Desiderio

di MaryCullen
(/viewuser.php?uid=60119)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** Fuga con.. sorpresa ***
Capitolo 3: *** Confessioni... affrettate ***
Capitolo 4: *** Nuove conoscenze ***
Capitolo 5: *** Pranzo movimentato ***
Capitolo 6: *** Addii precoci ***
Capitolo 7: *** Casa Cullen ***
Capitolo 8: *** Verità e Riflessioni ***
Capitolo 9: *** Chiacchiere sull'uscio ***
Capitolo 10: *** Lasagne ***
Capitolo 11: *** Consigli fraterni ***
Capitolo 12: *** Dubbi, Passioni e Rivelazioni ***
Capitolo 13: *** Fuga, Litigi e Segreti. ***
Capitolo 14: *** La verità ***
Capitolo 15: *** Notte di passione - parte prima ***
Capitolo 16: *** Notte di passione - parte seconda ***
Capitolo 17: *** Decisioni difficili ***
Capitolo 18: *** Grazie Rosalie ***
Capitolo 19: *** Pace fatta ***
Capitolo 20: *** Perchè non capisci che ti amo? ***
Capitolo 21: *** Inaspettato ***
Capitolo 22: *** Telefonate e Paura ***
Capitolo 23: *** Due Settimane ***
Capitolo 24: *** Bella & Kate. ***
Capitolo 25: *** Considerazioni e altro... ***



Capitolo 1
*** Incontro ***


Questa è la mia prima ff, spero vi piaccia, per favore se avete suggerimenti, migliorie allo stile grafico, critiche da farmi non esitate, sarò più che felice di leggerle!!

EDWARD POV

Scuola superiore di Forks. Primo giorno del terzo anno, il mio purgatorio personale. I miei quattro fratelli si erano già avviati, mancavo solo io all’ appello. Del resto oggi era una quelle giornate in cui non sopportavo di dover assistere alle smancerie che Alice, Jasper, Rosalie e Emmett si scambiavano. A volte era dura essere lunico scoppiato della famiglia.

Ero appoggiato alla mia Volvo, riordinando libri di testo che ormai conoscevo a memoria, ma che facevano parte della messinscena cui io e i miei fratelli dovevamo prestarci ogni giorno, per salvare le apparenze.

Apparenze, figuriamoci. Quando sei un mostro, una creatura senzanima, condannata a vivere per leternità in un corpo da diciassettenne, a cosa ti serve salvare le apparenze? A niente. Appunto.

Laltro aspetto che odiavo della scuola superiore era dover ascoltare ogni giorno i pensieri idioti di adolescenti in piena tempesta ormonale Già, perché oltre ad essere un vampiro, sapevo anche leggere nel pensiero... Era un aspetto fastidioso, soprattutto perché per quanto mi sforzassi riuscivo a concedere solo un minimo di privacy alle persone che amavo: i miei quattro fratelli e i miei genitori Carlisle ed Esme.

Scossi la testa, feci un respiro profondo e mi preparai ad affrontare la banalissima quotidianità che mi si prospettava davanti, quando allimprovviso avvertii un odore, lodore umano più buono che avessi mai sentito in quasi novantanni.

Sapeva di rose, di fresia e di qualcosa che non riuscii ad identificare..ma che lo rendeva dolcissimo e unico..

E poi poi.. La vidi. Era la cosa più bella che avessi mai visto in tutta la mia esistenza.

Correva spaventata verso di me, con gli occhi color cioccolato profondissimi sbarrati per la paura, le gote imporporate dallo sforzo, i lunghi capelli mogano che si muovevano in un’ onda..

Era molto più che bellissima. Era snella ma ben fatta, il suo esile corpo trasmetteva un fragilità che ti faceva subito venire voglia di proteggerla; e cosa più importante correva verso di me.

Quando incrociò i miei occhi per un attimo arrossì ancora di più, poi con passo spedito e uno sguardo risoluto nei suoi stupendi occhi si avvicinò a me.

Mi guardò per un istante ancora, sussurrò uno scusami talmente flebile che ad un orecchio umano sarebbe sfuggito e poggiò dolcemente le sue labbra sulle mie.

“Ma che…” non ebbi neanche il tempo di finire di formulare il pensiero, che il suo dolce odore e il suo calore mi avvolsero e mi fecero perdere la testa… per una frazione di secondo pensai che si trattasse del mostro che era in me che stava affiorando, ma poi capii.

Era DESIDERIO. Desiderio puro di abbracciare quella fragile ragazza, di cui non conoscevo neanche il nome, e di baciarla a mia volta.

Così lo feci. Per la prima volta da quando la mia seconda vita era cominciata (a dire il vero non mi era mai successo neanche da umano) mi abbandonai allistinto.

Feci scivolare una mano lungo la sua schiena e laltra trai i suoi capelli, poi dischiusi le labbra per respirare ancora meglio il suo profumo. La sentii irrigidirsi per un attimo, ma poi anche lei si abbandonò a quellelettricità che ci aveva percorsi dal primo istante in cui le nostre bocche si erano incontrate.

Poi allimprovviso, non sapevo neanche come fosse successo, le nostre lingue si incontrarono, dapprima piano, poi con sempre più passione, io non mi decidevo a lasciarla, e lei, la ragazza che in pochi attimi aveva scombussolato la mia esistenza, mi stringeva sempre più forte

Sentii in lontananza una corsa affannosa, dei pensieri talmente confusi da essere indecifrabili, e poi Lui apparve. Lo conoscevo bene, era il cretino della scuola per eccellenza: Tyer Crowe. Pensava che tutte le ragazze dovessero cadere ai suoi piedi, si sentiva secondo solo ai cinque irraggiungibili Cullen.

Aprii gli occhi e la vidi che mi fissava con uno sguardo da cucciolo impaurito, mi stava pregando di non lasciarla andare, e così feci.

Le accarezzai la guancia per rassicurarla, e con la punta della dita, come se fosse stata la più fragile delle bolle di sapone le abbassai le palpebre; richiusi gli occhi anchio, ma mi concentrai sui pensieri di quel cretino.

Erano un misto di rabbia ed incredulità: ma..ma..ma.. come si permette quella brutta con quel mostro di Culen poi..bleah!!ma me la pagherà.. oh.. eccome se me la pagherà.

Poi urlò Bella Swan, te la farò pagare, vedrai!! Ti renderò la vita un inferno!! e si allontanò come una furia.

Quando i suoi passi furono lontani abbastanza, non più udibili ad orecchio umano, quella bellissima ragazza si stacco da me e rossa in viso mi balbettò: S-s-scu-scusa i-i-io n-non so c-c-osa mi sia p-p-preso, fece un respiro profondo e continuò, con voce più ferma: grazie davvero, non sai da cosa mi hai liberato e scappò via.

Io rimasi talmente impietrito da non riuscire né a gridarle un Aspetta! né a correrle dietro, nonostante fosse la cosa che più avrei voluto al mondo.

Mi guardi le mani e chiusi gli occhi assaporando i momenti appena vissuti, il suo calore, il suo profumo, le sue soffici labbra.. Ero talmente immerso nei miei pensieri che larrivo dei miei fratelli mi colse alla sprovvista.

Aha!! Cè sempre una prima voltapensò Emmett compiaciuto.

Aprii gi occhi e li guardai, ad uno ad uno: non cera dubbio che avessero assistito alla scena, ma la cosa strana è che sembravano tutti così.. così felici, ecco. Emmett aveva un sorriso che gi andava da un orecchio allaltro, Jasper sorrideva compiaciuto, Rosalie mi guardava con calore e mi sorrideva dolcemente e Alice era Alice. Mi guardava con una gioia paragonabile solo a quella che aveva quando Jasper riusciva a stupirla, il che, dato il suo potere di preveggenza, non accadeva spesso. Ma cera di più.. una luce maliziosa nei suoi occhi.

La guardai torvo e le chiesi cosavesse visto, e lei con tono falsamente innocente mi rispose: Niente fratellino, proprio niente. Non mi convinceva, così provai a sentire i suoi pensieri, ma si stava concentrando sui suoi momenti intimi con Jazz, perciò era chiaro che non volesse farmelo sapere.

Un po stizzito mi concentrai sugli altri, per primo Emmett che come al solito era bonaccione, ma anche.. beh Emmett: Sono proprio felice.. ora finalmente non sarai più il verginello del gruppo, e da bravo fratello maggiore potrò insegnarti un po di giochini... Lo ignorai e passai a Jazz, anche lui era felice, forse più di Emmett, dato che poteva sentire le mie emozioni, che in quel momento io non capivo, ma lui con la sua esperienza sì.

Rosalie mi lasciò basito. Avevamo sempre avuto un rapporto difficile, conflittuale, anche se col tempo e soprattutto da quando aveva trovato Emmett, la sua metà, era migliorato parecchio, ma non si poteva ancora dire che fossimo completamente liberi dalle ostilità. Perciò mi stupii non poco quando la ascoltai: Ed, sono felice per te, davvero, finalmente non sarai più solo. La guardai e le sorrisi, un sorriso dolce, che ei ricambiò.

Mi sentivo in dovere di spiegare ai miei fratelli cosa fosse successo e perché mi fossi comportato in quel modo, perciò presi un respiro profondo (nonostante non fosse necessario) e iniziai:

“Ragazzi io non so cosa mi sia preso, davvero cioè lei si è avvicinata e mi ha baciato, si vedeva che lha fatto perché era in pericolo, e forse non so io.. mi fermai un attimo a pensare ecco forse io le ho ispirato sicurezza, fiducia, fatto sta che si è avvicinata e mi ha baciato. Io non ho scuse per come mi sono comportato, lo so, ma il suo odore, il suo profumo era buonissimo, anzi no, di più , ormai parlavo talmente in fretta che ludito umano non sarebbe riuscito a percepire le mie parole sapeva di rose, di fresia e di qualcosa che non sono riuscito a identificare, però, però.. ha risvegliato in me delle emozioni che non sapevo di poter provare, e non parlo del nostro istinto, era qualcosa di ancora più forte, che mi ha spinto a stringerla a me.. mi interruppi imbarazzato, senza sapere come continuare.

Con mia grande sorpresa scoppiarono tutti a ridere.

“Davvero, Edward è a prima volta che ti sento parlare così tanto in una volta sola mi fece Jazz.

“Già, è stato interessante fece eco Emmett.

Alice si limitava a guardarmi, sorniona, mentre Rose mi lasciò senza parole: quel qualcosa che ti ha spinto a baciarla e che non hai capito si chiama attrazione fratellino, anche se nel tuo caso direi che si è trattato proprio di un colpo di fulmine.

Gli altri annuirono convinti. Io ero completamente sconvolto. C-come, scusa?

Rose mi guardò paziente e mi parlò come se davanti a lei ci fosse un bambino piccolo e non un vampiro quasi centenario: Ed, ho appena detto che ti sei innamorato, capito? Quello che ti ha spinto a baciarla si chiama A-M-O-R-E.

Ormai non sapevo neanche più cosa dire.

Intervenne Alice: Rose hai proprio ragione, sai io te e Bella saremo grandi amiche, mi fece locchiolino.

Maledetta folletta veggente!! Ragazzi, ma io non ci ho manco parlato con quell’ ” mi stava scappando la parola angelo ma mi morsi la lingua-meglio non peggiorare la situazione- quella ragazza.

“Oh, ci parlerai fece Alice, aggiungendo pensando “e non solo”.

Jasper e Emmet intanto si guardavano complici, ma io ero totalmente distratto dalle mie perfide sorelle e dalle loro teorie assurde, per cui sobbalzai quando mi dissero allunisono però Ed, per essere a prima volta che baciavi qualcuno non te la sei cavata affatto male, ed Em continuò anzi a vederla sembrava davvero che lei fosse in paradiso.

Al ricordo scoppiai a ridere in armonia con loro, Rose ed Alice intanto parlavano già di andare a fare shopping con la mia futura ragazza, e pensavano a quanto nostra madre, Esme, sarebbe stata felice nel vedermi finalmente innamorato.

Riscossi tutti dal chiacchiericcio e dissi: Andiamo in classe, e non una parola su questa storia, fino a quando non arriviamo a casa, - già perchè avrei dovuto, ma soprattutto volevo parlarne anche ai miei genitori, o dirò io a Carlisle ed Esme, e poi ho bisogno di qualche ora per capire, analizzare questa situazione .

Gli altri acconsentirono, mentre ci dirigevamo verso gli edifici, mi venne in mente un particolare, che non avevo notato prima perché troppo stupito e scosso: non avevo sentito nessun pensiero proveniente dalla ragazza.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Fuga con.. sorpresa ***


Grazie a tutti per le recensioni. Cercherò di aggiornare con un nuovo capitolo ogni giorno o ogni due.

@ Fin: spero che questo carattere aiuti i tuoi poveri occhietti =)

Al solito sono sempre pronta ad accogliere suggerimenti.

BELLA POV

Oddio. Oddio. Cosa avevo fatto? Non era possibile che io, Isabella Swan, goffa, impacciata e insignificante diciassettenne avessi baciato un bellissimo ragazzo, ma che dico, un dio greco dagli occhi miele nel parcheggio della mia nuova scuola.

No. Era assolutamente IMPOSSIBILE.

Poi però mi annusai i capelli, e il suo dolcissimo profumo mi invase. Era qualcosa che non avevo mai sentito prima, qualcosa di ultraterreno, ma soprattutto era la prova che avevo davvero baciato uno sconosciuto.

Allora. Ricapitoliamo. Cos’era successo?

Dall’inizio. Adesso mi trovavo a Forks, nello stato di Washington, cittadina tra le più piovose d’America, per vivere con mio padre, l’ispettore Charlie Swan,dopo che mia madre si era risposata, ma soprattutto per sfuggire a… NO, a quello non volevo neanche pensarci. Scossi la testa e mi concentrai.

Ero arrivata da circa un mese, e questo tale, Tyler Crowe, che abitava a tre casa di distanza da quella di Charlie, non mi aveva mollata un attimo. Me lo ritrovavo sull’uscio di casa, quando passeggiavo, quando mi sedevo in giardino, dappertutto. Era diventato peggio di un maniaco.

Chissà perché poi. Non ero davvero quello che si definisce una bellezza, coi miei capelli color topo e i miei banalissimi occhi marroni. Il mio fisico poi non era niente di che, ero snella, questo sì, ma senza forme provocanti che potessero far girare la testa ai ragazzi.

Probabilmente questo Tyler mi dava il tormento giusto perché ero la “nuova”, l’ultima arrivata, e sicuramente voleva fare il gallo coi suoi amici vantandosi di essere stato il primo ad aver marcato il territorio.

A Charlie non avevo detto nulla di questo tizio, era troppo iperprotettivo, avrebbe finito con lo sparargli, e io non volevo creare caos; ero scappata a Forks per poter vivere in pace. Molto diplomaticamente mi ero quindi rinchiusa in casa da metà agosto, fingendo un’influenza,e aspettando che arrivasse settembre, quando sarebbe cominciato il liceo.

Non so nemmeno come, ma al mio primo giorno di scuola mi ritrovai bloccata in un angolo un po’ appartato del parcheggio con Tyler che diceva un mucchio di sciocchezze, che ascoltavo solo a metà, certa solo di una cosa: il suo sguardo non mi piaceva. Non mi piaceva per niente, era troppo smile a quello sguardo.

Per fortuna in mezzo a tutto quel blaterare gli squillò il cellulare, guardando il display mi disse che doveva proprio rispondere, ma che sarebbe tornato da me in pochi minuti… io pensai freneticamente, e decisi di scappare… già, ma dove? Correndo, raggiunsi lo spiazzo, almeno qui se mi fosse successo qualcosa qualcuno mi avrebbe aiutato.

Poi all’improvviso lo vidi, e rimasi senza fiato. Era appoggiato ad una Volvo grigia, intento a riordinare i suoi libri, ed è bellissimo.. Capelli color bronzo spettinati, occhi color miele, carnagione pallida e un fisico da modello. I nostri sguardi si incrociarono per un istante, ed una scossa mi attraversò tutto il corpo. Sentivo Tyler che si avvicinava, e presi una decisione irrazionale, mi avvicinai, mormorandogli pianissimo uno “scusami” e, alzandomi in punta di piedi, poggiai le mie labbra sule sue, pianissimo, aspettando che lui mi scostasse in malo modo. Mentre aspettavo, mi accorsi che era davvero freddo, gelido, ma questa cosa non mi dispiaceva, tutt’altro… mi stupii. Fece scivolare una mano lungo la mia schiena e l’altra tra i miei capelli. Io scioccata, decido di abbandonarmi all’istinto, e all’improvviso il nostro bacio si trasformò in qualcosa di più…

Non ci credo!! Sto dando il mio primo bacio ad uno sconosciuto… ma ne vale la pena. Mi stringevo a lui sempre più forte, ma sembrava non accorgersene.

Sentendo Tyler avvicinarsi aprii gli occhi terrorizzata e quell’Adone era lì a fissarmi, capisce e raccoglie la mia preghiera muta, perché mi accarezzò dolcemente la guancia e mi abbassò le palpebre con delicatezza, continuando a baciarmi.

All’improvviso Tyler arrivò, e dopo un attimo di silenzio urlò: “Bella Swan, te la farò pagare, vedrai!! Ti renderò la vita un inferno!!”

Dopo che si allontanò, mi staccai da lui a malincuore e gli balbettai: “S-s-scu-scusa i-i-io n-non so c-c-osa mi sia p-p-preso,” e dopo un respiro profondo,con voce più ferma: “ grazie davvero, non sai da cosa mi hai liberato” scappando via.

Ricordando tutto, scappai in bagno, dove mi sciacquai la faccia, e mi avviai verso il laboratorio di biologia cercando di passare il più inosservata possibile.

Una ragazza gentile, Angela Weber, che avevo incontrato un paio di volte al supermercato, mi mostrò i mio banco, ancora vuoto. Ero curiosa di sapere chi fosse il mio compagno, e aspettando che arrivasse tirai fuori i libri dallo zaino.

All’improvviso sentii l’odore celestiale di poco prima e alzando lo sguardo lo vidi. Era lui. Mi guardava con uno in maniera indecifrabile, ma con un vago sorriso su volto. Io arrossii. Bene, almeno non mi odiava. Feci un respiro profondo e mi preparai a parlare.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Confessioni... affrettate ***


Grazie davvero di cuore a tutti per le splendide parole, è bello sapere che quello che scrivi piace.

Un grazie particolare a Fin, che mi sta molto incoraggiando, grazie per le tue dritte, agli errori di grammatica cercherò di stare più attenta =), per quelli di battitura anche, ma sappiate che la tastiera del mio pc è poco collaborativa.

Come ringraziamento speciale vi metto un capitolo nuovo!! Di nuovo Eddy stavolta!! E poi un consiglio: secondo voi è troppo ripetitivo scrivere due volte lo stesso capitolo dai due POV? Preferite che alterni proseguendo con la trama? Ho un progettino, e siccome dei capitoli sono già scritti mi piacerebbe sapere che ne pensate. Bacissimi.

Ps: ovvio che suggerimenti su qualunque aspetto sono i benvenuti!! Anche quello grafico… vi piace? Preferireste un altro carattere? Un altro colore?

Edward POV

Ancora non riuscivo a capacitarmi di quello che era successo pochi minuti prima, ma mi imposi di non pensarci e di tornare ad essere il solito “irraggiungibile” Edward Cullen. Attraversando i corridoi chiusi la mente. Non era piacevole essere il punto focale delle fantasie delle adolescenti in piena tempesta ormonale. Tutti noi lo eravamo, alle nostre prede apparivamo bellissimi, ma chissà perché io ero il preferito da quel branco di oche starnazzanti.

Senza volerlo mi soffermai a pensare a lei. A cosa l’avesse spinta a baciarmi, cosa aveva provato quando l’aveva fatto, perché avesse scelto proprio me. Che fosse come tutte le altre adolescenti? Ne dubitavo. Sentivo, sapevo che non era così. Non avevo sentito i suoi pensieri, probabilmente perché troppo stupito, ma sapevo che quando si era buttata tra le mie braccia aveva paura, paura di Tyler Crowley, un umano. Che ironia! Aveva paura di un umano ma non di un vampiro, aveva affidato a me la sua vita, senza neanche sapere chi- o meglio- cosa fossi. Senza sapere che avrei potuto sfondarle i cranio con un carezza, farla morire dissanguata.

Eppure...non l’avevo fatto. Perché? Per il suo profumo? No, non era soltanto per quello. A detta di Rose e degli altri mi ero innamorato. Possibile? Di un’umana poi? Io che non avevo ceduto mai a nessuna, né a Rose che era bellissima, e che Carlisle sperava potesse diventare la mia compagna (grazie al cielo non era mai successo, perché entrambi ci eravamo amati -conflittualmente- sempre e solo come fratello e sorella), né all’affascinante Tanya, che mi aveva corteggiato per cinquant’anni, né a tutte le altre.

Ma poi innamorarsi così? Senza conoscere neanche il suo nome? No, aspetta il suo nome lo conoscevo, era Isabella Swan, la figlia dello sceriffo, arrivata da Phoenix dove aveva vissuto con la madre. Chissà perché era qui.

Senza accorgermene ero davanti all’aula di biologia, uno tra i corsi più noiosi, soprattutto per uno studente con due lauree in medicina… presi un respiro ed entrai.

Prima mi colpi il suo profumo, così buono…

E poi la vidi. Era seduta al mio banco, al nostro banco. E una gioia irrazionale mi percorse da capo a piedi. Mi sintonizzai sui pensieri dei miei compagni, per cercare di carpire anche i suoi.

-ecco quel figo di Cullen, ma come fa ad essere sempre così bello?- era Jessica Stanley.

­­-uffa gli è toccato il posto vicino alla nuova, volevo esserci io- Mike Newton, che poi si perse in fantasie oscene su Bella, la mia Bella. ALT! La mia Bella? Ma mi ero rincitrullito?

Intanto mi avvicinavo a lei, ma non sentivo nulla. I pensieri degli altri erano sulla stessa linea di Mike e Jessica, per cui li chiusi fuori e sedetti al mio posto. Lei alzò gli occhi stupita, arrossii; intanto io le sorridevo, cercando di non sembrare troppo compiaciuto dal fatto che ci fosse lei vicino a me.

Poi fece un respiro profondo- avevo notato che lo faceva spesso, per calmarsi e prendere coraggio forse?- e mi disse: “Ciao, io sono Isabella Swan, la figlia di Charlie Swan, sono arrivata qui da solo un mese…” e mi tese la mano.

Io la scrutavo attento, ma non riuscivo a percepire i suoi pensieri, possibile che non potessi leggerle la mente? Interessante. Questo aspetto mi intrigava, magari era una persona interessante, o magari si sarebbe rivelata la solita adolescente noiosa e monotona.

Decisi di provare a conoscerla, e mi stupii io stesso di quei pensieri, visto che non avevo mai provato ad avvicinarmi agli umani per costruire un qualsiasi tipo di rapporto.

Le mie riflessioni non durarono più di qualche secondo, ma lei era diventata porpora e capii che forse aveva interpretato il mio silenzio come un rifiuto, così mi affrettai a rimediare: “ Ciao, io sono Edward Cullen, eh,beh direi che ci siamo conosciuti abbastanza bene prima..”

Idiota!!! Che cavolo stai dicendo!! Guarda com’è arrossita…

Ormai era davvero quasi viola, “Sì.. ecco mi dispiace, m-ma io di solito non mi comporto così, e davvero c’è un motivo dietro al mio comportamento” –respirò profondamente- “e lo so che tu probabilmente penserai che io sia una ragazza facile, ma davvero non è così, comunque mi dispiace di averti assalito, ma ti sono davvero grata…

Mio Dio. Era davvero troppo carina… così decisi di buttarmi prima che lo facesse qualcun altro- avevo sentito i pensieri, ed erano in tanti, troppi, quelli che volevano farsi avanti- “sai io non è che non abbia apprezzato anzi, e lo so che l’hai fatto perché quel tale, Tyler, non aveva buone intenzioni,” a queste mie parole i suoi occhi si spalancarono e si riempirono di paura, la paura che avevo visto mentre la baciavo, la stessa che me l’aveva fatta accarezzare e stringere più forte…

C-come f-fai a-a-a s-sa-saperlo?”

Sentii il bisogno di stringerla di nuovo, era davvero strano, io di solito così freddo e distaccato, desideravo adesso stringere tra le braccia quella fragile e bellissima umana dai pensieri inaccessibili, così mi limitai a prenderle la mano, pensando poi di ritrarla –di sicuro la ripugnerò, sono così freddo, così morto,- ma inaspettatamente rispose alla stretta, “Lo conoscono tutti qui, stai tranquilla”.

Si rilassò e mi regalò un sorriso stupendo, luminoso, che io ricambiai, e sentii il suo cuore accellerare i battiti…

Così decisi di essere totalmente – per quanto potessi permettermelo- sincero con lei…

“Sai, a me non è dispiaciuto per niente il tuo…ehm…attacco, ma nemmeno io mi sono comportato nel migliore dei modi, però..ecco…vedi…” , era sbiancata a queste parole, ma non aveva lasciato la mia mano, ecco idiota e adesso? Poi mi giunse la voce di Alice -dille la verità…- Maledetto mostriciattolo!!

Feci comunque quello che diceva Alice- e chi riusciva mai ad opporsi a lei?- perciò continuai: “cioè.. diciamo che ti ho assalito anche io, però ti giuro, non lo faccio tutti i giorni, anzi era la prima volta che facevo una cosa del genere, anzi no, sarebbe meglio dire che era la prima volta in assoluto che facevo delle cose del genere calcai il tono sulle ultime parole, volevo davvero che ci credesse, sapesse che era stata la prima.

Con mia grande sorpresa scoppiò in una risata cristallina -quant’è bella- e mi fece sarcastica: “vorresti farmi credere che un dio grec… un ragazzo carino come te ha scelto me, questo insignificante esserino per dare il suo primo bacio?”

Ero confuso. Primo. Aveva detto dio greco, quindi forse le piacevo, almeno fisicamente –ma tutti ci trovavano attraenti- eppure, invece che esserne deluso ne ero stranamente compiaciuto. Secondo. Si era definita essere insignificante. Ma era pazza? Cieca?

La guardai intensamente perché volevo che mi credesse,e le dissi: “sì, davvero per il mio primo bacio ho scelto una ragazza bellissima, dalle guance rosse, i capelli mogano e gli occhi color del cioccolato, che stamattina mi è venuta incontro…

Lei si ritrasse impercettibilmente, sbiancò, gli occhi le si riempirono di lacrime e sfilò la sua mano dalla mia.

Ecco brutto, cretino!! Hai visto? Penserà che sei un depravato.

Scusami… io non volevo, davvero.. volevo solo dire che…”

Ma a quel punto entrò il professor Banner e io non riuscii a terminare la frase.

Allora vi piace? Vi ho incuriosite? Se tutto va bene aggiorno stasera sul tardi.. e se avete voglia di sentire il resto della storia..

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Nuove conoscenze ***


L’avevo promesso, no? Ed eccomi qui con il nuovo capitolo, che spero apprezzerete.

Mi fate davvero felice con i vostri commenti,ogni volta che vi leggo mi commuovo… prima d’ora non avevo mai pubblicato i miei scritti, ed è bello sapere che riesco a trasmettervi un po’ delle emozioni che provo.

Grazie, grazie, grazie di cuore.

@Bluking: attenzione, perché non tutto è come sembra… però sei vicina.. più o meno…

La verità la scoprirete solo leggendo (^_^)

BELLA POV

Era lì, bello, bellissimo, e mi fissava.

Feci un respiro profondo - per calmarmi e prendere coraggio- e gli dissi: “Ciao, io sono Isabella Swan, la figlia di Charlie Swan, sono arrivata qui da solo un mese…” e gli tesi la mano.

Mi scrutava con sguardo attento, ma non accennava a prendere la mia mano. Pensai che forse credeva di avere davanti una poco di buono, e chi avrebbe potuto dargli torto?

Poi mi rispose, facendomi un sorriso sghembo che avrebbe incantato chiunque: ““ Ciao, io sono Edward Cullen, eh,beh direi che ci siamo conosciuti abbastanza bene prima..”

Arrossii violentemente. In quel momento il mio incarnato doveva essere sicuramente più vino al porpora che non al rosa, così tentai di rimediare:

“Sì.. ecco mi dispiace, m-ma io di solito non mi comporto così, e davvero c’è un motivo dietro al mio comportamento” –calma Bells, respira- “e lo so che tu probabilmente penserai che io sia una ragazza facile, ma davvero non è così, comunque mi dispiace di averti assalito, ma ti sono davvero grata…

Chissà perché avevo aggiunto quell’utima frase… volevo forse che non pensasse male di me? No, impossibile. Lo conoscevo solo da poche ore.

La sua risposta mi tolse il fiato: “sai io non è che non abbia apprezzato anzi, e lo so che l’hai fatto perché quel tale, Tyler, non aveva buone intenzioni.”

Spalancai gli occhi dal stupore. Come faceva a saperlo? Come poteva sapere che io li riconoscevo tutti?

Ero quasi fuori di me, ma riuscii a balbettargli un: “C-come f-fai a-a-a s-sa-saperlo?”

Inaspettatamente mi prese la mano, era davvero ghiacciata, ma aveva un che di rassicurante, e di nuovo una scossa elettrica mi percorse da capo a piedi, gli sorrisi, e lui mi ricambiò –mamma quant’era bello­- sentii il mio cuore accelerare, ma sperai vivamente che lui non se ne accorgesse…

Continuò con slancio: “Sai, a me non è dispiaciuto per niente il tuo…ehm…attacco, ma nemmeno io mi sono comportato nel migliore dei modi, però..ecco…vedi…”

Sbiancai. Non riuscivo a capire dove volesse arrivare. Che voleva dire?

Non dissi nulla, ero ammutolita, lui riprese con ancora più trasporto e una voce melodiosa: “cioè.. diciamo che ti ho assalito anche io, però ti giuro, non lo faccio tutti i giorni, anzi era la prima volta che facevo una cosa del genere, anzi no, sarebbe meglio dire che era la prima volta in assoluto che facevo delle cose del genere

Ah. Ecco. Peccato. Che delusione. Partiva con le bugie. LUI. Il suo primo bacio a ME. Figuriamoci. Ma del resto da un ragazzo così bello non ci si poteva aspettare altro… era un dongiovanni. Ma di quelli irriducibili. Peccato. Mi piaceva davvero. Mi ero sentita protetta tra le sue braccia, quella mattina. PECCATO? Bells, ma ti sei ammattita? Riprenditi. Vuole prendermi in giro? Bene. Ma che non si aspetti che la “nuova” sia anche un’allocca.

Gli risi in faccia senza ritegno e aggiunsi sarcastica: “vorresti farmi credere che un dio grec… -contegno Bella, contegno,mai sentito parlare di tecniche antisgamo?-un ragazzo carino come te ha scelto me, questo insignificante esserino per dare il suo primo bacio?”

Aha. Adesso ti voglio. Speravo di averlo messo in difficoltà, ma quando incrociai il suo sguardo sentii di nuovo la scossa. Mi stava fissando intensamente. Troppo. Rischiavo di perdermi in quelle sue iridi miele, erano incantevoli, ingannatrici. Ma non fu nulla, nulla, in confronto alle sue parole: “Sì, davvero per il mio primo bacio ho scelto una ragazza bellissima, dalle guance rosse, i capelli mogano e gli occhi color del cioccolato, che stamattina mi è venuta incontro…”

IO. Bellissima.NO!! Odiavo che quella parola venisse attribuita a me. Mi ricordava troppo quello che volevo dimenticare, quella voce che mi diceva le stesse parole.

Probabilmente sbiancai. Di sicuro si accorse delle lacrime che stavano per sgorgare, e del fatto che avessi ritratto la mano, che era rimasta tra le sue per tutto il tempo.

Mi guardò, i suoi occhi assunsero uno sguardo triste, probabilmente pensava fosse colpa sua, ma io non potevo spiegargli che in realtà ero io, io sola ad essere sbagliata, perché un po’ in fondo volevo credergli. Mi piaceva. Ma non in quel modo. No. Di sicuro mi piaceva in quel modo, ma io non potevo permettermi di corromperlo, di sporcarlo. Non l’avrei sopportato.

“Scusami… io non volevo, davvero.. volevo solo dire che…” la sua voce era più melodiosa.

Era tristissima adesso.

Ma a quel punto entrò il professor Banner e non terminò la frase.

L’ora passò in un baleno. Cercai di non guardarlo più, e al suono della campanella mi dileguai. Dovevo seguire educazione civica e inglese, e per fortuna Edward Cullen non era in nessuna delle mie due classi. Notai però una ragazza molto carina, esile, simile ad un folletto, con la pelle diafana e gli occhi topazio che mi fissò con uno sguardo malizioso per entrambe le lezioni.

Decisi di ignorarla. Intanto un ragazzo, Mike, carino e cordiale, mi aveva tenuto compagnia durante inglese, subissandomi di domande. Io rispondevo cercando di essere diplomatica, mantenendomi però sul vago.

Non mi piaceva che le persone sapessero troppo di me.

Soprattutto, non volevo sapessero quello. Nessuno ne sarebbe mai venuto a conoscenza. Nessuno. E tantomeno lui. Non volevo lo sapesse. Non avrei potuto tollerarlo.

Mike intanto, si era fatto insistente, troppo, voleva che in mensa mi sedessi al suo tavolo, così mi avrebbe presentato i suoi amici. Io invece desideravo solo starmene da sola e passare il più inosservata possibile.

Stavo per accettare, non perché mi facesse piacere, ma perché ero spossata dalla sua insistenza quando intervenne la ragazza-folletto che mi aveva fissato per tutto il tempo dicendo: “Bella la porto io a pranzo, si siederà al nostro tavolo”, e guardandomi raggiante: “vedrai ti piacerà, i miei fratelli sono meravigliosi, ti divertirai, diventeremo grandi amiche. ”

Mike era indietro, stupito e infuriato, ma non proferì parola.

In cosa mi ero cacciata? Cercai di dimenarmi ma la ragazza-folletto, senza smettere di sorridere mi prese per mano – la sua mano era gelida quanto la sua, ma ancora non m scostai, quel tocco aveva un che di rassicurante- e la seguii inerme.

Arrivate in mensa mi lasciai guidare, senza neanche fare la fila per prendere il pranzo: “tranquilla ci ha già pensato mia sorella Rose”, mi resi conto che non sapevo neanche come si chiamasse, così glielo chiesi e lei rispose in voce musicale, bellissima, da soprano:

“Ah, già che sbadata. Io Sono Alice. Alice Culen”- sconvolta stavo per scappare, ma lei si era già fermata davanti a un tavolo e cominciò a fare le presentazioni: “allora lei è mia sorella, Rosalie, ma tu puoi chiamarla Rose, tanto saremo tutte e tre grandi amiche..”.

Guardai quella ragazza bionda e bellissima, era davvero perfetta. Mi sentii insignificante.

“Lui è Jasper, il fratello gemello di Rose, ed anche la mia metà, tu puoi chiamarlo Jazz” indicò un ragazzo altrettanto bello, biondo e dall’aspetto maestoso che ricordava un leone, poi passò ad un ragazzo bruno e nerboruto, con le fossette: “lui è Emmett, il ragazzo di Rose”

Con mio grande imbarazzo si fermo su di lui: “e, infine lui è Edward, e al momento non sta con nessuna, in futuro chissà…” e mi lanciò di nuovo quell’occhiata maliziosa, che però notai solo con la coda dell’occhio, perché il mio sguardo era incatenato al suo, sembrava ancora triste per quanto successo a biologia.

Ma che dici idiota. Non farti illusioni. E’ impossibile. E se per la più assurda delle ipotesi tu dovessi piacergli sarebbe comunque impossibile. CHIARO??!!

Sospirai. Ero cotta a puntino, già il primo giorno. Ma non potevo assolutamente, assolutamente permettermi di sporcarlo. MAI.

Quello che si chiamava Emmett disse con una sonora risata: “allora che si fa, si mangia?”

Ovviamente l’unico posto libero era quello vicino ad Edward.

Quale sarà il segreto di Bella?Ancora non ve lo svelo..*me perfida* ma altrimenti che gusto c’è? Però…

Non perdete il prossimo capitolo, una svolta interessante aspetta i nostri beneamini.

A domani!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Pranzo movimentato ***


Come al solito grazie a tutte per le recensioni… mi fa piacere avere scatenato la vostra curiosità, ma per il momento vi lascio sulle spine… non vorrete mica scoprire tutto subito? ^_^ ragazze, leggevo una FF, e c’è la mia stessa frase sul desiderio…ma io non l’ho plagiata!!! Quella ff è stata scritta prima della mia, ma io davvero l’ho letta solo ieri!! Che faccio??

