Age of Onslaught

di Vicarious10
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il giorno del destino - parte 1 ***
Capitolo 2: *** Il giorno del destino - parte 2 ***
Capitolo 3: *** Caduto dal cielo ***
Capitolo 4: *** Alle prime luci dell'alba ***
Capitolo 5: *** Assalto a Angel Island - parte 1 ***
Capitolo 6: *** Assalto a Angel Island - parte 2 ***
Capitolo 7: *** Una nuova battaglia ***
Capitolo 8: *** Dividersi ***
Capitolo 9: *** Un'alleanza pericolosa ***
Capitolo 10: *** L'ultimo avvertimento ***



Capitolo 1
*** Il giorno del destino - parte 1 ***


Ed eccoci qui, nel posto dove vorrei essere, ovvero dietro ad un computer durante una giornata di questo gelido inverno. Per quelli che hanno letto le mie precedenti (e, ahimè, incompiute) storie e per quelli che non mi conoscono, vi do il benvenuto in questa mia nuova fatica, augurandomi che stiate passando delle belle vacanze. Non so più da quanto tempo non sono presente su questo fandom, e di questo vi devo delle profonde scuse. Soprattutto a chi aveva seguito Black Hedgehog e che non sa ancora come andrà a finire, sono di nuovo qui per farmi perdonare. Inizialmente, per problemi personali, non mi sentivo più di  continuare a scrivere, abbandonando tutte le idee che mi erano venute in mente nel corso degli anni. Infatti, fu per caso che cominciai a scrivere questa storia, e non credevo che l’avrei mai pubblicata. Dopo aver cambiato idea, pensai giorno e notte a questa storia, la cui fine potrebbe dare inizio a qualcosa di nuovo a cui non ho mai pensato. Tornando a noi, i personaggi che troverete qui sono parte della continuity dei fumetti Archie e alcuni creati da me. Alcuni hanno lo stesso carattere a cui siete abituati, mentre altri ho dovuto modificarli per renderli più idonei a questo racconto. Mobius verrà quasi riscritta per certi aspetti, ma di base rimarrà lo stesso pianeta che conosciamo tutti.
Vi auguro una buona lettura!
Vicarious10
 
 
1.
Il giorno del destino
 
 
Su Mobius, non c’era posto più bello di Green Hill.
Un enorme distesa verde ricca di vegetazione, dove non vi era alcuna traccia di caos o inquinamento.
Per questo, ogni giorno, Sonic the Hedgehog, l’eroe che tutti noi conosciamo, si recava lì per correre.
In cima ad una piccola collina, si distese sul prato con il solo scopo di ammirare quel cielo limpido e azzurro che abbelliva il paesaggio. Come ogni mattina, si era alzato al levar del sole, stando attento a non svegliare i suoi compagni, per ammirare Green Hill nel suo massimo splendore.
Dopo due ore di corsa, si concesse quel breve attimo di pausa prima di ritornare alla base. Fece un profondo respiro, chiudendo gli occhi e lasciando sciolto il corpo.
Per tutti gli altri sarebbe sembrato un attimo, ma per lui era tutto così naturale che quasi non si accorgeva più delle sue capacità.
Scattò ad alta velocità, scatenando un’enorme folata di vento dietro di lui.
Sarebbe stata una grande giornata.
Per lui e per tutto il regno.
 
-Non ci credo..-
Nonostante lo conoscesse da anni, Amy Rose continuava a meravigliarsi di Sonic.
Dove trovava la forza per allenarsi alle prime luci dell’alba?!
Seduta di fronte una fumante tazza di caffè, volse lo sguardo verso la finestra, in cerca di un segno del riccio.
-Se sei “l’essere più veloce al mondo” non dovrebbe essere difficile svegliarti presto per farti una piccola corsa-
A farle compagnia c’era Rob’o’Hedgehog, il miglior arciere del pianeta, nonché cugino della riccia rosa.
Al contrario di lei, Rob aveva il pelo di colore verde chiaro e andava in giro con una tuta nera, dotata di un cappuccio del medesimo colore.
Portava il suo arco e le sue frecce sempre con lui, per qualsiasi evenienza o anche solo per sentirsi più sicuro.
-Lo so, ma mi stupisce che anche oggi sia riuscito a farlo! Voglio dire.. fra tre ore comincerà il matrimonio!- rispose Amy.
Per questo oggi sarebbe stato un grande giorno: la principessa Sally Acorn si sarebbe sposata con Antoine, il Comandante della Guardia Reale.
Lei era uno scoiattolo dai capelli rossi che amava vestirsi da maschiaccio e combattere al loro fianco.
Lui era un coyote, abile spadaccino, affascinante dongiovanni e grande esperto delle buone maniere.
Anche loro facevano parte dei Freedom Fighters, il team creato dal Re per combattere quelle minacce che nessuno sarebbe mai riuscito ad affrontare da solo. Si conoscevano già da quando erano bambini, ma i loro sentimenti si intensificarono solo qualche anno prima.
Tutti sprizzarono felicità quando vennero a sapere del loro fidanzamento ufficiale, ma le attenzioni del gruppo andarono anche a Sonic.
Lui e Sally sono stati insieme per quasi cinque anni e tutti pensavano che lui sarebbe stato lo sposo della principessa, ma, a causa dei difetti di entrambe le parti, si lasciarono in un freddo giorno di inizio settembre.
Forse il più gelido che il riccio avesse mai vissuto.
Fu qualche mese dopo che lei e Antoine cominciarono a frequentarsi anche al di fuori della squadra e, dopo tre anni passati come coppia, lui decise che era arrivato il momento di chiederla in sposa.
I loro amici più intimi accolsero la notizia con grande gioia, così come tutto il regno, ma i loro pensieri non poterono, inevitabilmente, indirizzarsi verso il riccio.
Temettero che la cosa potesse rattristarlo, ma, con grande sorpresa di tutti, così non fu.
Accettò senza esitazioni il ruolo di testimone insieme agli altri da parte di Antoine, che ha sempre considerato un grande amico e un degno alleato nelle situazioni più disperate.
Amy però continuava ad avere dei dubbi sul vero stato d’animo dell’amico, poiché egli sapeva perfettamente come nascondere i suoi veri sentimenti verso gli altri.
La sua spavalderia e la noncuranza del pericolo erano il suo scudo verso tutto ciò che lo affliggeva, e lei lo sapeva bene, per questo cercava di capire se era davvero felice come tutti o se fosse solo un modo per nascondere la realtà.
Certo, lui voleva bene ad entrambi, ma avrebbe saputo convivere con il loro grande amore?
-Lo sai com’è fatto! E poi, non avrai ancora dei dubbi su di lui, spero- rispose Rob.
-Voglio solo che lui sappia che se c’è qualcosa che non va potrà sempre contare su di noi- disse Amy.
-Non preoccuparti! Lo conosco: quando si parla dei suoi amici, sarebbe disposto a tutto per loro-
Sul volto di entrambi apparve un sorriso, ripensando alla lealtà di Sonic verso chi gli stava accanto.
Nonostante i suoi modi da “ragazzaccio”, dentro di lui batteva il cuore più puro di tutto Mobius. Più di una volta aveva dimostrato che quando qualcuno era in pericolo non si tirava mai indietro dal dargli una mano, a maggior ragione se quel qualcuno era un suo amico.
Smisero di parlare quando sentirono la porta d’entrata aprirsi.
Lo videro entrare nella stanza come se niente fosse, versandosi anche lui una tazza di caffè.
-Tutta quella caffeina ti ucciderà un giorno!- disse Rob guardandolo finire la tazza tutta d’un sorso.
-E allora spero di morire prima di diventare vecchio!- esclamò Sonic.
-Ehi! Piantatela di perdere tempo e andate a prepararvi! Dobbiamo essere a palazzo prima di tutti gli invitati- li interruppe Amy.
-Ah! Che brutta vita quella del testimone!-
Per quel commento, Sonic si prese una brutta occhiata da parte dell’amica.
-Non dirlo a me!- aggiunse l’arciere.
Notando che Amy cominciava ad irritarsi, il riccio si guardò attorno alla ricerca di qualcosa con cui pararsi dal suo martello.
Quanti lividi gli aveva lasciato Amy con quello!
-Un secondo.. dov’è Tails?- chiese per spegnere l’ira della ragazza.
-Oh, sarà ancora nel suo laboratorio. Avrà passato ancora una volta la notte lì- rispose.
-Vado a svegliarlo allora!- disse Sonic.
Prima che Amy potesse ammonirlo di nuovo, lasciò la stanza e Rob ai suoi lamenti.
-Visto? Che ti avevo detto? Sta alla grande!- commentò lui.
-Si, hai ragione..-
Rassegnatasi, Amy si risedette sulla sedia.
Con quei due la giornata sarebbe stata molto lunga!
 
La base dei Fredoom Fighters, situata lontano dalla periferia, era sotto ogni aspetto la casa perfetta per i membri del gruppo.
C’era una stanza per allenarsi, una per le riunioni e le videoconferenze, i dormitori e il laboratorio, o, come Sonic l’aveva ribattezzata, il “paese delle meraviglie di Tails”.
Si chiudeva lì quasi tutti i giorni, dedicandosi al perfezionamento delle loro armi, ad aumentare le difese della base e, ultimo ma non meno importante, alle modifiche del Tornado Blu.
Esso era il loro mezzo di trasporto, ovvero un avanzatissimo jet creato dalla volpe stessa, suo più grande orgoglio come inventore e sogno di chiunque abbia mai sognato di solcare i cieli.
Cercava sempre di renderlo perfetto sotto ogni aspetto, dalla frivola estetica fino agli armamenti.
D’altronde, Tails amava quel mondo fatto di bulloni, telai e circuiti.
Era forse uno degli esseri più intelligenti che Sonic avesse mai incontrato, e la sua passione per l’ingegneria era pari al suo amore per la velocità.
Ogni volta che c’era di mezzo una qualsiasi diavoleria meccanica, la volpe non si tirava mai indietro dall’esaminarla. Gli brillavano gli occhi ogni volta che aveva a ché fare con qualcosa di nuovo da smontare e rimontare all’infinito.
E dentro quell’enorme stanza piena di macchinari, di pezzi in fase di assemblaggio e piani di costruzione o modifica, il riccio trovò il suo giovane amico dormire sulla scrivania.
Gli faceva così tenerezza che quasi gli venne da sorridere.
Oltre ad essere il genio del gruppo, era anche il più giovane e, di fatto, questo lo rendeva anche il più ingenuo.
Avvicinatosi, Sonic notò che l’amico aveva disegnato su un foglio alcuni schizzi per una sorta di aliante, o almeno così sembrava.
Spero non cambi mai, pensò il riccio.
-Sveglia Tails! Ci stanno attaccando!- urlò scuotendo per i fianchi la volpe.
Per lo spavento, Tails sbarrò gli occhi e fece un enorme balzo, cadendo per terra ancora confuso e assonnato.
Sonic lo osservò dimenarsi urlando frasi senza senso, concedendosi una grossa risata.
Era sempre divertente, proprio come la prima volta.
-Ah, Sonic! Non è divertente!- sbottò la volpe rialzandosi.
-Sicuro?-
Punzecchiandolo, il riccio lo aiutò a mantenersi in piedi per superare il sonno.
-Sei a pezzi Tails. Fino a che ora sei rimasto sveglio!?-
La volpe ci pensò un attimo prima di dargli risposta.
-Meglio che non lo sai. Volevo finire i progetti per la modifica del Tornado in tempo per il prossimo collaudo-
-Un giorno cascherai a terra privo di forze se ti dimentichi di dormire!-
Azzuffandogli i capelli, il riccio strappò all’amico una risata.
Inutile dire che erano come fratelli. Soprattutto per Tails, il legame che li teneva insieme era così forte da superare qualsiasi ostacolo.
Fu Sonic ad accudirlo fin dall’inizio, quando era ancora più scavezzacollo di quanto non lo fosse ora.
Lui gli insegnò ad avere fiducia in sé stesso e verso gli altri, mentre la volpe lo rese più responsabile verso le proprie azioni e i propri doveri.
E mentre Tails si perse nel descrivere il nuovo prototipo del motore del Tornado, lasciando Sonic stupefatto da tutti quegli incomprensibili “paroloni”, Amy urlava contro Rob per affrettarsi nel trovare il vestito per la cerimonia.
-Oh no! È già l’ora!- esclamò Tails.
-Si, e, se non ci diamo una mossa entrambi, “Miss Autocontrollo” ci pesterà a sangue da qui fino all’eternità-
Non fece in tempo a finire la frase che Sonic udì un altro ruggito provenire da fuori il laboratorio.
La porta venne aperta con violenza della ragazza, la cui sola vista fece indietreggiare i due amici dalla paura.
Vennero trascinati da lì per le orecchie senza opporre la minima resistenza, temendo che Amy potesse incrinargli qualche costola a suon di calci.
-Non c’è bisogno di esagerare così!- borbottò Tails massaggiandosi il volto dopo essersi liberato dalla morsa.
Subito si pentì di averlo detto, osservando uno spaventoso sguardo d’ira dell’amica.
-Si che c’è, visto che siamo in ritardo e voi non siete nemmeno pronti!-
-Ma di che ti lamenti!? Il matrimonio è fra due ore!- protestò il riccio blu.
-Voglio ricordarti che siamo i testimoni di entrambi gli sposi e dobbiamo essere lì PRIMA che tutto il resto degli invitati arrivi! Chiaro!?- un altro ruggito, seguito dall’ennesimo ordine di fare in fretta nel prepararsi.
A quel punto, i due smisero di fiatare e si avviarono verso le rispettive stanze.
-Un momento! Ma dove sono gli altri? Non devono fare anche loro da testimoni?- chiese la volpe.
-Ah, non ricordi? Loro hanno pensato bene di passare la notte direttamente a palazzo, mentre noi siamo rimasti qui a fare da guardia alla base e ad Amy!-
Amy dovette aver sentito la risposta di Sonic, poiché sentirono esplodere un altro ruggito di rabbia provenire alle loro spalle.
 
Il punto di una simile situazione non era mai facile da fare, soprattutto se a farlo era Sonic, ovvero l’essere che viveva a dieci galassie di distanza dalla moda.
Guardandosi allo specchio, non riusciva a fare a meno di trovarsi ridicolo nel suo abito.
Era un semplice smoking nero, con una camicia bianca e un papillon rosso che non riusciva a mettersi. Lo aveva scelto la settimana prima insieme ad Amy, visto che, secondo lei, il riccio non aveva gusto in fatto di vestiti, soprattutto perché, se fosse stato per lui, non ne avrebbe mai avuto uno.
Non gli era mai piaciuto indossare vestiti, soprattutto così suntuosi, perché gli impedivano di correre ad alta velocità come suo solito.
Bene, così non potrai darti alla fuga durante le feste, commentò la ragazza quando glielo fece presente.
Amy aveva sempre avuto quei comportamenti bruschi quando le facevano perdere  la pazienza, perciò non lo considerava come un vero e proprio difetto.
È lei a mantenere l’ordine tra di loro, per questo se la si fa esasperare perde facilmente il controllo. Poi, per Sonic e gli altri ragazzi era uno spasso vederla arrabbiata.
Era un’ottima amica, come tutti i Freedom Fighters del resto. Se non c’era quel legame tra di loro, tutto và a rotoli durante gli scontri con i loro nemici.
Ognuno si fidava dell’altro, ed era questa la cosa più importante e che rendeva felice il riccio. Qualsiasi cosa potrebbe mai accadere, lui sa di poter sempre fare appoggio su di loro, ed era importante che lo fosse anche per gli altri.
-Beh.. così dovrebbe andare bene- disse quasi al limite dell’esasperazione dopo aver rifatto il nodo del papillon.
Avviandosi verso la porta, volse per un attimo lo sguardo verso il comodino accanto al suo letto.
Era lì, il ricordo più bello che avesse con i suoi compagni.
La foto della loro vacanza, la prima che avessero mai fatto come gruppo.
Preso dal calore dei ricordi, si sedette sul letto, ammirando con nostalgia quella vecchia fotografia di otto anni fa.
Era il compleanno di Tails, che all’epoca era ancora più sensibile di quanto non lo fosse ora. Essendo orfano e non avendo mai avuto una famiglia che festeggiasse con lui, decisero di fargli una sorpresa con una giornata lontano dal trambusto e dai loro impegni. Ed eccoli lì, tutti sorridenti e spensierati, con al centro una piccola volpe commossa e felice come non lo era mai stata prima di allora, ma fu un altro dettaglio che fece commuovere il riccio.
Lui e Sally erano lì, abbracciati e sorridenti, con lo sguardo rivolto verso l’obbiettivo.
Ricordò che il profumo della ragazza gli aveva sempre fatto perdere la ragione, arrossendo ogni volta che lei lo notava. All’epoca pensava che niente potesse mettere fine a quel sentimento, così solido e vivo da dargli la forza di guardare sempre il lato positivo di ogni cosa. Ogni volta che la trovava al suo fianco, il mondo gli sembrava così piccolo da poter toccare il cielo con la punta delle dita.
Eppure, otto anni più tardi, era lì, pronto per essere il testimone dello sposo del suo più grande amore.
Il periodo che seguì la loro rottura fu il più duro. Credeva di non riuscire più a stare nella stessa stanza con lei senza l’istinto di scappare via da tutto e tutti. Non lo diede a vedere, ma sentiva un frammento della sua anima che poco a poco, giorno dopo giorno, si staccava lentamente dal tutto il resto per scomparire silenziosamente nel buio.
Quando venne a sapere di Antoine era già riuscito a superare gran parte del suo dolore, rimanendo comunque fuori da ogni dettaglio della loro vita come coppia, come era giusto che sia.
D’altronde, Antoine era un suo grande amico, degno del suo rispetto e della sua fiducia. Come poteva, quindi, invidiarlo per il suo amore ricambiato?
Sally e Antoine si sarebbero sposati quel giorno stesso, ed era giusto così. Desiderava per loro tutto il bene che potesse esserci, ma non potrà mai smettere di ricordare, o di rimpiangere, quegli anni della sua vita in cui tutto sembrava così semplice e gioioso.
Si rialzò dal letto e si diresse di nuovo verso la porta, ma non prima di aver conservato la foto nella tasca interna della sua giacca.
Raggiunse la porta della stanza di Tails, bussando per avvertirlo della sua presenza.
-Tails? Sei pronto?-
Come risposta, la porta si aprì, rivelando la volpe nel suo elegante vestito.
-Ti prego: dimmi che non sono l’unico a sentirsi così ridicolo- disse con evidente imbarazzo.
-Tranquillo, ci abitueremo quando bruceremo questi vestiti a fine serata-
Quella battuta, seguita da un occhiolino, fece sì che Sonic riuscisse a far tornare il buon umore all’amico.
Mentre scesero le scale insieme, cominciarono a sentire le voci di Amy e Rob.
-Ti ho detto di no! Non porterai con te il tuo arco!-
-Ah, andiamo! Ho detto  che mi sarei vestito da pinguino per Sally e Antoine, ma non ho intenzione di andare in giro disarmato!-
-“Disarmato”!? Rob, stiamo andando ad un matrimonio, non in trincea!-
La ragazza era vestita con un lungo abito celeste e portava tra i capelli un fiore bianco, mentre Rob era vestito esattamente come Sonic e Tails, essendo anche lui uno dei testimoni.
-Dai Amy, cosa vuoi che sia se gira armato durante un matrimonio?- commentò sarcastico Sonic.
-Sicuramente farei una gran bella figura!- aggiunse il diretto interessato.
Prima che Amy potesse opporsi, il clacson di una macchina la fece trasalire.
-Oh, no! Bunnie è arrivata! Smettetela di fare gli idioti e muovetevi!- esclamò la ragazza.
Prima che qualcuno potesse protestare, altre urla di esasperazione gli fecero cambiare idea.
 
Usciti dalla base, Tails si assicurò di aver attivato tutti i sistemi di sicurezza ripassandoli a mente.
Di fronte a loro vi era una macchina parcheggiata, la cui conducente era Bunnie the Rabbot.
Vestita come Amy, guardava i tre ragazzi venire malmenati dall’amica.
-Forza Amy! Avrai un’altra occasione per picchiarli, ora dobbiamo muoverci a raggiungere il palazzo!-
La ragazza era venuta a prenderli come da programma, poiché lei era tra quelli che passarono la notte con i due sposi nella dimora reale.
-Allora? A che punto sono a palazzo?- chiese Amy sedendosi al posto affianco il guidatore.
-È tutto pronto. Quando sono partita, Sally e il suo affascinante sposo avevano quasi finito di prepararsi- rispose Bunnie.
Finita la frase, la ragazza si girò iraconda verso i tre “scansafatiche” sui sedili posteriori.
-Com’è Knuckels in abito da cerimonia? Ha già distrutto mezza città?- chiese Sonic, provocando le risate del gruppo.
-Non era ancora arrivato, ma, se conosco Julie-Su, lo avrà minacciato di morte come ha fatto Amy con voi pur di farglielo indossare!- rispose la ragazza.
E mentre tutti, persino Amy, si lasciarono andare a varie battute, Sonic pensò a quanto fosse assurdo il fatto che uno degli esseri più permalosi che si siano mai visti sulla faccia del pianeta abbia trovato una ragazza che lo sopporti. Una bella ragazza che, tra le altre cose, aveva un destro micidiale che teneva testa al forzuto echnida.
Per un periodo gli venne l’idea di chiederle di uscire qualche volta insieme, ma lasciò perdere quasi subito dopo aver scoperto la cotta che lei provava verso l’amico.
Decise che era meglio non ostacolare la loro storia, soprattutto se uno dei due è capace di spaccare una montagna a suon di pugni.
Per un periodo invece, prima ancora di Sally, il riccio frequentò Bunnie, anche se quasi tutti se ne sono dimenticati. Sonic l’ha sempre trovata una ragazza incredibile, dotata di una grande forza di volontà oltre ad un certo fascino. A causa di un grave incidente accaduto quando era bambina, gli era stato innestato sul suo braccio sinistro e sulle sue gambe delle nano-macchine che gli consentirono una vita normale, oltre a potenziare di molto la sua forza, migliorando le sue capacità nel combattimento.
Poteva anche volare grazie a quegli innesti, tutto questo grazie ad un processo medico conosciuto come “roboticizzazione”, una vera rivoluzione nel campo della bioingegneria.
Non si è mai buttata giù a causa di questo: era sempre rimasta la ragazza vivace e solare di sempre.
Nonostante ciò, lei e Sonic non si sentivano abbastanza adatti da intraprendere una  storia insieme, rimanendo pur sempre compagni di numerose avventure.
Ed ora, sulla rotta verso la città, il riccio si lasciò andare ad un breve attimo di quiete, lasciando i suoi amici alle risate e a vari pettegolezzi.
Chiuse gli occhi e fece un profondo respiro, sentendo di diventare un tutt’uno con quella febbricitante aria di festa.
 
Finalmente, di fronte a loro, videro levarsi all’orizzonte Khonotle, la grande capitale del regno. Da secoli ormai aveva perso il primato come metropoli più grande, ma, senza ombra di dubbio, rimase la più affascinante e maestosa.
Dentro di essa, vi si poteva trovare una grande varietà di stili architettonici, ognuno risalente ad epoche differenti. Considerando la sua storia millenaria, era sempre stata uno dei centri principali per il commercio, l’artigianato o l’industria, permettendo il passaggio di numerose specie di Mobiani con diverse culture.
La città immortale, così venne definita dal Re in persona.
Addentrati nel centro, dopo essere rimasti per un po’ bloccati nel traffico, riuscirono ad arrivare di fronte l’ingresso del palazzo, l’edificio più grande della città.
Dalla cima di esso, il panorama circostante era un qualcosa di totalmente indescrivibile, capace di far provare a chiunque l’armonia della vita che lo circondava.
Dopo aver parcheggiato in uno spazio dedicato solo ai residenti e alla famiglia reale, entrarono nell’edificio presi da una grande fretta.
Notarono i numerosi servi che si accingevano a terminare gli ultimi preparativi, mentre alcuni giornalisti delle reti televisive più importanti si prepararono a trasmettere l’evento in diretta mondiale.
Erano tutti in subbuglio, persino gli stati confinanti e quelli più lontani.
Con questo matrimonio, il Re sancirà definitivamente quelli che saranno i futuri regnanti di Mobius.
Mentre percorrevano quegli enormi e decorati corridoi, Sonic non poté fare a meno di pensarci, ma non era il solo. L’agitazione cominciò a salire per tutti: chissà come si sentivano Sally e Antoine in quel momento.
-Di solito non dovrebbe esserci la calma prima della tempesta?- chiese Rob in maniera sarcastica.
-Evidentemente anche lei si sarà presa un giorno di vacanza per godersi il matrimonio- rispose Bunnie.
Arrivati di fronte alla scalinata che conduceva agli alloggi, vi trovarono un’altra Freedom Fighters ad attenderli.
-Finalmente! Ce ne avete messo di tempo!-
Cream the Rabbit, la dolce ragazzina coetanea di Tails, sembrava quasi avere un attacco di cuore alla vista dei suoi amici.
-Scusaci Cream, ma ho dovuto lottare con questi perditempo per rendergli presentabili- rispose Amy.
Sonic, Tails e Rob si lanciarono vari sguardi, trattenendosi dal fare battute o dal mettersi a ridere.
-A che punto sono i due sposi?- chiese Bunnie.
-Ormai sono pronti entrambi, stanno solo aspettando che gli invitati arrivino e che il Re finisca di prepararsi- la risposta di Cream andò vicino al procurare ad Amy uno svenimento.
-Okay, cominciamo! Le damigelle con la sposa e i testimoni con lo sposo!-
A quell’ordine impartito da Bunnie, le ragazze percorsero la grande scalinata, salutandosi e augurando che tutto procedesse senza intoppi.
I tre testimoni, dopo essersi scambiati varie pacche sulle spalle, si avviarono verso gli alloggi tradizionali dello sposo.
-Scommetto 10$ che Amy sverrà durante la cerimonia- disse Tails.
-Nah, conosco mia cugina. Lo farà appena gli sposi si baceranno-
-Preparati a perdere Rob, perché secondo me è già svenuta- concluse il riccio blu.
Superato il trambusto generale, si trovarono finalmente di fronte la porta della stanza di Antoine.
Ed eccolo lì, il campione mondiale di controllo della rabbia, ansioso come mai in vita sua.
-Ma dove diavolo eravate finiti! Sono arrivato qui da Angel’s Island e ho fatto prima di voi!-
La prorompente voce di Knuckels the Echnida rischiò quasi di rompere le orecchie dei tre.
Accanto a lui, anche se era difficile non notarlo, l’enorme Big the Cat rimaneva tranquillo e in pace con tutti come sempre.
Era incredibile trovare una forza inarrestabile e un oggetto inamovibile nello stesso posto.
-Buongiorno anche a te Knux- disse Sonic.
-Hey Big, ma che ci fai qui? Non sei un testimone- chiese Tails.
-Infatti, ma Julie-Su mi ha detto di tenere d’occhio Knuckels per evitare che distruggesse qualcosa per la rabbia-
La risposta del gatto fece arrossire di colpo l’echnida, irritandolo più di prima.
-Penso che tra poco gli esploderà il cervello- commentò Rob, trovando l’appoggio di tutti.
-Basta, muoviamoci! Antoine è lì dentro che ci aspetta!-
Non se lo fecero ripetere due volte, temendo che il loro iracondo amico potesse perdere di nuovo la calma.
 
Bottone dopo bottone, finì di sistemarsi la camicia.
Ripassò tutti i dettagli, in modo tale che non ci fossero imperfezioni o qualche dimenticanza.
Di fronte a quel grande ed ornato specchio, quello che un giorno sarebbe stato il re rimase immobile a guardare il proprio riflesso.
Eccolo lì, Antoine D’Coolette, il Comandante della Guardia Reale, pronto per prendere parte al giorno più significativo della sua vita.
Aveva passato la notte senza chiudere occhio, girandosi di continuo nel letto per il nervosismo, impossibilitato a non pensare all’importanza storica di quel momento. Nonostante l’assenza di sonno, si sentiva comunque calmo e riposato quanto bastava per apparire al meglio agli occhi di tutto, come suo solito. Doveva esserlo oggi più che mai.
Sistemò di nuovo il colletto, mentre con lo sguardo perso nel vuoto si chiedeva cosa avrebbe detto lui se l’avesse visto.
Armand D’Coolette, suo padre, nonché il suo più grande mentore, aveva lasciato un vuoto incolmabile con la sua morte. Già in tenera età, sottopose il proprio figlio ad intensi allenamenti nel combattimento, volendo renderlo a tutti i costi il perfetto soldato che un giorno avrebbe preso il suo posto.
Da generazioni ormai era la sua famiglia a vegliare sui regnanti, proteggendoli anche a costo della vita, come era successo a Armand.
Antoine era poco più di un adolescente quando accadde, ma non smise mai di incolparsi per la sua scomparsa. Fu la causa principale del suo instancabile senso del dovere, poiché era l’unico modo che aveva per onorare quello che per lui era il più grande eroe di tutti.
La spada è niente se chi la impugna è un codardo, furono queste le parole che echeggiavano durante il suo addestramento, così stressante e faticoso da non lasciargli mai un attimo di tregua.
E ora, muovendosi quasi come se fosse in un rituale di successione, si avvicinò al muro della stanza, dove l’eredità di suo padre era appesa tramite dei ganci.
Non era una spada affilata come quella che usava in battaglia: veniva usata dalla sua famiglia per le cerimonie di grande portata, come quella che stava per affrontare.
Era la prima volta nella storia di Mobius in cui un comandante si sposava con un membro della famiglia reale.
Stando attento a non toglierla dal fodero, Antoine la attaccò al cinturone, ripassando a mente la sua promessa di matrimonio.
Quando quella specie di piccola cerimonia fu conclusa, il ragazzo diede un ultimo sguardo allo specchio.
-Eccomi padre.. sono pronto..- sussurro deciso tra sé e sé.
Quello che per lui era un momento quasi mistico venne concluso dal rumore della porta, riportando la sua mente alla realtà.
-Ehi Anotoine! Che fai? Ti sposi senza dirci nulla?-
A quella frase, Antoine rise di gusto, accogliendo i suoi amici con un caloroso abbraccio.
-Per un attimo ho pensato che non arrivaste più- disse lo sposo.
Knuckels prese il posto di Amy in quel momento, lanciando un’occhiataccia ai tre ritardatari.
-Allora? Hai già preparato un piano di fuga?- disse Rob.
-Non dirmi che ti sei già stancato di quel vestito?-
-No, ma senza il mio arco mi sento solo-
-A chi lo dici! Devo ancora finire i progetti del Tornado!-
Prima che Tails avesse il tempo di cominciare un exploit su tutte quelle diavolerie meccaniche, Sonic gli tappò la bocca per interromperlo.
-Oggi no, Tails. Abbiamo una missione più importante da compiere-
Antoine e il riccio si lanciarono uno sguardo di complicità, mentre gli altri cominciavano sarcasmo per calmare l’agitazione dello sposo.
In quel momento, i due capirono che l’amicizia era la cosa più bella che potesse esserci.
In quel momento, pensò di non voler essere in nessun’altro posto se non lì, insieme ai suoi più grandi compagni di avventura.
 
-Julie, ma dono saranno le altre?-
Agitata come mai in vita sua, Sally Acorn camminava per tutta la stanza ininterrottamente.
L’amica, seduta sul letto, la osservava muoversi nel suo meraviglioso abito da sposa.
Non poté fare a meno di ridere nel pensare che l’impavida e decisa principessa potesse andare fuori di testa ancora prima del suo matrimonio.
-Sally, se continui così rischi una combustione spontanea- ironizzò.
La vide bloccarsi di colpo, girandosi verso di lei con il volto pallido.
-No! Non oggi!-
Era così nervosa che prese sul serio quella banale battuta.
-Ehi, calmati! Vedrai che tra poco saranno qui-
Alzatasi, Julie-Su bloccò per le spalle la ragazza, cercando di rassicurarla in tutti i modi.
-Scusa Julie.. è che non ce la faccio a stare tranquilla- rispose Sally.
-Ehi, è il tuo matrimonio: hai tutto il diritto di andare fuori di testa! E poi, è a questo che servono le damigelle, no?-
Dopo quel breve dialogo, la sposa sembrò rilassarsi, cominciando a fare dei respiri profondi per calmarsi.
Più la guardava e più Julie-Su sembrava trovare pazzesco il suo comportamento.
Lei, che si era sempre dimostrata una tipa “tutto d’un pezzo”, che non aveva mai avuto paura nemmeno di fronte alla più diabolica macchina assassina del Dr. Eggman, ora era lì di fronte a lei, sull’orlo di una crisi isterica.
Forse era vero che non si riuscirà mai a conoscere fino in fondo la natura di una persona.
-Sally! Scusa il ritardo!-
Entrate di soppiatto nella stanza, le tre damigelle mancanti fecero finalmente la loro comparsa.
Con una velocità quasi sovrannaturale, Sally si gettò su di Amy, stringendola in un affettuoso abbraccio.
-Se non mi lasci ci sarà un funerale!-
Fra le risate, la sposa si riprese e si staccò dall’amica.
Erano tutte lì, le persone che  più di tutte voleva accanto, le sue più grandi amiche e confidenti.
-Come mai ci avete messo così tanto?- chiese Julie-Su.
-Ti dico solo questo: non rimarrò mai più da sola con Sonic, Rob e Tails alla base!- rispose la ragazza.
-Ma dai! Ti serve come allenamento se un giorno vorrai diventare mamma!-
A replicare fu Bunnie, che quasi subito ripensò a ciò che aveva appena detto.
Badare a quei tre era molto peggio che essere madre.
-Preferisco piuttosto combattere contro Enerjak sette giorni  su sette.. e due volte il martedì magari!-
Sally finalmente sembrò placare le sue preoccupazioni, lasciando le sue amiche a sistemarle il vestito.
Si era agitata così tanto che quasi rischiò di rovinarlo, ma la preoccupazione più grande, quella che la turbava da molto tempo prima che quel giorno arrivasse, era un’altra.
Si sentiva pronta?
-Ragazze.. dovrei dirvi una cosa..-
A quelle parole, le quattro damigelle si fermarono, prestando attenzione alla sposa.
-Grazie-
Dopo un attimo di esitazione, Sally Acorn espresse tutta la sua gratitudine con quella semplice parola.
Per un attimo si preoccupò di poter essere sembrata banale, ma non trovò un altro modo per esprimere tutta la felicità e l’appoggio che Amy, Cream, Julie-Su e Bunnie gli avevano sempre dato, soprattutto in quel momento.
Con le lacrime agli occhi, strinsero le amiche in un affettuoso abbraccio.
Non l’avrebbero mai lasciata da sola, era una promessa che avrebbero sempre mantenuto.
 
Una folla immensa si era ormai radunata attorno al palazzo, tutti incuriositi e emozionati dall’evento che si sarebbe svolto di lì a poco.
I grandi teleschermi posti fuori l’immenso edificio cominciarono a trasmettere le prime immagini della cerimonia, lasciando la folla esultare.
Tutto il mondo puntava gli occhi sulla capitale, per assistere alla celebrazione dei futuri regnanti di Mobius.
Dentro la grande sala, una moltitudine di Mobiani aspettava l’arrivo della sposa, mentre Antoine era di fronte a loro, ai piedi dell’altare, affiancato dai suoi fedeli compagni.
Erano tutti assorti in un silenzio quasi religioso, soprattutto i membri della famiglia reale, che erano seduti in prima fila.
Nessuno osava scambiarsi una parola, per paura di interrompere quel mistico legame che si era creato.
Tails fu il primo a vederla arrivare, dando un colpetto alla schiena di Sonic.
Immediatamente, tutti gli occhi erano puntati su di lei, ammirando ed elogiando la sua ammaliante bellezza.
Il riccio pensò di non averla mai vista così radiosa e splendida come in quel momento.
Con la coda dell’occhio, rivolse per un attimo la sua attenzione verso Antoine, osservando la sua espressione di totale assenza.
Pensò che, nella sua mente, lei era già fra le sue braccia, felici e uniti verso il loro meraviglioso destino.
Finalmente quell’amore stava per essere incoronato, e tutti i presenti sentirono che niente poteva rovinarlo.
Né la paura e nemmeno lo sconforto: non esisteva un sentimento che potesse oscurare quel momento.
Accompagnata dalle damigelle, Sally raggiunse il suo sposo, scambiandosi uno solo e significativo sguardo.
Dopo qualche secondo, iniziò ad echeggiare nella stanza una sacra ed imponente musica, segno per i presenti di alzarsi dai propri posti.
Accompagnato dalle guardie, il Re Maximilian Acorn comparì agli occhi di tutti, raggiungendo sua figlia e il suo genero dall’altro lato dell’altare.
Era grazie a lui se Mobius stava attraversando quello che in futuro ricorderanno come L’età dell’oro.
Re Acorn, colui che mise fine alle ostilità fra le nazioni confinanti.
Il sovrano che riuscì ad instaurare fiducia nella monarchia.
Il mobiano che servì il popolo prima di governarlo.
-Miei cari amici, permettetemi di essere così poco formale oggi nei vostri confronti, perché ora siamo tutti uguali di fronte a questo meraviglioso evento. Voi non siete tanto diversi da me, così come io non lo sono per voi, poiché come si può essere un sovrano al cospetto del sentimento più puro che percorre i nostri animi? Oggi, la mia gioia più grande compie il passo più importante della vita si ognuno di noi: oggi verrà presa in sposa dal mio suddito più fedele, colui che ha sempre vegliato su di me con mano ferma, consigliandomi nei momenti più bui. Sono qui con voi, più che felice di poter finalmente dare la mia e la vostra benedizione ai futuri regnanti-
Nessuno proferì parola, nemmeno fra i sudditi riuniti all’esterno, lasciando che quel discorso facesse breccia nei loro animi.
La loro attenzione, compresa quella del Re, si spostò verso i due amanti.
-Sally Acorn, principessa di Mobius, vuoi tu unirti in matrimonio oggi, giurando fedeltà e rispetto al tuo sposo e al tuo popolo?-
Con commozione, il sovrano si rivolse verso sua figlia, provando un gioia immensa pari al giorno in cui la vide nascere.
Era arrivata l’ora.
Sentì il suo passato scorrere via dietro di lei, mentre una piccola lacrima le solcava la guancia.
-Lo voglio-
Sentita la risposta, l’attenzione di tutti si spostò su Antoine.
Sentì migliaia di sguardi posarsi su di lui, mettendo a dura prova la sua compostezza.
Non aveva mai provato quella sensazione, seppur piacevole, di fragilità.
-Antoine D’Coolette, Comandante della Guardia Reale, vuoi tu prendere mia figlia in sposa, amandola e onorandola fino alla fine del tuo tempo?-
Fino alla fine del tuo tempo.
Sentì quelle parole echeggiare nella sua testa un milione di volte in un solo secondo.
Suo padre, pensò, sarebbe stato fiero del giovane che aveva cresciuto.
-Si, lo voglio-
Un sorriso apparve sul volto di Sonic, sentendo di condividere lo stesso sentimento con tutti i presenti.
-Dunque è deciso- cominciò il Re.
Lentamente, Sally prese la mano dell’amato, preparandosi alla sua nuova vita.
-Per il potere conferitomi dal popolo di Mobius, io vi dichiarò marito e moglie, e che gli Dei possano essere sempre con voi, fino alla fine dei tempi-
Antoine sollevò il velo della ragazza, avvicinandosi al suo volto.
-Ti amo- sussurro.
Il bacio che seguì, sprigiono un boato fra la gente comune.
In un giorno qualunque, l’amore ha trionfato ancora una volta.

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Capitolo 2
*** Il giorno del destino - parte 2 ***


Ok ragazzi, prima di cominciare, credo sia meglio spiegarvi due piccole cose:

La prima è che ho cambiato il rating in giallo perché, rivedendo alcuni dettagli dei prossimi capitoli, mi è sembrato più idoneo così.

La seconda è che gli OC che vedrete nel corso della storia (la maggior parte almeno) sono ispirati ad alcuni personaggi della Marvel, soprattutto per quando riguarda i loro poteri. Il primo OC lo troverete qui in questo capitolo, e sono sicuro che lo riconoscerete fin da subito, ma non uccidetemi per questo, vi supplico!

Ora, godetevi la seconda parte di Il giorno del destino.

 

 

Passò qualche ora dalla fatidica cerimonia.

Ormai, tutte le preoccupazioni erano passate, e la giornata si avviava alla fine.

-Sul serio: come si fa a cucinare tutta questa roba?!-

Erano quasi al termine della cena, ed erano tutti riuniti nella grande sala dei ricevimenti.

Al tavolo, Sonic, assieme ai testimoni e alle damigelle, pensò che non gli sarebbe piaciuto fare una vita da aristocratico.

-Vedi Rob, se sei uno chef che lavora a palazzo, dovresti essere abituato a cucinare ininterrottamente per centinaia di invitati- rispose Amy.

Erano seduti poco lontani dal tavolo principale, quello degli sposi e delle rispettive famiglie.

Di tanto in tanto, il riccio posava gli occhi su di loro, osservandoli mentre parlavano.

Non aveva chiacchierato molto con gli altri, a volte sembrava quasi rifugiarsi nei suoi pensieri. Forse era l’unico in quel momento che era ancora incredulo al matrimonio di Sally e Antoine.

Eppure, non riusciva a capire il perché.

-Allora Sonic, non era meglio dei chili-dog?-

Bruscamente, Sonic tornò al presente, guardando i suoi amici confuso.

-Cosa?-

-Io e Bunnie crediamo che questi piatti siano migliori dei chili-dog di cui ti ingozzi sempre, tu che dici?- ripeté Tails.

