Il cuore del mare

di mattmary15
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Una proposta che non si può rifiutare ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Maelstrom ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Una proposta che non si può rifiutare ***


 

Capitolo 1
-Una proposta che non si può rifiutare-



L’odore della terra brulla sale fino alle finestre della torre nord del castello. Ha piovuto e le imposte sono rimaste aperte. Dal mio letto ascolto il rumore del mare scosso dal vento. E’ buio ormai e i corridoio del palazzo sono vuoti. Non si sente neppure più l’operoso passo delle cameriere e dei paggi di corte.
Tiro le gambe al petto e mi raggomitolo. L’inverno é passato ma fa ancora freddo. Prendo la lettera che é poggiata sul comodino e la rileggo alla luce della candela che brucia lì di fianco. La ripongo e stringo il ciondolo che porto al collo.
Mancano pochi giorni all’arrivo della nave ammiraglia dell’Alleanza e mi si sento sempre più triste. Il motivo é il più semplice e banale possibile per una del mio rango. L’ammiraglia porta una proposta di matrimonio. Non una proposta banale comunque. Non sono una ragazzina. I miei sedici anni, l’età che viene  considerata idonea per consentire ad un padre di fare convolare a nozze una figlia, sono passati da un bel pezzo. Mio padre non é stato mai molto desideroso di darmi in moglie e gli sono grata per questo. Non aspiro ad uno di quei matrimoni di convenienza che le altre ragazze di Terra Smeralda smaniano di fare. Certo, sarebbe un modo come un altro di andarsene da questo piccolo lembo di terra ai confini del mondo ma è il mio piccolo regno. Un regno talmente piccolo da non suscitare alcuna brama da parte di qualsivoglia altro regno dell’Alleanza. Mi fermo spesso a pensare all’Alleanza. Mi risulta sempre buffo riflettere sul modo in cui una parola dal significato tanto positivo serva a definire, in realtà, una sottile rete di compromessi che mantengono in equilibrio coloro che governano le ultime comunità di sopravvissuti. Mio padre ha spesso condannato il mio sarcasmo ma forse questo suo atteggiamento dipende dal fatto che a capo di questa Alleanza ci sia stato suo fratello fino a circa un anno fa. In realtà, come forma di governo, non ha funzionato male. Tutte le regioni hanno sempre convissuto in pace scambiandosi reciproci favori anche se ritengo che quelli ottenuti dalle regioni più prosperose non siano mai stati correttamente ricambiati a quelle meno fortunate. Del resto lo scioglimento dei ghiacci seguito ai tremendi cambiamenti climatici causati dallo sfruttamento di tutte le principali risorse del pianeta, oltre ad aver annientato un sistema economico, ha letteralmente sommerso la civiltà sviluppatasi fino alla ‘grande sciagura’ come la chiamano gli storici. Definirla sciagura comporterebbe come minimo che l’uomo ne sia stato vittima e non artefice. Ad ogni modo quando sono nata, la grande sciagura era già storia e i sopravvissuti avevano già avuto il tempo di riorganizzarsi. Le terre emerse erano di gran lunga meno ampie di quelle che gli uomini avevano avuto a disposizione prima per moltiplicarsi e prosperare ma anche la razza umana non era più tanto numerosa.
Sbuffo allontanando questi pensieri e torno a preoccuparmi del mio destino cambiato da quando lo zio Jered Marloren, signore dell’Alleanza, è morto. Il povero zio aveva seppellito da pochi mesi il suo unico figlio e se n’è andato senza lasciare neppure eredi illegittimi. In quanto figlia del suo fratello maggiore, io sono la prima nella linea di successione dopo, appunto, mio padre che non può più reclamare il titolo in quanto in giovane età ha abdicato proprio in suo favore. Quando il titolo di Governatore sia diventato ereditario, oltre che paragonabile a quello di Sovrano, è stato cancellato dai libri di storia. Viene tramandato solo che le terre emerse, ad un certo punto, entrarono in conflitto fra loro per il controllo delle rotte esterne. Fu eletto allora un Governatore che facesse fronte a quella che sembrava in procinto di diventare un’altra grande sciagura. La riuscita di questa iniziativa fu talmente efficace che il Governatore rimase in carica a vita e il diritto fu tramandato alla sua discendenza che godeva della stima di tutti i regni. Una volta, dopo la notizia della morte dello zio, ho sentito mio padre dire che ci sono delle vecchie leggi sulle elezioni del governatore. Ho evitato per un po’ che tutto ciò mi riguardasse. Ho provato a fingere che il fatto di essere l’erede del Governatore non avrebbe cambiato nulla ma ho capito subito che la mia era una pia illusione. Tutti i nobili di Terra Smeralda hanno cominciato a guardarmi diversamente.
Ho provato a confidare allora nella promessa di fidanzamento che mio padre ha fatto per me, quando ero una bambina di dieci anni, al figlio del re di Borea. Guardo il ciondolo che porto al collo. E’ un cristallo di neve ed é il simbolo della famiglia Valente i sovrani di Borea, il territorio più a nord tra le Terre Emerse. Me lo ha dato Leonard Valente, il maggiore dei figli di Victor Valente, in un giorno di settembre di molti anni fa.
Quel giorno, durante un viaggio che la mia famiglia aveva fatto a Borea, un ragazzo di sei anni più grande di me mi salvò la vita afferrandomi prima che cadessi in un burrone durante lo sciocco tentativo di prendere un uccellino da un nido in bilico su un ramo a strapiombo sul mare.
A quell’epoca ero una ragazzina e mi feci affascinare da un paio di occhi cobalto e dall’odore di terra bagnata che aveva quel ragazzo. Parlammo fino al tramonto e poi lui mi riaccompagnò al loro castello. Solo quando lo vidi allontanarsi con Victor Valente appresi il suo nome.
Gli anni però sono passati cambiando molte cose. Il periodo di pace e prosperità del governo della casata Marloren è stato interrotto dai giochi di potere della famiglia Cain.
I Cain abitano la Caucasia e sono tra le famiglie più ricche e nobili dell’Alleanza. Il loro motto è sempre stato ‘Controlla il mare e controlli la terra’ e pertanto hanno cominciato a costruire imponenti navi per solcare anche i mari più lontani dalle Terre Emerse. Questo li ha resi, se possibile, ancora più ricchi ed influenti nonostante la loro sia l’unica terra a non essere bagnata dal mare. O meglio, lo è ma non direttamente. La Caucasia è un altopiano circondato da elevate montagne. Il mare, per lo più, si infrange contro irte scogliere e i porti sono pochissimi. Comunque sono riusciti a prosperare e a comprare molti membri del consiglio dei nove. La spaccatura tra i fedeli ai Marloren e i prezzolati dai Cain è stata, alla fine, inevitabile.
La guerra vera e propria è cominciata pochi mesi dopo il mio quindicesimo compleanno ed è andata avanti per sette lunghi anni in cui la mia isola, troppo piccola persino per essere considerata un’alleata e dislocata rispetto al vero asse degli scontri per avere un qualche valore strategico, è stata risparmiata dagli orrori delle battaglie. Alla morte di mio cugino ho saputo che Leonard Valente ha assunto il comando della resistenza contro la rivolta della famiglia Cain. Questo mi ha inorgoglita e mi ha spinta a prendere a cuore la sorte del mio antico salvatore ma mi ha resa consapevole che un ipotetico futuro insieme è inevitabilmente compromesso.
La mia matrigna, Jenevieve, ride delle mie preoccupazioni e crede che ciò che provo per Leonard non sia un  vero sentimento d’amore. Stringo più forte il ciondolo e penso che forse ha ragione. Non ho più rivisto il signore del nord da quel giorno di settembre e mi chiedo se lui non abbia già incontrato una donna da amare e condurre all’altare. In fondo che valore può avere una promessa fatta ad una ragazzina mai più incontrata?
Mi alzo e raggiungo la finestra aperta. Le luci del porto brillano come coralli quando vengono esposti alla  luce del sole. I piedi nudi sul pavimento mi danno un brivido e mi stringo nello scialle che ho messo sulle spalle. Nonostante Terra Smeralda sia un’isola piccolissima, non ho mai visto il mare se non da lontano. Mio padre mi ha raccontato molte volte come ha perso mia madre in mare e di quanto teme che possa accadere anche a me qualcosa di brutto. Questo mi ha portata ad avere paura del mare e, allo stesso tempo, ad esserne attratta. Guardo la cinta di mura che mio padre ha fatto costruire intorno al palazzo. Anticamente le mura venivano alzate per tenere lontano invasori e briganti. Nel caso del nostro castello tiene lontano il mare. Mio padre dice che il mare contiene molte cose meravigliose e molte cose orribili.
Adesso, mentre posso già immaginare all’orizzonte la nave di Iulius Cain che fa rotta verso la mia isola per chiedere la mia mano, vorrei non avere riso delle fobie di mio padre e che queste mura fossero in grado non solo di infrangere le onde del mare ma anche le navi invincibili della famiglia Cain.
Come faccio sempre quando mi sento giù di morale, intono una canzone. Non so dove ho imparato queste melodie che mi rasserenano tanto ma, tra le tante che conosco a memoria, ce n’é una che mi scalda il cuore. Parla di una storia d’amore tra un’onda e un raggio di sole. Affido le parole al vento sperando che una qualche divinità benevola mi riservi la stessa sorte dell’onda destinata a ricongiungersi, alla fine del canto, al raggio di sole.


Il leggero rollio della nave ha fatto scivolare nel sonno tutta la ciurma.  Solo io resto sveglio senza poter riposare. Non dormo da giorni. Neanche la stanchezza ha potuto vincere l’ansia. Quello per cui ho viaggiato tanto a lungo richiede concentrazione e una buona dose di energia e, nonostante questa consapevolezza, non posso dormire. La luna splende alta nel cielo stellato mentre la nave segue una rotta ben precisa. Naviga verso Punta Perla il porto più a sud di Terra Smeralda sede del palazzo di Lord Acheron Marloren, fratello del defunto governatore. Il compito della Carnival, splendida nave che non batte alcuna bandiera dei nove regni, è raggiungere Punta Perla prima dell’ammiraglia dell’Alleanza. Non si tratta certo di una competizione fine a se stessa. L’ammiraglia ospita a bordo Iulius Cain, l’erede della famiglia che ha scatenato la guerra tra la vecchia guardia dei nobili e la nuova. Tra Iulius Cain e il potere ormai si frappongono solo due ostacoli: il fronte della resistenza guidato da Leonard Valente e Ondine Marloren l’unica erede legittima che sia rimasta all’Alleanza. Per eliminare il fronte della resistenza deve uccidere Leonard Valente. Per eliminare l’ultima erede dei Marloren, invece, deve solamente sposarla. In questo modo legittimerebbe ogni sua pretesa a prendere il posto che già ricopre grazie ad una sorta di colpo di stato.
A questo punto della storia, più o meno, entra in gioco la Carnival. Il suo compito era quello di raggiungere la principessa in tempo per condurla al suo promesso sposo. Una volta congiunti la principessa al fronte della resistenza, molti dei nove regni sarebbero tornati fedeli ai Marloren e la guerra sarebbe finalmente finita.
Peccato che una furiosa tempesta mi abbia fatto perdere quasi un giorno di navigazione. Cain deve essere già arrivato a Punta Perla. Nel migliore dei casi ha preso il controllo dell’isola. Non voglio neppure pensare a cosa è accaduto se Lord Acheron ha fatto resistenza. Forse il regno è già stato dato alle fiamme.
Inutile torturarsi, all’alba saremo lì. Torno sottocoperta. Apro la porta della mia cabina e li vedo. Uno disteso sulla mia poltrona di velluto rosso con i piedi su uno sgabello. Si è addormentato con un libro sulle gambe. Alaric il più piccolo dei gemelli Verier. L’altro russa disteso sulle assi del pavimento con una delle mani sempre stretta nell’ascia che di solito porta in spalla. Ullric, il maggiore dei gemelli Verier.
Scavalco Ullric facendo attenzione a non svegliarlo. E’ il mio migliore amico ma so quanto possa essere odioso se svegliato di soprassalto. Raggiungo lo scrittoio e osservo la carta nautica. In rosso sono segnati i regni che appoggiano i Cain. Oltre alla Caucasia, in rosso sulla cartina sono segnate Lumen e l’annessa Silpheria. Lumen è la capitale del governatorato. E’ caduta in mano ai Cain senza che i suoi nobili se ne rendessero conto o facessero resistenza alcuna. Silpheria è la terra dei boschi. Il suo legno serve a fornire la materia prima necessaria per le navi. C’è una sola grande città nel regno delle foreste: Arbor ed è governata dalla famiglia Stein. Gli Stein sono gente furba, commercianti di natura. Non amano i Cain ma sanno che questi ultimi avrebbero preferito bruciare l’intero regno piuttosto che vederli fornire il legno ai Valente. Così si sono limitati a vendere al migliore offerente e i Cain sono sempre il migliore offerente.