EDWARD POV

Non mi guardò più per tutta la durata dell’ora di biologia. Al suono della campanella, quel cretino di Mike Newton le si affiancò e cominciò a tartassarla di domande, su Phoenix, sul perché fosse a Forks, se avesse un ragazzo. Rispondeva a monosillabi, ma ogni volta che si parlava della sua vita sentimentale sbiancava e si irrigidiva. Chissà perché. Che avesse qualcuno?

A questo pensiero una rabbia cieca mi assalì, ma non riuscivo a capire cosa fosse. Per non irritarmi ancora di più chiusi la mente, e mi concentrai sulle lezioni.

A pranzo mi avviai verso il nostro solito tavolo, e c’erano tutti meno Alice. Gli altri erano stranamente eccitati, si scambiavano sguardi complici che non capii finchè Alice non varcò la soglia della mensa. Era con lei e la teneva per mano.

La ragazza sembrava spaesata, ma sapevamo tutti che quel mostriciattolo era irremovibile e che quando decideva una cosa, quella doveva essere. Mi preparai perciò ad assecondarla, Alice si avvicinò e fece le presentazioni; arrivata a me disse: “e, infine lui è Edward, e al momento non sta con nessuna, in futuro chissà…” presi nota mentalmente di farla a pezzi una volta arrivati a casa.

In quel momento ero troppo impegnato a guardarla negli occhi, ero perso nel suo sguardo, cercavo di trovare qualche risposta ai suoi mille segreti. Si sedette vicino a me. Era l’unico posto libero.

Quello che Emmet stava per dire mi colpì come un fulmine adesso le chiedo com’è stato baciare appassionatamente il verginello”… gli mollai un calcio da sotto la sedia “scusa, scherzavo.” Ci mancava solo che pensasse che tutti i maschi Cullen fossero dei depravati. Per quello bastavo io.

Poi, spiazzandomi, Bella parlò: “ehm, Alice, non per essere indiscreta, ma se Rose è tua sorella e Jasper il suo gemello”- arrossì imbarazzata, era tenerissima- “com’è che tu e Jazz state insieme?”

Scoppiammo tutti a ridere. Rispose Rose: “oh, Bella devi sapere che tutti noi siamo stati adottati… io e Jazz siamo gemelli e viviamo con Carlisle ed Esme da quando avevamo otto anni, Esme è una nostra prozia, ci sentiamo davvero come a casa, come in una famiglia.”

“Capisco,dev’essere davvero bello avere una famiglia numerosa, di cui fa parte anche il tuo ragazzo..”, e il suo tono mi sembrò stranamente sollevato; forse sperava che in famiglia di maniaco ce ne fosse solo uno.

Jasper ed Emmett continuavano a lanciarsi sguardi complici, che non mi piacevano affatto, non lasciavano presagire nulla di buono.

“Allora, Isabella” cominciò Jasper e lei lo interruppe “preferirei essere chiamata Bella se non vi dispiace, lo preferisco.”

“D’accordo Bella. Allora, ti va di dirci qualcosa di te? Di come sei arrivata nella sperduta Forks?”

Di nuovo notai che impallidiva e si ritraeva impercettibilmente, ma si riprese subito: “oh, beh, non c’è molto da dire, sono venuta a stare un po’ con mio padre, l’ispettore Swan, anche perché ma madre si è risposata con Phil, un giocatore di baseball che adoro, ma che fa una vita un po’ nomade, sempre sballottato di qua e di là, partite, trasferte, nuovi contratti, e a me non andava di seguirli come un pacco postale, volevo un po’ di pace, così eccomi qui.”

“Bello!!! Sono contenta tu sia venuta a stare a Forks, ci voleva proprio una ventata d’aria nuova… dobbiamo assolutamente organizzare una battuta di shopping io, te e Rose, vero Rose?” Alice che saltellava impazzita sulla sedia.

“Mi pare il minimo” fece Rose “Bella è così bella, ma ha bisogno di un totale makeover”, aggiunse Rosalie con aria esperta.

Notai che era di nuovo sbiancata. Sembrava succedesse sempre quando le si facevano complimenti o quando si cercava di indagare sul suo passato. Perché? Perché? Stavo impazzendo, non so cosa avrei dato per poter capire cosa le passava per la testa.

Emmett scoppiò a ridere “povera te, non sai in cosa ti sei cacciata, sono due maniache.”

Entrambe lo fulminarono con lo sguardo, e Bella scoppiò a ridere.

Mio Dio. Era perfetta, stupenda, sublime. Volevo stringerla di nuovo tra le mie braccia come avevo fatto quella mattina, ma sapevo che non era il caso.

Jasper mi richiamo mentalmente all’ordine: “ehi, fratellino, controllati. 1. Stai sbavando, 2. Non hai spiccicato parola. Datti una svegliata!”, gli lanciai un occhiataccia e annuì.

Cominciai impacciato: “allora come trovi le lezioni?”- più imbranato no, eh!- e un coro mentale di idiota! Che dici? Ma chi ti ha insegnato a fare conversazione? Eppure stamattina ci sapevi fare eccome… (l’ultima parte era di Emmet, ovviamente).

Il mio angelo sussultò nel sentire la mia voce, ma poi mi rispose con un sorriso a fior di labbra: “bene, dai, come primo giorno non è andata male…” s’interruppe bruscamente.

Tyler Crowley e il codazzo erano arrivati in mensa, e lui la guardava con un’espressione omicida negli occhi. Sentii un ringhio salirmi dal petto ma un coro di calmati! mi trattenne.

Bella aveva di nuovo la sua espressione da cucciolo spaurito, mi venne di nuovo voglia di stringerla. I pensieri di Tyler erano maligni: “guarda quella sgualdrina, al tavolo dei Cullen, ma adesso ti sistemo io..” e lessi le sue intenzioni, strinsi i pugni sul tavolo fino a far sbiancare (per quanto fosse possibile) le nocche.

Stavo per balzare in piedi, ma Alice, stranamente compiaciuta mi trattene -non lo fare, non intervenire ancora.- le diedi ascolto, come al solito.

Bella, al mio fianco, tremava. Le strinsi la mano sotto il tavolo, e lei, dopo un attimo di esitazione, la prese e intrecciò le dita nelle mie. Il suo calore mi invase. Era una sensazione indescrivibile.

Lui passò e alitò a Bella “Sgualdrina.” Ero fuori di me-calmati Ed!, lascialo fare. Il bello deve ancora venire, poi gli darai una bella lezione, l’ho visto, ma adesso lascialo fare- cercai di capire cosa avesse visto, ma me lo impedì- sennò non c’è più gusto, ma sarai grande, fidati-.

Anche gli altri erano sconvolti e volevano intervenire, ma Alice scosse il capo e tutti le diedero ascolto, ci fidavamo di lei e delle sue visioni.

La mia ragione di esistenza, perché ormai lo sapevo, per quanto impossibile, ero innamorato pazzamente lei, continuava a tremare, le strinsi forte la mano. Mi rivolse un debole sorriso, ma era scossa.

Intanto Tyler non accennava a modificare il suo piano e io tremavo di rabbia. Si sedette a un tavolo poco distante dal nostro e cominciò a parlare con forzata indifferenza, abbastanza forte perché lo si sentisse per tutta la mensa “Allora che ve ne pare della nuova?”

“Non lo so, non ci ho ancora parlato, ma sembra a posto ” fece Jessica Stanley.

“A me sembra carina, è gentile.” Era Mike Newton. Ancora con quelle fantasie oscene sulla mia Bella.

“Mah, a me sembra insignificante e superba, non ha rivolto la parola a nessuno e già si siede coi Cullen, si sente una dea.” Lauren Mallory, quella serpe invidiosa.

Il mio amore tremava, non sapeva che fare, dove guardare. La strinsi più forte.

“Mi spiace deludervi, ma è una sgualdrina, frenate subito le vostre fantasie. Sapete è la mia vicina, ci ha provato fin da subito, io pensavo di farmi un giro di collaudo, nuovo materiale, era tutta dolce. Stamattina pure, mi stava facendo le fusa nel parcheggio come una gatta in calore, mi giro per rispondere al telefono, e quando la ritrovo la vedo avvinghiata ad Edward Cullen, e ci stavano dando dentro…di brutto. ”

Al nostro tavolo erano tutti basiti a parte Alice, che continuava a sorridere.

I pensieri degli altri erano divisi in due fazioni: i maschi erano persi in fantasie oscene su di lei- si vede che è una porcellina- e le ragazze la odiavano perché era riuscita ad accalappiarmi, i pensieri erano pieni di invidia e istinti omicida.

Bella era lì, bianca, immobile, non muoveva neanche muscolo. Ma stringeva la mia mano forte, sempre più forte. Le mie riflessioni erano durate pochi secondi, sentivo Tyler ciarlare, aggredirlo non avrei potuto, sarebbe stata la sua fine.

Dentro ribollivo, ma grazie all’autocontrollo affinato in quasi un secolo, mi alzai con calma apparente, trascinando Bella con me. “C-che f-f-fai?”, era terrorizzata. “Fidati di me” le sussurrai all’orecchio.

Tenendola per mano mi avvicinai al tavolo dove Tyler ciarlava ancora, gli occhi di tutti erano per me e Bella.

Tyler si bloccò e mi guardò con aria di sfida,“Ti serve qualcosa?”

“Veramente sì,” sorrisi affabile, con Bella che mi stringeva sempre più forte, “sai ti ho sentito insultare la mia ragazza” – ma sei cretino! Vabbè, ormai è detta- “e volevo sapere su quali basi…forse è dovuto al fatto che ti abbia rifiutato dal primo momento in cui le hai messo gli occhi addosso?o forse perché stamattina è venuta da me quando tu nel parcheggio stavi cercando di bloccarla per saltarle addosso?”

“Bravo Ed!! Lo stai distruggendo!!” era Jasper.

“Vai così!!” Emmett.

“Hai le palle fratellino!!” una Rose molto compiaciuta. Mi piacque.

“Te l’avevo detto io!!” la saggia Alice.

Tyler era ormai porpora. “Non è la tua ragazza, non ti ho mai visto girarle intorno…” si bloccò. Si era tradito da solo.

“Ma come, pensavo che fosse lei a dati la caccia.” Gli mostrai un ghigno minaccioso.

Si ammutolì, ma poi riprese: “Non è la tua ragazza, non pendermi per il culo.”

Erano tutti stupiti. Nessuno si era mai permesso tanto con un Cullen. Ma del resto nessun Cullen aveva mai difeso qualcuno. “Oh, si che lo è.”

Mi restava solo una cosa sa fare, tutt’altro che spiacevole. Fa’ che non mi respinga, fa’ non mi respinga, ti prego. Le presi la mano, e la guardai come mi aveva guardato lei quella mattina prima di baciarmi, e poggiai le mie labbra sulle sue.

Stavolta si abbandonò subito tra le mie braccia, e fu lei la prima a cercare la mia lingua.

Quando si unirono sentii l’ormai familiare calore invadermi e la strinsi forte a me.

Mi ritrovai a baciarla famelico, con bruciante desiderio, lei rispondeva con altrettanto ardore. Volevo fosse solo mia.

Non so per quanto continuammo così, avevo chiuso la mente, ogni fibra del mio essere era concentrato su di lei, su di noi, sul nostro bacio.

Mi staccai da ei dolcemente, e vidi lo scintillio dei suoi occhi, le sue labbra rosse e piene, le sue guance rosse, piacere misto ad imbarazzo.

La abbracciai, respirai il profumo dei suoi capelli e mi voltai trionfante verso un Tyler umiliato e furioso: “Ci credi adesso?”.

Senza aspettare la sua reazione ci voltammo e uscimmo.

Vi è piaciuto? a stasera per l’aggiornamento.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Addii precoci ***


Eccomi qui con l’aggiornamento serale. Mi fa davvero piacere il seguito che mi sto conquistando.

Grazie a tutti quelli che mi leggono e recensiscono spero di non perdervi per strada!

Un grazie particolare alla piccola Fin, che mi sostiene, incoraggia e consiglia. Grazie davvero, e non preoccuparti, se mai scrivessi un capitolo che fa schifo, non esitare a dirmelo (vale anche per tutti gli altri lettori, ovviamente).

A tutti coloro che mi chiedono cosa sia successo a Bella… eh,eh!!! arrivate in fondo alla pagina…

BELLA POV

Non potevo crederci. L’avevo fatto. Di nuovo. Ero lì, in piedi, in mensa, avvinghiata ad Edward Cullen con gli occhi di tutti puntati addosso.

Ricordavo solo che ero seduta a pranzo con i cinque Cullen, che erano davvero gentili e poco invadenti, anche se qualche loro domanda aveva fatto riemergere brutti ricordi. Tutto sommato però mi stavo divertendo.

Poi c’era lui. Eravamo seduti, vicini, i nostri gomiti si sfioravano. Aveva parlato poco, forse era ancora imbarazzato per la mattina o dispiaciuto per biologia, non ne ero sicura.

Tutto stava filando liscio, ridevo spensierata, quando all’improvviso entrò Tyler con il suo seguito. Ricordo solo che mi disse pianissimo “Sgualdrina” passandomi vicino, poi andò a sedersi. La mia mente si svuotò. Non di nuovo. Sentii una stretta gelida avvolgermi la mano, gliene fui grata. Era rassicurante. Intrecciai le mie dita con le sue.

Poi… il vuoto. Riuscivo a percepire solo vagamente Tyler che parlava ad a voce, probabilmente stava dicendo a tutta la scuola quello che a me aveva solo sussurrato.

Al mio tavolo, tutti i Cullen tranne Alice sedevano rigidi. Edward era il più pallido, era irritato, si vedeva. All’improvviso mi fece alzare, tenendomi ancora per mano.

C-che f-f-fai?”, gli domandai terrorizzata. “Fidati di me”, lo disse così vicino al mio orecchio da procurarmi un brivido. Non percepii molto dello scambio di battute tra Edward e Tyler, il mio cervello registrò solo stralci del mio eterno salvatore che diceva “la mia ragazza e “Oh, si che lo è.” E poi il nulla. Incrociai lo sguardo di Edward, uno sguardo dolce ma al tempo stesso timoroso, e poi le sue labbra fredde sulle mie.

Fu un attimo. Di nuovo una scossa elettrica mi pervase, e cominciai a baciarlo con passione, tanta, tanta passione. Lui rispose al mio bacio, e io dimenticai chi ero, dove mi trovavo; l’unica cosa che contava eravamo noi . Dopo un tempo che mi parve infinito, si staccò dolcemente, e mi guardo tanto intensamente da farmi sciogliere. Mi abbracciò, lo sentii dire qualcosa a Tyler e poi uscimmo.

Non sapevo dove mi stessi portando, ma l’aria fresca era un toccasana, mi risveglia dal mio torpore.

“Perché?” gli chiesi irritata. “Perché l’hai fatto? Avresti potuto lasciarmi lì, ci avrei pensato da sola.” In realtà ero molto più che felice che mi avesse difesa, ero al settimo cielo. Ma non potevo permettermi di trascinare anche lui nel mio inferno personale. Non volevo. Da quella mattina erano successe troppe cose tra di noi. Stava diventando troppo importante per me. Il mio punto di riferimento. Non potevo dipendere così da lui. Nella maniera più assoluta.

Sentii un dolore lancinante al petto, e capii. Capii che inconsciamente, assurdamente, contro ogni logica, ero già persa, cotta, innamorata di lui. Era l’Amore, quello vero, quello che secondo mia nonna capitava una volta nella vita, se eri straordinariamente fortunata. Altrimenti, come succedeva nella maggior parte dei casi, potevi non conoscerlo mai.

Perché? Perché adesso? Perché non era successo prima?

Adesso io non potevo permettermi di innamorarmi. Non lo meritavo.

Le lacrime cominciarono a scendere, e io non sapevo come fermarle.

Edward mi guardava addolorato, forse pensava fossi un’ingrata. Si avvicino per asciugare le mie lacrime, e io stupidamente, egoisticamente non lo respinsi.

Mi abbracciò di nuovo, e il suo dolce profumo mi invase e mi calmò un poco.

Si scostò leggermente da me, per guadarmi in faccia e mi disse pianissimo: “mi dispiace, non volevo dire quello che ho detto, però sentivo di doverti difendere, io lo so che non sei così.”

Respirò profondamente, mi sorrise dolce e disse: “anzi, no scusami, ho detto una bugia. In realtà ho detto quelle cose perché spero che possano essere vere. Io mi sono innamorato di te. Lo so che è assurdo, irragionevole, impossibile, ma sento che se tu domani dovessi sparire dalla mia vita, dalla mia esistenza, io mi spegnerei. Penso sia accaduto una specie di miracolo. ” Mi fece un sorriso sghembo che mandò il mio cuore a mille. “Ci credi all’amore a prima vista?”

Eccole. Le parole che mai, mai avrei voluto che mi dicesse. E così anche lui provava lo stesso per me. Che strano destino. Io, piccola, insignificante ragazza, dopo poche ore ero diventata la destinataria dell’amore di un ragazzo bellissimo, dolce e speciale.

Stranamente gli credevo. E non perché la mia autostima fosse aumentata, ma perché sentivo che era lui la mia anima gemella. Il mio Amore. Quello dei racconti di mia nonna, quello che lei non era riuscita ad incontrare, il sogno che sperava di vedere realizzato con me.

Ma io non potevo dirgli di sì. Avrei voluto, ma non potevo. Non potevo rovinare la sua vita, la sua reputazione, il suo futuro. Paradossalmente, lo amavo troppo per stargli accanto.

Così con la morte nel cuore, mi preparai a rispondergli.

Respirai profondamente- forza e coraggio, fallo per LUI- : “mi dispiace Edward, ma io… apprezzo molto quello che hai fatto per me, non sai quanto, ma… ti prego, non chiedermi questo…

“Perché?” la sua voce era strozzata, triste. “Sei innamorata di qualcun altro?” gli occhi diventarono due fessure. “Se è così mi dispiace, dimentica tutto.”

“NO!” quasi gridai, “non c’è nessun altro, davvero, non c’è mai stato nessun altro. Solo che… non posso, ecco…

“E allora perché mi hai baciato? Perché stamattina hai risposto al mio bacio, e poco fa mi hai baciato in quel modo?” quasi gridava, “potevi benissimo reggermi il gioco senza tutto quel trasporto…

Colpita e affondata.

“Lo so, mi dispiace, non è che tu non mi piaccia,”- ma che dici? Vuoi rovinargli la vita?Controllati! – “ti trovo molto carino, però.. ecco io non posso amarti. Né te né nessun altro. Forse amici, ma niente di più…

“Perché? Perché non posso essere io?” era davvero triste adesso.

“Perché.. tu non centri, sono io che non posso amare. Davvero. Tu sei splendido, sicuramente troverai qualcuna che sia in grado di amarti meglio di quanto possa fare io. Mi dispiace. ” Mi voltai per andarmene, ma la sua voce, un sussurro, una preghiera mi fermarono.

“Ti prego, almeno pensaci. Se sono stato troppo affrettato, mi dispiace ma..ma davvero io non ho mai provato per nessuna quello che provo per te.”

“Mi dispiace, ma non posso, davvero, è la cosa migliore per tutti e due.” Ma soprattutto per te. Fidati. Lasciami andare. Ti prego. Per il tuo bene.

Mi avvicinai e gli posai un leggero bacio sulle labbra. Mi voltai cominciai a camminare.

Una voce dolcissima e melodiosa: “Bella, ti prego… ripensaci…

Ma non mi girai. Lottai con me stessa per continuare ad andare avanti.

Non volevo vedesse le lacrime che mi solcavano il viso.

Scappa Edward, ti prego. Ti amo troppo. Scappa da me. Non voglio distruggerti. Io distruggo tutto quello che tocco. E tu sei troppo, troppo puro perché io possa avvicinarmi a te.

Non ti merito. Non ti merito. Non ti merito.

Io sono un’assassina.

Allora!!! Che ve ne pare? Piaciuto? Tenetevi pronte.. il prossimo capitolo sarà intitolato “Casa Cullen…”

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Casa Cullen ***


Al solito, grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono.

@Yaya: so che sembra tutto un po’ affrettato, ma è tutto per lo svolgersi della storia.

E poi lo ammetto… sono una romanticona… mi intrigava molto la situazione del colpo di fulmine…

In ogni caso tenete d’occhio la storia della nonna.. ^_^

EDWARD POV

Ero a pezzi. Aveva detto che non mi voleva. Aveva detto che non poteva amare nessuno. Perché? Perché? Se avessi potuto piangere l’avrei fatto.

Per qualche ora nella mia eterna, immutata mezzanotte c’era stata la luce, e adesso di nuovo il buio. Non sapevo che fare. Volevo gridare, ma non avevo voce.

“Andiamo a casa” disse Rosalie mettendomi una mano sulla spalla. Annuì. Avevano sentito tutto. Pazienza. È in questi momenti che ci si accorge del calore della propria famiglia.

Emmett e Jasper mi guardavano addolorati, e mi fecero un mezzo sorriso.

Solo Alice era ancora tranquilla. “Andrà bene vedrai. ” A quel punto esplosi. Non volevo prendermela con Alice, io e lei avevamo sempre avuto un rapporto speciale, ma non riuscivo più a tollerare quella sua sicurezza.

“Quale parte di non posso amarti non hai capito?” le ringhiai.

“Ho sentito tutto. ” sorrideva ancora. “Bene, allora mi pare che non ci sia più molto da dire. Torniamo a casa.”

Durante il tragitto nessuno parlò. I loro pensieri erano rivolti a me. Erano tristi. Soprattutto Rose, “speravo che potesse essere finalmente felice. Perché? Perché non può accettare questo ragazzo stupendo? ” Le sorrisi dallo specchietto retrovisore e le mormorai: “sono un vampiro.” Mi guardò con dolcezza e disse: “stupido.”

Alice era ancora nel suo mondo, Jasper le teneva la mano. Avevano chiuso tutti e due la mente. Strano, Jasper non lo faceva mai. “Jasper…cosa?” “Ne parliamo a casa Ed. Scusami. È che non so se sia giusto dirtelo. Io…devo pensarci. Devo decidere. ”

Eravamo arrivati nel bosco, dove si ergeva la nostra bella villa in stile coloniale. “Carlisle ed Esme sono dentro. Andiamo.” Era Alice. “Ragazzi… io non ce la faccio a parlare…a dirglielo.” “Lo faccio io, tranquillo.” Sempre in mezzo, quel mostriciattolo.

Noi”, la corresse Rosalie. Trasalii. Da quando Rose si preoccupava così per me? Non che mi dispiacesse, tutt’altro, ma…

Entrammo. I nostri genitori erano in salotto, sul divano, intenti a leggere.

“Dobbiamo parlarvi di una cosa importante” disse Alice. Alzarono gli occhi, e le nostre facce li spaventarono. Pensavano al peggio. Che qualcuno di noi si fosse lasciato andare uccidendo qualche innocente.

“No, non si tratta di quello. Tranquilli.” Sospirarono sollevati. “Allora che è successo?”

“”Edward si è innamorato. Davvero. Di brutto. Colpo di fulmine.”

A quelle parole Esme si illuminò. Aveva sempre desiderato che un giorno io potessi trovare qualcuno che mi completasse, che mi desse gioia e riempisse il vuoto e l’insofferenza che provavo.

“Edward, ma è… è la cosa più bella che potesse succederti. Sei felice figlio mio? ”

Carlisle era più guardingo, aveva notato che qualcosa non era come avrebbe dovuto essere. “È umana? Le hai fatto del male?”

Tutti risero. Intervenne Emmett: “più che male direi che l’ha fatta andare in paradiso…

I miei fratelli risero, i miei genitori mi guardavano con un’espressione interrogativa.

Ma allora che…” pensava mia madre. Mi conosceva bene, benissimo, il suo Edward non avrebbe mai baciato una ragazza. Mai.

Mio padre aspettava una risposta, paziente. Si era rilassato ora che aveva saputo che non avevamo fatto del male a nessuno. Non che ci avrebbe ripudiati, non ce lo avrebbe mai fatto pesare, avrebbe continuato ad amarci. Solo che per lui le vite umani era preziose, non voleva che la nostra natura ci impedisse di esserlo. Per questo ci nutrivamo di sangue animale. Non volevamo spezzare vite.

“Ecco io… io l’ho baciata. Due volte. Oggi.”

Mia madre spalancò gli occhi, era ancora più felice. Carlisle era stupito. Anche lui mi conosceva bene. Sapeva che io non mi interessavo al genere femminile, né tantomeno che le baciassi.

“Una volta in mensa, davanti a tutti” sghignazzò Jasper.

“C..come??!!” dissero all’unisono.

Io non riuscivo a parlare. Intervenne Alice. “La prima volta è stata lei, nel parcheggio, è arrivata e lo ha baciato, molto castamente però. Poi il signorino si è fatto trasportare e si è avvinghiato a lei come un polipo,” risero tutti, tranne Esme, troppo sconvolta.

Stavo per protestare, ma la nana non me lo permise, fammi finire, “insomma mio fratello, l’uomo che non deve chiedere mai, quello sempre distaccato, indifferente si è abbandonato al suo istinto sepolto di uomo.

“Capisco, ma, tesoro, questa ragazza… saltarti addosso così… da mamma non ne sono molto felice…

“Mamma!!” il mio tono salì di due ottave, non avevo mai perso la pazienza con lei. Era addolorata. “Scusami, scusami, non volevo, ti voglio bene. ” la abbracciai. “Scappava da quel maniaco di Tyler Crowley, comunque. Era talmente insistente che lei non ha trovato altro modo, lui non aveva belle intenzioni. Il resto l’ho fatto io davvero. Io…non lo so… ma lei… quando l’ho guardata negli occhi mi ha fatto provare emozioni nuove, mi ha fatto venire voglia di proteggerla… non so perché.”

Rose sbuffò spazientita. “Te l’ho detto il perché. Ti sei innamorato. Colpo di fulmine. E poi, prima lo dici a lei e poi lo neghi?” Era irritata adesso. Maschi, pensò.

“Come gliel’hai detto?” Mio padre era davvero stupito. La prima volta in trecentosessantacinque anni in cui era rimasto senza parole.

Parlò Emmett: “Sì perché in mensa nostro fratello ha tirato fuori gli attributi. Quel cretino di Tyler, sapete che ci odia perché siamo più popolari di lui, si è incazzato nero quando l’ha vista seduta con noi- ce l’ha trascinata Alice- e ha cominciato a chiamarla sgualdrina, facendosi sentire da tutti i presenti. Il nostro Eddino non c’ha più visto, s’è alzato portandosela dietro, e gli ha detto di smetterla di importunare la sua ragazza solo perché l’aveva respinto. E poi…

Si fermò, scoppiando a ridere, non riusciva a stare serio per più di dieci minuti.

Continuò Jasper: “E poi, siccome quel maniaco aveva messo in dubbio le sue parole, lui l’ha baciata. E stavolta il polipo l’ha fatto lei” concluse con un mezzo sorriso. Ringhiai. “calma fratello, scherzavo.”

Io mi rabbuiai. Non volevo ricordare cos’era successo dopo.

Ma ai miei genitori dovevo dirlo. Loro mi amavano. Si fece avanti Rosalie, che mi sconvolgeva sembra di più.

“Dopo un’eternità si sono staccati, avresti dovuto vederlo mamma, era davvero felice, era in estasi,” Esme sorrise con trasporto- che bello, avrei voluto esserci..- “e lui l’ha portata fuori. Lei era un po’ irritata, e quando gli ha chiesto il perchè” si fermò esitante, vuoi dirlo tu?, scossi la testa; racconto tutto?- annuii, io non ce l’avrei fatta. “Quando lei gli ha chiesto le ragioni, lui prima ha detto che voleva difenderla, e poi che l’ha detto perché sperava fosse vero, che era innamorato di lei, era stato un colpo di fulmine”.

“Ma è meraviglioso!!” trillò mia madre. Mio padre era ancora un po’ rigido, ma era felice.

“No. Non lo è mamma. Mi ha respinto. ” lo dissi con la voce strozzata. Non ci riuscivo. Faceva ancora troppo male.

“Ma magari si è spaventata, sei stato un po’ troppo affrettato, sai?” ma i suoi pensieri erano diversi, ma Edward… dev’essere vero..allora lei…perché l’ha fatto?

“Non l’ha respinto, ossia non ha detto che non gli piace. Ha detto che lei non può amare nessuno. ” Era ancora Rosalie. “Sembrava addolorata anche lei, però. Io penso che gli piaccia. Che lo ami. Ma non capisco il suo rifiuto. Anche se mi pare assurdo che gli umani abbiano le nostre stesse emozioni intense, però lei… penso che lei lo ami”.

Certo che lo ama. L’ho visto.” Alice e le sue visioni. Cominciavo a odiarla.

“Alice, non serve darmi false speranze. Davvero.”

Quasi strillò: “ Tu non capisci!!! Papà, io l’ho visto. È l’Amore papà. L’Amore.

Carlisle e Esme erano sbigottiti. “L’Amore? Non è possibile. Capita raramente agli umani, figuriamoci tra un vampiro e un’umana.”

“Ti dico che è così. Davvero. Lei è l’altra metà della sua anima.”

“Io NON ho un’anima!!” adesso ero io a strillare.

“Sì che ce l’hai idiota. Lo so. Ce l’abbiamo tutti qua dentro.”

“Ma che cos’è questa storia?” Emmett era confuso. “L’Amore?”

Mio padre era strano. “È una leggenda vecchissima. Di secoli e secoli fa. Le anime degli esseri viventi, anche le nostre Edward, ci sembrano a sé stanti, ma per ognuna di esse c’è la sua gemella, la sua metà. Vivi normalmente, ma all’improvviso può arrivare l’Amore.

Non il solito amore. No, l’Amore.

Due persone si incontrano, si vedono, e capiscono.

Capiscono dal primo istante che si amano. Che devono stare insieme. Che si completano.

È un legame indissolubile, eterno. Ma si deve essere particolarmente fortunati. Agli umani capita raramente. È una grandissima benedizione per loro trovare l’Amore.”

“Anche loro conoscono questa leggenda?” Jasper era allibito.

“Sì, ma non nei dettagli.”

“Anche se fosse così, lei non mi vuole, quindi fine della storia.”

“Aspetta!!” Esme era raggiante adesso, “ma chi è questa ragazza?”

“La nuova studentessa, Isabella Swan. Bella per gli amici.” Emmett era compiaciuto. Ed è pure moolto carina.

Ringhiai. Calma fratellino, io ho Rose. La mia Rosalie. Era solo una constatazione.

Mio padre a sentire il nome del mio angelo- lo era ancora, nonostante tutto- si era ritratto impercettibilmente e si era chiuso nei suoi pensieri.

Ma io lo conoscevo troppo bene. “Papà? Che c’è? C’è qualcosa che devo sapere? Qualcosa che la riguarda?”

“Edward, figliolo…” era logorato. Si vedeva.

“No papà.” Jasper lo interruppe brusco. “Lascia parlare me. Edward, siediti un attimo.”

Obbedii. “Adesso ti dirò quello che ho percepito, ma devi stare calmo.”

Mi irrigidii. “Calmo, o dovrò calmarti io.”

Annui. “Bene. Lei ha un segreto. Nasconde qualcosa. Qualcosa che la fa soffrire. Qualcosa che vuole dimenticare, ma che al tempo stesso ha deciso che deve ricordare. Qualcosa che la fa sentire sporca, immeritevole di amore. Ma non so cosa sia. Tu lo sai?”

“No,io… esitai. “Io non riesco a leggeri suoi pensieri. Ho provato, ma non ci riesco. Non so perché.”

“Lo sapevo!!!” Alice era felice. Schifosamente felice. “È l’Amore!!”. La guardai storto.

Intervenne mio padre, sempre attento, chiuso nei suoi pensieri: “Edward, se la ami, se la ami davvero come credo, devi aspettare che sia lei a dirtelo. A dirti tutto.

Feci un cenno col capo. In quella situazione assurda, nonostante tutto, una piccola speranza stava nascendo in me.

“Vado in camera. Ho bisogno di riflettere.”

Mi dileguai su per le scale, lasciandoli ai loro pensieri.

Allora!! Piaciuto? Spero di sì!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Verità e Riflessioni ***


Grazie, come sempre. A tutte. Questo capitolo sarà un po’ diverso. Capirete perché. Spero apprezzerete.

BELLA POV

Senza neanche rendermene conto ero riuscita ad arrivare a casa. Per fortuna papà era al lavoro. Non avrebbe tollerato che tornassi a casa a metà giornata, soprattutto il primo giorno di scuola.

Gli volevo davvero bene. Si era comportato meravigliosamente, fin dall’inizio. Non aveva fatto troppe domande, era felice che avessi deciso di vivere con lui per un po’.

Non potevo dirgli la vera ragione per la quale avevo deciso di abbandonare Phoenix. Non lo sapeva nessuno oltre me. Certo, la scusa di Phil era perfetta, così anche mia madre si era convinta a malincuore a lasciarmi andare. Né a lei né a mia nonna, che era la persona che mi era in assoluto più vicina, colei che amavo più di tutti, ero riuscita a dire qualcosa.

Ero sicura però che la mia adorata nonna avesse capito. Forse non tutto. Ma qualcosa sì.

Mentre preparavo delle perfette lasagne casalinghe per Charlie, (le adorava e io volevo farmi perdonare per aver bigiato), ripensai a quando, con la morte nel cuore, avevo salutato la nonna.

“Nonna, io… mi dispiace, ma ho deciso di andare a vivere per un po’ con Charlie, a Forks. Mi dispiace, ma ho bisogno di cambiare aria…” mi bloccai. Non sapevo come continuare. Avevo le lacrime agli occhi.

Mia nonna m guardò per un istante, poi mi fece un sorriso, che dopo tanto buio, riuscì a scaldarmi. “Lo capisco, tesoro. Ultimamente ti vedo cambiata, triste, spenta. Non voglio che tu mi dica il perché. Se l’avessi voluto l’avresti già fatto, ma so che non vuoi. Forse un giorno lo farai. Ma non adesso.” Singhiozzai. “Tranquilla. Penso che Forks possa farti bene, anche se non c’è mai il sole. Tu ami il sole, resisterai?” mi scappò un sorriso. La nonna mi conosceva come le sue tasche.

“Credo di sì, e poi Charlie.. è ora che qualcuno si occupi di lui. Almeno per un po’.. ”

Annuì pensosa: “Sì, credo sarà felice di farsi coccolare un po’…”

D’un tratto ricordai l’ultimo stralcio della conversazione con la nonna, e il piatto che avevo in mano mi cadde, frantumandosi in mille pezzi.

No, non può essere.

“Piccolina, pensavo ad una cosa… sarebbe fantastico se a Forks incontrassi l’Amore… che dici?”

“Oddio nonna, non ricominciare…lo sai che non ci credo…

“Lo so tesoro. Ma avverto una buona vibrazione.”

La nonna lo sapeva. Sapeva che avrei incontrato l’Amore. Quello che non sapeva era che non potevo amarlo, che mi era impossibile.

Chiusi gli occhi e vidi due occhi miele, sentii una voce tristissima: “ripensaci…”, chissà quanto lo avevo ferito. Tanto. Ma in cuor mio sapevo che era la scelta giusta. Per lui. Meglio soffrire adesso, piuttosto che dopo, quando avrebbe scoperto la verità. Almeno adesso non mi trovava ripugnante. Dopo sì. Dopo lo avrebbe fatto. Dopo aver saputo. No. Mai. Non avrei sopportato quel dolore.

Mi toccai le guance e mi accorsi che piangevo. Mi sedetti sul divano, e lascia che le lacrime scorressero e si esaurissero.

Cercavo di non pensare, di non pensare ai suoi occhi, alla sua voce, a lui. Ma era impossibile. Era l’unica cosa che avevo in mente.

Il campanello mi scosse dal mio torpore. Capii che mi ero addormentata. Andai alla porta, l’aprii, e…

Davanti a me un paio di occhi miele mi fissavano tristi.

EDWARD POV

Salii in camera. E mi chiusi la porta alle spalle. Per prima cosa mi diressi davanti al sofisticato lettore, e mi premetti il tasto play.

Partì Claire de lune, la mia canzone preferita. Mi aiutava a pensare. Pensavo alle parole di Jasper… ha un segreto. Qualcosa che la fa soffrire. Qualcosa che la fa sentire sporca, immeritevole di amore…

Adesso cominciavo a capire. Capivo i suoi silenzi, la sua paura, le sue esitazioni. C’era qualcosa che la logorava. Ma che non avrebbe mai svelato a nessuno. Lo si capiva da come si ritraeva quando le si chiedeva della sua vita. Era qualcosa successo a Phoenix. Qualcosa che non la portava a fidarsi di nessuno. Che non le permetteva di lasciarla andare.

