo, seguito da tutti gli altri.
Gli sguardi che si scambiavano i due però, non
riuscivano a tranquillizzarci. Vidi Edward annuire impercettibilmente ad un
segno della vampira minuta, probabilmente stavano avendo una conversazione
quasi telepatica. Rose ed Emmett sbuffavano d’impazienza, mentre Jasper aveva
silenziosamente passato un braccio intorno alle spalle della compagna, che
sospirò e mi guardò triste.
“Edward… che succede?”
“Andiamo di là amore, è meglio se ti siedi”, rispose
prendendomi per mano e portandomi in salotto. Il terrore cominciava a farsi
sentire. Cosa poteva essere di così grave?
Qualcosa che riguardasse loro?
“Amore, Alice ha avuto una visione. Una visione su quei due.” Sentii i respiri dei vampiri
presenti nella stanza fermarsi. Io, al
contrario rimasi più o meno impassibile. Feci un respiro profondo per sicurezza,
volevo evitare tremiti della voce e lacrime. Non volevo preoccupare la mia
nuova famiglia più di quanto già non fosse.
“E cos’ha visto di preciso?” domandai calma.
Fu la diretta interessata a rispondere. “Credo
fossero loro. Due ragazzi alti e robusti, coi capelli lunghi e la pelle scura,
a bordo di un’Audi TT, che sorpassavano il cartello di benvenuto sulla statale.”
La loro auto perfetta. L’Audi nera. Spacconi. “Sono
loro. Fra quanto?”
“Due settimane. Mi dispiace.”
“Il problema maggiore è che potrebbero anche
cambiare idea, potrebbero ritardare la partenza; quindi qualunque soluzione escogitiamo
potrebbe andare in fumo,” affermò Edward con rabbia.
“O anticiparla.” Risposi asciutta. Sentii immediatamente
quattordici paia di occhi addosso. “Non ho mai parlato loro di Forks, non sanno
che sono qui. Arriveranno, si rinchiuderanno nella loro stupida riserva e non
li rivedrò.” Cercavo di convincere me stessa e i Cullen con quelle parole,
sapevo che era necessario.
“Bellina potrebbe avere ragione,” disse Emmett con
un sorriso enorme stampato in faccia.
“Infatti. D’altronde quello che ha visto Alice
potrebbe essere semplicemente la strada che hanno attraversato per arrivare
alla riserva. Non dobbiamo demoralizzarci.” Esme diede manforte al figlio,
cercando come sempre di rassicurarmi.
Carlisle non era della stessa opinione. “Non avrebbe
molto senso la visione di Alice se
volesse avvisarci solo di un loro passaggio. A parte i tuoi familiari, qualcun
altro sa che sei a Forks?”
Scossi la testa. “Nessuno..” poi una consapevolezza
mi attraversò. “Nessuno a parte Kate, ma io l’ho pregata di non farne parola
per un po’. Inoltre Jacob non l’ha più visto dall’incidente, non andava in
ospedale per non stare peggio e… ”
Edward scattò in piedi. “Chiamala immediatamente e
dille di non farsi scappare niente. Soprattutto con quello.”
Cercai debolmente di oppormi. “Bella, fallo adesso. Per
favore. Ti scoccia mettere in vivavoce?”
“No.. certo che no. Non allontanarti. Ho bisogno di
sostegno morale, credo.”
Sorrise posandomi un bacio sulla tempia e portandomi
a sedere sulle sue gambe. “Certo. Non serve che tu lo chieda.”
Estrassi il cellulare composi il numero di Kate, che
rispose quasi subito.
“Bella?”
“Ciao.”
“Ci hai messo un’eternità per richiamare.”
“Già, scusami, ma poi ho dovuto preparare il pranzo
per mio padre, rassettare.. sai come vanno queste cose.” Vidi Edward alzare gli
occhi al cielo e sorridere della mia bugia.
“Capisco. Allora vuoi sapere di Sam, no?”
Feci una faccia disgustata. “ Ehm, sì. Come sta?”
“Benissimo. Cioè in realtà non c’ho capito molto con
tutti quei termini medici, comunque ha bisogno solo di riabilitazione e di
riposo. Sei contenta?”
“Certo.” Cercai di imprimere tutto l’entusiasmo che
riuscivo in quella parola.