In rosso c’è anche Farenheit, la terra del fuoco. La chiamano così perché è la regione più calda che ci sia tra quelle emerse. Sono governate da Lady Fringe. Quella donna ha seppellito due mariti e si è schierata subito quando ha capito quale fosse la fazione più forte. Detestabile e bellissima.
Sulla stessa cartina, in blu, sono disegnate le terre dei regni che conducono la resistenza. Oltre alla Borea, la terra dei Valente, non molto grande e situata a nord tra le terre emerse, ci sono la Tirrenia e Terra Smeralda. La Tirrenia è un agglomerato di isole governato dai Fosters. Anche la famiglia Fosters si è schierata subito e questo gli ha fatto onore poiché non governano un regno né ricco, né bene armato. Tuttavia è un regno estremamente frammentato. Non fai in tempo a conquistare un atollo che la popolazione si è spostata su quello vicino. Inoltre la gente delle isole della Tirrenia è coraggiosa e dura a morire.
Terra Smeralda è segnata in blu sulla mappa ma lord Acheron non si è mai realmente schierato con i ribelli. Si è mantenuto ufficialmente neutrale dalla morte di lord Jered nonostante sia divenuto una sorta di porto franco per le navi della resistenza. A questo pensiero, sorrido. Non si può davvero dire che la resistenza abbia ancora delle navi. Se si esclude la Carnival, che tra l’altro a tutti gli effetti è una nave pirata, la resistenza vanta davvero poche imbarcazioni che possano competere in forza e velocità con quelle dei Cain.
Giocherello con gli strumenti di navigazione sulle due aree ancora grigie. Una è la terra di Trophen della famiglia Picket e l’altra e Sphira. Trophen è la terra più ad ovest tra quelle emerse ed è battuta da venti fortissimi. Per questo motivo le navi non possono attraccare a Trophen e attaccarla risulta difficilissimo. Almeno via mare. Alcune carte riportano uno stretto lembo di terra che la collegherebbe a Sphira ma il regno fantasma è stato cancellato molti anni fa dalle mappe. Mi tocco la spalla destra che mi duole quando il vento sta per cambiare. La voce di Ullric mi coglie di sorpresa. -Non dormi?-
-Lo farei, se potessi.- rispondo sinceramente. Con Ullric non ho mai avuto bisogni di fingere niente.
-Dovresti riposare almeno un po’, Silver.- mi dice senza lasciare l’ascia.
-Credo che lo farò quando avremo portato sulla nave Ondine Marloren.- Rispondo senza mostrare stanchezza.
-E al riguardo come ti senti?- chiede a bruciapelo guardandomi negli occhi. Quando fa così è perché teme che svincolerò sulla risposta.
-Non sento niente.- dico sincero una volta di più. Il suo sguardo è quello di chi non sa se essere felice o triste della risposta ricevuta così mi sento di dover aggiungere qualcosa. -Sto bene.- Gli dico lasciandomi andare sulla sedia.
-Se lo dici tu! Sappi però che io la penso esattamente come quando siamo partiti. Non approvo la tua scelta.- Per fortuna la sua amicizia arriva al punto che le sue contestazioni sui miei atteggiamenti sono solo verbali. Una volta siamo finiti in un’imboscata per colpa della mia ostinazione a non voler accettare alcuni dei suoi consigli buoni solo per farsi ammazzare e lui si è battuto come un leone dicendomi improperi per tutto il tempo. Una scena davvero ridicola se non avessimo rischiato di finire uccisi. Adoro Ullric e stravedo per suo fratello Alaric che ha la pazienza di sopportarci entrambi dato che io e Ullric, insieme, dimostriamo le qualità di un adolescente. Per lui, così intelligente e pacato, convivere con noi deve essere un vero inferno. Alaric e Ullric sono i figli del generale Verier. La sua famiglia è sempre stata al servizio del governatorato. Quando è scoppiata la guerra hanno provato a convincere il padre a schierarsi con i Valente ma non ci sono riusciti. Probabilmente il loro padre ha pensato che per proteggere la sua famiglia e la sua posizione sociale, fosse più saggio passare dalla parte di Cain. Ullric non avrebbe lasciato Leonard Valente neppure in punto di morte e il suo gemello non ha avuto esitazione nel seguirlo. Ora sono considerati due traditori e quel che è peggio è che Iulius Cain ha scelto il loro fratello maggiore, Elric, come suo primo ufficiale. Una situazione orribile. Ancora una volta la voce di Ullric mi riporta alla realtà.
-Davvero Silver, devi dormire. Sembri uno straccio.- Annuisco e vado a stendermi sul mio letto. Se non fingo almeno di riposare continuerà a martellarmi. Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dalla Carnival. Conosco il mare più di me stesso e ho quasi la sensazione che stia facendo rullare la nave apposta per farci dormire tutti. Mi rilasso e, per una manciata di minuti, mi sembra che, insieme al rumore delle onde e al canto dei gabbiani, qualcos’altro aleggi nell’aria. Un canto. La stanchezza mi sta facendo davvero un brutto scherzo. Mi volto verso la parete della nave e mi sforzo, una volta di più, di riposare.


Sono uscita di nascosto. Se lego i capelli e li infilo nella cuffietta che portano le mie cameriere, non sono molto diversa da una di loro. Non porto mai abiti appariscenti. Del resto le ragazze di qui non vestono come quelle di Lumen o di Farenheit. Cammino per il borgo dei commercianti prima che le botteghe siano aperte. Qui è bellissimo. Almeno per me. L’odore del pane fatto in casa che esce dalle finestre, i colorati agrumeti che costeggiano le vie più basse, le tende fatte di conchiglie che tintinnano al minimo soffio di vento. Ogni cosa ha un colore acceso e brillante. Persino il carattere delle persone. Puoi incrociare Mathilda, la sarta, che tutti i giorni sceglie un colore per il suo bazar. Oggi deve essere il giorno del verde perché tutte le stoffe stese sulla bancarella sfoggiano le mille varianti di questo colore. Oppure Sam uno dei tanti commercianti di pesce che li ordina nelle vasche in base alla dimensione. I più piccoli a destra e, mano a mano che si va verso sinistra, i giganteschi dall’altro lato. O ancora Lucy  che vende il sapone e ti fa provare le varie fragranze diffondendo nell’aria le mille bolle profumate in cui puoi vedere l’arcobaleno. Al centro della piazza di Punta Perla si intersecano le quattro strade principali della cittadina. Due di esse degradano verso il porto e io le evito sempre. Scendo per la via dei commercianti e risalgo per quella dei mestieri fino al castello. Al centro della piazza ci sono la taverna di Olly che cucina i piatti più buoni del mondo e la locanda di Lola. Lì non ci sono mai entrata. I soldati ne parlano tantissimo. Dicono che ci sono un sacco di bellissime ragazze. Quando si tengono feste particolarmente allegre, mio padre convoca Lola e le chiede di far esibire le sue ballerine nel giardino del castello. Jenevieve dice che è una cosa scandalosa. Io le trovo tutte stupende. Vorrei essere come loro e non come le timide ed insicure ancelle di corte. Siccome lavorano tutte di sera, la mattina sono in giro nella via dei commercianti a ridere e spendere i loro soldi. E’ buffo. Io sono ricca ma non ho una moneta da scambiare con le merci esposte in questi negozi che mi piacciono tanto. Loro sono definite povere eppure, ai miei occhi, hanno così tanto. Risalgo per la via dei mestieri e mi fermo nei pressi della fucina del fabbro. Dopo la grande sciagura, il metallo ha cominciato a scarseggiare. Ludwill per lo più ripara oggetti. E’ raro che forgi nuove cose ma io adoro lo stesso guardarlo mentre riaffila vecchie spade. Inoltre Ludwill è sempre di ottimo umore. Infatti eccolo che mi vede e solleva una delle sue enormi braccia per salutarmi. -Didi, buongiorno! Mi hai portato le focaccine oggi?-
Anche se il nomignolo che usa per chiamarmi è quello che usava mia madre, io sono contenta che lo utilizzi. A parte lui, solo mio padre, Nana la mia governante e Cloe la mia migliore amica mi chiamano così. Insomma solo le persone che mi vogliono davvero bene e a cui io sono particolarmente legata.
-Ecco le tue focaccine.- dico porgendogli un involto bianco.
-Didi, io ti adoro lo sai?-
-Lo so. E tu sai perché sono qui?- chiedo a Ludwill che quasi si strozza con un boccone troppo grande.
-La tua pratica con la spada.- mi dice tirando fuori una scatola da sotto un piano di lavoro. –Tieni. Per te.-
Apro la scatola e mi manca quasi il fiato. Una splendida spada di un metallo leggero e luminoso con un’elsa fine e lavorata a forma di sirena. –E’ bellissima!-
-E’ titanio. Il metallo più leggero e resistente che ci è rimasto. Difficile da trovare in giro e da lavorare. Per te ho fatto un piccolo capolavoro, Didi. Vedrai quanto è bella da maneggiare.-
-Ludwill, non ho denaro per comprarla.- dico immediatamente.
-Non farmi ridere, principessa!- esclama lui e io credo che una frase del genere detta da me deve suonare davvero ridicola, finanche offensiva. Lui mi mette una mano sulla spalla. –Sai quanto costano al mercato queste focacce? E tu me le porti da anni. Siamo a malapena pari.-
Mi si riempiono gli occhi di lacrime. Ludwill conosceva mia madre. Le voleva bene. L’ho scoperto intrufolandomi una volta nel retro della sua bottega. Credo che io gliela ricordi molto e forse é per questo che è infinitamente gentile con me.
–Allora proviamola subito.- gli dico asciugandomi gli occhi. Sto per prendere la spada quando lui richiude di colpo la scatola e mi tira dentro la bottega. Mi volto e vedo che la piazza è piena di soldati. Alcuni hanno la divisa verde di Terra Smeralda altri ne portano una dorata e sono più numerosi. Sento la mano di Ludwill che mi tiene ancora stretta a sé.
–Non guardare la strada, non dire una parola.-
-Chi sono quelli?- chiedo senza accorgermi di aver afferrato la grossa mano di Ludwill tra le mie.
-Dovresti saperlo, Didi. Sono l’esercito dell’Alleanza. Non sono qui per te?- Le parole di Ludwill mi fanno male al cuore. Stamattina, quando sono uscita di nascosto non ho affatto pensato che avrei potuto trovarli già in città. Questo significa che oggi potrebbe essere l’ultimo giorno che passo a Terra Smeralda. Scuoto il capo per scacciare questo pensiero. Mio padre non lo permetterà. Mi divincolo dalla stretta di Ludwill e scappo dal retro verso la direzione opposta a quella in cui vanno le guardie. Loro salgono verso il castello e io corro verso la piazza. Solo quando sono a pochi metri dalla fine della strada mi accorgo che c’è ancora un soldato che indugia vicino alla fontana. Ha dei lunghi capelli biondi che scendono fin sulle spalle. Una delle mani accarezza l’elsa della spada che porta al fianco. Indossa la divisa dorata di Lumen e sembra splendere sotto il sole alto di Punta Perla. Solo in quel momento mi rendo conto che ho lasciato il dono del fabbro nella sua fucina. Mi guardo indietro. Se l’avessi avuto con me che avrei fatto? Sguainato la spada e sfidato il soldato? E perché poi? Si sistema uno stivale e sta per voltarsi. Perché mi fa paura? E anche se mi vedesse? Per lui non potrei essere una delle donnine allegre di Lola? Mi tornano in mente le parole di Ludwill sul fatto che sono lì per me. Mi calmo e mi dico che devo fare finta di nulla. Cammino dritta verso la fontana mentre il soldato risale verso la via dei mestieri. Ha un portamento altero. Io devo sembrargli una ragazzina insignificante. E’ a meno di un paio di metri quando mi accorgo che i suoi occhi sembrano rilucere, come il resto della sua persona, del colore del miele caldo. Volto lo sguardo e lo supero. Lui si ferma. Lo avverto chiaramente. Quando si gira a sua volta però, io non sono più alla sua vista. Una figura ammantata mi ha trascinata dentro una casa.
