Hurricane

di watereyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il giorno prima ***
Capitolo 3: *** Ex asfissianti e istinti omicidi ***
Capitolo 4: *** Let's bet during the party ***
Capitolo 5: *** In mensa ***
Capitolo 6: *** Nice to meet you ***
Capitolo 7: *** Lightness ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Se c'è una cosa che odio, ancora più della gente che non si lava in autobus, è andare a scuola. E non perchè detesti studiare o altro, per carità. Voglio dire, non è che studiare mi faccia impazzire, ma imparo volentieri le cose.

Il punto però è che.. avete presente quelli squallidi film americani da quattro soldi? Dove fanno vedere quelle scuole divise in rigide gerarchie, i giocatori di football, le cheerleader, i secchioni e blablabla?

Ecco, uno pensa che queste cose esistano solo nei film, invece no. Se volete l'eccezione alla regola, il nos plus ultra delle scuole, allora venite alla Seiyo Accademy!

Prestigioso istituto popolato da circa un migliaio di corpi e al massimo un centinaio di neuroni, inclusi quelli dei professori.

Qui, se non sei:

a) un atleta

b) una cheerleader

c)tuo padre non ha un'azienda sua o tua madre non è una stilista

allora non conti un cavolo. Anche se sei nel caso c è probabile che tu appartenga anche o al caso a o b.

Io sono Amu Hinamori, e sono solo un puntino sparuto in questo mare di conformismo.

Non sono né una strafiga né una sfigata, e la cosa mi è sempre stata bene, e la sola cosa che mi distingue sono i miei scioccanti capelli rosa e il mio inesauribile spirito della giustizia (overdose da Disney durante l'infanzia), che recentemente mi ha portato diversi guai.

Come, per esempio, il fatidico episodio avvenuto solo il giorno prima.

 

 

 

 

 

 

Ma salve!!

sono tornata, con una nuova, nuovissima (lavata con perlana!) storia!

Ok, non gliene frega niente a nessuno ahah :')

l'ispirazione mi è venuta diciamo dieci minuti fa, quando tecnicamente avrei dovuto studiare greco, lol.

So che molte vorrebbero un seguito di NDN, ma per il momento non riesco a buttarla giù D:

bona, vi saluto!

A presto, e fatemi sapere che ne pensate! ;)

besos

E.

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Capitolo 2
*** Il giorno prima ***


CAPITOLO 1

IL GIORNO PRIMA

 

La giornata era cominciata nello stesso identico modo, precisa alla precedente come un biscotto è uguale a un altro biscotto: la sveglia (Highway to Hell, degli AC/DC, perchè sono una tipa a cui piace cominciare la giornata in modo energico) ha suonato e io, come al solito, non l'avevo sentita. Lo so, la cosa ha dell'incredibile, dato che i decibel al limite dell'inquinamento acustico finiscono per svegliare mezzo quartiere, ma io non la sento, ho il sonno più pesante di un mammut dopo il cenone di Natale. Mio padre ha proposto più volte di offrirmi come oggetto di studio per casi anomali in qualche università o ospedale. Che gran cosa, l'amore paterno.

Niente paura però, io dispongo della mia personalissima e infallibile sveglia: più puntuale di un esattore delle tasse svizzero, più implacabile e spietata di una donna alle prese con la spesa al supermercato l'ultimo mercoledì del mese: mia madre si presenta davanti alla mia porta tutte le sante mattine alle sette in punto, non importa che sia primavera o autunno, che ci sia l'anno bisestile o una coincidenza fra Giove e Saturno, lei arriverà e mi strapperà dalle braccia di Morfeo senza il minimo rimorso. Nel corso degli anni, ha sviluppato le tecniche più svariate, dal classico spalancamento delle finestre e strappazione delle coperte ai colpi di padella, dall'acqua gelida al -il peggiore- alitarmi in faccia formaggio Camembert.

Sopo vari strilli e ardue lotte per il possesso del bagno (“Amu, sei lì dentro da quindici minuti, hai intenzione di trasferirti?”) esco di casa, imprecando contro i fili dell'ipod che ovviamente sono attorcigliati fra loro. Non so come diavolo possa succedere, ma le cuffiette sono e saranno sempre irrimediabilmente ingarbugliate fra loro. Sono certa che se stendessi i due fili perfettamente allineati l'uno accanto all'altro e mi voltassi per un momento, questi se ne approfitterebbero per azzuffarsi di nuovo.

Comunque, riprendo un aspetto umano solo dopo aver ascoltato un po' di sana musica. Arrivata alla fermata dell'autobus, sono dieci minuti fino alla mia scuola, luogo dove tutto ha avuto inizio.

Avvisto la figura snella di Rima e le balzo addosso di spalle, spaventandola:

“Buh!” strillo, come una perfetta bambina demente.

“Amu! Che ti prende, alle otto di mattina!” sbuffa lei, dando un ultimo tocco di fondotinta alle guance rosee.

Rima è praticamente la ragazza perfetta, che tutti i genitori vorrebbero come figlia e ragazzi come fidanzata: di bell'aspetto, educata, una media scolastica impeccabile, gentile, altruista, simpatica.. è la mia migliore amica. E poi ci sono io, la pazza squilibrata con una media disastrosa che mangia acido muriatico come se fossero caramelle al miele, che trova solo imbecilli come ragazzi.

“Hey Hinamori, come butta?”

Ecco, appunto. Non stavo parlando di imbecilli? Josh, il mio ex, sta appoggiato al mio armadietto, i capelli biondi scompigliati e il sorriso sornione.

“Evapora, Josh” cerco di liquidarlo.

“Ehi, calma piccola! Come mai così scontrosa?”

“Sei praticamente spalmato sul mio armadietto, scollati, devo prendere il libro di.. uhm, letteratura” dico, sparando una materia a caso.

“Ma adesso non hai matematica?”

“Sì, quello che è” ribatto velocemente, cercando di spostarlo con il braccio e scansando il suo tentativo di intrappolarmi fra le sue braccia.

Grazie a Dio, la campanella giunge in mio soccorso, dandomi la scusa perfetta per darmela a gambe.

Arrivata a matematica, mi rendo conto di aver portato il libro di biologia: beh poco importa, una materia vale l'altra, no?