Eppure con me l’aveva fatto. Forse era davvero l’Amore, quello leggendario… Adoravo pensarci.

No Edward. Calmati. magari era solo la paura… o gli ormoni. O magari ti trova solo carino, niente di più.

Ne dubitavo. Non ero un illuso, uno di quelli con l’ego smisurato, però sapevo che lei non era quel tipo di ragazza. Non si sarebbe mai comportata come aveva fatto senza un buon motivo. Lo sapevo. Lei era pura, innocente. Era la cosa migliore che ci fosse sulla faccia della terra.

E comunque, stavo facendo i conti senza l’oste. Io ero un vampiro. Lei un’umana. Era impossibile. Eppure, se era davvero l’Amore, se lei mi avesse amato come l’amavo io sapevo che non sarebbe stato un problema. Le sarei rimasta accanto finchè non la morte non l’avrebbe raggiunta. Oppure avrei potuto trasformarla. Mi ero sempre considerato un mostro, ma adesso non mi sentivo più così.

Punto primo. Ero un vampiro vegetariano. Non uccidevo le persone per nutrirmi. Certo, in passato l’avevo fatto, ma solo malvagi, e anche se non era una scusa, ero davvero pentito e ogni giorno cercavo di rimediare ai miei sbagli.

Punto secondo. Forse avevo un’anima. E se ce l’avevo, non ero poi tanto mostro. Se la storia dell’Amore fosse stata vera, allora avrei saputo di avere un’anima, e questo mi provocava una strana eccitazione.

Lo avrei scoperto. A tutti i costi. Poi un’idea malsana mi attraversò la mente. Di sicuro Alice l’aveva visto. Sogghignai.

Anche se lei non mi voleva in quel modo, avrei potuto starle vicino. Tutta la scuola pensava stessimo insieme, e lei aveva bisogno di protezione da Tyler e da quelli come lui.

Quindi a scuola potevamo stare insieme. Fingere di essere una coppia. Ci saremmo comportati da amici, ma agli occhi degli altri saremmo sembrati una coppia. QQQQuesto mi avrebbe dato la possibilità di starle vicino, di amarla in silenzio. Di conoscerla e di farmi conoscere. E magari sarei riuscito a farla fidare di me, tanto che mi avrebbe confidato il suo segreto, e io avrei potuto confidarle il mio.

Decisi di andare a casa sua, per dirle che a scuola potevamo fingere di essere amici, così almeno sarebbe stata al sicuro.

Ecco cosa avrei fatto. Volai giù dalle scale e mi precipitai a casa sua.

Suonai il campanello, e dopo qualche attimino venne ad aprirmi. Era bellissima, come sempre, ma aveva gli occhi arrossati.

Aveva forse pianto? Mi preoccupai. Feci un respiro profondo e le dissi: “Ciao, possiamo parlare un attimo?”

I nodi cominciano a districarsi.. a prestissimo!!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Chiacchiere sull'uscio ***


Eccomi con un nuovo capitolo… Che farà la nostra Bella? Accetterà la proposta di Edward o deciderà di andare per la sua strada?

EDWARD POV

Era lì, sulla soglia di casa sua, e non riusciva a spiaccicare una parola. Io, nel dubbio, rimanevo in silenzio, cercando di rassicurarla con lo sguardo.

Poi parlò: “Certo, però, scusami non posso farti entrare, sono da sola e mio padre non vuole ragazzi in casa durante la sua assenza.” Sapevo che non mi aveva detto tutto. Glielo leggevo negli occhi. Aveva anche paura. Forse di restare da sola con un ragazzo, o forse pensava che così sarebbe stato più facile chiudermi la porta in faccia se avessi rinnovato le proposte della mattina…

“Certo, non c’è problema. Prima di tutto volevo chiederti scusa per tutto quello che ti ho detto nel parcheggio. Mi spiace, non volevo alzare la voce con te… Puoi perdonarmi? ” le lanciai uno sguardo dolce, carico d’amore, e lei arrossì.

“Ecco, vedi…io…”

“Ti prego Bella, non possiamo dimenticare tutto?”

“D-dimenticare?” si era intristita adesso.

“Certo, so che ti senti a disagio, e io vorrei che potessimo provare ad essere amici?”

“Amici?” sembrava scettica adesso.

“Beh sì, visto che non posso starti vicino come vorrei…” era sbiancata. -Idiota!!! Vuoi toglierti anche questa possibilità?- “Cioè, volevo dire… possiamo essere amici e basta, se vuoi. Senza secondi fini.”

Si fece pensosa per qualche minuto, che sembrava non finire mai.

“D’accordo, penso che si possa fare… Niente secondi fini? Ho la tua parola?” mi guardò in maniera davvero innocente… accidenti!!! Come faccio? Non voglio tradirla.

“Si, niente secondi fini, davvero.”- Bugiardo!!- “Solo che….” Esitai.. come facevo a dirglielo? Si fidava di me. Almeno un po’.

“Solo che..? Cosa Edward?” Sentirla pronunciare il mio nome mi provocò scosse in tutto il corpo… era davvero appagante…

“Ecco, mi chiedevo… tutti a scuola pensano che noi adesso stiamo insieme… ” non potevo proporle subito il piano… Avrebbe capito subito la mia idea.

“Già, è un bel problema… immagino anche che Tyler non mi lascerà in pace quando lo scoprirà, l’hai umiliato davanti a tutti...” ridacchiò…

“Beh, non deve saperlo per forza…” azzardai.

“Come, prego?” adesso si era fatta sospettosa.

Nonchalance, Ed, nonchalance. Come se fosse la cosa più innocente del mondo…

“Ecco… intendevo… non è che a scuola lo debbano sapere per forza…”

“Non ti seguo” invece mi seguiva eccome. Lo capivo dai suoi occhi, si era accesa una scintilla di consapevolezza.

“Possiamo sempre fingere davanti agli altri…” ero imbarazzatissimo. Fortuna che i vampiri non arrossivano.

“Fingere cosa di preciso?” adesso era stizzita. Mi guardava con… sperai non fosse disprezzo quello che leggevo nei suoi occhi.

Ok, sgancia la bomba. Al massimo ti chiuderà la porta in faccia.

“Di stare insieme” dissi in un soffio.

Si irrigidii. Il suo sguardo si fece duro, freddo. Non lo sopportavo. “Mi spiace, ma non credo sia il caso” rispose glaciale.

Fece per chiudere la porta ma la fermai: “Bella aspetta, mi hai frainteso. Volevo semplicemente dire che a scuola possiamo stare insieme da amici, senza però spiegare a nessuno che in realtà non siamo una coppia. Comportandoci amichevolmente, stando vicini, tutti lo penseranno. ” Stavo per dire qualcosa che non avrei voluto, ma dovevo. – Fallo e basta, sii uomo.- “Ovviamente tra noi non ci sarà nessun contatto di quel tipo.”

Comprese all’istante. I suoi occhi si spensero per un breve attimo, ma poi luccicarono di nuovo. “E perché dovrei assecondarti?” era ancora scettica.

“Perché così saresti al sicuro. Da Tyler e da quelli come lui.” Dissi semplicemente.

“Ecco io…” esitava ancora.

Cosa voleva dire? Non si fidava di me? Pensava fossi come Tyler?

“Spero che almeno tu possa fidarti abbastanza di me da capire che io non ti farei mai del male. Non sono come loro. Ti prego Bella, credimi.” Ero quasi implorante adesso.

Sussultò a quelle mie parole. Sperai decidesse di fidarsi di me.

Stava per parlare, quando all’improvviso un forte odore di bruciato ci travolse.

Un lampo di consapevolezza le attraversò il viso.

“ODDIO!! LE LASAGNE!!” e schizzò in cucina, lasciandomi come uno scemo sull’uscio.

La vidi estrarre dal forno un ammasso informe e bruciacchiato. Era davvero dispiaciuta. Non sapevo che fare. Stavo per voltarmi e andarmene quando la sua voce cristallina mi raggiunse:

“Allora, amico, pensi di venire ad aiutarmi o cosa?”

Sorrisi. Ero felice. Cercando di non sembrare troppo compiaciuto mi chiusi la porta alle spalle e mi avviai verso la cucina.

Grazie per essere arrivati in fondo alla pagina!!! Aspetto i vostri commenti!!scusate, so che il capitolo è un po’ corto, ma una terribile emicrania mi ha impedito di lavorare come avrei voluto!! Mi spiace. Ma mi farò perdonare col prossimo capitolo. Lo prometto!!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Lasagne ***


Torno con un nuovo capitolo, scritto con la canzone “Decode” dei Paramore come sottofondo.

Spero mi abbia dato l’ispirazione giusta. A voi l’ardua sentenza.

In alcuni punti ci saranno delle scritte in rosso, sono i pensieri del nostro vampiro preferito. Ho scelto questo metodo perché volevo rendere immediati i suoi pensieri in alcune situazioni. Fatemi sapere che ne pensate.

BELLA POV

Certo che a volte la vita è davvero strana. Ero lì, nella mia cucina, a cercare di scrostare delle lasagne bruciate da una teglia diventata ormai inutilizzabile. E non ero da sola. No. Ero con lui. Il mio amico. Mi faceva male pensare che fossimo solo amici, ma era sempre meglio di niente.

Tu e il tuo Amore amici. Che cosa buffa. Chissà cosa avrebbe detto la nonna. Ridacchiai al pensiero. Dovevo telefonarle al più presto. Ero consapevole che il fatto di essere amici fosse troppo, era egoista da parte mia stargli vicina, seppure in quel modo.

Però lui mi aveva stupito. Aveva detto che potevamo dimenticare tutto, ma mantenere un buon rapporto. Senza nessun contatto di quel tipo. Le sue parole mi avevano fatto morire dentro, ma sapevo che era la scelta giusta. Poi la sua frase: “visto che non posso starti vicino come vorrei…mi aveva ridato un barlume di speranza.

Sciocca. Non puoi. L’assurdità della faccenda stava nel fatto che avevamo deciso di fingere di essere una coppia a scuola, o meglio, di non smentire le voci che si sarebbero sparse su di noi.

Per proteggermi, per farmi stare al sicuro. Nonostante la crudeltà col quale l’avevo trattato, era ancora pronto a difendermi. A rovinare la sua reputazione.

Non avrei dovuto permetterlo. Non potevo davvero essere così egoista. Però… però adesso non ce la facevo ad occuparmi di me stessa, a proteggermi da sola. Dovevo superare quel blocco.

Ero ancora una preda facile. Me n’ero accorta quella mattina con Tyler. E io non volevo commettere mai più lo stesso errore.

Edward non sapeva nulla. Non sospettava niente. Voleva solo aiutarmi. Era altruista. Sapevo che avrebbe rispettato i confini stabiliti, che non mi avrebbe chiesto nulla di più.

Sì, perché lui era il mio Amore. Forse lui non lo sapeva, ma io sì. Sapevo anche che le cose sarebbero potute degenerare, ma nel momento in cui avevo accettato il “patto”, mi ero ripromessa che, se mai le cose fossero diventate troppo difficili, o lui fosse stato vicino a scoprire la verità- all’ipotesi peggiore non volevo neanche pensare- sarei scomparsa dalla sua vita.

Lo osservai di sottecchi. Era davvero magnifico. Con i capelli bronzei che seguivano i suoi movimenti, gli occhi miele concentrati sulla teglia, quelle mani bianche e perfette… al suo corpo non volevo neanche pensarci, sarebbe stato troppo per il mio autocontrollo.

Vedendolo impegnato nella battaglia contro la teglia mi venne da ridere.

“Che hai?” mi chiesi irritato. “Ti faccio ridere?”

“Sì. Sei davvero buffo, tutto impegnato in questa lotta” sogghignai.

“Beh, se qualcuno si fosse ricordato di mettere il timer, a quest’ora le lasagne sarebbero cotte al punto giusto. Non bruciate”, cercava di fare l’irritato, ma si vedeva che si divertiva. Anche se aveva un’espressione un po’ disgustata sul voto. Chissà forse l’odore di bruciato lo infastidiva.

“Da’ qua, faccio io. Tu vai pure di là a guardare la tivù, c’è il canale dello sport” aggiunsi schifata. Mio padre passava ore e ore, solo per guardare degli idioti che rincorrevano una palla o si facevano male.

Sorrise. “Non ti piace lo sport?” “No, lo odio. Charlie dice che non ne apprezzo il fascino.”

“Neanche a me piace. Non lo trovo interessante. Posso restare qui a guardare che combini?” e mi fece il suo sorriso sghembo da svenimento.

C-certo, se ti fa piacere.” –Riprenditi, stupida!- “Devo trovare qualcos’altro per Charlie.”

“D’accordo. Ti aiuto?”

“Scherzi? Non mi vuoi avvelenare il papino?”

“Oh, oh.. ma quanto siamo protettive…” si fece serio. “Gli vuoi molto bene, vero?”

“Logico. È la ragione per cui sono qui.” Bugiarda. Non è la sola.

“ Capisco.” Era pensieroso adesso.

“Che c’è?”

“Niente.. pensavo…Sarà davvero solo per quello? Meglio non indagare. Non ancora. Scapperebbe da me. È troppo presto. E poi è bello starle vicino anche così, senza fare niente. Solo guardarla. È perfetta sotto tutti i punti di vista.

“A cosa?”

A quanto sei bella. “Al fatto che sia ora di tornare a casa. Non vorrei ritrovarmi con un proiettile in testa se tuo padre dovesse rientrare.” Non riesco a resistere. Sto per saltarti addosso. E non per bere il tuo sangue.. vorrei baciarti fino a farti perdere la testa. Vorrei sfilarti la maglietta… vorrei… “Ehm.. Edward? Ti sei incantato?”

“Sì. Cioè no. Scusami. Ora vado. È stato bello passare il pomeriggio con te. Così. In amicizia.Dannazione. Non so se ce la faccio. Ti voglio. Mia e di nessun altro.

In amicizia. Fa male quanto una coltellata. Ma è questa l’unica strada. “D’accordo ti accompagno alla porta” mi sforzai di sorridere.

“Grazie.”

Oddio. Di nuovo quel sorriso. Cerca di non morire. Riprenditi.

“Prego.” Dai, diglielo. “Grazie, per oggi, per tutto, ma soprattutto…

“Sì?” Ti prego dimmi che mi vuoi, che non sopporti questa situazione. “Per le lasagne”. Idiota! Cretina! Che gli volevi dire? Ti amo? Sei il mio Amore? Ma dai. Non esiste.

“Sicuro. Quando vuoi. Posso anche combattere contro un intero esercito di patate… Sarò il suo cavalier servente, madama.” Oddio così sembro uscito dal Medioevo. Altro che 1918.

“D’accordo milord.” Risi. “Ma da dove le prendi?”

Mi ha scambiato per un decerebrato. Depravato e decerebrato lo stesso giorno. Perfetto. Complimenti Cullen. Mi gioco un’ultima carta.

“Domani passiamo a prenderti noi.”

“Noi?” non capivo.

“Io e i miei fratelli. Anche loro vogliono essere tuoi amici. Andiamo tutti insieme a scuola.”

Il mio cuore saltò qualche battito. Sperai che non se ne fosse accorto. “D’accordo. Sarà divertente. E poi siamo una coppia, no?” oddio, ma che sto dicendo? Sono pazza. Non puoi. Non puoi, stupida egoista.

Vuoi proprio che ti strappi i vestiti di dosso? Meglio andarmene prima di fare qualche cavolata.

“Certo. È logico. Siamo una coppia. ” mi fece l’occhiolino e mi sentii svenire. Una sensazione nuova, devastante. Brividi lungo la schiena…

“Scappo prima che mia madre si preoccupi troppo.” E prima di fare qualcosa per cui mi odieresti.

“D’accordo. A domani.” Chiusi in fretta la porta. Troppe emozioni. Per una attimo mi era sembrato che tra di noi fosse scattata una scinitilla… un istinto che non saremmo riusciti a fermare.

Per fortuna se n’è andato. Non avrei sopportato di macchiarlo. Devo darmi una calmata. E pure i miei ormoni.

Per calmare i bollenti spiriti, optai per una doccia.

Allora.. la nostra Bella si sta sciogliendo.. Edward riuscirà nel suo intento? Tenete d’occhio gli altri capitoli.. la storia prenderà una piega molto..ehm..focosa… Baci a tutte!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Consigli fraterni ***


Ciao a tutte. Un grazie a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti. Un grazie a tutti i lettori e recensori. I vostri commenti mi riempiono l’anima, e mi spronano ad andare avanti. Per scoprire il segreto di Bellina dovrete aspettare ancora un po’. Per il momento voglio dedicarmi a sviluppare i rapporti tra i protagonisti.

@Fin: Grazie come sempre per i tuoi commenti ed incoraggiamenti. Mi spiace tu abbia trovato punti del capitolo confusi, a me sembrava il modo migliore per rendere i pensieri di entrambi in quella situazione. Voglio dire: Ed e Bella in una stanza da soli. Ma soprattutto quale persona sana di mente riesce a non saltare addosso ad Edward??

EDWARD POV

Tornai a casa con delle emozioni contrastanti. Avevo passato uno dei pomeriggi migliori della mia esistenza. Anzi, forse il migliore. Ero felice. Certo, la storia dell’essere amici mi metteva un po’ a disagio, ma per il momento andava bene. Sempre meglio di niente.

Ero soddisfatto del mio comportamento. Ero stato davvero bravo a trattenermi. Non dal bere il suo sangue, che, certo, mi tentava in maniera spropositata, ma dal toglierle i vestiti da dosso. Era una sensazione del tutto nuova per me. Fino al giorno prima pensavo che tutto il genere femminile, vampire e umane, non fossero altro delle sciocche che tentavano di incastrarti e manipolarti.

Ma io desideravo Bella. La volevo. Volevo che nessuno la guardasse né toccasse. Volevo possederla.

Omioddio. Non dirai sul serio Cullen. Non la vuoi in quel senso, vero? No. Sì. La voglio. Voglio fare l’amore con lei, voglio sentirla, voglio guardarla mentre è persa nel piacere…

Allora sono un depravato. No. Non lo sono. Sono quasi centenario e… vergine!!Che diamine!!! Oddio. E se arrivasse il momento e non sapessi come si fa?Qui mi serve Emmett. E pure Jazz.

Arrivai a casa trafelato, mi aspettavano tutti preoccupati. Solo Alice era tranquilla. Sbuffai. Quella saputella cominciava a darmi sui nervi. Rose mi guardava apprensiva quasi quanto Esme, mio padre e i miei fratelli erano preoccupati, ma Emmett mostrava il solito sorrisetto.

“Beh? Hai combinato? Sei dei nostri finalmente?”. Guardai in tralice il mio fratello-orso: “Sempre cavaliere tu eh?” E poi a mia sorella: “Ma come fai a stare con lui? È privo di tatto e di sensibilità!!”; lei mi sorrise in risposta. “Non lo so manco io, miracoli dell’amore…”.

“Allora?” Esme era in pena. “Che è successo?”

Ghignai. Allora miss-so-tutto-io non aveva parlato. Strano. “Volevo lasciarti la gloria del racconto, mio prode cavaliere.”. Fantastico. Pure uno zimbello adesso. La guardai storto.

“Niente mà, sono andato da lei e le ho chiesto se potevamo dimenticare tutto quello che era successo tra noi e se se la sentiva di essermi amica.”

“Ma come, dimenticare? Ed, ma perchè ti ostini ad essere infelice? Amarla non sarebbe da egoisti. ” Sospirò. “Lei è l’altra metà della tua anima, il tuo destino, il tuo Amore.”

“Non è questo. È che…” esitai. Non sapevo come dirglielo. “È che Jasper ha ragione, mamma. Lei nasconde qualcosa che la fa soffrire, che la incatena, e finchè non se ne libera non potrebbe stare mai con nessuno. Io voglio che lei si fidi di me. Voglio essere qualcuno su cui lei possa contare, sempre al suo fianco. E sta’ sicura che mi guadagnerò la sua fiducia, e poi mi dichiarerò di nuovo. Ho deciso, non la lascerò scappare.”

Erano tutti sbalorditi.

“Grandioso fratello!!!” Emmett.

“Bravo figliolo.” Mio padre mi diede una pacca sulla spalla.

“Non c’è altro?” chiese Alice innocentemente. Avanti. Dillo a tutti della tua ideuccia.

“Uffa Alice. Sei pesante!!! Comunque, sì. Abbiamo deciso di non smentire le voci che si creeranno a scuola. Fingeremo di stare insieme. ”

“Grande!! Certo che ti sai ingegnare… complimenti.” Era Jasper.

“Bravo, grande idea, Edward. Chi l’avrebbe detto che saresti diventato così calcolatore?” Rosalie se la rideva alla grande. Hai capito Eddino…

“Bene, direi che è tutto. Anzi no, da domani passiamo a prenderla noi. Starà sempre con noi. Non voglio corra pericoli.”

“Stretta supervisione?”Emmett era incredulo. “D’accordo. Mi piacerebbe avere una scusa per spaccare la testa a Crowley… ”

“Emmett!!” mia madre e mio padre lo ripresero.

“Lo so, lo so. Dicevo così per dire.” Uffa però. Mi piacerebbe.

Risi. Emmett era davvero uno spasso. Dal suo aspetto non si sarebbe detto, ma era un tenerone, un cuccioletto. Oddio. Adesso mi tornava in mente che dovevo parlare con Em e Jazz di quello. Sperai non mi prendessero in giro, ma soprattutto che Alice non l’avesse visto. Provai a leggere i suoi pensieri, stava pensando allo shopping che avrebbe fatto con Bella e Rose.

“Emmett, Jasper, vi va di andare a caccia?”

Nessuno si stupì più di tanto. Bene, adesso devo trovare un modo intelligente per introdurre il discorso.

Dopo aver cacciato un branco di alci e un paio di orsi, ci abbandonammo nella foresta. Lo facevamo sempre. Era rilassante.

O.K. Fatti coraggio. Tanto alla fine dovrai chiederglielo.

“Allora, ragazzi.. come va?” Caspita. Non ci siamo.

“Ma che gli prende?” Emmett era confuso.

“Edward, se vuoi chiederci qualcosa, se vuoi sapere qualcosa, chiedi e basta. Da quando fai tutti questi giri di parole? ”

Accidenti a Jasper e al suo potere. Uffa.

“Va bene, ma dovete giurare di non ridere e di non farne parola con nessuno.”

Strano. Non è da lui. Chissà che succede. “D’accordo” promise Jazz.

“IO non prometto, sai che la serietà non è il mio forte. Ma cercherò di trattenermi.”

“Va bene.” Speriamo bene. “Allora… dunque… cioè… com’è il sesso?”

Come da copione, scoppiarono entrambi a ridere. “Insomma! Io sono serio. Oggi con Bella, è stato strano. Avevo davvero voglia di saltarle addosso e strapparle i vestiti, e… farla mia.” Ma perché li faccio con loro questi discorsi? E con potresti farli se no, idiota?

“Caspita Ed, tutta stà passione c’hai in corpo?” Jasper era stupito.

“Beh è normale, è stato un vergine per novant’anni.” Sghignazzò Emmett.

Cercai di ignorarli. “Ma, voglio dire com’è? Che si prova quando si fa l’amore con qualcuno?”

“È la cosa più bella che esiste Edward. Tu e la persona che ami diventate un tutt’uno…” Jasper era sognante. Cercai di non captare i suoi pensieri. Non ci tenevo a vedere Alice nuda.

“Frena la poesia fratello. Lui vuole sapere come si fa. Devo cominciare dagli elementi base?” Emmett non riusciva a stare serio.

“No. Grazie fin là penso d arrivarci. Più che altro volevo sapere come fate a trattenervi.”

Di nuovo risate. “Ma noi non ci tratteniamo. Lo facciamo sempre.”

“Sì, grazie, questo lo so. Vi si sente per tutta casa. Soprattutto te e Rose.” Lo guardai torvo. Vendetta, tremenda vendetta.

Emmett era compiaciuto. Gli piaceva vantarsi di essere lo stallone di casa. “Rose è una furia… che ci posso fare se…

“ALT! RISPARMIACI.” Gridammo io e Jasper all’unisono. Aggiunsi: “Già faccio uno sforzo atroce nel lasciarvi la vostra privacy. Non costringermi, ti prego…

Emmett si era offeso adesso e aveva messo il broncio da bambino piccolo. “Siete solo gelosi. ”

“Non credo proprio… Alice è stupenda sotto tutti i punti di vista.”

“Io sì. Forse un po’. È strano ma… desidero davvero stringerla fra le mie braccia.”

“E allora fallo, no? Che aspetti?”

“Non è così semplice Em. So che se facessi una cosa del genere lei scapperebbe per sempre… la perderei. E poi non so se davvero le piaccio in quel modo…”

“Oh, andiamo!” sbottò Emmett. “Credi davvero che si avvinghierebbe al primo che passa così disperatamente come ha fatto con te? Si vede che tra di voi c’è attrazione…

“Concordo. Devi solo aspettare che superi il suo blocco…

“Sì, ma intanto come evito di saltarle addosso ogni volta che mi guarda? Non ce la faccio.” Piagnucolai.

“Ed. Devi resistere, la ami, ce la puoi fare. Io con Rose ho dovuto aspettare perché superasse tutti i fantasmi del suo passato.” Rise. “E adesso è disinibitissima..”

“D’accordo, concetto chiaro. Torniamo a casa a cambiarci. È quasi ora di andare a scuola.”

Curai più del solito il mio abbigliamento, a scuola c’era qualcuno su cui, per la prima volta in tutta la mia esistenza, volevo fare colpo.

Speravo solo di riuscire a trattenermi dal fare cose stupide. Devi riuscirci. La ami.

“Andrà bene” mi sussurrò Alice prima di salire in macchina. Mi fidai.

Scusate se ieri non ho postato, ma purtroppo una terribile emicrania mi ha distrutta. Spero il capitolo vi sia piaciuto. Anche se la storia è ancora molto “soft”per il momento..

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Dubbi, Passioni e Rivelazioni ***


Scusate il ritardo nell’aggiornamento, ma purtroppo l’università mi reclama… Eh, sì… gli esami si avvicinano, e devo fare il mo dovere… Ma non disperate!!! Mi sono organizzata meglio, e gli aggiornamenti dovrebbero tornare ad essere più o meno regolari. Grazie come sempre a chi legge e a chi recensisce. Un bacione.

BELLA POV

Ore 6.30. DRIIIIIN!! La sveglia mi segnalava che era ora di alzarsi. La spensi con un gesto secco e mi girai dall’altro lato, per cercare di dormire ancora un po’. Chiusi gli occhi.

ODDIO. Due occhi topazio apparvero. “Domani ti passiamo a prendere”. Edward. Sarebbe passato a prendermi. Non c’era un minuto da perdere. Balzai giù dal letto, ma la mia coscienza mi riprese.

Calma, calma. Anche se ti fai carina, qual è lo scopo? Non devi mica fare colpo. Ricordati che non puoi. Non devi. Rovineresti la sua vita.

Va bene,va bene. Ma curare la mia persona non implica che voglia fare colpo su qualcuno.

Almeno era così che cercavo di auto convincermi. Scesi a fare colazione e ci trovai mio padre, intendo a mangiare le sue solite uova fritte con la pancetta.

“Ehi, Bells!” mi disse a bocca piena.

“ ’Giorno papà. Guarda che tutte quelle uova ti fanno male. Ti si alza il colesterolo.”

“Dai Bells, sono anni che mi mangio così…

“Appunto.. è ora di cambiare abitudini. Da domani niente più uova. Ci penso io a te. A proposito, oggi mi fermo a fare la spesa. A comprare alimenti salutari.. perciò goditi la tua ultima colazione.”

Charlie borbottò qualcosa che suonava come “guarda te se una ragazzina mi deve tenere sotto controllo..” , ma sapevo che in fondo era contento che ci fosse qualcuno a prendersi cura di lui e a coccolarlo. Il matrimonio con mi madre era durato troppo poco perché potesse assaporare appieno le gioie della vita a due.

“Allora, hai fatto amicizia con qualcuno a scuola?” cercava di suonare indifferente, ma era un po’ preoccupato, sapeva che non ero troppo socievole. Se solo avesse saputo cosa avevo combinato il primo giorno…

“Ehm, in realtà sì. Hai presente i Cullen? Seguo qualche corso con Alice ed Edward, così abbiamo legato, e mi hanno presentato anche il resto della famiglia…”. Aspettavo una sua reazione, ero preparata al peggio…

“Ah, i Cullen. Gran bella famiglia, molto unita. I ragazzi non li conosco bene, ma non hanno mai dato problemi. Conosco il dottore e sua moglie, persone squisite. ”

Ero più tranquilla adesso, così mi concessi qualche altro particolare…“Sì, anche loro sono carini, mi hanno detto che passano a prendermi… non è un problema, vero? ”

“No, anzi. Così sono più tranquillo anche io. Ma che mi dici di Crowley? Non andate d’accordo?”

Calma. Calma. Nno deve accorgersi di niente. “È molto gentile, ma sai ha già il suo gruppo, io non vorrei diventare di troppo… ” feci un respiro profondo. “I Cullen invece sono più… non saprei… forse perché li tengono tutti un po’ a distanza, eppure sembrano molto più amichevoli degli altri.”

“Già, la gente li tiene lontani. Sarà l’invidia. Sono tutti così attraenti…” sospirò. “Beh, io vado. Dovresti andare a prepararti anche tu, altrimenti farai aspettare i tuoi amici. A stasera.”

Finii i miei cereali, sparecchiai e mi fiondai in bagno. Una doccia veloce, una passata della mia crema idratante preferita al muschio bianco e mi buttai sull’armadio. Cosa mettere? Niente di troppo appariscente. Optai per dei semplicissimi Levi’s neri, felpa bianca e sneakers multicolore. Ecco. In questo modo nessuno può pensare che mi sia messa fatta carina apposta. Soprattutto per lui.

Un leggerissimo tocco di matita, una spruzzata di fard, e un lucidalabbra fruttato. Perfetto. Semplice, poco appariscente.

Normale, per fortuna. Non sarò sulla bocca di tutti. Proprio no. Oh, andiamo, ma chi voglio prendere in giro? Certo che sarò sulla bocca di tutti. Con quello che è successo ieri. E poi tutti pensano che io ed Edward stiamo insieme. Non che mi dispiaccia.

Un suono di clacson mi riscosse dalle mie riflessioni, appena in tempo. Presi la giacca al volo e uscii in tutta fretta.

Ed eccolo lì, bello come il sole, appoggiato alla sua Volvo, dalla parte del passeggero.

Rosalie guidava una Bmw rossa decappottabile su cui albergavano anche Em, Alice e Jasper. Li salutai con la mano.

Azzardai un’occhiata ad Edward che mi stava tenendo la portiera aperta, il mio cuore saltò qualche battito per poi riprendere il suo normale ritmo. Era davvero bello. Indossava una camicia nera, coi primi tre bottoni aperti che lasciavano intravedere il suo petto scolpito, e un paio di jeans che evidenziavano la sua figura perfetta. Ebbi un fremito, ma cercai di nasconderlo.

“Ciao”. Avvertii un brivido. La sua bocca era ad un centimetro dal mio orecchio.

Bella, controllati. Calma. È solo un amico.

C-ciao Edward. Passato una buona nottata?”

“Ottima e tu?”

“Anche, grazie. Ho dormito sodo. ”

Sorrise. “Davvero? Fatto bei sogni?”

“No stanotte non ho sognato nulla, credo. O perlomeno non me lo ricordo… Tu? Fatto bei sogni?”

Si rabbuiò.“No, io non sogno. Mai.”

“Oh, peccato.”

“Siamo arrivati. Pronta per entrare nella fossa dei leoni?”

Sospirai.“Sì, ce la posso fare.” Con mia grande sorpresa le parole mi uscirono prima che potessi fermarle: “Sì però.. tu stammi vicino, d’accordo?”

Stupida, stupida. Che ti salta in mente? Vuoi rovinarlo?

“Ehm, scusa io…

Ma lui mi stava guardando con uno sguardo dolcissimo e un sorriso perfetto: “Non ti preoccupare, lo so che volevi dire… Io… ti starò vicino, senza chiederti niente che tu non voglia…

Lo guardai grata. Lo amavo davvero, e sapevo che era egoista usarlo così, ma non potevo farne a meno. Almeno in quei momenti.

Scendemmo dalla macchina raggiungendo gli altri… persa nel chiacchiericcio di Alice e Rose mi distrassi, ma non potevo fare meno di notare che i fratelli Cullen, più che il mio gruppo di amici, sembravano la mia scorta.

Ridacchiai a quell’idea.

“Fantastico!!! Lo prendo come un sì… dopo le lezioni tutti a Port Angeles a fare shopping!!!” Trillò Alice.

“Come? Cosa? Oh, al diavolo. Vada per lo shopping selvaggio.”

“Così si fa, ragazza!!!” Rose era entusiasta quasi quanto Alice.

I maschi si lamentarono.

Vabbè, noi andiamo in classe” disse Alice trascinandomi nell’aula d’inglese. “Ci vediamo a pranzo.”

“Ciao ragazzi.” Lo guardai: “Ciao Edward… grazie di tutto…per tutto.” E gli schioccai un bacio sulla guancia.

Emmett rise. “Oh, avanti… tutto qua quello che sapete fare? ”

Edward lo guardò furioso: “Non sei divertente. Per niente.” Poi guardandomi addolorato: “Scusalo, ma sai… è Emmett. Neanche Rose può farci niente.”

“Già..non posso farci nulla…scusalo.”

Ridevamo tutti spensieratamente quando passò Tyler, che sibilò: “Eccola qua, la pseudo-coppia.. ma vi smaschererò. Non mi si prende in giro.”

In un attimo tutti i Cullen mi furono davanti. Rabbiosi. Protettivi. Sentii anch’io una rabbia cieca. Una rabbia che avevo soppresso, incolpando solo me stessa.

Basta. Adesso basta. Prima Sam e Jacob a Phoenix, adesso Tyler qui. No. Non credo proprio. E anche se Edward mi odierà, anche se mi faccio schifo da sola non mi interessa. Non posso tollerare certe cose. Non oggi. Non adesso che ho degli amici. Amici che non sanno del mi passato e che mi vogliono bene.

“Convinto tu.” Risposi acida. “Ragazzi, andiamo a lezione. Edward mi accompagni in classe? Non voglio saperne di fare la candela a Jazz e Alice.”

Lo presi per mano. La sua mano era ghiacciata, come sempre. Strano. Non mi dispiaceva. Era piacevole quel ghiaccio. Mi guardava dubbioso, come spaventato, ma io gli sorrisi rassicurante.

Allora intrecciò le sue dita nelle mie, e un altro brivido mi percorse. Cercai di ignorarlo.

Lui aveva un’espressione strana. Concentrata, assorta, a tratti sofferente.

Oddio. Lo sto obbligando a tenermi per mano. Oddio. Non vuole, mi odia.

Arrivati davanti all’aula d’inglese si staccò da me e mi guardò. Tyler e la sua cricca passavano proprio in quel momento.

Al diavolo. Avrò tempo per pentirmene.

Mi avvicinai di scatto, mi alzai sulle punte e lo baciai.

Adesso mi respinge. Mi dirà che sono una poco di buono.

Ma con mia grande sorpresa si comportò come la prima volta. Mi strinse e cominciò a baciarmi con passione, a cui non potei fare a meno di rispondere. Le nostre lingue si cercavano, si intrecciavano, si rincorrevano.

Edward sembrava avere un’urgenza a me sconosciuta, in un attimo mi ritrovai appoggiata al muro, le sue mani vagavano sotto la mia felpa. Quel contatto mi procurava i brividi, e non perché lui fosse gelido, ma perché risvegliava tutti i miei istinti.

È già successo. Ma le loro mani non erano così…erano viscidi.. lui invece è così… Dio, che bella sensazione.

Si staccò all’improvviso. I suoi occhi scintillavano di desiderio, ma la sua voce era dispiaciuta: “Bella, mi dispiace, avevo promesso e… guarda cos’è successo. Da oggi chiederò ad Emmett e Jasper di stare con te. Io non posso. Io non ci riesco. Scusa.”

NO!! Sapevo che la cosa migliore era lasciarlo andare, ma in quegli attimi di passione avevo realizzato che lo amavo troppo. Non riuscivo a stare senza di lui.

Metti a tacere la tua coscienza e fa’ ciò che vuoi.

Lo abbracciai e gli sussurrai all’orecchio: “No!! Non dirlo neanche per scherzo, ti prego.” Ero implorante. “A me non è dispiaciuto, non sono pentita… è stato…E diglielo!! “è stato bellissimo.” Arrossii fino alla punta dei capelli.