–Ehi!- faccio per protestare e mi volto. Mi accorgo solo adesso che sono nell’unico posto di Punta Perla in cui non ho mai messo piede, la locanda di Lola.
-Se i nobili perdono anche le buone maniere cosa resterà loro?- squittisce una voce allegra. Appartiene ad una donna alta e prosperosa dai lunghi capelli corvini e dagli occhi di un verde bellissimo.
-Mi sta insultando, signora?- dico risultando ridicola per la seconda volta in meno di un’ora dopo la mia battuta sul denaro fatta a Ludwill. E’ chiaro che nessuna delle donne presenti in questa stanza, si è mai sentita chiamare ‘signora’ e infatti ridono tutte.
-Chiedo scusa. Ammetto che le sue buone maniere sono impeccabili, principessa. Forse è il suo abbigliamento a non essere all’altezza.- dice sorridendo della cuffietta nei miei capelli. Perfetto, loro sono tutte supersexy e io devo sembrare una spennatrice di polli.
-Se sembrare una cameriera mi consente di uscire dal palazzo liberamente, allora non m’importa d’avere un aspetto poco attraente.- dico incrociando le braccia. La donna si mette le mani sui fianchi e piega la testa di lato. Mi chiedo quante cose riesca ad ottenere con quel semplice movimento del capo dato che io la trovo irresistibile e mi appunto quel gesto nella mia lista di cose da ricordare ad ogni costo.
-La libertà può avere un prezzo molto alto, principessa.- mi dice all’improvviso con un cipiglio serio e i suoi occhi verdi guizzano – Non credo che le avrebbe fatto piacere, comunque, attaccare bottone con Iulius Cain.-
A quelle parole comprendo la sensazione di profondo disagio che mi ha colta nella piazza alla vista di quell’uomo e, improvvisamente, sono grata a questa donna di avermi trascinata qui dentro. Lei sorride come se avesse letto il mio sollievo sul mio viso.
– Io mi chiamo Lola. Gestisco questa modesta baracca. E’ un onore per tutte noi conoscerla, Principessa Ondine.-
Io faccio un leggero inchino più che altro per dissimulare lo stupore. Questa è Lola? Un’affascinante ragazza di non più di trent’anni? E io che mi immaginavo una di quelle vecchie maitresse grassocce e truccatissime di cui si legge nei libri di storia.
– Il mio nome è Ondine. Ma potete chiamarmi Didi.- Non so perché l’ho detto. Non devo essere sembrata molto principesca. Invece, a quel commento, tutte le ragazze mi vengono intorno. Chi mi bacia su una guancia, chi fa un piccolo inchino, chi mi prende la mano. Tutte sorridono e mi chiamano Didi. Nel giro di un’ora siamo sedute in cerchio al piano di sopra. Mi hanno vestita, truccata e pettinata. Mi guardo allo specchio e mi trovo bellissima. Mai stata tanto bella neanche con gli abiti che mio zio mi mandava da Lumen. La campana del tempio suona e mi rendo conto che si è fatto davvero tardi.
-Credo sia ora che tu vada. Soprattutto se Cain ha chiesto di vederti.- dice distrattamente Lola e il pensiero mi colpisce come una lama. Che può essere successo se ha chiesto di me e non mi hanno trovata nella mia stanza? Mi cambio e mi strucco. Saluto le ragazze del Tortuga, perché si chiama così la taverna di Lola, e corro risalendo la via dei commercianti. Ci metterò più tempo a tornare al castello ma mi confonderò tra la folla del mercato che a quest’ora è aperto. Quando raggiungo le mura di cinta vengo tirata dietro la siepe. Oggi tutti hanno deciso che il gioco più bello del mondo è strattonarmi da qualche parte. Mi volto e vedo Cloe, la mia migliore amica, l’unica amica in effetti che ho che mi guarda con aria di rimprovero.
– Sai che ho dovuto inventarmi per nascondere la tua scappatella?- Le sue parole mi fanno capire che almeno non sono stata scoperta.
-Scusami, Cloe.-
-Sì, come no! Ho dovuto riempire la tua vasca di acqua calda e fredda. Due volte! Sai? La cura della tua pelle viene come prima cosa per te!- dice buttando gli occhi al cielo. Cloe è la mia cameriera. Tutte le cuffiette che rubo per uscire dal castello sono sue. Ma è anche la mia unica amica, l’unica cui abbia mai confidato i miei sentimenti riguardo a quello che sta succedendo, alla proposta di matrimonio di Cain e ai miei sentimenti su Valente. In effetti siamo coetanee, Cloe ha due anni meno di me.  La sua famiglia serve al castello da cinque generazioni. In effetti pare che così come i titoli più importanti siano diventati ereditari, anche i mestieri, ad un certo punto della storia dopo la grande sciagura, lo sono divenuti. Così Cloe è una cameriera anche se avrebbe potuto essere un ottimo ingegnere, Mathilda fa la sarta e Olly il cuoco. Tuttavia ci sono anche eccezioni alla regola. Nana, la mia governante, non è figlia di persone che facevano lo stesso mestiere. Da quel poco che ne so, è stata accolta da mio padre dopo aver subito una specie di processo a Lumen. Mia madre l’adorava e ciò le ha salvato la vita. L’altra eccezione è Ludwill. Non è sempre stato un fabbro. Ho a malapena scoperto che fosse un guerriero. Che tipo di guerriero non lo so. Cloe mi trascina per corridoi che conosciamo solo noi due e le guardie più anziane. Alla fine raggiungiamo le mie stanze. Mi fa togliere l’abito di lino color lavanda e mi indica il letto.
– Iulius Cain te l’ha portato in dono. Gradirebbe che lo indossassi per il rinfresco di oggi pomeriggio.-
L’abito color oro è decorato con decine e decine di perle. Lo trovo uno schiaffo alla miseria che da anni tormenta le isole più occidentali delle terre emerse di cui Terra Smeralda è la più vicina al Continente, la terra emersa più grande che sia rimasta all’umanità composta dai due regni di Lumen e Silpheria.
-Non metterò quell’abito. Prendimi il vestito blu.- dico toccandomi i capelli biondi che le ragazze del Tortuga hanno sistemato in boccoli intrecciati a nastri azzurri.
-Tu e Iulius Cain non state partendo col piede giusto, Didi.- mi dice Cloe che è dotata di notevole senso pratico per cui oltre ad essere un ottimo ingegnere, potrebbe essere un eccezionale diplomatico.
-E’ proprio quello che voglio. Non sono la sua fidanzata.-
-Non ancora!- mi rimbecca Cloe.
-Non finché mio padre non acconsente alla sua richiesta!- insisto io. Sono una grande sostenitrice di mio padre. Nel suo ruolo di governatore di Terra Smeralda non l’ho mai sentito emettere una sentenza che non mi sembrasse giusta. Spero non cominci a deludere le mie aspettative proprio stasera. Cloe mi mette l’abito blu e mi lascia al collo il ciondolo a forma di cristallo di neve. Poi mi guarda i capelli.
–Mi sembra che tu sia già pettinata a dovere se vuoi scandalizzare la corte.-
-Lascia stare i miei capelli. Dimmi piuttosto. Hai avuto modo di sapere qualcosa di più su questo Cain?- Cloe ci pensa un attimo su e sorride.
-Gli ho dato una sbirciata da dietro le tende. Mi sembra un bell’uomo.- dice mentre la interrompo.
-Bello quanto inquietante!- dico io guardandomi allo specchio.
-Jenevieve lo adora e credo che lo terrà impegnato fino a che non ti deciderai a scendere di sotto.-
-E mio padre?- chiedo un po’ preoccupata. Finora mio padre è riuscito a rimanere fuori dagli affari di Lumen. Da quando è morta mia madre, odia lasciare Terra Smeralda. In vero odia anche i nobili di Lumen tanto che ha permesso che l’isola diventasse un punto di rifornimento per le navi della resistenza.
-Tuo padre lo ha a stento salutato. Se hanno parlato, non l’hanno fatto in pubblico.- Il tono di Cloe si è fatto serio. Decido che è giunto il momento di scendere. Percorro il corridoio a testa alta. Non voglio dare alla corte l’impressione di essere l’agnello scelto per il sacrificio ad un dio da placare. Il salone è stato addobbato a festa. I candelieri accesi fino all’ultimo lumino. Le finestre tutte aperte. La musica è quella delle occasioni solenni. Mi preparo a scendere l’ultima rampa di scale quando vedo Jenevieve. E’ stupenda. Lei ha accettato di indossare l’abito di Lumen che Cain ha portato per lei. Mi guarda con occhi di rimprovero perché sa che quello che indosso non è l’abito che ha portato per me Iulius Cain? O perché ricorda che il blu è il colore della Boeria, il colore dello stendardo della rivolta? Sono certa che la mano tesa verso di me indichi che anche lei ha saputo del gioco che va di moda oggi e vuole strattonarmi da qualche parte, così agisco per prima e mi defilo in un corridoio. Lei, al sicuro da occhi indiscreti, diventa isterica. Povera Jenevieve. Lei mi vuole bene. Non è la matrigna delle favole. E’ sinceramente affezionata a me, solo mi ritiene inadeguata. Crede che mio padre avrebbe meritato una figlia furba come Cloe.
-Dei, come ti sei conciata? Cloe non ti ha dato il vestito che Iulius ha portato per te?-
-Iulius?- chiedo ironizzando sulla confidenza che già si è presa nei confronti dell’ammiraglio Cain e, in tutta risposta, mento –Il vestito non mi stava.-
-Non è una buona giustificazione per indossare uno straccio!-
-E’ uno dei miei vestiti più belli!- dico e lei strabuzza gli occhi.
-Gli farai credere che siamo degli straccioni! E poi è così, così…- squittisce come Lola ora e mi viene da ridere. Così l’aiuto a terminare la frase.
-Così blu?- Lei alza le mani al cielo e mi toglie il ciondolo.
-Questo lo metti in tasca, signorina! E i tuoi capelli! Saremo fortunati se vorrà ancora sposarti dopo stasera.- conclude scendendo e andando incontro a mio padre con una faccia che è tutto un programma. Io la seguo e, non appena lui mi vede, sorride e mi fa cenno con le labbra che sono bellissima. Divento fiera e cerco lo sguardo arrabbiato di Cain. E’ in mezzo al salone. Sorride bellissimo in un completo bianco e mi guarda. Non sembra per nulla arrabbiato come temeva Jenevieve o come speravo io. Il disappunto mi blocca quando mancano pochi scalini. Lui mi viene incontro e mi tende la mano.
-Parlavano della sua bellezza. Mentivano.- dice ed io mi irrigidisco –Mentivano. La sua bellezza, Ondine, non è descrivibile. Lei è…- si interrompe e mi guarda fisso negli occhi. Io penso che dovrebbe dire ‘blu’ ma rimango zitta. Se sono vere le cose che raccontano di Iulius Cain sto già rischiando di far fucilare tutta la corte.- Lei è magnifica.- conclude. Lascio che mi prenda la mano e lui la stringe forte al punto che sento dolore. Ora capisco che non sorrideva compiaciuto. Sorrideva per nascondere la rabbia. Somiglia ad una di quelle piante che sembrano tanto belle e poi si rivelano tanto letali. Mi conduce al centro del salone e fa cenno al quartetto d’archi che può dare inizio alle danze. Non si è degnato di chiedere l’assenso di mio padre. Quest’uomo crede di essere già Governatore. Ma non è la sua presunzione ad infastidirmi. Mi risulta sgradevole per motivi che in questo momento non riesco a definire. Balliamo per alcuni minuti poi mio padre ci interrompe e mi reclama per il ballo successivo. Tocca a Jenevieve intrattenere ancora l’ammiraglio.
-Vuoi dirmi anche tu che ho esagerato?- chiedo a mio padre.
-Mia cara sei talmente bella che non ti può essere rimproverato alcunché stasera. Tuttavia se non l’hai notato, sei l’unica persona stasera ad aver indossato abiti dal colore blu. Mi piacciono i tuoi capelli. Ti ha pettinata Cloe?- Dato che credo di aver già messo mio padre in una posizione scomoda per la scelta del vestito, decido di omettere che mi sono lasciata pettinare dalle ragazze della locanda. Annuisco.
-Papà, non mi lascerai sposare Cain, vero?- chiedo perché voglio sgombrare il campo dalla mia prima preoccupazione.
-Non stasera, mia cara. Tuttavia, quando la festa sarà finita, voglio che vieni da me. Devo parlarti di una cosa importante.- La musica termina e Jenevieve annuncia che possiamo passare al ricevimento. Io prego perché il tempo scorra più veloce stasera. Qualunque sia la cosa importante di cui mio padre vuole parlarmi, mi riguarda. Riguarda Iulius Cain e non mi piace.