Mentre la Stenfield blatera qualcosa a proposito di funzioni, la mia mente vaga distratta: sabato c'è una festa a casa di quella riccona di Caroline Flick, e ho un assoluto bisogno di un nuovo vestito. Devo solo trovare il mondo di convincere quel tirchio di mio padre a scucirmi la grana, poi trascinerò Rima con me.

Finita l'ora, ritorno al mio armadietto: ecco, ci siamo, è proprio questo il momento dove tutto è iniziato, dove il mio istinto da paladina si è risvegliato e mi ha costretto a farmi i fatti altrui.

Non so perchè non posso essere una persona che si fa i fatti propri, mi sarei risparmiata e mi risparmierei tutt'ora un sacco di guai.

“Ehi sfigato, dammi una stizza!”

Grasse risate attirano la mia attenzione: eccoli lì, ovviamente tutti ammassati a ridere come polli, capeggiati dal loro capitano Ikuto Tsukiyomi, capo della squadra di calcio e puttaniere di prim'ordine.

Quest'ultimo afferra un ragazzino per il bavero della giacca e lo sbatte contro l'armadietto più vicino:

“Allora, sei stato tu o no?”

“N-no, te lo giuro, non so nemmeno come sia la tua felpa..” balbetta, terrorizzato.

A quel punto, il mio istinto da eroina si è fatto sentire e -mollando Rima a metà discorso- mi dirigo a passo di marcia verso di loro. Picchietto sulla spalla di Tsukiyomi, che si volta con aria scocciata che si trasforma in interessata dopo avermi vista:

“Aspetta dolcezza, adesso non posso. Ma dopo ci vediamo” mi strizza l'occhio.

O Cristo, ma chi è questo tizio!

“Senti bello, non mi frega niente di uscire con te e i tuoi tic facciali. Solo lascia in pace quel ragazzo, non t'ha fatto niente!”

Un silenzio attonito scende su di noi dopo le mie parole, mentre Tsukiyomi mi gusrda sorpreso, prima di scoppiare a ridire:
“E tu chi caspita sei? Lady Oscar moderna? Ehi Cenerentola, hai un principe che ti vuole salvare!” esclama rivolto al ragazzo, che si fa sempre più pallido e tremante.

In quel momento la campana -le sarò sempre riconoscente, lo giuro- suona, lasciando la sfida inconclusa.

“Ci vediamo, pivello. A presto anche a te, paladina della giustizia” grida Tsukiyomi, allontanandosi con la sua banda al seguito.

Ritorno da Rima, subendo le sue ire a causa del mio gesto sconsiderato per il resto della mattinata.

Allora non immaginavo quanto avesse ragione e quanto quel folle gesto avrebbe cambiato la mia vita.

 

 

 

 

Ssssssalve salvino!!!! (?)

Come butta? E' l'una di notte e io sto crollando di sonno, ma non volevo far passare troppo tempo dal prologo, che in effetti era già un po' misero, quindi ho scritto il capitolo di getto.

Che ve ne pare? Spero vi piaccia :)

Ora vado, ho sonnissimo!!

Un bacio, a presto

E.  

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Capitolo 3
*** Ex asfissianti e istinti omicidi ***


 

Capitolo 2

Ex asfissianti e istinti omicidi

 

 

“Maaaaaamma!!!! Amu si è presa tutti i cerealiii!!!”

L'Urlatrice Pazza, alias mia sorella Ami, si contorce sulla sedia agitandosi manco fosse sotto effetto della Maledizione Cruciatus. Sì, sono una fan di Harry Potter. Sì, sono una nerd e ne vado fiera.

L'urlo, oltre a distruggere tutte le finestre nel raggio di due chilometri, fa anche accorrere la patrona di tutte le sorelle minori, ovvero mia madre.

“Amu!! Che cosa hai fatto a tua sorella?! Devi smetterla di comportarti in questo modo! Ha solo nove anni, tu sedici, devi essere matura e..”

Blablabla. L'unica tecnica che permette di sopravvivere alle prediche di mia madre è sconnettere il cervello, sorridendo e annuendo. E darsela a gambe. In fretta.

“Okay okay, mamma. Vado, sono in ritardo!” bevo in fretta l'ultimo sorso di latte e mi precipito in strada.

Che vita dura.

 

...we just now got the feeling that where meeting for the first time..”

 

Grazie a Dio esistono gli ipod, esiste la musica ed esistono gli Script.

Incredibilmente, arrivo a scuola canticchiando, quasi di buon umore, consapevole che Ami è stata costretta a mangiare pane e marmellata per colazione, cosa che lei detesta.

Sogghigno sadicamente mentre raggiungo il mio armadietto.

Sinceramente, fai impressione con quel sorriso da evasa del manicomio in faccia”

Prendo un respiro profondo. Non girarti Amu. Non farlo, o tutto il buon umore che hai miracolosamente acquistato questa mattina se ne andrà.

Ehi Hinamori, sto parlando con te!” esclama la voce, divertita.

Alzo un sopracciglio, rassegnandomi a voltarmi:

Cosa vuoi, Josh?”

Non so, secondo te cosa voglio?” chiede malizioso, avvicinandosi a me e attorcigliandosi una ciocca dei miei capelli attorno al dito.

Rabbrividisco dal disgusto dettato dalla sua vicinanza. Voglio dire, non è che non siamo mai stati anche più vicini di così, ma era tutta un'altra storia.

Credo che tu non abbia le idee chiare, Josh” cerco di spostarmi, ma lui mi trattiene contro l'armadietto.

Oh no, io le ho chiarissime invece. Non ti piacerebbe tornare con me?”

Mi guarda, con quegli occhi azzurro-grigi che mi facevano perdere la testa un tempo, mentre ora mi sembra lo facciano assomigliare vagamente ad una triglia.

Perché noi ragazze siamo così cieche, a volte?

Mmm, fammi pensare.. no.”

Sorrido, scivolando via dalla sua presa.

Oh, andiamo! Sono stato io a mollarti!” esclama, spalancando le braccia.

Digrigno i denti dalla rabbia:

Appunto, stronzo. Motivo in più per non ripetere lo stesso errore.”

Me ne vado in fretta, ignorando i suoi richiami. Raggiungo di corsa la classe di francese: perfetto, sono anche in ritardo. Spalanco la porta ed entro con molta nonchalance, girando fra i banchi.

Hinamori, che diavolo stai facendo?” mi chiede la Brown. Sì, insegna francese e ha un cognome inglese. I misteri della vita.