-Ah no! Io rimango fedele ai miei principi: non c’è niente su Mobius che sia più buono dei chili-dog!-

Con quella risposta, Sonic cercò di distogliere le attenzioni dei suoi amici dalla sua assenza di poco fa.

Incrociando lo sguardo con quello di Amy, fra le risate generali, capì di non aver convinto la ragazza.

Lo guardava con sguardo interrogatorio, come se sospettasse qualcosa. Per un attimo, si sentì quasi incolpa.

-Ehi, vi ricordate di quando siamo stati a New Mobotropolis?-

Fu Julie-Su a chiederlo, attirando l’attenzione di tutti.

-Vuoi dire quando il tuo ragazzo a fatto a botte contro quell’esercito di robot impazziti?- chiese Bunnie.

-Sareste morti se non fossi arrivato in tempo- aggiunse Knuckels.

-Appunto! Era proprio questo quello che volevo dirvi! Abbiamo affrontato le situazioni più incredibili, visitato posti assurdi e combattuto esseri fuori dal comune, ed eccoci ancora qui: tutti insieme, uniti anche nei momenti più belli! Non lo trovate fantastico?-

Il gruppo rimase abbastanza colpito da quelle parole, poiché tutti condividevano lo stesso pensiero.

-Si, ma chissà quanti pericoli affronteremo ancora..- aggiunse Tails.

-Nessuno può dirlo con certezza: un giorno viviamo calmi e tranquilli e il giorno dopo sbuca fuori qualche megalomane complessato pronto a farci la pelle. Per quanto forti possiamo essere, ci sarà sempre un momento in cui verremo buttati giù-

Con quell’ultima frase, il discorso prese una piega malinconica.

Knuckels si pentì quasi subito di averlo detto, ma, per quanto drammatica potava essere, era la verità.

Eggman, A.D.A.M., Ixis Nagus, la Legione Oscura.. erano solo alcuni della lista di nemici che affrontarono nel corso del tempo. Chi sarebbe stato il prossimo? Quale supercattivo sarebbe spuntato fuori il giorno dopo? Ma la domanda che tutti si ponevano irrimediabilmente era: sarebbero riusciti a sconfiggerlo?

-Ehi! Perché dobbiamo pensarci proprio adesso? Voglio dire, ora come ora non c’è niente per cui valga la pena preoccuparsi. Domani qualche pazzo ci dichiarerà guerra? Ok, saremo pronti anche per lui, e sapete perché? Perché noi saremo sempre uniti. Non importa quanto dura potrà essere, se saremo insieme, niente riuscirà a batterci-

C’erano momenti in cui Amy considerava Sonic troppo immaturo nei suoi ragionamenti. Sembrava quasi prendere tutto in maniera troppo superficiale.

C’erano altre situazioni invece in cui dimostrava una saggezza quasi innata, riuscendo a toccare gli animi di chiunque.

Ora era uno di quei momenti, ed insieme ai suoi amici placò quello sconfortante senso di paura per il domani.

Forse Tails fu l’unico a non stupirsi troppo nel sentire quel discorso, visto che lo ha sempre considerato come un modello da seguire.

Knuckels invece ripensò a tutti i loro battibecchi. Nonostante fosse impensabile per lui trovare in Sonic una guida, giorno dopo giorno si convinceva del contrario.

Forse un domani sarà proprio lui a salvarli dall’oblio.

-E sapete che vi dico: anche Sally e Antoine la pensano come noi, per questo ci tenevano così tanto che fossimo presenti oggi. Quindi, potremmo stare qui a temere il futuro, o possiamo appoggiarli evitando questi discorsi- concluse Sonic.

-Cavolo riccio, dovresti tenere un corso sui dibattiti- commentò Bunnie.

-Magari quando sarò vecchio!-

Ormai, fra quei sorrisi e quei commenti, la cena era finita.

Tutti gli invitati cominciarono ad alzarsi uno dopo l’altro dai propri posti, seguendo gli sposi verso l’ultima parte dei festeggiamenti.

-Che dite ragazzi? Avete voglia di ballare?- chiese Sonic.

I nostri eroi si apprestarono ad unirsi alla folla, decisi a distrarsi dalle proprie preoccupazioni.

 

Illuminata da delle luci soffuse, con una musica leggera suonata per fare da cornice, una moltitudine di elegantissime coppie ballavano fianco a fianco.

Cream riuscì a prendere coraggio e convinse Tails ad accompagnarla.

Knuckels e Julie-Su, al contrario di quanto ci si potesse aspettare, si muovevano in perfetta sintonia.

Al centro della sala, come tradizione, vi erano gli sposi, in risalto più di chiunque altro vi fosse presente.

Sonic, Amy, Rob e Bunnie erano in disparte insieme a chi non si era buttato in pista, osservando la situazione “a distanza”.

-Nah, non sono mai stato un tipo portato per il ballo-

Fu Rob a dirlo, attirando l’attenzione degli altri.

-Ad essere sincero, cugino, non ti ho mai visto ballare nemmeno una volta- disse Amy.

-E perché so già che non sono bravo. Non ne ho bisogno, a conti fatti! Io sono il migliore con l’arco, non esiste qualcos’altro in cui sono un fuoriclasse! Io sono un tipo che sta lontano da queste cose- concluse l’arciere.

Bunnie, rimasta in silenzio a sentire le sue parole, si girò verso di lui con aria di sfida.

-Invece di dire idiozie, perché non andiamo a ballare?-

Il riccio rimase per un attimo interdetto, per poi prendere per mano l’amica e portarla in pista come se niente fosse.

-Finalmente!- commento Sonic.

-Lui non si decideva, per fortuna è stata lei a fare il primo passo- disse Amy.

-Tuo cugino è un imbattibile con l’arco, ma con le ragazze è una frana-

I due risero di gusto nel pensarci, trovandosi a pensarla allo stesso modo.

-Sonic, sei in vena per una confessione?-

Distogliendo l’attenzione verso gli altri, Sonic si rivolse all’amica.

-Certo-

-Ho avuto una cotta mostruosa per te fino a qualche tempo fa-

Quelle parole arrivarono quasi come un fulmine, lasciando il riccio piuttosto stupito.

-E da quando?-

La ragazza ci rifletté qualche secondo prima di rispondere.

-Beh, circa da quando ci siamo conosciuti anni fa-

Si guardarono per un attimo negli occhi, scoprendo con sorpresa di non sentirsi minimamente a disagio.

-Sai, in realtà me ne ero accorto già da un po’-

Si misero a ridere, mentre tutto intorno a loro perse interesse.

-Come mai me l’hai detto solo ora?-

-Come facevo a dirtelo prima? Sei sempre stato innamorato di Sally, la mia migliore amica, ricordi? Vi guardavo parlare, scherzare, allenarvi insieme.. e mentre accadeva, sentivo di non avere nessun diritto di mettermi in mezzo, di interferire con il legame che vi teneva uniti. Ho sempre pensato che voi due foste destinati a stare insieme, a dir la verità. Vi comportavate in modo così naturale da essere quasi un’unica persona, una sola anima..-

Sonic rimase attento a sentire le sue parole.

Quando finì, volse lo sguardo verso i due sposi, ancora al centro della pista, felici come mai in vita loro.

-Evidentemente ti sbagliavi..-

C’era un tono di sconforto in ciò che disse, ma fu quasi involontario.

Gli uscì dalla bocca senza che lui se ne accorgesse, ed Amy se ne accorse fin da subito.

-Sonic.. sei sicuro di stare bene?-

Si accorse immediatamente della sua preoccupazione, e quasi si pentì di aver cominciato quel discorso.

-Si, ovvio! È che tutto questo mi ha letteralmente scosso-

-In che senso?- chiese la ragazza.

-Guardaci adesso: stiamo crescendo. Tutti quanti, giorno dopo giorno, ci avviciniamo ad essere ciò che volevamo, in un modo o nell’altro. Anni fa ci chiedevamo “cosa ne sarà di me?” o “chi voglio essere quando sarò adulto?” e adesso ci stiamo avvicinando a quel momento. È naturale, è ovvio che sia così, ma sono così abituato a vivere la giornata al massimo che non riesco ad accorgermi del tempo che passa, di come questi momenti scivolino via dalle mie mani, sempre più lontano-

Amy rimase in silenzio a sentirlo: sentiva dentro di se un peso che, lentamente, si affievoliva sempre più.

-Guarda per esempio me e te: siamo amici da una vita, ci siamo presi cura l’uno dell’altra in tantissime occasioni e adesso sembra che non sia passato nemmeno un giorno. Non voglio vivere nel passato e non sono nemmeno preoccupato per il futuro, ho solo paura di non essere al altezza del domani. Ho il terrore di svegliarmi un giorno e dire “ehi, ma che ci faccio io qui?”-

Sonic abbassò lo sguardo, incredulo.

Non avrebbe mai pensato di trovare il coraggio di dirlo a qualcuno.

Le sue paure, la sua insicurezza.. non gli erano mai piaciute. Voleva mantenere la sua fama di temerario avventuriero in ogni occasione, ma non poteva reprimere dentro di sé quei pensieri.

-Sonic.. visto che te l’ho detto, vuoi sapere perché mi ero innamorata di te?-

Amy decise di rompere il filo dei suoi pensieri, attirando la sua attenzione.

-Fin da quando eravamo bambini, credevo che niente potesse scalfirti. Mi arrabbiavo soprattutto per questo, perché sembrava che non ti importasse di come gli altri si sentivano, di cosa pensavano o di quello che facevano. Con gli anni, invece, notai che c’era una parte di te che nascondevi a tutti. Gli occhi che avevi quando qualcuno chiedeva il tuo aiuto, il coraggio che dimostravi in battaglia.. rimasi sbalordita di fronte a questo. Fin da subito pensai che un domani, quando tutti ne avremmo avuto bisogno, tu saresti apparso e ci avresti salvato da qualunque cosa. È stato così e, per me, lo sarà sempre-

Il riccio non sapeva cosa dire.

Era lusingato, ma voleva trovare le parole per ringraziare Amy per tutto questo.

-Tu.. provi ancora qualcosa per me?- chiese infine.

La ragazza distolse per un attimo lo sguardo dai suoi occhi, temendo di arrossire di colpo.

-Non credo di poterti rispondere ora, ma sono sicura di una cosa: sei il mio migliore amico, e non cambierei questo per nulla al mondo-

Finita la frase, la musica si interruppe, dando il tempo di riposarsi a chi aveva ballato fino a quel momento.

Sonic provò un profondo senso di riconoscimento verso l’amica.

Voleva riprendere a parlare, ma vide arrivare verso di loro una coppia.

Con la coda dell’occhio li riconobbe fin da subito, e immediatamente un sorriso comparve sul suo volto.

-Non ci credo.. mamma! Zio Chuck!-

Erano loro: Bernadette the Hedgehog e Sir Charles the Hedgehog, la famiglia di Sonic.

Essendo orfano di padre, fu Charles a crescerlo insieme alla madre, divenendo il suo mentore per eccellenza. Era un veterano di guerra, ma la sua arma consisteva in un intelletto fuori dal comune. Con le sue scoperte, era riuscito a salvare tanta gente dalle malattie che perseguitavano Mobius ai suoi tempi. Fu lui a creare il processo della roboticizzazione, attraverso la creazione di complesse nano macchine perfezionate nel corso degli anni.

Un eroe non solo per Sonic, ma per tutti gli abitanti del regno.

-Non credevo che sareste venuti, alla fine ce l’avete fatta!- disse il riccio.

Venne immediatamente stretto nel caloroso abbraccio materno, mentre suo zio osservava la scena divertito.

-Ah, Sonic! Sei così bello con questo vestito!- esclamò Bernadette.

-Suvvia, Bernie, lascialo respirare!- protestò Charles.

Liberatosi, Sonic riprese fiato, mentre Amy si avvicinò accanto a lui.

-Amy! Quanto sei cresciuta!- commentò la donna.

-Già, ed è diventata una bellissima signorina-

Ai commenti dei parenti di Sonic, la ragazza non poté fare altro che arrossire.

-Anche io vi trovo bene. Sono felice che siate potuti venire-

-Siamo riusciti a trovare  il tempo di partecipare almeno a fine serata. Abbiamo seguito la cerimonia dal mio laboratorio, ma non era come essere presenti di persona- rispose Sir Charles.

-Allora, come state?- chiese Sonic.

-Eh, quando si è vecchi come me, si cominciano a sentire i dolori, e non mi riferisco solo alle ramanzine di tua madre, nipote!-

Bernadette divenne furiosa verso il cognato, mentre i due ragazzi, ridendo, si rispecchiavano in quella situazione.

-Sir Charles, non hai più tempo per salutare il tuo vecchio amico?-

Sonic ed Amy ebbero un sussulto quando lo videro arrivare.

Alle spalle dell’anziano riccio si era avvicinato il re.

-Re Maximilan, perdoni il mio ritardo-

Con un profondo inchino, Charles salutò il sovrano, seguito subito dalla cognata e dai due ragazzi.

-Chuck, dopo tutti questi anni, mi tratti ancora come se ti fossi superiore?- poggiandogli una mano sulla spalla, Maximilian Acorn sorrise al suo vecchio commilitone.

-Che vuoi farci? Essere re comporta questi svantaggi-

Tanti anni fa, quando il re e lo zio di Sonic erano giovani, una grande guerra portò Mobius sull’orlo della fine. Il Dr. Julian Robotonik, “padre” del Dr. Eggman, dichiarò guerra a Mobius, con al suo fianco un enorme esercito di macchine e rivoluzionari. Alla fine, dopo quindici lunghi anni, il conflitto terminò con la morte di Robotonik e il ritorno della monarchia, portando al trono la famiglia reale degli Acorn.

Jules the Hedgehog, il padre di Sonic, perse la vita durante la battaglia, mentre cercava di salvare la vita a suo fratello e al futuro re.

Quella perdita rimase nel cuore di Charles e, soprattutto, del re, che decise di impegnarsi in tutti i modi di non far scoppiare mai più un incubo di simili proporzioni.

Maximilian volse poi lo sguardo verso Sonic ed Amy, notando il loro imbarazzo, nonostante si fossero già incontrati altre volte. Ogni volta che lo guardava, non poteva fare a meno di notare la spaventosa somiglianza con il padre.

Lo stesso sguardo, lo stesso portamento, lo stesso sorriso.. lo trovava impressionante.

-Ti trovo bene, ragazzo-

-Grazie, maestà- rispose il riccio.

Accortosi dell’imbarazzo, il re decise di lasciarli soli, invitando Sir Charles a fare una chiacchierata.

-Come ai vecchi tempi, eh?- chiese lo scienziato.

-Già, come quando eravamo giovani..- rispose Maximilian.

Sonic rimase con sua madre ed Amy, chiedendosi come si siano conosciuti suo zio ed il re mentre li guardava allontanarsi. Sapeva ormai gran parte della storia, ma continuava a chiedersi come iniziò quella grande amicizia.

-Amy, ti dispiace se ti rubo Sonic per un ballo?-

Quella domanda colse totalmente alla sprovvista il riccio, che non ebbe nemmeno il tempo di protestare.

-Prego, signora Bernadette-

In un attimo, Sonic venne preso per un braccio dalla madre, mentre Amy lo lasciò nel suo evidente imbarazzo.

Al centro della pista, madre e figlio si avvicinarono, cominciando a ballare a ritmo di quel dolce valzer.

-Mamma, non dovrei essere troppo grande per farmi mettere in imbarazzo da te?-

-Ah, per una volta che ti trovo vestito da gentiluomo, che male può farti se mi accontenti?-

Fin da quando era nato, Bernadette sapeva che suo figlio aveva qualcosa di speciale.

Crescerlo senza un padre è stato difficile, questo era vero, ma non rimpianse un solo istante di quegli anni, perché c’era qualcosa che, giorno dopo giorno, le donava la forza di andare avanti.

Sonic era un ragazzo svogliato, anche questo non poteva negarlo, eppure riusciva a vedere in lui una scintilla che, nei momenti più bui, diventava un’indomabile fuoco, una forza sconosciuta che gli permetteva di tenere la testa alta.

Era proprio come lui, Jules, identico in tutto.

-Sai, è brutto non averti più in casa-

Mentre ballavano, continuavano a parlarsi stando attenti a seguire il ritmo.

-Ormai sono grande abbastanza per vivere fuori casa, non credi?-

-Si, ma comunque vada, rimarrai sempre il mio piccolo riccio-

Se ci fosse stato qualcun altro a sentire quella frase, Sonic sarebbe morto per l’imbarazzo, ma in quel momento, abbracciato a sua madre, si sentì pervaso da una piacevole sensazione d’affetto.

Gli venne in mente tutti i bei ricordi d’infanzia, con sua madre e suo zio, in varie occasioni nel corso degli anni.

Provò di nuovo quella strana nostalgia, chiudendo gli occhi per un breve e intenso attimo.

Era così assorto nei suoi ricordi che quasi non si accorse della fine della musica.

-Non sei male come ballerino! Si vede che ho cresciuto un vero gentiluomo- commento Bernadette.

Ed ecco che l’imbarazzo fece di nuovo la sua comparsa, sentendo gli sguardi divertiti dei suoi amici verso di lui.

Stava quasi per tirarsi fuori dalla pista, quando qualcuno accanto a loro interruppe la solita chiacchierata fra madre e figlio. Sonic, nel vederla, rimase stupito al punto tale da volersi quasi nascondere agli occhi di tutti.

Sally era accanto a loro, sorridente come lo era stata per tutto il corso della giornata.

-Signora Bernadette, mi concede suo figlio per un ultimo ballo?-

Quella richiesta, così inspiegabilmente assurda per lui, echeggiò nella sua testa per qualche secondo, mentre sua madre guardò entrambi, divertita nel vedere suo figlio con quell’espressione così impacciata.

-È tutto tuo, ma bada a riportarmelo tutto intero-

Detto questo, la riccia si allontanò da loro, lasciandoli da soli in mezzo alle altre coppie, l’uno di fronte all’altra.

Alcuni presenti rivolsero gli sguardi verso di loro, compresa Amy, rimasta a parlare con alcune sue vecchie conoscenze.

Per un attimo gli venne quasi la paura che Sonic potesse inspiegabilmente svenire, ma scacciò via quell’assurda idea, tornando ai suoi pettegolezzi tra donne.

-Allora? Non dovresti cominciare a condurre?-

La musica stava per cominciare, fece notare la sposa.

Sonic le si avvicinò, posando le mani poco più in alto dei fianchi di lei. Pregò con tutto se stesso di non essere diventato rosso.

Si diede mentalmente del cretino, mentre Sally poggiò le sue mani sulle spalle del riccio.

Partirono insieme alla musica, come fecero tutti, guardandosi negli occhi.

-Ti ho messo così in difficoltà?- bisbigliò lei.

-No, ma vorrei sapere perché hai scelto proprio me per il ballo-

-È tradizione per la sposa ballare con i testimoni dello sposo. Ti ho lasciato per ultimo, visto che nel ballo sei negato-

Era così immerso nei precedenti discorsi che non si era reso conto di ciò che accadde in pista. Ancora una volta, si insultò fra sé e sé. Era piuttosto teso, come lo era stato poche volte in vita sua, e Sally sembrò accorgersene fin da subito, scegliendo di non farglielo notare.

-Sono migliorato molto come ballerino, tranquilla- rispose il riccio.

-Lo spero, perché non ho voglia di farmi pestare i piedi con addosso queste scarpette-

-Credo sia la prima volta che ti vedo preoccupata per i vestiti che porti-

La ragazza inarcò il sopracciglio, tenendo aperta quella silenziosa guerra di commenti sarcastici.

-Almeno oggi ho deciso di comportarmi da vera signora-

-Davvero? La stessa ragazza che prenderebbe a pugni Fiona Fox per ventiquattro ore filate sa come comportarsi come una signora?-

-Fossi in te, mi preoccuperei più di te che di me. Credo che non gioverà alla tua reputazione da coraggioso avventuriero sapere che sai come ballare-

-Sto seguendo un corso per veri gentiluomini-

-Sul serio?-

-Si, ho dovuto, o Amy mi avrebbe rimodellato la faccia a suon di sberle-

La tensione era totalmente svanita, lasciando a Sonic il piacere di quel ballo con Sally.

Risero entrambi, stando attenti a non isolarsi fino a perdere il ritmo.

Da lontano, Knuckels, rimasto insieme a Julie-Su a chiacchierare con i suo vecchi compagni del Team Chaotix, li osservava incuriosito, chiedendosi di cosa stessero parlando.

-Parlando d’altro, sei stato bene oggi?-

Finito quel  breve momento di risate, la sposa guardò l’amico con tono serio.

-Si, è stata una giornata davvero bella. Tu invece? Bunnie ci ha raccontato che stavi per avere un crollo nervoso-

-È il mio matrimonio, se non impazzivo oggi mi sarei persa l’unica occasione per farlo-

Bella risposta. A Sonic piaceva avere conversazioni del genere con lei, era uno dei suoi punti di forza. Una diplomatica principessa a metà fra una ragazza perbene e un maschiaccio.

Una cosa così assurda da farlo ridere ogni volta.

-Mi fa piacere comunque che tu abbia accettato. Il ruolo di testimone, intendo..- continuò Sally.

-Era ovvio che l’avrei fatto. Siete miei amici, non mi sarei perso il giorno più bello della vostra vita per nulla al mondo-

Quelle parole confortarono la ragazza, esprimendo la sua felicità con un lieve sorriso. Uno di quelli che hanno sempre fatto sciogliere il cuore del suo ex fidanzato.

-Scusa se te l’ho chiesto così, ma volevo essere sicura di come stavi. L’avrei capito se avessi rifiutato, non me la sarei presa. Con quello che c’è stato tra di noi.. sarebbe stato comprensibile-

-Sally, va tutto bene. Oggi non sono venuto qui come ex fidanzato o altro, sono venuto qui come amico, come il confidente che ho sempre cercato di essere per te e per Antoine. La vostra felicità ora conta molto più di tutto il resto, e, fidati, è così per tutti-

Le preoccupazioni rimaste, gli ultimi pensieri negativi relativi a quella fatidica giornata, erano state totalmente spazzate via durante quell’ultimo ballo.

Si sentiva una sciocca ad aver messo in dubbio il sentimento di Sonic, che ancora la guardava sereno mentre la conduceva in quel valzer.

Così vicini, realizzò che qualsiasi cosa potesse mai accadergli, qualsiasi situazione avrebbe vissuto da quel giorno in poi, il riccio gli sarebbe stato sempre accanto insieme a tutti i suoi cari.

-Ti devo delle scuse-

-No, non devi, ma un grazie sarebbe gradito-

Eccola lì, la sfavillante e irritante simpatia di Sonic the Hedgehog.

-Sei sempre il solito-

-Piaccio alla gente proprio per questo-

Mentre la musica stava per volgere definitivamente al termine, l’attenzione di entrambi fu attirata da qualcosa di strano. Inizialmente non ci fecero molto caso, ma fra il mormorio della gente riuscirono ad udire un rumore lontano.

Si bloccarono, girandosi verso le immense vetrate che permettevano di ammirare la metropoli.

Ormai era buio, le uniche luci visibili erano quelle dei palazzi circostanti, ma volsero gli occhi soprattutto verso l’alto.

La luna e le stelle erano completamente oscurate dalle nuvole.

Oltre a loro, anche gli sguardi dei restanti Freedom Fighters erano rivolti verso l’esterno. Tanti anni di avventure e combattimenti aveva sviluppato in loro una sorta di “sesto senso”.

Antoine, che fino a poco fa ballava con la piccola Cream, assunse un’espressione preoccupata, tenendo fissa l’attenzione oltre quelle vetrate.

Lo sentirono di nuovo, questa volta fu poco più forte della precedente. Sembrava un tuono, ma la fonte sonora era così lontana da sembrare innaturale.

-Che strano.. oggi non era previsto un temporale- commentò Bernadette.

Accanto a lei, arrivarono incuriositi Re Maximilian e Sir Charles, che poggiò una mano sulla sua spalla.

-Non credo che sia un temporale..- disse il cognato, stando attento a non farsi sentire dagli altri.

Ci fu un’altro rombo, facendo sobbalzare chi ancora non si era accorto di nulla.

Diveniva sempre più forte, facendo constatare a Sonic ed i suoi amici che sì, era il rumore di un tuono, ma aveva un tono totalmente diverso da quelli comuni che si sentono durante le tempeste.

Dopo poco tempo, tutti i numerosi presenti erano rivolti verso le vetrate, cercando di capire cosa stesse succedendo. Cominciò un lieve mormorio fra tutti loro, solo i Freedom Fighters rimasero in silenzio, in attesa di qualcosa.

Un qualcosa che nemmeno loro sapevano spiegare.

In attesa del prossimo “tuono”, Antoine cominciò a sentire per primo uno strano ronzio. Preoccupato, si avviò con cautela verso Sally e Sonic.

Il riccio fu il primo a vederlo.

Un piccolo varco si aprì tra le nuvole, in cielo, rivelando un puntino luminoso, mentre il ronzio si faceva sempre più forte.

Il pavimento cominciò a tremare poco a poco.

-Allontanatevi!-

Quando quel puntino luminoso si fece più grande, il riccio capì che qualunque cosa stesse provocando quell’anomalia, sarebbe arrivata di lì a poco.

Le vetrate esplosero in migliaia di schegge, facendo allontanare tutti i presenti per la paura.

Fra le urla generali, il gruppo di giovani eroi videro una miriade di fulmini scatenarsi in cielo, come se questo stesse per esplodere.

Un fulmine spaventosamente grande colpì il cento del pavimento della sala, generando un’immensa luce.

Accecati, cercarono tutti di riparasi gli occhi, spaventati come mai prima d’ora.

Infine, quando tutti temettero il peggio, quell’abbagliante luce si affievolì poco a poco, permettendo a Sonic e ai suoi compagni di aprire gli occhi.

Videro al centro della grande stanza una grande sfera d’energia.

Fra lo stupore generale, cominciò lentamente a rimpicciolirsi.

Antoine teneva stretta Sally a sé, mentre Sonic mise sua madre e suo zio dietro di lui, in modo tale da proteggerli da qualsiasi cosa. Rob, Tails, Cream e Bunnie erano in allerta, cercando di mantenere la calma come gli altri. Knuckels e Julie-Su, insieme a Espio e Mighty del Team Chaotix, strinsero i pugni, pronti per qualunque cosa stesse per incombere su di loro, mentre Amy si malediva di aver impedito a suo cugino di portare l’arco con sé. Il re era abbracciato alla sua famiglia, spaventata nell’unico giorno in cui credevano non sarebbe mai successo nulla

La sfera, composta da pura elettricità, emise delle piccole scariche elettriche, mentre in cielo ormai non c’era più nessuna traccia delle nuvole di prima.

Sotto gli occhi stupiti di tutti, la sfera scomparve, lasciandoli al buio.

L’unica luce presente era quella flebile della Luna, che illuminò i loro volti impauriti di fronte a ciò che quel globo di energia aveva lasciato.

In piedi e a testa bassa, circondato dalla folla, vi era un gatto.

Seppur impauriti, gli invitati cominciarono a parlottare a bassa voce fra di loro, tenendo spalancati gli occhi verso quell’inatteso visitatore.

Con quella poca luce, nessuno riuscì a vederlo perfettamente, ma poterono constatare che la sua pelliccia era di colore nero.

Dopo qualche attimo di totale silenzio, il gatto alzò la testa, cominciando lentamente a guardarsi attorno.

Tremava, ma non sembrava impaurito, notò Sonic.

Quando lo sguardo dello straniero incontrò quello del riccio, si fermò.

Barcollante, cominciò a fare qualche passo in avanti, in direzione dell’essere più veloce di Mobius.

-Fermo dove sei!-

Una delle guardie accorse durante il caos generale prese coraggio, parandosi fra lo straniero e il pezzo di folla dietro di lui. Antoine gli diede mentalmente del pazzo: non bisogna mai buttarsi contro qualcosa di ancora sconosciuto.

Di fronte al gatto, la guardia estrasse la sua spada, la cui lama era a pochi centimetri dal viso dello sconosciuto.

Prima che il Re potesse farsi avanti e proferire parola, un rumore rimise in allerta tutti quanti.

Un rumore familiare, molto simile a quello di una lama estratta dal fodero.

Videro qualcosa di solido comparire nella mano destra dello sconosciuto.

Con la velocità di un esperto combattente, il gatto colpì la spada della guardia reale, lanciandola lontana da loro. Questa volta fu lui a puntare contro il soldato la sua arma, e, così facendo, riuscirono a vedere e a capire cosa aveva in mano.

Erano tre lunghi e sottili artigli, usciti fuori dal dorso della sua mano.

Abbassò il braccio, ritornando a guardare Sonic.

Nel frattempo, il riccio si era fatto avanti, staccandosi dalla madre impaurita.

Quando fu abbastanza vicino, capì che il gatto non stava tremando per paura o per il freddo, come aveva pensato in un primo momento.

Era ferito, e delle piccole gocce di sangue macchiarono il pavimento sotto i suoi piedi.

Il riccio rimase comunque in allerta, ma qualcosa dentro di lui gli diceva che il peggio era passato.

Lo sconosciuto cominciò a muovere le labbra, parlando a voce così bassa da non permettere a nessuno di poterlo sentire.

Nessuno provava anche solo a prendere in considerazione l’idea di avvicinarsi, ma i Freedom Fighters erano ormai tutti in allerta in prima fila, rimanendo comunque ad una distanza di sicurezza e temendo per la posizione troppo vicina in cui si trovava lo spavaldo amico.

Sonic lo guardò confuso, cercando di capire cosa stesse dicendo.

Sembrava ripetere senza sosta una frase.

Cadde in ginocchio, emettendo un piccolo gemito di dolore, per poi accasciarsi totalmente a terra.

Il riccio gli si avvicinò, accovacciandosi per vedere come era ridotto.

Continuava ancora a parlare, e alla fine Sonic capì cosa stesse ripetendo prima che potesse svenire del tutto.

-Ce l’ho fatta..-

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Capitolo 3
*** Caduto dal cielo ***


2.
Caduto da cielo
 
 
Chiamati da Sonic, i soccorsi arrivarono più in fretta che poterono.
Mentre l’inatteso “ospite” venne portato sotto i ferri dei medici, la notizia era già in mano ai media, informando di conseguenza il popolo di Mobius. Molti dettagli erano stati trafugati da alcune fonti anonime presenti sul momento, ma nessuno riusciva ancora a capire cosa fosse successo davvero.
In parole povere, il cielo si era oscurato e quel gatto era piombato lì in mezzo a loro, facendo scoppiare il panico a palazzo. Chiuso dentro un’ambulanza, lo straniero era stato trasportato all’ospedale più vicino, sotto stretta sorveglianza dei soldati e di tutti i Freedom Fighters. Non passò nemmeno un’ora quando un chirurgo uscì dalla sala operatoria, trovandosi addosso gli sguardi incuriositi degli eroi.
Avendo visto da vicino lo stato in cui era ridotto, Sonic pensò che non ce l’avesse fatta, che le ferite erano troppo gravi per poterlo salvare. Era ricoperto di sangue dalla testa ai piedi, pieno di tagli su tutto il corpo, era più che lecito pensare al peggio in un caso simile.
Io.. non so cosa dire..
Erano tutti lì riuniti intorno al medico, evidentemente scosso da ciò che aveva visto. Il riccio non volle sentire il seguito delle sue parole, abbassando la testa quasi come in segno di sconfitta.
È vivo.
Rimasero sconvolti, impietriti di fronte alla notizia.
Cercando di spiegarsi, il chirurgo disse che, durante l’operazione, lui e i suoi assistenti osservarono il suo corpo rigenerarsi sotto i loro occhi dopo avergli iniettato una dose di adrenalina nel cuore, in modo tale da farlo continuare a battere. Tramite le guardie, il re venne informato immediatamente, dando l’ordine di contattare i “piani alti”.
G.U.N. e i suoi agenti speciali sarebbero arrivati lì a breve, chiedendo a Sonic e ai suoi compagni di tenere a bada la situazione e di rinchiudere il soggetto fino al loro arrivo.
Il riccio guardò l’orologio: erano le quattro del mattino.
Era seduto in un angolo a riflettere, mentre i suoi amici osservavano lo sconosciuto attraverso un vetro antiproiettile, nervosi e sconvolti.
Era accaduto tutto così in fretta da non lasciargli il tempo necessario per parlare fra di loro, scambiandosi qualche sguardo in assoluto silenzio.
Lui era lì, nell’altra stanza, incatenato alla parete come un qualsiasi prigioniero da interrogare. Forse era proprio questo che era, pensò Knuckels.
Julie-Su era accanto a lui, seguendo nella sua testa lo stesso filo dei suoi pensieri, seppur inconsapevolmente. Tails squadrava incuriosito più di tutti il “detenuto”, prestando particolare attenzione alle sue mani. Aveva tre piccoli innesti circolari sul dorso di entrambe, gli stessi da cui erano usciti quelle.. cose. Non sapeva come chiamarle esattamente, sapeva solo che qualunque cosa fossero erano di natura artificiale.
-Allora? Novità?-
Rob li aveva lasciati per “cambiarsi d’abito” e per prendere le sue armi. Si presentò nella stanza in tono serio, sentendosi più sicuro di quanto lo era prima. Durante tutta quella confusione di prima, fece il possibile per riportare la calma fra la gente, cercando il momento più opportuno per organizzarsi. Sotto la sua facciata di ironia e spavalderia si era sempre nascosto un inguaribile lato pessimista.
-Sta ancora dormendo- si limitò a rispondergli Amy, seduta poco lontano da Sonic.
-Accidenti Rob, sembra che tu stia per combattere un esercito a mani nude per quanto sei nervoso-
Quel commento di Bunnie irritò l’arciere, trovandolo del tutto fuori luogo.
-Ehi Bunnie, secondo te quello lì dentro chi è? Un clown? È apparso di soppiatto durante la festa e ci ha quasi rovinato la giornata. Chiunque sia, non è qui per invitarci a giocare a poker-
-Rob, calmati. Siamo tutti nervosi qui dentro, ma dobbiamo cercare di mantenere la calma-
Bunnie lo trovò un vero cafone a rispondergli in quel modo, ma forse non aveva tutti i torti ad avere quella reazione.
Chi diavolo era quel gatto? Soprattutto, perché era apparso durante il ballo a palazzo?
Un adepto della Legione Oscura? Un altro abitante di Anti-Mobius?
Finché non si sarà svegliato la risposta sarebbe rimasta incerta, per questo avevano i nervi a fior di pelle.
Stava camminando verso di me, pensò Sonic, perché?
-Come avrà fatto?- li interruppe Amy.
Sapevano tutti a cosa si riferisse. La domanda esatta era come fa ad essere ancora vivo?
-Forse Sonic si era sbagliato, magari non era poi così messo male come credevamo- rispose Julie-Su.
-Ho visto le sue ferite, non erano dei taglietti-
Dopo avergli risposto, Sonic si tirò su dalla sedia, stressato e stanco da quella notte senza fine. Si avvicinò verso il vetro, osservando di nuovo il gatto.
Sotto la luce bianca dei neon, il riccio lo poté vederlo perfettamente. La pelliccia era di un nero scuro, mentre il muso e la pancia erano bianchi. Quando comparve, indossava una tuta nera ridotta quasi a brandelli. Gliela tolsero all’ospedale, per poi portarla con loro e lasciarla nella stanza dove tenevano gli effetti personali dei prigionieri.
-Forse, credo di aver capito..-
Si voltarono tutti verso Tails, prestandogli la massima attenzione. Era l’unico al momento che potesse capire qualcosa su quello strano Mobiano.
-I dottori hanno detto che si era rigenerato subito dopo avergli iniettato una dose di adrenalina dritta nel cuore. Credo che sia un aspetto legato al suo stato fisico. Ad occhio e croce, più il suo corpo è sotto sforzo e più lavora per curarsi da solo le ferite-
-Come una specie di.. magia?- chiese Bunnie.
-Non è magia: è scienza. La stessa legata alla roboticizzazione , ma forse sto azzardando.. sembra qualcosa di più organico e complicato rispetto ad essa- rispose dubbiosa la volpe.
-È stato un fulmine a portarlo da noi. A questo punto, tutto è possibile- disse Amy.
La ragazza non sapeva come comportarsi. Nonostante si fosse trovata più volte in situazioni simili, si sentiva ancora come una novellina alle prime armi. Era impaurita e per di più si sentiva sconfortata.
-Lo avete visto anche voi?-
Mentre Knuckels era l’unico che non staccava gli occhi dal prigioniero, i Freedom Fighters si voltarono verso Sonic.
-Cosa?- chiese Julie-Su.
-Quando le luci erano spente e lui era ancora in piedi. Lo avete visto quando mi ha fissato?-
Amy lo guardò interdetta. Aveva visto il gatto che squadrava qualcuno di fronte a lui, ma non credeva che si stesse rivolgendo proprio al riccio, anche perché il re era poco lontano da lui.
-Ne sei proprio sicuro?- chiese Julie-Su.
-C’era tanta gente lì, magari non stava guardando te- ipotizzò Tails.
-Non lo so.. l’ho visto cercare qualcosa con lo sguardo e appena mi vide sembrava averlo trovato-
-L’hai mai visto prima?-
Amy divenne stranamente pensierosa. Magari quel gatto era una loro vecchia conoscenza, oppure qualcuno con cui avevano avuto a che fare indirettamente.
-No, è la prima volta che lo vedo in vita mia- rispose il riccio.
La porta della stanza si aprì di nuovo, interrompendoli.
Tornati nelle loro solite vesti, Sally e Antoine raggiunsero i loro amici. Erano piuttosto sconvolti da quella situazione, come tutti del resto.
-Spero che abbiate scoperto qualcosa, perché sto morendo dalla voglia di sapere il suo nome-
Il futuro re prese immediatamente parola, svelando un sottile sentimento di rabbia. Lui e Sally passarono le precedenti ore a rassicurare le loro famiglie, rilasciando un comunicato stampa ai giornalisti fuori dall’edificio. Anche la principessa era piuttosto fuori di sé, non per la cerimonia, ma per essere stata così impreparata ad una cosa del genere. Non avrebbe dovuto abbassare la guardia in quel modo, avrebbe dovuto sapere di essere stata un bersaglio così facile da raggiungere.
-Voi non dovreste essere qui- disse Sonic.
-Ci siamo sbrigati il più presto possibile per venire qui. Abbiamo il diritto di sapere cosa diavolo è successo a palazzo- rispose Sally.
Il riccio capì che la ragazza aveva totalmente abbandonato i panni da felice sposina, tornando ad essere l’irascibile principessa preoccupata per il suo regno.
-Sonic ha ragione, Sally. Non dovete rovinarvi ulteriormente la giornata, ce ne occuperemo noi- avvicinatasi, Bunnie cercò di placare l’amica.
-Sono già qui. A che serve rimandarli a casa, tanto non ci tornerebbero- intervenne Rob, che nel frattempo si era appoggiato al muro, portando di nuovo alla luce un sottile sarcasmo.
Sonic e gli altri non ebbero nemmeno il tempo di protestare, interrotti dal echidna rimasto immobile di fronte al vetro.
-Ragazzi..- disse attirando la loro attenzione, con un tono serio che caratterizzava la sua persona.
-Si è svegliato-
Accorsero affianco a lui, osservando il gatto incatenato alla parete. Stava lentamente prendendo conoscenza, sbattendo ripetutamente le palpebre per riprendersi dal sonno.
Rimasero tutti impietriti, continuando a fissare il prigioniero muoversi e prendere coscienza di dove si trovasse. Forse, il tempo delle risposte era finalmente arrivato.
-Okay, vado a fare quattro chiacchiere con lui-
Sorprendentemente, Sonic non ci pensò per più di una manciata di secondi a prendere quella situazione in mano. Avviatosi verso la porta d’entrata della stanza successiva, sentì qualcuno bloccarlo per il braccio sinistro.
-No, non lo farai. Dobbiamo aspettare gli agenti del G.U.N.- fu Antoine a fermarlo, visibilmente provato da quel momento.
-Stiamo passando una notte insonne a causa sua. Prima che arrivi G.U.N., voglio aver ottenuto le risposte che merito- rispose deciso il riccio, staccandosi con calma dalla presa del coyote.
-Lo vogliamo tutti, ma dobbiamo rispettare gli ordini, quindi rimarrai qui- protestò Antoine, ma il riccio sembrava deciso a scoprire la verità.
Gli sorrise quasi in tono  beffardo, riportando a sé il suo lato menefreghista verso le sfere gerarchiche più alte.
-Che mi sbattano in galera allora. Io entro comunque-
Questa volta il Comandante della Guardia Reale non provò a fermarlo, lasciando che varcasse la porta come voleva, provando un leggero fastidio nel suo comportamento. D’altronde, era del riccio più veloce di Mobius che stava parlando, non lo ha mai persuaso una sola volta in vita sua e non vedeva alcun motivo per cui doveva farlo adesso.
Gli altri erano rimasti a guardarli in silenzio, compresa Sally, che più di tutti voleva delle risposte dal prigioniero. Si avvicinò al marito, poggiandogli una mano sulla spalla, quasi come se volesse consolarlo.
-Lascialo fare. Almeno così scopriremo qualcosa-
 