 

Come mi aspettavo, l’ammiraglia dell’Alleanza è già nel porto di Punta Perla. Io avevo un piano semplice. Sbarcare a qualche miglio dalla costa, raggiungere la riva con il favore della notte, entrare nel castello, prendere la principessa e tornare sulla Carnival. Alaric però ritiene che le probabilità di riuscita del mio piano siano vicine allo zero. Me lo conferma il fatto che Ullric lo trovasse geniale. Chiedo ad Alaric di spiegarci le alternative. Mentre lui parla, Ullric sbuffa. E’ incredibile quanto i due gemelli siano simili fuori e completamente diversi dentro. Tanto uno ragiona, quanto l’altro mena le mani. Di norma sto con Ullric ma stavolta si tratta di portare a bordo una gentil donzella e credo che l’approccio di Alaric sia più costruttivo.
– Il piano, in pratica, è semplice. Stasera, al castello si tiene il ricevimento in onore dell’ammiraglio ma la vera festa è domani. Iulius Cain ha portato cibo, doni e musici da Lumen per quella che dovrebbe essere la sua festa di fidanzamento. Noi ci intrufoliamo nel castello in mezzo alle persone che fanno parte dell’organizzazione della festa. Non baderanno a tutti coloro che fanno avanti e indietro la dentro.-
-Non ne sarei così sicuro.- interviene Ullric – Hanno portato un’intera squadriglia di soldati. Si aspettano qualche inconveniente, no?- Io annuisco.
-Aspettano la Carnival ma noi non arriveremo sotto mentite spoglie!- dice con tono allegro e capisco immediatamente a cosa si riferisce. Anche Ullric lo capisce perché si mette a sbraitare.
-No, no e poi no. Non mi faro tirare dentro un altro travestimento. Soprattutto in uno di quei suoi tipici travestimenti!- esclama urlando e sottolineando la parola ‘suoi’.
-O si fa a modo mio e ne usciamo tutti sani, salvi e con la principessa al seguito oppure si fa irruzione e si rischia di non riuscire a tornare a casa.- conclude Alaric.
La votazione è inutile e ci ritroviamo a camminare per le strade di Punta Perla con i cappucci tirati sulla testa. Quando raggiungiamo il ‘Tortuga’, dal rumore che si sente lì dentro, capiamo che la serata è già cominciata. Apro la porta e una musica allegra ci da il benvenuto. Una ragazza procace si avvicina subito ad Alaric che, tra noi, è quello con l’aspetto più gentile e generoso. Soprattutto molto generoso. La ragazza non fa in tempo ad abbordare nessuno di noi tre dato che la voce della direttrice del salone la richiama.
-Me ne occupo io, cara. Tu torna al bancone. Voi giovanotti invece seguitemi, di sopra vi aspetta una sorpresa speciale.- conclude la donna vestita di rosso che risponde al nome di Lola, signora del Tortuga.
La seguiamo fino alla porta in fondo al corridoio del piano superiore dove ci sono due uomini armati fino ai denti e dalla stazza robusta che ci chiedono di lasciar loro tutte le armi in nostro possesso.
-Oh, andiamo!- esclama Ullric –E’ davvero necessaria tutte questa… storia?-
Io guardo Lola negli occhi e capisco che lo è. Sfilo dalla cintura la spada e dallo stivale il coltello. Alaric lascia il bastone che si porta dietro di solito e Ullric sbuffa ancora per lasciare andare l’ascia. Completamente ripuliti entriamo nella stanza privata di Lola e la porta si chiude dietro di noi. La nostra ospite sparisce dietro ad un separé e ci invita a sedere ad un tavolo verde dove, oltre alle carte da gioco, stanno una bottiglia di rum e quattro bicchieri. L’abito di Lola fa un volo fino al letto.
-Potresti risparmiarci lo spogliarello almeno?- urla Ullric mentre Alaric ride.
-No. Ve lo meritate perché siete in ritardo, signori!- risponde la figura nascosta dietro il separé anche se la sua voce non somiglia più allo squittio di un topolino. Dopo pochi istanti un giovane uomo dai riccioli neri e occhi verdi e brillanti, avanza verso di noi e si siede al tavolo.
-E’ un piacere rivederti Lawrence.- dice Alaric porgendogli una mano che l’altro stringe.
-Anche per me lo è rivedere te. Molto meno rivedere il grugno maleducato di tuo fratello. Vedo che non ha ancora imparato come trattare una donna!-
-Tu non sei una donna.- Interviene un Ullric a livelli storici di malumore. Questo è il momento in cui devo intervenire.
-Smettila Ullric o ti sentirà tutta Terra Smeralda!- faccio per zittirlo. Lawrence è un tipo a posto. Un gran mascalzone ma fedele alla causa. Ha perso i suoi genitori e sua sorella in guerra. Per vendicarsi ha messo su un traffico illegale di qualsivoglia merce. Non c’è nulla che Lawrence, anzi Lola, non abbia a propria disposizione. L’idea del travestimento è nata perché i soldati non rovistano mai nei bordelli e il contrabbando è maggiormente tollerato se gestito da donne. Che assurdo residuo di galanteria.
-Grazie Silver.- Mi dice facendomi l’occhiolino –Ad ogni modo non dicevo per scherzo che siete arrivati tardi. Iulius Cain è già al palazzo di lord Acheron. Comunque so esattamente cosa sta accadendo al castello. Ho piazzato delle spie nella servitù che mi riportano qualunque cosa accada a Didi.-
-A chi?- chiede Ullric.
-Scusate. Didi è il nomignolo della principessa Ondine. Vi spiace se la chiamo così?- lo chiede a tutti ma guarda me. Io mi verso da bere e fingo che la domanda non sia affatto rivolta al sottoscritto. –Bene. Chi tace acconsente. Lorena, una delle mie ragazze, ha fato parte della servitù che ha aiutato lo principessa a prepararsi per la festa. Ha riferito che non ha voluto indossare l’abito che Cain le ha portato in dono.- Torno a guardarlo e lui sorride poggiandosi allo schienale e, prendendo un bicchiere, continua. –Ma la signorina non si è limitata a questo. Si è presentata alla festa vestita da capo a piedi di blu! Quella ragazza ha fegato. Mi piace da matti!- conclude brindando alla salute di Ondine sotto lo sguardo meravigliato di Ullric e Alaric. Io non me la rido per niente. A quest’ora Iulius sarà furioso e questo significa che sta già pensando a come vendicarsi.
-Ci serve un modo per entrare Lawrence.- Comincia Alaric.
-E uno per uscire, possibilmente.- Prosegue Ullric.
-Già fatto.- dice Lawrence srotolando una pergamena sul tavolo. Sul foglio c’è la mappa del castello. –Questo è il piano: Olly, il proprietario della taverna, cucinerà per il banchetto di corte. Ho già preso accordi con lui che sarò io a fornire il vino. Silver entrerà nel suo gruppo così potrà accedere le cantine. Da lì potrà raggiungere indisturbato le scale che portano fino alla torre nord.- Dice indicando un punto sulla mappa poi prosegue guardando Alaric –Io entrerò con voi due con coloro che si esibiranno nel giardino del palazzo. Sono previsti grandi fuochi d’artificio. In quel momento  potrete allontanarvi e fare saltare con parte della polvere da sparo dei fuochi la porta sud del palazzo, quella che da verso il porto. Darà l’impressione che qualcuno stia arrivando da lì e siccome ritengono che solo l’equipaggio della Carnival abbia il fegato di sfidarli entro le mura di un castello dell’Alleanza, manderanno subito tutti gli uomini ad accoglierlo. A quel punto dalla torre nord sarà uno scherzo per Silver raggiungere la veranda da ballo dove dovrebbe essere Didi. Non dovrà fare altro che calarla giù con le funi che abbiamo già nascosto sotto i rampicanti della parete. Nei giardini la confonderemo tra le nostre ragazze e Silver correrà verso la fontana dei giardini. E’ una sorgente naturale e raggiunge il mare sottoterra attraverso uno stretto cunicolo.-
-Quanto stretto?- domanda Ullric.
-Non abbastanza per impedire a Silver di passarci attraverso.-
-E’ una bella distanza tra lì e il mare e immagino che il cunicolo sia completamente sommerso.- dice Alaric.
-Lo so,- continua Lawrence –ma conto sulle capacità speciali di Silver. In quanto a voi due, dovrete sparire sotto il fossato sud. C’è una grata di ferro segnata sulla mappa. Sarà lasciata aperta per voi due.-
Ullric si appoggia allo schienale della sedia e sbuffa di nuovo. –Mi piaceva di più il piano di Silver. Ci sono troppe variabili in questo. E se chiudono le cantine? Se la principessa non si trovasse sulla veranda quando la porta salta in aria? Se il cunicolo fosse troppo stretto? Se la grata fosse chiusa?- Non posso non ammettere che ha ragione ma lo tengo per me.
-Questo è il meglio che abbiamo.- insiste Lawrence –E non dimenticate che abbiamo un vantaggio su Cain.- aggiunge sorridendo. Ora chiunque si accorgerebbe che lui e Lola sono la stessa persona. –Noi abbiamo Didi.- La mia mente si blocca. Che sta insinuando? Che la principessa si è vestita di blu stasera perché lei stessa appoggia i rivoltosi o che conosce il piano? Devo sapere.
-Lei sa che stiamo andando a prenderla?- domando dubbioso e Lawrence scuote il capo.
-Non ancora. Ho deciso di farglielo sapere stasera. L’ho incontrata questa mattina e penso di potermi fidare di lei. Poi la notizia che ha ufficialmente sfidato Iulius Cain vestendosi del colore dei rivoltosi, mi ha fatto pensare che sarebbe ben lieta di sapere che la resistenza la vuole dalla sua parte.- Le sue parole mi mandano fuori di testa. Mi alzo di scatto e le carte da gioco finiscono tutte per terra.
-Non avresti dovuto. E se si lasciasse sfuggire qualcosa?- Urlo e stavolta è Alaric a ricordarmi che rischia di sentirmi tutta Terra Smeralda. Una parte di me però vorrebbe dire ciò che penso realmente e cioè che l’ha esposta ad un pericolo inutile. Se Cain anche solo fiuta che Ondine pensa di filarsela con i rivoluzionari, la farà arrestare. Ma né Lawrence, né i Verier capiscono la reale motivazione della mia reazione. E’ Lawrence a cercare di riportarmi alla calma.
- Ondine non si farà sfuggire niente. Le mie fonti dicono che la principessa onorerebbe più volentieri la promessa di matrimonio fatta a Valente piuttosto che finire a Lumen con Cain. Porta un ciondolo a forma di cristallo di neve.- A quelle sue parole mi risiedo. Possibile che Ondine sia realmente legata a Leonard Valente, un uomo che ha visto solo una volta in vita sua? I bisticci tra Ullric e Lawrence mi riportano alla realtà.
-E’ comunque io non mi vesto da donna!- esclama il mio migliore amico mentre Lawrence si appresta a tornare Lola. Ullric decide che non vuole assistere allo spettacolo e si trascina Alaric di sotto con la promessa di una pinta di birra. Io mi avvio verso l’uscita ma Lola mi richiama.
-Tutto ok, Silver?-
-Sì.-
-Bugiardo. Davvero non so come hai fatto a finire in questa situazione ma c’è un limite anche alla dedizione alla causa.- dice tornando a modulare la voce nello squittio tipico della regina del Tortuga.
-Con quel vestito addosso questa frase non risulta molto credibile.- faccio per sdrammatizzare.
-Fare lo spiritoso non ti si addice, Maelstrom.- dice usando il soprannome che mi ha affibbiato da quando gli ho salvato la vita in un tempesta in mare. A volte penso che Maelstrom mi si addica più di Silver. Anche Silver non è il mio vero nome. Quello l’ho abbandonato tanti anni fa quando la mia vita è cambiata per sempre in modo irreversibile. Silver è il nome che mi è stato dato allora non solo perché i miei occhi sono di un grigio argento. Non solo perché è il colore della cicatrice che ho sulla spalla destra. Ma soprattutto per ricordare a tutti che sono il secondo, che prima di me c’è Golden. E’ lui il vero capo della rivoluzione e risponde al nome di Leonard Valente, l’uomo che rappresenta la speranza per tutti coloro che sono vessati dai Cain e dal loro denaro. L’uomo cui è stata promessa in sposa la principessa Ondine Marloren in modo da diventare, un giorno, governatore. Io sono il suo braccio armato. Un pirata che non appartiene a nessuno dei nove regni. Faccio il lavoro sporco così che nessuno dei nobili possa essere accusato delle violazioni che io commetto. Cain ha messo su di me la taglia più alta che si ricordi dalla grande sciagura. Ne vado fiero? Non lo so, mi è rimasto così poco per cui gioire. Di certo L’Alleanza teme me e la mia nave più di qualunque esercito della rivolta.