Cerco un posto per seguire la sua preziosa lezione” rispondo angelicamente, sbattendo le ciglia.

La risposta non sembra farle piacere, visto che comincia a gonfiarsi come un soufflé, passando in rassegna una vasta gamma di colori: rosa, rosso, gambero, arancione, verde.. o guarda, perfino giallo!

Siediti qui, vicino a Tsukiyomi” sbotta fremendo, indicando un posto in prima fila.

Sbuffo, lasciandomi cadere pesantemente sulla sedia.

Delicata come un carro armato” commenta.

Simpatico come una scheggia sotto il pollice”.

Tsukiyomi alza gli occhi al cielo, mentre io faccio disegni astratti sul quaderno.

Dio, che noia.

Pensavo” bisbiglio all'indirizzo dell'essere accanto a me “i tuoi capelli sono così naturalmente o li immergi nella china ogni sera?”

Mister Loquacità Dell'Anno finge di non sentirmi, scrivendo un appunto sul suo libro. Già, come se sapesse lontanamente di cosa stiamo parlando.

Allora?”

Non sei divertente” sibila al mio orecchio.

Io credo di sì. Ti senti toccato nell'intimo?”.

Apre la bocca per ribattere, ma un bigliettino atterra sul suo banco.

Lo apre compiaciuto, gettando un'occhiata alle file dietro, dove alcune ragazze ridacchiano come oche.

Proprio in quel momento suona la campana.

Resterei per ore a discutere con te Hinamori, ma purtroppo devo proprio andare. La mia ragazza mi chiama”.

Tu non hai una ragazza”

Sorride vittorioso:

Oggi sì”.

 

 

 

 

 

HOLAAAAAAAAAA!!!!!!

Come butta gente??

Prima di tutto ringrazio chi ha recensito, inserito tra i preferiti (LolitaGirl, la sola ed unica! :)), ricordate (balle di fieno) e seguiti (11!!!) e anche chi ha solo letto silenziosamente (direi qualche centinaia, thanks a lot :3). Mi scappa da ridere ogni volta che vedo chi segue, fa strano vedere un solo preferito e così tanti seguiti, non so perché, lol.

Anyway, la canzone che Amu ascolta è For The First Time degli Script. Confido che la conosciate già, se così non fosse andate ad ascoltarla, è praticamente peccato non farlo ahah.

I personaggi sono OOC allo stato puro e molto diversi anche da quelli di Next Door Neighbour, anche se confido l'abbiate già notato (non che sono diversi dalla mia prima fic, non so se l'abbiate letta o meno, ma che sono OOC): spero non vi dispiaccia!

So, che fate di bello stasera? :D

Fatemi sapere, ci vediamo presto!!

Un bacio

E.

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Capitolo 4
*** Let's bet during the party ***


LET'S BET DURING THE PARTY!


Sbuffo snervata battendo la testa sulla fredda formica del banco.

“Che stress”

“Cosa?” chiede salottiera Rima, osservandosi con aria disgustata una crepa dello smalto sull'unghia.

“Non lo so..la scuola, i genitori, la gente idiota..la gente in generale. La vita”.

“Non essere melodrammatica su” mi rimprovera “c'è di peggio”

La guardo.

“E me lo dici dall'alto dei tuoi vestiti chanel e del tuo iphone 6 giusto?

“Touché” ammette Rima per nulla a disagio.

“Come possiamo salvarci dalla noia di questa patetica esistenza?” chiedo disperata allungandomi scompostamente sul banco e ignorando bellamente il rimprovero della professoressa di matematica.

“Beh..” esordisce Rima, gli occhi brillanti di aspettativa “l'umanità la chiama festa”.

 

E che festa, ragazzi.

Non so chi sia né tanto meno mi interessa saperlo ma sarò eternamente grata a questa Jennifer per questa festa. E ai suoi genitori per essersene andati da qualche parte in giro per il mondo e averle lasciato ingenuamente casa libera. Mi ripasso il rossetto rosa scuro sulle labbra e mi lancio un'occhiata soddisfatta allo specchio nel bagno di casa Jennifer: stranamente non ho nulla da ridire sul mio aspetto, i tacchi – alti, ma non eccessivamente – slanciano la mia figura e il vestito di maglia nera a una sola manica mi avvolge fino ad appena sopra la coscia. I toni cupi dell'abito sono smorzati da degli screzi dorati che risaltano l'ambra dei miei occhi e le gambe sono lasciate rigorosamente nude. Gesù, tutte quelle ragazze che se ne vanno in giro tirate come reginette, con abiti microscopici che lasciano vedere davvero tutto e poi...calze color carne. Ma perchè, perchè dico io?

  1. Non sarà quel pezzo di nylon a proteggervi dal freddo quindi se è per quello che lo indossate, rimediate con dei jeans che nessuno vi obbliga a conciarvi come meretrici;

  2. Se lo fate perchè credete che ciò vi riporterà alla comune decenza... mi spiace, ma no.

 

Esco dal bagno e mi dirigo a grandi passi verso il cuore pulsante della festa, il salone. La musica regna sovrana e ragazzi e ragazze più o meno lucidi ballano strusciandosi l'uno contro l'altro. Faccio una smorfia infastidita di fronte a quella regressione allo stato animale e mi dirigo a grandi passi verso il balcone degli alcolici, gestito in maniera praticamente autonoma. Mi preparo un gin lemon abbastanza leggero e mi butto nella mischia.

 

 

 

Tre drink più tardi, mi rendo conto che forse i miei gin lemon non erano poi così leggeri come credevo, o forse reggo l'alcool davvero molto poco. Fatto sta non me ne frega nulla, e ballo scatenata con Rima su un divano di Jennifer che, lungi dall'essere arrabbiata, ride e salta sulla poltrona di fronte a noi. In uno sprazzo di lucidità durante il ballo, mi sento osservata: mi giro e vedo gli occhi ametista di Ikuto Tsukiyomi piantati su di me, mentre mescola con indolenza un drink. Sempre fissandomi alza il bicchiere verso di me, quasi a volere dedicarmi un brindisi.

Mi volto di scatto, continuando a ballare.

 

“Rima!! Rima!!!” urlo, cercando di attirare la sua attenzione, inutilmente direi visto l'impegno con cui sta ballando con un ragazzo “vado in bagno, ho caldo!”