“Ma tu ieri hai detto che…hai cambiato idea?”

Avevo cambiato idea? Sì, ma non potevo dirglielo. “Lo so cosa ho detto ieri…no, non ho cambiato idea, ” si rabbuiò e un lampo di dolore gli attraversò gli occhi ma…ecco… tu mi fai uno strano effetto. Non riesco a resisterti. Mi dispiace. Non dovrei. Non voglio usarti, ma mio malgrado tu…” non riuscivo a finire.

Idiota!! E adesso?

“Io cosa?”

“Riesci a far crollare tutte le mie difese. Ma io non ti posso trascinare giù con me. Non posso portarti all’inferno.”

“Tanto ci sono già.” Me lo disse con un tono duro, mai usato prima. Poi si addolcì: “Io non ti chiedo niente, non voglio niente più di quello che tu ti senti di darmi. Davvero. Comportati come vuoi. Ma tienimi vicino.”

Quanto lo amo!! “Va bene, ma non ti prometto niente. Non voglio essere più egoista di quanto non sia già.”

Rise nel mio orecchio, procurandomi altri brividi. “Tu egoista? Non scherzare.”

Se solo sapessi. Che faccio? Che faccio?

“Io ti starò sempre accanto, qualunque cosa accada. Puoi contare sempre su di me, su di noi. Davvero.”

Singhiozzai. “Se solo sapessi…

Mi cullò. “Qualunque cosa sia, non può essere peggio di quello ce ho fatto io. Fidati.” C’era una nota di amarezza nella sua voce. Mi staccai e lo guadai negli occhi. Era distante, la mascella contratta…

“Non puoi saperlo.”

“Invece sì.” Mi sorrise. “E ora vai in classe, da brava. Tyler non farà nulla, ma per ogni evenienza c’è il mostriciattolo.”

Sorrisi. “Allora ci vediamo poi a biologia.”

“Sì.” Mi guardò per un lungo istante, forse volve baciarmi di nuovo. Speravo lo facesse.

“Allora ciao.”

“Ciao.”

Volevo mi baciasse. Al diavolo. “Ehm, Edward, non stai dimenticando niente? ”

Mi guardò confuso: “Cosa?”

Lo baciai di nuovo. “Questo. Siamo o no una coppia?

“Ah..eh..uhm… scusami.” Era a corto di parole. Ridacchiai.

“Vado davvero adesso.”

“Sì. Ciao.” Lo guardai allontanarsi. Come ebbe svoltato l’angolo i sensi di colpa mi assalirono.

Stupida. Stupida. Stupida.

Entrai in classe. Nessuno disse nulla, ma mi guardavano tutti.

Mi sedetti affranta accanto ad Alice. “Non sei una stupida. Non lo sei.” Mi guardò intensamente. “Quello che hai fatto è stato giusto. Ricordati però che niente è come sembra. Niente. Né le tue azioni, né Edward, né noi. Ti vogliamo bene. Qualsiasi cosa tu sia, qualsiasi cosa tu abbia fatto noi ti vorremo sempre con noi.”

La guardai. Ero scioccata. Non riuscivo a proferire parola. Ma una domanda mi turbinava nel cervello:

Cosa sapeva Alice? Quanto sapeva? Come faceva a saperlo? Lui sapeva? Sapeva e mi voleva lo stesso? No. Impossibile. Non potevo.

Alice continuava a guardarmi con affetto. Volevo delle risposte. Ma le domande mi morirono in gola.

Il professore entrò in quell’istante.

Allora, direi che ci siamo. I prossimi capitoli saranno decisivi. Si chiariranno i nostri eroi? Sarà tutto rose e fiori? O arriverà qualcuno a scombussolare il loro equilibrio?

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Fuga, Litigi e Segreti. ***


Eccomi con un nuovo capitolo. Spero vi piaccia… grazie a chi legge, a chi recensisce e a chi mi ha messo tra preferiti!! Siete la mia linfa!!

Lo sveliamo adesso il segretuccio di Bellina? O aspettiamo ancora?Leggete e lo scoprirete. Avviso che da questo capitolo in poi il linguaggio e le situazioni saranno un pochino più “strong”. Niente di troppo eccessivo, comunque.

EDWARD POV

Mi allontanai da Bella. Dovevo, altrimenti non avrei risposto più delle mie azioni. Ci eravamo baciati ancora. Indescrivibile. Ero felice. Avvertivo ancora il sapore delle sue labbra sulle mie, le mie mani bruciavano di desiderio, l’avevo toccata ma non abbastanza.

E lei, lei che aveva detto che abbattevo i suoi muri. Ero felice. Ma durò poco. Sentii Alice parlare a Bella: “Non sei una stupida. Non lo sei. Quello che hai fatto è stato giusto. Ricordati però che niente è come sembra. Niente. Né le tue azioni, né Edward, né noi. Ti vogliamo bene. Qualsiasi cosa tu sia, qualsiasi cosa tu abbia fatto noi ti vorremo sempre con noi.”

Ma dico era impazzita? La vidi sbiancare, i suoi occhi si erano fatti vacui. Stava per chiedere qualcosa, ma il professor Mason entrò proprio in quel momento, e lei, il mio angelo, si girò verso di lui sconfitta.

Ero incazzato nero. Alice era una stronza. L’avrei fatta a pezzi. Un ringhio sommesso mi sfuggi dalle labbra, mi alzai in piedi di scatto.

“Cullen tutto bene? La vedo pallido.” Più del solito. Mi disse l’insegnante di spagnolo.

Feci un respiro per non ringhiarle contro.“In effetti non mi sento molto bene. Posso uscire?”

Cercai di ignorare tutti i pensieri cattivi degli idioti presenti sul fatto che il grande Cullen stesse poco bene.

Uscii sbattendo la porta. Dovevo raggiungere l’aula d’inglese, portare Bella via da lì. Entrai come un fulmine.

Il professore mi guardò stranito. “Cullen, che succede? ” “Devo portare via la signorina Swan, c’è stata un’emergenza.”

Guardai torvo Alice che mi sorrideva maliziosa, e le dissi in un velocissimo ed impercettibile (ad orecchie umane) sussurro: “Ti ammazzo. E stavolta Jazz non mi ferma. L’idea era di non forzarla.

Mi ringrazierai, come al solito. E non sono una stronza.”

Le lanciai un’ultima occhiataccia, e poi spostai lo sguardo sulla mia Bella. Era terrorizzata. Mi colpirono i suoi occhi. Chiedevano aiuto.

Tyler era nero di rabbia, ma sapeva che finchè c’eravamo noi non poteva avvicinarsi a Bella. Lo guardai in maniera assassina, vampiresca. “Ma che cavolo!!”. L’avevo terrorizzato. Bene. Altrimenti gli avrei staccato la testa a morsi.

“Signor Cullen, non credo che lei possa portare via la signorina Swan così. Ci sono delle regole, sa? Che vanno rispettate.”

Dio mio. Proprio adesso doveva fare il petulante? Pensa Edward, pensa. Come la potresti portare via? Alice interruppe i miei pensieri. Digli che Carlisle ha avuto i risultati dei suoi esami e deve vederla subito.

Sguardo d’intesa. Ogni tanto il mostriciattolo aveva delle idee non male.

“Mi dispiace, ma mio padre ha avuto i risultati di alcuni esami e deve visitare Bella subito, dice che è urgente. Ovviamente può chiamare l’ospedale per accertarsi che non stia mentendo.” Lanciai un’occhiata a una Bella sempre più preoccupata e in pena.

“Perciò, la prego di scusarmi, ma dobbiamo proprio andare.”

Presi Bella dolcemente per un braccio e la tirai fuori dal banco. Afferrai la sua giacca e uscimmo.

L-la mia borsa.” “Non preoccuparti ci pensa Alice.”

“Dove mi porti?” Tremava. Povero amore.

“Lontano da qui.”

“E se chiamano l’ospedale? Mio padre?”

“Alice avviserà Carlisle, si inventerà lui qualcosa. ”

“Ma perché?”

“Non potevo lasciarti lì. Eri troppo spaventata. Io…non riesco a vederti in quello stato. Scusa. So che a volte Alice esagera, ma lei ha…” storsi la bocca. “un modo tutto suo di vedere le cose.

Pensavo di averla rassicurata, invece si staccò da me e corse nel boschetto limitrofo alla scuola.

Mi guardò spaventata, ma anche… rabbiosa.

“Cosa ne sai tu di quello che mi ha detto Alice? Eh? Cosa ne sai tu? A che gioco giocate? Lo sapevo che non avrei dovuto fidarmi di voi. ” Il suo viso diventò scarlatto.

La guardavo stupito, scioccato. Da dove le veniva fuori tutta quella rabbia?

“Ma guarda che…”

“NO!!!” mi urlò. “Niente ma… fate tanto gli amici, dite che volete proteggermi, invece volete solo sapere tutto di me, e cercate di estorcermelo con l’inganno. Non voglio più saperne niente. Né di te né dei tuoi fratelli. Con me avete CHIUSO. Mi fidavo di voi. Di tutti voi. Che idiota.” Rise amareggiata. “E tu, tu che fai il dolce, il carino… e io che ti ho detto quelle cose… Ho anche creduto che tu potessi essere…” . Si bloccò di colpo e scosse la testa.

Che potessi essere? Che potessi essere COSA?

“Sono una stupida. Addio”

Crack. Cos’era? Probabilmente il mio cuore morto e freddo che si spezzava. No. Non posso lasciarti andare così. Non adesso che ti ho trovata. Almeno non senza spiegazioni.

Decido su due piedi di confidarle uno dei miei segreti. Magari le avrei fatto paura, schifo, ribrezzo, ma almeno non mi avrebbe lasciato con la convinzione che l’avevo presa in giro.

Si era voltata. Scappava. Da me. “Alice non mi ha detto nulla!”

Si girò. Era scettica. Non conoscevo ancora questo suo lato. L’avevo vista così solo due volte, conoscevo di lei solo il lato fragile. Mi piaceva. Era sempre piena di sorprese.

“Ah no? E allora come avresti fatto? Le hai letto nel pensiero?” chiese ironica.

La amo. È perspicace. È perfetta per me. La guardai con un sopracciglio alzato. “E se fosse?”

“No. Non è possibile. Smettila di prendermi in giro.” Era sempre scettica, ma avvertivo una punta di preoccupazione. Mi scrutò attentamente. Qualcosa nel mio viso le fece cambiare idea. Sbiancò.

“Leggi nel pensiero? ”

Annuii.

I suoi occhi si annebbiarono. “Ma solo in quello di Alice, vero?”

Scossi la testa. Non riuscivo a parlare. Non riuscivo a capire che reazione potesse avere. E non riuscivo a capire lo scopo di quelle domande.

“R-Riesci a leggere nel pensiero di tutti?” Era terrorizzata. Mi guardava spaesata e spaurita. Ma il punto focale era che non era di me che era spaventata.

“Sì. È una dote abbastanza potente. Perciò quando ho sentito quello che Alice ti aveva detto e visto il tuo viso terrorizzato nei suoi pensieri, ho deciso di portarti via da lì. Sapevo che non avresti resistito a lungo. Non voglio che gli altri ti vedano soffrire.” Respirai a fondo. Il suo profumo era delizioso, mi inebriò. “Voglio essere io il tuo punto di riferimento. Quello su cui contare quando stai male, quando soffri, quando…–buttati cretino- “quando gli spettri del tuo passato tornano a farti visita.”

Cominciò a tremare visibilmente, mentre le lacrime le riempivano gli occhi.

“Allora lo sai…” sussurrò. “Lo sai. Capisco. L’hai visto. E quindi credo che tu non ne voglia più sapere di me. Mi pare giusto.” Lacrime copiose solcavano il suo bellissimo viso. “Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Vorrei solo che non lo dicessi a nessuno. Per piacere.”

Ecco. Allora c’era qualcosa che la tormentava. Potevo fingere, usare sotterfugi per scoprire la verità, finalmente. Ma no. Non volli. -La sincerità prima di tutto. La ami.- “No Bella. Non lo so. Non so niente.

C-co-come non sai niente? Ma se puoi leggere nel pensiero di tutti, allora lo sai.”

“No, Bella. Posso leggere i pensieri di tutti con una solo eccezione.”

Una sola eccezione?” era ancora scossa, ma un barlume di speranza attraversò i suoi occhi. Voleva la conferma di ciò che forse aveva già capito.

“Sì, l’unica eccezione sei tu, Amore.”

Spalancò gli occhi. “A-Amore?”

Ops. Pessima mossa. Meglio non raccontarle tutta la storia. Poi sì che avrebbe pensato che fossi pazzo. L’abbracciai con cautela. “Scusa è scappato. Ma sei così tenera, così, fragile, ma anche decisa quando vuoi, che mi hai stregato.”

“E io pensavo che… niente, solo una vecchia leggenda. Storie della nonna.” Sorrise, arrossendo e mi strinse a sua volta.

Una vecchia leggenda? Che lo sappia? Oddio e se lo sa? Magari pensa che sia io la sua parte complementare. No. No. Aspetta. Potrebbe anche essere che le piaccia qualcun altro. Oddio. Però mi stringe. Però mi bacia. Però non mi respinge mai. Magari le piaccio. O forse no. O sì. Oddio.

Perché cavolo è così difficile? Eddai idiota. Chiediglielo. Con indifferenza. Con noncuranza.

“Di che parli? Quali leggende?”

Si irrigidì tra le mie braccia. Ma non s staccò. “No, niente. Forse te ne parlerò un giorno.”

Ma io voglio saperlo adesso. “Va bene. Ci conto.”

Si strinse di più a me. “Mi dispiace per quello che ti ho detto prima. Non le penso davvero quello cose. Solo che…” tremava tra le mie braccia, “ ci sono cose che non voglio che nessuno sappia.”

Ancora un altro crack. “Nemmeno io?”

“Soprattutto tu.”

Perfetto. Fantastico. Ma perché?Cosa può essere di tanto brutto?Jazz ha detto di non insistere. Va bene. Però voglio saperlo. Uffa!!

Un po’ imbronciato risposi: “ Va bene. Come vuoi. Non voglio forzarti. Aspetterò sia tu a dirmelo.”

Si scostò un po’ da me per guardarmi negli occhi, e mi regalò un bellissimo sorriso, che illuminò il cioccolato fuso dei suoi occhi.

“Grazie.”

Oddio. No. Controllati!!! Purtroppo anche se io riuscivo a controllarmi, l’inquilino del piano di sotto non la pensava allo stesso modo. Devo allontanarmi da lei.

“Prego. Adesso però voglio portarti in un posto. Dovremmo avere lasciato la scuola già da un pezzo. Aspetta qui che vado a prendere la macchina.”

Mi fece un sorriso d’assenso. Mi avviai a passi veloci verso la macchina.

Ok. Calmati non fare cazzate. Tipo saltarle addosso. Gliel’hai promesso, no? E lei è importante per te. Quindi i pantaloni restano allacciati. Da domani metto la cintura di castità. O mamma. Sembro un cretino.

Oook. Niente panico. Respira. E tu stai buono!! NO!! Sembro Emmett!! Cioè adesso ci parlo pure? No. Sei stato buono per novant’anni. Devi continuare così.

Io e lei in macchina. Da soli. Ommammamamma. Ok tranquillo. Tu sei Edward Cullen. Ce la puoi fare. Sì ce la puoi fare.

Era bellissima. Mi stava aspettando con un leggero sorriso sulle sue bellissime labbra. Contegno.

Salì tutta contenta. “Dove mi porti?”. Già, dove avrei potuto portarla? Alla mia radura.

“Ti porto in un bel posto.” Accesi lo stereo e le note di Debussy si diffusero dolci e sommesse nell’abitacolo.

Lei spalancò gli occhi: “Claire de lune?”

Una ragazza che consce Debussy. Io la sposo. Anche il mio amico era felice della notizia.

Calmo. “Lo conosci?”

“Certo che sì. Debussy è uno dei miei compositori preferiti.”

“Anche dei miei.”

“Abbiamo qualcosa in comune allora.”

Sì. Eravamo quasi arrivati. Decisi di bendarla. Così l’effetto sarebbe stato ancora più speciale.

“Bella. Ti fidi di me?”

“Sì.” Lo disse subito, di slancio. Mi fece felice.

“Allora lasciami fare.”

La bendai col mio fazzoletto di seta nero.

“MA.. cosa?”

“Fidati. Ti porto in un bel posto.”

“Va bene.”

“Andiamo. Posso prenderti la mano?”

Arrossì tantissimo. “Si, ma perché?”

“Sennò inciampi.”

“Va bene. Grazie.”

“Per cosa?”

“Per avermelo chiesto.”

Stavamo camminando. “Di niente.”

Eravamo quasi arrivati. Ancora pochi passi e…

Un’idea mi passò per la mente. “Adesso non ti arrabbiare però.”

Mi avvicinai pianissimo e la baciai. Un piccolo bacio a fior di labbra.

“Scusa. Ma sei così dolce…” prima che potesse dire qualsiasi cosa le tolsi la benda e lei si trovò davanti lo spettacolo che più mi piaceva.

Circondato da alberi secolari, c’era uno spiazzo erboso, era settembre e i fiori c’erano ancora tutti. Uno spettacolo da togliere il fiato.

Bella lo guardava estasiata.

“Ti piace? È il mio posto segreto. Non ci ho mai portato nessuno.”

“Davvero? Sono la prima?” lo disse con una luce sbarazzina negli occhi.

“Sì. Lo sai. Te l’ho detto.”

Si fece maliziosa. “Già è bellissimo. Mi lascia senza parole. Però…

Oddio. “Però?”

Però… adesso ti bendo io…

NO. NO. NO.

Mi ritrovai bendato, Bella mi prese per mano, portandomi nella radura. Mi fece sedere.

“Non vedi niente vero?” mi chiese.

“No, certo che no.” Come potevo dirle che non faceva alcuna differenza, con i miei sensi da vampiro super sviluppati?

Lei si avvicinava pericolosamente alle mie labbra, la vedevo arrossire, ma quando parlava aveva sempre un tono deciso, sicuro.

“Sai, prima non sei stato troppo carino.”

“Ah no?” le chiesi a voce bassissima.

Arrossì come un peperone, ma la sua voce era ferma e decisa.

“No, per niente.” Lo disse con voce ancora più bassa della mia; io sudavo freddo (in senso figurato, i vampiri non sudano), non potevo perdere il controllo.

Lei si avvicinò e cominciò a baciarmi. Dapprima piano, dolcemente, poi con passione. Le sue labbra sembravano modellate apposta sulle mie. Sentii la sua lingua che timidamente seguiva il contorno delle mie, così le schiusi pianissimo.

Faceva tutto lei. Io cercavo di controllarmi.

Qualcuno reclama il potere. No. Calmo. Vedevo che le costava un certo sforzo, era dolcissima.

Impacciata, insicura sul da farsi, ma continuava. Il suo viso era rilassato, tenero come non l’avevo mai visto.

Capii. Capii che si stava lasciando andare. Quello era il suo modo per farmi capire che si fidava di me. Per adesso poteva solo farlo quando pensava che io non la vedessi.

Con una mano mi accarezzò la schiena. Piano. Pianissimo.

Non resistetti, e mi ritrovai a stringerla a me, con dolcezza, baciandola delicatamente. M sembrava di avere tra le mani un fiore raro, bellissimo che poteva però sparire da un momento all’altro.

Poi lei iniziò a baciarmi con più passione, con desiderio. La imitai. La strinsi più forte. Lei si aggrappò a me, quasi a non volermi lasciare, per paura che potessi andarmene.

Non ti lascerò mai, Amore mio. MAI.

Sentivo che la situazione si stava facendo pericolosa.

Il mio corpo la desiderava. La voleva.

Senza pensarci due volte la presi in braccio, e lei si ritrovò seduta sulle mie gambe. Le mie mani scivolarono sotto la sua felpa, proprio come quella mattina. Seguivo le sue delicate forme, piano, attento a non farle male.

Lei aveva ancora gli occhi chiusi, assaporava il momento, proprio come me.

E poi, lasciandomi di sasso, infilò la sua mano sotto la mia maglietta, seguendo con le dita i miei muscoli definiti. La sentivo indugiare sulle mie spalle, sui pettorali, sugli addominali.

Le sfuggì un gemito. Fu allora che smisi di ragionare. La strinsi ancora di più a me, il suo bacino sopra il mio. Si accorse che ero eccitato e sul suo viso si dipinse la paura. Si staccò da me con le lacrime agli occhi, e corse via.

Mi tolsi la benda e le corsi dietro, spaventato. La afferrai per un braccio.

“Che c’è? Che succede? Che ho fatto? Dove ho sbagliato?”

Tu…noi… non dovremmo fare certe cose…

“Perché? Perché?” gridai. Soffrivo. Stavo soffrendo.

“Perché ci conosciamo solo da due giorni.”

“E allora? Non dire cazzate Bella. Due giorni, due ore o due minuti, io ti amo. E ti amerò sempre. E so che anche tu mi ami. E vuoi sapere perché?”

Mi guardava. Piangeva ma non parlava.

“Perché sei il mio Amore, la mia anima gemella, quella che mi completa.”

Strabuzzò gli occhi. “Lo sai?”

Oddio. “Lo so? Lo sai?”

Sì… è…è una stora che mi raccontava sempre mia nonna.”

“La leggenda di prima?”

“Sì. Quella. Ma io… io non pensavo fosse vera finchè non ti ho incontrato.”

Toccai il cielo con un dito. La abbracciai forte, ma lei si staccò

“Non posso. Non voglio”, disse in un sussurro.

“Perché?” ero di nuovo incazzato. “Perché? Dimmelo!”

Ci penso su. Si fece triste. Poi parlò pianissimo.

“ Sì forse è meglio che te lo dica, così magari ti farò ribrezzo e mi dimenticherai.”

Vi piace? Aggiorno domani, perché alcuni nodi verranno al pettine, ma altri se ne creeranno. Ci saranno nuovi arrivi, malvisti da entrambi i nostri eroi… Spiacente, ma l’interlinea non è mio amico… nell’anteprima viene tutto bellissimo,poi quando pubblico è un’accozzaglia. Siate comprensive please. XD

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** La verità ***


Bene… col precedente capitolo ho ricevuto minacce di morte, quindi credo sia ora di sciogliere qualche dubbio!!! Diciamo che sì, avete capito abbastanza bene ciò che è successo a Bella.. ma anche in questo caso, per citare Alice: “Niente è come sembra” ^_^ . Grazie a tutto il seguito!! Mi fa piacere avervi fatto ridere un po’… ci vuole ogni tanto..

BELLA POV

Era arrivato il momento di dirgli tutto. Tutta la verità su di me. Su quello che avevo fatto. Ero straziata, il momento di dirgli addio era arrivato prima di quanto pensassi. Ma non potevo fare altrimenti. Non dopo che lui aveva detto che mi amava, che sapeva che io ero il suo Amore.

Avrebbe dovuto saperlo. Per il suo bene, per il suo futuro. Mi avrebbe disprezzata, mi avrebbe guardata con disgusto, ma almeno mi avrebbe dimenticata.

Il momento era arrivato davvero troppo presto, ma in parte era stata colpa mia. Avevo pensato di poter vivere, ma mi ero lasciata andare, e avevo rovinato tutto. ANCORA.

Cosa avrei fatto dopo che lui l’avesse saputo? Sarei dovuta andare via da Forks? Tornare a Phoenix? Impossibile. Lì c’erano i ricordi, la verità, la vendetta di Jacob che sicuramente mi aspettava.

“Bella? Non voglio sapere niente. Non forzarti. Me lo dirai quando sarai pronta. Io ti resterò accanto comunque.”

Che dolce. Era convinto di quello che diceva, ma ero sicura che appena ascoltato tutto, se la sarebbe data a gambe. Era così che doveva essere. “Io non credo invece. Scapperai. Ma va bene così. È giusto che sia così.”

“Non ti lascio. Non ti lascerò. MAI.

“Neanche se ti dicessi che ho ucciso una persona?”

Rimase a bocca aperta. Tipico. Meglio così. Per il suo bene.

No… non ci credo.” Il suo era uno sguardo vacuo, non capivo…

“Invece sì. L’ho fatto. Davvero. Tre mesi fa. A Phoenix.” Rabbrividii.

“Cos’è successo?” La sua voce era calma. Probabilmente era in stato di shock.

“È una storia lunga, ti basti sapere questo. Addio.” Mi voltai per andarmene, non volevo mi vedesse piangere ancora. Ma la sua mano fredda si strinse ferrea sul mio polso.

“Com’è successo? Chi era?”

“Non penso che questo sia importante”, dissi aspra cercando di divincolarmi, “ti basti sapere che ho stroncato una vita, sono sporca, non merito il tuo amore, né di essere felice.”

Era furioso. E i suoi occhi erano… neri? “Non dire stronzate, adesso mi dici tutto. Almeno questo me lo devi.”

Avevo paura. Beh, se non mi disprezzava ancora sicuramente col resto della storia l’avrebbe fatto.

“A maggio erano arrivati a Phoenix dei nuovi ragazzi. Venivano nella mia stessa scuola. Sono di discendenza indiana, ma si spostano spesso. I loro genitori sono ricchi, loro sono intelligenti, quindi non è un problema se arrivano a fine anno in una nuova scuola. Io ero davvero timida, stavo sempre solo con la mia migliore amica, Kate. Ma quando sono arrivati loro…” tremai al ricordo dei loro inganni, delle loro belle parole.

“Continua.” Era ancora arrabbiato. I suoi occhi erano due pozzi neri di rabbia.

“Kate è timida come me, ma si era presa una cotta per uno dei due, Sam, la sua prima cotta; quindi quando loro cercarono di fare amicizia con noi non ci opponemmo.”

Mi guardava, mi fissava, come se volesse scrutarmi dentro.

“A me loro erano indifferenti, ma Kate era felice, anche Sam sembrava interessato, per cui mi sforzavo di essere mediamente cordiale.” Sospirai. “Comunque in poche settimane diventammo amici. Sam e Kate erano quasi una coppia, e Jacob sembrava interessato a me, ma io non lo ricambiavo, c’era solo amicizia. A scuola eravamo invidiate, ci chiamano i Fantastici Quattro, ovviamente ci odiavano perché i due tipi nuovi avevano preferito legare con noi piuttosto che con le ragazze in.”

Edward sembrava confuso. “Ma cosa centra tutto questo con quello che mi hai detto?”

“Ci sto arrivando. Hai detto che vuoi sapere tutto, no?”

“Sì, scusa. Continua.”

“Bene. Insomma per la prima volta ero contenta. Avevo altri amici oltre a Kate, ed erano speciali. Solo che dopo alcune settimane Jacob si fece insistente, continuava a dirmi che ero bella, bellissima. Io mi sentivo a disagio, ma sapevo che non potevo trattare male Jake, altrimenti avrei allontanato Sam da Kate. Quindi gli spiegai che io gli ero affezionata, ma non in quel modo. Lui disse che capiva, e si comportò sempre bene. Poi una sera…” mi sfuggì un singhiozzo.

Finora avevo parlato in tono distaccato e freddo, ma ora non ci riuscivo più. Era troppo doloroso.

“Una sera?” mi incalzò Edward, ma avevo visto i suoi pugni stringersi, sapevo che aveva capito.

Trattenni le lacrime. “Una notte di giugno, tornavo a casa da quella di mia nonna, aveva avuto un’emergenza, e io ero andata da lei. Mentre tornavo sentivo dei passi dietro di me, ma non ci badai più di tanto. Poi sentii distintamente delle voci chiamarmi, erano Sam e Jake. ”

“Cosa?” Aveva spalancato gli occhi. “Ti hanno fatto del male? Ti hanno toccata?”

Annuii. Il suo angelico viso si trasformò in una maschera di rabbia, mi fissò per un momento prima di chiudere gli occhi.

Bene. Non riesce neanche più a guardarmi. Meglio così.

“Erano ubriachi, ma non me ne accorsi subito. Tra una chiacchiera e l’altra mi trascinarono in un vicolo buio, e spingendomi contro il muro cominciarono a mettermi le mani addosso.”

Bastardi…

“Beh, io cercai di farli ragionare, ma poi mi resi conto che era questo quello che avevano sempre voluto da me e Kate. Mi incazzai. Jake cercava di baciarmi, ma io tenevo le labbra serrate, mentre Sam mi toccava sottola maglia e tentava di sfilarmela. Non so come ma riuscii a liberarmi e a scappare in fondo al vicolo, ma loro mi raggiunsero e mi bloccarono a terra. ” Adesso piangevo.

Lui riaprì gli occhi, “Basta Bella. Non voglio saper più niente. Non voglio tu riviva quei momenti per me.”

“Adesso mi ascolti fino alla fine. Avevo le loro mani dappertutto, non riuscivo a muovermi, ero terrorizzata, ma alla fine, non so con quale forza, li ho strattonati e ho colpito Sam con una mazza di metallo che era lì. In testa. Ha cominciato a perdere sangue a fiotti e io sono scappata, lasciando Jake allibito.”

“Amore. Mi dispiace.” Fece per avvicinarsi ed abbracciarmi, ma io lo scansai.

“Tornai a casa, non so neanche io come, ero in stato di shock. Feci una doccia e mi infilai a letto. La mattina dopo andai a scuola. Ero catatonica. Kate mi venne incontro, piangeva, diceva che avevano trovato quei due in un vicolo, pestati a sangue, e che Sam era in coma, in stato vegetativo. Aveva buone possibilità di non svegliarsi più.”

“E… poi è morto?”

Scossi la testa. “Da quanto ne so è ancora lì.”

Ma… allora non hai ucciso nessuno. E poi l’hai fatto per difenderti. Non c’è niente di male.”

“Ti sbagli. È come se l’avessi ucciso. I medici dicono che non si sveglierà più. Se mai dovesse farlo sarà diverso da quello che era.”

“Anche se fosse se l’è meritato.” Nei suoi occhi c’era ancora odio puro.

“No. Non puoi capire. Anche se si sono comportati male con me, io ho spezzato una vita. Per quanto fosse malvagio, io non ne avevo il diritto. Non sono Dio.”

Si rabbuiò a queste parole, le sue labbra si piegarono in un sorriso amaro che non capii.

“No, Bella. Tu non hai fatto niente di male. Se lo meritavano. L’hai detto a qualcuno?”

Scossi la testa.

“ È per questo che sei andata via da Phoenix? Senso di colpa?”

“Anche. Odiavo vedere Kate a pezzi, ridotta in quello stato per colpa mia, ma soprattutto sono andata via per lui. Jacob.”

“Perché?”

“Mi tormentava. Dopo un paio di giorni venne a scuola, e mi disse che se avessi fatto quello che mi diceva sarebbe stato zitto. Io rifiutai. I giorni passavano, ma lui non parlava. Forse aveva paura che la sua parola contro la mia sarebbe stata nulla. Non lo so. Allora passò alle lusinghe.”

Edward era davvero furioso adesso. “Non si è arreso?”

“No, affatto. Mi tormentava, diceva che ero bella, che mi voleva. Ma non funzionava. Io non cedevo. E allora è passato agli insulti. Sgualdrina, puttana, troia… di tutto. Ma io resistevo. Cercavo di stare sempre con qualcuno, non uscivo mai. Poi la scuola è finita e io con una scusa sono venuta a Forks per stare in pace.”

“Ma non ci sei riuscita.”

“No. A parte il senso di colpa, ho incontrato Tyler. Abita vicino casa di Charlie. E aveva lo stesso sguardo. Io ne ero terrorizzata. Mi seguiva dappertutto. Così per il resto dell’estate mi sono chiusa in casa.”

“E il primo giorno di scuola?”

“Ero arrivata presto, e lui anche. Eravamo in un angolo del parcheggio, le sue intenzioni erano chiarissime. Ma poi si è allontanato. Io sono corsa via e ti ho visto. Il resto lo sai.”

Sorrise. “Sì, lo so.”

“Bene. Adesso vado. Per favore, non dirlo a nessuno, altrimenti dovrei andarmene di nuovo e a Phoenix non posso tornare. Ciao.”

Mi voltai. Ma lui mi si parò davanti e mi abbracciò.

“Nn andare. Ti amo. Davvero.”

A-anche dopo questo?”

“Certo. Non è cambiato niente per me.”

D-davvero?”

“Davvero.”

“Anche se ho fatto quelle cose terribili? ”

“Sì, Bella.”

Era davvero possibile che mi amasse nonostante tutto? Sì, era possibile. Lo sapevo. Lo sentivo. Forse, dopotutto, anche io meritavo di essere amata.

“Grazie. Mi fai felice.”

Mi sporsi per baciarlo, e poi gli sussurrai: “Ti amo anch’io, sai? ”

Si scostò e mi sorrise. Ma era un sorriso triste. “Adesso lo so.”

Un pensiero mi balenò per la testa. Arrossi furiosamente. E diglielo!

“Quindi adesso siamo… ehm… una coppia vera?”

Sorriso sghembo. “Sì, direi di sì. Vieni che ti porto a casa.”

Era ancora triste però. Oddio. E se invece si sentisse obbligato?

Ehm…Edward… Io non voglio che tu ti senta obbligato a stare con me per via di una leggenda.”

“Ma che dici?”

“Beh, sei diventato triste tutto a un tratto, io non voglio obbligarti. Sapere che mi ami, anche se non stai con me mi basta.”

“No. Bella, Amore, non è quello. Quando mi hai detto che mi ami ho toccato il cielo con un dito. Il punto è che…”

“Che?!”

“Niente. Dai ti porto a casa.”

Mi baciò velocemente, e poi ci dirigemmo in macchina. Io ero felice. Mi aveva accettata per quello che ero. Lo amavo.

Durante il tragitto non mi disse una parola, ma teneva la sua mano nella mia. Arrivata a casa mi diede un bacio dolcissimo, e mi disse:

“A domani.”

“Sì. A domani.”

Quella sera mi addormentai col sorriso, dopo tanto, tanto tempo.

Finito. Che ne pensate? Nel prossimo chappy scopriremo cosa sapeva Carlisle di Bella, e avremo un Edward preso dai dubbi. Dite che rivelerà la sua natura o la terrà nascosta? Voi cosa vorreste che facesse? Tenetevi pronte, una tempesta è in arrivo!!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Notte di passione - parte prima ***


Breaking news: Kristen Stewart si fa le canne. L’hanno paparazzata fuori casa sua col suo bruttissimo fidanzato a fumare da uno chilom. Ecco spiegata quell’aria da rimbambita che ha durante le interviste. Spero per lei che smetta prima di rovinarsi la carriera, o che almeno se le faccia in casa. Più che altro perché gli americani sono dei bigotti assurdi. Avete presente, no? Bene dopo codesto commento che non c’entra ceppa con la storia, arriva quello vero.

Ebbene, in questo capitolo sciolgo altri nodi, sapremo cosa nascondeva papà Carl e se Edward rivelerà il suo segreto a Bella oppure no. Avviso inoltre che da questo capitolo in poi il clima si farà sempre più caldo… Stavolta sul serio… Come al solito ringrazio tutte le lettrici e le commentatrici. Un grazie speciale ai 109 utenti che mi hanno inserito tra i preferiti.

EDWARD POV

Avrei dovuto essere felice. Finalmente sapevo con certezza che anche lei mi amava, che eravamo destinati, eppure non riuscivo ad esserlo. Proprio no. Perché mi sentivo un mostro. Perché lei era così pura ed ingenua. Si sentiva in colpa per aver mandato un tizio in coma, nonostante avesse cercato di aggredirla.

“Per quanto fosse malvagio, io non ne avevo il diritto. Non sono Dio.” Continuava a rimbombarmi nelle orecchie. Si sentiva così tremendamente in colpa, e lei non lo aveva neanche ucciso.

Io sì. Avevo ucciso tante persone. Tutti malvagi certo, ma lei non avrebbe mai capito. Lo sapevo. Era troppo pura per accettare i miei sbagli del passato, il mio delirio di onnipotenza dovuto a una ‘ribellione adolescenziale.’ Non mi avrebbe più guardato con quegli occhi pieni di fiducia, con quell’amore. Non avrei mai più potuto toccarla, baciarla, guardarla se le avessi detto la verità. Probabilmente nel momento stesso in cui avessi pronunciato la parola vampiro, sarebbe scappata a gambe levate. E forse era giusto così.

Ero arrivato a casa. Parcheggiai la Volvo nel capannone adibito a garage, dove sostavano anche l’M3 di Rose, la jeep di Emmett, la Mercedes di Carlisle e la mia adorata Aston Martin.

Mi aspettavano tutti in salotto, schierati e preoccupati, ma io scossi la testa e mi ritirai in camera mia. Mi spiaceva farlo preoccupare così, ma non me la sentivo di parlare con nessuno.