-Mai stato capace di essere spiritoso. Vado a farmi un giro. A dopo, Lola.-
-Non mi hai dato una risposta.- insiste Lawrence e mi volto verso di lui. Sa essere più insistente di Ullric e si merita sincerità dato che rischia continuamente la vita per aiutare la Carnival. In realtà lord Acheron non è severo come gli altri sovrani dei regni ma comunque, in caso si scoprisse che per anni si è fatto passare per una donna, anche lui lo farebbe arrestare.
-Ti ho salvato la vita una volta, non farmi pentire di averlo fatto. Sappi solo che Golden non poteva lasciare Nebula e quindi ha mandato l’unica persona di cui si fidasse come di se stesso per strappare la principessa dalle mani di Cain. Per me è una missione come un’altra. Punto.- Vedo dal suo sguardo che Lawrence ha accettato la versione ufficiale. Quando esco dalla taverna, il cielo è puntellato di stelle. C’è ancora molta gente per strada e nessuno fa caso a me. E’ una bella sensazione. Scendo lungo una delle vie per il porto e passo accanto a quello che sembra un agrumeto. Mi incanto a guardare dei limoni enormi che non avevo mai visto e mi accorgo appena in tempo della figura che risale dal porto. Qui c’è meno gente e non faccio fatica a riconoscerlo. Elric Verier il fratello maggiore di Ullric e Alaric. Mi schiaccio dietro una siepe profumata e me lo lascio passare davanti. Lui si ferma proprio all’altezza del mio nascondiglio. Se Alaric ha dalla sua l’intelligenza e Ullric la forza, Elric ha un fiuto eccezionale. Un cacciatore nato. E’ l’unico in grado di ritrovare la scia della Carnival in mare aperto. E’ come se intuisse quali possono essere le idee dei suoi avversari prima che loro le trasformino in azioni. A parte questo, l’ho sfidato in combattimento più volte e l’ho sempre battuto anche se una volta mi è quasi costato un braccio e ammetto che non l’ho mai sfidato nel suo ambiente. Tutti sanno che in mare io sono invincibile. Il mare, mia croce e delizia. Ora non posso affrontarlo. Lui capirebbe il motivo della mia presenza sull’isola e l’effetto sorpresa è tutto ciò su cui possiamo contare per ora. Per mia fortuna un suo sottoposto gli viene incontro correndo e lo distrae da quella che doveva essere per lui una traccia.
–Signore, l’ammiraglio ha chiesto di voi.- Dice mostrando curiosità per il fatto che Elric sembra stia annusando l’aria.
-C’è odore di mare.- dice Verier e io capisco che mi ha ‘sentito’. Come diavolo fa?
-Signore, siamo a pochi metri dal mare.- gli risponde lo stupido ufficiale. Elric si scuote dal quello che sembra torpore e si passa una mano sui ricci castani.
-Sì. Il mare è vicino qui. Molto vicino. Troppo.- Conclude sopravanzando l’ufficiale e allontanandosi. Quando sono a distanza di sicurezza, torno allo scoperto. Elric non sarà mai un avversario semplice da battere, non solo per le sue capacità ma soprattutto perché come potrei uccidere il fratello maggiore dei miei due amici più cari? Non è questo il momento di pensarci, mi dico. Ora devo trovare solo un posto dove trascorrere il tempo fino a domani. La spiaggia mi sembra perfetta. Il mare, mia croce e delizia.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Maelstrom ***


 

Capitolo 2
-Melstrom-



Tutti dormono. Tutti tranne me e mio padre. E le decine di soldati di Cain che vagano per i corridoi come fantasmi senza pace. Non deve sembrargli troppo insolito che io e mio padre siamo rimasti nelle sue stanze. Io sono seduta, ancora nel mio scandalosissimo abito blu, sulla sedia di fronte al suo scrittoio e mi torturo le mani. Lui guarda fuori dalla finestra e non parla. Io sono troppo curiosa per attendere i suoi tempi.
–Papà,- dico per incoraggiarlo –cos’è che devi dirmi?- Lui si scuote come se si fosse ricordato solo in quel momento del motivo per cui sono lì. Forse è così. Viene verso di me e mi esorta a seguirlo per cui mi sento in dovere di avvisarlo. –Ci sono guardie dappertutto nei corridoi del palazzo.-
-Seguimi senza fare rumore, Didi.- Dice armeggiando con qualcosa che sta dietro la libreria. Improvvisamente, alle mie spalle, nella parete opposta a quella dove mio padre ha fatto scattare un meccanismo strano, si apre un passaggio. Io rimango sconcertata. Non certo per la presenza di un passaggio nascosto, questo no. Ero quasi certa che nel castello ce ne fossero. Tuttavia sono sorpresa dalla presenza, nella mia casa, dell’elettricità. Il passaggio è stato certamente aperto con l’ausilio della corrente elettrica. Ne ho la certezza non appena seguo mio padre nel cunicolo che scende verso il basso. Piccole lampadine illuminano tutto il percorso. La luce artificiale è qualcosa di stupendo. Credevo non esistesse più. Dopo la grande sciagura, l’uomo ha perso la maggior parte dei progressi scientifici e tecnici che lo avevano reso la specie dominante sul pianeta. Uno di questi è stata l’elettricità e non perché la razza umana non sarebbe stata in grado di ricostruire la rete elettrica ma perché è diventato difficilissimo reperire il metallo. Apprendere di avere in casa un generatore e cavi elettrici e lampadine è come scoprire un piccolo ma preziosissimo tesoro. Questa però non è la maggiore sorpresa che mi aspetta stasera. Un rumore familiare mi attende in fondo al cunicolo e, già che ci sono, mi fermo a riflettere sul fatto che, camminando, siamo scesi parecchio in profondità. Il cunicolo conduce ad una porta. Questa non si apre elettronicamente, anzi! Mio padre stacca dalla cintola una chiave dorata e apre un lucchetto dello stesso colore. Il gancio del lucchetto ha la forma di una sirena. Somiglia a quella che Ludwill ha lavorato sull’elsa della spada che ha forgiato per me. Quando la porta si apre mi rendo conto che siamo in una sorta di insenatura naturale. La pietra del castello degrada naturalmente in una conca d’acqua di mare. Forse è scorretto. Degrada in mare. Siamo in una grotta. Perché sotto il castello c’è una grotta? Perché mio padre che ha costruito delle mura intorno al castello per tenere lontano il mare, ha un passaggio che conduce direttamente al mare? Il mio viso deve esprimere tutte queste domande abbastanza chiaramente perché mio padre si siede sull’ultimo gradino asciutto e mi invita a raggiungerlo. Io sono un po’ timorosa. Non so spiegare quello che il mare, a pochi passi da me, mi ispira. Paura? Forse no, ma una certa inquietudine senz’altro. Lui mi rassicura.
– Vieni, Didi. Il mare non ti farà alcun male.- Detto da lui, che ne ha sempre parlato male, suona ridicolo ma lo raggiungo e mi siedo al suo fianco facendo attenzione a non bagnarmi i piedi. Mio padre, in tutta risposta, si sfila le scarpe e infila i piedi in acqua. -Non sono stato sincero con te, Didi.- Ora ha tutta la mia attenzione. –Credevo che un giorno sarei stato capace di spiegarti. Nella mia mente questo giorno era collocato tra il tuo quindicesimo e sedicesimo compleanno.-
Mentalmente rifletto sul fatto che di anni ne ho ventidue e capisco che è un po’ in ritardo. Lui sorride e riprende.
–Il fatto è che credevo di dover aspettare che tu fossi pronta e invece ero io a non esserlo mai. Anche adesso, non so da dove cominciare.- Forse sono un’egoista ma io voglio solo sapere se sarò costretta a sposare Iulius Cain e gli do un suggerimento.
-Comincia da come questa storia a che fare con Iulius Cain.- dico in modo deciso. Se deve parlarmi di qualcosa che lui ha remore a dirmi, voglio apparire coraggiosa.
-Cain vuole sposarti per salire al potere non come dittatore ma come erede legittimo di mio fratello. Ma non è tutto.- si ferma di nuovo e io penso che sto per dirgli in faccia di sputare il rospo. Lui tira un sospiro e guarda il mare con un’espressione che sembra nostalgica.
-Papà,- dico cercando di cambiare strategia – lo sai che puoi dirmi tutto.-
-Se Jenevieve sapesse che questo posto esiste ancora, mi ucciderebbe.- dice sorridendo. Cosa c’entra adesso Jenevieve? Mi sta facendo dare di matto. –E’ qui che è morta tua madre.- Dice di botto e io sento il mio respiro spezzarsi. Lui non mi guarda e io cerco di immaginare come possa scatenarsi in una grotta così piccola la tempesta, di cui tutti mi hanno raccontato, che se l’è portata via. Lui lo capisce dai miei occhi che si stanno facendo rossi che sto per scoppiare. –Non si può essere pronti mai a rivivere una cosa del genere, non è vero Didi?- una lacrima mi cade dal viso e lui mi prende una mano.
-Papà, che è successo a mia madre?- Non la donna che amavi, non la regina di Terra Smeralda, dico ‘mia madre’. Qualcuno di mio soltanto.
-Tua madre era una Sirena, Didi. Venivano chiamate così le donne di Sphira.- Ora le sue parole sembrano pronunciate in una lingua che non conosco. Eppure in un angolino della mia mente riaffiorano le storie sul regno fantasma. Cosa dicevano? Sì, ecco. Narravano di un regno prospero e magnifico in cui vivevano creature metà uomini e metà pesce. No, non è così. Dicevano di una regione in cui erano stati confinati coloro che, costretti dopo la grande sciagura a bere acqua salata, si erano ammalati di un male che rendeva grigia la loro pelle. Un maremoto aveva spazzato via quella regione per sempre. Non so altro collegato a questa storia. Così devo chiedere.
-Papà, cosa diavolo stai dicendo?- dico ritirando le mani che mio padre aveva preso fra le sue.
-Ondine, il padre di Iulius Cain, Marcus, è responsabile della morte di Laril. Non consentirò mai che tu sposi suo figlio.- La mia mente registra queste parole con infinito sollievo e torno a guardare mio padre.
-I Cain hanno ucciso mia madre?- Lui scuote il capo.
-I Cain hanno provato ad invadere Sphira. Tua madre era la figlia del signore di quelle terre. Si chiamava Laril Milian. Io l’ho conosciuta durante la guerra tra la Caucasia e Sphira per il controllo delle tratte remote.-
Rifletto sul fatto che prima della grande sciagura, tutto il globo era abitato. Dopo, solo in una parte dell’emisfero è rimasta terra da colonizzare. Il resto è stato coperto da oceani. Le tratte remote sono quelle che consentono di andare dalla regione più occidentale di Trophen a quella più orientale della Caucasia. Ovviamente affrontare un viaggio così lungo, in base alla stima della circonferenza della Terra delle vecchie carte, non sarebbe possibile alle condizioni attuali e con le navi di legno che ormai si utilizzano per navigare, ma qualcuno sostiene che forse, lungo quelle rotte, ci sia ancora della terra emersa. Mio padre prosegue.
-Io, mio fratello, e Victor Valente eravamo inseparabili e fummo mandati a Sphira per dare manforte. Già all’epoca tuo nonno non sopportava il desiderio di controllo del mare che i Cain stavano esprimendo. Ufficialmente però era Sphira ad impedire alle navi di proseguire verso ovest e quindi erano i Malian a dover fare un passo indietro nel controllo delle zone di mare più lontane dalle isole. Conobbi Laril e me ne innamorai subito. Le unioni con gli abitanti di Sphira però erano vietate. Si dicevano che fossero portatori di una terribile malattia. In lei, ovviamente, non c’era nulla di terribile e la cosa più bella era che ricambiava i miei sentimenti. Convinsi mio padre a schierarsi più apertamente contro la Caucasia e, per un po’, andò tutto bene. Io e Laril eravamo felici al riparo da occhi indiscreti grazie alla protezione di Jered e di Victor. Non poteva durare. Marcus aveva in serbo qualcosa per noi. Una flotta di più di cinquanta navi circondò Pallas, la città sul mare che era la capitale di Sphira e la bombardò con l’oro nero.-
-Oro nero?- chiedo.