Finalmente la vedo girarsi verso di me e annuire velocemente, prima di tornare a spostare la sua attenzione sul ragazzo. Gli getto un'occhiata veloce, prima di incamminarmi verso il corridoio e adocchio un paio di occhi verdi brillanti e capelli scuri. Sorrido tra me e me per il buon gusto della mia amica che sembra riflettersi davvero in tutto e mi appoggio alla parete per riprendere fiato.

“Non balli per niente male...per essere una ragazzina”

Non ho nemmeno bisogno di aprire gli occhi per riconoscere la persona che mi sta di fronte: quel tono tra il sarcastico e l'arrogante può appartenere a una sola persona.

“Mi hai guardata bene direi” ribatto, senza aprire gli occhi.

“Non darti tutta questa importanza: era impossibile non farlo, eri in piedi sul divano”.

Apro gli occhi, sorridendo divertita. Lui non mi conosce per nulla, e sono sicura che mi creda una di quelle ragazzine dalla lingua tagliente, ma insicure e inesperte. Non vedo l'ora di dimostrargli quanto può sbagliarsi.

“Ciò non toglie che tu mi abbia osservata e che, guarda caso, ti trovi qui proprio quando ci sono andata io”

“Mera coincidenza” sorride divertito.

“Forse...o forse no. E io non credo sia una semplice coincidenza.” dico, scoprendo velocemente, probabilmente a causa dell'alcool, tutte le carte che normalmente dovrebbero restare coperte per tutta la durata del gioco.

“Come vuoi...com'è che ti chiami? Ami?” dice subdolo.

Se pensa che fingere di non ricordarsi di me mi possa ingannare o ferire in qualche modo, ha toppato alla grande.

Sorrido sicura, avvicinandomi a lui e costringendolo ad arretrare di qualche passo. Resa più audace e sfrontata dall'alcol, premo il mio corpo contro il suo appoggiando le mani sul suo torace.

“Ehi..ragazzina..” mormora Ikuto stupito, ma senza respingermi.

Sposto il viso di lato, respirando il suo profumo direttamente dal collo: sa di muschio, cuoio, pioggia. Un profumo forte, un profumo da maschio. Tiro fuori la lingua e gli lecco la pelle del collo, succhiandolo appena. Mi sento una ragazza facile, non mi sono mai comportata così con ragazzi conosciuti da così poco, ma l'alcol mi rende disinibita e questo ragazzo è troppo arrogante per non meritarsi una lezione.

Lo sento trattenere il respiro mentre soffio leggera sulla porzione di collo umida mentre mi stringe a sé, le mani alla base della mia schiena.

“Mi chiamo Amu...” sussurro al suo orecchio, per poi guardarlo negli occhi.

“Lo sapevo” sogghigna, per poi avvicinare il viso con evidenti intenzioni.

Lascio che le nostre labbra si sfiorino appena prima di girarmi e offrirgli una guancia.

Si ritrae e mi fissa sbigottito.

“Ti sarebbe piaciuto eh? Non male per uno che non si ricorda nemmeno il mio nome” sogghigno compiaciuta.

Ikuto mi guarda e per un momento mi sembra quasi smarrito, ma solo per un momento. In un secondo si rimette la sua armatura e scoppia a ridere:

“Ti avevo sottovalutata lo sai? Sei molto più divertente di quanto pensassi”

dice.

“Ti avevo in pugno” sorrido vittoriosa.

Il suo sguardo si affila:

“Non credo”

“Io invece credo di sì”

“Sei furba.. ma cadresti ai miei piedi in un minuto, se solo lo volessi”

“Scommettiamo?”.

I suoi occhi si accendono alla parola “scommessa”.

“Che cosa?”

“Che sarai tu il primo a cedere...dopotutto, stavi per farlo già ora” commento velenosa.

Ikuto ridacchia:

“Ah Amu Amu...divertirsi è una cosa, cedere è un'altra.. sarai mia così in fretta da non accorgerti nemmeno di che cosa è successo” mi sussurra all'orecchio, lasciando correre un suo dito sul mio braccio, in una carezza lunga e continua.

“Se vinco io” dico, cercando di ignorare i brividi dati dalle sue carezze “ti iscriverai ai club più sfigati della scuola e dirai di essere gay”.

Ridacchio perfidamente mentre lo osservo sbiancare.

“Ok..ma se mi baci prima tu, cosa ovvia, allora...” lascia la frase in sospeso.

“Allora?” lo incalzo.

“Verrai a letto con me”

Spalanco la bocca, scioccata.

“Ci stai o no?” mi tende la mano.

E prima di poterci riflettere, prima di ripensarci, spinta da un istinto folle e temerario (e alcolico), gli stringo la mano.

Cosa. Ho. Fatto.

 

 

 

Spazio autrice

Ehm...salve? Vi chiedo scusa, non ho davvero parole per giustificarmi della mia assenza. Come state? Qualcuna esiste ancora?

Vi prego di scusarmi davvero, non sto nemmeno a spiegarvi tutti i ma e i perchè che mi hanno tenuta lontana da efp perchè sono troppi e comunque so che non frega a nessuno :') Spero di essere tornate permanentemente ora.

Coooomunque, passando alla storia: quel che si dice un ritorno di fuoco eh? Nella mia mente, mesi fa, tutta la storia si sviluppava più lentamente e in modo totalmente diverso, ma oggi mi è venuta voglia di scrivere e di getto è uscito questo capitolo e io ho pensato: perchè no?

Fatemi sapere che ne pensate, un bacione!

E.

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Capitolo 5
*** In mensa ***


Ok, niente panico. Devo solo trovare il modo di dirglielo senza farmi squartare violentemente. Ce ne sarà pure uno da qualche parte.

Sospiro pesantemente mentre svogliata scorro la home di Facebook.

 

Kukai Soma si trova con Ikuto Tsukiyomi

 

Aggrotto le sopracciglia, confusa: Kukai amico con quel terrorista? Ma certo, giocano a calcio insieme! Buon Dio, sembrano anche amici! Ma Kukai non era uno di quei ragazzi con un cervello?

Borbotto a mezza voce tra me e me, ancora più irritata di prima.

“Insomma Amu, si può sapere che diavolo ti prende?” esclama Rima “ti comporti come una dannata caffettiera!”