Mi stesi sul divano in pelle nera, e chiusi gli occhi. Ripercorrevo tutti i momenti passati con lei, i suoi baci, le sue carezze, i suoi sospiri, la sua pelle… Sarebbe stata l’ultima volta? Avrei sopportato il dolore del suo rifiuto? Avrei dovuto lasciare Forks? Non lo sapevo. Non volevo pensarci. Solo l’idea di separarmi da lei mi procurava dolore.

Toc toc. Sobbalzai. Non mi ero accorto di nulla. Speriamo mi apra. Era mio padre.

“Entra papà.” L’unico in grado di consigliarmi in quel frangente era solo lui.

“Grazie figliolo.”

“È successo qualcosa? Alice ci ha detto che sei scappato con Bella da scuola.”

“ Sì, infatti. Non hai mai pensato che Alice sia un pochino invadente?”

“È il suo modo di fare. Lo sai che quando a delle visioni sulla nostra felicità si impegna al massimo per farle avverare.”

“Lo so, ma a volte esagera. Non si rende conto di far soffrire la gente. Lo sai che io l’adoro, però… oggi ha esagerato.”

“Con Bella?”

“Sì.”

“Che è successo di così grave?”

“Ha detto a Bella che nonostante tutto noi le saremmo stati vicini, perché le vogliamo già bene.”

“E lei? Come ha reagito?”

“”Si è quasi sentita male, l’ho portata via, ma lei se l’è presa perché pensava fossimo interessati a sapere del suo passato e basta”.

“Ah. E tu che lei hai detto?”

“Che so leggere nel pensiero.”

Edward…

“Lei all’inizio si è impietrita, ma quando ha saputo che sono incapace di leggere nel suo si è calmata.”

“Capisco. E lei ti ha creduto?”

“Sì. Non so perchè. Probabilmente le sembravo davvero serio. Poi le ho detto che l’amavo davvero… e lei per dissuadermi mi ha raccontato cos’è successo a Phoenix.”

“Ah.” “E così te l’ha detto. Pensava davvero di dissuaderti allora.”

“Già. Ma tu cosa sai? Lei dice che a parte lei e quei due… ” -la rabbia mi prevalse al pensiero di quei due bastardi, al fatto che avessero toccato la mia donna- “esseri, nessuno sa nulla.”

“Non proprio. Ha parlato con uno psicologo a Phoenix, Andrew, il mio amico.”

Andrew. Uno dei migliori amici umani di mio padre. L’unico di questo tempo che sapesse la verità su di noi, e che ci rispettava e stimava per le nostre scelte. Per Carlisle poi, aveva un’adorazione smisurata, lo considerava il suo mentore.

“Ma non avrebbe dovuto mantenere il segreto professionale? O denunciarla?”

“No. Non poteva. Vedi, quando ha saputo che Isabella sarebbe venuta a Forks, si è sentito in dovere di avvisarmi.”

“Perché?”

“Perché i ragazzi che l’hanno aggredita sono dei Quileute, e potrebbero tornare qui da un momento all’altro.”Mi dispiace, Edward.”aggiunse mentalmente.

Strinsi i pugni per la rabbia. Quei cani bastardi. Avevano toccato il mio angelo, l’avevano messa in pericolo. E io non avrei nemmeno potuto spaccare la faccia a quei rognosi, a meno di non scatenare una guerra. Maledetto patto.

Un patto vecchio di settant’anni, che vietava ai Cullen di mettere piede in quella pulciosa riserva, in cambio del silenzio degli indiani di La Push.

“Edward, calmati. Ricorda chi sei.”

“Io non ce la faccio. Se penso che potrebbero tornare, io… Sai che quello rimasto ha continuato anche dopo? Capisci? ”

“So tutto.”

“Ma perché Andrew non ha convinto Bella a denunciarli?”

Lo sguardo di mio padre fu attraversato da un lampo d’ira .“ Dopo alcune indagini Andrew ha scoperto che…”

“Cosa papà?”

“Non era la prima volta che quei due si comportavano così. Ecco perché si spostano spesso.”

Un ringhio uscì dalle mie labbra, non potevo crederci. Mi irrigidii.

“E allora? Non si può fare niente?” gridai.

“Lo sai anche tu quanto potere abbiano gli indiani, soprattutto i Quileute. E Bella era già troppo scossa.

“Io li ammazzo con le mie mani!!!”

“Edward, calmati. Sai che non puoi farlo.”

“Ma se quelli tornano, Bella sarà in pericolo. E io non potrò fare niente per lei.”

“Se dovessero tornare la proteggeremo NOI.” “Tutti insieme.”

Mi commossi. “Grazie papà.”

“Che altro è successo?” Sapevo che era il suo modo per distrarmi. Rilassai il corpo.

“Ha detto che mi ama. E anche lei conosce la leggenda.”

“Ma è fantastico!Sei felice?”

“Lei… lei non sa cosa sono… Se lo sapesse non mi vorrebbe.”

“Ti amerà lo stesso. Tu sei il migliore di noi. Il più meritevole.”

“Continuerebbe ad amarmi, certo, ma non mi vorrebbe più. Non vorrà stare accanto ad un assassino. ”

“Cosa te lo fa credere?”

“Si sente in colpa. Pensa di essere un’assassina, anche se quello è solo in coma. Quando gliel’ho fatto notare, lei mi ha detto che ha comunque spezzato una vita, e che“Per quanto fosse malvagio, io non ne avevo il diritto. Non sono Dio.”

“Ah.” “Capisco.”

“Già. Con i miei trascorsi non mi accetterà mai. Sto pensando di andarmene. ”

“No” disse risoluto mio padre. “Non vai da nessuna parte.”

“Ma non potrei sopportare lei che mi guarda con disprezzo. Non ce la faccio.”

“Ma se non ci provi neanche.” “Devi dirglielo. È giusto. Glielo devi.”

“Lei non mi vorrà più poi.”

“Ti vorrà. Ma se non dovesse, continuerai ad amarla per sempre, sapendo che l’hai lasciata scegliere, che l’ami talmente tanto da lasciarla libera.”

“Non so se sono in grado, se ho abbastanza forza.”

“Se non ce l’hai la troverai. È così che deve essere.”

“Hai ragione. Io esco.” Avevo bisogno di vederla. Volevo godere appieno di quegli ultimi momenti.

“Dove vai?”

Il mio sorriso doveva essere abbastanza eloquente, perché annuì.

“Da lei. Capisco. Attento a non svegliarla. Ha avuto una giornata pesante e deve riposare.”

“Lo so. Spiega tu tutto agli altri. E per piacere dì ad Alice” -no meglio- “anzi, ordinale di non dirmi nulla.”

Uscii da casa con gli occhi di tutti addosso e mi avviai verso casa Swan. Era una casetta carina, modesta, timida. Come lei. Come doveva essere suo padre.

La camera di Bella era al piano superiore. Mi arrampicai aiutandomi con la grondaia e in due secondi ero alla sua finestra. L’immagine che vidi mi mozzò il respiro.

Bella era distesa supina, con le labbra rosse socchiuse. Era coperta dal busto in giù da un semplice lenzuolo, indossava quella che doveva essere una camicia da notte con delle spalline sottili. Era anche scollata. Il suo decolté si mostrava in tutta la sua prosperità.

Accidenti. Sapevo che era magnifica. Ma non così tanto. È troppo.

Era blu, un colore che si sposava perfettamente con la sua carnagione avorio. Era splendida. Si mosse leggermente e una spallina scivolò, creando un’immagine estremamente sensuale.

O mio Dio. È meglio andare adesso.

Mmm… Edward… non mi lasciare.”

Spalancai gli occhi che mi avesse visto? No, aveva gli occhi chiusi, e il tono era sommesso. Bella parlava nel sonno. Bella mi stava sognando. Piano, piano, il più silenziosamente possibile aprii la finestra, e scivolai dentro la sua stanza. Sentivo suo padre russare sonoramente.

Mi guardai intorno. La camera era mediamente grande, con una libreria stipata fino all’orlo. Un impianto stereo di buona fattura occupava un angolo della stanza, con affianco un porta CD pieno. Ne riconobbi uno di Debussy. Sulla scrivania, dall’altro lato della stanza era poggiato un MacBook Air* -si tratta bene la signorina- e i libri di scuola.

Spostai di nuovo la mia attenzione su di lei. Era indescrivibile. Pianissimo mi avvicinai al suo letto, e le feci una delicatissima carezza sulla guancia, poi mi chinai ad annusarla.

Che profumo. Il veleno mi invase la bocca, ma lo ricacciai indietro. Non le avrei fatto del male. No. Era la cosa più importante della mia esistenza,non avrei permesso alla mia orribile natura di portarmela via.

Decisi di sdraiarmi accanto a lei. Dormiva profondamente non se ne sarebbe accorta.

“Edward ti amo. Davvero.” Mi sognava ancora.

“Anch’io ti amo.” Glielo sussurrai piano all’orecchio. Un sorriso le si dipinse in volto. Forse mi aveva sentito.

Non so quanto tempo passò. Era notte inoltrata. Io continuavo a guardala, stregato, affascinato. All’improvviso Bella cominciò ad agitarsi, a contorcersi, ad urlare “NO!NO! LASCIATEMI! LURIDI SCHIFOSI!”, era agonizzante.

Così piano, con delicatezza l’abbracciai, sussurrandole all’orecchio: “shh, tranquilla amore, ci sono qua io. Non ti succederà niente.”

Sembrò calmarsi. Ma all’improvviso spalancò gli occhi e mi guardò. Terrorizzata.

E-Edward? S-sei t-tu?”

“Sono io.”

“Che fai qua? Come sei entrato?”

Sperai non pensasse male.“Scusami, volevo solo guardarti dormire. Ma poi hai fatto un incubo e non ho resistito. Mi sono disteso accanto a te per tranquillizzarti.” Era una mezza verità, ma non volevo sembrare troppo patetico.

“Oh. E come sei entrato? M-mio padre..”

“Dorme, tranquilla. Dalla finestra.”

“Dalla finestra? Ma è altissimo!”

Risi piano. “Ma no, che dici. Tutto intero, vedi?”

Si tranquillizzò e mi guardò con… amore? “E tu non devi dormire? Non hai sonno?”

Mi irrigidii. Cosa dirle? Non volevo mentirle, ma neanche confessarle la verità. Non ancora.

“No, non ho sonno. È interessante guardarti dormire. Affascinante.” Le lanciai uno sguardo penetrante. La imbarazzai. Arrossì come un peperone.

“Oh beh, se lo dici tu.” Abbassò lo sguardo ma si rese conto della sua mise, “O mamma!! No!” e si coprì di scatto col lenzuolo.

“Hai v-vi-visto?”

“Ehm, sì.” Al solito non riuscivo a capire dove volesse andare a parare.

“Oh, no! Adesso non mi vorrai più.”

“E perché no, scusa?”

“Perché sono, ehm, insignificante?

Sorrisi nell’oscurità. “Davvero lo pensi?”

“Beh, guardami.”

“Ma io ti sto guardando. E sei la cosa più bella che abbia mai visto.”

La sentii rabbrividire. Mi ricordai che anche il bastardo le diceva che era bella.

“Scusa.”le mormorai. “Mi dispiace. Non volevo. Ma, per quanto quello fosse stronzo, aveva ragione. Tu sei bella, bellissima. E non è una colpa.”

Lei e Rosalie erano più simili di quanto pensassi, tutte e due bellissime, con un destino più triste dell’altro. Forse, quando Bella avrebbe saputo, parlare con Rose le avrebbe giovato.

Riemerse timida dalle coperte. “Davvero mi trovi bella?”

“Sì, non ho mai visto niente di più bello di te.”

Diventò se possibile ancora più rossa. “Grazie, a-anche tu non sei male.”

Risi. Rimanemmo a fissarci nell’oscurità, illuminati solo dal chiarore della luna per istanti infiniti.

Poi, con mio grande stupore, Bella mi chiese: “Posso baciarti?”

Mi sciolsi. Se il mio cuore avesse battuto, sarei diventato tachicardico.

Sorrisi dolce. “Certo. Quando vuoi.” Mi rialzai, appoggiandomi sul gomito, avvicinando il mio viso al suo, guardandola intensamente. Lei, timida, cominciò a baciarmi lentamente, ad occhi chiusi. Era un sogno. No. Era il mio miracolo personale.

Con naturalezza il bacio divenne più profondo, le nostre lingue si cercavano, bramose, instancabili; i nostri respiri affannosi. Come se non ci fosse altro. Con la mano libera, le accarezzai i capelli, il viso la spalla. Sempre con cautela, ricordando la sua reazione del pomeriggio. Immaginavo quanto potesse essere difficile per lei.

Con mio grande stupore Bella si alzò, senza interrompere il bacio e mi strinse. Mi staccia per un attimo.

Era una visione. La leggera camicia da notte si fermava di poco sotto l’inguine, lasciando le sue gambe lisce e snelle scoperte. Deglutii rumorosamente. Sentii uno spasmo al bassa ventre.

La voglio. La desidero.

Mi avventai su di lei famelico, cercando le sue labbra. La baciavo come se non esistesse altro, avrei continuato per l’eternità.

Ogni tanto interrompevo il bacio per guardarla, la divoravo con gli occhi e lei arrossiva, senza dire niente.

Ad un certo punto sentii le sue mani sotto la mia maglia e lei che tentava di sfilarmela.

“Bella..” dissi roco “non mi pare il caso…

“Oh sì, invece” disse languida. Maledizione. È irresistibile. “Io sono qua mezza nuda, tu sei vestito. Mai sentito parlare della parità di coppia?”

Mi arresi. “Va bene. Però faccio io.” Tolsi la maglia e la gettai sul pavimento. Ero illuminato dalla luna, e la vidi rimanere senza fiato. Sapevo di essere attraente, ma non ci avevo mai badato. Eppure l’occhiata ammirata che mi lanciò mi riempì di orgoglio.

Piano, passò una mano sui miei addominali, in una dolce carezza. Ero scosso da fremiti di piacere. Mi stava facendo impazzire.

Adesso tocca a me. Feci scorrere la mia lingua sul suo collo, sulla clavicola. Le scappò un gemito. Mi staccai e la guardai. Era arrivato il momento di liberarsi della camicia da notte. Lei annuì alla mia domanda muta, perciò con lentezza esasperante gliela sfilai. Raggiunse la mia maglia sul pavimento.

Rimasi incantato. Indossava un reggiseno in pizzo nero, e una culotte coordinata.

“Sei magnifica” bisbigliai. Piano, le sfiorai un seno con la mano.

Gemette. Allora, con più sicurezza infilai la mano sotto l’indumento sempre accarezzandola. Sentii il capezzolo inturgidirsi. Con un scatto aggraziato le sganciai il reggiseno, sfilandoglielo poi velocemente. Portai la mia bocca al seno destro, e cominciai giocare col suo capezzolo, disegnano con la lingua piccoli cerchi, mentre con l’altra mano le accarezzavo i fianchi e le cosce.

La sentivo fremere e sospirare al mio tocco, e questo mi eccitò ancora di più.

Presi a mordicchiarle il capezzolo con foga, ma facendo attenzione a non procurarle danni.

Avvertivo il suo respiro farsi sempre più affannoso, mentre mi stringeva spasmodicamente a sé, affondando le unghie nella mia schiena.

Decisi di osare. Feci scivolare la lingua lungo il suo ventre, indugiando sull’ombelico, facendola gridare di piacere. Piano mi avvicinai alla sua intimità, riuscivo a sentire il calore il dolce profumo che emanava.

Feci scivolare le mie dita dentro i suoi slip, accarezzandola. Affondai poi due dita in lei, sentendola contorcersi di piacere.

“Edward.. ti prego.. no…

Mi fermai. Spiazzato. “Hai paura? Non vuoi?”

“Non è quello.. ti prego continua… mi guardò con gli occhi annebbiati dal desiderio. Ormai non facevo neanche più caso ai miei spasmi, ero concentrato su di lei. Continuavo a muovermi sempre più velocemente, poi mi staccai e le sfilai l’ultimo indumento che aveva addosso.

Mi fermai un attimo a guardarla. Ero incantato, stregato. Era perfetta. Portai la mia lingua tra le sue gambe, assaporando quegli umori dolciastri. Mi lasciai guidare dall’istinto, indugiando con la lingua nei punti in cui sapevo avrebbe provato più piacere.

Alzai gli occhi per guardarla. Mugolava di piacere, il viso leggermente arrossato, la bocca socchiusa, il corpo inarcato verso il mio, fremendo e gemendo.

Intrecciò le mani nei miei capelli, facendomi affondare ulteriormente. Continuavo, niente mi dava più piacere del sentirla rispondere al mio tocco, mi faceva sentire vivo.

Fu scossa da spasmi sempre più violenti, finchè un ultimo gemito non le uscì dalle labbra e si rilassò completamente.

Era appagata, e io felice. Piano scivolai fuori e mi distesi accanto a lei, rubandole un ultimo, piccolo bacio. Mi sdraiai di su un fianco, trovandomi così di fronte al suo viso.

Aveva gli occhi chiusi, un’espressione beata.

Parlò piano. “Grazie. Sai, non ho pensato neanche un attimo a quei due, è stato del tutto diverso, tu eri così dolce. È stato.. bellissimo.”

“Davvero?” chiesi con una punta di imbarazzo e una certa urgenza nella voce.

“Sì, sei stato bravissimo. Aspetta.” Esitò un attimo. “Ma era la prima volta che tu..”

Annuii imbarazzato. “Eh già.”

Mi regalò un sorriso dolcissimo. “O mio Dio. Sei così bravo in tutto?

Sghignazzai malizioso. “Chi lo sa. Vuoi provare?”

Una luce birichina si accese nei suo occhi. Si alzò.

“No caro mio. Adesso tocca a te.

E così dicendo mi tirò per un braccio.

*Scusate, è il mio sogno. Non potevo non inserirlo e fare un po’ di pubblicità occulta.

Spero il capitolo vi sia piaciuto, ho cercato di renderlo passionale e dolce allo stesso tempo, cercando di non essere volgare. Volevo trasmettere amore e desiderio. Spero di esserci riuscita. Consigli e critiche sempre ben accetti.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Notte di passione - parte seconda ***


Una precisazione per Lavinne: il mio commento non era atto a dare a Kris della tossica. Anche io fatto le mie esperienze nel periodo di ‘ribellione adolescenziale’ (non sono vecchia, faccio 20 anni a gennaio, quindi di certo non la critico per una canna). Semplicemente, avendo passato a 17 anni sei mesi a New York, conosco abbastanza bene la mentalità degli americani. E fidati quando dico che sono dei bigotti. Un esempio su tutti:gli alcolici si possono bere per strada solo dentro un sacchetto, altrimenti ti fanno la multa. Ma se sei ubriaco marcio e giri per le strade con della vodka nel sacchetto ti lasciano in pace. E abbiamo mille esempi di star stroncate dai mass media per avvenimenti simili. “L’aria da rimbambita” nelle interviste era una battuta XD. Kris è tra le mie attrici preferite, in ‘into the wild’ e ‘il bacio che aspettavo’ è stata sublime, spero solo che resti coi piedi per terra e non si rovini come tante altre star il cui successo è arrivato da piccoli facendoli precipitare in un baratro (uno su tutti quello di mamma ho perso l’aereo, o Britney Spears se preferite). In sintesi, nel mio commento c’era semplicemente la speranza implicita che Kristen non imbocchi una cattiva strada e sprechi il suo talento. Che, per esperienza, posso assicurare non è per nulla difficile. Detto questo, continua a leggere la storia. Si fa tutto interessante. ^_^

Ok, adesso il commento attinente alla storia. Anzitutto, il rating è giusto secondo voi? Io penso di sì. O dovrei alzarlo? Non penso. Poi… si è capito che odio Jacob? Credo di sì, dato che l’ho dipinto come un bastardo maniaco seriale… Personalmente lo apprezzo solo nel terzo libro di Breaking Dawn. Certo, non lo disprezzo quanto Bella, che ha un vampiro disposto ad amarla per l’eternità e si innamora pure del cagnaccio. Non capirò mai la scelta della Meyer. Cioè, ci sarebbe stato che Jake si innamorasse di lei, ma che lei lo ricambiasse no. Per niente. Che scambiasse l’affetto fraterno per amore sì, che cercasse consolazione in lui dopo l’abbandono del suo grande amore pure, ma non che sparasse la boiata che lui è la sua anima gemella umana. Scusate ma non ci credo. Forse perché sono una romanticona, e credo che il vero amore sia uno solo, che sia impossibile amare due persone contemporaneamente. Provare attrazione per due persone nello stesso momento sì, provare affetto anche, essere confusi sui sentimenti che si provano per due persone pure. Ma arrivare alla conclusione di amarli entrambi, anche se in uno più dell’altro no. Non esiste proprio. È la distruzione della favola creata in Twilight, che si protrae fino a quando Jake non ha l’imprinting con Nessie. Che poi anche là. Mi è sembrata più che altro una soluzione per dare il contentino a tutti.

Dopo questa fantastica digressione, (scusatemi per lo sfogo ma mi era necessario), vi lascio al capitolo, in cui la nostra Bella farà letteralmente impazzire Edward. Purtroppo è difficile descrivere alcune scene o azioni senza cadere nello squallido, ma io spero di esserci riuscita. In caso contrario, non esitate a farmelo notare, e provvederò subito con le dovute modifiche.

******************************

BELLA POV

“No caro mio. Adesso tocca a te.

Da quando ero così disinibita? Non lo sapevo. Non pensavo neanche di essere in grado di osare tanto. Ma lui… lui aveva abbattuto tutti i miei muri, le mie paure. Non pensavo che sarei mai stata in grado di essere amata, di provare piacere senza far riaffiorare brutte esperienze. Ma lui ci era riuscito mi aveva portato in paradiso. Adesso toccava a me ricambiare il favore. Anche se non sapevo proprio cosa fare. O da dove cominciare.

Bazzecole. Ci puoi riuscire.

“Bella, io non… credo sia il caso, ecco.” Mi disse roco. Lo voleva.

“E perché no?” chiesi con una malizia che non mi apparteneva.

“Io non… voglio obbligarti a fare qualcosa che tu non vuoi, solo perché ti senti in dovere di farlo.”

Sorrisi. Era dolcissimo. Si preoccupava sempre per me. “Forse ti sfugge un piccolo particolare. Io voglio farlo.” E così dicendo presi a far scorrere le mie dita lungo il suo petto perfetto e scolpito. Lo sentii fremere. Ero ancora nuda.

“Sei ancora dell’idea che dovrei fermarmi?” domandai portando le mie labbra vicinissime alle sue.

“Io non…” mi rispose col respiro accelerato.

Mi avvicinai ancora di più, respirando il suo profumo delizioso. Le sue labbra socchiuse in attesa di un mio bacio. Perfidamente deviai verso il suo orecchio, facendo giocare la mia lingua col suo lobo.

Era gelido. Strano. Sarà un tipo freddoloso…anche se sa riscaldare benissimo.

“Allora? Devo fermarmi?” le sue mani erano sui miei fianchi, mi stringevano in una presa delicata.

“No” gemette piano.

“Come?” Che perfida. L’avevo sentito benissimo, ma volevo divertirmi un po’.

“No. Per favore, continua.” Sapevo che mi desiderava. Ogni fibra del suo essere me lo trasmetteva.

Mi misi seduta su di lui, intrecciando le mie mani dietro il suo collo. Trattenni per un attimo il respiro. Sentivo sotto di me qualcosa di estremamente… duro.

Arrossii vistosamente. Lui parve accorgersene, perché cercò di spostarsi, ma gli chiusi la bocca con un bacio.

Un bacio intenso, passionale.

“Non ti preoccupare. E poi sono io che ti faccio quest’effetto, no?”

Sorrise. “Sì, ma… non vorrei pensassi che sono fatto della loro stessa pasta”, finì increspando le labbra.

Lo guardai piena di rabbia. “Credi davvero che potrei fare questo con te” e indicai la mia posizione, “se davvero ti pensassi uguale a loro?

“No ma… sta succedendo tutto così in fretta..e non vorrei che tu..”

Gli posai un dito sulle labbra. “Tu mi ami?”

Il suo sguardo si fece caldo e dolce. “Sì, non immagini neanche quanto.”

“E allora a cuccia.”

Lo baciai di nuovo, mordicchiando il suo labbro inferiore, per poi posare un lunga scia di baci sul suo collo. Feci scivolare le mie mani sulla sua schiena, accarezzandola piano.

Feci scivolare la mia lingua lungo il suo torace, assaporandone le forme scolpite. Sentivo il suo respiro accelerato. Indugiai sull’ombelico per qualche secondo, risalendo poi con lentezza esasperante, fino ad arrivare alla sua bocca, e lo bacia con furia.

Mentre le nostre lingue si intrecciavano impazzite, i nostri respiri affannosi, la mano di Edward scivolò sulla mia natica, stringendola con forza, facendomi gemere di piacere. Mi staccai e lo guardai negli occhi, erano annebbiati di piacere, così come i miei.

Di nuovo feci scivolare le mie mani lungo in suo torace, arrivando ai bottoni dei suoi jeans, che riuscì a sbottonare con facilità. Mentre glieli sfilavo, lo vidi guardarmi con amore, tanto tanto amore.

Era la mia vita adesso. Tutta la mia vita.

Rimase in boxer neri e, illuminato solo dal chiarore della luna era uno spettacolo. Sembrava davvero un dio greco scolpito nel marmo.

Perfetto. Sublime.

Sempre fissandolo negli occhi, giocai con l’elastico dei suoi boxer, finchè non presi coraggio e glieli tolsi.

Azzardai un’occhiata e rimasi senza fiato. Era… decisamente ben dotato.

Lo sentii ridere. “Rimasta senza parole, signorina Swan?”

Mi costrinsi ad alzare lo sguardo, sul suo viso si leggeva un’espressione compiaciuta.

Adesso vediamo chi rimarrà senza parole.

Gli sorrisi maliziosa, avvolgendo il suo sesso con la mia mano. Mi stupì per quanto fosse grosso.

Oddio. E adesso come si fa? Calma Bella. Lasciati andare. Sei la sua prima donna, quindi anche se farai schifo non se ne accorgerà. Speriamo.

Cominciai a muovermi su e giù con la mano, prima piano, poi sempre più veloce. Lo sentivo sospirare, gemere, ripetere il mio nome.

“Oddio Bella sei… mi lasci senza respiro.” La sua voce così calda e seducente mi eccitò ancora di più.

Non sapevo neanche più cosa stavo facendo. La mia ragione era andata a farsi benedire già da un po’.

La mia mano venne presto sostituita dalla mia bocca. Edward continuava a gemere,mentre le mie labbra lo avvolgevano. Il suo corpo si irrigidì, mentre il suo respiro si spezzava, e con un ultimo spasmo raggiungeva il piacere.

Lo guardai attentamente, aveva gli occhi chiusi, un’espressione indecifrabile sul volto. Di scatto li riaprì, e mi sorrise dolce.

Mi abbracciò stretta.

“Grazie. È stato incredibile. Ti amo.” Mi sussurrò all’orecchio.

“Davvero? Sei serio?” chiesi imbarazzata.

“Sì. È stata la notte più bella della mia vita. Prima mi dici che mi ami, che sai che siamo destinati, e poi questo… meraviglioso. Non lo dimenticherò mai.”

“Neanche io. Ti amo.”

Rimase a cullarmi per un po’ tra le sue braccia, finchè non cominciai a tremare. Nonostante tutto, Edward era ancora gelido, ed io. Si scostò di scatto.

“Hai freddo?”

U-un p-pochino” balbettai.

“Forse è meglio rivestirci.”

“Già.”

Ci rivestimmo in silenzio, poi Edward, con molta dolcezza mi mise sotto le coperte.

“Buonanotte amore, ci vediamo domani.”

“Non resti?”chiesi speranzosa.

“Se tuo padre ci vedesse insieme domani mattina…

“Te ne andrai prima che si svegli. Mettiamo la sveglia.” Implorai.

Sorrise triste. “Non so se è il caso…

Sfoderai l sguardo da cucciolotta che usavo con Reneè quando volevo ottenere qualcosa. Funzionò.

“E va bene, fammi spazio su.”disse arrendevole.

Esultai della mia vittoria. “Prego signore.”

“Grazie.” Si avvicinò a me mi abbracciò. “Sei pericolosa, sai?”

“E per quale motivo, scusa?”

“Perché riesci a manipolarmi con uno sguardo…

“Tu lo fai sempre col tuo sorriso…

“Davvero?”

Ops, forse non avrei dovuto dirtelo…adesso lo userai contro di me…

Chissà… dormi adesso, forza. Altrimenti domattina sarai uno straccio. Da brava.”

“Va bene.”

Mi accoccolai sul suo petto e rimasi ad ascoltare il suo respiro regolare, e il battito del suo cuore.

Il battito del suo cuore? Inesistente. Oddio.

“Edward, perché il tuo cuore non batte?”

Rimasi ferma nell’oscurità, col cuore pieno di paura, in attesa della sua risposta.

Finito. Impressioni? Un abbraccio.

@Fin: per qualche capitolo niente sangue, solo roba estremamente sdolcinata… almeno per un po’…

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Decisioni difficili ***


@Lavinne:Sì, sono davvero stata a NY. I sei mesi più belli di tutta la mia vita. La frenesia di quella città ti entra dentro come una tempesta e non ti lascia più. Ti marchia a fuoco. Cmq,se vuoi un consiglio per quanto sia bella Londra, l’Irlanda del nord è meglio. La cittadina di Londonderry è un piccolo angolo di paradiso. Facci un pensierino.

Sono tornata. Causa acqua molto alta, mi prendo una vacanza dall’uni. Ve l’ho mai detto? Studio in quel di Venezia, dicono tra le città più belle del mondo…ma che io non amo particolarmente! Provate a viverci voi con tutta quell’acqua!! E i topi… Vi interessa sapere che studio? Sì, no? Perché due non fa tre.. 1,722453..(ok, scusate, battutaccia!), cmq studio giapponese… sono al secondo anno! È una faticaccia, ma ti dà anche soddisfazioni… Va bene, cmq tutto ciò per dirvi che avrò un po’ più di tempo… quindi preparatevi ad uno o due capitoli al giorno bellezze!! Dopo questa descrizione della mia vita, che ha riscosso molti consensi (come no! XD) passiamo al commentino sul capitolo.

Eccomi con un nuovo capitolo. Edward dice a Bella il suo segreto, come reagirà lei? Questo è un capitolo molto intenso, ho impiegato molto che scriverlo. Fatemi sapere le vostre impressioni. Come al solito ringrazio chi legge, chi recensisce e chi mi ha aggiunta tra i preferiti. Un bacio a tutte. Ah, per la gioia di Fin, fra qualche capitolo comincerà a scorrere sangue (chissà se solo in senso figurato..), ma per il momento vorrei dedicarmi al rapporto Ed-Bella. Il prossimo chappy sarà lo stesso, ma visto dal POV di Bella. Siccome è un capitolo importante per lo scorrere della storia, mi sembra giusto proporlo dai due punti di vista. Un abbraccio vampiresco-stritolatore a tutte.

******************************

EWARD POV

Sette parole. Una semplice domanda. Una domanda che avrebbe portato via tutta la felicità conquistata in quei pochi giorni.

“Edward, perché il tuo cuore non batte?”

Perché sono un mostro. Perché sono morto. Perché sono un assassino. Ecco perché. Ma come dirlo? Tu mi abbandonerai. Mi lascerai. Sarai terrorizzata da me. Dalla mia natura. Mi odierai.

Mentire? Farla addormentare? No. Carlisle aveva ragione. Dirle la verità. Lasciarla scegliere. Non essere egoista.

Bella si rialzò, e mi guardò con terrore. “C-Cosa s-sei? Perché il tuo cuore non batte?”

Guardai l’ora. Le quattro del mattino. Paura. Terrore. Vuoto. Diventare di nuovo vuoto, un guscio. Precipitare di nuovo nel purgatorio. No, sarebbe diventato un inferno. Farla allontanare da me dopo aver conosciuto quella sublime felicità. Il mio personalissimo inferno. Pazienza. Non potevo mentirle.

“Edward. Dimmi. Perchè. Adesso. Lo. Voglio. Sapere. ” era decisa e terrorizzata allo stesso tempo.

“Prometti di non urlare?”

“Non ti prometto niente.” Disse decisa. Era la mia fine.

“Tuo padre si sveglierà se urli. Ti spiegherò tutto. Ma non urlare. Per favore.” La stavo implorando. Era importante.

Rabbia mista a paura. “Va bene. Ma adesso me lo dici.”

“Ti assicuro che sparirò dalla tua vita, dopo averti spiegato tutto. Non ti perseguiterò. Lo giuro.

Vidi i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa. “È così terribile?”

La sua domanda mi trafisse il cuore. Dolore. “Di più.”

“…”

Presi un respiro profondo e m allontanai dal letto, andando nell’angolo più lontano della stanza.

“Il mio cuore non batte perché… perché sono morto.”

“Sei m-m-morto? Cosa sei?”

Male. “Ecco, io sono… sono un vampiro.”

Strabuzzò gli occhi. Ora sì. Vedevo terrore. Terrore puro nella sua espressione. “Un vampiro? I vampiri non esistono…” ma non sembrava convinta neanche lei.

“Purtroppo sì… e io sono uno di loro…

Paura. Terrore. Rabbia. “Anche i tuoi fratelli?”

“Sì. Tutti.”

Quindi… mi avete circuita per farmi diventare il vostro prossimo pasto?” Glaciale.

“No, Bella. Non è come pensi…

“Cosa esattamente non è come penso? I vampiri non uccidono le persone per nutrirsi?”

“Noi ci nutriamo di sangue animale, Bella. Noi non uccidiamo gli esseri umani. Non vogliamo essere mostri.”

Mi guardava assorta. “Davvero?”

“Sì. Sul serio.” Feci un timido sorriso. Magari non le favo poi così schifo.

“Quindi tu… tu non mi mangerai?”

“No, Bella. Non potrei mai ucciderti. Io…” mi fermai. Non potevo certo costringerla a stare con me dicendo che l’amavo. “Nessuno di noi ti farà del male.”

“Quindi tu… non hai mai ucciso nessuno, no?” chiese sorridente.

Ecco. Un’altra domanda che mai, mai, avrei voluto mi facesse. Eppure dovevo risponderle. “No, Bella. Non è proprio così. Mi dispiace.” Sul suo viso un’espressione indecifrabile. Paura? Ribrezzo? Terrore? Non riuscivo a capire.

“Mi dispiace. Davvero. Ti giuro che non c’è giorno in cui non mi penta di ciò che ho fatto.”

“Quanti? Quanti ne hai uccisi?” Era di nuovo fredda, distante, glaciale.

“Non lo so. Parecchi comunque.”

“Parecchi.” Lo disse in un sussurro. Rivolto più a se stessa che a me. La disgustavo. Glielo leggevo in faccia. Avrei dato tutto per poterle leggere la mente al momento.

“A cosa pensi?” Mi sfuggì prima che potessi fermarmi.

Sospirò e guardò in basso. “Io.. vorrei stare da sola, se non ti dispiace. Ho bisogno di pensare.”

“Capisco.” In realtà sapevo cosa volesse dire tutto questo. Ma la mia mente rifiutava solo l’idea. “Immagino che domani andrai a scuola da sola.”

Scosse la testa. “Non credo sarò a scuola domani.”

Crack. “Come vuoi. Allora ciao.” Sapevo che in realtà era un addio. Un addio vero. Un addio eterno. “So che non ha molto senso detto da me, ma… per favore, cerca di fare attenzione a Tyler.”

Mi guardò. “Come vuoi.”

La fissai intensamente per un lungo istante, l’ultimo. “Buonanotte.” Balzai giù dalla finestra, e corsi, corsi, nei boschi. Mi fermai solo quando fui sufficientemente lontano da lei.

Bene. Almeno adesso si risparmierà la vita accanto ad un mostro. Potrà vivere normalmente, lontano da te. Potrà sposarsi, avere dei figli. Avrà quello che tu non potrai darle.

Al pensiero di lei con un altro mi sfuggì un ringhio. Non volevo che qualcun altro la toccasse, che qualcun altro la avesse. Non volevo che qualcun altro le sfiorasse le labbra, toccasse i suoi seni morbidi, affondasse nella sua intimità. Ma non potevo impedirlo. Non se era questo ciò che lei voleva. Ero stato fin troppo egoista. Mi sarei accontentato di vivere nel ricordo di quei tre giorni pieni di amore e felicità. Sospirai. Dovevo tornare a casa. Dovevo una spiegazione alla mia famiglia.

Mi aspettavano in salotto quando arrivai. Tutti preoccupati. Alice m guardò comprensiva.