-Petrolio.- Risponde mio padre –Ogni cosa bruciò. Tiberius, padre di Laril, mi chiese di portare in salvo quanti più Sphirian che potevo e, ovviamente tua madre. Avevamo solo tre navi e caricammo quante più persone potemmo. Tiberius sapeva qualcosa che non volle dirci ma sembrava molto preoccupato. Eravamo al largo quando iniziò. Il maremoto più brutto che avessi mai visto. Mi sono domandato spesso se la grande sciagura provocò onde simili. Il mare stesso sembrava un mostro delle epoche antiche che tentava di divorare le navi. Ci riuscì. La nostra scampò alla rovina perché tua madre pregò. Victor ancora adesso che sono passati anni, dice che fu un miracolo ma io so che fu lei a salvarci. Sphira scomparve nelle nebbie e nessuno fu mai in grado di ritrovarla.-
-E Marcus Cain?- chiedo con la voce rotta dal pianto.
-Ovviamente, quando si alzò il maremoto, lui era già lontano con cinque delle navi. Si deve a quel maremoto che spazzò via le altre quarantacinque il periodo di pace che abbiamo avuto fino a sette anni fa. Io tornai a Lumen ma Laril non fu beneaccetta. Lei non aveva più niente al mondo oltre me e io mai l’avrei lasciata, così abdicai in favore di Jered e per me chiesi solo Terra Smeralda. Qui Laril si riprese abbastanza bene. Lei aveva bisogno del mare per vivere, lontano dal mare cominciava ad accusare orribili dolori. Qui siamo stati felici. Abbiamo avuto te. All’inizio lei aveva paura che avessi preso i suoi tratti genetici e che non potessi stare lontana dal mare. Provammo a tenerti nel castello e stavi meravigliosamente. Eri una bambina sanissima. Mi fece giurare che non ti avrei condotta mai al mare.- D’istinto ritiro le gambe al petto allontanandole dall’acqua. Mio padre mi abbraccia. –No, Didi. Il mare fa parte di te. Non averne paura. Sono certa che non soffrirai per quello che aveva lei. Ho passato tutta la vita a studiare il male di Laril e sono giunto alla conclusione che il suo fisico fosse semplicemente stato esposto a qualcosa. Credo che il male fosse su Sphira.-
-Hai detto che stava bene. Perché è morta?- chiedo come folgorata da quel dubbio.
-Non lo so. Si è ammalata. Prima di morire ha chiesto di essere riportata al mare. Non voleva essere sepolta. L’ho lasciata andare qui.- dice e io entro lentamente in acqua. Non è fredda e sentirla lambirmi i fianchi, nonostante gli abiti, è la sensazione più bella che abbia mai provato. La voce di mio padre è dolce ora. –Sai, Didi, mentre la corrente la portava via, sembrava davvero una sirena.-
-Non sposerò Iulius Cain.- dico con rabbia voltandomi a guardarlo. Lui scuote il capo.
-Troverò un modo per farti lasciare Punta Perla domani stesso. Victor Valente mi è fedele come se fossi io stesso il governatore ora che Jered non c’è più. Leonard è il tuo promesso sposo. Loro ti proteggeranno. Fino ad allora fingi interesse nei confronti dell’ammiraglio. Sii la sirena che tua madre avrebbe voluto vedere in te. Nella virtù l’onore, nell’onore la forza, nella forza la vittoria.- dice e io so che questo è il motto della famiglia Marloren. Lascio che mi entri dentro con la stessa dolcezza con lui le onde mi accarezzano. So che né l’uno né le altre mi lasceranno mai più.
L’indomani arriva prima che me ne renda conto. I miei sogni sono popolati di sirene, spade, onde alte quanto le mura del castello e di persone dalla pelle grigia che gridano il motto della mia famiglia. Cloe entra nella mia stanza con la colazione e apre le finestre.
-Buongiorno! Sono stupita di trovarti nel tuo letto stamane!- mi dice per prendermi in giro –Ad ogni buon conto le tue nuove amiche ti hanno mandato una lettera. E’ profumata in maniera inquietante ed è accompagnata da una manciata di nastri di varie tonalità di blu. Non mi piace la piega che sta prendendo questa storia, Didi. Mi devi dire qualcosa?- Mentre prendo la lettera tra le mani che profuma davvero troppo sia per i miei gusti che per quelli di Cloe, vengo sorpresa dalla realizzazione del fatto che se mio padre mi fa lasciare Punta Perla, di certo dovrò dire addio a Cloe, Nana e a Ludwill. Non l’avevo considerato. Scosto i nastri per scacciare i pensieri e leggo la lettera.
‘Le mandiamo questo modesto dono a memoria del legame che abbiamo stretto. Le suggeriamo di indossare abiti pesanti per stasera poiché i navigatori ci hanno detto che le temperature si abbasseranno. Potrebbero addirittura cadere cristalli di neve. Le auguriamo che questa sera, alla festa in suo onore, lei possa trovare l’amore. L’amore cui ci si può affidare e da cui si può far portar via. Lola.’
Cloe vede l’aria interrogativa che si è dipinta sul mio viso e mi strappa la lettera dalle mani. –Lola? Quella Lola?- Io sorrido e annuisco. –Ma è pazza? L’inverno è passato e il mare è calmo. Non ci sarà mai neve stasera!- esclama mentre scuote il mio abito blu per riporlo. Dalla tasca cade il mio ciondolo. Io mi chino a raccoglierlo e riprendo la lettera.
-Ma certo!- dico rileggendola- è un messaggio!-
-Un messaggio?-
-Dice che Leonard Valente sta venendo a prendermi.- Cloe passa lo sguardo dal ciondolo alla lettera ed emette il suo verdetto.
-Certo. Ha senso. Il riferimento al cristallo di neve è chiaro.- dice e poi s’incupisce. –Ti farai portare via dall’amore, Didi?- Io la capisco benissimo. La presenza l’una dell’altra ha reso le nostre vite sopportabili qui. Potremmo separarci senza non essere più noi stesse?
-E se venissi con me?- chiedo. Lei scuote il capo. –Perché no?- domando.
-Perché se vai via con Leonard Valente, farai parte della resistenza. Io non potrei mai. Non posso abbandonare gli altri.-
-Ma staresti con me!- le dico improvvisamente stupita che la sua priorità non sia io.
-Se decidi di andare, non potrai portare gli altri con te.- E’ sempre la solita persona pratica e io penso che in effetti mio padre progettava la mia fuga non la sua e conosco anche il perché di questa scelta. Io posso passare per la principessa dei rivoltosi, mio padre non può schierarsi contro il governatorato o Punta Perla verrà cancellata dalle carte geografiche come Sphira. Questo pensiero mi fa torcere lo stomaco.
-Hai sempre ragione tu, Cloe. Ricorda però, non è un addio. I Cain non saliranno al potere attraverso me. Se questo significa vestirsi di blu altre mille volte, lo farò.-
-Significherà molto di più, temo. Ad ogni modo, niente blu stasera. Stasera indosserai il colore di Terra Smeralda cosi il nostro ammiraglio non avrà nessun pretesto per fucilarci!- Ridiamo insieme. Anche questo suono finisce fra le cose che devo ricordare assolutamente. Il suono della risata di Cloe.
 

Come ho fatto a dormire per tutta la mattina? E’ pomeriggio inoltrato quando torno alla taverna di Lola. Sono sporco di sabbia e sale. Ullric mi guarda con un’aria da rimprovero che è tutta un programma.
-Ma che cavolo, Silver! Passiamo la vita in mare e nell’unico giorno da mesi sulla terraferma, tu che fai? Vai a rotolarti sulla spiaggia?- Non ride, non è una battuta. E’ sinceramente preoccupato per il peggioramento che sta avendo la mia vita sociale.
-Dopo un bagno sarò come nuovo.- Mi limito a dire.
-Altra acqua. Perfetto! Neanche se fossi un pesce saresti sempre così bagnato!- dice e poi si morde la lingua come se avesse avuto uno spasmo improvviso. –Scusa.-
-Non è niente. Ho davvero bisogno solo di un bagno. Poi sarà quasi ora.- dico avviandomi verso la stanza che Lawrence mi ha riservato. All’imbrunire ho indossato gli abiti dei ragazzi della taverna di Olly. Solo i miei occhi grigi mi tradiscono, non sono tanto comuni.
Torno nella stanza di Lola. La scena che mi si presenta davanti è esilarante. Se non fossi preoccupato che tutto il piano vada per il verso giusto, prenderei anche io parte al teatrino. Lawrence e Alaric sono già travestiti da donna e cercano di mettere il rossetto ad Ullric che prova a tenersi la parrucca decorata con mille nastrini in testa.
-Ve l’ho già detto che vi odio tutti?- strepita Ullric.
-Sì, cinque volte. Ora però stai buona signorina!- fa Lola ridendo.
-Dai o faremo tardi!- lo incalza Alaric –Vedi che Silver è già pronto?-
-Ma che ci provate a fare?- insiste Ullric –Non passerò mai per una donna!- E, in effetti, il mio amico ha ragione. Il travestimento però viene completato e alla fine anche Ullric è passabile.
Raggiungo il gruppo di Olly non senza aver fatto un cenno d’intesa ai miei compagni. Lo sguardo di Lola dice chiaramente che si va in scena.
Li perdo di vista all’ingresso del palazzo. Appena ho accesso alle cantine, mi separo dal gruppo e mi libero della casacca e dal grembiule da oste. Il mio completo nero mi rende praticamente invisibile nell’oscurità dei sotterranei illuminati solo di tanto in tanto da qualche fiaccola. Ora devo risalire per la torre nord e aspettare il segnale di Alaric. Ondine sarà sulla veranda da ballo. Lei aspetta. Aspetta chi? Leonard Valente, questo è certo. Come reagirà quando scoprirà che il suo adorato promesso sposo ha mandato un pirata a salvarla? Non deve essere affar mio. Sono di nuovo al piano terra. La cartina di Lawrence dice che devo svoltare a destra e salire per una scala a chiocciola fino al secondo piano. Da lì devo arrampicarmi esternamente fino alla torre nord. Dietro l’angolo c’è la scala ma non posso raggiungerla. Elric Verier ha deciso che quello è un buon posto per aspettare l’apertura delle danze. O ha previsto anche il piano di Lola? Le trombe annunciano che la festa è cominciata. Riguardo la cartina e trovo rapido un’alternativa. Torno in parte sui miei passi e risalgo da un’altra scala. Forse girare intorno al mio nemico sarà sufficiente per stavolta. Sto per individuare un’altra scala identica alla mia quando sento dei rumori. E’ un vociare indistinto di dame. Mi passano tutte davanti senza badare al mio nascondiglio. Una di loro ha un abito verde non molto ampio. Ha i lunghi capelli biondi raccolti ad un lato della testa con un gioiello a forma di foglia. Deve essere uno smeraldo. I suoi occhi sono blu come il mare e ha le dita minute come quelle di una bambina. Ad un tratto, una delle ragazze le ruba una risata e il suo seno si alza e si abbassa nel corpetto di pietre luccicanti. La sua risata è cristallina e io non ho più dubbi. E’ Ondine. La ragazzina che un principe del nord aveva salvato dalla gelida scogliera di Nebula, è diventata una donna bellissima. Le sue amiche si affacciano al ballatoio per guardare il salone e fanno commenti sui ragazzi in uniforme. Lei rimane un attimo indietro. Il suo sguardo si fa pensieroso. Sfiora il gioiello che ha fra i capelli e mi accorgo che, appena sotto la foglia di smeraldo, è stato appuntato un cristallo di neve. La sento bisbigliare. -Nella virtù l’onore, nell’onore la forza, nella forza la vittoria.- Lawrence ha ragione. Sarà una splendida principessa della rivolta. Se io la porto fuori da qui. Lascio andare la visione davanti a me e raggiungo la mia postazione in cima alla torre. Sto quasi per lasciarmi andare all’idea che andrà tutto bene quando mi accorgo che Cain sta facendo lasciare la veranda da ballo a tutti, ragazze di Lola comprese. Ullric e Alaric saranno già alla porta ma i fuochi non cominceranno prima di mezz’ora almeno. Che sta facendo? Mi calo un po’ più giù per cercare di ascoltare la conversazione.
-Allora principessa, siamo soli adesso.-
-Non è educato nei confronti dei nostri ospiti, farli uscire tutti così.- dice lei.