Prendo tempo bevendo un altro lungo sorso di coca prima di spostare lo sguardo su di lei, morbidamente distesa sul suo letto. Prendo un respiro profondo, facendomi coraggio.

“Ehm.. devo dirti una cosa” esordisco, esitante.

“Dimmi” mi esorta, inarcando graziosamente un sopracciglio.

“Potrei ehm, come dire...come dire? Fatto una cazzata”

“Che cosa?” incalza, tranquilla solo in apparenza: le sue narici sono dilatate e la forzatura nel suo atteggiamento rivelano il suo reale stato d'animo: si sta trasformando in una belva, e non ha ancora sentito nulla.

“Ho fatto una scommessa..”

“Con chi??”

“Ikuto Tsukiyomi” pigolo, sperando non senta.

Speranza vana.

“Quell'Ikuto Tsukiyomi?!?” strilla.

“No, l'altro” ironizzo.

“E che genere di scommessa sarebbe?”

“Mah sai come sono queste cose..le scommesse sono ormai all'ordine del giorno, anzi ormai il governo le ha pure legalizzate.. davvero, non c'è nulla di cui preoccuparsi” tento di minimizzare.

“Che. Scommessa. È.” scandisce lentamente e piena di livore Rima, incombendo minacciosamente su di me e intrappolandomi nella sua sedia girevole.

“Il primo che chiede all'altro un bacio avrà perso” deglustisco “se vinco io, dovrà urlare in mensa di essere gay ed iscriversi ai club più sfigati”.

Sorrido all'idea e lancio una veloce occhiata a Rima nella speranza che la cosa la diverta e la distragga.

Ma lei continua a fissarmi. Feroce ed implacabile.

“E se sei tu a perdere?”

“Dovrò...andarealettoconlui” sputo fuori alla velocità della luce.

“Cosa?”
“Dovrò..ehm..andare a letto con lui”.

Un tonfo segue le mie parole. Rima è caduta dalla sedia.

 

“Ancora non posso credere che tu abbia fatto una cosa simile! Davvero Amu, come ti è venuto in mente?”.

Sbuffo, cominciando a sentirmi lievemente seccata. È ormai ora di pranzo e Rima sembra non aver ancora minimamente accennato a smetterla di farmi la paternale dalla sera prima.

“Ti rendi conto che siamo alla stregua dello stupro?” strilla sconvolta “quando mi capita sotto mano lo faccio a pezzi”

Gonfia le guance con aria irosa e provo un moto di affetto per quella piccoletta urlatrice.

“Stai tranquilla, non succederà. Io non perdo mai. E poi, perchè mai dovrei supplicare Tsukiyomi di baciarmi? Preferirei fare un bagno in una vasca di barracuda affamati.”

“Curioso, non sembravi così propensa a starmi lontana alla festa” si inserisce una voce nel discorso.

Il proprietario della voce si siede indolentemente accanto a me, con un sorriso sornione.

“Come andiamo oggi, dolce Amu? Hai finito di mangiare il tuo bambino giornaliero o hai ancora spazio per qualche cucciolo bollito?”

“Mi sento meravigliosamente bene Ikuto caro, grazie. Che silenzio, come mai oggi lo stuolo di masse ovariche non è al tuo seguito come al solito?”

“Che dire, anche le star hanno bisogno dei loro momenti di tranquillità.. le mie fan sono così gentili da lasciarmene sempre un po' all'ora di pranzo”.

“Ma che carine” tubò Amu “E io che speravo fossero andate a farsi un trapianto di cervello di massa.. quell'unico neurone che hanno condiviso per tutto questo tempo deve essere al limite ormai”

Ikuto sogghignò, divertito:

“Hai bevuto più fiele del solito o è gelosia quella che sento?”

“Gelosia? Per chi, per te?” berciò Amu “piuttosto mi do all'ascetismo sessuale grazie”

“Non dubito che quello lo pratichi da parecchio tempo.. avresti davvero bisogno di scioglierti un po'”.

Con un movimento rapido e fluido Ikuto mi passa una mano intorno alla vita, stringendomi a sé. Il suo respiro caldo sulla guancia mi fa fremere per un momento (uno solo, giuro!), prima che torni in me e lo sposti con un ringhio:

“Non ci provare, Tsukiyomi!”

“Non ne ho bisogno, Hinamori. Avrò ciò che voglio”.

Sorride con aria furba, prima di alzarsi e andarsene. Dio quela ragazzo mi farà venire le rughe prima dei vent'anni. Respiro profondamente per calmarmi e trovo Rima a fissarmi severa:

“Fattelo dire Amu, questa volta sei davvero in un grosso, grosso guaio”.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Nice to meet you ***


Run

Quel pomeriggio, qualche settimana dopo l'inizio della scommessa e delle infinite provocazioni tra me ed Ikuto (provocazioni alle quali nessuno dei due sembra intenzionato a cedere), la mia testa era davvero troppo piena di pensieri per poter restare chiusa in una stanza. E, come facevo sempre quando avevo bisogno di riflettere, andai a correre.

Ancora adesso non saprei dire se quando corro lo faccio per sfuggire ai problemi o lasciarmeli alle spalle, forse tutte e due le cose. A volte invece, mi aiuta a non pensare affatto.

Mi infilo le cuffie nelle orecchie e comincio a correre. Ben presto ho superato il mio quartiere e mi dirigo sulla ciclabile, lasciando i pensieri scivolare via vinti dalla pura forza fisica. La mia famiglia che sta sempre dalla parte di mia sorella e sembra non ascoltarmi.. un'amica troppo perfetta che mi fa sentire inadeguata.. una scommessa idiota con un ragazzo tanto bello quanto stupido.. i miei voti a scuola, la mia acidità verbale continua. La mia vita in generale è un gran casino. Sospiro, voltandomi bruscamente per tornare indietro. Troppo bruscamente. Mi sono girata così in fretta da travolgere un ragazzo che fino a un momento fa correva poco dietro di me, e che naturalmente non si aspettava un mio repentino dietro front, ottenendo come risultato quello di cadere a terra come un birillo.

“Scusami!”

Imbarazzata a morte, mi rialzo e faccio un inchino di scuse verso il malcapitato. Strana reazione da parte mia: normalmente, pur essendo in torto marcio, mi sarei comunque messa a strillare improperi sul malcapitato di turno.

“Figurati, non preoccuparti!” replica gentile “ero soprappensiero e non ti ho vista. Tutto a posto?”