Sonic the Hedgehog non si era mai tirato indietro quando bisognava buttarsi a capofitto in qualunque situazione assurda. Sicuramente non lo avrebbe fatto nemmeno ora, di fronte ad un inerme gatto incatenato come un qualunque prigioniero di guerra. Voleva sapere la verità, fregandosene altamente di quali erano gli ordini. Qualcosa dentro di lui lo costringeva comunque a mantenersi sull’allerta, rimanendo a distanza dalla figura dello straniero. Lo vide alzare lentamente la testa mentre si manteneva in ginocchio sul pavimento, forse ancora dolorante per il suo miracoloso intervento in ospedale. I suoi occhi incrociarono di nuovo quelli del riccio, esattamente come qualche ora prima, ma questa volta Sonic notò qualcosa di diverso. Alla luce artificiale dei neon, il ragazzo poté percepire una sensazione di sollievo farsi strada nella mente del gatto. Non sapeva dire esattamente il perché ne fosse così sicuro, ma sentiva di aver centrato in pieno il sentimento che quello sconosciuto provava nel vederlo.
-Buongiorno. Hai dormito parecchio, sai?- cominciò Sonic.
Quasi come pervaso dalla fatica, il suo interlocutore si guardava intorno, notando lo specchio posto sulla parente accanto a loro. Non era un’idiota, pensò il riccio, avrà già capito dove si trovava.
-Perché.. perché sono incatenato?-
La sua voce aveva un tono stanco e provato, come chi aveva scalato un immensa montagna senza mai fermarsi.
-Mi dispiace, ma qui le domande le faccio io, almeno per ora. Perché non cominci col dirmi chi sei, innanzitutto- Sonic era fermo e deciso nei suoi  modi.
Non aveva la più pallida idea di chi fosse quell’essere e non sapeva nemmeno se definirlo un Mobiano a dir la verità. Prese una sedia trovata in un angolo della stanza, mettendola ad un metro circa di distanza dal gatto. Sedutosi su di essa, Sonic ritornò a fissarlo negli occhi, aspettando con ansia che ritornasse a parlare.
-Mi chiamo Cable..-
Finalmente, ecco svelato il nome del misterioso individuo.
Osservandolo, il riccio capì inoltre che doveva avere all’incirca la sua età. Tra i venti e venticinque, ad occhio e croce.
-Piacere di conoscerti, Cable. Io mi chiamo..-
-So chi sei-
Interrompendolo bruscamente, Cable abbassò lo sguardo, quasi come se fosse rattristato per un motivo del tutto sconosciuto. Sonic inarcò il sopracciglio, confuso ed incuriosito sempre più.
La sua teoria che questo Cable potesse essere lì per lui andava a prendere forma, ma era meglio non azzardare nessuna conclusione. E poi, lui era un membro dei Freedom Fighters, la sua fama aveva ormai spopolato da tempo in tutto il mondo, non doveva stupirsi se qualcuno sapesse già il suo nome e la sua storia.
-La mia fama mi precede. Almeno non devo stare qui a raccontarti chi sono e cosa faccio nel tempo libero- commentò ironico il riccio.
Cable lo guardò impassibile, non trovando nessuna ragione per abbandonarsi a qualche battuta di spirito in un momento come quello.
-Ora, perché non mi dici cosa vuoi e perché sei qui- continuò Sonic.
-Non posso crederci..-
Sembrava che non lo stesse davvero ascoltando. Forse era più occupato a fare mente locale su ciò che era successo. Era assorto nei suoi pensieri e il riccio lo vide chiaramente.
-Cosa intendi dire?-
-Ti immaginavo diverso da quello che mi ha sempre raccontato. Mi aveva detto che eri un tipo spavaldo, ma ora che ti ho qui di fronte è come se non avessi la minima idea di chi tu sia-
Non capì una parola di quello che disse. Evidentemente era ancora in uno stato del tutto confusionale, anche se manteneva una calma quasi glaciale.
Poi le attenzioni di Sonic si concentrarono su un unico dettaglio.
-A chi ti riferisci? Chi ti avrebbe parlato di me?-
-Abbiamo un amico in comune..- rispose rassegnato.
La curiosità lo stringeva in una morsa da cui era impossibile liberarsi. Continuava a squadrarlo dalla testa ai piedi, sentendosi ancora più confuso di quanto non lo fosse prima.
-Quando ti decidi a spiegarmi di che stai parlando? Hai combinato un bel casino, ma non ho ancora capito se lo hai fatto volutamente o meno. Eri ridotto da schifo fino qualche ora fa e adesso sei tutto intero senza nemmeno l’ombra di una cicatrice. Sono un tipo che si stanca facilmente di tutti questi giri di parole, quindi ti conviene parlare prima che G.U.N. ti prenda sotto la sua custodia e decida di farti sputare il rospo a modo loro. Non sono qui per minacciarti, sono qui per cercare di capire e, se sei quello che penso, voglio aiutarti-
Quel discorso venne fuori tutto d’un fiato, preso  dall’esasperazione di non riuscire a venire a capo dell’enigma. Credeva davvero che, qualsiasi cosa stesse succedendo, non era il gatto ad essere il cattivo. Era strano, quasi totalmente inspiegabile, ma Sonic capiva dal suo sguardo che c’era molto di più di cui preoccuparsi e non era lui la minaccia più grande, ammesso che ce ne fosse una.
Cable lo fissò intensamente negli occhi, sospirando e rassegnandosi a ciò che stava per dire.
-È proprio questo il punto. Non sei tu che devi aiutare me, sono qui per il contrario-
Cadde il silenzio, come una pioggia fredda e sottile sulle loro teste.
Il riccio pensò che i suoi compagni, avendo ascoltato sicuramente in silenzio quel dialogo, avessero cambiato totalmente umore, passando dalla rabbia alla consapevolezza di qualcosa di ancora sconosciuto.
-Vengo da un posto molto lontano per voi, ma per me è come se non me ne fossi mai andato da lì. So che ciò che stai per sentire sarà talmente assurdo da non riuscire a credermi, ma devi fidarti di me. Ti chiedo uno sforzo immane essendo un perfetto sconosciuto per tutti voi, ma ti prego, ti scongiuro, di darmi la tua più totale fiducia-
Vide nei suoi occhi una scintilla, come se stesse per adempire a chissà quale compito da portare a termine. L’attenzione del riccio era stata totalmente catturata dalla sua voce, forte e determinata come la sua e dei suoi amici durante le battaglie.
-Io vengo dal futuro-
Un proiettile, pensò Sonic.
Quella frase ruppe la sua mente con la velocità e la forza di un proiettile. Lentamente, un sorriso apparve sul suo volto, concedendosi un piccola risata beffarda.
Cable parve innervosirsi alla sua reazione, ma in cuor suo sapeva che sarebbe andata così.
-Avevi ragione a dirmi che non mi sarei fidato di te. Conosco un solo essere capace di viaggiare nel tempo e tu non gli somigli nemmeno un po’- rispose Sonic, ritornando a fissarlo con serietà.
Non aveva idea di quale assurdo gioco stesse giocando quel gatto, ma non si sarebbe fatto abbindolare così facilmente.
-Infatti è stato lui a mandarmi qui-
Il riccio sbarrò gli occhi per lo stupore. Era come se le menti di entrambi si fossero soffermate su un unico nome. Un pacifico riccio bianco conosciuto anni fa.
-Non può essere..- sibilò Sonic.
-Invece è così e devi starmi a sentire. C’è in gioco il destino di tutti noi se non ci muoviamo in fretta!-
Cable non gli diede nemmeno il tempo di riunire tutti i pezzi di quella incredibile situazione. Sonic abbassò lo sguardo, fissando il vuoto per qualche istante.
Silver the Hedgehog.
C’era lui dietro tutto questo?
-So che è difficile, ma devi credermi- ripeté Cable.
Questa volta parlò con  un tono più calmo, trattenendo la sua evidente agitazione. Sonic tornò ad incrociare il suo sguardo. Gli balenò in mente l’assurda idea che, forse, lo sconosciuto di fronte a lui gli stesse dicendo la verità. Per quanto assurdo potesse essere, le loro domande avevano trovato una risposta.
Non riusciva a parlare, era troppo sconvolto dal pensiero che un Mobiano fosse tornato indietro nel tempo da loro per avvertirli.
Avvertirli di cosa?
-Se stai dicendo la verità, perché Silver avrebbe mandato te nel passato? Perché non è venuto lui di persona?-
A quella domanda, il riccio vide la tenacia di Cable affievolirsi, portandolo a scoprire una ferita non ancora rimarginata.
-Lui.. è morto-
Mentre il gatto abbassava lo sguardo, Sonic impallidì alle sue parole. In un breve attimo, lasciò che la rabbia prendesse il controllo, portandolo ad alzarsi di scatto dalla sedia.
Si mosse così bruscamente e in fretta da spingerla lontano da lui, rimanendo fermo al suo posto, a pugni chiusi.
-Stai per scoprire che la mia pazienza ha un limite. Voglio la verità e la voglio adesso: chi sei?-
-Ascoltami, devi credermi. Tutto quello che ti ho detto è la verità!-
Sonic non poteva rassegnarsi a quell’idea. Era impossibile pensare che uno dei suoi amici.. una delle persone più valorose che abbia mai conosciuto.. non ci fosse più.
-Non posso crederti. Per quanto ne sappia, potresti esserti inventato tutto-
-La tasca della mia tuta..-
-Cosa?-
Nello sguardo di Cable non c’era più alcuna traccia di quel fuoco che il riccio vide poco prima. Vi era solo un barlume di speranza, come se stesse per giocare la sua ultima carta.
-Nella tasca della mia tuta.. c’è qualcosa che Silver mi ha dato.. qualcosa di tuo-
Non ebbe il tempo di  finire la frase.
Interrotti dal rumore della porta aperta con forza, i soldati del G.U.N. entrarono di soppiatto, puntando le armi contro il gatto. Insieme a loro, due vecchie conoscenze del riccio lo guardarono impassibili.
Shadow the Hedgehog e Rouge the Bat, uno accanto all’altra, si avvicinarono al prigioniero, squadrandolo come un qualsiasi nemico di Mobius.
Cable rimase zitto ad osservarli. Sembrava conoscere anche loro, pensò Sonic.
-Ti avevo detto di aspettarci- disse Shadow, lanciando un’occhiata accusatoria verso il suo rivale.
Il riccio blu notò che i suoi amici erano sull’uscio della porta ad osservarli. Non avevano potuto fermarli dai loro scopi.
-Così questo sarebbe l’imbucato del matrimonio?-
Avvicinatasi, Rouge si abbassò all’altezza del prigioniero, guardandolo divertita. Lui sapeva il perché erano lì, ma non si fece intimorire dagli sguardi dei due agenti, tornando a rivolgersi verso Sonic.
-Ascoltami, dobbiamo fermarli prima che sia troppo tardi! Attaccheranno Angel Island questa mattina! Dobbiamo prepararci o sarà..!-
Non lasciandogli il tempo di finire la frase, un soldato lo colpì in pieno volto con il calcio del proprio fucile sotto ordine del riccio nero, facendogli perdere i sensi.
-Che state facendo!? Fermi!- protestò Sonic.
I soldati non lo degnarono nemmeno di uno sguardo mentre slegarono Cable dalle catene.
-Stanne fuori faker. Adesso è un nostro affare-
Shadow si parò fra il suo rivale e i soldati, guardandolo con tono intimidatorio.
L’agente del G.U.N. era famoso per il suo cinismo oltre che per i suoi poteri, ma Sonic non si era mai infuriato per questo in passato. Sentiva che stavano interrompendo qualcosa di importante, qualcosa di vitale per tutti loro.
-Non ha fatto niente, lo sai. Non potete trattarlo come un criminale senza aver commesso un reato- insistette il riccio blu.
-Chiunque sia, è sbucato fuori durante il matrimonio reale spaventando tutti. Chi ti dice che non era lì per aggredire il re o la sua famiglia?- intervenne Rouge.
-Quale razza di terrorista si presenta ferito a morte per fare un attentato!? Non è qui per attaccarci, è qui per avvertirci!-
-Ti stai rammollendo, Sonic. Dai la tua fiducia ad uno sconosciuto solo perché ti ha fatto un bel discorsetto? Ho sempre pensato che fossi un ingenuo, ma non fino a questo punto-
Quel commento di Shadow fece bollire il sangue del riccio. Odiava essere schernito in quel modo da un suo rivale, soprattutto se si trattava di lui, uno dei più odiosi Mobiani che avesse mai incontrato.
Sentì avvicinarsi dietro di lui Antoine e Knuckels, anche loro indispettiti dalle parole del riccio nero.
-Non abbiamo tempo per le vostre liti ora. Dobbiamo portarlo alla base in fretta, voglio tornare a dormire-
Rouge interruppe sul nascere l’imminente litigio, dando l’ordine ai soldati di trasportare Cable sul loro aereo.
Shadow lanciò un’ultima occhiata verso i Freedom Fighters, per poi uscire dalla stanza insieme al plotone del G.U.N..
-Knuckels, tu non dici niente?-
Rivoltosi verso l’echidna, Sonic gli portò alla mente l’avvertimento del gatto.
-Non so cosa sta succedendo, ma se quello che ha detto è vero, sarà meglio che me ne torni a casa- rispose seccamente.
Era stanco, ma soprattutto, era turbato più di tutti.
Chi mai potrebbe attaccare Angel Island?
 
Rientrati alla base, Sonic, Amy, Bunnie, Tails e Rob trovarono qualcuno addormentato sul divano del loro salotto.
-Cream, svegliati. Ti porto nella tua camera- sussurrò Amy accarezzandole le spalle.
-Cosa.. cosa è successo? Avete scoperto qualcosa?- chiese la coniglia svegliandosi.
La ragazza la aiutò ad alzarsi, dando uno sguardo ai volti dei suoi amici. Sarebbero crollati a terra se non sarebbero andati immediatamente a riposarsi.
-Te lo racconto io prima di andare a dormire, promesso- disse lasciando la stanza insieme a lei.
I quattro rimasti si guardarono fra di loro in silenzio, non sapendo cosa dire per confortarsi.
Una sola domanda continuava a rimanere nei loro pensieri.
Era vero?
Qualcuno quella mattina avrebbe attaccato Angel Island?
-Meglio andare a dormire. Domani mattina ne discuteremo con calma- annunciò Bunnie, l’unica che manteneva la mente abbastanza lucida da capire cosa era meglio fare al momento.
-Voi cominciate ad andare nelle vostre stanze. Io vado a fare quattro passi qui fuori- rispose Sonic.
-Non dirmi che vuoi farti una corsa a quest’ora?- chiese stupito Rob.
Il riccio si era già avviato verso l’uscita, slacciando il papillon che la mattina precedente lo aveva portato all’esasperazione. Chiuse la porta senza rispondere, lasciando i suoi compagni ai propri dubbi.
Tails aveva con sé la tuta di Cable dentro una valigia. Quando arrivarono Shadow e Rouge, aveva fatto in modo di nasconderla. Non c’era tanto da esaminare, sembrava una tuta militare non diversa dalle uniformi che aveva già visto, non aveva niente di particolare, soprattutto se era ridotta ad uno straccio insanguinato, ma forse valeva la pena conservarla.
-Io.. credo che passerò la notte nella mia officina. Ho bisogno di qualcosa per distrarmi un po’- anche la volpe si congedò ai suoi amici, salutandoli in modo meno affettuoso del solito.
Rimasero solo Rob e Bunnie nella stanza, sentendo scendere lentamente l’imbarazzo tra di loro.
Si guardarono negli occhi, senza sapere cosa dirsi per darsi la buonanotte.
-Bunnie.. mi dispiace. Prima mi sono comportato male perché ero troppo nervoso. Scusami..- disse l’arciere.
-Fa niente Rob. Credo che abbiamo bisogno entrambi di una bella dormita. Se quel Cable ha ragione, tra qualche ora potrai sfogare il tuo nervosismo su qualcun altro-
La ragazza non gli disse altro, lasciò solo quel commento acido nei confronti del riccio.
Nel silenzio, Rob sentì di essere stato un gran maleducato, ma cercò di non dargli più peso del necessario.
Se non avesse chiuso occhio quella notte, sarebbe stato pervaso dalla paura che quel gatto, chiunque sia, potesse aver ragione.
 
Alle cinque e mezzo del mattino, un riccio respirava profondamente l’aria fredda della notte
Camminando a passo lento su quel soffice prato verde, Sonic the Hedgehog riviveva la giornata nella sua mente, ripassando i momenti più importanti. Si soffermava a lungo su alcuni dettagli, incredulo su quante cose erano accadute in un singolo giorno.
Cable, un misterioso gatto nero che sosteneva di venire dal futuro, arrivato lì per avvertirli di un pericolo imminente. Maledì Shadow per l’ennesima volta, forse con più rabbia rispetto al passato.
Se lo avesse lasciato parlare, se non lo avesse interrotto.. avrebbe di sicuro rivelato il nome di quella fantomatica minaccia.
Si fermò, ripensando alle parole del suo rivale prima che portasse via il suo prigioniero. Forse era davvero un rammollito.. forse si era davvero lasciato abbindolare dalle sue parole. Magari, non appena lo avesse liberato, Cable avrebbe estratto gli artigli e lo avrebbe colpito alle spalle, rivelandosi come la vera minaccia da affrontare. Strinse i pugni a quel pensiero, trattenendo la rabbia.
Tutti quei “forse” e nessuna certezza. Se quello che sosteneva era vero, lo avrebbe scoperto comunque dopo il sorgere del sole.
Qualcuno avrebbe davvero attaccato la casa di Knuckels quella mattina?
Fece per riprendere quel passo lento e pieno di incertezze quando, come un ennesimo fulmine in quella giornata piena di sorprese, una sola frase prese possesso della sua attenzione.
-Sono un’idiota..- sibilò voltando verso la base.
 
Dal finestrino dell’aereo assegnatogli da Sally per l’occasione, Knuckels guardava cupo Echidnapolis, la città sede della sua specie, i forti e orgogliosi echidna. Più di una volta il suo popolo era stato sull’orlo dell’estinzione, prima ancora  della sua nascita, ma nel suo destino era scritto qualcosa che continuava a farli sopravvivere, secolo dopo secolo. Era fiero della sua discendenza, era la cosa che lo costringeva ad andare avanti verso ogni avversità. Julie-Su era accanto a lui, con la testa poggiata sulla spalla del fidanzato. Non riuscì ad appisolarsi seduta sul sedile, continuava a pensare a quel gatto chiamato Cable e al suo tono disperato alla ricerca di fiducia.
Non si erano parlati molto durante il tragitto, preferivano rimandare eventuali discussioni a domani. Dopo qualche minuto  passato a sorvolare la loro città natale, i due riuscirono a scorgere la loro attuale casa, Angel Island.
Nessuno sapeva con certezza il perché quell’incredibile luogo esistesse. Persino nei testi più antichi dei saggi echidna si faceva riferimento alla sua creazione come qualcosa di mistico, come una leggenda impossibile da spiegare già alla sua nascita. Una sola cosa era certa: era il Master Emerald la causa della sua natura. L’enorme potere dello smeraldo consentiva all’isola di tenersi in cielo.
Più di una volta Knuckels si era trovato a chiedere di cosa potesse essere capace un oggetto con una simile energia. Era di proprietà degli echidna da millenni ormai, custodendolo e proteggendolo con tutte le loro forze, anche a costo della vita. La famiglia dell’echidna rossa aveva questo incarico, ed è in base a questo ideale che era stato educato. Non ha mai rimpianto la sua infanzia, nemmeno una volta. Non era stato un bambino come gli altri, ma il fatto di avere a carico un compito così importante lo aveva reso il guerriero che era oggi. Avrebbe protetto il Master Emerald fino alla fine, senza maledire nemmeno per un momento la sua vita da guardiano.
Scesi dall’aereo, atterrato in una zona spianata poco lontana dal tempio, i due fidanzati vennero accolti da altri loro simili, ovvero i soldati messi a guardia dello smeraldo gigante durante l’assenza di Knuckels.
Salutarono il guardiano con un gesto militare mentre questo si dirigeva verso la dimora del magico oggetto.
-Non credo che tu debba rimanere qui. Dovresti tornare a Echidnapolis e riposarti- disse l’echidna alla sua compagna.
-Non ho bisogno di riposarmi. Voglio rimanere qui con te-
Aveva affrontato quel discorso tante altre volte e, alla fine, Julie-Su ne era sempre uscita vincitrice. Soprattutto perché Knuckels non protestava per davvero. In quel momento, dopo aver sentito le avvertenze di un perfetto sconosciuto sicuro di quello che diceva, la cosa era totalmente diversa.
-Non c’è motivo per cui tu rimanga qui. Non abbiamo nessuna certezza su quel Cable. È probabile che volesse solo spaventarci per compiere chissà quale piano-
Il ragazzo la aveva presa per le spalle, guardandola dritta negli occhi per esprimere a pieno il suo disappunto.
-Sappiamo entrambi che tu credi il contrario- rispose la ragazza.
L’echidna si ammutolì, non trovando alcun motivo per protestare se non la più egoistica voglia di rimanere da solo con lo smeraldo, in modo tale da poter fare mente locale sui suoi veri sentimenti.
Non sapeva dire se avesse davvero paura o se fosse suggestionato da quegli stupidi avvertimenti.
-Ammesso che tu abbia ragione e che anche lui abbia ragione, preferisco sapere che sei al sicuro in città piuttosto che qui con me in prima fila. Ci saranno anche i soldati qui con me, non preoccuparti-
L’insistenza di Knuckels era indistruttibile, pensò  la ragazza.
-Pensi ancora che sia debole?- chiese indispettita.
-No, sei la persona più forte che conosca. Non voglio che tu rimanga qui con me perché se questa mattina accadrà davvero qualcosa di brutto voglio saperti al sicuro e il più lontano possibile-
Si guardarono negli occhi per pochi attimi prima di scambiarsi un tenero bacio.
Dopo un intenso momento passato ad abbracciarsi, Julie-Su lasciò la presa, voltandogli le spalle e dirigendosi via dal tempio.
Voleva accontentarlo con tutta sé stessa, ma non lo avrebbe mai lasciato da solo.
 
Sonic entrò lentamente nel laboratorio di Tails, stando attento a non fare troppo rumore. Come si era aspettato, la volpe stava dormendo sulla scrivania. Sembrava avere un sonno disturbato, come se la sua mente stesse ancora elaborando chissà quale teoria per spiegare ciò che aveva visto poco tempo prima.
Il riccio non volle comunque svegliarlo. La sua attenzione era rivolta verso la valigia posta poco lontana da lui, su un tavolo che l’amico usava per esaminare qualche diavoleria scoperta nelle loro avventure. La aprì cercando di essere il più silenzioso possibile. Prima di osservarla più da vicino tra le sue mani, squadrò quei rimasugli di quella che un tempo doveva essere una tuta. Sembrava che in passato dovesse avere delle giunture di cuoio o qualcos’altro, come una veste militare o simili.
La prese in mano senza alcun timore di sporcarsi del sangue di Cable, ormai del tutto coagulato sul tessuto. Dopo poco tempo passato ad esaminarla, Sonic incontrò qualcosa di solido al suo tatto.
Vide un cerniera e capì che era quella la fantomatica tasca che cercava. Pensò che quel qualcosa che aveva toccato sembrava essere un pezzo di cartone o di un foglio, magari il ritaglio di un giornale, ma forse stava divagando.
Tirò fuori dalla tasca l’oggetto, osservandolo sotto la luce della luna che filtrava dalla finestra.
Sbarrò gli occhi per lo stupore, sentendosi il fiato mancare e le forze venirgli meno. Era malridotta e con alcuni angoli visibilmente bruciacchiati, ma avrebbe riconosciuto quella fotografia in qualsiasi situazione.
Era la stessa che teneva nella tasca della sua giacca durante il matrimonio.
Era la foto del compleanno di Tails di otto anni fa.

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Capitolo 4
*** Alle prime luci dell'alba ***


3.
Alle prime luci dell’alba

 

 Dimmi qual è la cosa a cui tieni di più..
Brucia questo posto. Tutto e tutti.
..affinché io possa strappartela.
I miei amici..
Non puoi uccidermi.
..la mia famiglia!
Abbi cura di te, fratello.
Devi fermare questa guerra.
Stanno arrivando.
Fermala prima che cominci.
Sono qui.

 La testa gli doleva più di prima. La sentiva così pesante da non riuscire ad aprire gli occhi. Tutte quelle voci rimbombavano fortissimo nella sua mente, tutte insieme e in ordine del tutto confuso.
Riuscì comunque a riconoscerle dalla prima fino all’ultima. Gli sembrava di aver rivissuto tutta la sua vita dall’inizio fino a quel momento. Riuscì ad aprire gli occhi, accorgendosi di stare ancora tremando come una foglia. Sentiva il cuore battergli così forte da dargli l’assurdo timore che potesse esplodergli il petto. La vista era ancora molto offuscata, ma percepiva di non essere più nella stanza con Sonic.
Questa dove si trovava ora era decisamente più piccola, senza nessun tipo di mobilio se non un piccolo letto accanto a lui. Trovandosi sdraiato in modo scomposto sul pavimento, pensò che lo dovevano averlo steso lì mentre era svenuto. I suoi occhi si abituarono lentamente, costatando definitivamente di essere da tutt’altra parte rispetto a prima. Era una minuscola cella, la cui unica entrata era protetta da una strana luce viola. Si affacciava verso altre stanze del medesimo tipo, protette da luci dello stesso colore.
Tirò un sospiro di sollievo, poiché gli era andata meglio di quanto si aspettasse.
Doveva essere la base del G.U.N. nei pressi di Emerald Town. Non era un bene che si trovasse lì, ma almeno non lo avevano già spedito in qualche carcere di massima sicurezza chissà dove su Mobius.
Tirandosi faticosamente su, Cable si sedette sul letto, appoggiando la schiena al freddo cemento della parete. Non lo avevano creduto, era andata esattamente come si aspettava.
Pensò che forse era riuscito a convincere Sonic, ripensando al suo sguardo mentre cercava di spiegare cosa stesse accadendo, ma non aveva nessuna certezza al riguardo. Se avesse avuto cinque minuti in più, se non gli avessero quasi spaccato la testa per mandarlo a nanna.. se non fosse stato per lui..Shadow the Hedgehog.
L’arma perfetta.
La forma di vita definitiva.
Per lui era una leggenda, uno di quegli esseri unici al mondo ed irripetibili. Trovarselo di fronte gli fece uno strano effetto, come se stesse rivivendo uno di quegli assurdi sogni sui racconti di..
-Silver.. perdonami..-
Sospirò quelle parole mentre abbassava il capo, sentendo un enorme sconforto infettarlo dall’interno.
Non era riuscito a convincerli, indipendentemente da chi fosse la colpa. Che ore erano? L’alba era già sorta?
Non lo sapeva, ma un barlume di speranza gli diede la forza di pensare positivo.
Se loro avessero già fatto la loro comparsa avrebbe visto o quanto meno sentito un gran via vai di soldati.
Emerald Town poteva essere a 250 Km di distanza, forse anche un po’ di più, ma quella era l’unica base abbastanza vicina ad Angel Island da essere contattata in caso di emergenza.
Forse è per questo che l’avevano portato proprio lì, magari era riuscito in parte a convincerli del pericolo imminente. Qualunque fosse il motivo, poco importava al momento.
Doveva riprendersi in fretta dal sonno per prepararsi ad uscire da quella cella. Non era arrivato fin lì per rimanere a guardare mentre distruggevano il suo mondo.
Non gli avrebbe permesso di vincere ancora una volta.

Ad un migliaio di Km di distanza dalla sua prigione, Cable the Cat non immaginava di non essere l’unico ad essersi svegliato in quel momento.
Coperta dal caldo lenzuolo del suo nuovo letto, la principessa Sally Acorn sentì una lieve brezza percorrerle il volto. Il suo sonno fu così leggero da permettergli di svegliarsi quasi subito, aprendo lentamente gli occhi. Accanto a lei vi era un posto vuoto, poco a soqquadro rispetto al suo.
Alzando gli occhi, vide la finestra del suo balcone aperta, scorgendo una figura affacciata alle ornate ringhiere del palazzo intento a guardare immobile il sole levarsi lentamente in cielo. Con addosso solo un sottile pigiama di seta, la ragazza si avvicinò a piedi nudi verso l’uscio della finestra aperta, guardando il suo amante assorto in chissà quali pensieri.
Non era poi così difficile per lei capire quali fossero.
-Qualcosa mi dice che non hai dormito, vero?- disse richiamando a sé la sua attenzione.
Antoine D’Coolette si girò verso di lei, sforzandosi di mostrargli un sorriso sereno.
-Non volevo svegliarti, scusami-
-Non importa. Perché invece non mi  dici a cosa stai pensando?-
Quando fu abbastanza vicina, Sally si lasciò andare ad un affettuoso abbraccio, inspirando il profumo di suo marito.
-Non serve che ti risponda, è facile scoprirlo..-
Dopo essere tornati nella loro residenza, Antoine cercò di svagare la mente per concedersi un sonno di fuga da quello che sarebbe dovuto essere il giorno più bello della sua vita.
A svegliarlo fu un sogno del tutto inspiegabile, fatto di immagini e suoni mai visti e uditi prima. Era come se delle strane ombre lo stessero osservando da molto lontano, dandogli un senso di inquietudine ed insicurezza. Ricordò soprattutto una voce femminile, del tutto differente da quella di sua moglie o delle sue amiche.
Era come una strana cantilena, o una filastrocca per essere più precisi. Una di quelle che si cantano ai bambini per farli addormentare.
Sally interruppe i suoi pensieri con un tenero bacio sulla guancia, riportandolo fra le sue braccia.
-Cosa pensi che dovremmo fare?- chiese lei.
Esitò un attimo prima di rispondere, sforzandosi di non trapelare niente riguardo quell’assurdo delirio onirico nella sua testa.
-Forse dovremmo andare alla base da Sonic e gli altri, magari giusto per sentirci più sicuri-
-Credi alle sue parole, quindi?-
-Io credo che ci sia qualcosa che non va, è l’unica cosa di cui sono assolutamente certo. Abbiamo visto così tante cose in questi anni da non doverci stupire se si parla di viaggi nel tempo. Tu?-
Dopo aver ricambiato il bacio, Antoine prese il volto di Sally fra le sue mani, osservando i suoi meravigliosi occhi castani.
Era turbata quanto lui.
Se avesse ragione?
Questa era la domanda che voleva porgli. Tuttavia, le parole gli morirono prima ancora di risalire per la sua gola, decidendo che forse era meglio cambiare argomento.
-Non voglio parlare di questo. Siamo sposati da un giorno e mi sembra assurdo aver passato la luna di miele a capire se un gatto mai visto prima venga davvero dal futuro o meno- disse decisa.
Sperò che il ragazzo non si accorgesse del suo disagio, cercando di distogliere lo sguardo dai suoi occhi indagatori.
-Magari questa notte andrà meglio- commentò lui con sorriso.
Questa volta era uno sincero, venuto fuori dal profondo amore che sentiva verso di lei.
Rimasero abbracciati per un po’ mentre le prime luci dell’alba annunciavano l’inizio di un nuovo giorno.

Nella cameretta di Cream the Rabbit, una riccia rosa stava dormendo seduta su una sedia. Quando riprese lentamente conoscenza, vide la sua amica più giovane riposare beatamente rannicchiata fra le lenzuola.Dopo essersi strofinata gli occhi, diede uno sguardo all’orologio sul comodino accanto a lei.Erano appena scoccate le sette e dalla finestra vide le prime luci del sole illuminare la stanza.
Aveva dormito per circa due ore dopo aver raccontato tutto a Cream. Mentre la guardava riposare, Amy Rose pensava a quanto fosse speciale per loro. Più che dal punto di vista della squadra era sul piano di amicizia quello a cui si riferiva. Per loro era ancora troppo piccola per entrare a far parte dei Freedom Fighters, nonostante abbia dimostrato una innata capacità nel combattimento. Era troppo ingenua e troppo buona per stare in prima linea con loro, per questo preferirono aspettare che crescesse. Era anche per questo motivo che l’avevano mandata alla base ieri sera, quando loro dovevano dirigersi all’ospedale con Cable. Sospirò profondamente ripensando a lui, sentendosi ancora più confusa di quanto non lo fosse prima. Il suo organismo pretendeva che si stendesse nel suo letto per sprofondare di nuovo in un sonno tormentato, ma il suo corpo si diresse fuori dalla cameretta della sua amica, chiudendosi in bagno per darsi una svegliata. Indossava ancora il suo abito da damigella, ormai sgualcito e privo della sua lucentezza. Lo sfilò senza preoccuparsi del fatto che costava un occhio della testa o che aveva passato più di tre ore insieme a Sally e le altre a sceglierlo. Mentre si concedeva una doccia fredda per togliersi di dosso il torpore del sonno, pensava a cosa avrebbe dovuto fare non appena avesse varcato la soglia della porta del bagno. Svegliare tutti ed esclamare “Sveglia! È mattina e il sole splende!” non le sembrava la cosa più adatta. Avrebbe di sicuro fatto la figura della demente.
Come avrebbe dovuto affrontare quella situazione? Appena tutti si sarebbero riuniti, ci sarebbe stato un abissale silenzio fino alla fine di.. cosa?
Di quella mattina? Di quella giornata?
Dopo essersi asciugata indossò il suo solito vestito rosso, sentendosi più comoda e a suo agio nei suoi vecchi panni. Lo trovava buffo, ma era l’unica cosa di cui era veramente certa. Varcata la porta, decise di cominciare la giornata con una tazza di caffè. Come colazione era misera, ma non avrebbe voluto mangiare o bere nient’altro dopo di quello. D’altronde, erano le sette del mattino, probabilmente era l’unica già sveglia nella base, potendo permettersi di stare in santa pace senza i battibecchi con Ron o Sonic. Quella convinzione, però, venne spazzata via quando varcò la soglia della cucina.
Seduto di fronte al tavolo, un riccio ancora in abito elegante teneva la testa nascosta fra le sue mani. Di fronte a lui c’era una foto malridotta dall’aria molto vecchia.
-Sonic..- disse Amy avvicinandosi a lui.
Il ragazzo non diede segno di risposta, costringendo Amy a scuoterlo lievemente per la spalla.
Quell’inquietante silenzio fece preoccupare la ragazza, che posò gli occhi sulla fotografia cercando una spiegazione al comportamento del suo amico. La riconobbe fin da subito come il ricordo del compleanno di Tails, quando andarono a festeggiare su una spiaggia a South Island. Non riuscì a spiegarsi perché mai era così rovinata come se fosse l’unico sopravvissuto ad un incendio.
-Era nella tasca della sua tuta..-
La ragazza si girò verso Sonic, notando lo sguardo stanco di chi non aveva chiuso occhio nemmeno per un secondo.
-Cosa? Di chi parli?- chiese titubante.
-Cable.. ha detto che nei suoi vestiti avrei trovato qualcosa di mio.. quella foto- spiegò rivolgendo un breve sguardo all’oggetto della sua insonnia.
Amy sgranò gli occhi, guardando nello stesso punto di Sonic.
-Sveglia gli altri- disse alzandosi dalla sedia -Dobbiamo andare ad Angel Island-

 

Tastando i muri della sua piccola cella, Cable era deciso a non aspettare un minuto di più. Con o senza di loro, doveva tentare di fermare i suoi nemici prima che cominciassero la loro opera. Ci doveva essere sicuramente un magazzino di aerei pronti a decollare in quella base. Ne avrebbe preso uno senza farsi accorgere e si sarebbe diretto il più in fretta possibile sull’isola fluttuante dall’echidna rossa che rispondeva al nome di Knuckels. Stando a quanto gli avevano detto, lui era uno degli esseri più forti di Mobius e guardiano del Master Emerald. In qualche modo, avrebbe dovuto convincerlo che quei mostri sarebbero arrivati lì dare inizio al suo incubo..
No, non doveva pensarlo. Riportare alla mente le conseguenze del suo probabile fallimento lo avrebbe reso troppo instabile e nervoso da farsi catturare dai soldati del G.U.N..
Avvicinatosi ad un angolo della stanza, sentì con il palmo della mano una leggera vibrazione. Mentre sorrideva, capì di aver trovato ciò che cercava. La barriera viola che gli bloccava l’uscita era alimentata dal generatore principale, collegato ad esso tramite degli spessi tubi di rame che percorrevano tutte le celle. Se avesse interrotto il flusso di elettricità, avrebbe avuto la strada spianata almeno per il momento. Chiuse la mano destra in un pugno, lasciando che i suoi artigli uscissero dai suoi innesti. In presenza dei nemici, di fronte ad ogni difficoltà, quelli erano i suoi unici compagni che non lo avrebbero mai abbandonato e che lo avrebbero seguito fino alla morte. Chiuse gli occhi e digrignò i denti, consapevole dell’ennesimo dolore che stava per subire.
Poco importava per lui: niente lo avrebbe mai fatto soffrire quanto quello che gli avevano già fatto.
Affondò con un colpo secco i suoi artigli nel punto esatto dove si trovava il tubo, sentendo una scarica elettrica colpirgli tutto il braccio. Avrebbe voluto urlare per diminuire in minima parte la sofferenza, ma non poteva farsi scoprire dai suoi carcerieri. Il silenzio assoluto era l’unica richiesta che doveva rispettare per compiere la sua missione. Tirò via il braccio, sradicando un piccolo pezzo di cemento dalla parete. Il dolore scomparve lentamente, sentendo il suo stesso organismo provvedere da solo alle cure. Ringraziò quel suo particolare dono come aveva già fatto altre volte, dando poi un occhiata al varco della sua cella. La barriera non c’era più e non sentiva nessun rumore provenire al di fuori della stanza. Senza esitazione, Cable uscì da lì, dando un veloce sguardo intorno a lui. Pensò di nuovo di essere stato fortunato, perché quelle celle non erano adatte a contenere esseri come lui o altri dotati di chissà quale potere. Erano perlopiù usate come “residenza provvisoria”, se così potevano essere definite dai vari residenti. Percorse il corridoio alla sua destra, scorgendo l’ombra di qualcuno camminare di fronte a lui di spalle. Bloccatosi bruscamente, fissò il soldato senza fare il minimo rumore. Evidentemente era riuscito a non farsi sentire, beatificando qualsiasi santo lo stesse proteggendo da lassù. Si avvicinò con passo fermo al mobiano armato solo di un fucile d’assalto. Appena fu abbastanza vicino e più che sicuro che il colpo sarebbe andato a segno, il gatto allargò le braccia e strinse il soldato in una morsa. Lo sentì divincolarsi con tutta la forza che aveva mentre stringeva con il braccio sinistro il suo collo. Lo tenne stretto fino a quando non smise definitivamente di muoversi, segno che aveva perso definitivamente i sensi. Rimase per poco a guardarlo incosciente: il casco gli copriva il volto, non riuscendo di conseguenza a capire di che specie mobiana fosse, ma dalla sua stazza ipotizzò che fosse un po’ più giovane di lui. Non gli piacque affatto farlo, ma non aveva altra scelta. Non poteva ucciderlo, ma non poteva nemmeno lasciarlo dare l’allarme a tutti i suoi commilitoni. Superò il suo corpo, continuando a procedere spedito senza sapere dove stesse andando esattamente. Da quello che sapeva su quel tipo di base pensò che dovesse trattarsi di un avamposto specifico per la tutela ed il controllo delle città circostanti. Quindi non era una delle principali, il che significava che non doveva essere molto grande e che la pista di lancio doveva essere ad un piano superiore. Si trovò di fronte all’ascensore, assicurandosi che nessuno stesse scendendo da lui. Non poteva prenderlo, non era così stupido da commettere un errore simile, ma doveva trovare il modo di salire. Posò gli occhi sul muro alla sua sinistra, trovando una mappa dell’edificio. Il suo obiettivo era a sei piani sopra di lui, proprio come aveva pensato. Dall’immagine su quel muro capì che la base aveva una forma a torre, la cui parte più alta corrispondeva agli alloggi degli agenti e all’ufficio del comandante. Un bip dell’ascensore fece trasalire Cable.
Che lo avessero scoperto?
Non vedeva telecamere di nessun genere intorno a lui, quindi era poco probabile. Doveva essere un semplice controllo di routine e forse i soldati sarebbero stati al massimo due o tre. Comunque sia, doveva trovare un nascondiglio per non farsi beccare, o sarebbe dovuto ricorrere ai suoi artigli per uscirne, mietendo irrimediabilmente delle vittime. Il display sopra le porte dell’ascensore segnalava che erano a quattro piani sopra di lui. Dovette quindi ricorrere a mascherarsi, spogliando il soldato che aveva messo al tappeto per poi nasconderlo in fretta dentro la sua cella. Alla fine scoprì che era un coyote dal pelo marrone chiaro. Fece in tempo a mettersi il casco quando sentì dei passi provenire alle sue spalle.
Due soldati gli apparvero davanti, vestiti esattamente come l’altro.
-È l’ora del cambio. Puoi tornare agli alloggi- disse uno dei due con tono amichevole, quasi come se lo conoscesse.
-Grazie..- rispose cercando di mascherare la propria voce.
Sentì il cuore battergli poco più forte del normale, sperando che non lo sentissero respirare assiduamente da sotto quello scomodissimo casco.
Entrato nell’ascensore premette il pulsante relativo all’ottavo piano. C’erano addirittura piani che partivano dal -1 in giù, ma non era una cosa poi così assurda. Era comunque un base militare, attrezzata o meno che fosse, e doveva tenere gli occhi bene aperti. Quando l’ascensore si fermò lentamente e le porte si aprirono scorse finalmente la sala di decollo. Il pavimento era segnato con vari simboli relativi alle manovre da eseguire per le reclute, mentre su entrambi i lati vi erano parcheggiati dei jet con un solo posto per il guidatore. In fondo non c’era alcuna parete, mostrando un lunghissimo paesaggio verdeggiante e un sole che si levava in cielo indisturbato. Era molto più piccola di quanto immaginasse, ma non era un dettaglio per nulla rilevante. Si avvicinò agli aerei, notandone uno che sembrava essere il più sofisticato. Probabilmente non era mai stato nemmeno utilizzato ed era ancora nuovo di zecca. Si tolse bruscamente il casco dalla testa, gettandolo noncurante a terra. Mentre si toglieva quella scomodissima tuta, notò che non c’era nessuno. Non sentiva niente se non il suo stesso respiro, accennando ad un sorriso in segno di vittoria.
-Dove pensi di andare?-
Una voce fredda e calma provenne dalla direzione dell’ascensore. Si bloccò, sfilandosi lentamente l’ultimo guanto del soldato a cui aveva rubato i vestiti. Riconobbe immediatamente quella voce, così pacata e leggermente cupa da sembrare quella del gatto. Si girò lentamente verso di lui, osservandolo in una posa dritta e composta. Quella fortuna che precedentemente lo aveva baciato era ormai lontana dalle sue braccia, lasciandolo alla mercé dell’agente Shadow the Hedgehog.
-Sapevo che non mi sarei dovuto rinchiudere nella mia stanza in attesa di ordini- riprese il riccio nero squadrandolo con sufficienza dalla testa ai piedi.
Cable odiava quel tipo di sguardo, soprattutto in un momento cruciale come quello.
-Non amo i giri di parole, quindi sarò breve. Arrenditi senza protestare e lascia che ti riporti in cella-
La minaccia di Shadow non turbò minimamente il gatto, rimanendo anche lui fermo e sull’allerta al suo posto.
-Tu non capisci. C’è molto più in ballo di quello che credi. Se non ci muoviamo, Angel Island..-
-Risparmiati la tua patetica storiella sul viaggio temporale, con me non attacca- lo interruppe bruscamente l’agente del G.U.N..
-Non ti sto prendendo in giro. È la verità- protestò Cable.
-Sai, ne ho sentite di balle in vita mia e la tua è sinceramente la più fantasiosa. Ora la sceneggiata è finita, però. Arrenditi ora e non ti farò troppo male-
Shadow fece qualche  passò in avanti senza staccare gli occhi dal suo interlocutore. Cable faceva lo stesso senza però muovere un muscolo.
-Silver mi ha parlato molto di te. Mi raccontava di come eri forte e deciso nelle tue avventure con Sonic e di quanto fossi saggio nelle situazioni più critiche. Evidentemente si era sbagliato di grosso su di te: sei solo un presuntuoso che non si accorge di cosa sta per accadere- preso dalla rabbia, il gatto tirò fuori quel discorso stando attento a scandire bene ogni parola. Voleva che le sentisse forte e chiaro.
-Tu non sai niente di Silver, impostore- controbatté il riccio senza scomporsi.
-So che lui era l’unica persona che consideravi davvero un amico e non un rivale come Sonic e gli altri-
Quelle parole sembrarono stupire Shadow, che inarcò il sopracciglio incuriosito.
Come faceva a saperlo? Non lo aveva mai rivelato nemmeno a Rouge. Che stesse bluffando?
-Te la sei studiata bene la parte- commentò sarcastico.
-Non è un maledetta recita, è la verità. E se non ci muoviamo subito passerai i tuoi ultimi giorni a contare i cadaveri delle vittime- rispose Cable.
-Sto iniziando a stancarmi. Costituisciti o dovrò passare alle maniere forti- sibilò il riccio nero al limite della pazienza. Non avrebbe atteso un secondo di più.
-Non voglio combattere con te, io sono dalla tua parte. È questione di minuti: vieni con me ad Angel Island o levati dalla mia strada-
Quella richiesta suonò irrimediabilmente come un minaccia per Shadow, che sorrise divertito a tutta quella spavalderia.
-Poveraccio.. credi seriamente di poter competere contro di me?-
Le mani del riccio vennero avvolte da una strana elettricità, un segno che Cable colse quasi a malincuore. Una parte di lui non voleva arrivare a quel conflitto, ma un’altra parte, il suo lato da guerriero, desiderava quel confronto più di ogni altra cosa al mondo. Combattere contro quello che per lui era un idolo era un’occasione più unica che rara. Cacciò quei pensieri con rabbia: non aveva tempo per quel combattimento. Tuttavia non fece in tempo a parlare quando, con una velocità sovrannaturale, Shadow gli lanciò contro una saetta apparsa nella sua mano. Fece ricorso a tutta la sua prontezza per evitarla, facendo un balzo verso destra. Alzò gli occhi verso il riccio, lanciandogli uno sguardo pieno d’odio.
-Hai commesso l’errore più grosso della tua vita, amico- sibilò stringendo i pugni.
La forma di vita definitiva lo osservò estrarre i suoi artigli, sentendo un leggero rumore metallico.
-Non sai con chi hai a che fare, gattino. Torna nella tua lettiera- lo canzonò Shadow.
Cable mostro un sorriso di sfida, mettendosi in posa come se stesse aspettando una prima mossa da parte del riccio.
-Spiacente, riccio. Stai per scoprire che sono il migliore in quello che faccio, ma, purtroppo per te, quello che faccio non è piacevole-