Gliel’hai detto…Mi dispiace. Dillo anche a loro. Sono tutti in ansia.

“Lo sa.” Dissi semplicemente.

“E come l’ha presa?” chiese Esme titubante. “Fa’ che l’abbia presa bene…

“Diciamo che il fatto che siamo vampiri l’ha sconvolta meno rispetto allo scoprire che sono un assasino.”

“Oh Edward..” mamma.

“Mi spiace… Rosalie.

“E quindi?” Emmett non faceva l’idiota come al solito.

Mi strinsi nelle spalle. Cercavo di non dare a vedere quanto stessi soffrendo. “Quindi niente. Ha detto che ha bisogno di pensare. E che domani resta a casa.”

“Cattivo segno… pensò Emmett.

Rosalie, Jasper e mio padre erano profondamente dispiaciuti per me. Come stai?- era questo il pensiero comune.

“Sto bene, davvero. È così che doveva essere. Magari fra qualche anno mi ricorderà solo come un incidente di percorso. ”

Mi fissavano sbalorditi.

“Ma che dici? Vedrai che si aggiusterà tutto.” Alice parlava con poca convinzione.

“No, Alice, non si aggiusterà niente. Ma va bene così. Si vede che l’amore non è per me. Continuerò come ho sempre fatto.”

A quel punto non mi aspettavo la reazione delle donne di famiglia che seguì. Tutte e tre in coro mi gridarono “SEI UN IDIOTA!!!” e poi si ritirarono nelle loro stanze, sbattendo le porte con tanta forza da far tremare tutta la casa. Da Rosalie ed Alice potevo anche aspettarmelo, ma da mia mamma…

“Perché si ostina ad essere infelice?Ha la felicità a due passi, se la merita,ma non fa nessuno sforzo per tenerla stretta… eppure se lo merita. È solo un ragazzo…ecco perché mia madre era così… neanche arrabbiata. Era proprio incazzata. Incazzata nera.

Alice e Rose erano una più nera dell’altra. Nelle loro teste rimbombavano solo insulti.

“E se stai ascoltando tanto meglio!”pensò Rose infuriata.

Gli uomini di casa presto le raggiunsero, senza dire niente. Sapevano quanto stavo male, e non insistettero.

Mi avviai verso il fiume. Mi persi nel pensiero di Bella e delle emozioni che poche ore prima ci eravamo regalati. Se mi concentravo riuscivo a sentire ancora il suo tocco su di me, il suo sguardo carico d’amore, come non sarebbe stato più. Cercai di imprimerlo bene in testa, in modo da portarlo con me per l’eternità.

Era quasi arrivata l’ora di andare a scuola. Tornai a casa, feci una doccia, indossai dei vestiti puliti e mi avviai verso la macchina per aspettare i miei fratelli. C’era un’atmosfera tesa, e nessuno faceva niente per alleggerirla. Il silenzio regnava sovrano, mentre le loro menti erano molto chiassose. Adesso potevo sentire gli insulti di Alice e Rosalie anche nelle menti di Emmett e Jasper. Donne. Quanto potere avevano.

“Cos’è? Terrorismo psicologico?”

Rosalie mi rispose sdegnosa, col naso per aria. “No, è solo la verità.”

“Emmet, Jasper?”

Jasper rimase impassibile, mentre Emmett mi parlò col pensiero: “Mi ha minacciato. Niente giochini per un mese. UN MESE! Sai che non posso resistere. E non fare niente per far capire che lo sai. Se ti può tranquillizzare, so che farai la cosa giusta. Ma se dovesse andare male… almeno lo hai intinto il biscotto?”

Lo guardai storto. Arrivati a scuola tutti si stupirono per il fatto che Bella non fosse con noi. Ormai era considerata la sesta Cullen.

Chissà come sarebbe stato quando la nostra rottura sarebbe stata resa pubblica. Sicuramente qualcuno l’avrebbe invitata ad uscire. C’era la fila. E quel bastardo di Crowley ne avrebbe approfittato. No. Sarei rimasto io a proteggerla nell’ombra, non avrebbe corso rischi. L’insegnante di biologia mi chiese dove fosse Bella, e io risposi che era malata.

La mattinata scorse senza troppi intoppi, avevo chiuso la mente per evitare di sentire tutte le fantasie più oscene su di lei, ero rimasto tutto il tempo immerso nel ricordo dei momenti passati insieme.

All’ora di pranzo mi unii come al solito ai miei fratelli. Rosalie però non c’era. Strano.

“Dov’è Rose?” chiesi sospettoso.

“Non preoccuparti. Non è andata a fare niente di quello che pensi”, Alice era acidissima. Ancora insulti nella sua testa.

“Ha detto che era troppo irritata, non voleva stare in mezzo a questi umani bavosi, è andata a fare strage di alci e cervi.”

“Capisco.” Strano. Rosalie amava essere al centro dell’attenzione, amava essere ammirata ed essere soggetto di fantasie maschili.

“Devo proprio averla irritata…

“Già,” rispose Alice piccata.

La pausa pranzo trascorse in fretta. Così come il resto della giornata. In macchina il terrorismo psicologico di Alice continuò. Ad un certo punto esplosi.

“Oh, insomma, Alice. Non posso costringerla a stare con me. Non voglio che debba guardarmi con gli occhi pieni di disprezzo. Lei detesta gli assassini. E io faccio parte della categoria.”

“Ma..” si bloccò. Il suo sguardo si fece vacuo, stava avendo una visione. Sbircia nella sua mente. Io in viaggio. Verso l’Alaska.

“Te ne vai?” sussurrò lei.

Gli sguardi si spostarono su di me.

“Me ne vado?” risposi, con un sibilo.

“NO!!” un’altra visione. Bella che teneva per mano un ragazzo, senza volto, e gli sorrideva.

Contrassi la mascella. “È giusto che sia così. È così che deve essere. È cosi che sarebbe dovuta andare. Io sono soltanto un incidente di percorso.”

Fu Jasper a parlare.“E l’Amore allora? La tua anima che si completa con la sua…

“Per quanto mi riguarda io l’amerò sempre. Forse anche per lei, nonostante tutto, io sarò sempre speciale. Ma è giusto che stia con qualcuno che rispetti i suoi canoni. Io semplicemente non sono tra questi.”

Silenzio. Nemmeno Alice poteva più contraddirmi.

“Partirò stanotte,e quando vi trasferirete vi raggiungerò di nuovo.”

“Esme ti ucciderà” disse Emmett.

“Lo so. Ma non posso farci niente.”

-Pazzo.-

-Potrei darti una mano coi miei poteri. Non rinunciare adesso.-

-Cretino. Ti odierò per il prossimo secolo. Come minimo.-

Questi erano i pensieri di Em, Jazz, e Alice.

A casa comunicai agli altri la notizia. Mio padre fu comprensivo.

“Se è quello che desideri davvero. Se pensi che sia la scelta giusta.”

Annuii. “Allora non ho obiezioni.”

Mia madre fu un altro paio di maniche. Era addolorata, si vedeva.

“Non puoi andartene così, arrenderti così, non quando hai finalmente trovato l’Amore. Parlale. Falle capire chi sei, quanto tu sia meritevole e in gamba. ”

Scossi la testa. “Andrei contro i suoi desideri. Tenerla legata a me quando lei… quando le faccio ribrezzo non servirebbe a nulla.”

“Se non per lei, fallo almeno per noi. Per la tua famiglia. Per favore.

La abbracciai. “Sarà solo per pochi anni, lo prometto. Appena cambierete posto vi seguirò.”

“Magari potremmo farlo adesso. Tutti insieme.”

“No, mamma. Non voglio che tutti quanti siano costretti a ricominciare a causa mia. Lascia almeno che i ragazzi si diplomino. ”

Intervenne mio padre. “Esme… è la scelta giusta.” La guardò significativo.

Col dolore negli occhi mia madre si arrese. “Va bene. Mi mancherai. Verremo spesso a trovarti.”

“Ci conto. Ora vado a preparare le mie cose.” In realtà volevo stare solo, ma a loro non lo dissi. Sapevo però che lo capivano.

Salito in camera mi abbandonai sul mio divano, ascoltando ininterrottamente Debussy per ore ed ore, pensando a lei, lei che riempiva i miei pensieri e -forse- la mia anima. Sarebbe rimasta sempre aperta la ferita, ma potevo consolarmi, sapendola felice, con una famiglia.

Era notte inoltrata ormai. Mi restava solo una cosa da fare.

Scesi, e trovai tutti in salotto impegnati in diverse occupazioni. Em e Rose a coccolarsi sul divano, Carlisle leggeva un trattato medico, Esme ricamava, ed Alice e Jasper erano impegnati in una partita a scacchi.

Io… vado da lei, voglio vederla un’ultima volta, prima di sparire per sempre dalla sua vita.”

Un lampo attraversò gli occhi di Rose, ma non ci feci troppo caso. La mia sofferenza era troppo acuta per prestarle attenzione.

Parlò mio padre: “Va bene. Sta’ attento.”

“Sì.”

In pochi minuti fui da lei. Sbirciai dalla finestra e la vidi profondamente addormentata, così mi dissi che entrare per farle un’ultima carezza era una cosa fattibile.

Aprii piano la finestra e scivolai dentro senza fare rumore. Mi avvicinai, inspirando a fondo il suo odore, e feci scorrere la punta delle mie dita dalla tempia al collo nella più dolce delle carezze. Mi chinai per darle un bacio a fior di labbra, l’ultimo. Le sussurrai “ti amo,ti amerò per sempre,sii felice..” cercando di infondere a quelle parole tutto l’amore che provavo. Mi voltai per andarmene, ma la sua voce dolce mi fermò.

Edward…” mi sognava di nuovo.

Mi voltai di scatto e… no, non stava sognando. Era lì a guardarmi ad occhi aperti…

“Non andartene, dobbiamo parlare.” Sbaglio o non c’era disprezzo nella sua voce?

Si mise a sedere, tenendosi ben coperta.

“Va bene, ti ascolto” dissi sedendomi ai piedi del letto.

******************************

Capitolo finito. Cosa dirà mai Bella al nostro sexy vampiro ? lo saprete domani… intanto uno spoiler piccolo piccolo, giusto per non farvi morire di curiosità.

“Ho capito arrivo!”lo scampanellio insistente mi costrinse ad uscire dalla vasca.

[….]

Sulla porta di casa mia c’era una bionda talmente bella da togliere il respiro.

“Rosalie..” dissi senza fiato.

Mi sorrise dolce. “Posso entrare? Avrei bisogno di parlarti.”

C-certo…

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Grazie Rosalie ***


@Lavinne: Brava!! Vedrai che non te ne pentirai! Se ti interessa qualche informazione in più fammelo sapere tramite commento o contattami! Sarò lieta di aiutarti!

@Fin: Davvero ascolti musica giapponese? ^_^ Ti adoro donna! Che ascolti? I Jhonny’s?

Io ultimamente (col fatto che faccio cinese seconda lingua), mi sono data pure alla musica taiwanese! Roba tipo Fahrenheit e S.H.E. . Definirla musica è un po’ azzardato, ma sono orecchiabili, e i video son comicissimi. XD.

Eccoci qua! In questo capitolo si capiranno le emozioni di Bella, il perché del suo comportamento. E ovviamente Rosalie.

Non voglio essere presuntuosa, ma la mia Rosie mi piace. Acida al punto giusto, non egoista, una che ama la sua famiglia. Ma la ama non come la Rosalie della Meyer, in maniera ossessiva, ma volendo la felicità di tutti.

E’ presente la sua storia in questo capitolo, così come la racconta in Eclipse, l’ho solo sintetizzata e modificata in alcuni punti.

Ovviamente io non sono d’accordo né con gli omicidi né con la pena di morte. Sono una sostenitrice dei pluri-ergastoli. Ma per esigenze di storia ho modificato le mie vedute. Logicamente non invito nessuno a commettere un omicidio plurimo.

******************************

BELLA POV

Ero sconvolta. Non sapevo davvero cosa pensare. Il suo cuore non batteva. Incredibile. Impossibile.

“C-Cosa s-sei? Perché il tuo cuore non batte?”

Edward guardò l’orologio. Cercava forse di prendere tempo? Un nuovo modo per prendermi in giro? Questo pensiero soffocò per un attimo il terrore che mi aveva attanagliato, e gli dissi con rabbia:

“Edward. Dimmi. Perchè. Adesso. Lo. Voglio. Sapere. ”

Lui sembrò esitare, ma potevo vedere la tristezza nei suoi occhi. “Prometti di non urlare?”

“Non ti prometto niente.” Mi stava facendo infuriare. Credeva davvero di poter raggirarmi così?

“Tuo padre si sveglierà se urli. Ti spiegherò tutto. Ma non urlare. Per favore.” La sua supplica mi ammorbidì un poco.

“Va bene. Ma adesso me lo dici.” Acconsentii per tagliare corto.

“Ti assicuro che sparirò dalla tua vita, dopo averti spiegato tutto. Non ti perseguiterò. Lo giuro.

Sparire dalla mia vita. Lui? Non mi amava? O era qualcosa di imperdonabile?

“È così terribile?”

“Di più.” Dolore puro nei suoi occhi.

Mi spezzò il respiro. Anch’io stavo soffrendo con lui.

“…”

Prese un respiro profondo si allontanò dal letto, andando nell’angolo più lontano della stanza. Forse per non farmi paura.

“Il mio cuore non batte perché… perché sono morto.”

Morto? Era uno zombie? No.. che scemenze. Eppure il suo viso mi diceva che qualcosa di vero c’era. Così chiesi spiegazioni. “Sei m-m-morto? Cosa sei?”

Un lampo nei suoi occhi. “Ecco, io sono… sono un vampiro.”

Spalancai gli occhi. Ero terrorizzata e incredula allo stesso tempo. Non volevo crederci, ma sapevo che era vero. Tutto si spiegava. Il pallore, la sua temperatura gelida, la bellezza ultraterrena.

“Un vampiro? I vampiri non esistono…” dissi poco convinta. Speravo ancora potesse smentirmi.

“Purtroppo sì… e io sono uno di loro…”

Crack. Il mio cuore che si spezza. “Anche i tuoi fratelli?”

“Sì. Tutti.”

Ecco. Vai a fidarti delle persone. Ero stata tradita. Di nuovo. E perché poi? Un’unica spiegazione. Uccidermi.

“Quindi… mi avete circuita per farmi diventare il vostro prossimo pasto?” Glaciale.

“No, Bella. Non è come pensi…”

Non è come pensi. Le ultime parole famose. La persona che amo e che dice di amarmi mi ha appena confessato di essere un vampiro. Un assassino. La cosa che odio di più al mondo.

“Cosa esattamente non è come penso? I vampiri non uccidono le persone per nutrirsi?”

“Noi ci nutriamo di sangue animale, Bella. Noi non uccidiamo gli esseri umani. Non vogliamo essere mostri.”

Non ci credo. Pensa Bella. Ti ha mai fatto del male? No. Mi ha sempre protetta, anche quando non sapeva niente di me. E dopo ha continuato ad amarmi.

“Davvero?”

“Sì. Sul serio.” Fece un timido sorriso.

“Quindi tu… tu non mi mangerai?”

“No, Bella. Non potrei mai ucciderti. Io…” esitò. “Nessuno di noi ti farà del male.”

Che voleva dire? “Io…” Allora era davvero un angelo, il mio miracolo personale. Ma c’era una domanda che dovevo fare. Anche se conoscevo la risposta. Era buono. Mi amava. Non avrebbe mai detto sì.

“Quindi tu… non hai mai ucciso nessuno, no?” chiesi con un ampio sorriso.

Strinse i pugni e rispose pianissimo. “No, Bella. Non è proprio così. Mi dispiace.”

NO! Altro crack. Altro pezzo di me in frantumi. Impossibile. Non lui. Era fatto della stessa pasta di Jacob.

“Mi dispiace. Davvero. Ti giuro che non c’è giorno in cui non mi penta di ciò che ho fatto.”

“Quanti? Quanti ne hai uccisi?” Sembrava che il mio corpo si fosse separato dalla mia mente, non sentivo nulla, se non un gran vuoto.

“Non lo so. Parecchi comunque.”

“Parecchi.” Ne aveva uccisi parecchi. Neanche tanto importanti da ricordare esattamente quanti. Che schifo.

Dopo qualche istante di silenzio mi chiese: “A cosa pensi?”

Sospirai guardando in basso. Non lo sapevo nemmeno io. Sapevo solo che non potevo più stare con lui. E non per quello che era, ma per ciò che aveva fatto. Ucciso.

“Io.. vorrei stare da sola, se non ti dispiace. Ho bisogno di pensare.”

“Capisco.” Sapevo che capiva tutte le implicazioni di quella mia frase.

“Immagino che domani andrai a scuola da sola.”

Andare a scuola. Assolutamente no. “Non credo sarò a scuola domani.”

“Come vuoi. Allora ciao.” Suonava come un addio. Un addio vero. Fece una pausa, poi aggiunse: “So che non ha molto senso detto da me, ma… per favore, cerca di fare attenzione a Tyler.”

Si preoccupava per me? Tyler era il pericolo? Assentii. “Come vuoi.”

Mi fissò intensamente per un lungo istante, l’ultimo. “Buonanotte.” Volò fuori dalla finestra, e scomparve. Per sempre.

Scoppiai a piangere a dirotto, non so per quanto. Due ore. Forse di più. Non riuscivo a pensare a niente, solo al fatto che se n’era andato. Decisi di alzarmi quando sentii mio padre trafficare in cucina.

“Ciao Bells!” mi disse tutto allegro.

Sapevo di essere uno straccio. Non avrei dovuto insistere molto. Gli dissi dalle scale: “Papà, oggi resto a casa. Sto male. Non riesco a muovermi.”

“Bella”, mi rimproverò bonario, “non fare i capricci uno dei primi giorni di scuola. Vestiti , su.”

Decisi di farmi vedere. Magari cambiava idea.

“Papà, non sto facendo i capricci. Sto davvero male.” Dissi arrivando in cucina.

Mi guardò e impallidì. Dovevo essere peggio di quanto immaginassi. “Oddio Bella. Ti porto all’ospedale? Sei pallidissima, smunta, con le occhiaie…

Avevo fatto affiorare il padre apprensivo che c’era in lui. Quando succedeva poteva fare concorrenza perfino a Renée.

“No papà, tranquillo mi basta un po’ di riposo. Respira. Ecco bravo, così”.

“Ma sei sicura? Ma che hai?”

Bella domanda. Evadiamo. “Non vorresti saperlo, papà.”

“Come? Ma che..” all’improvviso la folgorazione. Arrossì. “Ah.”

“Papà calma.”

Imbarazzo totale. “Sì, sì. Beh allora rimettiti a letto e riposa. Io vado. A stasera.”

“D’accordo. Ciao .”

Tornai di sopra distrutta. Avevo cercato di non pensare fino a quel momento, ma adesso era ora di affrontare tutti gli avvenimenti della sera precedente. Le lacrime le avevo finite.

Assassino. Era questo Edward. Il mio Edward. L’Amore della mia vita. Era qualcosa che io non potevo accettare. Con tutta me stessa, anche sforzandomi, non ce la facevo. Mi sentivo sbagliata io per le condizioni in cui versava Sam, era tecnicamente vivo, ma in realtà io l’avevo ucciso. Mi sentivo in colpa, talmente tanto da non riuscire a dormire bene, talmente tanto da odiarmi, da sentirmi inadeguata, sporca. L’avevo fatto per difendermi, eppure mi sentivo in colpa.

Lui invece, aveva ammazzato anche se non gli era necessario, poteva combattere la sua natura ma non l’aveva fatto. Per quanto lo amassi, l’unica opzione che avevo era quella di lasciarlo, non potevo continuare a stargli accanto.

Ogni volta, avrei continuato a pensare a tutti quelli che erano morti per sua mano e mi sarei sentita complice. Non potevo. La colpa che mi portavo addosso era già abbastanza grande.

Egoista. Sì. Sono un’egoista. Ma d’altronde cos’altro resta nella mia vita? Ogni volta che mi fido di qualcuno finisce male. Vengo tradita. Non posso permetterlo.

La cosa da fare era una sola. Lasciarmi tutto alle spalle. Ora. Altrimenti non ce l’avrei più fatta. Mi si strinse il cuore, ma era questa la cosa giusta. In cuor mio sapevo che lo avrei amato per sempre, ma non potevo stare con lui. Proprio no.

La decisione era presa. Adesso la parte difficile era dirglielo. Lui sapeva, ma gli dovevo una spiegazione. Almeno quello.

Ero distrutta. Avevo pianto tutte le mie lacrime, avevo preso la decisione più difficile e straziante della mia vita. Mi sentivo vuota.

Meglio se ti abitui. Da adesso in poi sarà così per molto, molto tempo.

Scossi la testa. Non sarei riuscita a dormire, quindi optai per un bagno, sperando di rilassarmi. Guardai l’ora. Mezzogiorno.

Le mie riflessioni erano durate più di quanto immaginassi.

Decisamente, avevo bisogno di una bagno. Rimasi a mollo un’ora, e ci sarei rimasta, se il campanello non avesse suonato. Decisi di ignorarlo. Ma chiunque fosse non si arrendeva.

Sbuffai.

Gridai verso la porta:

“Ho capito arrivo!”lo scampanellio insistente mi costrinse ad uscire dalla vasca.

Mi asciugai in fretta il corpo, frizionai i capelli con l’asciugamano e indossai la tuta.

Ma chi sarà mai…

Quando aprii mi ritrovai davanti una delle poche persone che non mi sarei mai aspettata di vedere.

Sulla porta di casa mia c’era una bionda talmente bella da togliere il respiro.

“Rosalie..” dissi senza fiato.

Mi sorrise dolce. “Posso entrare? Avrei bisogno di parlarti.”

C-certo… Accomodati. Ehm… ti offro qualcosa?” le chiesi mentre la scortavo in salotto.

“Bella… non credo tu abbia quello che vorrei” rispose sorridendo.

“Scusa.” Ero un peperone.

“Figurati. Sono qui per parlarti di una cosa.”

“Parlarmi?”

“Sì, ma non mi manda lui. Sono venuta io perché… è giusto che sia io.”

Ero senza parole. “Capisco.”

“Ti va di ascoltare la mia storia?”

“La tua storia?”

“Sì.”

“Va bene.”

“Non è molto piacevole.”

“Fa niente. Apprezzo il fatto che tu sia qui.”

“Il mondo in cui sono cresciuta era diverso da questo. Era il 1933, avevo diciotto anni e vivevo a Rochester. La mia famiglia era di ceto medio.

I miei genitori erano dei superficiali, ma questo lo capii solo in seguito. A casa mia la Depressione era solo un pettegolezzo, la situazione dei più poveri non ci toccava minimamente.

La mia bellezza per i miei genitori era un tesoro. Erano degli arrampicatori sociali.

Mi piaceva che dovunque andassi tutti mi ammirassero, mi piaceva pensare di essere la figlia preferita. Stupido, vero? ”

“Io non ti seguo.”

Sorrise. “Hai ragione. Arrivo al punto. Le uniche cose che desideravo a diciotto anni erano una casa grande con bei mobili che qualcun altro avrebbe pulito e una cucina moderna in cui qualcun altro avrebbe cucinato. Sapevo che avrei ottenuto tutto questo.

“E poi?”

“L’unica volta in cui mi sentii invidiosa di qualcun altro fu quando la mia amica Vera ebbe un figlio.

La maternità era l’unica cosa che desiderassi davvero.

A Rochester c’era una famiglia nobile. I King. Avevano un figlio, di nome Royce, che essendo l’erede della banca dove lavorava mio padre fu nominato supervisore.

I miei organizzarono un incontro, e Royce rimase folgorato dalla mia bellezza.

Così cominciò il corteggiamento. Che ovviamente mi lusingava. Ci fidanzammo dopo due mesi.”

“Eri felice?”

“Oh, sì. Da ragazzina sciocca qual ero non mi rendevo conto che per lui io ero solo un trofeo da mostrare in società.

Ero abbagliata dalle feste, dai balli, dai bei vestiti. Non invidiavo più Vera.

Sognavo i figli miei e di Royce e li immaginavo giocare nel giardino di villa King ”

Digrignò i denti.

“Una sera ero da Vera, e avevo giocato col piccolo Henry. Era dolcissimo.

Lei, il marito e il bambino mi accompagnarono alla porta, e suo marito le baciò dolcemente la guancia. Provai fastidio.

Quando Royce mi baciava non era così dolce. Scacciai quel pensiero. Sarei stata felice con lui. Una regina.”

Sorrise amara.

“Per strada era buio, i lampioni erano già accesi. Faceva freddo. Mancava solo una settimana ad aprile. A pochi passi da casa udì le voci di un gruppo di uomini. Ubriachi.”

Rabbrividii. A quel punto potevo immaginare il resto. Anche Rosalie se ne accorse.

“Era Royce con i suoi amici.”

Ero terrorizzata. “Il tuo fidanzato…

“Già. Ti risparmio i dettagli. Ti dico solo che mi strapparono i vestiti e mi lasciarono per strada, credendomi morta. E le battute si sprecarono. Io aspettavo solo di morire. Ma poi mi trovò Carlisle e mi salvò.”

“Ti ha salvata tuo padre?”

“Già. È stato davvero un padre per me.

Carlisle non ci toglie la vita, ci salva.

Decisi di rimanere con loro e di adattarmi al loro stile di vita, sangue animale.

Carlisle non ha mai bevuto sangue umano, se non quando ha trasformato me, Esme ed Edward.”

“Anche Edward? Conosci la sua storia?” adesso ero curiosa.

“Sì, ma dovrà essere lui a raccontartela Bella.”

Annuii. Ma non credevo ci sarebbe stata l’occasione.

“Nella mia vita da vampira ho ucciso. Cinque umani.”

Rabbrividii. “Royce e i suoi amici?”

“Già. Lui l’ho lasciato per ultimo.

Aveva capito cosa lo aspettava e si era rinchiuso in una fortezza.

Ma io l’ho trovato e l’ho ucciso. Non ho bevuto il loro sangue però. Non volevo contaminarmi.

Puoi biasimarmi? So di essere un’assassina, ma non sono pentita. Quelli non erano esseri umani.”

E, stranamente la capivo. La capivo davvero.

E non la biasimavo. “Io penso di capire. Capisco.

Lui ti ha portato via la vita, i sogni, i desideri. Capisco perché l’hai fatto. Grazie.”

“Perché mi ringrazi? ”

“Perché non mi sento più in colpa per quello che ho fatto.”

Era vero. Quelli che adottavano certi comportamenti non erano esseri umani. Non meritavano tale classificazione.

“Sai.. io ho avuto un’esperienza simile alla tua… ma è finita meglio…

Shh, so tutto Bella. Non preoccuparti.”

Ero stranita. Edward l’aveva detto alla sua famiglia? “È stato lui?

“No, Bella, Edward non l’avrebbe mai fatto. È stato Carlisle, l'ha saputo dal dottor Andrew Meyer.”

“Tuo padre conosce il dottor Meyer?”

“Sì, sono vecchi amici.

Non prendertela Bella, lui voleva solo proteggerti perché…

si fermò e cambiò discorso: “quando ha saputo che saresti venuta a Forks ha raccontato tutto a Carl, per farti tenere d’occhio, ma lui non ha raccontato niente a nessuno finchè tu non l’hai detto ad Edward.

Perché pensavamo ormai facessi parte della famiglia, e nella nostra famiglia non ci sono segreti. ”

“Mi dispiace, ma io…

“Bella, tranquilla, non sono venuta qui per farti cambiare idea, ma solo per dirti alcune cose su Edward che lui non ti dirà mai, perché tiene troppo a te, e ti lascerà sicuramente andare. Ma io voglio che tu sappia.

Tu non hai paura di quello che siamo, giusto? ”

“No. Mi avete sempre protetta. Non è questo.”

Sorrise. Era davvero dolce.

“Sai, Edward aveva diciassette anni quando è stato trasformato.

Non ha mai amato nessuna, mai.

Tu sei stata la prima, e resterai l’unica. Tu sei l’altra sua metà. ”

Un colpo al cuore. “Lo so”, sussurrai.

“Quello che tu non accetti è che lui abbia ucciso delle persone.”

Annuii.

“Beh, ti posso solo dire che grazie al suo potere non ha mai ucciso innocenti. Ha sempre e solo ucciso quelli come Royce.”

Spalancai gli occhi per la sorpresa.

“Già. Con questo non voglio giustificarlo, ma solo offrirti un altro punto di vista.

Io vorrei che fosse felice, perché non lo è mai stato davvero.

Prima del tuo arrivo si limitava ad esistere, trascinandosi giorno dopo giorno, ma con te ha cominciato a vivere. ”

Io… io non lo sapevo.” Ero scossa.

“Lo so. Grazie per avermi ascoltata. Ti prego solo di pensarci. Ora vado.”

Si avviò verso la porta. “Grazie Rosalie. Io non ti prometto niente. Però ci penserò. Grazie.”

“Ciao Bella.”

Chiuse la porta dietro di sé lasciandosi dietro una scia profumata.

Ero davvero senza parole. Era tutto così assurdo. Ma anche così reale. Dopo quello che mi aveva raccontato Rosalie potevo vedere Edward sotto una luce diversa?

Sapevo che lo amavo, che era il mio destino, la metà perfetta della mia anima. La risposta era una sola.

Sì. Potevo. Quello che aveva fatto in passato non era giusto, per niente, ma lui era pentito. Si vedeva. Lo sapevo. Riuscivo ancora a vedere i suoi occhi sofferenti quando mi aveva raccontato tutto. E tutte le allusioni che aveva fatto prima. Era così chiaro.

E aveva salvato chissà quante ragazze, che altrimenti si sarebbero ritrovate a fare la fine di Rosalie, o la mia.

Sì, decisamente potevo guardare la storia sotto una luce diversa. E poi, quando mi avrebbe raccontato la sua storia, avrei capito meglio le sue motivazioni. Una sola cosa importava adesso.

Io lo amavo. Non avrei potuto vivere senza di lui. Ora non restava che dirglielo. Pregai affinchè quella notte venisse da me. Avevo bisogno di dirglielo, di stringerlo a me.

Per ingannare il tempo, in attesa della sera feci le pulizie in grande, cucinai per Charlie un’elaboratissima cena a base di pesce.

Quando arrivò mio padre era stupito.

“Ehi tesoro, ti sei ripresa?”

“Sì papà, sto meglio, grazie. Ti ho preparato la cena.”

Ci sedemmo a tavola. “Accidenti, ma questa non è una cena, è un banchettto!!”

“Ti piace?”

“Scherzi? È tutto squisito”. Sorrisi compiaciuta.

Dopo cena Charlie si mise a guardare la partita in televisione, mentre io rassettavo la cucina con esasperante lentezza, per fa passare il tempo. Alle dieci salii in camera, augurando la buonanotte a mio padre.

Misi il pigiama, e mi ficcai sotto le coperte. Non avevo intenzione di addormentarmi, volevo aspettare Edward, ma la stanchezza mi prese e caddi in un sonno profondo.

Non so quanto dormii. Mi risvegliai di scatto, sentendo una carezza gelida e delicata che mi attraversava il viso. Era lui. Era venuto. Era venuto da me.

Feci attenzione a non muovermi, per non fargli capire che mi ero svegliata. Con un bacio, un bacio che sapeva d’addio, mi sfiorò le labbra. Poi un sussurro: “ti amo,ti amerò per sempre,sii felice..”

Voleva andarsene. Voleva lasciarmi. Non gliel’avrei permesso. Lo chiamai piano.

“Edward.”

Si voltò, stupito di trovarmi sveglia. Parlai, cercando di mettere quanta più dolcezza potevo nelle mie parole.

“Non andartene, dobbiamo parlare.”

Sospirò. “Va bene, ti ascolto”.

E così dicendo si sedette ai piedi del mio letto.

******************************

Il capitolo è lunghetto. Ma mi piaceva così. Che ne pensate? Mi farebbe piacere qualche commento, per capire se ho preso la direzione giusta. Bacioni!

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Pace fatta ***


Grazie a tutte, come sempre. Vi adoro. Capitolo scritto avvolta in un plaid, con una caraffa di Ciobar al gianduia con panna davanti (alla faccia delle calorie…) e Claire de Lune come sottofondo. Spero mi abbia dato l’ispirazione giusta.

******************************

EDWARD POV

Ci guardavamo in silenzio. Io e lei. Perso nei suoi occhi color cioccolato. Nel suo sguardo solo tristezza.

“Mi vuoi lasciare?”

Spalancai gli occhi stupito. “Sì. Vado in Alaska.”

Una lacrima scivolò lungo la sua guancia. “P-perché?” sussurrò.

“Perché è così che deve andare.”

“Tu non mi ami?”

Come poteva pensare una cosa del genere? Era tutto il mio mondo. Non l’aveva ancora capito?

“È proprio perché ti amo che me ne vado. Non voglio che tu debba soffrire ancora standomi accanto.”

“E lo fai senza neanche chiedere la mia opinione?” chiese irritata.

Perché mi torturava in quel modo? Sapevo che lei non voleva più stare con me.

“Penso che tu sia stata molto chiara in proposito ieri sera, e… va bene così. Forse avrei dovuto dirtelo prima. Adesso puoi andare avanti. Puoi odiarmi se vuoi. ”

“Ma io non voglio odiarti.”

Come? Ma che stava dicendo?

“Bella, so che non vuoi stare con me non per quello che sono, ma per quello che ho fatto. Ti capisco. Amo questa tua morale. Non devi tradirla per me.” Mi costava molto dire quelle parole, ma sapevo di doverlo fare.

“Allora l’altra sera tu hai capito quello che stavo pensando.” Soffriva anche lei. In quella stanza c’era davvero tanto dolore.

“Già, non riesco a leggerti nella mente, ma fra le righe sì.” Le sorrisi.

“Mi dispiace.” Calde lacrime bagnavano il suo viso. La tentazione di abbracciarla era forte, ma sapevo che se l’avessi fatto non sarei più riuscito ad andarmene.

Ma io dovevo andare via. Per lei. Per il suo futuro.

Strinsi i pugni per fermare l’istinto di stringerla.“No, non scusarti Bella. Non c’è niente per cui tu debba scusarti. Assolutamente niente.”

Singhiozzò forte.

“Abbracciami ti prego.” Lo disse piano, ma riuscii a sentirla.

Non potevo. “Bella… devo andare. È meglio così.”

“Per favore.”

Mi avvicinai a lei piano. Il suo odore era buonissimo. Affondai il naso nei suoi capelli e ispirai forte. Dopo qualche attimo si calmò e mi strinse.

“Ti amo.” Lo disse con dolcezza, tanta tanta dolcezza.

Sorrisi. “Lo so, ma so anche che non puoi più stare con me. Vedrai che andrà bene. All’inizio sarà difficile, ma poi si aggiusterà tutto. Mi dimenticherai. Riuscirai ad amare qualcun altro.”

Si staccò da me e mi guardò con rabbia. Se avesse potuto urlare l’avrebbe fatto.

“Io voglio stare con te. Sempre. Per sempre.”

Il mio cuore esultò. Mi calmai subito. Non potevo farle questo. E dovevo pronunciare le parole che più ci avrebbero ferito.

“Bella… io sono un assassino. Ho ucciso delle persone. Sono un mostro.”

“Ti sbagli. Quelli che hai ucciso non erano persone. Non erano neanche esseri umani.”

Sussultai. Che voleva dire?

“Ma che…”

“Oggi Rosalie è stata qui.”

Rosalie. Non era andata a caccia. Ero felice, ma anche incazzato. Perché l’aveva fatto? Per rovinarle la vita?

“Bella mi dispiace, non l’ho mandata io. Davvero.”

S’incupì. “Lo so. Abbiamo fatto una chiacchierata.”

Non le avrà raccontato quello?

“Mi ha raccontato la sua storia. Di come è diventata una vampira. E mi ha aperto gli occhi.”

“Su cosa?”

Rosalie, la sua storia non la raccontava mai. Era troppo per lei. Ma per me l’aveva fatto. Per Bella.

“Sul fatto che non devo poi sentirmi in colpa per quello che è successo a Phoenix. Alla fine io mi sono difesa e la peggio l’hanno avuta loro. E poi ho pensato a tutte le ragazze che non hanno avuto la mia stessa fortuna, e a quelli, che non si pentono di quello che fanno. E perseverano. Come Jacob.

Il nome del cane lo pronunciò a voce bassissima, le labbra contratte in una smorfia di disgusto.

Almeno si era liberata dei suoi fantasmi. “Mi fa piacere che Rosalie ti abbia aiutata. Pensavo che sarebbe stato utile a tutte e due parlarne, e così è stato. Ma io… il mio è un altro discorso. Io mi sono fatto giudice, pensavo di essere onnipotente… è sbagliato, e ti giuro che non c’è giorno in cui il rimorso non mi tormenti, ma non posso tornare indietro.”