Solo ora mi rialzo e lo vedo per la prima volta. Che mi venga un colpo, questo ragazzo è, è... Cristo ma è mai possibile che debba a fare figure da demente solo con ragazzi strafighi?!

Gli occhi nocciola del dio greco si fanno preoccupati:

“Ehi, ti sei fatta male sul serio? Devo chiamare qualcuno? Tu sei..?”

Mi raccomando Amu non fare la deficiente, non fare la deficiente, non fare la deficiente...

“Deficiente” replico, ancora folgorata.

Qualcuno mi uccida vi prego.

Lui scoppia a ridere. Il sole illumina i suoi capelli biondi di riflessi dorati e altri talmente chiari da risultare quasi bianchi.. oddio che bel sorriso e che bella risata che ha.. Amu contieniti per l'amor del cielo!

“No ehm” cerco di raccattare i minuscoli frammenti di dignità rimastomi “Scusami, ho il gene delle figure di merda preponderante, non riesco a smettere.. purtroppo non c'è cura”

“Spero proprio che continui a non esserci”replica sorridendo “sei troppo divertente. Io sono Tadase Hotori, molto piacere”

Il piacere è tutto mio, fidati.

“Amu Hinamori” dico, stringendogli la mano che mi porge. È calda ed asciutta.

“Sicura di stare bene? Il tuo ginocchio sanguina”

Abbasso lo sguardo, sorpresa. Una scia vermiglia e calda scivola lenta lungo la mia gamba. Come ho fatto a non accorgermene?

“È solo un graffio” dico, per non sembrare una ragazzina isterica alla vista del sangue.

Anche se devo ammettere che mi schifa da morire e ora che me lo ha fatto notare il ginocchio mi brucia.

“Preferirei accompagnarti a casa” annuncia Tadase.

Lo guardo sbigottita. Ok, sono caduta ed è molto carino che voglia accompagnarmi a casa ma..

“Non ce n'è bisogno, grazie mille comunque”

“Mi sentirei più tranquillo. Non è mia abitudine lasciar tornare a casa da sole ragazze ferite, specie se si sta facendo buio.. potrebbe esserci in giro un maniaco deciso ad approfittarsene, o qualcosa del genere”

In effetti si sta facendo piuttosto tardi. Saranno circa le sette di sera, e il tramonto incendia di riflessi aranciati e rosati le acque del fiume che scorre tranquillo alla nostra destra.

“E chi mi assicura che non sia tu il maniaco che vuole approfittarsi di una ragazza ferita?”

Tadase scoppia a ridere, divertito:

“Hai perfettamente ragione, ma siamo in un luogo pubblico e ancora frequentato, e suppongo che tu abiti pressapoco in questa zona, a meno che tu non abbia la resistenza di una maratoneta professionista.. e visto che siamo quasi in pieno centro, direi che avremo sempre qualcuno intorno”

In effetti, ha ragione. Chi me lo fa fare di fare la strada di ritorno zoppicante in compagnia del mio solo ipod, quando ho una simile visione di ragazzo a rinfrancare il mio corpo ferito e il mio fisico stanco? Appunto.

 

“Ecco.. siamo arrivati” mi fermo davanti al cancello, di casa, imbarazzata “grazie mille”

Tadase mi sorride dolcemente. È sorprendentemente facile parlare con lui, andiamo d'accordo, è divertente e gentile. Non come Ikuto. Ma che diavolo centra lui adesso?! Che razza di paragoni mi metto a fare.

“È stato un piacere, Amu”

Proprio in quel momento una voce perforante ci interrompe:

“Buonasera Amu!”

Oh Dio ti prego, non la signora Raicho, voci e orecchie di queste quartiere, seguita addirittura dalla signora Akemi e Tokoyo. Perfetto, ora perfino una tribù di sordomuti in Burundi crederà che esca con un ragazzo conosciuto da circa un'ora.

“Buonasera” saluto asciutta, senza neanche sforzarmi di sorridere. Qualsiasi gesto in più dello stretto necessario è un pretesto per attaccare bottone.

“Non ci presenti il tuo amico?”

“Ehm.. certo. Tadase, queste sono le signore Raicho Akemi e Tokoyo”

“Molto piacere signore.. siete incantevoli”

Tadase sfoggia un sorriso ammaliante e un lieve inchino, mandando in estasi il trio compatto delle comari.

“Oooh, ma che ragazzo per bene!”

“Com'è educato e a modo”

“Te lo sei scelta davvero bene stavolta, Amu cara”

Strillano, gli occhi che scintillano rapaci guardando Tadase. Credo sia il momento di intervenire, prima che lo violentino.

“Sì ehm, scusateci ma ora...”

“Oh ma certo! Vi lasciamo soli! Buona serata”

La signora Raicho ammicca e si allontana, seguita dalle altre due.

“Dio mio...” sospiro esasperata “scusami, ma le nostre condomine non sono dei tipetti facili da domare”

“Ho notato” ride Tadase “per un momento ho avuto paura per la mia incolumità.

“E fai bene! Anche se ammetti di essertela cercata un po' dai”

“Cercata?” Tadase mi scruta perplesso.

“Ma sì dai, non dirmi di no! Tutta quella scena, l'inchino, la tua aria da tombeur de femmes.. le hai stregate!”

Tadase scoppia a ridere, esilarato:

“La mia aria da cosa?”

Mi tingo di rosa acceso, imbarazzata:

“Ma sì dai.. non dirmi che non te ne rendi conto”
“Di cosa?”

Dannazione, ma lo fa apposta?

“Che sì, insomma, ecco.. come dire.. ehm..”

“Sì?”

“Che non sei, ehm, del tutto repellente, fisicamente”

“Repellente”

“Sì”

“Fisicamente”

“Già”

“Beh, grazie molte”

“Non c'è di che”.

A questo punto, divento di una tonalità decisamente vermiglia. Ma insomma, che diavolo ho oggi? Non mi riconosco nemmeno!

“E non fisicamente come mi trovi invece?”

Tadase mi pianta addosso il suo sguardo nocciola, intenso. Oddio non guardarmi così.. dovrebbe essere illegale uno sguardo simile accidenti.. oh cielo mi sono scordata cosa mi ha chiesto!

Lo sguardo di Tadase si rabbuia un po':

“Ho capito, non preoccuparti..”

Capito cosa? Non preoccuparti di cosa??