“Non me l’hanno ancora fatto vedere, però. Dicono che
per un paio di giorni lasceranno entrare solo i parenti più stretti. E per
pochissimo. Anche Jake è riuscito a vederlo solo per…”
La interruppi. Passasse per la compassione. Ma anche
la mia sopportazione aveva un limite. E questo limite non contemplava sorbirmi
le chiacchiere sul bastardo. “A proposito di Jacob. Sa che adesso vivo a Forks?”
“Stavo per dirglielo, per un po’ torneranno a casa,
e visto che è molto vicina a dove stai tu adesso… poi
anch’io pensavo di seguirli… sai.. I Fantastici quattro di nuovo insieme… Sarebbe splendido, no?”
Che
cosa?
“Kate frena! Frena! Respira. Allora. Innanzitutto ti
pregherei di non dire a nessuno dove sono. Tantomeno a quei due.”
“Ma.. ma perché?”
Probabilmente avevo lasciato trapelare il disgusto
che provavo. “Tranquilla” mi sussurrò
Edward all’orecchio.
“Perché voglio fargli una sorpresa quando arriveranno.
E non dargli neanche il nuovo numero. Ho sempre quello vecchio per loro. Se no
sarebbe troppo complicato. E tu devi restare
a Phoenix almeno per quest’anno. Credimi, non è facile cominciare a metà anno
scolastico.”
Sospirò “Forse hai ragione. È che… voglio stare con lui.”
“Lo so. Ma non puoi lasciare i tuoi al momento. Lo sai.”
“Sì. Abby sta bene adesso,
ma ha bisogno di tutti noi. Le manchi sai? ”
Sorrisi al ricordo del piccolo uragano di cinque
anni, che aveva sconfitto la leucemia. “Anche lei. Tanto. Appena posso vengo a
trovarvi. ”
“O veniamo noi da te. Due piccioni con una fava. Oh!”
“Che c’è?”
“È arrivato Jake. Ehi
bello! Indovina chi c’è al telefono?”
Mi irrigidii. Coprii la cornetta con le mani. “Non
voglio parlare con lui. Non ce la faccio.” Bisbigliai al mio ragazzo.
“Se dovesse passartelo stai calma. Ci sono io.”
“Kate?”
“Jake è una sorpresa. Tieni.”
“Kate…sempre la solita.
Pronto?”
Quella
voce. Espirai rumorosamente.
“Oh Kate. Ma chi cazzo è?”
“Ma… BELLA! PARLA! Capisco
che tu sia emozionata, ma sai quanto il nostroJake sia impaziente.”
“È Bella?” disse stupito.
“Sono Isabella per te. Anzi non sono proprio niente.”
Risposi piccata.
Sentivo Edward ringhiare piano al mio fianco. Mi strinsi
a lui, per cercare conforto e calmarlo. Anche gli altri Cullen erano furiosi. Gli
occhi di Alice, Rose ed Esme mandavano lampi, le labbra erano strette, forse
per trattenere ringhi ed insulti che stavano per scappare. Emmett fletteva i
pugni in continuazione, mentre Jasper e Carlisle erano più calmi.
“Uh, ci siamo inacidite. E così te ne sei andata.” Lo
aveva dettoin tono strafottente.
“Già. Chissà perché. Hai qualche idea?” il mio tono
era glaciale.
Lo sentii sghignazzare. Che rabbia. “Proprio no. Allora
bellissima,come ce la passiamo?”
“Non penso ti riguardi. E non chiamarmi in quel
modo. Non te lo permetto.”
“Sai che io e Sam ti vogliamo tanto bene, vero?”
Capivo che non poteva sbilanciarsi con le parole,
visto che Kate era vicina.
“Certo. L’ho visto, quanto mi volevate bene.”
Rise. “Beh, è colpa di quel bel caratterino che ti
ritrovi.”
Chiusi gli occhi ed espirai piano. “Tu dici? A me
sembra che ve lo siate meritato.”
“Certo. Ma la prossima volta andrà meglio. Non sbaglieremo.
Ci conti, no?”
Un forte ringhio sfuggì ad Edward. Sobbalzai. Accorsero
subito Carlisle e Jasper,che tenendolo
per le spalle lo fecero rimanere seduto.