Da secoli ormai, la razza degli echidna viveva ai piedi della loro terra natale: Angel Island. Dopo una guerra durata più di cento anni fra loro e i dingo, gli antenati di Knuckels crearono Echidnapolis, un’imponente città sede degli Antichi Saggi e di tutte le testimonianze scritte della storia di Mobius. Vantava forse la più grande biblioteca del mondo, aggiornata e controllata ogni anno tramite degli stretti controlli. Nel frattempo, invece, l’isola fluttuante era rimasta la sede del Master Emerald e la meta del più grande flusso di pellegrinaggio del pianeta. Non tutti potevano avere l’opportunità di visitare quel luogo e di questo Knuckels era felice. Cresciuto solo con la madre, l’echidna rossa aveva adempito al compito dei suoi antenati fin da quando era solo un ragazzino, troppo inesperto ma coraggioso al punto tale da affrontare chiunque osasse anche solo pensare di mettere le mani sullo smeraldo gigante. Una cosa che amava di quel luogo era soprattutto l’isolamento da tutto e tutti. Il silenzio e la quiete di Angel Island non avevano pari in nessuna altra zona del mondo. Per lui quello era un paradiso incontaminato e doveva rimanere tale. Avere tra i piedi troppa gente lo innervosiva, per questo voleva sempre rimanere da solo. Fino a qualche tempo prima ai pellegrini era concesso visitare quel luogo più volte durante il corso degli anni, ma dopo l’ultimo attacco del Dr. Eggman per prendere possesso del Master Emerald le cose cambiarono. Ora la visita era concessa a tutti solo una volta all’anno, sotto stretta sorveglianza di Knuckels e della sua squadra. Era un gruppo composto da sei dei più valorosi soldati del suo popolo, scelti direttamente da lui sotto richiesta dei saggi, in modo tale da proteggere lo smeraldo anche quando lui non era presente. Un altro cambiamento drastico fu la costruzione del tempio intorno alla piramide dove vi era posto l’oggetto. Ora aveva un aspetto più simile ad un luogo di culto di quanto non lo fosse mai stato. L’entrata portava ad un anticamera ornata ai lati dalle statue di tutti i precedenti guardiani, tutti antenati dell’echidna. Vi era anche quella di suo padre, Locke, caduto proteggendo lo smeraldo dalle grinfie del Dr. Julian Robotonik durante le Grande Guerra. Più di una volta nel corso degli anni Knuckels si era ritrovato a desiderare che fosse ancora vivo, che lo avesse cresciuto e addestrato sotto i suoi occhi, che potesse vedere l’orgoglio del suo popolo rafforzarsi giorno dopo giorno. Era un desiderio impossibile da realizzare, questo lo sapeva bene, ma in cuor suo sapeva che un giorno lo avrebbe rincontrato. Quando tutto sarebbe finito, lo avrebbe visto venirgli incontro, tendendogli la mano per portarlo in un posto migliore. Sognò spesso quella scena, quasi sempre subito prima di svegliarsi. Quella volta non fece eccezione.
Knuckels the Echidna aprì gli occhi, sentendo il sole baciarlo come ogni mattina. Si era addormentato ai piedi della piramide al cui vertice vi era lo smeraldo. Come già detto, venne costruito un edificio intorno ad esso. Vi era solo un’enorme apertura circolare sul soffitto per far passare i raggi solari. La posizione in cui si era addormentato era scomoda, sentendo la schiena piuttosto dolorante. Mentre si massaggiava le spalle, volse lo sguardo verso il portone di fronte a lui. Era mattina, ma niente sembrava essere andato storto. Se qualcuno si fosse addentrato nel tempio, i soldati lo avrebbero certamente fermato. Se invece quel qualcuno si fosse direttamente intrufolato nella stanza del Master Emerald, il leggero sonno dell’echidna si sarebbe certamente interrotto. Era tutto come lo aveva lasciato prima di dormire. Fece per alzarsi, quando un rumore arrivò alle sue orecchie. All’inizio gli sembrò così impercettibile da pensare di essersi sbagliato, che fosse solo un brutto scherzo giocatogli dalla sua mente ancora annebbiata dal sonno.
Un’enorme boato precedette la violenta apertura del portone, facendolo trasalire per lo stupore.
Una figura spaventosamente alta stava in piedi di fronte a lui, con una mano impegnata a tenere per il collo uno dei soldati. Scorse dietro di lui gli altri cinque, stesi a terra immobili e con l’armatura sporca del loro stesso sangue.Tornò immediatamente ad osservare lo sconosciuto, squadrandolo incredulo dalla testa ai piedi. Doveva essere una lince, pensò, ma aveva delle caratteristiche fisiche mai viste prima in uno della sua specie. Oltre ad essere alto, possedeva un fisico possente, coperto da una pelliccia nera. Era il doppio di lui, ma la cosa che lo intimorì di più fu il suo volto. Aveva delle orecchie lunghe e appuntite e dei freddi occhi di una tonalità viola scuro. Lo fissava con sguardo sgranato, incutendogli una leggera sensazione di paura.
Dopo qualche attimo, Knuckels lo vide sorridere, mostrando un’orrenda dentatura affilata.
-Sai, i tuoi soldati non sono stati granché. Mi hanno molto deluso- la sua voce era bassa e cupa da sembrare quasi distorta -Solo questo piccoletto è sopravvissuto, ma solo perché tu lo vedessi-
L’echidna riconobbe il soldato come Korg, il più giovane tra di loro. Addosso aveva solo qualche pezzo della sua armatura, mostrando enormi quanto dolorosi lividi su tutto il corpo. Il suo braccio era girato in maniera del tutto innaturale, mentre le sue gambe sembravano non avere più un osso. Respirava a fatica per il dolore mentre un rivolo di sangue gli colava dalla bocca.
Alzò lo sguardo verso Knuckels, mostrando un’immensa vergogna e disonore nei suoi occhi.
-Knuckels.. perdonami..-
Non appena smise di parlare, la bestia che lo aveva ridotto in quello stato completò l’opera, colpendolo con inaudita violenza dritto in faccia. Quando abbandonò la presa, il suo corpo cadde silenziosamente a terra con gli occhi ormai rivolti verso l’alto.
-Tu.. chi diavolo sei!?- ruggì il guardiano stringendo i pugni.
Il sangue gli ribolliva nelle vene, sentendo la paura lasciare il posto all’odio e alla rabbia.
-Il mio nome non è così importante, amico. Dicono che sei il più forte di tutti.. perché non me lo dimostri?- rispose quello che per Knuckels era un mostro.
-Hai osato introdurti nella mia casa.. hai ucciso i miei soldati.. chiunque tu sia, la pagherai cara per questo!- disse digrignando i denti.
Lo sconosciuto dalla pelliccia nera inarcò la testa senza smettere di sorridere. Tese il braccio verso l’echidna e, con un gesto, lo invitò a farsi avanti.
-Perché non vieni qui e non cominci subito?-

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Capitolo 5
*** Assalto a Angel Island - parte 1 ***


4.

Assalto a Angel Island


Tra tutti quelli che aveva conosciuto nel corso degli anni, Sonic the Hedgehog poteva dire di essere stato veramente sbalordito di fronte a solo uno di questi. Aveva sedici anni quando lo incontrò, durante quella che ricordava essere una noiosa giornata di inizio estate. Già all’epoca aveva perso l’abitudine di girovagare senza meta per il mondo, stabilendosi nella sua terra di origine, Il Regno degli Acorn, rimanendo più in contatto con le persone care. Mentre correva come suo solito sulle spiagge della costa ovest del paese, un grande bagliore lo fece deviare dalla sua traiettoria, per evitare uno scontro con qualsiasi cosa fosse stata la causa di quel fenomeno. Alzatosi da terra dopo una lieve caduta, volse lo sguardo verso un mobiano della sua stessa specie. Aveva la pelliccia bianca, con degli aculei posti all’apparenza in modo del tutto simmetrico. Aveva degli strani segni circolari sul palmo di entrambe le mani che emanavano una leggera luce. Fu l’inizio di una delle sue più bizzarre e colossali avventure la cui fine gli diede l’amicizia di quello sconosciuto.
Si chiamava Silver the Hedgehog ed era arrivato lì dal futuro. Nel suo tempo viveva in un continente conosciuto come Terranova ed era un membro della Timeline Security, ovvero un’organizzazione di mobiani dai poteri straordinari il cui compito era quello di evitare che i criminali del loro presente tornassero nel passato per cambiare irrimediabilmente la storia di Mobius. In quella prima occasione, l’avversario che dovettero affrontare fu Eggman Nega, un androide il cui carattere e intelligenza erano basate sull’arcinemico del riccio blu, creato da una setta di scienziati pazzi adoratori di quello che per loro era il vero eroe di Mobius. L’androide era tornato in quel tempo per aiutare il Dr. Eggman a conquistare definitivamente il pianeta, non sapendo però che era stato seguito a ruota da Silver. Aveva la stessa età di Sonic ai tempi, rivelando tra l’altro che quella era la sua prima missione ufficiale e che era comunque pronto a tutto per impedire la distruzione del suo tempo. Dopo quei fatti, il riccio argentato riportò con se Eggman Nega, facendo la promessa che, se un giorno avessero avuto bisogno di lui, sarebbe tornato ad aiutarli. Promessa che mantenne con successo nel corso degli anni, quando qualche pericoloso criminale evaso dalla prigione nel futuro si presentava con cattive intenzioni. Riusciva a compiere quei viaggi temporali tramite una pietra chiamata Chronos Emerald, la cui creazione risale alle remote epoche dei loro antenati. Aveva anche la capacità di manipolare il potere degli Smeraldi del Chaos, ma, al contrario di Sonic e Shadow, non possedeva una supervelocità. Aveva il dono della telecinesi, permettendogli cose come il controllo degli oggetti o persone circostanti e la capacità di volare. Era un ragazzo molto più serio del riccio blu, ma entrambi condividevano un’evidente sensibilità verso chi gli stava intorno e un innato senso di giustizia. Sonic poteva definirlo a tutti gli effetti una degli amici più sinceri e leali che avesse mai avuto, rivolgendogli i suoi pensieri più di una volta. Infatti, mentre ripercorreva a mente le sue avventure con quel guerriero proveniente dal futuro, si ritrovava per l’ennesima volta a farsi domande su di lui, anche se in circostanze del tutto differenti.
Erano le 7 e 40 e ormai erano tutti stati svegliati da Amy e dal suo volto evidentemente sbalordito e shockato. Non ebbero nemmeno il tempo di preparasi a causa della curiosità, rimanendo nei loro pigiami ad ascoltare il breve annuncio del loro supersonico amico.
Dobbiamo andare immediatamente da Knuckels aveva detto senza alcuna esitazione e con sguardo serio.
Senza lasciargli il tempo di fare domande, il riccio gli mostro la prova decisiva che il gatto di nome Cable era veramente chi diceva di essere. Il gruppo rimase piuttosto interdetto alla vista della foto, non capendo esattamente che significato potesse avere per loro un oggetto visto e rivisto miriadi di volte. Era troppo malridotta per sembrare l’originale, questo era vero, ma non gli sembrò nulla di sconvolgente.
-Sonic.. credo che tu abbia bisogno di schiarirti le idee-
La prima a parlare fu Bunnie, pensando sicuramente di stare parlando a nome di tutti.
-Che intendi dire?- chiese il riccio.
-Voglio dire che ti stai facendo prendere dal panico. È solo una foto, non significa nulla-
-Cosa? Guardala Bunnie! È la nostra foto!- protestò.
-No che non lo è. È solo un duplicato rovinato apposta per confonderci- concluse la ragazza coniglio.
-Sono d’accordo con Bunnie- intervenne Rob.
Il riccio blu li guardò entrambi sbalordito dal fatto che non riuscissero a capire la gravità della situazione.
-Credo che Shadow avesse ragione: quel tipo voleva solo prenderci in giro per chissà che cosa. Magari è un alleato di Eggman e vuole liberarlo dalla prigione, oppure è un altro degli psicopatici amici di Scourge pronto a farci la pelle- ipotizzò Bunnie.
-Oppure viene davvero dal futuro ed è qui per fermare una catastrofe!-
Il modo in cui Sonic espresse il suo disappunto era molto simile ad un urlo di rabbia. Accanto a lui, Amy non proferiva alcuna parola. Inizialmente anche lei pensò che quella fotografia potesse provenire davvero dal futuro, ma dopo aver sentito le ipotesi della sua amica sembrò essersi convertita alla sua opinione. Tails era l’unico di cui non si riusciva a capire la propria opinione. Rimaneva zitto al suo posto a squadrare il ricordo della sua prima vera festa di compleanno. Anche Cream era in disparte a quel conflitto a parole, non riuscendo a trovare una risposta a quella situazione.
-Calmati. Non hai chiuso gli occhi nemmeno per un momento, è normale che quel che ha detto quel gatto ti abbia fatto andare in paranoia- disse Rob cercando di rassicurarlo.
-Ok, sentite: non ci costa niente salire sul Tornado e andare a fare un salto a Angel Island. Andiamo a controllare e basta. Se avete ragione voi, vi farò una maledetta statua d’ora a Station Square, ma se ho ragione io..-
-Se hai ragione tu!? Sonic, ti rendi conto di cosa diavolo stai dicendo? Non puoi aver ragione tu perché è impossibile che sia così! Silver è l’unico che può andare avanti e indietro nel tempo e se anche ci fosse qualche problema sarebbe stato lui in persona ad avvertirci. E poi non possiamo andare a Angel Island senza un permesso del Re o che qualcuno la stia veramente attaccando!-
Sonic venne colpito in pieno dalle parole di Bunnie, che cercava in tutti i modi di far ritornare alla ragione il suo amico. Era più che convinta delle sue affermazioni e non riteneva possibile che potessero essere smentite.
-Che vadano al diavolo i permessi, dobbiamo andarci ora! Cable non avrebbe potuto duplicare la nostra foto senza venirsela a prendere qui alla base ed è impossibile che sia successo visto le diavolerie che Tails ha progettato come antifurto. Quella sul tavolo è la nostra foto e viene dal futuro insieme al gatto che adesso, a causa di quell’idiota di Shadow, sta marcendo da qualche parte in una prigione del G.U.N.!-
L’aumento del tono di Sonic stava preannunciando lo scoppio di una lite fra lui e la ragazza mentre Amy e suo cugino cercavano di calmarli.
-Adesso basta! Calmatevi entrambi! Se c’è davvero qualche problema non dovremmo stare qui a litigare come dei pazzi- esclamò la riccia.
-È quello che sto cercando di dirvi!- protestò Sonic.
La ragazza gli lanciò un occhiataccia per farlo stare zitto, per poi rivolgersi verso Tails.
-Tails, connettiti al codec sul tuo orologio e contatta Knuckels-
La volpe fece cenno di si con la testa, portando il polso a cui era attaccato il suo codec all’altezza della bocca.
Sonic e Bunnie si lanciarono uno sguardo di intesa, dandosi a mente degli idioti per non averci pensato prima. Incredibilmente era stata la persona più nervosa del gruppo a calmare le acque.
-Scusatemi.. io..-
-Tranquillo- lo interruppe Bunnie -Rimanda le scuse a quando capirai di avere torto-
Il riccio ha sempre pensato che la ragazza fosse brava a fare commenti dal tono acido, ma in quel momento li trovò del tutto fuori luogo oltre che irritanti, soprattutto se erano rivolti nei suo confronti. Non lo faceva apposta, ma non gli andava giù il fatto che i suoi amici non condividessero con lui la consapevolezza che qualcosa di molto brutto stesse per accadere. Si sentiva l’unico ad averlo capito mentre risentiva la voce di Cable rimbombargli in testa.
-Ragazzi, c’è qualcosa di strano- proferì Tails dopo aver cercato di contattare Knuckels tramite il suo codec.
Tutti si voltarono verso di lui di scatto.
-Non riesco a chiamare Kncukels, c’è una specie di interferenza..-
-Che significa?- chiese titubante Cream.
-Sembra che una specie di segnale sconosciuto stia deviando del tutto la chiamata- spiegò la volpe, la cui preoccupazione cominciava ad aumentare.
Il riccio blu si girò verso la ragazza coniglio in attesa di una sua eventuale risposta di protesta.
-Magari è per via del Master Emerald..- disse Rob.
-Sai che non è così- lo interruppe Sonic.
Detto questo, il ragazzo si avviò fuori dalla cucina dove erano riuniti. Tutti capirono che si stava dirigendo alla sala di lancio del loro velivolo.
-Muovetevi a prepararvi- disse con tono serio.
-Fermati! Non riusciamo a contattare Knux, e allora? Non significa niente!-
Bunnie lo seguì, bloccandolo per la spalla con il suo braccio robotico.
Sonic sentì la presa d’acciaio stringersi lievemente, sentendo l’irritazione della sua amica.
-Cerca di ragionare. Non possiamo andare a Angel Island senza nessun preavviso. Verremo fermati dai soldati per aver infranto il divieto imposto dai saggi-
-Ok, se le cose stanno così ci andrò da solo. Non volete venire con me? Nessun problema, ma non rimarrò qui con le mani in mano senza avere la conferma definitiva che forse mi sono fatto davvero prendere in giro da un tizio qualunque-
Detto questo, Sonic si divincolò dalla presa, percorrendo il corridoio che portava al retro della base dove era custodito il Tornado.
Bunnie, offesa, lo guardò andarsene, mentre Rob, Amy, Tails e Cream si guardarono tra di loro confusi.
-Va bene..- cominciò la ragazza coniglio -Prepariamoci ad avere di nuovo guai con gli echidna-

Qualche minuto prima che il diverbio tra i membri dei Freedom Fighters ebbe inizio, un altro scontro era cominciato fra le mura di uno stabilimento del G.U.N. al confine di Emerald Town. In questo caso, però, il combattimento in questione va preso nel significato principale del termine.
Un riccio nero e un gatto dai lunghi artigli d’acciaio si squadravano in un breve lasso di tempo dopo un tagliente scambio di parole nella sala di decollo degli aerei militari.
Con i pugni avvolti dall’energia del Chaos Control, Shadow the Hedgehog sogghignava alla vista di un nuovo avversario da combattere. Per troppo tempo era rimasto senza una sfida che mettesse alla prova le sue capacità e, finalmente, il destino sembrava avergli regalato una grande soddisfazione.
Dall’altro lato, lo straniero di nome Cable non vedeva niente di soddisfacente in quel momento. Non poteva perdere tempo e non avrebbe nemmeno dovuto trovarsi in quella situazione, ma dovette accettare a malincuore quello che per lui era un ingrato scherzo del fato. Il suo avversario era un essere immortale dalle capacità fuori dal comune, ma non si sarebbe fatto scrupoli per questo. Doveva metterlo al tappeto il prima possibile per poter raggiungere Angel Island o le conseguenze sarebbero state catastrofiche.
Come un fulmine, il riccio nero scattò verso il suo avversario arrivando al suo fianco. Il gatto non fece in tempo a voltarsi verso di lui quando un pugno lo prese in pieno volto, spezzando senza sforzi la sua guardia. Shadow sorrise quando lo vide indietreggiare, ma dovette ricredersi dopo averlo visto in volto. Cable gli ringhiò contro mentre un piccolo rivolo di sangue usciva dalle sue narici.
Prima ancora che potesse schernirlo, il riccio dovette indietreggiare in fretta per evitare i colpi del rivale. Aveva anche lui una velocità impressionante nell’attaccare, che aggiunta al pericolo che rappresentavano le lame sulle sue mani rappresentava una minaccia da non prendere alla leggera.Dopo averlo bloccato saldamente per i polsi, Shadow tirò una potente testata contro il gatto, sentendo di aver spezzato ulteriormente il suo orientamento.
-Tutto qui quello che sai fare?- chiese sarcastico il riccio nero.
Per tutta risposta, una violenta ginocchiata arrivò sulla sua pancia, per poi essere colpito da una gomitata altrettanto devastante in pieno volto. Prima che gli artigli di Cable potessero raggiungere il suo addome, Shadow saltò all’indietro colpendolo sul mento con un calcio, noncurante del dolore subito dagli attacchi precedenti.
Appena toccò terra, il riccio partì con uno Spin Dash verso il felino, colpendolo in pieno e scaraventandolo lontano da lui contro uno degli aerei parcheggiati. Mentre il suo avversario si rialzava in piedi, il riccio  preparò una Chaos Spear, puntandola in direzione del gatto.
-Sei un maledetto idiota..- sibilò Cable.
Shadow lanciò il colpo elettrico, come per dargli un’indifferente risposta che mettesse fine a quello scontro.
Con sua grande sorpresa, però, il gatto falciò la saetta con i suoi artigli, scattando verso di lui con fare  iracondo. Appena fu abbastanza vicino, il riccio tirò un calcio rotante all’altezza del volto che venne prontamente evitato dal rivale. Per un soffio evitò l’ennesimo fendente dei suo artigli, costretto quindi ad indietreggiare in fretta. Senza un attimo di tregua, Cable tirò un colpo dal basso con il braccio sinistro facendo saltare il riccio per evitarlo. Poco prima che l’agente del G.U.N. toccasse terra, l’avversario sferrò un calcio che lo colpì alla gola, facendolo stramazzare al suolo poco distante da lui.
Gli saltò immediatamente addosso, bloccandogli le braccia con le ginocchia e puntandogli al volto gli artigli.
-Io non voglio questo. Non capisci? Stiamo perdendo tempo!- esclamò guardandolo negli occhi.
Trovandosi quelle affilatissime lame vicine agli occhi, Shadow mantenne un calma glaciale, caricando di nuovo una scarica elettrica dalle sue mani.
-Devi fare meglio di così per spaventarmi- commentò elettrificando il gatto. Non appena fu libero, colpì il nemico al petto, togliendogli abbastanza fiato da stenderlo a terra.
-Knuckels morirà per colpa tua, dannazione!-
Mentre gli ringhiava contro, Cable si rialzò massaggiando il punto dove era appena stato colpito.
-Basta!-
Stanco di quelle patetiche avvertenze, Shadow si buttò contro l’avversario che, a sua volta, lo respinse via con una gomitata allo stomaco. Deciso a finire quella battaglia, il riccio nero tirò a sé Cable afferrandolo di nuovo per i polsi, facendo leva sulle gambe per lanciarlo contro la parete accanto a loro con tutta la sua forza. Gli corse di nuovo incontro, colpendogli la mascella con un calcio rotante. Fece per tirare a sé la gamba quando Cable gliela afferrò facendogli perdere l’equilibrio.
Quando venne sbattuto anche lui contro il muro, Shadow dovette riconoscere che quell’essere, pur essendo un infido bugiardo, era davvero un instancabile combattente proprio come aveva pensato.
Quando sentì la gamba libera dalla stretta di poco prima, il riccio scattò in piedi con un colpo di reni, trovandosi quei letali artigli puntati contro. Più veloce che poté, fece un balzo verso sinistra per allontanarsi.
Con lo sguardo vide tre lievissimi tagli sull’addome. Volse di nuovo l’attenzione verso quello che era appena diventato per lui un odiato antagonista, notando nei suoi occhi qualcosa di diverso.
Non avevano più la concentrazione di poco prima. Qualcosa che sembrava un’indomabile fuoco dentro di lui aveva preso il controllo. Anche la postura era leggermente diversa: si stava incurvando su se stesso, con la testa rivolta verso il basso e le braccia tese.
Dall’altro lato, anche Cable aveva notato un cambiamento simile nel riccio nero. Non si curava minimamente delle ferite che gli aveva procurato e aveva un’espressione d’ira totale mentre lo squadrava.
Suonò un campanello d’allarme nella mente di entrambi.
Shadow non stava più combattendo per dimostrare una vaneggiante supremazia mentre il gatto non lo stava più affrontando per stordirlo e scappare in direzione del suo obiettivo primario.
Volevano uccidersi e avrebbero fatto uso di tutte le loro forze per completare questo compito.
Infastidito, il riccio nero prese parola per primo.
-Preparati a raggiungere la tomba-
-Smettila con le minacce e passa ai fatti- ringhiò Cable in risposta.
Si buttarono entrambi l’uno contro l’altro nello stesso momento, cominciando un intenso scontro corpo a corpo. Con la velocità che lo aveva sempre caratterizzato, Shadow scagliò una serie di pugni contro il nemico, sentendo i suoi guanti macchiarsi di sangue. Come controffensiva, il gatto spezzò quella catena con un colpo dal basso, facendo indietreggiare il riccio e riuscendo solo a colpirlo di nuovo di striscio sul petto.
Shadow ripartì di nuovo alla carica, abbassandosi per sferrare un potente calcio alle gambe dell’avversario.
Non appena questo cadde a terra a pancia in su, il riccio gli saltò immediatamente addosso afferrandogli il collo con entrambe le mani. Cable, con altrettanta velocità, ritrasse gli artigli dentro le braccia e puntò i pugni chiusi contro il petto del rivale.
Lo sguardo di entrambi si incrociò, trovandosi in una situazione dal fatale pericolo per entrambi.
Shadow avrebbe potuto spezzare la colonna vertebrale del gatto facendo ricorso a tutta la sua forza, mentre Cable avrebbe potuto infilzare mortalmente il suo cuore con un gesto altrettanto semplice.
-Sei stato bravo, però ora è finita. Arrenditi- gli intimò il riccio nero.
-Anche se sei veloce, rimarresti comunque fregato se solo osi muovere un muscolo. Ho gli artigli puntati contro di te e non ci metterei nulla ad estrarli per farti a pezzi-
Un’altra cosa che l’agente del G.U.N. dovette irrimediabilmente riconoscergli era che aveva molto coraggio. Poche volte si era ritrovato ad affrontare un simile combattimento e, quasi sempre, l’avversario non aveva mai niente a che fare con la vera minaccia. Cable combatteva con grande valore, proprio come lui aveva sempre fatto. Quella somiglianza gli diede ulteriormente i nervi, sentendosi in bilico tra la vita e la morte.
-Dimmi chi sei e perché sei qui- sibilò furioso.
-Sai una cosa? Mi sono rotto di sentirmi fare questa domanda. La situazione ora è questa: o tu mi uccidi e assisti alla morte di tutti i tuoi amici oppure..-
-Oppure cosa!?- urlò Shadow interrompendolo.
-..oppure mi lasci andare e mi aiuti a fermare la fine del mondo -
Il riccio nero rimase interdetto da quella proposta. Anche dopo quel violento scontro, anche mentre stavano per uccidersi l’un l’altro, gli aveva fatto quella richiesta con gli occhi colmi di determinazione.
La furia di entrambi si era placata lentamente, mentre nella mente di Shadow si faceva largo un’idea che fino a qualche minuto prima avrebbe ritenuto impossibile.
Se avesse davvero ragione?
Mentre se lo chiedeva, notò che Cable aveva abbassato le braccia.
-Dicono che hai abbastanza fegato da correre il rischio dei tuoi errori. Ora però voglio che tu ti chieda questo: “mi sento abbastanza fortunato?”-
Con quella parole, il gatto diede a Shadow l’impressione che gli stesse leggendo nel pensiero.  Cosa avrebbe dovuto fare comunque? Non aveva la certezza che, non appena lo avesse liberato, quello sconosciuto non avrebbe riprovato ad attaccarlo, eppure sentiva una domanda farsi strada nella sua testa. Nessuno dei farabutti che aveva affrontato possedeva una forza così grande nel combattimento. Solo chi era mosso da una giusta causa più grande di lui era degno di un simile spirito e Shadow lo sapeva bene. Non era per questa grande ragione che aveva accettato di unirsi al G.U.N.? Per aiutare e proteggere nell’ombra gli innocenti che lo circondavano?
Alla fine, quasi inconsapevolmente, pronunciò dentro di sé quella fatidica domanda.
Mi sento abbastanza fortunato?
Cosa sarebbe successo se lo avesse ucciso? Dopo aver visto il fuoco che bruciava dentro Cable mentre evitava i suoi artigli era ancora sicuro che fosse solo un impostore? Poche volte si era ritrovato ad un bivio simile, morso dall’incertezza e dal dubbio che tutto quello che aveva pensato in precedenza fosse tutto uno sbaglio. Proprio come anni addietro, quando Sonic e i suoi amici lo aiutarono a mettersi sulla retta via, capì che qualsiasi cosa stesse succedendo era troppo grande per lui. Così, come tutte le rare volte in cui non riusciva a trovare una risposta, sotto gli occhi del suo interlocutore, decise di agire d’istinto.
Tolse le mani dal collo di Cable per poi alzarsi lentamente tenendo lo sguardo puntato su di lui. Quando si rimisero entrambi in piedi, si lanciarono una reciproca occhiata interrogativa.
-Mi credi?- chiese il gatto.
Il riccio non seppe cosa rispondere, ma venne salvato in tempo da una figura amica appena uscita dall’ascensore.
Rouge the Bat smise di avvicinarsi al suo compagno quando capì chi era la seconda figura di fronte a lui.
-Shadz?-
Stava quasi per chiamare i rinforzi quando Shadow la fermò con un gesto della mano senza distogliere lo sguardo.
-Non so chi tu sia e non so nemmeno se sono davvero disposto a crederti, ma per ora voglio fidarmi di te. Ti avverto, però, che se osi soltanto pensare al momento più opportuno per colpirmi alle spalle o per scappare non ci sarà niente e nessuno che potrà proteggerti da me. Sono stato chiaro?-
A quella risposta, Cable gli volse le spalle, lasciando il riccio nero interdetto.
-Se falliamo, non ci sarà niente e nessuno che potrà salvarci da lui- disse mentre si avvicinava ad uno degli aerei.
-Qualcuno vuole spiegarmi cosa diavolo sta succedendo?- sbottò Rouge, lasciata distrattamente in disparte.
-Succede che portiamo il prigioniero ad Angel Island- fu la secca risposta di Shadow dopo essersi girato verso di lei.
-Cosa? Sei impazzito! Non abbiamo il permesso né di portarlo via da qui e nemmeno di recarci a..-
-Risparmia il tuo ammonimento, Rouge. Non sei mai stata una tipa che rispettasse le regole. Avvertiremo il G.U.N. quando saremo arrivati-
-Perché dovremmo andare lì? Non hai detto che quel tipo era un bugiardo?-
Udita la domanda della ragazza, Cable si girò verso di lei, guardandola come se si stesse trattenendo per la fretta.
-Ok, tesoro, ora ti spiego. Ho fatto a botte con il tuo amico per convincerlo, perdendo già fin troppo tempo, perciò non rimarrò qui un altro minuto di più a cercare di spiegarti quale razza di inferno si sta per abbattersi sugli echidna. Quindi, ho ti fidi di me come ha fatto lui o te ne stai qui al riparo mentre degli innocenti vengono massacrati. Chiaro il concetto?-
Offesa dal tono aggressivo delle sue parole, la ragazza digrignò i denti per quella mancanza di rispetto, riconoscendo che quello straniero non solo le dava i nervi, ma che dimostrava un carattere simile a Shadow seppur con qualche piccola differenza.
-Parla, cosa sta per succedere agli echidna?- chiese il riccio nero.
Mentre il gatto aprì con forza l’entrata di un velivolo militare a tre posti e di media grandezza, sentì un profondo senso di sconforto nel sentire quella domanda così dritta al punto.
-Stanno per uccidere più di 60.000 di loro-

Alla fine, Cable era riuscito a convincere il più diffidente degli eroi di cui Silver gli aveva sempre raccontato, avviandosi finalmente verso l’isola fluttuante per impedire l’avvento di un futuro catastrofico, ma, nonostante in cuor suo sperasse che tutto questo non fosse ancora cominciato, quando sarebbe finalmente arrivato a destinazione avrebbe cambiato totalmente umore e idea. Tra le mura della stanza principale del tempio dove, sopra una piramide, era custodito il Master Emerald, l’echidna rossa conosciuta come Knuckels si lanciava furibondo contro l’essere più inquietante che avesse mai visto. La mastodontica lince nera rimase sorridente a guardarlo, venendo travolto dalla furia e dalla potenza del guardiano dello smeraldo gigante. Un solo pugno da parte sua bastò a scaraventarlo a terra, dando all’eroe di Echidnapolis la piena libertà di massacrarlo. Senza dargli il tempo di riprendere fiato, Knuckels affondò il piede nel volto del mostruoso straniero, sentendo il pavimento sotto di loro rompersi come una cristalliera. Seguì una serie di pugni rivolti allo stomaco, mentre dei soffocati gemiti di dolore arrivarono alle sue orecchie. La soddisfazione che ottenne nel percepire i chiodi dei suoi guanti mentre bucavano la carne del nemico placò per un attimo la sua rabbia, rivolgendo la sua attenzione al volto.
Sbarrò gli occhi sorpreso nel apprendere che, con un’espressione tra il divertito e il sofferente, la lince non aveva smesso di sorridere. Knuckels riprese subito l’opera, scagliando un unico e poderoso pugno sulla sua mascella. Poi, dopo avergli stretto il braccio sinistro, mise tutta la forza che aveva nelle gambe per scaraventarlo di nuovo lontano da lui. Dopo l’impatto, rimase con il fiatone ad osservare la cortina di polvere che si era sollevata nell’aria. Ritornò il silenzio intorno a lui, rendendosi conto di essere circondato dai cadaveri del suo piccolo gruppo di soldati. Avevano tutti un’espressione sofferente, macabramente ornata dal sangue sui loro corpi tumefatti. Volse poi l’attenzione sulle sue mani, guardando le macchie nere che gli coprivano i guanti.
Doveva essere il suo sangue, pensò il ragazzo.
-Oh.. sei stato davvero.. fantastico!-
Il suono cupo di quella voce mise di nuovo Knuckels sulla difensiva, tornando a guardare con odio il suo avversario.
Mentre si alzava, un liquido nero gli usciva ininterrottamente dalla bocca, dando ai suoi denti affilati un aspetto ancora più terrificante.
-Voglio sapere chi sei! Che sei venuto a fare qui!?-
Le urla di rabbia dell’echidna sembrarono non interessare minimamente alla bestia nera, ormai di nuovo in piedi senza il minimo segno di dolore.
L’espressione del suo volto cambiò radicalmente, divenendo in un certo senso più reale, ma non per questo meno paurosa.
-Sei riuscito a farmi molto, molto male. Avevo ragione a dirgli che mi sarei occupato solo io di te. È più divertente del previsto-
Che razza di discorso sta facendo? fu la domanda che Knuckels si pose a mente.
-Di che diavolo parli!?- provò a chiedergli.
-Adesso però sono io a volerti chiedere una cosa: ce l’hai messa tutta?-
Quella domanda così bizzarra non aveva alcun senso per il guardiano, che nel frattempo non accennava minimamente ad abbassare la guardia.
-Intendo: hai usato tutta la tua forza nel colpirmi?- spiegò notando l’espressione confusa dell’echidna.
-Stai cercando di farmi arrabbiare di più!?- tuonò Knuckels.
-No, voglio solo sapere se mi ha colpito con tutta la tua forza o se ti sei limitato. Voglio che tu sia assolutamente sicuro di averlo fatto, così la tua reazione sarà ancora più divertente per me-
Appena la lince finì di parlare, l’ira prese di nuovo il sopravvento sull’echidna, facendolo lanciare con più foga di prima verso il suo assurdo interlocutore. Caricò un pugno più forte dei precedenti, lasciandosi prendere dalla foga del momento, tenendo gli occhi aperti per non perdersi un solo attimo della sua prossima vittoria.
Quando però la lince fermò con la mano quel pugno, ogni traccia di coraggio e rabbia sparì dai suo occhi, lasciando il posto alla consapevolezza che qualcosa di orrendo stesse per incombere sulla sua vita.
-Ecco, era proprio quello di cui parlavo- sibilò il mostro.
Knuckels venne travolto da un suo gancio come se fosse stato investito da un treno, venendo lanciato di nuovo dentro la stanza dello smeraldo. Avvertì un doloroso bruciore sul volto, una sensazione che gli era molto familiare. Si tirò faticosamente in piedi, mentre una voce gli fece visita nella sua testa: la voce disperata di Cable quando aveva provato ad avvertirli. Se fosse stato abbastanza lucido in quel momento, l’echidna si sarebbe maledetto per non aver preso quelle parole come una verità effettiva. Chiunque fosse, qualcuno stava attaccando la sua casa, lontano dagli occhi e dall’aiuto dei suoi amici. Aveva la vista annebbiata per il dolore, riuscendo solo a vedere la mostruosa sagoma della lince avvicinarsi a passo lento.
-Che ne dici adesso, Knuckels? Sei ancora tu il più forte di tutti?-
Quell’assurda domanda nascondeva una sottile provocazione che Knuckels colse con rabbia, scaturita dalla sensazione di impotenza di fronte a una bestia che gli aveva quasi rotto la testa con un singolo pugno.
Barcollante, l’echidna strinse i denti e partì di nuovo alla carica non appena la vista accennò di essere tornata alla normalità. Sferrò un gancio sinistro sull’addome dell’avversario, ottenendo solo una risata di scherno da parte sua. Ci provò di nuovo, ma la bestia fu più veloce di lui nel colpirlo, stendendo il guardiano con un sonoro montante.
-Avanti, che ti succede? Non hai detto che me l’avresti fatta pagare?-
Knuckels sentì il sapore del suo stesso sangue in bocca, mentre il dolore si mischiava alla paura con la conseguenza di renderlo quasi immobile. Steso sul pavimento, sentì il cuore battergli forte in petto mentre la mano del suo carnefice si avvicinava a lui. Venne tirato su per il braccio sinistro, trovandosi faccia a faccia con il mostro. I suoi occhi violacei trasmettevano una sensazione di terrore, mentre la sua bocca si aprì di nuovo per l’ennesima derisione.
-Non devi sentirti triste per questo. In tanti ci hanno provato, ma nessuno di loro ci è riuscito. Ho solo un’ultima  curiosità che voglio togliermi-
Mentre lo fissava, Knuckels  cercava di nascondere la propria paura con tutta la forza rimastagli. Deciso a non darsi ancora per vinto, sferrò un ultimo pugno dritto sul volto della bestia. Questa volta, però, era come se avesse colpito un pezzo d’acciaio.
La creatura tornò a sorridere, gelando il sangue della sua vittima.
-Voglio vedere quanto sono  dure le tue ossa-
Con una forza immane, la lince nera strinse la presa sul braccio di Knuckels, crogiolandosi nel sentire le urla del guardiano. Pensò che quello era il suono più dolce e melodioso che avesse mai udito mentre percepiva l’arto cominciare a spezzarsi.
Knuckels  cercava di divincolarsi in tutti i modi, mentre alcune delle lacrime che cercò di trattenere scesero lungo le sue guancie, mischiandosi con il sangue. I suoi sensi impazzirono sotto quella morsa, riuscendo solo a riconoscere l’orrenda risata della bestia.
Quando le forze stavano ormai per venirgli meno, la presa scomparve improvvisamente. La bestia venne colpita sulle tempie da un calcio, barcollando all’indietro per il dolore. Tra lui e Knuckels, ormai steso a terra, vi era un’altra echidna dalla pelliccia rosa che imbracciava un fucile.
La ragazza puntò l’arma contro il nemico, ringhiandogli contro come non aveva mai fatto prima.
-Sta lontano da lui!- urlò Julie-Su mentre gli scaricava il caricatore addosso.
La potenza dei proiettili costrinsero il nemico ad indietreggiare considerevolmente, sentendo aprirsi mille ferite sul suo petto. Quando il rumore degli spari cessò, la ragazza si voltò con gli occhi colmi di lacrime verso il fidanzato. Sapeva che doveva mantenere la promessa fattagli quando si erano conosciuti anche quel giorno.
-Knuckels.. cosa ti ha fatto?- disse disperata mentre si inginocchiò accanto a lui.
-Julie.. scappa.. corri a chiamare.. aiuto..- disse Knuckels in un lamento pieno di dolore.
Mentre la ragazza gli teneva il volto fra le mani, la bestia alle sue spalle gli lanciò un’occhiataccia carica di nervosismo.
-Lurida stronza.. io odio essere interrotto!- tuonò la sua cupa voce in un terrificante urlo di rabbia.
-Stai lontano da lui!- tornata a squadrare quella bestia, Julie-Su buttò via il fucile e si preparò ad attaccare.
-Se hai tanta fretta di morire, ragazza, ti accontento subito-
La ragazza si lanciò contro l’odiato sconosciuto, decisa a vendicare la brutalità che Knuckels aveva subito. La vista del suo amante ridotto in quello stato la faceva infuriare, per questo non l’avrebbe fatta passare liscia al colpevole, chiunque egli fosse e da ovunque provenisse.
D’un tratto, poco prima che potesse toccare l’avversario, qualcosa si frappose fra lei e il suo obbiettivo, scaraventandola di nuovo accanto all’echidna rossa.
Sentì il braccio destro come se fosse in fiamme, notando con orrore un lungo taglio su di esso che, fortunatamente, non era abbastanza profondo da metterla K.O..
Volse lo sguardo di fronte a lei, cercando una spiegazione a quella ferita, trovandola immediatamente dove era accaduto l’impatto. Una figura totalmente coperto da un lungo telo nero la fissava impassibile con occhi dello stesso colore della lince. Oltre ad essi, la veste lasciava scoperte delle piccole orecchie a punta e le braccia, lasciando che Julie-Su notasse un dettaglio al limite dell’inquietante. Gli arti sembravano essere robotici, rivestiti di metallo fino alla punta delle dita, da cui partivano per ognuna di esse delle piccole quanto affilate unghie, anch’esse del colore grigiastro delle braccia.
Più che unghie, la ragazza pensò di poterle definire artigli a tutti gli effetti, notando quelli della mano destra ancora sporchi del suo sangue.
-Vi avevo detto che me la sarei cavata da solo- sbottò la lince infastidita.
-Avevi anche detto che non ci avresti messo molto e che non ci sarebbero stati problemi, ma, a quanto sembra, abbiamo fatto male a crederti-
La voce del nuovo arrivato era calda e pacata, totalmente differente da quella dell’altro.
-È solo una stupida echidna, Knuckels l’ho già messo al tappeto. Non c’è nessun problema, Scar-
-Siamo stanchi di aspettare, Xanto. Rimedierò al tuo fallimento mettendo la parola fine a questa storia-
Nel frattempo, Knuckels cercava di mettersi in piedi, andando in contro all’acuto dolore delle sue ferite.
-Julie.. ti prego, vattene via!- urlò disperato.
Non si sarebbe mai perdonato se quei mostri le avessero fatto del male di fronte a lui.
-Non ti lascerò qui da solo- disse decisa la ragazza.
-Comunque non ne avresti l’opportunità, Julie-Su. Dì le tue ultime preghiere- disse il mobiano chiamato Scar.
Al primo passo che fece, Julie-Su lo vide parare qualcosa con un semplice gesto del braccio.
Entrambi si girarono verso la direzione da cui era partita la freccia, lasciando che Julie-Su ringraziasse il fato.
Sonic, Amy, Bunnie, Rob, Tails e Cream stavano sull’uscio dell’entrata della grande stanza, osservando la scena con rabbia.
-Prima dovrai fare i conti con noi, verme!- tuonò il riccio blu mentre si preparava a combattere.