“.. non ti va di conoscermi” conclude mestamente, i meravigliosi occhi nocciola puntati per terra.

Non mi va di che cosa?!? Amu, ti proibisco di dire ancora stupidaggini.

“Ma figurati, chi non vorrebbe conoscerti?”

Come non detto.

Tadase rialza lo sguardo di colpo, felicemente stupito. Sorride dolcemente:

“Beh.. allora magari possiamo rivederci.. che ne dici?”

Ma anche subito tesoro, basta che fai un fischio! Amu santo cielo contieni la tua ipofisi!

“Mi piacerebbe molto” esclamo, sfoggiando con un aplomb britannico che sorprende me per prima un sorriso imperturbabile.

Segno il mio numero sul telefono che mi porge.. calma Amu, strillerai e saltellerai quando sarai sola soletta nella tua stanza.

Tadase mi fa uno squillo in modo che possa avere anch'io il suo numero.

“Allora ci vediamo presto” mi saluta, stringendomi per un attimo il braccio prima di allontanarsi nell'imbrunire, i capelli mossi dalla fresca brezza serale.. qualcos'altro Amu? Il cavallo l'ha lasciato nella stalla? Santo cielo, riprenditi.

Scuoto la testa con decisione ed entro nell'atrio. Prima di salire in ascensore, uno squillo interrompe i miei pensieri.

 

Un nuovo messaggio da:

Tadase Hotori

Per quell'uscita.. domani va bene?”

 

Sorrido, felice:

Sì”

 

 

 

 

Ragazze.. potrete mai perdonarmi? Lo so, ho lasciato passare un sacco di tempo dall'ultimo capitolo vero e proprio, quello postato un paio di giorni fa è una vera schifezza, non ho nemmeno lasciato uno spazio autrice per la vergogna.. scusatemi! Per farmi perdonare, ho scritto di getto un nuovo capitolo, molto più gustoso (non che ci volesse molto rispetto all'altro ahah) dove c'è.. ta dan! Un Tadase, assolutamente non gay questa volta! Già, a differenza che in Next Door Neighbour questo Tadase è molto più etero..e con molte più carte vincenti a disposizione! Per questo vi prego non immaginatelo come il bambino buonista del manga ma come una ragazzo coetaneo di Ikuto.. cambia parecchio la prospettiva non trovate?

Si prospetta un bel triangolo.. staremo a vedere cosa combineranno!

Baci affettuosi per le ragazze e appassionati per i ragazzi (se ci sono).

E.

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Capitolo 7
*** Lightness ***


- Quindi, ora vi frequentate?

- Sì, Rima, come ti ho detto per la millesima volta sì - confermai, un tantino esasperata, concentrata nel riprodurre la linea dell'eye-liner sull'occhio destro perfettamente uguale a quello sinistro.

- Chiedevo per sicurezza.. e Ikuto lo sa? - buttò lì.

L'eyeliner tremò nella mia mano rendendo la linea nera insicura, mentre il mio cuore - incomprensibile- perse un paio di battiti.

- Cosa centra Tsukiyomi adesso, scusa? - recuperai fretta, fingendo indifferenza mentre prendevo un cotton fioc per pulirmi.

- Oh andiamo Amu, chi vuoi prendere in giro!

- Non capisco davvero di cosa stai parlando - ribattei fermamente, mentre ricominciavo a passarmi l'eye-liner.

- Sarà.. spero solo che non vi veda oggi quando Tadase verrà a prenderti fuori scuola.

La mia mano ha uno scatto involontario, una striscia spessa di eye-liner mi attraversa la faccia come una frenata troppo brusca sull'asfalto.

Merda.

 

 

Che poi, non capisco perché debba preoccuparmi di Ikuto. Voglio dire, non è mica il mio ragazzo accidenti, che diavolo centra? Mi faccio sempre troppo condizionare da Rima accidenti. Tranquilizzata, mi dirigo verso l'ora di letteratura francese. Mi piace la letteratura francese, probabilmente insieme alla letteratura inglese e filosofia sono le uniche materie a cui presto attenzione. Il professor Gilbert inoltre è molto bravo, appassionato, è un piacere ascoltarlo. Converrete che per essere io a dirlo ce ne vuole, ma sentirlo discutere dei poeti romantici francese con quegli occhi blu che scintillano di passione e la voce vibrante di entusiasmo.. insomma, un po' di effetto deve farlo per forza.

Entro in classe con qualche minuto di anticipo, e mi siedo nel mio solito banco in seconda fila accanto alla finestra: è perfetto per ascoltare ma anche per guardare fuori dalla finestra in caso di distrazione (può comunque succedere).

Il professor Gilbert entra in perfetto orario, impeccabile nella sua giacca e cravatta. Sospiro sognante guardandolo.. sì, ho una cotta per il mio professore di letteratura francese, e allora?

"Allora ragazzi, oggi continuamo Hugo. Come sapete, era un uomo che votò all'arte tutta la sua vita, per cui le sue opere sono moltissime e vanno di pari passo con la sua crescita come individuo e i fatti storici e individuali che accadono intorno a lui. Oggi proseguiamo con la 

 

[…]

 

Nous ne voyons jamais qu'u seul côté des choses;

L'autre plonge en la nuit d'un mystère effrayant.

 

Non vediamo che un solo lato delle cose;

L'altro è immerso nella notte di un mistero spaventoso

 

"Spesso Hugo ritorna al tema dell'acqua, del lasciarsi sommergere e/o travolgere da questa probabilmente a causa della morte della figlia prediletta Leopoldine, affogata quando.."

Le parole del mio amato professore mio malgrado diventano un brusio di sottofondo quando mi ritrovo a pensare più attentamente al significato della poesia: è vero, è così facile fermarsi al lato superficiale, luminoso delle cose, delle persone.. ma a che punto allora ci si può vantare di conoscerle? Qual è la parte più importante e affascinante di una persona? Quella vera, difficile magari da accettare, ma senza la quale quella persona può davvero definirsi tale? Che ne sarebbe il mondo intero se fosse privo delle sue ombre? Probabilmente ciò che è più difficile da accettare, in una persona che ci mostra la sua oscurità, è capire che anche questa è un dono.

 

Una voce dal tono pungente mi strappa dalle mie riflessioni: "Hinamori, sei ancora fra noi?"