-Un privilegio dell’essere la mia futura consorte è quello che non dovrà occuparsi mai di offendere la sensibilità altrui. A Lumen sono tutti molto ansiosi di servirla, Ondine.- continua Iulius girandole intorno come un predatore farebbe con della selvaggina.
-Dubito che le persone vivano con il desiderio di servirne altre.- risponde Ondine e io mi chiedo che diavolo ha in mente quella benedetta ragazza. Non sa che di fronte ha la creatura più pericolosa del mondo? Infatti ride di lei.
-Ondine, Ondine, possiamo darci del tu, vero? Tra poco condivideremo persino il letto, non trovi?- fa accarezzandole il mento. Lei si scosta di scatto ma, in quel modo, lui si accorge del gioiello a forma di cristallo di neve. La sua espressione si fa dura e glielo strappa dai capelli. Lei urla e si alza sulle punte per riaverlo indietro. Lui le afferra i polsi e la solleva da terra.
-Non ti conviene schierarti apertamente contro di me!- dice gettandola a terra. Ondine sbatte contro le colonne della balconata e lascia andare un gemito. Lui lancia il ciondolo oltre la ringhiera e ride della sua disperazione. –In fondo, pensaci principessa, hai molto più di uno stupido ciondolo da perdere continuando ad ostentare i simboli dei rivoltosi. E poi imparerai a tue spese che tutto ciò che voglio, io ottengo.- conclude avanzando verso di lei. Non riesco a restare fermo un minuto di più. Palesarmi ora è una follia ma gioco ad armi pari con Iulius Cain. Abbiamo entrambi la fama di essere creature spietate ed invincibili.
-Fai un altro passo e sei morto.- Dico con tutta la spavalderia di cui sono capace. Mi accorgo che lui non si muove. Sta valutando la possibilità che la minaccia che gli ho fatto sia reale. Ondine sgrana i suoi occhioni blu e cerca di mettere a fuoco la mia figura. Povera piccola, crede che io sia il suo principe azzurro. Deve averlo capito anche Cain che si affretta a svegliarla bruscamente dal sogno.
-Suvvia principessa, non crederai che sia Valente! Ti presento la feccia delle terre emerse, il pirata noto come Silver!- dice con tono alterato dal fastidio per essere stato interrotto e dalla rabbia e si volta. Deve aver concluso la valutazione decidendo che, dalla distanza a cui mi trovo, non rappresento una seria minaccia. Io non mi scompongo anche se non ho un’esatta idea di cosa fare adesso che sono uscito allo scoperto. Faccio un profondo inchino e tiro fuori il ghigno più sfacciato che ho in repertorio. Non basta a smorzare la delusione della principessa.
-Non pensare di essere mai al sicuro, Cain.- Dico per ritardare il momento in cui chiamerà le guardie.
-E’ buffo che tu mi minacci all’interno di un castello dell’Alleanza pieno di guardie. A meno che non debba valutare l’ipotesi che lord Acheron stia dalla parte di rivoltosi e pirati.- dice invitandomi a dargli una scusa per usare la forza nel castello. E’ un gioco che conosco fin troppo bene. L’ha usato contro Alaric e Ullric per inserirli nella lista dei traditori dell’Alleanza e mettere una taglia su di loro.
-Lord Acheron è un vecchio pazzo che crede ancora che rimanere neutrali salverà il mondo!- dico con un forte accento dispregiativo. So che non abboccherà alla storia che Acheron non si metterebbe mai contro di lui, ma per il momento non potrà usare la mia comparsa a palazzo per metterlo ai ceppi.
-Principessa, dimostri la sua fedeltà all’Alleanza e chiami le guardie.- dice per disorientarmi. Sa che deve arrivare sana e salva in Boeria.
-Principessa- dico io giocando con il mio coltello –mi pagano per portarla via da qui viva, non specificatamente ancora con un bel visino. Non mi costringa a lanciare il coltello.- Anche se non l’ho tirato, ho fatto centro perché nessuno dei due si muove o parla. Le cose però, non potrebbero mai essere così facili perché ecco sopraggiungere Elric Verier con un intero plotone di soldati di Lumen. Cain ride.
-Vedi la differenza fra noi? Elric ha l’ordine di verificare ogni dieci minuti le mie condizioni. Io ho un intero esercito. Tu cos’hai? La tua ciurma di disperati?- In effetti io ho solo la mia ciurma di disperati e ora neanche quella. Uno squittio ci fa girare tutti di lato. Una donna sta seduta gambe penzoloni sul cornicione della balconata. Nessuno l’ha vista arrivare.
-Perdonatemi,- dice –mi sono persa. Ho interrotto qualcosa d’importante? Giovanotto, - fa poi rivolgendosi a me –noi due avevamo un appuntamento, ricorda?- Elric e i suoi uomini fanno per avvicinarsi sia a me che alla donna quando lei si alza in piedi sul cornicione. E’ troppo tardi quando tutti si rendono conto che le sue fattezze sono un po’ troppo grossolane per essere quelle di una donna.
–Non hai l’esclusiva sui Verier, ammiraglio!- urla e un’esplosione riempie l’aria. Dopodiché è il caos. Scoppiano, uno dopo l’altro tutti i fuochi d’artificio e se Ullric si è già liberato del suo costume per combattere contro Elric, io mi lancio verso Ondine. Cain l’afferra per trascinarla dentro il salone. Non con me a due passi. Il mio coltello si conficca nella sua mano e lui lascia la presa il tempo necessario per consentirmi di avvinghiare la principessa e con lei, mi butto di sotto. Lei urla prima di rendersi conto che siamo sospesi alle funi nascoste sotto le piante della facciata del suo palazzo. Siamo occhi negli occhi. Non mi sono mai sentito tanto vulnerabile dal giorno in cui mi procurai la cicatrice alla spalla destra.
-Non riesco a credere che Leonard abbia mandato un pirata al suo posto!- mi dice con le guance leggermente arrossate. Se non temesse di precipitare credo che sarei l’ultima persona al mondo a cui starebbe vicina.
-Per servirti, Didi. Sono io quello che fa il lavoro sporco, non lo sapevi?-  Non so perché l’ho chiamata così. Non so se volevo rompere quella tensione o se ho pensato che farmi odiare dal primo istante faciliterà la cosa ad entrambi. Allento la presa sulla corda e mi faccio scivolare tra le ragazze di Lola che urlano correndo, come da manuale, a destra e a manca. Le mani di Lola la strappano dal mio abbraccio e la infilano sotto gli scialli delle ragazze.
–Vai ora!- la sento urlare. Lancio un ultima occhiata ad Ullric che è circondato dal fratello e dalle guardie di Lumen. Come faccio a lasciarlo qui? D’improvviso un’altra esplosione avvolge la veranda. Dall’alto Alaric lancia una fune al fratello e urla.
 –L’equipaggio della Carnival è qui!- i soldati corrono verso la porta sud. Solo Elric si affretta a portare al sicuro l’ammiraglio.
Raggiungo la fontana e mi ci immergo. Il cunicolo è stretto ma non abbastanza per impedirmi di nuotarci dentro fino al mare. Ci metteranno poco a capire che Ondine è uscita tra le ragazze di Lola e la cercheranno lì. Devo tornare in fretta alla Carnival. La nave deve lasciare il porto almeno due ore prima dell’alba. La corrente che fa resistenza mi fa capire che sono a pochi metri dal mare. Riemergo prendendo aria a pieni polmoni. Di nuovo la notte stellata sopra la testa.
 

Urla, fuochi d’artificio e di nuovo urla. Lola mi spinge a correre verso l’uscita del palazzo ma mi sento furiosa e tradita. Non è stata lei a dirmi che Leonard stava venendo a prendermi? Forse neanche lei sapeva che invece avrebbe mandato quel pirata dagli occhi di ghiaccio? Ripenso alle parole di Iulius Cain. Considererà mio padre alla stregua di un suo complice? Mi fermo un istante ma Lola capisce subito che sono preda di un ripensamento e mi parla in modo tale che penso che forse anche lei è una ribelle. Un’altra che fa il lavoro sporco di Valente?
–Didi, corri. Ora non è il momento di pensare. Tutti quelli che sono qui potrebbero farsi male. Avrai sempre modo di tornare da Cain, se lo vorrai.-
-Mio padre, Cloe, Nana…- dico come in una litania. Una voce mi scuote e urlo il suo nome prima piano credendo di essere solo in stato confusionale –Ludwill.- Poi più forte perché lo vedo tra la folla –Ludwill!-
-Didi. Cosa è successo?- mi chiede scuotendomi per le spalle.
-Davvero non lo so. Mio padre è in pericolo, Ludwill.-
-Via da qui, Didi.- mi dice guardandomi negli occhi e io lo seguo. Raggiungiamo insieme a tante altre persone la piazza e ci infiliamo nel Tortuga che sono isterica.
-Calmati, Didi.- Mi dice Ludwill che mi conosce meglio delle ragazze di qui.
-Calmarmi? Calmarmi? Dopo quello che è successo?- Strillo e mi conosco. So che sto per riepilogare tutto quello che è capitato per scoprire chi è il responsabile di questa situazione. Lola mette le mani sui fianchi e mi guarda.
-Perché, cosa è successo principessa? Doveva trovare un modo per sfuggire dalle grinfie di Iulius Cain che tiranneggia tutte le terre emerse ed è venuto ad allungare le sue mani anche su Punta Perla. Ora lei è libera. La confusione al palazzo si calmerà. C’è una nave poco fuori dal porto che la sta aspettando per salpare verso la Boeria. Lì sarà al sicuro. Cain non si azzarderà a seguirla fin la.-
Vorrei chiederle che sarà di Punta Perla una volta che io sarò fuggita, che ne sarà di mio padre. So che non posso preoccuparmene ora. Ho promesso proprio a mio padre che sarei stata forte. Improvvisamente realizzo che sono arrabbiata perché il leader della rivolta non è venuto personalmente. Forse per lui rappresento semplicemente ‘lavoro sporco’. Comunque non si torna indietro, lo capisco soprattutto dall’atteggiamento di Ludwill. Parla con Lola e poi si rivolge a me.
–Didi, Lola deve restare qui. E’ in questo posto che i soldati verranno a cercarti prima. Credo sospettino che sei fuggita in mezzo alle ragazze del Tortuga, forse proprio con l’aiuto di Lola. Ti accompagno io alla nave.-
Usciamo di corsa per sfruttare la confusione che sta scemando ma che porta ancora tanta gente in giro a vuoto. La spiaggia è deserta invece. Solo una barchetta rivoltata. Ludwill la raggiunge e la rovescia. La spinge a riva e mi dice di salire a bordo. In quel momento arrivano due ragazzi correndo. Io riconosco quello che era vestito da donna.
-Principessa, puntualissima! Andiamo!- urla.  L’altro, che gli somiglia tremendamente, afferra la prua della barca e aiuta Ludwill a spingere.
-Ullric, sei tu quello forte, spingi!- dice con compostezza.
-Alaric, prendi in braccio la principessa.- gli risponde e così vengo sollevata e issata di peso sulla barca. Mi accorgo che non c’è posto per Ludwill e grido il suo nome.
-Non temere, Didi. Va’, io non posso venire con te ora. Ognuno a Punta Perla deve rimanere al proprio posto. Appena potrò verrò a cercarti. Promesso.- Dice guardando la barca allontanarsi. Solo nel silenzio che segue mi rendo conto che il ragazzo che mi ha chiamata ‘lavoro sporco’ non c’è. Gli è capitato qualcosa? Non ho il tempo di scoprirlo perché sotto gli occhi compare la nave più bella che io abbia mai visto. Ha tre alberi e vele grigie. C’è una gran quantità di gente che gesticola e saluta Ullric e Alaric. Questi due sono stati gentili finora con me anche se Alaric è educato e pieno di premure, Ullric invece è brusco e sembra interessato solo a tornare a bordo perché ha fame. Nessuno dei due nomina il tizio che ha fatto irruzione sulla veranda pensile. A bordo della nave tutti abbracciano Ullric e Alaric mentre io divento oggetto di sguardi silenziosi. Confesso che a questo punto sono un po’ imbarazzata. A levarmi d’impaccio spunta un ragazzino. Lo chiamano Mozzo ma il suo nome è Barty. Barty mi offre un bicchiere d’acqua e chiede il mio nome.
-Ondine Marloren, principessa di Terra Smeralda.- sentono dire ma la voce non è mia. Mi volto e, seduto su una cassa, completamente bagnato, sta il ragazzo che porta il nome di Silver che, a quanto pare, è il capitano di questa nave. Tutti esultano, lo abbracciano e si congratulano con lui. Ullric, che a farci attenzione è molto più robusto di suo fratello Alaric, lo solleva di peso e gli strizza l’occhio.