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Capitolo 6
*** Assalto a Angel Island - parte 2 ***


Bunnie the Rabbot non avrebbe saputo descrivere i suoi sentimenti in quel momento. Quando si stavano dirigendo lì, a bordo del Tornado, non protestò minimamente per la decisione di Sonic. Era sicura che, appena fossero arrivati lì, i soldati a guardia del Master Emerald li avrebbero fermati e avrebbero fatto rapporto ai saggi echidna e al G.U.N. per l’aver infranto il divieto imposto su Angel Island. Sapeva che anche gli altri pensavano la stessa cosa, ma erano rimasti così turbati dalle parole e dal volto nervoso del riccio blu che non poterono fare altro che seguirlo a ruota. Atterrati poco lontani dall’entrata del tempio, la vista delle porte sradicate brutalmente creò i primi sospetti. Solo quando vi furono dentro, però, il sospetto diventò un’assoluta certezza. Corsero velocemente verso la stanza dello smeraldo, dopo aver superato con orrore i cadaveri dei soldati su cui Bunnie aveva pensato fino a poco prima.
L’orrore dello stato in cui era ridotto il loro forzuto compagno echidna li fece trasalire, posando poi gli occhi verso quelli che senza ombra di dubbio erano i due artefici. Il primo era un’imponente lince grande quanto il doppio di Knuckels, mentre il secondo aveva una stazza quanto la loro, ma non per questo era meno inquietante. Julie-Su li guardava con odio mentre faceva da scudo per il ragazzo, nonostante avesse un braccio ferito da cui vi era già una fuoriuscita di sangue. Rob fu il primo ad agire, scoccando una freccia dritta allo sconosciuto più piccolo, quello totalmente coperto da una veste nera. Parò il colpo con una velocità impressionante, di gran lunga superiore a quanto avesse ipotizzato, per poi posare lo sguardo su di loro.
-Prima dovrai fare i conti con noi, verme!- aveva esclamato Sonic a pugni stretti.
Bunnie sentì il mondo cadergli addosso, pensando di essere stata cieca di fronte all’evidenza dei fatti. Qualunque cosa stesse succedendo, lui aveva ragione.
Cable era arrivato lì per avvertirli.
-Bene bene.. i Freedom Fighters al gran completo! O quasi?-
A parlare fu la lince, scoppiando in una contenuta risata dopo averli squadrati uno ad uno. Il suo compagno, invece, rimaneva freddo e impassibile alla loro vista, fissandoli con i suoi gelidi occhi viola.
-Già, e siamo venuti qui a suonarvele di santa ragione!- tuonò Amy brandendo il suo martello.
-Di un po’ Scar.. non avevi detto di aver interrotto tutte le comunicazioni con l’esterno?-
Noncurante della riccia, l’essere identificato come Xanto, mentre si premeva il petto per fermare l’emorragia dei colpi subiti, si rivolse verso il suo complice.
-Infatti..- fu la secca risposta di Scar.
Tails comprese immediatamente il perché prima gli era impossibile contattare Knuckels. Chiunque fossero quei due tizi, dovevano aver pianificato tutto nei particolari. Interrompendo le comunicazioni avrebbero isolato Knuckels da tutto e tutti, lasciandolo da solo alla loro mercé.
-Non ho la minima idea di chi voi siate, ma arrendetevi subito o ve la faremo pagare- riprese Sonic fissando uno dei due, quello chiamato Scar.
Questo, dopo aver lanciato un’occhiata al gruppo di eroi, ritornò a fissare Sonic con freddezza.
-Sette contro due.. non è molto leale da parte vostra- commentò infine.
-Nemmeno uccidere a sangue freddo lo è, vigliacco- lo canzonò il riccio blu in risposta.
-Fate un altro passo e questa volta non mancherò il bersaglio-
A parlare fu Rob, che puntò il suo arco di nuovo verso i due nemici, pronto a scoccare un’altra freccia.
Dietro di loro, Cream e Tails erano i più tesi di tutti, non sapendo come comportarsi in quella estenuante situazione di stallo.
-Che ne pensi, Xanto? Invitiamo qualcun altro alla festa?-
Questa volta, nella voce di Scar sembrò esserci una traccia di sarcasmo mentre  si rivolgeva al suo compagno. Questo, per risposta, mostrò un sorriso per dare la sua approvazione.
Il mobiano mascherato avvicinò entrambe le mani alla fronte, chiudendo gli occhi come per concentrarsi. Incuriositi dal suo gesto, il gruppo abbassò la guardia, mentre Julie-Su rimaneva immobile a massaggiarsi il braccio. Fu la prima a sentirlo, seguita immediatamente dagli altri. Era come il rombo di un motore che, a tutta velocità, sembrava avvicinarsi a loro. Dal grande buco sopra le loro teste videro delle fiamme bianche invadere le mura. Una scia più grande cadde a tutta velocità fra gli eroi e i due nemici, assumendo delle sembianze non più normali delle loro.
Scar e Xanto sorrisero quando videro i rinforzi arrivare.
Quando le fiamme scomparvero quasi come per magia, lasciarono posto ad un riccio le cui caratteristiche fisiche erano le stesse degli altri due. Aveva una postura leggermente ricurva, con gli occhi fissi e vacui verso il pavimento. Aveva solo quattro enormi aculei: due pendevano verso il basso, arrivando all’altezza delle ginocchia, mentre gli altri spiccavano verso l’alto.
Sonic ebbe un sussulto quando lo vide. Non era la prima volta che vedeva un mobiano della sua stessa specie, ma quell’essere era unico nel suo genere. Notò che aveva la bocca coperta da una specie di museruola di ferro arrugginito, dettaglio che fece un certo effetto ai Freedom FIghters.
-Deathstar, Xanto.. date il benvenuto ai nostri simpatici amici-
Appena Scar diede l’ordine, la lince si fece avanti stringendo i pugni, posando immediatamente lo sguardo su Julie-Su. Il riccio dalla pelliccia nera accanto a lui, di conseguenza, alzò la testa e lanciò un urlo soffocato. Non era grido di determinazione o rabbia, pensò Sonic. Era un lamento straziante dovuto a chissà quale immenso dolore stesse provando. Videro il suo corpo circondarsi da quelle bizzarre fiamme biancastre, mentre la sua figura cominciò ad alzarsi da terra.
Lo scontro stava per cominciare e il gruppo passò immediatamente sulla difensiva.
-Rob e Bunnie: occupatevi del tipo fiammeggiante. Amy, corri da Julie-Su e aiutala contro quel bestione. Tails e Cream, andate da Knuckels e portatelo al sicuro- esclamò Sonic fissando lo spaventoso terzetto di nemici. Appena finì di parlare, Amy si gettò versò la lince come ordinato, mentre Tails e Cream corsero in fretta verso l’echidna rossa stesa a terra ai piedi della piramide.
-Tu cosa farai, invece?- chiese Rob prendendo la mira contro il bersaglio.
-Vado a prendere a calci l’idiota vestito di nero- rispose deciso il riccio blu.
In un lampo, la battaglia cominciò.
Bunnie azionò i razzi sui suoi piedi robotici, lanciandosi spedita contro l’avversario che, nel frattempo, non aveva smesso di urlare dolorosamente. Rob le coprì immediatamente le spalle, scoccando una freccia per confondere il nemico. Non appena questa fu abbastanza vicina, l’essere conosciuto come Deathstar la disintegrò con le sue fiamme, dando alla ragazza coniglio un maggiore effetto sorpresa quando lo colpì. Lo fece stramazzare a terra, ma, nonostante l’avesse colpito con l’arto robotico, il calore la fece indietreggiare immediatamente cercando di rimanere sulla difensiva. Ripresosi dal colpo, il riccio in fiamme gli lanciò un’occhiata furibondo, scagliandogli contro una serie di sfere di fuoco.
Nel frattempo, l’imponente lince chiamata Xanto si avvicinava a Julie-Su con fare intimidatorio.
-Comincia a preoccuparti, tesoro. Ti farò a pezzi come ho fatto con il tuo ragazzo-
L’echidna rosa si preparò a combattere nonostante la ferita sul braccio, ringhiando contro l’odiato avversario. Prima che questo caricasse uno dei suoi potenti pugni, Amy Rose colpì il suo volto con una sonora martellata, stendendolo al suolo. La ragazza non fece in tempo a cantare vittoria che Xanto si rimise subito in piedi, cercando di afferrare Amy con rabbia. Julie-Su fu veloce a lanciarsi contro il rivale, mentre la volpe Tails e la sua più giovane amica Cream accorsero in favore di Knuckels. Respirava ancora, seppur a fatica, ma le ferite inflittegli fecero inorridire i due ragazzini. Una ferita alla base della testa aveva ricoperto il volto di sangue, mentre il braccio era semi piegato in uno stato orrendo.
-Non preoccuparti, Knux. Ti porteremo via da qui- disse Tails mantenendo la calma.
Cercarono di tirarlo su nonostante il suo peso, ma l’echidna sembrava contrario a quel gesto.
-No.. non posso.. Julie..-
-Sa badare a se stessa, Knuckels! Dobbiamo portarti al sicuro!- esclamò Cream.
-Lui.. aveva ragione..- mugugnò Knuckels con un lamento.
La volpe capì immediatamente cosa volesse dire, tirando un sospiro di sconfitta.
-Lo so, amico mio. Lo so..-
Mentre la battaglia era già cominciata per i suoi amici, Sonic the Hedgehog e l’enigmatico Scar si squadravano con attenzione. Il riccio blu non riusciva a capire a quale specie mobiana appartenesse, notando nella sua figura un qualcosa di stranamente sinistro. Le sue braccia erano fatte di metallo, o almeno così sembrava, mentre le sue unghie erano sottili e affilate, ancora sporche del sangue della sua amica.
-Non so perché siete qui, ma lo scoprirò non appena vi avremo sconfitto- ringhiò Sonic puntandogli il dito contro.
Scar inclinò leggermente la testa, dando al riccio l’impressione che stesse sorridendo.
-Se ci tieni così tanto, perché non vieni a prendermi?-
Sentita quella richiesta di sfida, Sonic rimase esterrefatto nel vedere il mobiano correre via. Più che il gesto, era stata le velocità a sorprenderlo. Era scomparso in un lampo, dirigendosi verso l’uscita del tempio. Come faceva ad essere così veloce? Dopo aver conosciuto Shadow, non aveva smesso di ritenersi “il più veloce di tutti”, ma alla vista di quel gesto non seppe cosa pensare o come affrontarlo.
Sonic scacciò via quei pensieri, scattando a velocità massima nella direzione che aveva percorso il misterioso avversario. Raggiungendolo fuori dall’edificio, il riccio lo trovò tra la fitta vegetazione dell’isola, poggiato con fare annoiato ad un albero.
-Come fai ad essere così veloce?- chiese Sonic squadrandolo incuriosito.
-Non è una faccenda davvero rilevante ora, non credi?-
Quelle parole suonarono sarcastiche alle orecchie del riccio che, senza pensarci due volte, partì immediatamente con uno Spin Dash verso Scar. Questo, senza scomporsi più del necessario, fece un grande balzo per evitarlo, arrivando alle spalle del riccio blu intento a distruggere l’albero a cui era poggiato.
Bloccatosi di colpo, Sonic scattò verso l’avversario per colpirlo con un pugno. Con una velocità impressionante, Scar parò il colpo con il braccio destro per poi colpire il riccio con una ginocchiata allo stomaco. Senza fiato, l’eroe retrocesse per evitare di venire colpito da un’artigliata.
Era davvero veloce come temeva, pensò mentre si massaggiava la pancia.
Tornarono a fissarsi l’un l’altro, mentre in lontananza si sentivano i colpi della battaglia nel tempio.
-Ti credevo più duro di così, Sonic. Evidentemente hai avuto solo fortuna in tutti questi anni-
-Non dovresti cantare vittoria troppo presto. Tutti quelli  che l’hanno fatto sono finiti a marcire in prigione!-
Il riccio sentì la mano destra pulsargli, la stessa con cui aveva provato a colpire il nemico. L’impatto con l’arto metallico era stato più doloroso della ginocchiata subita, doveva quindi trovare il modo più efficace per spezzargli la guardia e suonargliele di santa ragione.
Si lanciarono di nuovo contro, cominciando a combattere. Abbassatosi per evitare l’ennesima artigliata, Sonic fece leva sulle gambe per scagliare un montante contro il volto di Scar. Questa volta andò a segno, dando al riccio blu l’opportunità di infliggergli un calcio in pieno petto.
Sorrise vittorioso non appena lo vide cadere al suolo.
-Te l’avevo detto- lo canzonò infine.
Alzatosi lentamente, il misterioso mobiano sembrò impassibile a quel commento.
-Complimenti, adesso vediamo se sai come morire con onore-
Dopo quella minaccia, il riccio lo vide avvicinarsi a tutta velocità. Ripartirono a combattere più veloci di prima, spostandosi di albero in albero sottoforma di due macchie indistinte. Questa volta per Sonic fu impossibile colpire il rivale, dovendo concentrarsi nell’evitare i rasoi posti sulle dita di Scar. Nella foga dello scontro, il riccio pensò a quanto fosse assurda quella situazione. Nell’arco di poche ore non solo si erano rivelati dei nuovi nemici, ma delle nuove domande erano state poste. Da dove erano spuntati fuori quei mostri? Come faceva questo Scar a essere veloce quanto lui? Infine, cosa diavolo volevano da Knuckels? Perché l’avevano attaccato così brutalmente? Sembrava la sintesi di uno dei suoi peggiori incubi, ma doveva mantenere la calma a tutti i costi. Appena li avrebbero sistemati per bene avrebbero avuto le risposte che meritavano. Ora era il momento di agire e basta, pensò l’impavido mobiano supersonico.
Fece per colpire l’avversario con una gomitata per spezzare l’intreccio dei suoi colpi, ma, in un lampo, si accese sul suo petto un’insopportabile fitta.
Balzò all’indietro per allontanarsi, sentendo delle gocce di sangue scendergli lungo il torso. Appena toccò terrà, partì con un altro Spin Dash, cogliendo il rivale impreparato e scagliandolo contro i rami circostanti. Riprese fiato mentre prese coscienza della ferita inflittagli poco prima. Ringraziò i suoi riflessi per essersi spostato in tempo, evitando che quel taglio diventasse mortalmente più profondo.
Si volse verso il punto in cui era caduto il nemico, trovandovi solo rami spezzati e cespugli le cui foglie erano state strappate. Venne colpito dall’alto da un calcio il cui impatto spinse Sonic a terra con un tonfo.
-Avete commesso un grande errore a venire qui, anche se non so come facevate a saperlo. La tua morte segnerà l’inizio del nostro compito- disse Scar avvicinandosi impassibile al riccio.
L’eroe tentò di rialzarsi di scatto, ottenendo un sonoro pugno alla mascella.
-Addio, Sonic the Hedgehog-
Poco prima che potesse sferrare un fatale colpo, Scar venne travolto in pieno da una macchia nera, venendo buttato a terra con forza inaudita.
-Perché non provi a combattere con me prima di cantare vittoria?-
Sonic osservò il suo eterno rivale sorridendo, constatando che la fortuna non lo aveva ancora abbandonato. Shadow the Hedgehog squadrò deciso il mobiano mascherato, mentre questo si rialzava da terra.
-Non è possibile..- sibilò guardando il riccio nero.
-Fidati, Scar. Lo è!-
Sonic riconobbe quella voce, osservando un gatto dalla pelliccia nera e bianca buttarsi dall’alto contro Scar. Miracolosamente, Shadow dovette essersi ricreduto, pensò il riccio blu notando tre tagli sul suo addome.
-Meglio tardi che mai, faker- disse rialzandosi.
-Dove sono gli altri?- chiese il riccio nero senza scomporsi.
-Stando combattendo nel tempio. Uno di quelli ha ridotto Knuckels in fin di vita-
-Allora sarà meglio ripagarli con la stessa moneta-
Mentre i due ricci parlavano, Cable e Scar combattevano senza esclusione di colpi. I lunghi artigli del primo si scontravano con le braccia del secondo, emettendo di conseguenza un fastidioso rumore metallico. Dopo aver colpito l’avversario con un calcio, il gatto si rivolse verso l’agente del G.U.N. e il Freedom Fighter con tono deciso.
-Ci penso io a lui. Tornate immediatamente al tempio!-
-Ho ancora un conto in sospeso con quel farabutto- rispose Sonic avvicinandosi.
-Non capisci!? Ti ha portato lontano da lì per permettere agli altri di rubare il Master Emerald! Correte!-
Subito dopo aver pronunciato quelle parole, Cable venne travolto da Scar, i cui occhi mostrarono un sentimento di sorpresa quando lo sentì parlare.
Sonic rimase sconvolto, mettendo insieme alcuni pezzi di quel complicatissimo puzzle. Vogliono lo smeraldo.. perché non lo era riuscito a capire prima? Shadow, che sembrava avere i suoi stessi pensieri, dopo una breve occhiata d’intesa corse insieme al riccio blu più in fretta che poterono verso il tempio.
Rimasti da soli, il gatto e l’indefinibile mobiano si fissarono intensamente negli occhi. Il primo aveva un’espressione di rabbia e determinazione nel trovarsi di fronte a lui, mentre l’altro aveva ancora un’espressione sorpresa celata dietro le sue vesti scure.
-Come fai a sapere dei nostri piani?- chiese Scar con filo di rabbia.
-Non riuscirete a vincere questa volta. Sonic e i suoi amici vi fermeranno e sarò io a guidare la carica!-
-Chi sei?- chiese incuriosito l’essere dagli occhi viola.
Cable si lanciò di nuovo contro di lui, pronto a tutto per vincere la sua guerra.
-Sono il tuo incubo peggiore!- rispose tornando all’attacco.

Quando Sonic corse all’inseguimento di Scar, le fiamme sprigionate dal mobiano chiamato Deathstar invasero l’edificio al fine di colpire e confondere i Freedom Fighters. Il calore che sprigionava era una corazza più che sufficiente da permettergli la protezione necessaria agli attacchi di Bunnie e Rob. La ragazza gli volava intorno, cercando il momento più opportuno per colpire mentre evitava il fuoco, mentre l’arciere continuava ad attirare l’attenzione con le sue frecce. Dopo alcune che sembrarono andare a segno, l’effetto che il ragazzo sperò di avere con i suoi attacchi non avvenne, osservando sbalordito la potenze dell’avversario.
-Bunnie, non funziona!- urlò per farsi sentire dalla ragazza.
Questa, ancora in volo, strinse i denti e decise di correre il rischio gettandosi verso il riccio fiammeggiante. Non fu a neanche un metro di distanza che un’onda di fuoco la costrinse a rinunciare al suo scopo, costringendola a ripararsi con il suo braccio robotico. Cadde a terra urlando a causa del colpo subito, sentendo le forze venirgli meno a causa di tutto quel calore. Il riccio armato di arco corse verso di lei, aiutandola a rialzarsi.
-Non sta funzionando. Tu non puoi attaccarlo e le mie frecce si disintegrano non appena lo toccano-
-Lo so, ma che possiamo fare!?- chiese esasperata la ragazza coniglio.
Non riuscirono a proseguire nel loro discorso, dovendo per forza allontanarsi per evitare una fiammata da parte del nemico. In salvo, Rob estrasse dalla sacca sulle sue spalle un’altra freccia mentre Bunnie lo guardava senza capire.
-Sta andando a fuoco, Rob! Hai detto che le tue frecce non gli fanno niente!-
-Fidati di me. Questa qui la conservo per le occasioni speciali- disse svelando un sorrisetto di sicurezza.
Scoccò il colpo che, come predetto dalla ragazza, sembrò disintegrarsi come tutti gli altri non appena arrivò abbastanza vicino al bersaglio. Con grande sorpresa, però, la freccia esplose sotto i loro occhi, mentre Deathstar cadde a terra senza più il suo scudo di fiamme. Bunnie gli si lanciò di nuovo contro, mentre Rob preparava un’altra freccia. Il nemico li guardò con odio, tornando a incendiarsi come prima.
Lontani abbastanza da non essere colpiti dalle fiamme, invece, Amy e Julie-Su univano le forze contro quello che sembrava un’instancabile macchina da guerra. La mastodontica lince di nome Xanto incassava i colpi delle due ragazze come se niente fosse, cercando a sua volta di ricambiare gli attacchi con grande brutalità.
-Siete solo delle pazze! Ho spezzato in due il vostro amico come se niente fosse. Con voi sarà ancora più semplice- annunciò con la sua orrenda e profonda voce.
Offesa dalle sue parole, l’echidna rosa sferrò un pugno più forte che poteva, sentendo una costola del nemico fracassarsi sotto la sua pelle. In risposta, Xanto la afferrò per la gola e la spinse via con un poderoso calcio, facendola sbattere contro una parete dell’immensa stanza.
-Preparati ad incontrare il tuo creatore, bellezza- disse sorridendo mentre si avvicinava alla sua prossima vittima.
D’un tratto, sentì qualcosa colpirlo dietro la nuca, schiamazzando al suolo sotto le martellate di Amy Rose.
-Non provarci nemmeno!- ringhiò la riccia caricando un altro colpo.
La lince spinse via con un gesto del braccio anche lei, colpendola come si fa ad una fastidiosa mosca.
Prima che potesse fare altro, uno sparo arrivò alle sue orecchie, precedendo l’ennesimo foro di proiettile aprirsi sul suo corpo.
-Scusate il ritardo!- disse Rouge the Bat con la pistola puntata verso Xanto.
-Rouge?- perplessa, Julie-Su si  avvicinò a lei ancora dolorante per il colpo subito.
-Passavamo di qui e abbiamo visto che avevate bisogno di aiuto- rispose sarcasticamente l’agente del G.U.N. -Shadow è andato ad aiutare Sonic non appena l’ha visto. Si è portato dietro anche Cable- concluse.
Cable? Anche lui è qui? si chiese la ragazza echidna.
-Odio quando qualcuno mi spara addosso- sibilò il loro comune nemico.
-Allora amerai sicuramente questo!-
Finito il tempo delle parole, Rouge si lanciò contro la lince, colpendogli la mascella con il tacco dei suoi stivali. Subito dopo, Amy tornò da loro e finì l’opera con l’ennesima martellata, lasciando l’avversario a terra. Non ebbero il tempo di gioire per la vittoria, poiché Xanto si rialzò e colpi le tre ragazze una dopo l’altra senza metterci troppo sforzo.
-Voi eroi sapete come fare male, ve lo concedo- commentò ridendo alla vista delle ragazze sconfitte.
-Sappiamo anche come metterti definitivamente al tappeto!-
Accorso con Shadow, Sonic the Hedgehog colpì la lince a tutta velocità con un sonoro pugno in pieno volto. Non appena lo vide stramazzare a terra, volse l’attenzione verso Bunnie e Rob, trovandovi Shadow già al loro fianco per aiutarli. Il riccio nero lanciò un Chaos Spear accompagnata da un freccia esplosiva di Rob contro Deathstar, riuscendo a fargli perdere la concentrazione con i suoi poteri. Partita subito dopo, Bunnie gli diede il colpo di grazia, stendendolo definitivamente a terra. Scese il silenzio, mentre tutti si scambiavano un’occhiata di vittoria. Tails e Cream erano riusciti a trascinare Knuckels sull’uscio dell’entrata della stanza, abbastanza lontani dallo scontro, notando con felicità che i loro amici erano riusciti a sventare la minaccia. Prima che i festeggiamenti e le pacche sulle spalle potessero cominciare, un suono ritmato ruppe il silenzio prima di loro. Qualcuno stava sarcasticamente applaudendo, suscitando l’attenzione di tutti i presenti.
In cima alla piramide, con la mano intenta ad accarezzare il Master Emerald, vi era una mobiana dalla pelliccia nera. Ripresasi dalla scontro, Julie-Su sbarrò gli occhi non appena capì a quale specie appartenesse la sconosciuta.

Lontano dal tempio, Cable combatteva furioso contro Scar. Questo, riuscendo più volte a colpirlo con i suoi artigli, si accorse della straordinaria capacità del suo rivale. Seppur lentamente, le ferite inflitte si rigeneravano da sole, senza lasciare alcun segno. Il mobiano mascherato era totalmente sorpreso dalla presenza di quell’essere, arrivando a chiedersi se i suoi compagni avessero tralasciato qualcosa nello studiare i Freedom Fighters. La vicinanza degli artigli del gatto lo fecero tornare alla realtà, infastidito da quello scontro e desideroso di strapare la carne dalle ossa del suo nemico.
-I tuoi artigli sono affilati quanto i miei. Perché non mi riveli la tua identità?- disse Scar mentre evitava i colpi.
-Sta zitto!- sbottò Cable senza fermarsi un attimo.
A quel punto, notando un punto libero nella sua guardia, l’odiato avversario infilzò la pancia del gatto. Questo, lanciato un urlo di dolore, venne poi colpito sul viso da un pugno, trovandosi di conseguenza a terra.
-Qualunque sia il gioco a cui stai giocando, non ha più alcuna importanza. Tra non molto, Sonic e i suoi amici saranno morti e tu li seguirai nell’oblio- commentò impassibile fissando il gatto.
-Credi di farmi paura!? So tutto dei vostri piani, Scar. A quest’ora, Sonic avrà già preso a calci Xanto e Deathstar. Lo smeraldo è salvo e voi avete perso!- ruggì Cable mentre sopprimeva il dolore.
Scar inarcò le sopracciglia, rimanendo interdetto dalla rivelazione del guerriero.
Colto di sorpresa, l’indefinibile mobiano venne aggredito di nuovo dal gatto, che in un attimo si era dato un slancio con le gambe per alzarsi. Sentì gli artigli del nemico sfiorargli la pancia, strappando alcuni pezzi della sua veste. In pericolo, dovette indietreggiare per evitare altri colpi, dandosi il tempo per tastarsi la ferita.
-Hai perso, Scar! Non porterete Onslaught su Mobius! Non distruggerete il mondo!- esclamò deciso Cable.
Scar lo fissò iracondo, tormentato dalla voglia di tagliare la lingua di quella fastidiosa seccatura. Prima che potesse muovere un muscolo, però, sentì la sua mente richiamata da qualcosa. L’eroe venuto dal futuro lo guardò incuriosito, osservandolo guardarsi intorno come se stesse cercando qualcosa.
-Bene..- sibilò felice.
-Che stai facendo?- chiese Cable.
Scar si volse verso di lui, lasciando pensare che stesse effettivamente mostrando un sorriso di vittoria sotto le sue vesti nere.
-Se sai tutto su di noi, allora saprai anche che Kadma ci ha già raggiunti-
Sul volto del gatto scomparve ogni traccia di determinazione, rimanendo sconvolto dalle parole del nemico giurato.
-Il piano è riuscito. Vi abbiamo tenuti abbastanza impegnati da non accorgervi della sua presenza. Chiunque tu sia ormai non importa più.- continuò Scar.
In un lampo, Cable gli si gettò di nuovo contro, ma finì inesorabilmente per sbattere a terra. Il rivale si era spostato quanto bastava per allontanarsi del tutto per poi congedarsi con un leggero gesto della mano.
-Addio- disse tornando alla sua calma glaciale.
Prima che il gatto potesse tornare all’attacco, una cortina di fumo che conosceva bene avvolse il malvagio mobiano, scomparendo definitivamente dalla circolazione. Preso dalla rabbia, Cable urlò disperato verso il cielo. Scar se ne era andato e questo significava una sola cosa..
-No! Non lo permetterò!-
Corse all’impazzata nella fitta giungla, con gli artigli ancora estratti sul dorso delle sue mani. Non sarebbe mai riuscito a raggiungere il tempio in tempo, visto che l’irreparabile era già accaduto, ma aveva un’unica carta che poteva garantirgli di sopravvivere e di salvare la vita dei Freedom Fighters.
Il cuore cominciò a battergli all’impazzata non appena vide il loro velivolo parcheggiato su una piccola radura.

Era un’echidna, non più giovane di loro probabilmente. Gli occhi viola si spostarono verso gli eroi non appena sentì di aver acceso in loro lo stupore.
-Voi non lo trovate meraviglioso?- disse rivelando una suadente voce.
Aveva gli aculei ornati da strani stemmi bianchi e vestiva di una semplice casacca violacea come i suoi occhi.
-Per me lo è davvero. Quando ero bambina, mi raccontavano spesso di questo magnifico smeraldo e del suo immenso potere. Ogni giorno pregavo di poter essere abbastanza fortunata da ritrovarmi al suo cospetto. Dopo anni e anni, finalmente sono degna di poterlo ammirare in tutto il suo splendore-
Mentre parlava, i suoi occhi sembravano essere colmi di gioia.
Knuckels aprì dolorosamente le palpebre, sperando che tutto quello fosse solo un orrendo incubo inflittogli dalla propria mente. Shadow caricò l’energia del Chaos Control nelle sue mani, ma la sconosciuta sembrò accorgersene.
-No, ti prego. Rischieresti di rovinarlo inutilmente. Ho bisogno che sia tutto intero, almeno fino alla fine- disse la sconosciuta.
-Chi sei? Cosa vuoi da noi?- chiese immediatamente Sonic.
L’echidna nera si girò lentamente verso di lui, guardandolo con sufficienza come se fosse un insetto.
-Da voi? Assolutamente nulla. Siete solo delle anime perse come me e i miei amici, quelli su cui avete appena finito di alzare le mani. Io, però, rispetto a voi, ho un compito più alto che devo portare a termine-
-Perché non ci dici qual è? Così possiamo prenderti a calci- ringhiò Amy stringendo il suo martello.
-Non essere sciocca, Amy Rose. Quando sarai morta, tutte le tue preoccupazioni svaniranno come lacrime nella pioggia. Fossi in te, mi godrei gli ultimi istanti di vita nel silenzio più totale. Le parole possono solo farti più male- rispose l’inquietante ragazza.
Parlava quasi come una bambina, in un tono stranamente assente nonostante li stesse minacciando.
-Fossi in te, non sarei così sicura di vincere. Nessuno è mai riuscito a ucciderci e, di certo, non ci riuscirai nemmeno tu- disse Shadow stringendo i pugni.
-Tu credi, Shadow the Hedgehog?- chiese la sconosciuta.
La videro smettere di accarezzare il Master Emerald, tenendo ferma la mano su di esso. Un sadico sorriso accese il suo volto, mentre il colore degli occhi passò dal viola al rosso scuro.
-Allora vediamo se vi sono spuntate le ali-
Dopo quella secca risposta, Sonic e i suoi amici sbarrarono gli occhi increduli a ciò che videro. Un fumo rossastro avvolse l’echidna nera, lo smeraldo gigante e i due nemici che avevano appena sconfitto. Quando il fumo scomparve, non vi era più nessun rivale da affrontare.
Così come non vi era più nessun Master Emerald.
Il cuore degli eroi smise di battere non appena sentirono il pavimento sotto di loro crollare, mentre un boato annunciava quello che la storia avrebbe ricordato come il più grande disastro di sempre.
Angel Island stava cadendo giù.

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Capitolo 7
*** Una nuova battaglia ***


Lo so, sono in ritardo! Perdonatemi ragazzi per l’assenza degli ultimi due mesi, ma da un lato mi sono lasciato prendere dalle varie feste e dall’altro sono stato preso dai vari impegni scolastici. Uno schifo, in parole povere. Eccomi di nuovo qui, con questo nuovo capitolo! D’ora in poi, per avere più tempo da dedicarmi a pieno a questa storia, non ci sarà una data fissa per l’uscita dei capitoli, almeno per il momento. Cercherò di essere il più puntuale possibile, questo è certo, e vi assicuro che questa fic sarà completa e non la lascerò nel limbo delle storie senza finale.
Buona lettura!
 
5.
Una nuova battaglia
 
 
Il rumore dei suoi passi echeggiava tra quelle agghiaccianti rovine.
Era impossibile per lei pensare che, in tempi remoti, quell’enorme cimitero era una delle più grandi città di tutta Mobius. Era nata quando l’inferno aveva già distrutto ogni singola traccia di giustizia presente sul pianeta. Non vi era più nulla che potesse essere un simbolo di vitalità in quelle terre dimenticate da tutti.
Correva più veloce che poteva, senza osare voltarsi indietro per vedere chi la stava inseguendo.
Aveva fallito la missione, attirando a sé il micidiale sistema di autodifesa che Onslaught aveva creato per scovare gli ultimi superstiti. Quando vide comparire dalle macerie le prime sagome indistinte di quelle abominevoli macchine di morte non fece altro che darsi alla fuga più disperata.
Era stata una sciocca a sperare di poter trovare qualche superstite, ma la speranza era l’unica cosa che la manteneva ancora lucida in quei giorni così bui.
Aveva solo quindici anni e sapeva già tutto sul combattere e su come sopravvivere ai numerosi pericoli di quel mondo così crudele e violento. Un mondo generato dall’essere più meschino e malvagio che abbia mai camminato tra i comuni mortali.
Un monarca senza pietà, una bestia inarrestabile.
Un dio.
Era questo che era, no?
In che altro modo poteva essere definita una creatura capace di distruggere una città con la sola forza del pensiero? Volete o nolente, lei non poteva fare a meno di considerarlo come una vera e propria divinità demoniaca, infallibile nei suoi piani per scovare e schiavizzare l’ultimo baluardo che continuava a opporsi al suo volere. Una resistenza formata da cinque guerrieri di cui lei faceva parte.
-Vai da qualche parte, bambolina?-
Una voce così cupa quanto familiare la fece trasalire, portandola a voltarsi di scatto alle sue spalle.
Uno dei cavalieri di Onslaught l’aveva raggiunta prima che gli altri soldati silenti potessero scovarla.
Scar lo squartatore, il divoratore di cuori.. quante volte era stato il protagonista dei suoi incubi?
Lui e i suoi fratelli di sangue non facevano altro che dargli la caccia ventiquattro ore su ventiquattro e lei gli aveva dato l’opportunità di stanarla come un semplice ratto di fogna.
La guardava freddo e impassibile mentre era seduto su una massa di rottami arrugginiti.
-Giusto per curiosità.. come hai detto di chiamarti, bambolina?-
Il riccio femmina deglutì quando lo vide avvolto nel suo suntuoso mantello nero mentre sembrava affilare gli artigli sui rottami.
-Amber..- rispose l’adolescente.
Perché aveva risposto? Nemmeno lei lo sapeva, ma doveva prendere abbastanza tempo da permettere ai rinforzi di arrivare.
-Ah si! Tu sei la protetta di Cable, non è così? Non dirmi che quello stupido gatto ti ha lasciato da sola da bravo codardo qual è..-
-Lui non è un codardo!- ruggì la giovane guerriera dalla pelliccia bionda.
Non avrebbe permesso ad uno sporco assassino come Scar di infangare il nome del ragazzo che per lei era come un fratello maggiore.
-Tranquilla, non devi scaldarti così tanto. Quando gli porterò la tua testa non gli dirò che sei stata così idiota da venire qui da sola-
In un lampo, Scar gli fu immediatamente addosso.
La velocità sovraumana di quell’indefinibile mobiano costrinse Amber a scattare indietro per evitare una micidiale artigliata. Poi, come era già accaduto in molteplici occasioni, la riccia bionda diede prova dei suoi poteri sferrando un destro sul volto coperto dell’avversario. Andato a segno, il pungo scaraventò Scar contro l’asfalto malridotto sotto i loro piedi.
-Dimenticavo.. puoi rendere la tua pelle dura come l’acciaio. Gran bella capacità, bambolina..-
Si rimise in piedi senza dare il minimo accenno di dolore o rabbia, tornando a posare i suoi gelidi occhi viola sulla ragazzina, guardandola come se fosse l’ambito premio di chissà quale insulso gioco sanguinario.
Si lanciò di nuovo verso di lei, ma questa volta evitò di essere preso in pieno dai sui micidiali pugni, riuscendo a colpirle la pancia con la punta delle sue lame. Amber trattenne a stento un urlo, indietreggiando più in fretta che poté verso il lato opposto di quell’arena improvvisata tra le macerie. Scar portò al volto la mano con cui l’aveva colpita, contemplando silenzioso il liquido rosso che gocciolava dai suoi artigli.
-Adoro il sangue degli eroi..- disse con una voce più demoniaca del solito.
Per la giovane guerriera sembrava davvero che la fine fosse giunta. Niente più speranza, niente più corse contro il tempo per evitare la gelida stretta della morte. Sentì il suo stesso sangue macchiargli la tuta che avevano progettato per illudere i poteri psichici di Onslaught, mentre un’estenuante bruciore cominciò a invadergli lo stomaco. Vide l’avversario mettersi i posizione per scattare un’altra volta a tutta velocità verso la sua preda, quando il rombo di un motore cominciò a farsi sempre più vicino. Fortunatamente per lei, il nemico non se ne accorse a causa del raptus di follia omicida che aveva preso il controllo su di lui. Solo quando una vecchia motocicletta senza guidatore apparve nel suo campo visivo capì di essere stato preso in giro. Il veicolo prese in pieno Scar, trascinandolo contro il palazzo alla sue spalle. Amber dovette coprirsi gli occhi quando una grande esplosione ruppe il macabro silenzio che da anni ormai regnava sovrano sulle rovine di New Mobotropolis.
Venne  presa per un braccio con forza, sentendo la sua testa sbattere contro il petto del suo salvatore.
-Non lo fermerà per molto- disse Cable stringendo a sé la ragazza per tranquillizzarla.
-È tutta colpa mia.. mi dispiace..-
Amber cominciò a piangere per la vergogna e per la paura, affondando il volto nelle vesti del suo migliore amico.
-Non è il momento, Amber- rispose il gatto interrompendo le lacrime dell’adolescente.
Il rumore di una moltitudine di passi indistinti e quasi metallici li raggiunse, portando i due a volgere lo sguardo alla loro distinta. I droni, le macchine che Onslaught aveva creato per assistere i suoi cavalieri, li stavano raggiungendo. Esseri meccanici con le fattezze di tutte le razze di Mobius, i cui occhi erano illuminati di un’intensa luce verde scuro.
-Scappa!-
Prima che potessero davvero rendersene conto, due mobiani cresciuti come fratello e sorella cominciarono a correre per la loro vita.
 