Alzo gli occhi, sbalestrata dal brusco ritorno con la realtà, per ritrovarmi ancora più destabilizzata nell'incontrare quelli viola di Tsukiyomi.

"Che vuoi?" sbotto, acida.

Lui fa spallucce "Niente, solo dirti che la lezione è finita da cinque minuti abbondanti e tu sei ferma con gli occhi modello sarago al banco del pesce da almeno venti"

"Mi hai guardata per bene, mi pare"

Lui ribatte sicuro, senza perdere un colpo "Dovrò pur studiarle bene le mie prede no?"

Sorrido, sicura del mio asso nella manica "Combatti una battaglia persa, amico, soprattutto ora"

Ikuto ghigna "E perché mai soprattutto ora?"

Sorrido gongolante "Oggi esco con un ragazzo"

Lo fisso in tralice, spiando la sua reazione. Il suo volto rimane impassibile:

"E quindi?" domanda, inarcando un solo sopracciglio.

"Oh andiamo! Come pensi di vincere se mi frequento con uno?"

Ikuto sogghigna:

"Bah, per me non fa differenza.. single, fidanzata o sposata, prima o poi vincerò"

"Non vincerai mai questa scommessa"

"Vincerò molto più di quella" ribatte enigmatico.

Poi, con un movimento fluido, si avvicina a me circondandomi la vita con un braccio e sbattendomi contro il suo petto. L'aula è vuota, sento il suo cuore battermi contro l'orecchio e il suo respiro caldo farmi il solletico sul collo. Lo sento inalare il mio profumo, mentre mi deposita un serie di baci sul collo che mi fanno rabbrividire e mordere con forza le labbra per trattenere i sospiri. Mi accarezza la schiena e sento le gambe cedermi, mentre il mio respiro si fa più pesante e un languore si fa strada dentro di me.

Dannazione, non posso cedere così. Sto per allontanarlo quando lui mi lascia di colpo, scoccandomi un'occhiata trionfante:

"Beh, buona uscita Hinamori, ci si vede"

Riesco ad aspettare che esca dalla classe prima di ributtarmi sulla sedia da cui non mi ero nemmeno accorta di essermi alzata, la testa un groviglio di pensieri e il cuore che minaccia di esplodermi nella cassa toracica.

 

Qualche ora dopo, a casa e in preda al panico

 

E comunque, non importa. Le reazioni che ho avuto sono perfettamente normali, quasi scientifiche. Insomma, perfino io che non lo sopporto riconosco che Tsukiyomi è un ragazzo assolutamente guadabile, se poi contiamo il fatto che è da tanto che non sto con un ragazzo al mia reazione è assolutamente comprensibile. E poi mi ha presa appena dopo che avevo finito letteratura francese, e sono sempre più vulnerabile quando sto studiando certe materie.

Quindi non c'è assolutamente nulla di cui preoccuparsi. Molto più tranquilla, mi preparo per l'uscita con Tadase. Ovvio che devo sembrare stra

figa ma senza dare l'idea di essermi impegnata, quindi mi arriccio i capelli che pettino in morbide onde, metto un vestito corto blu acceso e i tacchi di quindici centimetri.

Mmm, magari no.

Mi infilo il tubino nero e la giacca a tre bottoni plissettata e mi guardo allo specchio.

Già che ci sono potrei mettermi degli occhiali a tartaruga, portarmi la ventiquattrore e il mio CV.

Sbuffo, sbattendo i piedi. Dannazione Amu, l'hai conosciuto mentre facevi jogging! Puoi anche andare in pigiama e gli andrai bene comunque… ma magari evita.

Finalmente decisa, infilo un paio di jeans blu scuri a vita alta, dentro cui infilo una semplice maglia rossa. Per sdrammatizzare il look calzo i miei anfibi strafighi english pop.

Mi guardo allo specchio, dopo essermi data una passata di mascara e il profumo, soddisfatta.

Muuuy bien, si va.

 

 

"Non ci credo, l'hai fatto davvero???"

Sto ridendo così forte che mi fa male la milza, ma non riesco a smettere.

Tadase annuisce ridendo: "Sì, ma non puoi capire ero così esasperato che probabilmente avrei mangiato anche un bue con le corna pur di farla stare zitta".

Rido immaginandomi Tadase fingersi omosessuale e baciare un suo compagno pur di sfuggire all'assalto di una ragazza particolarmente insistente.

"Sai che ho una scommessa in corso con.. un mio amico, se perde lui dovrà a tutti di essere gay!"

Tadase scoppia a ridere, così forte che quasi gli esce lo spritz che sta bevendo dal naso. Inevitabilmente scoppio a ridere di nuovo anch'io. È passata un'ora e mezza dall'inizio della nostra uscita e non ho mai smesso di ridere, non solo perché Tadase è divertente e con lui sto davvero bene, ma perché ha una di quelle risate così spassose e sincere che non puoi non unirti anche tu.

"Non dirmi mai più una cosa del genere mentre sto bevendo ti prego!" quasi piange dal ridere "E tu che devi fare se perdi?"

La mia risata si spegne di colpa. Oh porca pepa. Il gelo.

"Mah, niente di importante,,, e poi sono troppo sicura di vincere che nemmeno conta quello che dovrei fare io, tanto è impossibile che perda" ribatto, atteggiandomi da vamp.

"Oh oh, ma come siamo sicuri di noi, signorina Hinamori! Fino a dove arriva la tua sicurezza?"

Non so come, probabilmente complice il secondo spritz che ho bevuto a stomaco quasi vuoto, ma mi spingo verso di lui e poggio le mie labbra sulle sue.

Staccandomi, sussurro:

"Questo ti basta?" 

 

 

 

 

Ehilà! Ehm buon Natale in ritardo e futuro buon anno!

Lo so, non sono giustificabile in nessunissima maniera, ma accettatemi così come sono vi prego vi supplico, vi chiedo scusa dal profondo del mio cuore!!

E non odiatemi, ma voglio incasinare un bel po' la storia di questi tre.. e keep in your mind, Tadase è un gran figo in questa storia, non è omosessuale come In Next door neighbour, che ho citato un pochino prima ahahh!

Vi voglio bene, e grazie di cuore per avere tanta pazienza con me!

Un bacio

E.

 

P.S. Risponderò alle vostre recensioni, ma ora devo correre al lavoroooo scusate ancora!

 

 

 

 

 

 

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