-Di nuovo fradicio, eh?- Lui sorride e forse ho capito perché porta quel nome. I suoi occhi scintillano come l’argento.
Lui mi guarda e perde quel sorriso genuino che aveva fino ad un attimo fa. Indossa di nuovo quel ghigno che pare riservare alle persone che non gli piacciono e mi guarda dritto negli occhi.
– Benvenuta a bordo della Carnival, principessa. Non è un palazzo ma è il luogo più sicuro per voi in questo momento.- La sua sicurezza mi infastidisce e se io non gli piaccio, io lo trovo odioso così preferisco mettere subito le cose in chiaro.
-E chi lo dice che questo è il posto più sicuro per me? Un pirata?- Lui evidentemente non si aspettava di essere messo in discussione così, mentre si passa un asciugamano che gli ha dato Barty sui capelli neri, scrolla le spalle.
-Preferiresti tornare da Cain? Non è stato molto gentile con te l’ultima volta che ti ha parlato.-
-Non vedo una grande differenza tra voi in realtà.- Dico di riflesso al suo sarcasmo. Non lo penso. Niente sarebbe raffrontabile a Cain. La testa mi fa ancora male per la caduta dovuta al suo spintone. Lui mi fulmina con lo sguardo e si rivolge ad Ullric.
-Trovale un posto. Io, la mia cabina, non la cedo. E fai muovere questa nave, prima la scarichiamo da Valente, prima mi sentirò meglio.- conclude scendendo sottocoperta. E se mi fossi sbagliata? Se questo tizio fosse anche peggio di Cain? Alaric si accorge del mio disappunto e mi si avvicina.
-Non è sempre così.- dice e suo fratello, che se la ride alla grande, lo tira con uno strattone e lo punzecchia.
-Avanti, Alaric, non rovinare la reputazione a Silver. Lui può essere anche peggio di così!-
-Non vedo come!- esclamo veramente stizzita.
-Smettila, Ullric e porta rispetto alla principessa. Forse il capitano non vuole cedere la sua cabina ma, a bordo, ce n’è un’altra altrettanto bella. Mi segua lady Ondine.- In quel momento, con il vestito a brandelli e i capelli arruffati, non mi sento realmente una lady. Apprezzo la gentilezza di questo ragazzo che mi ricorda in modo impressionante il braccio destro di Cain. Lui nota le mie attenzioni e mi chiede se qualcosa che ha fatto mi abbia disturbato. In effetti è adorabile così gli spiego cosa mi passa per la mente. Il suo viso si fa triste ma è suo fratello a rispondere.
–Fatti gli affaracci tuoi!- grida prima di andarsene di corsa. Alaric si affretta a spiegare aprendo la porta della sua stanza.
-E’ nostro fratello. Fratello maggiore. Prego, da questa parte. In effetti non è solo mia. E’ anche la cabina di Ullric ma lui dorme quasi sempre sul ponte. Tranne quando fa molto freddo. Allora dorme nella cabina di Silver.-
-Mi dispiace. Non immaginavo che foste fratelli. Sì, insomma, non potevo saperlo.-
-Non se ne crucci, principessa. La nostra famiglia ha sempre servito quella del governatore. Quando i Cain hanno cominciato ad opporsi apertamente ai Marloren, mio padre si è mantenuto ai margini del confronto. Non aveva certo intenzione di schierarsi con i Cain ma non gli sembrava prudente ostacolarli apertamente. Molti dei loro oppositori sparivano improvvisamente o rimanevano vittime di strani incidenti.  Il governatore stesso non ha mai preteso un esplicito giuramento di fedeltà e, del resto, lui stesso è deceduto in circostanze alquanto misteriose. Allora lui ha fatto una scelta. Elric lo ha appoggiato. Immagino lo abbia fatto proprio in qualità di figlio maggiore. Ullric, invece, ha reagito molto male alla decisione di nostro padre. Il motivo era la sua amicizia con i Valente. Schierarsi dalla parte dei Cain significava automaticamente voltare le spalle a loro così se n’è andato di casa. Io non ho potuto fare altro che seguirlo. Te lo immagini da solo in giro un tipo come Ullric?- dice sghignazzando e, per la prima volta dall’inizio di questa lunga giornata, mi lascio andare anche io ad un sorriso.
-Quindi è così che siete finiti sulla Carnival.-
-Sì, non immaginavamo però che Elric sarebbe diventato il braccio destro di Iulius Cain. Ad ogni modo, quel che è fatto, è fatto.- Conclude aprendo un piccolo oblò sulla parete della paratia della nave. Una brezza fresca si spande nella cabina portando con sé l’odore del mare. Io respiro a pieni polmoni e lo ringrazio per la sua gentilezza. –Riposi ora.- fa chiudendosi la porta alle spalle. Dovrei essere sfinita ma l’adrenalina degli eventi mi tiene ancora in tensione. Normalmente, a casa mia, questo sarebbe il momento di sfilare i vestiti e fare un bel bagno ma siamo su una nave e, guardandomi intorno, mi rendo conto che non c’è neppure l’ombra di una tinozza. Apro un armadio e i vestiti appesi sono tutti da uomo. Che diavolo ho combinato? Ho lasciato mio padre, Jenevieve, Nana, Cloe e Ludwill per cosa? Leonard non si è neanche degnato di venirmi a prendere. Niente più colori del mercato o suoni della fucina del fabbro. Solo questo ripetitivo scrosciare di onde su onde. Mi lascio andare sul letto. Almeno questo sembra comodo. Il bussare alla porta mi distrae dai miei pensieri.
–Lady Ondine, le ho portato dei vestiti puliti.- Dice Barty aprendo appena la porta.
-Entra, pure.- Dico rinfrancata dalla notizia. Il sollievo, però, dura solo il tempo di dare un occhiata agli abiti. Un pantalone di lana pettinata che sembra di due taglie più grandi della mia e una camicia. Una fascia di cui non saprei che fare e un paio di stivaletti. Ora sono furiosa. Saranno anche puliti, ma non sono abiti adatti a me. Sbuffo rumorosamente ed esco dalla mia cabina. Sono davvero fuori di me e quel maledetto capitano mi sentirà stavolta. Trovare la sua cabina non è difficile e apro la porta. Sarà senz’altro a ridere della sua trovata con il suo degno compare. Devo ricredermi perché apro la cabina senza bussare e lui non sta ridendo. Non è in compagnia. Semplicemente è nudo.
Descrivere la mia vergogna è difficile almeno come confessare che non riesco a distogliere lo sguardo dal suo corpo.
–Non mi sembra di aver sentito bussare.- Dice infilandosi dei pantaloni e dandomi la schiena. Sulla spalla destra ha una cicatrice che parte dalla base del collo e arriva fino al fianco destro. Mi colpisce perché all’inizio sembra un tatuaggio color argento. Lui si volta e quello stesso argento ora brilla nei suoi occhi.
–Che vuoi?- Chiede bruscamente e io mi domando come faccia un volto così bello a diventare tanto odioso.
-I miei vestiti.- Balbetto.
-I tuoi vestiti?-
-Sì. Sono da uomo.-
-Non ci sono frequentazioni femminili a bordo. Non tanto spesso almeno. Tuttavia, se vuoi, puoi indossare questo.- Dice lanciandomi un abito rosso e nero che sembra uscito da una taverna molto meno elegante di quella di Lola. Glielo rilancio.
-Se devo scegliere se sembrare un marinaio o una prostituta, preferisco sembrare un maschio.- Lui si avvicina con l’abito ancora tra le mani e mi sfiora una guancia.
-Ma tu non sembri un maschio.- Dice mentre io sono di nuovo preda di una strana immobilità. –E comunque sei ingiusta nei confronti della signorina che lo ha lasciato qui.-
-Sì, come no.- Dico incrociando le braccia. –Grazie lo stesso.- faccio lasciando la stanza. Non torno nella cabina di Alaric. Salgo sul ponte e mi accorgo che ormai è notte fonda. Lo spettacolo del cielo stellato è qualcosa da mozzare il fiato. Non mi ero mai accorta che ci fossero così tanti puntini luminosi sopra la mia testa. Raggiungo la paratia e mi affaccio. Se ci sono mille punti fissi nel cielo, ce ne sono diecimila che tremano sul pelo dell’acqua. Il pensiero vola a mia madre e alle parole di mio padre sul fatto che le donne di Sphira erano chiamate sirene.
-Io non so neanche nuotare.-  Mi dico senza accorgermi d’essere ascoltata.
-Davvero?- La voce che mi sorprende alle spalle è quella di Alaric. Lo dice in modo gentile, non ha intenzione di prendermi in giro. Ho conosciuto questo ragazzo da poco ma ho già capito che è di animo buono. Così gli sorrido.
-Sì. Non avevo mai messo i piedi nell’acqua prima di ieri sera. Non so nuotare.-
-Non è salutare, per qualcuno che decide d’andare per mare!-
-Non ho mica deciso io di andare per mare. Mi ci sono ritrovata su questa nave.-
-Buffa cosa da dire per una persona che abita su di un’isola. Prima o poi avresti dovuto prenderla una nave, o avevi deciso di non lasciare mai Terra Smeralda?- Bella domanda. Mi piacerebbe avere anche una bella risposta ma non è così pertanto opto per la verità.
-Non ci avevo mai pensato seriamente.-
-La prima volta che ho lasciato la Silferia avevo dieci anni.  Fu un viaggio per raggiungere la Boeria. Abbastanza lungo ma divertente.-
-Sapevi nuotare?- chiedo sorridendo.
-Sì- dice annuendo e facendo uno sguardo malinconico –mi ha insegnato Elric.- In quel momento ricordo che Elric è il braccio destro di Cain. Non ho fratelli o sorelle ma non riesco a sopportare di essere separata da Cloe, figurarsi accettare l’idea di scoprire che è passata dalla parte del mio peggior nemico.
-Scusa.- dico sottovoce.
-E di cosa? Tranquilla.-
-Non riesco proprio ad immaginare uno come te che prende ordini da quel tizio.- Dico riferendomi a Silver.
-Silver è in gamba.  E non dar retta a mio fratello. E’ molto meglio di come sembra. Non so quante volte mi ha salvato la vita da quando sono a bordo della Carnival.  Sai, io non sono bravo come Ullric a menare le mani. Mi difendo, questo è certo ma preferisco usare questa.- dice toccandosi la testa.
-Non dico che non sia coraggioso. Ho visto cos’ha fatto a palazzo,  eppure è così arrogante!-
-Mio fratello mi ha detto che ha anticipato la sua entrata trionfale perché Cain ti ha picchiata.- Il mio cervello si stacca. Che vuol dire ‘anticipato’? Che il piano era diverso e lui ha voluto proteggermi?
-L’ha fatto solo perché ha ricevuto il compito di proteggermi da Leonard Valente.-
-L’ordine è di Valente ma la vita in gioco è quella di Silver, mi faresti la cortesia di ricordarlo principessa?-
Rimango a riflettere qualche istante su queste parole. In fondo non è questo che mi tormenta in realtà? Che ne è delle nobili intenzioni del mio Leonard? Forse è piuttosto infantile da parte mia credere di dover avere la priorità nei pensieri del leader della Rivoluzione in questo momento critico. Dovrò accontentarmi del pirata che mi ha messo alle calcagna e rinviare le romanticherie più avanti. Mi perdo con lo sguardo nei flutti. Non voglio dare ad Alaric la sensazione di non aver capito il messaggio ma neppure la sicurezza che terrò in considerazione la sua richiesta. D’improvviso mi mette il suo mantello sulle spalle. Lo ringrazio.
-Rientriamo sottocoperta? Fa freddo.-
-Il cielo che si riflette nel mare è stupendo.-
-Si dice che il mare rubi l’anima di chi guarda troppo a lungo sul fondo del mare.- Mi giro a guardarlo con un’espressione curiosa.
-Non è vero! Vero?- Lui ride.
-E’ vero, invece.-
-A te il mare l’ha rubata?-
-A me no. Ma l’ha rubata a Silver, per questo è così burbero!-  Stavolta sono io a sorridere.  Sono felice di avere incontrato Alaric. In sua compagnia il viaggio potrebbe risultare addirittura piacevole. Lo seguo in cabina e mi sento sollevata. Ci sono molte cose che ancora non capisco ma rimuginare su questa giornata non servirà a fare chiarezza. Dormire mi farà bene.






 

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