Un altro incubo.
Questa volta non erano solo voci indistinte: era un ricordo così vivo da fargli credere di essere ancora nel suo tempo. Una luce artificiale gli illuminò il volto, rendendo la sua vista confusa e offuscata.
Non riusciva a distinguere le sagome che gli stavano di fronte, ma poteva immaginarsi tranquillamente cosa stesse succedendo e dove lo avessero portato. Ricordava solo di essere riuscito a compiere l’impossibile quando la situazione sembrava ormai tragica ed irrimediabile. Grazie a lui, i Freedom Fighter erano ancora vivi, ma lo stesso non si poteva dire di..
-Ti conviene rimanere seduto-
La voce della Forma di Vita Definitiva interruppe il suo tentativo di riprendere le forze, portandolo a squadrare dalla testa ai piedi le persone che lo avevano portato lì. Ai lati della stanza c’erano Shadow e Rouge, fermi e quasi impassibili nel guardare il gatto. Al centro, vestito di un elegante completo da uomo d’affari, vi era uno dei mobiani più potenti di Mobius. Colui che teneva le redini del G.U.N., l’organizzazione militare con il compito di mantenere la pace sul pianeta. Era un gufo dallo sguardo gelido e una postura composta che rispondeva al nome di Harvey Who. Il generale d’acciaio, un uomo capace di mantenere il sangue freddo nelle situazioni più assurde. Ovviamente, Silver non lo aveva tralasciato nei suoi numerosi racconti.
-Sai chi sono, non è vero?-
Avvicinatosi, Cable cominciò a fissarlo con irritazione.
-Se sei davvero chi dici di essere e se hai davvero conosciuto Silver the Hedgehog saprai sicuramente chi sono, giusto?- continuò il gufo.
-Si..- rispose seccamente il gatto.
Cadde il silenzio.
Rouge the Bat lanciò una breve occhiata al suo collega. Lei era l’unica che non era ancora riuscita a superare il trauma di qualche ora prima, mentre Shadow sembrava essere sempre lo stesso. Si era sempre chiesta come il suo amico potesse trattenere ogni sorta di sentimento. Come’è possibile spegnere la propria umanità anche in situazioni come quelle?
-Bene, ora dimmi: sai che cosa è successo nelle ultime ore? Te lo ricordi?-
Appena Harvey Who riprese ad interrogarlo, la mente di Cable venne attraversata da un lampo di immagini su cosa era successo.
Dopo che Scar era scomparso rimase da solo nella fitta vegetazione di Angel Island. Mentre correva come un pazzo verso il punto in cui aveva visto il Tornado, cominciò a sentire la terra tremare sotto i suoi piedi e..
-Dal tuo sguardo si vede che te lo ricordi-
Spezzando il filo dei ricordi del gatto, il Comandante del G.U.N. si chinò minaccioso verso di lui, mantenendo uno sguardo severo e senza il minimo timore che il “prigioniero” potesse fare qualche pazzia.
-Dove sono Sonic e gli altri?- chiese Cable senza pensarci troppo.
Il suo volto era a pochi centimetri da quello del gufo in giacca e cravatta ed entrambi non sembravano accennare a distogliere lo sguardo.
-Non è importante per il momento, le domande le faccio io qui. Perché sei qui?- lo interruppe Harvey Who.
Quante volte gli avranno fatto quella domanda in nemmeno ventiquattro ore?
Il gatto lanciò un’occhiata a Shadow, notando la sua impassibilità persino in quel momento.
-Sono stanco di essere trattato come un pezzente da voi. Vi avrò ripetuto almeno un centinaio di volte chi sono, da dove vengo e perché sono  qui. Non mi avete creduto ed è scoppiato un disastro, quindi tanto vale che chiami uno dei tuoi stupidi soldati e mi infili una pallottola dritta in testa, perché sono l’unica possibilità che avete per vincere ma a voi sembra che non ve ne importi proprio nulla!-
Esasperato, Cable non esitò ad urlare contro il suo carceriere improvvisato, ma con suo grande stupore dovette ricredersi sull’opinione che Harvey Who aveva di lui.
Il gufo accennò un sorriso, come se si stesse trattenendo dal ridere.
-Non hai capito. Ormai non c’è alcun dubbio su chi tu sia, voglio solo sapere quale razza di morte ci aspetta se perdiamo questa guerra-
 
Inevitabilmente, il caos era esploso per le strade di Echidnapolis.
La parte ovest della città era stata schiacciata sotto il peso di Angel Island, generando un’enorme terremoto e mietendo un numero mostruoso di vittime. Gente comune di ogni sesso, classe sociale ed età aveva perso la vita in una maniera orribile. I soccorsi arrivarono immediatamente da ogni parte del grande regno degli Acorn, ma erano pochi i superstiti che si erano salvati per miracolo. Di fronte ad un disastro di dimensioni colossali e alla consapevolezza di aver fallito su tutti i fronti, come può sentirsi un eroe?
Il riccio blu più veloce di Mobius era emotivamente distrutto, così come tutto il resto del gruppo.
Rinchiusi nel principale ospedale della metropoli, G.U.N. gli impartì l’ordine di rimanere lì ad aspettare “nuove informazioni” su ciò che stava accadendo. Volenti o nolenti, dovettero rimanere lì anche per Knuckels. Ridotto in fin di vita dalla mostruosa lince chiamata Xanto, la valorosa echidna rossa dovette subire un intervento d’urgenza per salvarlo da morte certa. Julie-Su rimase accanto a lui per tutto il tempo, chiusa in una qualunque stanza mentre il suo amato giaceva senza sensi a letto. Sarebbero morti tutti se non fosse stato per Cable. Quando Angel Island cominciò a tremare per poi cominciare la sua caduta, il gatto aveva pilotato il Tornado per trarli in salvo. Stavano scappando via dal tempio in rovina quando lo videro. Quando la morte sembrava ormai una certezza, il mobiano che fino a qualche ora prima consideravano quasi indegno della loro totale fiducia era corso i loro soccorso senza alcuna esitazione.
Il rocambolesco corso degli eventi li aveva portati lì, fuori dalla stanza dove avevano rinchiuso per l’ennesima volta il loro nuovo alleato. Lo avevano stordito non appena G.U.N. li aveva raggiunti, seguiti da un Harvey Who più provato che mai.
Sonic guardava la porta che conduceva alla stanza dove il Comandante del G.U.N. stava interrogando Cable insieme a Shadow e Rouge. Non riusciva a distogliere lo sguardo, troppo sconvolto e iracondo per concedersi il lusso di pensare ad altro. Anche se avesse concentrato i suoi pensieri altrove non avrebbe potuto fare altro che contemplare la morte che regnava sovrana nella non più fiorente metropoli.
-Sonic..-
L’ultima voce che avrebbe sperato di risentire attirò la sua attenzione.
Sally Acorn li aveva raggiunti qualche ora prima accompagnata da suo marito Antoine, entrambi sconvolti da ciò che era successo anche se non vi avevano assistito direttamente. Amy, Rob, Cream, Tails e Bunnie erano seduti intorno a loro con sguardo perso. I Freedom Fighters contemplavano silenziosi la loro sconfitta, ma attendevano con ansia l’avvento di una spiegazione.
-Non posso rimanere qui ancora per molto. Tra poco sfondo la porta e prendo a calci Shadow se necessario- disse il riccio blu a denti stretti.
-Ti prego, dobbiamo rimanere lucidi o faremo un altro passo falso- lo ammonì Antoine D’Coolette.
Il coyote sembrava stanco dal modo in cui si comportava. Sembrava non aver chiuso occhio nelle ore precedenti.
-Antoine ha ragione, Sonic. Siediti e aspetta con noi- aggiunse Amy.
-Sono stanco di aspettare!-
Il ruggito del riccio blu lasciò spaesati i suoi amici. Era raro vederlo sull’orlo di una crisi di nervi, ma con tutto quello che era successo pensarono che forse ne aveva il diritto. Sally ed Amy si preoccuparono più di tutti nel vederlo così, ma a Sonic sembrò importare poco dell’impressione datagli.
-Allora entra se proprio vuoi-
Si voltarono tutti così in fretta verso la porta che Shadow temette per un attimo che gli si sarebbe spezzato il collo. Il riccio nero aveva aperto totalmente la porta, invitando con un semplice gesto ad avere le risposte che meritano.
 
In una piccola stanza piena di eroi, un gatto dalla pelliccia nera e bianca rimaneva seduto a terra e con la schiena poggiata contro il muro. Doveva essere uno sgabuzzino, pensò a causa della scarsa illuminazione e del polveroso ventilatore che pendeva dal soffitto. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui. Animi provati e spezzati dalla rabbia e dall’impotenza verso qualcosa che non conoscono stavano fermi come statue in attesa delle sue parole. Avrebbe voluto sorridere di gusto per via di tutta quell’attenzione, ma era meglio passare direttamente ai fatti senza troppi convenevoli.
-Come Silver vi spiegò anni fa, nel futuro ci sarà una moltitudine di mobiani dotati di poteri fuori dal comune. Tra 200 anni avranno già preso tutte le precauzioni necessarie per contenere questi esseri. Alcuni di loro si prestavano alle forze dell’ordine per dare tutto l’aiuto possibile, come voi, mentre altri si davano al crimine e cominciarono a fare massacri. Furono create delle celle apposite per quelle fecce, ma c’era qualcuno nascosto nell’ombra che li catturava in segreto per i propri scopi. Si tratta di Eggman Nega. Stanco delle continue sconfitte di Silver e dei suoi, decise di creare una sorta di arma in grado di annientare chiunque lo ostacolasse. Quel pazzo sapeva bene che la chiave per creare quest’arma era nel codice genetico dei “meta-mobiani”. Cominciò a fare esperimenti su di loro, sottoponendoli a trattamenti così orrendi che in pochi sopravvivevano sotto le sue grinfie. Un giorno, però, sembrò trovare una perfetta corrispondenza genetica in due dei suoi prigionieri: una echidna e un riccio femmina. Li sottopose ad un vero e proprio inferno che portò alla nascita di due gemelli. La donna perse la vita durante il parto, mentre l’echidna venne eliminato.. ormai non gli serviva più..-
Si fermò giusto un attimo per riprendere fiato, posando lo sguardo sul volto sconvolto di Sally.
-Questi gemelli crebbero in cattività tra un esperimento e l’altro, poiché i loro poteri erano qualcosa di così strabiliante da lasciare Eggman Nega esterrefatto. Detto ciò, iniettò il sangue combinato dei due gemelli ad altre due cavie apparentemente normali: due assassini condannati a morte che Eggman Nega aveva gentilmente salvato. Li rese ancora più mostruosi di quanto lo scienziato potesse mai sperare..-
-I due gemelli.. e gli assassini.. sono loro quelli che hanno attaccato Knuckels, non è così?-
Prese dal racconto, Sally non poté fare a meno di chiedere la conferma definitiva.
Per rispondersi, Cable si limitò ad un semplice cenno col capo prima di rincominciare a parlare.
-Il primo, quello che ha massacrato Knuckels, si chiama Xanto. Ha una forza che va oltre la vostra immaginazione e non sembra sentire nemmeno il dolore. Il secondo, quello coperto dalla testa ai piedi, è Scar. I suoi artigli sono affilati quanto i miei ed è veloce quanto Sonic e Shadow. I due gemelli invece sono Deathstar, capace di generare un’enorme incendio senza il minimo sforzo, e Kadma, leader del gruppo. Se devo essere sincero, non sono mai riuscito a capire qual’era la base del suo potere, ma se vogliamo proprio essere schietti, posso dirvi solo che è una “strega”..-
-Cosa?- chiese sbalordito Shadow.
-Fidati: quando la vedrai, capirai- si limitò a rispondere il gatto.
-Cosa è successo quando sono stati creati? Come hanno fatto a tornare indietro nella nostra epoca?-
L’insaziabile curiosità di Sonic ebbe il sopravvento, portando Cable a tornare alla sua storia.
-Un giorno, Silver e altri membri della Timeline Security riuscirono a stanare il nascondiglio di Eggman Nega, arrestando lui e prendendo in custodia le sue “creature”. Silver capì a malincuore che quegli.. esseri.. erano troppo violenti ed instabili per poter essere recuperati ed aiutati. Così i piani alti presero la decisione di rinchiuderli per sempre in prigione, sotto stretta sorveglianza ventiquattro ore su ventiquattro. Purtroppo per loro, i quattro riuscirono a scappare, uccidendo chiunque gli capitasse d’avanti. Raggiunsero la stazione principale della Timeline Security e arrivarono nella vostra epoca grazie ad una macchina del tempo..-
-Come fai a sapere queste cose? Anche tu vieni da 200 anni nel futuro?- chiese Amy.
Cable parve non sentire quella domanda, lasciando intendere dal suo sguardo gelido che il bello della storia stava per arrivare.
-Trovatosi di fronte alla stazione distrutta e ai suoi compagni uccisi dai quattro, Silver partì immediatamente al loro inseguimento grazie al Chronos Emerald, ma mentre percorreva il tunnel spazio-temporale che lo avrebbe portato qui venne bloccato da qualcosa che non seppe definire in un primo momento. Si trovò in mezzo alle rovine di una città totalmente rasa al suolo, inerme e quasi impossibilitato a difendersi. Quando alzò lo sguardo per cercare una risposta a ciò che era successo, capì che a portarlo lì non era stato “qualcosa”.. ma “qualcuno”..-
-Chi?- chiese titubante Bunnie.
Il gatto alzò lo sguardo verso la ragazza.
-Onslaught-
Cadde il silenzio nella stanza, così pesante da lasciare spaesati tutti i presenti.
-Silver capì che il vero motivo per cui Kadma, Deathstar, Scar e Xanto erano fuggiti nella vostra epoca non era solo per uccidere voi.. ma volevano anche portare su Mobius un’antica entità capace di porre fine all’esistenza dei mobiani su tutto il pianeta. Volevano cancellare gli esseri che per tanto tempo hanno odiato e disprezzato, ovvero tutti coloro che non fossero cresciuti in gabbia con loro..-
-Un momento.. io ho già sentito nominare quel nome!-
L’attenzione degli eroi si spostò immediatamente su Tails. Sbarrò gli occhi quando prese consapevolezza dei suoi dubbi.
-Qualche mese fa sono stato a Metropolis per l’inaugurazione della nuova biblioteca cittadina. Lì ho assistito ad una conferenza sulla vita di Richard Finitevus..-
-Finitevus!?- lo interruppe allarmato Rob.
Richard Finitevus era stato uno dei più grandi scienziati di Mobius. Apprezzato da tutti i suoi colleghi, la sua fama cadde in rovina quando rivelò la sua alleanza con il Dr. Julian Robotonik durante la Grande Guerra.
-Si, proprio lui. Hanno mostrato uno dei manoscritti che il G.U.N. trovò nel suo nascondiglio segreto sul finire della Grande Guerra. Era uno studio sui miti e sulle culture delle civiltà antiche di Mobius e sulla loro validità scientifica. Più della metà del testo si concentrava sui dingo, la razza che per anni era stata nemica degli echidna. Accennava che la loro divinità principale era collegata all’Oltretomba e che, per più di cinque volte al giorno, la pregavano attraverso vari riti affinché li aiutasse a distruggere i loro nemici. Secondo i suoi studi, Finitevus aveva capito che il dio di cui i dingo parlavano era in realtà un’entità che si manifestava a loro nei sogni a causa della loro della devozione e che quindi poteva esserci un modo per aprire un “varco” tra il nostro mondo e il suo.. il nome di quel dio era..-
-Esatto, Tails. È proprio lui..-
La secca conferma di Cable, che nel frattempo aveva abbassato lo sguardo, lasciò interdetto il gruppo di eroi.
-Ma.. come è possibile?- chiese Tails inorridito.
-Non è possibile. La conosco anche io quella vecchia leggenda. Un essere del genere non può esistere- disse Harvey Who in opposizione.
Il gatto non si scompose nel tornare a parlare, provando lo stesso brivido di quando si era trovato di fronte a lui la prima volta.
-Quel libro.. il libro di Finitevus.. verrà conservato per decenni fino all’epoca di Eggman Nega, che lo custodirà gelosamente nelle sue segrete. In qualche modo, Kadma deve aver avuto l’opportunità di leggere quel libro e, grazie al suo intelletto super sviluppato, deve aver capito come aprire un varco per trasportarlo qui..-
-Ma non è possibile.. ne abbiamo viste di cose assurde, ma.. un dio della morte?- commento Amy con voce flebile.
-Abbiamo già avuto a che fare con entità sovrannaturali in passato. Non dimentichiamoci che esseri come Enerjak e Mephiles esistono davvero- disse Sonic senza però nascondere la sua incredulità.
-Cosa è successo quindi? In che epoca era stato portato Silver?- disse Shadow interrompendo tutti.
-Tra venticinque anni esatti.. è da lì che vengo..-
I presenti notarono una nota di malinconia nelle parole di Cable.
-Silver riuscì a salvarsi per miracolo dalle grinfie di Onslaught. Questo aveva schiavizzato tutti i mobiani con dei geni anormali, ovvero quelli che avrebbero consentito ai propri eredi di avere dei poteri. Creò una sorta di enorme macchina incubatrice con lo scopo di risucchiare la loro essenza per alimentare i suoi poteri e renderlo più forte. Tutte le città vennero distrutte, tranne Konothole, che userà come “residenza personale”. Tutti quelli che venivano considerati inutili vennero uccisi, costringendo i superstiti a vivere una vita da fuggiaschi. Incontrai Silver nel sottosuolo di Central City, insieme ad altri tre mobiani. Siccome avevamo tutti delle capacità che ci permettevano di combattere, decidemmo di unirci e di escogitare un modo per eliminare Onslaught, ma dopo innumerevoli sconfitte capimmo che l’unico modo per fermare quella disperata guerra.. era quello di tornare nella vostra epoca e fermare Kadma e i suoi-
-Ed eccoci qui, quindi..- commentò quasi esausto Rob.
Scese di nuovo il silenzio, poiché rimase una sola domanda davvero importante da essere fatta. Nessuno, nemmeno Shadow, aveva la forza di farla.
-Cosa ci succederà?-
Fu Sally a trovare il coraggio, trovandosi a stringere impaurita la mano del marito.
Cable tirò un sospiro di rassegnazione, sentendo il dovere di dare una risposta a quella domanda così assurda a primo impatto.
-Kadma e i suoi “fratelli” sono qui da un anno o poco più. Pianificarono tutto nei minimi dettagli e diedero il via al loro piano subito dopo il vostro matrimonio, come già sapete. Accadrà tra una settimana, nella piazza centrale di Konothole. Ormai attaccato al nostro mondo, Onslaught darà un ultimatum a tutti i regni del pianeta, chiedendo la resa incondizionata di tutte le forze armate. Al sonoro rifiuto dei sovrani, quel mostro darà prova dei suoi poteri uccidendo milioni di mobiani con la sola forza del pensiero. Si dirigerà indisturbato nel Palazzo degli Acorn.. ed è lì che tutti quanti voi perderete..-
Il gatto non ebbe il coraggio per finire quella frase. I volti impauriti dei presenti divennero un peso insostenibile per lui. Nonostante tutta la sua volontà, Angel Island era caduta e i suoi nemici era già ad un passo verso la vittoria totale.
-A cosa gli serve il Master Emerald? Perché l’hanno rubato?-
Harvey Who fu l’unico a non perdersi d’animo e a continuare a fare domande. Cable fu quasi felice nel poter tornare a parlare.
-Come sapete, Lo smeraldo gigante è una fonte immensa di energia. È stato il loro primo obiettivo sia per gettare nel panico voi che per permettere al loro prossimo bersaglio di essere più “reperibile”..-
-E qual è il loro prossimo bersaglio?- chiese Shadow stringendo i pugni.
-È il mezzo più importante per poter vincere questa guerra. Si tratta di una macchina in grado di aprire uno squarcio tra le dimensioni e roba simile- rispose Cable mentre si alzava in piedi.
-Non conosco nessuna macchina del genere. Chi mai potrebbe creare una cosa simile?- disse Tails pensieroso.
La risposta arrivò nelle menti di tutti quasi nello stesso momento.
-Eggman..- sibilò Sonic.
Ancora una volta, il suo acerrimo nemico incrociava la sua strada.
-So che vi sto chiedendo uno sforzo immane, ma dovrete essere forti per quello che verrà. Solo voi potete fermare l’avvento de quel demonio su Mobius. Vi prometto che darò la vita per voi affinché riusciate a cambiare il futuro, ma dobbiamo muoverci in fretta e, soprattutto, dobbiamo rimanere lucidi. Se commettiamo anche il minimo errore non avremo una seconda possibilità per rimediare-
Avvicinatosi al gruppo, Cable porse la mano di fronte agli unici eroi capaci di cambiare il destino di tutti.
Senza alcuna esitazione, Sonic the Hedgehog strinse la mano del suo nuovo alleato, trovando nei suoi occhi un coraggio e un’audacia al suo pari. Tutti cominciarono a guardarsi tra di loro, cominciando a sentire la determinazione tanto ambita nelle ultime esasperanti ore. Erano tutti uniti contro una grande e potente minaccia e solo il loro legame quasi fraterno poteva dargli la forza di cominciare a combattere.
-Benvenuto nei Freedom Fighters, Cable- disse Sonic con tono deciso.
Una nuova battaglia stava per cominciare.

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Capitolo 8
*** Dividersi ***


6.
Dividersi
 
 
-Quindi.. è così che vogliono eliminarci..-
C’erano stati momenti nella vita di Sally Acorn che nessuno avrebbe potuto sopportare come lo aveva fatto lei. L’educazione impartitagli dai genitori, la mancanza di quei momenti di libertà che ogni adolescente cerca e, soprattutto, le volte in cui si era ritrovata sconfitta. Quelli erano stati i momenti più brutti per lei, situazioni in cui avrebbe voluto distruggere tutto ciò che la circondava per poi correre via verso un qualsiasi luogo lontano dagli occhi di tutti. Questo, però, era il passato. Era solo una parte la “vecchia” lei. Ora era diventata una ragazza matura e con la testa sulle spalle. Per questo, mentre avvisava personalmente in videoconferenza il Re della situazione attuale, non dava alcun segno che scaturisse in lei un forte senso di vergogna.
-Si. Cable dice che abbiamo venti ore di tempo prima che quei mostri si rifacciano vivi- continuò la principessa.
-Tu e Antoine state bene?-
Suo padre sembrava non aver ascoltato quell’ultimo dettaglio. Da quel modernissimo schermo nella stanza assegnata per la tragica occasione ad Harvey Who, la ragazza osservò Re Maximilian mentre si massaggiava la fronte con fare stanco.
-Si, papà.. ma se non ci muoviamo subito..-
-Sally, voglio che tu e tuo marito ritorniate immediatamente a palazzo-
Quando lo sentì impartire quell’ordine, Sally capì che la maschera del monarca aveva ceduto il posto a quella del genitore.
-Non puoi chiedermi una cosa simile. Antoine sta già preparando un piano con gli altri e..-
-Non mi interessa. Ti ho permesso di giocare a fare l’eroe mettendo a rischio la tua vita per troppo tempo, ora è finita. Tornate a casa, è un ordine-
La ragazza cominciò a provare un forte senso di disapprovazione mentre sentiva il tono irremovibile con cui il padre le ordinava di ritirarsi.
-Non ho mai evitato uno scontro anche quando tu me lo impedivi. Perché dovrei darti ascolto proprio ora?-
-Perché siete i futuri regnanti, Sally. Se vi accadesse qualcosa, qualsiasi cosa, la sorte del nostro popolo cadrebbe in disgrazia-
-Cadrà in disgrazia se non saremo tutti uniti per sconfiggere la minaccia!- protestò Sally cominciando ad alzare il tono della voce.
Suo padre rimase impassibile alle sue parole, lasciando alla figlia il pensiero che non fosse soltanto lei ad essere cambiata nel corso degli anni.
-Ho dato il via libera ad Harvey Who per qualsiasi decisione. Inoltre, sono sicuro che Sonic riuscirà a guidare il gruppo anche senza di voi-
La ragazza sospirò, distogliendo per un attimo lo sguardo dallo schermo. Era ancora sconvolta per tutto quello che era successo in un solo giorno e del fatto che non fosse presente quando i nemici avevano condannato Angel Island alla distruzione, ma l’idea che potesse perdere il controllo e sbraitare furiosa contro il proprio padre non osò passarle per la testa.
-Mi dispiace, ma io e Antoine rimarremo qui- annunciò dopo qualche secondo di riflessione.
-Cosa ti fa credere che non ti faccia venire a prendere con la forza dai miei soldati?- disse Re Maximilain con tono minaccioso.
-Non posso abbandonare i miei amici, papà. Siamo una squadra: vinciamo insieme e cadiamo insieme. Non posso scappare da tutto questo e tu dovresti saperlo più di chiunque altro-
Le abilità oratorie della principessa erano migliorate col tempo, dandole la forza di convincere persino il più duro degli avversari.
Sembrò rifletterci un’eternità prima ricevere una risposta, pensò.
-Voglio che tu sappia che questa sarà la vostra ultima missione come membri dei Freedom Fighters. Quando sarà tutto finito, tornerai qui e abbraccerai il tuo destino di monarca. Niente più cattivi, armi e macchine. La squadra continuerà a operare senza di voi-
Non gli diede nemmeno il tempo di rispondere che il sovrano più potente di Mobius chiuse la videochiamata. Sally provò un lieve senso di tristezza nel vedere suo padre così affranto e preoccupato, ma almeno aveva ottenuto ciò che voleva. Non importava se quella sarebbe stata l’ultima missione della sua vita, la cosa che contava di più era combattere in prima fila al fianco dei suoi compagni. Chiuse il collegamento e si avviò silenziosamente verso l’uscita. Percepì una sola lacrima scendergli sul volto mentre concentrava tutti i suoi pensieri su come vincere il prossimo scontro.
 
Cose così orribili non dovrebbero mai accadere secondo Amy Rose.
La guerra era ingiusta a priori, non c’era alcuna giustificazione che potesse renderla un atto nobile. Tutto ciò che portava era violenza e morte, due cose ingiuste che non giustificavano il fine. Quando percorse i corridoi dell’ospedale dovette tenere gli occhi fisse di fronte a lei per non soffermarsi sui feriti e sulle loro urla di dolore. Erano tutti echidna, ovviamente. Pochi erano i pazienti di altre razze, ma ciò non rendeva il tutto meno sconfortante d quanto non lo fosse già. Angel Island è caduta è una frase così brutta da essere impossibile da pronunciare per lei. Cercava di essere forte e di rimanere calma, ma come poteva essere indifferente di fronte a tutta quella disperazione? Poche ore prima, quando i suoi amici erano così impegnati nel dare soccorso alle vittime da non accorgersi della sua mancanza, Amy si rinchiuse nel bagno al secondo piano dell’edificio. Pianse così tanto da sentirsi prosciugata di tutte le sue forze, rannicchiandosi in un angolo dopo aver chiuso la porta a chiave. In quei momenti pensava di non essere così forte come sperava di essere, che si sentiva inutile in situazioni del genere. Soprattutto, si sentì impaurita quando ripensò agli artefici di quel disastro. Un gruppo di mostri senza alcuno scrupolo o sentimento, creati in laboratorio da un mostro ancora più cattivo. Le venne in mente il volto del più grosso di loro, Xanto, mentre lo colpiva senza sosta con il suo martello. Più andava avanti nel combattimento e più lui rideva, mostrando un sorriso così agghiacciante da metterle i brividi. Per non parlare di lei, Kadma, la echidna nera dotata di chissà quale assurdo potere. Aveva lasciato i suoi amici a discutere sul da farsi per avvertire gli unici due Freedom Fighters rimasti in disparte. Trovatasi di fronte la porta di una qualunque stanza d’ospedale, Amy fece un respiro profondo per placare le sue paure e per permetterle di essere chiara con le parole.
Julie-Su era seduta di fronte al letto dove Knuckels giaceva privo di sensi. Le dava le spalle, ma la ragazza riccio poteva tranquillamente immaginarsi lo stato in cui era ridotta. Non riusciva a sostenere la vista del ragazzo più forte che conosceva ridotto in quello stato. Il braccio sinistro era ingessato, mentre varie fasciature avvolgevano il petto e la testa. Dal braccio destro partiva un tubo collegato ad una flebo, mentre naso e bocca erano coperti da una maschera che lo aiutava a respirare.
-Kadma.. quindi è così che si chiama-
Mentre sentiva la sua migliore amica ripetere quel nome con tono perso e quasi impassibile, Amy immaginò quante lacrime avesse pianto chiusa lì dentro.
-Sonic è con gli altri nella hall dell’ospedale. Si stavano organizzando con Cable quando li ho lasciati per venire qui- concluse Amy.
Era stata attenta nel raccontare a Julie-Su la verità su cosa era successo quella mattina e sul perché di tanta disperazione.
-Datemi cinque minuti e scendo- disse l’echidna rosa.
La parte più difficile era arrivata per la ragazza riccio.
-Julie.. non sono venuta qui solo per avvisarti di tutto. Io e gli altri siamo d’accordo nel dire che.. ora come ora.. non dovresti venire con noi..-
Ci fu qualche secondo di silenzio prima che la voce di Julie-Su tornò a farsi sentire.
-Cosa?-
-Stai soffrendo più di tutti noi messi insieme. Pensiamo che dovresti rimanere qui a prenderti cura di Knuckels fino a quando non si riprenderà..-
Amy venne interrottà dal rumore del legno della sedia che strisciò violentemente contro il pavimento. La ragazza echidna era in piedi e, in un lampo, si avvicinò all’amica con gli occhi colmi d’odio.
-Come potete chiedermi questo!? Dopo tutto quello che è successo, pensate davvero di potermi scaricare qui e di andare a giocare a fare gli intrepidi eroi!? La mia gente sta soffrendo, parte della mia città è stata distrutta e il nostro orgoglio è stato calpestato da quattro idioti del futuro e tu mi chiedi di non fare niente!?-
-Julie.. sai che è meglio così. Per evitare di perdere abbiamo bisogno di rimanere a sangue freddo e tu ora non sei nella condizione di..-
-Me ne frego della mia condizione!-
Julie-Su urlava così forte da urtare l’udito di quella che, fino a poco fa, considerava la sua migliore amica.
-Ti prego, Julie, cerca di capire-
-Io non voglio capire niente, Amy! L’unica cosa che voglio ora è scagliarmi contro i mostri che hanno rovinato la vita al mio popolo e farli pentire di essere nati! Voglio mettergli le mani addosso e togliergli dalla faccia quel loro sorriso diabolico! Tu non puoi impedirmelo, nessuno può!-
Con occhi sgranati, Amy osservò l’echidna posseduta dal demone della rabbia e della vendetta. Niente di quello che avrebbe potuto dirgli poteva persuaderla dall’intraprendere la loro prossima missione. Abbassò lo sguardo mentre il respiro irregolare di Julie-Su tornava alla normalità.
-Ti aspettiamo giù, fai presto-
La riccia lasciò la stanza a testa bassa, mentre quella che per lei era come una sorella tornava in preda ad un pianto di rabbia.
 
-Qual è il piano, quindi?-
-Per ricaricarsi dei suoi poteri, Kadma ha bisogno di ore prima di poter tornare all’attacco. Teletrasportare lei e i suoi alleati insieme al Master Emerald gli è costato tutta la sua energia. Abbiamo poco più di venti ore, il ché è un tempo sufficiente per permetterci di preparare una controffensiva-
Riuniti nella hall, Sonic, Rob, Bunnie, Tails, Antoine e Cream continuavano a riflettere con i membri del G.U.N., il comandante Harvey Who e Cable sulla loro prossima mossa.
-Quindi, la macchina che cercano è stata creata da Eggman?- chiese Rouge.
-Esatto. Secondo le informazioni del mio tempo, si intrufoleranno nella prigione di Metropolis e lo costringeranno a dirgli dove si trova, Inutile dire che lo uccideranno..- rispose Cable.
-Questo spiega anche il perché Eggman ha sempre cercato di impadronirsi dello smeraldo gigante- aggiunse Tails.
-C’è solo un problema- aggiunse Shadow.
Si voltarono tutti verso di lui, trovandolo a braccia conserte e a testa bassa.
-Come faremo a convincerlo ad aiutarci? Ci odia più di qualsiasi altra cosa al mondo, oltre ad aver rovinato i suoi piani una miriade di volte. Penso che, conoscendolo, voglia vederci morire più dei nostri nuovi nemici- concluse rimanendo in disparte.
Sonic non poté dargli tutti i torti. Nonostante il suo inguaribile pessimismo, Shadow era l’unico che riusciva a quadrare la situazione in maniera obiettiva. Eggman viveva solo per odiarli, niente poteva convincerlo a passare dalla loro parte.
-Ci parlerò io- annunciò il riccio blu.
-Sonic, sei sicuro?- chiese Cream.
-Lo lusingherò al punto tale che non farà altro che aiutarci senza nemmeno accorgersene. Gli proporremo la libertà e, non appena tutto questo sarà finito, lo sbatteremo di nuovo in galera-
-Pensi che ci cascherà?- chiese Rob.
-Abbiamo alternative?-
Sally era appena entrata nell’ospedale, trovandosi nel momento in cui Sonic si era offerto volontario per portare il loro acerrimo nemico dalla loro parte. Antoine le andò in contro, prendendola per le mani non appena vide nel suo sguardo una sorta di rammarico.
-Cosa ha detto tuo padre?- chiese il ragazzo.
La principessa rifletté su ciò che suo padre, Re Maximilian, le aveva appena detto.
-Questa è la nostra ultima missione. Quando tutto sarà finito, torneremo a palazzo e non saremo più dei Freedom Fighters- annunciò Sally.
Inevitabilmente, quella notizia sconvolse il gruppo. Persino i membri del G.U.N. non riuscirono a rimanere impassibili.
-Era ora che tuo padre mettesse le cose in chiaro, signorina. Lo dico per te- disse Harvey Who.
L’occhiataccia dei futuri regnanti arrivò quasi subito, ma non poterono ammettere che l’anziano gufo aveva ragione per certi aspetti. In quel momento di silenzio, Amy Rose scese per le scale raggiungendo la hall.
-Come sta Julie?- chiese immediatamente Bunnie preoccupata.
La ragazza riccio distolse lo sguardo per un attimo, cercando le parole migliori per raccontare com’era andata poco prima.
-Mi dispiace, ma non vuole tirarsi indietro. Verrà con noi-
Nessuno protestò a quella notizia, ma un senso di impotenza attraversò le menti del gruppo. Da quel giorno in poi sarebbe stata dura per la razza echidna riprendersi da quell’inferno e sia Knuckels che Julie-Su ne avrebbero pagato le conseguenze. Avrebbero provato una rabbia tale da mettere in dubbio i loro veri sentimenti verso gli altri e tornare alla normalità sarebbe stato quasi impossibile.
-Perdonate l’intrusione, ma non possiamo stare più qui a parlare. Prima ci muoviamo e meglio è-
Fu Cable a riprendere in mano la situazione. C’era un gruppo di mostri nascosto chissà dove pronti a tornare a uccidere non appena avessero avuto l’occasione. Non era più tempo per abbattersi o per pensare alle conseguenze del loro fallimento. Dovevano cominciare ad agire o, come il gatto aveva detto, l’inferno si sarebbe abbattuto su di loro, trasformando tutto ciò che amano in cenere.
-D’accordo- cominciò Sonic -Ci divideremo in due gruppi. Cable, tu verrai con me insieme a Shadow, Rouge, Antoine e Sally alla prigione di Metropolis per convincere Eggman ad aiutarci. La tua testimonianza diretta sul futuro ci sarà d’aiuto. Gli altri torneranno con il Tornado alla nostra base a prendere tutto quello che gli serve, qualsiasi cosa. Armi, oggetti.. tutto quello che potrebbe esserci d’aiuto. Non appena sapremo le coordinate esatte del nascondiglio dove “Testa d’uovo” tiene la sua macchina, vi contatteremo e ci raggiungerete. Siamo d’accordo?-
Era incredibile come il riccio blu riusciva a dimostrare quella sua innata capacità da leader. Era solo l’inizio del piano, ma fu l’unico ad essere rimasto abbastanza lucido da poterlo formulare oltre al capo del G.U.N.
Questo rimase piacevolmente sorpreso dal modo in cui era cambiato nel corso degli anni.
-Però.. la testa calda alla fine ha messo un po’ di sale in zucca- commentò Harvey Who sorridendo.
Solo Sally era rimasta contrariata riguardo un solo dettaglio delle parole dell’amico.
-Ragazzi.. vorrei tornare alla base insieme a voi- disse rivolgendosi a Tails, Cream, Amy, Rob e Bunnie.
Trovatasi l’attenzione di tutti, la principessa giustificò la sua decisione.
-Julie ha bisogno di calmarsi ed è meglio se sia con voi quando cercherete di farlo. Il trovarsi insieme a tutte le sue amiche potrebbe aiutarla-
-Hai ragione..- disse Bunnie con rammarico.
La ragazza trovò l’appoggio dei suoi amici, ma non riuscì a capire cosa pensava invece suo marito.
-Mi dispiace..- cominciò temendo di averlo deluso.
-Non hai niente di cui dispiacerti, Sally. Vai con loro, Julie ha bisogno di tutte voi per tornare in sé- rispose Antoine cercando di sorridere.
-Muoviamoci allora. Verrete scortati a Metropolis con il mio aereo privato- disse Harvey Who.
Il gufo diede un’ultima sistemata alla sua cravatta prima di richiamare l’attenzione di due soldati per far eseguire i suoi ordini.
-Lei invece cosa farà, Comandante?- chiese Rouge.
-Rimarrò qui per continuare a coordinare i soccorsi. C’è ancora tanto lavoro da fare qui, ma me ne occuperò io. Cercate di non preoccuparvi e di fare il vostro lavoro- rispose il gufo tornando a rivolgersi ai suoi due agenti speciali.
Shadow si limitò ad un lieve cenno con la testa, mentre la ragazza pipistrello non riuscì a fare nulla se non un saluto con la mano.
-Dunque, ci chiamerai tu?- chiese Rob avvicinandosi a Sonic.
-Si. Non preoccupatevi di nulla- rispose il riccio blu.
-Non posso credere che dovremo chiedere aiuto a Eggman- disse Tails pensieroso.
-Incrociamo le dita..- aggiunse Cream.
Sonic vide i due agenti G.U.N. cominciare a incamminarsi insieme a due soldati semplici. Incrociò lo sguardo di Cable e di Antoine,entrambi rimasti al suo fianco in attesa. Sentiva di riporre nel suo nuovo alleato una grande fiducia, poiché le sue informazioni erano l’unica cosa che potesse rimetterli in carreggiata verso la vittoria.
-Ci vediamo-
Avrebbe voluto dire qualcosa di più prima di congedarsi, invece di pronunciare quella stupida frase già uscita dalla sua bocca un milione di volte. Vide Rob sorridere lievemente insieme a Tails, mentre Cream, Amy, Sally e Bunnie erano assorte nei loro pensieri relativi alla loro amica echidna. Per un attimo, Sonic avrebbe voluto soffermarsi di più sul volto della ragazza riccio. Non avevano più avuto tempo di continuare il discorso cominciato durante il matrimonio, purtroppo. Avrebbe voluto sapere di più oltre che a continuare a confidarsi. Nel frattempo, Antoine diede un ultimo saluto a Sally con un bacio, intenso seppur troppo breve. I tre mobiani raggiunsero i membri del G.U.N. fuori dall’edificio, accorgendosi solo in quel momento che la giornata era già arrivata alla sera. L’alba sarebbe stata dura da vedere, ma avrebbero lottato con tutte le loro forze per far sorgere di nuovo il sole sulle loro vite.
 