“E non pensi a tutte le ragazze come me che hai salvato? A quelle a cui hai evitato la fine che avrebbe fatto tua sorella se tuo padre non l’avesse salvata?”

Cosa gli aveva detto Rose? Ero senza parole. Non avrebbe dovuto farlo.

“Cosa sai?” chiesi con una voce che non mi apparteneva.

“So solo che quelli che uccidevi non erano propriamente innocenti. Erano dei mostri.”

“Bella, cosa facessero non cambia niente. Io ho ucciso.

Mi guardò decisa. “Questo lo so. E non sto dicendo che sia giusto, ma direi che possiamo vederlo anche da un’altra prospettiva, no?” mi sorrise e mi abbracciò di nuovo.

Non potevo crederci. Mi voleva davvero? Nonostante tutto? Sembrò che il mio cuore ricominciasse a battere.

La strinsi anch’io. “Sei sicura Bella? Non sentirti obbligata. Sei libera di scegliere. Se un giorno dovessi cambiare idea lo accetterò. Ti lascerò andare.”

“Idiota! La smetti di dire certe cose? Hai capito o no che io e te staremo sempre insieme?” disse stringendomi ancora di più.

“Ti amo.” Ero felice.

“Lo so. Ma io ti amo di più.”

Ridacchiai. “Ne dubito. Io ho aspettato un secolo prima di poter amare. E non c’è persona al mondo che ami qualcuno come e quanto io amo te. Fidati.”

Sentii il suo cuore accelerare i battiti e il sangue pomparle più forte nelle vene. Era arrossita. Il suo viso era nascosto nel mio petto, ma io sapevo che era così.

“Quanti anni hai?” mi chiese all’improvviso.

“Diciassette.”

“E da quanto tempo hai diciassette anni?”

Sorrisi al suono tono d’avvocato. “Da un po’.” Sarebbe rimasta sconvolta se le avessi raccontato la mia storia? Non lo sapevo. Non volevo pensarci.

Edward…” sentire il mio nome pronunciato da lei mi metteva i brividi. “Prometti che un giorno mi racconterai la tua storia?”

“Un giorno? Se vuoi posso raccontartela anche adesso. Tanto una parte la conosci già.”

Mi guardò maliziosa. “Veramente pensavo di passare questi momenti in maniera un po’ diversa…

Feci un mezzo sorriso. “E come esattamente?”

“Così.” E si sporse per baciarmi.

Dapprima con dolcezza, poi con passione. Tutte le ansie e le paure provate in quelle ore si stavano dissolvendo, sparivano, cancellate dal nostro amore.

Le accarezzai la schiena delicatamente, facendo scivolare la mano su è giù, mentre le sue mani erano ancorate alla mie spalle.

La temperatura stava salendo, i nostri respiri si facevano affannosi, il mio corpo voleva di più, ma non in era il momento giusto. Mi staccai con delicatezza.

“Bella… dovresti dormire. Ieri notte non hai chiuso occhio. ”

Che buffa. Aveva messo un broncio da bimba piccola che la rendeva ancora più attraente.

Oddio se fai così mi uccidi.

“Ti ricordo che è stato un certo vampiro a tenermi sveglia.”

Sorrisi. “Ehm… adesso però devi dormire. Fai la brava.”

Sospirò. “Effettivamente sono stanca… dormi con me?”

Risi. “Cosa c’è da ridere?”

“Bella… i vampiri non dormono.”

“Ah, già, voi dormite di giorno nella bara. Dimenticavo.”

Risi ancora più forte. “Sei incredibile.”

“Ma è vero! Nei film e nei libri è sempre così. ”

“Si, amore, ma i vampiri veri non dormono mai.”

“Mai? E come lo passate il tempo?”

Ehm…cosa le dico adesso?

“Allora? Passi le tue nottate a fare torbido sesso con sconosciute?” lo disse scherzando, ma con una punta di… gelosia?

Sogghignai all’idea. Mi piaceva da matti il fatto che potesse essere gelosa. “Diciamo che quello lo fanno le coppie di casa…

“E tu?” chiese sospettosa. Eh sì, era proprio gelosa.

“Io niente. Leggo, suono, vado a caccia, studio…

Socchiuse gli occhi. “E le donne?”

Fantastico. Un vampiro novantenne che deve confessare alla propria ragazza di essere vergine.

Vai Cullen. Ce la puoi fare. Non è la fine del mondo.

“Te l’ho già detto che sei stata la prima che ho baciato, no?”

I suoi lineamenti si rilassarono. “Quindi… neanche quello?”

Sospirai. Preparati. Diglielo. Tira fuori gli attributi e diglielo. “Ho sempre pensato che avrei fatto l’amore, mai solo sesso. E prima di te non mi sono mai innamorato.”

Un bellissimo sorriso la illuminò. I suoi occhi erano carichi di amore. Lo vedevo.

Quanto è bella. Dannazione! Perché non riesco a leggerle la mente? Così saprei cosa sta pensando e se anche lei ha mai… come glielo chiedo?

Mentre mi tormentavo, mi anticipò.

“Sei davvero il mio Amore, il mio destino. Vorrà dire che faremo l’amore per la prima volta insieme, io e te. Voglio che tu sia il primo e unico uomo della mia vita. Lo prometti?”

Se avessi potuto piangere l’avrei fatto. Non ero solo felice. Ero euforico.

“Sì, te lo prometto.”

Restammo abbracciati ancora per un po’, beati. Non c’era nient’altro oltre noi due. Il paradiso.

Quando la sentii sbadigliare mi riscossi.

“Forza signorina, adesso però dormi.”

“Mi metti sotto le coperte?”

Che bambina capricciosa. Adorabile.

“Su, forza.”

“Vai pure. Immagino che la notte sia lunga. Trova qualcosa da fare. Ci vediamo domani.”

“Ma io ce l’ho qualcosa da fare.”

Inarcò le sopracciglia con aria interrogativa. “E sarebbe?”

“Guardarti dormire.”

Sorrise contenta.

“Allora ti faccio spazio.”

“Sì, grazie.”

Mi misi di fianco a lei, ma non sotto le coperte, per paura di farla congelare.

“Non vieni sotto?”

“No, avresti troppo freddo.”

Arrossì . “Veramente non ho mai freddo quando stai vicino a me...”

Ero curioso. “E perché mai?”

Si accoccolò sul mio petto. Perché…

Attesi. Poi il suo respiro si fece regolare e capii che si era addormentata.

Che tenera. La amavo davvero. La osservai fino allo spuntare del giorno, chiedendomi cosa stesse sognando. Me sicuramente. Ripeteva il mio nome in continuazione, e mi riempiva di gioia ogni volta.

Ma le parole più belle erano “Edward, ti amo.”

******************************

Ok. Che ve ne pare? Sondaggio: vi piacerebbe il pov di Bella anche per questo capitolo o siete curiose di sapere come va avanti la storia? So di avervi lasciato a bocca asciutta, ma volevo mostrare la cavalleria d’altri tempi di Ed. Ma i prossimi capitoli promettono scintille e dolcezza. Un abbraccio a tutte.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Perchè non capisci che ti amo? ***


Grazie a tutte per le recensioni. Ho deciso di pubblicare il capitolo col pov di Bella. Non me ne vogliate.

******************************

BELLA POV

Ci guardavamo in silenzio. Istanti infiniti. Le parole mi morivano in gola, non volevo pronunciarle. Avevo paura di accelerare il momento. E io volevo stare con lui.

“Mi vuoi lasciare?”

Spalancò gli occhi. Forse non si aspettava che capissi. “Sì. Vado in Alaska.”

In Alaska. Lontano da me. Sentivo che le lacrime stavano per cadere.

P-perché?” chiesi piano.

“Perché è così che deve andare.” Disse deciso.

Crack. poteva davvero lasciarmi così? Non mi amava allora. “Tu non mi ami?”

I suoi occhi si splancarono. Un lampo d’ira attraverso il suo sguardo.

“È proprio perché ti amo che me ne vado. Non voglio che tu debba soffrire ancora standomi accanto.”

Mi arrabbiai. Aveva deciso tutto lui. Non era giusto. Adesso che avevo la felicità non me la sarei lasciata sfuggire.

“E lo fai senza neanche chiedere la mia opinione?”

Si fece triste. Poi sospirando, parlò. “Penso che tu sia stata molto chiara in proposito ieri sera, e… va bene così. Forse avrei dovuto dirtelo prima. Adesso puoi andare avanti. Puoi odiarmi se vuoi. ”

Mi stava chiedendo di odiarlo? Assurdo. Non avrei mai potuto farlo. Glielo dissi.

“Ma io non voglio odiarti.”

Scosse impercettibilmente la testa.

“Bella, so che non vuoi stare con me non per quello che sono, ma per quello che ho fatto. Ti capisco. Amo questa tua morale. Non devi tradirla per me.”

Le sue parole mi ferirono. Perché ero stata io a ferirlo, io a farlo soffrire, ma nonostante tutto lui pensava al mio bene.

“Allora l’altra sera tu hai capito quello che stavo pensando.” Mi sentivo uno schifo.

“Già, non riesco a leggerti nella mente, ma fra le righe sì.” Sorrise dolce.

Fu proprio quel sorriso a farmi crollare. Le lacrime cominciarono a scendere di nuovo, silenziose. “Mi dispiace.”

“No, non scusarti Bella. Non c’è niente per cui tu debba scusarti. Assolutamente niente.”

Come avevo potuto pensare male di lui? Mi ero comportata malissimo, ma lui continuava a pensare al mio bene. Singhiozzai forte. Avevo bisogno di sentirlo vicino, di toccarlo, di inspirare il suo profumo.

“Abbracciami ti prego.” Lo dissi piano, ma riuscì a sentirmi.

Esitò. “Bella… devo andare. È meglio così.”

“Per favore.” Era importante. Cercai di infondere tutto il mio amore per lui in quelle due parole.

Si avvicinò piano. Affondò il naso nei miei capelli. Io ero immobile contro il suo petto, singhiozzante. Dopo qualche attimo mi calmai e lo strinsi.

Adesso o mai più. “Ti amo.”

“Lo so, ma so anche che non puoi più stare con me. Vedrai che andrà bene. All’inizio sarà difficile, ma poi si aggiusterà tutto. Mi dimenticherai. Riuscirai ad amare qualcun altro.”

Mi staccai furiosa. Come poteva dire cose del genere? Non aveva ancora capito che per me era indispensabile quanto l’aria?

“Io voglio stare con te. Sempre. Per sempre.”

I suoi lineamenti si distesero per qualche secondo, ma poi tornò triste.

“Bella… io sono un assassino. Ho ucciso delle persone. Sono un mostro.”

Mi sentii morire dentro. Come avevo potuto essere così stupida da pensare quelle cose di lui? Rosalie mi aveva fatto capire che lui non accettava quello che era, e le azioni dovevano aver rafforzato la sua convinzione di essere un mostro. Ma lui non lo era. Era il mio angelo.

“Ti sbagli. Quelli che hai ucciso non erano persone. Non erano neanche esseri umani.”

Gli si bloccò il respiro per un attimo.

“Ma che…”

Lo interruppi. “Oggi Rosalie è stata qui.”

Si irrigidì. Si sentiva in colpa?

“Bella mi dispiace, non l’ho mandata io. Davvero.”

Mi rabbuiai. Ma che opinione aveva di me. “Lo so. Abbiamo fatto una chiacchierata.” Dissi secca.

Rimaneva in silenzio. Forse indeciso su cosa dire.

“Mi ha raccontato la sua storia. Di come è diventata una vampira. E mi ha aperto gli occhi.”

“Su cosa?” chiese stupito, ma avvertivo una punta di rabbia.

“Sul fatto che non devo poi sentirmi in colpa per quello che è successo a Phoenix. Alla fine io mi sono difesa e la peggio l’hanno avuta loro. E poi ho pensato a tutte le ragazze che non hanno avuto la mia stessa fortuna, e a quelli, che non si pentono di quello che fanno. E perseverano. Come Jacob.

Mi costava dire quel nome, sentii le labbra contrarsi involontariamente in una smorfia.

Sospirò. “Mi fa piacere che Rosalie ti abbia aiutata. Pensavo che sarebbe stato utile a tutte e due parlarne, e così è stato. Ma io… il mio è un altro discorso. Io mi sono fatto giudice, pensavo di essere onnipotente… è sbagliato, e ti giuro che non c’è giorno in cui il rimorso non mi tormenti, ma non posso tornare indietro.”

Ecco qual era il punto. Ed era tutta colpa mia. Dovevo aprirgli gli occhi.

“E non pensi a tutte le ragazze come me che hai salvato? A quelle a cui hai evitato la fine che avrebbe fatto tua sorella se tuo padre non l’avesse salvata?”

“Cosa sai?” chiese con voce strozzata.

Parlai decisa.“So solo che quelli che uccidevi non erano propriamente innocenti. Erano dei mostri.”

“Bella, cosa facessero non cambia niente. Io ho ucciso.

Avevo ragione. Si sentiva davvero in colpa ogni momento della sua vita.

“Questo lo so. E non sto dicendo che sia giusto, ma direi che possiamo vederlo anche da un’altra prospettiva, no?” sorrisi e lo abbracciai forte.

Rispose alla stretta. “Sei sicura Bella? Non sentirti obbligata. Sei libera di scegliere. Se un giorno dovessi cambiare idea lo accetterò. Ti lascerò andare.”

M stava facendo arrabbiare di nuovo.

Bene, visto che non legge tra le righe diciamoglielo chiaramente.

“Idiota! La smetti di dire certe cose? Hai capito o no che io e te staremo sempre insieme?” e così dicendo lo strinsi ancora di più.

“Ti amo.” Riuscivo ad avvertire la felicità nella sua voce.

“Lo so. Ma io ti amo di più.” Dissi convinta.

Rise. “Ne dubito. Io ho aspettato un secolo prima di poter amare. E non c’è persona al mondo che ami qualcuno come e quanto io amo te. Fidati.”

A quelle parole mi sentii avvampare. Era la cosa più dolce che qualcuno mi avesse mai detto. Dovevo cambiare discorso prima di morire per autocombustione.

“Quanti anni hai?”.

“Diciassette.”

Eh? “E da quanto tempo hai diciassette anni?”

“Da un po’.”

Edward…” volevo sapere tutto di lui. “Prometti che un giorno mi racconterai la tua storia?”

“Un giorno? Se vuoi posso raccontartela anche adesso. Tanto una parte la conosci già.”

Nah. non in questo momento. Adesso voglio stringerti. Mi sei mancato troppo. “Veramente pensavo di passare questi momenti in maniera un po’ diversa…

Fece il sorriso sghembo che tanto mi piaceva. “E come esattamente?”

“Così.” E lo baciai.

Prima piano, con dolcezza, poi con passione. Mi sentivo di nuovo viva. Tutti i pezzi stavano tornando al posto giusto.

Sentii le sue mani fredde accarezzarmi la schiena delicatamente, mentre io mi aggrappavo alle sue spalle, per paura di perdermi in quel fiume di emozioni.

L’ambiente si stava decisamente riscaldando. Speravo in un bis degli avvenimenti della sera precedente. Ma con mio grande disappunto si staccò.

“Bella… dovresti dormire. Ieri notte non hai chiuso occhio. ” disse con tono da papà.

Misi il broncio. Ma proprio adesso gli veniva in mente che dovevo dormire?

“Ti ricordo che è stato un certo vampiro a tenermi sveglia” dissi acida.

Sorrise. Svicolò. “Ehm… adesso però devi dormire. Fai la brava.”

Sospirai. Ero davvero distrutta. Troppe emozioni in poche ore mi avevano spossata.

“Effettivamente sono stanca… dormi con me?”

Rise.

Ecco. Ridi pure di me. Non c’è problema. “Cosa c’è da ridere?”

“Bella… i vampiri non dormono.”

Vero. Loro dormivano di giorno. Gli esposi in un attimo tutte le mie teorie, convinta. “Ah, già, voi dormite di giorno nella bara. Dimenticavo.”

Rise ancora più forte. “Sei incredibile.”

Ma mi ha scambiata per un clown? “Ma è vero! Nei film e nei libri è sempre così. ”

“Si, amore, ma i vampiri veri non dormono mai.”

Come? Mi tornarono in mente le sue parole.” “Io non sogno. Mai”.

“Mai? E come lo passate il tempo?”

Ehm…” faceva l’evasivo. La cosa mi insospettì. Non era da lui. Certo, le notti sono lunghe.. ma lui aveva detto che non era mai stato con nessuna, aveva mentito?

“Allora? Passi le tue nottate a fare torbido sesso con sconosciute?” chiesi sospettosa.

Gli si era dipinto un sorrisetto in faccia. Che cavolo stava pensando? “Diciamo che quello lo fanno le coppie di casa…

“E tu?” essere circondato da coppiette che si scambiavano effusioni non era il massimo, e la voglia ti veniva. Era scientificamente provato.

“Io niente. Leggo, suono, vado a caccia, studio…

Sicuro? “E le donne?”

Sembrava..imbarazzato? oddio, ho messo in imbarazzo un vampiro?

“Te l’ho già detto che sei stata la prima che ho baciato, no?”

E che c’entra?Manco la Roberts in Pretty Woman baciava, ma si dava da fare lo stesso.

Chiesi conferma. “Quindi… neanche quello?”

Sembrava davvero volesse sprofondare. “Ho sempre pensato che avrei fatto l’amore, mai solo sesso. E prima di te non mi sono mai innamorato.”

Sorrisi… Le parole più belle che avrebbe mai potuto dirmi.

Lo vedevo contorcersi, sapevo che voleva chiedermi qualcosa. Lo anticipai, dicendo quello che mi suggeriva il cuore.

“Sei davvero il mio Amore, il mio destino. Vorrà dire che faremo l’amore per la prima volta insieme, io e te. Voglio che tu sia il primo e unico uomo della mia vita. Lo prometti?”

Mi guardò intensamente. Sembrava felice.

“Sì, te lo prometto.”

Mi sentivo in paradiso, ma un forte sbadiglio spezzò l’incanto del nostro abbraccio.

“Forza signorina, adesso però dormi.”

“Mi metti sotto le coperte?” facevo la bimba viziata, ma era fantastico, perché lui mi assecondava

“Su, forza.” Mi prese come una poppante e mi ficcò sotto le coperte.

“Vai pure. Immagino che la notte sia lunga. Trova qualcosa da fare. Ci vediamo domani” dissi, riluttante all’idea di doverci separare.

“Ma io ce l’ho qualcosa da fare.”

Ma se non dormiva. “E sarebbe?”

“Guardarti dormire.”

Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ma come fai ad essere così dolce?

“Allora ti faccio spazio.”

“Sì, grazie.”

Si stese di fianco a me, restando sopra il lenzuolo.

“Non vieni sotto?”

“No, avresti troppo freddo.”

Non direi proprio. Avvampai. “Veramente non ho mai freddo quando stai vicino a me...”

“E perché mai?”

Brava. Messa nei guai con le tue stesse parole. Mica puoi dirgli che anche solo il suo respiro ti fa ribollire il sangue nelle vene.

Perché…” cercai di prendere tempo.

Ma ne presi troppo, perché mi risvegliai il mattino dopo, con lui che mi guardava sorridente.

“Buongiorno, amore.”

******************************

Bene, ho deciso di pubblicare anche il pov di Bella. Da adesso in poi però il pov sarà di nuovo alternato. E una sorpresa.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Inaspettato ***


La tempesta mi rovina i piani del sabato sera. E io che faccio? Scrivo. E vi regalo un nuovo capitolo. Così accontento tutti.

@ Fin: grazie per la dritta. Ho riletto il capitolo più e più volte sia prima che dopo la pubblicazione. Ma non trovo il pezzo incriminato. Me tapina. ç_ç Mi illumini?

******************************

EDWARD POV

Avevo passato la notte più bella di tutta la mia esistenza. E adesso lei era sveglia. Ed era bellissima. Più bella del solito.

“Buongiorno amore.”

Spalancò gli occhi e biascicò un “’giorno” poco convinta.

Le sorrisi e mi chinai a baciarla. Rispose subito al bacio, ma poi si bloccò.

“Charlie! Scuola!”

Risi. “Oggi è sabato, non c’è scuola e tuo padre è uscito stamattina presto per andare a pesca. È anche venuto a controllarti.”

S’irrigidì. “E ti ha visto?”

“Ma no, appena ho sentito che si era svegliato sono andato a casa a cambiarmi, e sono rimasto nei paraggi finchè non se n’è andato.”

Tirò un sospiro di sollievo. “Sai che casino se ti avesse trovato qui…

“Penso che le sue urla si sarebbero sentite fino a Seattle. Dormito bene?”

“Sì, grazie. Col mio vampiro preferito accanto è stata una nottata piacevole. E la tua? Ti sei annoiato?”

“No. Sei interessante quando dormi. Parli nel sonno.”

Arrossì. “Oh, no. Che hai sentito?”

“Hai pronunciato il mio nome.”

“Tante volte?”

“Dipende dalla tua concezione di tanto..”

Le sfuggì un sospiro e si nascose sotto le coperte.

“Dai pigrona, alzati.”

Riemerse e cominciò a stiracchiarsi. “Mmm, penso che andrò a fare una doccia. Vieni con me?” aggiunse maliziosa.

Meno male che non arrossivo. “Vado a prepararti la colazione.”

“Non vieni con me?” chiese facendomi gli occhioni.

Sì, sì e ancora sì.

“Non mi sembra il caso. Magari un’altra volta.”

Cretino! La più bella ragazza che tu abbia mai conosciuto ti chiede di fare la doccia insieme e tu rifiuti? Se Emmett e Jasper lo vengono a sapere ti prenderanno per il culo per i prossimi due secoli.

“Come vuoi. Se cambi idea… lascio la porta aperta.” Mi fece un sorriso languido e sparì verso il bagno.

Respira ED, respira. Tu non andrai nella doccia con lei. Tu non entrerai in quel dannatissimo bagno. No. Tu adesso vai in cucina e le prepari la colazione.

Sì. Ecco cosa avrei fatto. La colazione. La colazione.

Scesi in cucina e mi guardai attorno circospetto. Cosa mangiano gli umani per colazione?

Pensa. Concentrati.

Latte e cereali. E succo d’arancia. E una mela. Ecco.

Trovai tutto quello di cui avevo bisogno e lo misi in tavola. Sentivo l’acqua della doccia scorrere , e la tentazione saliva…

No! Non puoi, tu sei un gentiluomo d’altri tempi. Non un qualunque diciassettenne arrapato.

Giusto. Cercai qualcosa da fare, così accesi la televisione. Una soap colombiana, che non riuscì a distrarmi.

Oh, ma chi se ne frega. In fondo sono un diciassettenne arrapato.

Salii le scale d’un fiato, ma mi bloccai di fronte alla porta del bagno. L’acqua aveva smesso di scorrere. Aprii piano la porta, e quello che vidi mi tolse il respiro.

Bella nuda, che si frizionava le punte dei capelli con l’asciugamano.

Mi avvicinai senza fare rumore, e quando fui abbastanza vicino le accarezzai la schiena.

Ebbe uno scatto.

“Ti ho spaventata? Scusami. Non volevo.” Mi sentivo un idiota totale.

Mi sorrise. “No scusa tu, ero assorta nei miei pensieri, non ti ho sentito arrivare.”

Era inutile dirle che anche se si fosse concentrata non mi avrebbe sentito comunque.

“E a cosa pensavi per essere così distratta?” sperai non avesse fatto cattivi pensieri. Non l’avrei sopportato.

Arrossì. “A te.” Disse semplicemente.

Senza dire niente mi avvicinai e la baciai. Un bacio dolce, che le trasmetteva tutto il mio amore.

“Alla fine hai cambiato idea, eh? Peccato che abbia già finito.”

“Beh non direi.” Accompagnai la mia affermazione squadrandola dalla testa ai piedi.

La vidi avvampare. Sorrisi. Che tenera.

“Beh, che c’è? Ti vergogni?”

“Assolutamente no!” sbottò indignata. Poi ripreso il controllo: “Ma non è carino che sia solo tu ad avere una visuale completa. ”

“D’accordo.” Mi sfilai la camicia con decisione, lasciandola scivolare sul pavimento.

Bella trattenne il respiro. “Ti piace quello che vedi?” chiesi malizioso.

Mi baciò. Mi persi nella sua bocca, nelle sensazioni che mi trasmetteva.

Ti voglio. Adesso.

Lasciò la mia bocca per depositare una scia di baci sul mio torace, tracciando poi con la lingua la forma dei miei addominali.

Non so cosa accadde dopo. Ci ritrovammo schiacciati sul muro, baciandoci furiosamente, i respiri affannati. Presto Bella si aggrappò a me, avvolgendo le gambe intorno ai miei fianchi, facendo entrare i nostri bacini in contatto. Accorgendosi della mia eccitazione, prese a strusciarsi, facendomi gemere di piacere.

“Bella… vuoi farmi morire?” domandai con voce roca.

Rise, continuando a strusciarsi. “Tanto sei già morto. Che male posso farti?”

Mi fai impazzire. Ecco cosa c’è. E non riesco a trattenermi.

Decisi che lei aveva giocato abbastanza. Ora era il mio turno. La scostai da me, assicurandomi che fosse ben salda al muro. Presi in mano i suoi seni, e cominciai ad accarezzarli, piano, senza mai staccare gli occhi dai suoi. Bella si stava mordendo il labbro inferiore, per non gridare.

“Non trattenerti, voglio sentirti.” Avvampò ancora di più ma liberò il labbro.

La afferrai per i glutei e la spinsi più in alto, in modo che il mio viso si trovasse all’altezza del suo seno. Affondai nell’incavo e respirai il suo profumo a pieni polmoni. Era il paradiso. Torturai il suo capezzolo con la lingua, mentre dalla sua bocca uscivano gemiti sempre più forti e il suo respiro diventava sempre più veloce.

Giocai anche con l’altro seno, quando Bella mi lasciò di stucco.

“Edward, ti voglio.”

Mi allontanai leggermente e la guardai. Il viso rosso, la bocca socchiusa, gli occhi appannati dal desiderio.

Per qualche momento ci perdemmo l’uno negli occhi dell’altra.

“Ti prego, fa’ l’amore con me, vuoi?”

Annuii e tenendola stretta la portai in camera, dove l’appoggiai delicatamente sul letto.

Le sue mani presero ad armeggiare con i miei jeans, e me li sfilò gettandoli a terra. Ero rimasto solo in boxer.

Accarezzò piano la mia eccitazione, poi fece scivolare la mano dentro e cominciò a muoverla su e giù, aumentando sempre di più il ritmo. Io ero scosso da brividi di piacere,ma proprio quando stavo per raggiungere l’apice si fermò e tolse l’ultimo ostacolo che era rimasto.

Ora eravamo entrambi nudi. Ci mangiavamo con gli occhi, cercando di imprimere nella mente i nostri corpi.

Cominciammo a baciarci con urgenza, le nostre lingue in una danza forsennata, quando lo squillo del telefono interruppe il nostro idillio.

“Lascia che suoni” mormorai sulle sue labbra.

“Non avevo intenzione di rispondere,” rispose riprendendo dove avevamo lasciato.

Ma il telefono sembrava non darci tregua.

Sbuffammo all’unisono.

“Mi sa che mi tocca alzarmi, tu resta dove sei, torno fra un attimo”, mi baciò veloce sulle labbra e scomparve indossando una leggera vestaglia.

Col mio super udito riuscivo a sentire quello che diceva Bella.

“Pronto? Sì, sono io. Chi è?”

Silenzio. Silenzio. Silenzio.

Poi Bella parlò con voce strozzata: “C-capisco, ti richiamo io fra un po’, suonano alla porta. Appena mi libero ti richiamo.”

Il tonfo della cornetta. E poi i singhiozzi di Bella. Afferrai boxer e pantaloni e li infilai alla velocità della luce.

Corsi giù.

Bella era seduta sul pavimento, abbracciata alle ginocchia, singhiozzante.

“Amore. Chi era? Che è successo?” L’ansia mi dilaniava.

E-era K-Kate” riuscì a dire con voce rotta dal pianto.

La paura mi invase, la mia mente vagliava tutte le possibili implicazioni di quella frase. Sapevo comunque che non poteva essere nulla di buono.

“Sam si è svegliato.”

******************************

Orbene, eccoci qua. Sam si è risvegliato. Sarà lo stesso Sam? E questo avvenimento che cambiamenti porterà nella vita di Edward e Bella? E i Cullen come reagiranno?

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Telefonate e Paura ***


Scusate il ritardo nell’aggiornamento. Ma erano gli ultimi giorni di lezione, e lo sprint finale è sempre il peggiore. Adesso ci sono. E arriva il Natale!! Sono felice.

@Fin: tesò non sei impazzita, è che Lavinne mi aveva gentilmente segnalato l’errore prima, quindi ho provveduto subito a correggerlo.

Bueno. Comincia l’azione. Col risveglio di Sam, il passato bussa di nuovo alla porta di Bella. Come influirà questo sul rapporto dei nostri beniamini? Grazie come sempre a chi segue questa storia.

******************************

BELLA POV

Maledizione. Proprio adesso il telefono doveva suonare?

“Pronto?”

“Bella Swan?” disse una voce familiare.

“Sì, sono io. Chi è?” risposi scocciata. Pensavo ad Edward che mi aspettava in camera.

“Oh, Bella. Sono Kate. Come stai? Mi manchi!” come al solito era un fiume in piena. Anche lei mi era mancata.

“Non ci crederai mai. È successa una cosa fantastica! Sono felicissima! Sam si è risvegliato poco fa.”

Sam si è risvegliato poco fa. Quello che non avrei mai voluto sentire. Il mio incubo peggiore era tornato. Proprio nel momento in cui cominciavo ad essere felice.

“Bella, oh Bella! Non sto più nella pelle. Tra poco vado a trovarlo, adesso stanno facendo tutti i controlli. Non so ancora niente di preciso.”

Persa nel mio incubo personale, non avevo ancora risposto a Kate, ma lei sembrava non curarsene, troppo presa dalla sua gioia. Che era la mia distruzione.

“Finalmente potremmo stare insieme di nuovo… Ehi, ci sei?”

C-capisco, ti richiamo io fra un po’, suonano alla porta. Appena mi libero ti richiamo.”

La prima bugia che mi era venuta in mente. Abbassai la cornetta e mi accasciai sul pavimento, cominciando a piangere e singhiozzare. Era tutto sbagliato. Il momento sbagliato. La situazione sbagliata. La mia relazione con Edward. Tutto. Non riuscivo a frenare né le lacrime né i tremiti, ma Edward mi sentì, perchè si precipitò da me e mi chiese ansioso:

“Amore. Chi era? Che è successo?”

E-era K-Kate” riuscii a dire tra le lacrime, senza alzare il viso.

Presi tutto il coraggio che mi restava e pronunciai le parole più difficili.

“Sam si è svegliato.”

Restò in silenzio per un lungo istante, mentre io continuavo a piangere e singhiozzare, dopodiché mi abbracciò e mi lasciò sfogare. Non so per quanto rimanemmo così. Quando mi staccai il suo sguardo mi lasciò basita. Non erano i suoi soliti occhi, non erano topazio, erano.. neri. Si leggeva la rabbia dentro. La voglia di vendetta. Sussultai. Lui se ne accorse. Mi guardò triste, chiuse gli occhi respirando a fondo e mi posò un bacio sulla fronte.

“Scusa, amore non volevo spaventarti.” Era davvero distrutto. Non potevo lasciare che si commiserasse e incolpasse.

“Non ho avuto paura di te.”

Inarcò un sopracciglio.

“Te lo giuro. È solo che.. i tuoi occhi… Non mi hai mai guardata in quel modo. Ero sorpresa.”

“Scusami. È stato vederti qui seduta a piangere, pensando che ancora una volta era colpa di quelli… Mi spiace. Cercherò di non farlo più. Che ti ha detto Kate?”

“Io non lo so. Sono andata in tilt. Ha detto che si è svegliato e che al momento stanno facendo tutti gli accertamenti. Non sono riuscita a chiederle niente. Che farò adesso? Io non voglio lasciare Forks, non voglio perderti! ”

“Non succederà,” mi rispose rassicurante. “ti proteggerò io. Insieme con la mia famiglia.”

Mi sentii sollevata per un istante. Ma poi pensai a quello che aveva detto il dottor Meyer a Phoenix, a quello che erano in grado di fare. No. Non potevo rischiare di mettere in pericolo Edward.

“Non se ne parla! Ci penserò da sola. Tu non devi immischiarti. Capito?”

Mi guardò arrabbiato. “E tu sì, invece?”

Io… me la sono già cavata una volta. Ci riuscirò ancora. Tu e la tua famiglia non potete rischiare di essere scoperti per colpa mia.”

“NON ESISTE!” urlò furioso.

Mi alzai di scatto e mi allontanai da lui. “Invece sì! È un mio problema, devo risolverlo io. Non posso rischiare di perderti”, aggiunsi sottovoce.

Si avvicinò e mi prese la mano, guardandomi negli occhi. “Tu non mi perderai mai, amore mio. Mai. E noi possiamo proteggerti meglio di quanto tu creda. I tuoi problemi sono anche i miei. Io ti amo. Non riuscirei più ad andare avanti se dovesse succederti qualcosa. Capisci?”

Il battito del mio cuore accelerò. Sapevo che mi amava, ma sentirglielo dire in quel modo mi aveva spiazzata. Era esattamente quello che provavo io.

“Va bene” mi arresi. Mi strinsi al suo petto freddo, sussurrando: “ho paura.”

“Stai tranquilla. Ora andiamo a casa mia. Ne parliamo con gli altri e decidiamo che fare.”

Per un attimo mi dimenticai di Sam, di Jacob, di tutto.

Io a casa sua?

C-casa t-tua?” riuscii a balbettare.

“Casa mia. Sì perché? Hai paura di entrare in una casa infestata dai vampiri?”

“Non è quello..” risposi arrossendo.

“E allora cos’è?”

Come spiegargli che andare a casa del mio ragazzo mi metteva in ansia?

“Ehm.. cioè…io…ecco… ci saranno anche i tuoi genitori?” ero in imbarazzo come mai in vita mia.

Scoppiò a ridere. “Amore sei davvero assurda. Ti preoccupi non di entrare in una casa piena di vampiri ma di incontrare i miei genitori?”

Beh… sai com’è…”

Sorrise e mi accarezzò piano una guancia. “Tanto te li avrei fatti conoscere domani. Abbiamo solo anticipato di qualche ora. Su, forza, andiamo a vestirci.”

Il piccolo sollievo che avevo provato per qualche minuto sparì subito. Abbracciai forte Edward, respirando il suo profumo.

Mentre mi accarezzava la testa mi sussurrò: “Bella, stai tranquilla, vedrai che non riusciranno più a farti del male. Te lo giuro. Sei al sicuro.”

Annuii, e tenendoci per mano andammo io in camera ed Edward in bagno a recuperare la camicia.

Optai per una camicetta blu notte con un paio di skinny jeans neri. Mentre passavo in rassegna le scarpe, entrò Edward già vestito, che mi lanciò un’occhiata tanto intensa da farmi arrossire.

“Potresti evitare di guardarmi così per favore?”

Sorrise sghembo. “E perché mai? Sto guardando qualcosa che è mio. Non vedo cosa ci sia di male.”

“C’è di male che mi deconcentri, e io devo scegliere le scarpe. O vuoi farlo tu al posto mio?”

“E perché tanta cura oggi?”

Lo guardai alzando le sopracciglia.

“A parte che sarò una sciattona come al solito, ma è il minimo visto che qualcuno mi presenterà ai suoi.”

Sorrise. Sapevo che stava inscenando quei siparietti per farmi pensare il meno possibile a ciò che era successo e ciò che mi aspettava di lì a poco. Era davvero unico. Ma per il momento non avevo intenzione di dirglielo. Sbuffai e tornai a concentrarmi sulle scarpe.

“Mmm.. allora… le ballerine no, le decolté neanche… gli stivali al ginocchio coi tacchi neppure… Oddio. ” Per un attimo mi scordai della presenza di Edward nella stanza, e cominciai il solito teatrino che facevo quando ero indecisa su cosa mettere.

“Allora. Respira. Concentrati. Devi andare dai genitori del tuo ragazzo, per cui niente di troppo appariscente. Qualcosa di semplice che ti faccia avere stile.” Visualizzai nella mente l’immagine degli stivaletti neri bassi, che arrivavano poco sopra la caviglia, con delle fibbie argentate ai lati.