“C’è qualcuno con te? Nuovi amici?”
Sentii invadermi da una strana sensazione di calma.
“Non sono fatti tuoi. Comunque no. È solo un cane. E
se fossi in te non conterei sul fatto che ci sarà una prossima volta.”
“Io invece ne sono certo.”
“Potrebbe finire male. E non per me.”
“Vedremo. Tanto per il momento c’è Kate.”
No.
Kate no. “No. Non la toccherete. E lo sai anche tu.”
“Ne sei certa?”
“Sì. Non bluffare con me. Non farete la stessa
cazzata per due volte nello stesso posto, con due amiche per giunta. Non so se
la passereste liscia stavolta, anche con tutti i soldi di papino
e zietto. Non vorrete mica sollevare un altro
polverone come quello del Tennessee, vero?”
“Come lo sai?” bisbigliò roco.
“Ho le mie fonti. E c’è parecchia gente che non
spera altro che in un’altra vostra mossa falsa per levarvi dalla circolazione. Quindi
voi non toccherete Kate.”
“No. Ma forse potremmo dirle come è successo tutto.”
“Non farai neanche questo. Anche se lei è innamorata
del tuo degno compare, crederebbe a me. Sono la sua migliore amica da sempre, e
farebbe due più due. Saprebbe chi mente e chi no”. Non ne ero molto sicura. Kate
mi voleva bene, ma quando si innamorava si faceva abbindolare facilmente. Ma dovevo
rischiare.
“Allora dovrai pagarlo tu lo scotto.”
“Vedremo. È finita la farsa? Puoi ripassarmi Kate?”
“Certo, porgerò i tuoi saluti e gli auguri al
vecchio Sam. Ci vedremo presto. Lo prometto.”
“Kat?”
“Stupenda! Sempre i soliti voi due, eh? Vi siete
punzecchiati tutto il tempo.”
“Infatti. Senti ora vado. E dovresti andare a casa
anche tu. Abby non può stare sempre con la tata. E
siamo d’accordo, vero? Non dirai nulla.”
“No. Certo che no. Però promettimi che filmerai l’incontro.”
“Logico. Bene, allora a presto.”
“Sì. Ti voglio bene.”
Cercai di ignorare la morsa che mi attanagliava il
cuore. “Anch’io.”
Chiusi la comunicazione e abbracciai stretta Edward.
“È terribile doverle mentire. È la mia migliore
amica. Una sorella per me.”
Mi accarezzò la testa. “Lo so, amore. Ma lo fai per
lei. E poi tra poco starà di nuovo bene.”
“Lo spero.”
Poi mi accorsi che io ero avvinghiata ad Edward
mentre tutta la sua famiglia era presente. Mi staccai, cercando di ricompormi.
“Non immaginavo fosse così viscido” fece Alice.
“È un
bastardo, sarà una soddisfazione spaccargli le ossa e farlo a polpette” ghignò
Emmett.
“Il problema è che la troveranno, lo sai anche tu
Edward. Purtroppo lo faranno. E sapere che lei è vicina sarà ancora più
allettante per loro. Dobbiamo pensare a qualcosa.” Rosalie aveva parlato con
rabbia, lo sguardo di fuoco.
“Io non voglio crearvi problemi. Avete già tanto a
cui pensare… ”
Carlisle mi interruppe. “E tu sei fra queste. Basta.
Resta una sola cosa da fare.”
Vidi Edward annuire.
“Ossia?” chiese Esme.
Fu Edward a rispondere. “Ci serve un piano.”
******************************
È poco dire che è
stata una soddisfazione riversare tutto il mio astio su Jake.
Mi fa sentire bene. Meglio del tapis roulant. Ah, se vi chiedete da dove pesco
certe canzoni… non lo so manco io…
ma se sei appassionata dell’Asia… ti trovano loro! Un
abbraccio!
Ciao a tutti, è un pezzo che non scrivo più... Comunque sto pensando di cancellare la storia, correggerla e ripostarla. Rileggendola a distanza di tempo ci sono parecchie cose che a mio parere potrebberoessere migliori.
Che ne pensate?
Qualcuno vorrebbe trasformarla in collaborazione?
ringrazio tutti coloro che mi hanno scritto messaggi di sostegno. Grazie.