Nascondersi dentro una caverna era stata un’idea geniale. Con il buio a loro vantaggio, l’entrata di quella grotta sperduta tra le montagne era invisibile agli occhi di tutti. Chissà quanti soldati incompetenti gli stavano dando la caccia. Stupidi idioti che Scar avrebbe voluto massacrare con i suoi stessi artigli. Avvolto nelle sue pesanti vesti nere, il mobiano la cui razza era ancora sconosciuta a tutti stava seduto sull’uscio della grotta con lo sguardo rivolto verso l’orizzonte. Echidnapolis era lontana, ma poteva ancora vedere le fiamme e il fumo che avvolgevano la parte distrutta su cui era caduta l’immensa Angel Island. Che spettacolo meraviglioso, pensò.
-Vedere la morte a distanza non è così male, dopotutto-
Con lui, seduto dal lato opposto dell’entrata, vi era la mastodontica lince che era riuscita a mettere al tappeto Knuckels the Echidna. Si crogiolava di quella sua vittoria mentre, con fare annoiato, picchiettava il suolo roccioso con le dita.
-Abbiamo atteso a lungo ma alla fine gliel’abbiamo fatta pagare- concluse Xanto concedendosi una risata.
Si era curato da solo le numerose ferite inflittegli dai Freedom Fighters. Con qualche benda rubata tempo prima e un pezzo di legno ben affilato per estrarre i proiettili rimasti nel suo corpo. Non provava alcun dolore e le ferite sarebbero scomparse non appena avrebbero messo definitivamente la parola fine alla vita su Mobius.
-Non abbiamo ancora vinto. C’è ancora altro da fare- protestò Scar.
-Sempre il solito.. quando imparerai a rilassarti un po’?-
-Quando li vedrò tutti morti-
Come poteva essere definito il loro rapporto? Si odiavano a vicenda, per certi aspetti. Erano entrambi due individui dalle rotelle totalmente fuori posto, ma si trovavano d’accordo su due cose. La prima era che l’unica cosa che gli dava piacere era combattere e uccidere senza sosta chiunque gli si trovasse d’avanti. La seconda, la più importante, era la vendetta. Volevano distruggere Mobius e tutti gli ideali di giustizia e libertà che i mobiani avevano in mente. Erano due mostri, due reietti che sentivano di meritarsi la loro giustizia. In passato, ovvero nel futuro da cui provengono, Scar e Xanto si erano conosciuti in gabbia, nei laboratori di Eggman Nega. Entrambi si ricordavano solo di essere stati condannati a morte dal governo a causa dei loro numerosi ed efferati crimini. Si erano risvegliati in un’altra prigione con un carceriere più malvagio e senza alcuno scrupolo. Giorno dopo giorno, gli esperimenti a cui venivano sottoposti gli tolsero tutte le forze lasciandogli solo un dolore impossibile da sopportare. Gli iniettavano una sostanza scura sul finire di ogni trattamento prima di rimetterli dietro le sbarre. Scar fu il primo dei due a subire e ad accorgersi del cambiamento. La sua pelliccia cominciò a scolorirsi e, con il passare dei mesi, assunse un tono scuro prima di passare definitivamente al nero. Prese coscienza della sua supervelocità quando, durante uno degli esperimenti, riuscì a liberarsi e a scappare fuori dai laboratori. Corse così veloce da non accorgersi di essere quasi arrivato ad una probabile uscita, ma venne fermato, sedato e riportato alla sua orrenda prigionia. Poco dopo il manifestarsi dei suoi poteri vide qualcosa cambiare anche nel suo compagno di cella. All’inizio era solo una lince uguale a qualsiasi altra prima che, come per Scar, la sua pelliccia cominciò a scolorirsi. Nei giorni successivi, il suo fisico cominciò a mutare radicalmente finché, durante una notte, non divenne così forte e possente da abbattere le pareti circostanti. Venne fermato anche lui in tempo, per poi essere trasferito in una cella più adatta a contenere la sua furia. Così, Scar si ritrovò rannichiato da solo nel buio della sua prigione, manifestando i primi segni di una totale mancanza di autocontrollo. Non lo sottoposero più a nessun trattamento per giorni, forse mesi, finché non vide Eggman Nega in persona comparire da fuori la sua cella. Quando capì cosa volle fargli, Scar pensò che il malefico dottore dovesse aver letto il dossier che la polizia aveva sui suoi crimini. Ricoprì le sue braccia d’acciaio e aggiunse gli artigli alle sue dita, finendo il lavoro e trasformandolo in una macchina perfetta per uccidere. Poi, in un giorno diverso dal solito, vide qualcun’altro comparire nei laboratori, qualcuno che non aveva mai visto prima. Era un riccio bianco, accompagnato da numerosi soldati che mettevano a soqquadro l’intero edificio. Il nuovo arrivato fissava Scar impietosito mentre le urla di Xanto echeggiavano da lontano. È così che ebbe inizio, poiché venne rinchiuso in un’altra cella ancora più controllata e più solida della precedente. Questa volta, però, oltre ad essere di nuovo in compagnia di Xanto, vi erano altri due carcerati.
-Dov’è Kadma?- chiese all’improvviso.
Totalmente disinteressato alle sue parole, la lince fece un semplice gesto indicando il dentro della grotta.
-È con quel demente del fratello. Fossi in te, non la disturberei-
-Dovrebbe concentrarsi per ricaricare i suoi poteri, perché perde tempo?- disse Scar irritato.
Xanto rise di nuovo quando sentì le sue parole.
-Lo dovresti sapere ormai. Lei fa quello che le pare, per questo siamo qui-
 
Cominciò a riprendere coscienza quando dei sussurri arrivarono alle sue orecchie. Sentiva la testa così pesante da non riuscire a muoverla di un millimetro. Qualcosa poi cominciò ad accarezzargli la fronte mentre, lentamente, cercava di aprire gli occhi. Non vide nessuna luce intorno a sé all’inizio, si concentrava più che altro su dove potesse trovarsi al momento. Tastò con la punta delle dita il pavimento, sentendo delle piccole fosse e qualche solco leggermente appuntito.
-Sei al sicuro ora..-
La calda voce di lei arrivò alle sue orecchie come una melodia. Era steso a terra, con la testa poggiata sulle sue gambe. Avrebbe voluto chiedergli come fossero arrivati lì se ne avesse avuto la possibilità.
-Mi dispiace che ti abbiano fatto del male. Non credevo che sarebbero arrivati in tempo, sennò non ti avrei mai esposto a questo rischio. La prossima volta gliela farai pagare- sussurrò Kadma.
Deathstar sembrò avere un crollo nervoso in quel momento. Spinse via sua sorella, lasciandola contrariata alla sua reazione. Cercò di tirarsi in piedi, sentendo però un acuto dolore che lo rimise in ginocchio.
-Fermo!- esclamò l’inquietante ragazza.
Il riccio fece leva sulle braccia per non cascare di nuovo a terra. Solo in quel momento si accorse di una fonte luminosa lontana da lui, sul fondo della grotta. Era lì, il famoso Master Emerald, il primo trofeo della loro opera di distruzione. Riusciva quasi a sentire un strana energia sprigionarsi intorno all’oggetto.
-Sei ancora troppo debole per rimetterti in piedi. Devi riposarti-
Sua sorella si era di nuovo avvicinata a lui. Chinatasi, Kadma prese il suo volto per il mento, sfiorando leggermente il blocco metallico che impediva al suo unico parente di parlare.
-Tra poco sarà finita. È solo una questione di giorni, non devi preoccuparti. Presto, lui sarà qui e ci renderà immortali come è narrato nella leggenda. Non sentiremo più nessun dolore, niente che ci riporterà ai nostri giorni più bui. Avremo il potere necessario per distruggere tutto e tutti e, finalmente, avremo la nostra vendetta-
Quel discorso, pronunciato ad occhi lucidi dall’echidna, provocò un forte senso di disgusto nel cuore di Deathstar. La sua mente era sempre stata troppo confusa per poter capire cosa volesse davvero. L’unica cosa di cui era davvero certo era che amava sua sorella più di qualunque altra cosa. Lei si era sempre presa cura di lui fin dall’inizio, per questo avrebbe fatto tutto quello che gli avrebbe ordinato. Ripresosi, soppresse dentro di sé la vergogna che cominciava ad attanagliarlo, lasciandosi abbracciare affettuosamente da Kadma.
-Ti voglio bene anch’io, fratello- sussurrò dolcemente l’echidna nera.
Il rumore di passi distolse l’attenzione della ragazza dal fratello. Scar li guardava indifferenti mentre continuavano ad abbracciarsi, sentendo solo la rabbia farsi strada nella sua testa.
-Smettila di sprecare il tuo tempo. Devi ristabilire i tuoi poteri, te ne sei dimenticata?-
Nonostante quello che poteva sembrare un ordine, Kadma rimase abbracciata a Deathstar, rivolgendo all’altro un semplice sguardo impassibile.
-Che fretta c’è? Non devi preoccuparti per questo, so quello che faccio-
-Non è solo questo- disse Scar -Quel gatto che si sono portati dietro, quello che mi ha attaccato a Angel Island, sa tutto di noi. Se riuscisse a metterci i bastoni fra le ruote?-
-Non accadrà. Loro non hanno alcuna possibilità di vincere, così come non hanno nessuna di sopravvivere-
A Kadma sembrava non importare nulla di quello che il suo alleato gli disse, suscitando in quest’ultimo un forte senso di disapprovazione. Nonostante sapesse da tempo come era fatta, a Scar continuava non andargli giù questo suo comportamento menefreghista e troppo sicuro.
-E per quanto riguarda il contenitore? Hai già cominciato?-
Chiedere informazioni su quel dettaglio gli sembrò un grosso azzardo. L’echidna questa volta sembrò dargli tutto il suo interesse nel rispondergli.
-Manca poco prima che si accorga del suo destino. Sarà lui a distruggerli definitivamente-
 

 

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Capitolo 9
*** Un'alleanza pericolosa ***


7.

Un’alleanza pericolosa

Ci sono volute quattro ore affinché Sonic, accompagnato da Antoine, Shadow, Rouge e Cable, riuscisse a raggiungere Metropolis, una delle città più tecnologicamente avanzate di tutto il regno degli Acorn. Una splendida megalopoli che si affacciava sul mare, meta turistica di tante persone durante il corso dell’anno, soprattutto in estate. Vi era un solo luogo che nessuno avrebbe mai voluto varcare in quella città, poiché entrarvi significava esservi rinchiusi a vita. La prigione in cui vi era stato sbattuto il Dr. Eggman era una delle più terribili e sofisticate del mondo intero: Shadow Moses. Un complesso militare situato su una piccola isola al largo della costa di Metropolis. Nonostante le dimensioni ridotte per un prigione, Shadow Moses era di fatto la più controllata e, di conseguenza, era l’unico carcere in cui nessuno era mai riuscito ad evadere. Fortunatamente per il gruppo di eroi, nemmeno Eggman ci era riuscito. Mentre varcava le porte e i corridoi dell’edificio, Sonic non poté fare a meno di pensare agli eventi che avevano portato a rendere il malefico scienziato il suo più acerrimo nemico. Le sue origini risalgono al pianeta Terra, ma la sua storia comincia molti anni prima della nascita del riccio blu, quando i suoi genitori, Bernadette e Jules, erano ancora bambini. Quasi cinquant’anni prima, Mobius assistette alla prova definitiva che c’era vita anche molto lontano da dove erano situati nello spazio. Un uomo di nome Gerald Robotonik era arrivato lì grazie ad una macchina capace di varcare la soglia dimensionale del pianeta Terra, portandosi dietro la sua amata nipote Maria e suo fratello Julian. All’inizio sembrarono avere tutti paura di quei tre esseri così fuori dal comune, ma, in poco tempo, Gerald riuscì a farsi un nome nella società grazie alle sue grande intelletto, arrivando ad essere uno degli scienziati più importanti del regno, la cui fama si estese anche oltre. Stessa cosa accadeva anche per il fratello Julian, ma in modo diverso. I due fratelli avevano poco in comune, poiché se Gerald utilizzava il suo dono per aiutare il prossimo nel campo della medicina e della bioingegneria, Julian preferiva applicarsi in ambito militare, arrivando ad accattivarsi l’attenzione del G.U.N., all’epoca dei fatta appena creata dal re. Il principale obiettivo di Gerald, però, era quello di curare sua nipote, Maria, afflitta da una malattia che la attanagliava sin dalla sua nascita. Per questo era arrivato lì, per cercare una cura e per vivere una vita lontano dalla violenza e dalla crudeltà del suo pianeta d’origine. Con il permesso del re, Gerald venne spedito insieme a sua nipote in una stazione spaziale che orbitava attorno a Mobius per dedicarsi a tempo pieno alle sue ricerche. Passarono mesi di assoluto silenzio in cui i regnanti cominciarono a temere per il peggio, finché un giorno non accadde un vero e proprio miracolo. Gerald Robotonik era riuscito a creare la vita, o meglio, la Forma di Vita Definitiva. Un essere che rispondeva al nome di Shadow the Hedgehog. Oltre ad essere un mobiano dotato di immensi poteri, la chiave per curare Maria era nel sangue di Shadow. Grazie a lui, Mobius avrebbe potuto debellare qualunque malattia, salvando la vita a milioni di persone. Purtroppo per Gerald, non fu quella la caratteristica a suscitare l’attenzione del G.U.N. e del re, poiché la sua creatura era un’arma perfetta sotto ogni punto di vista, il suo uso in battaglia avrebbe consentito al regno qualsiasi vittoria. Temendo che Shadow potesse essere usato per scopi puramente malvagi, Gerald interruppe ogni sorta di comunicazione con Mobius, barricandosi nella stazione spaziale per concludere le cure di sua nipote. Quella scelta ebbe drammatiche conseguenze, poiché G.U.N. inviò uno dei suoi plotoni a “risolvere” il problema che costituiva lo scienziato. Gerald e Maria furono uccisi dai soldati, ma, sfortunatamente per loro, di Shadow non vi era alcuna traccia. In qualche modo, lo scienziato umano era riuscito a trarlo in salvo prima che i soldati potessero mettere fine alla sua vita. Il re, insieme a tutti gli altri sovrani del mondo, pensò che il problema fosse stato bloccato in tempo prima di poter scatenare chissà quale “incidente diplomatico”. Non aveva fatto i conti, però, con un unico dettaglio: Julian Robotonik. Preso dalla disperazione per ciò che era successo al fratello, lo scienziato impazzì del tutto, cominciando a costruire per suo conto un intero esercito robotico pronto a muovere guerra al suo comando. Così iniziò il più grande conflitto che Mobius avesse mai visto: la Grande Guerra Robotonik. Tutte le nazioni riunite contro gli instancabili abomini meccanici dello scienziato, un massacro che durò per più di venti anni. Sonic e i suoi amici erano appena nati quando la guerra finì, ma i loro genitori ricordavano perfettamente come andarono le sorti del conflitto. Soprattutto, si ricordavano di come era finito quell’inferno. Scovato in uno dei suoi bunker durante la fuga, Julian Robotonik fu portato d’avanti ad una giuria composta da tutti i sovrani di Mobius, condannandolo a morte per gravi crimini contro i mobiani. In un giorno di inizio estate, nella piazza centrale di Konothole, l’ultimo umano presente sul pianeta Mobius si accasciava a terra senza vita sotto i colpi dei fucili del plotone d’esecuzione, segnando la fine di un ventennio di terrore. Ciò che nessuno si aspettava, però, era che lo scienziato fosse riuscito a compiere l’impresa più grande di tutte.
Era riuscito ad illudere la morte.
Poco prima che venisse catturato, quando le sorti della guerra erano ormai a suo svantaggio, Julian era riuscito a portare le sue ricerche sulla clonazione ad uno stadio abbastanza avanzato da usare se stesso come cavia. Nacque così quello che tutti conoscono come Dr. Eggman, nemico giurato del regno e, più in particolare, di Sonic the Hedgehog. La prima volta che si scontrarono fu quando il riccio blu aveva appena compiuto undici anni. In quel periodo, Sonic girava per il mondo alla ricerca di nuove avventure, trovandosi per puro caso a contrastare i piani del malefico dottore in un isola al largo della Emerald Coast. Da lì cominciò un sequenza di grandi battaglie in cui, alla fine, Sonic riusciva sempre a sventrare i piani di Eggman, grazie anche all’aiuto dei i suoi alleati che, nel corso del tempo, diventavano sempre più numerosi fino a formare i Freedom Fighters. Nemmeno per un momento gli eroi avrebbero mai potuto pensare che, un giorno, Eggman gli sarebbe stato utile per poter sconfiggere il nemico. Eppure, Sonic era proprio lì per quello. Gli avevano dato a disposizione una delle camere che usavano per gli interrogatori. Da un lato, il riccio più veloce del mondo stava seduto di fronte ad un tavolo con una piccola lampada a fare luce, dall’altro vi era ancora una sedia vuota. Quando Sonic sentì la serratura della porta aprirsi, chiuse gli occhi e fece un profondo respiro.
Due soldati scortarono il prigioniero in catene nella stanza, lasciando che si sedesse con le sue forze per poi uscire e chiudere a chiave la porta. La camera era totalmente buia oltre alla flebile luce della lampada già citata, c’erano quindi degli angoli di buio intorno a loro. I due nemici si guardarono negli occhi, uno con odio e l’altro con disprezzo.
-Ti trovo bene, Eggman- cominciò Sonic.
Lo scienziato si trovava lì da qualche mese ormai, ma i segni della prigionia erano già ben evidenti. Era pallido, con i baffi totalmente spettinati e portava solo una semplice casacca da prigioniero, forse di qualche taglia più grande della sua.
-Quando imparerai a portarmi più rispetto, patetica palla di pelo blu?- disse Eggman ringhiandogli contro.
-Quando tu lo porterai verso Mobius, Eggman- rispose il riccio.
Per tutta risposta, lo scienziato cominciò a ridergli in faccia, suscitando un sentimento di rabbia in Sonic.
-Piantiamola con queste nostre piccole diatribe su cosa è giusto e cosa non lo è, riccio. Sono troppo stanco per farmi insultare da una nullità come te. Perché non mi dici cosa sei venuto a fare qui?-
La voce gracchiante e rauca del prigioniero fece intuire al riccio blu di aver catturato la sua curiosità. Del resto, non capita tutti i giorni che il tuo nemico giurato venga a trovarti all’inferno.
-Testa d’uovo, vorrei che tu mi parlassi di una tua creazione. Quella capace di aprire.. com’è che si dice? Si, quella in grado di aprire uno squarcio dimensionale- disse l’eroe cercando di non far trapelare il suo disagio.
Incredibilmente, ogni traccia di ilarità presente in Eggman scomparve, portando il suo sguardo a vagare in chissà quale riflessione.
-Come fai tu a sapere..-
-Non è questo l’importante. Voglio che tu mi dica dov’è- lo interruppe Sonic.
-Ah, riccio, in tutti questi anni ci siamo immedesimati così tanto nei nostri stupidi ruoli da non poter più smettere di essere ciò che siamo. Tu che difendi i tuoi piccoli ideali di giustizia e libertà e io che cerco di distruggerti insieme ad essi, è un giochetto che abbiamo fatto per più di un decennio. Eppure ora tu sei qui, nonostante io credessi che mi avresti lasciato qui a marcire come un ratto nella fogna, e mi fai delle domande così assurde da pretendere che io ti risponda per.. per cosa? Per aiutarti? Dimmi un po’, ho sentito delle voci dai soldati mentre ero in cella.. quello che sei venuto a fare qui ha qualcosa a che fare con ciò che è successo a Angel Island?-
Sonic sbarrò gli occhi per lo stupore mentre la sua nemesi sorrideva vittoriosa alla sua reazione.
-Già.. deve essere una cosa sconvolgente, immagino. A proposito, come sta il tuo amico Knuckels? È rimasto ferito?-
Era chiaro a quel punto che Eggman avesse saputo tutta la storia. Cercava di provocare per ottenere una delle sue piccole e subdole soddisfazioni, pensò Sonic. Questa volta, però, non ci sarebbe cascato come le altre volte. C’era troppo in ballo per farsi prendere dalla rabbia.
-Vuoi sapere cos’è successo, dottore? Bene, ecco la storia. Dei pazzi hanno rubato il Master Emerald per usarlo come fonte di energia per portare un’entità sovrannaturale sul nostro pianeta. Indovina cosa gli serve ora per riuscirci?-
Confuso, Eggman inarcò un sopracciglio mentre fissava gli occhi del suo interlocutore.
-Che assurda storia ti sei inventato sta volta, inutile porcospino che non sei altro?-
-Giusto per curiosità, il nome Onslaught ti dice niente?-
Un lampo sembrò illuminare gli occhi del prigioniero.
-Parli di quella stupida leggenda? So solo che Finitevus era impazzito nel tentativo di scoprire i miti di quei deboli dei dingo. Vecchie credenze di un razza estinta che non valgono niente. Che cosa c’entra questo?- chiese Eggman.
-Purtroppo per noi, non è una leggenda. I mostri che hanno rubato lo smeraldo verranno qui tra quindici ore o poco più per la tua macchina. Dopo che sapranno dov’è, ti uccideranno senza alcun rimorso- rispose Sonic in tono serio.
Ci fu qualche secondo di silenzio prima che Eggman scoppiasse a ridere. Il riccio sapeva che quel gesto era solo per dimostrare una totale mancanza di rispetto nei suoi confronti.
-Abbiamo bisogno di quella macchina, Eggman. Dov’è?- insistette Sonic noncurante delle grasse risate che la persona più orribile del pianeta si stava facendo sotto i suoi occhi.
-Osi prenderti gioco di me!? Vieni qui e ti permetti di prendermi in giro con queste assurde fandonie!? Tu e i tuoi amichetti mi avete distrutto la vita, razza di piccolo bastardo! Non ti è bastato umiliarmi per anni di fronte a tutti, ora vieni persino qui a continuare a prendermi in giro!?-
La rabbia e la frustrazione dello scienziato vennero fuori come un’inondazione improvvisa. Sonic percepì nelle sue parole tutto l’odio non solo nei suoi confronti, ma anche verso tutto ciò che rappresentava in quel momento.
-Non sarei qui se non fosse una situazione disperata, Eggman. Se ci aiuti, saremo disposti a ricompensarti-
-Mettiamo per ipotesi che tu stia dicendo la verità, Sonic. Che cosa ci guadagnerei nell’aiutarti?- chiese Eggman fuori di sé.
-La libertà, Eggman. Quando sarà tutto finito, verrai perdonato di tutti i tuoi crimini e potrai vivere in libertà ovunque tu voglia andare. A patto che tu venga sorvegliato dal G.U.N., ma oltre a questo sarai libero come hai sempre desiderato. Niente più stupidi giochetti da acerrimi nemici, niente più ruolo da eroe e cattivo, niente più macchine assassine, niente più morti e niente più umiliazioni. Vivrai il resto della tua vita nella pace che hai sempre voluto, dottore. È sempre questo quello che hai voluto, no? Bene, io te lo sto offrendo-
Sonic mantenne fisso lo sguardo verso il suo nemico, osservando il suo volto stupefatto dalle sue parole, mentre rifletteva sul fatto che mai in vita sua avrebbe mai pensato di arrivare a fare un discorso del genere alla propria nemesi. Era proprio una situazione disperata.
-Santo cielo, riccio.. te la sei studiata bene questa piccola recita. È da quando sono qui che mi interrogano su dove siano i miei nascondigli. Cosa mi assicura che questo non sia solo uno stupido trucco per portarvi nella mia dimora?-
Prima di entrare in quella stanza, Sonic sapeva che Eggman non si sarebbe mai fidato delle sue parole. Shadow fu contrario al fatto di far entrare solo il riccio blu per parlargli, ma insieme arrivarono ad un compromesso.
-Sai, Eggman, prima di trovarmi faccia a faccia con i mostri che hanno attaccato Angel Island non ci credevo neanche io a questa storia. Se vuoi, posso presentarti quello che mi ha convinto della verità- disse Sonic incrociando le braccia.
Eggman si concesse un’altra risata.
-Forza, riccio. Stupiscimi!- rispose Eggman agitando le braccia come per imitare un illusionista da quattro soldi.
Detto questo, lo scienziato si mise comodo al suo posto, come se stesse aspettando la prova che smentisse tutti i suoi dubbi. Dietro di lui, da uno degli angoli bui della stanza, qualcosa cominciò a muoversi.
-Eggman, ti presento il mio nuovo amico- annunciò Sonic sorridendo.
Prima che il prigioniero potesse parlare, tre artigli ricoprirono il suo campo visivo, sentendo poi la testa venir tirata indietro per il collo.
-Non farò tanti giri di parole, Eggman, perciò sarò breve. Quelli che hanno rubato lo smeraldo gigante verranno qui per te. Anche se collabori con loro e fai il bravo, ti uccideranno all’istante dopo aver ottenuto le esatte coordinate del tuo covo. Vengono dal futuro e non hanno alcun bisogno dell’antenato del mostro che, tra duecento anni, renderà la loro vita un inferno. Ora, hai due possibilità: vieni con noi e ci dici esattamente dove tieni nascosta la macchina che cerchiamo oppure ti uccido io adesso senza troppo moine e vediamo se basta ad impedire che il futuro catastrofico da cui provengo si avveri. Scegli-
Cable strinse la presa sul collo del dottore, avvicinando gli artigli sempre di più al suo volto. Trovandosi in quella situazione e scolpendosi nella mente le parole “futuro” e “catastrofico”, Eggman capì di essere appena entrato in un meccanismo da cui non voleva tirarsi più fuori.
-Chi diavolo sei tu?- disse quasi sussurrando.
-Te l’ho detto: vengo da un futuro dove di te non è rimasta nemmeno la polvere-
A quel punto, oppresso dalla mano ferma di Cable e dai gelidi artigli ad un ‘almo dal suo viso, Eggman sorrise esasperato da quella situazione.
-Va bene. Vi dirò tutto-

Le parole che tutti aspettavano erano arrivate. In un lampo, Shadow e Rouge erano entrati nella stanza insieme ad un paio di soldati. Mentre questi lo liberavano riluttanti dalle catene, Eggman continuava a squadrare Cable dalla testa ai piedi. I suoi occhi avevano ritrovato il colore che avevano perso durante la prigionia. C’era un qualcosa di inquietante nel suo volto, pensò Cable.
Sonic, ancora esausto per la corsa contro il tempo cominciata qualche ora prima, uscì dalla stanza senza dire nulla, lasciando il malefico scienziato sotto lo sguardo d’acciaio di Shadow the Heghehog.
-Penso che abbia bisogno di tuoi discorsi da paladino- commentò Rouge rivolgendosi al gatto.
Questo volse lo sguardo prima su la ragazza pipistrello e poi sul riccio nero.
-Ci pensiamo noi qui- disse Shadow seccamente.
Cable non protestò, anzi, era contento di non dover più sentire su di sé gli occhi del Dr. Eggman o condividere l’aria che respirava con lui. Conosceva il resoconto delle sue malefatte e sapeva bene che criminali incalliti come lui perdono il pelo ma non il vizio. Perciò, non avendo più niente da fare con i due agenti del G.U.N, il gatto uscì dalla stanza. Per un attimo gli venne il sospetto che Sonic avesse usato la sua supervelocità per stare tranquillo da qualche altra parte, ma così non fu. A metà di quel corridoio fatiscente e semi illuminato, con la schiena contro il muro e occupato a stropicciarsi gli occhi per la stanchezza, Sonic cercava la sua pace persino all’interno di una prigione di massima sicurezza.
-È anche questa è fatta- disse Sonic quando vide il suo nuovo alleato avvicinarsi a lui.
-C’è ancora molto da fare, purtroppo- aggiunse Cable con rammarico.
Il riccio blu sorrise a quella frase, pensando all’inevitabile scontro che avrebbe affrontato tra una decina di ore.
-Viaggi nel tempo, esseri fuori dal comune.. normalmente l’avrei presa molto più alla leggera, ma questa volta sembra tutto così assurdo e inquietante da farmi pensare che questo sia solo un brutto sogno. Magari tra poco mi sveglierò nel mio letto con la convinzione che Angel Island è ancora in cielo e che nessuna echidna è morta sotto il peso di tonnellate di macerie. Continuerò a punzecchiare Knuckels come ogni giorno, eviterò che Amy mi prenda a martellate per qualche mia stupida battuta sulla sua cucina e starò a sentire Tails mentre cerca di spiegarmi il perché un motore elettrico è più pericoloso di un motore a benzina. Poi uscirò all’aria aperta e comincerò a correre per i prati di Green Hill con il sole che mi bacia la fronte..-
-Sarebbe davvero un gran bella giornata- disse Cable commentando le parole dell’impavido riccio.
Questo smise di sorridere mentre abbassava lentamente la testa.
-Se questo fosse un sogno, qualsiasi giornata sarebbe la più bella di tutte..-
Con la coda dell’occhio, il riccio blu vide il suo interlocutore tirare qualcosa dalla manica dei suoi guanti. Buffo, pensò Sonic, non si era nemmeno accorto che se ne fosse procurato un paio come tutti loro.
Volse lo sguardo verso di lui quando lo vide porgergli qualcosa e, quando comprese cosa fosse, rise divertito come nei suoi giorni migliori.
-Dove l’avresti trovata quella sigaretta?- chiese il riccio.
-Dopo essermi liberato dalla cella in cui mi aveva sbattuto Shadow, ho rubato i vestiti di un soldato. Ho trovato un pacchetto intero, ma ne ho prese solo due. Aspettavo il momento migliore per concedermene una, ma non credo che ce ne sarà uno più opportuno di questo- spiegò Cable.
L’espressione da duro fece spazio al volto sereno di un vecchio amico. Sonic si sentì a suo agio nel parlare con lui.
-I miei fan non approverebbero se lo facessi- disse il riccio in tono sarcastico.
-Anche i santi hanno diritto a qualche piccolo peccato, non credi?- rispose il gatto con lo stesso tono.
A quel punto, Sonic non poté fare altro che accettare quel regalo. Solo una volta aveva provato a fumare in vita sua, quando aveva sedici anni a causa di una scommessa con Rob. Quando se la mise tra le labbra, Cable gli porse un piccolo accendino malridotto ma ancora funzionante.
Mentre la accendeva, Sonic vide il suo “compagno di peccati” estrarre fuori gli artigli dalla mano destra mentre con l’altra portava la sigaretta all’altezza della bocca. Fece strisciare violentemente le sue lame contro il muro d’acciaio alle loro spalle, provocando una forte scintilla con cui il gatto accese la propria.
Prima che potesse parlare, il riccio blu tossi violentemente dopo aver aspirato il fumo.
-Credevo che non mi sarebbe più successo!- disse ridendo mentre si dava qualche colpetto sul petto.
Cable rise di gusto mentre lasciava che i suoi artigli rientrassero dentro il braccio.
-Fanno male?- chiese Sonic dopo essersi ripreso.
-La prima volta fu un dolore accecante, ma poi ci si abitua- rispose il gatto.
Tra un tiro e l’altro, i due eroi cominciarono ad entrare più in confidenza.
-Non fanno parte del tuo corpo, vero?-
-Sinceramente? Non lo so-
Quella risposta lasciò perplesso il riccio blu.
-Non lo sai?- ripeté confuso.
-Non ho idea di chi sia in realtà e da dove venga. Tra vent’anni, mi sveglierò in un bosco vicino Genosha senza sapere nulla se non il mio nome- spiegò Cable.
Anche quel dettaglio importante venne svelato, lasciando a Sonic tanti dubbi su cosa accadrà nel futuro.
-Credi sia colpa di.. Onslaught?- chiese il riccio.
-Non lo so. Quando mi svegliai, tutto intorno a me era distrutto o in fiamme. Vagabondai per poco più di un mese prima di incontrare qualcun altro che non fosse morto-
-Quindi non sai niente su come tu abbia quegli artigli o sul perché tu riesca a guarire da solo dalle ferite?-
Cable si limitò ad un cenno della testa per dire”no” mentre buttava fuori dalle narici il fumo. Sonic provò dentro di sé uno strano senso di tristezza per quel mobiano. Ormai aveva capito che, qualsiasi cosa fosse successa nel futuro da cui proveniva, era ridotto come se fosse quasi alla deriva della sua vita.
-So che sembra assurdo dirtelo.. ma mi dispiace- disse Sonic con rammarico.
Cable volse lo sguardo verso di lui, rispondendo alla sua pietà con un semplice occhiolino.
-Non ce ne è bisogno, amico. Dopo un po’ smisi di preoccuparmi delle miei origini. Quando incontrai Silver, mi venne data una ragione più che valida per continuare a combattere-
Già, Silver.
Un dettaglio su cui Sonic aspettava di poter sapere di più.
-Hai detto che avevi uno squadra. Chi erano oltre a voi due?- chiese il riccio blu.
Dallo sguardo spento che Cable assunse nel sentire quella domanda, il Freedom Fighter temette di essere stato troppo indiscreto.
-Eravamo in cinque in tutto. Silver era il leader, poi io e altri tre ragazzi.. una volpe di nome Havok, una ragazza lince di nome Sarah e.. una ragazzina.. riccio.. di nome Amber..-
Sonic non si aspettò una risposta, ma rimase sorpreso quando questa arrivò seppur con grande fatica.
-Eravamo gli unici sopravvissuti e, immediatamente, girammo in lungo  e in largo alla ricerca di qualche altro superstite. Dopo un po’ capimmo che gli unici ancora in vita era tutti rinchiusi nelle celle di Onslaught, usati per alimentare i suoi poteri e per nutrire la sua forza. Così cominciammo a escogitare un piano per sconfiggerlo e riportare Mobius alla normalità. Non ci riuscimmo, sia perché i suoi burattini, Kadma e gli altri, riuscivano sempre a trovarci ogni volta che mettevamo piede all’esterno e anche perché Onslaught.. era troppo forte. Non aveva punti deboli e, se c’erano, eravamo in pochi per poter reggere uno scontro diretto con lui. Così arrivammo ad un’unica conclusione: tornare indietro nel tempo e aiutare voi a fermare Kadma prima che desse inizio ai nostri incubi-
-Non andò come previsto, vero?- chiese Sonic.
Cable si bloccò dal rispondergli.
-Non penso che tu voglia sapere tutta la storia- si limitò a dire il gatto.
-Quando arrivasti qui.. quando ti chiesi chi fossi e che cosa volessi da noi, mi hai detto che Silver.. nel futuro.. non ce l’aveva fatta- cominciò il riccio.
Sentì una fitta al cuore quando cercò di arrivare al punto.
-So già qual è la tua domanda, Sonic, ma non posso risponderti. Non dovresti saperlo-
-Silver era un mio amico, Cable. Una delle persone più leali e sincere che io abbia mai incontrato. Ho bisogno di sapere che cosa gli è successo-
Le sigarette di entrambi erano ormai consumate. Sonic la buttò per terra mentre spiegava il perché volesse sapere a quale triste fine era andato incontro uno dei suoi amici più cari. Cable gettò il suo mozzicone lontano da lui, triste e spento nel sentire le parole del suo nuovo amico.
-Tutto quello che devi sapere è che, se non fosse stato per lui, non sarei qui ora-
Quella risposta, seppur breve e priva di qualunque immagine, lasciò Sonic soddisfatto in buona parte. Più in là, forse, gli avrebbe chiesto di nuovo tutti i dettagli, ma per il momento poteva  accontentarsi di quelle semplici parole.
-È stato un grande amico anche per me.. vivevamo ogni giorno con la consapevolezza che prima o poi non avremmo avuto scampo, ma lui riusciva sempre a spronarci ad andare avanti, a non perdere mai la speranza.. gli devo tutto- aggiunse poco dopo il gatto.
Il volto di Silver the Hedgehog comparve nella mente del riccio blu, facendolo sentire stranamente nostalgico dei bei momenti di spensieratezza che aveva passato insieme a lui.
-Cosa ti disse su di noi?- chiese Sonic mosso dalla curiosità.
-Vedi, quando si faceva buio non riuscivamo a prendere sonno così facilmente, soprattutto per Amber. I suoi racconti cominciarono come un passatempo solo per lei, ma, in poco tempo, ne venimmo affascinati tutti. Ci raccontava di come avete sconfitto Metal Sonic e i suoi Metallix, di quando avete affrontato Scourge e la sua gang di anti-mobiani, di tutte le volte che avete affrontato Eggman. Gli brillavano gli occhi quando si ricordava di come tu, senza alcun timore, ti fiondavi nelle situazioni più disperate. Ci raccontò anche del primo incontro con Shadow, dei Seederian e dei Metarex.. in poco tempo diventaste i nostri mentori. Volevamo essere come voi. Anzi, a dir la verità, avremmo voluto conoscervi..-
Sonic rimase quasi lusingato a quelle parole. Non si era mai abituato a sentirsi definire “eroe” o “mentore”. Francamente non riusciva a pensarlo, molte volte. Quei momenti in cui si fiondava nelle situazioni più disperate, come Cable aveva detto, erano per lui dei momenti insignificanti rispetto alle volte in cui si era sentito sconfitto. In quel momento, con il pensiero di Knuckels in un letto d’ospedale, non si sentiva di avere il diritto di definirsi come un modello da seguire.
-Vorrei averti conosciuto in circostanze migliori, amico- disse Sonic mostrando un sorriso sincero.
-E io non avrei mai voluto mettervi in mezzo a questa storia. Se ci fosse stato un modo per fermare Kadma senza coinvolgervi, te lo giuro, l’avrei fatto-
-Non devi sentirti in colpa. Riusciremo a sconfiggerli, non preoccuparti. Quel Onslaught non metterà mai piede su Mobius, te lo garantisco-
I due si guardarono reciprocamente negli occhi, sorridendosi quasi nello stesso momento. Era bello per entrambi aver trovato qualcuno su cui poter contare. Stranamente, quel Cable era un tipo a posto per tutti loro. Persino Shadow sembrava portargli rispetto, cosa che sorprese Sonic di molto.
-Un momento.. ma dov’è Antoine?-
Il riccio blu si era lasciato prendere così tanto dalla conversazione da non essersi accorto della mancanza del coyote dai capelli biondi. Non era con Shadow e Rouge e non era nemmeno fuori ad attendere nei corridoi.
-Non so.. forse è andato a prendersi una boccata d’aria- ipotizzò il gatto.
-Vado a cercarlo- disse Sonic avviandosi lungo il corridoio.
-Sonic, un’ultima cosa-
Il riccio verso Cable si girò in attesa di cosa volesse dirgli.
-Sarò con voi in questa battaglia fino alla fine-
Il riccio sorrise, alzò la mano sinistra e tirò il pollice in su. Cable rimase a guardarlo allontanarsi mentre, alle sue spalle, la porta della stanza dove avevano precedentemente interrogato Eggman si aprì. Da essa vi uscì Rouge the Bat che, quasi con fare autoritario, si avvicinò al gatto.
-Eggman ha parlato. Massimo venti minuti e saremo già in..-
La ragazza si blocco. Alla sua reazione, Cable inarcò il sopracciglio incuriosito. Quando la vide tirare su con il naso come se stesse sentendo un cattivo odore, il gatto dovette trattenersi dal sorridere.
-Ehi.. ma chi ha fumato nel corridoio?-