CI SONO!” urlai in preda all’euforia. Riaprii gli occhi di scatto, afferrai gli stivali in questione nella parte bassa dell’armadio, e mi voltai per andarmi a sedere sul letto e indossarli.

Mi pietrificai. Mi ero completamente dimenticata di lui. Era lì, immobile sullo stipite della porta, e non si era perso niente di ciò che avevo detto. Si stava sforzando di non ridermi in faccia.

Arrossii. “Che c’è?” chiesi brusca.

“Niente. È stato interessante vederti parlare con le scarpe. Devo raccontarlo ad Alice e Rose.”

Tsk.” Mi avviai verso l’angolo beauty della camera, e mi guardai allo specchio. Stavo bene, ma si vedeva che ero provata. Rinunciando a truccarmi, visto che non avrebbe comunque fatto differenza, misi giusto un po’ di fard, per dare un tocco di colore. Non volevo spaventare i Cullen col mio pallore.

“Ecco, sono pronta. Come sto?”

Mi lanciò il solito sguardo intenso. “Sei bellissima. Ho un debole per come quel colore si sposa con la tua carnagione.” Disse indicando la camicetta.

“Va bene, andiamo, prima che si faccia notte.”

Si avvicinò. “Prima però…” e si sporse per baciarmi. Come al solito la passione ci travolse, ma io riuscii a staccarmi prima che prendesse il sopravvento.

“Andiamo” disse semplicemente.

Mentre io chiudevo la porta di casa Edward si era avviato verso la macchina e mi teneva la portiera aperta. Lo guardai stupita e lui ricambiò con un sorriso compiaciuto.

Mentre Edward guidava in silenzio, chiusi gli occhi e sprofondai nei miei pensieri. Continuavo a pensare a Kate che mi diceva felice: “Sam si è risvegliato.” Come potevo dire alla mia migliore amica che la sua gioia a me non procurava altro che dolore? Non ne avevo il coraggio. Ma se questo l’avesse messa in pericolo? Se avessero provato a farle quello che avevano cercato di fare a me? Non potevo permettere neanche questo. Scossi la testa e riaprii gli occhi. Eravamo nella foresta?

Guardai Edward che guidava concentrato. “Ma vivi in mezzo alla foresta?”

“Sì. Ci piace la tranquillità.”

Proseguì ancora per qualche minuto, finchè gli alberi si diradarono e rivelarono un’immensa villa bianca in stile coloniale, con finestre e porte d’epoca.

“È bellissima” riuscì a dire.

Sorrise. “L’ha ristrutturata Esme.”

Spense il motore e in un attimo fu vicino a me. “Andiamo?”

Sbiancai. “Sì, però ti prego, stammi vicino.”

“Guarda che non mordono mica, eh?”

“Lo so. Ma… li hai avvisati che venivo?”

“Non ce n’è stato bisogno.”

“E perché?”

“Li ha avvisati Alice.”

Aggrottai le sopracciglia. “L’hai detto ad Alice?”

“No. Ha avuto una visione.”

Spalancai gli occhi, incredula. “Una visione?”

“Sì, una visione.”

“Alice riesce a vedere nel futuro?”

“Sì. Però non è mai niente di definitivo, le sue visioni cambiano a seconda delle decisioni che prendiamo.”

Scossi la testa. Ormai niente riusciva a scalfirmi più di tanto. “E ha visto arrivare anche me? Sapeva di me e della mia storia?”

Un’ombra di divertimento gli attraversò il viso. “Questo non lo so con precisione. Da quando sei arrivata tu, ogni volta che provo a leggerle la mente si concentra o su Jasper, o sul latino.”

“Ti nasconde i pensieri?”

“Già. Adesso andiamo. Esme non sta più in sè dalla voglia di conoscerti.”

“Riesci a sentirli?”

“Beh sai, oltre d essere superforti e superveloci, siamo dotati anche di vista ed udito molto sviluppati. Adesso però andiamo, o ti ritroverai senza fidanzato.”

Sospirai rassegnata. “Va bene. Ma poi mi racconterai le cose come si deve.”

Mi aprì la portiera e mi scortò dentro casa, dove rimasi incantata. L’ingresso era ampio e spazioso, dipinto con tutte le sfumature del bianco. Mi portò in un immenso salone, dove c’erano un camino e un divano di pelle panna enorme. In angolo della stanza, su un soppalco era posizionato uno splendido pianoforte.

Edward chiamò piano: “Esme, Carlisle!”

Davanti a me comparvero i due vampiri. Entrambi belli come il sole. Carlisle non dimostrava neanche trent’anni, alto e biondo, più bello di qualsiasi divo del cinema che avessi mai visto. Esme invece era più bassa, coi capelli color caramello e la pelle diafana, le labbra rosse. Sembrava Biancaneve. Mi accolsero sorridenti. Carlisle mi venne incontro tendendomi la mano, che io strinsi senza alcun timore.

“Ciao, Bella.”

“Salve dottor Cullen.” Dissi rispondendo alla sua gelida stretta.

Rise. “Chiamami Carlisle, non farti problemi.”

“D’accordo… Carlisle.” Dissi con una sicurezza che stupì anche me.

Esme mi venne incontro con un enorme sorriso e mi abbracciò, lasciandomi basita per qualche istante, ma poi risposi anch’io a quel freddo abbraccio che però trasmetteva calore.

“Benvenuta in famiglia cara,” mi sussurrò all’orecchio.

Si staccò piano e mi fece accomodare sul divano, dove ci seguirono tutti. Edward era stranamente gongolante.

Allora… ” cominciò Carlisle sorridendo, ma fu interrotto da quella furia della natura di Alice che scese le scale urlando come una pazza: “Bella! Finalmente sei arrivata!” in un attimo mi raggiunse mi stritolò in un abbraccio, baciandomi poi sulle guance. Jasper la seguiva silenzioso e mi salutò con un cenno della mano e un sorriso caloroso.

Dopo qualche istante arrivarono, tenendosi per mano, Rosalie ed Emmet. Rose mi si avvicinò con un luccichio negli occhi e mi posò un lieve bacio sulla guancia, mormorando un “grazie” al mio orecchio. Io scossi la testa e le feci un timido sorriso. Il vocione di Emmett si fece sentire: “Ciao Bellina!” e poi mi caricò sulle spalle come un sacco di patate facendomi girare per la stanza.

“Mettimi giù! Mettimi subito giù!” gridavo divertita tempestandolo di pugni.

Esme tossicchiò e lanciò uno sguardo di fuoco ad Em, che mi mise giù all’istante. Io risi, e tornai accaldata a sedermi vicino ad Edward.

Per un attimo ci fu silenzio, poi Alice trillò: “Te l’avevo detto Rose che aveva gusto, hai visto come si è vestita bene?”

“Già” assentì la bionda, “ma perché non ti metti così in tiro anche per venire a scuola? Faresti sbavare tutti quei trogloditi… ” disse arricciando la bocca.

Mi strinsi nelle spalle, stavo per rispondere che non mi interessava per niente fare colpo, ma Edward rispose prima.

“Li fa già sbavare adesso con una semplice felpa e dei jeans, quindi…” disse con uno strano sguardo negli occhi. Gelosia? Mi appuntai mentalmente di chiederglielo quando fossimo stati soli, ma Emmett scoppiò a ridere fragorosamente, facendo tremare i muri.

“Oh, qui qualcuno è geloso.. Eddino è geloso, chi l’avrebbe mai detto! ” disse tirando una gomitata a Jasper, il quale stette subito al gioco.

“Chi l’avrebbe detto che un giorno avremmo visto Edward Cullen, l’uomo che non deve chiedere mai, geloso marcio della sua ragazza?”

Si guadagnarono un’occhiata assassina da parte di Edward, che si alzò e prendendoli per il colletto li trascinò in terrazza. Io li guardavi stupita ed ammirata. Erano davvero una famiglia. Poi mi ricordai della buona educazione e sorrisi ad Esme e Carlisle e dissi:

“Complimenti, avete proprio una bellissima casa. Edward mi ha detto che l’hai ristrutturata tu.”

“Sì, è stato un lavoro impegnativo, ma alla fine ne è valsa la pena.”

Dalla terrazza arrivavano dei tonfi. Mi preoccupai. “Ma che sta succedendo?”

“Nulla, fanno solo i selvaggi come al solito,” rispose Esme con una punta di sarcasmo. Alice e Rose sibilarono un “Qui si mette male,” al che, come un fulmine vedemmo rientrare i tre fratelli.

Si allinearono l’uno accanto all’altro, e vidi Esme lanciargli uno sguardo di fuoco, che fece tremare anche me. Non avrei mai pensato che quella donna così dolce potesse incutere tanta paura.

I tre dissero in coro: “Scusaci, mamma.” E tornarono a sedersi.

I ragazzi cominciarono a parlare di baseball, mentre noi donne parlavamo di vestiti e della battuta di shopping saltata qualche giorno prima.

Stavo bene. Mi sentivo a casa. Dopo poche ore sentivo quella famiglia anche un po’ mia. E avevo relegato Sam in un angolino del mio cervello. Alice e Rose mi stavano chiedendo come avessi scelto gli abbinamenti per quel giorno, quando Edward intervenne: “oh, avreste dovuto vedere i discorsi che faceva con le sue scarpe… da morire dal ridere. Proprio come quelli che fate voi due…” io lo fulminai con un’occhiataccia,facendolo tacere. Scoppiarono tutti a ridere.

“Ti mette in riga la nostra Bella, eh? Ti adoro!” fece Emmett tra le risate, cui si aggiunsero presto quelle di tutti, Edward compreso.

Continuammo a chiacchierare indisturbati, finchè non squillò il telefono. Rispose Carlisle.

“Pronto? Amico mio, è un piacere sentirti!”

Probabilmente i Cullen potevano sentire anche quello che diceva l’altro interlocutore, perché si erano tutti pietrificati.

Mi preoccupai. “Edward che succede?” gli sussurrai piano.

Mi abbracciò e disse piano “Amore, aspetta un attimo, per favore, poi ti spiego tutto.”

Ma che sta succedendo?Perchè sono tutti nervosi?

Carlisle intanto continuava a parlare, annuendo e ripetendo in continuazione “Capisco” “mmh” e ponendo domande mediche in termini tecnici.

“Sì è qui. Te la passo.”

Si scostò dalla cornetta e mi chiese gentile: “Bella, puoi venire un attimo? C’è una persona che vorrebbe parlarti.”

Mi alzai come un automa, con Edward che mi teneva per mano e mi seguiva.

“Pronto?” risposi con voce flebile.

“Isabella ciao, sono il dottor Meyer. Come stai?”

E capii. Capii il perché delle facce dei Cullen, la calma apparente di Edward, la tensione che si era creata nella stanza.

“Bene, dottore. So tutto. Me l’ha detto Kate stamattina. Come sta?”

Sentii la stretta sulla mia mano farsi più forte. Chiusi gli occhi.

“Meglio di quanto si potesse sperare. Non ha subito alcun danno cerebrale, non soffre di amnesia, ha solo bisogno di un po’ di riabilitazione e di tanto riposo.”

“Capisco” risposi piatta. “E ha confermato la storia di Jacob, vero?”

Sospirò. “Sì. E ovviamente data la loro posizione tutti gli credono. Mi dispiace.”

“Non fa niente. Sapevo sarebbe andata così. Io adesso sono al sicuro. Ho solo paura…

“Di cosa Isabella?”

“Per Kate” risposi in un soffio. “Non vorrei passasse quello che ho passato io, non ce la farebbe, lei non è forte. Può aiutarla?”

“Certo. Cercherò di tenerla lontano. Devo darti anche un’altra notizia, e temo non ti piacerà.”

“Che succede?”

“Lasceranno presto Phoenix. Torneranno nella loro terra d’origine.”

“E che centra questo con me?”

“La loro riserva è quella di La Push.”

La Push. Mi suona familiare.

“Quindi?” chiesi con tranquillità.

Sentii il dottore sospirare pesantemente. “Mi dispiace dirtelo, ma La Push dista circa 20 km da Forks.”

Spalancai gli occhi, la cornetta mi cadde di mano, e poi… il buio.

******************************

Scusate per il siparietto davanti all’armadio, ma è davvero quello che faccio io ogni volta. Poi ho controllato su viamichelin, e LaPush dista davvero 25 km da Forks. Giusto per essere precisi. Magari Jacob e Sam si sono redenti… A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Due Settimane ***


I vostri commenti sono splendidi. Grazie davvero. Sapere che riesco a farvi piangere mi riempie di gioia. Vuol dire che forse forse qualcosa di quello che voglio trasmettere scrivendo vi arriva. E mi fa sentire bene. Finora i miei scritti erano sempre rimasti nella memoria del pc. La fiction non si interromperà, posterò almeno due o tre capitoli durante le feste, preparazione esami permettendo. Il sottofondo musicale di questo capitolo sono le canzoni di Elton John, e l’elephant matley del film “Moulin Rouge”, spero siano stati d’ispirazione… Buona lettura.

******************************

EDWARD POV

Riuscii ad afferrare Bella prima che si schiantasse a terra.

“È svenuta” . disse Carlisle con tono professionale.

“Poverina, dev’essere davvero scossa.” Mia madre preoccupata.

I miei fratelli avevano degli sguardi assassini.

“Non si avvicineranno a lei.” Pensò rabbiosa Alice.

“No, non le faranno del male, ha avuto un crollo emotivo non indifferente, ma DEVE riprendersi”. Jasper la appoggiava.

“Ma sì, facciamoli arrivare quei cagnacci rognosi, e se osano avvicinarsi a Bellina li facciamo fuori. Lascia che mi diano un motivo. Uno solo, e renderemo un favore all’umanità intera facendoli sparire.” Emmet si preparava già alla battaglia.

“Non permetterò che le facciano del male di nuovo, ha già sofferto troppo.” Rosalie era agguerrita almeno quanto Alice ed Emmett.

Ero felice dell’istinto di protezione che avevano verso Bella. Ormai era una Cullen.

“La porto in camera mia. Lasciate che ci parli io. Non vorrei che si chiudesse vedendovi tutti preoccupati. Almeno io riesco a farla parlare.”

“Sì, vai. Noi prepariamo qualcosa da mangiare per quando si sveglia.”

Tenendola stretta a me la portai al piano di sopra, adagiandola dolcemente sul letto. Era pallidissima, e anche nel sonno il suo volto era tirato, una maschera di terrore. Le accarezzai piano una guancia.

Povero amore mio. Non voglio vederti soffrire. Ci sono io al tuo fianco, non permetterò che ti facciano ancora del male. Ti amo troppo.

Dopo circa mezz’ora, cominciò a stiracchiarsi, mugugnando.

Aprì gli occhi e mi guardò stupita. “Edward? Che è successo?”

Le sorrisi rassicurante. “Dopo la telefonata sei svenuta, amore. Ci siamo tutti preoccupati.”

La vidi rabbrividire impercettibilmente, così mi avvicinai per un abbraccio, ma lei si scostò. Si era scostata da me. Non avrei sofferto in quel modo neanche se avessi bruciato per l’eternità tra le fiamme dell’inferno.

Cosa succede adesso? Perché si è ritratta?

Mi appoggiai di nuovo sulla sedia.

Cercavo di non farle vedere il mio dolore, ma lei se ne accorse.

“Amore, scusami… non volevo. Non volevo respingerti.”

“Non devi giustificarti, va bene così. Ti lascio sola.” Non potei evitare di lasciar trasparire un po’ di amarezza. Mi avviai a passo umano verso la porta, ma Bella corse verso di me abbracciandomi stretto.

“Mi dispiace. Per un attimo… ho pensato a loro. Scusa. Lo so che tu sei diverso. Puoi perdonarmi?”

Sentii un dolore all’altezza del cuore. “Certo che sì.”

Poi mi girai, trovandomi faccia a faccia con lei. “Bella, se per te è difficile… possiamo anche smettere di avere quel tipo di relazione. Va bene così.”

Sgranò gli occhi. “Dici sul serio?”

No. Ovviamente. Voglio fare con te l’amore sempre, in ogni momento. Ma ti amo e non voglio vederti soffrire.

Deglutii. “Sì. All’istante. Non voglio che tu debba soffrire, sentirti a disagio, o peggio ancora arrivare ad odiarmi e paragonarmi a loro. Non voglio questo.”

La sua espressione si fece imperscrutabile. Che frustrazione. Oltre ai suoi pensieri, ora anche il suo viso era illeggibile.

“Te lo chiedo di nuovo: sei convinto di quello che stai dicendo?”

“La sincerità è la base di tutti i rapporti, ricordatelo figlio mio.” Il pensiero di Esme mi giunse come una furia dentro la testa.

Vediamo di essere sinceri.

“No, Bella, la verità è che io vorrei stare con te ogni secondo, baciare ogni centimetro del tuo corpo, fare l’amore con te sempre, senza mai fermarmi. Ma non voglio essere ancora più egoista, e se tu non te la sentissi di continuare sul piano fisico…lo accetterei. Non voglio vederti star male. ”

Durante tutto il mio discorso il suo viso aveva attraversato tutte le gradazioni del rosso, per finire sul porpora intenso.

Senza dire niente si avvicinò, e alzandosi sulle punte dei piedi mi baciò. Ma non era uno dei nostri soliti baci, era un bacio diverso da tutti quelli scambiati fino a quel momento. Pieno delle emozioni che vuole trasmettermi. Amore, passione, desiderio, senso di colpa, scuse… tutto. Tutto il nostro mondo è in quel bacio. Il nostro amore in quel bacio.

Poi piano si stacca. Gli occhi scintillanti. “Beh, wow. Non potevi dirmi cosa più bella, sai?” dice accarezzandomi dolcemente. “Ma io voglio stare con te. In tutti i sensi. Adesso sarà difficile…” esitò tremando. L’abbracciai e mi sedetti sul divano, con lei in braccio.

Sai… è strano. Pensavo di esserci riuscita a lasciarmi tutto dietro… ma se loro venissero qui… sarebbe troppo dura. Potrei allontanarmi di nuovo da te, respingerti, anche se non vorrei.”

“Non importa, io ti appoggerò sempre. E nessuno riuscirà a farti del male. Te lo assicuro.”

Sorrise debolmente. “Grazie. È difficile dimenticare certe cose. Ma ce la farò. Per te per me, e per non dargli soddisfazione.”

“Ecco brava. Ti voglio così combattiva.” Le posai un bacio in fronte, quando la vidi impallidire all’improvviso e aggrapparsi a me.

“Amore che c’è?”

U-un capogiro.”

Sospirai sollevato, era solo un calo di zuccheri. “Scendiamo, gli altri ti hanno preparato qualcosa da mangiare.”

Batté le mani deliziata, proprio come una bambina. “Davvero? Che bello! Mi trattano così bene… gli sono già affezionata, sai?”

“E ci mancherebbe. Sono parte della tua famiglia adesso.”

Si rabbuiò un attimo. “Ma… ma loro che pensano di me?”

Le spostai una ciocca dietro l’orecchio. “Piaci a tutti. Soprattutto ad Esme. Gongola ogni volta che ti sfioro. Mio padre ammira il tuo coraggio. E i mie fratelli..beh, l’hai visto da sola.”

Si fece esitante. “E per..per quella storia?”

“Nessuno ti biasima. I miei genitori sono più pacifici, ma i miei fratelli gli spezzeranno volentieri le ossa se si dovessero avvicinare di nuovo.”

Mi diede un piccolo bacio. “Ho fame. Andiamo?”

“Certo.”

Trovammo tutti in salotto, mentre facevano finta di guardare la televisione, ma i loro sorrisi la dicevano lunga. Azzardai una veloce lettura alle loro menti.

“Potevano combinare qualcosa…” Emmett pensava, ovviamente, solo a quello.

“Ma da quando Edward è così smielato? Bleah… Jasper era quasi schifato. Mi ripromisi di fargli un discorsetto. In quanto a smancerie lui e Alice erano imbattibili.

“Shopping! Prima o poi si staccheranno..”

“Certo che è carina anche quando è sconvolta. Non vedo l’ora di acconciarla.”

Le mie sorelle sulla stessa linea d’onda. Ragazze. I miei cercavano gentilmente di pensare ad altro. Ma erano davvero compiaciuti.

“Bella, cara ti abbiamo preparato il pranzo. È di là. Alice aveva previsto a che ora ti saresti svegliata. Andate pure. ”

“Sì, Bella, è meglio che tu metta qualcosa sotto i denti. Dopo per favore tornate qui. Dobbiamo parlare.” Mio padre parlò in tono dolce. Pensavo che Bella si spaventasse, invece fece un sorriso e disse: “Allora, la cucina? Muoio di fame!”

Sisi, certo.” La condussi nella stanza, sul bancone c’era preparato un vassoio con sandwich assortiti.

“Wow! Potreste aprire una società di catering, sono ottimi.” Disse mentre mangiava.

Io la osservai affascinato. Era incantevole qualunque cosa facesse. Chiacchierammo tranquilli finchè non finì di mangiare. Poi si alzò e cominciò a sparecchiare.

“Che fai scusa?”

“Rassetto, mi sembra ovvio.”

“Che?”

“Metto in ordine?” ritentò.

“Sì, ma per quale motivo?”

“Perché non mi pare il caso che a farlo siano tua madre o le tue sorelle.”

“Beh, ma per loro non è né un problema né un disturbo.”

“Beh, ma io voglio farlo. È questione di un attimo.” Ostinata.

“Ma Bella non serve. Davvero.”

S’impuntò e mi raggelò con lo sguardo. “Ho detto che lo faccio. Punto.”

Poi mi fece gli occhi da cucciola, e cedetti. “Fa’ come vuoi. Ma sbrigati, Carlisle ci aspetta.”

Mi posò un casto bacio sulla guancia. “Certo, faccio in un attimo. Non voglio far aspettare tuo padre.”

Sentii un fischio e mi girai. La mia famiglia era sulla soglia della cucina. Che mi guardava interdetta. Non riuscivano a capire come Bella riuscisse a ottenere tutto ciò che voleva.

Non mi azzardai a sondare le loro menti, sicuramente piene di prese in giro.

“Beh, allora noi ragazzi andiamo di là, vi aspettiamo.” Disse mio padre.

“Sì, non ci metteremo molto.” Rispose mia madre.

Andammo in salotto.

Emmet non si fece pregare per esprimere il suo parere. “Wow, ti fa fare il soldatino la mia sorellina, eh? Devo proprio farle i complimenti.” Ringhiai.

“Beh, pochi comandanti erano così autorevoli durante la Guerra di Secessione” fece eco Jazz.

“Basta, finitela!” sbottai.

“Beh, Edward, devi ammettere che ti tiene davvero in riga Isabella.” Pure mio padre adesso! Era una tortura!

“Ma guarda, noi ti capiamo perfettamente, le donne hanno armi che neanche noi…

Mi bloccai Alice stava avendo la visione. Due ragazzi dalla pelle scura e i capelli lunghi che superavano il cartello “Benvenuti a Forks.”

Edward… Due settimane. Saranno qui tra due settimane.” La voce di Alice rimbombava nella mia testa.

Due settimane.

******************************

Allora. Qualche chiarimento. Sam e Jacob non hanno ancora subito la trasformazione in licantropi, perché ricordiamoci che il gene licantropo per svilupparsi ha bisogno della vicinanza di vampiri. E Sam e Jacob finora non hanno avuto contatti con loro. Quindi Alice li vede nelle visioni. Poi, non siate troppo cattive con Bella che respinge Edward, ha subito un grave shock. Nel prossimo capitolo, fuoco e fiamme!

Piccolo sondaggio: Secondo voi Sam e Jacob che scuola devono frequentare? Quella della riserva o il liceo di Forks? Vediamo se siete intuitive. Baci a tutte e Buone feste.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Bella & Kate. ***


Auguri a tutte!Passato buone feste? Io sì, anche se dovrò lavorare il doppio in palestra per smaltire tutto quello che ho mangiato… Aiuto! Prima delle vacanze qualcuno mi ha definita sadica (piccola Fin comincia a scappare… scherzo! XD) quindi… non vi deluderò. Un abbraccio e come sempre grazie per i commenti. Canzone di sottofondo: Say that you love me di Martin Nievera (su youtube la trovate).

******************************

BELLA POV

Era davvero rilassante stare insieme alle Cullen. Parlare con loro di argomenti leggeri prima di affrontare Carlisle era un toccasana.

“Beh, io preferisco di gran lunga Colazione da Tiffany, lo stile di quel film è assolutamente divino e…” mentre parlava, gli occhi di Alice si fecero vitrei, sembrava persa. Io ero terrorizzata, mentre Esme e Rosalie sembravano solo leggermente ansiose.

“Ma sta male?” chiesi con un punta d’isteria nella voce.

“No cara, sta solo avendo una visione” mi rispose Esme rassicurante.

Ah…” non mi accorsi neanche di Edward che era arrivato in un attimo, seguito da tutti gli altri.

Gli sguardi che si scambiavano i due però, non riuscivano a tranquillizzarci. Vidi Edward annuire impercettibilmente ad un segno della vampira minuta, probabilmente stavano avendo una conversazione quasi telepatica. Rose ed Emmett sbuffavano d’impazienza, mentre Jasper aveva silenziosamente passato un braccio intorno alle spalle della compagna, che sospirò e mi guardò triste.

Edward… che succede?”

“Andiamo di là amore, è meglio se ti siedi”, rispose prendendomi per mano e portandomi in salotto. Il terrore cominciava a farsi sentire. Cosa poteva essere di così grave? Qualcosa che riguardasse loro?

“Amore, Alice ha avuto una visione. Una visione su quei due.” Sentii i respiri dei vampiri presenti nella stanza fermarsi. Io, al contrario rimasi più o meno impassibile. Feci un respiro profondo per sicurezza, volevo evitare tremiti della voce e lacrime. Non volevo preoccupare la mia nuova famiglia più di quanto già non fosse.

“E cos’ha visto di preciso?” domandai calma.

Fu la diretta interessata a rispondere. “Credo fossero loro. Due ragazzi alti e robusti, coi capelli lunghi e la pelle scura, a bordo di un’Audi TT, che sorpassavano il cartello di benvenuto sulla statale.”

La loro auto perfetta. L’Audi nera. Spacconi. “Sono loro. Fra quanto?”

“Due settimane. Mi dispiace.”

“Il problema maggiore è che potrebbero anche cambiare idea, potrebbero ritardare la partenza; quindi qualunque soluzione escogitiamo potrebbe andare in fumo,” affermò Edward con rabbia.

“O anticiparla.” Risposi asciutta. Sentii immediatamente quattordici paia di occhi addosso. “Non ho mai parlato loro di Forks, non sanno che sono qui. Arriveranno, si rinchiuderanno nella loro stupida riserva e non li rivedrò.” Cercavo di convincere me stessa e i Cullen con quelle parole, sapevo che era necessario.

“Bellina potrebbe avere ragione,” disse Emmett con un sorriso enorme stampato in faccia.

“Infatti. D’altronde quello che ha visto Alice potrebbe essere semplicemente la strada che hanno attraversato per arrivare alla riserva. Non dobbiamo demoralizzarci.” Esme diede manforte al figlio, cercando come sempre di rassicurarmi.

Carlisle non era della stessa opinione. “Non avrebbe molto senso la visione di Alice se volesse avvisarci solo di un loro passaggio. A parte i tuoi familiari, qualcun altro sa che sei a Forks?”

Scossi la testa. “Nessuno..” poi una consapevolezza mi attraversò. “Nessuno a parte Kate, ma io l’ho pregata di non farne parola per un po’. Inoltre Jacob non l’ha più visto dall’incidente, non andava in ospedale per non stare peggio e… ”

Edward scattò in piedi. “Chiamala immediatamente e dille di non farsi scappare niente. Soprattutto con quello.

Cercai debolmente di oppormi. “Bella, fallo adesso. Per favore. Ti scoccia mettere in vivavoce?”

“No.. certo che no. Non allontanarti. Ho bisogno di sostegno morale, credo.”

Sorrise posandomi un bacio sulla tempia e portandomi a sedere sulle sue gambe. “Certo. Non serve che tu lo chieda.”

Estrassi il cellulare composi il numero di Kate, che rispose quasi subito.

“Bella?”

“Ciao.”

“Ci hai messo un’eternità per richiamare.”

“Già, scusami, ma poi ho dovuto preparare il pranzo per mio padre, rassettare.. sai come vanno queste cose.” Vidi Edward alzare gli occhi al cielo e sorridere della mia bugia.

“Capisco. Allora vuoi sapere di Sam, no?”

Feci una faccia disgustata. “ Ehm, sì. Come sta?”

“Benissimo. Cioè in realtà non c’ho capito molto con tutti quei termini medici, comunque ha bisogno solo di riabilitazione e di riposo. Sei contenta?”

“Certo.” Cercai di imprimere tutto l’entusiasmo che riuscivo in quella parola.

“Non me l’hanno ancora fatto vedere, però. Dicono che per un paio di giorni lasceranno entrare solo i parenti più stretti. E per pochissimo. Anche Jake è riuscito a vederlo solo per…

La interruppi. Passasse per la compassione. Ma anche la mia sopportazione aveva un limite. E questo limite non contemplava sorbirmi le chiacchiere sul bastardo. “A proposito di Jacob. Sa che adesso vivo a Forks?”

“Stavo per dirglielo, per un po’ torneranno a casa, e visto che è molto vicina a dove stai tu adesso… poi anch’io pensavo di seguirli… sai.. I Fantastici quattro di nuovo insieme… Sarebbe splendido, no?”

Che cosa?

“Kate frena! Frena! Respira. Allora. Innanzitutto ti pregherei di non dire a nessuno dove sono. Tantomeno a quei due.

“Ma.. ma perché?”

Probabilmente avevo lasciato trapelare il disgusto che provavo. “Tranquilla” mi sussurrò Edward all’orecchio.

“Perché voglio fargli una sorpresa quando arriveranno. E non dargli neanche il nuovo numero. Ho sempre quello vecchio per loro. Se no sarebbe troppo complicato. E tu devi restare a Phoenix almeno per quest’anno. Credimi, non è facile cominciare a metà anno scolastico.”

Sospirò “Forse hai ragione. È che… voglio stare con lui.”

“Lo so. Ma non puoi lasciare i tuoi al momento. Lo sai.

“Sì. Abby sta bene adesso, ma ha bisogno di tutti noi. Le manchi sai? ”

Sorrisi al ricordo del piccolo uragano di cinque anni, che aveva sconfitto la leucemia. “Anche lei. Tanto. Appena posso vengo a trovarvi. ”

“O veniamo noi da te. Due piccioni con una fava. Oh!”

“Che c’è?”

“È arrivato Jake. Ehi bello! Indovina chi c’è al telefono?”

Mi irrigidii. Coprii la cornetta con le mani. “Non voglio parlare con lui. Non ce la faccio.” Bisbigliai al mio ragazzo.

“Se dovesse passartelo stai calma. Ci sono io.”

“Kate?”

Jake è una sorpresa. Tieni.”

Kate…sempre la solita. Pronto?”

Quella voce. Espirai rumorosamente.

“Oh Kate. Ma chi cazzo è?”

Ma… BELLA! PARLA! Capisco che tu sia emozionata, ma sai quanto il nostro Jake sia impaziente.”

“È Bella?” disse stupito.

“Sono Isabella per te. Anzi non sono proprio niente.” Risposi piccata.

Sentivo Edward ringhiare piano al mio fianco. Mi strinsi a lui, per cercare conforto e calmarlo. Anche gli altri Cullen erano furiosi. Gli occhi di Alice, Rose ed Esme mandavano lampi, le labbra erano strette, forse per trattenere ringhi ed insulti che stavano per scappare. Emmett fletteva i pugni in continuazione, mentre Jasper e Carlisle erano più calmi.

“Uh, ci siamo inacidite. E così te ne sei andata.” Lo aveva detto in tono strafottente.

“Già. Chissà perché. Hai qualche idea?” il mio tono era glaciale.

Lo sentii sghignazzare. Che rabbia. “Proprio no. Allora bellissima,come ce la passiamo?”

“Non penso ti riguardi. E non chiamarmi in quel modo. Non te lo permetto.”

“Sai che io e Sam ti vogliamo tanto bene, vero?”

Capivo che non poteva sbilanciarsi con le parole, visto che Kate era vicina.

“Certo. L’ho visto, quanto mi volevate bene.”

Rise. “Beh, è colpa di quel bel caratterino che ti ritrovi.”

Chiusi gli occhi ed espirai piano. “Tu dici? A me sembra che ve lo siate meritato.”

“Certo. Ma la prossima volta andrà meglio. Non sbaglieremo. Ci conti, no?”

Un forte ringhio sfuggì ad Edward. Sobbalzai. Accorsero subito Carlisle e Jasper, che tenendolo per le spalle lo fecero rimanere seduto.

“C’è qualcuno con te? Nuovi amici?

Sentii invadermi da una strana sensazione di calma.

“Non sono fatti tuoi. Comunque no. È solo un cane. E se fossi in te non conterei sul fatto che ci sarà una prossima volta.”

“Io invece ne sono certo.”

“Potrebbe finire male. E non per me.”

“Vedremo. Tanto per il momento c’è Kate.”

No. Kate no. “No. Non la toccherete. E lo sai anche tu.”

“Ne sei certa?”

“Sì. Non bluffare con me. Non farete la stessa cazzata per due volte nello stesso posto, con due amiche per giunta. Non so se la passereste liscia stavolta, anche con tutti i soldi di papino e zietto. Non vorrete mica sollevare un altro polverone come quello del Tennessee, vero?”

“Come lo sai?” bisbigliò roco.

“Ho le mie fonti. E c’è parecchia gente che non spera altro che in un’altra vostra mossa falsa per levarvi dalla circolazione. Quindi voi non toccherete Kate.”

“No. Ma forse potremmo dirle come è successo tutto.”

“Non farai neanche questo. Anche se lei è innamorata del tuo degno compare, crederebbe a me. Sono la sua migliore amica da sempre, e farebbe due più due. Saprebbe chi mente e chi no”. Non ne ero molto sicura. Kate mi voleva bene, ma quando si innamorava si faceva abbindolare facilmente. Ma dovevo rischiare.

“Allora dovrai pagarlo tu lo scotto.”

“Vedremo. È finita la farsa? Puoi ripassarmi Kate?”

“Certo, porgerò i tuoi saluti e gli auguri al vecchio Sam. Ci vedremo presto. Lo prometto.

Kat?”

“Stupenda! Sempre i soliti voi due, eh? Vi siete punzecchiati tutto il tempo.”

“Infatti. Senti ora vado. E dovresti andare a casa anche tu. Abby non può stare sempre con la tata. E siamo d’accordo, vero? Non dirai nulla.”

“No. Certo che no. Però promettimi che filmerai l’incontro.”

“Logico. Bene, allora a presto.”

“Sì. Ti voglio bene.”

Cercai di ignorare la morsa che mi attanagliava il cuore. “Anch’io.”

Chiusi la comunicazione e abbracciai stretta Edward.

“È terribile doverle mentire. È la mia migliore amica. Una sorella per me.”

Mi accarezzò la testa. “Lo so, amore. Ma lo fai per lei. E poi tra poco starà di nuovo bene.”

“Lo spero.”

Poi mi accorsi che io ero avvinghiata ad Edward mentre tutta la sua famiglia era presente. Mi staccai, cercando di ricompormi.

“Non immaginavo fosse così viscido” fece Alice.

“È un bastardo, sarà una soddisfazione spaccargli le ossa e farlo a polpette” ghignò Emmett.

“Il problema è che la troveranno, lo sai anche tu Edward. Purtroppo lo faranno. E sapere che lei è vicina sarà ancora più allettante per loro. Dobbiamo pensare a qualcosa.” Rosalie aveva parlato con rabbia, lo sguardo di fuoco.

“Io non voglio crearvi problemi. Avete già tanto a cui pensare…

Carlisle mi interruppe. “E tu sei fra queste. Basta. Resta una sola cosa da fare.”

Vidi Edward annuire.

“Ossia?” chiese Esme.

Fu Edward a rispondere. “Ci serve un piano.”

******************************

È poco dire che è stata una soddisfazione riversare tutto il mio astio su Jake. Mi fa sentire bene. Meglio del tapis roulant. Ah, se vi chiedete da dove pesco certe canzoni… non lo so manco io… ma se sei appassionata dell’Asia… ti trovano loro! Un abbraccio!

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Considerazioni e altro... ***


Ciao a tutti, è un pezzo che non scrivo più... Comunque sto pensando di cancellare la storia, correggerla e ripostarla. Rileggendola a distanza di tempo ci sono parecchie cose che a mio parere potrebberoessere migliori. Che ne pensate? Qualcuno vorrebbe trasformarla in collaborazione? ringrazio tutti coloro che mi hanno scritto messaggi di sostegno. Grazie.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=296053