Sonic non seppe spiegarsi il perché, ma si sentiva stranamente in colpa per Sally e Antoine. Il loro matrimonio sarebbe dovuto essere l’inizio di una serie di giorni felici e spensierati per il loro amore invece che l’ultimo momento di quiete prima di una nuova e pericolosa minaccia. Avrebbe voluto parlare con il coyote sia per sapere se stava bene e sia per allontanarsi da quel posto. Una prigione non era il luogo più allegro del mondo, ma il penitenziario dove si trovava ora era forse il peggiore. Girando per i corridoio temette quasi di essersi perso. Forse Antoine era uscito davvero fuori, o magari stava cercando di contattare Sally in privato.
-Sally..-
Sonic pronunciò a bassa voce il nome della principessa. Quasi si pentì di averlo fatto, ma i suoi pensieri tornarono immediatamente sul suo volto e sul loro ballo durante il matrimonio. Quello era stato uno dei momenti più belli di quel giorno e, per quanto ammetterlo fosse da vigliacchi per lui, avrebbe voluto riviverlo. Perché continuava a pensare a lei con così tanto affetto? Prima di potersi rispondere, il riccio blu intravide con la coda dell’occhio la porta dei bagni. Da quello per gli uomini, la cui porta era semi aperta, si udivano dei passi.
-Antoine?-
Entratovi lentamente, Sonic trovò il suo amico fare su e giù per la stanza come se stesse in trance. Quando lo vide, il futuro sovrano del Regno degli Acorn trasalì tornando alla realtà.
-Sonic.. com’è andata?-
-Ce l’abbiamo fatta. Eggman ci aiuterà, o almeno questo è quello che ha fatto intendere- rispose il riccio.
-Non dovremmo fidarci di lui. Farebbe di tutto per vederci in rovina-
Come al solito, Antoine era l’unico che si manteneva sulla difensiva quando si trattava di strategie così pericolose. Tecnicamente era lui lo stratega del gruppo insieme a Sally. Occasionalmente Sonic prendeva il loro posto, ma a reggere le redini dei Freedom Fighters erano sempre stati i duo neo coniugi. D’un tratto, forse a causa dell’intensa luce dei neon sul soffitto, Sonic notò che Antoine era davvero ridotto ad uno straccio. Nonostante i vestiti immacolati come sempre, il suo volto presentava due profonde occhiaie oltre ad essere palesemente impallidito.
-Amico.. non hai una bella cera- commentò Sonic perplesso.
Il coyote volse lo sguardo verso la serie di specchi posti sulla parete alla sua destra. Rimase a guardare il suo riflesso per un po’ con un’espressione turbata.
-Sei sicuro di sentirti bene?- chiese il riccio.
-Si, sto bene. Sono solo un po’ stanco-
-È una situazione difficile. Sicuro di non volerne parlare?- insistette Sonic.
Per tutta la durata del loro viaggio, Antoine non aveva detto nulla, così come gli altri. Solo ora il riccio blu si era accorto che c’era qualcosa che non andava in lui.
-Non preoccuparti. Forse ho solo bisogno di una dormita-
-Antoine..-
-Ti ho detto che sto bene!-
Sonic si bloccò quando sentì l’amico ruggirgli contro. I suoi occhi si erano animati dalla rabbia e, per un breve attimo, l’espressione iraconda che aveva assunto sembrò quasi renderlo irriconoscibile. Un attimo dopo, però, l’ira lasciò il posto alla consapevolezza negli occhi di Antoine, tornando ad essere lo stesso di sempre.
-Ti.. ti prego, scusami. Non volevo alzare la voce, non so cosa mi sia preso-
Il coyote cominciò a farneticare scuse sul suo comportamento, mentre dal suo volto era scomparsa ogni traccia di quello sfogo. Sonic, avvicinatosi, lo prese per le spalle nel tentativo di farlo calmare.
-Antoine, calmati. Non è niente di grave-
-Si che lo è. Non avrei dovuto alzare la voce in quel modo-
-Va tutto bene- riprese il riccio -Ora rilassati e dimmi cosa c’è che non va-
A quella richiesta, il ragazzo che il riccio blu aveva sempre considerato come un tipo tutto d’un pezzo sembrò smettere di tremare per l’agitazione. Abbassò la testa come se, in quel momento, stesse provando un’immensa vergogna.
-È proprio questo il punto Sonic.. è impossibile rilassarsi in una situazione simile-
Antoine prese un profondo respiro prima di rincominciare a parlare, ma Sonic aveva già capito dove voleva andare a parare con il suo discorso.
-Non abbiamo mai affrontato niente di simile, lo sai-
-Forse ti dimentichi di tutti quei mostri extradimensionali che abbiamo preso a calci in questi anni- protestò il riccio.
-Non li ho dimenticati, ed è proprio per questo che ti dico che questa è una situazione disperata. Tecnicamente è come se quegli esseri avessero già vinto. Non sappiamo niente su di loro oltre a quello che ci ha detto Cable. Soprattutto, hanno già il Master Emerald e hanno messo fuori gioco Knuckels. Per non parlare del fatto che la nostra unica chance per vincere ora è nelle mani di Eggman. Ti rendi conto di quello che stiamo affrontando? Se falliamo moriremo tutti-
Come Sonic aveva sospettato, lo stress di Antoine era dovuto ai dubbi che condividevano tutti loro. Aveva ragione: non si erano mai trovati in un momento così tragico come quello. Il suo ragionamento non faceva una piega, ma come poteva lui, Antoine D’Coolette, il Capo delle Guardie Reali, il futuro re di Mobius, sentire già il sapore della sconfitta in bocca? Il riccio blu lo conobbe quando aveva tredici anni, lo stesso giorno in cui conobbe di persona Re Maximilian. Era sulle tracce di Scourge the Hedgehog che, assieme alla sua squadra, aveva messo in atto un attentato alla vita del sovrano. Fu in quel giorno che nacquero i Freedom Fighters, il gruppo in grado di affrontare qualsiasi minaccia si presentasse alla porta.
-Hai solo paura, Antoine, proprio come ne abbiamo tutti. Hai ragione, loro ora sono in vantaggio rispetto a noi, ma cosa dovremmo fare? Arrenderci in partenza? Hai sentito cosa ha detto Cable: vogliono portare un dio nel nostro mondo che, come prima cosa, farà una strage in cui noi saremo coinvolti. È proprio per questo che non possiamo arrenderci: non possiamo lasciare che le nostre famiglie, i nostri amici e la gente di tutto il pianeta vengano massacrati da un mostro del genere. Dobbiamo fermare quei mostri ad ogni costo, ma per farlo dobbiamo esserci tutti, te compreso. Sei un grande eroe Antoine, tutto il mondo lo sa, ma soprattutto, Sally lo sa. Lei crede in te più di chiunque altro, ma ora voglio confidarti una cosa. Ogni volta che mi trovavo in difficoltà, io cercavo di comportarmi come avresti fatto tu. Lo sai il perché? Perché se riuscissi a diventare la metà dell’eroe che sei sarei abbastanza forte da affrontare qualsiasi cosa-
Alla fine Sonic era riuscito ad ammetterlo. Fin da quando si conobbero, Sonic aggiunse fra i suoi mentori il coyote dai capelli biondi. Per certi aspetti lo aveva sempre invidiato, soprattutto per quanto riguardava la principessa che Antoine era riuscito a conquistare. Antoine sbarrò gli occhi per lo stupore, sentendo una piccola lacrima scendergli giù per le guancie. Non cercò nemmeno di nasconderla poiché era rimasto troppo colpito da quelle parole.
-Sonic.. io..-
-Voglio solo che tu mi risponda a questa domanda, Antoine- lo interruppe Sonic agitando lievemente per le spalle -Sei con noi?-
Il riccio blu vide negli occhi dell’amico una scintilla che conosceva bene. Era un sintomo del fuoco che gli batteva in petto, quel grande cuore che gli conferiva la forza necessaria per combattere fino alla fine, di vivere fino all’ultimo respiro, per difendere ciò in cui credevano.
-Sono con te, amico-
Il riccio sorrise gioioso a quella risposta.
-Allora ci conviene raggiungere gli altri. Probabilmente, tra poco saremo già in viaggio- disse Sonic dando un leggero buffetto al braccio del futuro sovrano.
-Hai ragione, ma.. ho bisogno di cinque minuti-
Antoine sembrò vergognarsi a quella richiesta, ma il suo sorridente amico blu non poté fare altro che acconsentire.
-Non ti preoccupare, ti aspetto fuori-
Detto questo, Sonic si avviò fuori dal bagno. Come ultimo gesto di incoraggiamento, si girò di nuovo verso il coyote e gli fece uno dei suoi celeberrimi occhiolini. Antoine sorrise, ma, non appena sentì la porta chiudersi, il suo volto, così come il suo umore, cambiarono totalmente, ritornando al suo stato iniziale. Fece leva sul bordo del lavandino agganciato alla parete posto accanto a lui, scuotendo la testa per allontanare quel pensiero che lo assillava da quando aveva saputo della strage di Echidnapolis. Aveva questa sensazione che continuava a pungerlo senza sosta, come una zanzara che non voleva saperne di volare altrove. Tirò su la testa e si guardo allo specchio, sentendo la testa pesante e le gambe deboli. Avrebbe tanto voluto dire a Sonic che c’era qualcosa che non andava. Non era solo la paura, l’impotenza e tutto il resto, c’era qualcosa di strano. Era da un mese che aveva cominciato a fare dei sogni assurdi, identici a quello che aveva fatto durante la sua tormentata notte di nozze. Forse era l’agitazione per l’essere diventato un membro della famiglia reale prima e per la comparsa di Kadma e dei suoi assassini dopo. Era troppo per lui, non riusciva a sostenere quella situazione. Non riusciva a distogliere lo sguardo dallo specchio quando, come se stesse sognando, ci fu qualcosa all'interno che lo fece sobbalzare. Forse fu dovuto a causa dei suoi pensieri negativi, ma la figura riflessa nello specchio, forse per un millisecondo, non sembrò essere la sua. Si portò una mano al petto, sentendo il cuore battere all'impazzata. Alla fine la paura aveva avuto il sopravvento su di lui e, come se non bastasse, i suoi dubbi si radicarono fino a diventare una certezza.
Se Kadma aveva l’obbiettivo di terrorizzarli, ci era riuscita.

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Capitolo 10
*** L'ultimo avvertimento ***


8.
L’ultimo avvertimento
 
 
-Manca ancora molto?-
-Scusami, ho quasi finito-
Bunnie Rabbot non era una ragazza paziente. Non c’era da biasimarla se non vedeva l’ora di poter tornare di nuovo in azione in quel momento, ma ciò sarebbe accaduto in qualsiasi altra circostanza. Il pensiero che ci fosse qualcosa là fuori pronto ad attenderla gli dava una forte carica che non gli permetteva di stare ferma con le mani in mano. Era chiusa nell’officina di Tails da un’ora ormai, ma finalmente le modifiche che aveva fatto apportare al suo braccio meccanico erano concluse. La giovane volpe si alzò dalla sua postazione mentre, sotto lo sguardo vigile di Bunnie, riponeva i suoi attrezzi alla rinfusa sulla scrivania. La ragazza, rimasta sdraiata per tutto il tempo dell’operazione, volse lo sguardo verso il suo arto artificiale. Lo sentiva poco più pesante di prima, ma la cosa che la colpì di più fu una strana sensazione che partiva da esso.
-Come ti senti?- chiese Tails ritornandole accanto.
-Un po’ strana. Mi sembra quasi di avere la nausea-
Mentre parlava, Bunnie scrutò il suo braccio, muovendolo lentamente fino alla punta delle dita.
-È normale. Il congegno che ho installato dentro il tuo braccio si sta collegando al tuo cervello tramite i fili che hai al posto delle vene. Tra poco starai di nuovo bene, non ti preoccupare-
Più che preoccupata, Bunnie rimase intimorita da quella spiegazione. L’idea che era fatta sia di carne che di metallo non era una cosa semplice con cui convivere. Molte volte si era ritrovata addosso gli occhi indiscreti di vari sconosciuti, dandole quella sensazione di disagio che rare volte la liberava dalla sua presenza. L’incidente che la rese ciò che era oggi fu il suo trauma più grande, ma fu proprio lì che Bunnie capì di che pasta era fatta davvero. Chiunque altro si sarebbe arreso alla morte, ma non lei, per questo decise di trasformare le sue protesi meccaniche in un mezzo per combattere. Alla fine la sua vita si era sempre basata sul combattimento, su questo non aveva alcun rimpianto, ma c’erano comunque delle volte in cui, da sola, si ritrovava ad immaginare la sua vita in maniera differente. Le piaceva pensare che, se la sua vita non fosse cambiata radicalmente a causa del suo incidente, si sarebbe applicata nello studio. Avrebbe continuato la scuola e, magari, dopo la fine di quel percorso, avrebbe trovato lavoro come insegnante. Non lo aveva mai detto a nessuno, ma la storia era sempre stata la sua materia preferita, quella che le interessava più di tutte. Da essa si poteva comprendere il pensiero degli scrittori, degli artisti e dei popoli delle varie epoche, era la base di tutto per lei. Si immaginava a discutere in classe con i suoi studenti, attenti della sua parola e ansiosi di sentire le sue spiegazioni. Forse, in un’altra realtà, ciò stava accadendo e questo le bastava a farla sorridere nei momenti più brutti. Ora, però, nell’ora più buia della sua vita, non vi era niente che potesse rincuorarla.
-Ti prego, spiegami di nuovo come funziona- disse la ragazza mettendosi a sedere.
Tails, massaggiandosi la fronte per la stanchezza, accennò un sorriso sarcastico a quelle parole. In altre circostanze, l’opportunità di poter dare sfoggio del suo genio lo avrebbe entusiasmato.
-Si tratta di una versione definitiva di un prototipo di qualche tempo fa. Sul palmo del tuo braccio meccanico vi è un foro circolare collegato ad un generatore ricaricabile. Spara un raggio laser capace di sfondare una porta d’acciaio, ma ci vuole qualche minuto per ricaricarlo tra un colpo e l’altro. Puoi stare tranquilla, però: è stabile e sicuro al cento per cento-
-Eviterò di grattarmi il naso allora- commentò Bunnie.
La volpe cercò di ridere con tutto il cuore a quella battuta, ma ci voleva ben altro per farlo distrarre anche solo per un secondo.
-Come stai?-
Notato il suo umore, la ragazza poggiò una mano sulla spalla dell’amico.
-In parole povere? Uno schifo. Oltre ad essere distrutto, sono anche impaurito. Non penso di aver mai provato così tanta paura in vita mia, ma forse sono io che esagero- rispose Tails.
-Non devi vergognarti. Tutti noi abbiamo paura- disse Bunnie.
La volpe prese un attimo di pausa, facendo un profondo respiro.
-Ciò che è successo a Angel Island.. credo che non me lo dimenticherò mai-
-Insieme riusciremo ad andare avanti- disse la ragazza cercando di rincuorare il compagno di squadra.
Tails abbassò la testa cercando di trattenere le lacrime con tutte le forze rimastegli. Incapace di essere così forte, la volpe volse lo sguardo verso l’amica. Bunnie lo guardò con compassione, sentendosi trasportata da dalla malinconia dei lucidi occhi del giovane inventore.
Non ci fu bisogno delle parole. Presa dall’istinto, la mobiana per metà robot strinse a se l’amico in un forte abbraccio. Tails lasciò affondare la testa tra le spalle di lei, piangendo come poche volte in vita sua. Per la mancanza dei genitori, per Knuckels, per tutti gli echidna che non c’erano più e, soprattutto, per tutto il male che non smette di esistere.
 
Il ticchettio del vecchio orologio appeso sul muro della cucina cominciò a dare un grande fastidio a Sally Acorn. Seduta e con le braccia incrociate su una delle due comode poltrone presenti nella stanza volse lo sguardo verso l’oggetto della sua irritazione. Erano sera tardi e non vi erano ancora notizie da parte dei loro amici diretti a Metropolis. Magari erano ancora in viaggio, pensò Sally, oppure erano ancora coinvolti nell’impresa di far sputare il rospo al Dr. Eggman. Amy e Rob sembravano avere gli stessi pensieri. La prima stava preparando del tè per calmarsi e distrarsi, mentre suo cugino si poggiava esausto sull’uscio della porta che portava al corridoio. Vi era anche Cream con loro, ma la giovane coniglietta sembrava avere la mente altrove mentre, sdraiata sul divano, fissava lo squarcio di cielo notturno attraverso la finestra.
-Credo che dovremmo parlarci- esordì Sally spezzando il silenzio che si era formato tra loro.
Era ormai da un’ora che Bunnie era dentro l’officina/laboratorio di Tails e, oltre a loro, c’era qualcuno che aveva bisogno di tutta la loro attenzione. Julie-Su non aveva detto un parola da quando si erano messi in viaggio per tornare alla base. Appena vi avevano fatto ritorno, l’echidna rosa si era rinchiusa nella sua camera sbattendo violentemente la porta.
-Penso che chiunque entri nella  sua stanza ora volerebbe immediatamente fuori dalla finestra- disse Rob.
Amy rimase in silenzio. Il solo ricordo delle parole di Julie-Su in ospedale la faceva stare male.
-Non è il momento, Rob- rispose Sally fulminandolo con lo sguardo.
-Sono serio, Sally. Anche io vorrei parlarle, ma non c’è niente che io possa dire per farla stare meglio. Sta soffrendo le pene dell’inferno, ma forse la cosa migliore da fare è lasciarla da sola- spiegò l’arciere.
A quel punto, la principessa non seppe più cosa dire. Era vero: niente in quel momento avrebbe potuto riportare Julie-Su in sé.
Dopo aver messo la teiera sul fornello, Amy si rivolse verso i compagni di squadra.
-Potremmo andarci tutti e quattro. Magari insieme riusciamo a farla ragionare- propose la ragazza riccio.
Cream era l’unica che non sembrò approvare quella proposta.
-Ehi Cream.. ci sei?-
Incuriosito, Rob si avvicinò alla ragazza per poi scuoterla leggermente per  le spalle.
-Sonic ci ha già contattato?-
Quella domanda così improvvisa da parte della preadolescente lasciò tutti spiazzati.
-No, tesoro. A quest’ora saranno appena arrivati a Metropolis- rispose Sally di getto.
-Tra poco ci chiameranno, Cream. È solo una questione di minuti- aggiunse Rob.
Cream si mise a sedere, tenendo lo testa bassa per la stanchezza.
-Senti Cream, perché non ti metti un po’ a dormire? È tardi, chiudere un po’ gli occhi ti farebbe bene. Noi andiamo di là da Julie, ma torniamo subito, te lo prometto. Amy ha preparato del tè nel frattempo. Quando è pronto, se vuoi, prendine una tazza- disse Sally chinandosi all’altezza dell’amica.
La giovane ragazza coniglio si limitò ad accennare un “sì” con la testa, facendo preoccupare gli altri tre Freedom Fighters.
Forse era davvero la stanchezza la causa del suo comportamento, ma non c’era da biasimarla per questo. Lei e Tails erano i più giovani del gruppo ed entrambi avevano il diritto di tirarsi indietro di fronte a situazioni del genere, compreso quello di placare l’ira funesta della loro migliore amica. Così, lasciando Cream a riposare in cucina, i tre si avviarono verso la stanza di Julie-Su. Di fronte alla porta chiusa, i ragazzi si guardarono l’un l’altro preoccupati. Fu Sally a bussare, avvicinando la testa alla porta nel tentativo di sentire qualcosa.
-Julie, posso entrare?- chiese dando un altro piccolo colpo.
Nessuna risposta.
-Ci sono anche Amy e Rob con me. Stiamo per entrare-
Non ricevendo di nuovo alcuna risposta, la principessa fece scattare lentamente la serratura, aprendo la porta lentamente. Era tutto buio, non vi era nessuna luce accesa. Videro fin da subito la sagoma dell’echidna rosa sdraiata sul proprio letto.
-Ehi Julie..- disse Amy avvicinandosi.
-Andatevene!- esclamò seccamente Julie-Su.
I tre si bloccarono per un attimo, notando lo sguardo fisso nel vuoto della loro amica.
-Julie, non possiamo lasciarti da sola adesso. Noi vogliamo aiutarti- disse Rob.
Con un velocità impressionante, la ragazza echidna si tirò su dal letto con fare minaccioso. Si mise a fissarli con indifferenza, sentimento che nascondeva una rabbia così forte da poter distruggere un palazzo.
-Che volete?- chiese Julie-Su in tono sprezzante.
-Vogliamo solo parlare- rispose Amy preoccupata.
La ragazza riccio aveva stampata in mente la sua ira in ospedale qualche ora prima. Non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe visto tutta quella rabbia corrodere una delle sue più grandi amiche.
-Non ho bisogno di parlare con voi-
L’echidna rosa non sembrava minimamente interessata a parlare con i suoi amici.
-E allora dicci, Julie, di cosa hai bisogno, perché noi vogliamo starti vicino- disse Sally.
Julie-Su si rivolse iraconda verso la principessa.
-No, voi volete convincermi che è meglio se non combatterò questa volta, non è così?-
-Julie.. guardati. Non lo vedi lo stato in cui sei ridotta?- cominciò Rob.
-Sei fuori di te per la rabbia, questo lo capisco perfettamente, ma non puoi affrontare questa storia se non riesci nemmeno a ragionare in maniera sensata- concluse Amy.
-E allora ditemi come dovrei ragionare! Spiegatemi cos’è questa “maniera sensata” di cui andate blaterando!-
Scattata in piedi, Julie-Su aumentò notevolmente il tono della sua voce.
-Io ci sarò quando ci ritroveremo di nuovo faccia a faccia con quei mostri, punto!-
-E che cosa farai quando sarai lì?- chiese Sally in tono severo.
La principessa sapeva che l’unico modo per venire fuori da quella discussione così straziante era quella di non farsi sopraffare dalla negatività che Julie-Su emanava da tutti i pori.
-Te lo dico io cosa succederà, Julie: ti batterai con loro con l’unico scopo di ucciderli. Non ragionerai più e non riuscirai più a formulare un pensiero che non riguardi la loro morte. E sai cosa accadrà a quel punto? Farai uno sbaglio. Non riuscirai più a controllarti e ti lascerai sopraffare da loro proprio come un’animale. Coglieranno l’occasione per toglierti di mezzo e lo faranno. Non voglio che accada questo, nessuno di noi lo vuole, per questo siamo qui-
Appena Sally concluse il suo discorso, Julie-Su si avvicinò verso di lei con passo pesante.
-Sei sempre stata brava con i discorsetti, Sal, ma sai che c’è? Me ne frego. Se proprio devo morire, porterò quegli assassini con me- ringhiò la ragazza echidna.
-Julie, ti rendi conto di quello che stai dicendo!?-
Sbigottita da quelle parole così violente, Amy si intromise di nuovo. Sally,mantenendo uno sguardo serio, fissava gli occhi di Julie-Su senza battere ciglio. Non vedeva più niente di razionale in lei, vi era solo uno dei demoni più antichi e pericolosi di Mobius: il demone della rabbia.
-Devi calmarti, Julie. Sono ancora io che gestisco le cose nella squadra e se dico che sei fuori è così, punto- disse la futura regina di Mobius.
-Tu non c’eri su Angel Island, Sal. Tu non hai visto cosa hanno fatto a Knuckels e con che facilità hanno condannato migliaia di echidna alla morte. Avrò la mia opportunità per vendicarmi e tu non me lo impedirai- ringhiò l’echidna.
Rob, avvicinatosi, cercò di posare la mano sulla spalla della ragazza. Questa, ancora prima che le dita dell’arciere potessero sfiorarla, mosse bruscamente il braccio per allontanarlo da sé.
-Pensi che Knuckels vorrebbe questo, Julie? Pensi che a lui piacerebbe vederti giocare a fare l’assassina?-
Sally sapeva che se avesse messo in mezzo la figura del forzuto Guardiano del Master Emerald avrebbe toccato un tasto dolente. Era proprio quello che voleva, ma la reazione di Julie-Su fu per lei un colpo al cuore. Con gli occhi oscurati da un dolore senza precedenti, l’echidna rosa sferrò un gancio destro verso la principessa. Questa, grazie agli intesi allenamenti a cui era stata esposta fin da bambina, evitò il colpo indietreggiando semplicemente di qualche centimetro, per poi afferrare il braccio dell’amica e rigirandolo in modo tale da farle dare le spalle. Sally la sbatté contro il muro pieno di poster accanto a loro, facendo pressione affinché Julie-Su non riuscisse a liberarsi. Amy e Rob si fiondarono immediatamente accanto alle due ragazze per separarle.
-Lasciami!- urlò l’echidna mentre cercava di divincolarsi.
-Knuckels non vorrebbe questo!-
Avvicinatasi al suo orecchio, Sally Acorn riprese la discussione da dove era stata interrotta.
-Lui non è qui ora!- rispose Julie-Su.
-Lui è all’ospedale con le ossa rotte, infatti! Pensi che gli farà piacere quando scoprirà che ti sei fatta uccidere dagli stessi mostri che l’hanno attaccato!? Credi che sarà felice nel sapere che sei morta perché hai cercato di vendicare lui e la vostra gente!? Ragiona, Julie: nessuno di noi vuole vederti rischiare la vita!Tu sei molto più di questo, non lasciare che Kadma abbia un’altra anima da collezionare!-
Julie-Su cominciò a piangere in maniera isterica, mettendo più forza nel cercare di liberarsi da quella presa. Schiacciata tra la sua amica e il freddo muro della sua stanza, l’echidna rosa prese consapevolezza di una cosa che, nelle ultime ore, non aveva avuto il coraggio di ammettere: stava impazzendo. La rabbia, l’odio e la sete di vendetta la stavano portando fuori dalla sua strada, dalla sua vita, dai suoi doveri e da quella che era davvero. Lei era un’eroina, non una bestia che reclamava sangue. Quasi impotenti di fronte a quella scena, i due cugini Rob e Amy rimasero impietriti di fronte a quello strazio. Cercarono di placare Sally e di farla smettere nel suo violento tentativo di riportare la loro amica alla ragione, ma qualcos’altro attirò l’attenzione di tutti i presenti. Un urlo agghiacciante fece eco in tutta la casa, mettendo in allerta tutti i presenti. Persino Julie-Su smise di piangere dalla rabbia per capire da dove provenisse. Lasciata la presa, Sally corse fuori dalla stanza insieme agli altri poiché capirono chi era la fonte di quell’urlo: la giovane Cream the Rabbit. Nel corridoio, i ragazzi urtarono contro Tails e Bunnie appena usciti dal laboratorio, diretti anche loro verso la cucina della loro base.
-Che succede!?- chiese la volpe preoccupata.
-Non lo so- rispose Rob.
Di nuovo riuniti, il gruppo di Freedom Fighters che doveva rimanere alla base in attesa di notizie da Sonic si fiondò dentro la cucina allarmati e preoccupati che, in maniera del tutto sconosciuta, fosse successo qualcosa alla loro amica. Con enorme sorpresa, gli eroi trovarono Cream seduta su una sedia. Tra loro e lei vi era solo il tavolo con sopra una teiera e un piatto di biscotti. La giovane ragazza sorseggiava lentamente la sua tazza di tè con sguardo spento, mentre i suoi compagni di squadra la fissavano confusi.
-Cream! Cosa succede? Perché hai urlato?- esclamò Bunnie preoccupata.
La giovane si girò verso i suoi amici in modo del tutto pacato. Era come se non si fosse accorta della loro presenza.
-Oh, perdonatemi, ma non sapevo in che altro modo richiamare la vostra attenzione- rispose Cream in tono calmo.
C’era qualcosa di strano nella sua voce e tutti lo notarono immediatamente. Appena aveva preso a parlare, i Freedom Fighters percepirono nel suo tono un qualcosa di totalmente diverso dal solito. Era sempre la stessa voce, ma  c’era qualcosa di totalmente differente. Qualcosa di diverso, ma anche spaventosamente familiare. La ragazzina riprese a bere la bevanda, mentre un orrendo pensiero attraversò le menti dei presenti nello stesso momento.
-Questo tè è davvero ottimo, Amy! Erano anni che non ne bevevo uno così buono!- commentò Cream tirando un ultimo sorso dalla tazza fumante.
-Tu non sei Cream- disse Rob mettendo mano all’arco agganciato alle sue spalle.
-Non è del tutto esatto. Il corpo è di Cream, ma è la mente la cosa su cui vi dovreste soffermare- rispose la coniglietta mentre, con fare del tutto fanciullesco, si pulì la bocca con un gesto della mano.
-Chi diavolo sei?- ringhiò Amy squadrandola.
-Uh, non l’avete capito? Vi do qualche indizio: ci siamo già incontrati recentemente, è stato in una specie tempio e..-
Cream si fermò un attimo, per poi volgere lo sguardo verso un membro in particolare del gruppo: Julie-Su. Questa, tremante e con il volto ancora rigato dalle lacrime, fissava spaventata quella che all’apparenza sembrava la tenera e dolce ragazzina che conosceva e amava da anni.
-... e ho ucciso qualche migliaia di echidna-
Appena quella che sembrava essere Cream concluse la frase, l’echidna rosa si fiondò spedita verso di lei. Senza metterci troppo sforzo, scaraventò il tavolo contro i fornelli con un solo braccio. Prima che potesse mettere le mani su Cream, che nel frattempo non aveva fatto il minimo movimento e non dimostrava alcun segno di paura o spavento, Julie-Su venne bloccata per le braccia da Rob e da Bunnie.
-Fossi in te eviterei di farmi del male. Dopotutto, questo è il corpo della vostra piccola amica..- riprese la ragazzina mentre sembrava godersi la scena.
Julie-Su era di nuovo presa da una rabbia senza pari, non riuscendo dunque a capire che avrebbe solo fatto del male alla sua amica e non al mostro che aveva preso possesso del suo corpo.
-Tu sei Kadma, non è così?- chiese Sally, nonostante fosse sicura della risposta.
-Indovinato! Sei davvero sveglia come dicono, principessa Sally Acorn- rispose “Cream” indicandola giocosamente.
-Come.. com’è possibile?- chiese Amy sconvolta da quella situazione.
-Semplice, Amy Rose. Come il vostro nuovo amico con gli artigli vi ha accennato, i miei poteri non sono all’interno del mio corpo come per mio fratello o per i miei amici. I miei poteri hanno radice nella mia mente, nel mio spirito-
Sentita la spiegazione, Tails sbarrò gli occhi per lo stupore.
-Santo cielo.. tu sei una telepate..-
-Indovinato, Tails! Sapevo che non mi avresti deluso, ma non sono solo una “telepate”. Posso fare un sacco di cose, mi basta solo pensare e concentrarmi, il resto poi è facile- spiegò l’echidna nera che possedeva la mente della ragazzina.
-Cable aveva detto che ti servivano ore per ricaricare il tuo potere- disse Sally sbalordita.
A quel punto, Cream roteò gli occhi e accavallò le gambe, quasi come se si stesse annoiando.
-E ha ragione, ma non ha tenuto conto del fatto che posso usare il Master Emerald come fonte di energia. Grazie ad esso sono riuscita a prendere il controllo di Cream anche a migliaia di km di distanza. Certo, ci vuole ancora un po’ affinché possa rigenerare le mie abilità del tutto, ma la voglia di prendere il controllo della vostra piccola amica e parlarvi è stata più forte di qualsiasi altra cosa- rispose la ragazza coniglio in tono malizioso.
-Esci fuori dal corpo di Cream e affrontami, maledetta!-
Julie-Su, che cercava ancora di liberarsi dalla presa di Bunnie e Rob, ringhiò verso l’odiata avversaria con tutte le forze che aveva. Non riusciva a vedere nient’altro che la figura di Kadma che si crogiolava accanto allo smeraldo gigante, un’immagine straziante che le faceva perdere il controllo.
-Oh, mia cara Julie-Su, ma io non sono qui per combattere contro di voi. Quando mi trovo nel corpo di qualcun altro non posso usare i miei poteri. Siamo alla pari, quindi, visto che nemmeno voi potete torcermi un capello-
-Allora cosa diavolo vuoi?- chiese Bunnie senza lasciare la presa su Julie-Su.
Cream sorrise quando arrivò quella domanda, sentendosi quasi a suo agio in presenza dei nemici.
-Faccio questa premessa: lo so cosa voi provate verso di me. Mi odiate, mi disprezzate, vorreste mettermi le mani addosso o, nel tuo caso Julie, uccidermi a mani nude. Nonostante questo, però, sono qui per farvi una proposta- cominciò la coniglietta.
L’inquietante tono della sua voce fece capire a Sally quanto questa Kadma fosse subdola e malefica. Forse si trovava di fronte ad un nemico senza precedenti, più pericoloso di chiunque altro avesse incontrato nel corso degli anni.
-Tra una settimana esatta, io e i miei compagni compariremo nella grande piazza centrale di Khonotle ed evocheremo Onslaught..-
-Non ci riuscirete mai- ringhiò Amy interrompendo Cream.
-Oh, mia cara, credi che io non sappia del vostro piano? Credi che non sappia che Sonic, Antoine, Shadow, Rouge e Cable siano a Metropolis per allearsi con Eggman? Credi che non sappia che volete tenerci un’imboscata nel suo covo? Eppure ve l’ho detto: la mia mente è la mia arma- riprese Cream tranquillamente.
Quelle parole lasciarono i Freedom Fighters spiazzati. I loro nemici sapevano tutto ormai, dettaglio che ribaltava le sorti a loro svantaggio.
-Dicevo, nonostante voi ci odiate e tutto il resto, vi chiedo dal più profondo del mio cuore di smettere di combattere- concluse l’inquietante mobiana.
-Cosa!?- chiese Tails perplesso.
-Avanti, sarete pure dei cliché viventi, ma non per questo siete stupidi. Se provate a mettervi sulla nostra strada, morirete molto prima di quanto voi pensiate. Rifletteteci un attimo: avete l’opportunità di usare questi ultimi giorni per fare ciò che avete sempre voluto. Tu, Sally, potresti prendere tuo marito e concedervi una meritata e tranquilla luna di miele. Invece, Amy, potresti trovare la forza di dichiararti a Sonic e provare a scappare il più lontano che potete. Oppure tu, Julie-Su, potresti aspettare che il tuo amato Knuckels riprenda le forze e sposarvi magari, uno di quei matrimoni lampo che vanno tanto di moda!-
-Tu sei pazza..- sibilò Rob sentendo la rabbia farsi strada dentro il suo corpo.
-È questo il punto, Rob! È questa la differenza tra voi e noi! Io so di essere pazza, voglio dire: dopo tutto quello che ci hanno fatto, le torture che mi hanno inflitto, io so di non ragionare più come una persona normale. Voi invece siete più pazzi di me. Perché? Perché non avete il coraggio di ammettere il fatto che non siete davvero degli eroi e che non avete mai portato la pace su Mobius. Ogni volta che fermavate Eggman spuntava fuori qualcun altro a prendere il suo posto! Un ciclo infinito di cui voi siete schiavi! Quindi, almeno ora, sull’orlo del baratro, smettetela di combattere inutilmente e godetevi quest’ultima settimana. Siate felici come mai prima d’ora, perché quando Onslaught sarà qui vi troveremo l’uno dopo l’altro. Vi cacceremo come degli animali e mangeremo le vostre anime. Distruggeremo le vostre città, i vostri simboli e la vostra fede per edificare un nuovo mondo in cui non esisteranno più né il bene e nemmeno il male! Niente più inutili guerre tra le razze, niente più criminali da strapazzo e, soprattutto, niente più Freedom Fighters. Avrete la pace eterna e Mobius diventerà il paradiso che merita di essere! Che ne dite? Accettate la mia proposta?-
Mentre parlava, gli occhi di Cream divennero totalmente diversi. Le sue pupille si animarono di un insano rosso accesso, mentre le sue mani cominciarono a gesticolare in maniera del tutto sconnessa. Non c’era niente di sano nell’essere che aveva preso il controllo della loro amica. Rimasero tutti impietriti di fronte a quell’orrendo discorso. Persino Julie-Su aveva smesso di muoversi per liberarsi. Dopo essersi girata un attimo verso i suoi amici, Sally Acorn si sentì in dovere di prendere parola. Fece un passo in avanti e, a testa alta, si rivolse solenne verso la ragazza coniglio seduta di fronte a lei.
-Ti sbagli, Kadma. La vera differenza tra noi e voi è che non sapete con che cosa state giocando. Sarete pure degli assassini senza alcun sentimento, ma siete così ridicoli da credere di poter giocare con chissà quale assurdo potere degli abissi. Volete dare il nostro pianeta nelle mani di un dio e credete anche che la vostra stupida vendetta sarà compiuta. Siete identici a tutti quelli che abbiamo affrontato e, come loro, vi fermeremo e vi consegneremo alla giustizia. Marcirete in un cella dimenticata da tutti fino alla fine dei vostri giorni e non farete mai più del male a nessuno. Io, Sally Acorn, principessa e futura regina di Mobius, giuro sulla mia vita che vi impediremo di fare altro male. Perciò, siete voi che dovete arrendervi: fermatevi ora, consegnatevi e pagate le conseguenze prima di intraprendere una guerra che non potete vincere. Libera il corpo della mia amica, torna dai tuoi schifosissimi amici e digli che vi daremo la lezione più dura della vostra vita-
Per concludere in bellezza il discorso, Sally sputò sul pavimento per dimostrare la sua mancanza di rispetto verso il suo interlocutore, un gesto da ragazzaccia che aveva imparato da tempo. Amy le si avvicinò accanto, fiera nel sentirsi rappresentata dalla sua amica. Persino Tails smise di provare paura, trovando nelle parole della principessa una luce che non si sarebbe mai spenta, nemmeno con la morte. Bunnie e Rob liberarono Julie-Su dalla presa, facendo un passo avanti per simboleggiare la loro approvazione. Cream li squadrò tutti divertita, soffermandosi infine su Sally. Si alzò dalla sedia e decise che il suo compito era finito.
-Siete già morti-
La coniglietta alzò le mani in alto e, per un attimo, i suoi occhi diventarono totalmente neri. Uno strano fumo rossastro la circondò per qualche istante. Quando questo scomparve, il corpo di Cream si accasciò a terra sotto gli occhi dei suoi amici. Questi si precipitarono immediatamente verso di lei con la preoccupazione che potesse essere accaduto qualcosa di brutto alla loro giovane amica.
-Cream!- esclamò Tails per lo spavento.
-Ho.. ho freddo..- sussurrò la ragazzina in lacrime.
Amy, presa da un istinto quasi materno, la abbracciò per farla calmare.
-È tutto finito Cream. Se ne è andata- disse Rob accarezzandole la testa.
-Cosa è successo? Io non ricordo nulla..-
Sotto shock, Cream si guardò intorno in cerca di risposte. Incrociò lo sguardo si Julie-Su che, stranamente, era rimasta in disparte. Aveva il volto impallidito, cose se fosse nauseata da ciò che aveva appena visto.
-Julie..- sussurrò la giovane coniglietta in lacrime.
Spaventata da ciò che aveva visto, l’echidna rosa corse via dalla cucina, uscendo fuori dalla base dall’entrata principale. Si ritrovò sul freddo prato che circondava l’edificio, crollando in ginocchio mentre ripensava a cosa stava per far ad una delle sue migliori amiche.
Sally la raggiunse subito.
-Lasciami sola- mormorò Julie-Su quando si accorse della sua presenza.
-Ricordi cosa ci siamo dette quando entrammo nella squadra?-
A quella domanda, l’echidna si girò con occhi lucidi verso l’amica.
-Ci siamo promesse che, qualsiasi cosa sarebbe accaduta, ci saremmo sempre aiutate a vicenda- disse Sally abbassandosi alla sua altezza.
-Stavo per fare del male a Cream..- ripeté sconvolta l’echidna.
-Lascia che ti aiuti, Julie- sussurrò la principessa.
Presa dai sensi di colpa, Julie-Su si gettò fra  le braccia dell’amica lasciandosi andare di nuovo al pianto. Sally ricambiò l’abbraccio mentre, con la coda dell’occhio, si accorse della luna piena che dominava il cielo notturno. Pregò dentro di sé che Sonic fosse riuscito a far parlare Eggman e che stavano tutti bene. Un pensiero in particolare andò proprio verso il riccio blu, ma non seppe spiegarsi il perché lo stava facendo.  Mentre stringeva a sé la sua amica in lacrime comprese che dovevano essere tutti uniti per poter vincere, o tutto sarebbe stato perduto. Questa era l’unica cosa che sapeva e, perciò, non osò pensare ad altro.
 
La caverna comincia a diventare più fredda, pensò Deathstar.
Forse fu l’unico ad accorgersene, poiché Xanto e Scar osservavano annoiati il corpo incosciente di sua sorella. Era seduta a gambe incrociate e con la testa bassa di fronte al Master Emerald. L’oggetto brillava di una luce molto intensa, forse a causa del suo utilizzo da parte di Kadma. Prima che uno di loro cominciò a farsi domande su quanto ancora ci volesse, l’inquietante echidna nera riprese conoscenza. Si voltò verso i suoi compagni, ansiosi di sapere l’esito del suo “viaggio”.
-I nostri amici combatteranno fino alla fine, come avevate detto- disse ghignando mentre si rialzava.
-Bene. Ora che ti sei tolta uno dei tuoi piccoli sfizi, potresti tornare a concentrarti e a rigenerare i tuoi poteri?-
Scar odiava il modo in cui Kadma prendeva i suoi doveri. Era una ragazzina complessata e fuori controllo, nonostante gli enormi poteri di cui era in possesso. Nonostante quest’ultimo particolare, il mobiano mascherato non aveva alcuna paura di ostentare il suo disappunto. Non temeva né la morte e nemmeno qualsiasi tipo di dolore, poiché credeva che ormai gli avessero già fatto tutto quello che si poteva immaginare.
-Sei troppo stressato, Scar. Forse dovresti fare una dormita- rispose Kadma roteando gli occhi.
Quando la ragazza lo vide comparire di fronte a sé ad una velocità fuori dalla norma capì che il vaso era traboccato.
-Ti diverti a fare la stronzetta, non è vero, Kadma?- ringhiò Scar ad un soffio da lei.
Deathstar fece per avvicinarsi ai due, ma l’enorme braccio di Xanto lo blocco.
-Abbiamo già vinto, perché tutta questa sceneggiata?- chiese Kadma come se non comprendesse per davvero lo stato d’animo del suo alleato.
-Perché quei rammolliti ci tenderanno un imboscata e più passiamo tempo qui, più loro saranno pronti ad accoglierci. Non voglio rischiare- spiegò Scar mentre agitava gli artigli.
A quel punto, Kadma posò le sue mani sul volto mascherato del mobiano, come per trasmettergli un po’ della sua tranquillità.
-No, Scar. Tu sei così su di giri perché non vedi l’ora che tutto questo, ciò che ci circonda, bruci per purificare il mondo che odi così tanto. Ti ho fatto una promessa quando ci siamo incontrati: aiutami e distruggeremo tutto. Io mantengo sempre le mie promesse e ti assicuro che, tra una settimana, noi avremo tutto il potere che si possa immaginare, se non di più, per poter spazzare via tutto ciò che vogliamo-
Scar sembrò placarsi a quelle parole. Come risposta, si allontanò dal gruppo per rimanere da solo. Xanto si concesse una breve risata, poiché se il suo vecchio compagno di cella avesse provato ad alzare un dito sul loro capo, Deathstar lo avrebbe bruciato vivo.
-E per quanto riguarda la promessa che hai fatto a me di recente, “boss”?- chiese la lince rivolgendosi alla ragazza.
Questa sorrise ripensando al suo dialogo con il loro unico ostacolo al compimento della sua vittoria.
-Julie-Su è tutta tua. Quando sarà il momento, sarai libero di farla a pezzi-

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